Wherever I Go

di malfoy _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fire ***
Capitolo 2: *** I'm still good ***
Capitolo 3: *** Who owns my heart? ***
Capitolo 4: *** You'll always find your way back home ***
Capitolo 5: *** Obsessed ***
Capitolo 6: *** Every Part Of Me ***
Capitolo 7: *** Hold on ***
Capitolo 8: *** Mean ***
Capitolo 9: *** Tonight ***
Capitolo 10: *** Hurricane ***
Capitolo 11: *** Two more lonely people ***
Capitolo 12: *** Listen ***
Capitolo 13: *** Outlaw ***
Capitolo 14: *** See you again ***
Capitolo 15: *** My heart beats for love ***
Capitolo 16: *** Bottom of the ocean ***



Capitolo 1
*** Fire ***


Salve a tutti!
Come molti di voi già sanno questa storia nasce come Song-Fiction, successivamente trasformata in una normale FanFiction. Vorrei comunque ricordarvi che i titoli dei capitoli richiamano i titoli di canzoni, quindi se siete appassionati di musica - ma anche no! - andate ad ascoltarle e a leggere la traduzione, noterete come sono state scelte in modo azzeccato per i vari capitoli! - modestiaaaa!.
Ci tengo particolarmente a questa FanFiction in quanto mi ritengo una Pokéshipper incallita e soprattutto sono delusa di come mi stanno trattando l'anime, specialmente nell'ultima serie Black and White. I personaggi ormai sono privi di spessore e gli episodi senza alcuna profondità e senza insegnamenti.
Per me Pokémon era quando c'era Misty e ora mi piacerebbe far rivivere la storia per darle un finale che secondo me merita davvero. Spero apprezziate il lavoro e la passione che sto mettiendo in questa FanFiction:)
Non vi tedio oltre se non dicendovi che la storia è ambientata prima degli eventi di Unima, esattamente durante la Lega di Sinnoh (in questa fiction parlo della Lega come essa si svolge nel videogioco).
Buona lettura e, per favore, recensite!



Fire

Garchomp era a terra. Incredibile ma vero, era a terra.
Era come se tutti i sensi di Ash non volessero rispondere agli ordini del padrone. La bocca era semichiusa e senza saliva, gli occhi erano vitrei, l’aria non gli arrivava più al naso, il corpo era tremante e le orecchie sentivano i suoni ovattati.
« Garchomp non è più in grado di combattere, il nuovo vincitore della lega di Sinnoh è Ash Ketchum!» ecco cosa fu a far ritornare alla realtà il giovane allenatore.
Non poteva crederci, il suo sogno di una vita era appena diventato realtà!
Si ridestò completamente dal quella sorta di torpore e cominciò a guardarsi intorno. Tutto ciò che riusciva a sentire erano i boati degli spettatori, i quali urlavano senza sosta il suo nome sfoggiando espressioni adoranti. Ash sorrise al pubblico e poi abbracciò i suoi Pokèmon con le lacrime agli occhi.
Camilla lo raggiunse, gli strinse calorosamente la mano e gli fece i suoi più sentiti complimenti. Subito dopo il campione corse ad abbracciare i suoi amici Brock e Lucinda. Improvvisamente innumerevoli fan intasarono l’arena e Brock, con il loro aiuto, sollevò in alto Ash, il quale alzò una mano in segno di vittoria.
Le urla dei fan sembravano non voler finire mai, e Ash si godette le loro attenzioni tutte fino all’ultima.
La palestra era inoltre invasa anche da giornalisti e paparazzi, i quali si facevano largo tra la folla spingendo chiunque gli si parava davanti solo per avere una foto o un video in diretta del nuovo campione. Questo si che era pane per i loro denti! Dopotutto nei giorni seguenti non si sarebbe parlato di altro se non di Ash Ketchum.
Molti giornalisti tentarono anche di strappare una dichiarazione al campione, il quale però non faceva in tempo ad aprire bocca che qualche fan lo prendeva urlandogli addosso i suoi complimenti e chiedendo un autografo a lui e ai suoi Pokémon.
Sembrarono passati secoli quando, finalmente, Brock riuscì a farsi strada verso l’amico per portarlo via da quella folla. Ash aveva bisogno di riposo, dopotutto l’indomani sarebbe stata una giornata altrettanto stancante, in quanto già avevano in programma almeno una qualche decina di interviste.
 
«Ash!» urlò Lucinda saltando al collo dell’amico per la centesima volta da quando aveva vinto. «Non riesco ancora a crederci! Sei stato meraviglioso!»
I tre amici erano nell’ascensore dell’albergo cinque stelle nel quale alloggiavano esattamente dalla vittoria di Ash. Camilla aveva infatti insistito nel dire che un campione non poteva certo dormire in un Centro Pokémon, e aveva lasciato l’indirizzo del nuovo hotel a Brock.
«Sono d’accordo, tutti i miei complimenti!» aggiunse Brock, guardandolo con orgoglio.
«Ragazzi… non potete capire quanto sono felice!» esclamò Ash con gli occhi che ancora brillavano per l’emozione.
«Ora ti conviene farti una doccia ed andare a dormire, domani sarà una giornata bella tosta» disse Brock, sempre con quel suo atteggiamento da fratello maggiore che riservava ai suoi amici.
Ash sbadigliò e annuì.
«Non ci posso credere!» ripeté Lucinda per l’ennesima volta. «Mi sembra solo ieri che hai vinto la prima medaglia ed ora… ora hai sconfitto Camilla!»
Ash sorrise ancora una volta, ormai i muscoli facciali si muovevano da soli.
L’ascensore si fermò all’ultimo piano dell’albergo e i tre amici percorsero un lungo corridoio fino alla loro suite. Una volta entrati dentro espressioni sbalordite si dipinsero sui loro volti. Non avevano mai visto così tanto lusso!
La suite era a dir poco enorme, con grandi vetrate che si affacciavano sulle luci della città e due camere da letto. I ragazzi esplorarono la suite con le bocche spalancate e, infine, si separarono: Lucinda andò in una delle due stanze da letto mentre Ash e Brock occuparono l’altra.
«Buonanotte, ragazzi! Buonanotte Pikachu» sbadigliò Lucinda.
«Pip lup!» li salutò anche Piplup, il Pokémon che Lucinda portava sempre con sé.
Non ci volle molto a prendere sonno, tutti erano stanchissimi, e gli occhi si chiusero automaticamente non appena le teste toccarono i cuscini.
 
«Pika pika
«Pickachu…» sospirò Ash rigirandosi nel letto. «Lasciami dormire…»
«Ash!» la voce di Lucinda era talmente squillante da far saltare in aria Ash.
«Voglio dormire!» urlò il ragazzo, decisamente più sveglio.
Lucinda si avvicinò a passi svelti verso il letto dell’amico e gli strappò via le coperte.
«Ash Ketchum, tra meno di mezz’ora ci sarà la prima intervista della giornata, non puoi presentarti in pigiama!»
«Hai la delicatezza di un Gyrados!» si lamentò Ash, che, più cosciente della situazione, sgranò gli occhi. «Aspetta… hai detto mezz’ora?»
«Anche meno»
Questa volta il nuovo campione scattò in piedi e corse in bagno a gran velocità. Era davvero tardissimo, perché non l’avevano svegliato prima?
Per qualche minuto, mentre si sciacquava il viso gli tornò in mente la mattina in cui tutto aveva avuto inizio. Quella mattina a Pallet Town quando avrebbe dovuto ricevere un Pokemon tra Charmender, Bulbasaur e Squirtle, ma alla fine, essendosi svegliato tardi, aveva trovato solo un Pickachu piuttosto irritato e intrattabile con il quale aveva cominciato la sua grande avventura alla scoperta dei Pokémon.
Avvolto in quei pensieri di un lontano passato, si lavò e si vestì. Mangiò al volo la colazione che in prima mattinata Brock aveva ordinato e, insieme agli amici, scese di corsa nella hall dell’albergo, dove un gruppo di uomini armati di aggeggi elettronici aspettavano con impazienza il suo arrivo.
«Ecco arrivato il nuovo campione: Ash Ketchum!» annunciò un uomo con un microfono alla telecamera già accesa.
Ash si fece trascinare su una poltrona e, nonostante le interviste non gli piacessero più di tanto, cercò di darsi un aria felice.
Le domande erano milioni e forse di più, il giornalista non smetteva di fargliene e Ash, accomodante, rispondeva con brevi frasi. Brevi poiché il conduttore gli toglieva il microfono ancor prima che il campione finisse di parlare.
Gli chiesero di sua madre, di Pikachu, di come addestrasse i suoi Pokémon e di raccontare alcune delle sue lotte più memorabili.
«Ash, grazie per aver placato le curiosità nostre e dei tuoi fan, ora l’ultima domanda» Ash sospirò di felicità. «Che farai ora che hai vinto la lega di Sinnoh?»
«Non saprei… prima di tutto voglio riposarmi un po’ e far riposare anche i miei Pokémon… hanno faticato tanto. Poi penso che intraprenderò un altro viaggio; i Pokemon non sono finiti qui e sono sicuro che dovrò apprendere ancora molto. Sono sicuro che mi aspettano altre avventure!» rispose Ash, contento.
«Ma prima di tutto… noi abbiamo una sorpresa per te!» esclamò Brock, entrando con Lucinda nell’inquadratura della telecamera. Il ragazzo tirò fuori dalla tasca una busta che porse con un grande sorriso all’amico.
«Che cos’è?» chiese Ash, stupito. Non si aspettava nessun regalo dai suoi amici.
«Tu apri, è da parte di tutti e due» annunciò Brock.
Ash aprì la busta e ne uscì tre biglietti aerei. Li lesse: Sinnoh – Kanto, la partenza era fissata per una settimana dopo.
«Avete comprato dei biglietti per Kanto?» esclamò Ash, felicissimo.
«Abbiamo pensato che vorrai tornare un po’ a casa da tua madre, ti farà bene, e anche a noi» spiegò Lucinda con un gran sorriso.
Il conduttore saltò tutto pimpante davanti la telecamera. «Dunque fan di Kanto preparatevi, perché Ash Ketchum sta tornando nella sua città natale, Pallet Town, prima di sorprenderci ancora con altre avventure! Grazie a tutti per averci seguiti, arrivederci!» 

 


La canzone usata per questo capitolo è Fire, presa dal film Camp Rock 2.
Aspetto con impazienza le vostre recensioni!

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Capitolo 2
*** I'm still good ***


I'm still good

 
La TV era ormai accesa da ore, stava trasmettendo interviste, speciali e qualsiasi cosa a cui il nuovo campione Ash Ketchum era stato sottoposto.
Misty aveva seguito tutte le sue battaglie contro i Super Quattro e infine quella contro Camilla e, ora che non c’erano più scontri Pokémon, si limitava a guardare gli speciali che venivano continuamente trasmessi dal momento in cui Garchomp era stato messo ko.
«Come ormai tutti sapete i migliori amici di Ash Ketchum, Lucinda e Brock, gli hanno regalato un biglietto per tornare a Kanto, nella sua città natale: Pallet Town! Ash, cosa pensi da fare una volta arrivato lì?» diceva il giornalista.
«Passerò un po’ di tempo con mia madre, non la vedo da tanto tempo… e poi andrò a trovare il professor Oak, senza di lui non sarei arrivato qui e poi… bè non so, ho tanta voglia di riposarmi» fu la risposta di Ash.
«Bene, grazie mille Ash. Cari telespettatori ci vediamo sta sera per la festa organizzata in onore del nuovo campione della lega di Sinnoh, non mancate!»
Misty si diresse a passi veloci verso la TV e la spense con un colpo secco.
Calma, Misty, non fare così, non riempirti la testa con il passato. Non puoi permetterti di crollare di nuovo, non ora, pensò tra sé la ragazza, posizionandosi poi davanti lo specchio per legarsi i capelli rossi con una coda di cavallo.
Erano passati anni ormai da quando aveva lasciato Ash e Brock per tornare a Cerulean City, nella sua palestra, nella sua casa. Eppure non era mai stata capace di dimenticare o, almeno, mettere da parte il passato, quel meraviglioso passato. Le avventure, le lotte, le risate, le paure, le lacrime, il Team Rocket, e tutti quei meravigliosi momenti che rendevano speciale ogni secondo.
I primi giorni a Cerulean City erano stati a dir poco tremendi. Misty piangeva giorno e notte, non riusciva a parlare con nessuno né a mangiare. Si sentiva persa e sola, terribilmente sola. Nemmeno i suoi Pokémon riuscivano a darle la compagnia di cui aveva bisogno, era convinta che nessuno mai sarebbe riuscita a darle quella compagnia.
Poi, dopo qualche mese, i giorni erano diventati meno pesanti e Misty stava tornando lentamente in sé.
Ricominciò presto a combattere e a socializzare, a litigare con le sue sorelle e ad allenare i suoi amati Pokémon d’acqua.
L’unica medicina in grado di curare il suo cuore era stato il tempo, che, con il passare dei giorni, le aveva restituito il suo solito, bellissimo sorriso. Ma nonostante questo lei non aveva mai smesso di pensare ad Ash: si teneva informata su ciò che accadeva nella vita del ragazzo e seguiva i suoi incontri più importanti con interesse, ma anche con gelosia. Gelosia per le nuove persone che lo accompagnavano e che avevano preso il suo posto senza nemmeno bussare.
Ma la cosa che le faceva più male, la cosa che le impediva di essere completamente serena, era il fatto che né Ash né Brock si erano mai fatti sentire. Non una telefonata o una lettera o un e-mail, niente. Quando Misty ci pensava non poteva fare a meno di piangere e chiudersi in se stessa. L’avevano dimenticata, erano troppo impegnati per contattare una vecchia amica.
Ma Misty non aveva comunque perso tutti i contatti con l’allenatore. Qualche mese dopo il suo ritorno a Cerulean City aveva iniziato a covare un segreto che non aveva mai rivelato a nessuno, e che le consentiva di sentire Ash ancora accanto a lei.
Certe volte le capitava di chiedersi se perché ci teneva così tanto, se forse era innamorata di lui. Non aveva saputo darsi una risposta quando viaggiavano insieme, e non sapeva ancora darsi una risposta tutt’ora, nonostante comunque la distanza, certe volte, facesse davvero male.
Misty annuì davanti allo specchio, come faceva solitamente quando voleva confermare a se stessa che stava ancora bene, poi uscì dalla sua camera e scese al pian terreno.
Era domenica e Daisy e Violet erano in casa, entrambe buttate sul divano a rilassarsi.
«Dove vai?» domandò Daisy alzando gli occhi dalla rivista che stava leggendo.
Misty passò davanti la sorella senza risponderle. Prese il giubbino e lo zainetto dall’appendiabiti dell’ingresso e si diresse verso la porta.
«Non hai capito che è inutile chiederglielo? Non ce lo dirà mai!» sospirò Violet, chiudendo il pennellino dello smalto. «Lasciala andare pure»
Daisy lanciò uno sguardo severo alla sorella e, con un tono dolce, si rivolse a Misty. «Sta sera trasmettono in diretta la festa di quel tuo amico, Ash… quello che ha sconfitto la campionessa Camilla, se vai lontano te lo perderai!» le disse, sorridendo.
Misty annuì, prendendo le chiavi. «Questa volta non andrò tanto lontano. Sarò di ritorno per sta sera» e senza dire nient’altro uscì, cercando di non dare a vedere quella piccola lacrima che le rigava il volto.




La canzone del capitolo è I'm still good, di Miley Cyrus e in poche parole dice che non importa quello che succede ma io "sto ancora bene", mi sembra perfetta per Misty:)
Ringrazio tutti per le recensioni con un grande bacio, al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Who owns my heart? ***


Who owns my heart?

«Ash, sei pronto?» urlò Brock dalla camera da letto.
«Credo di si…» fu la risposta silenziosa del ragazzo che da ore ormai era chiuso in bagno.
«Pika pi, pikachu!» esclamò Pikachu assecondando le parole spazientite di Brock.
Ash lanciò un ultimo, disperato sguardo allo specchio, guardando per la centesima volta la sua immagine riflessa, totalmente diversa da quella che era solito vedere. Il ragazzo sospirò, conscio che non poteva fare niente in proposito e finalmente uscì.
«Wow! Stai proprio bene!» fu il commento repentino di Brock. Ash gli lanciò un’occhiataccia.
Per la festa dedicata al vincitore della lega di Sinnoh che si sarebbe tenuta di lì a poco in una sala dell’albergo, tutti stavano indossando i loro vestiti migliori, e doveva farlo anche Ash, ovviamente.
Era così difficile togliersi i suoi comodi abiti per mettersi quelli che Brock gli aveva procurato! Stava indossando una camicia bianca, con due bottoni lasciati aperti all’altezza del petto, così come gli aveva detto l’amico, e una cravatta nera al collo, che gli ricadeva lenta sulla camicia. I jeans erano neri e piuttosto stretti.
Brock era vestito quasi uguale a lui, se non fosse stato per un diverso abbinamento dei colori.
«Brock… io non mi sento molto a mio agio…» borbottò Ash, arrossendo.
«Ash, è una festa in discoteca! E inoltre è dedicata proprio a te,non puoi presentarti vestito come al solito»
«Discoteca?» esclamò il moro a bocca aperta. «Credevo che saremmo rimasti nell’hotel!»
«Infatti resteremo qui» gli spiegò Brock, mantenendo la calma. «Hanno ricreato una discoteca in una sala dell’albergo»
«Ma… Brock! Io non sono mai andato in discoteca… non mi piace, mi sentirò ridicolo!» si lamentò Ash, pentendosi di aver accettato che venisse organizzata questa festa. Non pensava mica che avrebbero ricreato una discoteca!
Brock sospirò e si avvicinò all’amico. «Andrà tutto bene» poi con un solo, gentile gesto gli tolse il cappellino. «Questo non ti servirà» disse voce dolce, la sua voce da fratello maggiore. «Ora andiamo, Lucinda ci aspetta lì»
Ash sospirò, cercò di sistemarsi un po’ i capelli neri che non era abituato a vedere liberi dal suo solito, amato cappellino, e fece cenno a Pikachu di salire sulla sua spalla. Almeno avrebbe avuto il suo conforto.
 
 
I ragazzi uscirono dalla stanza ed entrarono nell’ascensore; Lucinda era scesa prima per controllare che fosse tutto perfetto.
Non appena i due amici entrarono nella sala un boato di gioia li accolse e gli ospiti gli corsero incontro.
La prima persona che Ash vide fu Lucinda e, non appena i suoi occhi si posarono sulla ragazza, la sua bocca di aprì per lo stupore. L’amica stava sfoggiando il meglio di sé stessa: i capelli lasciati sciolti sulle spalle, indossava un abito azzurro che sembrava brillare sotto le luci della sala da ballo e un paio di sandali col tacco argentati.
«Ash sei spettacolare!» esclamò Lucinda, sfoggiando un enorme sorriso.
«Tu sei bellissima» le disse Ash, un po’ imbarazzato. Brock sorrise compiaciuto accanto ai due amici.
Ash firmò qualche autografo e con i due compagni cercò di liberarsi dalla folla trovando libere, fortunatamente, tre poltroncine di velluto rosso con un tavolino in legno davanti. I tre amici si sedettero e immediatamente gli furono serviti stuzzichini e bevande.
La sala era davvero molto grande nonostante gli invitati fossero talmente tanti da lasciare ignote le sue vere dimensioni.
Lungo una delle pareti era posto un lungo tavolo pieno di cibi di vario tipo mentre, davanti le altre pareti, erano disposti diversi tavolini in legno e poltroncine in velluto come quelle occupate dai tre amici. Il resto della sala era stato lasciato libero per poter ballare.
«Dov’è Piplup?» chiese Ash, addentando una pizzetta.
«Credo che sia andato al banco degli stuzzichini, puoi andare anche tu se vuoi, Pikachu» rispose Lucinda. Pikachu sorrise al suo allenatore e si fece strada tra la folla.
Passarono dei minuti in silenzio, mangiando e bevendo, quando la folla si aprì per lasciar passare un cameraman e un conduttore, lo stesso che aveva intervistato Ash quella stessa mattina.
«Ed ecco che abbiamo trovato il nostro Ash Ketchum!» esclamò allegramente il conduttore. «Mhh, vedo che sei molto elegante! Devi conquistare qualche cuore?» il ragazzo arrossì vistosamente, ma l’uomo non si soffermò sulla domanda e andò avanti. «Dunque, Ash, che ne pensi di questa festa in tuo onore?»
«Direi che è bellissima, ringrazio tutti quelli che l’hanno organizzata» non appena il ragazzo finì di parlare le luci si spensero e al posto loro se ne accesero di nuove: quelle colorate e sgargianti da discoteca.
«Buona sera a tutti gli ospiti venuti qui in onore della festa per il grande Ash Ketchum!» urlò il dj al microfono, sulla sua pedana. Un coro di applausi da parte degli ospiti partì. «Ma ora… siete tutti pronti per ballare? Diamo il via alle danze!» e una musica dance partì immediatamente.
«Ash, noi ti lasciamo libero a ballare, ci vediamo dopo!» esclamò il conduttore, facendo cenno al cameraman di riprendere gli invitati.
«Ragazzi… ma quella non è… l’infermiera Joy?» domandò Brock al settimo cielo, e, senza attendere un secondo, corse verso di lei.
«Ehm… Ash?» chiese Lucinda un po’ imbarazzata. «Ti va di ballare?»
Il ragazzo la guardò per qualche istante. Pensò di declinare l’invito, ma poi si convinse che era inutile passare una serata seduto, così annuì e insieme andarono sulla pista di ballo.
 
La serata stava trascorrendo bene e Lucinda soprattutto si stava divertendo. Tra il cibo squisito e i balli interminabili con Ash, il quale alla fine, fortunatamente, si era lasciato andare, stava vivendo la serata più bella della sua vita.
Certo, nessuno dei due era davvero bravo con quelle musiche dance, ma l’importante era divertirsi.
«Dunque… vedo che la serata sta trascorrendo bene, che ne dite ora di passare ad un lento?» esclamò il dj, cambiando la musica.
Tutte le coppie presenti in sala si abbracciarono e continuarono a ballare seguendo il nuovo ritmo.
Lucinda fissò Ash per alcuni secondi interminabili, indecisa se proporgli o no di continuare a ballare con lei. Alla fine, sconfortata, decise di lasciar perdere, ma fu sorpresa quando il ragazzo le prese le mani e iniziò a muoversi con lei al ritmo lento della musica.
Lucinda era al settimo cielo. Già da un po’ immaginava Ash come più di un amico, e il cuore iniziava a batterle forte quando le dava la mano o la sfiorava. Era stata piuttosto timida, ma ora sapeva che quella era la serata giusta: doveva confessargli tutto.
«Ash… ascoltami…» iniziò lei, totalmente imbarazzata. «Io… io credo di provare un sentimento che…»
«Eh?» domandò Ash che, per la musica ad alto volume e il tono basso di Lucinda non aveva sentito nulla.
«Io provo un sentimento…»
«Lucinda… non ti sento!»
«TI AMO!» strillò infine Lucinda che, senza esitazioni, prese il volto di Ash tra le mani e lo baciò, tra gli sguardi sbalorditi dei presenti e i giornalisti che riprendevano e scattavano foto, pregustando quel nuovo, inatteso scoop.



La canzone del capitolo è Who owns my heart? di Miley Cyrus, scelta perché ritengo riesca ad esprimere i sentimenti che Lucinda prova alla festa.
Ringrazio ovviamente chi legge e commente questa FanFiction, al prossimo capitolo!


 

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Capitolo 4
*** You'll always find your way back home ***


You'll always find your way back home

Ash, ricordi ancora come è iniziata la tua avventura? Ricordi ancora tutte le esperienze e le emozioni che hai provato e che ti hanno aiutato a crescere giorno dopo giorno?
Avevi dieci anni e tutta la tua testa era concentrata esclusivamente sui Pokémon, e sul tuo sogno di diventare un giorno il miglior maestro della Terra, non riuscivi proprio a pensare ad altro!
Il giorno in cui dovevi ricevere il tuo primo Pokémon eri talmente eccitato che sei rimasto sveglio quasi tutta la notte e che la mattina ti sei svegliato tardi. Che delusione quando hai visto che i tre Pokémon starter erano già stati presi! Eppure c’era ancora qualcun altro… un Pokémon che il professor Oak era restio a dare e che avrebbe cambiato tutta la tua vita: Pikachu.
È stato così difficile all’inizio tenere un Pikachu scontroso come il tuo, eppure non hai mai ceduto, e gli hai salvato la vita da un gruppo di Spearow. Fu allora che sei stato letteralmente ripescato da qualcuno che avrebbe contribuito a cambiare ulteriormente la tua vita. Le hai rubato la bicicletta, ricordi? Bicicletta che ha subito una brutta fine a causa del tuonoshock di Pikachu.
E poi? Bè, e poi ti sei stato costretto a sorbire la ragazza, decisa a seguirti finché non le avresti comprato una nuova bici. La tua prima amica nel tuo strepitoso viaggio. Era una ragazza cocciuta e pungente, amante dei Pokémon d’acqua e un po’ maschiaccio nei modi di fare, terrorizzata dai Pokémon coleottero lei era una ragazza con cui litigare era all’ordine del giorno. Ma comunque, con il passare del tempo insieme, hai scoperto che era anche una ragazza sensibile e romantica.
Insieme avete incontrato un altro amico: Brock, Capo Palestra di Pewter City, contro cui, dopo diverse fatiche, hai vinto la tua prima medaglia. E alla fine hai guadagnato anche qualcosa di più importante: un nuovo amico, disposto anche lui a seguirti nel tuo viaggio.
Eravate in tre. Amici perfetti, pronti sempre a sostenervi a vicenda. Ognuno con i suoi pregi e i suoi difetti, ognuno con le sue fisse e le sue manie, tutti amanti dei Pokémon, tutti con un sogno.   
Ma non è stato tutto rose e fiori. C’era il Team Rocket, la banda di criminali formata da Jessie, James e Meowth, pronti a tutto pur di catturare Pikachu e portare scompiglio ovunque andaste. Ma è anche grazie a loro che hai vissuto emozionanti avventure, anche grazie a loro il tuo viaggio si è rivelato migliore di quanto ti aspettassi.
Ridere, scherzare, litigare… erano emozioni abituali, così come piangere e commuoversi, ma sempre con la forza e la gioia di andare avanti.
Avete incontrato anche moltissimi amici! Avete detto tantissimi “ciao” e ugualmente tanti “addio”, ma per ogni saluto c’era un sorriso, un sorriso che trasmetteva la voglia di continuare a vivere avventure. Tutti saluti sorridenti. Tutti, tranne uno.
L’addio più doloroso del mondo, l’addio che più di tutti non volevi dare, vero, Ash?
 
«Misty!» urlò Ash, svegliandosi dal sogno che lo aveva riportato indietro nel tempo.
«Tesoro… stai bene?»
Tesoro? Ash non stava capendo dov’era né cosa si era perso.
«Sai, stavo per svegliarti, fa cinque minuti l’aereo atterrerà»
Ash fissò per un minuto interminabile Lucinda, e poi spostò lo sguardo sulla mano della ragazza avvolta intorno alla sua. Sbatté le palpebre, leggermente incredulo, ma, dopo aver incrociato il sorriso della compagna, riuscì a ricordare tutto: si erano baciati, si erano fidanzati!
Ash si perse per qualche attimo nel ricordo di quel bacio, il suo primo bacio. Era stato così inaspettato, lui non aveva mai pensato ad avere una ragazza o a fare cose romantiche di quel genere.
Poi tutto era avvenuto senza che lui potesse nemmeno ragionarci un po’ su. I paparazzi li avevano presi di mira, scattando talmente tante foto che il ragazzo era rimasto quasi accecato dai flash. Lucinda lo teneva sempre per mano e i due avevano cominciato a baciarsi alquanto spesso. Non avevano mai parlato “veramente” del fatto che si erano fidanzati all’improvviso. Era successo e così sembrava bastare a entrambi.
«Dov’è Brock?» chiese Ash, iniziando inspiegabilmente a sudare.
«Non ricordi? Si è seduto vicino a quella ragazza con i capelli neri…» rispose Lucinda, aggrottando le sopracciglia per il comportamento strano del compagno.
«Ah, vero! Devo parlargli» disse svelto, alzandosi. «Vieni, Pikachu»
Un hostess notò che il ragazzo si era alzato e gli andò incontro. «Ha bisogno di qualcosa, signore?»
«Devo andare a parlare con un mio amico…» rispose Ash, allungando il collo per trovare dove fosse seduto Brock.
«Mi dispiace, signore, ma stiamo cominciando la procedura di atterraggio e per la sua sicurezza dovrebbe restare seduto con la cintura allacciata, può parlare con il suo amico dopo…»
Ma Ash non la fece nemmeno finire di parlare. «Questo non può aspettare!» ribatté, quasi arrabbiato per essere stato ostacolato.
Oltrepassò l’hostess che lo fissava incredula e, con Pikachu sulla spalla, camminò per qualche sedile più in su dove trovò Brock intento a fissare con gli occhi imbambolati una bellissima ragazza che dormiva.
«Non ti ha cacciato via?» chiese Ash, stranito.
«Viene da Pewter City, abbiamo trovato qualcosa in comune!» rispose il ragazzo, soddisfatto.
«Ok… senti, Brock, devo chiederti un favore» disse. Aveva preso la  sua decisione non appena aveva aperto gli occhi, risvegliandosi da quello strano sogno di pochi minuti prima.
«Cosa deve chiedermi il novello fidanzato?» chiese Brock facendogli l’occhiolino.
Ash arrossì vistosamente, ma si ricompose quasi subito. «Vorrei, anzi devo andare in un posto prima di tornare a Pallet»



Quando ho scritto la parte iniziale di questo capitolo avevo le lacrime agli occhi... come del resto mi capita spesso quando vago tra i ricordi. Penso che la canzone You'll always find your way back home sia davvero azzeccata, vi consiglio vivamente di ascoltarla, o di leggere la traduzione. "You can say goodbye and you can say hello, but you'll always find your way back home", questa parte è la più bella: puoi dire addio e puoi dire ciao, ma riuscirai sempre a trovare la strada di casa :')
Bene, vi aspetto al prossimo capitolo e vi ringrazio di cuore per le vostre recensioni!

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Capitolo 5
*** Obsessed ***


Obsessed

Misty camminava tenendo un passo normale, con le mani infilate nelle tasche dei jeans e lo zainetto in spalla. Quel giorno non aveva fretta e ne stava approfittando per godersi quella passeggiata, guardandosi in giro di tanto in tanto e fermandosi davanti a due o tre vetrine.
Le piaceva davvero tanto la sua città. Non era troppo grande o dispersiva, i negozi erano belli, era luminosa e gli abitanti erano davvero amichevoli, o almeno, la maggior parte di loro lo era. Inoltre quasi mai accadeva qualche evento brutto che minava la tranquillità dei cittadini.
Passeggiare e assaporare l’aria di Settembre la faceva sentire bene e soprattutto le liberava il cervello da alcuni pensieri che… bè, non avrebbe dovuto pensare!
La passeggiata terminò una volta che Misty raggiunse la sua meta: la stazione dei pompieri di Cerulean City. Ci era andata anche il giorno prima ma, come una stupida, si era fermata solo un oretta perché voleva andare a vedere la festa organizzata in onore di Ash che avrebbero trasmesso quella sera stessa. L’errore più grande della sua vita.
Ash non era più un ossessione già da molto tempo, ma Misty non poteva fare a meno di sostenerlo, anche se da lontano, e, quando aveva saputo della sua vincita alla Lega di Sinnoh, non vedeva l’ora di vedere la festa in suo onore. Le vicende del party però erano state come una pugnalata al cuore: Ash e la sua amica Lucinda avevano ballato vicinissimi per tutto il tempo, fino ad appiccicarsi completamente quando era giunto il momento del lento, ed era là che i due si erano baciati, e per tutta la serata non avevano fatto altro, con i giornalisti e i paparazzi che scattavano foto con la bava alla bocca per l’odore dello scoop.
Misty però non aveva né spento il televisore né si era messa a piangere. No, lei non era quel tipo di ragazza, non avrebbe pianto per qualcosa che non era mai stato suo.
Eppure non poteva negare di provare rabbia, una rabbia che un tempo era stato dolore. Era arrabbiata perché lui non l’aveva mai cercata, era arrabbiata con se stessa perché si era ripromessa di non pensare più a quel maledetto, meraviglioso, passato… le era tornata l’ossessione, e non andava bene.
 
Misty entrò dal cancello aperto nella stazione dei pompieri e attraversò il vasto cortile dove erano parcheggiati i mezzi di trasporto.
Entrò nell’edificio principale dove, stranamente, c’era solo un uomo, il centralino, che la ragazza conosceva già molto bene.
«Ciao, Darril» salutò Misty.
«Misty!» dei fogli volarono via dalle mani di Darril, il quale era saltato in aria per la sorpresa. Il ragazzo recuperò le carte, arrossendo vistosamente per quella brutta figura.
Misty sorrise e si poggiò al bancone dietro il quale lavorava il ragazzo. Un Wartortle sbucò fuori dal nulla, consegnando il resto dei fogli caduti al suo allenatore.
«Non pensavo saresti tornata anche oggi» disse Darril, grattandosi nervosamente il collo.
«Ieri sono stata troppo poco e poi… volevo occupare la mia mente» rispose la ragazza.
Darril annuì. «Comunque non è qui, mi dispiace. Ma tornerà tra poco» disse. «Se vuoi oggi ho comprato nuove riviste, ci sono molti articoli interessanti sul campione della Lega di Sinnoh, Ash Ketchum, ne hai sentito parlare?»
Misty ci pensò un po’ su. «Si, ne ho sentito parlare» disse infine.
Il ragazzo sorrise. «Vorrei tanto conoscerlo, penso davvero che sia un grande
«Si, un gran cretino» sussurrò Misty.
«Che hai detto?»
«Niente, niente» tagliò corto la ragazza, allontanandosi dal bancone.
Osservò la sala di ingresso e individuò una serie di riviste poggiate su un tavolino. La ragazza si avvicinò al tavolo e la sua attenzione fu catturata da un giornale in particolare. Lo prese e lesse in copertina: “Scoop: Ash Ketchum, vincitore della Lega di Sinnoh e dei cuori di tre ragazze”. Misty non perse un attimo di tempo e girò le prime pagine fino a trovare una sua foto con un Togepi, sotto la sua c’erano le foto di altre due ragazze: Lucinda e Vera.
«Ehi, Darril, hai già letto queste riviste?»
«No, non ho ancora avuto tempo» fu la risposta del ragazzo.
«Bene» sussurrò Misty tra sé.
La ragazza cominciò subito a leggere le scritte accanto alla sua foto: “Misty Williams, la prima ragazza che ha accompagnato Ash nel suo viaggio, e che, a quanto sappiamo, l’ha seguito in tutto e per tutto, standogli attaccata come un francobollo alla busta.
 Capopalestra di Cerulean City e viziata fino alla nausea, ha dovuto lasciare il suo amore Ash durante il loro viaggio per tornare nella sua città a causa delle sorelle che le premevano.”
La ragazza saltò Vera e lesse con volto impassibile cosa c’era scritto su Lucinda: “Lei sì che ha saputo conquistare il nostro giovane Ash di Pallet! Dolce, simpatica e romantica, Lucinda ha intenzione di seguire il suo ragazzo ovunque egli vada e ora, ciliegina sulla torta, stanno andando insieme a conoscere la madre di lui. A quando le nozze?” una freccia al margine indicava di girare pagina, così fece Misty e si ritrovò davanti una foto di Ash e Lucinda che si baciavano in aeroporto, prima di salire sull’aereo che li avrebbe ricondotti a Kanto. Nella pagina seguenti c’erano altre foto “inedite” della coppietta e vari articoli su di loro e sulle tattiche utilizzate da Ash contro Camilla.
Misty teneva i pugni tanto serrati che la rivista stava per essere strappata, e stava davvero per farlo, finché un rumore non la fece sobbalzare: a Darril era caduta a terra la cornetta del telefono ed ora correva fuori verso il camion più vicino.
Misty strappò la pagina con le foto sua e di Vera e buttò a terra la rivista con più forza del necessario, cominciando poi a seguire Darril con aria preoccupata.
«Che succede?» gli urlò, dimenticandosi quasi completamente degli articoli nel giornale scandalistico.
«Due squadre di Squirtle sono rimaste ferite in un enorme incendio in periferia, hanno bisogno di qualcuno che porti i Pokémon al centro medico!»
Alla ragazza si bloccò il respiro, ma continuò a correre e salì sul posto del passeggero nel mezzo di trasporto.«Vengo con te!»



Come sempre ringrazio tutti coloro che mi seguono e che recensiscono questa FanFiction!
La canzone è Obsessed di Miley Cyrus - eh, che ci posso fare? I suoi testi sono talmente azzeccati! - mi è sembrata perfetta per Misty che non fa che chiedersi se è ossessionata da Ash.
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Every Part Of Me ***


Every part of me

«Sono davvero curiosa di conoscere questa Misty di cui parlate tanto!» esclamò Lucinda guardandosi intorno, curiosa. Cerulean City le stava piacendo davvero tanto, era una città molto armoniosa.
In realtà però solo Brock la stava ascoltando, Ash e Pickachu stavano cercando di ricordarsi la strada verso la palestra di Misty.
«Sono sicuro che sarà felice di rivederci! Mi è mancata davvero tanto, per me era come una sorella minore…» sospirò Brock, che aveva accolto l’idea di passare a salutare la loro vecchia amica con molto piacere, ma si interruppe alla vista di un agente Jenny, correndole incontro tutto eccitato come al solito.
«Brock!» gli urlò dietro Ash. «Dai, dobbiamo andare a trovare Misty!»
Lucinda approfittò della situazione per avvicinarsi al suo ragazzo con passo felino. «Ehi» gli sussurrò. «Sembri molto ansioso di rivedere questa Misty… devo preoccuparmi?»
Ash non incrociò lo sguardo della compagna e puntò gli occhi davanti a sé. «No, è una cara amica a cui tempo fa avevo promesso che ci saremmo rivisti» abbassò la testa. «Non ho mai mantenuto questa promessa»
Lucinda gli prese la mano e la strinse forte, cercando di trasmettergli energia. «Sembri un po’ turbato»
«Ecco… sono passati un bel po’ di anni… ho paura di scoprire come la vedrò» confessò Ash. Improvvisamente l’idea di andare a trovare Misty non gli sembrò poi tanto buona, era passato davvero troppo tempo.
«Pensi che sia cambiata?» gli chiese Lucinda.
«Io… penso di si. E se fosse così? Se nemmeno mi riconoscesse?» improvvisamente Ash avvertì degli strani crampi allo stomaco, come se fosse nel panico.
Lucinda sorrise e cercò di guardare negli occhi Ash. «Sei molto legato al passato, vero?»
«Non ne hai idea di cosa abbiamo passato insieme e…» ma fu interrotto dalla ragazza, che gli prese il viso tra le mani.
«Hai sedici anni, Ash, vivi il presente» e gli stampò un piccolo bacio.
Il ragazzo osservò Brock intento a corteggiare l’agente Jenny. «Lucinda vai tu a scollare Brock da lì, io passo avanti, ci vediamo alla palestra» così continuò a camminare da solo senza voltarsi indietro.
 
Svoltò un paio di volte, camminando a passo veloce, finché la fortuna non gli arrise e si trovò davanti la palestra di Cerulean City.
Fece un paio di respiri profondi e infine vi entrò, senza aspettare Brock e Lucinda. Percorse l’ampio corridoio il quale lo condusse alla sala principale: un immensa piscina, che serviva da campo di lotta e da palco per gli spettacoli delle sorelle Williams. Numerosi posti a sedere si ergevano su degli alti spalti.
«Buonasera!» esclamò una voce.
Ash si voltò di scatto e trovò dietro di sé Lily, una delle sorelle di Misty, che gli sorrideva a mille denti. «Siamo spiacenti ma oggi la Capopalestra ha avuto degli imprevisti e non potrà accettare le sfide di nessuno ma può passare doma… aspetta, ma tu non sei Ash Ketchum? Il vincitore della lega di Sinnoh!» esclamò Lily non appena riconobbe il ragazzo, che intanto la osservava ad occhi sgranati. Era molto diversa da come se la ricordava, ormai era una donna vera e propria. Anche il tono di voce sembrava essere cambiato, una volta era altezzoso, rispecchiava la sua personalità vanitosa e superficiale, ma ora lo percepiva più sincero e dolce, più maturo.
«Lily? Che piacere rivederti!» esclamò Ash.
«Non ti stavo riconoscendo, sei molto più grande! E ciao anche a te, Pickachu!» ricambiò il saluto la ragazza.
«Anche tu sei cresciuta, Lily!»
Lei sorrise e scostò l’accappatoio che aveva sicuramente indossato dopo un bagno in piscina. Da sotto il costume si vedeva perfettamente un grande pancione che fece rimanere Ash ulteriormente a bocca aperta.
«Mi sono sposata l’anno scorso, tra due mesi nascerà la piccola Scarlett!» disse, orgogliosa.
Il ragazzo carezzò il pancione con tenerezza e Pickachu fece lo stesso. «Un’altra femmina? Ehi, c’è bisogno di un maschio in famiglia!» i due risero. «E Violet e Daisy?» chiese Ash.  
«Daisy si sposerà l’anno prossimo con Tracey, ora stanno organizzando la loro nuova casa, mentre Violet viaggia ancora di continuo, ha relazioni in tutti gli stati del mondo!»
Il ragazzo sorrise nel sentire pronunciare il nome del suo vecchio amico Tracey. «Sono felicissimo per lui! Non vedo l’ora di incontrarlo!» restò qualche secondo a immaginare quanto fosse cresciuto anche lui. «E… Misty?» domandò infine Ash.
«Lei fa la Capopalestra egregiamente, diventa ogni giorno più brava!» spiegò Lily. «Sei venuto qui per cercarla, vero?» il ragazzo annuì. «Sai, qualche anno fa, quando è tornata dal vostro viaggio, non faceva altro che piangere e piangere, era talmente depressa… non sapevamo cosa fare per farla stare meglio. Pensavamo di contattare te e Brock, ma non avevamo idea di come fare, chissà in quale città di quale regione eravate! Così abbiamo lasciato che il tempo passasse e che lei guarisse da sola. Fortunatamente è migliorata ed è tornata la Misty di sempre e… sono sicura che sarà felicissima di rivederti… ma ripiombare improvvisamente nella sua vita non so quanto possa farle bene, quindi almeno vedi di chiederle scusa, sono sicura che si aspettasse una chiamata, o almeno una lettera»
Ash strinse i pugni. «Lo so. Dov’è ora?»
«Mi sembra che sia uscita, ma ormai dovrebbe essere ritornata a casa, è la prima verso la destra, di fronte la palestra»
«Grazie, Lily, ci vediamo più tardi!» e così uscì correndo dall’edificio.
Trovare la casa non fu difficile, era davvero molto vicina. Era una villetta a due piani, con un vialetto circondato da un piccolo giardino che conduceva alla porta di ingresso. La targhetta sulla buca delle lettere diceva “sorelle Williams”.
Ash percorse il vialetto e, arrivato sull’uscio, fece un grande e profondo respiro. Si prese di coraggio e infine bussò. Niente. Forse era meglio optare per il campanello, ma niente di nuovo. Continuò a suonare e suonare, ma la casa era deserta.
«Eccomi, eccomi!» urlò una voce. Ash si girò e vide una ragazza dai capelli rossi correre verso di lui.
La ragazza sembrava sporca di fuliggine, come se fosse entrata dentro un camino, e in braccio portava un groviglio di coperte avvolte intorno a qualcosa.
Non appena Misty vide chi aveva suonato il campanello si bloccò. «Ash?» 



Come sempre vi ringrazio di cuore per le vostre recensioni e vi invito ad ascoltare la bellissima canzone che dà il titolo al capitolo: Every part of me, di Miley Cyrus, perfetta per spiegare il punto di vista di Ash, troppo confuso riguardo ai suoi sentimenti verso il passato.
Ci si vede al prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** Hold on ***


Hold on

«Misty?» domandò Ash, osservando la ragazza che stava correndo verso di lui.
No. Non era così cambiata. Era ancora la sua Misty, l’avrebbe riconosciuta a miglia distanza.
I capelli le erano cresciuti rispetto all’ultima volta, ora li teneva sciolti e le arrivavano alle spalle, ma erano sempre di quell’indimenticabile colore rosso/arancione che le conferiva comunque un’aria ribelle. Anche il suo viso era un po’ cambiato, aveva perso le sembianze di “bambina” e acquistato quelle di “ragazza”. Inoltre, senza ombra di dubbio, era molto bella, se non fosse stato per il fatto che are sporca di fuliggine in ogni parte visibile del suo corpo.
«Ash!» esclamò lei di nuovo. Il ragazzo, però, constatò con disappunto che non Misty sorrideva come lui aveva sperato, bensì sul suo volto era disegnata un espressione che sembrava una via di mezzo tra lo stupito e l’arrabbiato.
«Cosa ci fai qui?» chiese lei, scandendo ogni sillaba, quasi le stesse sputando fuori a forza.
«Sono passato a trovarti… sorpresa!» rispose lui, leggermente in imbarazzo.
Misty lo osservò attentamente, con un’espressione indecifrabile sul volto sporco e, con una mano, chiuse ancora di più il fagotto che teneva in braccio nel telo in cui era avvolto.
Il silenzio stava diventando davvero imbarazzante. Lei non accennava a parlare o a sorridere o comunque a mostrare alcun segno di essere viva, lui invece si sentiva come se, ad ogni secondo che passava, stesse sprofondando sempre di più nel terreno.
«Ehm… come… va?» azzardò Ash dopo alcuni minuti che sembravano interminabili.
Misty rimase in silenzio per qualche altro istante, scrutandolo bene, ma alla fino esplose. «COME VA?!? Come va? Vieni a trovarmi, dopo anni e mi chiedi come va?!?»
Ash rimase pietrificato. «Misty, scusami, è solo che…»
«Io non so che farmene delle tue scuse! Vattene da qui prima che non risponda delle mie azioni!» urlò lei. Il telo che reggeva scivolò un po’ e Ash non poté fare a meno di sporgersi per vedere cosa ci fosse tra le braccia della ragazza. Misty si accorse dell’intento di Ash e con la velocità di un lampo aprì la porta e spingendola con forza entrò in casa. Ash fece appena in tempo a fermare la porta con un piede per entrare.
Senza nemmeno guardarsi intorno seguì Misty fino al piano di sopra, dove si vide sbattere la porta della stanza della ragazza in faccia.
«Misty…» sospirò lui, da dietro la porta. «Quante volte dovrò chiederti scusa?»
«Lascia stare, o ti ritroveresti senza voce» ribatté lei dalla camera.
«Posso correre il rischio» disse Ash, totalmente sconfortato. Era stato davvero uno sciocco a pensare che sarebbe potuto andare tranquillamente a trovare Misty senza ricevere da lei un trattamento del genere. Dopotutto era ciò che si meritava dopo tutti quegli anni di silenzio.
Ash poggiò i pugni alla porta, conscio che era lui dalla parte del torto. «Ascoltami, sono stato uno sciocco a non contattarti in questi anni, sono stato così occupato…» fece un sospiro. Tanto occupato da non avere nemmeno il tempo per una telefonta? «… ma nemmeno questa è una scusa giusta» ammise infine. Nessuna risposta giunse dall’altra parte della porta. «Sai cosa?» continuò lui, non si sarebbe arreso tanto facilmente. «Mentre ero sull’aereo ho sognato l’inizio del mio viaggio, quando mi sono svegliato in ritardo e ho ricevuto Pickachu» e accarezzò il Pokemon elettrico. «Quando ti ho incontrata e quando abbiamo incontrato Brock… le nostre sfide con il Team Rocket, quando ci perdevamo nei boschi… ho sognato anche il nostro addio… così ho deciso di venire a trovarti, e con “venire a trovarti” intendo parlare un po’, faccia a faccia, e non me ne andrò finché non accadrà»
Qualche secondo di silenzio. «Così se non avessi fatto quel sogno non saresti venuto?» disse finalmente Misty.
«Non voglio dirti bugie, l’ho già fatto una volta, quindi ammetto che non ci avevo pensato. Ma devo ringraziare quel sogno, perché grazie a lui sono venuto a trovare l’amica che mi ha accompagnato in tante avventure, e a cui chiedo ancora scusa…»
Misty non disse niente. Era seduta immobile sul suo letto, a ragionare. «Non dico che ti perdono, ma anche io ho voglia di rivederti»
Ash sfoderò un sorriso a mille denti. «Perfetto!» esclamò. «Ti va di cenare insieme sta sera?»
La ragazza sospirò. «Penso si possa fare…»
«Bene! Dove?»
Misty ci pensò un po’ su. «Al Quag Restaurant?»
«Ok, qualsiasi cosa va bene! Ci vediamo lì alle otto, non vedo l’ora, così conoscerai anche Lucinda!» e, fiero di sé più che mai, Ash lasciò l’edificio.
 
Misty era rimasta seduta sul suo morbido letto in silenzio e con la testa bassa. Pensava, ragionava… la sua testa stava letteralmente esplodendo. Era tornato. Era successo ciò che non pensava sarebbe mai davvero accaduto e, doveva ammetterlo, ciò che aveva sempre sperato. Eppure perché era così confusa? Perché aveva avuto l’istinto di alzargli le mani? Perché era quella la reazione giusta, ecco perché.
A ridestarla dai pensieri fu un piccolo verso proveniente dal fagotto che aveva poggiato accanto a lei.
«Oh, scusami!» esclamò la ragazza srotolando quell’ammasso di teli. Ne uscì fuori uno Squirtle immobile, sporco e ferito.
«Al centro medico non c’era più posto… ma ti curerò io e…» lo Squirtle emise un rantolo di dolore. «No, Squirtle, tranquillo, sono io, sono Misty» 



La canzone del capitolo è Hold On, dei Jonas Brothers!
Ringrazio come sempre tutti coloro che mi seguono e recensiscono, vi aspetto nel prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Mean ***


Mean

Misty si era preparata di tutto punto per quella sera, ma non aveva perso troppo tempo come avrebbe fatto qualsiasi ragazza, a lei non importava essere troppo appariscente, né perdeva ore e ore in camera dua per scegliere l’outifit perfetto. Inoltre, per tutto il giorno la sua unica priorità era stata curare lo Squirtle ferito, il quale ora, fortunatamente, dormiva tranquillo. Aveva un ferita ben visibile sulla zampa e il guscio era scheggiato, ma ora era più sereno.
Misty carezzò la testa azzurra del Pokémon che riposava sul suo letto e poi si guardò allo specchio; indossava una gonna di jeans chiara e un top arancione a maniche corte, per sicurezza stava portando con se anche una giacca leggera, ormai era Settembre e l’arietta fredda iniziava a farsi sentire. Niente scarpe con il tacco, le usava raramente, piuttosto indossava un paio di ballerine color oro. I capelli, invece, erano lasciati sciolti.
Era già piuttosto tardi, così scese in fretta le scale e andò in cucina, dove Violet stava apparecchiando la tavola e Daisy stava cucinando con Tracey, il suo futuro marito, che le era accanto e le dava piccoli baci sulla guancia. Ormai Misty si era abituata alla costante presenza di Tracey in casa sua, ma la cosa non le dava fastidio, anzi, le faceva molto piacere, lo sentiva come un fratello.
«Per fare colpo su Ash e fare ingelosire la sua fidanzata avrei optato una gonna più corta e dei tacchi vertiginosi… bah, sei sempre la solita bimba» sospirò Violet, osservando la sorella che stava già iniziando a irritarsi.
«Finiscila, Violet!» la ammonì Daisy.
«Secondo me sei perfetta» aggiunse Tracey facendole l’occhiolino. Misty gli rivolse un sorriso riconoscente.
«Quando tornerai?» chiese Daisy.
Misty recuperò la borsa e si mise un pezzo di pane in bocca. «Non tardi, buona cena!» uscì dalla cucina, per poi rientrare due secondi dopo. «Lo Squirtle sta dormendo, qualsiasi cosa succeda chiamami, in caso immergilo nell’acqua fresca, gli fa bene» detto questo non aspetto risposta ed uscì.
Fortunatamente il locale non era distante, così Misty arrivò in pochi minuti. Il Quag Restaurant era un ristorante molto frequentato in cui si mangiava non solo pizza ma anche piatti tipici di Cerulean City e la mascotte, come si poteva evincere dal nome, era un bellissimo Quagsire.
La ragazza entrò, leggermente nervosa, e notò subito Ash e Brock che le facevano segno di aggregarsi a loro da un tavolo poco distante. Una ragazza dai capelli blu era seduta di fronte ai due e stava chiudendo una borsetta di perline. La serata partiva male: Misty si sarebbe dovuta sedere accanto ad una sconosciuta.
«Sono in ritardo, scusatemi» disse la ragazza raggiungendo il gruppetto.
Brock si alzò immediatamente e la strinse in un abbraccio così forte da sollevarla in aria di qualche centimetro. «Misty!» le esclamò nelle orecchie.
«Brock!» rispose lei senza potersi muovere, ma sfoggiando un sorriso meraviglioso e pieno di felicità.
«Ehi, ma perché con me ti arrabbi e a lui lo abbracci?» domandò Ash, imbronciato.
Misty ci pensò un po’ su. «Hai ragione» diede un colpo sulla spalla di Brock, in segno di punizione. «Ma non ce la faccio a stare arrabbiata con Brock» e gli fece l’occhiolino.
A quel punto Lucinda si alzò e porse la mano a Misty. «Ciao Misty, io sono Lucinda e lui è Piplup, è un piacere conoscerti!» la ragazza dai capelli blu indossava un top attillato di colore blu scuro, una gonna grigia piuttosto corta e un paio di zeppe di colore azzurro.
Misty osservò per bene la ragazza e poi le strinse la mano, ricambiando il sorriso. «Il piacere è tutto mio»
Si sedettero tutti e quattro e ordinarono subito le pizze.
 
«Bè, Misty… finalmente ti conosco» cominciò Lucinda per rompere lo strano silenzio che si era creato. «Ash mi ha parlato molto di te»
«Davvero?» si stupì Misty. «Strano allora che tra tutti questi racconti non abbia avuto il tempo per una telefonata» non si pentì nemmeno un po’ della battutina.
«In effetti mi ha parlato di te da quando siamo qui a Cerulean City…» si corresse Lucinda.
Misty squadrò Ash da capo a piedi, fulminandolo. Il ragazzo sembrò voler sprofondare. Ancora una volta.
«Comunque credo di sapere abbastanza su di te, sei la Capopalestra, giusto?» continuò Lucinda, rompendo gli sguardi di fuoco.
«Si, esatto» rimasero qualche secondo in silenzio.
«Ehi, Misty, vuoi sapere un po’ delle nostre avventure?» chiese Ash tutto eccitato, con Pikachu sulla spalla, anche lui pronto a raccontare.
Misty annuì, bè meglio ascoltarlo piuttosto che stare in un silenzio imbarazzante.
Così Ash iniziò il racconto, di come lui e Brock avevano incontrato Lucinda, dei Pokémon che aveva catturato, delle sfide con i Capipalestra e di quelle con il Team Rocket, sempre pronti ad inseguirli ovunque. Parlò anche di quanto Lucinda fosse brava nelle gare Pokémon e di come aveva quasi vinto il Grand Festival, al che Piplup si mise in piedi con un aria di chi la sa lunga.
Durante il racconto Ash veniva spesso interrotto da Lucinda o Brock, che aggiungevano dettagli o toglievano i troppi che metteva Ash nelle sue “facilissime vittorie”, al che Pikachu sospirava per la divertente superbia del proprio allenatore.
Misty ascoltava attenta, ma ad ogni parola di Ash si sentiva sempre più estranea in quel posto, si rendeva conto del tempo passato e di come tutto fosse inesorabilmente andato avanti.
Non appena il ragazzo si bloccò un attimo per bere, Misty ne approfittò per alzarsi. «Vado in bagno» disse, ma fu un grande errore: alzandosi urtò un cameriere che portava le loro pizze, una delle quali le finì addosso.
«Oh, no!» esclamò e, imbarazzata più che mai, corse subito in bagno.
Entrata nel bagno delle signore fece scorrere l’acqua dal rubinetto e, invece di asciugarsi il completo, si rinfrescò il viso.
«Hai bisogno di aiuto?» domandò Lucinda, entrando in bagno.
«No» affermò Misty piuttosto scocciata, lasciando stare il viso ancora rosso per cercare di pulirsi la maglietta.
Lucinda rimase un po’ in silenzio. «Sai, Ash mi aveva detto che sei un po’ imbranata» disse sorridendole.
Misty la squadrò, i tentativi della ragazza di allentare la tensione non stavano funzionando. «Tu conosci Ash ora, ma credimi, all’epoca l’imbranato era lui» e uscì una Pokéball dalla tasca. «Vieni fuori Starmie, e usa idrovampata» un Pokemon viola a forma di stella marina uscì dalla sfera pokè e con un getto di vapore caldo asciugò la maglia della sua allenatrice, sulla quale rimase comunque un brutta macchia.
«Che bello il tuo Starmie! Devi averlo allenato bene!» esclamò Lucinda.
«Infatti ci dedico molte attenzioni. Grazie, Starmie, ora ritorna» il Pokemon tornò nella sfera e le due ragazze uscirono dal bagno per ritornare ai loro posti dove, fortunatamente per Misty,  né Brock né Ash accennarono all’accaduto; piuttosto, Ash ricominciò a raccontare le avventure di Sinnoh, che Misty ritornò ad ascoltare in un silenzio assorto, finché il suo cellulare non squillò.
«Pronto?» rispose lei, quasi felice di aver interrotto il racconto. «Cosa?» un attimo di pausa. «Arrivo immediatamente!» chiuse la chiamata e si alzò di scatto. «C’è un emergenza, devo scappare, scusatemi» e, senza dare ai compagni il tempo di porre domande, uscì correndo dal Quag Restaurant.
Aveva già percorso qualche metro quando sentì una voce chiamarla da dietro: «Misty, fermati!» non si era accorta che Ash la stesse seguendo.
La ragazza si voltò. «Ash, devo scappare, che vuoi?»
Il ragazzo rallentò la corsa. «Ti ho vista strana questa sera… che hai?»
Misty continuò a camminare in retromarcia. «Ho che sono passati circa cinque anni dall’ultima volta che ci siamo visti e credo che tu abbia fatto un grande errore a venire!»
«Ma come…?» chiese Ash stupito.
«Ti prego, non roviniamo i nostri ricordi, lasciamo tutto com’era!» e, voltandosi di nuovo, riprese a correre verso casa sua.



Come sempre grazie per le recensioni, siete tutti fantastici!
La canzone del capitolo è Mean di Taylor Swift, mi sembrava perfetta dal punto di vista di Misty in quanto dice "tu evidenzi i miei difetti anche qundo non li ho ancora visti" e "un giorno sarò grande abbastanza così non mi potrai prendere e resterai solo cattivo"
Bene, vi aspetto nel prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** Tonight ***


Tonight

Misty correva il più velocemente possibile, seppure con i capelli scompigliati che le arrivavano sugli occhi e le impedivano una visuale perfetta.
Arrivò a casa ancora frastornata per la quasi-cena-disastro e sbatté la porta con furia.
«Ehi, calmati!» esclamò Violet che, seduta sul divano, stava facendo zapping con il telecomando.
«Dov’è Squirtle?» domandò Misty con il fiatone.
Violet deglutì. «Ecco… per un incidente del tutto casuale e che non c’entra assolutamente niente con me… non c’è più acqua in casa…»
Misty stava avvampando e una tempia sulla fronte le pulsava di rabbia. «NON HAI PAGATO LA BOLLETTA?!?» esplose la sorella minore, fissando Violet con uno sguardo micidiale.
«Ehm… in mia difesa pensavo che toccasse a Daisy ritirare la posta» disse l’altra, alzando le mani in segno di resa.
«Violet… TOCCA SEMPRE A TE!» le urlò in faccia Misty, ormai rossa.
Violet fece un gesto con la mano come per allontanare una mosca. «Perché hai una macchia sulla maglietta più grande del mio ego?»
Almeno lo riconosce, pensò Misty. «Senti, lasciamo stare, dimmi dov’è Squirtle e che gli è successo»
«Daisy lo ha portato in palestra, a quanto ho capito faceva degli strani versi e…» ma non ebbe il tempo di continuare che Misty era già partita in quarta in direzione della palestra.
 
«Misty!» esclamò Daisy non appena vide entrare la sorella. Daisy era inginocchiata accanto al bordo della piscina e teneva lo Squirtle dentro l’acqua, lasciandogli fuori solamente la testa.
«Che è successo?» domandò Misty spaventata, avvicinandosi.
«Sono salita in camera tua a controllare Squirtle e l’ho visto sveglio, si muoveva e faceva strani versi di dolore, così ho pensato di immergerlo per bagnargli le ferite ma…»
«…ci hanno tagliato l’acqua» concluse Misty, carezzando la testa di Squirtle che aveva la faccia un po’ più rilassata.
«…quindi ho pensato di portarlo qui in palestra» concluse la sorella.
«Hai fatto bene, se vuoi puoi andare ora»
«Non hai bisogno di aiuto?»
«No, tranquilla, me la cavo da sola»
Daisy porse Squirtle alla sorella. «Come è andata la cena? Mi dispiace di averti disturbata»
Misty scosse la testa. «Forse è la cosa migliore che tu abbia mai fatto»
Daisy non disse niente, cogliendo i messaggi che la sorella minore le mandava e, dandole un dolce buffetto sulla guancia, uscì.
Misty osservò il Pokemon azzurro con occhi pieni di affetto. «Sapessi quante cose dovrò raccontarti quando starai meglio…» gli disse con voce malinconica, e lo uscì dall’acqua. «Meglio fasciarti questa zampa…» sospirò e poggiò Squirtle su un asciugamano.
«Venite fuori Golduck e Politoed!» esclamò Misty lanciando due Pokéball in aria. Un Pokémon verde e uno azzurro si materializzarono accanto alla loro allenatrice. «Politoed tu vieni con me, dobbiamo prendere delle fasce, una pomata e una colla speciale, Golduck, tu recupera un secchio d’acqua» i Pokémon eseguirono all’istante.
In poco meno di mezz’ora Misty aveva fasciato la brutta ferita di Squirtle e con la colla speciale per Pokémon era riuscita a sistemare un po’ il suo guscio scheggiato.
«Sei stata davvero brava a curare quello Squirtle» disse improvvisamente una voce.
Misty saltò in aria per lo spavento e alzò la testa verso gli spalti della palestra.
«Ash!» esclamò lei, sorpresa e, nonostante gli avvenimenti della serata, anche un po’ felice.
Ash scese dagli spalti e si diresse verso Misty, con Pikachu che zampettava dietro di lui. «Ti ricordi la nostra lotta qui?» chiese, guardandosi intorno.
Misty sorrise. «Come potrei dimenticare? Sarà stata una brutta sconfitta per te…»
«Sconfitta? Io ho vinto!»
«In realtà siamo stati interrotti dal Team Rocket, ma io stavo per vincere!»
«Ma io ho ricevuto la medaglia!»
«Ma è stato un regalo delle mie sorelle senza la mia approvazione!» entrambi si fissarono negli occhi e scoppiarono a ridere come due matti. Era una risata così fresca e spontanea che Misty si dimenticò completamente di essere arrabbiata con lui.
«Da quanto sei qui?» domandò la rossa non appena le risa si attenuarono.
«Da quando hai iniziato a medicare lo Squirtle»
Misty abbassò la testa. «Ash, senti… so cosa stai pensando, ma io…»
«…è davvero un bell’esemplare… è tuo, vero? Che gli è successo?» la interruppe Ash, osservando il Pokémon.
La ragazza rialzò la testa, fissandolo sbalordita, ogni traccia di divertimento scomparsa. «Stai scherzando, vero?» chiese, sgranando gli occhi.
Ash parve non capire e la fissò con aria interrogativa. Misty, invece, provava un misto di emozioni, tra cui la tristezza: aveva gli occhi lucidi e sembrava volere scoppiare a piangere da un momento all’altro.
«Misty… che succede?» domandò il ragazzo, allungando una mano.
Misty scansò la mano con un gesto secco e prese in braccio lo Squirtle. «Tu… davvero non lo riconosci?» domandò, con una lacrima che le rigava la guancia.
Ash si avvicinò piano e osservò il Pokémon azzurro per qualche secondo, corrugando le sopracciglia. «Questo… questo è il mio Squirtle?» chiese infine, cercando di toccare il Pokémon azzurro.
La ragazza scansò nuovamente la mano di Ash. «Guai a te se lo tocchi» disse, con voce minacciosa.
«Che gli è successo?» domandò il ragazzo, fissando il Pokémon con sguardo impaurito.
«Un brutto incendio, quasi tutti gli Squirtle sono stati feriti, il centro medico Pokémon era al completo e l’ho portato a casa per curarlo» spiegò la ragazza.  
«Come mai l’hai preso tu? Come sapevi dell’incendio?» domandò Ash, sempre più confuso.
Misty iniziò a piangere. «Perché non faccio altro che stare appresso ai tuoi Pokémon da quando sono tornata!» ammise infine, tenendo la testa bassa.
«Come, scusa?» domandò Ash, sentendosi sempre più confuso.
La ragazza cercò di tranquillizzarsi. «Quando ho visto che non sei capace di mantenere le promesse ho capito che anche con i Pokémon era lo stesso… così ho deciso di prendermene cura io, per fargli capire che non sono stati abbandonati» fece una piccola pausa. «Una volta al mese vado da Charizard, poi alternatamente vado a trovare Pidgeot e Bulbasaur… un’altra volta ho sentito la Capopalestra Sabrina e sono andata a trovare Haunter e…»
Ash la bloccò con un gesto secco della mano. «Io non ho mai abbandonato i miei Pokémon»
«Vero» acconsentì Misty. «Tu non l’avresti mai fatto, però non hai mai mantenuto le tue promesse»
Ash abbassò la testa, cosciente che la ragazza dai capelli rossi stava dicendo la verità. Si stava sentendo un verme: appariva davvero così crudele agli occhi dei suoi vecchi amici?
«Non posso credere che fai tutto questo per…»
«…per i ricordi. Solo per i ricordi, Ash. Perché non voglio che le nostre avventure finiscano dimenticate in un angolo della mia mente. Rivedere i tuoi Pokémon mi aiuta a stare bene, mi aiuta a tornare un po’ indietro nel tempo per poi poter vivere al meglio la mia vita presente»
Ash alzò la testa e la fissò negli occhi. Non pensava che Misty fosse tanto disperata. «E… cosa dovremmo fare ora?»
«Vai via. Te l’ho detto, non rovinarmi i ricordi… e poi credo che staremmo meglio entrambi»
Il ragazzo scosse la testa, poco convinto. Continuare come se niente fosse era davvero la scelta giusta da fare per non far soffrire nessuno? Dopotutto erano passati tanti anni ed entrambi erano sempre stati bene… finché non si erano rincontrati.
«Okay… allora magari ci vediamo domani mattina, così ci salutiamo bene e…»
«No, no!» la ragazza scosse forte la testa, con nuove lacrime che le rigavano il viso. «Non sopporterei un altro addio!»
«Ma ora noi ce lo stiamo dando» osservò Ash, sforzandosi di non piangere anche lui.
Misty scosse nuovamente la testa, accennando ad un sorriso che di gioioso non aveva niente. «Non per forza»
Ash comprese ciò che la ragazza intendeva e si avvicinò a Squirtle. «Non ti ho mai abbandonato, piccolo. Mi sembra sciocco fare promesse a questo punto, ma voglio che tu sappia che ci rivedremo… per ora sei in buone mani» un goccia cadde sul guscio dello Squirtle dormiente, Ash alzò la testa e vide Misty piangere a singhiozzi. L’allenatore allungò la mano e le asciugò una lacrima e poi, piuttosto indeciso se stesse facendo la cosa giusta o meno, si voltò e, fatto salire sulla spalla un Pikachu con le lacrime che scendevano sulle guancie rosse, senza voltarsi uscì dalla palestra con passo veloce.
Ecco cosa intendeva Misty, lei non voleva un addio a parole, e lui non gliel’aveva dato.



Inizio ringraziandovi per le vostre recensioni. Vi vedo tutti così partecipi nella storia... vi adoro, davvero!
Questo è probabilmente uno dei capitoli più importanti della storia. Ve lo aspettavate che Squitle era
quello Squirtle? Mi è sembrata molto bella l'idea di Misty che andava a trovare i Pokémon di Ash per mantenere vivi i ricordi, ed è proprio da questa idea che è nata tutta la FanFiction!
La canzone è Tonight dei Jonas Brothers, detto questo, alla prossima!


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Capitolo 10
*** Hurricane ***


Hurricane

«Ash! Vuoi svegliarti?» Lucinda, con un grembiule indosso, stava scuotendo “amorevolmente” il suo ragazzo, urlandogli a squarciagola nell’orecchio.
Ash aprì finalmente gli occhi e si guardò intorno. Ci volle qualche secondo per capire che era sul divano di casa sua… ma perché era sul divano di casa sua?
«È mezzogiorno, era ora che ti svegliassi!» esclamò Lucinda, allontanandosi e brandendo un cucchiaio di legno.
«Perché sono sul divano?» domandò Ash massaggiandosi la schiena dolorante.
«Ieri sera ti sei addormentato qui e non ti ho voluto svegliare» gli rispose la ragazza baciandolo sulla guancia.
«E perché sei tutta sporca?» chiese ancora Ash, sbadigliando.
«Ma non ti ricordi? È domenica, cucino con tua madre il pranzo!» e, dopo avergli dato un altro bacio, si diresse saltellando in cucina, seguita da Piplup.
«Pika pi!» Pikachu saltò sulla spalla del suo allenatore, dandogli il buon giorno.
«’Giorno anche a te, Pikachu!» lo salutò Ash, accarezzandolo.
Il moro trascorse qualche altro minuto sdraiato sul divano ed infine si alzò per andare in bagno a sciacquarsi la faccia e schiarirsi le idee.
Quella dormita era come se gli avesse rimosso i ricordi delle ultime settimane, ma con una bella rinfrescata d’acqua fredda i ricordi vennero a galla in un secondo, rompendo l’equilibrio del ragazzo. Erano due mesi che lui, Lucinda e Brock erano a Pallet, a casa sua. Avevano deciso di stare là fino alla fine delle festività Natalizie, che si sarebbero tenute il mese dopo.
Era Novembre, le foglie gialle cadevano dagli alberi, raccogliendosi nei giardini, il freddo era pungente e i bambini cominciavano già a scegliere quali regali chiedere a Babbo Natale. Era Novembre, lui non pensava più a Misty e non aveva intenzione di farlo, preferiva dimenticare.
Ash si sistemò ed uscì dal bagno. «Mhhh che profumino!» esclamò, entrando in cucina.
«La prossima volta che ti svegli così tardi non ti faremo pranzare!»  ridacchiò Delia, la madre di Ash, prendendo la salsa dal frigorifero.
«Dai mamma! Devo ricaricare tutte le energie, vero Pikachu?» disse Ash, addentando una brioche.
«Pika chu!» esclamò Pikachu allegramente.
«Dov’è Brock?» chiese Ash con la bocca piena.
«È uscito per prendere la posta» rispose Lucinda, e proprio in quel momento entrò Brock con quattro buste in mano e gocciolante di acqua. Fuori stava piovendo.
«Buongiorno Ash!» lo salutò l’amico, togliendosi l’impermeabile. «Signora Ketchum, ecco la posta, vuole che continuo io?» Delia lo ringraziò e lasciò il mestolo a Brock, per poi aprire le buste.
Ash aprì la finestra della cucina e inspirò l’odore della pioggia. Da quando era tornato a casa il ragazzo aveva scoperto che la pioggia gli piaceva, visto che non doveva correre per cercare un riparo ma semplicemente restare rannicchiato sotto le coperte a bere una buona cioccolata calda.
Ad Ash piaceva davvero molto passare quei giorni a casa sua, lì si sentiva davvero bene e ogni pensiero svaniva come se non fosse mai esistito. Dopotutto lui aveva iniziato il suo viaggio a dieci anni, non aveva vissuto all’ombra di un focolare ed ora che provava questa sensazione aveva capito quanto gli piacesse.
Ma il suo sogno non sarebbe mai cambiato: doveva diventare il migliore e avrebbe continuato a viaggiare. Dopotutto gli sarebbe sembrato così strano restare a casa senza lotte, senza avventure, senza scoprire nuovi Pokémon…
«Ash…» Delia andò vicino al figlio. «Credo che dovresti leggerla» e gli passò una lettera.
Il ragazzo la prese, osservandola bene. Era scritta su carta rosa e dei disegni stilizzati facevano da cornice. Chissà perché cominciò improvvisamente a sentirsi intimorito. Sospirò, cercando di non farsi notare e iniziò a leggerla:
 

La famiglia Ketchum è cordialmente invitata
al battesimo di Scarlett Riley
figlia di Daniel Riley e Lily Williams

 
Ash si bloccò. Lo avevano invitato al battesimo? Dopo ciò che lui e Misty si erano detti quella sera lo avevano invitato?
Sotto c’era scritto il luogo e la data del battesimo e dietro c’era un post scritto.
 
P.s. caro Ash, mi è sembrato giusto invitarti al battesimo della mia bambina e volevo informarti che sono invitati anche tua madre e i tuoi due amici, spero di vedervi là.
Ah, dimenticavo! Misty è andata a Pallet per sbrigare una commissione, le ho detto di passare a prendervi perché non accetto un no come risposta.
Baci,
Lily
 
Ash si congelò in piedi. Aveva paura… perché aveva paura? Dopo la sua ultima conversazione con Misty aveva deciso che la ragazza aveva ragione: inutile rovinare i vecchi ricordi, meglio lasciare tutto come era prima. Si erano dati l’ultimo addio… ma ora?
«Ash… stai bene?» domandò Lucinda, avvicinandosi.
Ash aveva raccontato agli amici quasi tutti i dettagli della discussione con Misty e li aveva fatti andare via da Cerulean City senza salutarla, cosa che aveva messo Brock di cattivo umore per i due giorni seguenti.
Lucinda strappò l’invito dalle mani di Ash e lo lesse. «Oh…» riuscì solo a dire.
Brock si avvicinò a sua volta e lesse la lettera, ma la sua reazione fu piuttosto diversa. «Che bello! Voglio proprio rivedere le sorelle di Misty! E… voglio rivedere lei, non mi è piaciuto andarmene in quel modo, quindi non so voi, ma io vado a cercare un abito elegante per l’occasione!»
Ash sospirò e si accasciò su una sedia.
«Ash, non sei costretto ad andare, ma credo che sarebbe la cosa migliore… dopotutto non vivere come se non esisteste per il resto della vostra vita!» lo incoraggiò Lucinda, poggiandosi al tavolo.
«La mia intenzione era proprio quella» brontolò Ash.
«Dai, ci divertiremo! Potremmo andare alla nostra prima festa come una coppia!» esclamò, vedendo di prendere la notizia dal lato positivo. «E tu farai pace con Misty» aggiunse.
La signora Ketchum si avvicinò ad Ash e prese il telefono. «Dovremmo avvertire Misty che ci andiamo, così ci passa a prendere»
«Lily ha scritto che Misty già lo sa» grugnì Ash.
«Ma credo che sia educato confermare, dopotutto penso che sia difficile per lei quanto lo è per te»
«Tu credi?» ed Ash salì in camera sua da solo, con in testa il volto di Misty in lacrime che reggeva Squirtle tra le braccia. Sarebbe stato più difficile del previsto.



Sono così felice che lo scorso capitolo vi abbia commossi! Era proprio l'effetto che speravo di ottenere con i vecchi fan della serie (:
La canzone del capitolo è Hurricane di Bridgit Mendler, è davvero molto bella, ascoltatela!
Ci vediamo al prossimo capitolo, aspetto le vostre recensioni!

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Capitolo 11
*** Two more lonely people ***


Two more lonely people

Era il 18 Novembre, ed era passato un giorno da quando a casa Ketchum era arrivato l’invito al battesimo di Scarlett Riley, figlia di Lily Williams, la sorella maggiore di Misty, la stessa Misty che quella sera doveva arrivare a casa di Ash e lo stesso Ash che da bravo bambino stava rifacendo il letto della stanza degli ospiti.
Il battesimo era previsto per il 22 Novembre, ma, poiché Lily li aveva invitati a trascorrere qualche giorno insieme, sarebbero dovuti arrivare a Cerulean City giorno 19.
Fantastico, pensò Ash, buttandosi di peso sul letto appena sistemato. Lui e Misty decidevano di stare a distanza l’uno dall’altra e per un motivo o per un altro alla fine dovevano vedersi.
Da un intero giorno Ash non faceva altro che ripetersi che tutta quella situazione era colpa sua; infatti, se non gli fosse venuta quella stupida idea di passare a trovare la Capopalestra dai capelli rossi a quest’ora sarebbe stato tranquillo e si sarebbe potuto godere i suoi giorni di relax.
Eppure tutti a casa Ketchum erano eccitati. Si era scoperto che Brock aveva già un abito per l’occasione, e tutto felice era stato un giorno intero a stirarlo e pulirlo. Delia e Lucinda invece non ne avevano, così avevano trascinato Pikachu e un inviperito Ash a fare shopping con loro, e persino il piccolo Pokémon giallo si era divertito! Insomma, c’era aria di festa un po’ ovunque.
Il campanello suonò e, come era successo leggendo l’invito, Ash si pietrificò sul letto… era già arrivata?
Uscì dalla stanza degli ospiti e si avvicinò alle scale, spiando di sotto senza farsi vedere. Misty era in piedi davanti la porta a farsi accogliere calorosamente da Delia e Brock.
«Che bello rivederti, Misty! Ma sai che sei più bella del previsto?» le fece l’occhiolino Delia, prendendole lo zaino e buttandolo sul divano.
«Ehi, Misty!» Lucinda spuntò dalla cucina con un paio di guanti da forno e il solito grembiule. «Scusa, stavo bruciando l’arrosto» disse e la baciò sulle due guance.
«Ciao, Lucinda» la salutò Misty, sorridendo.
Ash guardava la scena stupito. Quando Misty era uscita con loro a cena non aveva quel sorriso, anzi sembrava nervosa e un po’ triste, si era fatta fare un lavaggio del cervello, o stava semplicemente recitando da perfetta attrice?
Il ragazzo decise che era inutile stare sulle scale come un allocco e scese a salutarla.
«Ciao Misty…» disse nervosamente, evitando di guardarla negli occhi.
«Ehi, Ash…» la rossa fece esattamente lo stesso.
Rimasero per un po’ in un silenzio imbarazzante, con Brock, Lucinda e Delia che li fissavano, fin quando quest’ultima, per il sollievo collettivo, non ruppe il silenzio. «Ash, perché non accompagni Misty nella stanza degli ospiti?» domandò Delia, ammiccando.
Ash scoccò un occhiataccia a sua madre e fece strada a Misty, che lo seguì in silenzio.
«Qui dorme Lucinda» disse lui una volta al piano di sopra, indicando una stanza degli ospiti. «E qui starai tu» e la fece entrare nella stanza che aveva sistemato poco prima.
Misty poggiò lo zaino sul letto e si sedette, guardandosi intorno. «E Brock dove dorme?»
«Bè dormiva qui, ma stanotte starà sul divano»
La ragazza sorrise tra i baffi. «Poveretto…»
E si rituffarono nuovamente in quel maledetto e imbarazzante silenzio.
«È una situazione… bizzarra, vero?» esordì Misty, evitando di guardarlo negli occhi scuri.
«Molto…» confermò Ash, cercando di tenersi occupato a grattarsi la testa.
«Senti, questa cosa non l’abbiamo programmata noi…»
«…infatti è stata tua sorella» la interruppe Ash, con un tono un po’ scocciato.
«Cosa avrei potuto fare, scusa?» chiese Misty, alzando la voce.
«Impedirle di invitarci magari!» anche il tono del ragazzo si alzò.
«Dopo che abbiamo passato tutti quegli anni insieme mia sorella ti vede come uno di famiglia, bel modo di ringraziare le persone che tengono a te!»
Ash la guardò in silenzio. Lo stava facendo di nuovo, la stava deludendo. «Hai… hai ragione, scusa»
Misty sospirò. «Senti, sono convinta che possiamo convivere sotto lo stesso tetto tranquillamente. Certo, noi avevamo detto tutt’altro ma magari questa è proprio l’occasione che ci serve per tornare quelli che eravamo una volta» gli tese la mano, anche se pure lei poco convinta. «Che ne dici?»
Ash osservò la mano tesa di Misty per qualche istante e, in quei pochi secondi, gli tornarono in mente alcuni sprazzi di quello che avevano vissuto insieme. Loro erano sempre stati una squadra imbattibile, sarebbero mai potuti tornare quello che erano?
«Va bene» disse infine, stringendole la mano.
Misty sorrise, prese una Pokéball dallo zaino e la porse ad Ash.
«È… è Squirtle, vero?» chiese il ragazzo, prendendo la sfera senza esitazioni.
Misty annuì. «Ho pensato che volevate rivedervi… almeno fin dopo il battesimo»
«Grazie» disse Ash, fissandola per la prima volta negli occhi in quella giornata.
Scesero insieme le scale e andarono in cucina, dove già tutti erano attorno alla tavola apparecchiata. Si sedettero ed iniziarono a mangiare.
«Dunque, Misty, qual è il programma per domani?» domandò Delia, servendosi un po’ di insalata.
«Un taxi passerà alle sette e ci porterà alla stazione, là prenderemo il treno delle otto per Cerulean City» spiegò Misty.
«Sentito, Ash? Mi sa che dovrai svegliarti alle sei domattina!» ridacchiò Lucinda.
«Così presto?» chiese Ash con la bocca piena. «Ma poi credevo che ci saremmo andati a piedi a Cerulean City!»
«Cerulean City non è dietro l’angolo! Non ricordi quanto ci abbiamo messo noi ad arrivare là da Pallet?» disse Misty prendendo un po’ di gateau di patate.
Ash borbottò qualcosa tra sé e poi aggiunse. «Ok, ma mi sveglio io da solo!»
«Dubito che ci riuscirai» scherzò Brock.
«Vuoi scommettere?»
«Ok, 5 dollari che non riuscirai a svegliarti in tempo!»
«Ci sto!» e si strinsero la mano sghignazzando entrambi.
Piplup, che aveva finito di mangiare, saltò sul tavolo accanto a Lucinda e Misty.
«È il tuo Piplup, vero?» chiese la rossa carezzando il Pokémon. Lucinda annuì. «Senti, mi dispiace per l’altra volta al ristorante…»
«No, dispiace a me» la interruppe Lucinda. «Dovevo capire che ti stavamo escludendo dalla conversazione, mi sono comportata male, e ti chiedo scusa» Misty le sorrise amichevolmente. «Ah, ringrazia tua sorella per l’invito! Sono sicura che Scarlett è una bimba bellissima»
«Lo è! È davvero adorabile, e sai che le farò da madrina? Mi sento così onorata…»
Per il resto della serata le donne si misero a parlare della piccola Scarlett e di ciò che avrebbero indossato, mentre Brock e Ash discutevano su una notizia appena sentita al telegiornale sull’avvistamento del Pokémon leggendario Mew.
Alla fine della cena tutti andarono a letto piuttosto presto per svegliarsi carichi di energia la mattina dopo.
 
Ash stava volando accanto a Mew, con Pikachu in braccio e attraversando un cielo pieno di stelle, quando una strana figura si avvicinò a loro… cercarono di scappare, ma quella era più veloce e incombeva su di loro…
«Ash! Per l’amor di Dio, svegliati!» Misty scuoteva il ragazzo più forte che poteva, e finalmente quello socchiuse gli occhi e grugnì un flebile “che c’è?”.
«Hai perso il taxi, stupido che non sei altro!»



Come sempre grazie per le fantastiche recensioni!
La canzone del capitolo è Two More Lonely People di Miley Cyrus.
Spero di aver stuzzicato la vostra fantasia per quello che accadrà dopo! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 12
*** Listen ***


Listen

«Non ci credo!» continuava a dire Ash mentre riempiva lo zaino e, contemporaneamente, faceva colazione. «Ho perso 5 dollari!»
Misty, seduta sul letto del ragazzo, lo guardava correre avanti e indietro tra il bagno, la cucina e l’armadio.
«Ma se tu sei uno sciocco che ci vuoi fare?»
«Quindi Brock non mi ha voluto svegliare…»
«Te l’ho detto, ci ha pregate tutte di lasciarti stare. Quando alla fine eravamo tutti pronti e il taxi era arrivato mi sono offerta di svegliarti e aspettarti» ripeté Misty ancora una volta. «Quindi sbrigati se non ti dispiace, ci stanno aspettando alla stazione e non voglio perdere il treno!»
«È anche colpa tua se sono in ritardo!» strillò Ash, mettendosi lo zaino sulle spalle ed esortando Pikachu ad arrampicarsi sopra.
Ash corse al piano inferiore seguito da Misty e recuperò il suo berretto buttato sul divano.
«Spero che tu abbia preso il tuo abito da cerimonia» disse Misty, indossando la sua giacca a vento e lanciandone una blu ad Ash. Il ragazzo la prese al volo e la indossò.
«Certo! È nello zaino»
Finalmente, ed alla velocità della luce, uscirono di casa chiudendosi la porta alle spalle e corsero a perdifiato verso la stazione.
«Sono le otto meno dieci, come cavolo dobbiamo arrivarci?» chiese Ash, isterico come non mai.
«Datti una calmata, arriveremo in tempo! E se non ci arriviamo sarà solo colpa tua» sottolineò la ragazza.
Ash si fermò di botto, Misty andò a sbattere contro di lui e Pikachu finì a terra.
«Se siamo in ritardo è anche colpa tua!» ripeté Ash ancora una volta, strillando a voce decisamente troppo alta.
«Mia? Tu hai fatto quella scommessa, tu dovevi puntare la sveglia, e la colpa sarà tua se non riusciremo ad arrivare in tempo al battesimo della mia figlioccia!» urlò Misty di rimando.
«È – COLPA - TUA!» gridò Ash con la faccia ormai rossa, scandendo ogni minima parola.
«Pika pika!» strillò Pikachu mettendosi in mezzo ai due e cercando di calmarli.
Misty fece un grande sospiro. «Stiamo solo perdendo tempo a litigare, andiamo!»
Consci entrambi che le parole di Misty erano corrette, ripresero a correre come se avessero un branco di cani alle calcagna.
 
Quando finalmente arrivarono alla stazione era troppo tardi: il treno era appena partito e non c’erano nessuno del gruppo rimasto ad aspettarli.
«Deve essere un brutto scherzo» disse Ash, avvilito. Li avevano davvero lasciati indietro?
«Mi dica che tra un ora ne parte un altro, la prego!» ansimò Misty al bigliettaio.
«Dice un treno per Cerulean City? Mi dispiace, ne partono solo alle 8 di mattina»
«Sta scherzando?» esclamarono Ash e Misty in coro.
«No, mi dispiace» disse l’uomo guardando prima il ragazzo e poi la ragazza.
«Tre persone hanno preso il treno poco fa…» cercò di spiegare Ash, ancora con il fiatone. «Una ragazza dai… dai capelli lunghi e blu… un ragazzo alto e…»
«Ah, si!» disse il bigliettaio. «Tu sei Ash Ketchum?»
«Si!»
«Tua madre mi ha detto di comunicarti di prendere il treno di domattina, lei ed i tuoi amici ti aspettano là»
Ash sospirò, esausto. «Grazie di nulla…» disse, afflitto, e fece per allontanarsi.
«Aspetta…» lo fermò il bigliettaio, scrutandolo attentamente. «Ma tu… Ash Ketchum! Il vincitore della Lega di Sinnoh!» esclamò al colmo della felicità, riconoscendo il campione. «Quindi la ragazza dai capelli blu era la tua fidanzata… e l’altro il tuo migliore amico e quello… è il tuo famoso Pikachu! Ho letto del tuo Pokémon in una rivista e… aspetta…» disse, indicando Misty. «Ho visto anche te! Si… in una rivista! Sei una delle spasimanti  di Ash! Lo hai accompagnato tu nel suo primo viaggio, giusto? Ma a quanto ho letto lui non ti calcolava e tu poi te ne sei andata e…»
Ash lanciò Misty uno sguardo ricolmo scuse e imbarazzo misti insieme, mentre la ragazza era vistosamente arrossita e teneva i pugni chiusi, tremando dalla rabbia.
«…dicevano che te ne sei pentita amaramente… bè, ci credo! Ash è il campione della Lega di Sinnoh e…»
«NON È VERO!» urlò improvvisamente Misty. Si girò di scatto per non far vedere le lacrime e corse fuori dalla stazione.
«Wooooooow!» disse il bigliettaio, aggiungendo un po’ troppe “o” alla parola. «Direi che c’è ancora un triangolo amoroso!»
«Cosa, scusa?» chiese il moro, confuso.
«Andiamo, le piaci!» disse il bigliettaio, ancora più allegro di prima.
«Cosa, scusa?» ripeté ancora Ash.
Il bigliettaio scosse la testa e porse un foglio e una penna al ragazzo. «Mi fai l’autografo?» Ash sospirò e firmò il foglio, per poi uscire e trovare Misty seduta su una panchina.
«Odio quando scrivono queste cose» disse Ash, sedendosi accanto a lei. La ragazza non rispose. «Hai letto la rivista dove si parlava di te e Vera?»
Misty annuì, teneva la testa bassa per nascondere gli occhi rossi.
«Io non ho mai detto niente del genere, te l’assicuro»
Pikachu si avvicinò a Misty e le poggiò una zampetta sul braccio.
«Grazie, Pikachu» sospirò Misty alzando finalmente la testa. «Sai, all’improvviso l’idea di andare a piedi non mi sembra così brutta»
«Davvero?» chiese Ash, stupito.
«Sì. Tanto mancano tre giorni al battesimo, direi che se camminiamo a passo veloce e senza soste possiamo farcela»
Ash le sorrise, incoraggiante. «Per me possiamo partire anche adesso!» esclamò allegro. L’idea di camminare gli piaceva molto di più di andare in treno. Dopotutto, era una vita che non faceva che camminare.
Misty ricambiò il sorriso e si alzò, guardando dritto davanti a sé. Aveva bisogno anche lei di camminare, di respirare aria nuova e di allontanarsi da quelle persone che la facevano stare male. Certo, sarebbe stata da sola con Ash, ma, nonostante quello che avevano passato nell’ultimo periodo, sapeva che lui non l’avrebbe fatta soffrire, non questa volta.
La strada per tornare ad essere quella di una volta si apriva dritta davanti a lei.
«Andiamo!»



Quanto mi piace leggere le vostre recensioni! Mi fate sentire importante, e vi ringrazio per questo (:
La canzone del capitolo è Listen di Beyoncé, che è - tra parentesi - una delle mie canzoni preferite!
Bene, al prossimo capitolo! 

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Capitolo 13
*** Outlaw ***


Outlaw

«Destra!»
«Sinistra!»
«Ho detto destra
«Si, come lo avevi detto prima e poi ci siamo persi?»
«Tu hai acconsentito!»
Ash e Misty stavano attraversando la foresta di Viridian come la prima volta: litigando.
Sotto decisione di Ash, al primo bivio avevano preso destra, ma l’unico risultato fu di perdersi e trovarsi di fronte un altro bivio.
«Se andiamo a destra ci addentriamo ancora di più nel bosco, ed è l’ultima cosa che voglio fare!» strillò Misty.
Ash ridacchiò. «Ah, vero… hai paura dei Pokémon coleottero»
Misty si pietrificò all’istante, ma dopo pochi secondi riprese un tono altezzoso, alzò la testa e girò i tacchi.
«Tu vai dove ti pare» disse, e cominciò a camminare verso il sentiero di sinistra.
«No, dai, aspettami!» le urlò Ash dietro, inseguendola. «Sei talmente antipatica…» borbottò quando la raggiunse.
Misty alzò le spalle. «E tu sei un bambino»
«Per tua informazione, ho sedici anni» ribatté Ash, come se la sua affermazione mettesse in chiaro le cose.
Fu il turno di Misty di ridacchiare. «Oh, certo, sei praticamente un uomo! Quand’è che ti sposerai?» chiese, continuando a camminare e prestando alle piante molta più attenzione del dovuto; ma non si era accorta di camminare sola. Ash si era fermato di botto.
«Quella…» stava dicendo il ragazzo, stringendo i pugni.
Anche Misty si fermò, e si voltò a guardarlo, un po’ impaurita per il suo improvviso comportamento.
«Ash, che ti succede?» gli chiese la rossa, lanciando uno sguardo a Pikachu, anche lui sbalordito per il comportamento del suo allenatore.
Ash alzò lo sguardo verso Misty, guardandola negli occhi. «Te l’ha detto lei
«Lei chi? Cosa mi ha detto?» chiese la ragazza, ancora più spaesata.
«Lucinda, come chi!» urlò Ash, stringendo i pugni ancora più forte. «Ti ha detto che ci vogliamo sposare, vero? Non sa mantenere i segreti…»
Misty rimase immobile e a bocca aperta. Sentiva il sudore scenderle sulla fronte e il cuore accelerare i battiti. Che cosa strana, le era anche venuto lo strano impulso di cercare Lucinda e soffocarla… cosa le stava succedendo?
Ash fece qualche passo verso di lei. «Mi dispiace, non volevo che lo venissi a sapere così è solo che è…» la guardò intensamente. «…uno scherzo!» strillò infine, con un sorrisone stampato in bocca.
A Misty tremavano le braccia dalla rabbia, ed il piccolo Pokémon giallo sembrava avesse la stessa reazione.
«Ash Ketchum tu sei… sei…» cercò di trovare una parola abbastanza ripugnante per descriverlo.
«Sono cosa?» chiese lui allegro, facendole la linguaccia e ricominciando a camminare. «Un grande attore?»
«SE TI PRENDO TI ROVINO!» esplose Misty, cominciando a correre per acchiapparlo.
Ash sentì i passi della rossa avvicinarsi a lui e, ancora sorridente al massimo, cominciò a correre per scappare da lei.
Pikachu, che era il più veloce, imitò Misty e si mise all’inseguimento del suo allenatore.
«Pikachu!» lo chiamò la ragazza, già con il fiatone. «Vai con Fulmine!» gli ordinò, speranzosa che il Pokémon ubbidisse.
Pikachu non se lo fece ripetere due volte e usò l’attacco ordinatogli. Una fiotto di energia elettrica si scaturì dalle guance rosse del Pokémon giallo e colpì in pieno l’allegro Ash, che cadde a terra, frastornato.
Misty lo raggiunse, sta volta lei sorridente e carezzò il Pokémon elettrico. «Bravo Pikachu»
«Siete fuori di testa!» borbottò Ash, massaggiandosi un po’ dappertutto.
«Te lo sei meritato!»
Ash si alzò lentamente e, prima di rispondere alla rossa, guardò davanti cosa era caduto: un ponte. Un vecchio ponte in legno sospeso sopra un piccolo fiume e retto solo da spesse corde di canapa.
Misty si avvicinò e mise la mano sulla corda. «Credo che dovremo attraversarlo»
«Credo di si» acconsentì Ash che, coraggioso, mise il primo piede sul ponte e cominciò a camminarci sopra.
Certo, era un po’ traballante ma aveva l’aria di saper reggere.
«Non vieni?» chiese a Misty.
La ragazza osservò il ponte, un po’ indecisa, ma alla fine vi salì pure lei, camminandoci sopra lentamente e prestando la massima attenzione a non farlo muovere troppo.
«Sai Misty» disse Ash, perfettamente tranquillo. «La tua reazione al matrimonio mi ha lasciato sorpreso»
«Davvero?» chiese la ragazza, la quale osservava attentamente i suoi passi, senza prestare seriamente attenzione alla conversazione.
«Già. Sai, credo proprio di aver capito cosa hai provato…»
«Davvero?» ripeté Misty, ma con più enfasi, e rossa in faccia.
«Certo! Una tua sorella si è sposata e ora se ne sposerà anche un'altra e ti è rimasta solo Violet, hai paura di restare sola, vero?»
Pikachu alzò le piccole braccia al cielo, completamente sconcertato.
«Vero?» ripeté ancora Ash, non avendo ottenuto risposta la prima volta. «Ehi!» si voltò verso la ragazza e la vide completamente impietrita in mezzo al ponte, fissava un punto al di sopra della sua testa.
«Cosa c’è?» chiese Ash voltandosi si nuovo. E li vide. Uno sciame di Beedrill selvatici si alzava minacciosamente dalla foresta, probabilmente erano stati disturbati dalle voci dei due.
Misty, ritrovando la sensibilità del suo corpo, urlò e prese a correre lungo il ponte, che traballò pericolosamente.
«No, Misty, fermati!» cercò di bloccarla Ash, ma era troppo tardi.
Le corde ormai troppo vecchie che sorreggevano il ponte stavano per rompersi. Ash cominciò a correre proprio come Misty e la superò. Era quasi arrivato… ma le corde si spezzarono del tutto ed il ponte cedette da un lato.
Ash fece appena in tempo ad aggrapparsi ad una delle travi di legno tenendo Pikachu stretto con sé, mentre Misty era rimasta aggrappata ad una sua gamba.



Non ci posso credere che sto riprendendo questa FanFiction! Ormai pensavo di averla accantonata... ma poi ho letto le recensioni di edvige_hoshi, e mi sono rianimata. Questa storia non può assolutamente essere abbandonata! E' nata per dare all'anime una fine degna di essere chiamata tale, non come quella che gli hanno dato gli autori, facendo scomparire Misty come se non fosse mai esistita!
Comunque sono ufficialmente tornata(:
La canzone del capitolo è Outlaw di Selena Gomez, ci vediamo al prossimo cap!


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Capitolo 14
*** See you again ***


See you again

«Sai, Ash, tutto ciò mi ricorda qualcosa…» commentò Misty con un tono orribilmente tranquillo per una che sta per cadere in un fiume e sfracellarsi.
Ash, che doveva reggere il proprio peso e quello della ragazza, capì a cosa si riferiva. Non era la prima volta infatti che un ponte traballante cadeva e che lui doveva sorreggere lei.
«Forse dovrebbero solo smettere di costruire questi ponti!» ansimò, reggendosi più forte che poteva.
Cosa poteva fare? Cercare di arrampicarsi usando le travi di legno, ovvio, ma era sicuro che o le travi non avrebbero retto o sarebbe stato lui a non reggere.
«Ash, per l’amor del cielo, non hai un Pokèmon che ci può aiutare?» urlò Misty, guardando in basso ma pentendosi all’istante del gesto. Il burrone era davvero profondo.
«Ma come faccio a prendere la Pokèball??»
Fu Pikachu a risolvere la situazione, arrampicandosi agilmente sulle gambe di Ash ed estraendo una Pokéball dalla cintura. Come se Pikachu stesso fosse un allenatore esperto, lanciò la sfera in alto e da quella si scaturì un raggio di luce, ne comparve un piccolo Pokémon verde.
Misty rimase a bocca aperta. «Bulbasaur?!?» esclamò stupita. Era sicura che Ash si fosse addirittura dimenticato di quel Pokémon.
Ash sorrise. «Avevo voglia di rivederlo» disse, forse più a se stesso che a lei. «Forza, Bulbasaur, usa le tue liane per farci salire!»
Bulbasaur si mise subito in azione, recuperando prima Pikachu, poi Misty ed infine Ash, che si stese sull’erba, esausto.
«Grazie, amico» sospirò.
Misty, inginocchiata ed anche lei con il fiatone per la paura, osservò prima Ash e poi Bulbasaur, accarezzando la testa di quest’ultimo. Andava a trovare anche lui dal Professor Oak ogni volta che poteva.
«Hai ripreso Bulbasaur…» sussurrò.
Ash si sedette e alzò la testa verso di lei. «Non ti fa piacere?» chiese, turbato.
Misty scosse la testa. «Certo che mi fa piacere!» esclamò. «Solo che non pensavo avresti portato ancora Bulbasaur con te ed è… è una cosa meravigliosa! Mi fa tanto piacere, Ash»
Si guardarono, sorridendo entrambi e Misty dovette sopprimere lo strano istinto di abbracciare forte il ragazzo, come se potesse perderlo da un momento all’altro.
Ash distolse lo sguardo. «Bene… direi che possiamo cont…» ma fu interrotto dallo strano suono di una risata. «Cosa c’è?»
«Non sono stata io» disse Misty, guardandosi intorno.
Ancora una volta qualcuno rise, proveniva dall’alto. La risata sembrò avvicinarsi sempre di più… finché i due non capirono che erano più di una le persone che ridevano.
Misty alzò la testa al cielo e rimase a bocca aperta per lo stupore. «Non ci credo…»
Ash imitò l’amica e alzò la testa. Sopra di lui galleggiava nell’aria una mongolfiera dal cestino verde e con il pallone a forma di Meowth. Nella cesta non c’erano altri che loro: il Team Rocket.
Misty trattenne il respiro. Non per la paura, non aveva mai avuto seriamente paura del Team Rocket, ma piuttosto per la sorpresa e, stranamente, anche per la felicità.
«Preparatevi a passare dei guai!»
«Dei guai molto grossi»
«Proteggeremo il mondo dalla devastazione!»
«Uniremo tutti i popoli nella nostra nazione!»
«Denunceremo i mali della verità e dell’amore!»
«Estenderemo il nostro potere fino alle stelle»
«Jessie»
«James»
Misty non riuscì a trattenere un sorriso.
«Team Rocket, pronti a partire alla velocità della luce!»
«Arrendetevi subito oppure preparatevi a combattere!»
«Miao, proprio così!»
Ash sembrava stupito tanto quanto Misty. Era da un bel po’ di tempo che non li vedeva, era sicuro che si fossero “ritirati” per vivere tranquilli.
Jessie si sporse dalla cesta, guardando in basso. «Bene, ragazzi, consegnateci subito i vostri Pokémon o… aspetta…» si sporse ancora di più per guardare meglio. «…i mocciosi?!? James! Guarda!»
Anche James e Meowth si sporsero per guardare.
«Non ci credo!» esclamò James. «Quella è la mocciosa dai capelli rossi! Ed è con il moccioso Ash!»
I tre si guardarono e si misero a ridere animatamente.
«Non mi dire che è una fuga d’amoree!» urlò Meowth.
Misty ed Ash si guardarono, arrossendo vistosamente, mentre i tre continuavano a ridere con le lacrime agli occhi.
Ash si alzò da terra. «Ma che ci fate voi qui?» chiese.
Il Team Rocket smise di ridere e tutti e tre guardarono giù con un aria un po’ annoiata.
«Cosa pensi che facciamo?» chiese Jessie.
«Cerchiamo Pokémon, ovvio» concluse James, sbadigliando.
Misty si alzò e si mise al fianco di Ash. «Ancora?» chiese stupita. «Non vi siete stancati?»
Non arrivò risposta e per qualche secondo sia Misty che Ash pensarono che stessero per attaccarli, invece, qualche minuto dopo, avevano fatto atterrare proprio davanti ai due la mongolfiera.
Jessie si poggiò con i gomiti alla cesta. «È il nostro lavoro, no?»
Misty stava per rispondere ma Ash la precedette. «È passato un sacco di tempo dall’ultima volta che vi ho visti, come mai? Avete abbandonato l’idea di catturare il mio Pikachu?»
Jessie, James e Meowth si scambiarono un occhiata. «Diciamo che siamo stati convocati dal capo» rispose il Pokèmon parlante. «Ci rivoleva a Kanto»
«Come mai?» domandò Ash, curioso.
James sospirò. «Il nostro lavoro in questi ultimi anni non è stato molto, ecco… proficuo. Il capo ha deciso di rimandarci indietro, ed eccoci di nuovo qui»
Misty ridacchiò. «Mi sembra quasi bello rivedervi, sapete? Solo che pensavo che a questo punto sareste…»
«Sareste…?» la esortò Jessie.
«…sposati!» concluse Misty con un gran sorriso.
Jessie e James la guardarono stupiti. «Sposati?!?»



Da grande fan della prima serie quale sono non potevo non far tornare loro: il Team Rocket, che io ho sempre adorato e che, ancora una volta, gli autori mi hanno rovinato con la nuova serie Bianco e Nero. Il Team Rocket è diventato... piatto. Niente più battute, niente più "partire alla velocità della luce", niente più personalità. A quanto pare gli autori si sono specializzati a rovinare i ricordi dei vecchi fan.
Con questa FF spero di dare un degno finale anche a loro (:
Il titolo di questo capitolo, inoltre, è si preso da una canzone, ma in questo caso il testo della canzone non rispecchia il contenuto del capitolo. Il problema è che non sapevo quale canzone usare! XD
Comunque spero vi piaccia, alla prossima!

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Capitolo 15
*** My heart beats for love ***


My heart beats for love

Jessie si mise a ridere talmente forte che tutti quanti dovettero fare un passo indietro per non diventare sordi.
«Io e James!» urlava la donna con le lacrime agli occhi e una mano sulla pancia come se stesse per esplodere.
«Ok, Jessie, calmati» diceva James. Sembrava apparentemente tranquillo, ma Misty aveva visto che il suo colorito stava diventando via via sempre più simile a quello di un pomodoro.
Jessie continuò a starnazzare per altri secondi finché non si tranquillizzò, anche se in faccia aveva ancora un enorme sorrisone, come se stesse per ricominciare a ridere come una pazza da un momento all’altro.
Anche Meowth sembrava davvero divertito, così come Ash, mentre James aveva preso a fissare la compagna con un espressione leggermente scocciata.
«Mi spieghi cosa avevi tanto da ridere?» chiese.
Jessie si asciugò una lacrima. «Ma come, non l’hai sentita?»
«Certo che l’ho sentita!» esclamò James. «Ma non capisco perché devi ridere così!»
«Perché è la cosa più sciocca del mondo, non credi?»
L’aveva detta grossa. Forse non tutti se n’erano accorti, ma Misty aveva visto bene l’espressione di James. L’aveva ferito. Ma James non era il tipo che poteva farsi vedere ferito in pubblico, così aveva semplicemente voltato la testa ed era sceso con agilità dalla cesta della mongolfiera allontanandosi a passo veloce.
«Ehi, dove vai?» strillò Jessie, ma il compagno non la degnò di uno sguardo. «Bene…» borbottò lei, guardando Ash e Misty. «Mi sa che cattureremo Pikachu tra un po’, ok?»
Misty sospirò e guardò Ash. «Ti dispiace se vado un attimo a parlargli?»
«Vuoi parlare a James?» chiese Ash, stupito. «Perché?»
«Non… non hai visto cosa gli è successo?»
Misty scosse la testa quando Ash rimase in un imbarazzante silenzio e prese a inseguire James. Quando passò accanto alla mongolfiera sibilò tra i denti un velenoso “bel lavoro” a Jessie, che rimase palesemente stupita.
 
James non era andato tanto lontano e Misty lo trovò quasi subito, era seduto a terra e si rigirava qualche filo d’erba tra le mani.
Misty gli si avvicinò silenziosamente e si sedette accanto a lui che, non appena la sentì, alzò lo sguardo leggermente rosso in volto.
«Scusa, non voglio metterti a disagio» disse la ragazza, guardandolo.
James sembrò rilassarsi a quelle parole. «Come mai sei qui?»
«Perché credo di essere stata l’unica là fuori a capire cosa ti è successo» rispose lei, stringendo le braccia attorno alle gambe.
James sorrise, quasi a sfidarla. «E cosa mi è successo?»
Misty distolse gli occhi e osservò di fronte a sé. «Sei innamorato di lei, vero?» La rossa non lo guardava, ma era sicura che fosse di nuovo arrossito.
«Non devi vergognartene» aggiunse, notando che lui non rispondeva.
«Lo so» sussurrò James. «Non me ne vergogno, ma è difficile…»
«Si, lo so» disse Misty, abbassando la testa.
«E come fai a saperlo?» chiese James. «Sei innamorata?»
Fu il turno di Misty di arrossire. «Non lo so» ed era vero, non ne aveva la minima idea, ma se quello che provava nei confronti di lui era amore allora forse avrebbe preferito non essersi innamorata mai.
«Non è difficile da capire» dal tono di voce che utilizzò James si evinse che lui sapeva a quale persona erano rivolti i sentimenti contrastanti di Misty.
«Tu come l’hai capito?» domandò la ragazza.
«Bè… in realtà non saprei come spiegartelo, ma ti assicuro che non è difficile» affermò James. «Io l’ho capito quando, tra tutti i rischi che abbiamo corso in questi anni, mi sono reso conto che senza di lei non ce l’avrei mai fatta, che senza di lei la mia vita non avrebbe più alcun senso» spiegò. Misty non si sarebbe mai aspettata di fare una conversazione del genere proprio con lui. «Non avrei mai pensato di dirlo proprio a te, ma penso che devi seguire il tuo cuore, o almeno il tuo istinto» concluse il ragazzo.
Misty scosse la testa. «Comunque sia, qualsiasi siano i miei sentimenti, è troppo tardi»
«Forse anche per me, insomma, hai visto come ha reagito…»
«Secondo me anche lei è innamorata di te, solo che non lo vuole ammettere a se stessa. Forse non vuole che le cose tra di voi cambino, perché, per quanto possiate essere “i cattivi”, vi assicuro che la vostra squadra è meravigliosa»
James sorrise. «Grazie, ma ormai è finita»
Misty, di fronte a quella dura affermazione, si sentì come se il cuore le avesse lasciato il petto. Quei due erano davvero più simili di quanto si aspettasse.
Una piccola lacrima rigò il volto della ragazza.
«Perché piangi?» chiese James.
«Perché voglio anche io un lieto fine, dannazione! Chiedo troppo?»
James le poggiò una mano sulla spalla. «Arriverà, deve arrivare»
«James!» chiamò una voce.
Sia Misty che il ragazzo voltarono la testa di scatto, sbalorditi poiché sapevano entrambi a chi apparteneva quella voce.
«Jessie!» esclamò James, alzandosi da terra.
Misty si asciugò la lacrime e si alzò a sua volta, mettendosi accanto a James: se Jessie lo avesse attaccato allora lei lo avrebbe difeso a spada tratta.
«Che c’è?» chiese James, incrociando le braccia.
«Io…» Jessie sembrava avere perso la sua solita parlantina e, notando come era impacciata nel parlare, Misty fece istintivamente qualche passo indietro: Jessie aveva capito, James non aveva bisogno di lei.
Jessie fece un passo avanti e cominciò a parlare, ma Misty non sentì quello che disse: la donna parlava troppo piano e lei si era allontanata per lasciare ai due la privacy che meritavano.
«Si può sapere che succede?» Ash spuntò da dietro gli alberi con Pikachu sulla spalla e Meowth che lo seguiva a piedi. «Ve ne siete andati tutti!» brontolò.
«Shhh!» fece Misty, pestandogli il piede.
«Ahi!» strillò Ash. «Si può sapere cosa avete tutti?!?»
Misty gli fece nuovamente segno di fare silenzio e indicò al ragazzo Jessie e James, che erano a pochi metri da loro.
Ash si avvicinò a Misty e guardò la scena. Jessie e James stavano parlando - incredibilmente piano -  e le loro espressioni non erano quelle “minacciose” di sempre, piuttosto erano dolci e anche un po’ imbarazzate. Poi il resto accadde velocemente: James aveva fatto un passo avanti e aveva baciato la sua compagna. Jessie inizialmente sembrò stupita ma, dopo qualche secondo, si lasciò andare e si strinse a James, come per accertarsi che fosse tutto vero.
Ash, a bocca aperta, si voltò a guardare Misty e si stupì nel vederla piangere.
«Misty!» esclamò il ragazzo, poggiandole una mano sulla spalla. «Cos’hai? Ti sei fatta male?»
No, Misty non si era fatta male né tanto meno era triste, era semplicemente commossa. Jessie e James, li conosceva ormai da una vita, avevano vissuto così tante avventure insieme che era impossibile contarle, loro due e Meowth erano stati sempre insieme, come una vera squadra, ed ora finalmente potevano coronare uno dei loro sogni.
Misty alzò gli occhi verso Ash. Chissà, forse se fossero rimasti insieme sarebbe accaduto anche a loro qualcosa di simile. La rossa non riuscì più a trattenersi e si buttò tra le braccia di Ash, continuando a piangere, un po’ per la commozione, un po’ per la felicità, un po’ per la nostalgia. La ragazza era sicura che Ash l’avrebbe respinta, imbarazzato, invece il ragazzo la sorprese, abbracciandola a sua volta e massaggiandole la schiena con una mano come per dirle: “Non ti preoccupare, ora ci sono io qui”.



Come sempre grazie a chi legge/segue/recensisce questa fanfiction!
Una bella svolta nella Rocketshipping, non trovate? Personalmente li ho sempre adorati! 
La canzone del capitolo è My heart beats for love di Miley Cyrus, detto questo, al prossimo capitolo!

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Capitolo 16
*** Bottom of the ocean ***


E finalmente sono tornata! Ma dai, ammettiamolo, ci ho messo davvero poco a rivedere i capitoli ;)
Soprattutto nei primi ho aggiunto un paio di cosette nuove che pensavo mancassero e ora posso dirmi davvero soddisfatta!
Quindi è ora di riprendere la storia. Spero di essere frequente nell aggiornare e di ricevere tante recensioni da parte vostra che mi seguite e, a proposito di questo, vi ringrazio di cuore (:
Ora, senza perderci in chiacchiere ecco a voi il nuovo capitolo!


Bottom of the ocean

«Ehi, Misty?» chiamò Ash.
«Si, Ash?» chiese la rossa, voltandosi verso di lui, sorridendo.
«C’è mai stata una volta in cui siamo saliti sulla mongolfiera del Team Rocket?» domandò il ragazzo, appoggiandosi alla cesta verde.
Misty si poggiò accanto ad Ash e ci pensò un po’ su. «Non mi sembra…» disse. «Più che altro l’abbiamo sempre abbattuta»
Misty ed Ash incontrarono lo sguardo scocciato di Jessie, James e Meowth e si misero a ridere. Certo, non si potevano definire tutti “migliori amici”, ma conoscevano il Team Rocket da anni ed era come se facessero parte della loro famiglia.
Jessie e James si erano “ufficialmente” fidanzati, non c’erano dubbi e così, in quel loro piccolo ed intimo momento di felicità, avevano invitato Misty ed Ash a salire sulla loro mongolfiera per poterli accompagnare personalmente a Cerulean City. Bè, in realtà era stato James a proporlo, e aveva fatto l’occhiolino a Misty, mentre Jessie si era limitata a stare in una sorta di scocciato silenzio e Meowth aveva fatto di tutto per impedirlo. Ma alla fine Misty ed Ash erano saliti sulla famosa mongolfiera del Team Rocket e nessuno sembrava veramente arrabbiato per ciò.
Misty era davvero molto, troppo felice per Jessie e James, e non faceva altro che fissarli sorridendo. Non che facessero “pucci-pucci” in pubblico, anzi, tutto il contrario! Jessie era imbarazzata più che mai e cercava di risultare antipatica come al solito ma, ogni volta che incrociava lo sguardo di James, non poteva fare a meno di sorridere e arrossire per poi girarsi da un’altra parte.
James invece sembrava davvero in pace con se stesso, dava fuoco al pallone e guardava l’orizzonte fischiettando, era come se uno degli scopi della sua vita si fossero realizzati, ed effettivamente era davvero così.
Meowth invece era piuttosto stranito per la nuova coppia, ma non geloso, perché, in fondo, anche lui sapeva che erano fatti l’uno per l’altra, solamente si sentiva estraneo a questa nuova situazione.
«Quanto manca per Cerulean City?» chiese Ash. «Mia madre penserà che sono morto!»
«Non lamentarti, moccioso, ringrazia che sei salito sulla mongolfiera del Team Rocket!» esclamò Jessie. Nessuno si lamentò per il suo tono inviperito, lei era così e la accettavano.
«Non sono più un moccioso!» brontolò Ash, mettendo il muso.
«Mi sa che arriveremo a Cerulean City domani, moccioso» sentenziò James.
«Non sono un moccioso!» strillò Ash. «Aspetta, perché?»
«Perché si sta facendo buio ed è pericoloso volare di notte e con queste nuvole, dormiremo in un Centro Pokémon e domani vi porteremo in città» spiegò James.
«Uffa!» si lamentò Ash.
Misty gli diede un colpo sulla nuca. «Se preferisci puoi arrivarci da solo!»
Jessie annuì. «Ben detto, mocciosa»
 
Trovarono alloggio in un Centro Pokémon situato a qualche kilometro da Cerulean City ma ancora immerso nella foresta che, di notte, faceva piuttosto paura.
«Mi dispiace» aveva detto l’infermiera Joy. «Ma questo Centro Pokémon è piuttosto piccolo, quindi dovrete dormire sui divani»
Il gruppetto accettò. La temperatura all’esterno si era notevolmente abbassata con il calar del sole e a tutti erano venuti i brividi, era meglio restare dentro e al calduccio. Non che comunque ci fosse tanta differenza di temperatura tra dentro e fuori, il Centro Pokémon era talmente piccolo che per di sé appariva freddo e inospitale.
Il gruppetto si sistemò sui divani dell’ingresso, accucciandosi al meglio, e presto tutti si addormentarono.
 
«Ash?» chiamò Misty.
Il moro aprì gli occhi, sbadigliando. «Che… che succede?» chiese, con la bocca impastata dal sonno.
«Sto andando, non mi saluti?»
Ash si svegliò del tutto e si mise a sedere sul letto. «Andando? Dove?» osservò bene l’amica e la trovò… diversa. I capelli erano più corti e legati insieme con un solo codino laterale, era più bassa e sembrava anche ringiovanita di qualche anno.
«A Cerulean City, Ash.  A casa mia»
«Perché?» domandò il ragazzo, confuso.
«Perché è giusto che sia così» furono le ultime parole della ragazza, la quale lanciò un ultimo sorriso ad Ash e si avviò fuori dalla porta.
«No, aspetta, aspetta!» ma Misty era già scomparsa, e lui era rimasto solo.
 
«Aspetta!» gridò Ash, svegliandosi con il cuore che batteva all’impazzata.
Il ragazzo si guardò intorno, il Team Rocket stava – fortunatamente – dormendo e Misty… lei non era più al suo posto.
«Pika pi» disse Pikachu, salendo sulla spalla del suo allenatore.
«Non so dove sia… andiamola a cercare» disse Ash, alzandosi dal divano e indossando il giubbotto.
Non lo avrebbe mai ammesso ma, nonostante sapesse che Misty era là nei paraggi e non era scappata, quel sogno lo aveva turbato.
Uscì dal Centro Pokémon e l’aria gelida lo trapassò da capo a piedi.
Proprio quando stava cominciando a pensare che Misty non sarebbe mai uscita di notte e con quel freddo, la vide proprio qualche metro più in là, seduta sul portico e accucciata in un plaid in pile.
«Misty?» chiese l’allenatore, avvicinandosi a lei.
Misty alzò gli occhi verso di lui. «Ehi, che ci fai qui?» domandò.
«Potrei farti la stessa domanda» replicò lui, sedendosi accanto all’amica.
«Non riuscivo a dormire. Forse è per le troppe emozioni di oggi, sai, non ci sono più tanto abituata…» disse Misty. «Tocca a te»
«Un incubo mi ha svegliato» rispose Ash, restando sul vago. «E non ti ho più vista»
Restarono per qualche minuto in silenzio, ad ascoltare i rumori della foresta nella notte.
«Certo che il posto è abbastanza… inquietante» sentenziò Ash.
Misty sorrise. «Ti ricordi quando siamo andati alla Torre dei Pokémon fantasma?»
Anche Ash sorrise. «Certo! Dovevo catturare un Pokémon fantasma per sconfiggere il Kadabra di Sabrina!»
«Che esperienza… pazzesca! Quella Capopalestra ci trasformò in bambole…»
«Mai pazzesca quanto la nave Sant’Anna che affonda e noi che restiamo bloccati là dentro!»
Misty annuì, ricordando l’esperienza. «Ammettilo, non saremmo mai usciti da là senza di me»
«Vero, vero» confermò Ash. «E poi siamo finiti sull…»
«…isola dei Pokémon giganti» concluse Misty.
«E ricordi il fantasma della scogliera?» domandò Ash, lo sguardo verso un punto imprecisato della foresta, la mente concentrata a rivivere quei momenti.
Misty rabbrividì. «Quello si che è stato davvero inquietante» disse. «E quando abbiamo dovuto spostare lo Snorlax addormentato?»
Ash sorrise. «Là c’era da farsi due risate!»
Passarono minuti interminabili a ricordare le loro più belle avventure, quelle di Kanto, delle Isole Orange e di Jhoto. Sorridendo, rabbrividendo, ricordando, le loro menti vagavano lontane, in un tempo che sembrava ormai appartenere ad un’altra epoca. Il freddo ormai sembrava solo una leggere brezza in confronto ai brividi che li percorrevano parlando di quelle loro fantastiche avventure.
«E…» Misty fece una piccola pausa. «…ricordi quando ti ho ripescato e tu…»
«…ho preso la tua bicicletta, che ha fatto una fine piuttosto spiacevole» concluse Ash. «Non potrei mai dimenticarlo» disse, guardandola.
Anche Misty lo guardò, negli occhi un misto tra il sollievo e la malinconia.
«Misty, senti, è un po’ che penso a una cosa…»
«Dimmi»
«Quello che ci siamo detti quella sera a Cerulean City, di andare avanti con le nostre vite e non rovinare i ricordi…»
«Si?» lo esortò la ragazza.
«Secondo me è stato uno sbaglio» concluse Ash.
«Davvero?» chiese Misty, incredula.
Ash la guardò con intensità. «Misty, in questi giorni insieme ho capito quanto sei stata importante per me, e quanto mi sei mancata in questi anni. Io… io ti voglio ancora nella mia vita»
La ragazza sgranò gli occhi, il cuore che batteva forte. Non avrebbe mai creduto che Ash le avrebbe detto una cosa del genere.
Abbassò gli occhi, incapace di reggere ancora il suo sguardo, e li puntò verso la foresta. Non voleva che lui captasse la sua debolezza. «Anche io ti voglio nella mia vita» disse infine.
Ash sorrise e non aggiunse altro.
Restarono ancora altri minuti fuori, in silenzio, finché non convennero entrambi che era meglio rientrare.
Una volta dentro ripresero i loro posti sui divani, cercando di riscaldarsi al meglio che potevano.
«Misty?» la chiamò Ash, a voce bassa.
«Si?» chiese lei.
«Mi dispiace»
«Per cosa?»
«Per non averti cercata in questi anni»
«Ti sei già scusato» gli ricordò la ragazza.
«Ma le altre volte era perché pensavo fosse in mio dovere. Ora lo sento davvero»



Spero vi sia piaciuto questo capitolo (a me personalmente piace un sacco, eheh). 
La canzone è Bottom of the ocean di Miley Cyrus, canzone che io adoro e che parla, come il capitolo, di ricordi.
Bene, recensite in tanti e al prossimo cap!

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