If i were a girl.

di sehunssi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap. 1 ***
Capitolo 2: *** cap. 2 ***
Capitolo 3: *** cap. 3 ***
Capitolo 4: *** cap. 4 ***
Capitolo 5: *** cap. 5 ***
Capitolo 6: *** cap. 6 ***



Capitolo 1
*** cap. 1 ***


If I were a girl.

1.

 

Il ragazzo rimise la parrucca nell’armadio, facendo attenzione a non rovinarla. Poi piegò la gonna e la maglietta e le ripose anch’esse nell’armadio. Infine, sistemò le scarpe nella loro scatola, per poi nasconderla sotto al letto. Tirò un sospiro di sollievo, ringraziando il Signore che, anche oggi, nessuno lo aveva riconosciuto travestito da ragazza.

Sì, perché Taemin aveva un segreto che non aveva mai detto a nessuno, neppure a suo fratello che era il suo migliore amico. Gli piaceva… travestirsi da donna. Indossare le gonne, quelle camicette così carine colorate, per non parlare delle scarpe e degli accessori! Aveva cominciato a farlo un anno fa, dopo averci pensato a lungo.

Vestirmi da ragazza non fa di me un omosessuale, no.

Questo era quello che si ripeteva ogni volta che indossava una gonna o si abbottonava la camicetta.

Ovviamente i travestimenti avvenivano quando i suoi non erano a casa o nei bagni pubblici. Avendo un viso dai lineamenti femminei non aveva problemi ad entrare nel bagno delle ragazze con i jeans e ad uscire con indosso un vestito. Nessuno notava mai la differenza, specialmente se poi si truccava.

Taemin ricordava esattamente le sensazioni che aveva provato la prima volta che si era travestito: erano un misto di ansia ed eccitazione. Ma anche paura, paura di essere scoperto, punito e giudicato pazzo. Lui era molto religioso e sapeva cosa pensava Dio di chi andava contro natura. Ma c’era sempre qualcosa che lo turbava del pensiero del suo Dio: perché se ci ha creati e ci ama finisce per odiarci se desideriamo essere qualcos’altro o amiamo qualcuno del nostro stesso sesso? L’amore non è forse universale?

Ma Taemin aveva finito per zittire la vocetta che dentro di sé gli ripeteva che stava facendo qualcosa di sbagliato. Lui non era sbagliato. E non c’era niente di sbagliato in ciò che faceva. Niente.

Si infilò il pigiama e andò a letto, sfinito. Chissà, magari anche stanotte avrebbe sognato d’essere una donna, coi capelli lunghi e scuri e dei lineamenti perfetti.

 

-

 

Il moro posò lo scatolone per terra, asciugandosi poi il sudore col braccio. Era una fatica sistemare ogni volta i nuovi articoli che arrivavano al minimarket, specialmente se doveva farlo di sera dopo una lunga giornata di studio e sport. Ma aveva sempre desiderato essere indipendente dalla propria famiglia, e per farlo era disposto anche a lavorare part time in un market del quartiere. La paga non era alta, ma gli permetteva di soddisfare qualche vizio senza dover sempre chiedere ai suoi genitori dei soldi. Era questa la più grande soddisfazione per Minho: non dover chiedere niente a nessuno.

“Choi! Sbrigati, che sta arrivando altra roba!”

“Arrivo!” Il ragazzo alzò lo scatolone e lo portò dentro al magazzino del market, sistemandolo sopra un altro che aveva portato dentro precedentemente.

“Quando hai finito di sistemare qua, apri i vari scatoloni e sistema gli articoli nei loro posti. Niente casino, mi raccomando! Non ti pago per grattarti la pancia.”

Minho annuì, senza dire niente. Il capo era brusco ogni tanto, ma era una brava persona. Si rimise al lavoro, e non appena ebbe finito di sistemare gli scatoloni nel magazzino, cominciò ad aprirli e a sistemare i vari articoli. Era una faticaccia fare tutto da solo, colpa dell’altro ragazzo che era malato, ma in fondo questo era il suo lavoro e non poteva certo lamentarsi. 

Finì di sistemare tutto alle due di notte, consegnò le chiavi del magazzino al capo e salendo sulla sua bicicletta si diresse verso casa. Lo aspettavano cinque ore di sonno,  una di corsa nel parco vicino, doccia e poi sei ore di scuola. Senza dimenticare le due ore di palestra e le altre del turno serale nel market.  Tutta la vita di Minho era perfettamente organizzata. Ma non avrebbe mai immaginato che qualcosa  - qualcuno – avrebbe finito per cambiarla totalmente.

- - -

Buonasera, questa è la prima fanfiction sul kpop che pubblico... scusate per eventuali errori (anche se l'ho riletta e riletta) e grazie a chiunque commenterà e mi farà
notare dove ho sbagliato! A presto per i prossimi capitoli! (:

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Capitolo 2
*** cap. 2 ***


2.

 

Taemin si svegliò presto, si stropicciò gli occhi e sbadigliò, assonnato. Aveva dormito bene, sì, ma non aveva sognato di essere donna. Aveva invece sognato di essere scoperto e di finire isolato da tutti. Sbadigliò di nuovo, cercando di scrollarsi dalla mente il brutto sogno. Si alzò e si diresse verso il bagno per lavarsi e prepararsi. Tra poco sarebbe dovuto andare a scuola e non voleva di certo perdere il bus.

Appena finì di lavarsi tornò in camera, per vestirsi. Si guardò allo specchio: quei pantaloni troppo larghi per il suo fisico asciutto e quella camicia bianca informe non gli donavano per niente. Per non parlare delle scarpe, nere e brutte. No, i vestiti da uomo non facevano proprio per lui. Cosa c’era di meglio dell’uniforme femminile? Una gonna corta, a pieghe, camicetta bianca che metteva in risalto le forme e dei mocassini neri che calzavano perfettamente il piede femminile.

Scosse la testa, tornando alla realtà. Prese la cartella e chiuse la porta della sua stanza, poi scese le scale verso la cucina, dove lo aspettava la colazione. Sospirò, rassegnandosi al fatto che non sarebbe mai diventato donna da un giorno all’altro, o almeno senza un operazione.

“Buongiorno Tae!” disse sua madre.

Taemin sorrise, nel modo più falso possibile, cercando di non far trasparire la tristezza che provava dentro di sé.

Poi si alzò da tavola, salutò la madre ed uscì di casa. Fece un respiro profondo e si diresse verso la fermata dell’autobus. Era in perfetto orario.

-

Minho si buttò sotto la doccia, accaldato. Aveva fatto decisamente un buon tempo, tenendo conto che si era svegliato con dieci minuti di ritardo. Poco male, avrebbe camminato più velocemente verso scuola. Saltare la colazione era impensabile, dato che è il pasto più importante della giornata. Prendere un mezzo pubblico era assolutamente da escludere: la scuola era a solo dieci minuti a piedi, perché mai usare un motore invece delle proprie gambe?

Uscì dalla doccia, si asciugò in fretta e si vestì. Poi andò in cucina, salutando tutta la famiglia e ringraziando per il pasto. Mangiò in silenzio, come sempre d’altronde. I suoi non avevano mai approvato che il proprio figlio lavorasse di notte,  e negli ultimi tempi l’aria in famiglia era diventata pesante.

“Stai studiando per gli esami?” disse il padre non alzando lo sguardo dal giornale.

“Mh.” Rispose Minho mentre masticava.

“Lo spero per te. Tuo fratello ha avuto accesso ad una delle migliori università del paese e pretendo che sia lo stesso per te. O vuoi essere da meno?”

Minho odiava quando suo padre tirava in mezzo suo fratello. Era sempre stato il protetto della famiglia, il migliore in tutto. Sport, scuola, rapporti con gli altri e relazioni con le donne: suo fratello brillava in ogni campo. Si era diplomato col massimo dei voti e anche adesso che era all’università era il migliore del suo corso.

Il ragazzo bevve il succo d’arancia senza rispondere al padre, ringraziò nuovamente e si alzò da tavola, salutando i proprio genitori. La madre rispose con un semplice “Fai attenzione” mentre il padre rimase in silenzio.

Chiuse la porta e si incamminò verso il cancelletto. Uscì e prese un bel respiro. “Meno di cinque minuti, voglio arrivarci a corsa in meno di cinque minuti.” Contò fino a tre e poi cominciò a correre, il più veloce possibile, mentre il vento gli scompigliava i capelli. Lui non era fatto per lo studio, no. Era nato per correre. O per calciare un pallone. O per saltare più in alto di tutti. Minho era sicuro che il suo futuro sarebbe stato lo sport, e non un posto dietro ad una scrivania.

Arrivò a scuola, col fiatone. Si rilassò un poco, prima di controllare l’ora sul suo orologio: meno tre alle nove. Era riuscito ad arrivare in tempo, e con tre minuti d’anticipo. Sorrise, soddisfatto del suo nuovo record. Si incamminò verso l’entrata, sorridendo al suo amico Kibum che era arrivato pochi secondi prima di lui.

“Buongiorno!”

“’Giorno! “ rispose l’altro “Oh, ma che hai fatto? Sei tutto sudato!”

“Ah! Niente, ho sol-“ prima che potesse finire la frase si ritrovò Kibum vicino al suo viso, che con un fazzoletto gli asciugava il sudore.

“Tanto per renderti un minimo decente e, zitto non dire niente! Ti devo raccontare cosa mi è successo ieri!”

Minho abbozzò un sorriso, imbarazzato. Kim Kibum era decisamente il ragazzo più strano che avesse mai conosciuto. Ma era anche il suo migliore amico e non smetteva mai di ringraziare il cielo di avere una persona così al suo fianco. Un secondo fratello, anzi, un fratello vero e proprio visto che con quello “vero” non andava per niente d’accordo.

“Certo, certo, mi racconterai tutto durante la pausa pranzo, non ora che dobbiamo entrare.”

Kibum annuì, e insieme entrarono.   

- - -

Grazie a chi ha commentato & letto il primo capitolo! Mi ha fatto molto piacere ricevere commenti positivi... soprattutto che sia piaciuto questo Taemin così diverso dal solito! L'idea che fosse molto religioso mi è venuta leggendo in giro, su vari siti e blog, che sia lui che la sua famiglia lo sono "nella realtà". Non so quanto sia attendibile come cosa, ma è servita comunque a darmi ispirazione! Spero che anche questo capitolo piaccia, piano piano verranno introdotti altri personaggi! (: un bacio! :3

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Capitolo 3
*** cap. 3 ***


3.

 

Taemin camminava a testa bassa, immerso nei suoi pensieri, nel corridoio principale della scuola. Era talmente preso dai suoi problemi da non rendersi conto di chi lo circondava, tanto che finì per scontrarsi con qualcosa – o meglio qualcuno - . Alzò la testa, imbarazzato, e davanti a sé vide un ragazzo alto e snello.

“S-scusami!” balbettò abbassando il viso.

“Uh?” disse l’altro “Ah! Niente, tranquillo… non è niente!”

“Oooh, faresti bene a guardare dove vai caro mio!” squittì Kibum.

Taemin si limitò ad annuire in silenzio, si inchinò di nuovo, e corse verso la sua classe. Sentiva il viso bruciare e il cuore battere fortissimo. Entrò in classe, cercando di sistemarsi e di rilassarsi, poi si sedette al suo banco, in silenzio. Nessuno dei suoi compagni sembrava notarlo più di tanto, ma in fondo era sempre stato così. Sin da piccolo Taemin aveva avuto difficoltà a fare amicizia, a causa della sua timidezza. E così si era ritrovato alle superiori senza uno straccio di amico o amica. Sospirò, mentre il professore entrò il classe.

 

-

 

“Non ci sono più i giovani di una volta! Oh!”

“Ahah, andiamo Kibum, parli come una vecchia zitella!” Minho rise, mentre cercava di sbucciare un arancia.

“Sentimi bene” disse l’altro agitando l’indice a mo’ di diva “Quel ragazzino – che mi pare si chiami Taemin o una roba simile – non s’è nemmeno scusato decentemente! Si chiama e-du-ca-zio-ne! Inoltre ho sentito dire cose strane su quel ragazzo, bah!”

“Mmh” rispose l’altro masticando uno spicchio d’arancia “Non è che mi abbia fatto cadere in terra stile drama eh-“

“Zitto, non parlare, che quando mastichi e parli fa veramente impressione!”

Minho avrebbe voluto ribattere, ma aveva la bocca piena e si limitò a masticare. Kibum ripose il suo cestino del pranzo nella cartella e poi cominciò:

“Allora. Ti dicevo di ieri! Stavo tranquillamente camminando per strada quando – ascoltami bene! – mi squilla il telefono. Faccio per rispondere e, indovina indovinello chi è?”

“Non lo so, chi era?” rispose l’altro canticchiando.

“Eh eh eh” ridacchiò Kibum “Jonghyun!”

Minho strabuzzò gli occhi, sorpreso. Jonghyun era il ragazzo che lavorava con lui al minimarket. Kibum l’aveva conosciuto un giorno, quando era andato a trovare Minho sul lavoro. Si erano piaciuti al volo, e avevano parlato un po’, per poi scambiarsi i numeri. Adesso ogni tanto Jonghyun chiamava Kibum e uscivano insieme. Da amici si intende, ovvio.

“E che ti ha detto?”

“Che era malato bla bla che te avevi turni extra bla bla e che gli dispiace di non potermi vedere.” Kibum sbuffò, voltando la testa di lato.

“Capisco…”

“No! Non capisci! Non capisci cosa stia provando io adesso, in questo momento, proprio ora!”

“Cosa stai provando?”

“E me lo chiedi così?”

“Come dovrei chiedertelo scusa?” ridacchiò “Mandandoti una lettera?”

“Aaah! Mi fai incavolare quando fai così” Detto questo Kibum si alzò e uscì dalla classe. Minho conosceva bene il suo amico, e sapeva perfettamente che quando era in ansia per qualcosa tendeva ad esagerare tutto in maniera sproporzionata. Si limitò a grattarsi la testa e a sistemare il banco, visto che la pausa pranzo stava per terminare.

Non avevano litigato, no, alla fine delle lezioni sicuramente Kibum sarebbe tornato quello di sempre, sorridente e primadonna. A Minho balzò in mente la strana idea che tra Jonghyun e Kibum potesse esserci qualcosa di più di una semplice amicizia tra ragazzi.

 

Non è affar mio comunque. Voglio dire, è una cosa che riguarda loro due. Mi sento il cupido della situazione però, magari finiscono per mettersi insieme e- ma che vado a pensare… Se c’è qualcosa sarà Kibum a dirmelo quando vorrà. Mi fido.

 

Mentre era preso da questi pensieri, vide passare davanti alla porta della classe il ragazzo che lo aveva urtato accidentalmente. Scattò in piedi e si diresse subito verso di lui.

“Ehi!” urlò.

Taemin si voltò, indicando se stesso con un dito e sussurrando un “Io?”. Minho annuì e gli fece segno con la mano di avvicinarsi. Taemin si avvicinò, agitato.

“Ehi, ehm, volevo dirti di non prendertela per quello che ha detto oggi il mio amico, Kibum lui è un po’ così, insomma, certe cose non le dice con cattiveria e-“ riprese fiato “e comunque non ti preoccupare per stamani!”

“Mh”

“Senti, ehm, com’è che ti chiami?”

“Lee Taemin.”

“Piacere!” Il ragazzo tese la mano “Io sono Choi Minho e il mio amico si chiama Kim Kibum!”

“Mh, tanto piacere” Taemin prese la mano di Minho e la strinse. Sentì un brivido percorrergli la schiena.

“Che- che classe frequenti?”

“Sono nella terza sezione…” rispose l’altro a bassa voce. La timidezza lo stava uccidendo.

“Ah, sei più piccolo di me! Io sono all’ultimo anno e-“

“Minhooo! Muoviti che inizia la lezione!” Kibum lo chiamò, urlando dalla classe.

“Devo andare! Ci vediamo in giro, okay?”

Prima che Taemin potesse rispondere qualcosa, qualsiasi cosa, l’altro ragazzo era già corso dentro la propria aula. Lui invece si limitò a rimanere fermo, in piedi, come se fosse paralizzato. Si riprese solamente quando la campanella segnò l’inizio dell’ora di lezione. Si diresse verso la propria classe, sorridendo per chissà quale stupido motivo.

- - -

Rieccomi qui! Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento (: Finalmente si sono incontrati (anzi, scontrati LOL) e piano piano entreranno in scena anche altri personaggi... 

Grazie ancora a chi ha commentato i capitoli precedenti e a chi ha comunque letto la storia!

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Capitolo 4
*** cap. 4 ***


4.

 

Era passata qualche settimana e gli esami – come anche le vacanze estive – si facevano sempre più vicini. Taemin trascorreva le giornate a casa, per prepararsi agli ultimi test. Non aveva avuto molto tempo libero per uscire né per trasformarsi in Taeyeon, suo alter-ego in gonnella. Sospirava, sventolandosi per il troppo caldo della sua stanza. La finestra era completamente spalancata, ma non vi era nemmeno un alito di vento e, manco a dirlo, il condizionatore era rotto. Avrebbero dovuto ripararlo entro la prossima settimana, o almeno così gli aveva detto sua madre.

Cercò di non pensare al caldo afoso e di concentrarsi sui problemi di matematica. Ma più del caldo, c’era qualcos’altro che non voleva dargli pace: Minho. Non l’aveva più visto da quel giorno, né a scuola né in giro. Probabilmente, pensò, deve essere molto preso dagli esami e non ha tempo.

Sospirò nuovamente e, a testa china, riprese a studiare. L’indomani avrebbe avuto l’ultima prova scritta su tutto il programma dell’ultimo quadrimestre. Per non rovinare la media e passare, anche quest’anno, con il massimo dei voti in tutte le materie avrebbe dovuto prendere cento su cento. Era sempre stato capace in matematica, e quindi non avrebbe avuto grandi problemi nemmeno in questa prova. Sbuffò e chiuse il libro, stanco di rileggere ormai la solita frase da venti minuti. Non c’era con la testa, quindi era inutile provare ancora a studiare. Si alzò e si stese sul letto, chiudendo gli occhi. Minho, Minho, Minho. Vedeva solo lui e nessun altro. Sentiva il suo nome ovunque. Si girò su un fianco, cercando di pensare ad altro.

Tra un pensiero e l’altro finì per addormentarsi.

 

-

 

“Quindi mi stai dicendo che nonostante domani ci sia l’ultimo test di prova prima del vero esame tu non hai aperto libro e sei andato a farti un giro in bici al parco.”

“No, Kibum, ti sto dicendo che: preso dal troppo studio  per distrarmi sono uscito per fare la mia solita ora di bicicletta giornaliera.”

“Ma non hai studiato.”

“Pace, tanto in storia non ho problemi.”

“Ma è il test su tutto il programma e-“

“Kibum, anzi, Umma, non preoccuparti. Passerò anche questa. E ora scusa ma corro a lavoro. Ci vediamo domani.”

“Okay okay, a domani. Byeee.”

Minho chiuse la chiamata e si rimise il telefono in tasca. Poi salì sulla bicicletta e si diresse verso il market: tra poco sarebbe iniziato il suo turno.

Arrivò con un paio di minuti d’anticipo, Jonghyun fuori dal magazzino che stava scaricando delle casse da un camion.

“Ohi, Minho! Muoviti a cambiarti e vieni a darmi una mano! Queste casse pesano troppo per il mio fisico.”

Il moro rispose con un cenno della mano, posò la bici e si diresse verso la stanza dello staff per cambiarsi. Negli ultimi giorni non aveva dedicato molto tempo allo studio, e se ne rendeva perfettamente conto. La sua media era rimasta più o meno la stessa, nonostante avesse cominciato a lavorare. Ormai la sua carriera scolastica, per quanto riguardava le superiori, stava volgendo al termine. Non avrebbe più rivisto nessuno dei vecchie compagni, tranne ovviamente Kibum, col quale era amico sin dall’asilo.

Si cambiò e andò ad aiutare Jonghyun con quelle casse.

“Allora, uhm, come se la passa Kibum?”

“Jonghyun-Hyung… lo chiedi a me? Penso che tu lo senta molto più spesso del sottoscritto!”

Jonghyun abbassò lo sguardo, sorridendo imbarazzato.

“Non è- Beh sì, ci sentiamo spesso. E’ un male? Mi sta simpatico quel ragazzo…”

“Tranquillo Hyung, Kibum se la passa bene è solo-“ posò l’ennesimo scatolone nel magazzino, interrompendosi “E’ solo stanco per via degli esami. Appena finiti penso che potrete vedervi molto spesso. No?”

L’altro annuì, poi diede una pacca a Minho sulla spalla.

“Grazie per l’aiuto… Aish! E’ arrivato un cliente, ti conviene andare tu a servirlo, io sono inguardabile.” Minho guardò l’amico: era completamente sudato e… sì, puzzava leggermente. Non era proprio fatto per i lavori pesanti.

“Okay okay, vado io. Tu magari vai a rinfrescarti un attimo, sei leggermente sudato.” Jonghyun sorrise, mentre Minho usciva dalla porta del magazzino dirigendosi verso la cassa.

“Buonasera e benvenuto!” disse rivolgendosi al cliente. “Ah, benvenuta dovrei dire!” Si corresse, perché il cliente era in realtà una cliente.

La ragazza sorrise goffamente, abbassando la testa.  Sussurò un “Buonasera” e si diresse verso il reparto dei dolci. 

“Se ha bisogno chieda pure!” Minho non fece in tempo a terminare la frase che sentì un tonfo provenire proprio da dove si era appena diretta la giovane: era scivolata, mentre cercava di prendere del latte, facendo cadere le bottiglie di vetro in terra e rompendole.  Si avvicinò, abbassandosi per aiutarla ad alzarsi.

“Avrebbe dovuto chiamarmi se non arrivava a prenderle, l’avrei aiutata io a-“ Si bloccò improvvisamente, e sentì come un tonfo al cuore. In meno di un millesimo di secondo pensò di avere davanti a sé la ragazza più carina di tutto il pianeta. Lei arrossì, chiedendo scusa sottovoce.

“H-ho fatto un disastro, mi dispiace. Mi scusi, mi scusi!”

“No, ah, tranquilla. La aiut- ti aiuto ad alzarti, ecco.” Minho aiutò la ragazza a tirarsi su e non poté fare a meno di notare il fisico esile e magro.

“Pagherò per il danno… mi dispiace…”

“Non ti preoccupare, ehm, sistemo io. Succedono spesso queste cose, non è grave…” Minho sorrise, cercando di rassicurare la ragazza. Poi ebbe un lampo di genio e fece la cosa più intelligente della sua vita, secondo lui.

“Come ti chiami? Io sono Minho, piacere.” Le porse la mano, sorridendo a trentadue denti.

“Taeyeon. Mi chiamo Taeyeon.” Rispose l’altra, guardandolo negli occhi.


- - -

Rieccomi, sono tornata. Scusate se è un capitolo un po così, cercherò di farmi perdonare ;___; Spero comunque che vi piaccia, visto che finalmente... insomma, le cose si stanno smuovendo piano piano! Fatemi sapere cosa ne pensate, commenti e critiche sempre ben accetti (:
alla prossima <3

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Capitolo 5
*** cap. 5 ***


5.

 

“Piacere di conoscerti…” rispose Minho, cercando di non arrossire. Sì, era decisamente bella. E lui, per la prima volta, sentiva un qualcosa nei confronti di una ragazza.

“Potrei avere il mio latte? E’… è tardi e dovrei tornare a casa.” Disse Taeyeon.

“C-certo!” Minho prese due bottiglie di latte, le portò al bancone, dove le imbustò con cura per poi porgerle alla ragazza. Le fece anche un piccolo sconto, da vero gentiluomo.

Lei fece per salutarlo, abbassando lievemente la testa e sorridendo, cercando di rimanere il più tranquilla possibile. Poi si diresse verso la porta, ma fu fermata da Minho, che l’aveva afferrata per un braccio.

“Quando… quando ti posso rivedere?” chiese tutto d’un fiato.

“Credo… credo che domanda sia un po’ troppo avventata. Ci siamo appena conosciuti.” Rispose lei. Minho le lasciò il braccio, annuendo. In fondo non aveva tutti i torti e, pensò, certe cose accadono solo nei drama.

“Grazie per aver fatto acquisti nel nostro negozio!” esordì un Jonghyun da dietro la cassa. Si era dato una bella ripulita, ed era arrivato giusto in tempo per salvare Minho da quella situazione imbarazzante. Taeyeon salutò di nuovo ed uscì.

-

Mentre rincasava, Taemin non potè fare a meno di pensare che era un dono di Dio se era riuscito a rivedere Minho. Lui non l’aveva riconosciuto, per fortuna, e tutto sembrava essere andato per il meglio. Entrò in casa, si levò le scarpe e fuggì in camera. Non c’era nessuno oltre a lui: i suoi genitori erano a cena fuori e suo fratello era a dormire a casa di amici. Serata perfetta per travestirsi nuovamente. Si spogliò, facendo attenzione a piegare con cura i vestiti e a nasconderli perfettamente, come ogni volta. Si infilò il pigiama e, ringraziando nuovamente il Signore, si addormentò.

-

“Minho, Minho, Minho… possibile che tu sia un tale disastro con le donne? Ti pareva il modo di chiederle qualcosa? Oltretutto vi eravate appena incontrati! Stupido!” Jonghyun tirò un pugno alla spalla di Minho, mentre quell’altro si teneva la testa fra le mani, pensieroso. Aveva fatto davvero una stupidaggine, ma lì per lì non c’aveva pensato.

“Taeyeon Taeyeon… ma non è il nome più bello del mondo?” disse.

Jonghyun scoppiò a ridere, divertito. Disse a Minho che era veramente cotto marcio, per di più di una ragazzetta che avrà avuto su per giù quattordici anni. Minho rispose che doveva star zitto, lui che a ventanni suonati non aveva ancora uno straccio di donna. Jonghyun si zittì, facendo una smorfia.

“Non è vero che non ho nessuno…” rispose, mentre si accendeva una sigaretta.

“Kibum non vale, Jonghyun. Lui è un uomo.” Ridacchiò Minho.

“E anche se fosse?!” sbottò l’amico, alzandosi in piedi e gettando la sigaretta appena accesa in terra. “Bah, fanculo.” Gli disse, entrando dentro il negozio.

Minho rimase fuori, solo e perplesso. Anzi, più che perplesso era confuso, perché non capiva assolutamente la reazione di Jonghyun. Forse aveva detto qualcosa di sbagliato? O magari Kibum e Jonghyun stavano nascondendo qualcosa. Scosse la testa, ripetendosi nuovamente che non erano affari suoi e che aveva ben altro a cui pensare, come ad esempio all’esame del giorno dopo, per il quale non aveva studiato un accidenti. Si alzò anche lui e rientrò nel negozio: avrebbe dovuto lavorare ancora per due ore buone buone. Si consolò pensando a Taeyeon e a quando l’avrebbe rivista.

Voglio che sia il prima possibile” disse fra sé e sé.

- - -

Chiedo perdono *si inginocchia. Questo "capitolo", se così può essere definito, è stramegaultrasupercorto e abbastanza insignificante, ma purtroppo non son riuscita a tirar fuori niente di meglio. *si inchina ancora. Nel prossimo prevedo l'entrata in scena di Onew *squillo di trombe* . E... ho in serbo anche un'altra sorpresa, che non centra con questa fic, ma che sta diventando sempre più lunga...
Scusate ancora e buona *sigh* lettura di questa robetta qui *sigh*

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Capitolo 6
*** cap. 6 ***


6.

Il giorno seguente Taemin si svegliò prima del solito, ancora agitato dall’incontro del giorno prima. Si lavò, si vestì, fece colazione e come tutte le mattine si recò a scuola. La giornata trascorse lenta, tra le ultime verifiche e le ore di studio libero: la scuola stava davvero terminando. Sbuffò, per il troppo caldo, mentre contava i secondi che mancavano al suono dell’ultima campanella. Ancora quattro giorni e avrebbe finito scuola, questo significava anche che non avrebbe più rivisto Minho. O almeno così pensava.

Finalmente terminò anche l’ultima ora, Taemin stava sistemando le sue cose nello zaino quando uno dei suoi compagni lo chiamò, dicendogli che uno più grande lo stava cercando. Taemin si voltò verso la porta e vide Minho, dritto come un fuso, che si guardava intorno. Accanto a lui c’era Kibum, chiaramente annoiato.

“M-mi cercavi Hyung?” chiese Taemin avvicinandosi.

“Sì! Avrei una cosa da chiederti!” rispose l’altro.

Taemin lo guardò perplesso, domandandosi cosa mai potesse volere da lui Minho.

“Ti, uhm, ti andrebbe di uscire a fare un giro? Così, c’ho pensato un po’ perch-“

“Io me ne tiro fuori.” Disse acido Kibum. “Ti vorrei ricordare, Minho, che tra quattro giorni termina la scuola e noi abbiamo gli esami finali. Non ho tempo per portare a spasso un bambino.” Poi guardò Taemin “Senza offesa, sia chiaro.” Detto questo girò i tacchi, lasciando gli altri due da soli.

“Aish, è tremendamente acido in questi giorni, perdonalo.”

“Fa niente, lo capisco. Dev’essere lo stress per la scuola… no?”

“Sì… quello ed altro. Tornando a noi.” Minho si avvicinò al viso di Taemin, tanto che l’altro non potè fare a meno di diventare rosso fino alle orecchie. “Allora, ci stai per un giro? Non ho proprio voglia di mettermi sui libri e mi chiedevo se ti andasse di farmi compagnia per un film e una pizza, visto che Kibum non vuole venire.”

“I-i-io?”

“E chi altro sennò?” Minho scoppiò a ridere, divertito.

Taemin abbassò la testa, imbarazzato, e poi rispose con un “Sì” senza alzare lo sguardo. Minho sorrise e gli passò la mano tra i capelli, facendolo arrossire ancora di più. Si scambiarono i numeri e decisero l’ora e il luogo dell’incontro. Era da considerarsi un appuntamento?  Uscirono insieme dall’istituto e fecero un pezzo di strada insieme, parlando un po’. Taemin era veramente timido e Minho non smetteva di farglielo notare. Il più piccolo sentiva il cuore battere velocissimo, perché gli sembrava quasi di vivere in un sogno: Minho che camminava accanto a lui, roba da drama o shojo manga.

“Io devo andare di là, a domani!” disse Minho, attraversando la strada mentre salutava Taemin. L'altro lo salutò, sorridendo.

Taemin decise che non sarebbe tornato a casa subito, visto che non aveva niente da fare per l’indomani, si diresse invece verso la libreria di Jinki, che era giusto nelle vicinanze. Jinki era il migliore amico di Taemin, nonché l’unica persona che conosceva il suo segreto. Si erano conosciuti proprio in quella libreria, dove l’amico lavorava. Avendo un carattere molto simile si erano trovati subito, andando perfettamente d’accordo.

Arrivò col fiatone – aveva corso per tutto il tragitto –, cercò di darsi una sistemata prima di entrare ed aprì la porta.

“Buongiorno e benv- Taemin!” urlò Jinki, andandogli incontro e abbracciandolo. Taemin strinse forte l’amico, contento di vederlo dopo un bel po’ di tempo.

“Devo raccontarti delle cose, tante cose.” Disse.

“Buone nuove? Sono tutto orecchie, Tae!”

Si sedettero, e Taemin raccontò per filo e per segno gli avvenimenti degli ultimi tempi. Jinki ascoltava attentamente, annuendo ogni tanto o esclamando “Oh!” di sorpresa.

“Mh, storia interessante.”

“Mh, abbastanza.”

“Beh, non vedo molti problemi. Voglio dire, a te piace Minho… vero?”

Taemin diventò immediatamente rosso, facendo sorridere Jinki.

“Tae, sono così felice per te. Secondo me è quello giusto.”

“Mannò, a lui piace… Taeyeon. Cioè… lei che è me.”

“E quindi? Sono convinto che ti accetterebbe così come sei.”

“Ma ci conosciamo poco…”

“Domani uscite, no? Fai amicizia, apriti con lui. Diventa suo amico, e un passo alla volta comincia questa storia… non ne vale forse la pena?”

Taemin si mordicchiò il labbro, nervoso. Sì, ne valeva assolutamente la pena, ma cosa avrebbe fatto se Minho l’avesse rifiutato? Infondo, il suo era un grande segreto, e Minho non sapeva d’aver incontrato il suo alterego femminile. Ma una volta scoperto l’arcano, come si sarebbe comportato? Probabilmente sarebbe rimasto schifato, avrebbe raccontato a tutti che razza di ragazzo perverso e strano era, e lo avrebbe odiato. 

“Taemin, non pensare negativo.”

“Non lo sto facendo, non lo farò.”

“E allora non piangere, stupido.”

Senza accorgersene Taemin aveva cominciato a piangere, preso dai troppi pensieri negativi. Era decisamente un ragazzo emotivo, a volte anche troppo. Costruiva castelli in aria, rinchiudendosi nella propria bolla di problemi e pensieri, escludendo tutto e tutti. Solo Jinki riusciva a tirarlo fuori, ed era anche per questo che erano amici.

Jinki si avvicinò a Taemin, abbracciandolo di nuovo.

“Non devi preoccuparti, io ci sarò sempre per te, okay?”

“Mh.” Rispose il più giovane, tirando su col naso. Appena si calmò, decise che era l’ora di tornare a casa, prese lo zaino e salutò Jinki, ringraziandolo di nuovo.

Appena chiuse la porta dietro di sé, Jinki si passò una mano tra i capelli, abbassando la testa e sospirando. Era consapevole che il suo ruolo di migliore amico non sarebbe mai cambiato, ma ogni volta che vedeva Taemin non poteva fare a meno di sentire una stretta allo stomaco, di quelle che fanno male e non passano mai. E probabilmente a lui, quella stretta, non sarebbe passata nemmeno tra un milione di anni.

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*rullo di tamburi* ecco a voi Onew! Scherzi a parte, sono soddisfatta dell'ultima parte del capitolo, l'incontro Tae/Onew era da tanto che volevo metterlo e finalmente c'è! Adesso che ci sono tutti, intrecci, casini e love love love a tutta birra! Spero sia piaciuto anche a voi e scusatemi se sono lenta coi capitoli, ma devo studiare per due esami >___<
Se avete voglia e tempo leggete anche le altre mie fic *fa pubblicità* specialmente quella nuova che aggiornerò piano piano insieme a questa!
un bacio <3

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