If i were a girl. di sehunssi_ (/viewuser.php?uid=102782)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap. 1 ***
Capitolo 2: *** cap. 2 ***
Capitolo 3: *** cap. 3 ***
Capitolo 4: *** cap. 4 ***
Capitolo 5: *** cap. 5 ***
Capitolo 6: *** cap. 6 ***
Capitolo 1 *** cap. 1 ***
If
I were a girl.
1.
Il
ragazzo
rimise la parrucca nell’armadio, facendo attenzione a non
rovinarla. Poi piegò
la gonna e la maglietta e le ripose anch’esse
nell’armadio. Infine, sistemò le
scarpe nella loro scatola, per poi nasconderla sotto al letto.
Tirò un sospiro
di sollievo, ringraziando il Signore che, anche oggi, nessuno lo aveva
riconosciuto travestito da ragazza.
Sì,
perché
Taemin aveva un segreto che non aveva mai detto a nessuno, neppure a
suo
fratello che era il suo migliore amico. Gli piaceva…
travestirsi da donna.
Indossare le gonne, quelle camicette così carine colorate,
per non parlare
delle scarpe e degli accessori! Aveva cominciato a farlo un anno fa,
dopo
averci pensato a lungo.
Vestirmi da ragazza non fa di me
un omosessuale,
no.
Questo
era
quello che si ripeteva ogni volta che indossava una gonna o si
abbottonava la
camicetta.
Ovviamente
i
travestimenti avvenivano quando i suoi non erano a casa o nei bagni
pubblici.
Avendo un viso dai lineamenti femminei non aveva problemi ad entrare
nel bagno
delle ragazze con i jeans e ad uscire con indosso un vestito. Nessuno
notava
mai la differenza, specialmente se poi si truccava.
Taemin
ricordava esattamente le sensazioni che aveva provato la prima volta
che si era
travestito: erano un misto di ansia ed eccitazione. Ma anche paura,
paura di
essere scoperto, punito e giudicato pazzo. Lui era molto religioso e
sapeva
cosa pensava Dio di chi andava contro natura. Ma c’era sempre
qualcosa che lo
turbava del pensiero del suo Dio: perché
se ci ha creati e ci ama finisce per odiarci se desideriamo essere
qualcos’altro o amiamo qualcuno del nostro stesso sesso?
L’amore non è forse
universale?
Ma
Taemin
aveva finito per zittire la vocetta che dentro di sé gli
ripeteva che stava
facendo qualcosa di sbagliato. Lui non era sbagliato. E non
c’era niente di
sbagliato in ciò che faceva. Niente.
Si
infilò il
pigiama e andò a letto, sfinito. Chissà, magari
anche stanotte avrebbe sognato
d’essere una donna, coi capelli lunghi e scuri e dei
lineamenti perfetti.
-
Il
moro posò
lo scatolone per terra, asciugandosi poi il sudore col braccio. Era una
fatica
sistemare ogni volta i nuovi articoli che arrivavano al minimarket,
specialmente se doveva farlo di sera dopo una lunga giornata di studio
e sport.
Ma aveva sempre desiderato essere indipendente dalla propria famiglia,
e per
farlo era disposto anche a lavorare part time in un market del
quartiere. La
paga non era alta, ma gli permetteva di soddisfare qualche vizio senza
dover
sempre chiedere ai suoi genitori dei soldi. Era questa la
più grande
soddisfazione per Minho: non dover chiedere niente a nessuno.
“Choi!
Sbrigati, che sta arrivando altra roba!”
“Arrivo!”
Il
ragazzo alzò lo scatolone e lo portò dentro al
magazzino del market,
sistemandolo sopra un altro che aveva portato dentro precedentemente.
“Quando
hai
finito di sistemare qua, apri i vari scatoloni e sistema gli articoli
nei loro
posti. Niente casino, mi raccomando! Non ti pago per grattarti la
pancia.”
Minho
annuì,
senza dire niente. Il capo era brusco ogni tanto, ma era una brava
persona. Si
rimise al lavoro, e non appena ebbe finito di sistemare gli scatoloni
nel
magazzino, cominciò ad aprirli e a sistemare i vari
articoli. Era una
faticaccia fare tutto da solo, colpa dell’altro ragazzo che
era malato, ma in
fondo questo era il suo lavoro e non poteva certo lamentarsi.
Finì
di
sistemare tutto alle due di notte, consegnò le chiavi del
magazzino al capo e
salendo sulla sua bicicletta si diresse verso casa. Lo aspettavano
cinque ore
di sonno, una di
corsa nel parco vicino,
doccia e poi sei ore di scuola. Senza dimenticare le due ore di
palestra e le
altre del turno serale nel market.
Tutta
la vita di Minho era perfettamente organizzata. Ma non avrebbe mai
immaginato
che qualcosa - qualcuno – avrebbe finito per
cambiarla totalmente.
- - -
Buonasera, questa è la prima fanfiction sul kpop
che pubblico... scusate per eventuali errori (anche se l'ho riletta e riletta) e grazie a chiunque commenterà e mi farà
notare dove ho sbagliato! A presto per i prossimi capitoli! (:
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Capitolo 2 *** cap. 2 ***
2.
Taemin
si
svegliò presto, si stropicciò gli occhi e
sbadigliò, assonnato. Aveva dormito
bene, sì, ma non aveva sognato di essere donna. Aveva invece
sognato di essere
scoperto e di finire isolato da tutti. Sbadigliò di nuovo,
cercando di
scrollarsi dalla mente il brutto sogno. Si alzò e si diresse
verso il bagno per
lavarsi e prepararsi. Tra poco sarebbe dovuto andare a scuola e non
voleva di
certo perdere il bus.
Appena
finì di
lavarsi tornò in camera, per vestirsi. Si guardò
allo specchio: quei pantaloni
troppo larghi per il suo fisico asciutto e quella camicia bianca
informe non
gli donavano per niente. Per non parlare delle scarpe, nere e brutte.
No, i
vestiti da uomo non facevano proprio per lui. Cosa c’era di
meglio
dell’uniforme femminile? Una gonna corta, a pieghe, camicetta
bianca che
metteva in risalto le forme e dei mocassini neri che calzavano
perfettamente il
piede femminile.
Scosse
la
testa, tornando alla realtà. Prese la cartella e chiuse la
porta della sua
stanza, poi scese le scale verso la cucina, dove lo aspettava la
colazione.
Sospirò, rassegnandosi al fatto che non sarebbe mai
diventato donna da un
giorno all’altro, o almeno senza un operazione.
“Buongiorno
Tae!” disse sua madre.
Taemin
sorrise, nel modo più falso possibile, cercando di non far
trasparire la
tristezza che provava dentro di sé.
Poi
si alzò da
tavola, salutò la madre ed uscì di casa. Fece un
respiro profondo e si diresse
verso la fermata dell’autobus. Era in perfetto orario.
-
Minho
si buttò
sotto la doccia, accaldato. Aveva fatto decisamente un buon tempo,
tenendo
conto che si era svegliato con dieci minuti di ritardo. Poco male,
avrebbe
camminato più velocemente verso scuola. Saltare la colazione
era impensabile,
dato che è il pasto più importante della
giornata. Prendere un mezzo pubblico
era assolutamente da escludere: la scuola era a solo dieci minuti a
piedi,
perché mai usare un motore invece delle proprie gambe?
Uscì
dalla
doccia, si asciugò in fretta e si vestì. Poi
andò in cucina, salutando tutta la
famiglia e ringraziando per il pasto. Mangiò in silenzio,
come sempre
d’altronde. I suoi non avevano mai approvato che il proprio
figlio lavorasse di
notte, e negli
ultimi tempi l’aria in famiglia
era diventata pesante.
“Stai
studiando
per gli esami?” disse il padre non alzando lo sguardo dal
giornale.
“Mh.”
Rispose
Minho mentre masticava.
“Lo
spero per
te. Tuo fratello ha avuto accesso ad una delle migliori
università del paese e
pretendo che sia lo stesso per te. O vuoi essere da meno?”
Minho
odiava
quando suo padre tirava in mezzo suo fratello. Era sempre stato il
protetto
della famiglia, il migliore in tutto. Sport, scuola, rapporti con gli
altri e
relazioni con le donne: suo fratello brillava in ogni campo. Si era
diplomato
col massimo dei voti e anche adesso che era
all’università era il migliore del
suo corso.
Il
ragazzo
bevve il succo d’arancia senza rispondere al padre,
ringraziò nuovamente e si
alzò da tavola, salutando i proprio genitori. La madre
rispose con un semplice “Fai
attenzione” mentre il padre rimase in silenzio.
Chiuse
la
porta e si incamminò verso il cancelletto. Uscì e
prese un bel respiro. “Meno
di cinque minuti, voglio arrivarci a corsa in meno di cinque
minuti.” Contò
fino a tre e poi cominciò a correre, il più
veloce possibile, mentre il vento
gli scompigliava i capelli. Lui non era fatto per lo studio, no. Era
nato per
correre. O per calciare un pallone. O per saltare più in
alto di tutti. Minho
era sicuro che il suo futuro sarebbe stato lo sport, e non un posto
dietro ad
una scrivania.
Arrivò
a
scuola, col fiatone. Si rilassò un poco, prima di
controllare l’ora sul suo
orologio: meno tre alle nove. Era riuscito ad arrivare in tempo, e con
tre
minuti d’anticipo. Sorrise, soddisfatto del suo nuovo record.
Si incamminò
verso l’entrata, sorridendo al suo amico Kibum che era
arrivato pochi secondi
prima di lui.
“Buongiorno!”
“’Giorno!
“
rispose l’altro “Oh, ma che hai fatto? Sei tutto
sudato!”
“Ah!
Niente,
ho sol-“ prima che potesse finire la frase si
ritrovò Kibum vicino al suo viso,
che con un fazzoletto gli asciugava il sudore.
“Tanto
per
renderti un minimo decente e, zitto non dire niente! Ti devo raccontare
cosa mi
è successo ieri!”
Minho
abbozzò
un sorriso, imbarazzato. Kim Kibum era decisamente il ragazzo
più strano che
avesse mai conosciuto. Ma era anche il suo migliore amico e non
smetteva mai di
ringraziare il cielo di avere una persona così al suo
fianco. Un secondo
fratello, anzi, un fratello vero e proprio visto che con quello
“vero” non
andava per niente d’accordo.
“Certo,
certo,
mi racconterai tutto durante la pausa pranzo, non ora che dobbiamo
entrare.”
Kibum
annuì, e
insieme entrarono.
- - -
Grazie a
chi ha commentato & letto il primo capitolo! Mi ha fatto molto
piacere ricevere commenti positivi... soprattutto che sia piaciuto
questo
Taemin così diverso dal solito! L'idea che fosse molto
religioso mi è venuta
leggendo in giro, su vari siti e blog, che sia lui che la sua famiglia
lo sono
"nella realtà". Non so quanto sia attendibile come cosa, ma
è servita
comunque a darmi ispirazione! Spero che anche questo capitolo piaccia,
piano
piano verranno introdotti altri personaggi! (: un bacio! :3
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Capitolo 3 *** cap. 3 ***
3.
Taemin
camminava a testa bassa, immerso nei suoi pensieri, nel corridoio
principale
della scuola. Era talmente preso dai suoi problemi da non rendersi
conto di chi
lo circondava, tanto che finì per scontrarsi con qualcosa
– o meglio qualcuno - .
Alzò la testa, imbarazzato,
e davanti a sé vide un ragazzo alto e snello.
“S-scusami!”
balbettò abbassando il viso.
“Uh?”
disse
l’altro “Ah! Niente, tranquillo… non
è niente!”
“Oooh,
faresti
bene a guardare dove vai caro mio!” squittì Kibum.
Taemin
si
limitò ad annuire in silenzio, si inchinò di
nuovo, e corse verso la sua
classe. Sentiva il viso bruciare e il cuore battere fortissimo.
Entrò in
classe, cercando di sistemarsi e di rilassarsi, poi si sedette al suo
banco, in
silenzio. Nessuno dei suoi compagni sembrava notarlo più di
tanto, ma in fondo
era sempre stato così. Sin da piccolo Taemin aveva avuto
difficoltà a fare
amicizia, a causa della sua timidezza. E così si era
ritrovato alle superiori
senza uno straccio di amico o amica. Sospirò, mentre il
professore entrò il
classe.
-
“Non
ci sono
più i giovani di una volta! Oh!”
“Ahah,
andiamo
Kibum, parli come una vecchia zitella!” Minho rise, mentre
cercava di sbucciare
un arancia.
“Sentimi
bene”
disse l’altro agitando l’indice a mo’ di
diva “Quel ragazzino – che mi pare si
chiami Taemin o una roba simile – non
s’è nemmeno scusato decentemente! Si
chiama e-du-ca-zio-ne! Inoltre ho sentito dire cose strane su quel
ragazzo,
bah!”
“Mmh”
rispose
l’altro masticando uno spicchio d’arancia
“Non è che mi abbia fatto cadere in
terra stile drama eh-“
“Zitto,
non
parlare, che quando mastichi e parli fa veramente
impressione!”
Minho
avrebbe
voluto ribattere, ma aveva la bocca piena e si limitò a
masticare. Kibum ripose
il suo cestino del pranzo nella cartella e poi cominciò:
“Allora.
Ti
dicevo di ieri! Stavo tranquillamente camminando per strada quando
– ascoltami
bene! – mi squilla il telefono. Faccio per rispondere e,
indovina indovinello
chi è?”
“Non
lo so,
chi era?” rispose l’altro canticchiando.
“Eh
eh eh”
ridacchiò Kibum “Jonghyun!”
Minho
strabuzzò gli occhi, sorpreso. Jonghyun era il ragazzo che
lavorava con lui al
minimarket. Kibum l’aveva conosciuto un giorno, quando era
andato a trovare Minho
sul lavoro. Si erano piaciuti al volo, e avevano parlato un
po’, per poi
scambiarsi i numeri. Adesso ogni tanto Jonghyun chiamava Kibum e
uscivano
insieme. Da amici si intende, ovvio.
“E
che ti ha
detto?”
“Che
era
malato bla bla che te avevi turni extra bla bla e che gli dispiace di
non
potermi vedere.” Kibum sbuffò, voltando la testa
di lato.
“Capisco…”
“No!
Non
capisci! Non capisci cosa stia provando io adesso, in questo momento,
proprio
ora!”
“Cosa
stai
provando?”
“E
me lo
chiedi così?”
“Come
dovrei
chiedertelo scusa?” ridacchiò
“Mandandoti una lettera?”
“Aaah!
Mi fai
incavolare quando fai così” Detto questo Kibum si
alzò e uscì dalla classe. Minho
conosceva bene il suo amico, e sapeva perfettamente che quando era in
ansia per
qualcosa tendeva ad esagerare tutto in maniera sproporzionata. Si
limitò a
grattarsi la testa e a sistemare il banco, visto che la pausa pranzo
stava per
terminare.
Non
avevano
litigato, no, alla fine delle lezioni sicuramente Kibum sarebbe tornato
quello
di sempre, sorridente e primadonna. A Minho balzò in mente
la strana idea che tra Jonghyun e
Kibum
potesse esserci qualcosa di più di una semplice amicizia tra
ragazzi.
Non è affar mio
comunque. Voglio dire, è una cosa
che riguarda loro due. Mi sento il cupido della situazione
però, magari
finiscono per mettersi insieme e- ma che vado a pensare… Se
c’è qualcosa sarà
Kibum a dirmelo quando vorrà. Mi fido.
Mentre
era
preso da questi pensieri, vide passare davanti alla porta della classe
il
ragazzo che lo aveva urtato accidentalmente. Scattò in piedi
e si diresse
subito verso di lui.
“Ehi!”
urlò.
Taemin
si
voltò, indicando se stesso con un dito e sussurrando un
“Io?”. Minho annuì e
gli fece segno con la mano di avvicinarsi. Taemin si
avvicinò, agitato.
“Ehi,
ehm,
volevo dirti di non prendertela per quello che ha detto oggi il mio
amico,
Kibum lui è un po’ così, insomma, certe
cose non le dice con cattiveria e-“
riprese fiato “e comunque non ti preoccupare per
stamani!”
“Mh”
“Senti,
ehm,
com’è che ti chiami?”
“Lee
Taemin.”
“Piacere!”
Il
ragazzo tese la mano “Io sono Choi Minho e il mio amico si
chiama Kim Kibum!”
“Mh,
tanto
piacere” Taemin prese la mano di Minho e la strinse.
Sentì un brivido
percorrergli la schiena.
“Che-
che
classe frequenti?”
“Sono
nella
terza sezione…” rispose l’altro a bassa
voce. La timidezza lo stava uccidendo.
“Ah,
sei più
piccolo di me! Io sono all’ultimo anno e-“
“Minhooo!
Muoviti che inizia la lezione!” Kibum lo chiamò,
urlando dalla classe.
“Devo
andare!
Ci vediamo in giro, okay?”
Prima
che
Taemin potesse rispondere qualcosa, qualsiasi cosa, l’altro
ragazzo era già
corso dentro la propria aula. Lui invece si limitò a
rimanere fermo, in piedi,
come se fosse paralizzato. Si riprese solamente quando la campanella
segnò
l’inizio dell’ora di lezione. Si diresse verso la
propria classe, sorridendo
per chissà quale stupido motivo.
- - -
Rieccomi qui! Spero che anche
questo capitolo sia di vostro gradimento (: Finalmente si sono
incontrati (anzi, scontrati LOL) e piano piano entreranno in scena
anche altri personaggi...
Grazie ancora a chi ha commentato
i capitoli precedenti e a chi ha comunque letto la storia!
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Capitolo 4 *** cap. 4 ***
4.
Era
passata
qualche settimana e gli esami – come anche le vacanze estive
– si facevano
sempre più vicini. Taemin trascorreva le giornate a casa,
per prepararsi agli
ultimi test. Non aveva avuto molto tempo libero per uscire
né per trasformarsi
in Taeyeon, suo alter-ego in gonnella. Sospirava, sventolandosi per il
troppo
caldo della sua stanza. La finestra era completamente spalancata, ma
non vi era
nemmeno un alito di vento e, manco a dirlo, il condizionatore era
rotto.
Avrebbero dovuto ripararlo entro la prossima settimana, o almeno
così gli aveva
detto sua madre.
Cercò
di non
pensare al caldo afoso e di concentrarsi sui problemi di matematica. Ma
più del
caldo, c’era qualcos’altro che non voleva dargli
pace: Minho. Non l’aveva più
visto da quel giorno, né a scuola né in giro.
Probabilmente, pensò, deve essere
molto preso dagli esami e non ha tempo.
Sospirò
nuovamente e, a testa china, riprese a studiare. L’indomani
avrebbe avuto
l’ultima prova scritta su tutto il programma
dell’ultimo quadrimestre. Per non
rovinare la media e passare, anche quest’anno, con il massimo
dei voti in tutte
le materie avrebbe dovuto prendere cento su cento. Era sempre stato
capace in
matematica, e quindi non avrebbe avuto grandi problemi nemmeno in
questa prova.
Sbuffò e chiuse il libro, stanco di rileggere ormai la
solita frase da venti
minuti. Non c’era con la testa, quindi era inutile provare
ancora a studiare.
Si alzò e si stese sul letto, chiudendo gli occhi. Minho,
Minho, Minho. Vedeva
solo lui e nessun altro. Sentiva il suo nome ovunque. Si
girò su un fianco,
cercando di pensare ad altro.
Tra
un
pensiero e l’altro finì per addormentarsi.
-
“Quindi
mi
stai dicendo che nonostante domani ci sia l’ultimo test di
prova prima del vero
esame tu non hai aperto libro e sei andato a farti un giro in bici al
parco.”
“No,
Kibum, ti
sto dicendo che: preso dal troppo studio per
distrarmi sono uscito per fare la mia
solita ora di bicicletta giornaliera.”
“Ma
non hai
studiato.”
“Pace,
tanto
in storia non ho problemi.”
“Ma
è il test
su tutto il programma e-“
“Kibum,
anzi, Umma, non preoccuparti.
Passerò anche
questa. E ora scusa ma corro a lavoro. Ci vediamo domani.”
“Okay
okay, a
domani. Byeee.”
Minho
chiuse
la chiamata e si rimise il telefono in tasca. Poi salì sulla
bicicletta e si
diresse verso il market: tra poco sarebbe iniziato il suo turno.
Arrivò
con un
paio di minuti d’anticipo, Jonghyun fuori dal magazzino che
stava scaricando
delle casse da un camion.
“Ohi,
Minho!
Muoviti a cambiarti e vieni a darmi una mano! Queste casse pesano
troppo per il
mio fisico.”
Il
moro
rispose con un cenno della mano, posò la bici e si diresse
verso la stanza
dello staff per cambiarsi. Negli ultimi giorni non aveva dedicato molto
tempo
allo studio, e se ne rendeva perfettamente conto. La sua media era
rimasta più
o meno la stessa, nonostante avesse cominciato a lavorare. Ormai la sua
carriera scolastica, per quanto riguardava le superiori, stava volgendo
al
termine. Non avrebbe più rivisto nessuno dei vecchie
compagni, tranne
ovviamente Kibum, col quale era amico sin dall’asilo.
Si
cambiò e
andò ad aiutare Jonghyun con quelle casse.
“Allora,
uhm,
come se la passa Kibum?”
“Jonghyun-Hyung…
lo chiedi a me? Penso che tu lo senta molto più spesso del
sottoscritto!”
Jonghyun
abbassò lo sguardo, sorridendo imbarazzato.
“Non
è- Beh
sì, ci sentiamo spesso. E’ un male? Mi sta
simpatico quel ragazzo…”
“Tranquillo
Hyung, Kibum se la passa bene è solo-“
posò l’ennesimo scatolone nel magazzino,
interrompendosi “E’ solo stanco per via degli
esami. Appena finiti penso che
potrete vedervi molto spesso. No?”
L’altro
annuì,
poi diede una pacca a Minho sulla spalla.
“Grazie
per l’aiuto…
Aish!
E’ arrivato un cliente, ti conviene andare tu a servirlo, io
sono
inguardabile.” Minho guardò l’amico: era
completamente sudato e… sì, puzzava
leggermente. Non era proprio fatto per i lavori pesanti.
“Okay
okay,
vado io. Tu magari vai a rinfrescarti un attimo, sei leggermente
sudato.”
Jonghyun sorrise, mentre Minho usciva dalla porta del magazzino
dirigendosi
verso la cassa.
“Buonasera
e
benvenuto!” disse rivolgendosi al cliente. “Ah, benvenuta dovrei
dire!” Si
corresse, perché il cliente era in realtà una
cliente.
La ragazza sorrise goffamente,
abbassando la testa. Sussurò
un “Buonasera”
e si diresse verso il
reparto dei dolci.
“Se ha bisogno chieda
pure!” Minho non fece in tempo a
terminare la frase che sentì un tonfo provenire proprio da
dove si era appena diretta la giovane:
era scivolata, mentre cercava di prendere del latte, facendo cadere
le bottiglie di vetro in terra e rompendole. Si
avvicinò, abbassandosi per aiutarla ad
alzarsi.
“Avrebbe dovuto
chiamarmi se non arrivava a prenderle,
l’avrei aiutata io a-“ Si bloccò
improvvisamente, e sentì come un tonfo al
cuore. In meno di un millesimo di secondo pensò di avere
davanti a sé la
ragazza più carina di tutto il pianeta. Lei
arrossì, chiedendo scusa sottovoce.
“H-ho fatto un disastro,
mi dispiace. Mi scusi, mi scusi!”
“No, ah, tranquilla. La
aiut- ti aiuto ad alzarti, ecco.”
Minho aiutò la ragazza a tirarsi su e non poté
fare a meno di notare il fisico
esile e magro.
“Pagherò per
il danno… mi dispiace…”
“Non ti preoccupare,
ehm, sistemo io. Succedono spesso
queste cose, non è grave…” Minho
sorrise, cercando di rassicurare la ragazza. Poi
ebbe un lampo di genio e fece la cosa più intelligente della
sua vita, secondo
lui.
“Come ti chiami? Io sono
Minho, piacere.” Le porse la
mano, sorridendo a trentadue denti.
“Taeyeon. Mi chiamo
Taeyeon.” Rispose l’altra,
guardandolo negli occhi.
- - -
Rieccomi, sono tornata. Scusate se è un capitolo un po
così, cercherò di farmi perdonare ;___; Spero
comunque che vi piaccia, visto che finalmente... insomma, le cose si
stanno smuovendo piano piano! Fatemi sapere cosa ne pensate, commenti e
critiche sempre ben accetti (:
alla prossima <3
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Capitolo 5 *** cap. 5 ***
5.
“Piacere di
conoscerti…” rispose Minho, cercando di non
arrossire. Sì, era decisamente bella. E lui, per la prima
volta, sentiva un
qualcosa nei confronti di una ragazza.
“Potrei avere il mio latte?
E’… è tardi e dovrei tornare a
casa.” Disse Taeyeon.
“C-certo!” Minho
prese due bottiglie di latte, le portò al
bancone, dove le imbustò con cura per poi porgerle alla
ragazza. Le fece anche
un piccolo sconto, da vero gentiluomo.
Lei fece per salutarlo, abbassando
lievemente la testa e
sorridendo, cercando di rimanere il più tranquilla
possibile. Poi si diresse
verso la porta, ma fu fermata da Minho, che l’aveva afferrata
per un braccio.
“Quando… quando
ti posso rivedere?” chiese tutto d’un fiato.
“Credo… credo
che domanda sia un po’ troppo avventata. Ci
siamo appena conosciuti.” Rispose lei. Minho le
lasciò il braccio, annuendo. In
fondo non aveva tutti i torti e, pensò, certe cose accadono
solo nei drama.
“Grazie per aver fatto
acquisti nel nostro negozio!” esordì
un Jonghyun da dietro la cassa. Si era dato una bella ripulita, ed era
arrivato
giusto in tempo per salvare Minho da quella situazione imbarazzante.
Taeyeon
salutò di nuovo ed uscì.
-
Mentre rincasava, Taemin non
potè fare a meno di pensare che
era un dono di Dio se era riuscito a rivedere Minho. Lui non
l’aveva
riconosciuto, per fortuna, e tutto sembrava essere andato per il
meglio. Entrò
in casa, si levò le scarpe e fuggì in camera. Non
c’era nessuno oltre a lui: i
suoi genitori erano a cena fuori e suo fratello era a dormire a casa di
amici.
Serata perfetta per travestirsi nuovamente. Si spogliò,
facendo attenzione a
piegare con cura i vestiti e a nasconderli perfettamente, come ogni
volta. Si
infilò il pigiama e, ringraziando nuovamente il Signore, si
addormentò.
-
“Minho, Minho,
Minho… possibile che tu sia un tale disastro
con le donne? Ti pareva il modo di chiederle qualcosa? Oltretutto vi
eravate
appena incontrati! Stupido!” Jonghyun tirò un
pugno alla spalla di Minho,
mentre quell’altro si teneva la testa fra le mani,
pensieroso. Aveva fatto
davvero una stupidaggine, ma lì per lì non
c’aveva pensato.
“Taeyeon
Taeyeon… ma non è il nome più bello
del mondo?”
disse.
Jonghyun scoppiò a ridere,
divertito. Disse a Minho che era
veramente cotto marcio, per di più di una ragazzetta che
avrà avuto su per giù
quattordici anni. Minho rispose che doveva star zitto, lui che a
ventanni
suonati non aveva ancora uno straccio di donna. Jonghyun si
zittì, facendo una
smorfia.
“Non è vero che
non ho nessuno…” rispose, mentre si
accendeva una sigaretta.
“Kibum non vale, Jonghyun.
Lui è un uomo.” Ridacchiò Minho.
“E anche se
fosse?!” sbottò l’amico, alzandosi in
piedi e
gettando la sigaretta appena accesa in terra. “Bah,
fanculo.” Gli disse,
entrando dentro il negozio.
Minho rimase fuori, solo e perplesso.
Anzi, più che
perplesso era confuso, perché non capiva assolutamente la
reazione di Jonghyun.
Forse aveva detto qualcosa di sbagliato? O magari Kibum e Jonghyun
stavano
nascondendo qualcosa. Scosse la testa, ripetendosi nuovamente che non
erano
affari suoi e che aveva ben altro a cui pensare, come ad esempio
all’esame del
giorno dopo, per il quale non aveva studiato un accidenti. Si
alzò anche lui e
rientrò nel negozio: avrebbe dovuto lavorare ancora per due
ore buone buone. Si
consolò pensando a Taeyeon e a quando l’avrebbe
rivista.
“Voglio
che sia il
prima possibile” disse fra sé e
sé.
- - -
Chiedo perdono *si inginocchia. Questo "capitolo", se
così può essere definito, è
stramegaultrasupercorto e abbastanza insignificante, ma purtroppo non
son riuscita a tirar fuori niente di meglio. *si inchina ancora. Nel
prossimo prevedo l'entrata in scena di Onew *squillo di trombe*
. E... ho in serbo anche un'altra sorpresa, che non centra con questa
fic, ma che sta diventando sempre più lunga...
Scusate ancora e buona *sigh* lettura di questa robetta qui *sigh*
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Capitolo 6 *** cap. 6 ***
6.
Il giorno seguente Taemin si
svegliò prima del solito,
ancora agitato dall’incontro del giorno prima. Si
lavò, si vestì, fece
colazione e come tutte le mattine si recò a scuola. La
giornata trascorse
lenta, tra le ultime verifiche e le ore di studio libero: la scuola
stava
davvero terminando. Sbuffò, per il troppo caldo, mentre
contava i secondi che
mancavano al suono dell’ultima campanella. Ancora quattro
giorni e avrebbe
finito scuola, questo significava anche che non avrebbe più
rivisto Minho. O
almeno così pensava.
Finalmente terminò anche
l’ultima ora, Taemin stava
sistemando le sue cose nello zaino quando uno dei suoi compagni lo
chiamò,
dicendogli che uno
più grande lo stava cercando. Taemin si
voltò verso la porta
e vide Minho, dritto come un fuso, che si guardava intorno. Accanto a
lui c’era
Kibum, chiaramente annoiato.
“M-mi cercavi
Hyung?” chiese Taemin avvicinandosi.
“Sì! Avrei una
cosa da chiederti!” rispose l’altro.
Taemin lo guardò
perplesso, domandandosi cosa mai potesse
volere da lui Minho.
“Ti, uhm, ti andrebbe di
uscire a fare un giro? Così, c’ho
pensato un po’ perch-“
“Io me ne tiro
fuori.” Disse acido Kibum. “Ti vorrei
ricordare, Minho, che tra quattro giorni termina la scuola e noi
abbiamo gli
esami finali. Non ho tempo per portare a spasso un bambino.”
Poi guardò Taemin “Senza
offesa, sia chiaro.” Detto questo girò i tacchi,
lasciando gli altri due da
soli.
“Aish, è
tremendamente acido in questi giorni, perdonalo.”
“Fa niente, lo capisco.
Dev’essere lo stress per la scuola…
no?”
“Sì…
quello ed altro.
Tornando a noi.” Minho si avvicinò al
viso di Taemin, tanto che l’altro non potè fare a
meno di diventare rosso fino
alle orecchie. “Allora, ci stai per un giro? Non ho proprio
voglia di mettermi
sui libri e mi chiedevo se ti andasse di farmi compagnia per un film e
una
pizza, visto che Kibum non vuole venire.”
“I-i-io?”
“E chi altro
sennò?” Minho scoppiò a ridere,
divertito.
Taemin abbassò la testa,
imbarazzato, e poi rispose con un “Sì”
senza alzare lo sguardo. Minho sorrise e gli passò la mano
tra i capelli,
facendolo arrossire ancora di più. Si scambiarono i numeri e
decisero l’ora e
il luogo dell’incontro. Era da considerarsi un appuntamento? Uscirono insieme
dall’istituto e fecero un
pezzo di strada insieme, parlando un po’. Taemin era
veramente timido e Minho
non smetteva di farglielo notare. Il più piccolo sentiva il
cuore battere
velocissimo, perché gli sembrava quasi di vivere in un
sogno: Minho che
camminava accanto a lui, roba da drama o shojo manga.
“Io devo andare di
là, a domani!” disse Minho, attraversando
la strada mentre salutava Taemin. L'altro lo salutò,
sorridendo.
Taemin decise che non sarebbe tornato
a casa subito, visto
che non aveva niente da fare per l’indomani, si diresse
invece verso la
libreria di Jinki, che era giusto nelle vicinanze. Jinki era il
migliore amico
di Taemin, nonché l’unica persona che conosceva il
suo segreto. Si erano
conosciuti proprio in quella libreria, dove l’amico lavorava.
Avendo un
carattere molto simile si erano trovati subito, andando perfettamente
d’accordo.
Arrivò col fiatone
– aveva corso per tutto il tragitto –,
cercò di darsi una sistemata prima di entrare ed
aprì la porta.
“Buongiorno e benv-
Taemin!” urlò Jinki, andandogli incontro
e abbracciandolo. Taemin strinse forte l’amico, contento di
vederlo dopo un bel
po’ di tempo.
“Devo raccontarti delle
cose, tante cose.” Disse.
“Buone nuove? Sono tutto
orecchie, Tae!”
Si sedettero, e Taemin
raccontò per filo e per segno gli
avvenimenti degli ultimi tempi. Jinki ascoltava attentamente, annuendo
ogni
tanto o esclamando “Oh!”
di sorpresa.
“Mh, storia
interessante.”
“Mh, abbastanza.”
“Beh, non vedo molti
problemi. Voglio dire, a te piace Minho…
vero?”
Taemin diventò
immediatamente rosso, facendo sorridere
Jinki.
“Tae, sono così
felice per te. Secondo me è quello giusto.”
“Mannò, a lui
piace… Taeyeon.
Cioè… lei
che è me.”
“E quindi? Sono convinto
che ti accetterebbe così come sei.”
“Ma ci conosciamo
poco…”
“Domani uscite, no? Fai
amicizia, apriti con lui. Diventa
suo amico, e un passo alla volta comincia questa storia… non
ne vale forse la
pena?”
Taemin si mordicchiò il
labbro, nervoso. Sì, ne valeva
assolutamente la pena, ma cosa avrebbe fatto se Minho
l’avesse rifiutato?
Infondo, il suo era un grande segreto, e Minho non sapeva
d’aver incontrato il
suo alterego femminile. Ma una volta scoperto l’arcano, come
si sarebbe
comportato? Probabilmente sarebbe rimasto schifato, avrebbe raccontato
a tutti che razza di ragazzo perverso e strano era, e lo avrebbe
odiato.
“Taemin, non pensare
negativo.”
“Non lo sto facendo, non lo
farò.”
“E allora non piangere, stupido.”
Senza accorgersene Taemin aveva
cominciato a piangere, preso dai
troppi pensieri negativi. Era decisamente un ragazzo emotivo, a volte
anche
troppo. Costruiva castelli in aria, rinchiudendosi nella propria bolla
di
problemi e pensieri, escludendo tutto e tutti. Solo Jinki riusciva a
tirarlo
fuori, ed era anche per questo che erano amici.
Jinki si avvicinò a
Taemin, abbracciandolo di nuovo.
“Non devi preoccuparti, io
ci sarò sempre
per te, okay?”
“Mh.” Rispose il
più giovane, tirando su col naso. Appena si
calmò, decise che era l’ora di tornare a casa,
prese lo zaino e salutò Jinki,
ringraziandolo di nuovo.
Appena chiuse la porta dietro di
sé, Jinki si passò una mano
tra i capelli, abbassando la testa e sospirando. Era consapevole che il
suo
ruolo di migliore amico non sarebbe mai cambiato, ma ogni volta che
vedeva
Taemin non poteva fare a meno di sentire una stretta allo stomaco, di
quelle
che fanno male e non passano mai. E probabilmente a lui, quella
stretta, non
sarebbe passata nemmeno tra un milione di anni.
- - -
*rullo di tamburi*
ecco a voi Onew! Scherzi a parte, sono soddisfatta dell'ultima parte
del capitolo, l'incontro Tae/Onew era da tanto che volevo metterlo e
finalmente c'è! Adesso che ci sono tutti, intrecci, casini e
love
love love a tutta birra! Spero sia piaciuto anche a voi e
scusatemi se sono lenta coi capitoli, ma devo studiare per due esami
>___<
Se avete voglia e tempo leggete anche le altre mie fic *fa pubblicità*
specialmente quella nuova che aggiornerò piano piano insieme
a questa!
un bacio <3
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