storia del mondo emerso-come tutto ebbe inizio

di ambher
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** L'abbraccio della morte ***
Capitolo 3: *** IL Risveglio ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Prologo

Leish cantava, più che un canto era una lenta melodia che si ripeteva all’infinito. Teneva la braccia alzate e strani lampi partivano da esse e andavano a fondersi con la statua.Era tutta la notte che recitava quell’incantesimo, ogni lampo di energia che scagliava su quel blocco di marmo informe lo modellava in una figura umana .I muscoli delle braccia iniziavano a dolergli da impazzire,aveva la voce roca per il troppo salmodiare e le energie iniziavano a venire meno eppure continuava spinto da un’ossessione quasi maniacale.


Era almeno il ventesimo esperimento che faceva,attorno a lui c’erano i resti in frantumi delle sue precedenti opere andate distrutte a causa dei suoi tentativi  falliti.Stavolta però non avrebbe sbagliato.Nell’ultimo esperimento,prima che l’ennesima statua andasse distrutta l’aveva vista muoversi come una persona in carne ed ossa. Certo poi era esplosa ma,stavolta Leish sapeva cosa fare,aveva studiato per mesi e mesi il sigillo che avrebbe imposto alla scultura,stavolta era sicuro,ce l’avrebbe fatta,avrebbe donato la vita a quel pezzo di roccia inanimata.

Stava definendo il voltò della figura quando accadde. Sentì un cinguettare allegro provenire dalla finestra,unpasserotto entrò nella stanza buia e si mise a svolazzare attorno a lui. Si sentì infastidito, osservato da quella creaturina che lo scrutava con i suoi occhietti vispi.Cercò di ignorarlo continuando la sua oscura melodia. Quell’uccello maledetto però non ne voleva sapere di andarsene. Cercò allora di mantenere la concentrazione e inizio a sudare per lo sforzo di non distrarsi da quel che stava compiendo.

Fu un attimo,il passerotto si posò sulla sua spalla continuando il suo trillare allegro. Per un attimo si distrasse,guardò il passerotto spiccare il volo dalla sua spalla per iniziare a svolazzare per la stanza e tutto fu perduto.La statua a causa della pressione magica non controllata esplose in una miriade di pezzi.Fu investito in pieno da quell’onda di schegge che gli graffiarono il volto e si conficcarono nella carne. Urlò e urlò ancora gridando al mondo la sua disperazione.Gli dei si beffavano di lui! << è stato shevraar a mandarlo lo so! >> gridò rabbioso. Aveva dolore al volto e il sangue che gli colava gli annebbiava la vista eppure notò lo stesso un movimento sotto il suo tavolo da lavoro. Prese un fazzoletto e inizio a tamponarsi il viso mentre si avvicinava. Quando si accovacciò vide che l’essere che si muoveva altri non era che l’uccello che aveva causato il suo fallimento.

Provò una gioia folle vedendolo a terra agonizzante,ferito da una delle tante schegge. Lo prese in mano,e porto il corpicino al volto,l’odore metallico del sangue lo fece quasi impazzire.Strinse il pugno stritolandolo e l’uccello cessò di vivere. Per tutta una vita aveva cercato di elevarsi al grado degli Dei cercando di infondere la vita proprio come Loro facevano.Era stato visto come una folle,un visionario eppure ora tutto aveva un senso.Voleva essere come un Dio,voleva poter creare esattamente come un Dio e gli Dei lo avevano beffato per questo suo desiderio.<< Non mi hanno concesso di dare la vita,me la prenderò da solo.Mi eleverò al grado degli Dei uccidendo e distruggendo ogni cosa creata da Loro >>Leish rise come un folle. Il suo volto sfigurato dalle schegge si apri in un ghigno.Buttò per terra il corpo dell’uccello poi si passo le mani imbrattate di sangue sul viso ridendo laido,attorno a lui la sua magia agiva libera da ogni freno distruggendo quello che era stato per molto tempo il suo laboratorio.Leish uscì nella notte urlando agli Dei la sua sfida.

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Capitolo 2
*** L'abbraccio della morte ***


 L'abbraccio della morte

Le faceva male tutto.Il rosso del suo sangue impregnava il terreno contrapponendosi al bianco della neve.Era stremata,ogni
fibra del suo corpo implorava riposo,eppure,non poteva fermarsi,doveva andare avanti.Non voleva morire ,no, eppure il sonno della morte le sembrava cosi invitante .

Inciampò e cadde a terra.Non eveva il coraggio di rialzarsi,voleva stare li su quel manto candido e dormire per sempre.

 “Non voglio morire” eppure era cosi semplice restare li accovacciata aspettando che quel sonno mortale la avvolgesse. Il freddo pungente le gelava le ossa,era come se mille aghi incandescenti le attraversassero il corpo. Quello che però urlava dolore era lo squarcio slabbrato sul fianco dal quale,il sangue usciva a fiotti.

La ragazza rimase in quella posizione per quella che le sembrò un’eternità.Si era arresa,esausta non riusciva più a combattere e a lottare per restare a galla quando la morte l’aveva gia afferrata.Fu allora che lo sentì. Forse erano stati gli Dei o forse solo fortuna ma lo sentiva,era vicino a lei: il rumore felpato di zoccoli sulla neve e voci concitate attorno a lei. Qualcuno le si avvicinò e le tasto il battito.

<< Mio signore,è ancora viva >>  senti dire e quasi non ci credeva neanche lei. Si senti avvolgere in una coperta e prendere in braccio. Il dolore le attraversava il corpo come ferri roventi. Socchiuse gli occhi,voleva vedere il volto di colui che la stava strappando all’abbraccio della morte. Era un ragazzo.Aveva gli occhi blu profondi come gli abissi dell’oceano e la guardava con preoccupazione e pietà. “Un umano” pensò la ragazza con stupore. Si senti caricare su di un cavallo prima di sprofondare nell’oblio,in quegli abissi cosi neri e bui da sembrare l’anticamera della morte.
 
                                                                                         §§§§
Stava cadendo nel vuoto.Attorno a lei il nulla,sotto di lei un buio talmente profondo da sembrare una voragine pronta a divorare ogni cosa.Voleva scappare,fuggire da quel mondo fatto di confusione e dolore eppure,continuava a precipitare verso la voragine. Urla,pianti e gemiti le rimbombavano in testa poi il buio si accese. Era nella piazza del suo villaggio,le fiamme avvolgevano ogni cosa. Urla disperate,clangori di spade,lo schiocco del legno delle case in fiamme che crepitava, persone che correvano in preda al panico,tutto era caos. Fu in quell’orrore che riconobbe una voce che la chiamava,sua madre.

<< Chyara..Chyara scappa >> Urlò la donna prima che una spada le attraversasse il ventre. Chyara gridò con quanto fiato aveva in gola ma,dalle sue labbra non uscì alcun suono.Il fumo le bruciava gli occhi e la soffocava,tuttavia rimase ferma,immobile, a guardare sua madre cadere quasi al rallentatore mentre il soldato estraeva con ferocia la spada dal cadavere.

Si guardarono negli occhi per un’istante. Occhi viola ,colmi di disperazione, dentro occhi viola accesi dalla furia. Il soldato iniziò ad avvicinarsi minaccioso. La ragazza iniziò ad indietreggiare in preda al panico per poi voltarsi e fuggire dandosi della vigliacca. Voleva mettere quanta piu strada possibile tra lei e il soldato.

Il villaggio era devastato.Vide Horen,l’oste, uscire di corsa dalla casa in fiamme.Vide un soldato passare a fil di spada Smaug ,il vecchio del villaggio. Davanti a se però aveva l’immagine fissa di quegli occhi, di quel volto sporco del sangue di sua madre,carico di odio.Si voltò indietro per controllare che non la stesse seguendo,ovunque gli sembrava di scorgerlo. Poi,un sibilo e il dolore esplose nel suo fianco destro. Ebbe appena il tempo di vedere la lancia trapassargli il costato poi crollò a terra. “Sono morta” pensò quasi con semplicità. La vita la stava lentamente abbandonando quando la udì.Era una voce calma e profonda ma soprattutto,antica come se venisse da un’altra era. “ Io ti ho salvata Chyara della terra dei giorni,ora tu salverai il mio popolo” Fu l’ultima cosa che vide prima di sentirsi trascinare fuori.
                                                                                         
                                                                                                 §§§§
La ragazza aprì gli occhi ansimando madida di sudore.Aveva avuto un’incubo terribile:il suo villagio in fiamme e sua madre morta.en presto però si rese conto che non era a casa sua,era in una stanza candida e pulita. Si guardò intorno,tutto le sembrava ovattato e confuso.Era stesa su un letto. “Dove sono?”.Provò ad alzarsi per capire meglio quando una stilettata di dolore al fianco le mozzo il fiato facendole ricordare tutto e facendole capire soprattutto che non era solo un sogno. L’assalto al villaggio,sua madre,la fuga,il ragazzo che l’aveva salvata ricordava ogni cosa con dolore ma,soprattutto ricordava l’ultima frase del sogno che senza volerlo non faceva che ripetere come un mantra .“ Io ti ho salvata Chyara della terra dei giorni,ora tu salverai il mio popolo”






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Il mio angoletto


Eccomi qua finalmente.Mi scuso con tutti per il mio atroce ritardo,lo ammetto,avevo totalmente perso l'ispirazione. Se ho finalmente ritrovato l'ispirazione perduta è grazie a HermLoL alla quale è dedicata questo capitolo.
Questo capitolo è inoltre dedicato al Toya la quale c'e sempre quando le scasso le scatole chiedendole di correggermi gli errori e,sopratutto, è costretta a sopportarmi tutti i giorni.
Spero che il capitolo vi piaccia,se si...beh che aspettate? lasciate un commentino..altrimenti..beh lasciatelo lo stesso,cosi potrò avere un'occasione per migliorarmi.

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Capitolo 3
*** IL Risveglio ***


“ Io ti ho salvata Chyara della terra dei giorni,ora tu salverai il mio popolo”

 

Il risveglio 

Spalancò gli occhi bruscamente. Era ancora in quel lettino,in quella stanza sconosciuta immersa nel buio della notte. Le immagini di quello che sembrava un sogno dall’eco lontano erano scolpite nella sua mente e quella frase misteriosa continuava a ronzargli in testa come un tarlo che lentamente e metodicamente rode il legno fino a forarlo.


Era vero? Forse stava ancora sognando,forse sua madre non era morta e lei non era realmente su quello scomodo lettino.

Tentò di alzarsi puntellandosi sui gomiti ma una fitta pungente al fianco la colse quasi a smentire le sue speranze. Continuò imperterrita ignorando i richiami insistenti della ferita che si riapriva. Voleva andarsene da quel posto,tornare a casa se ancora ne esisteva una.

<< Io non lo farei fossi in te.>> Disse qualcuno nell’ombra. Quella voce sorprese l’elfa,credeva di essere sola in quella stanzetta. Alzò lo sguardo puntandolo verso la voce. A parlare era stato qualcuno che non riusciva a vedere.<< Chi sei? Fatti avanti! >> Disse tra il sorpreso e lo spaventato allungando un piede pronta ad alzarsi. La voce si fece avanti in modo che un raggio di luna colpisse il suo volto.

L’elfa rimase stupita,a parlare era stato un ragazzo,un umano.

In un istante le salirono in mente tutti i racconti di sua madre su quella strana razza. Storie piene di orrori che li accomunavano a belve feroci,storie che esprimevano il dovere degli elfi di assoggettare quelle creature inferiori per il loro bene e quello di tutti gli elfi.

<< Io non lo farei fossi in te >> Ripetè il ragazzo con voce calma e posata.

L’elfa fu colta da un moto d’orgoglio a quel richiamo. Come si permetteva quel’essere inferiore di dirle ciò che doveva o non doveva fare? Gli scoccò uno sguardo penetrante,carico d’ira ,poi ignorandolo si fece forza sulle braccia e si rialzò ignorando i reclami della ferita che orma si era riaperta macchiando di rosso le bende.

Si rese quasi subito conto di essersi sopravvalutata. Le gambe non risposero ai suoi comandi e vide il pavimento salire rapido verso di lei. Il ragazzo fu pronto a sorreggerla prima che toccasse terra. Quel tocco però la infastidì,odiava  dipendere da qualcuno,specie da uno stupidissimo uomo.

<< Non toccarmi mostro! >> esclamò cercando di liberarsi dalla sua presa che,però,era anche il suo unico appoggio.

<< Oh mi scusi principessina! >> Ribatte l’altro con sarcasmo.<< Eppure quattro giorni fa,non mi siete sembrata così schizzinosa quando vi ho raccolto da terra >> La sua voce era carica di fastidio eppure non la lasciò cadere accompagnandola fino al letto ,lasciandola andare solo quando fu nuovamente seduta.

Era stato dunque lui a salvarla? Per un attimo si vergognò delle sue parole ma non volle ammetterlo.
<< Quattro giorni? Sono stata chiusa qui dentro  per tutto questo tempo?voglio sapere dove mi trovo! >> Chiese invece con una punta di arroganza nella voce che esigeva una risposta.

Il ragazzo scoppio a ridere,la sua però era una risata fredda,sarcastica.

<< Siete tutti così voi elfi eh?Mai un minimo di gratitudine,nemmeno per chi vi ha caritatevolmente salvato la vita. >>

Chyara allora ricordò il ragazzo che l’aveva raccolta dalla neve quando lei aveva abbandonato ogni speranza e abbassò lo sguardo sentendosi quasi schiaffeggiata da quella frase.     << Grazie >> Aggiunse freddamente quasi quella parola gli costasse.<< Ora però rispondi,dove mi hai trovata? Dove sono? Il mio villaggio ? >> parlava in modo concitato mangiandosi di tanto in tanto qualche lettera,troppo desiderosa di conoscere.

Il ragazzo fece uno strano sorriso a quella parola.<< Non sono proprio dei ringraziamenti spontanei ma credo che da una come te non potrò attendermi di più >>

<< Da una come me come? >> ribattè l’elfa infastidita chiudendo gli occhi a fessura.
Il ragazzo fece per risponderle ma non ne ebbe il tempo.Dietro di lui ,infatti, erano entrati degli elfi,uno di questi dall’aria imponente lo guardava profondamente adirato.

<< Seth!stupido servo! >> Invei lo stesso elfo.<< Come osi rivolgere la parola ad un’elfa senza permesso?sarai punito severamente per questo! E ora fuori dai piedi! >> Tuonò guardando il ragazzo senza un briciolo di compassione.
A quelle parole chiara alzò lo sguardo e lo vide. Attorno al collo del ragazzo ,a sottolineare la sua condizione di schiavo,c’era un anello di metallo.
Le labbra del ragazzo fremettero e le scagliò un’occhiataccia poi si voltò verso il padrone.<< Mi scusi mio signore >> disse sommessamente poi fece un inchino ai presenti e uscì come era venuto.

L’elfo si avvicino alla ragazza seguito da una sfera di luce azzurrina che illuminava il suo volto e il resto della camera. << Mi scuso per il mio schiavo,le assicuro che imparerà a sue spese a stare a suo posto >> Disse con un che di feroce nella voce.
<< Come ti sentiti? I sacerdoti mi hanno riferito che te la sei vista molto brutta >> 

Chyara non rispose prontamente. Rimase incantata a scrutare quell’imponente figura che torreggiava su di lei seduta su quel materasso. Era un’elfo sulla trentina,aveva i capelli lunghi di un bel verde brillante raccolti in una elegante coda. Il volto,dai lineamenti decisi era ricoperto da una rada barba ben curata.L’elfo indossava una splendida armatura.Il corpetto era forgiato in argento decorato con un meraviglioso drago che di avvolgeva attorno a un tronco d’albero.Il tutto ,però risultava leggero come solo i fabbri elfi riuscivano a fare.

L’elfo parve cogliere dello smarrimento negli occhi di lei perciò si affretto ad aggiungere: << Scusami,non mi sono presentato sono il capitano Amdir e ti trovi al campo militare di Falanga r>>

L’elfa aggrottò le sopracciglia sorpresa,da quando avevano campi militari?erano entrati in guerra dunque!contro chi? Per una qualche ragione all’ultima domanda l’immagine di quegli occhi feroci tornò a scrutarla,la scaccio con un gesto della mano.

<< Sono Chyara della terra dei giorni,ti ringrazio di avermi salvata capitano Amdir >> Disse facendo un inchino col capo come la cortesia degli elfi imponeva.

<<  Aspetta a ringraziare  >> Rispose freddamente il capitano << Prima vogliamo sapere perché eri ferita nei pressi di un villaggio distrutto e cosa è successo a quel villaggio >>

Chyara spalanco gli occhi. Se lo era aspettato. L’avrebbero costretta a raccontare,a ricordare ciò che avrebbe voluto cancellare per sempre. Provò ad aprire bocca,avrebbe voluto accontentare le richieste di quell’elfo che l’aveva aiutata eppure ancora non si sentiva pronta a parlare, a ritornare a quei tragici momenti. Pensarci era come se li rendessero più veri. Un conato di vomitò le attanagliò lo stomaco e lei butto la testa all’indietro cercando di reprimerlo.

<< Forse è ancora troppo presto ,Amdir,si è appena svegliata,dobbiamo lasciarla riposare >> Azzardò qualcuno dietro di lei al quale Chyara fu profondamente grata.

<< Lasciarla riposare ,Emar? Leish è alle porte con il suo esercito e noi non possiamo permetterci una spia! >> Rispose con ferocia!

Una spia? È questo che pensavano di lei? Avrebbe voluto urlare! Smentire quell’infamia eppure improvvisamente si sentiva la lingua come incollata al palato.

<< Andiamo ,Amdir apri gli occhi! Era ferita,il villaggio era distrutto,sicuramente è una sopravvissuta! >> ribattè l’altro.

<< Ancora meglio! Potrà darci informazioni su quel cane traditore! >> Rispose pronunciando le ultime parole con disgusto.

<< Si è appena svegliata! Sarà ancora sconvolta! Diamole ancora un giorno e poi le farai tutte le domande che desideri! >>
Chyara alzò lo sguardo colmo di gratitudine verso l’elfo,era notevolmente più basso del compagno ma negli occhi aveva qualcosa di saggio, di antico che non aveva visto in nessun’altro.
Amdir sbuffò ma alla fine capitolò.
<<  E sia, un giorno,non un attimo di più! >> Disse rivolto all’elfo e fece per andarsene poi  si girò verso l’elfa << Tornerò domani  >> Le disse.
In quel mentre un altro elfo vestito con gli abiti semplici degli scudieri entrò e sussurrò qualcosa all’orecchio del capitano.
<< Maledizione! >> Imprecò L’elfo prima di uscire di fretta seguito dalla sua scorta.

Leish aveva deciso di attaccare.






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IL MIO ANGOLETTO

Eccomi qua! finalmente sono tornata! Come avrete capito a me l'ispirazione viene una volta ogni 5 mesi precisi e oggi mi è venuta alle sei del mattino mentre facevo la doccia (immaginate quali stramberie possa aver partorito la mia mente in quel momento XD) dopo di che ho usato le mie 5 ore scolastiche per cercare di rendere meno folle la mia creazione. u.u Ci terrei che mi faceste sapere cosa ne pensate,sia se vi piace sia se vi fa proprio schifo e desiderate tirarmi un paio di pomodori u.u

Questo capitolo nella sua insanità è dedicato a due persone,la prima è senza dubbio la mia Toya (p.s. passate dal suo profilo,perchè secondo me è bravissima u.u) Toya è colei che mi segue negli scleri,che caritatevolmente legge le mie storie durante l'ora di fisica e che mi sostiene in ogni istante della mia vita,da quando mi sveglio a quando mi addormento,quando sono felice e quando sono triste,in salute e in malattia (in pratica è la mia mogliettina nonchè stalker adoratissima <3)

L'altra persona è la carissima Anne la quale ha caritatevolmente (si lo so mi piace molto questa parola u.u) letto la bozza obbrobbriosa che era dandomi qualche prezioso consiglio

vi voglio molto bene a entrambe <3

con affetto 

Ambher <3

p.s. L'ho gia detto ma lo ribadisco per chi non avesse capito, RECENSITE U.U

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