Quando tutto sembra difficile

di Chibi Tantei
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Xion e Kappa ***
Capitolo 2: *** Allison ***
Capitolo 3: *** L'idea di casa ***
Capitolo 4: *** Caldo tramonto ***
Capitolo 5: *** Incontro ***
Capitolo 6: *** Sogni, tornei e case ***
Capitolo 7: *** Meeting and welcom back to Wonderland ***
Capitolo 8: *** Quando a Wonderland c'è qualcuno in più del previsto ***
Capitolo 9: *** Appuntamenti a sorpresa, rossi come il sangue ***
Capitolo 10: *** L'arma segreta ***
Capitolo 11: *** Ricordando il giorno prima ***
Capitolo 12: *** Primo giorno d'allenamento e strani pensieri ***



Capitolo 1
*** Xion e Kappa ***


ok, tutto ciò è nato dalla mia povera mente bacata che ha provato a fare quella cosa della riproduzione casuale dell'iPod. Ora, dieci ff non me ne sono uscite, ma penso che questa cosa demenziale basti e avanzi anche! "Buona" lettura. ^-^




“Stupido! Sei uno stupido!”

Le sue gambe si muovevano velocemente lungo le strade di Crepuscopoli. La sua testa era coperta dal cappuccio che,  a causa della velocità della ragazza, piano piano scivolava, scoprendo ai tenui raggi del sole un piccolo caschetto nero.
Correva, sgattaiolando da un vicolo all’altro. Non sapeva dove stava andando, e non gli interessava nemmeno. L’importante era ritrovarsi il più lontano possibile da lui.
Le sue gambe cedettero in una grande piazza. All’inizio si incurvò su se stessa, poi, quando si tirò su per vedere dov’era finita, si ritrovò in un luogo molto familiare: la Torre dell’Orologio.
Aveva dei ricordi legati a quel posto. Anche se non aveva aggettivi per definirli, alcuni riportati alla memoria, portavano serenità, altri turbamento. Era un Nessuno, e come tale non poteva provare sentimenti.
O almeno così gli avevan detto.
“La Torre … ci verranno mai a cercare qui … che dici Kappa?”
Un sorriso malinconico si dipinse sul volto della giovane corvina che ad occhi bassi parlava al suo neo evocato Keyblade. Per lei non era rimasto più nessuno al mondo, e autoconvintasi di questa sciocchezza, aveva deciso di dare un nome a colei che credeva ci sarebbe sempre stata: la sua arma.
Ritirò indietro la sua arma, aprì le grandi vetrate dell’edificio e si decise a salire.
Arrivò sulla cima in men che non si dica, ma invece di sedere sul muretto esteriore come sempre, si rannicchiò nello spazio compreso tra esso ed il campanile e ritirò fuori il suo Kappa, che appoggiò delicatamente sulle ginocchia.
“Eh eh … sta volta, niente ghiacciolo …”
Stette così per un paio d’ore, lasciando che i caldi raggi del sole al tramonto rinfrancassero, in qualche modo, il suo spirito. Se mai ne avesse avuto uno.
Poi si tirò su. Sul viso ora c’era un leggero sorriso. Guardò il suo Keyblade e subito dopo riguardò il tramonto.
“Sai che c’è, Kappa? Sono una ragazza! E come tale andrò a fare un po’ di giri qua in città! Tanto ora ho tutto il tempo che voglio, e so perfettamente che quell’idiota non verrà mai a cercarmi! Quindi ora sono … Tranquilla! Si, lo sono! Ed ho anche abbastanza munny per rifarmi una vita qui … però non ti potrò tirar fuori molto spesso Kappa, mi spiace … ma prometto che a casa troverò un posticino tutto tuo! Stanne certo.”
Fece svanire la sua fedele compagna e scese le scale in tutta fretta, diretta al mercato della città, intenzionata a compare altri vestiti e a lasciare la tunica nera da parte.
 Almeno per un po’.




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Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin qui, alla fine del 1° capitolo, sani e salvi senza aver avuto lesioni gravi(?)
spero che il prossimo capitolo esca meglio di questo \(^w^)/

Chibi Tantei

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Capitolo 2
*** Allison ***


Voglio iniziare l'introduzione di questo capitolo che è stato iniziato di primo pomeriggio per poi essere interrotto ed esser successivamente ripreso verso le dieci di sera.
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto il primo capitolo, e in particolar modo, ringraziare la mia Maria, la mia Fay, la mia prof di matematica, che qui su questo sito è registrata sotto il nome di _kagura_kaze_ , per la sua recenzione kilometrica su un argomento a lei ignoto. Grazie <3
Buona lettura ^-^




Arrivata in fondo alla strada, vide che quel mercato che di solito era sempre vuoto, sempre silenzioso, in cui le uniche presenze erano lei, gli heartless e i suoi eventuali compagni, questa volta era pieno di banchi e di gente che girava incuriosita tra di essi.
Notò che erano suddivisi per categorie: davanti a lei si apriva la zona cibo e vicino la fermata dei treni, un po’ sulla sinistra, c’erano i banchi riservati all’oggettistica. E mentre si dirigeva verso essi per farsi un’idea su come arredare quest’ipotetica casa che ancora non aveva cercato di procurarsi, il suo sguardo cadde vicino allo spacco nel muro della città. Proprio quello che conduceva al bosco.
Quel bosco che, dietro di esso, nascondeva quella strana villa rosso mattone, nella quale si nascondeva una ragazza uguale alla corvina, se non fosse stato che si poteva definire il suo “negativo”: bionda e con un vestito bianco, mentre Xion aveva sia i vestiti che i capelli neri come la pece.
Il ricordo del suo volto fù come un lampo nella sua mente, che le causò una grande fitta, la quale la obbligò a piegarsi su se stessa mentre si portava le mani alla testa.
A causa del forte dolore momentaneo che piano piano andava alleviandosi, fuoriuscirono dalla bocca della ragazza dei lievi gemiti, che catturarono l’attenzione di un paio di persone accanto a lei, ma in particolar modo, di una ragazza che doveva avere più o meno la sua età, con capelli marroni tagliati in uno strano modo e con vestiti semplici, che tendevano tutti sull’arancione con qualche linea di verde. Le si avvicinò, e mettendogli una mano sulla spalla, si accucciò accanto a lei.
“Ehi, tutto a posto? Ti senti bene?”
Le sue parole inizialmente rimbombarono nella testa della giovane corvina, poi ebbero un effetto particolare, come un tranquillante. Non sapeva spiegarsi il perché, ma ora Xion si sentiva meglio.
“ Vieni, ti aiuto a tirarti su.”
Le tese l’altra mano, e Xion l’accettò volentieri. Si tirò su, ebbe un attimo di sbilanciamento, ma seppe resistere e riacquistò l’equilibrio in poco tempo.
“Grazie.”
“Tutto a posto?”
“Oh, si, grazie … solo un leggero giramento di testa. Tutto bene”
“Sicura? Eppure non sembrava … ti eri portata le mani sulle orecchie”
Non si era resa conto di come avesse messo le sue mani.
“Io … mi sono tappata … le orecchie?”
Era incredula lei stessa di fronte al suo gesto.
“Eppure … non ho sentito … nessun suono … “
“Stai tranquilla … forse ti è passato accanto un calabrone!”
La ragazza arancionata si mise a ridere in una tenera risata che fece sorridere anche Xion.
“Io sono …”
“Olette!”
Due ragazzi le si avvicinarono correndo, con una leggera preoccupazione dipinta sul viso.
“Olette! Si può sapere dove ti eri cacciata?”
“Non ti abbiamo vista più … eravamo in pensiero per te”
Il primo ragazzo, quello che aveva corso con più foga verso la giovane castana, sembrava più preoccupato del secondo che era arrivato dopo, forse per la poca preoccupazione o forse perché la sua corporatura …”piazzata” glielo aveva impedito.
“Hyner, Pence! State tranquilli! Sono sempre stata qui! Ho aiutato semplicemente questa ragazza a rialzarsi, perché sembrava che si sentisse poco bene …”
“Beh, potevi avvisarci!”
“Buono Hyner! Stai calmo!”
“E va bene Pence, mi calmo! Solo se mi offrite un gelato!”
“Cosa??”
Olette e Pence rimasero a bocca aperte, fintamente increduli della normale reazione dell’amico che, in fondo, si aspettavano. Dopo tutto, lo conoscevano da tempo.
Xion li guardava, e più li guardava, più faceva caso che in certi momenti la ragazza vestita d’arancione, Olette, le ricordava i giorni passati insieme ad Axel e Roxas … uno che assomigliava più al ragazzo moro, a Pence, l’altro più ad … Hyner. Già.
Uguali.
Entrambi con un livello di preoccupazione elevato alle stelle.
Era assorta in questi pensieri quando la voce di Olette gli arrivò alle orecchie.
“Dove ti stavi dirigendo di bello?”
“ Ho visto che facevano un mercato, così ho deciso di venirci a dare un’occhiata, nella speranza di trovare anche qualche vestito nuovo … “ abbassò lo sguardo diretto al suo manto nero e con una mano afferrò un suo lembo”… ma a quanto pare dovrò tenerlo ancora per un po’”
“Ma allora non hai visto tutto il mercato! Dai, vieni che ti ci porto io.”
La corvina si rese conto della figura che aveva fatto: si era sentita male quasi davanti ai banchi dei vestiti che iniziavano poco dopo lo spacco del muro. Arrivati davanti ai banchi, la ragazza si ritrovò davanti ad una marea di vestiti colorati di tutte le forme e tutte le taglie.
I suoi occhi erano estasiati e si spalancarono per accogliere meglio la gioia di tutti quei colori brillanti che le si paravano davanti. Gli occhi gli caddero su un vestitino corto verde chiaro, con le spalline larghe e l’orlo ondulato che arrivava si e no a metà coscia. Le piaceva, ma era troppo corto. Voleva trovare qualcosa da poter mettere sotto. E lo trovò. Un paio di jeans a zampa di elefante attirarono l’attenzione. Vide l’abbinamento e le piacque.
Ma sentiva che mancava comunque qualcosa.
“Che carini! Anche se io lo preferirei arancione, quest’abbinamento mi piace! Dimmi, hai intenzione di metterci degli accessori?”
Accessori? Stai dicendo che qui li posso trovare per il mio Keyblade?”
“Per il tuo … cosa?” Rise “No, intendevo per i vestiti che vuoi comprarti!”
“Scusa la domanda, allora … in che senso accessori per i vestito?”
La castana rimase un attimo spiazzata dalla strana domanda. Ma non poteva certo sapere che fino ad allora, l’unico negozio che la corvina avesse visitato era quello di uno strano animaletto bianco fluttuante in aria che vendeva (o sarebbe meglio dire spacciava) pozioni e che gli unici accessori che vendeva, erano legati esclusivamente alla sua arma.
“Per accessori intendo bracciali, collane, cinte, bandane …!”
“Eh?”
“Oh cavolo! Olette! Questa sta male! Sa meno di me!”
“Hyner, tu stai zitto! E poi si è sentita poco bene! Abbi un minimo di tatto!”
Xion si sentiva in imbarazzo. In fondo questi ragazzi l’avevano appena incontrata, eppure sembrava che di dessero tante pene per lei …
“Tieni, vedi un po’ se questo ti piace! Io ce lo vedo come abbinamento.”
Dalle mani di Olette passarono a quelle di Xion un paio di scarpe da ginnastica grigio argentato ed una cintura semplice con una piccola fibbia, anch’essa tendente al grigio.
“Non conosco il tuo numero, come nemmeno il tuo nome, ma ho provato ad ipotizzare che questo ti possa star bene …”
“ …”
E’ vero. Lei ora conosceva, almeno di nome , i tre ragazzi, ma essi non sapevano niente di lei. Per loro era ancora una sconosciuta, una persona qualunque che si incontra così per caso, tutti i giorni. Per loro forse era semplicemente la ragazza corvina con il mantello nero , o forse nemmeno quello. Si sentiva quasi obbligata a dirgli il suo nome. E Olette gliel’aveva gentilmente fatto notare, spronandola in qualche modo a farle spicchicar qualche parola riguardo alla sua misteriosa identità.
Ma con il suo nome, Xion, lei si sentiva legata al suo passato, ad un passato che aveva deciso di rimuovere dalla mente. Aveva deciso di ricominciare da capo, e lo avrebbe fatto. In quel momento decise che la sua vita sarebbe svoltata in modo drastico ed elegante. Almeno lei lo considerava tale. Questo cambiamento di “classe” avveniva in quel momento, con la decisione di mentire. Menire per ricominciare. Mentire riguardo al suo nome.
“ … Allison”
“Eh?”
“Mi chiamo Allison. Piacere”









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Ok, e con questo ho finito anche il secondo capitolo! l'ho allungato un pò di più, ma spero piaccia lo stesso!
Grazie a tutti ^-^


Chibi Tantei

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Capitolo 3
*** L'idea di casa ***


Eccomi qui, con questo terzo capitolo! Spero che possa piacere.
Per prima cosa, ringrazio tutti quelli che stanno seguendo questa storia, e in particolar modo la mia maestra che fantastica su Kuranosuke (si, ti sto tirando in ballo,  _kagura_kaze_(è-é)) e anche DarkTsuki che hanno commentato \(^w^)/.
Premetto che me ne sto approfittando, visto che non conosco molto bene i personaggi di Olette, Hyner e Pence, con questa storia del OOC (Out Of Character).
C'è anche un'altra cosa, ma sarebbe un'anticipazione, quindi lo metto in fondo, e vi lascio ad una tranquilla lettura! ;)


 

 


… E così hai cambiato nome …
 

… eh, Shion …?

                                                                                                                              ****
“Idiota.”
“Me l’hai già detto.”
“E io te lo continuo a ripetere, va bene? Sei un Idiota.”
“No, non mi va bene, ok? … Piantala.”
“No, non me la pianto. Non lo faccio per due motivi …”
“Sarebbero?”
“Il primo, è che sei un idiota nato, e su questo bene o male, non ci posso fare niente.  Ma il secondo è che tengo a voi due. Ci tengo. Anche se poi mi fate un po’ spazientire con i vostri stupidi litigi … Ma sono stupidi, e ve ne accorgete anche voi! Massimo un giorno con il musone, e poi tutto viene perdonato e si rimane buoni amici … Ma questa storia continua ormai da una settimana. E ora lei è scappata! Mi verrebbe da …!!”
L’interlocutore sembrava assorto in altri pensieri, ma le parole dell’amico lo raggiunsero. Anche se il discorso era stato interrotto, lui non aprì bocca.

                                                                                                               **** 

Hyner e Pence camminavano davanti, discutendo sui nuovi e variegati gusti dei gelati visti poco prima sui banchi, mentre Olette, poco più indietro, stava iniziando a parlare con la sua nuova amica Allison che giocava, divertendosi, a far dondolare avanti e indietro la busta con i vestiti appena acquistati.
“Allora, da quanto sei qui in città Allison?”
“Eh …? Ah, sono qui da più o meno tre orette buone, credo.”
“A si? E dimmi, sei venuta qui proprio oggi perché hai sentito parlare del mercato o per pura casualità?”
“Direi … la seconda. Si, mi sono trovata qui per caso.”
“Beh, allora hai avuto fortuna! Da dove vieni?”
Allison era l’inizio della nuova vita di Xion, e come tale doveva avere un passato. Ma a questo la corvina non aveva mai fatto caso e si ritrovò spiazzata dalla domanda, che la indusse a dire, ad inventare, il passato della sua ‘maschera’, mescolando alla fantasia, un po’ dei ricordi del Nessuno.
Disse una mezza verità su ‘Xion’, una mezza bugia su di ‘Allison’, che doveva avere un passato semplice e noioso, come il suo nome , così da non attirare molto la curiosità degli altri, e invece si ritrovò con un passato abbastanza misterioso e pieno di buchi, da suscitare interesse.
“Beh, ecco, sin da quando ero piccola, sono sempre stata in viaggio. Ho visitato molti luoghi, così diversi da questo, che potrebbero esser scambiati per altri mondi.  Ma ora avevo intenzione di stabilirmi qui, visto che in passato ho già avuto modo più volte di venire in questa città.”
“Che bello!”
Olette era entusiasta. Forse perché aveva fatto amicizia con una ragazza, e a quel punto avrebbe potuto levare il tappo che bloccavano certi argomenti poiché era l’unico elemento femminile tra i suoi amici. Con Allison avrebbe potuto parlare di qualsiasi cosa, si sarebbero divertite assieme e lei e gli altri, avrebbero avuto un elemento in più nel gruppo con cui passare le giornate.
“E hai già trovato casa?”
“No, purtroppo no …”
“Allora ti aiuteremo noi! Non è vero ragazzi?”
“Certo Allison! Ti aiuteremo noi!”
“Ehi Pence! Per una casa ci vogliono molti munny, e tu mi devi ancora un gelato!
“Ah, già …”
“Vabbè, significa che faremo economia.”
“Cosa intendi Olette?”
“Risparmieremo! Per dare una mano ad Allison.”
“E come facciamo?”
“Beh, tu Hyner, potresti iniziare a FAR  RISPARMIARE  gli altri non chiedendo più ghiaccioli!”
“Che COSA?? Ma … MA … il mio ghiacciolo!”
Olette e Pence scoppiarono a ridere. Poi, finito il momento di ilarità, ripresero a discutere per poco, quando Xion li interruppe.
“Ragazzi, accetto volentieri il vostro pensiero, ma non dovete preoccuparvi per me. Penso che ce la potrei fare da sola a compare una casa. Ma se volete rendervi utili, potreste aiutarmi a cercarne una!”
Mentiva riguardo ai soldi: ne aveva abbastanza da comprarsi due case, grazie a tutti gli heartless uccisi tempo prima. Ma non voleva metterli in imbarazzo. Sorrise loro, e questi se ne rallegrarono, non pensando minimamente a quanto realmente costasse un abitazione.
“Solo una cosa.”
“Cosa?”
“Dove posso cambiarmi?”
 
                                                                           ****
 

“Oh, avanti! Sappiamo entrambi che ci tiene a lei …”
“Ci teneVO”
“Adesso basta! Te la pianti? Se continui in questo modo non risolverai niente!”
“Ma chi ti dice che io voglia risol … AHI!”
Axel  non riuscì più a trattenersi, e gli diede un sonoro schiaffo sulla nuca.
“Perché lo hai fatto?”
“Ora piantala di fare il ragazzino, Roxas.”
“Ma piantala tu! Non sei mica mio fratello maggiore!”
Detto questo, diede le spalle all’amico, e correndo, si diresse verso la sua stanza.
“Allora sai che c’è? Fai come ti pare!”
Se l’aveva sentito, ad Axel non interessò più di tanto. L’avrebbe lasciato da solo nella missione odierna che gli era stata affidata in coppia con lui. Saïx si sarebbe di sicuro innervosito e gli avrebbe fatto una delle sue solite ramanzine, ma a Roxas avrebbe fatto bene sfogarsi contro gli heartless da solo.
“A questo punto, ci dovrò andare solo soletto.”
Detto questo, ai suoi piedi si aprì un varco dimensionale, e i suoi occhi verde smeraldo furono coperti da una nube nera. 











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Eccoci qua!
Oggi mi dedico un pò più di spazio ^-^
Ah, e anche un'altra cosa, che forse avrei fatto meglio a scriverlo all'inizio del 1° capitolo: non sono ci riuscita, ma ci sono altri personaggi, oltre a Xion, alias Axel e Roxas.
Ok, ora passiamo ai chiarimenti, oltre che ringraziare nuovamente _kagura_kaze_ e DarkTsuki.


_kagura_kaze_ : si, la ragazza vestita di bianco è Naminè, e, no, non sono stata influensata dalla nostra uscita. Olette non è un OOC, ma un personaggio vero e proprio del gioco,  come tutti gli altri fin'ora comparsi (e si, sapevo che avresti scambiato il suo nome per una gustosa omelette ...). Non nego che la faccenda dell'Ipod l'hai suggerito tu, anzi, ma per il nome Allison, ti ho già spiegato che l'ho tirato fuori dalla serie "Medium", di cui mio padre è "leggermente" in fissa.

DarkTsuki: sono contenta di avere da te la conferma che il carattere di Hyner sia proprio questo! è che io me ne sto approfittando(come ho detto nell'introduzione) poichè ho giocato solo a Kingdom Hearts Re: Coded e Kingdom Hearts 358/2 days e ho solo letto il 1° manga della seconda serie.... TT-TT

Per oggi ho dato!
Grazie a tutti!

Chibi Tantei


P.S. Quel "Shion" che c'è scritto all'inizio non è un errore di battitura. Ho semplicemente voluto mettere la pronuncia del nome in inglese. Almeno è quella che si sente nel videogioco. ^-^



 

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Capitolo 4
*** Caldo tramonto ***


Ed eccomi nuovamente qui, con questo 4° capitolo.
Ho sudato sette camice per scriverlo, visto che mentre io digitavo sulla tastierina del pc per continuare la mia storiella, mia madre si guardava allegramente la tv con il volume alto.
A si, e poi perchè dovevo anche finire di smaltire la maggior parte dell'euforia causatami dal noe comprato cosplay di Xion (si, sono intenzionata a presentarmici al Romics).
Chiudo questo spazio dell'introduzione ringraziando di cuore chi mi sta seguendo e chi ha commentato riceve un fingraziamento speciale xD:
_kagura_kaze_ , DarkTsuki, e la neo arrivata Vale2910. Grazie mille ancora! \(^w^)/




“No! Non se ne parla!”
“Ma Hyner!”
“No! Non mi interessa!”
“Ti prego! Non comportarti come un ragazzino!”
“Senti, ho detto di no! Non le farò vedere il rifugio solo perché si deve cambiare!”
“Ma che ti costa?”
“PENCE! Ora non ti ci vorrai mettere anche tu, spero!”
“Se non vuole è inutile insistere … Ma grazie lo stesso Olette e Pence … Hyner, non fa niente. Tranquillo. Resterò ancora con questi vestiti.”
I languidi occhi da attrice della corvina fecero cambiare idea all’impassibile Hyner, che , a mala voglia, le mostrò il rifugio e le diede il tanto bramato consenso a cambiarsi. Compiuto questo atto di coraggio, Hyner rimase fermo, come se aspettasse qualcosa. A quanto pare non sentiva i continui strattoni di Pence ad incitarlo ad uscire e le occhiatacce che venivano da parte di Olette. Tutto restò fermo e immobile per qualche secondo, in quest’aura di imbarazzo generale, respirata da ogni persona lì presente. Beh, non ogni . A quanto pare c’era un ragazzino che non riusciva a captare niente di tutto ciò, e che ruppe questa pesante atmosfera con un ingenuo: “Mbè?”
“Voi due, FUORI!”
Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso della pazienza della giovane castana. Per dar maggior sfogo a questa straripata, a forza spinse fuori dal rifugio i due ragazzi.
“Io aspetto con loro due fuori. Fai con calma.”
Xion tirò fuori dalla bustai vestiti. Li prese in mano. Erano ancora piegati da come glieli aveva imbustati la commerciante.  Quelli che lei ora teneva in mano non erano vestiti, ma simboli. Lei li vedeva tali. Dopo tutto, la tunica nera era il simbolo di Xion, la quattordicesima componente dell’Organizzazione XIII. Quattordicesima su tredici. Questa cosa le era sempre sembrata una stonatura.
Era di troppo.
Già lei si sentiva una palla al piede, e Saïx non faceva che migliorare le cose, dicendo che stava diventando giorno per giorno, sempre meno utile di uno scopettone. Forse non erano state le sue parole precise, è vero, ma lei aveva afferrato il concetto, e se lo volle rigirare in maniera più “graziosa”. Sempre se uno scopettone possa esser definito tale.
Ma ora, quei vestiti che lei aveva in mano, quei simboli, stavano a significare la morte della Nessuno Xion e la nascita della ragazza Allison.
“Immagino che nessuno sentirà la mia mancanza … !”
Rise a malincuore, rendendosi conto del demenziale gioco di parole.
“Ah ah, Nessuno … ”
I minuti di silenzio che seguirono, con Olette che squadrava i due ragazzi, furono interrotti dalla chiara voce di Allison, mentre questa usciva dal rifugio, oltrepassando il drappeggio messo lì a mo’ di porta.
“Ho fatto.”
“Allison, stai molto bene! I colori ti donano molto di più in confronto a quel mantello nero di prima.”
“A si?”
“Olette ha ragione. Tu che dici Hyner?”
Il biondo ossigenato scrutò la ragazza con un fare snob, guardandola dall’alto in basso, per poi rigirare la testa dall’altra parte e incrociare le braccia.
“Io? Io non dico niente.”
“E com’è? Il gatto ti ha rubato la lingua?”
“Caso mai il ghiacciolo!”
Quell’aria scontrosa di poco prima si dissolse dal volto del giovane che scoppiò in un’allegra risata insieme ai suoi amici. Allison li aveva già visti tante volte ridere in passato, quando li guardava dall’alto della Torre … ma ormai lei aveva voluto staccarsi da ciò che era avvenuto. 
Restò semplicemente a guardare.
Quel caldo sentimento che cresceva nei tre giovani, che la ex-Nessuno poteva solo immaginare, quasi invidiandoli di poter provare qualcosa, spinse la loro voglia di cercar casa all’ultima arrivata.
Avevano già imboccato la via che li avrebbe dovuti portare dal primo ipotetico venditore di appartamenti/case, quando il dubbio  assalì il giovane Pence: “E se non ce la facessimo? Dico, se entro oggi non riuscissimo a trovarti casa … ?”
Olette, Pence e Allison rivolsero subito lo sguardo verso Hyner. Sapevano di avere pensieri uguali e l’unico che stonava con il loro, era il pensiero concepito dalla mente della persona che in quel momento aveva sei occhi puntati addosso .
“Che c’è?”
Silenzio.
“ … No … oh, no! No, No, NO! E no ….! … e va bene”
Hyner dovette cedere alla rassegnazione. La causa: fulmini e scintille che scaturivano i vispi occhi di Olette, che, detto fra noi, ormai ci prendeva gusto.
“Allison. Se, e dico SE, non riuscissimo (e ripeto SE!!) a trovarti una sistemazione …”
“ … Decente!”
Per trattenere la scarsa pazienza dovuta alla mancanza di un ghiacciolo da più di tre ore che ormai stava per defilarsi, il biondo ossigenato tramutò in un sibilio la sua allegra voce, per poi riprenderla, mostrando uno “splendido” autocontrollo.
“Si, Olette. Decente. Non ti preoccupare … ehm, dicevo. Se entro oggi non riusciamo a trovarti una sistemazione, potrai usufruire del rifugio. ”
“Solo per oggi, Hyner?”
Si, era un dato di fatto ormai: Olette ci stava prendendo gusto a punzecchiare e “rimproverare” Hyner.
“No. Era ovvio. Non lo specificato perché lo davo per scontato.”
“Certo, Hyner. Certo.”
“Ahah. Sei molto spiritosa, Olette.”
 Anche se sembrava scocciato, Hyner era soddisfatto, quasi felice, della presenza di Allison nel suo benamato rifugio. Ma che cosa gli passasse di preciso per la testa, nessuno lo sa.
I quattro ragazzi si diedero da fare, chi in un verso chi in un altro, per cercare una casa; ma arrivati a fine giornata, si ritrovarono con “un pugno di mosche in mano”.
“Ma noi abbiamo cercato una casa. Cosa c’entra ora la caccia alle mosche?”
“Ahahaha! Allison, sei uno spasso! Ahahahahah!”
“’Spasso’?”
“E’ un modo di dire. La risata gli ha troncato la frase. Perdonalo.”
Risate o meno, Allison rimaneva ancora senza un tetto fisso sulla testa, e su questo i tre giovani erano un po’ dispiaciuti. Certo, aveva una sistemazione, ma comunque era momentanea: non sarebbe stata niente di che.
“Ragazzi, state tranquilli. Posso stare nel rifugio. Non è un problema.”
“Si, ma comunque è scomoda come casa permanente …”
“Beh, non è detto che lo sarà.”
“Ma comunque resta il fatto che non ha il bagno …”
“Allora significa che Allison verrà a scroccare da te per il bagno!”
“Hyner!”
I due iniziarono a punzecchiarsi, mentre il terzo li guardava rassegnato sospirando. Poi si rivolse ad Allison:”Pazienza. Per oggi è andata così. Ma non disperare.”
Allison tirò fuori quattro ghiaccioli che offrì agli amici, interrompendoli dalla battibeccata che Pence aveva ribattezzato tra “piccioncini”.
“Grazie per l’ospitalità ragazzi.”
Erano tutti e quattro insieme, appoggiati sul muretto della piazza sottostante l’imponente Torre. Guardavano il paesaggio che la natura e la città sotto di loro avevano da offrire, illuminata dai perenni ultimi raggi del sole, che coloravano ogni collina d’oro, e ogni tetto tinto d’uno spento rosso-mattone, acquistava un colore vivo. Anche i ghiaccio dei loro dessert salati brillava di una luce fresca in tutto quel contesto, che donava loro un’idea di freschezza in quel caldo abbraccio di colori che li circondava. Da sottofondo c’erano stati il lontano mormorio della gente che a malavoglia si allontanava dai pochi banchi rimasti; il frusciare del vento, i lontani movimenti dei treni sulle elevate rotaie che velocemente si muovevano su di esse.
A far da cornice a questo quadro di figure e suoni, ci pensò la Torre dell’Orologio, con i suoi otto rintocchi partiti dall’aureo campanile, colorato così dal caldo sole estivo che da sempre era in procinto di tramontare.
I tre ragazzi capirono che era ora di rientrare, e Allison li tranquillizzò, dicendo loro che l’agitazione collettiva che in quel momento  li invadeva era fuori luogo. Hyner gli diede una spranga per bloccare la prima porta ad inferriata che affacciava sulla strada. Olette e Pence le fecero tantissime raccomandazioni, una su dove fossero le coperte, l’altro dove fosse un buon nascondiglio in caso di pericolo.
Allison li ringraziò nuovamente, li salutò e si avviò verso la presunta strada che doveva riportarla alla sua dimora provvisoria. Presunta poiché invece di ritrovarsi nella stradina secondaria che si era immaginata, si ritrovò nella piazza dove poco prima c’era ancora il mercato. Ma ora era da sola, in mezzo al nulla.
“Come ho fatto a finire qui? Io non ho imboccato la strada del mercato. … Eppure …”
Una leggera folata di vento le scompigliò leggermente i capelli. Quello non era un vento normale, e lei lo riconobbe. Fù invasata dal terrore.
“ Ma come hai fatto?!? Eppure ci sei venuta tante volte, qui a Crepuscopoli … Hai la memoria così flebile? O non hai ancora imparato la strada …. Xion?”








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fine 4° capitolo!
DarkTsuki : i tuoi assalti sono tutti benaccetti !^-^(l'avrò scritto bene?) Si, Hyner, con questa storia dell'OOC, lo sto facendo diventare un trita-ghiaccioli xD
sul fatto di Axel e Roxas, mi diverto anche io a farli battibeccare *^*
Ah, davvero sembrano due fratelli? :°D


Vale2910 : sono contenta che questa storiella ti piaccia ^w^ all'inizio doveva essere che Xion doveva incontrare solo Olette e la storia non doveva avere nè capo nè coda. Mai poi ho iniziato a immaginarla diversamente, ed ecco qua! (almeno ora in testa c'è il motivo della fuga di Xion dall?organizzazione)

ok, ora ho finito! grazie ancora a tutti!

Chibi Tantei

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Capitolo 5
*** Incontro ***


Ta-daaan!
Eccomi qui, con questo quinto capitolo! Spero possa esser di gradimento, anche se mi è sembrato il più pappettoso da scrivere... ok, inizialmente non doveva andare così, ma poi, sapete com'è... uno si lascia prender la mano e.... scrive tutt'altre cose di quelle che si era prefissata! xD
ok, ora vi lascio leggere.





Non poteva crederci.
Non era vero.
Era sicura che la sua mente le stesse tirando solo un brutto scherzo, e invece era la realtà.
I suoi occhi sbarrati fissavano il suolo di mattonelle della piazza deserta.
“Ehi!”
Per l’agitazione, Allison non riusciva a riconoscere chi fosse l’interlocutore che cercava quasi inutilmente di trovare un contatto verbale con lei. Lo temeva, senza guardarlo in volto.  Aveva frainteso la situazione creatasi, e iniziava seriamente a pensare che doveva ignorarlo.
Ma come fare?
Ormai si era fermata da troppo tempo, e le sue gambe erano come immobilizzate. Si rifiutavano di prender ordini dal sistema nervoso.
I brividi, ciliegina sulla torta che fino a quel momento veniva a mancare, vennero quando la giovane si rese conto che la presenza alle sue spalle si muoveva verso di lei.
“Come butta Xion?”
Xion. Già. Era questo il suo nome, il suo vero nome.
Si stupì lei stessa della sorprendente velocità con cui aveva accantonato quel piccolo mucchietto di quattro lettere per dar spazio a un nome più lungo. Forse perché con differenti lunghezze non avrebbe ripensato al passato. Non avrebbe avuto nessun motivo per guardarlo in faccia, ora che le sue nuove sette lettere coprivano interamente la visione delle prime quattro.
Completamente assorta nei suoi pensieri, si era dimenticata della figura che le stanziava dietro. Ma quest’ultima non aveva perso tempo, e diede una pacca sulla spalla della corvina, sperando di farla girare. Ma inutilmente.
“Che fai? Non mi rispondi?”
“…”
“Allora?”
Xion si era tranquillizzata. Lo aveva riconosciuto ormai. Quella parlantina sciolta nei suoi confronti … poteva essere solo lui.
Nonostante tutto, preferì aspettare, prima di proferir parola.
La pazienza dell’altro iniziava a esser agli sgoccioli, quando l’esile figura minuta della ragazza gli parlò, dandogli ancora le spalle.
“Sei solo?”
“SE sono solo? Certo che lo sono! Quell’idiota non ha volut … Ouff!”
Xion stava affondando la testa nel mantello nero dell’amico.
“Ehi! Vacci piano con queste tue incornate! Fai male, sai?”
Gli occhi color zaffiro della ragazza si alzarono, in cerca di quelli smeraldo del giovane.
“Sono contenta che tu sia qui, Axel.”
Il rosso, ricambiando il sorriso della giovane, si lasciò abbracciare.
“Contenta?  Che paroloni che fuoriescono dalla tua bocca!”
“Ah ah, lo so, sono un Nessuno … ma mi mancavi.”
‘Lo so, sono un Nessuno’: la bugia più grande uscita dalla sua bocca dopo aver mentito riguardo al suo nome. Complimenti- pensò- stiamo degenerando così facilmente …?
“Uhm, un po’ ti capisco, ma …”
“ Ma?”
“Scommetto che ti manca anche l’altro idiota …”
Ahio.
Axel … Axel,  Axel. Purtroppo hai toccato un tasto che forse avrebbe fatto meglio a impolverarsi con il pulviscolo del tempo.
 Proprio vero che la lingua batte dove il dente duole, e tu ne sei la prova vivente.
Sentiva un vuoto. Non aveva pronunciato il suo nome, ma comunque aveva centrato il punto. La ragazza aveva capito il concetto.
Per una volta avrebbe voluto fraintendere.
Era successo tante volte in passato per cose più sciocche.
I due ragazzi la prendevano in giro per questo, ma d’altronde, scherzavano. E lei lo sapeva.
Ma, per una volta, desiderò che questo non fosse mai successo. Che lei restasse nell’oblio della domanda senza dover dar risposta, e invece il rosso, con il suo silenzio, quasi la incalzava dolcemente a rispondere, lasciandogli, di sottofondo, una leggera fretta nell’aspettar una sua frase.
 
Axel sapeva benissimo l’effetto che la frase avrebbe potuto causare alla giovane, e preferì aspettare. Ma il prolungato silenzio di Xion, lo fece preoccupare, e contro ogni suo principio morale impostatosi sul momento, decise di aprir bocca per primo.
“Senti … lascia perdere. Fai finta che non ti abbia detto niente … ok?”
“ … forse … un … forse un po’.”
Si sentì sollevato.
“ … Un po’?”
“Si, un po’ … giusto perché manca una terza presenza.”
La giustificazione era talmente scialba, che Axel non resistette. Era arrivato il momento. Se l’è cercato lei, pensò, ma in fondo, era ancora scossa … meglio andarci piano.
“Oh, ceeerto … come no!”
Le passò una mano nei suoi capelli neri, scompigliandoli più di quanto non lo avesse già fatto il vento.
Chi se ne importa se era scappata dall’Organizzazione. Chi se ne cura se lei era ancora un po’ indispettita con Roxas. L’importante era di nuovo farla sorridere, come faceva poco tempo prima, insieme a lui e a quell’altro.
“Sai cosa mi ha detto, quel disgraziato?”
Anche se si parlava di lui, il termine ‘disgraziato’ pronunciato da Axel , lo metteva sotto un’altra luce, la quale incuriosiva la piccola ragazza.
“Cosa ti ha detto?”
“Che non sono suo fratello maggiore! Roba da matti …! Nemmeno avessi la parentela e BAM!subito diseredato … ! Ma ti pare giusto??”
“Se vuoi, ti accetto io come fratello maggiore!”
“Oh, ma quanto sei cara, mia adorata sorellina … ! Certo che voglio! Ho sempre sognato una sorella. ”
Il vento iniziava a tirare forte, portandosi via le voci dei due ragazzi. Xion propose di andare al rifugio insieme, e di passarci un po’ di tempo. Immaginava cosa avesse fatto Axel per andare da lei: di sicuro non era qui per una missione.
Forse aveva avuto una discussione con qualcuno … avrebbe dovuto sopportare le solite ramanzine di Saïx, avrebbe dovuto compiere missioni supplementari per rimediare a quella mancata del giorno odierno.
A quanto pare, ci teneva davvero a lei. Ma il ragazzo mascherò tutto, dicendo che si era liberamente preso un giorno di pausa, e non gli importava del resto.
 “In fondo, un po’ di riposo non ha mai fatto del male a nessuno, no?”
Come al solito, non lasciava trasparire quasi niente su di lui. Che si trattasse del suo passato, quando era ancora qualcuno, o che fosse del presente, sviava sempre il discorso, e con un’arte solo a lui nota, riusciva a cavarti di tutto e di più dalla bocca, con una delicatezza assoluta, che uno si ritrovava a parlare dopo ore e non si ricordava nemmeno come avesse cominciato e perché.
E così fu anche quella volta.
Sviò con la sua solita classe, e incitò la corvina a raccontargli ciò che aveva fatto in quella prima giornata di ribellione.
Lei gli raccontò tutto.
Axel seppe tutto, dalle prime due ore della fuga, fino al ghiacciolo preso poco prima d’ incontrarlo.
Gli era bastato far notare alla ragazza lo stupore nel vedere che indossava dei vestiti differenti, e da lì poté tirare fuori dalla piccola bocca della non-loquace, un lungo filo d’informazioni. Irrilevanti per il suo ‘lavoro’, ma importanti per la sua persona.
Stette lì per un paio d’ore. Il tempo volò a furia di ascoltare la voce allegra della ragazza raccontare sulla fatica di cercare una casa.
Senza dire niente a Xion, decise che quel giorno lui non sarebbe tornato al castello, nella sua stanza.
Decise che quel giorno sarebbe rimasto con la sua piccola amica. Con la sua nuova piccola sorellina.
La ragazza, pur essendo sotto l’effetto di quello strano incantesimo, si trattené dall’informarlo del suo Keyblade a cui aveva dato un’identità, e sul fatto che avesse mentito riguardo al suo nome sino a poco prima di rincontrare il numero VIII.
 
Si era fatto tardi, e Xion propose di andare a letto.
Era stanca per aver parlato tutto quel tempo, e anche lievemente in imbarazzo per non aver potuto offrire niente da mangiare al suo ospite. Ridendo, Axel tirò fuori due ghiaccioli, rendendosi conto che si stavano sciogliendo. Fù una cena sbrigativa, ma piena di risate, cercando di non far colare tutto il liquido salato dal ghiaccio e di non sporcarsi più di tanto.
Per quel giorno, Xion ne aveva avuto abbastanza di ghiaccioli: tra Hayner che ne chiedeva continuamente e averne mangiati due a distanza  di poche ore … era struggente. Anche per il suo stomaco.
Si addormentò, con il sorriso sulle labbra e lo stecchino del ghiacciolo ancora in mano.
Axel rimase tutta la notte a vegliare sul quel piccolo caschetto nero appoggiato alla sua spalla, meditando su cosa avrebbe fatto l’indomani.






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Allora? che ne pensate?
Odio esser ripetitiva (anche se alla fine, divorata dalla preoccupazione, lo sono ... *sigh*), quindi, resistendo agli impulsi, passo direttamente ai ringraziamenti!


zexelmas: Come ti ho già scritto, sono contenta che questa versione di Xion ti piaccia *w*. Ah, a quanto pare non sono l'unica che se ne approfitta, eh...? XD
Spero che questo pappone di capitolo con entrambi i personaggi che tu adori(?) ti sia piaciuto ugualmente agli altri! Spero di risentirti presto! ^^


shay_chan: NO CHE NON ME L'ASPETTAVO! ma ne sono felicissima! x3
Ecco! ora per la felicità mista alla sorpresa, sono a corto di fantasia! *si picchietta la testa a suon di 'Baka' Excaliburiani* Ah, e comunque tu sei la mia 'mamma' adottiva u.u Odio anche fare la puntigliosa, ma ci tengo a ricordarti che sei diventata la senpai/mito di Ire-chan perchè sei riuscita a mordere il lecca-lecca di legno (per tutti i comuni mortali, il lecca lecca non era fatto veramente di legno, ma era mooolto duro. nda). Ma mi sento buona, quindi te la passo lo stesso. Tanto avere due senpai non è un reato, no? xD



Ok, e con questo ho dato anche per oggi! (*-*)

Chibi Tantei

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Capitolo 6
*** Sogni, tornei e case ***


 E' l'una passata. E' il più lungo capitolo che abbia scritto fin ora (6 pagine di word). Sono rimbecillita. Quindi vi tengo qui per poco, e vi lascio ringraziando tutti quelli che mi seguono e che recensiscono: _kagura_kaze_ , DarkTsuki, zexelmas, vale2910, shay_chan e lalikky. Buona lettura e sogni d'oro!





Il buoi assoluto.
In una città dove il sole regna eterno, questo fatto era abbastanza strano.
Non era più al rifugio.
Non ne aveva le prove, ma ne era sicura.
Le sue gambe si muovevano in avanti, senza una meta.
Non opponeva resistenza.
Forse era passata un’ora. Forse anche due. Ma quello strano paesaggio non cambiava.
Poi, si ritrovò in una stanza bianca, dove il suo “negativo”,  Naminè , seduta ad un tavolo bianco, parlava verso di lei, ma le sue parole, erano indirizzate ad un’altra presenza.
La sentiva. Era dietro di lei.
Ma non riusciva a sentire la sua voce.
“Ma perché ti peni tanto … ? La soluzione è più vicina di quanto tu creda.”
La ragazza sorrideva, mentre ascoltava una risposta silenziosa.
Xion non riusciva nemmeno a girarsi per vedere chi fosse la persona con cui stesse parlando la bionda.
La situazione era abbastanza scomoda. La visuale non permetteva di vedere molto.
“Beh, ti capisco, ma come ti ho già detto, stai tranquillo. Fai passare un po’ di tempo e … Xion … “
Il suo nome iniziò ad echeggiare da tutte le parti. Eppure Naminè stava continuando a parlare come se niente fosse.
“ … Xion …”
Ormai la voce non sembrava nemmeno più quella della ragazza. 
Il nome continuava ad echeggiare senza sosta tra quelle bianche pareti.
Nella sua testa tutto diventò confuso. Si accasciò a terra, con la testa fra le mani.
A quanto pare non si curavano di lei.
“ … Xion Xion …!”
Era come invisibile.
Chiuse gli occhi, nella speranza che il dolore che l’assaliva cessasse il prima possibile.
“ … Xion ... !  … Xion!”
Riaprì gli occhi a fatica.
Davanti a lei non c’era più il tavolo bianco, né tanto meno Naminè, né la stanza bianca.
“Xion! Svegliati, dormigliona!”
“Axel …?”
Si trovava nel rifugio. Era passata la notte, ed era giorno inoltrato.
 “Oh, alla buon’ora! Sai che ore sono?”
 “Che … Che ore sono?”
Xion lo guardò, con una faccia scocciata, che solo una persona appena svegliatasi poteva avere. Era incredibilmente buffa, con tutti quei corti capelli neri scombinati.
Axel, ridendo, gli disse di darsi una sistemata, e di sbrigarsi, visto che stavano arrivando i suoi nuovi amici verso il rifugio.
Xion spalancò gli occhi, si diede una veloce sistemata dove poté e uscì fuori, dando modo ad Axel di aprire un varco dimensionale e tornare al Castello che Non Esiste, senza farsi scoprire dagli altri. Durante la folle corsa della corvina si sentì un“E’ mezzogiorno.”, e poi la voce del rosso svanì, inghiottita dall’oscuro passaggio.
Allison arrivò fuori dal rifugio che Olette, Pence e Hayner, stavano sventolando verso di lei due volantini.
“Ehi, Allison!”
“Ciao! Come state ragazzi?”
“Noi bene. Tu?”
“Io …”
“Poche storie!” La interruppe bruscamente Hayner, “ Lei deve star bene per forza!”
“Falla finire di parlare!”
“Ma se …!”
Olette capì che se voleva far parlare Allison, l’unico modo era tappare la bocca ad Hayner.
E mentre questa gli bloccava le mani dietro alla schiena con una mano e con l’altra gli teneva chiusa la bocca, Pence prese i volantini e li mostrò alla ragazza.
“Guarda un po’ se ti possono interessare: Olette alla fine ha trovato qualcosa, mentre Hayner sperava che ti potesse interessare questo … “
Il primo volantino era la pubblicità di un appartamento che “svendevano”, poiché piccolino, a prezzo stracciato, e con vista sulla piazza dove era solito tenersi il torneo di “struggle”.
Il secondo, invece, riguardava proprio il torneo per cui era nota la piazza.
“Hayner sperava che tu, allenandoti per il prossimo torneo, possa darci una mano a vincere contro il team di Seifer …”
Allison lo guardò incuriosita.
“Chi è Seifer?”
“E’ uno dei più bravi giocatori di Struggle …”
“Dopo di Me!”
Hayner si era riuscito a liberare della mano di Olette solo per poco, approfittandosi della distrazione della ragazza, che subito dopo, tornò  a lottare per tener buono il ragazzo.
“Certo Hayner. Contaci
“Sai, più volte ha battuto Hayner …”
“E la cosa non gli va giù. Immagino.”
Un altro attimo di distrazione della castana, che il giovane si svincolò da entrambe le mani.
“Ma cosa dite?? Comunque, Allison … che ne dici? Ti va di far parte del nostro team e battere quello sbruffone di Seifer?”
Allison guardò il volantino: l’incontro del torneo si sarebbe svolto tre mesi dopo. Aveva tutto il tempo di allenarsi, visto che in generale non aveva niente da fare.  Poi ogni tanto, andrò in un altro mondo ad eliminare un po’ di heartless. Così, di tanto in tanto, per non perdere la mano …
… Ma cosa sto dicendo …?
Niente. Era più forte di lei.
In ogni modo, il destino riusciva sempre a portare un collegamento al suo passato, proprio quando cercava di cancellarlo: prima il mantello nero …
… Poi Axel …
… Ed infine, anche questi suoi stupidi pensieri.
Quasi si era scordata del suo Keyblade. La sua arma a cui il giorno prima aveva promesso che avrebbe pensato anche a lei, cercando una casa.
E ora la casa l’aveva trovata, bene o male, ma alla sua fedele compagna non rivolse nessun pensiero.
Almeno fino a che non se ne ricordò mezz’ora dopo.
Presa dall’euforia di Olette, che l’aveva accompagnata a vedere la sua futura casa, si era dimenticata di tutto: del ‘si’ che inconsciamente aveva dato per gli allenamenti di Hayner sullo struggle, del fatto che Axel molto probabilmente l’avrebbe cercata al rifugio ma con scarsi risultati, del sogno fatto la notte prima, a cui ancora non trovava un senso.
Arrivate nell’appartamento, Olette fece i salti dalla gioia per la graziosa struttura di quel piccolo luogo senza mobili, in cui l’amica sarebbe andata ad abitare. Aveva il suo consenso, e questo bastava e avanzava.
Allison la lasciò saltellare, mentre lei esplorava incuriosita la costruzione.
Appena superato l’uscio, si entrava in un piccolo salottino, nel quale si affacciava sulla sinistra una piccola cucina con funzione anche di sala da pranzo. Nel salotto, a destra, c’era una porta che conduceva ad un piccolo bagno. Sempre sulla destra, un po’ più in là, c’era una scala a chiocciola.
Olette si era affacciata alla finestra del salotto, che dava sulla piazza.
“Beh, non ti puoi proprio lamentare, Allison! Questa casetta è un gioiellino.”
“Si, hai proprio ragione …”
Ora entrambe le ragazze erano affacciate alla finestra, guardando la piazza. Una ammirava estasiata i colori, l’altra pensava al torneo. Anche se non era un problema per lei, questi pensieri gli crucciarono il viso.
“Calmati …” Olette spostò il suo sguardo allegro verso l’amica, mentre con le braccia incrociate si reggeva al bordo della finestra. “Mancano ancora tre mesi. Hai tutto il tempo di allenarti per bene …”
“Hai ragione. Devo darmi una calmata.”
Allison si allontanò dalla finestra, mise le braccia dietro la testa e si fermò sotto la scala a chiocciola. Guardò la castana, e sorridendo gli chiese:”Saliamo su?”
“Non l’hai ancora visto, il piano di sopra?”
“No. Ero troppo presa a vederti saltellare per tutta la stanza.”
Xion sorrise, scoprendo tutti i suoi trentadue bianchissimi denti, mentre l’altra, dando le spalle alla finestra, si attorcigliava una ciocca di capelli.
“Che vergogna! Eppure tutte queste feste, le dovresti fare tu …!”
“Ti ho lasciato fare. Sai esprimerti meglio tu di me …”
“Ma cosa stai dicendo, Allison?”
“Oh, niente … saliamo?”
“Si!”
Le due ragazze salirono le scale. Si ritrovarono in una piccola anticamera, sulla quale si affacciavano tre porte: una sulla sinistra e due sulla destra.
La prima era una piccola stanza: poteva aver la funzione di sgabuzzino o di armadio a muro, a seconda delle scelte. Le altre due erano due camere da letto, un po’ piccoline.
Xion più guardava la prima, più era indecisa se farci una camera degli ospiti (per farci dormire Olette, caso mai fosse venuta a dormire da lei), o se ricoprire le pareti di scaffali e scaffali pieni zeppi di libri.
Confidò l’indecisione all’euforica ragazza, che aveva ripreso a saltellare.
“Secondo me, puoi fare entrambe le cose.”
La corvina cercava d’immaginare, guardando ancora quelle spoglie pareti.
“Si, insomma … Qui ci puoi mettere dei libri, e qui un letto e un comò in più …”
“Un tavolo bianco …”
“Cosa?”
Allison dovette abbandonare le sue fantasie bruscamente per tornare con i piedi per terra.
“Ah, no, dicevo … cioè, intendevo … E se aggiungessi un tavolo e una sedia? Così, se mai all’ospite venisse mai voglia di leggere comodamente un libro … “
Olette batté le mani. Entusiasta com’era, tutto le sembrava ottimo e sublime.
“Che bellissima idea!”
Si affacciò anche alla finestra del secondo piano. Chiuse gli occhi, respirò a pieni polmoni l’aria fresca che il vento tirava. Si rigirò, guardò Allison.
“Allora?”
“Allora cosa?”
“Cosa vuoi fare?”
“Userò il tuo suggerimento.”
“Bene! Allora oggi pomeriggio andremo al mercato!”
“Si, per i mobili … se troviamo qualcosa … “
“Certo che si! Perché ti preoccupi tanto?”
Allegramente, corse verso le scale, le scese in tutta fretta, sotto lo sguardo di Xion che non stava capendo niente.
“Vado a chiamare i ragazzi! Così dopo ci daranno una mano!”
Prima che sbattesse la porta, si sentì ancora la sua voce carica di gioia. A stento riusciva a trattenerla, e dalla sua bocca, uscì un “Ci vediamo alle quattro e mezza al mercato” con una voce stridula. Poi solo il frastuono della porta che violentemente si chiuse.
Xion rimase a fantasticare. Cosa avrebbe potuto fare fino a quell’ora?
Ma ora il problema era un altro: come saziare il suo stomaco brontolante?
 
 
                                                                                       ****
I suoi passi rimbombavano per tutto il corridoio.
Era stato via per quasi una giornata intera. Chi l’avrebbe sentito Saïx, se in quel momento, fosse uscito da una delle stanze e lo avesse visto lì, a scorrazzare liberamente per il corridoio?
Un brivido gli attraversò la schiena quando vide che una delle porte si stava aprendo; ma da essa non uscì il numero VII, bensì il XIII , Roxas, con il suo piccolo ciuffo di capelli biondi, più strapazzati del solito. Molto probabilmente si era appena alzato anche lui. Un sorriso si dipinse sul volto del rosso. Richiamò l’attenzione dell’altro ragazzo, ma questo non ne voleva sapere. Lo squadrò da lontano con una faccia assonnata, ma assassina, per poi girarsi dall’altra parte e proseguire ignorandolo.
“Ehi! Già di cattivo umore appena sveglio?”
Roxas girò la testa verso di lui.
“Chi ti dice che io mi sia appena svegliato …?”
“Hai due occhiaie … ! Ma non hai dormito?”
Gli corse incontro.
“Quale pensiero ti ha tormentato così tanto da non farti chiudere occhio?”
Il biondo lo squadrò, poi si rigirò dall’altra parte.
“A quanto pare mi sono preoccupato inutilmente …”
“Eh? Cos’hai detto Roxas?”
“Niente. Solo che se Saïx ti vede, sono cavoli tuoi …”
“Perché? Ieri che mi sono perso … ?”
Una terza persona si unì al duetto. La sua presenza non era mai gradita da nessuno, né tanto meno Axel la voleva lì in quel momento.
“Cosa ti sei perso …?”
Il numero sette era proprio dietro di loro.
“Roxas.” La sua voce era fredda, come il blu dei suoi lunghi capelli. Profonda, come la cicatrice a “x” che era segnata sulla sua fronte. “Hai una missione impegnativa quest’oggi. Ti servirà del tempo. Parti subito.”
“Va bene, d’accordo … Vado.”
Il sette e l’otto guardarono il biondo allontanarsi verso il varco dimensionale. Poi rimasero soli.
“Allora … io avrei delle missioni da svolgere … ahi.”
Saïx lo prese per un orecchio.
“Lea, disgraziato … dove hai intenzione di andare?”
“Io? A svolgere le missioni, come bravo componente dell’Organizzazione. Perché?”
“Perché oggi dovrai darmi delle spiegazioni. Oltre che svolgere missioni extra.”
Si liberò della presa. Ormai il suo orecchio era diventato tutt’uno con i suoi capelli rossi.
“Sei crudele.”
“Lo so. Ed è per questo che sono secondo in comando … get it memorized?”  








_____________________________________________________________
Ok, non ho resistito. Ho goduto troppo nel far sfottere Axel da SaÏx facendogli ripetere il suo solito tormentone. *w*
E poi quando Axel sveglia Xion, nella mia immaginazione è comparso lui con la sua tunica nera e un grembiule rosa col pizzo sopra, come se stesse cucinando. Ma io sto male. Seriamente.
E il discorso tra Allison e Olette... mi è sembrato di scrivere uno yuri. O theos, magari ci tiro fuori un'altra coppia xD


DarkTsuki: Dai, però Axel lo sto facendo comportare bene, no? Come puoi vedere ho già provveduto (in parte) a una punizione per lui, tramite SaÏx. Contenta? x°D
Questo capitolo passerà alla storia, perchè non ha neanche l'ombra di un ghiacciolo! °^° *senso di realizzazione*


lalikky: nah, quella frase non mi dice niente...*mente spudoratamente*
la tua amica pazza ha publicato solo per te nell'album tutti i personaggi del gioco che entrano in scena in questa fic(lo aggiornerò a seconda dei personaggi che tiro fuori), così ora non avrai più la segatura al posto dei personaggi! XD
P.S. ti perdono perchè mi sento buona u.u (troppo spesso, ultimamente D:)

Notte e buon riposo a tutti!
Al prossimo capitolo!

Chibi Tantei

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Capitolo 7
*** Meeting and welcom back to Wonderland ***


ok, lo ammetto... per tutto il tempo che ho impiegato, questo capitolo non è niente di che....
chiedo venia sin da subito per i futuri ritardi sulla publicazione dei capitoli.
buona lettura.





Si affacciò dalla finestra e vide la Torre: da lontano si scorgevano le grandi lancette che indicavano l’una e mezza.
Il suo stomaco brontolava ormai da parecchio.
All’inizio non sapeva che fare: di solito si occupava Xaldin del cibo. Ma ormai era fuori dal Castello, e doveva cavarsela da sola.
Si ricordò dopo un po’ che prima, lungo la strada, lei e Olette, erano passate davanti ad una paninoteca/rosticceria,ed erano state attratte dal profumino che aleggiava là intorno. Non ci pensò due volte.
Prese le chiavi, scese le scale di corsa e aprì la porta per uscire. Ma appena messo il piede sull’uscio, andò a sbattere. Si ritrovò a terra, con la testa e il fondoschiena dolorante, per la caduta all’indietro. Ma a quanto pare non era l’unica. La “cosa” contro cui era andata a sbattere, anche lei era caduta a terra. Un ragazzo, forse di un anno più grande, aveva battuto il sedere per terra, sopra il suo lungo giacchetto bianco smanicato. Un cappello nero copriva i suoi capelli biondi che a ciuffi uscivano da sotto di esso, facendo da cornice  ad un paio di occhi color del ghiaccio, e una cicatrice, da sinistra a destra, era marcata in mezzo ai due iceberg.
Il primo a parlare tra i due fu l’urtato, in entrambi i sensi, che, con parole intrise di un tono da scocciatura, rivolse l’attenzione alla ragazza:” Ehi! Stai attenta quando cammini!”
La piccola era intimorita, e a mala pena le parole le uscirono dalla bocca. “Mi dispiace. Andavo di fretta.”
Il ragazzo, alzatosi, la guardava da sopra, aspettando che anche l’altra facesse come lui. Imitando il giovane, Allison si alzò a sua volta, e poté osservarlo meglio, in tutta la sua statura.
Il ghiaccio negli occhi freddi del biondo, si sciolsero, mostrando un minimo di umanità, e rendendosi conto di come appariva, cercò di nascondere nelle sue parole una richiesta di perdono per il suo comportamento.
“Colpa di entrambi, in fondo. Tu sei uscita di corsa, e io camminavo vicino alla parete. Ero con la testa altrove, e non ti ho notata prima …”
Si interruppe quando vide il volto della corvina: non immaginava che dietro quel caschetto di capelli neri ci fossero nascosti dei lineamenti così delicati e degli occhi così grandi e azzurri. Voltò lo sguardo per l’imbarazzo e portò una mano dietro alla testa. Stava calando un silenzio imbarazzante, quando lo straniero si decise nuovamente a parlare, visto che la figura minuta davanti a lui non collaborava a render migliore la situazione.
“Se non sbaglio, tu devi essere la nuova inquilina.”
“Si, sono io.” Lo guardò un po’ stranulata, per poi domandargli:”Come fai a saperlo?”
“L’appartamento era della mia famiglia. L’ha messo in vendita mio padre. Sai, ho discusso molto con lui … ci tengo a questo piccolo appartamentino. Ma a quanto pare, ha deciso di darlo via ugualmente …”
“Ah, mi dispiace …”
Notava che più lui apriva bocca, più la situazione con la ragazza andava precipitando.
Doveva sistemare le cose al più presto. Non voleva rattristarla e farle venire i sensi di colpa. Altrimenti sarebbero venuti anche da lui.
“Ma è meglio così in fondo. Io non lo avrei utilizzato, e in questo modo, qualcuno ha trovato una sistemazione.”
Un sorriso a trentadue denti si piazzò sulla bocca del ragazzo.
“Allora? Che ne pensi?”
A quanto pare, più che dell’identità della ragazza, gli interessava il suo parere.
Allison abbozzò un sorriso. Non perché dicesse il falso, ma per il timore che restava ancora nei confronti del ragazzo.
“E’ molto graziosa. Ora è spoglia, ma spero di ammobiliarla presto.”
“Sono contento. Se vuoi, vatti a fare un giro per il mercato della città: ci puoi trovare delle cose interessanti.” Poi si ricordò di una cosa, e dovette lasciare lì la ragazza, salutandola e avviandosi sulla sua strada canticchiando. Di certo non poteva sapere che la nuova inquilina del suo appartamento si era già data appuntamento con i suoi nuovi amici proprio lì per quel pomeriggio.
Xion rimase a guardarlo mentre se ne andava. Si rese conto che non sapeva niente, nemmeno il suo nome. E tanto meno, il modo per pagargli i soldi della casa.
Scacciò via questi pensieri, e tornò nuovamente al suo obbiettivo principale: il cibo in rosticceria.
Senza pensarci due volte, si fiondò lì.
Per sua fortuna, in questo piccolo negozietto non c’era nessuno, e così potè ordinare in tranquillità un bel panino caldo.
La bocca allegra della corvina azzannò il panino con voracia sin dal primo morso, destando lo stupore del negoziante e di tutti gli altri pochi presenti.
Rendendosi conto del suo gesto, rallentò con i morsi, gustandosi meglio il cibo.
Finalmente stava saziando il suo stomaco.
Uscita fuori dal locale, guardò la Torre: le due meno dieci.
Calcolò un’ora e quaranta circa di “svago” prima di incontrare i suoi amici e si disse che l’idea dell’orologio da polso non era male; non poteva fare sempre affidamento sulla grande Torre della città.
Masticando  l’ultimo boccone del suo pranzo luculliano, buttò la cartaccia in un cestino e rientrò nella sua nuova abitazione. Chiuse la porta e ci si poggiò sopra, sospirando: prima con la fronte, poi, rigirandosi, con la schiena. La nuca, coperta dai capelli, sbatteva lievemente sul legno chiaro della porta, producendo un suono ovattato. Da fuori sembrava che qualcuno bussasse delicatamente per chiedere d’uscire. Ma non con tanta fretta.
Interruppe il movimento della testa per guardare il pavimento. E allora fu colta dall’incertezza. Aveva paura che per colpa del suo “colpo di stato”, non riuscisse più a crearlo.
Iniziò a pensare. Passò in rassegna con gli occhi della mente tanti luoghi: L’arena dell’Olimpo, La città di Halloween, L’isola che non c’è, Agrabhan, ed infine si soffermò su Wonderland.
Molto spesso il mondo della piccola Alice era invaso dagli heartless; lei c’era andata poche volte, ma sentiva spesso discutere in numero X e il numero II a riguardo, e le notizie non erano mai buone: sempre più invasioni da parte degli heartless. Che avessero trovato qualcosa?
Scrollò la testa: quei discorsi ormai non le appartenevano più.
Ritornò a fissare il pavimento, titubante. Alzò il braccio e tese la mano. Si concentrò, e sentì qualcosa che, dentro di lei, partiva dall’avambraccio, per poi attraversarlo e sfociare nella mano, distribuendosi in ogni singola falange, e poi scomparire.
Strizzò gli occhi, forse per il timore di aver fallito, e restò così per una mancata di secondi che sembrarono interminabili.
Non accadde nulla.
Aprì gli occhi lentamente, e riabbassò il braccio, come segno della sua sconfitta morale.
Ma in quell’istante, proprio dove prima il pavimento portava ancora il colore di un arancione bruciato delle mattonelle, iniziò a crearsi un piccolo mulinello d’aria, che lentamente, riacquistò il suo colore scuro.
Soddisfatta e un po’ sorpresa di esser riuscita a creare un varco, si distaccò dai suoi principi di rinnego del passato, e senza pensarci oltre, vestì velocemente la sua tunica nera, infilò i guanti e chiamò a sé la sua Kappa.
“Andiamo.”
 
Il varco oscuro che l’aveva inghiottita, la portò nella stanza sotto-sopra, la quale fu da lei esaminata, come a controllare che tutto fosse ancora nel suo perenne ordine di disordine.
Si perse un po’ ad osservare i divanetti, il tavolino laterale e il caminetto, che restavano come sempre al loro posto.
Poi, lo sguardo gli cadde sul tavolo ottagonale bianco, con le due fialette sopra.
Il suo pensiero ritornò al sogno della sera prima: forse avrebbe trovato delle risposte … Ma forse anche no. D’altronde si trovava lì per una decisione presa all’ultimo minuto .
Minuto. Già.
 Chissà che ore erano.
Ripensò nuovamente che quando sarebbe tornata avrebbe comprato un orologio da polso. Da quando aveva scoperto il tempo e i suoi utilizzi, doveva sempre tenerlo sott’occhio.
Come gli heartless che sbucavano fuori dal nulla, subito dopo che lei ebbe presa la fialetta con l’etichetta blu.
Un sorriso beffardo comparve sul suo volto, sentendo vibrare la sua arma fendente l’aria (e non solo).  L’adrenalina che cresceva man mano che gli heartless davanti a lei, cadevano a terra, senza vita, le dava una certa soddisfazione, che decise di completare, spostandosi nel labirinto.
Le chiacchiere che aveva precedentemente sentito, le presunte “voci di corridoio”, erano servite a farsi un quadro abbastanza chiaro della situazione di dove fossero i maggior ammassamenti di heartless; e il Dedalo Verde era uno di quelli.
Corse lì, e più passava il tempo, più faceva fuori i bramanti del suo potere.
In quel momento, si dimenticò di tutto. Il combattimento l’aveva presa, e ora nella sua testa esistevano solo tre cose: lei, la sua arma, e i suoi nemici.
 
                                                                                 ***
Prese la boccetta con l’etichetta blu. Con sorpresa, notò che il vetro aveva perso la sua solita freschezza, e il liquido al suo interno era diminuito.
Dando per scontato le cause di questi cambiamenti, stappò la boccetta e posò le sue morbide labbra sul bordo del vetro, ancora caldo.
                                                                                 ***
Da quant’era ormai che non uccideva uno di quei piccoli esserini fastidiosi?
Uno, due giorni … ? Forse anche di più. Le ultime giornate al castello non le erano state affidate missioni. Quella splendida sensazione, di quando la sua Keyblade affondava nel nemico … oh, quanto gli era mancata!
Lei che voleva fuggire, lei che rinnegava il passato, lei che voleva ricominciare da capo, ora sembrava una pazza drogata. Si, ne era drogata, ed anche in astinenza da troppo tempo. Godeva, quasi sadicamente, nell’uccidere, nello sfogarsi, nel diventare “tossica-dipendente”.
Ma non poteva di certo immaginare che quelle due ore e mezza sarebbero state come un inferno per lei.
Non sapeva che nel labirinto si aggirasse un’altra tunica nera.
Non immaginava che un altro Nessuno era in cerca di sfogo.
Non riusciva a vedere un altro Keyblade sferzare l’aria.
 




___________________________________________________________________
ecco le risposte fresche fresche(?) per il cap. 6:

zexelmas: spero di averti lasciato abbastanza tempo per brevettare un nuovo tipo di commento. ok, lo ammetto: l'ho pubblicato tardi solo per questo.(non è vero. XD scherzi a parte, non ho avuto molto tempo)

lalikky: forse quello di prima ti è piaciuto poichè era ... lungo? xD Possibile ipotesi, non si sa mai u.u

A
shay_chan, DarkTsuki ea Yunabeautygirl, ringrazio di tutto cuore, e spero che vi sia piaciuto anche questa mezza calzetta di capitolo.

Chibi Tantei

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Capitolo 8
*** Quando a Wonderland c'è qualcuno in più del previsto ***


Purtroppo, non sono riuscita a pubblicarmo prima dell'inizio della scuola, ma in compenso, l'ho allungato. Spero che possa essere di vostro gradimento e ringrazio ancora tutti coloro che la seguono e recensiscono! Grazie mille! *vi lascia nella sua esaltazione che fra un pò avrà un Kappa(xD) tutto suo*




Da quant’era, ora mai, che era il quel labirinto?
Quanti heartless aveva ucciso finora?
Quando avrebbe riacquistato la sua coscienza?
Quando sarebbe finito tutto questo?
Da quanto, ormai, sentiva i passi di qualcuno avvicinarsi a lei?
Ascoltò meglio: purtroppo non erano i fruscii delle fronde degli alberi mosse al vento a produrre quel suono costante. No. Erano proprio dei passi.
Girò di scatto la testa, verso il rumore che aumentava con ritmo regolare. Gli occhi, fino a poco prima brillanti di vivacità, si erano spenti, rimanendo semplicemente sbarrati e ghiacciati, mentre la fronte era imperlata per il terrore. Le gambe paralizzate. Inutile cercare via di fuga.
“Cosa fai così spaurita, mia cara fanciulla?”
Xion girò di scatto la testa verso il suono delle parole, mantenendo la stessa espressione di terrore che li si era stampata sulla faccia. Tutto ciò che vide fu un’ombra, dalle piccole dimensioni. Si sforzò per vedere meglio e nei lineamenti dell’ombra, che lentamente prendeva colore, riconobbe un corpicino rotondetto, una faccia un po’ schiacciata sopra e sotto, quattro minuti arti, una coda lunga, un paio di orecchie a punta e due occhietti gialli che la fissavano: davanti a lei era comparso lo Stregatto.
Questo poggiò sulle sue zampe posteriori, si piegò verso destra, allungando di molto il collo. Ma più di tanto non riusciva a vedere oltre la siepe, e così lanciò la sua testa fino alla zampetta del suo stesso lato, tesa per fargli vedere oltre.
“Uhm, a quanto pare non sei l’unica qui a vestirti in questo modo bizzarro … oppure si? Chi lo sa …”
Rimise letteralmente “la testa sulle spalle”, sotto lo sguardo rimasto spaurito della corvina.
La guardò con fare altezzoso e allargò la sua bocca, mostrando in un sinistro sorriso, tutti i suoi denti affilati.
“Scappa.”
Non se lo fece dire due volte.
Xion si girò dall’altra parte e iniziò a correre, prendendo ogni strada che le potesse continuare la fuga,  inoltrandosi sempre più nel labirinto. Iniziava ad avere il fiato corto, e nella sua testa spaventata, sentiva i passi di qualcuno che la raggiungevano.
Presa dallo spavento, ansimando e con gli occhi spalancati in cerca di vie di fuga, si ritrovò in un vicolo cieco.
Perché ...? Perché non ho utilizzato il varco? Perché …?!?
Per l’agitazione, non riusciva a concentrarsi a sufficienza, e così si ritrovò alle spalle al muro.
Sentendo che ormai stava per esser raggiunta, decise di rischiare il tutto e per tutto. Udì pronunciato il nome del n° X. Forse l’avevano scambiata per Luxord?
Decise di approfittare della situazione: si tirò su il cappuccio, stingendone le estremità,  allentò più che potè il mantello ai fianchi (così che non desse troppo nell’occhio il “vitino da vespa”), rese rauca la sua voce e richiamò indietro la sua Keyblade. Ora però si presentava un piccolo problema: le carte.
In quella manciata di secondi che le rimanevano, staccò delle foglie, e con blizzard le ghiacciò, così da indurirle e poterle utilizzare.
Fece giusto in tempo a rigirarsi, con il volto coperto, che una voce squillante la salutò.
“Luxord! Che ci fai qui? Anche a te hanno assegnato Wonderland? “
Roxas l’aveva raggiunta, infine. Iniziarono a camminare verso l’uscita indicata da Roxas. Xion si era alzata sulle mezze punte per sembrare più alta. Tutto pur di assomigliare a Luxord.
“Ti trovo un po’ strano … tutto bene n° X?”
“Sarà una tua impressione …”
La voce di Xion camuffata non riusciva a riprodurre esattamente quella dello Sfidante del destino, e di questo il numero XIII se ne era accorto.
“Ma la tua voce …”
“Raffreddore.” Lo interruppe bruscamente. “Niente di che.”
“Lo vedi che succede ad andare spesso in missione con Vexen … ? Ti ammali anche tu.”
A Roxas, che di solito era molto formale con il suo compagno di missioni in Wonderland, questa volta gli scappò una risata.
Xion, con le braccia conserti, si girò verso di lui, incuriosita.
Ma, ovviamente(e per sua fortuna) il biondo, che non riusciva a vedere l’espressione del suo compagno, scambiandolo per un gesto di rimprovero, tornò al suo posto, ricacciando indietro il sorriso.
“Scusa.”
“Moccioso. Sei perdonato. Ma solo per questa volta.”
Se doveva spacciarsi per lo sfidante del destino, lo doveva fare sia fisicamente che caratterialmente. Anche se parlando così gli sembrava di rassomigliare di più a Xigbar.
Però ora si trovava nei guai: Roxas la stava conducendo al Castello. Un posto dove non voleva ritornare di certo per un po’, e tu guarda il caso!ce la stava accompagnando proprio l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare sulla faccia della terra.
“Quando si dice il destino … “
Roxas non fece in tempo a chiedere delle parole del suo compagno, che spuntarono fuori heartless a bizzeffe.
“Qui ci sarà da divertirsi!”
Il biondo sguainò la sua Keyblade, e sferrò colpi a destra e a manca, eliminando ogni volta un heartless differente.
Xion invece, riusciva a fare ben poco con quelle foglie ghiacciate, ma almeno teneva lontano quel che basta quei maledetti esserini volanti. 
In più, si doveva trattenere dall’evocare la sua arma, altrimenti sarebbe stata la fine. La tentazione era troppo grande, ma lei dovette resistere. Stava per cede quando si era convinta che la sua compagnia sgradita stava guardando da tutt’altra parte.
Resisti, Xion.. Resisti! Finché non ti sarai liberata di lui, non potrai rivelarti per ciò che sei. A meno che tu non voglia rovinare tutto …
“… Naminè …?”
“Luxord!”
Roxas le saltò davanti, colpendo con il suo Keyblade l’heartless che si stava slanciando sopra la ragazza.
“Fa più attenzione, cavolo!”
Xion si riprese: Roxas le sembrava diverso dal solito. Era come … arrabbiato. Non lo aveva mai visto sferrare colpi così feroci contro quegli esserini cerca-cuori e metterci tanta foga nel combattimento.
Prese altre foglie, le congelò nuovamente e iniziò a scagliarle contro i suoi nemici attuali.
Anche se manteneva la concentrazione, per non rischiare nuovamente un attacco a sopresa, i suoi pensieri era rivolti interamente a quella voce che prima le aveva “parlato”. Le sembrava di conoscerla; somigliava mostruosamente alla voce della piccola biondina che sedeva sempre dietro quel lungo tavolo bianco, con sopra il suo amato album e i suoi pastelli colorati. Non credeva che ora quella piccola streghetta fosse in grado di parlarle anche per via telepatica.
Se riuscirò a tirarmi fuori da questa situazione scomoda, giuro Naminè, che verrò da te, a chiederti spiegazioni!
Finalmente l’attacco heartless era terminato, insieme alla missione del biondo.
I due ripresero a camminare, con Roxas che parlava ogni tanto e che lanciava sguardi sorridenti al compagno, facendosi scappare ogni tanto una risata. Ma più avanzavano verso il castello, più la giovane sudava freddo, e le risate dell’altro aumentavano. Spazientita e irritata da questo suo comportamento, l’incappucciata si girò verso il ragazzo.
“Ah, scusami! Non volevo offenderti Luxord …”
“ E allora perché ridi …? Sono buffo?”
La faccia giovane del biondo risplendeva di un suo fresco sorriso.
“Si, esatto, è buffo!”
“Perché? Sento che sto per perdere la pazienza del mio ‘costume’ …
“Perché … Tu non dovresti essere qui, Luxord.”
La faccia di Roxas divenne di colpo seria ed ombrata, in contemporanea sguainò la sua arma contro la ragazza nel tentativo di colpirla con un colpo a sorpresa.
Xion lo evitò, saltando in dietro e abbandonando lo sforzo delle mezze punte ritornò alla sua altezza normale.
Intanto sul viso del ragazzo si era dipinta un’espressione mista tra disgusto e rabbia, principalmente la seconda; iniziò ad urlargli contro, preso anche dall’incertezza dell’identità di colui che gli stava davanti, e che ancora non si decideva a tirar fuori la sua vera arma.
“Chi sei tu?”
Xion non gli rispondeva; si limitava soltanto a stargli più lontano possibile, evitando gli affondi che Roxas le faceva con la sua arma, cercando inutilmente di colpirla. Era molto veloce.
Un altro salto indietro del suo avversario, e con fare di sfida, il tredicesimo componente gli urlò contro:”Codardo! Perché invece di utilizzare quelle misere foglie congelate, non usi la tua vera arma?”
Di nuovo un affondo, andato a vuoto. Da dietro vennero lanciate le foglie congelate. Non tutte furono schivate in tempo, ed una o due finirono a graffiare la rosea pelle di Roxas. Si portò una mano sulle ferite, per constatare se fossero profonde o meno: per sua fortuna erano tagli superficiali, tinti a malapena di rosso per il poco sangue di qualche capillare rotto.
“Maledetto!”
Era accecato dalla rabbia, e decise di farla finita a tutti i costi.
“Impostore, vuoi sapere da cosa ti ho riconosciuto?”
Un altro colpo invano, un’altra pioggia di foglie.
“Ti ho osservato prima, con quegli heartless! E notavo che ogni volta eri costretto a staccare foglie nuove. Per di più, il tuo stile di combattimento è totalmente differente da quello del numero Dieci!”
Per ogni frase, un affondo invano, e una pioggia di freddi coltelli dall’alto.
Ogni volta era sempre così: Roxas si scaldava a parole e sprecava un sacco di energie invano, nel remoto tentativo di colpire l’avversario; Xion compieva grandi salti all’indietro e li sfruttava per lanciare le foglie congelate, che ogni volta era costretta a riprenderne da un cespuglio altre nuove.
Ma dopo un’ora buona di salti e schivate, i due erano esausti. Ansimavano, uno lontano dall’altro. Chi aveva ancora poca forza residua per tenere a malapena la sua arma in mano e a stento si reggeva in piedi, chi invece le armi le aveva finite, e ora si ritrovava senza difesa.
“Perché … sei … vestito … come noi … ?”
Roxas era a pezzi, come il suo avversario. Ma entrambi riservavano ancora un po’ d’energia chi per la fuga, chi per l’attacco.
Fermi immobili, uno davanti all’altro, lontani.
Poi, venne come il momento di utilizzare quelle ultime energie.
Xion aprì un varco, e ci entrò velocemente dentro. Roxas si gettò a capofitto verso di lei, lanciandole il Keyblade contro. L’incappucciata creò una barriera di ghiaccio che riuscì a bloccare l’avversario; ma la sua arma era già passata, e l’aveva colpita. Subito si riprese e chiuse il varco, aprendone uno per la sua stanza a Crepuscopoli. Mentre Roxas si ritrovò sbattuto fuori dal corridoio oscuro, a Wonderland, senza arma. Con non-chalance,  richiamò indietro la sua Porta Fortuna; ma con sorpresa, trovò in lei qualcosa di diverso.
“Questo è … sangue?”
 
                                                                                                                                    
                                                                                                                                                 ***
Una grande chiazza nera si dipinse sul pavimento, per poi diventare un portale di un corridoio oscuro, dal quale uscì fuori un’alta figura dagli infuocati capelli. La giovane, seduta a terra con una mano sull’avambraccio destro, se lo ritrovò davanti.
“Yo.”
“Ciao Axel …”
“Com’è questo musone lungo? Dai ora ti racconto una cosa divertente!”
Si sedette accanto a lei, che stava rannicchiata nel suo angolino di muro.
“Prima dimmi come hai fatto a trovarmi … “
“Sesto senso da fratello maggiore.”
Axel sorrise. Xion rimase con il suo viso cupo e la testa si chinò di più verso il basso.
“Oggi Roxas aveva l’argento vivo addosso! E’ tornato poco fa scoppiettante di rabbia e stupore, andando per il castello ad ululare a ogni persona che incontrava che lui ha dovuto affrontare un impostore della nostra organizzazione, e che all’ultimo è riuscito a ferirlo al bra … “
Gli occhi di Axel videro la mano sinistra di Xion tinta di sangue che si nascondeva, premendo sulla ferita.
“Xion …. ? Non mi dirai che … “
Scoppiò a ridere.
“Non ci credo …! Eri proprio tu? Ma pensa te …!”
“Io non ci trovo niente da ridere, Axel. La ferita mi fa male.”
Il rosso la guardò e sorrise. Poi con i denti si strappò un lembo del mantello e lo legò intorno al braccio della ragazza. Poi si sedette vicino a lei ad aspettare, circondandole con il braccio le spalle e con la mano, tenendo la sua ferita.
“Hai impegni per oggi?”
“Mi dovrei vedere fra un po’ con Olette e gli altri al mercato …”
“Allora, se non ti dispiace, resterò con te fino ad allora, ok?”
“Va bene, Axel. Grazie.”

     
                                                                                                                                                               ***
“Che scusa userai sta volta, numero VIII? Che nelle tue missioni extra sei capitato in mezzo a heartless voraci?”
“Come hai fatto a capirlo?”
“Non prendermi in giro, Lea! Spiegami perché ti dovrei dare un’altra tunica e il motivo per la quale la tua si è ‘magicamente’ strappata! E ne voglio uno valido, siamo intesi?”
“Mi lasci il tempo di riflettere, SaÏx?”
“No.”
“Allora non ho una scusa plausibile.”
“Allora io ti rifilo missioni extra.”








___________________________________________________________________
Ok, come fine capitolo non è il massimo, ma... ci ho provato. scusate, non è venuto fuori come gli altri.

lalikky: Spero che questo possa esser definito un "rapido aggiornamento". Oggi ci hanno cambiato classe, e ci hanno ficcato in un forno crematorio. poi c'era anche tremolino il ventilatore a far impazzire la nostra adorata(?) prof di inglese, che c'ha trascinati in aula magna, dove non abbiamo fatto un ciufolo! :D Ed è forse per questo che aggiorno... MAH!XD

zexelmas: Muahahahahaa! Vedi che incontri si fanno nel Paese delle "Meraviglie"? x°D
P.S. ti è bastato il tempo, o ne vuoi un altro pò per il prossimo capitolo? perchè ne avrai di tempo.... taaaaaaaaaanto tempo....



Shay_chan: ti sei aggiornata con il tizio della cicatrice? :P No, ce ne vorrà di tempo prima che io spieghi le cose come stanno...*risata malvagia*

DarkTsuki: Stai tranquilla! a me fino a cinque minuti fa non si connetteva ad internet! D: e ora sono morsa dalle zanzare(? pertinenza al teso = 0)

Spero che la scuola non m'impedisca più di tanto di aggiornare, e che il Romics venturo (Fra poco *w*) mi porti taaanta ispirazione per altri spunti.
Con ciò, vi saluto.



Chibi Tantei

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Capitolo 9
*** Appuntamenti a sorpresa, rossi come il sangue ***


Perdonate la lunga assenza, ma ho avuto da fare... (tipo leggere tutto d'un fiato il manga di KH II (in mano mia *^* finalmente!) e fare il cosplay di Xion per il Romics... si, alla fine l'ho fatto, e mi è anche riuscito abbastanza bene xD).
Ringrazio ancora tutti quelli che mi stanno seguendo, e vi lascio a questa pappa di capitolo(perchè un pò pappa lo è).
Ah, un'ultima cosa: il titolo cela in sè due cose principali del capitolo(almeno io le considero tali). Essendo una tipa molto indecisa, ho preferito aggiungerli entrambi in un titoletto che, beh.. non c'entra molto.
E' un pò enigmatico, lo so... a voi trovarli entrambi ;)
Buona lettura.








“Ma dove si è andata a cacciare?”
Le quattro e mezza erano passate da un po’, e mentre Pence si gustava il ghiacciolo appena compratosi, Olette era impegnata a tranquillizzare Hayner, che aveva mandato i suoi nervi a pascere non appena si accorse che Allison era in ritardo di due minuti e diciotto secondi.
“Calmati, Hayner! Sono le quattro e trentadue …! Il suo nuovo appartamento è un po’ lontanino da qui …”
“Ti ricordo, mia cara, che il rifugio è più lontano, mentre casa sua affaccia sulla piazza dello struggle, che è direttamente collegata alla piazza del mercato!”
Hayner stava dando i numeri, rosso in viso, sebbene non a causa del tramonto. Quasi fumava dalle orecchie.
“Hayner! Vedi di darti una calmata! Quasi non ti si sopporta … Sembri Seifer! Anzi, no! Sei lui, ma ti comporti in modo peggiore …!”
“Bada alle tue parole, Donna!”
Olette si girò verso il suo amico moro, come a chieder una mano con il suo viso scoraggiato. Ma Pence la guardò con il ricordo del ghiacciolo in bocca, e gli occhi erano persi altrove.
“Pence, dammi una mano!”
“Uh?”
La castana si rigirò, china su se stessa, sospirando.
“Ci rinuncio …”
Hayner si era messo a bisticciare contro il pacato Pence per non si sa bene quale motivo, mentre quest’ultimo si gustava il suo ghiacciolo, e lo ascoltava divertendosi. Standosene seduto si gustava l’ira funesta dell’amico sbraitante in piedi. Olette, tirandosi su, guardò in alto.
“Speriamo che non le sia successo niente …”
 
***
 
“E’ tempo che vada. Mi staranno aspettando.”
Xion si alzò dal suo angolino di muro, spostando il braccio del suo compagno che l’aveva circondata.
“Ti eri data appuntamento con loro?”
“Si, non te lo ricordi più?” e abbozzando un sorriso, si allontanò, dirigendosi verso le scale.
Il sedere di Axel poggiava ancora sul freddo pavimento, la sua schiena alla spoglia parete, e il suo braccio destro sentiva l’alone caldo che rimaneva del piccolo corpicino della corvina ferita che, bruscamente, si era alzata. Questa stava scendendo le scale, quando la voce del rosso la raggiunse:”Come gli spiegherai quel taglio al braccio?” Axel si era poggiato alla ringhiera della scala. Voltandosi indietro, con ancora la mano sullo scorri mano, Xion rispose con un sorriso:”Mi inventerò qualcosa.” e finì di scendere le scale, per poi fiondarsi sulla porta, uscire fuori con le chiavi e chiuderla con esse.
“Spera che sia plausibile per loro … di certo non puoi dirgli che ti ha ferito uno della tua stessa ‘razza’ …”
 
 
Dopo neanche un minuto, Allison arrivò trafelata per la corsa al luogo dell’appuntamento, ritrovandosi contro gli occhi minacciosi di Hayner per i suoi tre minuti di ritardo, quelli scoraggiati ma apprensivi di Olette, e quelli che fantasticavano in chissà quale luogo di Pence.
“Scusate … anf … il ritardo … anf…”
“Alla buon’ora! Si può sapere dove diavolo eri?” urlò Hayner.
“ … tu e il tatto siete due universi paralleli, Hayner …”
“Senza nessun mezzo di comunicazione, aggiungerei … niente fantasmi o spettri o roba del genere che li possa far entrare in contatto… non lo pensi anche tu Olette?”
“Si, concordo …”
“Voi due,” disse rivolto ad Olette e Pence ”la smettete di fare le comari di paese?”
 
 
***
 
“Non so … ha qualcosa di particolare che mi … affascina.”
Era ritto in piedi, con il suo lungo giacchetto bianco svolazzante al lieve soffio di vento. I suoi occhi guardavano in avanti, senza una meta precisa, persi come in un lontano ricordo.
Dietro di lui, un energumeno in canotta arancione si scaldava per il suo amico.
“Grande capo! Hai fatto conquiste! E come si chiama questa?”
Prima che il diretto interessato rispondesse, una minuta figura dai corti capelli argentei lo interruppe, con i suoi occhi rossi, standosene tranquillamente seduta:”Hai frainteso.”
Il ragazzone non capiva. Aveva un grande corpo, ma la natura non lo aveva compensato altrettanto per l’intelligenza.
“Cosa intendi? Non ti capisco … Dammi un indizio!”
Gli occhi rossi della giovane fissarono prima il ragazzo, poi il fondo del suo lungo giacchetto, per poi passare di scatto sul viso del suo interlocutore.
“Lui è cotto. Lei molto probabilmente no.”
Il biondo si calò il suo cappello nero su gli occhi, per non far vedere a gli altri che quelle parole, seppur vere nella maggioranza dei casi, lo avevano in qualche modo ferito.
“Ragazzi, si và al mercato!”
E così dicendo, scattò in avanti verso la piazza del mercato, con Fuu, Rai, Vivi e il tramonto dietro le spalle, che lo seguivano lenti.
 
***
 
“Allison, cosa ti sei fatta al braccio?”
I ragazzi si erano accorti da poco della fascia nera all’avambraccio della corvina.
“Eh? Questo …? Ah, non è niente …”
Visibilmente preoccupata, Olette le andò incontro.
“Ma cosa vai dicendo? Guarda qui: ti esce il sangue!” e così dicendo le sollevò  la benda nera che, precedentemente,  Axel le aveva legato al braccio come cosa provvisoria. Facendolo, si sporcò le mani di sangue e ne fece uscire altro dalla ferita. Risoluta, stappò via quel cencio zuppo di sangue, facendo sussultare la ragazza per il lieve bruciore dell’aria sulla sua ferita aperta.
Mentre lei combatteva per non farla vedere agli altri, fu imposto a Pence di bloccarla da dietro, per capire almeno se la ferita fosse grave o meno. Allison girò la testa dall’altra parte, come se fosse in colpa, mentre Olette e Hayner stavano osservando la ferita dell’amica. Olette era più preoccupata di prima, e si poggiò ad Hayner, tanto impressionata da stare per vomitare: la ferita era profonda e aperta, molto aperta, fin troppo aperta … con tutto il sangue iniziale non si vedeva molto, ma ora che il flusso rossastro stava cessando, si vedevano quasi precisamente i bordi del muscolo tagliato. Ma ora il tutto si stava lentamente cicatrizzando.
Abbracciata ad Hayner con le lacrime agli occhi, la ragazza guardava spaurita l’amica, che si era liberata della presa di Pence. Le parole non uscivano, sentiva un groppo in gola: cosa le era capitato, per procurarsi una ferita tale?
I due ragazzi erano senza parole, e con gli occhi bassi, stettero in silenzio per un po’. Anche Allison stette ferma, al suo posto, con il lato destro del corpo rivolto verso la castana, ma la sua testa era dall’altra parte: non riusciva a guardarla negli occhi. Posò la sua mano sinistra a coprire la ferita, ma ormai quella scena era rimasta impressa nelle menti di tutti.
Hayner si limitò a ricambiare l’abbraccio della giovane, mentre Pence si chinò a terra per raccogliere quel pezzo di stoffa nero e porgerlo alla proprietaria.
“Scusaci.”
Allison lo prese, sempre con lo sguardo basso, e poi si allontanò. Voleva rimettersi la benda da sola, ma come fare, senza mostrare la ferita agli altri?
Fatti si e no venti passi si fermò. Cadde sulle ginocchia, con la benda fradicia fra le mani sporche di sangue e il braccio sanguinante. Era ridicola. Si sentiva ridicola. E ora le lacrime le scendevano silenziose e fredde lungo il viso, chino sulle ginocchia. Questo era ancora più ridicolo, più deplorevole soprattutto per una come lei, come loro, esseri incapaci di provare sentimenti.
Se il numero VII l’avesse vista, chissà quante gliene avrebbe dette! E non tanto perché lei era un Nessuno, no … era un fantoccio, qualcosa da considerarsi ancora più impedito a provare certe emozioni, essendo una copia. Per questo l’avrebbe ripresa.
Come sempre, d’altronde.
 
Si accorse che la benda se ne stava andando via dalle sue mani. Fece per riprenderla, come se fosse il vento ad avergliela presa, ma intrisa di sangue com’era, era troppo pesante. Colei che gli aveva preso la benda, si era inginocchiata davanti a lei, e non curandosi degli schizzetti di sangue che gli sporcavano la maglietta, gli rilegò la fascia intorno al braccio.
“Perdonami per prima, Allison … Non immaginavo potesse essere così ... la tua ferita … ancora scusa.”
Con il volto bagnato, Xion si girò per guardare Olette, e si accorse che non era stata l’unica a piangere.
Si stavano avvicinando anche gli altri due che inizialmente se ne erano rimasti in disparte. Ora tutti erano chini su di lei, e le chiedevano se stesse meglio.
“Ti si sentiva da laggiù che piangevi! Dovevi esser proprio nervosa.”
Hayner rendeva tutto meno tragico con quel suo sorrisetto da ragazzino, e Allison lo notò in lui, in Pence e in Olette. Quest’ultima l’abbracciò, per poi staccarsi di colpo e chiedere scusa di averle inzaccherato la schiena con le mani sporche.
“Stai tranquilla: al mercato comprerò nuovi vestiti e delle fasciature più adatte per il bendaggio.”
Ora era come sollevata: sapeva che questi amici sarebbero rimasti sempre con lei, nella buona o nella cattiva sorte … Come Axel, come Roxas …
Già, Roxas. E pensare che era stato proprio lui a recargli quella ferita.
Chissà come se la stava cavando al Castello senza di lei ...
Di sicuro meglio- pensò- Almeno non si potrà più lamentare di me e … di tutto il resto.
Si stavano avviando ai banchi dei vestiti, quando una voce dietro di loro li bloccò: “Ehi, voi!”
Olette senza girarsi, sollevò gli occhi al cielo, avendo capito, come tutti, l’identità dell’individuo dietro di loro.
“Oh, no … che pizza!”
Questo continuava a chiamarli e a vociferare cose del tipo “Cosa avete fatto a quella ragazza?” o “Perché mi ignorate?” o ancora “Hayner sei un perdente che non vuole battersi col nemico, e così ti sfoghi sulle povere fanciulle indifese!”.
Allison incuriosita chiese agli altri :”Cosa sta dicendo?”
“Bah, cose senza senso” rispose su due piedi il biondo “Non dargli retta”
La corvina si rigirò, e osservando l’ignorato dal resto del gruppo esclamò:”Ma io lo conosco! E’ il ragazzo dell’appartamento!”
Tutti quanti si voltarono vero di lei, con gli occhi sgranati, e in un coro non previsto, chiesero lei sbigottiti:”Conosci Seifer?”

 

 


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Allora, li avete trovati? ;)
Spero che questo capitolo sia piaciuto lo stesso, anche se un pò sanguinolento e ... triste.
C'era una caterba di cose che intendevo dire, ma me le sono scordate... bah.
Ok, lo ammetto: il pezzo che Allison/Xion si allontana da Axel, mi è sembrata una scena tra amanti O_O (ma sia ben chiaro: loro per me saranno sempre e solo fratelli u_u)

Ora passiamo alle risposte:

zexelmas: Stai tranquillo, le foglie ai cespugli ricrescono u_u per la prossima volta, li ritroverai più rigogliosi! xD Sinceramente, sono molto contenta che ti sia piaciuta la scena del combattimento, davvero ^^

lalikky: non sei scema, è che, non volendo, hai centrato il punto della situazione (vedasi codesto capitolo u_u) Ho cercato di fare il prima possibile, ma tra verifiche di greco(andate benissimo, per fortuna :D), Romics di due giorni (esperienza nuova.. l'anno scorso ci sono andata solo di domenica, e sabato sono stata benissimo... si, c'era anche il tuo "amato" "cesso"... poi ti racconto ;)) L'aborti(xD), quando ha saputo che ci avrebbe dovuto dare una sua ora, quasi saltava di gioia! Vabbè, finiamola qui.
 

Sta volta spero di aggiornare davvero presto.
Spero.

incrociando le dita
Chibi Tantei



P.S. Spero di non aver impressionato nessuno con tutto quel sangue ... :(

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Capitolo 10
*** L'arma segreta ***


E dopo un'eternità.... rieccomi!
Mi scuso ancora per il ginorbico ritardo, ma ho avuto da fare. Qindi chiedo ancora scusa e vi lascio alla lettura.







Erano tutti rimasti a bocca aperta: come diavolo faceva Allison a conoscere Seifer?
“M-ma ne sei proprio sicura Allison?” balbettò Hayner.
“Si, ne sono certa: è lo stesso ragazzo dell’appartamento.”
“Cos … ?” Hayner rimase interdetto “Nell’appartamento …?”
Si voltò verso Olette, sbigottito, ma non come suo solito … c’era qualcosa di diverso in lui, questa volta.
Un’ombra gli si posò sugli occhi. Non brillavano più tanto luminosamente d’allegria e di voglia di fare come fino a poco prima.
Era come deluso da qualcosa … o qualcuno.
“L’avete già incontrato … perché non mi hai detto niente, Olette?”
Se prima era solo un’impressione, ora si capiva benissimo, persino dal tono di voce con cui stava parlando, che era deluso.
Tutto perché si era venuto a sapere che Seifer ed Allison si erano già incontrati. Già, loro due si erano incontrati. Olette non lo aveva visto, anche perché se ne era andata via prima.
E tutto ciò a lei rimaneva sospeso,privo di significato: perché ora quel ragazzo si mostrava deluso nei suoi confronti? Come poteva pretendere che lei gli riferisse di qualcosa che fino a poco prima non ne era a conoscenza neanche lei?
Gli rispose con un tono misto fra nervosismo e delusione:  nervosa, perché quel ragazzino stava pretendendo troppo, oramai; delusa, dal suo comportamento infantile, così oscuro, quasi inspiegabile.
“Semmai l’ha incontrato lei, da sola, dopo che io me ne ero andata. Altrimenti ti avrei avvertito …”
Stava per aggiungerci qualche aggettivo dispregiativo nei confronti del suo interlocutore, ma si bloccò. La cosa strana che poi subito dopo si notò, è che il ragazzo non le rispose, ma rimase in silenzio, rendendo l’aria circostante pesante.
Pence decise di porre rimedio in qualche modo a quella situazione creatasi, e si posizionò in mezzo ai due con la sua corporatura piazzata:” Hayner, non hai motivo di prendertela con Olette. A detta di Allison, Seifer non era nell’appartamento. Forse l’ha incontrato dopo quando è uscita, per venire qua. Ma comunque levati quel dannato broncio che hai messo su inutilmente, altrimenti vengo lì e te lo faccio passare io con le brutte!” lo sgridò Pence.
Tutti rimasero stupiti del cambiamento improvviso del castano: aveva abbandonato la sua solita aria pacata per acquistarne una più matura. Le sue occhiate incitavano Hayner chieder venia all’amica. Nessuno voleva che il solare viso della castana si adombrasse mai o che piangesse per qualcuno. Hayner compreso.
L’evento di poco prima era da considerarsi un’eccezione: uno shock per tutti e tre. Una ferita del genere, Allison che non aveva detto niente … li sarebbe stato impossibile bloccarle le lacrime.
“Scusa …”
Il biondo non disse altro. Si sentiva in imbarazzo (si pensi che era stato sgridato da Pence!), e già quelle scuse erano uscite a mezza bocca, con una difficoltà tale creata dal suo orgoglio, che bastavano ed avanzavano.
Anche se Pence lo stata fulminando con lo sguardo, non riuscì a dire altro. Anche perché l’oggetto di quella “litigata” si stava avvicinando da tempo, e ormai li aveva raggiunti: Seifer piombò in mezzo a loro, attaccando subito Hayner con frecciatine, e tutto tornò come prima.
Olette fece qualche passo indietro, appartandosi lontano da suo gruppo: come le dava fastidio che Hayner avesse ripreso il suo solito sorriso in così breve tempo.
Sul suo volto si dipinse un sorriso amaro, e i suoi occhi verdi cambiarono prospettiva, dai volti degli amici, fino alla pavimentazione della piazza.
Il movimento insolito della ragazza attirò l’attenzione della corvina.
Allison conosceva bene quell’espressione. Quante volte le era capitata la medesima cosa con Roxas e Axel: tutte le volte che bisticciavano, arrivava sempre qualcuno a distrarli. E quando succedeva, sembrava proprio che non sentissero più il peso della litigata, scaricandolo tutto addosso a lei. Lei che poi avrebbe dovuto ingoiare tutto come un boccone amaro, perché tenere il muso per una cosa del genere non era cosa conforme ad un Nessuno. Il numero VII glie lo ricordava sempre.
E così restava con quel maledetto peso, mentre gli altri due se la spassavano con un ipotetico Demyx che li aveva cercati per far sentire loro un brano nuovo.
Lo stesso stava accadendo in quel preciso momento con Olette. Con l’unica differenza che quando Xion era all’Organizzazione, era da sola, contro tutti, anche contro Roxas, mentre Olette si trovava in un gruppo. A differenza di Larxene, a cui dei “mocciosi” importava ben poco, scocciandosi di svolgere missioni insieme ad essi ritenendoli incapaci ed inetti, lei teneva, in un certo senso, alla ragazza castana, e decide di andare a parlare con lei. La raggiunse e cercò di farle da conforto come meglio poté.
Ma purtroppo la faccenda non andò come previsto: Seifer l’aveva notata e riconosciuta, e scansando con un rapido gesto il biondo, si avvicinò alla corvina, interrompendole  maleducatamente il discorso che da poco aveva iniziato con l’amica.
“Ma sei tu! La ragazza dell’appartamento! Che ci fai qui?”
Allison d’istinto nascose, stroppicciandosi il vestito, le macchie di sangue che si era procurata poco prima.
“Sono venuta a comprare dei vestiti nuovi con i miei amici” Provò a sorridere, cercando di ricordare come lo facesse Olette e imitandola. Le guancie del giovane si tinsero lievemente, mentre i suoi occhi si persero avidamente ad esaminare meglio i lineamenti di quel viso come di porcellana.
“Tu … devi essere Seifer, giusto?” Continuò la corvina.
“Eh …? Ah, si! Si! Sono io! E tu sei …?”
“Oh, perdonami” fece l’altra, portandosi una mano sul petto “Io sono Allison, piacere”
Seifer ed Allison continuarono la discussione, mentre quest’ultima pensava fra sé e sé, quasi disgustata, che quando avrebbe rivisto Naminè, gliel’avrebbe fatta pagare cara …
Ora non solo il viso, ma anche l’atteggiamento? …. Credo che io e te dovremmo fare una chiacchierata, mia cara …
Olette si era rimessa un po’ in sesto, e si era avvicinata ai compagni, acquistando la loro stessa espressione del viso: esterrefatta.
“Ditemi,” fece poco dopo Hayner “sono l’unico che vede Seifer in modo strano?”
“Potrei azzardare a dire di vederci i fiorellini intorno …” confessò Pence, di nuovo con la sua aria pacata.
“Orrore …” un brivido corse dietro la schiena di Hayner.
“… Anche se vederlo sorridere in quel modo mi fa paura.” Continuò Pence” Credo che avrò gl’incubi, sta notte.”
“Inquietante …” Anche la schiena di Olette fece come pista da sci al freddo brivido del terrore.
Hayner si voltò, e notò che altri tre erano presenti a quell’”orrido” spettacolo (così definito in seguito da Hayner), ma che non lo vedevano come tale.
“Sembrano stiano seguendo una love-story a puntate” sintetizzò Olette.
Difatti Rai era contentissimo e parlava a vanvera, dicendo cose sconnesse, piangendo di gioia; Fuu guardava, e ogni tanto usciva fuori una smorfia schifata, che ricacciava subito dentro, mostrandosi impassibile come sempre. Vivi guardava quasi esultando, con le guancie(?nda) rosee.
La chiacchierata fra i due terminò con una stretta di mano che mise “leggermente” in imbarazzo il giovane. Richiamò indietro la sua “squadra”, facendo svanire tutta l’aura rosea che aveva acquisito fino a poco prima, lanciando l’ennesima sfida ad Hayner. Poi si allontanò con il suo gruppetto, mentre Rai lo tartassava con domande su domande.
Hayner non fece caso alle parole del ragazzo, perso com’era nei suoi ragionamenti contorti. Capitavano, di rado, ma capitavano; e quando succedeva, ci si perdeva, e poteva stare lì a riflettere per ore, traendone fuori poco più che niente, o interi poemi con cui parlare per ore insieme agli altri. La madre spesso si lamentava, tra un sospiro ed uno sbuffo: “Perché di questi ragionamenti non li fa anche quando è sui libri, a scuola, invece che concepirli solo ed esclusivamente durante le vacanze estive?”
Gli altri gli si avvicinarono quieti, come a non volerlo disturbare. Ciò non toglie la loro curiosità che mordeva e tirava nelle loro testa per sapere cosa stesse pensando il ragazzo nella sua, di testa.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile, tacque, e poi, risoluto, esclamò:”Eureka!”
Tutti si presero un colpo, facendo addirittura un piccolo balzo all’indietro.
Olette, che ce l’aveva ancora con lui, gli rispose sarcasticamente:”Signor Archimede, finalmente ci degniamo di studiare i participi greci …”
“Ma no! Ti pare!”le rispose seccato Hayner. Era così seccato che si lasciò sfuggire dalla bocca un “Ti pare che io studio?”
“ … Mi pareva”
“Bando alle ciance!” riprese “Ho trovato un’arma segreta per vincere Seifer allo struggle!”
Con aria soddisfatta, sotto gli occhi incuriositi di tutti, indicò Allison che, sgranando gli occhi, chiese incredula “I-io?” Da parte di Hayner arrivò un gesto di conferma.
“Ma, Hayner, perdonami, come pensi di fare ad utilizzarmi come arma segreta? Contro Seifer, per di più, che a detta vostra è molto forte … E poi devo ancora iniziare gli allenamenti …”
Hayner si schiarì la voce con qualche colpo di tosse, allontanandosi per creare come un piccolo palcoscenico salendo su di una panchina.
“Signore e signori,” iniziò con aria solenne “come avete potuto notare poc’anzi …”
“Wow Hayner!” lo interruppe la castana “Conosci termini così forbiti? Mi sorprendi!”
Ci fu qualche risata a mezza bocca tra i tre giovani spettatori.
“Spiritosa … Ora fammi continuare!”
La faccenda andò per le lunghe, poiché Hayner volendosi mostrare chissà chi, tirava fuori a caso termini dotti(anche inappropriatamente), scatenando battute sarcastiche da parte di Olette, che, avendo ancora un po’ di risentimenti per prima, lo interrompeva ogni volta, facendogli perdere il filo del discorso.
“In breve, faremo giocare Allison al torneo, e sfideremo Seifer, vincendo!”
“E come pretendi di fare? Non che io dubiti delle capacità di Allison,” disse Olette”ma non credo che al primo tentativo riesca a batterlo, anche se tu dovessi metterla sotto allenamento 24 ore su 24.”
“Ma allora non mi ascolti proprio, eh? Ti ho detto che vinceremo, e vinceremo! C’è un motivo ben preciso se ti dico questo!” disse con esasperazione Hayner.
Olette per tutta risposta, gli fece:”Il motivo è che tu rosichi troppo per l’ultima volta che ti ha sconfitto?”
“No, quella è acqua passata!”
“Allora può essere che in Allison ci sia un potere paranormale?” chiese Pence, con gli occhi che brillavano e la bocca spalancata dalla felicità.
“No Pence …”
Il biondo sbuffò e poi disse a gran voce:”Seifer è cotto di lei! Non potrà mai batterla!”
Tutti rimasero a bocca aperta.
Olette aveva capito tutto, oramai; Pence era rimasto deluso dal fatto che la loro nuova amica non avesse nessun potere ESP; Allison non riusciva a capire, e si ritrovò sperduta nell’affermazione del ragazzo.
Ripresero ad avviarsi verso i banchi dei vestiti. Ma c’era qualcosa che non andava, e Olette se ne era accorta. Cautamente si avvicinò alla fonte di questa sensazione, Hayner, e sentì che mugugnava qualcosa fra sé e sé, a denti stretti.
“Cos’hai che non va?” gli chiese la ragazza.
“Va che anche se è la nostra arma segreta per la vittoria,”rispose quello,”mi da fastidio il fatto che Seifer sia innamorato di Allison!”
Grugnò nuovamente, affrettando il passo, con le mani nelle tasche, lasciando dietro di se Olette. Mentre lei si era fermata per l’inspiegabile tuffo al cuore che aveva sentito.







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fine cap 10! che ve ne pare?
Oggi sono troppo pigra per continuare a scrivere, quindi ringrazio di cuore ancora una volta tutti e prego che abbiate un pò di azienza pr il prossimo capitolo.
Chibi tantei
P.S: Hayner e Olette insieme mi piacciono tanto, non so che farci *w*
P.P.S.: per la mia cara Paoletta : hai visto che ho publicato entro la fine dell'anno? è_é AH! XD


 

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Capitolo 11
*** Ricordando il giorno prima ***


Ok, lo so, sono colpevole del mio ritardo....
Questo capitolo non è niente di che, ma mi piaceva l'idea di scriverlo.... ci ho provato.
Ringrazio tutti coloro che lo leggeranno.









Un’altra volta il buio totale.
Nuovamente, si ritrovava a camminare nel vuoto.
Questa volta, però, la “passeggiatina” surreale durò di meno.
Un lampo bianco le coprì l’intera visuale, ed improvvisamente si ritrovò seduta.
Poggiava su una sedia bianca; davanti a lei c’era un lungo tavolo albino, e pareti di color neve la circondavano.
Di quello stesso colore, vestiva la minuta e fragile corporatura di Naminè, con i suoi lunghi capelli biondi che le facevano da cornice. Costei era seduta davanti a lei, all’altra estremità del tavolo. I suoi occhi azzurro cielo erano rapiti dal disegno che stava completando, impasticciando con i suoi pastelli colorati un immacolato foglio bianco, che lentamente prendeva forma.
Xion restò qualche secondo immobile a fissarla, prima che la giovane si accorgesse di lei, staccando i suoi occhi dal suo artefatto e posandoli sulla corvina.
Sorrise, restando con i pastelli in mano.
“Bentornata, Xion.”
Riabbassò gli occhi e riprese a colorare.
Xion provò a parlare, ma la sua voce non uscì dalla sua bocca, lasciandola muovere senza sonoro.
Se ne rese conto dopo aver provato ad urlare, sospettando precedentemente un calo della voce. E invece no: non riusciva proprio a parlare.
“Allora? Di cosa volevi parlare?”
La corvina non riusciva a pronunciar parola, mentre Naminè scarabocchiava ancora sul foglio.
Xion decise di batter un pugno sul tavolo, per attirare l’attenzione della bionda.
“Oh, giusto …” fece Naminè, senza alzare ancora lo sguardo. “Non riesci a parlare.”
“Beh, è normale, ancora non riesco a farti “partecipe” completamente a queste visite.”
Sorrise, posando pastelli ed album, guardandola negli occhi.
“Non sono ancora brava su questo, perdonami …”
Si alzò, si diresse verso di lei, e posandole la sua mano destra sulla stessa spalla di Xion, le disse:”Sta tranquilla: parleremo dei tuoi dubbi, ma …”
Si allontanò, uscendo fuori dalla visuale di Xion, avvicinandosi ad un mobile bianco, dove teneva i pastelli nuovi.
“ … Non oggi. Ho finito il pastello azzurro.”
                                                                                            ***
In quel momento, il sogno svanì e Xion aprì immediatamente gli occhi.
“… Vigliacca.”
Si ritrovò a fissare il soffitto bianco della sua stanza, mentre una mano si grattava la nuca, ben nascosta da quel piccolo cespuglietto di capelli imbizzarriti. Il suo corpo si muoveva per mettersi in posizione supina, in mezzo alle coperte del suo nuovo letto.
Quel letto che, per fortuna, aveva trovato il giorno prima con i suoi amici, e lo avevano acquistato in tempo, prima che arrivasse qualcun altro intenzionato a comprarlo.
Ma le spese non erano finite quel giorno, e il letto, anche se smontato(fatta eccezione per il materasso), era pur sempre scomodo da trasportare. Si ritrovarono in poco a chieder una mano ai genitori di Hayner e Pence che, oltre a trasportare il letto, presero con sé anche una piccola panca che Allison e Olette avevano acquistato per metterci dentro i vestiti della ragazza.
Arrivati tutti a destinazione, Olette mandò via i grandi, incaricò Hayner e Pence di montare il letto, e portò di nuovo con sé Allison per vedere i vestiti, che con tutto quel trambusto, se ne erano dimenticate.
Nonostante l’insistenza della ragazza a non voler comprare quasi niente, Olette la fece tornare a casa con una pila di vestiti nuovi.
Aperta la porta dell’abitazione, chiamò a rapporto i due ragazzi, distraendoli dal loro lavoro.
“Loro”.
Per modo di dire, perché il povero Pence, trovatosi in compagnia di un ribelle Hayner con una voglia di lavorare che a mala pena raggiungeva la pianta dei piedi, si ritrovò a fare tutta la fatica da solo.
Allison chiese a che punto era il lavoro.
“Abbiamo quasi finito” disse Pance, con la sua facciona allegra”Anche se all’inizio abbiamo perso tempo con le istruzioni …”
E da dietro si sentì ululare Hayner con imprecazioni varie sulla lingua della Finlandia …
Finiti i vari discorsi, la castana ordinò ai ragazzi di uscire fuori. Ci fù qualche lamentela da parte loro che fù velocemente soppressa con il fare minaccioso di Olette.
Rimasta sola con Allison, l’aveva trascinata in camera, e le consigliò di cambiarsi d’abito, dando a lei i vestiti sporchi che portava ancora addosso.
Dopo dieci minuti, la castana aveva una busta con i panni sporchi da lavare, e Allison indossava dei pinocchietti bianchi e una felpa blu a mezze maniche, con un cappuccio e dei fiori bianchi stampati sul fondo della maglietta. Ricordavano molto i fiori sulla maglietta arancione di Olette, ma quelli della felpa blu erano di un tipo tropicale, più fantasioso e ricercato dell’altro modello.
Scese giù con l’amica, aprì la porta ai due imbronciati ragazzi e per l’ultima volta uscirono fuori a finire la spesa.
Verso sera, Olette aveva lasciato il carico dei vestiti alla madre, e si era offerta di rimanere con la corvina per darle una mano a sistemare tutta la spesa di quel giorno.
Sistemarono i vestiti nella panca, lasciando fuori una maglietta a mezze maniche bianca e blu, con una grande stella di quello stesso colore in basso a sinistra e un paio di pantaloncini, sempre di quel medesimo colore, che indossava tutt’ora come pigiama.
I ricordi del giorno prima erano  finiti con i discorsi più strani mai sentiti prima da parte di Olette, che distrutta, era crollata sul suo letto, addormentandosi accanto all’amica.
Ora la castana era di sotto, e Allison si stava ancora stropicciando gli occhi quando la prima la distolse dai suoi pensieri per chiamarla a fare colazione.
Svogliatamente la corvina posò i piedi nudi sul freddo pavimento, e la voglia di rinfilarsi sotto le coperte così improvvisa e nuova che l’attraversò in quel momento, fu un qualcosa di piacevole che convinse la ragazza a seguire il suo istinto.
“Prometto che dormo per altri cinque minuti, soltanto cinque …” disse fra sé e sé, accoccolandosi nel groviglio di lenzuola che si era creata.
Purtroppo che quei cinque minuti si trasformarono prima in sei, poi in sette, in otto, continuando, per poi divenire ben quindici, allo scadere dei quali, si sentirono passi pesanti salire le scale, attraversare la piccola stanza, e aprire con forza la porta.
Sulla sua soglia si poteva vedere la figura di Olette, minacciosa come non mai, con i suoi occhi sprizzanti fuoco e scintille che, a grandi passi, si avvicinò alla figura dormiente che giaceva sul letto davanti a lei.
“Allison, svegliati! La colazione si sta freddando!”
Bofonchiando qualcosa di incomprensibile la corvina si rigirò su sé stessa, aprì gli occhi, e sotto lo sguardo omicida di Olette si alzò, posando definitivamente i piedi nudi sul freddo pavimento.
Cosa che la fece svegliare del tutto.
“Su, andiamo di sotto, la colazione ci aspetta!”
“Cosa c’è di buono?” chiese Allison alla pimpante Olette, sperando dentro di sé che i freddi dessert azzurri non fossero stati allegri compagni anche delle sue mattine.
Si sentì un urletto allegro della ragazza esclamare:“Uova e pancetta!”
Poi si avviò di sotto, a controllare se il thè che aveva messo sul fuoco tempo prima fosse pronto.
“Sia ringraziato Kingdom Hearts.” Pensò Allison, e scese giù, pronta a provare le squisitezze dell’amica, a lei nuove.





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Non è niente di che, ma spero che sia piaciuto.
scusate ancora per il ritardo.
Chibi Tantei

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Capitolo 12
*** Primo giorno d'allenamento e strani pensieri ***


Lo so, è da una vita che non aggiorno... siate clementi, ve ne prego! (>_<)''





La giornata era iniziata bene, con una sostanziosa colazione cucinata da Olette che riempì lo stomaco di Allison in poco tempo.
Finito di mangiare, si cambiarono e poi si avviarono fuori, dirigendosi verso la piazza dello Struggle.
Hayner le stava aspettando insieme a Pence e all’attrezzatura necessaria per l’allenamento.
“Ma buongiorno, pelandrone!” fece il biondo, mentre si infilava il caschetto di velcro in testa.
“Ciao Hayner, ciao Pence. Come state?”
“Non ci possiamo lamentare … “disse il castano. ”Tu Allison? Agitata?”
“E di che?” sorrise la corvina “Anzi, sono curiosa di iniziare ad allenarmi.”
“Non credere che sarà una passeggiata!” controbatté il biondo. “Ti allenerò io, il che significa che non avrò riguardi … anche se sei una ragazza! Ti devo allenare per benino se vogliamo che tu straccia Seifer …”
“Solo una cosa.”
“Cosa c’è?”
Allison si sentì un po’ in imbarazzo a chiederglielo, ma doveva.
“Di qualsiasi cosa si tratti lo Struggle, ti prego … non colpire il mio avambraccio destro. Tutto qua …”
“Ah, si, scusa … A proposito,” continuò Hayner “come va la ferita?”
“Meglio, grazie. Ma ora non perdiamoci in chiacchiere, e iniziamo l’allenamento ... che ne dici?”
Hayner sorrise :”Ci sto! E brava la mia allieva! Solo che prima, devi metterti queste.”
E dicendo ciò, lanciò verso di lei un caschetto e un busto fatti di velcro, che la ragazza indossò subito.
Pence le si avvicinò porgendole una grande mazza con la parte superiore ricoperta di gommapiuma azzurra e delle palline gialle da attaccare al velcro(sia sul copri capo, sia sul giubbotto). Le spiegò anche che il gioco consisteva nello staccare le palline dal velcro dell’avversario con la mazza entro un limite di tempo di un quarto d’ora*.
Allison era alquanto sorpresa: chissà cosa si aspettava quando Hayner le parlava dello Struggle …
Ebbe il tempo di dire solo “Tutto qua?” che Hayner si era già fiondato verso di lei, intenzionato a straccarle tutte le palline in un colpo solo.
Allison lo schivò facilmente, e, colpendolo delicatamente dietro alla schiena, gli fece perdere l’equilibrio e un paio di palline.
Hayner rimase piacevolmente sorpreso dall’accaduto, e infervorato dalla reazione della ragazza, si animò ancora di più, impegnandosi al massimo.
Ma i nostri amici, i quali erano esterrefatti dal comportamento di Allison in quella disciplina sportiva, non potevano minimamente immaginare che tutto ciò per lei era una passeggiata, abituata a ben altro tipo di combattimento e di allenamento, oserei dire.
  Quel momento in cui veniva mandata nella sala grande del Castello che non esiste a cavarsela in mezzo a non si sa quanti Simili, esseri senza cuore(in un castello popolato da soli Nessuno …) che l’attaccavano in gruppo, senza aver un minimo di riguardo per lei. E lì non c’era il tempo, no … lì c’era l’esaurimento scorte di simili d’allenamento a determinare la fine di quella massacrante esercitazione. E poi il campo di battaglia non era da meno.
Il susseguirsi degli attacchi del biondo erano sempre “elegantemente” schivati dalla corvina, che poi contrattaccava da dietro, staccando sempre più palline al povero mal capitato allenatore.
E tra piroette della ragazza e colpi a vuoto del ragazzo, la partita terminò con una netta vittoria della prima.
“Complimenti Allison! Sei stata veramente bravissima!”
Complimenti del genere erano quelli che sentiva da Olette e Pence, mentre Hayner, con il sedere per terra non si univa a quest’allegro coretto.
“Tsk! Sei riuscita a battermi … complimenti. Però, l’allenamento non è finito.”
Sorrise beffardo “Io ancora non ho dato il meglio di me, e scommetto che per te vale la stessa cosa, giusto?”
La corvina piegò leggermente gli angoli della bocca verso l’alto, e impugnata la mazza, assunse la sua solita posizione da combattimento.
Tutto ciò incitò il biondo a sbrigarsi a riattaccare le palline al busto e al casco, così da potersi prendere una rivincita.
Povero ingenuo.
Spronando la ragazza a dare il meglio di se, aveva risvegliato la Xion che combatteva gli Heartless nei vari mondi, e non la voglia di mettersi in gioco della loro Allison. Hayner si ritrovò così spiazzato da questa sua grande abilità (nonostante il braccio destro fosse infortunato), che a chi non era nota la situazione, sembrava che fosse lui l’allenato e non l’allenatore.
Nonostante impiegasse tutte le sue abilità, lei riusciva a superarlo, battendolo sempre in minor tempo.
Dopo un’intera mattinata di allenamento, Hayner era distrutto, gettato per terra con il fiatone. Gli si avvicinò Olette e, chinandosi su di lui, disse scherzosamente:”Alla fine eri tu quello che aveva bisogno di un allenamento, eh?”
Hayner la guardò con uno sguardo di uno che ci è rimasto male di averle prese da una ragazza, e a causa del fiatone, aveva anche difficoltà a parlare.
“Sta … Sta zitta … stupida.”
Il suo volto arrossato e sudato per la fatica, illuminato dalla luce del tramonto, risvegliò qualcosa in Olette, che avvampando non poco, gli sorrise dolcemente.
Il ragazzo non si accorse dell’improvviso imporpora mento della giovane, poiché questa era con il volto nell’ombra.
“Vuoi che ti aiuti a rialzarti?” Gli chiese lei, dolcemente, con tanto che quello stupido la trattava quasi sempre male.
“Per … per ora … va bene … l’acqua …”
“Te la porto subito allora.”
Si allontanò, tornando poco dopo con una bottiglietta d’acqua in mano. Si inginocchiò accanto al ragazzo e gliela passò. Questo si mise in posizione eretta, e afferrata la boccetta, si attaccò bevendo a gran velocità l’acqua fresca che conteneva. La bevve a grandi sorsi, lasciando uscire qualche volta, una o due gocce d’acqua dalla sua bocca. Quelle gocce poi, andavano a scendere giù per il mento, poi sul collo, e infine si univano alle gocce di sudore della maglietta.
Quando Olette si accorse che stava fissando e, soprattutto, fantasticando su quelle gocce di sudore misto ad acqua, distolse lo sguardo, e con una scusa si allontanò il più in fretta possibile da lui.
Mentre correva via, le fu inevitabile ripensare alla brutta figura che stava facendo e ai giochi di luce che formavano quelle piccole gocce d’acqua. I raggi caldi che illuminavano quei piccoli cristalli freddi sul suo corpo … “Ma ora basta pensare a queste cose!”
“A cosa ti riferisci Olette?”
“Ah … ecco …” Olette aveva finito per urlare ciò che stava pensando. Ma per sua fortuna, la sua sbadataggine fu salvata dalla presenza unica di Allison, e nessun altro.
“Beh … “
“Tranquilla.” La interruppe l’amica “Se non ne vuoi parlare, fa niente … non ti voglio costringere.”
Olette scoppiò a ridere, lasciando sorpresa la corvina. Ripresasi dalla gran risata, la castana decise di parlarle, solo ad una condizione …

 
 
 
 
_______________________________________________________________________________________________________________________________

 *Non ricordo bene o non è specificato nel manga.
Al videogioco non ho giocato(Kingdom Hearts II), quindi chiedo eventualmente perdono se sbaglio.



Wow, siamo già arrivati al 12° capitolo? O_O apperò... ok, ora arriverà il pezzo interessante, il momento per cui all'inizio era nata 'sta sbobba ....
Di quale condizione starà parlando la nostra pimpante Olette (nientepopòdimenoche Yuffie sotto mentite spoglie(?????))????
Lo scoprirete nel priossimo secolo! :D (con il tempo che ci metto ad aggiornare... ._.)
Ringrazio tutti coloro che mi stanno seguendo! Grazie infinite! *inchino*
Al prossimo capitolo!


Chibi Tantei


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