Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno.

di FloxWeasley
(/viewuser.php?uid=126779)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come al solito... oppure no? ***
Capitolo 2: *** Smettetela di farmi smaterializzare! ***
Capitolo 3: *** Il racconto di Hermione. ***
Capitolo 4: *** Qualcosa si chiarisce. ***
Capitolo 5: *** Ascoltami, Hermione! ***
Capitolo 6: *** Il semi piano. ***
Capitolo 7: *** Compleanno. ***
Capitolo 8: *** Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno. ***



Capitolo 1
*** Come al solito... oppure no? ***


 

 

Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno

Capitolo primo

Come al solito... oppure no?

 

Ginny stava tornando dagli allenamenti di Quidditch, con la testa ancora in campo. Di questo passo avrebbero vinto l'imminente partita contro le Montrose Magpies, anche se quella era la squadra più forte del campionato. Imboccò il vialetto di casa sua, appena fuori Londra, trascinando i piedi, e tirò fuori le chiavi di casa dal borsone. Stava per salire gli scalini che la separavano dalla porta, quando si accorse che c'era qualcuno, seduto sugli scalini.

«Ginny!» esclamò la figura, tirandosi in piedi e correndo ad abbracciare l'amica.

«Hermione, che ci fai qui?» chiese Ginny, sospettosa, notando la voce rotta e malinconica di Hermione. Doveva appena aver smesso di piangere.

«Ecco, non ho molta voglia di stare sotto lo stesso tetto di tuo fratello per un po'» buttò lì Hermione, evitando lo sguardo di Ginny.

«Dai, entriamo che qui si gela» disse Ginny, accorgendosi che le uscivano nuvolette di vapore dalla bocca quando parlava. Sapeva che la sua amica le avrebbe raccontato tutto più tardi.

«Non è ancora arrivato Harry?» chiese Hermione, cercando di far cambiare argomento ai pensieri di Ginny, con scarso successo.

«No, arriva tra un'oretta» rispose lei. «Vuoi sistemare le tue cose nella stanza degli ospiti?» chiese poi, una volta chiusa la porta di casa, adocchiando il borsone che la sua amica teneva in mano. «Intanto mi faccio una doccia e poi mi racconti tutto» concluse.

«Oh, beh, si... va bene» farfugliò Hermione in risposta, salendo le scale per raggiungere la stanza che aveva occupato tante volte prima di andare a vivere con Ron. Ginny le lanciò un'ultima occhiata e poi andò in cucina a mettere su il tè. Non sapeva bene perché, ma sua madre lo faceva sempre quando doveva calmare qualcuno, e quindi pensò di provare anche lei.

Mezz'ora dopo erano entrambe accoccolate sul divano e Hermione stava pensando a come spiegare a Ginny quel che era successo.

«Che diavolo ha combinato stavolta quel gargoyle di mio fratello?» chiese Ginny cercando di rompere il silenzio. Hermione sorrise debolmente, ma poi scoppiò a piangere affondando la testa nella spalla di Ginny. Quella prese a darle delle leggere pacche sulle spalle. Era abituata a quel genere di scene, Ron e Hermione litigavano un mese si e l'altro pure, era il loro modo di amarsi. Certo, non era mai successo che Hermione si prendesse una pausa, di solito lei e Ron riflettevano e poi si scusavano, rafforzando il loro rapporto, quindi Ginny capì che doveva essere qualcosa di grave, ma non si preoccupò più di tanto, conoscendo l'amica. Forse è il caso di aspettare domani mattina, si disse quando Hermione, che si era sfogata per bene, si addormentò sulla sua spalla. Lentamente la spostò, cercando di non svegliarla, ed andò a salutare Harry, che rientrava in quel momento. Gli fece segno di fare silenzio e si spostarono in cucina, dove gli raccontò tutto.

 

Angolino autrice

Ta-daaaan :DD

Che ve ne pare?

L'avevo scritta un sacco di tempo fa e adesso ho deciso di pubblicarla.

È la mia prima Ron/Hermione.

Non so quando pubblicherò il secondo capitolo, essendoci in mezzo le vacanze di Pasqua. Probabilmente tra poco più di una settimana.

La raccolta non sarà lunghissima.

Che ne direste di recensire?

*Occhioni da cucciolo*

Un bacione e Buona Pasqua a tutti!

Fra


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Smettetela di farmi smaterializzare! ***


 

 

Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno

Capitolo secondo

Smettetela di farmi smaterializzare!

 

«Hermione» sussurrò Ginny, scuotendo l'amica.

«Hermione» disse, la voce un po' più alta. Quella aprì gli occhi. Fece una smorfia di dolore per essersi addormentata in una posizione così scomoda.

Poi si alzò, e lei e Ginny si diressero in cucina, dove Harry sedeva leggendo la Gazzetta del Profeta.

«Buongiorno» salutò Harry con un gran sorriso. Le ragazze ricambiarono il saluto e iniziarono a mangiare. Harry lanciò un'occhiata diffidente a Ginny, che rispose con uno sguardo fermo e rassicurante.

«Hermione» iniziò Ginny, la voce dolce «che è successo?» chiese, con molto più tatto della sera precedente, quando era stanca e nervosa.

Hermione stette a lungo in silenzio, guardando la tazza di tè che aveva in mano, poi sospirò e guardò gli amici.

«Niente, ok? Voglio solo prendermi una pausa» tagliò corto Hermione, ma il suo tono, malinconico e spento, lasciava trasparire ben altro.

«Mi dispiace per il disturbo, ma i miei...» venne interrotta da Ginny.

«Nessun disturbo»

Hermione sorrise timidamente, poi appoggiò la tazza vuota al tavolo e si alzò.

«Vado a prepararmi» annunciò, e sparì su per le scale.

Ginny puntò un dito contro Harry e lo minacciò: «Ci parlo io con mio fratello, e tu non provare ad avvertirlo come l'ultima volta» Quello rimpicciolì e annuì.

Poteva aver sconfitto Voldemort, domato draghi e ucciso basilischi, ma se Ginny si arrabbiava era peggio di loro tre messi insieme, e Harry preferiva evitare.

Ginny si materializzò alla Tana. Se c'era una cosa che sapeva di suo fratello era che odiava stare nella sua nuova casa senza Hermione, quindi doveva essere tornato dai suoi genitori. Se poi si aggiungeva che temeva Ginny anche più di Harry era impossibile che non si fosse rifugiato sotto le sottane di mamma. Ginny marciò fino alla porta, dove bussò forte.

Una sorpresa e contrariata Molly Weasley aprì la porta.

«Tesoro!» gridò, e corse ad abbracciare la figlia. Quella alzò gli occhi al cielo.

«Dov'è quell'idiota? » chiese Ginny a mò di minaccia.

«C-chi Ginny, cara?» balbettò Molly. Era inqietante quanto sua figlia avesse preso da lei, soprattutto nell'arrabbiarsi.

«Ronald Weasley, vieni qui!» urlò Ginny, ignorando la madre ed entrando a passo di carica nella Tana.

«Subito!» gridò, trattenendo un ringhio.

Sentì una specie di pigolio provenire dalla cucina e si diresse lì, con la madre dietro. Ron era dietro al tavolo, con un espressione di puro terrore dipinta sul volto. Ginny marciò verso di lui, fermandosi al capo opposto del tavolo.

Molly sembrava spaesata.

«Che succede? Ronald è arrivato ieri sera e mi ha detto che Hermione era partita..» disse piano. Ginny continuò a fissare il fratello, infuriata.

«Allora sei anche bugiardo! Se ti prendo..» sibilò, scattando verso Ron, che scappò dall'altra parte del tavolo. Andarono avanti così per un po', ad ogni passo di Ginny a destra seguiva uno di Ron a sinistra.

Molly parve riprendere la sua autorità di madre.

«Adesso basta! Sedetevi e smettetela di fare i bambini! Non avete 1O anni!» sbraitò. Ron obbedì, seguito da Ginny che lo guardava torva.

«Bravi. Ora vi dispiacerebbe informare anche la mamma? Vorrei sapere perchè vi rincorrete intorno al mio prezioso tavolo» disse, sedendosi tra i due.

«Hermione non lo vuole più vedere» disse Ginny. Ron emise un gemito.

«A-addirittura?» chiese, ma sembrava più un pigolio.

«Addirittura? Che hai combinato, Ron?» chiese Molly, minacciosa, dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre e sgranato gli occhi.

Hermione aveva sofferto anche troppo per colpa di suo figlio, infatti era SEMPRE colpa di Ron quando litigavano. Ron si fece, se possibile, ancora più piccolo. «I-io n-niente» farfugliò. Ginny ringhiò, e Molly le lanciò uno sguardo di rimprovero, che quella ignorò. Poi Ginny si alzò e disse:

«Mamma, ci parli tu con lui? Vedrò di sentire la versione MOLTO PIÚ ATTENDIBILE di Hermione. Scusa se ti lascio il difficile, ma se mio fratello dicesse qualcosa di troppo Malfoy non sarerebbe più l'unico ad essere chiamato furetto d'ora in poi. E comunque con me non canta». Baciò la madre, che era ancora un po' spiazzata, e ringhiò ancora una volta al fratello, poi si smaterializzò. Riapparve davanti a casa sua. Entrò come una furia, andando a sbattere contro Harry, che barcollò. Poi guardò spaventato la fidanzata. Ce l'aveva forse con lui? Lei alzò gli occhi al cielo.

«Non ti incenerisco, Harry. Volevo sapere dov'è Hermione» disse, più calma.

Harry sospirò di sollievo. «Al ministero» rispose. Ginny imprecò e si smaterializzò di nuovo, lasciando i fidanzato solo e più confuso che mai.

 

Angolino Autrice

Beh?

Che ve ne pare?

Scusate il ritardo!

Grazie a tutte le persone che hanno recensito, davvero grazie di cuore.

Scusate se sono ancora enigmatica, ma tutto si chiarirà nel prossimo capitolo.

Fra 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il racconto di Hermione. ***


 

Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno

Capitolo terzo

Il racconto di Hermione.

 

Ginny si materializzò davanti al ministero. Entrò anche lì a passo di carica, suscitando gli sguardi curiosi di molti impiegati del ministero. Quei due la stavano decisamente facendo uscire dai gangheri. Andava bene litigare, andava un po' meno bene non volersi più vedere, ma così si esagerava. Nessuno dei due voleva cantare, così Ginny avrebbe riprovato con la sua migliore amica, che era sempre la prima a cedere agli interrogatori di Ginny. Era un po' meno incline al perdono verso Ron, però. Comunque, pensò Ginny, sono stufa di materializzarmi. O canta, o canta. Fece un gran respiro prima di bussare alla porta dell'ufficio di Hermione. Da dentro si sentì un gemito soffocato e dei passi affrettati. Hermione aprì la porta e, riconosciuta l'amica, la fece entrare. Dopodiché chiuse la porta e si sedette alla scrivania. Le lacrime ripresero a solcarle il viso. Ginny le prese la mano. Era successo qualcosa di grave? Hermione andò alla finestra e vi si perse per un po', la mente altrove, poi sospirò. «Hermione?» chiamò Ginny, interrogativa.

Quella si girò e la guardò in faccia. «Vuoi sapere come è andata?» chiese con la voce rotta dal pianto, e senza attendere risposta cominciò.

 

Era solo il giorno prima. Hermione stava tornando dal ministero. Stava cercando le chiavi di casa nella borsetta quando aveva visto Ron con una scatolina in mano, e davanti a lui Lavanda. «Non ti preoccupare, Ron. È perfetto» lo aveva rassicurato Lavanda. Lui aveva sospirato di sollievo. «Grazie mille per aver accettato, non avrei saputo come fare sennò» aveva detto Ron. Hermione aveva cominciato a fare strani collegamenti.

«È un piacere, Ron. Ah, e buona fortuna con Hermione!» aveva detto Lavanda con un sorriso. Hermione era giunta finalmente alla conclusione, aveva capito. E faceva male. Ron doveva aver chiesto a Lavanda di sposarlo e ora quella gli stava augurando buona fortuna nella rottura con Hermione. A quel punto Hermione si era accorta di aver trovato le chiavi da un pezzo ed era corsa su per le scale, singhiozzando. Poi aveva sbarrato la porta.

«Hermione, che succede? Perché piangi? Apri?» aveva chiesto Ron prendendo a pugni la porta di casa. Intanto Hermione aveva cominciato a buttare le sue cose alla rinfusa in una valigia. Non voleva rimanere in quella casa un momento di più, e per quello non aveva sbattuto fuori si casa Ron ma se ne era andata lei. Aveva afferrato la valigia e aveva aperto la porta. Per poco Ron non le era caduto addosso. «Tolgo il disturbo. Per il resto torno un'altra volta. Addio» aveva detto Hermione, la voce rotta, poi era sparita giù per le scale. I richiami di Ron non erano serviti a niente. Se ne era andata.

Ginny sgranò gli occhi. «Non è vero...» sussurrò, incapace di credere alle parole dell'amica. Poi saltò in piedi come una molla e, senza salutare, se ne andò, con un ringhio che assomigliava pericolosamente a “Rooon”.

Ora Ginny non andava a passo di carica. Di più. Sembrava un bufalo. Si materializzò di nuovo alla Tana ed entrò senza bussare. Ron era seduto sul divano e parlava con Molly, davanti a lui, che sferruzzava, contrariata.

Smisero di parlare vedendo Ginny, che sembrava emettere scintille dal naso.

«Pensavo amassi Hermione!» urlò Ginny trattenendosi dal picchiare il fratello. «Infatti la amo» rispose Ron, confuso e spaventato.

«Bel modo di dimostrarlo. Chiedere a Lavanda di sposarti!» gridò Ginny.

Ron aggrottò la fronte e lo stesso fece Molly. «Cosa?» chiesero, confusi.

 

Angolino autrice

 

Sono in ritardo con la pubblicazione?

Spero di no.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Ringrazio tutte le splendide persone che hanno recensito gli scorsi capitoli.

Non mi resta che darvi appuntamento al prossimo capitolo.

Una bacio, Fra.

P.S: Buona festa della mamma per chi legge oggi! 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Qualcosa si chiarisce. ***


 

 

Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno.

Capitolo quarto

Qualcosa si chiarisce

 

Ginny osservò per un po' i visi confusi di Ron e Molly.

«La tua versione?» ringhiò Ginny al fratello.

«Non ho chiesto a Lavanda di sposarmi» rispose quello aggrottando la fronte.

Tirò fuori una scatolina dalla tasca e la mostrò alla sorella.

«Questo è per Hermione. Volevo chiedere a lei di sposarmi, ma se n'è andata» continuò Ron. «E Lavanda?» chiese Ginny.

Fu Molly a rispondere. «Ron ha chiesto a Lavanda di dargli un consiglio per l'anello» disse scuotendo la testa, e con un sospiro tornò al suo lavoro a maglia. Ron era visibilmente sbiancato e apriva e chiudeva la bocca senza emettere suoni. Il cervello di Ginny lavorava frenetico. Era così semplice, così scontato! «Hermione stava cercando le chiavi in borsa e vi ha sentiti. Ha visto che tu avevi quella scatolina in mano» mormorò Ginny passandosi una mano nei capelli. «Ma parlare in modo un po' meno ambiguo con la tua ex nell'orario in cui arriva la tua fidanzata no eh?» urlò Ginny facendo sobbalzare la madre e il fratello. «Sei un'idiota, Ron! Capisco che tu sia abituato a vedere poche donne per casa fin da piccolo, ma se non ti piacevano i miei gusti o quelli di mamma potevi chiedere a una delle fidanzate dei tuoi fratelli! No, lui va a chiedere a Lavanda!» ruggì Ginny mulinando i capelli rossi.

Ron parve accorgersi solo in quel momento di ciò che aveva detto Ginny.

Si passò una mano nei capelli. «Non ci avevo pensato... » sussurrò Ron fissando la sorella. Ginny si rivolse alla madre.

«Sei sicura che sia figlio tuo?» chiese, tagliente. Molly si gonfiò come un tacchino. «Ginny!» la rimproverò, ferita. Quella agitò una mano.

«Facevo per dire» bofonchiò. La madre non si addolcì.

«Ron ha sbagliato! Non essere così dura con lui! La madre sono io» sbottò sgridando la figlia. «Ronald, devi spiegare tutto a Hermione, e presto. Non guardarmi così, il guaio l'hai combinato tu, caro» disse Molly, un po' più dolce, dando dei colpetti affettuosi sulla mano del figlio.

«Rimanete a pranzo?» chiese poi, alzandosi. Ron annuì, ma Ginny fece di no con la testa. «Devo andare al San Mungo per degli esami. Devo... verificare una cosa» si scusò Ginny, e, posato un bacio sulla guancia della madre e data una pacca sulla spalla a Ron, fece per andarsene. Molly si riscosse dai suoi pensieri. «È quello che penso?» gridò un attimo prima che la figlia si smaterializzasse. Quella guardò per un secondo la madre, poi sorrise.

«Sì» rispose, e si smaterializzò. Molly rimase immobile per un po', fissando il punto in cui era scomparsa Ginny, poi tornò alle sue faccende, con un gran sorriso. Ginny comparve davanti al San Mungo. Aveva parlato delle nausee e dei mal di testa solo con Fleur, che aveva confermato i suoi sospetti, così aveva preso l'appuntamento all'ospedale. Per qualche tempo era stata indecisa sul parlarne con la madre, ma dentro di lei aveva sentito che era meglio parlargliene solo se fosse stata sicura, o far si che lo capisse da sola, cosa che era successa. A una madre certe cose non si nascondono.

Un'infermiera fece accomodare Ginny su un lettino. La ragazza si guardò intorno nervosa. Si sedette sul bordo del lettino, incapace di rilassarsi.

In quel momento entrò un medimago. «Buongiorno signorina... ?» cominciò il medimago. «Weasley» disse Ginny, impaziente.

«Signorina Weasley, oltre ai motivi di cui ha già parlato con l'accettazione, ha controllato la regolarità... ?» chiese il mago. Quel modo di non finire le frasi del medimago dava sui nervi a Ginny. «In ritardo» annunciò.

Il mago annuì. Fece un complicato movimento con la bacchetta, pronunciò una formula incomprensibile e nella stanza si diffuse del fumo arancione.

«Signorina Weasley, lei è incinta» annunciò il mago sorridendo a Ginny.

Lei si sciolse in un gran sorriso. Incinta! Lei! Il mago sembrò ricordarsi di qualcosa. «Per caso... lei gioca nelle Holyday Harpies?» chiese il medimago, pensieroso. Ginny annuì, compiaciuta. Sorrise ancora più apertamente.

«Credo sia inutile dirle che dovrà sospendere» disse il medimago.

Il sorriso si gelò sulle labbra a Ginny.

 

Angolino autrice

Ehilà!

Vi è piaciuto questo capitolo?

A me piace :D

Spero recensiate ancora in tanti, e ringrazio ancora chi ha già recensito.

Un bacione,

Fra.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ascoltami, Hermione! ***


 

 

Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno

Capitolo quinto

Ascoltami, Hermione!

 

Ginny aveva una fame da lupi. Persino la gioia per la gravidanza veniva sfumata dalle strette allo stomaco. Si materializzò sul vialetto di casa ed entrò. «Preparati, usciamo a mangiare con Hermione» gridò al fidanzato.

Un verso di assenso uscì dalla camera da letto. Ginny si sedette sul divano ad aspettare Harry, poi si ricordò che se voleva mangiare con Hermione le conveniva avvertirla. Osservò il gufo allontanarsi, persa nei suoi pensieri, finché Harry non le toccò piano una spalla. Lei si voltò.

«Scoperto niente?» chiese Harry. Ginny gli raccontò tutto, lasciandolo incredulo. «Pazzesco» mormorò, scuotendo la testa.

I due ragazzi si incontrarono con l'amica davanti alla fontana dei magici fratelli dopodiché, in silenzio, sbucarono nella caotica via babbana. Seguirono Ginny in un luminosissimo ristorante, pieno di tavoli rotondi.

Dopo aver ordinato il silenzio si fece troppo teso per i suoi gusti, così Ginny ruppe il ghiaccio. «Vi devo dire una cosa» disse. Gli amici la guardarono incuriositi. «Beh, ecco, sono stata al San Mungo, stamattina» cominciò, sperando che il suo fidanzato o almeno la sua migliore amica capissero.

«Stai male?» chiese preoccupata e distratta Hermione. Ginny represse un gemito. Erano così idioti? Uno può dire di star male con un sorriso a 32 denti? Scosse la testa. Solo allora i ragazzi capirono. «Non dirmi che sei incinta!?» esclamò Hermione, sostenuto da un Harry sorridente. Ginny annuì.

«Ma è fantastico, Gin!» esclamò Hermione, facendo grattare la sedia per terra per abbracciare l'amica. Poi fu il turno di Harry. «Ti amo» sussurrò, prima di baciare la fidanzata. Ora erano tutti un po' più allegri, ma Hermione rimaneva ancora una nube di tristezza che opprimeva l'aria. Mangiarono ancora nello stesso snervante silenzio di prima, mentre Harry stringeva la mano alla fidanzata da sotto il tavolo. Ginny si chiese quanto ci avrebbe messo Ron a spiegare tutto a Hermione. Cercare di sbrogliare la situazione al posto del fratello era fuori discussione, dovevano fare da soli, anche se non sopportava di vedere Hermione così, proprio lei, solitamente così vitale, così innamorata. E lo stesso valeva per Ron. Sembrava un mucchietto di desolazione e rammarico. Rimaneva comunque una situazione assurda.

«Io devo tornare al lavoro» sospirò Hermione, alzandosi e posando dei soldi sul tavolo. «Io vado a trovare Teddy» annunciò Harry, alzandosi anche lui.

«Vieni anche tu?» chiese alla fidanzata. Lei scosse la testa. «Vado a prendere un congedo momentaneo dalla squadra» disse, funerea. Hermione tentò di consolarla. «Per una buona causa» disse. Ginny fece un sorriso tirato.

Quel bambino per lei era importantissimo, ma amava troppo il Quidditch.

Hermione tornò al ministero, ma trovò una sorpresa non molto gradita: Ron.

Si dette della stupida per aver creduto di non vederlo più. Fece per cambiare strada, mentre sentiva le lacrime pungerle gli occhi, ma Ron, improvvisamente vicinissimo, la trattenne per un polso. «Lasciami» singhiozzò Hermione. Lui non obbedì. «Lasciami, Ron. So che a te non te ne frega niente, ma a me vederti fa soffrire quindi per cortesia vattene» singhiozzò lei, asciugandosi rabbiosamente le lacrime. «Ascoltami» la pregò Ron.

Hermione continuava a divincolarsi, ma lui non mollò la presa.

«Ascoltami, Hermione» la supplicò Ron, prendendole il viso tra le mani e costringendola a guardarlo negli occhi. Passò un secondo, poi con un gemito Ron mollò la presa, accasciandosi sul marciapiede. Dopo il colpo Hermione corse via, in lacrime. Ron si rialzò, dolorante, e scomparve. Entrò alla Tana con la testa bassa. «Com'è andata?» chiese Molly, preoccupata per la risposta evidente. «Uno schifo» gemette Ron, e sparì nella sua camera. Nessun incoraggiamento di Molly servì a farlo uscire da quella stanza. Seduto sul davanzale guardava sconsolato la campagna circostante. Hermione lo odiava.

Non aveva più speranze di dare una spiegazione. Idiota. Idiota. Idiota.

Qualcuno bussò alla porta. «No, mamma» disse automaticamente Ron, guardando il sole tramontare. «Non sono mamma» sbuffò una voce divertita e spazientita che Ron riconobbe subito come quella della sorella.

«E non essendo lei non mi faccio problemi a buttare giù la porta» disse.

Ron andò ad aprire la porta.

 

Angolino autrice

...=D

Alors?

Ditemi che vi piace, dai!

Anzi, no, ditemi anche che non vi piace, se è ciò che pensate.

Però fatemi un favore: ditemi se secondo voi i personaggi sono IC.

Ho un disperato bisogno di saperlo ^^

Al prossimo capitolo, allora!

Fra 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il semi piano. ***


 

Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno

Sesto capitolo

Il semi piano

 

Ron si sedette sul letto e Ginny, chiusa la porta, lo affiancò.

«Non posso dire di capirti, ma quasi» sospirò Ginny dando una pacca sulla spalla al fratello. Lui scosse la testa, sconsolato. «Sono un idiota» mormorò. Ginny si morse la lingua per non fare una battutina che lo avrebbe ferito ulteriormente. Ron era davvero un idiota, ma aveva anche davvero bisogno di conforto. «No, dai. Capita» mentì. Ron alzò un sopracciglio.

«Di farti lasciare perché le vuoi chiedere di sposarti?» chiese. Mio fratello ha il dono della sintesi, pensò Ginny. Sospirò e si abbandonò sul letto, una mano dietro la testa e l'altra istintivamente sul ventre. Se non fosse stata così disperata, la situazione sarebbe potuta sembrare quasi comica: tra lei e Harry andava a gonfie vele, aspettavano perfino un bambino, e tra Hermione e Ron era crisi totale. «Quindi devo intuire che non è andata bene» disse Ginny, cercando di sdrammatizzare, con scarso successo. Ron fece un verso indistinto, poi si prese la testa tra le mani. A Ginny faceva pena, così volle provare a rallegrarlo un po'.

«La sai una cosa?» chiese, rimettendosi a sedere. Ron la guardò con occhi spenti. «Diventi zio» disse con un sorriso. Dovete capire che Ron era davvero sconvolto, quindi non prendetevela più di tanto con lui.

«Fleur ne aspetta un altro?» chiese, vagamente felice. Ginny roteò gli occhi. Non che suo fratello avesse mai brillato in intelligenza, ma quello era troppo. Perché nessuno capiva che era lei, la gravida?

«No. Sarà un piccolo Potter» disse con una punta di orgoglio. Ron la guardò confuso, chiedendosi come mai improvvisamente Fleur stesse più con Bill ma con Harry, ma poi si ricordò che Ginny aveva detto che Fleur non ne aspettava un altro... «Congratulazioni!» ruggì, non sapendo se baciare la sorella o darle una pacca sulla spalla, poi si ricordò della via di mezzo, l'abbraccio, e agì.

«Ci sei arrivato! Ma ora pensiamo a te. Devi farti perdonare, Ron» disse Ginny, pratica. «Hermione non mi parla» le ricordò Ron.

«A questo si può rimediare» mentì Ginny, senza la minima idea di come aggirare l'ostacolo. «Se lo dici tu» disse Ron, distratto. Ginny si sdraiò di nuovo sul letto del fratello, pensierosa. Architettare un piano sarebbe stato inutile, vedendo Hermione a Ron si sarebbe svuotato il cervello, e improvvisare sarebbe stato un po' azzardato. Dovevano fare una via di mezzo. Un semi piano. Improvvisamente Ginny ricordò.

«Domani è il compleanno di papà!» esclamò Ginny, tirandosi a sedere di scatto e battendosi una mano sulla fronte.

«Fantastico! Capita a fagiolo! Dirò a Hermione che mamma ci tiene che lei venga alla festa, domani sera, così voi vi parlate e fate pace, magari» esclamò Ginny alzandosi in piedi. «Io... io ti adoro!» dichiarò Ron, dimenticandosi che il difficile sarebbe stato convincere Hermione a parlargli.

Ginny guardò fuori dalla finestra e decise che era ora di tornare a casa, era già buio. «Vado» disse, e, salutato il fratello, uscì dalla stanza.

Sulle scale incrociò sua madre, che all'arrivo non aveva incontrato.

«A-allora?» chiese Molly, visibilmente emozionata.

«Sono incinta!» gridò Ginny, non riuscendo a contenere la sua gioia. Abbracciò la madre, che era scoppiata a piangere.

«Oh, tesoro! La mia bambina...» singhiozzò, accarezzando i capelli di Ginny.

«Organizziamo una festa! Invitiamo tutti i tuoi fratelli!» esclamò Molly, mettendosi in modalità mamma premurosa-strafelice-iperattiva.

«No. Se proprio vuoi festeggiare lo facciamo domani, insieme al compleanno di papà» disse sicura Ginny. L'ultima cosa che voleva era una festa, quel giorno. Aveva voglia solo di passare una serata con Harry.

«A domani» disse Ginny, baciando sulla guancia la madre, poi uscì e si smaterializzò. Molly era euforica. Ginny, la sua unica figlia femmina... incinta! Già si immaginava tanti nipotini dai capelli rossi a farle compagnia.

Da quando i suoi ragazzi erano cresciuti in casa erano rimasti solo lei ed Arthur, cosa che speravano da tanto, ma non vedeva l'ora di vedere la Tana colorata e chiassosa, ancora una volta. Già sorvolava sul fatto che non avrebbero vissuto lì, in ogni caso.

 

Angolino autrice

 

Chiedo perdono in ginocchio per il ritardo, ma l'unica cosa che in queste settimane potevo fare con OpenOffice erano le tesine, credetemi.

Non vado molto fiera di questo capitolo, ma non lo odio.

Spero che voi lo leggiate e recensiate nonostante il ritardo.

Beh, alla prossima settimana

(si spera, esami in arrivo e tesine non ancora finite xD)

Un bacione,

Fra 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Compleanno. ***


 

 

Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno.

Settimo capitolo

Compleanno

 

Hermione era maledettamente in ritardo. No, non è una barzelletta.

Anche a quelle come lei capita, ogni tanto.
Si guardò ancora una volta nello specchio e storse il naso: anche l'ennesimo vestito la faceva sembrare un mostro.
Infine, dopo quella che doveva essere la milionesima occhiata all'orologio appeso alla parete, ripiegò per una gonna e una camicia. Attraversando la casa per uscire cercò di guardarsi intorno il meno possibile, perché ogni banalissima cosa in quella casa la faceva soffrire. Persino il muro del salotto, verde chiaro, le riportava alla mente un ricordo doloroso: lei e Ron che lo dipingevano, il volto di lui sporco di vernice. Stava per rivederlo.
Non che fosse passato molto dal loro ultimo incontro, appena un giorno, a dir la verità, o dal loro litigio, di soli due giorni prima, ma ogni minuto che passava consapevole di non averlo più a fianco sembrava un'eternità.

Era arrabbiata con Ginny e Harry perché l'avevano praticamente obbligata ad andare alla festa di compleanno di Arthur.
Possibile che non capissero il dolore che provava nel rivedere Ron?

Si materializzò nel giardino gelato della Tana ed entrò quasi correndo, scusandosi per il ritardo. Ron non poté che pensare che era davvero carina anche con le guance rosse e i capelli un po' arruffati. Hermione lasciò il cappotto sul divano e ignorò il sorriso di Ron, in realtà non lo degnò neanche di uno sguardo, sedendosi vicino a Ginny e facendo gli auguri ad Arthur.

Per tutta la cena la ragazza cercò di non guardare Ron né di pensare a lui, ma non ci riusciva.
Lo aveva visto crescere, cambiare, sbagliare e finalmente dichiararle, seppur goffamente, i suoi sentimenti. Ed ora? Era finito tutto?
Aveva amato la persona sbagliata, quella persona che aveva cambiato idea e non l'avrebbe mai più ricambiata? A quanto pareva sì.

Sulla tavola era calato un silenzio davvero insolito, che precedeva solo gli annunci importanti.
Sentendo che quello era il momento, Ginny si alzò, ma non fu l'unica. Anche Audrey lo fece, nello stesso istante.
Si guardarono, curiose, chiedendosi se stavano per dire la stessa cosa, e l'espressione che ciascuna delle due portava dipinta in volto era una conferma. Ginny fece un cenno del capo ad Audrey per dirle di cominciare. Audrey sorrise.

«Insomma... aspettiamo un bambino, ecco» disse, arrossendo e guardando suo marito, Percy, completamente rosso e assordato dai suoi fratelli e cognate che battevano le mani, fischiavano e urlavano.

«Mi hai tolto le parole di bocca» disse Ginny, un po' meno imbarazzata di Audrey, facendo fare ancora più casino a quella fantastica e caotica famiglia che si ritrovava.

La signora Weasley si alzò e scoppiò in lacrime, abbracciandole entrambe e il signor Weasley fece lo stesso, ma senza scoppiare a piangere.

Ci volle un po', ma il silenzio calò di nuovo. A quel punto Ron si alzò, le orecchie già scarlatte, e lo stesso fece Hermione, che però a differenza di lui corse fuori, trattenendo a stento le lacrime. Ron stava per comunicare del suo matrimonio con Lavanda?
Appena mise piede fuori dalla Tana il ghiaccio scricchiolò sotto le sue ballerine e una ventata gelida la travolse. La possibilità di tornare dentro non la toccò minimamente, si limitò a stringersi le braccia per trattenere il calore e a camminare per il giardino pieno di neve.

Intanto, non appena Hermione si era alzata ed era fuggita, Ron aveva imprecato e le era corso dietro, sotto gli sguardi stupiti della maggior parte dei presenti, forse ad eccezione di Molly, Harry e Ginny. Appena fuori era scivolato sul ghiaccio, e, imprecando di nuovo, si era alzato ed aveva seguito le tracce che Hermione aveva lasciato nella neve fresca.

Hermione era di fianco al pollaio, troppo occupata ad asciugarsi le lacrime per accorgersi di lui.

 

Angolino autrice

 

Avevo detto che questa storia non sarebbe stata molto lunga ed ecco che mi trovo a pubblicare il settimo capitolo. Bah.
Comunque credo che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, eh.
Beh? Che ve ne pare?
Spero che vogliate recensire, se no vabbè.
A me è piaciuto molto scrivere questa long, spero sia piaciuto anche a voi leggerla.
Fra 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno. ***


 

 

Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno

Ottavo capitolo

Dopo un uragano torna sempre l'arcobaleno

 

«Forse hai ragione. Là dentro era un po' imbarazzante» commentò Ron, facendo sobbalzare Hermione. Dove avesse trovato il coraggio per quella frase non lo sapeva neanche lui.

«Questa volta non te ne andare, per favore. Ascolta almeno ciò che ho da dirti!» supplicò Ron.

«So già cos'hai da dirmi, grazie» rispose Hermione fredda, incamminandosi verso la casa.

«NO!» urlò Ron, e la sua voce risuonò nel silenzio della campagna. Hermione si immobilizzò, speranzosa. Non è possibile, non dirà quella cosa...

«Non è come pensi, Hermione! Non sposerò Lavanda!» disse Ron, muovendo qualche passo verso la ragazza.

«Spiegati» ordinò. Non voleva darsi false speranze. No, questo non lo voleva assolutamente. Eppure siamo stati così bene, insieme... stava andando tutto bene.

«Io... Hermione... ecco... Sposami, Hermione!» disse Ron, le orecchie scarlatte, tirando fuori un anello, quell'anello.

«Sono stata una stupida, Ron! Vuoi davvero sposare una persona così?» disse Hermione, sperando con tutto il cuore in una risposta affermativa.

«Diamine, sì!» rispose Ron. E tu? Mi vuoi sposare, Hermione?

«Allora sì, Ron!» disse Hermione, buttandosi tra le braccia del ragazzo.

Lui le infilò l'anello. Mi sei mancata, Hermione. E ora sei mia.

«Scusami. Sono stata una stupida, era così semplice...» disse Hermione con un filo di voce, capendo tutto all'improvviso. «Stupida, stupida, ecco cosa sono, una stupida!» ripeteva Hermione.

«Ehi» disse Ron in uno slancio di romanticismo, spostandole la frangia dagli occhi «Basta. La colpa è un po' anche mia, no? Piuttosto, andiamo dentro, credo che qualcuno esiga spiegazioni»

Hermione lo ignorò e lo attirò a sé, baciandolo a lungo. Lui rispose al bacio, pensando a quanto in quei due giorni gli fosse mancato.

Dopo si staccarono e in silenzio di incamminarono verso la Tana, mano nella mano. Quando entrarono nell'affollata sala da pranzo erano rossi sia per l'imbarazzo che per il freddo, e si affrettarono a sciogliere le mani intrecciate.

«Ehm... come volevo dire prima, gli annunci di oggi non sono finiti. Io e Hermione ci sposiamo» disse Ron, sorridendo dolcemente alla ragazza, che arrossì. Un boato accolse l'annuncio, seguito dagli abbracci di tutti i Weasley, acquisiti e non.

Qualcuno propose di brindare agli sposi e alle future mamme, e la proposta venne accolta con entusiasmo da tutti.
Nella confusione Hermione e Ron sgattaiolarono via e vennero ritrovati dieci minuti dopo impegnati a baciarsi contro il muro del salotto; Dominique si svegliò e cominciò a piangere; la signora Weasley scoppiò a piangere di nuovo e Ginny e Audrey scapparono una dopo l'altra in bagno a vomitare. Sì, quella era decisamente la famiglia Weasley, non quella triste e tesa dei giorni prima.

 

Angolino Autrice

 
 

Ed eccomi all'ultimo capitolo!
Che dire, questa storia mi ha accompagnato per due mesi, due! *-*
E credo di aver cambiato un sacco di cose nel mio stile in questa avventura.
Magari è una storia banale, stupida, dozzinale, ma ci tengo.
Un grazie grandissimo a chi ha recensito, preferito, ricordato, seguito e letto questa storia. Grazie.


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=699299