A Simple Wolfs’ Story

di Val__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Pazzia? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Ria ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Segreti ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Violenza ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Un Bel Posto ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Casa ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Resta qui ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Pazzia? ***


A Simple Wolfs’ Story

Capitolo 1: Pazzia?

(l'immagine non è mia, l'ho presa da Deviantart, se dovesse causare problemi contattatemi e la tolgo subito <3)

< Sa ieri l’ho visto ancora... > disse Hearth con un fil di voce e la testa bassa < il lupo è sempre lo stesso, è grosso e grigio e mi segue ovunque! ...e non era un’allucinazione... lo giuro! > disse veloce ed alzando lievemente la voce in modo da sottolineare l’ultima frase.

Il dottor Albert lo ascoltava prendendo appunti ed annuendo o alzando la testa di quando in quando tenendolo sott’occhio < sai Hearth non c’è nulla di male nell’avere delle piccole allucinazioni, il primo passo per guarire è ammettere di avere un problema... forse dovresti- > il dottore non fece tempo a finire la frase che Hearth scatto in piedi e con voce meno flebile del solito esclamò < ma io non sono pazzo! Non sono allucinazioni lui c’è davvero! E mi segue... sul serio... > Hearth era un ragazzo di quelli tranquilli che si sa contenere, ma non appena qualcuno metteva in dubbio la sua sanità mentale, non si tratteneva ed alzava la voce senza rendersene conto, infatti, nonostante il dottor Albert avesse ormai imparato a conoscere Hearth, non smetteva di sorprendersi ogni volta che gli si rivolgeva in quel modo < signorino Zane non si alteri! E poi sono io qui l’esperto, io ho studiato e questo è il mio lavoro, e non mi piace che mi si manchi di rispetto o che mi si interrompa mentre sto parlando, ma questo glielo avevo già rammendato anche l’altra volta se non mi sbaglio! > rispose alterato con uno sguardo aggressivo negli occhi, Hearth intimorito riabbassò immediatamente la testa e si sedette in fretta, da questo avrete già capito che la relazione di fiducia tra il dottore ed Hearth... praticamente non esiste, ed appunto così è.
Il dottor Lance Albert era stato convinto dai genitori di Hearth, suoi amici da tempo immemore, a visitare il figlio, che tornando a casa da scuola diceva loro ogni giorno di vedere sempre lo stesso lupo, grande e dal manto grigio, che non solo lo fissava, ma addirittura lo pedinava. I due che non erano proprio i genitori, ma solo i genitori adottivi del ragazzo, nonostante non si fossero mai curati dello stato di salute, mentale o fisica che sia, che anzi avevano contribuito varie volte ad intaccare quest’ultima, avevano sviluppato improvvisamente un interesse a dir poco strano verso di essa, e di conseguenza verso il figlio adottivo, che ogni qual volta provasse a dir loro di non avere problemi mentali, finiva tutto sempre allo stesso modo: con una sfuriata da parte della madre ed atti non poco violenti dalla parte del padre.

Il dottor Albert guardò speranzoso l’orologio appeso sopra la lunga cattedra di legno, cosa che, come aveva notato anche Hearth, aveva già fatto almeno quattro volte nell’ultimo quarto d’ora. < ha fretta dottore? > chiese Hearth quasi volesse provocarlo, < no, certo che no sciocco! Allora, cos’altro hai visto in questi giorni, lo sai le allucinazioni come i sogni possono rivelare parti di noi che pochi se non nessuno conosce, perché dopotutto sono sullo stesso piano > disse con presunzione Albert. Hearth ormai non ne poteva più di ribattere di non essere un pazzoide schizzato, ed in più se fossero veramente state allucinazioni, non avrebbe avuto affatto piacere che Albert gli frugasse nel cervello, quindi alzò le spalle e rispose < no non lo sapevo... beh comunque non ho visto nient’altro, gliel’ho detto vedo sempre quel lupo, sempre negli stessi luoghi, sempre nello stesso momento e che fa sempre le stesse cose... un po’ noiose come allucinazioni non trova? > il tono di voce annoiato che aveva assunto stava a significare che si era stufato, si era arreso ancora una volta all’evidenza < pensate sul serio che io sia pazzo? > chiese poi quasi convinto del fatto, il dottore diede la risposta accompagnata da uno dei suoi sorrisetti raggelanti che Hearth non sopportava < io ed i tuoi genitori siamo solo preoccupati per te > “ok!... ma questa non è una risposta! Cosa cavolo ci vuole a rispondermi per bene almeno una volta?” pensò Hearth ormai sconfortato dalle continue risposte vaghe dello psicologo, < beh Hearth direi che per oggi è abbastanza puoi andare > concluse subito dopo. Hearth per tutta la seduta aveva sperato di sentire quelle parole. Prese lo zaino, se lo mise in spalla e, prima che il dottore avesse potuto aggiungere altro era già uscito dallo studio salutando con la mano e con un finto sorrisetto che usava fare quando non aveva nient’altro da dire se non “grazie per avermi fregato parte del pomeriggio brutto bastardo!”.

Quando uscì dall’edificio sospirò profondamente, tirò fuori dallo zaino l’mp3, si infilò le grandi cuffie argento e blu e ascoltando i suoi adorati Three Days Grace e, proprio quando si stava per incamminare verso casa lo vide ancora, solo che questa volta insieme a lui ce n’erano altri due. Sgranò gli occhi, non riusciva a muoversi, era paralizzato dal terrore. Lo stavano fissando, non c’era nessuno per quella via, quindi era ovvio che stessero fissando lui, pertanto non poteva chiedere aiuto a nessuno. Aveva ormai imparato che anche se scappava gli sarebbero corsi dietro, agire d’istinto era l’unica cosa che non doveva mai fare quando aveva paura, ed il suo istinto diceva “corri bello e porta a casa la pelle!” pensandoci bene... è sensato, ma lui invece decise di improvvisarsi stupido e gli camminò incontro. Sarebbe stata anche una sottospecie di prova del nove, se gli fossero venuti addosso di sicuro non erano allucinazione, anche se, tecnicamente, se fossero state allucinazioni in questo momento sarebbe stato meglio.
Hearth continuava a guardare negli occhi uno dei lupi, quello bianco, sembrava essere quello più imponente, stava davanti agli altri due che non osavano passargli avanti neanche per sbaglio. Si seguivano con gli occhi il Bianco ed Hearth, ogni passo che egli faceva, il lupo non lo perdeva d’occhio. Ormai l’mp3 serviva a poco, Hearth non stava nemmeno ascoltando la canzone che faceva da sottofondo a quella scena. Arrivato davanti ai tre lupi, quello nero si alzò e fece un passo nella sua direzione “merda, ecco lo sapevo era meglio stare da quello schizzoide di Albert per un’altra mezz’oretta e farsi accompagnare in macchina come al solito, maledetta sia la mia fottutissima fretta!” pensò Hearth che anzi che indietreggiare vedendo il lupo avanzare si era fermato, quasi stesse aspettando proprio questo. Il lupo si avvicinava lentamente passo dopo passo, Hearth quasi di riflesso si sedette a gambe incrociate per essere all’altezza del lupo “bella mossa genio, ora si che è più facile sbranarti!” il lupo grigio, ancora in secondo piano rispetto quello bianco, storse la testa come a far notare che nemmeno lui aveva capito il perché di quel gesto, Hearth si lasciò sfuggire un lieve sorriso, certe movenze li faceva sembrare a tratti umani. Ora il lupo gli era praticamente seduto in braccio ed Hearth ancora non si spiegava perché non era scappato, perché era coraggioso penserete voi... beh avete cannato di grosso, persino lui era consapevole di essere un codardo senza dignità, quindi giustificava questi suoi gesti come semplice curiosità. Hearth ora era pronto al peggio, aveva il lupo li di fronte che lo fissava, strizzo gli occhi e tirò su le spalle, serrò la bocca e appoggiò le mani sulle gambe quella era la posizione alla “fai di me quel che ti pare”, la stessa che usava con i bulli a scuola, e che spesso era seguita dalla famosa posizione ad “armadillo”, cioè l’appallottolarsi su se stesso per proteggere gli organi vitali ed altro. Era pronto a tutto, si proprio a tutto... a tutto, ma non al sentirsi leccare il pallido faccino da una lingua lunga e ruvida! Aprì gli occhi incredulo e proprio imitando il lupo grigio storse la testa e lo guardò strano, ora che aveva gli occhi aperti si accorse che anche gli altri due lupi gli si erano avvicinati, ed ancora non la smettevano di fissarlo. D’un tratto si senti toccare la spalla da dietro, si girò colto di sorpresa e si trovò dietro il dottor Albert, < Zane va tutto bene perché sei seduto sulla strada e guardi il vuoto? > domandò, “guardare il vuoto? ..come il vuoto, e i lupi?” si chiese stordito, si girò in fretta verso i lupi, e non c’erano più, spariti nel nulla! < i-io... ero stanco, m-mi girava la testa e mi sono seduto un attimo, scusi l’ho fatta preoccupare? > improvvisò Hearth < d’accordo ragazzo vieni che ti ci accompagno io a casa, di questo passo non ci arrivi > disse scocciato il dottore, Hearth annuì e salì in fretta in macchina, controllando con la coda dell’occhio dietro di se cercando di scorgere i lupi, ma non vide nulla. A questo punto non sapeva cosa pensare, era sicuro di aver sentito la ruvida linguetta del lupo sul suo viso, si sentiva ancora umida la guancia, ma era anche vero che i lupi non svaniscono nel nulla, e perché il dottore arrivando da lontano non li aveva visti? In sintesi... ERA PAZZO SI O NO?

Territorio di Val-chan (ovvero lo spazio di Val-chan ù_ù):

Ciao Lupetti!
Spero che vi sia piaciuto questo mio primo capitolo, sappiate che al contrario di come potrebbe sembrare non è la solita storia su Lupi mannari o Licantropi (o come li volete chiamare),è un pochino diversa, spero vi incuriosisca!
Comunque sia è la mia prima Fic... Siate clementi e se vi va lasciate un'impronta (commento xD) <3
Tengo molto ai miei personaggi, sono i miei bambini, non scippatemeli per favore. :)
Baci Val-chan

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Ria ***


A Simple Wolfs' Story

Capitolo 2: Ria

(l'immagine non è mia, è presa da Deviantart, se può causare problemi contattatemi che la tolgo subito! <3 )

Essere svegliati dal suono del cellulare prima del tempo, una cosa davvero irritante per tutti, ma non per Hearth. Lui aveva solo un numero in memoria, quello di Ria, la sua migliore amica, l’unica persona a cui volesse veramente bene, e l’unica che gliene voleva altrettanto. Purtroppo Ria si era trasferita in un’altra scuola per via di una borsa di studio, e quindi non sarebbero più potuti andare a scuola insieme, o almeno così gli aveva detto. Hearth sospettava che il motivo fosse un altro già da tempo, soprattutto perché Ria a scuola non era mai stata una cima, e ricevere una borsa di studio, cosa che di solito spettava a persone un po’ più dotate, non era molto credibile, ma quando le aveva chiesto qualcosa al riguardo Ria gli aveva detto “mi dispiace Cuoricino, ma non posso ancora dirtelo..”, ma ad Hearth non interessava più di tanto e le aveva risposto “mi basta che tu ti trovi bene, il resto non importa, mi raccomando però, ogni tanto tu vienimi a trovare”, le voleva bene e anche aveva dei segreti con lui ora, cosa che in passato non era mai successo, non cambiava nulla, restava comunque la sua migliore amica.

< Pronto, Ria? > chiese Hearth con voce assonnata, < ciao dolcezza! Ti manco? Cosa mi racconti? > esclamò lei con la solita voce piena di allegria, lui sorrise strofinandosi gli occhi assonnato chiese con un leggero sorriso < Ria.. cosa fai sveglia alle cinque del mattino? > < nulla di importante, dove sono ora ci fanno alzare presto quando c’è scuola! Allora abbiamo tipo un oretta per parlare e poi ti devi preparare anche tu, cosa ti è successo di bello in questi giorni? Hai visto il tuo lupetto? > chiese con voce addolcita ormai sapendo che l’argomento era delicato per Hearth. < Ria è successa una cosa stranissima! Vuoi saperla?! > chiese sapendo già la risposta, gli piaceva farla stare sulle spine, < certamentissimo! Dai spara! > esclamò lei eccitata, < ieri sera sono uscito dallo studio del dottor Alber e insieme a lui, il lupo grigio intendo, ce n’erano altri due, uno bianco più piccolo degli altri e che sembrava quello più autoritario, aveva gli occhi sul verde sai! Poi ce n’era un altro nero, aveva gli occhi sul verde acqua, questa volta si sono avvicinati,.. non mi sono sembrati cattivi.. poi è arrivato il Dottore e mi ha chiesto cosa stavo facendo, e quando mi sono rigirato verso i lupi non c’erano più.. capisci.. li ho visto solo io.. dici che sono pazzo veramente? >, Ria era l’unica persona di cui si poteva fidare, era anche l’unica che li aveva visti, seguivano anche lei, Hearth non sapeva se diceva così solo per tranquillizzarlo o se fosse vero, lei comunque non tardò nemmeno un attimo a rispondere < vuoi scherzare Cuoricino! Non farti contagiare! Qui il pazzo non sei tu, e vista la situazione non lo sono nemmeno io! Qui quelli pericolosi sono.. loro.. > Ria aveva una paura matta per i genitori di Hearth, non li chiamava nemmeno genitori, per lei come per Hearth erano “LORO” anche detti “GLI ALTRI” cioè l’insieme delle persone che volevano convincere Hearth di essere diverso. Hearth era sempre stato considerato quello diverso da tutti, compagni di classe, vicini di casa, tanto che l’avevano quasi isolato, a nessuno piacciono le persone diverse, che si tratti di persone speciali o svitate non importa: chi è diverso non è accettato dalle persone comuni, se non sempre, nella maggior parte dei casi. Ci sono però persone più aperte che sanno accettare chiunque così com’è. Hearth aveva Ria, era l’unica persona che non lo faceva deprimere, le continuava a ripetere che se non ci fosse stata lei, avrebbe già dato un taglio a tutto, e Ria ogni volta si spaventava, non le piaceva come Hearth parlava così semplicemente della morte, sapeva che non si sarebbe mai fatto del male, a lui non piaceva soffrire e non andava matto per il dolore, ma ogni giorno faceva sempre più fatica a sopportare le sue condizioni e finiva per rattristarsi.

Dopo aver parlato con Ria, Hearth si sentiva un po’ meglio. Aprì l’armadio, non era mai stato abile a scegliere i vestiti, ma dopotutto non aveva una gran scelta, il suo guardaroba era composta da sei/sette camicie del padre adottivo (ovviamente troppo grandi per lui che in confronto era un fuscello), qualche T-shirt, qualche felpa, e quattro paia di jeans a vita non necessariamente bassa. Quel giorno prese una felpa blu scuro e un paio di jeans bucati e graffiati qua e la. Si trascinò in bagno facendo attenzione a non svegliare i genitori, appoggiò i capi sul mobile a fianco del lavandino e, prima di vestirsi, diede un sguardo rapido allo specchio: il visino pallido gli dava un aria stanca e debole, come d'altronde realmente era, l’unica cosa che vi spiccava erano due grandi occhi ambrati, che, accompagnati dalle lunghe ciglia non lo facevano di certo passare inosservato, essi erano coperti da una lunga e disordinata frangetta color rame, i capelli (che non avevano mai visto una spazzola in tutta la loro permanenza sulla testolina di Hearth) come sempre scappicciati, bastavano a fargli affibbiare il nome di “Carotina” o “Zuccotto” oppure, dai più colti, “Malpelo”, soprannomi a cui non aveva mai dato troppo peso perché tutto sommato era meglio di “Cuoricino”, il nomignolo con cui lo chiamava Ria, la sua bionda, svampita e sempre adorabile migliore amica. Si vestì e sistemò i capelli alla ben e meglio, preparò lo zaino ed uscì di casa in silenzio.

La scuola... la sua più grande nemica. Non perché andasse male, anzi, i genitori fino a poco fa l’avevano fatto studiare da privatista, ed era andato così avanti con il programma che, anche se aveva solo tredici anni, era già in seconda superiore. La decisione, presa dai genitori adottivi, era stata contestata da molti insegnati che insistevano nel dire che Hearth, vista l’età, non si sarebbe potuto ambientare con i nuovi compagni e che sarebbe potuto diventare oggetto di bullismo, ma “LORO” non avevano accettato obiezioni.

Per il problema del bullismo aveva un suo metodo che dava molti vantaggi, ad Hearth il vantaggio di non essere pestato e di guadagnare un po’ di soldi per comprare i dolci, (i suoi amori proibiti che non gli era permesso mangiare e che Ria, quando non si era ancora trasferita, gli procurava in assoluto segreto), e per i bulli, o chiunque fosse grosso e stupido o pigro e svogliato, il vantaggio era il suo lavoretto: faceva i compiti con tanto di spiegazione e appunti. Anche se i “clienti” erano più grandi per lui non era un problema, andava ogni giorno in biblioteca e leggeva libri in quantità in base ai compiti assegnati. Bel vantaggio essere intelligenti non trovate! Lo svantaggio era che era costretto a fare i compiti tutto il giorno tutti i giorni… ma non gli importava molto, se serviva a salvarsi il fondoschiena allora gli andava bene!

Era arrivato presto quella mattina, come tutte le altre, e i suoi “clienti” cominciavano a farsi vedere, il primo ad arrivare fu quell’enorme massa di muscoli di Scott Jones, la sua massa corporea era inversamente proporzionale al suo cervello, era così scemo che si sbagliava ogni volta a contare i soldi e senza volerlo dava ad Hearth un bella mancetta ogni volta. Seguì poi Lorenz Norton, un grassone che si stancava anche solo a prendere la matita dall’astuccio, dopo di lui Lia Turner, la solita ochetta bionda ossigenata (non ho nulla contro le bionde sia chiaro) che ottiene tutto quello che vuole sbattendo le ciglia, e che era riuscita a convincere Hearth con la promessa di non farlo nemmeno sfiorare dal suo gigantesco fidanzato, il quale trovava molto divertente giocare con il fragile corpicino di Hearth come se fosse una bambolina e, divertendosi a comandarlo a bacchetta. Finalmente poi si decise ad arrivare anche Royce Connor in tutto il suo splendore, moro, alto, occhi azzurro chiaro, denti bianchi come se avesse fatto la pulizia dei denti ogni santa mattina, e più che degno di una pubblicità di dentifrici, ed era pure dell’ultimo anno, bisogna ammettere che era davvero un bel pezzo di figliuolo! Era ancora nuovo, era arrivato a scuola qualche giorno dopo la partenza di Ria ed era l’unico che trattava bene Hearth, si sedeva vicino a lui e magari gli dava una parte del suo panino per pranzo, e non lo faceva solo per avere i compiti, Hearth glieli avrebbe fatti comunque, lo faceva anche un po’ per proteggerlo, perché che ci crediate o no, scatenava in lui l’istinto del fratello maggiore, e al rossino facevano piacere tutte queste attenzioni, dopotutto non gli capitava tanto spesso.

< Buoooon giorno! Scusa il ritardo ma avevo sonno e mi hanno dovuto buttare giù dal letto… come al solito > pronunciò allegro Royce con il suo solito tono di voce che superava i decibel consentiti all’inquinamento acustico, Hearth sorrise < come fai ad essere così tanto… troppo! Insomma la mattina di solito sono tutti flosci e stanchi! Tu sembri imbottito di caffè insomma! > disse cominciando a frugare nella borsa piena di cartelline, ne estrasse una all’interno della quale vi erano tanti fogli < beh non proprio imbottito ma una tazzina si! > si giustificò sorridendo osservandolo rovistare fra tutti i foglietti vari, < eccolo! > esclamò poi trovato il foglio giusto, < tieni Royce! Se vuoi puoi controllarli > accennò un sorriso, ricambiato quasi immediatamente, < grazie cucciolo! Hai fame? Questa volta o due panini uno per uno! > disse tirando fuori dallo zaino un sacchetto e un paio di banconote con qualche spicciolo, e li porse entrambi al rossino che li prese sorridendo.

Il suono della campanella. Sacro per tutti gli studenti!

Hearth si precipitò fuori dall’istituto scivolando tra la folla, anch’essa euforica quanto lui per la fine delle lezioni. La sua prima tappa era ovvia, la biblioteca, prese i libri utili e dizionari e corse dalla bibliotecaria a registrarli per poi fiondarsi alla seconda tappa: il parco.

Il parco non era mai stato tanto affollato, e questo ad Hearth non dispiaceva affatto. Dopo aver camminato un po’ si sedette sulla solita panchina, con alle spalle il laghetto e di fronte un piccolo boschetto, con tanto di cespugli folti di varie tonalità di verde, al centro un albero dal tronco robusto, poco alto, ma con molti rami e pieni di foglie verdi, i colori lasciavano pensare proprio ai colori dell’attuale stagione, la sua preferita, l’estate.

Hearth appoggiò lo zaino sulla panchina e tirò fuori i compiti dei soliti “clienti”, (i suoi li avrebbe fatti la sera se avrebbe avuto tempo), dopo poco che aveva iniziato, un rumore proveniente dai cespugli e gli alberelli più bassi lo distrasse, “ecco ci risiamo…” pensò lui appoggiando i libri, si alzò e si avvicinò piano, piano, ma non fece tempo a chinarsi su tutto quel verde, che qualcosa gli piombò addosso trascinandolo con il suo “dolce peso” a terra e facendolo piombare a terra con un tonfo.

< ahi! Ma che cavolo… ! > non finì la frase che Ria lo abbracciò sorridendo < Hearth tesoro! Vedo che hai ancora la forza di mille cavallette fritte! > scherzò lei < e vedo che tu non hai ancora smesso di inventare paragono schifosi! …mi fai alzare per favore? >.

Territorio di Val-chan:

Ciao Lupetti!
Grazie tantissimo a chi ha letto la mia storiella a chi l'ha messa tra le seguite o tra le preferite!
Un grazie specialissimo ai miei migliorissimi amici (Gabri, Kia e Gio... si sto parlando di voi!) soprattutto alla mia Gio-chin che si è presa la briga di lasciarmi un'impronta (commento), lei è la mia aiutante speciale addetta alla calligrafia, alla punteggiatura... e alle critiche e più che un Lupetto a volte sembra una Vipera! <3 ù.ù
Bene Cuccioli ho concluso con i ringraziamenti spero che il capitolo vi sia piaciuto e sperò che anche voi adoriate Ria quanto me x) spero lascierete tante impronte per me!
Al prossimo capitolo!
By Val-chan

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Segreti ***


A Simple Wolfs' Story

Capitolo 3: Segreti

(l'immagine non è mia, è presa da Deviantart, se può causare problemi contattatemi che la tolgo subito! <3 )

< Ria mi sei mancata tantissimo! > disse Hearth entusiasta < ma come mai non mi hai avvertito? Mi sarei organizzato… > disse volgendo lo sguardo verso i vari fogli, che minacciavano di far esplodere lo zaino di Hearth da un momento all’altro < scusa tesoro sono di passaggio, non ho avvertito perché ho saputo di essere libera solo all’ultimo momento, ed ho pensato: “oggi faccio buco e vado dove mi porta il CUORE” > disse scandendo l’ultima parola, Hearth sorrise e la abbracciò ancora una volta stampandole un bacio sulla fronte, Ria sorrise e pretese che gli fosse raccontato tutto quello che si era persa.

Restarono molto tempo seduti sulla panchina del parco, mentre Hearth le raccontava tutte le “News“, su chi si era messo con chi e su cosa era successo a chi (insomma notizie molto alla Beautiful), e soprattutto del nuovo arrivato al quale oramai si era affezionato. < Nuovo arrivato? Sul serio nella nostra… cioè nella tua classe? > chiese Ria curiosissima < no è più grande, è dell’ultimo anno! Si chiama Royce! > disse Hearth sorridendo, a sentire quel nome Ria sgranò gli occhi inquieta < … c-come si chiama? > chiese balbettando, < Royce… lo conosci? Sembri spaventata Ria… > ripeté confuso il ragazzo < ma chi io? Nooo certo che no! …Perché non me lo descrivi? > Hearth sorrise ingenuo e felice < certo! È molto alto, come voglio diventare io da grande! Ha i capelli neri, gli occhi chiari ed è gentile, dovresti conoscerlo scommetto che ti piacerebbe! > disse sempre con il sorriso stampato in volto.
Ria accennò un sorrisino forzato, e dopo questo, come poteva Hearth, il suo migliore amico da tempo immemore, non accorgersi che c’era qualcosa che non andava? < D’accordo Ria ormai hai perso credibilità! Cosa succede? Perché hai fatto quella faccia quando ho nominato Royce? Lo conosci? Non dirmi che in realtà e una brutta persona, perché non so come reagirei! > disse Hearth corrugando la fronte e, come era solito fare quando si innervosiva, arricciò il piccolo naso all’insù, Ria gli rivolse un sorriso di scuse < Cuoricino mi dispiace… non ti posso ancora spiegare nulla… ma giuro sui miei telefilm preferiti che appena potrò ti dirò tutto quello che non ti ho detto… devi solo avere pazienza! >, Hearth abbassò lo sguardo < lo giuri su Glee e Supernatural? > borbottò mostrando poi il labbro tremolante che riusciva sempre a convincere Ria. Lei annuì con forza < promessissimo! Dai tirati su! Guarda ho portato del pane secco, lo possiamo dare agli anatroccoli e anche ai coniglietti che ti piacciono tanto! > disse tirando fuori dalla piccola borsa un sacchetto.

< Allora? La nuova scuola? I nuovi amici? Come ti trovi? > chiese Hearth accarezzando delicatamente il dolce musino di uno dei coniglietti accanto a lui < oh tesoro non immagini neanche! Mi sono successe tante di quelle cose, e la tua testolina rossa non riuscirebbe nemmeno ad indovinarle! > lo stuzzicò Ria, e come previsto Hearth abboccò < come? Cosa? Sul serio? Dai racconta! E fallo per bene senza essere evasiva! > ordinò lui con gli occhi illuminati dall’evidente curiosità.
Ria rise, solare come al solito < allora cominciamo da principio! La scuola non è un granché, ma ho trovato una ragazza che, ti assomiglia per molti versi, ma disordinatissima come me! È la mia compagna di stanza si chiama Melory e… > < immagino che la vostra camera sia uno schifo > rise Hearth.
Ria accennò ad una risatina divertita e continuò parlando tutto d’un fiato < e poi tesoro vedessi che fighi ci sono! > Hearth fece roteare gli occhi, < okkei i particolari sui “fighi” raccontali a Melory per favore! > la fermò ancora lui provocando in Ria l’ennesima risatina divertita < ma se non ti parlo dei fighi non posso parlarti di Dustin e Demien! Sono gemelli e tu ADORI i gemelli,… se ti conosco ancora bene! > Hearth le mostrò un sorriso a trentadue denti < sono uguali? E sono simpatici? Ci hai fatto amicizia? > chiese tirando un pezzo di pane nel laghetto, preso subito d’assalto da un paio di anatroccoli, gli erano sempre piaciuti i gemelli, specie quelli uguali, e quelli molto legati fra loro, pensava fosse bello poter contare sempre sull’altro < beh non sono molto socievoli, stanno sempre tra di loro… ma sono ugualissimi… e anche dei grandissimi f… > non finì la frase perché alla vista della faccia che stava facendo si disse “umm… no direi che non è il caso” < va beh, forse è meglio… > ad un tratto Hearth vide la faccia dell’amica mutare da sorridente a preoccupata, gli occhi passarono da dolci e con uno sguardo affettuoso a sgranati e con una nota di panico ben evidente < merd… tesoro mi dispiace tanto devo andare via! Stasera ti chiamo! > si affrettò a pronunciare Ria < ma…! Aspetta! Ria! Dove va?...Ria? >, lei gli lanciò un bacio e afferrando la borsa corse via salutandolo, Hearth rimase perplesso, e continuò a fare ciao con la manina fino a quando non riuscì più a scorgere Ria.

Hearth continuava a chiedersi cosa avesse scatenato la reazione di Ria di poco tempo prima, era così perso nei suoi pensieri che, nonostante fosse seduto sulla solita panchina da ormai venti minuti buoni, non era riuscito a scrivere neanche una riga del compito di inglese di Lorenz Norton, ma quando cominciò a pensare che se non avrebbe fatto il compito entro domani, probabilmente quel grassone gli si sarebbe seduto sopra lo stomaco, spappolandogli così tutti gli organi vitali, “improvvisamente” gli venne l’ispirazione, trattenendo anche un brivido. Non aveva nemmeno incominciato che sentì improvvisamente si sentì tirare una delle sue bianche guanciotte fino ai limiti del possibile < aaahiii! > mugugnò sentendosi le lacrime sul bordo degli occhi < ahah! Lo sai che le tue guance sono morbidissime! > gridò Royce ora tirando entrambe le guance del povero Hearth < Oyshhh olla e ie ance er faoee! > che tradotto in lingua normale “Royce molla le mie guance per favore!”, ma detto a quel modo Royce non ci capì un tubo < cosa? > chiese ridacchiando < Oyshhh i ai aleee! > disse con voce tremolante ed agitando le braccia come se volesse volare via, Royce immaginò che volesse dire che gli stava facendo male così lo lasciò immediatamente senza smettere di ridacchiare, < grazie! > disse imbronciato Hearth per poi girarsi verso di lui, dargli un pizzicotto sul braccio e fargli la lingua, < ahi! > fece Royce fingendosi offeso, Hearth sorrise e fece segno al più grande di sedersi vicino a lui.

Territorio di Val-chan:

Ciao Lupetti miei!
Spero vi sia piaciuto il mio terzo capitoletto anche se forse è un po' più corto degli altri...
Naturalmente un grazie sincerissimo a quelli che hanno messo la storia nelle seguite, nelle preferite o nelle ricordate, o che sono di passaggio e leggono questa storia senza lasciare la minima traccia (tranne il numerino in più sul mio contatore ^^)
Grazie per aver letto anche questo capitolo posterò anche il prossimo il più presto possibile!
se passate dal genere soprannaturale, e sempre se vi va passate dalla mia amica Kiasan e leggete Challenge è una storia di vampiri molto originale!
Detto questo vi saluto!
Se vi va lasciate un'impronta! Al prossimo capitolo!
By Val-chan

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Violenza ***


A Simple Wolfs' Story

Capitolo 4: Violenza

(l'immagine non è mia, è presa da Deviantart, se può causare problemi contattatemi che la tolgo subito! <3 )

Erano ormai le sei passate ed il cielo si stava rabbuiando, Royce non si sentiva sicuro a sapere Hearth girare da solo percorrendo la strada, piena di vicoli e che per di più passava dal parco che di sera era pieno di gentaglia poco affidabile, così decise di testa sua che doveva accompagnarlo a casa.

< Royce non c’è bisogno che mi accompagni, questa strada la faccio sempre da solo e non mi è mai successo niente! > affermò sicuro Hearth. Royce assottigliò lo sguardo < vuoi dire che non ti è ANCORA successo niente! È ben diverso! > insistette testardo lui, Hearth sbuffò < come vuoi… contento tu, contenti tutti! > si rassegnò.

< Ehi Hearth, ma come si scrive il tuo nome? > chiese Royce all’improvviso < Come cuore in inglese ma con l’acca finale! Infatti la mia amica Ria mi chiama “Cuoricino”… è un soprannome orribile! Sospetto che i miei genitori fossero ubriachi quando mi hanno dato questo nome > rispose ridendo < Ria? > ripeté piano mentre era assorto Royce, ma non abbastanza piano da non farsi sentire dal Rosso < conosci Ria? > chiese sospettoso < c-cosa? Non ho detto Ria ho detto… GELATO! Io non la conosco! > improvvisò < gelato? >… insomma ma non ci assomiglia nemmeno, poteva inventarsi qualcosa di meglio!
Questo pessimo tentativo di distrazione fece capire ad Hearth che i suoi sospetti erano fondati, e ora era sicuro che sia Royce che Ria gli stessero nascondendo qualcosa < si gelato! Andiamo a comprare un gelato! Io voglio al cioccolato! > gridò Royce poco prima di caricarsi Hearth sulle spalle ed iniziare a correre verso un baracchino del gelato.

Dopo aver sballottato il povero Hearth fino al gelataio più vicino, il minimo che Royce potesse fare per farsi perdonare lo scombussolamento, era offrire il gelato al più piccolo.
< Lo sai quand’ero piccolo i miei genitori adottivi mi dicevano che il cioccolato fa diventare pazzi… io non ci credevo neanche un po’ ma adesso comincio quasi a crederci… ma visto che con tutto il cioccolato che io e Ria ci siamo mangiati di nascosto non è possibile disintossicarsi, credo che continuerò il mio viaggio verso la pazzia fino a che il cioccolato, la nutella e derivati non mi faranno schifo… cioè neanche tra un milione di anni > disse convinto mentre gli veniva porto il gelato.
Royce lo guardò per un secondo, poi scoppiò a ridere, dopo almeno un quarto d’ora di continue risate e contorcimenti vari per la mancanza d’aria, finalmente si pronunciò < ’Dio ma come ti viene in mente! Semmai mangiarne troppo può far venire qualche brufolo, o qualche chiletto in più… che non ti farebbe affatto male sai?… Ma è normale! Insomma funziona così con tutte le “schifezze” iper-caloriche, non ti farebbero esplodere migliaia di puntini rossi in giro per la faccia e non ti farebbero diventare una balena di 100 chili, se non fossero piene di grassi e zuccheri… che sono appunto quelli che le rendono così buone e che ti fanno diventare dipendente! >, insomma Royce dopo quell’attacco di ridarella aveva cominciato a parlare, parlare e parlare, non la smetteva più e dopo un po’ Hearth dovette conficcargli il gelato ormai sciolto in bocca per farlo stare zitto.

< Ok! Fermo qui! Ora ci posso arrivare da solo a casa è praticamente dietro l’angolo! > sostenette Hearth impuntando i piedi e cominciando a tirare Royce dalla parte opposta a quella di casa sua < perché scusa! Non vuoi che veda dove abiti? Guarda che non entro mica dalla finestra a rubare! > ribatté Royce senza capire il motivo di tanta agitazione < è che… i-il giardino è in disordine e il tagliaerba si è conficcato sul tetto e… insomma non puoi! Fermo qui! A cuccia! > ordinò Hearth camminando all’indietro per assicurarsi che Royce rimanesse lì dov’era.

Come avrete capito in realtà il giardino non c’entrava un tubo, la verità era che se LORO avessero visto Royce avrebbero sicuramente dato a lui la colpa dell’ “orripilante” ritardo di Hearth e lo avrebbero cacciato via a colpi di scopa o peggio, Walter (il padre adottivo) avrebbe potuto tirare fuori il suo fucile da caccia, comprato quando Hearth aveva cominciato a vedere il suo lupo grigio aggirarsi nei dintorni di casa, e minacciarlo (e non solo) con quello. In breve qualunque cosa avessero fatto quei distruttori di vite sociali, avrebbe fatto scappare Royce, e probabilmente non l’avrebbe voluto più vedere, beh… come dargli torto! Anche Hearth era terrorizzato all’idea di dover rientrare a casa, non voleva vederli, non voleva sentirli, stava dalla mattina, quando usciva per andava a scuola, alla sera, quando per via del coprifuoco era costretto a rientrare, fuori casa, faceva di tutto per evitarli nei giorni festivi, preferiva andare dal quel pazzo di Albert piuttosto!

D’accordo Hearth respira, basta aprire la porta senza farsi sentire e fiondarsi in camera, correndo come se stessi scappando da un branco di lupi affamati,… che non è poi così difficile da immaginare vista la mia “fervida immaginazione”.

Hearth aprì la porta in silenzio, nonostante si sforzasse di non fare il benché minimo rumore, quella maledetta porta continuava a pensare di essere una sorta di cane che per qualche stupido motivo e sicuramente meno importante dell’incolumità del Rosso, stava guaendo senza aver l’intenzione di smettere.

Silenzio… devo fare silenzio…

Ma non riuscì nemmeno a muovere più di due passi dentro casa che la figura di Mandy, la sua matrigna, gli si piazzò davanti, rossa in viso dalla rabbia, la quale metteva in evidenza le numerose rughe sulla fronte, i capelli castani, sempre curati e al loro posto, ora erano dritti per l’irritazione, la mano destra alzata pronta a imprimere con forza la sua impronta sulla pallida guancia di Hearth, i suoi occhi di un verde gelido puntati su Hearth, ormai si preparava all’imminente impatto, che fu così forte da fargli perdere l’equilibrio.

< A-aspetta… p-posso spiegare, vi prego! >, il patrigno, anche lui furente era dietro la figura di Mandy, lo guardava con sufficienza, e non esitò un momento, dopo che Hearth ebbe riacquistato un minimo di equilibrio, ad afferrarlo per i sottili capelli ramati, a scaraventarlo sui primi gradini delle scale che conducevano al secondo piano, a qualche metro dall’ingresso, l’impatto fu forte per il debole corpicino di Hearth, era caduto su di un fianco, e ci avrebbe scommesso che si sarebbe formato un livido grande quando la Russia sul mappamondo, in più il volo che era stato costretto a fare meritava un 10+ nella scala delle cadute rovinose.
Hearth si alzò a fatica e senza nemmeno alzare lo sguardo salì a gattoni le scale cercando di salvarsi da quei mostri che, poteva giurarci, lo stavano guardando disgustati e con disprezzo, come sempre del resto, l’unico motivo per cui lo avevano adottato era per riceve l’assegno di mantenimento inviato dall’orfanotrofio, quei soldi a lui destinati servivano a pagare le varie operazioni di chirurgia plastica di Mandy e il televisore al plasma di Walter che, dimostravano la loro gratitudine facendogli desiderare di non essere mai venuto al mondo.
E dire che da piccolo desiderava tanto essere adottato e ricevere l’affetto di due genitori che gli erano sempre mancati,… ora gli sembrava solo di vivere in un brutto incubo.

Ne valeva davvero la pena?
Valeva davvero la pena di farsi picchiare di nuovo per una misera mezz’ora di ritardo sul coprifuoco per stare un po’ con Royce?

Si chiese Il ragazzo che, giunto in bagno, stava osservando l’enorme impronta rossa sulla sua guancia, si espandeva dal mento sino allo zigomo, chiuse gli occhi e, quando lentamente li riaprì, incontrò i suoi occhi ambrati, lucidi e sul punto di far scoppiare la diga che fino a quel momento aveva trattenuto un fiume di lacrime. Non riuscì a trovare una risposta alla domanda che si era fatto in precedenza, l’unica cosa che sapeva era che quella mano rossa sulla sua guancia non sarebbe andata via in una notte, e per domani avrebbe dovuto trovare qualcosa per coprirla… come un cerotto, un cerotto mooolto grande e, visto che c’era, una scusa da rifilare a Royce per la presenza di quest’ultimo.

Uscì dal bagno camminando alla svelta, ancora con i goccioloni sul punto di scendere, entrò in camera con lo sguardo basso e triste. Quando lo alzò, ripresosi un pochino incontrò gli occhi cristallini di Royce che lo osservavano preoccupato, Hearth trasalì, e quando lo vide avvicinarsi a lui con l’intento di capire cos’era successo… la diga si ruppe e le lacrime scesero lente rigando il volto di Hearth, ora posseduto dalla tristezza.
Royce non chiese nulla, probabilmente aveva già capito l’accaduto, lo abbracciò e lo strinse forte, cercando di comportarsi come un bravo fratello maggiore si sarebbe comportato, perché dopotutto per lui Hearth non era altro che un fratellino bisognoso d’affetto e di attenzioni, e lui avrebbe fatto di tutto per renderlo felice e portarlo via da quel posto, causa di tutta la sua tristezza.

In quei pochi istanti Hearth, ancora in lacrime, riuscì a rispondere alla sua stessa domanda:

Si ne vale la pena!

Territorio di Val-chan

Salve Lupetti! Scusate il tempo infinito in cui non ho aggiornato, in questo periodo sono un po' molto depressa, infatti mi sono ricontrollata tutti i capitoli e ho modificato in alcune parti l'ultimo che ho pubblicato.
Cercherò di aggiornare in un tempo equo e di curare un po' di più i capitoli!
Chiedo ancora perdono!
Tanti Baci
Val_chan <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Un Bel Posto ***


A Simple Wolf's Story

Capitolo 5: Un Bel Posto

(l'immagine non è mia, l'ho presa da Deviantart, se dovesse causare problemi contattatemi e la tolgo subito <3)



Erano già passate un paio di ore da quando Hearth, con gli occhi inondati dalle lacrime, era entrato in camera trovandosi davanti Royce, il quale, dopo un momento di panico, era corso ad abbracciare il povero scricciolo che, anch’esso preso alla sprovvista, una volta avvolto dalle braccia di Royce, vi si appolipò continuando a piagnucolare e a singhiozzare sommessamente.

< Royce… > lo chiamò piano il piccolo Hearth, chiuso ad ovetto sul proprio letto con una miriade di fazzolettini sparsi attorno. Royce, seduto accanto a lui, con una mano poggiata sul suo capo nell’intento di tranquillizzarlo con la sua presenza, volse il capo dedicandogli un sorriso accennato e prestandogli tutta la sua attenzione, < …com’è che hai fatto ad entrare? > riprese squadrandolo per qualche secondo, Royce rise piano, < la finestra era praticamente spalancata, allora sono entrato perché avevi un atteggiamento sospetto, prima intendo… e avevi anche ragione a non voler farmi ficcare il naso, a proposito… scusa,… ora stai meglio? > chiese infine guardandolo preoccupato, < tranquillo, non sono arrabbiato,… grazie per avere ficcanasato > sorrise < come sapevi quale casa era la mia? > chiese poi curioso, < dal tagliaerba sul tetto, ovvio! > esclamò convinto l’altro, Hearth rise di cuore, < però Hearth… non dirmi più nemmeno una bugia! Nemmeno se fosse una cosa che dovesse farmi arrabbiare, nemmeno se la verità dovesse ferirmi e farmi frignare come una femminuccia… non che piangere sia da femmine, ma c’è modo e modo di piangere! …ma sto divagando!... comunque tu hai capito vero? > disse Royce con una serietà che Hearth gli aveva visto poche volte negli occhi, la quale, sembrava non calzargli affatto, < d’accordo… allora anche tu dovrai essere sincero con me! Quindi… ora mi spiegherai perché tu e Ria siete così sospetti e che cosa mi state nascondendo! Scommetto che non era una coincidenza il fatto che lei sia scappata via prima che tu mi raggiungessi! > disse deciso con un tono di voce che non ammetteva “se” o “ma”, Royce sospirò < d’accordo tanto prima o poi… > il viso di Hearth si rilasso, la sua bocca si distese in un sorriso luminoso di chi ha appena ottenuto esattamente quello che voleva, < però…! > ecco fatto la fregatura doveva proprio esserci… andava troppo bene per essere normale, < però > ripeté < dammi tempo… domani sera tornerò qui e ti spiegherò tutto, promesso! Se avrai pazienza di farò un regalo meraviglioso… riesci a sopravvivere ancora un po’ qui… con questi mostri? Perché sappi che faccio in un lampo ad andare di sotto e fare una strage se mi accorgo che domani sera hai anche solo un piccolo graffio in più sul tuo corpicino… anzi potrei anche fare un salto a salutarli ora che ne dici? > disse Royce con fare pensoso, Hearth sorrise dolce < si posso aspettare… fai in fretta però! …Il regalo… deve restare segreto? Non puoi darmi un indizio? > chiese sbattendo le ciglia e congiungendo le mano a mo’ di preghiera, l’altro gli sorrise lieto che la sua spensieratezza l’avesse fatto ritornare lo stesso Hearth di sempre, averlo visto piangere gli aveva fatto intuire che era ora di accelerare i tempi, “appena sono fuori di qui chiamo Xerxes e…” ma non fece in tempo a formulare il pensiero e a rispondere al più piccolo che il suo cellulare vibrò nella tasca dei suoi jeans, < perdonami Hearth non posso dire nulla, sappi solo che ti renderà davvero felice! Ne sono certo!... Scusa devo rispondere… Xes? Perché mi chiami? > disse Royce dopo essersi portato il cellulare all’orecchio. Dall’altra parte dell’apparecchio soggiunse una voce che pareva parecchio irritata:
< Come sarebbe a dire perché mi chiami?! Lo sai che non si può fare nulla qui senza di te, e finché non torni sarà Lei a comandare! Quindi, se non vuoi che stressi Rai ed Eve fino a spingerli a compiere un omicidio, datti una mossa, prima che la tua adorata fidanzatina ci tiranneggi tutti! >, Royce scoppiò in una sonora risata, si sedette sul letto di Hearth facendo cenno a quest’ultimo di sedersi accanto a lui
< non sono andato a farmi un giro in Scandinavia Xes! Sto facendo una cosa di vitale importanza! E se non ci credi, stai ad ascoltare! …Hearth tesoro, di al mio amico di non rompere > ordinò quasi Royce al Rosso, che, con fare sospetto e cauto, afferrò il cellulare dell’amico ed una volta avvicinatoselo parlò:
< ehi? Sei un amico di Royce? Non ti devi arrabbiare con lui sai! Voleva solo farmi compagnia! > lo rassicurò Hearth, chiunque esse fosse, dopo un attimo di silenzio, il ragazzo sentì sorridere contro l’apparecchio l’interlocutore,
< d’accordo allora è perdonato! Sta facendo il bravo? O è addirittura entrato dalla finestra? >, questa volta a ridere di una risata cristallina fu Hearth,
< beh… è entrato dalla finestra… però poi si è comportato da bravo bambino… anche se è un ficcanaso, e gli avevo pure detto che a casa ci andavo da solo, ma lui dice che ha riconosciuto casa mia dal tagliaerba sul tetto… io non ho un tagliaerba sul tetto… penso mi abbia pedinato, però, è stato gentile anche se è invadente! > concluse sicuro Hearth, probabilmente l’altro ragazzo non è che aveva capito molto, infatti l’unica cosa che disse fu:
< mi spiace… Royce è una persona complicata, però se si è reso utile invece di gironzolare tutto il giorno meglio così, ti dispiace se gli chiedo di tornare a casa? …La sua fidanzata sta cominciando a darci sui nervi! >
< …d’accordo te lo concedo! Domani però me lo ripresti! > rise Hearth, ripassò il cellulare a Royce che lo guardava sorridente
< a dopo amico > concluse alla svelta e riattacco < bene Hearth, a domani, a scuola non so se vengo, ho qualche impegno, domani sera però… ti aspetta la sorpresa! Ora vado… >, Hearth sorrise ed annuì guardandolo aprire la finestra, aspettava solo che si calasse giù, poi gli venne il dubbio < aspetta ma non ti fai male?... e come hai fatto a salire così in alto prima!? >, Royce sorrise, si girò verso di lui avvicinandovisi < Facile! Con quello li! > esclamò indicando l’alto albero accanto alla finestra, < ora vado Scricciolo,… resisti! > detto ciò lo abbracciò stretto, Hearth ricambiò l’abbraccio sorridente < ricordati! Me lo hai promesso! Devi fare in fretta! > si raccomandò < certo! Penserò io a tutto, così sarai felice! >, una volta sciolto l’abbraccio Royce posò un affettuoso bacio sulla fronte del più piccolo, e salutandolo, saltò sul ramo più vicino per poi scendere con i piedi sul terreno, poco dopo Hearth chiuse la finestra, prese la cartella e ne estrasse i compiti che in poche ore avrebbe dovuto finire, sempre se non voleva finire pestato e umiliato, domani soprattutto sarebbe dovuto stare attento, Royce non sarebbe andato a scuola e non avrebbe potuto difenderlo nel caso ce ne fosse stato bisogno.

L’indomani mattina la sveglia di Hearth suonò prima della solita chiamata di Ria, cosa che lo stranì fortemente, non era mai capitato che l’amica non lo chiamasse di prima mattina per dargli il buon giorno, afferrò il cellulare incerto, e con un po’ di stupore vi trovò un nuovo messaggio:

Ciao Cuoricino, oh luce dei miei occhi, mio tesoro zuccheroso… ok si la finisco! Volevo chiederti scusa ma oggi non posso farti la mia solita miriade di chiamate, rompendoti le palle, perché ho un impegno strasuperultramega importante. Mi dispiace tanto mio dolce tesoro, ci sentiamo domani… se non prima!
Tanti baci la tua dolce migliorissima amica Ria <3

Messaggi… già non erano proprio il forte di Ria ogni volta ci metteva una vita a scriverlo, non perché fosse impedita, sia chiaro, ma perché scriveva sempre una marea di vezzeggiativi…

inutili e imbarazzanti! Pensò.

Se qualcuno avesse mai letto tutti i messaggi di Ria nel cellulare di Hearth… vabbè meglio non pensarci! Digitò una breve risposta, le diede il buon giorno e mandò il messaggio.

E rieccoci qui, mia cara vecchia nemica… la scuola!

Quel giorno l’orario non era impegnativo, la tragedia erano le ultime due ore di educazione fisica… MICIDIALI!
Hearth non era un tipo atletico, sapeva correre molto velocemente (per via di tutte quelle fughe dai suoi lupi immaginari), ma non sapeva saltare la corda, non sapeva giocare a calcio, a basket o a pallavolo, nell’arrampicata se la cavava, ma per il resto,… era quella che si può definire una FRANA TOTALE!

< Ehi marmocchio… PALLA! > già… ecco fatto come se fosse una novità, l’ennesima palla in testa, l’ennesimo trauma celebrale sfiorato, l’ennesima volta in cui il Rosso era costretto a fermarsi per via dell’ennesimo bernoccolo.
Si diresse verso l’uscita, sul retro della palestra che portava al giardino, borsa del ghiaccio annessa, si sedette sul terreno accarezzando con le dita l’accenno della verde erba in fase di crescita e cominciò a respirare profondamente, < senza la mia Ria qui a scuola è una noia… non c’è nemmeno Royce… ogni tanto è fastidioso, ma preferisco che mi tiri le guance fino a farle staccare che morire di noia! E poi voglio bene ad entrambi… avrò una predilezione per le persone fastidiose! …Odio stare da solo! > si disse.
Chiuse gli occhi, si rilassò e… Fruscio. Quello che riuscì a sentire fu un fruscio ed un respiro, molto vicino al suo viso. Fu a causa di quest’ultimo che aprì gli occhi di scatto, trovandosi davanti un grosso, grossissimo muso.
Trasalì e si attacco al muro alle sue spalle, il respiro accelerato e la vicinanza dell’enorme lupo non gli permettevano di pensare a qualcosa da fare alla svelta.
< N-Non farmi male per favore… l’ho promesso a Royce > sussurrò, il lupo nero che aveva davanti era il più grande che avesse mai visto nei suoi momenti poco lucidi in cui le allucinazioni cominciavano a farlo delirare, < Non è davvero qui, è tutto nella mia testa… nella mia testa, nella mia testa, nella mia testa > continuava a ripeterselo come fosse un mantra, per auto convincersi, aveva rannicchiato le gambe portandosele al metto, il viso rivolto verso il basso, gli occhi serrati < … nella mia testa, nella mia testa > tentò ancora, sentiva il respiro dell’animale farsi sempre più vicino al suo viso, poi qualcosa di ruvido ed umido, soprattutto umido, sulla fronte, prima uno, due poi tre volte, fino a quando si costrinse ad aprire lentamente i grandi occhini ambrati, e stavolta vide distintamente il grande lupo avvicinarsi, ora con più cautela, a lui, poggiare prima l’enorme naso anch’esso umidiccio, per poi passargli ancora una volta rapidamente la lingua sulla guancia.
Proprio come la volta precedente, con gli altri tre lupi, anche questa volta un lupo che ancora non aveva visto, a cui apparentemente stava simpatico, l’aveva sorpreso mostrandogli che non doveva avere paura… o qualcosa di simile.
Guardò il lupo con aria un po’ spaesata, questo era uno dei momenti in cui era convintissimo che non poteva essere un’allucinazione, allungò la mano tremante con timore verso l’animale, ora seduto davanti a lui, riuscì a sentire distintamente il pelo quasi morbido tra le dita, le orecchie soffici, il naso umido… no, non poteva essere un’allucinazione, sembrava troppo reale, e il sentimento di paura mista a curiosità di saperne di più era troppo forte.
Al lupo non sembravano dispiacere poi tanto tutte queste attenzioni e questa sua curiosità, poiché dopo qualche minuto si stese pancia in giù a terra, al fianco del ragazzo, con il muso poggiato sulle sue gambe, ora distese, mentre Hearth continuava a passare le dita sottili tra le grandi orecchie. Anche per Hearth era rilassante, aveva quasi dimenticato tutto il panico provato poco tempo prima, d’un tratto poi un suono sgradevole lo sorprese:
DRIIIIN!
La maledetta campanella che dettava legge, gli impose la fine di quel momento così tanto gradito. Il lupo, come se sapesse il significato del trillo, si alzò dalla comoda posizione e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo verso il Rosso, sparì con la stessa velocità con cui era comparso.

< IO NON SONO PAZZO! > insistette Hearth dopo l’ennesima volta che l’ostinato dottor Albert, con la sua solita delicatezza e tatto, paragonabile a quella di un ippopotamo, gli ebbe spiegato che quello che vedeva era tutto nella sua testa, < basta! Lei ha rotto non voglio più venire qui! > aggiunse poi alzandosi dalla poltroncina pronto a dirigersi verso la porta, < Hearth Zane… lo sa vero che sarò costretto a comunicarlo ai suoi genitori? > Hearth lo guardò, con ira crescente < non importa a me… e so benissimo che non importa nemmeno a lei! > gli urlò contro < d’accordo Hearth ascoltami… non sarò proprio un fior di psicologo o un campione di deduzione logica… > < ma non mi dica! > lo interruppe il ragazzo < stavo dicendo! > riprese Albert con irritazione saliente e che quel giorno aveva un non so che di più… umano < stavo dicendo che anche un emerito imbecille si sarebbe accorto che ogni volta che vieni qui hai qualche pestone o qualche graffio nuovo… non vorrei essere la causa di altri maltrattamenti, a proposito, ne vuoi parlare? > domandò inaspettatamente gentile Albert passando da un formale “lei” ad un più confidenziale “tu”, Hearth sbarrò gli occhi < OH MIO DIO! Chi sei tu e cosa hai fatto al mio inutile e svogliato psicologo!? > domandò con finto spavento, Albert gli sorrise… si avete letto bene, gli sorrise proprio! Per la prima volta in tutta la terapia quel… Coso che superava per un soffio il confine tra mostro e umano, gli aveva sorriso e si interessava seriamente della sua salute < Hearth… sul serio sono così mostruoso? >, il Rosso finse di pensarci su per poi annuire con fare ovvio, Albert sbuffò < vabbè! Vieni qui… ce l’hai un cellulare, no? Dammi il numero, se ti fanno male mi chiami e ti porto all’ospedale… ok? E prima che tu possa dire qualcosa, non sono preoccupato per te! Figurati se uno della mia età deve fare da babysitter ad un marmocchio del genere! Semplicemente trovo poco umano quello che quei mostri ti stanno facendo, persino i tuoi lupi immaginari potrebbero essere più civilizzati di loro! > si affrettò a specificare il dottor Lance, Hearth sempre più stranito dal comportamento dello psicologo, si avvicinò circospetto per poi sedersi a terra, gambe incrociate, davanti a dottore che in quel momento stava armeggiando con un cellulare di quelli super moderni, per poi alzare il volto verso di lui e pronunciare < dai spara… poi ti accompagno a casa, vedo bene che ti girano! A meno che tu non sia in vena di confidenze… e mi dici qualcosa che non sia di lupi vogliosi di coccole >, Hearth si imbronciò, < loro sono VERI! > sbraitò, Albert sospirò < Hearth, ascoltami sul serio! È solo… è tutto nella nostra testa! > gridò serio, il tono non era il solito, duro e fermo, sembrava tradire molti sentimenti, quelle parole avevano un’emotività che Hearth non aveva mai scorto in nessuna altro momento in cui si erano parlati, sembrava mosso dalla paura, dal terrore e dalla disperazione, < Lance… hai… hai usato il plurale? P-perché? D-di cosa hai… paura? La tua voce è strana, anche tu lo sei oggi! >, il dottore sembrò riscuotersi in quel momento dai suoi pensieri, < non è nulla… errore di sintassi, è nella tua testa, non farti sovrastare… > la voce era stanca, un lieve sorriso che di felice non aveva proprio nulla si estese sul suo volto < …e non mi impazzire > aggiunse < allora questo numero? > cambiò discorso, Hearth allungò la mano verso il capo del dottore e gli diede una breve carezza, lasciando il dottore un po’ interdetto, poi, non prima di avergli regalato un sorriso, cominciò a dettare il numero di cellulare, risvegliando appena Lance dal momento di sorpresa.
Dopo lo scambio di numeri, Hearth sembrava non si fosse ancora tolto dalla testa quella strana frase detta con quelle emozioni così nuove da sentire, mentre erano in auto pensava ad un qualsiasi modo per ritirare fuori il discorso, ma non avendo modo di ritirarlo dentro alla conversazione, quando furono quasi arrivati se ne uscì con un richiamo che pareva quasi un grido < Lance! >, il dottore sobbalzò trattenendosi dallo sbandare, < c-cosa!? > chiese agitato < tu non sei vecchio! E io non sono un marmocchio! >, Lance che non capiva il senso di quel discorso volle arrivare al punto, quindi stette al gioco < in teoria ho ventiquattro anni, ma tu sei un marmocchio in confronto, ma dove vuoi arrivare? >, Hearth si distrasse un attimo < Ventotto? Wow! >, Lance sorrise < ho finito l’università presto e… ho degli agganci, quindi trovare lavoro non e stato diff- …Ti spiace arrivare a ‘sto punto? > chiese, cominciando ad intravedere una punta di irritazione, Hearth si affrettò a chiarire < io non sono un marmocchio! E se hai bisogno di parlare io sono qui! Anche se ogni tanto sei inutile, senza offesa eh, non hai fatto niente di male, un po’ ora mi stai simpatico! Quindi se hai qualcosa da dire, non lasciare indizi sparsi nelle frasi e sfogati! Me lo prometti? > sembrava quasi un ordine, in quel momento la macchina si fermò, Lance lo guardò con un sorriso rilassato < promesso! ora per stare sicuro che non ti facciano del male ti aspetto fuori dalla porta, lasciala socchiusa, se quando entri ti fanno del male urla, anche peggio di una ragazzina, non mi importa, solo… grida! > Hearth annuì con un sorriso incerto, ed entrambi uscirono dalla macchina.

Hearth Entrò, in casa il solito silenzio regnava, interrotto solo dal mormorio della televisione, perennemente accesa.
Salì le scale per arrivare il più veloce possibile in camera ad aspettare Royce, sempre in tensione, arrivato quasi alla fine si sentì chiamare < Hearth! >, sobbalzò < c-c-cosa? > chiese alzando il volto verso la cima delle scale dove il patrigno lo osservava nero in volto < è un po’ presto… non avevi una seduta oggi > non era una domanda, < s-si Il dottor Alber aveva fretta, abbiamo finito prima > disse continuando a salire le scale, arrivando difronte al patrigno < non dire cazzate! > sbraitò, il volto incattivito < l’hai saltata vero? Ammettilo! >.
Successe tutto in un istante, Hearth si sentì spingere via da lui, poi dolore, non riuscì aprire gli occhi, sentì solo un paio di voci gridare il suo nome < Hearth! > ed un forte ruggito alle sue spalle.
Altro che pallata in faccia, questo si che faceva male, la vista gli si oscurò e sentì un voce che lo richiamava, la riconobbe subito, come ne riconobbe la paura nel vederlo in quello stato < Tranquillo Scricciolo, ora ti porto in un bel posto! Resisti! >.



Territorio di Val-chan

Salve a tutti Lupetti!
In primo luogo, non odiatemi vi prego! Sopratutto le fan di Hearth... (scusa Gio-chin) non volevo accopparvelo in realtà, è un'idea malsana dell'ultimo minuto...
Poi che dire di Royce, non sono adorabili insieme? (Sappiate che lo saranno ancora di più... da diabete! XD)
E poi chi è e da dove è venuto fuori questo Xes? (non è il nome completo sappiatelo!) E la fidanzata di Royce?
Tranquilli cari scoprirete tutto a tempo debito!
Per ora vi saluto! Spero di aver corretto tutto per bene se ci sono errori fatemelo sapere, suggerimenti e critiche sono ben accette!
Tanti baci
Val_chan

P.S. : Buon Natale spero passiate delle buone feste! <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Casa ***


A Simple Wolfs’ Story

Capitolo 6: Casa


(l'immagine non è mia, l'ho presa da Deviantart, se dovesse causare problemi contattatemi e la tolgo subito <3)



Sentiva il vento carezzargli la pelle del viso, freddo, pungente. Sentiva di avere qualcosa di caldo sulle spalle, e le narici piene di un profumo dolce. Un dolore lancinante in tutto il corpo gli impediva di muovere anche solo un muscolo.
Aprì gli occhi con faticosa lentezza, la prima cosa che notò subito, vista l’ovvietà della cosa, era che assolutamente non si trovava mezzo morto sul pavimento di casa sua infondo alle scale, ma in un posto pieno di alberi, cespugli e tutto quel che c’è di verde e naturale a questo mondo, attorno a lui tanti di quei fiori da poterci perdere una giornata e anche di più per coglierli, da essi proveniva il dolce profumo già sentito in precedenza. La seconda cosa di cui si accorse, era che si stava muovendo, il che lo disorientò per quel poco tempo che ci mise per collegare il cervello ed accorgersi che non si stava muovendo per una qualche variazione della forza di gravità, perché era sonnambulo o perché era diventato uno zombie e le sue gambe stavano andando da sole, ma perché qualcuno lo stava portando sulle spalle.
< Ehi.. cosa…? > farfugliò Hearth ancora non molto conscio di ciò che stava accadendo, in più stordito (ma felice) dal fatto di non essersi svegliato nello stesso posto in cui aveva perso coscienza. Quel suo breve sussurro bastò però ad attirare l’attenzione del suo principe azzurro che lo stava portando in spalla, anziché in braccio stile principessa (e di questo gli fu abbastanza grato), < Hearth? Sei sveglio? > chiese piano Royce < insomma… > rispose lui < penso sia un po’ rintronato! > precisò una voce alle sue spalle, Hearth lo riconobbe subito < Laaance… mi sono dimenticato di urlare… > piagnucolò Hearth, con gli occhi socchiusi per la stanchezza, Lance sospirò, < già… in realtà e colpa mia dovevo accompagnarti dentro, scusa, nonostante li conosca da abbastanza tempo, non sono persone di cui bisognerebbe essere fieri di conoscere e se già prima non mi piacevano a pelle figuriamoci ora… > il dottore si avvicino al più piccolo per poi posargli un delicata carezza sul capo < beh, poi chi l’avrebbe detto nessuno di noi è pazzo! > aggiunse con un sorriso. Sulle prime Hearth non capì, poi, quando l’occhio gli cadde in basso sobbalzò quasi involontariamente, tre lupi, che Hearth aveva già avuto la possibilità di conoscere stavano zompettando al loro fianco, quasi come li stessero scortando. Il lupo grigio lo guardava con aria contenta, quello bianco sembrava fregarsene di lui, tradito da quei suoi sguardi preoccupati lanciati quasi per caso e dissimulati subito dopo con uno sguardo di sufficienza, ed infine quello nero non gli staccava gli occhi di dosso, coda e orecchie basse, continuava a fissarlo così più o meno da quando si era svegliato, sperando di attirare la sua attenzione e, una volta raggiunto l’obbiettivo, sia coda che orecchie si raddrizzarono di colpo e lui preso da una strana felicità, si avvicinò a Royce agitato e apparentemente felice. C’erano tutti. I lupi che continuava a vedere ogni giorno c’erano tutti tranne il lupo più nero grande e non era solo lui a vederli, dopo qualche minuto si riscosse dai suoi pensieri e la prima cosa che gli venne in mente fu < Lance e adesso me lo dici! Ti strozzerei se non fossi evidentemente incapace di muovermi! È dall’inizio che continuo a dire che non sono fuori di testa ma non mi ascolta nessuno! > < io lo sapevo e ti ascoltavo! > si intromise Royce < cuccia Royce! Sto sgridando il dottore! > il dottore abbastanza mortificato sospirò < quindi cosa? Vuoi una lettera di scuse? Mi dispiace ma devi ammettere che è un po’ difficile da credere, insomma quasi nessuno ha una mentalità così aperta da credere che dei lupi possano senza un motivo apparente inseguire un ragazzino! > si spiegò.
Royce si fermò improvvisamente < cosa…? > domandò titubante Lance il quale era visibilmente intimorito da Royce, il che per Hearth non aveva alcun senso, in tutta risposta Royce fece un cenno verso un punto preciso: in mezzo agli alberi folti si trovava una piccola casetta di legno, mezza scassata, con qualche asse fuori posto ed il tetto appena un po’ screpolato.
< Royce cos’è? A proposito dov’è che stiamo andando? E perché ci sono anche loro? > domando indicando i lupi, il più grande sorrise < ogni cosa ha il suo tempo Scricciolo, resta qui con Lance, noi arriviamo subito! E non ti arrabbiare con lui,… sappi che si è spaventato quanto me quando ti ha visto in fondo alle scale > spiegò, Hearth annuì con un lieve sorriso ed un po’ dispiaciuto, una volta che Royce lo ebbe fatto sedere sulla folta erbetta accanto a Lance che obbediva docile a quello che diceva, lo guardò allontanarsi insieme ai tre lupi.
< Certo che hai degli strani amici ragazzino! > osservò Lance, Hearth sorrise < ma no… Royce è gentile con me e poi che male c’è se non è proprio mister serietà… per quello ci sei tu! > ridacchiò < ah-ah, scusa tanto se sono serio! > replicò fintamente offeso < Lance, è una domanda strana, ma Royce ti fa paura? Perché sai sembri guardarlo un tantino timoroso, lo conoscevi già prima? >, il dottore non rimase affatto sorpreso dalla domanda così gli rispose accompagnato da un lungo sospiro che più che scocciato pareva di rassegnazione < certo che sei parecchio sveglio… va bene, allora mi tocca dirtelo, ma non dirlo troppo in giro o vengo a strozzarti! Non è che ho paura di lui ma diciamo che vedevo e vedo tutt’ora anche io cose come quelle che vedi tu, i lupi venivano anche da me e beh, io avevo una gran paura e Royce era uno di loro, scappavo tutte le volte e tutte le volte mi rincorrevano, cercavo di convincere te che era tutto nella tua testa, ma in realtà era più un autoconvincimento… non volevo che ti tormentassero come hanno fatto con me, io sì che rischiavo il manicomio! Ma… a quanto pare non è nulla che dipenda dalla nostra testa e non sono loro che scelgono di perseguitarci, è un dono il nostro sai? Le persone che non sono speciali come te non possono vedere quei lupi… il resto te lo spiegherà Royce dopo… > spiegò Lance con un lieve sorriso. “Un dono” “persone speciali”, le parole usate da Lance erano così… gentili e con il preciso compito di far sentire bene Hearth con se stesso, e così fu, ora si sentiva quasi speciale e unico, ed era come se ora Lance gli apparisse come un altro dei suoi principi azzurri, pronto a salvarlo e a tirarlo su in momenti difficili come quello < grazie… scusa se ti ho sgridato, eri solo preoccupato e io pensavo che tu e i miei genitori adottivi foste uguali e che mi volessi solo far perdere dei pomeriggi, invece sei gentile anche tu a modo tuo, non come Royce, gentile in modo… diverso, Speciale! > affermò convinto Hearth convinto, poi una grande paura si impadronì del suo tenero volto < Lance come faccio ora? Non voglio tornare a casa, loro mi faranno male… > il dottore posò la mano sul suo capo in una dolce carezza < tranquillo ragazzino, Royce mi ha assicurato che ti terrà con lui, ti proteggerà così non dovrai tornare indietro > gli sorrise in un tentativo di rassicurazione, anche Hearth sorrise titubante, ma già più tranquillo.

Dopo una ventina di minuti abbondanti, Royce uscì dalla casetta malridotta portando con se una coperta, un berretto di lana e dei guanti, li porse ad Hearth aspettando che si coprisse e lanciò qualche occhiata un po’ incerta a Lance, il quale evitava prontamente di voltarsi nella sua direzione.
“Questo ha capito tutto dalla vita! …Ha la guardia alta”
commentò nei suoi pensieri Royce, persino Hearth aveva intuito che c’era qualcosa che ancora gli sfuggiva, qualcosa che entrambi sapevano e che ancora non gli avevano detto, poi si rese conto di un dettaglio al quale poco prima non aveva prestato attenzione, < ehi… e i lupi? > chiese un poco nervoso, la loro compagnia, sorprendentemente, lo rassicurava, si sentiva le spalle coperte, < qui! > gridò una voce proveniente dalla malandata cascina, Hearth sobbalzò sorpreso e un tantino spaventato… no cioè uno dei lupi gli aveva risposto o cosa!? Il ragazzino si sporse in avanti per guardare meglio < Lance… ho bisogno di un’altra seduta… > disse preoccupato, Royce e il dottore ridacchiarono per un momento, Lance, sempre seguito dallo sguardo attento di Royce che ancora lo stava inquadrando, si avvicinò chinandosi verso il più piccolo, lasciando che alcuni ciuffi ricadessero sul viso, adagiando, sempre con delicatezza una mano sulla sua spalla per rassicurarlo < credo che non ce ne sia la necessità, vedrai che ti spiegheranno tutto > affermò con il volto illuminato da un leggero sorriso, poi spostandosi le ciocche ricadute sul suo viso, rivolse finalmente lo sguardo a Royce cercando conferma, quest’ultimo annuì, anche lui l’ombra di un sorriso appena accennato sul volto.
Hearth sempre più confuso, afferrò deciso la manica della giacca di Lance e si avvicinò piano alla vecchia casetta di legno, lanciandogli in contemporanea uno sguardo come a voler dire:
“sappi che ti userò come scudo appena se ne presenterà la necessità!”
Lance sospirò, avendo già intuito le intenzioni del più piccolo e lo seguì ubbidiente, conscio che davanti a loro non si sarebbe presentato alcun pericolo.
< Ehiiii! Chi c’è là? > chiese con un po’ di timore, continuando ad avvicinarsi con fatica ed un po’ barcollante, con cautela sotto lo sguardo divertito di Royce, il quale osservava la scena ilare.
La porta si aprì con lentezza e un ragazzo ne saltò fuori gridando < IOOO! >, ad Hearth sfuggì un gridolino < mangia lui! > disse chiudendo automaticamente gli occhi e rifugiandosi dietro Lance, il quale cominciò a ridere senza riuscire a fermarsi, si girò verso il ragazzino e, afferrandolo per le spalle cercò di rassicurarlo < oh cielo! > sorrise < tranquillo Hearth non mangerà nessuno! > quest’ultimo poco convinto aprì piano gli occhi, appena umidi, lasciandosi trascinare più avanti da Lance che ancora si premurava di supportarlo tenendo le mani appoggiate alla sue spalle, davanti a lui un ragazzo alto, occhi grigi, capelli scompigliati di un nero sbiadito, quasi grigio, con qualche riflesso pallido che partiva dall’attaccatura, lo stava guardando con un accenno di curiosità che gli illuminava gli occhi, i suoi vestiti erano semplici: indossava dei jeans abbastanza larghi e una maglietta bianca a maniche corte che avrebbe fatto belare di freddo chiunque altro, ma non lui.
< N-non mi mangi, vero? > balbetto Hearth, la fronte corrugata < naah! ...Sono a dieta! > rispose quest’ultimo con un gran sorriso < Xes smettila di giocare, sbrigatevi dobbiamo arrivare a casa prima che faccia buio o sarà pericoloso… per gli ospiti > puntualizzò Royce, Hearth sembrò riscuotersi per un momento, l’aveva chiamato Xes, come l’amico che aveva telefonato proprio a Royce la sera prima, osservò, < aspetta! Sei l’amico di Royce che voleva farlo tornare a casa! > e così dicendo sul visino di Hearth si fece largo un sorriso di dimensioni ginormiche. Anche l’altro ragazzo sorrise, fece un lieve inchino e iniziò a presentarsi < piacere dolce Hearth, io sono Xerxes, l’amico spacca balle di Royce, nonché suo migliore amico! Royce ci ha parlato spesso, anzi di più, di te, e non solo lui > concluse insinuando ad altri misteri, ma il piccolo ragazzo non stette molto a pensarci, poiché aveva altre domande da porre, per le quali voleva, se possibile, ricevere un’immediata risposta. < Ma sei un lupo? Un lupo mannaro? Ma non c’è la luna! Come funziona! > chiese stranito ed un tantino intontito dagli eventi, Xerxes rise di gusto < oh dolcezza, la luna a noi non serve, non siamo Mannari, loro vivono molto più lontani dalle città proprio perché non sono coscienti una volta trasformati e potrebbero ferire le persone, è brutto da dire ma loro sono costretti a trasformarsi, noi siamo chiamati Mutaforma, possiamo cambiare il nostro aspetto volontariamente e indipendentemente dagli eventi, è per questo che non vi abbiamo fatto male quando vi pedinavamo > sorrise con dolcezza, Hearth era incantato, ascoltava tutto, senza mettere in dubbio una parola di quelle pronunciate, poi però un dubbio lo travolse < avete fatto la stessa cosa anche con Lance? > chiese e il diretto interessato non aspettandosi di essere tirato in ballo sobbalzò per la sorpresa, Xerxes annuì con il solito sorriso questa volta diretto al dottore che sempre più a disagio e fuori posto, sentiva ancora il peso dello sguardo di Royce su di se, Lance ovviamente faceva di tutto per non incontrare quegli occhi, i quali però non trasmettevano astio o nessun sentimento negativo nei suoi confronti, ma erano pur sempre problematici da sopportare, Hearth riprese ad indagare < e perché l’avete fatto, scusate se metto in discussione i vostri metodi ma non è proprio il modo giusto per agganciare le persone, anche perché la maggior parte sarebbe scappata urlando e poi, perché gli altri non vedono nulla? Che, tra parentesi, è proprio il motivo per cui mi hanno mandato dallo psicologo che coincidenza delle coincidenze aveva il mio stesso problema e facendosi odiare, da me, cercava di convincerCI, si perché il suo era pure un autoconvincimento, che eravamo fuori di melone, piuttosto che ammettere la verità che diciamocelo era assurda detta così come la sapevamo noi: “aiuto dei lupi invisibili, che posso vedere solo io, mi stanno inseguendo”, insomma chi è che non ci avrebbe detto “amico tu sei fuori di testa!” > spiegò tutto d’un fiato Hearth, mentre Lance si raccomandava che respirasse, ormai lui era abituati a questi suoi lunghi periodi che non finivano mai, tutte quelle frasi accartocciate insieme, per non parlare dei suoi soliloqui, i quali, prontamente commentati da Lance finivano il solito “ma stavo parlando ad alta voce?”.
< Cielo, cielo! Quante domande Scricciolo! > esclamò un’altra voce con una punta di scherno < non vorrei proprio essere io a rispondere a tutte questi discorsi contorti! > concluse spiegandosi, in quel momento un ragazzo dai capelli biondo platino, così chiari da lasciar intravedere riflessi biancastri sulle punte, uscì dalla vecchia casa, puntando i suoi occhi verdi chiari, prima su Hearth poi su Lance, con un ridacchiando divertito, non era troppo alto, ma aveva come gli altri un fisico slanciato, indossava anche lui dei vestiti semplici quali un paio di jeans sbiaditi e una maglietta sgualcita < Eve dov’è… l’altro? > chiese con un po’ di rassegnazione Royce, < l’altro è qui! > rispose raggiante un moretto che era appena saltato fuori dalla cascina, era abbastanza alto, quasi quanto Xerxes, e magro quanto bastava, ma con la solita dose di muscoli, anch’essa caratteristica comune con gli altri < bene direi di darci una mossa! > esclamò Royce < ehi! Ehi! Rispondetemi prima, insomma mi sono fatto venire una carenza di ossigeno per fare tutte quelle puntualizzazioni e domande almeno degnatemi di una rispostina… anche piccola va bene! >, Xerxes tornò a sorridere rivolgendosi ad Hearth < certo, certo! Ehm… Royce… a te l’onore! >, quest’ultimo scosse la testa < bene! Ormai dovrei essere abituato ai tuoi deliri, quindi, sarà un grandissimo onore! > scherzò lui < in breve, pediniamo le persone che ci interessano sotto forma di lupi per farci notare meglio, insomma è vero che è spaventevole, ma se ti ritrovi la stessa persona che ti perseguita ovunque tu penseresti subito “oddio un maniaco mi ha preso di mira!”, mentre se è un lupo che ti segue, primo non ci scatta la denuncia > ad Hearth scappò una risatina mal contenuta < secondo siamo più veloci, sentiamo il vostro odore e sappiamo se qualcuno si sta avvicinando prima che sia troppo talmente vicino da vedere, beh… voi che parlate da soli, perché come hai giustamente puntualizzato, gli altri non potevano vederci > < e perché? > lo interruppe il più piccolo < beh perché le persone come noi sono… sono… > tentennò Royce, usare il termine “diversi” non sarebbe proprio stato lusinghiero < Speciali? Lance ha detto che siamo speciali >, Royce sorrise sollevato, < sì, speciale! > posò lo sguardo su Lance, che ancora una volta aveva sobbalzato sorpreso, in più si era ritrovato gli occhi di Royce puntati nei suoi e per una volta sorridenti e si lasciò sfuggire un sospiro.
“Cos’avrò mai fatto nella vita per meritarmi stranezze simili… perché deve per forza essere il karma!” pensò convinto.
Hearth, teneva ancora Lance stretto per la giacca, per lui era come se la sua presenza fosse necessaria per accertarsi che tutta quella meraviglia non fosse un sogno, infatti si accorse presto di tutto il disagio che si teneva stretto nel suo mutismo il dottore, al quale non era abituato, soprattutto perché durante le sedute non gli mancava mai la parola, anzi si ricordava bene tutte le volte che se n’era andato via indignato per quello che gli aveva detto, ora era fuori dal suo territorio, fuori dal suo studio, quindi aveva la guardia al massimo e l’arroganza al minimo. Cercando di tranquillizzarlo, lo prese per mano e se lo scarrozzò avanti < andiamo? Che poi dov’è che stiamo andando? > il biondo rise piano < cielo Royce non gli hai proprio detto nulla! > ghignò < andiamo a casa! ... Vieni anche tu Lance? > intervenne gentile il moro, Lance annuì piano < ti ci voleva una spalla per lasciarti portare qui? > riprese il biondo < ah già! Carotina, io sono Evander, ma puoi chiamarmi Eve se ti piace di più > si presentò gentilmente < quello là , troppo alto per essere vero, si chiama Rain > disse indicando con malavoglia il moro che sfoggiava un raggiante sorriso, < e Xes lo conosci già a quanto pare > osservò, poi il suo sguardo si posò sul dottore, come anche quello del moro < Finalmente starai anche tu con noi Lance, ti va di restare a casa insieme a Hearth, così lo proteggerai, come volevi fare prima > si avvicinò quest’ultimo sorridendogli gentilmente, < non mettetegli fretta > irruppe Royce circondando con un braccio le spalle del dottore, < non voglio che si senta obbligato a fare quello che gli diciamo, abbiamo deciso di fare diversamente ricordate? > concluse, < ora andiamo! > disse prendendo Hearth nuovamente sulle spalle < e muoviamoci a casa c’è una personcina che non vede l’ora di vederti! > concluse iniziando ad incamminarsi, Hearth non aveva idea di cosa o di chi lo stesse aspettando, sapeva solo che doveva fidarsi, nonostante sognasse spesso di andarsene da quella casa, questa volta era tutto vero però, non era un sogno.





Territorio di Val_chan:
Hola Lupetti!
Non uccidetemi, già è stato un suicidio finirlo, perché sì:
Interrogazioni di massa+verifiche di massa+Neve+Black Out= Val_chan morta, risorta e distrutta
Spero possiate perdonarmi anche perchè la mia beta non ha potuto correggermi il capitolo quindi è fatto un po' con i piedi (anche lei è bloccata nell'immensa neve e quindi è impossibile raggiungerla ç.ç) appena posso lo faccio correggere, nel mentre potete anche farmi notare se ho scritto qualche cavolata. Se vi va lasciate un impronta (cioè un commento, per chi non si ricorda visto tutto il tempo che c'ho messo) <3
Grazie per aver letto e per non avermi abbandonato!
Baci Val_chan <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Resta qui ***


A Simple Wolfs’ Story

Capitolo 7: Resta qui

(l'immagine non è mia, l'ho presa da Deviantart, se dovesse causare problemi contattatemi e la tolgo subito <3)



Mentre camminavano Hearth fece molte domande, tra le quali chiese a Royce se anche lui fosse un Mutaforma, lui annuì < Qui comanda lui Hearth, Royce è il nostro Alfa e questo è il suo territorio! Penso tu l’abbia anche visto sotto forma di lupo l’altro giorno, hai presente quel coso nero ed enorme? Ecco era lui! > specificò Rain. Ad Hearth scappò un sorriso e si strinse ancora di più a Royce che ancora lo portava in spalla, posando su di lui una leggera carezza sul capo < Il nostro è un gruppo numeroso sai? Purtroppo c’è anche Alexis… che poi sarebbe quel mostriciattolo della ragazza di Royce, non che la femmina Alfa > aggiunse Evander.
Alle sue parole Xes comparve dietro di lui scoppiando in una sonora risata, zittita immediatamente dallo sguardo di fuoco lanciatogli da Royce < Insomma! Primo è un fidanzamento di convenienza, quindi è per il vostro bene dovreste ringraziarci non infamarci! Secondo, non sarà proprio la mia fidanzata ma è la mia miglior amica, quindi piano con gli insulti gente! > puntualizzò Royce. < Si, le vogliamo bene e tutto ma… è una rompi balle! Cos’è questa cosa del coprifuoco poi! > riprese Evander, Royce sospirò < Beh del coprifuoco ne dobbiamo ancora parlare e se ci sarà mai, sarà per i nuovi cuccioli, come te Hearth > precisò con voce un filo scocciata, Alexis prendeva spesso decisioni senza consultarlo e quando lui lo veniva a sapere dalle varie proteste, scoppiava la terza guerra mondiale: dalle loro stanze si sentivano urli e botti, corrispondenti ai loro “pacifici” dialoghi e ai loro “amorevoli” scambi di mobili, scaraventati uno contro l’altro.
< Cuccioli? Io sono un cucciolo?... Che sarebbe? > si riscosse Hearth a quella strana notizia < Si Marmocchio, ce ne sono altri oltre a te sai? Di te si occuperà Xerxes, ma non gli avete detto proprio niente eh! > spiegò Evander, Hearth ancora sulle spalle di Royce puntò i suoi occhioni su Xes che gli sorride spontaneo e con dolcezza < e Lance? Lui non assomiglia ad un cucciolo… Rimpicciolirà? > domandò stranito < No, lui non è proprio un cucciolo, penso si sia trasformato altre volte, ma quando non si è coscienti di quello che si è non ci si ricorda cosa è successo dal momento in cui ti sei trasformato fino a quello in cui sei tornato te stesso, è normale, è successo anche a Rain, è per questo che se ne occuperà Royce, deve stabilizzarlo un… tantino, almeno non stripperà e non si trasformerà ogni volta che gli gira male > rispose Xerxes < N-non ho ancora detto se resto o meno… niente decisioni affrettate… > disse in un sussurro Lance, Hearth si girò verso di lui con il visino dispiaciuto nel tentativo di farlo intenerire, voleva che Lance restasse con lui, ora che aveva capito il motivo della sua assurda insistenza nel convincerlo di essere pazzo, una certa simpatia stava crescendo nei suoi confronti, voleva solo aiutarlo, non sapeva cosa sarebbe successo ad Hearth, ma voleva impedire che gli fosse fatto del male di qualsiasi genere. Poiché Lance teneva al più piccolo, essendo stato a contatto con lui per tanto tempo, anche per lui era una scelta difficile, da una parte c’era la paura di un mondo totalmente nuovo che per lui era troppo diverso e complesso da capire, non era fatto per lui; dall’altra il timore di lasciare Hearth da solo di non poterlo tenere sempre d’occhio, proteggerlo, non voleva farlo sentire abbandonato come era evidente si fosse sentito quando aveva scoperto dell’adozione, il ragazzino era forte, ma non sapeva come avrebbe reagito, dopotutto anche lui era un novellino in questa nuova realtà, trovarsi ad affrontare una situazione tale, con oltretutto nuove persone a far parte della sua vita, avrebbe potuto intimorire persino lui.
Hearth stava per ribattere voleva convincere Lance, ma venne distratto da un rumore sottile ed improvviso, come un respiro lieve sopra di lui, subito seguita da una leggera carezza sulla sua nuca, si guardò in torno, ma nessuno si era mosso. Royce si era accorto del suo turbamento e attirando la sua attenzione tirandogli una guanciotta come era solito fare chiese < che succede Scricciolo? > Hearth si corrucciò < qualcuno mi ha toccato la testa… > istintivamente volse sguardo, prima verso l’alto poi verso Lance che rispose al suo sguardo con un’occhiata confusa < forse piaci alle Ninfe, loro sono creature elementali, sono componenti della nature e si trovano spesso in boschi come il nostro, le abbiamo viste solo poche volte, a loro non piace farsi notare, ti piacerebbe poterle vedere? Sono davvero belle sai? > suggerì Rain spiegando perfettamente di cosa si trattava ad Hearth, meritandosi uno scappellotto da Evander che un tantino scettico sulla cosa pensava che Rain stesse sparando a caso, l'Alfa lo guardò sorpreso < sarebbe davvero fortuna la tua sai? Non sono molte le persone che piacciono alle Ninfe, averle dalla tua parte farebbe comodo! > aggiunse. Proprio in quel momento, mentre Royce finiva l’ultima frase, un risolino li sorprese, la prima cosa che balzò in mente ai lupi fu:

“Ninfe!”.

Perché sì Rain aveva ragione e, tanto per sbatterglielo in faccia, ghignò in direzione di Evander che gli rispose mostrando la lingua.
Decisamente quei due non andavano un granché d’accordo, nemmeno da piccoli mostravano collaborazione, si litigavano Royce e quest’ultimo non faceva che disperarsi ogni volta che cominciavano a scannarsi: insulti e parolacce volavano, come d’altronde tutto quello che capitava sottomano ai due, perché sì… avevano imparato dai “migliori” esempi di litiganti: dai due alfa. Alexis, con due sonore legnate, li faceva tornare a rigare dritto nonostante i frequenti dispetti da parte di uno e dell’altro.
< Che fortuna Hearth, questo ti rende ancora più speciale > e nel pronunciare l’ultima parola che ad Hearth piaceva così tanto, Royce volse il suo sguardo verso Lance, ancora schivo nel rivolgere lo sguardo nella direzione… beh di chiunque tranne l’angioletto che sfortunatamente stava proprio sulle spalle di Royce.

< Siamo quasi arrivati > disse d’un tratto Xes, rivolgendosi ai due novellini, Lance annuì in sua direzione, mentre da Hearth non proveniva nessuna risposta < dorme… > sorrise Lance < penso che appena lei lo vedrà comincerà a sbraitare e, se non si sveglia con questo, non c’è altro modo per farlo > ridacchiò Royce. Lance non aveva idea di cosa stesse parlando, lui era sveglio sì, aveva già intuito chi fosse il Maschio Alfa da prima della spiegazione, ma non avendo la palla di cristallo e non essendo preveggente, non sapeva a cosa, o chi si stesse riferendo, ma non fece tempo a domandare nulla, perché un urletto acuto, presumibilmente femminile, lo fece sobbalzare e le parole gli morirono in gola.
< Hearth! Cuoricino mio! Finalmente! > urlò Ria raggiante, senza curarsi della faccia assonnata che aveva assunto l’amico < Ri-a? > domandò tutto stropicciato < sì Dolcezza, sì! Sono proprio io! Finalmente… Finalmente! > gridò tutta contenta < Ria dove… cosa… ok sono confuso! Laaance! Dove sei? > disse confuso, cercava Lance per avere una conferma, se ci fosse stato il suo collegamento con la realtà sarebbe stato sicuro di non stare sognando < sono qui! > disse avvicinandosi a lui e di conseguenza a Royce di qualche tentennante passo, Hearth sorrise < Ria allora non è un sogno! > < cioè fammi capire se c’è lui sei sicuro di non stare dormendo? E per quale contorto motivo? Aspetta, mi sono persa qualcosa, perché c’è anche Lance?! > fece stranita Ria < lui è qui perché è speciale e non può essere un sogno, perché se c’è lui tutto ha più senso! > disse con fare ovvio lui, a Royce venne da sorridere, fece scendere delicatamente il più piccolo dalle sue spalle aspettandosi che Lance, preoccupato, si avvicinasse per sostenere il suo corpicino dolorante. Come aveva previsto, Lance non aspetto nemmeno che Hearth appoggiasse entrambi in piedi a terra per comparire alle spalle dell’alfa, dimenticandosi di tutte quelle sue paure che fino a prima lo facevano continuamente arretrare e dubitare delle sue azioni e di ogni suo dire, per prendersi cura del ragazzino, causa di quella strana avventura, nonché unico di cui era sicuro potesse fidarsi.
Appena Hearth le si era avvicinato , Ria gli zompò addosso facendolo sbilanciare contro Lance dietro di lui che si trovò costretto a sorreggerli entrambi per non farli capitombolare.

“Non sono più abituato ai suoi agguati ed ai suoi abbracci spezza ossa!”

Si ritrovò a pensare Hearth con un sorriso stampato sul visino a dimostrazione della sua smisurata felicità.
< Vieni tesorino ti presentiamo anche agli altri ti va? > Hearth annuì nervoso, Ria lo prese per mano e, notando il disagio sul volto di Lance prese a braccetto quest’ultimo, mostrandogli un enorme sorriso che non lasciò all’altro possibilità di ribattere e, nel caso gli fosse rimasta qualche speranza di poter scampare alla situazione, Royce, che apparve al suo fianco, l’unico libero visto che l’altro era ormai assediato da Miss occhi dolci Ria, della quale seguì l’esempio afferrandolo gentilmente e prendendolo a braccetto con fare rassicurante, lo guidò fino ad una vecchia casa coperta di rampicanti, accerchiata da cinque alberi non troppo alti, ben distanti tra loro e che lasciavano uno spazio proprio davanti alla vecchia cascina e sopra i quali vi erano cinque solide casette di legno collegate fra loro da larghi e resistenti ponti sospesi con tanto di corrimano, il tutto nascosto appena da rami e dalle foglie ingiallite, alcune delle quali in libera caduta verso il suolo. Entrambi i nuovi arrivati rimasero senza fiato, era un posto magnifico.
< Eccovi qui polente! Cielo ma quanto ci vuole per raccattare un cucciolo che… Oh mio dio! Chi è quel figo Royce!? > pervenne una ragazza castana scendendo da una delle casette legnose e riferendosi a Lance che preso alla sprovvista si cristallizzò sul posto, Royce scoppiò a ridere come un ossesso < Alexis, non terrorizzarmelo per favore! > la riprese lui tra una risata ed un’altra, rassicurando Lance con un paio di pacche sulla spalla < Tranquillo le metteremo un guinzaglio > avvisò poi Xes dietro di loro facendo un po’ sciogliere un poco Lance che accennò ad un sorriso sincero ma che lasciava ancora intravedere dell’agitazione < Lexi, Lexi! Ma l’hai visto? Non è carinissimo? Guardalo, abbraccialo, amalo! > gridò Ria indicando freneticamente Hearth, neanche fosse in preda ad una crisi epilettica < Cielo! Chi è quel cosino adorabile? > si accorse lei di quel piccolo cosetto tutto rosso, capelli compresi, Hearth arrossì di botto abbassando lo sguardo. Le urla isteriche di Ria e tutta quella agitazione, avevano attirato l’attenzione degli altri membri del branco che sempre sbucando dall’alto degli alberi scesero con un balzo al fianco di Alexis < Novellini? > fece un ragazzo dai capelli castano scuro e gli occhi azzurro acceso che indagavano curiosi su entrambi i nuovi volti < così pare! > concluse un altro dai capelli color grano e dagli occhi uno diverso dall’altro, uno marrone chiaro, l’altro verde, con un grande sorriso sul suo volto rivolto ad Hearth e Lance i quali contraccambiarono con un filo di timore. Per ultima una ragazza era seduta sul corrimano di uno dei ponti, sorrideva a tutti da lassù, aveva un’aria semplice, anche lei come il primo ragazzo aveva i capelli neri e gli occhi azzurri solo che quest’ultimi erano più chiari di quelli di lui < Ria è lui il tuo amico? > chiese lei saltando giù dal suo posticino dal quale aveva una vista su tutti per andare appunto verso di loro, Ria annuì come risposta alla sua domanda sorridendole < Bene, loro sono Hearth e Lance > disse Royce indicandoli, ma a nessuno dei due piaceva avere tutti quegli occhi puntati su di loro, ed il branco lo avverti subito, tant’è vero che Royce si affretto a presentare anche gli altri < e loro sono Alexis, anche lei è la alfa e loro sono cuccioli come te Hearth, lei è Melory > disse indicando la ragazza < il biondino è Bran e il castano di fianco a lui è Crow > concluse poi indicando Royce gli altri due, Hearth sorrise ancora un pochino stropicciato dal sonno, mentre Lance si sforzò di imitare il più piccolo, il risultato? Un sorriso più falso di una moneta da tre euro.

Dopo le presentazioni Royce propose a Lance di restare lì con loro per la notte perché tornare indietro con il buio sarebbe stato da irresponsabili poiché il bosco poteva essere più che pericoloso, e mentre restava lì di pensare alla sua proposta < saremo felici se restassi con noi… qui, insieme ad Hearth > cercò di convincerlo < Royce io non sono come Hearth, vorrei poter restare, ma ho un lavoro e non ho una mentalità così aperta da poter accettare tutte queste cose che per me non sono altro che stranezze, non è un mondo per me questo, io sono codardo, non amo stare in gruppo e non riuscirei a sopravvivere per più di due giorni senza la mia rutine… > spiegò con in viso un’espressione dispiaciuta, addolorata poiché voleva seriamente rimanere per proteggere quello Scricciolo riprese Royce che non ne voleva sapere di perderselo un’altra volta < C-ci penserò, ma non assicuro nulla! > Royce sorrise ed annuì.

La sera mangiarono tutti insieme, facendo una confusione tale, tra gli urli di Eve e Rain, le discussioni accese su di un certo coprifuoco tra Alexis e Royce, e Ria che continuava ad appiccicarglisi a mo’ di cozza: ad Hearth non poté non venire il mal di testa che sommato agli eventi confusionari di quella giornata furono un sonnifero micidiale ed alle dieci di sera era già sul mezzo moribondo.
Per Lance e Hearth era stata preparata l’unica casetta sull’albero vuota, dove vi erano due letti troppo comodi per essere arrangiati.
< Lance… ehi, Lance dormi? > chiese Hearth steso su uno dei due letti < no, sono sveglio che succede? > chiese il più grande < puoi restare qui con me? Non voglio che tu vada via… > disse tristemente, per Lance quelle parole dette con quella malinconia lasciata trapelare senza essere contenuta in alcun modo, era come una pugnalata dritta al cuore, tant’è vero che sentiva come se stesse per esplodere < Hearth… lo sai che non posso, mi sono già costruito una vita, ho un lavoro e… non è un mondo adatto a me questo! > dopo quelle parole regnò il silenzio, Lance non capì cosa stava succedendo fino a quando la quiete non venne interrotta da dei singhiozzi, ora sì che sentì il cuore frantumarsi e polverizzarsi in un secondo < Hearth non piangere vieni qui… > disse alzandosi dal letto sentendo nel buio i leggeri passettini del più piccolo venirgli incontro per poi abbracciarlo mugolando per trattenersi dall’esplodere più di quanto non avesse già fatto. Quella sera Lance acconsentì a far dormire Hearth insieme a lui pur di farlo smettere di piangere e per non permettergli di continuare a forargli il cuore a quel modo.




Territorio di Val_chan:
Ehilà Lupetti!
Avete visto sono stata più veloce stavolta, era per farmi perdonare per gli aggiornamenti che saranno un po' lenti... maledette interrogazioni è.é (ieri ho preso un 8 e oggi un 7 giote con meee! ...Ma in effetti vi starete chiedendo e "a noi checcccce frega? XD)
Anche stavolta la mia beta non ha potuto visionare il capitolo quindi se trovate strafalcioni o corbellerie varie, non esitate ad avvisarmi, correggerò quello che posso! <3
Se non ve ne foste accorti/e ho ingrandito un poco il font, ho notato che bisogna avere dieci decimi per non confondere riga mentre si legge (io porto gli occhiali e continuavo a tirare maledizioni al font XD).
Ringrazio tanto, tanto, tanterrimo la Gio-chin che mi sopporta e che appena può mi corregge i capitoli *abbraccia* e uno special thanks alla mia Lupetta Ethleen Katje che mi ha recensito e a tutte le persone che lo faranno e l'hanno fatto, quindi se vi va lasciate un'impronta!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Per chi stesse seguendo anche l'altra mia fic "Sweet Revenge!" il capitolo è ancora agli inizi quindi dovrei riuscire a finirlo prima di metà mese... spero, incrociate le dita per me XD sono settimane dure queste! Fatevi coraggi Lupetti studiosi che oggi è Sabato e ci possiamo riposare, domani niente scuola *-*
Comunque per ora è tutto!
Baci Val_chan <3

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