Purtroppo i bambini non sputano fuoco.

di FloxWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Purtroppo i bambini non sputano fuoco. ***
Capitolo 2: *** Questioni di tempo. ***
Capitolo 3: *** Riunioni di famiglia. ***
Capitolo 4: *** La partita dell'anno. ***
Capitolo 5: *** Se senti che è la cosa giusta, probabilmente lo è. ***
Capitolo 6: *** Nuove abilità ***



Capitolo 1
*** Purtroppo i bambini non sputano fuoco. ***


 

 

 

Purtroppo i bambini non sputano fuoco.

 

Era una mattina limpida, di fine estate, in Romania. Charlie Weasley si era alzato, e, tutto assonnato, era uscito dalla porta del suo appartamento appena fuori dalla riserva dei draghi per prendere la bottiglia del latte che ogni mattina veniva portata dal lattaio.

In un primo momento, quando si trovò davanti quella cosa, pensò di essere ancora nel mondo dei sogni, così si diede un pizzicotto.

Con quel gesto constatò di essere sveglio. Eppure non poteva credere che quella cosa fosse proprio sul suo zerbino. Strabuzzò gli occhi: un fagottino avvolto in una copertina era posato sul suo zerbino.

Adesso rientro e quando esco ci sono solo le bottiglie del latte.

Lo fece, ma il solo risultato fu che lo sbattere della porta fece svegliare il piccolo, che, uscendo dal fagotto di coperte, si rivelò essere una bambina. La piccola aveva grandi occhi marrone scuro e corti capelli castani.
Charlie rimase fermo qualche minuto, scioccato, mentre la bimba lo guardava curiosa, la testa piegata da un lato.

Ovviamente è uno scherzo, Charlie! Ci sei cascato! Sei proprio stupido per credere che questa situazione sia reale, insomma!

La bambina si era stufata di guardare l'uomo davanti a lei. Voleva la mamma. Iniziò a piangere, e Charlie sobbalzò.

Ma che diamine...? Ok, Charl, calmo. Come faceva mamma?

Prese un po' goffamente la bimba in braccio la portò dentro.

Insomma, Charlie! Hai avuto cinque fratelli più piccoli, hai aiutato mamma un sacco di volte e non ti ricordi come si fa a far smettere di piangere un bambino?
Ok, non erano un sacco di volte, ma fa lo stesso.

Sei un po' arrugginito, vecchio mio.

Iniziò a cullare la bambina, che continuò a piangere, più disperata che mai. Charlie si passò una mano fra i capelli.

Se solo sputasse fuoco invece che piangere forse saprei come calmarla!

Niente da fare. La piccola voleva la sua mamma.
Chi era quel brutto rosso che si spacciava per lei?
E perché non l'aveva riportata a casa sua ma in quel posto sconosciuto?
Continuò a gridare, disperata.

Ok, ok, fatti venire un'idea... Ci sono! Mamma!

Charlie mise la bambina sul divano e corse al telefono, da cui poteva tenerla d'occhio.
Lui non aveva mai voluto un telefono, ma suo padre aveva scoperto che i babbani lo usavano e l'aveva fatto installare a tutta la famiglia per tenersi in contatto.

Compose in fretta il numero della Tana e attese, guardando preoccupato la bimba, che non accennava a voler smettere di piangere.

Rispondi, mamma! Dai, rispondi, per favore!

Uno squillo. Due. Tre. Poi Charlie tirò un sospiro di sollievo: la voce di sua madre rispondeva dall'altra parte della cornetta.

-Oh, Charlie, caro!- salutò l'anziana donna, felice di sentire il suo secondogenito.

-Ehm... ciao, mamma- salutò lui, imbarazzato.

-Quanto tempo che non ci vediamo! L'ultima volta è stato a Natale, dovresti farti vedere di più, tesoro!- lo sgridò bonariamente la madre.

-Lo so, infatti è per questo che ti chiamo, in un certo senso. Solo che dovresti venire tu, mamma- spiegò, anzi non spiegò Charlie.

-Non capisco- disse Molly. Il ragazzo sospirò.

-Qualcuno ha lasciato una bambina sul mio zerbino, mà- spiegò, tutto d'un fiato. Un tonfo dall'altra parte della cornetta.

Non sei svenuta, vero, mamma?

-Mamma?- chiamò Charlie, preoccupato.

-Sì, sono qua. Mi era caduta la cornetta. È la bambina che urla, caro?- disse Molly, riprendendosi dallo shock.

-Sì, e non mi ricordo un bel niente sui bambini- confessò, disperato.

-Arrivo- concluse Molly, divertita, riattaccando.

Charlie non fece in tempo a riavvicinarsi alla bambina in lacrime che sua madre spuntò nel camino. Lo strinse a sé in un abbraccio e andò subito dalla piccola. Appena la prese in braccio quella la squadrò, dubbiosa. Quella non era la sua mamma, ma almeno le assomigliava.

Charlie si sedette di fianco alla madre, in silenzio.

La signora Weasley cominciò a cullare la bambina, in modo non molto diverso dal figlio, ma la piccola smise di piangere. Piano piano chiuse gli occhi e, con il pollice in bocca, si addormentò.

Molly la appoggiò delicatamente sul divano e si rivolse al figlio.

-Non sai niente di lei? Non c'era un biglietto, una lettera...- sussurrò.

Charlie scrollò le spalle e scosse le coperte in cui prima era avvolta la bambina. Un bigliettino cadde a terra, e lui lo raccolse.

 

Allison nostra figlia.

Perpiaciere prende qura di lei, noi non puo piu.

 

Entrambi lo lessero in silenzio, poi Molly guardò il figlio.

-Cosa hai intenzione di fare?- chiese Molly, seria, a bassa voce.

Charlie rimase un po' in silenzio, osservando Allison.

Va bene, piccola. Se volevi stravolgermi la vita ci sei riuscita. Come faccio a tenerti? Sono solo e incapace. Ma non posso neanche non tenerti. È strano pensarlo, ma sarà come avere una figlia.

Scrollò nuovamente le spalle.

-La tengo- rispose, guardandosi i piedi.

Molly sorrise teneramente. Il più ribelle dei suoi figli, l'unico solo, senza moglie né figli, stava accettando di diventare padre.

-Mi sembra una scelta appropriata- commentò, abbracciandolo.

In quel momento Allison farfugliò qualcosa, girandosi dall'altra parte, e i suoi capelli divennero blu elettrico.
Madre e figlio si guardarono, eccitati.

-Metamorfamagus- sussurrarono insieme.

 

 
Scioccati?
Vuol dire che non siete ancora abituati alle pazzie del mio cervello bacato.
È una storia che ho scritto tanto tempo fa, e ho pensato bene (?) di pubblicarla.
Spero che vi sia piaciuta. Se anche fosse il contrario fatemelo sapere.
Beh, che altro dire?
Il finale non mi convince molto, mi sembra banale, ma che ci posso fare se mi viene in mente solo quello?
Forse rivedremo Allison, non saprei.
Nel mio albero genealogico mentale della next generation Roxanne e Fred JR nascono nel 2011 e Allison nel 2012, guadagnandosi il posto di più piccola della famiglia. Qui ha circa un anno.
Non so più cosa dirvi. Grazie ha chi è arrivato fin qui, avendo il coraggio di leggere questa storia.


 

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Capitolo 2
*** Questioni di tempo. ***


 

 

Purtroppo i bambini non sputano fuoco.

Cap. 2

Questioni di tempo

 

Fino a poco tempo prima, Charlie sarebbe stato disposto a giurare che odori del genere sarebbero stati solo dolci ricordi, a casa sua.

Ma in una mattina era cambiato tutto.

Ed ora si ritrovava ad annusare odore di latte, biscotti, borotalco, pappe per bambini.

E doveva ammettere che non gli dispiaceva così tanto.

Anche avere una bambina per casa si era rivelato bello -non facile, per carità- e piano piano ci si stava abituando.

Vedere Allison gattonare, sfidarla a dire parole difficili come motocicletta, gioco che aveva sempre fatto con i suoi, tenerle la mano la sera finché non si addormentava, cercare di farla mangiare senza sporcare mezza cucina.

Ci si stava abituando e si stava immedesimando nel ruolo di padre, nonostante in cuor suo sussultasse ogni volta che pensava sono padre!

Ma c'era una cosa a cui non si era ancora abituato, e sapeva che non ci si sarebbe abituato mai.

I pannolini.

Merlino, ero convinto di essermi liberato di questi cosi più di vent'anni fa, quando Ginny ha smesso di usarli!

Allison continuò a fare pernacchie, felice, mentre Charlie la cambiava sul suo fasciatoio.

Finalmente, quando fu pulita e profumata, Charlie la prese in braccio e la portò in sala, dove la posò nel suo box.

-Vado a preparare la pappa- fece, salutando la bimba con la mano.

Lei rispose la saluto con la sua manina minuscola e lo guardò sparire in cucina, immobile nel suo box.

 

-Pààààààààààààà- urlò Allison dopo una mezz'ora buona in cui Charlie aveva potuto cucinare in pace. Non che in cucina fosse un mago, ma per fortuna i geni di sua madre lo avevano raggiunto.

Charlie si bloccò nell'azione di sbucciare una carota.

Ho sentito bene? Mi ha chiamato pà?

Gli piaceva definirsi un vero uomo, perciò non piangeva mai, ma in quel momento gli venne quasi voglia di farlo.

Se qualcuno l'avesse visto in quel momento, sarebbe scoppiato a ridere, perché era perfettamente immobile, con il coltello sospeso a mezz'aria, il grembiule che gli aveva regalato sua madre legato in vita.

Rimase in quella posizione finché un secondo urlo di Allison lo riscosse.

-Pàààààààààààààààààààààà!

Lasciò il coltello e andò dalla bambina, che non appena lo vide si allargò in un sorriso sdentato.

-Pà- esclamò, felice di vederlo.

-Hai ragione, ti ho lasciato da sola un po' troppo. Ti metto nel seggiolone- disse Charlie, prendendola in braccio e cercando di ignorare le lacrime che gli pungevano gli angoli degli occhi.

Una volta in cucina mise la bambina nel seggiolone e tornò a tagliare le carote, mentre dietro di sé Allison borbottava tra sé e sé.

Chi ti ha insegnato a chiamarmi così?

Di sicuro è stata la nonna.

Io non ti ho mai detto di chiamarmi papà, è stato un colpo, sai?

Non pensavo che mi avresti mai considerato un padre, ancora di meno pensavo che l'avresti fatto così presto!

Pensavo che ci avresti messo del tempo a digerire il cambio di famiglia. Invece no. Ci hai messo pochissimo. Neanche un mese.

Stavo per piangere, ti rendi conto?

Io!

Te l'ho già detto, se volevi cambiarmi la vita ci sei riuscita alla grande.

Mise sul fuoco la pentola con la cena e si girò verso la bambina.

Lei non se ne accorse neanche, tanto era presa a borbottare i suoi dialoghi solitari.

La tirò fuori dal seggiolone, tenendola davanti al viso, così vicina che i loro nasi erano quasi a contatto.

La guardò negli occhi e lei fece lo stesso, quasi capisse che non era il momento di fare pernacchie o di parlare da sola.

Allungò la sua manina verso il viso dell'uomo e strinse nel pugno una ciocca di capelli rossi.

Charlie sorrise e portò le braccia sopra alla testa, così che Allison fosse in alto. Poi iniziò a farla girare, mentre lei rideva come una matta.

Ad un tratto smise di girare e la rimise nel seggiolone, dove cominciò a farle il solletico. Lei ricominciò a ridere, contorcendosi.

Solo dopo parecchi strilli acuti della bambina Charlie smise di farle il solletico e si sedette su una sedia.

-Soffri il solletico, eh piccola?- esclamò Charlie, divertito.

Lei in tutta risposta fece una pernacchia.

 

 

Finalmente sono riuscita a scrivere il secondo capitolo!
Mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto, davvero, ma tra la mia recente passione per i contest, la scuola e le vacanze prima di
quest'ultima non avevo uno straccio di idea per questa storia.

Questo capitolo è dedicato a tutte quelle fantastiche ragazze che mi hanno chiesto un sequel perché volevano vedere Charlie in versione mamma alle prese con la piccola. Eccovi accontentate!
Per quanto riguarda il prossimo capitolo, non so né quando arriverà né cosa riguarderà.
Ma credo proprio che ci sarà.
Grazie a chi ha recensito/seguito/ricordato/preferito/letto silenziosamente questa storia.
Ps: Nelle note dello scorso capitolo ho detto qualcosa a proposito di Fred e Roxanne nati nel 2011 e Allison nel 2012.
Resettate tutto, perché il mio personale albero genealogico della nuova generazione è cambiato ed emergerà se ci sarà un capitolo di una classica riunione di famiglia made in Weasley.
Sperando di non avervi deluso con questo capitolo, magari troppo mieloso o serio, vi do appuntamento al prossimo!

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Capitolo 3
*** Riunioni di famiglia. ***


 

 

Purtroppo i bambini non sputano fuoco

 

Cap. 3
Riunioni di famiglia

 

Charlie fece appena in tempo a mettere Allison nel box che il campanello suonò e due ammassi lentigginosi lo travolsero.
-Zio Challieeeee- urlò Hugo.
-Ehi, campione- lo salutò Charlie, -Principessa...
Rose rise, sdentata. Charlie li prese entrambi in braccio, uno per braccio.
Dopo nemmeno due secondi il campanello suonò di nuovo e le gambe di Charlie vennero letteralmente prese d'assalto dalla forza stritolatrice di James, Albus e Lily insieme.

Allison li fissò un attimo, truce, poi emise un urlo acuto.
James saltò in aria per lo spavento.
-Cos'è stato? Chi è che urla?- chiese, dall'alto dei suoi sette anni.
I bambini mollarono la presa su Charlie; Rose e Hugo vennero posati delicatamente a terra.
-È lei!- esclamò Rose, indicando la piccola che Charlie stava prendendo in braccio.
-E lei chi è?
-Già, da dove salta fuori?
-Non mi piace- sentenziò Hugo incrociando le braccia. -Ulla tloppo.

-Lei è Allison, ragazzi. Vostra cugina- spiegò Charlie. Cinque paia di occhi spalancati lo fissarono.
-N-nostra cugina?- balbettò James.
-Esatto.
-Ma dov-
-Zio Challieeeee- gridò Louis, entrato in quel momento.
-Ehilà, piccolo.

-Zio Charlie... perché tieni in braccio una bambina con i capelli viola?- chiese Dominque.
-Tesoro... lei è Allison, vostra cugina.
-Posso tenerla in braccio?- chiese Victoire.
-Ma certo, Vic!- rispose Charlie, passando una diffidente Allison alla nipote dodicenne.

Il campanello suonò e Molly e Lucy fecero il loro ingresso nella stanza.
-Ciao, zio. Ciao Allison.
-Voi la conoscete?- chiese un incredulo James.
-Papà ce l'aveva detto.
-E perché a me il mio papà non me l'ha detto?
-Non lo so.

-Vic, sai che fine hanno fatto i grandi? Per ora sono stato salutato solo da una banda di teppisti, mi potrei offendere- scherzò Charlie.
-In cucina- rispose la bambina fissando i capelli di Allison che continuavano a cambiare colore.
-Grazie. La tieni tu?- disse Charlie accennando ad Allison.
-Certo- rispose Victoire, sistemandosela meglio in braccio.


Charlie si spostò in cucina, dove le donne erano affaccendate ad aiutare Molly a preparare il pranzo per tutti e ad evitare che i mariti assaggiassero tutto.

-Ron, ti ho detto di no.
-Solo un assaggino...
-No.

-HARRY!
-Scusa, Ginny, ma quel-
-Non mi interessa. Non ci provare mai più.
-Va bene...

-Ginny, perché non ti decidi a tornare in squadra?- cercò di interloquire Bill.
-Oh, ancora con questa storia! Sono anni che vi ripeto che come cronista mi trovo più che bene! E poi dopo tre figli non ce la farei. Vorrei vedere voi uomini a giocare una partita di una settimana.
-Ben detto! Non resisterebbero un giorno!- esclamò Angelina entrando in quel momento con George, Roxanne e Fred.
-Ha! Fossi in voi non sarei così sicuro... - ghignò Charlie.
-Ci stai sfidando?
-Potrebbe essere... - si intromise George con un ghigno.
-E va bene!- esclamò Ginny, esasperata. -Oggi pomeriggio partita, uomini contro donne. E che vinca il migliore.
-Ben detto!- la spalleggiò Angelina.
-Non per fare la guastafeste, ragazze, ma voi siete una in meno- commentò Molly scoccando un'occhiataccia a Charlie, quasi fosse colpa sua se non si era sposato.
-Quindi non si gioca?- chiese speranzoso Percy.
-Tu non giochi. Così siamo uno in meno.
-Uh grazie, meno mal-
-Aspettate un secondo... avete così paura di perdere che sbattete fuori il più debole?- chiese Ginny, incredula.
-Non abbiamo paura di perdere!
-E allora qualcun altro deve farsi da parte al posto di Percy...
-Non puoi farci questo!
-E invece sì... sbaglio o dite di essere i migliori?
-Lo siamo!
-E allora provatelo!
-E va bene, brutta strega- rispose George, -Ci ritiriamo per deliberare.
Ginny fece un inchino come a dire fate pure.


-Se la batto, Ginny mi fa dormire sul divano per vendetta, ma se perdo mi fa dormire lo stesso sul divano, dicendo che faccio schifo. Magari non gioco io...
-Ma Harry, tu ci servi!
-Come cercatore c'è anche Charlie- obiettò lui.
-Calma. Allora: in porta gioca Ron, io gioco come battitore, Percy... Percy facciamo che fa il cacciatore. Idem per Bill. Tu e Charlie vi contendete il posto da cercatori!
-Fallo tu, Charlie.
-Ok, come vuoi amico. Almeno io non ho nessuno che mi sbatte sul divano.

 -Hermione, non fare così! So che non sai giocare, ma è solo una stupida partita. Tu giocherai come cacciatrice, insieme ad Angelina. Audrey, tu sai giocare?
-Me la cavicchio in porta.
-Perfetto, dall'altra parte ci sarà Ron, quindi ti basterà pararne un paio.
-Ok.
-Fleur... ti andrebbe di fare la battitrice?
-Moi? Ma non so jocàr!
-Non importa, vedrai che non sarà così difficile. Io giocherò da cercatrice.
-Ok- sospirò Fleur.

 

I maschi tornarono vicino alle mogli.
-Ci siamo.
-Chi non gioca?
-Harry.
Ginny ghignò.
-E così si ritira.
-Mal di schiena- bofonchiò lui.
-Certo, amore.


-Lucy?- chiese Roxanne tirando la manica di Audrey.
-Di là, amore.

Fred e Roxanne si avviarono in salotto.
-FRED!
-JAMES!
I due bambini si corsero incontro come se non si vedessero da anni.
Poco prima di arrivare addosso al gemello mancato, però, Fred frenò bruscamente.
-E lei chi è?- chiese, alludendo ad Allison.
-Bho! Io non l'ho mica capito.
-È la figlia di zio Charlie- rispose Lucy.
-Non è vero! Non può essere sua figlia, lo zio Charlie non ha una moglie!
-E allora?- chiesero i bambini, fissando Victoire.
-Io... oh beh, prima o poi mamma o papà ve lo spiegheranno.
I bambini alzarono le spalle, prendendo a giocare con i giocattoli sparsi per la stanza.

 

-A TAVOLA!

 

 

Phew. È fatta. Finalmente.
Questo capitolo è stato un vero parto, perché mi sono accorta che scrivendo con i Weasley loro non fanno che prendere il sopravvento
su di me e scrivere idiozie pazzesche. Ma alla fine ce l'ho fatta, ho vinto!

Yep!
Comunque spero sia stato di vostro gradimento.
Lo so, lo so, è poco Allison-Charlie (proprio per niente, a dirla tutta), ma dopo un po' descrivere il loro rapporto diventa monotono.
Torneranno, torneranno.
Prima o poi. Bwahahahha!! xD
Bando alle ciance, io SO che siete TREPIDANTI di recensire (?), quindi non vi trattengo un attimo di più! ù.ù
Alla prossima!
Un bacione,
Fra

 

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Capitolo 4
*** La partita dell'anno. ***


 

 

Purtroppo i bambini non sputano fuoco 

Cap. 3
La partita dell'anno

 

Ginny saltò sulla scopa e iniziò a fare dei giri di campo, seguita da Angelina; Audrey si librava vicino alle porte, mentre Hermione e Fleur salivano caute sulle scope e la raggiungevano sbandando.
-Vi conviene abituarvi!- gridò Ginny quando passò vicino al gruppetto.
Fleur imprecò in francese; Hermione sospirò.
-Ha ragione- disse Audrey partendo a sua volta.
In quel momento le raggiunsero gli uomini.
Ron, Charlie, Bill e George si diedero la spinta e iniziarono a tallonare le donne; Percy chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e salì timoroso sulla
scopa.

-Buongiorno a tutti, benvenuti alla partita di Quidditch dell'anno, schiappe contro...
-LEE!- abbaiò Molly in lontananza.
-... volevo dire donne contro uomini! Chi vincerà? Restate con noi per scoprirlo!- Lee Jordan, sorridente come sempre, si dirigeva verso il campo.
-Lee!- ruggì George, esibendosi in una picchiata spettacolare per salutare il suo migliore amico.
-Ciao ragazzi! Vedo che Lee è già arrivato- commentò Harry notando il capannello di gente che sgomitava per abbracciare l'uomo.
Allison, in braccio a lui, batté le mani.
-Ehilà, gente! Ho sentito che ci sarebbe stata una partita imperdibile e ho pensato che non si poteva stare certo senza radiocronista!
-Kate e Seth?- si informò Angelina, abbracciando l'uomo.
-Alla Tana con la ciurma-.
In fondo alla radura cominciò a spuntare qualche testolina rossa.
-Noi dobbiamo allenarci. Ti spiace?- fece Ginny risalendo sulla scopa. Tutti la imitarono.
-Figurati-.
In poco tempo Molly, Arthur, la moglie e il figlio di Lee e tutti i bambini giunsero al campo.
I bambini iniziarono subito a tifare per il genitore preferito; Harry assunse un'espressione neutra per non dare dispiaceri né agli amici né a Ginny.
Al fischio di Kate, che avrebbe fatto l'arbitro, Angelina rubò la palla a Bill e segnò senza difficoltà.
-Ron!- ruggì Charlie. Lui arrossì.
Giocavano con un bolide solo, e Fleur aveva tirato fuori un inaspettato talento come battitrice, anche se non abbastanza per tenere testa a George.
Ginny e Charlie descrivevano ampi cerchi sopra al campo, in cerca del boccino; Hermione e Percy si limitavano a cercare di stare in sella.
-Ed ecco Bill che si impossessa della palla! Ehi! Angelina non riesce a rubargliela! Si avvicina alla porta e... SEGNA! Siamo 10 a 10, signori e signore, e le schiappe si sono rivelate molto meno schiappe di quant-
-LEE!- abbaiò Molly.
-Sì, scusa, Molly. Ecco Angelina, ha la palla, ma Bill la marca stretta, in un impeto di pazzia la passa ad Hermione, ma è fuori? Quella donna è capace di-
-EHI!- Stavolta a protestare era stato Ron, guadagnandosi uno sguardo grato da parte di Hermione, che però si lasciò sfuggire la palla.
Angelina si tuffò in picchiata, riuscendo per miracolo a recuperare la palla.
-Questa donna è un mito! Eccola che si fa strada verso la porta... E SEGNA! 20 a 10, per le mutande di Merlino! Che partita avvincente!-
Quando, 20 minuti dopo, le donne conducevano per 60 a 50, ad un certo punto Harry gemette e si portò una mano alla fronte.
-Che c'è?- urlò ansiosa Hermione, temendo il peggio.
Harry non rispose ma chiuse la mano a pugno, per poi portarla in alto e aprirla.
Ne uscì il boccino d'oro, le ali spiegazzate.
-È venuto a sbattere contro di me!- esclamò, scoppiando a ridere.
Tutti i presenti scoppiarono a ridere a loro volta, tranne Ginny e Charlie, che erano imbronciati per essersi fatti soffiare il boccino da uno che non giocava.
Arthur sentenziò che quel boccino era così vecchio da non distinguere più un giocatore da un albero e Victoire giurò di aver sentito Molly borbottare che gli stava bene, a loro e alle loro stupide litigate infantili. 

Messi a letto i più piccoli, poco tempo dopo, i grandi si ritrovarono alla Tana.
-Comunque abbiamo vinto noi, eravamo in vantaggio- fece Ginny.
-Non se ne parla! Harry è un uomo e il boccino l'ha preso lui!- replicò Ron.
Ginny fece un verso sprezzante.
-Preso è una parola grossa.
-La verità è che ti brucia non averlo preso prima di lui!
-Non è vero! E poi che discorso è? Se l'avesse preso la mamma avremmo vinto noi?
-Però se l'avessimo preso noi avremmo vinto. Il punteggio non cambia niente- disse George.
-E invece sì, perché è l'unica cosa su cui possiamo basarci!- replicò Ginny.
-Ma il boccino avrebbe cambiato tutto!
-Certo, ma quell'idiota di mio marito ha preso il boccino senza giocare, quindi siamo al punto di partenza!- sbottò Ginny, esasperata.
-Ragazzi, smettetela. Non ha vinto nessuno. È inutile fare i bambini- ragionò Bill, che odiava i litigi ed era sempre estremamente calmo.
-Ma sta zitto, vecchio saggio!- sbottò Charlie.
-Io non mi intrometto- avvisò Percy spostandosi in cucina, senza essere minimamente ascoltato.

-Non hanno ancora finito?- sospirò Hermione.
-No. Per fortuna non hanno ancora nominato le mie doti sportive...
-SE PERCY FOSSE MENO INCAPACE FORSE SAREMMO IN VANTAGGIO!-
-Come volevasi dimostrare...- sospirò il diretto interessato.
-Su, non prendertela- disse Audrey abbracciandolo la dietro.
-Già, non ci badare. Fanno così per ogni piccola cosa, mi sembra di rivedervi adolescenti...- sospirò Molly scuotendo la testa.
-Mi sento un po' in colpa...- disse Harry.
-Ma piantala di fare la vittima, una buona volta! Pensavo avessi smesso quando hai ucciso Tu-sai-chi!
-Hermione ha ragione, e poi non peggiorare la cosa: ti aspettano delle notti sul divano!- fece Percy. 

 

 

Ahem.
Forse tra gli avvertimenti dovrei mettere demenziale, perché questo capitolo è un concentrato di demenzialità.
Spero di aver almeno strappato un sorriso.
Passando alla storia... la cosa del boccino e di Harry è patetica, I know, ma avevo voglia di torturare il prescelto e poi non sapevo come far finire in parità, nonostante io tifassi per le donne.
Volevo fare che ad un certo punto Arthur scoppiava a ridere e diceva che non c'era mai stato un boccino.
In effetti non sono sicura che i Weasley ne avessero uno. Boh.
E poi, so che i boccini hanno la memoria tattile e per ogni partita se ne usa uno nuovo, quindi tecnicamente non potrebbero usarne uno vecchio, ma prendetela come una licenza poetica.
Che altro dire?
Anche qui il rapporto padre/figlia tra Charlie e Allison si va a far benedire, ma tornerà.
Kate e Seth, moglie e figlio di Lee, sono di mia invenzione.
Basta, sto scrivendo delle note che sono più lunghe del capitolo.
Alla prossima!
Un bacio.
Fra
Ps: Spero di postare il prossimo capitolo entro le vacanze di Natale.
Altrimenti Buone Feste a tutti!

 

 

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Capitolo 5
*** Se senti che è la cosa giusta, probabilmente lo è. ***


 

Purtroppo i bambini non sputano fuoco
Cap. 5
Se senti che è la cosa giusta, allora probabilmente lo è.

Charlie entrò nel capanno di suo padre.
Arthur era seduto su uno sgabello, impegnato con uno strano oggetto babbano.
-Arrivo- disse al figlio. Charlie gli fece cenno di non preoccuparsi e si sedette su uno scatolone. Dopo un po' Arthur si tolse i grossi occhiali da lavoro e lentamente iniziò a pulire i suoi.
-Che ci fai da queste parti?- cominciò.
-La mamma voleva vedere Allison... - iniziò Charlie.
-... e tu devi chiedermi qualcosa. Spara. Ti ascolto- fece Arthur, inforcando finalmente i suoi occhiali. Charlie rimase spiazzato per la velocità disarmante con cui suo padre l'aveva capito. Non avrebbe dovuto stupirsi: dopotutto era Arthur Weasley, non un uomo qualsiasi. Riordinò i pensieri.
-Il fatto è che... non so bene come comportarmi con lei certe volte. Non per quanto riguarda gli aspetti pratici, mamma mi ha insegnato tutto benissimo, ma è per quanto riguarda il carattere. Dico il carattere ma intendo, insomma... ho paura che diventi una di quelle bambine viziate, ma non voglio nemmeno che diventi una di quelle che temono i genitori! Mi chiedevo se potessi aiutarmi, ci vuole così poco per sbagliare... -. Arthur annuì e si accomodò meglio sullo sgabello.
-Stammi a sentire: non esiste il manuale del genitore né tantomeno il genitore perfetto. Non esistono regole... certo, alcune cose andrebbero evitate, e su questo sarò ben lieto di darti dei consigli, ma quello che devi capire è che devi sentire dentro di te ciò che devi fare! Devi capire tu se è il momento giusto per sgridare o lasciar correre! Nessuno ti può dire come fare il genitore!- spiegò.
Charlie restò in silenzio e ci pensò su. Poi riprese:
-Ma tu e la mamma siete sempre stati dei bravi genitori. Avete sempre fatto la cosa giusta.
-Oh, di errori ne abbiamo fatti anche noi, credimi. Voi tutti tremavate al pensiero che la mamma scoprisse le vostre malefatte, mentre io ero spesso quello che perdonava tutto. Ma posso dire che siete cresciuti bene, onesti e senza troppi vizi. L'unica cosa che può insegnarti a fare il genitore è l'esperienza... e il cuore, certo.
Non è una cosa razionale. Viene dal cuore- rispose Arthur.
E io? Io sto facendo la cosa giusta?
-E rispondendo alla tua domanda inespressa... beh, io penso che tu stia facendo un buon lavoro. Ma non lasciarti influenzare da questo giudizio. Te l'ho detto... dipende tutto da te. Se tu senti che è la cosa giusta, allora probabilmente lo è- aggiunse Arthur con un sorriso. Charlie sorrise, di nuovo sorpreso per come suo padre lo conoscesse bene.
-Grazie, pà.
-Di niente. Ma adesso andiamo a casa, Molly non vorrà tenersi la bambina tutta per sé!- esclamò allegramente Arthur spegnendo la luce nel capanno e uscendo.
Charlie, rimasto solo al buio, non poté che allargare il sorriso e seguirlo.


Mini capitolo in onore di Arthur :)
Amo quell'uomo, sul serio <3
Per questo capitolo devo ringraziare un paio di amici, perché il rapporto che hanno con i loro genitori mi ha fatto venire in mente tutto questo discorso filosofico :D
Baci.
Fra

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Capitolo 6
*** Nuove abilità ***


 

Purtroppo i bambini non sputano fuoco
Cap. 6 - Nuove abilità

 

Emily gli rivolse un ultimo, luminosissimo sorriso e poi sparì dietro la porta del suo appartamento, salutandolo con la mano.
Charlie restò a piedi scalzi sul pianerottolo, grattandosi la nuca.
Emily era una ragazza rumena di un paio d'anni in più di lui che viveva negli appartamenti degli addestratori già da prima che ci arrivasse lui.
Era piuttosto carina, ma ciò che li aveva fatti legare subito era che anche lei aveva una vera e propria passione per i draghi, e non le interessavano le bruciature e gli infortuni che il loro lavoro comportava.
Negli ultimi mesi era entrata a poco a poco nella vita della bambina – e nella sua.
Charlie scosse la testa e tornò in casa.
Un paio di occhi verde chiaro lo fissavano intensamente. Gli occhi di Emily.
Solo, erano incastonati nel viso sbagliato.
Allison rise della sua espressione stralunata e si mise malamente in piedi.
Charlie la guardava con tanto d'occhi, già dimenticando lo scherzo.
-Vieni! Vieni da papà! Forza, Allison!-
La bambina mise un piedino davanti all'altro e lentamente mosse qualche passo incerto verso Charlie.
Quando finalmente si buttò tra le sue braccia, Charlie rise forte e la sollevò in aria.
-La mia piccola cammina! La mia piccola cammina! Scricciolo, dobbiamo subito dirlo a Emily!- esclamò.
Uscì tenendo Allison in braccio, euforico, e suonò il campanello. Dopotutto qualsiasi ragione era buona per far visita alla sua vicina.
Emily gli aprì con un'espressione di curiosità in volto.
-Charlie?
-Questa marmocchia cammina!
-Davvero? Entra, entra!
Allison venne posata a terra ed Emily si allontanò di qualche passo, poi allargò le braccia ed iniziò a chiamarla.
La piccola si guardò intorno, disorientata.
Non capiva perché fossero tutti così agitati. Si voltò ed affondò la testa nella maglietta di Charlie, quasi fosse imbarazzata.
Lui la staccò delicatamente e le diede una leggere spinta verso l'amica.
Allora la piccola parve capire e, allegra per la sua nuova capacità, camminò concentrata fino alla giovane donna.
Emily la prese tra le braccia e le schioccò un bacio sulla guancia.
-E brava la marmocchia!-
Allison indicò Charlie.
-Pappà- sillabò.
-Ma brava!- fece Emily. Poi Allison si voltò verso di lei.
Charlie sbiancò. Vide la scena come a rallentatore.
Allison che si aggrappava alla camicetta di Emily e poi le sorrideva, mettendo in mostra i suoi dentini bianchissimi.
-Mama- disse, orgogliosa della nuova parola che aveva imparato.
Charlie ed Emily si fissarono, lui terrorizzato e lei incredula.
-Ti-ti giuro che non gliel'ho insegnata io! Ti giuro che ha fatto tutto da sola! Deve aver sentito quella parola al nido, e poi ti vede sempre... lo giuro!- iniziò ad agitarsi lui. Emily gli sorrise e regalò una carezza alla testa della piccola, poi gli si avvicinò.
-Ehi, calmati! Ti credo, ti credo. Forse ha notato che sono la donna che vede di più... come sono strani i bambini!- rise.
Charlie tornò a finalmente a respirare. Il fatto che avesse una monumentale cotta per Emily doveva rimanere segreto, segretissimo, e invece quella guastafeste di Allison aveva rovinato tutto. Però la giovane non sembrava essersi accorta di nulla.
-Qui-quindi non ti da fastidio che ti chiami mamma?- balbettò.
Emily allargò il sorriso e gli si avvicinò ancora di più.
Quello di cui Charlie era del tutto all'oscuro – oltre che sapeva della sua cotta da un po' – era che lei ricambiava.
-In realtà no... anche se forse non è giusto che lo faccia-
Charlie trattenne il respiro, emozionato. Sentiva l'adrenalina scorrergli nelle vene. Emily era maledettamente vicina.
Poi, finalmente, la ragazza si decise a colmare quella distanza. Posò le labbra su quelle di Charlie e, incurante della bambina che li guardava con curiosità, gli allacciò le braccia al collo e si lasciò andare.
Lui sentì il retro delle ginocchia toccare il divano e vi si lasciò cadere sopra.
Emily si staccò di colpo e lo fissò.
-Non davanti a tua figlia!- rise.
-Non volevo fare niente! E poi sei tu quella che mi ha baciato per prima.
-Ma finché è un bacio...
-Ti ripeto che non avevo nessun secondo fine.
-Oh beh, allora... - fece maliziosa lei, seguendolo a ruota.
Si baciarono finché Allison non decise di interromperli per sedersi in mezzo a loro.
Rideva, divertita dalle loro espressioni imbarazzate.
-Cercherò di farla smettere di chiamarti mamma- fece lui fissandosi i piedi.
-Ma non smetterai di baciarmi così, vero?

 

 

 

{Angolino FloxWealsy
Ormai sono scomparsa dal fandom da un sacco, lo so, però mi è venuta questa ispirazione... quindi sono tornata.
Vi piace l'idea di Emily?
Spero di sì, mi sono divertita troppo a scrivere dell'imbarazzo di Charlie quando Allison la chiama mamma xD
Fatemi sapere!

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