The Edge Between The Feelings di Kalie (/viewuser.php?uid=14203)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How to Start a story - che sia d'amore, o un racconto del passato ***
Capitolo 2: *** Missione: Evitare il Nemico - sia gli occhi che le labbra ***
Capitolo 3: *** Profumo di Guai nell’Aria – ‘I like your smell’ ***
Capitolo 1 *** How to Start a story - che sia d'amore, o un racconto del passato ***
How
to Start a story
-
che sia d'amore, o un
racconto del passato -
Harry
se ne stava seduto ad osservare Ginny ed Hermione che provavano per
l’ennesima
volta il giusto modo per piegare i tovaglioli per il matrimonio di Bill
e
Fleur. Ovviamente sotto ordine della Signora Weasley, che aveva chiesto
poco
più di un’ora prima, a lui e a Ron, di sistemare
la stanza di quest’ultimo,
cosa talmente impossibile che avevano rinunciato dopo appena cinque
minuti,
approfittando del fatto che la madre era uscita a fare la spesa con
Kalie, una
giovane strega che aveva visto aggirarsi spesso per la Tana in quei
giorni; a
dir la verità gli sembrava di averla vista diverse volte di
sfuggita, durante
le ‘segrete’ riunioni dell’Ordine. Il
‘prescelto’ osservava la rossa con aria
assorta, mordendosi un labbro per l’ennesima volta al ricordo
dei momenti
felici passati insieme a lei e, a giudicare dall’espressione
imbambolata che
aveva Ron guardando Hermione, avrebbe scommesso che stava rimpiangendo
i
momenti infelici passati insieme a Lavanda. Un moto di tenerezza nei
confronti
della bionda amica di Calì lo fece rimpiangere del brutto
pensiero appena
fatto, ma era certo che Ron avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare
indietro
nel tempo ed andare alla festa di Natale del Lumaclub insieme alla
ragazza di
fronte a lui.
“A breve la mamma sarà di ritorno, lo
sapete?” cominciò Ginny, lanciando un
breve sguardo a Ron e uno un po’ più intenso in
direzione di Harry “vi conviene
farvi trovare in camera di Ron, tanto è talmente disastrata
che non penserà che
non abbiate fatto niente, solo che siate ancora in alto mare”
scoppiò quindi in
una risatina, seguita da Hermione, cosa che finalmente destò
Ron dai suoi
pensieri.
“Che?” bene, anche lui era perfettamente sveglio.
“Tua madre… spesa… camera
disastrosa…” riassunse Hermione, con un sorrisetto
ironico ancora stampato sulle labbra.
“Non c’è problema… ci inventeremo
qualcosa” Ron
scrollò le spalle, come se
il quel momento la madre fosse l’ultimo dei suoi pensieri.
Per lo meno, ormai si era spezzato quel silenzio da parte dei due
ragazzi, cosa
che fece risollevare di molto l’umore di Hermione e Ginny che
si sentivano
decisamente osservate dai due, fin troppo muti per i loro gusti.
Passarono un
quarto d’ora tranquillo, nonostante Harry continuasse a
fissare il frammento di
specchio che gli aveva regalato il padrino. Sobbalzò infatti
quando, la voce
tranquilla della più piccola della famiglia Weasley
salutò la madre, con in
mano una delle buste della spesa e una sacca del pane.
“Bentornata signora Weasley!” si unì al
saluto anche Hermione, con un sorriso
tranquillo, mentre piegava il ventesimo fazzoletto di quel pomeriggio.
“Oh che bel lavoro che avete fatto ragazze mie! Harry, Ron,
avete messo a posto
le galline, nel pollaio?” fortuna volle che
l’avessero fatto proprio quella
mattina Fred e George.
“Certo mamma… abbiamo finito poco fa”
l’accontentò Ron, sorridendole
tranquillo.
“Oh per Merlino, Harry! Ma quello non è lo
specchio che ti ha regalato Sirius?”
subito dopo si tappò la bocca, facendo cadere la busta del
pane, senza neanche
accorgersene, guardandosi intorno dispiaciuta
“ops… io…” Harry
sentì una morsa
allo stomaco: perché stavano ancora tutti così
attenti a non nominare davanti a
lui il padrino? Anzi, sentirne parlare gli avrebbe fatto bene, ormai a
distanza
di un anno. Era un altro il nome che aveva paura a sentir nominare.
“Signora Weasley… non si preoccupi! È
passato più di un anno ormai io… sto
bene” abbozzò un sorriso, ma la donna sembrava
ancora tremendamente preoccupata.
“Eh? Oh… scusami Harry caro…
certo… io… beh” i figli, Hermione e il
nominato la
guardarono sorpresi “in realtà… non
è per te che evitiamo di nominarlo… Kalie!
Ecco dov’eri finita, cara! Su vieni dentro con quelle
buste” le sorrise, mentre
Harry la guardava sconcertato: non era per lui? “ma
è tutto a posto, giusto?
Non parliamone più!”
“Di cosa? Che succede qui dentro? Non li avrai ancora
riempiti di lavoro questi
poveri ragazzi?!” la donna
appena
chiamata entrò in casa, con un paio di buste tra le braccia,
spostando lo
sguardo sereno sui quattro ragazzi, verso i quali sorrideva,
soffermandosi
qualche istante di più sulla figura di Harry “come
state?”. Harry la osservò
per qualche istante: era una bella donna, doveva avere più o
meno l’età di Lupin,
capelli castano chiaro, praticamente biondi, e gli occhi di un caldo
color
ambra.
“Abbastanza bene… grazie” rispose
Hermione per tutti, con un sorriso semplice,
non sapeva bene come comportarsi con lei, visto che la Signora Weasley
era
intenzionata a tenerla lontana da loro almeno quanto cercava di tener
separati
loro tre.
“Sì… signora Weasley,
davvero… si può nominare ormai il nome
di…”
“Harry caro, non vuoi forse qualche dolcetto?” la
donna nominata agitò
improvvisamente le braccia, nervosa, tant’è che
portò i tre ragazzi a pensare
che in nome di Sirius fosse maledetto.
“Il nome di chi?” Kalie sbatté un paio
di volte le palpebre curiosa “abbiamo un
altro tabù? Vi prego ditemi di no, mi dimentico sempre i
nomi che non vanno
pronunciati! Chi è stato lasciato da chi?”
guardò torva Harry e Ron, convinta
che si trattasse di loro due, ma poi l’espressione si
riaprì in un sorriso
sincero.
“Lascia perdere cara… non si tratta di nessuno in
particolare di loro!” le
sorrise, trascinandola nella cucina “ti prego, pensa tu a
sistemare la spesa”
detto questo la fece sparire dietro la porta e si sedette vicino ad
Harry, con
un lungo sospiro. “ah… che fatica… voi
ragazzi non mi aiutate per niente!” i
quattro la guardarono stralunati.
“E’ ovvio! Se non ci spieghi niente, come facciamo
a sapere cosa dobbiamo o non
dobbiamo fare?” sbottò la rossa più
piccola, con l’espressione dura.
“Harry, so benissimo che per te Sirius è stato
importantissimo e tu sei una
delle persone che lui ha più amato nella sua
vita… ma non puoi pretendere di
essere stato l’unico! La vita del tuo padrino non si chiudeva
solo a tuo padre,
Remus e quel Minus! Cerca di capire” ma lui la
guardò stupefatta: aveva passato
dodici anni ad Azkaban, non poteva certo essersi portato un
Dissennatore
domestico. O sì?
“Intende dire che aveva altri amici?” chiese Harry,
mentre già sentiva
mugugnare dalle parti di Hermione: ne sapeva sempre una più
del diavolo lei.
“Oh Merlino… scusali Sirius”
sospirò la signora Weasley, alzandosi dal
divanetto e raggiungendo Kalie in cucina.
“Cosa
avrà voluto dire?” chiese Ron, in
direzione dell’amico. Al contrario, Hermione e Ginny si
scambiarono uno sguardo
eloquente, sospirando: gli uomini non capiranno mai.
“Pensateci, magari ci arrivate” disse Ginny, per
poi ridacchiare,
allontanandosi insieme ad Hermione verso la cucina: evidentemente
volevano
togliersi i dubbi che già avevano.
“Molly Weasley! Ho finalmente capito di cosa parlavate
prima!” esclamò acuta la
voce di Kalie, che attirò a se praticamente tutta la
famiglia Weasley e amici,
radunandoli in cucina: era raro che qualcuno si rivolgesse con tono
autoritario
alla donna. Infatti subito dopo, la castana arrossì fino
alle punte dei
capelli. “emh… scusami, è che ero
così sorpresa!”
“Non capisco di cosa tu stia parlando, cara” disse
cercando di dissimulare il
nervosismo, che in realtà le trapelava dalle mani agitate.
“E’ forse il nome di Sirius che non si
può rinunciare?” chiese, a tono un po’
più basso, ma ugualmente serio, in direzione delle due
non-coppie.
“Emh…” cominciò Harry,
indeciso su cosa risponderle “ecco….”
“E’ per te, Harry? Ti da fastidio sentirlo
nominare?” gli chiese in un sussurro
dolce, materno, che lo fece sentire come davanti alle domande curiose
di una
mamma.
“No ecco… a me non da fastidio,
perché?”
“Molly, ma” fece una piccola pausa “penso
di averlo superato dopo un anno.
Posso almeno sentire il suo nome” e forse le parole della
Signora Weasley
adesso cominciavano ad avere un senso: era Kalie a non dover sentire il
suo
nome. Perché però? Cosa c’era tra loro?
“Signorina Moran?” chiese piano Hermione.
“Dimmi” si voltò anche verso di lei,
sorridendole.
“Lei era… la fidanzata di Sirius?”
La domanda di Hermione spiazzò tutti, eccetto la Signora
Weasley e Ginny. Non
si sapeva bene il perché, ma l’idea che Sirius
fosse fidanzato non era mai
passata per la mente a nessuno. La giovane strega arrossì
leggermente, mentre
Fred e George già se la ridevano, non con cattiveria
ovviamente: lo credevano
davvero impossibile. Harry fissava Kalie, ammutolito, non aveva mai
pensato ad
una simile eventualità in effetti: da quanto? Si erano
conosciuti durante le
riunioni dell’Ordine? Se fosse stato vero, avrebbe avuto
tante domande da
fargli…
“Emh… che parola grossa… fidanzati! Ma
insomma, cosa vuol dire essere fidanza…”
aveva cominciato, interrotta poi dalla signora Weasley.
“Andiamo Kalie, non sei più ad Hogwarts! Che senso
ha nasconderlo?” le
sorrise, spronandola a parlare. Anche
Kalie fissava Harry, cosa che lo portò a pensare che Sirius
le avesse parlato
spesso di lui, naturale dopotutto.
“Beh, sì… siamo stati insieme. Tanti
anni…” aveva distolto lo sguardo da lui,
mentre lo diceva, ma alla fine era tornata a guardarlo, come se avesse
voluto
fargli capire qualcosa di importante, con le ultime due parole.
“Tanti anni? Dai tempi di Hogwarts?” stavolta fu
Ginny a parlare: neanche
quella opzione gli era venuta in mente! Conosceva anche i suoi genitori?
“Ma no no no… non da quei tempi noi allora ci
scannavamo… ci sopportavamo a
malapena e…” si beccò
un’occhiataccia dalla madre di Ron e Ginny e
arrossì
ancora più di prima “… si, dai tempi di
Hogwarts. Contenta, Molly?” tirò un
sospiro di sollievo.
“Sì, sono alquanto soddisfatta mia cara”
e ricominciò a sistemare la spesa nei
vari scompartimenti nella cucina. Mentre Hermione e Ginny riempivano
Kalie di
domande, Harry continuava a fissarla, mentre nella testa si affollavano
mille
pensieri, mille quesiti. Voleva sapere. Voleva sapere di più
e il più
possibile.
“Ehi ehi… ok, una domanda per volta, va
bene?” a quel punto spostò lo sguardo
su di lui “Harry, c’è qualcosa che
vorresti chiedermi anche tu? Te lo leggo in
faccia” ridacchiò.
“Come fa a saperlo?”
“Hai la stessa espressione che aveva Lily quando voleva
chiedermi o dirmi
qualcosa”
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Si erano seduti, e la cosa non dispiacque affatto ad Harry; gli
tremavano le
gambe sin da quando aveva pronunciato il nome della madre: voleva dire
che
conosceva anche lei? Grazie a lei si era avvicinata a Sirius? Fin
quanto
conosceva il padre? Molly posò con un movimento della
bacchetta le diverse
tazze da the, una di fronte ad ognuno di loro, sul tavolino contornato
da
divanetti e poltrone. Aveva deciso di sedersi sulla poltrona di lato a
quella
dove era seduta Kalie, e si distrasse solamente quando sentì
il profumo di
fiori di fianco a lui: Ginny si era seduta a terra, alle sue gambe,
come faceva
fino a qualche mese fa, ad Hogwarts. Fu difficile tornare con lo
sguardo sulla
donna, ma la signora Weasley lo ridestò dai suoi pensieri.
“Ginny, tu vai di là, su. Non credo che a Kalie
faccia piacere che tutti le
facciano domande”
“Mamma… non è possibile che tu cerchi
di tenermi fuori da tutti i discorsi” si
lamentò la rossa, non muovendosi di un solo millimetro dalla
sua posizione.
“Suvvia Molly, dopotutto solo lei ed Hermione
c’erano arrivate all’inizio. A me
non da fastidio, anzi credo che alcuni particolari possano interessare
più loro
due che Harry stesso” ridacchiò complice, mentre
la simpatia di Ginny nei confronti
di Kalie saliva esponenzialmente. Anche per Harry, Ron ed Hermione era
lo
stesso, si sentivano a loro agio.
“Grazie Signorina Moran!” annuì
soddisfatta Ginny, mentre la nominata scuoteva
la testa.
“Perfetto! Ma chiamatemi Kalie per favore. Chi vuole
cominciare con le domande”
“Hai la stessa età di Sirius, Lupin e dei signori
Potter?” chiese Hermione.
“Cosa ti piaceva di più di lui?” chiese
Ginny.
“Eri anche tu tra i Grifondoro?” aggiunse Ron. Lui
invece aveva una domanda ben
precisa.
“Che
rapporto avevi con i miei
genitori?” gli era uscita immediatamente dopo le domande
degli altri, arrossì
un poco: la domanda
era forse fuori dal
tema? Ma lei sorrise, comprensiva.
“Beh non andiamo proprio in ordine. Sì ho la
stessa loro età, ero anche io tra
i Grifondoro” spostò lo sguardo su Harry
“conoscevo tuo padre da quando eravamo
piccolissimi, e tua madre l’ho conosciuta il primo anno di
Hogwarts. Siamo
diventate grandi amiche” guardò Hermione e Ginny
di sfuggita “le migliori. Lei
e James… erano i miei migliori amici” sorrise ad
Harry, che continuava a
fissarla: lo sapeva! Se lo doveva aspettare. Ed ecco che milioni di
domande si
affollavano su di lui, voleva e doveva sapere. Sui genitori, su Sirius,
su
Remus. Anche di lei, perché ad ogni parola che diceva, il
suo affetto
aumentava.
“E la domanda di Ginny?” lo risvegliò la
voce di Ron, che fece arrossire non
poco la donna, ancora una volta.
“Come dicevo prima, io e lui ci scannavamo davvero. Ci
urlavamo contro, e ce ne
dicevamo di tutti i colori” fece una breve pausa
“con il senno di poi penso che
in realtà ci fossimo sempre piaciuti, ed era quello il
problema: ci faceva
paura. Mi piaceva il fatto che fosse sempre così sincero, mi
mandava ai pazzi
il fatto che fosse così strafottente. Ma era un amico
fedele” sorrise nel vuoto
“anche un ragazzo leale, non giocava mai sporco. Neanche
negli scherzi che
faceva a Severus” rise, mentre la mandibola di Harry si
contraeva al suono di
quel nome.
“Kalie” scacciò il pensiero
dell’uomo e si chinò in avanti, anche se si
accorse
chiaramente di sfiorare i capelli di Ginny con il braccio
“io… ho tante
domande. Vorrei sapere… davvero. Di più sui miei
genitori. Su Sirius” si morse
il labbro: si comportava esattamente come il suo ultimo anno ad
Hogwarts. Si
stava dimenticando della lotta con Voldemort, della ricerca degli
Horcrux. Non
poteva. La strega capì subito che si trovava in
difficoltà e allungò il braccio
per fargli una carezza sulla spalla.
“A quanto mi ha detto Molly” cominciò
“voi tre non tornerete ad Hogwarts,
giusto? State per intraprendere un viaggio…”
disegnò con le dita delle
virgolette nell’aria “segreto” Harry
annuì.
“Sì, ma non chiedermi anche tu di venire con noi!
Come ho già detto a molti
non…”
“No Harry… qui ho altre cose da fare, te
l’assicuro” gli sorrise, e lui si
sentì rincuorato del fatto di non dover mettere sotto
pressione nuovamente i
propri nervi “Ma secondo me… è meglio
se continuiamo questo discorso quando
tutto sarà finito. Quando tornerai a casa. Siamo
d’accordo?” No che non lo era.
Voleva sapere, lui non sapeva se sarebbe tornato vivo dalla battaglia
contro
Voldemort. Sapeva bene che non c’era certezza nel suo futuro.
“Va bene… solo una cosa, però”
“Dimmi pure”
“Tu sapevi che Sirius era innocente?” la
guardò in tralice, se erano tornati
insieme, lui aveva potuto accettarla nonostante il fatto che
l’avesse sempre
creduto un assassino?
“Sì, l’ho sempre saputo”
rimase a bocca aperta.
“Cosa?! Sapevi dello scambio del custode segreto?”
chiese Hermione, a bocca
aperta come tutti nella stanza “e non ha testimoniato a suo
favore?”
“Ovviamente… ma ero giovane ed innamorata,
credevano che mi avesse fatto il
lavaggio del cervello. Che volessi solamente che tornasse in
libertà. Non mi
hanno creduto” un sorriso amaro si dipinse sul volto di
Kalie, che fece venire
ad Harry una tremenda voglia di abbracciarla, nel tentativo di
consolarsi a
vicenda.
“Mi dispiace… tanto” aggiunse senza
muoversi, ma vide la stessa espressione di
disagio anche negli occhi degli altri tre. Riascoltò
mentalmente il discorso
con la donna, immaginandola al fianco dei suoi genitori, di Sirius.
Strinse i
pugni: aveva trovato un altro motivo per sopravvivere a Voldemort.
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Era passato così tanto tempo. Finalmente era libero da
quella che era, da
sempre, la sua maledizione. Da quando lui l’aveva scelto come
suo rivale, da
quando i suoi genitori erano morti. Ed ora era
semplicemente… libero. Libero da
colui che lo voleva morto più di chiunque altro, libero di
vivere una vita sua,
libero di amare chiunque lui desiderasse. E Harry sapeva bene chi
desiderava:
durante la battaglia, durante la ricerca, l’aveva delineata
nella sua mente più
e più volte: i suoi lunghi capelli rossi, la sua espressione
radiosa, il suo
profumo di fiori, le sue labbra morbide.
Ormai erano passate diverse settimane dalla battaglia e, molto
lentamente,
stavano riprendendo le loro vite di sempre. Non ce la faceva
più a vedere la
propria faccia sul giornale, ed era più che felice di stare
nella tranquillità
della Tana. Specie per il dolore lancinante che provava ogni volta che
ripensava alle persone che aveva perso durante lo scontro, se pensava
al viso
delle persone che amava distrutto dal dolore.
Nonostante l’euforia per la sconfitta di Voldemort aveva
aiutato molto a
risollevare il morale, non era ancora riuscito a parlare con Ginny.
Aveva
diverse priorità in quel momento, prima tra tutte
c’era la ragazza dai capelli
rossi che ora gli era seduta di fronte, a bere una tazza di the fresco;
dopo
venivano Ron ed Hermione che ancora, dopo il loro bacio, non si erano
svegliati
affatto, si guardavano imbarazzati ogni tanto e per il resto era come
sempre;
la terza ed ultima priorità riguardava Kalie: voleva sapere
di più, ora che
anche Remus si era unito ai genitori e a Sirius il desiderio era
cresciuto in
lui, esponenzialmente. Si morse l’interno del labbro
inferiore, andando anche
lui a versarsi in un bicchiere un po’ di the freddo.
“Harry?” la voce di Ginny lo fece trasalire per un
secondo.
“Sì?”
“Ti… va di fare una passeggiata?” le
guance si erano tinte di un leggero rosso:
evidentemente anche lei pensava che avessero aspettato abbastanza.
Così
uscirono, dopo un mormorio di assenso da parte di lui, e si
incamminarono nei
dintorni della casa. Gli dava una strana sensazione camminare al suo
fianco,
così in silenzio. Già non vedeva l’ora
di dirle… già. Cosa voleva dirle?
“Sai, erano diversi giorni che pensavo di
parlarti… non sapevo bene quando
farlo in effetti” le sorrise “dopotutto non
è stato un periodo esattamente
felice, sconfitta di Voldemort a parte. Quindi sono contento di poter
stare con
te” fece per avvicinare la mano a quella di Ginny ma si
bloccò.
“A dir la verità Harry, anche io ti aspettavo da
giorni” la sua espressione era
seria, si era fermata e ora lo fissava dritto negli occhi. Cavoli se
era bella.
“mi chiedevo quando ti saresti deciso a venire da me. Non
voglio che finiamo
come mio fratello ed Hermione” e scoppiò a ridere,
cosa che lo mise
definitivamente a suo agio. Quanto era meravigliosa. Lui
seguì la sua risata.
“Neanche io in realtà” Harry si
avvicinò e prese la mano della più piccola
della famiglia Weasley “voglio dirti molte cose Ginny. Prima
della sua
sconfitta, davanti a me… nel mio futuro… vedevo
solo Voldemort. Eppure, quando
contemplavo un possibile desiderio, quello che si delineava nella mia
mente era
un me stesso al tuo fianco” lui non arrossì, e lei
neanche, anche se sorrideva
radiosa “ora posso dirti tutto quello che non ho potuto in
questo tempo” prese
fiato “Ti amo, Ginny. Non riesco ad un futuro senza di te.
Ora lo so” Ginny lo
guardava dritto negli occhi, i suoi brillavano. E ancora una volta non
pianse.
Sapeva che ora l’avrebbe potuto avere per tutta la vita.
“Anche io ti amo, Harry” gli sorrise
“all’incirca da
un’eternità” si lasciò
andare in uno sbuffo divertito, che si trasformò in
un’espressione dolce nel
momento in cui lui la prese e l’avvicinò a
sé, in un abbraccio tanto
desiderato. Con la mano libera dalla stretta, Harry le
spostò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio e le carezzò il viso.
Guardandola si sentì quasi a
disagio, gli sembrava di stare per dare il suo primo bacio.
Deglutì con
difficoltà e si lasciò andare in un sorriso un
po’ imbarazzato prima di posare le
sue labbra su quelle rosee della ragazza. Un bacio. E un altro. Un
altro
ancora. Finché non decisero di approfondirlo; e li un mondo
di emozioni nuove
lo avvolse: era libero. Poteva amarla, poteva baciarla, poteva ridere,
scherzare, ridere. Poteva vivere.
Non aveva più niente da temere, niente da combattere. Aveva
solo lei, e gli
bastava. Altroché se gli bastava.
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I giorni erano, finalmente, cominciati a scorrere felici. Per Harry non
era mai
stato facile stare a questo mondo, ed ora l’unica cosa che lo
teneva lontano
dalla felicità completa era vedere l’eterno
dilemma tra i suoi due migliori
amici. Il fatto che ancora il bacio non li avesse svegliati lo mandava
davvero
in bestia. La stessa cosa era per Hermione che, il giorno in cui lui e
Ginny
erano tornati insieme, si era rinchiusa nella stanza insieme
all’amica per
farsi raccontare tutto, mangiare schifezze e sfogarsi con lei.
“Non so che devo fare con tuo fratello, Ginny! Pensavo
che… le cose sarebbero
cambiate!” Hermione si morse un labbro per il troppo nervoso:
perché quel
ragazzo doveva rendere tutto così complicato.
“sono stata io a baciarlo!”
“E’ solo un po’ timido. Non
saprà di certo cosa pensare” fece spallucce Ginny
“io quasi quasi farei apparire una lettera di
Krum… ehi!” si illuminò
“facciamo
arrivare una finta lettera di Krum”
“Oh così sì che sarebbe davvero la
fine… meglio lasciar perdere”
Ginny sospirò guardando la sua migliore amica in
difficoltà: quant’era stupido
Ron!
Dal canto suo il rosso, stava passando le giornate intere a riflettere.
Sapeva
bene cosa provava per Hermione, cercava solamente il momento e il modo
giusto
per dirglielo. Un giorno poi, erano rimasti soli. Harry e Ginny avevano
deciso
di accompagnare la signora Weasley a fare la spesa, mentre il Signor
Weasley
era ancora al lavoro. L’imbarazzo e la tensione erano
palpabili nell’aria,
perché era davvero raro che loro due riuscissero a stare da
soli. Hermione tra
l’altro era anche molto nervosa, ogni volta lui cercava di
starle lontano
dopotutto. Ron se ne stava seduto sul divano a giocare con Leotordo
quando lei
entrò in sala per sedersi, subito dopo di fianco a lui.
“Oh. Ciao Hermione” ‘Ciao
Hermione’?! era tutto quello che sapeva dire. Lo
sguardo della ragazza si assottigliò, irritata.
“Oh, Ciao Ron!” lo scimmiottò lei,
continuando a fissarlo. Grattastinchi,
benedetto sia quel gatto, saltò sulle gambe di Ron e
afferrò, delicatamente, il
piccolo gufo con la bocca, per poi liberarlo lasciandosi seguire
nell’altra
stanza. Persino gli animali sono più svegli di Ronald Bilius
Weasley. Con
l’aria stupefatta, osservò i due animali
allontanarsi, prima di spostare lo
sguardo su Hermione. E fu come guardarla per la prima volta: era
lì, così
bella. Ecco perché aveva evitato lei per tutti quei giorni.
Voleva svicolare da
questo momento ben preciso.
“Beh” cominciò.
“Beh…” continuò lei,
scrollando le spalle.
“Come va?” e che cacchio. Parlare con quel testone
non era per niente facile.
“Sei uno stupido, Ronald!” e si alzò dal
divano, con le lacrime già che le
salivano agli occhi: lei non era come Ginny, non riusciva a
trattenersi. Non
quando si trattava di lui, almeno!
“Eh?! Ehi, Hermione! Che ti prende?” si
alzò anche lui, preoccupato, e la fermò
per un braccio. “sei pazza? Mi dai dello stupido e te ne
vai?” che nervi. Per
lei.
“Non capisci niente, stupido! Stupido, stupido” gli
diede un colpo sulla
spalla, anzi due. Anzi facciamo tre. “e stupido”
“Ma…?” era incredulo. Tonto
com’era non aveva ancora capito che, mentre lui
rifletteva sulla giusta strategia da attuare, lei era in attesa di una
qualsiasi sua mossa. Ma vedendola così debole e delicata,
così… poco Hermione,
non poté far altro che abbracciarla.
Dopo altri cinque o sei ‘stupido’, lei si
calmò e si abbandonò all’abbraccio
del ragazzo. Si detestava, non era da lei essere così
arrendevole, così debole.
E le capitava solo con lui. Da sempre. Da quando l’aveva
fatta piangere per le
prese in giro dopo la lezione di Incantesimi, a quando
l’aveva tenuta a
distanza durante il terzo anno, quando aveva avuto finalmente la grande
intuizione esordendo con un ‘Hermione! Tu sei una
ragazza!’, passando per il
suo ‘stare’ con Lavanda, fino a quando li aveva
abbandonati per colpa del
medaglione. Ed era stata sul punto di correre tra le sue braccia quando
era
tornato. L’aveva sempre amato, questo lo sapeva.
“Sei uno stupido, Ron” ma si strinse di
più a lui.
“Questo l’avevo intuito” rise lui, lei
non lo ammetterebbe neanche sotto
tortura, ma aveva sorriso. Cercò di allontanarsi un poco,
senza sciogliere
l’abbraccio, per guardarla in viso.
“Hermione” aveva sussurrato.
“Che c’è?” chiese brusca lei.
“Ti ho mai detto che” deglutì a fatica
“… che ti amo?” anche se
l’aveva
premeditato, non pensava che l’avrebbe fatto così.
Lei si morse le labbra, nel
tentativo si soffocare l’entusiasmo, ma spostò lo
sguardo su di lui.
“No questo ti era sfuggito” lo guardò di
sottecchi, ma cercava disperatamente
di non saltargli ancora una volta al collo e baciarlo.
“Beh” ricominciò lui “ti amo,
Hermione” non lo disse con scherno, ma con un
sorriso che fece crollare tutte le difese della ragazza “tu
hai niente da
dirmi?” si era chinato piano verso il suo viso, continuando a
tenerla tra le
braccia, con le mani sui fianchi. E le mani di lei sulle spalle.
“A parte che sei il più grande stupido del
mondo?” sorrise.
“Sì, a parte quello”
“Ti amo, Ro-“ ma lui l’aveva
già baciata. Gli erano bastate le prime due parole
e già era li, che sfiorava le sue labbra. E lei ricambiava,
altroché se
ricambiava. Si sentì finalmente in paradiso. Dopo essersi
rincorsi per tutti
quegli anni, dopo aver litigato mille volte, dopo aver nascosto ognuno
le
proprie gelosie, dopo aver fatto finta di niente, dopo essersi
allontanati e
poi ripresi, erano li. Se fossero stati i personaggi di un libro,
quello
sarebbe stato il momento più atteso dai lettori,
perché tutto era perfetto e…
magico. Ron non aveva mai capito cosa fosse veramente la magia,
evidentemente.
Lui l’aveva sempre posseduta. Ma ora, avendo lei tra le
braccia, tutto sembrava
giusto e fantastico, meraviglioso. Lei era meravigliosa, e
l’unica cosa che
davvero voleva avere con lui. Portò una mano alla guancia di
lei e con l’altro
braccio le circondò la vita, trascinandola in quel bacio,
ancora più nel
profondo.
Ma qualcosa li interruppe: la madre di Ron, con Harry e Ginny erano
rientrati
in casa. Perché se tra poco il moro avrebbe realizzato che
anche la seconda
priorità era realizzata, a breve avrebbe concluso anche
l’ultima. O almeno
cominciata perché si trattava di una storia lunga, ma non si
sarebbe perso
neanche una parola. Con l’apertura della porta, i due ragazzi
si staccarono ed
andarono ad accogliere il terzetto, magari con la bella notizia. Si
sorrisero,
finalmente felici, prima di scorgere che insieme ai tre,
c’era anche la donna
di mesi prima, la donna appena intravista durante la battaglia di
Hogwarts,
impegnata a soccorrere i feriti, o a combattere con un paio di
Mangiamorte. I
capelli erano più corti dell’ultima volta, il
volto più magro, ma gli occhi
color ambra, difficili da dimenticare, erano rimasti gli stessi. Kalie
Moran entrò
nella Tana con una grossa
borsa dall’aspetto pesante ed un sorriso rivolto a Ron ed
Hermione, pronta per
quelle che sarebbero state delle lunghe giornate di ricordi.
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
A distanza di mesi, si erano seduti ancora una volta su quel divano,
sulle
poltrone, attorno a quel tavolino che la Signora Weasley aveva coperto
con
tazze da the e biscotti di ogni genere. Mentre con un colpo di
bacchetta le
riempiva tutte con del the, Kalie si sedeva sulla poltrona, in modo da
poter
tenere d’occhio i quattro durante il racconto, mentre Harry
si mise in uno dei
due divani ai lati del tavolo, continuando a fissarla.
Un sentimento nuovo lo avvolse intorno al cuore, era ansioso di sapere
di più.
Ancora una volta era pieno di domande da rivolgerle, di
curiosità che solo lei
ormai poteva colmare, eppure aveva paura: lei conosceva davvero bene la
madre e
il pensiero che la madre non fosse mai stata davvero innamorata di
James lo
fece rabbrividire. Ginny vide il suo disagio e gli prese delicatamente
la mano,
sedendosi di fianco a lui. Kalie, vedendoli, sorrise divertita ma anche
intenerita. Anche Ron ed Hermione nel frattempo si erano accomodati,
nell’altro
divano, uno di fianco all’altra.
“Anche tuo padre aveva un debole per le rosse” per
fortuna aveva tirato fuori
lei l’argomento, e anche se non aveva mai pensato a tale
collegamento, arrossì
intercettando lo sguardo di Ginny, per poi sorriderle.
“Oh, sì” abbozzò un sorriso.
“Finalmente è tornato, eh Ginny?” chiese
lei, con l’aria di chi già sapeva
tutto, che fece capire ad Harry che le due avevano avuto più
di un’occasione
per parlare. Kalie lanciò un’occhiata anche ad
Hermione, con le guance rosee ma
decisamente felice, e non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni, per
nessuno
all’interno di quella stanza. Harry si rilassò sul
divano, godendosi
quell’estrema sensazione di felicità, aveva Ginny
al suo fianco e i suoi due
migliori amici avevano la sua stessa espressione di contentezza.
Inoltre stava
per scoprire diverse cose, probabilmente più di quelle che
si sarebbe mai
aspettato.
“Kalie, io proporrei un bel racconto” disse Ron,
accomodandosi pesantemente
sullo schienale del divano, avvicinandosi apparentemente in modo
casuale ad
Hermione, con un braccio sullo schienale dietro di lei, carezzandole
delicatamente i capelli con le dita.
“Niente domande? Parlo solo io?” scoppiò
in una risatina, per poi cercare in
Harry una conferma. Lui annuì. “nel caso abbiate
domande, interrompetemi pure”
prese un biscotto dal tavolino, se lo mise in bocca, per poi aprire la
borsa e
tirar tre diversi album di foto.
“E’ dei vostri anni ad Hogwarts?” chiese
Ginny, sorridente e curiosa.
“Direi che una presentazione dei volti sia
d’obbligo. Dopotutto il racconto è
lungo, e ci sono diverse persone. Credo di avere la foto un
po’ di tutti, ero
io la fotografa ufficiale dopotutto” si lasciò
andare in un sorriso
malinconico, aprendo delicatamente il primo. “ci sono poche
foto dei primi tre
anni, sapete li non c’è molto da dire, eravamo
piccoli ed inesperti, inoltre
non avevo la mia macchinetta. Tra i tuoi genitori c’era
già molto attrito,
specie perché tua madre era legatissima a Severus, mentre
lui non lo
sopportava. Ma per lo meno litigavano solamente in quei momenti, nel
restante
del tempo, stavano lontani l’uno dall’altra il
più possibile. Al contrario”
fece un lungo sospiro “io e Sirius non facevamo altro che
battibeccare. Ce ne
dicevamo di tutti i colori, tant’è che spesso e
volentieri erano i tuoi
genitori a separarci” scoppiò in una risatina
“dopo una nostra litigata
particolarmente furiosa, tua madre si era accorta di quanto in
realtà James
fosse cambiato. Eppure già da allora anche noi eravamo
innamorati” scrollò le
spalle, per far finta che fosse una cosa da nulla. Eppure era tanto,
lui lo
leggeva nel suo sguardo.
“Questi sono loro?” chiese Ron, avvicinandosi un
poco.
“Esatto. Peter, il più piccolo, subito dopo James,
seguito da Sirius ed infine
Remus” guardare
le foto di James era
come guardare le foto della propria crescita, durante i suoi anni ad
Hogwarts. Sirius
aveva i capelli neri, lucidissimi, l’aria felice intravista
dagli occhi azzurri
nascosti dai ciuffi corvini. Anche Remus aveva l’aria
decisamente più sana,
nonostante la stanchezza per le sue trasformazioni: i capelli castani
formavano
un caschetto sulla sua testa, scoperta sulla fronte e gli occhi color
cioccolato esprimevano oltre che felicità, un velo
malinconico ma una grande
dolcezza. Peter, bassino e grassottello, aveva l’aria
eccitata come in quasi
tutte le foto.
“Oh queste siamo noi!” esclamò Kalie,
indicando tre ragazze in una foto,
intente a ridere e a fare boccacce, o a salutare verso la macchina
fotografica
“questa sono io al mio quarto anno”
indicò la ragazza al centro, biondo scuro,
gli stessi occhi color ambra e i capelli corti, le arrivavano a mala
pena sotto
l’orecchio, un po’ sbarazzini. “lei
è Mary Macdonald” indicò la ragazza
alla
sua destra, ed Harry provò un moto d’affetto nei
suoi confronti, lei così
paziente con Severus, nonostante le sue amicizie, lei preda continua di
Mulciber ed Avery. Aveva i capelli castano scuro, raccolti in due
trecce
carine, e gli occhi celesti, era la più bassa delle tre
“e lei ovviamente, è
Lily Evans” indicò quel viso familiare,
l’avrebbe riconosciuta tra mille con i
suoi capelli rosso scuri e… i suoi stessi occhi verdi. Un
sorriso nacque in
contemporanea sulle bocche di Harry e Kalie.
“Questa foto l’ho fatta di nascosto. Non erano
molto socievoli questi due, e
l’avevamo fatta per bruciarla per odio” ridacchia
“non l’abbiamo più fatto
perché era più divertente vedere Avery che
scivolava su un qualcosa di
indefinito” risa, malinconica al ricordo “te li
faccio vedere perché sono più
che importanti. Avery è questo che cade a terra. Jackson
Avery ” ridacchia
ancora, indicando un ragazzo dai lunghi capelli neri, magro e
l’espressione
corrucciata. “e questo…”
indicò con una certa riluttanza la figura di un
ragazzetto un po’ più grosso dell’altro
ma più che altro leggermente più
muscoloso, con i capelli castano chiaro a spazzola e gli occhi color
del
ghiaccio “è Richard Mulciber. Il tormento di Mary,
un ragazzo orribile” lo
sguardo si assottigliò al solo pensiero “immagino
sappiate che poi loro due
sono diventati dei fedeli Mangiamorte. Beh, Avery un po’ meno
fedele”
ridacchiò.
“Questi sono Lily e Severus” indicò i
due ragazzi, intenti a chiacchierare
sotto ad un albero nel cortile della scuola. Lui, con l’aria
particolarmente
trasandata, il naso lungo ed i capelli sporchi. Eppure era felice,
rideva anche
con lei. Salutava Kalie da dietro la foto: la sopportava. Sopportava
qualcun
altro oltre Lily evidentemente. E vide sua madre ancora una volta.
“Immagino che tu ci abbia fatto vedere proprio queste foto
per un motivo” disse
all’improvviso Hermione, appoggiata alla spalla di Ron, un
po’ rossa in viso.
“Sono le persone che menzionerò più
spesso, se proprio volete l’intero
racconto” sorrise lei, tranquilla.
“Sì, siamo sicuri” disse Harry e tutti
si accomodarono ai loro posti, lanciando
di sfuggita delle occhiate agli album.
“Come sapete i rapporti non erano facili tra i nostri gruppi,
nessuno dei tre
in effetti, e naturalmente ognuno di noi aveva anche altre amicizie
all’interno
della scuola. Eppure… tutto potrebbe essere ricollegato
all’inizio del nostro
quarto anno. Prima le giornate trascorrevano del tutto tranquille, io
che
approfittavo dei momenti in cui Lily stava con Severus per
chiacchierare con
James, Mary che se ne stava in compagnia di alcune amiche e gli
altri… beh
erano gli stessi. Il cambiamento precisamente avvenne in tuo padre,
Harry”
“Ah sì? Cosa successe?” chiese lui
curioso.
“Passati i mesi delle vacanze estive, tornammo a scuola ed
eravamo… cambiati,
ovviamente. Insomma, ad un certo punto della vita si cresce, si diventa
più
maturi anche di aspetto. Di mentalità qualcuno ci mette di
più rispetto ad
altri, anche” ridacchiò.
“Quindi? Cosa cambiò tutto?” chiese
Ginny.
“A James cominciò a piacere Lily”
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
Salve a tutti!
Ok il primo capitolo non è esattamente
‘malandrinoso’, ma era solo per fare una
piccola introduzione e sistemare le cose tra i vari personaggi attuali
e fare
una breve descrizione di quelli che saranno nei prossimi capitoli. Tra
l’altro,
dal prossimo capitolo loro non appariranno più ovviamente,
se non nell’epilogo
finale in cui Kalie finisce di raccontare la storia. So che avevo
già
cominciato a scriverne una su questi anni, ma dovete sapere che ho
deciso di
cambiarla in merito alle svolte post settimo libro, infatti ci saranno
diversi
spoiler. Cercherò il più possibile di seguire il
filo lasciato dalla Rowling,
ma ovviamente non sarà facile, perché molte cose
le inventerò, o partiranno
dagli spunti che ho letto. Specialmente una cosuccia che per ora non vi
posso
dire *ç*
Buona lettura, spero che apprezzerete la mia storia! Kisses
*-._Kalie_.-*
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Capitolo 2 *** Missione: Evitare il Nemico - sia gli occhi che le labbra ***
Missione:
Evitare il Nemico - sia
gli occhi che le
labbra.
Essere
amica di
James Potter e Lily Evans era una vera e propria impresa: i due si
parlavano a
malapena, e lei faceva
lo stesso solo
che con il migliore amico di lui, Sirius Black. Erano ormai passati
quattro
anni dal loro smistamento, eppure non avevano passato un solo giorno di
tregua,
nessuno di loro. Sul treno, Kalie Moran se ne stava stravaccata sul
sedile
vicino al finestrino, ad osservare il paesaggio che scompariva dietro
colline o
montagne; le piaceva stare seduta nel verso opposto al verso del treno
e
fortuna voleva che non soffrisse durante i viaggi. Si passò
una mano sui lunghi
capelli biondi, con un sorriso soddisfatto: era una vita che non li
portava
così. Già si immaginava la faccia di Black una
volta rivisti vista: sicuramente
non avrebbe più potuto dire che era un maschiaccio. In
parte, a dirla tutta,
era quello il motivo per cui se li era fatti crescere così
tanto, con enorme
pazienza e sofferenza per il caldo sopportato durante
l’estate. Davanti a lei
sedeva una ragazza dai capelli rosso scuro e gli occhi verdi come degli
smeraldi; come se fosse possibile, durante quell’estate era
diventata ancora
più carina e portava quei quattordici anni con estrema
eleganza: Lily Evans, la
sua migliore amica. Di fianco a lei, una ragazza dai capelli castani
legati in
due trecce lunghe era intenta a leggere un libro, con un sorriso
stampato sulle
labbra leggermente carnose e rosee: Mary Macdonald, facente anche lei
parte del
terzetto di amiche inseparabili che da ormai quattro anni avevano
formato. Al
suo fianco invece sedeva una ragazza, più piccola di loro di
appena un anno;
aveva lunghi capelli ondulati e castano chiaro, gli occhi di un caldo
nocciola:
Jane Belsoul, cugina di primo grado del fantomatico James Potter. Lei
non
passava tutto il suo tempo con loro tre, era molto amata da
praticamente tutta
la scuola, con la sua allegria riusciva a risollevare il morale di
chiunque gli
stesse intorno. Se ne stava là, seduta a mangiare il suo
dolcetto del giorno,
pronta ad afferrarne uno nuovo dalla borsa una volta finito quello.
“Copritevi la faccia!” aveva pronunciato
all’improvviso la più piccola e tutte
si coprirono il volto in qualche modo: chi spiaccicava la faccia sul
vetro, chi
si copriva con il cappotto facendo finta di dormire e chi si nascondeva
dietro
il libro.
“Chi era?” chiese Kalie ancora attaccata al vetro.
“Mulciber” Jane lanciò
un’occhiata veloce a Mary: le tremavano le mani ed era
certa che se l’avesse vista in volto, sarebbe stata
pallidissima “è andato via,
tranquilla. non ha neanche guardato” ma per sicurezza si
alzò per abbassare la
tendina dello scompartimento.
“Grazie Jane” un sospiro di sollievo da parte della
ragazza che chiuse di
scatto il libro. “non ne posso più…
quando la smetterà quello? E anche Avery!
Quei due non mi lasciano mai in pace”
“E’ che sei troppo carina, Mary. Sono gelosi
perché le ‘purosangue’ non hanno
le stesse labbra carnose e gli occhi di quel celeste mare dei
Caraibi”
sintetizzò Kalie, staccandosi dal vetro e riaccomodandosi ad
osservare il
paesaggio.
“Quest’anno le cose cambieranno” si morse
le labbra “Non ne posso più di essere
preda di quello. È il peggiore, lo so. È lui che
non mi può neanche vedere, mi
cerca solo per attaccarmi” osservò la cicatrice
leggera all’angolo del polso,
provocata da un Diffindo particolarmente efficace: lei per ripararsi il
viso
aveva usato la mano.
“Quest’anno ci terremo tutte alla larga dai nostri
nemici” assottigliò lo
sguardo Lily, osservando le altre due, mentre Jane scoppiava a ridere.
“Ne parli come se fossero chissà quali criminali
assetati di sangue, Lily!”
“Non è quello” arrossì la
rossa “è che averli tra i piedi non è
affatto facile.
Soprattutto so che da molto fastidio a Severus… loro lo
trattano malissimo!”
“E’ anche vero che lui sta sempre in giro
con…” cominciò Mary, per poi mordersi
il labbro inferiore. “ho sempre il terrore quando ti vedo
girare insieme a lui,
Lily” la guardò seriamente preoccupata.
“A proposito, Lily” cominciò Kalie,
spostando lo sguardo su di lei,
rannicchiandosi con i piedi sul sedile e abbracciando le gambe con le
braccia
“non è che c’è qualcosa tra
di voi? Ti piace?” la bionda si godette per qualche
istante l’espressione stupefatta dell’amica, prima
di beccarsi una risata in
faccia.
“Ma che dici, Kal? Lui è il mio migliore amico e
io la sua” le sorrise,
seriamente convinta “non potrebbe mai esserci niente tra di
noi” Kalie continuò
ad osservarla: non era del tutto sicura che quelle convinzioni
esistessero
anche dalla parte di Severus, ma tanto valeva lasciar andare le cose
così per
il momento.
“Tra te e Remus Lupin, Jay?” era in vena di
pettegolezzi quel giorno, o forse
voleva sapere cosa aspettarsi da quel lungo anno scolastico.
“Nh? Me e Remus?” chiese lei curiosa, ma
sentì gli sguardi curiosi delle tre
puntati su di lei: era ovvio che se lo chiedessero, la ragazza
preferiva la
compagnia del misterioso ragazzo a quella di chiunque altro,
probabilmente
perché erano due golosi di cioccolato e dolcetti come pochi.
“Beh, sì. Ci chiedevamo se ci fosse qualcosa tra
voi” Kalie inarcò le sopracciglia
con aria inquisitoria “sei sicura che non ci stai nascondendo
niente?”
“Non c’è niente tra me e Remus. Siamo
solo buoni amici” ma divenne silenziosa
per diversi minuti, come le restanti tre. Almeno finché
quattro ragazzi non
irruppero nello scompartimento portando fin troppo scompiglio.
“Kalie, sono venuto a re-cla-mar-ti!” disse in tono
affettuoso James Potter,
continuando a fissare la bionda che già gli sorrideva.
“Mi sembra di essere la figlia di una coppia
divorziata” rise lei, beccandosi due
occhiatacce da parte di entrambi gli interessati.
“Con quell’arpia?”
“Con quello spocchioso?”
Si rimbeccarono in contemporanea, facendo ridere ancora di
più la già sdraiata
dalle risate Kalie, seguita poi dai fedeli compagni di lui e le
restanti ragazze.
I due ‘nemici’ invece, si voltarono in
contemporanea per guardarsi in cagnesco
ma… James si bloccò: c’era qualcosa di
diverso nella rossa; era cambiata, più
alta, aveva cominciato ad avere le prime curve pronunciate, e gli occhi
verdi
sembravano… più belli. Si distolse dai suoi
pensieri solamente quando Sirius
gli posò una mano sulla spalla.
“Andiamo, Moran. È il momento di James, muoviti! O
hai il sedere pesante?” sì,
le speranze di stare alla larga dalle persone con cui meno andavano
d’accordo
erano andate in fumo nel momento esatto in cui erano entrati i quattro
ragazzi.
“Tu invece devi essere davvero leggero, Black! Senza il peso
del cervello che
ti manca” gli fece la linguaccia, ma si alzò dal
sedile, pronta a racimolare le
sue cose già sparse dappertutto.
“Se volete potete anche rimanere qui per quanto mi
riguarda” aveva cominciato
Lily, richiamando lo sguardo stupito di tutti i presenti nello
scompartimento,
specialmente quello di James.
“Cos’è, hai voglia di stare in nostra
compagnia, Evans?” chiese il Cercatore
con un sorrisetto ironico stampato sulla faccia.
“Neanche tra un milione di anni!” lo
incenerì con lo sguardo lei “vado da una
compagnia decisamente migliore della vostra, Potter! Senza offesa,
ragazze. Voi
siete al di fuori”
“Vai da Mocciosus? Portagli i nostri saluti,
Evans!” rise Sirius, ma James
rimase serio.
“Non riesco a capire come tu faccia a passare tutto quel
tempo con un simile…
idiota” disse l’ultima parola quasi con odio,
assottigliando lo sguardo e senza
distoglierlo dagli occhi verdi di lei.
“E’ sempre meglio che passarlo con voi”
detto questo, uscì dallo scompartimento
senza dar tempo a nessuno di replicare e lasciando James a fissare la
porta
dello scompartimento chiusa. Sembrava immerso in una crisi interiore di
alto
livello e, stringendo i pugni, si voltò di scatto verso i
tre compagni e Kalie
ed afferrò quest’ultima per il polso.
“Andiamocene di qui, a dopo ragazze” Kalie fissava
James con aria stupita, non
era mai stato così nervoso dopo un litigio con Lily e anche
lei si sentiva
agitata dopo quella scena. Cercò conforto nello sguardo di
Remus, ma prima che
potesse aggiungere qualsiasi cosa, Sirius le tirò i capelli.
“Pensavi di poter apparire più femminile facendoti
crescere i capelli?” le
chiese, catturando lo sguardo della ragazza, ora corrucciata ed
invisibilmente
ferita. Lui inarcò le sopracciglia, sbuffando ironico. Un
nuovo litigio era
appena cominciato, e sarebbe continuato fino al loro arrivo alla scuola
di
magia e stregoneria.
Cercare di stare lontano dai propri nemici era decisamente
un’impresa
impossibile.
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
Guardava Lily con la coda dell’occhio, mentre sorrideva alla
sua migliore amica
che le raccontava uno dei soliti episodi imbarazzanti che le capitavano
durante
il giorno; erano ormai venti minuti che fingeva di leggere il libro di
Trasfigurazione, lanciando in continuazione occhiate alla rossa. Si
sentiva
anche abbastanza stupido in realtà, insomma diciamocelo, lui
e Lily si erano
sempre sopportati a malapena e tutto d’un tratto James Potter
non poteva fare a
meno di guardarla. Quel pomeriggio si era anche chiesto come fosse nata
la loro
ostilità reciproca, quale fosse lo stupido motivo che gli
impediva di essere di
fianco a lei a ridere, insieme a quella che era anche la SUA migliore
amica.
Perché non aveva puntato su quel punto per fargli capire che
non era una
cattiva persona? E perché rimpiangeva quegli anni di
continui litigi? Si
ricordò improvvisamente del discorso che gli aveva fatto il
padre quell’estate,
tremendamente imbarazzante tra l’altro, riguardo agli ormoni
e il desiderio di
stare vicino alle ragazze carine; cominciò quindi ad
aggrapparsi all’idea che,
se non riusciva a fare a meno di cercarla con lo sguardo, era
perché era decisamente
troppo carina. Sì, questo lo doveva, e lo poteva, ammettere,
ma per fortuna non
c’era niente di più.
“Ehi James! Non ti ho mai visto studiare tanto… a
che pensi in realtà?” lo
guardò con occhi maliziosi Sirius, quello lì lo
capiva anche troppo bene.
“Stavo pensando che… quest’anno ci
divertiremo un bel po’” ricambiò il
sorriso
del suo migliore amico.
“Mh…” lo guardò compiaciuto
“sì, penso che non potrà essere
altrimenti”
James non se
n’era accorto, ma Sirius
aveva lanciato, in contemporanea a lui, uno sguardo alle stesse due
ragazze che
aveva guardato lui poco prima.
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
Kalie Moran se ne stava seduta con le ginocchia al petto e il mento
appoggiato
su di queste, a fissare il vuoto totale. Stava aspettando che Lily
smettesse di
parlare con Severus e la raggiungesse sulla panchina del cortile: non
era
divertente starsene da sola e finalmente capiva i sentimenti di Mary
quando lei
se ne stava con James e Lily con il serpeverde. Si lasciò
scappare un rumoroso
sbadiglio, a bocca decisamente spalancata, tanto da provocare
l’ilarità di uno
studente che passava lì vicino. Ma si sapeva, lo sapevano
tutti, Kalie non si
poneva troppi problemi, si comportava sempre con naturalezza, e non le
importava se qualcuno rideva o pensava male di lei, anche
perché ormai aveva
fatto talmente tante figuracce che l’imbarazzo era scomparso
del tutto. L’unico
a mandarle davvero il sangue al cervello era Black, questo lo sapeva
bene. Beh,
lo sapevano tutti a dir la verità. Sfortuna voleva che, a
ridere, era stato
proprio Sirius, uscito a prendere una boccata fresca in una di quelle
rare
giornate di settembre dal clima mite.
“Possibile, Moran, che tu debba dare spettacolo anche seduta
immobile su una
panchina?” aveva cominciato Sirius, poco prima di ridere
ancora una volta.
“Black…” masticò tra i denti
lei, cercando di farlo sembrare un saluto e non un
rimprovero, ripetendosi come una litania, come un incantesimo, che
aveva deciso
di evitare scontri con il ragazzo.
“Non rispondi? Hai finalmente capito
che…” le sorrideva divertito, cercando di
trattenere una risata.
“Che avrei capito?” aveva spostato quindi lo
sguardo su di lui, che ora si era
seduto di fianco a lei sulla panchina, distendendo verso di lei il
braccio,
appoggiato sullo schienale, e continuava anche a fissarla. Ma che
voleva?
“Che è inutile combattermi perché sono
un essere superiore?” quello stupido
sorriso da imbecille, che tanto faceva sciogliere tutte le ragazze
della
scuola, anche le più grandi. Quella faccia da bello e
dannato che tanto la
faceva imbestialire. Quanto era difficile mantenere
l’autocontrollo? Kalie
scoppiò in una risatina sprezzante.
“Cos’è? La definizione
dell’anno che ti sei auto attribuito?” si
appoggiò anche
lei allo schienale, voltando la testa verso di lui.
“Cos’è? Hai perso tutta la tua
combattività?” sembrava quasi deluso.
“non avrai
paura di me, Moran?” cazzo, quel sorriso le veniva da
strapparglielo con le
unghie.
“Non ho perso proprio un bel niente, imbecille!” lo
guardò velenosa, e lui
parve soddisfatto.
“Non sarà che vuoi far colpo su di me?”
lei lo guardò sbigottita “vuoi sembrare
più docile perché ti sei innamorata di
me?” si era avvicinato con il viso a
quello di lei, che aveva increspato le sopracciglia.
“Innamorata di te?! Ma ti sei fuso il cervello
quest’estate?” aveva alzato la
voce alla fine, no non era proprio possibile mantenere la calma con
quell’idiota.
“Meglio così… ti sopporto a malapena,
ma mi dispiacerebbe vedere che ti struggi
per me” lanciò uno sguardo veloce ai lunghi
capelli della bionda “a me
piacciono le ragazze femminili”.
“Non costringermi a tagliarmi i capelli, pur di poter
continuare a non
rientrare tra le ragazze ‘papabili’”
“Come ti ho detto sul treno… non basta avere i
capelli lunghi per essere
femminili”
“Sì sì… ricordo
vagamente” scrollò le spalle lei, prendendo un
libro da dentro
la borsa a tracolla
di fianco a lei.
“Ti sei già stufata di me?” Sirius
posò una mano sul libro appena aperto,
coprendole la visuale.
“Sono quattro anni che sono stufa di te, Black” le
era scappato un sorriso e
aveva cercato di camuffarlo con una smorfia, ma lui l’aveva
notato bene e le
aveva sorriso di rimando, prima di scoppiare a ridere.
“Moran, a che gioco stai giocando?”
“Eh?” finalmente si era voltata di nuovo a
guardarlo “di che parli?”
“Sono giorni che cerco di litigare con te… e tu mi
ignori! Hai idea di quanto
sia frustrante?” stavolta fu lei a scoppiare a ridere.
“Si chiama maturare, mio caro” scrollò
le spalle lei “chissà quando succederà
anche a te”
“Si chiama diventare noiosi…” lui aveva
smesso di sorridere e aveva
assottigliato lo sguardo “non mi va che tu diventi noiosa,
Moran. Ti farò
impazzire”
“Non ci riuscirai. Ho un ottimo autocontrollo” ma
non era vero, sapeva che
stava per scoppiare, perché lui le avrebbe detto qualsiasi
cosa pur di tornare
a litigare. Si alzò dalla panchina e fece per allontanarsi,
ma lui l’aveva
bloccata afferrandole il braccio e attirandola a sé, vicino
al suo viso.
“Vuoi davvero sapere quanto posso essere irritante?”
“Ne sono già fin troppo consapevole”
“Non abbastanza, evidentemente. Non mi stai tirando addosso
niente”
“Ti tiro un cuscino in testa una volta
e…”
“Sta zitta, Moran”
“Ehi! Io parlo quanto mi pare, hai
capi…” si era bloccata: cacchio se sapeva come
farla irritare.
“Molto meglio” sorrise soddisfatto lui, senza
però lasciare andare il suo
braccio. “non puoi resistere senza litigare con me. Ti piace
troppo stare a
rimbeccarmi, ti piace almeno quanto piace a me”.
Kalie cercò di liberarsi dalla presa del moro, strattonando
via il braccio, ma
sembrava deciso a non lasciarla andare. Continuava a fissarla negli
occhi e,
doveva ammetterlo, i suoi riuscivano a catturarla anche fin troppo
bene, per
quanto non potesse neanche lontanamente sopportarlo, era veramente
bello. Si
risvegliò da quel pensiero quando lui si avvicinò
un po’ al suo viso, con
un’espressione che lei non gli aveva mai visto prima. Kalie
proprio non capiva:
che cavolo voleva da lei? Non era meglio per tutti e due smettere di
litigare e
basta?
“Non ho nessuna intenzione di rinunciare ai nostri
battibecchi, non ti
libererai tanto facilmente di me”
“Vedremo quanto sarà divertente per te quando
litigherai da solo, Black”
sorrise lei di rimando, tranquilla.
“Vedremo quanto resisterai senza rispondermi a
tono” lui si stava avvicinando
ancora, con quel maledetto sorriso stampato sulle labbra che tanto la
facevano
imbestialire. Quell’anno era decisamente impazzito.
“Lasciala stare, Black” ce l’aveva fatta
ad arrivare! Sirius sbuffò scocciato,
prima di spostare lo sguardo su Lily, che aveva le mani sui fianchi e
l’aria
accigliata “ti ho detto di lasciarla”
“Come vuoi, Evans” era tornato per un istante a
fissare Kalie, diritto negli
occhi, con un’espressione indecifrabile, prima di lasciarle
definitivamente il
braccio ed alzarsi dalla panchina. “la nostra battaglia non
finisce qui, Moran.
Non credere che sia così facile liberarsi di me”
“Guarda che so benissimo quanto è difficile
liberarsi di te!” gli aveva urlato
mentre già si allontanava, verso l’interno della
scuola. Fissare la sua schiena
non era certo un’idea fantastica, eppure non riusciva a
distogliere lo sguardo:
anche se era lo stesso rompiscatole di sempre, aveva qualcosa di
diverso. Si
morse il labbro inferiore per risvegliarsi da quei pensieri e andare a
guardare
Lily.
“Finalmente se n’è
andato…” aveva sospirato lei, sorridendo alla
bionda. Ma
Kalie era nervosa per la conversazione con Sirius e la
guardò seria, anche se
non veramente arrabbiata.
“Si può sapere che fine avevi fatto,
Lily?”
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Che gli era preso? No, parliamone, che diavolo gli era preso poco
prima? Il
fatto che la Moran cercasse di mantenere le distanze da lui, anche se i
loro
rapporti si limitavano a quelli bellici, l’aveva decisamente
fatto impazzire,
poteva accettare il fatto che gli piacesse litigare con lei, continuare
a
parlarci anche tirandosi addosso cuscini, o le forchette se era
necessario. Ma
non poteva proprio capire il suo comportamento di poco prima.
Perché non voleva
che si allontanasse? Perché era così scocciato
quando era apparsa la Evans? Che
voleva fare avvicinandosi a lei, cercando di stuzzicarla? Non lo sapeva
neanche
lui… non aveva risposta a nessuna di quelle domande.
Scrollò le spalle, come ad
una domanda lanciatagli addosso, come a volersela togliere di dosso
quella
sensazione. Si fissò la mano per qualche istante. Quella
situazione – quella sensazione
– era assurda.
“Ehi Sir!” la voce di James lo risvegliò
da quei pensieri che già gli stavano
facendo venire un tremendo mal di testa, cacciò dalla mente
l’immagine di Moran
e si voltò sorridente verso il suo migliore amico.
“Jamie! Che succede? Come mai così di buon umore?
La Evans ti ha rivolto la
parola?” Sirius sbuffò una risata, alla vista
dello sguardo imbarazzato ed
incredulo che gli rivolse l’amico.
“Che cavolo dici? chi è che vuole parlare con
quella?” prese fiato per qualche
istante prima di ritrovare il buon umore di poco prima
“stasera… ci vediamo con
Pete. In biblioteca, no? Dopotutto… stanotte
c’è Luna piena” l’amico gli
fece l’occhiolino.
Era passato ormai diverso tempo da quando lui e James avevano scoperto
il
segreto del loro amico Remus, anche se per il momento avevano deciso di
far
finta di niente, in attesa di trovare il modo per potergli rimanere
vicino.
“Bene” Sirius sorrise soddisfatto “non
vedo l’ora, James! Prima o poi
scopriremo come fare”.
“Dovremmo cercare anche nel reparto proibito secondo
me… non abbiamo abbastanza
informazioni! Dobbiamo trovare il modo…” si tolse
gli occhiali per qualche
istante, passandosi la mano sul viso, con l’aria pensierosa
“tu che ne pensi?”
“Non lo so…” ma era tornato a pensare
alla biondina, stupidi collegamenti tra
migliori amici “prima ho incontrato Moran”
“Ah sì? Sei riuscito a litigare con lei?”
“Non proprio… poi è arrivata la
Evans” non notò il debole sobbalzo che fece
l’amico,
o forse lo ignorò e basta. “secondo te che ha che
non va?”
“Mah… è sempre stata isterica.
È normale che…”
“Isterica? Non ti avevo mai sentito parlare di lei
così!” Sirius guardò stupito
l’amico. Non era la sua migliore amica? Da sempre?
“Ma come no? Sono quattro anni che non la sopporto! Ci vedi
litigare in
continuazione” James lo guardò allucinato: era
sembrato solo a lui di avere un
rapporto di odio profondo con la rossa?
“Ma che dici? e allora perché mi costringi a
passare così tanto tempo con lei,
visto che ogni tanto hai bisogno di farti una bella chiacchierata con
quella
pazza?”
“Ma se ci evitiamo come la peste!”
“Di chi stai parlando, scusa?” Sirius
sbatté un paio di volte le palpebre,
prima di riuscire finalmente a capire “io parlavo della
Moran! Tu della Evans,
immagino” sorrise, con l’aria di chi la sa lunga.
Di chi ha visto il migliore
amico fissare Lily diverse volte. Insomma… di chi ne sa di
più del Cercatore.
“Sì, pensavo… beh lascia
perdere” scosse la testa con decisione “che ha che
non
va, Kalie?” lo guardò preoccupato “sta
male?”
“Macché, quella è più sana
di un pesce…” assottigliò lo sguardo,
mentre
entrambi continuavano a camminare, tenendo fisso lo sguardo davanti a
loro “stavo
solo pensando che… mah. Niente lascia stare” anche
lui aveva deciso, come l’amico,
di lasciar cadere il discorso.
“Come vuoi…” non fece altre domande
James. No, non poteva. Aveva paura di riceverne
a sua volta, su Lily però. “cambiamo
argomento” ma non lo fecero mai. Rimasero in
silenzio per parecchi istanti, per tutta la strada fino alla Sala
Comune.
Sembrava così stupido. Sembrava tutto così
ovattato e stupido. Sirius aveva una
voglia tremenda di prendere i capelli di Kalie e tagliarglieli.
Sì perché lui
preferiva le tipe femminili, ma lui, lei e solo lei, la preferiva
decisamente
con i capelli corti.
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Mary camminava per i corridoi della scuola, lanciando continue occhiate
a
questi ogni volta che girava l’angolo; quando era sola non le
piaceva camminare
per la scuola, ma a volte doveva proprio farlo. Ad esempio quando
andava a
lezione di Aritmanzia, che amava tanto, al contrario delle sue amiche.
In quei
momenti l’ansia l’assaliva, facendole aumentare sia
il battito che la
respirazione, si aspettava di vedere la figura e gli occhi di ghiaccio – e non parlava solo del colore, ma anche
dello sguardo che rivolgeva solo a lei – di
Mulciber ogni volta che
cambiava direzione. La tormentava anche quando era in compagnia delle
amiche,
ma quando erano da soli era più aggressivo del solito, e il
suo sguardo
frustrato le faceva anche troppa paura. Ricordava benissimo
l’anno prima, e la
cicatrice le bruciava dentro peggio di una bruciatura appena fatta.
La tirò per un braccio,
trascinandola
dietro ad un passaggio nascosto, sbattendola contro il muro freddo
della
scuola; un brivido di terrore le percorse tutta la schiena. Mulciber la
guardava fissa negli occhi, con estremo disprezzo. E allora
sì che le veniva da
piangere, ma non poteva dargli quella soddisfazione, no davvero.
-Mi stai sempre tra i piedi… che vuoi da me? Mi segui,
MacDonald? – seguirlo? Ma
se lei non voleva far altro che stargli lontana!
-Stai fuori di testa, Mulciber! Sei tu che mi perseguiti! –
si morse il labbro
inferiore, cosa che fece spostare lo sguardo del serpeverde sulle
labbra di
Mary. Uno sguardo infinito, in cui lui sembrava mostrarle ancora
più odio. La odiava,
sì. Non c’era altra spiegazione. Richard
batté un pugno sul muro, ad un paio di
centimetri dal viso di Mary.
-Te la cerchi! Sei solo una mezzosangue, non dimenticarlo! –
aveva alzato la
voce… di nuovo e ancora. Il cuore le batteva forte nel petto
mentre lui
sembrava intenzionato a non lasciarla andare. E si avvicinava. Cosa
voleva da
lei? E perché la fissava a quel modo? Probabilmente neanche
lui lo sapeva, perché
scacciò a malo modo il braccio che ancora teneva nella mano
ed indietreggiò di
qualche passo, andando ad afferrare la bacchetta da dentro il fodero
della
divisa.
-Ma sei pazzo? Che vuoi fare? – lo sguardo di puro terrore di
Mary sembrò farlo
impazzire ancora di più. Mary si morse nuovamente le labbra,
impaurita e lui le
puntò contro la bacchetta.
-Voglio strapparti quell’espressione dalla faccia! Ti
taglierò quelle maledette
labbra, hai capito? Voglio vedere come riderai con le tue
amiche… come potrai
poi… - e poi se l’era morso lui il labbro,
continuando a fissare la bocca di
lei, iniziando a muovere la bacchetta, con uno sguardo folle - Diffindo!
-No! Mulciber, no! – e lei aveva fatto in tempo solo a
coprirsi il volto con il
braccio. Poi non ricordava granché, se non il volto
disperato del ragazzo, che
sembrava in preda al panico. Poi il rosso del suo sangue e il buio.
Rosso come
il colore delle sue labbra. Nero come l’anima del ragazzo che
le stava davanti.
Quella cicatrice la fissava spesso, mentre si chiedeva dove fosse il
Richard
dei primi mesi del loro primo anno, quando ancora non sapeva che lei
era una
Nata Babbana, quando ancora ridevano e scherzavano. E probabilmente se
lo
chiedeva anche lui, appoggiato alla parete del corridoio perpendicolare
a
quello dove si trovava lei, fissandole la schiena con lo sguardo perso.
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Lily se ne stava sdraiata sul divano della Sala Comune con un libro
posato
sulla faccia, non ricordava neanche più quale fosse, era
semplicemente in fase
relax. Era davvero difficile conciliare tutte le sue amicizie, eppure
sapeva
che anche quelle degli altri erano altrettanto delicate; mosse piano il
piede e
sentì la gamba di Kalie che dormiva alla grande con la bocca
leggermente aperta
e il collo in iperestensione all’indietro. Anche lei aveva
avuto una giornata
pesante probabilmente. Anche se Lily era riuscita ad evitare James,
questo non
voleva dire che farlo fosse facilissimo, anche perché
facevano entrambi parte
della stessa casata. Per Kalie era lo stesso, ma a quanto sembrava
Sirius Black
era deciso a non lasciarla proprio perdere, anzi cercava in
continuazione la
lite con lei; l’aveva visto bene lo sguardo del ragazzo
mentre cercava di
istigare la sua migliore amica, lo sapeva benissimo quanto si
divertisse a
renderla nervosa. Quegli stupidi ragazzi! Ma che cavolo volevano da
loro? Non potevano
semplicemente ignorarle? O essere buoni concasati? A quanto pareva la
cosa era
fuori questione, anche perché nel momento esatto in cui
entrò il loro quartetto
– anche se erano in tre quella sera,
Remus dov’era? – la pace
sembrò essere terminata del tutto.
“Kal? Oddio, Kalie la tua faccia è
impagabile!” la voce di James Potter la fece
sobbalzare, mentre l’amica non si scompose affatto,
continuò a dormire come se
nulla fosse.
“Come dicevo oggi pomeriggio, anche quando sta immobile le
piace dare spettacolo”
rise, seguito a ruota da Peter. Lily decise di far finta di dormire,
nella
speranza che i tre se ne andassero il prima possibile e di non dover
quindi fare
‘conversazione’. Spostò di qualche
centimetro il libro, in modo da avere una
minima visuale della situazione, pronta ad intervenire.
“Beh, però è carina anche
così!” sorrise James, intenerito dalla vista della
sua migliore amica. Lily lo trovò dolce –
per un secondo, solo un secondo, davvero, poi lo ritrattò
anche a sé stessa –
perché infondo voleva davvero bene a Kalie.
“Beh sì, Kalie è molto
carina” aveva convenuto Peter, con un sorrisetto
accondiscendente, andando a fissare Kalie da vicino.
“Carina questa? Ma siete ciechi, ragazzi?” Lily
avrebbe tanto voluto tirargli
il libro in testa, ma cercò di trattenersi.
“c’è decisamente di meglio!”
“Sì è vero! Ad esempio Lily”
aveva affermato ora, Peter. Lei arrossì un
pochino, non si era mai definita carina.
“Stai scherzando! È molto meglio Kalie, di quella
acida!” James aveva urlato
contro il povero Peter, aumentando il malumore di Lily: che cavolo
voleva,
quello?
“No, è decisamente meglio la Evans! Ma guarda,
come può anche solo avere un
briciolo di fascino questa qui?” indicò malamente
la bionda, che se la dormiva
alla grande. Peter aveva smesso di parlare, aveva paura forse di dire
la cosa
sbagliata, anche perché se era giusta per uno era sbagliata
per l’altro.
“Ha il suo fascino. È tutto suo, ma ce
l’ha. E poi non puoi dire che Kalie è
brutta… anzi!” gli lanciò uno sguardo
di sbieco “a quanto pare, secondo gli
studenti più grandi, lei, la Evans e Mary sono le tre
ragazze più carine del
nostro anno. Comprese le altre casate” Lily non lo sapeva, ma
in tutto questo
James continuava a guardarla con la coda dell’occhio,
approfittando del fatto
che anche Sirius e Peter, come aveva fatto poco prima lui, si erano
seduti su
di una poltrona. “non capisco cosa ci trovino in
lei” stavolta Sirius non
rispose, in effetti nessuno poteva dire che Kalie era brutta. Anche se
era
fatta decisamente a modo suo, questo doveva ammetterlo anche lei.
Rimasero in
silenzio per parecchi istanti, mentre Lily moriva dalla voglia di
alzarsi da
quel divano e trascinare via con sé Kalie, anche
addormentata se fosse stato
necessario. Perché cavolo dovevano stare lì tutto
quel tempo? Sirius finalmente
si alzò, ma purtroppo per Lily non per andarsene, al
contrario si posizionò
dietro al divano, precisamente dietro di Kalie e iniziò a
fissarla dall’alto.
“Penso che le farò uno scherzetto. Non posso stare
nella stessa stanza con lei
senza darle un minimo di fastidio” l’aveva detto
lei, che si divertiva! Lanciò un
occhiatina da sotto il libro, muovendo un po’ la testa,
facendolo quindi cadere
a terra. Cacchio! La copertura era saltata! Decise di guardare la scena
con la
coda dell’occhio, continuando a fingere di dormire.
C’era qualcosa di strano
nello sguardo di Sirius però, mentre la fissava. Non aveva
lo sguardo irritante
e divertito che aveva di solito mentre pensava di farle un dispetto,
sembrava
più che la stesse… studiando. Avrebbe voluto
vedere come continuava la cosa, ma
sentì James muoversi dalla poltrona e spostarsi di fianco al
divano, a terra,
proprio di fianco a lei.
“Mh… forse dovrei fare uno scherzo anche io alla
Evans” mugugnò, mentre il
cuore le batteva all’impazzata: oh no! Non poteva starsene
lì senza fare
niente.
“Dai dai! Se vi serve una mano, vi aiuto
volentieri!” aveva battuto le mani
Peter, eccitato; cacchio, ma era davvero così
accondiscendente quello?
“Pete… non si attacca il nemico mentre
dorme” la voce di Sirius la stupì: non
aveva cominciato lui tutto quel discorso? “sei il solito
stupido, mi hai fatto
innervosire! Andiamo o no in Biblioteca?” dove voleva
andare?! Ma se quei due
non studiavano mai!
“Infatti, Peter… riesci sempre a rovinare
l’umore” Lily non lo sapeva, ma
mentre i due le fissavano avevano pensieri ben diversi dal
‘fare scherzi’. Sentì
James alzarsi e, nell’alzarsi, sentì la sua mano
sfiorarle la fronte,
spostandole leggermente la frangetta da davanti agli occhi: un gesto
involontario? Eppure le sembrava che si fosse soffermato un istante in
più. Sentì
il quadro della Signora Grassa chiudersi e si andò a sedere
sul divano, con l’aria
un po’ stralunata. Quei ragazzi erano davvero strani.
Portò la mano sulla sua
fronte, andando a sfiorare anche lei la frangetta, con
un’espressione curiosa.
“Mh… che bella dormita! Ohi!” Kalie
finalmente si era risvegliata “ma perché mi
fa male la fronte?” si stava passando velocemente una mano su
di questa, e, da
sotto la frangetta appena spostata della bionda, Lily vide un piccolo
segno
rosso. Evidentemente Sirius, alla fine, lo scherzo aveva comunque
deciso di
farlo. Più o meno.
“Certo che tu hai davvero un sonno pesante, eh?”
rise Lily, scacciando via il
pensiero dei tre ragazzi appena usciti, ed andandosi a sedere vicino
all’amica.
Non c’era niente da fare, dovevano stare lontane da loro ad
ogni costo. Anche se
questo avesse dovuto strappare Kalie dalle grinfie amorevoli di James.
Lei doveva
stare lontano dal Cercatore, e l’amica da Black.
Sì. Se fossero andate avanti
così, sarebbero di certo impazzite.
*-._.-**-._.-**-._.-**-._.-*
Ciao a tutti! ^.^
eccomi di ritorno con il nuovo capitolo! <3 so che è
una vita che non l’aggiorno
(come altre mie fic) ma ultimamente mi è ripresa la voglia
di scrivere il
capitolo e quindi eccomi qui. Avendo anche più tempo penso
proprio che
aggiornerò più spesso! Vorrei ringraziare
innanzitutto chi ha messo la storia
tra le seguite <3 spero che continuerete a leggere gli sviluppi
di questi
tonni, che pian piano si vanno ad intrecciare nelle loro vicende
amorose *_*
Vorrei dire qualcosa su Mulciber, beh… ma per ora non
è il momento! Ahahah come
sono cattiva! Dopotutto sarebbe uno spoiler!
Concluderei ringraziando Peyton
Sawyer,
che ha recensito il primo capitolo: GRAZIE *_* sono contenta che ti
piaccia sia
la storia che il modo in cui scrivo! Spero apprezzerai anche questo
capitolo e
quelli che verranno! Bacini <3
ora ringrazio anche tutti quelli che l’hanno letta e la
leggeranno! ^_______^
a prestissimo! <3
Kalie
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Capitolo 3 *** Profumo di Guai nell’Aria – ‘I like your smell’ ***
Profumo di Guai
nell’Aria – ‘I like your smell’
Mary raggiunse le sue due amiche, sedendosi di fianco a Kalie, pronta a
mangiare; sembrava decisamente di ottimo umore. Sorrideva infatti alla
zuppa di
verdure che si stava versando nel piatto, sotto lo sguardo stupito
delle due.
Ma lei al momento non voleva dire niente, si godeva quegli attimi di
pura
tranquillità. Le sembrava di vivere in un mondo normale,
senza pregiudizi. Sì,
perché era già passata una settimana da quando
Richard Mulciber e Jackson Avery
le avevano fatto l’ultimo scherzo. Sapeva benissimo che non
sarebbe durata,
però voleva godersi quella giornata come se fosse la
migliore dei suoi ultimi
quattro anni. Fregandosene della dieta, forse ispirata dal mega piatto
che si
era appena presa Kalie, si riempì il suo di patate al forno,
con aria
soddisfatta. Quando però cominciò a canticchiare,
le sue amiche non riuscirono
più a stare in silenzio. Anzi la guardarono maliziose, con
un sorrisetto furbo
stampato sulla faccia. Sì, avevano capito male, ma non
importava. Oggi non
importava davvero nulla.
“Mary?” disse in una risata Lily.
“stai… bene?”
“Certo, perché?” aveva quindi sorriso
lei, verso le due.
“Perché sorridi come un’ebete da quando
hai oltrepassato la porta della Sala
Grande” aveva continuato Kalie, a bocca piena.
“E immagino che tu lo facessi anche prima di
entrare” Lily inarcò le
sopracciglia “ci nascondi qualcosa?”
“Assolutamente niente, non c’è niente da
nascondere” scrollò le spalle “sono di
buon umore. Anzi ottimo!”
“Questo l’avevamo dedotto” rise Kalie
“c’erano diversi indizi al riguardo. Ma
come mai sei di questo
‘buon-anzi-ottimo-umore’?”
“Chi hai incontrato? Qualche ragazzo ti si è
dichiarato?” chiese fin troppo
curiosa Lily, ma dandosi più contegno di Kalie che
lasciò la forchetta e cominciò
a scuotere la ragazza con le braccia.
“Diccelo! Diccelo! Diccelo! Non puoi tenerci sulle spine! Non
eravamo le tue
migliori amiche?! O cavolo!” si era improvvisamente
illuminata la bionda “hai
trovato delle altre migliori amiche!” esclamò
disperata.
“Beh… a giudicare dalla vostra
infermità normale, sì… dovrei
decisamente
trovarmene di migliori, ma… no! Siete ancora voi le mie
preferite, purtroppo”
ridacchiò “semplicemente… è
una settimana intera che Mulciber mi lascia in
pace! Vi rendete conto? So che prima o poi la cosa finirà
ma… che importa? Oggi
è una giornata magnifica!” e per enfatizzare il
tutto si riempì il piatto di
pasta al forno e un altro di patate al forno. Di nuovo.
“Ah…” sospirarono, deluse, entrambe le
sue amiche.
“Preferivate forse quando mi lanciava incantesimi a tutto
andare?” stavolta fu
Mary ad inarcare le sopracciglia.
“Non è questo… è che
speravamo in qualche risvolto amoroso! Magari in un
Principe Azzurro che con la sua bacchetta va a distruggere il malvagio
Stregone
e te ne libera per sempre” i film mentali di Kalie erano
sempre i migliori
dopotutto.
“Ma perché ultimamente dobbiamo sempre
fantasticare su queste cose romantiche?”
“Perché è divertente, Mary! Anche tu,
ti diverti! Quando mi dici che Severus è
innamorato di me! Proprio ieri dicevi…”
“Sareste davvero una bella coppia di idioti!” non
se n’erano nemmeno accorte, ma
di fronte a loro, ad un paio di posti di distanza, c’erano i
tre ragazzi più
ammirati della scuola, in aggiunta a Peter ovviamente, e a quanto
pareva avevano
ascoltato tutto il loro discorso.
“Mi passeresti il pollo arrosto, Kal?” sorrise
Lily, anche se tesa, nel
tentativo di ignorare James.
“Fra stupidi vi sopportate meglio” aveva continuato
lui, sotto lo sguardo
stupito di Sirius.
“Ehi, Mary! Com’è la pasta al forno
oggi? Fammene assaggiare un morso che così
magari mi prendo anche io una fetta”
“Cos’è, Evans? All’idiozia
dobbiamo aggiungere la sordità?” James si stava
irritando, Kalie lo poteva vedere bene nel suo sguardo.
“Mh… ottima! Sì credo che ne
prenderò un pezzo! Che lezioni abbiamo nel
pomeriggio?”
“La tua amica si è rimbecillita a furia di stare
con te, Moran, o sta ignorando
James?” Kalie guardò per qualche istante Sirius
con un’espressione
indecifrabile e quasi tutta la tavolata si era preparata
all’ennesima guerra
tra i due, ma Kalie lasciò tutti di stucco quando si
alzò di scatto e,
lasciando il cibo sul piatto, cosa che non aveva mai fatto,
scappò via dalla
Sala Grande, senza dire una parola. I tentativi di James di irritare
Lily erano
finiti, il sorriso ebete di Mary aveva lasciato spazio ad
un’espressione da
baccalà di puro stupore, Lily aveva smesso di cambiare
discorso. Tutti stavano
fissando la figura di Kalie che correva via, dimenticandosi i discorsi
fatti
fino a poco prima. La cosa era troppo strana: Kalie Moran non lasciava
mai la
tavola prima di aver finito il dolce. Sirius fissava ora il punto in
cui era
scomparsa la ragazza, gli occhi spalancati ed anche la bocca era
leggermente
socchiusa. Non era mai rimasto ammutolito in vita sua, tantomeno
durante un
battibecco con la bionda; eppure il silenzio della ragazza
l’aveva lasciato
spiazzato. Fingendo di non esserne toccato, tornò a mangiare
come se nulla
fosse, ignorando qualsiasi tipo di conversazione, fino a che, a pranzo
finito,
non si alzò dalla tavola per andare verso la prima lezione
del pomeriggio.
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
“Forse stava male con lo stomaco” fu questo il
commento di Severus Piton quando
Lily gli raccontò degli avvenimenti di quel giorno a pranzo;
scoppiò però a
ridere. Se ne stavano seduti per terra, appoggiati al muro di un
corridoio
deserto “non ci credo… è riuscita ad
ammutolirvi tutti insieme? Solo perché non
ha finito il pranzo?”
“Tu non capisci, Sev!” lei scosse i lunghi capelli
rossi, rilasciando il dolce
profumo di vaniglia, il suo shampoo “Kalie finisce ogni
pasto! Anche a pancia
piena! Anche quando sta male! E credimi, non l’ho mai vista
star male di
stomaco” storse le labbra, preoccupata
“dev’essere successo qualcosa”
“Secondo me ha i vermi… è troppo magra!
Forse, semplicemente ha deciso di
ignorare del tutto Black! Mi hai detto che non ne poteva più
e che cercava di
mantenere l’autocontrollo, giusto? Magari ha visto che non
funzionava e ha
pensato che l’unico modo fosse quello di non parlarci e
basta”
“Forse hai ragione! Beh, sarebbe proprio ora!”
sorrise soddisfatta e rincuorata
“senti… cambiando discorso! Mulciber ha deciso di
lasciar perdere Mary,
finalmente? È un po’ di tempo che non le da
più noia!”
“Non credo… ha qualcosa contro di lei che non so
spiegarmi neanche io, Lily”
lei sospirò e posò la testa sulla spalla del suo
migliore amico, facendolo
arrossire, per quanto insomma il suo pallido viso potesse prendere
colore. Ma
lei non se ne accorse. “c’è qualcosa
però ultimamente…. È più
silenzioso. Dille
di stare attenta, non vorrei che fosse la calma prima della
tempesta”
“Non puoi dirgli di lasciarla in pace? Te l’ho
chiesto mille volte… lei è…”
“Lily, sai benissimo che è completamente
inutile!”
“Ma potresti almeno cercare di fermarlo mentre le da fastidio
quando siete
insieme” era tornata a guardarlo fissa negli occhi
“sono seriamente
preoccupata, Sev! Per favore… fallo per la nostra
amicizia!”
“Non è facile, non è che si faccia
proprio fermare facilmente quel ragazzo…”
“Ma almeno provaci! Non posso più guardarla
così… Tu sei contrario alle
distinzioni sulla ‘purezza di sangue’, non
è vero? Sei il mio migliore amico”
lo guardò al limite della disperazione
“dimostramelo! È come se facessero la
stessa cosa anche a me!” aveva le lacrime agli occhi;
Severus, dispiaciuto,
cercò di posarle la mano sulla spalla, in cerca di parole
rassicuranti “non
voglio che tu mi consoli o mi tranquillizzi! Voglio che tu provi ad
andare
contro di Mulciber” riprese fiato. Severus si trovava in
difficoltà, e non era
mai stato più felice di vedere Kalie durante una delle sue
chiacchierate con
Lily.
“Lily! Severus!” li chiamò cantilenante
e disperata “ditemi che avete qualche
dolcetto! Ho una fame tremendaaaa! Non ho finito il pranzo…
non so se te ne sei
accorta, Lil!” la rossa sospirò, sorridendole e
scacciando via i pensieri di
poco prima.
“Davvero? Non l’avevo proprio notato!”
affermò lei ironica “in genere non mangi
quasi niente” ridacchiò “ho qualche
dolcetto su nei Dormitori. Andiamo” si
alzò, per poi voltare lo sguardo verso Severus
“per favore… ripensa al nostro
discorso! Ci vediamo più tardi, Sev!” gli sorrise,
anche se era un’espressione
un po’ forzata. Anche lui cercò di ricambiare
l’espressione, a lei come a
Kalie.
“Ciao Severus! Ci vediamo in giro! Dolcettiiiii!”
“Ciao …” strascicò il saluto,
guardandole allontanarsi verso la loro Sala
Comune. Avrebbe voluto fermare Lily, abbracciarla e rassicurarla che
tutto
sarebbe andato bene, anche per Mary, ma non poteva. Sapeva bene come e
cosa
pensava Mulciber. E quella era davvero solo la calma prima della
tempesta.
*-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-**-.__.-*
Kalie se ne stava in biblioteca con gli occhi fissi sul libro, senza
leggerlo
veramente. Si era stupita lei stessa del suo comportamento di quel
pomeriggio a
pranzo quando, pur di evitare di litigare con Sirius, se
n’era andata a metà
del suo secondo. Per qualche istante aveva anche pensato di
rispondergli a
tono, ma no. Non doveva cedere alla tentazione di litigare con lui, per
quanto
potesse essere tremendamente divertente, per quanto il cercare di
zittirlo gli
desse una soddisfazione enorme, Lily non aveva tutti i torti: almeno
loro
dovevano maturare. Si mordeva il labbro a quei pensieri, Kalie,
perché sapeva
benissimo che Black aveva proprio ragione: litigare con lui le piaceva
da
morire, probabilmente più di quanto non piacesse a lui,
tant’è che ne sentiva
quasi la mancanza… Però non poteva, non voleva
deludere Lily e Mary, dovevano
farcela tutte e tre a liberarsi delle loro
‘nemesi’. Chiuse il libro con uno
scatto e raccolse le gambe con le braccia, appoggiando la testa sulle
ginocchia
con fare pensieroso: aveva ragione anche su quello, Sirius: era una
vera noia.
Sentì improvvisamente i capelli legati in una coda di
cavallo alta che le
tiravano, sempre più forte, costringendole a tirare
all’indietro la testa, e si
ritrovò faccia a faccia con il soggetto dei suoi pensieri.
“La Biblioteca non è un posto dove dormire, Moran.
Qui si studia, o speri che
il sapere entri nella tua zucca vuota senza fare nulla?” le
aveva sorriso,
beffardo; stava quasi per risponderli, ma si bloccò giusto
in tempo. Richiuse
la bocca e si affrettò a prendere la roba sul tavolo, un
po’ alla rinfusa, per
poi scappare via, verso il portone d’uscita. Cavolo!
“Moran!” aveva cercato di
chiamarla lui, inutilmente, perché Kalie continuava nel suo
tragitto,
costringendo la sua testa a non voltarsi e fargli almeno una boccaccia.
“Moran,
smettila di evitarmi, ferma!” cacchio! Aveva anche cominciato
a seguirla.
Cercò di seminarlo nei vari corridoietti di librerie,
svicolando tra una e
l’altra, ma dopo una decina di metri sentì una
mano afferrarle il braccio e
rigirarla, spaventata, lasciò cadere i libri che aveva tra
le mani; avrebbe
voluto davvero scappare stavolta, si ritrovò faccia a faccia
con il moro, che
la fissava con aria decisamente seccata. Indietreggiò ma
trovò quasi subito una
libreria alle sue spalle e vi si appoggiò, stringendo le
labbra il più forte
possibile. Il cuore le batteva forte. Non voleva, no! Non voleva
lasciarsi
andare – o era la vicinanza? Era
averlo
così vicino, era a pochi centimetri da lei e, lo sapeva, era
la prima a vedere
i suoi occhi così vicini – e
ricominciare a litigare con lui. Non
gliel’avrebbe data vinta.
“Si può sapere perché mi
ignori?” aveva lo sguardo sottilissimo, le faceva
davvero paura. Gli occhi, generalmente così chiari le
sembravano quasi neri.
“hai deciso di non rivolgermi la parola?
Perché?” sbatté un pugno contro la
libreria, stringendo il braccio di Kalie con l’altra mano,
ancora di più, tanto
da farle quasi male. Ancora una volta lei non rispose, cercò
anzi di
distogliere lo sguardo “posso accettare che cerchi di non
litigare con me, ma
non mi piace che mi si ignori! È questo l’unico
modo che hai trovato per non
discutere?” stava alzando la voce “pensavo fosse
una questione di crescita,
l’hai detto tu, no? Non mi sembra affatto un comportamento
maturo questo!”
aveva ragione. Aveva dannatamente ragione. Decise quindi di alzare lo
sguardo
ambrato, cercando lo sguardo chiaro di lui, ma i suoi occhi sembravano
ancora
neri.
“Avevi ragione… hai ragione”
cercò di liberare il braccio dalla stretta di
Sirius, ma lui non sembrava intenzionato a lasciarla andare.
“Su cosa?” l’aveva guardata stupito e
confuso.
“Mi sto comportando da stupida…
è che
con le altre abbiamo deciso di evitare i battibecchi” si
morse forte le labbra,
cercando ancora una volta di evitare il suo guardo, che lui
ricatturò un
istante dopo, battendo un altro pugno contro la libreria, facendo
sbattere
anche la sua testa contro di questa.
“Che cavolo significa? Tu devi fare quello che vuoi fare tu!
Se vuoi litigare
con me, puoi farlo!”
“Questo discorso non ha senso, Black! Te ne rendi conto?
Nessuno vuole
litigare!” avevano cominciato ad urlare.
“Evidentemente noi due invece sì!” no
era davvero pazzo a pensarla così: non si
poteva passare la vita a discutere. Eppure anche a lei era mancato
stare a
rimbeccarsi con lui, rinfacciargli le stupidaggini che diceva e simili.
“forza,
dillo! Dì che non ti piace litigare con me, e giuro che non
ti stuzzicherò più
in tutta la mia vita!” lo sguardo era tornato del solito
colore limpido e
cristallino di sempre, se n’era accorta quando finalmente
aveva deciso di
guardarlo negli occhi.
“Io…”
“Questo non è il posto adatto per litigare,
ragazzi! Uscite di qui prima che
roviniate…. Aaaah! Che ci fanno quei libri a
terra?!” Madama Pince sembrava
fuori di sé, e probabilmente si sarebbero beccati una
punizione di un intero
anno, passato magari a catalogare tutti i libri presenti lì
dentro, se Sirius non
avesse afferrato insieme a lei i libri e, con la mano libera, il suo
braccio e
non l’avesse trascinata fuori di corsa. “I libri
vanno trattati come si deve!”
erano poi scoppiati a ridere mentre continuavano a correre fino a tre o
quattro
corridoi di distanza dalla biblioteca, ancora Sirius la tirava, fino ad
andare
a nascondersi in un corridoio più stretto. Si era appoggiato
al muro, esausto
dalle risate e dalla corsa, tenendola ancora per mano.
“Complimenti Moran, ci dai giù con la corsa,
eh?” le sorrise, cercando di
recuperare fiato.
“Direi che neanche tu te la cavi male”
ricambiò il sorriso, cercando di
trattenere le risate per risparmiare fiato “ma
perché ci siamo infilati qui?
Per far correre Madama Pince le devi distruggere un libro pagina per
pagina
davanti agli occhi, mentre corri a tua volta”
“Come perché?” le aveva posato la mano
libera sulla spalla, facendola
indietreggiare fino a farle trovare il muro: gli piaceva tenerla
bloccata tra
lui e una parete?! “dobbiamo finire il discorso”
“Non capisco di che parli, Black!” e
perché adesso arrossiva? Non era un
discorso strano quello. Era solo un discorso di liti.
“Invece sì… devi dirlo. Dì
che non ti piace litigare con me” le sorrise, cattivo
e furbo. Lo sapeva benissimo che la divertiva da matti, allora
perché voleva
che lo dicesse?
“E va bene!” aveva cacciato via
l’imbarazzo ed era tornata a fissarlo negli
occhi, lasciandolo spiazzato per qualche istante “mi piace da
impazzire
litigare con te! È divertente e…
soddisfacente!” ora sorrise lei, furba “ma non
mi piacerà mai quanto piace a te”
“Su questo puoi scommetterci, Moran” e
l’aveva fissata per diversi istanti,
senza sorridere, rimanendo lì faccia a faccia con lei.
“ora andiamocene, il mio
limite di sopportazione l’ho già
superato”
“Eh?” l’aveva guardato confusa, mentre le
lasciava bruscamente la mano e si
voltava verso l’incrocio con il corridoio principale
“sei davvero pazzo, Black”
aveva riso, guardandolo mentre si allontanava in silenzio.
Continuò a fissargli
la schiena, con l’aria incuriosita, per diversi istanti,
prima di voltarsi e
dirigersi verso la Sala Comune, con un sorriso ebete stampato sulla
faccia.
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James Potter, il famoso Cercatore di Grifondoro, uno dei ragazzi
più ammirati
della scuola, se ne stava sdraiato a terra in Sala Comune, mentre la
sua testa
vaneggiava tra diversi pensieri in contemporanea. Il che lo
stupì, perché
credeva di poter fare un solo ragionamento serio alla volta, ma sapeva
bene che
in realtà, questo era dovuto al fatto che, uno dei due
argomenti, si infiltrava
in continuazione nell’altro. Il pensiero principale era
decisamente Kalie, la
sua migliore amica, continuava a ponderare sul suo strano
comportamento.
Sembrava che stesse evitando Sirius, il che gli dispiaceva certo, ma il
vero
problema era che sembrava che si stesse allontanando sempre di
più anche da
lui. Si chiedeva in continuazione, preoccupato, se lei non si fosse
stufata,
magari contagiata dalla Evans, del suo carattere un po’
troppo spensierato e
delle sue ‘innocenti’ marachelle. Il che lo portava
al secondo pensiero, sì
perché in contemporanea a quello –
o
forse c’era sempre stato, ma era meglio ignorare la cosa, per
la sua sanità
mentale – si aggiungeva la figura di Lily, che non
riusciva a togliersi
mente ogni volta in cui si ritrovava a non pensare a niente in
particolare. Lei
era lì al mattino, ed era lì quando stava per
incantare qualcosa, o prima di
cena. A sera, stanco, si imponeva di non pensarci, rendendosi conto che
dicendo
a se stesso ‘Non devi pensare
Lily
Evans’, effettivamente ci pensava comunque. Forse era quel
dolce profumo di
vaniglia che l’avvolgeva ogni volta che passava di fianco a
lui, o quando
smuoveva un po’ i capelli durante le lezioni, il lucido rosso
dei suoi capelli
riusciva sempre ad ipnotizzarlo. E fu quello che in quel momento vide
sopra la
sua testa, dei lunghi capelli che ricadevano davanti al viso inclinato
verso di
lui, facendogli credere che l’immagine davanti a lui fosse
solo un miraggio
dovuto ai pensieri – la folata di
vaniglia lo risvegliò improvvisamente, facendogli capire che
era davvero lei
davanti ai suoi occhi – finché
ovviamente la figura non parlò.
“E’ veramente uno strano posto dove mettersi a
riflettere, Potter! L’ho sempre
detto che sei strano forte” storse le labbra in quello che,
decisamente, non
era un sorriso ma una smorfia dubbiosa.
“E allora che sei venuta a parlare con me a fare?”
si era tirato su a sedere,
andandosi ad appoggiare al divano, ma rimanendo ancora a terra.
“Ne avrei fatto volentieri a meno,
credimi…” sospirò lei, mentre una
stretta al
cuore faceva capire a James che la cosa lo deludeva parecchio.
“Beh allora ne approfitto anche io per chiederti una
cosa” lui aveva abbozzato
ad un sorriso, che però Lily aveva deciso di non ricambiare.
“comincia tu,
visto che sei venuta a cercarmi”
“No no… la mia è una cosa
semplicissima, vai pure” aveva quindi smosso la mano,
incitandolo a parlare e sedendosi di fianco a lui –
non troppo, sia chiaro: non si da troppa confidenza al nemico
–
appoggiandosi al divano e abbracciando le gambe.
“Come vuoi” scrollò le spalle
“si tratta di Kalie…”
“Cos’è? Ti sei innamorato di
lei?” Lily aveva inarcato le sopracciglia,
dubbiosa “e perché vieni a chiedere consiglio a
me?”
“No, figurati, per me lei è come una sorella! Le
voglio un mondo di bene ma…”
scosse la testa, accennando ad un altro sorriso “te ne parlo
perché sei la sua
migliore amica… la conosci sicuramente bene. Anche se, mi
dispiace, la
conoscerò sempre meglio io di te”
sghignazzò, beccandosi un pugnetto sul
braccio.
“Allora? Di che si tratta?”
“Pensi che… si sia stufata di me? Ultimamente
è sfuggente, passa sempre meno
tempo in mia compagnia, insomma… so che tu cerchi di evitare
me e lei Sirius,
però… insomma, non riusciamo mai a stare insieme.
Scappa sempre via”
“Innanzitutto, credimi” lo fissò negli
occhi per enfatizzare il concetto “se
lei si stufasse di te ne sarei molto felice, perché vorrebbe
dire che ha
finalmente imparato qualcosa. E non guardarmi così, non le
ho mai consigliato
di starti lontano” aveva accennato ad un sorriso
“secondo poi, hai mai pensato
che sia dovuto al fatto che passi tutto il tuo tempo con Black? Per lei
è
difficile non litigare con lui e passare del tempo con te”
“Quindi è solo per Sirius? Dici che non le ho
fatto niente? Non si è stufata
della mia immaturità?”
“Non sono neanche sicura che si sia stufata
dell’immaturità di Sirius!” scosse
la testa, esasperata.
“Tu lo sapresti, no? Insomma… si sarebbe lamentata
con te se fossi diventato
troppo stupido!” le chiese serio, e lei sbuffò.
“Ascolta… non si stuferà mai di te! Sei
il suo migliore amico. Mi parla spesso
di te e di quanto la fai ridere, di quanto tu le stia vicino”
scrollò le spalle
“la maggior parte delle volte credo che sia per convincermi a
fare amicizia con
te, ma io lo so”
“Cosa?”
“So che le vuoi davvero bene” e aveva sorriso. E fu
la fine di tutto. Sì,
perché quel sorriso così rassicurante era per
lui, l’aveva visto. Non era per
Kalie, non era per qualche amico, non era divertito, non era ironico,
non era
cattivo o acido. Era per rassicurarlo. Era solo per lui. E cacchio se
Lily
Evans aveva un bel sorriso. Arrossì leggermente e, per
fortuna del ragazzo,
Lily immaginò che fosse per la frase che gli aveva detto.
“Già… le voglio bene davvero”
“E lei ne vuole a te, sciocco!” James
soffiò in un sorriso, ritrovando il
coraggio di tornare a guardarla in faccia.
“Sei una buona amica. Anche se non mi sopporti, rispetti i
suoi sentimenti”
aspettò qualche istante “grazie. Mi spiace che i
nostri rapporti siano così,
potremmo andare molto d’accordo se…”
“Se tu non fossi arrogante, presuntuoso, pieno di te, e se
non trattassi così
male Severus?” aveva continuato la sua frase, facendolo
scoppiare a ridere.
“Andiamo, Evans! Maltrattare Mocciosus è troppo
divertente, come si fa a
resistere?” lei aveva assottigliato lo sguardo e, lo sapeva
James, stava per
tirargli qualcosa ed andar via “non capisco come possiate
essere amici. Hai
visto come lui e gli altri trattano Mary?”
“A quello ci sto lavorando io… smettila di
trattarlo così male” l’aveva di nuovo
rimproverato.
“E’ inutile discuterne, non saremo mai
d’accordo su questo. Piuttosto…”
cambiò
prontamente argomento “di che volevi parlarmi? Ti sei
innamorata di me e ti
vuoi dichiarare?”
“Idiota, non succederà mai. Credimi. In
realtà…” un tuffo al cuore gli fece
capire che aveva paura che volesse chiedergli consigli amorosi su
Sirius o
Remus, ma si calmò alla frase successiva “si
tratta sempre di Kalie. Dopotutto
è il nostro unico argomento in comune, non trovi?”
“Già. Beh, dimmi tutto” la
guardò stupito “anche tu hai paura che ce
l’abbia
con te? Lo sai che ti vuole un bene dell’anima no? Sei la sua
migliore amica,
no?”
“E lei è la mia, ed è per questo che ho
deciso di fare questo enorme sforzo e
venire a parlare con te” aveva sorriso, ora ironica.
“Dai su, taglia corto Evans. Inizio ad essere stufo di
parlare con te”
“Voglio farle un regalo… so che è
presto, manca ancora un mese e mezzo a Natale.
Ma ho bisogno di organizzarmi, devo sapere se tu e gli altri siete con
me per
il regalo, perché diciamo che non è esattamente
economico”
“Ma certo” si sistemò meglio seduto, per
guardarla in faccia, ora attento e
curioso “se è un regalo che pensi che le possa
piacere, non ho problemi a
mettere la mia parte, anche se dovesse costare un po’
”
“Cos’è che Kalie desidera
incredibilmente, perché quella che ha simile non
può
usarla qui ad Hogwarts?”
“Una macchina fotografica a magia” rispose con
estrema facilità James, prima di
guardarla stupito “Una macchina fotografica a magia! Le vuoi
regalare quella,
ho capito!”
“Esatto!” annuì convinta “che
ne dici? chiedi anche ai tuoi amici se sei
d’accordo, almeno il costo sarà minore. Mary, Jane
ed altre ragazze hanno già
accettato”
“Ma certo! Io accetto più che volentieri! Senti,
tu sei Nata Babbana quindi
magari non sai quali sono le giuste prestazioni, verrò con
te a sceglierla” lei
lo guardò accigliata e dubbiosa quindi aggiunse
“dai, facciamo una tregua per
Kal! Solo fino a Natale, poi continueremo a non sopportarci.
È una promessa” le
aveva quindi sorriso e si erano stretti la mano. Dopo qualche altro
dettaglio,
Lily si era alzata e se n’era andata in Dormitorio, lasciando
James a
rimuginare su quanto era appena successo. Era contento della faccenda
di Kalie,
ma non altrettanto del fatto che, ormai ne era certo, gli piacesse Lily
Evans.
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Per Sirius era stato strano, non solo parlare così con lei,
ma anche litigare;
il fatto che gli desse così fastidio che lo ignorasse, che
già da giorni
cercasse di evitare ogni minimo contatto con lui l’aveva
mandato fuori di testa;
ma il pomeriggio del giorno prima aveva raggiunto il culmine: Moran
davvero non
poteva permettersi di non rivolgergli la parola. Sorrise per un istante
tra sé,
ripensando alla conversazione in biblioteca, e quella successiva. Lo
sapeva che
piaceva anche a lei litigare! Ripensandoci, c’era qualcosa di
insano in quella
constatazione, insomma… dove si trovano due persone a cui
piace darsi contro?
In un manicomio. Solo lì. Si ritrovò di nuovo a
farsi quella domanda che aveva
cacciato via tante volte dalla mente nelle ultime ventiquattro ore, e
ogni
volta tornava per farlo riflettere: l’aveva capito subito
dallo sguardo di
Kalie che anche lei non poteva farne a meno, e allora perché
voleva sentirlo
dire proprio dalle sue labbra? Insicurezza? Aveva paura di essere
l’unico
pazzo? No non lo era… anche perché, di fianco a
lui, aveva altri tre ragazzi,
pazzi quanto lui.
“… -blioteca?” e li aveva anche
dimenticati, perso com’era nei suoi pensieri,
la voce di James l’aveva risvegliato improvvisamente,
rendendolo partecipe del
fatto che Remus li aveva abbandonati per qualche lezione. Aveva
sobbalzato
all’ultima parola dell’amico, l’unica che
avesse davvero sentito, ed era
arrossito, temendo che l’amico avesse imparato la
Legilimanzia a sua insaputa.
“Eh? Che cosa?”
“Sir, ma che hai oggi? Non è che stai male? In
genere quando parliamo del
‘Piccolo-problema-peloso’ di Remus ti illumini e
inizi a fare congetture…”
“Scusa ero solo distratto” lo interruppe lui
“che dicevate?”
“Credo di aver avuto un’idea!” James e
Sirius guardarono stupefatti la figura
minuta di Peter, a bocca spalancata: era stato davvero lui a parlare?
“Di che si tratta, Pete? Non tenerci sulle spine”
“Beh… in realtà è una cosa
stupida, magari potrebbe anche non andare bene. Mi è
venuta in mente oggi a lezione e… James dove vai?”
cercò di chiamarlo Minus,
mentre lui già si allontanava verso il gruppetto di quattro
ragazze poco più
avanti di loro.
“Niente da fare… è andato, Pete. Ne
riparliamo poi ok, raggiungiamolo” aveva
semplificato Sirius, aumentando il passo per raggiungere il suo
migliore amico
che era saltato al collo di Kalie, abbracciandola da dietro.
“Kal! Quanto tempo!” le schioccò quindi
un sonoro bacio sulla guancia.
“Ma che dici? l’hai vista stamattina a
colazione…” aveva commentato Sirius,
mentre osservava Kalie girarsi e ricambiare l’abbraccio di
James.
“No no, James ha ragione! È un sacco, non
è vero?” Kalie rise, mentre Lily
scosse la testa: come aveva fatto a pensare, quel tonto, che lei ce
l’avesse
con lui?
“Sì, sì! Un sacco davvero!”
“Questi due sono fuori di testa, andiamocene Pete”
concluse Sirius, irritato
per un motivo non meglio precisato, prima di venire bloccato dalla mano
di
James che teneva il braccio libero intorno alle spalle di Kalie
“che c’è,
James?” sbuffò, ancora più seccato.
“Aspetta, volevo solo salutare Kalie. Andiamo, dobbiamo
finire il discorso di
poco prima” e gli fece l’occhiolino, prima di
sorridere a Lily, per non
insospettire nessuno e farle credere che si trattasse della faccenda
del
regalo.
“Va bene, sbrigati” Sirius aveva poi fissato Kalie
per qualche istante, in
preda a qualche istinto crudele “beh, Moran. Cosa sono questi
codini oggi? ti
fanno sembrare ancora più stupida” nella sua
affermazione c’era però un forte
tono di cattiveria, più che di sfida.
“Meglio che sembrare stupidi con qualsiasi tipo di
capigliatura si porti, come
te, Black” e gli fece la linguaccia prima di voltarsi e
prendere a braccetto
Lily, allontanandosi con loro per il corridoio, dalla parte opposta a
quella in
cui si dirigevano tre dei quattro futuri Malandrini.
“Che fine ha fatto il piano: ‘Smettiamo di litigare
con la nemesi’?” chiese
Lily, divertita.
“Mh… Black è troppo irritante. Ho
deciso di non auto mutilarmi e continuare a
litigare con lui” e si era voltata a sorridergli,
l’aveva visto quel sorriso
Sirius, prima di scomparire dietro una linguaccia che
ricambiò anche lui, girando
l’angolo verso la biblioteca.
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Remus Lupin girovagava per i corridoi della scuola alla ricerca di
un’aula
vuota in cui poter mangiare in estrema tranquillità i suo
cioccolatini; aveva
una scorta di dolciumi per almeno due settimane, per una persona
normale per lo
meno, eppure lui aveva intenzione di mangiarseli tutti da solo e in
quell’arco
di ora libera che ancora si ritrovava. Beh, tutti conoscono le
proprietà
magiche del cioccolato, se inoltre ci aggiungiamo anche la
golosità di una
persona, allora potremmo anche ritrovarci un obeso. C’era da
dire che lui però,
era tutt’altro che grassottello, anzi! Era decisamente troppo
magro. Tutti lo
notavano mangiare un sacco di carne, una quantità
spropositata di cioccolata – tanto
che lui e Kalie a volte facevano a
gara per chi mangiava di più – e
contemporaneamente si chiedevano come
facesse ad essere così tanto magro.
Lui lo sapeva bene qual era il motivo: erano le sue giornate con le
lune
storte, le nottate passate insonni, le nottate in cui non mangiava
perché la
voglia di carne era più forte di lui, le sue giornate in cui
si metteva a
correre con la zampa sbagliata. Erano quelle a renderlo decisamente
troppo
magro. Una voce lo richiamò dai pensieri, a dire il vero
anche troppo
deprimenti, infondendogli immediatamente una sensazione persistente di
allegria: quella ragazzina doveva avere qualcosa di magico, non poteva
essere
altrimenti. E non si parlava di Incantesimi o Trasfigurazione, qui si
parlava
di quella magia che faceva star bene il cuore della gente.
“Ciao Jane” gli sorrise lui, non appena si
voltò a guardarla, trovando l’espressione
che lei aveva perennemente dipinta sul volto.
“Heilà, ReMì!”
“Non chiamarmi così, mi fai sentire una nota
musicale” ma aveva riso, lei lo
sapeva che lo faceva ridere a prescindere da quanto gli piacesse quel
soprannome.
“Va bene… la prossima volta cercherò di
ricordarmene” Jane scrollò le spalle,
tranquilla, ma entrambi sapevano l’avrebbe chiamato di nuovo
così “che fai?
Dove te ne vai? Che c’è in quel
sacchetto?” l’ultima domanda l’aveva
posta
sbattendo un paio di volte le ciglia, già pronta ad
arruffianarselo.
“Stavo andando a mangiare un po’ di
cioccolatini…” e indicò il sacchetto
“sono
qui per l’appunto”
“Ah sì? Mi sembrava di annusare qualcosa di
buono” aveva sbattuto un altro paio
di volte le ciglia. No, quella ragazzina era decisamente irresistibile.
“Vuoi venire a mangiarli con me?”
“Nooon potrei mai toglierti i cioccolatini, Rem!”
con l’aria di chi invece
aveva proprio voglia di mangiarseli tutti.
“Non vuoi aiutarmi a mangiarli?” aveva riso lui,
divertito.
“Beh, se la metti così… farò
questo enorme sacrificio” lo prese quindi a
braccetto “e li mangerò insieme a te. Se poi
divento grassa mi paghi la liSoPuzione”
“La che?!”
“La lisopuzione! Me l’ha detta l’altro
giorno Lily! È una cosa babbana… serve a
togliere il grasso. L’hanno inventata da poco, a quanto
pare”
“Bah… se le inventano di tutti i colori. Ma stai
tranquilla, non credo che
ingrasserai mai”
“Grazie Rem!” sorrise felice lei, andando ad
infilarsi dentro ad un’aula,
seguita dal mannaro. Si andarono entrambi a sedere sui banchi, ma Jane
se ne
accorse subito: lui cercava di mantenere una certa distanza.
“hai paura che ti
morda?” aveva chiesto, ironica. Lei non lo poteva sapere, ma
la verità era
diversa: aveva paura che, prima o poi, l’avrebbe morsa lui.
In un modo o in un
altro, sì perché quella tredicenne
così carina, così dolce, così pura,
riusciva
a fargli sempre nascere il sorriso sulle labbra, anche se lui non lo
meritava.
Cavoli se non lo meritava. Lui non meritava neanche di stare
lì, così vicino a
lei.
“No, è che puzzi, non voglio starti troppo
vicino” ma spostò la sedia nella sua
direzione, cosa che parve soddisfare la piccola grifondoro. Si sentiva
ancora
scemo per cose come l’amore, o le storielle adolescenziali,
ma sapeva che
starle vicino lo faceva stare bene, non gli importavano cose frivole o
altro,
era solo stare in compagnia.
“Puzzerai tu magari, io emano un gradevole profumo
di…”
“Lavanda” aveva concluso lui, indovinando alla
perfezione l’odore della
ragazza.
“Come fai a…?”
“Ho un ottimo olfatto, te l’assicuro” e
le sorrise.
“Sì, hai azzeccato alla grande. Adoro questa
fragranza: ho lo shampoo, il
bagnoschiuma, il profumo, la crema per il corpo e…”
“Ho capito, tranquilla” rise lui, divertito
“è davvero un ottimo odore” le
prese una ciocca dei lunghi capelli castani, godendosi quella folata di
lavanda
che gli arrivò alle narici. Lei non si scompose
più di tanto, ancora ingenua
per pensare che ci potesse essere altro in quel gesto, cosa che in
effetti non
c’era. Remus non l’avrebbe mai fatto.
“Bene, ora mangiamo questi cioccolatini?!”
esclamò lei, eccitata, prima di
fissare per qualche istante Remus ed afferrare uno dei dolcetti appena
tirati
fuori dal mannaro.
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Erano ormai due ore che Kalie se ne stava sdraiata sul letto a fissare
il
baldacchino del letto: non riusciva proprio a prendere sonno. Forse
erano i
troppi pensieri che aveva ultimamente, insomma, la storia con Sirius
era
sistemata, ma c’erano diverse cose che le davano fin troppi
pensieri per quanti
ne potesse contenere la sua mente. James era strano: sembrava perso
ultimamente, ogni volta che si ritrovavano a parlare, quelle rare
volte, e
sembrava sempre che stesse per dirle qualcosa di importante. Doveva per
forza
riuscire a parlare con lui da sola, senza che ci fosse in mezzo quello
stupido
di Black, Remus o Peter. Stufa di non riuscire a dormire, si
alzò dal letto,
raccattando il libro sul comodino pronta a dirigersi in Sala Comune
direttamente in pigiama, dopotutto chi ci poteva essere a
quell’ora? Scese le
scale pronta a mettersi di fianco al camino a terra, come al suo
solito, per
leggere con tranquillità. Si sedette godendosi il piacevole
tepore del fuoco,
riaprendo il libro da dove l’aveva lasciato un paio
d’ore prima.
“Non ti guardi mai intorno per vedere se
c’è qualcuno?” no. Decisamente non
l’aveva fatto. Alzò gli occhi ed
incontrò la figura di Sirius Black sdraiata
sul divano, un braccio dietro la schiena e le gambe piegate.
Arrossì.
“Guarda che ti avevo visto” aveva scrollato le
spalle, cercando di dissimulare
tranquillità. “volevo far finta che non ci
fossi”
“Certo, come no” aveva sbuffato una risata, mentre
si alzava dal divano,
facendola sospirare di sollievo, contenta del fatto che se ne stesse
già
andando – anche se una punta di delusione
c’era, ma minuscola davvero – “raccontale
meglio le bugie, Moran”
“Non è colpa mia se sono una tipa
sincera”
“Se sei troppo tonta, vorrai dire”
“Tonto lo sarai tu, e poi… ehi, pensavo stessi
andando via!” esclamò, quando lo
vide avvicinarsi al caminetto e sedersi di fianco a lei.
“E per quale motivo?” aveva riso lui, ironico,
andando ad allungare il collo
verso il libro. “che leggi?”
“Beh, ti eri alzato… che sei venuto a fare qui?
Comunque… Orgoglio e
Pregiudizio. Un libro che mi ha prestato Lily”
sentì una specie di scossa
quando lui si avvicinò ancora di più, per
sbirciare qualche parola, andando a
toccare con il petto la sua spalla.
“Sembra noioso. Bah, roba babbana”
scrollò le spalle lui, allontanandosi di
poco, mantenendo il contatto ora spalla contro spalla.
“No, invece è molto intrigante, anche se credo che
a te, in quanto ragazzo e
mago, non interessi granché”
“Di che parla?”
“Beh… a dir la verità devo ancora
capirlo” era scoppiata a ridere. “credo che
sia una storia d’amore, ma quelli che dovrebbero essere i
protagonisti al
momento non sembrano andare d’accordo. Lui l’ha
denigrata, e allora lei ostenta
una certa ostilità nei suoi confronti, credendolo solo uno
sbruffone. O cose
simili…”
“Mh… hai ragione non mi interessa affatto una cosa
del genere” si era quindi
allontanato e lei, con un’altra punta di delusione – stavolta più grande, tanto
che non la poteva proprio ignorare – e
aveva pensato che se ne stesse andando. Si sbagliava di grosso: si era
semplicemente sporto verso di lei, quanto bastava per guardarla in
faccia e
chiudere il libro “su, è una noia, smettila di
leggere”
“Si suppone che dovrebbe aiutarmi a prendere sonno,
Black” aveva inarcato un
sopracciglio, ironica “se mi metto a litigare con te, finisce
che passo la
notte insonne”
“E chi te l’ha detto che voglio
litigare?” il sorriso irritante di poco prima
era svanito dal volto di Sirius, che continuava a fissarla e sembrava
non
volersi smuovere da lì.
“Eh?” l’aveva guardato lei, stupita,
prima di sentirlo sbuffare.
“Tranquilla, Moran. Non ti bacerò mai” e
si era spostato, per tornare di fianco
a lei.
“Baciarmi?! Ma stai fuori? Come ti è venuta in
mente questa idea?” l’aveva
guardato di sottecchi, senza arrossire minimamente: non aveva mai visto
Sirius
come un possibile ragazzo dopotutto
“non
costringermi ad ignorarti di nuovo, capito? Non voglio scherzi. Ho
tutt’altri
che te nella testa”
“Si tratta di James?” era tornato di nuovo serio, e
lei era rimasta ancora più
sconvolta.
“James? Parliamo dello stesso James? Il mio migliore amico?
Il tuo migliore
amico? Quello che conosco da una vita? Quello che potrebbe essere mio
fratello?
Ma stai dando i numeri, Black? Forse è meglio se vai a
dormire” aveva annuito,
convinta.
“Non mi sembra così impossibile come
idea” aveva scrollato le spalle, cercando
di dissimulare indifferenza “avete molta confidenza e andate
d’accordo”
“Non basta questo, a due persone, per stare
insieme” affermò, guardandolo male.
“E cosa serve per stare insieme?”
“Beh, tutto nasce da una certa attrazione immagino”
Kalie aveva posato il libro
a terra, tanto era inutile: non le avrebbe mai permesso di continuare a
leggerlo,
lo vedeva dallo sguardo che aveva mentre la fissava, ora che si era
spostato,
sempre di fianco a lei, ma nel verso contrario al suo, per guardarla in
faccia.
“Poi?”
“Ci si deve piacere, come persone, ma non solo fisicamente.
Anche come tipo di
carattere. Affinità psicologica diciamo” si
sentiva un po’ in imbarazzo a dirla
tutta: non pensava avrebbe mai fatto un simile discorso con Sirius, tra
l’altro
lui pensava davvero che potesse piacerle James?
“Si deve andare d’accordo. Giusto?” aveva
chiesto lui, inarcando le
sopracciglia.
“Beh, non necessariamente”
“No?”
“No, i miei discutono da una vita, ma si amano come il primo
giorno. Credo che
l’importante sia che non si litighi mai per motivi seri, o
che ci sia del
rancore dietro” scrollò le spalle.
“Serve altro?” Sirius poi si era sporto, andandosi
ad inclinare lateralmente,
posando una mano a terra, al di là delle gambe distese di
Kalie.
“Non credo…. Cioè. Ad un certo punto il
resto arriva da sé, no? Dopo un po’ che
ci si conosce, ci si innamora. Se non succede vuol dire che non
è la persona
giusta”
“E pensi che con James non possa andare perché
ancora non vi siete innamorati?”
“No, non dico questo. Siamo ancora piccoli per cose come
l’amore. Un ragazzo o
una ragazza ti può piacere, l’amore arriva poi. Mi
sento ancora troppo… scema”
ed era arrossita “insomma, è presto, no? E a parte
questo, James lo vedrò
sempre come un amico”
“Noi litighiamo mai sul serio, Moran?” che razza di
domanda era? In mezzo a
quel discorso poi!
“Immagino di no, sennò non staremmo parlando ora.
Ma che c’entra, ora?”
“Ma noi siamo incompatibili, vero?” la
ignorò, continuando a fissarla negli
occhi.
“Lo spero proprio, se dovessimo metterci insieme, prima o poi
l’uno ucciderà
l’altro” era scoppiata a ridere, più che
altro per sciogliere l’imbarazzo che
le era salito al volto. “e poi non mi piaci, Black. E non mi
piacerai mai, puoi
stare tranquillo” gli aveva sorriso, prima di osservarlo
mentre si alzava e si
dirigeva verso le scale. “buonanotte!”
“Hai…”
“Cosa?”
“Un buon odore…”
“Grazie, è bergamotto. Mi piace un sacco come
profumo, lo uso da sempre”
“Mi ha un po’ mandato in palla in cervello, quindi
me ne vado a dormire!”
rispose, tra l’acido e il brusco. Forse per nascondere
l’imbarazzo.
“Ehi, ma non avevi detto che era buono?”
“Sì… beh, buonanotte, Moran”
le fece un cenno con la mano, prima di cominciare
a salire le scale.
“Buonanotte, Black” l’aveva osservato
fino all’ingresso nel dormitorio, prima
di lanciare uno sguardo al libro e riprenderlo tra le mani: se era
possibile,
ora si sentiva ancora più sveglia di prima. Era stato
decisamente strano fare
quel discorso con lui, tanto che era andato ‘in
palla’ il cervello anche a lei.
Non aveva capito se il profumo gli piacesse o meno, ma a quel punto non
importava, o forse sì? Che stupidaggini. Quel discorso era
del tutto ridicolo,
non sapeva neanche come era cominciato. Una strana sensazione, verso la
bocca
dello stomaco, calda e formicolante, l’aveva avvolta,
facendole tornare
l’imbarazzo di poco prima. Forse era dovuto al fatto che, per
quante ragazze
gli potessero andare dietro, lei era quella più vicina a
Sirius, quella che
poteva stare a pochi centimetri dal suo viso e parlare con lui, senza
lanciare
gridolini isterici o cercare di portarselo a letto. Dopo diversi
istanti si
accorse di aver letto la stessa frase almeno sei volte, chiuse
nuovamente il
libro e, irritata, si diresse verso il dormitorio femminile. Quella
storia era
davvero ridicola.
*-.__.-*
Salve a tutti ^.^
eccomi di nuovo
qui con il capitolo appena sfornato *_* spero lo apprezzerete,
a me è piaciuto parecchio scriverlo! Ho voluto descrivere
come James impazzisse
letteralmente per Lily, magari vedendola nella parte dolce che a lui
non mostra
mai.
fatemi sapere
cosa ne pensate e volevo ringraziare voi che lo leggete, dovrete
avere un po’ di pazienza perché a quanto ho capito
sarà una storia molto lunga
u.u (che poi è nella mia testa, c’è
poco da capire ahahaha)
un bacio a
tutti ^.^
Kalie
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