Si, è solo una ragazzina. La MIA ragazzina.

di Lovely_Giady_96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Conoscenze ***
Capitolo 2: *** 2. Si bimba...Niente male però ***
Capitolo 3: *** Era voglia? Voglia di lui?! ***
Capitolo 4: *** 4. Lo ammetto. Un pò mi piace.. ***
Capitolo 5: *** 5. Daniele o Matteo? ***
Capitolo 6: *** 6. Per ora la volevo, era quello che contava. ***
Capitolo 7: *** 7. Lacrime facili, NON ragazza facile ***
Capitolo 8: *** 8. Stupida. ***
Capitolo 9: *** 9. Grazie Daniele. ***



Capitolo 1
*** 1. Conoscenze ***


Siate clementi, non sono una scrittrice...e si vede direiXD Recensite però.. grazie (:

 

Driiiiiiiiiiiiiiiin

- Alleluia – dissi sollevato a Marco – cazzo – aggiunsi poi, quando mi accorsi che la Leonardi si avvicinava al mio banco, senza nessun segno di voler cambiare direzione.

- Lamberti, si dico a te, allora, innanzitutto non voglio più sentire commenti o parole simili a quelli che ho sentito in quest’ aula oggi, perché sai.. Non sono sorda, non ancora almeno. – sorrise maligna, per poi continuare – Inoltre  siamo a maggio, e se i tuoi voti non migliorano, cosa molto probabile ora come ora, sarò, anzi saremo costretti a bocciarti, date le tue continue insufficienze gravi in parecchie materie. Vale a dire i tuoi continui 3! Pensaci, e cerca di cominciare a impegnarti dalla prossima settimana nel compito – sbottò furiosa, oh ma sta qua è pazza. I miei continui tre?! Ma se è lei che non è manco capace di capire la mia scrittura, rincoglionita di una. Arrivato a casa però, scoprii che una lettera indirizzata ai miei mi aveva preceduto, e loro già sapevano tutto.

- Cazzo – dissi senza nemmeno accorgermene             

- Non voglio più sentire queste parole Matteo! E cominciando da matematica ti impegnerai per migliorare i tuoi voti, se vieni bocciato, niente amici, calcio, videogiochi e nient’ altro per tutta l’estate! – Madonna ma son tutti schizzati sti vecchi...

- Ma vaffanculo pà! Ho 16 anni e di certo non mi metto a fare come quelli sfigati che stanno tutto il pomeriggio a studiare, porca di quella..- per fortuna mi fermai in tempo, vidi di sfuggita gli occhi di mio padre, era incazzato nero.

- Tranquillo, non rimarrai in casa. Non la tua almeno. Abbiamo trovato una persona che ti aiuterà con lo studio – e mi porse un’ indirizzo, glielo strappai di mano e corsi in camera, bastardi.

 

 

Driiiiiiiiiiiiiiiiiin

- Eddai Eva -  fece la faccia da cucciolo – che ti costa -

- No Ludovica te l’ ho detto, non mi piace – Ero offesa. Mi girai e mi avviai alle macchinette.

- Ehi Eva – Che bello fu sentire quella voce, mi voltai verso di lui, felice.

- Ciaoo – lo abbracciai – come mai quaggiù? Hanno finito le ciambelle? – scherzai

- Ahah nono, ma volevo stare un po’ con la mia ragazza preferita – Mi disse dolcemente prima di baciarmi, poi riprese a parlare – e… Volevo sapere se sto pome  sei libera – sorrise malizioso, che bello.

- Certo! Che idea hai?

- Boh ci penso e poi ti faccio sapere – concluse prima di addentare una ciambella, forse avevo ragione, di sopra erano finite.

Dopo le ultime due ore mi avviai verso casa. Ero felice di me stessa, non avevo ceduto a Ludovica. Poi sentii vibrare il cellulare, era lei. Ahah aveva ceduto lei.

Arrivata a casa il cordless annunciava un messaggio.

“ Ciao, ho visto che cerchi ragazzi per dare ripetizioni, mio figlio è molto interessato, se puoi chiamarmi il prima possibile così ci accordiamo ti sarei molto grata, grazie! “ Evvaiii, forse avrei sul serio accumulato tanti soldi per prendere il motorino, mi sarebbe proprio servito quest’estate. Yeah. Schiacciai il verde e mi misi in ascolto.

- Pronto? – era la stessa voce del messaggio.

- Ciao! Sono Eva, per le ripetizioni..

- Ciao, grazie al cielo ci sei tu, allora.. Mio figlio è insufficiente in varie materie, frequenta la terza, vorrei cominciare da matematica –

- Aaah ok, io vado ancora in prima ma in matematica vado bene –

Poi diedi il mio indirizzo e mi accordai per la cifra, cavolo offrivano parecchio.

 

 

Sentii suonare alla porta, mi avviai e la spalancai, con un sorriso sulle labbra, anche se, quando vidi chi c’era sul vialetto di casa mia, mi venne da richiudergliela in faccia, Lamberti. Era il nemico giurato di Daniele, il mio ragazzo. Era famoso nella scuola per esser stato con più troie, una dopo l’altra. Non mi meravigliai se ancora prima di guardarmi il viso stesse fissando i “bottoni” della mia camicetta rosa perlata. Alzai un sopracciglio e, solo per cortesia, lo invitai ad entrare. Vidi un sorriso, illuminarsi quando finalmente alzò gli occhi.

- Ciao eh! – Dissi in modo scortese.               

- Ciao.. Eva giusto? –

- Si Lamberti, si – Dai, ero professionale, non dovevo cadere in certe trappole, anche se lui e Daniele non si sopportavano, per via di non so cosa, non era d’ obbligo che non potessi fargli ripetizioni, no?! – Allora, cominciamo? –

- Certo – disse lui, compiaciuto, facendomi una radiografia da capo a piedi.

Il pomeriggio, senza accorgermene passò velocemente, eravamo sulla prima parte del programma, le cose elementari, sembrava abbastanza sveglio. Poi mi suonò il telefono, lo presi, era Daniele, risposi imbarazzata.

- Pronto? -

- Ciao Eva, allora? Che facciamo? – Disse lui senza particolari idee nella voce

- Ehm.. scusami però i miei piani per il pomeriggio sono cambiati, sto facendo ripetizioni a un ragazzo..-

- Aah. Ok. Chi è?- Chiese curioso, un po’ scocciato, io intanto mi voltai verso Lamberti, che fissava le mie gambe, che maniaco.

- Ehm.. Uno di terza….media – dissi deglutendo forte, odiavo mentirgli

- Ah, che sfigato – Disse sogghignando

- Aaah sisi, parecchio, i pantaloni gli arrivano a coprire l’ombelico – dissi ridendo come una scema: un po’ perché volevo fargli pensare che lo prendevo in giro, e un po’ perché la realtà era l’esatto contrario della mia descrizione.

- Ahaha piccola, quanto mi fai ridere, passo da te alle 8? Andiamo a cena? –

- Ok Dani, a dopo ciao – dissi con poco entusiasmo.

 

 

- Chi è che ha i pantaloni sopra l’ombelico scusami?! – le dissi con fare da finto offeso, mentre cercavo con tutte le forze di fissare i suoi occhi blu invece che la sua, stupenda camicetta. Non ce la feci, lei non mi rispose, ma quando vide dove la stavo fissando mi urlò incazzata.

- L’hai finita di guardarmi come se fossi una bistecca al sangue? – Era proprio bella incazzata, oh Matteo ma a che cazzo pensi? E’ solo una ragazzina…Con delle curve veramente meravigliose, ma solo una ragazzina.

- Scusa – dissi sincero, guardandola negli occhi – Chi è il tuo Daniele? – dissi patetico, più che potevo. Lei alzò gli occhi al cielo.

- Monferrato, sì lui, ma non ti azzardare, ripeto non ti azzardare a parlare con lui di queste ripetizioni. – mi annunciò fissandomi, incredula del tono che aveva mantenuto per tutta la frase.

- Altrimenti che mi fai, tesorino? – La presi in giro, senza aspettarmi minimamente lo schiaffo che prese in pieno la mia povera guancia. Uuuh, è ribelle la ragazzina. Le sorrisi, e senza parlare raccolsi le mie cose e mi avviai alla porta, una volta sulla soglia le urlai:

- A domani – sorrisi, ripensando al suo bel corpo, togliendomelo subito dalla mente, però. Non potevo, era solo una ragazzina.

 

RECENSITEEE!Grazie mille..xD

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Capitolo 2
*** 2. Si bimba...Niente male però ***


Cavolo, devo pensare che la mia storia fa proprio schifo, dato le ZERO recensionixD Vabbeeeh spero di avere più successo con questo capitolo, il bello arriverà, lo prometto, ma se nessuno mi aiuta (recensisce) non so se la continuerò, perché non è per nulla gratificante. Buona letturaaaa!xD

Si sentì bussare alla porta, con poca leggerezza. Era Marta, la bidella, che….che chiedeva di me. Mi alzai dalla sedia così scomoda che mi stiracchiai facendo un piccolo gemito, così mi sveltii per uscire dalla classe e vedere il motivo per cui ero stata chiamata.

- Spero sia importante, Lamberti – dissi già stufa di lui, ancora prima che potesse aprir bocca.

- Beh..Si Eva – Disse fissandomi negli occhi, wow, strano – Dopo ho il compito d’inglese, e ho bisogno del tuo aiuto, ho saputo che hai l’ otto abbondante-

- Si ma… Ehi, perché dovrei aiutarti?! – sorrisi sfidandolo

- Mmmh… Perché io e te abbiamo un segretuccio no? – mi sussurrò quasi, avvicinandosi a me, pericolosamente, sentivo il suo respiro, che sapeva unicamente di fumo, sulle mie labbra. Poi, oh cazzo, c’era Daniele, stava per salire le scale, non ci avrebbe visti, ma si girò di colpo verso di noi, il viso cominciò a mostrare impazienza, mentre si muoveva a grandi passi verso di noi.

- Che succede qui?! – Disse incazzato al massimo, come mai lo avevo visto, tranne proprio parlando con Lamberti, due mesi prima circa. Mise una mano sulla spalla di Lamberti portandolo direttamente di fronte a se stesso, per ricevere una risposta.

- Ah..Nulla nulla.. – Gli rispose lui fissandomi, interrogativamente – Giusto Eva?! Dopo hai inglese no?! – disse riferendosi al suo compito.

- Si! Esatto. – Risposi prontamente, poi mi avvicinai a Daniele, lo baciai, salutai entrambi, pregando con lo sguardo Lamberti di fare il bravo e tacere. E rientrai in classe. La campanella suonò. Dopo circa un quarto d’ora di storia noiosa, chiesi di poter uscire al bagno, ma quel coglione di Bertusi non mi lasciò. Pensai a come fare, ma non mi vennero idee, quando suonò la campanella dell’ intervallo, andai in cerca di Lamberti, ma il primo a trovarmi fu Daniele. Che senza dirmi una parola mi portò al bagno maschile, una volta chiusi a chiave, mi avvicinai per baciarlo, ma mi diede una spinta e mi addossai alle piastrelle azzurre, ghiacciate. Che male.

- Ti sembra questo il modo ah? Sai che lo odio, sai che non lo sopporto, e tu gli fai ripetizioni??! – mi urlò il mio ragazzo, sentivo gli occhi umidi, deficiente di un Lamberti. Ricacciai le lacrime dentro, e gli risposi relativamente calma.

- No, ok hai ragione, però caspita, ho bisogno di quei soldi, e quello è l’unico modo. Dai, Dani – Dissi facendo gli occhi dolci avvicinandomi per calmarlo, mi diede un bacio sulla guancia, e mi sorrise, non resisteva.

- Okok Eva però, giurami, che non lo guardi nemmeno, che non ti interessa, e che non lo baceresti neanche morta – Sorrisi, e lo baciai a lungo, che dolce.. circa.

- Adesso vado ok? Devo trovare.. – Finì al posto mio la frase

- Quello sfigato… ah?-

- Mmh – Annuii, e cercai di uscire dalla porta del bagno cui ero intrappolata.

- Porca puttana Eva! Stagli lontana! – Sbottò lui, prima di lasciarmi passare.

E che cavolo! Non era mio padre, potevo fare quello che volevo. Quando me lo trovai di fronte, in effetti, feci quello che volevo, per la seconda volta gli tirai uno schiaffo.

- Complimenti – Gli urlai – Sei riuscito a farti odiare ancora di più da Daniele, e guarda un po’, anche da me!-

- Non sei venuta, dovevi aiutarmi in inglese stronza! – Dissi apparentemente tranquillo.

- Ah beh scusa se non mi hanno fatta uscire, sai?! E comunque potevi risparmiarti di dire delle ripetizioni, cretino! – sorrise, e si riavvicinò a me, indietreggiai ma mi trovai con la schiena appoggiata al muro, misi una mano in avanti, ma non lo fermò. La sua bocca era a meno di cinque centimetri dalla mia, stava fissando il mio gilet, con desiderio evidente. Presi coraggio, lo spinsi con forza e mi allontanai da quell’ angolo nascosto, lui mi prese un braccio, e mi disse, turbato.

- Sei proprio un ragazzina! – e mi lasciò andare salendo le scale per tornarsene nel suo piano.

 

Mentre mi allontanai, pensai, si una ragazzina. Però quel gilet, evidenziava ancora di più quel ben di dio. Ma anche il suo culetto non scherza, puttana! Basta. Non dovevo più pensare a quella bimba, si quella bimba. Cercai di concentrarmi sull’ora di educazione fisica, non feci nemmeno un goal, mi immaginai cose spropositate su Eva. Cazzo finiscila! Ok, ce la potevo fare. Basta pensare.

- Ehi – dissi in un modo da finto felice

- Ehi – ripeté lei a stesso modo, senza nemmeno guardarmi, era bella anche quando faceva l’indifferente.

- Pomeriggio, ripetizioni? –

- Direi di si, la Leonardi mi ha detto dei tuoi…3 – disse guardandomi finalmente negli occhi, in modo ridicolo, che stronza.

- Bene, quindi matematica? – Chiesi guardando le sue unghie color sangue

- No guarda, meccanica. Deficiente – Disse allontanandosi, verso la porta, dove Daniele la aspettava voltato verso il parco.

- Ok, a dopo allora, Eva! – Quando Daniele collegò la frase alla realtà, mi fissò, con odio, le mie urla erano servite a qualcosa, mi diressi veloce in fondo alle scale passandogli davanti. Come mi aspettavo mi segui per qualche gradino, poi mi superò e mi bloccò con un pugno rivolto al mio petto.

- Senti, sfigato che non sei altro, stalle lontano, lei sta con me. Non hai nessuna possibilità, anche se vorresti. Ok? Quindi tanto vale che vieni segato, così almeno non rompi il cazzo a me e alla mia ragazza. – Mi disse tutto d’un fiato.

- Senti bello, non usare certi aggettivi con me. E comunque nessuno mi dice quello che devo fare, sai tesorino? Faresti meglio a non tirartela tanto, perché sai quanto me, che se voglio.. – Venimmo interrotti però da Eva, che mi guardava di un male, prese per un braccio il suo Dani e si allontanarono, guardai  di nuovo quella mini gonna sventolare a quel vento leggero, niente male davvero. Misi le mani in tasca e mi allontanai verso casa.

RECENSITE! Daidai.. Non ci vuole nulla! Baci

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Capitolo 3
*** Era voglia? Voglia di lui?! ***


Ciaoooo! E rieccoci qui al mio terzo capitoloxD Bene, ora devo ringraziare chi ha recensio l'ultimo capitolo (zia_addy , elly04 & the Moon) GRAZIE MILLE!! MI avete fatto venir voglia di aggiornare prestoxDxD Ringrazio anche tutti coloro che la hanno letta, o che la hanno messa tra le preferite, le ricordate, o le seguite! Se voi siete scrittori su questo sito credo mi capiate no?!Nel senso che è MOLTO gratificante che qualcuno commenti i tuoi scritti, vabbeh ora vi siete annoiati abbastanza direi, quindi....Buona lettura! ^^

 

- Ooooh ma ci sei?! – ripetei bussando ancora, per minimo la quarta volta suonai il campanello, è viva o che?! Da dentro si sentì qualcuno che scendeva le scale, alleluia.

- Si! Ci sono Lamberti, eccomi – disse come se stesse parlando ad un bimbo. Quando aprì vidi due cose, una magnificamente bella ed eccitante, l’altra, l’avrei voluta non vedere, o poterla buttare nel cesso e tirare l’acqua. Ma dato che ero furbo, fissai gli occhi solo su quella bella, ricevendo un bel pugno in faccia poi da quella brutta. Aprì la porta Eva, era stupenda…mente figa. I capelli di solito ordinati erano tutti arruffati, e il cerchietto che teneva sulla chioma bionda era sulla nuca, il ciuffo e molti altri capelli all’esterno. Era in canottiera, bianca, faceva intravedere, anzi vedere chiaramente i disegnini provocanti sul suo bel reggiseno. Il suo bel davanzale era molto evidente, visto in quel modo, la gonna, prima elegantemente legata ai fianchi con una cintura, ora stava lì, senza le calze color pelle, e senza scarpe che la accompagnassero. Di certo, se Daniele non si fosse accorto che me la mangiavo con gli occhi, le sarei saltato addosso, ma prima mi arrivò un bel pugno sul naso, un male atroce.

- Porca puttana! Figlio di.. – Eva mi prese per il braccio e mi fece entrare, andando a prendere del ghiaccio, per fermare il sangue che sgorgava, intanto Daniele mi fissava, con le mani in tasca.

- Lamberti. Te lo ripeto per l’ultima volta: sta lontano da Eva. – Disse con fare minaccioso. Mi venne da ridere, facendo uscire ancora più sangue, che ormai si accumulava sul pavimento.

- E chi l’ ha toccata?! – risposi prendendolo un po’ per il culo.

- Io non scherzerei tanto sai? – mi si avvicinò, prese il collo della mia camicia, mi diede uno strattone e continuò – Non guardarla mai più in quel modo –

Al momento non mi veniva più da scherzare, guardai altrove.

 

 

Dov’era finita la borsa per il ghiaccio? Bah. Tornai in salotto, dove c’era una pozza di sangue non indifferente, mi acquattai accanto a Lamberti, Daniele mi tolse di mano il ghiaccio, lo porse a Lamberti, e mi portò un momento al piano di sopra, dove mi fece guardare allo specchio, rimproverandomi per non so che.

- Minchia! Per l’autostrada le trovi più vestite di te!- mi urlò Dani, mi fissai, in effetti dovevo darmi una sistemata.

- Ok. – dissi semplicemente, davanti a lui, tolsi la gonna, misi dei jeans stretti, e delle all star bianche con le stelline, poi misi da parte la canotta bianca, presi una felpa grigia, e la indossai, sistemai i capelli in una coda di cavallo, pettinandoli, e mi rigirai verso Daniele, con fare interrogativo.

- Si! Così sei perfetta, tesoro. – Disse compiaciuto, scesi le scale, e vidi la faccia sconvolta che fece Lamberti quando vide il mio abbigliamento, sorrisi senza farmi notare.

- Matematica? – Chiese lui.

- No dai oggi andiamo a farci una passeggiata al parco? Tanto il compito lo hai la prossima settimana – gli dissi con il sorriso più convincente che riuscii a trovare. – Daniele, tu vai, ci vediamo domani – dissi e lo baciai, lui mise le mani sulle mie tasche posteriori dei jeans, e mi attirò a se, premendo con le mani. Che scemo, lo faceva solo per far capire le sue parole a Lamberti, così lo staccai da me e lo salutai. Volevo farlo un po’ incazzare, era divertente. Fino ad un certo punto chiaramente. Quando mi ritrovai a camminare accanto a lui, sentii una sensazione strana, fin ora lo avevo sempre rifiutato, chiaro, ero insieme a Daniele, però, in effetti non era tanto male alla fine, era bello essere apprezzata, anche se in quel modo un po’ bizzarro. Era carino, non lo avevo mai notato prima d’ora,  mi beccò a guardarlo, così mi prese la mano destra con la sua sinistra, sentii un brivido. Oddio ma che, sto diventando timida e scema tutto d’un colpo?!

- Eva, so che non mi sopporti, però, insomma mi chiedevo se… - non lo lasciai finire, per dispetto, e forse perché non volevo che continuasse, corsi via.

- Eva, Eva! – Urlò, prima di inseguirmi come un rapace. Corsi fino ad arrivare a casa mia, sulla porta però mi ricordai che avevo chiuso a chiave, che stupida, cercai velocemente le chiavi, mentre lui si avvicinava velocemente. Mi mise le mani intorno alla vita, quando mi raggiunse, e con mia sorpresa avvicinò le sue labbra al mio collo, sentii che me lo baciava, era una sensazione piacevole, ma no. Io sono fidanzata. Così aprii la porta, e lo staccai da me. Entrando veloce.

- Dai Eva, lo ho capito che ti piace, vieni qui – no. Non dovevo ascoltarlo, dovevo resistere ai miei ormoni, che in fondo volevano solo qualcosa di nuovo, qualcuno di nuovo.

- Ho sudato, vado a farmi una doccia – dissi scappando al piano superiore. Si. Mi avrebbe calmata. Feci con calma, sperando che se ne andasse, uscii dopo una buona mezz’ ora. Lui era lì sul mio letto, disteso ad occhi socchiusi. Quando mi vide, fece un fischio, e sorrise, guardando l’apertura del mio accappatoio, a volte era insopportabile però.

- Senti puoi uscire un momento? Che mi cambio? – gli dissi scocciata, lui fece per alzarsi, ma invece della porta, come meta scelse me. Mi si avvicinò sempre di più, poi mi sussurrò.

- Senti puoi rimanere così, qui, con me, e baciarmi? – disse in tono straordinariamente dolce, avvicinandosi pericolosamente. Senti Eva, questo è il momento di dimostrare che non sei troia, che puoi scegliere Daniele, se lo vuoi. Mi ripetei, e, grazie a dio lo spinsi fuori dalla stanza chiudendo a chiave la porta. Pensai un momento a cosa fare, poi mi vestii, velocemente, in modo estivo, e scesi le scale con i capelli bagnati fradici, stava guardando la tv. Mi sedetti accanto a lui, lui mi guardò, io lo guardai. E senza che lo volessi, dopo che gli avevo resistito una volta, non ce la feci più, le nostre labbra si sfiorarono, per poi muoversi in completa armonia. Quando colsi quello che avevo fatto, e il guaio nel quale mi ero cacciata, cercai di staccarmi da lui per sistemare le cose, ma non ci riuscii. Le sue mani erano dappertutto, tranne che sul mio viso o sui miei fianchi, dovevo aspettarmelo. Non avevo mai baciato Daniele in questo modo; purtroppo, mi sento di aggiungere. Era così coinvolgente, una sensazione stupenda. Il cordless di casa squillò, e dopo qualche secondo, mi lasciò rispondere, dovetti fare dei respiri profondi, per calmare il battito cardiaco e i respiri veloci, irregolari.

- Pronto? –

- Ciao, tesoro, guarda che non riesco a tornare per cena, sono bloccata in ufficio, se Matteo è ancora lì, invitalo a cena a casa o uscite, così almeno non ti annoi- Ahah era certo che non mi sarei annoiata, non con lui.

- Ok mamma stai tranquilla, usciremo. Ciao a dopo. Ti voglio bene. – e misi giù.

Mi vestii in modo decentemente elegante e salimmo sulla sua moto ad un posto solo, il casco lo diede a me, o meglio me lo presi. Partimmo verso il centro. Che fame, almeno era fame?! O forse era voglia, voglia di lui?

Recensiteee!!! Grazie millee! I personaggi vi piacciono?! o vi sembrano languidi? Beh, datemi pareri e CONSIGLI, anche!!! Non importa, fate pure i cattivelli, anche se sono ancora ai primi capitoli, voglio migliorare. Grazie al prossimo cap.  GiadaAlice4ever 

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Capitolo 4
*** 4. Lo ammetto. Un pò mi piace.. ***


Buon giornooo! Cavolo sono troppo felice dell’ultimo capitolo, ringrazio: elly04,  Vale_Jackson, SilvychanUchiha, MaddaSlash_, Irine, the Moon e darkwish per aver recensito, mi avete fatta diventare l’autrice più felice di tutto EFPxDxD Non prendetemi per pazza, ma sono proprio felice!! Grazie mille ancora lettori e lettrici. Bacioni e buona letturaa *_*

 

Su quella moto blu, scintillante, sarei rimasta per tutta la vita, cercando di non farlo vedere a Lamberti, mi ci avvicinai, tenendolo un po’ più stretto di prima, sul petto, che devo dire sentivo bello duro e muscoloso. Lui probabilmente si accorse, mise la sua mano destra sulla mia gamba, nonostante stesse guidando. Me lo immaginavo, davanti di me, che sorrideva con quel sorriso stupendo, i suoi occhi verde brillante, leggermente strizzati per il vento che vi  arrivava molto forte, i suoi mossi capelli marroni svolazzavano,di fronte al mio casco. Nonostante mi piacesse parecchio, come ragazzo intendo, una delle cose migliori, non per essere volgare ma… era il culo, madonna veniva voglia di toccarlo. Ma non lo avrei mai ammesso. Credo.

- Dove si mangia? – chiese mentre il vento mi faceva arrivare perfettamente in viso il suo profumo. Ma che dico?! Era odor di sigarette, ammorbidente per lavatrice e non so cos’ altro, ma, boh, mi sembrava un profumo squisito, mi dimenticai di rispondergli, così mi affrettai.

- Boooh, non ne ho idea, parcheggi? Che ci facciamo una passeggiata intanto? – chiesi con il tono più dolce che avessi mai usato con lui, in effetti non ero mai stata cortese nei suoi confronti.

- Ok piccola – Oh. My. God. Mi stavo sciogliendo, quando quelle parole mi arrivarono alle orecchie ghiacciate, per via dell’aria. Piccola, certo, anche Daniele mi chiamava così, ma Dani era sempre stato dolce, lui, boh, era più eccitante. Sorrisi nel vento, prima ancora di accorgermi che eravamo fermi, in un parcheggio. Si scorgevano tutte le luci dei negozi, e molta gente che passeggiava. Si erano fatte le otto e venti.

- Da che parte preferisci andare? – Mi chiese tranquillamente Lamberti, con le mani in tasca. Era un “duro”, si vedeva, e forse era questo che me lo faceva apprezzare di più. Con la sua giacchetta nera di pelle, era veramente sexy.

- Boh, verso piazza Venezia? C’è un bar proprio..- Non finii la frase, le sue labbra sapevano di…Qualcosa di squisito. Gli misi la mano dietro il collo, ero in punta di piedi, nonostante il mio metro e settanta. Poi mi venne in mente quel nome, e senza volerlo davvero, interruppi quel bacio magnifico.

- Daniele – dissi triste avviandomi verso la piazza. Dopo un momento me lo ritrovai accanto, mi fissava, interrogativo.

- Pensi di dirglielo? –

- Aah beh, io ometterei anche questo piccolo dettaglio, ammeno che qualcuno – e in quel momento lo fissai – non abbia la brillante idea come la scorsa volta di raccontargli tutto -

- Per qualche bacio, quel qualcuno potrebbe anche stare zitto – disse malizioso.

- Ricordati il motivo per cui ci siamo conosciuti, le tue insufficienze, quindi da domani diamoci da fare – sembravo sua madre, ma era d’ obbligo.

- Ah, quel che è certo, è proprio che ci daremo da fare, domani – disse allusivo, sorridendomi prima di attraversare la strada con una corsa. Che scemo. Sembrava quasi Damon, con tutti i suoi giochetti di parole, beh, senza esagerare, in fatto di bellezza eravamo li li.

La serata passò velocemente, senza altri contatti particolari, per sfortuna, o forse fortuna. Eva, devi decidere che fare, senza essere concentrata da quei baci favolosi, da quella lingua….. Basta. Per ora potevo tacere e basta, però, non potevo fargli le corna, dopo che lui era stato così gentile, e dolce, negli ultimi mesi.

- A che pensi? – Mi chiese mentre prendeva dalla tasca posteriore il portafoglio, alzandosi dalla sedia di quella pizzeria. Ora che mi hai interrotto, a niente, volevo rispondergli.

- A niente – risposi distaccata, guardando altrove.

- Nervosa la ragazzina, eh? Sei furba, sei diventata scortese solo dopo che ho pagato anche la tua cena – disse scherzando, forse un po’ infastidito.

- Nono, è solo che sono stanca – sussurrai, prima di sbadigliare.  Lui si stava avvicinando, per darmi un bacio, e, nonostante quel bacio lo volessi con tutta l’anima, presi forza, e feci una corsa fino alla moto, poco distante, indossando il casco, che mi copriva l’intero viso. Casco antibacio, pensai sorridendo.

- Daiii andiamo! – Gli urlai come una bambina.

 

 

Dopo il suo urletto, mi ricordai che l’avevo soprannominata bimba. E, beh. Sì lo era ancora, a volte. Sorrisi. Salendo in moto e partendo. Era stata una serata magnifica, pregai per tutto il viaggio di non vedere nessuna macchina nel vialetto della casa di Eva. Volevo stare un po’ con lei. Purtroppo tutto svanì, le luci erano accese.

- Oh, cazzo, va avanti, mia madre non deve vedere la moto – senza capire, seguii la sua supplica, e mi fermai ad un centinaio di metri.

- Che succede? –

- No, nulla, ma mia madre si incazzerebbe se mi vedesse scendere da una moto a un solo posto, alle undici di sera, con un ragazzo che neanche conosce, sapendo che sto con Daniele, che lei adora. Mi urlerebbe tutta la sera. – disse preoccupata, dio che bella che era. Ci avviammo verso casa sua, entrai salutai i suoi, presi le mie cose e uscii. Eva era una bella distrazione, ore e ore senza fumare. Presi una sigaretta e la accesi, tornando poi a casa.

Cazzo. Non le avevo chiesto il numero.

La mattina dopo, a scuola, la cercai prima delle lezioni, ma non c’era. Dalla finestra la vidi arrivare, insieme a Daniele, che in effetti mancava pure lui, verso le dieci e venti, sorridevano e scherzavano. Non sapeva nulla. Durante l’intervallo, scesi al piano delle prime e seconde, li trovai insieme, si sbaciucchiavano, non ero mai stato uno geloso, anzi. Ma mi diede un certo fastidio. Feci segno a lei di venire con me nel bagno maschile, non appena si fosse staccata da quel sanguisuga. Entrai, mi lavai il viso, e dopo qualche minuto entrò, si rifugiò all’istante in un bagno, la seguii, un po’ eccitato di stare con lei in uno spazio piccolo così. Entrai, e chiusi la porta con il battistello. La spinsi verso le piastrelle, e la baciai, mi era proprio mancata. Lei ricambiò, ma poi, cazzo, poi entrò Daniele.

- Eva, sei qui? Ti han vista entrare, Eva?! – Non sapendo che fare la alzai prendendola in braccio, per non far vedere a Daniele le gambe della sua ragazza dal buco sotto la porta. Mi sedetti sul cesso, con lei sopra, ora si che sembrava una bimba. Era sopra di me come se la stessi cullando, i suoi occhi blu erano enormi, spaventati, stava cercando di non fare il minimo rumore.

- Ci sono solo io, testa di cazzo – risposi divertito a Daniele – Sai, almeno che tu non sia gay, la tua dolce metà la dovresti cercare nell’altro cesso, idiota – Lei si girò verso di me con la faccia un po’ scazzata, alzò un sopracciglio, e con le labbra mimò un “dovevi proprio?!” , sorrisi. Rimanemmo in quella posizione per buoni cinque minuti, finché la pausa non finì, la campanella suonò.  Si sentirono varie porte chiudersi, quindi sciolsi l’ “abbraccio” e uscimmo. Marta, la bidella, ci fissò malissimo quando la baciai. Salii le scale, e entrai in classe.

 

 

- Ciao Marta – sorrisi.

- Ciao, ma tu, non stavi con l’altro?! …Forse sono gli occhiali – osservò togliendoseli e pulendo le lenti, per poi rimetterseli.

- No, beh si, beh a dopo – risposi imbarazzata dileguandomi verso la prima B. Quando bussai ed entrai, gli occhi della Celibbassi  si fecero piccolini e sospettosi.

- Salve anche a lei, Festuccia – disse altamente nervosa.

- Ehm.. scusi prof.. Stavo… - Non mi venne in mente niente per finire la mia frase mortificata, lei con l’indice, mi fece segno di uscire. Perfetto. Dovevo tornare fuori, dalla bidella gossippara. 

 

Ahahah spero vi sia piaciuto anche questo capitolo!! Non so come ho fatto a finirlo entro oggixDxD Beh.. nel prossimo credo succederà qualcosa con Daniele.... Beh ditemi che ne pensate, al prossimo capitoloo!! Bacioni *_*

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Capitolo 5
*** 5. Daniele o Matteo? ***


Eccomi quaaaxD Ringrazio tutti per le recensioni e anche solo per aver letto il mio ultimo capitolo :DD Con piacere noto che mi date consigli, e che la mia storia tutto sommato sembra vi piaccia. In questo capitolo, in verde per essere precisixD, ci sono anche dei pensieri di Daniele, spero vi piaccia, e spero recensirete!! Buona letturaa!

 

L’ora di diritto, o meglio, l’ora di domande continue da parte degli occhialetti curiosi di Marta, fu insopportabile.

- Ma… Non devi andare a pulire i bagni? Beh perché…sai – cercai di inventarmi per sviarla dal discorso. Proprio non mi lasciava in pace, non si arrendeva. – quelli maschili, voglio dire femminili sono sporchi! – che cretina che ero.

- Tranquilla ti ho ben vista uscire da quello dei ragazzi, ma ancora non mi hai spiegato il motivo – Grrrrrrr che rabbia. Ok, era solo la bidella potevo anche confessare, con calma senza che nessun altro sentisse. Anche se la parola calma, non trapelò dal discorso che feci tutto d’un fiato.

- Basta! Si, ok lo ammetto. Va bene?? Sei felice?! Sono insieme a Daniele ma lo tradisco con Lamberti!! E allora? Sono fatti tuoi? – le urlai in faccia, ero fuori di me. Ma la cosa che vidi, oddio. Salì le scale di colpo, velocemente. La rincorsi.

- Aspetta, aspetta! Ti prego – Le urlai disperata.

- Aspettare cosa? Lo hai tradito, lui si è fidato di te, era innamorato, è innamorato – disse Linda, incredula di quello che aveva sentito – ma non pensare eh, non pensare, non starò zitta. – concluse, i suoi capelli mi sfiorarono, o meglio si sbatterono con furia sul mio viso, quando si voltò, per rientrare in terza C. Merda. Era la ex di Daniele, lei era ancora innamorata. Non avrebbe perso tempo per riferirgli tutto, quanto cretina sono?! Cercai di prendere tempo, ma quando la campanella suonò, realizzai che era il momento. Vidi scendere le scale Lamberti, preoccupato, seguito da Daniele, incazzato, accanto a Linda, molto soddisfatta di sé. Oddio, oddio, e ora che mi invento? Ok. Calma. Respira. Rimasi lì ferma, fin quando arrivò Lamberti.

- Sanno tutto porca puttana! – mi sussurrò all’orecchio.

- Ooh.. Avete deciso di uscire allo scoperto? – disse maliziosa quella zoccola di una Linda, quando ci vide vicini.

- Ehi, no. Lascia parlare me – la rimproverò Daniele, cavolo, stava soffrendo un botto. I suoi occhi erano.. Boh, non so spiegare bene, ma tristi, e arrabbiati, un po’ vuoti.

- Eva.. Cazzo non so che dirti. – si bloccò, fissandomi, poi continuò, incredulo – è vero? È vero che.. – deglutì – Che mi fai le corna? – finì, poi i suoi occhi si spostarono su Lamberti, che teneva le mani in tasca tranquillo. E poi di nuovo a me. Io non volevo mentire ancora, quindi abbassai gli occhi, in silenzio.

- Ah. – sussurrò – Bene. Spero almeno tu sia felice con… questo… - non riuscì a definirlo, gli si avvicinò, per evitare qualsiasi cosa, mi misi in mezzo, accorgendomi che mezza scuola stava assistendo.

- No. Senti.. Ti voglio bene, ma.. Credo di aver bisogno di una riflessione, su noi due – ammisi, mettendogli una mano sul petto, per bloccarlo. Alzando gli occhi.

- No. Nessuna riflessione, basta così, basta con le tue bugie. Sei stata fin troppo brava – disse, combattuto fissando oltre la finestra.

- Scusami.. – gli dissi, prima che si girasse, e se ne andasse. Ero distrutta. Come avevo potuto, lo amavo ancora, dopotutto?! Boh. In ogni caso, una goccia cadde dal mio occhio destro, seguita da altre. Lamberti, con mia grande sorpresa, mi si avvicinò, seppellendomi tra le sue braccia calde. Protettive. Da lui non me lo sarei mai aspettata, faceva così tanto il duro, ma forse, sotto sotto era anche un ragazzo dolce. Quando alzai gli occhi, annegati dalle mie lacrime, vidi che molti curiosi si erano dileguati.

 

Daniele:

Come ha potuto? Stiamo insieme da mesi.

- Stai tranquillo, è solo una stupida, non vale la pena perdere altro tempo per rimpiangerla – mi sussurrò gentile Linda, ma non volevo stare ad ascoltarla, volevo stare solo. Quel Lamberti.. Bastardo.

- Si ma pure io son coglione, dovevo lasciare che ci pensasse su, non darle contro – dissi rimpiangendo le mie parole, a Lorenzo, un mio amico, dopo aver cacciato la mia ex.

- No, Daniele. Non potevi lasciarti pigliare ancora per il culo, da quella p.. – non lo lasciai finire, come si permetteva, alzai gli occhi, con furia.

- Vaffanculo! A me piace così, e lo sai. Non azzardarti a dire quella parola, con cui la stavi per definire -  urlai nervoso. Alzai gli occhi dal lavandino, verso il piccolo specchio. I miei occhi marroni erano rossi, dalla rabbia. I capelli scuri erano spropositatamente disordinati. Facevo schifo. Lo volevo morto, quella testa di cazzo. Lei era mia, solo mia. Doveva tornare mia, dovevo sistemare le cose, andare a parlarle. Mi asciugai il viso con un pezzo di scottex, e ancora umido andai verso la porta, con decisione. Lorenzo mi bloccò con una mano.

- No, ora sei fuori di te, e lei anche. Aspetta, prima di fare una cazzata di cui ti puoi pentire – sbottò con decisione, non voleva farmi andare.

- Senti lasciami stare, fatti i cazzi tuoi – gli urlai prima di uscire dalla porta, non ce la facevo più. Presi le scale e uscii da quella stupida scuola. Senza meta.

 

 

Che avevo fatto?

- Dai, Eva, non farne una tragedia – mi disse Ludovica – In fondo hai pur sempre Lamberti, che in fondo è un bravo ragazzo – mi fissava con comprensione.

- Si Ludo, ma…Non sono più certa.. – Non sapevo di cosa non ero più certa – Non sono più certa di niente – conclusi.

Finita la scuola, le ore erano state pesantissime, andai direttamente a casa, senza aspettare Lamberti, ero sola. Volevo pensare, rimanere tranquilla, ma nonostante questo, volevo parlarne con qualcuno, chiamai Ludovica. Che si precipitò da me in poco.

- Dai tesoro, calmati, puoi ancora sistemare le cose, basta che tu prenda una decisione – detto questo, si alzò, e andò in cucina. Era vero, potevo ancora sistemare tutto, e volevo farlo. Anche se non avevo idea, della decisione che avrei preso. Daniele era stato tutto negli ultimi mesi. Ma ultimamente stare con lui non era niente, per il mio cuore. Matteo, che era ora grande che chiamassi per nome, invece mi dava emozioni, anche solo fissandomi con quel verde stupendo dei suoi occhi. Si chiude una porta, si apre un portone. Pensai. Si, certo, però la grandezza di quelle due porte, era per me indefinita. Non capivo più nulla.

Ludovica tornò dalla cucina, con una tazza di camomilla, me la porse. Sorseggiai con calma, dai, non potevo passare l’intero pomeriggio così. Guardai dalla finestra, il sole splendeva sul cielo blu. Ok, era da almeno una settimana che non andavo a nuotare, era l’unico sport che mi dava piacere.

- Andiamo a nuotare. – Non era una domanda. Mi venne in mente d’un colpo, corsi al piano superiore, presi uno zaino, presi due costumi, uno per la mia amica, e l’occorrente. E scesi, prendendo le chiavi di casa. Lei sorrise, felice probabilmente che volessi distrarmi un po’.  Ecco cosa volevo, distrarmi e pensare ad altro, per qualche ora.

 

 

 

Dopo scuola non la vidi, era inconcepibile, come poteva voler restare sola? La chiamai un paio di volte, senza risposta. Verso le sei di sera mi richiamò lei, alleluia eh.

- Ciao – dissi, privo di emozione, volevo fosse lei a entrare nell’argomento.

- Ehi, Matteo.. – non le risposi, dopo un po’ continuò – Senti, voglio rimanere un po’ sola, per pensare, e se mi vedo con te, la scelta sarebbe ancora più difficile –

- Ah. Pensavo avessi già preso una decisione –

- Ecco, vedi.. E’ complicato, non riesco a mettere a fuoco tutto, devo stare sola –

- Aah.. Va bene. Pensaci e poi.. Fammi.. facci, sapere. Ciao piccola – dissi con tono dolce, cazzo, ero innamorato. All’inizio era solo una cosa fisica, mi attraeva fisicamente, e basta. Avrebbe dovuto rimanere tale. Ma la sua bellezza, il suo carattere..Era così….Perfetta. Non le fregava nulla di quello che pensava la gente, era dolce, simpatica, e poi..Era una bimba. Ed era la cosa che più mi piaceva di lei. Basta. Dovevo prendere un po’ d’aria, uscii e mi incamminai, con la sigaretta in mano. Intento a pensare ad altro.

 

_____________

Spero sia stato di vostro gradimentoxD Dato molte recensioni che dicevano in poche parole "ma si mollano o no?!". Come vi è sembrato? Lo so.. Scrivo in modo pietosoxD Non dannatemi per questo, ma abbiate pazienzaxD . Datemi pure consigli e critiche, e anche apprezzamenti (se ce ne sono xD). Bene vi ho annoiati pure oggi abbastanza. Grazie per sopportarmi.. Recensite!! 

Bacioni

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Capitolo 6
*** 6. Per ora la volevo, era quello che contava. ***


Buona seraaxD Ringrazio VIVAMENTE chi ha letto o recensito lo scorso capitolo, o messo tra i preferiti, ricordati o seguiti, mi avete veramente fatta felice :D Infatti nonostante non avessi molte idee per continuare la storia, ho messo insieme qualche idea, forse scema, ma comunque eccovi qui un altro capitoletto xP Bene, buona lettura!!!! 

  

Il telefono squillava, Ludo era rimasta a dormire da me. Ero mezza attontita, e, appena alzai gli occhi aprendoli, Ludo mi stava porgendo il cordless. Quando notò, il mio viso addormentato, rispose lei.

- Pronto? -

- Oh..Si gliela passo subito – rispose non a suo agio, presi il telefono curiosa, cercai di fare la voce più sveglia possibile, ma probabilmente non funzionò.

- Pronto? –

- Eva, scusami se ti ho svegliata, sono la signora Mancini – li per li non capii.

- Che succede? –

- Volevo sapere se mio figlio era da te, non è tornato a casa dopo scuola, e non ha avvisato, e.. –

- No, mi spiace – dissi bloccata, era l’ una meno un quarto, dove poteva essere? – Da oggi a scuola, a ricreazione, non lo ho più visto – ammisi.

- Ah, grazie lo stesso, non hai proprio la minima idea di dove possa essere? –

- No..Davvero. Provo a sentirlo –

- Ho già provato, suona, ma non risponde –

- Ok, se so qualcosa le faccio sapere –

- Grazie, notte –

Dov’era finito? Scorsi la rubrica, fino a Dani, verde. Stava suonando.

- Ehi, ciao Eva..Che hai cambiato idea? – Era decisamente ubriaco, non stetti al suo gioco.

- Dove sei? – chiesi direttamente.

- Ehi, piccola con calma. Hai cambiato idea o no? – Altro che ubriaco, non ragionava minimamente. Cercai di convincerlo.

- Dai, Daniele, dimmi dove sei –

- Lamberti? – chiese d’un colpo.

- Che centra Lamberti!! Dai che siamo tutti preoccupati –

- Oh, anche miss tradimenti è preoccupata?? –

- Dai cretino, sei lontano da casa? –

- Mah..Non. Lo. So. – sillabò come un bimbo piccolo.

- Smettila con questa cazzata. Dimmi immediatamente.. – sentii che la linea era caduta, o meglio, che lui aveva messo giù.

Spiegai tutto a Ludo, chiamai la madre di Daniele per informarla che lo avevo sentito, lei mosse la polizia perché lo cercassero, qualche ora dopo era a casa.

Il fine settimana passò velocemente, mercoledì, Lamberti mi supplicò, stranamente, di aiutarlo in matematica.

- Dai, senti ti giuro, solamente questo pomeriggio, domani ho il compito, devo farlo bene – supplicò, aveva due occhi meravigliosi, mi mancava troppo.

- Ok – acconsentii – Siamo a metà maggio, che materie devi ancora recuperare? –

- Matematica, tutto l’argomento dell’anno, letteratura, inglese, da metà anno in poi, storia le ultime guerre di non so che, e anche amore, da quando la ragazza che mi piace non ha più voluto vedermi – sorrise, era così carino. Sorrisi anch’ io. Mi avvicinai, e lo baciai sulla guancia, prima di abbracciarlo.

- Le materie sono parecchie, le prime da recuperare sono sicuramente matematica, oggi pomeriggio vieni da me, e porta anche un po’ d’amore però, che è molto importante da recuperare. – dissi scherzando. Sì, senza tanti pensieri, avevo preso la mia decisione. Ne ero certa. Cercando di essere più sensuale possibile, mi leccai le labbra, prima di avvicinare il mio viso al suo.

 

Dopo quelle parole mi illuminai. Ecco. Era mia, mia soltanto. Si leccò le labbra, era talmente bella. E poi finalmente le mie labbra ripresero a fare quello che più amavano, muoversi assieme alle sue, che avevano gusto di fragola, e anche lampone, avrei dovuto chiederle quale dei due lucidalabbra usasse. Il suo corpo aderì al mio, o meglio, io li feci aderire, tenendola stretta stretta dietro la schiena, con un braccio. Dimenticando del tutto che ci trovavamo a scuola, nel cortile esterno, dove le avevo chiesto di incontrarci. Non ce la facevo più. Avevo sentito di Daniele, povero sfigato, speravo sarebbe stato lontano per un po’, e invece: nulla. Era già tornato a scuola. Non seppi come riuscii a convincere Eva a farlo, ma senza farci vedere saltammo le ultime tre ore di noia mortale. Mentre passeggiavamo, presi una sigaretta, lei mi guardava con due occhi omicidi.

- Vuoi fare un tiro? – chiesi sfidandola, dimenticando quanto fosse testarda, annuì.

- No non così, non.. – non finii la frase, si era mezza intossicata, tossiva come una matta, le tolsi di mano la sigaretta, per evitare che si scottasse mentre si muoveva in tondo per cercare di respirare meglio. Era comica, e bellissima. La presi tra le mie braccia, non appena fu tornata dal rosso, al suo colore naturale di viso. Nonostante fosse alta, era piccolina vista in braccio a me. La baciai allungo, senza sapere dove stavo andando, non vedevo, ne pensavo a nulla tranne che a lei. Ed eccomi qui, dopo anni, che dico, dopo una vita, letteralmente parlando, mi ero innamorato anch’ io, e si; della ragazzina più fantastica che ci potesse essere. La MIA ragazzina. Che speravo in realtà sarebbe diventata la mia ragazza. Cavolo, come potevo essere davvero innamorato di qualcuno? Senza fare una botta e via, e prendere solo in giro quelle poverelle. Ma ora era diverso, anche se non sapevo esattamente se in positivo o negativo. Perché al momento volevo solo lei, ma essendo impegnato veramente, non avrei potuto fare come il solito, e andare con un'altra non appena mi fossi stancato, non potevo vero?! La risposta mi arrivò da sola. Per ora la volevo, era quello che contava.

 

Benee... Come vi è sembrato il capitolo? (cortino lo so) Siete felici di questa scelta che ha fatto Eva?! Come vi piacerebbe andasse avanti?? Rispondete così avrò un qualche consiglio, dato che la mia fantasia sta letteralmente finendo-.- Grazie ^^

 Volevo anche chiedere una cosa stupidaxD se qualcuno potesse dirmi come mettere un immagine al profilo (non so come altro definirla) ho visto che molti lo hanno ma non ho idea di come si faccia.. Grazie mille a chi mi aiuteràxD

Al prossimo capitolo ^^ Giada*

 

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Capitolo 7
*** 7. Lacrime facili, NON ragazza facile ***


 

Eravamo completamente distanti dalla scuola, ed ero felice, felicissima. Con lui era tutto più bello, niente sembrava essere quello di prima. 
Ok, sembrano cazzate dette da una sdolcinata bimbaminchia ma niente era più vero in quel momento.
- Eva..Casa mia e qua vicino, che dici? Ci facciamo un salto? - mi sussurrò mentre camminavamo abbracciati
- Mmmh ok - dissi semplicemente, prima di mettermi a correre verso una fontanella, per bere.
Una volta giunti sulla soglia aprì con delle chiavi molto bizzarre una porta di legno ad arco. All'interno era veramente bella, ecco perché potevano darmi così tanto per delle semplici ripetizioni. Senza aspettare che facesse gli onori di casa, sapevo che non l'avrebbe fatto, se non con la sua stanza forse. Ammirai ogni singola stanza, finendo poi nella sua, che era moolto disordinata,ma veramente adorabile,il letto addossato al muro perlomeno era molto comodo. Come lo so? Perché dopo neanche dieci secondi da quando ero entrata, mi aveva spinta sul letto, dopo aver chiuso la porta sbattendola. Era salito a cavalcioni su di me, senza pesarmi per niente, e aveva iniziato a baciarmi e leccarmi il collo scendendo fino alla maglietta a maniche corte fucsia,era larga una spalla sopra, l'altra scendeva sul braccio. Infilò dentro una mano, mentre con l'altra saldava strettamente il mio fianco destro. In poco la maglietta era finita sul pavimento disordinato, accanto ad uno skate board.
I miei pantaloncini erano andati a fargli compagnia, assieme alla sua canotta bianca e hai suoi jeans a vita bassa che gli foderavano proprio un ben di dio. 
Eravamo rimasti in intimo, chiaramente, dati i miei 14 anni ero vergine, ovviamente lui no. Ero combattuta, lo desideravo, ma non credevo di essere pronta per un passo del genere. Lui ovviamente pensava lo fossi, il mio reggiseno cadde a terra. Quando però scese con le mani fino alle mie mutandine, lo fermai.
- No, Matteo - dissi cercando di regolare il respiro affannato - Non mi sento pronta, non ancora - gli rivelai sperando in un ok tranquillo. Sperai troppo, si alzò di scatto dal letto, lasciandomi lì, mezza nuda, e tirò un calcio all'anta aperta dell'armadio, che con un crack si chiuse. Ricevendo poi un pugno.
- Porca troia Eva! - Le urlai. Dopo poco realizzai che ero stato troppo duro, quindi addolcii la voce. - perché? -
Lei, spaventata di brutto, disse - Scusa Matteo, ma ho solo 14 anni, tu ne hai 17 e capisco che i tuoi ormoni siano pazzi, ma non sono pronta -
- Cazzo, dai Eva per favore, fallo per me dai, piccola - le sussurrai avvicinandomi sempre di più, finendo per inginocchiarmi accanto al letto - Non ti costa più di tanto -
Dissi sempre più piano accarezzandole la pancia nuda e liscia.
- Solo la mia verginità - rispose prontamente sarcastica.
- Eddaii... - dissi baciandola, con la mano destra stavo disegnando dei piccoli cerchi intorno al suo ombelico.
- No, scusami - disse prima di alzarsi, per raccogliere i suoi vestiti, mi voltai verso le sue mutandine, era troppo invitante, se le fossi resistito probabilmente sarei stato considerato gay. Con questo, e solo questo pensiero in testa, la presi per la vita portandola nuovamente sul letto, ora le mancavano solo i pantaloni. Cominciai a baciarla con foga, con desiderio, troppo desiderio. Cominciai a toccarla, nella sua intimità, prima con dolcezza e poi sempre di più con desiderio. Desiderio di lei, da impazzire. Dopo qualche apprezzamento probabilmente involontario da parte sua, fatto da qualche piccolo gemito di piacere. Uno schiaffo, molto forte mi sbatté il viso nel verso contrario.
I suoi occhi erano umidi per la disperazione, avevo sentito lo ammetto, che mi spingeva via, ma la sua forza era talmente poca, e la mia voglia talmente tanta, che non ci avevo fatto troppo caso. Ora lei era lì, distesa sotto di me, con gli occhi blu intenso veramente spaventati. Mi scansai, non sapendo cosa dire, tacqui. Mi allontanai dal letto ricominciandomi a vestire tranquillo.
Lei rimaneva lì, ora seduta, sul mio letto. Mi voltai in cerca della canotta, ma mi rigirai all’istante quando sentii i suoi singhiozzi. L’avevo combinata grossa. Non sapendo che fare, le passai in modo più ingenuo possibile i pantaloncini. Lei li prese e si vestì, poi si sistemò i capelli. Poi si girò, fissandomi mentre piangeva, perché non lo so, ma sembrava disperata. Che avevo fatto dopotutto? Avevo provato a farmela contro la sua volontà. E bon. Mi avvicinai cauto, per confortarla. Ma fece un pass indietro non appena tentai di toccarla. Che cazzo aveva?
Oddio. Come aveva potuto?! Non ci potevo credere, sapevo che andava con tutte, che era porco, e tutto. Ma una cosa del genere non l’avrei mai pensata. In effetti bene o male lo conoscevo, e avrei dovuto aspettarmi un risultato del genere. Da uno stronzo del genere. 
Per non contare dell’età che aveva.
Però Daniele era dello stesso anno, e non aveva mai provato a fare cose esagerate senza che io volessi. 
Le idee nella mia testa erano tante troppe. Lui provò ad avvicinarmi, mentre le mie lacrime scendevano indisturbate.
Indietreggiai.
Poi con uno sguardo simile ad un saluto aprii la porta e scesi svelta dirigendomi all’uscita. Corsi in strada, sperando che nessuno mi conoscesse o riconoscesse. Presi il cellulare e chiamai Ludovica. La scuola doveva essere appena finita.
- Oi ma dove sei finita Eva? -
- Ciao – dissi sforzandomi di non ricominciare a piangere, ma Ludo, mi conosceva troppo bene 
- Ehi ma che hai? E’ successo qualcosa? –
- Si.. Cioè.. Si. Puoi tornare in classe prima che chiudano e prendermi le mie cose? Sto venendo verso il parco ci troviamo lì.Buon giornoo

Buon giornoooxD Scusate DAVVERO scusate per l'imperdonabile ritardo. Spero che le mie lettrici mi seguano ancora, c3ercherò di farmi perdonare con questo capitoletto. Lo so, non è bellissimo, né dolce. Ma nemmeno i ragazzi (come sappiamo) lo sono. Quindi volevo che Eva conoscesse tutte le parti del carattere di Matteo. Spero comunque vi piaccia. Poi tutto in un qualche modo si sistemerà :D Buona lettura!!

 

Eravamo completamente distanti dalla scuola, ed ero felice, felicissima. Con lui era tutto più bello, niente sembrava essere quello di prima. Ok, sembrano cazzate dette da una sdolcinata bimbaminchia ma niente era più vero in quel momento.

- Eva..Casa mia è qua vicino, che dici? Ci facciamo un salto? - mi sussurrò mentre camminavamo abbracciati.

- Mmmh ok - dissi semplicemente, prima di mettermi a correre verso una fontanella, per bere.

Una volta giunti sulla soglia aprì con delle chiavi molto bizzarre una porta di legno ad arco. All'interno era veramente bella, ecco perché potevano darmi così tanto per delle semplici ripetizioni. Senza aspettare che facesse gli onori di casa, sapevo che non l'avrebbe fatto, se non con la sua stanza forse.

Ammirai ogni singola stanza, finendo poi nella sua, che era moolto disordinata,ma veramente adorabile,il letto addossato al muro perlomeno era molto comodo. Come lo so? Perché dopo neanche dieci secondi da quando ero entrata, mi aveva spinta sul letto, dopo aver chiuso la porta sbattendola.

Era salito a cavalcioni su di me, senza pesarmi per niente, e aveva iniziato a baciarmi e leccarmi il collo scendendo fino alla maglietta a maniche corte fucsia,era larga una spalla sopra, l'altra scendeva sul braccio. Infilò dentro una mano, mentre con l'altra saldava strettamente il mio fianco destro.

In poco la maglietta era finita sul pavimento disordinato, accanto ad uno skate board. I miei pantaloncini erano andati a fargli compagnia, assieme alla sua canotta bianca e hai suoi jeans a vita bassa che gli foderavano proprio un ben di dio. Eravamo rimasti in intimo, chiaramente, dati i miei 14 anni ero vergine, ovviamente lui no.

Ero combattuta, lo desideravo, ma non credevo di essere pronta per un passo del genere. Lui ovviamente pensava lo fossi, il mio reggiseno cadde a terra. Quando però scese con le mani fino alle mie mutandine, lo fermai.

- No, Matteo - dissi cercando di regolare il respiro affannato - Non mi sento pronta, non ancora - gli rivelai sperando in un ok tranquillo. Sperai troppo, si alzò di scatto dal letto, lasciandomi lì, mezza nuda, e tirò un calcio all'anta aperta dell'armadio, che con un crack si chiuse. Ricevendo poi un pugno.

- Porca troia Eva! - Le urlai. Dopo poco realizzai che ero stato troppo duro, quindi addolcii la voce. - perché? -Lei, spaventata di brutto, disse - Scusa Matteo, ma ho solo 14 anni, tu ne hai 17 e capisco che i tuoi ormoni siano pazzi, ma non sono pronta -

-Cazzo, dai Eva per favore, fallo per me dai, piccola - le sussurrai avvicinandomi sempre di più, finendo per inginocchiarmi accanto al letto - Non ti costa più di tanto -Dissi sempre più piano accarezzandole la pancia nuda e liscia.

- Solo la mia verginità - rispose prontamente sarcastica.

- Eddaii... - dissi baciandola, con la mano destra stavo disegnando dei piccoli cerchi intorno al suo ombelico.

- No, scusami - disse prima di alzarsi, per raccogliere i suoi vestiti, mi voltai verso le sue mutandine, era troppo invitante, se le fossi resistito probabilmente sarei stato considerato gay. Con questo, e solo questo pensiero in testa, la presi per la vita portandola nuovamente sul letto, ora le mancavano solo i pantaloni.

Cominciai a baciarla con foga, con desiderio, troppo desiderio. Cominciai a toccarla, nella sua intimità, prima con dolcezza e poi sempre di più con desiderio. Desiderio di lei, da impazzire. Dopo qualche apprezzamento probabilmente involontario da parte sua, fatto da qualche piccolo gemito di piacere.

Uno schiaffo, molto forte mi sbatté il viso nel verso contrario.I suoi occhi erano umidi per la disperazione, avevo sentito lo ammetto, che mi spingeva via, ma la sua forza era talmente poca, e la mia voglia talmente tanta, che non ci avevo fatto troppo caso. Ora lei era lì, distesa sotto di me, con gli occhi blu intenso veramente spaventati. Mi scansai, non sapendo cosa dire, tacqui.

Mi allontanai dal letto ricominciandomi a vestire tranquillo.Lei rimaneva lì, ora seduta, sul mio letto. Mi voltai in cerca della canotta, ma mi rigirai all’istante quando sentii i suoi singhiozzi. L’avevo combinata grossa. Non sapendo che fare, le passai in modo più ingenuo possibile i pantaloncini.

Lei li prese e si vestì, poi si sistemò i capelli. Poi si girò, fissandomi mentre piangeva, perché non lo so, ma sembrava disperata. Che avevo fatto dopotutto? Avevo provato a farmela contro la sua volontà. E bon. Mi avvicinai cauto, per confortarla. Ma fece un pass indietro non appena tentai di toccarla. Che cazzo aveva?

Oddio. Come aveva potuto?! Non ci potevo credere, sapevo che andava con tutte, che era porco, e tutto. Ma una cosa del genere non l’avrei mai pensata. In effetti bene o male lo conoscevo, e avrei dovuto aspettarmi un risultato del genere. Da uno stronzo del genere. 

Per non contare dell’età che aveva.Però Daniele era dello stesso anno, e non aveva mai provato a fare cose esagerate senza che io volessi. 

Le idee nella mia testa erano tante troppe. Lui provò ad avvicinarmi, mentre le mie lacrime scendevano indisturbate.Indietreggiai.Poi con uno sguardo simile ad un saluto aprii la porta e scesi svelta dirigendomi all’uscita.

Corsi in strada, sperando che nessuno mi conoscesse o riconoscesse. Presi il cellulare e chiamai Ludovica. La scuola doveva essere appena finita.- Oi ma dove sei finita Eva? -- Ciao – dissi sforzandomi di non ricominciare a piangere, ma Ludo, mi conosceva troppo bene - Ehi ma che hai? E’ successo qualcosa? –- Si.. Cioè.. Si. Puoi tornare in classe prima che chiudano e prendermi le mie cose? Sto venendo verso il parco ci troviamo lì.

 

E rieccomi, spero mi abbiata perdonata..Grazie comunque per la lettura, e per qualche, possibile commento, di critica, apprezamento consigli o altro. Mi farebbe molto piacere. Ciaoo =)

 

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Capitolo 8
*** 8. Stupida. ***


 

Quando giunsi all'entrata del parco, mi guardai intorno in cerca di Ludovica, non la vidi, continuai a camminare mentre le lacrime scendevano rigando di mascara, che avrebbe dovuto essere waterproof, il mio viso sconvolto. Arrivai alla fontana in centro al parco, mi sedetti sulla prima panchina che trovai cercando invano di calmarmi. 
Ma come cazzo avevo fatto? Perché avevo lasciato Daniele per uno che nemmeno conoscevo? ..Perché in fondo così stavano le cose, non lo conoscevo, credevo solo di sapere chi era, ma mi sbagliavo. Dopo qualche minuto Ludovica arrivò, era preoccupata. Mi abbracciò stretta e mi chiese spiegazioni. Io, singhiozzando, le raccontai l'accaduto.
- Che figlio di puttana!! - Urlò lei senza preoccuparsi minimamente di due vecchietti che, con gli occhi fuori dalle orbite, ci stavano passando accanto fissandoci insistentemente.
Ecco perché adoravo la mia migliore amica. Anche senza volerlo, lei sdrammatizzava qualsiasi cosa, facendomi scoppiare a ridere anche nei momenti meno opportuni.
- E' stato proprio uno stronzo - Continuò lei, sta volta più piano. Poi, le si illuminò il viso, e continuò : - senti Eva, questa sera, sai che c'è quella festa nel pub in centro, quella che è tipo da due mesi che ne fanno pubblicità con cartelloni ovunque. Che ne diresti se ci andassimo dimenticando per un pò tutti questi problemi? - Finì la frase senza fiato, era davvero elettrizzata per l'idea che aveva avuto; che a dirla tutta non era nemmeno così male. Mi sarei svagata per una sera, niente di più. 
- Fatta! - Urlai felice abbracciandola, dovevo dimenticare i miei problemi, Matteo era solo un bel ragazzo con gli ormoni impazziti che non mi amava perniente, che da me voleva solo sesso e nientaltro, che a me non ci teneva.
Con questo pensiero decisi di esagerare un pò, per quella sera avrei cercato veramente di essere al mio meglio, di far vedere a tutti che una semplice rottura, non mi rovinava l'umore, che ero una ragazza forte e decisa.
Mi truccai molto pesantemente, tanto fondotinta sul mio viso già non troppo chiaro, i miei occhi blu erano contornati da nere linee ben visibili, di matita ed eye-liner, un ombretto color argento e uno color nero molto sfumati sulla mia palpebra, misi delle ciglia finte e caricai l'occhio con molto mascara, infine misi un rossetto rosso, non troppo esagerato. Chiaramente tutto questo lo feci a casa di Ludovica, dove i suoi genitori non erano in casa e nessuno mi avrebbe ucciso vedendo come mi ero sistemata.
La sorella diciottenne di Ludovica mi aveva gentilmente prestato un vestitino nero ed argentato, lungo fino a sotto il sedere e con una scollatura non indifferente che metteva in risalto il mio seno già non piccolo di suo. Ero perfetta. 
- Sei magnifica - Mi rassicurò Ludovica quando assieme a sua sorella varcammo l'entrata del pub.
Volevo farmi valere, fare in modo che tutti gli occhi fossero puntati su di me, e far sapere che nessun ragazzo, nessuno poteva farmi versare neanche una sola lacrima se io non volevo. E io di certo non volevo.
Appena entrata mi presi una birra al banco, da sobria non sarei mai riuscita a fare nulla, avevo troppi pensieri per la testa. La bevvi velocemente, con foga, senza fare caso a quel gusto orribile che non mi era mai piaciuto.
Una volta finita la prima, ne ordinai una seconda, ero fuori di me, non reggevo l'alcool, neanche un pò. Arrivai a metà della seconda che vedevo tutto barcollante, la gente che ballava e anche la canzone mi sembravano talmente coinvolgenti, mi avviai verso tutta la gente che saltava e cominciai a muovermi. Chiunque avrebbe notato che ero ubriaca, ma forse non lui, che lo era più di me. Un ragazzo mi si avvicinò cominciando a ridere, mi prese per un braccio e mi portò verso il bagno.
- Io.. Sono Alessandro - disse in tono poco convinto, per poi ricominciare a ridere, io, un pò spaventata ma molto divertita dalla situazione, lo assecondai ridendo anch'io. 
Lui mi si avvicinò, fissando il mio seno in modo poco casto, per quanto potesse esserlo l'atto in sè. Toccandomelo poi con entrambe le mani e smettendo di ridere o delirare, mi baciò.
Nonostante la situazione era un bacio dolce, che mi fece stranamente tornare un pò in me. Poco dopo però, mi accorsi di uno strano senso di nausea che mi saliva in gola, corsi e aprii una delle varie porte dei gabinetti. Mi accovacciai accanto ad un water vomitandoci dentro, ero ridicola.
Analizzando la situazione: io, che sboccavo in un cesso dopo aver baciato un ragazzo di cui a malapena sapevo il nome, nemmeno vero magari, in un bagno sporco e che puzzava di vomito, di un pub in cui avevo appena bevuto due birre. 
No. Ero arrivata ad un punto critico, e l'unica cosa, l'unica che volessi fare era non so perché parlare con Daniele. Quel ragazzo in fondo così dolce con cui avevo passto momenti bellissimi e che di me era innamorato seriamente.
Corsi fuori dal bagno, pulendomi la bocca con un foglio di scottex, uscii dal pub e cercando nella minuscola borsetta nera con le paiette il mio cellulare, trovai in rubrica il suo numero.
Senza accorgermi stavo piangendo; ancora. 
Singhiozzando premetti il tasto verde e aspettai con ansia che rispondesse.

Oddio oddio.. Lasciamo perdere l'enorme ritardo, che dico ritardo.. Sono mesi che non posto più nulla. Mi dispiace ma le idee mancavano e ho avuto molti problemi ultimamente e la mia FF era l'ultimo dei miei pensieri.. Spero lostesso che qualcuno mi segua ancora. Grazie mille a chi ancora mi sopporta. Buona lettura. :D

Quando giunsi all'entrata del parco, mi guardai intorno in cerca di Ludovica, non la vidi, continuai a camminare mentre le lacrime scendevano rigando di mascara, che avrebbe dovuto essere waterproof, il mio viso sconvolto.

Arrivai alla fontana in centro al parco, mi sedetti sulla prima panchina che trovai cercando invano di calmarmi. 

Ma come cazzo avevo fatto? Perché avevo lasciato Daniele per uno che nemmeno conoscevo? ..Perché in fondo così stavano le cose, non lo conoscevo, credevo solo di sapere chi era, ma mi sbagliavo.

Dopo qualche minuto Ludovica arrivò, era preoccupata. Mi abbracciò stretta e mi chiese spiegazioni. Io, singhiozzando, le raccontai l'accaduto.

- Che figlio di puttana!! - Urlò lei senza preoccuparsi minimamente di due vecchietti che, con gli occhi fuori dalle orbite, ci stavano passando accanto fissandoci insistentemente.

Ecco perché adoravo la mia migliore amica. Anche senza volerlo, lei sdrammatizzava qualsiasi cosa, facendomi scoppiare a ridere anche nei momenti meno opportuni.

- E' stato proprio uno stronzo - Continuò lei, sta volta più piano. Poi, le si illuminò il viso, e continuò : - senti Eva, questa sera, sai che c'è quella festa nel pub in centro, quella che è tipo da due mesi che ne fanno pubblicità con cartelloni ovunque. Che ne diresti se ci andassimo dimenticando per un pò tutti questi problemi? - Finì la frase senza fiato, era davvero elettrizzata per l'idea che aveva avuto; che a dirla tutta non era nemmeno così male.

Mi sarei svagata per una sera, niente di più. - Fatta! - Urlai felice abbracciandola, dovevo dimenticare i miei problemi, Matteo era solo un bel ragazzo con gli ormoni impazziti che non mi amava perniente, che da me voleva solo sesso e nientaltro, che a me non ci teneva.

Con questo pensiero decisi di esagerare un pò, per quella sera avrei cercato veramente di essere al mio meglio, di far vedere a tutti che una semplice rottura, non mi rovinava l'umore, che ero una ragazza forte e decisa.

Mi truccai molto pesantemente, tanto fondotinta sul mio viso già non troppo chiaro, i miei occhi blu erano contornati da nere linee ben visibili, di matita ed eye-liner, un ombretto color argento e uno color nero molto sfumati sulla mia palpebra, misi delle ciglia finte e caricai l'occhio con molto mascara, infine misi un rossetto rosso, non troppo esagerato. Chiaramente tutto questo lo feci a casa di Ludovica, dove i suoi genitori non erano in casa e nessuno mi avrebbe ucciso vedendo come mi ero sistemata.

La sorella diciottenne di Ludovica mi aveva gentilmente prestato un vestitino nero ed argentato, lungo fino a sotto il sedere e con una scollatura non indifferente che metteva in risalto il mio seno già non piccolo di suo. Ero perfetta. 

- Sei magnifica - Mi rassicurò Ludovica quando assieme a sua sorella varcammo l'entrata del pub.

Volevo farmi valere, fare in modo che tutti gli occhi fossero puntati su di me, e far sapere che nessun ragazzo, nessuno poteva farmi versare neanche una sola lacrima se io non volevo. E io di certo non volevo.

Appena entrata mi presi una birra al banco, da sobria non sarei mai riuscita a fare nulla, avevo troppi pensieri per la testa. La bevvi velocemente, con foga, senza fare caso a quel gusto orribile che non mi era mai piaciuto.

Una volta finita la prima, ne ordinai una seconda, ero fuori di me, non reggevo l'alcool, neanche un pò. Arrivai a metà della seconda che vedevo tutto barcollante, la gente che ballava e anche la canzone mi sembravano talmente coinvolgenti, mi avviai verso tutta la gente che saltava e cominciai a muovermi. Chiunque avrebbe notato che ero ubriaca, ma forse non lui, che lo era più di me.

Un ragazzo mi si avvicinò cominciando a ridere e a "ballare" con me, poi mi prese per un braccio e mi portò verso il bagno.

- Io.. Sono Alessandro - disse in tono poco convinto, per poi ricominciare a ridere, io, un pò spaventata ma molto divertita dalla situazione, lo assecondai ridendo anch'io. 

Lui mi si avvicinò, fissando il mio seno in modo poco casto, per quanto potesse esserlo l'atto in sè. Toccandomelo poi con entrambe le mani e smettendo di ridere o delirare, mi baciò.

Nonostante la situazione era un bacio dolce, che mi fece stranamente tornare un pò in me.

Poco dopo però, mi accorsi di uno strano senso di nausea che mi saliva in gola, corsi e aprii una delle varie porte dei gabinetti. Mi accovacciai accanto ad un water vomitandoci dentro, ero ridicola.

Analizzando la situazione: io, che sboccavo in un cesso dopo aver baciato un ragazzo di cui a malapena sapevo il nome, nemmeno vero magari, in un bagno sporco e che puzzava di vomito, di un pub in cui avevo appena bevuto due birre. 

No. Ero arrivata ad un punto critico, e l'unica cosa, l'unica che volessi fare era non so perché parlare con Daniele. Quel ragazzo in fondo così dolce con cui avevo passto momenti bellissimi e che di me era innamorato seriamente.

Corsi fuori dal bagno, pulendomi la bocca con un foglio di scottex, uscii dal pub e cercando nella minuscola borsetta nera con le paiette il mio cellulare, trovai in rubrica il suo numero.

Senza accorgermi stavo piangendo; ancora. Singhiozzando premetti il tasto verde e aspettai con ansia che rispondesse.

 

Guardate domani se riesco riaggiorno la storia con un altro capitolo, un pò più interessante ho già delle belle idee. La storia sta prendendo una piega che non vi piace? Avete consigli, critiche o idee da propormi? Ci sono, finalmente a vostra disposizione. Laciate un piccolo commentino se vi va :D Mi fareste davvero contenta!! Grazie mille a chi leggerà il capitolo. Spero di potervi già riscrivere domani, buona sera :3

 

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Capitolo 9
*** 9. Grazie Daniele. ***


 

La musica che risuonava nelle mie cuffiette mi aveva stufato, erano passate ore, ormai. Linda era tornata a casa e non si era fatta sentire.  
Sul mio comodino il mio cellulare si era d'un tratto illuminato, e una bellissima ed abbronzata Eva aveva riempito lo sfondo; le avevo fatto quella foto qualche mese prima, me lo ricordavo ancora. 
Dopo un secondo realizzai che mi stava chiamando. E perché mai? Era passata una settimana dal giorno in cui avevamo rotto, e l'unico giorno in cui io avessi mai voluto provare a parlarle per risistemare le cose, l'avevo vista andare con Lamberti verso il parco. Preso dal nervoso avevo passato l'intero pomeriggio con Linda; sfogandomi con lei. E arrivata la sera.. Lei mi chiamava?? Premetti il verde.
- Eva? -
- Ciao Daniele - La sentivo singhiozzare dall'altra parte del telefono.
- Che sucede? Stai piangendo? - Nonostante nella mia mente speravo con tutto il cuore di averla dimenticata, non ci ero riuscito, neanche un pò. Aver baciato lidia quel pomeriggio era stato di certo il modo più sbagliato per cercare di farmene una ragione, Eva mi aveva lasciato, ed era finita con lei. 
Ma ora, non mi importava minimamente se mi aveva fatto soffrire, io l'amavo ancora, ed ero pronto ad aiutarla se avesse avuto bisogno.  
Silenzio. 
- Eva dimmi dove sei. Vengo subito. -  
- Al pub.. Quello dove c'era la festa sta sera, in centro -  Disse lei quasi sussurrando, continuando a piangere e facendomi capire che non era del tutto sobria. Spensi la chiamata, presi la giacca e corsi per strada. Cercai con gli occhi dove fosse la macchina di mio padre, tra tutte quelle parcheggiate. Poi corsi e, con le chiavi appena rubate dalla sua giacca, la aprii scaraventandomi dentro. La accesi e senza preoccupazioni schiacciai l'accelleratore, partendo con velocità. 
Dopo circa 10 minuti arrivai in centro, dove grazie alla festa avevano lasciato libero il passaggio delle auto, frenai bruscamente e senza nemmeno preoccuparmi di chiudere la portiera corsi all'entrata, dove Eva, appoggiata al muro, piangeva istericamente. 
- Ehi, piccola, non piangere sono qui - Dissi abbracciandola e tenendola stretta fra le mie braccia abbastanza possenti. Era ghiacciata, le misi la mia giacca addosso e la portai verso la mia macchina. Una volta messa sul sedile del passeggiero corsi dalla mia parte e chiusi la porta. Poi girandomi verso di lei, notai quant'era bella quella sera. Un vestitino minuscolo le copriva solo lo stretto necessario, delle scarpe altissime la facevano barcollare ancora di più quando camminava, ed il viso, nonostante fosse completamente ricoperto dal mascara colato dagli occhi, era semplicemente magnifico. 
Ora aveva smesso di piangere, infreddolita si guardava intorno, poi posò gli occhi su di me. 
- Grazie io.. Scusa - Sussurrò prendendosi la testa fra le mani.
Cercai sulla tasca della portiera un pacchetto di fazzoletti.
Ne presi uno e cercai di toglierle qualche macchia nera dal viso. Ci riuscii ma non completamente. 
- Eva, lo sai che su di me puoi sempre contare, ora vieni ti porto a casa - Le dissi baciandole la testa. 
- Ca-casa?? No, per favore. - Dissi subito. 
- Come mai, che vorresti fare? - 
- Se vado a casa vestita così sono morta, e poi non ho voglia di sentire mia madre che si lamenta e che mi mette in punizione per la vita - Gli dissi facendo gli occhi supplicanti. 
- Ok vieni da me. Mia madre e mio padre sono fuori per tutta la settimana, mia nonna non sta bene. - 
Sorrisi. 
- Grazie Dani - 
- Tu però chiama subito a casa per non fare preoccupare nessuno -
Prima scrissi un messaggio a Ludovica, spiegando in breve quello che era successo, poi chiamai casa dicendo che sarei rimasta da Ludovica. 

Una volta arrivata a casa

 

Grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo!! Buona lettura!!


La musica che risuonava nelle mie cuffiette mi aveva stufato, erano passate ore, ormai. Linda era tornata a casa e non si era fatta sentire.  

Sul mio comodino il mio cellulare si era d'un tratto illuminato, e una bellissima ed abbronzata Eva aveva riempito lo sfondo; le avevo fatto quella foto qualche mese prima, me lo ricordavo ancora. 

Dopo un secondo realizzai che mi stava chiamando. E perché mai?

Era passata una settimana dal giorno in cui avevamo rotto, e l'unico giorno in cui io avessi mai voluto provare a parlarle per risistemare le cose, l'avevo vista andare con Lamberti verso il parco. Preso dal nervoso avevo passato l'intero pomeriggio con Linda; sfogandomi con lei. E arrivata la sera.. Lei mi chiamava?? Premetti il verde.

- Eva? -

- Ciao Daniele - La sentivo singhiozzare dall'altra parte del telefono.

- Che sucede? Stai piangendo? - Nonostante nella mia mente speravo con tutto il cuore di averla dimenticata, non ci ero riuscito, neanche un pò. Aver baciato lidia quel pomeriggio era stato di certo il modo più sbagliato per cercare di farmene una ragione, Eva mi aveva lasciato, ed era finita con lei. Ma ora, non mi importava minimamente se mi aveva fatto soffrire, io l'amavo ancora, ed ero pronto ad aiutarla se avesse avuto bisogno.  Silenzio. 

- Eva dimmi dove sei. Vengo subito. -  

- Al pub.. Quello dove c'era la festa sta sera, in centro -  Disse lei quasi sussurrando, continuando a piangere e facendomi capire che non era del tutto sobria.

Spensi la chiamata, presi la giacca e corsi per strada. Cercai con gli occhi dove fosse la macchina di mio padre, tra tutte quelle parcheggiate. Poi corsi e, con le chiavi appena rubate dalla sua giacca, la aprii scaraventandomi dentro. La accesi e senza preoccupazioni schiacciai l'accelleratore, partendo con velocità. 

Dopo circa 10 minuti arrivai in centro, dove grazie alla festa avevano lasciato libero il passaggio delle auto, frenai bruscamente e senza nemmeno preoccuparmi di chiudere la portiera corsi all'entrata, dove Eva, appoggiata al muro, piangeva istericamente. 

- Ehi, piccola, non piangere sono qui - Dissi abbracciandola e tenendola stretta fra le mie braccia abbastanza possenti. Era ghiacciata, le misi la mia giacca addosso e la portai verso la mia macchina. Una volta messa sul sedile del passeggiero corsi dalla mia parte e chiusi la porta. Poi girandomi verso di lei, notai quant'era bella quella sera.

Un vestitino minuscolo le copriva solo lo stretto necessario, delle scarpe altissime la facevano barcollare ancora di più quando camminava, ed il viso, nonostante fosse completamente ricoperto dal mascara colato dagli occhi, era semplicemente magnifico. Ora aveva smesso di piangere, infreddolita si guardava intorno, poi posò gli occhi su di me. 

- Grazie io.. Scusa - Sussurrò prendendosi la testa fra le mani.

Cercai sulla tasca della portiera un pacchetto di fazzoletti.

Ne presi uno e cercai di toglierle qualche macchia nera dal viso. Ci riuscii ma non completamente. 

- Eva, lo sai che su di me puoi sempre contare, ora vieni ti porto a casa - Le dissi baciandole la testa. 

 

- Ca-casa?? No, per favore. - Dissi subito. 

- Come mai, che vorresti fare? - 

- Se vado a casa vestita così sono morta, e poi non ho voglia di sentire mia madre che si lamenta e che mi mette in punizione per la vita - Gli dissi facendo gli occhi supplicanti. 

- Ok vieni da me. Mia madre e mio padre sono fuori per tutta la settimana, mia nonna non sta bene. -  Sorrisi. 

- Grazie Dani - 

- Tu però chiama subito a casa per non fare preoccupare nessuno -

Prima scrissi un messaggio a Ludovica, spiegando in breve quello che era successo, poi chiamai casa dicendo che sarei rimasta da Ludovica. 

Una volta arrivati a casa sua mi fece accomodare sul divano, era passato poco più di una settimana da quando ero stata lì per l'ultima volta, ma mi sembrava fosse passtao molto di più.

Ero calma, ora. Lui non aveva voluto sapere nulla fin adesso, di quello che era successo, mi aveva aiutata senza una minima spiegazione. 

Poco dopo arrivò lui con una felpa, enorme, sua. Certo, era magro, ma aveva delle braccia muscolose e delle spalle abbastanza larghe. 

Senza farmi problemi, come sempre davanti a lui, tolsi il vestitino e indossai la sua felpona calda sopra il reggiseno e le mutande; che non erano neanche coordinati. Dovevo mettere anche le mutande grigie a quadri neri, cavolo.

Mi vergognai subito di aver pensato a cose così stupide in un momento del genere. 

Mi prestò anche un paio di calzini, credo fossero di sua madre. La felpa mi arrivava fino a metà coscia, ma avevo caldo, era un appartamento davvero accogliente. Sul divano mi accoccolai sul suo petto accendendo la tv. Lui allungò un braccio che mi cinse praticamente tutto il corpo avvicinandomi a lui. 

Dopo poco probabilmente, mi addormentai.

La mattina mi risvegliai nel suo letto, lui però non c'era. Mi alzai e camminai lenta verso la cucina, ero mezza addormentata.

Lui era sul divano, disteso con sopra una coperta rossa poco pesante. Gli occhi chiusi. 

Non volevo svegliarlo, dopo una nottata così non sarei andata comunque a scuola. Ovviamente sbadata quanto ero sbattei la gamba contro l'angolo abbastanza appuntito di un tavolino. Non c'era mai stato prima.

- Ahiiaa! - Urlai senza farlo a posta. Mi ero spellata un pò sopra il ginocchio. Mi voltai automaticamente verso il divano sperando di vederlo continuare a dormire. Invano chiaramente.

- Ehi ti sei fatta male? - Chiese stropicciandosi gli occhi, e alzandosi svelto.

- Ah no, solo una botta - Lo tranquillizzai guardandomi la gamba, era rossa di sangue, ma niente più. 

- Aspetta prendo l'acqua ossigenata - A grandi passi uscì dalla stanza andando verso il bagno. 

Mi tamponò sulla ferita con un pò di cotone e acqua ossigenata. Era così dolce, e bello. Quegli occhi marroni così tondi e grandi erano concentrati sulla mia gamba, i capelli scuri erano mezzi di qua e mezzi di là, per niente ordinati. 

- Che c'è? Ho qualcosa sulla faccia? - Chiese toccandosi le guance. Aveva notato che lo stavo fissando.

- No è che.. Sei molto.. Dolce -

- E tu sei bellissima Eva - Disse in tono dolcissimo avvicinandosi a me. Io senza nemmeno ragionarci su gli misi un braccio dietro la testa e lo baciai. 

 

Come vi è sembrato? Spero vi sia piaciuto!! Per il prossimo capitolo dovrete aspettare probabilmente una settimana, dato che vado a scuola lontano da casa e sto in convitto :( Se ricevo qualche commentino però, credo di poter mettermi al lavoro per aggiornare in serata. Mi farebbero davvero contentissima!! Grazie mille!!

 

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