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di _Joan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-U-Usui! Usui, idiota! Che diamine stai facendo?!-
Dopo essere entrata nell’aula del consiglio studentesco, mi ero ritrovata davanti uno stupido Usui, mezzo nudo, seduto alla scrivania del presidente…cioè io.
-Oh…Kaichou! Bentornata.- mi rispose sorridendo con tono amabile.
Lo fissai, stranita per un attimo da quel sorriso così gentile e da quegli occhi così ipnotici. No. Non potevo distrarmi, soprattutto se si trattava di quel pervertito di Usui!
Mi avvicinai a lui e gli diedi uno spintone.
-Usui! Levati dalla mia scrivania! A differenza tua io ho molto da fare, quindi ti pregherei di lasciarmi lavorare. E- aggiunsi squadrandolo e arrossendo appena- c-che cosa ci fai senza camicia?-
All’improvviso sentii una presa sui miei fianchi e mi ritrovai seduta sulle sue gambe con il viso ad un centimetro dal suo. TUM-TUM. Il mio cuore si era fermato per un momento, per poi ricominciare a battere ancora più veloce. 
-Ayuzawa… - TUM-TUM - fa piuttosto caldo oggi. Che ne dici se spogliamo anche te? Noto che sei accaldata anche tu, o sbaglio?-
Avvicinò una mano alla mia guancia e mi accarezzò. TUM-TUM. Mi girava la testa. I suoi occhi, il suo tocco, il tono della sua voce…tutto questo era malsano per me. Quando c’era lui nelle vicinanze non riuscivo a mantenere il controllo su me stessa, finivo sempre per farmi coinvolgere troppo. E questo non andava bene. Non si addiceva a Misaki Ayuzawa. Non si addiceva al presidente del liceo Seika. 
Allontanai la sua mano dal mio viso e mi alzai. 
-Usui, idiota! Piantala! Se hai caldo vai a casa tua e fatti una doccia!- quasi urlai. Possibile che quel ragazzo, con i suoi comportamenti molesti, mi rendeva sempre così irritata e nervosa?!
Lui continuava a fissarmi, divertito, senza dire niente e questo mi faceva imbestialire ancora di più.
Restammo per un minuto buono a fissarci, io non sapendo che dirgli, lui…non riuscivo mai a capire che cosa gli passasse per la mente.
-Fa’ come vuoi…-
Mi girai e feci per uscire dalla stanza, ma sentii la sedia stridere contro il pavimento e una mano che afferrava il mio braccio. TUM-TUM. Ogni contatto diretto con lui era per me un uragano di emozioni, piacevoli ma allo stesso tempo indesiderate, che non facevano altro che confondermi. Non volevo ammetterlo, forse, ma ogni volta che mi sfiorava, desideravo quel tocco ancora più ardentemente. Ma non potevo permettere che tutto ciò scaturisse fuori. Non doveva accadere niente di niente, anche se dubitavo potesse succedere qualcosa, non sapendo neppure che cosa fosse quel qualcosa. 
Sentivo il suo petto contro la mia schiena e il suo respiro sul mio collo.
-Misa-chan…-
TUM-TUM. Basta. Smettila. Fermati! Smettila di farmi così male. Smettila di battere così forte quando si tratta di lui! Smettila di farmi sentire così strana! Smettila di farmi impazzire!
-B-basta…USUI!-
Mi girai verso di lui con il volto rigato di lacrime, forse di rabbia o forse anche a causa di un sentimento che non riuscivo ancora a comprendere al meglio.
-USUI SMETTILA! Ne ho abbastanza! Smettila di prendermi in giro! Non sono il tuo giocattolino!-
Le lacrime cadevano mentre fissavo l’espressione sbigottita sul suo volto. Così bello e così dannato. Ma non lui. Non doveva essere lui. Non doveva essere nessuno. Sono abbastanza forte per non avere bisogno di nessuno. 
Mi voltai e inizia a correre, per fuggire da lui e dalla verità. Faceva male, e non doveva essere così. Io non dovevo essere in quello stato. Dolorante del fatto che ero un divertimento per lui. Cosa mi aspettavo? Non lo sapevo nemmeno io. Era una situazione troppo assurda per me. Era meglio lasciarsi tutto alle spalle, lasciar perdere lui e i suoi stupidi giochetti perversi. Come stavo bene senza di lui prima di conoscerlo, sarei stata bene anche dopo averlo escluso dalla mia vita. Ma…era davvero così facile? Smisi di correre e osservai il cielo che veniva avvolto pian piano dalle scure ombre della sera. Inizia a camminare lentamente verso il Maid Latte. Sarebbe stato davvero così facile fare a meno della presenza di Usui? Ormai era una figura costantemente presente nella mia vita. A scuola, al Maid Latte…ogni volta che avevo bisogno di lui. Lui c’era, sempre. 
Mi rimisi a correre. Non volevo pensarci. Provavo un peso enorme sullo stomaco e sentivo che le lacrime erano pronte a scendere in qualsiasi momento. La mia vista era offuscata, come la mia mente…come l’immagine di Usui che continuava a porsi con prepotenza davanti ai miei occhi. 
Perché lui?…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Sperando di non avere una faccia troppo sconvolta, entrai, come sempre, nel Maid Latte dalla porta di servizio.
-Misa.chan! Buon pomeriggio! Pronta per lavorare?-
Guardai Satsuki e la sua espressione sempre così allegra. Cancellai immediatamente sul mio volto qualsiasi traccia della discussione, se così si poteva chiamare, con Usui e mi stampai in faccia un bel sorriso.
-Certo capo! Vado subito a cambiarmi.-
Usui non doveva interferire con il mio lavoro. Anche se, a pensarci bene, la sua figura imponente aleggiava anche intorno a quelle mura. Era ovunque, dannazione! 
Ok, dovevo smettere di pensare a lui. Era solo una distrazione e le distrazioni non mi erano permesse. 
Feci un sospiro e fissai per qualche minuto il mio armadietto, senza vederlo. Sbattei con forza lo sportello e mi diressi verso la sala per accogliere i clienti.
 
-Okaerinasaimase, Goshujinsama!- 
Era stata una serata tranquilla, con non troppi clienti, ma abbastanza da tenermi occupata la mente.
Ovviamente lui non si era presentato, come immaginavo. “Stupida, stupida Misaki! Ancora pensi a lui?! Stupida!”.
Sbuffai e mi accasciai su una sedia.
-Tutto bene Misa-chan?-
Alzai la testa e mi ritrovai lo sguardo preoccupato di Erika-san.
-Oh…ehm…sì, sì! Va tutto benone! Non c’è niente di cui preoccuparsi! Eh eh eh…-
Inizia a ridacchiare nervosamente. Non ero proprio brava a mentire e a nascondere le cose. Meglio svicolare e cambiare discorso. 
-Misa-chan?- 
-Erika-san! Vado a vedere se i clienti hanno bisogno di qualcosa…-
Mi alzai velocemente dalla sedia e scappai da quella situazione così pressante. Mi appoggiai alla porta, cercando di mantenere la calma e sforzandomi di apparire normale a tutti. Sentivo le voci di Erika-san e del capo…
-Oggi Usui-kun non si è fatto vedere…-
Ma possibile che sempre lui doveva essere al centro dell’attenzione?!
-Che sia per questo che Misa-chan è così strana?-
-Probabile. Spero non sia successo nulla di grave…-
Diamine. Sono così prevedibile? Perché quando si parla di me, deve esserci sempre come sfondo Usui? Perché? Perché deve essere collegato a me in questo modo?
Era ormai ora di chiusura, così mi avviai verso gli spogliatoi, non preoccupandomi, ormai, più così tanto di apparire come la Misaki di sempre.
Mi vestii e mi fermai a riflettere davanti al mio armadietto. Cosa avrei fatto l’indomani? L’avrei ignorato? Avrei rinchiuso tutti i momenti passati assieme in una scatoletta e l’avrei gettata in un angolo della mia mente a fare la muffa?
Sbattei i pugni contro l’armadietto.
-Dannato Usui!-
Mi avviai verso l’uscita e, arrivata alla porta, indugiai un po’ sulla maniglia. Mi stavo forse aspettando qualcosa? Speravo in qualche apparizione? Aprii di scatto la porta e forse cercai con lo sguardo qualcosa o qualcuno…o forse no…
Sorrisi con amarezza: la vicinanza ad Usui mi aveva fatto diventare stupida quasi quanto lui.
Era una serata davvero piacevole, né fresca né con un caldo afoso. Mi avviai verso la stazione per tornare finalmente a casa dopo una lunga giornata, anche piuttosto snervante.
Di nuovo il mio sguardo vagò un po’ ovunque, ma era solo questione di abitudine. Forse ero riuscita finalmente a liberarmi di quello stalker pervertito. Che soddisfazione!
Inavvertitamente mi scappò una risata, ripensando a tutte le battute volgari che faceva e a quel suo comportamento da maniaco sessuale così spontaneo. Che idiota. Mi sorpresi di quel sorriso nato in maniera così naturale e un velo di tristezza misto a malinconia si distese su tutto il mio corpo. 
Scesi alla mia fermata e mi misi a correre. Che cosa mi stava succedendo? Mi mancava? Impossibile! Lui poi! Mai! Eppure… sentivo un enorme vuoto dentro di me. Forse…il fatto era che mi rifiutavo di ammetterlo. Forse… 
Correvo lungo la strada, immersa nella nebbia. Stupida Misaki, ma quale nebbia? Mi strofinai gli occhi con la manica, ma sembrava che le lacrime non volessero interrompere il loro percorso. Rinunciai e corsi ancora più velocemente verso casa. Volevo dimenticarmi tutto, per poi ricominciare la mattina seguente. Misaki Ayuzawa, sei masochista! Non m’importava soffrire, o essere presa in giro, o essere solo un suo piccolo capriccio, un suo divertimento personale. Finalmente lo avevo ammesso: avevo bisogno di lui. Ero diventata dipendente da Usui, dalla sua voce melodica, dai suoi occhi magnetici e anche dalle sue uscite irritanti ma anche buffe a loro modo. 
Non badavo più di tanto alla strada, e finii per andare a sbattere contro qualcosa davanti a casa mia. Caddi goffamente per terra senza preoccuparmi troppo di cosa ero andata a sbattere.
-Misaki…stai bene?-
Alzai di scatto lo sguardo, incondizionatamente al suono di quella voce, e me lo ritrovai davanti a me con una faccia perplessa e stupita.
Ah. Allora ero andata a sbattere contro di lui. Bene.
Lo guardai negli occhi e notai quanto fossero diversi dal solito. Gli occhi di quell’Usui non erano giocosi come al solito. Erano invece cupi, con un’espressione amareggiata.
-U-usui!- arrossii -Che ci fai tu qui?-
Continuò a guardarmi e senza rispondere mi tese una mano. Ero indecisa su cosa fare, ma non volevo deluderlo o farlo soffrire con il mio comportamento, a volte così immaturo. Abbassai lo sguardo e afferrai la sua mano. Mi aspettavo un abbraccio, una volta alzata da terra, o qualcosa di simile, cose tipiche di Usui, ma non ci fu. Rimase a debita distanza da me e continuava a fissarmi, muto.
Non sapevo che cosa dirgli, riuscivo a malapena a guardarlo. 
-Ayuzawa.-
Lo fissai e iniziai a piangere. Lui si avvicinò e mi catturò una lacrima con dito.
-Misaki. Non piangere. Mi fa star male vederti così.-
TUM-TUM. Perché mi dici questo? Che senso ha?
-U-usui…non dire cose che non pensi.-
Sarebbe stato meglio allontanarlo. Quella vicinanza era periolosa, ma non avevo la forza di spingerlo via. Volevo che rimanesse vicino a me.
-Oh, Misa-chan. Sei davvero intelligente come dicono? A me non sembra.-
-C-cosa?!- 
Lo guardai negli occhi, offesa per l’affermazione che aveva appena detto. Sul suo volto era appena accennato un sorriso, ma rimaneva comunque serio. 
-Che cosa vuoi dire?-
-Ayuzawa Misaki, credi davvero che tu per me sia soltanto un passatempo?-
Sussultai. Era sempre così diretto e questo a volte riusciva a disorientarmi. 
-N-non lo so… U-Usui! Che fai?!-
All’improvviso aveva portato una mano dietro la mia schiena e mi aveva stretta a sé, senza possibilità di fuga, e con l’altra mano accarezzava delicatamente la mia guancia. 
-Misa-chan. Sei così bella, anche quando piangi. Ma non posso sopportare che il motivo del tuo dolore sia io. Se devo essere causa delle tue emozioni, vorrei fossero soltanto sentimenti felici. Desidero essere il sorriso di Misa-chan, il tuo rossore quando ti imbarazzi, la luce che nasce nei tuoi occhi ogni volta che sei di buon umore. Kaichou…questo non è abbastanza per farti capire che non sei un semplice divertimento per me?-
Mi mancavano le parole, mi mancava il respiro. Ero immobile, incapace di dire qualsiasi cosa e incapace di distogliere lo sguardo dal suo. Era…una dichiarazione? Avevo paura di guastare quel momento così prezioso. La sua mano catturò nuovamente una lacrima e sul suo viso si distese un sorriso gentile. 
Non dissi niente. Presi la sua mano e la strinsi forte. Lo guardai negli occhi e lo baciai, cercando di metterci tutto il sentimento che provavo per lui, tutte le parole non dette, cercando di fargli capire quanto pensassi a lui. Quel bacio tanto agognato e tanto atteso, era il mio modo per dirgli che lui era già la mia felicità, il mio sentimento più puro. 
Mi fissò, decisamente sorpreso, ma felice più che mai. Arrossii e abbassai lo sguardo per ciò che avevo fatto. Non era da me, era lui che mi faceva deviare dalla retta via.
-Ayuzawa. Guardami.- disse prendendimi il volto tra le mani -Ti amo, Ayuzawa.-
Era decisamente troppo per me, in quel momento almeno.
-S-stupido Usui.-
Mi sorrise e dai suoi occhi traspariva tutto il sentimento necessario da farmi capire che ciò che aveva detto era la pura verità.
Non importa quante volte cercassi, alla fine, di segnare un confine tra noi due. Era inutile, lo sapevo. 
Ero consapevole ormai che con lui lo avrei superato, sempre e comunque. Ma di questo non m’importava. L’unica cosa che mi interessava era stare al suo fianco.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Un petalo di ciliegio volò dentro la stanza, trasportato dal leggero soffio del vento primaverile. Danzava in modo leggiadro, senza che nessuno lo disturbasse: solo lui e la sua corrente d’aria. Lei accompagnava lui nel suo piccolo viaggio, spostandolo dolcemente come per farlo danzare su una melodia che solo loro potevano sentire. Lo osservai finchè non si posò sulla scrivania e sorrisi pensando a quanto una cosa così piccola potesse essere tanto bella e armoniosa.
-Ayuzawa. Tu sei più bella.-
Alzai lo sguardo e mi ritrovai Usui appoggiato alla scrivania che mi fissava con un delicato sorriso sul volto. Non riuscii a fare a meno di arrossire.
-U-Usui…-
Mi coglieva sempre di sorpresa. Appariva dal nulla, se ne usciva con frasi a volte volgari, a volte imbarazzanti, con quel sorriso capace di fermare il tempo per lasciare a chi lo guardasse di bearsi ancora un po’ di quell’immagine così incantevole. Aveva il dono di farmi perdere completamente il senso dell’orientamento, e di questo gli ero un po’ grata.
-Splendida giornata, non trovi?-
La primavera era sbocciata ovunque, rendendo ogni cosa più graziosa. Anche gli studenti del liceo Seika stavano subendo l’influsso di questa stagione così gradevole e, in qualità di presidente, ne ero molto soddisfatta.
Mi alzai dalla sedia e andai alla finestra.
-Giornate come queste sanno risollevare l’animo. Portano un po’ di luce ovunque.- gli dissi sorridendo.
Guardai fuori dalla finestra, che faceva da cornice ad un quadro più luminoso del solito, arricchito di nuovi colori e di nuovi soggetti. Un quadro dove fino ad ora Usui aveva brillato di luce propria, abbracciando tutti quelli che gli stavano intorno nella sua aura.
Sentii le sue braccia cingermi i fianchi e la sua testa appoggiata alla mia.
-Posso?- mi sussurrò all’orecchio.
Non volevo rovinare un momento così soave, così mi lasciai abbracciare in silenzio.
Ora però, in quel quadro dove era sempre stato Usui a risplendere, si era affiancata un’altra figura, forse solo per questa volta, o forse per un periodo di tempo indeterminato. Fatto sta che accanto a lui vedevo me in quel momento e dovevo ammetterlo…quell’immagine non mi dispiaceva per niente.
-Misaki. Ti amo.-
Come sempre il mio cuore, che già stava correndo, inciampò al pronunciare di quelle parole per poi mettersi a correre ancora più velocemente. Ero quasi sicura di essermi innamorata di lui. Quasi… ma non ero ancora pronta a far uscire i miei sentimenti pienamente.
-U-Usui…-
Posò una mano sulla mia guancia e girò il mio viso con delicatezza, in modo tale che fossimo faccia a faccia. Desideravo baciarlo, ma avevo paura. Ero anche fin troppo orgogliosa. Ma quei suoi occhi, così seducenti, erano in grado di inebriarmi fino a lasciar andare alla deriva la Misaki autoritaria, presidentessa del liceo Seika.
-Ah, Kaichou! Si trova ancora a scuola? E…Usui?! Che…?!-
Ci girammo tutti e due di scatto e vedemmo che vicino alla porta c’era Yukimura con una faccia assai sorpresa.
Guardai la faccia di Yukimura, poi quella di Usui, di nuovo quella di Yukimura per finire poi su quella di Usui. Diventai immediatamente tutta rossa e mi scrollai di dosso Usui spingendolo via.
-AH! Yukimura! …. Eheheheh…stavo giusto per tornare a casa! Ho ancora un bel po’ di lavoro da sbrigare. Meglio se mi do una mossa.-
La mia risata nervosa riecheggiava nella stanza. Desideravo andarmene al più presto! Mi sarei accontentata anche di sprofondare nel pavimento. In che situazione mi ero cacciata?! Il presidente del consiglio studentesco! Che umiliazione.
-Beh…vi lascio. Ci vediamo domani.- fissai un attimo Usui, immobile. -Ciao.
Corsi fuori dall’aula il più velocemente possibile. Tutta colpa di quello stupido di Usui! Avevo una grande voglia di picchiarlo.
Sospirai e mi lasciai alle spalle quella situazione tanto imbarazzante.
Entrai in casa e notai che era vuota. La mamma e Suzuna dovevano essere uscite. Andai in camera mia e vidi un foglietto sulla scrivania: “Misaki, questa sera lavorerò fino a tardi. Suzuna dorme a casa di un’amica. Non strafare. Baci, mamma.”.
Ah. Bene. Sarei stata a casa da sola per tutta la sera. Non male, mi sarei dedicata a tutto il lavoro arretrato che avevo. Negli ultimi giorni, per colpa di Usui avevo tralasciato un po’ i miei doveri. C’entra sempre quello stupido di Usui. Fissai per un attimo la scrivania con espressione accigliata, dopodichè mi misi a sedere. Sprofondai talmente tanto nello studio che non mi resi conto che si era già fatto buoi ed era quasi ora di cena. Mi alzai per andare ad accendere la luce e notai solo allora che si era messo a piovere. Peccato, era stata una così bella giornata. Chissà da quant’è che pioveva. 
Osservai il cielo appoggiando la fronte alla finestra. Era una sensazione piacevole. Quel vetro così fresco che risvegliava un attimo i miei sensi. A giudicare dalle pozze era già da un po’ di tempo che pioveva. All’improvviso lo notai. Mi precipitai giù per le scale e aprii la porta d’ingresso di colpo. Le gocce d’acqua mi colpirono in viso e un’aria più fresca rispetto quella del pomeriggio mi scompigliò i capelli. 
-USUI! IDIOTA! Che ci fai sotto la pioggia? Sei fradicio!-
Corsi verso di lui, preoccupata per il suo stato. Sembrava un pulcino bagnato, ma era sorprendentemente bello. 
-Usui! Che stai facendo? Ti prenderai un raffreddore!-
Lui continuava a fissarmi, immobile, con le piccole gocce che rimbalzavano sul suo corpo. Alla fine, mi abbracciò.
-Misaki…-
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-U…sui? Che…?-
-Mi dispiace.- 
Rimasi paralizzata, con gli occhi spalancati per la sorpresa. Era la prima che Usui si scusava con me, almeno in modo così serio. 
-Mi dispiace se ti ho messa in una posizione tanto imbarazzante. So quanto debba essere decoroso il tuo comportamento, in quanto presidente. Non volevo causarti disagio. Misaki…scusami.-
Sentii le sue braccia stringersi più forte attorno al mio corpo. In quel momento mi resi conto quanto davvero lui tenesse a me. Non che non me ne fossi accorta anche prima, ma la sua preoccupazione mi aveva fatto comprendere questo concetto un po’ meglio. 
Sorrisi, felice in cuor mio di questo piccolo dettaglio che rafforzava la nostra storia, se così si poteva definire. 
Alzai un braccio e gli accarezzai la testa, come era solito fare lui a me. Speravo che con quel gesto potesse tranquillizzarsi e capire anche quanto fosse importante per me quel piccolo tocco.
-Usui. Va tutto bene, non ti preoccupare.-
Ci guardammo negli occhi, poi lui mi squadrò e si mise a ridere.
-Kaichou. Sei tutta bagnata. Ti si intravede il reggiseno.-
Lo guardai con aria interrogativa per un attimo, per poi abbassare lo sguardo sulla camicia. In effetti ero marcia e il tessuto era diventato trasparente. Arrossii violentemente e gli urlai contro allontanandomi velocemente.
-USUUUIIII!!! STUPIDO PERVERTITO CHE NON SEI ALTRO!! Cosa guardi?! Girati! Non mi fissare! E non ridere! IDIOTA!-
Visto che lui continuava a ridere come un idiota, gli diedi un pugno per zittirlo.
-Sarebbe meglio rientrare in casa. Non vorrei che ci ammalassimo.-
-Se così fosse, l’unico mio desiderio sarebbe quello di essere assistito da te, Kaichou. Mi domando come starebbe Misa-chan vestita da infermiera…-
Diventai bordeaux in viso per l’ennesima battutina erotica di quello stupido alieno pervertito.
-U-Usui!! Smettila, stupido arrapato!- 
Sbuffai e mi avviai verso casa, lasciandolo alle mie spalle, ma lui mi precedette e mi aprì gentilmente la porta.
-Prego, mia signora.- disse stampandosi sul volto un sorriso beffardo.
Tipico di Usui: comportarsi cinque minuti prima con un molestatore sessuale, per poi trasformarsi in un perfetto gentiluomo. 
-G-grazie…- 
Entrai in casa senza guardarlo e lo guidai fino in camera mia. 
-Oh, oh! La camera di Misa-chan. È la prima volta che ci entro.-
 -Hey, Usui! Non ficcanasare in giro!-
Come se fosse servito qualcosa ammonirlo. Lo trovai subito interessato al cassetto dove tenevo la biancheria intima e, irritata, gli tirai un cuscino.
-Ahi…- disse guardandomi male, proprio lui che era stato colto sul fatto.
-Uff… Aspetta qui. Vado a prendere degli asciugamani. Non ti muovere, non frugare e non fare disastri. Torno subito.- 
Uscii dalla stanza sbuffando e andai a recuperare degli asciugamani in bagno.
Certo che Usui era proprio insopportabile a volte. Anche se, a dir la verità, in fondo in fondo questo suo lato stupido e pervertito mi divertiva. Era fatto così, sennò non sarebbe stato Usui. In certi momenti mi ricordava un bambino. A volte sembrava così innocuo, se così si può dire. Lo si poteva far felice con poco e quando sorrideva, mostrava un sorriso davvero puro, talmente bello da sorprendere chiunque. Prima ribadiva spesso che ero il suo divertimento segreto, un giocattolo con cui passare il tempo. All’inizio mi ritenevo un po’ offesa, delusa per questo genere di descrizione, ma in seguito ho capito che il significato era un altro. Per lui ero un giocattolo, sì, ma uno di quelli preziosi, che si custodiscono con una gelosia possessiva. Un giocattolo con cui si ha un legame sentimentale molto profondo. Per questo mi ricordava tanto un bambino, incapace di distaccarsi dal suo oggetto tanto amato per paura di perderlo.
Presi gli asciugamani e tornai in camera. Non appena aprii la porta mi ritrovai Usui, senza camicia, intento a slacciarsi i pantaloni.
Rimasi a bocca aperta, sulla soglia della porta, incapace di dire qualcosa. Ero fermamente convinta che sul mio viso si potesse benissimo cucinare delle uova, talmente era caldo.
-U-usui….che diamine stai facendo?….-
-Ah, Misa-chan. Dovremmo toglierci i vestiti per asciugarci, non trovi?- 
Incredibile con quanta non curanza dicesse questo genere di cose, accompagnate sempre da un sorrisetto provocatorio.
-USUI! Non puoi essere così senza ritegno! Il tuo senso del pudore è inesistente!-
Gli buttai addosso l’asciugamano e andai a sedermi sul letto per calmarmi. 
Però aveva ragione. Non potevamo rimanere con i vestiti bagnati addosso. Però…questo significava che dovevo spogliarmi…davanti a lui? Mi coprii la testa con l’asciugamano per nascondere il mio rossore e iniziai ad asciugarmi i capelli.
-Misaki…sei arrossita.-
Non l’avevo sentito avvicinarsi. Prese le mie mani, le abbassò gentilmente e iniziò a strofinarmi i capelli.
-Te lo ripeto, Misa-chan. Non voglio essere causa per te di disagi. Non vorrei mai farti star male, sarebbe un tormento, per me, se così fosse. Dimmi ciò che desideri, e io lo farò.-
Per l’ennesima volta non sapevo cosa dire. Aveva la capacità di stupirmi nei momenti meno aspettati. 
Guardai le mie mani, a testa bassa, incapace di rispondergli qualcosa. Avevo però paura che se ne potesse andare, così alzai la testa e gli presi le mani. Lo guardai negli occhi, al momento stupiti, ma distolsi immediatamente lo sguardo. 
-Per favore…resta.-
Ci fu un attimo di silenzio, poi lui si inginocchiò per terra davanti a me e mi prese il viso tra le mani.
-Non abbassare mai lo sguardo, Misaki. Non smettere mai di guardarmi. Non aver paura di mostrare i tuoi sentimenti. Permettimi di essere l’unico a cui mostrerai tutto di te, il tuo sorriso, il tuo rossore improvviso. E se questo fosse troppo per te, ti chiedo solo di accettarmi per adesso. Accettami, Misaki, finchè non ti innamorerai di me ancora di più e sarai finalmente pronta.-
Impossibile. Era impossibile come potesse dire cose tanto toccanti. Ogni volta si trasformava in una lancia che andava a penetrare il mio cuore per farlo straziare di dolore. Un dolore piacevole però, quel misto di vergogna, paura e desiderio che ti faceva contorcere lo stomaco. Mi faceva impazzire. Era questo che si provava ad essere innamorati?
-U-Usui… io… io ti ho già accettato. Non puoi essere che tu. È inevitabile.-
E non riuscii a dire nient’altro, e mi maledicevo per questo. Sentivo una miriade di emozioni dentro di me, ma non ero capace a descrivergliene nemmeno una. Con quello che mi aveva appena detto…non ero riuscita neppure a dirgli qualcosa per farlo sentire come lui faceva sentire me. Ero un vero e proprio disastro.
-Grazie, Misaki.-
I suoi soffici capelli sfiorarono la mia fronte e le sue labbra si posarono sulle mie. Aveva capito. Sapeva ciò che provavo e che per me era difficile da esprimere, ma aveva capito. Ormai mi conosceva alla perfezione, sapeva tutto di me.
Affondai le mani nei suoi capelli e lo bacia con un trasporto che non avevo mai avuto prima. Si distaccò per leccare una lacrima che stava scendendo sulla mia guancia. Distolsi di nuovo lo sguardo, non ero abituata a tutto questo.
-Misaki.- mi riprese.
Tornai a guardarlo e lui mi sorrise, gentile. Instaurando una conversazione con i miei occhi iniziò a sbottonarmi la camicia. Ebbi un tuffo al cuore e arrossii ancora, ma non distolsi lo sguardo dal suo. Era quello che mi aveva chiesto, almeno questo glielo dovevo.
Me la fece scivolare lentamente di dosso e mi accarezzò un fianco con prudenza.
Stavamo andando un po’ oltre, ma non lo fermai. Non volevo, desideravo mostrargli quanto anche io avessi bisogno di lui.
All’improvviso mi prese una mano e se la portò sul petto, vicino al cuore. Mi sorpresi. In ogni situazione manteneva sempre una calma, una tranquillità assoluta, anche in questo momento. Ma mi stupii nel sentire il battito del suo cuore. Io che mostravo così tanto le sensazioni che provavo, e lui che riusciva a controllarle così bene, per una volta eravamo uguali. Ero certa che il suo cuore stesse battendo velocemente quanto il mio.
Mi feci scappare un’altra lacrima. Usui… per quante volte ancora avevi intenzione di sorprendermi? 
Scivolai dal letto, mi sedetti vicino a lui e mi lasciai abbracciare, avvolta nell’asciugamano. 
-Ti amo, Misaki.-
Incapace ancora di pronunciare quelle piccole parole così ricche di significato, mi limitai a stringere ancora di più le sue mani e a sussurrare il suo nome.
-Usui…-

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Restammo abbracciati ancora per un po’, finchè non mi ricordai che avevamo bisogno di vestiti asciutti.
-Usui. Dovremmo cambiarci. Però, adesso che ci penso, non so se ci sia qualcosa che ti possa andare bene…-
-Non importa, Misa-chan. Vorrà dire che starò nudo.- sussurrò, mordendomi l’orecchio.
Mi alzai da terra sbuffando.
-Non ti smentisci proprio mai, Usui.-
-Beh, ma è proprio questo che piace a Misa-chan, no?-
Gli lanciai un’occhiataccia, ma lui continuava a guardarmi sorridendo.
-Stai zitto…-
Sbuffai nuovamente e gli tesi la mano per aiutarlo ad alzarsi. La prese gentilmente e si tirò su senza troppo sforzo. Non lo guardai, né lasciai andare la sua mano.
-Bene…andiamo a cercarti dei vestiti.- 
Lo trascinai fuori dalla stanza fino ad un vecchio ripostiglio dove tenevamo vestiti che ormai nessuno usava più.
Frugai un po’in alcuni scatoloni finchè non trovai qualcosa che potesse andargli bene. Sussultai inavvertitamente.  
-Mmm…prova questi. In teoria dovrebbero starti…dovrebbero essere della tua misura…-
Sentii una mano posarsi sulla mia testa.
-Vanno benissimo. Grazie Misa-chan.-
Non fece alcuna domanda sui vestiti che gli avevo dato. Forse aveva intuito, o forse non c’era niente da chiedere.
-Figurati. Se vuoi cambiarti il bagno è lì in fondo. Ti aspetto in camera.-
Ci allontanammo in direzioni diverse e ci chiudemmo nelle rispettive stanze. Presi i miei vestiti di ricambio e iniziai a spogliarmi. 
Fissai il vuoto davanti a me, ripensando a quello scatolone. Doveva essere vuoto. Eppure… non lo era. Quei vestiti dovevano essere stati buttati via, lontano, senza lasciare traccia. Invece erano rimasti, dimenticati, sì, ma erano rimasti. Sentii una lieve fitta al cuore. Quei vestiti erano appartenuti a mio padre, se si poteva ancora chiamare così un uomo tale. Pensavo ci fossimo sbarazzate di ogni cosa gli riguardasse, quei vestiti però… 
Quell’uomo ci aveva abbandonate, umiliate, aveva rovinato la nostra vita. Aveva lasciato mia madre in totale deriva, addossando su di noi tutte le sue responsabilità e i suoi problemi. Aveva fatto affogare questa famiglia nei debiti. Aveva privato Suzuna di un’adolescenza tranquilla e normale, facendola entrare con forza nel mondo degli adulti. Ma di certo non ci siamo fatte sopraffare così dalla disperazione. Siamo sempre stata una famiglia che lottava duramente per raggiungere i propri obbiettivi, ed è grazie a questo che siamo riuscite a rialzarci, traendo forza dal nostro dolore. 
Andai alla finestra e strinsi forte i pugni. Questa era la mia forza, l’odio che provavo verso gli uomini. Era questo che mi permetteva di proteggere la mia famiglia e di lottare ancora più duramente. Non avrei mai più permesso che qualcun altro ci facesse del male. 
Sentii una mano dischiudere la mia con gentilezza e accarezzarla dolcemente.
-Misaki, ascolta. Non so esattamente cosa ti tormenti in questo momento ma sappi che non sei sola. Ti sei sempre confidata solo con te stessa, soffrendo in solitudine. Ma, Ayuzawa, non combattere le tue battaglie sempre da sola. A volte, chiedere aiuto o condividere i propri pensieri ci fa sentire meglio. No, Misa-chan?-
Alzai lo sguardo e vidi il suo riflesso sulla finestra. Come sempre sul suo viso era presente quel sorriso gentile che tanto amavo.
-U-Usui…-
Mi girò e mi abbracciò forte. Sentii distintamente la sua presenza. Non solo in quella stanza, ma anche nella mia vita, nel mio cuore. Anche lui era un uomo, eppure… lui era diverso. Non riuscivo, non potevo odiarlo. Mi aveva sempre aiutata e lo stava facendo tutt’ora. Scoppiai a piangere all’improvviso.
-Solo…solo per un po’…- sussurrai contro il suo petto.
-Sì. Solo per un po’.- rispose appoggiando la testa sulla mia.
Non so per quanto tempo restammo in quella posizione, ma quando guardai l’orologio mi accorsi che era già ora di cena.
Mi schiarii la voce e guardai Usui.
-Dovremmo andare a preparare qualcosa da mangiare…-
Lui mi sorrise e mi accarezzò una guancia.
-Ai suoi ordini.-
All’improvviso non sentii più il pavimento sotto di me e mi ritrovai tra le sue braccia.
-U-Usui! Che fai?!-
-Ti sto portando in cucina.- 
-Mettimi subito giù! Usui!-
Mi fece sobbalzare un po’, divertito, mentre scendevamo le scale.
-Oh, oh. Misaki è morbida! Sembra una bambola.-
-Eeeh?! Usui! Dove tocchi? Mollami! Stupido Usui!-
-Ahahah. - rise ancora più forte, depositandomi su una sedia - Mi chiedo quanto pesi Misa-chan…-
Mi aggrappai forte alla sedia, rossa in viso, e gli lanciai un’altra occhiataccia.
-Che domande fai, Usui? Non sono affari tuoi…- 
Si sedette vicino a me e mi iniziò a squadrarmi. Il suo sguardo fisso su di me mi metteva in soggezione.
-C-che c’è?…-
-Misa-chan. Che mi prepari per cena?-
-Ehm…ecco…io…lo sai che non sono una cima in cucina. Qui a casa si occupa di tutto sempre Suzuna. Ma dato che stasera sono da sola…-
Abbassai lo sguardo, leggermente imbarazzata per essere una totale incapace in campo di cucina. Le poche volte in cui mi ero cimentata nell’arte culinaria erano state più o meno un disastro.
-Mmm. Si era notato che Misa-chan non se la cava con i fornelli.-
-Zitto…non tutti sono perfetti come te.-
In effetti all’apparenza sembrava perfetto. Non c’era stata ancora l’occasione di vederlo alle prove con qualcosa con la quale non aveva dimestichezza. Non ero sicura ci fosse qualche pecca in lui, a parte il suo lato da molestatore sessuale. 
-Così mi fai arrossire, Ayuzawa. Comunque, riguardo la cena…-
Si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza senza dare spiegazioni. 
-Usui? Dove vai?- domandai confusa, seguendolo nell’ingresso.
-Misa-chan. Prenditi un cambio.-
Lo guardai perplessa, vicino alla porta d’ingresso. 
-Eh? Un cambio di che?-
-Di vestiti. Vieni a stare da me per stasera.-
Tutto convinto aprì la porta e uscì lasciandomi in casa, stranita.
-Hey! Aspetta un attimo! Usui! Chi avrebbe deciso tutto questo?-
Lo rincorsi e lo fermai afferrandolo per la mano. Lui, di tutta risposta, si girò e mi guardò fisso negli occhi.
-Io. Non voglio lasciarti da sola. Perciò vieni a casa mia. Penserò io alla cena. Diciamo che per oggi sarò io il tuo cameriere, mia signora.-
Sorrise, mi prese la mano e la baciò. Rimasi un po’ stupita, ma ormai dovevo farci l’abitudine: era Usui d’altronde.
-Ehm….ok.- 
Il suo sguardo non ammetteva repliche. Andai velocemente in camera a recuperare una borsa e un paio di vestiti. Mentre scendevo le scale fui colta da un improvviso nervosismo. Mi stavo rendendo conto lentamente avrei cenato da sola con Usui e…avrei dormito con lui?! Mi bloccai sul gradino, pietrificata per quel che stava per succedere. 
-Andiamo?-
Usui era sull’uscio di casa, che mi invitava a raggiungerlo porgendo verso di me la mano.
Deglutii e mi feci coraggio. Lo raggiunsi e accettai la sua mano, abbozzando un sorriso.
-Andiamo…-

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