Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Sono tornata finalmente! Dopo secoli
di inattività, adesso mi sto cimentando nella traduzione di questa storia,
BELLISSIMA, di StarShineDC , Scorpius’sRequest (link alla versione originale http://www.fanfiction.net/s/7026629/1/Scorpiuss_Request)
l’autrice è molto brava e la fic è davvero bella,
anche se non è ancora completa. Spero che vi piacerà e che non mi tirerete
troppi sassi telematici, è la mia prima traduzione ^^
Non ho nient’altro da dire se
non... ENJOY!
La richiesta di Scorpius
Cap. 1 Richiesta
Quando lasciò l’ufficio con un cenno di
saluto per Ron ed una manciata di Polvere Volante, era con l’intenzione di
sgusciar via dai vestiti e andarsene a letto.
Era stata una settimana dura ed era decisamente stanco.
-Una settimana?- Pensava tra sé e sé. -Magari
un mese, Harry.- Un faticoso, estenuante mese ed ora aveva due intere settimane
tutte per sé.
Quando sentì qualcosa cambiare dentro di sé,
ogni pensiero di andare a casa a dormire sparì e si materializzò al Numero
Dodici di Grimmauld Place: qualcuno aveva fatto mettere in funzione le
barriere; erano meccanismi silenziosi, creati non tanto per far del male,
quanto per tenere intrappolati eventuali invasori. Materializzarsi diventava
impossibile, le passaporte avrebbero smesso di funzionare, la metropolvere si
richiudeva letteralmente su se stessa e le porte si bloccavano. Erano le stesse
barriere che aveva messo in casa sua, quando aveva capito che non poteva
restare al Numero Dodici. C’erano troppi ricordi, troppo peso da sopportare. E
non aveva mai, né mai avrebbe sentito sua alcuna parte di esso.
Rimosse con tranquillità le barriere dalla
porta principale ed entrò. “Kreacher?” chiese e il brutto, vecchio elfo apparve
di fronte a lui.
“C’è un ragazzo che dice di cercare Padron
Potter. Kreacher non riesce a capire perché e il ragazzo non vuole smettere di
chiedere di Padron Potter. È nel salotto, seduto su una sedia.”
“Un ragazzo... ”
Kreacher annuì con enfasi e così, più curioso
che spaventato, Harry si diresse a grandi passi verso il salotto. Comunque
tenne una mano sulla sua bacchetta, mentre l’altra cercava l’antidoto alla
pozione Polisucco che teneva sempre a portata di mano: l’aveva usata troppo
spesso, quando era più giovane, per fidarsi di qualcuno semplicemente
guardandolo in faccia.Ma, quando vide
il bambino, le sue dita si strinsero intorno alla bacchetta. Non poteva avere
più di cinque anni, cosa che lo rendeva appena più giovane di Teddy.Ma non era stata la sua età a sorprenderlo,
era stato il bimbo di per sé: un perfetto e lampante clone di Draco Malfoy. I
suoi capelli erano di un biondo pallido, un po’ lunghi. Harry lo guardò mentre
attorcigliava nervosamente le piccole dita in alcune ciocche e tirava; si
mordicchiava il labbro inferiore, dondolando le gambe mentre aspettava. E
quando alla fine il piccolo guardò in su, Harry rimase preso dagli occhi
d’argento quanto il ragazzino fu preso dalla sua presenza.
Harry guardò in basso, verso Kreacher,
distogliendo lo sguardo dal ragazzo. “Hai già mangiato Kreacher?”
“Sì, Padron Potter.”
“Ti dispiacerebbe preparare qualcosa per me e
il signor Malfoy?”
Kreacher guardò il bambino, sospettoso, ma
sembrò più rilassato, visto che si trattava di un purosangue. Annuì con la sua
grossa testa e Harry si chiese –per la milionesima volta- come un capo così
grande potesse stare su un collo così esile. “Sì, Padron Potter.” E se ne andò.
I grandi occhi del ragazzino erano diventati
ancora più grandi, ora, tutti spalancati e tondi. “Come sapevi che il mio nome
è Malfoy?”
“Assomigli moltissimo a Draco Malfoy.” Spiegò
Harry e fece un passo avanti.Tirò fuori
la bacchetta e il bimbo trattenne il respiro, senza dire niente, mentre Harry
completava la serie di incantesimi che gli Auror usavano quando portavano
qualcuno nella sala interrogatori. Nessuna arma, nessun oggetto oscuro, nessuna
bacch... Aveva una bacchetta. “Hai una bacchetta” disse Harry e il suo
atteggiamento cambiò un po’. Nessun bambino di cinque anni aveva una bacchetta.
Il piccolo annuì con enfasi e Harry rimase di
nuovo stupefatto quando la tirò fuori da una manica. Harry prese la bacchetta
che gli veniva offerta e gli rimase senza fiato per la seconda volta in quella
serata: era di biancospino, lunga dieci pollici, sufficientemente elastica ed
era pronto a scommettere che il cuore fosse di crine di unicorno. “Questa è la
bacchetta di Draco Malfoy.” Sussurrò e rimase semplicemente a guardare mentre
il bimbo batteva le mani.
“Papà ha detto che l’avresti riconosciuta!”
disse, sorprendentemente, subito dopo e Harry si fece scivolare su una sedia,
di fronte a quella in cui il piccolo ancora sedeva.
“Tuo padre è Draco Malfoy” elaborò. “Ti ha
mandato lui qui?”
“Be... Non proprio...”
Scuotendo la testa, Harry prese l’antidoto
alla pozione Polisucco e lo gettò sul ragazzino, ignorando il suo strilletto.
Quando si stabilizzò, e il bambino si puliva la faccia, immutato, Harry fece un veloce incantesimo per
asciugarlo, cercando di non ridere del suo spavento. Le sue labbra, però, si
incresparono, facendo scattare in su gli angoli della bocca. “Scusami... volevo
solo assicurarmi che tu fossi chi dicevi di essere.”
“Okay...” Felice di essere di nuovo asciutto,
ma non sapendo cosa dire, il bimbo si agitava, a disagio.
“Come ti chiami?” Chiese Harry, alla fine.
“Scorpius Hyperion Malfoy.” Disse con
orgoglio, sedendosi un po’ più dritto.
“Perché sei qui? E perché hai la bacchetta di
tuo padre?”
In quel momento guardò in basso, torcendosi
le manine in grembo. Ricominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore ed Harry
sospirò e cercò di calmarsi. Il suo tempo con Teddy gli aveva insegnato come
comportarsi con i bambini ed essere bruschi con loro non era l’approccio
giusto. Si avvicinò a Scorpius, si mise in ginocchio davanti a lui e guardò in
quegli occhi così familiari, ma, allo stesso tempo, così diversi.
“Scorpius,” disse piano “va tutto bene?” Un
piccolo cenno affermativo e Harry vide che quegli occhi si stavano riempiendo
di lacrime. “È successo qualcosa al tuo papà?” Un altro piccolo cenno,
accompagnato darespiri tremolanti. “Puoi
dirmi cosa è successo?”
“Io e papà tornavamo a casa dal parco”
sussurrò il bimbo asciugandosi il viso. “E poi mi ha preso in braccio e ha
iniziato a correre. Ci stavano lanciando un sacco di incantesimi, ma papà ha
tirato fuori la sua bacchetta – non quella,” disse indicando la bacchetta di
biancospino “ma l’altra che ha. E poi ha cominciato a rilanciargli incantesimi e poi si è fermato e
mi ha dato quella bacchetta e mi ha spinto in un vicolo e mi ha colpito in
testa con la sua bacchetta e mi è sembrato che qualcosa di viscido mi scorresse
addosso. Mi ha detto di essere molto, molto silenzioso e di stare nascosto. Poi
mi ha detto che, se non fosse tornato, avrei dovuto cercare te. Ha detto che mi
avresti portato in un posto sicuro se ti avessi fatto vedere la bacchetta. Ha detto
che l’avresti riconosciuta...”
“E non è tornato.” Concluse Harry, stupendosi
quando Scorpius scosse la testa.
“Lui è
tornato, ma era con degli uomini molto arrabbiati che continuavano a urlargli.
Volevano sapere dov’ero, ma lui non voleva dirglielo. Ha sputato ad uno di loro
e lo hanno picchiato tanto, tanto forte... io volevo uscire e dirgli che ero
lì, ma papà mi aveva detto di stare nascosto...” Scorpius si passò la manica
sul naso gocciolante, trasferendo del muco che Harry si appuntò mentalmente di
pulire quando il bambino si fosse di nuovo calmato.
“E poi papà ha detto che non mi avrebbero mai
trovato e aveva tutta una roba rossa che gli usciva dal naso. Faceva schifo, ma
lui non ha fatto niente. Allora l’uomo cattivo che teneva papà ha mosso il suo
braccio in modo strano e si è sentito questo forte CRACK! E poi l’altro uomo ha
puntato la bacchetta sotto il mento di papà e ha detto che potevano prendere
lui. E poi sono spariti!” Scorpius tirò su col naso, sfregandosi gli occhi. “Ho
aspettato tutta la notte, ma papà non è tornato. Quindi ho pensato che dovevo
trovarti e sono venuto qui.”
“Come sapevi di dover venire qui?” Harry
sapeva che la posizione del Numero Dodici non era esattamente una nozione
comune, anche se l’Incanto Fidelius era stato rimosso
anni prima. Ancora meno persone sapevano che cosa quel posto significava per
Harry.
“Papà dice sempre che, quando era più
giovane, un elfo domestico è venuto a casa sua e ha detto alla sua mamma che
Harry Potter era al sicuro al Numero Dodici. Quindi papà dice sempre che se mai
avessi bisogno di stare al sicuro, devo venire qui. Perciò ho pensato che tu
saresti stato qui e poi quel vecchio elfo cattivo mi ha detto che non abitavi più
qui, ma non riuscivo ad uscire...”
Harry parlò prima che il ragazzino potesse
sciogliersi in singhiozzi disperati; era riuscito a trattenersi fino ad ore ed
Harry era piuttosto impressionato da lui. “Chi sa che sei qui, Scorpius?”
“Nessuno. Papà ha detto di trovare te.”
“E la tua mamma?”
Il suo sguardo si rivolse di nuovo a terra. “Io
non piaccio a mia Madre...”
Harry coprì le mani del bambino con una delle
sue, attirando di nuovo l’attenzione di Scorpius. “Se ti facessi vedere qualche
foto, credi che sapresti indicarmi i due che hanno preso il tuo papà?” Lui si
asciugò ancora qualche lacrima e poi annuì. Harry sorrise “Sei davvero
coraggioso, Scorpius. Lo sai?”
Il suo sorriso, in risposta, era timido e
umido di lacrime. “Papà dice che, se divento ancora più coraggioso, potrei
finire in Grifondoro. Poi sorride e dice che, se non
sono stupido, va bene essere coraggiosi. Ti prometto che non sono stupido!”
Harry cercò di non apparire troppo sorpreso alla notizia che Draco Malfoy (ragazzo
immagine di Serpeverde) aveva praticamente detto a
suo figlio che essere smistati in Grifondoro andava
bene. Il ritorno di Kreacher fu un benedetto sollievo.
“Padron Potter e il signor Malfoy hanno
intenzione di cenare nel salotto?”
“No, Kreacher. La sala da pranzo va
benissimo.”
L’elfo era visibilmente compiaciuto e Harry
riuscì a fargli un sorriso quando sparì di nuovo. Kreacher era sempre più
contento, sembrava, quando Harry faceva qualcosa che Kreacher riteneva normale.
Harry non si alzò immediatamente, riportando la sua attenzione sul bambino. Il figlio
di Draco Malfoy. “Tieni” disse, offrendogli un fazzoletto. Con Hermione incinta, sia Harry che Ron avevano preso l’abitudine
di portarli sempre con sé. L’ Hermione incinta amava
davvero piangere.
Il bimbo si asciugò accuratamente gli occhi e
il sorriso di Harry diventò una smorfia. Naturalmente
il figlio di Draco Malfoy sapeva come usare un fazzoletto nel modo più decoroso.
“Har... mm... signor Potter... so che papà ha detto
che mi avresti solo portato in un posto sicuro, ma ... ma potresti ritrovarlo
per me?”
Harry guardò, sorpreso, negli occhi cerchiati
di rosso. Aveva già intenzione di trovarlo e stava per dirglielo, quando
Scorpius continuò: “N-Non sei obbligato. Ma è tutto ciò che ho.”
“E i tuoi nonni?” Harry non aveva sentito
niente sui Malfoy da... secoli e, in realtà, non aveva esattamente cercato di
sapere cosa gli era accaduto. Li aveva tenuti fuori da Azkaban,
persino Lucius, dopo la guerra, perché aveva capito
che erano una cosa sola. Erano rannicchiati insieme così vicini e così... soli
nella Sala Grande dopo la battaglia finale che Harry non aveva potuto farlo. Non
poteva lasciar più soffrire nemmeno uno di loro. Non riusciva ad immaginare,
ora, dopo averli visti insieme, che i tre Malfoy si fossero separati a tal
punto, che Lucius e Narcissa
non conoscevano il loro stesso nipote.
“Papà dice che sono andati in un posto
migliore, ma non vuole mai dirmi dove. Dice che capirò quando sarò più grande.”
Harry si chiese come fossero morti, ma sapeva
come scoprirlo. Lui aveva delle settimane di ferie; Ron no. “Scorpius, ti
prometto che faròtutto ciò che posso
per riportarti il tuo papà.” E la speranza che brillò in quei luminosi occhi d’argento
faceva quasi male.
E
dopo il pasticcio combinato con il primo capitolo, eccoci qua!! L’amministratrice
del sito ha detto che sarà lei a spostare la storia, quindi per ora non dovete
preoccuparvi di nulla! ^^
Adesso
il cap. 2!! Finalmente avremo il punto di vista di Draco sulla questione!
-giulychan.
Disclaimer:
I personaggi non sono dell’autrice, né, tanto meno, della traduttrice
(purtroppo...), ma appartengono a J.K. Rowling
Cap. 2In una Scatola
Mandarlo da
Potter era stata un’idea stupida. Draco
Malfoy camminava in su e in giù nella piccola stanza dove si trovava, andando da
un muro senza porte ad un altro a passi veloci. Passo, passo, passo, girare,
passo, passo, passo, girare. Non c’erano porte, lì, né finestre. Era come stare
in una scatola ben decorata.
Draco si fermò,
si lasciò cadere sul divano sistemato nel mezzo della sua scatola, puntellò i
gomiti sulle ginocchia e appoggiò il mento sulle mani. Fissò intensamente il
muro di fronte a sé e pensò di nuovo che mandare suo figlio da Potter era stato
stupido. Perché Potter dovrebbe anche solo volere
aiutarlo? Sicuramente non erano rimasti in contatto dopo che la Seconda Guerra
del Mondo Magico era terminata con la sconfitta di Voldemort. Draco ancora
trasaliva un po’ a causa di quel nome, anche se solo nella sua mente.
In realtà, non
era interamente vero. Potter aveva tenuto la sua famiglia fuori da Azkaban e
aveva anche restituito a Draco la sua bacchetta. Sospirò e resistette
all’impulso di passarsi una mano tra i capelli, mentre pensava a quella
bacchetta. Non l’aveva più sentita sua, non del tutto, da quando Potter gliel’aveva
presa con la forza, quasi dieci anni prima.
Merlino, era
passato davvero così tanto tempo? Dieci anni prima viveva nel suo inferno
personale. Si guardava intorno e quasi rideva di se stesso. Come cambiavano le
cose! Ma almeno, dieci anni prima, aveva la sua famiglia accanto a sé. Anche i
suoi genitori erano stati a contatto con Voldemort, mentre la sua presenza
impregnava la loro casa e la conquistava, camera dopo camera. Dopo la sua
morte, Draco non era più stato capace di sedersi alla tavola della sua sala da
pranzo. Aveva visto un serpente mangiarci una donna sopra solo pochi mesi
prima. Come potevano i suoi genitori aspettarsi qualcosa di diverso? Era stato
deriso, suo padre schernito, a sua madre era stato mancato di rispetto... su
quella tavola, in quella casa, non
c’erano altro che orrori.
Perciò, Draco
aveva lasciato il castello e non era più tornato. I suoi genitori erano stati
assassinati, sua moglie lo aveva lasciato, ed ora era lì. Aveva passato un bel
po’ di anni a dire al Ministero tutto ciò che sapeva, a dargli ogni ricordo di
Voldemort che aveva. L’unica cosa che aveva sempre tenuto nascosta era stato
quanto vicino fosse stato ad uccidere Albus Silente. Aveva tenuto segreto anche
il suo Marchio Nero e si era assicurato che ognuno di quelli che avevano riso,
schernito e mancato di rispetto fosse gettato ad Azkaban.
Molti, in
seguito, l’avevano odiato, ma a Draco non era importato, Draco non si era
preoccupato. Tutto andava bene. Tutti erano finiti in prigione. E poi, i suoi
genitori... giunse le mani, chiudendo gli occhi. Evidentemente non tutti quelli
che odiavano i Malfoy erano finiti dietro le sbarre e al Ministero non
importava abbastanzaper scoprire chi
fosse stato.
Ma, finché
Scorpius era salvo,Draco non ci
badava.Teneva delle barriere sicure nel
loro piccolo appartamento fuori Londra, prendevano una strada diversa ogni
giorno che andavano al parco che aScorpius piaceva tanto...Draco
si permise di rabbrividire. Aveva fatto tutto ciò che aveva potuto per tenere
suo figlio al sicuro, per guardargli sempre le spalle. Era fortunato ad avere
un lavoro che poteva svolgere a casa e fare da insegnante a Scorpius era
semplice: il suo bambino era già così intelligente! Non era proprio molto
Serpeverde.
Trattenendo una
risata –probabilmente sarebbe suonata isterica-, Draco aprì gli occhi di nuovo
e fissò il muro. Suo figlio era intelligente, si ricordò. Sarebbe stato bene.
Non si sarebbe lasciato prendere dagli stessi uomini che avevano catturato
Draco. Ma come faceva Draco a sapere che i due che avevano preso lui erano gli
unici due coinvolti? E se uno di loro avesse preso la pozione Polisucco per
diventare lui –dopotutto avevano preso un po’ dei suoi capelli- e fosse andato
da Scorpius? Era intelligente, ma aveva ancora solo cinque anni. I bambini di
cinque anni si fidano, quando vedono i loro padri.
Draco chiuse di
nuovo gli occhi, con un altro brivido che gli scendeva giù per la schiena. Se
avessero preso suo figlio, non se lo sarebbe mai perdonato. Avrebbe dovuto
smaterializzarsi subito... non avrebbe dovuto tentare di combattere quegli
uomini furiosi; avrebbe dovuto smaterializzarsi subito. Ma non aveva voluto
rischiare di spaccare Scorpius. Non era sicuro materializzarsi con qualcuno che
non aveva una bacchetta e Scorpius doveva ancora dimostrare qualsiasi abilità
magica... non aveva voluto rischiare di spaccare il suo bambino e adesso era
separato da lui.
Se si fosse
spaccato, allora almeno Draco avrebbe potuto curarlo o portarlo da un
Guaritore... o qualcos’altro. Sarebbero stati insieme e Draco non sarebbe stato
in questa fottuta scatola.
Merlino,
sperava che suo figlio fosse salvo. Questo pensiero lo fece di nuovo alzare e
tornare a camminare in su e in giù, anche se si era ripromesso di non sprecare
energie vagando per questa stanza. Non era un animale in gabbia, era Draco
Malfoy ed era troppo intelligente per girare in tondo come un idiota. E se lo
stavano guardando?
Ma, oh, e se
Scorpius non era al sicuro? E se Scorpius cercava di trovare Potter e Draco si
era sbagliato su di lui? Potter, effettivamente, non aveva nessuna ragione per
aiutarlo. Chi se ne importava che la bacchetta di Draco era stata la chiave per
distruggere Voldemort? Non trasalì per il nome, questa volta, troppo immerso
nella preoccupazione. Non avevano parlato per anni, da quando Potter gli aveva
restituito, pieno di imbarazzo, la sua bacchetta. Prima di allora Draco aveva
già rimpiazzato la sua vecchia bacchetta, ma non lo aveva detto a Potter. Aveva
preso la sua vecchia bacchetta di biancospino, accettato le scuse di Potter per
non avergliela riportata prima e Potter aveva accettato la sua altrettanto
imbarazzata gratitudine per aver tenuto la sua famiglia fuori da Azkaban.
E si erano
separati, non più proprio nemici, ma non ancora amici. Due persone che si erano
conosciute per parecchi anni, ma che non si erano mai conosciute davvero.
E se Draco
aveva seguito ogni straccio di notizia su Potter, da quel giorno, bè, a chi
importava? Erano affari di Draco e di nessun’altro.
Merlino,
Scorpius avrebbe anche solo saputo dove andare? Quando Draco si scoprì a
passarsi una mano tra i capelli, si costrinse a smettere. Tornò al divano e ci
si lasciò cadere, respirando profondamente e tranquillamente, finché il suo
cuore non si fu calmato. Doveva aver fiducia in suo figlio. Doveva aver fiducia
in... Draco deglutì. Harry Potter.
Doveva aver
fiducia in entrambi, o non sarebbe mai riuscito a concentrarsi nell’uscire da
questa scatola. Se voleva di nuovo vedere suo figlio, doveva uscire. Così,
mentre i suoi occhi diventavano d’acciaio, Draco annuì e decise che non avrebbe
lasciato che le sue doti di Serpeverde venissero sprecate. Poteva uscire e
l’avrebbe fatto.
Nota
della traduttrice (di nuovo...)
Volevo
solo ammettere con i lettori che questo capitolo (che è uno dei pochi in cui,
per ora, possiamo vedere Draco) mi ha toccato profondamente. È raro vederlo in
veste di padre e ancora di più vederlo così amorevole!
N.d.T: Chiedo scusa per non aver potuto
aggiornare prima di oggi, ma sono stata in vacanza, sprovvista di un pc tutto mio. La storia va avanti e, addirittura, l’originale
è terminato (con un finale più che aperto, direi...) e l’autrice ha già
iniziato il sequel. Dite che dovrei tradurre anche quello?^^ recensite
e fatemi sapere, grazie.
BUONA LETTURA!
Cap. 3 Trovare aiuto
“Naturalmente
non poteva smaterializzarsi”. Sempre logica, HermioneWeasley (nata Granger) scartò la proposta di
Harry con un cenno della mano ed una sola frase.
“Certo che
avrebbe potuto” ribatté immediatamente suo marito “Poteva lasciare Scorpius e
tornare a prenderlo dopo”
“E rischiare
che il suo unico figlio venisse trovato? E se l’incantesimo di disillusione
fosse svanito mentre lui era via, Ronald? Ma insomma!”
Il bimbo in
questione era accoccolato in braccio a Harry, con la guancia appoggiata sulla
maglia del mago.Era profondamente
addormentato, almeno secondo loro, e lo era stato da quando Harry l’aveva
portato a casa dei Weasley.Non voleva
far spostare Hermione ad un’ora così tarda e, be’, la situazione attuale
richiedeva ben più che una chiacchierata attraverso il camino.
Ron stava
scuotendo la testa. “Oh, per favore. Non sarebbero andati nel vicolo dove
Malfoy ha lasciato il bambino.”
“E come fai,
tu, a saperlo? Hanno chiaramente attaccato
senza alcuna provocazione.Stava
reagendo alla situazione nell’unico modo che gli è venuto in mente in quel
momento. Si è affidato all’istinto.”
“Bé,
l’istinto di Malfoy fa schifo.”
“Non tutti
possono essere stati addestrati come Auror, Ronald!” Hermione si accigliò. “E
il fatto che abbiano trascinato di nuovo Malfoy nel vicolo dove aveva lasciato
suo figlio è una prova abbastanza evidente che sarebbero andati nel vicolo, se lui si fosse smaterializzato.
Chiaramente ha fatto l’unica cosa a cui è riuscito a pensare in quella
situazione. Penso che sia stato coraggioso da parte sua tenergli testa, anche
se è stato battuto.”
“Èstato stupido.”
“Stava
proteggendo suo figlio!”
“Ah sì? E guarda come è finito”
“Non credo” Hermione guardò Scorpius, stretto
nell’abbraccio di Harry, e poi di nuovo Ron. “Io non penso che esista un posto
più sicuro per lui, e tu?”
“Ah, sì,
certo. Malfoy ha avuto ragione a mandarlo da Harry. Urrà per lui. Ora, però,
dove andiamo a cercarlo?”
Harry
sorrise. Ron non aveva nemmeno chiesto se l’avrebbero fatto o no; l’aveva solo
dato per scontato. E Hermione annuiva, guardando Harry, in attesa. Era per
questo che Ron e Hermione erano rimasti suoi amici per così tanto tempo. Loro
semplicemente... capivano certe cose.
Harry guardò
il bimbo, sospirando. “Visto che Shacklebolt ha insistito abbastanza perché io
prendessi queste due settimane di permesso, non posso entrare nel Ministero
come se nulla fosse e prendere quello che mi serve. Perciò, Hermione, pensi di
riuscire a entrare negli archivi? Ho bisogno di conoscere la posizione degli
ex-Mangiamorte, specialmente quelli che Malfoy ha aiutato a far condannare.”
Harry poteva non essere rimasto in contatto con la famiglia Malfoy, ma era cosa
piuttosto nota che Draco se la fosse presa con loro e avesse dato ogni
informazione che aveva riguardo i Mangiamorte e le loro attività. Nemmeno sua
madre era stata così disponibile, senza contare suo padre.
“Non
sarà troppo difficile.” Si accarezzò il pancione, sorridendo. “Gli dirò che mi
annoio da morire, a casa.”
“E in effetti lo è” notò Ron, prendendosi una
gomitata nello stomaco. Si mise a ridere, passando un braccio intorno alla vita
di lei. “Che ne dici se do’ un’occhiata alla scomparsadi Narcissa e Lucius, amico? Ci deve essere qualcosa su
come sono morti.”
Harry si accorse della maniera in cui il corpicino
tra le sue braccia si era irrigidito e capì immediatamente che non era
addormentato come pensavano. Oops. “Uhm... sì. Fallo, Ron.”
Rivolse un’occhiata eloquente al bambino e Ron
trasalì, capendone il significato. Hermione sussurrò “Oh, cielo... non lo
sapeva?”
“No” Harry scosse delicatamente Scorpius. “Ok,
Scorpius, sappiamo che sei sveglio.”
Non sprecò tempo a far finta di svegliarsi,
guardando, invece, direttamente Harry. “Papà non ha detto che erano morti.” Si
voltò e guardò Ron, gli occhi grandi e spalancati. “Com’è che sono morti?”
Hermione, per un attimo, sembrò agitata, mentre Ron sembrava
assolutamente sbalordito.
“Diavolo, sembra proprio Malfoy, non è vero?”
“Io sono
un Malfoy” disse Scorpius, orgoglioso.
“E si comporta anche esattamente come lui...”
“Ron, fai il bravo” Hermione scosse la testa. “Scorpius,
non sappiamo cos’è successo ai tuoi nonni. Ma va tutto bene. Adesso ci stiamo
concentrando sul ritrovare tuo padre e poi lui ti spiegherà tutto.”
Scorpius si rigirò tra le braccia di Harry, tenendo
la schiena accoccolata sul suo petto. Annuì in modo energico. “Voglio il mio
papà!”
Harry sospirò. “Allora, adesso voi due sapete cosa
fare. Penso... che farò quello che posso, mentre mi terrò d’occhio Scorpius.”
“Aspetta, vuoi essere tu a occuparti di lui?”
“Non posso chiederlo ad Andromeda. Ha già Teddy. E tua
madre si sta già prendendo cura dei due figli di Bill e Fleur mentre loro sono
in Romania, no? Non voglio che si sforzi troppo.”
Ron si accigliò. “Ok... Ma tu cosa ne sai di
bambini?”
“So abbastanza. E poi è solo una cosa temporanea.
Riusciremo a trovare Draco in fretta.” Dovevano riuscirci.
“Va bene. Comincerò le ricerche appena attaccherò,
domattina.”
Hermione iniziò ad alzarsi, ma sospirò e tese una
mano. Ron trattenne le sue risate, perché aveva imparato negli ultimi mesi che
ridere di un’Hermione incinta non era esattamente la cosa più saggia da fare.
Si alzò e le prese le mani, aiutandola ad alzarsi dal divano. Lei si appoggiò
una mano all’altezza delle reni e guardò male Ron, come se sapesse che lui
trovava la cosa divertente. In effetti, conoscendo Hermione, probabilmente lo
sapeva davvero. “Sei sicuro di potertene occupare, Harry? Ron ed io saremmo
felici di farlo.”
“Lo saremmo?”
Lei lo guardò, truce. “Certo che lo saremmo.”
Harry scosse la testa e si alzò. Portò Scorpius con sé,
mentre le ditine del bimbo afferravano la sua maglia. “Ho il letto in più nel
mio appartamento per quando Teddy resta a dormire da me e ho del tempo libero. Preferirei
che tu facessi un po’ di ricerche, Hermione, piuttosto che occuparti di lui. Sei
più brava di me a trattare con quelli dell’archivio. E cerca di scoprire dov’è
che vivono.”
“Non puoi pensare di andare a casa loro!” Ron
sembrava incredulo. “Probabilmente quelli non aspettano altro. Penseranno che
sia l’unico posto in cui a Scorpius verrebbe in mente di andare.”
“Lo so, ed è per questo che vorrei sapere dov’è. Non
ho intenzione di portarci Scorpius, ma se qualcuno lo sta aspettando, forse
potrei essere in grado di prenderli di sorpresa. Non si aspetterebbero affatto
che apparissi io.”
“Non se lo aspetterebbero perché è ridicolo.”
Hermione si erse in tutta la sua altezza, guardandolo male. “Non puoi andare da
solo al loro appartamento, Harry.”
Lui poteva fare quello che voleva e stava quasi per
dirlo, ma questo non lo avrebbe portato da nessuna parte.Per quanto amasse i suoi amici, sapeva che c’erano
dei limiti. “Non lo farò, allora. Basta ce mi trovi l’indirizzo. Possiamo
andarci io e Ron.”
“Con dei rinforzi” insistette Hermione. Harry e Ron
si scambiarono uno sguardo e annuirono.
“Ok” promise Harry, senza avere alcuna intenzione di
coinvolgere qualcun altro in questa storia. Non importava quanto Draco avesse
aiutato ad catturare i Mangiamorte, il suo nome aveva ancora attaccato il
marchio d’infamia. Sapeva benissimo che c’erano ancora degli Auror e del
personale del Ministero che non avrebbero visto il motivo di aiutare un Malfoy.
Guardò in basso, verso Scorpius, che strattonava
silenziosamente la sua maglia. Quando il bimbo guardò in su, quella speranza
accecante era ancora nei suoi occhi. Prima trovavano Draco, meglio era.
Harry era
abituato a svegliarsi lentamente. Si stirava, sonnecchiava e non pensava a
nulla per parecchi, deliziosi minuti. Non
era abituato a svegliarsi con il dolore di piccoli gomiti appuntiti che gli
si conficcavano nel petto, con il respiro buttato fuori in un “whoosh!”, mentre
qualcosa di decisamente pesante atterrava su di lui.
“Ho fame!”
annunciò una vocina e Harry gemette, mentre il suo stato di beatitudine, il suo
non pensare a nulla, veniva completamente infranto. “Haaaarry!” piagnucolò la
voce e Harry capì che non era un qualche strano, brutto sogno.
Aprì un
occhio, guardò la faccina seria che incombeva su di lui. Scorpius, a quanto
pareva, aveva lasciato perdere il “Signor Potter”. Aveva ancora addosso il
pigiama a righe che Harry gli aveva rimpicciolito la notte prima e i suoi
capelli si erano drizzati a formare degli strani angoli. Harry gli sbadigliò in
faccia e il bambino si scostò, con una smorfia “Che schifo! Hai un alito
cattivissimo!”
“Lo so,
grazie.” Si fece cadere il ragazzino di dosso, prese gli occhiali dal comodino
e se li mise. Rivolse uno sguardo ancora offuscato a Scorpius, che aveva messo
il broncio, con le braccia conserte sul petto.
“Ho fame”
ripeté.
“Ok, cosa
vuoi?” chiese e subito se ne pentì. Chiedere a Teddy cosa voleva, di solito,
portava a richieste di sostanze piene di zucchero, che lo facevano
letteralmente impazzire. Non si aspettava il “mele!” che uscì fuori dalla bocca
di Scorpius.
“E succo di
mela. E dei toast con burro alle mele.” Annuì un paio di volte, con
un’espressione di superiorità. “Due fette.” Harry lo guardò per un lungo
attimo, prima di scoppiare a ridere. Scorpius sembrò parecchio offeso da quelle
risate e guardò Harry, accigliato. “Che c’è?”
“Niente
Scorpius.” Sorridendo, Harry scese dal letto. I calzoni della tuta grigi con
cui dormiva gli si erano ammassati sui fianchi e lui si grattò stancamente il
petto. “Muoviamoci. Mi sa che dovremoandare in un negozio”
I suoi occhi
s’illuminarono di pura gioia. “Un
negozio?”
“Sì” E
sperava che il ragazzino si sarebbe comportato bene. Scorpius fece uno
strilletto, saltò giù dal letto di Harry e andò via dalla stanza, correndo.
Harry sospirò. Comportarsi bene, certo...
Si vestì
velocemente, mettendosi dei jeans e tirandosi una vecchia, scolorita t-shirt
rossa sopra la testa.
Scorpius non
era particolarmente impressionato. “Ti metti quella?”
“Sei proprio
il figlio di Draco, eh?” Harry scosse la testa e si chinò di fronte al bambino.
“Andiamo in un negozio Babbano, va bene? Ora rimpicciolisco alcuni dei miei
vestiti per te.”
“Perché un
negozio Babbano?”
Harry cercò
sul suo viso un qualsiasi segno di avversione all’idea di visitare un posto
dove andavano i Babbani, ma vi trovò solo curiosità. “Perché ci sarebbero un
sacco di persone che chiederebbero chi sei e cosa fai con me, se andassimo in
un negozio magico. E non vogliamo che qualcuno sappia che tu sei con me, no?”
Scorpius
annuì e gli diede un colpetto sul torace. “Non devo mettermi una maglietta così
brutta, vero?”
Harry rise e
si rialzò. “No, non devi. Puoi addirittura scegliertene una.” Entusiasta,
Scorpius fece di corsa il corridoio e tornò nella stanza di Harry.
Finì col
mettersi un paio di calzoncini beige che Harry non si ricordava nemmeno di
avere –“Non posso mettermi dei jeans
Harry!”- e una camicia azzurro chiaro. Sopra al tutto, un giacchetto azzurro
coordinato, per proteggerlo dal vento. Era davvero un Malfoy – “Cos’è una zip
Harry?” – ma teneva la mano di Harry, mentre camminavano. Harry fu contento di
avere un appartamento ai confini del mondo Babbano; rendeva il percorso molto
più breve, anche se Scorpius si guardava intorno con gli occhi spalancati,
rallentandoli un bel po’.
Alla fine
Harry lo tirò su e se lo pose su un fianco; probabilmente era già troppo grande
per essere preso in braccio, ma non sembrava che a Scorpius importasse. “Non
sono mai stato in un posto Babbano!” disse, tutto eccitato, ignorando completamente
la precedente richiesta di Harry di non usare il termine “Babbano”.
“Davvero,
non è poi così diverso. Devo solo usare le sterline invece dei galeoni.”
“Ster-cosa?”*
chiese, curioso, premendo ripetitivamente il bottone dell’attraversamento
pedonale. Harry lo lasciò fare. Aveva sempre voluto fare lo stesso, quando era
piccolo, ma l’aveva sempre fatto Dudley.
“Le sterline
sono la valuta dell’Inghilterra Babbana.” Si tirò fuori dalla tasca una
banconota e gliela diede, sorridendo. Scorpius smise di premere il bottone per
prenderla. Guardò l’immagine sul lato anteriore, tracciò i numeri col dito e
restò assorto nella stranezza della cartamoneta abbastanza a lungo da dare a
Harry il tempo di raggiungere il negozio di alimentari.
Harry mise
Scorpius nel retro di un carrello e lui alzò gli occhi, girandosi per guardarsi
intorno. “Cos’è questo?”
“Un
carrello. Ci mettiamo le cose dentro mentre passiamo.”
“Che strano!”
Fu l’opinione di Scorpius. Diede uno
strattone alla banconota nelle sue mani e, dopo essersene finalmente annoiato, iniziò
a dare un’occhiata al negozio, mentre Harry spingeva il carrello. “Ho fame!”
“Lo so,
Scorpius. Sceglieremo del cibo che ti piace, già che sei qui e poi torneremo
all’ appartamento.”
“Mele.”
“Questo l’avevo
già capito.” Scorpius fece di sì con la testa, felice.
Arrivato a metà del negozio, Harry era impressionato. Scorpius
non afferrava nulla, non strillava quando voleva qualcosa per poi piagnucolare
quando Harry diceva di no e non faceva un granché se non stare seduto nel
carrello e guardare e annuire quando Harry metteva qualcosa nel cesto con lui.
Dopo essere
stato per meno di due minuti nella corsia di frutta e verdura, la sua opinione
cambiò, quando le mani di Scorpius cominciarono improvvisamente ad afferrare di
tutto: mele, cetrioli, pere e un’arancia che fece rotolare giù tutte le altre e
che Harry sistemò con un rapido colpo di bacchetta, una volta accertatosi che
non ci fossero telecamere di sorveglianza.
Le guance di
Scorpius erano di un bel rosso brillante. “Oops...”
“Già. Smettila
di acchiappare cose, Scorpius: chiedile e basta.”
“Ma avevi
delle pesche orribili nella borsa frigorifera...”
Guardò Harry
con occhi così pieni di scuse che Harry sospirò solamente. “Se prendo qualcosa
che non vuoi, dimmelo, capito?” Scorpius annuì e restò buono per cinque interi
secondi prima di arrampicarsi sulla fiancata del carrello, mentre Harry
sceglieva delle patate, e di capitombolare in una cassa di angurie.
Harry si
girò ed ebbe un momento di panico mozzafiato, finché Scorpius non tirò la testa
fuori dalla cassa e lo guardò,
imbarazzato. “Um... sono caduto. Possiamo prendere uno di questi così, però?
Sono grossi!”
“Sono
angurie. Non ne hai mai mangiata una?”
Se lo aveva
fatto, non se lo ricordava, perciò scosse la testa rapidamente. Harry sospirò e
lo tirò fuori. Le sue braccine si strinsero attorno al suo collo e non si
staccarono. Perciò Harry mise un braccio intorno al bimbo e tirò su un’anguria
meglio che poteva con una mano sola... e forse usò un piccolo incantesimo di
levitazione per aiutarlo ad arrivare nel carrello.
“Aww!” sentì subito e si irrigidì, afferrando la bacchetta
nella sua tasca mentre si voltava verso la donna, che si mostrò immediatamente
imbarazzata “Scusi, ma suo figlio è talmente adorabile!”
Harry guardò
Scorpius, un po’ sorpreso, e il bambino sorrise timidamente, prima di nascondere
il volto nella spalla di lui. “Già” convenne, mentre un sorriso gli tendeva le
labbra “Lo è.”
La donna
sorrise serena, prima di girarsi ed andarsene. Non fu fino a quando lui e
Scorpius stavano pagando – mentre il bambino cercava di mettere le cose sul
nastro trasportatore, senza riuscirci- che Harry realizzò che la donna non
aveva né un cestino, né un carrello... pagò rapidamente, scambiando poche
parole con il cassiere, e uscì con Scorpius. Una volta fuori e lontano da occhi
indiscreti, Harry rimpicciolì le buste marroni tanto da farle entrare nelle
tasche della sua giacca.
Scorpius
voleva camminare da solo stavolta e Harry glielo permise, anche se era teso e
la mano che non teneva quella del bimbo era stretta intorno alla bacchetta. Quando
però furono tornati all’appartamento, Harry si sentì un po’ sciocco. Non c’era
modo di sapere se la donna fosse stata una strega. Magari non aveva soltanto
preso un carrello, o forse era con qualcun altro che se n’era andato senza di
lei.
In ogni
caso, rinforzò le barriere attorno al suo appartamento, prima di andare a
preparare la colazione per Scorpius. “Finalmente!” disse il ragazzino.
*in originale Harry diceva di dover pagare con
dei Pounds, che in inglese vuol dire sì sterlina, ma
anche libbra (la principale unità di misura di peso) e Scorpius rispondeva “Poundsofwhat”
(Libbre di cosa?). Naturalmente il gioco di parole era intraducibile in
italiano, perciò ho optato per questa traduzione, spero che renda :)
Mi scuso per
non aver aggiornato per così tanto tempo (e pensare che ho ancora così tanto da
tradurre!), ma sono stata occupatissima (ho la maturità quest’anno) e a quanto
pare la mia ispirazione se n’era andata in vacanza...
Cosa succederà
ora? Dove sarà Draco? E chi è la donna del negozio di alimentari? Lo scoprirete
presto! :)
Continuate a
seguirmi e fatemi sapere che ne pensate, così potrò riferire all’autrice!
NDT: Chiedo scusa per il mio
mostruoso ritardo, davvero! Purtroppo ci ho messo tantissimo a riprendermi
dallo shock maturità, anche se il mio 95 mi ha dato un mare di soddisfazione! :)
Questo capitolo mi ha creato un mare di problemi, c’erano un mucchio di
locuzioni pressoché impossibili da tradurre... spero comunque di aver fatto un
buon lavoro.
I riflettori tornano su Draco!
Cap.5Assicurazione.
Draco chiuse gli occhi e inspirò profondamente, ignorando il bisogno di
lamentarsi. Il suo braccio era appena stato torto, rotto di nuovo solo pochi
minuti dopo che l’uomo l’aveva guarito. Un manrovescio lo costrinse ad aprire
gli occhi e l’uomo sconosciuto sogghignò. I suoi occhi erano di un marrone
simile al fango,i capelli gli
scendevano davanti agli occhi con un colore e una consistenza che gli
ricordavano della paglia. “Occhi aperti, Draco.” La voce era rauca, qualcosa in
essa era decisamente familiare, ma Draco non riusciva a ricordare, esattamente,
dove l’avesse sentita. Chi era questo tipo? Chi erano quest’uomo e il suo
compagno sempre silenzioso?
“Cosa vuoi?” scattò, passando uno sguardo sulla stanza.
Almeno era fuori dalla sua scatola... anche se, bè, nella sua scatola c’era
qualcosa di più di due sedie, uno sgabello e una tavola di metallo. Riuscì a
resistere alla tentazione di agitarsi sullo sgabello su cui l’avevano costretto
a sedersi.
“C’è qualcosa che vogliamo sapere.”
Come se in quel momento non ci fosse stato del sangue che
gocciolava da un labbro spaccato, inclinò la testa in modo altezzoso. “E non
potevate semplicemente chiedere?”
Il pugno seguente lo colpì sul mento, spingendogli violentemente la testa
all’indietro.
“Perché tuo figlio è con Harry Potter?”
Draco sentì il sangue ghiacciarglisi nelle vene proprio
mentre abbandonava del tutto il suo viso, lasciandolo pallido e con gli occhi
spalancati. Come facevano queste persone a saperlo? Avevano visto Potter con
Scorpius? Il poco sollievo che poteva aver provato sapendo che Scorpius aveva
raggiunto Potter fu soffocato dalla paura improvvisa che gli uomini sapessero
dove si trovava suo figlio e che potessero prenderlo.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
Fu utilizzato un altro pugno: questo lo piegò in due quando
entrò con decisione in contatto col suo stomaco. “Perché tuo figlio è con
Potter?”
Draco ansimava. “Non lo so” ripeté e fu colpito di nuovo, con il doppio della
forza.
“Perché tuo figlio è con Potter?” quello gridò e, con il cuore che galoppava,
Draco iniziò a rispondere che non lo sapeva, ma l’altro uomo venne avanti e
posò una mano sul braccio di quello che lo stava picchiando. Uscirono, ma Draco
non osava rilassarsi. Invece, sedette più dritto e lasciò correre i suoi
pensieri.
Scorpius era arrivato da Potter. Era una cosa buona. Era una
cosa grandiosa. Era, senza dubbio, la notizia più grandiosa che avesse mai
ricevuto in vita sua.
I suoi rapitori sapevano che Scorpius era arrivato da
Potter. Questo era preoccupante. Come l’avevano scoperto? Erano vicini a
Potter? Facevano parte del Ministero? Erano degli Auror? Per la barba di
Merlino, aveva forse a che fare con un paio di Auror arrabbiati e che avevano
abbandonato la retta via? Iniziò a sentirsi nauseato, non era del tutto sicuro
se a causa dei suoi pensieri o del maltrattamento che aveva subito.
Draco chiuse gli occhi per un momento. Doveva credere che
Potter sarebbe stato capace di tenere Scorpius al sicuro. Doveva crederlo. Riaprì gli occhi perché, si disse, tenere gli
occhi chiusi in una situazione simile non era saggio. Doveva affrontarlain modo intelligente.
Ora, insomma, sapevano che Scorpius era con Potter. Non
poteva ancora soffermarsi su come l’avessero scoperto perché non aveva un modo
di venirlo realmente a sapere. Dubitava che i suoi rapitori gliel’avrebbero
detto volontariamente. Doveva concentrarsi su quello che davvero sapeva.
Sapeva che Harry James Potter eccelleva nella magia. Sapeva
che Potter aveva combattuto i più oscuri tra i maghi oscuri e che aveva vinto.
Sapeva che Potter era un buon Auror, il migliore, in effetti. Draco aveva
ancora dei contatti al Ministero e conosceva il curriculum di Potter. Era
eccellente nelle operazioni di protezione e... nel trovare persone scomparse.
Non che Draco si aspettasse davvero che Potter venisse a salvarlo. Se anche
c’era un tenue sentimento di speranza in lui, lo scacciò via in fretta.
Doveva concentrarsi per trovare il modo di uscirne da solo,
anche se, probabilmente, sarebbe stato difficile se lo avessero tenuto privo di
conoscenza ogni volta che lo portavano da qualche parte. Iniziò ad alzarsi e si
ritrovò attaccato. Quando gli avevano messo addosso quel dannato incantesimo di
adesione?
Imprecando a bassa voce, Draco riuscì a stabilizzarsi prima
che il suo tentativo di alzarsi facesse inclinare lo sgabello tanto da farlo
cadere. Chiuse gli occhi di nuovo, pregando di avere pazienza, e li riaprì nel
momento in cui sentì una porta sbattere e aprirsi.
Fu scosso nel vedere che la sua ex-moglie veniva gettata
nella stanza. La vestaglia verde scuro che aveva addosso strappata, tenuta
insieme dalle sue mani. Quando vide Draco,le sue mani mollarono la presa e lui poté vedere che l’indumento di seta
che indossava sotto era abbinato; i suoi capelli scuri erano in disordine e
sembravano più lunghi di quanto Draco ricordasse: erano certamente più ricci,
anche se ricordava distintamente che, qualche volta, lei andava a letto con i
bigodini in testa.
Non appena lo vide, varie emozioni passarono sul suo viso,
prima di diventare prudentemente inespressiva. Draco si accigliò. Perché gli
avevano portato proprio lei? Se
avessero anche solo minimamente saputo qualcosa di lui, avrebbero capito che
non c’era niente che Astoria Greengrass avrebbe
potuto in alcun modo dire o fare per fargli confessare qualcosa.
“Draco...” gli si avvicinò a piedi nudi, gli occhi
spalancati. “Ti hanno preso davvero” mormorò.
Draco la guardò semplicemente per un lungo istante, sentì
qualcosa che toccava la sua mente e se ne schermò. La sua abilità in Occlumanzia era nota solo a pochi... Be’... a nessuno. Zia
Bella gliel’aveva insegnata quando aveva sedici anni per proteggersi dalle
intrusioni, per assisterlo nell’impresa che gli aveva affidato il Signore
Oscuro. Ed era morta. I suoi genitori l’avevano guardato e aiutato, quando
potevano, durante quelle lezioni. Ed erano morti. Il professor Piton aveva tentato ancora e ancora di entrare nella sua
mente e di rompere le sue difese di occlumante. Ed
era morto. Effettivamente costituivano una breve, patetica lista.
Ma lo aiutò, in quel momento, contro la sua ex-moglie, una Legilimens molto abile. Non rivelò nulla riguardo a
Scorpius tranne una profonda preoccupazione per lui ed una falsa (forse non
completamente falsa) ondata di terrore. “Hanno preso Scorpius?” sussurrò e
Draco fece una smorfia di disprezzo. Il suo labbro, a causa di quel movimento,
pulsò dolorosamente: lo ignorò.
“Sono toccato dalla tua improvvisa capacità di
interessartene, Astoria.”
Lei si erse in tutta la sua altezza, purosangue quanto Draco
e, naturalmente, altrettanto orgogliosa. “Io voglio bene a mio figlio” disse in
tono irritato.
“Abbastanza da lasciarlo.”
“Io ho lasciato te!”
gridò e colpì la guancia di Draco con la mano, provocando ferite brucianti dove
le unghie avevano graffiato. Il biondo divenne molto consapevole del suo netto
svantaggio. Astoria poteva camminare e muoversi per la stanza; Draco era
attaccato dov’era e qualsiasi tentativo di camminare lo avrebbe portato a
dondolare come una papera con uno
sgabello attaccato al sedere.
Sembrava, però, che sapere di essere in svantaggio non
facesse niente per mitigare la sua ira. “Non ti ho mai visto inviare un gufo
per chiedere di lui. Non ti ho mai visto chiamare con la polvere volante e non
vuoi vederlo. Lui pensa che tu lo odi. Non si ricorda nemmeno il tuo aspetto!”
Oh, sì, avevano fatto un errore portando Astoria da lui. Se non altro lo aveva
reso più determinato ad andarsene via.
“Non posso vederlo” gli fece notare lei, con gli occhi che
bruciavano di rabbia “Nessuno sa più dove vivi.”
“Un gufo trova la strada” scattò Draco, e fu grato per l’Incanto
Fidelius che proteggeva la sua casa. Nessuno sapeva
dove vivesse per un motivo.
Lei roteò i capelli, cosa che era molto più impressionante
quando non erano annodati e in disordine. “Forse volevo qualcosa di più
personale di lettere via gufo”
“Tu non vuoi avere niente a che fare con Scorpius perché è
un Malfoy.”
“Perché è tuo” sibilò
e, detta la verità, girò sui tacchi e si allontanò. “Tu mi hai mentito, Draco. Sei
andato in quel... quel posto e hai-”
“Una volta. Una volta, Astoria, perché ero ubriaco e tu eri
la stessa donna frigida che sei sempre stata.”
“E non ci sei mai tornato?”
Il suo tono era dolce, decisamente un avvertimento, e Draco
bloccò con ancora più forza le memorie a cui le aveva dato accesso. Ora non
avrebbe percepito niente, se non pura rabbia. “Non sono più affari tuoi.”
Astoria si girò di nuovo a guardarlo. “Io voglio bene a mio
figlio” gli assicurò e Draco vide l’emozione danzare sul suo viso per un
momento, prima di essere mascherata. “Dimmi che è al sicuro.”
Era con Potter... Draco chinò la testa per un attimo. “Scorpius
è... in buone mani.” E, che Salazar lo aiutasse, era meglio che non fosse una
bugia.
“Come lo sai?” chiese Astoria e c’era un tremito nella sua
voce.
Draco sentì il suo cuore iniziare a battere forte. Doveva dirglielo?
Era sicuro che i loro rapitori stessero ascoltando questa conversazione. Probabilmente
se la stavano godendo. E se gliel’avesse detto, quanto avrebbe potuto rivelare?
Avrebbe dovuto rivelarle solo la verità? Le domande correvano veloci nella sua
mente. Pochi secondi passarono prima che Draco guardasse di nuovo su. “Scorpius
è con Harry Potter.”
Astoria rimase a bocca aperta, una mano volò a coprirle le
labbra. “Stai mentendo.”
“Non è vero.” Draco la guardò a lungo, sentì di nuovo qualcosa
che gli toccava la mente e lasciò libera una parte del breve interrogatorio,
mischiato con un falso ricordo che mise insieme basandosi sulle ultime
fotografie di Potter che aveva visto sul Profeta.
Il falso ricordo fece stringere le mani in un pugno ad
Astoria, l’unico segnale che diede di essere penetrata nella mente di Draco.
Era davvero abile, pensò Draco impassibilmente. Se non fosse stato così bravo
in Occlumanzia, non avrebbe mai sentito il contatto. D’altra parte, se non fosse stato così bravo,
lei avrebbe saputo che le nascondeva delle cose e che si era inventato un’appassionata
relazione con il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto o il
Salvatore del Mondo Magico o il
Prescelto o qualsiasi stupido soprannome gli avevano dato negli anni passati.
“Quanto conosci Potter?” chiese Astoria in un sussurro.
E Draco fabbricò amore e lasciò che il tocco della sua magia
lo sentisse. “Abbastanza.”
“Terrà Scorpius al sicuro?”
Il suo cuore batteva così forte che quasi gli faceva male;
la parte della sua mente che era sotto chiave bruciava di timorosa speranza. Niente
era rivelato sul suo viso o nella sua mente se non ciò che voleva fosse
rivelato. “Harry” e quasi si bloccò sul
nome perché aveva quasi detto ‘Potter’, “proteggerà Scorpius a costo della
vita.”
NDT:Per chi non avesse capito il
titolo del capitolo (io stessa ci ho messo un po’, avendolo prima tradotto con ‘rassicurazioni’)
posso azzardare l’ipotesi su cui ho basato la mia traduzione: Harry è “l’assicurazione
sulla vita” di Draco e, soprattutto, di Scorpius. Draco lo vede come l’unica
possibilità di salvezza per suo figlio e da qui la parola ‘Assurance’
(il titolo in originale di questo capitolo).
Che fantasia il ragazzo, eh? Devo dire che Astoria mi ha fatto quasi pena...
Come sempre fatemi sapere che ne
pensate! Ciao a tutti!