A brand new Paramore

di ItsLaylaHere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I've never fallen, I've never fallen faster ***
Capitolo 2: *** Things are looking up, oh finally! ***
Capitolo 3: *** And here we go again, with all the things we did and now I'm wondering. ***
Capitolo 4: *** Once a whore you're nothing more. ***
Capitolo 5: *** We still live in the same town, well, don't we? ***
Capitolo 6: *** And when I get there I won't be far enough. ***
Capitolo 7: *** I tought I'd never seen a day when you'd smile at me. ***
Capitolo 8: *** You can't tell me to feel. ***
Capitolo 9: *** You were the greatest thing and now you're just a memory ***
Capitolo 10: *** But I let my heart go, it's somewhere down at the bottom ***



Capitolo 1
*** I've never fallen, I've never fallen faster ***


Quasi non mi reggevo in piedi da quel 18 dicembre 2010, quando due delle parti più importanti della mia vita se ne sono andate per sempre; non potevo ancora crederci.

Il telefono squillò.

-Hayley, tutto bene?- era Jeremy, il mio migliore amico. Sapeva tutto di me, o quasi, ma che non stavo affatto bene da quando i due Farro ci avevano lasciati ne era certo.

-Jeremy, lo sai che mi piacerebbe dire “tutto bene, grazie”, ma non è vero, cazzo. Mi sento uno schifo, non mangio, non bevo, non sorrido-.

-Uhm... Se hai bisogno di qualcuno, io e Kat ci saremo sempre, non dimenticarlo-.

-Certo, Jeremy, grazie infinite, ti voglio bene. Scusa, ma ora vado. Grazie ancora-.

-Va bene, Sponge, ci sentiamo-.

Conclusa la chiamata spensi il cellulare: non volevo essere scocciata, soprattutto da una persona in particolare.

Mi addormentai raggomitolata tra le coperte e qualche cuscino.

 

Lui, Josh, mi comparve in sogno: mi disse che dovevo cercarlo, che mi doveva parlare. Sempre nel sogno, mi vedevo prendere il cellulare, spento ed appoggiato sul comodino, accenderlo e comporre il numero di Josh.

-Hayley, finalmente. Io ti amo ancora, nonostante Jenna, Chad ad il nostro distaccamento-. Era sincero Josh? Non sapevo che fare, se credergli o no.

 

Mi svegliai sconvolta: sembrava tutto così maledettamente vero. Per sapere se era un sogno premonitore decisi di chiamare Josh; se non avrebbe avuto niente da dire gli avrei chiuso il telefono in faccia. Accesi il cellulare, che fece quella melodia d'accensione odiosa. Avevo un messaggio di Taylor, ma non lo guardai: digitai sulla tastiera il numero di Josh.

Tutu... Tutu... Tutu...

-Hayley, finalmente. Devo dirti una cosa; ti prego, non chiudere la chiamata-.

-Continua- gli sussurrai con un filo di voce. Mi faceva male tutto questo, ma dovevo sapere.

-Perdonami- sillabò. -Non avrei mai pensato che ci rimanessi così male. Scusami, mi dispiace. Mi dispiace veramente- aggiunse.

-Josh, ti sembra normale che una persona stia così male per qualcun altro? Ti sembra normale che si riduca ad uno zombie? No, cazzo, no- iniziai a piangere -JOSH, MA LO VUOI CAPIRE CHE TI AMO ANCORA?-.

-Ha... Hayley...- balbettò.

-Se è tutto quello che mi volevi dire, chiudo.-

-No, Hayley, non chiudere. Vedi... Anch'io, a dire il vero, provo ancora qualcosa per te. Io... Credo di amarti ancora-.

Non potevo crederci: era tutto vero, ora ne avevo le prove.

-Josh, scusa, non mi sento molto bene. Ciao- chiusi la chiamata.

Mi sentivo cadere. Una caduta libera e molto veloce: pensavo di aver superato il momento peggiore, ma questo era la fine: avevo toccato il fondo troppo velocemente.

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Capitolo 2
*** Things are looking up, oh finally! ***


Il mio compleanno fu una bella giornata: Chad, Jeremy, Taylor e la mia famiglia sapevano come farmi star bene: mi ero alzata da quel letto, ma non avevo giramenti di testa, era già qualcosa.

Ero ancora scossa dalla telefonata con Josh tanto che spesso fissavo il vuoto mentre cercavo di ripercorrere quei minuti.

Non ricevetti altri messaggi dai fratelli Farro.

 

Tra gennaio e febbraio mi impegnai al massimo nelle prove per il tour in Sud America: dovevo dimenticarmi di Josh, del passato. Come se fosse facile.

Josh Freese, il nuovo batterista, e Justin York, il fratello di Taylor, avevano iniziato bene il lavoro con noi; sembrava quasi che fossero meglio degli altri due ex membri.

In tutto questo tempo non avevo mai ricevuto telefonate o messaggi da loro, nemmeno da Zac.

 

Ed eccoci, partivamo già per l'America Latina.

Le varie date venivano completate, la maggior parte delle volte bene.

In Brasile, a Belo Horizonte, fu un disastro per me: durante Misguided Ghosts iniziai a piangere e abbandonai il palco; Jeremy mi inseguì a ruota.

-Hayley, che succede?-.

-Jeremy, ti prego, lasciami. Non voglio tornare- stavo ancora piangendo.

-Piccola, devi farlo. Non puoi abbandonare lasciare tutti così, senza dire niente- dicendo questo mi abbracciò.

-Se Josh è stato una testa di cazzo, non puoi far altro-.

-Non so Jer... Sono così confusa ora...-.

-Almeno torna là a fai un inchino, ti chiedo solo questo. Saluta tutti, ti accompagno io-.

Accontentai Jeremy, anche perché lo dovevo tutta quella gente che era venuta epr noi.

 

A Buenos Aires, invece, riuscii a stare calma, nonostante i fan abbiano alzato migliaia di cartelli con scritto “Paramore is (still) a band” durante la performance di “The Only Exception”, ma piansi comunque: era fantastico che qualcuno fosse con me nonostante tutto.

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Capitolo 3
*** And here we go again, with all the things we did and now I'm wondering. ***


Ancora niente dai due Farro.

Eravamo tornati da poco a casa e già dovevamo ripartire, questa volta destinazione Los Angeles.

Iniziavamo a registrare un nuovo album con Rob Cavallo, iniziavamo una nuova vita, finalmente.

Intanto là dovevo andare a fare dei controlli per cercare di non ricadere in preda alle emozioni.

 

-Taylor, tocca a te- iniziava lui con la chitarra.

-Buona fortuna- gli dissi mentre Jeremy gli dava il pugno.

Io rimasi con il bassista in una sala fornita di tutto, accogliente, con una parete riempita da chitarre appese. Il mio migliore bassista, Jeremy, era già impegnato con un nuovo gioco di lotta.

Non sentivamo niente da quella stanza, ma potevamo andare tranquillamente a vedere come se la stava cavando Taylor.

-Hayley, tutto bene?-.

-Jeremy, la strada per risalire è molto lenta e difficile, ma sto iniziando a riprendermi-. Si, cazzo, finalmente potevo dire di non stare troppo male.

-Hayley, tocca a te!-.

Andai con Rob nella sala dei mixer; passando diedi il cinque a Taylor.

Iniziai con “In The Mourning” per togliermi il peso maggiore; tra i vari collaboratori scorsi anche Jeremy. Grazie a Dio esisteva quel ragazzo: sembrava voler più bene a me che alla sua ragazza, Kathryn.

 

Quando finimmo di registrare le demo andammo tutti a festeggiare, sia per la conclusione di quello che per il compleanno di Rob. Ci divertimmo tutti, con un solo pensiero per la testa: la festa.

 

Con la fine delle registrazioni, fu tempo di tornare a casa: le nostre famiglie e gli amici ci aspettavano.

Mi squillò il cellulare, numero sconosciuto. Risposi.

Buongiorno, signorina Williams, Hayley Williams?- era una voce estranea.

-Sì, buongiorno-.

-La chiamo per sapere se ci concederebbe un'intervista per il giornale “Cosmopolitan” con un nostro giornalista-.

-Oh, forte!- risposi. Non avevo niente da fare, magari un'intervista e qualche scatto fotografico mi facevano sviare dai miei problemi e preoccupazioni.

Dopo quella telefonata andai da Dakotah, la mia migliore amica, per raccontarle tutto.

-Hayley, ma è fantastico!- esclamò lei, -Che ti chiederanno?-.

-Mah, qualcosa sul sesso- dissi imbarazzata -e sul mio passato-.

-Oh- commentò.

-Cazzo, mi ricorda la mia prima volta con quel bastardo di Josh. Merda, merda, merda-.

-Ricorda che è stato il tuo ragazzo...-

-Purtroppo- conclusi la sua flase.

-Ma tu l'hai amato-.

-Dak, io lo amo ancora! E anche lui mi ama ancora, Dio, me l'ha detto di persona-.

Dopo questa risposta, che la zittì, rimanemmo in silenzio ad ascoltare il canto di un merlo.

-Bella, che ne dici se andiamo a farci un giro? Voglio dimenticarmi di lui- le chiesi, enfatizzando l'ultima parola.

-Fammi prendere il cappotto e andiamo, baby-.

 

Mentre stavamo tornando a casa, mi chiamò Chad per sapere come stavo: lui non era qua, ma in tour con il suo gruppo, i New Found Glory.

-Amore, tutto bene?-.

-Chad, ho l'amica migliore del mondo al mio fianco e sto parlando con te, come faccio a star male?- mentivo: non stavo bene a causa di Josh, ma il mio ragazzo non doveva sapere assolutamente nulla.

-Allora salutamela tanto. Scappo, ti amo-. Ecco, scappava.

-Ti amo anch'io-. Detto questo chiusi la chiamata: non mi andava di aspettare per niente.

Non feci in tempo a mettere il telefono in borsa che squillò di nuovo.

-Buonasera signorina Williams, sono la giornalista di Cosmopolitan che la deve intervistare-. Sembrava molto gentile.

-Salve- accennai.

-Volevo chiederle se domani è libera; in tal caso potremmo incontrarci-.

-Certo ehm... Signorina-.

-Heitman, Bethany Heitman-.

-Oh, certo signorina Heitman, a domani, allora- le risposi prima di riattaccare.

Io e Dakotah ci fermammo davanti alla porta di casa mia mentre cercavo le chiavi per aprire. Entrando ed andammo subito a sederci sul divano. Anche se era presto per cenare, non avevamo voglia di alzarci e andare in cucina per iniziare a preparare da mangiare e ordinammo due pizze.

Quando arrivarono, un quarto d'ora dopo, iniziammo a divorarle.

La mia migliore amica tornò a casa e io rimasi sola, così decisi di andare a letto per rilassarmi un po'. Pensavo a centinaia di eventi contemporaneamente; sentivo la testa che mi scoppiava.

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Capitolo 4
*** Once a whore you're nothing more. ***


Merda, non avevo niente da mettere per l'intervista, quindi scelsi le prime cose che im capitavano, e dovevo partire subito per Los Angeles, di nuovo.

Andai all'aeroporto e dopo mezz'ora ero già in volo. Arrivai verso le nove.

 

Io provo ancora qualcosa per te”. Questa frase continuava a tormentarmi quando pensavo a lui, il mio Josh.

Accesi il cellulare per vedere se qualcuno mi aveva cercata mentre ero in aereo.

 

Incontrai la giornalista, accompagnata da un fotografo, Matt Jones, in uno studio. La signorina Heitman mi fece qualche domanda; il suo collaboratore scattò delle foto: alcune erano belle, ma altre mi facevano vecchia e strana.

Mentre ero in camerino squillò il cellualare. Era un numero privato, ma risposi lo stesso.

-Pro...- non feci nemmeno in tempo a dire una parola che una voce da gallina iniziò ad insultarmi.

-Tu, brutta puttana, come cazzo ti permetti a rubarmi il marito? Ma chi cazzo sei per farlo, poi, stupida idiota che non sei altro?- disse la donna. Sentii uno spaventoso miagolio.

-Scusa, tu saresti Jenna Rice? Sai, bellezza, del “tuo” Josh non m'importa assolutamente niente. Mentii spudoratamente -Ora ho Chad, cosa vuoi che me ne freghi di un mio ex amico e fidanzato di secoli fa?-.

-Senti, beloccia, ho sentito tutta la conversazione tra te e lui, ora vorrei dei chiarimenti. Sai, vorrei sapere se è vera la voce che dice tu sia una puttana-.

Rimasi allibita e a bocca spalancata.

-Certo cara, sono una puttana tanto quanto tu mi vuoi bene- le risposi, chiudendole la chiamata in faccia. Non mi richiamò più. Se l'avesse fatto, avrei potuto ammazzarla.

Ripresi a sistemarmi per andare al bar vicino per bere qualcosa con la giornalista e il suo collega.

 

Tornai a casa la sera stessa. Chad mi stava aspettando, intanto aveva preparato qualcosa per cena. Mangiammo, nonostante fosse quasi mezzanotte.

-Bella, com'è andata l'intervista?- mi chiese.

-Bene, anche se ero un po' imbarazzata. Sai, l'argomento era abbastanza...-.

-Ho capito- mi baciò in fronte.

Non gli raccontai niente della telefonata di Jenna.

Andammo a dormire.

Mi giravo e rigiravo nel letto, mentre pensavo alla giornata trascorsa.

Vidi Chad, che dormiva beato, con la testa sprofondata sui cuscini; lo baciai, anche se non poteva saperlo: non volevo perdere anche lui. Ammetto che avrei voluto svegliarlo per potergli parlare, ma avevo anche paura di disturbarlo.

Da sopra il comodino, il mio iphone vibrò. Era Dakotah che mi augurava la buona notte. Mentre chiudevo la schermata, mi arrivò un messaggio da parte di Josh: una parola, niente punteggiatura, niente nomi, diceva solo “RICORDA”.

Cosa dovevo ricordare, il mio primo vero amore che ancora mi amava ricambiato da me, ma era sposato con un'oca? Forse sì, dal momento che non mi usciva dai pensieri. Ma ormai avevo Chad che, seppur impegnato con i New Found Glory ed il loro album, mi faceva star bene.

Con questi pensieri mi addormentai. Quella notte fu una delle peggiori tra quelle passate negli ultimi mesi.

 

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Capitolo 5
*** We still live in the same town, well, don't we? ***


Mi svegliai presto verso le otto di mattina perché non riuscivo a dormire. Chad non era a letto, quindi andai in cucina, dove lo trovai intento a preparare la colazione.

-Oh, ben svegliata, piccola- mi sussurrò all'orecchio quando mi avvicinai per salutarlo.

-Buongiorno, amore- gli risposi.

Lui appoggiò una tazza, la sua, sul tavolo e mi cinse con le sue enormi braccia. Mi sentivo protetta.

-Hayley, sai che fra qualche giorno io ed i miei compagni andremo a Los Angeles per registrare il nostro album, e io so che dopodomani tu e Dak andrete ad una festa in quella città- prese fiato -Quindi, per non stressarti, vorrei che mi restassi accanto in quei giorni-.

Gli abbassai la testa e lo baciai.

-Ma certo, così potremmo rimanere un po' vicini- gli risposi, -ora avviso Dak- continuai. Mandai un messaggio alla mia migliore amica, mangiai e andai a vestirmi.

-Caro, vado. Vieni anche tu?- era domenica mattina.

-No, scusami, ma devo preparare gli strumenti- mi rispose.

Gli diedi un altro bacio e mi avviai verso la chiesa. Una volta là mi accorsi che c'era qualcuno di familiare tra la folla: Zac Farro. Feci finta di non essermi accorta di lui, ma ecco che, una volta dentro, si piazzò nel banco di fianco a quello in cui c'ero io. Finsi ancora di non averlo visto, ma, con mia sorpresa, lui mi salutò. Ricambiai con un sorriso sghembo.

Durante la messa, cercavo di evitare di guardarlo, ma questo non fu facile: non riuscivo a non guardarlo, a non notare i suoi tanti cambiamenti.

Quando uscii dalla chiesa, andai subito a casa senza fermarmi o guardare dietro di me: non volevo parlare a Zac. Cercai il cellulare nella borsa e mandai un messaggio a Josh: “Caro, ho capito che vuoi sapere di me, come sto, cosa faccio, ma non serve mandare tuo fratello per scoprirlo, basta un messaggio”. Misi il cellulare in borsa ed entrai a casa. Sentii Chad che sistemava le sue chitarre, così andai da lui a salutarlo.

Tolsi il cellulare dalla borsa e notai che mi era arrivata la risposta di Josh: “Cara, se intendi per l'incontro in chiesa, non preoccuparti: non l'ho mandato io. E so che stai male da mesi per colpa nostra, quindi non farei che peggiorare la situazione tartassandoti di messaggi, no? Ti amo.”. Non ci potevo credere: il signor Joshua Neil Farro che mi scriveva “TI AMO” e sua moglie mi dava della puttana. Non gli risposi nemmeno, ma chiamai Dakotah e le dissi di preparare le valigie perché saremmo state dieci giorni a Los Angeles con i New Found Glory e Marky Ramone, batterista e unico superstite dei Ramones.

 

La mattina dopo partimmo per la California. Quasi quasi potevo anche prendere una casa là, con tutto il tempo che passavo nella città natale della mia migliore amica. In aereo cercammo di non dare molto nell'occhio, o saremmo stati tutti assaliti da orde di fan.

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Capitolo 6
*** And when I get there I won't be far enough. ***


Arrivati là fummo subito scortati all'albergo, quello più vicino alla casa discografica, solo per comodità.

Da Nashville c'era qualche ora di differenza, ma questo non incise sui nostri piani: io, Dakotah e Chad andammo a pranzare al solito ristorante che ci accoglieva a braccia aperte ogni volta che entravamo; gli altri membri del gruppo di Chad, invece, andarono a quello vicino, in cui avrebbero incontrato Marky Ramone, noto batterista ed unico membro ancora in vita dei Ramones.

Dopo mangiato ci incontrammo tutti nella camera di Jordan, il cantante del gruppo, per discutere il nostro programma.

-Stasera le ragazze non ci sono, quindi possiamo pure sfogarci!- esclamò Chad, il mio ragazzo.

-Prova ad ubriacarti e ti picchio- gli risposi.

-Ecco una minaccia da parte della fidanzata che è metà del Gilbert!- intervenne Ian, il bassista, accompagnato da una fragorosa risata da parte di tutti.

-E tu non tornare troppo tardi o ti lascio fuori- ribatté Chad, con altre risate in sottofondo.

-Ti amo, amore- mi sussurrò e mi baciò.

 

Nel pomeriggio io e Dakotah ci preparammo: io indossai un abito a righe lungo fino alle caviglie, a righe oblique bianche e nere, scarpe con tacco alto e un po' di trucco; lei un vestitino molto corto, azzurrino e sandali con tacco coordinati.

Appena fummo pronte scendemmo nella hall dell'albergo ed aspettammo la limousine che ci avrebbe accompagnate all'evento, una serata per sole donne organizzata da “Elle”.

Una volta là andammo a fare le solite foto davanti ai vari fotografi, che per poco non mi accecarono con i loro flash.

Nel locale erano stati disposti dei tavolini colmi di tartine e le solite schifezze delle feste. C'erano delle poltrone ai lati della sala, nere e comodissime, con dei braccioli lucenti.

Qualcuno mise una canzone a basso volume; parlava dell'amore non corrisposto di una ragazza vedendo colui che ama mentre si bacia con altre.

Non c'era molto da fare, quindi mi rilassai insieme alle altre donne famose e non. Dakotah stava parlando con un gruppetto di ragazze.

Andai a cercare la toilette. Una volta trovata entrai e guardai il telefono: nessuna chiamata, un messaggio da parte di mia sorella Erica. Lo lessi e le risposi, poi mandai un messaggio a Jeremy per aggiornarlo.

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Capitolo 7
*** I tought I'd never seen a day when you'd smile at me. ***


Tornate in albergo, ci dirigemmo alle nostre rispettive camere. Cercai di far piano per non svegliare Chad, ma lui era seduto sul divano a fissare un foglio in cui, molto probabilmente, c'era scritto il testo di una canzone.

--Chad, amore, che ci fai sveglio a quest'ora della notte? Sai che domani devi incidere!-.

-Hayley, tranquilla, sto ripassando una canzone- il suo era un tono molto calmo, come se rimanere alzati alle tre di notte fosse una cosa da tutti i giorni.

-Ma crollerai dal sonno in studio, non riuscirai a fare un bel niente!- per poco urlavo.

-Okay, calma mammina, torno a etto-. Detto questo si alzò mentre appoggiava il foglio sopra la custodia della sua Les Paul preferita e mi venne incontro per darmi un bacio.

Io andai in bagno ed incominciai a spogliarmi per mettermi il pigiama, poi anche Chad si spoglio e rimase in boxer e canottiera.

-Amore, mi stavo chiedendo se domani, dopo le registrazioni, ti andrebbe di andare a cena fuori. Dakotah ed i ragazzi rimarranno in hotel; con loro ho già parlato; se va bene anche alla tua amica, si potrebbe tranquillamente fare-.

-Ma è una magnifica idea!-. Mi alzai dal letto -Dakotah deve studiare in questi giorni, fra poco si laurea-.

-Piano perfetto, allora, amore-.

-Tu sei perfetto- gli sussurrai all'orecchio, enfatizzando il primo monosillabo.

 

La sveglia suonò alle sei e mezzo. Noi eravamo ancora un po' rimbambiti; io preferii dormire ancora un'oretta e poi aiutare la mia migliore amica a studiare. Così, verso le dieci, dopo aver fatto un'abbondante colazione, mi diressi verso la sua camera.

-Ciao Dak!-.

-Hayley, buongiorno!-.

Era già sommersa da libri e fogli scritti con una calligrafia minuta.

-Senti, Dakotah, ascoltami per un secondo: ti dispiace se stasera cenerai con i New Found Glory tranne Chad? Sai... Mi ha chiesto un appuntamento-.

-Hey, ma è fantastico! Certo che non mi dispiace, per una sera resisterò, sì!-.

-Aaah grazie mille!- sprizzavo gioia da tutte le parti.

Iniziammo a studiare per qualche ora, a volte facevamo una pausa, poi ricominciavamo.

Ogni tanto ricevevo dei messaggi da Chad, ma non osavo rispondergli per paura di disturbarlo. Durante una pausa chiamai mia madre per farle sapere che stavo bene.

Quando Dakotah sapeva abbastanza bene quasi tutto, decidemmo di staccare un po' e andare a prendere un gelato. Dopo una bella passeggiata, tornammo in albergo, ognuna nella propria stanza.

Verso le due mi feci portare il pranzo in camera: mi mantenni leggera, anche se per una volta potevo abbondare.

Mi buttai sul divano a strimpellare un po' la chitarra di Chad.

Lui tornò verso le cinque, quando io ero in camera da letto a scegliere il vestito per la serata: uno nero, indossato molto raramente, con uno spacco dietro che mostrava la parte superiore della schiena, abbinato a delle scarpe con tacco a spillo.

-Amore, sono qua!- lui si era appena seduto sul divano.

-Chad! Ti prego, non venire di qua, che mi sto cambiando!- non volevo che mi vedesse prima che anche lui fosse pronto.

-Piccola, se andassi a vestirti in bagno, io potrei cambiarmi in due minuti in camera-.

Andai in bagno a prepararmi e, dopo mezz'ora, uscii.

-Amore, permettimi di dire che sei uno schianto!- il mio ragazzo rimase a bocca aperta.

-Allora, che fai là impalato, andiamo?-.

-Hayley, è presto, non sono ancora le sei, dove vuoi andare? Rimaniamo qua ancora un po'- detto questo, mi prese e mi fece sedere sul divanetto, sopra le sue gambe.

-Amore che vuoi fare?-.

-Tranquilla, voglio solo coccolarti un po', mi mancano le giornate intere passate a starti accanto-. Mi prese la testa, io sentivo la sua mano passare tra i capelli mentre avvicinava il suo volto al mio finché le punte nostri nasi s'incontrarono e, come mi aspettavo, mi baciò. Io lo assecondai: strinsi la sua faccia tra le mie mani e lo baciai anch'io; ci sdraiammo, per quanto potesse consentire lo spazio ristretto, io sopra e lui sotto. Continuammo ad amoreggiare finché a Chad venne un crampo alla gamba per la posizione scomoda.

 

Verso le sei e mezzo partimmo, accompagnati da una lussuosa limousine, verso il ristorante vicino a Venice Beach.

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Capitolo 8
*** You can't tell me to feel. ***


 

Fu una fantastica serata, quella: nessun fan, nessun paparazzo; solo io e lui nel mio mondo.

Ero distesa sul letto, il lenzuolo mi copriva le gambe; Chad era appena uscito, così decisi di mandare un messaggio a Jeremy: “Ciao Jeremy, tutto bene? Mi mancate tanto ragazzi, ma ancora qualche giorno e ci vedremo!”.

Mandai un messaggio anche a Josh, che non sentivo da molto: “Manchi. E, per favore, manda a fanculo tua moglie da parte mia, grazie.”. Cancellai l'ultima parte, così da inviargli solo la prima parola. Non mi aspettavo una risposta da lui.

Si fece sera velocemente.

Il cellulare iniziò a squillare; risposi.

-Hayley, sono Adam della Fueled, mi ha contattato uno dei due registi di Transformers 3 perché ha sentito le vostre nuove canzoni e vuole “Monster” come una delle colonne sonore del film-.

-Adam, ciao! Ma è fantastico! Per me va bene, gli altri che hanno detto?-.

-Per Jeremy e Taylor non ci sono problemi. Dico che accettate?-.

-Certo che sì! Ora scusami, ma devo andare. Ci si vede!- era appena tornato Chad.

-Amore!- gli corsi incontro saltandogli in braccio.

-Piccola mia- mi fece scendere.

-Hanno preso una nostra canzone per un film! Non ci posso credere!- mentre parlavo gli saltellavo attorno.

-Okay, ora ti calmi perché devo dirti anch'io una cosa- ero perplessa, -Non preoccuparti per niente: abbiamo finito di registrare!-.

-Hey, ma è fantastico! Sono iper felice per voi! Ti amo!-. In questo momento non mi venne in mente il messaggio che avevo mandato a Josh.

 

Le ultime giornate a Los Angeles passarono velocemente. Josh non mi aveva cercata, nemmeno Jenna. Ciò voleva dire che potevo stare tranquilla, ma ero anche un po' preoccupata per Josh.

Chad era felice di essere a casa, anche se fra qualche giorno saremmo andati a New York City per un festival, il Bamboozle, in cui i New Found Glory avrebbero suonato con Marky Ramone; io, Jeremy e Taylor saremmo stati nello stand della Fueled By Ramen a firmare autografi.

In quei giorni io ed i miei compagni iniziammo a provare per il MusicCares, un evento che raccoglieva fondi, a Los Angeles, in una sala del Club Nokia.

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Capitolo 9
*** You were the greatest thing and now you're just a memory ***


Dopo circa un mese di servizi fotografici ed eventi a cui eravamo invitati, iniziavamo a sentire lo stress. Ma era diverso dagli anni precedenti: ora dovevamo fare tutto noi tre, si sentiva la mancanza di una parte fondamentale della nostra vita; era una nuova sfida da affrontare.

Ero a casa da sola, Chad era andato da un compagno di gruppo e Josh mi mancava: non lo sentivo da mesi. Volevo chiamarlo, anche se dovevo imparare a incentrare la mia vita su qualcos'altro, come i Paramore o Chad o la mia famiglia, ma non su quell'uomo. Lo chiaai lo stesso, giusto per sentire la sua voce, sapeva che andava tutto bene.

-Pronto Hayley- era al sua voce.

-Josh... Ciao- qualche lacrima iniziò a rigarmi le guance sbavando il trucco.

-Hayley, qualcosa non va? Ti sento giù di morale- era preoccupato per me.

-Niente, non preoccuparti, sono solo stanca- mentii solo in parte: la stanchezza era un motivo, ma la voce strana era dovuta alle lacrime provocate da lui, o meglio dalla sua voce.

-Hayley fammi un favore: di' a Taylor che manca a Zac, mi ha pregato tanto perché te lo chiedessi-.

-Ma certo, certo- iniziò qualche singhiozzo -Appena lo vedo gli riferirò tutto-.

-Hayley?!-.

-Sì?-.

-Ti amo-.

-Anch'io, nonostante tutto-.

-Hey, sicura che vada tutto bene? Stai piangendo come una bambina. Piccola, non voglio creare problemi-.

-No, tranquillo, non crei problemi, non preoccuparti- mentii ancora: Jenna sapeva della prima chiamata di qualche mese prima, inoltre rischiavo di essere scoperta da Chad.

Mi soffiai il naso con un fazzoletto.

-Piccola, non sai quanto mi manchi- anche lui era un po' giù.

-Josh- cercai di smettere di piangere -Anche a me manchi, ma ho solo il ricordo delle giornate passate insieme, non potremmo mai più tornare ad essere uniti come una volta-.

-Io credo di sì, sai?-.

-No, Josh, no. Ora scusami, ma devo andare. Ciao-. Non fece in tempo a salutarmi che già avevo chiuso la chiamata. Cercai di smettere di piangere perché non volevo completamente rovinare il trucco e non ne avevo motivo. Tolsi tutto l'eye-liner colato e poi andai a cucinare qualcosa per pranzo: una costata per me, una per Chad ed un piatto di patate: mangiavamo poco, ma ci bastava.

 

Tornò a casa tutto sudato, mi baciò e andò ad appoggiare la chitarra sul divano, poi iniziammo a mangiare.

Sapevo per certo che amavo Chad e che avrei passato con lui il resto della mia vita, ma amavo da morire anche Josh, nonostante abbia sputato veleno contro di me, anche se lui è sposato ed io fidanzata; ma l'amore è cieco, un po' come la fortuna: non guarda lo status della gente, crea solo coppie.

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Capitolo 10
*** But I let my heart go, it's somewhere down at the bottom ***


Il 3 giugno facemmo uscire “Monster” intera e,dopo un'ora sola, ricevemmo tantissimi complimenti.

Qualche giorno dopo ero ancora a Los Angeles per la laurea di Dakotah. Intanto, niente notizie dall'allegra famigliola Farro.

Il 25 del mese iniziammo le prove: ormai avevamo finito il video di Monster, era venuto una meraviglia, ma non sapevamo ancora quando sarebbe uscito. Era strano non avere al mio fianco Zac e Josh dietro alle telecamere, ma dovevo ancora abituarmi alla nuova vita. Durante una pausa andai a vedere se avevo messaggi quando iniziò a girarmi la testa.

-Jeremy, vieni qua un attimo?- volevo che mi aiutasse.

-Hay, eccomi!-.

-Non mi sento bene, non riesco a continuare, scusami-. Mi aggrappai a lui per non cadere.

-Hey Justin, porta una sedia qua, per favore- disse, quasi urlò, Jeremy.

-Siediti- disse a me. Riuscii a malapena a sedermi con lui che mi teneva; mi sentivo uno schifo, stavo sudando e iniziavo a vedere tutto bianco.

-Jeremy, mi sento male-.

-Vado a cercare un succo, o dello zucchero- disse Justin dando la chitarra al fratello, che intanto si era preoccupato per quello che stava succedendo.
Tornò con un succo all'albicocca, me lo diede e io iniziai a berlo lentamente.

Mi scese una lacrima, poi due, tre, tante.

-Hayley, vieni, torniamo a casa-. Jeremy mi alzò di peso e mi portò a casa, dove c'era Chad che ci aprì perché non riuscivo a prendere le chiavi dalla borsa.

-Hayley, amore, sembri un fantasma, vieni qua- mi fece.

Entrammo tutti e tre; prima mi portarono a letto, poi Chad e Jeremy andarono in salotto. Mezz'ora dopo tornarono da me per sentire come stavo.

-Hayley, stai a letto per un po' di giorni, alzati solo quando te lo senti, va bene?-.

-Okkei capo- risposi con una voce strana.

-Amore, ascolta Jeremy: riposati-. Dopo non sentii più niente perché mi addormentai.

Mi svegliai perché sudavo.

-Chad!- urlai, per quanto potevo.

-Hey amore, sono qua!- era seduto accanto a me -Ma scotti!-.

Ecco, mancava solo la febbre: avrei dovuto essere in tour dodici giorni dopo, dannazione. Ricominciai a piangere; piangevo tanto in questo periodo.

 

Una decina di giorni dopo stavo un po' meglio ed ero all'aeroporto pronta ad imbarcarmi. Chad era con me, mi stava sempre accanto quando poteva.

-Amore, sei sicura di voler partire?-.

-Hey, tranquillo: fra due o tre giorni mi sarà passato tutto, poi avrò con me Jeremy, che mi proteggerà-.

-Va bene, allora- mi baciò. Fu in quel momento che lo vidi, là, brillante tra centinaia di sconosciuti: era Josh, forse aveva preso sul serio l'idea di noi due di nuovo insieme. Non dissi nulla a Chad per non farlo preoccupare ed arrabbiare. Il mio ex ragazzo e chitarrista non sapeva che stavo male, ma sapeva dov'ero e stava venendo verso di me.

-Amore, ci sentiamo al più presto, va bene? Ora vai pure dai tuoi amici, ti amo- lo baciai. Non volevo che vedesse Josh.

-Certo, stammi bene piccola, ti amo-.

Cercai di fare l'indifferente e di sbrigarmi: Josh era sempre più vicino, stava correndo ormai. Commisi l'errore di voltarmi a guardarlo e notai che si bloccò di scatto, sembrava che mi stesse aspettando. Mi rigirai e salii sull'aereo, anche se per un attimo avevo pensato di scappare con lui, ma sapevo che non potevo e non dovevo: ormai era iniziata una nuova era per i Paramore; era una nuova prova per me e dovevo resistere; inoltre amavo Chad, dovevo amare solo lui. Presto avrei dimenticato Josh.

Mi imbarcai, finalmente, e andai al mio posto; mi addormentai subito prima del decollo.

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