Sunrise after twilight

di pinzy81
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Limbo ***
Capitolo 2: *** Nessuna nuova, buona nuova! ***
Capitolo 3: *** Molti pensieri, poche parole ***
Capitolo 4: *** Nuovamente insieme ***
Capitolo 5: *** Ritorno a Forks ***
Capitolo 6: *** Stratagemma ***
Capitolo 7: *** Indecisione ***
Capitolo 8: *** Una nuova me, un nuovo noi ***
Capitolo 9: *** Non era un sogno ***
Capitolo 10: *** Il povero Nahuel ***
Capitolo 11: *** Rabbia ***
Capitolo 12: *** Ops! ***
Capitolo 13: *** Piano perfetto! ***
Capitolo 14: *** Chiarimenti ***
Capitolo 15: *** Rivelazione ***
Capitolo 16: *** Happy ending ***
Capitolo 17: *** Il futuro? ***
Capitolo 18: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 19: *** Guerra aperta ***
Capitolo 20: *** Ho paura di te ***
Capitolo 21: *** Ritorni e partenze ***
Capitolo 22: *** Novità in arrivo ***
Capitolo 23: *** Preparativi ***
Capitolo 24: *** Matrimonio ***
Capitolo 25: *** Giunti a destinazione ***
Capitolo 26: *** Niente è mai come sembra ***
Capitolo 27: *** E' di nuovo battaglia ***
Capitolo 28: *** Perdonami ***
Capitolo 29: *** L'alba dopo il crepuscolo ***



Capitolo 1
*** Limbo ***


Erano passati mesi ormai dall’inizio della nostra tranquillità.
La vita scorreva lenta e monotona nella piccola cittadina di Forks, nello stato di Washington.
Le mie giornate si dividevano tra i miei genitori innamorati pazzi che non facevano altro che stare appiccicati come due piccioncini, tra i miei zii meravigliosi che insieme al nonno Carlisle e a nonna Esme mi viziavano in ogni momento, tra il branco nel quale ormai comprendevo anche nonno Charlie, perfettamente integrato nel nostro modo tutto particolare di vivere e tra le braccia di Jacob… il “mio Jacob”.
E non Jake come lo chiamavano tutti o “cane” come lo appellava zia Rose di tanto in tanto, solo Jacob.
Si la mia vita era monotona e ripetitiva per quello che potevo ricordare, e io ricordavo tutto, ma mi stava bene così.
Ero molto matura per una bambina di quasi due anni e mezzo/tre, anche se in realtà era appena passato un anno dalla mia nascita, ma ragionavo come un’adulta imprigionata nel corpo di una bambina.
Per meglio dire ero come spaccata in due: da una parte il mio cervello progrediva a velocità impressionante facendomi imparare nuove lingue e nozioni di vario genere, mentre il mio corpo mi portava inconsciamente a comportarmi da bambina.
Ogni tanto mi soffermavo a riflettere, come se mi sembrasse di vivere il romanzo di Dott. Jekyll e Mr Hyde e puntualmente venivo sorpresa da mio padre che mi rincuorava dicendomi che tutto più avanti si sarebbe normalizzato ed avrebbe avuto un senso.
Ci credevo… Credevo ciecamente alle parole di Edward, lui non mi avrebbe mai mentito.
Proprio quando la mia normalità sembrava aver cominciato ad avere un senso, decisero che era arrivato il momento di andare via.
Ricordo ancora quella discussione furiosa che avevano avuto tutti insieme.
C’era il branco al completo con Billy e Sue, noi Cullen ed anche nonno Charlie stipati nel salotto di casa.
<< Non puoi portarla via! >> aveva urlato Jacob in faccia a mio padre.
<< Jake, cerca di capire, non possiamo più vivere così… Cominciamo a destare sospetti. >> lo rabbonì mia madre toccandogli una spalla.
Lui la scansò e riprese dicendo << Come farò senza… >>
Mi fissò accigliato.
<< … Senza tutti voi. >>
Mi veniva da piangere, non potevo immaginare neanche io la mia vita senza di loro.
Il nonno ormai era da un po’ che non invecchiava e sia gli zii che mamma e papà non andavano in città per non insospettire la gente.
Comprendevo bene la situazione, ma allontanarci da Forks… E per andare dove?
Toccai la guancia di zia Rose mostrandole la mia preoccupazione e lei mi rispose << No tesoro, andiamo via solo noi. Il nonno Charlie e i lupi rimangono qui. >>
Mio padre ovviamente aveva visto la mia preoccupazione nei pensieri della zia e si avvicinò lasciando Jacob a testa bassa.
<< Piccola devi capire che c’è bisogno di loro qui e noi non possiamo più restare. >> mi disse condiscendente.
Feci cenno di si con la testa, ma dentro non ero convinta.
<< Vedrai che andrà tutto per il meglio. Ti piacerà la nostra casina nuova. >> mi incalzò conscio del fatto che non ero persuasa.
<< Ok papà. >> dissi risoluta.
Mi sorrise fiero della mia forza d’animo, ma Jacob ancora non era certo come me che quella fosse la soluzione migliore
<< E io che farò? >> chiese.
<< Tu devi stare qui Jake… Il tuo branco ha bisogno di te. >> gli ricordò Sam.
Lo guardò in cagnesco, sapeva che aveva ragione.
Charlie gli si avvicinò e dandogli una pacca sulla spalla gli disse << Non preoccuparti ragazzo ti terremo impegnato. >>
Alzò un lato della bocca mostrando un mezzo sorriso e tacque per tutto il resto della sera.
Mi prese con sé e non mi volle più lasciare a nessuno.
Io ogni tanto lo toccavo, mostrandogli che gli volevo bene e lui mi sorrideva triste.
Parlarono di tutti i dettagli: della nostra permanenza a Darthmouth per permettere a mamma, papà, zia Alice e zio Jasper di frequentare i corsi del bachelor’s degree, del nuovo lavoro di nonno Carlisle come insegnante presso la facoltà di medicina e del fatto che non sarei rimasta da sola, con zia Rose che si occupava di me aiutata dallo zio Emmett.
Il giorno della partenza arrivò presto… La separazione fu straziante.
Anche se piccola e inesperta avevo il cuore gonfio di tristezza e capii immediatamente, quando lo sentii, a chi apparteneva l’ululato che ci accompagnava fuori da Forks.
Ci stabilimmo nella città di Hanover, nel New Hampshire, che ospitava il college che i miei avrebbero frequentato.
La casa era spaziosa e rispecchiava il gusto della nonna come la vecchia, ma non era paragonabile neanche minimamente alla bellezza ed alla familiarità che quella infondeva.
C’era una stanza per ognuno di noi e un piccolo giardino con alberi alti ed una siepe odorosa che ci proteggevano da sguardi indiscreti.
I primi periodi furono tristi sia perché mi sentivo sola che perché non mi sentivo a casa mia.
Nel mio ambiente familiare tutti si preoccupavano di me, ma nessuno capiva che quel posto non mi apparteneva.
Nessuno a parte mio padre.
Lui poteva leggermi come un libro aperto e questo mi infastidiva in maniera esagerata.
Sapevo che non poteva lasciarmi fuori dal suo dono, ma io lottavo e lottavo per fare in modo che non sentisse i miei pensieri.
Più di una volta pregai perché la mia abilità si tramutasse in quella della mamma: la sua mente gli era preclusa e anche se di tanto in tanto riusciva a farsi sentire, lei preferiva mantenere quel minimo di intimità… Tanto quello che pensava gli diceva, non c’erano segreti tra di loro e mio padre ne era conscio.
Ma io non avevo quella fortuna come tutto il resto degli abitanti della terra.
La nostra permanenza nei miei ricordi era un lento susseguirsi di azioni ripetute; le uniche varianti significative erano i falò sul Green di Darthmouth in autunno e i concerti stile Woodstock presso l’università in primavera.
C’erano anche le feste comandate che Charlie ci obbligava, con mio enorme piacere, a passare a Forks con lui ed il resto del branco.
In quelle occasioni mi sentivo viva di nuovo.
Era curiosa come sensazione, ma appena da lontano avvistavo i contorni della casa del nonno cominciavo ad entrare in fibrillazione e poi, poco dopo, appena intravedevo la “sua” sagoma imponente davanti la casa perdevo la testa.
Il “mio Jacob” si metteva lì ad aspettarci anche due ore prima del nostro arrivo come un fan sfegatato al concerto dei suoi beniamini.
E per tutta la nostra, sempre troppo breve, visita, non mi lasciava un attimo a parte che per dormire.
Io mi sentivo così importante…
Poi un giorno assistetti ad una discussione fra Jacob e mia madre.
Non ero lì per origliare, anche perché ero lontana da loro, ma chissà come, mia mamma non si era accorta di me e poi urlavano così tanto che chiunque avrebbe potuto udirli.
<< … Certo che sei cocciuto Jake! Ma che ti costa accettare dicendo solo grazie! >>
Captai all’inizio.
<< Oh finiscila Bella! Non ne voglio più parlare! Non accetto la carità di nessuno ok? >> rispose Jacob.
Mia madre sbuffava e si torceva le dita delle mani.
<< Ma che carità e carità! Non la devi vedere da quel lato. Noi lo facciamo per te… E ovviamente per Renesmee. >>
Cercai di cogliere ogni parola, a quel punto sapevo che c’entravo anche io.
<< Senti io la vedo così e non accetterò nessun biglietto aereo gratis né da te e neanche dalla famiglia di tuo marito! Non mi importa quanto siate ricchi! >>
E dicendo questo lasciò il giardino di casa Cullen sgommando con la sua moto.
<< Ahh! Che cretino che sei Jake! >> gli sbraitò contro mia madre mentre si allontanava.
Quindi mia madre aveva proposto a Jacob di comprargli lei il biglietto aereo da oggi in avanti per venirci a trovare… Mi sembrava fantastico… Ma Jacob non la pensava così.
Ci pensai e ripensai nei mesi successivi al nostro ritorno ad Hanover e non approdai a nulla.
Infondo non capivo proprio per quale ragione la facesse così lunga… La ricchezza della nostra famiglia permetteva ai miei genitori di fare qualsiasi regalo anche se molto costoso.
Ma il caparbio Jacob non se la sentiva proprio di fargli spendere tutti quei soldi e così eravamo costretti a vederci non prima di una volta ogni quattro/cinque mesi: giusto il tempo di fargli guadagnare i soldi necessari per il viaggio con la sua minuscola officina.
Da piccola sentivo la sua mancanza certo, ma zia Rose e il buffo zio Emmett mi tenevano compagnia tutto il giorno portandomi ogni volta in parchi giochi diversi, a vedere le ultime mostre, a esplorare boschi nuovi fin su al confine dello stato… Era facile per me distrarmi e pensare solo una volta a casa alla sua mancanza.
Quella casa… In quella casa che non riuscivo a sentire mia anche se bella e confortevole.
A Forks avevo lasciato una parte di me che mi mancava ad ogni risveglio la mattina e ad ogni mia nuova scoperta del mondo.
Il telefono non mi permetteva di sentire Jacob vicino quanto volessi perché al di là della chiacchierata serale che riassumeva la sua e la mia giornata distanti, cominciavo a sentire che il mio dono non mi serviva più: parlavo sempre più spesso invece che MOSTRARE agli altri quello che volevo.
Si, una parte di me l’avevo lasciata a Forks, ma sarei tornata a riprendermela un giorno.
Ma quando?
Nonno mi aveva spiegato che per i mezzi vampiri la crescita terminava circa 7 anni dopo la nascita e in quel momento mi sarei fermata a diciassette/diciotto anni per il resto della mia esistenza.
Ero combattuta nella mia natura così strana e misteriosa, fortuna che Nahuel era sempre a mia disposizione per farmi capire che tutto quello che provavo infondo era normale e che lui ci era già passato prima di me.
Io non perdevo occasione per chiamarlo e parlargli, era proprio un buon amico!
Lui e la sua adorabile zia si erano uniti al clan di Denali entrando a far parte della ormai numerosa famiglia dei “vegetariani”.
Si trovavano bene in Alaska e Tanya era entusiasta della loro presenza e li trattava con tutti i riguardi.
Ormai la poverina era rimasta la sola senza compagno da quando Garret e Kate facevano coppia fissa e avere Nahuel con la piccola Huilen vicino a sé la confortava e ovviamente la distraeva.
Gli aveva gentilmente messo a disposizione una piccola dependance che la nonna Esme aveva promesso di ampliare un giorno.
Sapevo bene cosa volesse dire… Che di lì a poco ci saremmo trasferiti a Denali.
E infondo aveva un senso… La laurea dei miei era vicina e niente ci tratteneva lì dopo quei quattro anni di limbo.
Mi era sembrato più un purgatorio.
Un altro trasloco… Un altro spostamento… Non avrei mai avuto degli amici normali.
Forse un giorno… Infondo avevo tempo davanti a me, eccome!
Ma non dovevo essere triste… Stava per arrivare il “mio Jacob”.
Sarebbe atterrato esattamente tra quattro ore e io non stavo più nella pelle.
<< Non ce la faccio più mamma! Possiamo avvicinarci all’aeroporto il sole sta tramontando ormai. >> piagnucolai appoggiandomi alla spalla di zia Rose.
<< Dai Bella! Poverina! Accompagnala! >>
Sapevo che in lei avrei sempre avuto un’alleata.
<< Rosalie il volo di Jake arriva solo tra diverse ore… Che dovremmo fare all’aeroporto tutto quel tempo? >> sorrise interrogativa.
<< Non lo so… Potreste fare un po’ di shopping nel centro commerciale lì accanto oppure potreste cercare un regalo di benvenuto per il cagnaccio… Che ne so una ciotola nuova per la pappa! >>
Questo le fece meritare una piccola spinta da parte mia.
Bella, così avevo imparato a chiamarla visto che chiamare mamma una diciottenne da parte di una ragazzina che dimostrava quasi tredici anni non era credibile, si sciolse in una risata fragorosa tenendosi la pancia.
Quella risata contagiò tutti noi.
Poi mio padre si alzò togliendo l’attenzione dal suo giornale, ripiegandolo con cura, e battendo le mani disse << Ok ragazze preparo la macchina. >>
La felicità mi pervase… Tra poco lo avrei visto di nuovo.

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Capitolo 2
*** Nessuna nuova, buona nuova! ***


La mamma si voltò verso di noi e subito Jacob mi lasciò la mano; nel mio stupore capii che sembrava vergognarsi di fronte a Bella di quel gesto tenero e innocente.
Lei sembrò non farci caso e disse << Ragazzi vi dobbiamo parlare… >>
<< Hei Bells, che aria seria. Cosa è successo? >> sorrise ancora imbarazzato.
<< Niente di cui preoccuparsi. >> ci tenne a precisare mio padre.
<< Ma dobbiamo parlare con voi due e vogliamo farlo senza il resto della famiglia. >>
<< Ok, sputa il rospo Edward. >> rispose serio Jacob.
Mamma si schiarì la voce e continuò al posto suo.
<< Sappiamo che questa condizione di vita sta stretta a tutti e due, e che è difficile non poter vivere come un tempo a Forks, ma avremmo deciso di dare un taglio netto al cordone ombelicale e di trasferirci a Denali. >>
<< Lo sapevo! >> tuonai.
<< Come potete farmi questo? Mi porterete in mezzo al nulla del parco nazionale di Denali? Dove in inverno neanche un gatto delle nevi riesce ad andare oltre le prime tre miglia di strada? Cos’è… Volete che diventi un eremita? Insieme ai grizzly, alle alci e ai caribù? >>
Edward scosse la testa facendomi sentire di nuovo una bambinetta sciocca.
<< Oh… E tu smettila di scuotere la testa in quel modo! Non pensare di essere spiritoso! >> continuai.
<< Linguaggio signorina! >> disse mio padre fermando di colpo l’auto e girandosi sul sedile per potermi guardare negli occhi.
<< Non credere che perché mi DEVI chiamare Edward per confonderci in mezzo alla gente, tu possa anche mancarmi di rispetto! Sono tuo padre e non ti permetto di parlarmi in quel modo! >>
Detto questo si voltò lasciandoci tutti basiti e riprese il tragitto verso casa nel più religioso silenzio.
Avevo la bocca che mi penzolava giù aperta senza neanche essermene accorta e Jacob, appena si riebbe, me la chiuse.
Arrivati a casa mio padre scese dall’auto e si dileguò tanto velocemente che neanche mia madre ebbe coraggio di seguirlo.
Noi tre restammo impietriti in macchina.
Poi Bella fece per uscire e io mi ripresi.
<< Mamma mi dispiace. >> sussurrai.
<< Lo so, ma lo hai colpito duramente. Stavamo per darvi una buona notizia, ma non credo che ora sia il momento di continuare. >>
<< Bella notizia? >>
Ero incredula… Ma allora erano impazziti entrambi.
<< Come potrebbe essere una buona notizia doverci trasferire di nuovo? E poi dove? A Denali? Più spersi di così si muore! >>
<< Beh, credo che finchè non avrai chiesto scusa a tuo padre non sarai nella posizione di sapere se era veramente una buona notizia o no. >>
Era dura nella sua fermezza.
In parte avevo ferito anche lei rispondendo in quel modo a papà.
Ci lasciò da soli senza aggiungere altro.
Restammo lì, fermi come due vegetali ammuffiti.
<< L’hai fatta proprio grossa Ness! >> e gli scappò una risata.
<< Che fai? Te la ridi? >>
Era contagioso.
<< Sai che la pagherò cara? Se mi perdonerà, non mi permetterà più di uscire di casa magari o chissà cos’altro. >>
Silenzio.
<< Magari… Potresti portarmi via con te… >>
<< Ma scherzi o dici sul serio? >> disse asciugandosi una lacrima.
<< Edward ti adora e non c’è niente che ti rifiuterebbe. Figurati se non gli passa subito… Anzi, scommetto che se appena torna gli chiedi scusa, la buona notizia sarà di nuovo a tua disposizione e scopriremo perché erano tutti eccitati parlandoci del trasferimento. >>
Non considerò neanche la mia proposta.
<< Credi fossero eccitati? >> chiesi.
Non me ne ero accorta, ma forse perché la notizia di un nostro trasloco mi aveva colpito come un pugno in piena faccia.
<< Conosco tua madre e conosco tuo padre da molti anni ormai e le uniche volte che li ho visti così entusiasti sono state quando escogitavano il modo di renderti felice. >>
Mi tranquillizzarono le sue parole.
Mi appoggiai sulla sua spalla tenendolo sotto braccio e lui mi posò la testa sui capelli.
<< Ti amano da morire, anzi da vivere! Credimi piccola, quella che ti daranno sarà veramente una buona notizia. >>
<< Perché non sei sempre qui a confortarmi come in questo momento Jacob? >>
Non mi spostai dall’abbraccio.
<< Perché non posso stare così tranquilla come ora? Mi infondi una quiete, una tale serenità… Sai l’ultimo periodo non è stato semplice qui. È anche per questo che mio padre mi ha detto quelle cose. >>
Lui si distanziò leggermente per fissarmi negli occhi e io timida e sciocca lo guardai.
<< Negli ultimi due/tre mesi la vita mi è sembrata un inferno… Ero triste e arrabbiata con il mondo intero. Rispondevo male ed ero di cattivo umore, ma stasera mi sono proprio superata! >>
Si accigliò, ma non gli lasciai dire niente.
<< Lo so, lo so! Ma le parole mi escono da sole e con il fatto che ormai sono una maestra nel celargli i miei pensieri, lui non si aspetta mai che io gli risponda male. >>
<< Forse il fatto che lo fa impazzire è non sapere cosa ti turba.>> disse calmo, non mi stava rimproverando.
<< Forse… L’ho proprio fatta grossa eh?! >>
E cominciammo a ridere di gusto, chiusi in quel nostro piccolo mondo.
Al rientro dopo una veloce passeggiata cercai mio padre in casa mentre Bella preparava la cena per me e per il “mio Jacob”.
<< E’ nello studio del nonno. >> mi disse zia Alice passandomi vicino fulminea sulle scale.
<< Grazie zia. >>
Ma lei se ne era già andata.
Avrei giurato di aver visto un sorriso sulle sue labbra… Forse non si era fermata perché temeva le avrei chiesto se Edward mi avrebbe perdonata; non avrebbe comunque potuto dirmelo.
Bussai alla porta dello studio, un gesto inutile visto che sapeva che ero lì.
<< Entra pure Renesmee >>
Ahi, era un brutto segno quando usava il mio nome per intero.
Chiunque volesse sgridarmi in generale usava il mio nome per intero.
<< Ti disturbo papà? >> chiesi melliflua.
<< Tu non mi disturbi mai. >>
Non era dolce la sua voce, ma almeno non mi aveva mandata via.
Mi avvicinai alla sua poltrona, accoccolandomi a gambe incrociate a terra.
<< Ti volevo chiedere scusa per il tono che ho usato stasera in macchina, ma anche per il mio brutto temperamento degli ultimi mesi. >>
Le scuse forse stavano arrivando al destinatario perché rilassò un po’ i muscoli tesi.
<< Bimba mia tu… >>
Ma non lo lasciai finire.
<< Aspetta papà, lascia che ti dica tutto: ultimamente la mia testa gira vorticosamente e quello che la fa girare è la mancanza di libertà. Sai, vorrei tanto poter andare a scuola, avere degli amici normali e vivere un po’ da adolescente. >>
Gesticolavo come una pazza
<< Non che creda che a scuola potrei imparare più di quello che tu e nonno mi avete insegnato, o che la compagnia di tutta la nostra famiglia mi annoi, ma questa realtà ormai mi sta stretta! >>
<< Ti capisco anima mia. >> disse sfiorandomi la guancia accaldata dal discorso detto di getto.
<< Vedi, io e la mamma avevamo preso una decisione al riguardo e volevamo dirtela proprio in macchina, prima. Ma non ci hai lasciati finire. >>
<< Dimmelo ora papà. Ti prego. >>
E lo frastornai con gli occhi imploranti che lo fregavano sempre!
<< Avevamo pensato di trasferirci a Denali e questo lo hai capito bene mi sembra. >>
<< Si, vai avanti >> supplicai dubbiosa.
<< Quello che non sai è che in Alaska volevamo farti iniziare il liceo: così avresti potuto avere dei compagni di corso e magari degli amici. >> disse ridendo a fior di labbra, mentre anche sul mio volto si allargava un sorriso.
<< Poi, dopo un anno, se tutto fosse andato bene, volevamo spostarti al liceo di Forks. >>
<< Aspetta hai detto Forks? >> chiesi incredula.
<< Ho detto Forks bimba mia >> confermò.
<< Ma hai anche detto spostarMI. >>
<< Per noi è ancora troppo presto per tornare… Dovranno passare decenni prima di poterci fermare stabilmente di nuovo lì. Per ora la gente si ricorda di noi. Ma tu sei cresciuta e crescerai ancora nel prossimo anno. Vedrai che non ti riconoscerà nessuno e poi sono poche le persone che ti hanno vista da piccola. >>
Il piano era ben congeniato.
<< E dove starò? A La Push? >> chiesi, senza neanche pensare alle parole che dicevo.
<< No! >> parlò con veemenza, ma riprese subito la calma.
<< Pensavamo che potevi stabilirti da nonno Charlie, almeno fino alla fine del liceo. >>
<< Beh mi sembra… Fantastico! >>
Mi tirai subito in piedi e lo abbracciai baciandogli la guancia.
<< Vedrai papino che sarò brava e mi comporterò bene e tu sarai fiero di me! Grazie, grazie e ancora grazie per questo splendido regalo! >>
Mi sorrise ricambiando l’abbraccio.
La serata fu meravigliosa, ma forse ero un po’ scossa dalla notizia per ragionare lucidamente.
Parlammo tutti per ore, in salotto, predisponendo i preparativi per la partenza, tanto che alla fine, ascoltandoli parlare, mi addormentai sul divano.
Mi risvegliai che era ancora notte.
L’unica luce accesa proveniva dalla cucina poco distante.
Dovevano essere tutti fuori casa perché sentivo solo mia madre e Jacob che parlavano.
<< Senti Jake non posso più vederti così e pensavo che… >> disse titubante Bella.
<< E ora che pensavi nella tua testolina matta? >> la derise masticando.
<< … Beh pensavo che, visto che il prossimo mese è il tuo compleanno, potresti accettare un regalino da tutti noi Cullen. >>
Era tentennante la sua voce… Mia madre insicura?
<< Che tipo di regalino? >> chiese interessato lui.
<< Niente di impegnativo… >>
Ahi invece lo era, la conoscevo bene mia mamma.
<< Bella…?! >>
<< Ok, ok. Un blocchetto di dodici biglietti da utilizzare una volta al mese per un anno per venirci a trovare. >> disse lei di getto senza fermarsi.
<< Ma sei impazzita? >>
Sembrò strozzarsi.
<< Non posso accettare. >>
Non sembrava del tutto certo di quello che stava dicendo.
<< Ma è da parte di tutti noi! E anche Charlie vuole partecipare… E poi Renesmee ne sarebbe così felice… Lo sai quanto ci tiene a te. >>
“Ehi mammina non mi mettere in mezzo ai tuoi espedienti” pensai.
<< Certo che l’hai pensata proprio bene eh? >>
<< Mi ci sono impegnata, lo ammetto! >>
Era fatta: l’aveva convinto.
<< Ok accetto, ma solo per il bene della mia piccolina e perché il regalo me lo fate in dieci! >> disse con il sorriso nella voce.
<< Veramente in undici… Tuo padre è stato l’ideatore. >> ridacchiò mia madre.
<< Vecchio bast… >>
Non terminò lo sproloquio.
<< Ehi, ehi vacci piano! Ti vuole bene ed ha capito quanto questa lontananza ti ferisca. >>
<< Grazie Bella. >>
La ringraziai mentalmente anche io.
<< Grazie a te di aver accettato, Jake. >>
Caddi di nuovo nelle braccia di Morfeo felice.
I giorni passarono lenti e fu di nuovo il momento dell’addio.
Edward e Bella avevano lasciato che accompagnassi da sola Jacob all’imbarco.
Ci tenevamo per mano e camminavamo entrambi con la testa china, tristi.
<< Mi mancherai piccolina >> disse, appena fummo al punto in cui io non potevo andare avanti.
<< Tu di più. >>
Quella era la nostra formula di addio preferita.
<< Vedrai che le cose si sistemeranno e vedrai quanto ti piacerà frequentare il liceo. >> mi disse enfatizzando le parole.
<< Ma… Non so… In fin dei conti penso che me la farò sotto. >> gli confidai.
<< Scherzi? Renesmee Cullen non ha paura di niente. >>
Sembrava un discorso di incitamento da spogliatoio.
<< Lei signorina non teme niente e nessuno. Fronteggerà questa situazione al meglio delle sue possibilità e ne uscirà vincitrice. >>
Lo accarezzai sul braccio guardando imbarazzata la mia mano, ma poi mi tuffai ad abbracciarlo.
Le lacrime sgorgarono dai miei occhi inconsapevolmente.
<< E poi… >> mi disse a bassissima voce.
<< Tra un anno sarai a Forks da me e non dovrai mai più sentirti sola. >>
Lo strinsi più forte, ma lui si irrigidì e mi scansò dandomi un colpetto sulla schiena.
<< Forza e coraggio! >> mi disse e si allontanò lasciandomi come una pera cotta.
Si ero cotta, proprio cotta di lui!


Ciao a tutti. Sono lieta di vedere che SAT (Sunrise After Twilight) ha riscosso la vostra attenzione e vi ringrazio immensamente per i commenti che mi avete lasciato. Ringrazio altrettanto chi ha messo SAT tra le storie preferite, seguite, ricordate e così via. Spero che continuerete a seguire le avventure della piccola Renesmee insieme a me. Ogni lunedì un nuovo capitolo, lo prometto!
Baci a tutti

Pinzy

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Capitolo 3
*** Molti pensieri, poche parole ***


Quel nuovo giorno era iniziato lento e triste, proprio come tutti i giorni dopo la partenza del “mio Jacob”, mi sentivo intorpidita e non riuscivo ad aprire bene gli occhi… Preferivo rimanere nell’incertezza di stare ancora dormendo, così non mi sarei dovuta ricordare che se ne era andato.
<< Tesoro sei sveglia? >>
Mia madre aveva solo un’ultima lezione nel pomeriggio, perciò mi aveva portato la colazione a letto.
<< Mmm. >> mugolai girandomi a pancia sotto e mettendomi il cuscino sulla testa.
<< Dai piccola, dobbiamo mettere via le tue cose e prepararci. >> mi incitò a bassa voce vicino all’orecchio.
<< Che fretta c’è? >> chiesi ancora nella stessa posizione.
<< Entro questo fine settimana avremo tutti la laurea e non c’è motivo per restare. Tanto più che Tanya e gli altri ci aspettano per una grande festa! >>
Sapeva quanto io adorassi i party… Dovevo essere stata contagiata dalla zia negli anni.
Mi spostai con malavoglia, guardandola con un occhio solo aperto.
<< Non ci possiamo pensare insieme a mettere via la mia roba? >> chiesi speranzosa.
<< Tu sei velocissima nel fare gli scatoloni e a me proprio non và. >>
<< E no signorina! >>
Si alzò veloce, mettendosi di fronte a me con le mani sui fianchi, dispotica.
<< Anche se tua madre è una vampira rapidissima, ora sei grande abbastanza per occuparti delle tue cose. E poi sei un’adolescente e io sono terrorizzata dal trovare qualcosa che non voglio vedere tra le tue cose. >>
<< Scherzi? Che pensi di trovare? Spinelli o manette? >> giocherellai.
Mamma si accigliò, rabbrividendo.
<< Non ci voglio neanche pensare… Metti via la tua roba e se le tue valigie non ti bastano, chiedi alla zia Alice. Ok? >>
<< Si mamma. >> sbuffai e mi rimisi sotto il cuscino.
I preparativi furono, come era facile immaginare, molto sbrigativi e riuscii a farmi aiutare dalla zia Rose per le mie cose.
Composi il numero di Nahuel senza neanche accorgermene.
Rispose dopo qualche squillo.
<< Ehi Ness! >>
<< Ehi Nahuel! Come vanno le cose lì? >> chiesi tranquilla.
<< Abbiamo appena finito di fare le valigie. >> mi comunicò.
<< Aspetta… Quali valigie? Ve ne andate da Denali? >> ero disperata ora.
<< Pensavo lo sapessi che andiamo a Forks. Dobbiamo farvi spazio qui a casa o non ci staremo tutti quanti. >> disse tranquillo.
<< Ma se siamo gli unici ad avere effettivamente bisogno di dormire e quindi di una stanza… >> dissi sconvolta.
<< Che senso ha andarvene? >>
<< Ognuno di noi ha bisogno della sua intimità, soprattutto le coppie. >>
E mi vergognai al pensiero.
<< Non vorrai che ci ritroviamo Rose ed Emmett o Bella ed Edward a fare cose oscene così, in giro per la casa? >>
<< Ma che dici? >>
Ero allibita al solo pensiero.
<< E’ dei miei genitori che stai parlando! >>
<< Oh, scusa. Povera piccola ingenua. >>
Mi prese in giro.
<< Non mi dirai che non ci hai mai pensato… Ma infondo sei troppo piccola per ragionare su cose del genere. >>
Continuava a beffarsi di me.
<< Certo che ci ho pensato a “certe cose”, ma non sui miei genitori… Dai! >>
Ero quasi schifata.
<< E chi sarebbe il co-protagonista dei tuoi sogni a luci rosse? >>
Che impiccione…
<< Beh non è che io abbia mai proprio… Pensato o sognato di fare “cose del genere” con qualcuno, ma… Comincio a sentirmi attratta da una persona e… Ma che ne parlo a fare? Infondo io per lui non esisto neanche! >>
Ero già sconfitta.
<< Bimba, non c’è nessuno al mondo che ti resisterebbe. >> disse convinto.
<< Tu dici? >> chiesi scherzando.
<< Allora puoi essere tutto mio? >>
Ovviamente lo stavo prendendo in giro, ma lo colsi impreparato e, forse forse, ci aveva creduto davvero.
<< Beh io… Veramente sarei interessato ad un’altra… Non te la prendere Ness, ma… Come dire… Tu per me sei come una sorella e io… Proprio non riesco a… >>
Era troppo divertente, così tentennante.
<< Stai tranquillo. >> dissi ridendo come una pazza.
<< Io non penso a te in quel modo: sei come mio fratello! Non potrei mai stare con te in “quel” senso. >>
<< Ah… Meno male! Scusa ma mi hai fatto tremare. E non voglio offenderti dicendolo! >>
<< Tranquillo non mi offendo! >> precisai.
<< Ma dimmi un po’ chi è questa tipa? Hai detto che sei interessato a qualcuna. >>
<< Certo che sei proprio una pettegola! >> mi rimproverò.
<< Uffy! >>
Mi sentivo una bambina idiota quando mi uscivano queste esclamazioni.
<< E dai dimmelo! Ti prego! >> dissi implorante.
<< Leah. >>
<< Leah Clearwater? >> chiesi incerta.
<< Quante Leah conosci? >> fece scocciato lui.
<< Io una, ma tu non saprei dire… Wow! Così… Leah, eh? >>
Titubante ripresi.
<< Perdonami se te lo chiedo, ma sei proprio sicuro? >>
<< Oh smettila Ness! Possibile che non ti si possa fare una confidenza? >>
Era un po’ arrabbiato.
<< No, scusami tanto, ma non ti ci vedo proprio con Leah. >>
Poi cercai di riprendermi.
<< E’ una bellissima ragazza, ma… Parliamoci chiaro: c’ha un carattere di merda! >>
<< Perché nessuno la vede come la vedo io? >>
Parlava più con se stesso che con me.
<< Lei è così forte, carismatica e poi è dannatamente bella! >>
<< Si, si non c’è dubbio, ma tu sei un tipo più… >>
Come dirlo senza ferire i suoi sentimenti.
<< … Mmm ti vedevo meglio vicino ad una ragazza più dolce. >>
<< Ma lei è molto dolce. >> mi rispose di getto.
Alzai le sopracciglia sorpresa, forse non aveva pensato bene alle sue parole prima di dirle.
<< Beh allora… Buon per te! E lei lo sa? >>
<< Che cosa? >> domandò.
<< Come cosa? Scemo! Che lei ti piace! >>
Sbuffai, ma di che cosa stavamo parlando secondo lui?
<< Non lo sa, ma Seth si. Ci siamo confidati un po’ durante le ultime vacanze; però ha detto che lui non ne vuole sapere niente. Forse perché è costantemente nella sua testa e non vuole sbilanciarsi troppo! >>
<< Si, Seth è molto riservato quando si tratta di faccende non sue. >> risposi, certa delle mie parole.
<< Cerca sempre di non intromettersi. >>
Rimanemmo in silenzio per un po’, poi lui proseguì.
<< Sono contento di avertelo detto, mi sento più leggero. E poi puoi darmi il punto di vista di una ragazza! Ma dimmi di te… Chi è invece il ragazzo che ti piace? >>
Ero indecisa se dirglielo o no, non lo avevo ancora ammesso veramente neanche con me stessa.
<< Jacob. >> mi lasciai sfuggire.
Volevo anche io sentirmi più leggera nella confessione e poi avrebbe potuto darmi il punto di vista di un uomo.
<< Me lo immaginavo! Sono contento per te è proprio un bravo ragazzo! >> asserì sicuro.
<< Lo so. >>
E proseguii.
<< Forse ora che vai a Forks potresti tenerlo d’occhio per me. Non so neanche se ha qualcuna. >>
Scossi la testa a quella illuminazione.
<< Che scema… Non ci avevo veramente pensato fin’ora. >>
<< Vedrai che non ha nessuna Ness, stai tranquilla. >> mi calmò.
Stare tranquilla non era proprio quello che mi riusciva di più ultimamente, ma infondo almeno, mi sentivo meglio per averlo detto a qualcuno.
Quindi non avrei trovato Nahuel a Denali e sarei stata di nuovo sola come un cane.
Ma dovevo solo fare la brava ed attendere che passasse un anno, dopodiché sarei tornata a casa da Jacob.
Quel pensiero mi mandò avanti per molto tempo: durante il trasloco a Denali e la sistemazione nella nuova casa, il primo giorno di scuola quando ero terrorizzata e disorientata e infine durante le feste a casa di nonno Charlie.
Quella tradizione era dura a morire, o per meglio dire, lui proprio non ci voleva rinunciare.
Non ci aveva vicini come avrebbe voluto, e nessuno al mondo gli avrebbe potuto negare o impedire di passare le feste comandate con tutti noi.
In quei momenti rubati a Forks, mi sembrava di impazzire… C’era qualcosa che non andava più nel mio rapporto con Jacob: era molto più restio ad abbracciarmi e sentivo che in lui c’era imbarazzo.
Possibile che il mio “leggerissimo” interessamento a lui potesse essere così visibile?
Probabilmente, anzi sicuramente, non gli interessavo in quel senso, ma lui comunque era come una specie di eremita: lavorava alla sua casetta sulla spiaggia, lavorava nella sua piccola officina meccanica… Lavorava, lavorava e lavorava… Sembrava non poter pensare ad altro.
Possibile mai che non volesse la compagnia di una donna vicino a lui e che vedeva solo i suoi impegni?
Avrei saputo io a cosa farlo pensare!
Il mio corpo negli ultimi mesi era sbocciato molto in fretta lasciando spazio a forme, non abbondanti e rigogliose come quelle della zia Rose, ma dopo tutto niente male.
Forse quel non essere più la “sua piccola” lo imbarazzava: di sicuro mi vedeva diversa e, forse, non voleva invadere i miei spazi di adolescente.
Ormai ero arrivata quasi ad avere quindici anni dai conti di nonno Carlisle e la mia mente di certo, era anche oltre quell’età.
Non ero più una bambina neanche nei modi di fare.
Ero una ragazza a modo insomma!
Ma lui non mi notava anche se mi abbellivo il più possibile e cercavo sempre di stargli vicina; faceva finta di niente e mi ignorava.
Anche quando andavo alla spiaggia e stavo semplicemente lì a fargli compagnia mentre lavorava, parlava del più e del meno interessandosi solo ai miei voti, se ero ubbidiente e rispettosa a casa e se si parlava ancora del mio solitario trasferimento lì.
Ero sfinita ogni sera che andavo a dormire dopo tutti quei tentativi di attirare la sua attenzione; non ero sfacciata o troppo allusiva, non mi interessava comportarmi in quel modo, mi sarebbe bastato intuire se poteva lontanamente pensare a me in un modo… Nuovo.
Ma i miei tentativi erano vani e così mi addormentavo sbuffando.
Tornati a Denali mi lasciai intorpidire dalle faccende giornaliere della mia famiglia vampira e dalla scuola, lottando contro la mia mente malata per non pensare troppo a lui.
Nahuel, intanto, mi faceva da spia e me lo immaginavo, ridendo sotto i baffi, come un ninja appostato sotto il tetto della casa di Jacob, intento a tenersi su mentre lui gli passava sotto ignaro.
Non potevo negare che la mia mente era proprio fervida!
Allora forse anche i miei sentimenti per Jacob, infondo, erano solo una fantasia fanciullesca… Poteva essere?
Decisi di non pensarci più a costo di lasciare di nuovo a mio padre la possibilità di leggermi.
Quello sicuramente mi avrebbe fatto desistere, ma mi sentivo forte e così ingannai me stessa negandomi il suo volto e il suo pensiero per un po’.
A breve avrebbe utilizzato il suo nuovo regalo facendoci visita ed allora la mia forza di volontà sarebbe rimasta così salda?
Non potevo certo saperlo… Così, lasciai perdere.



 

Ciao a tutti!
Come promesso ecco il nuovo capitolo di SAT. Io lo definirei "di passaggio". Era necessario per definire sia il rapporto fra Nessie e Nahuel, che per introdurre i legami che saranno approfonditi nei capitoli seguenti.
Ci tengo a ringraziarvi per le recensioni e per il calore con il quale avete accolto SAT tra le vostre storie seguite, preferite o ricordate.
A presto.

Pinzy

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Capitolo 4
*** Nuovamente insieme ***


Il primo mese, con mia grande delusione, Jacob non si era fatto vedere.
Ero insistente e delusa al telefono con lui, mentre mi diceva che non sarebbe potuto venire e, sono sicura, che captò le lacrime che scendevano copiose sul mio viso e noiose nella mia voce.
Mi sentivo in colpa perché rattristavo anche lui, ma cosa poteva avere di così importante da fare se non venirci, o per meglio dire venirmi, a trovare?
Subito immaginai che c’entrasse un’altra donna e interpellai il mio ninja personale per saperne di più.
Ma Nahuel non ne sapeva niente, forse anche meno di me.
Era incasinato nel suo rapporto inesistente con Leah e anche lui non sapeva più dove sbattere la testa.
Così non insistetti troppo e lasciai correre.
Poi arrivò il secondo mese ed il terzo, il quarto ed il quinto… Non ne potei più e mi confidai con mia madre.
<< Mamma, devo chiederti una cosa. >> le dissi avvicinandomi a lei.
Ero stufa di quella situazione e quello sarebbe stato il momento adatto per parlarne, visto che Edward e gli zii erano andati a caccia di alci e grizzly, mentre le zie erano a fare shopping.
<< Dimmi bambina. Che succede? >> chiese, accigliata dalla preoccupazione.
<< Come mai Jacob non ci viene più a trovare? >>
Implorai.
<< Ha forse litigato con papà? O magari con zia Rose? >>
<< No tesoro. >>
<< Allora che succede? Non deve neanche spendere soldi, visto che gli abbiamo regalato i biglietti… Forse… >>
E mi bloccai per qualche secondo.
<< … E’ cambiato qualcosa a Forks? Si è stufato di noi? Di me? >>
Mi accarezzò i capelli lunghi e rossastri.
<< Ma che vai a pensare? Lui ti adora, e ci vuole un gran bene. >>
Ecco le parole che proprio non volevo sentire… Lui che mi voleva solo bene.
<< E’ semplicemente molto impegnato con il branco e la faccenda dell’alfa. Poi ricordati che è in pratica l’unico meccanico di Forks, visto che l’altro costa un occhio della testa, e il lavoro è tanto. Non può lasciare i suoi clienti insoddisfatti… Dovrà pur guadagnarsi dei soldi per vivere! Non crederai che gli sia costato poco costruirsi casa! >>
<< Beh si. >>
Non ci avevo pensato.
<< E’ che mi manca… Non siamo mai stati così tanto senza vederlo. >>
“Non SONO mai stata così tanto separata da lui” pensai.
<< Stai tranquilla amore, vedrai che il prossimo biglietto lo userà… >> cercò di convincermi.
<< O sennò andremo noi da lui, ok? >>
Quella prospettiva mi allettava proprio.
<< Ok mamma, ci sto! Grazie! >>
Ma non fu necessario.
Il mese successivo Jacob ci comunicò che sarebbe venuto a Denali.
Mi sembrava di impazzire per la gioia.
Preparammo tutto per bene per accoglierlo e con zia Alice organizzammo una festa di benvenuto, ostacolati da zia Rose che pensava gli sarebbe bastato un bell’osso nuovo per farlo contento.
All’aeroporto non ero più nella pelle.
Continuavo a fissare le porte scorrevoli, sperando che si aprissero e lo lasciassero uscire.
Il suo volo era atterrato.
Perché diamine ci mettevano tanto a farli scendere?
Poi finalmente lo vidi… La sua ombra si stagliava dietro l’ingresso degli arrivi e già il mio cuore palpitava.
Pochi minuti e mi fu davanti: bello come il sole e radioso nel suo sorriso disarmante.
Mi sciolsi, ma poi mi ripresi, schiaffeggiandomi mentalmente.
<< Cos’hai? Perché non mi dai una bella strizzata? >> chiesi di getto.
<< Santo cielo… Ho quasi paura di farti male. Mi sei mancata Nessie. >>
Era ancora incerto se abbracciarmi o no.
<< Vieni qui bestione! >>
Lo afferrai per la maglia e lo tirai a me.
<< Sembra quasi tu abbia dimenticato la mia singolare… Natura. >> gli soffiai dentro l’orecchio.
<< Che testa che ho… Hai ragione tu. >>
Sorrideva, lo sapevo bene dal tono della sua voce, a me splendidamente cara.
Mi strinse nel nostro abbraccio, facendomi ruotare in aria.
Ero felice quando ero con lui: ogni fibra del mio essere si sentiva a casa fra le sue braccia e non mi importava più in quale stupida città i miei genitori avessero deciso che, PER ME, era meglio vivere.
Stare lontana da Jacob era la tortura che dovevo affrontare ogni stramaledetto giorno.
Gli addii erano insopportabili e ne uscivo ogni volta più provata.
Andando avanti con gli anni, forse perchè la mia crescita accelerata mi costringeva a diventare grande precocemente, riprendermi dalle nostre separazioni era sempre più difficile.
Mi cominciavo ad estraniare dal mondo, mi sentivo persa e vuota e solo la routine della scuola, che finalmente avevo potuto iniziare a frequentare, e quei pochissimi amici che mi ero fatta, riuscivano a farmi lentamente riprendere.
Ma ora niente poteva toccarmi minimamente: ero con il “mio Jacob” e mi tenevo stretta a lui, al suo braccio, proprio come una scolaretta innamorata.
“Un momento innamorata? Ma che mi viene in mente?” pensai fra me sorridendo compiaciuta.
Eravamo passati dalla cottarella all’innamoramento, solo perché lo avevo visto?
Scossi la testa, perché anche le idee erano annebbiate da tanta felicità e non volevo cominciare a pensare cose strane, volevo solo godermi il momento cercando di allontanare dalla mia mente che quello stesso attimo prima o poi sarebbe dovuto finire.
<< Allora, chi ti ha accompagnata all’aeroporto? >> chiese, come se però, non gli importasse nemmeno.
<< Ma che domande fai? >> chiesi incredula.
<< Possibile che ormai tu non abbia capito che non sono la sola che agogna la tua presenza in famiglia? Mamma e papà non vedono l’ora di incontrarti, ogni volta che sanno del tuo arrivo e non permetterebbero mai a nessun altro di venirti a prendere… Con me ovviamente! >>
Si erano proprio superati con il regalo di compleanno di Jacob!
Questa speciale formula di biglietti aerei che avevano trovato, a basso costo ovvio, sennò Jacob non l’avrebbe accettato come regalo, gli permetteva di andare e venire una volta al mese per un anno intero.
Niente più finte scuse ci avrebbero tenuti tutti lontani da lui.
La festa fu divertentissima: c’erano decorazioni splendide, cibo buonissimo, che mio padre si era impegnato a cucinare con l’aiuto di nonna Esme per tutto il giorno, e musica fantastica, sulle cui note ballammo fino allo sfinimento.
Non pensavo che avremmo potuto danzare, preparando la festa con zia Alice, ma, come mi aveva ben fatto notare, eravamo in quindici e tutti inclini al ballo, perciò…
Durante uno veramente sfrenato, Jacob iniziò a farmi roteare vorticosamente ed io mi sentii quasi svenire, così gli chiesi << Usciamo a prendere un po’ d’aria fresca? Muoio di caldo. >>
Annuì ansimando e ridendo e mi accompagnò di fuori, riparati dalle pesanti giacche imbottite.
Ci sedemmo sotto l’ingresso e riprendemmo fiato nella fredda notte dell’Alaska.
Era una sera senza nuvole e le stelle si contavano in cielo una ad una.
<< E’ molto bello qui. >> disse Jacob.
<< Beh se ti piace il freddo e la solitudine, questo è il posto adatto per te! >> mi lamentai.
<< Ma tu non patisci il freddo, con la tua temperatura e non sei mai sola, con la famiglia a farti compagnia. >>
Mi aveva sistemato per le feste, ma io lo ignorai.
<< E tu che mi dici? Anche tu ogni tanto ti senti solo come me? >> chiesi pungente.
<< Veramente no. Il branco e l’officina mi impegnano ventiquattr’ore su ventiquattro. >>
Aveva ragione la mamma.
<< Ma io mi riferivo all’intimità… >>
Mi ero già pentita di aver detto quella parola.
Jacob si voltò a guardarmi senza dire niente, era in attesa di qualcosa.
<< Insomma… >>
Continuai.
<< Non ti ho mai visto in compagnia di una ragazza e non hai mai portato nessuna alle feste da nonno Charlie perciò… >>
<< Perciò? >> mi chiese.
<< Niente, è che non capivo come fai a vivere in modo così selvatico e solitario >>
Colpito!
<< Non sono affari tuoi. >>
Affondata!
E si alzò per andarsene.
<< Cos’è? Sei gay? Possibile che non ti interessi nessuna? >> chiesi, alzandomi a mia volta.
Le mani gli tremavano, si era arrabbiato e non capivo nemmeno perché.
Il silenzio era calato su di noi e non sapevo che fare per cancellare quella battuta infelice.
Strinsi le labbra.
<< Scusa, non sono affari miei. >>
<< Non fa niente. So che posso dare l’impressione sbagliata a qualcuno, ma non credevo che lo pensassi anche tu. Tutto qui. >>
Mi sentii in colpa.
<< Scusami veramente… Io non so cosa mi dice la testa ultimamente e poi non ti sei fatto vedere per così tanto tempo che… >>
Stavo farneticando.
<< Si ma ci sentivamo tutte le sere come al solito. >>
<< Non è la stessa cosa. >>
Ne ero certa.
<< Ma ci siamo continuati a confidare come sempre… >>
Scossi la testa decisa.
<< Non è la stessa cosa, credimi. Averti vicino è… Meraviglioso. >>
Mi pentii subito di averlo detto, ma lui parve quasi non accorgersene: si era voltato a guardare il punto dal quale, in quello stesso momento, era arrivato un gran baccano dalla casa… Zio Emmett aveva fatto finta di cadere per far ridere tutti.
<< Come dicevi? >> disse, quando riportò la sua attenzione su di me.
<< Niente. >> sbuffai.
L’ora degli addii arrivò, come sempre troppo presto e, come sempre, ci vide soli davanti agli imbarchi.
Mi scossi per non sembrare scontrosa.
<< Allora ti auguro buon viaggio Jacob e buon ritorno a casa. >>
<< Grazie Ness. Vedrai che tornerò presto. >> promise.
<< Ci conto. >> dissi speranzosa, non volevo vederlo tra altri sei mesi.
<< Contaci! >> mi garantì.
Silenzio… Io lo guardavo e lui mi guardava, fermi e zitti.
Cominciai a sorridere della situazione e lui dietro di me, così ci riprendemmo e dicemmo all’unisono.
<< Beh, allora… >>
E ci avvicinammo per abbracciarci, ma le nostre teste andarono entrambe nella medesima direzione e, senza che ce ne accorgessimo, ci eravamo sfiorati le labbra, sbattendo i nasi.
Abbozzammo un sorriso imbarazzato e lui se ne andò.
Di nuovo vedevo le sue spalle allontanarsi… E non solo quelle.
“Ma a che pensi? Depravata!” mi dissi.
Certo che aveva una schiena enorme… E un sedere poi…
<< Si è già imbarcato Jake? >>
Saltai dallo spavento alla voce di mio padre.
<< E’ appena andato via. >> dissi, tremante per lo spavento.
<< Peccato, ha lasciato la sciarpa in macchina e volevo ridargliela… >>
Poi si girò a guardarmi.
<< Che hai? Ti ho spaventata? >>
<< No… E’ che ero soprapensiero e mi hai sorpreso tutto qui. >>
“Potevi scoprirmi a fantasticare sul suo culo papà” pensai, ma per fortuna non mi facevo più sentire da lui.
Tirai un sospiro di sollievo.
<< Tengo io la sua sciarpa. >> dissi afferrandola velocemente.
<< Gliela darò il mese prossimo. >>
Già sapevo che sarebbe stata la mia compagna durante le notti tristi.
<< Ok. Andiamo? Bella ci sta aspettando. >> disse prendendomi per mano.
Annuii sorridendo… Chi ci avesse visti non avrebbe mai pensato ad un padre che accompagna sua figlia fuori dall’aeroporto, ma ad una coppia di innamorati.
Che ironia!


Ciao a tutti.
Noto con piacere che ogni settimana il vostro gradimento per SAT aumenta.
Spero di riuscire ad avvincervi, soprattutto dopo un inizio che, per esigenze di copione, è un po' lento.
Vi ringrazio anche oggi per il calore con cui mi avete accolto e con il quale continuate a seguirmi.
Baci

Pinzy

 

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Capitolo 5
*** Ritorno a Forks ***


Né io né Jacob parlammo mai di quel leggero bacio appena accennato, ma io lo avevo presente ogni volta che casualmente eravamo troppo vicini e forse anche lui se ne ricordava in quelle occasioni, perché si allontanava velocemente con una scusa.
I mesi passarono accompagnati dalle sue visite regolari e in men che non si dica fui a Forks.
Il liceo era divertente, tutto sommato... Come immaginavo niente di quello che i professori spiegavano in classe poteva anche minimamente interessarmi, visto che già avevo avuto i miei insegnanti personali negli anni trascorsi nella prigione di Hanover.
Certo, non era tutto rose e fiori, visto che non avevo tutta la mia famiglia con me, ma in cambio avevo qualcosa di prezioso ai miei occhi… Jacob.
Era sempre nei miei pensieri.
Avevo creduto che fosse diventata un’ossessione a Denali, solo perché non potevo vederlo tutti i giorni come avrei voluto, ma qui, anche se ne facevo overdose, ne volevo sempre di più.
Probabilmente stavo diventando pazza!
Fortuna che c’era Nahuel ad ascoltarmi, sennò avrei perso la ragione dopo pochi giorni, invece i mesi passavano e tutto scorreva tranquillo.
Io mi lamentavo che Jacob non mi vedeva neanche e lui si lamentava con me che Leah non se lo filava minimamente.
Facevamo lunghe passeggiate alle rive del fiume vicino casa Cullen, evitando accuratamente di allontanarci dal suo perimetro… Lì attorno né Leah né Jacob si sarebbero presentati senza avvertire e noi potevamo parlare tranquilli.
Era pur sempre la casa dei vampiri!
<< Come devo fare a farglielo capire? >> mi chiese Nahuel.
<< Vuoi dire… Come devi fare a capire se le interessi… Forse? >>
Ormai ci ridevamo sopra.
Quelle sgangherate storie d’amore erano diventate ridicole ai nostri occhi per quanto le avevamo sviscerate.
<< Già… >>
Poverino.
<< …Come devo fare a capire se gli interesso? Che bello sarebbe poter avere per un giorno solo il potere di tuo padre… >>
<< Sarebbe molto utile di certo. Tu potresti dedicarti ai suoi pensieri e scoprire il modo migliore per farla cedere e io… >>
Ero un caso disperato.
<< … Finalmente me ne farei una ragione! >>
<< Non dire così Ness!>>  mi rimproverò.
<< Vedrai che andrà tutto bene, piccola. >>
Le sue parole sembrarono convincermi, ma appena raggiunsi Jacob alla casetta sulla spiaggia il mio castello di carte crollò.
Una donna,  che avrei definito solo sotto tortura fantastica, stava facendo mille moine al “mio Jacob”, toccandolo fintamente distratta.
Rideva come una bambolina idiota e lui con lei.
Stavo per tornare sui miei passi, quando si accorse di me.
<< Renesmee! >> mi chiamò.
<< Ehi! >>
Capii che non potevo più fuggire.
Camminai al rallentatore e lei si congedò prima che io potessi arrivare, dandogli un’ultima carezza sulla spalla nuda.
Gliela avrei volentieri staccata a morsi quella manaccia!
E pensare che per lei era così facile toccarlo, mentre io non riuscivo neanche a sfiorarla quella stessa spalla ultimamente.
Passò a poco meno di un millimetro da me in segno di sfida, forse?
“Non mi provocare bella!” ringhiai dentro.
Quando fui vicino a lui non proferii parola.
<< Ciao. >> disse, dopo un po’ che aspettava di sapere perché ero arrabbiata.
<< Ciao. >> risposi glaciale.
<< Che hai? >>
<< Niente. >>
Gelida.
Potevamo fare meglio di così entrambi, infondo parlare a monosillabi non era una nostra caratteristica.
Alzò le spalle e si rimise al lavoro ignorandomi.
Dentro avevo una rabbia tale, davanti alla sua indifferenza, che avrei potuto incenerirlo con uno sguardo fatto per bene.
Ma io dovevo sapere chi era quella e lui doveva dirmelo!
<< Allora? Non mi hai presentato alla tua amica. >>
La presi larga.
<< Cos’è ti vergogni di me? >>
<< No affatto. >>
Si, ma non mi aveva detto chi era.
Restai in attesa che andasse avanti per spiegarmi tutto… Niente.
<< Scusa ma… Quindi? >>
Avrebbe capito che mi riferivo ancora a lei?
<< Cosa? >>
Non aveva capito.
<< Chi era la tua nuova amica? >>
<< Quale amica? >>
Mi stava facendo incavolare seriamente.
<< Smettila Jacob! Si può sapere chi era quella? >> glielo urlai quasi contro.
Si accigliò di fronte al mio tono.
<< Non sono affari tuoi. >>
Ero allibita!
Addirittura non erano affari miei!
Mi voltai e tornai da dove ero venuta, lui non cercò neanche di fermarmi.
Nahuel come al solito, dovette sorbirsi tutto lo sfogo.
<< Ma chi si crede di essere? Brutto schifoso pallone gonfiato! >>
Ero proprio nera!
<< Dai calmati Ness… Forse sei stata troppo invadente, no? >>
Non era il caso per lui di mettersi contro di me in quel momento… Avrei potuto fargli seriamente del male!
Infatti, dopo il mio sguardo assassino, riprese. << Tutto quello che lo riguarda ti riguarda, lo so. Anche io mi sento così con Leah, ma non possiamo intrometterci troppo nelle loro vite. >>
Ero seccata.
<< Credi che non lo sappia? Credi che non vorrei lasciarmelo semplicemente alle spalle e farmi convincere ad uscire da… Come si chiama quel tipo di spagnolo? >>
Mi presi la testa tra le mani… Stava per scoppiare.
<< Credi che non avrei preferito diventare cieca all’istante, invece che vederlo che si strusciava a quella babbiona? >>
Le lacrime cominciarono a venire giù.
Mi cinse le spalle con il braccio.
<< Ma non mi avevi detto che era lei che si strusciava? E poi avevo capito che non era niente male la tipa! >>
<< Ma tu da che parte stai? >> gli chiesi sconsolata.
<< Sto scherzando Ness. Cerca di capire quando uno ti prende in giro… >>
<< Forse è vero… Prendo tutto troppo sul serio. >>
Frignavo come una stupida.
<< Ma io non so che fare! >>
E ripresi a singhiozzare.
Mi fece sfogare, poi mi asciugò le lacrime e disse. << Smettila di torturarti, vedrai che si rivelerà solo un trip della tua mente malata. >>
<< Ok. >> dissi.
<< E poi ho bisogno che tu sia al cento per cento stasera. >>
<< Perché? >> chiesi soffiandomi il naso.
<< Perché ho un piano stupendo per far cadere Leah ai miei piedi. >>
Qui ci sarebbe voluta una bella musichetta ad effetto!
<< Quale piano? E poi io a che ti servo? >>
Cominciavo a preoccuparmi… Aveva lo sguardo da invasato.
<< Non so se me la sento di venire al falò in spiaggia… Ci sarà anche lui di certo. >>
<< E tu vorresti perderti la festa a causa di… Come lo hai chiamato prima? Un brutto schifoso cane bagnato? >>
Mi venne da ridere.
<< Brutto schifoso pallone gonfiato, non cane bagnato. >>
Che ridere!
<< Visto che stai già meglio? >>
<< Mi sembra di parlare con zia Rose… Sei troppo forte! >>
Tirai su con il naso.
<< Allora dimmi tutto del piano. >>
Si sistemò meglio sul divano bianco e proseguì.
<< Pensavo che se mi vede mentre bacio un’altra e prova qualcosa per me, avrà una reazione. >>
<< E chi bacerai? >>
Ingenuotta!
<< Bacerò te! E chi sennò? >>
Dovevo arrivarci da sola appena aveva detto bacio.
Ma io sbottai.
<< E certo! Tienimi fuori dai tuoi casini Nahuel. Va bene sfogarsi sui nostri drammi personali, ma… Si può essere più scemi di così? Credi davvero che la potresti ingelosire? Leah! Miss ghiacciolo! Sii realista. >>
<< Se non mi vuoi aiutare va bene, ma non insultarla almeno. Ok? >>
Lo avevo fatto arrabbiare… E così erano due oggi.
Bel record Nessie!
Mi avvicinai a lui un po’ di più sul divano.
<< Scusami, sono solo un po’ invidiosa. Tu sembri così sicuro dei suoi sentimenti per te e so che tutto andrà per il meglio, ma per me invece… La vedo proprio male, se non me lo tolgo dalla testa al più presto. >>
Accettò le mie scuse ovviamente, nessuno poteva rimanere arrabbiato con me troppo a lungo, forse era un’altra mia attitudine speciale.
Programmammo tutto nei minimi particolari, anche se la cosa era piuttosto semplice: Leah doveva vederci mentre ci baciavamo e dovevamo essere un po’ in disparte, insomma non dovevamo mettere i manifesti!
Ero in camera mia che mi preparavo per andare a La Push; di sotto il nonno era pronto da ore… Non vedeva l’ora di stare un po’ con Sue.
Io, seduta sul letto in preda al panico, prolungavo la sua tortura, ma non avevo cognizione su cosa fare.
Dovevo scuotermi e obbligarmi a vestirmi, ma non sapevo se volevo vedere Jacob.
Strano a dirsi per me, visto che era la ragione per cui mi alzavo la mattina e il pensiero con il quale andavo a dormire la sera, ma dopo quello che avevo visto in spiaggia e quello che mi aveva detto con quel tono freddo, mi faceva venir voglia di chiedere a mio padre di ricondurmi a Denali con loro, in quella prigione di ghiaccio dove avrei potuto dimenticare.
Volevo Edward con me, me ne resi conto con stupore.
Avevo parlato con Nahuel e potevo confidarmi con la mamma, ma nessuno avrebbe potuto capire cosa veramente provavo.
Papà poteva entrarmi nella testa e sentire esattamente i miei sentimenti, vedendo quello che i miei occhi avevano visto e come lo avevano visto.
Composi il suo numero.
<< Pronto Renesmee? >>
Mi rispose subito, quasi non fece squillare il telefono.
<< Ciao papà. >>
Cominciai a piangere e liberai la mente.
<< Amore che… >>
Voleva dire succede?
Lo vide.
Lasciò che gli mostrassi quello a cui stavo pensando in silenzio, con lui non avevo bisogno del tatto.
<< Piccola mia. >>
Non sapeva che dirmi, era triste come me, con me.
Io piangevo e piangevo e non riuscivo a parlare.
<< Calmati tesoro, o Charlie verrà a vedere che succede. >>
Aveva ragione dovevo abbassare i toni.
<< Papà, che devo fare? >> chiesi con una voce straziante.
<< Anima mia… Non lo so proprio… Vuoi parlare con la mamma? >> mi domandò, in cerca di una soluzione che, già sapevo, non sarebbe arrivata.
<< No, voglio parlare con te papà. >>
<< Ma io non so che dirti amore! >>
Era sincero: le sue uniche pene d’amore si erano svolte intorno a Bella e, come sapevo bene, si erano concluse per il meglio.
<< Lo so papà ma avevo bisogno di… Non lo so… A nessuno posso realmente far capire quanto soffro. >>
E ricominciai a piangere.
<< Sento cosa provi Ness e vorrei poter avere la soluzione ai tuoi problemi piccola, ma Jake è… E’ complicato. >>
<< Che vuol dire complicato papà? Non cominciare ad essere criptico ora! Ho bisogno di chiarezza in questo momento. >>
Non poteva mettercisi anche lui.
<< Vediamo… Come posso spiegartelo senza farti cadere in uno stupido baratro di depressione! >>
<< Che bella premessa! >>
<< Ho detto stupido baratro perché intendevo che non era necessario. >>
Così suonava meglio.
<< Spiegami quello che puoi, ok? >> contrattai.
<< Ok. Jake è… Lui tiene a te come non teneva neanche a tua madre prima che noi ci sposassimo ed arrivassi tu. >>
Cioè?
<< Dovrei capirci qualcosa secondo te? Ignoravo che Jacob e la mamma fossero vicini in qualche modo. >>
In realtà non ne sapevo proprio niente… Erano amici, credo.
<< L’uno senza l’altra non poteva esistere e quando sei nata tu, la loro connessione, si è spostata da Bella a te. >>
Non ci capivo niente lo stesso.
<< Papà, ho capito che cerchi di essere chiaro nascondendomi qualcosa, ma… Proprio non afferro come questo dovrebbe aiutarmi. >>
Ero completamente sincera.
<< Vai alla festa Nessie e cerca di divertirti, pensando ad aiutare quel pazzoide del tuo amico. Vedrai che tutto si sistemerà e te lo dico per certo. >> enunciò sicuro.
<< Vuoi dire che zia Alice ha avuto una visione di me e Jacob insieme? Perché solo quello potrebbe tranquillizzarmi totalmente e farmi lasciar trasportare dagli eventi. >>
Sapevo che non poteva succedere: la zia non vedeva né i lupi né me nelle sue visioni.
<< Non posso farlo, ma… Ti fiderai del tuo papà? Ti ho mai mentito? >>
Aveva ragione.
<< No, non mi hai mai mentito papà e mi fido di te. >>
Mi sentivo più leggera e glielo feci vedere.
<< Ok amore, allora vestiti e vai a divertirti! >> ordinò.
<< Ti voglio bene papà. >>
<< Anche noi anima mia! Ciao. >>
E riattaccò.
C’era speranza allora anche per una come me…


Ciao a tutti!
La parola d'ordine di questo capitolo? Gelosia. E nel prossimo capitolo a chi toccherà confrontarcisi?
Stiamo entrando nel vivo della storia.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Baci

Pinzy

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Capitolo 6
*** Stratagemma ***


Il falò era come sempre bellissimo.
Faceva un grande effetto quella pira sulla spiaggia e mi ritrovai ad ammirarlo in silenzio.
Poi qualcuno mi strattonò, mi voltai e Nahuel mi sorrise sornione.
<< Sei pronta Ness? >> mi chiese serio.
Annuii incerta…
“Ma chi me lo fa fare?!” mi chiesi scuotendo la testa.
<< Se ci hai ripensato ti capisco Nessie… >>
Incerto anche lui come me.
<< Possiamo rimandare anche se mi sembra l’occasione ideale. >>
<< No, scherzi! >>
Cercai di essere convincente.
<< Dobbiamo farlo ora. >>
Ci alzammo insieme e ci avviammo al limitare della foresta.
<< Vedrai che stasera sarà la tua sera Nahuel >>
Dovevo essere persuasiva.
<< Speriamo… >>
Non gli avevo infuso certezza.
<< Non deve andare bene solo a me infondo… Vedrai che quel testone capirà, prima o poi, che siete fatti per stare insieme. >>
<< Maledetto Jacob! >>
Imprecai, si perché era una bestemmia dire una cosa del genere da parte mia.
<< Non lo so Nessie… Siamo anche noi maledetti infondo… Imprigionati nella nostra condizione. >>
Si espresse con tutta l’amarezza che il suo cuore celava.
Ma parlavamo della stessa cosa?
<< Non saprei… Ma non credo che sia come dici tu. Infondo io mi sento fortunata. Nella mia condizione ci sto da Dio! >> dissi con gioia, cercando di infonderne anche a lui.
<< Parli bene tu, ma non sei velenosa. Ricordatelo. >> disse aspro.
<< Non vivi nell’incertezza di poter fare del male alla persona che ami se solo ti lasciassi andare più del dovuto. >>
<< Non vederla dal verso sbagliato Nahuel, vedrai che le cose si aggiusteranno. >>
Ne ero convinta.
<< Anche per questo credo proprio che non è una buona idea attuare il nostro piano… Forse sarebbe meglio se lasciassimo che le cose andassero per il proprio corso. >>
“Tanto più che il mio primo bacio avrei sempre voluto darlo a Jacob!” pensai.
Sbuffai dal naso al pensiero che avrei potuto non darne mai, se fosse dipeso dal “mio Jacob”.
<< Che c’è? >> mi chiese sorridente Nahuel, in risposta al mio risolino amaro.
<< Niente… Dai, togliamoci il pensiero e spero proprio che vada tutto bene, così almeno uno di noi due avrà quello che desidera. >>
La mia amarezza era palpabile, ma lui mi abbracciò stretta in una presa fraterna.
<< Magari tra qualche decennio saremo ancora noi due, così abbracciati, due vecchietti rompi coglioni che si fanno compagnia. >> disse soffocato dalla matassa dei miei capelli rossicci.
<< Ah no mio caro! Non ci sto! Voglio la felicità. E la voglio per entrambi. >>
Ero sincera, la volevo con tutta me stessa, ma sapevo che solo per lui il desiderio era realizzabile.
All’improvviso si irrigidì.
<< Sta arrivando, sento il suo profumo. >>
Poverino: era teso come una corda di violino.
<< Prepariamoci allora! >>
Ero decisa fino in fondo all’anima ad aiutarlo.
Vidi Leah allontanarsi dal falò avvicinandosi alla zona di bosco dove ci trovavamo noi.
Strinsi la mano a Nahuel per infondergli coraggio e lui mi sorrise annuendo.
Cinse la mia vita con il braccio e ci girò in modo che potessimo essere entrambi visibili dal punto di vista di Leah.
Posò una mano sulla mia guancia e io a specchio feci altrettanto con lui.
Non c’era imbarazzo nei nostri movimenti perché entrambi eravamo consci di amare altre persone e che, forse, eravamo più fratello e sorella noi dei Clearwater.
Eravamo legati da un affetto indissolubile e profondo, ma niente in noi sfiorava anche minimamente quello che un ragazzo e una ragazza provano per gli altri.
Sapevo che quel marchingegno pensato da Nahuel era totalmente inutile, data la fierezza e l’orgoglio di Leah, ma si era fissato che almeno poteva provocare una reazione in lei che gli avrebbe fatto capire i suoi sentimenti.
Era l’ultima chance che si era dato.
Infondo era abituato ad essere single da anni e anni.
Quello che mi preoccupava era che se Leah lo avesse respinto e poi nel tempo si fosse innamorata di qualcun altro, lui ne avrebbe sofferto.
Povero caro.
Quando Leah fu ad una distanza ragionevole Nahuel si avvicinò e mi baciò.
“Cazzo non ero pronta!” pensai irrigidendomi.
Dovevo essere convincente e se facevo forza lei non ci sarebbe cascata.
<< Che fai? >> mi rimproverò Nahuel senza staccarsi da me.
<< Scusa. >>
Ripresi a baciarlo chiudendo gli occhi.
“Se solo ci fosse Jacob al suo posto” pensai tra me.
E lo visualizzai nella mia mente: Jacob Black che mi teneva dolcemente la mano sulla guancia, tirandomi a se e mi baciava.
Fui così brava a sognarlo e l’immagine divenne così convincente nella mia mente, che presi a baciare con più foga Nahuel il quale, credendo si trattasse ancora della messinscena, non si tirò indietro.
Le nostre lingue si esploravano lente.
Poi mi staccò con forza…
<< Leah! >> disse Nahuel fintamente sorpreso.
<< Jacob! >> rispose Leah fissando un punto imprecisato di fronte a lei, sulla spiaggia.
Un momento Jacob?
Che ci faceva lì?
Ci aveva visti?
Cercai con lo sguardo il punto che Leah indicava con gli occhi increduli e lo vidi… Bellissimo come sempre nei suoi short neri.
La sua espressione incredula e sorpresa mi ferì come una stilettata al cuore.
Sarei potuta morire in quell’istante.
Fece due passi indietro e poi sparì correndo nella sabbia.
A mia volta feci due passi nella sua direzione, con una mano alzata come a volerlo fermare, ma rimasi piantata lì.
<< Bravi, complimenti davvero! >> disse sprezzante Leah.
E anche lei se ne andò correndo nella direzione di Jacob.
<< Cazzo! >> si lasciò scappare Nahuel.
<< Che diavolo ci faceva Jacob qui. Mi ha rovinato tutto! >>
<< Come puoi dirlo? Lui non ne ha colpa! >> gli urlai.
Questa mia affermazione lo scosse e abbassò la testa sconfitto, sbuffando.
<< Scusa non volevo urlare. >> supplicai toccandogli la spalla.
<< Credo che andrò a leccarmi le ferite. Da solo Nessie… Scusa. >> disse tristemente.
<< Figurati, ti capisco. >> lo consolai.
Si allontanò nella foresta lento… Che uscita teatrale.
E ora che avrei fatto lì da sola?
<< Che fai bimba? >> la voce di Seth mi spaventò.
<< Ah… Seth. Scusa ero soprappensiero. Non faccio niente a parte i soliti casini per accontentare quel fuori di testa di Nahuel! >> dissi ridacchiando.
<< Cos’ha fatto stavolta? >> chiese senza forze.
<< Mi ha convinta a baciarlo di fronte a tua sorella… Pensava di poterla ingelosire. >> confessai stretta nelle mie spalle.
<< Che cosa? Uff… Ma lo sapete quanto Leah sia orgogliosa… Non voglio mettermi in mezzo lo sai, ma credo che anche se fosse interessata non lo darebbe mai a vedere in una situazione del genere! >>
Questo confermava i miei pensieri.
<< E pensi che non glielo abbia detto? >> chiesi.
<< Ma ha insistito così tanto e sai che per me è difficile dirgli di no… E poi diceva che gli bastava poterla scuotere abbastanza da lasciarla momentaneamente senza difese… Secondo lui in quell’istante Leah si sarebbe fatta scappare quello che provava…Uffa! >>
<< E come è andata? >> chiese d’un tratto divertito.
<< Malissimo ovviamente! Ci si è messo in mezzo Jacob e… >>
Non mi lasciò finire.
<< Cosa? >>
Sgranò gli occhi.
<< Che ci faceva qui Jake? E cosa ha visto? Cosa ha fatto? >>
Alzai una mano per rabbonirlo.
<< Calma Seth, tranquillizzati! >>
<< Tranquillizzarmi? Dimmi piuttosto cosa ha fatto? >> comandò.
Mi lasciò spiazzata, di solito era molto carino con me.
<< Possibile che ti interessi più la reazione di Jacob che quella di tua sorella al nostro bacio? >> chiesi stranita.
<< Allora vi ha visti mentre vi baciavate? Dimmelo bimba, per favore. >>
Sembrava realmente preoccupato.
<< E’ arrivato durante il bacio, ma quando Leah lo ha chiamato si è voltato ed è corso via. >> raccontai.
<< Mmm >>
Pensieroso Seth sembrava più adulto.
<< Santo cielo… Chissà se si sarà trasformato… >>
<< Seth qual è il problema? Leah gli è corsa dietro e poi, infondo, era lei la destinataria del nostro piano, quindi è di lei che ci dobbiamo preoccupare… E di Nahuel poverino! Era proprio distrutto dal dolore. Aveva degli occhi lucidi… Dovevi vederlo… >>
Parlavo con gli occhi chiusi ricordando ogni particolare.
<< Ah… Smettila bimba! Svegliati! >>
Come diceva?
<< Nahuel è grande e grosso abbastanza da potersela vedere da solo nelle sue questioni amorose. Smettila di intrometterti e pensa un po’ agli affari tuoi! >>
<< Mi stai forse sgridando Seth? >>
Ero incredula di fronte alla sua reazione.
<< Stai dicendo che me ne dovrei fregare del mio carissimo amico e dei suoi sentimenti? Guarda, tesoro, che lo farei anche per te, e per Leah, e per Jacob e per chiunque di voi! >>
<< Ecco, allora visto che lo faresti anche per Jacob, lascia stare! >> urlò.
Mi voltò le spalle e fece per allontanarsi.
<< Ah no! Non te ne andrai anche tu così, caro! >> dissi afferrandolo per un braccio.
<< Ho bisogno di capire perché mi tratti così male, infondo che ti ho fatto? Non volevo ferire Leah. >>
<< Non volevi te lo concedo… E poi non è di Leah che sono preoccupato. >>
Si staccò dalla mia presa.
<< Devo trasformarmi per capirci qualcosa di più, scusami. >>
E si volatilizzò anche lui nella foresta, lasciandomi così: come una statua di sale.
Mi avvicinai di nuovo al falò dove tutta la tribù, compreso mio nonno, chiacchierava beatamente.
Toccai una spalla a Charlie e lui si voltò verso di me.
Appena notò l’enorme punto interrogativo stampato sulla mia fronte si fece serio.
<< Che succede piccola? Qualcosa non va? >>
<< Niente nonno scusa, sono solo pensierosa… Mmm… Vado a fare un giro. Torno a casa per conto mio. Ok? >>
La mia non era una richiesta di permesso ovviamente.
<< Vai con Nahuel o Jacob? >> domandò.
<< No nonno, vado sola… Devo riorganizzare le idee. >> ammisi, abbassando lo sguardo.
Forse credette che le crisi adolescenziali fossero proprio troppo per lui, perché senza fare obiezioni, mi sorrise.
<< Cerca di non fare troppo tardi, ok? >>
Ecco la parte di lui che adoravo: non si impicciava mai, ma mi faceva sempre capire che a me ci teneva da morire.
Annuii calma e mi avviai per la spiaggia senza meta.
Era più di un’ora che camminavo e mi ritrovai di fronte alla casetta di Jacob.
Ero allibita… Che ci facevo lì?
Forse la sua fuga di stasera mi aveva colpita più di quanto credessi.
Non ero capace di vederlo in altro modo se non felice e quell’espressione, prima della fuga, era stata proprio troppo.
Era sicuramente deluso da me.
Magari credeva che tra me e Nahuel ci fosse qualcosa e che glielo avessi tenuto segreto.
Gli dicevo sempre tutto, a parte ovviamente quello che realmente sentivo di provare per lui, e quel segreto inespresso doveva averlo fatto sentire parte estranea della mia vita.
Mi facevo schifo!
Avevo cercato di aiutare Nahuel tenendoglielo nascosto e avevo creato un bel casino generale: Jacob ce l’aveva come me perché non ero completamente sincera con lui, Leah ce l’aveva con me perché Jacob era arrabbiato e se lo sarebbe dovuta sorbire in forma di lupo, Seth ce l’aveva con me perché avevo fatto arrabbiare Jacob e Leah e, dulcis in fundo, Nahuel ce l’aveva con me perché non ero riuscita ad essere credibile.
La cosa assurda era che anche io ce l’avevo con me per aver sprecato così il mio primo bacio.
<< Cara mia, sei una frana! >> mi dissi.
Ora… Potevo scegliere se farmi perdonare o lasciare che tutti ce l’avessero con me.
Non mi sarei mai potuta riappropriare del mio primo bacio, ma potevo scusarmi con tutti; uno alla volta non mi avrebbero più odiata.
Avrei cominciato dal più difficile: Jacob.
Chissà se era tornato a casa?
C’era solo un modo per saperlo, ma d’un tratto mi resi conto che non ero proprio certa di avere abbastanza fegato per affrontarlo.
Era anche vero che la possibilità di vederlo mi allettava e non mi sarebbe importato se avessi dovuto implorarlo… Mi avrebbe perdonata e magari avrei rimediato anche un misero abbraccio stasera.
Ero patetica!
Mi feci forza e mi avviai decisa alla meta, attirata da lui: il “mio Jacob”.
Forse, lui, era lì dentro e io dovevo vederlo.




Ciao!
Rieccomi con un giorno di ritardo purtroppo. Mi scuso molto, ma avere i parenti a casa in vacanza non mi lascia molto tempo per me. Lo so che sono comunque senza scuse, ma io ci provo!
Spero che il capitolo sia servito ad addolcirvi un po'. Stiamo mettendo tanta carne al fuoco, non trovate?
Il prossimo capitolo è tra i miei preferiti e non vi dico altro.
Ringrazio come sempre tutte le persone che sono così carine da lasciarmi un commento e quelle che mi hanno inserito tra le preferite/seguite/ricordate.
Baci

Pinzy

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Capitolo 7
*** Indecisione ***


Era arrabbiato a morte.
Lo percepiva ogni fibra del mio essere.
Emanava una carica emotiva tale da quel letto, da imprigionare ogni energia della stanza su di lui.
Sapeva bene che ero lì fissa sulla  porta a guardarlo, infondo come avrebbe potuto non sentirmi arrivare…
Certo, avevo ereditato dai Cullen la loro tipica leggiadria nei movimenti, ma mia madre mi aveva anche fatto dono della sua goffaggine umana che, guarda caso, si presentava sempre e solo nei momenti in cui avrebbe potuto causarmi più imbarazzo e ovviamente avevo inciampato nell’ultimo gradino dell’ingresso.
“Stupida, stupida mezzosangue!” pensai nervosa.
Sapeva che ero lì eppure mi mostrava le spalle.
Dio quella schiena… Che avrei fatto per quella schiena così muscolosa e potente… Alloggiava periodicamente nelle mie fantasia proibite… Sognavo di potermici  aggrappare con forza, di graffiarla con le mie unghie nella passione del momento… Ma ora…
Mi mostrava con disprezzo la sua meravigliosa schiena possente per non guardarmi negli occhi.
Doveva avere udito che ero lì, per forza!
E invece faceva finta di dormire… Come se non sapesse chiunque che quando dormiva, niente e nessuno riusciva a chiudere occhio dal suo gran russare, nel raggio di 10.000 miglia… Forse no, ma rendeva l’idea.
Cosa fare?
Avvicinarlo e toccarlo? Cercare di spiegarmi dal ciglio della porta? Andarmene e lasciargli sbollire la rabbia?
Cosa fare?
Vagliai rapidamente le possibilità che mi si presentavano: avvicinarlo e toccarlo sarebbe stato troppo pericoloso… E se non avessi resistito a quella schiena e avessi dato sfogo ai miei desideri vietati?
Mmm… No, forse non era il caso in quel momento.
Cercare di spiegarmi dal ciglio della porta non sembrava male come opportunità, salvo per il fatto che, se non avesse veramente fatto finta di dormire, gli avrei provocato un vero e proprio infarto e la rabbia di quello che aveva visto avrebbe potuto sommarsi alla paura provata…
Mmm… No, forse non era proprio un’ottima opportunità, come mi era sembrata.
Rimaneva solo andarmene e lasciargli sbollire la rabbia, ma se fosse stato sveglio avrebbe potuto interpretarlo come un atto di vigliaccheria e avrebbe potuto solo rafforzare l’idea, totalmente errata, che si era fatto di quel momento sbagliato e malato del quale era stato  involontario spettatore…
Mmm… No, neanche quello andava bene.
Cosa fare?
Gettai la testa all’indietro e senza volerlo sbuffai leggermente, persa nei miei pensieri.
<< Guarda che lo so che sei lì. >>
La sua voce confuse quel momento di empasse e mi fece sussultare.
Il cuore prese a battere furiosamente nel mio petto.
Potevo sentirlo agitarsi sotto la maglietta e mi rimbombava nelle orecchie.
<< Cos’è? Non parli? >>
La sua voce era dura.
Non ero abituata a quel tono.
Di solito a me riservava la pazienza, la spensieratezza, la comprensione, la strafottenza, ma mai aveva usato contro di me la rabbia.
Non sapevo come uscirne e per di più, a peggiorare la situazione, non emettevo alcun suono.
Potevo solo accrescere la sua indignazione con quel mio comportamento, così mi decisi ad aprire bocca.
<< Qualunque cosa ti dicessi ora ti farebbe solo infuriare di più. È per questo che sbuffavo… Non sapevo cosa dire… Come dirlo. >> dissi sussurrando.
Ero sicura che i suoi acuti sensi da lupo avrebbero potuto avvertire parola per parola.
Prese un grosso respiro, ma non disse niente.
Cosa fare?
<< Potrei spiegarti tutto e chiedere la tua comprensione, ma ora non mi crederesti o non mi capiresti fino in fondo. Non che tu sia ottuso, ma la rabbia ti offusca la mente e… >>
<< La rabbia? Bambina, credi di smuovere così tanto la mia mente? >> disse sempre con quell’odioso tono.
<< O… Il mio… Cuore? >>
Lo disse esitante.
<< Si. >>
Ero sicura di averlo ferito, non importava se mi amasse o no come io lo amavo, ma lo avevo ferito molto profondamente e non voleva mostrarmelo.
Voleva fare il duro… Il solito Jacob forte e autoritario che mi proteggeva sempre e che non poteva essere scalfito da niente e da nessuno… Tranne che da me.
Sapevo di aver un grande potere su di lui.
Quando ero piccola ogni mio desiderio era un ordine.
Non mi aveva mai rifiutato niente che non compromettesse la mia sicurezza o la mia crescita tranquilla o la mia sanità mentale.
Lui era irreprensibile, sempre pronto ad aiutarmi, a confortarmi, a farmi da confidente quando la mia famiglia e i nostri continui spostamenti mi stavano stretti.
Lui era sempre stato lì, lì per me.
Certo il mio potere era forte su di lui e sapevamo entrambi che era così.
… Ora…
Cosa fare?
Mi avvicinai tentennante, esitante, con passi corti così, se avessi percepito che non voleva che lo facessi, sarei stata abbastanza vicino alla porta  da svignarmela a gambe levate, evitando una discussione interminabile  che non ci avrebbe portato a niente se non a litigare.
Non si muoveva… Era un buon segno o un cattivo segno?
Cosa fare?
Continuai sperando che la mia buona stella mi aiutasse.
Non batteva ciglio… Ma cos’aveva gli si erano momentaneamente annebbiati i sensi?
O forse voleva un chiarimento… Forte di quell’improvviso pensiero mi avvicinai sempre di più finchè non sbattei gli stinchi contro il letto.
La stanza era buia quel tanto che mi faceva solo intravedere le cose.
Mi annebbiava la vista abbastanza da rendere tutto più spaventoso e a farmi salire l’ansia.
Cosa fare?
Pensai “Cazzo Jacob dì qualcosa! Aiutami a spiegarmi. Non mi lasciare così come una deficiente a un metro da te.”
Ma non si mosse e non proferì parola.
Cominciai a scuotere la testa senza volerlo… Quella situazione carica di emotività mi stava uccidendo.
Mi sembrava di essere impotente di fronte alla sua rabbia.
Aveva eretto un muro tra di noi e io non ero capace di oltrepassarlo.
Ferma al mio posto, nella testa un milione di cose da dirgli, ma nessuna voleva uscire.
Poi… Mi mossi… Senza volerlo… Come spinta da una forza ultraterrena.
Mi inginocchiai sul letto e mi sdraiai lì vicina a lui.
Affondai il viso in quella meravigliosa schiena che sentii, si irrigidiva leggermente.
Non se lo aspettava.
Con una mano lo cinsi all’altezza della vita inserendomi sotto il suo braccio.
Respirai a fondo il suo profumo così inebriante… Sapeva di uomo.
Era forte, come lui.
Il “mio Jacob”.
Lo strinsi conscia del fatto che non avrei potuto fare di meglio per quella notte e lui sembrò capirlo.
La sua mano prese la mia e si intrecciò su di essa.
Il mio corpo aderiva perfettamente al suo, ma senza malizia… Solo due corpi che combaciavano alla perfezione.
Perfetti per stare insieme.
Se solo lui lo avesse capito… Ma ero la sua piccolina.
Praticamente una sorella per lui.
Mi aveva vista crescere e tutto il resto…
…Ma un momento… Se per lui ero solo quello, perché era scappato così?
Perché non aveva fatto qualche battuta scema come al solito?
Perché avevo visto quella espressione nei suoi occhi, come se lo avesse colpito il peggiore tradimento della sua vita?
<< Perché sei fuggito? >>
Parlai con tono basso, come se fossero ancora i miei pensieri ad esprimersi e non la mia voce.
<< Mmm? >>
Dal tono interrogativo e indeciso, capii che voleva una domanda più precisa.
<< Perché te ne sei andato senza aspettare una spiegazione? Senza dirmi quello che ti passava per la mente? Così, veloce come il vento? >> provai di nuovo.
<< Per sentirmi dire cosa? Quanto era bello per te quel momento? Nessie, sinceramente non mi sembrava proprio il caso. >> disse mantenendo la conversazione sulle mie intonazioni basse.
<< Visto? E’ come dico io… Niente di quello che potrei dirti stanotte ti farebbe passare la rabbia che ora provi nei miei confronti. >> dissi con calma.
<< Rabbia? E credi che sia la rabbia che mi spinge a comportarmi come un’idiota patentato? >> disse d’un tratto.
<< Non mi dai da pensare altro… >>
“Purtroppo” pensai tra me e me.
<< Non saprei proprio come altro interpretare il tuo strano modo di fare. >>
Ero sincera al 100%.
<< … E poi non è nei tuoi confronti che sono arrabbiato… Semmai nei miei… >> disse calmo.
<< Nei tuoi confronti? >>
Mi accigliai pensierosa.
<< Perché mai? >>
<< Perché mi intrometto sempre troppo nella tua vita quando invece dovrei lasciarti vivere da sola le tue esperienze, fare da sola i tuoi sbagli. >>
Fu incisivo sulla parola “sbagli” come se intendesse che l’esperienza di stasera era uno di quelli.
Mi drizzai su di un braccio in modo da poterlo vedere minimamente in faccia.
Certo che era proprio grosso… Non mi lasciò la mano.
<< Ma non capisci? Io voglio assolutamente che tu ti intrometta nella mia vita. Tu ne sei parte integrante. >>
Mi interruppi di botto per non continuare con quella dichiarazione sfacciata.
Avrei voluto dirgli: “sei il mio sole, quando ti vedo tutto si annulla. Il mio cuore si svuota di ogni emozione, lascia il posto solo all’amore che sento per te.”
<< Certo! Come no… >>
Usò sprezzante il tono dei ragazzini litigiosi.
Mi slacciai dal nostro abbraccio e mi buttai di schiena a peso morto sul letto, soffiando il mio disappunto e mi coprii il viso con le braccia incrociandole sugli occhi.
<< Che c’è? >> mi chiese.
<< Niente. >> mugugnai da sotto quel groviglio.
<< Sei impossibile… Non so come prenderti. >>
La stanza era piccola e stretta e mi sembrava, nella mia cecità, di sentire che le pareti si stringessero ancora di più su di me.
Pensavo al nulla.
La mia mente non era mai stata più vuota di così.
Lo sentii muoversi… Il solito bue pesante!
Doveva essersi alzato e forse aveva anche lasciato la stanza… Che ne sapevo io… Il suo passo, al contrario, era così silenzioso…
Poi lo sentii respirarmi vicino all’orecchio… Era ancora lì e mi guardava, lo sentivo.
Cominciai a sudare freddo, eravamo così vicini.
Dei brividi percorsero la mia schiena, non me lo aspettavo.
Ma tanto che pensavo mai sarebbe potuto accadere?
Certo se quello fosse stato un MIO sogno sarebbe successo qualcosa, ma ero nella realtà e non nel mondo dei sogni.
<< Che c’è? >> mi chiese di nuovo.
<< Niente. >> dissi un po’ meno sicura di prima.
Era troppo vicino a me, mi innervosiva.
<< Ti innervosisco forse? >> chiese canzonatorio.
<< Cosa c’è adesso ti metti a leggere anche nel pensiero? Lo sai che lo detesto quando mio padre lo fa, mi ci manchi solo tu e poi siamo a posto! >> dissi cercando di dissimulare il mio nervosismo alla nostra vicinanza.
Mantenni le braccia conserte sul viso.
<< Non mi serve leggerti nel pensiero per capirlo… Io ti conosco, lo sai. >>
Aveva una voce sicura e profonda, quasi seducente…
“Ma che vai a pensare testa bacata che non sei altro?” pensai tra me.
<< Sono arrabbiato con te, si è vero. >>
Era tranquillo, pacato.
<< Visto, lo sapevo. >> risposi compiaciuta non lasciandolo parlare.
<< Lasciami finire… >>
Ma lo interruppi di nuovo.
<< No, lascia tu che io finisca di dirti il perché di quello che è accaduto stasera prima che tu te ne andassi via! >>
Ormai dovevo dirglielo, a che pro tenermi tutto dentro? Era meglio sputare il rospo e mettermi una volta per tutte l’anima in pace.
<< Lo sai che era il mio primo bacio? >> chiesi imbarazzata.
<< Certo che lo so. Me lo avresti detto sennò. >> disse sicuro della sua affermazione.
Era vero.
Non gli avevo mai nascosto niente di me tranne forse la parte più importante… Il mio amore per lui.
<< E com’è stato? >> domandò mettendosi sdraiato a pancia in su, seccandosi.
<< Mmm… Direi… Fraterno. >> risposi indifferente.
Tornò subito nella sua posizione precedente, appoggiato sul fianco con il gomito che lo teneva su; lo vidi sbirciando da sotto il braccio.
<< Come sarebbe a dire “fraterno”… Un primo bacio dovrebbe essere… Che ne so io… >>
Si strinse nelle grandi spalle.
<< Travolgente. Si… Travolgente! >>
<< Beh non mi interessa come dovrebbe essere, tanto non valeva come primo bacio. >>
Speravo proprio che abboccasse, che illusa!
<< Non ci capisco più niente… Che vuoi dire? Nahuel… Tu non sei attratta da lui? >>
Com’era carino a chiedermelo con quel fare protettivo.
<< Neanche un po’! >> dissi, forse con troppa enfasi, sciogliendomi dalle mie stesse braccia.
<< Non è lui la persona da cui sono attratta! >>
<< E chi allora? >> mi guardava interrogativo.
<< Perché è così difficile?... MERDA! >> sbuffai di nuovo e ripresi la posizione a bozzolo di prima.
Le braccia mi premevano sul viso e non mi permettevano di vedere un tubo.
Mi sentivo protetta da quella posa… Senza vedere i miei occhi non avrebbe intuito quello che era tutta una vita che tentavo di dirgli.
Le sue mani calde presero i miei polsi e mi lasciarono indifesa di fronte ai suoi occhi imploranti.
<< Nessie… Chi? >>
La sua voce roca mi trapanò il cervello e non mi fece capire più niente.
<< Tu. >>



Ehilà!
Eccomi con l'aggiornamento. Che ve ne pare?
E' vero, vi ho lasciato l'amaro in bocca stile fine di New Moon, ma se avessi postato il capitolo intero fino alla fine dell'azione sarebbe stato trooooppo lungo. Per questo ho deciso di spezzarlo a metà in modo tale da lasciare la suspance da una parte e permettermi di approfondire il prossimo capitolo dall'altra... E che capitolo!!! Mi saprete dire.
Vi ringrazio enormemente per aver letto fin qui e spero che continuerete a farmi compania ogni lunedì.
Baci

Pinzy

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Capitolo 8
*** Una nuova me, un nuovo noi ***


Non era facile lasciare Jacob Black senza parole, ma quel misero monosillabo ne fu capace.
Occhi negli occhi mi sembrava un’eresia sbattere le palpebre.
Dovevo mantenere il contatto visivo con lui o altrimenti sarebbe cambiato tutto e io non volevo.
Doveva continuare a essere il “mio Jacob”, ma dopo quella rivelazione… Non so.
Inevitabilmente sarebbe cambiato qualcosa.
<< Io… >>
Non riuscì ad andare avanti.
Mi feci coraggio.
<< Si Jacob, tu. >>
Che reazione avrebbe avuto quando fosse uscito da quell’incertezza momentanea?
Persi per un secondo i suoi occhi, si guardava intorno con piccolissimi movimenti, ma si tuffò quasi subito di nuovo nei miei.
<< Io… >>
Niente non riusciva proprio a dire altro.
<< Si testone, tu! >> dissi stufa di quel giochetto.
<< Tu, tu e solo tu. >>
Allora fui io ad allontanare il mio sguardo dal suo, piena di vergogna.
Lasciò i miei polsi in un attimo.
“Lo sapevo che non dovevo smettere di guardarlo” pensai sconfitta.
<< Nessie guardami. >>
Gli era tornato il dono della parola?
<< No. >> dissi decisa.
<< Nessie ti ho detto guardami. >> ripetè, ma non c’era autorità nella sua voce.
<< No. >>
Ero terrorizzata dal guardare la sua espressione.
Sapevo già che mi avrebbe trattata come una bambina.
Non potevo sopportare che dopo avergli aperto il mio cuore credesse che il mio era solo un capriccio… Eppure aveva adottato la voce ferma che utilizzava quando mi stava per rimproverare da piccola.
<< Nessie… >>
Non lo lasciai finire.
<< No! >> decisa.
Sbuffò.
<< Nessie rispondi solo ad una domanda allora. >>
La sua voce era musica nelle mie orecchie anche in quella situazione.
<< Cosa? >> chiesi imbarazzata.
<< Nessie… Vuoi il tuo primo vero bacio? Ora? >>
Cosa?
Avevo sentito bene.
Voltai lo sguardo in un attimo.
Era lì a pochi centimetri da me, potevo sentire il suo alito caldo sul mio viso e il suo tenero sorriso sulle labbra era… Era lì per me?
Sorrisi anche io impercettibilmente e lo vidi: si stava avvicinando.
Le sue labbra umide si schiusero e in un paio di secondi furono sulle mie che le accolsero morbide e partecipi.
Chiusi gli occhi nello stesso momento in cui lo fece anche lui.
Fu il bacio più perfetto che sia mai esistito al mondo: tenero, puro.
Ne seguì un altro dolcissimo, lento… Caldo.
Si staccò da me troppo presto, dopo quel contatto così inaspettato ormai sapevo di desiderarlo.
Lo aspettavo da sempre.
Mi fissò con uno sguardo carico di emozioni, non so dire quali, ma tutto era cambiato fra noi dopo quel bellissimo bacio.
Mi guardava in modo diverso: come un uomo che guarda una donna e non come un fratellone che guarda la sua sorellina tutta da accontentare e proteggere.
Quello sguardo mi diede speranza.
<< Questo senza dubbio è il mio primo vero bacio. >> dissi soddisfatta.
<< Lo volevo… Volevo che il tuo primo bacio fosse MIO. >> disse impetuoso avvicinandosi di nuovo a me.
Questa volta chiusi subito gli occhi come un riflesso incondizionato.
Era a cavalcioni sulle mie gambe, ma il suo peso non gravava minimamente su di me.
Mi baciò tenendo il mio viso stretto tra le mani una, due, non so quante volte.
Baci lenti nei quali sentivo la sua lingua posarsi lieve sulle mie labbra insieme alle sue.
Non riuscii a rimanere ancora sdraiata, la tensione era troppa.
Mi tirai su a sedere e lui si spostò indietro senza mai lasciarmi le labbra.
Presi anche io il suo viso tra le mie mani, che poi scivolarono sulle sue spalle.
Ebbe un fremito e si fermò.
Si staccò da me nell’attimo esatto in cui stavo per spingermi oltre.
Lo guardai fisso negli occhi con uno sguardo che sapevo essere carico di desiderio: desiderio delle sue labbra, desiderio delle sue mani su di me, desiderio di poter fare mie finalmente quelle forti spalle e quella meravigliosa schiena.
I nostri respiri accelerarono in quello sguardo.
Sembrava che ci stessero dando la carica per uno slancio.
Lui in ginocchio di fronte a me aspettava una mia mossa.
Io seduta di fronte a lui aspettavo una sua mossa.
Deglutii rumorosamente e mi misi in ginocchio proprio come lui, di fronte a lui.
Distolsi lo sguardo solo per cercare la sua mano e posizionarla sul mio viso.
Al contatto con la mia pelle chiuse gli occhi e inspirò.
Sembrava già provasse piacere solo da quel contatto.
Tutto era nuovo per noi, sconosciuto e inesplorato.
Sentivo che mi voleva come io volevo lui e non avrebbe mai potuto negarlo dopo quel sospiro.
<< Jacob. >>
Lo chiamai persa nei dettagli del suo splendido viso.
<< Dillo ancora. >> chiese.
<< Jacob. >>
Lo dissi con più trasporto e un sospiro lo accompagnò.
<< Lo volevo così tanto… Non sai neanche quanto. >> mi disse confidandosi.
<< Non credevo tu fossi pronta, infondo ti vedevo solo come una bambina. Ma quando ti ho vista avvicinare le tue labbra a quelle di Nahuel ho pensato che per me era tardi. Avevo aspettato troppo e questa era la punizione alla mia indecisione. >>
<< Jacob. >>
Continuai a ripetere il suo nome come un mantra.
Toccai a mia volta il suo volto splendido carezzando ogni suo particolare.
Mi avvicinai di un passo, anche se a pochi centimetri di distanza lo spazio tra di noi mi sembrava incolmabile.
Sentì la mia vicinanza e con un braccio mi cinse la vita e mi attirò a lui tanto da stargli completamente attaccata addosso.
Aprì gli occhi allora nei miei e lasciò andare la mia guancia con la sua mano.
Fu allora che ricordai le mie fantasie, e nel dubbio che se non l’avessi fatto in quel momento avrei potuto perdere l’occasione, lo baciai con foga aggrappandomi finalmente a quella schiena perfetta che tanto avevo agognato in precedenza.
Il mio tocco su di lui senza controllo mentale annullò momentaneamente il freno che avevo messo al mio dono e lasciò trapelare immagini di ogni genere: quando lo guardavo a La Push mentre lavorava alla sua casetta con la fronte imperlata di sudore, quando mi sorrideva al nostro arrivo da Charlie come se fossi la cosa più preziosa del mondo per lui, i mille e più addii che ci eravamo scambiati alla fine di tutti i suoi viaggi per vedermi, e ancora… Quando mi metteva seduta sulle sue spalle forti da piccola tra le nostre risa fragorose, quando lo vidi la prima volta… Si me ne ricordavo ancora.
Il suo volto arrabbiato, ferito che si apriva in un’espressione di stupore vedendomi tra le braccia di zia Rose, mentre i nostri occhi si trovavano per la prima volta.
Tutto era iniziato lì e lo avrei ricordato per l’eternità ringraziando il cielo per quel momento, ma ora anche questo istante si sarebbe impresso indelebilmente nella mia memoria e non tanto per il fatto che mi aveva finalmente baciata, ma per il fatto che da lì in avanti sarebbe cambiato tutto.
Conosceva il mio dono così non perse il controllo neanche un minuto.
Continuava a baciarmi famelico, senza sosta.
Inspiravamo rumorosamente dalle narici cercando di incamerare più aria possibile per non staccarci neanche un misero istante.
Era stretto a me dal mio abbraccio soffocante, dalle mie mani che percorrevano le sue spalle.
Il mio cuore batteva frenetico, prima o poi mi sarebbe uscito dal petto ne ero certa!
Piccoli brividi, a momenti, scorrevano dentro di noi, segno del desiderio che ci tormentava.
Di colpo lo strinsi ancora di più a me sentendo che ormai tutte le parti del nostro corpo si toccavano e quella vicinanza oppressiva mi fece realizzare il mio sogno proibito: gli infilai le unghie nella schiena in un impeto di passione.
Un brivido, un altro ancora.
<< Nessie che stiamo facendo? >> chiese mentre mi baciava il collo arditamente.
<< … >>
Non so se sarei riuscita a parlare, ma dovevo sforzarmi di dirlo.
<< Facciamo l’amore. >>
L’avevo detto veramente?
… Non mi importava… Non c’era imbarazzo nella mia frase.
Era quello che stava accadendo infondo.
<< Vuoi fare l’amore con me? >> disse smettendo di baciarmi fissandomi dritto dritto negli occhi tanto che mi sembrò di diventare strabica.
<< Non c’è niente che desideri di più in questo momento. >>
La verità, tutta la verità.
<< Io… >>
Aveva perso la voce per la mia estrema sicurezza?
<< Jacob. >> ripresi a mormorare il mio mantra nel suo orecchio.
Chiuse gli occhi come se volesse reprimere le emozioni.
<< Jacob. >>
Non smettevo di ripeterlo, il suo nome era nella mia voce, nella mia mente, nelle mie mani che lo graffiavano dolci, nelle mie labbra che lo sfioravano, nella mia lingua che lo bramava.
<< Io… >> ansimava.
<< Jacob, fai l’amore con me. >> lo invogliai con una voce che mi imbarazzò per la carica di sensualità che portò con sè.
Aprì gli occhi di scatto e mi baciò di nuovo, non servivano parole per sapere che lo voleva quanto lo volevo io.
Mi prese a cavalcioni su di lui, teneva strette a sé le mie gambe, era ancora in ginocchio.
Che scarica di adrenalina provavo, non sapevo cosa fare nella mia mente, ma le mie mani scorrevano sicure su di lui tenendomi stretta al suo petto.
Mi sembrava di morire di caldo, tra il suo di calore e il mio dovevano esserci cinquanta gradi in quella stanza.
Dovevo privarmi di qualche strato per fare l’amore con lui, almeno essere alla pari: portava solo i soliti pantaloncini sbrindellati.
Tornai in ginocchio di fronte a Jacob e lo guardai dritta negli occhi.
C’era il fuoco dentro… Che imbarazzo… Ma era così giusto quello che stavamo per fare.
Presi i lembi della mia maglietta e me la tolsi cercando di arrossire il meno possibile, ma infondo nella penombra non lo avrebbe notato così tanto.
Lo guardai ammiccante con il mezzo ghigno che avevo ereditato da mio padre e che lo faceva impazzire… Non riusciva mai a resistere a quel sorriso sghembo.
Mi odiai per non aver coordinato la biancheria intima, ma infondo neanche quello avrebbe avuto importanza in quel momento… Il nostro momento.
Mi guardava come mai prima, eccitato, compiaciuto del mio corpo ancora un po’ acerbo.
Per stare alla pari avrei dovuto privarmi anche del reggiseno, ma era cosa ardua…
“Lo faccio… Ora lo faccio…” pensai convincendomi, ma le mie mani erano ferme e lui sicuramente aspettava una mia mossa.
“Cazzo Nessie svegliati! Datti da fare o ci ripenserà!”
Misi le mani dietro la mia schiena, il gesto non lasciava dubbi.
<< Aspetta Ness. >>
Ecco ci aveva ripensato.
Lo sapevo dovevo essere più veloce nei miei gesti.
Mi sorprese vedere che le sue mani furono subito sopra le mie slacciando i gancetti in pochi attimi, che i suoi baci furenti presero a infiammarmi la spalla e che le sue mani raggiunsero le spalline del reggipetto facendole scorrere verso i polsi.
Ero del tutto vulnerabile.
Persa del tutto non sapevo che fare.
Intimidita da quella sua presa forte, mi sentivo così piccola e ingenua…
<< Sei bellissima Renesmee… >> ansimò toccandomi appena la clavicola.
La mia mano si mosse da sola, il mio cervello ormai era del tutto fuori uso.
Raggiunse la sua e la portò sul mio cuore che batteva all’impazzata.
Era troppo vicino al mio seno per starne lontano…
Tenendo le labbra socchiuse mi guardò e mi baciò piano le labbra, il mento, la gola…
Sempre più giù fino alla sua mano che si schiudeva sopra la mia pelle calda.
Non potei fare a meno di guardarlo e un mugolio profondo di piacere venne su dalla mia gola o forse ancora più giù dal mio ventre.
Lui sorrise leggermente, compiaciuto che quello che faceva mi piacesse così tanto.
Tornò verso il mio viso senza smettere di accarezzarmi tutta.
Mi distesi supina e attesi che il suo peso mi schiacciasse dolcemente.
Continuavamo a guardarci negli occhi senza perdere l’uno l’espressione dell’altra.
<< Ti voglio Ness. >>
Mai voce fu più sensuale e provocatoria.
<< Fa’ l’amore con me Jacob… Ora… Qui… Con me. >>
Certo con chi altro sennò!
Baci, baci e ancora baci…
Poi tutto era confuso: le nostre mani percorrevano avare i nostri reciproci corpi ansanti, le nostre bocche vicine confondevano i nostri aliti caldi.
Percorsi il suo petto e lui il mio fino al mio pancino caldo, slacciare i miei jeans fu uno scherzo da ragazzi per le sue abili dita.
Toglierli avrebbe consacrato la decisione di averci a vicenda quella notte.
Non lo fece, indugiò sul bordo dei miei slip solleticandomi la pelle.
Come potevo resistere… Ero sua totalmente… Mi possedeva corpo e anima.
Ero argilla nelle sue mani inesperte come le mie.
Lui mi aveva aspettato tutto quel tempo senza mai avvicinare nessuna ragazza, senza mai sentire il bisogno di toccare qualcuna come ora faceva con me.
Mi toccava leggero come una piuma, ora dentro ora fuori il brodino elastico delle mie mutandine infantili.
<< Jacob… Jacob… Toccami ti prego. >> sussurrai.
<< Nessie, Nessie… Nessie. >>
Ora era lui che ripeteva il suo mantra.
Lento scese più giù, piano, delicato come un sussurro.
I miei respiri aumentarono a quel contatto…
Sentivo tutto un mondo nuovo schiudersi dentro di me ed era lui che lo schiuse.
Mi aggrappai alla sua schiena, mi sentivo morire e rinascere nello stesso tempo.
<< Nessie. >>
Dolcemente scorrevole la sua voce nelle mie orecchie.
<< … >> ansimavo solo, non riuscii a proferire parola mentre quell’onda piacevole e così soddisfacente mi spezzava il corpo in due.
Inarcai la schiena all’apice del piacere facendomi quasi male al collo per il movimento improvviso, ma non avrei provato dolore… Oh no!
Sparì mentre tutto intorno a me formicolava.
Lo sentii distanziarsi per liberarsi dal suo abbigliamento inutile.
Capii che stava per succedere e mi sfilai i pantaloncini decisa… Quando mi mancò un respiro…
Era lì, vicino a me, accucciato su quattro zampe come il lupo rossiccio a cui ero legata.
Mi fissava mentre mi spogliavo e io non riuscivo a guardarlo nella sua… Nudità.
Mi sarei persa qualcosa sicuramente se non mi decidevo a contemplarlo nella sua interezza e io avidamente volevo avere tutto da quella mia prima notte con lui.
Alzai lo sguardo interdetta e lui era sempre lì ad aspettare che lo guardassi.
<< Stai cambiando idea?... Lo capisco sai. >>
Era insicuro, che bello! Da morirne stecchiti.
Ancora non del tutto nuda mi sporsi verso di lui e agguantandolo per il collo lo portai a me sospirando.
Aveva perfettamente capito.
Finì il lavoro per me, privandomi di ogni cosa e si posò al rallentatore sul mio corpo.
Lo sentivo tutto.
Mi morsi il labbro nell’attesa di quell’istante in cui sarei stata per sempre sua e lui mio.
<< Ti amo Renesmee. >>
Come potevo essere strabiliata da un altro avvenimento quella notte?
Eppure sentire quelle parole aprì l’ultima diga del mio cuore, l’amore mi inondò come un fiume in piena.
Riuscii a farci girare e salii su di lui bramosa, mi accomodai su Jacob sicura, anche se sentii una leggera pressione che mi fece un po’ male.
I suoi sospiri erano potenti e accompagnavano i miei… Ritmici… Incalzanti.
<< Ti amo Jacob… Ti amo… Ti… >>
Non riuscii a finire, ma il concetto mi sembrava chiaro.
Ci abbracciammo forte mentre sussultavamo nello stesso istante, così vicini che i miei capelli lunghi e umidi dal sudore scesero su entrambi i nostri visi offuscandoci la vista.
I respiri si acquietarono, ma il nostro abbraccio rimase saldo.
Ancora in me lo sentii sospirare.
<< Ti amo Renesmee Cullen. >>



Eccomi qui, di nuovo in ritardo. Mi scuso moltissimo e vi assicuro che non lo faccio per aumentare la vostra aspettativa, ma sto lavorando 7 giorni su 7 e ho un po' confuso i giorni della settimana. Spero mi perdonerete.
Che dire di questo capitolo? Non sarete mica sconvolti!
Mi ci è voluto molto per scriverlo. Era ben chiaro nella mia mente, ma non voleva proprio scriversi. Poi, piano piano e ignorando la mia vegogna nel trattare certi argomenti, mi sono messa d'impegno e... Giudicate voi il risultato.
Spero di avervi resi felici con questo capitolo, ma... Le cose non sono così semplici. Non basta un momento felice per far andare per il verso giusto tutta una storia. Non vi dico altro. Sono un po' perfida, lo so. Sarà il caldo!!
Vi saluto e ringrazio tantissimo chi mi segue e chi mi tiene tra i seguiti, ricordati e preferiti.
Baci

Pinzy

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Capitolo 9
*** Non era un sogno ***


Mi svegliai dopo un paio d’ore affamata e tremante.
Si era alzata una leggera brezza dal mare e in quella casa non esistevano porte o finestre che restassero chiuse, quindi ne era pervasa.
Era disteso vicino a me, sembrava un bambino: così tenero a pancia in giù con un braccio penzolante dal letto e il viso affondato nel cuscino bianco latte.
Avevo troppa fame e il mio stomaco, insieme alla mia gola, bruciavano insistentemente pretendendo soddisfazione.
Non potevo lasciargli un biglietto perché non sapevo dove teneva carta e penna e non potevo permettermi di inciampare nel tentativo di trovarle, svegliandolo…
Non mi avrebbe mai lasciata andare.
Era così dolce mentre dormiva in quel modo.
Dovevo tornare a casa del nonno o chi lo avrebbe sentito se non mi avesse trovata nel mio letto la mattina seguente.
Era indulgente e accomodante con me e le mie uscite estive non lo preoccupavano troppo: infondo sapeva che ero capace di difendermi grazie agli insegnamenti dei miei zii e alla mia… Singolare velocità, ma non credo che il suo cuore avrebbe retto a quella scoperta e io non lo volevo certo sulla coscienza.
<< Ti amo Jacob. >>
Un sussurro che anche se percepito non lo avrebbe svegliato, bensì accompagnato nei suoi sogni.
<< Mmm. >> mugolò.
Mi feci scappare un sorriso veloce e involontario: era molto buffo in quei suoi modi lupeschi.
Mi alzai, mi rivestii sentendo un lieve intorpidimento forse dovuto a quei movimenti tutti nuovi per il mio corpo.
Mi baciai le punte delle dita e gliele posai sulla guancia calda con un sorriso, poi sparii nella notte.
Seguii la prima scia che trovai e mi cibai in fretta per tornare a casa nel mio lettuccio al riparo dalla mia memoria perversa, che non faceva altro che mostrarmi e rimostrarmi le scene vissute poche ore prima.
“Oh dai smettila!” pensai.
“Infondo non è stato niente di speciale” sorrisi.
Certo che lo era stato, eccome!
Sorrisi tra di me come una folle, si esatto una folle ragazza comune, felice per quella notte.
Non avevo sonno e avrei voluto con tutta me stessa gridare al mondo intero la mia felicità, ma c’era solo una persona con la quale avrei potuto confidarmi in quel momento e anche se probabilmente non mi avrebbe uccisa per averlo svegliato, poteva sentirsi infastidito da tutta quella mia  allegria di fronte alla sua tristezza.
No, avrei parlato la mattina seguente con Nahuel, gli avrei fatto fare un bel sonno ristoratore e poi dopo un’intensa notte di sonno le cose si vedono sempre sotto una luce migliore… O forse solo sotto una luce diversa.
Quel pensiero mi pervase la mente… E se Jacob si fosse pentito di quello che aveva fatto?
E se mi avesse detto di amarmi solo preso nell’attimo di passione che lo travolgeva?
Ormai ero arrivata a casa e senza neanche accorgermene sedevo sul letto che una volta aveva ospitato mia madre.
Mi misi la maglietta che usavo per dormire e mi infilai sotto il lenzuolo pensierosa, quasi in trance.
Non ci dovevo pensare, non potevo permettermi di rovinare quel momento splendido con delle stupide congetture, provocate solo e sicuramente dalla tristezza che provavo per la condizione dei sentimenti del mio amico.
Povero Nahuel perché non poteva essere felice come lo ero io in quel momento?
Avrei fatto di tutto perché accadesse… Forse potevo chiedere a Jacob di leggere nella mente di Leah se provava anche minimamente qualcosa per lui, così da poterlo dirigere verso la strada meno dolorosa.
Certo, lo avrei fatto, ma domani… Il sonno cominciò a farsi sentire insieme ad un intorpidimento generale, che mi accompagnò lentamente nei miei sogni… E non furono sogni casti.
La luce inondava la mia stanza, era una bella giornata.
Strano per Forks, ma corrispondeva esattamente ai miei desideri e al mio stato d’animo.
Il sole era entrato prepotentemente nella mia vita e non gli avrei mai più permesso di abbandonarla.
Sentii del brusio che proveniva dal piano di sotto.
Charlie chiacchierava con qualcuno e rideva di gusto.
Anche lui era felice e questo non poteva che aumentare la mia allegria.
Tenevo molto al mio caro nonno troppo giovane e mi sembrava come di avere due padri invece che un padre e un nonno quando pensavo a Edward e Charlie.
Carlisle era una cosa a parte… Anche se dimostrava a malapena trent’anni, il suo carisma sommato alla sua, strano a dirsi, ma… Umanità, lo faceva apparire veramente come un nonno.
“Mai farsi confondere le idee dagli occhi” mi diceva spesso “ingarbugliano le idee e le scompigliano inevitabilmente.”
Come era vero… “bisogna sempre fare affidamento sulle nostre sensazione e sul nostro cuore: quello non mente mai!”
Caro, saggio nonnino!
Mi decisi ad alzarmi in piedi e… Lo sentii.
In cucina con Charlie che rideva di gusto c’era Jacob, il “mio Jacob”.
Era venuto da me ed era felice anche lui proprio come lo ero io in quel momento; una persona triste o nervosa non avrebbe potuto ridere e scherzare come lui faceva di sotto.
Ad un tratto mi prese il panico: la mezza oscurità della sera precedente aveva celato in parte il mio imbarazzo e il mio nervosismo, ma ora in pieno giorno, alla luce del sole, come avrei reagito vedendolo e come avrei dovuto accoglierlo?
<< Porca vacca! E adesso? Che faccio? >>
Lo dissi tra me e me conscia di essere sola con le mie paure e che nessuno avrebbe potuto soccorrermi in quel momento.
<< Ormai sei una donna Nessie, prendi in mano la tua vita e vivila! >>
Cazzo che paroloni mi erano usciti, ci credevo quasi!
Entrai come un fulmine in bagno a farmi una doccia veloce, infondo ero ancora sporca della caccia della sera precedente, ma c’erano altri odori che persistevano forse più nella mia mente che sulla mia pelle, della sera prima, che proprio non avrei voluto lavare via.
Sarei stata comunque più desiderabile non sudata, appiccicosa e profumata di buono.
Ci misi pochissimo a lavarmi, mentre il phon ci impiegò una vita ad asciugarmi i capelli.
A quello non potevo proprio mettere fretta.
Quando uscii dal bagno c’era silenzio, allora ebbi paura di ritrovarmelo in camera mia sdraiato sul letto che mi aspettava.
Un brivido lungo la schiena e addio all’effetto calmante della doccia e dello shampoo.
Aprii la porta delicatamente affacciandomi appena, ma di lui nessuna traccia.
Sospirai di sollievo.
Forse erano ancora di sotto… Drizzai le orecchie, ma niente.
<< … Il tempo è splendido oggi Charlie, vedrai che vi divertirete tu e mio padre a pesca. >>
Stavano rientrando in casa, forse lo aveva semplicemente aiutato ad agganciare la barca all’auto.
Rientrai di corsa chiudendomi la porta alle spalle e sussultando per lo spavento di sentirlo di nuovo in casa.
“Quietati…” che agitazione.
Mi vestii in fretta e furia senza fare molto caso agli abbinamenti, ero molto più concentrata su di lui.
Non vedevo l’ora di vederlo, di abbracciarlo, di baciarlo, di…
Avvampai in un attimo.
“Calma bambina, calma.” mimai allo specchio, intanto che controllavo di non aver fatto disastri nel vestirmi: che ne so… Un calzino al posto di un guanto e dei collant come sciarpa… Avrei potuto farlo nello stato mentale in cui mi trovavo, ma tutto era al suo posto.
Ero sobria e sportiva, ma la maglia che avevo scelto aveva una scollatura a V che, senza essere troppo sfacciata, pensavo sarebbe stata almeno provocante per lui che mi aveva vissuta in un modo tutto nuovo la notte precedente.
<< Ok, andiamo! >>
Decisa e convinta… Ero fiera di me oggi!
Scesi le scale rumorosamente conscia del fatto che entrambi mi avrebbero sentito e mi soffermai sulla porta della cucina aspettando che si voltassero a guardarmi.
<< Buongiorno! >> dissi con voce cristallina.
<< Buongiorno cara. >> mi rispose Charlie senza neanche voltarsi, impegnato a sbrogliare del filo da pesca.
<< Buongiorno Renesmee. >>
Quella voce calda mi dette i brividi, sulle mie braccia si formò la pelle d’oca, sintomo del mio imbarazzo.
Ma forse solo io ci trovai qualcosa di strano perché il nonno non si scompose minimamente.
<< Buongiorno Jacob. >>
Ops… Quella si che era una voce strana…
Infatti subito il nonno mi squadrò da capo a piedi perplesso.
<< Che cos’hai cara… Sei afona… Non ti starai ammalando? Forse dovresti rientrare prima la sera… Sai, di notte si alza l’umidità e… >>
Il nonno era proprio tenero a preoccuparsi, ma insinuava anche che avrebbe preferito rientrassi prima, forse?
<< Sto bene nonno… Alla grande. >>
Sorrisi guardando il pavimento.
Sbirciando con la coda dell’occhio, avrei giurato di vedere un sorriso compiaciuto spuntare sulla bocca di Jacob.
<< Ok allora io vado! >> riprese il nonno.
<< Jake tu che fai? >>
<< Non ho programmi per la giornata… Pensavo di stare un po’ con Nessie, se non ha impegni. >>
Impegni… Anche se li avessi avuti non avrei impiegato che cinque secondi per annullarli.
<< Nessun impegno. >> mi affrettai a rispondere.
<< Sono tutta tua! >>
“Ma che dici? Davanti a Charlie poi?” pensai chiudendo gli occhi.
Il nonno non sembrò farci caso e continuò.
<< Perfetto allora a stasera ragazzi. Buona giornata. >> disse uscendo.
<< Anche a te nonno. >>
Gli schioccai un veloce bacino sulla sua guancia protesa verso di me.
La porta sbattè e il silenzio calò su di noi.
Io mantenevo la mia posizione sotto l’arco della porta mentre lui la sua: seduto comodamente su una delle sedie spaiate attorno al tavolo.
<< Mmm allora… >>
Imbarazzato lui…
<< Allora… >>
Paonazza io.
Ancora silenzio, prima o poi avremmo dovuto fare qualcosa…
<< Sei scappata nel cuore della notte. >>
Era un’accusa?
<< Charlie non avrebbe approvato che dormissi a casa di un uomo e nel suo letto, anche se quell’uomo sei tu… E lo sai bene. >>
Mmm matura… Ma allora ero davvero una donna ormai!
<< Hai ragione… >> imbarazzo di nuovo.
Mi mossi per cercare di spezzare la tensione e mi diressi al lavandino dal quale presi un bicchiere d’acqua dissetandomi fino all’ultima goccia.
Posai il bicchiere e mi voltai a guardarlo.
<< Come mai sei qui a quest’ora Jacob? Di solito ronfi beatamente fino a tardi nel fine settimana. >>
Volevo saperne di più.
<< Beh non trovandoti nel letto all’alba ho perso il sonno e… >>
Imbarazzo? Ma ancora?
<< Continua, ti prego. >> lo incoraggiai.
<< Dovevo vederti. >>
Guardandomi fisso negli occhi per un momento, quelle parole mi entrarono fin dentro la pelle.
Mi avvicinai a lui, teneva gli occhi bassi sul pavimento ora.
Gli presi il mento con la mano e mi appollaiai sulle sue gambe a cavallo.
Un po’ imbarazzata dissi. << Jacob, guardami. Sono qui. >>
<< Dovevo vederti Nessie. >> disse con trasporto.
<< Non vedevo l’ora di stare con te. Sarei rimasta a casa tua stanotte, ma a Charlie sarebbe venuto un colpo. >>
Era la pura verità e lui lo sapeva.
Sospirò tranquillo, finalmente ero tra le sue braccia.
Mi cinse la vita e mi avvicinò di più a lui facendo aderire le nostre due maglie perfettamente.
Un po’ imbarazzata lo ero, ma anche molto eccitata da quel contatto inaspettato, e sentivo che decisamente non era solo una mia sensazione.
<< Sai >> riprese fiato e continuò << Volevo ringraziarti per la splendida notte. >>
<< Piacere mio! >>
Che sfacciata!
<< Si… L’ho notato… Ma anche mio devo dire. >>
E mi baciò abbracciandomi tanto da farmi mancare per un attimo il respiro.



Mi prostro umilmente ai vostri piedi. Non so come scusarmi, ma dei grossi problemi di famiglia mi hanno costretta a stare lontana dal computer per più di dieci giorni. La mia mente era a voi che aspettavate il capitolo e vi giuro che mi sono sentita in colpa da morire.
Ora sono qui e vi avverto già da ora che questo capitolo ve lo dovrete far bastare fino a lunedì 12 settembre quando rientrerò dalle ferie.
Che posso dire dei nostri due protagonisti? Sono elettricità! E ne verranno di situazioni ad alto tasso elettrico... Non vi dico altro.
A Lunedì 12 settembre.
Baci

Pinzy

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Capitolo 10
*** Il povero Nahuel ***


Avrei voluto stare con lui tutto il giorno, ma il mio amico aveva bisogno di me e la mia lussuria non poteva obbligarmi a dimenticarlo.
<< Devo andare da Nahuel. >> dissi non troppo convinta ancora nel suo abbraccio.
Si scansò deciso.
<< Come sarebbe? Avevi detto di non avere impegni per oggi… E poi che ci vai a fare da lui dopo ieri notte? >>
Aggrottava la fronte mostrando delle bellissime rughe d’espressione tra le sopracciglia.
<< So di averlo detto, ma tu mi confondi! Devo andare da lui, poi ti spiego meglio, giuro! >>
Misi la mano sul petto per dare vigore alla mia promessa.
<< C’è qualcosa che mi devi spiegare allora. >> asserì.
<< Non è niente di preoccupante, ormai è tutto finito. >>
Povero Nahuel e povera Leah!
<< Lo devo consolare un po’ poverino… Tu capisci. >>
<< In realtà no, non capisco perché tu debba consolarlo. Ma se proprio devi andare… Vai >> la freddezza delle sue parole mi trafisse.
<< Che ti prende? >> chiesi con vigore.
<< Perché fai così? >>
<< Così come? >>
Finse, interrogativo.
Attesi un minuto di silenzio.
<< Lo so che ti sembra che ci sia qualcosa sotto, l’ho capito, ma se riesci a fidarti di me per mezza giornata ti dimostro che non è come tu credi e ti assicuro che non vorrai fare altro anche tu di stare vicino al mio amico. >>
Ne ero sicura, lui ci avrebbe aiutati.
<< Certo come no! Non vedo l’ora! >> disse sarcastico.
All’improvviso una possibilità del suo tono astioso mi si insinuò nel cervello.
<< Non mi dirai che sei geloso… >>
E mi scappò una risata.
<< Mi dispiace Jacob, ma non sei credibile come gelosone. >>
<< Non sono geloso proprio per niente invece… >> disse scocciato.
<< Peccato. >> pensai quasi più che dirlo veramente.
<< Un fidanzato geloso è… >>
Mi avvicinai al suo orecchio.
<< … Allettante… >>
Mi spostai sull’altro strusciandomi un po’ come una gattina che fa le fusa.
<< … Provocatorio. >>
Aveva i brividi a fior di pelle.
<< Allettante? >> chiese fermo.
<< Molto. >> risposi sicura.
Ripresi a baciarlo con impeto e passione, dovevo ricordarmi di non esagerare se volevo veramente andare a far sfogare un po’ Nahuel… In fondo ero sempre seduta a gambe aperte su di lui… E questo non era un bene perché mi faceva perdere il controllo.
Mi staccai decisa a non farmi muovere solo dagli istinti, ma lui continuava a tirarmi a sé in una piccola danza di sussulti e sorrisi divertiti.
<< Dai Jacob lasciami andare. >>
Non ero propriamente convinta.
<< No. >>
Sembrava proprio un bambino capriccioso.
<< Non vorrei andare, ma… >>
Non mi lasciò finire.
<< Allora se non vuoi andare, non farlo. >>
Baciò il mio collo tremante.
I brividi si spargevano lenti per il mio corpo, ma non potevo… Non dovevo.
Ero decisa e la mia mente riprese il controllo di tutto il resto di me.
Mi alzai in piedi lasciando un bacio a metà e Jacob completamente spiazzato.
<< Che fai Ness? >>
Era perplesso.
Forse si aspettava che lo prendessi con la forza e che lo portassi in camera mia per dare sfogo ai nostri bisogni fisici momentanei.
Ma si sbagliava di grosso!
<< Mi stacco dalla più grande tentazione che c’è nella mia vita. >> dissi sorridendo, non volevo ci restasse male così gli diedi un contentino verbale.
<< Quando sei vicino a me perdo le mie facoltà mentali e tutto quello che vorrei è di strapparti i vestiti di dosso e sentire la tua pelle sulla mia… >>
Persi il fiato dopo quella rivelazione.
<< … Ma non posso permettermi di lasciarmi condizionare la vita dagli ormoni. Certe volte bisogna ragionare e non agire d’istinto. >>
<< Wow Nessie, che discorso! Sono allibito. Da quando in qua sei così razionale? >>
Si risistemò sulla sedia.
<< Ok allora andiamo! >>
Prese lo slancio e si alzò mostrando che l’eccitazione non aveva travolto solo me.
Sembrava non essersene accorto fino a quel momento così si voltò di scatto di spalle dicendo << Dammi solo due minuti ok? >>
Arrossii fin dentro la radice dei miei capelli già vermigli di loro e, prendendo un grosso sospiro dissi, salendo le scale di corsa << Prendo il cellulare e sono subito da te, allora. >>
Il tragitto fu breve da casa di Charlie a quella dei Cullen, ma non smettemmo mai di ridere e scherzare.
Imboccato il vialetto Jacob si rabbuiò, vidi un’ombra che gli passava negli occhi scuri e si zittì.
<< Cosa c’è? >> chiesi titubante.
<< Niente Ness… E’ solo che avrei pensato di passare tutta la giornata con te, e non mi va proprio di doverti dividere con qualcuno. >>
Era sincero… Triste.
<< Facciamo così. >> dissi aumentando il tono di voce per enfatizzare la proposta.
<< Tra due ore torni a prendermi e poi stiamo insieme per tutto il resto della giornata, ok? >>
Un sorriso si posò sulle sue splendide labbra carnose e sospirando disse << Ok ci sto. >>
Non lo vedevo completamente convinto, ma forse già avere la certezza che entro le prossime due ore saremmo stati di nuovo insieme lo incoraggiò.
Scesi dalla macchina e feci il giro per poggiarmi al suo finestrino aperto.
Lo baciai a fior di labbra e chiesi, già sapendo la risposta.
<< Non entri a salutare vero? >>
<< Scusa Nessie, ma preferisco farlo al mio ritorno se per te non è un problema. >> secco.
Capivo che preferiva salutare Nahuel quando avrebbe avuto la certezza di potermi tenere con sé, invece di farlo ora che mi doveva lasciare a lui.
Annuii silenziosa e gli detti un altro bacio leggero.
Poi mi voltai e mi avviai alla porta di casa.
La portiera della sua auto si aprì e si richiuse, e in attimo fui tra le sue forti braccia.
Mi diede un bacio innocente e carico di amore, ma abbastanza lungo.
<< E’ così che mi devi salutare quando ti allontani da me, ok? >> disse sorridente.
<< Va bene, anzi benissimo! >>
Sorrisi e gliene diedi un altro, come si deve questa volta.
Si staccò da me lasciandomi con gli occhi ancora chiusi.
<< Ci vediamo dopo Ness. >>
E mi lasciò lì a guardarlo andare via.
Trovai Nahuel distrutto ovviamente: non sembrava avesse dormito molto e il suo stomaco brontolava, segno che non aveva mangiato niente fino a quel momento.
Gli preparai da mangiare, visto che a me non poteva dire di no e mi compiacqui di tutti gli sguardi di ringraziamento che mi rivolse Huilen, mentre passava fintamente distratta.
Lo feci sfogare, lo consolai silenziosamente tenendogli la mano e non ebbi coraggio di nominare nemmeno lontanamente la mia felicità.
Come potevo?
Aveva preso una batosta talmente forte che sembrava essersi abbassato di almeno cinque centimetri: aveva occhiaie profonde e occhi pesti dal pianto, proprio non potevo dirglielo…
Poi mi stupì: si alzò dal gradino della veranda di scatto sbattendo le mani sulle cosce e disse << Basta tristezza, sapevo che poteva accadere e infondo il mare è pieno di pesci! >>
<< Esatto! >> tuonai, alzandomi anche io.
<< Non puoi sapere se oggi scendendo in città non sarai folgorato da una ragazza mai vista e conosciuta prima. E poi potresti sempre andare a farti un bel viaggio! Niente è meglio di un’avventura estiva! >>
Sorrise amareggiato.
<< Grazie Ness. Se non ci fossi tu… >>
Mi accigliai.
<< Ora pensiamo a te. Abbiamo passato fin troppo tempo ad occuparci della Clearwater senza cercare di far entrare in testa al tuo bello che ti DEVE volere con sé! >>
Ora ridevo sonoramente!
Che tipo strano era Nahuel.
Era altruista e generoso, mi voleva bene e io ne volevo a lui.
Lo strinsi a me e ci abbracciammo forti.
Non dovevamo staccarci perché non c’era malizia in quell’abbraccio, non c’erano faccende irrisolte che facevano sperare all’una o all’altro di poter avere un futuro insieme.
Tra di noi potevamo essere sinceramente affettuosi proprio come un fratello e una sorella.
Tutto ad un tratto sentii alle mie spalle uno strappo seguito da un ringhio forte a profondo.
Spalancammo insieme gli occhi spaventati e ci staccammo.
Lui mi si parò davanti per difendermi, come un riflesso incondizionato; infondo era una vita che tutti non facevano altro che prendersi cura di me costantemente.
E poi lo vedemmo: un lupo col pelo rossiccio, in atteggiamenti tutt’altro che amichevoli, ci puntava rabbioso.
Passai davanti a Nahuel con le mani protese in avanti, lui mi lasciò andare infondo sapeva che Jacob non mi avrebbe mai torto un capello.
Scesi le scale con lentezza eccessiva, sempre fissandolo nei profondi occhi lupeschi.
Quando fui ad una distanza ragionevole parlai.
<< Jacob stai calmo. Non è successo niente. Ci stavamo solo abbracciando. Non voleva farmi del male. >>
Scandivo parola per parola.
Non sembrava voler lasciare la sua forma da lupo e continuava a ringhiare dal profondo così mi accigliai.
<< Cazzo Jacob smettila! Sembri un cucciolo quando fai così! >>
Prese male quell’affermazione e mostrò i denti di più.
In un attimo Nahuel mi si parò di nuovo davanti proteggendomi.
<< Non ti ci mettere anche tu, non mi farà del male! >> dissi scocciata spostando con forza il mio amico da davanti a me.
Quella mossa sembrò calmarlo un po’ perché smise di tremare impercettibilmente e riprese le sue sembianze umane.
Così, nudo davanti a noi, mi fece perdere la concentrazione.
<< Togliti immediatamente mezzosangue! >> disse con rabbia e con i denti stretti rivolto a Nahuel.
Non ci potevo credere… Che parola aveva usato?
<< Come lo hai chiamato? >> chiesi senza fiato.
<< Mi hai sentito Ness. Finiscila! >> mi urlò in faccia.
Mi scossi leggermente, incredula.
Arretrai guardandolo e portai Nahuel con me tirandolo per la maglia.
Arrivati alle scale mi voltai e imperativa dissi << Nahuel portami a casa. >>
<< Non c’è problema Ness. >>
Mi tranquillizzò, restando a distanza di sicurezza e passando lo sguardo da me a Jacob continuamente.
Lo lasciammo lì come se non ci fosse, prendemmo la macchina e in silenzio raggiungemmo casa di Charlie.
Aprii la portiera altrettanto in silenzio, ma una voce mi fermò.
<< Nessie, tutto a posto? >> mi chiese preoccupato Nahuel.
Mi voltai di scatto arrabbiata più che mai.
<< No non è tutto a posto! Hai sentito come ti ha chiamato? Come ci ha chiamati? >>
<< Lo sai che non era rivolto a te. Ce l’aveva con me e basta. Avrà pensato che volevo farti del male e… >>
Non lo lasciai finire.
<< Basta! Stai zitto! >> ringhiai.
<< Io e te condividiamo la stessa natura e lui sa perfettamente quanto questa provochi in noi insoddisfazione e tristezza! Non siamo né carne né pesce… Dei mezzosangue. >>
Sbattei la portiera tanto forte che ebbi paura di avergliela staccata, ma non mi voltai.
La rabbia era troppa.




 

Ciao a tutti. Eccomi di ritorno dopo una piccola pausa forzata.
Mi scuso ancora per non aver avvertito che non avrei pubblicato regolarmente, ma come vi dicevo dei problemi mi hanno tenuta lontana dal mio computer e, di conseguenza, da SAT.
Ricordo che quando ho scritto questo capitolo lo sentivo molto "sanguigno" nel senso che riuscivo a percepire la rabbia di Renesmee sottopelle. L'ingiuria che il nostro bel lupacchiotto fa sia a lei che a Nahuel, è insopportabile per la nostra eroina.
Vi avviso solo che lunedì prossimo ci sarà il confronto fra Nessie e Jake. Una parola? Scintille!
Vi scoccio fino alla fine per pubblicizzare una one-shoot che ho pubblicato solo ieri con la quale ho partecipato al contest "La loro prima volta - Rosso con classe". Se vorrete farci una capatina mi renderete immensamente felice.
Vi abbraccio forte ringraziandovi per essermi vicini e per continuare a seguirmi con affetto.
Baci

Pinzy

 

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Capitolo 11
*** Rabbia ***


Chiusi la porta di casa con la stessa forza e veemenza e lo trovai lì ovviamente.
Sembrava più calmo e soprattutto era vestito.
Huilen aveva sentito tutto e doveva avergli dato dei pantaloncini di Nahuel prima che se ne andasse via.
Lo ignorai… Ero preparata a trovarmelo di fronte in quel momento: ci avevo pensato durante tutto il tragitto in macchina.
Direi che sarebbe stata una delusione non vederlo lì.
Passandogli davanti mi sentii agguantare un polso, mi voltai guardandolo fisso negli occhi… Quegli occhi ora mi provocavano solo ancora più rabbia.
Anche lui mi fissava con aria cupa, ma in silenzio.
Nessuno dei due parlò.
Mi divincolai strappandogli la mia pelle dalla mano, non senza dolore, e salii le scale veloce.
In un attimo fu dietro di me, sempre in silenzio.
Non avrei voluto, ma la rabbia mi portò ad aprire bocca per prima.
<< Che cazzo vuoi Jacob?! >>
Continuava a restare in silenzio e mi guardava indagatore e perfido.
I miei pensieri non ebbero filtro.
<< Devi dirmi qualcosa cane? Questa mezzosangue non ha niente da dirti. >>
<< Non era rivolto a te. >> disse con voce ferma.
<< Non importa stupido cagnaccio! Lo sono io quanto lo è lui. Sai cosa significa per me e così è anche per Nahuel. Siamo legati dalla nostra condizione e QUELLA PAROLA è l’infamia peggiore che potevi rivolgerci! Tu lo sai. >>
Restò muto ma gli montò la rabbia… Lo notai.
<< E ora vattene hai capito? Vattene! >> comandai.
<< No! >>
Era più imperativo di me, diamine.
<< Ora parliamo anche al plurale… Bene! Tu e lui siete una cosa sola quindi? L’ho visto come riuscite ad essere una cosa sola… >>
Le sue illazioni mi sfinivano e mi facevano solo aumentare la rabbia.
Volevo fargli male, volevo picchiarlo come mai avevo voluto fare in vita mia con nessuno.
E lo feci.
Gli piazzai uno schiaffo in pieno viso.
La mia forza mi permetteva di provocargli dolore se volevo, infondo ero mezza vampira.
Ero fiera di me e sorrisi alzando il sopracciglio.
Appena si fu ripreso dallo stupore mi afferrò quella stessa mano che lo aveva colpito e la strinse forte fino a farmi un po’ male, ma poco.
<< Aha! Lasciami! >> dissi veloce.
Per tutta risposta mi scaraventò sul suo petto mettendomi la mano dietro la schiena e mi strinse anche l’altra ingabbiandomi con le mie stesse braccia.
<< Lasciami ho detto, mi fai male! >>
Stavo perdendo colpi a quella vicinanza.
Aderivo perfettamente al suo torace caldo che si alzava e si abbassava muovendosi ad ogni respiro.
Continuava a stare zitto, ma come faceva?
Sentivo la sua rabbia pari alla mia, ma non cedeva di un millimetro.
Presi a divincolarmi con forza e ci stavamo facendo male entrambi ne ero sicura.
Non era facile per nessuno dei due averla vinta, infondo le nostre forze quasi si equivalevano.
Nella lotta i corpi si strusciavano e i nostri respiri diventavano via via più affannosi e carichi di tensione.
Ognuno voleva averla vinta, ma anche non lasciarsi sopraffare da quella vicinanza.
I nostri visi arrivarono a sfiorarsi e il mio istinto mi portò a morderlo, ma lui fu più veloce e si girò quel tanto che bastava per non farmelo fare.
Ormai volevo addentarlo.
Riuscii a prenderlo all’orecchio, lo strinsi con poca forza, quasi lo succhiai.
Mi stupii di me stessa… Io volevo fargli male, ma il mio corpo no.
Fu scosso da quella mossa e spostandosi cominciò a baciarmi famelico il collo.
Ora si che sembrava un lupo.
Erano baci forti che si imprimevano nella mia pelle, non la accarezzavano.
Ero arrabbiata con lui e non volevo permettergli di toccarmi, ma non riuscivo a non sentirmi attratta da quella situazione così carica di tensione e forza.
Ruotammo velocemente e mi fece sbattere contro la porta aperta, allora prendemmo a baciarci con sempre più foga e rabbia… La collera non ci aveva ancora lasciati anche se ci baciavamo appassionatamente.
Le mie mani portate dalle sue sopra la mia testa si intrecciarono alle sue dita e le strinsero facendo entrare le mie unghie nella pelle.
Ringhiò per il dolore o per il piacere non saprei dire, e allora le lasciò e scese lungo le braccia bloccandomi contro la porta.
Si scansò leggermente per non farsi baciare e guardarmi così provai di nuovo a morderlo fendendo l’aria.
I miei denti scattarono a vuoto, ma lui tenendomi ferma in quella posizione si insinuò sul mio collo mordicchiando la pelle.
<< Ah. >>
Mi sfuggì un rantolo di piacere.
Arrabbiata con me stessa per quel momento di debolezza, lo scansai con un ginocchio e liberandomi dalla sua presa lo spinsi sul letto poco lontano.
Mi avventai su di lui, bloccando a mia volta le sue mani con le mie sulla sua testa.
Stavolta lo morsi e per bene sul labbro inferiore, sul collo… Scesi al suo petto nudo fermandomi sul suo capezzolo che non morsi però, lo sfiorai con il naso.
Le mie mani erano ormai sul suo viso, le mie unghie gli graffiavano leggermente le guance.
Rotolammo sul letto uno sull’altro, ma nessuno dei due voleva stare sotto, volevamo avere la meglio sull’altro.
Cedetti per un secondo, uno solo, e subito fu sopra di me.
Mi bloccava di nuovo e se la rideva sotto i baffi.
<< Levati quel sorriso dalla bocca, cane! >> dissi seria e sprezzante.
Affondò le sue labbra sulla mia mandibola e le sue mani furono in un attimo sotto la mia maglietta sui mie fianchi…
“Hai perso la concentrazione bello!” pensai e fulminea ci feci ribaltare di nuovo sul letto, tanto da poter stare su di lui.
Mi tirai su a sedere tirandolo a me con le unghie sulla sua schiena o per meglio dire dentro la sua schiena  e le sue labbra rimasero attaccate al mio collo e alla mia gola.
Mi mise le mani di nuovo sotto la maglietta togliendola in fretta, ora era lui che mi graffiava.
Lasciai andare la testa all’indietro sopraffatta dal momento e lui si tirò su in piedi tenendomi avvinghiata.
Non me lo aspettavo, così, di riflesso, gli cinsi la vita con le gambe molto molto stretto a me.
Mi tenevo a lui tirandolo da dietro il collo e affondavo le dita nei suoi capelli morbidi.
Strusciavo il mio corpo sul suo e Jacob perse il lume della ragione perché mi mise in piedi di fronte a lui, mi strappò quasi via i pantaloncini e gli slip e si denudò a sua volta.
Troppo, davvero troppo anche per la mia mente che abbandonò definitivamente il mio corpo per i successivi minuti.
Ero ferma di fronte a lui senza protezione alcuna a celare quello che il suo corpo provocava al mio e lui ansante di fronte a me a sua volta fermo e interdetto.
Era il mio momento per punirlo: lasciarlo lì nudo come un verme e andarmene.
La rabbia si fece di nuovo spazio in me catturandomi e mi voltai per uscire dalla stanza.
<< Non penserai che ti lasci andare via ora? >>
Mi catturò di nuovo e mi strinse forte.
Eravamo nudi e attaccati e il fuoco ci divorava.
Era collera o desiderio?
I respiri affannati riempivano il silenzio della casa.
<< Lasciami subito andare… >>
Non c’era la convinzione desiderata nella mia frase.
<< Non ti forzerò a fare quello che non vuoi, quindi se desideri che ti lasci andare dimmelo ancora e lo farò. >>
Era proprio seducente in quella sua sicurezza.
Mi morsi il labbro inferiore nell’indecisione, poi mi scappò << Ah dannazione Jacob!.. Sta’ zitto! >>
Lo baciai, cercando di metterci impeto e passione, per riaccendere il suo fuoco, appena un po’ più spento rispetto a prima dopo quelle poche parole.
Lo volevo con rabbia e determinazione.
Volevo fargli male e picchiarlo di nuovo.
Volevo farlo in modo violento e dispotico.
Doveva pagare per quello che aveva detto.
Lo spinsi piano sul letto e questa volta ci si adagiò semplicemente su, senza cadere.
Gli fui vicina guardandolo negli occhi e mi tolsi il reggiseno piano facendolo cadere a terra con sensualità.
Lo presi dietro al collo e lo avvicinai al mio seno fremente per farglielo baciare… Così senza pudore.
Era creta nelle mie mani, avrebbe fatto tutto quello che volevo io in quel momento.
Come glielo avevo donato, così glielo tolsi dalle labbra spingendolo di nuovo a stare sdraiato.
I miei sospiri di piacere lo avevano caricato già al massimo, potevo vederlo bene…
Percorsi il profilo del suo bellissimo viso con la punta delicata delle dita, giù sul suo petto muscoloso fino all’ombellico.
<< Oh Nessie, mi fai morire. >> biascicò mordendosi le labbra.
Tolsi subito la mano, non si meritava niente in quel momento.
Doveva soffrire; per quanto mi era possibile gliela avrei fatta pagare cara.
In ginocchio vicino a lui che mi fissava mi morsi di nuovo il labbro inferiore e mi accarezzai il collo soffermando le mie mani a coppa sul mio petto: glielo stavo nascondendo e sorridevo, beffandomi di lui.
Mi sedetti allora lasciandomi andare ad un sospiro mentre mi sdraiavo lenta.
Neanche a dirlo si avvicinò spostando le mie mani dal seno per baciarlo e mordicchiarlo.
Lo lasciai fare, anche perché mi faceva impazzire, ma riuscendo a mantenere la lucidità lo allontanai dopo poco, alzandomi.
Intuivo dalla sua espressione che non ci stava capendo niente e mi beai della sua condizione incerta: il mio piano funzionava.
C’era solo una cosa da decidere: alla fine mi sarei concessa o no?
Mi allontanai lenta e lui non si mosse per fermarmi.
Mi appoggiai allo stipite della porta mostrandomi senza vergogna nella mia nudità.
Allora si alzò.
Dio se era eccitato... Lo avrei fatto morire…
Si avvicinò lento a me, passo dopo passo.
Le mie mani si fermarono sui fianchi, come se lo stessi sfidando.
Quando mi fu di fronte gli posai le mani sulle spalle ed esercitando una leggera pressione lo incoraggiai a mettersi in ginocchio.
Quella posa indicava decisamente sottomissione ai miei voleri, mi sentii potente per un istante.
Le sue mani percorsero in lungo e largo la mia pancia piatta, si soffermò anche lui sull’ombellico forse sperando che gli dicessi quello che lui aveva detto a me, ma nessuna soddisfazione mi sarebbe volontariamente uscita in quel momento.
Deluso, ma per niente vinto, mi fece gemere di piacere, non so neanche io come visto che al suo tocco chiusi velocemente gli occhi.
Volevo fare la dura, ma infondo ero solo una ragazzina inesperta!
Mi aggrappai forte ai suoi capelli con una mano e allo stipite della porta con l’altra per non cadere, mentre la stanza cominciò a girare vorticosamente.
Mi portò all’apice e mi fece vibrare come una corda di violino, poi si staccò lasciandomi quasi una ciocca di capelli tra le mani.
Affannata, e con la fronte corrucciata, lo fissai e capii.
Era lui che me la stava facendo pagare… E cara.
Era lui che si ritraeva dopo avermi dato un assaggio di quello che potevo avere.
Mi uscì un risolino compiaciuto: avevamo pensato la stessa cosa.
Capii che eravamo troppo perfetti per stare insieme e sprecare tempo a litigare e a farci i dispetti, così mi inginocchiai di fronte a lui e dissi dolce << Oh Jacob, mi fai morire. >>
Mi prese lì sul pavimento spoglio della mia camera con folle dolcezza.
Io, creta fra le sue mani mi sciolsi.



Ciao a tutti.
Visto, questo lunedì sono riuscita ad aggiornare per bene, senza ritardi.
Bene, bene... che ne pensate di questo capitolo? Jake e Nessie sono due belle teste calde e quando ci si mettono sono molto più che scintille. L'importante però è che riescono a comprendersi ed a perdonarsi vicendevolmente.
Ci tengo a precisare che non approvo la violenza, men che mai sulle donne, ma non è quello che succede in questo capitolo ai nostri due protagonisti e so che chi segue la storia fin dall'inizio lo ha capito perfettamente. La rabbia li spinge a comportarsi in maniera un po'... come dire? Rude? Si, diciamo così. Ma si tratta sempre di due adulti consenzienti e non di una persona che forza l'altra a fare qualcosa che non vorrebbe. La riprova è la frase che Jacob rivolge a Ness: << Non ti forzerò a fare quello che non vuoi, quindi se desideri che ti lasci andare dimmelo ancora e lo farò. >>
In una coppia ogni tanto ci sta anche un po' di passione "rude", a mio avviso. Ma solo ogni tanto!
Spero di non avervi sconvolto troppo.
Ringrazio sempre chi ha messo SAT tra le storie seguite/ricordate/preferite e chi legge in silenzio. Un ultimo ringraziamento va a Alice_Nekkina_Pattinson che mi ha messa tra gli autori preferiti. Mia cara sei stata la prima e mi hai fatto emozionare. Grazie.
Rinnovo l'appuntamento alla settimana prossima, lunedì puntuali come al solito (ahahahaha!!!).
Baci

Pinzy

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Capitolo 12
*** Ops! ***


Ci alzammo da lì sfiniti.
La rabbia e l’amplesso ci avevano lasciati senza forza ed esageratamente affamati.
Ci rivestimmo e scendemmo in cucina per soddisfare quel nuovo bisogno.
I nostri stomaci brontolavano irrequieti mentre, come una vecchia coppia, cucinavamo vicini sbaciucchiandoci ogni tanto.
Sembravamo i due sposini felici della pubblicità.
Tagliavamo, sminuzzavano, giravamo per la stanza, spadellavamo e ridevamo insieme, senza mai staccarci più di cinque centimetri l’uno dall’altra.
Quando io mi allontanavo lui mi afferrava e mi tirava a sé baciandomi e lo stesso facevo io.
Mangiammo in silenzio sorridendo e guardandoci, uno di fronte all’altra.
Quando finimmo mi alzai e feci il giro del tavolo per sedermi sulle sue ginocchia come facevo da bambina.
<< Allora com’era? >> chiesi.
<< Com’era cosa? Il pranzo o quello che lo ha preceduto? >> domandò con voce rauca.
Mi alzai scandalizzata.
<< Jacob Black! >> dissi scuotendo la testa ed andandomene.
<< Non so proprio di che cosa stai parlando. Per quanto ne so sei arrivato poco prima che iniziassi a cucinare. >>
<< Ah si? >>
Fu subito dietro di me.
<< Perciò ho solo sognato di fare l’amore con te sul pavimento della tua camera? >>
<< Assolutamente si. >>
Risi sotto i baffi.
Si mise vicino a me sedendosi sul ripiano della cucina.
<< Ho solo sognato i tuoi gemiti e il piacere che mi hanno provocato? >>
Annuii.
<< E immagino di aver anche sognato le tue unghie che graffiavano la mia pelle mentre mi facevo spazio in te. >>
Alzò le sopracciglia in attesa.
<< Se non hai sognato allora mostrami i segni. >>
Gliene avevo lasciati ne ero sicura.
<< Piccola imbrogliona! Lo sai che guarisco in fretta e i tuoi graffi che vuoi che siano… sono abituato a cose ben peggiori! >>
Mi cominciò a fare il solletico.
Ci baciammo sempre ridendo, quella si che era un bel modo di passare la giornata!
<< Non penserai mica di cavartela così vero? >> chiesi.
<< Eh? >> fece incuriosito.
<< Chi cucina non lava i piatti e visto che abbiamo cucinato insieme, laviamo insieme. >> ordinai.
<< Io insapono e tu sciacqui ok? >>
<< Sono ai tuoi ordini! >> disse mettendosi sull’attenti.
Ci stuzzicammo ancora durante quella semplice operazione e io non capivo come era mai possibile che sprizzassimo tutta quella tensione sessuale.
Per anni eravamo stati a stretto contatto, toccandoci nel più innocente dei modi, ed ora sembravamo due persone completamente diverse, che ardono e non possono fare a meno di sfiorarsi.
<< Mi spiegherai mai quello che ho visto stamattina a casa dei Cullen? >> chiese rabbuiandosi leggermente.
<< Non è come pensi tu… >> cominciai, ma non mi fece neanche terminare la frase.
<< So quello che ho visto. >> si stava arrabbiando di nuovo.
<< E so cosa ho visto ieri sera sulla spiaggia… Prova a darmi torto? >>
Forse aveva ragione!
Effettivamente aveva assistito a due scene che potevano essere fraintese…
<< Ora ti spiego, ma mi dovrai delle scuse, perciò preparati! >> anticipai.
<< Vedremo! >> mi sfidò.
Colsi subito il confronto.
<< Nahuel è innamorato di Leah. >>
Bastava a lasciarlo senza parole.
<< Leah chi? Leah Clearwater? >> chiese incerto.
<< Quante Leah conosci? >>
Feci scocciata… Ebbi un deja-vu di quella discussione, ma ora mi trovavo nella posizione opposta.
Non so più quanto tempo fa ero rimasta allibita esattamente come lui all’ammissione di Nahuel.
<< E bacia te?.. Ma dai! Non mi raccontare storie. >>
Non mi credeva?
<< Voleva ingelosirla e io, stupida, mi sono lasciata convincere. >>
<< Wow! Leah eh? >>
Titubante riprese. << Ma sei proprio sicura? >>
<< Certo che lo sono. Puoi chiedere a Seth se non mi credi. Lui lo sa da prima di me, sai che Seth e Nahuel sono amiconi. >>
<< Scusa ma da quanto tempo è che ‘sta storia va avanti? >>
Era incredulo.
<< Non saprei. Io l’ho scoperto quando mi stavo per trasferire a Denali. >> spiegai.
<< Mmm… >>
Mi incuriosì quel mugolio.
<< Sai qualcosa che io non so forse? >> domandai, mordendomi un labbro nella curiosità.
<< No, no… >>
Mi puzzava!
<< Non puoi mentirmi lo sai? Ora potrei interpretarlo come un tradimento e lasciarti per sempre. >> spiegai.
<< Come sei melodrammatica! >> mi schernì.
<< Se sai qualcosa devi dirmelo Jacob! >> gli intimai.
<< Non se ne parla. >> mi intimò lui.
<< Guarda che il tono dell’alfa con me non funziona mica eh?! Non sono un lupo io! >> spiegai.
<< Se sai qualcosa DEVI dirmelo. >>
<< Non capisci che è meglio così… Le cose devono seguire il loro corso. Non ci impicciamo e facciamoci gli affari nostri. >> disse abbracciandomi.
<< No, sei tu che non capisci! >> dissi dura.
<< Lui ci sta male e ovviamente vorrebbe di più. >>
<< E’ tutto chiaro credimi, ma non possiamo metterci in mezzo. >>
Sembrava risoluto nelle sue parole.
<< Come no? >> sbottai.
<< Non posso. >> era categorico.
Pensai a come portarlo dalla mia parte.
<< Posso farti cambiare idea in qualche modo? >>
Gli lasciai finire di asciugare i piatti mentre mi tergevo le mani, poi gliele infilai sotto la maglietta che avevo preso dall’armadio di Charlie, fin su alle spalle e quasi gli cadde dalle mani una scodella.
<< Che fai? >> chiese sorpreso.
<< Cerco di farti cambiare idea. >>
Ero diventata un’arpia tentatrice, quel potere su di lui mi affascinava.
Arretrai fino al tavolo mentre lui si girava e mi guardava.
Appoggiai le mani sul ripiano e inarcai la schiena facendogli l’occhiolino e lasciandomi andare ad un leggero sospiro.
<< Non mi farai cambiare idea Ness! >>
<< Tu dici? >> dissi prendendo un altro sospiro.
<< Dico, dico! >> si avvicinò.
<< Neanche se ti offrissi qualcosa in cambio del tuo aiuto? >>
Che stronza che ero; e meno male che ero io stessa ad ammetterlo!
<< E cosa potresti offrirmi? >> disse mentre gli mordicchiavo il mento.
Ci stava e ovviamente si divertiva.
<< … Mmm… Non so… Tu che vorresti? >>
Lo accarezzavo ammaliatrice facendogli venire i brividi e la pelle d’oca.
<< Che mi puoi offrire? >> ribattè.
<< Sono disposta a tutto per far felici Nahuel e Leah… Mi sacrificherò in nome del loro amore e ti permetterò di… >>
Lo lasciai in sospeso.
<< Di? >> mi interrogò.
<< Potrei lasciare che tu mi portassi di sopra… >>
<< Si? >>
Faceva il mio stesso gioco, ma ci stavamo di nuovo incartando nel sesso dannazione!
<< E che tu mi spogliassi piano… >>
<< E poi? >>
Stavamo esagerando.
<< Potresti spogliarti con me e… >>
<< E… >>
Ormai c’eravamo dentro fino al collo.
<< E amarmi. >> dissi baciandolo.
<< Mi tenti molto, ma… >>
E si staccò.
<< Non posso proprio! >>
Mi allontanai cercando di separarmi da lui.
<< Beh se proprio non puoi… >>
Rapido mi riportò a sé, la mia schiena premeva contro il suo petto.
Mi mise una mano sulla gola stringendo leggermente, mentre mi cingeva con l’altro braccio la vita.
Cominciai ad respirare rumorosamente.
<< Dove vai? >> mi sussurrò all’orecchio.
In un momento mi voltai.
Lui mi alzò di peso e mi mise a sedere sul tavolo.
Lo avvinghiai con le mie gambe, quando un tonfo ci fece gelare il sangue.
Ci voltammo insieme piano piano, immaginando cosa avesse provocato quel rumore e avvampammo.
Avevamo ragione: sulla porta della cucina Charlie ci guardava allibito con la bocca spalancata, a terra la cella frigorifera che conteneva il pesce preso durante la battuta.
Non lo avevamo sentito entrare e neanche chiudersi la porta alle spalle, da quanto eravamo impegnati.
Colpevoli come due bambini sorpresi a mettere le mani nel miele, e devo dire che entrambi in quel momento imbarazzante avevamo le mani impegnate solo che non nel miele, ci staccammo lenti e ci mettemmo in riga di fronte a lui a testa bassa.
Nonno non parlava e dopo un minuto intero di attesa ebbi paura che gli fosse venuto un infarto.
<< Charlie… >> cercò di iniziare Jacob, ma lui non lo fece continuare.
Con tono autoritario disse << Tutti e due subito sul divano e fate in modo che ci siano almeno dieci centimetri che vi separano! >>
Ubbidimmo e ci sedemmo distanti.
Camminava avanti e indietro davanti a noi; se avesse continuato così avrebbe formato un solco.
<< Nonno non c’è niente di mal… >>
Non lasciò parlare neanche me.
<< Taci Renesmee! >>
Ahi ahi era un brutto segno quando mi chiamava così.
<< Io dico… Ma che diavolo vi passa per la testa? >>
Sbuffava e non ci guardava continuando la sua camminata.
<< Posso capire Nessie che è solo un’adolescente con gli ormoni in subbuglio, ma tu mi stupisci! >> disse puntando il dito contro Jacob.
<< E’ solo una bambina e tu ormai sei un uomo! Cazzo Jake, si può dire che l’hai cresciuta! >>
<< Se mi fai parlare magari ti spiego come stanno… >> tentò Jacob.
<< Parlare? Tu devi tacere ragazzo! Non voglio sentir volare una mosca intanto che penso cosa fare… >>
Si mise le mani tra i capelli, era sconvolto da quello che aveva visto.
<< Perché non hai preso da tua madre? >> biascicò.
Poi si fermò d’improvviso.
<< Tua madre… Ma certo, devo chiamarla! Lei saprà come punirvi. >>
Sorrise mentre prendeva il cellulare dalla tasca del giubbotto da pesca, che ancora portava e componeva veloce il numero.
Strinsi i denti in attesa della sfuriata.
Non sapevo minimamente cosa ne pensavano i miei genitori di quella situazione, ma già immaginavo che la gelosia di mio padre l’avrebbe spuntata.
<< Pronto… Ciao Bella… Si tutto sotto controllo. >>
Non aveva detto “bene”.
<< Devo parlarti di una cosa… Non ci crederai mai! >>
Lui continuava a camminare avanti e indietro e noi ci guardammo colpevoli.
<< Indovina chi ho beccato in cucina… >>
Non sapeva come dirglielo; che tenero nonno Charlie!
Anche in quell’occasione, in cui la mia sorte avrebbe dovuto preoccuparmi, non riuscii a trattenere un pensiero tenero rivolto al mio dolcissimo nonno… Il più timido poliziotto di Forks!
<< … Che… Diciamo in atteggiamenti che avrebbero potuto far scattare un arresto per atti osceni? >>
Il linguaggio da poliziotto lo aveva salvato in corner.
<< Tua figlia e Jake! >> disse, poi fece di si con la testa e mi passò il telefono.
<< Signorina, tua madre vuole parlarti. >>
Era tutto soddisfatto e tronfio.
Presi il telefono chiudendo gli occhi, era l’inizio della fine della mia felicità.
<< Pronto mamma? >> cominciai titubante.
<< Amore mio stai bene? >> mi chiese agitata.
I miei occhi si aprirono di scatto in un’espressione dubbiosa.
<< Si mamma sto bene. >>
Tirò un sospiro di sollievo.
<< Meno male… Allora va tutto bene lì? Jake non ti stava forzando a fare niente che tu non volessi… >>
Mi alzai in piedi in un secondo e comincia io a camminare sul sentiero di Charlie, mentre lui, guardandomi, si sedette al mio posto.
<< Assolutamente mamma! Come puoi pensare che Jacob mi forzerebbe mai a fare qualcosa che non voglio! >> tuonai.
<< Non dico questo, ma… Piccola… Sono sempre tua madre e ringrazia il cielo che non ti stia facendo una ramanzina! >>
Aveva ragione: avevo appena diciassette anni.
<< Mamma io lo amo. >> dicendolo guardai prima il nonno e poi Jacob.
<< E’ tutto quello che voglio. >>
<< Se è così allora sono tanto felice per te Ness. >>
Sono sicura che adesso sorrideva.
<< E vedrai che anche tuo padre lo sarà, non ti preoccupare. >>
Tirai un sospiro di sollievo.
<< Solo cercate di contenervi un po’ e di stare attenti a quello che fate. >>
Ecco il lato materno che, prepotentemente, scappava fuori.
<< Vivete un po’ il vostro rapporto prima di farmi diventare nonna, ok? >>
<< Ok mamma… Grazie. Staremo attenti. >> e dicendolo sorrisi a Jacob per fargli capire che era tutto a posto.
<< Ti ripasso il nonno. Ciao mamma, ti voglio bene. >>
<< Ciao piccola mia! >>
Quel saluto aveva un che di amaro, come se stesse vedendo il suo pulcino che spicca il volo per lasciare il nido… Io mi sentivo così: felice e triste allo stesso tempo.
Porsi il telefono al nonno e prima che potesse rispondere alla mamma, presi Jacob per la mano e scappammo a gambe levate.
<< Dove credete di andare voi due! >> ci gridò dal salotto Charlie.
Ma non ci saremmo fermati ad ascoltarlo.



Ciao a tutti!
Siamo a lunedì e, come ogni buon inizio settimana ecco un nuovo capitolo di SAT.
Che dire di questi due? Jake e Nessie sono dinamite insieme. Però hanno fatto i conti senza l'oste o, per meglio dire, senza il poliziotto. Charlie Swan è spuntato mostrando subito la sua autorevolezza. Il problema è che sperava di un po' di collaborazione da parte di Bella, ma la Signora Swan, come sempre, l'ha spiazzato.
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, nel prossimo lavoreremo un po' su Nahuel e la sua fissazione per Leah. Chissà cosa succederà?
Grazie a tutti voi che mi seguite fedelmente e soprattutto a chi mi lascia settimana dopo settimana dei commenti entusiastici.
Baci

Pinzy

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Capitolo 13
*** Piano perfetto! ***


Eravamo entrambi a piedi, senza alcun mezzo di trasporto, così cominciammo a camminare mano nella mano.
<< Sono morta di paura! >> esordii ridendo.
<< A chi lo dici, per un attimo mi si è fermato il cuore… >> rise a sua volta.
<< Che ti ha detto Bella? Mi è sembrato che non fossi così preoccupata quando hai ridato il telefono a Charlie. >>
Aveva cambiato espressione, forse era preoccupato che mi avrebbero sradicato da Forks entro le prossime ore, allontanandomi da lui.
<< Vuole che io sia felice ed era preoccupata che tu mi spingessi a precorrere i tempi. Ma quando le ho detto che ti amo e che senza di te non posso vivere… >>
Presi un respiro.
<< … Beh si è tranquillizzata. >>
<< Tutto qui? >>
Non credeva che avessi finito.
<< No. In realtà c’è dell’altro… >>
Volevo tenerlo sulle spine.
<< Dai Nessie sputa il rospo, mi metti ansia. >>
Strizzai gli occhi per rendere il momento più drammatico.
<< Sei proprio sicuro di volerlo sapere? >>
Ci fermammo e mi prese le mani con le sue chiudendo gli occhi.
<< Ok sono pronto! Dillo velocemente come se strappassi via un cerotto. >> disse.
Scossi la testa sorridendo, in silenzio… Non potevo andare avanti con quello scherzo crudele, ci stava credendo veramente!
<< Ha detto che non ci pensa nemmeno a diventare già nonna! >>
Aprì subito gli occhi felice e mi abbracciò stritolandomi.
<< Penso che dovremo attrezzarci… Non si può essere sempre fortunati. >> dissi ammiccante.
<< Beh ci sarebbe la castità! >>
<< Non ci penso proprio! >>
Lo baciai e lo baciai di nuovo.
<< Non voglio mai più fare a meno di te, capito? >>
Annuì felice.
<< Vedrai, staremo insieme per sempre. >>
Eravamo felici… Chi avrebbe potuto farci del male in quel momento?
Molto lentamente giungemmo a casa Cullen e trovammo Nahuel sempre più perso nella sua depressione.
Jacob non era proprio felice di trovarsi lì, ma mi amava e aveva capito che era stato tutto un grosso malinteso, così accettò di tirare un po’ su il morale del mio amico.
Il poverino stava seduto a terra con la schiena appoggiata ad un grosso albero in giardino e vicino a lui Seth stava silenzioso.
Ci avvicinammo mano nella mano e Nahuel, pur storcendo il naso per l’invidia, si alzò e ci venne incontro.
<< Ehi ragazzi come va? Tutto bene? Vedo che avete fatto pace. Sono contento per voi. >>
Sprizzava tristezza da tutti i pori.
Diedi un piccolo spintone a Jacob che disse << Volevo chiederti scusa per averti chiamato mezzosangue e per averti quasi aggredito. Ero geloso. >>
<< Scherzi amico? >>
Gli diede una pacca sulla spalla.
<< Non dirlo neanche! >>
Si unirono in una stretta di mano fraterna.
Bene, la prima parte era andata per il meglio ed ora eravamo di nuovo tutti amici… Non che Jacob e Nahuel fossero mai stati molto vicini, ma… Ci vedevo bene tutti insieme ora.
<< Allora… Che ne dite di entrare? >> propose.
Annuimmo e ci ritrovammo seduti in cucina a mangiucchiare e chiacchierare del più e del meno.
Seth si ingozzava di patatine e noi ridevamo dei suoi strani rumori.
Nahuel mi sembrava sollevato, stare tutti insieme lo faceva sentire meglio.
<< Quindi ora voi due state insieme insieme? >> chiese senza vergogna Seth indicandoci.
Ci guardammo complici e dicemmo insieme un semplice “si”.
Poi mi venne in mente l’insoddisfazione di Nahuel e replicai << Ma non parliamo di questo, ormai è storia vecchia. >>
Jacob sembrò capirmi al volo perché continuò al mio posto dicendo << Si, non c’è niente di nuovo in questo… Voi che dite? >>
<< Ragazzi sto bene. >> ci disse con un’aria non troppo convinta.
<< Come no? >> assentì Seth.
<< Stai così bene che ti ho trovato in posizione fetale! >>
<< Ma tu non li dreni mai i tuoi pensieri, ragazzo? >> chiese sconvolto Jacob.
Lui, innocente, prese una manciata di patatine e se le mise in bocca alzando le spalle.
Anche se eravamo tristi per Nahuel la faccia del piccolo Clearwater, così inconsapevole delle sue parole, ci fece ridere a crepapelle.
Mi ripresi per prima.
<< No, sul serio… Come stai dopo ieri sera? >>
<< Non mi lamento… Penso che la mia vita sia al termine e che quindi morirò nella più completa solitudine, ma sai qual è la cosa che mi fa incazzare di più? >>
Tutti noi ci facemmo impercettibilmente più verso di lui per ascoltarlo meglio, prestandogli tutta la nostra attenzione.
<< Cosa? >> chiedemmo in coro.
<< Che rimarrò vergine a vita! >>
<< Sei proprio un maschio! >> commentai.
<< Ehi, ehi vacci piano! Non mi va che parliamo di sesso e di mia sorella contemporaneamente. >>
Seth era letteralmente schifato.
<< Ma è proprio questo il problema non capisci? >> chiese scocciato Nahuel.
<< Io e Leah non faremo mai sesso insieme perché lei proprio non mi vuole… >>
<< Scusami, ma ne sono felice… Voglio dire, per me! >>
Jacob ci guardava in quella schermaglia ridendo sotto i baffi, come un padre premuroso con i suoi bambini.
Forse non aveva tenuto conto che Nahuel era più grande di mio padre e che quindi era completamente fuori luogo!
<< Io credo che possiamo provarci ancora. >> disse convinto.
<< Jake, che dici? >> lo rimproverò Seth.
<< No, veramente Seth… Credo che potremmo fare un ultimo tentativo. >>
E guardò Nahuel.
<< Sempre che tu te la senta… >>
Io li guardavo interrogativa: come mai Jacob aveva deciso di intromettersi e Seth non voleva?
Forse c’era speranza allora!
<< Certo che se la sente! >> trillai.
<< Non credi che dovrebbe essere qualcun altro a rispondermi, Ness? >>
Ma che faceva? Mi sgridava?
Le buone maniere le conoscevo bene, ma… Era ovvio!
<< Me la sento eccome! Grazie Jake sei un amico! >>
Nahuel era al settimo cielo.
<< Non ti prometto niente e sappi che non vorrei intromettermi, ma… >>
E si girò verso di me.
<< Avevi perfettamente ragione Nessie: ora voglio aiutarlo anche io. >>
<< Te l’avevo detto io! >>
Saccente che non ero altro.
Confabulammo per il resto del pomeriggio.
Non mancarono mai i momenti d’ilarità grazie a quel mattacchione di Seth, che sembrava aver accettato l’idea, dopo la prima mezz’ora di strategie.
<< … Ok, ok, ma… Dove la troviamo? E poi che le diciamo? >> chiese spazientendosi Nahuel.
<< Leah nuota sempre un po’ al tramonto, per tenersi in forma. >> presi a dire.
<< Allora possiamo andare a First Beach e vedere se si ferma a fare quattro chiacchiere con noi, per cominciare. >> continuò Jacob.
Ci battemmo il cinque e partimmo all’attacco.
Prendemmo la macchina di Nahuel e ci dirigemmo velocemente verso il mare, nella riserva.
<< Nahuel potresti rallentare un po’ per favore? >> chiesi impaurita mentre Jacob mi stringeva forte a sé.
<< Vorrei arrivarci tutta intera alla spiaggia. >>
<< Rallentare? Ma che dici? >>
Era eccitatissimo.
<< Ho il cuore che batte a mille all’ora e sono troppo impaziente di arrivare. >>
Sbuffai guardando il “mio Jacob”, ma infondo era tenera come situazione.
Lui fece spallucce come per dirmi “così è la vita” e io mi strinsi di più a lui… Almeno sarei morta felice accanto al mio amore!
Arrivammo incolumi e scendendo cominciai a cercare Leah.
Nuotava come immaginavo, veloce abbastanza da seminarci tutti e quattro se ci fossimo tuffati.
Raggiungemmo la battigia camminando piano e facendo finta di niente tutti, tranne Nahuel che la fissava rapito.
Mi faceva morire dalle risate: non si perdeva neanche un movimento delle sue braccia e restava un po’ in sospeso con il fiato quando restava per troppo tempo in apnea.
Jacob gli mise una mano sulla spalla facendogli segno di muoversi quando Leah cominciò ad avvicinarsi alla riva.
Non potevamo farle vedere che la stavamo aspettando.
Uscì dall’acqua come un Venere che sorge dal mare, fasciata nel suo costume nero intero, mentre si strizzava i capelli.
<< Devo essere sincera… E’ tremendamente sexy! >> sussurrai a Nahuel.
<< Lo è sempre stata per me. >> mi bisbigliò di rimando.
Leah ci notò camminare e ci fece un saluto avvicinandosi.
Aveva un po’ il fiatone.
<< Ciao ragazzi. >>
<< Ciao Leah. >> rispondemmo insieme, tutti tranne Nahuel che guardava ora dalla parte opposta.
Non capivo che gli passava per la testa, ma se continuava con quell’ostilità avrebbe mandato a farsi friggere i nostri piani.
<< Ti sei fatta una bella nuotata eh? >> chiesi cercando di rompere il ghiaccio.
Leah aveva notato il piglio del mio amico, ma si riebbe e mi rispose.
<< Si, proprio una bella nuotata. Mi calma. >>
<< Quindi ora sei tranquilla sorellina? >>
<< Fino a che non te ne uscirai con una delle tue battutine direi di si, fratellino! >> lo schernì.
<< Che fate? >> ci chiese curiosa.
<< Niente di speciale, ma stavamo pensando di andare da me e ordinare una pizza. Ti unisci a noi? >> propose Jacob.
Lui si che seguiva il piano e non come Nahuel che ancora restava in disparte.
Continuando a sbirciarlo Leah chiese << Perché no. Chi siamo? >>
<< Noi cinque. >>
Sembrava un po’  titubante e forse lo percepì anche Nahuel perché si girò ansioso di sapere se avrebbe accettato o no.
<< Che fai non vieni? >> le chiese neutro.
Si guardarono negli occhi intensamente e con fare interrogativo: secondo me si stavano studiando.
Dopo quello sguardo era chiaro che volevano entrambi stare insieme.
<< Dai Leah non ci darai buca! >> la esortai prendendola per mano e sbatacchiandole un po’ il braccio, come una bambinetta capricciosa.
<< Ma devo farmi una doccia… così sono proprio un disastro. >>
<< Facciamo così… >> proposi.
<< Io ti accompagno a casa a lavarti e i ragazzi vanno a prendere le pizze. Poi ci incontriamo da Jacob! >>
“Grande Ness!” pensai, fiera di me.
<< Ok allora andiamo. >> confermò lei.
Ci incamminammo verso la sua macchina, ma Jacob mi tirò a sé spaventandomi e facendomi uscire un gridolino.
Mi baciò con trasporto e io non mi tirai indietro.
<< Cosa ti ho detto? Quando te ne vai devi baciarmi sempre! >> disse ridendo.
Leah rimase a bocca aperta come se non se l’aspettasse.
Effettivamente non lo sapeva che ci eravamo messi insieme, finalmente.
La guardai timida, cercando la sua comprensione per il gesto di cui era stata spettatrice la sera prima e sul suo viso inaspettatamente comparve il più bel sorriso che le avessi mai visto fare.
Era tempo di spiegazioni.



Sono tornata e nel giorno esatto!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ora che tra Ness e Jake le cose sembrano andare per il verso giusto, mi sembrava giusto parlare un po' anche di Nahuel e di quella capocciona di Leah. La lupa è una dei personaggi che più mi piace all'interno della saga, quindi non vi stupite se nei prossimi capitoli troverete molta Leah anche se questa storia è incentrata su Jacob e Renesmee.
E poi vogliamo parlare di Seth? Lo adoro. Così istintivo, così puro.
Chiudendo con le mie chiacchiere, ringrazio come sempre chi ha inserito SAT tra le storie ricordate, seguite, ma soprattutto nelle preferite e un bacio enorme a voi che ogni settimana mi lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate della storia. I vostri consigli mi aiutano a migliorarmi, quindi sono sempre ben accetti.
Rimando l'appuntamento con "Sunrise after Twilight" a lunedì prossimo e nel frattempo... baci.

Pinzy

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Capitolo 14
*** Chiarimenti ***


In attesa, nella stanza di Leah, cercavo mentalmente di costruirmi il discorso con il quale le avrei spiegato tutto… Ma non dovevo lasciarmi scappare l’interessamento di Nahuel per lei.

Era complicato.

All’improvviso Leah apparve nella stanza facendomi irrigidire.

“Tranquilla, non legge mica nel pensiero!” cercai di rassicurarmi.

<< Ti ho spaventata? >> chiese preoccupata Leah.

<< No è che ero soprapensiero e non mi aspettavo che fossi così veloce. >>

Certo che Nahuel aveva diretto la sua attenzione proprio su una ragazza fantastica: non solo era molto bella, nel suo fisico slanciato ed atletico, ma sotto la sua scorza dura nascondeva altruismo e bontà d’animo.

Era un tipo silenzioso e questo forse contribuiva solamente a confermare la sua brutta reputazione.

Ora, ad esempio, stava taciturna di fronte ad un armadio nient’affatto fornito, pensando a quello che avrebbe dovuto indossare, ma se non l’avessi conosciuta avrei potuto capire tutt’altro dal broncio che portava in volto.

Quella ragazza stava rimirando l’incubo peggiore della zia Alice: un armadio pressoché vuoto!

Infondo era una ragazza come le altre, con le sue paure e le sue incertezze.

Mi alzai dal letto per avvicinarla.

<< Allora che ti metti? >>

<< Boh! Non mi è rimasto molto. >>

<< Mmm. >>

Aveva ragione pensai, toccando le stoffe.

Poi trovai quello che stavo cercando.

<< Che ne pensi di questo? >> chiesi, mostrandole un vestitino leggero con spalline sottili e fantasia floreale.

<< Non mi ci vedo proprio. >> storse il naso.

<< Scherzi ti sta divinamente! Ero così invidiosa di te quando te l’ho visto addosso l’ultima volta. >> dissi spingendola di fronte allo specchio, mettendoglielo davanti per mostrarle come la fantasia si intonasse bene alla sua carnagione.

<< Dici? >> chiese titubante.

<< Senza dubbio, non dirlo neanche >> cercai di convincerla sorridendole.

Prese il vestito e si rimirò allo specchio; io la lasciai da sola a pensare tornando a sedermi sul letto.

<< … Così tu e Jake… >> mi spaventò di nuovo.

<< Ehm si. È successo tutto ieri sera dopo il falò. >>

Cosa dire?

<< Dopo che tu e Nahuel vi siete baciati. >> continuò.

“E adesso che gli dico?” pensai fra me e me.

Preferii rimanere in silenzio.

<< Non credevo che voi due steste insieme, intendo tu e… il mezzo-vampiro. >>

Cercava di essere evasiva e di non dire il suo nome.

Tentava di mostrare indifferenza mentre continuava a guardarsi allo specchio distratta; era molto tenera… Si capiva che l’argomento le interessava parecchio.

<>

Poi ebbi l’illuminazione.

<< Nahuel cercava di aiutarmi a spronare Jacob… Sai avevo insistito tanto… Che posso dire? Sono riuscita a convincerlo in questa folle idea. >>

<< Quindi era tutta una messinscena per smuovere Jake! >>

Si voltò di botto lasciando cadere il vestito.

Rimasi sconvolta dalla sua reazione ed ebbi un attimo di esitazione.

Lei era in attesa di una risposta.

<< Sembri scossa… >>

Tentai di indagare.

<< Sono solo sorpresa. >> disse acquattandosi a raccogliere l’abito.

Mi inginocchiai con lei guardandola.

<< Leah… >>

<< Che ti devo dire Ness! >> disse scontrosa.

<< Io… Non me lo aspettavo! >>

<< E la cosa ti rende felice? >>

<< Quale cosa? >>

<< Beh, mi chiedevo se eri contenta del fatto che tra me e Nahuel non ci fosse niente? >>

Ero stata abbastanza chiara mi sembrava.

Rimase a bocca aperta, forse non se l’aspettava da me tutta quella franchezza.

<< Leah! Dì qualcosa! >> la scossi.

<< Io… >>

L’avevo presa in contropiede.

<< … Si, credo di si. >>

L’abbracciai di slancio facendoci ondulare come in una barca scossa dalla mareggiata.

<< Lasciami! Mi farai vomitare Ness! >> sorrise felice.

La mollai e cominciai a saltellare per la stanza, sembravo tanto zia Alice quando riusciva ad ottenere qualcosa.

Poi mi fermai e la fissai.

<< Non sai come sono contenta Leah! >>

<< Calma, calma… non è detto che anche se lui mi piace sia lo stesso per… >>

Non la lasciai finire.

<< Ma sei pazza? Chi rinuncerebbe a te? Insomma guardati! >>

Mi obbedì in silenzio guardandosi allo specchio.

<< Lo sai che darei per un corpo come il tuo Leah? E poi quella fierezza che hai sempre… Non lo so… Secondo me per un uomo è sexy. >>

<< Dai! Mi stai prendendo in giro… E io che ti ascolto anche! >>

Sbuffò, con un sorriso a fior di labbra e una leggera ombra di imbarazzo sulle guance.

Non credo di aver mai visto Leah sorridere così tanto continuativamente.

<< Credimi, sei meravigliosa. >> le dissi seria.

<< Grazie Ness. >>

<< Certo che se cercassi di essere un po’ meno glaciale a volte… >>

Ma non riuscii a terminare la frase.

<< Ma non dicevi che era sexy? >>

Ora sembrava disorientata.

<< L’ho detto e lo penso ancora, ma certe volte esageri! >>

Risi sonoramente e lei con me.

Si voltò di nuovo a guardarsi allo specchio dubbiosa.

Accavallai le gambe e ricopiando gli atteggiamenti di zia Rose le dissi seria.

<< Signorina, ora dobbiamo pensare a farci bellissime! >>

<< Va bene. >> disse condiscendente.

Non ci mettemmo molto, infondo era già bellissima.

Arrivate alla spiaggia, vicino casa di Jacob, eravamo entrambe agitatissime, così la presi per mano e stringendola le dissi << Forza! >>

Annuì decisa.

Dentro la festa era già in atto: si percepivano chiare le voci dei ragazzi che litigavano scherzosi per qualcosa.

Vedendo l’indecisione di Leah nel farsi avanti, le lasciai la mano ed entrai.

<< Eccoci qua! >>

Si voltarono tutti a guardarci e a parte la gioia sul volto del “mio Jacob”, notai chiaramente lo stupore sul viso di Nahuel.

Leah era veramente bellissima con quell’abito.

Cercammo di non dare peso a quel momento di empasse e ci voltammo tutti a fare cose di vario genere: Seth riprese a mangiare la pizza scottandosi con il formaggio caldo, io e Jacob ci prendemmo per mano e ci avvicinammo alla tavola.

Leah rimaneva con gli occhi bassi sulla porta d’ingresso, stropicciandosi la gonna del suo bel vestito, imbarazzata.

Feci un cenno del capo a Nahuel e distolsi lo sguardo per lasciargli intimità.

Lui si alzò dallo sgabello e, avvicinandosi alla mia dolce amica impacciata, le tese la mano dicendole. << Che fai? Non entri?.. la pizza si raffredda. >>

Lei accettò la sua mano e sorridendo si avvicinò a noi, per poi accomodarsi su uno sgabello vicino a me.

<< Tutto ok? >> le bisbigliai.

Fece di si con la testa e prese un sospiro cercando di rilassarsi.

<< Tranquilla sorellina… >>

Ecco ora Seth avrebbe rovinato tutto!

<< … La pizza è bollente! >>

Sia io che Jacob tirammo un sospiro di sollievo… Poteva mandare gambe all’aria tutti i nostri sforzi di creare quella serata.

Ma così non fu.

Mangiammo, ridemmo e scherzammo in allegria.

La casa di Jacob non ci permetteva di spostarci nel soggiorno dopo aver mangiato perché si trattava semplicemente di un open space con la cucina e la camera da letto, a parte il bagno ovviamente, e una piccola veranda esterna, perciò optammo per la spiaggia per il dopo cena.

Ci sedemmo su dei tronchi posizionati ad arte, tempo addietro da Jacob, mentre i ragazzi accesero il fuoco per ripararci dall’umidità della sera.

Io e Leah ci fissammo per un secondo.

<< Tutto ok? >> le chiesi piano, di nuovo.

Mi sentivo protettiva nei confronti di quella nuova Leah.

<< Si, sto passando una bella serata. Sono solo un po’ agitata. >>

Mi disse guardando la sabbia ai suoi piedi.

Le diedi una piccola spallata.

Il fuoco prese bene e anche gli altri si accomodarono vicino a noi.

Seth si stava per sedere accanto alla sorella, portando Nahuel a sedersi lontano da lei, ma io e Jacob lo fulminammo, tanto che fece il giro imbronciato e si sedette vicino a noi.

Nahuel annuendo impercettibilmente, si accomodò vicino a Leah e le sorrise incrociando il suo sguardo.

Che imbarazzo aleggiava!

Decisi che era il caso di smuovere un po’ le cose così dissi. << Fa freddino stasera no? >>

<< Mica tanto. >> mi rispose Seth.

“Certo che non mi aiuti proprio eh!” pensai folgorandolo.

<< Effettivamente sta calando l’umidità. >>

Per fortuna che c’era Jacob a spalleggiarmi.

<< Hai freddo Nessie? >>

Feci segno di no… Come potevo avere freddo vicino ai suoi quarantadue gradi?

<< Tu Leah stai bene? Il tuo abito è leggero… >>

Ovviamente neanche lei poteva avere freddo, era al pari di Jacob e Seth.

<< Grazie sto bene. >> disse annuendo.

Mi decisi e partii con la mia tattica rivolgendomi a Nahuel.

<< Non credi le stia benissimo questo vestito? >>

Lui la squadrò dalla testa ai piedi con la bocca leggermente aperta, come se rivivesse il momento del nostro ingresso in casa e le disse dolcemente. << Sei bellissima. >>

Lei sembrò scossa e confusa si alzò e si allontanò, ma lui le andò dietro dicendole << che c’è Leah? Non posso neanche farti un complimento adesso? >>

Si voltò a guardarlo, ma dall’espressione sembrava non lo sapesse neanche lei.

Nahuel si voltò per tornare da noi.

<< Lasciamo perdere. >> disse sconfitto.

<< Beh… Ti arrendi così? >> dissi alzandomi anche io.

Leah sembrò terrorizzata dal fatto che lui si voltasse a fissarla e riprese ad allontanarsi da noi veloce, ma senza correre.

Le andammo tutti dietro.

<< Torna indietro Leah. >> l’ammonì Nahuel.

<< Preferisco andare a casa, scusatemi. >> rispose.

<< Non te la caverai così stavolta! >> riprese lui.

<< Ma che vuoi da me? Si può sapere che pretendi? >> replicò allora fermandosi.

Stava per piangere, si capiva dalla voce rotta.

<< Che pretendo? >> sbuffò guardando la nostra combriccola in sospeso.

<< Non pretendo niente da te Leah… >> disse scuotendo la testa.

<< … Niente che tu non voglia almeno. >>

<< Che vuol dire? Sii chiaro. >>

<< Vuol dire che tu mi piaci dalla prima volta che ti ho vista, anche se mi sento un cretino a continuare con questa storia. >>

Era arrabbiato o deluso?

<< Perché? >>

<< Perché sono poche le persone che mi hanno detto che era meglio non desistere e continuare a sperare, Leah! Pensano tutti che sarebbe meglio se ti lasciassi stare. >>

Leah guardò Seth che faceva segno che non era lui.

<< Forse hanno ragione! >>

Prese una piccola pausa, seccandosi.

<< Ma tu mi sei entrata dentro così a fondo che ormai sarebbe impossibile sradicarti senza portar via anche un pezzo di me. >>

<< Wow!! >> mi scappò.

Jacob mi strinse la mano come per zittirmi.

Mi scossi e dissi silenziosa. << Scusa. >>

<< Volevi che fossi chiaro? Ecco come stanno le cose! Ora sta a te. >>

Rimanemmo sospesi come in un fermo immagine… Leah aveva il petto che le andava su e giù per il respiro affannato.

Cos’avrebbe risposto?



Ci risiamo! Ho mancato l'appuntamento del lunedì e voi eravate lì ad aspettare. Mi sento uno schifo. Però ho una buona scusa e, per farmi perdonare, voglio farvi dono di una cosa: quello che mi ha tenuta impegnata ieri. Non so se posso farlo, da regolamento, ma vi consiglio caldamente "Il guardiano del faro" di Lele Cullen http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=560382&i=1. E' una storia coinvolgente, un racconto che stravolge Edward e Bella come li conosciamo, trasformando le loro vicissitudini in una fanfiction da cui è impossibile staccarsi fino all'ultimo capitolo. Leggetela e mi perdonerete il ritardo, ne sono sicura.
Allora, che ne pensate del capitolo? Lo so che l'ho fermato nel punto clou, ma se avessi fatto diversamente sarebbe risultato infinito ed avreste perso interesse. Così, oltre a gratificare la parte sadica che alberga nella mia anima, vi dò la possibilità di godere maggiormente del prossimo capitolo. Vi sto facendo un favore! Hihihihihi!
A parte le fesserie, grazie mille a voi che mi lasciate sempre un commento (posso contarvi sulle punte di una mano, purtroppo), ma anche a voi che leggete in silenzio. Sono molto felice di vedere che la storia è seguita/ricordata/preferita da molti. Sapere che, anche se scrivo per me, le mie fantasie su "carta" (perdonatemi il termine) vi piacciono, mi riempie di gioia. Ora vi lascio, dopo avervi annoiato abbastanza, ricordandovi che il prossimo capitolo è previsto per lunedì.
Baci

Pinzy

PS: mi è venuta su un'impaginazione di merda. Scusate.

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Capitolo 15
*** Rivelazione ***


<< Mi hai sentito Leah? >> gli disse con voce secca Nahuel.
Lei sembrava in trance: completamente senza reazioni, il suo corpo si rifiutava di reagire e il suo sguardo sembrava perso nel vuoto.
<< Credo di meritarmi almeno il ben servito. >> continuò acido.
<< Fermati Nahuel. >> disse Jacob, prendendolo per il braccio.
<< Dalle il tempo di metabolizzare tutte queste nuove informazioni. >> continuai io.
Guardò il terreno, ma poi riprese fiato e disse alzando le braccia al cielo.
<< Che c’è da metabolizzare? O mi ama o no! Infondo non è difficile. >>
<< Ehi stai calmo! >> disse protettivo Seth.
<< Dalle un minuto. >>
<< Non credo che Jake abbia avuto bisogno di un minuto quando Nessie gli ha detto che l’amava… >> ribattè secco.
<< E’ diverso… >> cercai di scusarci.
<< In che cosa è diverso Ness? Dimmelo! >>
Ora urlava contro i me.
<< Come potrebbe essere diverso: si tratta sempre di amore. >>
<< Lo so Nahuel, ma… >>
<< Oh smettila ti prego Ness. >> era sconfitto.
Dovevamo arrivare ad una conclusione.
Questa storia doveva avere una fine…
Ma Leah che provava per Nahuel?
Sembravamo cinque cretini: nessuno di noi se la sentiva di aprire bocca perché nessuno avrebbe saputo cosa dire.
Infondo io, Jacob e Seth eravamo degli intrusi.
Eravamo lì per caso a sbirciare nella loro intimità, anche se io non avevo segreti per Nahuel, e Seth, insieme a Jacob, vivevano le emozioni di Leah a causa del branco.
In quel momento avrei proprio voluto trovarmi in un altro posto… Dovunque ma non lì: mi sentivo una guardona.
Jacob mi strinse la mano forte e voltandomi potei scorgere in lui quello sguardo rassicurante che mi faceva rasserenare da bambina.
Lui credeva nella loro storia, allora perché io non riuscivo?
“Maledetta negatività!” pensai dentro.
<< Accidenti non ce la faccio proprio più! >> sbottò Seth.
<< Si può sapere che dobbiamo fare? >>
<< Seth chiudi il becco! >> impose Jacob.
Seth alzò gli occhi al cielo e tacque.
Quella piccola schermaglia diede a Nahuel il coraggio di parlare.
<< Leah. >>
Lei non si mosse, manteneva la sua posizione.
<< Cosa devo fare per stupirti, per fare in modo che tu mi ami? >>
Aveva una voce talmente implorante che mi fece venire le lacrime.
<< Devo farti regali, coprirti di complimenti? Sai bene che per me sei la donna più bella, coraggiosa e affascinante che esista sulla faccia della terra… >>
Leah non batteva ciglio: non un sussulto per quelle parole, non un tentennamento nelle intenzioni.
Aveva il ghiaccio nelle vene… Forse si era trasformata in un vampiro.
<< Comunque… hai gli occhi più dolci che io abbia mai visto. >> continuò Nahuel con la voce rotta dall’emozione.
<< Chi? Leah? Si proprio dolci gli occhi di mia sorella… Ma quando mai! >> sbottò Seth.
<< Piantala Seth! >> tuonò Jacob.
<< Mi fa male il cuore Leah perché batte solo per te e sa che non ha speranza. >>
Attese che lei si muovesse almeno di un millimetro, ma niente.
Così prese fiato e continuò.
<< Non serve a niente parlarne ancora… mi chiedo come potrò vivere senza di te: è innaturale e mi fa già male. Non c’è vita nella tua mancanza. >>
Tirai su con il naso perché ormai, da brava emotiva qual’ero, avevo il volto rigato completamente dalle lacrime.
<< Camminerò nella solitudine. Me ne andrò senza tornare sui miei passi e l’unica parola che mi sentirai ancora dire sarà “scusa”. Scusa per averti disturbato con il mio amore, scusa per averti asfissiato con i miei complimenti, scusa per aver cercato di donarti l’unica cosa che possiedo: il mio cuore. Non è molto, ma è il meglio che io possa fare… Scusa Leah. >>
Finite di dire quelle parole Nahuel chiuse gli occhi e voltandosi cominciò ad allontanarsi da lei.
Una lacrima solcò il suo viso.
<< Scusa? >>
“Finalmente la bella addormentata si è svegliata” pensai.
<< Scusa? È l’unica cosa che sei capace di dirmi? >>
Sconvolto che gli stesse rivolgendo la parola Nahuel si inchiodò dov’era.
<< Cosa potrei dirti ancora? I miei sentimenti sono chiari e tu non mi sembri interessata, non lo sei mai stata. Non voglio continuare a scocciarti ecco tutto. >>
Leah lo raggiunse parlando.
<< Forse sono estremamente cocciuta o idiota o allergica ai sentimenti, ma non ho capito cosa stai cercando di dirmi a parte che te ne vuoi andare il più lontano possibile da La Push. Vuoi davvero abbandonarci? Anche se sei un mezzo succhiasangue noi non ti abbiamo mai allontanato, ti abbiamo permesso di entrare nelle nostre vite e di affezionarci a te. E tu che fai? Ci volti le spalle? >> ringhiò neanche si fosse trasformata in lupo.
Jacob cominciò ad arretrare impercettibilmente portandomi stralunata con sé: voleva dargli un po’ di privacy senza farsi notare.
Allungandosi leggermente agguantò Seth per il colletto della maglia e lo tirò con noi.
Non eravamo abbastanza lontani però da intrometterci ancora nelle loro parole.
<< Vi volto le spalle o ti volto le spalle Leah? >>
Ora erano faccia a faccia e Nahuel con rabbia le parlava senza neanche asciugarsi le lacrime che avevano solcato il suo viso.
Infondo perché mai avrebbe dovuto vergognarsi del suo pianto quando stava mettendo i sentimenti in piazza.
<< Che dici? Sei impazzito? >> Leah scuoteva la testa leggermente.
<< Hai detto “ci” volti le spalle, ma secondo me volevi dire “mi” volti le spalle. Che voglio abbandonarTI, che non mi HAI mai allontanato, che mi HAI permesso di entrare nella TUA vita  affezionandoTI a me. Ecco che voglio insinuare bella! >> disse enfatizzando le parole che la riguardavano.
Quel “bella” lo avrebbe pagato caro il mio amico… Stava tirando troppo la corda.
“Non credo che Leah te la perdonerà amico mio” pensai stringendo i denti.
Infatti Leah sbuffava come un toro infuriato.
Ma Nahuel non pago di quello che già aveva detto insistette sulla stessa linea.
<< Io credo che tu non voglia che mi allontani da te neanche per un secondo. Che tu sia una gran ipocrita sotto sotto. Non vuoi dare a vedere che tieni a me perché credi che il branco ti riterrà una rammollita: la grande Leah che si prende una cotta per un mezzo succhisangue? Noo, non puoi proprio permetterlo! Così preferisci lasciare sia me che te nella più profonda tristezza piuttosto che mettere a tacere il tuo orgoglio di merda! >>
<< L’ha detta proprio grossa! >> sibilò Seth nella nostra direzione.
Entrambi annuimmo con gli occhi sbarrati.
Nessuno aveva mai parlato in quel modo a Leah.
Lei si mordeva le guance e sbuffava nervosa, non avrebbe ceduto.
Poi le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi freddi occhi e veloce lei si portò le mani al volto nascondendosi.
Sembrava così vulnerabile in quel momento…
Non l’avevamo mai vista cedere, neanche quando Charlie e Sue avevano annunciato il loro prossimo matrimonio.
Forse infondo aveva ragione Nahuel…
Lui si avvicinò e le mise le mani sulle spalle.
<< Mia piccola, tenera Leah… >>
<< Lasciami andare! Non mi toccare! >> singhiozzò, ma non si ritrasse dalle mani di Nahuel.
<< Se vuoi andare vai, non sarò certo io a fermarti. >>
Nahuel si ergeva in tutta la sua statura.
<< Me ne andrò, ma prima volevo che tu sapessi che… Ti amo Leah. Ti amo già da un po’… Abbastanza da rompere le scatole a tutti loro. >> disse voltandosi leggermente verso di noi che ci eravamo impietriti a quella scena.
Gli regalai un grande sorriso che gli infuse sicurezza.
Le prese il mento e lei tolse le mani dai suoi occhi.
<< Hai capito testona? Ti amo. >> le disse guardandola fissa negli occhi.
<< Ho capito… >> sussurrò lei, tanto flebilmente che riuscii a capire la frase solo leggendole le labbra.
Ci fu un momento in cui nessuno di noi si mosse.
Nahuel aspettava di avere una risposta definitiva da lei, ma non arrivò.
<< Sei proprio una capocciona! >> disse voltandosi.
Ma lei lo afferrò, lo fece girare su se stesso e portandogli le braccia al collo, lo baciò piangendo.
Nahuel incredulo non chiuse gli occhi subito, ma poi si tranquillizzo e la strinse a sé.
Noi tirammo un sospiro di sollievo e ci rilassammo sorridendo felici.
Jacob mi mise un braccio intorno alle spalle e io presi per mano Seth, allontanandolo con noi.
Lui era ancora sconvolto nel vedere la sorella così arrendevole ed io potevo capirlo.
Gli lasciammo finalmente un po’ d’intimità, anche se protetti dal loro amore appena scoperto, avrebbero potuto essere al centro esatto di uno stadio olimpico colmo di gente… Non credo che se ne sarebbero accorti.



Sono qui! Stavolta sono riuscita ad aggiornare nel giorno giusto, avete visto?
Non avete idea di quanto mi faccia tenerezza rileggere i capitoli di SAT prima di postarli. E' come guardare un vecchio album di fotografie. E' passato un anno da quando l'ho scritta e la mia visione d'insieme è cambiata notevolmente.
Spero comunque che a voi piaccia e che abbiate il tempo e la voglia di lasciarmi un commento. Mi rivolgo anche a voi, lettori silenziosi. So che ci siete perchè il numeratore delle visite schizza alle stelle, soprattutto nei primi tre/quattro giorni dalla pubblicazione di un nuovo capitolo. Mi chiedo solo come mai non abbiate voglia di dirmi che ne pensate. Sono fondamentalmente una insicura travestita da ottimista, quindi questo vostro atteggiamento mi fa pensare che la storia non vi piaccia, ma poi mi chiedo "E allora perchè la leggono?".
Ringrazio infinitamente le mie affezzionate che mi lasciano messaggi dolci che mi infondono positività a palate. Grazie per preferire/seguire/ricordare SAT.
Vi adoro.
Baci

Pinzy

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Capitolo 16
*** Happy ending ***


La mattina seguente ci trovammo di nuovo a chiacchierare sulla sponda del fiume come sempre.
Molte cose erano cambiate, ma in meglio.
<< Così tu e leah… >>
Volevo saperne di più.
<< Cosa intendi? >> chiese fintamente stralunato.
<< E dai… >> arrossii.
<< E’ una molto passionale anche se non si direbbe. >>
Era inteso che parlassimo della medesima cosa.
<< No perché dici così? Tutto quel… Carisma, immaginavo venisse fuori in quello che fa. Mi sembra una che vive intensamente qualsiasi cosa faccia. >>
Che faccia tosta ero.
Gliela avevo messa giù bene.
<< E’ proprio così… Meno male che c’è qualcun altro che la vede come me! >>
Era così felice che la pensassi come lui, non doveva essere facile amare così una persona che tutti trovavano detestabile.
<< Quindi ancora non è successo niente fra di voi… Di… Intimo. >>
Sempre più impicciona eh?
<< Beh stiamo insieme solo da poche ore… E poi credi di essere un’esperta ora, solo perché tu e Jake lo avete già fatto? >>
Centrata!
<< Shhh! Non voglio che ti senta. Non so se vuole farlo sapere in giro e tua zia potrebbe non essere discreta… Sai frequenta il branco… >>
<< Credo che chiunque sarebbe orgoglioso di essere tuo Nessie, in tutti i sensi. >>
Mi tranquillizzò.
<< Quindi se Leah venisse a letto con te tu lo sbandiereresti ai quattro venti? >> lo provocai.
<< No! >>
Ci tenne a precisare.
<< Ma io non sono uno sconosciuto per te e se vengo a sapere che tu e Jake avete fatto sesso, non credo che morirà nessuno! >>
<< Hai ragione tu. Comunque… Vuoi che chieda a Jacob se ti presta casa? >> scherzai.
<< Beh… Veramente… Avrei detto a mia zia che volevo restare da solo con Leah per decidere della nostra relazione e che non sapevo quanto ci avremmo messo. >>
Niente male il ragazzo.
<< Beh ti sei organizzato presto! Io stavo scherzando… E Huilen? Dio che imbarazzo! >>
Non avrei mai potuto chiedere un favore del genere a Charlie.
<< No perché? Infondo sa che bel caratterino abbia ed ha dato per scontato che fosse la verità. >>
Finto!
<< Avremo la casa libera per tutta la notte e anche Sue sarà a posto non vedendo Leah tornare a casa. >>
<< Perché? staranno insieme Sue e Huilen? >>
<< Mia zia mi ha detto che si era già organizzata per passare la serata con Billy e Sue per pianificare addio al celibato e al nubilato insieme… Sarà l’ennesimo falò! >> disse stralunato.
<< Vedrai che Charlie li raggiungerà alla fine del turno alla centrale perciò… Se volessi anche tu una scusa per poter stare fuori tutta la notte… Magari ci vediamo tutti e quattro per colazione! >>
“Che sfacciato” pensai.
<< Mi tenti, ma non so se Charlie, dopo quello che ha visto l’altro giorno, mi lascerà così libera. Però vedrò cosa posso fare e tenterò di dirlo al nonno… Mi piacerebbe dormire tutta la notte con il “mio Jacob”. >>
<< … Dormire? >>
Mi canzonò.
<< E dai! >>
Questo meritava una spallata.
Ci divertimmo un po’ a rincorrerci facendo la lotta, eravamo proprio felici!
Poi quasi senza fiato ci fermammo sotto un albero e ci sedemmo.
<< Com’è andato il resto della serata? >> chiesi curiosa.
<< Voglio parola per parola! >>
Sembrava titubante, ma io gli diedi uno spintone per costringerlo a parlare… Me lo doveva dopo tutto il gran daffare che mi ero data per lui.
Rotolò ridendo sull’erba e, stendendosi a guardare le fronte degli alberi, disse come rievocando la scena nella sua mente.
<< Abbiamo fatto una passeggiata lungo la riva mano nella mano. Stavamo in silenzio, ero indeciso se parlare o no per primo. >>
<< Che emozione. >> lo interruppi.
<< Si, non ne hai un’idea! >> disse voltandosi verso di me.
<< E poi? Chi ha aperto bocca per primo? >>
<< Lei… sempre coraggiosa la mia Leah! >>
<< E cos’ha detto? >>
Ero impaziente.
<< Beh mi ha detto che non se lo aspettava… >>
<< Che tu fossi innamorato di lei? >>
Sbuffò.
<< Vuoi lasciarmi parlare? >>
<< Scusa… >>
Mimai di chiudermi la bocca con una chiave e di gettarla alle mie spalle.
<< Non si aspettava che infondo al cuore mi amasse. >>
<< Non suona così romantico. >> dissi storcendo il naso.
<< Mi aspettavo più qualcosa tipo, che non poteva credere di essere così fortunata e così via. >>
<< Ma che pretendi? Lo sai che vuol dire per una donna-lupo amare un mezzo vampiro e non aver avuto come per te e Jake l’imprinting? >> sbarrò gli occhi.
<< Beh immagino non sia semplice… >>
<< Esatto. >>
<< Aspetta un attimo… Che hai detto? Jacob ha avuto l’imprinting con me? >> chiesi spalancando gli occhi.
<< Mi… Mi dispiace di avertelo detto io, forse avrebbe preferito dirtelo di persona. >>
non sapeva che pesci prendere.
<< No… Non ti preoccupare… Non sono arrabbiata. >>
Che dire?
<< E’ solo che non me lo aspettavo, non lo sapevo. Ma quando l’ha avuto? >>
<< Quando sei nata. >>
<< Stai scherzando? >> ero allibita.
Iniziai a passeggiare in silenzio lasciandolo in attesa.
Cominciai a fare due più due incastrando le varie cose strane e senza senso della mia vita: capii perché il suo primo sguardo verso di me era ostile e d’un tratto si era trasformato in gioia pura; giustificai tutte le volte che mi aveva allontanato imbarazzato aspettando che crescessi; compresi la sua straziante tristezza quando mi aveva visto sulla spiaggia in compagnia di Nahuel.
Realizzai che sarebbe stato veramente per sempre… Lui non avrebbe amato nessun’altra.
Mi voltai verso il mio povero amico allibito e cominciai a ridere come una pazza, tanto che mi ritrovai a rotolare sull’erba umida di pioggia.
<< Certo che l’hai presa piuttosto bene! >> mi disse sorpreso.
<< Come potrebbe essere diversamente? Non capisci che siamo destinati a stare insieme? >>
Poi mi accigliai.
<< Tu… Brutto imbroglione! >>
Alzò le mani per difendersi.
<< Ehi vacci piano! >>
<< Tu sapevi tutta questa storia e mi hai lasciato in preda alla disperazione per giorni e giorni? >>
Stavo per colpirlo.
<< Aspetta Ness! Pensaci un attimo… Se te lo avessi detto ti saresti goduta così tanto il momento del vostro avvicinamento? >>
Ci pensai… Forse aveva ragione.
Tutto sommato non l’avrei colpito!
<< Ok sei perdonato, ma non farmi mai più una cosa simile! >> e gli diedi un leggero buffetto dietro al collo.
Abbassò lo sguardo colpevole.
<< Ora devi assolutamente dirmi tutto della scorsa notte, e non lasciar perdere nemmeno un particolare! >>
<<.Che ti devo dire? È stata la serata più dolce e romantica della mia vita. >>
<< Che bello sentirtelo dire… Non è proprio un discorso da maschio questo! >> dissi annuendo.
<< Però è vero! Forse lo volevo troppo. >>
Aveva le lacrime agli occhi.
Nemmeno finimmo di parlare che sentimmo arrivare la moto di Jacob.
Mi alzai in un secondo e gli corsi incontro.
<< Ciao. >> mi sciolsi nel vederlo.
<< Ciao bellissima! >> disse facendomi l’occhiolino.
Lo baciai senza aspettare che scendesse dalla moto sorprendendolo.
<< Andate a fare un giro ragazzi? >> chiese Nahuel.
Annuii raggiante e lui ci fece un sorriso felice allontanandosi.
Montai in moto aggrappandomi al petto del mio lupo con forza.
Tutto tronfio del benvenuto e dell’abbraccio Jacob si allontanò dai Cullen sfrecciando, dirigendosi a casa sua.
Arrivati, rimasi seduta al mio posto mentre lui metteva il cavalletto e scendeva.
Fissava l’orizzonte perso nei suoi pensieri.
Stava per piovere: il cielo plumbeo portava nuvole cariche.
<< Allora… Quando avevi intenzione di dirmi che siamo legati per l’eternità! >> chiesi facendo la smorfiosa.
<< Che intendi? >> disse stiracchiandosi.
I suoi muscoli guizzavano sotto la maglietta.
Mi morsi leggermente il labbro inferiore invogliata da quella splendida schiena, poi rinsavii.
<< Voglio dire che potevi anche rendermi partecipe del fatto che hai avuto l’imprinting con me. >>
Si voltò di scatto, ma poi sorrise… Non doveva nascondermi più niente ormai.
<< Nahuel è proprio un gran chiacchierone! >> disse avvicinandosi e salendo a cavalcioni sulla moto, guardandomi in viso.
<< Gli è scappato. >> dissi.
<< Ma, in sua discolpa, posso affermare che era talmente felice che le parole gli uscivano da sole. >>
<< Lo capisco… >>
Si avvicinò molto a me, mettendo le mie gambe sulle sue.
<< Anche io mi trovo nella sua stessa situazione. >>
<< Jacob Black! Stai cercando di sedurmi? >> chiesi senza parole.
<< Piccola pervertita! Guarda che non penso solo al sesso! >>
Così dicendo mi diede un bacino sul naso e scese dalla moto prendendomi in braccio.
<< Dove vai? >> chiesi sorpresa della velocità dei suoi movimenti.
<< Spengo i tuoi bollenti spiriti! >>
E così dicendo mi lasciò cadere in acqua.
Riaffiorai da quei trenta centimetri d’acqua in un secondo, massaggiandomi il sedere per la botta presa.
<< Ma che diavolo ti prende? >> ringhiai.
<< Oh povera piccola! >>
Indietreggiava sfidandomi, intanto aveva iniziato a piovere.
<< Ti sei bagnata il tuo bel vestitino… Che peccato! >>
Gli corsi dietro cercando di prenderlo, ma ridevo troppo.
<< Vieni qui lupo! >>
Il tempo peggiorò e decidemmo di rientrare.
<< Dovresti toglierti quei vestiti bagnati. >> mi disse.
<< Prenderai un raffreddore. >>
Mi avvicinai a lui e gli tolsi la maglietta lasciandolo a petto nudo.
Lo guardavo fisso negli occhi, gli leccai leggermente l’angolo delle labbra e… Gli buttai la maglietta in faccia.
<< Dammi una maglietta asciutta Fido! >> sorrisi.
<< E cerca di spegnere i tuoi bollenti spiriti. >>
<< Ok, ok! >>
E si allontanò mentre mi spogliavo.
Rientrò prima ancora che mi fossi coperta con il vestito bagnato, la mia schiena era nuda e non avevo addosso altro che gli slip.
Restò fermo a guardarmi.
<< Dio Renesmee, sei accecante tanto sei bella. >>
Mi adorava come un fedele con la sua divinità.
Mi compiacqui di quel commento.
<< I nostri figli saranno bellissimi! >>
<< Figli? Non ti sembra un po’ presto per parlarne? >>
Mi porse la maglietta di almeno tre taglie più grande.
<< No non credo. Siamo destinati a stare insieme per sempre… >>
Alzai le spalle.
Così dicendo lasciai cadere il vestito a terra mostrandomi come una seduttrice.
Continuò a guardarmi, non avrebbe smesso mai più se fosse dipeso da lui.
Presi la maglia dalle sue mani avvicinandomi, i nostri busti si sfioravano appena facendomi vibrare impercettibilmente.
<< Grazie. >>
Gli baciai le labbra con grazia e mi infilai la t-shirt.
Si rilassò capendo che il momento tabù era terminato e si buttò sul letto.
Io fui subito accanto a lui, il suo petto mi faceva da cuscino.
Guardavamo il soffitto senza pensare a niente in particolare, solo cullati dal rumore della pioggia all’esterno.
Anche se ci trovavamo in una piccola casa spoglia, anche se non stavamo facendo niente di particolarmente importante, anche se non parlavamo ma ascoltavamo semplicemente il mondo intorno a noi, quel momento non avrebbe potuto essere più perfetto.
Lì, fra le sue braccia, non c’era altro che avrei potuto desiderare.



Ciao!
Per farmi perdonare dei passati ritardi ho deciso di donarvi il capitolo di questa settimana con un giorno di anticipo.
Sembra che tutto scorre nel migliore dei modi, ma voi ci credete veramente? Io se fossi in voi starei all'erta, perchè tutta questa calma non mi convince.
Ringrazio i nuovi arrivati nel mio pazzo mondo e le affezionate che mi donano bellissime recensioni. Ringrazio anche voi, lettori silenziosi, che fate salire il contatore delle visite, ma che rimenete nell'oscurità. Se trovaste il tempo di lasciarmi un messaggio ne sarei felice.
Appuntamento a lunedì prossimo, allora?
Baci

Pinzy

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Capitolo 17
*** Il futuro? ***


La pioggia si placò e come era arrivata lasciò la spiaggia.
Eravamo rimasti immobili nel nostro abbraccio.
Ero in pace con il mondo e Jacob era lì con me, quindi non avrei potuto chiedere di meglio.
Cominciavo a pensare che si fosse addormentato, ma non lo sentivo russare quindi… Era tranquillo nella nostra stretta e questo gli bastava come pure a me.
All’improvviso sentii dei passi avvicinarsi e salire i gradini della casa soffermandosi nella veranda.
Qualcuno bussò lievemente alla porta.
<< Chi è? >> domandai a bassa voce, alzandomi appena appoggiata ai gomiti.
<< Stai pure qui, torno subito. >> disse Jacob senza battere ciglio.
Era stato così categorico che rimasi sul letto come mi aveva chiesto.
<< Si? >> lo sentii chiedere interrogativo allo sconosciuto appena uscito dalla porta.
<< Salve Jake! >>
AllA sconosciutA!
Però quella voce non era propriamente nuova alle mie orecchie; dove l’avevo sentita prima?
Non era una del branco e…
“Aspetta un po’” pensai tra me.
Allora la riconobbi… Era la tipa che avevo trovato qui a casa di Jacob giorni addietro e di cui non avevamo ancora parlato.
Quella smorfiosetta che ci faceva di nuovo qui?
Non aveva proprio vergogna!
<< Sono passata di nuovo, proprio come ti avevo promesso l’altro giorno. >>
Che voce ammaliante usava con lui.
<< Mmm… Si, ci ho pensato tanto e la tua proposta inizialmente mi allettava molto. >>
Prese una pausa.
<< Come avrebbe potuto essere diversamente? >>
Ma di che stavano parlando?
Che proposta gli aveva fatto?
Stavo per impazzire… Si era offerta a lui?
Forse era esasperato dall’attesa di me e, come mi aveva detto, pensava che forse aveva perso il treno… Forse le aveva risposto che doveva pensarci?
Ma poi pensare a cosa?
Dio mio che le aveva offerto?
Non ce la feci più e mi alzai.
Ero indecisa sul da farsi, infondo mi aveva chiesto di rimanere sul letto.
Camminavo dubbiosa avanti e indietro, oltretutto ero anche mezza nuda!
Forse non era il caso che mi mostrassi vestita, anzi svestita, in quel modo… Chissà quante se ne sarebbero dette in giro per Forks se fosse stata una pettegola!
Povero nonno, che vergogna sarebbe stata venire a sapere che la nipote andava in giro spogliata per la casa di un uomo bello e fatto.
<< Hai detto inizialmente Jacob… >> riprese lei il suo discorso con intonazione suadente.
<< … Non mi fai ben sperare. >>
<< Che ti devo dire? Le cose sono un po’ cambiate dalla nostra ultima chiacchierata e sto cominciando a prendere in considerazione altri aspetti… Della vita… Diciamo così. >>
Era esitante come mai.
“Oh non ce la faccio più! Ora vado!” pensai.
Mentre mi alzavo e, con decisione, mi accingevo ad avvicinarmi a loro li sentii di nuovo.
<< Jacob, caro, ma la mia offerta resta valida… Non devi accettare subito! >>
Fece un risolino schifosamente finto tanto che tirai fuori la lingua disgustata.
Mi veniva in mente solo una parola da dirle, ma non era proprio da signora per bene uscirsene con una che non conosci dandole della… Anche se cercava di insidiare l’uomo della tua vita.
<< Ti ringrazio molto, ma non credo che accetterò neanche in futuro la tua offerta. >>
Alzai le braccia come se fossi stata in prima linea dopo un goal.
<< Siii. >> sussurrai a me stessa.
Uno scricchiolio mi fece ritornare in ansia… L’asse della veranda mi faceva intuire che lei gli si stava avvicinando.
<< Beh… Se dovessi cambiare idea magari ti lascio il mio numero di telefono così puoi farmelo sapere… >> insisteva?
<< Ti ringrazio, ma sono molto risoluto quando prendo una decisione. >>
Fermo il mio ragazzo!
<< Ok, ma pensaci bene Jake. Una cifra del genere difficilmente ti verrà offerta di nuovo per questa… Tana… >>
<< Come dici? >> chiese lui.
Un momento parlavano della casa?
<< Non prenderla nel modo sbagliato, capisco che tu ci tenga visto che l’hai fatta risorgere dalle ceneri come una fenice, ma non è certo il grand hotel… Devi ammetterlo! >> E si mise a ridere di gusto.
Lui rimase senza parole.
Possibile non si rendesse conto che lo aveva offeso?
Ci aveva messo tutto sé stesso, il suo lavoro, il suo sudore, i suoi risparmi, il suo tempo lontano da me.
Ora avrei voluto dirle quella parolaccia sempre di più, ma ormai ero una donna e dovevo affrontare le cose in modo adulto.
Camminai decisa verso le loro voci, aprii la porta che ci divideva e abbracciai le spalle del “mio Jacob”.
<< Amore non rientri in casa? >> chiesi mostrandomi distratta, facendo finta di non aver notato la tipa in completo grigio impiegatizio.
Il mio Adone si scosse un poco, ma poi mise le sue mani sul nodo che avevo fatto attorno alla sua gola con le mie braccia e sorrise.
<< Arrivo, stavo giusto dicendo alla signora che la nostra CASA non è in vendita. Che intendiamo rimanerci per molto tempo e viverci costruendo una nostra famiglia. >>
La guardai ferma negli occhi per intimidirla.
Lei mi fissò di rimando, sembrò sbuffare leggermente dalle narici come se fosse stata sconfitta.
<< Jake questo è il mio biglietto. >> gli disse porgendo un foglietto e ignorandomi.
<< Se cambiassi idea. >>
<< Non lo faremo. >> risposi per lui.
<< Non cambieremo idea, grazie. >>
Lui tacque, ma un sorrisino spuntò dalle sue labbra.
A quel punto ritirò a sé il biglietto da visita rimettendoselo in tasca, anche se io le avrei potuto suggerire di metterselo in un posto più consono, e voltandosi se ne andò senza salutarci.
Jacob mi prese in spalla e rientrammo.
Mi lasciò cadere su uno sgabello.
<< Sembravi una leonessa… Avevi già gli artigli fuori e cominciavi a far vedere i denti feroce. >> disse con voce lusinghiera.
<< Ti piace quando prendo in mano la situazione eh?! >>
Mi sentivo trionfante.
<< Sei buffa! >> prese a ridere.
Mi accigliai e misi le braccia conserte.
<< Non sei carino per niente… Io ti ho salvato! >>
<< Sei buffa Renesmee, ma sei anche tanto sexy quando prendi le mie difese. >>
Così, ammiccante e sorridente, mi travolse con il suo buon umore e non potei che esserne completamente contagiata anche io.
<< Sai era da quando ho cominciato a lavorare a questa casa che quella strana tipa ha cominciato a tampinarmi per comprarla. >> cominciò versandosi del succo d’arancia in un bicchiere.
<< Che intendi per “tampinare”? >> chiesi accigliata con la bocca piena di un boccone di ciambella.
Alzò le spalle addentando a sua volta il mio dolce dalle mie mani.
<< … Mmm… Non lo so! Aveva quell’aria viscida della serie “farei di tutto per accaparrarmi questo affare”. >>
Aprii la bocca sconcertata, non potevo credere che lo avesse veramente pensato, ma ancora di più che non ne avesse approfittato.
Deglutii e aggiunsi, << Secondo te fino a dove si sarebbe spinta? >>
<< Boh! Che intendi? >>
Sembrava così dolce e innocente.
Gli uomini certe volte proprio non si rendono conto del pericolo che corrono quando sono vicini ad una donna decisa che punta alla meta.
<< Voglio dire… Se era proprio risoluta nel suo intento… Visto che sei un bel bocconcino… Avrebbe potuto… Che ne so… Offrirti molto di più che del denaro. >>
Ero imbarazzatissima, finchè io e lui ci amavamo in modo carnale e passionale potevo starci, ma parlare di sesso e, oltretutto, neanche che ci riguardava personalmente, mi creava difficoltà e mi faceva anche salire una certa gelosia.
<< Sarei un bel bocconcino? >> chiese ridendo.
<< Certo che lo sei! >> dissi convinta.
<< Pensi che mi sarei accontentata di qualcosa di meno? >>
Diede un ultimo morso alla mia ciambella succhiandomi le dita che la tenevano, poi mi fece l’occhiolino e disse << Sai… Non so neanche per quale miracolo tu ti sia innamorata di me. Sicuramente avresti potuto mirare molto più in alto che ad un povero meccanico qualsiasi. >>
Lo avvicinai scendendo dallo sgabello.
<< Non ti azzardare mai più a dire che sei uno qualsiasi né davanti a me né davanti a nessun altro. Tu sei tutto quello che desideravo ed ora che so che sarai mio per sempre non riesco a credere di essere così fortunata. >>
Lo baciai leggera sulle labbra.
<< E poi sai che risparmio a stare con un meccanico che non costa un occhio della testa!  >> continuai abbracciandolo.
Jacob mi strinse forte a sé, aveva compreso che quel discorso era stato esaurito per me e che non avremmo mai più dovuto affrontarlo.
Decisi di tornare a casa per far vedere al nonno che mi comportavo bene, infondo vivevo sempre sotto il suo tetto e non volevo mancargli di rispetto anche se avevo il benestare dei miei genitori nel vivere la mia storia d’amore con Jacob.
Lo chiamai alla centrale e scoprii che Nahuel aveva ragione su tutta la linea: sarebbe stato a cena con Sue e gli altri.
Ovviamente lo dovetti convincere a non cambiare i suoi piani per me, ma avere la casa tutta mia per una serata intera mi avrebbe fatto bene: avrei potuto riordinare le idee e lui questo lo capì.
Sarebbe tornato dopo cena comunque, quindi non sarei rimasta da sola per molto.
Mi assopii subito, ma non fu un sonno tranquillo, c’era qualcosa che mi agitava.
Nella vita dei Cullen un periodo apparentemente perfetto veniva sempre rovinato da qualche tragedia… Perché ora avrebbe dovuto essere diverso?
La mia vita fin’ora era stata abbastanza travagliata nella nostra monotonia tra spostamenti vari e stupidi problemi sentimentali creati solo nella mia mente, e i miei familiari avevano patito quel periodo con me, rilassandosi ora che le cose stavano andando per il verso giusto.
Eravamo forse troppo felici?
Verso l’alba mi addormentai pesantemente e sognai Nahuel e Leah.
Camminavano lungo la spiaggia mano nella mano come nel racconto di quel pomeriggio.
Leah non sembrava convinta al 100%, ma lui la prese per le spalle.
<< Leah non ribellarti come fai per ogni cosa. Tu meriti di essere felice. >> le disse.
<< Non credo fino in fondo che sia la cosa giusta, siamo così diversi. >> gli rispose.
<< Puoi andartene se vuoi. >> la lasciò dalla sua forte presa.
<< Ma io so che tornerai, altroché se tornerai! >>
<< Non fare lo spaccone adesso! >>
La prese di nuovo per le spalle avvicinando il viso al suo e le sussurrò. << Sei pazza di me come io lo sono di te, tu non mi stancherai mai anche se fai la scontrosa. >>
Le baciò le labbra dolcemente e lei lo lasciò fare.
<< Io sono qui con te Leah… Ti amo e ti proteggerò da tutto e da tutti: non devi preoccuparti del giudizio di nessuno, combatterò al tuo fianco. >>
Non ammetteva repliche.
Ora la teneva stretta a suo petto e lei finalmente lo ricambiò.
Mi svegliai di buon umore, speravo che quel sogno potesse essere stato di buon auspicio per la folle notte del mio amico, ma non era stato l’unico sogno della nottata: un’inquietudine mi aveva attanagliata e aveva la forma di una tonaca nera.
Era logico che le mie paure si materializzassero in sogno nei Volturi, erano stati l’unico vero pericolo che avevo affrontato nella mia vita.
Ogni volta che l’intruso dei miei sogni faceva capolino spaventandomi non riuscivo a vedere che viso quella veste celasse.
Dovevo calmarmi, godermi il bel momento che stavo vivendo, lasciando le paure alle mie spalle.
Mi preparai veloce per non far aspettare Jacob che già mi attendeva puntuale fuori casa.
Salutai il nonno con il solito bacio sulla guancia.
<< Che programmi avete? Non fai colazione a casa? >> chiese con fare indagatore.
<< Mi dispiace nonno, ma ci eravamo organizzati per una colazione tutti insieme a casa Cullen stamattina. >>
<< Ok. >>
Già il fatto di sapere che non saremmo rimasti da soli io e Jacob lo aveva confortato.
Vederlo che mi aspettava cancellò tutta l’inquietudine che covavo dentro.
Si voltò verso di me e sul suo viso si accese un sorriso tale da abbagliare con la sua bellezza tutta la città.
Mi guardava come se fossi la cosa più stupefacente che avesse mai visto; io in quel momento venni travolta da tutto il suo calore che tentai di restituire nel bacio che posai sulle sue labbra.
Un bacio lento, sentito… C’era sole, fuoco, concretezza e un futuro che nessuno ci avrebbe mai tolto.
Sarebbe stato uno dei tanti che ci saremmo scambiati per l’eternità.
Sospirai soddisfatta a quel pensiero.
<< Che succede? Che sospirone! >> mi canzonò.
<< Pensavo che ti amo Jacob Black. >> dissi ancora con gli occhi chiusi.
Mi prese in braccio e mi fece volteggiare felice… era vero, era tutto vero… Dovevo godermi quel magico momento e anche se fosse finito tutto di lì a pochi minuti mi sarebbe bastato.
Lo amavo e lui amava me, solo me.



Ciao a tutti!
Come immaginavo non sono riuscita a d aggiornare ieri, ma oggi ho sgomitato finchè non sono riuscita a connettermi per postare il nuovo capitolo. Spero di non avervi fatto arrabbiare troppo. Voi siete sempre così splendidi che io, quando ritardo, mi sento una emerita caccola pelosa! Ancora scusate.
Che dire del capitolo? Sembra uno di quelli di congiunzione, ma svela molte cose secondo me. In primis i sogni di Nessie: che abbia le stesse facoltà di sua madre? Ricorderete sicuramente come Bella sognasse spesso quello che si sarebbe verificato in futuro. In secondo luogo Leah e Nahuel... ma non dico altro. E in ultima analisi i cappucci dei Volturi. Paura! Vedremo nel prossimo capitolo, altro non posso svelare.
Grazie mille a tutti coloro che mi hanno lasciato un messaggio o una vera e propria recensione, mi rendete felice. Leggere le vostre parole, al di là del fatto che mi fate sempre dei gran complimenti, mi coinvolge moltissimo. Questa è una delle cose che preferisco di EFP: avere un confronto così diretto con chi legge le tue cose, il fatto che chiunque possa fare una recensione dei tuoi scritti, mi fa letteralmente impazzire! Perciò grazie Erika per aver creato questo mondo!
Grazie a chi legge solamente, ma anche a chi ha messo SAT tra le ricordate/seguite/preferite. Siete molti e questo mi fa fluttuare a un metro da terra. Grazie a tutti voi!
Baci

Pinzy

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Capitolo 18
*** Un incontro inaspettato ***


Li trovammo intenti a guardarsi negli occhi sorridendo e ammiccando nella cucina di casa Cullen.
<< Sono così carini! >> sussurrai nell’orecchio del “mio Jacob”.
<< Shh. >> sibilò, mettendosi un dito sulle labbra e sorpassandomi con fare felino.
Si acquattò al terreno lasciandomi ad aspettare sull’uscio della porta e con passo felpato sguisciò in cucina ai piedi di Leah e Nahuel.
Si voltò allora verso di me ridendo in silenzio e, dopo avermi fatto l’occhiolino, gli afferrò le caviglie e si mise ad ululare.
<< Ahuuuuu!! >> che lupo!
Credo che gli uscì praticamente il cuore dal petto ai piccioncini, mentre noi ridevamo a crepapelle… Forse per loro non fu poi così divertente, ma la tentazione era stata troppo forte per non seguirla.
Ovviamente la prima che si riprese fu Leah.
<< Oh… Impiccati Jake! >>
<< Prima tu Leah! >> rispose con le lacrime agli occhi.
<< Amore, era uno scherzo. >> cercò di mediare Nahuel, con una mano sul petto per tranquillizzarsi.
L’aveva chiamata “amore”… Sempre più carini questi ragazzi.
<< Si Leah, “amore”… >> continuò canzonandola Jacob.
<< Era uno scherzo! Non te la prendere! >>
La ragazza non sembrava voler smettere quella discussione, ma una carezza sulla spalla da parte di Nahuel, seguita da un leggerissimo bacio posato dove la mano l’aveva toccata, sembrò diradare i suoi cattivi pensieri.
Aveva già quell’ascendente su di lei?
Riusciva già a calmare il suo temperamento così forte?
<< Siete così carini insieme ragazzi… >> mi scappò.
Lei sorpresa si voltò verso di me e poi verso il suo amato, mentre lui fissandola mi rispondeva.
<< Sono felice. >>
Mi si stava quasi cariando un dente, quando Jacob ci scosse da quel torpore romantico con la sua solita indelicatezza.
<< Beh allora mangiamo o no? Ho una fame! >>
Sempre lo stesso Jacob!
Il suo stomaco veniva per primo… Dopo di me ovviamente.
Ci preparammo una colazione fantastica e molto abbondante, lavorando tutti in allegria.
Ormai non dovevamo più essere tristi e, non so come se la passassero Jacob e Leah prima di trovare l’amore, ma io e Nahuel ridevamo compiaciuti della nostra nuova condizione ed ogni tanto ci scambiavamo qualche occhiatina soddisfatta.
Dopo colazione ci sedemmo fuori in giardino con le pance piene, riparati sotto le fronde di un grosso albero.
La pioggerella estiva andava e veniva dall’alba e sembrava non volerci far godere neanche un misero minuto di sole.
Chiacchieravamo beati, niente ci poteva toccare.
Poi un fruscio catturò la mia attenzione.
Fu un rumore molto leggero, come il vento lieve che muove leggermente le foglie, solo io credetti di averlo sentito.
Mi voltai verso quel suono girandomi impercettibilmente e capii perché ero stata l’unica ad avvertirlo veramente.
Le mie orecchie erano le sole abituate da una vita a sentirlo… Rumore di passi di vampiro.
Un uomo dalla pelle olivastra si ergeva nella sua statura, seminascosto dai primi alberi della foresta oltre il fiume.
Toccai il braccio del mio compagno facendogli segno di voltarsi verso il punto che guardavo.
<< Jacob. >> dissi sentendo un brivido sotto la sua pelle.
<< Che succede Jake? >> chiese Leah vedendolo sorpreso… Infondo era sempre la sua beta.
<< Vampiri. >> fu l’unica parola che proferì.
Ci alzammo tutti in piedi e Jacob e Leah si pararono davanti a noi altri.
<< Credo di conoscerlo… >> sibilai increspando la fronte.
<< Mi ricordo di loro… Tu eri troppo piccola per ricordartelo… Sono venuti a fare da testimoni quando i Volturi ci minacciavano. >>
Ricordavo eccome quel tempo lontano.
La mia mente in questo era molto più simile ad un vampiro che ad un essere umano.
<< Vengono dall’Egitto, non ricordo i loro nomi. >> continuò Jacob.
<< Vengono? >> chiesi sicura che stessimo parlando solo di un vampiro.
Effettivamente guardando meglio vidi la sagoma di un altro essere, ma era così vicino al primo immortale che praticamente veniva nascosto.
Senza aspettare un invito sorpassarono in pochi secondi il fiume con dei salti veloci e ci furono davanti con fare fiero ed altezzoso.
Jacob fece un piccolo passo verso di loro mostrando i palmi delle mani in segno di pace come già avevo visto fare al nonno Carlisle.
<< Benvenuti. >> cominciò.
<< Taci, cane. >> rispose freddo il vampiro.
Restammo tutti e quattro impietriti da quella risposta, infondo Jacob si era rivolto a lui in maniera cordiale.
Un lieve sorriso fece capolino sulle labbra della partner del vampiro scortese, era una donna che restava a pochi centimetri di distanza da quello che doveva essere inevitabilmente il suo compagno.
<< Chiama Carlisle e digli che Amun e Kebi desiderano vederlo immediatamente. >> continuò con lo stesso tono il freddo.
<< I Cullen non abitano più qui, si sono trasferiti in Alaska poco meno di un anno fa. >> cercò di spiegare Jacob.
<< E voi che ci fate a casa loro, luridi cagnacci. >> sempre meno cordiale.
Non potevo permettere che qualcuno gli si rivolgesse in quel modo, ma Jacob continuava a tenermi forte il polso tirandomi dietro di sé.
Sembrava non volesse che proferissi parola, ma quell’essere si stava prendendo un po’ troppe libertà ed in fin dei conti ero pur sempre una Cullen e lui voleva parlare con loro.
<< Questa è anche casa nostra, chiaro? >> mi uscì tra i denti.
<< Fai silenzio Ness. >> mi intimò a bassa voce Jacob.
Ma fu tutto inutile, per quanto lui parlasse piano le orecchie di un vampiro potevano sentirlo.
C’era suono che non riuscissero a captare le loro orecchie?
<< Ness? >> chiese Amun socchiudendo gli occhi.
<< vuoi dire Renesmee Cullen? >>
Inghiottii rumorosamente e mi feci un po’ avanti prima che Jacob mi facesse retrocedere nuovamente.
Non voleva proprio espormi, ma infondo conoscevamo bene il clan egizio, erano rimasti con noi per circa un mese e avevano testimoniato in nostro favore… Perché temerli?
E’ vero che non avevano voluto entrare in contatto diretto con me, ma erano rimasti a differenza di altri che prima erano restati e poi se l’erano squagliata.
<< Cosa può interessarti chi è? Siamo solo luride bestie per te, no? >> chiese sprezzante Jacob.
Un lieve sorriso si fece largo sulle labbra del vampiro scoprendo una fila di denti bianchissimi e perfetti che mi misero i brividi addosso.
<< Mi interessa eccome invece. E ora che me lo fai notare… >> disse lasciandoci un secondo in attesa.
<< … Il suo battito è dissimile dal tuo e da quello della femmina di lupo, come pure quello del ragazzo accanto a voi. >>
Leah si parò subito al centro della visuale tra Amun e Nahuel.
<< Jacob? >> chiesi.
Mi guardò come se il suo escamotage fosse stato smascherato e non ci fosse più modo al mondo di proteggermi.
<< Rilassati. >> dissi con convinzione e mi misi al suo fianco.
Fece cenno di no con la testa e ricominciò a fissare il nostro sgradito ospite.
<< Allora… Sei o non sei Renesmee Cullen? >> domandò l’egiziano alzando leggermente il tono della voce, ma sempre usando una cadenza priva di emozioni.
Mi portai ancora più avanti di un passo.
<< Mi chiamo Renesmee Carlie Cullen. >>
I suoi occhi brillarono per un secondo come se avesse finalmente trovato quello che cercava da tempo immemorabile.
<< Non approvo che parli in modo così scontroso verso quelli che considero la mia famiglia, ma ricordando anche che ci siete rimasti vicini, seppur solo come testimoni, anni addietro… A nome di mio nonno Carlisle vi do il benvenuto. >>
<< Il benvenuto. >> disse beffardo.
<< Tu non sai neanche a cosa stai per andare incontro ragazzina. >>
I suoi denti fenderono l’aria come se davanti a lui avesse avuto un collo da mordere.
Quel gesto fece scattare in avanti sia Jacob, che si mise in prima linea, che Leah, appena dietro di lui, che Nahuel davanti a me.
Io rimasi impietrita.
Erano nostri amici… O no?
<< Ho viaggiato in lungo e in largo per tutto il mondo con la mia compagna, da ormai non so neanche quanti anni. >> cominciò a spiegare.
<< Senza meta, senza rifugio. >>
Non ci muovemmo e loro con noi.
Continuò.
<< Siamo raminghi ormai da troppo tempo, in cerca di chi ci abbandonò per causa vostra. >>
I suoi occhi si mostrarono in tutto il rosso vermiglio della sua iride.
Ora potevo dirmi veramente terrorizzata: in tutta la mia vita solo per un brevissimo periodo avevo potuto vedere quello stesso colore ed era il medesimo che aveva fatto capolino la notte passata nei miei sogni sotto il nero mantello.
<< Noi non vi abbiamo privato di niente. >> disse Jacob, incrementando la forza del suo messaggio dietro un gesto della mano.
<< Sbagli cane… >> riprese il vampiro.
<< Mi avete privato di un bene molto prezioso e ora sono qui per avere giustizia. >>
Eravamo distanti si e no dieci metri da loro e la lontananza sembrava ridursi impercettibilmente secondo dopo secondo.
Muovevano dei passi veloci e brevissimi con una sincronia tale che si riuscivano a nascondere dal battito delle nostre ciglia.
I lupi cominciarono a tremare, non avremo potuto trattenerli dal trasformarsi fra poco.
<< Piano, piano. >> fece Nahuel alzando le mani.
<< Sono sicuro che non c’è niente da reclamare e non c’è bisogno di scaldarsi. Chiariamoci. >>
Amun si voltò serio verso di lui.
<< E tu chi sei? Come osi metterti in mezzo… Nessuno ti ha chiamato in causa. >>
<< Mi chiamo Nahuel e, come Renesmee, condivido con i vampiri una vita da mezzosangue da più di un secolo. >> si spiegò.
<< Un altro mezzosangue… >> gli uscì uno sbuffo leggero.
<< Dove andremo mai a finire. >>
<< Siamo tutti esseri viventi, possiamo trovare un accordo e risarcire il torto da voi subito. >>
<< Sbagli! >> urlò l’immortale.
<< Quello che ho perso nessuno potrà mai ridarmelo. >>
Poi continuò calmandosi.
<< Voi, ridicole creature, non potete permettervi nemmeno di respirare la mia stessa aria! >>
<< Perché? Chi ti credi di essere sanguisuga? >> chiese Jacob sprezzante.
Era spavaldo e attaccabriga, segno che il lupo che era in lui stava per uscire fuori.
Il vampiro emise un sibilo di rabbia, ma tenne la sua posizione.
<< Quando tu giacevi ancora inerme nel tuo brodo primordiale io venivo già adorato come il dio supremo del pantheon egizio. Io venivo glorificato come il creatore di tutte le cose, come colui il quale regolava il tempo e le stagioni, controllava i venti e le nubi. >>
Si stava beando della sua passata grandezza, ma Jacob sbadigliò.
Senza neanche farci caso Amun continuò dicendo.
<< Avevo trovato chi veramente poteva darmi questo: il potere di un Dio. Ma a causa vostra ho perso tutto! >>
<< Mi stai dicendo che Benjamin vi ha abbandonato? >> chiese Leah incredula.
<< Si. A causa vostra e dei malsani legami che il mio Benjamin ha potuto osservare nella famiglia Cullen, ha deciso, assieme a Tia, di abbandonarmi. >> aveva una gran tristezza mista a rabbia che gli si agitava dentro, era palpabile nelle sue parole.
Doveva aver sofferto molto per l’abbandono del suo protetto.
<< Ti capiamo Amun, ma non è colpa nostra se loro hanno deciso di andarsene. >> cercai di dire con comprensione.
<< Sbagli ancora! >> urlò di nuovo.
<< Se non fossimo venuti qui per fare da testimoni alla tua crescita contro l’avanzata dei Volturi, lui non mi avrebbe mai lasciato. >>
Niente lo avrebbe convinto del contrario, era chiaro.
Si avvicinò di un passo, questa volta lo potemmo vedere chiaramente.
Mi fissò dritta negli occhi come a volermi strappare via l’anima e poi scandendo le parole una ad una disse.
<< Perciò… Devi… Morire. >>
In un lampo Jacob e Leah si trasformarono e senza che neanche me ne accorgessi fui sbalzata sulla groppa del lupo rossiccio da Nahuel e cominciammo tutti a correre a perdifiato.
Socchiusi gli occhi per evitare di lacrimare e serrai le dita attorno al pelo del collo di Jacob.
Correvamo velocissimi… In questo i lupi riuscivano a superare di gran lunga i vampiri… La velocità.
Leah era alle nostre spalle e Nahuel con lei.
Appena rallentammo riuscii ad aprire un po’ di più gli occhi e vidi il mare.
Eravamo a La Push, evidentemente avevamo bisogno dell’aiuto del branco… Sperando che fossero disponibili.
Riconoscevo la spiaggia: eravamo vicino casa di Jacob.
Scesi appena rallentammo giusto in tempo per gettare le braccia spaventata attorno al collo di Seth.
<< Che ci fai qui? >> chiesi con la voce rotta dal pianto.
<< Calma Ness. Che succede? >> chiese scrollandomi leggermente dalle spalle.
Non riuscivo a proferire parola… Stavano arrivando.
Entro pochi secondi ci avrebbero raggiunto, per loro sarebbe stato facile seguire il mio odore se non quello dei lupi.
Jacob riprese le sue sembianze umane.
<< Seth la cosa è grave, ci sono dei succhiasangue che vogliono uccidere Nessie. Devi avvertire Sam. Non sono riuscito a sentire nessuno, non sono trasformati. >>
Jacob disse tutto d’un fiato senza quasi prendere aria.
Seth venne travolto da tutte quelle informazioni e, comprensibilmente, rimase in silenzio con gli occhi fissi nel vuoto.
Potevo vedere con i suoi occhi: preannunciava l’imminente battaglia.
<< Seth svegliati! >> gli urlò in faccia Jacob.
Ma…
<< Troppo tardi. >> dissi con un filo di voce.
I due immortali erano di fronte a me a cinquanta metri di distanza appena comparsi dal fitto della vegetazione al limitare della foresta con la spiaggia.
Kebi era sempre attaccata all’ombra del compagno e, con lui, avanzava lenta.
Leah era ancora sotto forma di lupo e ringhiava potentemente.
Nahuel le mise la mano sulla groppa cercando di calmarla.
Jacob mi mise nuovamente dietro di sé.
<< Ma chi… >> non riuscì a terminare Seth.
Nahuel si fece avanti andandogli incontro lasciando nelle fauci di Leah un brandello della sua maglietta, aveva cercato di trattenerlo.
Continuò ad avvicinarsi guardingo, mentre Amun e Kebi si fermarono indecisi sul da farsi e inconsapevoli di cosa aspettarsi da lui, un mezzo vampiro.
<< Fratello ti parla la metà di me più simile alla tua natura. >> disse poi Nahuel calmo guardandolo fisso negli occhi.
<< Cerchiamo un modo di coesistere invece di combatterci inutilmente. Qualcuno potrebbe farsi male seriamente. >>
<< E’ quello che voglio. >> il sorriso riapparve sui volti dei due immortali.
Il cielo in quel preciso istante cominciò a piangere.




Eccomi qui.
Lo so che ora sarete preoccupati per la sorte dei ragazzi, ma dovevo smuovere troppo le acque. E poi nell'intro era ben specificato che ci sarebbe stato un cattivo, no?
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, se così, ma anche se no, lasciatemi un commento, mi fa piacere.
Ringrazio le mie afecionados che mi sommergono sempre di complimenti. Grazie ragazze, siete uniche! Ringrazio anche chi legge in silenzio, anche se trovo che sia un peccato non sapere cosa veramente ne pensate di SAT. Ringrazio di preferisce, segue e ricorda la mia storia. Grazie a tutti!
Baci

Pinzy

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Capitolo 19
*** Guerra aperta ***


Neanche dopo un secondo Amun si avventò contro Nahuel fendendo l’aria come un aereo di quelli che rompe la barriera del suono.
La mano destra alzata con fare offensivo, le unghie pronte a squarciare la sua pelle.
Nahuel ebbe i riflessi pronti, sapeva che poteva aspettarsi di tutto da quella sua offerta di pace e dopo le dichiarazioni del vampiro… Non c’era niente di buono da aspettarsi.
Nei miei ricordi di bambina Amun era un tipo diplomatico che accettava di buon grado le affermazioni di nonno Carlisle, ma dopo quelle mosse mi stavo ricredendo.
Nahuel si spostò di lato velocemente, non abbastanza… Tanto che Amun riuscì a procurargli una profonda ferita sul polpaccio.
Purtroppo la sua gamba fu l’ultima parte di lui che si allontanò dal posto che occupava.
Le unghie erano penetrate a fondo nella sua pelle che sanguinava copiosamente.
Gli occhi di entrambi i vampiri divennero ancora più vermigli a quell’odore così penetrante.
Amun rise fiero che il suo colpo fosse andato a segno.
Nahuel per tutta risposta sembrò non farci neanche caso, si leccò la mano e se la passò sulla ferita facendola rimarginare superficialmente.
Non sarebbe certo bastato quello a farlo guarire, ma era un buon espediente per continuare la battaglia senza patirne troppo e soprattutto, per farlo smettere di sanguinare.
Leah balzò in avanti verso il punto dell’attacco: era ancora un lupo e poteva difendere il suo compagno, ma evidentemente fu lo stesso pensiero di Kebi che si avventò su di lei digrignando i denti.
Due donne che combattevano per i loro amati… Erano ad armi pari perché emotivamente nessuna più di loro due era motivata nella battaglia.
Si equivalevano.
I denti di Leah si avvicinavano pericolosamente a Kebi che prontamente si allontanava.
Era veloce.
Kebi si scagliava contro Leah, cercando di tenere Amun dietro le sue spalle, con gli artigli pronti e colpiva senza sosta.
Per sua sfortuna anche la nostra amica era molto veloce.
La vampira prese Leah più di una volta di striscio procurandole dei graffi superficiali che si rimarginavano nel tempo che avevo di sbattere le ciglia.
La facoltà di guarire dei licantropi era proverbiale.
I denti di Leah toccarono la spalla dell’immortale ferendola un poco.
Come ho già detto si equivalevano.
Seth corse in aiuto di Nahuel che si era prontamente rialzato e correva per sfuggire agli attacchi di Amun, era chiaro che non poteva tenergli testa.
Amun era un vampiro centenario, se non millenario, e sapeva bene come affrontare una battaglia.
Chissà quante ne aveva dovute affrontare durante la sua vita.
Un semi-vampiro non avrebbe potuto niente contro di lui.
Nahuel sarebbe stato spacciato se non ci fossero stati i lupi, tanto quanto me.
Durante la mia breve vita lo zio Emmet mi aveva sottoposto a sessioni di lotta settimanali per insegnarmi a difendermi in caso di bisogno, e lo zio Jazz lo aveva aiutato con entusiasmo, ma non mi sarebbe servito a niente.
Il loro lavoro era stato vano.
Ero paralizzata di fronte a tutta quella violenza immotivata.
Non che la violenza potesse avere una scusante in genere, ma quel vampiro era stato un nostro amico e non era a causa nostra che il suo protetto lo aveva abbandonato, quindi perché combattevamo?
Ricordavo Benjamin come un ragazzo gentile e cordiale, niente a che vedere con Amun così freddo e tetro… Era la personificazione dei vampiri dei romanzi gotici.
Oltretutto lui desiderava che Benjamin diventasse una specie di arma per proteggere sé stesso e il suo clan e questo doveva essere stato la ragione scatenante per cui il vampiro gentile e la sua compagna avevano deciso di fare i raminghi, abbandonandoli.
I lupi avrebbero potuto tenergli testa ora?
Ci sarebbero state ripercussioni da parte di una delle due fazioni se qualcuno si fosse fatto male?
Era chiaro che qualcuno avrebbe dovuto per forza farsi male se non morire.
La mia mente era piena di quesiti e il mio corpo rimaneva inerme e immobile dietro le forti spalle di Jacob che, ancora in forma umana, non si muoveva in aiuto dei suoi compagni.
Perché restava lì fermo senza fare niente?
<< Jacob fai qualcosa! >> gli urlai.
<< Non posso lasciarti senza protezione Ness! Se mi succedesse qualcosa rimarresti indifesa e non potrei mai perdonarmelo! >>
Si voltò e mi fissò per un secondo negli occhi.
<< Il loro obiettivo sei tu! Ti vogliono morta vuoi capirlo o no? >>
Le parole vennero fuori dure come il marmo… Era un pugno in pieno viso.
Non avevo mai fatto del male a nessuno e ora dovevo morire per un crimine non commesso?
E loro con me?
No!
Leah e Kebi intanto continuavano a combattersi, alle volte prendendo delle piccole pausa per studiarsi.
Leggevo negli occhi di Leah la preoccupazione per Nahuel, ma era concentrata e notavo che Kebi non lasciava mai lo spazio necessario alla lupa per raggiungere il compagno.
Seth e Nahuel cercavano di fronteggiare Amun, ma riuscivano solo a distrarlo ora a destra, ora a sinistra.
Solo Seth aveva la vera possibilità di fargli del male mentre Nahuel al massimo avrebbe potuto morderlo iniettandogli un po’ del suo veleno per rallentarlo.
Il problema era che Nahuel era mortale quanto me e sarebbe perito velocemente dopo aver ricevuto un fendente ben messo da parte dell’egiziano.
Ma questo non sembrava spaventarlo minimamente; era molto coraggioso il mio amico.
Continuava a distrarre Amun da Seth ogni qual volta gli si avvicinava troppo e in due occasioni riuscì a permettere a Seth di morderlo e anche di staccargli un pezzettino di pelle, ma in cambio Amun lo sfregiò superficialmente con i denti bianchi e perfetti.
Non rallentarono la sua furia quei colpi, anzi sembrava ritemprato da ogni colpo ricevuto l’immortale.
Amun era carico di rabbia e sapeva che lo scontro sarebbe potuto finire solo in due modi: con la sua vittoria o con la sua morte.
Notai che neanche una volta girò lo sguardo per controllare la sorte della sua compagna, che invece combatteva senza risparmiarsi per lui.
Mi sentivo un enorme peso in tutta questa baraonda.
Jacob era fermo al mio fianco solo per proteggermi invece di lanciarsi nella battaglia e far terminare la contesa.
Era un bravo combattente e avrebbe sconfitto sia Amun che Kebi in poche brevi mosse aiutato da Leah.
Seth poteva proteggere sia me che Nahuel.
Possibile che non ci avevano pensato?
Jacob e Leah erano i più forti e veloci del branco e avrebbero potuto combattere anche più di due vampiri uscendone vittoriosi.
Ma poi dov’era il resto del branco?
Era da molto tempo che nessuno si trasformava più e forse non riuscivano a sentirsi quando non erano in forma umana.
Si doveva essere così… Non sapevo bene come funzionavano le dinamiche della tribù, non avevo mai avuto molta curiosità al riguardo.
Mi interessava solo il mio lupo.
Lui continuava a stagliarsi in tutta la sua possanza davanti a me, piccola e disarmata, pronto a proteggermi in caso di bisogno.
Avrebbe dato la vita per me, ne ero consapevole, ma io avrei fatto altrettanto per lui.
Sarei morta per lui e sarei morta senza lui accanto.
C’era voluto così tanto tempo ad avvicinarci e avevo assaporato una vita piena di amore alla quale non avrei mai più potuto rinunciare.
Non era solo una cosa egoistica, io e Jacob eravamo legati a doppio filo insieme fin dalla mia nascita e solo in quel momento capii che recidere uno dei sue fili avrebbe equivalso alla fine di entrambi.
Nessuno dei due poteva sopravvivere all’altro.
Era per quello che non poteva staccarsi da me e non poteva permettere a nessun altro di proteggermi al suo posto.
Lui era l’unico con il quale avrebbe potuto fare i conti se non fosse riuscito nell’impresa.
E io?
Con chi avrei potuto passare la mia strana vita se non con lui?
Con chi avrei potuto trascorrere l’eternità se non con un altro immortale?
Se avesse continuato a trasformarsi abitualmente sarebbe rimasto per sempre ai suoi 25 anni.
Quella era la nostra sorte e nessuno doveva privarcene, ma ora il pericolo era grande e come noi rischiavano grosso anche i nostri amici, tutti lì pronti a salvarmi, a combattere per me e per lui.
Leah, intanto, cominciava ad avere il fiato grosso, un po’ per l’eccitazione e un po’ per la stanchezza… Non avrebbe potuto combattere ancora per molto.
Kebi se ne accorse e sembrò lasciarle un momento di respiro: lei non si sarebbe mai stancata.
In realtà si doveva accertare che Amun stesse ancora bene e si voltò per poco più di cinque secondi… Bastarono.
Leah le diede una zampata che la scagliò lontana dieci metri.
Amun ruggì forte al lamento della compagna e si voltò verso Leah minaccioso pronto a scagliarcisi contro.
Neanche a dirlo scattò in un secondo netto anche Nahuel che balzò al fianco della compagna e ringhiò forte al vampiro.
Era una chiara dichiarazione di guerra, se solo lui le avesse toccato Leah.
Entrambi pronti a combattere su un solo fronte, i miei amici, mi fecero sentire ancora più insignificante.
Jacob era solo contro di loro, io non avrei potuto niente.
Amun balzò verso Leah e Nahuel con le mani alzate per colpirli, ma non ci riuscì.
Seth, quello stupido, idiota di Seth, gli si parò davanti proprio quando stava per infliggere la botta.
<< Seth! >> tre voci ruppero il silenzio affannato della lotta.
Il guaito frantumò l’aria come il fendente scagliato dall’immortale.
Lo aveva preso in pieno petto.
Leah immobile lo guardava con gli occhi spalancati e anche se era in forma di lupo capii che quest’immagine non gliel’avrebbe mai cancellata nessuno dalla mente.
Nahuel dal canto suo reagì balzando addosso ad Amun e portandolo nella sabbia con lui.
Lo mordeva molto velocemente e il vampiro era sopraffatto dai suoi repentini attacchi.
Il veleno che gli stava iniettando a quella velocità era tanto, ma sarebbe stato sufficiente a fermarlo?



Avete visto? Ho postato proprio come vi avevo promesso con due giorni di anticipo.
Questo capitolo è ricco di azione e avvenimenti. Voglio proprio vedere che cosa mi direte. A tal proposito, vorrei ringraziare chi, la scorsa settimana, ha recensito per la prima volta. Mi ha fatto veramente piacere leggere altre opinioni sulla mia storia.
Le mie afecionados poi sono state meravigliose! C'è chi mi ha minacciato di morte, ma grazie alla promessa di postare oggi invece che lunedì ho salvato la pelle! Ragazze, siete fantastiche, dico veramente. E' stupendo leggere le vostre impressioni settimana dopo settimana. Spero che non mi abbandonerete più.
Ringrazio moltissimo chi mi segue, da coloro i quali mettono SAT nelle preferite/seguite/ricordate a chi segue in silenzio.
Vi lascio alle vostre riflessioni, sperando di non ricevere troppe minacce di morte questa settimana!
Baci

Pinzy

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Capitolo 20
*** Ho paura di te ***


Nahuel continuava a mordere e mordere come se quello fosse il suo unico scopo nella vita.
Non si fermava neanche per riprendere fiato… Rosso in volto dalla rabbia e dalla forza che imprimeva nel suo attacco, ansimava feroce.
I miei occhi non riuscivano a staccarsi dalla ferita profonda che Seth aveva proprio al centro della cassa toracica.
Vedevo solo il rosso fuoco che iniettava i bordi scomposti della sua pelle dalla quale rampillava sangue.
Ero tanto attirata da quella scena raccapricciante che notai solo con la coda dell’occhio la trasformazione di Jacob.
In un secondo netto aveva preso le sembianze del capo branco.
Uno dei suoi era stato ferito e lui non poteva permetterlo stando con le mani in mano.
Si avventò sulla sua preda furente di rabbia e ringhiando come mai lo avevo sentito fare in tutta la mia vita.
Ammisi a me stessa solo più tardi che mi aveva spaventata veramente vederlo così.
Capii che il lupo era veramente parte integrante di lui ed era totalmente fuori controllo quando perdeva la ragione.
L’uomo spariva del tutto e si faceva spazio prepotentemente la bestia.
Le sue fauci si spalancarono e, riuscendo a mancare Nahuel non so neanche come, morse la spalla di Amun strappandogli di netto il braccio.
Il rumore che sentii mi portò a tapparmi le orecchie con le mani.
Era forte, come un blocco di granito che, gettato da un grattacielo, si infrange a terra.
Il vampiro sgranò gli occhi per il dolore e emise un urlo agghiacciante molto acuto.
Nahuel comprese la foga dell’alfa e si allontanò per non essere intrappolato nella lotta.
Jacob, ma non posso neanche chiamarlo così perché non era lui, mise sotto di lui il corpo straziato del vampiro e cominciò a grattargli il petto con le unghie affilate procurandogli graffi, anzi solchi.
Amun continuava a urlare e Jacob non si fermava, era come posseduto dalla rabbia del lupo… Non si fermava e continuava a martoriare la sua carne.
Non pago gli strappò la gamba destra con un altro morso e gettò vicino al corpo immobile di Kebi i resti.
<< Basta Jacob! Fermati! >> urlai sconvolta nel vederlo così.
Non lo riconoscevo in quel lupo assetato di sangue e vendicativo.
Il suo pelo era scomposto e pieno di bava per i morsi che continuava a infliggere a quel che restava di Amun.
Nel frattempo Nahuel appiccò il fuoco poco lontano e iniziò a gettarci i pezzi sotto lo sguardo attonito di Kebi, impietrita di fronte alla scena.
Forse dentro di sé non avrebbe mai immaginato di poter vedere soccombere il compagno in quello scontro.
La furia che Jacob imprimeva nei colpi mi stava terrorizzando.
Mi alzai e barcollando tentai di raggiungerlo, senza preoccupandomi che in quella furia avrebbe fatto del male anche a me senza accorgersene.
Ma non ci riuscii, mi accasciai a terra.
Sul mio breve cammino avevo incontrato il corpo martoriato di Seth che si era ritrasformato in essere umano e che gemeva dal dolore.
Portai le mani sulla sua ferita cercando di tamponare come meglio potevo la fuoriuscita del sangue.
Dovevo fermare Jacob in qualche modo.
Non si sarebbe mai arreso?
Avrebbe continuato a lacerare quella pelle granitica anche quando non ne fosse rimasto più niente?
Doveva tornare in sé, non riuscivo ad accettarlo in quello stato, mi faceva troppa paura.
In realtà mi rendeva anche furiosa.
<< Jacob! Fermati è morto ormai! >> gridai con tutta l’energia che avevo in corpo.
Mi stupii di essere riuscita a metterci tutta quella energia.
Era la realtà: Amun non emetteva neanche più un suono.
Il lupo si voltò.
Mi scrutò fisso negli occhi, potevo rivedermi riflessa nella sua grande pupilla, e mi vide inginocchiata accanto al suo amico con il sangue che mi sporcava fino all’avambraccio.
Solo allora si fermò.
Nahuel finì di prendere i pezzi e li gettò nel fuoco.
L’opera era compiuta.
Restava da eliminare Kebi.
Lei con lo stesso sguardo perso che Leah aveva verso il fratello, fissava il falò crepitante che conteneva i resti del suo maligno amore.
Non riuscivo a non guardarla… Fissarla.
Quella sorte sarebbe potuta toccare a me.
Come avrei reagito se al suo posto ci fosse stato Jacob?
Fece un passo incerto verso il fuoco guardandoci, forse aveva paura che qualcuno di noi l’avrebbe acciuffata.
Sono certa che una lacrima silenziosa sarebbe scesa sulla sua fredda guancia se solo avesse potuto farlo… Una solitaria lacrima.
Quel sollievo non avrebbe mai fatto parte di lei.
Poi si fermò, mi sorrise appena rivolgendomi lo sguardo e si gettò fra le fiamme.
<< No! >> scattai leggermente in avanti, ma era troppo tardi.
Le fiamme si alzarono in una vampata e restammo in un silenzio assordante che non venne rotto neanche dai lamenti di Seth, ormai svenuto dal dolore.
L’aria era permeata dall’acre odore che avevo già sentito all’epoca della venuta dei Volturi: simile all’incenso appena bruciato.
Seth appariva grave, dovevamo portarlo da un medico anche se la ferita sembrava rimarginarsi.
Jacob lo prese su e cominciò a correre, casa di Sam non era troppo lontana e Emily avrebbe potuto dare una mano in attesa del vicino di Billy: lui si occupava delle “ferite da lupi”.
Nella corsa Jacob ebbe modo solo di voltarsi un istante.
<< Stai bene? >>
Annuii velocemente, non era il momento adatto per lasciarsi andare a spiegazioni.
Nahuel e Leah ci seguivano in silenzio… Eravamo tutti come in trance.
I nostri corpi si muovevano, ma non perché i nostri cervelli glielo intimassero.
Lasciai che entrassero solo loro da Sam, io mi lasciai cadere sui gradini d’ingresso senza forze.
Rimasi lì tremante per una buona mezz’ora dopodiché vidi indistintamente passarmi vicino delle persone che neanche mi sfiorarono.
Mi alzai e mi diressi verso la spiaggia, dovevo riattivare il cervello e le loro voci non mi avrebbero aiutato.
Jacob mi raggiunse quando il cielo ormai si rischiarava.
Era giorno, un nuovo giorno e noi eravamo vivi.
Tutti noi: sapevo che Seth era molto grave e se fosse stato un normale essere umano sarebbe morto nel momento in cui Amun lo aveva lacerato, ma fortunatamente era un licantropo e la sua guarigione repentina era di grande aiuto in tal senso.
Ci sarebbe voluto del tempo, ma sarebbe tornato come nuovo.
Non senza un’enorme scorta di morfina.
<< Stai bene? >>
Era l’ultima cosa che gli avevo sentito dire.
Annuii come la volta scorsa, meno velocemente.
Non riuscivo a toccarlo, a guardarlo, a parlargli.
La sua reazione all’attacco di Amun verso Seth mi aveva veramente sconvolta.
Avevo nella mente ancora tutta la veemenza con cui l’aveva finito e con la quale aveva insistito sulle sue membra morte.
Non avrei mai creduto che potesse esserci anche quello in lui.
Mi sfiorò la spalla, ma io d’istinto mi scansai.
Sarebbe stato meglio dargli una coltellata in pieno petto, lo compresi subito.
Mi fissava con gli occhi colmi di incertezza.
<< Ness che succede? >>
<< Io… Ho paura.>>
Tentò di nuovo di abbracciarmi, ma io mi ritrassi con un movimento incondizionato.
<< Ho paura di te! >> dissi senza neanche accorgermene.
<< Di me? >> era incredulo.
<< Ma io ho sempre cercato di proteggerti e non di farti del male. >>
<< Che vuoi che ti dica? Ho paura e basta. Non posso farci niente. >> ripresi fiato, mi stavo agitando, avevo il fiatone.
Lui era dubbioso.
<< Non riesco a togliermi dalla mente le tue unghie che lacerano la carne di Amun. >>
Strinsi gli occhi cercando di non evocare quelle immagini.
<< Forse è meglio se me ne vado a casa. La situazione qui com’è? >>
Non rispose, sembrava imbambolato.
<< Jacob? Seth è stabile? >> chiesi alzando un po’ il tono per risvegliarlo dal suo torpore.
Sbattè gli occhi, era di nuovo con me.
<< Si… Stabile. >> farfugliò.
Lo lasciai lì dov’era e me ne andai.
Mi gettai con tutti i vestiti sotto la doccia e, mentre l’acqua mi inzuppava, mi sciolsi in un pianto convulso.
“Ma che diavolo ti prende?” pensai tra me.
<< E’ Jacob! Jacob! >> continuai con il mio monologo interiore.
Era vero: era Jacob non uno sconosciuto.
Lui che mi aveva fatto scudo con il suo corpo in più di un’occasione.
Il “mio Jacob” che mi aveva stretto fra le sue forti braccia senza mai farmi del male.
Lui che aveva schiuso in me un mondo tutto nuovo senza forzarmi e con tutta la dolcezza del mondo.
Verso di me non aveva neanche una volta usato la forza.
Anche quando avevamo litigato per la prima volta, ero io che lo avevo colpito, ma lui non mi aveva fatto del male.
Ero sicura di Jacob, allora perché avevo paura?
Sentii bussare alla porta del bagno.
<< Nessie tutto bene? >>
Charlie era preoccupato per me.
<< Entra pure è aperto. >>
Non avevo vergogna del nonno e comunque ero ancora vestita.
<< Piccola da quando in qua si fa la doccia con gli abiti addosso? >>
Mi uscì un mezzo sorriso.
<< Dai muoviti, esci o ti prenderà un colpo e tua madre mi ucciderà. >>
Mi accolse in un abbraccio avvolgendomi con un grande telo di spugna.
Continuai a piangere.
<< Calmati tesoro. >>
Non riuscivo a smettere e sembrava che la situazione peggiorasse con lui che mi consolava.
<< Ho saputo di quello che è successo a Seth da Billy. Non mi ha detto proprio tutto, non ho voluto sapere i dettagli. Vedrai che andrà tutto bene. Billy mi ha detto che il ragazzo non è grave. >>
<< Lo so, ero lì fino a poco fa. Se la caverà. >>
Dovevo calmarmi.
Lo guardai fisso negli occhi, gli stessi miei e della mamma da giovane.
<< Nonno non so cosa fare. >>
<< Riguardo cosa? >>
<< Come faccio a spiegartelo? >>
<< Tu provaci, sennò come posso aiutarti? >>
Pensai al modo migliore per dirglielo.
Come potevo parafrasare che ero spaventata dal mio compagno licantropo perché lo avevo visto uccidere brutalmente un vampiro?
Non era facile.
Optai per la vaghezza.
<< Ho visto una parte di Jacob che mi ha molto turbata. >>
Rimase in silenzio poi un brivido gli percorse la schiena.
<< A chi lo dici! Ha fatto anche a me lo stesso scherzetto qualche anno fa. >>
Gesticolai ridendo.
<< No, non mi riferivo a quello… Mi ricordo quando è successo che ti ha mostrato la sua vera essenza, ma credimi quando te lo dico: questo non è paragonabile. >>
<< Ah. >>
Rimase a bocca aperta.
<< Quello che ti posso dire Nessie è che Jacob non ti farebbe mai del male neanche se lo volesse… Non potrebbe proprio. >>
Mi frizionò le spalle, avevo cominciato a tremare.
<< Hai visto come ti guarda? Non è lo sguardo di una persona che potrebbe nuocerti bambina. >>
Annuii consapevole che le sue parole corrispondevano alla realtà.
<< Ora è meglio che ti vesti o ti ammalerai. >>
<< Si hai ragione. >>
Mi infilai il pigiama e corsi dentro al letto.
Non sapevo che ore fossero, ma dormii profondamente per molto tempo.
La mia mente ne aveva un gran bisogno.
Quando mi svegliai rimasi sotto le coperte senza aprire le finestre: dovevo riflettere ora che la testa non pulsava più per effetto di tutta quell’adrenalina.
Pensare a quello che avevo fatto, a quello che Jacob aveva fatto e a quello che avrei dovuto fare.




Ciao a tutti.
Comincio con il dirvi che ho adorato la partecipazione di tutti voi agli ultimi capitoli: l'arrivo degli egizi, il ferimento di Seth... mi avete piacevolmente sorpresa.
Questo capitolo è un po' triste, devo ammetterlo, ma ho creduto fosse super necessario. Mettetevi per un momento nei panni di Nessie come ho fatto io quando mi sono cimentata nella stesura del pezzo: sei cresciuta sotto una campana di vetro, servita, riverita e viziata da genitori miliardari e parenti amorevoli. Ti innamori di un ragazzo che alla fine ti corrisponde e la tua vita ti sembra più che perfetta. Non hai brutti ricordi alle spalle a parte la "finta" battaglia con i Volturi, ma anche lì eri troppo piccola per viverla nel modo giusto. Perciò far entrare la rabbia, l'odio cieco, la furia, l'aggressività nella tua vita ti risulta difficile. Figuriamoci se poi chi ti spiazza maggiormente è il tuo compagno licantropo che invece tu hai sempre visto come un enorme peluche! Per me la reazione di Renesmee è plausibile: è confusa ed impaurita. Poi ci si mette anche il ferimento di Seth a sconvolgerla e quindi direi che è naturale cercare di dedicarsi del tempo per riflettere, no?
Siamo in chiusura, ringrazio tutti voi che continuate a seguire SAT e che preferite/seguite/ricordate, ma soprattutto ringrazio chi ha la voglia e il tempo di dirmi cosa ne pensa della mia storia. Non faccio altro che sbirciare la pagina delle recensioni, ragazze, siete il carburante che mi manda avanti, perciò grazie.
Baci

Pinzy

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Capitolo 21
*** Ritorni e partenze ***


Dovevo parlare con Jacob e presto.
Potevo trovarlo solo che a casa di Sam, vicino al suo branco, esattamente dove lo avevo lasciato.
Infatti, puntando decisa verso la spiaggia del nostro ultimo incontro/scontro, lo vidi che fissava l’orizzonte.
Mi avvicinai a lui piano.
Avvertì la mia presenza e mi venì incontro.
<< Sei riuscita a riposare un po’? >>
<< Un poco, più che altro ho pensato. >>
<< A noi? >>
<< A noi, alla nostra storia, alla nostra possibile vita insieme… >>
<< Possibile? >> disse con gli occhi della speranza.
<< Aspetta Jacob. >>
Stava per abbracciarmi, ma io lo fermai.
Un velo scese sul suo volto.
<< Non ti nascondo che sono rimasta scioccata dalla furia che hai dimostrato e, lo so che ti sei scatenato in quel modo solo perché era stato ferito Seth, ma tutta quella rabbia mi ha spaventata. >>
<< Capisco, è normale che sia così. Ma sapevi che noi possiamo essere imprevedibili sotto quel punto di vista. Il promemoria lo porterà per sempre Emily stampato sul suo viso. >>
<< Si lo so. >>
Uno strano silenzio scese tra di noi.
Lui cominciò ad annuire poi mi prese per le spalle, mi baciò sulla fronte e, girando su se stesso, si allontanò da me.
Lo afferrai con forza stringendo le mani intorno al suo grosso braccio.
Non potevo permettere che mi abbandonasse, che fraintendesse quello che gli stavo dicendo.
<< Jacob dove vai? Non ti sto lasciando. >>
Si voltò guardandomi con degli occhi dolcissimi, era totalmente vulnerabile.
<< Stupido di un cane! Come puoi pensare una cosa del genere? >>
Non riusciva ad aprire bocca.
Jacob era fatto così: quando era emozionato perdeva l’uso della parola, al contrario quando era arrabbiato ti travolgeva con un fiume di parole che magari non pensava neanche.
<< Voglio essere chiara con te: mi sono spaventata moltissimo, ma preferisco viverti accanto anche se un giorno potrei ritrovarmi sfregiata come Emily, che trascorrere la mia vita nella tua assenza. Io non vivo senza di te. >>
L’emozione delle mie parole lo travolse e l’abbraccio che ci scambiammo suggellò quel momento di eternità.
<< Ness… Ness… Ness. >>
Ripeteva il mio nome intervallandolo ogni volta da un bacio.
<< Dimmi. >>
<< Non mi interessa quello che dice tua madre, voglio un bambino da te Ness! >>
Sgranai gli occhi… Che dichiarazione!
<< Voglio sposarti, creare una famiglia con te e voglio che la nostra vita insieme cominci ORA. >>
Era al settimo cielo e io con lui.
<< Voglio che tu venga a vivere nella nostra casetta sulla spiaggia e voglio fare l’amore con te tutte le notti per il resto delle nostre vite. >>
Sorrisi felice, i miei dubbi erano stati completamente diradati, come se qualcuno ci avesse passato sopra uno straccio, pulendo le macchie della mia mente.
<< Lo voglio anche io Jacob. >>
Il bacio che ne seguì non può neanche essere minimamente descritto, so solo che mi travolse con tutta la potenza dell’amore che provavamo l’uno per l’altra.
Dovevamo rendere partecipi tutti della nostra felicità.
Tornammo di corsa a casa di Sam.
Avevano tenuto lì Seth che, senza subire spostamenti, avrebbe patito di meno.
Arrivammo appena in tempo per vedere Emily che usciva a prendere aria: il soggiorno della sua casa era strapieno di gente e poteva diventare un po’ claustrofobica come situazione.
<< Ehi Nessie! >>
Mi salutò felice.
<< Ciao Emily. Come sta Seth? >>
<< Sembra che stia reagendo bene alla ferita. Era un taglio molto profondo, ma con una giusta dose di antidolorifici la sta affrontando al meglio. Credo addirittura che Charlie e Sue non dovranno rimandare il matrimonio: tra un mese sarà più che ristabilito. >>
<< Certo un taglio che vuoi che sia al confronto con delle ossa rotte? >>
Si pavoneggiò Jacob.
<< Scherza pure Jake, ma il ragazzino se l’è vista proprio brutta. Se non lo aveste portato da noi con tempestività la ferita si sarebbe infettata e allora neanche la guarigione dei lupi avrebbe potuto aiutarlo.
Tremai alla sola idea di perdere Seth Clearwater.
<< Allora è tutto a posto? >> chiesi tranquilla della risposta.
Sia Emily che Jacob tacquero.
<< Dai ragazzi che cosa può essere successo ora? Seth sta bene ed era l’unico ferito. >>
I due si guardarono come per fare una partita immaginaria di morra cinese nella quale il perdente mi avrebbe dato la brutta notizia.
Perse Jacob.
<< Vedi Ness… Leah non si è mai staccata da Seth anche ora che è tenuto in semi-incoscienza dai farmaci. >>
<< E? >>
Non capivo.
Continuò Emily.
<< E sembra caduta in una specie di trance: non fa che fissarlo e non permette a nessuno di avvicinarsi se non per motivi strettamente necessari. >>
<< E Nahuel? >>
<< Lui aspetta, come tutti noi, che si riprenda anche lei. A dirti la verità mi sembra più grave la ferita che porta dentro Leah di quella esterna di Seth. >>
I giorni passarono lenti nell’attesa che Leah si ridestasse dal suo stato.
Era vero che non permetteva a nessuno di avvicinarsi al fratello se non per necessità di Seth: io avevo tentato di ravvicinarlo lo stesso giorno della riappacificazione con Jacob, anche se tutti me lo avevano sconsigliato, e Leah mi aveva quasi scaraventato via dal letto solo per aver provato a sfiorargli la mano.
Dopo la batosta presa mi aveva fissato negli occhi e avevo notato che la luce delle sue splendide iridi marroni si era spenta.
Era come se la sua anima l’avesse abbandonata.
Ormai era quasi una settimana che non toccava cibo, ma che beveva solo acqua.
Cominciavamo ad essere preoccupati.
I miei genitori, con la famiglia Cullen al completo, avvisati dell’accaduto decisero di anticipare l’arrivo di qualche settimana per il matrimonio al quale avrebbero dovuto partecipare.
Ovviamente il nonno Carlisle decise di far visita a Seth e soprattutto a Leah per vedere se la sua consulenza medica poteva far comodo.
Leah ebbe la reazione più inconsulta che potessi immaginare alla vista del nonno: si acquattò e cominciò a ringhiare frapponendosi tra il letto di Seth e Carlisle.
Anche se non era sottoforma di lupa mi fece rabbrividire.
Si dovette mettere in mezzo Sue per farla calmare: la ammonì come si fa con un bambino capriccioso e la minacciò di farla portare fuori da Sam e Jacob se non avesse permesso al dottore di controllare suo figlio.
Li lasciò fare ed io li scrutai dall’uscio della porta: avevo sempre fatto da assistente al nonno tenendogli la borsa nelle visite domiciliari.
Quando ebbe finito con il ragazzo lui tentò di avvicinarsi a lei.
<< Leah, Seth si sta riprendendo. Vedrai che tra poco riaprirà gli occhi e ti sorriderà. >>
<< Sto aspettando solo quel momento. >>
<< Lo capisco cara, ma è il caso che anche tu ricominci a vivere. >>
<< Quando lo vedrò aprire gli occhi e saprò che sta bene dalle sue labbra, allora lo farò. >>
<< Va bene. >>
E il nonno si congedò.
Rimasi sulla porta, lì non sembrava che dessi fastidio a Leah.
Nahuel mi raggiunse senza avvicinarsi di più di quanto avessi fatto io.
In quel momento Leah si alzò ed andò alla finestra dandoci completamente le spalle.
<< Non riesco. >> disse con un filo di voce.
<< Cosa? >> domandò Nahuel mettendo un piede dentro la stanza.
Lei si voltò di scatto e lui tornò sui suoi passi, quell’avvertimento poteva bastare.
<< Non riesco a non odiarvi. >>
La pena che mi fece Nahuel con quello sguardo, finalmente consapevole dell’impossibilità del loro rapporto, mi colpì forte nel cuore e mi fece perdere un respiro, infondo ero anche io una mezza vampira.
Ma lei non parlava di me, bensì del loro legame.
<< Quello che ho visto mi è bastato per capirlo e, anche se credo che soffrirò per il resto della mia esistenza per questa decisione, ho stabilito che appena sarò finalmente sicura che mio fratello sta bene, me ne andrò via come lupo. >>
<< No Leah non puoi farlo! >> tuonai.
<< Perché no? >> chiese alzando le spalle con voce atona.
<< Credo che solo dandomi completamente all’istinto riuscirò a dimenticare tutto questo. Non scorderò tutti voi, ma la sofferenza delle mie decisioni… Quelle si. >>
<< Ci hai pensato bene su, Leah? >> le chiese Nahuel.
<< Sono decisa a percorrere la mia strada da sola. >>
Il mio amico ingoiò un boccone amaro.
<< Se è così… Ti auguro buona fortuna e… Posso solo chiederti… Tienimi nei tuoi ricordi Leah. Tu abiterai i miei sogni per sempre. >>
Così dicendo se ne andò e lasciò me e Leah con il viso rigato da lacrime silenziose.
Dovevo provare a mediare.
<< Leah sei sicura di quello che dici? >>
<< Basta Ness! Non tornerò sui miei passi, e anche se un giorno deciderò di farlo, sempre che la mia natura di lupo non si impadronisca di me, andrò a cercarlo. >>
Non potevo niente contro la sua risolutezza.
Abbassai il capo sconfitta, ma uscendo mi presi l’ultima parola sussurrandola.
<< Ma non è detto che lui ti riprenda. >>
Decisi di andare almeno a casa Cullen per salutare il mio amico, conscia del fatto che avrebbe lasciato il paese il prima possibile dopo una batosta del genere.
Era appena riuscito ad ottenere l’amore della donna che voleva e già lo aveva perso.
E si era dato un’ultima chance… Era un uomo di parola.
Lo trovai nella sala grande che salutava la famiglia Cullen al completo.
Nahuel stava abbracciando Esme.
<< Grazie di tutto. Mi sono sempre sentito uno di famiglia grazie a tutti voi. >>
<< Non dirlo neanche, è stato un piacere e ci troverai sempre qui per te, se vorrai. >>
Annuì con le lacrime agli occhi.
Tutto quel carico di emozioni era troppo per lui, e tutto in un solo giorno poi…
Diede una forte stretta di mano al nonno e disse.
<< Mi hai dato una casa e l’appoggio di una famiglia che non ho mai avuto, ci hai accolto a braccia aperte senza mai chiedere nulla in cambio… >>
Le lacrime cominciarono a sgorgare.
<< … Ma ora devo chiederti dell’altro Carlisle… >>
<< Siamo a tua disposizione figliolo, chiedi pure. >>
<< Abbiate cura di Huilen. Lei è tutto quello che ho, ma non posso portarla con me, non ora. >>
<< Resterà sotto la protezione nostra e del branco, te lo garantisco. >>
<< Grazie. >>
Si avvicinò a mia madre, la quale pur non potendo piangere, aveva il viso contratto in una smorfia di dolore.
Si stringeva nell’abbraccio di Edward come a voler posticipare quell’inevitabile momento.
<< Bella scusami ma devo andare. >>
<< Tornerai? >>
<< Non lo so, ma una cosa posso dirtela con estrema certezza: sei la madre che Huilen non ha potuto sostituire. Sei un esempio per me. L’amore che in questi anni ti ho visto elargire così spontaneamente, mi fa continuare a sperare. Ma ora devo andar via, qui non posso restare. Cerca di capirmi. Forse un giorno tornerò. >>
<< Ma dove andrai? Chi ti starà accanto se ne avrai bisogno? >>
<< Tornerò in sud America, quelle terre mi sono familiari e sono piene di buoni animali. Basta cervi! >>
Ridemmo tutti leggermente, era chiaro che Nahuel tentava di alleggerire la tensione e noi non lo avremmo contrastato: sarebbe stato più facile per tutti.
<< Se avrò bisogno di qualcosa mi rivolgerò a Zafrina, Senna e Kachiri. >>
Un momento di silenzio.
<< Grazie ancora a tutti. >> disse voltando le spalle.
<< A presto. >> rispose zia Alice.
Voleva solo infonderci un po’ di speranza, era ormai risaputo che noi mezzosangue non potevamo albergare nelle sue visioni.
Le sorrise ed uscì, io dietro di lui, ancora in lacrime, lo seguii.
Ci fermammo sulle scale per il nostro addio.
<< Cosa farò senza di te? >> chiesi singhiozzando e stritolandolo in un abbraccio.
<< Ora hai Jacob, sarà lui il tuo migliore amico. >>
<< Mi mancherai Nahuel. >>
<< Mi mancherai Nessie. Ti voglio bene. >>
<< Ti voglio bene. >> ripetei stringendolo ancora più forte, non riuscivo a smettere.
<< Cerca di non sparire ok? >>
<< Prometto che farò in modo di darvi mie notizie ogni tanto. >>
<< Bene. >>
Rimanemmo in silenzio.
<< Dovrai lasciarmi andare prima o poi. >>
<< Lo so. >>
Lo tenni stretto ancora qualche secondo, poi allargai le braccia e lui ci abbandonò.




Ciao a tutti.
Ricordo che scrivere questo capitolo all'epoca fu difficile perchè era carico di delusione e tristezza. Io sono molto empatica e scrivendo di questi personaggi li ho fatti un po' miei, lo dico senza vergogna. Vi giuro che ho provato tutti i terribili sentimenti che hanno dovuto subire i personaggi di questa parte della storia e rileggerlo per postarlo non è stato facile.
Spero che siate entrati in contatto anche voi con la parte più emozionale di questi ragazzi. Spero anche che mi facciate sapere cosa vi ha fatto provare.
Vi dirò la verità: mi sono un po' scoraggiata vedendo che le recensioni sono calate. Mi continuo a chiedere come mai moltissime persone leggono la storia, ma pochissime lasciano un commento. Io scrivo sempre due paroline anche se non ho tempo. Con questo non voglio assolutamente dire che sia obbligatorio scrivere una recensione, ma non sapete neanche quanto conforta sapere che cosa ne pensa la gente dei tuoi lavori.
Finisco con le mie paturnie ringraziandovi per aver inserito SAT tra le storie preferite/seguite/ricordate e a quelle anime sante che ancora mi dedicano due minuti del loro tempo.
Baci

Pinzy

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Capitolo 22
*** Novità in arrivo ***


Nei giorni successivi Jacob mi stette molto vicino, aveva compreso alla perfezione che un pezzettino di me era andato via con Nahuel e sarebbe appartenuto a lui per sempre.
Una notte eravamo sul letto a coccolarci e di colpo si bloccò dal baciarmi.
<< Cosa c’è? Hai sentito qualcuno? >>
Mi rimisi dritta la maglietta e cercai di pettinare la frangetta scomposta guardandomi intorno in attesa di qualcuno che spuntasse dal nulla.
<< No tranquilla, non c’è nessuno. >>
<< Allora perché ti sei allontanato da me? AA chiesi riprendendo a baciarlo.
<< Aspetta un momento Nessie. >>
Mi scansò da lui.
<< Mi chiedevo se sono veramente abbastanza per te… Nahuel ti ha detto che sarei diventato io il tuo migliore amico, ma… Mi chiedevo… Senti veramente di potermi parlare di tutto? >>
E pensare che credevo che si fosse già stufato di me!
<< Ora ti dirò una cosa Jacob Black, ma voglio che sia la prima e l’ultima volta perché parlarne mi fa male. >>
Annuì e si sistemò meglio a sedere in modo da prestarmi completamente attenzione.
<< Dal momento in cui sono nata non ti ho nascosto mai niente a parte il sentimento che sentivo ogni giorno crescere dentro di me nei tuoi confronti. Ma stai pur certo che, anche se voglio un bene dell’anima a Nahuel e non spero altro che torni da noi, tu e solo tu saresti stato il mio migliore amico se avessi potuto confidarti anche quello. >>
Un bellissimo sorriso si aprì sul suo viso mostrando che la perplessità mostrata prima stava sparendo.
Mi avvicinai a lui per ricominciare a baciarlo, ma poi mi venne in mente una cosa e mi fermai allontanandomi di nuovo alla posizione che avevo poco prima.
<< E un’altra cosa… Non ti permettere mai più di dubitare che non sei abbastanza per me. Tu sei la mia vita, il mio destino e poi ti ho promesso che sarei venuta a vivere con te no? Credi che sia un privilegio che accordo a chiunque? >>
<< Sei una vipera maliarda, ma ti amo! >>
Decidemmo di invitare i miei genitori, Charlie e Sue e ovviamente Billy a cena a casa di Jacob per comunicargli che desideravamo che diventasse anche casa mia.
Sue dovette declinare l’invito, ma era prevedibile: una cena a casa di amici non era proprio nelle sue priorità con il figlio malato.
Da quando Carlisle si occupava di Seth assiduamente avevano scoperto che dopo i morsi di Amun il veleno dei vampiri aveva cominciato a scorrere nelle vene del ragazzo e il nonno era un po’ preoccupato del fatto che, non uccidendolo ma neanche trasformandolo in vampiro, Seth avrebbe potuto diventare una specie di ibrido tra licantropi e vampiri.
Proprio a causa di questo, l’unico modo di eliminarlo era far mordere Seth da un vampiro abbastanza capace di trattenersi e non troppo schifato dal cattivo odore e sapore del sangue di un muta-forma che avrebbe dovuto pulire il sangue.
Carlisle era il candidato perfetto.
Ma Leah non permetteva a nessuno di farlo, quindi il veleno avrebbe dovuto mescolarsi al sangue e, sperando che quest’ultimo fosse abbastanza forte da contrastarlo, anche perché il veleno non doveva essere poi molto, riuscire a guarire completamente.
Dopo questa novità avevamo capito perché il piccolo Clearwater non si svegliava e non guariva velocemente come al solito: il veleno lo intossicava e rallentava il processo.
Edward e Bella arrivarono al calar del sole per stare insieme a noi due più possibile.
Non ci facemmo cogliere di sorpresa, l’episodio con il nonno ci aveva insegnato ad essere più cauti e soprattutto avevamo appreso che era meglio chiudere le porte, cosicché la gente dovesse bussare.
La casa era uno specchio e un vaso di fiori faceva bella mostra di sé sul tavolo pieghevole che Jacob aveva sistemato all’interno per farci mangiare più comodamente.
<< Wow Jake! Ti sei proprio dato da fare! >>
Fu il commento di mia madre non appena ebbe messo un piede dentro casa.
<< Veramente un bel lavoro, devo ammetterlo. >>
La seguì subito papà.
Lui ovviamente sapeva già cosa volevamo digli, io avevo tolto il freno ai miei pensieri e Jacob non poteva nasconderglieli, ma tenne il riserbo con la mamma.
Dopo un veloce giro della casa cominciammo a preparare.
Io e mia madre apparecchiammo la tavola, lasciando i fiori ad allietarla, mentre i ragazzi, e mi sembra assurdo parlare anche di mio padre in questo modo, cucinarono.
Più volte ci offrimmo di aiutarli, ma mio padre disse perentorio.
<< La vera cucina è degli uomini. >>
Non replicammo, tanto più che fummo raggiunte da Charlie e Billy… La serata poteva avere inizio.
La cena fu ottima e, con le pance piene, tutto sarebbe apparso migliore.
Bella prese la parola.
<< Allora ragazzi, come mai questa cena? Qual è il vero motivo di questo incontro? >>
Ci guardammo, era venuto il momento di dirglielo.
<< Mamma, papà, Billy, nonno… Jacob mi ha chiesto di andare a vivere con lui e io ho accettato. >>
<< Cosa? >> sbottò Charlie alzandosi in piedi in modo fulmineo.
<< Non vorrete dargli il permesso vero? >>
Edward e Bella si guardarono, poi mio padre si alzò a sua volta e ci guardò intensamente.
<< Ragazzi, immaginavamo che fosse questo l’argomento della serata. >>
Io e Jacob ci stringemmo di più le mani già allacciate.
<< Avevamo intuito che il vostro sentimento fosse forte, ma non credevamo che avreste precorso i tempi in questo modo. Capiamo che l’esperienza terribile che avete vissuto, con il ferimento di Seth e tutto il resto vi abbia avvicinati ancora di più, ma… >>
<< Ah mi ero preoccupato… >>
Nonno Charlie si risedette.
<< Aspettate un attimo… Quindi non volete che venga a vivere con Jacob? >>
<< Sei ancora una ragazzina. >> disse il nonno accavallando le gambe: ormai era tranquillo della sua vittoria.
<< Ma questa casa l’ha costruita per noi e quel noi già esiste. Perché non volete permetterci di vivere insieme? >> piagnucolai.
<< Sentiamo che siete pronti. >> disse infine Edward.
<< Sento cosa provate l’uno per l’altra e so che le vostre intenzioni sono assolutamente serie. Non possiamo rifiutarvelo. >>
Mi gettai tra le braccia di mio padre neanche avessi avuto una molla dietro la schiena.
Jacob abbracciò mamma dicendole.
<< Grazie Bells. >>
<< Ora andrà tutto per il meglio, hai finito di soffrire per amore amico mio. >>
Nonno Charlie era incredulo, allibito, con una paresi facciale al posto della sua espressione compiaciuta di prima.
<< Ma cos’è? Siete impazziti tutti quanti? Billy dì qualcosa tu. Non vorrai avallare questa follia! >>
<< Spiacente amico, sono dalla parte dei ragazzi. Ho visto mio figlio struggersi d’amore per troppo tempo. Ora è il momento che viva felice e lei lo rende tale. >>
Anche il nonno se ne sarebbe convinto, ma in quel momento ci fece fare delle grasse risate perché mise su il muso e restò a braccia conserte.
Tutti seppero in breve della nostra decisione e la prima volta che andammo insieme a trovare Seth ci accolsero tutti con un applauso.
Emily era commossa e mi strinse forte facendomi le congratulazioni.
Erano passati ormai 10 giorni dal ferimento di Seth e le sue condizioni erano nettamente migliorate, grazie anche alla dedizione continua e costante che Carlisle gli dimostrava.
Leah, come al solito, non accennava a volersi muovere dal capezzale del fratello, ma aveva ricominciato a mangiare qualcosa.
Il nonno aveva deciso di togliere il ragazzo dal coma farmacologico nel quale lo avevano confinato per evitargli dolori inutili e questo doveva averle dato speranza.
<< Non vorrei sbagliarmi… >> dissi un giorno a Sue.
<< … Ma Leah sembra aver riacquistato la luce negli occhi che l’aveva abbandonata nei giorni scorsi. >>
Sospirò.
<< Allora non sono io che mi sto illudendo? >>
Feci cenno di no con il capo; la poverina era un po’ triste nell’ultimo periodo vedendo che i giorni passavano e Seth non si riprendeva, ma quella mia affermazione sembrò risollevarla.
<< Vedrai Sue, Seth fra poco riaprirà gli occhi e Leah si riprenderà. Non posso credere che abbia veramente intenzione di trasformarsi in lupo e rimanerci per sempre. Dobbiamo credere che tutto tornerà come prima. >>
Una lacrima le scese sul volto, ma velocemente lei la scacciò via con un colpo della mano.
Avevo sempre ammirato la signora Clearwater: alla morte del marito Harry, aveva perfino preso il suo posto nel consiglio della tribù dimostrando di essere una donna forte e capace.
Ma ora era solo una madre preoccupata per i suoi figli che tentava di non lasciarsi sopraffare dallo sconforto.
Ore dopo ero nella camera dove riposava Seth, che ancora stava da Sam e Emily, che lo pulivo con una spugna morbida.
Leah alla finestra non mi toglieva gli occhi di dosso neanche un attimo.
Passai bene sulle sue spalle muscolose e sul petto, poi proseguii sulle braccia fino alle mani.
Indugiai un momento sul palmo della sua mano e la strinsi con la mia per un istante.
<< Seth svegliati. >> dissi con voce flebile, un timido sussurro pieno di dolore.
D’improvviso la sua mano strinse la mia e Leah scattò in avanti in direzione del letto.
<< Seth! >> pronunciammo all’unisono.
Cercava di aprire gli occhi strizzandoli un po’: evidentemente la luce che cominciava ad intravedere gli provocava del fastidio e non riusciva ad dischiuderli.
Strinsi la presa per fargli sentire che ero lì, lì per lui: volevo infondergli coraggio.
<< Se stringi ancora un po’ mi mancherà la circolazione, piccola. >>
Biascicò con la voce roca di chi non parla da un po’.
Il suo sonno obbligato era durato diversi giorni e non poteva pretendere che le sue prime parole risultassero cristalline.
<< Seth, Seth mi senti? Sono Leah. >>
Prese             l’altra mano libera.
<< Ciao sorellina. >>
Gli occhi ci si riempirono di lacrime e iniziammo a piangere a dirotto come due fontane.
La felicità mi pervadeva il corpo con un calore inaspettato e la commozione si riversò, straripando da me, incontrollata.
Sentendoci piangere accorsero tutti pensando al peggio, ma rimasero a bocca aperta quando videro il sorriso incerto del piccolo Clearwater aprirsi sul suo muso stanco.
<< Ehi! >>
Fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Carlisle si avvicinò fulmineo e prese a controllare le sue funzioni vitali tra cui la pressione e i battiti cardiaci.
<< Come sto dottore? >> chiese incerto.
<< Alla grande Seth, non sono riusciti a fermarti né il veleno, né l’infezione. >>
Seth si rilassò del tutto a quelle parole.
Restammo lì per qualche minuto ancora, poi il nonno sentenziò che aveva bisogno di riposo e, uno alla volta, di malavoglia, uscirono tutti dalla stanza tranne Jacob, Leah che non aveva intenzione di schiodarsi neanche morta ed io che racimolavo con tutta calma i miei attrezzi per il lavaggio, ancora lì sul suo letto.
<< Dov’è Nahuel? >> domandò Seth non vedendo il suo caro amico al nostro fianco.
Io e Jacob ci guardammo interdetti, poi mi afferrò il braccio aiutandomi ad alzarmi e facemmo per uscire dalla stanza.
Non erano affari nostri; era venuto il momento per Leah di fronteggiare la sua malsana decisione e noi eravamo ancora troppo arrabbiati per spalleggiarla.
<< L’ho mandato via… >>
Seth sembrò agitarsi e noi facemmo per tornare indietro, ma le parole della ragazza ci bloccarono tutti e tre.
<< … Ma lo riporterò a casa, vedrai. >>
Un sorriso consapevole si affacciò sul suo volto magro come se avesse avuto un’improvvisa illuminazione felice.
<< Stai tranquillo, vedrai che lo troverò. >>
L’abbracciai di colpo senza neanche accorgermene lasciando cadere tutte le cose che avevo in mano: ero così felice e tutta quella contentezza doveva essere dimostrata, espressa in qualche modo.
La strinsi forte a me e lei non si tirò indietro, anzi sentivo che rideva di quella mia reazione.
<< Oh Leah! Sono così felice che tu lo abbia deciso! Mi manca da morire e non potevo pensare di perdere anche te. Verremo con te! >> dissi risoluta guardando Jacob, che intanto ci fissava contento con le braccia conserte.
<< Ci farà bene un bel viaggetto, ma dovremo aspettare fin dopo al matrimonio o Charlie e Sue si arrabbieranno moltissimo. >>
Annuimmo entrambe sorridenti ancora strette nel nostro abbraccio: non l’avevo mai sentita così vicina.
Avevamo qualche giorno per organizzare tutto.



Lo so, lo so... non ho risposto alle vostre recensioni e non ho scusanti. Ho adorato ogni parola che mi avete donato e ringrazio particolarmente chi ha voluto recensire per la prima volta o giù di lì. Prometto che risponderò a tutti.
Ora spero che non mi direte che Leah è psicolabile e che poteva pensarci prima perchè la mia risposta sarebbe a favore della povera Quileute. Ora magari non potete capirla, ma andando avanti con la storia vi giuro che ogni nodo verrà al pettine.
Vi ringrazio enormemente per avermi dato attenzione anche questa settimana e mi scuso se mi sono un po' sfogata la scorsa volta. Il fatto è che sapere se i lettori apprezzano/detestano/amano(!) SAT per me è importante. Infatti non sapete quale piacere provo a vedere le vostre reazioni tramite le parole che mi lasciate. Scrivere è molto complicato (almeno per la sottoscritta) e non per i blocchi dello scrittore o per i sinonimi che alle volte sembrano mancare, ma perchè in quello che creo metto pezzettini di me e questo mi rende insicura ed esposta. I vostri commenti mi fanno sentire compresa ed accettata, per questo li attendo come una boccata d'aria dopo una lunga apnea.
Fine del monologo. Comunque grazie a tutti voi!
Apro un'ultima parentesi: da giovedì ho cominciato a pubblicare una nuova long fiction il cui protagonista è Edward. Se vorrete darci un'occhiata vi indirizzo QUI.
Baci

Pinzy

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Capitolo 23
*** Preparativi ***


La mattina prima del matrimonio, il sole ci trovò abbracciati nel nostro bel lettone bianco.
Mi piaceva da morire che il suo viso fosse l’ultima cosa che vedevo prima di chiudere gli occhi la sera e la prima che scorgevo al mio risveglio.
Ci tenevamo stretti l’uno all’altra e io gli accarezzavo dolcemente i capelli scompigliandoglieli un po’.
<< Mi piace svegliarmi al tuo fianco. >> mi disse con la voce ancora impastata di sonno.
<< E a me piace poter dormire tutte le notti con te senza aver paura di dovermi svegliare in tempo per tornare a casa dal nonno. >>
Da quando mi ero trasferita da lui non facevamo altro che tubare.
Ora l’intimità non mancava, ma non c’era più stato modo di… Esternare la nostra fisicità: ci sentivamo stranamente in imbarazzo.
Vivere in due case diverse facendo i fidanzatini era decisamente più facile che dover dividere la quotidianità con le nostre abitudini che spesso cozzavano l’una contro l’altra.
Ma eravamo decisi a non lasciarci scomporre dall’imbarazzo di quelle azioni abitudinarie che ci sarebbero servite solo a farci conoscere ancora più a fondo.
Avevamo predisposto tutto alla perfezione per il ritrovamento di Nahuel ed il piano comprendeva: matrimonio con ricevimento, trasferimento in aereo accompagnati da Charlie e Sue in Brasile, visto che la loro destinazione per il viaggio di nozze prevedeva l’isola di Esme come prima tappa, e la ricerca attraverso il sud America del nostro amico.
Avremmo puntato dritti verso la foresta amazzonica alla ricerca di Kachiri, Senna e Zafrina che potevano almeno dirci se l’avevano visto o se avevano anche solo notizie su di lui.
Sarebbe stata una giornata decisamente intensa questa, sia dal punto di vista emotivo che dal lato fisico: Jacob era stato arruolato dalla zia Alice per la sistemazione dei suppellettili in spiaggia e io ero una delle damigelle e dovevo occuparmi della sposa.
La cerimonia si sarebbe svolta sul bagnasciuga ovviamente e la zia si era data da fare come una matta sia per consigliare il perfetto giorno soleggiato, tanto tutti gli invitati sapevano dei Cullen e non si sarebbero dovuti nascondere dai raggi solari, sia per trovare il perfetto mobilio per la funzione.
Era splendido che per una volta i miei non dovessero nascondersi nel buio, ma che potessero uscire allo scoperto, finalmente alla luce del sole.
Ripensando a quello che mi aveva raccontato la mamma riguardo le tensioni che c’erano tra il branco e la nostra famiglia all’inizio della sua storia con papà, oggi mi sembrava come se il grande cerchio che ci stringeva tutti avesse finalmente chiuso i suoi contorni comprendendoci tutti: quella era la dichiarazione che eravamo tutti un solo clan, una sola tribù, un solo branco… Insomma una sola famiglia.
Si, sarebbe stata una giornata impegnativa, ma ci sarebbe stato anche da divertirsi.
Nonno e Sue si meritavano proprio una bella festa, soprattutto dopo la batosta di Seth; avevano pensato anche di rimandare la celebrazione, ma si era risolto tutto quanto per il meglio.
Il grande assente era uno solo, ma saremmo andati presto a cercarlo e lo avremmo riportato a casa anche se avesse voluto dire tirarlo per i capelli.
Mi vestii svogliatamente: non mi sarei mai allontanata dalle braccia del “mio Jacob”, ma dovevo andare a casa Cullen, dove Sue e tutte le altre donne del gruppo mi attendevano per cominciare a preparare la sposa.
La zia Alice aveva programmato massaggi rilassanti con oli profumati, maschere di bellezza, manicure e pedicure completa per tranquillizzare la futura signora Swan, il tutto entro la mattinata.
Poi ci aspettava il pranzo all’aperto e, dopo almeno mezz’ora di relax grazie a musica soft e aromaterapia, i preparativi finali con trucco, parrucco e vestizione.
Questa fase era sotto la supervisione della zia Rose, in quanto Alice sarebbe stata occupata con i ragazzi in spiaggia dopo pranzo.
La sposa era attesa per la funzione nel pomeriggio.
La prima fase era trascorsa tranquilla e tra di noi non si faceva che ridere a scherzare; perfino Huilen si era un po’ distesa, anche se si notava che le mancava qualcosa e pur non avendocela direttamente con Leah per quanto era successo, non incrociava mai il suo sguardo e cercava di non rimanerci da sola in una stanza.
Huilen aveva affrontato molto bene la partenza del nipote: mi aveva detto che se era quello il suo volere, sarebbe rimasta a Forks lasciandolo solo.
Lei rispettava molto Nahuel e, anche se era più grande di lui, lo vedeva un po’ come era Jacob per il branco: il suo maschio alfa, le cui decisioni erano legge da non discutere. Ovviamente era stata molto contenta di sapere che saremmo presto andati a cercarlo, e si sarebbe unita volentieri a noi, anche per farci semplicemente da guida, ma aveva promesso a Sue di restare, per lei, vicino a Seth che era ancora in convalescenza e, io credo, si sarebbe staccata malvolentieri da La Push e da Billy.
Si facevano compagnia senza pretendere niente l’uno dall’altra, come una vecchia coppia.
Durante la pausa per il pranzo stendemmo delle coperte sul prato antistante la casa e ci sedemmo a terra coccolate dalle leccornie che il catering ci aveva portato fin lì.
Leah si accomodò accanto a me e nonna Esme subito le porse un piatto pieno: sapeva che i lupi, a causa delle trasformazioni, avevano sempre molta fame.
<< Tieni tesoro, mangia qualcosa. >>
Esme era sempre premurosa con tutti e nessuno riusciva a non essere gentile con lei: sprizzava amore da tutti i pori.
Leah la ringraziò con un cenno del capo, sembrava imbarazzata di fronte a tanta gentilezza.
Ne avrebbe dovuto fare ancora tanto di lavoro interiore Leah per riuscire ad ammorbidire un po’ quel suo brutto carattere.
Chissà se prima di essere lasciata da Sam per Emily era sempre così scontrosa con tutti o se era stata semplicemente una reazione allo shock?
Non avevo mai avuto il coraggio di chiederglielo.
Mi voltai comunque verso di lei sorridendole e cominciai a chiacchierare.
<< Allora, sei nervosa? >>
<< Impaziente direi. Non vedo l’ora che tutto questo sia finito per poter partire. Non credo che avrei sopportato un altro giorno di attesa. >>
Fremeva come uno scolaretto eccitato il primo giorno di scuola, quell’emozione era accattivante.
<< Sono proprio contenta che tu ci abbia ripensato sai? Io e Nahuel eravamo compagni nella sventura di amare due persone che, a nostro dire, non ci calcolavano minimamente e quando se ne è andato mi sono sentita quasi in colpa di essere l’unica dei due ad essere felice. >>
Lei mi guardò sorpresa, con la forchetta a mezz’aria: era difficile comprendere per gli altri, che tra noi due ci fosse un affetto così profondo.
<< Come mai tu e Nahuel non avete mai provato a stare insieme? >> chiese infatti lei, non proprio conscia che avrei potuto rivolgere la stessa domanda per lei e Seth.
<< Beh noi non ci consideriamo in “quel” modo. Ci sentiamo due fratelli piuttosto che un ragazzo ed una ragazza da corteggiare. La nostra natura… >> e feci segno delle virgolette con le dita. << … ci fa sentire molto vicini, ma senza malizia. E poi credo che c’entri in qualche modo anche l’imprinting. >>
Leah quasi si strozzò.
<< In che senso? >>
<< Beh sono venuta alla conclusione che l’imprinting non leghi solo voi lupi, ma anche la persona con la quale lo avete. >>
Sembrava perplessa.
<< Mi spiego meglio: Jacob non riesce a starmi lontana e farebbe di tutto per me, giusto? È come una magia perché io farei esattamente lo stesso per lui. Secondo me se due persone sono destinate a stare insieme, niente e nessuno può mettersi fra di loro. Neanche il più bello degli attori o la più statuaria delle modelle per capirci. >>
<< Dici? >>
<< Ne sono convinta. Io e Jacob siamo anime gemelle: due parti dello stesso insieme. L’uno senza l’altra vivrebbe una vita a metà tra la tristezza e un senso di incompletezza. >>
Sembrava pensierosa ora che gli avevo spiegato il mio punto di vista.
<< Cosa c’è? >>
Cominciava ad aprirsi e io ero pronta a sentire la sua confessione: sembrava proprio che dovesse liberarsi da un grosso peso, ma improvvisamente si materializzò mamma con il mio cellulare che squillava.
Mi aveva spaventata, ero troppo assorta nel discorso per accorgermi di lei che si avvicinava.
<< Tieni Ness. È da due ore che squilla! >>
<< Grazie mamma. >>
Presi velocemente il telefono e risposi.
<< Pronto? >>
Niente: si sentiva solo un leggerissimo brusio di sottofondo.
<< Pronto? >>
Riprovai, ma il risultato fu lo stesso.
Riattaccai.
<< Evidentemente non era pronto. >> dissi sorridendo a Leah che mi guardava interrogativa.
Ci mettemmo a ridere serene.
Appoggiai il cellulare sulla coperta per riprendere a mangiare e quello subito si mise a vibrare, segno che era in arrivo un messaggio.
Lo presi e lessi in silenzio.
<< C’è un messaggio in segreteria. Vediamo chi era. Magari i ragazzi hanno bisogno di qualcosa. >>
<< Mmm ne dubito, con Alice lì… Vedrai che tutto è a posto. >>
Alzai le spalle mentre mi mettevo il telefono vicino all’orecchio e premevo il codice segreto per attivare la segreteria.
Una voce familiare mi fece sobbalzare.
<< Ciao Ness, sono Nahuel. Volevo solo fare gli auguri agli sposi… Era oggi vero? Spero di non essermi sbagliato: qui il tempo è relativo e ho perso il conto dei giorni. Io sto bene, volevo fartelo sapere. Dillo anche a mia zia e… Basta, tanto non interessa a nessun altro. Ti abbraccio forte, mi farò sentire anc… >>
Cadde la linea, il tempo massimo per il messaggio era finito.
Rimasi a bocca aperta.
<< Che c’è Nessie? >> chiese Leah con la bocca piena.
Avevo la gola secca, non riuscivo a spiccicare parola come se l’arsura che sentivo mi impedisse di articolare una frase.
Mandai giù il groppo che avevo in gola.
<< Era Nahuel. >>
Leah mi strappò letteralmente il telefono dalle mani e si mise il cellulare all’orecchio.
<< Nahuel? Nahuel! >>
Nessuno le avrebbe risposto, le avevo detto che si trattava di un messaggio.
Prese ad armeggiare con la tastiera irruente; ebbi paura per il mio telefono perciò glielo tolsi velocemente a mia volta.
<< Fammelo sentire! >>
Mi urlò in faccia con aria brusca.
Alzai le sopracciglia per farle notare i suoi modi di fare non propriamente cordiali.
<< Scusami Ness… Puoi farmi sentire la sua voce? >>
Ero ancora titubante.
<< Ti prego. >>
Mi rilassai, non ero mica una sadica.
Non so neanche quante volte riascoltò le sue parole, ma la batteria dell’apparecchio alla fine disse la parola basta e il cellulare si spense.
Avvilita di non poterlo più sentire, di non poter provare almeno quella piccola consolazione, Leah me lo restituì triste.
<< Crede che non mi interessi più di lui… >>
<< Puoi dargli torto? Se avesse creduto il contrario non sarebbe mai partito. >>
<< Hai ragione. >>
E prese a picchiarsi in fronte con la base della mano.
La fermai immediatamente con entrambe le mie, quel movimento colpì anche le altre signore della combriccola, tanto che si fermarono tutte a guardarci.
Sue, che si stava dirigendo al suo riposino di bellezza, scortata come un carcerato dopo l’ora d’aria dalla zia Rosalie, si voltò verso di noi.
<< Tutto bene Lee-lee? >>
Scrollò via i brutti pensieri dalla mente con un movimento fluido dei capelli non ancora acconciati.
<< Si mamma, brutti pensieri. Ma si risolverà tutto presto, ne sono sicura. >>
Accennò un sorriso e a sua madre sembrò bastare, tanto che tornò a seguire Rose cedevole.
Leah si alzò e si diresse verso il fiume, si capiva che aveva bisogno di rilassarsi facendo due passi e non credevo avesse bisogno di compagnia, tanto che iniziai a risistemare la zona del pranzo.
<< Lascia stare Nessie, ci penso io. >>
Mia madre mi fermò, non avevo neanche iniziato.
<< Non ti preoccupare mamma, mi fa piacere dare una mano. >>
<< Beh allora non ti scoccerà andare dal nonno Charlie a portare i fiori per gli occhielli delle giacche dei nostri splendidi uomini. >>
Avrei visto Jacob!
<< Certo che no. >>
Previdentemente zia Alice aveva fatto recapitare tutto il necessario per la cerimonia a casa nostra la sera prima.
I fiori erano stato sistemati in un’ampolla contenente acqua e ghiaccio per mantenerli belli e freschi e ci voleva qualcuno con un equilibrio perfetto per quell’impresa.
Non ero certo la persona adatta: la mia goffaggine si sarebbe certo fatta viva, visto che era un momento importante, ma non potevo rovinare il vestito dello sposo privandolo del fiore all’occhiello perché avevo fatto cader tutto strada facendo.
<< Dovresti farcela… >>
Anche mia madre era titubante al riguardo, conosceva la mia inettitudine in tali situazioni.
Mi riempii il petto di aria concentrandomi, presi il vaso con entrambe le mani e feci un paio di passi verso il garage.
Feci finta di inciampare e subito mia madre mi fu vicina per sorreggermi; sorrisi e le feci la linguaccia.
<< Scherzetto! >>



Allora ragazzi, che ne pensate? Il matrimonio è alle porte ed anche la partenza del "rescue team".
Riusciranno a trovare Nahuel? Le cose andranno lisce come l'olio o sorgeranno nuovi problemi? E ancora, i fiori arriveranno a casa di Charlie sani e salvi?!?
Beh, avete solo un modo per scoprirlo, restando sintonizzai su SAT anche la settimana prossima, puntuali il lunedì. Vi ricordo che i commenti sono ben accetti e, anzi, agognati dalla sottoscritta che non perde occasione per ringraziare coloro i quali seguono/preferiscono/ricordano questa storia, ma anche chi legge in silenzio. Vi vedo!
Concludo ricordandovi che ho inaugurato una nuova long su Edward che spero andrete a leggere e a commentare. Si chiama Imperfetto.
Baci

Pinzy

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Capitolo 24
*** Matrimonio ***


I fiori arrivarono a destinazione senza intoppi.
Quella casa traboccava di uomini… Accidenti!
Decisi che non era il luogo adatto a me, così mi avvicinai all’uscio di casa.
<< Jacob? >> chiesi allo zio Jazz, che sostava vicino alla porta d’ingresso, fissando Charlie: probabilmente il nonno era nervoso e lui cercava di aiutarlo con il suo dono, il controllo emotivo.
<< È uscito a fare due passi, qui si cominciava a fare strani discorsi. >>
<< A proposito? >>
<< Matrimonio, ovviamente. >>
Gli uscì un mezzo sorriso, quello che per zia Alice era così seducente.
<< Ah, capisco… >>
Forse mio padre aveva cominciato a pretendere che il “mio Jacob” si impegnasse?
<< Ma… Comunque io vado zio. >>
Gli schioccai un bacio sulla guancia.
<< Salutamelo tu, ok? Ci vediamo dopo. >>
Uscii e mi stiracchiai.
Non avevo voglia di tornare da tutto quel concentrato di estrogeni che era casa Cullen e poi c’ero rimasta un po’ male nel non vedere il mio amore.
Un profumo mi colpì al ventre, come uno strano appetito: muschio e legno.
Scesi i gradini dell’ingresso come in trance, guidata da quell’odore che mi pungeva un po’ le narici, ma del quale non potevo fare a meno.
Lo seguivo come una nottambula: completamente persa nella fragranza che mi attirava invitante.
Mi inoltrai nella foresta dietro casa del nonno e tentai di trovare con lo sguardo ciò che aveva provocato l’aroma e la mia conseguente ricerca.
Mi guardai attorno tra i grossi tronchi di alberi secolari che mi circondavano stando ben attenta a non scivolare sul muschio umido delle radici.
Lo scorsi: appoggiato pigramente, con la schiena inarcata, ad un acero che giocherellava con le foglie di una felce.
Mi sciolsi i capelli legati in una coda di cavallo per rendere il mio odore più percepibile e invitante.
Pochi secondi e lo sentì.
Si voltò nella mia direzione e mi scorse: avevo la chioma scompigliata e gli occhi profondi che lo richiamavano a loro, forse era un atteggiamento imprudentemente selvaggio.
Lui, impeccabile nel suo completo nero, bello come il sole con i capelli corti appena sistemati, si raddrizzò e mi guardò con il mio stesso sguardo.
Sentivo il suo profumo, quello della sua pelle, fin dentro la testa: mi stava annebbiando i pensieri.
Come un toro, che vedendo il colore rosso parte alla carica, quell’odore mi stava trapanando il cervello e mi metteva in testa una sola cosa.
Lo raggiunsi in neanche un secondo con un salto aggraziato, portandomi di fronte a lui.
Jacob prese una ciocca dei miei capelli ramati e se la passò sotto il naso inspirando a fondo la loro fragranza.
Lo spinsi addosso al fusto dell’albero; la corteccia gli entrò nella schiena che fortunatamente era coperta dalla giacca dello smoking e dalla camicia.
Lo baciai con frenesia, lo volevo e vederlo così elegante lo faceva sembrare meno ragazzo e più uomo: era invitante.
Sentivo che tutta la voglia di lui che avevo accumulato nei giorni passati, nei quali avevamo cercato di limare i nostri reciproci spigoli per la convivenza, straripava e mi colmava fino all’orlo.
Lo volevo.
Potevo essere così egoista e pretendere di averlo lì, in quel momento in cui non c’era un letto comodo, luci soffuse e una vera e propria intimità, ma solo necessità di fisicità reciproca?
Le sue mani trovarono la mia pelle nuda sotto la maglietta, un tocco che mi fece avvampare: sembrava che le sue impronte mi stessero marchiando a fuoco come un vitello.
<< Mi vuoi? >>
Non potei fare a meno di chiederglielo: se avesse ritenuto che non fossero il luogo e il momento adatti, avrei resistito in qualche modo.
Mi morse il collo sotto l’orecchio.
Era un si.
Niente mi avrebbe trattenuta, lui era il solo che poteva mettermi un freno.
Il respiro, affannato dalla tensione sessuale e dalla mancanza di aria per i troppi baci.
Le dita, avare della nostra reciproca pelle.
Le bocche, ormai esperte nel modo in cui baciarsi, prepotenti sull’epidermide accaldata.
Presi i lembi della camicia sul petto, infilando le mani tra i bottoni, e la aprii facendone saltare alcuni, ci avrebbe pensato dopo a quell’inconveniente.
Le mie mani percorsero i suoi pettorali e sentirono il cuore battere come un pazzo: un cavallo al galoppo verso la soddisfazione dei sensi.
Non mi rendevo neanche conto di quello che succedeva, ero tutta piena di brividi di piacere con lui vicino a me.
Lanciai un gridolino quando lo sentii più a fondo, ma subito mi bloccò mettendomi una mano sulle labbra.
Non potevamo permetterci di essere scoperti e contemporaneamente quell’insicurezza del poter essere trovati a fare l’amore nella foresta, rendeva tutto più eccitante.
Rotolammo in terra tra le foglie, non ci facemmo troppi scrupoli.
Ci liberammo del superfluo per sentire l’uno il piacere dell’altra nel momento in cui ci unimmo.
Era quello che volevamo, in assoluto: era una necessità.
Non fummo né delicati, né teneri: io lo volevo e lui voleva me così intensamente che ci faceva quasi male.
I nostri corpi vibrarono quasi all’unisono, ma non ci lasciammo.
Restammo saldi l’uno nell’altra finchè non ci calmammo definitivamente.
Era stato fantastico: intenso ed immediato.
Tornai veloce alla base, ma appena scesi dall’auto Leah mi si avvicinò e mi annusò con fare lupesco.
Mise su un sorrisino ammiccante e mi fece l’occhiolino; non disse una parola, ma quell’atteggiamento bastava e avanzava.
Io, facendo finta di cadere dalle nuvole, non le prestai attenzione e mi avviai in casa.
Mia madre era in cucina, la raggiunsi.
<< Tutto a posto Renesmee? I fiori sono arrivati sani e salvi? >>
Annuii.
Percependo quello strano mutismo, che non era proprio la mia caratteristica principale, nella norma, alzò lo sguardo verso di me.
<< Che c’è? Sei così silenziosa? >>
<< Niente. >>
<< Tutto bene a casa del nonno? >>
Il mio cuore perse un battito e lei se ne accorse.
Non pago il mio corpo traditore decise anche di far avvampare le guance.
Bella strinse gli occhi sospettosa, ma capì che non avrebbe cavato un ragno dal buco chiedendomi altro, perciò fece per uscire dalla stanza incurante; poi si fermò, appena mi ebbe superato le spalle, e tornò sui suoi passi con una foglia prelevata dai miei capelli.
<< Tieni tesoro. >> mi disse ridendo.
Ovviamente non era bastato scrollarmi e passare le mani nei capelli ricomponendoli nella coda di cavallo, per eliminare gli indizi del mio peccaminoso incontro con Jacob.
Mi battè sulla schiena complice e si allontanò senza proferire parola… Meno male!
<< Ah, tesoro… >>
<< Si mamma? >>
<< Fatti una doccia, puzzi di sesso! >>
Come non detto.
I preparativi erano quasi arrivati alla fine.
Sue era perfetta nel suo semplice abito da sposa color avorio, che interpretava la parte della tradizione che vuole che la sposa indossi una cosa nuova.
Le perle della madre al collo, in quanto cosa vecchia.
Il fermacapelli d’argento massiccio di Esme era perfetto come cosa prestata, infine la giarrettiera blu, dell’ultima cerimonia di Rose ed Emmett, chiuse il cerchio.
La ammirammo tutte facendole un applauso quando scese, dopo di noi, nell’atrio della casa.
<< Grazie a tutte per questa splendida giornata! Non lo dimenticherò mai. Siete state meravigliose e mi avete fatta sentire una regina. Veramente… Grazie. >>
Si stava commuovendo, ma Esme le strinse la mano fra le sue.
<< Forza cara! Penso di poter parlare a nome di tutte se ti dico che è stato un piacere per noi e che te lo sei meritato. Sei bellissima, Charlie rimarrà abbagliato. >>
<< Beh, siete bellissime anche voi. >>
Fortunatamente per noi aveva deciso, di comune accordo con la sua wedding planner ufficiale, zia Alice, che potevamo indossare abiti diversi, a patto di mantenere un filo conduttore comune.
Avevamo deciso per il colore: tutte indossavamo un vestito bianco panna con degli inserti color corallo, che riprendevano i pezzetti veri di mollusco che si inserivano nelle nostre acconciature, anche quelle diverse l’una dall’altra.
Una limousine bianca ci accompagnò alla spiaggia che era stata addobbata ad arte.
Alice ci aprì la portiera e ci fece scendere tutte tranne la sposa ovviamente, mettendoci in fila e dandoci gli ultimi accorgimenti in modo veloce.
La musica era già cominciata e gli ospiti avevano preso posto.
Cominciammo la nostra marcia verso il nonno una alla volta: ognuna emozionata, perfino Rosalie.
Mentre percorrevo, a mia volta, il tappeto rosso, sistemato sulla sabbia per condurre il corteo nuziale all’altare, incrociai lo sguardo di Jacob e le mie guance si accesero come una lampadina al neon.
Il ricordo di quanto era successo, solo poche ore prima nella foresta, era impresso indelebilmente nella mia memoria quanto nella sua.
I nostri pensieri erano rivolti entrambi a quello sicuramente.
Ma presto lasciarono il posto alla tenerezza che quel momento infondeva a tutti noi, lì presenti per riconoscere l’unione di due anime sole che fortunatamente si erano trovate, dopo una prima parte di vita travagliata.
La festa fu il seguito perfetto ad una cerimonia non troppo lunga, ma emotivamente molto forte: nonno e Sue si erano scambiati delle promesse scritte di loro pugno, impensabile a dirsi per Charlie, anche se se la cavò benissimo pur essendo… Conciso.
Neanche il tempo di rendercene conto e già stavamo salutando tutti, insieme agli sposi, pronti alla partenza per il sud America dove avremmo iniziato la nostra ricerca del mio pazzoide amico.
Ci accompagnarono all’aeroporto Edward e Bella, come da copione: ormai era assodato che quel compito spettava a loro.
Nonno e Sue utilizzarono la limousine bianca che aveva accompagnato la sposa alla spiaggia.
In macchina regnava il silenzio: eravamo un po’ svuotati da quella giornata frenetica e il ronzio del motore sembrava cullarci e intorpidirci i sensi.
Mio padre era alla guida della sua mitica Volvo grigio metallizzato, dalla quale sembrava non volersi staccare.
Continuava a farsela mettere a posto dal meccanico di casa, la zia Rose, mantenendola sempre in perfette condizioni.
Teneva la mano a mia madre, seduta sul sedile del passeggero, che lo guardava adorante.
Era stupendo perdersi a contemplarli mentre, a loro volta, si fissavano dolcemente: riempiva il cuore di calore e tenerezza.
Io me ne stavo sul sedile posteriore insieme alla mia piccola parte del branco, accoccolata tra le braccia di Jacob che sedeva rilassato con la guancia appoggiata sulla mia testa.
Leah, dal canto suo, per non rischiare di venir presa da un conato di vomito per quanto miele c’era in quella macchina, guardava fuori dal finestrino dandoci praticamente le spalle, persa nei suoi pensieri che solo papà conosceva.
Il viaggio fu breve fino a Seattle dove, dopo un breve saluto e un velocissimo check-in, ci imbarcammo sull’aereo che ci avrebbe portati tutti verso una nuova avventura: gli sposini proseguivano per l’isola di Esme, per piacere e noi tre, pronti all’azione, ci dirigevamo verso l’ignoto della foresta amazzonica.



Ciao a tutti!
Beh, direi che i due piccioncini si sono sbloccati dopo un primomomento di convivenza difficile, eh? Voi che ne pensate?
Sta per cominciare il loro viaggio alla ricerca di Nahuel e la tensione ricomincia a sentirsi. Come starà Nahuel? Riusciranno a trovarlo? E se si, Leah come lo convincerà a tornare indietro con loro? Vi toccherà aspettare un'altra settimana per saperlo.
Nel frattempo ringrazio chi rimane ancora con me e con SAT, chi legge in silenzio (mannaggia!), chi ricorda, chi segue e chi preferisce. Grazie mille perchè mi fa veramente molto piacere vedere che seguite i miei vaneggiamenti riguardo la Saga.
A tal proposito vorrei ricordare, a chi di voi ancora non ci avesse ancora fatto un salto, che sto postando anche una long fiction su Edward dal nome Imperfetto
Spero la seguirete.
Baci

Pinzy

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Capitolo 25
*** Giunti a destinazione ***


Eravamo giunti a destinazione, ancora non ci credevo.
Fortunatamente non avevamo bisogno di tanti bagagli visto che a Jacob e Leah occorreva solo il loro olfatto durante la ricerca.
Sarebbero rimasti trasformati per la maggior parte del tempo.
Io arrancavo dietro di loro con lo zaino in spalla.
Il mio bagaglio conteneva lo stretto necessario: un cambio completo per ciascuno di noi, un sacco a pelo perché io e Jacob potessimo dormire comodi anche se all’aperto, i nostri documenti e dei soldi, gentilmente forniti dalla famiglia Cullen.
Correvamo tutto il giorno in attesa che il loro fiuto captasse l’odore di Nahuel.
Noi mezzosangue non avevamo quel forte odore dolciastro che tanto disgustava il branco alla vicinanza dei miei familiari, ma il mio amico sarebbe stato comunque riconoscibile, se fossimo riusciti ad incrociare la sua scia.
Il problema era che non lo stavamo cercando in un pagliaio, ma nell’enormità della foresta amazzonica.
E Nahuel, al confronto, era dannatamente paragonabile ad un ago!
La giungla era un groviglio di esseri viventi.
Si, perché non potevano essere considerate piante inanimate quelle che vedevo avvolgersi intorno ai tronchi degli alberi, bensì creature con un’anima e una propria volontà.
Era impossibile che dei semplici vegetali potessero creare quella sorta di trama fitta e meravigliosa.
Non solo le piante mi stupivano, anche il terreno era diverso da quello che conoscevo.
Era morbido e profumato, forse a causa delle abbondanti piogge che ogni tanto ci coglievano.
Era di un caldo colore rosso che non avevo mai visto in tutta la mia vita.
E gli animali poi…
Tutto era un brulicare di rumori e potevo avvertire ogni belva, essere strisciante o roditore che al nostro passaggio, per loro inusuale, ammutolivano momentaneamente per poi riprendere incuranti la loro normale attività.
Avevamo incrociato una quantità enorme di animali che avevo ammirato solo nei libri illustrati: uccelli dai cinguettii squillanti, pappagalli coloratissimi, colibrì piccoli quanto un dito di Jacob.
Ma non solo volgendo lo sguardo in alto potevo meravigliarmi.
A terra c’erano serpenti, iguane e rospi giganti, ma anche scimmie curiose.
Avrei giurato di aver visto perfino un giaguaro nascosto nel folto della giungla.
La foresta e tutti i suoi abitanti sentivano che non eravamo un pericolo e ci ospitavano tra le loro braccia, lasciandoci sbirciare tutta quella magnificenza.
Come dicevo, arrancavo dietro i due lupi perché, pur essendo abbastanza veloce ed agile, il mio cuore pompava sempre sangue e anche io mi affaticavo, anche se in misura ridotta, rispetto ad un umano.
Servivo a ben poco per la missione, ma loro non mi facevano mai sentire un peso.
Jacob ci precedeva, da bravo maschio alfa, mentre io e Leah lo seguivamo scrutando tra il fogliame al nostro passaggio.
La mia amica sembrava un’anima in pena; era comprensibile.
Si era lasciata scappare un ragazzo fantastico, per non aver riflettuto su quello che stava dicendo: se solo avesse contato fino a dieci, cento, mille, forse ora non saremmo stati spersi in quell’umido nulla.
Era perfettamente conscia di aver fatto un errore e ora appariva, sia a me che a Jacob, come una furia cieca: odorava senza sosta a destra e a sinistra e quando Jacob rallentava un momento per lasciarmi fare una piccola pausa lei non si fermava e ci girava attorno seguendo un perimetro immaginario alla ricerca dell’odore del suo compagno.
Non si trasformava mai, né durante il giorno, né durante la notte.
Si stava facendo trasportare semplicemente dall’istinto e io speravo, nel silenzio della mia mente, che tutto questo bastasse.
Dovevamo trovarlo o non saremmo mai tornati a casa.
Come avremmo potuto lasciare Leah da sola nella foresta?
Chi avrebbe deciso quando sarebbe stato abbastanza?
Jacob poteva esercitare la voce dell’alfa su di lei, obbligandola a seguire i suoi ordini, ma a che prezzo?
Sarebbe stato l’artefice della sua malinconia eterna.
Non avrebbe mai sfruttato quel potere su di lei, come non aveva mai fatto neanche con il resto del branco.
Dovevamo trovarlo, non c’era altra via di scampo.
Poverina.
Non mangiava neanche con noi la sera quando ci fermavamo per dormire, ma cacciava come un vero lupo.
Sapevo che non le piaceva per niente nutrirsi così, ma Leah era cocciuta e non poteva permettersi di perdere neanche un alito di vento con il suo super-olfatto.
Jacob, invece, appena ci fermavamo riprendeva le sue sembianze umane e dormiva al mio fianco.
Proprio durante una notte, successe quello che non avrei creduto possibile, neanche nelle mie aspettative più rosee.
Leah era a percorrere il limite esterno dell’accampamento, in attesa dell’inaspettato e io e Jacob eravamo rintanati nel nostro piccolo sacco a pelo, il nostro bozzolo di felicità, quando udimmo un ululato non lontano e ci mettemmo sul chi va là.
Dei fruscii provenivano dalla parte opposta a quella da cui era venuto il richiamo della lupa.
Leah balzò fuori dalle nostre spalle e si frappose tra il punto in cui eravamo noi e quei rumori leggeri; i denti scoperti, ben visibili alla luce della luna.
Ringhiava facendo un rumore profondo di petto: era più un avvertimento che una minaccia.
<< Calma cane. >>
Conoscevo quella voce, era viva nella mia perfetta memoria.
Mi infondeva simpatia e dolcezza, ma anche un forte senso di protezione.
<< Zafrina? >>
Chiesi titubante.
<< Nessie! >>
La sua voce, ora perfettamente riconoscibile, fu seguita dalle braccia aperte di una vampira imponente vestita di pelli di animali.
Mi buttai in quell’abbraccio senza neanche pensarci e mi sentii di nuovo una bambina: la stessa bambina che le chiedeva di mostrarle le immagini mentali della sua foresta, quelle che ora potevo ammirare con i miei occhi, senza l’inganno del suo dono.
La stessa piccolina che si era così affezionata a quel essere, selvaggio a prima vista, ma così dolce e benevolo in realtà.
Ci stringemmo e ridemmo come delle sciocche e una piccola lacrima scappò alle mie ciglia.
<< Ti faccio questo effetto piccola Cullen? >>
Mi asciugai di fretta gli occhi con il dorso della mano.
<< No! È solo che sono così felice di vederti… >>
<< E’ bello anche per me incontrarti. >>
Ci abbracciammo di nuovo e solo aprendo gli occhi, facendo capolino dal suo braccio, potei vedere anche Kachiri e Senna, le altre due amazzoni.
Erano proprio come me le ricordavo: donne selvatiche con membra allungate e occhi cupi, ma molto espressivi.
Mi sorrisero e ci vennero vicini, incuranti della lupa che ancora non accennava ad abbassare la guardia.
Jacob si avvicinò al nostro gruppo, mentre Leah rimase distante a controllarci.
Era comprensibile per la lupa non fidarsi troppo degli immortali, vista la brutta esperienza appena passata, senza tenere conto che era loro nemica naturale.
<< Che gli prende alla cagna? Non si ricorda di noi? >>
Mi voltai e feci cenno a Leah di abbassare i toni, tanto che lei arretrò e scomparve nel folto della foresta.
Avrei giurato che ci teneva d’occhio da non lontano.
<< Scusatela, ha vissuto un pessimo episodio con un vampiro e non è facile per lei riprendersi. >>
<< Chi se ne frega! >>
Mi disse Senna accogliendomi a sua volta in un abbraccio stritolatore.
<< Piano, mi stringi troppo… >>
Dissi boccheggiando.
<< Scusa Ness, ma sono felice di vederti. >>
<< Anch’io Senna, anch’io! >>
Poi mi voltai verso il mio compagno.
<< Vi ricorderete di Jacob… >>
Prese la parola Zafrina, era sempre stata lei la portavoce del gruppo.
<< Jake… Certo. Non ti lasciava mai da piccola. >>
Sorridemmo entrambi e arrossimmo un po’.
<< E vedo che le cose non sono cambiate poi molto. >>
<< Come sei indiscreta Zafrina! Non sono affari tuoi. >>
La sgridò Kachiri.
<< Intendevo che sembrano felici insieme, proprio come allora. >>
Guardai intensamente Jacob negli occhi e presi la mano che mi porgeva a mezz’aria.
<< Siamo molto più felici di allora. >>
Sentenziai.
Jacob mi abbracciò alla sua sinistra e porse la mano destra a Zafrina in segno di saluto.
<< E’ un piacere incontrarvi ragazze. >>
Le disse.
<< Siamo in missione e abbiamo proprio bisogno di un po’ di aiuto. >>
<< Siamo a vostra disposizione. >>
Passammo una buona mezz’ora a raccontare la nostra storia fin dall’inizio, cioè dall’attacco di Amun a Forks e loro, in silenzio, attesero la fine per comprendere come la loro presenza ci sarebbe stata d’aiuto.
<< … In conclusione, pensavo che potreste perlustrare una zona diversa dalla nostra in modo tale di coprire un territorio più ampio in meno tempo. >>
Spiegò Jacob che ormai era stato eletto il capo della missione.
<< Mi sembra un buon piano, tanto più che essendo più veloci di voi e conoscendo la foresta, possiamo rastrellare uno spazio più ampio. >>
<< Piano, piano! Noi lupi siamo veloci tanto quanto voi vampiri. >>
Senna, la più strafottente del gruppo si alzò mettendo le mani sui fianchi.
<< Non ti sentire colpito nell’orgoglio… Noi non abbiamo la zavorra da portarci dietro! >>
E mi guardò ridendo.
<< Grazie molte Senna, così non mi fai sentire per niente un peso! >>
Scherzai a mia volta fingendo di mettere il muso.
<< Oh… Dai Nessie! Il mio era un gioco! Vedrai che insieme troveremo il vostro amico in un batter d’occhio. >>
<< Lo spero proprio. >>
Ed ero sincera, non avrei voluto altro che chiudere quella storia il più velocemente possibile sia per tornare a casa, che per vedere felice quella psicopatica di Leah, che cominciava a darmi seriamente sui nervi con la sua continua ansia.
Le amazzoni decisero che si sarebbero messe all’opera immediatamente, mentre noi avremmo aspettato la mattina per rimetterci alla ricerca…
Dovevamo pur dormire, no?
 
 
 
Ciao a tutti!
La ricerca entra nel vivo… riusciranno Nessie, Jacob e Leah a ritrovare Nahuel? L’aiuto delle amazzoni sarà decisivo? Chissà!
Per chi voleva sapere cosa succede dentro quel sacco a pelo, posso solo dirvi che l’immaginazione alcune volte è molto meglio di quello che noi autori/trici scriviamo. E poi non è detto che i due piccioncini debbano per forza fare le porcherie con la lupa dai sensi ipersviluppati a poca distanza. Non credete?
Scherzi a parte, che ve ne pare dello svolgimento della storia? Ve lo chiedo perché con questo capitolo comincia il count down per la fine della storia. Oggi siamo a meno 5 perché il totale dei capitoli di SAT è 29.
Mi dispiace che manchi così poco, mi avete dimostrato molto affetto e io on so che dire! Penso che lascerò il momento emotivo per l’ultimo capitolo. Per ora ringrazio sentitamente chi continua a leggere e a commentare, compreso chi si era perso per strada, ma ha recuperato il tempo perso. Grazie a chi legge solo, ma soprattutto a chi ricorda/segue/preferisce. Un enorme grazie, in fine, a chi mi ha inserito fra gli autori preferiti.
Vi ricordo che sto postando una storia su Edward dal titolo Imperfetto, spero che vorrete passare a darci un’occhiata e che mi lascerete un commento.
Che dire ancora? Scusate per il ritardo, ma le feste mi hanno rallentata un po’, voi sicuramente capirete.
Baci
 
Pinzy

 

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Capitolo 26
*** Niente è mai come sembra ***


Passarono giorni prima che riuscissimo a contattare di nuovo le amazzoni e di Nahuel nemmeno l’ombra.
Niente.
Neanche loro erano riuscite ad incrociare la scia del mio amico e Leah andava diventando sempre più nervosa.
Mi sentivo inutile durante il giorno, soprattutto quando ero solo un peso sulla schiena del grosso lupo dal pelo rossiccio, ma la sera, quando mi sdraiavo al fianco del mio uomo, alleviavo almeno un po’ la sua tensione con i miei baci
Tutte le sue preoccupazioni sparivano nei nostri abbracci.
Una notte non riuscivamo a chiudere occhio a causa del troppo russare di Leah che presidiava l’accampamento in forma di lupo.
Io e Jake ce ne stavamo allacciati alla fioca luce del fuoco e ci bisbigliavamo parole senza senso, quando un’idea geniale mi attraversò il cervello come una meteora nel cielo.
<< Jacob, che ne pensi se, quando tutta questa storia sarà finita, ce ne andassimo un po’ sull’isola della nonna? >>
<< Resto ogni giorno più sorpreso di quanto siamo connessi mentalmente… Stavo pensando alla stessa cosa. Mi piacerebbe andarci, Bella me ne ha raccontato meraviglie. Ma dovremo aspettare che la missione sia conclusa. Spero che riusciremo a portarla a termine… Se continua così… >>
<< Abbi fiducia. Io ne ho. >>
Lo accolsi tra le mie braccia, la sua testa sul mio petto.
Lo cullai finchè non rimasi l’unica sveglia a pensare al nostro futuro.
La mattina successiva riprendemmo la ricerca con uno spirito nuovo: sembrava quasi che il sonno ristoratore, appena concluso, ci avesse dato la carica.
Eravamo tutti scattanti e molto più attenti rispetto ai giorni passati.
Era poco che scandagliavamo la foresta, quando un profumo dolce attirò l’attenzione del gruppo.
Leah prese a correre nella direzione dalla quale l’odore proveniva, mentre Jacob attese che facessi gli ultimi due passi per raggiungerlo e continuammo fianco a fianco.
Dopo pochi minuti lo vidi: un vampiro.
Stava accovacciato a terra, tracciava delle linee  con le unghie sul terreno brullo e umido; sembrava che stesse disegnando una piantina.
Appena ci avvertì piantò gli occhi su di noi e si rizzò in piedi.
E i sensi super sviluppati dei vampiri che fine avevano fatto?
Non aveva sentito i nostri odori né percepito il nostro arrivo nei rumori che emettevamo?
Eravamo l’uno di fronte agli altri e nessuno accennava ad aprire bocca.
Mi presi qualche secondo per analizzarlo meglio.
Ricordavo ancora le tecniche di strategia militare insegnatemi dallo zio Jazz: “conoscere il nemico è fondamentale per la buona riuscita della missione”, diceva sempre.
Mi sarebbe servito veramente comprendere chi fosse?
Un momento.
Eppure mi sembrava di conoscerlo: pelle di uno strano color teck, anche se pallido.
Non poteva essere… Quello era il padre di Nahuel?
Chi a parte lui avrebbe potuto essere più somigliante al mio carissimo amico?
Aveva gli occhi di un rosso ceruleo, spento, che non mascheravano curiosità.
Mi guardava con aria assorta, perso in chissà quali pensieri strani e misteriosi.
Poi, subito dopo, passava a Jacob e Leah che, sotto forma di lupi, gli ringhiavano contro.
Non sapevamo se ci potevamo fidare o no di lui, non ne sapevamo molto a parte ciò che Nahuel ci aveva raccontato a proposito.
Si considerava uno scienziato che voleva popolare il mondo di una nuova razza ibrida e le conseguenze terribili che questa sua decisione comportavano non gli interessavano affatto.
Avevo scoperto più volte Nahuel a spiare mia madre con fare indagatore all’inizio della sua permanenza con noi a Forks, prima che si trasferisse a Denali; questa cosa mi creava una certa gelosia, ma poi mi era stato spiegato che lui non aveva avuto una madre perché la sua era morta di parto, così come quelle delle sue sorellastre e vedere Bella in vita e così amorevole con me lo interessava.
Mi invidiava, ci invidiava.
In seguito mi aveva confidato che si era chiesto più e più volte perché suo padre non avesse aiutato la madre così come Edward aveva fatto con Bella.
Alcune volte sognava insieme a me su come sarebbe stata la sua esistenza con una vera figura materna al suo fianco.
La realtà era che Nahuel credeva che a suo padre non importasse niente né di lui né delle sorelle, ma solo del suo folle piano.
La cosa strana era che mentre guardava Bella, immaginandosela come sua madre, cosa che con Huilen non gli era mai riuscita, non riusciva a vedere Edward come un padre.
Per lui era più Carlisle il prototipo di figura paterna, ma forse solo perché essendo un medico, gli ricordava il suo creatore.
Non conoscevo neanche il nome del papà di Nahuel, ma quei suoi occhi spenti, mi impensierivano.
Toccai la schiena del mio lupo per calmarlo, non sapevamo se potevamo stare tranquilli o se era meglio rimanere all’erta, ma quei ringhi non erano certo un buon inizio.
Volevo fare le cose per bene, perciò mi sforzai di pensare a Carlisle ed a come lui, di solito, affrontava certe situazioni: calmo e diplomatico.
Mi feci avanti di mezzo passo , alle mie spalle Jacob e Leah.
Forte della loro presenza, lo guardai in quegli occhi cinici che tanto mi mettevano in soggezione e, cercando di calmare i battiti del mio cuore che sicuramente poteva avvertire, spiccicai le prime parole.
<< Mi chiamo Renesmee Cullen e sono una cara amica di tuo figlio Nahuel. >>
Deglutii, forse anche troppo rumorosamente, prendendo una pausa per sembrare calma.
<< Lo stiamo cercando. Sai dove possiamo trovarlo? >>
Mi squadrò dalla testa ai piedi e si soffermò nel mio sguardo, stava scandagliando anche la mia anima?
<< Non so dove si trovi la mia creatura. E’ da un po’ che non ho la fortuna di incontrarlo… Così tu sei Renesmee… E’ un piacere conoscerti. >>
Non sembrava fosse così dal tono della sua voce: risultava melliflua, falsamente lusinghiera.
Mi ricordava quella di Aro, il capo dei Volturi.
Un brivido mi attraversò la schiena, Jacob avvertì la mia insicurezza.
<< Ti ringrazio. >>
Accennai un sorriso.
Jacob riprese a ringhiare.
<< Strani cani da guardia hai, Renesmee. >>
<< Non sono cani. Sono i miei amici e vogliono proteggermi. >>
<< Si vede che non sono normali lupi… Mi intrigano. Ti proteggono? Da me? Digli pure di tranquillizzarsi, non sono un tipo bellicoso. Mi definirei curioso, piuttosto. La lotta non mi interessa… Quasi mai. >>
Tirai un leggero sospiro di sollievo, ma i muscoli della schiena del lupo rossiccio rimasero tesi sotto la mia mano, di nuovo appoggiata su di lui.
<< Dovrei essere io, anzi, ad avere delle guardie del corpo stando di fronte a te. >>
Mi accigliai.
<< Non credo di essere così pericolosa. Che vuoi dire? >>
<< Che ho rischiato già la vita una volta a causa tua ed ora, vedendoti qui, potrei temere di nuovo per la mia incolumità. >>
<< Chi ti ha minacciato a causa mia? >>
Tornò con la mente indietro nel tempo, non era un grosso sforzo per un vampiro.
Socchiuse gli occhi come per mettere a fuoco la scena.
<< Mi trovarono in quattro: due poco più che fanciulli, uno grosso come un orso dall’aria rude e uno smilzo e silenzioso. Portavano degli strani mantelli grigi: un po’ troppo teatrali per i miei gusti. >>
E si indicò: portava dei calzoni strappati color kaki e una camicia bianca, che una volta doveva essere stata bianca, anch’essa scucita e strappata in più punti.
<< La guardia dei Volturi. >>
Decretai con voce neutra, volevo mostrarmi preparata.
<< Già, i Volturi. Sai bambina, non mi stupisce che tu li conosca. >>
Cominciai a sudare freddo, la situazione stava piano piano facendosi spinosa e quel suo tono falsamente tranquillo mi allarmava ogni momento di più.
<< Volevano eliminarmi per aver tentato di popolare questo nostro misero mondo di esseri superiori. Mi accusavano di infrangere delle leggi che io nemmeno conoscevo. >>
<< Sei stato molto fortunato a riuscire a sopravvivere ai Volturi, loro di solito non perdonano. >>
Cercai di usare un tono rilassato e sollevato per sottolineare quanto la sua salvezza fosse per me importante, ma sentivo che non se la stava bevendo.
<< Cara, mi fa piacere che tu ti preoccupi per me, ma non credi che sia un po’ incoerente come modo di fare? >>
<< Come? >>
Chiesi, falsamente incredula.
Evidentemente avevo preso dalla mamma l’impossibilità nell’essere credibile mentre dicevo delle bugie.
<< Dicevo che è assurdo che voi, si proprio voi sporchi traditori che mi avete venduto al nemico in cambio della vostra salvezza, ora vi preoccupiate della mia vita e di come sono riuscito a scampare al verdetto già decretato della mia morte. >>
Come niente aveva cambiato tono ed ora stava quasi ringhiando.
Era ad un passo dall’urlare; reprimeva una gran quantità di rabbia, era percepibile.
<< Calma, noi non gli abbiamo detto niente di te. Non sapevamo neanche della tua esistenza, né dei tuoi propositi. >>
Una risata gli uscì dalle labbra che fino a poco prima erano contratte dall’irritazione.
<< Non è importante chi gli abbia raccontato di me, il punto è che se tu non fossi mai esistita non avrei dovuto accantonare il mio piano per architettarne uno che prevedeva la tua morte. >>
Jacob in un secondo si frappose tra me e il vampiro e gli mostrò i denti con fare minaccioso.
<< A cuccia, Fido. Mi avete colto in fallo, non mi aspettavo di vedervi al di fuori dei vostri territori. Ammetto di essere impreparato, quindi non mentalmente pronto ad un confronto diretto. >>
<< Noi non vogliamo batterci con te. Nessuno di noi vuole che tu venga ferito o ucciso. Siamo qui solo perché cerchiamo Nahuel. Cerchiamo di calmarci tutti e di ragionare. >>
<< Troppo tardi bambina. Ho promesso loro che ti avrei fatta fuori per salvarmi la vita, ma tu sei sempre stata ben protetta… >>
<< Non… Perché vuoi uccidermi? Possiamo trovare una soluzione…. Noi… >>
Balbettavo e avevo tremori che scuotevano tutto il mio corpo.
Temevo per la vita del “mio Jacob” con il quale avevo appena cominciato a dividere la mia vita, avevo paura per Leah che si era privata della possibilità di essere felice e per tutti quelli che avrebbero rischiato ancora a causa mia.
<< Ormai è tardi, piccola. Torneranno a prendermi se non eseguo gli ordini e mi hanno assicurato che i Volturi non concedono seconde possibilità. Devo ucciderti. >>
Niente era come a me sembrava, avrei dovuto tenerlo a mente e stamparmelo indelebilmente nel cervello d’ora in poi.
Il padre di Nahuel, lo stesso che pochi minuti prima mi era sembrato così cordiale, ora stava pensando al modo migliore di ucciderci, anzi di uccidermi!
 
 
 
Ciao a tutti!
Passate buone feste? Avete mangiato molto o siete stati bravi e vi siete contenuti? Io sono stata male per aver esagerato! Ma le feste servono anche a questo, no?
Allora, veniamo a noi. Che ne pensate del capitolo? Avevate immaginato di incontrare il padre di Nahuel? È stata una sorpresa o avevate subodorato qualcosa? Ricordo che quando ho finito di leggere Breaking Dawn la storia di Nahuel mi era rimasta molto impressa, sia per la mancanza reale di una figura materna che per la presenza incombente di questo padre/creatore. Era inquietante nella mia mente. A voi non ha dato la stessa sensazione?
Ok, direi che è tutto. Ringrazio moltissimo i pochi che ancora lasciano un commento, ragazze siete fantastiche! Grazie tante a chi ricorda, segue e preferisce SAT. Sono grata anche a chi legge silenziosamente, vi vedo!
Concludendo vorrei ricordarvi l’altra storia che sto postando su Edward che si chiama Imperfetto. Mi è molto cara, ma non sta riscuotendo l’interesse che speravo, forse perché siamo sotto le feste e non tutti si collegano. Chissà?!? Se volete fateci un salto e fatemi sapere che ne pensate, per me è importante.
Colgo l’occasione per farvi i miei migliori auguri per un felice 2012!! Continuate a seguirmi.
Baci
 
Pinzy 

 

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Capitolo 27
*** E' di nuovo battaglia ***


Neanche il tempo di metabolizzare le parole del vampiro e già Jacob lo stava fronteggiando.
Si muovevano come in una danza, si stavano studiando.
<< Tu non mi interessi, cane. E’ lei che voglio. >> disse.
<< Ne va della mia sopravvivenza. Non me ne volere Renesmee, sai come si dice? Mors tua vita mea. >>
Il ringhio del lupo risuonò nella foresta e mise a tacere tutte le forme di vita che ci circondavano, oltre che la risata dell’immortale.
Sembrava quasi che quell’essere ci provasse gusto a provocare il “mio Jacob” ed a terrorizzare me.
Cercai di mediare di nuovo.
<< Non c’è alcun bisogno di farci del male a vicenda, la mia famiglia ha fronteggiato già una volta i Volturi e senza neanche fare battaglia. Potremmo trovare una soluzione insieme a loro e tu potresti godere della protezione dei Cullen. >>
Mi sembrava una buona soluzione visto che in ballo c’era sia la mia vita che quella del mio compagno.
Leah… Beh lei era mia amica, ma non potevo che pensare alla salvezza di Jacob in quel momento.
Avevo il terrore che l’impulsività dell’alfa, che da sempre lo contraddistingueva, prendesse il sopravvento e lo portasse a fare una mossa falsa.
Oltre tutto era già capitato una volta che per proteggere una donna si facesse ridurre a pezzetti e qui non avevamo a disposizione il nonno per rimetterlo in sesto senza che rimanesse deformato dalla ricrescita miracolosa delle sue ossa.
E quella era l’opzione migliore al momento: un lupo che deve proteggere ben due persone, anche se una di loro è una donna combattiva e determinata, era troppo di fronte a un vampiro che non ha niente da perdere e combatte per salvarsi la vita.
<< Dico sul serio… >>
E mi resi conto di non sapere il suo nome.
<< Joham. >> rispose lui con gli occhi ancora puntati sul licantropo.
<< Joham, ascoltami. C’è sempre una soluzione. Possiamo trovarla insieme. >>
Il dottore si rimise eretto e distolse l’attenzione dalla battaglia.
<< Dammi una prova della tua buona fede. Vieni qui a stringermi la mano e io ti crederò. >> disse tendendomi l’arto.
Una morsa strinse il mio cuore: avevo paura.
<< E chi mi garantisce che non vuoi che mi avvicini a te solo per farmi del male? Sei intelligente e potrebbe essere uno stratagemma. >> risposi.
Jacob era dannatamente d’accordo con me visto che non faceva che ringhiare nella mia direzione.
Il suo era un chiaro “Non permetterti nemmeno di pensarlo!”.
<< E chi garantisce a me che appena abbasserò la guardia uno dei tuoi cani non mi farà fuori? Non mi crederai uno sprovveduto Renesmee, vero? >>
Che fare?
Dovevo dargli una prova tangibile della nostra buona fede, ma non potevo rischiare che mi facesse del male.
E poi se mi fosse successo qualcosa Jacob gli sarebbe sicuramente saltato al collo e un vampiro come Joham, con un’esperienza più che centenaria alle spalle, poteva essere la fine per lui.
Che fare?
Jacob continuava a ringhiarmi contro e io stavo impazzendo nel dubbio.
Guardavo il vampiro, poi Leah, poi Jacob, poi il terreno e di nuovo ripercorrevo il giro sperando che la divina provvidenza mi lanciasse un segno.
Che fare?
Quando il segno arrivò.
Leah, che fino a pochi minuti prima si ergeva fiera in forma di lupo, era tornata la bella ragazza che non vedevo dal nostro arrivo in Sud America.
<< Vado io Nessie. >> mi disse senza degnarmi di uno sguardo, stupenda nella sua nudità.
<< No Leah! Sei pazza? >> gridai.
Si voltò verso di me e, illuminando il suo viso con uno splendido sorriso, mi disse.
<< Tu e Jake siete proprio uguali. >>
Non capivo così guardai il mio lupo, anche se in quella forma difficilmente avrebbe potuto spiegarmi a che cosa si riferiva.
<< Quando ho preso la decisione di dare io stessa alla sanguisuga il gesto rassicurante che cercava, Jake mi ha fatto la stessa domanda. >>
<< E’ troppo pericoloso. >> contestai.
<< Lo so, ma è il minimo che io possa fare. Siamo qui a causa della mia testa dura. Se avessi tenuto la bocca chiusa ora saremmo a First Beach e magari la veggente avrebbe previsto il suo arrivo. >> disse additando Joham.
<< Io sono Leah Clearwater, comandante in seconda del branco di Jacob Black e vengo in pace. Siamo alla ricerca di tuo figlio, Nahuel, per convincerlo a tornare a casa con noi. Se per te va bene, vorrei dimostrarti che non abbiamo nessuna intenzione di farti del male, ma che, anzi, ti aiuteremo a trovare una soluzione per tirarti fuori da questo impiccio con i Volturi. >>
Leah si avvicinò con molta cautela fino ad arrivare all’altezza della posizione di Jacob.
<< Accetterai un gesto di buona fede da parte di un “cane”? Infondo sei un succhiasangue intelligente se ti ritieni uno studioso, no? >>
Detto questo si portò di fronte a lui, poco meno di tre metri li separavano.
Joham aveva assunto una posa di sfida accompagnata da un sorrisetto beffardo.
<< Sono pronta a stringerti la mano ed a prometterti che nessuno di noi ti farà del male se tu farai altrettanto con noi. >> e allungò la mano, compiendo l’ultimo passo per coprire la distanza tra di loro.
Il vampiro storse il naso per l’odore che la mia amica, appena trasformata, emanava.
Contro ogni mia pessimistica aspettativa fece a sua volta un passo e le strinse la mano.
<< Sei fiera e coraggiosa ragazza-lupo… >>
Sorrisi tra me e me, potevamo tirare un sospiro di sollievo.
<< … ma sei anche dannatamente stupida. >> e le diede lo schiaffo più forte a cui avevo mai assistito nella mia vita.
Il rumore che fece la mano granitica di Joham sul volto di Leah fu tale e quale a quello che fa una lastra di marmo che viene lanciata da un grattacielo quando si schianta al terreno.
La mia amica fu sbalzata lontano.
Il suo volo, fortunatamente, non fu ostacolato dagli alberi che ci circondavano.
Cadde a terra con un tonfo mentre sia io che Jacob assistevamo increduli alla scena che si era svolta in poco più di trenta secondi.
Il lupo fu addosso al vampiro in molto meno, appena riprese coscienza di cosa era avvenuto, mentre io guardavo con gli occhi sbarrati il corpo immobile della mia amica.
Solo quando vidi che respirava ancora trovai il coraggio per raggiungerla per assicurarmi delle sue condizioni fisiche.
Era piena di graffi e dolorante, ma sembrava ancora intera.
Puntai la mia attenzione sulla battaglia che si stava consumando alle nostre spalle.
Jacob ringhiava e tentava in tutti i modi di mordere il vampiro, che, nel frattempo, fendeva l’aria con i suoi artigli mortali, tentando di colpire il lupo.
Erano entrambi pronti a morire: il licantropo combatteva per proteggere quello che di più importante aveva nella vita, l’amore, mentre il vampiro si batteva per salvare ciò che amava di più, la sua esistenza.
I colpi erano troppo veloci per lasciarmi prendere fiato, si fronteggiavano senza che nessuno dei due riuscisse ad avere la meglio sull’altro.
O così pensavo.
<< La prenderò, lupo, e le farò molto male prima di ucciderla. Voglio vedere com’è fatta dentro una mezzosangue. >> disse Joham sghignazzando.
Jacob reagì imprimendo troppa forza nello slancio per colpirlo e il vampiro riuscì a sfuggire al suo attacco quel tanto da poterlo ferire.
<< Stai attento, cane, se abbassi la guardia lei sarà mia! >>
Lo stava deliberatamente provocando facendolo arrabbiare.
Il mio lupo cercò di attaccarlo di nuovo, ma cadde per la seconda volta nella sua trappola.
Joham lo colpì forte al fianco facendogli fare un volo più spaventoso di quello di Leah.
Alla beffa aggiunse il danno di tre profondi tagli nella zampa.
Stavamo avendo la peggio: Jacob a terra, Leah in grado a malapena di reggersi sulle gambe e io… Io ero niente al confronto di quel vampiro.
Leah, non so come né con quale forza d’animo, riprese le sembianze del lupo dal pelo grigio e si mise davanti a me, pronta a sacrificarsi.
Il vampiro stava per fare un passo verso di noi per finirci quando un rumore ci sorprese.
Dal folto della foresta si affacciò qualcuno che ormai non pensavo di rivedere mai più: Nahuel.
La mia amica fece un breve scatto in avanti, ma sembrò subito cambiare idea per tenere la sua posizione iniziale.
Nahuel non ci guardava neanche, teneva lo sguardo puntato su suo padre.
Mai in tutta la mia vita gli avevo visto quel ghiaccio negli occhi.
Non era solo, dalle sue spalle comparvero tre figure.
<< Figli miei. >> disse suadente il dottore.
Nahuel alzò leggermente il labbro per mostrare i denti affilati.
<< Che c’è figlio? Perché ti rivolgi a me in questo modo? >>
La mia attenzione andò alle figure sconosciute che attorniavano il mio amico.
Cominciai a distinguerle veramente solo dopo qualche secondo: la luce, che filtrava attraverso le folte fronde degli alberi era veramente poca e noi eravamo in penombra.
Ipotizzai che si doveva trattare delle sorelle di Nahuel in quanto il loro cuore sfarfallava esattamente come il mio e il loro odore non era pungente come quello dei vampiri.
Avevano corpi esili e slanciati, caratteri del viso marcati e la nuance della loro pelle era caldo color teck.
Nahuel si ergeva dinnanzi a loro come un re in battaglia con alle spalle la sua guardia e questa doveva essere l’impressione che aveva avuto anche suo padre.
<< Figlio? >> disse Nahuel con aria di sfida.
<< Non sai neanche come mi chiamo. Non sai niente di me e di come sono, quindi non arrogarti il diritto di chiamarmi in questo modo. >>
<< Nahuel, lo so che non abbiamo avuto modo di conoscerci, ma per quello c’è tempo… >>
Sorrise appena.
<< … Non credi? >>
<< No, non credo. Perché se non mi hai voluto accanto a te per più di cento anni, cosa dovrebbe farmi pensare che vorrai farlo in futuro? Sono rimasto orfano da troppo tempo per credere ancora alle favole. >>
Un leggero ringhio gli fece vibrare il torace e le sorelle gli fecero eco.
<< Ci hai abbandonati a noi stessi, senza darci una spiegazione sul perché del tuo gesto, hai lasciato morire le donne innocenti che ci hanno messo al mondo con amore e spirito di sacrificio. Quindi no, non credo. >>
Detto questo cominciò ad avvicinarsi mentre le tre sorelle, compiendo un unico preciso balzo, lo circondarono.
<< Ho scovato le mie sorelle e ho raccontato loro cosa sia realmente la vita, di quanto l’amore possa riempirci e dare senso a tutto quello che facciamo. >> così dicendo lanciò un veloce sguardo all’indirizzo di Leah.
<< Non ti perdoneremo mai per quello che ci hai fatto e, in più, io non posso perdonarti per quello che stavi per fare. >>
<< Figlio, le morti delle vostre madri sono stati il prezzo che ho dovuto pagare per farvi nascere. Non c’era altro modo… Non esisteva modo per farle sopravvivere al parto. >>
<< Sbagli. La madre di Renesmee è viva. Suo marito l’ha trasformata subito dopo aver fatto nascere la bambina. Perciò, come vedi, un modo di tenerle in vita esisteva. >>
Joham era senza parole, ma si capiva dalla sua espressione che non era una novità questa soluzione: evidentemente le donne che avevano portato in grembo Nahuel e le sue sorelle erano sacrificabili per la sua causa e non necessarie alla sua vita, come invece era Bella per Edward.
<< Non te n’è mai fregato niente di noi, la cosa importante per te era raggiungere il tuo obiettivo. Quali e quante perdite avresti dovuto lasciarti alle spalle non aveva molto peso. >>
Terminò la sua camminata con queste parole.
Ora era faccia a faccia con il suo creatore.
<< Ed è questo che tu ora sei per noi: qualcosa di sacrificabile e di poco importante. >>
Il terrore che scorsi nelle iridi del vampiro quando comprese cosa erano venuti a fare i suoi figli non lo avrei mai più scordato.
<< Io sono vostro padre! >>
I miei simili gli si chiusero intorno e lo sbriciolarono per poi bruciarne i resti.
Lo fecero così, senza sentimento, senza rabbia, solo come una cosa che andava fatta.
La loro vendetta e quella delle loro povere madri era compiuta.
Nessuno tra di noi, mezzosangue o licantropi, versò una sola lacrima.
 
 
 
Eccoci qua.
Il finale di questo capitolo è molto amaro. Ricordo che quando l’ho scritto ero amareggiata non tanto per l’odio che credevo provassero Nahuel e le sue sorelle, quanto per l’assenza di dubbio nel compiere il gesto. Sono assolutamente contro la vendetta e, neanche a dirlo, gesti del genere, quindi non voglio né assecondarli né incitarli. Credo che però fosse la fine adatta per un personaggio terribile come quello di Joham.
Pensiamo alle cose belle: Nahuel è stato ritrovato! Ora Leah riuscirà a farlo tornare a casa con loro? Si scuserà in modo appropriato o sarà la solita stronzetta acida che tutti noi amiamo? C’è solo un modo per saperlo: leggere il capitolo di lunedì prossimo! Che saica che sono…
Mi prendo altre due righe per ringraziare chi continua a seguire SAT: a voi che mi date forza e sostegno morale ad ogni passo con le vostre parole, grazie. Grazie anche a chi preferisce,segue e ricorda Sunrise after Twilight e a chi legge in silenzio.
Siamo a meno due capitoli per la fine e mi dispiace da morire, perché so che molti di coloro i quali hanno letto SAT non seguiranno Imperfetto, la storia che sto pubblicando su Edward. Peccato.
Per ora vi abbraccio forte e vi rimando a lunedì prossimo.
Baci
 
Pinzy

 

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Capitolo 28
*** Perdonami ***


Avevo lasciato Leah immobile sulla sua posizione.
Ero al fianco di Jacob che ancora rimaneva inerte a terra con la schiena leggermente appoggiata al tronco di un albero.
Le ferite sul braccio si stavano rimarginando velocemente grazie alla natura mutaforma.
Le ragazze stavano distanti da noi: avevano riguadagnato il limitare della radura dove ci trovavamo e quasi venivano nascoste dal folto fogliame.
Nahuel fissava, ora, i profondi occhi da lupo di Leah, mentre lei aveva ancora il fiatone per la tensione del momento appena superato.
Jacob tentò di alzarsi, ma io, che gli premevo una mano sul petto, lo tenni giù: non dovevamo muoverci neanche di un millimetro per non distoglierli dal loro incontro… Dopo tutta quella fatica…
<< Fermo lì. >> bisbigliai, non distogliendo la vista dai ragazzi.
Volevo che la loro storia avesse un lieto epilogo e ora che era arrivato il momento della verità avrei fatto in modo che niente li disturbasse, mi sentivo un po’ il loro cupido.
<< Come immaginavo hai mantenuto la parola. Sei un lupo ora. Spero che questo ti renda felice. >>
In neanche un battito di ciglia Leah riprese le sue sembianze umane, lasciandola lì svestita di fronte a lui.
Con un gesto disarmante, per quanto meccanicamente dolce, lui si sfilò la maglietta, non troppo pulita, e gliela porse.
Le loro mani si sfiorarono per un secondo, lei venne scossa da quel tocco, mentre lui, forse dandolo per scontato, non sembrò turbato e riprese la sua posizione distante.
Niente intorno a loro sembrava muoversi, neanche un fruscio delle fronde degli alberi, né un cinguettio dagli uccelli; anche a me sembrava di trattenere il respiro.
Leah tenne la maglia in mano senza posarsela addosso.
<< Perdonami. >>
Fu tutto quello che la ragazza riuscì a dire; era sempre stata di poche parole, ma ora non credevo che se la sarebbe cavata in quel modo.
Nahuel era stato colpito molto duramente dalla sua reazione al ferimento del fratello e, anche se era stato sempre un tipo accomodante e disposto alla conciliazione, ora aveva bisogno di qualcosa di più di un semplice “perdonami”.
<< Non hai niente da farti perdonare: la tua reazione è stata più che giustificata. Io e te non abbiamo avuto l’imprinting come per Jake e Ness e la tua natura respinge la mia ovviamente. Fa parte di te, e per questo non devi scusarti. >>
<< Voglio che torni con me a Forks e che resti lì senza lasciarmi mai più. >>
Lui sbuffò alzando le spalle.
<< Domani potresti cambiare idea e volermi rispedire velocemente qui giù. >>
<< No! Non più. >>
Leah si passò una mano fra i capelli scomposti come per racimolare le idee.
<< Pensaci Leah… Anche se andasse come dici tu, un giorno potresti avere l’imprinting con un altro uomo e… Io dovrei di nuovo abbandonarti. Sarebbe troppo per me. Non resisterei ancora. Già andarmene questa volta è stato devastante… Non resisterei ancora. >>
<< Non succederà. >>
<< Come fai a saperlo? >>
Ponendogli questa domanda Nahuel si fece avanti alzando il pugno e mettendoselo davanti alla bocca, socchiuse gli occhi.
Si vedeva chiaramente che avrebbe voluto con tutto se stesso credere alle parole di Leah, ma il suo cuore si era già spezzato e si rifiutava di soffrire ancora così tanto, così come la sua mente: tutto in lui portava nel senso opposto alla ragazza lupo.
Lei prese quello stesso pugno nella sua mano e lo baciò, ma lui si discostò prima ancora che ebbe finito.
<< Ma?... >>
Fece lei interrogativa: non aveva approvato quel gesto infatti riprese il suo cipiglio furioso, quello tipico di Leah.
<< L’ho scoperto appena hai attraversato quella radura, la prima volta che ti ho visto: avevo avuto l’imprinting con te. >>
Quella rivelazione ci lasciò basiti tutti quanti, tanto che emettemmo un sussulto.
<< In quel momento non avevi occhi che per Renesmee visto che era della tua stessa specie e sapevi che eravate stati chiamati a raccolta per la sua protezione. Ricordo la sensazione di smarrimento quando capii che anche tu eri un vampiro. Io sono il tuo nemico giurato, quindi che futuro potevamo avere? >>
Nahuel si avvicinò a lei per risponderle, ma lei lo fermò ponendo la mano aperta a mezz’aria.
<< Lasciami finire, ti prego. >>
Il mio amico annuì, ma le prestava tutta la sua attenzione.
<< Poi, con il tempo, ho intuito che provavi qualcosa per me ed ho capito che non potevo sfuggire all’imprinting. Ma, scioccamente, avevo paura del giudizio del branco e… Dell’amore. >>
<< Tesoro… >> mi sfuggì triste.
Lei si voltò verso di me sorridendomi.
<< Non sai quanto ci stavo male Ness. >>
In quel momento capii la sua reazione al discorso che avevo fatto sulla questione, il giorno del matrimonio della madre.
Poi si rivolse di nuovo al suo innamorato.
<< Ho provato, come ben sai, a lasciarmi andare a quel sentimento che sentivo così pressante dentro di me. Jacob me ne ha dette di tutti i colori, voleva che io me ne fregassi. >>
Soffiò e la sua espressione cambiò improvvisamente.
<< Poi Seth è stato ferito… Lui, insieme a mia madre, è tutto quello che mi rimane. Ce l’avevo a morte con la vostra specie e quindi anche con te. Ma continuavo ad amarti. >>
<< Amarmi? >> chiese Nahuel abbozzando un sorriso.
Lei abbassò lo sguardo ed arrossì istantaneamente.
<< Si, io ti amo e da molto tempo ormai. >>
Una breve pausa in cui riprese fiato e sembrò racimolare il filo del discorso.
<< Mi sentivo così in pena per Seth e così arrabbiata con i vampiri… Ero spezzata in due: il mio cervello non ti voleva al mio fianco in quanto nemico, ma il mio cuore ti bramava. >>
Non riuscì ad andare avanti, ma il discorso era chiaro a tutti noi specialmente a Nahuel che si avvicinò e le prese la mano facendola vibrare per l’emozione.
C’era una tensione nell’aria che si poteva tagliare con il coltello.
Dovevano tornare insieme, non c’era altra ipotesi.
<< Tu occupi costantemente i miei pensieri, sei nella mia testa e invadi i miei sogni. Ogni cosa mi fa venire in mente te. E quando sono nel letto e fuori fa freddo, sogno che tu sia al mio fianco. Non voglio più che la mia mente mi giochi questi brutti scherzi: voglio che tutto sia reale. Desidero che tu continui a risiedere nei miei sogni, ma stando sdraiato nel mio letto. Dimmi Nahuel, qual è il nostro futuro? >>
Lo squadrò.
<< Perché se deciderai di non partire, tornerò ad essere un lupo, ma non ti abbandonerò: veglierò su di te in questa foresta. >>
<< Mi stai dicendo che se non decido di tornare a Forks, rimarrai qui a tormentarmi? >>
Aveva un ghigno divertito sulle labbra.
Le prese il viso tra le mani e le posò un bacio leggero a fior di labbra.
L’aria superba di Leah, che di solito stava imperante sulla sua faccia, come un nodo, si sciolse e lasciò il posto ad un’espressione rilassata e felice.
Ora tutto sarebbe andato per il meglio, lo sapevo!
Il problema era che nell’impeto del momento i ragazzi si stavano lasciando un po’ andare.
Quel bacio da casto e leggero stava maturando in una cosa travolgente e peccaminosa.
Stavano praticamente per farlo davanti a tutti noi: lei avvinghiata a lui come una pianta rampicante, gli cingeva la gamba con la sua mentre gli teneva le mani ai lati del viso baciandolo con trasporto; lui, non da meno, la teneva stretta a sé con tutta la forza che aveva in corpo: una mano sulla coscia che lo cingeva e l’altra dietro al suo collo, sulla nuca.
<< Ragazzi… >> dissi imbarazzata.
Ma quei due non sembravano per niente disturbati dalla nostra presenza e continuavano a tenersi stretti in quell’abbraccio claustrofobico.
Io e Jacob ci guardammo impacciati, avevamo entrambi le guance in fiamme.
Loro continuavano a baciarsi restando nella stessa posizione, entro poco, se non li fermavamo, avrebbero messo in scena un film a luci rosse.
Capivamo la passione esplosa per l’emozione di quel momento, ma il loro ricongiungimento non poteva certo giustificare certe cose di fronte a tutto quel pubblico!
<< Prendetevi una stanza ragazzi! Dai siete indecenti… >>
Le parole di Jacob furono più incisive delle mie, infatti pian piano riducendo le effusioni in baci dolci, si quietarono e si ricomposero pur restando abbracciati.
Ansavano per il “bacio”, ma ci sorridevano felici; era tutto ciò che volevo vedere: avevamo intrapreso quel viaggio, incoraggiati da me ad ogni minimo ripensamento, solo per quel sorriso sulle loro labbra.
Ero felice per loro e Jacob con me.
D’improvviso sentii un ramo rompersi e mi ricordai delle sorelle di Nahuel che ci spiavano dal folto della foresta.
Fissai tra il fogliame e riuscii a scorgere di nuovo le loro esili figure.
Nahuel lasciò momentaneamente l’abbraccio con Leah, la quale non approvò il gesto: era comprensibile che non volesse più lasciarlo andare.
Lui si avvicinò al punto in cui scorgevo le ombre delle mezze vampire e lo vidi protendersi verso ognuna di loro, stampargli un bacio sulla guancia tenendole per mano e poi salutarle mentre andavano via senza neanche badarci.
Quando tornò da Leah, che gli si lanciò sul petto, mi venne da porgli delle domande da brava donna curiosa.
<< Scusa Nahuel, ma dove vanno? >>
<< Ho raccontato loro i diversi modi di vivere che esistono per noi “vampiri”, ma loro non sono abbastanza forti da abbandonare il sangue umano. >>
Jacob deglutì rumorosamente e un brivido gli scese per la schiena; Nahuel non ci badò e continuò la sua spiegazione.
<< Mi hanno chiesto dei Volturi, in quanto il nostro creatore… >>
<< Vostro padre? >> chiesi distrattamente.
<< Si, lui… Aveva attirato la loro ira su di sè. Raccontando loro che erano perfidi e che volevano la sua morte ovviamente non ha fatto altro che accrescere la loro curiosità e interesse verso la guardia. >>
<< Capisco. Chi voleva nuocergli era per loro un esempio, visto che non avevano il coraggio di affrontarlo da sole non essendo velenose… Giusto? >>
<< Esatto Nessie. >>
Aiutai Jacob a rialzarsi, ora poteva farlo.
<< Cosa farete ragazzi? >> chiesi incerta.
Noi due sapevamo di avere a disposizione un’isoletta privata che ci aspettava, infondo Charlie e Sue erano già passati alla prossima tappa del loro viaggio di nozze, ma loro che intenzione avevano?
Ora poi, che anche le sorelle di Nahuel avevano deciso del loro futuro nella guardia dei Volturi, il mio amico e Leah cosa avrebbero fatto?
<< Credo che torneremo a casa, a Forks. >>
Fu la considerazione di lui.
<< Si, torniamo a casa. >>
<< In realtà devo trovarmela una casa tutta mia, non credo di poter approfittare ancora dell’ospitalità di Carlisle. >>
<< Che dici? Il nonno sarà contento che qualcuno usi la casa in loro assenza, prendendosene cura. >>
<< Vedremo: ora non vivrei più lì da solo con Huilen e poi non vorrei proprio portare Lee-Lee lontano dalla riserva. >>
Lei sospirò di sollievo: evidentemente non avrebbe mai osato chiederglielo, ma lo sperava ardentemente.
<< Troveremo una soluzione, vero amore? >>
Lei, ancora tra le sue braccia annuì decisa.
Non lo avrebbe mai più lasciato andare via lontano da lei, per nessun motivo e quelle erano solo bazzecole in confronto alla nuova vita che le si spalancava di fronte.
 
 
 
Ciao a tutti!
Visto che non sono proprio cattiva al 100%? Non potevo tenere Leah e Nahuel lontani l’uno dall’altra anche perché ci voleva un happy ending anche per la lupa. Non mi pareva giusto che solo lei rimanesse senza compagno!
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo, siete avvertiti, però voglio dire a tutti coloro i quali leggono SAT che forse mi butterò in un sequel. Come dicevo ad alcune di voi, assidue commentatrici, la storia di tutti questi ragazzi è ancora all’inizio, quindi di cose ne potrebbero succedere ancora parecchie, non credete?
Ringrazio sempre chi mette ed ha messo SAT nelle storie preferite, seguite e ricordate. Ragazzi siete parecchi, non avrei mai sperato tanto! Grazie mille! Vorrei ricordarvi Imperfetto, la storia che sto pubblicando il giovedì e che mi ha dato tante soddisfazioni fin’ora. Spero che continuerete a seguirmi lì in attesa del seguito di SAT.
Baci
 
Pinzy

 

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Capitolo 29
*** L'alba dopo il crepuscolo ***


Non ero mai stata sull’isola che Carlisle aveva regalato alla nonna per il loro anniversario, ma la mamma me ne aveva parlato benissimo: raccontava di splendide palme colme di cocco e di una spiaggia bianca e fine come si può trovare solo in un sogno.
Inoltre mi aveva detto che Edward le aveva fatto fare delle esperienze magnifiche in quel posto, come ad esempio le escursioni verso l’interno per vedere dei pappagalli coloratissimi e nuotare con i delfini.
Quest’ultima cosa mi stuzzicava proprio la fantasia, ma i delfini avevano un’importanza solo marginale: avremmo passato una specie di luna di miele in questo posto da favola e ce lo meritavamo decisamente dopo tutti quei giorni nella foresta alla ricerca di Nahuel.
E poi rabbrividivo ancora all’idea di suo padre… L’occhio clinico e il cinismo lo rendevano un perfetto scienziato pazzo.
Le nostre intenzioni non erano di passare del tempo in una villa al mare quando avevamo deciso di andare alla ricerca di Nahuel e, quindi, anche i nostri bagagli non erano appropriati: niente costumi da bagno, né abbigliamento da turisti.
<< Come faremo per gli abiti? >>
Chiesi a Jacob, che avanzava verso l’ingresso della casa stringendomi i fianchi.
<< Siamo su un’isola deserta e sappiamo quando verranno i domestici… A che ti servono i vestiti? >>
Mi fece l’occhiolino, ma io lo presi in parola appena superato l’ingresso.
Mentre lui si avventava sul frigo alla ricerca di acqua fresca da bere, io lasciavo una scia di abiti che lo avrebbe portato dritto dritto da me.
Mi chiamò, ma io non risposi, già sotto la doccia tiepida in attesa di vederlo spuntare da un momento all’altro.
Non mi deluse, ma io ero intenta nelle mie cose perciò lo lasciai entrare nel box distratta e continuai anche quando sentii le sue mani posarsi sulla mia pelle, alle spalle.
L’acqua era l’unica cosa che riusciva ad insinuarsi tra di noi in quell’angusto spazio.
Mi persi tra le sue braccia.
Lo volevo nella testa che mi pulsava per il passaggio veloce del sangue, ma lo volevo anche nella pancia, fin dentro le viscere: premevano e quasi si contorcevano per il desiderio che provavo.
Ci sentivamo veramente liberi di essere noi stessi, di poter dare libero sfogo ad ogni nostra, seppur piccola, fantasia.
Lo facemmo con foga e subito dopo ridemmo come pazzi.
Ma la doccia non aveva per niente sortito un effetto calmante, al contrario!
Quando fummo di nuovo in camera da letto lo mordicchiai come avevo fatto sempre fin da piccola, ma con lo scopo nuovo di eccitarlo: passavo dal collo, al petto, al mento, alla schiena.
Rotolammo sul grande letto bianco a baldacchino mezzi nudi, mentre la tensione si faceva più forte e quel balletto stava facendo perdere la testa ad entrambi.
Le sue mani erano dovunque, la sua forza, dentro di me a momenti, mi riempiva la testa e il ventre di uno strano formicolio elettrico.
Ad un tratto si fermò, voleva prolungare quel momento il più possibile e prese a guardarmi dritto negli occhi, tanto che mi imbarazzai di essere ancora con la testa ed i respiri, da un’altra parte.
Le sue mani su di me, grandi e forti, non mi davano pace.
Era tutto per me, tutto il mio mondo, vedevo solo lui e non sentivo altro che Jacob.
Rimanemmo a guardarci, i nostri respiri si calmarono un poco, il suo molto prima del mio.
Quando tornai all'incirca in quel mondo, riprendendo quasi del tutto le mie facoltà mentali, fu di nuovo con me e a quel punto niente più lo fermò.
Sudati, ma felici, restammo fermi a sentire l’uno il corpo dell’altra tremare.
<< Abbracciami. >> mi chiese dolce, sopra di me.
Io obbedii all’istante, il suo non era un ordine, ma comunque non gli avrei mai negato niente del genere.
Era strano a dirsi, ma lo volevo ancora, ogni volta di più.
Forse dovevo farmi visitare da un dottore molto capace!
Che mi diceva la testa?
Ma lui era così bravo e noi eravamo così compatibili da quel punto di vista che non mi sembrava di averne abbastanza.
Scivolò vicino a me e con dolcezza prese a carezzarmi i capelli.
La domanda mi sorse spontanea nella testa e fu subito sulle mie labbra.
<< Hai avuto altre donne prima di me? >>
La sua mano esitò un attimo, ma subito riprese ad accarezzarmi lieve.
La sua reazione e il suo mutismo mi fecero capire che la risposta non mi sarebbe piaciuta, ed io che avevo creduto che non fosse mai stato fidanzato.
Ma certo: per fare certe cose non bisogna mica essere impegnati a vita!
Ridacchiava tre sé e sé.
Mi voltai a pancia in giù: non volevo subire quell’affronto.
Ok lui era un uomo ed io una bambina al confronto.
“Ok, ok!” mi ripetei nella testa per non risultare offesa, ma la domanda l’avevo posta credendo ciecamente nella sua risposta negativa.
Prese a baciarmi la schiena passando da una spalla all’altra.
Possibile che volesse farlo ancora, come me un minuto prima?
Già, perché tutto quel fuoco mi si era spento all’istante solo all’idea che avesse potuto amare in quel modo un’altra. A che cazzo serviva l’imprinting allora se era capace di dare sfogo ai suoi istinti con altre ragazze?
I suoi baci non erano insistenti e, visto che non sortivano l’effetto desiderato, si fermò con la guancia appoggiata sul mio dorso.
<< Cosa c’è? >>
Chiese con voce neutra.
Voltai il viso dalla sua parte.
<< Quante Jacob? >>
<< Perché lo vuoi sapere? >>
<< Forse voglio farmi del male pensandoti con un’altra. >>
Restò muto.
Ma infondo che mi importava?
Lui era mio ora e per sempre e non avrebbe avuto più nessuna all’infuori di me.
Piuttosto lo avrei sfinito.
<< Volevo capire come fai ad essere così bravo. >>
Il suo petto si riempì d’aria, tronfio d’orgoglio.
Mi voltò, avevo ancora il piccolo seno nudo, così come tutto il resto del corpo, ma non mi vergognai.
Gli misi le braccia intorno al collo, accarezzandogli i corti capelli color dell’ebano; lui mi proteggeva nel suo abbraccio.
<< Credi sia bravo? >>
Annuii, lo era di certo o non avrei provato certe cose ogni volta.
<< E credi che lo sia perché ho avuto altre esperienze? >>
Di nuovo annuii, ma non ero certa di voler sentire cosa aveva da raccontarmi.
Il mio cuore avrebbe retto?
Infondo lui era mio fin dalla mia nascita.
<< Tu per me sei stata la prima e resterai l’unica. >>
Mi sciolsi, la tensione se ne andò come le gocce della rugiada sulle foglie al mattino e sorrisi contenta.
<< Forse sono bravo, come dici tu, perché siamo fatti l’uno per l’altra. Compatibili al cento per cento. E poi ricordati che sono nato per accontentarti. >>
Prese di nuovo a baciarmi; saremmo mai usciti da quel vortice?
Non potevo pensare che quelle stesse stanze avevano assistito, tempo addietro, al mio strano concepimento.
Era tutto così perfetto lì: il calore che tentava di penetrare dalle grandi portefinestre veniva alleviato dall’aria condizionata che qualcuno, intelligentemente, aveva fatto installare per noi “mortali”.
La luna sembrava molto più grande lì, ma forse solo perché non c’erano tutti quegli alberi a cui ero abituata a coprirne la bellezza.
Sia io che Jacob ne eravamo rimasti affascinati e stregati allo stesso tempo la prima volta che l’avevamo notata.
Tutto era magico sull’isola di Esme: sembrava che fosse protetta da una bolla che non faceva penetrare alcun male; anche il tempo sembrava sospeso, passava più lentamente, il giorno e la notte si susseguivano, ma quell’isolamento faceva sembrare che tutto si potesse fare con calma, senza fretta.
Telefonai a mia madre per chiederle il permesso di restare ancora per due o tre giorni sull’isola.
Non mi avrebbe detto di no, ma mi sembrava carino domandarglielo e a Jacob sarebbe sembrato di meno di essersi imbucato senza invito.
Non si sarebbe mai abituato alla ricchezza dei Cullen, lui era un ragazzo umile, abituato a guadagnarsi il pane con il sudore della sua “bellissima” fronte.
Rispose mio padre in un lampo.
<< Ciao Nessie! Tutto bene anima mia? >>
<< Tutto benissimo papà. Qui è ancora meglio di come mi aveva detto mamma. >>
<< Si è stupendo lì. Gustavo e Kaure si stanno prendendo buona cura di voi? Vi riforniscono abbastanza di cibo? >>
Che carino, si preoccupava per il grande appetito di Jacob.
<< Sai tranquillo, a Jacob non manca la roba da mangiare! >>
Vidi il suo viso sbucare dalla porta aperta del frigorifero con la bocca piena.
<< Papà vi ho chiamati per sapere se potevamo fermarci ancora pochi giorni… >>
<< Non credo che ci siano problemi. So che è difficile staccarsi da quel posto magico. >>
<< Hai ragione: è fantastico! >>
<< Sei felice tesoro? >>
<< Moltissimo papà. >>
<< Allora divertitevi. Ti saluto la mamma… >>
Non lo lasciai terminare la frase.
<< E tutti gli altri. >>
<< Ma certo… Ciao amore mio. >>
<< Ciao papà. >>
Attaccai e portai il telefono sul mio cuore come per abbracciarlo; il mio era proprio il padre migliore del mondo.
Eravamo così simili…
<< Di che parlavate? >>
Jacob mi abbracciò alle spalle.
<< Di tutto e niente. Io e mio padre siamo due romanticoni da strapazzo, come anche Nahuel… e pensare che eravamo due poveri depressi perché non riuscivamo ad avere te e Leah ed ora guardaci! Sembra quasi troppo bello per essere vero. >>
<< Non te ne stupire, è così che doveva andare. >>
<< Si vede che ce lo meritiamo dopo tutto quello che abbiamo passato: ognuno di noi ha combattuto guerre fisiche e mentali tali da guadagnarsi un pezzetto di paradiso. >>
Lo strinsi forte a me.
<< Eccolo il mio paradiso. >>
Mi disse facendomi volteggiare in aria.
Continuò.
<< Sei il mio paradiso e il mio inferno. Ti conosco e non voglio cambiarti nemmeno di una virgola. Ti prendo come sei in ogni modo, non m’importa. >>
<< Jacob? >>
<< Si? >>
<< Voglio che tu capisca una cosa. >>
Mi schiarii la voce beandomi della sua espressione interrogativa.
<< Non riesco a esprimere il modo in cui mi sento. Tu nemmeno sai il modo in cui mi colpisci. Mi fai innamorare di te ogni giorno di più. >>
<< Perché ora mi dici questo? >>
Mi chiese con la fronte corrucciata.
<< Perché troppi cuori a questo mondo sono infranti, così tante parole non vengono dette e io voglio dirti tutto sempre e per sempre. >>
<< Allora… Per sempre? >>
<< Per sempre. >>
Appoggiai la testa sulla sua spalla mentre mi sorreggeva nel suo abbraccio e guardai distrattamente fuori, verso il mare.
All’orizzonte il sole stava sorgendo e allora lo capii: potevamo passare momenti felici, momenti tristi, perdite e nuovi arrivi, ma da quel momento splendido in avanti noi saremmo stati una cosa sola pronta ad affrontare le gioie e le avversità.
Stava nascendo una nuova alba, un principio o meglio un nuovo inizio: l’alba dopo il crepuscolo.
 

 

FINE
 
 

 

Beh, ragazzi, che dire? È finita. Come molti di voi sapranno questa storia è stata scritta molto tempo fa e ormai è “superata” per me, eppure rileggere la parola fine dopo aver postato un capitolo a settimana per tutto questo tempo mi ha fatto venire il magone.
Come vedete la storia lascia aperta la possibilità di farne un seguito, ma ora sono impegnata con Imperfetto e con altri piccoli progetti di contest, quindi non ricomincerò a scrivere di Nessie & Jake molto presto. Se vorrete tenere d’occhio la mia pagina autore saprete in tempo reale ogni novità al riguardo e nel frattempo potrete dirmi la vostra su quello che riuscirò a produrre.
RINGRAZIAMENTI
Innanzitutto ringrazio Barbara alias Morgana, che mi ha dato non solo la possibilità di pubblicare i miei scritti, ma anche l'entusiasmo e la spinta necessari a qualsiasi autrice/autore per cominciare un'impresa del genere. Grazie, grazie e ancora grazie mia perfida creatrice!
A mio figlio Davide, al quale ho chiesto "Vogliamo scrivere una storia?" e lui mi ha risposto "Ti!" alzando le braccine contento.
A mio marito Maurizio, che per San Valentino mi ha regalato una bozza rilegata di SAT facendomi sentire la persona più importante del mondo e soprattutto fiera di tutto il lavoro che avevo fatto. Grazie perchè mi sopporti, perchè non mi rompi le scatole quando mi isolo per un pomeriggio intero al computer e, soprattutto, per aver realizzato la copertina perfetta per la mia storia. Vi amo entrambi da "vivere".
A mia madre e a mio padre, la prima per aver sempre letto e commentato i capitoli pubblicati sul sito, incoraggiandomi come solo una mamma sa fare e chiamandomi "la mia piccola Manzoni"; il secondo per aver letto una storia di cui non sapeva assolutamente niente e averne criticato costruttivamente ogni parte, settimana dopo settimana. Vi voglio bene.
Ai cantanti presenti nella mia playlist, perchè è proprio vero che ascoltando la musica si scrive meglio.
A tutti voi che avete avuto la pazienza e il buon cuore di cominciare con tutti noi questo viaggio e per averlo portato a termine. Spero di avervi trasmesso qualche emozione.
Grazie a chi ha messo SAT tra le storie preferite, seguite e ricordate, grazie a chi ha lasciato un commento veloce una volta ogni tanto e a chi ha recensito ogni singolo capito dall’inizio alla fine. Grazie a chi ha letto, ormai sono alla fine e me lo posso permettere quindi vi dico grazie, anche se avete trovato il tempo di leggere e non di commentare… ma che vi costava? Sapete quanto fa piacere ad un autore sapere cosa ne pensano i lettori? Vabbè che scriviamo per noi stessi, per convogliare tutte le nostre emozioni che sennò ci farebbero uscire di senno, ma lo facciamo anche per voi, quindi lasciate un messaggio se potete, ci fate felici. E non lo dico solo per SAT o per gli altri miei scriti, il mio è un discorso generale!
Siamo giunti al termine. Vi tengo con me.
Baci
 
Pinzy

 

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