L'amore è come il vento di sammyjoe Storm (/viewuser.php?uid=103343)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** New York ***
Capitolo 3: *** Un Nuovo Inizio ***
Capitolo 4: *** C'è sempre una fregatura ***
Capitolo 5: *** Alexander ***
Capitolo 6: *** Balli Proibiti - Il film festival ***
Capitolo 7: *** Incontro, Scontro ***
Capitolo 8: *** Rain - Alex Pov ***
Capitolo 9: *** Provocazioni ***
Capitolo 10: *** Deliri ***
Capitolo 11: *** Scaramucce ***
Capitolo 12: *** Un incontro particolare ***
Capitolo 13: *** Ripicche & Chiarimenti ***
Capitolo 14: *** Scoperte ***
Capitolo 15: *** Ti fidi di me? ***
Capitolo 16: *** Una bellissima sorpresa ***
Capitolo 17: *** Amici e Litigi ***
Capitolo 18: *** Verità Svelate ***
Capitolo 19: *** Finalmente Noi ***
Capitolo 20: *** Il nostro Natale ***
Capitolo 21: *** L'alba dell'anno nuovo ***
Capitolo 22: *** Di Sommi Pensieri & Parole ***
Capitolo 23: *** Lo zoo e il cartello ***
Capitolo 24: *** Mulinelli & Risucchi ***
Capitolo 25: *** Respiri & Sospiri ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
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3/01/2011:
Forse è giusto scrivere due righe su questa storia, iniziata
più come prova personale e trasformatosi poi in passione e
sentimento.
Mi sono resa conto, grazie ad alcune persone, che i personaggi crescono
e si evolvono, pesano ogni decisione, non si sottraggono alle proprie
azioni e accettano le conseguenze, vivendo in base a scelte e
sentimenti, proprio come nella vita di tutti i giorni.
I due personaggi principali, Alex e Sam, hanno un carattere molto
simile, sono entrambi forti, si prendono a testate e ne combinano di
ogni... ma spesso accade che anche una persona forte cade, e quando
succede si apre un abisso; la risalita è dura; ci si
aggrappa con i denti e le unghie, fino a riuscire a rialzarsi, e
spesso, anche grazie all'aiuto di amici e persone care. Da quel momento
la vita, cambia, prende "pieghe" e strade diverse,
vie sbagliate, devia dal percorso principale, svolta ad angoli, bivi,
entra in porte in cui mai si sarebbe avventurata e, immancabilmente, si
va incontro ad eccessi e deliri oppure chiusure ed apatie. Ogni volta
che ci si rialza è sempre un' incognita, sta nelle persone
decidere cosa fare, dove andare e cosa cambiare, sta alle persone
avere, o meno, determinazione, controllo, forza e voglia.
Così è Sam, caduta, si rialza in qualche modo,
prendendosi però nei vicoli dei deliri e chiudendo se stessa
a riccio, si lancia nel divertimento sfrenato apparendo quella
che non è, immancabilmente finendo col
danneggiarsi. Capisce di aver sbagliato, così decide di
partire, una nuova vita e una nuova città, basta eccessi,
deliri e basta amore..ma
come sempre accade, quando si chiude il cuore, arriva di nuovo l'amore,
quello forte, quello vero, quello che ti lascia senza fiato ad
annaspare aria, quello che ti massacra il cuore da dentro..eh si..
quando l'amore arriva, o più semplicemente ritorna, non
avvisa nessuno.. colpisce come un treno in corsa, come un tir lanciato
a tutta velocità o come uno shuttle in decollo.. quando
arriva arriva e non c'è niente da fare.. se non viverlo o
almeno provare a viverlo, perché scappare è
inutile, ti insegue e non ti lascia mai. L'amore è qualcosa
che attanaglia l'anima, prende il cuore, il corpo e la mente, niente
resta escluso..se è amore. Paradiso e inferno, volo e
immobilità, colore e nulla.
Tra i nostri due
protagonisti, il tutto parte dalla semplice curiosità e
dall'attrazione fisica, per poi continuare con un perverso giochino che
infiammerà i loro corpi e successivamente i loro cuori.
Tenendo conto che ogni persona, reagisce in modo diverso agli stimoli e
ai sentimenti, percorreremo questa via prevalentemente con Sam.
Sam ci farà riflettere, sorridere, sperare e ridere,
perché Sam non è un personaggio inventato,
è reale come noi, i suoi sentimenti sono reali, i suoi
pensieri sono reali e lo stesso i suoi ragionamenti; lo stesso vale per
Alex.
Lo sfondo della storia è inventato ma i caratteri nascono da
attente riflessioni del mondo reale. So che i primi capitoli potranno
sembrare banali ma senza di essi non riuscireste a capire Sam, la sua
vita, il suo modo di pensare e di agire.Datele un po' di fiducia e un
po' di tempo.. Alex subentra nel capitolo 5 e la storia si sviscera,
tra loro, dal capitolo 10. Spero solo di regalarvi qualche sorriso e
qualche piccola emozione. ;) Scusatemi per lo sproloquio ma era
essenziale per la storia e per me. :D Per chi volesse.. Buona lettura!
PROLOGO
Los Angeles
Sentii il mondo crollarmi addosso in un solo istante.
“Scusa, puoi ripetere?” Stephen girò il
suo sguardo nel mio, i suoi occhi si posarono nei miei.
“Samantha, mi dispiace. E’
finita.”
Finita? No, non poteva essere, due anni stupendi, spensierati, due anni
di pura pazzia e felicità. I nostri giri in moto, le sciate,
le camminate interminabili, le uscite in discoteca, le risate a
crepapelle, i nostri abbracci, le coccole, le vocine da bambini
infantili, la sua gelosia quasi impossibile, il cercarci a scuola con
gli sguardi.. No, non era possibile.
Era un brutto sogno e mi sarei svegliata presto.
“Samantha, mi stai ascoltando?” Mi pizzicai la
gamba, sentii dolore. No, non era un sogno.
Una fitta al cuore, cento pugni in pancia e mille aghi nello stomaco,
tremai.
Iniziai a sentirmi completamente svuotata; uno schifosissimo involucro
vuoto, privo di tutti i sentimenti che avevo provato fino ad un istante
prima. Iniziarono a sudarmi le mani, le lacrime a pungermi contro gli
occhi e il naso a pizzicarmi, come se qualcuno continuasse a
trafiggerlo con un punteruolo. Non reagivo e non era da me, non sapevo
che cosa dire, non riuscivo a formulare una frase di senso
compiuto.
Ero a pezzi. Le sue parole mi avevano travolto completamente come un
treno in corsa, mi aveva tolto tutto, tutto quello che credevo di
essere e di avere fino a quel momento, in un solo istante, un battito
di ciglia.
Tenni lo sguardo basso.
Guardarlo nei suoi occhi azzurri sarebbe stato come annaspare
sott’acqua, riempiendosi i polmoni di acqua salata, come respirare
l’aria incandescente di una fornace, bruciandosi fino
all’incenerimento, come
tentare di liberarsi da delle catene lacerandosi la pelle. Non riuscivo
a provare niente, nessuna sensazione, nemmeno un briciolo di rabbia, si
era preso tutto.
Non era da me, proprio non lo era.
L’unica cosa che mi venne in mente e che il mio cervello
inviò alla bocca fu solamente “Perché
Stephen?”
Si sedette accanto a me e mi prese la mano tra le sue, appena sentii il
calore di quel contatto, la mia mano si spostò di scatto,
ritraendosi. Come aveva fatto? Si era mossa da sola.
Non so come mi guardò, non mi girai a guardarlo in faccia,
aspettavo una risposta; una risposta che oltre al mio mondo avrebbe
fatto cadere completamente l’universo sopra di me,
schiacciandomi come una formica, una formica insignificante.
“Samantha, ho bisogno di sentirmi come prima, non so che mi
sia successo. Mi sono accorto che mi mancano alcune cose,
non mi sento più io. Non so come spiegarlo a me stesso,
figuriamoci riuscire a spiegarlo a te, con parole decenti. Sono uno
stupido egoista, ma ti ho amato veramente con tutto il cuore, sei stata
l’unica che abbia mai amato e che non
ho mai tradito; non posso continuare a fingere a me stesso. Magari mi
serve solo del tempo, non lo so.. ma non voglio andare avanti
così. Ti prego perdonami, sappi che mi mancherai tantissimo
perché mi sono abituato a viverti accanto, mi mancheranno i
tuoi sorrisi, le tue pazzie, i tuoi modi di fare, le nostre uscite, i
nostri giri in moto, le sciate, le nuotate e tutto il resto. Mi
mancherà il tuo corpo, i nostri momenti di
intimità, le nostre carezze e soprattutto mi
mancherà fare l’amore con te. Sei la cosa
più bella che mi sia capitata in vent'anni della mia vita.
Sammy Sammy, ti prego, non odiarmi, non lo sopporterei… ti
voglio bene.”
Ma questo si era completamente rincoglionito? La mia bocca si
aprì di scatto e parlai senza formulare un pensiero
preciso.
“Ma che cazzo stai dicendo Stephen? Sei proprio un
grandissimo stronzo! Stupido egoista? Vorrai dire forse grandissimo bastardo
egocentrico! Non vuoi andare avanti così? E poi mi
fai l’elenco di tutte le cose che ti mancheranno? Mi hai
preso per una cretina? Ti ringrazio tanto per NON avermi mai tradito,
è veramente consolante! Mi vuoi bene? Se per te questo
è voler bene... Abituato? Dio, Steve, ma
ti senti? Non sono il tuo can.! Vorrei, anzi voglio, sapere quali sono
le cose ti mancano, per favore dimmele, vorrei capire
anch’io…” dissi tutto di botto. La
Sammy impulsiva era tornata, aveva preso il sopravvento.
Mi girai a
fissarlo.
Sgranò gli occhi, a quanto pareva non avevo una gran bella
espressione, abbassò lo sguardo e, dentro di me, pensai che
fosse veramente un idiota, mi lasciava dopo aver detto un mare di
stronzate e non riusciva nemmeno a sostenere il mio sguardo. Sentivo
gli occhi bruciare, forse aveva visto le fiamme? Stavo iniziando a
provare un principio di autocombustione?
“Bhè, ecco.. Io.. Cioè..
“
“Allora?”
“Sammy, mi manca il vecchio Steve, quello che si diverte con
gli amici fino a tardi, quello che ama sentirsi al centro
dell’attenzione quello che..” Non fece in tempo a
finire, che continuai io.
“Quello che usa il dito indice per
rimorchiare ragazze al bancone del bar? Quello che se non se ne porta a
letto dieci diverse a settimana non è contento? Quello che
scommetteva, e gareggiava, con i suoi amici su chi rimorchiava di
più ? Quel grandissimo bastardo, senza cuore, che usa le
persone come giocattoli? Questo Steve ti manca?”
Il veleno sostituì il sangue nelle vene.
“ ..Dolcezza..”
“Non osare mai
più chiamarmi in quel modo, non ne hai più nessun
diritto, tu!”
“Ok, scusa.. Si più o meno è
così, ma quello che ti ho detto prima è tutto
vero, ti voglio bene veramente e..”
“Stephen, se ti azzardi solamente ad
aggiungere che vorresti rimanere mio amico, giuro che non rispondo
più delle mie azioni!” Imbecille.
“Samantha, nonostante quello che pensi adesso non
vorrei perderti.. Sei stata importante, lo sei ancora e lo sarai
sempre, anche se non ci credi. Il nostro è stato un colpo di
fulmine fantastico, sono fortunato che mi sia capitato, indistintamente
da tutto quello che è successo, che sta succedendo e che
succederà, tu sarai per sempre una parte
di me, ti vorrò per sempre bene e ti
porterò sempre nel cuore. Ed
è per questo motivo che non voglio che tu soffra, per
qualche mio comportamento o per delle azioni che ti ferirebbero
solamente, così preferisco chiuderla qui. Anche se stenti a
crederlo, mi fa male. Mi fa male non pensarti più
mia..”
Questo era veramente troppo. Il mio cuore, o meglio quel poco che
ne era rimasto, si lacerò completamente emettendo un suono
sordo, che potevo sentire solo io; le lacrime si gettarono
completamente dagli occhi, catapultandosi copiose sulle guance. Mi
alzai e corsi via.
Camera mia.
Lo stereo a tutto volume. Piangevo, non riuscivo a
smettere.
Quanto può piangere un essere umano? Quante
lacrime può versare? Si possono esaurire? Non mi
capacitavo di questa cosa, in lontananza sentivo il cellulare suonare,
non mi interessava. Nemmeno la mia più cara amica, Nikki,
né la musica riuscivano a farmi calmare.
Il mio cuore era stato strappato, calpestato come se fosse erba,
lacerato come stoffa, schiacciato come pongo e accartocciato
come carta. Ero persa, completamente persa; sopra di me si era
abbattuto
uno tzunami di dimensioni stratosferiche, con venti che soffiavano
fortissimi e acqua che ne aumentava la forza.
L’Amore? Una
catastrofe dai danni incalcolabili.
Dolore e lacrime, tristezza e sofferenza.
Cercavo di respirare ma le convulsioni ebbero il sopravvento.
Stavo
soffocando, mi mancava l’aria. Annaspavo. Annegavo e mi
lasciavo trascinare dall'acqua, dal vento e dall'uragano:
inerte.
Non
riuscivo a reagire, non ne ero capace o forse, più
semplicemente, non avevo la forza o non volevo reagire.
Mi sentii afferrare per le spalle, qualcuno mi stava parlando, non
capivo, non
sentivo.
Buio.
Angolino
autrice: Spesso e volentieri accade che
nella vita cambino le carte in tavola. In questo caso la partita
iniziata a due giocatori, Samantha e Steve, è terminata.
Capita.. ma come dicono in molti "C'est la vie". Le
esperienze, a volte, cambiano le persone o le segnano nell'animo. Molte
storie finiscono, altrettante ne iniziano e, a volte, queste ultime
sono migliori delle precedenti.
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Capitolo 2 *** New York ***
Los
Angeles – New York
Seduta,
osservavo la mia città farsi sempre più piccola,
più lontana, fino a sparire.
Non riuscivo a chiudere gli occhi, nonostante sentissi il peso della
stanchezza e del dolore incombere sulle palpebre, non riuscivo a
smettere di fissare l’oblò; come per magia,
quell’oblò sembrò trasformarsi in uno
specchio, uno specchio dove rividi me stessa negli ultimi due anni
della mia vita, mentre la musica continuava incessante a suonare nelle
orecchie.
Un
susseguirsi di immagini scorsero nella mia mente: il mio cuore
disintegrato, la mia schifosissima forza di volontà, che si
è rivelata forte quanto una stringa di morbida liquirizia,
le feste fino all’alba, i litri di alcool, i risvegli con un
gran mal di testa e un ragazzo a fianco di cui ignoravo il nome, lo
shopping con Nikki, le incazzature dei miei, i giornali scandalistici,
i miei pessimi voti, quel cretino di Stephen, con il quale mi ero
ripresa e lasciata per mesi, le uscite con Evan, i fotografi, le
sfilate, le foto, qualche video musicale e lui, il mio Kyle. La nostra
musica. Noi.
Kyle
riusciva sempre a farmi ridere di gusto e insieme facevamo un gran
casino; ogni volta che mi stava vicino mi sentivo protetta,
invulnerabile, bastava un suo sguardo per non sentirmi sola. Mi capiva.
Mi voleva bene.
Era tornato da New York quando i miei l’avevano avvisato, di
quanto fosse accaduto con Stephen, dopo due mesi che non uscivo da casa
e non parlavo con nessuno, nemmeno con Nikki.
Insomma, ero messa peggio di uno straccio usato e gettato in un lurido
ripostiglio.
Poi
arrivò lui,
Kyle, solo per me.
Bellissimo,
anzi stupendo, ancora meglio dell’ultima volta che
l’avevo visto, un anno prima. Si era trasferito a New York
per lavoro, prima che io e Steve ci lasciassimo, per incidere il nuovo
disco con la sua band, i LUX, e per
qualche sfilata
di moda e pubblicità.
Kyle, più bello di un Dio greco, più bello di un
quadro che qualsiasi artista abbia mai dipinto, più bello di
quello spettacolo naturale di quando il sole fa capolino dietro le
stelle, più bello di qualsiasi ragazzo sul quale i miei
occhi si fossero mai posati.
Le fotografie non gli rendevano giustizia, era troppo bello anche per
gli obbiettivi delle fotocamere, che non riuscivano a catturare quello
che, in realtà, quel ragazzo fosse veramente: un angelo di
sovrumana bellezza. Non un angelo qualsiasi, bensì un
angelo di una dolcezza e di una bellezza senza pari alcuno.
E per me, Kyle, era la persona più importante in assoluto.
Alto,
capelli biondi, occhi verdi come l’erba illuminata dai raggi
di sole dopo un temporale, profondi, penetranti, roba da perdersi
dentro e annegare senza fiatare, due
labbra da far arrapare anche la più patetica puritana del
mondo, una voce terribilmente sexy, cadenzata e melodica come una
sinfonia; spalle da nuotatore, schiena ampia e liscia,
addominali perfetti, non eccessivamente giganti ma ben evidenti,
fondoschiena da urlo e bicipiti pronti al guizzo. Solo a vederlo si
risvegliavano gli ormoni, anche quelli completamente in letargo,
pietrificati o ibernati sotto tonnellate di ghiaccio.
Dolce, gentile, provocante, malizioso, solare, estroverso, sincero..
Insomma era praticamente l’essere perfetto in tutti i sensi.
Era possibile che un ragazzo così incredibilmente divino
potesse avere dei difetti?
Purtroppo si, come tutti quelli della sua specie che si rispettino, in
fatto di donne, era un grandissimo stronzo.
Ma a me non importava.
Abbiamo
vissuto in simbiosi per quasi due anni, dove andava lui c’ero
anch’io.
Ho visto la morte in faccia un sacco di volte per colpa sua, tutte le
donne che gli giravano intorno, mi avrebbero strangolato con le loro
mani se fosse stato possibile, a dirla tutta, credo proprio
che strangolato sia
un termine molto limitativo. Ma non importava nemmeno questo,
il rapporto che
avevamo io e Kyle era unico, ed ero anche stra-invidiata per questo.
Come
potevo non amare quel ragazzo?
Lo stesso ragazzo che aveva appeso al muro quel cretino di Steve e non
solo lui, lo stesso ragazzo che aveva diviso il letto per non
farmi fare incubi e tenermi compagnia, lo stesso ragazzo che mi aveva
fatto comparire in alcuni suoi video musicali, lo stesso ragazzo che mi
è stato sempre accanto, anche se era, fisicamente,
dall’altra parte del globo in concerto, lo stesso ragazzo che
mi faceva stare bene, semplicemente bene solo per il fatto di essermi
vicino.
E soprattutto lo stesso ragazzo che, per me, ha fatto slittare di un
anno e mezzo l’uscita del nuovo album dei Lux, lo stesso
ragazzo che mi ha insegnato a suonare la chitarra, lo stesso ragazzo
che ha intitolato quell’album “Little
Princess”.
Kyle mi ha sempre definito la sua
piccola principessa. Era impossibile non amarlo.
Con
questi pensieri, gli occhi si chiusero, il respiro si
tranquillizzò e finalmente mi addormentai.
Arrivai
al Campus; piccole palazzine circondate dal verde, qualche casetta e un
piccolo laghetto. Segui le indicazioni e mi ritrovai alla piccola
palazzina che ospitava il mio alloggio; dovevo sbrigarmi, non volevo
essere riconosciuta.
Campus
nuovo, vita nuova, immagine diversa e comportamento diverso.
La Samantha di Los Angeles non sarebbe più esistita. Non
poteva più esistere, non dopo tutto quello che era successo
in quel posto
che, fino poche ore prima, era casa mia.
Quegli
ultimi due anni mi avevano cambiata, fatto innalzare una barriera
indistruttibile, tutto il dolore provato si era saldato intorno e mi
proteggeva da tutto quello che si trovava all'esterno. Ero diventata
irascibile, nervosa, menefreghista, una grandissima stronza,
completamente svuotata di sentimenti verso il prossimo, approfittatrice
e menefreghista.
Avevo bisogno di ritrovarmi, o trovare almeno un minimo di equilibrio;
certo,
avevo comunque le mie convinzioni e i buoni propositi, come
non volere nuove
amiciziee non volere intorno nessun essere di sesso maschile.
A quale
scopo sarebbe servito? A farsi prendere nuovamente in giro? Al massimo
qualche ragazzo solo per appagamento e piacere fisico, ma avrei cercato
di resistere il più possibile, niente uomini; non volevo
fare un altro video per Kyle, non volevo fare nessun’altra
sfilata, volevo solo finire gli studi, che per colpa mia,
ma grazie anche all'emerito cretino di Steave, mi ero giocata parecchi
esami.
Volevo ritrovare me stessa, riprendere qualcuna delle mie passioni,
evitare di discutere con delle oche, evitare qualsiasi cosa mi
ricordasse casa; avevo bisogno di
tranquillità, solamente tranquillità, niente
condizionamenti dall'esterno, solo pace, serenità e me
stessa.
Dovevo ritrovare la via smarrita, perché per troppo
tempo avevo percorso quella sbagliata, l'eccessivo divertimento mi
stava solo portando alla distruzione di me stessa.
Non sarebbe stata un'impresa epica, dovevo solo essere schiva
e invisibile.
Entrai
in camera. La stanza era carina non troppo piccola e non
troppo grande,
c’erano due armadi, un bel letto king size, un bagno privato
con doccia, una scrivania, un tavolo con due sedie e una bellissima
vista sul parco e sul laghetto. Ero sicura che mamma e papà
avevano fatto in modo che la loro bambina stesse veramente bene.
Aprii
l’unica valigia che avevo preparato solo con le mie mani, il
resto della roba sarebbe arrivata, il giorno
successivo, con il corriere.
Mi feci una nota mentale, ringraziare
mamma, così occupata a fare film ma sempre così
presente.
Presi l’occorrente necessario e mi fiondai in bagno.
Operazione: Change look.
Dopo
un'ora e mezza, uscii. Nessuno avrebbe potuto riconoscermi. Ero fiera
di me stessa.
Mi misi
il pigiama, mi sdraiai nel letto, presi il cellulare e feci tre
chiamate.
Una a
Nikki, per avvisarla che ero arrivata, che stavo come al solito e che
il change look era perfetto.
Avevo pianificato con
lei tutto nei minimi dettagli, dovevamo solo sperare nel risultato.
L’altra telefonata la feci ai miei, ringraziandoli per aver
accettato la mia decisione e comunicando loro che, finalmente, la loro
bambina era arrivata sana e salva al campus senza commettere nessuno
scandalo e senza che le accadesse nulla.
Infine l’ultima telefonata a Kyle.
Dopo
tre o quattro squilli rispose,
“Pronto,
mia piccola principessa, sei arrivata?Tutto bene?
Com’è andato il viaggio? E il campus? Ti hanno
infastidito?”
Ecco un altro piccolo difetto di Kyle, quando voleva sapere qualcosa
partiva a raffica con le domande finché non riceveva
risposta.
“Calma,
calma mio piccolo principe, respira tra una parola e l’altra"
sorrisi tra me " O potresti soffocare.. Poi come farei senza
di te?”
“Dai
principessa non farmi stare in pena..”
“Ok,
ok. Sono arrivata al Campus meno di tre ore fa, volo tranquillo,
nessuna rottura all’aeroporto. Il Campus sembra carino,
c’è tanto verde, le palazzine sono piccole e
c’è un lago. La camera non è niente
male, ma credo che qui ci sia sotto lo zampino di mamma e
papà. Change look completato. Domani
arriva il corriere con il resto delle mie cose…
Kyle?”
“Si?”
“Mi
manchi tantissimo, spero di rivederti presto…”
“Anche
tu , mi manchi tanto.. appena riesco faccio un salto a trovarti, ma non
so dirti con certezza quando, dato che il nuovo album è
appena stato lanciato, mi sa proprio che io e i ragazzi, questa volta,
dovremo correre parecchio, ma ti prometto che appena riesco a liberarmi
per qualche giorno, vengo subito da te con un bellissimo regalo, solo
per la mia principessa”
“Wow!
Allora vuoi continuare a viziarmi mio principe.. Fossi in te
non lo
farei, potrei abituarmici troppo bene.. “ sghignazzai.
“Principessa,
lo sai che sei l’unica donna che amo, forse
più di me stesso? Quindi ti vizio come e quando mi pare.. E
poi, se non ricordo male, la cosa non ti dispiace affatto..”
rise cristallino. Era una gioia del cuore sentirlo ridere
così.
“Già…
" e lo imitai "Ragione in più per aspettare con ansia di
rivederti. Kyle, forse è meglio che mi metta a
dormire,
sono abbastanza a pezzi, ci sentiamo presto. Fai il bravo, ricorda che
ti penso sempre e soprattutto che sei la persona più
importante della mia vita.”
“Sogni
d’oro mia dolce little princess, sai che
non farei niente che ti possa provocare anche un solo briciolo di
sofferenza; stai tranquilla e mettiti a dormire che i primi giorni
saranno lunghi, ci sentiamo presto. Chiama quando vuoi, anche a tutte
le ore, ma questo lo sai già.. Ti voglio bene
Sammy..”
“Sul
fatto di chiamarti a tutte le ore non avevo dubbi, soprattutto di
notte, vero Kyle?" sogghignai "Bhè.. sogni d’oro
anche a te, mio dolce principe”
Rise
“ Hey, un’altra cosa che mi fa impazzire di te,
è che ci capiamo al volo.. un bacio e a presto”
Tu..
tu.. tu..
Appoggiai
il cellulare sul comodino e con un piccolo
ma sincero sorriso mi addormentai.
Angolino Autrice: E anche il secondo capitolo
è volto al termine. Samantha e Kyle si vogliono un bene
dell'anima, e qui non ci sono dubbi. Il loro è un rapporto
unico ma non voglio svelarvi nulla. Posso solamente dire che Kyle lo
rivedremo in carne ed ossa..e questa è una promessa.
D'altronde è un dato di fatto, quei due non possono stare
troppo lontani.. per millemila motivi. Sammy è giunta a New
York, portando con se buoni propositi e aspettative ed ha ritrovato
parte della sua forza. Si, perchè la voglia di cambiare e
sistemare se stessa, quel qualcosa che si è
indiscutibilmente sporcato, macchiato, riovinato, nasce da qualcosa che
ha dentro, e non saprei trovare un termine più corretto di
forza interiore. L'unica domanda da porsi è: Ce la fara?
Riuscirà a riprendersi? Oppure ci sono solo i propositi e
non riuscirà a mantenerli? Avrà forza a
sufficienza per ritornare quella di un tempo? Alla prossima.
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Capitolo 3 *** Un Nuovo Inizio ***
New York
drin ..drin ..drin..drin..
Merda! Era
già ora di alzarsi, a breve sarebbe arrivato il
corriere con le mie cose, dovevo darmi una smossa.
Aprii la valigia cercando i vestiti che mi ero portata per il mio
camuffamento: jeans larghi e la classica maglietta da football, larga e
lunga fino le cosce. Mi vestii, non potevo sembrare più
sfigata di così.
Il cellulare iniziò a suonare, risposi, era arrivato il
corriere e decisi di andargli in contro.
Mi infilai il cappellino in
testa e un fantastico paio di occhiali da vista; rendendo, in questo
modo, impossibile un mio eventuale riconoscimento; mi guardai allo
specchio prima di uscire dalla porta: era incredibile, veramente
incredibile! Se Nikki fosse stata qui se la sarebbe risa alla grande!
Quasi stentavo a riconoscermi io stessa.
Nikki, come al solito, aveva ragione..e poi l’idea degli
occhiali era stata veramente superba. Un po’ mi
dispiaceva per i miei capelli, erano così belli rosso
ciliegia, rosso fuoco, ma troppo vistosi per il mio nuovo inizio; la
tinta, fatta la sera precedent, era riuscita alla perfezione, un
banalissimo e comunissimo castano, giusto per mimetizzarmi meglio nella
folla. Una semplice sconosciuta.
Appena i ragazzi del corriere se ne furono andati, iniziai a sistemare
tutta la mia roba, speravo vivamente di riuscire a riordinare il tutto
prima della mezzanotte.
Soddisfatta ma a pezzi, guardai il mio operato: un armadio pieno di
vestiti modello super sfigata e uno pieno dei miei amati capi.
Una cosa
era certa: avrei usato quelli belli e ripiegati
per quando sarebbe arrivato Kyle, gli altri sarebbero stati i miei
abiti ordinari.
Sabato e
domenica passarono in fretta, qualche passeggiata nei
dintorni, una sbirciatina fuori dal Campus, una ripassata ai miei corsi
e una bella dormita, pronta per il lunedì mattina e l'inizio
di qualcosa di nuovo.
Primo corso della giornata Economia.. Fantastico!
Pensai sarcastica.
Davvero fantastico inizio, vorrei sapere chi era il cerebroleso che
aveva messo economia alle prime due ore del lunedì.. ve bene
che le lezioni più importanti richiedevano la mente fresca,
ma
così facendo era proprio una mazzata!
Decisi di entrare in anticipo di 15 minuti, giusto per evitare di fare
la figura della ritardataria e per aver il tempo di trovare un banco
tranquillo.
Come non detto... Ma qui a New York sono tutti puntuali come i colletti
bianchi? Cazzo.
Si girarono tutti a fissarmi, puntai un banco vicino
alla finestra e mi sedetti, dopodiché aprii il libro di
economia e feci finta di leggere.
Il brusio della gente in
quell’aula aumentò, sentii delle risate, non faci
in tempo ad alzare gli occhi che sentii una voce femminile, stridula e
fastidiosa, molto vicino.
“Ciao immagino che tu sia quella
nuova”
Alzai gli occhi e mi trovai davanti la classica oca ossigenata, vestita
da cheerleader, che mi fissava con aria di superiorità.
Che
dire? New York 2, Sammy 0. Come inizio non era male! Sarcasmo
e ironia,
a quanto pareva, erano i miei compagni d'avventura, ma ho promesso a me
stessa, ai miei, a Kyle e a Nikki che non avrei risposto a nessuna
provocazione, quindi le risposi educatamente.
“Hem..si..esatto..ciao..sono quella nuova..
”
Mi rimisi a leggere, per modo di dire, il libro di economia.
Rimase un altro po' a fissarmi, poi si girò e
tornò da dove era venuta; raggiunse un gruppo di ragazze e
di ragazzi che dopo poco scoppiarono a ridere. Li ignorai.
Arrivò il docente di economia, un uomo piccoletto che
sembrava la brutta copia di Danny
de Vito, un po’
più magro e leggermente più alto. Sorrisi
nel vederlo.
La prima ora passò abbastanza tranquillamente, solo qualche
altro commento seguito da risate ma niente di particolare; iniziai a
sentirmi meno nervosa.
Mi alzai con la scusa di andare in bagno, avevo assolutamente bisogno
di caffeina, così mi recai al distributore automatico, posto
alla fine del corridoio.
Il caffè era un gran toccasana, riusciva a calmarmi e a
darmi energia, un controsenso,ma io ero un controsenso
unico.
Rientrai in classe e mi sedetti al mio posto. Non feci in tempo a
sedermi che sentii dei grugniti, di alcuni ragazzi, e risatine, sempre
più odiose e insistenti, da parte del gruppo di oche, anche
se a dirla tutta sembravano starnazzi e non risate.
Non capivo cosa li
facesse tanto ridere, finché non provai a sistemarmi meglio
sulla sedia.. Non riuscivo a muovermi, ero come incollata, che
caz... Nooo! Non era possibile, quei trogloditi senza cervello e
quelle papere petulanti, avevano spalmato il sedile della sedia di
colla! Cazzo! Cazzo! Cazzo!
Se mi fossi alzata le conseguenze potevano
essere due: uno, la sedia si sarebbe alzata con me, oppure, due, i miei
pantaloni si sarebbero strappati lasciandomi le mutande e il
fondoschiena in bella vista. E adesso? Arrabbiarsi non sarebbe servito
a niente, tantomeno insultarli.
Mi morsi il labbro, cercando di contenere rabbia e
frustrazione,
esagerando con la forza, perchè sentii l'odore acre e
ferroso del sangue. Inspirai profondamente ed espirai con lentezza.
Dovevo elaborare un piano per togliermi da quella situazione
imbarazzante.
Decisi di far finta di nulla e di non dar nessuna soddisfazione agli
stronzi, continuai quindi a seguire la lezione,
incrociando le dita e pregando tutti i santi in paradiso, di far si
che nessuno quella mattina mi chiamasse alla cattedra o da qualsiasi
altra parte.
Gli stronzi, ogni due per tre, mi guardavano e ridevano;
stavo diventando rossa in viso per l’imbarazzo ma soprattutto
per la rabbia, che iniziava a scorrere senza ritegno sotto pelle.
Terminò la lezione, per fortuna non dovetti cambiare aula,
alzai la testa e mi guadai intorno; mamma oca mi fissava con un ghigno
da bastarda petulante.
Calma, keep control,
continuavo a ripetermi, quello che quegli idioti facevano, non mi
doveva minimamente sfiorare.
Una parola a dirsi ma completamente
difficile a farsi. La ignorai e guardai fuori dalla finestra,
arrivò il docente di diritto e iniziò subito a
parlare, tanto meglio, il tempo sarebbe passato più in
fretta.
Finì
anche l’ultima lezione della giornata.
Adesso si poneva il
vero problema: che cosa avrei fatto? Non mi veniva in mente nulla,
oltre a quello che avevo pensato fino a quel momento, quando ad un
tratto fui illuminata da un lampo di genio. Presi il
cellulare e mandai un messaggio a Nikki.
E se non mi avesse risposto?
Che diavolo di ore erano a casa?
No, non potevo preoccuparmi, Nikki dormiva con il cellulare appoggiato
al cuscino, non se ne staccava mai, nemmeno quando andava in bagno, e
infatti la risposta non tardò ad arrivare.
' ma che
stronzi! Aspetta che me li trovo davanti.. Mi spiace tesoro, ma
l’unica cosa che puoi fare è andartene tenendoti
la sedia con le mani, se non vuoi che si verifichino sorprese'
Lo
sapevo.. merda!
Mi feci coraggio
e m'incamminai con la sedia, appiccicata al sedere,
verso il bagno più vicino, quando mamma oca aprì
la sua cazzo di bocca.
“Hey sfigata, dove te ne vai con la sedia? Non lo sai che le
sedie DEVONO essere lasciate nell'aula?”
Partirono risate di scherno e ghigni malefici da tutti i presenti. Mi
sarei sotterrata sotto terra se avessi potuto ma continuai a camminare
fregandomene di tutto. Peccato che nel corridoio fu peggio: era pieno
di studenti che mi indicavano e ridevano a crepapelle.
New York 3,
Sammy 0. Era sempre più deprimente la stilatura
di questa lista. Ed ero solo al primo giorno!
Ottimo! Un perfetto lunedì da coglioni!
Mi fiondai nel
bagno in attesa che si svuotassero i corridoi, dato che
ormai era l’ora di pranzo, poi mi sarei alzata e avrei
raggiunto la mia camera; ringrazierò sempre la mia sfacciata
curiosità, per fortuna domenica mi ero fatta un giro nei
dintorni e con la memoria fotografica che avevo, sarei potuta arrivare
in camera senza passare ne' davanti alla caffetteria ne' davanti dalla
mensa.
Bilancio della prima settimana scolastica:
New York 10, Sammy 0.
Tragico. Patetico. Penoso. Tristissimo.
Odiavo quelle oche, odiavo i ragazzi della squadra di football e odiavo
il fatto che, per quieto vivere, avevo deciso di non reagire,
lasciandomi così chiamare con tutti i più
schifosi nomignoli che mi appioppavano.
Arrivò sabato pomeriggio e decisi che, sia per la mia salute
mentale che per i miei nervi, mi sarei iscritta nella palestra di
Tommy, l’amico di Kyle, ma allo stesso tempo dovevo risolvere
un altro problemino: mi serviva un mezzo di trasporto per spostarmi in
libertà dal Campus alla palestra e magari a da qualche altra
parte, giusto per non impazzire.
Corsi in camera, presi una borsa a tracolla, ci infilai un paio di
pantaloni, una canotta, presi il mio casco della Suomy, che avevo
raccomandato a mia madre di spedirmi insieme al mio giubbetto della Dainese e chiamai
un taxi.
Arrivai in
centro, entrai nel primo concessionario che trovai e senza
pensarci molto, comprai la mia seconda moto.
Questa volta optai per un fantastico Kawasaki verde
brillante, un millone per la precisione.
Il tipo del negozio rimase un
po’ basito e attapirato, ma non mi importò molto,
pagai subito e uscii con la mia nuova bambina. Chiesi un po’
di informazioni ma alla fine trovai la palestra, non era nemmeno
lontanissima dal Campus.
Parcheggiai davanti alla vetrata ed entrai.
Mi guardai intorno: un intero
edificio vecchio stile adibito a palestra.
Era grande e pieno di luce, c'erano molti attrezzi, sacchi che
pendevano dal
soffitto su un lato, macchine e pesi dall’altro; in mezzo
alla sala c’era un ring, corde blu e rosse e tappeto bianco.
Mi piacque subito quel posto.
Stavo fissando ancora il ring quando una voce esclamò
“Hey ragazzina.. cosa vuoi? Guarda che questa non
è una beauty farm! ”
Mi girai e socchiusi
leggermente gli occhi, “Tommy” dissi appena.
“Chi sei ragazzina?” Ma a lui che fregava?
“Primo non sono affari tuoi, secondo voglio parlare con Tommy
e terzo non offendere la mia intelligenza” Secca e diretta.
“Minuta ma con un ego e un caratterino smisurati.."
“Senti chi parla.. l’uomo elefante con un modo di
fare da scaricatore di porto, dov’è
Tommy?”
“Piccola insolente, adesso te le insegno io le buone maniere
” Mi aveva forse minacciato? Era un modo per volermi sfidare?
Non mi sarei tirata indietro. Amavo le sfide.
“Come preferisci elefante..” Facemmo un passo
l’uno verso l’altro, fissandoci negli occhi.
Un'altra voce tuonò “Adesso basta, si
può sapere cosa sta succedendo Moe?” Avevo appena
scoperto il nome dell'uomo elefante.
“Niente di che, questa ragazzina, insolente e maleducata, ha
bisogno una piccola lezione di buone maniere.. Dammi cinque minuti che
le insegno il galateo..” rispose serafico Moe con un ghigno
sulle labbra, pieno di sè, tanto che mi sembrava volesse
scimiottarmi solo con
quello. Se pensava d'impressionarmi, si sbagliava di grosso.
“Hey
ragazzina, cosa sei venuta a fare in questa
palestra?”
Mi girai di centottanta gradi, in modo da aver davanti il
tizio che aveva appena
parlato, lo guardai un attimo.
“Tommy?
Tommy
Spencer?” dissi sfoderando uno dei miei sorrisi a
trentaseimila denti.
“Uhm.. Si, ci conosciamo?”
“Tommy, sono Samantha”
“Mi spiace ma non mi dice nulla, cosa posso fare per
te?”
“Tommy, non ci vediamo da meno di un anno e già ti
sei
scordato? Ha ragione Kyle, quando dice che sei un brontosauro senza
cervello “ scoppiai a ridere.
“Kyle..brontosauro.. Samantha.. MA CERTO.. SAMMY!
” si lancio con un balzo verso di me, mi prese in braccio e
mi fece rotare per aria.
“Tommy
mettimi giù per favore!” urlai.
Una volta che le mie gambe toccarono terra, fece un leggero
passo indietro, alzò un sopracciglio e mi fissò
,dall’alto verso il basso e viceversa, sembrava perplesso.
“Ma che hai fatto? Cosa ci fai in giro conciata come una
sfigata? E i tuoi fantastici capelli rosso fuoco? Dio, Sammy non ti
avrei mai riconosciuta! Cos’è successo? Stai bene?
E Kyle? ” risi a sentire le sue parole, se non mi aveva
riconosciuta lui, il mio piano aveva funzionato.
“Tommy, tranquillo, va tutto bene, mi sono trasferita da poco
qui a New York per studiare e ho deciso di mimetizzarmi tra la folla,
evitando di farmi riconoscere e di comportarmi come a Los Angeles; mi
ha dato Kyle il tuo indirizzo, sta benissimo, adesso è in
giro a promuovere il nuovo album e a fare concerti con la
band"
Annuì con la testa e sorrise “Ho
capito. Conoscendoti un po’ immagino che dovrai sfogare un
po’ di rabbia repressa e quindi vorresti allenarti qui..."
"Esatto Tommy, ce l’hai un buco per me?”
“E me lo chiedi anche signorina? Per te e Kyle qualunque
cosa, non mi sono mai divertito come in vostra presenza, siete stati
fantastici con me a Los Angeles. Signorinella, sbaglio o siamo
amici?” disse con tono felice, per poi continuare
“E poi Sammy, ho bisogno di una come te qui dentro, sono
circondato da
maschi pieni di muscoli che si muovono sul ring come degli orsi in
letargo! Ed hanno bisogno di una svegliata.. un po’ come a
LA! Vero che mi darai una mano?”
“Certo Tommy, stanne certo. Ci sarà da divertirsi,
allora! Grazie mille” e lo abbracciai.
“Hey Tommy, non ho capito bene, chi è questa
ragazzina e cosa vuole fare qui..” proferì
l’elefante
Tommy guardò prima me e poi lui e rispose
“Moe, lei è Samantha, una carissima amica mia e di
Kyle, verrà qui ad allenarsi e mi darà una mano a
svegliare un po’ i ragazzi. Sembra un'innocente ragazzina ma
quando la vedrai sul ring, resterai sbalordito. Detto questo,
mi raccomando, vedete di andare d’accordo. Ah Sammy, Moe
è il mio vice qui dentro, per favore, non farmelo
sclerare... Quando vuoi iniziare?”
“Ok Tommy, messaggio ricevuto, sotterro l’ascia di
guerra con Moe e, se posso, inizierei anche subito”
“Bene, gli spogliatoi sono là in fondo" disse
indicando una
porta "E là" indicando un'altra porta. "Poi per il resto,
fai come se fossi a casa tua” mi fece l’occhiolino
e s’incamminò.
Guardai l’elefante, gli
tesi la mano in segno di pace e di saluto, ricambiò
tranquillamente e poi andai a cambiarmi.
Colpii
più forte che potevo il sacco, pugni calci, ginocchiate e
gomitate, avevo troppo nervoso da scaricare.
Finalmente
avevo trovato il mio angolo relax in quella New York che mi stava
schiacciando come un insetto.
D'altronde tutti si sentono un po'
formiche a New York.
Dopo
un paio d’ore di allenamento, esausta ma estremamente libera
e soddisfatta, la mia testa non aveva più pensieri,
mi
sentivo in pace con il mondo.
Presi
la moto e tornai al Campus, facendo bene attenzione a non incrociare
oche e trogloditi in libera uscita.
Pensai
al giorno seguente, avrei potuto dormire tutto il santo giorno.
Mi addormentai sul letto
senza nemmeno accorgermene.
Angolino
Autrice: Come in ogni Campus che si rispetti,
c'è sempre il gruppetto di stronzi che addita i nuovi
arrivati, giudicandoli con superficialità solo per
l'aspetto, un paticolare dell'abbigliamento, per i capelli, gli
ochhiali o semplicemente perchè diversi. Spesso quelli un
po' bruttini sono quelli che subiscono maggiormente le angherie.. Come
si suol dire.. ogni scuola è paese XD Queste persone,
purtroppo, non si soffermano a guardare o ad osservare il nuovo, se non
è degno del proprio rango, della propria bellezza o
semplicemnte se non va a genio per millemila motivi. Per fortuna il
mondo è bello perchè è vario..altro
luogo comune, che potrei anche sfatare, in questo caso...ma onde vagare
per meandri inesplorati e che non c'entrano nulla, do un taglio.. eh
si, lo so sono strana. Dunque, ho perso il filo.. Ah si..
La
prima settimana di lezioni e nuovi compagni..povera Sammy..
è circondate da oche e trogloditi, anche se io,
personalmente, definirei il Campus della URNY come una grande fattoria
o un grande zoo, se proprio volete, va bene anche parco naturale.. :D
..non vorrei essere nei suoi panni, anche se quando andavo a scuola,
alcuni elementi erano certi come l'aria che respiriamo.
Per
fortuna ha trovato la sua valvola di sfogo, altrimenti sarebbe stata
una pentola a pressione, a furia di accumulare poi sarebbe esplosa... e
noi ( io e spero anche voi) non vogliamo che la cara Samantha scoppi,
vero? XD
Ringrazio
chi segue questa storia, sia per il tempo dedicatomi che per le
recensioni.
Alla
prossima!
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Capitolo 4 *** C'è sempre una fregatura ***
Domenica passò in fretta, tra giri in moto e allenamenti in
palestra.
Palestra semi deserta a parte Tommy, Moe e un paio di ragazzi, che
curiosi mi guardarono prendere a botte il sacco. Non erano odiosi, anzi
sembravano simpatici, per le poche parole scambiatoci.
Cenai con Tommy e Moe nel Pub vicino alla palestra.
Il Demon’s Pub,
non troppo chic e abbastanza tranquillo: muri in mattone, tavoli, sedie
e sgabelli in legno, un bel bancone pieno di bottiglie, risposte su tre
piani davanti ad un mega specchio, sei spine di birra, quadri luminosi
sulle pareti, biliardo e freccette; mi piaceva e poi, cosa
assolutamente da non tralasciare, i panini erano strepitosi
così come i cocktail. Sicuramente il Demon's sarebbe
diventato una tappa fissa.
Salutai Tommy e Moe, l’elefante alla fine era simpatico
anche se manteneva l’atteggiamento da duro e mi trattava come
una bambina delle medie, anzi, a guardarlo meglio, non sembrava poi un
elefante. Alto, capelli rasati, occhi castani, aveva spalle larghe, un
torace gigante e dei bicipiti immensi.. Era ancora più
grosso di Vin Diesel
in fast and furious. Tutto sommato non era poi così male.
Salutai i ragazzi e me ne tornai al campus, doccia e letto, l'indomani
sarebbe iniziata un'altra pesantissima settimana; prima di
addormentarmi mandai un sms a Kyle
< Ciao Tes, Tommy e Moe sono troppo simpatici, mi piace passare
il tempo con loro. Mi manchi tanto..> puntai la sveglia e mi
misi a dormire.
Al trillo della sveglia, presi in mano il cell e trovai un messaggio
< Principessa buongiorno, mi manchi tanto anche tu, domani parto
per l'Irlanda, poi Scozia, Galles e Londra, spero di rivederti presto.
Ps. Ti salutano i ragazzi. Dai un abbraccio al brontosauro e salutami
Moe. Ti bacio, Kyle” .
Contenta di lunedì mattina, incredibile ma vero, appena
finii di prepararmi, mi incamminai verso l’aula ma, prima di
entrare all'interno, decisi che mi sarei sparata un fantastico
cappuccino al bar. Lo sorseggiai con calma e poi entrai in aula, mi
sedetti al mio banco e guardai fuori dalla finestra ,con i pensieri
rivolti a Kyle. - Caspita se partiva per il tour del l'UK sarebbe stato
via parecchio, chissà quando lo avrei rivisto.-
Mi girai giusto in tempo per vedere mamma oca, con le sue paperette,
entrare, seguita da alcuni bufali della squadra di football; erano
tutti felici quella mattina e mi domandai cosa fosse successo. Pochi
secondi dopo sentii due ragazzi, seduti davanti a me, discutere della
partita che si era svolta domenica.
“Lo sapevo che avremmo vinto, Mark è un mostro di
bravura e il suo touch-down ha lasciato tutti senza parole”
“Già, concordo. Hai sentito anche tu la voce che
girava ieri negli spogliatoi?”
“Quale per la precisione? Ne abbiamo sentite di belle ieri..
Joy che si è scopato Evelin? Oppure, dove l’hanno
fatto Mark e Amber? ” disse e scoppiò a ridere di
gusto.
“ Hahaha.. vero.. comunque mi riferivo alle voci sul nuovo
acquisto della squadra”
“Mmm ho sentito anch’io qualcosa del genere, ma
niente di più, credo che il coach ci dirà
qualcosa in merito ai prossimi allenamenti; a proposito Simon, sei
riuscito a studiare economia?”
“No Matt, ero troppo stanco ieri, speriamo non mi chieda
nulla,anzi speriamo che chieda a qualcun altro..”
“Mi è venuta un idea..”
Mentre quei due continuavano a cianciare, riordinai le informazioni
apprese dal mio cervello contorto: Mark è il capitano della
squadra di football nonché ragazzo di quell’odiosa
oca di Amber; questi due, Matt e Simon, sono giocatori della stessa
squadra e con loro c’è anche Joy, che
starà sicuramente con una delle altre oche, amiche di Amber,
una certa Evelin. Stavo iniziando a fare una mappa locale dello zoo.
“Hey, maschiaccio, sto parlando con te..” Cos'aveva
detto? Come mi aveva chiamato? Contai fino a cinque,
dopodiché risposi
“Ehhh.. ce l’hai con me?” tranquilla,
modello caduta dalle nuvole. Era Simon, si era girato e mi guardava.
“Si, come hai detto che ti chiami?” Sinceramente
non ci siamo mai presentati e nemmeno l'avevo detto in classe.
“Maschiaccio, no?” mi scappò senza
pensare.
“Dai non fare l’antipatica, ti ho solo fatto una
domanda..” Giusto, era solo una domanda, dovevo evitare di
fare la stronza e vedere dove voleva andare a parare; sicuramente aveva
bisogno qualcosa.
“ Mmm.. hai ragione. Mi chiamo Samantha” Detto e
fatto.
“Senti Samantha, posso chiederti un favore?” si
voltò anche Matt e mi fissarono entrambi; ma che diavolo
volevano? Un favore? A cosa mi dovevo preparare questa volta?
“Spara” Breve e concisa.
“Ieri abbiamo avuto una partita di campionato ed eravamo
troppo stanchi per studiare, vorremmo chiederti” e
indicò Matt "Se per caso hai studiato per oggi..”
Certo che avevo studiato, stavo rifacendo esami che avevo
già dato e quelle cose le sapevo abbastanza bene, mi
sistemai gli occhiali sul naso e risposi
“Anche se fosse? Cosa vorresti Simon?”
“Se per caso il prof. fa delle domande a me o a Matt, ci puoi
suggerire? Per favore…”
Aveva detto per favore? Quasi svenivo..Da quando i giocatori di
football avevano un cervello? Ma soprattutto, da quando per favore
rientrava nel loro vocabolario?
“Cosa ci guadagno io, Simon? Matt?” meglio
sfruttare questi momenti, sfigata forse ma stupida no.
“Bhè ecco... da parte mia non riceverai
più scherzi stupidi e non ti prenderò mai
più in giro con nomignoli idioti” disse
guardandomi come un cagnolino scodinzolante in attesa del cibo.
“E da te, Matt?” spostai il mio sguardo
sull’altro ragazzo.
“Niente più scherzi, lo giuro!”
Almeno era qualcosa, meglio di niente sicuramente.
“Va bene, ma che sia un caso isolato” risposi
magnanima.
Si guardarono entrambi e si girarono sorridenti verso di me; sembravano
due bambini dell’asilo o due gatti con gli stivali, in questo
caso con scarpe da ginnastica, di Shrek.
“Grazie” dissero in coro.
“Va bene, va bene. Adesso però giratevi, il prof.
sta entrando”
Amber, mamma-oca, mi fissò, ma non ci feci caso,ero intenta
a guardar fuori dalla finestra. La prima ora passò in
fretta, tra una spiegazione e l'altra,così anche la prima
mezz’ora della seconda ora finché il docente
chiuse il libro, si alzò in piedi e disse:
“Le mie congratulazioni alla squadra di football per la
vittoria nella partita di ieri”
Matt, Simon e altri due ragazzi risposero in coro “ Grazie
prof.”
Freeman continuò “ Ma ricordatevi, ragazzi, che
per continuare a giocare nella squadra, dovete mantenere alti i voti e
soprattutto che noi ci vediamo tutti i lunedì mattina.
Quindi oggi farò solo qualche domanda sugli argomenti svolti
settimana scorsa e metterò un voto, di merito, a matita.
Com’è il detto? Uomo avvisato mezzo salvato.
Quindi studiate la mia materia, mi raccomando.”
“Ma prof..” disse Amber guardandolo
“Bene signorina Miller, lei sarai la prima”
Istintivamente un leggero ghigno si formò sulle mie labbra
e, a quanto pareva, non passò inosservato ad Amber che mi
fulminò con gli occhi. Prima di girarsi a guardare il prof,
si guardò in giro cercando un suggerimento ma nessuno le
disse nulla, forse perché era circondata dalle sue amiche
cheerleader. Sorrisi in silenzio. Il prof segnò qualcosa sul
suo registro e chiamò Simon. Il quale prontamente si
avvicinò con le spalle al mio banco, arretrando
silenziosamente con la sedia; suggerii a Simon la risposta restando in
posizione china, da lettura. Silenzio.
“Bravo Simon continua così” disse e poi
chiamò anche me “ Samantha Willis,
giusto?”
Annuii con un “Si, Signor Freeman”. Mi
squadrò per un attimo e poi riprese:
”Arriva da Los Angeles, è corretto? Come mai
è venuta qui, in un Campus dall’altra parte del
Paese? Non le piaceva il suo? Ho letto che frequentava la migliore
università, in assoluto, di tutta la costa ovest!”
Ma che gli è preso alla brutta copia di Danny De Vito? Mi
aspettavo questa domanda il primo giorno non oggi! E perché
era interessato? In quel momento si girarono tutti verso di me,
aspettando la mia risposta; nei loro sguardi vidi sorpresa,
sufficienza, curiosità, odio.
“ Hem.. si, vengo da Los Angeles e ho frequentato la migliore
università della California, ma ho deciso di trasferirmi per
un po’ qui, a New York , per .. per..” Che cosa
avrei potuto rispondergli? Non mi venivano le parole, iniziai a muovere
nervosamente le dita delle mani
“Continui Samantha, la prego.. sono estremamente curioso di
sapere il motivo del suo cambiamento, anche perché vorrei
farle una domanda sulla sua università”
Ehhh? Che diavolo voleva sapere? Perché era così
curioso? Oddio, non avrà mica saputo la mia storia! Merda! E
optai per la l’arrampicata sugli specchi..
“ Mi sono trasferita in questa università
perché.. ecco.. non sopportavo più il caldo di
Los Angeles e .. "
Che cazzo avevo detto? N o n s o p p o r t a v o
il caldo?? Mi ero proprio rincretinita e, stavolta, me l'ero
proprio cercata..
“.. Ho avuto un piccolo problema con una mia compagna di
squadra"
Simon disse di botto “ Squadra? Che squadra?”
Amber rispose con tono sarcastico “ Secondo te Simon?
Può far parte solo della squadra di scarabeo
QUELLA”
e tutti scoppiarono a ridere.
“Willis continui la prego” disse Freeman, guardando
con occhi socchiusi la Miller.
E adesso? Non potevo dirgli che avevo preso a sberle, e non solo, una
cheerleader, che era in squadra con me, solo perché era
andata a letto con Steve..
“Volleyball." dissi di botto, alla fine era vero, oltre ad
aver fatto la cheerleader, per un periodo limitato, solo
perché Stephen era il capitano della squadra di football e
mi ci aveva costretta, giocavo nella squadra di volleyball fin dal
primo giorno. E mi piaceva, anche perché con gli amici
giocavamo sempre in spiaggia.
“Interessante signorina, spero che abbia intenzione di
portare le sue doti di giocatrice anche in questa squadra,
perché siamo veramente messi male, vero signorina
Miller?”
Il pinguino a quanto pare seguiva gli sport
dell’università. Quell’uomo iniziava a
sorprendermi. Ma la cosa che mi sorprendeva maggiormente e che mi
piaceva, inutile negarlo, era l’astio che provava nei
confronti di quell’antipatica siliconata di Amber.
“Non saprei, non sapevo nemmeno che ci fosse una squadra di
volleyball” gli risposi quasi cadendo dal pero.
“Certo che c’è e sarebbe un
po’ più famosa, se le giocatrici di questa squadra
non corressero continuamente dietro ai ragazzi della squadra di
football! Veda di farci un pensierino. Inoltre vorrei sapere
com’era la lezione di economia nella sua
università, ho sentito dire che il Dott. Stevenson
è uno dei migliori docenti di tutto il Paese”
Ah.. ecco cosa voleva sapere.. Sospirai sollevata.
“ Si signore, è vero, il Dott. Stevenson
è veramente in gamba e le sue lezioni sono impeccabili ma
allo stesso tempo divertenti; è sempre riuscito a far
apprezzare economia e matematica, anche a chi li ha sempre odiati e non
è mai stato in grado di cavare un ragno dal buco. Inoltre
prima di pubblicare un saggio, lo dava da leggere a tutta la classe,
facendosi poi commentare sotto tutti gli aspetti. E’ sempre
vicino agli studenti per consigli o problemi di qualsiasi tipo; gli
studenti lo apprezzano e lo rispettano, anzi, credo proprio che gli
vogliano bene. Infine, per quel che mi riguarda, è in
assoluto il miglior docente che abbia mai incontrato, senza togliere
niente a lei, professore, anche se non la conosco ancora.”
“Non si preoccupi, non mi ritengo offeso in alcun modo,
Willis. Mi fa piacere quello che ha appena detto sul Dott. Stevenson,
perché vede, è mio cugino ”
“Ah..” risposi. Ecco il motivo delle sue domande,
sicuramente lui e Stevenson si saranno parlati e..
DRIIIINNNN.
Salvata dalla campanella.
“Signorina Willis, può venire nel primo pomeriggio
nel mio ufficio, per cortesia?”
“Si professore”
Si girò, prese le sue cose ed uscì.
“Samantha”
“Si, Simon”
“Veramente giocavi nella squadra di Volleyball a
L.A.?”
“Si “
"E come te la cavavi?”
“Diciamo che me la cavo tutt'ora, Simon”
“Allora devi assolutamente entrare nella nostra squadra, dato
che la squadra della tua ex scuola è considerata la vincente
di quest’anno; magari con te potremmo ottenere qualche
risultato.. Sono orgoglioso di essere in questa scuola e vorrei che,
negli unici due sport in cui la nostra scuola compete con altri
college, sia al pari della squadra di football. Ma Amber e le altre,
anche se sono brave, non c’è niente da fare, zero
spirito di competizione se non per i ragazzi” disse
sorridendo.
“Vero” concluse Matt.
“Io.. ci penserò..” Non ne avevo la
benché minima intenzione ma la gentilezza prima di tutto.
“Se entrassi in squadra, solo per il fatto che ci sei tu,
Amber tirerebbe fuori la grinta solo per farsi vedere superiore e
così il resto della squadra.. ricordati che ti considerano
una sfigata.” disse Simon con uno stupido sorriso sulle
labbra e facendo l’occhiolino.
La mattina passò e finalmente le lezioni finirono, mi avviai
verso la porta con il mio zaino su una spalla ma Amber si mise in mezzo
alla porta per non farmi passare
“TU, sfigata! Non ti azzardare minimamente ad entrare nella
nostra squadra, CHIARO?”
Odiavo le prese di posizione, di qualunque tipo fossero... e ci misi
mezzo secondo a risponderle “Altrimenti? ”
“ Se lo fai, giuro che non ti lascerò in pace per
un secondo e ti renderò la vita impossibile qui al campus!
“
“Vedila come vuoi Amber, comunque non mi interessa”
risposi voltandomi di lato per uscire dalla porta.
Mi fiondai con passo veloce tra i corridoi fino all’ufficio
del prof. Avrei mangiato più tardi al Demon's dopo la
palestra.
Bussai alla porta
“Avanti”
“Buon pomeriggio”
“Oh salve signorina Willis, si accomodi prego”
“Di cosa voleva parlarmi?”
“Bene, vedo che vuole andare subito al nocciolo della
questione” disse con un sorriso e con tono gentile.
“Vede, qualche giorno fa ho avuto una piacevole conversazione
con il Dott. Stevenson e, ricordandomi del suo trasferimento da Los
Angeles, gli ho chiesto se la conosceva. Con mio enorme stupore,
Stevenson, mi ha raccontato un po’ di cose sul suo conto, per
la maggior parte piacevoli, così gli ho chiesto il motivo
per il quale una brillante studentessa come lei, ha chiesto il
trasferimento dall’altra parte del Paese. Stevenson mi ha
raccontato i trascorsi del suo ultimo anno, facendomi promettere di non
spargere la voce su quanto accaduto ..”
“..capisco.. dovevo immaginarlo quando mi ha detto di essere
il cugino del Sig. Stevenson.. la prego di non farne parola con nessun
altro, vorrei solo che quest’anno sia un anno tranquillo e
costruttivo..” gli risposi con occhi dolci, sembravo un
cucciolino appena nato, ci mancava solo che mi mettessi a scodinzolare,
poggiassi le zampine sul tavolo e lasciassi penzolare la lingua.
“Non si preoccupi Willis, non ho intenzione di raccontare dei
suoi trascorsi a Los Angeles a nessuno, ma..”
Ma cosa? Cosa gli passava per la testa? Ogni volta che sento un ma,
cascasse il mondo, succedeva sempre qualcosa.
“.. Ma, come ben avrà capito, mi interesso dei
campionati sportivi di questo istituto e vorrei che le nostre due
squadre siano tra le migliori di quest’anno. Da quanto ho
saputo da Stevenson, lei gioca molto bene e vorrei che facesse parte
della nostra squadra femminile. Le partite si svolgono il sabato
pomeriggio e gli allenamenti due pomeriggi a settimana. Inoltre ,
avrà notato l’atteggiamento della signorina Amber
Miller nei suoi riguardi e vorrei che, qualcuno come lei, le facesse
abbassare un po’ le ali.. diciamo ..”
Lo sapevo, quel ma era una catastrofe che si stava abbattendo sopra di
me.
“Capisco professor Freeman, per quanto riguarda il fatto di
giocare a pallavolo, non credo sia un grande problema, potrei essere
propensa ad accettare ma per quanto riguarda la Miller, preferirei
evitare..”
Non feci in tempo a finire la frase che alzò la cornetta del
telefono, fece un numero e mise giù. Freeman era
davvero strano, come il fatto che a differenza di tutti gli altri, ogni
tanto, ci chiamava per nome o per cognome, indifferentemente. Mah..
“Bene Samantha, mi fa piacere quanto ha appena detto,
vedrà che poi tutto il resto verrà da
se..” e mi fece l’occhiolino. Stavo per chiedergli
il senso delle sue parole, quando bussarono alla porta.
“Avanti”
La porta si aprì e si richiuse in un attimo, trovai seduto
sulla sedia accanto a me, un giovane uomo, capelli corti biondi, occhi
castani, vestito con tuta da ginnastica e un fischietto al collo.
“Willis, questo è il professor Jackson, il coach
della squadra di football e della squadra di volleyball”. Mi
allungò la mano, la strinsi e mi presentai “Salve
signor Jackson, Samantha Miller”
Sorrise. “Salve signorina Miller, il professor Freeman,
questa mattina mi ha accennato che lei è una giocatrice di
pallavolo e che giocava nella squadra della sua università a
Los Angeles..”
“Si, signor Jackson ”
“Bene, allora che ne direbbe di entrare in squadra? E giocare
il campionato femminile con noi? Alcune delle altre ragazze immagino le
conoscerà già..”
“Hem.. si, purtroppo si” dissi abbassando lo
sguardo.
“Non si preoccupi, il suo arrivo in squadra sarà,
per tutti, una ventata d’aria fresca e forse la signorina
Miller, rientrerà sulla terra” e sorrise
“In che senso, mi scusi?" Domandare era lecito.
Freeman e Jackson si scambiarono un occhiata d’intesa e poi
Jackson mi guardò e disse:
“ Nel senso che lei non mi sembra per niente come la Miller e
avendola in squadra, la Miller farebbe di tutto per farsi vedere
migliore di lei, cercando di metterla in cattiva luce, ma da quanto ho
capito sa giocare bene, quindi non dovrebbe temere nulla, eccetto
qualche commento sgradevole o frasi infantili. Ma credo che questo a
lei non importi, giusto? "
“Si, non mi importa nè di quello che pensa
nè di quello che fa o dice. Non che mi consideri superiore
ma proprio non mi interessa il suo parere"
“Tanto meglio” sorrise di nuovo; mi piaceva il suo
sorriso, sembrava simpatico e gentile. Era anche un bel ragazzo,
avrà avuto, si e no, 7 o 8 anni più di me.
"Quindi siamo d’accordo?”
“Ok, accetto, sarà divertente giocare.. un
po’ mi mancava, a dir la verità..”
“Bene, ci vediamo domani pomeriggio per gli allenamenti,
passi in ufficio, da me, appena terminate le lezioni di domani,
così le consegno tutto il materiale” disse
sorridendo.
“Va bene signor Jackson”. Guardai Freeman
sorridente poi si alzò in piedi, mi diede la mano
“Bene Signorina Willis, può andare”
Ringraziai, salutai Jackson e uscii dalla porta.
Entrai in camera, preparai la borsa della palestra e sentii bussare.
Aprii la porta e chi mi trovai davanti? Amber l’oca.
“Che vuoi Amber?”
“Cosa voleva il professor Freeman? E il coach
Jackson?”
“Non sono affari tuoi”
“Dai secchiona quattrocchi, cosa volevano?”
“Ma quanto sei curiosa” le dissi con tono di
scherno "Secondo te che volevano?” domandai sarcastica.
“Guarda che te l’ho fatta io la domanda! Immagino
sia qualcosa relativo alla squadra di pallavolo, giusto? Signorina non-mi-piace-il-caldo?
”
Avrei voluto spalmargli la porta sul suo bel nasino rifatto ma mi
trattenni. “Esatto Miller, ci vediamo domani al
campo” e chiusi la porta.
Sentii un urlo in corridoio e risi di gusto. Poi appoggiai
l’orecchio alla porta per sentire lo sbattere della sua
porta, così avrei avuto il via libera. Presi il casco e mi
fiondai nel parcheggio, salii sulla bimba e mi diressi in palestra.
Finito l’allenamento andai con Tommy e Moe, a cena, al
Demon’s, poi ritornai al campus e mi misi studiare .
Chiamai Nikki per raccontargli le novità. Non ci poteva
credere, rideva come una pazza e prendeva in giro le decisioni, prese
dalla mia ferrea volontà di liquirizia; ridemmo per
mezz’ora e prima di salutarla le dissi di salutarmi il
Stevenson.
Mi addormentai,
con il presagio che il giorno seguente sarebbe stato lunghissimo.
Presentimenti.
Angolino
Autrice: La vita di Sammy, a New York,
inizia a colorarsi di persone, imprevisti e coincidenze.
Nulla accade per
caso..
Alla prossima!
American
Idiot – Green Day
Don't wanna be an American
idiot.
Don't want a nation under the new mania.
And can you hear the sound of hysteria?
The subliminal mind fuck America.
Welcome to a new kind of tension.
All across the alienation.
Everything isn't meant to be okay.
Television dreams of tomorrow.
We're not the ones who're meant to follow.
For that's enough to argue.
Well maybe I'm the faggot America.
I'm not a part of a redneck agenda.
Now everybody do the propaganda.
And sing along in the age of paranoia.
Welcome to a new kind of tension.
All across the alienation.
Everything isn't meant to be okay.
Television dreams of tomorrow.
We're not the ones who're meant to follow.
For that's enough to argue.
Don't wanna be an American idiot.
One nation controlled by the media.
Information age of hysteria.
It's calling out to idiot America.
Welcome to a new kind of tension.
All across the alienation.
Everything isn't meant to be okay.
Television dreams of tomorrow.
We're not the ones who're meant to follow.
For that's enough to argue
Idiota
Americano
Non voglio essere un idiota
americano
Non voglio una nazione così succube dei nuovi media
E lo senti il rumore dell’isteria?
E’ il suono subliminale che fotte i cervelli
dell’America
Benvenuti in un nuovo tipo di pressione mentale
Che attraversa una nazione ormai diversa
Non tutto deve andare bene per forza
Sogni televisivi del futuro
Noi non dobbiamo per forza dargli retta
E convincerli a starci dietro
Beh forse io faccio parte dell’America gay
Non sono nella lista dei bigotti conservatori
Ora tutti fanno propaganda
E si uniscono al coro dei paranoici
Benvenuti in un nuovo tipo di pressione mentale
Che attraversa una nazione ormai diversa
Non tutto deve andare bene per forza
Sogni televisivi del futuro
Noi non dobbiamo per forza dargli retta
E convincerli a starci dietro
Non voglio essere un idiota americano
Una nazione controllata dai media
La nazione dell’informazione e dell’isteria
Che dilaga nell’America idiota
Benvenuti in un nuovo tipo di pressione mentale
Che attraversa una nazione ormai diversa
Non tutto deve andare bene per forza
Sogni televisivi del futuro
Noi non dobbiamo per forza dargli retta
E convincerli a starci dietro
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Capitolo 5 *** Alexander ***
Era domenica e
la settimana era ormai volta al termine.
La Miller mi odiava come non mai, c’era proprio rimasta male
quando, il martedì, mi ero presentata agli allenamenti;
credo che gli stesse per venire un infarto,
da quanto era diventata rossa di rabbia, soprattutto quando il coach
Jackson mi consegnò il borsone con le varie divise.
Per non parlare del primo allenamento..Tutte le ragazze in bella mostra
con i calzoncini-coulotte e maglietta aderente, io bhè,
volevo distinguermi dalla massa, come al solito, e avevo optato per i
pantaloni della tuta lunghi e la maglietta più larga in
dotazione.
A parte i commenti poco simpatici della Miller e del suo corteo di
oche, abbiamo iniziato a fare un po’ di riscaldamento, corsa,
salti, palleggi, battute per un'ora buona, poi il coach ha voluto farci
fare una partita tra noi. Per fortuna non finii in squadra con la
Miller ma con delle ragazze, anche se titubanti nei miei riguardi, mi
lasciarono giocare senza problemi. Quanto mai pareggiammo, Amber
andò su tutte le furie, ha persino giurato di farmela
pagare.. ma ormai ci avevo fatto l’abitudine, inutile
prendersela, prima o poi le avrebbe pagate tutte insieme,
così dice Nikki, dopo aver saputo per filo e per segno i
fatti successi in questi giorni.
La vendetta della Miller non tardò ad arrivare e, nei giorni
successivi, per la quasi totalità del Campus, oltre ad
essere la sfigata, quattrocchi e secchia, ero diventata la verginella
lesbica.
Di bene in peggio, anzi, di peggio in schifo.
A parte Simon e Matt, tutti quelli che mi vedevano o che mi passavano a
fianco se la ghignavano e, oltre al ghigno, qualcuno partiva a raffica
con un sacco di stronzate gratuite. Ero diventata lo zimbello della
URNY.
La domanda sorse spontanea: ma qui a New York, la gente non aveva un
cazzo da fare, che prendere per i fondelli le persone?
Sabato ci fu la partita, il coah fece entrare a metà del
secondo set, poco male che il primo era stato perso e nel secondo
eravamo sotto di otto punti; di certo non avrei potuto ribaltare la
situazione, quindi giocai tranquillamente. Partita persa, ma si sapeva.
Anziché giocare Amber e altre tre continuavano a fissare i
ragazzi della squadra di football e tutti i ragazzi erano presenti,
comportandosi da oche starnazzanti.Il campo di Volley sembrava
letteralmente la batteria di un pollaio!
I ragazzi, poi, non perdevano mai l'occasione di occupare gli spalti,
sia durante gli allenamenti sia durante la gara. Era uno molto vario!
Riuscii andare solo tre volte in palestra da Tommy e finalmente riuscii
ad avere il mio scontro, tanto desiderato, sul ring.
Anche qui niente di che, il mio sfidante era bravo, niente da dire, se
non che fosse un po' troppo lento per i miei gusti, qualche colpo
assestato qua e là, qualche colpo preso ma alla fine ne
uscii vincitrice. Sono sempre stata convinta che l'agilità
batta la forza, a differenza di Moe che stentava a credere a quanto
accaduto sottoi suoi occhi, tant'è vero che Tommy ha dovuto
chiudergli la mascella, precedentemente caduta, con la mano.
Quella sera al Demon's passai una bellissima serata, tra risate, prese
in giro e tantissima allegria; se non ci fossero stati Tommy e Moe,
avrei sicuramente sentito maggiormente la mancanza di casa e dei miei
amici; nel loro piccolo e a modo loro, riuscivano a farmi sentire a
casa.
Sentii Kyle per telefono, era ancora in Giro per la Gran Bretagna e, a
quanto pare, ci sarebbe rimasto a lungo; il nuovo album era primo in
classifica, così il loro manager aveva allungato le date del
tour europeo, aggiungendo una decina di tappe solo in Gran Bretagna,
per non parlare delle altre.. Sicuramente non l'avrei visto molto
presto.. Incorreggibile, come mio solito, gli chiesi di portarmi a casa
un pensierino dalla capitale di ogni Nazione toccata durante il tour.
Appena chiusi la telefonata, sprofondai nel mondo dei sogni, dato che
la mattina seguente avrei avuto il simpatico pinguino curioso.
Dopo essermi presa al bar un fantastico cappuccino mega-gigante e aver
mandato un messaggio a Nikki, entrai in aula, ignorai come al solito
Amber, colleghe e zoo, risposi al saluto di Simon e Matt e mi sedetti
al mio banco.
Guardai fuori dalla finestra, iniziava a fare freddo, ormai l'autunno
era arrivato e l'estate era un mero ricordo; il verde brillante del
parco e delle foglie degli alberi, iniziava a sparire, lasciando
intravedere i colori rossicci e giallastri dell’autunno. Il
cielo stava mutando nel classico colore cinereo autunnale, quell'
azzurro grigiastro che a me infondeva sempre tristezza e malinconia.
Ad un tratto sentii delle urla esclusivamente femminili ma, troppo
presa dai miei pensieri, non mi voltai finché una voce,
abbastanza vicina, mai sentita prima, disse:
“Quello è il mio posto”
Guardai il banco, poi per terra e infine la sedia, quindi alzai lo
sguardo verso la voce e risposi “Qui non
c’è nessun nome scritto sopra, nessun pos-it
appiccicato né, tantomeno, incisioni di nessun
tipo” e alzai le spalle, quasi scocciata; alzai solo per
scrupolo lo sguardo e rimasi fulminata all'istante.
Per tutti gli Dei! E questo stra-strafigo da dove era sbucato?
Sicuramente da qualche portale spaziotemporale apertosi in quel
momento, vicino al mio banco!
Un ragazzo moro, capelli spettinati, non troppo corti e non troppo
lunghi, alto, spallato, occhi blu, una mano nella tasca,
l’altra stringeva un casco dell’Arai, maglietta
nera aderente e giubbino della Dainese slacciato.
Profumava di buono, di bucato steso al sole, un profumo fresco con note
agrumate e speziate.
Insomma un ragazzo stupendo, bellissimo, sexy e con un un profumo da
urlo. Stava per venirmi un infarto, ne ero certa.
Ne ho visti a valanghe di bei ragazzi ma questo li batteva tutti!
“Scusa cos’hai detto?” Chiese perplesso
alzando un sopracciglio.
E che voce! Non troppo acuta, non troppo grave, abbastanza profonda,
pacata, una voce rilassante e sexy.. Ma chi diamine era?
Chi era questa divina creatura con spoglie mortali? La reincarnazione
in moro di Kyle? No, non poteva essere, era l'antagonista, l'alter ego
di Kyle, il gemello opposto, un altra divinità.. Il mio
cervello andò nettamente su di giri, troppe immagini
insieme, troppi pensieri; nemmeno l'Apple mac e l'hard disk che avevo
in stanza, avrebbero potuto contenere tutti i pensieri, che quel
ragazzo, mi aveva permesso, con la sola presenza, di creare.
“Hey piccoletta sto parlando con te, non sai che è
maleducazione non rispondere alle domande?” disse con tono
arrogante; e lì, in quel preciso istante.. flush.. mi
caddero le braccia. Mi risvegliai completamente, dai beati pensieri
innocenti e lussuriosi in cui stavo viaggiando.
“Senti un po’ ragazzino egocentrico ed arrogante,
sbucato da non so dove, primo non sono una piccoletta; secondo, su
questo banco, come ti ho già detto non
c’è alcun nome; terzo, trovati un altro posto per
sederti e quarto ed ultimo punto, spostati perché il litro
di profumo che ti sei rovesciato addosso mi sta dando la
nausea!” Il mio discorsetto non faceva una piega, preciso e
diretto. Se voleva fare il figo, aveva sbagliato tutto.
Mi guardò come se fossi un'aliena, alzò entrambe
le sopracciglia con fare stupito, poi si ricompose subito e sul suo,
meraviglioso oserei dire, viso comparve un ghigno e rispose con un
tono, che solo a sentirlo mi fece prudere le mani
“Mmmm permalosetta la ragazzina” Poi mi
oltrepassò e sentii lo stridio della sedia dietro di me e un
lieve tonfo. Cazzo si era seduto dietro di me! Proprio dietro le mie
spalle! Amber e le altre continuarono a parlottare senza sosta, ma non
riuscivo ad ascoltarle, le immagini di poco prima mi comparvero, come
dei flash, davanti agli occhi e il mio cervello si mise in moto da
solo, grazie anche al suo cavolo di profumo, che mi inebriava. Qualcosa
mi colpì alla testa, mi girai e vidi Amber che se la rideva,
per terra, vicino ai miei piedi, il tappino di una biro. Un'oca con il
cervello di un criceto.
Entrò Freeman con il sorriso sul viso
“Buongiorno ragazzi. Complimenti ai giocatori della squadra
di football per la partita vincente di domenica. Non posso dire lo
stesso della partita di volley femminile di sabato
pomeriggio..”
“Prof. è colpa della Willis se non abbiamo
vinto!” proferì Amber con un finto broncio
dispiaciuto e un visibilissimo ghigno diabolico ai bordi delle labbra.
Quella prima o poi me l'avrebbe pagata. Mettevo in conto, poi, avrei
tirato le somme.
“Non dica così Miller, la Willis è
entrata in campo a metà del secondo set e sarebbe stato
impossibile recuperare ma, se vogliamo dirla tutta, signorina, lei ha
giocato nel primo set e non è riuscita a vincerlo, lo stesso
vale per il penoso punteggio del secondo. Non si sentiva bene sabato?
Oppure era troppo distratta a fare altro al posto di giocare?"
La Miller diventò completamente rossa: rabbia, vergogna,
nervoso, fastidio. Si accigliò e non disse più
nulla. Il pinguino l'aveva colpita e affondata. Iniziavo a stimare
Freeman, stava diventando il mio mito! Ridevo come una pazza dentro di
me, mi lasciai solo sfuggire un piccolo ghigno, che ovviamente Amber
sgamò in pieno.
Freeman continuò “Comunque, vincenti e vinti a
parte, noto con piacere che è ritornato il signor Alexander
Smith. Bentornato, è pronto per un nuovo anno di studi? Mi
raccomando si metta in pari con le settimane che ha perso e chieda ai
suoi compagni gli appunti”
“La ringrazio professor Freeman, sono pronto a ricominciare
un nuovo anno e non si preoccupi, in pochissimo tempo, mi
rimetterò in pari con la classe” rispose
tranquillo. Appena iniziò a parlare sentii dei brividi sulla
schiena, come se ogni sua parola rimbalzasse contro la mia maglia come
un semplice tocco.
“Bene Smith, ora possiamo iniziare la lezione. Ah Willis,
tolga il cappellino per cortesia, non vedo il signor Smith..”
Freeman il pinguino, con questo si era guadagnato un punto in meno
nella mia classifica di gradimento personale. Tolsi il cappellino con
un lievissimo ringhio che mi uscì dai denti e lo appoggiai
al banco. Iniziò a spiegare finché ad certo punto
si sentì un bip risuonare nell'aula. Riconobbi subito il mio
cellulare. Mi guardai intorno, nessuno si era voltato e Freeman
sembrò non averlo sentito. Pericolo scampato.. che idiota mi
ero dimenticata di togliere la suoneria; decisi di infilare una mano
dentro lo zaino, quando il mio cellulare iniziò a suonare..
Merda!
“Willis, spenga immediatamente il telefono!” Ops.
“Hem.. si professor Freeman, mi scusi, l’ho
dimenticato acceso” Le risatine dei miei compagni di classe
iniziarono e con loro anche i soliti commenti, stranamente da dietro di
me non sentii nessun rumore.
Lo presi e vidi che sul display compariva il nome di Nikki; come mai
chiamava a quest’ora? Lo sapeva che ero a lezione. E se fosse
successo qualcosa? Era così per forza, non avrebbe mai
chiamato se non era importante.
“Mi scusi signor Freeman ma devo assolutamente rispondere,
posso uscire un momento?”
“Vada Willis, si sbrighi!” Uscii di corsa e chiusi
la porta.
“Pronto?”
“Sammy, sono Nikki”
“Lo so, cos’è successo? Stai bene?
Parla”
“Sto bene, stiamo bene; scusa se ti ho chiamato a lezione ma
sono appena tornata dalla disco e non potevo aspettare.Devo dirti
assolutamente quello che ho appena saputo!”
“Ok tranquilla, adesso sono in corridoio ma sbrigati
altrimenti il prof. mi fucila ”
“Siediti o appoggiati al muro, mi raccomando..”
“Nikki..”
“Ok ok, Stephen si è trasferito..”
“C OOO S A ?!“
“Non so dove, non so perché ma non lo vedevo a
scuola da qualche giorno, poi, poco fa ho, incontrato Rob e mi ha detto
che è partito da due giorni.. ma nemmeno lui sa
altro”
“Ah, capisco. Senti Nikki ci sentiamo presto, devo rientrare
in classe. Bacio”
“Tutto ok? Mi dispiace Sammy”
“Tranqulla, ora devo proprio andare.”
“Ok, bacio.”
Quella notizia mi sconvolse. Non lo sentivo da tanto ma almeno sapevo
dov’era, non l’ho più cercato,
l’ho sempre evitato da quando Kyle l’aveva appeso
al muro. Era passato un anno e mezzo, avevo cambiato il numero di
cellulare e avevo scongiurato, agli amici in comune, di non fargli
arrivare mezza parola. E adesso che lui aveva fatto la stessa cosa?
Perché mi sentivo così? Di certo non ero
più innamorata ma il solo fatto di non sapere dove fosse mi
metteva tristezza. E’ come se l’ultimo filo, seppur
sottilissimo, che ci legava si fosse spezzato, strappato, troncato.
Mi decisi ad aprire la porta e rientrai in classe. Freeman si accorse
subito che qualcosa non andava
“Willis, va tutto bene? “
“Si professore, mi scusi ancora per
l’interruzione..” continuai verso il mio banco,
persa nei miei pensieri e con lo sguardo rivolto verso il basso, ero
lenta, mi sentivo pesante, arrivai alla sedia e mi lasciai sprofondare
in essa.
Ero talmente presa dai miei pensieri, che quando mi voltai verso
Freeman, vidi che al suo posto c’era il docente di diritto;
era girato di spalle, si girò Simon a guardarmi, gli feci un
sorriso appena accennato e mi voltai di nuovo a fissare un punto non
definito, fuori dalla finestra.
Non so nemmeno io a cosa stessi pensando precisamente, so solo che mi
sentivo veramente triste. Forse mi chiedevo il perché di
quel mio comportamento; alla fine quella che aveva chiuso
definitivamente ero stata io. Ero stanca di lui, di noi, dei tira e
molla.. poi per un anno e qualche mese ero uscita con altri ragazzi,
una storiella da un paio di mesi e nottate senza impegno.. ma allora
perché questo senso di angoscia e di tristezza infinita?
Per fortuna che le lezioni finirono, mi alzai dal mio posto e uscii
dall’aula senza dar retta a nessuno, senza ascoltare
eventuali commenti derisori e affermazioni varie; mi ritrovai in un
batter d’occhio nel parcheggio e mi cadde l’occhio
su una stupenda moto: una MV
Augusta F4 nera. Che visione straordinaria! La guardai in
ogni singolo dettaglio, era accattivante, grintosa e con un design
favoloso ma soprattutto era nera! Un colore raro da vedersi in giro, in
prevalenza erano argento e rosse, a parte quella di Kyle che era bianca
e argento, ma nera non l’avevo mai vista. Mi domandai chi
fosse il proprietario, di quel gioiellino, per avere un così
tanto buon gusto..
A chi apparteneva questo capolavoro di due ruote?
“ Hey ragazzina.. me la consumi a furia di guardarla!" Avevo
già riconosciuto la voce, tanto bella ma anche
così fastidiosa. Alexander.
“Bella moto. Peccato solo che sia tua. Dicono che la moto
ripecchi in parte la persona che la guida, peccato che con te il detto
abbia toppato clamorosamente! Troppo presuntuoso, egocentrico e
arrogante per una moto accattivante, indefinibile e meravigliosa, unica
direi” risposi sprezzante, con un tono che non ammetteva
repliche. Gli voltai le spalle e me ne andai, senza attendere che
controbattesse, con un sorrisino dipinto sul mio volto. - Arrogante e
maleducato Smith!-.
Alexander Smith, bello come un Dio ma presuntuoso e stronzo come pochi.
Forse avrei dovuto ringraziarlo, con la sua presenza, per un attimo, mi
fece smettere di pensare.
Presi le mie cose e uscii di corsa dal dormitorio mentre
erano tutti a pranzo, mi infilai il casco, accesi la mia piccola belva
verde brillante e mi avviai verso l’entrata del Campus e,
neanche farlo apposta, incrociai Alexander sulla sua MV.
Guardò
la mia moto, mentre attendeva che alcuni studenti attraversassero il
cancello. Lo affiancai, tanto non mi avrebbe mai riconosciuto, avevo
messo il giubbetto e il casco aveva la visiera a specchio,
perché non tentare? Mi girai verso di lui e lo squadrai.
Gli feci un cenno di
saluto, con le due dita, mentre l’ultimo pedone lasciava
libera la strada; partii senza aspettare il suo cenno in risposta.
Ormai stava diventando un'abitudine non aspettare la sua risposta. Lo
vidi dallo specchietto inclinare la testa. Sorrisi e mi avviai
velocissimamente verso la palestra.
Avevo numerosi pensieri
in testa e avevo parecchio da scaricare.
Presi a pugni e a calci quel sacco finchè non fui stremata.
Angolino
autrice: Ed eccoci,
Alexander Smith ha fatto il suo ingresso. Un ragazzo da infarto,
indubbiamente. Diciamo che la nostra Sammy gli ha dato una bella
mazzata sull'ego. Chi è Alexander? Semplice, il
cooprotagonista di questa storia.
Ne vedremo delle belle insieme a loro, ve lo posso assicurare. Bombe,
Granate, fuochi d'artificio, C4, giri di "Space Mountain", "Blu
tornado" e via dicendo.
Non credo ci sia molto da dire sui pensieri e sul discorso che si fa
Samantha su Steve. Un minimo di legame, c'è sempre, tra due
persone che si sono volute veramente bene.
Se avete domande, sono qui ;)
Alla prossima!
LABIRYNTH – ELISA
Just like a spy
through smoke and lights
I escaped through the back door of the world
and I saw things getting smaller
fear as well as temptation.
Now everything is reflection as I make my way through this labyrinth
and my sense of direction
is lost like the sound of my steps
is lost like the sound of my steps.
Scent of dried flowers and I'm walking through the fog
walking through the fog
Scent of dried flowers and I'm walking through the fog
walking through the fog
I see my memories in black and white
they are neglected by space and time
I store all my days in boxes
and left my whishes so far behind
I find my only salvation in playing hide and seek in this labyrinth
and my sense of connection
is lost like the sound of my steps
is lost like the sound of my steps.
Scent of dried flowers and I'm walking through the fog
walking through the fog
Scent of dried flowers and I'm walking through the fog
walking through the fog
Words sounds music and I'm spinning in
Words sounds music and I'm spinning out
but I want to stay here
'cause I am waiting for the rain
and I want it to wash away
everything, everything, everything.
Scent of dried flowers and I'm walking through the fog
walking through the fog
Scent of dried flowers and I'm walking through the fog
walking through the fog
Scent of dried flowers and I'm walking through the fog
walking through the fog
Scent of dried flowers and I'm walking through the fog
walking through the fog
LABIRINTO
– ELISA
Proprio come una
spia attraverso fumo e luci
sono scappata attraverso la porta sul retro del mondo
e ho visto le cose diventare più piccole
la paura diventare tentazione.
adesso tutto è un riflesso visto che
ho percorso la mia strada attraverso questo labirinto
e il mio senso d'orientamento
è perso come il rumore dei miei passi
è perso come il rumore dei miei passi
odore di fiori secchi, e sto camminando nella nebbia
camminando nella nebbia
odore di fiori secchi, e sto camminando nella nebbia
camminando nella nebbia
vedo i miei ricordi in bianco e nero
sono trascurati dal tempo e dallo spazio
conservo tutti i miei giorni in degli scatoloni
e ho lasciato i miei desideri così indietro
trovo la mia unica salvezza nel giocare
a nascondino in questo labirinto
e il mio senso di conoscenza
è perso come il rumore dei miei passi
è perso come il rumore dei miei passi
odore di fiori secchi, e sto camminando nella nebbia
camminando nella nebbia
odore di fiori secchi, e sto camminando nella nebbia
camminando nella nebbia
parole, suoni, musica, e sto girando
parole, suoni, musica, e mi sto prolungando
ma voglio restare qui perchè
sto aspettando la pioggia
e voglio che lavi via tutto, tutto, tutto
odore di fiori secchi, e sto camminando nella nebbia
camminando nella nebbia
odore di fiori secchi, e sto camminando nella nebbia
camminando nella nebbia
odore di fiori secchi, e sto camminando nella nebbia
camminando nella nebbia
odore di fiori secchi, e sto camminando nella nebbia
camminando nella nebbia.
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Capitolo 6 *** Balli Proibiti - Il film festival ***
Quella
mattina io e Alexander Smith ci incrociammo nel parcheggio, io a piedi
e lui con la sua moto.
Tutte le ragazze presenti facevano commenti su quanto fosse figo e su
quale di loro sarebbe, per prima, uscita con lui.
C’era da immaginarselo, d'altronde ero in un pollazoo,
ed ero circondata da oche meritrici.
Le sorpassai con passo deciso, nello stesso istante in cui Alex si
tolse il casco, rimanendo seduto sulla sua moto.
Come tutti i belli e stronzi, appena sfilò il casco, scosse
la testa e si passò una mano nei capelli, spettinandoseli.
Non potei trattenermi dal pensare che, nonostante fosse un idiota, era
veramente splendido.
Il fato volle che i nostri sguardi si incrociassero, lo vidi sorridere,
con il suo solito sorriso arrogante, e risposi allo stesso modo;
continuai a camminare ed entrai in classe.
Me lo ritrovai alle spalle in men che non si dica, sentii il suo
profumo.
Ci sedemmo
ai nostri posti. Ero sicura che mi stesse fissando, era una sensazione
troppo forte per essere considerata solo un impressione ma non feci
nulla per appurarmene. I ragazzi egocentrici e pieni di sé
vanno ignorati, sono già troppo montati ed io, non averei di
certo, alimentato, come carburante, il loro ego infuocato, la loro aura
di superiorità, no signore.
“Hey
ragazzina” e che diamine! Mi stava facendo saltare i nervi il
ragazzino con l’aspetto da bello e dannato, mi girai con uno
scatto torcendo il busto e piantai i miei occhi nei suoi, forse ieri
non aveva afferrato il concetto,
“Ascoltami
attentamente bel ragazzino maleducato e strafottente, ti ho
già detto di non chiamarmi ragazzina, se non sbaglio! Ho un
nome, come ce l’hai tu, quindi se vuoi parlare con me, vedi
di chiamarmi per nome, anzi per cognome, se vuoi avere un minimo di
rispetto da parte mia, altrimenti tanti saluti. Adieu.”
Rimanemmo qualche secondo occhi negli occhi poi rispose
“Ok
Willis”
"Bene",
almeno era già qualcosa pensai, tra me e me.
"Comunque,
grazie per il complimento” e mi sorrise maliziosamente,
“Q..Quale
complimento Smith?”Alzai un sopracciglio, senza distogliere
lo sguardo dal suo, ero convinta di averlo, non dico insultato ma quasi.
“Per
il bel ragazzino, naturalmente!” Ghignò. Mi stava
facendo saltare i nervi ma non volevo dargliela vinta.
“Figurati,
vedo che ti accontenti veramente di poco.. cosa vuoi Smith?”
dissi con un sorrisino malizioso e quasi infantile, modello se vuoi
giocare con le parole, sono qui, non sarò io a tirarmi di
certo indietro. Mi piacevano le sfide.
Alla mia
risposta fu lui ad alzare un sopracciglio, continuammo a fissarci negli
occhi; aveva degli occhi splendid. Non era il comune blu, era un blu
indefinibile, un incrocio tra il blu cobalto e il blu profondo del
mare, erano di un colore difficilmente definibile a parole; mi stavo
perdendo in quei bellissimi e profondissimi occhi undefinable blue.
Sorrise
“ Io non direi proprio Willis..” disse
maliziosamente “ io sono come la mia moto, accattivante,
indefinibile e unico.. te ne accorgerai presto…
Comunque, vorrei chiederti, per favore, gli
appunti delle lezioni di Freeman, sempre che tu abbia una calligrafia
decente, leggibile e che non rifletta il tuo caratterino permaloso,
arrogante, scontroso e indecifrabile”.
“Hai
dimenticato di dire modesto, vanitoso, saccente e
scontroso.Ma voglio essere magnanima, con te, riconoscendo il tuo
sforzo nel chiedere per favore, ma soprattutto per
la fatica di aver aperto, in vita tua, un vocabolario.. Ti
darò i miei appunti delle lezioni di Freeman ma sappi che li
voglio entro giovedì pomeriggio. ..” Alzai le
labbra in un ghigno da perfetta stronza.
“GIOVEDI’
POMERIGGIO? E’ impossibile! Sono indietro di tre
settimane!” esclamò sgranando gli occhi.
“Non
sono affari miei Smith. E comunque, se eviti di uscire per due o tre,
notti con giovani donzelle, ti rimetteresti a pari perfettamente.
Prendere o lasciare “ Sogghignai io. Ghignò lui.
“Chiamami
Alex, Willis. Basta con questo Smith! Facciamo 48 ore da quando mi dai
gli appunti. Di la verità che sei gelosa di come passo le
mie notti, altrimenti non saresti uscita con quella frase”
rispose maliziosamente
“Ma
per favore Alex! Neanche fossi l’ultimo ragazzo sulla terra,
magari ho visto di meglio, che ne puoi sapere? Ok vada per le 48
ore” replicaii alzando un sopracciglio e con tono scocciato.
Poi mi girai verso Simon, una frase veloce, mi riconsegnò i
miei appunti. Mi rigirai
verso Alex con un ghigno compiaciuto “Tieni, è
tutto tuo … 48 ore partendo da … ”
diedi un rapido sguardo all' orologio “Adesso.. divertiti
Alex”.
Mi rigirai
al mio posto nello stesso istante in cui iniziò la lezione.
Sentii un mezzo ringhio dietro di me. Sorrisi compiaciuta.
Che
tipo quell’Alex.. sembrava quasi, molto quasi, simpatico. Di
certo avevo trovato pane per i miei denti.
Mi ripersi mentre ripensavo ai suoi occhi, era proprio un gran bel
ragazzo. Nikki avrebbe detto gran pezzo di manzo o
tanta roba buona... e io avrei annuito sicuramente!
Di certo non sarei andata contro i miei buoni propositi né
alle mie buone intenzioni, alla fine gli occhi erano fatti per
guardare..si e la bocca per sbavare, come dice sempre Nikki.
La giornata finì dopo aver fatto gli allenamenti con la
quadra, gli esercizi e dopo aver studiato fino notte fonda. Ero a
pezzi. Doccia e un bel sonno ricostituente .
Cappuccino
al bar. Alla terza ora accadde qualcosa di abbastanza inaspettato.
Entrò in classe la segretaria personale del rettore e
iniziò a leggere una circolare
<….ore 11.30 convocazione del rettore presso
l’aula magna, i seguenti studenti sono obbligati a
partecipare: Simon Collins, Evelin Danson, Alexander Smith, Matt
Thompson e Samantha Willis. Tutti gli altri procederanno con le loro
regolari attività giornaliere> detto
ciò, salutò e usci dalla classe.
Che diavolo
stava per succedere? Solitamente quando il rettore convocava qualcuno,
erano solo rogne.. ero intenta a scervellarmi sulla possibile causa
della convocazione ma non trovavo nulla che facesse al caso mio, poi
sentii Alex
“Willis,
Collins, Thompson, andiamo! Sono le 11.20” Ci alzammo tutti
insieme e uscimmo dalla classe, Evelin ci raggiunse due secondi dopo.
Ascoltai Simon e Matt porsi le stesse domande che mi ero posta io, ma
anche le loro restarono senza risposta. Prima di entrare in aula magna,
Alex mi lanciò uno sguardo fugace, ricambiai e andammo tutti
a sederci in terza fila.
Dietro di noi entrarono altri studenti; eravamo una trentina in tutto.
Stavano bisbigliando tutti quando ad un tratto comparve il rettore, il
professor Freeman, il coach Jackson e un'altra docente, che non avevo
mai visto.
Quando vidi
Freeman e Jackson, capii subito che qualcosa di strano stava per
accadere..non so perché ma ogni volta che quei due erano
insieme, qualcosa di veramente assurdo mi stava per capitare. Per
fortuna questa volta non ero da sola. A cosa servivano una trentina di
studenti? E il rettore in persona? Mah..
Accavallai
le gambe e mi misi a braccia conserte, in attesa; il silenzio
regnò sovrano in aula.
Il rettore
si schiarì la voce e iniziò a parlare:
“Buongiorno
ragazzi, scusate se vi ho fatto interrompere le vostre lezioni,ma vi ho
convocato per un motivo importante che riguarda la nostra scuola. Voi,
qui presenti, siete stati selezionati dai vostri responsabili di corso
per entrare a far parte di un nuovo progetto scolastico che non ha
precedenti. Quest’anno è stato indetto una
sottospecie di concorso tra tutte le più rinomate
università del nostro Paese. Tra cui anche la nostra. Si
tratta di un progetto abbastanza particolare, un film
festival”
A quelle
parole, dopo lo sgomento iniziale, iniziò un bisbiglio tra
tutti gli studenti. Il rettore alzò la mano e mise tutti a
tacere.
“Voi
ragazzi creerete, realizzerete ed interpreterete il film che
presenteremo al concorso. Nessuno di voi potrà tirarsi
indietro, siete stati accuratamente scelti per le vostre
capacità e naturalmente avrete dei benefici non indifferenti
sulla vostra vita accademica. Detto questo vi lascio in compagnia dei
docenti che vi aiuteranno e vi seguiranno per poter realizzare il
nostro progetto. Sappiate che ci tengo particolarmente a fare bella
figura e possibilmente a vincere. Buona giornata” Dopodiché
scese dal palco, percorse la navata laterale e uscì .
Merda! Non
bastava la pallavolo, anche questa stupida boiata del film festival! Ma
perché avevo scelto questa universita? Sbuffai. Freeman e
Jackson e l’altra prof. sorrisero compiaciuti. In questa
tragedia che si stava per abbattere, l'ennesima sopra di me,
c’era un lato positivo..com’era quella parola? Ah
si..benefici non indifferenti..
Parlò
Freeman, poi Jackson e infine la professoressa Mayer.
Che
cooosa? Sgranai gli occhi. Questa non è era scuola, ma un
manicomio, erano tutti pazzi, dal primo, il rettore,
all’ultimo dei professori, per non parlare degli studenti.
Volevano rifare il film di Dirty Dancing come
progetto, modificando le scene e riprendendole con una chiave
più moderna, mantenendo però gli stessi nomi dei
personaggi.
Non era possibile, forse stavo sognando, no impossibile
perché quel simpatico di Alex mi aveva appena tirato un
pizzicotto sul braccio, richiamando la mia attenzione.
“Ahia
Alex”
“Come
sei delicata piccola”
“Piccola
chiami tua sorella”
“Dai
non ti arrabbiare. Ci hanno fregato!“
“Già,
per una volta sono d’accordo con te!” sbuffai.
“Vedi..
non è difficile andare d’accordo..” e
sorrise maliziosamente.
La Mayer ci
disse che altre università avevano optato per Grease, Save
the last dance, Honey e via dicendo. Adesso sapevamo a grandi linee la
concorrenza. Gran cazzata, se rivedevano i copioni era come non sapere
nulla!
La cosa
più incredibile era che quasi tutti gli studenti e i
professori coinvolti, in questa assurda ‘recita’ se
così la vogliamo chiamare, erano entusiasti. Non mi restava
altro da fare che sprofondarmi ancora di più sulla poltrona,
in attesa di sotterrarmi definitivamente, una volta scoperto il ruolo
assegnatomi. Poi sarebbe stato ufficiale, sarei stata la sfigata numero
uno d’America! Cazzo, almeno fosse stato un film dove
bisognava cantare o suonare..invece no, bisognava ballare!
Freeman si
schiarì la voce ed iniziò ad elencare i
nominativi di tutti i ragazzi che avrebbero seguito la parte tecnica
del film, tra cui Matt, Simon ed Evelin. Non mi aveva nominato,
perché diavolo? Poteva mettermi a fare la costumista, la
scenografa o qualsiasi cosa dietro le quinte.. che dimanine passava
nella testa di quegli assurdi esseri definiti docenti?
A me sembravano dei ragazzi a giudicare dai loro sorrisi, dalle
battutine e dagli atteggiamenti!
“Bene
ragazzi, ora tocca agli attori. Silenzio per favore. Il bello e
tenebroso Johnny Castle sarà rappresentato dal nostro caro
signor Alexander Smith”
Freeman
non finì di pronunciare il nome, che dalle ragazze in sala
salirono urla di gioa e gridolini isterici.
Per quel che mi riguardava, mi usci un verso strano (era una risata
soffocata mista ad un grugnito) dalla bocca e guardai Alex,
sorridendogli di gusto, per tutta risposta mi tirò un
pizzicotto sul braccio. Assottigliai gli occhi a fessura, con il ghigno
stampato in faccia, e mi girai in attesa degli altri nominativi. Matt e
Simon sorrisero entrambi.
“
Mark Benford sarà Robbie
Gould “
Altre grida
femminili e commentini vari. Mark il quoterback della squadra di
football e ragazzo dell’odiosa Amber Miller.
Non era per niente male quel ragazzo, non lo avevo mai visto. Alto,
capelli castani di media lunghezza, occhi chiari, logicamente spallato
e con un fisico proprio niente male, da atleta.
“Chris
Judd e Mary Altman saranno il genitori di Baby ovvero il signor Jake
Houseman e la signora Marjorie Houseman” Applausi
da tutti gli studenti.
“
La sorella di Baby sarò interpretata da Brenda Gray!”
Applausi,
Alex mi
tirò una manica della maglietta e si avvicinò al
mio orecchio. La sua vicinanza mi fece rabbrividire e sussultai.
Immagino se ne accorse, perché iniziò a parlare
sussurrando, a meno di un centimetro dal mio orecchio, con voce calda e
sensuale “Mancano solo due parti Sam, e
tu non sei ancora stata chiamata.. entrambi le parti hanno a che fare
con me..”
Quel
contatto mi procurò scariche di adrenalina non indifferenti,
brividi in tutto il corpo e quasi feci fatica a respirare.
Ripresi in mano il mio autocontrollo, mi girai e feci la stessa cosa,
gli tirai la maglietta, sulla spalla, verso di me, mi avvicinai al suo
orecchio e con voce altamente seducente e calma gli risposi
“..Alex..
spera che ci sia una terza parte non assegnata, perché se
dovessi essere scelta per una delle due, ti farei sicuramente
impazzire..fidati” Si girò verso di me
all’istante e sorrise maliziosamente e rispose
“Interessante.. Sam”
Oddio ma
che aveva capito? Intendevo che sarebbe impazzito dal nervoso per la
mia vicinanza e per gli schifosissimi modi di fare che riusciva a
tirarmi fuori, come mai nessuno era riuscito prima. Dio
quant’era malizioso!
Mi voltai verso il palco all’istante e mi morsi il labbro.
Non sapevo cosa ribattere. Era raro capitasse una cosa del genere,
solitamente avevo sempre la battuta pronta.
“Penny
Johnson, l’amica di Johnny Castle sarà..”
Deglutii e vidi Alex con la coda dell’occhio che mi
fissò con il suo ghigno diabolico. “ Mary
Black”. Applausi.
Chiusi gli
occhi e mi sdraiai sulla sedia, cercando di nascondermi il
più possibile. Alex sogghignava come un cretino. Lo avrei
strozzato se fossi non stata occupata a mimetizzarmi con la poltroncina.
“Infine
il ruolo di Frances "Baby" Houseman
sarà interpretato dalla signorina Samantha Willis”.
Silenzio
di tomba. Era la mia fine. Diventai bordeaux in viso. Dovevo fare
assolutamente qualcosa.
Alzai la mano in una frazione di secondo chiedendo la parola, parola
che mi fu gentilmente data da Jackson con un sorriso angelico sul
volto. Lo guardai truce
“ Scusatemi.. ma .. bhè.. ecco.. credo che abbiate
fatto un clamoroso errore e abbiate letto il nome sbagliato..non dovrei
nemmeno trovarmi qui... sinceramente.. parlando..”
Si girarono
tutti a guardarmi, permaneva il silenzio. Jackson, Freeman e la Mayer
mi fissarono in rigoroso silenzio, così tornai a
sprofondarmi nella poltrona, in attesa che qualcuno parlasse, la mia
faccia era diventata sicuramente dello stesso colore della poltrona
sulla quale ero seduta, un rosso acceso. Io fissavo loro e loro
fissavano me.
Poi si guardarono tra loro mentre gli studenti fissarono, ad
alternanza, un po’ me e un po’ loro, spostando i
loro visi in continuazione. Il silenzio continuava ad incombere
sull'intera sala e mi sentivo schiacciare.
Sembrava di essere chiusa in uno sgabuzzino senza finestre, spazio
ristretto e limitato. Iniziai a stringermi le dita delle mani facendole
schioccare.
Finalmente
la Mayer ruppe quel fastidioso silenzio “ Mi scusi signorina,
io sono la professoressa Mayer, insegno Arte e spettacolo. Piacere di
fare la sua conoscenza. Ha sentito quello che ha detto il rettore
all’inizio della riunione?”
Di male in
peggio, datemi una pala per favore, mi sarei sotterrata più
che volentieri... “Hem..piacere mio professoressa Mayer. Si
ho sentito quello che ha detto il rettore..”
“Bene.
Quindi non devo ripeterlo” sorrise “ Mi scusi ma
lei non è la studentessa che si è trasferita
dall’università di Los Angeles?”
“Si
sono io professoressa” iniziavo a farmi piccola piccola.
“Bene,
Bene; allora è tutto corretto, sarà lei ad
interpretare Baby. Credo che lei abbia tutte la doti e le
capacità per immedesimarsi nella parte, anzi non credo, ne
siamo certi signorina Willis. Quindi si faccia coraggio,che di certo
non le manca, si sieda bene su quella sedia, alzi la testa e prenda di
petto la situazione. “ disse con tono tranquillo che trovai
abbastanza rassicurante,e aggiunse ”Sono sicura che grazie a
questo cast vinceremo sicuramente il concorso. Io, Jackson,Freeman, il
rettore e il sig. Stevenson ne abbiamo la certezza. Prima di uscire,
ritirate i fogli con i personaggi e il cast. Il copione è
ancora in fase di stesura, nel frattempo riguardatevi il film, anche se
apporteremo delle grandi modifiche, vogliamo che lo conosciate come le
vostre tasche. Le riunioni per il film le faremo nel teatro
dell’università il lunedì e il
mercoledì sera.”
Si
girò e si sedette, Freeman continuò:
“Ragazzi vorrei aggiungere solo un paio di cose al discorso
della professoressa Mayer. E’ fondamentale che vi
consideriate una squadra a tutti gli effetti, se sbaglia uno, tutti
devono rifare il lavoro e qui non ammetto obiezioni; quindi
è importante che passiate più tempo assieme,
accantonando odio, astio, indifferenza, rancore e tutti i sentimenti
che non vanno d’accordo nel gioco di squadra. Io, Jackson e
Mayer saremo sempre a vostra disposizione, per qualsiasi informazione,
proposta, chiarimento o problema. Inoltre tutte le coreografie
passeranno da Jackson. Ripeto che vi è stato affidato un
impegno serio, come se fosse un corso, ne’ più
ne’ meno, ragione per cui, se sarete strettamente occupati
con le prove, le riprese, le scene del film o da qualcosa che gira
intorno ad esso, vi saranno spostati e fatti recuperare esami ed
interrogazioni. Alla fine del film vi saranno dati dei crediti extra
che potranno farvi alzare la media delle materie studiate e se
riuscirete a trionfare nella competizione, avrete una bella vacanza
gratuita completamente spesata. Il rettore ripone in voi la SUA
fiducia, fatene buon uso, perché dubito che un evento del
genere possa ripetersi. E’ tutto”
Mi tolsi
gli occhiali, li chiusi e li poggiai sulle ginocchia.
Mi misi le mani sul viso, mi strofinai gli occhi e poi appoggiai i
gomiti ai lati della poltroncina, tenendo le mani sulle tempie e tirai
leggermente la pelle. Stavolta mi ero veramente fatta infinocchiare per
bene.
Come diavolo riusciva Stevenson, che si trovava dall’altra
parte del Paese, a farmi fare, sempre, quello che reputava costruttivo
per il mio io e per me stessa? Quell’uomo riusciva, ogni
volta, a sorprendermi, mi ha preso sotto la sua ala fin dal primo
giorno ed è come se non mi avesse mai abbandonato. Doveva
essere proprio un amico di mio padre se continuava a comportarsi
così e non un suo semplice ex compagno di classe. Prima o
poi chiamerò Nikki e me lo farò passare.
“Sam”
“SAM..”
mi scossi un attimo e mi trovai Alex davanti agli occhi; mi fissava, si
era sporto dalla poltroncina mettendo il viso esattamente davanti al
mio. Non lo avevo proprio visto né sentito. Abbassai le
braccia.
“Dimmi
Alex, scusa non ti stavo ascoltando” Aveva veramente due
occhi meravigliosi, potevo specchiarmici nel loro interno, in quel blu
indefinibilmente stupendo, non riuscivo proprio a guardare altro, ero
ipnotizzata.
“Io
Johnny e tu Baby, vedrai sarà divertente e interessante,
non trovi, Sam?”
“Si
..Alex ..sarà infinitamente interessante.. ” dissi
senza pensare, con voce flebile, ma appena mi resi conto della gaffe,
distolsi lo sguardo incantato, mi rimisi gli occhiali, presi lo zaino e
mi alzai. Credo che Alex non se lo aspettasse, perchè rimase
nell'esatta posizione di poco prima. Gli poggiai la punta del mio dito
indice sulla fronte e lo spinsi leggermente indietro con un sorriso,
misto di sincerità e malizia.
“Hey
Alex, questo non cambia niente, ricordati le 48 ore” e mi
avviai verso la navata laterale.
Alcuni studenti erano già andati, altri erano ancora
lì, intenti a parlare. Uscii dalla porta e mi avviai,
velocemente, a prendere il borsone per gli allenamenti di pallavolo. Mi
cambiai negli spogliatoi e non ci fu nessun discorso sul film, per
fortuna Amber, la maligna, non era ancora stata informata.
Finiti gli
allenamenti rientrai in stanza, mi feci una lunghissima doccia e accesi
lo stereo .
Alex mi
aveva chiamata Sam.. nessuno mi aveva mai chiamato così,
carino. Mi piace.
Mentre i
pensieri e le immagini della giornata ripassarono lentamente nella
mente, mi addormentai facendomi cullare dalla musica.
Angolino
Autrice: Alex e Sam, da questo momento, dovranno
obbligatoriamente passare del tempo insieme. Adoro Dirty Dancing e l'ho
trovata un'ottima idea, far scontrare quei due capoccioni con musica,
balli e tanto romanticismo, per non parlare delle scene piccanti. Sono
sicura che ne accadranno di ogni..Pian piano inizia a emergere il
carattere di entrambi, i gusti e le passioni. Quanto avranno in comune?
Si sopporteranno o litigheranno dalla mattina alla sera? Sono in
trappola o esiste una via d'uscita, per evitare il remeke del film? Lo
scopriremo, non preoccupatevi ;)
Spero di avervi dato qualche elemento in più, che vi
appassioni.
Le vite di Alex e Sam, saranno contornate dagli amici e compagni di
università e non. Alcuni personaggi sono importanti, per far
emergere delle peculiarità caratteriali, altri sono
semplicemente di contorno..
Se avete domande, non fatevi problemi, la risposta è
assicurata.
Alla Prossima.
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Capitolo 7 *** Incontro, Scontro ***
Era la terza volta che mi
chiamava ma avevo già capito l'antifona; sarebbe andato
avanti finché non gli
avessi risposto.
“Che
c'è!” gli dissi ringhiando e inclinando la testa
senza voltarmi.
“Ti ricordo che sono già passati due giorni e non
abbiamo ancora preso il film
da guardare”
“Alex, chi ti dice che voglio guardare il film con
te?”
“Dai, Sam guarda che non ti mangio..”
“Ma dai? Caspita pensavo discendessi da qualche
tribù dedita alla pratica del
cannibalismo.Ma mi sbagliavo, comunque adesso ho gli allenamenti, sono
in
ritardo e ti saluto. Ah dimenticavo, no grazie per il film. Ciao
Ciao”.
La breve discussione finì così,
dopodiché corsi verso il campo.
Ci mancava solo di passare quasi
due ore da sola con quell'egocentrico
megalomane e sarei decisamente scoppiata.
No! Avrei affittato il film da sola e
me lo sarei guardato in santa pace in camera mia. Anzi, l'avrei
comprato,
adoravo Patric Swayze
e adoravo Dirty Dancing.
Appena finiti gli allenamenti sarei
andata nel negozio più vicino e l'avrei acquistato.
Tuta e via in campo.
Mamma oca era già li, mi fissava e rideva. Si
avvicinò a
me con il corteo di pennute al seguito
“Ho saputo la novità Baby sfigata” e si
misero a ridere. Avevano un senso
dell'umorismo veramente pensoso.
“Già..” risposii semplicemente.
“Non mi perderei la visione del film in versione tragicomico
per niente al
mondo.. Ci sarà da crepare dalle risate.. RAGAZZE il rettore
poteva dirlo che
voleva trasformare Dirty Dancing nel ritorno della mummia danzante.
Pensate al
povero Alex, deve essergli preso un colpo quando ha saputo che Baby
sarebbe
stata Samantha la mummia sfigata..ah ah ah “ e risero in
coro.
Simpatica come un cactus in un
occhio!
Non le risposi, mi girai e andai a
recuperare i palloni negli spogliatoi.
Quando uscii erano ancora sotto rete a ridere e a fare battute idiote.
Appoggiai i palloni vicino le panche, continuando ad ignorare lo stormo
di oche, che nel
frattempo avevano contagiato i ragazzi seduti vicini al campo.
Battutine e
risate. Risate e battutine. Che odio! La mia pazienza era decisamente
stata
minata.
Arrivò il coach
Jackson, ci fece disporre in due squadre per poter fare una
partita amichevole a tre set, così da valutare chi dovesse
schierare per la
partita di sabato; per mia fortuna giocavo contro la Miller.
Una volta prese le posizioni iniziammo a giocare; il primo set
l'avevamo perso.
Cambio campo e palla ai vincenti. Miller in battuta.
Sentii un gridolino di
urla euforiche alla mia sinistra, mi girai e vidi che Alex, Mark e
Simon si
erano seduti a metà delle gradinate.
Mi girai giusto in tempo per farmi colpire dal pallone
in faccia.
La Miller mi aveva colpito in pieno. Caddi a terra.
Avevo la guancia che sembrava
andasse a fuoco, la testa che pulsava e il cuore
che batteva all'impazzata.
Non mi ero nemmeno resa conto che gli occhiali, dal colpo preso, erano
volati via.
Mi sentii parecchio intontita,
più rincoglionita forse;
qualcuno mi afferrò per le spalle e mi fece sedere.
Ero forse svenuta? Vedevo
sfocato, mi strofinai gli occhi e vidi tutta la squadra intorno a me,
scossi la
testa e strinsi gli occhi. Li riaprii.
La scena era la stessa, eccetto per il
fatto che si erano avvicinati, sentivo parlare, delle voci indistinte,
ma
niente di più.
Chiusi ancora gli occhi, inspirai ed espirai lentamente più
volte. Il cuore
aveva rallentato la sua corsa e la testa aveva smesso di pulsare;
riaprii gli
occhi con calma e vidi Jackson davanti al mio viso
“Samantha, tutto bene? Come ti senti?”
“Ehm..che botta..si ..si.. tutto ok.. ci sono, sto
bene..” gli sorrisi.
Mi alzai e la Miller mi venne incontro.
“Tu, mummia.. spero di non averti colpito talmente forte da
rovinarti il
faccino da sfigata che ti ritrovi” disse con il suo bel
ghigno malefico.
“Sto bene Miller, ti ci vuole ben altro per stendermi.
Riprendiamo” dissi
socchiudendo gli occhi e con tono notevolmente irritato.
Si girò su se stessa ma vidi che anziché tornare
verso la sua metà campo, fece
qualche passo alla mia destra e
CRACK
“ Ops, i tuoi occhiali..non li avevo proprio visti”
disse con un ghigno da
schiaffi sulle labbra, piegandosi a raccogliere quello che, una volta,
era il
mio paio di occhiali, per poi continuare “Volevo andare a
salutare Mark, niente
di personale”
Niente di personale? Ma questa
era proprio una grandissima stronza! Giuro che,
prima o poi, me l'avrebbe pagata.
La mia rabbia, diventata ormai incontenibile e sull'orlo dello
straripamento,
stava per esplodergli addosso ma, prima che potessi fare qualcosa,
sentii la
voce di Mark vicina e con la coda dell'occhio lo vidi a bordo campo.
“Amber, l'hai fatto apposta. Sei proprio una grandissima
stronza! Scusa
Samantha, mi scuso io perché se aspetti che lo faccia lei,
fai prima a morire
schiacciata da una gru”
Era a qualche passo da me, Amber lo fissava con gli occhi fuori dalle
orbite e
lui guardava me, si aspettava una mia risposta e gli dissi la prima
cosa che
mi venne in mente
“Mmm ... grazie Mark ma non ti devi scusare per una cosa di
cui non hai colpa;
almeno, non con me” risposi con tono tranquillo e ma
soprattutto gentile.
Distolsi lo sguardo da lui e vidi che tutti ci fissavano a turno,
così per
evitare altre discussioni, corsi alla fontanella, mi lavai la faccia e,
con la
guancia ancora bollente, ritornai nella mia posizione.
“Coach, pensa che
possiamo riprendere la partita? Sa mi ero appena
riscaldata..e vorrei qualificarmi per la partita di sabato..”
dissi con tono
affabile ma con una lieve sfumatura di vendetta abbastanza evidente.
“Miller levati da lì” era ancora
immobile, nello stesso punto di prima, a
fissare il suo ragazzo negli occhi "E vai alla battuta entro 5 secondi,
o sabato resti in panchina!” eclamò
Jackson.
Ero decisamente arrabbiata per la figuraccia da idiota che avevo appena
fatto,
arrabbiata
per i miei finti occhiali, arrabbiata
perchè un'altra persona si era
scusata al posto di quella stronza .- E va bene, iniziamo a tirare
fuori un po'
della vera Sammy-
Lanciai un ghigno di sfida, quasi malefico, quasi, perchè il
ghigno
malefico, quello da vera bastarda, lo riservavo per persone carogne e
fetenti,
insomma per quelli degni di nota e la Miller ancora non ne faceva
parte.
“Miller, ti sbrighi?
Non abbiamo tutto il pomeriggio per aspettare i tuoi
comodi...” le dissi, sempre con il lieve ghigno e
tutti, e dico tutti:
squadra, persone sugli spalti, coach, e persino mio il mio bisnonno, se
fosse
stato ancora in vita, si girarono a guardarmi. Sentii un lieve brusio,
sia dalle
mie compagne di squadra sia dagli spalti. Il set era appena
iniziato.
Una Miller
alquanto sorpresa e allo stesso tempo inviperita batté la
palla, che guarda
caso aveva ancora me come bersaglio.
Mi spostai lateralmente con un passo
veloce, la presi e la passai all'alzatrice urlandole
“QUI” e mi alzò la palla,
saltai e schiacciai.
“Cambio
palla” dissi con nonchalance.
Non volò una mosca, erano tutti muti, allibiti, immobili. Ah
che sensazione!
Il coach fischiò e mi fissò, mi fece l'occhiolino
e mi lanciò un altro pallone.
“Hey, sveglia, ragazze siamo alla battuta, pronte?”
Mi risposero “S..S..Si” in
coro, guardai Amber negli occhi e le feci un ghigno fiero e
compiaciuto, la
indicai con un dito “Hey Miller, preparati perchè
questa che arriva è tutta per
te..”
Avevo deciso, almeno in campo
avrei dato il meglio di me, il tempo di mostrarsi
imbranata e un po' incapace era finito, almeno in parte.
Los Angeles era la terra
del beach volley e io ci giocavo quasi tutti i giorni.
Lei, l'oca siliconata, mi aveva voluto sfidare?
Adesso il campo sarebbe stato un terra di trincea e
la Miller poteva solo accettare quanto le avrei dato; avrei fatto di
tutto per
farmi vedere migliore di lei, volevo vedere il suo
faccino arrabbiato,
paonazzo e incredulo per la sconfitta.
Per me era una mezza sfida personale quella partita.
Andavo contro i principi sulla mia invisibilità, sulla mia
nuova vita, sulla
mia ricerca del buonismo e dell'essere migliore rispetto al passato;
una
stronza come lei, poteva calpestarmi? Poteva calpestare una delle mie
passioni?
I miei occhiali? La mia trasformazione, così? Solo per
stupidità e complessi di
superiorità? No non poteva, almeno su questo campo, no.
Decisione.
Lanciai alta la palla, saltai e la colpii con tutta la forza che avevo
in
corpo. La direzione era perfetta.
Si schiantò sul suo bager e, così facendo, il
pallone decollò in aria, finendo
per metri dietro di lei.
Out gridai
nella mia mente, compiacendomi.
“Punto” dissi con indifferenza.
Amber mi fissò con occhi infuocati, rossi e ardenti dalla
rabbia, mentre apriva
e chiudeva i pugni delle mani doloranti.
Il coach fischiò il punto e mi guardò, prima in
modo incredulo e poi fece un
sorriso così luminoso da spaccare il cemento delle
gradinate, sembrava avesse
gli occhi lucidi. Mi sentii pienamente soddisfatta e orgogliosa di me
stessa.
“WILLIS VUOI LA GUERRA?” urlò l'oca .
“Miller ti senti minacciata oppure ti arrabbi per
così poco? Era solo un tiro,
una battuta innocua, ma se quello che vuoi è una sfida, stai
pur certa che su
questo campo, non sarò io a tirarmi indietro.”
risposi pacata e con tono freddo.
“Bene
ragazze” intervenì il coach Jackson “
facciamo così, chi vince, nella
partita di sabato sarà il capitano della squadra. Prendere o
lasciare”
“Accetto” risposi appena finì la frase e
lo stesso fece la Miller.
Sugli spalti, che erano rimasti silenziosi fino quel momento, si
udirono degli
incitamenti e degli applausi.
Guardai oltre la testa di Jackson e lo vidi.
Alex mi stava guardando, aveva uno sguardo curioso ma freddo e
silenzioso,
guardai i suoi occhi per qualche secondo, li spostai su Mark e Simon,
seduti al
suo fianco, e tornai su Jackson che aveva ripreso a parlare:
“Tre contro tre, a voi la scelta delle due compagne di
squadra”.
Chiesi alle ragazze nella mia
squadra se qualcuna di loro volesse, per sua
scelta, giocare con me.
Con mio stupore, tutta la squadra che giocava in quel momento con me si
fece
avanti.
Quasi non potevo crederci. Alla fine decisero tra di loro, valutandosi
a
vicenda.
La Miller continuava a sbraitare insieme alle sue compagne e ogni
momento era
buono per lanciarmi uno sguardo arrogante e pieno di odio.
Ma sinceramente, non mi importava.
Volevo la vittoria e volevo la Miller basita. Si, la volevo paonazza e
senza
mezze parole, nemmeno quarti né tanto meno sillabe, in
quella bocca emetti-sentenze
gratuite, anzi le avrei concesso solamente una vocale, una semplice ma
fantastica “O”!
Il coach fischiò
l'inizio della sfida. Eravamo pronte ed io ero trepidante.
Una monetina per la palla e il campo, noi ottenemmo il campo.
Balzi, salti, corse, grida, tensione, imprecazioni e capriole, questo
era
quello che succedette in quel campo. Poi senza quasi rendercene conto,
gioia,
felicità, contentezza, allegria e tanta soddisfazione.
Vincemmo noi per due set
a uno, conclusosi 15 a 7.
Mi sentii appagata per tutte le cattiverie, che le mie orecchie avevano
sentito, gli insulti, le battutacce e i ghigni pieni di scherno che mi
ero
lasciata lanciare addosso. Solo una piccola rivincita personale, niente
di più.
Io rimanevo, come mi ero imposta di essere: silenziosa, nascosta nella
massa,
invisibile e muta.
Ma la soddisfazione esultava dentro di me, avrei voluto urlarle in
faccia la
mia felicità e la mia gioia per essermi, in parte,
riscattata
– E adesso mamma oca, che pensi? Che dici? Come ci si sente
ad essere sconfitte
da una Baby mummia, da una sfigata? Eh? - pensieri e domande che non
esternai.
Jackson ci fissò
soddisfatto, quasi esultante e con un sorriso da orecchio ad
orecchio; le persone sugli gli spalti, dopo un pugno di secondi di
silenzio,
applaudirono e sul viso comparirono sorrisi, nonostante gli sguardi
stupiti.
Mark, in un primo momento, sembrò boccheggiare, poi sorrise
gentile, alzando il pollice in segno di approvazione; Simon sorrise e
applaudì mentre Alex continuò
a guardare verso di noi, con il suo sguardo indifferente e
imperscrutabile. Si
alzò, salutò Mark, scese le gradinate con Simon e
se ne andò.
La Miller gridò qualcosa, che sinceramente non capii, presa
dall'osservare
tutto quello che mi stava circondando, finché il coach si
avvicinò a me e
disse: “Willis, sabato sarai tu a fare da capitano alla
squadra. “ poi, guardando
le altre giocatrici “Complimenti a tutte, questo vuol dire
giocare! Continuate
così e vinceremo tutte le prossime partite. Questo
è lo spirito, questa è la
grinta giusta con cui giocare. Willis, ci pensi tu a sistemare i
palloni e la
rete?”
“Certo coach, non si preoccupi e... Grazie”. Mi
fece un sorriso e si voltò per
andarsene.
Mamma oca, dopo l'ennesimo
sguardo carico d'ira e di odio, si avviò con il suo
stormo ruspante verso gli spogliatoi.
Dissi alle mie compagne di squadra di andare pure a cambiarsi e che
avrei
sistemato io il tutto; dopo complimenti, strette di mano e
congratulazioni, si
avviarono anche loro. Iniziai a raccogliere i palloni in giro ai bordi
del
campo, finché sentii un
“Tieni Samantha”, mi girai e vidi Mark con un
pallone tra le mani.
Mi avvicinai
a lui, presi la palla e lo ringraziai.
“Non c'è bisogno di ringraziarmi”
sorrise e di rimando gli sorrisi a mia
volta, poi aggiunse “Forse è meglio se ti sbrighi,
anzi se vuoi ti do una mano,
tanto Amber ci metterà una vita a cambiarsi.. E poi, tra
poco, mi sa che viene
giù tanta di quell'acqua da sommergere tutto il
Campus!”
Guardai il cielo, effettivamente non prometteva niente di buono, avrei
dovuto
darmi una smossa.
Meglio non sfidare troppo la sorte per quel giorno.
”Grazie Mark, sei veramente gentile, ma non posso accettare.
Amber potrebbe
incollarmi al banco questa volta! E non saprei come liberarmene.. Non
vorrei
peggiorare la situazione, anche se dopo oggi, mi sa che dovrei
aspettarmi di
tutto” Risi e lui fece lo stesso.
“Mi spiace per quello che ti ha fatto Amber, io non condivido
questi modi di
fare..”
Lessi, in questa sua affermazione, una nota di risentimento e di
fastidio, ma non volevo addentrarmi troppo nella discussione. Ero
troppo stanca
ed ero dell'idea che il territorio nemico andasse esplorato con
attenzione, ma non
in questo momento; la parte ragionevole del mio cervello era
momentaneamente
surclassata dalle emozioni e dall'adrenalina.
“..Da bambini dell'asilo, ma lei è fatta
così..E.. ”
“Hey Mark, va bene così. Basta che non ti scusi
ancora tu, non importa, lascia
stare e non mi devi spiegazioni. Ognuno è fatto a modo suo.
Non m'importa.
Grazie ancora per la palla. Ci vediamo in giro. Ciao”
Sorridendo lo salutai e
mi misi a raccattare gli ultimi due palloni, mentre le ragazze uscirono
dallo
spogliatoio avviandosi verso l'uscita.
Ero stremata ma contenta; decisi di prendere il mio borsone nello
spogliatoio,
portando all'interno i palloni, così da lasciarlo sulla
panchina dove siede
abitualmente il coach, poi, una volta abbassata la rete l'avrei preso e
mi
sarei diretta nel mio alloggio direttamente, evitando di ripassare per
gli
spogliatoi.
Una volta uscita capii che la fortuna non era dalla mia parte.
Diluviava a
dirotto.
Mi sarei completamente inzuppata come un biscotto nella tazza di latte
bollente.
Pazienza, inutile correre e fare di fretta a questo punto.
Mi avvicinai al
primo palo e iniziai a girare la manopola per abbassare la rete; dato
che
solitamente queste cose si fanno in due, facevo spola da un palo
all'altro per
roteare le manopole. Stancante, decisamente.
Sempre più stanca, fiacca,debole e ormai fradicia, l'unica
cosa che mi permise
di portare a termine il compito assegnatomi era l'adrenalina che avevo
ancora
in corpo, ma anch'essa andava via via scemando.
Finito con la rete, finalmente, m'incamminai verso il mio borsone,
agognando
ardentemente una doccia calda e un letto.
In quell'istante ebbi un flash..
Il dvd di Dirty Dancing?
- No, non ce
l'avrei mai fatta- . Anche se la nonna mi ripeteva sempre: mai fare domani
quello che puoi fare oggi
- No no, nonna mi spiace ma proprio mi è fisicamente
impossibile. Domani, si domani è già
più plausibile.-
Sempre più vicina
alla meta nonché il mio borsone, mi sentii mancare.
L'ultima cosa che vidi furono le
gocce d'acqua che si infrangevano al suolo.
Angolino autrice: Arriverà qualcuno a dare
una mano a Sammy? Oppure si arrangerà da sola? E la propria
vittoria sullo stormo di oche avrà conseguenze? E Alex? Come
si evolverà il tutto? Dal prossimo capitolo la situazione
inizia a farsi un po' più piccante..
Finalmente Sammy ha tirato fuori una parte di se, stanca dei soprusi
della Miller, nascosta agli occhi di tutti. Aveva proprio bisogno di
una piccola rivincita personale e ha colto la palla al balzo, come si
suol dire. Ha tirato fuori grinta, combattività e un velo di
arroganza.
Possiamo biasimarla? Io non direi proprio ;)
Scusate se il capitolo precedente é molto breve ma ho
preferito inserire un capitolo corto, che farvi attendere troppo.
15/06/2011: Ho unito il capitolo 7 con il capitolo 8, mi sembrava
più carino lasciare che la scena fosse unita ;) E ho
spostato le recensioni del vecchio capitolo 8, qui.
Note sul
personaggio di Samantha:
Sammy è unica,
è una pazza scatenata che non si pone limiti, ama tutto
ciò che produce adrenalina, tutto ciò che la
rende “diversa”.
E' intelligente, brillante, bellissima, dolce, passionale,
intraprendente, maliziosa ma è anche orgogliosa, gelosa,
vendicativa, misteriosa ma soprattutto è incontrollabile. E
molto altro ancora e ancora.
Sam è un po' come “la
storia infinita” o “Never
ending story” piena di infinite
pagine da sfogliare..
Non è conforme agli
stereotipi standard delle ragazze, non rientra in nessuna delle
categorie:
-
“Belle, oche, fighe
di legno e siliconate”
-
“Brutti
anatroccoli che si trasformano in cigni tramite miracoli divini, magici
o grazie alle amiche del cuore estetiste-per-passone!”
-
“
Brutte, sfigate e secchione ma simpatiche”
E' semplicemente una ragazza che si
è sempre goduta la vita, grazie alle possibilità
che gli sono state donate, a quelle che le sono state date, a quelle
occasioni che non si è fatta scappare e prendendo gli
avvenimenti a testa alta senza indietreggiare.
Ha il suo bel caratterino forte ma vi posso assicurare che è
tanto forte ma allo stesso tempo fragile. Ahhh l'amore
e pensare che senza tristezza, apatia, malinconia e cuore spezzato non
sarebbe mai partita, non si sarebbe mai arresa, ma come dicevo
all'inizio, a volte,capitano cose che cambiano direttamente una persona
e prima o poi, le persone rispondono...
E' uno Yin che non può esistere
senza il suo Yang. Ed è questo che la
rende, per me, eccezionale.
In
più l'ho dotata di qualche mia passione personale,le moto e
i motori, la musica e le arti marziali e altro, giusto per dargli quel
pizzico di brio in più (argomenti che conosco e che posso
affrontare senza fare figuracce).
Questa
è in parte Samantha. Ma la conoscerete capitolo per
capitolo, se avrete la pazienza di seguirla, nella sua più
grande avventura.
Ho
riscosso un po' del vostro interesse? :)
Vedo che in molti/e avete letto i
vari capitoli.. che dite vi piace? Lo ritenete degno di lettura? Oppure
no?
Mi piacerebbe conoscere i vostri pareri, se vi va.
Alla prossima !
Ringraziamenti:
Day_Dreamer:
Grazie mille, di cuore. Sono veramente felice che ti piaccia Samantha
perchè la devi sopportare fino alla fine, è il
personaggio principale.. muhahaha, scherzo naturalmente ;) Mi sto
veramente impegnando con Samantha, cercando pian piano di far risaltare
tutte le sue sfaccettature caratteriali e dotandola di temperamento e
spirito di sopportazione, caratteristiche che si è dovuta
imporre con il suo cambio di vita. Sono veramente e dico sul serio,
sinceramente colpita dalla tua recensione, e dal commento sul mio stile
di scrittura..grazie, grazie milleMila. Ora posso gongolarmi un po'..E
come da tua richiesta.. ecco scritto il nuovo capitolo ;)
Rodney: “recensore
idiota”? naaaaa... una recensione serve per esprimere
un'opinione, insegnare qualcosa, dare un consiglio,quindi non direi che
esistono recensioni idiote, e se devo dirla tutta mi sto gongolando
ancora di più! ;) hai scritto la seconda recensione su un
lavoro a cui tengo particolarmente facendomi dei complimenti su Sam e
dicendomi che ti piace il mio modo di scrivere.. grazie anche a te
Simona, di cuore.E anche per te... tadaaaaaaa ecco scritto il nuovo
capitolo.
Veloce eh? ;)
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Capitolo 8 *** Rain - Alex Pov ***
8 acv
Diluviava
a dirotto.
“Ciao
Simon, ci vediamo “ lo salutai con un cenno del capo e uscii
dalla caffetteria; naturalmente ero senza ombrello, mi sarei bagnato
completamente.
M'incamminai
verso la mia stanza con passo normale, non lento ma nemmeno troppo
veloce, non avevo fretta; bagnato per bagnato fradicio cosa avrebbe
cambiato? Nulla.
Alla fine mi piaceva la pioggia.
A mio modo, interpretavo il suo passaggio come una pulizia generale, un
autolavaggio per tutto quello che si trovava all'aperto. Guardavo le
gocce cadere e infrangersi sull'asfalto, per poi allargarsi e unirsi a
quelle giù cadute, formando pozzanghere, rivoli d'acqua e in
alcuni punti dei veri e propri rigagnoli.
Semplici e distinte gocce,
indifferenti e solitarie, che alla fine si univano insieme e
acquistavano vigore, spessore e forza.
Natura: così semplice e a
volte così distruttiva.
Mi venne in mente Sam, oggi scadevano le famose 48 ore, dovevo
rendergli gli appunti che mi aveva prestato, ma era scappata via per
andare a fare gli allenamenti, così l'avevo raggiunta per
consegnarglieli, volevo aspettare finisse di giocare.
Quando la Miller le tirò il pallone in faccia e le
calpestò gli occhiali, mi diede fastidio, osservai tutta la
scena, sorrisi tra me continuando a guardare, con aria indifferente, lo
snocciolarsi della situazione e il modo di fare di Sam.
Durante la loro partita, iniziai a pensare che quella ragazza era
davvero strana, dall'abbigliamento di due taglie in più, il
cappellino quasi perennemente in testa, gli occhiali con una montatura
che si addiceva solamente ad una vecchia, schiva e riservata tanto da
non averla quasi mai vista parlare con nessuno. Alquanto strano per una
ragazza della nostra età.
Sembrava quasi che per sentire la sua voce bisognasse stuzzicarla,
aveva il suo bel caratterino e me ne accorsi quasi subito. Nessuna,
e ripeto nessuna, mi aveva mai
risposto come lei, se prese alla sprovvista, al massimo, arrossivano o
balbettavano, ma lei no, riusciva a rispondermi a tono. Che peperino.
Era una finta timida ma non riuscivo ad inquadrarla.
Alle volte sembrava su un altro pianeta, forse sentiva la mancanza di
casa sua e dei suoi amici, magari aveva un ragazzo là.
Mi divertivo a stuzzicarla solo per sentire cosa e come mi avrebbe
risposto, era l'unica che avevo incontrato che mi tenesse testa e che
mi
rispondeva a tono. Sembrava che non mi guardasse nemmeno, non sbavava
come le
altre, non balbettava, non arrossiva quando mi fissava negli occhi, non
mi aveva
chiesto di uscire e avevo dovuto quasi scendere a compromessi
solo
per
avere dei semplici appunti; era scappata via più volte
lasciandomi
da solo come un imbecille senza poter ribattere. Questo mi incuriosiva
parecchio.
Lei, i suoi modi e i suoi toni mi entusiasmavano.
Lei era diversa. Strana. Volevo saperne di più.
E con la storia di Dirty Dancing ne avrei avuto la
possibilità. Mi scappò un ghigno al pensiero.
Mi alzai dagli spalti e andai con Simon a bere qualcosa alla
caffetteria del Campus, gli appunti glieli avrei dati il giorno
seguente.
Mentre
camminavo con Simon mi domandai come mai Amber si accanisse tanto su
Sam.
Domanda stupida, la Miller era fatta così, una bionda
tutta curve con decine di ragazzi che gli sbavavano dietro, ma mancava
di carattere,di particolarità, di unicità e
rarità.
Non che faccia caso ai caratteri delle ragazze che mi circondano,
perché, alla fine, se mi voglio scopare qualcuna, il
carattere
è l'ultima cosa che guardo. Amber era una ragazza alla quale
avrei dato volentieri una botta, ma dato che stava con Mark non mi
sembrava
il caso, non sono subdolo nè così stronzo.
Sono
schifosamante consapevole di quanto io sia bello e affascinante, di
quanto il mio corpo urli di toccarmi e accarezzarmi, di quanto il mio
viso sembri far arrossire e sbavare le donne, di quanto i miei occhi
siano incredibilmente delle calamite attira-femmine e di quanto le mie
labbra siano così sensuali da volerle baciare.
Non
a caso faccio il
lavoro che faccio e non me ne lamento, anzi mi diverto, pagano
disgustosamente bene e non fatico più di tanto.
Non che abbia bisogno di soldi, dato provengo da una delle famiglie
più benestanti di tutta New York, ma amo la mia indipendenza
e
non mi va di giustificare le mie spese con nessuno.
Inoltre,
l'aspetto più positivo del mio lavoro è quello
che mi
porta a conoscere un sacco di donne bellissime, con cui passo nottate
di assoluto piacere.
Qualcuno potrebbe chiedermi se non mi vergogno di quello che faccio,
ebbene no!
Come potrei vergognarmi di passare una notte dopo l'altra
con donne sempre diverse e splendide?
Come potrei vergognarmi di provare piacere
nel farlo?
Di godere quasi tutti i giorni?
Di toccare corpi che molti
si sognerebbero? No, non mi vergogno.
Mi piace, mi piace e basta.
Non
mi è mai capitato di ricevere un no dal gentil
sesso.
Qualcuno potrebbe pensare che io, Alexander Smith, usi il gentil
sesso per i miei comodi, in un certo senso, è vero,
come
è vero che il gentil sesso usa il sottoscritto per i propri.
E' un dare per avere, un avere per un dare.
Non illudo, per me sono solo avventure; non vado mai con la stessa
donna, a meno che ci sia un'intesa fisica veramente forte e si faccia
del sesso grandioso.
L'amore? Per alcuni esiste, per altri no.
Per me? Non lo so, non mi sono mai sentito coinvolto mentalmente e
fisicamente; nessuna ha mai sconvolto la mia
quotidianità, nessuna mi ha mai reso
capace di compiere gesti assurdi, nessuna
mi ha mai fatto sentire le farfalle nello stomaco, o sentire lo stesso
aggrovigliarsi, oppure, più semplicemente, mi abbia mai
fatto
battere il cuore tanto da poter pensare che possa esplodere, da un
momento all'altro.
Non nego l'esistenza dell'amore, dico solo che non lo conosco.
Forse sono sbagliato io, o forse si è dimenticato di passare
dalle mie parti, ma di certo non me ne curo.
La vita va vissuta ogni singolo istante, ogni singolo attimo, fermarsi
ed aspettare qualcosa non è vivere.
L'attesa non è vivere, l'attesa è un non vivere,
spegnersi dentro, questa è l'attesa. E se quello che si
aspetta
non arrivasse mai? Sarebbe stato tempo buttato, non vissuto, sprecato e
basta.
Trovo sia assurdo restare in bilico su un precipizio ad aspettare di
scegliere se lanciarsi o tornare indietro.
L'attesa è insensata
ed io vivo ogni singolo momento, come se non dovessi averne altri.
Alcuni dicono che è sbagliato, altri che è
giusto, ma non
mi curo di quello che dicono, io vivo come voglio, come ritengo sia
più giusto e, se dovessi sbagliare, aprirò le
braccia
alle conseguenze. Aspettare qualcosa, spesso, crea ansia e turbamenti,
domande e pensieri negativi e non è giusto nei confronti
della
vita stessa; ad ogni angolo, ad ogni curva, ad ogni semaforo o
semplicemente ad ogni porta, ci sono gli imprevisti, che le persone in
perenne attesa non scorgono. Io sono l'opposto, preferisco cogliere gli
imprevisti, quello che magari si può verificare al passaggio
di
una cometa, ad un eclissi solare o ad un evento rarissimo; colgo
l'attimo: Carpe Diem.
Perchè fermarsi a riflettere troppo su qualcosa e predersi
tutto
quello che sta intorno?
La bellezza è ovunque così come
gli attimi, basta solo saperli cogliere. e viverli.
Forse le donne con cui sono stato, quelle che frequento, quelle che mi
parlano, che si avvicinano, con una banale scusa per attaccare bottone,
sono sbagliate? No, loro sono così, tutte diverse ma
fondamentalmente tutte uguali, alla fine vogliono sempre la stessa
cosa. Non importa se siano delle modelle o studentesse, alcune
chiedono, altre sottintendono, altre ancora ti seducono e basta; alla
fine si arriva sempre lì al Sesso.
Non importa nemmeno il luogo, che sia un letto, un tavolo, un divano,
una parete, un'auto o dove capita.
Non importa. Mi sta bene.
Quello che voglio è quello che ottengo e spesso non mi devo
nemmeno sbattere, fanno tutto loro.
Va bene, va bene così.
Non mi annoio sicuramente, esperienze sopra esperienze; quelle che
definisco le mie colleghe, mi hanno rinominato il Dio del
Sesso o Padrone della Lussuria,
e questo, sinceramente, mi compiace; tra donne esiste il passaparola e,
grazie a quello, ho sempre la fila;
mi basta solo scegliere.
Mi
reputo una persona matura e intelligente, sono onesto e, in linea di
massima, sincero, sono parecchio permaloso e curioso.
Mi piace tutto
quello che è bello e particolare, mi piacciono i motori,
tutto
ciò che fa salire l'adrenalina e le arti marziali; mi piace
ballare,
uscire con qualche amico e fare casino. Giro il mondo per lavoro, vedo
e vado in posti da sogno.
Cos'altro potrei desiderare?
Ho tutto e mi piace quello che faccio.
Non sono alla ricerca di nulla in particolare.
Mi piace divertirmi.
Questo è Alexander Johnatan Smith, questo sono io.
Posso sembrare superficiale per molti, ma nessuno conosce mai una
persona fino in fondo e, di me, lascio alla gente solo
l'apparenza; le persone vivono di opinioni, nel mio lavoro,
nel
mio mondo
e nella mia scuola; nella stragrande maggioranza dei casi è
l'apparenza quello che conta, sono poche le persone che sanno che
l'abito non fa il monaco e, che quindi, non giudicano e vanno oltre.
Per esperienza approfondisco solo quando vedo e scorgo
qualcosa per cui vale
la pena approfondire, altrimenti non me ne curo. Pochissimi amici veri
ma sinceri e nemmeno loro mi conoscono completamente. Io sono
così.
Posso piacere come non piacere, anche se la seconda opzione
è
difficile che si verifichi, ho un carattere forte, difficile da
piegare, me lo sono costruito negli anni a furia di crescere, accettare
o prendere decisioni.
Il tempo fa crescere una persona, vero,
ma mai come le azioni che si compiono. Soprattutto, non vivo per le
opinioni altrui, alla fine sono solamente opinioni, ed io, non baso la
mia vita su pareri o quanto possa essere opinabile.
Ormai fradicio, arrivai nei pressi del campo da
volley e lo costeggiai, buttai lo sguardo al suo interno e mi fermai.
Strinsi gli occhi e li riaprii, una due, tre volte aguzzai la vista; mi
sembrava di vedere qualcosa a terra, ma a causa dellla pioggia che
imperterrita mi picchiava sul viso, faticavo a vedere; mi avvicinai
maggiormente. Sugli spalti c'era un borsone e a terra c'era, veramente,
qualcuno! Mi misi a correre finchè non la riconobbi.
Era Sam, completamente fradicia, riversa a terra in
posizione prona e con i capelli che le nascondevano il volto.
La chiamai, non rispose. Mi chinai e la girai in posizione supina; era
pallidissima, aveva le labbra violacee, le scostai i capelli dal volto
e la chiamai ancora ma non rispose.
Ero indeciso se schiaffeggiarla, per vedere se in questo modo si
sarebbe ripresa, o meno, così le posai una mano sulla
guancia,
era letteralmente bollente nonostante, intorno a noi, la temperatura
non fosse per niente mite.
Ci misi poco a decidere, mi misi il suo
borsone in spalla, passai un braccio dietro la sua schiena, l'altro
dietro le gambe e la presi in braccio, poi mi avviai con passo veloce
verso il mio alloggio.
Una
volta arrivato, poggiai a terra le sue gambe e la sostenni con un solo
braccio, cercando nella mia tasca le chiavi della porta, cosa alquanto
difficile visto che avevo i jeans completamente appiccicati alle gambe.
Ci misi un po' più del previsto, poi aprii la porta, la
ripresi
in braccio, entrammo e richiusi la porta alle mie spalle con un un
piede.
- E adesso? Con calma, riflettiamo.-
La
distesi a terra in bagno, tolsi il suo borsone dalle spalle e lo feci
cadere sul pavimento insieme al mio giubbetto, mi sfilai il maglione
insieme alla maglietta e li buttai nel lavandino, mi chinai su di lei e
la scossi piano, tenendola per le spalle.
“Sam, Sam mi
senti?” Niente.
Presi
degli asciugamani e iniziai ad asciugarle il viso, poi passai ai
capelli: erano completamente zuppi.
Mi sedetti dietro di lei e la feci
sedere, appoggiandola con la schiena al mio torace, provai a
strizzarglieli in qualche modo e con un'altra salvietta iniziai a
tamponarli.
“Sam, per favore, di
qualcosa! Sei bagnata fradicia, scotti e sei svenuta al campo,
svegliati!”
“Mmm” un
lieve sibilo,
“Sam
sono Alex, sei nel mio alloggio, non sapevo dove portarti”
Sentii
il suo corpo scivolare verso sinistra, la fermai con un braccio per non
farla cadere.
“E va bene..
Facciamo a modo mio adesso, Sam, poi però... non ti
incazzare con me.”
Sempre tenendola appoggiata al torace, alzai le
ginocchia, in modo da bloccare
il suo corpo in un'altra eventuale scivolata laterale, tolsi il braccio
dalla sua vita, lasciai l'asciugamano e con entrambe le mani, presi
l'orlo della sua maglietta e tirai verso l'alto.
La sfilai e la lanciai nel lavandino, presi un'altra salvietta e
iniziai ad asciugarle il braccio, poi salii sulla spalla, la feci
sporgere in avanti per asciugarle la schiena, l'appoggiai di nuovo a
me,
passai all'altra spalla e successivamente all'altro braccio.
Abbassai le ginocchia e mi alzai in piedi mantenendola seduta,
tenendola con solo una mano sulla spalla, poi la feci sdraiare sugli
altri asciugamani. I jeans fradici limitavano i miei movimenti e
facevo fatica a muovermi.
Andai in camera, presi un paio di boxer, un paio di pantaloni della
tuta e una maglietta.
Rientrai in bagno e la guardai, sembrava così indifesa..
Appoggiai i vestitiche avevo in manosul mobile e iniziai a
slacciarmi i jeans; feci una fatica immane per sfilarmeli di dosso,
aderivano come una seconda pelle alle gambe, li presi e li lanciai
anch'essi nel lavandino; dopodiché mi sfilai i boxer che
seguirono i jeans, mi asciugai velocemente con il telo doccia e mi
infilai i boxer asciutti.
Avvicinatomi a Sam, mi chinai e iniziai a sfilarle
le scarpe, le calze.
“Sam, ti avviso, poi
non dire che non te l'ho detto. Adesso ti spoglio”
Mugolò qualcosa ma non si mosse;
poverina, tra la stanchezza e la febbre era proprio a pezzi.
M'inginocchiai
vicino a lei e mi chinai di nuovo, in quel momento i miei
occhi caddero sul suo seno e mi domandai schiettamente
- Ma come cazzo ho fatto a non farci caso prima? -
Aveva due tette bellissime, sode e
veramente perfette,
imprigionate in quel reggiseno bianco.
Fu un attimo, la mia mente
iniziò a farsi un viaggio nelle vie della perdizione con
immagini e pensieri per nulla casti con le tette di Sam come
protagonista. Scossi la testa e spostai lo
sguardo altrove. Non adesso.
Avvicinai
le mani ai suoi fianchi e cercai di tirare l'elastico dei suoi
pantaloni verso il basso, ma non si spostò se non di pochi
millimetri, qualcosa ne impediva la discesa.
Mi
concentrai, nonostante qualche fugace immagine delle sue tette mi si
riaffacciò, quasi violentemente, nelle testa, e capii che il
motivo per il quale non scendevano era un fottutissimo cordino. Vagai
con lo sguardo sul bordo dei pantaloni e lo vidi, proprio sotto
l'
ombelico; un ombelico perfetto, non sporgente e non rientrante, bello,
sembrava disegnato e...
Sam aveva un piercing all'ombelico? - Incredibile, non l'avrei mai
detto, quali altre sorprese mi avrebbe riservato? -
Slacciai
l'asola, tirai un po' i bordi dei pantaloni per allargarli
leggermente, iniziai a sfilarglieli e poi li buttai nel lavandino, che
ormai era sommerso dai vestiti di entrambi.
La
guardai e rimasi alquanto sbalordito, aveva un corpo perfetto; gambe
lunghe e lisce, cosce perfette, ventre piatto, delle tette da urlo, un
viso delicato e con dei lineamenti incantevoli.
Era bellissima,
sembrava una statua neoclassica di una Venere, scolpita e modellata da
un bravissimo scultore, amante della bellezza più pura e
ricercata. Un capolavoro artistico.
Ne ho
viste tante di donne, mezze o completamente nude, belle, bellissime ma
questa piccoletta le batteva tutte, era perfettamente proporzionata,
secondo i miei canoni di bellezza, anzi, aveva le tette un po'
più grosse, golosità degli occhi e dei pensieri.
Aveva un corpo splendido.
Mi
alzai, presi il phon dall'armadietto, lo attaccai alla presa e mi
inginocchiai di nuovo vicino a lei, la presi delicatamente per le
spalle, evitando di guardarle il seno e la rimisi seduta;
posizionandomi di fianco, accesi il phon e iniziai ad asciugarle i
capelli.
Iniziai a sentire un lieve
profumo che, man mano, iniziò ad intensificarsi; era un
profumo
dolce, ma non troppo, non come la vaniglia e la fragola, meno
dolciastro, non riuscivo ad identificarlo, ma mi piaceva: era buono.
I
suoi capelli sapevano di buono ed ora erano asciutti.
Poggiai
il phon sul pavimento, mi alzai, la presi in braccio, la portai in
camera e l'adagiai sul letto. Ritornai in bagno, presi l'ennesima
salvietta asciutta, i pantaloni della tuta e la maglietta e li
appoggiai
vicino a lei.
La guardai ancora, alla fine gli occhi erano fatti per guardare.
Non
avevo ancora finito, non potevo di certo lasciargli addosso la
biancheria completamente bagnata! Ma continuavo a tergiversare.
Non mi sono mai fatto problemi di nessun tipo, ma sentivo, dentro di
me, una certa sorta di timore nel compiere quel gesto.
Si sarebbe
arrabbiata? Mi avrebbe tolto la parola? Sicuramente, per quel poco che
la conoscevo, avrebbe fatto un gran casino appena si fosse svegliata,
ma io, il buon Alex, potevo affermare con certezza di essermi
comportato bene, quindi avrei optato per la scusa del buon samaritano,
che
alla fine poi non è proprio una scusa.
Una buona azione,
problema risolto.
La verità è che non ho mai spogliato nessuna
ragazza che
non fosse consenziente o come in questo caso che non avesse le sue
piene
capacità mentali. Questo mi bloccava, ma lo facevo per il
suo
bene;
- Eviterò di guardarla, sia mentre finisco di spogliarla
sia mentre la rivesto, farò finta che sia una bambola, una
bellissima bambola.-
Mi
piegai per l'ennesima volta su di lei, guardandole il viso, feci
scivolare le mani sui suoi fianchi, afferrai l'elastico delle sue
mutandine e le feci scorrere verso il basso, indietreggiando
lentamente. Le lasciai cadere a terra, allungai la mano, presi i
pantaloni della tuta e in quell'attimo – Attimo bastardo al
quale
sarò sempre e comunque grato - il mio sguardo si
posò su di lei.
Ero pur sempre uomo! Ed ero sempre più convinto di quanto mi
ero detto poco prima, lo sculture aveva realizzato una splendida opera
d'arte.
"Ma
guarda che mi tocca fare, cazzo, Sam! Io sono abituato a spogliarle,
guardarle e toccarle le donne, non a rivestirle senza averci fatto
niente!”
Scossi la testa e le tirai i pantaloni sui fianchi, facendo l'asola al
cordino, mentre i miei pensieri vagavano lussuriosi per i meandri
della mia mente; dopodiché salii a cavalcioni sopra di lei,
la
riafferrai per le spalle e la feci appoggiare a me, il suo viso
bollente si appoggio nell'incavo tra la spalla e il collo.
Ancora
quel buonissimo profumo.
Feci
scivolare le mani sulla sua pelle calda e liscia, fino alla chiusura
del reggiseno, lo slacciai, la feci riappoggiare di schiena sul letto e
lo sfilai. Deglutii e spalancai inconsciamente gli occhi. - Tette!-
Avevo
detto che le sue tette erano bellissime? Sbagliavo, le sue tette erano
favolose, le più belle su cui avessi mai posato gli
occhi. Sode? Come il marmo. E i capezzoli? Santo cielo, erano
come
la ciliegina sulla torta, le fragole con la panna e le nocciole con il
cioccolato, erano superbi, rosei e perfettamente tondi, di una
dimensione
perfetta, non grandi e non piccoli. Si, le sue tette e i suoi capezzoli
erano veramente e ineguagliabilmente splendidi. Due tette da urlo,
isomma.
In
quell'istante avrei voluto prendere nei palmi quei seni, sfiorarli,
accarezzarli, stringerli, leccare quei capezzoli
rosei, sentirli indurire sotto il mio tocco per poi mordicchiarli,
lambirli tra le mie labbra e succhiarli.
Mi ero eccitato, cazzo! Mi ero eccitato pensando alle sue tette.. Vuoi
per la posizione in cui mi trovavo, vuoi per il calore del suo corpo,
il profumo,
vuoi per il fatto di averla vista nuda, vuoi per la situazione assurda,
vuoi un cazzo! - Alex, ripigliati, mettile la maglietta e allontanati,
i m m e d i a t a m e n t e! Non vorrai mica fare la
figura del
cretino e del ragazzino pervertito, pensa se si dovesse svegliare
adesso, faresti una
grandissima figura di merda! -
Presi
quella stupida maglietta, mi avvicinai per infilarle la testa e mi
accorsi di esserle veramente vicino, senza volerlo le infilai la maglia
non molto delicatamente e la sentii sussultare, disse qualcosa di
incomprensibile e girò la testa di lato, lasciandomi a
fissare
il suo collo.
Ma allora lo faceva apposta? Stavo cercando di controllarmi, io! E lei
che faceva?
Senza nemmeno accorgersene mi faceva roteare gli ormoni a mille e con
nonchalance, mi esponeva anche quella parte del collo e che finora non
avevo notato, inebriandomi ancora del suo profumo..No,no, io non sono
così incontrollabile. Solo un giorno di astinenza! Si,
potrebbe
essere quello, o il cambiamento del tempo o .. basta pensare, stop!
Con delicatezza iniziai a infilarle le braccia nelle maniche della
maglietta e senza farlo apposta sfiorai il suo seno, con il dorso della
mano. Sentii una scossa e sobbalzai lievemente. Era bollente e morbido
e liscio.
Avevo finito, non restava che tirarle giù la maglietta e
metterla a letto. Mi alzai da sopra di lei, feci il giro del letto e
tirai indietro le coperle, poi la presi in braccio, la misi a letto e
la coprii.
Mi
fiondai in bagno, ancora eccitato e mi feci una lunghissima doccia,
ementre mi lavai, ripensai a quello che avevo pensato nel pomeriggio:
Sam era decisamente diversa da come appariva, riusciva a farmi
eccitare senza fare nulla, era bellissima e aveva due tette da
urlo. Volevo scoprirla lentamente, volevo
conoscerla, volevo
che mi stupisse
ancora, volevo
provare ad esserle amico; ero sempre più
convinto che questo sarebbe stato un anno terribilmente interessante e
soprattutto piacevole.
Si, di questo ne ero fermamente convinto.
Una
volta finito di asciugarmi, sistemai a grandi linee il bagno, e sentii
un brontolio provenire dalla mia pancia, non avevo cenato!
E in stanza
non avevo nulla di commestibile e ormai si era fatto tardi.. Ignorai il
brontolio, finii di asciugare il pavimento con le salviette bagnate e
andai dalla mia parte del letto.
Sam era ancora immobile come l'avevo lasciata; mi infilai sotto le
coperte e mi girai verso di lei, le guardai il viso ancora una volta:
era ancora un po' pallida ma almeno non tremava, le labbra avevano
ripreso un bel colorito, il violaceo era quasi del tutto scomparso
lasciando al suo posto un tenue color pesca; aveva delle labbra dai
contorni delicati, non erano marcate ma erano belle piene, sembravano
morbide e dolci. Mi avvicinai appena con il viso e posai le labbra
sulla sua fronte, era ancora molto calda ma sembrava più
tranquilla. Le lasciai un lieve bacio e quando mi staccai, colto dalla
più
morbosa delle curiosità, scesi lentamente dalla sua fronte,
sfiorandole il naso e arrivando sulle sue labbra; le sfiorai appena
quando sentii un'altra scossa; la ignorai e posai un piccolissimo bacio
delicato su quelle labbra, erano morbide e lisce, proprio come avevo
intuito; volevo sentirne il
sapore, le diedi un secondo bacio a fior di labbra. Dio
quanto
ero curioso.Erano calde e incredibilmente soffici.
Mi stavo rieccitando, mi spostai, spensi la luce e mi misi sotto le
coperte.
Passò
del tempo e non ero ancora riuscito a prender sonno, quando, ad un
certo punto, la sentii muoversi e mugolare, poi sentii il suo respiro
farsi più vicino: si era girata dalla mia parte. Sentii una
mano
sfiorarmi un braccio e poi posarsi sul mio torace, mi trovai la sua
testa
posata tra laspalla e l'incavo del collo, mi aveva abbracciato, si era
avvicinata e il suo corpo sfiorava il mio.
Inspirai
ancora il suo buonissimo profumo e poggiai la mia guancia al
suo capo.
Era la mia giornata dei record personali: ero nel letto con una
ragazza senza averci fatto niente, stavo per addormentarmi
sempre con una
ragazza nel letto e, vorrei precisare nel mio
letto, cosa inconcepibile, mi stavo per addormentare con
quella stessa ragazza fra le braccia, altra cosa assurda.
A
quanto pare le giornate, con la presenza di Sam, assumevano pieghe
inaspettate.
Non mi accorsi nemmeno dove si interruppero i miei
pensieri, che mi addormentai.
Angolino
autrice: Adesso
conosciamo un po' i pensieri di Alex, ma soprattutto, iniziamo a
conoscere Alex. Può sembrare superficiale, ma vi avviso
subito
che non è così.. Dategli tempo di emergere,
osservatelo
ma soprattutto leggetelo tra le righe, tramite i suoi gesti, e poi
potrete giudicarlo. Insomma diamogli un po' di tempo anche a lui ;)
Alex Smith è un ragazzo terribilmente, anzi,
mostruosamente
bellissimo e sa di esserlo; ho accennato al suo lavoro e lo
esplicherò meglio nei prossimi capitoli, non temete, non me
ne
sono dimenticata,tempo al tempo, non vorrete sapere tutto, subito,
vero? Che ne pensate di questo capitolo? Ma soprattutto
di Alex?
Risposta
alle recensioni:
rodney:
Già, lo penso anch'io che la
starnazzante Amber non la farà passare liscia a Samantha, ma
ti
posso assicurare che quando accadrà ci sarà da
ridere e
poi “Miss Silicon Valley” ce
l'ha nel sangue, la sua
caratteristica principale è quella di essere (scusatemi e
passatemi il termine, uno più adatto non esiste) una cagacazzo
all'ennesima potenza!! Cosa vuole Mark? Hihihihi, non è
ancora
il momento di scoprirlo, ma non è un cattivo ragazzo, resta
sempre se stesso pur stando con Amber, insomma l'abito non fa il monaco
né, tantomeno
,dimmi-con-chi-vai-e-ti-dirò-se-vengo-anch'io :O Chi non ama
Dirty Dancing?
Credo sia uno dei film più belli in assoluto che abbia mai
visto
e poi i personaggi sono troppo belli! Ma nel nostro caso ci faremo un
sacco di risate con la rivisitazione in chiave moderna e mettere
insieme (Johnny) Alex e (Baby) Sam sarà come mettere la
paglia
vicino al fuoco, un cono di gelato in mano ad un goloso, Stanlio con
Olio e bau bau con micio micio...insomma se ne vedranno delle belle,
puoi starne certa ;)
Day_Dreamer:
Ora puoi disincrociare le dita, il caro e gran figo di Alex ha evitato
di far marcire ,ignorata a terra, la nostra Sammy :) spero la scena sia
stata di tuo gradimento; Chuck Norris e topo Gigio? Muhahahahaha! Mi
hai fatto scompisciare dalle risate! ;)
Ora mi conviene iniziare il nuovo capitolo,
altrimenti altro che aggiornamenti lampo -.-
Grazie a chi segue,
alla prossima ;)
|
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Capitolo 9 *** Provocazioni ***
Sentivo la
testa scoppiare e i muscoli indolenziti.
Cercai di fare mente
locale, ma l'unica cosa che ricordai fu che stesse diluviando e che mi
stavo avvicinando al borsone per poi avviarmi nel mio alloggio.
Dovevo essere talmente stanca e rimbesuita per non ricordarmi di
essermi messa a letto.
Mossi una mano e mi resi
conto che era appoggiata su qualcosa di decisamente caldo e morbido,
così come il mio braccio sinistro.
E il mio corpo? Era
accostato a qualcosa, meglio qualcuno..
-Va bene che avevo la testa dolorante, ma non mi ero rincretinita del
tutto, sapevo riconoscere un corpo e, dalla mia posizione, stavo
abbracciando quel corpo! Che diamine avevo combinato? Chi diavolo stavo
abbracciando? Quanto avevo bevuto? -
Decisi che
la soluzione migliore fosse quella di sfoderare una fantastica faccina
di bronzo, con le classiche parvenze da angioletto –Non si sa
mai - E cosi, senza muovermi minimamente, aprii lentissimamente un
occhio, poi l'altro e... O Dei del cielo! Stavo abbracciando un torace
fantastico! Liscissimo e decisamente ben messo ma non avevo una visuale
completa.Ora non restava altro che scoprire chi fosse il proprietario.
Con grande sforzo, feci pressione sul braccio destro tirandomi su un
gomito e nello stesso istante in cui mi girai, lo vidi e lo sentii
parlare.
“Buongiorno”
disse con un mezzo ghigno, sollevando solo le labbra da un lato;
sobbalzai su me stessa, incredula, e mentre la mia bocca si apriva e la
mia mascella crollava, risposi un flebile
“'B..n
..gio..no...” impastato, strascicato e quasi incomprensibile,
per poi riprendermi seduta stante, e continuare con un
“Hem..co..sa? Co..me? ..cioè..insomma..hai capito
no?” mi sedetti meglio.
Alex si
alzò a sedere, si passò una mano tra i capelli e,
spettinandoli notevolmente, incrociando le braccia al petto
“No, spiegati meglio” disse con tono divertito e
allargando il suo ghigno.
Certo che
appena sveglio era proprio bello!
I capelli neri, scompigliati, sparavano a destra e a sinistra, le
spalle muscolose, i pettorali da fare invidia al più
vanitoso degli uomini e la sua pelle, di un incredibile color dorato,
sembrava che il sole anziché abbronzarla si fosse infilato
sotto ogni centimetro di epidermide, illuminandola di luce propria.
Bello era riduttivo nel suo caso, ma non gli avrei dato nessuna
soddisfazione; i ragazzi così li conoscevo bene e poi
l'avevo inquadrato, il classico tipo con l'ego grande quanto la
circonferenza del globo terrestre, ma anche uno dei pochi che poteva
permetterselo.
Mi guardai
velocemente intorno, non ero nella mia stanza, quindi dedussi che fosse
la sua, ma quando l'occhio cadde sulle mie mutande a terra, un leggero
panico mi assalì, visto che avevo addosso vestiti
che non erano miei.
“ Alex che
cazzo ci faccio in camera tua? Perché le mie mutande sono
per terra? Ma soprattutto perché, porco di quel cavolo, non
mi ricordo come sono arrivata qui? Per non parlare del fatto che tu sia
mezzo nudo? E cos'ho addosso? Avanti rispondi e smettila di fare il
finto tonto!” Mi portai le mani sulle guance, ero bollente.
“Innanzitutto
ti consiglio di stare più calma, altrimenti la febbre ti
sale ancora. Sei in camera mia perché ti ho portato in
braccio, dopo averti raccolto come un sacco di patate, da terra,
perché, e dubito che te ne fossi accorta, eri svenuta nel
campo da volley mentre diluviava.” Scostò le
coperte e si alzò in piedi.
Aveva
indosso solo un paio di boxer neri e, per di più, aderenti.
Il mio cervello in quel
preciso istante, decise di apporre il cartello closed, fece le
valige e prese il primo aereo per Lussurolandia.
"Ti ho portato qui perché non sapevo dove altro portarti, ho
sentito che scottavi..”
Mi diede le spalle e
aprì l'anta del suo armadio estraendo qualcosa, ma la mia
attenzione era rapita dalla sua schiena e dal quel fondoschiena
impeccabile, che sembrava urlarmi solamente guardami guardami.
E io che facevo? Lo guardavo, certo che lo guardavo, che altro potevo
fare? Non ero di certo idiota.
-Le cose belle si guardano, si accarezzano, si toccano, si sfiorano si
palpan..oooook fermati Sam.-
Mi sentivo bollente e calda, la febbre stava salendo ulteriormente,
colpa di Alex e di quello che mi lasciava guardare!
E lo faceva apposta, poco ma sicuro, faceva tutto con una calma
studiata
- Disgraziato, non mi condurrai in tentazione, nonostante tu mi stia
già facendo peccare alla grande!-
“..E ho fatto
la cosa che mi sembrava più giusta, poi ti ho svestita,
asciugata, cambiata e messa a letto, proprio come si fa con le bambine
piccole”
Si era girato di scatto.
Mi aveva sgamato in pieno. Proprio come Winnie the Pooh viene
immancabilmente beccato con le zampe nel barattolino del miele! Bella
figura di cioccolato! E vai Sammy! Adoravo schernirmi da sola...
“Sam, è un vizio che hai o cosa?”
“Mmm..Eh..
?” dire che ero rossa in quel momento era un eufemismo, per
fortuna avevo la scusante della febbre.
“Dico che stai
facendo come con la moto ma stavolta stai consumando il sottoscritto..
Non hai mai visto un ragazzo in boxer?” ghignò.
Ma brutto.. no, dargli
del brutto era una bestemmia.. Stupido egocentrico dei miei stivali!
“Sinceramente,
Alex, sono abituata a guardare le persone in faccia mentre parlano e
non è certo colpa mia se ti sei alzato. Ho semplicemente
seguito la tua voce, che poi tu mi abbia dato le spalle, resta solo da
capirne il motivo, se volevi essere guardato o se l'hai fatto
involontariamente. E, comunque, quello che i miei occhi abbiano o non
abbiano visto non deve essere cosa che ti riguardi in prima persona.
Infine, se proprio ci tieni a saperlo, non ho visto niente di
particolare o che sia degno di nota..” dissi con molta
indifferenza e con tono leggermente arrogante, nonostante tutti i miei
pensieri avevano deciso di fare compagnia al mio cervello in quel di Lussurolandia.
Mi sembrò
quasi di vederlo boccheggiare, ma mi sbagliai perchè mi
rispose immediatamente con la stessa indifferenza.
“Ti conviene
respirare, non vorrai mica soffocare! Comunque che vuoi per
colazione?” e iniziò a vestirsi davanti a me,
fissandomi dritta negli occhi.
Cazzo, così non potevo guardare altro senza farmi notare!
Meglio così altrimenti mi avrebbero dovuto ricoverare in
ospedale, perché, oltre all'alzarsi della temperatura, avrei
iniziato a delirare, e quando deliravo ero un caso patologico, da
studio psichiatrico.
“Colazione? Ma
stai scherzando? Devo andare in camera e poi a lezione.”
Feci per alzarmi ma mi
dovetti risedere all'istante perché colta da un capogiro.
Alzò un
sopracciglio “Dov'è che vorresti andare? Tu non ti
muovi da qui finché non ti si abbassa la febbre.”
Aveva ragione, il suo
discorso non faceva una piega.
“Ok Alex, non
hai tutti i torti, non riesco nemmeno ad alzarmi.. Un cappuccino va
bene e una brioche al cioccolato, grazie. Una cortesia, puoi passarmi,
per favore, il mio portafoglio? E' lì nel borsone”
e indicai con un dito.
“Lascia
perdere, Sam, offro io questa volta ma la prossima volta tocca a
te.”
Si infilò il giubbino appoggiato sulla sedia, prese le
chiavi ed uscì.
Spalancai le braccia e mi lasciai cadere sdraiata sul suo letto.
Affondai la faccia nel
suo cuscino, volevo sapere se aveva quel profumo buono che aveva
addosso la prima volta che lo incontrai.
Si, il suo cuscino
sapeva di lui, ero lo stesso buonissimo odore di bucato fresco steso
sotto i raggi del sole, con quella lieve punta agrumata e appena
speziata. Chissà che profumo o che shampoo usava.
Nonostante Alex fosse egocentrico e alquanto stronzo, mi chiesi come si
potesse non essere incuriositi e indifferenti al fascino che emanava e
ai pensieri poco casti che ispirava solo guardandolo.
Ripensai alle sue parole
di poco prima...
- Un momento: ha detto che mi aveva svestito e rivestito... E se le mie
mutandine erano sul pavimento insieme al reggiseno..Aspetta aspetta, mi
toccai e AAHHHHHH! Mi aveva spogliato COMPLETAMENTE! Mi aveva vista
TOTALMENTE nuda! N U D A, cioè come mamma mi ha fatto, nuda come un verme,
senza veli, insomma aveva visto tutto! Oh cazzo.. Non ero una
pudica puritana, né una casta verginella, ma
dico...Perchè proprio lui doveva vedermi nuda? Non
che se fosse stato un altro mi avrebbe fatto piacere, dato che non ero
consenziente, ma lui..lui no! - Sbuffai.
Malizioso come si era
dimostrato, mi avrebbe sicuramente tirata secca, appena gli si fosse
presenta l'occasione.
Sperai almeno che
tenesse la bocca chiusa sull'accaduto, altrimenti sarebbe stato il
delirio.
Se le voci sarebbero arrivate alla Miller, non osavo immaginare che
cosa avrebbe sputato in giro; sicuramente mi avrebbe fatto passare
dalla verginella lesbica all'assatanata di turno.
Scacciai questi
pensieri, mi alzai lentamente e andai verso il borsone bagnato, lo
aprii e notai che i vestiti, al suo interno, erano fradici,
così come cellulare e portafoglio. Fantastico!
Accesi il cellulare, pregando tutti i santi del paradiso che non si
fosse rovinato, lo lanciai sul letto, raccattai reggiseno e mutande poi
entrai in bagno, giusto per lavarmi la faccia, darmi una sistemata ai
capelli e lavare l'intimo, che poi appoggiai sul calorifero ad
asciugare.
Pensai che nonostante
tutto Alex era stato gentile, mi aveva sicuramente evitato una
polmonite e si era preso anche la briga di asciugarmi e cambiarmi... Ok
tralasciamo l'ultimo punto.
Però mi aveva fonato i capelli, e di quello me ne accorsi
perché non presentavano onde dovute all'umidità,
mai nessuno l'aveva fatto prima. Era una cosa strana ma la reputai
carina comunque.
Il bagno era pulito ed ordinato, a parte i vestiti fradici buttati in
doccia. Era strano vedere un bagno di un ragazzo così
ordinato e così anche la stanza. Mi stupiva sempre di
più quel ragazzo..
Quando uscii dal bagno,
Alex entrò dalla porta con la colazione fra le mani.
“Che ci fai alzata?”
“Secondo te?
Avevo bisogno del bagno” risposi con
ovvietà.
Appoggiò la
colazione sul tavolo, si tolse il giubbetto e si sedette su una delle
sedie. Mi avvicinai a lui e mi sedetti di fronte.
“Tieni,
cappuccino e brioche al cioccolato” e me li passò.
“Grazie ..Alex
e .. scusami per il disturbo”
“Ok, adesso
mangia” disse e si mise a mangiare le sue tre brioches. Tre
brioches? Era proprio affamato!
Evitai di guardarlo e mi misi anch'io a mangiare. Dopo un pugno di
minuti vidi che mi fissava.
“Che c'è Alex? Non sopporto che qualcuno mi fissi
mentre mangio” Alzò entrambe le sopracciglia
“Anche a me da fastidio” rispose gentilmente e
continuò “Visto che ormai sono le 10.30 e che mi
sono perso l'inizio delle lezioni, che ne dici di guardarci Dirty
Dancing? Tanto è una cosa che va fatta e visto che nemmeno
tu hai impegni per oggi, visto che sei qui, tanto vale iniziare con
questa storia del filmfestival, no?”
Effettivamente non era
un'idea malvagia.
“Per me va
bene, a quanto pare, sono rilegata qui con te, quindi possiamo unire
l'utile al dilettevole, ma non ho né il dvd né il
file sul pc”
“Il film ce
l'ho io ma, se vuoi unire l'utile al dilettevole, potremmo fare
qualcosa di molto più interessante..”
Lo fulminai con lo
sguardo.
Finì la sua colazione e gettò il tutto nel
cestino, si avvicinò a me e prima che me ne accorgessi mi
prese il viso tra le mani e piegandosi appoggiò le labbra
sulla mia fronte. Poi si girò ed andò in bagno.
Sentii un brivido lungo la schiena.
“Eh? Ma
che..”
“Tieni”
Me lo ritrovai di nuovo vicino. “Prendi questa, ti
aiuterà a far scendere la febbre”
“Hem..Grazie”
Ma chi era Alex? Dottor Jekyll e Mister Hide
gli facevano una pippa. Ghignai tra me per la stupida battuta.
Presi la pastiglia e la mandai giù con l'ultimo sorso di
cappuccino. Mi alzai, buttai bicchiere, sacchetto e tovaglioli nel
cestino e andai a sedermi sul letto incrociando le gambe, nel frattempo
Alex trafficò sul suo Apple
Mac, sulla scrivania vicino al letto.
Fuori pioveva ancora.
Andò verso la finestra e socchiuse le persiane, poi si
sedette vicino a me.
“Sam, non sapevo avessi un piercing..”
Ma che cavolo di
affermazioni faceva? Non era normale che uno uscisse con queste cose,
così di punto in bianco!
Ah già mi
aveva vista nuda.. .
“Si Alex,
adesso lo sai”
Incrociò le
gambe anche lui e appoggiò il gomito sopra il ginocchio,
poggiandosi con il mento sulla mano stretta a pugno, mi
fissò.
“Spara la
domanda che ti passa per quel cervello contorto che ti
ritrovi” proferii, fissandolo a mia volta ed incrociando le
braccia.
“Io ho un
cervello contorto? E tu, allora? Hai un corpo da fare invidia alla
maggior parte delle ragazze che conosco e ti nascondi in vestiti di due
taglie più grandi. Sei schiva con tutti e ti nascondi
dietro, o sotto se preferisci, un cappellino. Per farti parlare bisogna
punzecchiarti. Perché? Hai forse l'autostima sotto i
piedi?”
Mi sa che l'avevo
sottovalutato, era più intelligente di quanto pensassi.
“Sei
curioso”
“E' una
domanda?”
“No
è un'affermazione. E comunque non ti interessa”
“Invece
si”
“Invece
no”
“Dai
Sam”
“No
Alex”
“Di la
verità, sei in incognito perché sei ricercata dal
governo.. Sei una spia oppure hai ucciso il cane dei tuoi..”
e rise, rise di gusto, non stava ghignando. Aveva una bella risata,
solare, semplice e briosa.
“Alex ma che
cazzo dici? Di la verità che al posto di dormire ti fai le
seghe mentali! Solo perché c'è qualcosa che ti
sfugge o che non riesci a concepire, non vuol dire che devi sparare
stronzate, anche se ammetto che erano delle stronzate
simpatiche” Sorrisi.
“Al posto di
dormire ho vegliato su una certa ragazzina infebbriciata che si
è avvinghiata a me per tutta la notte, la stessa ragazzina
che, involontariamente, mi ha fatto addormentare il braccio sinistro e
che mi ha praticamente fatto da stufetta per tutta la notte”
Ecco, con questa sua frase era riuscito a farmi sentire in colpa.
“Potevi
spostarmi no? E poi ti ho ringraziato. Ma se non ti basta, la ragazzina
qui presente, ti fa anche le sue più umili scuse per averti
addormentato un braccio ed averti sovraccaricato di calore.”
“Sono una
persona gentile, io! E poi eri indifesa, debole e ..“
“ Ti facevo
pena insomma! Bhè potevi anche lasciarmi al campo, nessuno
ti ha chiesto di fare il buon samaritano! Che vuoi una ricompensa? Sei
uno stronzo.” Mi imbestialii, tutto ma non pena..Era
solamente uno stupido idiota.
“e
tenera!” Cazzo mi aveva fregata ancora!
“Mi facevi
tenerezza se proprio devo dirla tutta” Altra sberla morale.
Assottigliò gli occhi a due fessure
“A differenza
di adesso che mi stai facendo alterare! Non me ne frega un emerito
cazzo della ricompensa, l'ho fatto solamente perché l'ho
reputata una cosa giusta da fare. Ma se devi criticare i miei gesti e
insultarmi, Samantha, sei proprio una stupida ragazzina
permalosa!”
Forse avevo esagerato,
anzi senza il forse.
Lo guardai, aveva la
mascella serrata ed entrambe le mani stringevano le ginocchia.
In quel momento mi
sentii veramente una stupida, sia per non aver aspettato che finisse la
frase sia per essermi lasciata travolgere dalla mia, perenne compagna
di vita, l' impulsività. Il fatto era che odiavo essere
trattata come una bambina e, dal suo discorso iniziale, visto come
l'aveva impostato, pensavo lo stesse facendo.Mi sono sbagliata alla grande,
non restava altro che scusarmi, tanto più piccola di
così non avrei potuto sentirmi.
Abbassai lo sguardo, sapevo che era un controsenso, rispetto a quanto
gli avevo detto prima, ma non riuscivo a guardarlo negli occhi, era
già difficile scusarmi per la grandissima figura di merda
che avevo appena fatto.
“Scusami Alex,
dovevo lasciarti finire di parlare prima di rispondere. E scusa anche
per averti dato dello stronzo. Ho sbagliato, non lo nego,ma..”
“Ma?”
“..Ma
all'inizio, da come avevi impostato la frase, pensavo mi stessi
schernendo con la storia della ragazzina e se c'è una cosa
che mi da enormemente fastidio è quella di essere paragonata
ad una bambina. Anche se alla fine mi sono fregata da sola, risultando
più infantile di quello che io sia in realtà.
Scusa ancora..”.
Restò zitto
per qualche istante, poi ritornando ad un tono pacato ma freddo disse
“Scuse accettate”.
Nessuno si mosse né parlò, finché si
sentì la suoneria di un cellulare squillare, e non era il
mio.
Si alzò,
prese il cellulare nel suo giubbetto e rispose, mi misi a fissare le
mie ginocchia.
“No. Non proprio..Perché?... Se non è
una cosa lunga posso passare un salto.... Va bene a tra
poco”. Spense il telefono, si girò verso di me e
con lo stesso tono indifferente di prima disse solo “Devo
uscire.”
Si mise poi a trafficare
nell'armadio e andò in bagno; rimasi un tantino basita.
Dopo qualche minuto ne usci completamente cambiato, si mise il
giubbotto, prese delle chiavi sulla scrivania e si avviò
verso la porta, senza voltarsi disse semplicemente “Un'ora o
al massimo due e sono qui, tu riposati; porto io da
mangiare.” Uscì.
E adesso?
Niente film, questo era certo.
Presi i vestiti ancora bagnati dal borsone e li misi ad asciugare sui
vari caloriferi. Mi sdraiai sul letto e i miei pensieri iniziarono a
vagare per i fatti loro. Sentii il telefono squillare, era un sms di
Nikki, nel frattempo guardai l'orologio, segnava le 18.
Le d i c i o t
t o? Mi ero addormentata! E Alex? Vagai con lo sguardo, non c'era.
Aveva detto un'ora al massimo due, invece erano passate la bellezza di
5 ore e mezzo! Che fosse successo qualcosa?
Scacciai il pensiero dalla mente, iniziai a camminare su e
giù per la stanza, presi un'altra pastiglia, per far
scendere la febbre, e optai per una doccia.
Agguantai lo shampoo nel borsone e mi infilai sotto l'acqua; non credo
che ad Alex avrebbe dato fastidio, visto che era sparito. Mi aveva
piantato lì, nella sua stanza, dopo aver deciso la giornata
per entrambi, e poi se n'era andato.
- Complimenti per il comportamento Mr.
Anche-se-mi-comporto-bene-resto-un-grande-stronzo!-
Mi avvolsi
nell'asciugamano, aprii la porta per vedere se fosse rientrato, niente
non c'era.
Richiusi la porta, iniziai ad asciugarmi i capelli, mi misi la mia
biancheria, che nel frattempo si era asciugata, e continuai a fonarmi i
capelli.
Una volta asciutti mi
girai e per poco non mi venne un colpo.
Alex aveva aperto la porta e se ne stava a braccia conserte, con il
giubbetto slacciato, sullo stipite della porta e con un ghigno
malizioso stampato in faccia.
“Esci!”
“Questo
è il mio bagno, mi pare” Mi canzonò.
“Vero, ma ci
sono io e quindi è occupato!”
“Niente che
non abbia visto migliaia di volte.” Disse con fare saccente e
pieno di malizia, squadrandomi dal basso verso l'alto e soffermandosi a
fissarmi prepotentemente il seno.
Sarebbe stato inutile
coprirmi con le braccia, così mi avvicinai a lui, e, con lo
stesso sorrisetto malizioso ma arrogante, gli dissi
“Visto che
sono cose già viste migliaia di volte, come mai continui a
fissarmi le tette con quello sguardo da pervertito?”
Mi avvicinai ancora, gli
misi un dito sotto il mento, alzai il viso per farmi guardare negli
occhi e sussurrai vicinissima alle sue labbra
“Allora? Ti
sei morso la lingua Don
Giovanni?”
Ok stavo esagerando, lo sapevo, ma quando si metteva a fare il saccente
e il presuntuoso mi dava sui nervi.
“Sam, mi stai
provocando?”
Mi fissò
dritta negli occhi, sentivo il movimento dell'aria provocato dalle sue
labbra sulle mie; sentii una lieve scossa invadermi il corpo
“Stai evitando
di rispondermi, Alex?.. ” Sussurrai lentamente, sensuale.
“E tu.. Sam..
Stai cercando di farti saltare addosso?”
“Per
così poco? Devi essere in completa
astinenza..Alex..” Sogghignai, gli diedi le spalle, raggiunsi
i pantaloni della tuta e la maglietta, li infilai con calma, proprio
come aveva fatto lui la mattina davanti all'armadio.
Mi girai e lo vidi
ancora lì, sullo stipite, con le braccia incrociate e gli
occhi socchiusi, mi riavvicinai a lui
“Passato bene
il pomeriggio?” Gli passai di lato e mi afferrò
per il braccio, avvicinando il suo viso al mio
“Alla grande e
tu piccoletta?”
“Oh..
Benissimo e di certo non grazie a te!” Mi lasciò
andare e con un sorrisetto di scherno indicò il tavolo.
“Bene, adesso,
superati i convenevoli possiamo mangiare.” Andò a
sedersi e io feci lo stesso.
Mangiammo in silenzio,
ogni tanto ci lanciammo delle occhiatine ma nessuno disse nulla
finché
“Sei in debito
con me” Mi andò di traverso la cola che stavo
sorseggiando, tossii.
“Uhm
tranquillo, saldo sempre i miei debiti, non c'era bisogno di
dirlo”
“Era solo per
ricordartelo, mi devi tre favori” Ghignò.
“TRE?”
sbottai.
“Certo, uno
per averti evitato una polmonite e averti curata, uno per averti
ospitata e uno per l'utilizzo della doccia”.
Lo guardai truce, possibile che fosse così stronzo e
calcolatore?
Si, era Alexander; sapevo che mi sarei dovuta aspettare qualcosa del
genere ma addirittura tre favori.. Megalomane, ricattatore!
“Ma..”
“Tre favori, e
gli appunti non sono contemplati, ti dirò io, come e quando
ti potrai sdebitare”
“E questo
cos'è un contratto? Non avevi detto che eri una persona
gentile e..”
“Sono gentile
ma dato lo sbattimento che mi sono fatto, mi sembra il minimo da parte
tua”
“Ma se mi hai
anche spogliato! Capirai che fatica e che immenso sforzo!”
“Te l'ho
già detto, niente che non abbia già visto e di
certo l'accaduto non va a diminuire i tre favori che mi devi, visto che
ti ho anche rivestita” Ghignò ancora.
Saremmo andati avanti
mezz'ora se non avessi acconsentito, era peggio di un bambinetto.
“Si si, ho
capito” tagliai corto “Vada per i tre favori e
stop.”
“Brava, vedo
che capisci in fretta”
In quel momento parti la
suoneria di un cellulare, era il mio. Chi poteva essere? Mi alzai
veloce e lo cercai sul letto, non c'era, eppure l'avevo lasciato
lì, mi girai e vidi Alex, in piedi vicino alla scrivania,
con il cellulare nella mano destra, leggeva il display.
Mi avvicinai, aprii la mano e seccata
“Dammelo
è mio”
“Ma dai? Non
lo sapevo.. Chi è Kyle?”
“Non ti
interessa” Feci per prenderlo e lui alzò il
braccio in alto, fuori dalla mia portata. Mi stavo alterando.
“Dammi quel
cazzo di telefono, adesso!” Soffiai e assottigliai gli occhi.
Alzò un
sopracciglio e fissandomi negli occhi, disse ghignando “Ma tu
non sei lesbica? Perchè ti scaldi tanto?”
“Cosa? Che hai
detto? Ma che cazzo ti sei bevuto! Dammi il mio telefono!”
Abbassò il braccio me lo diede; certo, dopo che aveva finito
di suonare! Dispettoso, prepotente e infantile.
“Allora sei o
non sei lesbica?”
“Sei o non sei
rincoglionito?”
“Non hai
risposto”
“Nemmeno
tu”.
“Bhè..
sono affari miei..”
“Tanto per
cambiare, sono sempre affari tuoi. Che ti costa affermare o negare? Le
voci in giro ci sono e semplicemente sono curioso”
Il mio cellulare aveva
ripreso a squillare, stesi un braccio, per tenermi Alex a debita
distanza, e risposi.
“Pronto” Risi “Ciao Kyle” e non
so per quale motivo calcai sul suo nome. “Niente di che ....
iI solito.... No, adesso no ... Nemmeno più tardi, facciamo
domani, quando vuoi. Però dopo le 18 prima ho la partita....
No, solo che adesso non sono sola, poi ti spiego.. . Anche tu, tanto..
Baci” Chiusi la comunicazione.
“Che vuoi? Mi
stai sciupando la schiena” Gli dissi prima di voltarmi.
Sapevo che mi stava fissando, lo sentivo sulla pelle.
“Se hai finito
l'intermezzo con il tuo amichetto possiamo finire il
discorso?”
“NON
è un mio amichetto!”
“Non mi
interessa quello che è. Deduco quindi tu non sia lesbica
nè, tantomeno, vergine..”
“Alex credi
quello che vuoi, non mi importa di quello che dicono in giro. Pensala
un po' come ti pare” Gli risposi scocciata e poi continuai
“..E se
proprio ci tieni a saperlo sono.. Gemelli” dissi sarcastica.
Chiuse gli occhi e fece
un cenno negativo con il capo.
Sbuffò.
“Mettiti a letto, sparecchio, mi cambio e vediamo
il film”
Lo rividi qualche minuto
dopo, con i boxer bianchi e una maglietta aderente dello stesso colore.
Quasi mi cadde la mascella, non mi sarei mai abituata a vederlo
così.E
via, altro giro di pensieri sulla giostra.
Si avvicinò al letto, dalla parte della scrivania, spense la
luce, alzò le coperte e si mise sotto, facendo partire il
film.
“Hey, non ci
vedo se stai così. Non sei certo trasparente” Si
era voltato sul fianco destro.
“Uhm..”
Poi girando il capo verso di me e sdraiandosi sulla schiena disse
“Dai piccoletta mettiti al mio posto”.
L'avevo detto che
nonostante i suoi lati negativi, in fondo, molto in fondo, era gentile,
meglio prendere l'occasione al volo.
Mi tirai su e senza
pensarci mi misi a cavalcioni sopra di lui, per spostarmi alla sua
destra.
Mi bloccò in
quella posizione, mettendomi le mani sui fianchi, poi
avvicinò il suo viso al mio e disse, con voce bassa e
sensuale
“Mmm se volevi
saltarmi addosso potevi anche dirlo subito”. Risposi allo
stesso modo
“Ma per
favore, sei troppo malizioso e sicuro di te..” e
sorridendogli ironicamente continuai
“Adesso molla
la presa e fammi vedere il film”, strinse maggiormente la
presa
“Non capisco
se tu lo faccia apposta a provocarmi o meno, ma se vuoi giocare, da
adesso in poi, giocherò anch'io” disse
maliziosamente sfiorandomi le labbra e continuò
“Poi vedremo
chi... Cederà per primo” e finì
sfiorandomi con le labbra l'angolo sinistro delle mie; questo semplice
gesto, oltre alla consueta scossa, mi fecce avvampare la punta delle
orecchie.
Mi lasciò i
fianchi e mi misi, girata sul fianco destro, a vedere il continuo di
Dirty Dancing.
Stupida, stupida Sam! Avevo fatto il tutto involontariamente, senza
secondi fini, e adesso mi ritrovavo nel mezzo di una fattispecie di
sfida o giochino, dove secondi fini e atteggiamenti ambigui avrebbero
fatto da protagonisti.
Ma come avrei fatto a
resistere a quel concentrato di sensazioni cariche di
elettricità ed eccitazione, che lui e il suo splendido
corpo, esercitavano su me? Certo, mi ero imposta dei limiti e avevo
stabilito dei propositi, certa comunque che lui avrebbe sicuramente
minato, ma non gliela avrei data vinta, sono sempre stata combattiva e
adoravo le sfide; sarebbe stata un'impresa difficile ma mai impossibile.
Più guardavo
il film, più mi convincevo che sarebbe stata più
grama del previsto.
Angolino
Autrice: Il
rapporto tra Alex e Sam inizia a prendere forma, questa volta si sono
scontrati, Sam ha ammesso la sua colpa ed Alex si è
dimostrato curioso; si sono scoperti un po' e abbiamo visto alcune
sfaccettature di loro che non avevamo ancora incontrato.
Si sono lanciati in una sfida pericolosa e piccante per entrambi, come
l'affronteranno? Chi resisterà più tempo immune
dalle provocazioni? Cosa combineranno per punzecchiarsi?
Spoiler
Stronza a chi? Stupida oca ripiena
di silicone, cos'hai nel cervello? Il botulino?” le ringhiai contro.
Le teste di tutti avevano iniziato a dondolare prima verso di me poi
verso di lei e viceversa, Freeman prese la parola al volo
“SMETTETELA IMMEDIATAMENTE E SEDETEVI ”
Va bene, va bene..ho
capito.. vi anticipo anche un altro pezzettino XD
“Sam” - come
non detto-“Mmm..”mugolai e socchiusi gli occhi in
preda ai brividi che stavo provando in tutto il corpo; “una
mezza suorina da portare sulla via della perdizione” disse
lentamente e con un tono talmente seducente, che dovetti far presa su
tutto il mio autocontrollo per non gemere nemmeno un pochino
“sarà ancora più semplice del previsto
farti cedere”..
Alla Prossima!
Risposta alle recensioni:
Day_Dreamer:
Grazie, Grazie -inchino- :). Come faccio? Semplice, in questi giorni
non c'è nulla di interessante in tv, così alla
sera, finito di cenare, inizio a far scivolare le dita sulla tastiera
del pc, fino a che non mi si chiudono gli occhi.. tenendo conto che
soffro di insonnia è un buon rimedio :X Non ho voluto che
Sam si mostrasse troppo timida verso Alex, perché ha capito
che non è del tutto idiota e qualcosa ha intuito,
così la lascio libera di comportarsi in conseguenza alle
azioni di Alex; allo stesso tempo però la lascio giocare un
po' con lui, cercando di calibrare timidezza e sfacciataggine in modo
da farlo "letteralmente" impazzire. Che ne dici? Io sono sempre
più presa da quei due!
|
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Capitolo 10 *** Deliri ***
Lunedì
mattina entrai in classe ancora imbufalita, a nulla era valso
picchiare, prendere a calci, pugni e ginocchiate il sacco della
palestra, per tutto il pomeriggio di domenica, pensando fosse lei.
Se solo
l'oca pennuta della Miller avesse osato avvicinarsi e fare battutine,
le avrei risposto a tono.
Sabato aveva oltrepassato tutti i confini immaginabili e possibili e,
dato che anche la mia pazienza aveva dei limiti, se non le avevo detto
niente, e me ne sono andata via zitta, è stato solo
perché la voglia di prenderla a schiaffi era stata
sovrastata
dall'ultimo barlume di coscienza rimastomi.
Buttai lo zaino a terra, mi
sedetti sgraziatamente e fissai lo sguardo fuori dalla finestra.
“Oh Oh, la piccoletta
è arrabbiata stamattina.. nottata interessante?”
“Zitto Alex, non è mattina” Ringhiai
senza voltarmi.
Entrò
Freeman e come suo solito si mise a commentare le partite, non lo
ascoltai finché non mi sentii chiamata in causa.
“Willis, ma lei non
doveva giocare sabato? E si tolga il cappellino, per cortesia”
Sbuffai.
“Già, avrei dovuto.” Tolsi il cappellino.
“Se n'era forse dimenticata?” E mi
guardò con ostilità.
“No, ho avuto un contrattempo Sig. Freeman” dissi e
fissai ancora lo sguardo fuori dalla finestra.
In quel momento, l'unica voce che non avrei assolutamente voluto
sentire, parlò.
“Vede, Signor Freeman, l'avevo detto io che la Willis non era
una
persona affidabile. E' per colpa sua che abbiamo perso questa
volta.”
Ringhiai sommessa.
“Insomma, alla fine, doveva essere il capitano
ma..”
Mi
alzai in piedi di scatto, facendo arretrare rumorosamente la sedia e
picchiai i palmi sul banco.
Mascella tesa e occhi iniettati di rabbia.
“Adesso BASTA Miller,
se non vuoi che venga lì e ti riempia di schiaffi quella
cazzo
di faccia che ti ritrovi” Le dissi piena di astio e ira.
Silenzio di tomba, si girarono
tutti verso di me, la Miller aveva gli occhi fuori dalle orbite e stava
boccheggiando.
In un attimo si ricompose e alzandosi in piedi “Ma come ti
permetti brutta STRONZA?”
“Stronza a chi? Stupida oca ripiena
di silicone, cos'hai nel cervello? Il botulino?” Le ringhiai
contro.
Le teste di tutti iniziarono a dondolare, prima verso di me poi verso
di lei e viceversa.
Freeman prese la parola al volo “SMETTETELA IMMEDIATAMENTE E
SEDETEVI ” Esclamò. “Che diavolo sta
succedendo
qui?”
Mamma oca, nonché
faccia da schiaffi Miller, gli rispose
“Semplice la Willis” E mi additò
“E' impazzita
del tutto, non che prima fosse sana..ma adesso le è
completamente andato in pappa il cervello.”
“Miller vuoi che ti prenda a calci nel..”
"WILLIS!” M'interruppe
il nanetto sosia di Danny DeVito.
“Scusi
Sig. Freeman, ma io quell'oca” ed indicai Amber con un cenno
del
capo, “La gonfio di botte, e se non qui, adesso, lo faccio
appena
finisce la lezione, perché a tutto c'è un limite,
e lei
ha, notevolmente, sorpassato i miei livelli di guardia. Non
permettermi, di proposito, di giocare la partita sabato, supera di gran
lunga tutta la pazienza e la parsimonia che utilizzo, ogni volta, che
apre bocca. Infine, come se non bastasse, insulta me e la mia
intelligenza, con ingiurie villane e false accuse” dissi
pungente
e con rabbia.
“Willis,
tu NON alzerai nemmeno un dito su di me,chiaro? E sai
perché?
Perché non sei nemmeno in grado di rispondere dignitosamente
agli insulti, sfigata! ” Mi canzonò l'oca.
Feci schioccare le dita di una mano e, successivamente, la lingua.
“Fossi in te non ci giurerei, ma se vuoi, puoi sempre sperare
che
sia così, poi tra un paio d'ore scopriremo la
verità” Ghignai strafottente
“Willis,
tu non farai un bel niente, perché sai benissimo, che se
dovesse
accadere una cosa del genere, verrebbero presi dei provvedimenti
disciplinari in merito, e sai, meglio di me, che la cosa non ti
conviene. Miller, vorrei sapere cos'hai fatto alla Willis per impedirle
di presenziare alla partita di sabato e inoltre, ti consiglio di non
sfidarla, dato che posso assicurarti che se dice una cosa la fa, e non
saresti nemmeno la prima ad essere presa a sberle” disse
Freeman
sapientemente. Ghignai ancora, questa volta compiaciuta.
“Non
è colpa mia se la Miller è rimasta chiusa in
lavanderia e
se non è nemmeno capace di lasciare le porte
aperte..”
Ringhiai e mi ripresi la parola
“Scusa?
Non ho capito bene.. Sei TU ad avermi chiuso dentro! L'hai fatto di
proposito e mi hai lasciato lì finche un'altra ragazza, due
ore
dopo, non mi ha aperto, esclusivamente perché aveva bisogno
della lavanderia!”
“Io non ho
colpa” rispose falsa.
Alzai un sopracciglio, mi misi a braccia conserte, poi con calma e voce
indifferente le risposi
“Certo, la porta si è chiusa da sola, la chiave si
è girata magicamente e le marmotte confezionano la
cioccolata” La schernii e ghignai compiaciuta.
Alex, Simon, Matt, Freeman e
qualcun altro si misero a ridere, poi Freeman prese la parola.
“Bene, ci sono testimoni?”. Nessuno
fiatò.
“Dato che non ci sono testimoni dell'accaduto, la cosa si
chiude
qui”
La Miller mi sorrise strafottente.
“Signorina Willis, si calmi e ci metta una pietra sopra, la
prossima partita è tra due settimane e sarò
sicuro che
sarà presente in campo. Per quanto riguarda lei invece,
signorina Miller, le sconsiglio caldamente, come già detto
prima, di continuare a sfidare la pazienza della Willis e di smetterla
con i comportamenti infantili. Ora iniziamo la lezione. Ah, quasi
dimenticavo, tutti i componenti del cast di Dirty Dancing, sono pregati
di presentarsi alle 11.30 in auditorium” proferì
Freeman.
Io
e l'oca ci guardammo in cagnesco, ma dentro di me ero comunque
soddisfatta; così, tornai a guardare fuori dalla finestra,
godendomi la lenta caduta, di quelle foglie arancio-rossicce che
abbandonavano il proprio albero, per la prima e ultima volta.
“Sam” era Alex che mi chiamava a bassa voce, lo
ignorai; ci
provò altre due volte finché sentii punzecchiarmi
la
schiena, mi girai appena e vidi che mi stava passando il mio quaderno
degli appunti, allungai una mano per prenderlo.
“L'hai dimenticato sulla mia scrivania” fece
l'occhiolino, lo ringraziai e tornai a seguire.
“Sam, Alex andiamo, sono le 11.30” disse
Simon.
Ci alzammo e insieme agli altri ci dirigemmo verso l'auditorium, nel
frattempo Simon mi fece i complimenti per come avevo risposto ad Amber
quella mattina, Alex sghignazzò, Matt disse che avevo un bel
caratterino e che non se lo sarebbe mai aspettato mentre Evelin
ascoltò in silenzio.
Ci sedemmo e una volta che fummo tutti presenti la Signora Mayer disse:
“Buongiorno a tutti, adesso vi sarà consegnato il
copione
della rivisitazione in chiave moderna di Dirty Dancing, sulla prime due
pagine troverete i cambiamenti principali relativi ai personaggi e alle
location. Spero vi siate già riguardati il film
originale,come
consigliatovi in precedenza, così da farvi un idea immediata
sulle differenze. Avete dieci minuti per leggere le prime due pagine,
poi ne discuteremo insieme”.
Due ragazzi iniziarono a distribuire i fascicoli. “Adesso che
l'avete tutti, i dieci minuti partono in questo momento”
finì la Mayer.
Iniziai
a leggere, sgranai gli occhi man mano che procedevo, finché
mi
usci un orrendo rumore di gola che doveva essere una fattispecie di
risata; a quanto pare, però, non fui l'unica
perché si
sentirono delle mezze risate soffocate provenire da tutte le
parti.
Pensai a come mai non avessi ancora sentito Alex, visto che era seduto
accanto a me, ma ritirai il mio pensiero seduta stante
perché se
ne usci con un risolino assurdo. Continuai a leggere e man mano
iniziarono a sentirsi commentini vari e altre risatine, come non
capirli, ero la prima ad aver abbozzato una risatina.
Finii la lettura e chiusi il fascicolo, mi appoggiai allo schienale
della poltroncina e aspettai. Ad un tratto sentii Alex spostarsi finche
non rabbrividii violentemente, sentivo il suo respiro nell'orecchio,
era caldo, lento, deglutii e strinsi la presa sul fascicolo.
- Non l'orecchio, non l'orecchio, non l'orecchio né l'area
circostante ti prego,ti prego, Alex smettila, per favore, implorai
nella mia mente -
“Sam” Come non
detto.
“Mmm..” Mugolai e socchiusi gli occhi in preda ai
brividi che s'insidiarono con violenza nel mio corpo.
“Una
mezza suorina da portare sulla via della perdizione” Disse
lentamente e con un tono così seducente, che dovetti far
presa
su tutto il mio autocontrollo per non gemere nemmeno un pochino.
“Sarà ancora più semplice del previsto
farti
cedere” e sfiorò con le labbra il lobo del mio
orecchio.
Brividi, scosse e respiro che si faceva via via più veloce.
ù
Cazzo, aveva ragione, per non parlare dello stato in cui mi aveva
mandata solo con quel banalissimo contatto.
“Bene, ragazzi avete
domande?” proferì la Mayer.
Nota mentale, erigere un monumento a quella donna per aver interrotto
mio delirio ormonale e per aver fatto involontariamente spostare
Alex.
Nel frattempo iniziarono le domande mentre regolarizzai il respiro e mi
avvicinai all'orecchio di Alex; cercai di essere il più
seducente e provocante possibile
“Alex” lo vidi
sussultare “
Un ballerino che nel tempo perso fa il massaggiatore”
respirai
lasciando che l'aria gli solleticasse l'orecchio e ripresi
lentamente
“Quanto pensi possa essere immune dalle provocazioni di una
suorina?” gli sfiorai con la punta del naso il bordo
dell'orecchio “Non lo trovi già eccitante di
suo?”.
Mi mossi lentamente sfiorandogli il collo con la punta del naso, lo
sentii deglutire e soddisfatta, mi girai giusto in tempo, prima che
Simon parlasse.
“Signora Mayer, a me era stato detto di seguire la parte
tecnica, non di comparire come attore”.
“Oh si”, rispose la Mayer “ alcune parti,
quelle
delle comparse ricorrenti, vi sono state assegnate mentre il copione
era in fase di stesura; trovate tutto scritto nell'elenco attori e
comparse, pagina tre; detto questo se non ci sono altre domande, ci
vediamo qui dalle 17 alle 20 il lunedì, mercoledì
e il
giovedì. Sabato dalle 10 alle 13. Smith, Willis come ve la
cavate con il ballo in generale?”
“Ottimamente
Signora Mayer” Rispose pavoneggiandosi quello sbruffone di
Alex.
“Me la cavo” Risposi semplicemente.
“Perfetto, ci vediamo oggi pomeriggio ragazzi. Potete andare,
arrivederci”. Salutammo e ci alzammo.
“Pavone”
dissi ad Alex .
“Imbranata” rispose lui e ridacchiò, lo
fulminai.
Ci avviammo verso la classe,
quando mi sentii chiamare, mi voltai, era Mark
“Samantha posso parlarti un attimo?” alzai le
spalle “Certo” Sorrisi.
Guardai gli altri straniti e dissi loro che li avrei raggiunti in aula;
Mark mi venne incontro e iniziammo a camminare verso le macchinette del
caffè.
Dieci
minuti dopo ero seduta al mio banco ad aspettare che finissero le
lezioni; poi sarei andata in camera a prepararmi per l'esame che avrei
dovuto sostenere l'indomani.
Alle
17 mi presentai puntuale in auditorium, Jackson chiamò a se
Alex
e Mary Black ed iniziò a parlare; Freeman e ad un altro
ragazzo,
diedero istruzione a coloro che avrebbero seguito la parte tecnica,
mostrando loro le attrezzature, mentre la Mayer, con il proprio
assistente, un certo Dave, chiamò me, Mark e gli altri
attori
che avrebbero interpretato i miei genitori, il proprietario del resort
e disse a Simon di raggiungerci al più presto.
Ci fece disporre in riga, uno vicino all'altro e ci fece prendere le
misure da Dave e dai costumisti, mentre annotava tutto nella sua
cartelletta rigorosamente rossa.
Dopodiché ci fece mettere in cerchio e iniziammo a provare
le
battute della scena iniziale. Ogni tanto buttavo lo sguardo su Alex;
parlava con Brenda mentre Jackson faceva degli strani gesti, che mi
fecero sorridere, soprattutto vedendo la faccia imbarazzata di Brenda e
quella stupita di Alex.
Nei momenti in cui né io né Mark avevamo battute,
parlottavamo e ridavamo tra di noi per l'assurdo rifacimento
dell'opera; ogni tanto vedevo Alex fissarci, ma non gli badai molto,
presa dalle risate e dalle battute di Mark.
Con
mia grande sorpresa e stupore, Mark si stava rivelando una persona
molto simpatica, solare, gentile e allegra, inoltre il fatto che fosse
molto bello, di certo non guastava, anzi era solo un piacere per i gli
occhi.
Simon
si unì a noi per provare le sue battute, così
tutti ci
rendemmo conto del suo personaggio: Rob, il cugino di Johnny, con
l'opera di ammodernamento, era diventato gay. Ridemmo e scherzammo
tutti insieme alla Mayer, che continuava a riprenderlo, dicendogli di
impegnarsi a dovere, perchè doveva interpretare un gay e non
una
bisbetica petulante o checca suprema.
La mia risata si interruppe quando qualcuno fece un fischio, con quella
cadenza, che solitamente usano i ragazzi quando adocchiano una bella
ragazza.
Alex e Brenda stavano ballando in modo molto sensuale, così
vicini, che tra i loro corpi non poteva nemmeno essere infilato un
sottile righello.
Chi sgranò gli occhi, chi alzò entrambe le
sopracciglia e
chi come me, aveva la bocca spalancata; continuammo a fissarli, inutile
negarlo, Alex era veramente bravo, ogni suo movimento era perfetto,
preciso, impeccabile; trasmetteva
passione,sensualità,erotismo.
I muscoli delle braccia, spuntavano dalla maglietta a maniche corte che
indossava, e si muovevano in simbiosi con il suo corpo, stringendo i
fianchi di Brenda, attirandola a sé per poggiarla al suo
petto;
il suo bacino si muoveva facendo dei piccoli cerchi, poi si portava
avanti fino a strusciarsi sul corpo della ragazza, stringendola
maggiormente, per poi allontanarsi e riavvicinarsi.
Ogni suo movimento era così erotico che, solo a guardarlo ti
faceva provare eccitazione, era impossibile non volersi mettere nei
panni della fortunata Brenda.
Mi morsi il labbro inferiore.
Ad un tratto la fece girare, cingendole con un braccio il fianco, la
attirò a sé, e con il suo bacino, appoggiato sul
fondoschiena di lei, iniziò lentamente a fare dei cerchi a
cadenza lenta, ognuno di questi terminava con un lieve abbassamento
sulle gambe, per poi riprendere quei movimenti circolari e iniziandone
altri laterali.
Si girarono ancora frontalmente, lei gli mise le braccia dietro al
collo, attirandolo a se ,mettendosi con le gambe tra le sue, premette
contro la sua intimità e spinse con il bacino.
Deglutii
con la poca saliva rimastami, il resto era colato insieme alla bava dai
lati della bocca, provocando un piccolo lago sul pavimento.
Alex
fece un passo indietro, mentre le teneva le mani sui fianchi,
spostò la gamba destra all'esterno rispetto quella di lei e
la
attirò nuovamente a se; lei si staccò dal suo
collo, lui
si sporse in avanti e la fece scendere con la schiena parallela al
pavimento. In quel momento i muscoli delle braccia di Alex si tesero e
si gonfiarono per lo sforzo; io mi morsi ancora, con più
forza,
il labbro ed iniziai a peccare di lussuria con pensieri impuri e
peccaminosi; stavo arrivando al limite, i battiti del mio cuore avevano
iniziato a correre e il mio respiro incalzava sempre di più,
faceva sempre più caldo in quel maledetto auditorium.
Mentre teneva Brenda in quella posizione e la faceva ondeggiare a ritmo
di musica, si girò dalla nostra parte, mi fissò:
nei suoi occhi furbizia e sulle labbra un ghigno sensuale. Mi stava
parlando con tutto tranne che con le parole. Ingoiai aria.
Con
un gesto veloce la riportò dritta, lei gli lanciò
ancora
una volta le braccia al collo; sembrava una scimmia assatanata, tanto
si era aggrappata e poi iniziò a far scivolare una mano dal
collo ai suoi pettorali, toccandoli, accarezzandoli, scendendo fino
all'ombelico.
“Stop, bravi ragazzi, perfetti” disse
Jackson.
Per
fortuna qualcuno li interruppe, altrimenti o sarei svenuta
lì
seduta o mi sarei alzata e gli avrei staccato di dosso quella scimmia
appiccicosa.
Mark si girò verso di me, con la fronte aggrottata
“Wow! Quello è un gran bel modo di ballare,
assolutamente da
provare”
“Già” risposi semplicemente scuotendo
la testa con fare affermativo. Ci alzammo in piedi, rimasi a parlare
con Simon e Mark, finché Freeman non ci disse che potevamo
andare, uscii con loro e ci fermammo a parlare del copione.
“Sam” mi girai
e vidi Alex avvicinarsi “Andiamo a mangiare, offri
tu”
“Cos'è un ordine?”
“No, semplicemente ho fame, sono le otto passate, la
caffetteria
qui al Campus è chiusa e anche tu devi mangiare; direi una
constatazione”.
“Uhm, perché no?”
“Conosco un posto dove fanno i migliori panini di New York,
non
è molto distante e ci vado spesso”. Alzai le
spalle.
“Va bene, accetto”
“Andiamo, seguimi ” E si incamminò verso
il
parcheggio, ad un tratto si fermò, estrasse le chiavi dalla
tasca dei jeans e premette sulla chiave
“Q..Questa è la tua auto?”
“Certo, hai qualche problema con la mia Bugatti
Veyrom, con le Bugatti in generale o con le
auto?” Disse con un sorrisetto stupido e divertito.
“Non ho nessun problema con le auto, tanto meno con le
Bugatti,
idiota.. Solo che non ti facevo un tipo da un'auto così
bella,
accattivante e..”
“Più unica che rara”
sogghignò guardandomi
“Ho capito che ti piacciono i motori, ma avresti dovuto
capirlo,
dato che a me piacciono solo cose bellissime” Sorrise fiero.
“Avrei dovuto intuirlo che questa bellezza poteva appartenere
solo ad un egocentrico, narcisista e presuntuoso. Di chi altri poteva
essere?” Sorrisi ironica.
“Muoviti a salire, ho fame” e così
facendo
aprì lo sportello e si sedette nell'abitacolo, feci lo
stesso e
mise in moto l'auto.
C'era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa che avrei
dovuto fare ma che non mi veniva in mente, sorpassammo il cancello del
Campus, immettendoci in strada, facemmo in tempo a percorrere qualche
isolato quando
“Merda!”
esclamai.
“Che succede piccoletta?” Chiese.
Gli lanciai
un occhiataccia e risposi “Mi sono dimenticata che avevo un
impegno”
“Disdicilo” L.o fulminai. Alzò un
sopracciglio, mi guardò e aggiunse
“Di che tipo?”
“Cena direi,
vista l'ora”.
“Con il tuo amichetto?”
Sogghignai a questa sua domanda e con un ghigno risposi “No
con due”.
Si girò di scatto a guardarmi e spalancando gli occhi disse
“Non pensavo fossi così perversa..” e
con un sorriso
molto, ma molto malizioso aggiunse
“Sempre più
interessante ..Sam, cos'altro mi celi?”
“Stupido
idiota, smetti di gongolarti nei pensieri da porco che il tuo cervello
da depravato ti sta facendo immaginare” Sibilai.
“Uh Uh.. la verità fa male
porcellina...” E ridacchiando strizzò l'occhio
“Alex, se non stai zitto, ti infilo qualcosa in quella cazzo
di bocca che ti ritrovi”
Rise
di gusto
“Ok, Ok, non ti arrabbiare.. E per la cronaca, sarei io che
potrei infilarti qualcosa in bocca, non il contrario.”
Ammiccò spudoratamente, ghignando.
“Smettila! Idiota
“ Ma quanto era cretino da uno a dieci?
Riuscii
a prendere il cellulare imboscatosi, come al solito, nella borsa, ma
prima che potessi iniziare a digitare l'sms, l'auto si fermò.
“Siamo
arrivati”
Alzai gli occhi e iniziai a ridere, mi aveva portato
nello stesso posto dove i miei amici mi aspettavano per un panino, il
Demon's Pub.
“Che hai da ridere?” chiese inclinando il capo.
“Niente, andiamo? Ho una fame da lupi”.
“Mah.. Chi ti capisce
è bravo piccoletta”
“Ecco
appunto, ora possiamo andare dopo la tua massima?” Mi
lanciò un'occhiataccia.
Scendemmo ed entrammo.
Vidi Tommy e Moe
al tavolo d'angolo, nella saletta a sinistra, feci un cenno di saluto
con il capo a Demon e mi avviai, seguita da Alex, verso il loro
tavolo.
Stavo decisamente sorridendo. Tommy e Moe mi guardarono anch'essi
sorridendo.
“Ciao
Sammy” dissero in coro.
“Ciao ragazzi, tutto bene? Scusate
il ritardo, questo è Alexander” e così
dicendo mi
sedetti.
Alex li guardava incredulo, poi guardando me
“Conosci Tommy e Moe?”
“Direi, altrimenti non li
avrei salutati, non credi?”
“Ciao
Alex, sei tornato? Quando?” gli domandò
Tommy.
Alex si sedette e
rispose “ Da tre settimane circa, ma ho dovuto riportarmi in
pari
con le lezioni, per questo non ci siamo visti”.
Caspita, quei tre si conoscevano!
il mio piano diabolico era sfumato.
“Sammy” disse
Tommy, riportandomi alla realtà “Non dirmi che
hai puntato il nostro Alex”.
Eh? Che cavolo stava dicendo Tommy?
“Tommy
non dire cazzate” risposi sbottando.
“E allora cosa ci fai
qui con lui?” sorrise saccente.
“E' molto semplice: il
tizio che sta seduto alla mia destra, non è altri che un mio
compagno di corso e il mio..insomma lui è.. Johnny..
cioè, vi ricordate della storia del film? Lui è
il protagonista maschile”.
Scoppiarono
a ridere.
Io e Alex ci guardammo e poi guardammo loro, Moe smise per
primo e disse “Se presi da soli siete come due bombe a mano,
insieme sarete sicuramente peggio peggio del C4,
altro che
fuochi d'artificio” e rise.
Praticamente Moe mi aveva appena
detto che io ed Alex eravamo molto simili, non sapevo se prenderlo come
un complimento o insulto.
Arrivò la cameriera e ordinammo a
memoria.
“Alex, ti do un
consiglio, da amico, non farla arrabbiare troppo, sul ring è
schifosamente brava”
“Che cosa? Tu vai in palestra da questi due? E sei in grado
di stare su un ring?” mi chiese Alex incredulo .
“Tommy
dice il vero, ma se non ci credi, puoi chiedere a Moe o provare a tuo
rischio e pericolo” Guardò Moe e quest'ultimo
asserì con la testa.
“Bene,
visto che Sam è sempre piena di sorprese, c'è
altro che
dovrei sapere, così giusto per..” e
lasciò in
sospeso la frase .
“Sam,
carino come la chiami..”
“Hey, sono qui, non
parlare come se non ci fossi, Tommy! Sai che non mi piace”
Gli
dissi imbronciata come una bambina.
“Me
ne ero dimenticato” e si mise a ridere.
“Dimmi Sammy, visto
che siete fuori dal Campus, immagino siate amici; ti conosce come ti
conosciamo noi oppure come ti conoscono al Campus?”
Perchè
Tommy è uscito con questa frase? Adesso che cosa avrei
potuto rispondere?
Alex mi
fissò con occhi assottigliati, come se dicesse Lo
sapevo che mi nascondevi qualcosa, l'avevo intuito! Sputa
il rospo, la pecora, il cinghiale o l'elefante!
“Com'è andata oggi? Qualche scontro interessante?
E Joy?” Optai di fare la finta tonta.
“Sam non
cambiare discorso, sono curioso, rispondi a Tommy” disse Alex
con un
ghigno da stronzo.
“Tommy, nessuno qui mi conosce bene, a parte te. Quindi Alex
mi conosce per come sono qui, un po' e un po'. Fine del
discorso”
Bevvi un sorso della mia birra rossa.
“Cosa vuol dire? Quello che hai detto non ha un senso logico,
Sam”
“Che stress che sei Alex! Quello che Tommy intendeva
è che a casa mia sono in un modo, qui in un altro; tutte le
persone quando sono a casa propria o comunque nel loro paese o
città che sia, si comportano in un determinato modo; ma, se
li
prendi singolarmente, li espianti dalla loro casa, dalla loro
città, e li porti in un posto nuovo, non possono di certo
essere
come prima, perché fondamentalmente manca qualcosa,
mettiamola
così”
Sperai solo che dopo questa contorta spiegazione
riflettesse sulle parole e le prendesse per buone.
“Cazzate
Sam o comunque lo sono in parte”
- Cazzo, il ragazzo aveva un
cervellino perspicace, e adesso? Tommy sei un cretino, così
mi
fai saltare la copertura che uso come barriera, stupido idiota
–
imprecai mentalmente.
Sbuffai
poi guardai Tommy e distesi a riga dritta le labbra.
“Scusa
Sammy” disse per scusarsi, ma oramai il danno era fatto
e..Un attimo! Potevo ancora sfruttare l'ultimo appiglio rimastomi.
“Vedi
Alex” iniziai “ quello che intende dire Tommy
è che
quando mi sono trasferita qui, ho deciso di vestire semplicemente i
panni della ragazzina sfigata solo per evitare di essere messa in mezzo
a situazioni che non mi interessano, e soprattutto evitare di finire in
mezzo ai casini; visto e appurato che ho un carattere molto impulsivo
del quale credo che tu te ne sia reso conto. Qui con loro, posso tirare
fuori il peggio di me, senza che accada nulla, un po' perché
mi
conoscono ed un po' perché è come se mi sentissi
a casa.
Va bene Alex?”
“Facciamo
che accetto questa contorta e abbastanza assurda spiegazione, ma so per
certo che mi nascondi ancora qualcosa Sam, il mio intuito non sbaglia mai”.
Osso duro il ragazzo, ero sicura
di aver detto delle grandi stronzate, ma un fondo di verità
c'era comunque.
Arrivarono
i panini e spostammo le nostre discussioni su tutt'altro; ridemmo,
scherzammo, bevemmo e passammo una piacevole serata.
Prima di alzarci,
Tommy mi chiese se Alex sapesse di Kyle, negai con la testa, lui mi
fece
l'occhiolino, poi aggiunse che secondo lui, prima o poi tra me e Alex
sarebbe accaduto qualcosa. Scossi la testa ridendo, gli diedi uno
smacco sulla guancia, un buffetto sul braccio a Moe, salimmo sull'auto
e rientrammo al Campus. Alex mi chiese qual'era la mia palazzina e,
una volta indicatogliela, parcheggiò.
Scendemmo entrambi
dall'auto e mi accompagnò in camera, per farmi trasferire il
file del film sul Pc.
Controllai
bene che non vi fosse nessuno per i corridoi, soprattutto occhi e
orecchie indiscrete, aprii la porta velocemente, lo spinsi dentro e
richiusi la porta alle mie spalle.
“Perchè tanta
fretta?” domandò.
“Semplice,
perché non mi va che ti vedano in camera mia”.
Strinse la
mascella, si avvicinò a me, mentre avevo ancora la schiena
appoggiata alla porta, mi imprigionò con le spalle tra le
sue
braccia e avvicinandosi al mio orecchio disse sibilando
“Ti
faccio così schifo, Sam? Perché a volte direi
proprio il
contrario” Rabbrividii per il contatto ravvicinato e deglutii.
“No Alex, è che non mi va che girino voci strane
vedendoti entrare o uscire dalla mia camera, tutto qui”.
“Fammi
capire, ti darebbe fastidio se qualcuno vedendomi uscire da qui,
andasse in giro a dire che siamo andati a letto insieme?”
Domandò
guardandomi dritto negli occhi mentre le punte dei nostri nasi si
sfiorarono.
Non riuscivo a leggergli l'espressione, nè tantomeno
riuscivo a
guardare in quegli stupendi occhi, di quell'indefinibile blu che mi
aveva colpito tanto, la pochissima luce che penetrava dalla finestra
non me lo permetteva e non arrivavo con la mano all'interruttore.
“Più o meno è
così” risposi pacata.
“Ovvero?” Parlò sulle mie
labbra.
Avevo i brividi in tutto il corpo, era
vicino, molto vicino, e quella sua vicinanza mi stava mandando al
manicomio.
“Ovvero, dato che non mi considero come tutte le altre, a me
non piace essere ne' un numero ne' un kleenex.
Vuoi che ti faccia un disegnino o preferisci che te lo mimi?”
Risposi cercando di utilizzare tutto il sarcasmo di cui ero capace,
cosa alquanto grama dato che non si spostava di un millimetro, poi
aggiunsi, avvicinandomi stavolta al suo orecchio, decidendo quindi di
prendere la
situazione in mano.
“Inoltre non
vedo come noi due potremmo finire a letto”
Soffiai delicatamente e sensualmente, gli sfiorai prima il lobo e poi
il bordo dell'orecchio con le labbra
“Se
ciò accadesse, la nostra piccola sfida finirebbe, vuoi
già terminare...” Gli sfiorai con le
labbra la pelle appena sotto l'orecchio
“...Il nostro...”
scesi ancora sfiorandolo
“.. Piccolo..”
continuai a scendere; lo sentii irrigidirsi, mi umettai le labbra e
iniziai lentamente a risalire
“ ...Giochetto...”
sentivo il suo respiro più profondo
“..Appena..”
lasciai un lieve bacio
“..Iniziato..”
un altro ancora, il suo respiro iniziò a farsi irregolare.
Le mie narici erano invase dal suo
delizioso profumo, iniziai a volere di più. Alex era come
una tavoletta di Toblerone, più lo
assaggiavo più l'avrei voluto assaggiare, volevo sentirne il
profumo, il sapore, la consistenza..
“..Pensavo”..lo
accarezzai con le labbra umide
“..Ti piacesse”..
lo baciai ancora prendendo la sua pelle tra le labbra,delicatamente
“...Visto..”
risalii sfiorandolo fino al lobo
“..Come..”
presi il suo lobo tra le mie labbra, lo sentii emettere un piccolo
ringhio soffocato
“..Ti sei dato
da fare..” lo mordicchiai
“...Oggi alle
prove..”
“Sam”
tirò indietro la testa, si mosse di poco e mi fece ritornare
ad
aderire perfettamente alla porta.
Si avvicinò al mio orecchio e
con voce roca, la più sexy che abbia mai sentito in vita
mia.
“..Mi piace..”
soffiò piano nell'orecchio
“..Molto
..questo..” scese sul lobo accarezzandomi con le
labbra
“..Nostro
giochino..” scese sul collo e depositò
un piccolo bacio
“..Ma..”
scese sfiorandomi
“..Devi..”
un altro bacio
“..Sapere..”
si umettò le labbra e soffiò
“..Due cose..”
scese ancora accarezzandomi con le labbra
“..Primo, il
fuoco accanto alla paglia..” un lieve morso
“..dDvampa..”
passò la lingua sulla scia dei baci che aveva appena
lasciato.
Il mio cuore batteva velocissimo, il respiro, ad ogni tocco, era sempre
più accelerato
“..Sam..”
“Mmm”
Mugolai bassa, sentii le sue labbra dipingersi in un sorriso, deglutii
e lui risalì
“..Secondo..”
e qui iniziai a non capire più nulla
“..Sei troppo
simile a me..”
aveva iniziato a baciarmi completamente tutto il collo, mi
mordicchiava, poi di nuovo mi sfiorava con le labbra, delicatamente poi
più aggressivamente, risalì a lambire il lobo
dell'orecchio per proseguire sul profilo della mascella, lasciando su
tutto il tragitto dei piccoli baci.
Avevo
caldo, il mio corpo era invaso da brividi e da scosse che aumentavano
di intensità, sentivo le gambe farsi molli, ero eccitata, il
respiro ormai era completamente irregolare, stavo respirando
pesantemente..
Risalì
dal mento e continuò il suo percorso immaginario fino a che
le
sue labbra calde sfiorarono le mie; ne tracciò i perimetri,
millimetro per millimetro, lentamente e dolcemente.
Chiusi gli occhi, satura di
emozioni.
Posò
le mani ai lati del mio volto e con una lieve pressione lo
attirò a sè, sentivo il suo respiro veloce
solleticarmi.
Poi poggiò le sue labbra sulle mie.
Erano morbide e piene,
delicate e calde, vogliose e dolci. Prese il mio labbro inferiore tra
le sue e lo sfiorò, sembrava volesse assaporarlo, capirne la
consistenza, la morbidezza; passò a quello superiore e fece
la
stessa cosa, infine prese entrambe le labbra e le baciò,
insieme.
Il mio cervello aveva deciso da un
bel pezzo, di ritornare, insieme a quelle baracche e burattini dei miei
pensieri, in quel di Lussurolandia.
Con il cervello in vacanza e i pensieri fuori uso, quel poco barlume di
ragione rimastomi, gironzolò stuzzicando la mia mente, che
provò a chiedere aiuto al cuore, ma anch'esso aveva preso un
itinerario tutto suo, era partito da una semplice passeggiata, che si
trasformò poi in una camminata, per poi passare dalla corsa
campestre alla maratona di New York per concludersi nei cento metri.
Ero
completamente in balia delle emozioni, paralizzata dal fenomeno Alex
che mi stava creando una violenta tempesta ormonale e mentale.
Volevo
staccarmi ma non ci riuscivo, quel contatto era così
piacevolmente meraviglioso che mi accorsi, che anche la mia
volontà era momentaneamente assente, salpata per una
crociera
che navigava libera nei mari di Beatitudinolandia,
lasciandosi cullare dall'improvviso uragano Alex.
Il
mio corpo invece, era totalmente presente e si faceva attrarre e
muovere dalla calamita Alex. Per non parlare dei miei ormoni, che
vagavano, facendo acrobazie su se stessi, per poi ripartire a tutta
velocità vorticando impazziti, verso quello spazio-cielo
chiamato Alexander.
Continuava
imperterrito a sfiorarmi le labbra, nonostante il suo respiro fosse
veloce, come il mio, malgrado il suo cuore batteva quasi all'unisono
del mio, nonostante..
“Sam”
parlò sulle mie labbra, voce bassa, roca e sensuale
“..Buonanotte..”.
Lasciò
la presa sul mio viso, indietreggiò di un passo, si
avvicinò alla maniglia, la abbassò e tirandola
piano
verso di se, mi fece spostare in avanti.
Filtrò la luce fioca
del corridoio.
Si mise una mano in tasca, si
girò verso di me e ancora con voce roca
“La chiavetta, me la dai domani”.
Deglutii giusto in tempo, affinchè tutti i miei turisti
vacanzieri ritornassero al loro posto, o quasi, e risposi flebilmente
“Ok”
Mi schiarii la voce e presi la piccola USB “ Grazie
per la chiavetta. Buonanotte Alex”.
Appoggiai la mano sulla porta.
Ci guardammo negli occhi per qualche istante, poi mi voltò
le spalle e se ne andò
.
Angolino
Autrice: Adoro
sempre di più i dialoghi tra Sam e Alex, dite che si nota?
Mi faranno impazzire prima o poi quei due -.-"
La Miller è riuscita a far arrabbiare sul serio Samantha
questa
volta e le ha risposto per le rime, avrà forse esagerato?
Secondo me.. assolutamente no. La pentola a pressione si è
aperta, a tutto c'è un limite e Sam è sbottata.
Chi non
avrebbe fatto come lei? E' già buono che non l'abbia appesa
al
muro, e conoscendo il caratterino di Sam, poco ci mancava...
Pian piano Mark inizia ad avvicinarsi a Sam..che ci sarà
sotto?
Alex è sempre più dannatamente sexy; ed ha anche
un
cervello! Naturalmente che usa quando vuole, ma questi sono dettagli ;)
Ps. l'altra canzoncina, se vi va di ascoltarla, che fa da chiusura a
questo capitolo è "Start a Fire di Ryan Star"
il ritornello dice - Is this love Or Just sexual desire.
We're gonna start a fire! ---> Calza a pennello ai
nostri due protagonisti.
IMPORTANTE
Ho inserito una one-shot su Alexander e s'intitola "Una
Notte Qualsiasi ". Spiega
in parte quanto esplicato a parole nel capitolo "Rain (Alex Pov)" e
racconta, nei dettagli, una delle sue avventure notturne o notti brave,
il concetto è sempre quello XD
Attenzione:
il rating
è rosso e
la scena è erotica-lemon.
Risposta
alle recensioni:
Day_Dreamer:
Per
prima cosa, voglio ringraziarti per essere sempre la prima a recensire,
mi piace quello che scrivi! Sei una grande!
Kyle, Kyle.. Kyle, un altro gran pezzo di figo.. Kyle.. non
è
ancora giunto il momento di farlo entrare in scena di persona, i grandi
divi vanno attesi. Con Sam?.. Forse ;) ma non posso svelarti ancora
nulla..fidati di me.
sul fatto che d'ora in avanti sarà sempre peggio.. su questo
ti
do pienamente ragione :) e poi nella one-shot "Una notte Qualsiasi" hai
la dimostrazione di una delle tante notti brave di Alex..un tipo
così passionale e sexy, da delirio insomma, vuoi che non le
combini? :P Finito di scrivere i ringraziamenti e pubblicato il
capitolo, nel momento in cui leggerai queste parole, io sarò
già all'opera. ;)
rodney:
Ciao
Simo, beata te che riesci ad andare via per un week-end, sappi che ti
invidio -.-
Alex
un gigilò? Non mi svelo, aspettiamo che sia lui stesso a
rivelare che lavoro faccia a Sammy, che ne dici? :) ti lascio con il
dubbio (lo so sono un po' bastardella :) Concordo pienamente sul
"casino", adesso le sue giornate saranno veramente piene ed Alex
sarà terribile, ma anche lei non sarà da meno!
Cederanno?
Non cederanno? intanto continuano a provocarsi, facendosi sclerare a
vicenda. Questa volta niente spoiler, perché non ho ancora
scritto mezza riga, ma ti lascio con la one-shot su Alex.. poi mi dirai
che ne pensi :D A chi non piace Alex?? *.*
Ringrazio tantissimo chi segue questa storia, chi
l'ha messa
nelle seguite, chi nelle preferite e chi in quelle da ricordare (e se
avete tempo commentate, commentate e commentate, mi farebbe veramente
piacere, e non solo a me, Alex si esalterebbe e Sam sorriderebbe).
in ordine alfabetico:
alina81
Bananarama
chiara 84
cludina cullen
Day_Dreamer
flavia93
giunigiu95
just_love_me
niny90
PinkPrincess
revy chan11 -
rodney
sassybaby
The_WerewolfGirl_97
maddy_25 -
miss_sophi_
|
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Capitolo 11 *** Scaramucce ***
Angels and Airwaves- Valkyrie Missile
Il
giorno seguente passò veloce, tra l'esame e gli
allenamenti.
Non vidi Alex e quindi non riuscii a restituirgli la usb. Incontrai
invece Mark che mi chiese se, l'indomani mattina, avremmo potuto fare
colazione insieme. Accettai lieta.
Quella
sera sentii Kyle per telefono e gli chiesi se aveva preventivato un
possibile rientro; non vedevo l'ora di riabbracciarlo, ma la sua
risposta deluse le mie aspettative e mi disse che sicuramente fino a
metà dicembre non si sarebbero potuti muovere dal Regno
Unito. Kyle si accorse della mia delusione, probabilmente dal mio tono
di voce, così iniziò a raccontarmi un po' di
aneddoti, capitati a lui e al resto della band, cosa che mi fece
scoppiare a ridere di gusto.
Adoravo quei pazzi scatenati, ne combinavano una più del
diavolo e mentre Kyle raccontava, mi vennero in mente le giornate
trascorse insieme. Erano i miei più cari e sinceri amici,
insieme a Nikki.
Passavamo giornate intense, piene di risate e di deliri, serate
all'insegna del divertimento sfrenato, pomeriggi interi in sala prove o
a casa di qualcuno a buttare giù testi e accordi, e il
nostro passatempo preferito era confondere i giornalisti, quelli che il
gossip lo facevano, non lo inventavano.
E così io e Kyle, divennimo la coppia mondana per
eccellenza, tanto che le nostre fotografie iniziarono a comparire
spesso sui giornali e sui siti di gossip. I titoli che inventavano
erano incredibili, ma mai come gli articoli; ci facevamo delle risate
immense. Tutto questo successe prima che mi trasferissi a New York,
prima della sua partenza e prima del mio camuffamento.
L'ultimo articolo che lessi fu “La coppia mondana
per eccellenza, è forse scoppiata?” e poi continuava
“Il biondissimo e sexy frontman dei
Lux, in questo momento, si trova in tournè con il resto del
gruppo nel Regno Unito. Dalle prime voci giunte dall'Inghilterra,
sembrerebbe che la bellissima Tammy, non sia presente nè
durante i concerti né tantomeno nei momenti di relax del
gruppo. Un litigio? Una rottura? Se così fosse, le fans di
Kyle Moore potrebbero finalmente tirare un sospiro di sollievo insieme
a tutti i maschietti, che seguono la carriera dell'attraente e
infuocata Tammy Johnson. Faremo il possibile per farvi avere, al
più presto, notizie sulla nostra “coppia
dannata” preferita.
Coppia dannata, coppia
mondana, coppia sfrenata, coppia scoppiata.. Tutte interpretazioni che
ci facevano sorridere ogni volta. Lasciai sfumare tutti questi ricordi
e mi addormentai.
Drin Drin Drin
Sobbalzai al suono della
sveglia, la odiavo proprio, visceralmente, prima o poi avrebbe fatto
una brutta fine.
Mi preparai di corsa e raggiunsi Mark che mi stava aspettando in
caffetteria.
“Eccomi,
scusa il ritardo” gli dissi sedendomi di fronte.
“Tranquilla, sono appena arrivato
anch'io” Rispose con un sorriso e continuò
“Che cosa ti ordino?”
“Un cappuccino tiepido e una croissant al cioccolato,
grazie”Risposi.
Quando tornò a sedersi, mi raccontò che il giorno
prima, si era lasciato con la Miller.
“Oh, mi dispiace Mark” gli dissi con dolcezza.
“A
me no, era già nell'aria da parecchio; sopportare Amber
è alquanto difficile e complicato, dovresti saperlo
” rispose con un sorriso e facendomi l'occhiolino.
“Su
questo non ti do tutti i torti” replicai sorridendo e alzando
gli occhi verso l'alto e aggiunsi
“So che non è affar mio e scusa se sto per essere
indiscreta, ma.. Come mai? Se non vuoi rispondere ti capisco. A volte
non mi capacito nemmeno io di quanto sia sfacciata la mia
curiosità”. Rise.
“Vedi
Sammy, posso chiamarti così?” Mossi la testa
affermativamente “Io e Amber siamo caratterialmente troppo
diversi, spesso i suoi atteggiamenti e il modo che ha di comportarsi
m'infastidiscono. Non mi piacciono le ingiustizie nè tanto
meno gli scherzi pesanti, e Amber calca sempre troppo la mano, inoltre
ogni tanto mi piacerebbe fare dei discorsi interessanti e lei, a parte
parlare di moda, gossip e ragazzi, non fa altro. Ma più che
altro mi sono reso conto che l'attrazione non è tutto,
soprattutto quando inizia a scemare. E così, dopo averne
parlato, abbiamo deciso di chiudere di comune accordo.” disse
tranquillamente.
Finito di sorseggiare il cappuccino risposi.
“ Bhè..appena si saprà in giro che
l'affascinante capitano della squadra di football è di nuovo
sulla piazza, scommetto che ti ritroverai la fila fuori dalla porta
della stanza” Scoppiò a ridere.
“Affascinante?”
“Ho
preferito la parola affascinante e non quel-pezzo-di-figo-del-capitano,
come sono solite definirti le ragazze nei corridoi. La trovo
più carina.” La sua riposta non tardò
ad arrivare.
“I pettegolezzi di corridoio mi fanno sempre ridere. Quindi
sono affascinante solo per sentito dire?” Ghignò e
si appoggiò una mano sotto il mento, in attesa della mia
risposta. Lo guardai un attimo poi mi pronunciai
“ Mark
sai di essere un bel ragazzo e non ti serve una mia conferma, ma se
proprio ci tieni ti posso dire che sei un bel ragazzo, gentile e
simpatico, contento?” Sorrisi.
“Mi fa veramente piacere quello
che hai appena detto Sammy, così posso farti la mia
richiesta, senza fare brutte figuracce”.
Oh no! Che
cavolo gli passava in quella testa, cosa voleva? Quale richiesta voleva
farmi?
La Miller mi avrebbe legata alla statua nel giardino questa stavolta.
“ Ti
va di essere amici?” Sospirai di sollievo. - Bravo Mark.-
“Certo,
mi farebbe molto piacere” Sorrise gaio.
“Andiamo, si sta facendo tardi,
capitano”
Uscimmo dalla caffetteria ridendo, incrociammo Alex mentre scendeva
dalla sua auto, non salutò e s'incamminò dentro
l'edificio.
Si era svegliato male?
Nottataccia? Serata deludente? Mah.
Speravo solo che non fosse di cattivo umore, dovevo ridargli la
chiavetta e non mi andava di battibeccare, soprattutto dopo il buon
inizio della mattinata.
Mark mi accompagnò
all'ingresso dell'aula, poi mi salutò, e prosegui
dritto.
Entrai e raggiunsi il mio banco, qualcuno
bisbigliò.
Infilai una mano nella tasca dello zaino, estrassi la usb
e lo chiamai “Alex?” stava parlando con Simon
seduto al suo banco.
“Buongiorno
Sammy” disse Simon.
“Buongiorno a te, Simon” Sorrisi. Guardai Alex, non
si girò. Provai un altra volta “Alex?”
Niente.
Perché non mi
guardava ma soprattutto non mi rispondeva? Continuava imperterrito a
parlare con il suo amico, ignorandomi. Lunatico del cazzo!
Risero sguaiatamente. Sbattei la
mano con la chiavetta sul suo banco
“Tieni!” .
Girò la testa e con
indifferenza “Meglio tardi che mai. Mi
serviva” e si girò di nuovo verso Simon.
Assottigliai gli occhi e ormai innervosita, mi sedetti al mio posto.
La mattina passò abbastanza velocemente, fui contenta che le
lezioni stessero per terminare, così non l'avrei
più visto nè sentito fino alle prove del
pomeriggio. Mi alzai senza dire nulla, presi lo zaino, non mi voltai ed
uscii.
Incontrai Mark nel corridoio e ci dirigemmo a mangiare un panino alla
caffetteria. Ridavamo e scherzavamo proprio come due bambini, mi
piaceva la sua compagnia e i nostri discorsi toccarono tutti gli
argomenti immaginabili possibili.
Vidi Alex entrare con una ragazza, definirla ragazza era un eufemismo,
sembrava più una bambola, si, proprio una bambola, di quelle
gonfiabili però.
Alta, bionda, formosa, scosciata. Ad occhio nudo poteva sembrare una
gran bella ragazza, sicuramente, ma il mio occhio, più lo si
spogliava più diventava attento ai particolari.
Labbra gonfie di botulino, zigomi artificiali, capelli tinti, tette e
culo rifatti dal chirurgo plastico; insomma, una bambola di plastica e
silicone. Contento lui.
Ci passarono a fianco e passarono oltre. Si sedettero, ordinarono e
iniziarono a parlare tra loro; io e Mark continuammo i nostri discorsi,
spesso interrotti dalla risata della cyborg bambola. Era evidente
quanto volesse farsi notare, solo per essere in compagnia di Alex. Mi
girai e la fulminai con lo sguardo, Alex se ne accorse e in tutta
risposta fece il suo ghigno strafottente, lo ignorai.
Passò del tempo poi, io e Mark, ci alzammo e uscimmo, ma nel
momento stesso in cui mi voltai per chiudere la porta li vidi, si
stavano baciando. Provai fastidio e irritazione, ma non dissi e non
feci nulla.
Arrivai puntuale in auditorium e
raggiunsi Mark, Simon e gli altri per iniziare a provare le battute;
filò tutto liscio come l'olio fino a quando la Mayer mi
mandò da Jackson. E chi si trovava con Jackson?
Lui, la persona che avrei voluto evitare come la peste, Mr. Lunatico Hide. Appena li raggiunsi, Jackson
iniziò a spiegarmi cosa dovessi fare nel primo ballo con
Alex.
Non era difficile, praticamente
dovevo fare l'impedita e guardarlo negli occhi. Come da copione
iniziammo.
Partì la musica e Alex iniziò a chiamarmi verso
di lui piegando il dito più volte e fissandomi negli occhi;
il suo sguardo era talmente sensuale che persino la più dura
statua di granito, esistente sulla faccia della terra, si sarebbe
sciolta completamente. Ma io no.
Ero troppo irritata per il suo comportamento da lunatico, non mi sarei
sciolta e avrei fatto l'indifferente; giochino o meno, nessuna sua
provocazione mi avrebbe fatto cedere.
Mi prese per mano e mi tirò a sé.
“Ok, piega le
ginocchia e fai come me” Mi mise le mani sulle spalle
premendo leggermente per farmi abbassare, poi iniziò a muove
il bacino, feci la stessa cosa rimanendo rigida come un legno.
Fissai Jackson e lui
asserì.
“No
No, guardami negli occhi” e indicò i suoi occhi
blu, eseguii.
“Brava”
sorrise, poi continuammo a muoverci
“Bene, così” disse e mi mise un braccio
dietro la schiena avvicinandomi a lui. Iniziò muovere il
bacino contro il mio, a ritmo di musica, facendo spostare il mio,
ancora rigido.
“Sam,
potresti essere meno legnosa?” Chiese con freddezza e
indifferenza.
“Mi
spiace Johnny, seguo un copione”. Lasciò perdere e
continuò nella recita.
“Bene..
E desso così” Imitai i suoi movimenti, mi guardava
sempre negli occhi.
“Ancora
di più” Mancava poco e ci saremmo tirati una
testata.
Mi mise la mano destra sul
fianco, iniziò a fare avanti e indietro con il bacino.
Replicai contro tempo.
Iniziava a piacermi Baby, in un certo senso manteneva le distanze.
Fece un passo indietro.
“Guarda me” e mi mise le mani sui fianchi
riiniziando a muoversi e trascinandomi con lui.
“Bene” sorrise, mi prese il braccio destro e se lo
mise intorno al collo, lo stesso fece con il sinistro.
Eravamo vicini, attaccati praticamente.
Mi fissò e sorrise ancora.
Aveva un viso perfetto e un sorriso stupendo. Le sue braccia dietro
alla mia schiena, lo aiutavano a muovermi come se fossi una bambola; mi
fece fare due caschè e mi attirò prepotentemente
a lui, mi strinse e appoggiò la sua fronte alla mia, la mia
mano si appoggiò all'esterno della sua coscia.
Danzammo strusciandoci al ritmo della canzone, poi mi
appiccicò a sè, riportandosi le mie braccia al
collo. I nostri corpi erano praticamente incollati, successivamente mi
abbracciò, come farebbe un koala all'albero, e
iniziò ad abbassarsi per poi risalire portandomi con lui; lo
fece per un paio di volte, poi una giravolta e si spostò.
Terminò anche la canzone.
Jackson ci fissò
entrambi, imperscrutabile.
“In linea di massima va bene, ma..Samantha, un po'
più di coinvolgimento la prossima volta. Va bene la
rigidità iniziale, ma poi Baby si lascia coinvolgere da
Johnny e dal ballo, sorride e lo fissa come se stesse pendendo dalle
sue labbra. Tu invece guardavi Alex come se lo stessi solamente
guardando, non trasmettevi emozione. Vedete di esercitarvi, sabato
voglio vedere l'emozione sui visi e non sorrisi di circostanza. Trovate
la chimica come Baby e Johnny e riguardatevi il film se necessario.
Adesso andate dalla Mayer e da David a provare le battute”.
Ma come si faceva a trovare la
chimica come Baby e Johnny? Sicuramente Johnny non aveva il carattere
insopportabile di Alex, pensai mentre raggiungemmo gli altri. Mi
sedetti, tra Mark e Simon, Alex tra Simon e Brenda. Mi
lanciò un occhiata veloce.
Provammo pagine intere di battute finché non arrivarono le
20 e la Mayer chiuse la sessione di prove.
Mi alzai in fretta, salutai tutti e scappai di corsa all'alloggio;
m'infilai giubbetto e casco, presi la moto e andai al Demon's.
Rientrai tardi, dopo un lungo giro in moto, dovevo schiarirmi i
pensieri che quel cretino di Alex aveva fatto sorgere nella mia testa.
Rientrai in camera finito gli
allenamenti di volley; avevo bisogno di una doccia bollente.
Accesi l'i-pod collegato alle casse, aprii l'acqua e mi spogliai. Non
feci in tempo ad infilarmi nella doccia, che bussarono alla porta.
“Un
momento” tuonai.
Che palle, chi poteva essere a rompere le palle? Sbuffai. Presi la
salvietta e me la misi intorno al corpo.
Bussarono ancora.
“Arrivooo”
gridai. Arrivai alla porta e l'aprii.
Alex alzò un sopracciglio e con il suo ghigno
impertinente
“Dovrei venire a trovarti più spesso, mi piace il
modo in cui accogli le persone”.
“Cosa vuoi Smith?” Ringhiai.
“Alex,
non Smith” Rispose secco.
“Fa
lo stesso, cosa vuoi?” Breve e tagliente.
Assottigliò gli occhi.
Cosa pretendeva il signorino,
che l'accogliessi con un sorriso? Con una frase gentile? Modi
carini?
Se pensava questo, si sbagliava di grosso. Mi aveva ignorata
completamente per ben quattro giorni!
“Fatti
trovare pronta per le 20. Ceniamo fuori e andiamo a ballare in disco.
Vestiti decentemente, non mi va di uscire con una specie di maschiaccio” disse con
indifferenza e freddezza, calcando l'ultima parola.
“Vacci
da solo” Risposi con la stessa indifferenza.
“Sam,
sei tu che hai problemi a ballare con me, non il contrario. Ti ricordo
che domani è sabato e ci sono le prove con
Jackson”
“Io
non ho problemi a ballare con te.” - Ho
solo problemi con te, pensai tra me.-
“Ah
no? Pensa, oltre a me se ne è accorto anche
Jackson” Disse sarcastico e continuò
“Qual'è il problema Sam?”
“Nessuno,
adesso vattene. Mi devo fare la doccia” Risposi secca.
Si avvicinò
leggermente con la testa e mi fissò negli occhi; i
suoi erano freddi, inespressivi e scuri.
“Se
la metti così... ” Lo interruppi e con tono
menefreghista
“Non
la metto in nessun modo. Cos'è non riesci ad accettare un no?
Oppure non ti capaciti che una lei rifiuti
un'uscita con te? Ti rendo le cose semplici Alexander... Se vuoi
proprio uscire stasera, puoi sempre usare la carta” e mimai
con le virgolette “Favore numero uno. Così almeno
inizio a sdebitarmi e a diminuire le tue richieste. Meno ti vedo meglio
sto”
Lo vidi contrarre la mascella. Vidi qualcosa nei suoi occhi ma fu
troppo veloce per capire cosa fosse.
Nel giro di pochi attimi mi
trovai in braccio a lui, che chiuse la porta con le mie gambe.
“Lasciami stupido idiota”.
Sghignazzò.
“Mettimi giù IMMEDIATAMENTE”
Ringhiai.
Si diresse in bagno, lo sentii allentare il braccio sulla mia schiena,
così mi aggrappai al suo collo per non cadere.
“Adesso,
Sam, smettila” e così dicendo
mi fece poggiare a terra i piedi, mantenendomi ferma con l'altro
braccio; mi spinse sotto l'acqua della doccia facendo inzuppare
l'asciugamano e chiuse la porta velocemente.
Rimase appoggiato con entrambi i palmi al vetro, impedendomi di uscire.
“Brutto
deficiente che cazzo hai in quel cervello
bacato? Chi ti credi di essere? EH?”
Mi fissò, stando appoggiato al vetro, con una faccia che
avrei preso volentieri a sberle.
“Vedi
di darti una calmata. Schiarisciti le idee e fatti la tanto attesa
doccia che ho interrotto, ragazzina”
disse arrogante e con tono freddo.
“SPARISCI!
Idiota! ”
“Scordatelo.
Non mi muovo da qui finché non ti sarai calmata e sarai
pronta per uscire con me”
Egocentrico e stronzo.
“Gioca
la carta del favore e uscirò con te stasera, te l'ho
già detto”. Non riuscivo più a vederlo
in viso, il vapore aveva ricoperto e opacizzato tutto il vetro.
“No”
“No?”
“Esatto.
Le carte dei favori le userò quando farà comodo a
me, non a te. E poi quella che è stata ripresa sei
stata tu. Vedilo come un favore”
Chiusi gli occhi e misi la testa
sotto l'acqua. In un certo senso aveva ragione, Jackson mi aveva
ripreso perchè non lasciavo trasparire emozioni, ma come si
poteva far trasparire l'emozione con una persona scostante come Alex?
Era una contraddizione unica. Non che io fossi da meno ma lui mi
batteva dieci a uno. Questa cosa mi faceva arrabbiare, i suoi
cambiamenti nei miei confronti, i suoi sbalzi di umore, i suoi gesti ma
soprattutto la sua indifferenza ingiustificata.
“Non
ho bisogno di nessun favore da parte tua, non ti ho chiesto niente,
quindi lasciami in pace e vattene dal mio bagno,
dalla mia camera e dalla mia
vita. Il gioco si conclude qua. Te lo dico per l'ultima volta
… SPARISCI” Tagliente e
affilata.
Mi faceva male pensarlo ma lo
dissi lo stesso.
Stette in silenzio un attimo poi
disse “Hai trovato una altro amichetto con cui giocare? Mark
forse?”
“Anche
se fosse, Alex? Qualche problema?”
Ci fu silenzio per un attimo.
Sentii la porta del bagno sbattere.
Aprii un po' la porta della doccia e sbirciai, era uscito.
Se n'era andato. Sospirai e tolsi l'asciugamano.
Ritornai sotto la doccia, alzai
la testa facendo in modo che l'acqua mi scivolasse su tutto il corpo,
come a voler lavar via tutto quello che avevo provato fino a quel
momento.
Forse era meglio così. Non volevo più che lui
fosse la causa dei miei stati d'animo né dei miei cambi
d'umore, non volevo che i miei pensieri volassero a lui, non volevo che
lui con i suoi modi da stronzo scalfisse la mia barriera. Non avevo bisogno
di lui.
Niente uomini, mi ero imposta
quando arrivai qui, invece l'avevo fatto avvicinare troppo e stupida
io, mi ero fatta prendere la mano.
Non volevo arrivare a sentire la
sua mancanza quando ci saremmo stufati, non volevo arrivare a
sentire la mancanza di quei bisbigli nell'orecchio, di quelle battute
arroganti, di quegli occhi indefinibili, non volevo che
arrivassero a mancarmi tutte quelle sensazioni che solo la sua presenza
ravvicinata mi procurava, ma, soprattutto, non volevo arrivare, un
giorno o l'altro, a scoprire che mi sarebbe mancato lui.
Non ero normale.. Tra me ed Alex
non c'era niente se non un gioco perverso, ma mi conoscevo bene e
tendevo troppo ad affezionarmi alle persone, e se, in soli quattro
giorni, quel ragazzo era riuscito a farmi arrabbiare e intristire solo
per il suo cambio di comportamento, voleval dire che l'omelette in
parte era fatta: mi stavo già affezionando in qualche
modo.
A volte prevenire era meglio che curare, disse qualcuno, quel qualcuno
aveva ragione. Pienamente.
Ero triste al pensiero che d'ora
in poi avrei avuto solo la sua indifferenza, ma l'avrei accettato, alla
fine glie l'avevo chiesta io pochi minuti prima.
“ALEX”
esclamai. Aveva il mio viso tra le mani.
“Shhh” Un
sussurro. Mi spostai leggermente per riuscire ad aprire gli occhi.
Era qui, nella mia doccia, con
il mio viso tra le mani.
Non l'avevo sentito entrare, pensavo se ne fosse andato e non l'avevo
sentito avvicinarsi, troppo presa dai miei pensieri.
Quando li aprii vidi due occhi
blu: i suoi e mi stavano fissavano intensamente.
Mi specchiai in quel mare,
affogai in quell'oceano.
“Dimmelo Sam.. Dimmelo
guardandomi negli occhi” Un mormorio.
Guardarlo dritto in quegli
splendidi occhi e sentire la sua voce bassa, tesa e leggermente
vibrante, mi fece rabbrividire.
“Cosa
Alex?” Chiesi con voce pacata e sommessa da tutte le emozioni
che stavo provando in quell'istante.
“Vuoi
che esca dalla tua vita?” Strinse leggermente la presa sul
viso.
Panico.
Non ero capace di dirgli si, guardandolo negli
occhi.
Volevo tutelarmi, allontanarlo, ma non volevo che sparisse dalla mia
vita. Ecco, lo sapevo, avevo già iniziato ad affezionarmi.
E questo sarebbe stato un altro gran bel casino.
“Io..io..ecco...si
..cioè no..io” era riuscito a farmi balbettare.
“Sam...
Si o no?”
Mi sembrava teso, quasi preoccupato. Tentai di abbassare la testa ma
non me lo permise.
“No
Alex, credo di no” Risposi sinceramente.
Mi accarezzò con i pollici le guance, poi mi strinse a
sè. Sospirò.
Mi stava abbracciando? Una
sensazione incredibile, il mio cuore fece una capriola, chiusi gli
occhi.
Mi mancava un tenero contatto e in quel momento ci lessi un'infinita
dolcezza in quel gesto.
- Fermi tutti, un
momento..Ragioniamo velocemente.. Alex era nel mio bagno, sotto la mia
doccia, mi stava abbracciando, avevo la testa appoggiata alla sua
spalla nuda. ODDIO! Alex era nudo? Avvampai -
Mi prese per le spalle, mi
spostò delicatamente e guardandomi negli occhi
“NON dire mai più una
cosa del genere Sam. Ti do il permesso di chiamarmi stupido idiota, ma non
dire mai più che vuoi che esca dalla tua vita”.
Era serio.
Questa sua frase mi
stupì parecchio.
Perché gli aveva dato
tanto fastidio la frase che avevo pronunciato? Perché voleva
fare parte della mia vita? Perché mi sembrava teso e
preoccupato? Morivo dalla voglia di sapere.. Ma prima dovevo
assolutamente sapere un'altra cosa.
“Alex,
non sarai nudo per caso, vero?”
“Cambi
discorso sempre così in fretta?”
Sogghignò e aggiunse “Sam, non rientra nelle mie
abitudini fare la doccia vestito”
Mi fece l'occhiolino. Avvampai di nuovo.
Alzò un sopracciglio
e sorrise “Sei arrossita”. Ma dai?
Perspicace Mr.
Hide.
“Non
è vero” Negare, sempre e comunque.
“Si,
sei arrossita”
“Ti
sbagli”
“Invece
no, ti vedo” Sorrise sicuro di sè e compiaciuto.
“Togliti
quel sorrisino da idiota dalla faccia. Fa semplicemente
caldo.”
“Si,..
E il procione prepara il caffè”
Alzai un sopracciglio e lo
guardai confusa “Eh?” rise, sincero.
“Il
procione è l'amico della tua marmotta”Scoppiai a
ridergli in faccia. Ridemmo di cuore.
Mi girò.
Trafficò un attimo e poi sentii qualcosa di freddo in testa.
“Cosa
fai?”
“Ti
lavo i capelli, cos'altro pensi che stia facendo?”
“Posso
fare da sola e tu puoi anche uscire dalla doccia”
“Nemmeno
per sogno. E' una cosa che non ho mai fatto e mi va di farla. E poi non
ha prezzo vederti nuda sotto la doccia.” disse
tranquillamente.
“Alex,
ma non avevi detto che sono cose già
viste?”
“Si,
ma ho detto una piccola bugia”. Troppo curiosa chiesi
“Ovvero?”
“Ovvero..tu
hai il più bel paio di tette che abbia mai visto”
Rispose sensuale e sincero nel mio orecchio.
Rimasi in silenzio e lui iniziò a massaggiarmi i
capelli.
“Alex, perché te la sei presa quando ti ho detto
che non ti volevo nella..”
“Shhh”
Sussurrò ancora nel mio orecchio. Rabbrividii ancora
Sentii le sue dita massaggiarmi
la testa.
Mi stavo rilassando, era piacevole se evitavo di pensare che fosse
Alex, nudo e dietro di me.
Ogni suo tocco mi provocava brividi di piacere e scariche su tutta la
lunghezza della spina dorsale. Mi piaceva, tantissimo.
“Mi
piace l'odore del tuo shampoo, è lo stesso profumo che sento
ogni volta che mi sei vicina, è dolce, ma fresco, non
è forte nè dolciastro.” Scese con le
mani sul collo e proseguì sulle spalle. Deglutii.
“Mi
piace la mandorla. Adesso girati tu, Alex”
“Che
vuoi fare Sam?”
“Ricambio
la gentilezza, forza girati e dimmi quando hai fatto” Non
feci in tempo a finire che disse “ Fatto”.
Mi girai, presi lo shampoo, lo rovesciai sulla mano e mi alzai in punta
dei piedi.
“Ci
arrivi alla mia testa piccoletta? Oppuri vuoi che ti prenda in
braccio?” domandò ironico.
Gli passai le mani tra i capelli
corvini e facendo appena un po' di pressione iniziai a massaggiargli la
testa.
“Direi
che ci arrivo, GGS, tu che dici?”
“GGS?
Guarda che era GGG*” Rispose prontamente.
Sempre più intelligente. (*Grande Gigante Gentile -
Roal Dahl)
“ Lo so, ma tu sei GGS.
Grande Gigante Stupido.” Risi e subito dopo rise
anche lui, con la sua bellissima risata cristallina.
Era una melodia per le mie orecchie, una risata preziosa,
perché era veramente raro sentirlo ridere sinceramente.
Mi cadde involontariamente
l'occhio. Ops.
Aveva un fondoschiena da urlo.
Sodo, liscio, bello pieno e non piatto e triste. Spalancai gli occhi e
inclinai la testa.
Sembrava scolpito nel marmo, quello del David di Donatello avrebbe
sfigurato messolo a confronto.
Salutai il cervello, ripartito per Lussurolandia – Mi sa che aveva
comprato un intero pacchetto di biglietti – e senza
rendermene conto le mie mani, come se avessero una propria
volontà, scesero su quella meravigliosa schiena. Ops.
Lo sentii irrigidirsi ma rimase fermo. Percorsi la sua spina
dorsale dall'alto verso il basso con le dita, poi risalii e con i palmi
iniziai ad accarezzare quella liscissima schiena perfetta, muscolosa e
ampia.
Scivolai più giu, feci scorre i palmi all'altezza dei reni e
scesi fino ai lombi, per poi spostarmi sui fianchi;
dopodichè le mie mani si ricongiunsero alla base
della colonna vertebrale e iniziarono a risalire, lente, verso
il centro della schiena, per poi proseguire sulle spalle e riscendere
su quelle braccia ben disegnate, scolpite e dure e lisce.
Sussultò.
Ripercorsi lentamente le
braccia, le spalle e arrivai al collo; gli feci un leggero massaggio,
intensificandolo facendo pressione con i pollici e spostandomi di poco
verso la clavicola.
Le mie mani continuarono a muoversi in completa autonomia, emozionata e
presa dalla bramosia di scoprire, toccare, e tastare quel corpo
stupendo, scolpito senza alcuna imperfezione.
Avrei dovuto congratularmi con i suoi genitori per essersi impegnati
così tanto a mettere al mondo quel semidio.
“Sam”
disse con voce roca, non risposi, ero troppo intenta a lasciar scorrere
le dita su quella pelle dorata, vellutata e magnifica.
Si voltò di scatto
verso di me.
Ero completamente in trance,
tanto che ritrovai le mie mani appoggiate sulle sue spalle e che, pian
piano, iniziarono a muoversi verso i suoi pettorali. Altro che
Toblerone. L'istinto stava prendendo il
sopravvento, il controllo sulle mie azioni.
Ero incredibilmente e magneticamente attratta da quel corpo.
“Sam”
incatenò i suoi occhi nei miei.
Erano languidi, brillavano, sembrano delle rarissime pietre preziose.
Il loro colore era indescrivibile: un blu che
nessuno scrittore o poeta avesse mai descritto, un blu
che nessun pittore avesse mai usato, un blu che non
esisteva nella scala dei pantoni, un blu
talmente bello da togliermi il respiro.
Sentii, sotto la mano destra, il
suo cuore battere veloce e il torace abbassarsi irregolare.
“ Non
mi stai provocando..” Parlò lento, grave.
“Uhm..non
era quella la mia intenzione, ti stavo solo insaponando..”
dissi sinceramente in un sibililo, rapita dai suoi occhi mentre le mie
mani vagarono, lente e silenziose, sul suo addome.
Continuò sempre con voce bassa e terribilmente sexy.
“Mi stai eccitando, Sam ” Un gemito, il suo. Ops.
Allarme rosso. E
adesso?
Mi ero completamente fatta prendere da quel corpo magnifico e da quegli
splendidi occhi, che non avevo pensato alle sue reazioni, ed Alex era
pur sempre Alex. Imprevedibile.
Era orgoglioso e determinato,
non sarebbe successo nulla, nonostante fossimo entrambi nudi sotto la
doccia, lui quasi completamente insaponato ed io in balia delle
emozioni e delle sensazioni che mi scatenava.
Pensai.
Angolino
Autrice: E anche questo capitolo si
è concluso... Spero di essere riuscita a darVi
un'insaponatura (orami Alex mi ha assuefatto la mente) molto, e ripeto
MOLTO, generale su “parte” del rapporto Kyle
– Sammy. Abbiamo finalmente scoperto come mai Mark
gironzolava intorno alla nostra Samantha. Sorprese? Deluse? Mark
resterà al suo posto o quella dell'amicizia è
solo una scusa? Voi che dite?
Alex con la sua silenziosa
indifferenza ha fatto pensare molto Sam, che si è arrabbiata
e intristita fino pensare, che se lui non avesse più fatto
parte della sua vita non si sarebbe più sentita soffocata
dai pensieri, che quel ragazzo gli fa roteare in testa solo con la sua
presenza. In fin dei conti Alex è entrato come un uragano
nella vita di Sam e lei si è fatta travolgere e sconvolgere.
Lo stesso però vale per Alex, visto il modo in cui ha
reagito alle sue parole.
Alex, che dire..troppo forse. Ci
ha fatto vedere altri lati del suo carattere, ha lasciato trasparire
qualcosa di diverso, di bello. Ha paura che Sam si allontani, questo
è poco ma sicuro; tra battibecchi, provocazioni, ghigni e
sorrisi Sam è una ventata d'aria fresca,
e lui lo sa. Ho finito di sproloquiare..contente? :)
Ahhhhhhhh dimenticavo.. -.-
Come dice Alex “il
fuoco, vicino alla paglia, DIVAMPA” Cosa
combineranno quei due (pervertiti -->come li chiama Elienne XD)
sotto la doccia? Voi cosa dite? Combineranno qualcosa questa volta? Chi
cederà? Oppure si fermeranno? O arriverà qualcuno
ad interromperli?
Magari Harry
Potter, che
sbagliando magia verrà catapultato nel bagno di Sam? Oppure
arriverà la navicella ufo di E.T e
porterà via uno dei due? O Peter Pan, magari per
rimpiazzare Wendy? E se
invece, fosse Edward
Cullen che ha
deciso di cambiare la sua Bella? muhahahahaha. ok ok, basta stronzate..
:O
Alla prossima!
Recensioni: rispondo
qui sotto a tutti quelli che hanno lasciato una recensione sul
precedente capitolo, prima della pubblicazione di quest'ultimo. Per
tutte le altre, utilizzerò la nuova funzione :) eccetto
quelle che saranno lasciate sotto questo capitolo - penserete che sia
complicata..anche – ma trovo che rispondere “a
vista” sia un modo di comunicare un po' anche con gli altri
che seguono questa storia, soprattutto trovo interessante rispondere
alle domande inerenti ai personaggi, così da poter spiegare
il mio punto di vista, anche a chi magari si pone la stessa domanda, ma
non lo scrive ;)
Elienne: Sinceramente? Lo gridavo
anch'io :D muhahahaha una bella rissa ci sarebbe stata veramente bene..
Outing con Alex..questa cosa non mi era minimamente
passata per l'anticamera del cervello..ma mi ha fatto sghignazzare di
brutto! Sei fantasticherrima!! Mi fa un sacco piacere qui :) grazie!
Just_love_me: Ti ringrazio, sei sempre
gentilissima ;) L'incontro tra Alex e Kyle è già
programmato, sarà veramente un incontro strabiliante,
modello “SENZA PAROLE”..Intanto ti anticipo che nel
prossimo capitolo avverrà un incontro. La nostra Sammy
incontrerà qualcuno che conosce molto bene... ma non ti
anticipo altro ;)
rodney: Ciao Simo :) Mi spiace un
sacco per il weekend..purtroppo sono mesi che non vedo un misero raggio
di sole nei fine settimana..Sono contenta che la one-shot su Alex ti
sia piaciuta :) credo che prossimamente ne aggiungerò un
altra..d'altronde Alex è un gran bel pezzo di Don Giovanni
:P Questo capitolo, dovrebbe averti fatta contenta..finalmente Mark ha
detto che vuole da sammy :) contenta? Quando mi chiedi dov'è
stato Alex, intendi quando è andato via dalla camera di Sam?
Bhè è andato a farsi un giro e a calmare i
bollenti spiriti che Sam gli ha provocato.. :)
Ringrazio
chi segue e chi si è aggiunto. Grazie.
Alevale
alina81
Bananarama
chicchetta
CullenDipendent
cullina
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Capitolo 12 *** Un incontro particolare ***
Jackson
fu decisamente soddisfatto del modo in cui avevamo ballato.
Finite le prove, tra
battute, balli, sguardi e risate, Mark mi fermò con Simon,
Matt e Alex, proprio mentre poggiavo un piede fuori dalla porta
dell'auditorium.
“Questa sera,
allora Sammy, sarai dei nostri?”
“Hem.. Non
credo, non è il mio ambiente e poi non faccio parte
né della squadra di football né delle
cheerleader”
“Dai su, non
farti pregare, viene anche Alex e nemmeno lui fa parte della squadra,
tanto meno delle cheerleader” disse Matt sghignazzando, poi
intervenne Simon
“E' soltanto
una festicciola tra amici, in onore del nostro nuovo quaterback, e,
dato che sei dei nostri, non puoi mancare”.
Riprese Mark a parlare
“Eddai, cosa ti costa? Dai Sammy, non fare
l'associale..Dai..Dai..Dai..Dai..Dai..Dai..”.
Alex fissò
Mark con un sopracciglio alzato e scosse la testa a destra e sinistra.
“Mark
smettila, ho capito. Vengo, ma finiscila con questo dai!”
Dissi leggermente alterata e continuai “Ci vediamo stasera,
ma se la tua ex ragazza o qualcun altro mi daranno noia, ti avviso che
trasformerò quella festa in un gran casino”.
Sorrisero tutti tranne
Alex che arricciò le labbra in un sottile ghigno.
“Tranquilla,
starai con noi e nessuno ti darà fastidio. Un'ultima cosa,
niente cappellino” rispose Mark.
Lo fulminai, girai su me
stessa e me ne andai.
“Che diavolo
ci fai qui?”
“Che ne dici
di un altra doccia, Sam? Cambiando qualche particolare
però..” Ammiccò
maliziosamente.
“Alex sei un
cretino.” Rise.
“Sono venuto a
prenderti per la festa”.
“Ci so
arrivare da sola alla festa, vai pure. Non sono pronta”
Con il suo solito modo
di fare, entrò nella mia stanza, diretto e spedito, si
sedette sul letto e incrociò le braccia.
“Sbrigati, ti
aspetto qui.” Sbuffai.
Inutile farlo desistere,
mi avrebbe trascinato di peso a quella stupida festa, anche in pigiama.
“Si.. si ho
capito.”
Presi un paio di jeans,
una camicia bianca e un semplice maglioncino azzurro, più o
meno adatti alla mia corporatura, niente di aderente. Andai in bagno,
mi vestii, passai una mano nei capelli e uscii.
“Fatto,
possiamo andare”.
“Meglio del
solito” disse con aria da stronzo. Alzai le spalle in
risposta.
Stavamo ridendo e
scherzando tutti insieme, musica alta in sottofondo e un bicchiere
nelle nostre mani.
Come da promessa di
Mark, nessuno si avvicinò a fare battutine o commenti,
quelli che si fermavano, salutavano gentili e si univano ai nostri
discorsi. Ogni tanto qualcuno si assentava per prendere qualcosa da
bere oppure andava a ballare al centro della sala.
Spesso arrivavano oche e
papere a moccolare uno dei miei nuovi amici, ma a parte Matt, sparito
con una morettina, restammo insieme finchè non la sentii...
Quella voce altezzosa e stridente, quella voce che riusciva
ad innervosirmi, quella voce così petulante che
poteva appartenere solo ad una persona, Amber.
Era alle mie spalle.
Chiusi gli occhi e sospirai sconsolata, stava parlando con qualcuno.
“Ciao
ragazzi” Proferì mamma oca, facendo un sorriso a
trecentosessantacinque denti ad Alex, poi continuò nel suo
monologo
“Loro li
conosci. Lui è Alex e invece questa qui” disse con
disprezzo e superiorità “Non è altri
che la sfigata verginella lesbica. Mi chiedo cosa tu ci faccia
qui..” Si portò il dito indice al mento
“..Ma certamente, sei il nuovo cagnolino di Mark, ecco
perché!” e rise con cattiveria.
“Ciao
ragazzi” Una voce leggermente familiare, ma ero troppo
concentrata a infilarmi le unghie nei palmi e a fissare il pavimento,
onde evitare di aggredirla, per badarci.
“Amber
smettila” Sentii Mark rispondere “Perchè
devi essere così stronza, ogni volta?”
Il ragazzo alle mie
spalle parlò “Ciao anche a te
brunetta”.
Sentii meglio la voce,
la cadenza, il suono. Sussultai. Impossibile.
La curiosità
prese il sopravvento, mi girai di scatto. Lo vidi. Sgranai gli occhi e
boccheggiai.
Non un rantolo, non un
suono, non una parola, avevo tutto annodato in gola.
Ci fissammo per parecchi
secondi negli occhi.
“T..Tu..”
Disse il ragazzo castano dagli occhi azzurri.
“T..T..T..Tu..cosa..ci
fai qui?” Fu uno sforzo immenso dire quelle poche parole.
“Vi
conoscete?” Chiese Mark. Mi girai verso di lui, guardai Simon
alla sua sinistra e poi Alex; mentre stavo ritornando a guardare il
ragazzo, dagli occhi color del cielo, quest'ultimo parlò.
“Sammy Sammy,
ma che sorpresa. Faccio quasi fatica a riconoscerti.." Disse sorpreso.
Allungò
inaspettatamente una mano sul mio capo, la strinse e mi fece fare un
giro su me stessa, sembrava arrabbiato.
“Ma come ti
sei conciata dolcezza? Mi sembri uno spaventapasseri.” Rise.
Assottigliai gli occhi.
Tutto il gruppetto ci
fissò incuriosito.
“Ti prego non
dirmi che sei il nuovo quaterback” domandai quasi
supplichevole.
“Esatto
dolcezza, non sei contenta di rivedermi?” rispose.
Sentii degli aghi
infilarsi nel corpo e le mani ghiacciarsi.
“Certo che vi
conoscete voi due, venite dalla stessa città e credo dalla
stessa scuola” sparò Mark.
Mi girai, lo fulminai e
dissi con rabbia “Tu lo sapevi e non mi hai detto
niente?”.
“Non ci ho
pensato, non ho collegato le due cose. Scusa.” rispose
sinceramente.
“Sammy Sammy,
vedo che a differenza dell'aspetto, il resto è rimasto
inalterato. Comunque, tu mi devi delle spiegazioni....”
“Non ti devo
nessuna spiegazione Stephen” lo interruppi con tono
seccato.
Assottigliò
gli occhi e con voce tagliente
“Te ne sei
andata senza dirmi niente, senza salutarmi, senza lasciarmi un cazzo di
messaggio. Hai cambiato numero, hai detto ai nostri amici di non farmi
sapere nulla. Sei sparita praticamente nel nulla.”
“E' la mia
vita. Faccio quello che voglio” risposi indifferente.
Ci fissammo negli occhi.
“Sei la solita
stronza. Puoi cercare di cambiare tutto quello che vuoi di te stessa ma
alla fine sarai sempre la stessa, il tuo carattere è il tuo
marchio, dolcezza."
“Oh..eri amico
della verginella sfigata e lesbica” disse l'oca rimasta fino
a quel momento in silenzio.
La ignorò e
proseguì
“Vedo che sei
sempre in mezzo ai ragazzi.. Questa è un'altra cosa che non
riuscirai mai a cambiare. Ma dimmi, esci con qualcuno in particolare o
è la solita storia dei kleenex? Ma so già la
risposta.. nient'altro che kleenex.” ghignò.
“Senti da che
pulpito viene la predica. Non venire a fare il geloso perchè
ne è passata parecchia di acqua sotto i ponti. E vedi di non
puntare il dito contro di me, quando parli di te stesso.. libertino del
cazzo!”
“Ma che amica
stronza che avevi Stephen, andiamo a bere qualcosa dai, lascia qui la
verginella sfigata” proferì la Miller, che come al
solito non era in grado di chiudersi quella cazzo di bocca.
Già ero nervosa di mio, stava rischiando grosso questa volta.
“ Ah Ah Ah.
Amber, non c'è bisogno che te lo dica io, ma Samantha non
è vergine e se avesse cambiato sponda sarebbe una gravissima
perdita per il mondo maschile” Rise.
Mi fissarono tutti.
Sentivo la faccia bollente, diventai paonazza.
“ E tu come lo
sai? Ah già, siete amici” rispose la pennuta a
Steve.
“Ma piantala
con sta storia dell'amicizia oca e tu smettila di ridere
coglione” dissi con astio e fastidio.
“Hey dolcezza,
adoro l'espressione che hai sul viso.. è la stessa di quando
hai atterrato Mandy. Significa che sei ancora gelosa..”
“Ma non dire
cazzate. Non sono gelosa di te, puoi uscire e sbatterti chiunque, anzi,
ti ci puoi mettere insieme e crearti un harem personale, per quello che
mi interessa.. Ma visto che sei nuovo di qui, se vuoi posso provvedere
e trovarti qualcuna che corrisponda ai tuoi nuovi gusti. Amber potrebbe
andare bene, è abbastanza oca e gonfia nei punti giusti. E
per la cronaca, quando mi sono acciuffata con Mandy non l'ho fatto
perchè è venuta a letto con te, ma
perché ha detto che stava insieme a te. E lo sai come la
pensavo in quel periodo” dissi saccente con un lieve ghigno.
Steve riusciva a tirar fuori il mio vero carattere.
“Quindi era un
amore non corrisposto” ghignò Amber. Alzai gli
occhi al cielo e sbuffai. Era troppo cretina.
“Smettila
Amber, lascia in pace Sam” disse Alex appoggiandosi alla
parete.
“Sam? Carino
il nomignolo” e guardò Alex, poi spostò
gli occhi sulla Miller e riprese
“Amber, ma sei
nata così o ci sei diventata? Sam era la mia ragazza. Hai
presente quando due persone stanno insieme perchè si
amano?”
L'oca sgranò
gli occhi e si girò verso di me
“Te e
lui...insieme? Com'è possibile? Cioè, va bene che
l'amore è cieco..cioè..lui è figo e
tu..una sfigata...ma.. cioè..perchè vi siete
lasciati? Cioè.. Se ti ha tradito non gli do tutti i
torti..” strinsi la mascella.
Prima o poi un segno
rosso su quella faccia da barbie botulinizzata l'avrei impresso, magari
raffigurante la mia mano. Ma possibile che qui siano tutte piene di
botulino? Forse dovrei girare con uno spillo in tasca, una puntura e
zac!
“Amber, tu
parli così solo perché non sai com'è
veramente Sammy.. Lei è qualcosa che ti graffia dentro.
Può essere tutto o niente. Sai cosa si dice su di lei dalle
nostre parti? Tenerla o ammazzarla. Se ti affezioni solamente, sei
fregato.”
“Non sono
cazzi tuoi Miller!” esclamai seccata seccata, poi guardando
Steve
“Adesso, se
hai finito di sbandierare i cazzi miei ai quattro venti, levati dalle
palle. Hai fatto la tua trionfale entrata, hai sparato le tue battute
del cazzo, ti sei fatto le tue risatine, e ora, se hai finito di
sputtanarmi, ti sarei grata se andassi fuori dai coglioni.”
dissi furente.
Sorrise il cretino.
“No, non ho
finito. Ho appena iniziato. Ma se preferisci..” Mi prese per
un polso e mi trascinò con sè, oltre la porta,
situata alle mie spalle, sbattendomi al muro.
“Ma sei
scemo?”
“Zitta e fammi
parlare”
“E cos'hai
fatto fin'ora?” Appoggiò le mani al muro, vicino
al mio viso, stando in piedi davanti a me.
“Senti Sammy,
è un caso che sia capitato qui. L'idea è stata di
mio padre, quando ha saputo che qui cercavano un nuovo quaterback, e
sai meglio di me, quanto mi interessi il football. Così ho
fatto le valige e sono partito. E' vero, ti ho cercata ovunque
finchè non ho perso le speranze. Ho immaginato che fossi con
il biondino, il che significava che eri in buone mani. Però,
quello che mi fa male, è che dopo tutto quello che abbiamo
passato insieme, dopo tutto il tempo in cui siamo stati insieme, dopo
tutto..non ti sei nemmeno presa la briga di salutarmi.” disse
serio.
“Forse hai
ragione. Ma nessuno ti da il diritto di venire qui e sputtanarmi come
hai fatto tu. Qui è diverso, non è come a casa.
Nessuno sa niente ed è come partire da zero, nuove amicizie,
nuovi compagni, nuove avventure. Nessuno sa niente di me. Poi arrivi tu
e inizi a sproloquiare stronzate.” risposi con tono sostenuto.
“Dai non ho
detto niente di che..e poi volevo zittire Amber. Non so a te, ma mi ha
dato enormemente fastidio sentire come ti definiva e il fatto che tu la
ignorassi, mi ha seccato parecchio. Sammy io ti conosco bene e
nonostante tutto, ti voglio bene e mi da fastidio, se una persona a cui
tengo in particolar modo, viene presa in giro con delle motivazioni
assurde. E tu sai meglio di me, come sei. Non sei una sfigata, anzi sei
una persona in gamba, intelligente, simpatica e solare. Anche se sei
conciata come uno spaventapasseri, hai un fascino magnetico..oddio, ti
preferisco milioni di volte con i tuoi vestitini aderenti, che mettono
in risalto tutto ciò che mamma ti ha dato, e se devo essere
sincero ti preferisco in intimo, con i tuoi strabilianti completini di
Victoria's Secret, o meglio ancora nuda..ma alla fine sei sempre tu.
Perchè fingere di essere una perdente, una sfigata e un'
insignificante ragazzina, quando in verità sei tutt'altro?
Nessuna delle ragazze che ho visto qui, arriverebbe a superare il tuo
tacco delle scarpe. Nessuna di quelle con cui sono uscito e che mi sono
sbattuto erano come te. Io so quello che ho perso quel giorno. Mea
Culpa. Non troverò forse mai niente di altrettanto
particolare ma vado avanti essendo me stesso, e tu, invece, vai avanti
nascondendoti dietro una maschera. Perchè?” disse
con tono tranquillo e quasi dolce.
“Perchè..perchè
sono cambiata Steve. Gli abiti non fanno il monaco e non voglio
nè cerco niente. Prendo le cose come vengono. Non voglio
più risvegliarmi la mattina in un letto sconosciuto per poi
domandarmi come ci sono arrivata. Non voglio più uscire con
ragazzi solo perché ne sono fisicamente attratta. Non voglio
più niente di quello che prima, per colpa di una gran
delusione, era diventata quasi la mia routine. L'amore? E' solo dolore.
Perché amare se poi si deve soffrire? Perché
darsi completamente a qualcuno per poi scoprire che non è
bastato? Perché stare con qualcuno quando poi ci si ritrova
soli? A cosa serve amare se porta alla distruzione di se
stessi?” risposi amareggiata.
“Mi dispiace,
è anche colpa mia se la vedi così. Ma fatti dire
una cosa.. se non rischi un po', non vivi più. Non puoi
smettere di amare, lo sai anche tu. Tu ami i tuoi genitori, ami Nikki,
ami Kyle.. quindi ami e questa è una certezza. Non vuoi una
relazione, e la cosa è diversa da il non amare
più. Questa però è un altra questione
in cui volere è potere non vale. Quando l'amore arriva, ti
stravolge, ti investe come un treno, e quando ti ci troverai di nuovo
in mezzo, te ne accorgerai; potrai fare di tutto per evitarlo ma quando
arriva, arriva, un po' come il Natale” Sorrise e
continuò “ E non c'è niente che tu
possa fare per evitarlo. Quindi se vuoi un mio consiglio, sii te
stessa, magari meno esagerata ma semplicemente te stessa, quella che ho
conosciuto io, quella di cui mi sono innamorato.”
“Uhm.. e che
poi hai piantato” risposi con un mezzo sorriso.
“Dai Sammy,
non continuare a rinfacciarmelo, quando poi volevo sistemare le cose,
dopo aver capito i miei errori, mi hai piantato tu e non ne hai
più voluto sapere. Mettiamola così.. siamo pari
adesso.” Ridemmo entrambi.
“Ho capito
cosa vuoi dire... se capiterà ci finirò in mezzo
ma di certo non me la vado a cercare. Come puoi ben capire, da quando
son qui, ho evitato di uscire con qualcuno del sesso opposto... a parte
i miei nuovi amici, naturalmente.”
“Quindi sono
sei mesi che non fai sesso?” Domandò spalancando
gli occhi.
“Uhm..più
o meno, adesso che mi ci fai pensare..si” Fece un fischio
stupito.
“Ah
però! Non avrei mai immaginato resistessi tanto..”
Sorrise malizioso “Bhè, visto che sono qui, cosa
ne dici di fare una bella rimpatriata e darmi un benvenuto con i
fiocchi con tanto di ghirigori?”
“Ma sei
cretino?”
“Dai, ti
ricordi quella cosina che facevi e che mi faceva letteralmente
impazzire?”
“Certo che me
la ricordo" sghignazzai " Avevi un espressione talmente assurda, che
è impossibile dimenticarsela. Comunque no, grazie. Niente
sesso con te.” Sbuffò.
“Uff.Ci ho
provato.. mia Dea del piacere estremo” rise, alzai un
sopracciglio poi continuò “Ho una proposta..
sotterriamo l'ascia di guerra, non ti chiederò mai
più nulla riguardo al nostro passato, eviterò di
raccontare cose sul tuo conto e vorrei che riuscissimo ad essere amici.
Senza più ripicche, gelosie, infantilismi e tutto quello che
abbiamo fatto l'uno all'altro tempo indietro. Ci stai?” disse
sincero.
“Perchè
no? Sarà divertente. Apriamo questo nuovo
capitolo.” Sorrisi felice.
“Bene, sono
felice Sammy Sammy. Comunque quel ragazzo.. Alex.. ti ha chiamato Sam e
ha zittito Amber..”
“E
allora?” Alzai le spalle.
“Mmm..”
si toccò il mento “Niente.. niente.”
“Bravo Steve,
sai che non mi piacciono le sparate..Adesso torniamo di là,
sperando che nessun'altro faccia domande.”
Spostò
l'unico braccio rimasto appoggiato alla parete, si
raddrizzò, io mi staccai dal muro e lo seguii.
Dopo nemmeno cinque
passi eravamo ritornati nel gruppetto; Amber era ancora incredula, Mark
e Simon avevano la testa leggermente inclinata, come per dire allora?
Alex invece mostrava la sua classica espressione indifferente
appoggiato alla parete.
Parlò Mark
“Tutto bene voi due? Vi siete scannati abbastanza o tra poco
inizia un altro round?”
Io e Steve
sghignazzammo, poi risposi “Tutto ok, scusate la noiosa
scenetta di prima, ma abbiamo chiarito e risolto” misi le
mani in tasca.
“Non ditemi
che vi siete rimessi insieme” gracchiò la Miller
assumendo un lieve tono pallido, mentre si trovava vicino ad Alex; la
guardai e, in quel momento, vidi negli occhi di Alex, qualcosa. Ma come
al solito fu troppo veloce per capire cosa fosse e l'indifferenza
totale calò ancora sul suo viso.
“Se ti
accontenti delle briciole“ Steve mi tirò una
gomitata, ghignai e ripresi “Non preoccuparti è
tutto tuo, non mi piacciono i minestroni riscaldati. Siamo amici e
basta.” La Miller guardò Steve come a chiedere
conferma.
“Esatto, buoni
amici. Anche sele ho chiesto se voleva essere la mia amichetta di
letto, maa lei non ha voluto accettare.. Mi sa che c'è
già qualcuno che..” disse facendo la faccia
triste, gli assestai una gomitata in mezzo alle costole e poi
scoppiò a ridere.
“Stavo
scherzando Sammy” Rise.
“Vado a
prendere qualcosa da bere, qualcuno vuole qualcosa?” domandai.
“Per me un
daiquiri” rispose Alex continuando a guardare Simon per poi
riprendere a parlare con lui.
Guardai gli altri che
alzarono i bicchieri ancora pieni e mi avviai al bancone improvvisato.
Presi il mojito per me e il daiquiri per Alex e ritornai dai ragazzi.
Alex era sparito e così anche Simon. Mark mi chiese se mi
andasse di andare con lui a sederci da qualche parte, accettai e
andammo a sedere su un divanetto libero. Iniziammo a parlare del
più e del meno, passò una mezz'oretta buona,
dopodiché mi accorsi che tenevo ancora in mano il daiquiri
di Alex e che si era quasi completamente sciolto, lo appoggiai al
tavolino e nel tornare a sedermi, vidi Alex ballare con la bambola
gonfiabile del caffè. Inutile dire, che un polipo
avvinghiato ad uno scoglio sarebbe sembrato meno appiccicoso di quella
bambola decolorata.
“..Che ne
pensi?” sentii Mark.
“Eh? Scusa non
ho sentito, la musica è troppo forte”
“Ho chiesto se
ti va di ballare” domandò. Proprio in quel momento
partì una delle canzoni del film Dirty Dancing 'Do you love
me'
“Ok,
andiamo” Così ci lanciammo in pista seguiti da
Steve e Amber.
Alex ballava
sensualmente, come faceva con Brenda alle prove, e la cosa mi stava
letteralmente facendo innervosire.
Ad un tratto vidi Steve
avvicinarsi a Mark e dirgli qualcosa nell'orecchio, Mark fece un cenno
con la mano e mi ritrovai a ballare con il mio ex.
“Pronta?”
“A far
che?”
“A far vedere
al tuo Johnny come balla la piccola Baby” rispose.
Alzai le spalle
“Perchè no?”Sorrisi.
Si avvicinò e
iniziammo a ballare attaccati, bacino contro bacino, strusciandoci e
scendendo a tempo. Poi mi lanciò in una giravolta, che
bloccò immobilizzandomi di schiena contro il suo petto e
abbracciandomi per i fianchi; bacino contro bacino, iniziò
con muovendosi avanti e indietro, per poi scivolarmi davanti e con due
mani sui fianchi mi sollevò da terra e mi aggrappai con le
gambe a lui; mise le mani dietro la mia schiena e, sempre muovendosi,
mi fece scendere con la schiena parallela al pavimento. Mi fece
sobbalzare leggermente, poi mi tirò di nuovo verso
sè, con una spinta del bacino, e mi ritrovai con le braccia
intorno al suo collo.
Ridemmo allegri.
Non mi sarei mai
aspettata di ballare ancora con lui, dopotutto.
Era incredibile averlo
di nuovo vicino, mi faceva stare bene. Scossi la testa sorridendo. Mi
rimise giù, e continuammo a ballare insieme, lui con le
braccia dietro la mia schiena e con una gamba delle mie tra le sue, io
con le braccia intorno al suo collo, mi muovevo in simbiosi ai suoi
movimenti di bacino. Sembravamo un'unica persona.
Cambiò la
canzone, misero La vida es un carnaval e continuammo imperterriti a
ballare, guardandoci sempre fissi negli occhi e sorridendo. Poi si
abbassò al mio orecchio “Vedi, basta poco per
vederti essere te stessa” e sorrise, poi mi fece fare una
giravolta e iniziammo a ballare latino americano. Mi stavo veramente
divertendo, era una sensazione piacevolissima.
Nei movimenti di Steve
non c'era traccia di malizia, era fluido, tranquillo e si muoveva
veramente bene. Altra giravolta e passi precisi, sembravamo due
ballerini professionisti. Sorridevamo insieme, non c'era nient'altro
che mi ingombrava la mente, era un toccasana quel ballo,
così come la presenza di Steve.
Quando finì
la canzone, ci fermammo, mi girai e mi accorsi che quasi tutti i
presenti in pista si erano fermati e ci stavano guardando.
“Bhè
non avete mai visto due persone ballare?” dissi secca e mi
avviai verso il bancone, a prendere da bere, seguita da Steve.
Ci raggiunsero anche
Amber e Mark, e quest'ultimo disse “Wow! ballavate alla
grande. Ecco perchè Jackson ha voluto te a fare
Baby” .
“Oh, non
è niente di che, è Steve che è bravo a
portare” risposi sincera e gli sorrisi.
“Prenditi i
tuoi meriti signorinella. Vedi Mark, a casa nostra andavamo spesso a
ballare e da noi difficilmente qualcuno non sa ballare” disse
Steve.
Bevemmo tutti insieme.
Guardai in giro per vedere se ci fosse Alex ma sembrava scomparso.
Pazienza.
Si sarà
imboscato con la gonfiata.
“Ragazzi, si
è fatto tardi io vado. Ci vediamo in giro, salutatemi gli
altri”
“Aspetta ti
accompagno” disse Steve.
“No, resta
pure, il mio alloggio è vicino. Grazie per il ballo.
Buonanotte per dopo” dissi e, ormai girata di spalle, alzai
la mano in cenno di saluto.
Era una notte buia,
niente luna e niente stelle. Si era alzato un gelido vento che mi fece
rabbrividire, mi strinsi in un abbraccio solitario e mi avviai con
passo svelto all'alloggio.
Ero già sotto
il piumotto con canotta e culotte, ipod nelle casse, pronta per
addormentarmi, quando sentii bussare.
E adesso chi diamine
era? Sbuffai, scivolai fuori dal letto ed andai ad aprire.
“Che
vuoi?”
Mi scansò ed
entrò. Richiusi la porta. Ormai ero abituata alla sua
arroganza e ai suoi modi di fare da primadonna.
“Ero a letto e
mi stavo addormentando. Non hai di meglio da fare che venire qui sempre
nei momenti meno opportuni?” dissi e mi avvicinai al comodino
accendendo l'abat-jour. Si era seduto ai piedi del letto,
aveva le mani nelle tasche del giubbetto di pelle e mi fissava con
sguardo freddo, con un leggero ghigno ai bordi delle labbra.
Rabbrividii.
La sua immagine mi
trasmise solamente freddezza, una freddezza artica.
Mi passai le mani sulle
braccia, ma la sensazione non sparì. Mi infilai sotto il
piumotto, avvicinai le ginocchia al petto e mi tirai su il piumino fino
al collo, lasciando scoperta solo la testa.
“Alex, che ci
fai qui? Pensavo fossi con la bambola gonfiabile”
Ampliò il ghigno.
“Sammy Sammy..
sei sempre così piena di sorprese” Fece una
risatina fredda e tagliente “E così si
è trasferito qui il tuo ex ragazzo. Immagino ne sarai
felice”
Non capivo dove volesse
arrivare, che cosa importava a lui di Steve?
“E
allora?” risposi con tono scazzato, guardandolo in viso.
“Ho notato che
sai ballare molto bene e che con lui ti viene spontaneo a quanto
pare.” disse con sdegno.
“Che cosa
vorresti insinuare? Mi pare che stamani sia andato tutto bene, l'ha
detto anche Jackson” risposi piatta.
“E' andato
tutto bene, perché dopo avermi piantato nella doccia come un
pirla, se non ricordo male, abbiamo provato il pezzo qui, saltando cena
e discoteca.” Gelido e secco.
“Scusa, ma non
capisco il tuo discorso. Steve lo conosco da quasi una vita e andavamo
a ballare insieme tutte le settimane, a te ti conosco da nemmeno un
mese e pretendi che sia lo stesso?” A volte era veramente
assurdo.
“Non pretendo
che sia lo stesso, pretendo che tu la smetta di prendermi per il
culo”
Sbiancai e sgranai gli
occhi.
Secondo me gli si era
fuso il cervello a furia di stare con la bambola gonfiabile, mi sa che
insieme alle spinte gli erano scivolati via i neuroni.
“Io non ti sto
prendendo in giro” sibilai tra i denti offesa.
“Ah
no?” domandò irato.
“No e non
capisco come tu faccia a pensarlo”
“Hai ballato
la canzone che abbiamo provato, ieri e stamani, con un altro,
anziché ballarla con me”
Guardava fisso davanti a
lui, gli vedevo solo la schiena.
“Oh, questione
di gelosia allora..” risposi scimmiottandolo appena.
“Non hai
capito un cazzo, come al solito. Non mi interessa cos'era,
cos'è o cosa sarà per te Stephen o Mark o
chiunque altro. Quelli sono affari tuoi, cose che non mi riguardano,
anche perché tra noi non c'è assolutamente
niente. Quindi no, non sono geloso e non lo sarò mai, non
è nella mia indole. La cosa che mi da altamente fastidio
è che sai ballare ed anche molto bene, quindi vorrei che
mettessi un minimo di professionalità anche quando lo fai
con me. Perché quello che stiamo facendo, potrà
sembrare una stronzata, ma non lo è. Quei crediti a me fanno
comodo, così come le agevolazioni sulle materie che ci sono
concesse, quando non posso studiare perché sono via per
lavoro. Io ci metto il mio impegno, ci investo il mio tempo e
soprattutto ci metto la mia faccia. Quando inizio a fare qualcosa, non
mi tiro MAI indietro, ce la metto tutta e vado avanti. Sono esigente e
tutto quello che inizio lo porto a termine cercando di ottenere ottimi
risultati. Se tu lo consideri un gioco e non ti va di farlo,
lunedì vai dal rettore e ti fai togliere dal ruolo di Baby.
Non mi interessa come o che scusa userai; altrimenti, se proprio ci
tieni a vestire i panni di Baby, vedi di essere coerente con la scelta
che hai fatto ed impegnati veramente, indipendentemente dall'umore che
ti ritrovi. Sono stato abbastanza chiaro?” disse duro, serio
e decisamente glaciale.
“Chiaro.
Adesso te ne puoi anche andare” risposi in un sibilo.
Avevo il cuore
impazzito, le lacrime che mi pungevano gli occhi e cercavano di uscire,
le unghie talmente conficcate nella carne dei palmi, che il dolore si
era trasformato in formicolio.
“Bene,
perché non lo ripeterò più”
disse ancora con lo stesso tono glaciale di poco prima, talmente
glaciale, che prendere un iceberg in testa avrebbe fatto meno male.
“Alzati ed
esci” ripetei a bassa voce sibilando tra i denti.
Si alzò in
piedi, senza girarsi e andò alla porta l'apri e aggiunse
“Buonanotte”.
“
'Fanculo” risposi.
Usci e sbatté
la porta dietro di sé.
Le lacrime sgorgarono
copiose dagli occhi e presto furono affiancate da singhiozzi; presi il
cuscino e ci gettai la faccia nel mezzo.
Non riuscivo a
smettere.
Perché era
stato così duro? Perché aveva detto quelle cose
con così tanta cattiveria? Non ero stata così
orrenda, nemmeno alla prima prova, avevo ballato come mi era stato
richiesto e l'unico problema si era verificato nella mia
espressività, non nel mio modo di muovermi, e questa
mattina, mi ero impegnata, avevo fatto del mio meglio e mi era sembrato
che anche Alex, oltre a Jackson, fosse soddisfatto.
Presi un fazzoletto dal
comodino, mi asciugai le lacrime e soffiai il naso; era talmente chiuso
che non riuscivo quasi più a respirare.
Mi crogiolai nei miei
pensieri, circondata da quella tristezza e da quella malinconia che
Alex mi aveva buttato addosso con la sua ira, con le sue parole e con
quei modi glaciali da polo nord.
Sapevo che non ero
niente per lui ma pensavo, almeno, fossimo amici.. Ma gli amici non si
comportavano così!
Si era arrabbiato
perché ero sgattaiolata fuori dalla doccia prima che
accadesse qualcosa. Cavoli suoi.
Ci era rimasto male? Si
era sentito respinto? Fatti suoi.
Le amichette le aveva,
quindi perché tirare fuori questa storia? Ammetto che non mi
sarebbe spiaciuto spingermi oltre ma la ragione, per fortuna, era
tornata prima che accadesse l'irreparabile; e adesso ero stracontenta
che non fosse successo nulla.
- Cosa vuoi che sia
stato, aprirgli di getto l'acqua ghiacciata e scivolare fuori dalla
doccia, mentre lui imprecava e si aggiustava l'acqua per togliersi il
sapone e scaldarsi? Uomini.-
In quell'attimo presi
una decisione.
Non avrei mollato. Non
sarei andata dal rettore a chiedergli una sostituzione. Avrei vestito i
panni di Baby alla perfezione.
Non avrei dato
più, ad Alex, alcun motivo per farmi sentire uno schifo come
in quel momento.
Non gli avrei dato
più niente a cui attaccarsi.
Steve aveva ragione, io
non potrò mai essere un'altra nonostante l'aspetto. Il mio
carattere faceva parte di me.
Non avevo mai sopportato
le persone che mi mettevano i piedi in testa e lui non sarebbe stata
l'eccezione.
E' vero che l'abito non
faceva il monaco e io mi ero stancata di fare la monaca. Da domani
sarebbe cambiata la musica.
Domani sarei stata
semplicemente me stessa. Samantha Willis. Non la sfigata verginella
lesbica ma neppure Tammy Johnson. Semplicemente me stessa.
Finalmente le lacrime si
placarono e ormai stremata mi addormentai.
Ci avevo messo un po'
più del previsto a prepararmi. Avevo riempito i capelli di
schiuma e li avevo stretti tra i palmi, dandogli volume e movimento,
niente coda e niente capelli arruffati.
Estrassi
dall'armadio buono un paio di jeans blu chiaro aderenti, una
maglietta a manica a tre quarti azzurra aderente e un maglioncino blu,
con scollo a V, sciancrato; presi un paio di decoltè blu e
le abbinai al maglioncino.
Mi vestii, misi un
leggero strato di matita blu, sulla linea interna della palpebre e un
gloss trasparente.
Soddisfatta, m'infilai
una giacca di pelle color ghiaccio, che arrivava alla vita, con il
collo alla coreana, presi lo zaino con i libri e andai verso l'aula. Mi
fermai alle macchinette per un caffè veloce e arrivai
davanti alla classe in leggero ritardo.
La porta era chiusa.
Sospirai, mi feci coraggio e bussai.
Sentii la voce di
Freeman il pinguino dire “Avanti”. Abbassai la
maniglia ed entrai.
“Mi scusi il
ritardo Signor Freeman, non accadrà
più” dissi prima che aprisse bocca.
“Willis?”
domandò con stupore.
“Si, chi
altri?” risposi gentilmente e lo guardai.
“E' che senza
il suo solito cappellino, non ero sicuro fosse lei. Vada
pure” rispose quasi imbarazzato della sua uscita.
Mi sentii leggermente
osservata, ma non mi girai nè alzai la testa
finchè non vidi il braccio di Simon bloccarmi il
passaggio.
Alzai lo sguardo verso
di lui, mi fece un sorriso enorme seguito da un fischio di
apprezzamento
“Devo dire che
senza il solito cappellino, sei uno schianto bambola!”.
“Grazie
Simon” risposi con un leggero ghigno, compiaciuta.
Gli scostai il braccio
con la mano e mi sedetti al mio posto, ignorando Alex. Presi il libro,
il quaderno e mi misi ad ascoltare la lezione, guardando solamente
Freeman o fuori dalla finestra.
Per tutta la mattina
ignorai i vari commenti maschili, era strano non sentire la voce della
Miller e nemmeno quella delle oche al suo seguito. La rivincita
migliore me l'ero appena presa. Le avevo ammutolite.
Finite le lezioni vidi
Mark e Steve davanti alla porta della nostra aula.
Mark mi fissò
stupito, con gli occhi modello pesce palla, Steve invece sorrideva
felice.
Gli andai incontro e
schioccai le dita davanti agli occhi di Mark.
“Hey.. Andiamo
a pranzo oppure hai intenzione di stare qui tutto il pomeriggio, come
se fossi un pokemon-palla?”
“Ah si..ma ..
ma..” rispose. Lo interruppi “Andiamo?
Steve?”
Rispose Steve, Mark era
ancora imbambolato “Bentornata dolcezza, dai Mark muovi il
culo e andiamo, ho fame”
Arrivati alla
caffetteria, Mark ritrovò le parole e fui investita da mille
domande.
Quasi non ci poteva
credere, caspita, che effetto sbalorditivo che hanno i vestiti agli
occhi delle persone, soprattutto a quelli dei ragazzi. Risi. Felice di
averli vicino, felice di avere Steve come amico speciale e Mark come
amico.
Per fortuna ero riuscita
ad avvisare Steve di non fare parola con nessuno in merito al discorso
Tammy Johnson, la sera prima.
Finito di pranzare, li
salutai e me ne andai, lasciandoli a parlare di football.
Era una bella giornata
di sole, non faceva caldo ma optai ugualmente per un giro in moto.
Cambiai le scarpe, misi il giubbetto, presi il casco e via, per le
strade di New York.
Mi presentai con cinque
minuti di anticipo, nel parcheggio davanti all'auditorium.
A quanto pareva, Alex,
aveva avuto la mia stessa idea, era seduto sulla sua Mv, casco
appoggiato al serbatoio, che parlava con Mark, Simon, Matt e Brenda.
Parcheggiai vicino a lui. Volevo gustarmi la sua espressione nei minimi
dettagli.
Si girò verso
di me, così come gli altri, cercando di capire chi fossi.
Sghignazzai tra me.
Spensi il kawa, mi
slacciai il casco e, una volta tolto, scossi lievemente la testa.
Alex sembrò
perdere il suo bel colorino dorato, aveva la fronte aggrottata e gli
occhi spalancati. Ma durò per un breve secondo, si ricompose
in fretta, indossando la sua maschera di fredda indifferenza; gli altri
erano basiti, stupiti e alcuni, tipo Mark e Simon, avevano la bocca
spalancata. Scesi dalla moto, feci due passi e con la mano, chiusi
prima la bocca di Simon e poi quella di Mark; tornai indietro, presi il
casco e ritornai vicino a Mark.
“Tu..
Tu..” Sorrisi, Mark mi faceva sinceramente sorridere.
“Si
è la mia moto. Dai andiamo che è tardi, adesso ti
spiego” E così dicendo, lo presi sotto braccio ed
entrammo in auditorium.
Non mi voltai, non lo
guardai.
Alexander Smith, da
quel momento, sarebbe stato solamente Johnny Castle.
Angolino
autrice: Un capitolo
pieno.. il ritorno di Steve, il fiorire del loro nuovo rapporto,
un'Alex arrabbiato e serio, le lacrime di Sam e il suo cambiamento.
Alcuni di voi odiano Steve, spero solo di avervi fatto ricredere..Non
è un cattivo ragazzo e vuole un bene profondo a Sam, lei
è stata importante per lui e così lui. A volte
accade che due persone si ritrovino e modifichino il loro rapporto;
Steve e Sam non hanno ripreso la loro partita a carte, ne hanno
iniziato una nuova, diversa ma altrettanto bella.Abbiamo scoperto
alcune cose sul passato di Sam, sul suo vivere a Los Angeles, sul suo
rapporto con Steve, ma soprattutto abbiamo capito da dove derivino
alcuni suoi atteggiamenti, che cos'ha fatto in passato e cosa la spinge
ad essere così. Altre sfacettature. Un Alex decisamente
arrabbiato che si lancia in un monologo contro Sam, un Alex glaciale e
serio che lascia intravvedere un'altra parte di lui, che ci racconta
come vede determinate "cose". Un Alex che fa piangere Sam. Uno scontro
dove Sam ne esce triste e lascrimante. Ma Sam è forte e dopo
il suo sfogo, prende la situazione di petto. E' decisa, sicura, sa come
fargliela pafare ad Alex..si, Sam è combattiva e soprattutto
non accetta che nessuno gli metta i piedi in testa.
Ebbene si, questa volta mi sono portata avanti di
qualche capitolo, quindi vi posto lo spoiler
del prossimo :)
“Buonanotte
Alex”. “Notte Sam” spense la luce e si
coprì.
Mi persi nel
ricordare gli avvenimenti di poco prima, poi pian piano iniziai ad
addormentarmi. Sentii Alex avvicinarsi.
...
Da quel
momento in poi, lasciai accadere il tutto, lasciai che l'istinto e la
passione prendessero il sopravvento. Spensi il cervello. E mi lasciai
andare. --Fine Spoiler---
Che ne dite del capitolo? Non ditemi che speravate
tutti in "sesso, sesso, sesso sotto la doccia" XD
Lasciamo giocare ancora un po' i nostri due piccoli pervertitezi :) Non
vi aspettavate la sfuriata di Alex eh?! Spero proprio di avervi
sorpreso.. mi piacciono le sorprese..
Alla prossima! :)
Risposta alle
recensioni:
Elienne:
muhahahah vuoi mettere la carne fresca contro i viaggi mentali? Mica
è tonta la nostra Sam :D Il bagnoschiuma pesante due Kg. e
tu che irrompi nella scena mi hanno spaccato dal ridere al solo
immaginarlo. Tropp Fort' . Il GGG è un
must, io l'avevo letto millemila anni fa alle medie, e se me lo ricordo
ancora vuol dire che il mio proff aveva consigliato bene! I culicotteri..muhahahah
Hai sognato bene poi? Sei granderrima e le tue recensioni mi piacciono
un sacco!! Grazie :)
Day_Dreamer:
Sesso sotto la doccia XD spero di non averti delusa troppo.. Ottimo per
la playlist..alla fine della storia avrai una plylist stra-piena e
molto varia :) mi fa troppo piacere che le canzoni ti piacciano, mi
rendi orgogliosa di me stessa :) (e quando questa storia
sarà conclusa mi dirai quale tra tutte le canzoni, ti
è piaciuta di più in assoluto). Fantastica,
emozionante e coinvolgente? Wow! Un inchino e un brindisi alla tua
salute ;) Grazie!
rodney: Ciao Simo!!
Ebbene si, ad Alex ha dato fastidio il fatto che Mark e Sammy abbiano
fatto amicizia (ma secondo me lui credeva che sotto sotto stava
nascendo l'intrallazzo)..Muhahaha, ti devo confidare un segreto,
così ci consoliamo a vicenda, nemmeno io ho mai trovato uno
stragnocco sotto la doccia.. ma tengo le dita incrociate,
chissà..forse un giorno.. Sognare non costa nulla, e nemmeno
sperare :P La tua proposta su Mark non era malvagia..ahahaha ad Alex
sarebbe venuto un infarto, secondo me! No dai poverelli, già
si fanno male a vicenda, li volevi torturare, di la verita?! X).. Non
preoccuparti, ho un altra sorpresa in serbo nel prossimo capitolo.. Tu
te la ghigni mentre leggi e immagini il continuo, io me la ghigno
mentre scrivo..e mentre leggo le vostre proposte nelle recensioni. Chi
sarà più pazza? :D Nei prossimi capitoli,
scoprirai chi è Sam, per ora sappiamo che ha lavorato come
modella (affermata) e come comparsa musicale in alcuni video di Kyle e
i Lux; viene da una famiglia molto benestante, anzi ricca sfondata e i
suoi genitori sono due attori famosi. Ma Sam non se ne vanta, anzi
evita di dirlo ai quattro venti. Tra due o tre capitoli al max, Alex
rivelerà il suo lavoro (non me lo sono dimenticato). Ciao
curiosona :) un abbraccio e W la curiosità!!
Ringrazio
chi segue e chi si è aggiunto. Grazie di cuore
Alevale
alina81
Bananarama
chicchetta
CullenDipendent
cullina
chiara 84
cludina cullen
Day_Dreamer
Elienne
flavia93
giunigiu95
Iaia33
ilari92
il phard di biancaneve
jekagnegne
JessikinaCullen
liven
mattitti
Miyu
just_love_me
niny90
PinkPrincess
revy chan11 -
rodney
sassa
sassybaby
The_WerewolfGirl_97
wilma
VYoletLol
_maddy_25 -
_miss_sophi
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Capitolo 13 *** Ripicche & Chiarimenti ***
I giorni passarono veloci,
finché non arrivò la prima settimana di dicembre.
Le prove andavano alla grande, mi
dividevo tra allenamenti, palestra, studio e partite, ne avevamo vinte
tre, Freeman ogni volta che succedeva, rendeva la lezione meno noiosa.
Se le avessimo vinte tutte, credo che ci avrebbe permesso di giocare a risiko
durante le sue ore.
Non fui mai più ripresa,
in alcun modo, da Jackson, anzi, a dirla tutta, non faceva altro che
complimentarsi con entrambi. Passavo le giornate con Mark e Steve, con
la Miller c'erano sempre battibecchi ma niente era più come
prima, adesso ogni tanto mi chiamava 'trasformers' o
' strega' ma niente di che. Forse ero riuscita a
scioccarla, faceva sempre super-oca-girl ma non mi
sarei mai permessa di rubargli il ruolo. Sogghignai al pensiero.
Alexander non aveva più
detto nulla in merito alla notte della festa, non lo vedevo spesso,
facevo il possibile per evitarlo; aveva cercato in più
occasioni di parlarmi, ma con una scusa o con un'altra, ero sempre
riuscita a svignarmela. In un paio di occasioni, mentre ballavamo,
tentò di provocarmi, ma il suo tentativo fallì in
maniera eclatante: si era trovato difronte un muro di indifferenza e
ghiaccio allo stato puro, spesso quanto il polo nord e freddo come come
l'artico.
Quella domenica Tommy e Moe mi
aspettavano in palestra per un incontro; studiai per tutto il
pomeriggio e verso il tramonto raggiunsi la palestra. Incontro che persi e in cui ne
presi un bel po', ci docciammo e tutti insieme
andammo a mangiare al Demon's; si aggiunse a noi anche Jesse, il
biondino che mi aveva atterrato senza troppi complimenti.
“
Io brinderei al KO di Sammy, non
è una cosa da tutti i giorni” disse Moe alzando il
bicchiere, seguito da Tommy che sghignazzò. Jesse mi
guardò, sorrisi e alzai il bicchiere, lui fece lo
stesso.
“Bhè, per fortuna per te Tommy, pensa se si
sapesse in giro che una ragazza mingherlina ha messo al tappeto la
maggior parte dei tuoi atleti, i tuoi affari potrebbero andare a
rotoli” Sogghignai a mia volta.
“Già, per fortuna, Jesse è stato bravo
ma tu non sei comunque in forma, non hai combattuto come al solito.
C'è qualcosa che ti turba?” domandò
Tommy con un accenno di preoccupazione.
“No, non preoccuparti, sono solo stanca, sai con la storia
del film festival, lo studio, gli esami, il volley e la palestra..Sono
solo un po' presa, ma passerà. Non vedo l'ora delle vacanze
natalizie per riposarmi un po'”
“Ecco dove ti avevo già
visto” proferì Jesse.
Lo guardai meglio, era un bel ragazzo, biondo, capelli corti
spettinati, occhi chiari, spallato, alto e con un bel viso, una bocca
ben definita e un naso non troppo pronunciato, perfetto per il suo
viso, una piccola cicatrice sul sopracciglio sinistro, decisamente sexy
e con un buon profumo speziato. Inclinai la testa facendogli cenno di
continuare.
“Alla caffetteria della URNY con un paio
di ragazzi della squadra di football”.
“Si, pranzo quasi sempre li. Vai
anche tu alla URNY?” Gli domandai.
“Si ultimo anno” Rispose con un sorriso.
“A proposito Sammy, ma Alex? Che
fine ha fatto? E' un po' che non lo vedo da queste parti, l'ultima
volta l'ho visto qui con te”. Eccolo qui il Tommy
spontaneo che non si faceva gli affaracci suoi.
“Smith? Uhm.. Sinceramente non lo so, lo vedo solo
durante le lezioni e le prove, non so altro. L'ho visto qualche volta
con ragazze diverse, normale routine, ma non saprei dirti
altro” risposi con voce tranquilla, ma con un leggero
fastidio nelle mani.
“Ah. Pensavo foste diventati amici. Scusa ”
“Lo credevo anch'io, ma a quanto pare i nostri caratteri sono
incompatibili. Non preoccuparti, morto un Papa se ne fa un
altro” conclusi così il discorso Alexander.
Peccato che spesso mi mancava il nostro scambio di battutine, mi
mancava il perdermi nei suoi occhi blu, mi mancava il nostro
battibeccare, il suo modo di provocarmi e i brividi che, ad ogni
contatto ravvicinato, mi procurava.
“Piove” disse Jesse.
“Merda” esclamai
“Sono in moto!”.
“Jesse, perché non dai un
passaggio a Sammy, tanto anche tu rientri alla URNY. E tu Sammy puoi
lasciare la moto qui, la porto in garage e la vieni a prendere
domani” disse Tommy.
“Per me non c'è problema,
ma non vorrei disturbare Jesse” risposi guardando il biondo
“Non preoccuparti, zero impegni e poi mi farebbe
piacere” Sorrise facendomi l'occhiolino
“Ok, allora rientro con te, grazie Jesse”.
“Bene ragazzi, sono arrivati i
panini e il secondo giro di drink” proruppe la cameriera.
Giocammo a biliardo e a freccette,
Jesse era un tipetto niente male e più gli stavo vicino
più mi attraeva.
Optammo per una sfida a biliardo uno contro l'altro, mentre Tommy e Moe
parlavano con Demon che li aveva raggiunti al tavolo.
Jesse si sfilò la felpa con il cappuccio e rimase in
maglietta a maniche corte, maglietta che gli aderiva perfettamente al
torace e che metteva in risalto le sue braccia ben delineate dai
bicipiti. Faceva caldo, ma in quel momento avvampai.
“Pronta?” disse piegandosi con la sua faccia sul
mio viso.
“No, combattiamo ad armi
pari” e mi sfilai anch'io la felpa rimanendo con la canotta.
“Oh Oh, non dirmi che ho sfidato
un'amazzone.. e comunque sia non ti farò vincere solo
perchè tenti di distrarmi, anche se lo ammetto, ci stai
riuscendo molto bene” disse guardandomi per poi fissare il
suo sguardo nel mio, mentre le sue labbra incorniciavano un sincero
sorriso.
“Forza bel biondino, tocca a te
spaccare” dissi facendogli l'occhiolino.
“Subito Madmoiselle”
risi; Jesse mi faceva ridere, era buffo ma allo stesso tempo era
incredibilmente sexy, anche se in maniera meno fatale di Alexander.
Jesse era diverso, racchiudeva in se una sensualità mista a
dolcezza, un connubio particolare, un po' come dire fragole e limone.
Mi incuriosiva.
“Evviva! Ho vinto io
biondino” esclamai alla fine della partita e gli saltai in
braccio dalla gioia. Mi guardò stupito e rise. Ridemmo
insieme.
Mi appoggiò seduta sul tavolo da biliardo e mi disse di
aspettarlo un attimo. Tornò con due drink, due daiquiri e
disse
“Non ci credo ancora, mi hai battuto” e mi
offrì uno dei due bicchieri. Sorrisi.
“Bhè, non vorrai sempre
vincere tu, prima mi hai atterrato. Un po' per uno non fa male a
nessuno” risposi allegramente, poi brindammo e bevemmo il
drink. Non so cosa successe esattamente, o cosa abbia scatenato il
tutto ma, alla fine, Jesse era davanti a me, io seduta sul tavolo da
biliardo, con le braccia allacciate dietro al suo collo e le gambe che
lo circondavano sui fianchi. Lui aveva una mano sulla mia bassa
schiena, sotto la maglietta e una dietro la mia testa. Ci stavamo
baciando alla grande. Jesse baciava molto, molto, ma molto
bene.
Era delicato e allo stesso tempo esprimeva passione, voglia, erotismo.
Mi staccai per riprendere fiato.
Non ero più abituata ai baci..quando avevo baciato o ero
stata baciata da qualcuno in quel modo? Giusto, prima di arrivare a New
York, escludendo le vacanze estive saranno passati quanto.. quattro
mesi? Quattro mesi e mezzo? Scacciai via i pensieri e tornai a
riprendere il discorso, molto più interessante, con Jesse.
Passò del tempo, troppo presa a fare altro, per sapere
quando ne fosse effettivamente passato.
“Sammy che dici di avviarci al
campus?” disse con voce bassa e profonda al mio orecchio.
Sussultai.
“Si, andiamo”. Ci staccammo, ci infilammo le felpe
e tornammo da Moe e da Tommy.
“Ho visto che eravate impegnati in
un discorso alquanto interessante” sogghignò Tommy
e Moe si unì, insieme a Demon, al sogghigno di Tommy.
“Certo che a te non sfugge mai
niente, vero Tommy?” Ridemmo tutti insieme. Mi infilai la
giacca e misi il borsone su una spalla.
“Buona continuazione ragazzi, ci
vediamo in settimana, noi torniamo al Campus” dissi e Tommy
ribattè subito
“Buona continuazione a noi? Buona continuazione a voi due.. e
mi raccomando non divertitevi troppo. “ e rise.
“Ciao a tutti” salutò Jesse e lo seguii
all'auto.
Arrivammo al campus, l'ultima cosa
che vidi fu l'auto blu parcheggiata, poi sentii il muro dietro la mia
schiena e le labbra di Jesse sulle mie. Mi prese in braccio, allacciai
le gambe ai suoi fianchi e continuammo a baciarci, finché
non arrivammo ad una porta, tirò fuori le chiavi dalla tasca
del giaccone e senza mettermi giù aprì la porta.
Mi sembrava di essere un koala abbracciato all'albero di eucalipto. La
richiuse con forza e cademmo sul letto.
Mi sfilò il giubbotto della moto e io sfilai il suo,
lasciandolo cadere, poi mi sfilò la felpa e io sfilai la
sua. Faceva caldo, terribilmente caldo. Gli tolsi la maglietta e lui la
mia canotta. Iniziò a baciarmi il collo, scese sulle scapole
e prosegui sui seni, poi scese sull'addome e risalì verso il
collo, iniziò a mordicchiarmi lentamente, facendo pian piano
sempre più pressione.
Iniziai ad impazzire.
Gli accarezzai il torace, le
spalle, gli addominali, i fianchi.
Con un colpo di reni mi tirai su ed invertii le posizioni, ansimando.
Mi piegai stando a cavalcioni sopra di lui e iniziai a baciargli, a
mordicchiargli il collo, scesi con la lingua e le labbra sui suoi
pettorali, sull'addome, accarezzai e baciai la sua tartaruga e arrivai
fino all'ombelico.
Il nostro respiro era decisamente accelerato e i nostri gemiti
iniziavano ad invadere la stanza. Si tirò su seduto e
iniziò ad accarezzarmi la schiena, mi strinse i fianchi,
quando iniziai a mordicchiargli il lobo dell'orecchio.
Ansimò. Risalì con le mani e mi
slacciò il reggiseno, che scivolò sulle braccia,
lo tolsi, nel frattempo mi aveva slacciato i bottoni dei jeans ed
invertì le posizioni.
Da quel momento in poi, lasciai
accadere il tutto, lasciai che l'istinto e la passione prendessero il
sopravvento.
Spensi il cervello e mi lasciai andare.
Ci svegliammo al suono della
sveglia.
“MmM” mugolai, lo sentii
sorridere e mi fece scivolare un dito dalla spalla al fianco
“Jesse che ore sono?” mi lasciò un bacio
sulla spalla.
“Sono le sette e mezza” .
“COSA? E' tardissimo! Posso usare il tuo bagno?”
ero in preda ad una crisi di panico. Quella mattina avevo Freeman che
sostituiva la Gallagher.
“Fai pure con calma, ti accompagno al tuo alloggio in auto e
poi all'ateneo, così non devi fare tutto di corsa. Fidati di
me”. Mi girai a guardarlo. Era decisamente bello e appena
sveglio sembrava ancora più dolce.
“Grazie Jesse”. Mi sfilai fuori dalle lenzuola,
raccattai i miei vestiti e andai in bagno.
Quando uscii, lui entrò
ed io mi sdraiai a pancia in su sul letto e ripensai alla notte appena
trascorsa.
Sapevo di avere sbagliato.
Inutile rimuginare, ero consapevole
e consenziente. E' capitato, punto. E sinceramente è stato
bello, anzi è stato grandioso. E poi Jesse è
così dolce e sexy. Non è Alex. Ma che c'entra
adesso Alex? Niente appunto. Quindi non ci sono problemi. E poi
è stata solo una notte. Già. E Jesse mi fa
ridere. E io ho ceduto.
No non ho ceduto, lo volevo, volevo
un contatto fisico. Si. Non mi pento.
“Sammy?” Jesse era vestito
e mi fissava sorridente e con la testa inclinata
“Uhm.. è normale routine
la mattina vedermi così, ci metto un po' a
svegliarmi.” sorrisi. Mi allungò una mano
“Forza piccoletta, andiamo?” piccoletta? Mi aveva
appena chiamato piccoletta? Ma con tutti i nomignoli, doveva usare
proprio il nomignolo che mi aveva appioppato Alex? Bhè tanto
Alexander non lo usava più ed è stato anche
chiaro sul fatto che tra noi non ci fosse nulla, quindi, in fin dei
conti non ci sono problemi. Alex non aveva diritti, Alex si era
comportato da stronzo, Alex mi aveva fatto male, Alex era
menefreghista, Alex era Alex, non era di certo Jesse.
Jesse poteva chiamarmi come voleva.
“Piccoletta, mi piace” e
feci un mezzo sorriso quasi malinconico, sentire qual nomignolo
pronunciato da un altra persona, era comunque strano.
“Bene, anche a me” disse
sincero e sorridendomi “Se ti alzi subito da lì,
riusciamo a farci anche una bella colazione” allungai una
mano, presi la sua e mi tirò verso di se, con un po' troppa
forza, visto che gli finii quasi in braccio.
“Hey forzuto, ci credo che ieri mi hai messo al tappeto,
appena sveglio e già così forte. Che fai,
colazione con gli spinaci?” Ridemmo della mia stupida battuta
poi inaspettatamente mi baciò.
“Buongiorno piccoletta”. Una strana sensazione.
“Buongiorno a te bel fusto”. Poi mi
lasciò ed uscimmo dalla camera. Non feci caso al corridoio,
al numero degli alloggi, nè tantomeno riconobbi le sagome
delle due persone sedute in poltrona nel piccolo atrio. Passammo a
prendere i libri da me, mi cambiai di volata i vestiti e poi ci
fermammo alla caffetteria. Ridemmo e scherzammo poi Jesse si
offrì di accompagnarmi in aula “Ma se mi
accompagni arriverai tardi alla tua lezione” dissi dispiaciuta
“Ma io non ho lezioni oggi” rispose sorridendo.
“Eh? E ti sei fatto tutto questo sbattimento? Potevi rimanere
a letto. Mi dispiace”
“A me no. Mi andava di farlo. A che
ora finisci?” mi domandò sempre sorridendo.
Sorrideva sempre e il suo sorriso
mi rallegrava, avrei dovuto soprannominarlo 'Feliciano'.
“Oggi presto, dodici e
mezza.” Eravamo giunti in prossimità della mia
classe.
“Bene, allora ci vediamo
dopo”.
“ Grazie Jesse” sorrisi, poi mentre stavo per
entrare, mi richiamò “Sammy” mi girai e
le nostre labbra si sfiorarono, poi Jesse proseguì fino a
trasformare un semplice bacio in un bacio decisamente passionale.
Partirono i fischi e i brusii in
sottofondo. Mi strinse a se e al mio orecchio disse “Ciao
piccoletta a dopo..” salutò qualcuno con il capo e
si girò. Mi girai anch'io, decisamente in imbarazzo. Alzai
la testa e puntai al mio banco evitando il più possibile di
guardarmi intorno.
“TU..TU..” Oh cavolo.
“Che vuoi Miller?” mi
girai a guardarla.
“Q ..Que..Quello..”
balbettò.
“Quello che hai appena visto? Si
chiama Jesse” risposi sbuffando.
“Certo che so come si chiama. Tu..
Tu..Tu” era veramente paonazza.
“Tu cosa? Scusa ma se balbetti non
ti capisco” Ghignai e continuai “Mi hai detto che
Mark era off-limits, Steve è acqua
passata, ci stai uscendo no? Quindi che problema hai stavolta?
Sinceramente non sapevo nemmeno che Jesse frequentasse la nostra stessa
scuola. L'ho incontrato fuori da qui..”
“Lui, Lui.. Jesse, è l'ex
capitano della squadra di football” disse ringhiando.
“E allora? Non vedo dove sia il
problema..” dissi con aria indifferente, mentre lei era
sempre più alterata.
“E ALLORA? LUI E' MIO
FRATELLO” gridò.
“Oh cazzo” sentii qualcuno
sghignazzare e qualcuno canzonare rissa, rissa, rissa.
Le sorrisi e ripresi a parlare, con un ghigno presuntuoso stampato
sulle labbra
“Bhè, ormai quello che
è fatto, è fatto. Sinceramente non mi frega molto
delle parentele, comunque se proprio ci tieni, gli farò le
mie condoglianze più tardi.” Mi girai e andai a
sedermi al mio posto. La sentii emettere un suono assurdo.
Era decisamente furiosa. Appoggiai
il mio zaino e mi girai. In quel momento vidi un oggetto, non ben
identificato, arrivarmi in volo,addosso. Non era grossissimo, cosi
cercai di prenderlo. Era un astuccio.
Non mi capaciterò mai di come sia riuscita ad afferrarlo al
volo, ma ho sicuramente evitato che mi spaccasse il naso.
Lo strinsi con forza e sotto gli sguardi stupiti e silenziosi di tutta
la classe, mi avvicinai a grandi falcate al banco della Miller. Lo
sbattei sul suo banco e con occhi torbidi la fissai negli occhi.
Arretrò di un passo
.
“Ascoltami attentamente oca
siliconata, lanciami addosso ancora qualcosa, qualsiasi cosa, e ti
giuro, e non sto scherzando, che farò tanto di quel male
alla tua faccia, che appena avrò terminato, non dovrai
cercare un semplice chirurgo plastico ma dovrai trovarti un mago o uno
stregone che ti sistemi. E stavolta non ci sarà Freeman e
nemmeno Dio in persona a fermarmi. Chiedi a Jesse come l'ho conosciuto
e poi capirai se faccio o meno sul serio. Da questo momento in poi, ti
consiglio caldamente di NON, e ripeto NON, incrociare più la
mia strada e di farti i cazzi tuoi. Tuo fratello è grande
abbastanza per decidere con chi uscire. Io sono grande abbastanza per
decidere con chi uscire e ti assicuro, che se mi metto in testa una
cosa non cambio idea. Quindi non rompermi i coglioni Miller!.”
In quel momento entrò Freeman.
“Che sta succedendo? Di
nuovo?” Mi girai verso di lui, sfoderando un fintissimo
sorriso e risposi gentilmente
“Buongiorno Sigor Freeman, non si preoccupi, stavamo solo
avendo una chiacchierata amichevole. Comunque abbiamo
finito.” Mi girai verso Amber, la fulminai truce e tornai al
mio posto.
Alex mi stava fissando serio.Lo ignorai e mi sedetti.
Finirono le due ore con Freeman e sentii Smith chiamarmi. Non mi
voltai. Mi chiamò ancora. Alzai la mano e feci il cenno
scaccia-mosca.
Sentii uno stridio.
“Sam” sobbalzai. Si era
avvicinato e sporto fino ad arrivare a parlarmi vicino all'orecchio.
“Che vuoi Smith” sibilai tagliente.
“Non starai uscendo sul serio con
Jesse” mi chiese.
“Non ti riguarda.” risposi.
“Sono curioso” disse serio.
“Non ti riguarda” ribattei.
“Stai uscendo con quel
cetriolo?” chiese ancora.
“Non ti riguarda” risposi
indifferente.
“Sei diventata monotona in questo
periodo” disse sibilando al mio orecchio.
“Non ti riguarda” risposi
con un ghigno. Mi stavo quasi divertendo.
“Un disco rotto”
ribatté lui. Alzai le spalle con fare
indifferente e indisponente.
“Ti ho visto stamattina, hai passato
la notte con lui” sibilò con una lieve nota di
fastidio nella voce.
“Non ti riguarda nemmeno
questo” e scrollai le spalle.
“Sei una stronza”
sibilò, sembrava irato.
Ghignai compiaciuta.
“Pazienza” risposi.
Non lo sentii più per
tutta la mattinata, finite le lezioni, mi alzai, e senza voltarmi uscii
dalla classe.
Sui gradini c'era Jesse che parlava con Mark e Steve. Mi avvicinai e
salutai.
“Andiamo Jesse? Più mi allontano da tua sorella,
meglio è per lei. Se arriva e apre bocca, giuro che la
scaravento a terra” dissi con tono tra il sardonico e il
serio.
“Che è successo
ancora?” chiese Mark.
“Niente di che, stamattina mi ha visto con Jesse e ha
iniziato a dare di matto, poi mi ha lanciato un astuccio in
faccia”.
Mi guardarono allibiti.
“Ma ti ha fatto male?” era Jesse.
“L'astuccio? No, l'ho preso miracolosamente al volo e poi
sono andata a digliene quattro”.
“Non l'hai presa a sberle vero Sammy
Sammy?”
“No Steve, non l'ho nemmeno
sfiorata” sospirò.
“Aspetta un attimo. Cosa vuol dire
che ti ha visto con Jesse?” domandò Mark. Piegai
la testa verso terra, come fa una persona quando perde tutte le
speranze.
“L'ho accompagnata in classe e l'ho
baciata” rispose Jesse con semplicità.
“Tu hai fatto cosa?”
domandò Mark. Steve mi guardò. In quel momento
arrivarono anche Amber, Alex, Simon e Matt. Bene, peggio di
così non poteva andare.
“Signori e signori, che lo
spettacolo abbia inizio” dissi sarcasticamente e facendo un
inchino. Steve ghignò.
“Giusto te cercavo,
fratellone..” disse Amber mettendosi davanti a Jesse e
incrociando le braccia.
Alzai gli occhi al cielo, guardai nella loro direzione e dissi
“Senti Jesse, io ti aspetto in caffetteria” si
girò verso di me, sorrise e disse “Solo un momento
piccoletta, aspettami”.
Piccoletta? Mi aveva chiamato
piccoletta davanti ad Alex! Uh Uh. Già ma a lui che
interessava? Vidi un guizzo della sua mascella. Mi fissò,
poi si girò a guardare Jesse; era appena un gradino sopra di
me.
Si avvicinò Steve e mi
disse “Sammy Sammy, devo dire che te li scegli sempre bene
quelli con cui uscire. Inoltre, devo dire, che oggi ti vedo leggermente
più solare, ti sei brillantinata come Edward Cullen
o splendi di luce propria?” alzai un sopracciglio. Mi girai
verso di lui e con la coda dell'occhio vidi Alex voltarsi verso di noi.
“Steve ma ti sei rincretinito? Ti pare che abbia addosso dei
brillantini? Non rubo la polvere di fata come fa il vampiro
glitterato...”. Sghignazzò.
“Oh.. allora ho capito bene ..
stanotte hai fatto sesso..” e mi fece un occhiolino
“..con il biondino.”
“Steve,
smettila” sibilai. Ampliò il suo ghigno e poi
riprese “Vedila così, sono solo contento per te. E
poi te l'ho detto, te li scegli sempre bene. Ti dico solo una cosa, e
spero che tu mi stia ad ascoltare, non fare ulteriori casini se non
vuoi la rivolta delle cheerleader capitanata da Amber, con la forca in
mano. Non è TipoSam e se ci fosse qui
Nikki te lo direbbe anche lei.”
“E tu che ne sai se è TipoSam
o meno?” replicai secca ma interessata alla sua teoria.
“Semplicemente perchè ti conosco, non per
vantarmi, ma io sono, fino a prova contraria, l'unico con cui sei stata
veramente insieme, tralasciando il discorso dell'altro biondino..e di
Evan”.
“Ti da così fastidio
nominarlo il biondino? E poi sai benissimo, che il discorso Evan,
è a parte” risposi acida.
“Vedi un po' te.. mi ha appeso al
muro, nel caso tu te ne fossi scordata.”
“Se non ricordo male..te lo sei
meritato..” sorrisi strafottente, lui sbuffò.
“Ok. Tralasciando Kyle. Jesse, non
è tipoSam, e sai che ho ragione...
C'è solo un tipo Sam e io l'ho già
inquadrato” disse con un sorrisino sulle labbra.
“E sentiamo, mio genio della lampada, chi sarebbe?”
replicai scimmiottandolo.
“Non te lo dico, ci arriverai da
sola. Ma tu ricordati del treno. Quando arriva poi son cazzi
tuoi” sghignazzò.
“Bene se hai finito con le tue stupidate..” Sentii
una mano poggiarsi sulla spalla, mi voltai e vidi Jesse alla mia
sinistra “Andiamo piccoletta?”
Feci un cenno affermativo con la
testa. Poi presa dalla paturnie di Steve, inclinai la testa e fissai il
viso di Jesse. Mi fece un lieve ghigno. Scese di un gradino e feci
appena in tempo ad accennare “Ciao a tu...” ad alta
voce che non finii di pronunciarlo, perchè mi trovai
caricata sulla spalla di Jesse, come un sacco di farina.
“Jesse mettimi
giù” esclamai. Steve, Mark, Simon e Matt
sghignazzarono. Amber mi fissò malissimo e Alex,
imperterrito, con le mani in tasca, mi fissò con uno sguardo
gelido.
“Dai Sammy ieri ho fatto di peggio” disse Jesse
ridendo, mentre scendeva gli ultimi gradini
“Si ma.. ieri eravamo in palestra” risposi
irritata. Mi fece scivolare a terra e mi prese il viso tra le mani
“ E' vero, ma poi mi sono fatto perdonare” disse
maliziosamente e mi baciò.
Non stava andando bene, per niente,
era dolce e simpatico ma odiavo queste cose, non mi piaceva essere
messa in ridicolo davanti a tutti, come non mi piacevano le scenette
romantiche sotto gli occhi di tutti. Era stata una notte di sesso,
niente di più, niente di meno. Le immagini di quella
mattina, il bacio sulla porta della sua stanza, il bacio prima di
entrare in classe e poi questo, c'era qualcosa di più, e io,
non riuscivo ad accettarlo, mi sfuggiva qualcosa. Stava accadendo
qualcosa, che non andava bene, qualcosa che mi pesava, che
m'infastidiva. Sensazioni a pelle.
Durante le prove del pomeriggio
accadde l'inimmaginabile. Johnny dava lezioni di ballo a Baby per
sostituire Penny alla gara di ballo, dato che Penny era k.o
per essere andata in overdose, e questo già non era un buon
segno, perché significava solamente che da questo momento in
poi, sarei stata praticamente l'ombra di Alex fino alla fine delle
riprese.
Rassegnata psicologicamente ai
prossimi eventi, montai la maschera di indifferenza che ormai avevo
fatto mia, nei riguardi di Alex, e iniziammo le prove. Il suo sguardo
era glaciale e rigido, esattamente come quella stessa mattina e a
differenza di quando parlava con gli altri, con me usava un tono
decisamente tagliente.
Nella prima parte delle prove,
Johnny era rigido e scazzatissimo nei confronti di Baby e Alex era
veramente bravo ad interpretarlo, così come lo ero io ogni
volta che Baby pestava i piedi di Johnny. Alex invece, si rivendicava
ogni qualvolta mi metteva la mano sulla spalla, stringendola fino a
farmi male, oppure tra i suoi “uno, due, tre,
quattro” quando mi correggeva il passo o la postura, mi
tirava con un po' troppa forza.
“Pausa” urlò
Jackson. Presi Alex per la manica del maglione e lo tirai ai lati del
palco.
“Smettila di fare così, mi fai male”
ringhiai.
“Così come? Non sto facendo niente. Seguo il
copione.” rispose tagliente con un ghigno quasi
impercettibile. Impercettibile per gli altri, ma non per me.
“Lo stai facendo di proposito, non
sono stupida”
“E anche se fosse? Qualche
problema?”
“Direi di si. Non sei professionale.
E visto che tu mi hai sbattuto in faccia la mia mancanza di
professionalità e la tua impeccabile bravura, vedi di essere
professionale. Fuori di qui fai quello che ti pare, ma qui dentro, vedi
di essere coerente con quello che dici e che sbatti in faccia alla
gente. Idiota” ringhiai seria. Mi girai e feci due passi verso il
centro del palco.
Riprendemmo le prove e, a quanto
pare, il mio discorsetto funzionò bene, perché
ballammo e recitammo senza ulteriori problemi, non stringeva, non mi
faceva male, ed io evitavo di schiacciargli i piedi con forza. Un mezzo
equilibro si era creato. Provammo i dialoghi con gli altri e poi fummo
liberi.
Mi incamminai a piedi verso
l'alloggio di Jesse, saremmo andati a cena al Demon's e avrei ripreso
la moto.
“Questa non è la strada
verso il tuo alloggio” disse Alex affiancandomi.
“Infatti” risposi seccata.
“Quindi?”
“Quindi niente. Non ti
riguarda”
“La solita tiritera. Vai dal tuo
nuovo amichetto Sam?”
“Qualche problema?” Mi
fermò bloccandomi per le spalle e mi fece girare.
“Decisamente si e direi anche
più di uno” Sentivo i suoi occhi gelidi perforarmi
la pelle del viso. Alzai il sopracciglio sinistro in attesa di
spiegazioni.
“Mi da enormemente fastidio che, il
cetriolo, ti chiami piccoletta” risi sprezzante con il ghigno
in bella mostra.
“Non vedo dove stia il problema,
ognuno chiama le persone come preferisce e.. piccolo particolare che ti
sfugge, negli ultimi giorni, per non parlare delle ultime settimane,
tu, non mi hai nemmeno chiamato. Quindi per diritto, la palla passa a
qualcun altro e, se la cosa ti infastidisce, non sono affari miei.
Adesso lasciami. Ho un impegno improrogabile.”
risposi glaciale.
Incredibilmente mi lasciò, non disse nulla, mi girai per
proseguire e lo vidi sorpassarmi: mani in tasca del giubbotto, spalle
contratte e testa china. Durante il tragitto ripensai alle parole di
Steve, a Jesse, ad Alex, un po' a tutto.. dovevo parlare con Jesse.
Prima di salire sulla moto ed
infilarmi il casco, guardai Jesse negli occhi e gli dissi “Ti
devo parlare”, mi guardò e mi rispose
semplicemente “Ci vediamo da me”. Feci cenno con il
capo poi finii di prepararmi e quando mi voltai Jesse era
già partito.Parcheggiai la moto, feci un
respiro profondo, e salii.
Parlammo una buona mezz'oretta, non
volevo legami, non mi sentivo presa, non sentivo le farfalle nello
stomaco nè il cuore fare le capriole. Era solo sesso. Gli
dissi che era stata una bellissima avventura e che da parte mia non ci
sarebbe mai stato del sentimento, se si aspettava qualcosa, purtroppo,
ero la persona sbagliata.
Jesse capì subito il mio
discorso, mi disse che apprezzava la mia sincerità e che gli
avrebbe fatto piacere provare ad essere amici, poi sfoderando un
fantastico sorriso buttò l'opzione 'se non hai niente da
fare la sera, posso farti compagnia' ridemmo della sua uscita.. uomini.
Lo salutai e mi incamminai verso la moto.
Vidi Alex seduto ad aspettarmi a
cavalcioni sulla mia moto, illuminato solo dalla luce flebile del
lampione.
Si vedeva solo una parte del suo
viso; era leggermente chinato, con le braccia appoggiate al serbatoio;
aveva un aria pensierosa, triste forse, ma quell'immagine me la sarei
impressa nella mente.
Dire che era stupendo in quella posa, con quell'espressione e con quel
gioco di luce in viso, era dire niente; il mio cuore fece un paio di
capriole e persi un respiro.
Avrei voluto fermare il tempo in quel preciso istante per scattargli
una foto, oppure, mi sarebbe piaciuto, essere invisibile per
avvicinarmi a lui e poterlo scrutare in ogni piccolo dettaglio, in ogni
singolo particolare, osservarlo attentamente e minuziosamente. Alex
sembrava un panorama, talmente stupendo da mozzare il fiato in
gola;Alex era qualcosa di ineguagliabile bellezza
e splendore. Mi avvicinai con passo felpato.
“Alex?” dissi sorpresa e
con tono tra lo stanco e il dolce.
“Ciao Sam, eri dal tuo
amichetto?” riusciva sempre a farmi irritare.
“Tu che dici?” ribattei.
“Immagino di si” rispose
con voce bassa, guardando il manubrio.
“Senti Alex, è tardi e
sono molto stanca, per favore, se devi dire qualcosa, dimmela,
così poi vado a dormire” dissi quasi in tono
supplichevole.
“Passami le chiavi, sali che ti
accompagno. Poi torno a piedi.” Lo guardai stupita, sfilai le
chiavi dal giubbetto, le lanciai e le prese al volo. Sarebbe stato
inutile fare altre discussioni, altrimenti all'alba ci avrebbero
trovati congelati nella stessa posizione.
Accese la moto, salii dietro e ci
avviammo verso il mio dormitorio. Era una bella sensazione stare
così, con lui, il suo profumo mi inebriava i sensi e il
contatto con la sua schiena era gradevole. Mi mancava un contatto con
lui, un semplice contatto. Parcheggiò e spense la
moto.
“Andiamo, sbrigati che fa
freddo” dissi e mi guardò decisamente stupito.
“Eh?”
“Alex, se vuoi parlare con me,
saliamo, sto gelando dal freddo. Prometto che non ti aggredisco
verbalmente come ho fatto oggi. Sono troppo stanca e sfinita per
farlo.” Scese dalla moto e mi
seguì.
Entrammo in camera. Si sedette sul letto e io mi sfilai il giubbetto,
riposi il casco, mi tolsi le scarpe e mi sedetti a gambe incrociate sul
letto.
“Sam, volevo scusarmi con te per il
mio comportamento di oggi. Ho sbagliato” disse con voce bassa
e seria.
“Scuse accettate” risposi gentilmente senza
polemizzare.
Si slacciò il giubbotto,
se lo tolse e lo appoggiò sulla sedia, si risedette e si
lasciò cadere sdraiato, si mise le mani dietro la testa e
fissando il soffitto continuò
“
Sai Sam, non ho mai
incontrato nessuno come te. Non solo riesci a tenermi testa ma riesci
anche a zittirmi. Hai la capacità di riuscire a farmi
innervosire con un gesto o con una parola, ma allo stesso tempo, hai la
capacità di farmi ridere sinceramente e di farmi sentire
bene. Sei come un libro aperto, ma non il classico libro di cui parlano
tutti, un libro tipo la storia infinita di Ende;
ogni giorno, ogni singolo giorno, tu mi stupisci, riesci a
sorprendermi, riesci quasi a lasciarmi basito e ti posso assicurare che
è una cosa molto difficile. Quando ti ho detto che non
volevo che uscissi dalla mia vita, te l'ho detto perchè,
negli attimi passati insieme, mi sentivo veramente bene e riscoprivo
una parte di me che pensavo di avere perso. So che non puoi capire
quest'ultima frase ma un giorno ti spiegherò chi
è Alexander Johnatan Smith.”
“Johnatan?” chiesi curiosa.
“Si è il mio secondo
nome, non lo sa praticamente nessuno. Non so cosa mi sia preso in
questi ultimi giorni o nelle ultime settimane ma soprattutto oggi. So
solo che mi stai ripagando con la mia stessa moneta. Te l'ho detto
già una volta, io e te siamo troppo simili, per non dire
uguali, e quello che stai facendo, come ti stai comportando,
è esattamente quello che ho fatto io nei tuoi riguardi. Ci
ho pensato quasi tutta sera e credo che sia così. E.. questa
cosa mi fa veramente arrabbiare, perché sono stato io a
volerlo, quella cazzo di sera dopo la festa; festa in cui mi hai
veramente fatto incazzare, festa in cui sono saltate fuori altre cose
di te che non avevo capito, festa in cui mi hai totalmente ignorato,
festa in cui hai fatto la gatta morta con il tuo ex.”
“Io non ho fatto la gatta morta con
il mio ex”. Si girò su un fianco, mettendosi con
il gomito appoggiato al materasso e una mano sulla guancia, per
sostenersi la testa, “Più o meno, non
negarlo”.
Mi girai sul fianco mettendomi
nella sua stessa posizione e guardandolo negli occhi risposi
“Ci ho solo ballato. Come tu hai ballato con la bambola
bionda, Mark con Amber e Simon con la mora. Tutto qui”
“Comunque sia, con quel gesto, mi
hai mandato fuori di testa”
“Me lo ricordo”
“E io ho detto delle cose che non
pensavo veramente.”
“Quindi la storia della mancanza di
professionalità non era poi così vera”
“Più o meno” mi tirai su di scatto a sedere sul
letto. Era Geloso. Lui era geloso di Steve, nonostante abbia detto che
tra noi non ci fosse nulla.. lui era geloso!
Presi il cuscino con entrambe le
mani, mi alzai sulle ginocchia e lo colpii in faccia.
“Sei uno stronzo Alexander Johnatan
Smith, mi hai fatto malissimo quella sera” e lo colpii ancora.
Si nascose il capo con un braccio e feci per colpirlo ancora, quando mi
colpi lui con una cuscinata; aveva preso il cuscino con il braccio
libero.
“Vuoi la guerra?” rise
lui, risi io.
Ci prendemmo a cuscinate, poi
mollò il cuscino e iniziò a farmi il solletico
sui fianchi. Ridevo come una matta e anche lui.
“Pietà,
pietà” gridai ridendo e contorcendomi come un
serpente.
Si fermò. Respirai
profondamente. Avevo le lacrime agli occhi da quanto stavo ridendo.
“Alex che ci fai sopra di
me?”
“Ti stavo facendo il solletico e se
fai un altra domanda idiota.. ricomincio”
“Ok ok.. scherzavo. Arimo”
“Arimo?”
domandò. Alzai un sopracciglio stupita,
“Si, arimo. Non
l'hai mai sentito? Vuol dire pausa o time-out nei giochi dei
bambini.”
“Ah, non lo sapevo. Mi hai insegnato
una cosa nuova” sorrise e poi riprese
“Sam, un altra cosa”
“Dimmi”
“Lascia il cetriolo” disse
serio.
“Eh?”
“Jesse” Lo guardai stupita e risposi
semplicemente “Non siamo mica insieme”
“Ci stai uscendo,
però”
“Più o meno, e comunque
non è un cetriolo” esclamai. Era Geloso! Poteva
negare fino a rimanere senza voce, ma adesso l'avevo capito, avevo
avuto un ulteriore conferma, Alex era realmente geloso; adesso volevo
una sua ammissione.
“Per me è un cetriolo, ma
sono punti di vista”
“E perché dovrei? Non
dirmi che sei geloso.. nonostante tra noi non ci sia niente e tu
l'abbia ampiamente negato” dissi con tono canzonatorio,
volevo saperne di più.
“
E anche se fosse?
Cambierebbe qualcosa?” mi aveva spiazzato con la sua uscita.
“Eh?” lo guardai
“Direi di si” risposi un millisecondo dopo.
“Si sono geloso.”
affermò.
Per tutti i numi, era decisamente un dato di fatto, non era solo la mia
immaginazione contorta. Questo mi rese felice, molto felice. Poi
continuò “Non stai più giocando con me.
E io..Sam.. ci tengo particolarmente ai miei giochi.
Sembrerò infantile, ma mi manca il nostro giochino. Mi
manchi tu piccoletta...E tu, sei il mio gioco preferito”.
Aveva appena smontato la mia felicità, proprio come si
smonta, da sola, la panna appena montata, solo che io non ero la panna
ed ero appena stata smontata da lui.
Alex mi aveva appena paragonata ad
un gioco; è vero che a volte consideravo i ragazzi come dei kleenex
ma non li avrei mai paragonati a dei giochi! Nonostante mi avesse
paragonata ad un gioco, nonostante mi avesse appena sbattuto in faccia
che stava solo giocando con me, dovevo ammettere a me stessa, che quel
giochino perverso con Alex mancava anche a me. Mi mancava lui, seppur
pericoloso e stronzo, mi mancava come l'aria. Ne avevo bisogno, sentivo
che avevo bisogno della sua presenza anche solo per pochi attimi, ma in
quegli attimi mi faceva sentire me stessa e soprattutto mi faceva stare
bene.
“Quindi tutta la questione, si
riduce al fatto che ti manca il tuo giocattolino, che sarei
io?”
“Più o meno si”
e così dicendo si avvicinò a me, trovai il suo
viso a pochi centimetri dal mio.
“Alex, tutto quello che è
accaduto fin'ora, non è altro che la conseguenza del nostro
giochino perverso, di cui tu senti tanto la mancanza” dissi
seria.
“Sam” sussurrò
al mio orecchio e mi sfiorò il lobo con le labbra
“A te non manca?” disse in un sibilo per poi
passare le labbra sul mio collo. Rabbrividii e la mia schiena si
irradiò di scariche elettriche.
Ma come faceva, come diavolo faceva
con un semplice tocco a scombussolarmi nel corpo, nella mente e nel
profondo?
Scese fino alla clavicola per poi
risalire, mordicchiando leggermente la pelle.
“A..Alex per favore non
continuare” sentivo il suo profumo invadermi i polmoni.
Deglutii.
Si scostò dal mio orecchio e sentii le sue labbra sfiorare
le mie.
“Per il cetriolo?”
“No”
“Bene” e tornò
a dedicarsi al collo.
Eccolo di nuovo.. Alex era tornato
con tutti i suoi pro e i suoi contro. Potevo farmi trattare come un
giocattolino?
Appoggiai le mani alle sue spalle
per cercare di farlo alzare ma, con un movimento fulmineo, prese con
entrambi le mani, i miei polsi e li appoggiò vicino al mio
viso, tenendoli fermi con le sue mani, così da
immobilizzarmi.
“Alex”
“Shh...Ritirati Sam.. Il gioco non
si annulla.” parlò sfiorandomi con le labbra la
pelle, appena sotto il lobo. Tremai.
Lo sentii sorridere poi proseguì. Ero letteralmente
immobilizzata sotto il suo corpo, ma non era tanto questo, i miei
ormoni erano letteralmente impazziti, il mio respiro si faceva
più veloce e i brividi si espandevano ad ogni suo contatto.
Potevo farmi trattare come un
giocattolino mi domandai ancora? Si.
“Alex, stai giocando
sporco” sussurrai
“Nessuno ha parlato di regole,
ritirati oppure... cedi.” dissi grave nell'altro orecchio.
“Gioco” volevo farmi male,
ma non avrei mai mollato.
Mi sarei raccolta con un cucchiaino ma non avrei mollato davanti a lui,
non avrei ceduto. Sono pazza, decisamente masochista; mi ci ero
affezionata, lo sapevo, mi ero comportata come lui aveva fatto con me
ed era tornato scusandosi. Eravamo pari. Si ripartiva da zero. Ero
curiosa, curiosa di sapere chi avrebbe ceduto. Non mi sarei ritirata
per nessun motivo; era la nostra sfida personale, era un modo per
averlo vicino, forse troppo.
Alex era geloso, l'avevo ampiamente capito e lui aveva confermato,
così come mi ero accorta di esserlo io. Ero folle. E la mia
nuova vena masochista, di certo non mi aiutava. Folle, incredibilmente
folle e stupida.
“Non aspettavo altro
piccoletta”.
“Alex, fermo un momento”
“No, non ci penso proprio”
“Dai, ho le chiavi sotto la
schiena” piagnucolai guardandolo come il micio di Shrek.
“Uff" si alzò rimanendo
seduto sopra di me e mi allungò un braccio tirandomi verso
di lui. Girai la testa per vedere dove fossero le chiavi, le presi e
nell'appoggiarle al comodino accesi l'abat-jour. Poi con un movimento
veloce, ribaltai le posizioni.
Immagino che non se lo aspettasse
perché mi guardò con entrambi i sopraccigli
alzati.
“Sorpreso?” dissi
maliziosamente nel suo orecchio.
“Diciamo di si.” sorrise. Mi allungai come una
micina, quando si stiracchia, sopra di lui, spegnendo la luce centrale.
“Così ho una visuale
migliore delle tue tette” disse maliziosamente per poi
mettermi le mani sui fianchi.
“No, forse non ci siamo
capiti” gli presi le mani e le posai sopra il cuscino,
tenendole ferme con le mie, poi mi abbassai al suo orecchio e parlai
lenta e sensuale
“Lanci il sasso e poi ritrai la
mano?” scesi sul collo, sfiorandogli ogni millimetro di
pelle, poi inumidii le labbra e risalii fino al lobo e lo tiracchiai
leggermente. Respirai nel suo orecchio e iniziai a dargli dei piccoli
bacetti, che diventarono presto dei piccoli morsi delicati. Il suo
respiro si fece più veloce e lo sentii deglutire quando,
alternando la lingua ai piccoli morsi, premetti le labbra sulla sua
pelle. Lo assaggiai lentamente, scesi sulla clavicola e, spostando una
mano, gli abbassai il collo del maglione, giocherellando con la lingua
poi mi spostai dall'altra parte del collo.
Lo sentii irrigidirsi sotto di me.
Appoggiò la sua mano libera al mio fianco, gli lasciai
l'altra e scostai lievemente il maglione, liberando un altro lembo di
pelle, che iniziai subito a lambire, mordicchiare e baciare.
Iniziava veramente a fare caldo,
soprattutto quando sentii, entrambe, le sue mani sui fianchi sotto il
maglioncino.
Come se mi leggesse nel pensiero,
tirò i lembi del maglione verso l'alto. Mi sedetti, per non
cadere in avanti, sopra di lui, e sentii che era eccitato. Mi
compiacqui. Si alzò con il busto e
lanciò ai piedi del letto il mio maglione, io presi il suo
insieme alla maglietta e li sfilai insieme.
“Due son meglio di uno, meno
fatica” dissi maliziosa e poggiando un dito sul suo superbo
torace, lo spinsi sul letto.
Mi posizionai esattamente sopra al
suo bacino, intimità contro intimità e mi
abbassai.
“Spero che tu sappia quello che stai
facendo” disse malizioso,
“Shh.. sto giocando Alex, non
interrompere” e così dicendo mi avventai sul suo
petto e iniziai a gustarmelo, centimetro per centimetro, millimetro per
millimetro. Liscio,
morbido e scolpito. Scivolai delicatamente indietro con il bacino
strusciandomi su di lui, lo sentii emettere un sibilo, scesi
sull'addome. Seguii la linea dei suoi addominali con la lingua e mi
persi in quella splendida pelle vellutata, la baciavo, la lambivo, la
mordicchiavo e la sfioravo con le labbra, con il naso, con la lingua.
Il suo respiro si era fatto veloce. Con un dito partii dal collo e
iniziai a tracciare linee curve su tutto il torace, fino a scendere
sull'ombelico e iniziare un intricato disegno di linee curve alternato
a baci e a linee disegnate con la lingua. Un gemito. Percorsi l'ultimo
tratto di pelle, lasciata scoperta del bordo dei suoi jeans, con un
dito, lentamente da fianco a fianco. Un ansito.
Lo guardai al chiarore della
abat-jour, era bello come un Dio, aveva gli occhi languidi, due oceani
negli occhi, i capelli spettinati giocavano con la poca luce e
riflettevano ombre più scure sul viso, dandogli quel gusto
di sensualità demoniaca.
Mi sorrise.
“Sam.. tu mi farai impazzire prima
o.. poi” e con uno scatto di reni si tirò seduto e
mi sfilò la maglietta lasciandomi in reggiseno.
Poi mi mise le mani sui fianchi e
mi fece sdraiare. Si posizionò sopra di me e
iniziò a baciarmi delicatamente la clavicola, per poi
scendere lentamente sulla parte di seno, scoperta dal reggiseno. La
mano destra mi accarezzava il fianco.
Era delicato, le sue mani erano
morbide era un piacere sentirle sulla pelle; erano calde e il suo tocco
era quanto di più bello avessi mai sentito. Scese a baciare
la pelle del mio addome e della mia pancia, mi mordicchiò
lievemente il fianco e iniziò a disegnare linee curvilinee
con la lingua, mi baciò l'ombelico e risalii sul seno
sfiorandomi con la punta del naso.
Salutai il cervello, partito per
l'ennesima vacanza a Lussurolandia.
Respiravo veloce e gemetti, quando
mi morse il collo con vigore, affondando con le labbra nella mia pelle.
Sentii una scarica elettrica invadermi come un fulmine tutto il corpo.
Ero eccitata. Chiusi gli occhi.
Lasciò il collo e con
dei piccoli baci si spostò sulle labbra, le
sfiorò, le prese tra le sue delicatamente
“Sam” voce bassissima e
grave . Avevo chiuso gli occhi. Li riaprii quasi a fatica e lo guardai.
Occhi negli occhi, una cascata di blu che s'infrangeva in nel verde del
bosco.
“Baciami”
Dischiusi leggermente le labbra e
fu un attimo.
Le nostre lingue si incontrarono,
si sfiorarono, si accarezzarono, iniziarono a rincorrersi e infine si
aggrovigliarono tra di loro. Le mani si intrecciarono nei suoi capelli,
iniziammo ad ansimare. Ci staccammo per riprendere fiato e le nostre
bocche si riunirono, come se non aspettassero altro, le lingue
ripresero a danzare e i nostri corpi si appoggiarono uno contro
l'altro, combaciando alla perfezione.
Sentii la sua mano risalire fino
alla spalla e far scivolare la spallina del reggiseno, per poi
spostarsi su un seno e stringerlo, delicatamente.
Gemetti. Alex fece scivolare una
mano dietro la mia schiena, mi inarcai lievemente per agevolarlo,
slacciò il reggiseno; si pesò sul braccio
sinistro e lo sfilò lentamente. Lasciai la presa su suoi
capelli, per poi tornare a riprenderli e a farli scorrere nella mia
mano sinistra, la destra scese ad accarezzargli la schiena.
Sentii la sua mano sfiorarmi il
seno con il dorso per poi sentirlo contro il suo palmo. Lo toccava
delicatamente, lo prese e lo strinse. Gemetti ancora e ancora.
Ansimò. Sentivo la sua eccitazione spingere
contro la mia intimità. Prese il capezzolo tra le dita e
iniziò a giocherellarci. Abbandonò le mie labbra
e scese, lentamente fino ad arrivare sul seno. Iniziò a
baciarlo, a leccarlo, a mordicchiarlo.
Era delicato e sensuale ma allo
stesso tempo sentivo la passione bruciare su ogni singola cellula che
sfiorava. Iniziai ad ansimare. Passò all'altro seno.
Vibrai sotto ogni suo tocco. Sentivo le sue mani stringermi, il
suo desiderio crescere con il mio.
Tornò sulle mie labbra,
mi mordicchiò il labbro inferiore e le mie mani tornarono
sulla sua schiena, vogliose, fino alla sua nuca, tra i suoi capelli. Non so per quanto andammo avanti,
poiché appena uno dei due si staccava, per riprendere fiato,
ci ritrovavamo pochi secondi dopo ancora in balia dell'altro.
“Alex” dissi in un gemito
“MMM” mugolò
“Alex” voce bassa e
eccitata
“Sam” un sibilo bassissimo
e roco, stava mordicchiandomi di nuovo i capezzoli e accarezzandomi la
coscia con le mani,
“S..Stop” mi
costò una forza di volontà assurda dirlo, ma lo
feci.
Spostò indietro la
testa, giusto quel tanto che bastava, per guardarmi negli occhi.
“Eh?” un sussurro
“Fermiamoci” risposi grave
e ansimante. Scivolò di lato.
“Ma..” e non disse altro,
respirava grave. Un paio di minuti più
tardi, mi decisi a guardare la sveglia.
“Le tre. Sono le tre”
esclamai.
“Qual'è il
problema?” domandò.
“Che ieri ho dormito tre ore e che
se andiamo avanti così arriva l'alba. E ho assoluto bisogno
di dormire” piagnucolai.
“Uhm..sempre colpa del cetriolo. Mi
vesto e vado allora.”
“No” risposi subito.
“No?” mi sorrise malizioso.
“Non nel senso che pensi tu. Se vuoi
puoi dormire qui, è tardi e non mi va di mandarti fino la
tua stanza, a piedi e soprattutto a quest'ora.. Lo spazio
c'è.” dissi sincera con un lieve tono preoccupato.
“Fammi capire una cosa.. vuoi che
resti a dormire nel tuo stesso letto, dopo quello che è
appena successo?” chiese con stupore.
“Abbiamo già dormito
insieme, se non ricordo male. E poi.. se non vuoi perdere e soprattutto
vedermi incazzata, come una mina domani mattina, per avermi tolto il
sonno, vedi tu..” Fece finta di riflettere portandosi la mano
sul mento e poi disse
“Dormo qui. Ma tu non
tentarmi” rispose con un ghigno
“Nemmeno tu” ghignai di
rimando.
Mi alzai per infilarmi una canotta
pulita, poi andai in bagno e ritornai in coulotte qualche minuto dopo. Alex era già sotto il
piumotto con le mani dietro la testa ad aspettarmi. Mi infilai sotto le coperte e lo
guardai. Non mi sarei mai stancata di ammirarlo.
“Come fai?”
domandò
“A fare cosa?” si girò a guardarmi.
“A fermarti di punto in bianco”
“E' un segreto” risposi
con un ghigno. Si accigliò.
Sbuffai e aggiunsi “Senti Alex, non è stato
facile, lo ammetto. Ma sono veramente stanca. Infine se fossimo andati
avanti così, sono sicura che avremmo perso entrambi, e dato
che tu ci tieni tanto a questo giochino, vedilo come un favore
personale. Adesso dormiamo..”
“Un'ultima cosa... Posso avere il
bacio della buonanotte?” chiese con malizia e dolcezza allo
stesso tempo.
“Se poi mi prometti, che spegni la
luce e dormi va bene” risposi.
“Promesso”
Mi avvicinai a lui e gli diedi un
bacio sulle labbra.
Aveva le labbra calde e morbide. Ne
volevo ancora, volevo i suoi baci. Ma arretrai e mi girai sull'altro
fianco, ero troppo stanca.
“Buonanotte Alex”
“Notte Sam” spense la luce
e si coprì.
Mi persi nel ricordare gli
avvenimenti di poco prima poi, pian piano, iniziai ad addormentarmi.
Sentii Alex avvicinarsi.
“Sam” sussurrò.
La sua voce era troppo lontana e non saprei dire, se ero già
nel mondo dei sogni o se ero nello stadio di semi-incoscienza ma mi
abbracciò e mi avvicinò a sè, sentivo
il suo respiro sui capelli. Un mormorio
“Non tengo al gioco, tengo a te piccoletta”.
Ero già nel mondo dei
sogni.
Angolino autrice: Che ve ne pare? Basite, stupite o
rischio il linciaggio?
Direi che questo è un
capitolo un po'..strano. Sicuramente nessuno si aspettava Jesse e
nemmeno che la nostra Sammy passasse la notte con lui. Ma volevo un
diversivo, volevo che Alex recepisse, fino in fondo, il cambiamento di
Sam. Volevo che Alex capisse, avevo bisogno di qualcosa che entrasse il
lui come un proiettile, qualcosa che lo scuotesse irrimediabilmente
dentro, toccando i suoi punti deboli; credo di esserci riuscita, credo
di essere riuscita nel mio intento..farlo sentire di troppo. Insomma
una cosa del tipo..”Hey, sveglia, dongiovanni. Mi sa che hai
fatto qualche cazzata; non vedi che Sam si fa gli affari suoi? Non ti
da fastidio ragazzino?”
Sam pensa spesso ad Alex, nonostante il suo comportamento, riesce
perfino a confrontarlo a Jesse, a pensare e ripensare a come Alex era
solito chiamarla e capire se fosse giusto o sbagliato che Jesse la
chiami piccoletta. Lo perdona? Si, Alex gli manca parecchio. Sa che per
Alex lei è un gioco.. ma Sam è razionale quanto
irrazionale, gli manca lui e se l'unico modo per sopperire alla sua
mancanza e quella di continuare il gioco perverso, non le importa. E'
egoista verso se stessa e trova nella sua vena masochista, una
sottospecie di conforto.
Per il resto, mi sono altamente
divertita a scrivere i loro botta e risposta, pieni di astio, gelosia,
cose sottintese e soprattutto non dette.
Amo questi due personaggi, forse
più di me stessa. Li trovo fantastici, amo i loro difetti, i
loro modi di fare, amo i loro comportamenti incoerenti, il loro
orgoglio, la loro forza d'animo e il modo che hanno di distruggersi a
vicenda, pur sapendo che ogni litigio, ogni incontro, ogni frecciatina,
ogni battibecco, ogni sguardo, non è altro che un passo, in
più, verso l'altro.
Vi lascio un
piccolo spoiler sul prossimo capitolo; mi sono portata avanti, in una
settimana, sono riuscita a scrivere ben 4 capitoli. Mi sentivo talmente
coinvolta, che mi sono letteralmente immersa nella scrittura. Siete
contente?
------------------------spoiler--------------------
“E' un no?”
domandò ancora incredulo. “ Direi proprio di
no” esclamai alzando gli occhi al soffitto.
“E allora cos'è successo
di così incredibile tanto da buttarmi” poi si
guardò intorno e ritornò a guardarmi
“BUTTARCI giù dal letto, così
presto?”
“Indovina chi viene QUI”
ed indicai con il dito verso il basso “domenica
prossima?” e sorrisi a trecentosessantottomila denti.
“I tuoi?” chiese
“No, ritenta” risposi gongolando.
“Oh cazzo. Non dirmi che viene il
biondino..” e assottigliò gli occhi.
---Fine
spoiler---
Vi avviso, il prossimo capitolo sarà una bomba...
!!! Oddio,
quasi dimenticavo-- SECONDO VOI, DEVO ALZARE il
rating da arancione a rosso?
-.- ci sto pensando da due giorni.. Illuminatemi !
Risposte
alle recensioni:
Elienne:
Sei una grande! :D Tu, come al solito hai colto al volo il fastidio di
Alex.. Alex è un po' particolare, ma credo che con la sua
sensazionale e cattivissima uscita ,abbia spronato la nostra Sam, forse
un po' troppo.. :P Steve e Sam hanno trovato, finalmente, il loro modo
di convivere in pace e lui, alla fine è un bel tipetto,
soprattutto è una tra le persone, che conosce meglio di
tutti Sam, e le vuole bene, un bene sincero. A quanto pare la scena
sulla moto di Sam, ha colpito un po' tutti..ma Sam è
così, vendicativa, orgogliosa e unica :) Ah Ah Ah e dopo il
discorso di Alex,in questo capitolo, direi che l'ha notato anche lui :)
e non è ancora niente, in fatto di adrenalina..Sam, anche
involontariamente, fa di tutto per far impazzire Alex ;) Un bacione e a
presto, molto presto, devo scriverti due righe in privato. E tu sai
perché.. Bacio! :D
The_WerewolfGirl_97: Ciao
Ale, benvenuta :) mi fa veramente piacere che tu abbia lasciato una
recensione e ti sia fatta avanti. Le recensioni mi donano degli stimoli
creativi che non immagini. Spero anch'io che qualche “lettore
silenzioso” si faccia avanti, mi emoziono leggendo i pensieri
ed i commenti che mi lasciate, e io adoro emozionarmi, lo ritengo il
sale della mia vita. Alex ha capito che Sam non è come tutte
le altre, sa perfettamente che nel suo caso, l'abito non fa il monaco,
altrimenti non avrebbe iniziato a “giocarci” e
soprattutto non gli avrebbe detto di “non uscire dalla sua
vita”.
Per quanto riguarda gli altri, Mark ha subito apprezzato Sam, Steve la
conosce e sa cosa aspettarsi, invece Simon ha spalancato gli occhi,
solo per averla vista diversa..ma tranquilla, il ragazzo marpione
c'è sempre e, ovunque, nel nostro caso è Simon :P
Day_Dreamer:
Ostregheta!! Ti prometto che farò di più,
già dal prossimo capitolo.. ma non preoccuparti, una scena
di sesso sotto la doccia, ci sarà, ma più
avanti... resisti! XD Oh si, Alex geloso è un amore e
aggiungerei, anche terribilmente attraente e interessante. Che dici, ne
sono successe di tutti i colori? Spero di non averti deluso..anche se,
anche stavolta Sam ha messo a cuccia Alex, anzi a nanna.. ;) un
bacione!
rodney:
Ciao Simo! Non sei l'unica che recensisce di notte, a me capita di
farlo anche verso le due di notte. Ma ti assicuro che di giorno riesco
ancora ad uscire, senza brillantini o polvere di fata..muhahahah :)
Devo confessarti, che aspettavo la tua recensione, prima di pubblicare
questo capitolo. Non volevo pubblicare senza averti risposto qui. E
così sarà anche per il proissimo ;)
Dunque..dunque.. ah si.. Mi fa piacere che ti sia piaciuta l'entrata in
scena di Steve, ma ti prometto, che anche i capelli di Sam, torneranno
come in origine, anzi tornerà a splendere come all'inizio
(ma molto più avanti). Ah ah ah Mark e il pokemon palla,
quando l'ho scritto sono scoppiata a ridere da sola anch'io :) La scena
della moto è diventata un piccolo 'must'..è
piaciuta un po' a tutti. Ne sono felice! Mi è piaciuta un
casino la tua intuizione sullo spoiler, soprattutto perchè
hai capito come ragiona la nostra Sam :) Un inchino te lo devo. Spero
che questo capitolo ti sia piaciuto e che ti sia ricreduta un po' sul
comportamento bastardo di Alex. Un bacio a te!
Princesa 18:
Wow! Wellcome aboard :) innanzitutto ti ringrazio tantissimo, poi mi
gongolo (come al solito quando qualcuno mi dice qualcosa di carino) e
riprendo a scrivere ;) Sono felice che la mia storia ti piaccia e
soprattutto che i miei personaggi ti abbiano
“preso”. Ed esaudendo la tua richiesta,pubblico tra
una mezz'oretta il nuovo capitolo. Ops. Lo sto scrivendo adesso su
word. Tu lo leggerai più tardi. Ti ringrazio per aver
recensito lo scorso capitolo e per avermi fatto 'sentire' la tua
presenza. Nikki e Kyle arriveranno anche loro, ogni personaggio ha
un'importanza che definirei strategica, ma soprattutto essenziale! La
faccia di Mark ha colpito anche te eh? Appena trovo una possibile
faccia-da-Mark-pokemon-pescepalla prometto che la pubblico, insieme a
quelle di Alex, dei suoi addominali, della sua schiena e ahhhhhh sto
già sbavando :P
Ps. Ho inserito due canzoni come
soundtrack, perchè il capitolo è lungo :)
Qui sotto,i ringraziamenti
in ordine alfabetico per chi segue la mia
storia, non importa se nelle preferite, nelle seguite o in quelle da
ricordare, l'importante è che se aumentate ogni volta,
significa che vi piace il mio racconto, e questo per me è
molto importante. Vi sprono a lasciare ogni tanto qualche commento, mi
farebbe davvero piacere e come dicevo prima, a me servono come stimoli
creativi; ..poi vedete voi.. :) Grazie a tutti.
Alevale
alina81
angio
Bananarama
Carocimi
chicchetta
CullenDipendent
cullina
chiara 84
cludina cullen
Daly
Day_Dreamer
Elienne
flavia93
giunigiu95
Iaia33
ilari92
il phard di biancaneve
jekagnegne
JessikinaCullen
liven
mattitti
Miyu
monicamonicamonica
just_love_me
niny90
PinkPrincess
Princesa 18
revy chan11 -
rodney
sassa
sassybaby
The_WerewolfGirl_97
wilma
VYoletLol
_maddy_25 -
_miss_sophi
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Capitolo 14 *** Scoperte ***
Millow
– You don't know *acoustic
Quella mattina, quando
mi svegliai, mi voltai verso Alex e non lo trovai; al suo posto trovai
un bigliettino piegato, lo aprii e lo lessi
Buongiorno
Piccoletta, se riesci a prepararti per le 8.00, ti aspetto in
caffetteria per colazione. Non usare la moto, stanotte ha ghiacciato.
Alex.
Almeno era stato
carino, due righe scritte, erano sicuramente meglio di niente.
Così ha evitato di farmi sprofondare in un delirio mentale.
Mi preparai in fretta e furia e raggiunsi Alex al bar. Era seduto ad un
tavolino con il giornale in mano, mi avvicinai e mi sedetti.
“Buongiorno
Alex” dissi con un sorriso.
“Buongiorno Sam, cappuccio e brioche al
cioccolato?” rispose sorridendomi.
“Certo, come fai a ricordartelo?” dissi sorpresa.
“Perché è
quello che prendo sempre anch'io. Aspetta faccio in un
attimo” si alzò e andò ad ordinare.
Sorrisi felicemente stupita da quel lato di Alex, dove spiccava premura
e gentilezza; ripensai al bigliettino, che mi aveva lasciato sul
cuscino, in cui lasciava trasparire la sua preoccupazione e il fatto
che si ricordasse a memoria di cosa mi piacesse, per colazione, non
fece altro che aumentare il suo punteggio.
I giorni successivi
furono abbastanza tranquilli, tra allenamenti, prove, studio e nuovi
amici; sembrava andare tutto perfettamente bene, finché io
ed Alex non iniziammo a provare gomito a gomito, le scene tra Baby e
Johnny, quelle in cui iniziavano ad esternare i propri sentimenti.
A volte era impossibile restare seri e interpretare il tutto
romanticamente, Alex se ne usciva sempre con una delle sue stronzate
oppure tentava di provocarmi, riducendo delle semplici battute in
continui doppi sensi.
Stavamo
pranzando tutti insieme al caffè quando Steve mi chiese
“Hey Sammy Sammy, tutto bene? Hai un aria decisamente
affranta; e' successo qualcosa?” Si girarono tutti a guardarmi
“In effetti è da ieri che non sorridi”
aggiunse Mark.
“Oh, niente di che..a parte un
piccolissimo particolare.. tra poco è Natale. Non che mi
dispiaccia ma avrei voluto andare a casa mia per qualche giorno. Invece
ieri mi hanno chiamato i miei, dicendomi che passeranno il Natale in
Europa e quindi addio programmi natalizi con amici e
parenti.”
“Mi spiace” disse Steve
sinceramente dispiaciuto;
“Ma Sammy, New York è la patria del Natale .
Vedrai ti divertirai e starai benissimo anche qui. Parola di Newyorkese
doc.” rispose Mark, mentre Simon, Alex, Jesse, Amber e Matt,
scossero il capo in cenno affermativo.
Alzai le spalle “Ma si, tanto non avrò nemmeno
molto tempo per godermelo, tra studio, copione, palestra e varie..
passerà in fretta” dissi con un sorriso amaro e
aggiunsi “Scusatemi, ma devo andare, ci vediamo in
giro.”
Mi alzai e
andai in camera. Non mi andava di farmi vedere triste davanti a loro,
d'altronde non potevo incolpare i miei genitori, loro dovevano
lavorare, e così anche Kyle. Quest' anno mi sarei dovuta
adattare in tutto e per tutto, forse più del previsto.
Speravo solamente, dopo questi mesi, di passare il Natale con i miei
cari, con le persone che amavo di più al mondo ma a quanto
pareva non era destino.
Natale era una delle mie feste preferite in
assoluto.
Amavo le lucine colorate, le vetrine piene
di peluche, la neve, anche quella artificiale, i
giocattoli, gli alberi pieni di palline, i caminetti accesi con le
calze in bella mostra e tutti quei colori, che fanno sorgere sorrisi
spontanei. Ma quello che mi piaceva di più in assoluto era
che per pochissimi giorni, la gente tirava fuori il meglio di
sé, tirava fuori la propria bontà e il proprio
altruismo; ma soprattutto, di quel giorno amavo la famiglia che si
riuniva per stare insieme, sorrisi, abbracci, chiacchiere e risate,
magari davanti un camino con il fuoco scoppiettante, mentre fuori
nevicava. In quei giorni mi piaceva andare per negozi e vedere i
bambini, mano nella mano con i propri genitori, indicare regali,
giochi, pupazzi e sorridere ad ogni angolo, ad ogni finto Babbo Natale,
albero o persona che incontravano. Gioia e amore ovunque.
Mi chiamò Nikki tramite skype.
Mi alzai velocemente dal letto, appoggiai il libro sulla scrivania e
risposi.
“Ciao fagottino mio! Come va' in
quella terra fredda di New York?”
“Ciao gnomerrima mia, il solito,
mi sa che presto nevicherà se va avanti così. Hai
deciso cosa farai a Natale?”
“Cosa vuoi che faccia? Come al
solito casa mia sarà invasa dai parenti. Tu? Torni a
casa?”
“Uffy, niente da fare i miei
partono per l'Europa, devono girare un film, non mi hanno invitato con
loro ed è inutile tornare a casa. Una casa vuota a Natale..
sai che bello!”
“Oh piccina, mi spiace. Ma Kyle
sarà con te a Natale, vero?” non risposi.
“Sammy, Kyle?” un
sospiro.
“No, Nikki, nemmeno
lui.”
“Fammi capire, né Kyle
né i tuoi?” domandò sbottando.
“Esatto. Ma non ne faccio una
tragedia; avrò tutto il tempo per studiare, imparare bene la
parte..”
“Sammy” disse urlando
“Non dire stronzate. Tu che studi a Natale? No no, non
esiste, nemmeno se le marmotte confezionano la cioccolata e se i
procioni preparano il caffè” disse sogghignando.
“Spera che non venga a saperlo
Alex, se ha i copyright sulla battuta te la
menerà all'infinito” Ridemmo insieme.
“Prima o poi.. quello lo faccio
rigare dritto io.” rise ancora “Comunque prima che
mi dimentichi, ho una notiziona da spararti. Siediti per
favore”
“Eh? Oddio Nikki che è
successo? Non dirmi che ti sposi”
“Ma sei stordita? Il freddo di
New York ti ha forse congelato i neuroni? Sposarmi? Sarebbe
più probabile vedere un cammello con un grembiulino
spolverare camera tua” disse e risi come un idiota. Nikki era
unica. Una pazza. Un'amica fantastica.
“Comunque no. Vado via qualche
giorno per un piccolo viaggetto” mi disse contenta.
“Wow! Dove vai di bello? Bahamas? Caraibi?” chiesi
felice.
“Oh no, quest'anno niente
paradisi tropicali, anche perché tu non ci sei. Quindi ho
optato per..” e si fermò. Presa dalla mia
impossibile vena curiosa domandai “Per?”
“Per andare a trovare una
testolina buffa, nonché la mia migliore amica a New
York” Urlai e iniziai a saltare sul letto.
“Oh – My God!! E'
stupendo, dici sul serio? Vieni qui? O cielo! quasi non ci
credo”
“Ah ah ah, sapevo che ti avrei
fatto una bella sorpresa” rispose ridendo.
“Bella? non rende l'idea.
Fantastica direi! Non vedo l'ora. Ma quando arrivi?”
“Domenica prossima sono da te,
arrivo al JFK alle 11.00 del mattino. A proposito, scrivitelo su un
post-it in fronte, perché ti conosco bene...e tu sei capace
di lasciarmi là” scoppiai a ridere.
“Ci sarò, cascasse il mondo. Non vedo l'ora di
presentarti i miei nuovi amici. Ti divertirai un sacco, parola
mia” risposi e Nikki ribatté “Oh beh, se
lo dici tu, allora lo sarà di sicuro. Mi raccomando qualche
bel ragazzo, che sono un po' in astinenza... ma so già che
non c'è bisogno che te lo dica. Tesoro ora devo andare, la bimbaminkia
di mia cugina mi sta aspettando per lo shopping. Ci vediamo
venerdì testolina buffa”.
“Ok, un bacio immenso..e Nikki..”
“ Si?”
“Ti voglio bene e grazie”.
“Anch'io tanto. Vado Smack!”
La mattina seguente, prima di recarmi alle
prove, feci letteralmente irruzione nella palazzina dove dormivano i
ragazzi e bussai alla porta di Steve.
“Steve apri sono io,
Sammy”
Silenzio. Bussai ancora un po'
più energicamente. Silenzio.
“Steve aprimi SUBITO”
alzai la voce.
Dall'altra parte si senti un “
Mmm Sammy, spe..” un tonfo. Risi, bussai ancora
“Steve va tutto bene? Allora mi apri o no?” lo
sentii rispondere “Un momento”
Nel frattempo mi accorsi che Alex, Mark e
Simon erano sullo stipite delle loro porte; Alex era decisamente da
infarto.
La sua camera era proprio di fronte a quella di Steve, aveva addosso un
paio di boxer neri aderenti e una magliettina nera, anch'essa aderente,
capelli decisamente spettinati e muso imbronciato. Era dannatamente e fottutissimamente
sexy.
Mi fissavano.
“Steve? Che cazzo combini? Dai
apri, devo dirti una cosa importantissimissima”
e iniziai a fare su e giù sui i talloni. Era una buona
distrazione, per non sbavare come un idiota davanti ad Alex, il quale
alzò un sopracciglio. Steve aprì di scatto la
porta, mi prese il viso tra le mani, mi fissò attentamente,
fece un giro intorno a me e disse preoccupato
“No Sammy Sammy, dimmi tutto quello che vuoi.. ma ti prego,
ti supplico, ti scongiuro, dimmi che non sei
incinta!” esclamò sbottando.
Spalancai la bocca e lo fissai incredula.
In quel momento mi sentii letteralmente osservata.
“Ma ti sei rincitrullito del tutto? Hai sbattuto quel poco di
materia grigia che ti ritrovi in quel cranio bacato, ieri agli
allenamenti?”
“E' un no?”
domandò ancora incredulo.
“Direi proprio di no” esclamai alzando gli occhi al
soffitto.
“E allora.. Cos'è
successo di così incredibile tanto da buttarmi”
poi si guardò intorno e ritornò a guardarmi
“Buttarci, giù dal letto,
così presto?”
“Indovina chi viene
QUI” ed indicai con il dito verso il basso
“Domenica prossima?” sorrisi a trecentosessantottomila
denti.
“I tuoi?”
azzardò.
“No, ritenta” risposi gongolando.
“Oh cazzo. Non dirmi che viene il
biondino..” e assottigliò gli occhi.
“Sbagliato” risposi
muovendo la testa come una bambina piccola, poi finalmente si
illuminò.
“O santo cielo! Non dirmi che..” e feci un cenno di
assenso con la testa. Un secondo dopo ci ritrovammo a saltare su noi
stessi come due bambinetti dell'asilo, poi mi prese in braccio e mi
fece girare con lui.
“Si, Nikki, arriva Nikki. Ahahah
non vedo l'ora” dissi felice. Mi rimise a terra. Adesso era
ufficiale, ci stavano fissando tutti con la stessa espressione da
compatimento.
Mi girai verso gli altri, li guardai uno ad
uno e dissi “ Se non andate a vestirvi immediatamente, niente
colazione. Meglio così, pensavo di offrire io questa
mattina..” e lasciai la frase in sospeso.
In men che non si dica sparirono tutti nelle proprie camere. Entrai da
Steve in attesa che si preparassero.
Quella
mattina alle prove Jackson, Freeman e la Mayer ci dissero che il Luxury
Hotel Resort & SPA di New York, ci aveva messo a
disposizione l'intero Hotel per una settimana, per poter effettuare le
riprese,esattamente l'ultima settimana di marzo. Avevamo ancora quattro
mesi di tempo per provare a memoria il tutto, fino allo sfinimento.
Il gruppetto di cui facevo parte,
formatosi, un po' per amicizia tra i ragazzi, un po' per il tempo che
si passava insieme, tra prove e lezioni, si faceva, pian piano, sempre
più affiatato. Ormai era diventata consuetudine pranzare
tutti insieme: Io, Mark, Simon, Matt, Alex, oltre ai quali si
aggiunsero Steve e spesso Jesse e sua sorella Amber; quest'ultima dopo
aver saputo che l'uscita con Jesse era stata più unica che
rara, aveva abbassato l'ascia di guerra per unirsi a noi, moccolandosi,
a volte Steve ma il più delle volte, ci provava
spudoratamente con Alex. Sghignazzare era all'ordine del giorno,
soprattutto quando Jesse si sedeva vicino a me o mi invitava ad andare
con lui in palestra; ogni tanto mi sembrava di udire Alex, ringhiare
tra i denti, quasi impercettibile, la parola cetriolo. Ma forse, era
soltanto la mia fervida immaginazione.
Mercoledì
a pranzo feci caso che mancava Alex, non che fosse strano, anche
perché negli ultimi giorni l'avevo visto quasi di rado; non
era nemmeno più capitato di trovarmelo fuori dalla porta
della camera.
Quando uscii dal bar, lo vidi scendere da
un Suv nero, parcheggiato nell'unico punto in cui
si poteva attraversare.
Stavo giusto per imprecare al guidatore, quando quest'ultima, figurarsi
se non era una donna, si sporse verso Alex.
Alex mi fece un cenno di saluto con la mano e io ricambiai,
apprestandomi a oltrepassare il Suv. In quel preciso momento quella
stronza, bella ma stronza lo stesso, mi fece un sorrisino di sfida
mentre tentava di appiccicarsi al viso di Alex, per dargli un bacio.
Bacio che logicamente arrivò nemmeno un millisecondo dopo.
Il mio
cuore subì un colpo ma per fortuna continuò a
battere, purtroppo per me, perché iniziò a
pompare troppo velocemente e il senso di fastidio, lasciò il
posto al nervoso, nervoso che si trasformò in rabbia e poi
si affievolì in amara tristezza e dolorosa delusione. Mi
faceva male vederlo con un altra che non fossi io.
Sapevo che mi ero affezionata fin troppo; l'avevo lasciato condurre il
suo giochino e io non ero stata da meno; il treno mi aveva
letteralmente centrato in pieno. Il terreno era franato sotto i miei
piedi.Ci ero ricaduta. Ero ricaduta nell'amore. Mi ero innamorata.
Oltrepassai,la bella stronza e Mr.
Distributore automatico di sesso gratuito,a passo veloce e mi
diressi in camera, dovevo fare i conti con me stessa.
Tutto
quello che volevo evitare era capitato lo stesso.
Inutile fuggire da qualcosa di troppo grande per tutti. Quando arriva
arriva, Steve aveva centrato in pieno il nocciolo della questione. E
adesso? Che diavolo avrei dovuto fare? Evitarlo? Non avrebbe
funzionato, alla fine me lo ritrovavo sempre vicino. Indifferenza?
Impossibile, sarebbero nate troppe questioni, vista la situazione
stabile di questi giorni, e con Alex tutti i nodi sarebbero venuti al
pettine. Riusciva sempre a farsi dire tutto, aveva le sue tattiche:
sfinirti fino alla nausea o tempestarti di domande per cercare una
minima contraddizione. Naturalmente, lo faceva solamente nel caso in
cui capiva di essere coinvolto, in un modo o nell'altro. Quindi no,
nemmeno questo poteva andare.
Spesso e volentieri riusciva a farmi
perdere il controllo, in tutti i sensi, volente o nolente, ero come una
bambolina nelle sue mani. Riusciva a piegare la mia volontà
più ferrea e si mangiava tranquillamente quella fatta di
liquirizia, che comprendeva i boh, i forse e i non saprei. Ero
decisamente nella merda.
Non riuscivo nemmeno a stargli troppo
lontana, se non lo vedevo mi mancava se c'era stavo bene. I nostri
battibecchi erano grandiosi, così come le sue sensazionali
sparate, in qualche modo riusciva sempre a stupirmi, nel bene o nel
male.
Ero diventata Alex-dipendente ormai. Ma la cretina ero io,
perché fino ad adesso, non avevo unito, tracciando un quadro
generale, tutti i segni che il cervello, il cuore e il corpo mi avevano
mandato, persino il mio umore aveva, più volte, espresso il
proprio teorema, con tanto di grafici instabili. E io che avevo fatto?
Avevo considerato il tutto come dei semplici postulati, che presi
singolarmente non dicevano e non dimostravano nulla. Niente di
probatorio. Idiota. Ero una grandissima idiota.
Inutile
piangersi addosso, adesso.
Se proprio dovevo innamorarmi, non potevo
farlo di Mark? Bello, simpatico, solare, socievole, gentile e serio.
No, dovevo innamorarmi proprio di Alex; perché Alex?
Perchè Alex non era bello, era un gran figo? Naaa,
decisamente di più! Era un sogno ad occhi aperti, ed io
amavo sognare. Simpatico? Si, a volte come un cactus in un occhio, ma
il più delle volte mi faceva ridere di gusto, con tanto di
lacrimoni agli occhi. Gentile? Tenendo conto che non mi aveva mai
aperto una volta lo sportello dell'auto né spostato una
sedia per farmi sedere, no. Alex aveva una gentilezza tutta sua, aveva
offerto più volte la colazione, nonostante
fosse pieno di soldi; si era preso cura di me dopo avermi trovata
svenuta, nonostante mi stia tutt'ora ricattando;
aveva zittito la Miller, nonostante l'avesse fatto
solo per farsi i fatti miei e mi aveva aiutato a migliorare
nell'espressività di Baby, nonostante me
lo sia ritrovato, guarda caso, nudo in doccia . Se dovessi togliere
tutti i nonostante e debellare, la seconda parte di ogni frase, direi
che Alex era un ragazzo gentile.
Per il
fatto che sia arrogante, egocentrico, pignolo, preciso e permaloso,
credo che possa migliorare, forse.
La questione era semplice: mi ero innamorata di lui anche per i suoi
difetti, che saranno sicuramente più dei pregi, ma, alla
fine, se questi difetti non facessero parte di lui, non sarebbe lo
stesso ragazzo che mi aveva rapito il cuore.
Una sola parola. Fregata. Adesso mi
piacevano anche i suoi difetti!
Però è geloso!
Già ma era anche stato categorico sul fatto che tra me e lui
non ci fosse niente, non stavamo insieme e io ero solo il suo giochino
preferito.
Di bene in peggio.. avrei voluto fermare la
giostra e scendere. Anzi, visto che si trattava di Alex, sarebbe stato
meglio fermare il mondo e scendere.
Lui, Dr.
Jekyll e Mr. Hide, lui, il Ranma della
situazione,lui, la doppia faccia della moneta, lui, così
complesso e particolare. Io, Samantha Willis, innamorata di lui, Alex
Johnatan Smith.
Cazzo,
questo si che era un gran bel casino.
Per fortuna tra pochi giorni sarebbe
arrivata Nikki.
Riordinati i pensieri, conclusi che l'unica
certezza che avevo era quella di essermi innamorata, molto
probabilmente della persona sbagliata, in un momento decisamente
sbagliato, in un luogo completamente sbagliato e il resto erano tutte
incognite.
Mi avviai a
piedi verso l'auditorium e quando lo vidi chiacchierare, amabilmente
con Brenda, decisi che per la mia sanità mentale e per la
poca integrità del mio cuore, il nostro giochino perverso
doveva assolutamente concludersi.
“Stooop”
urlò Jackson.
“Sam qual'è il
problema?” non guardai Alex, avevo gli occhi puntati sul
coach.
“Samantha”
tuonò Jackson. “Si coach?” risposi
mordendomi il labbro.
“Non capisco perché
non hai baciato Alexander ma hai proseguito a camminare”
disse confuso.
Avevo gli occhi di Alex puntati come fari addosso.
C'era da dire che il copione non mi aiutava di certo! Dovevo anche
baciarlo,perchè Baby moccolava con Johnny; mi inventai la
prima cosa che mi venne in mente “Scusate, mi sono sbagliata,
pensavo fosse nella scena successiva”.
“No, era questa.”disse
Jackson.
Intervenì Alex con un ghigno malefico stampato sulle labbra
“Secondo me, coach, l'ha saltato di proposito. Probabilmente
un attacco di timidezza o più probabilmente si è
sentita messa in soggezione dal sottoscritto. Nel secondo caso, non
posso che darle ragione, non è la prima a cui
succede” disse presuntuoso.
Jackson mi guardò, come se stesse aspettando una risposta,
risposta che non tardò ad arrivare
“ Senti un po' ragazzino delle tre P”
e mimai P facendo le virgolette con le dita, feci per continuare ma
Alex mi interruppe
“Tre P? Che roba
sarebbe?”risposi subito formando con le dita il numero tre e
iniziando a toccare un dito alla volta, mentre rispondevo saccente e
con un ghigno
“P come presuntuoso, P
come pignolo e, infine, P come
permaloso.” Aggrottò la fronte mentre Jackson
sorrise
“Anzi se vogliamo essere onesti sarebbero quattro le
P, aggiungerei P come pervertito. E no,
non sono timida; solo perché tu sei abituato ad uscire con
delle sciacquette, che si sentono messe in soggezione dal grande
distributore automatico di sesso, non vuol dire che io
sia una di quelle. Per finirla qui, no, non mi hai
messo in soggezione; ci vuole ben altro Alexander.”
Sentii qualche fischio
di approvazione e qualche OH OH provenire dal lato
destro della sala, ma non mi voltai, ero troppo intenta a studiare
l'espressione basita di Alex. Stavo ridendomela tra me e me, per essere
riuscita a togliergli il ghigno dalla faccia, quando le sue labbra si
riappropriarono del ghigno e lo elevarono all'ennesima potenza
“Distributore automatico di sesso e pervertito, interessante
Sam, questa non l'avevo mai sentita” mi fissò
negli occhi
“Ah Ah Ah, dici così solo perché sei
invidiosa”.
“Magari di te?” gli domandai.
“No, non di me, delle sciacquette che vengono con me,
Sam” rispose insolente.
“Ma non dire cazzate, non succederebbe nemmeno se fossi
l'ultimo bipede sulla faccia della terra!”.
Ok, avevo
sparato una balla colossale, non ci credevo nemmeno io, figuriamoci
lui; e infatti
“Ah ah ah, non ci credo nemmeno se un pappagallo si mettesse
a cantare da tenore, e il che è impossibile. Comunque se la
memoria non mi inganna, l'altro gior..”
“RAGAZZI, siete i miei
idoli!” Jackson se ne uscì con questa frase.
Grazie Signore, grazie grazie, cantai mentalmente. “Se ci
sarà l'occasione, vi voglio come attori per una commedia in
stile Woody Allen. Mi fate troppo ridere con i vostri
battibecchi” e scoppiò a ridere. Io e Alex ci
guardammo negli occhi con aria di sfida.
“Potete
andare, sono le otto, ma la volta prossima, voglio la scena eseguita
alla perfezione. Sabato non ci saranno le prove, perché
c'è una riunione d'istituto, quindi, ci vedremo dopo le
vacanze invernali. Mi raccomando voi due” guardò
me ed Alex “vedete di esercitarvi un po', ma soprattutto
cercate di trovare un po' di romanticismo, perché questa,
non è una commedia” sorrise concludendo il coach.
“Arrivederci”
dicemmo in coro io e Alex. Appena feci un passo, mi afferrò
per un polso e disse, avvicinandosi all'orecchio,
“il discorso non finisce qui,
cara Sam. Adesso devo andare ma stai tranquilla che lo riprenderemo
presto”
“Se lo dici tu..”
sorrisi arrogante, mi liberai della presa e uscii.
Una volta
in camera chiamai Pizza Express e mi feci
consegnare una pizza margherita; freddo e gelo significavano solo una
cosa, niente moto, niente panini di Demon. Finita la pizza, mi misi a
studiare un po' e poi mi infilai sotto le coperte a vedere un film sul
mio Apple.
Bussarono alla porta. Ormai avevo imparato
che l'unica persona che poteva capitare a sorpresa e a tutti gli orari,
fosse solo una: Alex.
“Ti
sembra l'ora per andare a trovare qualcuno? E' la una di notte
” esclamai irritata appena aprii la porta. Come volevasi
dimostrare, sulla soglia trovai Alex, bello come un Dio e con il suo
sorrisino fetente stampato in faccia.
“Non
qualcuno.. ma te, Sam. E' sempre un piacere essere accolti da te, un
po' per l'abbigliamento” e ammiccò mentre fece
scorrere il suo sguardo dalla mia testa ai piedi “ Un po'
perché.. mi piace vedere l'irritazione sul tuo
viso” concluse.
“Interessante
esposizione Alex, ma hai sbagliato, non sono irritata, sono
semplicemente scazzata, hai interrotto il finale del film che stavo
guardando. Quindi vai nella tua stanza o a disturbare qualche tua
amichetta, perché adesso ho altro da fare” gli
risposi con una nota arrogante nella voce. Feci per chiudere la porta
ma la bloccò con un piede
“Non così in fretta piccoletta, ti rubo solo dieci
minuti e me ne vado”. Come al solito non sarebbe servito a
nulla farlo desistere, arretrai di un passo ed entrò.
“Parla” Onde
evitare quanto successo l'ultima volta in questa camera, mi sedetti
sulla sedia della scrivania, mantenendomi a debita distanza da lui, che
si era seduto ai piedi del letto. Mi fissò, poi si
passò una mano nei capelli, scompigliandoli ulteriormente e
infine parlò
“Di un po', come ti è venuta quella del
distributore?”
“Oh bhè.. è
semplice Alex. Sei sempre circondato da donne, in prevalenza oche e
sciacquette, per non dire altro. Sparisci per pomeriggi interi e poi
ricompari sempre con una ragazza diversa, spesso la sera non ti si vede
in giro fino alla mattina dopo; inoltre, visto che il genere di ragazze
con cui sei in giro, non è il genere da frequentare una
biblioteca..l'ho pensato; sai com'è, due più due,
fa sempre quattro. Inevitabilmente. Tutto qui”. Rise.
“ Secondo me, invece, sei
solamente gelosa e curiosa di sapere, dove o come, passo il mio tempo
extrascolastico” disse e arricciò le labbra in un
ghigno.
“Per quale motivo dovrei essere
gelosa? Mi pare che passiamo già fin
troppo tempo insieme. Mi pare che sia stato tu a
chiedermi di lasciar perdere Jesse. Mi pare che
sia stato tu ad avere comportamenti ambigui, quando io e Mark abbiamo
iniziato a frequentarci e mi pare, infine, che sia
stato tu a trattarmi da schifo per il mio modo di ballare con Steve,
nascondendo il tuo fastidio, dietro un monologo in cui la mia mancanza
di professionalità era, secondo te, il punto cardine, anche
se sappiamo entrambi che il motivo era un altro.” risposi e
lo fissai negli occhi con aria di sfida e un sorrisino bastardo sulle
labbra.
- Ti avevo avvertito,
mio caro Alex, che non sono la classica oca; il mio cervello funziona
correttamente, a parte quando me lo fai partire per Lussurolandia
e non sono di certo una stupida. Voglio proprio vedere dove vai a
parare, adesso -
“Volevo
portarti proprio qui. Se non sei gelosa, spiegami questo accanimento
che hai nel dare nomignoli alle mie amichette e spiegami come ti
vengono le frecciatine che mi tiri. Inoltre se non erro, ti ho chiesto
di non vedere più Jesse, e tu, esattamente dal giorno dopo,
non ci sei più uscita o quasi. Appunto perché la
matematica non è un opinione, spiegami questi tuoi
comportamenti, dato che mi sembra evidente, un tuo coinvolgimento nei
miei confronti. Ti sei dimenticata di cos'è accaduto qualche
giorno fa? Nemmeno se fossi l'ultimo bipede, eh Sam?”
ghignò.
“Secondo me il tuo cervello ha
creato troppi film fantasy. Innanzitutto, prima di parlare dovresti
conoscere bene i fatti ” risposi acida.
“Ovvero?”
“Ovvero, non ho chiuso il mio
intrallazzo con Jesse perché me l'hai chiesto tu. Io e Jesse
ne avevamo parlato la sera stessa, prima, che ti trovassi seduto sulla
mia moto; quindi ti sbagli. Gelosia? Si fa parte di me ma non
è questo il caso. Hai scambiato la gelosia per fastidio;
fastidio che provo, quando, come dici tu, qualcuno si mette a giocare
con il mio passatempo, oppure, quando qualcuno gioca con i miei
giochini. Tutto qui.”
“Il tuo passatempo? Io sarei il
tuo passatempo?” chiese velenoso.
“In un certo senso si.
Esattamente allo stesso modo, in cui, io sono il tuo giochino
preferito.” dissi saccente.
Silenzio.
Silenzio che fu interrotto dopo qualche istante da Alex
“Io. Non. Sono. Un. Passatempo.” scandì
ogni singola parola.
“Io. Non. Sono. Un.
Giochino.” gli risposi nel suo stesso modo, scandendo.
“Io ti piaccio e non puoi
negarlo” E su questo aveva pienamente ragione ma orgogliosa
com'ero, avrei negato l'evidenza. Una mia ammissione avrebbe portato
Alex a fare uno più uno e avrebbe capito tutto, o comunque
si sarebbe insospettito; era decisamente bravo in matematica e non
l'avrei più sottovalutato. Inoltre, avevo già
fatto fatica ad ammettere a me stessa, che mi ero innamorata di lui,
figuriamoci se gli avrei fatto capire qualcosa; così risposi
con una madornale cazzata, la più grossa balla della mia
vita.
“Diciamo che hai un gran bel
corpo..Alex è solo un giochino perverso, tutto qui. E
comunque, se vuoi che sia sincera fino in fondo, non sei il mio tipo, e
no, non mi piaci, anzi mi sei decisamente indifferente. Ora, se non ti
spiace, visto che abbiamo chiarito, puoi andare, vorrei vedere la fine
del film e dormire, grazie” mi alzai dalla sedia, mi voltai,
dandogli le spalle e iniziai a camminare verso la porta.
Non feci in tempo a fare due passi che me
lo ritrovai dietro le spalle. Mi fermò per i fianchi, mi
strinse a sé e disse
“Sam,
non dire balle” sentii le sue parole vibrare tra i miei
capelli,
“Tu sei decisamente attratta da
me” lo sentii più vicino, la sua bocca era vicino
al mio orecchio.
“Non è vero”
negare, sempre e comunque negare.
“Allora dimmi” e
scostò, con il suo mento, i miei capelli dalla spalla;
“Se quello che dici è
vero, se ti sono indifferente, spiegami..” e sentii le sue
labbra sul collo
“ Perché..”
mi sfiorò e mi irrigidii.
“ Quando..” fece
scivolare le sue labbra sino alla clavicola, depose un bacio e prosegui
con la lingua fino alla spalla
“ Ti sfioro..” mi
venne la pelle d'oca; ripercorse a ritroso il percorso che aveva appena
disegnato con le labbra e ritornò sul mio collo
“..Appena..” mi
mordicchiò il collo fino a risalire a lambirmi il lobo
dell'orecchio
“..Il tuo..”
sibilò sensualmente nell'orecchio
“..Corpo..” mi stava
provocando scariche elettriche, ovunque
“..Vibra..” e
inaspettatamente prese nel suo palmo il mio seno destro e lo strinse.
Mi scappò un
gemito. Sentii le sue labbra incurvarsi in un sorriso ma fu solo un
breve attimo, perché iniziò a mordicchiarmi la
pelle nell'incavo tra la spalla e il collo.
“ E si
eccita..” infilò la mano sinistra sotto la canotta
e strinse anche il seno sinistro. Gemetti.
“Sotto il mio tocco” disse con voce bassa.
Ero immobile, davanti
alla porta, le mani di Alex strette sui seni, la mia schiena contro il
suo petto.
Questa situazione non doveva nemmeno verificarsi ma adesso che ci ero
dentro, non sapevo cosa fare; il mio corpo reclamava le sue attenzioni,
la mia bocca le sue labbra, i miei occhi il suo viso, le mie mani la
sua pelle e il mio cuore voleva lui; io lo volevo, con tutta me stessa.
“ Sam”
mi strinse a sé,
" Tu mi vuoi come ti voglio io”
disse grave, senza malizia e senza presunzione. Si mosse piano, con le
labbra sfiorò il mio orecchio e riprese
" Tu sei mia, Sam. Solo
che non te ne sei ancora resa conto”.
Tolse le mani, mi girò verso di se, appoggiò la
fronte alla mia e giocherellando con una mia ciocca di capelli,
proseguì
"Provocazioni o meno,
piccoletta” lasciò la mia ciocca, mi prese il viso
tra le mani e poggiò le labbra sulle mie. Deglutii e gioii
per quel contatto. Sfiorò con le sue labbra le mie, ne
percorse i confini, prese il mio labbro inferiore e lo morse appena,
poi come un uragano improvviso mi baciò. Mi lasciai
trasportare da quella tempesta emozionante, le nostre lingue si
rincorsero, si aggrovigliarono, si parlarono, discussero e litigarono.
C'era furia, urgenza, passione in quel bacio. C'eravamo io e Alex in
quelle lingue. Ci staccammo per respirare, eravamo talmente travolti in
quel bacio, che i nostri cervelli si erano quasi dimenticati di aver
bisogno d'aria, poi Alex finì la frase che aveva cominciato,
sussurrandola appena
“Sei
mia, Sam”. Si staccò bruscamente da me e
mi fissò, imprigionando i miei occhi nei suoi; di
nuovo quel blu intenso e indefinibile, di nuovo
quegli occhi imperscrutabili ma pieni di luce, di nuovo
quella sensazione di abbandono nella tempesta e di nuovo quel
vortice di impetuose emozioni.
“Buonanotte Sam” mi
lasciò un bacio sulla fronte, mi dribblò e usci
dalla porta richiudendosela delicatamente alle spalle.
Rimasi immobile, nella
stessa esatta posizione in cui Alex mi aveva lasciato, per diversi
minuti, poi mi mossi lentamente, spensi il pc, la luce e mi infilai
sotto il piumone; mi presi le ginocchia tra le braccia e con il cuore
ancora scalpitante nel petto, feci vagare la mia mente tra le immagini
di Alex, imprigionate come bolle nel mio cervello.
Ogni bolla raffigurava un suo sorriso, una smorfia, un espressione, un
gesto o comunque una sua immagine mentre quel Tu sei mia continuava
a pulsare nelle orecchie, sotto la mia pelle e dentro le mie vene.
Aveva ragione.
Angolino autrice:
Mi
spiace, ma non è Kyle che va a trovare la nostra Sammy..
Spero non siate deluse.. Dunque, la notizia bomba è che Sam
ha capito di essersi innamorata di Alex. Come gestirà il
tutto? Ma soprattutto, come si comporterà con Alex? E Alex
cosa combinerà alla piccola Sam?
------Spoiler-----
“Sam.. guardami”. Lo disse con quella voce
sexy, roca, bassa, quella voce che alle mie orecchie suonava come una
melodia, una musica unica. Mi sforzai, nonostante le palpebre fossero
pesanti, li aprii lentamente, svogliatamente.
Di
nuovo mi persi nei suoi, verde nel blu, erba e abisso.
“Fidati di me” e mi baciò,
ancora e ancora. Il suo respiro era affannoso.
Risposte
alle recensioni:
Princesa18:
Grazie, grazie :) Purtroppo non ho ancora trovato Mark-pokemon-palla,
ma la mia ricerca continua.. Sono contenta che il colpo di scena di
Jesse ti sia piaciuto, ma ti posso assicurare che non sarà
l'unico. Adoro i colpi di scena ;) Lascerò il rating
arancione, aggiungerò dei missing moments rossi,
così potrai continuare a leggere la storia, tranquillamente
;) Grazie per aver recensito. Un beso!
Il
phard di biancaneve: Troppo simpatico il tuo nik!
Benvenuta!! :) Piaciuto il nuovo capitolo? Io, Alex e Sam, siamo
veramente onorati e felici, che la storia ti piaccia. A presto.. ;D
Day_Dreamer:
Ciao bella, sempre di fretta eh? Spero che durante le prossime vacanze,
avrai un po' di tempo per respirare tranquillamente ;) Concordo con te
sul fatto che Jesse sarebbe stato di troppo.. non ti piace proprio eh?
D'altronde Alex è Alex.. Ah Ah ah, addirittura? Ogni tua
richiesta sarà esaudita, promesso. Ps. I prossimi capitoli
sono già pronti, così non dovrai aspettare molto
;) Kiss.
Elienne:
Ciao cara, mi spiace un sacco per il pc!! Che sfiga..Le pine secche??
Muhahahahah, come al solito mi fai scompisciare :D Sono felice che
l'entrata di Jesse ti sia piaciuta, non sparirà dalla
combricola, ma nemmeno avrà ruoli importanti.. Ma io ti
adoro..la tua frase su Kyle mi è piaciuta un sacco!!
Chissà a casa sta pensando Alex, ma più che
altro, chissà se si è reso veramente conto della
pericolosità di Sam.. fidati, lo scopriremo prossimamente.
Appena hai sistemato il tutto, mandami un MP! Un bacione!! Mi
è appena bruciato l'alimentatore del portatile! Pubblico
subito e spero di riuscire a trovarne uno domani.. sto per avere un
attacco di panico!! :/
rodney:
Ciao Simo :) devo inchinarmi anche questa volta..ma quante ne sai?? Le
tue intuizioni sugli spoiler sono incredibili? Sicura che non ti passo
i capitoli sottobanco, senza accorgermene?? muhahahah. Speravo di
averti stupito, era proprio il mio intento; allora posso compiacermi,
mi sono immaginata la tua espressione..fantastica ;) Mr
fantastic? Ah Ah bellissimo!! Si anche secondo me ha recepito
il concetto.. Steve è incredibile, poi con il suo
“Sammy Sammy”, mi fa morire ogni volta..troppo
forte! Devo dire, che la loro nuova amicizia, mi piace un sacco..
Fidanzato a parte, chi non lo vorrebbe l'amichetto come Alex? Io lo
vorrei come fidanzato.. ma posso accontentarmi :P Fondiamo un fans
club? No, meglio di no, altrimenti l'Alex-ego, e Alex stesso, mi
manderebbero fuori di testa.. Alla prossima. Ps. Aspetto sempre il tuo
commento prima di pubblicare il prossimo capitolo. Non voglio perderti
per strada. Baci & abbracci.
Qui
sotto,i ringraziamenti in ordine alfabetico
per chi segue la mia storia, non importa se nelle preferite, nelle
seguite o in quelle da ricordare, l'importante è che se
aumentate ogni volta, significa che vi piace il mio racconto, e questo
per me è molto importante. Vi sprono a lasciare ogni tanto
qualche commento, mi farebbe davvero piacere e come dicevo prima, a me
servono come stimoli creativi; ..poi vedete voi.. :) Grazie
a tutti
Alevale
alina81
angio
Bananarama
Carocimi
chicchetta
CullenDipendent
cullina
chiara 84
cludina cullen
fabyfrank
fedoliin
Daly
Day_Dreamer
dolce_luna
Elienne
flavia93
giunigiu95
i cesaroni
Iaia33
ilari92
il phard di biancaneve
jekagnegne
JessikinaCullen
liven
mattitti
Miyu
monicamonicamonica
just_love_me
niny90
PinkPrincess
Princesa 18
revy chan11 -
rodney
sassa
sassybaby
The_WerewolfGirl_97
Truelove
wilma
VYoletLol
_maddy_25 -
_miss_sophi
Extra:
Adesso doveva mollarmi proprio l'alimentatore del pc?? Di pc ne ho 3..
il problema è che i capitoli sono su questo! E ho un residuo
del 10%.. panico, panico, panico,panico :/
- risolto -risolto- risolto - risolto - risolto - speriamo non capiti
più - speriamo non
capiti più - speriamo non capiti più-
speriamo non capiti più-
XD
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Capitolo 15 *** Ti fidi di me? ***
Ti fidi di me?
- Capitolo 16 (soundtrack
Goo Goo Dols - Let love in)
Venerdì
pomeriggio, durante l'ultimo allenamento, prima delle vacanze di
Natale, riuscii a farmi male; uno strappo forse, una fitta dietro la
spalla, qualcosa che mi impedì di muovere il braccio e
continuare gli allenamenti.
Faceva veramente freddo e
il cielo prometteva neve. Presi il borsone con la sinistra, salutai
tutti e andai in camera, avevo bisogno di una doccia bollente, di un
antidolorifico e forse anche di una pomata.
Certo che non me ne andava
bene una, tra la consapevolezza di essermi innamorata, l'essere a
conoscenza di essere soltanto un giochino preferito, il fatto di non
passare con i miei genitori il Natale e il sapere, che non avrei
rivisto Kyle, ci mancava solo un dannato strappo ai muscoli per
concludere il tutto, in una cornice di sfiga pre-natalizia. Cos'altro
poteva ancora andare storto?
Dopo tre quarti d'ora di doccia
bollente, mi rivestii con un semplice paio di pantaloni della tuta e
una canotta; non misi il reggiseno perché, solo infilandomi
la canotta, avevo sentito una fitta terribile, presi l'antidolorifico e
mi buttai sul letto ad ascoltare un po' di musica. Quella sera non
sarei uscita, dovevo stare al caldo se volevo rimettermi per l'arrivo
di Nikki e soprattutto se volevo andare a pattinare a Central Park.
Bussarono alla porta.
Rotolai giù dal
letto e andai ad aprire. Spalancai gli occhi.
“Come mai tutti
qui?” Davanti a me c'erano Alex, Mark, Steve e Simon.
“Ci fai entrare o
ci tieni sulla porta?” chi altri poteva uscire con una frase
del genere se non Alex? “Avanti, entrate pure”. Mi
spostai, li feci entrare e chiusi la porta.
Steve, Mark e Simon si
sedettero sul letto, Alex sulla sedia e io sulla scrivania.
“Che succede?
Come mai qui? Cosa mi sono persa?” li guardai sospettosa
“Sappiamo che ti
sei fatta male agli allenamenti” disse Mark, lo guardai, come
per chiedergli come facessero a saperlo “abbiamo incontrato
Amber” aggiunse.
“Niente di grave,
credo di essermi semplicemente strappata i muscoli della spalla o della
schiena”
“Si lo
sappiamo”
“E... “
dissi, aspettandomi che qualcuno mi chiarisse il motivo, per il quale
si fossero presentati tutti insieme.
“E” si
alzò Steve dal letto “fammi vedere che hai
combinato”, fece qualche passo e me lo ritrovai di fronte,
“da che parte?”
“Destra”
mi prese il gomito e iniziò a muovermi il braccio,
finchè tirai un urlo.
“Cazzo Steve, se
vuoi bloccarmi completamente l'uso del braccio, ci stai
riuscendo” esclamai.
“Mi spiace, ma
volevo vedere com'era messo. Antidolorifico due volte al giorno e
pomata, dovrebbe andare a posto in due o tre giorni, credo”
disse serio.
“Grazie dottore,
non sapevo avessi preso una laurea in medicina” ghignai e
ridemmo tutti insieme.
Parlammo del più
e del meno, di cosa avremmo fatto durante i prossimi giorni di festa,
dei regali che avremmo dovuto comprare e dell'arrivo della mia amica,
dato che Steve aveva raccontato ai ragazzi, qualche aneddoto su Nikki.
Ogni tanto vedevo Alex che
mi fissava come per dirmi qualcosa ma poi desisteva. Ad un certo punto
Simon sbottò con “Sammy, ma sai che hai due tette
da urlo?” Boccheggiai un attimo, questa proprio non me la
sarei mai aspettata, come non mi sarei mai aspettata, un attimo dopo,
che tutti si misero a fissarmi le tette. “Scusa Simon, ma te
ne accorgi solamente adesso?” disse Steve, “No,
però sembrano più
..più..grandi..” proferì Mark. Mancava
solo Alex, il quale mi lanciò un occhiataccia.
“Mark ti ci metti anche tu adesso?” risposi
imbarazzata e proseguii “posso capire Simon, che è
il solito allupato, Steve, bhè non che sia molto da dire, ma
TU e lo indicai con un dito, mi sembravi un tipo a posto..”
mi interruppe Steve, “E Alex? Anche lui si è
girato. Cos'è questa discriminazione..” e
arricciò le labbra in un ghigno. Stronzo.
Grazie al cielo
parlò Alex. “A differenza vostra, io, so essere
discreto” Poi prese la felpa che era appoggiata sullo
schienale della sedia “Mettitela, gli strappi devono stare al
caldo” disse con ovvietà e mentre me la
passò, vidi ancora qualcosa di strano nei suoi occhi, ma era
sempre troppo veloce, per capire cosa fosse.
“Grazie”
“Alex sei un
guastafeste, mi stavo rifacendo gli occhi” disse Simon,
“Te li rifarai più tardi in discoteca”
rispose secco Alex.
“Andate a
ballare?” dissi subito dopo, evitando altre discussioni
“Si, vuoi venire? E' venerdì e domani non ci sono
le prove” disse Mark sorridendo.
“Non mi pare
proprio il caso Mark, grazie lo stesso. Sarà per la
prossima”.
“Allora Sammy
Sammy, dopodomani arriva Nikki, pronta per fare i vostri soliti casini?
Io non vedo l'ora di ridermela come un matto. E comunque hai
già trovato qualcuno da presentarle o andrete a caccia come
vostro solito?”
“Ho una mezza
idea, ma non so che faremo, decideremo man mano. Mi raccomando,
domenica si va tutti a pranzo insieme, vedete di non mancare”
replicai allegramente.
“Dove andiamo a
pranzo? La caffetteria è chiusa” rispose Mark.
“Che ne dici di
andare tutti al Demon's Pub?” propose Alex. “Bravo,
ottima idea.”
“come ci
organizziamo per domenica?” chiese Steve “ Arriva
con il taxi qui, quindi ci troviamo qui sotto verso mezzogiorno, che
dite?”
“Ma non dovevi
andare a prenderla al JFK?” disse Steve pensieroso.
“All'inizio si, ma poi Nikki ha cambiato idea e ha deciso di
farsi portare direttamente qui. Siamo tutti d'accordo?”
chiesi e mossero le teste in cenno d'assenso. “Non vedo l'ora
di conoscerla” disse Simon con l'espressione tra il sognante
e l'arrapato “Non avevo dubbi Simon”. E ci mettemmo
a ridere.
“Si è
fatto tardi, noi andiamo a cena Sammy Sammy” disse Steve
mentre gli altri si alzarono dal letto e Alex dalla sedia “Ah
dimenticavo, tieni, mettitela più volte al giorno”
e così dicendo Steve mi passò la pomata.
Sarà un' impresa impossibile riuscire a mettersela da sola,
non riuscivo nemmeno a grattarmi con il sinistro, figuriamoci a
spalmare una pomata in un punto dove nemmeno ci arrivavo.
“Grazie Steve. Divertitevi anche per me stasera”
sorrisi e aprii la porta “Sammy vuoi che ti spalmi la pomata
prima di andare, non credo tu riesca a mettertela da sola”
disse a bassa voce Steve, mentre si apprestava per uscire, sentii un
flebile ringhio alle mie spalle. Era Alex.
Non feci in tempo a dire mezza sillaba perchè rispose Alex
“Credo che ce la faccia benissimo da sola. Andiamo Steve
è tradi”. “Sicura?” mi
domandò Steve fissando Alex negli occhi. “Ehm.. si
grazie, non preoccuparti, ho sviluppato ottime doti da contorsionista
nell'ultimo periodo” dissi con un accenno ironico nella voce
e assottigliando gli occhi mentre fissavo Alex.
“Ok, ma se hai
bisogno qualcosa chiamami, dolcezza. Mi raccomando” Gli
sorrisi “Sarà fatto Steve. Ancora
grazie.” gli strizzai l'occhio ed uscì seguito da
Alex.
Accesi l'i-Mac su un film,
mi tolsi la felpa e i pantaloni, mi infilai sotto il piumotto e mi misi
a guardare il film; una volta terminato accesi un po' di musica e
cercai di addormentarmi, nonostante fosse relativamente presto.
Bussarono alla porta.
Sorrisi, poteva essere solo
una persona. Andai ad aprire.
“Ciao Alex, come
mai qui? Non dovresti essere a ballare con gli altri?” gli
dissi facendolo entrare. “Mi stavo annoiando e sono andato
via, come va la spalla?” rispose gentilmente.
“Se non la
muovo.. come prima” e mi sedetti sul letto.
“Posso usare il
bagno?” “prego” e indicai il bagno con un
dito. Da quando 'posso' rientrava nei vocaboli usati da Alex?
“Forza sdraiati a
pancia in giù”
“Eh?”
“Mettiti con la
pancia sul materasso.. ti metto la pomata sulla spalla” disse
semplicemente.
Quindi era questo il motivo
per cui era tornato.
“Va bene, ma fai
piano per favore e soprattutto sii delicato”
“Hey, guarda che
stai parlando con un massaggiatore.”
“Un
massaggiatore?”
“Certo, se non
erro Johnny fa il massaggiatore oltre che il ballerino”
“Anche questo
è vero, però ti sfugge un piccolo
particolare..Alex.. Johnny non esiste, invece il mio strappo
è reale, e ti assicuro che lo è anche il
dolore”
“Dai piccoletta,
non vorrai portarmi via la 'p' di pignolo..” disse
sghignazzando.
“Assolutamente
no, non potrei mai”
“Bene,
perchè sono affezionato alle mie P.”
Me lo ritrovai a cavalcioni
seduto sul mio fondo-schiena. Sentii le sue mani sui fianchi afferrare
i lembi della canotta e farla scivolare verso l'alto.
“Piega il braccio
sinistro”. Lo piegai e con delicatezza, lo liberò
dalla canotta, poi continuò e la tolse dalla testa per poi
finire, di sfilarla, facendola scivolare completamente dal braccio
destro, senza farmi muovere la spalla. Decisamente delicato.
“Perchè
mi hai sfilato la canotta?” dissi con ovvia
curiosità.
“Perchè
con la canotta avrei fatto una fatica bestiale a spalmarti la pomata,
non credi?”
Effettivamente non aveva
tutti i torti. Ma se prima non mi ero mai sentita in imbarazzo,
nonostante avesse già visto, e più di una volta,
il mio seno, adesso che mi ero resa conto di essere innamorata, mi
sentivo in leggero imbarazzo.
“Hem.. si, credo
di si”
“Dove trovo un
elastico?”
“Eh?”
“Per i capelli,
Sam”
“Qui sul mio
braccio” Si mosse appena, allungandosi per prenderlo, poi mi
fece una fattispecie di coda, a mezza testa, raccogliendo i capelli. Mi
stupii, ma rispose prima che potessi formulare una domanda
“così non si sporcano e non mi
infastidiscono”
“Ah ok”
risposi semplicemente.
“Rilassati Sam.
Lascia il braccio destro disteso lungo il fianco, il sinistro mettilo
come vuoi.” Spostai il sinistro sotto la guancia e aspettai
che iniziasse. Mise la pomata sulla pelle della schiena, rabbrividii al
contatto, era fredda.
Sentii la sua mano calda
muoversi con dei movimenti circolari, poi aprì il palmo, e
facendo una lieve pressione con il pollice, seguì i fasci
muscolari; lo sentii risalire sulla spalla e massaggiare con
delicatezza la clavicola per poi ridiscendere e concentrarsi sulla
scapola.
“Qui sei
dura”
“Lì,
mi fa male”
“Ti faccio
male?” chiese preoccupato
“No, se non premi
no, hai un tocco delicato” lo sentii muoversi
“E non hai ancora
sentito niente..” disse a bassa voce all'altezza del mio
orecchio. Quel gesto e quelle parole mi fecero sussultare
impercettibilmente. Riprese a massaggiare.
“Sam, la prossima
volta che apri la porta, vedi di metterti qualcosa di decente addosso,
soprattutto quando sai, che non sono io” aggrottai la fronte.
“A parte il fatto
che tu piombi in camera mia, a tutti gli orari del giorno e della
notte, ero vestita e poi non aspettavo visite.”
“Eri senza
reggiseno, e l'hanno notato tutti”
“per questo mi
hai passato la felpa?”
“Direi di si, non
mi piace quando le persone fissano qualcosa di mio.”
Possesso, ancora; quella parola, mi procurava più brividi
della sua mano che mi massaggiava.
Mi mandava in confusione,
come se non fossi già abbastanza confusa dopo l'altra sera.
Sentii entrambe le sue mani
sulla mia schiena, si muovevano lente e delicate.
Oddio, mi stava facendo un
massaggio alla schiena, con entrambe le mani! Il panico non era niente
in confronto a quello che stavo provando in quel momento.
La schiena era uno tra i
miei maggiori punti di debolezza, il punto nevralgico più
esposto del mio piacere; speravo solo che Alex non si accorgesse di
questo piccolo particolare, ma soprattutto, speravo immensamente, che
non fosse così bravo come aveva detto di essere; altrimenti
quel massaggio si sarebbe trasformato in una lenta e piacevole tortura.
Le sue mani scivolavano e
percorrevano ogni centimetro,ogni millimetro della mia pelle; ad ogni
suo tocco, le cellule sotto le sue mani si risvegliavano e prendevano
vita. Iniziava a fare caldo. Sentii le sue dita percorrermi la colonna
vertebrale e seguirne i profili lentamente, facendo una piccola
pressione ad ogni anello della colonna; era come se disegnasse delle
piccole parentesi ad ogni vertebra. Scese fino al bacino
“Sam, mi piace il
tuo tatuaggio, è decisamente sexy” disse mentre
faceva scivolare le dita sui contorni, sulle linee, le curve e i
ghirigori del tatuaggio tribale.
“Grazie”
risposi compiaciuta.
Sentivo le sue mani
sfiorare, accarezzare, toccare e lambire la mia pelle, sembrava che mi
stesse modellando, ero creta nelle sue mani. Ogni secondo che passavo
sotto quelle mani perfette, il mio corpo reagiva, le cellule si
aprivano a fiore, i vasi sanguini si dilatavano, la pelle si scaldava,
ed io iniziavo ad impazzire.
Sospirai.
Alex arretrò e
in un attimo dopo, sentii le sue labbra morbide sfiorarmi la base del
collo per poi scendere e percorrere tutta la colonna vertebrale. Scosse
elettriche si irradiarono da ogni singola vertebra e brividi di piacere
mi invasero completamente. Chiusi gli occhi.
Iniziò a
lasciarmi dei piccoli baci sulla spalla, per poi proseguire fino al
fianco, spostarsi al centro e risalire all'altra spalla. Si
umettò le labbra, perché appena
riappoggiò la sua bocca alla base del collo, le sentii
umide; le sue mani continuavano imperterrite ad accarezzarmi e le sue
dita creavano cerchi e disegni immaginari.
Salutai la mia
razionalità, il cervello, i miei no, i ma, i forse, i boh, i
neuroni, e tutte le mie convinzioni, che partirono insieme per Lussurolandia,
e mi abbandonai in quella valle di piacere, dove solo Alex riusciva a
portarmi.
Il respiro si fece
più veloce, il cuore iniziò a pompare
più svelto mentre la sua lingua scivolava sulla pelle, il
suo respiro mi accarezzava deliziosamente ed io, senza rendermene conto
mi lasciai scappare un gemito; al quale ne seguirono altri. Ormai mi
ero fottuta da sola.
Si abbassò al
mio orecchio e sentii una parte del suo torace caldo a contatto con la
mia schiena. Ero così presa, che non mi ero nemmeno resa
conto che si fosse sfilato la camicia e il maglione. “Sam, te
l'ho detto che ero bravo..” Mossi solamente la testa facendo
un cenno di assenso, non volevo aprire gli occhi, non in quel momento.
Sentii le sue labbra
giocare con il lobo del mio orecchio, sentii la sua lingua percorrere
il collo fino all'incavo con la clavicola, dove lasciò dei
piccoli morsi, per poi ritornare sulla schiena. Ansimai. Ormai ad ogni
suo minimo tocco o sfioramento, corrispondeva un mio ansito. Ero
completamente partita, io e il mio corpo, avevamo raggiunto tutti gli
altri a Lussurolandia. Ero in completa balia del
mio uragano preferito, della mia tempesta perfetta, del mio ciclone
adorato, insomma del mio Alex. Non era mio, ma in quel momento lo
pensai. Lo desideravo ardentemente.
“Dio Sam, ti
adoro”. Voce roca, terribilmente sexy e tono molto basso,
quasi soffuso. Mi mossi, non riuscivo più a stare ferma, le
sensazioni che stavo provando in quel momento non me lo permettevano,
mi inarcai e sfiorai con il mio fondo-schiena il bacino di Alex. Lo
sentii sussultare, poi mi strinse i fianchi con impeto e si
sdraiò sopra di me, tenendo il peso sulle braccia e le
ginocchia. Mi parlò in un sussurro all'orecchio
“Sam.. girati
..per favore..” altri brividi.
“A..le..x, se mi
giro..adesso..finisce che.. facciamo.. sesso. E..non..
voglio..” risposi sinceramente tra un respiro e l'altro.
“Non
accadrà, sei infortunata e io non sono un
approfittatore” disse grave e basso, “guardami,
Sam”. Mi piacevano le sue frasi quasi comandate. Mi piaceva
quando mi diceva di fare qualcosa e finiva la frase con Sam, proprio
come quando mi disse:- Baciami, Sam – era una sensazione
strana, quasi di appartenenza ed io mi sentivo sua.
Con uno sforzo tremendo,
aprii gli occhi e lo guardai.
I suoi occhi blu, furono
l'unica cosa che vidi, era praticamente a pochi centimetri da me. Mi
persi ancora, ancora e ancora in quei magnifici occhi indefinibili, e
ogni volta che lo facevo mi mancava l'aria; ma l'avrei rifatto ancora,
ancora e ancora per l'infinito, tutte le volte che mi avesse chiesto di
farlo.
Erano profondi, brillavano di luce propria e il colore, oddio, aveva
assunto una sfumatura ancora più bella, che non avevo mai
visto, ma che fotografai mentalmente per ricordarmela, fino alla fine
dei miei giorni. Era il colore più bello che avessi mai
visto in vita mia. Pittori, poeti, scrittori, così come Mr.
Pantone, Mr. Carandache e Mr. Stabilo,
non avrebbero mai potuto creare un colore indefinibile, unico e
meraviglioso come quello.
Non so cosa ci vide lui nei
miei, ma lo sentii solamente dire “Dio Sam, sei una favola..
“Ti fidi
di me?” Questa era una bella domanda, mi fidavo di
lui? Dopotutto quello che era successo, i litigi, le sparate, i
pensieri, le contraddizioni, le rappresaglie, il gioco perverso, i
botta e risposta ma anche le risate, le gentilezze, le confessioni, le
carezze, i baci, il suo abbraccio in doccia, la sua gelosia..
“Io.. credo..di..
si” risposi in un sussurro. Le sue labbra si piegarono in un
sorriso sincero e nei suoi occhi riuscii a leggerci felicità.
Si tolse da sopra di me e
si mise su un fianco, il gomito piegato e la sua mano gli reggeva il
viso. “Girati..Sam..” fu appena un sussurro
flebile, i suoi occhi sempre nei miei. Mi girai lenta non lasciando mai
i suoi occhi, mi davano sicurezza, mi fidavo.
Si avvicinò con
un movimento impercettibile, mi accarezzò la guancia con il
dorso della sua mano e poi con il palmo, dopodiché
tracciò con il dito i contorni del viso, percorse la fronte
e scese sul naso, poi sulle labbra e lo fece scorrere, definendone i
confini; accorciò la brave distanza tra i nostri due volti e
ripetè lo stesso percorso del dito, con le labbra. Era
dolce, incredibilmente dolce. Chiusi gli occhi ancora.
Si fermò sulle
mie labbra, esitò qualche istante, poi iniziò a
baciarmi con gentilezza, con delicatezza, dolcemente; schiusi le labbra
e lo lasciai fare, mi abbandonai a quel meraviglioso bacio. Non c'era
urgenza, prepotenza, passione; solo morbidezza, gentilezza e infinita
dolcezza.
Era lento nei movimenti e
delicato come un soffio.
Mi stavo sciogliendo come
neve al sole, come un cubetto di ghiaccio in una bibita, come il burro
in un pentolino.. Era una sensazione che non avevo mai provato, il mio
cuore, smise di battere e iniziò a volteggiare in infinite
capriole, il mio stomaco si riempì di farfalle colorate e il
mio corpo fremette. Innamorata? No, ero innamorata persa, ormai senza
ritorno; mi aveva investito un treno in pieno? No, mi aveva colpito un
aereo in fase di salita. Avevo superato il punto di non ritorno,
l'amore mi aveva abbracciato e avvolto nella sua coperta di sentimenti
e di emozioni.
“Sam..”
grave, roco.
“Mmmm”
mugolai appena. Mi baciò con passione, con impeto, con
trasporto, ricambiai mentre vagavo nelle emozioni che mi trasmetteva,
nell'eccitazione che mi stava facendo provare. Sentii la sua mano
percorrermi un fianco e risalire fino a sfiorarmi un seno, accarezzami
l'altro e scendere sulla pancia, tracciando disegni inesistenti. Si
allontanò dalle mie labbra, ne volevo ancora, scendendo a
baciarmi, lambirmi, mordicchiarmi il collo; gemetti, scese ancora fino
ad arrivare a baciarmi il seno.
Mi strinse a se. Sentii la
sua intimità, decisamente gonfia, premere conto la mia
coscia.
“Sam...”
disse mentre baciava e mordicchiava la pancia, la sua mano aveva
lasciato la stretta sul seno per permettere alle sue dita di
ghiocherellarci.
La sua mano
lasciò il seno e scese, facendo una lieve formichina sul
fianco, all'esterno del bacino e scivolando andò sulla
coscia, la accarezzò delicatamente fino al ginocchio, poi
tornò indietro, solleticandomi e facendomi scappare un
gemito, quando accarezzò la parte interna; arrivò
all'inguine e percepii le sue dita muoversi silenziosamente sopra la
stoffa della coulotte.
Mi irrigidii. Sentii Alex
alzare il viso e riportarlo sul mio, l'i-pod suonava
3am
in versione acustica e io non osai aprire
gli occhi. Poteva essere un sogno? Se li avrei aperti sarebbe scomparso
tutto? Non li aprii. Era troppo bello.
“Sam..
guardami”. Lo disse con quella voce sexy, roca, bassa, quella
voce che alle mie orecchie suonava come una melodia, una musica unica.
Mi sforzai, nonostante le palpebre fossero pesanti, li aprii
lentamente, svogliatamente.
Di nuovo mi persi nei suoi,
verde nel blu.
“ Fidati
di me ” e mi baciò, ancora e ancora. Il
suo respiro era affannoso. Poi tra un bacio e l'altro lo sentii parlare
sibilando “Sam..non...faremo...sesso...te lo
prometto...ma....lasciati ..andare....fidati di me..” poi
scese ancora sul collo, sentivo le mie labbra pulsare, baciava da Dio.
Le sue carezze si fecero molto più audaci, così
come i suoi baci, mi stava letteralmente mandando su un altro pianeta.
Scese con la sua mano sulla
mia intimità, lo sentii parlare sulla mia pelle
“fidati di me”.
Mi fidavo di lui, avevo
deciso di fidarmi. Fu questione di attimi, solamente attimi.
Sprofondai nella valle del
piacere. Alternavo gemiti e ansiti senza nemmeno rendermene conto,
sentivo le sue labbra spostarsi da un seno all'altro, portai la mia
mano sinistra tra i suoi capelli e la strinsi a pugno, lo sentii gemere
e stringersi al mio corpo.
Alzai lievemente la testa
cercando la sua bocca, la trovai, la premetti contro la mia; ci
baciammo con passione, desidero e consapevolezza, le nostre lingue si
rincorsero ancora e ancora; un turbine di emozioni e sensazioni
incredibili mi invasero insieme al calore e alle scariche elettriche
che Alex mi stava provocando. Respiravo affannosamente, mugolavo,
ansimavo e avevo iniziato a inarcare la schiena; le sue dita si
muovevano sensuali, sapevano cosa e dove toccare, era abile, preciso e
mi stava letteralmente facendo impazzire. Lo sentii mugolare, quando,
con la coscia, gli sfiorai la sua intimità, rinchiusa nei
jeans, che ormai erano diventati decisamente troppo stretti. Il calore
mi invase, sentivo le scariche di adrenalina scorrermi sotto la pelle,
le cellule aprirsi sotto i suoi tocchi, come se fossero fiori al sole.
“A..le..x”
gemetti.
“Guardami..Sam..”
non riuscii ad aprire gli occhi. Ero in preda alle emozioni, ero
schiacciata dalle sensazioni, non riuscivo a muovermi e sentivo le
palpebre sigillate.
“Voglio guardarti
Sam, apri gli occhi..per favore..” disse roco e ansante sulle
mie labbra.
Provai ad aprirli, niente e erano
troppo pesanti, troppo persi nel piacere. Riprovai, ci riuscii appena,
li sentivo gonfi, come dopo un pianto, aperti di poco, forse appena
più di due fessure. Avrò avuto la pupilla
completamente dilatata perché lo vedevo leggermente sfocato
e soprattutto, con quella cascata impetuosa di emozioni, saranno stati
lucidi, languidi, sciolti. Lo vidi sorridere, con un vero sorriso, non
il solito ghigno, un sorriso di quelli veri, sinceri, belli, dolci e
questo fu l'apice. Mi persi sotto il suo tocco, annegai, fui travolta
da un uragano, pronunciai il suo nome, Alex, e ansimai.
“Sam, sei..sei..
stupenda”. Sentii quelle parole in lontananza, i miei sensi
erano nella più completa estasi insieme a me, al mio corpo e
a tutto quello che faceva parte di me, ero a metà strada tra
Lussurolandia e il paradiso.
Non so quanto tempo
passò, quanto tempo ci misi a regolarizzare il mio respiro e
a ritornare sulla terra, in quella camera, in quel letto, vicino a lui.
So che quando mi ripresi, era li vicino a me, sotto le coperte e mi
stringeva a se, non mi ero nemmeno accorta di essermi accoccolata a
lui, con la testa sulla sua spalla. Lo abbracciavo e lui abbracciava
me, mi diede un bacio sulla fronte, mi rannicchiai il più
possibile a lui, come fa una bambina con il suo peluche.
Avevo bisogno di lui, della
sua vicinanza, lo volevo. E lui, alla fine era tutto quello che
più volevo, che desideravo, che amavo.
Non sapevo cosa dire, ero
decisamente imbarazzata, c'era silenzio, si sentiva solo l'i-pod che
trasmetteva le ultime canzoni della mia playlist.
“Alex”
lo chiamai con voce debole
“dimmi
piccoletta” rispose a bassa voce, dolcemente
“Resta a dormire
qui, è tardi”
“sicura?”
“si, per
favore”
“speravo me lo
chiedessi”.
Rimanemmo in silenzio e in
quella posizione per qualche minuto. Poi si mosse.
“Sam, fammi
togliere questi maledetti jeans, mi stanno
uccidendo”. Sorrisi tra me e me della sua affermazione e mi
spostai leggermente. Scivolò fuori da sotto il piumone, si
alzò e si slacciò i jeans. Potevo vedere i
muscoli della sua schiena guizzare ad ogni movimento, i muscoli
delineati sulle braccia piegate, distendersi mentre si abbassava per
sfilarsi i jeans; la luce della abat-jour lo illuminava flebilmente,
vidi i suoi capelli decisamente scompigliati e vidi il suo
fondo-schiena perfetto fare capolino nei suoi boxer neri aderenti, ma
fu solo per un attimo, perché si avviò verso il
bagno.
Sospirai. Mi girai sul
fianco sinistro e mi raggomitolai. Ci mise un po' ad arrivare, poi si
infilò sotto il piumone, si avvicinò a me e mi
strinse a lui. Sentivo il suo petto contro la mia schiena “
Sam, tu mi farai impazzire veramente” sentivo le sue parole
sussurrate tra i miei capelli “Alex ..io..”
“Shh..dormi piccola mia.” Lo
sentii inspirare e poi mi lasciò un bacio sulla testa, mi
strinse a se maggiormente e poi espirò.
“Buonanotte
Sam”
“'Notte
Alex”
Mi sentivo bene tra le sue
braccia, mi sentivo protetta e felice, non provavo imbarazzo per quanto
accaduto poco prima, mi sentivo me stessa, semplicemente me stessa,
serena e innamorata. E tra quelle braccia piene di calore e di
tenerezza mi abbandonai a Morfeo.
Quando aprii gli occhi,
quella mattina, mi girai verso la parte del letto, dove aveva dormito
Alex. Era vuota.
Lui non c'era, ma a
differenza dell'altra volta, non c'era alcun biglietto. Sospirai.
Mi guardai in giro, non
c'erano nemmeno i suoi vestiti, mi girai a guardare la sveglia, erano
le 9.30. Sospirai ancora.
Non avevo nulla da fare
quella mattina, Freeman, la Meyer e Jackson erano al consiglio
d'istituto, quindi niente prove. Mi girai su un lato e, nonostante la
delusione pesasse copra di me, come un macigno, tentai di
riaddormentarmi.
Sentii la porta chiudersi.
Com'era possibile, c'ero solo io nella mia stanza. Mi alzai a sedere di
scatto.
“Buongiorno
piccoletta, colazione a domicilio” disse sorridendo.
Lo guardai sbalordita, il
cuore fece un paio di giravolte.
“Tu non c'eri
poco fa” dissi con ovvietà.
“Forse
perchè sono andato a prendere la colazione” disse
ironico “ah, ho preso le tue chiavi”. Ecco come
aveva fatto. “Forza lumaca, sbrigati” Lumaca?
Lumaca a me? Oddio, e adesso perché mi chiamava lumaca? Non
sarà per.. scossi la testa e gli risposi “Lumaca?
Io non sono una lumaca”
“Ma se ci metti
le ore a svegliarti e di prima mattina sei lenta come una
lumaca” Sorrisi.
“Non è
vero, comunque grazie per la colazione. Sei stato carino”
“Io non sono
carino” rispose “Io sono bello, attraente, fico,
sexy..”
“e come al
solito, egocentrico, narcisista, arrogante e chi più ne ha
più ne metta ,ma non importa, ho una fame boia stamane,
quindi grazie” e così dicendo sgattaiolai fuori
dalle coperte. Alex ammiccò e mi venne vicino, mi mise le
braccia intorno alla vita e disse “Credo che la colazione
possa aspettare” e ammiccò. E adesso cosa gli
prendeva?
“Alex, ho fame,
tu no? ”
“Oh si,
decisamente, ma un altro tipo di fame” disse maliziosamente.
“Io no, quindi,
scansati”
“Tu mi continui a
tentare”
“ma se mi sono
appena alzata dal letto” esclamai.
“Appunto”.
Posai una mano sulla sua fronte, magari aveva la febbre
“Che
fai?”
“Sento se scotti,
stai delirando” sorrisi. Lui ridacchiò.
“Sam, sei
incredibile..non ho la febbre, ma vado in delirio alla vista delle tue
tette” sorrise.
Mi guardai, mi svincolai
dall'abbraccio in un nanosecondo, corsi all'armadio prendendo qualcosa
a caso e mi infilai in bagno. “Alex sei sempre il solito
porco” urlai dal bagno.
Lo sentii ridere
“Sei arrossita..e hai fatto una faccia buffissima”.
Cazzo, ero persa nei
meandri dei miei pensieri, che non ho fatto nemmeno caso, dopo averlo
visto entrare, a come ero andata a dormire. Alex mi aveva fatto partire
completamente il cervello, la sua sola vista mi rendeva una
rincretinita di primo appello.
Mi diedi una sciacquata
veloce, mi vestii e lo raggiunsi in camera. Era seduto sulla sedia del
tavolino, stava sorseggiando il suo cappuccino. Mi sedetti sull'altra
sedia e iniziai a fare colazione, fissandolo,ogni tanto, con la coda
dell'occhio. Sembrava tranquillo, felice e rilassato; non era in
posizione rigida, aveva gli angoli delle labbra piegate in un lieve
sorriso e i movimenti erano leggeri.
“Che ne dici se
questa mattina ripassiamo un po' di dialoghi?”
“Perchè
no? ma.. aspetta.. in che senso dialoghi? Non vorrai mica riprendere la
scena del..”
“Bacio?”
rise “E poi dici a me, io ho detto dialoghi, e tu hai pensato
ai baci.. e poi non dirmi che il porco malizioso sarei io..”
disse con il ghigno stampato sulle labbra.
“Non dare la
colpa me se per una volta in vita tua, non parli con doppisensi, sono
andata sull'ovvietà in base ai tuoi comportamenti”
“strano, pensavo
ti basassi sui fatti, perché se non te lo ricordi
stanotte...” e sogghignò
Agitai la mano destra
“Ok, ci siamo capiti, non c'è bisogno che dica
altro” avvampai, ripensando alla notte appena passata.
“Se hai finito,
sparecchio e proviamo subito; così eviti di dire che oltre a
una lumaca, sono una scansafatiche”. Si alzò dalla
sedia, buttai dentro il cestino i tovaglioli, i sacchetti e i bicchieri
vuoti. Quando mi girai lo vidi che si stava slacciando li primi bottoni
della camicia.
Avrei voluto essere, in
quel momento uno di quei bottoni, li sfiorava, poi con delicatezza ne
prendeva uno e lo sfilava dall'occhiello. Emanava gentilezza, dolcezza,
attenzione e allo stesso tempo, con i suoi semplici movimenti,
esprimeva sensualità. Ma che c'era dentro il mio cappuccino?
Caspita mi ero svegliata da poco e già mi perdevo nei gesti
di Alex, anche quelli più insulsi, come slacciare i primi
bottoni della camicia oppure sorseggiare il cappuccio. Si, avrei voluto
essere anche quel bicchiere di carta, che sfiorava e si appoggiava alle
sue labbra. Rincretinita? Di più, rincitrullita? Anche.
Mi avvicinai a lui con un
passo “perchè togli la camicia?” Si
fermò con le braccia a mezz'aria e mi guardò, poi
con il suo bel ghigno rispose “Primo, qui fa un caldo
bestiale, secondo la camicia è pulita, e non mi va di
sporcarla mettendoti la pomata e terzo se dobbiamo provare, voglio
farlo liberamente”
“Lascia faccio
io” e così facendo iniziai a slacciargli gli altri
bottoni, mi fissò
“Cosa
c'è?”
“Niente, ti
osservo” dopo qualche istante finii di slacciare tutti i
bottoni. “Fatto” dissi.
“Se vuoi puoi
slacciarmi anche i jeans.. sei brava” sogghignò,
io sospirai.
“Alex, non tirare
troppo la corda. Adesso fai quello che devi, io prendo il
copione”. Sorrise.
Presi il copione, lo
appoggiai sulla scrivania, “Sam” mi girai
“vieni qui” e picchiettò la mano sul
letto. Aveva in mano la pomata.
“Alex, se vengo
li, mi prometti che mi metti solamente la pomata, senza massaggi vari,
senza grattini e formichina?” Rise cristallino.
“Prometto, anche
se non capisco questa tua richiesta, stanotte, se non erro, ti sono
decisamente piaciuti i miei massaggi” ammiccò
“ per non parlare della formichina e...” arrossii
violentemente “Alex smettila” sbottai.
“.. i grattini” scoppiò a ridere.
Provammo le battute e
iniziammo a ridere come due idioti, trovava doppi sensi in tutto e
commentava la scena, a modo suo, facendomi ridere come una cretina.
Gli tirai un buffetto sul
braccio “smettila di fare il cretino, vai avanti”
gli dissi.
“Baciami”
“Scordatelo,
andiamo avanti”
“Sam,
è scritto nel copione, guarda qui” e
così dicendo mi indicò il copione.
Potevo tirarmi indietro?
Certamente no, avrei fatto la figura della stupida, dopo tutto quello
che era successo, ma baciarlo avrebbe significato cedere alla
tentazione morbosa di stringerlo, passargli le mani nei capelli e
approfondire per tempo indefinito quel contatto. Non avrei mai fatto la
figura dell'assatanata, così optai per un contatto leggero e
veloce. Via il dente via il dolore.
“Ok” mi
misi in ginocchio e mi protesi verso di lui, gli diedi un bacio a
stampo e mi risedetti sul tappeto. Mi guardò incredulo poi
parlò “Cos'era quello?”
“Un bacio a
stampo” ghignai innocentemente.
“Sam, smettila di
fare la bambina” esordì puntandomi l'indice e
muovendolo a rimprovero. Scoppiai a ridergli in faccia, era buffissimo
con quell'espressione tra il seccato e il dispiaciuto. Si
avvicinò con uno scatto e iniziò a tempestarmi di
solletico. Mi contorcevo, ridevo a più non posso. Bussarono
alla porta. Si fermò di scatto e ci guardammo interrogativi,
poi si scostò da me “sarà un amichetto,
il cetriolo o il tuo ex? Apriamo le scommesse?”
“Idiota” mi alzai e aprii la porta appena.
“Che succede qui
dentro? Non ti stai divertendo troppo?”
“Amber, non
rompere. Cosa vuoi?”
“Avvisarti che a
pranzo domani veniamo anche io e Jesse. A proposito hai visto
Alex?”
“Alex?”
“Si, Smith? Hai
presente quel gran figo moro con gli occhi blu, con un corpo da urlo e
che è in classe con noi?”
“Certo Amber, non
sono così imbecille”
“Qualcuno mi
cerca?” disse comparendo dietro di me sulla porta e aprendola
maggiormente. “C..Che.. ci fa Alex qui? E per di
più mezzo nudo?” domandò Amber.
Mi girai a guardarlo.
Quello stupido idiota si era tolto la maglietta a maniche corte ed era
rimasto a petto nudo, non appena aveva sentito la voce della Miller. Lo
incenerii con lo sguardo.
“Amber, se hai
bisogno di me, parla, perché come puoi vedere eravamo
intenti a fare altro e se non ti dispiace vorremmo finire quello che
abbiamo iniziato” Oh cazzo.
La Miller mi
incenerì con lo sguardo, non uno di quelli che ti lascia
piccoli pezzi di cenere, ma uno di quelli che ti disintegrano in
piccolissime particelle di polvere.
“Ci vediamo
domani” e così dicendo si girò e se ne
andò. Chiusi la porta e mi voltai di scatto verso Alex.
“Sei uno stupido idiota.” Le mie parole non gli
fecero né caldo né freddo, continuava a
sogghignare imperterrito, andai verso il letto e mi ci buttai di
schiena con le braccia spalancate. Sbuffai. La Miller puntava ad Alex e
quella sua occhiata poteva presagire solamente guai in vista.
Alex salì sul
letto e si mise a cavalcioni sopra di me
“Alex che
fai?”
“Sam, riprendo da
dove la Miller ci ha interrotto”
“No, ti prego il
solletico, no” implorai.
“Oh, ma io non mi
riferivo al solletico..” e così dicendo si
avvicinò pericolosamente alle mie labbra “riprendo
da quella schifezza di bacio che mi hai dato” e
ammiccò.
Potevo sottrarmi ad un
bacio di Alex? Potevo pensare, anche per un solo istante, di defilarmi
da quella posizione? No. Non l'avrei fatto. Appoggiò le sue
labbra sulle mie, delicatamente, dolcemente; dischiusi le mie e con
movimenti lenti e delicati, iniziammo ad approfondire il bacio. Quei
tocchi lievi, morbidi e gentili, ben presto si trasformarono in
qualcosa di più forte, più passionale e
più elettrico. Gli misi le braccia intorno al collo e
iniziai a far scorrere le dita tra i suoi capelli corvini. Le nostre
lingue si scontravano per poi abbracciarsi, le nostre labbra si
fondevano le une alle altre e i nostri respiri iniziarono a farsi
più veloci. I suoi baci, erano qualcosa di trascendentale,
qualcosa che ti portava lentamente in un universo parallelo, erano come
la nutella, irresistibili.
I suoi baci erano
così coinvolgenti, che mi facevano perdere la cognizione del
tempo, mi travolgevano come una bufera, mi perdevo, mi scioglievo sulle
sue labbra.
Sentivo le labbra pulsare,
sentivo i battiti del mio cuore accelerato rimbombare dentro le mie
labbra, come un tamburo, come la grancassa di una batteria.
Bussarono alla porta. Alex
si alzò e mi guardò negli occhi; i suoi occhi dal
blu indefinibile, erano languidi e profondi; assunse un aria scocciata
“ E adesso chi è che rompe?”
“Hem...”
deglutii e ripresi “ non saprei, ma se ti alzi, vado ad
aprire” dissi con voce bassa e roca. Adesso chi diavolo era?
Chi aveva osato interrompere quel bacio stupendo? Non aspettavo
nessuno, ma chiunque fosse, non l'avrebbe passata liscia. Alex si
scansò e si alzò in piedi, io feci uno scatto e
quasi caddi dal letto; lo sentii ghignare, lo fulminai ed andai verso
la porta; la aprii appena, giusto per sbirciare.
Oh Cazzo. Non potevo
credere ai miei occhi. Mi voltai fissando Alex con il panico negli
occhi, ma credo che tutta la mia faccia esprimesse panico,
perchè il suo volto si irrigidì.
Mi rigirai, dando le spalle
ad Alex, verso la porta.
“Ma..Ma..”
Cazzo, stavo balbettando.
Note
dell'autrice:
Non
credo ci sia molto da aggiungere questa volta ;) e non intendo fare i
disegnini della nottata che Sam ha passato con Alex.. muhahahahah..
Ogni tanto la mia bastardaggine ritorna :P
IMPORTANTE:
Lo scorso capitolo, è stato il capitolo più
recensito di questa storia. Io, Alex e Sam, Vi ringraziamo tantissimo e
Vi abbracciamo con affetto sincero.
Per
chi di voi non avesse facebook e non mi avesse richiesto l'amicizia, vi
linko qualche immagine, di quello che a breve diventerà,
l'album fotografico di questa storia;
Stephen:
Jesse:
Alex:
L'auto
di Alex:
L'immagine
di Alex, è stata appositamente scelta, dopo intere nottate
su google, in modo che non si vedesse alla perfezione il viso. Non ho
trovato nessuno che corrispondesse a quanto avevo in mente(per il
momento, ma so che lo troverò..), ma ho trovato delle
immagini di un ragazzo, che potrebbe
“approssimativamente” raffigurarlo quasi
dignitosamente.. Che dite le posto o preferite immaginarvelo voi? Manca
Sam, lo so..la sto cercando :)
E
ora, via con lo spoiler del prossimo capitolo:
-----------------------------------Spoiler-----------------------------
Mi mise la sua sciarpa sugli occhi
e la fissò dietro la testa “Alex, che cavolo
fai?”
“Te l'ho detto è una
sorpresa. Adesso seguimi” e così dicendo, mi mise
un braccio intorno alle spalle; camminai al suo fianco, mentre mi
emozionavo per il suo abbraccio. Camminammo per un po', ogni tanto
cambiava direzione, sentivo le persone parlare, i bambini ridere e
delle musiche natalizie suonare.
“Ecco siamo arrivati, apri gli occhi
solo quando te lo dico io, e NON sbirciare” disse portandosi
alle mie spalle, sciolse il nodo della sciarpa, si spostò
alla mia sinistra e disse gaio “Adesso puoi aprirli”
------Fine
Spoiler----
Risposte
alle recensioni.
Elienne:
Spero tu abbia risolto tutti i problemi tecnologici e informatici,
perchè mi stai mancando un po' troppo..bellerrima mia ;)
Come al solito, la tua recensione è fenomenale! Muhahahah,
la “Valchiria è la Valvhiria” mai
sottovalutarla, e nemmeno la mente che l'ha partorita..se non vi
“gabbo” non c'è gusto..sarebbe troppo
semplice e noioso ;)Uno dei prossimi capitoli, ti farà
ridere tantissimo, e le P aumenteranno XD Sei un mito di girl-power (a
parte la tecnologia, ovviamente.. ;)..) Sei resuscitata dalle guerre
austro-ungariche, oppure i diecimila omini di Carlo d'Asburgo, si sono
uniti ai mille di Garibaldi, e si sono messi a ballare la macarena, in
piazza cinque giornate?? XD A parte le cavolate, mi raccomando, fammi
sapere appena sei raggiungibile. Bacione.
Il phard di
biancaneve: Ciao cara, si si, hai
pienamente ragione, Sam è decisamente gelosa delle oche, che
continuano a starnazzare intorno ad Alex;e lui, di certo non
è da meno, vedi i nomignoli che spara, agli amichetti di
Sam. Sono veramente incredibili e a volte stupidi, ma adoro il loro
modo di porsi, l'uno nei confronti dell'altro ;) A presto :)
Princesa 18:
Ciao bella, come minimo te lo dovevo il fatto, di lasciare il rating
arancione. Se non erro sei un appassionata, come me, di Marmelade Boy
(piccoli problemi di cuore), se ti va, puoi leggere la ff che sto
scrivendo su PpdC, s'intitola “Another Story
Marmelade”, la trovi sul mio profilo. Adesso che ho finito
con la pubblicità XD, torniamo a noi..Dunque.. anche tu sei
rimasta fregata, pensavi fosse Kyle..e invece no, è Nikki.
Ma non disperare, prima o poi, comparirà anche lui.. Ma non
dirò MAI, nemmeno sotto tortura, tra quando
arriverà..ma ti assicuro, che appena farà il suo
ingresso..ne succederanno di cotte e di crude. W i colpi di scena!! Kiss
fedoliin:
Benvenutaaaaaaaaa!! Che bello, che bello!! Non farci caso, con il
freddo che fa, il mio cervello si sta atrofizzando un pochetto..
Innanzitutto, piacere di fare la tua conoscenza e grazie per aver
recensito. Sam è consapevole di tutto quello che le accade
intorno, è una pazza, un po' masochista, ma molto, molto
realista e sincera. Mi fa enormemente piacere, che sia riuscita a far
capire bene, la sua consapevolezza,e soprattutto che ti sia arrivato
chiaro il messaggio. Mi gongolo! ;) un beso.
Day_Dreamer:
Muhahahahaha, quando ho letto l'inizio della tua recensione, sono
scoppiata a ridere e mi sono quasi ribaltata dalla sedia. Suvvia, non
è colpa tua (aglio per cipolla, mi è piaciuto un
sacco) è anche colpa mia, che sono un po' bastardella e
ammetto, qui lo dico e qui lo nego, che gli spoiler hanno dei doppi
sensi. Ma va tutto in base a quello che ci immaginiamo e alle
aspettative che ci facciamo sulla storia ;) L'importante è
che il capitolo ti sia piaciuto e che ti sia passata l'arrabbiatura
iniziale.. Wow! Mi ha fatto molto piacere quello che hai scritto. Come
promesso, eccoti, un altro capitolo.. credo di aver battuto il mio
record di pubblicazione, con questi ultimi capitoli.. gongola,
gongola.. io aspetto il tuo :) A presto. Baci
rodney:
Ciao Simo! Adoro gli suardi beoti..muhahahah.. mi sa che ti sto
portando lentamente ad odiare Alex..o è una mia impressione?
No, no, anch'io digrigno, anzi a volte, mi mordo il labbro! Il prostituto??
Ti piace proprio questa idea..muhahahah, tra pochi capitoli (credo due,
ti svelerò l'arcano). Mi chiedi a quale gioco, gioca (scusa
il delirio di parole) Alex? Non gioca a niente, è
semplicemente se stesso. Ti ricordi cos'ha detto nel capitolo 9, quando
parla di se stesso? Adesso, aggiungi i suoi comportamenti e ottieni,
più o meno la risposta.. se te la dico, non c'è
più gusto ;) ma dato che tu mi freghi sempre, ne sai una
più del diavolo (è un complimento) arriverai di
sicuro alla risposta corretta, nel caso.. lo capirai a breve. Promesso.
Alex come amante? Tenerlo sempre in uno sgabuzzino ed utilizzarlo al
bisogno.. un'idea allettante.. Niente monetine, il distributore
automatico è gratis...WOW! Baci & abbracci ;)
Qui
sotto,i ringraziamenti in ordine alfabetico
per chi segue la mia storia, non importa se nelle preferite, nelle
seguite o in quelle da ricordare, l'importante è che se
aumentate ogni volta, significa che vi piace il mio racconto, e questo
per me è molto importante. Vi sprono a lasciare ogni tanto
qualche commento, mi farebbe davvero piacere e come dicevo prima, a me
servono come stimoli creativi; ..poi vedete voi.. :) Grazie
a tutti
Alevale
alina81
angio
Bananarama
Carocimi
chiara84
chicchetta
claudina cullen
CullenDipendent
cullina
cussolettapink
fabyfrank
fedoliin
Daly
Darklolita
Day_Dreamer
dolce_luna
Elienne
flavia93
giunigiu95
i
cesaroni
Iaia33
ilari92
il phard di biancaneve
jekagnegne
JessikinaCullen
kikina97
liven
mattitti
meryj
Miyu
monicamonicamonica
just_love_me
niny90
PinkPrincess
pirilla88
Princesa 18
revy chan11 -
rodney
sassa
sassybaby
sweet_marty
The_WerewolfGirl_97
Truelove
wilma
VYoletLol
veronic90
_maddy_25 -
_miss_sophi
|
Dulcis in fundo,
se qualcuno arriverà mai, a leggere fino a qui.. piccolo
spazio pubblicità "ff "
Vi informo, che ho iniziato una nuova storia, sempre originale di
genere romantico, se vi va di leggerla, qui il link:
Il
bacio della morte
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Capitolo 16 *** Una bellissima sorpresa ***
Una bellissima sorpresa - Capitolo 17 (soundtrack – Glitter in the Air - Pink)
“Mamma..papà..” feci una risatina nervosa “Che sorpresa, come mai da queste parti? ”
Sorrisero felici.
Una bellissima sorpresa, certo, ma non credo che trovare loro figlia, in camera con un ragazzo a petto nudo, fosse nei loro piani e soprattutto li aggradasse. Cosa averebbero pensato? Immaginai, in un nanosecondo, le loro reazioni, poi presa da pensieri molto più importanti, spalancai la porta
“Forza, entrate, sbrigatevi!” esclamai. Mi guardarono un momento, poi entrarono. Chiusi la porta sbattendola.
Sospirai, pericolo scampato; adesso, dovevo giustificare la situazione.
“Tesoro, ti sembra il modo di fare?” disse mia madre.
“Vedi un po' te mamma, non siete persone che passano inosservate, ma questo lo sai benissimo. Ci manca solo che qui sotto ci sia una limousine e siamo a posto”
“Ancora con questa storia?” rispose mia madre.
“Dai Nicole, lo sai com'è fatta nostra figlia” le rispose mio padre.
“Grazie papà, ma.. come mai qui?”
“Bhè, abbiamo pensato di venire a trovarti, prima di partire per Mosca. E adesso, abbraccia il tuo papà, ragazzina” Sorrisi.
Solo mio padre era autorizzato a chiamarmi ragazzina. Mi buttai tra le sue braccia. Mi strinse forte e mi diede un bacio sulla testa “Mi sei mancata”.
“Anche tu papà, tanto” risposi dolcemente.
“Hey John, se hai finito, vorrei abbracciarla anch'io” disse mia madre, scimiottando mio padre.
Abbracciai mia madre. “Ciao mamma”. “ Ciao piccola”.
“Bene adesso che abbiamo finito i convenevoli tra di noi,tesoro, vuoi dirmi chi è questo schianto di ragazzo?” Arrossii imbarazzata.
“Hem..lui..lui..è Alexander” Mi girai verso il diretto interessato, era in piedi con gli occhi completamente spalancati e la bocca semi aperta.
Quando Alex si stupiva per qualcosa, la sua incredulità non durava che pochissimi secondi, in questo caso, erano già passati parecchi secondi. Cosa mi aveva detto? Ah si, che era difficile che si stupisse per qualcosa.. Bhè, in questo caso era decisamente stupito, per non dire sbalordito.
Mi avvicinai a lui, sogghignando, e gli schioccai le dita davanti agli occhi.
Alex, ci sei?” domandai. Scosse appena la testa “Si, si”.
“Bene, ti presento i miei genitori, John e Nicole”
“Eh? Cioè.. sono davvero i tuoi genitori?'” domandò incredulo.
“No Alex, sono delle comparse, che ho pagato, per vedere la tua reazione. Certo che sono i miei genitori, stupido idiota”. I miei sghignazzarono.
“Hem.. piacere, Alexander Smith” e così dicendo diede la mano prima a mio padre e poi a mia madre.
“Adesso, che avete visto la sua reazione, avete capito perchè non voglio che nessuno lo sappia?” dissi mettendomi a braccia conserte.
“Non ti vergognerai di noi Samantha, vero?” disse subito mia madre.
“No mamma, assolutamente no. Evito solo che le persone mi si incollino perchè ho due genitori famosi, evito che la gente, mi avvicini e mi rompa le scatole, solo per avere autografi o news sui vostri film, evito che le persone, si avvicinino a me, solo per convenienza. Tutto qui, e scusate se è poco.” risposi diplomatica.
“Ma piccola, dovresti esserci abituata ormai, con il tuo..” la interruppi secca
“Mamma. Per favore.”.
“Ok ok piccola. Ma dimmi un po', cosa stavate facendo voi due?” e sorrise maliziosa.
“Niente. Non è come pensate.. noi..” Mi fissarono entrambi, poi, quel santo di Alex disse “Quello che vostra figlia intende, è che stavamo provando il copione del film”.
“A proposito del film che state interpretando, voglio sapere la trama, non ce l'hai nemmeno accennata ragazzina” proferì mio padre.
Anche questo significava avere due attori al posto di comuni genitori. Roba da figlia di attori.
“Samantha vai a prepararti, usciamo a pranzo. Alexander, ci farebbe piacere se ti unissi a noi. Naturalmente se non hai altri impegni.” Mia madre mi spiazzò.
Il pranzo va bene, anche se per poco, sarei stata in loro compagnia; ma perchè Alexander?
Guardai attentamente mia madre. Oh cazzo! Anche lei era rimasta affascinata da Alex!
Questo, non avrebbe portato niente di buono. Non mi restava altro da fare, se non intervenire
“Mamma, Alexander avrà certamente da fare. Vero Alex?” e dicendo questo aggrottai la fronte, spalancando gli occhi, cercando di fargli capire, che non doveva accettare. Fece un ghigno sottile, che si espanse presto in un sorriso maestoso “La ringrazio, è molto gentile. Ne sarei lieto”.
Figurarsi! Complimenti Alex. Grazie, grazie stupido idiota.
“Bene, ne sono felice. Samantha forza, vai a vestirti, mi raccomando qualcosa di carino. Forza giovanotto, preparati. Ah tesoro, appoggio queste borse qui, sono pensierini che ti abbiamo preso. Più tardi darai un occhiata.”
“Si, si va bene, grazie ad entrambi” Presi dall'armadio un paio di jeans chiari, un maglioncino bianco a collo alto, un paio di stivali al ginocchio neri. Mio padre nel frattempo si sedette sul letto, mentre mia madre si appoggiò alla scrivania, Alex si mise la maglietta e iniziò ad abbottonarsi la camicia.
Quando uscii dal bagno, sentii mio padre e Alex parlare di macchine. Quei due andavano troppo d'accordo per i miei gusti, ci mancava solo che Alex gli avesse detto della Bugatti, e me lo sarei trovato invitato a tutte le feste di famiglia. Si avvicinò mia madre “ Ti sistemo i capelli tesoro ” e mi condusse dentro il bagno. Sicuramente qualcosa le frullava in mente.
“Proprio niente male quell'Alex. Finalmente qualcuno degno di nota. Mi piace e insieme siete bellissimi.” disse con un sorriso splendente sul volto.
“Mamma, io e Alex siamo amici. Non..”
“Oh tesoro, si dice sempre così, ma lo sento, questa volta è quello giusto per te. Anzi, ne sono convinta. E' decisamente il ragazzo più bello che abbia visto, dopo Kyle naturalmente, anche se devo essere sincera, sono due esemplari di maschio completamente opposti e altrettanto bellissimi. Tu e Alex sareste la coppia delle coppie per eccellenza, faresti invidia a tutte le tue colleghe. Comunque, mi pare di averlo già visto da qualche parte. Un viso così, per non parlare del resto, non si scorda facilmente..Ma dove l'ho già visto..non riesco a ricordarmelo.. E che occhi, ragazza mia, sono a dir poco stupendi. Si, è perfetto per te.. ”
Esemplari di maschio? Quando mia madre si metteva a commentare, era veramente incredibile e quando iniziava a parlare, a volte diventava logorroica. Evitai di ribattere e lasciai cadere il discorso, se mia madre si convinceva di qualcosa, era peggio di me, non la si poteva smuovere dai suoi pensieri. Mi trovai a pensare, che speravo che mia madre avesse ragione, in tutto.
“Ecco fatto, sei pronta. Sei sempre bellissima tesoro, anche se ti preferisco mille volte con i capelli rosso fuoco, ti mettono in risalto, maggiormente, i tuoi meravigliosi occhi verdi.”
“Si va bene, mamma. Andiamo?” sospirai. Era assurda, quando si impegnava a fare la madre.
Uscimmo dal bagno. Papà ed Alex ci osservarono; parlò Alex
“Sam, ti tocca andare in limousine con tua madre, io e tuo padre, prendiamo la Bugatti. Ho detto che glie l'avrei fatta guidare” e sorrise compiaciuto.
"Questo ragazzo è fantastico, tesoro” sorrise mio padre e strizzò l'occhio ad Alex.
O santo cielo.. non posso credere a quello che le mie orecchie avevano appena sentito.
Alex aveva fatto colpo sia su mia madre, che su mio padre, non era possibile! Adesso ogni telefonata da parte dei miei, avrebbe significato domande a palate su Alex. Sospirai di nuovo.
Arrivammo al ristorante, mio padre aprì la porta a mia madre, da vero gentleman, poi mi sorrise ed entrai, lo sentii dire “Forza giovanotto, entra” rivolto sicuramente ad Alex. Era ufficiale, Alex era entrato nelle grazie di mio padre; si era decisamente conquistato, come niente, l'intera, o quasi, famiglia Willis.
Mentre i miei, davanti a noi, s'incamminarono, seguendo il cameriere al tavolo, presi Alex per un gomito e a bassa voce “Non avevi proprio nient'altro da fare, Alex?” mi sorrise,
“No Sam e non mi sarei,mai, perso un occasione come questa. A pranzo con John Willis e sua moglie Nicole Anderson, nemmeno in sogno poteva capitarmi. E' fantastico. Oh, e poi ci sei anche tu, piccoletta” sogghignò.
“Bhè..grazie per esserti ricordato, della mia presenza, Alex. Comunque ricordati che sono i miei genitori, prima di essere dei famosi attori, quindi evita di parlare a sproposito.” dissi seria
“Ok piccoletta, messaggio recepito”.
Parlammo amabilmente tra di noi, tra una portata e l'altra, i discorsi spaziarono dalla scuola, ai nostri compagni, i docenti, il clima rigido di New York e su come mi trovassi in questa città, sull'assurda scelta di aver comprato una seconda moto al posto dell'auto e via dicendo. Poi mia madre iniziò con le sue domande, modello voglio-sapere-tutto-e-nei-minimi-dettagli.
“Ragazzi raccontateci la trama del film, che state girando, con le principali differenze, che lo discostano dall'originale” Rispose subito Alex , meglio per me, mi sarei sicuramente incasinata.
“La trama in linea di massima è la stessa. Il padre di Baby, noto primario dell'ospedale più famoso degli States, è felicemente sposato con la bella signora Houseman, hanno due figlie; Baby frequenta un rigidissimo college gestito da suore, decisione presa da entrambi i genitori, dopo che avevano visto l'altra figlia, Lisa,la maggiore, comportarsi continuamente da libertina e con un ragazzo diverso tutte le sere. Speravano che Baby non seguisse il brutto esempio della sorella. Decidono di fare le vacanze tutte insieme, in un resort & Spa, di proprità di vecchi amici del sig. Houseman. Baby fa amicizia con Rob, il cugino gay di Johnny, il quale la presenta proprio a Johnny. Johnny, la sera fa il ballerino e di giorno, quando non è impegnato con le lezioni di ballo, arrotonda lo stipendio facendo il massaggiatore. Penny, la migliore amica di Johnny, innamorata di Robbie, un cameriere, per amore e stupidità inizia a drogarsi insieme a lui; Penny e Johnny devono affrontare una gara di ballo, con in palio,una cospicua somma di denaro, ma Penny sta male, una mezza overdose, Baby chiama il padre, che aiuta Penny, ma che,allo stesso tempo, pensa che sia colpa di Johnny, se Penny è in quelle condizioni. Baby, aiutata da Penny, inizia a ballare con Johnny per fargli da partner nella gara. Poi si innamorano e via, il resto lo conoscete.” concluse Alex.
Parlò mio padre “Una trasposizione interessante, rapporta gli attuali usi e costumi, anche se disdicevoli , di questa società odierna a quelli che erano in origine,legati al proibizionismo e alla fine di un epoca; esattamente l'opposto. Non male come impostazione. Sono curioso di vederlo, ma soprattutto sono curioso di vedere la mia piccola recitare.” Sospirò sognante.
“Grazie papà, ma non credo tu ti perda molto” e sogghignai.
“A proposito di questo, tesoro, non è meglio che lasci la palestra? Sai, che una tra le mie paure più grandi è quella di vederti con il naso rotto, lo dico anche per il tuo la.."
”Mamma" la interruppi prima che potesse fare danni "Per favore.Sai che non lo farei mai. E poi mi aiuta a rimanere in forma, vedila così” dissi di getto. Stava tirando fuori ancora la storia del mio lavoro come modella. Nessuno, nemmeno Alex doveva saperlo.
“Nicole, Samantha ha ragione. Visto quello che è successo tempo fa, fa bene a continuare ad andare in palestra. Così al prossimo ragazzo, non gradito, lo potrà stendere e massacrare di botte. Giusto piccola? Inoltre devo dire che ti trovo perfetta, fisicamente parlando, tesoro.”
Mi incupii sentendo le parole di mio padre, quel ricordo, quel dannatissimo ricordo, non sarebbe mai scomparso; anche quello faceva parte di me. Inutile rivangare gli avvenimenti passati, così risposi semplicemente “Si papà, sono d'accordo con te. Grazie” e mi sforzai in un sorriso.
Mio padre notò il mio cambio di umore e sviò l'attenzione su Alex, evitando così che facesse domande
“Allora Alex, passerai il Natale con la tua faglia?” Lo guardai, non mi aveva mai accennato alla sua famiglia, ero curiosa, ma la mia curiosità scemò, non appena vidi tristezza nel suo sguardo.
“No signore, i miei genitori sono all'estero per lavoro e anche quest'anno il Natale lo passarò qui” e così dicendo sorrise; ci lessi amarezza, rabbia e tristezza su quelle labbra. Mi intristii, non so nemmeno io il perchè, ma vedere, anche se per pochi istanti, un sorriso così diverso sulla sua bocca, mi fece male.
“Allora ragazzo mio” Ragazzo mio? Oddio, mio padre era completamente partito.
“Se non hai impegni con la tua famiglia, ti chiedo di fare compagnia alla mia piccola peste. Odia passare da sola le feste di Natale..”
“Papà non c'è bisogno, sai benissimo che so badare a me stessa e poi domani arriva Nikki” dissi seccata, ma che gli prendeva a tutti? Avevo capito che si erano invaghiti di Alex, ma spingermi così nelle sue braccia, obbligandolo a passare le feste con me, non era per nulla corretto.
“Nikki, è vero, ce l'ha detto l'altro giorno che sarebbe venuta qui. Sono tanto contenta per voi, vi divertirete come pazze a fare shopping e via dicendo” disse mia madre “E a proposito, mi ha detto Tara, di farti tanti auguri e di prepararti per maggio, ci sono grandi notizie” disse mia madre contenta.
Tara non era la sorella di Nikki, la mia manager e la proprietaria dell'agenzia di modeling di Los Angeles, più conosciuta, la Vip Fashion. Decideva lei a quale sfilate dovessi partecipare e a chi donare il mio volto o la mia figura per le campagne pubblicitarie. Tutto quello che riguardava la moda lo seguiva Tara.
“Ah grazie” dissi appena.
“Non si preoccupi signor Willis, sarà un piacere fare compagnia a Sam, alla fine siamo sulla stessa barca” sorrise sincero.
“Nicole, dobbiamo andare, il volo parte tra due ore” disse mio padre, porgendo una mano a mia madre.
“Di già?” chiesi
“Si tesoro, mi dispiace, ma appena terminate le riprese per il film, passeremo un po' di tempo insieme. Promesso.” rispose.
Ci alzammo in piedi, abbracciai mia madre e poi mio padre.
Mi persi nel suo abbraccio, mi era mancato quel contatto paterno, rassicurante e pieno di calore. Mi strinse forte e all'orecchio mi sussurrò “Ciao piccola mia, ci sentiamo presto. Fai la brava e tratta bene questo ragazzo, si capisce da come ti guarda che l'hai steso”
Mi si inumidirono gli occhi. Mio padre, Dio quanto lo lo amavo.
Era gentile, simpatico, sorridente, imprevedibile, attento, amorevole e allo stesso tempo sapeva essere rigido, severo e preciso. Era tutto, lui era mio padre, John Willis.
Ci staccammo, mi sorrise felice “Non hai più dieci anni tesoro, via quegli occhi lucidi dal viso e fammi un bel sorriso” Spalancai gli occhi sperando che le lacrime, che si erano affacciate, tornassero indietro e poi sorrisi a testa alta.
Mi abbracciò e ci incamminammo verso l'uscita.
“Alex, di qui non si va al campus, si va verso il centro” gli dissi mentre guidava,
“Lo so piccoletta, mi è venuta voglia di andare in un posto” rispose
“Dove?” la mia solita e sfacciata curiosità
“E' una sorpresa... Sai Sam, hai un bel rapporto con i tuoi genitori, soprattutto con tuo padre. E' stato uno tra i più bei pranzi ai quali abbia mai partecipato. Sono veramente forti i tuoi.”
“E' vero, sono incredibili. A mio padre voglio un bene dell'anima, sono molto più legata a lui che a Nicole”
“Solitamente la femmina, è più legata al padre e il maschio alla madre.”
"Vero, concordo con te”. Ci sorridemmo a vicenda.
“Siamo arrivati”
“Ma siamo in un parcheggio”esclamai.
“Eh già, la macchina non può entrare, dovevo lasciarla da qualche parte no?” sghignazzò per prendermi in giro. “Certo, certo” scesi e in un battibaleno, me lo ritrovai alle spalle, con le sue braccia intorno alla vita.
“Ferma. Chiudi gli occhi e non muoverti”.
Che diavolo voleva fare? Dove mi aveva portato? Lo assecondai
“Ok, sono ferma e ho gli occhi chiusi” risposi felice. Adoravo le sorprese!
Mi mise la sua sciarpa sugli occhi e la fissò dietro la testa.
“Alex, che cavolo fai?”
“Te l'ho detto è una sorpresa. Adesso seguimi” e così dicendo mi mise un braccio intorno alle spalle, camminai al suo fianco, emozionandomi ad ogni passo, sempre di più.
Camminammo per un po', ogni tanto sentivo che cambiava direzione, udivo le persone parlare, i bambini ridere e delle musiche natalizie suonare.
“Ecco siamo arrivati. Apri gli occhi, solo quando te lo dirò io..” disse e portandosi alle mie spalle, sciolse il nodo della sciarpa, si spostò alla mia sinistra.
“Adesso puoi aprirli”.
Li aprii e il mio cuore, non perse un battito, non fece nemmeno le capriole, ma, iniziò a battere nel petto, come se fosse una batteria di un gruppo heavy metal.
I miei occhi si spalancarono per lo stupore, si inumidirono per la felicità, la bocca si spalancò in preda all'emozione e allo sgomento. Le parole si bloccarono in gola e si annodarono al respiro, le mani iniziarono a tremare, complici dell'emozione più incredibile e assurda, che abbia mai provato.
Davanti a me si ergeva imponente e maestoso, il più bell'albero di Natale che avessi mai visto.
Era addobbato da una moltitudine di luci colorate, dai mille colori, nonostante spiccasse per la maggiore il blu, aveva dei pupazzetti e delle palle giganti come addobbi, nastri colorati fatti a fiocco e strenne argento, su cui rifletteva il blu delle luci. Sembrava surreale, tanto era bello; pareva uno di quegli alberi, che le persone vedono solo nei film o nelle cartoline, e invece era lì, davanti ai miei occhi.
Le luci azzurre riflettevano la luce sui vetri e sui palazzi circostanti, inondando di luce azzurrina il metallo e il cemento circostante, facendolo sembrare di altra consistenza, simile al ghiaccio; la stella sulla cima dell'albero era talmente luminosa e grande, da mettere in ombra persino Venere. Ai piedi del grande albero una scultura rappresentante un uomo, forse un angelo, all'interno di un anello, color dell'oro, sul quale riflettevano i giochi di luce, dandogli una parvenza di mistico movimento. Alle spalle della scultura, c'era una lunga fontana, da cui spuntavano degli zampilli d'acqua, che si alternavano tra loro a suon di musica, illuminati anch'essi da luci colorate; più lo zampillo saliva verso l'alto, più l'acqua cristallina, assorbendo le luci intorno, si colorava e rifletteva colori diversi, creando uno spettacolo incredibile.
Tutto questo,però, non era niente in confronto, all'immensa pista di ghiaccio, posta davanti alla statua.
Una pista di pattinaggio, più grande di un campo da football regolamentare, piena di persone e di bambini, vestiti con i più svariati colori, pattinavano e danzavano a ritmo di musica: si muovevano tutti insieme, tracciando linee senza logica, forme senza confini e strisce colorate.
Li osservavo, osservavo i genitori tenere per mano i loro piccoli mentre camminavano, mentre indicavano un amico che pattinava sul ghiaccio, ammiravo dolci coppie pattinare insieme, abbracciati, mano nella mano, ragazzi e ragazze che scherzavano, gli uni con gli altri, mentre formavano figure sul ghiaccio o mentre si spingevano a vicenda. Vedevo bambini in braccio ai propri genitori, indicare, con sguardo stupito e con un innocente sorriso, l'albero immenso; vedevo l'amore e la gioia in un numero infinito di individui; vedevo la felicità nei loro sguardi, vedevo la gaiezza e la semplicità nei loro sorrisi; vedevo, forse per la prima volta, il vero spirito del Natale.
E adesso capivo, quando le persone mi dicevano, se non sei mai stata a New York a Natale, non hai mai visto il Natale.
Sentii le lacrime fare capolino, per la seconda volta in quella giornata, negli occhi.
Sentii Alex abbracciarmi da dietro, dolcemente e poggiare il mento sulla mia spalla.
Mi sentivo in paradiso in quel momento. Non avevo mai provato così tanta serenità e gioia nello stesso tempo; sentii il magone in gola e il naso pizzicare; non mi trattenni, era tutto talmente bello, talmente perfetto, che lasciai scivolare le lacrime sulle guance, fino a farle infrangere sulle labbra, piegate in un sorriso sincero.
Mi sentii una bambina, una bambina piccola, piena di stupore per aver visto qualcosa, di così incredibile, per la prima volta.
Accantonai per un attimo tutto, tutto quello che succede in una vita, tutto quello che porta a cambiare, tutti i pensieri negativi, tutte le brutte parole, i pensieri malvagi, tutto quello che fa stringere il cuore, tutto quello che ferisce l'animo e tutto quello che non poteva essere considerato bello,buono, puro e natalizio.
Sospirai e mi sentii leggera.
Strinsi le mie braccia intorno a quelle di Alex ma non dissi niente.
Ero, in quel momento, la persona più felice del mondo,e tra le sue braccia, davanti a quel magnifico spettacolo, mi sentii veramente, incondizionatamente e incredibilmente felice.
Mi diede un bacio sulla guancia e continuammo a guardare davanti a noi.
Immobili e inermi, noi due, e quello spettacolo impossibile da riprodurre.
Emozioni allo stato puro.
“ Grazie Alex” Glielo dissi con tenerezza, con tutta la dolcezza, che il mio esile corpo e il mio piccolo cuore, possedessero; lo dissi sinceramente, dal profondo della mia anima.
Si mosse lentamente, mi prese il viso tra le sue mani, mi asciugò le scie salate con i pollici e poi mi fissò negli occhi.
Il suo sguardo era la cosa più dolce e più intensa che avessi mai visto.
Non l'avevo mai visto con quello sguardo, con quell'espressione e niente, al mondo, sarebbe stato paragonabile al suo sguardo in quel momento, troppo profondo, intenso, sincero, pieno di significato ma soprattutto pieno di emozioni.
Fu un momento magico, fatato.
Sentii nell'aria fredda la magia di quell'istante, sentii il tocco incantato di quel momento e sentii le mie emozioni, meravigliarsi maggiormente ad ogni battito d'ali.
Estasi allo stato puro, pace dei sensi e paradiso incondizionato.
Poggiò le labbra sulle mie. Lo abbracciai, mi abbracciò.
Restammo così, fermi e immobili, ancorati, a quel momento, insieme alle nostre emozioni e alla magia di quell'istante.
Nulla, in una vita intera, potrà mai paragonarsi a quell'attimo.
In quell'attimo, c'eravamo noi, le nostre paure, le nostre emozioni e i nostri pensieri, racchiusi in una cornice natalizia, fatta di pura gioia, semplice amore e sincera felicità.
Un momento unico, non raro.
Semplicemente unico e irripetibile.
Passarono secondi, minuti, attimi; mi scostai leggermente, gli presi il viso tra le mani tremanti e incatenai i miei occhi ai suoi. Lo guardai con tutta me stessa, mi misi a nudo, lasciai che la mia anima trasparisse dagli occhi e lo fissai intensamente; cercai la sua di anima, il suo io, il suo vero essere.
Mi alzai in punta dei piedi e posai le labbra sulle sue, dolcemente e con tenerezza.
Mi strinse a sè, lo baciai lentamente, cercando di esprimere tutto quello che provavo per lui, mettendoci tutte le emozioni, le sensazioni provate in quel momento, e soprattutto mettendoci completamente me stessa.
In quell'attimo, durante quel bacio, fummo noi stessi.
Io e lui, spoglii delle nostre maschere, nudi e sinceri.
Quando ci staccammo, ci fu silenzio, nessuno dei due osò dire nulla.
Mi prese per mano e iniziammo a camminare fino alla pista. Mi fermai, la guardai e scossi lievemente la testa.
Mi sarebbe piaciuto tanto pattinare, ma non volevo peggiorare lo strappo alla spalla.
“Sam” si fermò di punto in bianco,
“Si?”
“Ti va una cioccolata calda?”.
Mi si illuminarono gli occhi. “E me lo chiedi anche?” risposi sorridendo.
”Andiamo allora” e così dicendo, tenendomi sempre per mano, s'incamminò verso le scale, che portavano al piano terra del centro commerciale.
Entrammo in un bar e ci sedemmo ad un piccolo tavolo.
Arrivò la cameriera e prese le nostre ordinazioni; mentre lo faceva, fissò, così intensamente Alex che sembrava lo stesse spogliando con gli occhi. Fastidio, molto fastidio, tanto che assottigliai gli occhi.
In risposta al mio sguardo, Alex si mise a ridere; eccola la sua risata cristallina. Alzai un sopracciglio e lo guardai.
Ok, mi aveva sgamata in pieno, non ero riuscita a trattenermi. Stupida gelosia.
“Gelosa Sam?”.
“Si” risposi semplicemente, non sarebbe servito a nulla mentire o giustificarsi, con la storia del giochino perverso, lo sapeva; poi ripresi, sviando il discorso “Ci voleva proprio una bella cioccolata calda. Ho le mani e i piedi ghiacciati. Ma ti dico una cosa Alex.. se c'è una cosa che adoro dell'inverno è prendere una cioccolata bollente tra le mani e sorseggiarla lentamente, facendo si, che il naso si scaldi con il suo fumo.”
“Sei unica Sam, dico sul serio. Questa cosa non l'avrebbe mai detta nessuno. Riesci sempre a stupirmi. E, a proposito di prima, quello che ti ho detto l'altra notte, lo ribadisco adesso”.
“Cioè?” Non capivo a cosa si riferisse.
“Prima, quando ti ho tolto la sciarpa e ti sei messa a guardare l'albero e la pista.. bhè.. eri splendida Sam.” Arrossii. Sentirsi dire 'splendida' non accadeva, di certo, tutti i giorni, e nella maggior parte dei casi, quando qualcuno mi faceva qualche complimento, non erano, certamente, sottili ed eleganti, ma piuttosto scurrili e a volte maleducati. Inoltre, quel complimento, detto da Alexander in persona, valeva molto più, che anni di commenti sulla mia persona.
Tornò la cameriera, appoggiò garbatamente e in modo impeccabile la tazza davanti ad Alex, facendogli un sorriso da oca petulante; la mia, me la sbattè davanti, senza riguardi e con maleducazione, tanto che uno schizzo di cioccolata partì dalla tazza, arretrai di scatto e si fermò, sul tavolino, nell'esatto punto in cui, poco prima avevo le braccia. Va bene tutto, ma questo non potevo accettarlo. Mi alzai di scatto.
“Potrebbe essere un po' più delicata” dissi ringhiando.
“E perchè mai? Non mi pare di averle fatto niente”
“Ah se lo dice lei! Per fortuna sono arretrata, altrimenti mi avrebbe sporcato il maglione. Se vuole fare bene il suo lavoro, impari a servire le donne, allo stesso modo dei bei ragazzi, a cui fa gli occhi dolci e per cui, ha appena creato una pozza di bava ai suoi piedi.” dissi seccata.
Si rivolse ad Alex “E' sicuro che la sua amica stia bene?” Alex le fece uno dei suoi ghigni, simili ad un sorriso
“Vede signorina, alla mia ragazza non piace il modo in cui, lei, le ha sbattuto la tazza sul tavolo. Per fortuna ha dei riflessi eccezionali, altrimenti le avrebbe macchiato il suo maglione preferito; quindi, la prossima volta faccia più attenzione”.
Mi aveva difeso? Aveva detto la sua ragazza? Oddio. Sorrisi compiaciuta di questa sua uscita, sarebbe stato bello, se fosse tutto vero, ma non lo era. Un po' amareggiata, decisi di tenergli il gioco.
Aveva ragione, eravamo molto simili.
“Senta, non ha altro da fare che fissare il mio ragazzo, con quella faccia sbalordita? Se ha finito, può anche andare e lasciarci bere le nostre cioccolate, in santa pace. Ah e quando se ne va, mi saluti la marmotta che prepara la cioccolata.”
Si girò verso di me, mi guardò malissimo e se ne andò.
Io e Alex scoppiammo a ridere come due bambini.
Note dell'autrice:
Vi ho gabbato anche questa volta? Muhahahah, sinceramente, dalle vostre scorse recensioni, credo di aver capito, che tutti, vi aspettavate Kyle.. e invece no! XD
Non vorrete lapidarmi, per avervi giocato un brutto tiro?? Suvvia, colpi di scena, su colpi di scena.. Vi adorooooo!
Finalmente, in questo capitolo, s'intravede un'altra sfaccettatura di Alex. Un Alex dolce e gentile, un Alex che fa una bellissima e inattesa sorpresa a Sam, un Alex che sorride sincero, un Alex che lascia arroganza, prepotenza e strafottenza, per un attimo. Un Alex diverso, insomma.
Spero di cuore che vi sia piaciuta, la descrizione del Rockfeller Center, vista dagli occhi di Sam... so che è un po' una stupidata..ma mi sono commossa a scrivere questo capitolo. Amo il Natale, ma soprattutto lo spirito del Natale.. e volevo, dato che quest'anno sono stata un Grinch, che almeno i miei personaggi, fossero estasiati da quella che reputo magia natalizia.
Adesso, dato che sarete in trepidante attesa del capitolo, salterò lo spazio “risposte alle recensioni” e pubblicherò immediatamente. Alle recensioni risponderò domani via messaggio, o comunque con il nuovo metodo.
Scusate, ma in questi giorni sono in piena.. bufera :P
---------- Spoiler ----------
“Nikki, questo è Alex.” Si ricompose all'istante, fece un passo verso di noi “ E così tu sei il famoso Alex. Interessante.” Le labbra di Alex si sollevarono in un ghigno, il suo solito ghigno da stronzo e dannato “Interessante? Ragazzina, interessante è un termine ambiguo, io sono molto più di interessante” Ecco che tirava fuori tutta la sua stronzaggine e il suo ego del cazzo.
“Si Alexander, hai capito bene. Interessante, come la mia Sammy ti abbia descritto nei minimi dettagli. La tua aura da stronzo e da distributore automatico è talmente grossa che è arrivata fino a Los Angeles...
-------Fine spoiler -------
Ps. qui il mio account facebook, se volete contattarmi, ne sarò onorata ;)
Account Facebook sammyjoe Storm
Qui sotto,i ringraziamenti in ordine alfabetico per chi segue la mia storia, non importa se nelle preferite, nelle seguite o in quelle da ricordare, l'importante è che se aumentate ogni volta, significa che vi piace il mio racconto, e questo per me è molto importante. Vi sprono a lasciare ogni tanto qualche commento, mi farebbe davvero piacere e come dicevo prima, a me servono come stimoli creativi; ..poi vedete voi.. :) Grazie a tutti
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Ps. Ci risentiamo prima di Natale ;)
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Capitolo 17 *** Amici e Litigi ***
Amici
e litigi - Capitolo 18 (soundtrack - Please
let me get what I want- Muse) ))))9)
“Nikki” esclamai, chiuse
la portiera del taxi, lasciò cadere a terra la valigia e mi
corse in contro.
Ci abbracciammo, ci stringemmo fortissimo e iniziammo a saltellare
abbracciate, proprio come due bambine dell'asilo.
“Dio, quanto mi sei
mancata” le dissi,
“Anche tu, Sammyna mia” rispose.
“Andiamo a
portare la valigia in camera”
“Si signora, ma a patto che mi racconti, nei minimi dettagli,
gli ultimi sviluppi sul gioco perverso con Alex” e
ammiccò.
“Si, si.. ma
preparati, perchè c'è di più e ho
bisogno del tuo consiglio. A pranzo ti presento gli altri, usciamo
tutti insieme e così li conoscerai personalmente, contenta?"
“SIIIIIIIIIIIII...
Ma Sammy, che fai ancora lì impalata? ANDIAMO!”
Nikki era arrivata.
Sorrisi, scossi la testa e presi la sua valigia, come al solito, e la
raggiunsi all'entrata del piccolo atrio.
Una volta in camera, le raccontai tutto quello che era successo negli
ultimi giorni, nei minimi dettagli e senza omettere niente.
“Umh..Steve ha sbagliato in una
cosa..” si toccò la fronte con un dito e
spostò le labbra da un lato
“..Non ti ha travolto un semplice treno.. direi
più un..un.. transatlantico lanciato a tutta
velocità, lo space-shutle in fase di decollo, una meteora,
anzi no, una stella super!” Mi sentii sicuramente meglio. Mi
massaggiai le tempie con le dita e dissi l'unica cosa sensata che mi
venne in mente “E adesso?”.
Mi guardò e
strabuzzò gli occhi al cielo “Adesso? Adesso
l'unica soluzione è farlo tuo. Ignorare quello che provi e
ignorare lui, non servirebbe a nulla, staresti solo male. Quindi, forza
e coraggio. Spacchiamo il culo ai passeri” disse
sghignazzando.
Quando Nikki usciva con una frase del genere, significava solamente una
cosa, grandi casini in vista.
“Sono proprio curiosa di vedere se è sta gran
bellezza, come dici tu o se le fette di salame sugli occhi, sono
più spesse della paratia del Titanic.”
“Nikki, il
Titanic è affondato..”Ridemmo.
“Lo so tesoro, ma non mi è venuto in mente
nient'altro. Hai detto che è geloso il ragazzino,
giusto?”
“A quanto pare,
si” Vidi la sua bocca incresparsi in un ghigno diabolico.
“E a pranzo
c'è Mark, Steve e il cetriolo?”
“Nikki, Jesse, si chiama Jesse..”
“Vabhè,
come l'ha chiamato il tuo ragazzo mi piace di più”
“Alex NON
è il mio ragazzo” le risposi secca.
“ Uffy, quanto
sei pignola.. Allora il ragazzo con cui fai giochi perversi, quello che
si trova, spesso e volentieri nel tuo letto, lo stesso che ti sei
trovata nudo sotto la doccia, il tipo con cui hai viaggiato tra le
terre sconfinate del piacere, sempre lo stesso che ti ha mandato il
cervello a Lussurolandia..
e più di una volta; insomma lo stesso ragazzo
che..” .la interruppi
“Ok, ok, ho capito. Adesso però scendiamo, saranno
arrivati.” Saltò giù dal letto con un
balzo, ci infilammo i giacconi e scendemmo.
Eravamo nel parcheggio, c'erano
tutti tranne Alex. Appena vide Steve gli saltò in braccio,
sopraffatta dall'entusiasmo, si salutarono allegramente e si
scambiarono qualche battuta. Poi iniziò a fare le
presentazioni da sola, cercando di collegare le persone dalle
descrizioni che le avevo fatto.
“Tu devi essere Amber, quella che
tine attivo il caratterino della mia tesoruccia, è un
piacere conoscerti” e le diede la mano; Amber la
gurdò con gli occhi spalancati.
Di certo non poteva sbagliarsi, era l'unica femmina oltre a noi due!
“Tu devi essere
Simon, Sammy mi ha descritto nei dettagli, il tuo modo di scrutare le
ragazze, ho indovinato giusto?” Simon mi guardò,
come per domandarmi che diavolo le avevo raccontato; non potevo di
certo rispondergli che aveva lo sguardo da porco! Così
accennai un sorriso.
“Ciao Sam” un sussurro nell'orecchio proveniente da
dietro le mie spalle. Sussultai. Mi girai appena e me lo trovai a pochi
centimetri dal viso “Ciao Alex” e mi girai ad
ascoltare Nikki.
“Tu biondino, dall'aria decisamente sexy, non potresti essere
nessun altro all'infuori di Jesse, il ragazzo del tavolo da
biliardo..” Sorrise e rispose “Esatto, l'hai
dedotto dal fatto che sono l'unico biondo?” Nikki sorrise
maliziosamente “No, semplicemente conosco i gusti di Sammy,
anche se non mi sarei mai immaginata di vederla spalmata su un tavolo
verde”
Alex sbuffò impercettibilmente, ma la troppa vicinanza
l'aveva fregato, l'avevo sgamato in pieno.
“Infine, tu devi essere
Alex” disse guardando Mark
“Effettivamente niente male, hai qualcosa che ricorda
vagamente Steve, forse il colore dei capelli. Occhi bellissimi, anche
se, da quanto mi aveva detto Sammy, pensavo fossero un po'
più.. blu e particolari. Ma nel complesso.. sei uno
schianto.” disse serafica e convinta. Sogghignai.
Sulle labbra di tutti comparvero dei sorrisi, compreso Mark che le
rispose “Grazie Nikki, sei molto carina, ma hai fatto un
piccolo errore”
“Cioè?” ribattè la mia
amica
“Il mio nome. Io sono Mark” le sorrise
gentile.
“Ops. Scusami. Comunque sono stata brava, quattro su
cinque.” e gli sorrise inclinando leggermente la testa.
Sapevo cosa voleva dire quel gesto, lo faceva ogni volta che puntava
qualcuno. Ridemmo.
“Nikki ti manca
solo Alex, quindi direi cinque di sei”
“E brava la mia
testolina buffa.” e si girò verso di me.
Dal suo volto sparì il
sorriso, dire, che rimase un tantino scioccata era poco.
Spalancò gli occhi e deglutì.
Sentii Alex sogghignare.
“Nikky, questo è Alex.” Si ricompose
all'istante, fece un passo verso di noi
“E così tu sei il famoso Alex.
Interessante.” Le labbra di Alex si sollevarono in un ghigno;
il suo solito ghigno da stronzo e dannato
“Interessante? Ragazzina, interessante è un
termine ambiguo, io sono molto più di..
interessante” Ecco che tirava fuori tutta la sua stronzaggine
e il suo ego del cazzo.
“Si Alexander,
hai capito bene. Interessante, come la mia Sammy ti abbia descritto nei
minimi dettagli. La tua aura da stronzo e da distributore automatico
è talmente ampia, che è arrivata fino a Los
Angeles. Se fossi stato insieme agli altri, ti avrei riconosciuto
subito. Sembri una delle torte che cucina mia cugina” disse
ghignando di rimando.
“E con questo
cosa vorresti dire?” chiese sprezzante Alex.
“Semplice, mia
cugina ha 8 anni, le sue torte, a prima vista sembrano di eccezionale
bontà, quando poi le tagli, l'interno è
decisamente una porcheria; sai, sbaglia sempre gli
ingredienti” gli rispose Nikki con lo stesso tono sprezzante.
“Mi stai dando
della porcheria?” assottigliò gli occhi.
Intervenni.
“Bene, io direi
che, dato che le presentazioni sono finite, possiamo anche andare.
Steve, prendi Nikki e vai con Mark alla sua auto, io arrivo subito con
Alex.” Jesse, Simon e Amber si avviarono con Mark e gli altri
all'auto del biondo.
Lo guardai in viso “Alex, per favore, vorrei passare il
pranzo in allegria, evitando battibecchi, se possibile”
“Se non te ne
fossi accorta, ha iniziato la tua amica”
“E tu l'hai
seguita subito a ruota. Quindi smettiamola di tirarci frecciatine e
andiamo in pace. Amen”
Gli scappò un sorrisetto. “Andiamo, ho
fame”
Raggiungemmo gli altri. Io, Nikki e
Steve ci sedemmo sui sedili posteriori dell 'X6, Alex era
davanti e Mark guidava. Gli altri ci seguivano sull' M5 di Jesse.
Non c'era da domandarsi, come mai Alex fosse salito con noi, di certo
non era per me, bastava guardare i componenti dell'altra auto, il
cetriolo e l'arrapata.
Ci sedemmo al tavolo, e iniziammo a
parlare del più e del meno. Ordinammo.
Nikki e Mark si lanciarono delle occhiate maliziose, Steve e io
sghignazzammo.
Parlò Amber “Pensate che una sera di queste
potremmo andare a ballare tutti insieme?”
“Si può fare” disse Alex nello stesso
istante di Simon.
“Siiiii, che bello, non vedo l'ora di vedere una discoteca
Newyorchese!” Io, Mark e Steve muovemmo la testa
affermativamente, poi Steve disse “Nikki, non che siano molto
diverse da quelle di casa.”.
Sapevo già dove la mia amica voleva andare a parare,
infatti..
“Oh Steve, lo sai che non mi importa molto del luogo.. la
cosa importante è la carne fresca”
Amber boccheggiò e io scoppiai a ridere di gusto insieme a
Steve che rispose “Certo che vuoi due siete impossibili.
Fatemi indovinare, una nuova battuta di caccia?”
“No, Steve, la caccia è partita nel momento stesso
in cui ho visto Sam e domani mattina.. shopping sfrenato, soprattutto
da Ambercrombie
&Fitch”. Steve
sghignazzò
“Non mi dire.. sei in cerca del tipo Sam”. Mi
guardarono tutti, ma parlò Mark
“Io sta cosa del tipo Sam l'ho già sentita da
Steve”. Che figura che mi facevano fare quei due!
“Il tipo Sam non è altri che, il ragazzo perfetto,
secondo me e Steve, per la nostra Sammy.” rispose Nikki e
subito Amber domandò “Cioè, decidete
voi due con chi debba uscire?”
“Assolutamente no, la qui presente Samantha Willis, se li
trova benissimo da sola, anzi, solitamente ECCETTO rare eccezioni, non
si deve nemmeno scomodare, arrivano da soli. Ma viste le sue ultime
uscite, scandalose, abbiamo deciso di farla uscire, con quello che
secondo noi è tipoSam. L'ultima volta ha quasi
funzionato” disse Steve. Amber riprese con le sue cazzo di
domande “ Scandalose? Nel senso che erano delinquenti o
brutti ciospi?” Picchiai la mano sulla fronte e fulminai i
miei due amici, che stavano facendosi un po' troppo i cavoli miei.
Stavolta rispose Nikki “No, ma che ciospi e ciospi. Senza
offesa ma Steve è il tipo medio, con cui Sammy è
uscita..”
“Mi stai dando
del mediocre?”
“No caro,
però tutti i ragazzi con cui è uscita, dopo
esservi lasciati, erano un po' più ..mmm..fighi. Senza
offesa Steve. E poi tu sei il detentore del primato di Sammy,ovvero,
era innamorata di te”
“Devo
considerarlo una consolazione?”
“Io non direi
proprio” intervenni.
“E allora,
cos'avevano che non andavano, strega?”
“Vedi oca, non
avevano niente che non andasse, semplicemente ero io che dopo un uscita
mi stancavo. Tutto qui.”
“Tu ti stancavi?
Non ci posso credere, ci stai prendendo in giro”
“No, a parte
Steve, Sammy non è mai stata scaricata, potrebbe
tranquillamente entrare sul guinnes dei primati.” Bella
figura di merda Nikki, adesso ci mancava solo che mamma oca, andasse in
giro ad appendere i manifesti con scritto che fossi una troia. Potevo
vergognarmi del mio passato? No, potevo solo vergognarmi di me stessa
per gli sbagli compiuti, ma erano comunque parte di me.
“Io non ci credo
lo stesso. Ma perchè Ambercrombie?”
“Perchè
Sammy impazzisce per le felpe di Ambercrombie e non solo..”
sghignazzò Steve “Anche per i ragazzi
Ambercrombie”
“Cioè
per i commessi dei negozi?” Scoppiammo a ridere tutti,
eccetto Amber, oca in tutto e per tutto.
“Mettiamola così.. per i ragazzi che vestono
Ambercrombie, infatti il tipoSam, di cui parlavamo prima era
decisamente Ambercrombie”
“E con questo
quanto ci sei uscita?” Ma quanto era curiosa la pennuta?
“Si Sam, con
quanto sei uscita con il tipoSam presentatoti da questi due?”
chiese Alex sardonico.
“Due mesi circa. Ma non me l'hanno presentato loro, lo
conoscevo già e me l'hanno semplicemente indicato.
Effettivamente non era niente male..." risposi pensierosa,
immaginandomi Evan. L'avevo conosciuto ad una sfilata a Las Vegas e poi
l'avevo rincontrato una settimana dopo a L.A. Abitava nella mia stessa
città; era il testimonial della campagna della Ambercrombie
& Fitch.
Sobbalzai, Nikki mi
schioccò le dita davanti al viso.
“Scusa, mi ero
menata via”
“Abbiamo
notato,testolina buffa” Quanto a soprannomi non la batteva
nessuno.
“Dicevo, ti
presento il futuro tipoSam” e così dicendo mi
passò il suo Iphone,
dove comparì un'immagine in bianco e nero di un ragazzo, un
modello, con un fisico da urlo, appoggiato con le braccia ad una
finestra. Non si vedeva bene il viso, perchè aveva la fronte
appoggiata alle braccia piegate, i capelli erano medi e scuri, tutti
scompigliati, il profilo del naso era perfetto e la bocca, la bocca
esprimeva sensualità e dolcezza. Aveva un qualcosa di
familiare, ma non capivo cosa, magari lo avevo già
incontrato.
Sentii Alex sfiorarmi il braccio sinistro con il suo petto, stava
sbirciando la foto.
“Sbaglio o è un
modello?” chiese presuntuoso a Nikki.
“Esatto Alex, sei
perspicace. Non ti facevo così intelligente” disse
ironica.
“L'apparenza
inganna, biondina” rispose con il suo solito ghigno.
Amber mi strappò
il telefono di mano, il quale fece, successivamente, il giro del
tavolo, per poi tornare nelle mani di Nikki “Com'è
Sammy?” mi chiese quest'ultima.
“Sembra
carino”
“Carino? “ fece eco la Miller "Quello è
uno schianto, strega! Ma come lo trovi? Cioè, non
è un ragazzo qualunque, servono degli agganci, e anche
avendoli, chi ti dice che voglia uscire con te?”
Agganci, agganci, agganci... ma certo!
“NIKKI” esclamai
“Si?” disse flebile, aveva già capito.
“C'è
sotto lo zampino di Tara?” domandai furente.
“No, no, lo
giuro.” Steve sghignazzò.
“E allora,
spiegami come fai ad avere la foto di un model book sul tuo
Iphone. E non dirmi che quella è una foto presa da
internet.” Fregata.
“Uff, sei sempre
troppo sveglia Sammy. Ero in ufficio di mia sorella, si era assentata e
ho sbirciato nel suo pc. All'improvviso mi è caduto l'occhio
su una cartella con la dicitura New York. L'ho aperta e c'erano un bel
po' di foto di figoni.Insomma per farla breve, questo è
quello che mi ha colpito di più, ha l'aria un po' misteriosa
e poi mi piaceva la posa. Così ho trasferito la foto e
alcuni dettagli..”.
“Forza spara i
dettagli” disse Amber,
“Si si, siamo curiosi anche noi” proferì
Mark. Sospirai.
“Forza biondina, vai avanti, cos'hai scoperto?”
chiese Alex, evidentemente incuriosito.
Che Alex fosse curioso, lo sapevo,
me l'aveva detto, ma da qui, a capire il suo interesse, o la sua vena
curiosa per questo discorso, era un mistero, un pezzo di puzzle
mancante. Non arriverò mai a comprenderlo, troppo complesso.
“Dettagli? Mi sto già
preoccupando” e mi massaggiai le tempie.
“Fai bene” disse Steve.
“Dunque altezza 1.85 circa, capelli neri, anni ventuno o
ventidue, non ho guardato se le foto erano di quest'anno o dell'anno
scorso. Si chiama AJ. Segno zodiacale gemelli e..”
“Merda” Gemelli, un disastro. Io sono dei gemelli,
e, gemelli con gemelli significava macello, gran casino, bomba-atomica.
E che razza di nome era AJ? Armani Jeans? Ma per favore.. Non sarei mai
uscita con uno che si chiamava AJ. Mi guardarono tutti.
“Hey strega, che ti prende? La descrizione è
ottima. Ma se non ti interessa dar retta ai tuoi amici, posso sempre
uscirci io”.
“Bhè
Amber, escici pure se riesci, a me non interessa. Non ho la
benchè minima intenzione di uscire con un tizio che non
conosco e che soprattutto ho visto in foto”
“Secondo me, Sam,
visto tutto lo sforzo della tua amica, dovresti almeno provare ad
uscirci insieme, se lo trovi.. naturalmente. New York non è
piccola, sempre che questo ragazzo sia qui e non in giro per il
mondo” disse Alex con un tono tra il serio e
l'arguto.
Grazie Alex, io sono innamorata di te e tu che fai? Mi spingi nelle
braccia di uno visto su un telefono, dopo lo stupendo pomeriggio di
ieri al Rockfeller Center. Sei proprio uno stronzo, ed io un illusa.
Stupido e idiota.
“Finisci Nikki” esclamai.
“Per la cronaca
Alex, mi sottovaluti. Io so come contattarlo” disse ghignando
Nikki.
“Non dirmi
che..”
“Esatto, ho il
suo numero di cellulare e anche il telefono fisso” Sentii
Alex irrigidirsi.
Cos'è? prima mi spinge
tra le braccia di uno che reputa impossibile da trovare e poi appena
salta fuori che c'è un numero di cellulare si irrigidisce?
L'avrei cercato solamente per dargli fastidio.
“Nikki sei un
genio”
“Grazie Mark, solo il meglio per la mia migliore
amica”.
“Willis che hai
intenzione di fare? Lo chiamerai?” chiese Amber, Jesse mi
guardò come se fossi una pazza “Piccoletta, non
avrai intenzione di chiamalo, sul serio?”
“Sta zitto,
Jesse” disse Alex tagliente e aggiunse “Allora
Sam?”.
Arrivarono i panini e le bibite.
Iniziammo a mangiare, sentii gli altri parlare tra loro. E tra un morso
e l'altro, i neuroni del mio cervello iniziarono a rincorrersi l'un
l'altro. No, non ci sarei uscita, ma l'avevo già deciso,
sapevo dove voleva arrivare fin da subito Nikki, ormai la conoscevo
troppo bene e se Steve non si era opposto, voleva dire che erano
d'accordo. Ma io no. Come potevo uscire con un altro ragazzo, quando
ero innamorata dell'imbecille seduto alla mia sinistra? Innamorata
persa. Se Nikki voleva fargli capire che ero pericolosa e che potevo
uscire con chi avessi voluto, ci sarebbero stati altri modi. Li avrei
trovati o al massimo, li avrei inventati.
“Quindi Sammy Sammy?
Telefoniamo?”.
“Facciamo che ci
penserò. Adesso per favore cambiamo discorso”
Finiti i panini, mi alzai in
piedi “A chi va una partita a biliardo?”
domandai.
Nikki shignazzò e guardò Jesse.
“Steve, alza il culo e andiamo a giocare, altrimenti Nikki
non la finisce più” dissi risoluta.
“Sammy, gioco io se ti va” disse Jesse
maliziosamente.
“Per me va bene”. Non ci vedevo nulla di male a
giocare ancora con Jesse, non sarebbe mai potuta finire come l'altra
volta, adesso, in linea di massima, ci comportavamo da amici. Alex mi
lanciò un'occhiataccia.
“Sammy Sammy,
gioco io. Jesse, non ti spiace se gioco al posto tuo, vero? Non mi
perderei mai il fondoschiena di Sammy mentre è a novanta e
con una stecca in mano” Si misero tutti a ridere.
“Steve, sei un imbecille. Ti lascio in mutande questa
volta.”ghignai
“Sfida? come ai vecchi tempi?” rispose lui di
rimando “Perchè no? Sarà
divertente”.
“Se è
una sfida, qual'è la posta in gioco?”
domandò Mark.
“ No, No, No. Io
non sono d'accordo. Conosco le vostre sfide.. Siete due pazzi. Mark, tu
non dare corda a questi due” disse Nikki indicandoci. Io e
Steve ci fissammo negli occhi, erba e cielo. Sogghignammo.
“Che ci giochiamo Steve?”
“Io una mezza
idea l'avrei..” e sorrise con tanta di quella malizia da
illuminare tutta la sala.
“Fermi voi due, vi ricordo che siete in un locale pubblico
con tanto di spettatori. Io farò da giudice, ma si gioca
normalmente, niente colpi bassi. Niente streapteese per deviare la
concentrazione dell'avversario, niente pose oscene, nessun
coinvolgimento delle persone presenti e soprattutto niente
sesso” disse Nikki additandoci.
“Ma
così mi togli tutto il divertimento! Sammy Sammy,
dì qualcosa alla tua amica!”
Ci guardarono tutti, con gli occhi
spalancati e con un enorme punto di domanda disegnato sul
viso.
“Steve, non fare il cretino. Ne abbiamo già
parlato, e poi.. da quando gli amici vanno a letto insieme?”
“Sei una
guastafeste! Allora facciamo che se vinco io..tu..” e
sfoderò un ghigno all'Alexander. Questa cosa non mi piacque
per niente. “Chiami, davanti a me, il modello della foto di
Nikki. Sammy Sammy. Ci stai?”
Che malefico stronzo.
“Sammy, non
accetterai, vero?” domandò Jesse.
“Steve, giusto
perchè tu lo sappia, preferirei spogliarmi e venire a letto
con te..” gli si illuminarono gli occhi e sul suo viso si
formò una mezza espressione da pervertito; Nikki mi
fissò allibita, così come Alex e la Miller,
Jesse, Mark e Simon sghignazzarono. Ghignai. “..Ma,
dato che ci conosciamo troppo bene, e soprattutto, visto che non ho
cambiato idea su quanto ti ho detto in precedenza, ci sto. Se vinco io,
invece, mi farai da schiavetto per una settimana”
“Uhm..”
si toccò il mento “.. accetto”.
“Voi due non cambierete mai, preparo il numero di
telefono” proferì Nikki, dandomi già
per sconfitta.
Che tesoro di amica.
Ci avviammo al tavolo da biliardo.
“Io, come giudice, vi tengo sott'occhio da qui”
“Se.. se, secondo
me tiene d'occhio Mark”
“Già, lo credo anch'io” gli sorrisi.
Iniziammo la partita. Io le piene lui le mezze. Eravamo in perfetta
parità.
“Sammy Sammy, come va con Alex?” disse
avvicinandosi all'orecchio e facendomi lisciare il tiro.
“Scemo, mi hai fatto lisciare. E comunque non c'è
niente tra noi” risposi
“Si, e il riccio fa il bucato”
sghignazzò.
“Muoviti a
tirare” Tirò e continuammo la partita.
“Siete
già finiti a letto insieme o no?”
“Smettila”
“Dai Sammy Sammy,
lo so che c'è qualcosa tra voi. Troppa
elettricità e poi, cazzo, sembrate mangiarvi con gli
occhi”
“Uff Steve, e va
bene.. è un gran figo, ok?”
“Dai Sam, voglio
solo la verità. Ti conosco troppo bene e tu non me la
racconti giusta”
“Cazzo Steve, che
vuoi che ti dica? Che avevi ragione? Che mi ha centrato un treno in
pieno? Per sentirmi dire, adesso son cazzi? Lo so anch'io, grazie!
” Sorrise.
“No. La mia
intuizione si è rivelata corretta. Alex è
tipo-Sam, volevo solo che lo ammettessi.”
“ Bene adesso ho
ammesso che mi sono... mi sono.. innamor..” vidi Steve fare
un gesto strano, mi bloccai.
“Chi è innamorato?” Merda!
“Nessuno Alex,
hai capito male" dissi subito.
“No, no. Ho
sentito bene” ribattè. Merda!
“Alex, hai capito
male, nessuno è innamorato. Sammy sta sclerando con le palle
e ha appena finito un mezzo monologo, definendo innamorate le piene e
zoccole le mezze. E dovevi sentire che roba, non sarei mai in grado di
ripeterlo. E' tutta strana questa ragazza” Mi girai verso di
lui, gli feci l' occhiolino e lo ringraziai mutamente.
Mi aveva salvata.
“Se hai finito di riferire i miei sproloqui, mi fai un
favore. Tocca a te e ti ricordo che sono in vantaggio” .
Arretrai di due passi, Alex si avvicinò e “Ti sei
appena guadagnata una partita, in privato, con me, piccoletta
”sibilò al mio orecchio. Rabbrividii e mi spostai,
toccava a me tirare.
“Ho vintooooooooo”
“Cazzo.
Com'è possibile?”
“Steve, come hai fatto a perdere contro una donna?”
domandò Alex. Lo ignorai.
“Semplice ho avuto un bravo insegnante” e
sogghignai.
“E
com'è che hai battuto il tuo maestro?” chiese
Steve ancora sbalordito.
“Oh, semplice, tu
mi hai insegnato. Poi mi sono perfezionata co..” lasciai
perdere.
“Con?”
chiese con fare curioso Steve.
“Lascia perdere,
non è importante”
“Adesso me lo
dici”.
“Dai Sam, visto che ha perso, dagli almeno un premio di
consolazione”
“Si, consolami
Sammy Sammy, con chi ti sei perfezionata?” chiese ancora.
“Uffa.. Con
Kyle” Silenzio.
“Bene,
c'è qualcosa che abbiamo fatto, che non hai fatto anche con
lui?” domandò Steve leggermente scocciato. Optai
per un “Non lo so. Forse. Non saprei. Ma che
importa?”.
“Niente, lascia stare” Posò la stecca al
suo posto “Finisci tu di mettere via le palle? Io
vado a bere, ma se vuoi una mano..”
“No , vai io arrivo subito” e si avviò
verso il tavolo.
“Kyle..Kyle.. si, ora ricordo, quello della
telefonata”
“Dai Alex, non ti
ci mettere anche tu.” Stavo ripensando alle parole di Steve
ed ero troppo concentrata per dare spiegazioni ad Alex.
Avevo forse ferito Steve? Dovevo assolutamente parlarci.
L'occasione si presentò
un paio di giorni dopo, quando andammo tutti a ballare in discoteca;
eravamo io e Steve al bancone, gli altri ballavano o erano seduti sui
divanetti.
“Steve devo chiederti una cosa”
“Dimmi Sammy
Sammy”
“Ci sei rimasto
male per il discorso di Kyle e del biliardo? Se è
così scusami” dissi sinceramente dispiaciuta,
anche se non mi sentivo colpevole, alla fine io e Kyle avevamo fatto
talmente tante cose insieme, che sarebbe stato impossibile stilare un
elenco.
“No, Sammy, tranquilla. Anzi scusami, non dovevo dire quella
frase, era un tuo diritto andare avanti” sorrise
“Però un po' geloso di Kyle, lo sarò
sempre. Ogni volta che compare lui, i tuoi occhi si illuminano e
brillano immensamente, e le tue labbra dipingono il sorriso
più bello che una persona possa fare; questo è
quello che mi rende geloso e invidioso di lui, non ti ho mai visto la
stessa espressione per nessun'altro, nemmeno per me”
“Oh
Steve..”
“Hey, adesso
però basta rimuginare” e mi fece un occhiolino
“Parliamo d'altro... Dov'è Alex? E' già
da un po' che non lo vedo”
“Prima mentre
ballavamo, gli si è appiccicata Amber e poi gli si
è incollata una bionda”
“Una bionda? Io
l'ho visto con una brunetta prima” Alzai le spalle e bevvi il
mio margarita.
“Steve,
è inutile girarci intorno. Alex è peggio di me,
nel mio periodo no. Il che significa, che mi sono innamorata del
ragazzo impossibile e sbagliato” sospirai.
“Sammy, niente
per te è impossibile e Alex, secondo me, non ti è
indifferente. L'unico problema è che siete troppo simili,
orgogliosi e testardi. Da quanto mi hai detto del vostro giochetto
perverso, l'unica cosa certa è che nessuno dei due vuole
mollare, siete troppo orgogliosi”
“E' impossibile
fare crollare una montagna, composta da pietre di indifferenza, ciotoli
di arroganza e massi di egocentrismo, sorretta da radici di sarcasmo,
su cui svettano grandissimi alberi di superiorità con foglie
di prepotenza.”
“Wow, sei la mia
poetessa preferita..concetto chiaro; ma tieni bene a mente, che se
Samantha non va alla montagna, è la montagna ad andare da
Samantha. E tu puoi scuotere tutta la montagna, sei un terremoto, un
vulcano pronto ad eruttare la tua lava piena di dolcezza, allegria,
gioia, spensieratezza, i tuoi lapilli di pazzia, intelligenza e
seduzione,ma sono sicuro che riuscirai a ricoprire quella montagna con
la tua cenere; sono convinto che non la ricoprirai nemmeno di cenere,
brucerai quegli alberi e arriverai direttamente nel cuore di quella
montagna e si, la farai tua”
Gli occhi mi si fecero lucidi a
quelle parole e il mio cuore accellerò, sentii Steve
più vicino che mai.
“Steve, e la poetessa sarei io? Ma ti sei sentito? Sei un
poeta dannato e mi stai facendo commuovere, ti voglio bene.”
“Sammy Sammy, se
non fai rientrare quel luccichio negli occhi subito, giuro che ti tiro
un pugno, almeno ti faccio piangere per qualcosa” Ridemmo
felici.
“Steve, mi spiace
che sia finita com'è finita, ma guardandoci adesso, sono
felice di averti ritrovato. Mi sei mancato.” E
così dicendo, mi appoggiai alla sua spalla.
Mi mise un braccio intorno alle spalle e mi lasciò un bacio
sulla tempia
“Anch'io Sammy Sammy. Ti voglio un gran bene, e desidero
vederti felice”
“Barman due
cuba-libre” ordinò Steve al barista.
“Hey, non vorrai
farmi ubriacare” ridacchiai
“Naaaa” ridemmo ancora..
Il barista ci diede i due
cuba-libre. Brindammo e iniziammo a berli; mi voltai verso i divanetti
e tirai una gomitata a Steve “Guarda, guarda, avevamo proprio
ragione, che due poliponi! ”
“Ah ah ah Nikki e Mark, mi sa tanto che stanotte dormirai da
sola”
“Lo credo
anch'io, ma sono felice per loro. Lo sapevo dal momento in cui si sono
presentati” sorrisi.
“Sammy Sammy, non ti girare” E come al solito, la
curiosità prese il sopravvento.
Cazzo. Perchè madre natura mi aveva donato questa assurda e
irrefrenabile curiosità? Raggelai.
Alex era appoggiato al bancone davanti a noi, ed essendo quadrato,
appena il barman si spostò, lo vidi, mentre una mora gli
gettò le braccia al collo e si attaccò a lui come
una patella corrosiva.
“Ti ho detto di non
girarti”
“Steve sai che se
mi dici così, è la prima cosa che
faccio” risi amaramente.
“Barista”
chiamai “Due long-beach, grazie”. Steve mi
guardò
“E poi sarei io quello che ti vuole fare
ubriacare?” Sghignazzammo.
“Sammy, hai detto
che Alex ti ha chiesto di non uscire più con Jesse,
giusto?” Scossi la testa affermativamente “Quindi
sappiamo che è geloso”
“E quindi?”
“C'è
un tizio, seduto all'angolo di destra, moro, che ti sta fissando da un
buon dieci minuti. Facciamo che mi alzo, mi vado a fare un giro e tu
fai da preda, Alex si ingelosisce e domani.. è un altro
giorno” mi fece l'occhiolino, prese il suo bicchiere e si
alzò. Spari due secondi dopo.
Come dalle sue previsioni il morettino, si avvicinò e si
sedette al suo posto. Iniziammo a parlare del più e del
meno. Purtroppo non era né carne né pesce,
carino, certo, ma non mi prendeva; ordinò un altro paio di
drink, forse per l'alcool o per l'assurda situazione, iniziai a ridere
ad alcune sue battute.
Una forza immaginaria, mi spinse a voltarmi dove avevo visto Alex
l'ultima volta, era ancora lì, con la mora; Simon e una
bionda l'avevano raggiunto. Mi stava fissando glaciale, mentre la mora
gli baciava il collo.
Eccolo, il suo sguardo artico, rabbrividii. Ma come cazzo faceva a
farmi questo effetto? Gli sorrisi beffarda e mi girai verso il mio
interlocutore, di cui avevo già scordato il nome.
Finii il mio drink, mi alzai e mi
avviai verso i divanetti. Ringraziai il tizio che avevo appena
conosciuto, dicendo che non mi sarei spinta oltre a quella
conversazione e andai alla ricerca di Steve.
Dopo una dozzina di minuti lo trovai dall'altra parte della discoteca,
mi sorrise e mi chiese com'era andata.
“Ok adesso ci penso io” e vidi i suoi occhi
coprirsi di malizia”
“Qualsiasi cosa ma dopo,adesso devo andare in
bagno” mi incamminai seguita da Steve “Mi aspetti
qui?”
“Certo dolcezza”
Ci incamminammo successivamente al
bancone del bar, era rimasto solo uno sgabello libero, Steve si sedette
e mi fece cenno di sedermi sopra di lui. Lo feci e ordinammo due
mojiti. Ridemmo e scherzammo, finchè non si
liberò l'altro sgabello.
“Ecco che torna Mr. Distributore,
Sammy Sammy”
“Mi girai e lo vidi con Simon, si appoggiarono al bancone e
due bionde si avvicinarono subito a loro.
Alex era una calamita per
sciacquette, oltre che per oche pennute di tutti i generi.
Ormai il nervoso, la rabbia e il dolore scorrevano nelle mie vene, ma
avevano smesso di pulsare al sesto drink. Nonostante i gusti diversi
dei cocktail, l'amarezza in bocca, prevalse su tutti.
“Steve, vado in bagno. Arrivo subito, ordina pure
qualcos'altro”.
Uscii dal bagno e mi sentii
afferrare per la vita con vigore, e in un attimo mi ritrovai contro il
muro
“Ahi”
“Non ti ho spinta forte, Sam”
“Che cazzo vuoi
Alex?” scoppiai.
“Che cazzo fai
Sam?” disse ringhiando.
“Io niente, tu
invece?” domandai arrogante.
“Niente che ti
riguardi” sibilò.
“Lasciami,
stupido idiota” ringhiai. Cercai di spingerlo via, ma mi
afferrò i polsi.
“Per tornare dal
tuo ex o dal citrullo moro?” assottigliò gli occhi.
“Non ti
riguarda” esclamai fulminandolo.
E adesso che cazzo voleva? Almeno
io non avevo fatto nulla con nessuno dei due, a differenza di sua
maestà distributore automatico e delle oche cortigiane.
“Mollami e torna dalle tue
amichette, idiota” Si appoggiò a me, bloccandomi.
“Non dirmi quello
che devo fare” ringhiò.
“Bene, adesso
lasciami” sibilai cattiva.
“Hai intenzione
di passare la notte con il citrullo?”
“Non sono cazzi
tuoi” ringhiai a mia volta. Ghignò.
“Oppure con il
tuo ex? Non sapevo ti piacesse la minestra riscaldata, ma soprattutto,
non credevo fossi capace di tornare sui tuoi sbagli. Sai, quando una
persona fa degli errori, servono ad andare avanti. Tu invece fai come i
gamberi. Te l'ho gia detto Sam, Tu. Sei. Mia.”
Rabbia, dolore, amarezza, angoscia
e delusione. Provai così tante emozioni contrastanti in quel
momento che persi il controllo; volevo fargli male, volevo che la
smettesse di trattarmi come un giochino, come una bambola di pezza,
come un robottino. Avevo il cuore dolorante, sia da quanto avevo visto
sia per le sue parole.
Quella dannata frase tu
sei mia mi entrò come una freccia scoccata
dritta nel cuore e fece male. Mi stava usando a suo piacimento, aveva
capito che aveva un certo potere su me, e mi stava modellando come
creta; ma non gli avrei permesso di trattarmi in quel modo, di dire
delle cattiverie su una storia che non lo riguardava, di umiliarmi,
avevo una dignità, avevo un orgoglio e nonostante il mio
cuore fosse stato lacerato dalle sue frecce appuntite, dovevo farlo
smettere. Doveva capire che non mi sarei più piegata, che
non avrei più assecondato il suo gioco e soprattutto che da
quel momento in poi, doveva mantenere le distanze da me. Non ne volevo
più sapere, era un grandissimo stronzo menefreghista e pieno
di ego, tanto da considerarmi una sua proprietà, anzi un
cazzutissimo oggetto di sua proprietà.
Sbottai accecata dalla rabbia e dal dolore.
“Smith, mi hai rotto i coglioni. Da
questo momento in poi, io e te, abbiamo chiuso. Niente più
Sam, niente più Alex. Niente più visite in camera
mia. Niente più giochino perverso. Niente più
battibecchi. Non voglio più avere a che fare con te, non
voglio più vederti e nemmeno starti a sentire. La tua cazzo
di bambolina si è rotta e il tuo cazzo di giochino, che
sarei sempre io, si è rotto anch'esso. Hai perso i pezzi e
non puoi più giocarci. Il ragazzino spocchioso,
arrogante,egocentrico, puttaniere e possessivo, ha spaccato e
distrutto, il suo gioco preferito. Mi vuoi? Cazzi tuoi, fattene una
ragione perchè io me ne vado e non torno
indietro”
Strinse la mascella, vidi tendersi i muscoli del collo, strinsi i miei
polsi con vigore, i suoi occhi si scurirono all'istante e sulle sue
labbra si formò una sottospecie di ghigno che sfigurava il
suo bel viso
“No Sam, non esiste che tu te ne vada, perchè sai
che ti mancherei, come mi mancheresti tu. Hai detto solo cazzate. Mi
vuoi? Prendimi.”
“Ah Ah Ah basta
cazzate! Lasciami e torna dall'ennesima sgualdrina che ti sta
aspettando.”
“Può
aspettare, tu hai la priorità”
Ma che cazzo stava dicendo? Era ubriaco, non c'erano dubbi, stava
vaneggiando. Ma cosa voleva da me?
“Alex, sei un ragazzino viziato e
stupido. Sai perchè sei qui?”
“Sentiamo, Miss.
Velenosa dell'anno”
“Stronzo del
cazzo, sei qui a scassarmi l'anima, solo perchè sono l'unica
che NON puoi avere, l'unica che non cade in ginocchio sotto il tuo
sguardo, l'unica che non urlacchia al tuo passaggio, l'unica che non si
scioglie come burro ad una tua occhiata. Alex io sono l'unica persona
che verrebbe a letto con te, solo nel caso
di perdita di una scommessa o giochino che sia, e non
per reale desiderio” ghignai con
malignità.
Mi strinse i polsi con più forza e si mise a parlare sulle
mie labbra
“Non è vero. Tu mi desideri Sam, lo so io e lo sai
tu, ma soprattutto lo sa il tuo corpo. O vuoi che replichi, qui adesso,
una delle scorse notti?” Bastardo.
“Alex, se vengo a
letto con te, adesso, poi mi lascerai in pace?”
“Dici sul
serio?”
“Si”
“No”
“Cosa?”
“Non mi
interessa, non è questo quello che voglio” Mi
spiazzo.
Cos'altro voleva? La posta del gioco perverso era quella, non c'era
nient'altro che potesse volere..Oppure era così sadico dal
volermi vedere impazzire? Persa nei miei pensieri, non mi accorsi di
avere abbassato la guardia.
Mi trovai le sue labbra sulle mie, cercava l'accesso alla mia bocca,
entrò con forza.
C'era rabbia nei suoi movimenti, feci per scostarmi, ma la sua mano,
giunta dietro la mia testa non me lo permise. Non mossi un muscolo.
Rimasi immobile. Si staccò e mi fissò negli
occhi. Rabbia mista a qualcos'altro.
Mossi velocemente la mano e fu un
battito. Gli tirai uno schiaffo.
“Che cazzo vuoi
da me Alexander? Dimmi cosa cazzo VUOI !” esclamai rabbiosa e
piena di ira, angoscia e dolore. Mi guardò per un breve
istante. Aprì la bocca e mosse la mascella, forse l'avevo
colpito un po' troppo forte. Incatenò i suoi occhi ai miei,
un delirio di emozioni si scontrarono, in quell'attimo, a mezz'aria.
“NON LO SO...
OK??”
“Bene, allora non
voglio più vederti ne sentirti, fino a quando non ti sarai
chiarito le idee. E ricordati che IO NON SONO UNA
BAMBOLA.”
Mi staccai dal muro e feci per oltrepassarlo. Mi bloccò
allungando una mano e impedendomi di proseguire, non si girò
a guardarmi, continuò a guardare dritto davanti a
lui
“Sam, 23 dicembre. Mi devi accompagnare ad una cena con degli
amici e colleghi”
“Scordatelo. Non
hai sentito cosa ho appena detto?”
“Ti ho sentito
molto bene. Uso la carta favore”
“Non puoi, il
gioco non esiste più e con i tuoi colleghi
gigolò, non ci esco”
“Le carte favori
non c'entrano nulla con il gioco e lo sai bene. Ore 19.30. vestiti
decentemente”, lasciò la presa sul mio braccio e
me ne andai.
Ritornai al bancone da Steve e mi
disse che Nikki era andata al Campus con Mark; gli raccontai quanto
successo e mentre bevevamo un drink, gli chiesi se aveva voglia di
accompagnarmi al Campus. Non avrei retto un altro secondo lì
dentro, non avrei retto la vista di Alex, ritornato da Simon e dalle
due bionde; volevo solo scoppiare a piangere e l'alcool non mi aiutava
di certo, mi sentivo debole e triste.
“Sammy, guardami” lo
guardai, si alzò in piedi di scatto.
“Cazzo, odio
vederti gli occhi lucidi. Adesso, o vado là e gli spacco la
faccia o gli rendo pan per focaccia” gli sorrisi flebile.
“Steve, lascia perdere le mani, per favore. Cosa intendi con
gli rendo pane per focaccia?”
“Forse hai ragione, meglio la seconda ipotesi”
alzai il sopracciglio sinistro “Ovvero?”
“Ovvero questo..” si piegò leggermente
in avanti e appoggiò le sue labbra sulle mie, sentii le sue
mani sul mio viso, un tocco dolce e delicato, schiusi le labbra e
iniziammo a baciarci.
Non so perchè lo feci, non so perchè mi lasciai
andare, in quel momento sparì tutto: la discoteca, il
bancone, Alex e la musica. Vendetta? Può essere, confidai in
Steve, sperando, che almeno lui sapesse cosa stava facendo.
Il bacio di Steve mi prese e ben
presto la dolcezza, la delicatezza e la tenerezza scemarono, lasciando
il posto alla passione e al nostro egoismo. Portai il braccio sinistro
sul suo collo e gli infilai la mano tra i capelli, sentii le sue mani
posarsi sui miei fianchi e avvicinarmi a lui; mi alzai in piedi e le
sue braccia mi cinsero la vita.
Era un tuffo nel passato, una
nuotata tra i ricordi e un galleggiamento tra sensazioni già
vissute.
“Hey voi due” Mi scostai
leggermente e guardai Steve in viso, guardò oltre le mie
spalle, tornò sul mio viso e mi lasciò un bacio a
fior di labbra, poi mi tolse le braccia dalla vita.
“Wow! Se non vi vedevo con i miei occhi, non ci avrei mai
creduto” disse Simon.
Mi girai di malavoglia, se c'era lui, c'era anche Alex. E
così fu.
Non mi aspettavo altro di quello che trovai in
realtà.
Indifferenza e sguardo gelido, niente freddo artico nè
polare; i suoi occhi questa volta trasmettevano uno sguardo freddo come
l'azoto liquido. Fissò Steve e di rimando, Steve
fissò Alex.
Steve sorrise arrogante, mi prese
per mano “Sammy, andiamo al campus?”
“Si grazie, non
ce la faccio più a stare qui”
“Vado a
recuperare i maglioni e andiamo, aspettami qui”
“Ok” E andò a prendere i maglioni sui
divanetti dove Amber e Jesse erano in compagnia.
“Complimenti Sam” disse
Alex gelido.
“Grazie, anche a
te” dissi sarcasticamente, facendo cenno con il mento alla
bionda vicino a lui.
Steve, mi porse il maglione, lo infilai e salutammo. Alex non rispose,
ma lo vidi stringere la mascella e assottigliare appena l'occhio
destro. Lo oltrepassammo. Chiamammo un taxi e arrivammo al Campus,
appena scesa dall'auto, non resistetti oltre, scoppiai a piangere a
dirotto.
Piansi tra le sue braccia,
finchè i singhiozzi non smisero, poi ci incamminammo verso
la mia camera.
Cercai le chiavi in tasca, ma non
le trovai; al che, mi ricordai un piccolo particolare
“Steve, le chiavi le ha Nikki in borsa” sibilai tra
una lacrima e l'altra, lasciandomi scivolare a terra, schiacciata dagli
eventi, debilitata dalle lacrime e dalla tristezza, dall'incalzante
dolore, che da brava masochista, mi ero andata a cercare.
Steve mi tirò a sè, mi
mise un braccio intorno alla vita e s'incamminò verso la sua
stanza.
Note
dell'autrice:
Sam è
sempre più innamorata di Alex, soprattutto dopo aver
condiviso insieme il magico momento al Rockfeller Centrer.
Non comprende i comportamenti di Alex, così opposti e
assurdi e pensa che l'unico modo per far smettere il dolore che prova,
dettato dalle azioni di Alex, sia quello di lasciar perdere tutto, dal
gioco perverso, agli incontri con Alex e soprattutto Alex stesso.
Ma
riuscirà a lasciar perdere ? Riuscirà in
questo modo a superare la tristezza di un amore non corrisposto?
Oppure, cederà ancora non appena Alex, si
presenterà, come un uragano, alla sua porta?
Il ruolo di Steve
in questo capitolo è fondamentale, un'amicizia profonda e un
profondo affetto. Steve e Sam si sono baciati davanti a tutti, ma
soprattutto davanti ad Alex, il quale non ha reagito molto bene. Steve
l'ha fatto per aiutare Sam o per un secondo fine? Sicuro è
che il loro bacio, è stato un tuffo nel passato.
Ps. Alle recensioni, in questo periodo di vacanza,
risponderò man mano ;) e adesso, visto che sono finalmente a
casina, e soprattutto non sono di corsa, inizierò con quelle
del capitolo scorso. Scusate l'attesa..
----Spoiler---
“Ciao,
piacere di conoscerti, io sono Evan” alzai gli occhi
“Ciao..io..io.. sono.. Samantha.”
Balbettai perchè capii che mi aveva riconosciuto. Mi
fissò negli occhi, stupito.
“Piacere di conoscerti, Evan” e ci stringemmo la
mano.
“Che cavaliere maleducato che hai scelto, forza, dammi il
cappotto che lo appendiamo” poi guardò Alex e la
stronza “Vi raggiungiamo subito” disse con un
sorriso. Alex lo guardò male.
---Fine Spoiler--
se volete contattarmi su Facebbook, qui il mio link
"Sammyjoe
Storm"
Scendete
oltre i ringraziamenti, c'è un piccolo augurio per voi ;)
Qui sotto,i ringraziamenti
in ordine alfabetico per chi segue la mia storia, non importa se nelle
preferite, nelle seguite o in quelle da ricordare, l'importante
è che se aumentate ogni volta, significa che vi piace il mio
racconto, e questo per me è molto importante. Vi sprono a
lasciare ogni tanto qualche commento, mi farebbe davvero piacere e come
dicevo prima, a me servono come stimoli creativi; ..poi vedete voi.. :)
Grazie a tutti
_deny_
_maddy_25
_miss_sophi_
alevale
alina81
angio
Bananarama
blair93
Carocimi
CarotM
chiara84
chicchetta
claudina cullen
CostanzaPalma
crazykika
CullenDipendent
cullina
cussolettapink
Daly Darklolita
Day_Dreamer
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PatryLupa
PinkPrincess
pirilla88
Princesa18
revy chan11
rodney
sassa
sassybaby
Selene74
SidRevo
slideaway_
sweet_marty
The_WerewolfGirl_97
Truelove
veronic90
Veronica91
VYoletLoL
wilma
Felice Anno Nuovo
Alex
e Sam vi fanno i loro più sinceri auguri,
Io vi faccio i miei più cari auguri,
ringraziandovi di cuore ancora una volta.
Che il nuovo anno sia stracolmo di felicità,
gioia e amore,
tranquillità e spensieratezza,
allegria e brio;
A voi
un sorriso sincero,
un abbraccio affettuoso.
Auguri
Sammyjoe Storm
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Capitolo 18 *** Verità Svelate ***
Verità svelate - Capitolo 19 (soundtrack Sea of Faces - Kutless)
I giorni con Nikki passarono troppo velocemente, tra shopping, risate, cioccolate calde e passeggiate.
Ogni sera un pub o un locale diverso. Dopo lo scontro che avevo avuto con Alex, Nikki faceva di tutto per farmi sorridere e farmi ritrovare il buon umore, anche stare ore ad asciugarmi le lacrime o addormentarsi abbracciata a me. Le volevo un bene immenso.
Alex, non l'avevo più visto nè sentito, in quei giorni, lo intravidi solamente la mattina successiva, alla notte in cui dormii da Steve.
Il giorno prima che Nikki partisse, decidemmo di andare a fare shopping al Rockfeller Center; svaligiammo interi negozi e pattinammo sul ghiaccio.
So che era stupido da pensare, ma essere nello stesso posto e ripensare all'ultima volta in cui ero stata lì, in quel luogo, con lui, mi mise addosso una tristezza soffocante.
Finito di pattinare salimmo per le scale, al livello zero, ci prendemmo un white chocolate moka da Starbucks e ci sedemmo su una panchina.
Qualche minuto dopo, Nikki indicò un gruppetto formato da tre persone, che camminavano oltre il centro della piazza, uno di loro era Alex.
“Secondo te, cosa ci fa qui?”.
“A me lo chiedi? Non saprei. Purtroppo devo ammettere che non so niente di lui. Oh Nikki, mi sono innamorata di un grandissimo stronzo, che ha come disturbo ossessivo compulsivo, se non una vera ossessione, per il possesso. Spiegami, nonostante tu, l'abbia già fatto decine di volte, in questi giorni, perchè si comporta così con me...perchè io sto impazzendo.”
“Dai testolina buffa, non ti deprimere.. Si comporta in quel modo perchè è geloso ed è troppo orgoglioso e idiota, per ammettere che tu gli piaci. E' il classico tipo troppo sicuro di sè, la classica persona che deve avere il controllo su tutto e secondo me, tu l'hai decisamente sopraffatto facendogli una bella crepa, anzi uno squarcio enorme nelle sue convinzioni; praticamente, l'hai spiazzato. La frase che ti ha detto in disco, quel 'io non so cosa voglio' è sintomatico di quanto tu lo abbia steso. Sammy, secondo me, lui ci tiene parecchio a te, da quello che mi dici e da come l'ho visto comportarsi, quel ragazzo è stracotto; magari non se ne rende ancora conto, ma la sintomatologia è chiara. Il punto è capire se è uno che è capace di cedere ai sentimenti o meno, ma soprattutto se è da rapporto a due. Se non è così.. tesoro mio guarda altrove, te lo dico per il tuo bene. E domani sera, alla cena, ricordati di come ti ha trattato l'ultima volta, mi raccomando, vedi di non fargli gli occhioni dolci da cucciolotta e soprattutto, evita tutto quello che può portarti a Lussurolandia; se vedi che si avvicina, fai un passo indietro. Finchè non avrà una risposta decente alla tua domanda, mantieni le distanze.. Hey, guarda è rimasto con la ragazza mora, il ragazzo è appena andato via” Ringhiai.
“Caspita, sei proprio gelosa..” e scoppiò a ridere.
Potevo ringhiare quanto volevo, tanto non sarebbe servito a nulla, se non farmi venire mal di gola, chi era quella? E se invece, non avesse una risposta da darmi? Quanti castelli in aria sarebbero caduti, disintegrandosi come piccoli granellini di polvere? Iniai ad angosciarmi.
Si avviarono verso i parcheggi.
Era normale routine, per lui, portare le sue amichette dove aveva portato me? Era davvero così stronzo? E adesso dove andava con quella? Volevo piangere. Ma non lo feci, non sarebbe stato giusto nei confronti di Nikki. Dentro di me, si fece largo l'ennesima considerazione dettata dalla malinconia, dal suo modo di fare e da quello che i miei occhi avevano visto: ero solo un passatempo. Quando non sapeva cosa fare, veniva a cercare me; ecco perchè non si era fatto sentire in questi giorni, non era solo.
Amarezza. Rabbia. Rancore. Odio. Amore. Tristezza. Delusione.
Mi sembrava di essere divisa in due, la parte razionale giustificava il tutto con una semplice parola composta Stronzo-Bastrdo e la parte irrazionale, quella più stupida, discolpava il tutto con non è come sembra.
Che poi quale delle due prevalesse sull'altra, in quel momento, era tutto un dire.
L'unica certezza era che soffrivo per quel cretino. Un cretino che mi aveva fatto innamorare, una cretina che si era persa nei suoi occhi e si era lasciata manipolare come pongo, insomma due grandissimi cretini; uno peggio dell'altro. Chi era il peggiore tra i due? Difficile a dirsi.
Mentre ero in aeroporto con Nikki, vibrò il mio cellulare, un messaggio.
Passo a prenderti alle 19.30. Puntuale e niente jeans. Alex.
Lo feci leggere a Nikki, che disse “Simpatico il ragazzo. Ti ho scelto i vestiti per la serata, sono in bagno.” mi strizzò l'occhio e continuò “Ho immaginato che non avresti saputo cosa indossare, così ci ho pensato io”
In quell'attimo chiamarono i passeggeri del suo volo, al banco check-in . Ci abbracciammo forte.
“Grazie Nikki, ti voglio bene” sussurrai.
“Anch'io amica mia. Ti voglio bene. Adesso vai, preparati, stendilo e torna vincente, mi raccomando.” Sorrisi. “E tu chiamami appena sei a casa, vedi di non trombarti il pilota.. A presto tesoro mio”
Prese le sue due valige, di cui una piena di acquisti newyorkesi, e si avviò.
Arrivai in camera, mi feci una doccia bollente, schiumai i capelli e mi vestii con quello che mi aveva preparato Nikki. Niente gonne, almeno su questo mi aveva ascoltato.
Un paio di leggings nero lucido, una maglietta nera aderente con le maniche in pizzo, il mio maglione preferito, regalatomi direttamente da Mr.Ralph Lauren, dopo la sfilata dell'anniversario del suo atelier; bianco neve, in lana con una fitta trama intrecciata ad uncinetto, lungo fino alla coscia, senza maniche e con un collo alto e largo a dir poco strabiliante. Scarpe nere lucide con tacco e zeppa. Misi un filo di ombretto bianco sulle palpebre e del mascara nero, nient'altro.
Mi infilai il giaccone nero, con gli inserti di morbido pelo, la sciarpa e scesi. Alex era già arrivato, seduto in auto, con il motore acceso. Salii.
“Ciao”
“Ciao. Non avevi una vestito da metterti?” domandò scocciato.
Iniziamo bene, dissi tra me e me, alzando gli occhi al cielo.
“No”. Partimmo.
Silenzio totale, si udiva solamente il rombo del motore. Accese la musica.
Mi ritrovai a pensare che in quel momento sembravamo perfetti sconosciuti, anzi forse lo eravamo veramente, e questo mi faceva male; se la serata fosse stata come in quel momento, prima della fine della cena, avrei preso un taxi e sarei tornata al Campus.
“Sam..” disse senza distogliere lo sguardo dalla strada “L'ultima volta che ci siamo visti, hai detto che stasera non saresti venuta perchè non volevi passare la serata con dei gigolò. Lo pensi sul serio?”
“Certo, altrimenti non l'avrei detto” breve e concisa.
“Tu credi che io, come lavoro, faccia veramente l'accompagnatore e mi faccia pagare per fare del sesso?” Si girò a guardarmi, sembrava serio.
“Sinceramente? Bhè, tenendo conto che non ti conosco, quella è l'impressione che dai. Se così non fosse, allora sei semplicemente un puttaniere” risposi piatta.
Alla mia risposta, si rimise a guardare la strada, poi scosse la testa negativamente.
“No Sam, non faccio quel lavoro e no, non sono un puttaniere, anche se a volte mi comporto da tale” Alemeno era onesto.
“Alex, non importa quello che fai. Non devi giustificarti con me. Lasciami solo fuori dal tuo giro di amichette.”
“Sam, tu non sei un amichetta e credo di avertelo fatto capire”
“Vuoi sapere, sinceramente, cosa mi hai fatto capire, Alexander?”
“Dimmi, ti ascolto”
“Che mi consideri un gioco, qualcosa che ti faccia compagnia, quando ti senti solo o non sai cosa fare. Mi hai fatto capire che non hai un briciolo di rispetto della mia persona; mi baci, mi coccoli, dormi con me, mi stringi a te e il giorno dopo sei con un'altra. Un giorno sei dolce e gentile, il giorno dopo sei un grandissimo stronzo menefreghista. Hai un disturbo ossessivo compulsivo sul possesso. Alex io non sono tua ed è inutile, che tu faccia scenate di gelosia quando passo il tempo con altre persone, dopo che tu ti sei comportato nello stesso modo. A te, di me, non te ne frega niente. Passi il tempo con me, solo perchè ti senti a tuo agio. Questo è quello che penso. Questo è quello che mi hai fatto intendere fino a questo momento” dissi seria e continuai
“Ti chiedo, per favore, di smetterla con questi tuoi modi di fare perchè, se non te ne fossi accorto, mi stai facendo male. Mi ferisci con i tuoi tira e molla; un giorno ci sei, il giorno dopo sparisci. La colpa non è solo tua, è anche mia, perchè ti ho seguito in un qualcosa che, adesso, sinceramente non riesco più a gestire senza farmi male. Come hai detto tu, il fuoco vicino alla paglia divampa.. bhè.. io sono stanca di curarmi ogni volta le ustioni. Quindi, Alex, ti supplico.. basta giocare..non ce la faccio più..ed ogni volta è peggio della precedente. Hai vinto tu. Ho ceduto. Ho perso. Mi ritiro. Tutto, purchè la cosa finisca” dissi con tono fermo ma basso e grave.
Ero stanca di questa storia e prima sarebbe finita, meglio sarebbe stato per il mio povero cuore.
Magari questa era la volta buona, parlarne con tranquillità e da persone adulte, senza alcool in corpo e senza musica a tutto volume.
“Spiegami Sam.. fammi capire la differenza che c'è tra quando stiamo insieme noi due, rispetto a quando stai con Steve, Jesse, il citrullo della discoteca o tutti gli altri con cui sei stata. E non dire che non ce ne sono altri, perchè lo sappiamo benissimo che ci sono.. Non ti attribuirò il termine femminile della parola puttaniere. Anche se riconosco, soprattutto dall'arrivo di Nikki, quanto siamo veramente simili.” disse cauto con tono pacato.
“Semplice, Steve a parte, agli altri non ci sono affezionata. Gli altri, Alex, non mi creano problemi perchè come si suol dire..sono state semplici scopate. Steve è il mio ex ragazzo e il mio più caro amico” mi interruppe
“E.. andare a letto o farsi il proprio migliore amico, è una cosa naturale..” disse sarcastico.
“No, non è normale, ma ognuno aveva i propri buoni motivi”
“Anche andare a letto con lui?”
“Non ti riguarda. Ma è inutile continuare il discorso. Sei un caso perso in partenza..”
“Sei una stronza”
“Mai quanto te. Allora, visto che hai tirato fuori la discoteca e Steve, dopo che ti avevo chiesto di non metterci più il becco, hai una risposta da darmi?”
“Qual'era la domanda?”
“Nessuna” alzai il volume della musica e mi appoggiai alla portiera, guardando fuori dal finestrino.
Era un caso perso, avrei mollato il colpo. Ci avrei messo un bel po', ma prima o poi mi sarebbe passata.
Ora che avevo finalmente dissanguato la mia vena masochista, ero tornata in me. Come avevo immaginato agli inizi, adesso, non restava altro da fare che raccogliere tutti i pezzi, sistemarli e una volta incollati e restaurati, andare avanti.
Calai la mia maschera preferita, indifferenza, sarcasmo e arroganza e mi preparai psicologicamente all'ultima serata con Alex. Sapevo che rimanevano altre due carte favore, ma una volta entrata nell'ottica corretta, le avrei gestite come tali.
Spinsi in fondo al cuore, nell'angolo più nascosto e remoto,tutti i sentimenti, presi le mie bolle con le sue immagini e le chiusi in un piccolo scrigno, dentro il mio cervello, a chiave. Inspirai a fondo ed espirai.
Stasera sarei stata Tammy Johnson nel corpo di Samantha Willis.
“Siamo arrivati” disse Alex.
Scendemmo dall'auto e ci avviammo a piedi. Eravamo al Rockfeller Centre. Ultimamente questo posto, compariva un po' troppo spesso davanti ai miei occhi; sentii il cuore spingere contro il mio petto, appena vidi il maestoso albero di Natale. Non lo ascoltai, presi dalla borsa una sigaretta, l'accesi e feci un tiro.
Mi calmai.
“Da quando fumi?”
“Da prima di conoscerti”
“Non ti ho mai visto fumare”
“Non te ne ho mai dato l'occasione” Sbuffò. Alzai le spalle.
La gettai, misi entrambe le mani in tasca ed entrammo in uno degli edifici.
“Sam, solo un consiglio. E' un gruppetto di elite, solitamente stanno tutti tra loro, se ti imbarazzano o ti creano dei problemi, dimmelo per favore” Salimmo in ascensore.
“Li saprò gestire, tranquillo. Ma perchè hai dovuto portare me? Non c'era nessun'altra che ti poteva accompagnare?”
“Si, ma volevo che ci fossi tu” Il solito stronzo misterioso e rompiscatole. Sbuffai.
“Ok, dopo questa serata, ti restano due carte favore. Vedi di spenderle in fretta, un mio futuro ragazzo, non sarebbe felice di condividermi con te.”
“Hai già trovato il tuo nuovo-quasi ragazzo? Steve forse?”
“No, non ancora, ma non si sa mai. Magari potrei incontrarlo dietro l'angolo. Ho smesso di evitare i treni. Quando arriva arriva, dicono così. Io non cerco, scelgo semplicemente” dissi indifferente,fissandolo con freddezza negli occhi.
Erba e Oceano, forse per l'ultima sera.
Potevo farcela.
“Uguali, non simili” disse a voce bassissima spostando lo sguardo sulle porte.
Le porte si aprirono direttamente in una bellissima sala di un ristorante, addobbata alla perfezione.
L'oro e l'argento, degli addobbi, risaltavano sul marmo pece del pavimento e il bianco diafano, alternato al grigio antracite, dei muri. Un bel locale, moderno e curato nei dettagli.
Una ragazza mora, si avvicinò velocemente ad Alex. L'avevo già vista..pensai velocemente finchè non la inquadrai.. Cazzo, era la stronza del Suv, la stessa che avevo visto con Nikki al Rockfeller Centre! Bene, già una che mi stava sui coglioni.
“AJ, ciao, sei arrivato finalmente” e tra una moina e l'altra, gli diede un bacio sulla guancia.
“E quella chi sarebbe?” Quella? Stronza maleducata. AJ? Che nome idiota, come quello del ragazzo sull'iphone di Nikki...Oddio, stai a vedere che... fui mentalmente interrotta dalla risposta di Alex
“E' una mia cara.. amica” .
Cara amica? E lui con le care amiche ci va quasi a letto?
Adesso era ufficaile, ero una sottospecie, o quasi, di scopamica..Mah. Lasciamo perdere.
Lo scrigno riusciva a tenere tutto a freno, mi congratulai con me stessa.
“Solitamente le tue amichette sono tutte, o quasi, del nostro giro, ma quella è un po' sciatta.. sicuro di star bene” e fece per accarezzargli il viso ma lui si spostò di un passo
“Samantha, ti presento Latoya”
“Ciao” risposi indifferente
“Ciao” risposelei e lo prese sottobraccio, Alex mi guardò, alzai le spalle e li seguii lungo l'immenso atrio.
Vidi un ragazzo andare incontro ai primi due, un ragazzo che aveva l'aria familiare, molto familiare.
“Ciao AJ, ben arrivato” Oh cavolo!
“Ciao Evan, non sapevo ci fossi anche tu” e si strinsero la mano; il tono di Alex sembrava ostile, ma non ci badai molto, intenta com'ero a fissarmi le scarpe. Me lo trovai davanti.
“Ciao, piacere di conoscerti, io sono Evan” alzai gli occhi, avendolo già riconosciuto,
“Ciao..io..io.. sono.. Samantha.” Balbettai perchè capii che mi aveva riconosciuto; mi fissò negli occhi, stupito. “Piacere di conoscerti, Evan” e ci stringemmo la mano.
“Che cavaliere maleducato che hai scelto, forza, dammi il cappotto che lo appendo” poi guardò Alex e la stronza e aggiunse con un sorriso “Vi raggiungiamo subito”. Alex lo guardò male.
Slacciai il giaccone e lui lo sfilò dalle mie spalle “Seguimi” camminammo una decina di passi, appese il giaccone e poi si girò sorridendo
“Tammy!”
“Ciao Evan”
“Sei veramente tu? Quasi non ti riconoscevo.. Ma che hai fatto?”
“Una lunga storia, ma ti prego, non dirlo a nessuno, chiamami Samantha, Sammy o Sam. Prometto che ti racconterò tutto, ma non dire,che sai, chi io sia in realtà. Per favore” dissi quasi supplicandolo.
“Tranquilla. Guarda che al tavolo sono tutti modelli e qualche modella, spero per la tua copertura, che ti conoscano meno di me, anche se per la maggior parte sono new-entry.”
“Vuoi dire che Alex è un modello?”
“Eh già, direi proprio di si, ed anche uno dei più richiesti e quotati. Spesso ci facciamo la guerra io e lui. E' strano che tu non l'abbia notato, una volta forse l'hai anche incontrato..” scoppiai a ridere, gaia che Alex lavorasse come modello e non come gigolò. Ci abbracciammo.
“Ma come l'hai conosciuto?”
"A scuola, alla Urny"
“E tu, invece, che ci fai a New York, Sammy?”
“Avevo bisogno di cambiare aria; mi sono trasferita un mese dopo che ci siamo lasciati. Tu?”
“La maggior parte degli stilisti e dei fotografi, hanno studi qui a New York, così ho smesso di fare avanti ed indietro e ho comprato un appartamento qui. Qualche volta mi verrai a trovare, vero? Altrimenti potrebbe scapparmi un nome...” sorrisi.
“Certo, come potrei non farlo? Evan, vero che ti siedi vicino a me, così non sarò in balia della stronzetta mora?” rise “Certo tesoro” mi strizzò l'occhio e raggiungemmo gli altri al tavolo.
Andai vicino ad Alex, che mi aveva fatto segno di raggiungerlo.
“Ragazzi, lei è Samantha, una mia amica” disse guardando i suoi colleghi, che risposero con un sorriso. Mi sedetti accanto a lui, alla mia sinistra, il posto a capotavola era apparecchiato, ma vuoto, di fronte a me Evan, poi la stronza e altre persone; in tutto eravamo una decina.
Effettivamente i ragazzi erano veramente bellissimi, uno più sexy dell'altro; altro che rifarsi gli occhi, qui c'era solamente da sbavare. Le ragazze erano bellissime e truccate in maniera impeccabile, una l'avevo riconosciuta, avevo lavorato con lei, una volta, ed era apparsa su Flair ed altre riviste. L'unica che non mi convinceva più di tanto, era la stronza mora, sembrava più una vacca, che una modella; indossava un vestitino altezza inguine, una scollatura troppo in vista e niente da mettere effettivamente in mostra. Banale.
Mi avvicinai ad Alex e gli sussurrai all'orecchio “Potevi anche dirmelo che eri quello della foto di Nikki, AJ” sogghignò e la tipa davanti a noi, mi lanciò un'occhiataccia.
“Mi sarei perso tutto il divertimento, aspettavo una tua chiamata... E così l'arcano segreto sul mio lavoro, è stato svelato” rispose a bassa voce, “ Vuoi un autografo, piccoletta?” Gli diedi mentalmente dello stupido idiota.
“Ho avuto più di un autografo, basta e avanza, te l'assicuro” sussurrai al suo orecchio, con nonchalance, poi mi spostai per guardarlo e inarcai le labbra in un ghigno.
Ero indiscutibilmente una stronza, ed ero anche peggiorata, grazie a lui.
Per fortuna avevo deciso di non chiamare il fantomatico AJ, ma per mia sfortuna, avevo scoperto, che AJ non era altro che il diminutivo di Alex Johnatan! Steve e Nikki, senza saperlo, avevano scelto la stessa persona per il tipoSam. Per una volta eravamo tutti e tre d'accordo, l'unico problema era, appunto, che si trattasse di Alex. Meglio sorvolare sull'argomento, altrimenti Alex si sarebbe montato come la panna, in una ciotola con la frusta. Non lo avrebbe mai saputo, parola mia.
Ci raggiunse un bellissimo ragazzo, castano, capelli medi e occhi chiari. Salutò tutti e si sedette nell'unico posto libero rimasto,quello alla mia sinistra
“Ciao cara, io sono Bruce. Non ti ho mai visto con questa gentaglia”.
Mi fece sorridere, aveva un modo di gesticolare e di parlare che non lasciava dubbi, era palesemente gay. Io adoravo i ragazzi gay, erano più gentili, più semplici, perfetti in tutto e soprattutto non giudicavano mai, anzi, se potevano erano i primi a disfarsi per dare un consiglio o un aiuto; per non parlare dei loro eccelsi gusti, in fatto di abbigliamento e relazioni.
“Ciao Bruce, piacere di conoscerti, io sono Samantha e sono qui solamente perchè Alex mi ha obbligata ad accompagnarlo” Sorrise.
“Povera cara, come ti capisco; quando quell'arrogante e sexy donnaiolo si mette in testa qualcosa, è impossibile farlo desistere”.
“Già, proprio così” Lo stavo già adorando.
“Voi due, avete finito di sparlare alle mie spalle?” disse Alex divertito.
“Certo caro, comunque non parlavamo alle tue spalle, ma lateralmente. Faccio altro dietro le spalle di un ragazzo..” e ammiccò.
Ridacchiai insieme a Bruce ed Evan mentre Alex scosse la testa.
“AJ” disse la stronzetta mora “Potevi avvisare la tua amica sciatta, di mettersi qualcosa di decente, per questa cena, sembra appena uscita dai grandi magazzini; e poi che orrendo maglione, è proprio senza gusto. Sciatta e insignificante. Alex sei caduto parecchio in basso” disse perfida.
Alex si girò leggermente verso di me e le conversazioni al tavolo cessarono; gli feci cenno di noncuranza e ripresi il discorso con Bruce.
“Cos'è la tua amica non si sa difendere da sola? Ha bisogno del tuo consenso?”
La ignorai completamente, ma sentii Alex risponderle
“No, no, Sam si sa difendere molto bene da sola, e fossi in te, non mi tirerei addosso le sue ire”.
Lo guardai, ci fissammo per un breve secondo, gli sorrisi e tornai a parlare con Bruce ed Evan.
Servirono gli antipasti. Bruce mi rallegrò la serata, con le sue battute, i suoi sorrisi, le sue frecciatine rivolte ad Evan, Alex e alla stronza mora; era veramente un tipo incredibile, adorabile, e con i suoi modi, riuscì a farmi accantonare tutta la tristezza, tutti i sentimenti contrastanti verso Alex e tutti i pensieri che lo riguardavano.
Suonò il mio cellulare e vidi Alex fulminarmi; aprii la borsa, lo presi, mi alzai scusandomi e mi avviai verso l'atrio. Era Nikki.
Disse che il viaggio era andato bene e mi chiese come stesse andando la cena. Le raccontai velocemente gli ultimi avvenimenti e le chiesi di farmi un favore, volevo saperne di più su quella stronzetta dai capelli scuri, come: carriera, copertine e sfilate di punta; mi rispose che avrebbe chiesto a Tara le informazioni e mi avrebbe inviato un sms. Tornai al tavolo, con un sorriso di soddisfazione stampato sul viso.
“Scusate, ma era importante”. Alex mi ibernò con il solo sguardo.
A quanto pare il discorso fatto in auto, non era servito a molto, se continuava a comportarsi da ragazzo geloso pur non essendo il mio ragazzo! Indifferenza.
Presi la borsa per mettere via il telefono e quell'oca, seduta di fronte ad Alex, uscì con un'altra perfida cattiveria
“Oh, ma che carina, dove hai preso quella borsa? Al mercatino delle pulci?” domandò con un ghignò stampato sul viso.
La guardai con tagliente indifferenza e tornai a riporre il cellulare in borsa. Poi Bruce attirò la mia attenzione sussurrandomi “Cara, lascia perdere quella sgualdrina, è solo invidiosa della tua vicinanza con Alex. La tua borsa è stupenda, ma come fai ad averla? E' stata presentata, a Milano, pochi giorni fa..” Gli sorrisi e risposi sussurrando “Non posso svelarti tutti i miei segreti, ma posso dirti che ho dei buoni agganci..”conclusi con un occhiolino, ridemmo.
Per la seconda volta, qualcuno strusciò il piede sulla mia gamba; mi guardai intorno, l'unica faccia da arrapata e il quasi impercettibile allungamento del corpo, provenivano dall'oca con le penne nere.
Era forse convinta che fosse la gamba di Alex? Dio quanto era stupida! Scostai la gamba.
Arrivarono i primi e con loro anche l'sms di Nikki; altra occhiataccia di Alex. Lo lessi e feci un ghigno.
“Ragazzina, oltre a essere sciatta sei pure maleducata. Non ti hanno insegnato che non è educato, usare il cellulare a tavola?”
Sentii il braccio di Alex irrigidirsi, gli poggiai una mano sulla gamba, facendogli capire, di non dire o fare nulla.
“Sammy, vieni con me a fumare una sigaretta in terrazzo?” mi domandò Evan.
Accettai lieta, avevo bisogno di allontanarmi da quella stronza, o le avrei infilato il piatto, di traverso e con forza, in gola.
“Certo, con piacere” risposi alzandomi e prendendo la borsa. Uscimmo senza giacconi, il terrazzo era riscaldato, nonostante fosse all'aperto. Nevicava.
Parlammo e poi tornammo al tavolo, sorridenti. Sentii lo sguardo di Alex posarsi su di me, ma non lo guardai, feci finta di nulla e continuai a discorrere con Evan e Bruce, una volta seduta.
Il cameriere arrivò con un altra portata, gamberoni alla piastra. Non so perchè ma fissai Evan.
I due mesi passati insieme, furono belli, ma quando il nostro rapporto, venne portato allo stadio superiore, mi tirai indietro. Non ero pronta, non ero innamorata; mi piaceva tanto, ma non lo amavo, alla fine ne parlammo e ognuno prese strade diverse.
Evan restava pur sempre un bellissimo ragazzo solare, dolce, sexy, simpatico e il mio modello Ambercrombie preferito, era un piacere guardarlo sorridere e scherzare, non era cambiato affatto.
“E' inutile che lo fissi, Evan non è alla tua portata, ragazzina. Sei troppo insignificante per ognuno presente a questo tavolo. Non metto in dubbio che tu abbia delle belle gambe, ma da questo a reputarti passabile, c'è un abisso.” Ghignò Latoya e si portò alla bocca il gamberone. Ad Evan andò di traverso qualcosa e tossì.
Questo era decisamente troppo, dovevo assolutamente ridimensionare, quella modella da quattro soldi. Mi aveva veramente stancato con le sue cazzo di uscite.
“Dai finiscila Latoya. Non ti ha fatto niente ed è tutta sera che la stai massacrando a parole” le disse Michelle, la modella seduta accanto a lei.
Si girarono tutti nella nostra direzione e per la seconda volta calò il silenzio.
“Sam” disse Alex ma gli feci cenno di tacere con la mano, muovendola appena.
Iniziai a parlare con tono freddo e glaciale, dipingendomi sulle labbra il ghigno più sprezzante e malvagio che avessi mai fatto “Latrota” dissi piatta.
“LATOYA, stronza” rispose calcando sul suo nome.
“Ops, scusa Latroia.. Adesso apri bene le orecchie, sgualdrina da due soldi. Prima di parlare a vanvera, la prossima volta, è bene che tu sappia quello che dici, perchè adesso smonterò tutte le tue stronzate fatte di cattiveria ed ignoranza, in meno di cinque minuti. Mi ritieni sciatta, non mi interessa, preferisco recepire opinioni da persone che contano nettamente più di te, la tua è inutile, patetica oserei dire. Forse faresti bene a ridimensionarti per quella che sei, ovvero nessuno; una modella che non è mai comparsa su una pagina di Flair, Cosmopolitan, Vogue o qualsiasi altro giornale di moda. Hai sfilato solamente per alcuni stilisti emergenti, e l'occasione più grande l'hai avuta sfilando per Yago, non Armani, non Versace, non Valentino, non Hilfiger, non Cavalli, non D&G e potrei continuare all'infinito, con la sfiza di “non” .Sei un emerita ignorante e incapace, perchè visto il lavoro che fai, dovresti ALMENO sapere che il maglione che indosso, è una limited edition realizzato in soli dieci esemplari da Ralph Lauren, per l'anniversario del suo Atelier dell'anno scorso. La mia borsa, che tu dici provenire dal mercatino delle pulci, è stata presentata pochi giorni fa a Milano da Cavalli in persona. Inoltre non ti sei nemmeno resa conto, che per ben due volte, hai allungato il tuo cazzo di piede sulla mia gamba, nel tentativo di strusciarlo su quella di Alex. Hai la sensualità di un elefante in un negozio di Swarovski e non hai nemmeno un tatto decente, da poter capire la differenza tra il tessuto, non scivoloso, di un jeans e una lycra sintetica. Da quando siamo seduti a tavola, mi hai lanciato occhiatacce e cattiverie, solo per il fatto di essere venuta qui con Alex. Perchè non chiedi quello che vuoi al diretto interessato? Lasciando fuori la sottoscritta? Forse non sarò alla tua altezza e sinceramente, mi guardo bene dall'esserlo, preferisco strisciare a terra che essere paragonata, anche minimamente, a te. Ah un altra cosa, smettila di spompinarti il gamberone, mi stai facendo venire da vomitare..”
In quell'attimo mi sembrò di vedere crollare le mascelle dei presenti, poi Alex iniziò a sogghignare, Bruce seguì Alex con Evan e a loro si unirono anche gli altri, qualcuno applaudì.
Latoya cambiò più volte il colorito del suo viso.
Mi sentii soddisfatta e ignorando il tutto, tornai a mangiare, tranquillamente.
“Cara, ti giuro che se non fossi gay, ti sposerei..sei Fa-vo-lo-sa” disse trillante Bruce.
Gli rivolsi uno dei miei migliori sorrisi e gli strizzai l'occhio.
“Tu..Tu.. come ti permetti?” Eccola, si era ripresa dallo shock.
“Al massimo, come mi sono permessa, visto che l'azione si è già conclusa. E comunque la risposta è semplice, te la sei cercata.” risposi, guardando e tagliando il gamberone nel mio piatto.
“Alex, di qualcosa alla tua amica, per cortesia..”
“Sinceramente Latoya, te la sei cercata. Sam ha ragione. Adesso smettila e facci mangiare in santa pace” le rispose Alex con tono serio.
“Cos'è questa novità? Da quando prendi le parti di qualcuno, Mr. Indifferenza?”
“Non ti interessa” rispose seccato.
“E soprattutto di una come quella” e mi indicò.
“Smettila” ringhiò.
Le teste di tutti i presenti a tavola, compresa la mia, si alternarono tra Alex e la mora.
“Non dirmi che adesso hai l'amichetta preferita” starnazzò l'oca.
Stava esagerando ancora, posai la mano sul braccio di Alex e a bassa voce gli dissi
“Lascia stare Alex, non ne vale la pena”.
“Adesso, ti intrometti nei discorsi altrui, stronza?” grugnì la mora.
Alex si irrigidì e involontariamente, strinsi la mano sul suo braccio.
“Basta Latoya” sibilai furente, fissandola negli occhi.
Tolsi la mano dal braccio di Alex, lo vidi alzare di scatto la testa e con il ghigno stampato in viso, le parlò con quel tono gelido, ma allo stesso tempo arrogante e pieno di sarcasmo
“Latoya, Latoya, Latoya, non te l'hanno mai detto che la gelosia è una brutta bestia? Ma in questo caso, nolente per te, è del tutto giustificata. Adesso però, lascia in pace me e la mia Sam e torna a mangiare, in silenzio”
Spalancai gli occhi. Oddio, l'aveva fatto di nuovo.
Perchè solo a sentirlo pronunciare mia, il mio cuore piroettava come un pazzo?
Semplice, perchè ne ero follemente innamorata,potevo dire tutto quello che volevo, negare la realtà, discutere con lui e chiudere le porte, disintegrare i ponti, tagliare i fili, recidere i cavi, potevo fare e dire di tutto, ma la realtà era sempre la stessa. Lo amavo. Punto.
Amavo Alex, il mio ma non mio, stronzo preferito, alla follia.
Quel mia mi sconvolse completamente, come la prima volta che l'aveva pronunciato.
Quel mia mi rendeva, sempre più consapevole, che il treno, la nave, il tir, lo shuttle, questa volta, mi avevano completamente massacrato.
Quel mia, era un brivido da salto nel vuoto.
Quel mia era la parola che avrei voluto sentire ripetere, fino allo sfinimento, da Alex.
Quel mia, era una mera illusione. Quel mia, era tutto quello che volevo. Essere sua e lui mio.
Fantasie e deliri, capriole e aghi, carezze e pugni, petali e spine.
La mora spalancò gli occhi, Evan e Bruce mi guardarono, così come gli altri. Dissi l'unica cosa che mi venne in mente “Alex, sei sempre il solito” e scossi la testa.
“ E' la verità, Sam.”
“Certo, e le marmotte confezionano la cioccolata”
“ Si, insieme ai procioni che preparano il caffè”
Qualcuno ci guardò male, altri risero.
“Siete carinissimi insieme voi due” esordì Bruce con gli occhi che quasi luccicavano.
Scossi nuovamente la testa e a bassa voce dissi ad Alex
“Presuntuoso, arrogante e stupido idiota” in risposta mi sorrise semplicemente.
Non sapevo né dove fosse finito Alex, né con chi fosse, c'era troppa gente.
“Evan, se vedi Alex, per favore, digli che ho preso un taxi”
“Vai?”
“Sono stanca e sinceramente, non sopporto più le stronzate e le battute della vipera. Ci sentiamo” gli diedi un bacio sulla guancia, raggiunsi Bruce al bancone, intento a parlare con un altro bellissimo ragazzo, lo salutai con un bacio sulla guancia e mi avviai verso l'ascensore.
Una volta arrivata al piano terra e uscita dalla porta, l'aria gelida, mi investì.
Camminai verso l'albero di Natale e poi fino alla pista di pattinaggio; la neve cadeva imperterrita e silenziosa, non c'era anima viva nei paraggi.
Entrai dentro la pista, facendo attenzione a non cadere e mi fermai, solamente una volta raggiunto il centro. Feci una cosa assurda, mi sedetti sul ghiaccio freddo e abbracciai le gambe con le braccia.
Guardai l'albero e le luci riflettere sui palazzi e sulla pista deserta, sorrisi, poi mi sdraiai sul freddo ghiaccio, e fissai la neve cadere. Ero decisamente impazzita.
Mi sentii, in quel momento piccola e impotente rispetto a tutto quello che mi stava intorno, ma allo stesso tempo, stare lì al gelo mi fece stare bene, per un attimo.
Chiusi gli occhi e canticchiai qualcosa.
“Sam”, il cuore iniziò a scalpitare e il sangue prese a circolare vorticosamente nelle vene; solo il suono di quella voce, mi scaldò completamente. A quanto pare lo scrigno aveva la serratura difettosa.
“Alex” sussurrai ed aprii gli occhi.
Vidi il suo viso sopra il mio, i fiocchi di neve, con la loro caduta, incorniciavano il suo viso perpendicolarmente, come se fosse una cornice in 4D. Era stupendo.
Era troppo vicino per essere in piedi, si era, sicuramente, piegato sulle ginocchia.
“Che stai facendo?” un tono dolce, non arrogante, non freddo e nemmeno arrabbiato.
“ Vieni, sdraiati e capirai”. Alzò un sopracciglio, ma mi ascoltò senza ribattere.
“Fa freddo”
“Un po'..”
“Cosa devo guardare?”
“I fiocchi danzare”
Restammo per un po' in silenzio.
Girai la testa per guardarlo, stava fissando il cielo, rapito. Sorrisi.
“Ti piace?”
“E' incredibile come tu riesca sempre a stupirmi”
“Perchè?”
“Perchè sono le tre del mattino, fa un freddo polare, e tu sei sdraiata in mezzo ad una pista da pattinaggio, ad osservare la neve cadere. Ma la cosa più incredibile è che lo sto facendo anch'io..”
“Quindi?”
“Mi piace” sorrise e poi continuò “ Non avevo mai guardato la neve scendere in questo modo, soprattutto stando sdraiato a terra, di notte. E' una cosa semplice e bellissima”
“Già”
“Sam, mi spiace per quello che ti ha detto Latoya”
“Non importa, è passato”
“Perchè sei andata via senza aspettarmi?”
“Non sapevo dove fossi,ho pensato che fossi occupato con qualche donna e ho chiesto ad Evan di avvisarti, così se avevi qualche altro piano per la serata non avrei fatto la guastafeste”
“Uhm..sei una stupida, solo per averci pensato. Dimmi di Evan, avete parlato per tutta sera, vi siete assentati più volte..hai intenzione di uscirci?”
“Chi ti dice che lui voglia uscire con me?”
“Intuito, ma non è quello che ti ho chiesto.. Voglio sapere se tu vuoi uscire con lui..”
“No” Con la coda dell'occhio, lo vidi girasi su un fianco e sostenere la testa con la mano.
“NO?”
“No”
“Perchè?” Girai la testa, lo fissai.
“Alex, non devo, per forza di cose, uscire con tutti quelli che incontro. Avevo un proposito arrivata qui, niente storie, niente uomini. Ho già commesso un errore con Jesse, e..”
“Con me?” Mi misi nella sua stessa posizione. Eravamo vicinissimi.
“ Si ” risposi sinceramente.
“Quindi sono un errore, un piccolo incidente di percorso..”
Non so, se furono le sue parole, dette senza inflessioni del tono, se ci fu una folata di vento o se quelle fredde parole arrivarono dritte al cuore, scoccate come una freccia; so solo che sentii un brivido, un senso di smarrimento e provai tristezza e dolore.
Non avrei mai voluto che pensasse che fosse un errore o un incidente, la sua colpa era minima, ero stata io a buttarmi a capofitto in quell'assurda scommessa, andando contro a tutto quello che mi ero imposta.
L'errore era stato mio, non suo. Io avevo accettato, io avevo giocato, io mi ero innamorata, io mi ero bruciata ed io ero quella che non poteva averlo.
“No Alex, la colpa è mia, te l'ho detto in auto”
“ Il discorso non cambia, che sia colpa tua o mia, io sono un errore, Sam”
“Alex, non sei un errore; sei una persona incredibile, riesci a farmi incazzare come una belva che non mangia da giorni, riesci a farmi ridere come una bambina piccola, riesci a sorprendermi come nessuno mai abbia fatto, riesci a cambiare il mio umore, riesci ad emozionarmi e a farmi sciogliere come neve al sole, ma..”
“Ma..”
“Te l'ho detto, non sono un gioco. Mi sono bruciata. Basta elastici, basta pretese, basta gelosie assurde e basta tutto. Voglio solo andare avanti, lasciando quanto accaduto alle spalle. Sono stanca di arrabbiarmi, di combattere con te, litigare e di dover giustificare qualsiasi cosa.”
“ Pensavo ti fossi affezionata a me e.. che un po' ci tenessi, ma mi sbagliavo”
Chiusi gli occhi a quelle parole, inspirai profondamente ma il dolore si fece più forte.
“Sei uno stupido idiota” e così dicendo mi alzai, mi morsi con forza il labbro e appoggiai la mano sul cuore, che batteva furioso colmo di rabbia e dolore, come se volesse disintegrare la cassa toracica e squarciare la pelle per poter uscire dal petto e affrontarlo direttamente.
“Sei tu la stupida idiota” Mi voltai dandogli le spalle.
“Come preferisci. Alex, io torno in taxi, tu fai quello che vuoi” dissi secca e decisa.
Le lacrime spinsero prepotenti , da lì a poco sarei scoppiata; trattenni il fiato, peggiorando solamente la situazione, il respiro si fece più corto, il labbro iniziò a sanguinare e il cuore, a breve sarebbe esploso in mille pezzi, lasciandomi invadere da un senso di desolazione e di vuoto.
Sentii la sua mano sulla mia spalla.
“ Io, Sam, quello che tu consideri il tuo errore newyorkese, ti ho detto che sei importante e che tengo a te. Grazie comunque per le belle parole, un bel regalo di Natale, senza ombra di dubbio.”
Mi stava massacrando con ogni parola.
“Smettila” sibilai appena, senza girarmi.
“Perchè dovrei? Visto la tua alta considerazione di me..”
“Cosa vuoi ancora, Alex? ” chiusi gli occhi e le lacrime scesero da sole.
“Voglio che tu sia sincera, qui, adesso. Voglio che tu mi dica, perchè chiudi definitivamente con me. Voglio, Sam, la verità”
Sospirai e mi voltai di scatto, non mi importava delle lacrime, degli occhi ardenti, del cuore impazzito, del labbro sanguinante nè del senso di smarrimento che sarebbe arrivato a breve.
L'avrei perso comunque, questo era un addio, il nostro addio, tanto valeva sputare la verità. Alzai lo sguardo. Sussultò appena quando mi fissò negli occhi.
“Vuoi la verità Alex? Non ti ho mai mentito, sono stata sincera con te, in tutti i discorsi, mi sono aperta con te, ti ho detto tutto quello che pensavo, soprattutto in auto. Io non sono come te, non sono un pezzo di ghiaccio indifferente. Alex, io, ho dei sentimenti, cazzo.. ”mi asciugai con le mani le lacrime, che scendevano copiose e proseguii “..E sono una cretina, un idiota di prima categoria. Posso girarci intorno quanto voglio, ma la realtà dei fatti è sempre la stessa. Ti penso più del dovuto, vorrei che il tempo, quando sei con me, si fermasse; vorrei dormire con te tutte le notti, vorrei che i tuoi baci fossero solo per me, vorrei che fossi soltanto mio.. Dio solo sa quante cose vorrei.. cazzo Alex, è inutile, continuare a fare elenchi sopra elenchi.. Io.. Io..Merda, non riesco quasi a dirlo..”
Mi guardò stupito e chiese “Cosa Sam?”
“Cristo Alex, io..mi sono innamorata di te! Adesso puoi ridere, gettare la mia confessione in un angolo e calpestarla. Non m'importa. Mi sono tolta un peso.”
Mi voltai, gli diedi le spalle e m'incamminai verso l'uscita della pista.
Non lo guardai, non mi girai.
Avevo paura di quello che avrei visto.
Una ghigno mi avrebbe fatto cadere in ginocchio, una risata mi avrebbe fatto sprofondare.
Non ero pronta e mai lo sarei stata, avevo troppa paura della sua reazione, qualsiasi fosse stata.
Codarda, urlò la mia voce interiore.
Codarda, paurosa, debole..non importava, avevo un fottutissimo terrore di provare ancora più dolore.
Gli occhi ardevano come braci, il naso si era tappato e le guance si erano congelate.
Le gambe tremarono, ma arrivai a bordo pista senza che cedessero.
Volevo soltanto andarmene da quel posto, testimone di gioia e di dolore, testimone di una confessione, testimone del mio amore e testimone della mia sofferenza.
Volevo solamente scappare lontano da lui.
Ero brava a scappare.
Ero brava a voltare le spalle.
Ero brava a farmi del male.
Note dell'autrice:
Scusate per l'attesa.. sono una fancazzista in vacanza ^^
Sam è decisamente esplosa! A furia di accumulare e rinchiudere, ha raggiunto la capienza massima e ha buttato in faccia i suoi sentimenti ad Alex. Adesso bisognerà vedere come reagirà Alex.. quindi ci sentiamo al prossimo capitolo ;)
Prima di lasciarvi con lo spoiler, e una piccola (ma terribilmente sexy) sorpresa, vorrei ringraziarVi per le recensioni che mi lasciate ma soprattutto per i Vostri complimenti, mi rendono pieni di gioia e felicità!
Mi fate sentire soddisfatta e realizzata, può sembrare stupido, ma è la prima storia lunga che scrivo e mi emoziono ogni volta che leggo un commento su un personaggio o le Vostre macchinazioni mentali sul capitolo successivo. Grazie, grazie a tutti.
All'inizio avevo paura che questa storia non Vi prendesse o che non Vi piacessero i miei personaggi, invece, ad ogni capitolo devo ricredermi. Siete FANTASTICI!!
cambiando discorso..
.. Signore e Signori, Ladies and Gentlemen, Madame et Monsieurs, señoras y señores.. ho l'onore,finalmente, di poterVi presentare:
Che ve ne pare? ;) io lo trovo terribilmente sexy..e stupendo *__*
e capisco molto bene Sam ^^
--- Brevissimo spoiler---
“Prendo un taxi, non c'è bisogno che mi accompagni. Grazie per l'aiuto, ma so cavarmela da sola..”
“ Shh. Non fare la bambina cocciuta. Siamo arrivati insieme ed andremo via insieme. Non dobbiamo per forza parlare.. ”
-
Un grazie particolare a: Day_Dreamer, Elienne, liven, Princesa 18, rodney, sister82 e Veronic90, che hanno recensito gli ultimi due capitoli, scusate per il ritardo delle mie risposte, prometto che sarò più diligente :)
Sotto,i ringraziamenti in ordine alfabetico per chi segue la mia storia, non importa se nelle preferite, nelle seguite o in quelle da ricordare, l'importante è che se aumentate ogni volta, significa che Vi piace il mio racconto, e questo per me è molto importante. Vi sprono a lasciare ogni tanto qualche commento, mi farebbe davvero piacere oltre al fatto che mi servono come stimoli creativi; ..poi vedete voi.. :) Grazie a tutti
_deny_
_maddy_25
_miss_sophi_
alevale
alien77
alina81
angio
Bananarama
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chiara84
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Alla prossima ^^
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Capitolo 19 *** Finalmente Noi ***
Finalmente Noi - capitolo 20 (soundtrack Everything - Lifehouse)
Questa volta consiglio vivamente l'ascolto della canzone durante la lettura.
Camminai senza mai voltarmi, mi sentivo una stupida sentimentalista, finchè non persi l'equilibrio e caddi rovinosamente a terra, battendo il fondo schiena.
Solitamente nelle storie, accade sempre che la donzella in difficoltà venga brancata al volo dall'amato, ma così non fu.
Una pera sarebbe caduta meglio della sottoscritta: i tacchi insieme al ghiaccio, furono una combinazione letale. Mi mancò il respiro a causa della botta.
Imprecai.
Stavo già pensando a come rialzarmi, quando mi sentii sollevare da terra; conoscevo benissimo quel profumo.
“Ti sei fatta male?” disse con voce bassa, senza inflessione di toni.
“N..no, grazie. Puoi mettermi giù adesso, riesco a camminare, non sono invalida”
“Ti porto all'auto in braccio. Non vorrei rovinassi ancora a terra.”
All'auto? Dopo quanto accaduto, voleva tornassimo insieme? No,no,no.
“Prendo un taxi, non c'è bisogno che mi accompagni. Grazie per l'aiuto, ma so cavarmela da sola..”
“Shh. Non fare la bambina cocciuta. Siamo arrivati insieme ed andremo via insieme. Non dobbiamo per forza parlare.. ”
Almeno su quest'ultimo punto aveva ragione; ogni suono emesso dalla sua voce, ogni parola pronunciata dalle sue labbra, per non parlare del suo profumo e di quella vicinanza forzata, erano come veleno.
Mi appoggiai con la guancia al suo giubbotto e sospirai. Ero proprio idiota.
“Come vuoi”.
Mosse appena la testa in un cenno affermativo. Camminò fino all'auto e mi fece scendere, sostenendomi per la vita, mentre apriva la portiera, poi fece cenno di accomodarmi.
Un alieno, ecco cos'era Alex.
Quella nonchalance e il suo silenzio erano pressoché irreali; non capivo.. Come poteva non dire mezza parola e fare totalmente finta di nulla? Era forse un modo carino per esprimere un rifiuto? L'avevo shockato fino a quel punto? Non sapevo cosa pensare.
Restai in silenzio e fissai la strada, era inutile porsi domande, non avrei avuto risposte e forse era meglio così, forse non ne volevo.
Guidava lentamente, senza fretta, e fissava la strada davanti a lui; aveva uno sguardo concentrato, sembrava da tutt'altra parte con la mente.
La neve si infrangeva contro il cristallo del vetro, sembrava polistirolo da tanto era asciutta e secca e il paesaggio era completamente imbiancato; era bellissima New York sotto la neve.
Sorrisi di quella meraviglia.
Fermò l'auto davanti ad un palazzo con l'ingresso in marmo scuro, davanti ad un piccolo parco completamente innevato; di certo non era il Campus, mi voltai verso di lui e lo vidi fissarmi.
“Alex, non siamo al Campus..” dissi quasi sbuffando in un ovvia constatazione.
“Lo so Sam, ma devo mostrarti una cosa..”
“Non mi sembra il caso, per favore, portami al Campus” dissi bassa, in un tono quasi supplichevole. Mi stava torturando?
“Cinque minuti e poi ti riporto al Campus, promesso.”
Sospirai, lasciandomi scivolare sul sedile.
“Alex, ho bisogno di stare da sola, se non l'avessi capito..” Possibile non ci arrivasse da solo?
“E' importante Sam, poi ti porterò dove vorrai e se non vorrai più vedermi, ti prometto che sparirò...ma per favore, adesso, vieni con me..”
Avrei potuto dirgli di no? Aveva un tono strano ed era gentile nei modi, visto che era il nostro ultimo incontro, accettai. Cosa avrebbero significato cinque minuti in più? O in meno? Niente, a quel punto, ormai niente.
Prima di rispondere mi convinsi di un'altra cosa: ero troppo buona, ed è risaputo che le persone buone sono delle idiote masochiste, definite principalmente 'coglione '. Io ero una di quelle.
“Ti concedo cinque minuti, non uno di più.”
Feci per scendere dall'auto ma mi fermò per un braccio, mi voltai, occhi negli occhi, scontro di colori ed emozioni a metà. Sospensione. Attimi.
“Grazie” disse semplicemente, accennai un sì con il capo.
Scendemmo e lo seguii in silenzio.
Non c'era nessuno a quell'ora, non un auto, non un passante, nessuno; era una strada già vista, ma con la neve e la luce flebile dei lampioni, non riuscivo proprio a fare mente locale.
Entrò nel palazzo, chiamò l'ascensore e mi fece cenno di seguirlo.
Dove mi stava portando? Cosa voleva farmi vedere? Ma soprattutto, perchè adesso?
Mi sentivo già una stupida di mio, doveva farmi crogiolare ancora per molto nel mio brodo?
Sfilò una chiave dai pantaloni e la inserì nella toppa di una porta.
Non vedevo altre scale, ultimo piano immaginai.
Aprì la porta e accese la luce.
Un appartamento. Un immenso, bellissimo e luminosissimo appartamento arredato in maniera divina.
Feci un paio di passi e mi fermai ad osservare: una salotto enorme, un'immensa vetrata sulla destra fungeva da parete, davanti ad essa due divani in pelle bianca, corredati da due poltrone e un tavolino in cristallo che poggiavano su un bellissimo tappeto nero; un camino, di quelli moderni, faceva da separè tra i divani e un tavolo con le sedie completamente trasparenti, poggiati anch'essi su un enorme tappeto nero. I pavimenti e le pareti erano bianchi, il profilo del camino nero.
Sulla sinistra, di fronte alla sala c'era una cucina modernissima, bianca e nera, con il bancone con tanto di sgabelli neri, subito prima, tra l'ingresso e quella stupenda cucina, c'era un pianoforte a coda nero e una scala, con gradini scuri e l'anima trasparente. Dritto davanti a me, una porta bianca.
Ero stupita, non avevo mai visto un appartamento così bello ed arredato con un gusto così sublime.
Bianco e nero, chiaro e scuro, luce e ombra. Due colori opposti ma così belli insieme.
Mi ripresi dallo stupore e lo guardai, mi stava fissando.
“ E' un appartamento” dissi constatando nuovamente i fatti.
“Così pare” rispose con quel sorrisino da schiaffi.
“Bene, adesso possiamo andare?”
Fece un passo verso di me, arretrai, si mosse ancora ed io arretrai ancora di un altro passo.
Mi trovai con la schiena appoggiata alla porta. Ci fissammo negli occhi ed affogai al loro interno, per l'ennesima volta. Deglutii.
Portò la nostra distanza a pochi centimetri.
“Sam, questa è casa mia. Volevi sapere dove passavo le notti in cui non rientravo al Campus? Qui.”
Brutto cretino! Che bisogno aveva di dirmi quello che stava dicendo? Voleva mostrarmi il luogo delle sue scopate?
Altra fitta al cuore e la mente iniziò, come al solito, a creare deliri mentali; immaginai ragazze diverse sedute in ogni dove. Faceva male, molto male.
“Mi fa piacere. Così oggi mi hai mostrato la tua tana, possiamo andare prima che compaia qualche fighetta mezza nuda, o nuda direttamente se preferisci, da qualche angolo, porta o stanza? Ti spiace se ce ne andiamo? Sai, stasera, non sono proprio dell'umore adatto per vedere il luogo delle tue notti lussuriose ”
“Lo sapevo che avresti frainteso...”
“Frainteso? A volte mi chiedo se ci sei o ci fai, se sei idiota per finta o per davvero!”
“Stai esagerando, Sam”
L'avrei strozzato con le mie mani, se non fosse stato per quel poco di ragione che ancora mi restava. Mi conficcai le unghie nella carne dei palmi.
“ Ok, hai ragione. Adesso che so dove passi le notti, sono più tranquilla, potrò dormire sogni felici, sapendo che da domani mattina, quando non ti vedrò più, non sarai disperso in qualche vicolo a distribuire sesso alle tue amichette” dissi sarcastica, mentre la rabbia e l'ira scorrevano sottopelle e il veleno al posto della normale salivazione.
“Ma porca puttana! E' mai possibile che ogni volta che dico qualcosa, mi devo scontrare con il tuo cazzo di sarcasmo? Vuoi stare zitta, per una volta, e ascoltare quello che ho da dire? Oppure preferisci andartene, senza avere una cazzo di risposta? Sai, pensavo volessi delle risposte, ma mi stai mettendo seriamente in condizione di mandarti a quel paese!” e così dicendo sbatté una mano sulla porta, facendomi sobbalzare.
“Cambierebbe qualcosa?” sussurrai appena, scossa dalla sua reazione.
“Si”
Mi sorprese, spalancai gli occhi e per poco non mi cadde la mascella. Non era la risposta che mi aspettavo.
“Continua”
“Prima che tu mi interrompessi, con i tuoi viaggi e le tue seghe mentali e prima dei tuoi insulti gratuiti, stavo dicendo che sei la prima donna che entra qui dentro” ed indicò con un dito verso il basso.
“E quindi?” Non capivo dove volesse arrivare.
“Ti sto dando le risposte che volevi, Sam” s'interruppe e mi fissò, aspettando quasi un cenno per poter continuare, mossi appena la testa, senza perdere il contatto visivo con i suoi occhi, quindi continuò
“Da quando ci siamo baciati la prima volta, sei entrata nei miei pensieri, nella mia quotidianità e nel mio stile di vita. Hai cambiato, senza volerlo e senza saperlo, qualcosa in me. Non so come tu ci sia riuscita, ma dopo quel bacio, ogni ragazza che incontravo, ogni donna che mi guardava, ogni sorriso che mi veniva rivolto, volevo soltanto fossi tu. Non riesco ad uscire con nessun'altra, vedo il tuo viso ovunque, il tuo sorriso e i tuoi occhi verdi; l'ho realizzato una sera, quando per l'ennesima volta ho chiamato una tizia Sam e lei in tutta risposta se n'è andata tirandomi quasi uno schiaffo, e in quell'attimo ho realizzato cosa volevo veramente. Non sono più uscito con nessuna e le volte in cui mi hai visto con altre, l'ho fatto per dispetto e gelosia. Quella sera in discoteca, anzi se vogliamo essere onesti dalla partita a biliardo, tu e Steve eravate sempre insieme, mi ha fatto male vedervi così vicini, così uniti; quando c'è lui, sembra quasi che io non esista. Le ragazze della discoteca erano solo degli escamotage, volevo sapere se fossi gelosa, sapere se alla fine, anche a te importava qualcosa di me o se invece giocavi solamente. E la tua reazione non è stata delle migliori da decifrare e mi hai ferito, ma mai come vederti tra le braccia di Steve mentre eravate intenti a baciarvi; mi sono sentito morire in quel momento e quando ve ne siete andati insieme, è stato anche peggio. Non ho ancora capito cosa sia successo, tra voi, quella sera e non voglio saperlo, mi farebbe troppo male; ma dopo quello che hai detto stasera, ho capito che proviamo entrambi la stessa cosa...E credimi, capire quello che ti passa per la testa, non è certo facile;"
sospirò e riprese subito
“Quando penso di aver intuito qualcosa, subito dopo mi spiazzi e devo ricredermi. Non mi sono mai innamorato, non sono mai stato insieme ad una ragazza, ma tu, Sam, riesci a farmi provare un'infinità di sensazioni ed emozioni che non avevo mai provato per nessuna, prima d'ora..”
L'incredulità era palese sul mio volto, mi sarei aspettata di tutto da lui, ma non che si aprisse e che mi dicesse tutto questo. Sentii le gambe farsi molli per l'emozione, il cuore correre all'impazzata, come i giri del motore di una Formula 1 e gli occhi inumidirsi.
Non sapevo cosa rispondere, evidenziavo e ingrandivo alcune sue parole mentalmente, cercando di capire se fosse un sogno oppure no.
Dovevo tirarmi un pizzicotto, era l'unica soluzione.
“Sam” sussurrò a pochi millimetri dalle mie labbra
“...”
“Sto cercando di dirti che mi sono innamorato di te e che voglio solamente stare insieme a te, piccoletta”
mi tirai un pizzicotto sulla coscia.
“Ahi!” Oddio, era tutto vero? Non stavo sognando.. lui.. lui era veramente innamorato di me..
“Che combini?”
“Niente, stavo controllando se ero sveglia, se era un' allucinazione o se stavo sognando”
“Sei incredibile.. ma.. ho un modo migliore per scoprirlo..” e così dicendo posò le sue labbra, delicatamente, sulle mie lambendole lentamente, chiusi gli occhi e iniziammo a baciarci dolcemente, mentre il cuore aveva iniziato a martellare nel mio petto.
“Alex” lo spinsi appena indietro, inclinò la testa di lato e alzò un sopracciglio.
“Stai..stai.. dicendo sul serio?” Mi fissò dritta negli occhi.
I suoi occhi erano ancora più belli del solito, lucidi, limpidi, profondi e di un blu con sfumature più chiare;
sembravano fatti di firmamento con emozioni di stelle.
“Pensi possa scherzare o mentire su una cosa così importante?” sibilò appena.
“Io...”
“Baciami, Sam..” sussurrò sfiorandomi la punta del naso con il suo; inclinai la testa e posai le labbra sulle sue.
Si sfiorarono lentamente e delicatamente come se s'incontrassero per la prima volta, si accarezzarono dolcemente provocando un sensuale solletico.
Cotone e velluto, raso e seta, piume e pelliccia.
Iniziarono a coccolarsi e a lambirsi, si mordicchiarono eroticamente e le lingue presero a danzare: una ninnananna, un ballo lento, una walzer, un tango, un ballo rock e infine un rave party.
Le lingue si persero in discorsi incomprensibili a menti umane, mosse da parole d'amore e di passione.
Allacciai le braccia dietro alla sua nuca e lui mi strinse a sè, posando le sue mani sui fianchi.
Brividi e scariche elettriche si alternarono ai respiri ed ai mugolii.
Un vortice di emozioni mi colpì in pieno: mente, anima e cuore.
Il cuore si contorse come il migliore artista circense al mondo, niente di me non era pervaso da scariche emotive.
Iniziò a fare caldo, Alex mi lesse nel pensiero, o più semplicemente anche lui si era surriscaldato; fece correre la sua mano sulla zip del mio giaccone e la tirò verso il basso, poi lo fece scivolare a terra; feci lo stesso con il suo giubbotto.
Le sue mani tornarono sui fianchi e scesero sulle cosce, per poi risalire e posarsi sui glutei, stringendomi a lui.
Le mie mani vagarono sulla sua schiena e poi nei suoi capelli.
Lo volevo come non avevo mai voluto nessun altro. Lo desideravo da impazzire.
Ansiti e gemiti riecheggiarono nel silenzio sordo della stanza.
Sentii le sue labbra lambirmi il collo, reclinai la testa e mi inarcai per sentire meglio i suoi baci e i suoi morsi.
Ero completamente partita, questa volta definitivamente per Lussurolandia, con mente, corpo e cuore come compagni; nessun biglietto di razionalità per il rientro e le ragioni, se ce ne fossero state, sarebbero state dei semplici overbooking.
“Sam..”
“Mmm”
“Stai con me stanotte” voce roca, sensuale e bassissima.
“Si” un sibilo distorto da un gemito.
Niente e nessuno avrebbe potuto strapparmi dalle sue braccia.
Fu questione di un attimo: si staccò, si scostò di pochi centimetri.
-Per fortuna che ero io quella che era capace di fermarsi di punto in bianco!-
Prima che potessi reagire con uno sguardo o con una semplice parola, mi prese in braccio, nello stesso identico modo, di come mi portò all'auto. Sorrise. Un sorriso bello, sincero e luminoso. Poggiai le mie braccia intorno alla sua nuca e lo guardai negli occhi, stupita.
“Andiamo” disse solamente con la voce estremamente sensuale e bassa.
S'incamminò verso la porta bianca.
“Abbassa la maniglia”; l'abbassai senza proferire parola e poggiai la guancia al suo petto.
Un corridoio con tre porte, andò dritto.
“Apri” abbassai un'altra maniglia, eravamo in camera da letto, fece qualche passo e mi posò delicatamente a terra.
Tremavo per l'emozione e la felicità.
Riprendemmo da dove ci eravamo fermati poco prima.
Mi sfilò il maglione e lo lasciò cadere a terra.
Si sedette sul letto e mi trascinò con sè e mi trovai a cavalcioni sopra di lui.
Iniziò ad accarezzarmi la schiena, lo sovrastavo di un paio di centimetri in altezza, gli baciai la fronte, il naso, gli zigomi, il mento e infine le labbra, mentre le mie mani erano poggiate sulla sua nuca e giocavano con i suoi capelli.
Feci scivolare le mani fino i bordi del suo maglione, afferrai i lembi e lo tirai verso l'alto, poi lo lanciai dietro di me. Le nostre bocche si ritrovarono e iniziarono a lambirsi, le sue mani si erano infilate sotto la mia maglietta e mi accarezzavano la pelle; erano calde e lisce e ad ogni carezza, la mia pelle si emozionava, surriscaldandosi e chiedendo sempre di più.
Con le mani iniziai a slacciargli i bottoni della camicia, fino a sfilargliela dalle spalle per poi lanciarla nel piccolo cumulo dei vestiti; sfilò la mia maglia, che seguì subito la camicia.
“Sam..”
“Alex..”
“..Voglio fare l'amore con te..”
Il cuore smise di battere per pochissimi attimi, per poi riprendere a scalpitare come un pazzo, batteva talmente veloce che l'unico che poteva mantenerne il tempo era una turbina di un aereo.
Sorrisi e forse arrossii, quelle parole mi emozionarono così tanto che mi sembrò di volare verso il paradiso.
“Idem” fu la prima cosa che mi venne in mente. Adoravo 'Ghost'.
Mi veniva da piangere da quanta gioia mi stava facendo provare; la felicità scorreva a fiotti nelle mie vene e ad ogni battito o pulsazione, aumentava notevolmente.
Ero la persona più felice al mondo, niente della mia vita vissuta si poteva paragonare a quel momento.
Ero talmente presa dalle sue carezze, dai suoi baci e dal suo respiro, che non mi accorsi nemmeno il momento in cui ribaltò le posizioni, né quando ci spogliammo dei restanti vestiti, fino a rimanere entrambi nudi.
Sentivo il suo profumo avvolgermi, il calore della sua pelle sopraffare i miei sensi e le sue mani traghettarmi in paradisi di sublime eccitazione.
Persi la cognizione del tempo e dello spazio, mi aveva portato completamente su un altro pianeta; gemiti, ansiti e repiri affannosi erano la colonna sonora di quel momento.
Io e lui.
Sam e Alex.
Noi.
La luce del mattino si sostituì alla luce flebile della luna.
Sentivo la sua presenza vicina, non volevo, ancora, aprire gli occhi; stavo troppo bene, cullata in quel tepore che solo il suo abbraccio sapeva donarmi. Sentivo il suo profumo avvolgermi completamente. Mi mossi appena e mi allungai come una micina, stiracchiandomi i muscoli, piano, non volevo svegliarlo.
“Buongiorno stellina...”
Mugolai qualcosa e voltai il viso verso il suo; una visione celestiale, ecco quello che era Alex quella mattina, capelli arruffati e un sorriso dolcissimo dipinto sulle labbra.
Ho sempre odiato il risveglio, uscire dalla culla dei sogni per immergersi nella realtà, ma quella mattina, la mia realtà era straordinariamente bella.
Quella mattina, a differenza delle altre,la mia realtà aveva un bellissimo nome, Alex, e un viso da far impallidire la più angelica delle creature.
Avevo sempre pensato a lui come ad un essere sovrannaturale, un Dio, un angelo o una figura dalla bellezza celestiale, ma quella mattina, niente di quello che avevo sempre pensato o immaginato poteva superare la realtà, nemmeno la mia fantasia più fervida.
“Buongiorno tesoro”
Una parola scontata, a volte banale e spesso usata a sproposito, ma lui, per me, era il mio tesoro più grande, un tesoro prezioso e unico.
Mi allungai per lasciargli un semplice bacio sulle labbra, un bacio felice e sincero.
Si stiracchiò e mi strinse a sè, percorse con un dito, tutta la lunghezza del mio braccio e poi iniziò a disegnare ghirigori immaginari.
“Stavo pensando..”
“A cosa?”
“Che ne dici se ci trasferiamo qui per tutta la durata delle vacanze?” Stava dicendo sul serio?
“Sicuro di volermi intorno tutto il giorno?”
“Tu che dici..” disse malizioso e trascinandomi sopra di sé
“Si può fare.. anzi, credo sia un ottima idea ma..” risposi, portandomi un dito sulla guancia.
“ Ma..” alzò un sopracciglio
“ Ma, manca l’albero di Natale!”
“Eh? ” Risi, aveva fatto una faccia buffissima, degna di una persona che cade dalle nuvole.
“Il regalo ce l’ho tra le mie braccia” dissi piegandomi su di lui e mordicchiandogli un labbro, poi continuai sussurrando “Ma non sarebbe Natale senza l’albero!”
“Vorresti mettermi sotto l’albero?”
“No, ti ho già scartato, tesoro.. e poi ci vorrebbe un albero immenso” sorrisi “A me ne basta uno piccolo, piccolo. Lo sai che mi piacciono tanto..”
“Già, me n’ero accorto..” disse sorridendo
Si mosse fulmineo e ribaltò le posizioni, mi sovrastò in tutto il suo splendore.
“ Ho un' idea..” disse baciandomi sensualmente il collo
“Andiamo a prendere qualche vestito da te...” risalì fino al lobo dell’orecchio
“Poi andiamo a comprare un albero...” mi lambì il lobo e sussurrò
“Lo addobbiamo per bene...” seguì il profilo della mascella
“Usciamo a cena...” mi sfiorò le labbra
“E infine.. attendiamo il Natale, insieme..”
“ Ottimo programma” risposi,
“Ma..se.. non.. “ dissi tra un bacio e l’altro “Ci .. sbrighiamo.. la tua idea bellissima.. salta..”
"Non che mi dispiaccia..anzi..” e fece scorrere le sue mani dal mio fianco fino al seno.
“Alex” gli tirai un buffetto sulla spalla. Rise divertito. “Sono le 11 di mattina!”
“Non ne avrò mai abbastanza..” Mi spiazzò.
“Se è per questo nemmeno io. Mi riferivo ai negozi.. non a te..”
“Giusto stellina”
Si alzò svogliatamente e scese dal letto nudo e in tutto il suo splendore; avvampai, non sarei mai riuscita a guardarlo senza stupirmi, ogni volta, di quanto fosse perfetto e bellissimo.
Adesso era mio. Adesso ero sua. Adesso eravamo un noi.
Mi alzai e m’infilai la prima cosa che trovai a portata di mano, la sua camicia.
“Posso fare il caffè?” domandai prima che entrasse in bagno, andandogli incontro.
“Mi piaci con la mia camicia, sei terribilmente sexy” ammiccò “Puoi fare tutto quello che vuoi Sam, anche al sottoscritto...”
Sorrisi maliziosa e feci scorrere le mani sul suo corpo, ovunque; più lo toccavo, più perdevo la voglia di uscire e di lasciarlo andare a fare la doccia da solo.
“Sam..” sussurrò grave..
“Così non mi aiuti…”
“Mmm.. scusa.. ma sei peggio di una calamita...”
Posai le mani sui suoi fianchi e lo feci voltare, dandogli una lieve spinta in avanti.. “Sei un diavolo tentatore”
“Senti chi parla.. adesso mi tocca fare una doccia fredda..!”
"Forza, vai, io preparo il caffè” e così dicendo mi fiondai in cucina, evitando a me stessa di seguirlo in doccia.
Fu uno sforzo tremendo, ma alla fine, contro ogni mia volontà, mi trovai a preparare il caffè.
Passammo dal Campus a prendere il necessario, per il mio trasferimento momentaneo a casa di Alex e poi andammo, direttamente, alla ricerca del nostro albero di Natale.
Passeggiare mano nella mano, facendo lo slalom tra la gente e i vari alberi, non era mai stato così bello e così divertente.
Era una sensazione magnifica camminare, in questo modo,al suo fianco; spesso mi ritrovavo a guardarlo e a sorridergli come un ebete. Un ebete felice ed innamorata.
Anche se facevo ancora una certa fatica a credere che adesso era tutto mio, ma ogni suo sguardo, abbraccio, carezza o sorriso, era un passo verso la pura realtà, lui era veramente mio.
“Alex, non vorrai mettere in salotto un albero vero..”
“Perché?”
“Perché fa troppo caldo e soffrirebbe”
“Eh?” alzò un sopracciglio.
“E va bene, perde gli aghi e poi muore”
“Quindi ne prendiamo uno finto?” sorrisi
“Certo” Ne avevo adocchiato uno poco prima, bellissimo e perfetto per il suo salotto.
Lo presi per mano “Vieni, ne ho visto uno stupendo!” e lo trascinai con me.
Indicai l’albero e mi girai a guardarlo come una bambina, schioccò la lingua, poi disse
“E brava la mia stellina, è perfetto. Hai degli ottimi gusti e dimmi.. le decorazioni di che colore le prendiamo?”
“Blu”
“Pensavo nere oppure oro, altrimenti rosse, ma se le vuoi blu.. e blu siano”
“Si, fanno pandance con i tuoi occhi” e così dicendo gli stampai un bacio sulle labbra.
Caricammo il tutto in auto e Alex propose una fantastica tappa a bere una cioccolata calda; avrei potuto rifiutare? Assolutamente no.
Risi di cuore quando parcheggiammo l’auto e Alex mi seguì a ruota.
“Non ce la facciamo proprio a stare lontani da qui eh?”
“Un bacio davanti all’albero di Natale più bello di tutta New York me lo merito, non credi?”
“Solo uno? Pensavo ad una serie, ma se te ne basta uno.. che uno sia..” risposi sorridente, mentre camminavamo abbracciati al livello -1 del Rockfeller Centre.
Davanti all'albero, si fermò e si posizionò davanti a me; senza dire niente, prese il mio viso tra le mani, guardandomi intensamente e mi baciò con dolcezza, con amore.
Un bacio delizioso, pieno di emozioni, tanto intenso che al mio cuore spuntarono le ali e iniziò a planare su un oceano di felicità allo stato puro.
Per la prima volta, il Rockfeller Centre era testimone di un altro evento: il nostro amore.
Si staccò e mi prese in braccio, facendomi volteggiare come una bambina, ridemmo di cuore, poi posai le mani sul suo viso e guardandolo con l'anima sussurrai semplicemente
“..Ti amo Alex”.
Non era dettato dalla circostanza, non era scritto per l'evento, non era programmato per il luogo, era sorto spontaneo, sincero dal profondo.
Mi strinse maggiormente a sè e lo sentii sussurrare un “..anch'io, Sam” sulle mie labbra.
Un momento indelebile ed eterno per i ricordi di una vita.
Mi mise a terra,
“Andiamo Stellina, la cioccolata ci aspetta” e passandomi un braccio intorno alle spalle, iniziammo a camminare verso il bar.
Finito di bere la cioccolata e dopo averlo baciato davanti alla cameriera sbavosa, dell'altra volta, facemmo la spesa per il nostro giorno di Natale e torammo all'appartamento.
Inutile dire che addobbammo subito l'albero, posizionandolo i finestroni e il camino, in modo che riflettesse sulle vetrate.
Nel frattempo mi arrivò un sms da parte di Tommy, per la conferma del pranzo del 26, risposi che avevo un ragazzo e che non ero da sola, in risposta invitò anche lui, senza farsi problemi su chi fosse.
Sarebbe stato un magico Natale, uno splendido e felice Natale pieno di Amore, ma soprattutto accanto alla persona che più amavo.
Note dell'autrice:Che dire? Finalmente si sono parlati con il cuore in mano. I nostri due testoni si sono messi insieme! E qui, qualcuno potrebbe, giustamente, fare la hola con tanto di Halleluja :D
Adesso però non aspettatevi che continui a scrivere dolcezze, pasticcini e bau bau micio micio.. perchè non sarà propriamente così. Adesso che sono una coppia, affronteranno il tutto da una nuova visuale. Spero non siate rimasti delusi dal capitolo..soprattutto dalla seconda parte. Ho voluto descrivere qualche spezzone della loro vigilia e dei loro primi attimi da coppia. Vi informo che ne succederanno di cotte e di crude ai nostri due protagonisti.. anche perchè le vacanze presto finiranno e dovranno tornare al Campus.. Niente sedute sugli allori per i nostri protagonisti..sarebbe troppo banale e scontato.. e si sa che sono bastarda inside :P
Ah si, e ricordatevi che presto incontreremo nuovi personaggi...
Adesso ditemi lo volete il Missing Moment della loro prima notte insieme?
Avevo una mezza idea di fare una raccolta "extra" dei nostri due piccoli pervertiti... e conoscendoli, son sicura si distribuiranno a vicenda ed alla grande^^ muhahahahahah.
Bhè fatemi sapere se volete i missing moments, la decisione finale è vostra ;)
Sotto i ringraziamenti troverete la traduzione della canzone di Sam e Alex "Everithing dei Lifehouse"
Il capitolo scorso è stato il più recensito in assoluto, di tutte le mie storie; per questo vi ringrazio infinitamente e mi inchino, sinceramente sorpresa e felice..
Mi avete fatto emozionare, tantissimo. Grazie.
Tra oggi e domani, avrete le mie risposte nella casella di Efp.
Un ringraziamento particolare va a SYLPHIDE88, Stefaniel, fedoliin, Elienne, alina81, angio, ElisinaUchiha, Veronic90,CrisAngels, Princesa18, day_Dreamer, rodney e sister82.
Inoltre colgo l'occasione per ringraziare pubblicamente LIV o Liven, per le sue parole e la sua capacità di riuscire a strapparmi spoiler ancora top-secret XD Un bacio gigante cara!! <3
Angolo pubblicità:
Se a qualcuno interessasse una OS lemon/slash sul fandom Shadowhunters, ne ho inserita una con protagonisti Alec e Magnus Bane intitolata: Senso di appartenenza.
Sotto,i ringraziamenti in ordine alfabetico per chi segue la storia, non importa se nelle preferite, nelle seguite o in quelle da ricordare, l'importante è che, se aumentate ogni volta, significa che Vi piace il mio racconto e questo per me è molto importante. Vi sprono a lasciare ogni tanto qualche commento, mi farebbe davvero piacere oltre al fatto che mi servono come stimoli creativi; ..poi vedete voi.. :) Grazie a tutti
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Trigger Happy
Truelove
veronic90
Veronica91
VYoletLoL
wilma
xsemprenoi
Ps. questo è il testo tradotto di Everithing dei Lifehouse.
La canzone di Sam e Alex:
Tutto
Trovami qui
Parlami
Voglio "sentirti"
Ho bisogno di sentirti
Sei la luce
Che mi condurrà nel posto
Dove troverò di nuovo la pace
Sei la forza
Che mi permette di camminare
Sei la speranza
Che mi permette di avere fiducia
Tu sei la vita per la mia anima
Tu sei il mio scopo
Sei ogni cosa
Ritornello:
E come posso stare qui con te
E non essere commosso da te
Dimmi come potrebbe essere
Meglio di come è adesso?
Tu calmi le tempeste
Mi dai tranquillità
Mi tieni nelle tue mani
Non mi farai cadere
Tu fermi il mio cuore
Quando mi lasci senza fiato
Vorresti tenermi dentro? Potarmi più in profondità
Ritornello x 2
Perché tu sei tutto quello che voglio
Sei tutto quello di cui ho bisogno
Tu sei tutto.. tutto
Sei tutto quello che voglio
Sei tutto quello di cui ho bisogno
Sei tutto.. tutto
Sei tutto quello che voglio
Sei tutto quello di cui ho bisogno
Sei tutto.. tutto
Sei tutto quello che voglio
Sei tutto quello di cui ho bisogno
Tutto.. tutto
E come posso stare qui con te
E non essere commosso da te
Dimmi come potrebbe essere
Meglio di come è adesso?
E come posso stare qui con te
E non essere commosso da te
Dimmi come potrebbe essere
Meglio di come è adesso?
Dimmi come potrebbe essere
Meglio di come è adesso?
Alla prossima! ;)
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Capitolo 20 *** Il nostro Natale ***
Il nostro Natale - Capitolo 21 (Soundtrack Faithfully - Journey)
Aprii gli occhi, sentivo il respiro di Alex sfiorarmi i capelli e questo mi fece sorridere; era bello svegliarsi con lui al mio fianco.
Mi avvolgeva la vita con un braccio, ma quel semplice gesto, per me, era il gesto più tenero del mondo.
Sollevai pianissimo e con particolare cura il suo braccio, non volevo si svegliasse; mi spostai leggermente e mi girai a guardarlo, era stupendo e dolcissimo, dormiva come un angioletto.
Spostai dalla sua fronte una ciocca di capelli, gli feci una lieve carezza e scivolai fuori dal letto, m'infilai la sua camicia, intrisa ancora del suo profumo e andai in cucina.
Iniziai a preparare l'arrosto e a sistemare gli antipasti. Una volta infilato l'arrosto nel forno, preparai il caffè e appena pronto ritornai in camera.
Gattonai sul letto fino ad arrivare al suo fianco, mi distesi e con le dita spostai le coperte dal suo torace; iniziai a percorrere la linea dei suoi addominali, la curva dei pettorali e il cerchio dei suoi capezzoli; sollevò le labbra in un sorriso e lo sentii mugolare.
Aprì gli occhi mentre, imperterrita, continuavo ad accarezzargli la pelle scoperta.
“Buongiorno stellina”, l'avevo svegliato.
“Buongiorno piccoletto” risposi dolcemente.
Sorrise malizioso, mosse un braccio e afferrò la mia mano, intenta ad accarezzare il suo ombelico, con la sua e la posò sulla sua intimità.
“Piccoletto non direi” ammiccò malizioso e con l'altro braccio mi attirò a lui, lasciandomi un bacio a fior di labbra.
“ Umm.. direi che Alex Junior è sull'attenti..” dissi con voce soave sulle sue labbra.
Alzò un sopracciglio sorridendo “Alex Junior?”
“Bhè, è stato il primo nome che mi è venuto in mente... Effettivamente piccoletto non si addice a nessuno dei due...ma.. come mai..c'è l'alzabandiera?” sorrisi compiaciuta e strinsi lievemente le dita intorno al suo membro.
“Forse perchè.. c'è una ragazza alquanto sexy, con indosso la mia camicia, che ha iniziato ad accarezzarmi come solo lei sa fare e Alex Junior ne è rimasto alquanto affascinato.. e.. a lui piacciono tantissimo i grattini..” così dicendo mi strinse a lui, lambendo le mie labbra; poi staccandosi appena sussurrò
“ Credo dovresti parlarci, lui vuole te..”
Sapeva il fatto suo, Alex; sapeva come portarmi ovunque lui volesse, Lussurolandia o il paradiso non facevano differenza, l'importante era andarci con lui.
“Mmm, sicuramente lo farò più tardi tesoro..” gli mordicchiai il labbro “Ma.. adesso vestiti, è Natale ed andiamo ad aprire i regali...”
“Non subito.. vero?” chiese speranzoso e con voce sensuale e bassa.
“Mmm” e lo accarezzai di nuovo in tutta la sua lunghezza, mi morsi il labbro “Direi di si..” tolsi la mano e lo vidi boccheggiare leggermente..
“Tu ..sei crudele” disse sulle mie labbra.
“No.. e dopo ti farò ricredere, promesso” sussurrai al suo orecchio.
Così dicendo mi scostai da lui con malavoglia, ma era Natale il che voleva dire: scartare i regali, fare e ricevere auguri e pranzare in allegria.
E con lui tutto questo era possibile.
Ero sicura, quel giorno, sarebbe stato un giorno impossibile da scordare.
Eravamo noi. Sam e Alex.
Mi alzai dal letto e lo tirai per un braccio,
“Forza pelandrone, ci aspettano i regali e il caffè appena fatto”
“Hai fatto il caffè?”
“Certo, non sono mica una scansafatiche come te, ho anche preparato l'arrosto e parte del nostro pranzo” risposi mentre si raddrizzò in tutta la sua divina bellezza,.
Mi tirò a lui e gli finii addosso.
“Dimmi Sam, come potrei stare senza di te? Sei stupenda.. Sono felice, felice sul serio..”
“Ovvio, non puoi stare senza di me...” e così dicendo, mi alzai sulle punte e lo baciai a stampo, poi lo presi per mano e lo trascinai fuori dalla stanza. Fece resistenza solo per afferrare la sua maglietta e mi seguì sorridendo.
Era felicità, era gioia, era gaiezza, era amore.
Scartammo tutti i regali degli amici, colleghi e genitori, seduti sull'immenso tappeto nero, davanti all'albero. Commentammo ogni singolo regalo, ridendo come due bambini, soprattutto per quelli più buffi o più particolari.
Presi il suo regalo, che avevo comprato al Rockfeller Centre con Nikki, all'inizio contraria alla mia idea poi però si rivelò più entusiasta di me. Quando vidi, per caso, quel braccialetto in vetrina, mi innamorai della bellezza di quel semplice oggetto; era strano, come lui del resto: acciaio, caucciù, oro bianco ed ebano. Un mix di materiali completamente diversi tra loro, proprio come la sua sfaccettata personalità.
Nonostante avessimo litigato, non potevo non comprare quella stupenda opera d'arte; appena l'avevo vista, la mia mente era naufragata ad Alex, le immagini si sovrapposero come in una creazione di Photoshop e lo vidi.. vidi Alex con indosso quel braccialetto.
Lo comprai senza nemmeno sapere se glie l'avrei dato e senza sapere se l'avrebbe indossato.
Sapevo che era perfetto per lui, lo sapevo e basta.
Mi alzai e presi dalla cima dell'albero il pacchetto nascosto tra i rami.
“Questo è per te” dissi dandogli il mio pacchetto.
“Ma avevamo detto ieri, niente regali” e così dicendo si alzò in piedi.
“Lo so, ma l'avevo preso prima... anche se facevi il cazzone, il regalo di Natale te l'avevo preso lo stesso. Per chi mi hai preso? Io sono buona mio caro..”
“Si, quando non ti comporti da cattiva con Alex Junior..”
Sghignazzammo entrambi.
“Oh bhè, non sei la sola, stellina, questo è per te” e così dicendo mi porse un pacchetto regalo, comparso nelle sue mani da chissà dove.
Lo presi in mano e mi tirò a se, trascinandomi con lui sul divano.
“Aprilo..”
“Prima tu”
“Prima le belle donne”
“Se dici così.. va bene” e sorrisi, iniziando a scartare il suo regalo.
Un cofanetto verde acqua, ignorai la scritta Tiffany & Co. in nero e lo aprii.
Ero troppe emozionata.
I miei occhi si spalancarono all'istante, la mia mascella cadde, la mia salivazione si azzerò e il cuore, il cuore.. bhè ..lui danzò una giga nel petto.
Una bellissimo collier intrecciato con una trama molto fine e delicata, brillante e color argento, rifletteva sull'azzurro acqua del cuscinetto su cui era posto; nel centro una bellissima Trilly, con tanto di bacchetta magica, scintillava poliedricamente alla luce.
Era, a dir poco.. splendida.
“E'..é.. meravigliosa Alex, grazie..”
“Dai che te la metto”.
Non aspettai oltre, la tolsi dalla confezione e nel giro di pochi secondi me la mise al collo, lasciandomi un bacio sulla spalla.
Lo ringraziai con un bacio dolcissimo. Mi sentii al nono cielo, il settimo era troppo scontato e troppo in basso.
Il ragazzo perfetto e il regalo perfetto. Non potevo desiderare altro. Avevo tutto.
Lo guardai negli occhi e dissi l'unica cosa che mi venne in mente
”Perchè Trilly?”
“Perchè sei la mia fata. Te l'avevo già detto se non ricordo male.. Mi hai fatto innamorare e poi...” guardò il soffitto.
Mi ero già sciolta come neve al sole ma la mia curiosità non aveva limiti e capii dalla sua espressione che c'era dell'altro.
“E poi?” domandai.
“E... hai un tocco da fata..” ghignò.
Non con quel ghigno da prendere a schiaffi, ma quel ghigno che sembrava nascondere malizia e allo stesso tempo imbarazzo e gioia.
Amavo quel ragazzo con tutta me stessa.
Ogni sorriso, ogni ghigno, ogni espressione o movimento degli occhi, mi trasmetteva un'emozione senza pari; riusciva a far capriolare il mio cuore come se niente fosse.
Lui era la mia isola felice.
Lui era il mio punto di riferimento.
Lui era il mio faro in mezzo al mare.
Lui era il completamento di me stessa.
Lui era la forza che alimentava il mio cuore.
Lui era il mio amore.
Lui era il ragazzo che amavo.
Alex, il mio presente.
Alex, il mio nuovo mondo.
Alex, la mia felicità.
Il mio Alex.
Risi della sua uscita e lo abbracciai stringendomi a lui.
“Grazie, è stupenda. Ti amo Alex. Ma adesso .. è il tuo turno..quindi.. Buon Natale” e così dicendo gli diedi il mio regalo; gli poggiai un braccio sulle spalle e osservai, nei minimi dettagli la sua espressione, mentre lo scartava.
Era emozionato, come me poco prima.
Bellissimo.
Una visione senza pari, sembrava un cucciolotto tenero da coccolare, semplicemente, nonostante trasmettesse una sensualità incredibile.. era sexy anche compiendo l'azione più semplice del mondo.. ma aveva un'espressione talmente dolce, che l'avrei strapazzato di coccole e di baci.
Quando aprì il pacchetto, rimasi piacevolmente colpita dalla sua reazione: gli si illuminarono gli occhi e li vidi lucidi, sorrisi con il cuore.
Lo vidi inclinare la testa per ammirane i dettagli.
“Dammi, te lo allaccio” Tolse il bracciale dalla scatola e me lo porse insieme al suo polso sinistro; lo allacciai e lo vidi scrutare il bracciale sul polso.
“E' stupendo, Sam”
“Sono felice che ti piaccia, quando l'ho visto ho pensato subito a te”
“Hai dei gusti eccelsi..”
“Lo so” non feci quasi in tempo a finire la frase, che mi prese il viso tra le mani e mi diede un dolcissimo bacio, carico di amore, dolcezza, tenerezza e passione.
“Buon Natale stellina”
“Buon Natale amore mio”
Ormai ero partita per la tangente..
Alex riusciva a tirar fuori tutta la mia dolcezza più recondita e le parole che pensavo di non essere più in grado di pronunciare.
Dio, ero morta e mi trovavo in Paradiso? Un Natale in Paradiso, era veramente possibile?
No, era la mia realtà, meglio dell'immaginazione e meglio di un sogno.
Non avevo mai amato la realtà come in quel momento.
- Potrò sembrare sdolcinata, ma non me ne frega niente.
Quella era la pace dei sensi, quello che una ragazza immagina di vivere per una volta nella vita e che magari non accade mai.. Invece lo stavo vivendo veramente, secondo per secondo, minuto per minuto, attimo per attimo.
Non desideravo altro e avrei messo la firma ovunque, venduto l'anima al diavolo o regalato il sangue ad una setta di vampiri pur di fermare quel momento per sempre.
Le emozioni riempivano ogni millimetro del mio cuore, la felicità scorreva impetuosa dentro le vene, la gioia danzava nei miei occhi e l'amore capeggiava ovunque nel mio corpo. Non mi ero mai sentita così, né con Steve né con Kyle.-
Era presto da dirsi, forse, ma in quel momento vidi Alex per quello che era veramente:
il mio futuro, il mio sale della vita, la mia esatta metà.
Iniziai a tagliare la verdura per il pinzimonio.
Una portata che sia io che Alex adoravamo; avevo pelato la carota e la stavo tagliando quando lo sentii alle mie spalle.
Un bacio sul collo e le sue mani sui fianchi.
“Sam.. perchè le mie camice, su di te, sono terribilmente sexy e fanno tanto sesso?”
Mollai la carota sul tagliere e mi girai guardandolo in viso.
“ Forse perché sei un pervertito ninfomane?” domandai sorridendo.
“Può essere...” le sue mani risalirono i fianchi e si posarono sui seni.
“Alex, così mi deconcentri...” le sue labbra sul collo.
Lasciai cadere indietro la testa. Brividi ovunque.
Salì con le mani fino a slacciare due bottoni della camicia, una serie di baci e di lievi morsi, tra il collo e l'orecchio, mi mandarono in estasi; poggiai le mani sul suo sedere e lo strinsi, attirandolo verso di me.
Slacciò un altro bottone e infilò la mano sotto il tessuto della camicia, prendendo nel palmo il mio seno.
Gemetti.
Suonò il suo cellulare.
“Alex..”
“Dimmi.. amore”
“Il tuo telefono”
“E' Natale, che aspettino, ho altre cose più importanti da fare..”
Non ero mai mai stata più d'accordo con lui.. e se fossero stati i suoi genitori? No, non mi sarei mai presa questa responsabilità..
“Tesoro, è Natale, abbiamo tutto il giorno..”
“Uhmmmm.. e va bene, ma ad una condizione..”
“Quale?”
“Dopo sei tutta mia, spegniamo i telefoni e ti fai togliere la mia camicia..” disse sensuale mentre con il pollice giocherellava sul capezzolo.
“Affare fatto..e poi devo fare un discorsino ad Alex Junior se non ricordo male..” risposi sulle sue labbra, lasciandogli un bacio.
“Dimmi come faccio a staccarmi se fai cosi?..”
“Senti chi parla..comunque... Telefono” e indicai, sorridendo, il suo cellulare che squillava.
Alzò gli occhi al cielo, mi diede un bacio e raggiunse il cellulare.
“Pronto” disse sorridendo.
“Ah ciao...” lo vidi incupirsi e si avviò in un' altra stanza.
Chi era che faceva questo effetto al mio Alex?
Chi diamine era al telefono, che riusciva a cambiargli l'umore? Cazzo. Non oggi. I suoi genitori?
Ricordo ancora quando ne aveva parlato al ristorante, si era intristito..
Finii di tagliare la carota, sistemai le poche stoviglie usate e suonò il mio cellulare. Kyle.
“Pronto e Buon Natale” dissi anticipandolo.
“Buon Natale a te principessa! ” rispose con tono felice.
Quel ragazzo aveva un tempismo incredibile, sovrannaturale direi.
“Che hai fatto di bello?”
“A parte scartare regali delle fan con gli altri? Niente di che, pranzo tutti insieme in hotel”
“Mi spiace che non siate qui..”
“Anche a noi” e in quel momento sentii fischi e parole in sottofondo.
“Principessa..abbiamo un pensiero per te..”
“Eh? Come abbiamo?”e in quel momento sentii cantare una stupenda versione di So this is Cristmas con il mio nome tra le parole.. Un live telefonico, una canzone tutta per me; adoravo quei ragazzi e adoravo Kyle, insieme riuscivano a farmi sempre sentire parte di loro, nonostante fossimo a mille miglia di distanza e in continenti diversi. Mi commossi.
“Oddio, siete dei pazzi. Vi voglio un sacco di bene.. mi mancate tutti tantissimo..”
“Anche tu Sammy, non vediamo l'ora di tornare a New York..” proferì Kyle.
“Sapete qualcosa? Hai una data?” chiesi speranzosa, avevo voglia di rivederlo.
“Non ancora, continuano ad inserire date sopra date. Il disco è primo in classifica.. pensa che lavoreremo anche la notte di capodanno!”
“ Mi dispiace, ma conoscendovi so che vi divertite comunque.. Domani vado a pranzo da Tommy!”
“Allora ti divertirai un mondo e mangerai benissimo. Tommy è fantastico in cucina..”
“Bene! Mi raccomando Kyle non strafare e fai il bravo..”
“Sempre e tu?”
“Sempre, è ovvio” risi e lui rise con me
“ Da quando sono qui, sono quasi un esempio di buona condotta”
“Immagino..”
“Che vorresti dire?”
“Niente, niente..” sghignazzò.
“Aspetta che ci vediamo e te le faccio pagare tutte” dissi ironica.
“Certo e io non vedo l'ora”
“L'hai ricevuto il mio regalo?”
“Mmm no. Che mi hai mandato?”
“Se te lo dico non è una sorpresa. Sei sempre la solita, principessa.”
“Uffy”
“Vedrai che arriverà nei prossimi giorni”
“Appena arriva ti chiamo”
“Ci conto.. ti fanno ancora tanti auguri gli altri.. scusa, ma ora dobbiamo andare..”
“Tranquillo, ci sentiamo presto. Un bacio..”
“Anche a te piccola” e così dicendo interruppe la comunicazione.
“Stavi parlando con qualcuno Sam?”
“Oh eccoti, tutto bene?..Ehm si.. i soliti auguri..”
“Si, tutto ok. Vuoi una mano?” Mi sembrava triste, non era come prima che rispondesse al telefono.. ma se non voleva parlarne, non gli avrei fatto domande.
“Si, grazie. Tu controlla il forno, io vado a darmi una sciacquata..”
Lo oltrepassai, poi mi fermai e tornai sui miei passi, era girato di schiena e lo abbracciai, poggiando la guancia sulla sua schiena; cinse le mie braccia con le sue.
Restammo per un po' così, in silenzio.
Un abbraccio a volte valeva più di mille parole.
Mi allontanai e appena arrivai alla porta sentii “Sam..”
Piegai leggermente la testa indietro e lo guardai “Dimmi”
“Grazie”. Gli feci l'occhiolino “Di niente” e andai in bagno.
Bastava veramente poco vedere il sorriso sul viso del proprio ragazzo.
Bastava veramente poco alleggerire i pensieri della persona amata.
Bastava veramente poco per sentirsi una parte di qualcuno.
“Io sono pieno” disse Alex toccandosi la pancia,
“A chi lo dici..quindi niente dolce?” Mi alzai in piedi e iniziai a impilare i piatti sul tavolo, così da liberarlo.
“Ti do una mano” e così dicendo si alzò anche lui.
Nel giro di una ventina di minuti sistemammo tavolo e cucina, la lavastoviglie fece tutto il resto.
Appoggiai l'asciugamano e mi girai a guardarlo, era girato di spalle, con la schiena dritta e il braccio piegato, stava sorseggiando il caffè; la maglietta gli aderiva perfettamente alla schiena e il bicipite, fasciato dal tessuto, s'intravvedeva alla perfezione.
Mi morsi il labbro, avevo voglia di lui.
Mi avvicinai posandogli le mani sui fianchi, per poi farle scivolare e risalire fino ai suoi addominali; inspirai e saturai i polmoni del suo profumo.
“Alex.. voglio portarti in un posto..”
“Adesso? Sam, non mi va di uscire” Sorrisi sulla sua schiena e vi lasciai un lieve bacio.
“Oh, non ti preoccupare, non ti dovrai muovere da qui” dissi maliziosamente al suo orecchio, alzandomi sulle punte dei piedi.
Si girò tra le mie braccia, poggiò le mani sui miei fianchi e inchinando lievemente la testa parlò sulle mie labbra.
“Dove mi vuoi portare stellina?”
“In un posto..” infilai due dita nei suoi jeans e le feci scorrere fino ad arrivare al bottone
“Dove..” slacciai i bottoni.
“Mi porti sempre tu.. senza saperlo” Baciai le sue labbra e con le dita percorsi la stoffa degli slip fino a fermarmi sul lieve rigonfiamento, per poi iniziare ad accarezzarlo.
“Mmmm mi piace questo posto” rispose con sorriso malizioso con voce appena più bassa.
“Poi ti dirò come si chiama..” lasciai un bacio sul collo
”Adesso scusa ma..” un altro bacio
“.. Alex junior..” un morso appena accennato
“..Mi attende” e così dicendo scesi fino all'ultimo lembo di pelle scoperto e iniziai a lasciare piccoli baci, sentivo la sua reazione crescere sotto mia mano; mordicchiai appena la stoffa e sentii un gemito.
Alex Junior si era elevato in tutto il suo splendore, facendo capolino dall'elastico degli slip; con le mani lo liberai dal tessuto superfluo e lo ammirai.
Un'erezione perfetta e di sublime bellezza.
Non riuscii a trattenermi oltre, la voglia era palese e ogni secondo aumentava d'intensità, incontenibile e violenta, si agitava nelle mie carni elettrizzandomi e inondandomi di eccitazione.
Lo afferrai delicatamente e iniziai ad accarezzarlo, baciarlo e leccarlo, in tutta la sua virilità, infine lo lambii con le labbra.
Alex si mosse appena, aggrappandosi e sostenendosi con le mani al bancone, sentivo i suoi respiri farsi veloci e i gemiti sommessi farsi via via più nitidi.
Sentivo il suo corpo vibrare e ad ogni suo sussulto il mio corpo, di rimando, come se fosse collegato al suo, s'infervorava di passione ed eccitazione.
Non mi aveva ancora sfiorato ed ero già con lui in quella terra, Lussurolandia, dove sospiri, calori, gemiti e emozioni forti erano gli indiscussi padroni.
“Sam..” mi posò una mano tra i capelli, alzai lo sguardo.
I suoi occhi erano oceano, limpidi e bagnati, naufraghi di piacere.
Il mio cuore sussultò a quella visione, pulsò fremente dentro il petto quasi a voler disintegrare la cassa toracica.
Alex era emozioni, istinti e passioni.
Alex era la mia ciliegina sulla torta, la mia mela sotto spirito, la mia panna sul cioccolato.
“Vieni.. qui..” e così, ansimando, mi attirò a lui e mi baciò con passione, le sue mani vagarono libere sul mio corpo; le sentii calde e trepidanti sulla schiena e sui fianchi.
Mi sfilò la camicia, slacciò i jeans e la sua mano s'infilò sotto il tessuto del mio intimo; la sua bocca mordicchiava e baciava la pelle del collo, la sua lingua assaggiava ogni centimetro della mia pelle e la sua erezione pulsava appoggiata alla mia pelle.
Si tirò dritto in piedi, tolse il mio reggiseno, sfilai la sua maglia e mi appoggiai con i seni al suo petto, era bollente; ci baciammo con ardore.
I nostri corpi si chiamavano, si cercavano e si strusciavano colti da un'infuocata passione.
Sfilò i miei jeans e gli slip, mi prese per i fianchi, mi alzò facendomi sedere sul bancone della cucina e iniziò a baciare, lambire e stringere i seni.
Mi persi nei suoi gesti, nei suoi baci, nei suoi morsi e sotto le sue mani: ansimai e gemetti.
Alzò la testa, lasciando con la sua bocca il seno, e avvicinandosi alle mie labbra sussurrò un dolcissimo “Ti amo, Sam”. Sorrisi con il cuore, mi baciò delicatamente.
“Anch'io Alex..”
Tornò con la bocca a lambire il collo, scese sui seni, sulla pancia, le sue labbra e la lingua giocarono con l'ombelico, le sue mani percorsero le mie cosce con ardore; scese ancora e si fermò nel punto in cui risiedeva il mio piacere.
Gemetti.
La sua bocca e la lingua lambirono le mie carni, facendomi sciogliere e ansimare.
Appoggiai la schiena sullo spigolo del bancone e mi lasciai andare al languore che saliva impetuoso.
Le mie mani affondarono nei suoi capelli e le dita strinsero le sue ciocche;
ansimavo e gemevo.
Vagavo per Lussurolandia in balia del piacere.
“Alex..” sussurrai con voce bassissima e intrisa di piacere
“Mmmmm”
“Ti..” un gemito “..Voglio..”
Si raddrizzò, sfilò delicatamente le dita e con la bocca abbandonò la mia intimità; con le mani sui miei glutei mi attirò a sé, sentii la sua erezione sfregare sulla mia carne, ma fu solo per un breve attimo, entrò con una spinta.
Il fiato si bloccò in gola e ne uscì, dopo poco, con un notevole gemito che s'incontrò a mezz'aria con il suo..
Lo circondai con le gambe, per sentirlo più vicino, per sentirlo maggiormente parte di me; i nostri corpi incastrati, uniti come pezzi di un puzzle, come due mattoncini di lego.
La sua mano stringeva un seno, l'altra mi teneva per il fianco, mentre le mie affondavano tra i suoi capelli, le bocche danzavano insieme alle lingue al ritmo dei nostri corpi e la stanza si riempì di ansimi e sospiri.
Il mio corpo godeva di piacere e ogni singola cellula si rotolava in quella sublime sensazione di appagamento e soddisfazione.
Avevo sempre pensato che il sesso, se fatto bene, era qualcosa di appagante e bello ma fare l'amore con la persona che si amava era semplicemente divino, un qualcosa di nettamente superiore, beatitudine dei sensi, tripudio per la mente, estasi del cuore e godimento infinito delle membra.
L'orgasmo ci colpì in pieno, nello stesso istante, come un uragano, violento e intenso.
Spasmi e gemiti, umori e sapori, anima e corpo e noi due avvinghiati ansimanti.
“Stellina, stai dormendo?”
“Non ancora” risposi bassa, ero nella fase di veglia.
“Volevo chiederti una cosa..”
“Dimmi tesoro” e mi girai verso di lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Come si chiama il posto dove mi hai portato pomeriggio?” lo sentii sorridere sulla mia fronte, prima che mi lasciasse un tenerissimo bacio.
“Lussurolandia” risposi tranquilla e felice della sua domanda.
“Lussurolandia? Ma..” lo interruppi
“So che non esiste, l'ho coniato io.. per me è la zona di confine, una sottospecie di Terra di Mezzo che apre direttamente i cancelli al Paradiso” lasciai un innocente bacio sul suo collo.
“Mi piace..” Sorrise, lo capii dal tono della sua voce.
“Adesso ne fai parte..così come fai parte della mia realtà e del mio piccolo mondo. Ti amo Alex”
Sentii la sua mano posarsi sulla guancia, lasciarmi una carezza e adagiarsi tra il collo e la mascella; si mosse appena e sfiorò con le sue labbra le mie, depose un dolcissimo bacio e sussurrò “Grazie” una semplice parola, ma unita all'emozione della sua voce mi fece battere forte il cuore.
“Ti amo piccola mia”.
Sorrisi sulle sue labbra, le baciai teneramente, poi lo abbracciai con il braccio sinistro e mi sistemai accanto a lui.
“Buonanotte tesoro mio”
“Notte stellina”
Morfeo ci abbracciò e ci portò con lui, nella sua terra di sogni fantastici, felici e leggeri.
Angolino autrice:Non ho voluto scrivere altro, in questo capitolo, che non fosse il loro giorno di Natale.
Un po' perché lo devo sia ad Alex che a Sam; li ho fatti prendere a testate e li ho fatti sclerare per un bel po' di tempo e quindi, adesso, dovevo ad entrambi un piccolo angolo di paradiso.. E poi un po' lo dovevo anche a voi, che mi avete sopportato fino a questo momento, ma soprattutto perchè dalle vostre recensioni, ho capito quanto vi piacciano insieme e quanto li adoriate nei loro momenti di dolcezza e passione.. Eh si .. secondo me, l'amore e la passione camminano e saltellano a braccetto, insieme, per Lussurolandia e non solo...
Spero solo di aver fatto un buon lavoro ;) Anche perché questa settimana, e soprattutto nel week-end, il mio cervello oltre a vagare per Lussurolandia, grazie ad una foto, comparsa per caso, di Alex completamente nudo.. (e qui vi posso assicurare, che ho sbavato sulla tastiera come poche persone possono fare).. mi si è completamente fottuto il cervello, e fare statistiche e relazionarsi con i clienti, immaginando Alex nudo, magari seduto sulla scrivania.. non è bello.. oddio, è una figata, ma non al lavoro XD Fuori come un balcone? Di più! ma va bene lo stesso ^^
Colgo l'occasione per linkarvi il mio account FB, dove spesso e volentieri, posto spoiler e spezzoni del capitolo, in anticipo, e i miei vari scritti ,ma soprattutto i deliri di una squilibrata. Scrivo parecchio, lo so, ma mica dovete leggere tutto! :D se volete aggiungermi, comunque, ne sarei felice.
Ringrazio in particolar modo Momi87 e Liven per le nottate in chat e le chiacchierate notturne, nonché per i deliri e le immagini Lussuriose. Grazie ragazze, senza di voi, scrivere sarebbe come vivere realmente.. siete meravigliose :)
Un ringraziamento particolare va a momi87, SYLPHIDE88, sister82, liven, angio, Day_Dreamer, Princesa18, rodney, fedoliin ed Elienne, per aver recensito lo scorso capitolo; grazie, siete fantastiche, riuscite a farmi sentire una scrittice migliore.. la mia mediocrità non vi ringrazierà mai abbastanza.
Dopo i ringraziamenti generali troverete un personale suggerimento per alcune ff, che adoro per millemila motivi, e che consiglio vivamente (leggete sempre trama, rating e genere, mi raccomando) e un piccolo spazio pubblicitario personale.
Ringrazio, qui sotto, chi segue in silenzio, le new entry e tutti coloro che con la sola presenza, mi rendono fiera e orgogliosa di me stessa, redendo possibile la stesura di questa storia e non solo.. In ordine alfabetico:
__piccola_stella_senza_cielo__
_deny_
_maddy_25
_miss_sophi_
_SunMoon_
13ste
Ale Skywalker
aleda776
alevale
alien77
alina81
angio
Bananarama
bells7791
blair93
bruchi
Carocimi
CarotM
Cherryblue
chiara84
chicchetta
claudina cullen
CostanzaPalma
crazykika
CrisAngels
CullenDipendent
cullina
cussolettapink
Daly
Darklolita
Day_Dreamer
debby 92
Derekkina2
dolce_luna
Eli12
Elienne
ElisynaUchiha
ellesse
ELPOTTER
Emmeti
Erinda
fabyfrank
fatina93
fedoliin
flavia93
franklyn
fs_rm
giody
giunigiu95
gnappafunky
Graine
Iaia33
icesaroni
Iezzy
il phard di biancaneve
ilary92
irek
Itsfederica
jekagnegne
kera
kikina97
LiAgIuZ
liliii3
LittleDia
liven
M Pesca
mar
Marty_15
Mary___02
mattitti
mau07
mcgi86
mdm11
meryj
Miyu
momi87
monicamonicamonica
Moonheart
niny90
orsacchia
paci
PatryLupa
PinkPrincess
pirilla88
Princesa18
revy chan11
rodney
sassa
sassybaby
Selene74
SidRevo
sister82
soso
stefania502
stop_the_time
sweet_marty
SYLPHIDE88
The_WerewolfGirl_97
Trigger Happy
Truelove
veronic90
Veronica91
VYoletLoL
wilma
xsemprenoi
Yukari Hoshina
Dulcis in fundo, colgo l'occasione per consigliare due storie originali che mi piacciono veramente tantissimo:
"Hope" di Elienne: Leggetela, semplice ma di una tenerezza sublime. Elienne ti fa sciogliere tramite gli occhi dei suoi personaggi e allo stesso tempo, riesce a fati incazzare come una mina! Fluida e attenta riesce a coinvolgerti nella storia; diversi i temi trattati e ben descritti. In tutti i capitoli non perde mai di vista il carattere di uno dei personaggi, mantenendoli intatti dall'inizio alla fine. Elienne riesce a coinvolgere il lettore, facendolo credere di essere all'interno della storia ad osservare i personaggi; sa far emozionare e commuovere il lettore. Una storia ricca di sentimenti, capace di fare sciogliere chi legge. E' anche comica alcune volte e sicuramente strapperà risate folli. Un bel connubio per una storia originale e senza trama incasinata.
"Rose" di madichan: E' una storia con una bellissima trama originale, scritta con fluidità e molto ben articolata. I personaggi sono molti e sono tutti dotati di un carattere carismatico e diverso, studiati nel dettaglio e molto interessanti.
I personaggi della storia di medichan si intrecciano con le proprie storie a quelle degli altri, creando un bellissimo quadro di rilevante espressione artistica. Difficilmente ho letto storie come questa, precisa e minuziosa, attenta ai dettagli di ogni singolo personaggio. Una trama particolarmente complessa, che capitolo per capitolo, tiene il lettore incollato al monitor, e lo rende trepidante per l'attesa del prossimo capitolo. Almeno per me è così. Inoltre nei vari temi trattati, compaiono valori, che spesso vengono dimenticati o sorvolati perché banali. Valori importanti per la società odierna e temi delicati, di cui spesso la gente, per paura o ribrezzo non tratta. Insomma "Rose" è un piccolo capolavoro in questo sito, ed è giusto dargli la rilevanza che si merita. Logicamente questo è quello che penso io.
Infine, giusto perchè ,ogni tanto, il mio egocentrismo non ha limiti, il mio piccolo spazio pubblicità:
- Il troppo amore uccide, Too Much Love Will Kill You.: Un colpo di fulmine. Un amore travolgente. Un'amara verità.
Emily e Lucas si amano, di quell'amore unico, quello con la A maiuscola. Ma accadrà qualcosa, un qualcosa cambierà le sorti di quest'amore. Un qualcosa che non passa inosservato, che lascia cicatrici profonde dentro e lividi fuori. Ma che accade, perchè la realtà a volte è anche dura e cruda e malvagia.
Storia scritta per il "Queen Contest", in corsivo le citazioni della canzone:Too Much Love Will Kill You dei grandi Queen. Una One Shot un po' particolare, forse.. se vi va fatemi sapere se vi è piaciuta ;)
- Il bacio della morte. Nuova storia originale romantica / action.
Mi avevano portato via tutto.Quell'attimo non lo scorderò mai. Era una notte buia e gelida, rischiarata dalla diafana neve, che posandosi impetuosa aveva sommerso le strade. Quello che successe in quegli attimi si insidiò prepotente e furioso dentro le mie viscere. Con il cuore deflagrato dal dolore, grondanti ferite aperte, lividi incrostati di odio, occhi spenti e quasi privi di vita, quella notte, giurai vendetta. E non mi sarei fermata finchè non avessi ucciso,uno per uno, tutti quei bastardi...
“Le persone non sono mai come sembrano Chris e credo che tu lo sappia meglio di me. Pericolosa, io? Un pochino, non lo nego.."
“Ann, perché non mi giudichi?” chiese basso ad un soffio dal mio orecchio “Perchè non sono nessuno per farlo. Ognuno fa le proprie scelte..”
Quel ragazzo era stato forgiato da mani divine e plasmato, al contempo, da mani infernali, non poteva essere altrimenti.
Eraun connubio di luce e oscurità, oro e pece, incanto e passione.
..Era un naufragare lento, con la certezza di essere aggrappati a qualcosa ma senza sapere, esattamente, a cosa.
..Ogni essere umano doveva incombere alle proprie. Ad ogni azione compiuta corrispondeva una conseguenza, giusta o sbagliata che fosse. E quando si toccavano i più deboli e gli indifesi, subentravamo noi, visto che la giustizia divina o cittadina, per motivi diversi non interveniva o non compiva il proprio dovere. Giustizia. Giudici e Giustizieri
Alla prossima :)
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Capitolo 21 *** L'alba dell'anno nuovo ***
Le giornate fino a capodanno trascorsero all'insegna della felicità assoluta, Alex era la persona più dolce del mondo,
non avrei mai pensato che dietro a tutto quell'io gigante e narcisista, si potesse nascondere un ragazzo dal cuore d'oro, che raccoglieva in sè millemila colori, come un delicatissimo e splendente swarowsky, con sfaccettature sempre diverse e più belle delle precedenti, che fin'ora aveva mostrato.
Nessuno avrebbe mai pensato che dentro di lui si potesse nascondere un mondo inesplorato, un mondo stupendo,
fatto di piccoli gesti, sorrisi ed emozioni.
“Alex, ti ho chiesto come mi sta il vestito in generale, non ti ho chiesto una radiografia delle tette” dissi appoggiando la mano su un fianco e guardandolo negli occhi.
Sorrise malizioso, si avvicinò, posò le mani sui miei fianchi e si piegò, depose un bacio sulla spalla scoperta e una scia di piccoli baci fino al collo; percorse tutto il profilo della mascella e si fermò sulle labbra.
Sfiorandole rispose “Sei stupenda stellina, ma sai che impazzisco per il tuo seno e che ti preferisco nuda o con la mia camicia” e lambì le mie labbra.
Aveva fascino, sensualità e malizia innati, resistergli era pressoché impossibile.
Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dal suo bacio: lui il vento, io le fronde dell'albero e la melodia dei suoi movimenti, lui il direttore d'orchestra, io l'archetto che muoveva.
Le mani corsero sulla sua schiena e tra i capelli, mi strinse a sé.
Quando mi staccai per riprendere fiato, lo guardai in viso, vidi i suoi bellissimi occhi blu brillare come se avessero luce propria;
c'era desiderio, c'era passione, c'era felicità, c'era amore.
Sorrisi gaia sulle sue labbra
“Alex, se non ti sbrighi a vestirti, va a finire che non usciremo da casa”
“Sarebbe grave?” e si avvicinò ancora alle mie labbra. Misi l'indice sulla sua bocca
“Tenendo conto che i tuoi amici ti aspettano, si.. hai dato la tua parola e hai convinto me. Quindi fila a vestirti che io finisco di prepararmi”
Alzò gli occhi al cielo facendo il verso del bambino imbronciato.
“E va bene”. Alzai un sopracciglio e scoppiò a ridere, qualche millesimo di secondo dopo lo segui a ruota.
“Sam sono pronto” disse dal soggiorno.
“Arrivo subito” stavo finendo di passare il mascara sulle ciglia, mi guardai allo specchio: precisa, non troppo sciatta e non troppo appariscente.
Un tubino nero, decoltè louboutin, la fatina di Alex al collo, capelli lisci e un filo di trucco per dare risalto agli occhi.
Infilai il coprispalle e lo raggiunsi in salotto.
Quando lo vidi mi si mozzò il fiato in gola.
Immobile come una statua greca, leggiadro, era al centro del salotto e guardava verso la finestra, mani in tasca, mento leggermente alzato, mascella tesa e lo sguardo fottutamente sexy; quello sguardo che mi aveva accecata e stesa, quello stesso sguardo capace di far sciogliere, con uno schioppo di dita, l'intero polo nord o il sud, non faceva alcuna differenza.
Una visione dannatamente sublime. Agguantai il cellulare in borsa e gli scattai una foto.
Pantaloni eleganti neri, cintura, camicia bianca stretch, con i primi bottoni slacciati e giacca nera, aperta, tenuta rigorosamente dietro le mani conficcate in tasca.
Un'immagine così l'avrei ricordata fino alla fine dei miei giorni, un sole, un angelo, un Dio.
Il mio Alex.
“Eccomi, scusa” si girò, sorrise e mi fece l'ennesima radiografia.
“Sei uno schianto stellina”
“Senti chi parla..” e mi avvicinai, posando sul divano la borsa, gli sistemai il colletto della camicia e gli lasciai un bacio a fior di labbra
“Posso affermare con certezza di aver finalmente trovato il mio modello preferito e il ragazzo perfetto” dissi sorridendo.
“Avevi dubbi a riguardo?” domanò compiaciuto.
“Riguardo il tuo egocentrismo? No, nessuno, tesoro” sghignazzammo entrambi.
Si girò appena, mi porse il braccio e ci avviammo, cavaliere e dama, verso la porta, i cappotti erano appoggiati sulle sedie del tavolo.
S'infilò un cappotto scuro di media lunghezza e io un cappotto stretto sulla parte superiore, svasato sui fianchi, lungo fino le ginocchia e con spacco posteriore, naturalmente nero, con collo gigante e cintura in vita.
“Tesoro?”
“Dimmi”
“Mi sono dimenticato di dirti che stasera c'è anche Evan” e mi guardò, come se si aspettasse qualche strana reazione.
“Ok, così conosco almeno due dei presenti” risposi alzando le spalle.
“Per la cronaca... stasera ti terrò sott'occhio..” Dirgli di Evan o non dirgli di Evan?
“Anch'io, poco ma sicuro” risposi con il ghigno e proseguii “Patti chiari e amicizia lunga”.
Aggrottò la fronte e si girò a guardarmi con un espressione buffissima.
“Amicizia lunga?”
“Le P non te le tolgo nemmeno adesso che sono la tua ragazza. E' un modo di dire, stupido idiota! ”
“Era un po' che non mi chiamavi così..”
“Perchè non me ne hai dato l'occasione...vediamo.. fino ad adesso ” sorrisi serena.
Scosse la testa sorridendo e continuò a guidare.
Entrammo al Tropical Fantasia, un nuovissimo locale in centro, aperto da una coppia di ex modelli, che avevano lasciato il giro delle sfilate per dedicarsi alla loro passione: cucina con piatti a base di frutta, me l'aveva raccontato Alex. Questi due ragazzi avevano unito la loro passione per la frutta, i colori ed il glamour ad una cucina leggera ma nutriente, piatti colorati, curati nei dettagli e molto particolari impossibili da trovare altrove e con frutta esotica ovunque.
Un'idea interessante e innovativa, senza dubbio.
Appena entrati, il cameriere ci accompagnò al tavolo, dove ad attenderci c'erano gli amici di Alex.
Bruce si alzò di scatto e ci venne incontro, non calcolò minimamente Alex e mi abbracciò, dandomi un bacio sulla guancia.
“Samantha cara, che piacere rivederti, sei incantevole” e mi strizzò l'occhio.
“Bruce caro, lo stesso vale per me, splendido come sempre” e gli lasciai un bacio sulla guancia.
Alex nel frattempo aveva percorso gli ultimi tre passi fino ad arrivare al tavolo, Bruce mi scortò per gli ultimi tre passi e mi sussurrò all'orecchio
“..Ma dimmi cara, è quello che penso io?” In tutta risposta lo guardai e lo illuminai con un sorriso.
Lo vidi emozionarsi al mio posto, era un ragazzo dolcissimo, perspicace e molto empatico, una persona meravigliosa.
Giunti al tavolo ci fermammo, mi venne un colpo quando vidi seduta vicino ad Evan, Latoya.
Evan si alzò, mi venne incontro e mi salutò con un bacio sulla guancia
“Non sapevo ci fossi anche tu, Alex non aveva specificato..” chissà come mai, pensai dentro di me “..fossi tu la persona in più. E' bello rivederti.”
“Lo stesso vale per me”
“Sam” mi chiamò Alex, sorrisi ad Evan e lo raggiunsi.
“Loro sono” indicandoli uno ad uno “Jake, Rob e Christopher, gli altri li conosci” e così dicendo si sfilò il cappotto.
“Piacere di conoscervi” e il coro di “Altrettanto, piacere nostro” partì subito dopo.
Evitando di guardare Latoya, mi slacciai il cappotto, presi quello di Alex appoggiato alla sedia e lo appesi all'attaccapanni poco distante.
“Grazie Sam”,
“Di nulla” e ci sedemmo. Alla mia sinistra Alex, alla mia destra Bruce, di fronte Christopher, Evan, Latoya, Jake e infine vicino ad Alex, Rob.
“Alex, è sempre un piacere rivederti, stupendo come sempre; vedo che la tua amichetta è migliorata, bhè.. i miei complimenti, l'hai portata dal tuo estetista? O dal tuo curatore d'immagine?” poi si girò verso di me “Ciao stronzetta, te lo sei monopolizzato?”
Aspettavo solo che aprisse bocca per risponderle a tono, ma Bruce fu più veloce di me.
“Latoya, non starai iniziando come tuo solito, vero? Alex non te lo da, quindi smettila e lascia in pace la mia Samantha cara”
Sorrisi dell'uscita di Bruce e guardai Alex sorridere.
Schioccai comunque la lingua, appoggiai le braccia sul tavolo, e unii le mani
“Latoya, buonasera anche a te. Mettiamo in chiaro subito le cose: è la notte di capodanno, siamo a cena e credo che tutti siamo qui per passare una bella serata in allegria, quindi, dato che non ti conosco e tu non conosci me, evitiamo di rovinare la serata ai presenti. Poi, se vuoi proprio dirmi qualcosa o se vuoi semplicemente tentare di offendermi, lo puoi fare, magari più tardi, in privato; dovresti aver capito che non mi sottraggo a un possibile e altrettanto inutile dialogo con te, anche se credo che non ci sia proprio niente da dire. Ma sta a te decidere l'andamento della serata. E se sei gelosa della mia vicinanza con Alex, esattamente come l'altra volta, fattene una ragione fin da subito.” Diplomazia prima di tutto.
Inutile dire che il mio breve discorso lasciò la metà dei commensali a bocca aperta, l'altra metà, Alex compreso, sghignazzò e Latoya mi guardò truce.
L'avevo forse presa in contropiede? Peggio per lei, difficilmente qualcuno riusciva a farmi sentire fuori luogo oppure a insultarmi, gratuitamente, per ben due volte consecutive.
“Ok ragazzina” fu la sua risposta, detta a denti stretti, con punte di acidità che rasentavano la vetta del K2.
“Alex, questa ragazza è veramente uno spettacolo straordinario, fossi in te mi riterrei molto fortunato, e se non ..”
Alex lo interruppe e continuò la sua frase
“..Fossi gay, me la sposerei”.
“Ah..ma allora ogni tanto mi ascolti quando parlo” trillo gioioso Bruce e Alex gli rivolse uno dei suoi migliori sorrisi.
“Direi proprio di si, altrimenti non avrei potuto finire la tua frase, e si, lo so, è un dato di fatto” mi fece l'occhiolino, lasciando me, completamente basita e levitante per aria, felice come una Pasqua della sua affermazione.
Vidi Bruce sorridere contento e Evan fissarmi interrogativo. Feci finta di nulla.
Durante la cena parlammo del più e del meno, avevo capito che Bruce stava insieme a Christopher, ed era quasi impossibile non notarlo, erano carinissimi e dolcissimi quando si guardavano o parlavano tra loro; due splendidi ragazzi e una coppia bellissima.
Latoya fissava ed ammiccava continuamente verso Alex, lanciandogli battutine con doppisensi continui.
Mi sa che non aveva capito la sottile affermazione di Alex; a volte la stupidità della gente era considerevolmente noiosa.
Ridemmo e scherzammo, i camerieri continuavano a portare bottiglie di vino e portavano via quelle vuote.
Nonostante il sottile nervoso che puntualmente mi colpiva, ogni volta che Latoya lanciava battutine ad Alex, che lui smorzava o non le calcolava proprio, ero decisamente contenta di essere lì, una bella serata, senza dubbio.
Alex posò la sua mano sul mio ginocchio e lo avvolse, poi risalì fino alla coscia e lo sentii sussurrare all'orecchio
“Stellina” brividi lungo la schiena “Ti stai divertendo?”
“..Si, grazie..” Avevo una voglia di baciarlo che era pazzesca e il suo semplice tocco me l'aveva ricordato, facendomi provare una scarica di calore al basso ventre.
“Alex” lo chiamarono alla sua sinistra, “Scusa” e si girò dalla parte opposta, facendo scivolare via la mano.
Grazie signore, grazie, grazie..tra il vino e la voglia, se non si fosse spostato e avesse continuato a sussurrarmi nell'orecchio, gli avrei preso il viso tra le mani e gli avrei violentato le labbra.
Ero educata e il mio buon galateo, non mi avrebbe mai permesso di fare una cosa del genere a tavola, davanti ad altre persone, soprattutto in un ristorante, ma non avevo ancora tenuto conto del fattore binomio Alex / voglia.
Nel frattempo ripresi la conversazione con Christopher, Bruce ed Evan, appena vidi Alex, con la coda dell'occhio, ritornare composto, mi girai dalla sua parte, posai una mano sulla sua coscia e gli sussurrai sensuale all'orecchio
“E tu, ti stai divertendo?” e feci scorrere la mano verso l'alto fino a raggiungere l'inguine. “Oppure preferivi fare altro?”
Aveva iniziato lui a provocare i miei ormoni ed io non potevo essere da meno.
Lo vidi deglutire.
“Domanda di riserva?” sfiorai appena, con i polpastrelli, Alex Junior, sentii Alex irrigidirsi e voltare la testa verso di me.
Occhi negli occhi, passione, desiderio, voglia.
Eravamo uguali, le stesse sensazioni, gli stessi sentimenti, gli stessi modi di fare.
Amore e perversione, passione e tenerezza.
Si girò appena verso di me e Latoya in quel momento lo chiamò, la ignorò con un gesto della mano e sentii Evan e Christopher dire qualcosa. Ma ero troppo persa nell'universo dei suoi occhi, per dar retta ciò che mi circondava, fuori dal mondo Alex.
“Sam” La sua mano, appoggiata allo schienale della mia sedia, si mosse e risalì lentamente sulla schiena, leggera e delicata, formicolandomi la pelle. Non so cosa vide nei miei occhi, ma vidi i suoi illuminarsi maggiormente e sorridermi dolci e maliziosi allo stesso tempo, lo sentii sussurrare “mia”.
E in quell'attimo, il cuore saltò con un solo balzo in gola e i miei ormoni iniziarono a vorticare impazziti.
“Sammy” qualcuno mi strattonò appena il braccio, mi girai di scatto, ancora ammaliata dagli occhi e dalla parola di Alex, che dovetti sbattere almeno due volte gli occhi, prima di capire che Bruce aveva in mano il mio cellulare che s'illuminava, prima ancora di sentire la suoneria trillare.
Qualcuno mi stava chiamando, chi diavolo poteva essere?
Guardai il display John. Presi subito il cellulare dalla mano di Bruce,
“Scusate, è importante” e così dicendo mi avviai verso una zona meno rumorosa.
Appena tornai al tavolo, misi il cellulare in borsa e mi sedetti.
“Tutto bene?” proferì Alex.
“Sempre il cellulare..fammi indovinare, il tuo ragazzo al telefono? Ma lo sa che ti stai facendo ammaliare da un altro?” disse quella stronza di Latoya.
La guardai bieca e risposi con tono arrogante
“Sinceramente il mio ragazzo sa che sono qui e sa anche cosa faccio. E questi, comunque, non sono affari tuoi” poi mi girai verso Alex
“Mi ha chiamato papà per gli auguri” sorrisi contenta. Se la stava ghignando come un ragazzino.
“Sammy, come sta John?” Oh cazzo. Evan!
Vidi Alex girarsi a guardare Evan e poi me
“Com'è che conosci suo padre, Evan?” domandò la tizia simpatica come un cactus nel deretano.
“Si, sono curioso anch'io, come lo conosce Evan?” Alex mi guardò incuriosito.
E adesso? Guardai Evan che aveva alzato entrambi i sopraccigli, avendo capito la boiata che aveva appena sparato.
Verità, che altro potevo dire?
“Ehm..E' semplice, io ed Evan ci conoscevamo già, tutto qui” Vidi Alex girarsi verso il suo collega
“Cosa vuol dire che vi conoscevate già?” diretto al punto.
“Semplice ci conoscevamo già dai tempi in cui, entrambi, abitavamo a Los Angeles”
“Esatto” risposi dando enfasi all'affermazione di Evan.
“Quindi non solo hai conosciuto per caso AJ, anche Evan? Ma che ci troveranno in te..” disse Latoya.
Diplomazia, calma e rispetto, anche se non nego che avrei voluto affondare le mani nella sua gola.
“Semplice, quello che manca a te..” e sorrisi arrogante.
“Poco ma sicuro” ribadì Evan.
Alex si girò a guardarmi, come se si fosse accesa una lampadina nella sua testa e con un falso sorrisino disse
“Quindi l'Evan nominato da Steve immagino sia lui..”
Cazzo! L'avevo detto che era bravo in matematica, a collegare i pezzi del puzzle e persino a fare il punto croce..
Mossi la testa in cenno d'assenso.
Si scrutarono per un breve attimo, tra loro c'era qualcosa, un qualcosa che non riuscivo a definire.
Si sorrisero saccenti e entrambi distolsero lo sguardo.
Esattamente come l'ultima volta che si sono incontrati, ero curiosa, volevo saperne di più..mi feci una nota mentale.
“Ragazzi, un brindisi agli amici ritrovati” trillò Bruce alzando il bicchiere.
Mi aveva salvato un' altra volta da un possibile momento di verità ed imbarazzo.
Alzammo tutti i calici e brindammo, Alex si avvicinò appena e disse basso
“Questa poi me la racconti.. stellina”.
“Certo tesoro” Cos'altro potevo rispondere?
Nell'intermezzo tra i primi ed i secondi, ci alzammo tutti dal tavolo e andammo a prenderci un drink al bancone, nella zona “Playa”.
Un' area del locale carinissima, arredata come se fosse una foresta tropicale, con tavolini e sedie in bambù, vele in cotone bianco, un immenso bancone del bar, anch'esso in bambù e coperto da foglie, una pista da ballo e angolini per appartarsi a dirscorrere.
Alex mi sembrava tranquillo, come al solito, scherzava, rideva e immancabilmente colpiva qualcuno con le sue battutine.
Era bellissimo e la maggior parte delle donne presenti, lanciavano sguardi a dir poco bollenti e piccanti nella sua direzione.
Ero gelosa, inutile dirlo, vedevo bava, sguardi perversi e allucinati, ma forte del mio rapporto con lui e forte del fatto che non facesse nulla per farmi arrabbiare o ingelosire, ero tranquilla, spensierata e felice. Alex era tutto mio, solamente mio; sorrisi a questo pensiero.
Sentii un braccio avvolgermi la vita e due caldissime labbra poggiarsi sulla mia guancia delicatamente, avrei riconosciuto tra milioni di persone quel profumo, fresco e sensuale, che mi inebriava i sensi.
“Che succede?”
“Qualcuno sta osservando troppo la mia stellina” e così dicendo mi strinse a sè, posando le sue labbra sulle mie.
A breve si sarebbero aperti i mari e spalancati gli oceani.
Me ne fregai altamente di tutti e portai le braccia intorno al suo collo, la sua mano si posò alla base della mia nuca e ci perdemmo in un meraviglioso bacio, che di casto non aveva proprio nulla. Era passione, voglia, foga, necessità.
Intorno a noi, calarono i discorsi, fino a ridursi a dei semplici sussurri.
Un urletto acuto subito zittito e noi due, presi dal turbine di quel bacio, ignorammo per un attimo tutto quello che ci circondava.
Dolcezza e desiderio si fusero con passione e necessità, era un'esplosione di colore, fuochi d'artificio, un'intensa supernova.
Ogni volta era un big bang, nuovo, diverso, potente e incredibilmente bruciante.
Infilai la mano nei suoi capelli, mi mancava il respiro, riusciva a privarmi dell'aria ma la sostituiva con il suo sapore, con la sua essenza, non sentivo la necessità di respirare.
Mi stava infiammando completamente i sensi, languore al basso ventre e ormoni impazziti ed eccitati stavano intorpidendo la mente e il corpo.
Lo desideravo, volevo sentire il calore, le linee, la morbidezza della sua pelle; il desiderio aveva raggiunto picchi assurdi e io stavo lentamente perdendo il controllo.
Si staccò e parlò sulle mie labbra, incatenando i nostri occhi. Oceano immenso e altipiano erboso.
Seducente ed emozionato “Sei soltanto Mia, adesso dovrebbero averlo capito..”
Sorrisi anch'io, piena di emozione e felicità, e maliziosa risposi
“Era ora..però adesso smettila di provocare i miei istinti o ti salto addosso..”
“Bhè..perchè no?”
“Alex..”
“Ok, ho capito..ma sappi che ci sto facendo un pensierino dall'inizio della cena..”
“Come se non l'avessi notato..” E ci mettemmo a ridere, persi nel nostro piccolo universo.
Ritornammo ben presto alla realtà, soprattutto, disturbati da una voce stridula e petulante.
“Cos'è questa storia AJ? Da quando moccoli qualcuno in pubblico? Dio ma che ti ha fatto quella?”
Chi poteva essere se non Latoya? Era proprio una stupida oca.
Alex si mise al mio fianco e, con un braccio intorno alle mie spalle, le rispose con un ghigno superbo stampato sulle labbra
“A volte mi chiedo se ci sei o se ci fai, Latoya. Punto primo io non moccolo, seconda cosa, visto che non comprendi i discorsi tra le righe né le mie azioni, te lo dico chiaro e tondo: Sam è la mia donna.”
Donna? Pensavo avrebbe detto ragazza; anche se sinceramente non pensavo proprio potesse mai uscire con una frase del genere.
Capriole, ruote e ribaltate del cuore.
“Quindi adesso che ne sei al corrente, vedi di non farmela incazzare con le tue uscite senza ritorno.” Secco, serio e con un tono che non ammetteva repliche.
“Io lo sapevo! Siete troppo belli insieme..Sono felicissimo per voi. Finalmente hai trovato qualcuno che ti ha ingabbiato il cuore, mio caro. E lei è perfetta per te. Mi piace. Wow!” L'enfasi di Bruce non aveva confini. Era proprio adorabile quel ragazzo.
Latoya contrasse la mascella, i suoi occhi sembrava volessero esplodere da un momento all'altro, non disse nulla, girò sui tacchi e tornò al tavolo. Evan sorrise e battè una mano sulla spalla di Alex, per poi avviarsi anch'esso al tavolo; Christopher sorrise e prendendo per mano Bruce sì incamminarono dietro gli altri e noi li seguimmo insime gli altri due ragazzi.
“Mi hai sorpreso Alex”
“Perchè?”
“Non pensavo glielo sbattessi in faccia così..”
“Oh non preoccuparti, tra pochi minuti tornerà stronza come prima, stellina” Lasciò un bacio sulla mia tempia e giunti al tavolo ci sedemmo.
Questa versione di Alex mi piaceva, parecchio anche; manteneva la sua sfrontatezza, la sua stronzaggine, l'arroganza, e tutto ciò che lo aveva sempre contraddistinto tra mille, ma allo stesso modo lasciava trasparire la sua parte migliore, dolcezza, gentilezza, attenzioni, attaccamento e tutto quello che aveva dentro di buono e meraviglioso.
Una versione di lui molto più complessa e d'incantevole bellezza, era impossibile non amarlo.
Era un quadro perfetto, pregiato e di eccellente valore artistico e monetario, unico e divino, quasi dipinto da entità superiore
o trasportato su tela da una magia ancestrale.
Ero fiera di lui, orgogliosa di essergli vicino e di averlo al mio fianco.
Finita la cena, ci trasferimmo nella zona “Playa” per il proseguimento della serata; le note musicali avevano appena iniziato a librarsi nell'aria, come onde in mezzo al mare, venivano sbattute e rimbalzate sulle pareti, riempiendo e inondando la sala di suoni.
Eravamo tutti un po' brilli, tra il vino, gli amari e i cocktail, avevamo sempre il sorriso sulle labbra e gli occhi esprimevano allegria e gaiezza.
Portarono le bottiglie di Champagne e i bicchieri per il consuetudinario brindisi di mezzanotte, insieme ad vassoio, a due piani, riempito di frutta esotica e con una coppa, al centro del ripiano più alto, piena di miele.
Una golosità incredibile. New York sweet New York.
Alex, Evan e Christopher stapparono le bottiglie al "..tre, due, uno, AUGURI!" Urlato dal Dj, mentre si levarono in contemporanea risate, auguri e tintinnii di bicchieri delle altre persone presenti in sala.
Brindammo anche noi, tra sorrisi, baci e abbracci.
Presi il viso di Alex, seduto accanto a me, e lo baciai con passione, sentii le sue mani sui fianchi e gli morsicai appena il labbro inferiore, mi scostai appena “Buon anno amore mio”
“Buon anno a te, mia splendida stellina”. Un bacio dolce e sincero.
“Forza stellina, la pista ci aspetta” e così dicendo mi porse la mano, l'afferrai, mi attirò a lui e dandomi un bacio mi scortò nel mezzo della pista.
Era tanto che non ballavamo insieme, l'ultima volta l'avevamo fatto alle prove, ma adesso era diverso: potevo lasciarmi andare, non dovevo più trattenermi, potevo stringermi a lui senza che pensasse a chissà cosa, potevo accarezzarlo e fargli scivolare le mani sul corpo senza pensare alle conseguenze dei miei gesti.
Ora potevo vibrare e librarmi con la sua anima, far fluttuare i nostri corpi sulla melodia che ci avvolgeva e trasportava come vele al vento.
Senza nemmeno che ce ne rendessimo conto, i nostri corpi iniziarono a muoversi sulle note di What goes around di Justin Timberlake.
Le luci riflettevano su Alex come stelle cadenti, illuminandolo e rendendolo il paradiso in terra, sembrava facessero parte di lui, niente poteva essere paragonato a quella visione. Niente era così terribilmente fantastico da poter, nemmeno lontanamente, accostarsi a lui, una bellezza struggente, perfetta e impossibile.
Il cuore era talmente pervaso e devastato da emozioni così forti, che gli occhi s'inumidirono di gioia.
Quello che provavo per Alex era come un'estate esplosa nella rigidità dell'inverno, qualcosa di così forte da devastarmi l'anima, il cuore, il corpo e persino la mente di emozioni maledettamente e incredibilmente forti, piene, impossibili da esprimere o da immaginare.
Le sua mano scese sulla coscia sinistra, con l'altra mi strinse a sè e sentii il suo bacino premere contro il mio, iniziai a muovermi sensualmente appoggiata al suo corpo, cercavo il suo contatto, il suo calore, la sua pelle sotto il tessuto leggero dei suoi abiti, superflui.
Poggiai un braccio sulla sua spalla e piegai il polso contro la sua nuca, accarezzandolo, mentre l'altra s'impossessava della sua superba schiena; le sue mani mi afferrarono i fianchi e mi schiacciarono a lui, mi inarcai e scesi lentamente con la schiena parallela al pavimento, risalii lentamente, facendo sfregare le nostre intimità e fermandomi con la fronte appoggiata alla sua.
Sfioramenti leggeri delle labbra.
Petali e sole, rugiada e foglie, velina e cioccolatini.
Occhi incatenati, mani che cercavano contatti sempre più spinti, stringevano, reclamavano e accarezzavano.
Sfiorai il suo orecchio con le labbra, lambii il lobo e scesi sul collo, lenta e delicata, sensuale e passionale; lo sfiorai, lo lambii, lo leccai e lo mordicchiai, tornai all'orecchio, respirai e ripresi il mio viaggio sulla sua guancia, sulla mascella, fino a raggiungere, vogliosa le sue labbra. Le prese tra le sue e si appropriò delle mia bocca, delle labbra e della lingua. La bomba erotica esplose.
Eccitazione e passione s'impossessarono di noi, troppo forti perché soggiogati a lungo, esplosero nei nostri movimenti; fu un attimo, mi prese per mano e mi trascinò con lui, compiendo slalom e evitando ballerini improvvisati, raggiunse un corridoio e mi trascinò dentro una stanza.
“Ma..” mi interruppe subito rimpossessandosi della mia bocca e spingendomi, con il suo corpo, contro la porta chiusa.
Le sue mani vagarono sul mio corpo, s'infilarono sotto il vestito, calde e sensuali e vogliose.
Lo strinsi a me prendendogli i glutei nei palmi, le sue mani carezzarono le cosce e s'infilarono dentro gli slip, gemetti, scese a baciarmi il collo e la clavicola, con la mano raggiunsi il suo sesso e iniziai ad accarezzarlo, lo sentii gemere sulla mia pelle, slacciai alla bene e meglio la sua cintura, il bottone e abbassai la zip; i suoi morsi, la sua lingua in tutta la parte superiore del corpo mi mandarono in estasi.
Afferrai Alex junior e lo lambii con la mano, un morso di Alex sul seno fu più forte degli altri, ansimai
“Ti amo Sam” e così dicendo mi afferrò per i glutei, mi alzò, appoggiandosi contro di me, con una mano spostò un fastidiosissimo lembo di tessuto ed entrò, un solo colpo, preciso e diretto
“A..n..chi..io.. ti..am..o” e ansiamai.
La sua bocca su di me, i suoi capelli tra le dita, e lui ed io uniti in un solo essere.
Alex era la passione fatta in persona, l'erotismo incarnato e lussuria allo stato puro.
“Hey, ma dov'eravate finiti?” chiese Rob guardando Alex mentre Bruce e Christopher scoppiarono a ridere, lanciandosi uno sguardo complice; dentro di me diedi a Rob dell'idiota, dove pensava fossimo andati? A comprare caramelle?
“Sono arrivati i drink una ventina di minuti fa, saranno mezzi sciolti!” disse all'amico.
“Non importa, un momento come quello vale diecimila drink buttati ” rispose Alex, gli strizzò l'occhio e mi trascinò con se sul divanetto di vimini, facendomi sedere sulle sue gambe e circondandomi la vita con un braccio.
Gli passai il drink e presi un pezzo di frutta, lo immersi nel miele e lo morsicai tra le labbra.
Girai gli occhi di un paio di millimetri e vidi i suoi puntarmi maliziosamente
“Se fai così, però, non vale, potrei caricarti in spalla e riportarti di là all'istante..”
Scossi negativamente la testa sorridendo, e con il frutto a mezz'aria mi rifiondai sulle sue labbra, ancora rosse e lievemente gonfie per ibaci e morsi di poco prima.
“Siamo due ninfomani” dissi e ridemmo come due scemi innamorati, non curandoci degli altri.
“Siete due polipi osceni..non ci posso credere”
“Sei solo gelosa Latoya, stesse parole dell'altra volta, cambia un po' il disco o comprati un vocabolario!” esclamai
“Se..se..la solita stronza.” rispose ironica e ghignai compiaciuta.
“Sammy ha ragione e poi guardali, soprattutto guarda Alex, sembra addirittura diverso” proferì Evan rivolgendosi a Latoya.
“Evan ha ragione, forse così sarà meno presuntuoso e meno arrogante, magari più cucciolo durante le sfilate e i servizi. Sai che bello, forse non lo sentiremo più cristonare come un dannato” disse Christopher ghignando e sfidando l'istinto egocentrico e omicida di Alex.
“Se fosse così, Samantha, ti erigerò un monumento gigante” eslamò Jake rivolgendosi a me.
“Ma la volete piantare?” proferì Alex e poi rise.
Era felice, contento, nonostante i suoi amici e colleghi si stessero prendendo gioco di lui, amorevolmente parlando.
“Mah.. io non lo conosco da così tanto, ma Alex resta sempre Alex, quindi, fossi in voi, non salterei di gioia” dissi sghignazzando.
“La mia piccola stronzetta...”
“Suvvia, sai che è così mon amour” così dicendo lasciai un bacio sulla sua tempia.
Ridemmo tutti insieme ed aspettammo l'alba, delirando su tutto e niente, bevendo come spugne e raccontandoci aneddoti divertenti.
Facemmo colazione da Starbucks e poi ognuno si avviò verso i propri letti, sorridendo nell'animo per la divertente e bellissima serata.
L'anno nuovo era iniziato in modo inaspettato ma sereno e pieno di tutto quello che si poteva desiderare per il resto dell'anno.
Nulla mancava all'appello, non un sentimento, non un emozione, non un niente.
C'era tutto ed era soltanto quello che contava.
Io ed Alex all'alba di un nuovo anno.
Angolino autrice: Il capodanno di Alex e Sam, ve lo immaginavate diverso? Magari una cena da soli? Purtroppo no, Alex si era già organizzato con i suoi colleghi e amici, prima che si mettessero insieme e mi è sembrato carino e maturo, da parte di Sam seguire Alex.
Per il resto, ogni giorno, ogni festività, si rendono conto di quanto stiano bene l'uno con l'altro, di quando loro stessi abbiano bisogno dell'altro, di quanto siano uguali e soprattutto di quanto siano terribilmente e inscindibilmente attratti e uniti.
Sono veramente stupendi insieme, non solo per i fuochi d'artificio che scatenano ogni volta, per le emozioni e le tempeste ormonali, ma anche per quanto si sorprendano, emozionandosi, ogni volta, semplicemnte osservando l'altro o notando atteggiamenti od espressioni.
La scena di Sam, in cui vede Alex in sala, è stata un fulmine a ciel sereno, stavo sbavando io mentre me l'immaginavo. ^^
Ad ogni parola che scrivo, ad ogni immagine di Alex, m'innamoro sempre di più di lui e delle sue peculiarità caratteriali, dei suoi piccoli gesti e degli atteggiamenti che ha verso Sam.
E poi, se avete notato, questa volta, ho voluto iniziare il capitolo con un'immagine di testata di Alex, del suoi viso, dei suoi occhi, e soprattutto con quell'espressione sognante che a me fa letteralmente impazzire, come lui del resto... Ma chi mi ha sui contatti di facebook, ormai avrà capito, quanto io sia persa di quel ragazzo, visto e considerato che l'ho postato in intimo, mezzo nudo e a breve lo posterò solo con un asciugamano verticale, che copre Alex Junior. Ok, e dopo i miei deliri, associati a bava e occhi a cuoricini, su Alex, posso andare avanti... XD
...so che ad alcuni di voi non importerà, ma io lo dico lo stesso.. Questa storia ha raggiunto le 100 recensioni, e volevo rigraziare con un inchino, con tanto di cappello, e un immenso GRAZIE, a tutte le persone che hanno avuto la gentilezza e la cura di farmi conoscere i propri pensieri, relativi alla storia ed ai personaggi, al mio modo di scrivere, tutte le persone che mi hanno emozionato con complimenti, le persone che mi hanno fatto sbellicare per i propri commenti..insomma le persone, che più si sono sbattute e mi hanno dedicato parte del loro tempo e del loro "io". GRAZIE! Mi avete donato una gioia e una felicità immensa..sono commossa.
Le recensioni non servono solo per fare complimenti, dire se piace o meno la storia, fanno crescere caratterialmente lo scrittore, lo fanno emozionare, riflettere, pensare, a volte danno consigli o lo correggono, e io, dal mio canto, vedo le aspettative, quali scene vi piacciono, quali sono i vostri personaggi preferiti, ma soprattutto "vedo" e "recepisco" la cosa che mi preme di più, che per me è di fondamentale importannza, se riesco a regalarvi o a donarvi qualcosa..
Quindi grazie per queste 100 recensioni, per alcuni saranno poche, per altre molte, ma per me sono semplicemente stupende! Non conta la quantità, quanto la qualità e devo dire che su questo, non ho niente da dire.. siete meravigliose!
Colgo l'occasione per linkarvi il mio account FB, dove spesso e volentieri, posto spoiler e spezzoni del capitolo, in anticipo, e i miei "vari" scritti, ma soprattutto i deliri di una squilibrata ^^
Un ringraziamento particolare va a: Princesa18, liven (Grazie), sister82, momi87(*.*), franklyn (mi hai emozionato) e Day_Dreamer, più tutte e 16 le persone che hanno recensito, cliccato mi piace e condiviso lo scorso capitolo; grazie, siete fantastiche, riuscite a farmi sentire una scrittice e una persona migliore.. la mia mediocrità non vi ringrazierà mai abbastanza.. grazie di cuore a tutti.
Ringrazio, qui sotto, chi segue in silenzio, le 16 new entry e tutti coloro che con la sola presenza, mi rendono fiera e orgogliosa di me stessa, redendo possibile la stesura di questa storia e non solo.. In ordine alfabetico:
13ste
_deny_
_maddy_25
_miss_sophi_
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Capitolo 22 *** Di Sommi Pensieri & Parole ***
Di
Sommi Pensieri & Parole - Cap. 23 (soundtrack
Cascada- Everytime we touch)
… in un giorno di
pioggia ti ho conosciuta
e il vento dell'ovest rideva
gentile,
in un giorno di pioggia ho
imparato ad amarti,
mi hai preso per mano portandomi
via...
..Ed è in
certi sguardi che si vede l'infinito.
Le giornate volarono via
come rondini in autunno: cadenzate e universali. Nessuno poteva
interrompere il tempo né le leggi di madre natura.
Quando si vive veramente
il tempo passa in un lampo, intere giornate appaiono come minuti e non
c'è niente che si possa fare per fermare questo moto
perpetuo.
Con la mia Sam
avrei voluto fermare il tempo, bloccare gli attimi ed arrestare i
momenti, ma non è stato possibile, sono riuscito solamente a
imprigionare l'intensità di quegli attimi nel mio cuore, ad
immortalare quei momenti nella mia mente ed a riempire l'anima di tutte
quelle emozioni.
Sì, perché l'amore era anche emozione.
Stare con la mia stellina era come trovarsi perennemente sospesi in un
luogo dove non esisteva lo spazio e il tempo; la felicità
che provavo e la gioia erano così forti da sembrare irreali.
Mai, in tutta la mia vita avevo provato queste emozioni
così forti da tenermi a mezz'aria, tra terra e cielo, tra
paradiso e inferno, tra materia e nulla, tra
l'essere e il non essere.
Steve aveva ragione la
volta che la definì come qualcosa che ti graffiava
dentro, ma soprattutto quando disse che lei poteva essere il
tutto o il niente, e se solo ti affezionavi eri
fregato.
Mai sentite parole più vere perché Samantha era
veramente così.
Lei era capace di entrarti dentro, con una semplicità
mostruosa e con un semplice sorriso, era disarmante.
Non riuscivo più
a distinguere il cuore dal corpo e dalla mente.
Ero diventato un essere unico dove sentimenti ed emozioni, carne e
pensieri, si fondevano insieme.
Era questo l'amore? L'amore
di cui tutti parlavano, arrivato così all'improvviso senza
che me ne rendessi conto?
Sì, ne ero sicuro.
Mi aveva investito e travolto, come una tormenta di neve investe uno
sciatore, non l'avevo cercato ed era arrivato.
Imprevedibile come una folata di vento, come un temporale estivo, come
un'eclissi o una cometa.
Era bello, dannatamente
bello.
Non poteva essere
paragonato a nessun sentimento né all'insieme di tutte le
sensazioni provate in una vita, nemmeno allo scoppio di adrenalina,
durante un lancio con il paracadute, poteva minimamente paragonarsi
alla forza devastante dell'amore.
L'amore era vita, era
colore, era qualcosa che mi saturava e struggeva di emozioni, nuove o
rivisitate, amplificate ed elevate all'infinito.
L'amore era purezza.
L'amore era quanto di più vicino esistesse al Cosmo.
Sam era
amore. Sam mi aveva fatto innamorare.
Nessuno, nemmeno io avrei
mai detto che fosse possibile, soprattutto per uno come me amante
degli imprevisti, delle occasioni e di tutto ciò che non
comportasse l'attesa.
Sam, la mia piccoletta, era la mia occasione e il mio stupendo
imprevisto.
L'amore era un dolcissimo e bellissimo imprevisto.
Cazzo, chi l'avrebbe mai
detto!
Non io. Io che non mi aspettavo mai niente dagli
altri, io che ho sempre preso quello che volevo e
che desideravo, io che ho sempre vissuto
sbattendomene di tutti, io che non l'ho mai
cercato alla fine è arrivato.
Ha posato il suo sguardo, il suo calore, il suo tutto, su di
me,
come i raggi del sole si posano sui fiori, come la luna posa la sua
aura sul mare e
come le stelle posano la loro brillantezza nel cielo notturno,
facendolo splendere di sfolgorata bellezza.
L'amore mi ha avvolto nelle
sue ali, mi ha cullato nelle sue emozioni e mi ha cantato la sinfonia
del cuore.
Un diamante grezzo portato allo splendore,
una bocciolo di rosa sbocciato,
una crisalide trasformata in farfalla.
L'amore cambia, trasforma,
plasma, matura ed eleva.
Curioso di scoprirla, di
conoscere quella ragazza che si comportava e si vestiva in modo strano,
che riusciva a sorprendermi come se fosse normale routine,
che mi zittiva o che controbatteva subito, quella ragazzina che mi
teneva testa, sfrontata e incredibilmente curiosa proprio come me.
Sam inaspettata
Sam.
Sbucata dal nulla,
conosciuta e raccolta come un tenero cucciolo in un giorno di pioggia,
è riuscita in pochi mesi a farmi provare una moltitudine di
sensazioni diverse, dalla più semplice a quelle che
rasentavano l'incredibile.
Era partito tutto da una
semplice curiosità, dovuta alla diversità che la
contraddistingueva dalle altre, un gioco perverso su chi avrebbe ceduto
prima, un mini-film da preparare e amicizie in comune. Erano stati mesi
intensi, pieni di emozioni - positive e negative- parole, discorsi,
litigi, prese in giro, sorrisi, risate e gelosie. Istinti.
Sam mi aveva fatto scoprire un sentimento che non pensavo facesse parte
di me: la gelosia. Arrivata come una folata di vento o come qualcosa
d'incontrollabile, tanto che era riuscita a farmi analizzare
una parte di me che non
sapevo nemmeno di avere.
Mark le stava sempre
intorno, con una scusa o con l'altra, tanto che mi sono dovuto sorbire
la loro colazione di primo mattino;
l'arrivo di Steve e quel cazzo del loro balletto improvvisato in mezzo
alla pista, che sembrava tanto il preliminare di un rapporto sessuale.
Che litigata quella sera - e chi se la scorda più - ero
arrabbiato, mi faceva sentire superfluo e con gli altri dava il meglio
di sé mentre con me tirava fuori pochissimo, lo stretto
necessario e forse nemmeno quello.
Ma a qualcosa il mio
discorso era servito, era cambiata, si era rivalutata. Avevo capito che
non era una questione di autostima,
era lei che era strana e particolare.
Per non parlare
del cetriolo Jesse, arrivato subito dopo.
Quello mi ha fatto imbestialire come una tigre strappata alla sua
libertà e rinchiusa in gabbia; quando l'ho vista uscire, con
lui, dalla camera, camminare nel nostro corridoio e passarci vicino,
senza nemmeno accorgesi che ero lì, mi aveva ferito.
Calcare la maschera
dell'indifferenza con Sam è stato terribilmente difficile,
ma
il fastidio era stato più forte di tutto il resto.
Non mi parlava più, non mi guardava più, non
litigavamo più, era come se si fosse allontanata
completamente.
E' vero, ero stato uno stronzo e dovevo correre al riparo
perché lei non sembrava voler tornare sui suoi passi.
Per la seconda volta mi sono chinato e piegato. Dovevo assolutamente
parlarle,chiarire, sentire la sua voce e capire. L'attesi sulla sua
moto - faceva freddo -
ma ero troppo preso dal pensare a cosa dirle per farci caso.
E quando sembrava che le
cose stessero andando meglio? L'arrivo di Nikki e delle sue stronzate,
sommate a quelle di Steve, sul TipoSam mi
sembrò l'avessero allontanata. Non importava che AJ fossi io
e che quello era un caso fortuito del destino, perché,
diciamocela tutta, niente accade per caso e fatto sta che da quel
pomeriggio, Sam e Steve mi sembravano più uniti.
La sera in discoteca abbiamo raggiunto gli apici, le vette
più alte ed inesplorate, tutta sera con lui al bancone tra
risa, sguardi e drink.
Cosa potevo fare?
Era tornata sui suoi passi. Una fucilata in pieno petto sarebbe stata
meno dolorosa.
Senza rendermene conto mi
ero innamorato di lei e mi stava facendo impazzire.
La bionda, mora o castana che fosse, era solo un ripiego per non
fissarla, per non affogare lentamente in un qualcosa che non avevo mai
provato: tristezza, sconforto e delusione, rabbia e nervoso
perché aveva scelto lui, Steve.
Bastava vederli, sembravano fatti l'uno per l'altro.
Dolore, angoscia.
Cosa mi aveva fatto la mia
Sam? Dove mi aveva portato? Perché
succedeva a me?
A me, un forte che niente
toccava né scalfiva.
Un vortice di pensieri m'investì e quando la vidi
allontanarsi la seguii, avevo bisogno di sfogarle addosso quello che
mi aveva permesso di provare,
quello che mi aveva tirato fuori, volevo ferirla come lei aveva fatto
con me, ancora e ancora.
Altra litigata ma ero
troppo furente per comprenderla, per capire qualcosa; era indecifrabile.
Lei feriva me e io lei.
Non riuscivamo a parlare né a comprenderci, ci picchiavamo
verbalmente, ci prendevamo a testate e ci massacravamo a gesti.
Non sapevo che anche quello
fosse amore.
Sam era il mio
dolce tormento. Facevo fatica a starle lontano, era diventata
essenziale per le mie giornate, volevo vederla sorridere o arrabbiarsi
- non importava - l'importante era scorgerla nelle sue espressioni,
buttarsi in quella distesa di erba dei suoi bellissimi occhi, respirare
il suo profumo - dolce e delicato - e ascoltare la sua voce, a volte
melodiosa e altre
tagliente come una lama.
Sam era il bianco e il nero, il sole e la luna, lo yin e lo yang.
Sapevo che se la facevo
arrabbiare voleva dire che infondo, a me, ci teneva.
Quella volta sotto la doccia era veramente arrabbiata e la paura mi
attanagliò completamente: non potevo perderla, non potevo
permettere
che se ne andasse; non volevo ammetterlo nemmeno a me stesso, ma lei,
con i suoi modi era diventata un po' il mio piccolo sole,
che pian piano rischiarava, con luce cristallina, la mia
uggiosità.
Spesso mi comportavo da
idiota ma, per lei, valeva veramente la pena abbattere le quintalate
di orgoglio e abbassare la maschera da indifferente insensibile.
Ci siamo riscoperti molto
simili, entrambi stronzi e capaci di far male a chi ci stava intorno e
tutto per delle semplici supposizioni, per il quale avrei anche potuto
perderla.
Per lei potevo rischiare ma non prima di aver compreso se lei ci
tenesse veramente, se anche lei ricambiava quello che provavo io.
Stupido si, coglione no.
Il nostro giochino era
arrivato a livelli troppo alti, stavo letteralmente scoppiando e mi
stava sfuggendo di mano.
Averla accanto, sopra o sotto, tra le braccia o semplicemente vicino, e
restare lì, sospeso, levitante tra desiderio e voglia di
farla mia e il pensiero che fosse tutto un semplice e stupido gioco.
La paura che per lei fosse
una cosa buttata lì, insignificante e leggera come una piuma
o come l'aria stessa, era qualcosa che mi avvolgeva dentro, che mi
attanagliava in una morsa di sensazioni mai provate, un miscuglio di
timore, rabbia, fastidio e delusione.
Sam con i suoi
comportamenti non si sbilanciava mai, non oltrepassava mai la linea,
era tenace e incredibilmente forte.
Indecifrabile.
Un dolcissimo e stronzissimo Enigma.
Il mio Enigma.
La sentivo fremere sotto il
mio tocco, sotto le mie mani, sentivo e sapevo che mi desiderava
fisicamente, eravamo indiscutibilmente attratti l'uno dall'altra.
Ma con lei non mi bastava, la volevo totalmente e intensamente.
La mia Sam.
Abbiamo sempre provato le
stesse sensazioni, gli stessi sentimenti, vivevamo l'uno sul sorriso
dell'altro, gioivamo l'uno per l'altro, ballavamo l'uno accanto
all'altro, eravamo già così uniti senza che ce ne
rendessimo conto.
Due teste calde, due
caratteri forti, due persone distinte, due cervelli, due corpi e due
cuori, che adesso vivevano in simbiosi, che battevano l'uno per l'altro,
che pensavano all'altro, che amavano l'altro; da due mondi diversi,
seppur uguali, ne era nato uno nuovo, più grande, unico e
bellissimo, che racchiudeva entrambi come se fossimo una persona sola.
Uniti. L'amore ci aveva
trovato, abbracciato e unito.
Non avrei mai pensato che
potesse succedere ed invece, eccomi qui, con la mia splendente stellina
tra le braccia addormentata.
Ogni suo abbraccio, ogni
suo bacio, sorriso, parola, carezza mi fa sentire su un cielo
altissimo, in un'altra dimensione.
Tre metri sopra il cielo sono banali, sette un po' meno, nove
già si inizia a ragionare, ma non bastano.
Quello che mi dà e quello che mi fa provare è
qualcosa di
indescrivibile e unico, di cui sarà impossibile fare a meno.
Quando si arriva tanto in alto è possibile ancora salire?
Oltre il cielo, oltre la terra, nello spazio, nelle galassie e ancora
più su.
E' una continua salita, non
c'è staticità; ci sono solo voli elevati,
volteggi leggiadri e picchiate del cuore, che poi sia questo mondo,
quell'altro, l'universo o il mistico, non ha importanza.
Lei è la mia
realtà, il mio presente e non c'è niente di
astratto; adesso ci siamo noi.
Totalmente.
Noi.
Indiscutibilmente.
Noi.
Assolutamente.
Noi
Infinitamente.
Noi
Aprire gli occhi e vedere i
suoi smeraldi fissarmi, svegliarsi con il sapore dei suoi baci, sotto
le sue carezze o, semplicemente,
svegliarsi al suo fianco è delizioso, una meraviglia per il
cuore, per gli occhi, il corpo e la mente.
Volteggi dell'anima.
La sua passione
è qualcosa che mi fa ardere dentro, mi fa sciogliere come un
burro fuso o come un marshmallow sul fuoco,
sa come prendermi, sa come farmi impazzire, sa come toccarmi e farmi
godere.
Sam è dolcezza e
tenerezza, passione e sensualità, malizia e perversione,
è un'onda anomala in mezzo al mare, un mulinello
che toglie il fiato.
Con la mia fata, per la
prima volta ho fatto l'amore.
Avevo sempre vissuto il
sesso come atto fine a se stesso, appagamento della carne, piacere per
il corpo, sfogo per gli istinti, ma con lei era diverso.
Era molto di più.
Passione che bruciava le
membra, viaggi vertiginosi e mozzafiato nelle terre della sua - ormai
nostra - Lussurolandia, desiderio perenne e
incessante,
emozioni che esplodevano in ogni singola cellula e piacere infinito.
E fare l'amore
con lei, era quanto di più profondo ci fosse; le nostre
anime danzavano insieme, si aggrovigliavano e si sperdevano nella
beatitudine,
diventando un tutt'uno.
Fare l'amore con Sam era come essere lanciati
nell'Empireo, e se mi voltavo, da lassù, potevo solo
constatare che fin'ora avevo vissuto in basso, sotto terra,
nell'inferno delle carni e nella deviazione più animalesca
del sesso e del piacere.
Era strano rendersi conto
di quanto tutto apparisse diverso, di quanto fossero sbagliati alcuni
miei punti di vista o azioni.
Ed è stata
proprio la mia stellina ad avermi aperto gli occhi, ad aver liberato i
pensieri, le emozioni, i desideri ma soprattutto il cuore.
“Alex”
“Dimmi
stellina”
“Tutto bene? Stai
male?”
“Sto benissimo,
non preoccuparti, non trovavo la posizione. Dormi tranquilla”
e così dicendo le accarezzai il viso, posai le labbra sulla
sua tempia,
lasciai un dolcissimo bacio e l'attirai a me, abbracciandola per
sentirla ancora più vicino, per respirare il suo profumo e
perdermi nei suoi respiri.
Perché addormentarsi per poter sognare, quando esiste una
persona in grado di farmi sognare ad occhi aperti?
L'amore era anima e cuore.
L'amore, per me, era Sam,
la mia Sam.
“Ti
invito al viaggio, in quel paese che ti assomiglia tanto,
i soli languidi dei suoi celi
annebbiati
hanno per il mio spirito l'incanto
dei tuoi occhi
quando brillano offuscati
Laggiù tutto
è ordine e bellezza, calma e voluttà.
Il mondo s'addormenta in una calda
luce
di giacinto e d'oro
Dormono pigramente i vascelli
vagabondi
arrivati da ogni confine per
soddisfare i tuoi desideri”
“Le matin
j'écoutais
les sons du jardin
a langage des parfumes
des fleurs”
Angolino
Autrice: Se devo
essere sincera, mi sono emozionata a scrivere questo capitolo, sul
serio. E' stato scritto di getto, con impeto, le parole si sono formate
autonomamente e io non ho fatto altro che scriverle.. Alex <3..
Pensavo che gli scorsi capitoli fossero dolci, ma questo è
decisamente di più, molto di più, di tutto. Spero
vi sia piaciuto :)
Molti di voi non capivano i comportamenti di Alex; alcuni di voi
volevano prenderlo a testate, altri tirargli un bagnoschiuma da due Kg,
altri ancora padellate, alcuni l'avrebbero strozzato o crocifisso
persino con le forchette di plastica.. PRIMA.. Ma adesso? Immaginavate
che Alex aveva soltanto paura? E tutte le sue
azioni erano il riflesso a quelle di Sam? L'ho detto io che Alex ci
avrebbe colpito come un meteorite ;) Stupendo.
Con questo capitolo, abbiamo appreso i suoi pensieri degli ultimi mesi,
da quando, praticamente, ha conosciuto Sam ed hanno iniziato a viversi,
veramente. Alex è cresciuto interiormente, ha percorso la
sua strada e continuato a camminare, non si è tirato
indietro ed ha colto quell'imprevisto, quel qualcosa, che in modo
disarmante e con una semplicità mostruosa, l'ha graffiato
dentro. Ha aperto la sua porta, ha voltato l'angolo e puff,
ha colto la sua occasione. Sam.
Inaspettatamente Sam. Quanto scritto in questo
capitolo, si ricollega direttamente al capitolo 9 "RAIN"-
Alex Pov: Alex è crescito, è cambiato,
è maturato e ha riflettuto, parecchi direi! Ci ha raccontato
i suoi timori, le sue paure, le sue incazzature ma soprattutto, ci ha
raccontato, cos'è l'amore, adesso, per lui e come vede,
grazie all'amore mai cercato. Si, l'amore cambia.
Colgo l'occasione per
linkarvi il mio account FB, dove spesso e
volentieri, posto spoiler e spezzoni del capitolo, in anticipo, e i
miei "vari" scritti ma
soprattutto i deliri di una squilibrata. Se voleste aggiungermi, mi
farebbe piacere.
Un ringraziamento
particolare va a:ElisinaUchiha,
BlackParadise, liven, siter82,
queenbee, vera 1982, Princesa18, baby2080, momi87,
anto_92, rodney e franklyn (Grazie *.*) e
le persone che hanno cliccato mi piace e
condiviso lo scorso capitolo; grazie, siete fantastiche, riuscite a
farmi sentire una scrittice e una persona migliore.. la mia
mediocrità non vi ringrazierà mai abbastanza..
grazie di cuore a tutti ;)
Ringrazio, qui
sotto, chi segue in silenzio, le 37 new entry e
tutti coloro che con la sola presenza, mi rendono fiera e orgogliosa di
me stessa, redendo possibile la stesura di questa storia e non solo..
In ordine alfabetico:
_deny_
_SunMoon_
_maddy_25
_miss_sophi_
_Sara_
_Selene13
13ste
adrianoemartina
Ale Skywalker
aleda776
alevale
alien77
alina81
angio
ant0n3lla
anto_92
Aryanne
babichan1990
Baby laLe
baby2080
Bananarama
Bauci
bea_88
bells7791
BlackParadise
blair93
brooky
bruchi
Carocimi
CarotM
Cherryblue
chiara84
chicchetta
cinziasaba
claudina cullen
CostanzaPalma
crazykika
CrisAngels
crystal1989
cuchiric
CullenDipendent
cullina
cussolettapink
Daly
DanSperry
Darklolita
Day_Dreamer
debby 92
Derekkina2
Dhatturah
dolce_luna
Edeniser
ekagnegne
Eli12
Elienne
ElisynaUchiha
ellesse
ELPOTTER
Emmeti
Erinda
fabyfrank
fallsofarc
fatina93
fedoliin
flavia93
franklyn
fs_rm
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Giulia_cullen_salvatore
gnappafunky
Graine
gwen_87
Helder Black
Hillary
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Nickyley
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Capitolo 23 *** Lo zoo e il cartello ***
Lo zoo e il cartello - Cap.
24 (soundtrack - Tone
Damli Aaberge - Butterflies)
“Eccoci zoo, stiamo
arrivando..” dissi con ironia, seduta sul sedile passeggero
della Bugatti, Alex distolse gli occhi dalla strada
e guardandomi disse “ Zoo?”
“Si, il Campus,
l’ho definito zoo quando sono arrivata.”
“Sapevo che eri
strana, questa poi mi è nuova.. spiegami, sai che sono
curioso..” lo guardai e sorrisi
“Ma dai, non l’avrei mai detto!” e
sghignazzai.
“Senti chi parla,
la curiosità in persona” sorrise. Avevamo dormito
a casa di Alex fino all’ultimo giorno delle vacanze.
“Zoo
perché in quel Campus ci sono tutte le specie di animali..
abbiamo le scimmie, quelle che al tuo passaggio iniziano ad esaltarsi e
a fare gesti, i facoceri trogloditi, i giocatori della squadra di
football, oche e papere starnazzanti come cheerleader, Freeman
è un pinguino, Jackson uno scoiattolo volante
perché è sempre ovunque, la Mayer una lince,
Simon è un coniglio sempre arrapato e così
via”
“Interessante e
dimmi, Steve e Mark a cosa li associ?”
“Steve
è un orso perché quando s’incazza fa
danni e allo stesso tempo è buono, dolce di suo e
protettivo, a volte. Mark è dolce come un cucciolo, gentile
e sempre sorridente, scodinzolante quasi..quindi un bel cagnolino o un
delfino."
“Miller e il
cetriolo?” domandò
“Vediamo..Miller
è un qualcosa di fastidioso, un insetto tipo zanzara o una
rana dalla bocca larga, incrociata con un pennuto come l’oca
e un quadrupede come l’asino e con il cervello di un
pesce.” scoppiò a ridere “Jesse invece..
bhè è bello, forte, agile..”
Tossì.
“Hem..stai
parlando di Jesse il cetriolo.. non di me..” Gelosone lui.
“Lo so.. forse un
giaguaro o un puma o anche un lupo” Mi guardò
storto.
“E io cosa sarei?
Un’aquila reale, un drago o cosa?”
“I draghi sono
estinti mio caro e non hai niente dell’aquila. Ma giusto
perché sei tu.. posso definirti un leone”
ammiccò e sorridendo
“E brava la mia
stellina, ha capito subito con chi aveva a che fare..” disse
compiaciuto.
“Non montarti la
testa, il leone è arrogante ed egocentrico per natura, ha un
carattere forte e s’impone sugli altri” ghignai.
“Figurarsi se
prendeva i lati positivi..” risi
“ E quali sarebbero? E’ un predatore per
natura!” dissi con ovvietà.
“Vero, ma una
volta trovata la sua preda non lascia che nessun altro si avvicini, la
protegge, proprio come fa con i suoi cuccioli, marca il suo territorio
e poi è bello e possente, forte e ha fascino e il suo
ruggito è udibile a tutti..” lo interruppi
“Però
è anche vero che alla fine si mangia la sua
preda..”
“E poi sono io
quello pignolo..Bhè tralasciando questo particolare... la
cosa più importante è che fedele alla sua
leonessa, una volta individuata, non cerca più e pensa,
Sam.. si accoppiano dalle 20 alle 40 volte al giorno..”
sghignazzò.
Aveva
fatto proprio un discorso carino, da farmi sciogliere, quasi, e invece
doveva saltar fuori con una delle sue stronzate, come sempre, ma se
così non fosse non sarebbe il mio Alex.
Alzai comunque un sopracciglio “Come se noi lo facessimo solo
una volta al giorno.. ma a parte questo.. non sapevo che National Geografic fosse il tuo canale
preferito..”
“Infatti non mi
sto lamentando e a me piace guardare di tutto”
“Soprattutto i
porno” dissi prendendolo in giro.
“Anche tu li
guardi!”
“Bhè,
più che un porno era un film comico e hai cambiato tu
canale, non io”
“Ma tu non hai
detto niente.. anzi ti sei imbambolata” proferì
con il ghigno.
“Non mi sono
imbambolata! Ero curiosa, la tizia gemeva come una sirena
antincendio!”
Scoppiammo
entrambi a ridere, era bello ridere insieme, era bello essere insieme, era bello essere sulla stessa lunghezza
d’onda, era
bello
amare ed essere amati così: immensamente.
Ripresi
il discorso.
“Il leone poi ha
la criniera e a me piacciono i tuoi capelli...scompisciati!”
infilai una mano nei suoi capelli e li spettinai tutti “Ecco,
così sembrano più una criniera" Ridemmo ancora
come due idioti, con i cuori leggeri e la felicità negli
occhi.
“E tu Sam cosa
sei?” domandò curioso.
“Non mi sono
definita.”
“Te lo dico io,
sei una tigre bianca”
“Mi stai dando
dell’albina?” assottigliai gli occhi e rise
sguaiato.
“No. Una tigre
bianca perché ti nascondi e mimetizzi nella gelida neve
aspettando la tua preda, anche tu sei una predatrice, alfa per la
precisione, inoltre tigre, in persiano, significa freccia e tu colpisci
come una freccia e non lasci scampo, esattamente come chi viene
attaccato. Sai essere aggressiva e letale ma allo stesso tempo sei
bellissima e ispiri ammirazione e dolcezza, soprattutto quando dormi o
ti meni via a pensare. La tigre bianca è più
solitaria rispetto le altre, non ama i gruppi e se ne sta
prevalentemente per i fatti suoi, è agile e scattante,
quando vuole qualcosa se lo prende. E tu sei così, inoltre
se vogliamo essere pignoli, dato che è una delle mie adorate
P, anche tu sai essere arrogante e bastarda, agisci
d’istinto, a volte, e attacchi subito.. ma alla fine sei la mia
tigrotta.. e fai certe fusa che sono uno spettacolo! Ma vogliamo
parlare di come muovi le zampette?! Dio Sam, così mi
rieccito... ”
“Caspita! Alex, sei la mia
enciclopedia animale preferita. Mi piace come paragone, si mi sa che
può andare... E per quanto riguarda le tue di fusa? Ne
vogliamo parlare? Non vorrei dirlo ma stai facendo tutto da solo,
l’ho sempre detto che la tua mente è
perversa..” sghignazzai e ripresi subito “Per
esempio” e mi guardò titubante, non sapendo cosa
volessi dire, “Vorrei ricordarti le tue fusa, quelle che
hanno invaso tutta la cucina, mentre chiacchieravo con Alex Junior e il
tuo ruggito finale, oppure sul divano o in camera, non ricordo,
quando..”
“Ok, ok, ho
capito..." m'interruppe "Adesso smettila che AJ inizia a tirare e
stiamo entrando al Campus.. a meno che tu non voglia bigiare le ore di
Freeman ” ammiccò maliziosamente.
Mi morsi un labbro, come potevo resistergli? Anch’io avevo
rivissuto tutto con l’immaginazione e non ero di certo meno
eccitata.
“Alex fermati alla mia
palazzina”
“Sai vero... che
sei fantastica?” e parcheggiò.
“Alex, non
andiamo in camera, IO vado in camera a prendere i libri, noi due ci
rivediamo tra poco in caffetteria”
“Ma..”
tentò di dire mentre mi avvicinai sorridendo maliziosa sulle
sue labbra.
“Abbiamo tutto il
giorno e io ho bisogno di caffè, feci una carezzina ad Alex
Junior, mi fissò con quegli stupendi e indefinibili occhi,
pieni di desiderio e amore.
“Alla fine
perversi come siamo, potremmo farlo noi lo zoo, tesoro mio, non ci
avevi ancora pensato?” e lasciandogli un bacio a stampo mi
allontanai di scatto, riuscendoci per miracolo.
Mosse la testa spalancando gli occhi, curioso ed eccitato, con quella
scintilla di perversione mista a malizia, ma durò poco,
perché assunse quell’aria da bambino imbronciato e
bellissimo, che avrei mangiato in un solo morso e quasi piagnucolando
disse
“Sei crudele”
“Sono una
tigre” gli feci una linguaccia e chiusi la portiera.
"Tu pensaci nel frattempo.
A tra poco" mi voltai e m'incamminai verso l'entrata della palazzina.
Entrai
in caffetteria, cercai con lo sguardo il tavolo con gli altri e li
raggiunsi.
“Buongiorno a
tutti” salutai e mi sedetti all'unico posto libero, tra Steve
e Alex,
“Buongiorno Sammy
Sammy, ti trovo decisamente raggiante. Come sono andate le
vacanze?”
“Bene, New York
è una favola a Natale!” sorrisi, Alex si
alzò e dopo pochi istanti tornò con due
bicchieri, ne porse uno a me e l'altro lo tenne lui; la scatola di
brioche era già aperta sul tavolo. “Direi che
adesso possiamo mangiare” proferì Jesse con uno
sguardo goloso.
“Te l'avevo detto
io” disse Mark “Mi spiace se non ci siamo sentiti
ma sono partito subito dopo Natale”
“Tranquillo, sono
stata bene, davvero. E voi come le avete passate?”
Steve continuava a
scrutarmi in viso con un'espressione strana, soprattutto dopo che Alex
mi aveva dato il bicchiere, e fece un lieve sorriso. Iniziai a bere il
cappuccino.
“Hey strega l'hai
poi cercato il modello che diceva la tua amica?” Tossii, il
cappuccino mi andò di traverso.
Qualcuno sogghignò, altri mi guardarono sospettosi e
interessati.
“Hem... Amber
farti una pentola di cazzi tuoi la mattina no?”
“Suvvia
Sam” disse Steve con il ghigno “anch'io sono
curioso..”
“Mi
associo” proferì Mark. Alex sghignazzò
e si aggiunse agli altri “Oh si Sam, anch'io sono
curioso”. Avevano forse deciso di congiurare contro di me?
“Allora?”
domandò Simon, mancava solo Jesse e poi avevano parlato
tutti ma non sembrava voler porre domande, visto come si stava gustando
la sua brioche preferita.
Sinceramente non sapevo
cosa rispondere, avrei potuto raccontare tutto e avrei potuto non dire
nulla, ma quello che mi premeva maggiormente era capire l'uscita di
Alex; non avevamo mai affrontato il tema relazione al rientro al
Campus, così decisi di sorvolare.
“Non l'ho cercato
però ho incontrato un ragazzo che gli
assomiglia..ecco” alla fine era una mezza verità.
“Lo
sapevo!” esclamò Steve “Sei troppo
raggiante, soprattutto tenendo conto che rientriamo dalle vacanze e che
tu odi il lunedì” sorrisi, Steve mi conosceva
veramente bene.
“Quindi?”
chiese Mark.
“Significa che
Sammy Sammy si è fatta una, o più di una, sana
scopata” e scoppiarono tutti a ridere. Tirai una gomitata a
Steve. “Sempre il solito imbecille!” e risi anch'io.
Non
c'era bisogno di dire nulla, era bello essere di nuovo tutti insieme,
ma soprattutto era bellissimo essere felice e libera dai pensieri,
ridere con il cuore leggero e avere la persona che amavo, e che mi
amava, al mio fianco.
Era proprio vero, a volte
bastava una persona per cambiarti completamente la vita e tutto quello
che le verteva intorno, a volte bastava una persona
per vedere le giornate grigie dipingersi di colori brillanti, a
volte bastava una persona per rendere splendida la routine
giornaliera e a volte bastava una persona per
essere veramente felici.
“Bene ragazzi, visto che siamo
appena rientrati dalla pausa natalizia, voi due”
indicò me ed Alex “Ballerete senza ripetere le
scene, giusto per vedere se avete fatto progressi, gli altri si
uniranno alle scene di ballo come da copione. Partiremo con la
recitazione la volta prossima, perchè, come potete notare la
professoressa Mayer oggi non c'è. I tecnici ai loro
posti” proferì Jackson e vedendoci un po' lenti si
affrettò a dire “Forza ragazzi, datevi una
smossa”.
“Iniziamo con il
primo ballo, tutti ai loro posti” feci per spostarmi dal
palco, visto che sarei subentrata a balletto già iniziato ma
Alex mi fermò per un polso, mi girai a guardarlo
“Sei pronta Sam?”
“Si, solo una
cosa, stai attento a dove metti le mani su Brenda mio caro, altrimenti
lo zoo te lo do in fronte” sghignazzai e mi affrettai a
lasciare il palco, non mi girai ma lo sentii sogghignare. Uomo
avvisato mezzo salvato
I
balli si susseguirono sotto lo sguardo attento di Jackson , alla fine
dell’ultimo ballo coreografato insieme, ci fermò e
si avvicinò a me ed Alex e assottigliò gli occhi.
Passò qualche breve istante e sulle sue labbra si
formò un sorriso compiaciuto “Ottimo ragazzi, che
diavolo avete combinato durante le vacanze? Da quando siete
così sincronizzati?”
Alzai un sopracciglio ed Alex con il suo solito ghigno da stronzo
rispose subito “Semplice, ci ha detto di provare e noi
l’abbiamo fatto, bhè ho dato qualche ripetizione a
Sam ma niente di che” gli tirai una gomitata sul fianco.
Doveva sempre fare il pavone.
“Bene ragazzi
continuate così, siete perfetti anche nella mimica facciale.
Dalla prossima volta proveremo il ballo in cui Baby e Johnny fanno
lezione nella palestra. Potete andare”.
“Ok, arrivederci
coach” salutai e Alex fece lo stesso.
I
primi giorni di rientro furono abbastanza tranquilli, lezioni e prove
filarono lisce come l’olio e Alex era sempre presente;
l’unica pecca fu la Miller, che si mangiava Alex con gli
occhi e appena poteva gli si attaccava peggio della super-attak.
Certo, il fatto che io e Alex in pubblico non esternavamo niente non
dava comunque il diritto alla Miller di attorcigliarsi a lui come
un’edera velenosa o di provarci in ogni singolo istante, era
patetica ai miei occhi ma iniziava a darmi terribilmente sui nervi.
Alex ogni volta la freddava con una battutina o con il suo ghigno
arrogante e anziché desistere,continuava, peggio di prima,
imperterrita e certamente sicura di aver fatto una mezza breccia.
Illusa oca pennuta.
“Andiamo a mangiare tutti
insieme?” chiese Mark
“Certo”
proferì Simon
“Per me non ci
sono problemi” e ci girammo tutti a guardare Alex che non
aveva ancora spiaccicato parola. “Cos’è
non hai fame?” domandai
“Certo che ho
fame ma non di panini” non potei far altro che alzare il
sopracciglio e scuotere la testa mentre Mark e Simon risero.
“Mark andiamo con
la tua, sulla mia non ci stiamo” aggiunse Alex e
così facendo uscimmo. “Dove andiamo?”
“Che domande
Sammy, andiamo al Demon’s” rispose Simon salendo a
lato guidatore, io e Alex salimmo dietro.Nemmeno a metà
strada Mark, rivolgendosi a Simon, disse “Hai notato anche tu
che quei due dietro sembrano essersi dati una calmata?”
“Effettivamente
sono stati bravi anche a ballare, non sembrano nemmeno loro in questi
giorni; niente battute, frecciatine e litigate…”
“Hey voi due,
smettetela di fare gli idioti” disse Alex. Un attimo di
silenzio e poi come se avesse avuto un’illuminazione Simon si
girò di scatto con un ghigno da iena stampato in faccia
“Dite un po’ com’è che non vi
saltate addosso?”
“Noi non ci
saltiamo addosso” risposi subito.
“Hai sentito
Mark?”
“Certo Simon e
fossi in te riformulerei la domanda..”
“Ma di che cazzo
state parlando voi due?” domandò Alex
“Oh niente
è che secondo noi due, voi” additando me ed Alex
“Siete stati a letto insieme” sparò
Simon scrutandoci.
E adesso? Che cosa potevo rispondere? Stetti zitta e lasciai parlare
Alex, alla fine l’uomo era lui. Mi guardò ed io
alzai le spalle, assottigliò l’occhio e rispose
“E anche se fosse? Qualche problema voi due?”
“No, noi no, tu
si e anche Sam se si venisse a sapere”
“Eh?”
Che diavolo voleva dire Simon.
Alex
si mise a braccia conserte e fissò Simon di traverso
“Questa è bella Simon, pensavo mi conoscessi
almeno un pochino.. comunque dovresti saperlo che non mi fraga un cazzo
di quello che dice la gente”.
L'uscita di Simon mi diede
letteralmente fastidio e dopo la risposta di Alex nessuno disse
più nulla, Alex guardò fuori dal finestrino e
Simon ritornò seduto composto. Cosa non sapevo? A cosa si
riferivano? Mi voltai verso la strada, più pensavo e
più non capivo. Mi stavo sfasciando la testa e non giungevo
a nulla di concreto.
L’auto si
arrestò ed entrammo al Demon’s.
Ci sedemmo ed ordinammo,
feci finta di ascoltare i loro discorsi, ancora presa dai pensieri di
poco prima.
“Che c’è Sammy?” chiese Mark
poggiandomi un braccio intorno al collo.
“Niente,
perché?” mi girai e ci ritrovammo a fissarci occhi
negli occhi.
“Sei
silenziosa”
“Come al solito
Mark” alla mia destra sentii un lieve ringhio, sorrisi
“ranquillo tutto bene”
Non feci quasi in tempo a
finire la frase che qualcuno mi punzecchiò con un dito nel
fianco facendomi sobbalzare e scoppiare a ridere, Mark tolse il braccio.
“Tommy sei sempre
il solito, quando la smetterai di fare il bambino?”
“E
c’è da chiederlo? Mai, lo sai” Mi alzai
e ci abbracciammo, salutai Moe con un buffetto sulla spalla e guardai
gli altri “Mark, Simon, loro sono Tommy e Moe” si
salutarono stringendosi la mano “Perché non vi
sedete qui con noi? Tanto abbiamo appena ordinato” disse Alex
alzandosi a salutare a sua volta.
“Se non
è un problema a noi va bene” rispose Moe per
entrambi,
“No, figuratevi
gli amici di Sam sono anche amici nostri” rispose Mark.
Si sedettero con noi e
arrivarono le birre, afferrai il bicchiere e iniziai a bere, avevo una
sete incredibile quella sera, Tommy guardò me ed Alex e con
un ghigno assurdo uscì con una delle sue sparate
“Come stanno i miei piccioncini preferiti?”
Inutile dire che sputai di
getto la poca birra rimastami in bocca con una pressione assurda, tanto
da nebulizzare il liquido.
Mi guardarono tutti allibiti e con gli occhi spalancati per un attimo
interminabile, poi scoppiarono a ridere sguaiatamente, chi con la mano
sulla bocca, chi si teneva l’addome, chi si
appoggiò con la testa sul tavolo, chi reclinò la
testa e chi, Alex, rideva di gusto guardandomi con le lacrime agli
occhi.
Mi sarei sprofondata ma in quel momento risi anch’io della
mia cretinaggine
che
a volte era davvero infinita.
Mi alzai di scatto e andai
da Demon a prendere una spugna e della carta, asciugai il tavolo e poi
mi sedetti di nuovo mentre i cinque imbecilli continuavano a ridere.
Guardai Tommy e incrociai
le braccia “Certo Tommy che tu mi devi spiegare se lo fai
apposta, se t’impegni o se sei cretino
così”
“Ma che ho detto
di male stavolta?” disse con tono tra il piagnucoloso e il
divertito.
E come per magia, Simon si
lanciò sul discorso lasciato in sospeso
“Piccioncini eh? Visto Mark che ci abbiamo preso in un certo
senso?”
“Così
sembra e diteci, piccioncini, state insieme o tubate e
basta?”
“A te che frega
scusa?” proruppe Alex.
“Siete amici
nostri no?” rispose Mark alzando gli occhi al cielo.
“Non ditemi che
ho fatto la gaffe anche stavolta” sbottò Tommy.
Che genio! Ci era arrivato da solo.
“Se vuoi ti faccio un applauso Tommy caro” risposi
scimmiottandolo.
“Quindi?”
domandò ancora Simon.
Non ce la facevo
più, guardai Alex con gli occhi, quasi supplicandolo di
rispondere, avrei accettato qualunque cosa fosse uscita dalla sua
bocca, bugia o verità, non faceva differenza, ma avevo paura
di dire qualcosa di sbagliato, alla fine lui li conosceva da
più tempo.
“Voi due sapete di essere peggio di
due zitelle pettegole e rompicoglioni?” sbottò
Alex quasi sbuffando” Lo sapete , vero?” I due
mossero la testa, mentre io, Tommy e Moe ci fissammo con un lieve
sorriso, in attesa che Alex continuasse.
“Ve lo dico una
volta sola, poi vedete di farvi i cazzi vostri d’ora in
avanti.” Scossero ancora la testa, ero sempre più
convinta di essere ad un tavolo con dei bambini dell’asilo ma
non con bambini semplici, quelli più idioti di tutto
l’istituto.
“Io e Sam non tubiamo e non scopiamo” guardai Alex senza
parole, avevo il cuore che pulsava come una pompa di sentina in pieno lavoro, mi sorrise e mi
fece l’occhiolino, credo che avesse capito il mio stato
d’animo, poi continuò “Noi due stiamo
insieme e se non vi fosse ancora chiaro ve lo dico a modo mio:
c’è un invisibile cartello su Sam con la scritta proprietà
privata
e sotto alla parola privata c’è scritto di Alex. Ora vi è chiaro il
concetto?” e mimò con le mani un rettangolo.
Tommy
e Moe risero, io provai per l’ennesima volta mille emozioni
tutte insieme e sono sicura che mi vennero gli occhi lucidi,
perché Alex allungò un braccio e mi
tirò a se, facendomi accoccolare con la testa
nell’incavo tra il suo collo e la spalla, lasciandomi un
bacio tra i capelli e carezzandomi lievemente il fianco.
“Bhè
che avete da guardare? Com’è che adesso non dite
niente?”
Ci fu un altro attimo di
silenziò e poi riconobbi la voce di Mark “E che
cazzo! Ce ne avete messo di tempo! Si, si, sono proprio contento per
voi”
“Va te che amici
rincoglioniti che ho..” rispose Alex, con tono allegro e
sereno.
Mi raddrizzai lasciando il
mio cantuccio preferito e guardai Simon e Mark “Adesso
però vorrei sapere in che senso io e Alex avremmo problemi
se …”
“Possibile che
non ci arrivi?” ribattè subito Simon “Il
bello è che oltre a essere una bella ragazza non sei
un’oca stupida”. Alzai un sopracciglio e poi lo
fulminai seduta stante, sentii Alex sghignazzare appena.
“Non
capisco..”
“Sammy, Simon
intende dire che appena si saprò in giro Amber, ma non solo,
ti renderà la vita un inferno, così come la
schiera di ragazze che vogliono uscire con Alex”.
“Se è
per questo la Miller lo fa già da tempo e per quanto
riguarda la schiera di bertucce, macachi e di scimmie in
generale,”
“Eh?” dissero gli altri
mentre Alex scoppiò a ridere, cosa che mi fece sogghignare,
proseguii “Non è un grosso problema so badare a me
stessa”
“Fin
troppo” aggiunse Moe.
“Non so se ti sei
resa conto ma la Miller si è parecchio impallinata con Alex,
già da prima delle vacanze e in questi giorni non l'ha
praticamente mollato un attimo e poi non solo la Miller, mi sa che
anche qualcun'altra lo sta puntanto..”
“Sta ad Alex, non
a me scollargliela di dosso, giusto?” e mi guardarono come se
avessi detto un'eresia, li ignorai e finii la frase “Bene,
questo è quanto. C’è altro?”
Scossero negativamente la
testa e continuammo la nostra serata, tra sorrisi, complimenti,
battutine e risate. Il Demon’s, nonostante il nome potesse
ricordare vagamente qualcosa di infernale, iniziava ad essere un
piccolo paradiso, dove un gruppetto sempre più numeroso di
amici si ritrovava, a bere birra, mangiare panini, giocare a biliardo e
passare qualche ora in totale allegria ed armonia.
Pian
piano avevo iniziato ad amare quella città e i suoi caotici
abitanti, adesso ero certa di amarla sul serio. New York mi aveva dato
tanto in poco tempo ed ora mi sentivo in dovere di ringraziarla, prima
o poi l’avrei fatto, urlando magari a squarciagola un
semplice grazie.
Ci
facemmo lasciare all'auto di Alex e ci dirigemmo verso gli alloggi,
arrivati al bivio si fermò. “Dormiamo da te o da
me?” mi domandò.
“Da te, vuoi che
domani mattina ci sia il delirio nella mia palazzina?”
“Ok tigrotta
andiamo allo zoo” e sghignazzò. Alzai gli occhi al
cielo “Ma perchè con tutti i ragazzi che ci sono
qui a New York dovevo innamorarmi proprio del più
idiota?”
Mi sbirciò con
la coda dell'occhio e aggiunse “ E' semplice ti piaccio anche
per questo e non dimenticare che sono anche il più figo, il
più intelligente, unico, irresistibile” ad ogni
parola scuotevo la testa trattenendo le risate “Fantastico,
egocentrico, permaloso e tantissime altre cose..ma la più
importante è che amo immensamente la mia stellina, tigrotta,
con le mani di fata”.
“Adulatore”
risposi sorridente.
“Anche”
e risi tirandogli una pacca sul braccio.
Non lo avrei cambiato per
nulla al mondo, niente era come Alex, niente poteva essere anche
minimamente paragonato ad Alex. Era troppo di tutto.
Forrest Gump avrebbe detto che Alex era come
una scatola di cioccolatini, non sapevi mai cosa ti poteva capitare
stando con lui, Nikki avrebbe detto che la scatola di cioccolatini
prima o poi si sarebbe squagliata e Steve avrebbe detto che quella
scatola di cioccolatini andava gustata a dosi massicce, con tanto di
leccata delle dita e mai svuotata del tutto, il cioccolatino
più bello e più buono sarebbe sempre dovuto
restare all'interno, perchè ricordava com'era inizialmente.
Opinioni e punti di vista sicuramente diversi, certo, ma ognuno aveva
una parte di verità, e per me? Per me era una splendida
scatola realizzata da mani divine e mani umane, che avevano
collaborato, per rendere un essere umano perfetto e allo stesso tempo
imperfetto, e i cioccolatini erano talmente tanti e vari, che avrei
continuato ad assaggiarli a piccoli morsettini all'infinito.
“Mi sei mancata in queste due notti,
Sam” volteggio del cuore, decimo, centesimo o millesimo ma
forse anche ennesima planata librata del cuore con tanto di salto della
morte e carpiato avvitato.
Ci riusciva sempre, con una semplice parola o gesto, Alex riusciva a
catapultarmi in quell'universo dove le emozioni erano le stelle, il suo
viso il sole, la sua voce la luce, i suoi occhi le galassie e il suo
profumo il vento.
“Anche tu tesoro mio” lo
abbracciai e gli diedi un bacio a fior di labbra, delicato e sincero.
“Andiamo,
altrimenti scricciola come sei ti
congeli” e così dicendo, aprì la porta
“Prego Madame”
“Grazie Monsieur” mi passò un
braccio intorno alle spalle e ci avviammo verso la camera.
“Hem..Alex” eravamo giunti
alla sua porta, sfilò le chiavi e l'aprì.
“Dimmi
stellina” chiuse la porta e mi lasciai cadere sul letto.
“Sai cosa mi
è mancato di più in queste due notti senza di
te?”
Salì sul letto e
si mise vicino a me, sorreggendosi la testa con la mano, mi girai
appena per guardarlo, aspettava che parlassi.
“Ascoltare il tuo
respiro che mi culla prima di addormentarmi, abbracciata a te e il tuo
profumo al mattino appena sveglia”.
Non
so perché mi uscì questa frase, questa voglia di
dirgli quanto mi era mancato dormire con lui, ma dopo il full immersion di tre settimane, la notte era il
momento in cui mi mancava di più, forse ero solamente una
stupida ragazzina innamorata o forse negli attimi in cui lui non c'era
mi sentivo più sola di prima.
“Vieni qui” disse
dolcemente aprendo le braccia, mi girai sul fianco e mi appoggiai al
suo corpo, posai il capo nell'incavo del collo e inspirai il suo
profumo, mi strinse a se, aggrovigliammo le nostre gambe e restammo
così, abbracciati, intrecciati, uniti; la musica dei nostri
battiti si mischiò alla sinfonia dei nostri respiri e ci
addormentammo.
Era
da qualche giorno che vedevo una brunetta, che non avevo mai notato
prima, gironzolare intorno ad Alex, Simon, Steve e Mark.
L'avevo notata la mattina al caffè, mentre rideva come
un'oca con le sue due amiche, mentre fissava Alex spudoratamente,
l'avevo vista camminare per i corridori ed ammiccare al mio Alex con sguardi pornografici,
l'avevo incrociata sulle scale, quando mi urtò di proposito,
facendomi cadere il libro dalle mani, e ridendo se n'era andata con le
sue due amiche.
Ma
chi cazzo era quella stronza rompicoglioni?
Camminai
per il vialetto diretta all'alloggio, Alex quel pomeriggio non ci
sarebbe stato perchè aveva delle foto da fare, e mi
affiancò la Miller
“Che vuoi
Amber?”
“Voglio sapere se
è vero quello che si dice in giro?” Almeno era
stata diretta.
“Dipende da cosa
si vocifera”
“Di te e
Smith” Alzai le spalle e continuai a camminare.
Mi afferrò un
gomito e mi fece voltare. La guardai malissimo.
“Che cazzo hai
Amber?”
“E' vero o
no?”
“Perchè
lo vuoi sapere?”
“Senti, io
l'avevo già capito ma volevo fare comunque la stronza per
darti fastidio. Se è vero non dovresti fare attenzione a me,
tutto qui” e si rimise a camminare.
Cazzo, io non sopportavo
chi lanciava il sasso e nascondeva la mano, dovevo andare a fondo della
questione.
La
seguii velocemente e mi riaffiancai a lei.
“Si è
vero”
“Bene, faresti
meglio a guardarti le spalle. Ti ho avvisato e adesso sparisci
strega!”
L'afferrai a mia volta per
il braccio e la feci voltare.
“Eh no, adesso me
lo dici”
“Lo
ami?”
“Che cazzo di
domanda Amber!”
“Rispondi o
arrangiati”
“Certo che si!
Avevi dei dubbi?”
“No, volevo solo
sentirtelo ammettere una volta per tutte. Adesso muovi il culo e vieni
con me al caffè”
Feci un respiro profondo e
la seguii. Questa storia non mi piaceva per niente.
“Hai presente quella che ti ha
urtato questa mattina di proposito?” disse mentre sorseggiava
il suo cappuccino.
“Si, ma tu come
lo sai?” chiesi curiosa.
“Io so sempre
tutto, ricordatelo la prossima volta che fai una domanda
stupida”
storsi appena la bocca
“Non l’avevo mai vista se non in questi ultimi
giorni”
“C’è
sempre stata, anche quando sei arrivata, poi è andata via
tre mesi per uno scambio culturale e adesso è tornata. Si
chiama Corinne Blanchard Howard, figlia di un magnate americano
dell’acciao e di madre francese, famiglia d’elite
qui a New York, gioca a tennis ed è una che se vuole
qualcosa se lo prende a tutti i costi”
Fantastico!
Un’altra squilibrata a cui badare.
“Quindi non ti sta
simpatica..” dedussi dalle sue parole.
“Mi sta sui
coglioni, per questo ti voglio mettere in guardia, ma non lo faccio
solo per te, lo faccio anche per Alex..”
Questo era curioso, che vantaggio aveva la Miller a mettermi in guardia
da questa tizia? E perchè anche per Alex? Giustamente la mia
curiosità parlò per me.
“Cosa
c’entra Alex con questa tizia?” Mi
guardò negli occhi, poi abbassò lo sguardo sul
suo cappuccino e iniziò a giocare con la cannuccia.
“Senti Samantha,
tra me e te non scorre buon sangue, lo sappiamo entrambe, ma
vedi..è un bel pezzo che osservo Alex e si, ci ho fatto
anche la cretina, ma non l’ho mai visto
così..”
“In che senso
Amber, non capisco..”
“Nel senso che da
quando lo conosco, l’ho sempre visto uscire con ragazze
diverse, mai con la stessa, ed il giorno dopo le ignorava; io ero, in
linea di massima, l’unica con cui scambiava quattro
chiacchiere senza problemi, forse perché ero sempre con
Mark, Simon e Matt. Da quando sei arrivata tu, nonostante facesse
sempre lo stronzo menefreghista con tutti, l’ho visto cercare
spesso un contatto con te, battutine, litigi, frecciatine ed anche
risate e sorrisi.. l’ho visto avvicinarsi per la prima volta
ad una persona di sesso opposto. E adesso, dopo le vacanze di natale,
scopro che i miei sospetti erano fondati e siete insieme. Immagino che
tu lo sappia già che Alex non ha mai avuto una ragazza fissa
e che tu sei la prima. Non so come sia successo ma non sono io a dover
giudicare..in te avrà sicuramente trovato qualcosa di
speciale e si, forse nemmeno tu sei come ti ho giudicato
all’inizio. Con questo non voglio dire che adesso ti stimo e
che ti ritengo un’amica, smetto solo di farti la guerra, non
avrebbe più senso e poi non sono così subdola da
mettermi in mezzo ad una coppia. Alla fine ho saputo da Jesse
cos’è successo tra voi due e mi sono dovuta un
po’ ricredere sul tuo conto. Ma Corinne non è come
me, quella non si fa scrupoli e ottiene sempre quello che vuole..
è subdola e stronza fino al midollo, è bugiarda e
proprio cattiva dentro.”
“Grazie Amber” il minimo
che potevo fare era ringraziarla.
“Ok, ma non ho
ancora finito. Corinne è sempre affiancata, come avrai
potuto vedere dalle sue inseparabili schiavette, anche da loro ti devi
guardare, inoltre so che Alex e Corinne dovevano uscire insieme, poi
non si sa come o per quale motivo non l’abbiano mai fatto.
Credo di averti detto tutto. Adesso sta a te.”
“Scusa Amber ma
di tutta questa storia a te cosa viene in tasca?” Poteva
essere una domanda stupida ma mai nessuno faceva niente per niente.
“Visto quello che
è successo tra noi due, credo che tu, con quel carattere
forte e pungente, da stronza, possa tenerle testa e forse anche
abbatterla definitivamente..se ciò dovesse accadere..io non
condividerei il mio ruolo Vip con nessun’altra. Semplice
no?”
“Fammi capire..
tu ne fai una questione di popolarità?”
“Certo, cosa
credi, per me è importante!” Sospirai.
Mi grattai il sopracciglio
“Vediamo come si evolve la situazione, per il momento non
posso fare altro che ringraziarti.”
“Ok,
ringraziamenti accettati, offri tu per oggi. Adesso vado.
Ciao” si alzò e uscì dalla caffetteria;
quel cappuccino sotto un certo punto di vista non aveva prezzo.
Finii
il mio caffè, afferrai il libro e mi misi a leggere, dopo le
prime due pagine, mi accorsi di non sapere nemmeno una frase di quello
che avevo appena letto. Ripensai alle parole di Amber e arrivai ad una
sola conclusione: guai in vista..
Poi tornai a leggere
cercando di concentrarmi.
Suonò
il cellulare e vidi una chiamata da parte di Alex, “Ciao
stellina, sei in camera?”
“Ciao tesoro, no
sono in caffetteria..perchè?”
“Arrivo tra
cinque minuti, aspettami lì, quando ti squillo
esci” “Ok” e riattaccò.
Al
suo squillo chiusi il libro, lo infilai nella borsa ed uscii.
Vidi subito Alex appoggiato
all’auto, parlare con un ragazzo castano dai capelli medio
lunghi girato di spalle.
Mi avviai verso di loro, appena mi vide mi sorrise e vidi
l’altro girarsi “ Bruce!”
“Ciao Sammy
cara!” ci abbracciammo e mi diede un dolcissimo bacio sulla
guancia.
“Che bello
rivederti, come mai da queste parti?”
“E a me non mi
saluti nemmeno?” disse Alex inscenando un broncio infantile.
“Scusa un secondo
Bruce, fammi salutare il mio niño “ e mi voltai verso Alex.
“Niño
a
chi?”
“A quello
laggiù, aspetta vado ad abbracciarlo e torno” feci
per fare un passo ma mi abbracciò per la vita e lasciandomi
un bacio alla base del collo lo sentii dire “Non provocarmi
amore, altrimenti se fai un altro passo, soprattutto verso quel coso
laggiù, ti mordo”
“Leoncino
geloso” e ridacchiai.
Bruce scoppiò a ridere e Alex assottigliò gli
occhi.
“Siete stupendi
insieme, la mia coppia preferita! Per qualsiasi cosa potete contare su
di me” e mi strizzò l’occhio. Restando
tra le braccia di Alex sorrisi a Bruce.
“Bruce
è venuto a salutarti”
“Dove vai Bruce,
qualche servizio?”
“Yes baby, vado
per un po’ a Los Angeles” disse contento.
“Dai? Sono sicuro
che ti troverai benissimo, è tutt’altro ambiente e
sicuramente potrai già abbronzarti un po’..ma
dimmi Christoper viene con te?”
“Mi
raggiungerà appena avrà finito il servizio che
sta facendo con Alex. Anche lui ha intenzione di entrare in
un’agenzia di modeling a Los Angeles”
“Ce ne sono un
sacco di agenzie a Los Angeles.” dissi convinta
“Mi sa che siamo
ai livelli di New York, Bruce te l’ho detto contatta quella
che ho io.”
“Alcune mi hanno
contattato, ma a parte Alex non conosco nessuno che lavori con loro,
prevalentemente conosco agenzie di New York, Londra, Parigi e
Milano”
“Bruce, la
sorella della mia migliore amica ha un’agenzia a Los Angeles
e lavora con le principali case di moda e griffe al mondo, se vuoi
posso fare una chiamata..”
“Dici sul serio?
Ti fidi di me fino a questo punto?” chiese felice e con gli
occhi che brillavano come l'ambra esposta ad un raggio di sole.
“Chiaro,
altrimenti non te l’avrei proposta” e sorrisi, poi
afferrai il cellulare e chiamai direttamente Tara.
“SAMMYYYYYYY
ciao!!” urlò appena rispose.
“Ciao bellezza,
mi hai appena trucidato un timpano..come al solito” la sentii
ridere “Cerchi Nikki?”
“No, avevo
bisogno di chiederti un favore.. se ti mando un bellissimo ragazzo, mi
fai una delle tue migliori valutazioni con tanto di guanti
d’oro?”
“Per te questo ed
altro! Ah a proposito..sempre ottimi gusti in fatto di uomini! Ho visto
il tuo attuale ragazzo..” e la sentii ridacchiare, mi spostai
da Alex, conoscendo Tara avrebbe urlato tutto quello che le passava per
la testa e infatti
“Cazzo Sam è uno spettacolo! Sei sempre la solita,
ti prendi sempre i migliori! Ha due occhi da paura, un viso stupendo,
due labbra da.. gnam, anzi doppio gnam, un naso perfetto, e lo
sguardo..Santo Cielo! Terribilmente sexy e arrapante..roba da far
sciogliere peggio della fondue
e.. si..fisicamente è perfetto! Ha un culo da urlo e i
pettorali.. Oddio! Sto sbavando io davanti alle sue foto.. E tu pensa
che l’ho fatto sfilare a San Francisco ma non l’ho
visto di persona, a volte sono proprio cretina! E la tartaruga trallallà.. ” Risi, dovevo
assolutamente fermarla o sarebbe andata avanti per ore, la conoscevo
troppo bene, era come la sorella.
“Hem.. Tara?
facciamo che ne parliamo
un'altra volta..”
“Mi sembra ovvio,
anche perché devo aggiornarti sugli impegni che ti ho preso
appena finirai le lezioni”
“Ok posso
già immaginare... Allora posso dare il tuo numero a
Bruce?”
“Certo tesoro,
mandalo direttamente da me e mi raccomando fai tanto sesso!”
“Si signora, agli
ordini!” e scoppiai a ridere, poi chiusi il telefono e mi
girai verso i ragazzi.
“Bhè,
che avete da sghignazzare?”
“Oh niente,
abbiamo solo sentito la prima parte della telefonata” rispose
Alex compiaciuto.
Allungai una mano a palmo
aperto davanti a Bruce “Il tuo cellulare darling” Mi passò il
suo telefono, digitai il numero di Tara, salvai il nominativo e glielo
ridiedi.
“Fatto”.
“Sicura che
è un’agenzia affidabile?”
domandò Alex alzando un sopracciglio.
“Sweetheart
sotto cosa l'hai salvata?” chiese Bruce e Alex
sghignazzò.
“Alex stai
dubitando di me e delle mie conoscenze?”
“Non potrei
mai…”
“Idiota. Bruce
l’agenzia si chiama VIP Fashion, ti ho inserito il numero della
sede e quello di Tara del cellulare. Dimenticavo Tara è la
capa.” Vidi Alex aggrottare la fronte e poi disse
“Hai detto VIP Fashion? “ scossi
affermativamente la testa “Ma è la mia agenzia a
Los Angeles!” Scoppiai a ridere di gusto, lui alzò
un sopracciglio.
“Alex, secondo te
Nikki come faceva ad avere la foto di AJ del Book con tanto di numero
telefonico?”
“Quindi Tara sta
per Tamara?” domandò.
“Direi di
si”.
“Sam, tu non
finirai mai di stupirmi”
“Lo prendo come
un complimento tesoro mio”
“Mon Chèri,
sei una favola di ragazza. Grazie.”
“Figurati Bruce,
grazie a te, se hai bisogno qualcosa chiamami, mi raccomando”
“Lo
farò sicuramente. E voi due fate i bravi, ci vediamo tra
qualche settimana” mi abbracciò, mi diede un
bacio, salutò Alex con una pacca sulla spalla e
salì sull’auto parcheggiata vicino alla Bugatti,
una Mercedes
Clk cabrio.
“Devi fare qualcosa adesso
Sam?”
“Avevo una mezza
idea di andare in palestra da Tommy ma visto che sei qui..”
sorrisi maliziosa ed avvicinandomi poggiai l’indice sui suoi
pettorali, coperti dal maglione e lasciati scoperti dal giubbotto, ed
iniziai a tracciare una linea curva ”Che ne dici se
..”
“Se..”
occhi vispi e sorriso malizioso sul viso, le sue mani furono subito sui
miei fianchi e s’intrufolarono sotto il mio giaccone.
“Se.. andassimo a
farci una doccia calda e poi a cena?” Mi rispose sfiorandomi
le labbra
“Direi che
è un’ottima idea tigrotta”.
Angolino
Autrice:
Scusate tantissimo per l’attesa.. ma inizia ad essere un
po’ complicato portare aventi tre storie originali
contemporaneamente, soprattutto perché sono completamente
diverse tra loro, inoltre il fatto che sono fuori casa, per lavoro, per
circa 11 ore al giorno e ho anche una casa e una vita real
da gestire..sto veramente facendo i salti mortali per aggiornare il
prima possibile. Detto questo e sperando nella vostra bontà
d’animo, passo a dire qualcosa di veloce sul capitolo..
Le vacanze sono finite,
così come la convivenza dei nostri due dolcissimi e piccoli
pervertiti a casa di Alex, siamo ritornati al Campus. Tra lezioni,
prove, caffè, cene al Demon’s e camere da letto,
continuerà la loro storia. Una Miller diversa, il ritorno di
Tommy e Moe, Bruce e la comparsa di una brunetta, che personalmente
odio, “Corinne”. Io
dico che ci sarà da ghignare, sorridere, gioire, arrabbiarsi
e emozionarsi ancora per un bel po’ … niente
è mai quello che sembra, o forse si?
;) Chi leggerà vedrà XD Spero
che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Colgo l'occasione per linkarvi il
mio account FB, dove spesso e volentieri, posto spoiler e spezzoni del
capitolo, in anticipo, e i miei "vari" scritti
ma
soprattutto i deliri di una squilibrata. Se voleste aggiungermi, mi
farebbe piacere .
Un ringraziamento particolare va a:
Liven, vera1982, siter82,
ElisinaUchiha, momi87, CrisAngels, Day_Dreamer, baby2080 e Kalstar ,le
17 persone che hanno cliccato mi piace e
condiviso lo scorso capitolo; grazie, siete fantastiche, riuscite a
farmi sentire una scrittrice e una persona migliore.. la mia
mediocrità non vi ringrazierà mai abbastanza..
grazie di cuore a tutti ;)
Ringrazio,
qui sotto, chi segue in silenzio, le
20 new entry “Benvenuti” e
tutti coloro che con la sola presenza, mi rendono fiera e orgogliosa di
me stessa, redendo possibile la stesura di questa storia e non solo..
In ordine alfabetico:
_deny_
_SunMoon_
_maddy_25
_miss_sophi_
_Sara_
_Selene13
13ste
adrianoemartina
Ale Skywalker
aleda776
alevale
alien77
alina81
angio
ant0n3lla
anto_92
Aryanne
babichan1990
Baby laLe
baby2080
Bananarama
Bauci
bea_88
bells7791
BlackParadise
blair93
brooky
bruchi
Carocimi
Cherryblue
chiara84
chicchetta
cinziasaba
claudina cullen
CostanzaPalma
crazykika
CrisAngels
crystal1989
cuchiric
CullenDipendent
cullina
cupidina
4ever
cussolettapink
Daly
Darklolita
Day_Dreamer
debby 92
Derekkina2
Dhatturah
dolce_luna
dxrflavia
Edeniser
Eli12
Elienne
ElisynaUchiha
ellesse
ELPOTTER
Emmeti
Erinda
fabyfrank
fallsofarc
fatina93
flavia93
forbidden
rose
franklyn
fs_rm
giody
Giulia_cullen_salvatore
gnappafunky
Graine
gwen_87
Helder Black
hells
Hillary
Iaia33
icesaroni
Iezzy
il phard di biancaneve
ilary92
ile_chan
ilynap
incubus
life
irek
Itsfederica
jekagnegne
Jennifer90
kalstar
kera
kikina97
kikk47
kikka_akachan
kitty0890
La Evans
Ladycate95
Lady Moonlight
LadyD
LauraG86
layla493
LiAgIuZ
Life_Love_Light
lil_aluz
liliii3
Lisa23
LittleDia
liven
lullaby3
M Pesca
mar
marilu taylorina
Mars_
Marty_15
Mary___02
mattitti
mau07
mcgi86
mdm11
MellSHake
meryj
micia247
mimi14
Miyu
mokyy
momi87
monicamonicamonica
Moonheart
Nadia Granger
Nickyley
niny90
nixy
Olthir_84
orsacchia
paci
PatryLupa
PinkPrincess
pirilla88
Pissy_95
pkkjss
prettyvitto
Princesa18
queenbee
ren chan
revy chan11
rodney
SaraCullenMalfoy_
sasy78
Selene74
Settembrina
shanitsu
SidRevo
Sissii_Smile
sister82
sono_forse_impazzita_
soso
stefania502
stop_the_time
Swan90
sweet_marty
SYLPHIDE88
t3s0r4
tea
The_WerewolfGirl_97
Trigger Happy
Truelove
UseSomebody
vera1982
veronic90
Veronica91
vaiolata
valemyni
VYoletLoL
wilma
xsemprenoi
Yukari Hoshina
yunas
zucchina
Alla
Prossima ;)
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Capitolo 24 *** Mulinelli & Risucchi ***
Mulinelli e Risucchi - Cap. 25 (soundtrack The Dandy Warhols - Sleep )
“Svegliati pigrona, è ora di alzarsi”. Una voce lontana mi carezzava come una dolce brezza estiva.
“Ancora cinque minuti..” risposi mugolando appena.
“Sono venti minuti che dici così” e ridacchiò sulla mia fronte, mentre con la mano mi accarezzava i capelli. Allungai un braccio e mi accoccolai meglio al suo fianco.
“Che ore sono, tesoro?” chiesi con un filo di voce e gli occhi ancora chiusi.
“Le otto” Spalancai gli occhi e misi a fuoco il suo viso. Splendido, come sempre.
“Cazzo, è tardissimo e ho bisogno di fare colazione.. ho una fame da lupi.. ”
“Tigrotta golosa.. bhè, direi che una buona mezz’ora ce l’abbiamo a disposizione” disse Alex malizioso tirandomi dolcemente sopra di sé. Mi rannicchiai a guscio e posai la testa nell’incavo tra il collo e la spalla, muovendomi appena per mettere un braccio dietro al suo collo.
“Fame di caffè e brioche…l’abbiamo fatto tre volte stanotte, ho bisogno di rimettermi in forze. Andiamo a bere il caffè?” Sorrise e a bassa voce, al mio orecchio, “Come posso dirti di no, se me lo chiedi cosi teneramente?”
Uscii dal mio angolino preferito e lo baciai dolcemente e lentamente.
Alex era il mio angolino incantato, la mia Terra di Mezzo e il mio Paradiso sulla terra.
Era amore, era vita, era il mio mondo. Alex era il Tutto: tutto quello che desideravo, tutto quello che sognavo, tutto quello di cui avevo bisogno per essere felice e vivere appieno ogni singolo istante o giorno. Non serviva nient’altro.
Per una volta potevo finalmente affermare di avere tutto.
Con lui era come vivere su una nuvola, vivere seduta sull’arcata dell’arcobaleno oppure a cavallo di una stella.
Era emozione pura, gioia e felicità liquida, che inondava il mio essere di luce abbagliante e pura, che scorreva nelle mie vene pompandola direttamente al cuore e facendolo pulsare di nuova forza, come se fosse linfa in grado di accendere e mettere in moto l’intero corpo e far vibrare l’anima. Una forza struggente e così immensa, che a volte, fissando, osservando e immaginando Alex mi ritrovavo a commuovermi da cotanta beatitudine e felicità che riuscivo a provare.
Era possibile piangere di gioia? Me l’ero sempre chiesto e adesso avevo una risposta. Si, ed era una sensazione incredibilmente strana ma bellissima.
Avevamo appena finito le prove, stavamo uscendo dall’auditorium, destinazione Demon’s pub, per pranzare tutti insieme, poi, io e Alex, saremmo andati a casa sua per la restante parte del week-end, quando, usciti dalla porta, da una limousine nera, parcheggiata alla fine del vialetto, scese una donna avvolta in un elegantissimo cappotto grigio scuro e con degli occhiali da sole sul viso. Trasudava un'eleganza mostruosa.
Sentii il braccio di Alex, intorno alle mie spalle, farsi pesante e rigido,mi diede un bacio sulla tempia e a bassa voce disse semplicemente
“Ci vediamo da Demon, a dopo”, si staccò e si avviò verso quella donna, mani in tasca, sguardo volto all'infinito e ghigno sul viso.
Indifferenza e maschera.
Dentro di me si formarono domande e pensieri, ma seguii gli altri silenziosamente mentre la mia mente iniziava, come il solito, a viaggiare.
Chi era quella donna?
Questa domanda rimbombava nell'anticamera e sulle pareti del cervello, come una pallina impazzita, a destra e sinistra, senza trovare mai risposta, una domanda esplicita e silenziosa che massacrava e mi estraniava completamente dai discorsi altrui.
Avevo imparato a conoscere Alex e i suoi modi di fare, ma in quell'attimo mi sembrò così strano e distaccato, così diverso dal solito e dalla nostra quotidianità, che pensai che ci fosse qualcosa che non quadrava; era diverso, negli occhi, in quello sguardo verso l'infinito, avevo notato quella nota velata che non vedevo da parecchio, quella maschera calcata d'indifferenza, come se niente per lui fosse tangibile e come se niente lo riguardasse veramente.
Quando arrivò al Demon's, sembrò essere ritornato l'Alex degli ultimi tempi, scherzò e fece battutine con tutti gli altri, i suoi lineamenti erano rilassati e i suoi occhi limpidi, ma a me non la dava a bere, c’era qualcosa in lui che non mi convinceva.
“Alex..” non finii la frase che subito m'interruppe capendo cosa stavo per dirgli.
“Tutto a posto, stellina” e prendendomi il viso tra le mani mi diede un dolcissimo bacio.
Accettai le sue parole, non indagando oltre e vedendolo abbastanza tranquillo non chiesi altro, nonostante la curiosità mi stesse logorando.
“Sam, vieni a vedere le foto del servizio con Christopher? Me le ha appena girate il fotografo” disse con quel sorriso capace di frantumare le pietre, orgoglioso e felice.
“Arrivo, il tempo di lavare le tazzine del caffè” risposi.
Casa di Alex era talmente perfetta, che non mi andava di lasciare in giro niente di quello che sporcavamo, forse ero maniacale, ma a parte la camera da letto, cercavo di sistemare e riordinare tutto.
“Guarda” disse una volta che fui al suo fianco aprendo i vari file.
Sgranai gli occhi e spalancai la bocca come una scema.
“Che faccia fai?” domandò ridacchiando, certo del mio apprezzamento espressivo.
“Oh santo cielo!” Alzò un sopracciglio e mi guardò confuso.
“Christopher è perfetto, cioè.. guarda che fisico assurdo! E'.. è.. perfetto sotto tutti i punti di vista, bellissimo è dire poco!” assottigliò gli occhi.
“Hai qualcosa da dire anche su di me o la tua attenzione è rapita solo da lui?” ribattè subito, orgoglioso come un leone.
Sghignazzai per prenderlo in giro. Avevo visto prima lui, naturalmente, quel fotografo aveva fatto degli scatti favolosi e sia Alex che Christopher sembravano due Dei scesi dal paradiso, ma cosa c'era di più divertente che prendere in giro Alex nel suo punto più debole?
Ma soprattutto portarlo completamente a non pensare a quel qualcosa che gli velava appena lo sguardo? Che poi prendere in giro era una parolona, perchè quelle foto erano talmente perfette che era veramente difficile poter dire Bhè, e a dirla tutta si poteva solo sbavare schifosamente e copiosamente su quel ben di Dio.
Fece scorrere le foto di tutto il servizio, quando ad un tratto, vidi quel qualcosa che feceva al caso mio.
“Alex!” esclamai “Ma ti sembra il caso?” Puntai il dito verso il monitor sgranando gli occhi.
Alzò entrambe le sopracciglia, formulando la classica domanda muta del tipo: cos'ho fatto questa volta? Guardò la foto e poi me, me e la foto per circa due o tre volte e fermandosi, infine, a fissarmi, con l'espressione di un bambino tenerissimo tra l'imbronciato e lo stupito, aspettandosi palesemente una risposta.
Dentro di me ridevo come una matta, vedere Alex con quell'espressione era qualcosa che ti faceva sciogliere come un ghiacciolo al sole, roba da buttargli le braccia al collo e spupazzarlo di baci, ma sapevo che non appena sarei uscita con l'affermazione che stavo pensando, una volta che l'avesse recepita, avrei dovuto iniziare a correre. Ghignai.
“Non sono d'accordo su questa cosa...” dissi seria.
“Eh?” Classica espressione di Alex quando cade dal pero. “Quale cosa?” domandò non capendo.
“Come quale cosa? Guarda quella foto!” feci la finta incazzata.
Guardò ancora il monitor del pc e si grattò la testa con il dito.
“Cos'ha che non va questa foto? Sono perfetto: addominali precisi, sguardo tenebroso, capelli sparati e posa sensuale” disse convinto.
Aveva ragione, se non fosse il fatto che in quella foto comparisse in boxer aderenti e fosse completamente bagnato dall'acqua; il che significava goccioline sui pettorali e sugli addominali, che scendevano lente per via della gravità, tranne in quei punti dove si erano adagiate sensualmente come se fossero rugiada sulle foglie, boxer completamente aderenti che non lasciavano nulla all'immaginazione, capelli bagnati sparati ovunque e lo sguardo da infarto coronarico. Era una foto da petite mort
“Oh.. è una bella foto, hai i capezzoli in tiro e il pisello...”
“Sam!” m'interruppe prima che finissi la frase, girandosi a guardarmi.
“Ti si vede il pisello” replicai.
“Smettila”
“E' vero!” assottigliai gli occhi e portai una mano al mento con fare sospettoso, gustandomi quella sua lieve timidezza che non avevo mai visto né sul suo volto né nei suoi modi di fare.
Forse sul suo lavoro era più puntiglioso e si vergognava un po' di certe foto che lo mettevano a nudo, non a caso difficilmente mi mostrava i servizi fotografici interi.
Vedere Alex lievemente imbarazzato era un evento talmente raro che meritava tutta la mia attenzione e la mia stronzaggine in fatto di battutine.
“Hai finito con le tue uscite?” disse guardandomi e assottigliando appena l'occhio destro.
“Sei arrossito.”
“Non è vero”
“Si che è vero”
“Basta cazzate”
“E va bene.. comunque quella foto è un fotomontaggio” Stronza fino in fondo.
“Perché sarebbe un fotomontaggio?”
“Perché c’è qualcosa che non mi torna”
“E sarebbe?” Feci un passo indietro pronta alla fuga.
“Ti hanno ingrandito il pisello!” esclamai spostandomi di altri due passi e ridendo come una cretina, nello stesso istante in cui si alzò dalla sedia “Inizia a correre stellina..”
Iniziai a girare intorno al bancone ad isola della cucina con Alex alle calcagna, due giri completi in semicorsa, poi ci fermammo uno davanti all’altro, sui volti di entrambi il sorriso e risate tintinnanti nell’aria accompagnavano i nostri movimenti, finchè Alex fece una cosa che non mi sarei aspettata, saltò sopra il bancone e tentò di afferrarmi ma i miei riflessi lasciarono aria nella sua presa.
Scappai ancora, questa volta verso la camera da letto e appena mi raggiunse, un pugno di secondi dopo, chiuse a chiave la porta.
“Adesso voglio vedere cosa fai..” e sghignazzò.
Puntai lo sguardo in direzione del bagno, avrei dovuto scavalcare il letto per arrivarci, ma Alex capì quello che volevo fare e mi brancò al volo, proprio mentre stavo salendo sul letto. Cademmo e rimbalzammo sul materasso, tra risate e battutine, poi iniziò con il solletico e fu la mia fine.
“Ritratta” disse ridendo.
“Ok, ok, ma ti prego basta solletico. Ritiro tutto, giuro!”
Si fermò grazie al cielo, non riuscivo più a respirare dalle troppe risate e gli addominali mi facevano male, per non parlare delle lacrime che mi scendevano dagli occhi.
Riprendemmo fiato sdraiati entrambi in posizione supina.
“Non ho mai riso così tanto” dissi girandomi verso di lui
“Nemmeno io. Sei incredibile, Sam”
“Almeno per un po’ i tuoi occhi si sono rasserenati” dissi accarezzandogli i capelli, mi attirò a sé
“Ti amo Sam, tantissimo”. Rimanemmo abbracciati ed accoccolati per qualche minuto, poi l’istinto e la passione ci trasportarono in quella terra fatta di gemiti, amore, passione e voglie in quel di Lussurolandia.
Quel lunedì, New York si trasformò, nell’evento più mondano dell’anno; modelli, fotografi e stilisti avrebbero presentato le collezioni estive sulle varie passerelle sparse per la città.
La New York Fashion Week era uno tra gli eventi più importanti per la città e per gli appassionati di moda, tanto che arrivavano persone da ogni dove.
Alex non si sarebbe visto per quasi tutta settimana, complice anche gli orari assurdi e i party del dopo-sfilata, quindi alle prove avremmo recitato tutte le scene in cui non Johnny non compariva. Ormai mancava poco all’inizio delle riprese, Freeman, Jackson e la Mayer spingevano continuamente affinché fosse tutto perfetto.
Il giovedì, finiti gli allenamenti, camminai lenta verso la mia stanza con i pensieri puntati sull’assenza di Alex di quegli ultimi quattro giorni.
Non lo vedevo da domenica, comunicavamo con sms, qualche tweet e pochissime chiamate vocali, dormivamo insieme nella mia stanza quando rientrava al Campus, ma arrivava a notte inoltrata e non lo sentivo mettersi sotto le coperte; al mattino quando mi svegliavo lo osservavo dormire beato prima di alzarmi e andare a lezione. Non volevo svegliarlo, si vedeva da come dormiva profondamente che era stanco morto, ma a me bastava guardarlo ed averlo accanto, anche se per poco, per iniziare la giornata con il sorriso.
Era sorridere con il cuore, era pura e semplice gioia.
Mi mancavano le sue battutine a lezione o alle prove, i suoi baci durante le pause tra una lezione e l’altra, il pranzo o la cena insieme e quel suo modo di punzecchiarmi la schiena con la matita.
Erano stati strani quei quattro giorni, sentivo la sua forte presenza ma anche la sua incolmabile assenza.
Come avrei fatto ad assentarmi durante le vacanze per il mio lavoro? Come avrei vissuto per quei mesi estivi lontano da lui?
Qualcuno mi venne addosso e mi fece cadere a terra.
“Ahi…Ma che diamine!” sbottai appena il mio sedere toccò il cemento.
Alzai gli occhi e vidi Corinne ridere con l’altra imbecille della sua amica.
E’ vero che ero sovrappensiero e che guardavo a terra ma era anche vero che l’avevano fatto di proposito, perché il vialetto era abbastanza largo da passare senza urtarmi.
“Insulsa, goffa e sempliciotta” disse con tono freddo e il ghigno sul volto.
“Hai qualche problema?” risposi irata.
“Io no e i tuoi non sono ancora iniziati, bambina. Goditi gli ultimi giorni con Alexander perchè presto te lo porterò via, e questa è una promessa, ottengo sempre quello che voglio” rispose con quell'aria altezzosa da diva viziata; avrei voluto alzarmi e saltarle al collo, ma non lo feci, non era la prima deficiente con cui mi trovavo a dover discutere e soprattutto a difendere il mio territorio. Sospirai.
“Tra il pensare ed il fare c'è di mezzo l'oceano, non mi conosci, ma sappi che se ti avvicinerai troppo dove non devi, avrai modo di conoscere quanto l'insulsa, goffa e sempliciotta bambina saprà difendere il proprio territorio.”
“Mi stai minacciando?” sghignazzò.
“No, ti sto avvisando” e così dicendo mi alzai, dando le spalle a quelle due stronze e mi avviai verso il mio alloggio.
Con la testa piena di pensieri, l'ansia di quelle parole nel cuore e la rabbia nelle vene, mi feci una doccia bollente e lunghissima, sperando che l'acqua lavasse via quello schifo che mi si era attaccato addosso. Non dubitavo di Alex né dei suoi sentimenti, ma avevo paura lo stesso, avevo una fottuta paura che quella si mettesse in mezzo.
D'altronde quando s'incontravano persone come Corinne, persone cattive dentro, che dovevano prendere quello che non potevano avere, solo per puntiglio, solo per gioco, solo perchè gli altri avevano qualcosa di bello e che valeva la pena vivere, bisognava prestare attenzione perchè sporcavano e rovinavano e macchiavano, e spesso se erano caparbie, danneggiavano, infrangevano e a volte disintegravano, bastava poco: parole, gesti e incomprensioni.
Le persone invidiose come Corinne erano la peggior specie tra gli esseri umani: persone che s'insinuavano nelle vite altrui come microscopici batteri, capaci di far ammalare quanto si aveva di bello, quanto si era costruito con sudore e forze, e di portare solamente devasto e tristezza; le persone invidiose ti rovinavano solo perchè la loro vita era insulsa e vuota.
L'invidia è esattamente come l'amore non corrisposto: disperato bisogno di avere ciò che non si possiede.
L'invidia è la conseguenza del discontento personale, di insicurezza e frustrazione per i propri fallimenti di tutte quelle persone che non hanno una vita propria e devono succhiare quella degli altri; l'avevo imparato a mie spese, ma ero anche convinta che l'invidia era una forte forma di ammirazione, più invidiavano, più cresceva la mia autostima, un rapporto direttamente proporzionale.
Ma faceva sempre paura, ogni volta che capitava, perchè non sapevo mai cosa aspettarmi dagli altri e nonostante ci avessi convissuto fin dalla nascita, la temevo.
Quando uscii dalla doccia, lessi un sms di Alex che mi avvisava che non sarebbe rientrato per cena; feci appena in tempo ad inviare la mia risposta che il telefono trillò, era Bruce che mi chiedeva di fargli compagnia a cena, visto che quella sera non era impegnato con le sfilate, ma soprattutto visto che da quando era rientrato a New York non ci eravamo ancora visti. Accettai lieta e finii di prepararmi.
Andammo in un ristorante in centro, parlammo del suo soggiorno a L.A. e dell'amicizia che aveva stretto con Nikki, che aveva fatto da Cicerone tra i locali e la città, così da farlo ambientare subito e dargli quella parvenza di essere a casa.
Li avevo sentiti spesso, in quelle due settimane, e da quello che mi raccontavano, oltre a divertirsi un mondo ne combinavano di ogni, era bello saperli insieme a ridere e scherzare; sapevo che avrei potuto contare su Nikki e Tara e così era stato.
E ad ogni parola di Bruce scattava automaticamente il sorriso; riusciva a donarmi il buon umore senza fare o dire niente di speciale, e quando mi chiamava con i suoi millemila nomignoli mi faceva sorridere di cuore.
Bruce era stato il mio colpo di fulmine, non il comune colpo di fulmine di cui parlano tutti, non quello che ti fa stramazzare al suolo con il cuore scalpitante, ma quello che ti fa levitare il cuore, quello dell'amicizia e dell'affetto: con Bruce era stata amicizia a prima vista, o impatto che fosse, e per lui provavo affetto sincero e puro.
“Mon Cheriè, Alex sa di Tammy?” disse sorridendomi e allungando la sua mano sulla mia.
Spalancai gli occhi e sbattei un paio di volte le ciglia. L'eventualità che Bruce scoprisse di Tammy non mi aveva nemmeno sfiorato l'anticamera del cervello.
“Hem.. no. Non sa niente, non gli ho detto nulla in merito. Ti prego Bruce, non dirgli nulla”
“Tranquilla, tresor, non dirò nulla, ma perchè non gliel'hai ancora detto?”
“Perchè l'altro giorno, ridendo e scherzando, è saltato fuori con una frase che mi ha fatto pensare che è meglio che non sappia nulla”
“Del tipo?”
“Che se facessimo lo stesso lavoro non sarebbe più tranquillo, perchè sa come gira in quel mondo e dovrebbe farmi da guardia del corpo perchè non si fida.. e poi ha aggiunto che dovrebbe farmi una recinzione intorno e che solo il cartello proprietà privata non sarebbe bastato” dissi ridacchiando.
“Direi che Alex è parecchio possessivo Sammyna” e si mise a ridere anche lui “Ma ci tiene parecchio a te. Se vuoi un consiglio, non aspettare troppo, se lo scoprisse non credo sarebbe entusiasta sul fatto che non hai menzionato il fatto che facciate lo stesso lavoro”
“Si lo so, anche perchè quest'estate dovrei lavorare e...”
“E dovrai dirglielo entro breve. Vedrai che capirà, d'altronde lo fa anche lui no? Più caso di così! E comunque con i capelli rossi sei una bomba ragazza mia.. se fossi etero ti avrei già sequestrato” disse e scoppiammo a ridere.
“Te l'ha detto Nikki o Tara?” chiesi con ovvia curiosità.
“Nessuno dolcezza, all'ingresso della Vip Fashion c'è una tua gigantografia a colori, quando l'ho vista mi è venuto un colpo e ho impiegato poco ad associare i tuoi occhi a quelli della ragazza nella foto, nonostante il trucco impeccabile e il viso leggermente girato, ma soprattutto concentrarmi sulla tua figura visto che eri con un biondo da mozzare il fiato, sexy, splendido e divino, arrapante e... Oh dei del cielo! Un pezzo di ragazzo assurdo.. insomma.. un figo come pochi..”
“Hem.. Kyle? Il cantante?”
“Si, si lui.. quant'è bello, che fortuna hai avuto ad incontrarlo” disse con gli occhi luccicanti, quasi a forma di stellina. Risi tra me e me.
“Ah si, bellissimo ragazzo quel Kyle. Mi sono divertita in quel servizio”. Non sapevo nemmeno che Tara avesse una mia foto nella sua hall, figuriamoci se sapevo a quale dei tre servizi fatti con Kyle si riferisse Bruce. Ed era meglio restare sul vago, onde evitare che a Bruce venisse in mente il gossip di Tammy e Kyle. Dovevo cambiare discorso.
“Piuttosto dimmi, come va con Christopher?”
Iniziò a raccontarmi tutta la loro storia, da come era nata e come si era evoluta, non stavano insime da molto ma era come se si conoscessero da una vita.
Parlammo di tutto quella sera e all'alba di mezzanotte uscimmo dal ristorante.
“Bruce, non ti ho chiesto come mai sei in giro con una Maserati e non con la tua Mercedes”
“Oh, è semplice, sweety, questa è l'auto di Christopher, a lui non serviva così essendo fuori dal garage ho preso questa” disse facendomi l'occhiolino.
“Certo che anche Christopher ha ottimi gusti!” esclamai.
“Chiaro, sta con il sottoscritto! Non potrebbe essere altrimenti” sghignazzò e risi di gusto.
Arrivammo nei pressi della mia palazzina al Campus, si fermò, ci salutammo e prima che scendessi mi diede un pass per una sfilata.
“E questo pass?”
“Domenica sera veni con me a vedere Christopher, tranquilla Alex lavora anche domenica, quindi mi farai compagnia” disse trillante e contento.
“Ti ringrazio, ma è meglio evitare.. qualcuno potrebbe riconoscermi”
“Posti in ombra e abbastanza imboscati, fidati di me, mon amour”
“Ok, ci sto. Di te mi fido. Ci vediamo domenica” e mi sporsi per dargli un bacio sulla guancia.
“E... Sammyna, fregatene di Corinne, è solo una sfigata” disse baciandomi la guancia e strizzando l'occhio.
Sorrisi, forse aveva ragione, non dovevo darle peso, dovevo semplicemente ignorarla. Scesi dall'auto e mi avviai verso la mia camera.
Venerdì mattina mi accorsi che Alex non era rientrato nemmeno per dormire.
Guardai sul cellulare e non trovai nessun messaggio da parte sua. Iniziai a preoccuparmi, che fosse successo qualcosa?
Gli mandai un sms
Amore tutto bene? Non sei rientrato stanotte, sono preoccupata. Chiamami. Ti amo.
Uscii e mi trovai con Steve e gli altri a fare colazione.
Sicuramente non aveva ancora risposto al messaggio perchè stava dormendo, e io come una cretina continuavo a guardare il display in trepidante attesa.
“Sammy tutto bene?” chiese Mark.
“Come? Oh si, solo un po' assonnata” risposi mettendo il cellulare in tasca.
“Vieni stasera alla festa, Sammy Sammy?” domandò Steve.
Caddi per la seconda volta dalle nuvole. Ma che diavolo stava dicendo?
“Che festa?” domandai.
“Come che festa! La festa di cui parliamo da lunedì!” esclamò Simon.
“Mi sa che questa settimana Sammy non c'è molto con la testa” proferì Mark.
E aveva pienamente ragione.
“Ah la festa della vostra squadra?” domandai chiedendo conferma.
“Brava Sammy Sammy. Ti vengo a prendere alle nove e mezza stasera”
“No, la porto io” proferì Amber. La guardammo tutti.
“E' inutile che mi guardate, dato che vengo anch'io e lei sta nella mia stessa palazzina, la porto io, di peso se necessario” Chi la capiva era bravo, sicuramente ci voleva uno specialista perchè era proprio strana.
Alzai le spalle “ Ok, vengo, vengo.”
Sorrisero tutti, un po' di divertimento con i miei amici sarebbe servito a far passare il tempo più in fretta, non vedevo l'ora che finisse quella settimana infernale, non vedevo l'ora di riavere il mio Alex vicino. Mi mancava, troppo.
All'ora di pranzo Alex non aveva ancora risposto al mio messaggio; pensai che forse si era perso nella rete, così lo rimandai, pari pari, e restai in attesa. Forse dormiva ancora, o forse si era svegliato in ritardo ed era corso al lavoro. Aspettai ancora, sempre più preoccupata.
Andai negli spogliatoi e chiusi il cellulare nell'armadietto.
Una volta finita la convocazione del coach per la partita dell'indomani, controllai e trovai un messaggio da leggere.
Lo aprii fulminea.
Sono incasinatissimo, ci sentiamo appena avrò un attimo di calma.
Aggrottai la fronte, mi sembrò un messaggio piuttosto freddo, sospirai.
Era inutile pensare a cose che magari non stavano né in cielo né in terra, probabilmente era di fretta ed era riuscito a mandare solo quelle poche parole. Sicuramente era così e cercai di auto convincermi.
“Tu, alle nove e trenta sono da te, fatti trovare pronta” disse Amber prendendo i suoi libri e uscendo dallo spogliatoio.
Infilai nello zaino cellulare e felpa, lo misi in spalla e raggiunsi a mia volta la stanza.
Le prime due ore della festa le passai seduta sul divano con il cellulare in mano, aspettando un suo messaggio o una sua chiamata, inutilmente; gli altri mi prendevano in giro dandomi dell'ameba e portandomi a turno un bicchiere di qualcosa da bere, sedendosi, a loro volta, per riprendere fiato dopo aver ballato. Non era da me comportarmi in quel modo, così mandai un sms ad Alex con scritte solo due parole:
Mi manchi.
Misi il cellulare in tasca e decisi che forse era arrivato il momento di accantonare i pensieri, mi alzai e andai al bar, presi da bere e raggiunsi gli altri in pista.
Ballammo e bevemmo, poi io e Mark, con la risata da sbronza sul viso, ci andammo a sedere sul divano, Steve e Simon ci raggiunsero poco dopo, con altri due bicchieri per noi e sulle labbra il ghigno di chi aveva bevuto troppo.
Per fortuna la festa si svolgeva al campus, nessuno avrebbe dovuto guidare per rientrare agli alloggi, al massimo saremmo ruzzolati per terra.
Arrivò anche Matt su di giri, tutto contento perchè si era fatto l'amica stronza di Corinne. Giusto Corinne non c'era alla festa, ecco perchè si stava bene e c'era allegria nell'aria.
Si sedette anche lui e iniziò a raccontare la sua breve avventura, interrottasi quando la tizia se n'era andata dicendogli che era arrivata la sua amica di ritorno da una sfilata. Al momento non collegai le sue parole, troppo presa dalle battute idiote di Simon e Steve, quando ci raggiunse Amber con un'espressione strana sul volto.
“Arrivo subito” mi alzai e raggiunsi il bancone, presi un rum e cola e nel tornare dagli altri guardai per l'ennesima volta il cellulare. Niente.
Bevvi metà bicchiere in un sorso e vidi Steve allungare la mano, gli lasciai il bicchiere e tornai a sedermi.
“Sammy, è arrivata Corinne” sbottò Amber.
“Chi se ne frega” risposi e scoppiarono tutti a ridere, me compresa; solo Amber non sorrise, alzai un sopracciglio e la guardai “E non è sola.” aggiunse.
“Poveraccio chi è con lei” risposi ancora. Ridemmo tutti insime,
“Cattivissima Sammy-Sammy” disse Steve, alzai il pollice nella sua direzione.
“E' con Alex”. Un mattone in testa avrebbe fatto meno male.
“Cooosa?” Urlò Mark.
Il cuore iniziò a pulsare dolorosamente nel petto, e in testa si formarono immagini di tutti i tipi, lei, lui, sfilata, festa, insieme; nelle orecchie le parole di Corinne e il silenzio di Alex.
Chiusi un attimo gli occhi, dovevo calmarmi e contenere l'ira che stava per sbottare come se fosse lava di un vulcano in eruzione; a tutto c'è sempre una spiegazione, inspirai ed espirai.
“Sammy?” sentii Simon. Lo ignorai, mi alzai e scesi al piano inferiore, appoggiandomi con una mano al muro.
Camminai verso il bancone finchè non li vidi: stavano ballando insieme, al centro della pista, circondati da altre persone, troppo vicini, dolorosamente vicini.
Inconsciamente portai una mano sul cuore, un battito più forte degli altri, un rumore immaginario di vetri rotti, e la mia mano che stringeva la pelle come a voler fermare quell'infrangersi, quello sgretolarsi di quel cuore ferito.
Il naso iniziò a pizzicare, la gola si sigillò non permettendo alla saliva di scendere, sentii le gambe farsi molli e lo stomaco contorcersi, iniziai a vedere sfuocati i contorni di quel che mi circondava.
Mi sembrava di vedere quell'assurda scena, quasi surreale, da dietro una finestra, il cui vetro era bagnato da un forte temporale e da grosse gocce di pioggia; un incubo. Stavo sognando, dovevo solo aprire gli occhi e svegliarmi.
Camminai altri tre passi, mi fermai, passai le mani sugli occhi, le guardai, erano bagnate.
Mi girai nella loro direzione, lei l'aveva abbracciato e mentre ballavano si era voltata verso di me, sulle sue labbra un ghigno vittorioso, cattiveria e ferocia. Si mosse e mi diede le spalle, rivelando così il viso di Alex serio e inespressivo, lo fissai e finalmente mi vide.
Non fece nulla, non ghignò, non sorrise, mi guardò come se non ci fossi, come se non fossi lì e poi si rimise a ballare, ignorandomi completamente e voltandosi dall'altra parte.
Perchè faveva così? Perchè mi aveva trattato in quel modo?
Perchè non si era fatto sentire per tutto il giorno ed era comparso a quella festa con lei?
Inspirai e voltandomi cercai la porta, camminai trattenendo il fiato, avevo bisogno di aria, una volta giunta la porta la oltrepassai e iniziai a correre verso l'alloggio.
Vedevo a malapena la strada, avevo freddo, il giubbetto l'avevo scordato alla festa, il cellulare iniziò a suonare, ma lo sentivo a fatica, i battiti del cuore rimbombavano nelle orecchie.
Avrei voluto urlare con tutta l'anima un semplice Perchè ma non avevo fiato né parole, il nodo alla gola era troppo stretto.
Mi appoggiai ad un albero per riprendere fiato, mi ero persino scordata di respirare nella foga e mi sentivo soffocare.
Inspirai ed espirai decine di volte finchè il battito si regolarizzò, il cellulare squillò ancora, lo estrassi dalla tasca e risposi.
“Steve va tutto bene, tranquillo, sono quasi in camera, a domani” e rimisi il cellulare in tasca. La voce tremò appena.
Camminai silenziosa stringendomi in un abbraccio solitario e pensando alla scena che avevo visto, cercando di trovare risposte a quel suo sguardo, ma quando arrivai in camera non avevo trovato nessuna risposta.
Mi buttai sul letto, spensi il cellulare e affondai la faccia nel cuscino, soffocando i perchè urlati e i singhiozzi, finchè non arrivarono le convulsioni, strinsi le mani sul piumone finchè non iniziai a provare dolore e fino a che le convulsioni diminuirono.
Mi addormentai con il cuore a pezzi e con il fisico e l'animo stremato, con in testa una sola domanda: Perchè?
Suonò la sveglia, allungai un braccio, l'afferrai e la scagliai, con forza e ad occhi chiusi, contro qualsiasi cosa l'avrebbe rotta.
Una pessima nottata era sinonimo di un pessimo risveglio.
“Sei impazzita, vuoi uccidermi?” la voce di Alex.
Che cazzo ci faceva, dopo ieri sera in camera mia?
Aprii gli occhi, che mi bruciarono appena videro la luce, li richiusi e mi alzai a sedere, coprendomi gli occhi con le mani.
“Che cazzo ci fai in camera mia?”
“Ho le chiavi”
“Bhè non credo ti servano ancora, lasciale sul tavolo e vattene”
“Dobbiamo parlare” rispose serio con voce profonda.
“Te la sei scopata?” domandai gelida mentre mi alzavo per raggiungere il bagno, sbirciando tra le dita la strada da percorrere ed evitando di guardare nella sua direzione.
“No” rispose secco.
“Peccato, ma tranquillo, sei sulla buona strada” aprii l'acqua del lavandino e buttai la faccia sotto l'acqua corrente.
“Hai pianto nel sonno” disse constatando un fatto che mi fece irritare parecchio.
“Eh bravo Watson... capita quando si ha a che fare con gli stronzi come te” dissi con sarcasmo e rabbia.
“Non ho fatto niente con lei, a parte ballare, e poi sei tu quella che deve dare spiegazioni..” rispose con tono incazzoso.
Risi fredda “Vuoi dare l'ennesima colpa a me per giustificare le tue azioni?”
“Quando il gatto non c'è i topi ballano..” rispose fermo.
Mi asciugai il viso e presi il collirio dal mobiletto, avevo gli occhi e le palpebre gonfie e rosse.
Tra un ora avrei dovuto presentarmi alle prove e sembravo vampiretta appena uscita dalla cripta.
“Ma che cazzo stai dicendo? Guarda che l'unico che ha fatto qualcosa, l'unico che ha fatto fatica a farsi sentire, l'unico che ha fatto preoccupare l'altro sei tu” e mi posizionai difronte a lui.
“Ne sei convinta?”
“Esatto! Quindi adesso te ne puoi anche andare a fare il cazzone con la tua nuova amichetta”
“La pensi così?” disse prendendo il suo cellulare dalla tasca dei pantaloni.
“Non posso pensarla in nessun altro modo. Vuoi addossarmi una colpa che non ho per giustificare un tuo gesto e stavolta non ci sto proprio. Mi hai ferito, mi hai fatto piangere, mi hai fatto dubitare di te, nonostante cercassi di scusarti in tutti i modi. Non ci siamo visti per cinque giorni e questo è il risultato, non oso immaginare cosa potrebbe succedere se non ci vedessimo per un periodo più lungo” dissi amareggiata.
“Allora dimmi Sam, che hai fatto giovedì sera?” Cos'avevano sentito le mie orecchie?
“Che cazzo c'entra?”
“Rispondimi”
“Giovedì sera sono uscita a cena”
“Vedi che hai iniziato tu, io non ci sono e tu che fai? Esci a cena con altri ragazzi senza nemmeno avvisare, e per di più con ragazzi che nemmeno conosco?”
“Alex, forse è meglio che vai a farti vedere da uno psicologo, perchè ti stai inventando un sacco di balle!”
Allungò il braccio mostrandomi il cellulare, dove c'era una fotografia in cui mi si vedeva mentre abbracciavo un ragazzo di spalle vicino ad un'auto nera, sullo sfondo s'intravvedeva la palazzina del mio alloggio. Eravamo io e Bruce e ci siamo abbracciati solo quando mi è venuto a prendere.
“Mi sto inventando un sacco di balle, Sam?”
“Te l'ha data lei?”
“Non è importante come l'abbia avuta, ma quello che contiene.. Hai qualcosa da dire in merito, oppure neghi l'evidenza?”
Risi. S'incazzò ulteriormente.
“Bastava dirlo che ti eri stancata, anziché comportarti in questo modo subdolo, ma soprattutto aspettando che io non ci fossi. Complimenti Samantha, mi hai veramente deluso, più di chiunque altro.”
Rimise il cellulare in tasca e si alzò dalla sedia su cui era seduto.
“Sei un idiota, Alex. Quello in foto è Bruce,te l'ho appena detto, giovedì sono uscita con lui. Non ho bisogno di aspettare che mi volti le spalle, se voglio uscire con qualcun altro te l'avrei detto in faccia. Chiama Bruce e chiedigli se sto mentendo.” Infilai i jeans e il maglione.
“Pensi che sia veramente così idiota da non sapere che auto ha Bruce?”
“A quanto pare è così” dissi infilandomi il giubbotto e prendendo il cappellino dall'attaccapanni. “Ma sei libero di credere alla tua nuova troietta, e adesso scusami ma devo andare.”
Mi afferrò un braccio, strinsi gli occhi e mi voltai.
“Giuramelo.” disse fissandomi negli occhi, quasi a voler leggermi l'anima.
“Alex, pensavo avessi capito che ti amo sopra qualsiasi cosa.. ma se dubiti di me, forse è il caso di lasciar perdere” stavo per scoppiare di nuovo a piangere. Strattonai il braccio e uscii dalla camera, di corsa.
Passò il sabato, stavo male, possibile che dubitasse così di me?
Non era questione di un finto scoop fatto da una stronza, era lui che non aveva fiducia in me e la cosa era parecchio grave.
Passai il sabato, finita la partita, in camera, sotto il piumone ad ascoltare musica e a pensare.
Tenni il cellulare spento, non volevo sentire nessuno e se qualcuno bussava alla porta non rispondevo. Avevo bisogno di stare con me stessa, di chiudermi di nuovo agli occhi del mondo. Come poteva dubitare? Non poteva dubitare dopo tutto quello che avevamo passato, dopo i nostri scontri, dopo le nostre parole, la sincerità e tutte le nostre azioni. Era bastato l'arrivo di Corinne a modificare le nostre vite e i nostri sentimenti? Come potevano essere così leggeri i suoi pensieri?
Non riuscivo a trovare le risposte ma era certo che iniziavo ad odiare Corinne visceralmente.
Non volevo nemmeno muovermi dalla mia stanza, ma Bruce insistette talmente tanto che mi feci trovare pronta alle diciannove.
Pantaloni eleganti, camicia, maglione, cappotto e tacchi; una semplice coda di cavallo e il trucco per coprire le occhiaie.
Gli raccontai tutto prima di arrivare alla fantomatica sfilata.
Ambercrombie.
Mi si strinse il cuore quando arrivammo all'ingresso dell'immenso stabile che la ospitava.
Bruce non aveva colpa, pensava di farmi una sorpresa portandomi a vedere Alex, Christopher ed Evan.
Sorrisi cercando di trattenere l'amarezza.
Alex non si era ancora fatto sentire e nessuno degli altri l'aveva visto o sentito.
Ci sedemmo nell'angolo più buio, circa sei file indietro rispetto la passerella, si spensero le luci e partì la musica.
Iniziarono ad uscire i modelli, vidi nelle prime file, opposte a noi, un ragazzo che fissava nella nostra direzione ma mi accorsi, ben presto che era Bruce il centro dell'attenzione di quel biondo.
“Bruce c'è uno che ti fissa in un modo assurdo, quasi volesse mangiarti” dissi nel suo orecchio.
“Tzè, quello stronzo è il ragazzo che ti dicevo, quello che mi ha lasciato per l'inglesino appena arrivato”
“Quello è quel Nik?”
“Esatto, sweety, quello stronzo di Nik” disse con un filo di fastidio.
“Se si avvicina lo castro, te lo prometto” dissi prendendogli la mano e stringendola nelle mie.
“Sei un amore Sammyna mia” rispose sorridendo.
Uscì Evan a torso nudo e con i jeans, poi fu la volta di Christopher.
“Da sbavo quei due...” dissi appena.
“Già Evan è bellissimo e Christoper è la mia perfezione.. Oddio quanto mi eccito a vederlo sfilare” rispose Bruce facendomi sogghignare.
E fu la volta di Alex, anche lui a petto nudo e con i jeans a vita bassa.
Non era bello, di più, e con le luci che lo illuminavano di semplice bianco, sembrava un angelo sceso direttamente sulla terra tra i comuni mortali; al collo una collana con la piastrina militare, rifletteva le luci, creando scintillii ad ogni suo movimento; oltre alla musica non si sentiva mezzo vociare, silenzio assoluto, come se fossero tutti in contemplazione. Io stessa lo contemplavo e non riuscivo a sentire nemmeno la musica tanto il mio cuore pompava forte il sangue.
Sentii Bruce stringermi la mano. Respirai profondamente fino a quando non lo vidi scomparire dietro le quinte. Emozione.
Io e Bruce ci alzammo alla fine del primo tempo e andammo a bere qualcosa, nella sala del rinfresco. I modelli erano a prepararsi per la seconda parte della sfilata, quindi non avrei visto Alex né gli altri, così ci appartammo lontano dagli altri invitati, vicino ad una finestra semi aperta.
“Bruce sta venendo qui Nik” gli dissi a bassa voce prima di finire l'ultimo sorso del mio cocktail.
Lo vidi sgranare gli occhi, sicuramente provava fastidio, chi non l'avrebbe provato dopo essere stato trattato come uno straccio dalla persona che si amava?
Nik arrivò e passò un braccio intorno alle spalle di Bruce.
“Guarda chi si vede, è un po' che non ci vediamo tesoro” disse fissandomi “Bhe meglio trovarti con una femmina che con un bel ragazzo, non trovi?” e girò il suo sguardo cercando gli occhi di Bruce.
Aveva proprio una gran bella faccia di bronzo. Presi in mano la situazione. Incrociai le mie dita a quelle della mano di Bruce, feci un passo avanti e guardai Nik negli occhi.
“Tu devi essere Nik” dissi con il ghigno.
“Esatto, vedo che Bruce ti ha parlato di me, e tu saresti?” chiese compiacendosi.
“Un'amica, si mi ha accennato qualcosa di interessante..” lasciai la frase in sospeso.
“Del tipo?” domandò con un sorriso pieno di fascino e arguzia.
“Mi ha detto che hai il pisello piccolo e che in confronto a Christopher, a letto, sei una mezza calzetta, che tradotto in linguaggio più comune significa che a letto fai schifo... Quindi fossi in te, manterrei le distanze da Bruce, sai Christopher è parecchio geloso del suo cucciolo, e poi... non credo riusciresti a competere, si sa dopo aver trovato un Dio a letto, difficilmente si torna sulle scamorze!” sogghignai e tirai Bruce per un braccio, avviandomi verso l'uscita della sala.
“Oddio mon cherì, sei stata grandiosa, l'hai massacrato nell'orgoglio! Splendida, semplicemente” disse sorridendo con una felicità senza pari.
“E' giusto che sappia qual'è il suo nuovo posto, lontano da te, dolcezza” e gli strizzai l'occhio.
“Vado alla toilette e torno, mi aspetti qui?”
“Certo sweety. Non mi muovo, cascasse il mondo.”
Mi avviai con passo svelto, andai in bagno e poi mi lavai le mani.
Quando alzai lo sguardo, per fissare il mio volto allo specchio, vidi una donna, dietro le mie spalle, che mi fissava.
Era la stessa donna che avevo visto scendere dalla limousine nera qualche giorno prima.
Fissava il mio riflesso allo specchio, stando elegantemente composta in piedi, con grazia e con superiorità.
Ma chi diavolo era? L'avevo vista andare via con Alex, e lui aveva detto che era lavoro. Una manager? Qualcuno della sua agenzia?
Mi asciugai il viso e mi voltai.
Iniziò a parlare con tono pacato “Non so chi tu sia e che ruolo abbia nella vita di Alexander, ma la cosa non mi piace. Sono abituata ad inquadrare subito le persone, appena le vedo e tu non sei un'eccezione, non so come tu sia giunta a questa sfilata, sicuramente su invito visto il pass, ma te lo dico chiaramente: non voglio che tu riveda mai più Alexander, ho altri progetti per lui.”
“E lui ne è al corrente?” chiesi subito di rimando.
“Arrogante ragazzina, certo che ne è al corrente” Infilò una mano in borsa ed estrasse una busta e me la porse “Questa è per te, da questo momento in poi, mio figlio non sarà più affar tuo.”
“Suo... figlio?” balbettai appena, appoggiando la busta nella mia borsa, posata sul marmo, mentre finivo di asciugarmi le mani.
“Certo, Alexander è mio figlio e per lui voglio solo il meglio, come tutti le madri vorrebbero per i loro figli, quindi capirai il mio punto di vista, e io ho già scelto per lui”
Questa cosa mi fece terribilmente incazzare, è vero che non la conoscevo, è vero che era una signora distinta, ma come si permetteva di giudicarmi a priori puntandomi un dito contro, visto che non sapeva nulla su di me?
“Io amo Alex e non sarà certo sua madre a farmi smettere di amarlo” sbottai con una risposta che più idiota non poteva essere. Rise.
“Tranquilla, te lo dirà lui stesso appena e come potrà” si girò e uscì dal bagno.
Rimasi di merda a quelle parole, cosa voleva dire? Sapeva qualcosa di cui non ero al corrente? Perchè stava succedendo a me? Avevamo litigato e non avevamo chiarito e non lo sentivo dal giorno prima, orgoglioso com'era forse aveva solo bisogno di sbollire la sua assurda incazzatura, e non aveva ancora parlato con Bruce.
Questa cosa però mi fece pensare, perchè non gli aveva chiesto se confermava o smentiva la mia versione? Bastava mandargli un sms, possibile che non avesse avuto un attimo di tempo nemmeno per mandargli un messaggio? E se era veramente finita? E io non l'avevo capito?
Panico, sentii l'ansia avvolgermi ancora.
Uscii dal bagno come se fossi un robot, con quelle parole che vorticavano in testa.
“Samantha cara, stai bene? Sei pallida come un lenzuolo” disse Bruce prendendomi sottobraccio.
“Si, si, sono solo un po' sconvolta” risposi.
“Che è successo?” chiese dolcemente a bassa voce.
Gli raccontai dell'incontro con la madre di Alexander mentre ritornavamo ai nostri posti, la sfilata stava per ricominciare e quando finii di raccontare,eravamo già seduti; mi guardò basito.
“Vieni qui piccina” disse abbracciandomi e tenendomi stretta.
“Bruce io, io.. non so che fare.. cosa significa?”
“Non lo so, ma Alex non è uno che si fa mettere i piedi in testa da nessuno, vedrai che si sistemerà tutto. Magari è stato preso e non mi ha scritto perchè ha chiesto a Christopher”.
Nel frattempo i modelli stavano già sfilando, ma ormai non prestavo più attenzione, quelle parole, quella frase, che mi sembrò tanto un'affermazione: te lo dirà lui stesso appena e come potrà, rimbombava sorda nel cranio, frantumando tutto quello che avevo davanti agli occhi e che udivo, la sfilata era diventata un contorno sfumato a quello che ronzava nel mio cervello.
Persi di vista tutto quello che mi circondava, era come se fossi stata rinchiusa in un piccolo sgabuzzino buio, i miei piedi non sentivano nemmeno il pavimento su cui erano appoggiati tanto non c'ero con la testa.
Bruce prese la mia mano e la strinse talmente forte, finchè non mi risvegliai completamente da quello stato catatonico in cui ero caduta.
“Sam c'è Alex a chiudere la sfilata” disse dolcemente al mio orecchio.
“Ah si, grazie” e mi girai a guardarlo.
Camminava come un Dio su quella passerella, un costume azzurro e un medaglione al collo, nient'altro.
Si accesero i laser e uscì del fumo, le luci piroettavano su di lui, giocando con i colori e con gli strati di densità del fumo profumato, l'atmosfera diventò in un attimo surreale: sembrava stesse camminando su una nuvola, leggero e gaio, il sorriso sul volto e quegli occhi profondi che splendevano, ogni suo muscolo si tendeva e guizzava ad ogni movimento, regalità e perfezione, lo sguardo fiero. Un leone, senza dubbio.
Mi si bloccò il fiato in gola, era di una bellezza struggente, faceva male guardarlo così, ma soprattutto faceva male guardarlo dopo tutto quello che era successo negli ultimi due giorni.
Avrei voluto buttarmi tra quelle braccia, stringerlo e urlare quanto lo amavo, avrei voluto prendere il viso tra le mie mani e baciarlo così intensamente da togliergli il fiato, avrei voluto stringermi a lui e addormentarmi ancora tra le sue braccia.
Dio solo sa cos'avrei voluto fare in quel momento, mi scese una lacrima che asciugai subito.
Amarezza e dolore, tristezza e paura, ansia e angoscia.
Perchè aveva detto che era lavoro quella donna, ed invece era sua madre?
Perchè mi aveva mentito?
Cosa stava succedendo?
Si accesero le luci e gli applausi scrosciarono come pioggia battente, uscirono gli stilisti e gli altri modelli, vidi una ragazza di spalle portare un mazzo di fiori ad Alex, che si abbassò appena per riceverli e...
Mi cadde l'universo addosso.
La ragazza si era alzata in punta dei piedi e l'aveva baciato davanti a tutti, e di casto in quel bacio non c'era nulla, poi si staccò e la riconobbi: Corinne.
Scattarono i flash e di nuovo applausi e grida riempirono la sala. Mi sentii morire.
Il mio cuore fece più rumore di tutto quel chiasso, frantumandosi in migliaia di pezzi, ma quel boato stridulo e spaventoso, fui l'unica ad udirlo, perchè nessuno si girò dalla mia parte.
Afferrai la borsa e il cappotto e prima che le lacrime iniziassero a sgorgare copiose, mi allontanai con passo veloce, silenziosa come uno spettro, facendo slalom tra sedie e persone in piedi, arrivai all'uscita di quella sala, corsi lungo il corridoio e mi avventai sulla porta del palazzo.
Mi sentivo di nuovo soffocare, avevo bisogno di aria, uscii dal palazzo e mi trovai sul marciapiede, mi appoggiai alla parete e cercai di calmarmi.
Mi accesi una sigaretta, mandai un sms a Bruce dicendo che ci saremmo sentiti presto e che mi dispiaceva averlo lasciato lì in quel modo, ma che non ce la facevo proprio a restare.
Iniziai a camminare senza una destinazione, il freddo pungeva le ossa e la carne, ma non importava, ero troppo presa da quella scena che avevo davanti agli occhi, che continuavo a rivivere come un film, migliaia e migliaia di volte, quel bacio che mi massacrava l'anima e il cuore, quel bacio che mi aveva definitivamente distrutto dentro.
Quando mi fecero male i piedi e non sentii più le mani e le braccia, guardai davanti a me, non sapevo dov'ero né per quanto tempo avevo camminato, mi asciugai l'ennesima lacrima e non sentii nemmeno il contatto tra la mano e la guancia; m'infilai a fatica il cappotto, e con dita insensibili chiamai un taxi, lessi il nome della via su un palazzo, poi mi appoggiai di nuovo al muro e mi accesi un'altra sigaretta.
“Dove la porto Signorina?” chiese cordiale l'autista.
“Inizi a guidare, ci penso un attimo” risposi a bassa voce, sprofondando nel sedile.
Era domenica sera, non avevo voglia di tornare al Campus, stavo troppo male per parlare con qualsiasi essere umano, in camera c'erano ancora le lenzuola con il suo odore e tornare sarebbe stato come morire una seconda volta.
L'indomani l'avrei rivisto a lezione, l'avrei sentito parlare, avrei comunque sentito il suo profumo e la sua presenza avrebbe invaso i miei spazi e i miei pensieri, gli altri avrebbero fatto domande, avrei incontrato di nuovo Corinne con il ghigno sul volto.
No, non ce l'avrei fatta, avevo bisogno di sbollire rabbia, delusione, amarezza e dolore.
“Mi porti all'aeroporto, al JFK, per favore”
“Subito signorina”.
Appoggiai la testa al sedile e asciugai le lacrime ancora una volta.
Girai il viso e guardai fuori dal finestrino, alti palazzi che si stagliavano immensi, luci colorate che sparivano in un lampo, gente che camminava sui marciapiedi e auto che sfrecciavano, ma il suo viso lo vedevo ovunque, in trasparenza. Chiusi gli occhi.
Perchè Alex?
La seconda volta in due giorni che mi sentivo risucchiata verso il basso, in un mulinello di dolore e tristezza che mi attanagliava mente, corpo e anima.
“Siamo arrivati”
Mi risvegliai dai miei pensieri, pagai l'autista ed entrai, mi fermai davanti al tabellone con le prossime partenze e decisi di prendere il primo volo per Los Angeles.
Mi recai alla biglietteria, pagai e mi avviai verso il mio gate d'imbarco. Meno di un ora e avrei lasciato New York, sarei tornata a casa.
Chiamai Nikki e le dissi che l'avrei raggiunta in meno di sette ore e che le avrei spiegato tutto una volta a casa, disse che sarebbe venuta a prendermi all'aeroporto e di stare tranquilla, che tutto si sarebbe risolto.
Spensi il telefono e attesi la chiamata per l'imbarco.
Una volta sull'aereo, accesi l'i-pod e feci scivolare la testa sul finestrino, in attesa che partisse; non ce la facevo più a rimanere in quella città e quando finalmente si sollevò in volo, fissai la città New York diventare piccola fino a diventare un insignificante puntino luminoso.
Sospirai, chiusi finalmente gli occhi e cercai di dormire evitando di pensare, ma soprattutto evitando di immaginare il viso di Alex, il bacio o tutto quello che riguardava il mio passato con lui.
Passato.. una parola che solo a pensarla mi faceva impazzire la mente, mi struggeva il cuore e mi devastava l'anima.
Pensai ad un foglio bianco e cantai, mentalmente, le parole di tutte le canzoni che si susseguivano nella playlist, quando passarono con il beveraggio, presi un bicchiere di vino, avrebbe sicuramente aiutato a distendere i nervi, poi un altro e un altro ancora.
Senza rendermene conto mi addormentai.
Angolino Autrice: Eccomi, scusate l'attesa.. Non sono scappata e nemmeno mi sono trasferita oltreoceano (per ora^^) . Come avrete letto nell'avviso, purtroppo non ho passato un bel periodo, non solo a causa del lutto che mi ha colpito, ma anche per altri motivi. Ero parecchio stanca, a dirla tutta.. Questa settimana ho iniziato a vedere il sole e il vento ha spinto verso l'orizzonte le nuvole nere.. speriamo restino lontane per un po'..Prima di parlare del capitolo, vorrei ringraziare le persone che mi sono stata vicino in questo periodo tramite i MP su Efp e i post su FB. Grazie di cuore per le vostre parole e i vostri gesti.
Oggi ho realizzato che siete in tantissime a seguire questa storia, e mi fa molto piacere, non sono una che "pretende" o chiede insistentemente di essere recensita, dico sempre che mi farebbe piacere ricevere i vostri pareri sulla storia o sui personaggi, non pretendo niente di più che sincerità. La storia sta volgendo al termine della prima parte, ho preventivato cinque capitoli ancora e adesso, vi chiedo se vi farebbe piacere condividere con me le vostre impressioni., anche se le ritenete banali o non sapete cosa scrivere, perchè una vostra opinione non è mai banale e vi assicuro che oltre ad invogliarmi maggiormente, mi da felicità. Sono stimoli per me che scrivo, questa e le altre storie, e vedere quasi trecento persone che leggono e pochi che commentano mi fa veramente un po' strano.. perchè non capisco se c'è qualcosa nella trama, nella scrittura o nei personaggi che non va bene. E' vero che scrivo per me, ma un parere, veramente dopo 25 capitoli, sarebbe graditissimo da chi, soprattutto fin'ora è rimasto a leggere in silenzio. Naturalmente non vi obbligo, vedete voi ^^
Dunque parlando del capitolo: Corinne è arrivata e si è notato parecchio. credo sia l'unico mio personaggio che odio visceralmente e incondizionatamente, perchè rappresenta nel suo tutto, l'insime delle "cose " che odio nel genere umano: invidia, cattiveria, arroganza e superiorità. Ha detto e fatto quel qualcosa che ha minato la mia coppia preferita, Alex e Sam. Ma non ha fatto tutto da sola, le incomprensioni, compe sempre, e la gelosia hanno portato i nostri due "tenerorsi" ad una situazione non bella. Comprendo i pensieri di Sam e le sue domande logiche al quale non ha avuto ancora risposte e posso capire Alex raggirato da Corinne.. Come nella vita reale, basta poco per un litigio o una rottura o uno stallo.
Sam e Bruce hanno stretto una bellissima amicizia e si spalleggiano a vicenda. Bruce ha scoperto di Tammy/Sam a Los Angeles ma ha promesso di non dire nulla ad Alex. Sam è sconvolta e ha fatto la prima cosa che le è venuta in mente, è scappata da New York. E' brava a scappare, tornerà? Cosa accadrà adesso? Sono solo alcune delle domande che possono affacciarsi nelle nostre menti.
E Alex? E sua madre? Quale rapporto c'è tra i due? Tranquille, tutte queste domande avranno le loro risposte, tempo al tempo ;)
Colgo l'occasione per linkarvi il mio account FB, dove spesso e volentieri, posto spoiler e spezzoni del capitolo, in anticipo, e i miei "vari" scritti ma soprattutto i deliri di una squilibrata. Se voleste aggiungermi, mi farebbe piacere .
Un ringraziamento particolare va a: Liven, vera1982, siter82, baby2080, rodney, Kalstar e Franklyn ,le 21 persone che hanno cliccato mi piace e condiviso lo scorso capitolo.
Ringrazio, qui sotto, chi segue in silenzio, le 27 new entry con un “Benvenuto” e tutti coloro che con la sola presenza, mi rendono fiera e orgogliosa di me stessa, redendo possibile la stesura di questa storia e non solo.. In ordine alfabetico:
_deny_
_Fibi_
_lovely_
_maddy_25
_Miss_
_miss_sophi_
_Selene13
_SunMoon_
13ste
adrianoemartina
Aislinn_05
aleda776
AleInuUsui
alevale
Alexandra90
alien77
alina81
angio
ant0n3lla
anto_92
Aryanne
babichan1990
Baby laLe
baby2080
Bananarama
Bauci
bea_88
bells7791
Biancaneve90
blair93
brooky
bruchi
camilla81
Carocimi
Cherryblue
chiara84
chicchetta
cino nero
cinziasaba
claudina cullen
CostanzaPalma
crazykika
CrisAngels
crystal1989
cuchiric
cullen taxs
CullenDipendent
cullina
cussolettapink
Daly
debby 92
Derekkina2
Desyree92
Dhatturah
Djinn
dolce_luna
dxrflavia
Edeniser
Eli12
Elienne
ElisynaUchiha
ELPOTTER
Emmeti
Erinda
fabyfrank
fallsofarc
fatina93
fede1996
flavia93
forbidden rose
framfram
franklyn
fs_rm
Genn
GingerRoxanne
giody
GirlCanRock
Giulia_cullen_salvatore
gnappafunky
Graine
gwen_87
Helder Black
hells
Iaia33
icesaroni
Iezzy
il phard di biancaneve
ilary92
ile_chan
ilynap
incubus life
indelebile90
irek
Itsfederica
jejiia
jekagnegne
Jennifer90
Kalstar
KeiL
kera
kikina97
kikk47
kikka_akachan
kiss88
kitty0890
La Evans
Lady Moonlight
Ladycate95
LadyD
LadyGiulia
lalu0395
LauraG86
layla493
lela_sognatrice
LiAgIuZ
Life_Love_Light
lil_aluz
liliii3
LittleDia
liven
lullaby3
M Pesca
mar
marilu taylorina
Mars_
marta_cullen
martc
Mary___02
mary74
mattitti
mau07
MBDB
mcgi86
mdm11
MellSHake
meryj
micia247
mimi14
Miyu
mokyy
monicamonicamonica
Moonheart
Nadia Granger
Nickyley
niny90
nixy
Olthir_84
orsacchia
paci
paperacullen
PatryLupa
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pikkolaprincess
PinkPrincess
pirilla88
Pissy_95
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Princesa18
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revy chan11
robychan88
rodney
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Salleh
SaraCullenMalfoy_
Sasy_1803
sasy78
Selene74
Settembrina
shanitsu
SidRevo
Sissii_Smile
sister82
smarty_05
sono_forse_impazzita_
soso
stefania502
subsonica
Swan90
sweet_marty
SYLPHIDE88
t3s0r4
tea
The_WerewolfGirl_97
Trigger Happy
Truelove
UseSomebody
vaiolata
valemyni
vera1982
veronic90
Veronica91
VYoletLoL
wilma
xHoneYx
xsemprenoi
Your dreams come true
Yukari Hoshina
yunas
zucchina
Alla Prossima ;)
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Capitolo 25 *** Respiri & Sospiri ***
Ero
nella mia città, ero con la mia migliore amica, ma non
riuscivo a sorridere né a piangere, mi trovavo in uno stato
di totale sospensione, un limbo dove il dolore e la tristezza
aleggiavano come fitta nebbia e non mi permettevano di vedere e
scorgere e provare niente. Grigiore dei sensi, intorpidimento delle
membra e immobilità dell'essere.
Era staticità e apatia.
Mi trovavo in camera di Nikki ed eravamo sdraiate sul letto, avevo
appena finito di raccontarle tutto quello che era accaduto poche ore
prima, rivedendomi per l'ennesima volta i fatti davanti agli occhi,
come se stessi guardando ancora quel dannato film, peccato che non
fossi una spettatrice ignara e inconscia ma l'attrice reale e che
quello, purtroppo, non fosse una cazzo di semplice e banale storia
scritta da altri.
Anche lei era silenziosa, nessuna delle due aveva proferito mezza
parola dalla fine del racconto.
Entrambe guardavamo il soffitto, come se fosse la cosa più
interessante del mondo, ma nessuna di noi lo guardava veramente,
pensavamo entrambe.
Ad un tratto schioccò la lingua sul palato.
“Io quello lo ammazzo, anzi no, lo castro direttamente e, se
non dovessi riuscirci, glielo tiro e poi lo annodo ma non con un
semplice nodino del cacchio, uno di quelli che non può
slegare, tipo quelli delle cime delle barche, come si chiama.. ah
sì, nodo savoia. Testa di cazzo! Tesoro, mi dispiace
tanto”
Si avvicinò a me, spalla contro spalla, inclinai la testa
dalla sua parte e lei fece lo stesso, ci fissammo per circa un minuto.
La vedevo, era preoccupata, dispiaciuta e amareggiata; non volevo si
sentisse male anche lei, era parecchio empatica quando si trattava di
me.
Risi, ripensando alla sua frase di poco prima, e la vidi alzare
entrambe le sopracciglia, sicuramente stava pensando che fossi
impazzita.
“E da quando sai fare i nodi marinareschi?”
domandai curiosa.
“Hem... imparerò su internet o comprerò
un libro illustrato, ce la posso fare... Ma vuoi mettere la
soddisfazione che avrei ad impedire al Dio del sesso, nonché
Mr egocentrico, di scopare per un bel pezzo?”
Ridemmo. Era contagiosa Nikki, riusciva a strapparmi una risata anche
se non avevo nessuna voglia di ridere e credo che sorvolò
sul fatto che la mia fosse una risata un po' tirata.
“Hai due occhi gonfissimi, è meglio se ti riposi
un po'..”
Mi fece una carezza sulla testa e si azò, si
avvicinò ad uno dei suoi millemila cassetti
ed estrasse un pigiama.
“Mettiti questo, stasera dormi con me, poi domani potrai
andare a casa tua, non ti lascio sola stanotte. Nel frattempo vado a
prepararti una tisana della mamma”
“Grazie, ma niente tisana, ho lo stomaco completamente
chiuso.”
Fece no con il dito e assunse quell'aria materna “La tisana
la bevi o te la faccio ingoiare con l'imbuto!”
Ecco, mai contraddirla.
“Sì, mammina” le risposi accennando un
sorriso.
“Vado e torno”
Scomparì in un battibaleno. Mi cambiai e l'attesi a gambe
incrociate sul letto.
Forse avrei dovuto avvisare qualcuno, Steve o Bruce, ma da loro era
già mattina, quindi Steve era a lezione e Bruce, molto
probabilmente, immerso in una vasca nuvola in qualche centro benessere;
avrei mandato un sms appena mi sarei svegliata.
Lasciai il telefono spento in borsa, non mi andava nemmeno di
controllare se ci fossero messaggi o chiamate. E se mi avesse chiamato
Alex? Certo, per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Inutile sperare o
farsi castelli in aria, era meglio lasciar perdere, dovevo solo
riposarmi e riprendermi, domani sarebbe stato un altro giorno.
Le lacrime, questa volta, scesero da sole.
Ma che mi aveva fatto? Dov'era finito il mio carattere? La mia forza di
volontà?
Non avevo più pianto da quando ero arrivata all'aeroporto,
perché doveva accadere, ancora, adesso?
Solo per aver pensato a lui per un attimo fugace? Era entrato in me
così profondamente che nemmeno riuscivo a rendermi conto
delle mie azioni, emozioni e sensazioni?
Sicuramente! Ed io mi sentivo una cretina per aver permesso che
accadesse tutto ciò.
Stupida, stupida Samantha.
Arrivò Nikki con la tisana fumante.
Mi asciugai gli occhi con la manica del pigiama, velocemente, non
volevo che mi vedesse piangere.
“Tieni scricciola, questa ti calmerà e ti
permetterà di dormire un pochino”
“Ok, grazie. Hai messo lo zucchero?”
“Certo che no, ti conosco bene, io!”
E mi sorrise sincera, non disse nulla, nemmeno quando mi
fissò il viso. Dio quanto le volevo bene.
Si mise il pigiama ed io finii la mia tisana. Nell'arco di cinque
minuti eravamo entrambe sotto il piumone, vicine.
“Nikki, tu domani devi andare a lezione, appena mi sveglio
vado a casa mia e ci vediamo poi la sera”
“Non preoccuparti, comunque ho già avvisato
Tara”
“Ah giusto, non l'ho nemmeno chiamata, sono una persona
pessima”
“Smettila o ti tiro un pugno su quella testolina buffa.
Adesso dormi, domani penseremo a cosa fare e tutto il resto”.
Ci abbracciammo come sorelle, come gemelle, come amiche che si volevano
un bene dell'anima.
Mi sentivo meglio, più rilassata e calma, non mi accorsi
nemmeno che mi addormentai in un lampo. Sfinita.
Mi stiracchiai, ma appena lo feci sentii tutti i muscoli dolermi. Ma
come cavolo avevo dormito?
Mi alzai ed andai in bagno a lavarmi la faccia, con mio stupore notai
che gli occhi non erano gonfi, segno che avevo riposato e non avevo
pianto nel sonno.
Ritornai in camera e trovai Nikki.
“Buongiorno bella addormentata, come ti senti?”
Domandò curiosa e sorridente.
Era strano vederla così allegra di primo mattino,
perché era come me, e ci metteva un po' ad ingranare una
volta uscita dalla culla dei sogni, inoltre era già vestita.
“Sinceramente? Mi sembra di essere stata investita da un tir,
mi fanno male tutti i muscoli”
Ridacchiò e si sedette sul letto, la raggiunsi e mi sedetti
vicino a lei.
“Ma tu, piuttosto, che ci fai a casa? Non dovresti essere a
lezione?”
“Hai fame?” Domandò in risposta.
“Mangerei una mucca, ma non hai risposto alla mia
domanda” Sorrise ancora. Iniziava a non quadrarmi qualcosa.
“Nikki, da quando sei così allegra di primo
mattino?”
“Hem.. è primo pomeriggio” Spalancai gli
occhi. Avevo dormito parecchio!
Mi alzai di scatto, mi vestii e presi il cellulare dalla borsa, Nikki
fissava i miei movimenti con attenzione, accesi il cellulare e
iniziarono a sentirsi beep
a tutto spiano.
A quanto pareva avevo ricevuto un bel po' di sms.
“Nikki, che diavolo c'è? Son cinque minuti che mi
fissi come se fossi un'aliena!”
“Se prometti che non ti arrabbi, ti dico una cosa”
Alzai un sopracciglio e la guardai.
“Che hai combinato? Non avrai chiamato Alex!”
“No, giuro che non l'ho chiamato” disse muovendo le
mani davanti a sé, negando ulteriormente.
“E allora che hai fatto? Lo sai che non posso arrabbiarmi con
te”
“Oggi è mercoledì”
“E allora?” Risposi convinta. Ma fu un attimo.
“Mercoledì! Come mercoledì! Nikki!
Com'è possibile?” Guardai il cellulare che avevo
in mano e vidi che segnava esattamente mercoledì. La guardai
aspettandomi una risposta.
“Ti ricordi la tisana?” Affermai con il capo.
“Gli ho messo dentro il sonnifero di mamma, volevo dormissi
tranquilla, ma mi sa che ho esagerato con la dose”
“Nikki! Ma sei impazzita?” Sbottai.
“Scusami Sammyna, ma l'ho fatto per il tuo bene, anche se sei
un po' indolenzita, almeno ti sei riposata, non hai pensato e giuro che
ti abbiamo monitorato. Giusto, ti ricordo che hai promesso di non
arrabbiarti..” Alzai gli occhi al cielo.
“Sei assurdamente incredibile” Alla fine l'aveva
fatto per il mio bene e in un certo senso potevo comprenderla, era
inutile arrabbiarsi, forse avrei fatto anch'io la stessa cosa.
“Lo so, e tu mi vuoi bene anche per questo” disse
trillante. Aveva ragione.
“Si, pazza di un'amica che non sei altro, Ma adesso con che
coraggio chiamo il Campus dopo tre giorni senza mie notizie? Conoscendo
Steve e forse anche Mark avranno allertato la Polizia, la fforestale, i
marines, l'aviazione o..” M'interruppe.
“calma, calma testolina, secondo te, ti avrei lasciato nei
casini? Ho chiamato Steve lunedì, gli ho detto che eri qui e
ha detto che avrebbe pensato lui ad avvisare chi di dovere”.
“Previdente”
“Astuta direi, non ti sei accorta di nulla”
Scoppiammo a ridere, poi prese il cellulare dalla mia mano.
“Vediamo un po' se lo stronzo ti ha scritto”.
Mi morsi un labbro, non ci avevo nemmeno pensato. Sentii un tonfo del
cuore.
Diamine, Alex aveva la capacità di sbattermi dal paradiso
all'inferno solo a nominarlo.
“Hai parecchi messaggi in segreteria e di testo suoi, il
resto sono di Bruce, Steve e Mark.”
Parecchi suoi messaggi... Cosa diamine voleva? Prima agiva e poi voleva
parlarmi? Prima faceva quel cazzo che voleva e poi, magari, pretendeva
di darmi delle spiegazioni? Avevamo un discorso da chiarire, ma dopo
quello che ho visto alla sfilata non c'era molto da dire: i fatti
parlavano da sé.
Però da buona masochista avrei voluto sentire la sua voce,
Dio quanto mi mancava!
Avrei voluto e potuto, bastava un attimo, schiacciare una semplicissima
sequenza di tasti sul cellulare, ma a che pro?
“Ho paura Nikki... Una fottuta paura di sapere, via telefono,
qualcosa di più brutto e doloroso di quello che ho
già visto.”
“Da quando ti lasci schiacciare senza reagire? Hai sempre
affrontato le questioni di petto, e non sarà certo un
distributore automatico di sesso a gettoni che ti farà
cambiare! Sammy, non posso credere che non ci sia una buona spiegazione
a quanto accaduto, stava andando tutto troppo bene tra voi.”
La interruppi.
“Appunto troppo bene. Troppo bello e perfetto per essere
vero.”
“Adesso basta! Cazzo! Non ti riconosco
più!” Sbottò.
La fissai basita, non era da Nikki alzare la voce.
“Sammy, Alex non è Steve. La vostra storia
è diversa, voi siete diversi e vi siete presi a testate per
un tempo indefinito perché volevate entrambi la stessa cosa.
Quando due persone fanno come voi due, quando si comportano uno in
riflesso dell'altro, esattamente come specchi, significa che di fondo
qualcosa c'è, e quel qualcosa non può essere
altro che amore. Solo che quell'altro è una testa di cazzo
bella e buona, egocentrico, geloso ma anche innamorato e cretino come
tutti gli uomini, e tu sei piena di paure perché ti sei
innamorata di lui. Sono sicura che a tutto c'è una
spiegazione, almeno secondo me. Quindi adesso libera la mente, torna in
te e rifletti su quanto ti ho detto. Vai a farti una passeggiata sulla
spiaggia che ti piace tanto, oppure prendi l'auto e vai a farti un paio
di curve sopra Santa Barbara, la moto è meglio di
no, fai qualcosa che ti piace fare... Sfogati e poi, più
tardi, penseremo a cosa fare”. Nikki aveva ragione, su tutto.
“Prendi il cellulare” e me lo porse “Non
voglio che tu vada in giro senza. Prenditi tutto il pomeriggio, ci
vediamo qui per l'ora di cena”. Sorrise.
Afferrai il cellulare e l'abbracciai.
“Grazie...”
“Adesso fila.”
Iniziai a camminare sulla spiaggia di Santa Monica.
Nonostante fosse ancora inverno, tolsi le scarpe e cercai quel contatto
con la sabbia che non sentivo da tempo.
La sabbia era fredda e i raggi del sole riscaldavano appena l'aria, il
profumo di salsedine e rena umida, trasportato dal flebile vento,
m'investì in pieno. Respirai a pieni polmoni.
Ero a casa.
Mi sedetti a pochi metri dal bagnasciuga, abbracciai le ginocchia e
guardai l'orizzonte, in quell'esatto punto dove il cielo e il mare si
uniscono fino a fondersi insieme, dando la parvenza di essere un unico
elemento. Immensità.
Ripensai alle parole di Nikki e cercai di creare un quadro completo
della situazione, estraniandomi e vedendo il tutto con distacco, come
se fossi una persona esterna, non coinvolta.
Era difficile inquadrare i comportamenti di una persona come Alex,
imprevedibile e troppo particolare per la logica comune, ma soprattutto
difficile perché riusciva a far sparire una buona parte
della mia razionalità.
E come sempre accadeva, quando si accantonavano momentaneamente le
emozioni ed i sentimenti, anche se spingevano e facevano accelerare i
battiti ad un'immagine, ad una frase o ad un ricordo, oppure facevano
increspare la pelle, provare un brivido o far scendere una lacrima, si
ritrovava la lucidità. Un grande sforzo, senza dubbio.
Salì la rabbia.
Mi ero fatta calpestare, non avevo chiesto spiegazioni ed ero scappata
per l'ennesima volta; avevo agito d'istinto, ancora.
Dovevo fare qualcosa: chiarire e perdonare o chiudere ed andare avanti,
altre soluzioni non potevano essere prese in considerazione.
Fanculo all'orgoglio e al possibile devasto che mi avrebbe potuto
cogliere, meglio un attimo da leone che uno da agnello o da cogliona.
Volevo delle spiegazioni e le avrei avute, nel bene o nel male e
sicuramente ci sarebbero state delle conseguenze.
Infilai la mano in borsa per estrarre le chiavi dell'auto e trovai la
busta che mi aveva dato la madre di Alex.
L'afferrai in mano e la guardai.
Vero che non volevo sentire la sua voce e leggere i suoi messaggi,
l'avrei affrontato direttamente, ma quella busta richiamava la mia
curiosità, adesso, in maniera morbosa.
Che cazzo c'era dentro? Che voleva quella donna?
Feci un respiro profondo e l'aprii.
“Ma guarda un po' la stronza fashion... Ma per chi mi ha
preso? Per una puttana?” Parlai a voce alta.
Un assegno con un post it appiccicato sopra con scritto:
Per il disturbo.
Saltai in piedi e gridai con tutto il fiato che avevo in corpo un bel Vaffanculo.
Infilai tutto in borsa e mi diressi, con passo incazzoso, all'auto;
sarei andata da Nikki con una decisione, sarei rientrata a New York
l'indomani, qualcuno mi avrebbe dovuto dare parecchie spiegazioni,
altrimenti le avrei cavate dalla sua bocca a suon di schiaffi.
Parcheggiai l'auto e suonai, aprì la governante e
m'indicò di raggiungere le ragazze in salone. Immaginai ci
fosse anche Tara.
Vidi Nikki seduta sulla poltrona con un sorriso e mentre entravo dalla
porta
“Nikki, devo tornare a New York tu non sai..” e
m'interruppi, vedendo Tara con Alex seduti sull'altro divano.
“Che cazzo ci fa lui
qui?” Domandai a voce alta.
Tara e Nikki si guardarono, poi Nikki le disse “Te l'avevo
detto che era meglio avvisarla”
“Se l'avvisavi non sarebbe venuta qui” rispose Tara.
“Secondo me sì”
“No, non l'avrebbe fatto”
“Sì”
“No”
Evitai di guardare Alex, concentrandomi sulle mie due amiche,
nonostante sentissi il suo sguardo bruciarmi sulla pelle.
“Basta!” Si zittirono e si girarono a fissarmi.
“Ho chiesto che diavolo ci fa lui qui!”
“Sam..” proferì Alex.
“Zitto, non sto parlando con te! Allora?”
“L'ho trovato mentre scendeva dal taxi davanti all'agenzia,
sapevo quello che era successo e così gli sono andata
incontro, poi...”
“Devi ascoltarlo, Sammy” disse Nikki. Assottigliai
gli occhi.
A quanto pareva il tutto era stato anticipato e io non mi ero nemmeno
preparata uno straccio di discorso. E adesso? Adesso avrei improvvisato.
Appoggiai una mano alla fronte, toccai le tempie e chiusi gli occhi.
“Che cazzo sei venuto a fare?” chiesi bassa,
evitando di guardarlo.
“Non fare mai più una cosa del genere!”
Spostai la mano e finalmente lo guardai, si era alzato in piedi e mi
fissava, serio, la mascella tirata. Mi misi a braccia conserte e
sfoderai il sorrisino più stronzo che avessi potuto fare. Se
pensava di rigirare la frittata aveva sbagliato tutto.
“Scusa?”
“Hai capito”
“Fino a prova contraria faccio quello che voglio... E poi tu
eri troppo impegnato, se non ricordo male, con la tua nuova, oppure
ripassata, amichetta”
“Non è come pensi”
“Certo e le marmotte confezionano la cioccolata”
“Sam, sto dicendo sul serio”
“Anch'io, Alex.”
“Ragazzi vi lasciamo soli, se avete bisogno di noi siamo di
là...” disse Nikki.
Continuai a fissare Alex ma allungai un braccio in direzione di Nikki e
Tara
“Voi due ferme, è casa vostra. Alex tu vieni con
me” L'avevo detto con un tono che non ammetteva repliche, mi
accorsi della durezza della frase solo quando le mie due amiche mi
fissarono preoccupate.
Diedi le spalle ad Alex, sorrisi a Tara e Nikki e mi avviai verso
l'auto. Sentii Alex salutare e i suoi passi seguirmi.
Aprii lo sportello dell'auto.
“Sali!” dissi senza voltarmi.
Misi in moto l'auto quando chiuse la portiera e partii.
“Sam, so che sei arrabbiata...”
“Alex, non sono arrabbiata, sono incazzata nera, sono delusa,
amareggiata e ferita”.
“Mi dispiace.”
“Anche a me.”
Scese il silenzio.
Forse stava pensando a cosa dire o il modo giusto per affrontare il
discorso. Alzai il volume dello stereo, scalai e sorpassai, accelerai,
mi spostai sulla corsia di sinistra e cambiai. La strada era libera,
sapevo dove volevo andare.
“Sam, è la tua auto?”
“Domanda idiota” Era targata Sammy.
“Non stai esagerando con la velocità?”
“Cos'è hai paura?” domandai.
“No”
“Bene. Hai qualcosa di sensato da dire o preferisci andare
subito all'aeroporto?”
“Non scenderò dall'auto finché non
avremo chiarito”
“Sei tu quello che deve dare spiegazioni, non io”
“Cazzo Sam, te ne sei andata senza dire niente!”
“Mi hai dato i motivi per farlo, mi pare.”
“Ti ho chiamato talmente tante volte al cellulare, che la tua
segreteria è diventata la mia migliore amica. Ah a
proposito, non c'è più spazio per i messaggi
vocali. Ti ho cercato ovunque tra domenica e lunedì, avanti
e indietro, volevo persino chiamare la polizia. Ho rotto i coglioni a
Bruce in piena notte per sapere dove cazzo fossi, ho svegliato tutti i
ragazzi all'alba per sapere se avevano tue notizie. Niente. Nessuno
sapeva nulla. Come pensi mi sia sentito? Dio, Sam, ero
preoccupato da morire, stavo impazzendo.. e poi scopro che sei venuta
qui, da Steve nel tardo pomeriggio di lunedì”
“Mai una volta che si facesse i cazzi suoi”
“Stupida, tu non ti rendi conto di quanto mi hai fatto stare
in pena.”
Stupida io? Poverino, si era preoccupato e adesso faceva la vittima, ma
era grazie a lui, alle sue azioni, ai suoi silenzi e alle sue mancanze
che ero tornata a casa.
Misi la freccia ed uscii dall'autostrada, eravamo arrivati a Santa
Barbara, m'infilai nella strada che portava verso la montagna, la zona
più panoramica e piena di curve.
“Si chiamano conseguenze, Alex, ma forse non sai nemmeno cosa
siano. Ah, ti consiglio di allacciare la cintura e di chiudere la
bocca, adesso”. Fredda e tagliente.
Se prima ero nervosa e incazzata, dopo le sue cazzate lo ero il doppio.
“Non sono un bambino cazzo!”
Lo
ignorai completamente. Iniziai a
sorpassare le auto, avevo rabbia e adrenalina da far defluire,
altrimenti gli sarei saltata alla gola. Alzai la musica, mandai avanti
un paio di canzoni e trovai quello che faceva al caso mio: Airplaines.
“Che
diavolo..” Gli lanciai un'occhiataccia. Si
zittì subito, spiazzato.
Sorpassai,
accelerai, scalai, si aggrappò alla maniglia
laterale; ero concentrata sulla strada, sulle curve, sulle poche auto
che incontravamo; sentivo i giri del motore salire e diminuire. Alex
finalmente si era zittito, forse aveva capito o forse pregava di non
morire, ma non me ne curai, ero completamente fuori giri.
Arrivai
nel punto in cui volevo, uno spiazzo abbastanza ampio, tirai il
freno a mano e fermai l'auto.
Polvere
come veleno.
Aprii la
portiera e scesi, veloce.
“Sei
un coglione” e la sbattei, chiudendola.
Scese
pochissimi istanti dopo e me lo trovai davanti. Adesso potevo
sfogarmi a dovere.
“Come
hai potuto? Prima dici che mi ami, te ne fai un'altra
davanti a tutti, fotografi e amici, e con che faccia tosta ti presenti
davanti a me? E quella donna che per te era solo lavoro ed invece
è tua madre? Mi rompi i coglioni perché sono
uscita con Bruce, fai lo stronzo, balli con quella puttana, m'ignori
dopo averti detto che mi mancavi e poi hai il coraggio di passare da
vittima, dopo che te la sei fatta e magari anche scopata a fine
sfilata. Anziché parlare con Christopher e credere alla mia
versione ti sei fatto abbindolare come un idiota da quella stronza
senza cervello, poi anziché chiarire anche solo con un
messaggio, con una cazzo di parola come scusami, oppure ho sbagliato,
che fai? Niente. Nada. Zero. Ma vogliamo parlare del fatto che hai
preferito credere a quella stronza e non a me? Non mi hai dato fiducia,
cazzo! Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Se volevi lei,
bastava poco a dirlo, ma potevi evitare di farmi star male facendomi
vedere quello che ho visto e comportandoti diversamente, invece di fare
lo stronzo immaturo e testa di cazzo. Te l'ho già detto non
sono una bambolina con cui giochi per un po' e poi appoggi sulla
mensola!
Hai
preferito ferirmi e stare zitto, lasciare che azioni ed eventi
parlassero per te.
Bugie,
bugie e ancora bugie e silenzi. Che cosa ti ho fatto
perché tu ti comportassi così? Spiegamelo, cazzo!
Perché non riesco a capirlo. Sei incoerente, vivi nelle tue
convinzioni, nelle tue teorie assurde, ti comporti come uno stronzo
silenzioso e menefreghista, sei... sei...” Si era avvicinato,
era a meno di una spanna e mi fissava serio.
“Sono
qui” disse grave.
“Grazie
al cazzo, idio...” Mi abbracciò
e mi strinse a lui. Cercai di liberarmi ma non me lo permise.
“Lascia...”
“Ascoltami,
per favore...” Lo disse in un sospiro,
un sussurro lieve, che sapeva di supplica e dolcezza; un soffio
invisibile ma consistente di quello di cui avevo bisogno: era pieno di
lui.
M'immobilizzai
ed inspirai lui,
in silenzio, in attesa. Sospesa in quel caldo e sincero abbraccio pieno
di dolore e amore, emozioni e sentimenti, paura e felicità.
“Mi
dispiace, amore mio. Scusami... mi sono comportato come
un idiota, mi sono lasciato illudere da una stupida
fotografia e traviare da una stronza, ho lasciato che la gelosia e la
paura prevalessero su tutto. Scusami... se sono stato uno stupido
egoista che ha perso di vista la ragione e si è fatto
offuscare la mente e il cuore. Scusami... se sono stato uno stronzo la
sera della festa e ti ho ignorato, se ho ballato con un'altra e non ti
ho rivolto mezza parola, ma ti ho fissato solamente. Scusami... se sono
uno scemo che ti ha sentito piangere e non ha fatto niente se non
guardarti combattuto, se non ti ho chiamato subito per chiarire e ho
lasciato passare troppo tempo. Scusami... se sono stato un cretino che
ti ha messo in secondo piano tacendoti alcune cose. Scusami... se sono
un menefreghista e ho dubitato delle tue parole e dei tuoi gesti.
Scusami... se sono un emerito codardo che aveva paura di affrontare una
semplice situazione e ho preso e perso troppo tempo. Scusami... se sono
un pezzo di merda che si è fatto baciare da un'altra davanti
ai nostri amici e a mezzo mondo, ma soprattutto davanti a te, se mi
sono lasciato cogliere alla sprovvista da qualcosa che doveva
stare lontano. Scusami... se sono un imbecille di prima
categoria che non ha pensato con il cuore e ha solamente guardato con
gli occhi, chiusi tra l'altro... Ma... Sam, tu riesci a farmi perdere
la razionalità e la capacità di giudizio, mi
rendi irrazionale e pazzo, vivo solo di emozioni, le più
disparate, e sensazioni quando si tratta di te. Tu non ti rendi conto
dell'effetto devastante che hai su di me, basta un niente
perché tu mi spedisca nell'Empireo e poi giù,
diretto, sparato, nella parte più bassa e terribile
dell'Inferno. La cosa più incredibile è che tu
non te ne rendi minimamente conto. Mi sono preoccupato da morire prima
di sapere perché non riuscivo a trovarti da nessuna parte,
ti ho cercato ovunque per ore, avanti e indietro, ho persino pensato a
tutte le cose brutte che potevano esserti capitate. Ero stretto in un
morso di paura e angoscia e terrore, non sapevo... io non sapevo
dov'eri né come stavi. Dio, Sam, sono stato malissimo, ho
pianto.” Mi strinse con più forza.
“Ho
rotto i coglioni a tutte le compagnie aeree per prendere
il primo volo per venire da te, per respirare il tuo profumo, per
averti tra le braccia, per spiegarti tutto, per rispondere alle tue
domande, per farmi insultare, per ascoltare la tua voce, guardare i
tuoi occhi, ma soprattutto per dirti che sono un coglione, che ho
sbagliato e che mi manchi da star male, Non sono capace di starti
lontano, non riesco a ragionare se non sei con me, io...” Lo
abbracciai con amore e dolore e gioia. Era impossibile non lasciarsi
andare, era impossibile non amarlo con tutta me stessa, era impossibile
essere ancora arrabbiata dopo quelle parole.
“Sam...
ti amo. Ti prego... perdonami. Sono un
coglione.”
La paura
scemò, il cuore accelerò e mi sentii
invadere dal calore delle emozioni, che solo lui riusciva a far
esplodere come fuochi d'artificio. Scesero le lacrime.
“Alex...
Ti amo... e si, sei un coglione”
Tremò in una risata silenziosa.
Prese il
mio viso tra le mani, con i pollici asciugò le
lacrime e posò delicatamente le labbra sulle mie. Era
tenerezza, era emozione, era amore.
Noi.
Semplicemente noi.
Posò
la sua fronte alla mia e sussurrò a fior di
labbra “Grazie”.
Avrei
potuto morire in quel momento, complice della
profondità e della sincerità dei suoi occhi,
delle sue parole e di lui, totalmente lui.
Avevo
bisogno di lui per star bene ed essere felice, avevo bisogno
della sua presenza ed essenza per essere me stessa e completarmi, per
trovare il mio spazio di mondo.
Cercai
le sue labbra e lo baciai, libera dai pensieri e dalle
spiacevoli sensazioni, libera dai tormenti che mi avevano assillato e
torturato nei giorni precedenti, libera da tutto e con il cuore leggero.
Tra le
sue braccia, sulle sue labbra, nel suo cuore e nella sua mente,
lì, in quello spiazzo, sotto quel cielo, davanti a quel
panorama e illuminati dalla luna, mi sentii veramente a casa e completa.
In pochi
attimi il bacio divenne profondo, vorace. Sentii le sue mani
stringersi sui glutei e mi sollevò, lo abbracciai con le
gambe e infilai le mani tra i suoi capelli. Ci perdemmo in quel bacio,
affogammo uno nella bocca dell'altro. Trasporto e Passione.
Sentii
la schiena appoggiarsi all'auto, inclinai la testa e le sue
labbra furono sul mio collo: baci, languidi tocchi e dolci morsi.
Respiri e sospiri, cuori accelerati e desiderio.
Ad un
tratto un gorgoglio cupo echeggiò tra noi e Alex si
spostò appena per guardarmi, occhi lucidi e un dolcissimo
sorriso.
“Hem...
il mio stomaco, avrei un po' di fame...”
Rise,
con quella risata che mi piaceva tanto e che mi faceva
volteggiare il cuore.
“Direi
che allora dobbiamo assolutamente andare a mangiare
qualcosa, ho una certa fame anch'io, oggi non ho mangiato nulla, ero
troppo nervoso e se... andiamo avanti così va a finire che
mangio te...” Ridacchiai.
La
tempesta era passata ed era tornato il sereno.
“Allora
andiamo, ti porto in un posto carino, sempre se mi
fai scendere...”
“Ok,
tu sei di casa quindi tocca a te far da Cicerone,
tigrotta mia. Però ti prego, guida più
piano.”
“Non
dirmi che avevi paura!”
Ridacchiò.
“Paura no, ma mi hai lasciato
spiazzato, non ti facevo capace di fare certe cose.”
“Vedi...
con me non ti stancherai mai. Dove la trovi un'altra
così?”
“Così
imprevedibile, pazza, splendida, sexy,
dolce, unica, incredibile, bellissima”
“Hey”
lo interruppi “Sei il mio adulatore
preferito, ricordami di parlare con te nel caso la mia autostima
dovesse scendere sotto i piedi”
Sorrise
sulla mia fronte mentre i miei piedi toccarono terra,
materialmente parlando, perché mi sembrava di camminare di
nuovo in paradiso.
“Andiamo,
ti porto a mangiare il pesce. Ti porto all' Harbor
Restaurant.”
Aprii la
portiera e sentii il suo braccio stringersi intorno alla mia
vita, la sua bocca sfiorò il mio orecchio e il suo torace si
appoggiò alla mia schiena.
“Mi
sei mancata stellina” mi lasciò un
bacio sulla guancia e fece il giro dell'auto e salì.
Sorrisi
con il cuore.
“E
così ceniamo sul pier di Santa Barbara a lume
di candela.” disse dopo che il cameriere se ne fu andato.
“Ti
piace?”
“Particolare,
ma non importa il luogo quando sono con te,
potevamo anche mangiare un hot dog in una bettola che andava bene lo
stesso, l'importante è che tu sia con me, perché
sei tu che rendi speciale le mie giornate.”
Ok,
aveva deciso che voleva vedermi sciolta come una candela: io la
cera, lui la fiamma.
Lui era
con me, noi eravamo insieme e il resto non contava
più; certo c'erano questioni irrisolte che avremmo chiarito
ma bastava la sua presenza per non farmi pensare a nient'altro. Era
gioia.
I
bicchieri tintinnarono ai nostri innumerevoli brindisi e le nostre
risate si sparsero briose nella sala, i nostri occhi non si lasciavano
mai, o quasi, giusto il tempo per non far schiantare il pesce sul viso
o farlo rotolare sul tavolo.
“Alex,
prendi il dolce?”
“Tra
poco con te, non qui, non sarebbe carino...”
“Scemo.”
“Arrapato,
fatina mia”
“Ok,
il dolce a casa, adesso una passeggiata per
digerire”
“Se
proprio mi tocca...”
“Ti
tocca, poco ma sicuro”
“Allora
andiamo, così possiamo andare prima a
casa” e ghignò malizioso.
Eccolo,
era lui in tutto e per tutto, nei suoi gesti, nei suoi sorrisi
e nelle sue battutine. Non potevo desiderare né volere di
più.
“Sam,
aspetta!”
“Lumaca!”
“Lumaca
a chi?”
“A
te, sei un leone con la velocità di una
lumaca”
“Tzè..
io ho le scarpe e tu le hai
tolte.”
“Embè?
Sei senza fisico.” Gli feci una
linguaccia, mentre camminavo all'indietro sulla sabbia e lo guardavo
con la luce della luna.
“Ah
si eh?! Adesso vediamo”. Si fermò,
si tolse le scarpe e le calze in un attimo e scattò.
Non me
l'aspettavo, feci appena in tempo a girarmi, fare due passi che
mi brancò e mi trascinò con lui sulla sabbia.
Iniziò
a punzecchiarmi i fianchi con le dita e a farmi il
solletico. Ridevo come una pazza.
“Allora
stellina, cos'è che non ho?”
“Niente,
niente! Ah ah ah ah” Era a cavalcioni
sopra di me, avrei potuto disarcionarlo e invertire le posizioni, ma mi
serviva qualcosa per farlo smettere o rallentare.
“Alex,
fermati, mi vien da vomitare!” Si
immobilizzò. Fui veloce, un colpo di reni, lo feci
sbilanciare e invertii le posizioni.
“Ma
cosa..”
“Scherzavo”
e sghignazzai.
“Che
stronza!”
Ridemmo.
“E
adesso che siamo così?”
“Adesso
che ti ho atterrato, sono soddisfatta e ti
punirò per avermi fatto il solletico” e
così dicendo mi abbassai sul suo viso e sfiorai le sue
labbra, nel frattempo scesi a far coincidere le nostre
intimità e mi mossi, strusciandomi appena.
“Oh,
se ti vendichi così, ti farò tutti
i giorni il solletico”
Sentii
le sue mani infilarsi sotto il giubbetto, farsi strada sotto il
maglione e spostare la maglietta; appoggiai i gomiti ai lati del suo
viso e mi appoggiai completamente a lui. Le sue mani scivolavano sulla
mia pelle, erano calde e lisce, si muovevano sicure fino alla
schiena e ancora più su. Brividi. Iniziai a baciargli il
collo, le guance, a giocare con il respiro nell'orecchio e a lambirne
il lobo, poi tornai sulla bocca, che mi attendeva famelica e ci
baciammo intensamente. Lo desideravo, lo volevo. Mi staccai brusca.
“Che
succede?”
“Niente.
Voglio stare qui ancora un minuto e poi andare a
casa mia, con te.”
Ero
idiota, lo sapevo da me, ma volevo guardare e respirare il mio
oceano con lui, un'ultima volta prima di tornare a New York.
Scesi
dal suo bacino eccitato e mi sedetti vicino a lui; si
alzò a sedere e, muovendosi impercettibilmente, si
mise dietro di me e mi avvolse tra le sue braccia, facendomi appoggiare
la schiena al suo torace e prendendo le mani nelle sue.
Restammo
così qualche attimo, in silenzio ed ammirare la
luna piena che si specchiava sull'acqua, creando quella strada argentea
che sembrava volerci condurre a lei, la sabbia brillava al candore di
quella luce e l'oceano suonava la risacca della sua melodia.
Pace ed
emozioni si fusero nel silenzio di quella serata invernale.
“Sam,
hai le mani e i piedi gelati.”
“Anche
tu”
“Che
dici se andiamo a casa al caldo? Non voglio che ti
ammali”
“Sì,
hai ragione. Andiamo”
Ci
alzammo, raccattammo le scarpe e ci dirigemmo, mano nella mano,
all'auto.
“Vuoi
guidare tu?”
“Non
so la strada e poi, se dovessi guidare, va a finire che
ti tocca riportarmi su quella strada spettacolare piena di curve,
quando l'unica cosa che vorrei veramente è assaporare altre
curve... ” fece l'occhiolino, sorridendo malizioso.
Avevo
riprese il pacchetto intero. Non potevo chiedere di
più.
Sulla
via del ritorno cantammo e parlammo come se niente fosse mai
accaduto, come se quella maledettissima settimana fosse semplice fumo
disperso dal vento.
Chiusi
la porta di casa e buttai le chiavi sul mobile all'ingresso.
“Questa
è casa tua?”
“Direi
di si, non m'improvviso una ladra quando devo andare a
dormire”
“E'
decisamente immensa!”
“E
non hai ancora visto niente. Dai seguimi, andiamo di
sopra, che la sabbia mi sta facendo impazzire”
“Ti
seguo” replicò guardandosi attorno.
Tolsi il giubbino e lo appesi, lo stesso fece Alex e ci incamminammo
verso le scale di marmo bianco, che separavano il salone in due parti e
portavano al piano superiore, dividendosi, poi, a destra e a sinistra.
Non
sentivo i passi di Alex e mi girai a cercarlo. Era fermo immobile a
guardarsi in giro.
“Alex?”
“Ci
sono.”
“Ma
dai?” Sghignazzai.
“Che
fai, mi prendi in giro?”
“No,
ma che dici?”
In due
balzi mi raggiunse, con il sorriso e quell'aria sexy e tenebrosa
che tanto mi faceva impazzire, si fiondò sulle labbra e
iniziò a baciarmi ancora e ancora.
Le sue
mani afferrarono il maglione, lo sfilarono e iniziò a
lambire, baciare e mordere il collo, ondeggiai travolta dai suoi
movimenti e mi trovai semi sdraiata sui gradini con lui sopra. Sfilai
il suo maglione e mi tuffai di nuovo sulle sue labbra, ne volevo
ancora, non mi sarei mai stancata di quel contatto; infilai le mani
sotto la sua maglietta, volevo sentire e toccare la sua pelle,
assaporarla, annusarla, così presi i lembi del tessuto
superfluo e la sfilai. Visione celestiale!
Quanto
mi piaceva quel torace, delineato alla perfezione e abbronzato,
liscio e marmoreo; feci scivolare le mani su ogni tratto di pelle,
sfiorando ogni singola cellula e non tralasciando un misero lembo;
m'inarcai, aggrappandomi alle sue spalle, volevo sentirne il calore e
il profumo, sfiorai la sua spalla con il naso e lasciai dei piccoli
baci e prosegui fino il collo e la parte sotto l'orecchio. Avvolta dal
tepore e dal profumo, chiusi gli occhi e nascosi il viso nell'incavo
della sua spalla. Dio quanto mi era mancato!
“Stellina?”
“Mmmm
adoro il tuo profumo e l'odore della tua
pelle...”
Lo
sentii respirare profondamente e poggiare la testa alla mia.
“Sam,
ti voglio”
Mi
sfilò la maglia e scese a baciare la clavicola,
oltrepassò il seno e continuò sul fianco fino al
bordo dei Jeans, poi risalì verso l'ombelico, lento e
delicato.
“Alex,
fermati. Se dovesse entrare qualcuno e ci trovasse qui
così?”
“In
piena notte? Bhè.. Lo salutiamo! E facciamo
ciao con la mano” e così dicendo tornò
a baciare e lambire la pancia, risalendo fino al reggiseno e ancora
sulla clavicola, con i denti spostò la spallina e riprese a
disegnare quei ghirigori umidi che mi facevano impazzire e che mi
eccitavano terribilmente.
Quando
le sue mani strinsero i seni e lui affondò con la
bocca sul collo, gemetti e mi inarcai ancora contro di lui,
strusciandomi come una tigrotta in cerca di piacere.
“Saliamo...”
dissi bassa.
“Sto...
bene... anche... qui” rispose grave tra un
bacio e un morso delicato.
“Ho
un'idea..” S'interruppe e mi fissò.
Sorrise malizioso.
“Adoro
le tue idee perverse.. che hai in mente?”
“Seguimi”
Lo
condussi in camera mia, aprii la porta e una volta dentro la
richiusi, si appoggiò alla porta.
“Camera
tua?”
“Si”
“E'
un appartamento non una camera”
constatò mettendomi le mani sui fianchi.
“Più
o meno”, presi la sua cintura e la
slacciai.
“Andiamo”
“Sul
letto?” Lambii il suo labbro e lo mordicchiai.
Afferrai i suoi jeans e m'incamminai verso il bagno.
“Ok,
niente letto... che hai in mente?”
Aprii
un'altra porta, quella del bagno.
“Bagno”
“Adesso?”
“Idromassaggio”
Gli slacciai i pantaloni
e mi abbassai trascinandoli con me, risalii accarezzandogli le gambe e
le cosce; presi l'elastico dei boxer e iniziai a tirarlo verso di me,
facendo scorrere l'indice e il pollice. Lo fissai negli occhi e li
abbassai, appoggiandomi al suo torace con il seno e spingendoli verso
il basso con il ginocchio.
“Questa
si chiama istigazione notturna al sesso
nell'idromassaggio”
Feci
scorrere la mano dal suo fianco e circondai il suo sesso con la
mano. Un gemito.
“Forse”
dissi sensuale.
“Ma
se non ti va...” e feci per indietreggiare di
un passo.
“Eh
no fatina, adesso che hai svegliato Alex Junior non
vorrai scappare...” disse portando le mani dietro la mia
schiena e slacciando il reggiseno.
Mi alzai
in punta di piedi e lo baciai, mentre la mano e le dita
accarezzavano la pelle calda e tesa. Scesi dalle punte dei piedi e
spostai la mano, arretrando di un passo.
“Odio
quando fai così...”
“E'
per una buona causa, golosone” mi spostai fino
alla vasca e aprii l'acqua della vasca interrata, rovesciai
il bagnoschiuma e poi, lentamente e sensualmente, slacciai i jeans e li
abbassai insieme agli slip.
“Ecco,
così va meglio..” Gli risposi con
un sorriso, ed entrando nella vasca.
“Che
fai? Mi raggiungi o resti appoggiato alla
porta?” domandai chiudendo l'acqua.
Non feci
quasi in tempo a finire la frase che comparve davanti ai miei
occhi in tutto il suo splendore di uomo e maschio.
Sempre
perfetto, molto probabilmente aveva veramente i geni di un Dio!
Entrò,
si accomodò e s'immerse bagnandosi faccia e i capelli, poi
con le mani li
spettinò e sorrise. Impossibile abituarsi a così
tanta semplicità e bellezza, persino i gesti più
semplici trasudavano ammirazione e goduria degli occhi.
“Che
c'è?”
“Niente,
ti guardavo” Ecco, mi ero imbambolata.
Possibile che riuscisse a farmi sempre quest'effetto? No, non ero
normale.
Mi mossi
tra la schiuma e le bolle e scivolai sopra di lui, a
cavalcioni. Occhi negli occhi, le sue mani si posarono subito sui
fianchi.
“E
perché mi guardavi?”
“Perchè
a volte mi sembra di vivere un
sogno”
“Dolce
stellina” Mi attirò a
sé e le nostre intimità si sfiorarono e si
toccarono, cercammo il contatto tra le nostre bocche e le nostre lingue
presero a danzare, dolcezza e tenerezza, che pian piano scemarono
lasciando posto a passione e desiderio, le nostre mani iniziarono a
vagare alla ricerca di pelle e carne da toccare, stringere e assaporare.
Lo
volevo e non volevo più aspettare.
Mentre
era distratto a mordicchiare il mio seno, mi alzai appena, mossi il
bacino e posizionai Alex Junior nella giusta
posizione, scesi leggermente, interruppe la sua adorazione del seno e
dei capezzoli e mi guardò.
Adesso
avevo totalmente il suo sguardo nel mio e i nostri visi si
sfiorarono, circondai, con le braccia la sua nuca e lui la mia schiena,
iniziai a scendere lenta, volevo gustarmi ogni singolo millimetro
insieme alle sue microscopiche reazioni.
“Sam...
vuoi farmi morire...”
“Shhhh”
Gli
occhi erano oceano e mare, emozioni allo stato liquido si
riversarono come uno specchio nei miei, i respiri diventarono sospiri e
i nostri corpi si fusero.
Gemiti e
movimenti di bacino. Le sue mani scesero sul mio fondo
schiena, le lingue ripresero la loro danza, i corpi seguirono
l'istinto e noi tornammo nella nostra terra: Lussurolandia.
E
l'orgasmo ci travolse.
"Lascia,
faccio io"
"Sicuro?"
"Mi
piace asciugarti i capelli e respirare il tuo profumo"
Come
facevo a non essere pazza di lui? O innamorata persa? Amavo
i suoi piccoli gesti, che gli venivano spontanei o che spesso erano
talmente unici che era nessun'altro avrebbe mai compiuto. Il mio Alex.
Il
mio amore. Il mio mondo.
Inutile
dire che una volta sotto le coperte ripartimmo ancora per Lussurolandia,
troppo
presi da noi, dall'essere di nuovo insime, vicini e uno parte
dell'altro.
E far
l'amore con Alex era quanto di più bello e appagante
potesse esistere.
Mi
strinse a sè e ci lasciammo abbracciare da Morfeo,
facendoci cullare il sonno da quell'incanto magico chiamato Sogno.
Angolino
autrice: Mi spiace se questo non è uno dei
capitoli migliori che ho scritto, ma spero che un pochino vi sia
piaciuto lo stesso.. L'importante è che non mi prendiate a
testate..purtroppo è un periodo parecchio sfigato..e gli
imprevisti, quando arrivano, arrivano, peccato che non siano mai
vincite stramilionare o inviti a sfilate XD Adesso vado a rispondere
subito alle recensioni che mi mancano.
Piccole precisazioni sul capitolo:
Il discorso del sonnifero: con mezza compressa (purtroppo nelle mie
sfighe c'è anche l'insonnia) riesco a dormire
tranquillamente per 20 ore. Quindi ho pensato che raddoppiando la dose
l'effetto potrebbe essere allungato.. se ho sbagliato chiedo
venia.
Nikki si arrabbia volutamente perchè capisce che sammy va
spronata e che si sta facendo troppe paturnie. Secondo il suo punto di
vista sono state delle incomprensioni, perchè stando a
quello che le raccontava Sam, nemmeno lei poteva credere che Alex
l'avesse abbandonata.
Il discorso della madre di Alex verrà ripreso nel prossimo
capitolo.
Solitamente ringrazio con una sfilza di nomi, tutte le persone che
seguono questa storia, ma un po' per mancanza di tempo e problemini
vari, non ho la testa per intabellare tutti.. quindi Vi ringrazio,
semplicemente.
In particolare ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo: prettivitto, gwen_87,
ElisinaUchiha, sister82, Princesa18, Genn,
Vera1982, baby 2080, Keil, CrisAngel, Biancaneve90, GingerRoxanne,
rodney, franklyn e liven.
Grazie
per le vostre recensioni, mi fanno star bene e mi danno la
possibilità di rientrare nella storia, anche quando sono
occupata a vivere altro, grazie per le emozioni che mi donate, grazie
per la vostra presenza. Grazie di cuore.
Un benvenuto
ai nuovi lettori.
A presto
SJ
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