Rufy
rimase immobile a
contemplare il mare dalla polena mentre i suo amici se ne andavano, ma
appena
fu solo balzò nuovamente sul ponte. Si
inginocchiò a terra e, allungando il
collo a testa in giù, sbirciò dentro la finestra
illuminata delle ragazze. Non era
affatto divertente spiarle, ma doveva trovare un modo per recuperare i
disegni;
non solo perché ci era affezionato, ma anche
perché temeva le reazioni di Nami.
La sua navigatrice era imprevedibile: avrebbe potuto picchiarlo,
aumentare il
suo debito o addirittura di peggio se avesse notato l’ultima
aggiunta al suo “sogno”…
sarebbe stata capace di lasciare la ciurma per questo?
Rifiutò immediatamente
l’idea, ma si sentì raggelare. Cercò di
concentrarsi sulla scena che si stava
svolgendo nella stanza e le vide entrambe chine su un
foglio… era già troppo
tardi! Senza aspettare oltre si fiondò all’interno.
-
Non guardatelo!!- urlò,
sbattendo la porta dietro di sé.
Le
ragazze sussultarono e si
girarono a fissarlo inebetite, rendendosi conto solo allora di non aver
chiuso
a chiave. Poco dopo la mora accennò un dolce sorriso mentre
l’altra… beh, lei si
alzò in piedi e lo afferrò per la camicia.
-
Cosa… diavolo… sarebbe…
questo?!- disse piano, ma chiaramente fuori di sé. Era la
prima volta che Rufy
la vedeva così arrabbiata, almeno da due anni a quella
parte: gli occhi
fiammeggianti, i capelli arruffati, le labbra tremule e la pelle
arrossata…
sembrava quasi sul punto di piangere. Stavolta come l’avrebbe
calmata? Ancora
indeciso sul da farsi afferrò la mano che lo stava
strattonando; ma questa, invece
di resistergli, sorprendentemente si rilassò nella sua.
Notò che Nami aveva chinato
la testa. Confuso, cercò Robin per chiederle aiuto, ma
appena incrociò il suo
sguardo si sentì trascinato via.
Questione
di secondi e si ritrovò
all’esterno, circondato dal fragore del mare. Il viso di Nami
era nascosto
nella penombra lì di fronte, ma avvertiva la furia delle
emozioni che si
agitavano dentro di lei. D’improvviso la navigatrice si
avvicinò, spingendogli
le spalle finché queste non aderirono completamente al muro
di legno. Rufy la
assecondò, sentendosi inspiegabilmente tranquillo. Rimase
imperturbabile anche quando
gli occhi di Nami affondarono nei suoi, ma una strana debolezza lo
colse nel
momento in cui sentì un soffio nell’orecchio. Fu
talmente stupito dalla
sensazione che non fece caso alle parole, ma solo al suono tremulo
della voce.
-
Allora?
Rufy
si accorse che Nami gli
stava ormai parlando a voce alta. La guardò perplesso.
-
Che c’è?
-
Ti ho appena fatto una domanda,
non farmela ripetere!- la rossa si accigliò.
-
Non l’ho capita.
-
Davvero non hai capito?... Ah,
sei senza speranza! Possibile che non sai nemmeno cosa significhi
“desiderare”
una ragazza?- esclamò battendosi un palmo sulla fronte,
sconsolata.
Rufy
divenne ancora più
perplesso.
-
Desidero tante cose da
mangiare, diventare il Re dei Pirati e divertirmi con i miei nakama.
Che ci dovrei
fare con una ragazza?
-
Ma…- Nami fece un passo
indietro, visibilmente offesa. Poi si concentrò sul fatto
che stava parlando
con la persona più sprovveduta del mondo (almeno su certi
argomenti) e riuscì a
calmarsi un poco. Non c’era altra soluzione con lui se non
quella di essere
spudoratamente chiari.
-
Quindi non hai mai pensato di
toccarmi o baciarmi?- domandò con tutta la decisione di cui
poteva essere
capace in quel momento. Rufy di rimando sgranò gli occhi e
impallidì.
-
Se ci provassi rischierei
grosso!
-
Eppure in quel disegno noi
abbiamo… insomma, c’è una
che… e…- la gola si seccò per il
troppo imbarazzo,
non poteva continuare a descriverlo.
Il
ragazzo andò nel panico e
agitò le mani davanti a sè:
-
Lo so che disegno malissimo, mi
dispiace!! Davvero, scusami Nami, non essere arrabbiata!!!!
-
Ma non è il modo, è quello che
hai disegnato che mi interessa, stupido!
-
Ah…- Rufy si calmò
immediatamente- Beh, che c’è di strano?
La
navigatrice era ormai
esasperata e sputò il rospo, incurante
dell’esplosione di calore sulla sua pelle:
-
Sbaglio oppure ho una corona in
testa e un bambino col tuo cappello in braccio?!
Il
capitano aprì la bocca per
richiuderla subito dopo, preso alla sprovvista, ma poi sorrise a
trentadue
denti.
-
Sì, anch’io ho una corona lì,
sai! E quello è nostro figlio, lo chiamerò Ace!
Un
pugno si abbatté violentemente
sulla testa del ragazzo non appena completò la frase,
facendola rimbalzare diverse
volte sul pavimento; nel frattempo la ragazza salì le scale
per raggiungere il
ponte del timone. Strinse il parapetto con le mani mentre fissava la
superficie
dell’acqua, nel disperato tentativo di riprendersi. Era
davvero troppo scoprire
in quel modo i sentimenti inconsapevoli, ma non per questo meno forti,
del
capitano per lei. O perlomeno era questa la conclusione a cui era
arrivata
vedendo il disegno, cos’altro poteva pensare? Possibile poi
che le dicesse con
tanta tranquillità certe cose… sicuramente non
era nemmeno a conoscenza del “perché”
e del “come” nascano i bambini! Era forse un caso
che avesse disegnato lei e
non un’altra a questo punto? E comunque, che fare? Come
cavolo si sarebbe
dovuta comportare con lui d’ora in poi?
La
ragazza
tese l’orecchio al rumore sempre più vicino delle
infradito sul legno. Non si mosse
nemmeno quando il capitano si sedette sulla ringhiera accanto a lei,
sfiorandole un braccio con una gamba.
-
Nami…- la chiamò con voce
lamentosa-… non ti piace il nome? Ci terrei tanto…
La
navigatrice sollevò lo sguardo
verso di lui: le sembrò triste. Non riuscì ad
arrabbiarsi ulteriormente, ma piuttosto
riabbassò gli occhi, intimidita dalla piega che stava
prendendo il discorso.
-
E’ un’idea molto bella Rufy. Ma
vorresti che fossi proprio io la madre?
-
Sì!
Nemmeno
un attimo di esitazione.
Nami fu scossa da un brivido.
-
Perché?- una domanda semplice,
adatta alle sue risposte.
-
Perché è giusto così. I bambini
nascono da un maschio e una femmina che si vogliono bene, giusto?
-
Certo, ma bisogna amarsi sul
serio e, inoltre, hai idea di cosa implichi fare un figlio?
L’espressione
spaesata di Rufy la
diceva lunga.
-
Insomma, succede dopo che le
due persone si baciano e si toccano, capito?- borbottò Nami
sentendosi a
disagio come non mai- E poi servono soldi, tempo e spazio per
accoglierlo.
Rufy
sorrise spensierato.
-
Quando sarò diventato Re dei
Pirati non dovremo preoccuparci di queste cose. – fece una
pausa prima di
accigliarsi- Però, la parte del baciare e toccare mi sembra
complicata, cosa
dovrei fare esattamente per evitare che ti arrabbi?
La
navigatrice sorrise e gli fece
cenno di abbassarsi verso di lei, come se avesse dovuto rivelargli un
segreto.
Appena il ragazzo arrivò all’altezza giusta, gli
accarezzò una guancia e si
avvicinò pericolosamente, con intenzioni ormai evidenti per
chiunque. Fu
sorpresa nel vederlo arrossire e irrigidirsi in un frangente simile,
non le era
mai capitato, e quasi si commosse per l’innocenza che
intendeva portargli via.
-
Nami, cosa vuoi fare?
-
Mostrarti come si fa, sei d’accordo?-
gli rispose, mentre sfiorava la sua bocca con un polpastrello e lo
fissava in
modo provocante. Rufy schiuse le labbra, incapace di ribattere
immediatamente e
sconvolto dalla misteriosa debolezza che si stava impossessando
nuovamente di lui.
-
Ma…- non riuscì a dire altro
prima che Nami lo baciasse.
Due
soli aggettivi potevano descrivere
alla perfezione le sensazioni fisiche che quel contatto gli stava
procurando:
morbidezza e calore… del viso, delle mani, dei
capelli… anche del petto ora che
si era spinta ulteriormente contro il suo corpo. Ma non erano affatto
sufficienti per spiegare ciò che scatenò nella
sua mente… sensazioni che
diventavano ogni istante più coinvolgenti, piacevoli e di
cui si scoprì
affamato, nonostante fosse la prima volta che le provava.
Così si ritrovò a
imitarla, cercando di capire che sapore avessero le sue labbra e quanto
fosse
possibile stringerla a sé senza farle del male.
Ma
non era perfetto, nonostante tutto
qualcosa lo turbava… qualcosa di importante? Cosa stava per
dire poco fa? Un
pensiero lo bloccò all’improvviso, forzandolo ad
allontanare il suo corpo da quello
di Nami. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, spaesati e
affannati. L’espressione
di Rufy divenne gradualmente sempre più preoccupata,
finché il ragazzo non balzò
con i piedi sul pavimento e si inginocchiò davanti alla
navigatrice.
-
Rufy??- Nami indietreggiò mentre
il capitano posava con molto cautela una mano e un orecchio sulla sua
pancia.
-
Mmmm… no, non sento casino, non
c’è nessun bambino!- dichiarò
concentrato ad occhi chiusi, apparentemente
deluso.
-
CHE?!
-
Meglio così dopotutto. E’
ancora troppo presto, dobbiamo prima trovare il One Piece e un posto
sicuro,
no? Stavo per dirtelo.- sorrise, soddisfatto del ragionamento.
-
Ci vuole ben altro per farlo
nascere, scemo!!- urlò Nami spingendolo e facendolo cadere a
terra di sedere.
-
Davvero? E cosa?- chiese lui a
voce alta, senza curarsi del cappello che era scivolato dietro la
testa-
Dobbiamo farlo un’altra volta? Magari altre dieci?
La
navigatrice si voltò altrove,
ignorandolo. Era esausta, perché non aveva imparato certe
cose a tempo debito? Perché
le toccava spiegargli tutto su quell’argomento? Forse era
meglio dargli il tempo
di digerire un concetto alla volta. Solo allora si accorse che lei e
Rufy non
erano più soli lì fuori. I suoi occhi riconobbero
velocemente il gruppetto male
assortito che cercava di nascondersi dietro l’albero maestro.
-
Uscite fuori!- ordinò, e questi
si fecero avanti uno a uno. Usop e Chopper sembravano sul punto di
farsela
sotto, mentre Zoro era del tutto indifferente… ma allora che
faceva lì,
dormiva?... Beh, probabile! Franky e Brook infine sfoggiavano una
tranquillità
invidiabile: uno sorseggiava il tè mentre l’altro
ebbe addirittura il coraggio
di mettersi in posa e complimentarsi con Rufy con bel
“Suuupeeer!”.
Il
capitano scoppiò a ridere,
meritandosi un calcio stile mulo con tanto di tacco da parte di Nami.
-
Non c’è niente da ridere! E voi
non sapete che non si spiano le persone?!
Robin
rise sottovoce all’interno
della stanza e l’orecchio sulla ringhiera svanì in
una manciata di petali.
Ringraziò il cielo che il caro Sanji fosse ancora legato e
all’oscuro degli
ultimi sviluppi, o non avrebbe retto il colpo stavolta.
Dopo
aver fatto imparare la
lezione a ognuno degli spioni e a chi continuava a ridere senza motivo,
Nami tornò
finalmente in camera sua. L’amica sembrava già
addormentata, così anche lei si
infilò nel proprio letto e chiuse gli occhi. Ora che si era
sfogata sì che
sarebbe riuscita a riposarsi, ne era certa. E per quanto riguardava
quella
zucca vuota… la ragazza si rannicchiò,
riassaporando il bacio di pochi minuti
prima… l’indomani gli avrebbe spiegato qualcosa di
nuovo con molto piacere;
aveva davanti a sé tutto il viaggio per imparare.
***
Ed eccoci alla fine dell'ultimo capitolo! Spero vi sia piaciuto!
Risponderò personalmente alle ultime recensioni. Mi dispiace
non averlo potuto fare per quelle precedenti, ma sono stata davvero
sommersa dagli impegni (mi laureerò la prox settimana quindi vi lascio immaginare X_x).
Un abbraccio a tutti coloro che hanno seguito questa storia e alla
prossima!!
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