La prima notte tutti insieme

di VidelB
(/viewuser.php?uid=406)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una passeggiata sul ponte ***
Capitolo 3: *** Un segreto ***
Capitolo 4: *** L'intuizione di Robin ***
Capitolo 5: *** Ace ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era notte. La Thousand Sunny sembrava galleggiare sull’oceano buio e i Mugiwara si stavano riposando o, come nel caso della navigatrice, stavano tentando di rilassarsi. Pochi suoni interrompevano il silenzio che avvolgeva l’imbarcazione, e tra questi c’era lo scricchiolio del suo letto.

La ragazza stava cercando una posizione comoda, ma la sua mente continuava a lavorare imperterrita, riproponendole in ordine sparso immagini e sensazioni: i visi dei compagni inondati dalla luce calda del tramonto… l’euforia, l’adrenalina che si era propagata nelle sue vene quando avevano di nuovo sentito la brezza marina sulla pelle e fra i capelli, i brindisi…

Era stata una giornata impegnativa: nel giro di poche ore erano partiti dall’Isola degli uomini pesce, raggiunto la superficie dell’oceano e festeggiato fino allo sfinimento; Nami aveva bevuto alcool in abbondanza e ora si trovava sotto le coperte, al caldo… ma tutto questo non pareva fosse sufficiente a farle venire sonno. La ragazza d’un tratto imprecò sottovoce e aprì gli occhi. Li lasciò vagare nel buio, mentre ascoltava il respiro lieve e regolare della sua compagna di stanza. Robin sapeva sempre come tranquillizzarla e farla tornare in sé, anche solo con la propria presenza, ma in quell’occasione era tutto inutile: Nami si sentiva sempre più inquieta, finché non realizzò che solo fare due passi l’avrebbe salvata. Detto fatto, si alzò dal letto per avviarsi in punta di piedi verso l’uscita.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una passeggiata sul ponte ***


Quando Nami chiuse dietro di sé la porta della camera, fu investita dal vento freddo e lanciò una rapida occhiata verso il basso. I ragazzi erano ancora lì dove erano stati lasciati da lei e Robin: a poltrire sull’erba. Il tempo stava cambiando, ma quegli zucconi erano ignari della cosa… era certa che non si sarebbero mossi neanche sotto un temporale. Si chiese se avrebbe dovuto chiamarli subito, ma probabilmente non era necessario… poteva aspettare un po’, mentre studiava la situazione e poi, magari, qualcuno di loro era già sveglio. Scese le scale senza fretta, cercando di distinguere i suoi nakama illuminati a malapena dalla luna.

Individuò immediatamente Brook e Franky. Come avrebbe potuto non notare uno scheletro dai capelli afro o un tizio talmente ingombrante da occupare metà prato? Erano sproporzionati e buffi, ma anche pieni di risorse e affidabili all’occorrenza… si erano uniti alla ciurma non molto tempo prima che venissero separati e nonostante questo erano tornati con loro. Facevano parte di quella famiglia stravagante quanto chiunque altro sulla nave: non aveva dimenticato di essere stata protetta da Franky fino all’ultimo momento prima che Bartholomew Kuma lo facesse sparire, o il momento in cui Brook si era parato davanti allo stesso gigante per permettere ad Usop e Sanji di scappare.

Nami sorrise con affetto, ma solo dopo essersi accertata che le orbite vuote di Brook non la stessero fissando sotto la camicia da notte. Appena dopo, sentì russare in modo particolarmente rumoroso e si sporse al di là del corrimano, scoprendo Zoro: dormiva come al solito, seduto a braccia conserte e con la schiena contro una parete… ma i piedi di Sanji erano pioggiati su una sua spalla, pericolosamente vicini al naso. Nel momento in cui Zoro se ne fosse accorto, sarebbe scoppiato il finimondo… urla, imprecazioni, colpi… sperò ardentemente che non iniziassero un duello prima che si fosse riposata a sufficienza.

Sospirò passando oltre, ma rischiò immediatamente di inciampare. Si riprese in tempo per lanciare un’imprecazione contro il colpevole che, ignaro ai suoi piedi, continuava a ronfare abbracciando una borsa morbida da cui spuntava qualche attrezzo. La ragazza era già sul punto di schiacciare senza pietà il naso di Usop, quando ebbe un capogiro e barcollò. Pensò che l’alcool avesse avuto qualche effetto anche su di lei dopotutto e che avrebbe fatto bene a tornare in camera... ma non le andava proprio di tornare indietro da sola… dov’erano Rufy e Chopper? Mancavano solo loro all’appello… forse dopo averli rivisti entrambi si sarebbe finalmente tranquillizzata. Con questa speranza, cercò qualche altro segno di vita sul ponte, finché non identificò una massa informe che si muoveva. Un cappello dalla forma familiare rotolò accanto alla sagoma... chi altri poteva essere se non il capitano? Si trovava a pochi passi da lei, sotto l’albero maestro.  La ragazza si avvicinò e, con molta cautela, sollevò la coperta per assicurarsi della sua identità. Rimase interdetta quando intravide anche Chopper nella penombra: era raggomitolato intorno al braccio del ragazzo, mentre questi si dimenava senza sosta, probabilmente infastidito dalla stretta. La navigatrice si inginocchiò silenziosamente al loro fianco e premette il naso blu della piccola renna, ma non vi fu nessuna reazione. Accarezzò allora una delle orecchie e queste si mossero, mentre il loro proprietario si stringeva ulteriormente a Rufy. Quest’ultimo si lamentò nel sonno e mosse rapidamente un braccio, dando un colpo involontario ma piuttosto forte alla fronte della navigatrice, per poi lasciarlo ricadere sull’erba.

Calò così un silenzio tetro mentre Nami si prendeva la testa e si girava lentamente verso il ragazzo ignaro. Uno sguardo, vitreo e terribile, puntò quel viso noncurante, seguito da un pugno feroce. La navigatrice stava fumando di collera… forse eccessiva? Non le importava, non avrebbe dovuto colpirla, nemmeno nel sonno!

-Oi…- mugugnò una voce, appena riconoscibile. La ragazza sollevò con calcolata lentezza il pugno dal suo bersaglio fino ad allontanarsene e permettergli di tornare alla forma originale.

Rufy cercò di capire cosa fosse successo: si sentiva schiacciato a terra e aveva qualcosa davanti agli occhi. Agitò le mani davanti a sé finché non intravide il viso della navigatrice fra quelli che, poi realizzò, dovevano essere i suoi capelli.

-…Nami?- mormorò con voce ancora assonnata, per poi accigliarsi- Perché mi hai picchiato? Stavo dormendo!

- Sei tu ad avermi picchiata!- urlò l’interessata chinandosi su di lui. Casualmente notò dei fogli dentro il cappello di Rufy, rovesciato accanto alla sua testa, e spinta dalla curiosità allungò una mano per prenderli. Lui seguì quel gesto, sgranò gli occhi e si affrettò a bloccarla per il polso.

- Ehi, lasciami!- protestò Nami divincolandosi- Voglio solo vedere cosa sono!

- Ti arrabbieresti!- ribattè lui, sudando freddo allo sguardo che ricevette.

- Allora deve essere qualcosa di interessante…- rispose, mentre iniziava a spostare l’altro braccio. Ma anche questa volta venne bloccata da Rufy, che per sicurezza la spinse a terra supina. Tutto questo avvenne così velocemente che Nami capì a malapena come fosse finita in quella posizione indifesa. Era stata anticipata, con la stessa prontezza che il capitano avrebbe potuto avere durante un combattimento…  lei però non era una nemica, ma una sua nakama... e in effetti le stava sorridendo.

- Sei lenta!- esclamò con aria divertita. Questo non riuscì a scuoterla del tutto dalla sua confusione. Uno stato d’animo nato non tanto dal modo in cui era stata fermata, quanto dalle sensazioni che stava provando. Normalmente avrebbe trovato un modo per picchiarlo anche così, ma al momento era fuori questione: il cuore, uno dei pochi muscoli che non poteva controllare, aveva iniziato a contrarsi e rilassarsi ad un ritmo esasperato; i battiti le risuonavano nelle orecchie, agitandola, facendola sentire accaldata e strana. Perché… perché doveva sentirsi così? Era Rufy quello che ridacchiava, per di più stupidamente, lì sopra… il solito amato, ma nondimeno idiota e ingenuo capitano… talmente tanto da non accorgersi di aver creato una scenetta suggestiva per un tipo come Sanji e imbarazzante per la sua navigatrice: se ne stava a cavalcioni e chino su di lei per tenerla ferma, anche se la presa era già lenta, e a dirla tutta non le lasciava molto spazio per respirare.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un segreto ***


- Nami…?

Fu quella voce acuta e tenera a ridestare finalmente la ragazza dai suoi pensieri, facendola voltare. Era stato Chopper, visibilmente preoccupato, a chiamarla e a sfiorarle una guancia.

- Mi senti? Cos’hai?

Sbatté le palpebre più volte prima di realizzare che anche Rufy la stava guardando incuriosito… ma si trovava sempre nella stessa posizione, avendole semplicemente lasciato andare i polsi. Nami si sentiva quasi soffocare.

- Sto… sto bene. Ma Chopper, quando ti sei svegliato?

- Poco fa, vi ho sentiti urlare. Cos’è successo? Sembravi svenuta…- il piccolo dottore si girò- E tu Rufy, che mi dici?

L’interessato scosse la testa:

- Non lo so, stavamo giocando, all’improvviso è diventata rossa e non si è mossa più!

Nami, ormai innervosita, si alzò di scatto spingendo via entrambi.

- Non è successo niente! Anzi, questi li prendo io!- disse agguantando i fogli e allontanandosi ad ampie falcate. Sfortunatamente il braccio gommoso di Rufy la raggiunse in un attimo, avvolgendosi alla sua vita e riportandola indietro con uno schiocco. Il ragazzo cercò di riprendersi il maltolto, ma lei infilò rapidamente i fogli nella scollatura della veste e si protesse con le braccia incrociate sul petto.

- Sono miei, ridammeli!- esclamò il capitano petulante.

- No!

- Non è giusto, ridammeli!!

- NO!

- Aaaaahhhh!!!!!

Il grido della navigatrice risuonò per tutta l’imbarcazione, svegliando chi era miracolosamente riuscito a dormire fino ad allora.

- Cosa diavolo succe... eeeh?!- a pochi metri da Chopper, Rufy e Nami scoppiò un incendio. O meglio, il cuoco della ciurma venne improvvisamente circondato dalle fiamme della “passione” appena buttò l’occhio verso la fonte del suono che lo aveva disturbato. Nami-swan… è già questo sarebbe stato sufficiente ad emozionarlo ma… cosa faceva Rufy?! Sanji sgranò gli occhi incredulo. Il capitano aveva immobilizzato da dietro quel fiore delicato e, con un braccio infilato sotto la camicia da notte, la stava… palpando?!

Con un urlo feroce il cuoco si precipitò in soccorso della ragazza.

- Ti salverò io Nami-swaaan!!- annunciò, dando un calcione alla faccia di chi aveva osato oltraggiarla. Rufy cadde all’indietro rimbalzando, tuttavia la ragazza rimase impietrita.

- E’ tutto finito mia cara, puoi stare tranquilla adesso.- le disse gentilmente con l’intenzione di rincuorarla, prima di ributtarsi a capofitto contro il capitano, appena questi si mosse.

- Che cercavi di fare, maledetto?!!- inveì strattonandolo per il bavero della camicia aperta. Tra uno scossone e l’altro Rufy disse qualcosa di incomprensibile, finché non si liberò con la forza. In quel momento intervenne anche Zoro, bloccando Sanji per le spalle.

- Se lo lasci parlare magari te lo spiegherà.- disse con aria estremamente seccata, nonostante stesse provando a mantenere la calma. Fu allora che anche Robin uscì sul ponte, unendosi alla folla di sguardi incuriositi. Nami la vide e con un’improvvisa corsa le andò incontro e la superò, per poi infilarsi nella porta ancora aperta della camera e chiuderla dietro di sé. Rufy se ne accorse e cercò di raggiungerla un’altra volta, ma venne bloccato da Brook che gli si parò davanti con tranquillità.

- Forse è meglio che ci spieghi cos’è successo prima di andare da lei, non è da gentiluomini importunare una signorina nella sua stanza… soprattutto ora che Nami-san è fuori di sé. Potrebbe essere molto pericoloso, non credi?

- Ha rubato i miei disegni e li rivoglio indietro!!- dichiarò imbronciato.

- Perché avrebbe dovuto rubare dei disegni fatti da te? Sei sicuro che non fossero delle mappe?- domandò dal nulla Usop, mentre si massaggiava il naso che sembrava essere stato calpestato... probabilmente da una leggiadra fanciulla che era passata di lì pochi secondi prima.

- No, sono sicuro che fossero i miei fogli, li ha presi dal mio cappello!

- Su fratello, sono sicuro che te li restituirà molto presto, appena si accorgerà dell’errore. Probabilmente li ha davvero scambiati per delle cartine che ha disegnato.- era stato Franky a parlare, alzando gli occhiali da sole, stranamente sistemati sul viso nonostante il buio.

Rufy scosse la testa contrariato.

- No, sapeva che non sono cartine, era curiosa di vederli… ma dovevano rimanere un segreto!

- E perché mai, capitano?- domandò allora Robin con voce suadente ed un sorriso enigmatico sulle labbra; aveva un presentimento vago sul motivo, ma niente di più. Gli unici indizi che era riuscita a raccogliere consistevano nell’espressione estremamente imbarazzata di Nami, peraltro colta di sfuggita, e nell’estrema testardaggine di Rufy… ma quest’ultima rientrava nella normalità.

Il ragazzo si fece inespressivo, come se fosse indeciso sul da farsi.

- E’ un segreto, perciò non posso dirtelo.- dichiarò dopo un po’ facendole la linguaccia, prima di saltare sulla polena della Sunny, dar loro le spalle e sprofondare nel silenzio.

I componenti della ciurma si lanciarono occhiate furtive l’un l’altro: conoscendo il capitano, insistere con l’interrogatorio non avrebbe portato a nulla se aveva deciso di non spiegarsi. Molto meglio che quei due se la sbrigassero da soli… un pensiero condiviso da tutti tranne che da Sanji, il quale continuava a ringhiare contro Rufy mentre si trovava ancora bloccato dalla presa ferrea di Zoro. Tuttavia fu trascinato via dal ponte per venire legato e imbavagliato stile salame nel dormitorio dei ragazzi, mentre gli altri andavano a occupare i rispettivi letti… sperando che il fuoco della “passione” si sarebbe spento spontaneamente prima o poi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'intuizione di Robin ***


Robin rimase ferma mentre i ragazzi lasciavano il ponte, chiedendosi cosa fosse meglio fare in quel momento: seguire l’esempio degli altri e ritirarsi in camera, oppure andare a importunare il capitano con ulteriori domande? Dopo qualche istante scelse la prima opzione, sperando che in quel momento la navigatrice fosse più ragionevole di Rufy. La ragazza allora prese un bel respiro e, pronta alla furia devastante di cui poteva essere capace Nami, abbassò la maniglia ed entrò.

Non si aspettava certo di trovare l’amica raggomitolata sul letto come una bambina… vista di schiena sembrava addormentata, ma non era possibile che si fosse assopita così rapidamente, soprattutto dopo quello che era appena successo. I famosi fogli erano ripiegati accanto al corpo della ragazza, in direzione del suo sguardo nascosto. L’archeologa le si avvicinò e l’accarezzò gentilmente sulla testa. Nami si girò senza dire una parola, ma con espressione palesemente colpevole.

- Posso fare qualcosa per te?- le chiese Robin comprensiva.

- Non capisco cosa mi succede…- sospirò l’altra mentre si alzava e si sistemava seduta- Forse è anche perché ho bevuto troppo, ma mi sono comportata da sciocca.

- Perché dici così?

Nami indicò con gesto vago i fogli colorati:

- Ne ho visto uno. E’ un disegno che raffigura Rufy con il fratello e un altro bambino; dev’essere un ricordo importante della sua infanzia, non avrei dovuto strapparglielo così dalle mani. Considerando quello che è successo ad Ace poi, non mi stupisco che lo nascondesse nel cappello.

Robin chiese di poterlo vedere e la navigatrice glielo passò.

- Hmm… se non fosse per i nomi scritti sulle teste e il cappello di paglia su uno di loro, sarebbe molto difficile decifrarlo.- commentò con aria critica, quasi stesse esaminando un Poignee Griffe variopinto- Probabilmente Rufy l’ha fatto quando era ancora piccolo.

Nami si morse il labbro inferiore, sentendosi ulteriormente in colpa.

- E sugli altri cosa c’è?

- Oh, non li ho ancora visti.- la ragazza dai capelli arancioni prese gli altri fogli e li posò delicatamente sulle gambe- Forse non è corretto nei confronti di Rufy, ma già che ci siamo una sbirciatina non farà male a nessuno…

Ciò che videro subito dopo fu un disegno esteticamente simile al primo: i personaggi erano ancora rappresentati in modo estremamente semplice e infantile, ma erano diversi, con dei particolari inconfondibili… chi un naso da Pinocchio, chi un parruccone afro, o dei capelli arancione fosforescenti. Il titolo “LA MIA CIURMA” poi, scritto a caratteri cubitali, non lasciava spazio a incertezze. In pratica non mancava nessuno in quell’illustrazione, nemmeno Franky o Brook, e ciò voleva dire che era stata fatta non più di un mese prima della loro separazione. Il fatto che lo stile di disegno non fosse cambiato di molto rispetto al precedente, proiettava anche qualche dubbio sull’età di quest’ultimo.

Le ragazze si guardarono perplesse e complici, sapendo di essere arrivate alla stessa conclusione. Senza aggiungere altro Nami sollevò il terzo e ultimo disegno, sul quale campeggiava una scritta ancora più grande: “IL MIO SOGNO”. Già ad una prima occhiata le apparve speciale: era un tripudio di colori; un piccolo universo concentrato in un foglio A4 che conteneva isole, barchette, animali stravaganti, tesori e cose da mangiare, tutti alla rinfusa. Sembrava quasi che la mente di Rufy fosse esplosa riversando il suo contenuto su quella povera carta, incapace di contenere la baraonda di oggetti secondo un ordine logico. La ragazza stava esaminando il disegno centimetro per centimetro, come ipnotizzata, quando d’un tratto si irrigidì e il suo viso assunse una forte tonalità cremisi. Robin, perplessa, seguì lo sguardo dell’amica per cercare di capirne la ragione, finché non individuò un disegnino molto “caratteristico”… e dovette coprirsi la bocca con una mano per evitare di scoppiare a ridere. Quindi la sua intuizione non era del tutto infondata!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ace ***


Rufy rimase immobile a contemplare il mare dalla polena mentre i suo amici se ne andavano, ma appena fu solo balzò nuovamente sul ponte. Si inginocchiò a terra e, allungando il collo a testa in giù, sbirciò dentro la finestra illuminata delle ragazze. Non era affatto divertente spiarle, ma doveva trovare un modo per recuperare i disegni; non solo perché ci era affezionato, ma anche perché temeva le reazioni di Nami. La sua navigatrice era imprevedibile: avrebbe potuto picchiarlo, aumentare il suo debito o addirittura di peggio se avesse notato l’ultima aggiunta al suo “sogno”… sarebbe stata capace di lasciare la ciurma per questo? Rifiutò immediatamente l’idea, ma si sentì raggelare. Cercò di concentrarsi sulla scena che si stava svolgendo nella stanza e le vide entrambe chine su un foglio… era già troppo tardi! Senza aspettare oltre si fiondò all’interno.

- Non guardatelo!!- urlò, sbattendo la porta dietro di sé.

Le ragazze sussultarono e si girarono a fissarlo inebetite, rendendosi conto solo allora di non aver chiuso a chiave. Poco dopo la mora accennò un dolce sorriso mentre l’altra… beh, lei si alzò in piedi e lo afferrò per la camicia.

- Cosa… diavolo… sarebbe… questo?!- disse piano, ma chiaramente fuori di sé. Era la prima volta che Rufy la vedeva così arrabbiata, almeno da due anni a quella parte: gli occhi fiammeggianti, i capelli arruffati, le labbra tremule e la pelle arrossata… sembrava quasi sul punto di piangere. Stavolta come l’avrebbe calmata? Ancora indeciso sul da farsi afferrò la mano che lo stava strattonando; ma questa, invece di resistergli, sorprendentemente si rilassò nella sua. Notò che Nami aveva chinato la testa. Confuso, cercò Robin per chiederle aiuto, ma appena incrociò il suo sguardo si sentì trascinato via.

Questione di secondi e si ritrovò all’esterno, circondato dal fragore del mare. Il viso di Nami era nascosto nella penombra lì di fronte, ma avvertiva la furia delle emozioni che si agitavano dentro di lei. D’improvviso la navigatrice si avvicinò, spingendogli le spalle finché queste non aderirono completamente al muro di legno. Rufy la assecondò, sentendosi inspiegabilmente tranquillo. Rimase imperturbabile anche quando gli occhi di Nami affondarono nei suoi, ma una strana debolezza lo colse nel momento in cui sentì un soffio nell’orecchio. Fu talmente stupito dalla sensazione che non fece caso alle parole, ma solo al suono tremulo della voce.

- Allora?

Rufy si accorse che Nami gli stava ormai parlando a voce alta. La guardò perplesso.

- Che c’è?

- Ti ho appena fatto una domanda, non farmela ripetere!- la rossa si accigliò.

- Non l’ho capita.

- Davvero non hai capito?... Ah, sei senza speranza! Possibile che non sai nemmeno cosa significhi “desiderare” una ragazza?- esclamò battendosi un palmo sulla fronte, sconsolata.

Rufy divenne ancora più perplesso.

- Desidero tante cose da mangiare, diventare il Re dei Pirati e divertirmi con i miei nakama. Che ci dovrei fare con una ragazza?

- Ma…- Nami fece un passo indietro, visibilmente offesa. Poi si concentrò sul fatto che stava parlando con la persona più sprovveduta del mondo (almeno su certi argomenti) e riuscì a calmarsi un poco. Non c’era altra soluzione con lui se non quella di essere spudoratamente chiari.

- Quindi non hai mai pensato di toccarmi o baciarmi?- domandò con tutta la decisione di cui poteva essere capace in quel momento. Rufy di rimando sgranò gli occhi e impallidì.

- Se ci provassi rischierei grosso!

- Eppure in quel disegno noi abbiamo… insomma, c’è una che… e…- la gola si seccò per il troppo imbarazzo, non poteva continuare a descriverlo.

Il ragazzo andò nel panico e agitò le mani davanti a sè:

- Lo so che disegno malissimo, mi dispiace!! Davvero, scusami Nami, non essere arrabbiata!!!!

- Ma non è il modo, è quello che hai disegnato che mi interessa, stupido!

- Ah…- Rufy si calmò immediatamente- Beh, che c’è di strano?

La navigatrice era ormai esasperata e sputò il rospo, incurante dell’esplosione di calore sulla sua pelle:

- Sbaglio oppure ho una corona in testa e un bambino col tuo cappello in braccio?!

Il capitano aprì la bocca per richiuderla subito dopo, preso alla sprovvista, ma poi sorrise a trentadue denti.

- Sì, anch’io ho una corona lì, sai! E quello è nostro figlio, lo chiamerò Ace!

Un pugno si abbatté violentemente sulla testa del ragazzo non appena completò la frase, facendola rimbalzare diverse volte sul pavimento; nel frattempo la ragazza salì le scale per raggiungere il ponte del timone. Strinse il parapetto con le mani mentre fissava la superficie dell’acqua, nel disperato tentativo di riprendersi. Era davvero troppo scoprire in quel modo i sentimenti inconsapevoli, ma non per questo meno forti, del capitano per lei. O perlomeno era questa la conclusione a cui era arrivata vedendo il disegno, cos’altro poteva pensare? Possibile poi che le dicesse con tanta tranquillità certe cose… sicuramente non era nemmeno a conoscenza del “perché” e del “come” nascano i bambini! Era forse un caso che avesse disegnato lei e non un’altra a questo punto? E comunque, che fare? Come cavolo si sarebbe dovuta comportare con lui d’ora in poi?

La ragazza tese l’orecchio al rumore sempre più vicino delle infradito sul legno. Non si mosse nemmeno quando il capitano si sedette sulla ringhiera accanto a lei, sfiorandole un braccio con una gamba.

- Nami…- la chiamò con voce lamentosa-… non ti piace il nome? Ci terrei tanto…

La navigatrice sollevò lo sguardo verso di lui: le sembrò triste. Non riuscì ad arrabbiarsi ulteriormente, ma piuttosto riabbassò gli occhi, intimidita dalla piega che stava prendendo il discorso.

- E’ un’idea molto bella Rufy. Ma vorresti che fossi proprio io la madre?

- Sì!

Nemmeno un attimo di esitazione. Nami fu scossa da un brivido.

- Perché?- una domanda semplice, adatta alle sue risposte.

- Perché è giusto così. I bambini nascono da un maschio e una femmina che si vogliono bene, giusto?

- Certo, ma bisogna amarsi sul serio e, inoltre, hai idea di cosa implichi fare un figlio?

L’espressione spaesata di Rufy la diceva lunga.

- Insomma, succede dopo che le due persone si baciano e si toccano, capito?- borbottò Nami sentendosi a disagio come non mai- E poi servono soldi, tempo e spazio per accoglierlo.

Rufy sorrise spensierato.

- Quando sarò diventato Re dei Pirati non dovremo preoccuparci di queste cose. – fece una pausa prima di accigliarsi- Però, la parte del baciare e toccare mi sembra complicata, cosa dovrei fare esattamente per evitare che ti arrabbi?

La navigatrice sorrise e gli fece cenno di abbassarsi verso di lei, come se avesse dovuto rivelargli un segreto. Appena il ragazzo arrivò all’altezza giusta, gli accarezzò una guancia e si avvicinò pericolosamente, con intenzioni ormai evidenti per chiunque. Fu sorpresa nel vederlo arrossire e irrigidirsi in un frangente simile, non le era mai capitato, e quasi si commosse per l’innocenza che intendeva portargli via.

- Nami, cosa vuoi fare?

- Mostrarti come si fa, sei d’accordo?- gli rispose, mentre sfiorava la sua bocca con un polpastrello e lo fissava in modo provocante. Rufy schiuse le labbra, incapace di ribattere immediatamente e sconvolto dalla misteriosa debolezza che si stava impossessando nuovamente di lui.

- Ma…- non riuscì a dire altro prima che Nami lo baciasse.

Due soli aggettivi potevano descrivere alla perfezione le sensazioni fisiche che quel contatto gli stava procurando: morbidezza e calore… del viso, delle mani, dei capelli… anche del petto ora che si era spinta ulteriormente contro il suo corpo. Ma non erano affatto sufficienti per spiegare ciò che scatenò nella sua mente… sensazioni che diventavano ogni istante più coinvolgenti, piacevoli e di cui si scoprì affamato, nonostante fosse la prima volta che le provava. Così si ritrovò a imitarla, cercando di capire che sapore avessero le sue labbra e quanto fosse possibile stringerla a sé senza farle del male.

Ma non era perfetto, nonostante tutto qualcosa lo turbava… qualcosa di importante? Cosa stava per dire poco fa? Un pensiero lo bloccò all’improvviso, forzandolo ad allontanare il suo corpo da quello di Nami. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, spaesati e affannati. L’espressione di Rufy divenne gradualmente sempre più preoccupata, finché il ragazzo non balzò con i piedi sul pavimento e si inginocchiò davanti alla navigatrice.

- Rufy??- Nami indietreggiò mentre il capitano posava con molto cautela una mano e un orecchio sulla sua pancia.

- Mmmm… no, non sento casino, non c’è nessun bambino!- dichiarò concentrato ad occhi chiusi, apparentemente deluso.

- CHE?!

- Meglio così dopotutto. E’ ancora troppo presto, dobbiamo prima trovare il One Piece e un posto sicuro, no? Stavo per dirtelo.- sorrise, soddisfatto del ragionamento.

- Ci vuole ben altro per farlo nascere, scemo!!- urlò Nami spingendolo e facendolo cadere a terra di sedere.

- Davvero? E cosa?- chiese lui a voce alta, senza curarsi del cappello che era scivolato dietro la testa- Dobbiamo farlo un’altra volta? Magari altre dieci?

La navigatrice si voltò altrove, ignorandolo. Era esausta, perché non aveva imparato certe cose a tempo debito? Perché le toccava spiegargli tutto su quell’argomento? Forse era meglio dargli il tempo di digerire un concetto alla volta. Solo allora si accorse che lei e Rufy non erano più soli lì fuori. I suoi occhi riconobbero velocemente il gruppetto male assortito che cercava di nascondersi dietro l’albero maestro.  

- Uscite fuori!- ordinò, e questi si fecero avanti uno a uno. Usop e Chopper sembravano sul punto di farsela sotto, mentre Zoro era del tutto indifferente… ma allora che faceva lì, dormiva?... Beh, probabile! Franky e Brook infine sfoggiavano una tranquillità invidiabile: uno sorseggiava il tè mentre l’altro ebbe addirittura il coraggio di mettersi in posa e complimentarsi con Rufy con bel “Suuupeeer!”.

Il capitano scoppiò a ridere, meritandosi un calcio stile mulo con tanto di tacco da parte di Nami.

- Non c’è niente da ridere! E voi non sapete che non si spiano le persone?!

Robin rise sottovoce all’interno della stanza e l’orecchio sulla ringhiera svanì in una manciata di petali. Ringraziò il cielo che il caro Sanji fosse ancora legato e all’oscuro degli ultimi sviluppi, o non avrebbe retto il colpo stavolta.

Dopo aver fatto imparare la lezione a ognuno degli spioni e a chi continuava a ridere senza motivo, Nami tornò finalmente in camera sua. L’amica sembrava già addormentata, così anche lei si infilò nel proprio letto e chiuse gli occhi. Ora che si era sfogata sì che sarebbe riuscita a riposarsi, ne era certa. E per quanto riguardava quella zucca vuota… la ragazza si rannicchiò, riassaporando il bacio di pochi minuti prima… l’indomani gli avrebbe spiegato qualcosa di nuovo con molto piacere; aveva davanti a sé tutto il viaggio per imparare.

***

Ed eccoci alla fine dell'ultimo capitolo! Spero vi sia piaciuto! Risponderò personalmente alle ultime recensioni. Mi dispiace non averlo potuto fare per quelle precedenti, ma sono stata davvero sommersa dagli impegni (mi laureerò la prox settimana quindi vi lascio immaginare X_x). Un abbraccio a tutti coloro che hanno seguito questa storia e alla prossima!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=737488