Dolce follia di JKEdogawa (/viewuser.php?uid=129610)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fortezza armata ***
Capitolo 2: *** La prima visita ***
Capitolo 3: *** Inizia l'indagine ***
Capitolo 4: *** La prima testimone ***
Capitolo 5: *** Una situazione imbarazzante ***
Capitolo 6: *** Sopra i tetti di Londra ***
Capitolo 7: *** La fuga ***
Capitolo 8: *** Conoscersi... un'avventura nell'avvetura ***
Capitolo 9: *** Scoperte ***
Capitolo 10: *** Castello di carte ***
Capitolo 11: *** Incontri e scontri ***
Capitolo 12: *** Clive salvi la regina ***
Capitolo 13: *** Bill si rovina con le sue mani ***
Capitolo 14: *** Un nuovo inizio per Londra ***
Capitolo 1 *** La fortezza armata ***
Guardava fuori dalla finestra senza uno scopo preciso. Il vento le spostava i capelli castani, lunghi e ribelli. Teneva lo sguardo fisso nella direzione di quell’orologiaio tanto misterioso. Suo zio c’era andato quasi una settimana prima, ma non era tornato. Non era successo solo a lui, un ragazzo sui 19/20 anni ci andava spesso, ma era sparito. Proprio come il Professor Layton e un ragazzino con il cappello blu. Ma perché loro erano ritornati per poi rientrarci e sparire di nuovo?
Non se lo spiegava. Aveva pensato tante volte di andarci, di capire cosa succedesse, ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Forse aveva paura anche lei di sparire, di non tornare a casa. Non che le dispiacesse, ma se fosse morta ogni suo sogno si sarebbe azzerato. Non poteva permetterselo. Tornò in casa e si diresse verso il balcone da cui c’era una vista migliore su Midland Road. Il vento ora le spostava anche la gonna plissettata del vestito rosa salmone che portava sempre.
- Presto, gente! Dobbiamo evacuare la zona al più presto!- una voce dalla strada la fece sobbalzare. Un signore, un ispettore di polizia molto famoso, stava facendo passare un massiccio nugolo di gente da quella piccola stradina. Provenivano tutti dall’orologiaio.
Un botto assordante e una parte della città dietro all’orologiaio cedette . Non si vedeva bene dalla sua casa, ma capì che qualcosa stava capitando. Qualcosa di grosso.
Dalla voragine che si era appena formata uscì una specie di mostro di metallo. Aveva quattro grandi zampe chiodate che distrussero diverse case al loro passaggio.
“Non di nuovo! Ti prego no!” pensò terrorizzata guardando quello spettacolo angosciante. Tanti, troppi ricordi iniziarono a passarle nella testa, quei ricordi che aveva rimosso in un momento di shock.
Urla, pianti, un’esplosione che aveva causato la morte di 10 persone. Un signore con una tuba marrone sulla testa… un ragazzino con un capellino celeste sporco… molte persone che urlavano e strillavano… sua madre che piangeva sulla via per quella casa… quella casa…
- No! Non di nuovo!- disse in un soffio soffocato dalle lacrime. La fortezza si stava allontanando sparando palle di cannone sulle case e sulle strade, sulle persone.
Ma era l’unica che quella sera si rendeva conto di quello che stava succedendo? Era l’unica che si rendeva conto del pericolo e della gravità degli eventi?
Improvvisamente la macchina infernale iniziò a perdere colpi. Un puntino luminoso di allontanava da lei. Cos’era?
Cercò di focalizzarlo schiacciandosi gli occhiali sugli occhi castani. Sembrava una macchina, una macchina rosso mattone. Si avvicinava sempre più.
- Ben fatto, Layton!- sentì sopra di lei. Era una voce molto familiare, che le fece passare la tristezza.
- Zio!?- disse eccitata guardando verso l’alto
- Guarda chi si vede!- disse un signore con i capelli a punta come due corna guardandola negli occhioni illuminati da quella visione
- Non è da te aiutare il Professor Layton, zio Paul!-
- Primo non chiamarmi zio Paul, non sono tuo zio. Io sono il famigerato Don Pablo. Secondo, non dire a nessuno cos’ho fatto, mi rovineresti la buona reputazione di criminale che ho!-
- Sì, lo so… o mamma!- la macchina stava tornando indietro
- Ma cosa combina Layton? Se distrugge il mio gioiellino…-
- Cos’è successo?- chiese salendo dov’era lui con un’abile mossa di agilità
- Un ragazzo ha dato di matto e ha deciso di distruggere tutta Londra per cambiare il mondo!-
- Davvero!? Perché?-
- Per lo stesso motivo per cui io ho aiutato Layton.-
- Non mi hai risposto! Eddai…- involontariamente spinse Don Pablo facendo cadere tutti e due in un furgone di materassi fortunatamente parcheggiato nella via parallela a Midland Road
- Tu sei tutta matta!- esordì Paul
- Eddai, zietto! Ti sei divertito! Ammettilo!-
- No! Per niente!-
- Stà tornando indietro!- stava guardando verso l’alto e vedeva la macchina rosso mattone tornare indietro
- E io devo sparire!- dicendo ciò si diresse verso l’interno della strada
- Scusami, e io cosa dovrei fare?!- tardi, lui era già troppo lontano. Si guardò intorno spaesata, poi si diresse verso la parte opposta di Don Pablo.
Una grande folla si era accalcata nella strada principale. Curiosi e non. Anche lei si avvicinò per capire cosa stesse succedendo. Allungò il collo sulle teste di tutte quelle persone, ma non servì molto. Alla fine si fece largo e vide l’auto rossa planare sulla strada. Tutti gli occupanti scesero tranne un uomo con una tuba marrone che lei riconobbe come il professor Layton. Si tuffò a pesce nella macchina prima che partisse e si nascose nel sedile posteriore. Layton ripartì alla volta della fortezza, che si dirigeva seminando distruzione di nuovo verso la voragine.
- Scusi, professore… cos’è successo?- chiese uscendo dal suo nascondiglio
- E tu chi sei?- le chiese accigliato- E’ pericoloso!-
- Il pericolo è il mio mestiere, come quella volta che vi ho inseguito con la ruota panoramica! Mi spiega cos’è scuccesso?-
- Sulla ruota panoramica?! A Sant Mister? Comunque… che ci fai qui!?-
- Curiosità, cosa stà succedendo?-
- Un ragazzo di nome Clive ha cercato di distruggere Londra per cambiare l’odierno sistema politico. Meglio se vieni davanti.-
-Certo!- con un’abile mossa saltò dal sedile posteriore a quello anteriore- E adesso? Cosa succede?-
- Legati la cintura di sicurezza e lo vedrai…- eseguì subito
Le luci della città sembravano strisce colorate, come tanti addobbi natalizi. Ma non c’era niente da festeggiare. La distruzione che la fortezza meccanica aveva causato si vedeva in un’ampia chiazza scura non illuminata. Guardava fuori da quell’auto scoperta cercando di immaginarsi Clive. Doveva essere cattivo e spietato per fare una cosa del genere.
Si era sbagliata. Chi vide andava fuori da ogni sua supposizione.
Guardandolo capì subito che era il ragazzo di 19/20 anni che aveva visto sparire dall’orologiaio di Midland Road. Era svenuto e malconcio, non aveva l’aspetto di un criminale, anzi, sembrava una persona per bene. Perché fare un gesto del genere? Perché rischiare il carcere per i propri ideali politici?
Forse non era quello che l’aveva spinto a un simile gesto. Sicuramente non era quello. Ma allora cos’era? Cose di quel tipo non si organizzavano in un giorno. Doveva essere stato pianificato da tempo, forse da anni, cosa poteva averlo fatto così arrabbiare?
Il professor Layton era serio e guardava solo il cielo davanti a loro, una signora dietro di lui lanciava occhiate al professore e a Clive.
Quando raggiunsero terra la folta folla di curiosi si era dissipata, oltre al fatto che avevano cambiato decisamente zona. Si trovavano sulle sponde del Tamigi, che brillava sotto i lampioni arancioni di quella notte.
Clive venne arrestato, non oppose resistenza. Bill Hoaks ne fu felice, anche se non capiva perché. Sembrava che gli interessasse di più il suo potere inattaccabile più dell’immagine del paese che poteva essere vista come una nazione di terroristi. |
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Capitolo 2 *** La prima visita ***
Visto che era vicino al Tamigi decise di andare nel rifugio segreto di Don Pablo; ci sarebbe dovuta andare comunque perché sua madre era fuori città. Quando la vide Paul sperò che nessuno l’avesse seguita.
- Andiamo, zio! Dovresti saperlo che stò attenta quando ti vengo a trovare!- si scusò lei
- Lo stesso! Che ci fai qui? Ti ha seguito?- controllò il vicolo cieco su cui si apriva il suo rifugio segreto
- Certo che no! Quel grande professore che è Layton era troppo impegnato con Claire!-
- Non è un grande professore, e poi cosa c’entra Claire!?-
- Non lo so! Siete tutti così misteriosi! Non ho capito ancora perché Clive ha fatto quello che ha fatto!-
- Meglio così! È tardissimo, meglio se vai a letto!-
“ Lo zio non me la racconta giusta!” pensò sdraiata su una branda di emergenza.
Per essere un rifugio segreto nascosto nelle fogne di Londra sotto il Tamigi era sicuramente ampio. C’erano due camere da letto matrimoniali e un laboratorio- officina enorme, oltre ad una sala con cucina a vista e due bagni. Insomma, Don Pablo si trattava bene. Lei c’era andata spesso perché sua madre faceva un lavoro che la impegnava fori città quasi sempre.
Non era proprio suo zio, era un grande amico di sua madre: vecchi compagni di università. La signora pensava che una vita all’aria aperta e piena di avventure poteva giovare alla crescita di sua figlia, inoltre a Paul non dava problemi( o quasi) avere una bambina tra i piedi. 16 anni tra avventure di ogni sorta, soprattutto le tentate neutralizzazioni del Professor Layton e di Luke.
“Ma perché non mi vuole dire niente? Sono abbastanza grande per capire cosa succede!” pensando a tutte le possibili risposte alla sua domanda si addormentò.
La mattina dopo si svegliò con un’idea balzana, ma attuabile. Dopo aver fatto colazione uscì di gran carriera dicendo tutta felice a Don Pablo che andava a fare una passeggiata. Cercò di non farsi vedere e si buttò in strada. Doveva raggiungere quel posto assolutamente. Prese l’autobus e scese alla fermata di Scotland Yard. Lesse le ore in cui si potevano visitare i prigionieri e soddisfatta si diresse verso il carcere.
- Vuoi vedere proprio lui?- le chiese la guardia perplessa
- Certo!- rispose lei sicurissima
- E va bene, ma sappilo è pazzo… non ci starei troppo vicino! VISITA PER IL DETENUTO 777!-
Quando la vide rimase sorpreso di ricevere una visita. Era il ragazzo della sera prima, e forse lui poteva darle delle risposte. La guardava da dietro una rete metallica.
- Mi ricordo di te! Eri con il Professor Layton ieri sera! - le disse perplesso- Come ti chiami?-
- Nessuno!-
- Nessuno?! Sì, certo, come no!-
- Non importa chi sono io! Va bene? Ti devo chiedere perché hai fatto quello che hai fatto!-
- Non lo sai? Il professore non te lo ha detto?-
- No, sono tutti misteriosi! Perché lo hai fatto?-
- Be… forse non lo so neanche io… ero fuori di me! Tutto è partito da quell’incidente volontario…-
- Un’esplosione che uccise 10 persone 10 anni fa?-
- Ma tu come…-
- Ho perso mia nonna e mia zia in quell’esplosione, non è stato piacevole…- la sua voce era più cupa e malinconica
- Io ho perso i miei genitori in quell’esplosione… avevo anche scoperto chi era il colpevole, ma è troppo potente!-
- Ed è quello il motivo!?- rimase a fissarlo un po’, poi sorrise- Ma non si risolvono i problemi di violenza con la violenza!-
- Già, ma l’ho capito tardi…-
- Comunque hai fatto bene!-
- Cosa!? Mi dai ragione!?-
- Certo! Anche io se fossi stata nella tua situazione lo avrei fatto… ma allora tu sai chi è stato a…-
- Sì, ma è inattaccabile! Se solo si trovassero le prove della sua colpevolezza!-
- Il tempo delle visite è finito!- disse la guardia scortandola fuori
- Non ti preoccupare!- gli lanciò un largo sorriso di intesa e seguì la guardia fuori dalla prigione, lasciandolo senza parole. |
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Capitolo 3 *** Inizia l'indagine ***
Tornò a trovarlo tutti i giorni, tempestandolo di domande su chi era il colpevole della strage di 10 anni prima. Lanciava solo pochi indizi, sempre controllando con lo sguardo la guardia all’ingresso. Non la perdeva mai di vista per paura che sentisse qualcosa. Con tutte le domande che lei gli faceva non riusciva mai a farle dire il suo nome. Chi era quella ragazza che andava sempre a fargli visita? Perché veniva a trovarlo?
Erano tutte domande a cui non trovava risposta.
In compenso lei faceva tappa fissa da Don Pablo cercando i più svariati aggeggi e pensando a cosa farne. Guardava in ogni angolo del laboratorio- officina, cercando tra le cose del criminale baffuto.
“Vuoi vedere che le ho insegnato qualcosa di buono?” pensava Paul guardandola smontare e rimontare vari pezzi metallici. Non gli aveva dato molte soddisfazioni: adorava il Professor Layton, da grande voleva fare l’archeologa e lo chiamava sempre zio, oltre a combinare un sacco di guai. Era cresciuta con l’avventura nelle vene, ma non riusciva a controllare molto bene i suoi movimenti,causando guai e cacciandosi spesso nei pasticci. Era già un miracolo che non l’avesse seguito dall’orologiaio di Midland Road. In compenso adesso ci andava spesso per chiedere ingranaggi per i suoi esperimenti meccanici. Era riuscita a recuperare una mitragliatrice a monete ricavata da una slot- macine. Le aveva consigliato Clive dove trovarla, anche se poi si era pentito di averle dato quell’informazione.
- Ho intenzione di iniziare un’indagine!- disse la ragazza guardando Clive fisso negli occhi.
- Tu cosa!?- le rispose incredulo
- Ho intenzione di fare un’indagine tramite le tue risposte di questi giorni! Sarà fortissimo!-
- E pericoloso… ti ho detto che è molto potente! Ha sgherri ovunque! Inizi ad indagare su di lui e ti ritrovi in ospedale per 6 mesi, nella migliore delle ipotesi! Non te lo posso permettere!-
- Il pericolo è il mio mestiere! Sono stata ovunque e da nessuna parte! Ho viaggiato in posti nascosto e sconosciuti! Ho partecipato ad attività pericolosissime, come venirti a recuperare da quella macchina infernale che avevi costruito!-
- In quel caso c’era un adulto a controllarti! Adesso saresti da sola!-
- E con questo?! Posso farcela, guarda che ho 16 anni io!-
- A maggior ragione tu non devi andarci! Sei troppo piccola!-
- Ma se ho solo tre anni in meno di te!-
- E i tuoi progetti? I tuoi sogni? Se ti succederà qualcosa non li potrai attuare!-
- Ora come ora questo è il mio unico obbiettivo. Al futuro penserò più avanti, quando questa storia sarà finita!-
- Non ho la minima possibilità di dissuaderti, accidenti! E va bene… cose fondamentali per un’indagine: taccuino con matita e macchina fotografica. Non mi viene in mente nient’altro… ah, sì, tanta agilità!-
- Orario delle visite finito!- declamò la guardia
- A domani!- gli disse lei raggiante. Uscì da Scotland Yard e si diresse spedita a prendere l’autobus per tornate sulle rive del Tamigi.
Passò dal rifugio di Don Pablo a prendere un paio di cose utili e iniziò ad indagare. Quella missione le stava molto a cuore e non voleva rischiare di iniziare male.
La prima tappa fu la biblioteca cittadina. “Mm… credo che sia di qua…” pensò superando vari reparti con targhette colorate che recitavano Epica, Lirica, Classici d’autore, Novità eccetera “ Sì, Sì eccolo, finalmente!” si infilò in una corsia chiamata Quotidiani. Iniziò a cercare giornali di 10 anni prima con scarsi risultati. Solo tre stampe ingiallite molto sintetiche su un’esplosione.
“Uff… spero che mi aiutino!” guardò dove potersi sedere per consultarli e iniziò a sfogliarli cercando qualche indizio in più.
Trovò l’elenco di tutte le vittime di quel incidente e le trascrisse nel taccuino marrone che si era portata. “Dunque…” iniziò a leggere chi erano le persone “Camille e Peter Cussler, sì, sì… sono i genitori di Clive… Elide e Rosella… sì… Claire Folly… forse è quella di cui parlava lo zio… poi abbiamo… Ginevra Verbaden, Johanne Marie Logorris**… George e Roger Weplay, Parfray Strange**… mm… ora bisogna trovare amici o parenti delle vittime che si trovavano in quel luogo quel giorno, forse loro hanno visto qualcosa di particolare. Accidenti alla mia memoria che fa le bizze!
Aspetta, e quest’immagine? No, non è possibile!”
Il ricordo dell’esplosione le ritornò in mente come un fulmine… erano loro… proprio loro.
Rimase incantata a guardare quella foto, stropicciò i lati del giornale dal nervoso che la pervadeva.
“Sono loro, non ci sono dubbi… ma come ho fatto a non accorgermene prima, era così evidente!” ripose dolcemente tutti i giornali e uscì in strada, poi si diresse verso l’anagrafe cittadina ripetendosi un discorso preparato per l’occasione. Poi si bloccò. All’anagrafe non le avrebbero potuto rispondere. Dove andare? Si fermò a riflettere. Prese il taccuino e rilesse tutti i nomi trascritti prima. Da dove era lei l’università Gershwin era vicina, ma sarebbe stato stupido andare dal Professor Layton dopo quello che era successo, quindi si convinse a tornare a casa ed analizzare i frutti delle sue ricerche.
** non diceva il nome delle alte vittime, così le ho inventate... |
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Capitolo 4 *** La prima testimone ***
La prima persona che riuscì a contattare fu una signora sui 60 anni di nome Caroline Weplay. Aveva gli occhi grigi e i capelli biondo cenere, portava un paio di occhiali molto spessi che non bastavano a colmare la sua miopia. Infatti stringeva spesso gli occhi e chiamava la ragazzina Margareth perché la confondeva con una sua conoscente. Era la nonna di Fred e George Weplay, due gemelli di 16 anni morti durante l’esplosione di 10 anni prima.
- Eh… Margareth, qual buon vento ti porta?- chiese la signora quando vide la 16enne suonare alla sua porta
- Credo che si confonda con qualcun altro… l’ho chiamata ieri sera se non si ricorda…- le aveva risposto la ragazza
- Oh, giusto cielo! È vero! Entra pure figliuola… entra…- la invitò l’anziana schiacciandosi gli occhiali sulla faccia. La ragazza entrò senza sembrare troppo scortese e si sedette su una poltrona mostratale dalla signora.
- Dunque… lo so che per lei sarà probabilmente doloroso… ma le vorrei chiedere di ricordare la morte dei suoi nipoti…- cercò di essere il meno insensibile possibile
- Sì… cercherò di rendermi utile…-
- Grazie signora Weplay… inizierei subito con la prima domanda… quand’è stata l’ultima volta che ha visto i suoi nipoti?-
- Il giorno prima della loro dipartita… erano così cari… ascoltavano con curiosità ogni mio racconto, cosa rara nei giovani… andavo a trovarli quasi tutti i giorni e quello era un giorno particolare perché era il compleanno di mio figlio… che tristezza…-
- Si è mai chiesta chi avesse potuto fare una cosa del genere?-
- No, mai… forse non lo volevo sapere… era troppo triste già averli persi…-
- I genitori, però si erano salvati… vero?-
Tirò un sospiro malinconico poi disse:- La madre soffriva di cuore, così dopo pochi giorni di terapia inutile ci lasciò per sempre… mio figlio vive in un’altra città, ma non si è più sposato…-
- Mi dispiace… se vuole non…-
- No, continuiamo… ricordare mi farà passare l’amarezza…-
- Lei quando è arrivata nella zona dell’esplosione?-
- Poco prima… la luce forte mi ha peggiorato la vista… due volte ferita…-
Silenzio.
- Suo figlio era presente?-
- No, non lo era… ma non te lo avevo già detto, Margareth?-
- Signora, io non sono Margareth…-
- Oh, si scusa…-
- Ha per caso visto qualcuno di sospetto nella zona?-
- Non ci ho fatto caso, ero preoccupata per i miei nipoti…-
- Capisco…-
- Vuoi sapere qualcos’altro?-
- No, grazie… credo di sa…-
- A proposito, ho visto Anita con un nuovo vestito, secondo me la ingrassa… che ne pensi Margareth?-
- Io non sono Margareth…-
- Ma dove ho la testa! Scusami tanto!-
- Di niente… ora è meglio se vado… arrivederci e grazie ancora per le sue informazioni!-
Si alzò educatamente e si diresse verso la porta, salutò di nuovo la signora e si diresse verso Midland Road per riorganizzare le idee.
La casa era come l’aveva lasciata, in perfetto ordine. Guardò con attenzione che nessuno l’avesse seguita, poi si lanciò a capofitto nelle analisi. Non che aiutassero molto le testimonianze di Caroline Wepaly. Era un inizio. E tutti gli inizi sono fin troppo facili, anche quando si parla di indagini.
Lo so, questo capitolo non è il massimo, comunque nel prossimo inizia a farsi interessante, spero che vi sia piaciuto, anche se sono poco convinta pure io del risultato… comunque, recensite che aiuta sempre!XD |
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Capitolo 5 *** Una situazione imbarazzante ***
Come tutte le mattine si diresse verso il carcere per parlare con Clive. I raggi le bagnavano il viso sorridente e speranzoso, gli uccellini cantavano felici del sole che sorgeva e la città piano piano si svegliava dal torpore della notte. Era mattino presto. Infatti aveva intenzione di arrivarci a piedi. Non sapeva perché, ma le andava di scarpinare quel giorno.
Camminava piano per non disturbare quella quiete surreale che si poteva assaporare solo a quell’ora in città come Londra. Faceva respiri profondi, inalando tutti i vari profumi di quella mattina straordinariamente felice. Le idee si intrecciavano nella sua mente creando combinazioni e soluzioni ai rompicapo di quei giorni. Quella mattina, poi aveva anche una sorpresa per Clive, un regalo. Come un ringraziamento per le informazioni da lui offerte.
Forse furono proprio quei mille pensieri e farle saltare la sua meta e a proseguire per un bel po’. Quando si guardò in torno sperando di capire perché ci stava mettendo così tanto si rese conto che era in tutt’altra zona rispetto a dove doveva andare. Presa dal panico iniziò a correre nella direzione opposta cercando con lo sguardo una via conosciuta.
Arrivò al carcere solo molto tempo dopo. A causa del sollievo alla vista della struttura, non si accorse di certi movimenti e oggetti sospetti.
- In questo momento è con un’altra visita, ma credo che tu possa entrare lo stesso…- disse la guardia all’ingresso
- Grazie…- rispose lei cercando di capire chi fosse venuto a trovare Clive.
Si rese conto troppo tardi che era meglio starsene a casa, o almeno girare alla larga per un po’. Una tuba marrone troneggiava davanti a lei e quella situazione non le piaceva per niente. Cosa fare? Nascondersi sembrava la risposta più sensata.
Si buttò dietro una colonna ansante senza guardare cosa succedeva. Sentiva solo le voci che le sembravano vicinissime.
- Da quel che ho potuto capire tu stai bene!- la voce del professor Layton le arrivava chiara e forte
- Sì, professore… non si stà male, mi rammarico ancora per quello che ho fatto… non mi capacito! Mi duole ammettere che avevo perso la testa, se non ci fosse stato lei probabilmente ora Londra non esisterebbe più!- anche la voce di Clive le arrivava nitida
- Devi ringraziare quel poco buon senso che unito alla tua coscienza mi ha chiamato, inoltre è stata una gran bella avventura!-
- Lei riesce sempre a trovare un lato positivo anche nelle situazioni peggiori!-
- E’ questo quello che fa un gentiluomo!-
- E tu Luke come stai? Insomma, mi hai perdonato?-
- Dunque… ti sei spacciato per me del futuro, hai sfiorato la mia casa con la tua macchina distruttrice e quasi ridotto a un cumulo di cenere la mia adorata città…- disse Luke orgoglioso. Non voleva far trapelare l’amicizia che alla fine lo legava a Clive, ma non gli riusciva molto bene- Comunque… hai ricevuto visite oltre a noi?-
- Sì, infatti le volevo parlare di questo professore!- la ragazza iniziò a diventare rossa- fin dal primo giorno che sono qui viene a trovarmi una ragazza sui 16 anni che mi chiede informazioni su… ecco, tutto quello che è successo!-
- E tu sai come si chiama?- chiese il professore con tono pensoso
- Non me lo ha voluto dire, ma credo che lei la conosca!-
- Perché?-
- Era con lei sulla macchina volante quando siete venuto a salvarmi dalla fortezza armata ormai fuori controllo…-
- Mm… non la conosco, me la sono ritrovata nel auto all’improvviso, anche se forse conosco qualcuno che potrebbe conoscerla… bisognerebbe rintracciarlo, ma dopo finirebbe in galera assieme a te…-
- Ecco dove vieni tutti i giorni!- disse una signora arrabbiata di fronte a lei. Divenne ancora più rossa
- Ehm… ciao zia…- articolò timidamente evitando che il suo tono superasse quello dei presenti
- Ora torni subito a casa, signorinella!-
- Andiamo fuori a parlarne con calma eh, zia… ti va?-
- Non pensare che te la caverai!-
- Infatti… ne parliamo fuori?- con un cenno del capo segnalò la presenza di Layton e Luke
- Va bene…- si acquietò e la strattonò all’esterno
Giunte fuori la sua voce mutò in grave:- Ti avevo detto di non ficcare il naso dove non dovevi!-
- Ma io non ficco il naso dove non devo!- si difese la ragazza con aria da angioletto
- E allora perché sei qui?!-
- Sindrome… della buona sammaritana?!-
- Te lo dico io il perché! Volevi sapere esattamente cos’era successo!-
- Mi pare pure ovvio, eri così misterioso!-
- Antonella mi ha fatto promettere che non ti avrei detto niente!-
- Fantastico… anche mia madre che non vuole farmi sapere niente!-
- Certo… appena saputo cos’avresti fatto?!-
- Avrei cercato degli indizi e delle prove!-
- E ti saresti cacciata nei guai! Guarda che non ci sarei stato io a salvarti, come quando hai avuto la brillante idea di buttarti sulla torre che stava crollando!-
- Per la verità ero scivolata perché mi avevi spinto per errore! E poi c’è quel professore che volevi tanto conoscere, zia!-
- Non capisco…-
- E’ proprio dietro di te… salve professore!- lei si era accorta che Layton era uscito, così aveva deciso di fermarlo
- Ciao… noi ci siamo già…- iniziò il professore
- Mia zia è da tanto che aspetta di conoscerla di persona…- lo interruppe la ragazza con sguardo furbo da sopra la spalla di Don Pablo travestito. Il criminale iniziò a sudare freddo.
- Visto professore! Le avevo detto che era famoso!- Luke era rimasto nascosto dietro a Layton per tutto quel tempo.
- Già… mia zia Paola ha le sue foto in camera!- La ragazza scivolò dietro al professore mentre Paul si voltava fingendo sicurezza.
- Mi farà molto piacere parlare con lei, signora!- esclamò Layton- Potrei farle una domanda?-
- Certo! Hi hi hi!- rispose Paul con voce camuffata
- Le vorrei chiedere come si chiama sua nipote, se mi è concesso saperlo…- a Don Pablo di illuminarono gli occhi mentre sua nipote prendeva un colorito rosso vivi in faccia e la sua espressione cambiava da furba a preoccupata.
- Certo, mia nipote si chiama…- un autobus fortuito passò da li davanti riempiendo di rumore la parola che Paul stava per pronunciare. La ragazza trasse un sospiro di sollievo, poi si allontanò di gran carriera da quel gruppo. Layton non aveva sentito il nome pronunciato, aveva solo capito che iniziava per “G”, ma nulla più. Luke doveva ancora capire la situazione e Paul si era accorto che la nipote era partita in direzione del covo segreto, così decise di seguirla.
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Capitolo 6 *** Sopra i tetti di Londra ***
Molto pensano che Don Pablo sia la spietata nemesi di
Layton, ma in quella situazione si rivelò molto
accondiscendente e ragionevole. Lasciò che sua nipote
continuasse ad andare al carcere. Lei rimase sbalordita dalla notizia e
lui le rispose “Il danno è fatto, tanto vale che
non ti arrendi ora!”. Non era mai successo, ma
seguì il suo consiglio e continuò ad andare a
trovare Clive per sapere qualcosa in più e raccontargli le
nuove vicende che si stavano susseguendo. Gli consegnò anche
quella cosa che aveva preso.
- E questo?!- domandò il ragazzo guardando il cappello
celeste sporco che lei gli porgeva da sotto la grata.
- E’ per ringraziarti! Mi stai aiutando molto con le tue
informazioni, inoltre penso che ti starà bene!- sorrise
amabilmente
- Mm… non ne sono molto sicuro…-
- Hai quasi distrutto Londra e adesso hai paura di un cappello!?-
- No! Va bene lo provo!- se lo infilò in testa e a lei si
illuminarono gli occhi
- Lo sapevo, lo sapevo!-
- Cosa?!-
- Eri il ragazzino che ho visto 10 anni fa con Layton! Volevo la
conferma e ora ne sono sicura… siete identici!-
- Allora potresti dirmi come ti chiami?-
- Nessuno! Mi ero già presentata!-
- Certo, come no… scoprirò prima o poi qual
è il tuo vero nome!-
- Arriverà il tempo, ma non ora. L’orario delle
visite finisce proprio adesso e ci sono ancora molte cosa da fare, un
indagine non si ferma mai!-
- Stai attenta… iniziano a girare delle voci…-
- Di che tipo?- la sua espressione divenne più preoccupata
- Nel senso che…- fu interrotto dalla guardia che annunciava
la fine delle visite
- Ci vediamo domani! Ciao!- gli sorrise e si allontanò
- STAI ATTENTA!-
- VA BENE!-
Uscì dal carcere e si diresse verso la fermata
dell’autobus. Doveva andare verso Baker Street per poi
raggiungere Piccadilly Circus. Sarebbe stato tutto più
semplice se finite le sue indagini non fossero arrivati due tipi loschi
a seguirla.
Vivere con un genio criminale ha i sui vantaggi, come la straordinaria
agilità nello schivare pallottole rasoterra.
- Non si attacca una ragazzina indifesa!- si lamentò lei
guardando i due brutti ceffi con occhi perforanti: uno poco
più alto di quell’altro
- Smettila di fare ricerche sul passato!- disse il più alto
dei due con calma surreale
- E come pensate di convincermi?- loro puntarono le pistole che avevano
in mano alle gambe della ragazza
- Ti gambizziamo!- rispose tranquillo il più basso
- Ma vi piace il vostro lavoro? Insomma ferire la gente non
è carino!- schivò il primo colpo partito dal
più alto. La gonna del vestito volò delicatamente
come un foglio di carta spinto da aria calda.
- Sei agile!- ammise il tiratore
- Grazie per il complimento, ma ora devo proprio andare!- gli diede le
spalle e si mise a camminare a passo rapido
- Non si danno le spalle al nemico!- alzò l’arma
all’altezza della testa e sparò. Lei si
abbassò senza preamboli e continuò a camminare
- E non si sottovalutano le ragazzine di 16 anni e mezzo!- lo
canzonò lei rialzandosi ma senza voltarsi. Prese un vicolo
ceco sulla sua destra che conosceva bene.
- Sei in… dov’è finita?- chiese
perplesso il più basso arrivando nel vicolo e non
trovandola. Davanti a lui c’era un muro con dei cassonetti
impilati di lato.
- ADDIO!- guidò lei affacciandosi dal tetto della casa a
fianco e scomparendo all’istante
I due imprecarono, ma lei era già sufficientemente lontana.
O almeno così credeva. Loro si arrampicarono e la
raggiunsero sul tetto. Spuntarono dietro di lei con pistole cariche e
mira impeccabile. Ora era un problema. La ragazza si mise a correre
lungo il tetto e giunta alla fine fece un agile salto per ragiungere
quello accanto. Non servì a scrollarseli di dosso, infatti
dovette continuare a correre in precario equilibrio per almeno altri
tre tetti di varia misura.
- Ma siete di coccio!- si lamentò la ragazza
Ad un tratto si ritrovò in un punto morto, ovvero il primo
tetto dopo quello dov'era si trovava a circa 20 metri dalla sua
posizione. Salatre era fuori discussione, a meno che non si volesse
morire. Lì aveva lasciati a circa un teto di distanza,
cioè 10 metri o meno. Due balzi e l'avrebbero raggiunta.
Iniziò a frugare nella borsa e ne estrasse un ombrellino
stranamente voluminoso color arcobaleno. "Vediamo se ho imparato bene
dallo zio!" pensò
- Mi dispiace lasciarvi, ma sono un po' di fretta! Addio!-
aprì l'ombrello e partì trasportata dal vento,
poi premette un bottone nel manico e due razzetti partirono spingendola
velocemente verso il Tamigi, al sicuro da Don Pablo.
- Clive aveva ragione!- pensò ad alta voce- La situazione
stà prendendo una strana piega!-
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Capitolo 7 *** La fuga ***
La corsa sul tetto l'aveva stravolta, ma non era l'unica sorpresa che
l'aspettava. Raggiunto il carcere ed essere entrata salutò
Clive con :- Cosa ti è successo!?-
- Sono felice di vedirti anche io! Comunque niente di serio!- le
rispose tamponandosi con del ghiaccio un grosso occhio nero
- Niente di serio!? Ma ti sembra niente di serio!? Chi te lo ha fatto?-
- No! Non te lo dirò! Guarda che la tua idea di camminare
sui tetti in zona Picca Dilly è arrivata fino a qui! Non ti
metterai nei guai per colpa mia!-
- E' stata una guardia!-
- Cos..?!-
- L'ho capito che non me lo vuoi dire perchè è
quella che stà alla porta!-
- Senti... la situazione stà degenerando! Sai chi ti ha
inseguito la ieri!? Due ceffi di lui, è un miracolo che nei
sei uscita indenne!-
- Be... tu no! Immagino che anche lui sia uno scagnozzo di Howks,
sì ho capito chi è!-
- Ora ti rilassi e non ti proccupi! Me la sò cavare!-
- Si vede!-
- Sembri una madre preoccupata... e poi sono io l'adulto, sei tu quella
più a rischio!-
- Non mi farai cambiare idea, io continuo l'indagine e cerco delle
prove per mandare qui chi ci deve stare! Che ti piaccia o no!-
- Forse il tuo nome è "Testona" o "Cocciuta"!-
- Resta sul Nessuno, potremmo finire nei gui entrambi, lo capisci! Pero
ra sanno che una ragazzina stà investigando sull'incidente
di 10 anni fa, se qualcuno ti chiede "hai visto una ragazzina" tu
rispondi "Nessuno ho visto"! Ma conosci l'Odissea!?-
- Sono andato a scuola prima di te, mi pare ovvio! Il tuo ragionamento
non fa una piega!-
- Visto! Tra poco devo andare, accidenti! Mi manca così poco
alla fine...-
- Davvero!?-
- Sì! Ho ancora tre persone da sentire sull'accaduto! Una la
conosco ed è all'estero, ma non mi fido di lei! L'altra
preferirei non vederla e l'ultima... sei tu! Che pasticcio!-
- Fatti forza! Secondo me la seconda che hai detto è il
professore!- lei lo guardò ad occhi sgranati- Guarda che ti
ho notato quando mi è venuto a trovare, cosa credi. Non sei
invisibile!-
- Speravo di apparire tale... grazie per non averglielo detto!-
- Sembravi una sirena dei pompieri, mi è sembrato il minimo!-
- Orario delle visite terminato!- esordì la guadia
- Devo andare, ti racconterò tutto domani! Ciao!- disse la
ragazza alzandosi
- Ci conto, a domani!- sorrise lui. In fin dei conti iniziava a starle
simpatica quella ragazza.
La nostra investigatrice tornò puntuale anche il giorno dopo
ed ebbe un'amara sorpresa. Clive presentava non uno, ma due occhi neri
e un braccio pieno di lividi.
- Cia... cosa ti è successo!?- esplose la ragazza scioccata
- Sempre cordiale noto! Sì, stò bene e credo che
io sia solo l'antipasto!- ammise sarcastico lui
Anche il giorno dopo la stessa storia, ma stavolta Clive aveva un
profondo e lungo taglio all'altezza della spalla destra.
- Adesso basta! Non puoi continuare così!- lo
salutò lei inviperita
- Sicura!? Io mi diverto! Cioè, prima che mi facciano male
ovviamente!- sorrise lui sardonico
- Clive Dove non farmi prendere una posizione che non vuoi che io
prenda!-
- Cioè!? Non ci pensare nemmeno!-
- Io non lascio che ti facciano questo! Men che meno in un posto di
giustizia! Bella giustizia che abbiamo!-
- No e poi no! Io so gestirle queste situazioni!-
- Certo! Mi hai detto praticamente la stessa cosa due giorni fa, quando
non avevi due occhi neri, un braccio viola e l'altro che quasi ti viene
tranciato!-
- E' un graffietto!-
- Non si direbbe! Sembra fatto da un coltello da cucina...-
- Il caro cuoco per questa settimana! E' una così brava
persona grande quanto un armadio!-
- Non sei divertente... sii pronto per stanotte, chiaro!?-
- Io non mi muovo se vuol dire metterti nei guai!-
- Va bene... il mio nome è Cocciuta e verrò
ugualmente!- detto ciò si allontanò facendogli
l'occhiolino e dicendo- Un piano di fuga non si crea in breve tempo,
quindi devo andare, ciao! Credo che le cianfrusaglie di mio zio saranno
utili...-
- Aspetta! Accidenti!- non riusci a fermarla. Era come buttarsi nelle
fauci del lupo e non le poteva permettere ciò, ma ormai il
danno era fatto e l'unica era assecondarla.
Lei uscì trionfante e corse alla fermata dell'autobus per
andare da Don Pablo. "Uff..." penso "Iniziamo a penare a come salvare
Clive, quel testardo! Se non ricordo male..."
Raggiunse la fermata e scese. Raggiunse il vicolo nascosto e
s'intrufolò nel covo del criminale. Salutò lo zio
e corse nel laboratorio- officina. Iniziò ad armeggiare con
varie cianfrusaglie, costruendo una pistola a pallini capace di
stordire una persona.
- Cosa fai?- le chiese lo Paul
- Non si vede?! Occupo il tempo mettendo a frutto i tuoi
insegnamenti zietto!- rispose sorridendo
- Tu non me la racconti giusta! E non chiamarmi zietto!-
- Certo, quando mai ti ho mentito!? Andiamo, sono la ragazzina che ama
la giustizia e l'archeologia che tutti i criminali come te vorebbero
come nipote!-
- Siiii... c'entra Clive?-
- Cosa te lo fa pensare?-
- Non so, è la stessa cosa che hai fatto una settimana fa...
poco prima di farti rincorrere sui tetti di Londra!-
- Anche tu zio!?-
- Sono il tuo tutore per tutto il mese! Se mia nipote cerca di
ammazzarsi devo preoccuparmi!-
- Hai detto la parola con la n o sbaglio...-
- Continua a costruire cara!- e si allontanò corucciato dopo
averle donato un falso sorriso.
Continuò a costruire e alla fine le venne fuori una mazza
pieghevole e un forza sbarre a scatto. Del secondo non fu soddisfatta,
infatti la smontò e ne ricavò un gancio a molla
pratico e maneggevole perchè cavo. Era un inizio e comunque
le sarebbe stato utile tutto quel materiale. E poi così
aveva occupato tutta la giornata. Nascose tutto in una scatola sotto il
letto e quando fu ora di andare a letto puntò la
sveglia per mezzanotte. Chiuse gli occhi e si addormentò
felice, sapendo di essere utile a Clive. Quel testardo in fin dei conti
le stava a cuore.
La sveglia suonò abbastanza da farla rizzare a sedere e
vestirsi il più in fretta possibile con jeans e maglietta
comodi. Mise le scarpe da tennis, prese la scatola sotto il letto e
andò nel laboratorio- officina. Era lì, come
l'aveva lasciata il pomeriggio. Controllò che lo zio non ci
avesse messo mano, ma raramente smontava "i sui gioiellini", ovvero
quelle creazioni meccanice che gli venivano splendide. Perfortuna che
gliel'aveva restituita e che ora poteva tornare utile. Prese le chiavi
ed aprì l'angar che si trovava proprio sotto il Tamigi,
accese il motore e partì. Uscì dall'acqua in una
cascata di goccioline per poi dirigersi verso il carcere. Un passante
la noto, ma era ubriaco e per questo dette la colpa al vino. Raggiunta
la cella di Clive lo chiamò con un bisbiglio.
- Certo che potevi anche non venire!- la ammonì il ragazzo
- Puff... bubbole...- fu la risposta di lei mettendo la macchina rosso
mattone con il sedere verso la finestra- Attacca questa alle sbarre!-
- E poi?-
- Fidati di me!-
- Sei sicura che funzionerà!?-
- Certo! L'ho letto in un libro!-
- In che tipo di libro!?-
- Un libro fentasy!-
- Appunto!-
- L'ha scritto una grande scrittrice di Edimburgo!-
- Gli Scozzesi... tutti così...-
- Io sono di Edimburgo!-
- Fantastici e simpatici!-
- Meglio per te! Agganci!?-
- Va bene...-
Lei iniziò a premere sull'accelleratore e le sbarre
saltarono.
- Te l'avevo detto io!- lo rimbeccò lei tornando indietro
- Voi donne così... corrette!- disse Clive dopo un'occhiata
fulminante dell'amica
- Salta su piuttosto!-
- Giusto! No!-
- Vuoi dirmi che ho fatto tutta questa fatica per niente!? No signore!
Ne non vieni tu viene il tuo compagno e lo bacio pure!- era la
stanchezza e lo stress di quell'avventura a parlare. In un secondo
Clive era saltato nella macchina e si dirigevano di tutta fretta verso
una via che entrambi conoscevano bene.
- Stiamo andando verso Midland Road o è una mia
impressione?- chiese il ragazzo sorpreso
- Abito lì, cosa credi! Non c'è nessuno a casa in
questi giorni...- disse la ragazza decisa planando sulla strada
- E come pensi di nascondere la macchina del Professor Leyton... come
mai l'hai tu!?-
- Per primo è di mio zio e l'ha prestata al professore,
secondo c'è il trucco!- premette un pulsante rosso e la
macchina da volante divenne normale
- Eccoci!- disse una volta entrata in casa con l'ospite- Ce l'abbiamo
fatta!-
- Sembra impossibile ma è così! Ora mi dici chi
sei?-
- Lo capirai presto! Non avere fretta! Fai come se fossi a casa tua, io
purtroppo devo andare altrimenti mio zio chi lo sente... sono da lui in
questi giorni perchè mia madre è fuori
città! Tu non ti preoccupare di niente e riposati che fa
sempre bene. Non fare colpi di testa e non uscire!-
- Neanche fossi un bambino!-
- Sei un mascio... è ovvio che lo sei!-
- Non so, ma qui sono io l'adulto! E poi tu puoi dire la tua e io no!?-
- Okay... per essere un bambino sei intelligente... molto inteligente!-
sorrise arrossendo- Devo andare... il gioiellino deve tornare a casa,
ma verrò domani mattina e faremo il punto!-
- Il gioiellino?!-
- La macchina! Che hai capito...- detto ciò aprì
la porta finestra e si buttò di sotto atterrando come un
gatto
- Tu sei tutta matta!-
- E tu sei un genio! Siamo pari!- salì sulla macchina e la
fece ritornare una spece di aereo. Prese il volo e si diresse verso il
Tamigi.
"Clive! Sei veramente caduto in basso! Non pensavo che potessi ricadere
nella follia!" gli disse una vocina nella sua testa
"Non credo che sia follia e se lo è, è una dolce
follia!" gli rispose sdraiandosi sul letto matrimoniale in una camera
da letto
Note dell'autrice: questo
capitolo è parecchio dialogato, e me ne rammarico, ma non
è venuto niente di meglio. Spero che qualcuno recensisca e
vi dico che inizierò ad andare veloce! Ho intenzione di
finirlo a breve per iniziare il sequel... sì ho intenzione
di fare una serie! Spero che l'idea v'ispiri curiosità!
Al prossimo enigma!
JKEdogawa
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Capitolo 8 *** Conoscersi... un'avventura nell'avvetura ***
Clive alla fine si trovò bene in quella casa. La
ragazza, che ancora si ostinava a non rivelargli chi era, lo trattava
veramente bene. Ogni angolo di quella casa, però lo portava
sempre più vicino alla soluzione dell'enigma che era la sua
amica. Per esempio aveva scoperto che aveva una sorta di ossessione per
il Professor Layton tanto da aver tappezzato tutta la sua camera di
giornali e foto. In casa non c'erano foto di famiglia o quadretti
genitori- figlia, il che gli fece pensare di essere molto simile a lei.
La camera della madre presentava ben poche cose personali, come truchi
o oggetti per la cura personale. E' anche vero che la ragazza gli aveva
detto che era fuori città, ma sembrava quasi che non ci
stesse mai a casa. Un'altra cosa che incuriosì Clive era che
sulla testiera del letto della sua amica c'erano tante foto di lei con
una persona diversa ogni volta. In una era con una ragazzina di
quattordici anni, mentre in un'altra era... con il professor Layton?!
In un'altra era con l'ispettore Chelmay e così via. Non
riusciva a capire il perché, ma era così. E poi
quella cosa che non potesse leggere nemmeno un giornale
perchè lei glieli nascondeva o se li portava da suo zio.
Cos'era quella mania di nascondergli le notizie sulla sua fuga? Non
è che si legga tutti giorni di un terrorista che ha fatto
una strage e che è fuggito dal carcere. Lei dal canto suo
cercava di farlo stare il più a suo agio possibile, inoltre
andava da lui tutti i giorni a quasi tutte le ore.
- Ho scoperto che c'è un altro testimone... e tu lo
conosci!- disse lei tra il rimprovero e la felicità
- E chi sarebbe?- chiese Clive vago guardandola stesa sulla balaustra
del balcone. Ormai ci aveva fatto l'abitudine alle sue stranezze.
- Dimitri Allen! Ti dice niente?!-
- No...- mentì spudoratamente
- Lo sai vero che non me la fai! Perché non me lo hai detto?-
- Semplice... ha detto che non vuole più beghe su questa
storia!-
Calò il silezio poi lei disse:- Sei stato gentile nei suoi
confronti!-
- Lo pensi davvero? Per me è stato naturale, insomma. Non
voleva averne a che fare e io non ce l'ho fatto entrare!-
Cadde di nuovo il silezio poi il ragazzo chiese:- Non per essere
indiscreto ma, ti chiamo Pamela Deletti?-
- Tu hai letto i miei racconti!- rise lei- No! E prima che tu inizi a
sparare nomi, quei personaggi me li sono inventati! Non lo saprai mai,
arrenditi!-
- Mm... almeno spiegami come mai non ci sono foto dei tuoi genitori...-
- Mio padre se n'è andato subito dopo che sono nata. Non
l'ho mai conosciuto. Mia madre non mi ha mai raccontato di lui, inoltre
anche lei ignora dove sia andato o perché l'abbia fatto!
Poi... mia madre, non c'è mai. E' sempre in viaggio per
lavoro e io sono costretta a stare con mio zio! Non che mi dispiaccia,
insomma... con lui ci si diverte, come quando abbiamo viaggiato su un
treno che portava in una città fantasma... ma lei pretende
di controllare la mia vita anche quando non c'è!- fece una
pausa- Scusa... non dovrei lamentarmi di lei con te...-
- No! Mi fa piacere che tu condivida con me la tua vita... io, come
sai, non ho i miei genitori da quando avevo 10 anni e non lo auguro a
nessuno... sono stato adottato dalla signora Dove, che però
è venuta a mancare anni fa... ho studiato e sono divenatto
giornalista, per poi darmi alla meccanica e cercare di distruggere
Londra!-
- Facevi il giornalista!? Ti piace indagare!?-
- Non era un lavoro stabile... volevo scoprire cos'era successo 10 anni
fa! E poi mi sono imbattuto in altre mille disgrazie...- il suo tono
era malinconico
- Secondo me sotto sotto ti piaceva!- sorrise lei- Forse quando tutto
questo sarà finito potrai ricominciare a scrivere articoli!-
- Ne dubito... non era una cosa che sognavo di fare...-
- Sei un testone!- rise
- Io cosa!? Parla quella che si ostina a non dirmi chi è!-
brontolò il ragazzo
- Vero... ma è divertente vedere che ti scervelli per
scoprire qual'è il mio nome!- rise ancora
- Dai... mi dici il tuo nome?- lei non rispose- Ehi...- ancora niente.
Lui si avvicinò e si rese conto che si era addormentata
lì, sulla balaustra del balcone. Sorrise dolcemente e la
prese in braccio. La portò in camera sua e la stese sul
letto. La coprì come fa una mamma protettiva e spense la
luce, lasciandola dormire tranquilla.
Note
dell'autrice: come avevo accennato andrò parecchio veloce,
per cui... ecco a voi il 8° capitolo sperando che vi sia
piaciuto e sperando sempre in una qualche recensione... anche
piccolina, anche solo una breve che mi arriva come messaggio. Mi
è venuto veramente dolce questo capitolo! Va
be... dopo questo momento. Non sappiamo ancora molto di questa ragazza,
ma un paio di capitoli e i misteri verranno svelati(o si
spera).
Grazie
per la lettura e appuntamento al 9° capitolo!
JKEdogawa
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Capitolo 9 *** Scoperte ***
Iniziò
a camminare spedita per quella viuzza
lasciandosi alle spalle l'orologiaio. "Ma sono veramente stupida!"
pensò raggiungendo a grandi passi la fermata dell'autobus.
-
Lo zio sarà furioso!- sospirò ad alta voce
-
Oh sì che lo sono!- disse una voce sopra la
fermata che la fece irrigidire
-
Uh... em... ciao zio Paul...- balbettò senza
alzare lo sguardo
- E
così hai dormito a casa tua...-
-
Scusa! E' stato un incidente! Mi sono
addormentata ieri pomeriggio e mi sono svegliata solo ora!-
-
Hai fato 16 ore di sonno!? Non farmi
ridere!-
-
No... mi sarò addormentata alle 6 di sera,
per cui, se la matematica non è un opinione, ho dormito per
11 ore e mezza
contando che sono le 5 e mezzo del mattino...-
- E
va bene... te lo concedo, ma è strano che
tu sia così stanca!-
-
E' l'indagine che m'impegna!- decise di
alzare lo sguardo e di guardare Don Pablo. L'espressione del criminale
baffuto
era più una smorfia divertita.
-
Uff... se non fossi la figlia di una mia
amica e se non avessi vissuto per lo più con me direi che
stai diventando una
ficcanaso come Layton...-
-
Be... diventare come Layton sarebbe il
massimo...- Paul la fulminò con gli occhi- ... per me,
s'intende!-
- E
pensare che sei mia nip... em... la mia
apprendista!-
- E
da quando scusa!?-
-
Da quando Antonia ti ha affidato a me!
Comunque... tu mi nascondi qualcosa!-
-
Ma cosa dici!?- iniziò ad arrossire
-
La nebbia copre gli occhi di chi si
accontenta! A me non la si fa! Lo so che è fuggito e
immagino chi lo ha
aiutato...-
-
Uh... davvero!?- divenne ancora più rossa
-
Senti... lo so che non vuoi sentirla
nominare... ma tua madre mi ha chiesto di evitare che frequenti ragazzi
se non
c'è lei...-
-
Anche questo!- bisbigliò abbassando lo
sguardo
-
Non ti preoccupare... non le dirò niente!-
-
Diglielo pure... non m'importa se si
arrabbierà! NON C'E' MAI STATA E CREDE
DI DECIDERE LEI? Va bene ma ne paga le conseguenze!- alzò lo
sguardo e guardò
lo zio con aria di sfida
-
Rilassati tigre! Allora... adesso andiamo al
covo?-
La
ragazza fece un respiro profondo poi
rispose sorridendo:- Va bene! Ma prima passiamo a comprare il giornale!-
-
Lo immaginavo... di recente t'interessano
maniacalmete le notizie!-
-
L'informazione è importante!-
Nipote
e zio s'allontanarono insieme lungo la via
deserta. Il sole iniziava a sorgere e lanciare luci arancioni su una
Londra
surreale, quasi fantasma. Gli uccellini iniziavano a cinguettare e a
portare un
po' di rumore in quella giornata che si prospettava stancante, e molto.
La
prima cosa che fece rabbrividire i due, più lui che lei, fu
ritrovarsi quasi a
due metri di distanza dal professor Layton che andava al lavoro. Don
Pablo si
buttò in un vicolo gridando"Ci vediamo al covo!" alla nipote
che gli
rispose con un "Ma cos..." quasi sussurrato e andò a
sbattere contro
il professore universitario.
-
Ciao! Sei la ragazzina che era al carcere,
giusto?- chiese cortesemente il Professor Layton
-
Già... a quanto pare... scusi, ma vado di
fretta!- sorrise turbata lei cercando di allontanarsi il più
velocemente
possibile
Lui
non la fermò. Capì che era a disagio e per
questo la lasciò in pace, anche se continuò a
chiedersi chi mai fosse quella
ragazza. Continuarono tutti e due per la propria strada senza voltarsi.
Arrivata sulle rive del Tamigi era già passata dal
giornalaio a prendere il
Times. Come sempre sul quotidiano non c'era niente che potesse
interessarle.
"Diamine, ma cos'aspetta quell'uomo!?" pensò mentre entrava
nel covo
di Don Pablo controllando che nessuno l'avesse seguita.
Riguardò il giornale
nelle più piccole parti ma niente. Intanto il criminale
baffuto la guardava
perplesso mentre beveva una tazza di caffèlatte. Pranzarono
assieme poi circa
alle cinque del pomeriggio la sedicenne si alzò e
salutò lo zio.
-
Dove vai?- domandò Paul
-
Devo andare a incontrare una persona...
l'ultima poi avremo finalmente tutte le prove, o spero...- rispose la
ragazzina
sorridendo dolcemente
-
Avremo!?-
-
Sì... insomma... io e qualcun'altro...-
-
Sei molto vaga...-
-
Ho imparato dal migliore!- uscì nella calore
delle ore del tardo pomeriggio sorridendo. Doveva dirigersi non lontano
da lì e
niente l'avrebbe fermata. Niente tranne...
-
Vai via da qui!- fu la risposta di quel
signore quando la vide
-
Ma... aspetti... lei lo conosceva e dei
testimoni l'hanno vista mentre entrava nel laboratorio!-
protestò la sedicenne
- E
io ti dico che devi andare via per il bene
di tutti e due!-
-
La prego... sento che lei più di tutti vuole
vederlo dietro alle sbarre per quello che ha combinato, ma se non mi
aiuta non
avrò abbastanza prove!-
-
Quanti l'hanno visto?-
-
Due persone e non sono sicure che fosse uno
scienziato! Lei lo conosceva...-
-
No! Non posso! E' per il bene mio e tuo...-
-
Senta signor Allen non per fare la testarda,
ma se lei mi dicesse quello che è successo allora,
automaticamente lui non
potrebbe fare niente!-
-
Non riuscirai a convincermi!-
-
Sicuro!?-
-
Mi dispiace... ma non ti darò una mano ad
ucciderti!-
-
Faccia pure... Claire non avrà giustizia a
causa sua... se a lei va bene...-
- E
tu cosa sai di Claire!?-
-
Ho le mie fonti... pare che foste in tre ad
amarla, ma... se non mi vuole aiutare!- si girò di spalle ed
iniziò a camminare
-
Non così in fretta!- la fermò posandole una
mano sulla spalla- Ti dirò quello che so, ma a patto che
starai molto attenta
appena uscirai da questa casa!-
-
Grazie signore! Sapevo che potevo contare su
di lei!- sorrise la ragazza girandosi a guardarlo.
Lui
la fece accomodare e le offrì del te con
dei biscotti, anche se lei non bevve ne mangiò. Si
concentrò sopratutto sulle
rivelazioni di Dimitri e sul suo taccuino. La sua penna scattava ad
ogni parola
pronunciata dall'uomo. Lui non poté fare altrimenti che
spiegarle tutto e
raccontarle i particolari degli esperimenti sulla macchina del tempo.
E
così mentre lei recuperava le ultime prove
per incastrare Bill Howks, Clive si annoiava nella casa di Midland
Road. Si sporse un attimo dal balcone a guardare la
stradina poco frequentata: se non fosse stato per
l’orologiaio probabilmente
sarebbe stata deserta. Già, l’orologiaio. Quel
orologiaio che lo aveva difeso e
protetto fino alla sua follia, fino a quando non aveva deciso di uscire
allo
scoperto con quella sua macchina distruttiva. E adesso cosa stava
facendo? Si
stava nascondendo, come aveva fatto per anni facendo ricerche sugli
“incidenti
per il futuro” come quello che gli aveva rovinato la vita.
Stava di nuovo
rinchiuso volontariamente nella sua tristezza e nelle sue colpe. Questo
pensiero gli fece montare della rabbia nei confronti di se stesso e
della
ragazza che lo aveva aiutato.
-
Cavolo Clive! Sei libero e ti chiudi in una
casa che non è nemmeno la tua!- si disse ad alta voce.
Già, ma cosa fare? La
gente lo avrebbe visto, lo avrebbe additato e lui sarebbe tornato
dentro. Tornò
in casa di sistemò il cappello in testa per nascondere il
volto e uscì.
Per
la strada c’era poca gente e nessuno si
curò di lui. Camminò in direzione opposta
all’orologiaio e si tuffo il flusso
di gente sulla via principale. Nessuno gli disse niente o lo
indicò, anche
quando gli cadde accidentalmente il cappello e si chinò a
raccoglierlo
velocemente. Niente. Possibile che la sua presenza fosse normale?
Camminò
con il pallino del essere riconosciuto
fino al Tamigi arrivando vicino a un vicolo cieco. Li si
fermò e vi si buttò
dentro.
-
Ma cosa gli sarà preso, professore?- si
sentì la vocina innocente di Luke
-
Non lo so, ma è proprio strano che non ci
volesse vedere!- la voce di Layton rispose cercando di emanare
positività
-
Forse aveva un’altra visita. Si ricorda
quella ragazza strana?-
-
Può essere, ma l’avremmo notata. Non ti
pare?!-
-
Mmmm… forse non stava bene…-
-
Oppure non è più la dentro!- disse Clive dal
vicolo mentre i due passavano.
-
C… Clive!?- s’irrigidì Luke
-
Cosa ci fai qui figliolo?- chiese Layton
entrando nel vicolo con l’apprendista
-
Sono scappato, mi pare ovvio e tangibile!-
rispose Clive come se fosse la cosa più ovvia del mondo
-
Sì… ma perché!?-
-
Mi sono fatto condizionare! Già… chi
l’avrebbe
mai detto!-
-
Ti sei fatto condizionare spesso! Ma ora non
vorrai…- s’intromise Luke quasi remate
-
No! Non vi preoccupate! Sono cambiato, ora
non voglio più distruggere Londra! Soprattutto visto quello
che…- Clive si
bloccò un secondo
-
Fammi indovinare! Quella ragazza, giusto?- sorrise
il professore
-
Em… no… cioè…
ah… certo che no professore!- Clive
s’irrigidì e arrossì notevolmente
-
La cosa strana è che i giornali non ne
abbiano parlato! Della tua fuga,
intendo!- s’intromise ancora Luke
-
Davvero?- Clive notò che il professore
teneva un giornale sotto il braccio- Me lo può prestare un
momento, per favore?-
-
E’ tuo! Te lo avevamo portato oggi, ma non c’eri!-
gli rispose Layton. Clive iniziò a sfogliare ogni pagina
studiandola nei minimi
particolari, ma niente. Neanche un accenno a un terrorista che vagava
indisturbato per Londra.
-
VAIII!- ci fu un urlo sulla strada-
FINALMENTE!-
-
Ma cos…- fu il commento del professore. Una ragazzina
di sedici anni o poco più correva per la via con i capelli
castani al vento.
Frenò davanti al vicolo, ma scivolò e cadde
bocconi sul selciato. Senza pensarci
troppo si tirò su e si pulì un po’ il
vestito rosa salmone. Si girò verso il
vicolo e passò tra i tre come se niente fosse. Appena
superati si fermò e si
girò tutta rossa.
-
Ciao!- fece Clive senza guardarla
-
Em… ciao…- rispose lei, poi capì chi
le
stava parlando- Ma cosa ci fai qui! Qualcuno potrebbe averti
riconosciuto!-
-
No! E poi tu sapevi che sui giornali non
dicevano niente!- Clive alzò lo sguardo. Sembrava che la
volesse fulminare
- E
dopo la distruzione di Londra?! A quella
volta non ci hai pensato! Probabilmente avevano pubblicato la tua
foto…-
-
No, questo lo posso confermare io!- s’intromise
Layton, lei divenne ancora più rossa- Dopo quel avvenimento
comprai giornali
per una settimana. Si parlava solo della catastrofe e il nome di chi
l’aveva
fatta, ma non c’era la foto di Clive! È
tardissimo! Scusate, ma io e Luke
dobbiamo andare!-
-
Scusi!? Non mi rimada in prigione, insomma…-
disse Clive perplesso
-
Figliolo! Sei già in buone mani!- sorrise, poi
si allontanò con il suo apprendista
Cadde
il silenzio.
-
Io… non lo sapevo… l’avevo dato per
scontato!- disse in un sibilo la ragazzina tenendo lo sguardo basso.
Clive la
guardò un momento. Sembrava affranta, molto. E poi il suo
viso e i suoi occhi
castani… cercò di riprendersi.
“Non
sono così rammollito!” si disse nella
mente. Si ributtò nella lettura del giornale e un articolo
colse la sua
attenzione. Lo strappò con accuratezza e a sguardo basso
nascondendo di essere
felice lo passò alla ragazza.
-
Ti passo a prendere alle 19.00 in Midland Road!- disse
-
Eh!? Asp…- fu la risposta di lei, ma il
ragazzo era già partito allontanandosi velocemente.
Guardò il pezzo di giornale
e trasalì. C’era scritto: “Ballo estivo
di Piccadilly Circus, apeto al pubblico
di tutte le età!”
-
Ma io non so ballare!- disse tra se e se
guardando il cielo.
*scrittrice
momentaneamente sotto shiok*
Scusate
per il ritardo, ma ho avuto molti racconti da continuare...
Clive:
Non trovare scusa, ti eri bloccata!
Em,
ecco... sì, mi sono bloccata! Ma ora non più!
Bene.. spero che vi piaccia e vi avviso che i capitoli saranno 14 per
cui! Fate voi i calcoli e...
GIUSTO!
Per i fan del videogioco del professor Layton vi lascio con questo !^^
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Capitolo 10 *** Castello di carte ***
Già,
era stato vile. Ma sapeva anche che un
po’ di svago le avrebbe fatto bene.
“- Io non so ballare e non credo che imparerò
mai!-“ gli aveva detto una volata. Probabilmente non
immaginava quello che era
passato per la mente di Clive. L’idea che lei non accettasse
o che non venisse
era impossibile. Lui lo aveva capito già da tanto tempo. Non
era aiuto. Non era
amicizia, era qualcosa di più. Qualcosa di molto
più grande.
Andò a villa Dove ed entrò il più
guardingo
possibile. Non c’era nessuno in casa, ma se qualcuno
l’avesse visto
probabilmente l’avrebbe preso per un ladro, oppure lo
avrebbero riconosciuto
(cosa assai difficile senza una foto). La porta cigolò sui
cardini e si
richiuse con un tonfo. La polvere oramai si era fermata sul lussuoso
pavimento,
sui gradini, sull’arredamento e sui lampadari a gocce.
Provò ad accendere la
luce, ma l’elettricità era stata staccata al
momento del suo arresto. Stessa
storia per l’acqua corrente. Le immagini appese alle pareti
gli fecero salire
le lacrime, poi pensò alla ragazza misteriosa e la tristezza
ritornò indietro.
Fece un respiro profondo, ma la polvere gli
s’infilò su per il naso e lo fece
starnutire. L’eco si perse nella casa vuota e buia. Seguendo
i lievi fasci di
luci che trapelavano dalle finestre sigillate si diresse su per le
scale. Ogni
tre gradini uno gemeva sotto il suo peso. Non si sarebbe fermato molto,
o
almeno non era la sua intenzione. Ogni angolo era un pezzo della sua
vita, ogni
piccolo particolare un “me lo ricordo…”.
Alla fine dovette correre per arrivare
in orario all’appuntamento, non prima di essersi girato verso
la casa e aver
mormorato “Mi mancherai”.
Lei portava un vestito bianco e nero molto
elegante e allo stesso tempo molto giovanile. I capelli erano tenuti
fermi da
un cerchietto a fiori bianchi. Portava anche un paio di scarpette nere
basse.
- Hai corso?- chiese innocentemente
- Cosa… te … lo… fa pensare!?- disse
lui con
il fiatone
Dopo che si fu ripreso iniziarono a camminare.
Il sole era ancora alto essendo estate. Non si parlarono per quasi
tutto il
tempo e quando gli sguardi s’incontravano, gli
occhi volgevano in un’altra direzione.
La festa in Piccadilly Circus era già
cominciata e molte coppie già volteggiavano sulle note della
musica che
risuonava tra i palazzi adornati di stendardi colorati che fluttuavano
nella brezza
estiva. Lui guardò lei con dolcezza poi con un inchino le
chiese:- Posso avere
l’onore di questo ballo?-
- Non so se…- fu la sua risposta
- Hai saltato sui tetti qui attorno e non ti
butti in un lento?- si alzò guardandola interrogativo
- Un che?-
- È il tipo di ballo, vedi le movenze delle
coppie: sono morbide!-
- Sembri ben informato! Io non posso dire altrettanto
delle mie conoscenze in materia!-
- Tutto s’impara!-
- No no no! L’educazione al ballo non s’impara
in una sera!-
- Ma se non cominci non imparerai mai!-
- M’inciampo ogni due per tre… Ehi!-
Lui praticamente la trascinò sulla pista da
ballo e delicatamente le prese il fianco non la mano sinistra mentre
con la
destra le teneva la mano dolcemente.
- Segui le mie mosse!- le sussurrò nell’orecchio.
Lei arrossì e tenne lo sguardo basso. Un passo dopo
l’altro lui le spiegava ogni
passo e le faceva notare gli errori da novellina che commetteva.
Più di una
volta la ragazza gli pestò i piedi diventando ancora
più rossa e iniziando a
ripetere “Scusa!” all’infinito. Lui
sorrideva ogni volta, divertito dalla reazione della ragazza.
- Ancora un paio di giri e diventi una
ballerina professionista!- le disse sorridendo in un momento in cui si
erano
fermati a bordo pista
- Faccio schifo!- rispose lei con il broncio
- Sei troppo cattiva con te stessa! Non ho mai
conosciuto qualcuno come te!-
- Sicuro!?-
- Certo! Secondo quante persone ho visto e
conosciuto?-
- Sarai inseguito dalle ragazze! Sindrome
della buona samaritana! Nessuno sfugge!-
- Ne hai vista qualcuna venire a trovarmi?-
- Mm…-
- No! Howks ha giocato bene le sue carte!-
- Un castello di carte!-
- Cosa?-
- È un castello di carte che lui si è creato
attorno! Un soffio e crolla tutto!-
- Forse…-
- Noi saremo il soffio che lo farà crollare!-
- La tua visione della situazione mi piace
molto! Dico sul serio…-
- Anche tu mi piaci…-
- Cosa?- finse di non aver capito
- Le tue idee! Mi piacciono le tue idee!-
arrossì vigorosamente
- Vieni! Qui c’è troppa confusione! Non sentiresti
bene…-
- Cosa!?-
- Appunto!-
Si allontanarono e raggiunsero una stradina
laterale deserta. Gli sguardi s’incrociarono ancora, ma
questa volta rimasero
fermi a contemplarsi vicendevolmente. Gli occhi castani di lei
studiavano ogni
singola sfumatura di quelli calamitosi di lui.
- Credo che non sia amicizia quella che ci
lega… non più almeno!- iniziò lui
- Sì… penso di sì!- rispose lei
abbassando lo
sguardo
- Io… io ti amo!-
- Anch…- non finì mai quella frase. Lui
l’aveva
baciata, ma non uno di quelli qualsiasi: il primo vero bacio. Lei non
si oppose,
chiuse gli occhi abbandonandosi al piacere e all’amore.
Quando si lasciarono si guardarono negli occhi
sorridendo dolcemente.
- Wow… cioè… ti amo!- disse lei senza
distogliere lo sguardo
- Anche io!- le rispose il ragazzo continuando
a studiare gli occhini castani della ragazza
Silenzio. Solo il vento soffiava delicatamente
in quella serata di Luglio.
- Ora… se non sono invadente… Mi potresti dire
come ti chiami?- chiese lui
- Mi sembra doveroso… io mi chiamo…- si
accasciò a terra di lato senza un motivo apparente. Clive le
si chinò subito
sopra. Lei respirava a fatica, teneva gli occhi serrati e soffriva
terribilmente. Il ragazzo si accorse che perdeva molto sangue dalla
schiena:
una ferita d’arma da fuoco le macchiava la parte bianca del
vestito sul fianco
destro. Lui alzò lo sguardo e lo vide, impunito. Un signore
con un pastrano
gessato marrone e un cappello che gli copriva gli occhi ma non il
ghigno malvagio
che teneva stampato in volto. Nella mano destra teneva una rivoltella
con un
silenziatore ancora fumante.
Era
quello
il soffio. Quel soffio che aveva fatto crollare il loro castello di
carte.
Ed
eccomi con un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia!
Clive:
IO TI UCCIDO SCRITTRICE!
Il
buon vecchio Clive non ha preso molto bene la mia scelta!
Clive:
Buon vecchio! ? Parla quella che hoggi fa 17 anni!
O////O... ora lo sapete...
be... vi lascio lascio con un bel video QUI
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Capitolo 11 *** Incontri e scontri ***
“
Questo è solo un avvertimento, ragazzo! Se
tu e la tua amica non starete zitti ci penseremo noi a farlo!”
Quelle
parole gli rimbombavano nelle orecchie
mentre aspettava fuori dalla sala operatoria. Come poteva essere stato
così
stupido? Come aveva fatto ad essere così cieco?
Guardò ancora nella direzione
di quella porta chiusa e la
rabbia
aumentò. Rabbia per se stesso, rabbia per quel maledetto,
rabbia per la vera
causa di tutto quella situazione. Il neon del corridoio
iniziò a lampeggiare
poi ritornò alla luce piena e calda che illuminava quella
triste notte di
Luglio. Clive si alzò e appoggiò la fronte al
vetro freddo con uno sbuffo
appannando la superficie liscia. Le luci di Londra non lo tiravano su
di
morale. Guardò senza vedere il panorama, poi un bussare alla
finestra lo fece
riprendere.
- Ragazzo! Ehi!- gli urlò
l’uomo dall’altra
parte del vetro
- Cosa voi!- rispose freddo Clive guardando
Don Pablo
-
Cos’è successo alla mia apprendista, e non
trovare scuse, perché per me è sempre e comunque
colpa tua!-
- La tua
apprendista!? Ma di cosa stai
parlando!?-
- Mia nipote acquisita… o anche quella che hai
baciato vicino a Picca Dilly!-
- L… lei!? Oddio, tu sei suo zio!-
- No! Mi chiama lei zio, comunque…
cos’è
successo!-
- Le… aspetta! Ci stavi spiando!?-
- Controllavo la situazione, un attimo ed
eravate spariti! Mi spieghi cos’è successo o devo
venire con la forza!-
- Le hanno sparato! Sono uno stupido!-
- Sì, lo sei!-
- Avrei dovuto proteggerla, capire…-
- Sì, avresti dovuto!-
- A cosa pensavo!? Che idee avevo!? Sono solo
un ragazzino!-
- Pienamente d’accorto! Posso aggiungere
ignorante e disattento!?-
- Avrei dovuto fermarla fin dall’inizio, non
darle tutte quelle informazioni!-
- Ragionissima! Ti farei un applauso, ma la
mia macchina volante non si guida da sola!-
- Solo una cosa che i medici mi chiederanno di
sicuro… come si chiama?-
- Lei si chiama…-
La schiena
bruciava. Sentiva come se l’
avessero trapanata. Aprì gli occhi e si guardò
intorno con la poca vista che
aveva senza occhiali. Una figura sfumata le stava di fianco. Capiva i
colori
rosa e celeste sporco, ma per il resto poteva essere chiunque.
- Luke!? Cosa ci fai qui!?- chiese perplessa
- Sono Clive!- le rispose il ragazzo
- Scusa, senza occhiali non ci vedo niente!-
arrossì e iniziò a stringere gli occhi per
mettere a fuoco la figura
- Tieni!- le porse gli occhiali- Mi dispiace!-
- Per cosa!? Mi avevi detto di stare attenta e
non lo sono stata!- sorrise
- I medici mi hanno chiesto il tuo nome, solo
che non lo so!-
- Okay…- prese un respiro profondo- Promettimi
di non ridere!-
- Promesso!-
- Io all’anagrafe mi chiamo Giogia Salieri… ma
chiamami Giorgia Allen!-
- Questo Don Pablo non me lo aveva detto!-
- Be… aspetta! Tu lo sapevi!-
- Me lo ha detto poche ore fa! O almeno solo
il tuo primo nome!-
- E perché me lo hai chiesto!?-
- Volevo sentirlo detto da te! Ha un bel
suono, Giogia!-
- Tu chiamami Giorgia Allen!-
Lui la guadò stordito poi disse:- Tu sei la figlia
di Dimitri!? Mi avevi detto che non conoscevi tuo padre!-
- È complicato… fare le indagini mi ha portato
più in la rispetto a quello che pensavo!-
- Ovvero?-
- Io non sapevo che fosse lui, ma avevo dei
sospetti. Quando però ho finito le domande
sull’esplosione di 10 anni fa gliel’ho
chiesto. Lui ha risposto di sì e, be… mi ha detto
che mia madre aveva tagliato
i ponti con lui. Pensava che l’esplosione fosse opera
sua…-
- Cavolo…-
- Che ore sono?-
- Quasi le 10… perché!?-
- Non posso sapere quanto ho dormito!? Uff…
comunque! Ora cosa farai!?-
- Pensavo di andare a casa tua a controllare,
avranno distrutto tutte le nostre prove contro Bill Howks!-
- Va bene che mi hanno colpito e non me ne
sono accorta, ma tutti gli appunti sono da mio zi…
em… Don Pablo, non
troveranno niente a Midland Road!-
- Sei organizatissima e furba!-
- Sono 10 anni o più che inseguo il Professor
Layton… dopo un po’ impari il suo metodo! E poi
non dire certe cose! Non è
vero!-
- Per quel che ti ho potuto conoscere io quei
due aggettivi ti calzano a pennello, insieme a testarda e iperattiva!-
- L’iperattività è la mia dote
migliore, devo
ammetterlo… c’è anche
l’aggettivo imbranata!-
Risero tutti e due di gusto.
- Auch!- disse lei toccandosi la schiena
- Non devi sforzarti! Il medico ha detto che
fino a Settembre non sarai guarita del tutto, per cui…
adesso ti lascio
riposare…- rispose lui mettendole a posto la coperta e
dandole un bacio sulla
fronte, poi si alzò e andò verso la porta.
- Non perdere la testa! Promettimelo!- chiese
lei come se gli avesse letto nella testa
- Promesso…- rispose lui, ma i suoi piani
erano altri
Uscì dalla stanza e chiuse la porta
dolcemente, ma qualcuno lo spinse contro lo stipite prendendolo per il
colletto. Una donna non troppo alta dai capelli neri e mossi lo
guardava
inviperita. Portava un vestito leggero nero con dei fiori bianchi.
- Tu! Cos’hai fatto a mia figlia!- gli urlò
arrabbiata
- Proprio niente, è che…- cercò di
spiegare
Clive
- Non mentire! Tu le hai fatto qualcosa, se
fosse rimasta con Paul non le sarebbe successo niente!-
- Lo stesso… io non le ho fatto…-
- SEI TROPPO GRANDE PER GIOGIA, CAPITO!-
- Calma Antonia… Clive non ha fatto niente!
Dovresti solo ringraziarlo!- sopraggiunse una voce che Clive conosceva
bene
- E tu cosa ci fai qui!?- rispose la donna
fulminando Dimitri Allen
- Non mi posso nemmeno preoccupare per mia
figlia!?-
- Per quel che mi riguarda non è più tua
figlia da 10 anni!- Antonia lasciò Clive per dirigersi da
Dimitri
- Perché non si ricorda che sono suo padre?-
- Lo shock per l’esplosione le aveva
cancellato la memoria!-
- E perché non le hai detto che era mia
figlia?-
- Le avrei dovuto forse dire “Tuo padre è
l’assassino
che ha ucciso tua nonna e tua zia!”!?-
Clive li lasciò ai loro disguidi familiari e
si diresse verso l’uscita dell’ospedale. Pioggia
leggera cadeva mentre il sole
splendeva in cielo. Per un momento gli sembrò di vedere
l’arcobaleno sul Tamigi
e gli ricordò le passeggiate che faceva con i suoi genitori.
Una lacrima scese
rigandogli il viso, poi la sua espressione divenne ancora
più determinata e si
diresse verso la Gressenheller University. Non che volesse incontrare
Layton,
anzi, ma era la direzione che gli venne più naturale. Tanto
doveva perdere la
giornata e Midland Road era fuori discussione. Vagò in giro
per Londra tutto il
pomeriggio, poi la sera si diresse verso il quartiere malfamato. Ci era
stato
più di una volta, accecato dalla follia e la vendetta. Non
pensava che ci
sarebbe tornato.
Teneva lo sguardo basso per le vie buie e
bagnate dalla pioggia ora più grossa e fitta. Il suo passo
era fermo, rigido e
determinato. Guardò l’insegna di un pub malconcio
che recitava “Taverna di Sam”.
Già, Sam probabilmente non c’era più,
ma almeno così solo uno lo avrebbe potuto
riconoscere. Se non era lì non era da nessuna parte.
Entrò e lo vide subito. Non si era cambiato,
ma probabilmente era la sua tenuta da sicario: cappello che gli copriva
lo
sguardo e pastrano gessato marrone.
- Sei venuto! Non pensavo che avessi questo
fegato, ragazzo!- gli disse come se lo stesse aspettando. Il
chiacchiericcio si
spense, come in una taverna del vecchio west.
- È proprio con te che voglio parlare!- Clive
gli si avvicinò sicuro
- Avete deciso di arrendervi!?-
- Di al tuo capo che non abbiamo intenzione di
abbandonare e che pensa di spaventarci si sbaglia di grosso e
un’altra cosa…-
lo guardò con lo sguardo più normale che aveva e
gli mollò un pugno da
spostargli la mascella. Clive gli dette le spalle e si diresse verso
l’uscita.
L’uomo rimase interdetto, poi la sua espressione divenne di
rabbia.
- Non mi sparerai!- esordì Clive girandosi
verso di lui sorridendo sicuro- Il tuo capo non vuole che mi succeda
niente! È per
questo che non ha pubblicato la mia foto, non è vero!?
Aspetta solo che io
perda la testa come a inizio Giugno, ma non succederà! Spera
che io lo rapisca
di nuovo e provi a distruggere Londra, ma è una battaglia
persa! Addio!-
Clive si allontano ed uscì com’era entrato. La
pioggia era diminuita e sul suo viso campeggiava un sorriso
soddisfatto. Ora doveva
solo tornare da Giogia e raccontarle tutto.
Eccoci qua cari
lettori!^^
Che ne pensate di questo capitolo!? Si è scoperto il nome
della ragazza misteriosa e clive spero che sia tornato alle origini!^^
insomma, tutti dicevate che era troppo tollerante!O_o
Comunque... per il prossimo capitolo ci metterò un po',
scusate!
Vi lascio con un po' di link che immagino vi possano piacere: Clive
e Sorpresa
Prossimamente su JKEdogawaTV uno
yaohi appena scoperto, sperando che vi piaccia!
Al... cavolo con il prossimo sono 12!O_o
Bueno bueno... allora al prossimo capitolo "Clive salvi la Regina!"
Ups... spoiler!^////^
Ringrazio Beatrice_Black e Karen
Adnimel per le recensioni al 10
capitolo.
JKEdogawa
|
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Capitolo 12 *** Clive salvi la regina ***
-
I ruoli si sono ribaltati!- sorrise Clive
guardandola la mattina successiva
- Simpatico! Io però non devo fuggire e non
rischio di essere picchiata a sangue!- lo guardò lei
fingendo serietà
- Ne sei sicura!? Ti ricordo che è il primo
ministro e che non ci penserà due volte a farti sparire!- il suo tono era veramente
serio
- Dobbiamo trovare il modo di incastrarlo!-
- Tu non ti arrendi proprio mai vero!?-
- Em… no! Lo hai detto tu che sono testona,
comunque ormai
abbiamo tutto pronto!-
- Giusto… ma la giustizia è dalla sua!-
estrasse una pallina di carta arrotolata dalla tasca dei pantaloni-
Mentre
tornavo dal mio “incontro pacifico” con il sicario
ho trovato questo foglio… era
sotto un cespuglio, così è rimasto asciutto!-
- È la locandina della passeggiata della
regina!- rispose Giogia srotolando il foglio
- Davvero?! Sembra interessante…-
- Uno dei momenti più importanti per Londra e
per l’Inghilterra e tu dici solo “sembra
interessante”!?-
- Ricordati che stai parlando con quello che
ha cercato di distruggere Londra un mese fa circa!-
- Giusto… mi stai dicendo che lo vuoi
rifare!?-
- No! La macchina è distrutta, inoltre è
quello che Bill spera che io faccia!-
- Vacci!-
- Cosa!?-
- Vai a vedere la regina! Ti divertiresti!-
- Scordatelo! Io rimarrò qui… e se viene
qualcuno che prova ad avvelenarti!?-
- Nessuno verrà! Fidati, ti piacerà! Solo una
cosa… stai molto vicino alla carrozza reale!-
- Ma è dietro a un cancello!-
- Ti sei mai fermato!? Ti hanno fermato le
parole del professore quando hai cercato di distruggere Londra!? Hai
cambiato
idea quando ci hanno minacciato l’altro ieri notte!? Ti sei
per caso tirato
indietro quando hai provato ad insegnarmi a ballare!?-
Non rispose. In quei momenti non aveva mai
mollato, ma prima…
- Vacci e rilassati! Sei troppo teso!- sorrise
Giogia
La guardò e a quel punto tutte le sue
preoccupazioni si azzerarono. Vedere lei serena lo fece sorridere a sua
volta.
- Okay, ci andrò! Ma non perché me lo hai
detto tu! Comunque prima avviserò Don Pablo! Non posso
lasciarti da sola!-
rispose Clive
- Ti ho detto che non verrà nessuno!-
- Sei tu che mi spaventi!- il suo tono era
sarcastico
- Uomo di poca fede! Cosa potrei fare scusa!?-
- Hai un secondo fine!-
- Cosa te lo fa pensare!?-
- Sesto senso da ex criminale, probabilmente!
Oppure il fatto che ho imparato a conoscerti… Giogia!-
Lei gli rispose con una linguaccia e fece la
finta orgogliosa.
- Oh, te la sei presa!? Non ti facevo così
permalosa!- anche lui fece l’orgoglioso voltandole le spalle.
Si guardarono
tutti e due di sottecchi e risero.
- Sembri Luke!- sorrise Giogia- Non che io sia
meglio…-
- Mi ricordavi vagamente Flora…- rispose
ridendo Clive
- Siamo due bambini! Auch…-
- Non devi affaticarti! Niente risate!-
- Psicologicamente il sorriso aiuta a guarire
più in fretta, ma devo ammettere che in questo momento non
fa granché…- arrossì
e sorrise
Rimasero in silenzio, poi lei disse:- Em…
allora ieri hai conosciuto mia madre…-
- Uh… em… già… una persona
adorabile!-
- Ho sentito i suoi urli fin qui! Puoi anche
evitare di fingere!-
- Già… mi ha dato una strigliata…-
- E’ una s…..- fece un respiro- persona troppo
autoritaria! Ma non dovrei lamentarmi con te, dovrei solo ringraziare
il cielo!-
Clive la guardò e forse per la prima volta la
vide frustrata e triste. Come se finalmente avesse deciso di aprirsi
con lui,
come se le sue barriere fossero crollate e facessero vedere la vera
persona che
era Giogia.
- Perché mi guardi così!?- chiese Giogia tornata
in una specie di semplicità imperturbabile
- Em… niente…- distolse lo sguardo- Forse
è
meglio se riposi…-
- Stò bene! Non ti preoccupare!-
- Sbaglio o hai una ferita d’arma da fuoco!?-
- Vero! Ma mi sento bene! Dico sul serio!-
- Sei la solita azzardata e una gran testarda!
Forse è meglio se vado ora!-
- Già… tra poco c’è la
passeggiata della
regina!-
- Ti ho detto che non m’interessa!- lei lo
guardò eloquente- Va bene, ci vado! Tanto Don Pablo
è li fuori!- indicò la
finestra
- Allora puoi andare via tranquillo! E mi
raccomando, attento alla regina!-
- Va bene!- uscì non prima di averle dato un
bacio.
Come immaginava fuori dalla porta c’era
Antonia, ma non si parlarono, anche se lei lo guardò con uno
sguardo di
rimprovero. Sostenne quegli occhi acusatori e uscì dallo
stabile. Prese un respiro profondo
e si diresse verso Bakingam Palace con tutta la buona
volontà della situazione.
Più di una volta avrebbe voluto fare dietro front, ma lui
era un uomo di parola
e rispettava le promesse. Prima cosa che notò fu la
straordinaria affluenza
delle persone da tutta Londra, poi il suo occhio abituato
notò alcuni ganci
anomali appesi nei pressi del cancello. Iniziò ad analizzare
la situazione con più
attenzione, una lieve brezza gli scompigliò i capelli. Non
sembravano
pericolosi, ma forse non servivano per fare male. Continuò a
scrutarli, poi un
dubbio lo pervase.
“Nessuno verrà!” gli riecheggiarono
nelle
orecchie le parole di Giogia
- E se…- pensò ad alta voce con un fremito,
poi le trombe delle guardie lo ridestarono dai suoi pensieri. La
carrozza della
regina apparve con quest’ultima che salutava il suo popolo
riconoscente. Ma
qualcosa era diverso, come una strana sensazione. Una sensazione che
conosceva
bene: la quiete prima della tempesta, la stessa che c’era
stata prima del suo
attacco a Londra.
“Non è una normale passeggiata!”
pensò “ Non è
il momento di festeggiare…”
Iniziò a scrutare oltre il cancello di
Bakingam Palace ogni singolo movimento, anche l’erba
schiacciata poteva essere
rilevante. Un movimento sotto alla carrozza attirò la sua
attenzione, poi un
secondo movimento e un terzo.
“Ecco a cosa servivano!” pensò Clive
prima di
fare la cosa più stupida, sconclusionata ed eroica che
potesse fare. Si slanciò
e si appese ai ganci, un secondo balzo e superò la
cancellata piombando sulla
carrozza in movimento. Un attimo per trovare l’equilibrio e
poi guardò la
regina, non proprio tranquilla di vederlo.
Clive le fece segno di rimanere in silenzio.
Sentì un lieve rumore tichiettante sotto la carrozza e si
voltò per
fronteggiare chi pensava, e inconsciamente sperava, che spuntasse.
- Tu qui!?- domandò interdetto il sicario
spuntando da sotto la carrozza, prima di riprendere il controllo e
slanciandosi
per colpire il suo vero obbiettivo con un pugnale.
- Non ci proverei!- disse Clive bloccandolo in
tempo e disarmandolo con un fulmineo gesto da ex criminale. Il sicario
si
divincolò altrettanto bene e questa volta cercò
di colpire il ragazzo per
buttarlo giù dalla carrozza. Clive si scostò e lo
colpì allo stomaco con un
pugno. Il nemico vacillò un momento, poi riprovò
a colpire. Questa volta Clive fu colpito al fianco e quasi perse
l’equilibrio. Si riprese e bloccò un secondo
colpo. La carrozza frenò e caddero per terra rotolando
sull’erba. Continuarono ad
accapigliarsi, poi Clive riuscì a bloccarlo al suolo.
- Cosa succede!?- domandò ingenuamente un
bambino dal cancello. Quelle parole ridestarono Clive: si era esposto,
ora era ufficialmente
ricercato. Con un balzo si scostò e con un abile slancio
superò di nuovo la
cancellata. Iniziò a correre sul muro di cinta e
saltò su un albero dalle
fronde larghe e verdi, sparendo alla vista di tutti.
Ed
eccoci qua... scusate il ritardo, ma ho finito solo adesso!
Per
questo capitolo non ho link... mi dispiace!^////^
O
meglio... c'è un video, ma si addice di più al
sequel... che ci sarà fra 2 Capitoli...
Ringrazio Karen
Adnimel
e Beatrice_Black che continuano a seguirmi!
Vi do appuntamento al
penultimo capitolo senza anticipazioni...
Salut!
JKEdogawa
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Capitolo 13 *** Bill si rovina con le sue mani ***
Si
nascose dietro a un muro, poi evitò una via
molto affollata. Ogni volta doveva fare piccoli pezzi di corsa e
fermarsi negli
angoli più intricati. Non era mai scappato.
“Se non l’ha uccisa quella pallottola, giuro
che la strozzo io!” pensò con il fiatone. Non le
voleva male, ma lei lo sapeva.
Lo aveva mandato la apposta, il punto era come poteva saperlo prima.
Poi un
brivido lo percorse. “E se ora andassero da
Giogia!?” pensò fermandosi. Iniziò
a fare la strada verso l’ospedale correndo ancora
più di prima. Arrivato si
capicollò su per i piani senza dare peso agli sguardi delle
altre persone e
spalancò la porta della stanza con il fiatone.
- Ed è irruento! Cosa ci trovi?- disse Antonia
girandosi sulla sedia a guardarlo
- Mamma, ti prego! Ha appena salvato la
regina!- la rimproverò Giogia seduta sul letto, sembrava che
non vedesse l’ora
di
- Stai bene? Non è successo niente? È venuto
qualcuno?- domandò Clive ansimando e rivolgendosi alla
ragazza
- Non è venuto nessuno a parte me…- rispose
risentita Antonia
- Mamma potresti uscire per favore?- chiese
Giogia timidamente
- Ti tengo d’occhio! Hai la faccia da ex
galeotto…- detto ciò la signora Saliera
uscì e chiuse la porta
- Ha provato a ucciderti?- domandò il ragazzo
rivolto a Giogia sedendosi sulla sedia che si era appena liberata
- Se intendi per uccidermi tempestarmi di tuoi
difetti, beh… grazie che sei tornato…- sorrise la
ragazza divertita
- Davvero le stò così antipatico?-
- Non vuole capire che sono abbastanza grande
per avere un ragazzo… comunque, hai salvato la regina o
sbaglio?-
- Per colpa tua ora conoscono la mia faccia…-
- … come un eroe… se proveranno ad arrestarti
scoppierà una rivolta…-
- Tu sei più subdola di me… solo ora lo
noto…-
- Già! Non sono stata proprio una Lady, lo
ammetto…-
- E ora? Cosa faccio? Mi nascondo o aspetto
che succeda qualcosa?-
- Fai come vuoi.-
- Tu mi nascondi qualcosa…-
- Giuro sulla sacra Inghilterra e sulla testa
della nostra amata regina che non so cosa fare…-
Sembrava sincera, ma ormai l’esperienza gli
aveva insegnato che Giogia era impossibile da prevedere.
- Va bene, resta comunque il fatto che ora si
è tutto complicato!-
- Mi dispiace… forse avrei dovuto dirtelo
cos’era quel foglio che mi hai dato…-
- Di cosa parli?-
- Il manifesto della passeggiata della regina…
in realtà era un dettagliato piano per ucciderla, e
l’artefice era…-
- Il primo ministro Bill Howks…- disse una
voce dalla porta. La ragazza alzò lo sguardo e quasi le
venne un colpo, Clive
si voltò e scatto in piedi anche lui sorpreso e a disagio.
La regina gli stava
davanti tranquilla, sfoggiava un sorriso tranquillo e furbo. I due
ragazzi
continuarono a fissarla attoniti senza sapere cosa dire, ma lei fece
cenno si
stare zitti imitando Clive poco tempo prima.
- Mi sembrava giusto venire a congratularmi
con il cittadino Clive Dove di persona.- iniziò la regina
sotto l’incredulità
dei ragazzi- Il primo ministro si è praticamente consegnato
nelle mani della
giustizia…-
- Bill Howks si è costituito?- esclamò Clive
incredulo
- Non proprio…-
Qualche
minuto prima…
La
regina era rientrata portata dalla scorta nella reggia di Bakingam
Palace. Un
continuo pensiero le martellava la testa, la voglia
d’incontrare una persona.
Ma cosa poteva fare lei in quella specie di prigione dorata?
-
Tutto bene, mia regina?- domandò l’ispettore
Chelmey di Scotland Yard corso sul
posto
-
Sì… grazie…- rispose la sovrana presa
sul vivo- L’attentatore è stato
immediatamente bloccato… se lo cerca è di
là…- fece una pausa, poi aggiunse-
Potrebbe cercare una persona…-
-
Dica pure, sono a sua completa disposizione.-
-
Potrebbe cercarmi un ragazzo castano sui 20 anni con un cappello
celeste sporco
come la giacca e i pantaloni verdi scuri?-
-
Forse ho capito di chi parla… onestamente non sono la
persona più adatta per
dirle dive si trova poiché ha fatto perdere le sue
tracce…-
In
quel momento un uomo irruppe nella sala con il fiatone.
-
O mia regina!- disse- Sono tornato dal mio viaggio non appena saputo
l’accaduto!-
-
Primo ministro Bill Howks!?- esclamò la regina interdetta-
Pensavo foste da
ieri in viaggio all’estero…-
-
Come le ho già detto sono tornato non appena saputo
l’accaduto…-
-
Sarà, ma io non l’ho fatta chiamare, inoltre
è un po’ improbabile che lei sia
tornato in così breve tempo…-
-
La Francia è vicina all’Inghilterra…-
-
Sì, ma lei ieri mi aveva detto di andare in
America…-
-
Le spiego io com’è andata…- disse
un’altra voce e Bill Howks sbiancò- Il primo
ministro voleva ucciderla per trasformare l’Inghilterra in
una dittatura, ma
qualcosa è andato storto nel suo piano…-
-
Layton, cosa ci fa qui?- domandò l’ispettore
Chelmey
-
Come molti Londinesi sono venuto a vedere la passeggiata della regina,
ma ho
notato subito qualcosa di strano… a quanto pare non sono
stato l’unico. Bill
Howks ha finto di partire per l’estero e ha atteso
l’attacco, ma non aveva
calcolato la presenza di Clive Dove. Il ragazzo ha magistralmente
capito la
situazione e ha evitato una tragedia…-
-
Sono calunnie infondate!- protestò il primo ministro
-
Allora mi dica dov’è stato ieri e oggi.-
-
In America, l’ho detto prima…-
-
E come ha fatto a tornare in tempo? Che io sappia ci vuole almeno un
giorno via
mare.-
Bill
Howks rimase sconvolto, poi cercò una fuga improbabile,
perché era accorso sul
posto anche l’ispettore Griosky* che lo
immobilizzò in un attimo.
-
Così il professor Layton mi ha detto come
trovarti…- spiegò la regina sorridendo a Clive-
E’ sempre grazie al professore
se sono riuscita a “evadere” da Bakingam Palace
senza farmi notare…-
I due ragazzi la guardarono sconvolti, poi
Clive si rabbuiò.
Ciao!
Eccomi di nuovo a rompere le scatole!
Cosa
ne pensate? Non ha senso vero?
Comunque...
SIAMO A -1!
Dal
prossimo si passa al sequel, che emozione!^////^
Ringrazio Beatrice_Black
che
mi ha detto quello che pensava via messaggio e Karen
Adnimel che
come sempre ha recensito.
Al
prossimo e ultimo capitolo!^^
JKEdogawa
*Credo
di aver sbagliato a scriverlo!^////^
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Capitolo 14 *** Un nuovo inizio per Londra ***
- Adesso…
dovrò tornare in carcere… immagino…-
sibilò Clive cupo, poi guardò con un sorrisino
sincero Giogia- In fondo ho
cercato di distruggere Londra… me lo merito…-
Lei lo guardò sconvolta: non poteva finire
così, non lo poteva permettere. Non era giusto ne per lui ne
per Londra.
- Sei uno stupido…- rispose- Sei uno stupido…
vuoi buttare via la tua passione per il giornalismo… hai
già pagato, non lo hai
capito?-
- No… mi sono reso conto che non sono meglio
di Bill Howks… sono colpevole e devo pagare…-
- Nessuno se non l’ex primo ministro finirà in
galera!- esordì la regina, i due ragazzi divennero due
lapidi: si erano
dimenticati della sovrana- Dopo il grande senso civico dimostrato dal
signor
Dove ho richiesto l’assoluzione da tutti i suoi reati. Clive
sei un uomo
libero.-
Il ragazzo rimase immobile. Non riusciva a
dire niente per le mille emozioni che quella frase gli aveva dato: era
felice,
era preoccupato, era confuso, era in colpa.
- D... dice davvero?- balbettò sconvolto
- Certo. I veri criminali sono quelli che non
si pentono dei propri errori e non cercano di migliorare.- rispose la
regina
poi guardò l'orologio- Meglio se rientro, tra pochi secondi
almeno mezza
Inghilterra sarà in fibrillazione. Mi raccomando, io non
sono stata qui.- si
mise una cuffia e indosso una spesa sciarpa, si girò e
disse- Domani mi
piacerebbe vedere l'articolo di una persona sul Times... qualcosa di
giovane e
fresco...-
Uscì e scomparve alla vista. Antonia era
seduta davanti alla porta attonita, poi notò che anche Clive
guardava nella sua
direzione e distolse lo sguardo orgogliosamente. Il ragazzo ebbe
l’accortezza
di chiudere la porta ignorando la signora, mentre Giogia volgeva lo
sguardo
verso l’alto con aria rassegnata.
- Meglio se vai…- notò la ragazza
- Per tua madre… no, riusciremo ad andare
d’accordo!- rispose il ragazzo
- No! Sei un bambino! Un articolo non si
scrive da solo!-
- Articolo!? No, no, no… è passato troppo
tempo, non sono all’altezza…-
- Ti sottovaluti! E poi questo sarebbe un
articolo adatto a te… immagino già il titolo:
“Finalemente Giustizia”…-
- Non mi convincerai, mi dispiace ma non è la
mia aspirazione…-
- Sicuro?-
- Sì…-
- Va bene… allora potresti aiutare lo zio a
uccidere Layton: la meccanica è il tuo forte…-
- No, ho chiuso anche con quella! Men che meno
con un criminale come Don Pablo… sono un uomo pulito ora, a
meno che questo non
sia un sogno…-
- Almeno mi puoi dire cosa pensi che
scriveranno domani…-
- Mmm… qualcosa come “ Dopo anni il colpevole
è stato catturato” oppure “ Il primo
ministro Bill Howks ha tentato di uccidere
la regina e causare un colpo di stato. Tutto ciò ha
riportato alla luce un
terribile passato sul conto del premier: un esplosione dove persero la
vita 10
persone tenuta nascosta per 10 anni.” E poi un racconto
biografico su Bill “non
houccisonessuno” Howks…-
Lei lo guardò eloquente, come a dire “Te lo
avevo detto”. Lui era ancora stordito, la guardò
interrogativo.
- Cosa ho detto?- chiese innocentemente
- Tutto…- rispose lei divertita
- Non capisco…- si grattò la testa alzando
appena il cappello
- Solo una cosa…- scattò in piedi e lo
raggiunse- Ora tu torni a casa e scrivi
quell’articolo…-
- Cos… Ehi!- si ritrovò con Giogia che lo
spingeva verso la porta
- Niente storie! Non hai notato che ce l’hai
già in mente… l’inconscio non dice
bugie…-
- Lo stesso… non dovresti affaticarti! E poi
dai del bambino a me…-
- Non importa! Il punto è che devi rifarti una
vita!-
- Un attimo! Io non ho detto che voglio fare
il giornalista!- si voltò e la fermò
- Il tuo inconscio ammette l’opposto! Se Freud
non dice bugie, e ne dubito benché sia
un’inguaribile maschilista, la tua parte
oscura vuole scrivere quell’articolo, o altri!- lo
guardò con aria da esperta
sciupata e da facoltosa studiosa
- Studiare psicologia non ti fa una
professoressa, lo sa vero?-
- Credo di saperne un po’ di più di te in
fatto di mente…-
- Te l’ho già detto che sei una testona?-
- Sì! Non smetti di ricordarmelo… vai a
scrivere?-
- Cosa?-
- L’articolo, no?-
- Non so cosa scrivere…-
- Ti do l’ispirazione!- gli tirò il cravattino
e lo baciò sulle labbra. Benché fossero fidanzati
lo colse così alla sprovvista
che Clive arrossì. La guardò piacevolmente
sorpreso e aprì la porta per uscire.
- Domani voglio vedere il tuo nome sul Times!-
urlò Giogia mentre lui percorreva il corridoio sorridendo
- Contaci!- rispose lui con un gesto d’intesa.
Scese le cale quasi al trotto e uscì nel sole migliore che
si fosse mai visto
sulla sua amata città.
Fece un respiro profondo ispirando quell’aria
magica.
“E’ un nuovo giorno per Londra, un nuovo
splendido giorno!” pensò sorridendo e contemplando
il Big Ben che svettava
sulla metropoli. Poi iniziò a camminare immaginando
l’articolo per il Times con
il cuore colmo di gioia. Tutto era cambiato, tutto era finalmente
cambiato.
- E’ ora… MAHAHAH! Preparati Hershel, il mio
ritorno ti farà tremare! Ti farò pentire di
esserti messo sul mio cammino!-
E
così siamo arrivati all'ultimo capitolo, ma chi è
il losco figuro che ce l'ha con il Professore? Qualcuno ha qualche idea?
Losco
Figuro: Sei tu la scrittrice e nonm lo sai? E poi non gliel'hai detto?
Scherzi!?
Appari nel terzo racconto della serie! benedetta ignoranza...
comunque... fate un salto nel mio account dopo aver letto,
perché vi aspetta il sequel, se v'interessa...
Precisazione: Freud
è della fine del 1800, ma pubblicò le sue teorie
nei primi anni dei 1900... mi sembrava giusto dirvelo.
Beatrice_Black e Karen
Adnimel ovviamente
le ringrazio e tutti quelli che mi hanno seguito in questi mesi di
avventure... VI ASPETTO IN ARTIGLI DAL PASSATO!
Ciau!
JKEdogawa
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