Tra cuore e anima, una brucerà.

di Stukas are Coming
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sofia ***
Capitolo 2: *** Giada ***
Capitolo 3: *** Notizie che ti cambiano l'umore ***
Capitolo 4: *** Adorabili genitori ***
Capitolo 5: *** Bill ***
Capitolo 6: *** Altre novità ***
Capitolo 7: *** Sabato ***
Capitolo 8: *** Tom ***
Capitolo 9: *** Qualche giorno dopo ***
Capitolo 10: *** Un piccolo diversivo ***
Capitolo 11: *** Oscurità ***
Capitolo 12: *** Ragnatela ***
Capitolo 13: *** Rinascita ***
Capitolo 14: *** Nuovi arrivi ***
Capitolo 15: *** Via ***
Capitolo 16: *** Ghiaccio ***
Capitolo 17: *** Nascondino ***
Capitolo 18: *** Stoppani ***
Capitolo 19: *** Kathrin ***
Capitolo 20: *** Nadja ***
Capitolo 21: *** Kathrin ***
Capitolo 22: *** Nadja ***
Capitolo 23: *** Sofia ***
Capitolo 24: *** Tom ***
Capitolo 25: *** Nel labirinto ***
Capitolo 26: *** La sottile differenza ***
Capitolo 27: *** Nadja ***
Capitolo 28: *** Ultimo tempo ***
Capitolo 29: *** Nadja ***
Capitolo 30: *** Una ragazza ***
Capitolo 31: *** Kemeterion ***
Capitolo 32: *** Non temere più nulla ***



Capitolo 1
*** Sofia ***


1

Sofia

 

 

 

Quando arriverà il

Demonio per te ?

Alexandr Puškin

 

Venerdì 17. Di colpo la sveglia suona e mi fa saltare per aria.

Reazione post- traumatica: allungo un braccio. Inizio a dare manate sul comodino per fermare l’ attentatrice al mio sonno, e dopo aver dato mille colpi alla cieca riesco ad acciuffarla e a farla spegnere.

Sbadiglio, confido nel mio dio anti- scivolamento e prego che mi faccia arrivare sana e salva prima fino in bagno senza inciampare dal sonno, e poi in cucina dove mi aspettano mia madre e il latte con qualche goccia di caffè.

Dopo averlo bevuto risalgo su e dopo essermi lavata scelgo, dal mio armadio con il poster di Hello Kitty sopra- adoro il mio mondo completamente rosa, tutto fragole e panna, come mi delizia dire- il mio paio migliore di jeans firmati, i più alla moda azzurro chiaro che sono costati 130 euro, di quelli strettissimi in fondo; una maglia rosa e le mie Hogan beige e oro che tutte invidiano. Adoro farmi invidiare. Poi mi accingo a riporre libri e astuccio nella mia borsa Musto bianca.

La mia camera è bellissima, tutta così rosa confetto, ma l' oggetto che più amo è il meraviglioso letto a baldacchino. La struttura non è molto alta, anche perchè il soffitto della stanza non consente grandi altezze. Le tendine sono bianche, semitrasparenti, e solitamente le tengo alzate... Così principesco! Appena l' ho visto l' ho voluto subito, e subito me lo hanno comprato.

Termino di mettere tutto dentro alla Musto e mi guardo attentamente allo specchio.

Certo che ho proprio dei begli occhi, verdi chiari ! E perché, i capelli ? Liscissimi, lunghi fin dopo alle spalle, castani con riflessi rossicci ed una frangia che scende perfettamente fino a coprire le sopracciglia, che sembra tagliata con il righello ? Se non fosse per il mio collo a mio giudizio un po’ troppo esile, sarei perfetta… Ma parliamoci chiaro, suvvia, io sono perfetta. Ho un corpo sottile e proporzionato, delle belle gambe e braccia delicate, un bel seno con delle lentiggini che adoro ( le mie amiche molto coloritamente dicono che ho due tette da sballo ) e delle mani molto eleganti. Si, sarò vanitosa, ma d’ altra parte chi se ne importa. Ogni bella ragazza dovrebbe fare come me. Altrimenti non c' è gusto.

Chissà perché mi sento così elettrizzata, oggi... Ah si ! Ci avevano detto che sarebbero arrivati quattro nuovi ragazzi, quattro maschi tutti tedeschi. Io li voglio tutti biondi con gli occhi color del cielo, è l' unico modo per cui un ragazzo possa essere bello. E poi voglio trovare

il mio principe azzurro.

Già da qualche giorno Anna e Cynthia, le nostre deficienti personali, avevano cominciato a fare discorsi del genere “ se è moro lo prendo io ! ”. Così, persa in questi pensieri mi metto le cuffiette, faccio partire la mia musica disco, prendo la porta di casa ed esco serena. La mia scuola si chiama Matteotti ed è un istituto privato che prima era

un’ abitazione, proprio su via XX settembre, la via per eccellenza dello shopping. È al quarto piano, perciò dal portone sotto i portici prima di entrare c’ è sempre un po’ di calca.

Incontro Camilla e Lucrezia, le mie “ BFF”, come dice Paris Hilton, il mio idolo … Segretamente mi sento simile a lei.

Anche loro sanno dei novellini, dunque ci mettiamo a cercare qualche volto nuovo, ma senza risultato.

Cos’ è, primo giorno e già in ritardo? Vogliono forse farsi notare ? Bravi sciocchi. Gran bel modo.

Entriamo tutti e mentre sto per varcare la soglia vedo M.Z. ’09, ovvero Miss Zoccola 2009 campionessa in carica, la famigerata Cynthia Lopez Nathaly Estrada ( di solito mi chiedo se quando morirà la dovranno seppellire con due lapidi perché su una sola il nome intero non ci starebbe ) che arriva con minigonna, stivali e giacca bianca corta. Ovviamente tutti la salutano. La odio perchè lei ha più attenzioni di me.

Mi arriva vicino e fa, con una smorfietta:

<< Ciao, Sofia ! La sai la novità ?? Quattro figaccioni arrivano da

noi ! >>

Esclama, saltellando.

<< Si, lo so. Ma chi te l’ ha detto che sono fighi ? Metti che siano una manica di hippy tossici >>

<< Ma no, cosa dici. Me lo sento, sono belli. Tu chi ti prendi ? Io il moro ! >>

Ecco, penso. Ci ho azzeccato.

<< Per me devono essere tutti biondi con gli occhi azzurri e romantici e gentili. Ma ripeto: chi te l’ ha detto che sono belli ? >>

Brutta carogna, penso. Ci troviamo in aula e la professoressa entra.

Freud, l’ argomento del giorno.

Mi sistemo in un banco da due posti vuoto, così c’ è posto per la mia candida Musto. La metto qui così tutti la possono vedere.

Ripongo i 200 euro di occhiali di Max Mara nella loro esclusiva custodia, mi passo la mano tra i capelli sistemandoli su una spalla e pettinandomi la frangetta, e mi rimiro le unghie laccate di rosa confetto, giusto per sapere di emanare perfezione anche solo da piccoli particolari. L’ aula è piena.

Sono le 8:02, l’ ora segnata dal mio Breil con cassa e cinturino rosa ( una volta, in una foto, ho visto che anche Paris ce l' aveva, uguale al mio ! ) quando la porta si apre. Di sicuro c’ è da segnare gli assenti, quindi sono venuti a chiedercelo.

Ma tutti ammutoliscono quando vedono entrare una specie di enorme, altissima creatura, con dei capelli neri allucinanti, sparati in aguzze punte come Goku...

Sarebbero questi i figaccioni ?

Il primo è una super punk ( orrore estremo !!! ), con pantaloni neri attillati che mettono in risalto le gambe molto magre e lunghissime. Credo sia una specie di trans- non capisco cos' è- truccato con ombretto nero agli occhi, eyeliner e mascara; inoltre quei capelli sono terribili. Penso però assolutamente che sia sia una donna.

Abbonda di borchie, cinture, teschi e un paio di stivaloni da punk pieni di fibbie e cerniere; ha un piercing al sopracciglio destro. Tutto all’ insegna del dark, perciò disgustosa già per principio. Sarà alta quasi un metro e novanta.

Spero sia l' unica con quello stile così obbrobrioso, ma neanche a dirlo dietro c’ è un ragazzo alto quasi uguale ma vestito da rapper e con dei pazzeschi capelli rasta biondo miele, screziati di ciocche castane e lunghi quasi fino a metà schiena. Ha un piercing al labbro inferiore. Questo qui mi fa ancora più schifo perché mi chiedo se ci siano le salamandre, dentro a quei capelli.

Dopo entra un altro, un po’ più basso, con i capelli fulvi, lunghi poco oltre le spalle e un’ espressione un po’ truce, un po’…. Come dire, un po’ nazista. Ha una maglia con dei teschi.

L’ ultimo è il più basso e – spero – il più normale. La sua chioma è bionda e corta come Dio comanda.

Puonciorno, fanno, a me viene da ridere, e cercano un banco.

Spero non vedano che vicino a me c’ è un posto vuoto, invece proprio il RastaDisgusto lo nota, si avvicina e con un’ espressione eloquente mi fa intendere che vuol sedersi proprio qui.

Che maleducato ! L’ avrà vista la borsa sulla sedia, per me significa un invito chiaro: qui non ci si siede. Ma evidentemente non gliene frega niente, la gente della sua risma è sempre così -anzi si mette pure le mani sui fianchi.

Gliela sposto svogliatamente, sbuffando apposta a voce alta così mi sente; borbotto un “ tieni, contento ? ” e mi volto. Non mi piace affatto, che schifo che fa. E ci devo pure rimanere in classe ogni giorno, con questo cassonetto ! E se puzza ? Oh, glielo dico eccome, gli darò tanto fastidio che alla fine si toglierà di torno.

Gira un attimo la testa verso di me e mi lancia la medesima occhiata sprezzante che io ho nei suoi confronti, squadrandomi da testa a piedi.

Ma vaffanculo, barbone. Distolgo lo sguardo, nauseata. Da dietro sento qualcuno che bisbiglia Heil Hitler !

Non mi degna di un’ occhiata ma io dopo qualche minuto, un po’ a malincuore devo dire, ne approfitto per guardare lui; la curiosità è troppo forte. Il fascino del disgustoso.

Noto che anch’ egli è molto magro, con le mani snelle, le labbra rosse e carnose come quelle di una donna, le ciglia lunghe da far invidia, un piccolo neo sullo zigomo destro. Nonostante devo ammettere sia molto carino, mi danno fastidio due cose: il fatto che si passi la lingua ripetutamente sui denti e quell’ aria un po’ degradata che ha; sembra un mezzo maniaco… O un bullo, forse anche un delinquente, anzi probabile- gli occhi sono da gente di quella razza. Mi intimorisce,

devo essere sincera.

E fa schifo.

Mi giro verso Camilla e noto Cynthia che mi guarda con un’ espressione che tradisce un’ invidia estrema. Le mimo una faccia esageratamente angosciata. Non so come faccia, ma la sua presenza mi stordisce e mi disgusta insieme; io adoro l’ ordine e la pulizia e i suoi capelli sono un insulto al mio io ! E poi i piercing non mi piacciono, sono da sporcaccioni.

Ma ovviamente, per peggiorare le cose, la prof fa una cosa terribile: dice di tirare fuori il libro e seguire sul testo. Cos’ ha di tanto orrendo ciò ? Semplice: di sicuro i nuovi arrivati non hanno ancora i libri e mi tocca seguire insieme al bidone, all' immondo !!

A malincuore gli chiedo, con tono annoiato e curvando le labbra

all' ingiù, se ha il libro indicandoglielo stancamente per fargli capire cosa intendo.

Che se ne vada a quel paese la cortesia verso chi è nuovo in un gruppo: questi non dovrebbero neanche rompere, qui.

Lui schiude le labbra e con una voce fonda, facendomi il verso imitando la mia svogliatezza nei suoi confronti, risponde:

<< No, io non afere. >>

Ha una voce molto bella e fonda e mi percorre un brivido.

Dopo cinque minuti di silenzio prendo coraggio e, deglutendo, mi avvicino un po’ chiedendogli:

<< Come ti chiami ? Quale essere tuo nome ? >>

L’ unica risposta è un' occhiata interrogativa e sufficiente, con un sopracciglio alzato. Abbasso subito gli occhi perché il suo sguardo è quasi doloroso ( ha congelato e soppresso all' istante i miei tentativi di fare quella che non si lascia sottomettere da nessuno ) e con un tono flebile, ripeto:

<>

<< Tom. >>

<< Cognome ? >>

Pensa un attimo a cosa significa questa parola e poi risponde:

<< Kaulitz. >>

Mi fermo perché sto arrossendo. Mi volto e con la coda dell’ occhio vedo che schiude le labbra e sta per dirmi qualcosa, ma poi guarda un attimo per aria e scuote la testa.

Tom Kaulitz, ecco il nome di questo coso alto otto metri. Ogni suo movimento è delicato e fluido, come uno di quei film che sai già come andranno a finire.

Potrebbe anche essere gay ! Di solito loro si muovono delicati, come lui… Beh, si, forse è omosessuale. Questa gente mi fa ribrezzo.

L’ insegnante rifà l’ appello in per sapere chi sono le new entry.

<< Georg Moritz Hagen Listing, chi sei ? >>

Si alza in piedi quello con i capelli lisci lunghi oltre le spalle, con la faccia truce. È chiarissimo, mortalmente pallido, con degli occhi dal colore indefinito -mi sembrano grigi, o di un verde molto chiaro- e un bel fisico; nel complesso è bellissimo.

Ah, ecco cosa mi fa venire in mente ! I nazisti che stavano nei campi di sterminio ! Me lo immagino con la divisa nazista e la svastica sul braccio, e il risultato è fin troppo realistico, perché sembra ritagliato per questa parte….

<< Gustav Klaus Wolfgang Schäfer ? >>

Ed ecco il biondino, carino e pallidissimo pure quello, piccino rispetto agli altri che sono alti.

<< Bill Kaulitz ? >>

La punk, anzi il punk (avrei giurato su mia madre che fosse una donna, invece no). Sta guardando da un’ altra parte, a quanto pare il palazzo di fronte con la stessa attenzione che una pietra potrebbe avere verso un pezzo di legno. Bello anche lui, ma assolutamente esagerato, non si capisce neanche che lineamenti ha, tanto è debordante. Un ragazzo non dovrebbe vestirsi così, dovrebbe essere educato e cortese e ben vestito, un vero gentiluomo. Questo al massimo sarà un gentilschifoso, o un gentilchecca.

E la cosa che mi secca è che sono pure belli, fossero almeno brutti non mi recherebbero il fastidio di detestarli ma doverli guardare per forza a causa del loro fascino !

Il rasta, poi, solo come viso potrebbe essere anche candidato a Principe Azzurro, ma ovviamente ciò non è minimamente possibile.

<< Tom Kaulitz chi è ? >>

A queste parole mi viene paura anche se non so il perché.

<< Io >>

Sento qualche risatina ( femminile ) arrivare da dietro.

<< Siete fratelli ? >>

Si alza Bill e, con la solita voce melodiosa, risponde:

<< Cemelli, noi cemelli…. >>

Noto che ha un ulteriore piercing alla lingua. Orrore!

<< Ah, gemelli ! Sentite, avete i libri ? Li dovete prendere ? >>

I quattro si guardano e Georg faccia- da- nazista, dopo qualche istante di silenzio assoluto sia da parte nostra che loro -nella quale probabilmente stanno pensando ad articolare una risposta- in un italiano pessimo e visibilmente a disagio risponde:

<< No, noi libri afere no, afere... ? >>

Fa un gesto come per dire “ dove? ”.

Mi fanno sbellicare dal ridere. Se vieni nel nostro paese almeno un po' l' italiano lo devi conoscere, deficiente, non puoi arrivare ignorante così.

La prof rimane insicura sul significato della contorta frase. Credo di capire che sta chiedendo dove possono prenderli e lo riferisco all’ insegnante che ci esorta a rispondere, visto che sono tutti restii. Almeno mi faccio notare !

Subito Cynthia balza su e vede nella pia opera di aiutare

la comprensione tra i popoli " una ghiotta occasione per farsi occhieggiare: tira la maglietta a Tom, lunga fino alle cosce, e gli dice qualcosa in tedesco -dove l' abbia imparato non si sa- dalla dubbia, corretta grammatica.

Però lui fa un gesto che un po’ mi diverte perché prima la guarda con un ( incomprensibile, a dir la verità, ma a me fa piacere ) disprezzo e poi le spara velocissimo una frase a 200 all’ ora.

Cynthia rimane di gesso e, ridendo come una handicappata, dice:

<< Ma non capisco se parli veloce così ! >>

Allora s’ intromette Bill e, più lento chiede se può scrivere l’ indirizzo e i titoli da prendere; in una lingua che in teoria dovrebbe essere italiano.

Lei, compita, subito scrive, rossa per la figuraccia.

Guardo Tom che ghigna con uno sguardo pestifero. Ridacchio

anch’ io ma poi torna a farmi ribrezzo e per tutta la lezione la sua unica occupazione è tenere lo sguardo basso, di tanto in tanto sollevarlo a guardare fuori dalla finestra per poi tornare com’ era prima, con un' aria annoiata.

A intervallo subito tutte le mie amiche mi assalgono e chiedono com’ è stare vicino a lui. Io sono mezza rimbambita e dico che è molto introverso e le sue occhiate me le sento arrivare addosso cariche di pensieri come “ sciocca deficiente”.

<< Beh, all’ inizio ti guardava che manco fossi un sacchetto

dell’ immondizia, poi dopo manco quello… >>

<< Si, ma dev’ essere uno di quei tizi che ti prendono sempre per il culo. Hai visto come ha sputtanato Cynthia ? >>

<< Beh, riguardo a questo dovresti essergli grata ! La odii. >>

<< Si, però nulla mi dice che non lo farà anche con me. Ti giuro, stargli vicino mi stordisce, quando mi si è avvicinato ho sentito come un’ onda d’ urto, certe volte mi spaventa. >>

<< Ma cosa spari, pagherei milioni per avere la tua fortuna >>

Li guardo. Sono tutti e quattro sul fondo dell’ aula e ridono forte.

Il tipo con i capelli scuri lunghi sta mimando qualcosa. Gli altri ridono e parlano nella loro lingua incomprensibile; l' effeminato, che incredibilmente è un maschio ( ma non so fino a dove ), si sistema la maglietta già corta.

Come sempre sento un fondo di paura quando sento lo sguardo tagliente di Tom, dei suoi occhi penetranti su di me, a metà tra indifferenza e disprezzo.

E se non gli facessi una buona impressione perché sono vestita tutta griffata e ho l’aria di quella che se la tira ? Perfetto: domani mi vesto “normale”, anche se dubito sia per questo.

Ehi, calma ! Cosa sto facendo ? Mi voglio vestire in modo diverso forse perché sto cercando di piacergli ? Oh Cristo, che confusione assurda....

No, risponde la mia vocina interna -quella che cerca sempre di convincermi di un' altra idea- lo stai facendo solo perchè così puoi starci meglio vicino, e non sentirti fuori posto...

Giusto, mi dico. Dev' essere per questo.

 

L’ intervallo finisce e il timore torna nel suo alloggio dentro di me, in quel luogo dove sembrano annodarsi tutti i fili del corpo, e noto anche che Giuseppe, Elia e Nicola, tre ragazzi, li guardano male.

E poi quando c’ è lui nei dintorni o un altro dei suoi strambi amici, ho sempre una sensazione di freddo !

La mattinata passa così, con me che penso ai nostri pensieri divergenti: la mia paura e la sua strana calma e ironia sempre vagamente presente sulle sue labbra rosse che fanno contrasto con la sua pelle così chiara e il biondo sfumato di castano della sua folta chioma. In questo tempo lo osservo meglio e in effetti non puzza; devo riconoscere che è bellissimo e non mi fa più tanto ribrezzo ( probabile incantesimo della sua bellezza ) ma sono ancora leggermente circospetta e un po’ intimorita. Mi sento sempre orribilmente timida quando lo guardo e non oso avvicinarmi molto, anche perché mi rivolge sempre quel mezzo sorrisetto che non so mai decifrare se sia per prendermi in giro o Dio solo sa cosa.

 

Suona la campana dell’ una e mezza e tutti escono caracollando allegri, a parte me che mi sento stordita. Sto cercando di farmi passare quello strano freddo che mi ha attaccato, e per distrarmi sto parlando con le mie amiche dei novellini poiché evidentemente a una di loro piacciono alquanto.

<< Io no know Genova, can you take me to buy my books ? >>

Sento una voce da dietro che riconosco immediatamente come quella di Tom, ma non mi giro perchè penso che la domanda non sia rivolta a me. Come potrebbe, d' altra parte, visto che l' ho trattato praticamente a pesci in faccia ? É ovvio che non dica a me.

Ma evidentemente sono proprio io la persona che sta chiamando, così mi tocca per attirare la mia attenzione verso di sé. Solito sorrisetto ironico.

Sento come una leggera, incredibile scossa attraversarmi il braccio che sembra essere diventato di colpo gelido come le sue mani, e guardandolo terrorizzata vedo le sue iridi diventare per una frazione di secondo rosso scuro per poi ritornare immediatamente nocciola. Rimango a bocca aperta e con gli occhi spalancati.

Ma cosa... ?!?!

Non riesco a distogliere gli occhi dal suo viso per quell’ illusione assurda. Guarda un po’ cosa mi fa vedere la paura ! Però ora sto tremando.

Non riesco a rispondere subito perché le labbra mi si rifiutano di aprire e infine riesco a dire, con una risatina nervosa:

<< Of course I can. When we can go there ? >>

<< Do you mind if we go this afternoon ? I need those books. Without them, I can’t understand your language…. And I can’t talk with

you. >>

Così dicendo, sfodera un sorriso irresistibile fatto apposta per fare sbattere a terra tutte quelle che incontra -ma sempre un filo beffardo- che lo rende ambiguo. Ora svengo !

<< Yes, of course we can. Where we meet ? We can meet below my home. I come, and with a bus we go to Foce. >>

<< Danke schön, Sofia. Can I have your number ? I must phone you if I have some problems….. >>

Così glielo do, e lui mi da il suo.

Provando a dirmelo a voce, sbaglia tutte le volte a pronunciare le cifre e perciò, evidentemente notando che ho il cellulare in mano, me lo sfila delicatamente dalle dita e digita il suo numero, restituendomelo con un gesto fluido.

Evidentemente non è uno che si fa tanti problemi a fare quel che vuole, penso con una punta di lieve irritazione, ma poi un’ emozione pazzesca mi attanaglia. Riemergendo nel mondo reale, noto che le mie amiche si sono allontanate per lasciarci un po’ “ di privacy ” e ridacchiano, facendo finta di non guardarci ma spiando di nascosto. Noto che Lucrezia sta perfino tentando di farci una foto, nascondendo il telefonino dietro al braccio di Marta e spostandoglielo da una parte all' altra per trovare una posizione strategica da pseudo paparazza.

Forse ci trovano così tanto divertimento anche perché non ce ne siamo accorti ma sono contro il muro e lui molto, molto vicino...

E poi io gli arrivo appena appena alle spalle. Sono più bassa di Berlusconi, in confronto !

Mi ringrazia e se ne va con i suoi amici e suo fratello.

Le mie arpie si avvicinano subito e pretendono il resoconto del mio

fantastico incontro”, ma con una scusa le liquido e dico che spiegherò dopo, con un sms.

Arrivo a casa e dall’ emozione non riesco a mangiare. Mi è rimasto

l’ inspiegabile freddo addosso ( o, più probabilmente, è l' agitazione )ma sono felice, e spiego velocemente a mia madre che oggi esco con Camilla. Meglio non dirle con chi vado veramente.

Alle tre del pomeriggio vado alla fermata dell’ appuntamento per prendere il bus. Mi sono dimenticata di cambiarmi e sono vestita ancora come oggi: pantaloni azzurro chiarissimo, maglietta rosa e Hogan beige-oro … Mi rimprovero pensando che il mio abbigliamento non c' entra niente con lui, che faccio la figura della deficiente con tutti questi colori delicati pastello accanto a quello lì; sbuffo, infastidita da questa svista.

Lo vedo contro il muro di un condominio, e quando mi scorge fa un sorrisone dei suoi. Lascia semplicemente senza parole dalla sua bellezza. E, con i suoi pantaloni neri, la maglia nera con dei ghirigori rossi, la felpa del colore della tenebra e il cappellino rosso e nero, mi rendo conto che sono completamente fuori luogo.

Ovviamente sull’ autobus tutti lo guardano, una nonna scuote mestamente la testa e lancia a me un' occhiata allibita.

Arriviamo al Libraccio, una libreria dove si vendono libri scolastici usati. Lui mi sta accanto guardandosi intorno, e noto un gruppetto di ragazze che appena lo vedono cominciano a dare gomitate a più non posso alle amiche per farle voltare e vedere il super- rasta…

Evidentemente sa benissimo di raccogliere tutto questo interesse dalle donne e perciò lancia certe occhiate languide che quasi stordiscono quelle ragazze là.

Il fatto è che anche donne di 40 o 50 anni se lo guardando allo stesso modo delle quindicenni... Quasi imbarazzanti!

Dentro c’ è un po’ di fila, ma per fortuna sono il numero 89 e si è fermi all’ 83. Tom sta zitto, qualche volta mi guarda e distoglie lo sguardo dopo poco, continua a torcersi le dita con forza ( mi fa male solo a guardare cosa fa a quelle povere mani ) e sospira spesso; sembra un po’ tanto nervoso.

Le mie amiche mi chiedono come sta andando “ col tipo con i dread ”. Ma come fanno a saperlo ?!

Mi metto a messaggiare un po’, più che altro perché non so cosa dirgli; non mi accorgo che dopo non molto è il mio turno. Tom invece sì, e per avvertirmi stringe piano il mio braccio con una mano. Faccio quasi un balzo in avanti nel sentire quanto è fredda, e parto spedita.

Perché deve spaventarmi così ?

Con la coda dell’ occhio lo guardo, s’ è messo le mani in tasca e si guarda intorno come se fosse a disagio. Chiedo io alla signorina i titoli dei libri perché non so quanto potrebbe capire se parlasse lui…

Per ritirarli ci mettiamo poco, ma sono ancora scioccata da quanto sono fredde le sue mani. In Germania ci deve essere un gelo !

È strano come si muove, osservo ogni suo flessuoso movimento. Sembra così… Così ovattato, fluido. Bah. Di sicuro non è come gli altri e purtroppo non è certo il principe azzurro che volevo io.

Siccome è ancora presto lo porto -senza pensarci- sulla passeggiata di Nervi, una località qui vicina, per stare ancora un po’ all’ aria aperta. È ancora estate, le ultime giornate, però una parte dell’ inverno inizia già a raffreddare con successo certe mattinate: per fortuna non questa, anche se il cielo si sta coprendo di nuvole cupe.

È colpito dal panorama, in particolare sembra attratto dal mare, molto mosso e di colore plumbeo.

<< Sehr schön >>

Commenta, facendo un cenno con la mano a indicare il panorama. Io annuisco senza aver capito... Credo intenda dire che è bello, ma non ne sono sicura.

Il colore della sua pelle è quasi grigio da quanto è bianco, come porcellana, e da l' impressione di essere delicatissima.

Decido di andare in un bar con dei tavoli che danno sul mare.

Comunicare con lui è più difficile di quanto pensavo: gli dico di sedersi ma rimane a fissarmi, stando in piedi. Glielo ripeto, senza ricordarmi che non è italiano e pensando “perchè diavolo non lo fa?”, ma quando aggrotta le sopracciglia mi ricordo che è tedesco, allora con la mano gli indico la sedia e lui finalmente si accomoda.

Io ordino un cappuccino e per cortesia chiedo se anche lui vuole qualcosa.

<< No, danke, I don't eat. >>

Questa è la risposta. Dipperlì non ci penso, poi mi dico: come, non mangia ?

<< Tom, what’s your favourite food ? >>

<< Nothing, I don’ t like food. >>

Ma cosa sta dicendo ?? Non gli piace il cibo ?!

<< Uh… Però cosa tu mangiare ? >>

Lo vedo irrigidirsi impercettibilmente.

<< The things I find >>

Mah, mi sembra strano, come sarebbe a dire che non gli piace mangiare e che mangia solo quel che trova ? Sarà mica un barbone ? Si capirebbe, allora, che non ama mangiare perché non trovano grandi cose, quei straccioni….

Ma dai, figurarsi se è un senzatetto ! Che idea stupida. Cambio argomento perché mi sembra a disagio. E continua a guardarmi con quell’ aria ambigua, che non sai mai se ti sta osservando per prenderti per i fondelli o cosa, anche quando annuisce muove la testa lento e chiude quasi gli occhi. Ha sempre un lievissimo sorriso sulle labbra e le palpebre leggermente abbassate, che gli danno un’ immagine molto sensuale, a causa anche delle lunghe ciglia.

Ci mettiamo a parlare di musica e scopro che è un chitarrista, suo fratello è la voce, Gustav è alla batteria e Georg al basso. Ascolta AC/DC, Public Enemy, Motörhead e gruppi del genere. Strano che un rapper come lui ami band del genere….

Dopo un po’ ci alziamo, passeggiamo ( ovviamente tutte le ragazze che lo vedono hanno la mascella cascante; ne vedo non poche che dopo averlo visto cambiano “ casualmente ” direzione e ci seguono un po' a distanza, ridacchiando e pensando di non venire notate ) e arriviamo in un tratto con dei cespugli di ginestra dove sopra ci sono delle farfalline che volano beate.

Ne noto una in particolare veramente deliziosa, bianca con delle macchiette rosse sulle ali bordate di porpora, che svolazza tra le altre nocciola. Lui mi fissa, poi segue il mio sguardo e fa:

<< Vuoi ? >>

<< …. Cosa ? >>

<< Lei. >>

E prima ancora di potere rispondere la vedo in mano sua.

Cosa !?!? Non ha neanche allungato il braccio e …. No, c’ è qualcosa che non capisco.

<< Ma… ma come hai fatto a prenderla così veloce !? >>

Mi guarda con un sorriso dei suoi, probabilmente perchè non capisce cosa ho detto, ma dalla faccia che ho immagino abbia inteso da che cosa deriva il mio sbalordimento.

<< Beh... Oddio, so che non saprai cosa sto dicendo, ma... Mi spiegherai come hai fatto ad acciuffarla così veloce, eh ! >>

Annuisce languido. Stranissimo.

 

Verso le sei e mezza di sera torniamo a casa e devo essere sincera: mi sono divertita. Dopo cena mi rifugio in camera mia e scarabocchio su un foglio alcune cose un po’ strane che mi hanno colpita:

Primo, mi sembra un po’ bizzarro che in un giorno solo siamo usciti; Secondo: non mi capacito di quella specie di onda d’ urto che ho percepito quando mi si era seduto accanto;

Terzo: le sue mani sono gelide. Certo, anche a me spesso sono fredde, però le sue lo erano in un modo che mi sembra strano;

Quarto: non mi è affatto piaciuto quel lampo rosso ( anche se ovviamente un' illusione ) che gli aveva illuminato le iridi per un attimo, aveva dato l' idea che per un istante avesse perso il controllo; Quinto: come diavolo ha fatto ad acchiappare così velocemente la farfallina ?

Boh. Non riesco a dare una risposta per nessuno di questi appunti, così li nascondo sotto un cumulo di fogli bianchi.

Però devo ammettere che è davvero bello….

 

-----------

 

Stamattina sono in piedi davanti allo specchio, non sapendo cosa mettere. Vorrei vestirmi in modo tale da stare bene vicino a lui, cioè, un po' più in tono a quel che è. Purtroppo, però, ho praticamente solo vestiti chiari, niente che possa andar bene.

Apro l' armadio, indecisa, e controllo a fondo: gli indumenti più scuri che trovo sono un paio di jeans viola elettrico stretti in fondo a sigaretta, una maglietta blu e il solito paio di All Stars marroni scuro con pelo bianco nelle finiture.

É assurdo … Mi sento stranamente inadatta.

Indosso quei miseri tentativi di farmi un po' più accettare ( che peraltro non usavo da tempo, a parte le scarpe, poiché detestavo i colori scuri ) e continuo ad osservarmi allo specchio. Non so cosa fare per rimediare ancora.

Infine, agitata da questa decisione, faccio un gesto che per me è assolutamente sconcertante, una svolta direi epocale, e non esagero: cerco febbrilmente una mollettina sulla scrivania e raccolgo la frangia portandola all' indietro sulla testa. Mi fisso ancora per qualche istante, pensando a cosa ho fatto, poi mi trucco per la prima volta con l' eyeliner nero.

É così innaturale vedermi senza frangia; sembra che mi manchi qualcosa, ma se questo mi aiuta a stare meglio vicino a lui

Le mie amiche sicuramente si chiederanno allibite il motivo di questo incredibile cambiamento, e del perchè non mi sono truccata come al solito con la matita verde, ma nera.

Le ragazze mi stanno assillando da 48 ore per tutte le news sulla nostra uscita improvvisa. Chissà cosa direbbero se sapessero che sono andata fuori con un ragazzo che mi spaventa ( ma mi attrae insieme ) !

Cynthia è più zoccola del solito perché le brucia il fatto di non essere degnata di uno sguardo dai quattro novellini - evidentemente per lei è più significativa un’ occhiata di qualcuno di nuovo che di qualche persona già conosciuta -, ma in confronto ad Anna non è niente. Denuncerei il negozio dove è andata a rifornire il suo guardaroba: s’ è messa delle collant a rete bianca ( le maglie sono piccole, si, ma sono orrende lo stesso ) volgarissime; degli stivali di pelle marrone e bianca stile cowboy; un mini vestito bianco che più mini non si può e la sua usuale faccia da falsa schifosa. È da stamattina che è una sequenza ininterrotta di mosse e urletti.

A intervallo s’ è addirittura aggrappata a Bill solo per farsi notare, però dopo pochissimo s’ è staccata di colpo…. Non so, ma credo di conoscerne il motivo.

Arrivo in classe un po' intimorita dai possibili commenti e in effetti Lucrezia e Alessandra sono stupite. Tom però mi guarda in modo apparentemente curioso !

Durante la lezione mi sembra un po' malconcio, anche se quando la prof mi chiede una domanda che non so, mi bisbiglia la risposta.

Ad un certo punto si alza di colpo e chiede di andare un attimo fuori, l’ insegnante vedendo il colore della sua pelle grigio lo fa uscire subito.

<< Tom ? >>

Faccio, un po’ preoccupata. Ha una faccia da spiritato.

Suo fratello e gli altri due lo guardano, sembrano tutti turbati. Sono gli unici che lo fissano, gli altri neanche un’ occhiata. Lui si gira verso di me, chissà perché scuote la testa e si volta subito, con un’ espressione implorante ma non ho idea per cosa.

Faccio appena a tempo, però, per vedere le sue iridi di un rosso spaventoso, un rosso sangue talmente allucinante che non riesco a trattenere un urletto. Scompare. Per fortuna la prof ha preso il mio grido per una risatina.

Inizio a tremare e sento la paura trasformarsi in terrore puro.

Voglio scappare e non rivedere più quegli occhi terribili che stavolta non sono più uno sbaglio della mia vista ma che anzi ho visto benissimo, il nero della pupilla attorniato da quel cremisi tremendo. Mi fa male la pancia dallo spavento. Perché gli altri tre sono così agitati ? Non mi accorgo neanche che sto stringendo i denti fortissimo.

<< Sofia ? Mi rispondi ? >>

<< Chi… Cosa ? >>

<< Ti ho chiesto se hai una gomma da masticare. Che faccia che hai, oddio >>

Non ho neanche sentito Camilla che mi chiamava.

<< Ah, si, si >>

Mi chino a prenderglielo sentendomi vuota.

<< Hai paura di qualche verifica ? Ma non ne abbiamo per ora, mi pare, vero ? Inglese, forse, ma domani. >>

<< Si…. Eh ? No, no, scusa. Sono un po’ sulle nuvole. >>

<< Vedo ! >>

Sorrido appena, poi mi giro di nuovo. La voce della prof arriva a me come appena un ronzio lontano. Dopo tre minuti rientra Tom, ma ho paura di guardarlo, non oso nemmeno. Di sicuro ha quell’ orribile colore delle iridi di prima. Poi alla fine riesco ad alzare timidamente la testa e vedo i suoi occhi. Perfettamente normali, del loro solito bel color nocciola.

<< Kaulitz, ma stai bene ? >>

S’ informa la prof.

<< Si, si. Bene. >>

Liquida così quel che è successo. Era uscito che sembrava stesse morendo e ritorna tutto bello “ a posto ”. Inizia a farmi veramente paura.

A casa mi connetto su Messenger perché devo sfogarmi con qualcuno. Chiedo di chattare con Lucrezia, l’ unica in linea e le scrivo se oggi, per caso, ha visto anche lei che Tom aveva una faccia da posseduto, ma non ha notato niente. Provo a chiederglielo qualche altra volta, ma nega ancora; perciò, per mettere fine al discorso, le chiedo cosa sta facendo, anche se ne vorrei parlare ancora.

Si mette a dirmi che dopo va a fare la spesa con sua madre ma non ne ha assolutamente voglia, che noia, che palle, uffa, perché mi tocca, non c’ è altro da fare, voglio stare a casa, e robe così. Alzo lo sguardo un attimo, sbadigliando perché anche lei è una noia, e vedo che come immagine del suo contatto ha un vampiro. Denti lunghi, pelle bianca…. Iridi rosso sangue. Mi si ferma il cuore.

A questo punto mi sento mancare e faccio appena in tempo a chiamare mia madre che svengo.

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Che effetto fa passare da camera tua a un letto in ospedale ? Brutto. E che emozioni fa provare il fatto di svegliarti da un torpore indotto sia dal tuo svenimento sia da qualche farmaco, e appena senti il cervello cercare di raccapezzare un attimo il filo della ragione e funzionare bene, trovarti il viso angelico di colui che da poco ha dimostrato di avere gli occhi di un rosso sangue che ti fissa ?

Ancora peggio. Infatti con la mia solita delicatezza lancio un urlo, per fortuna non troppo forte. Lui non reagisce a questo, e un lieve sorriso gli tinge le labbra rosse.

<< Ciao Sofia, tu ti zei sentita male e tua matre afere portato te in ospedale ma tu stare bene e riprenderti presto. Forse devi passare notte qui. Tu non hai niente, solo flebo per forte calo di zzucheri. >>

Ecco, appena sveglia e già una gragnola di parole mi si scarica addosso... Noto che effettivamente ho l' ago nel braccio.

Pazzesco, come fa a conoscere così bene l’ italiano che è qui in Italia da appena una settimana, anche se con un accento fortissimo ?! Pochissimi giorni fa sapevano talmente poche parole da non potere praticamente costruire una frase completa, e invece ora può perfino fare un discorso intero.

Ricomincio a tremare sia per il freddo istantaneo sia per la paura che inizia ad afferrarmi stretta, e parto subito con le mie teorie.

<< Ehm, grazie, Tom. Beh, volevo chiederti una cosa. Intanto complimenti per il tuo italiano. Vorrei sapere come hai fatto a impararlo in così poco tempo. E poi… Si, insomma… Hai qualche malattia agli occhi ? Ieri mi è sembrato di vederteli un po’ rossi, sai. Un po’ strani... A dir la verità, nient’ altro che la verità, sembravi un goccio vagamente impazzito. >>

Ride.

<< Si, io afere occhi telicati. Anche miei amici. Noi allergici. Piante. >>

<< Certo. Però, sai, anche molte altre persone come mia madre lo sono, ma così rossi … >>

<< Conciuntifa telicata >>

<< Capisco. No, ora ti dico una cosa buffa ! >>

Mi metto a sedere per guardare bene la sua dentatura e come reagisce a ciò che sto per dire, ma il movimento brusco mi costa un altro giramento di testa. Subito la sua fredda mano mi sostiene per un braccio. Non voglio che mi tocchi, mi fa paura.

<< Si, ti devo dire una cosa proprio buffa ! Ieri mi sono spaventata, come sai, per i tuoi occhi e quando dopo mi sono collegata a Messenger ho visto che una mia amica come immagine aveva quella di un vampiro, e aveva gli occhi rossi proprio come te ! >>

Mi metto a ridere forte, anche lui ride di gusto (non riesco a trattenermi dal pensare a quanto è bello quando lo fa). Ma no, mi faccio trascinare troppo. In una foto che mi era capitata sotto le mani qualche tempo fa, anche Jack Nicholson sembrava averli rossi. Però…. Vabbè. Gli guardo i denti, bianchissimi e perfetti.

I canini credo siano normali, molto lucidi. Mister Frigorifero Posseduto ha molta cura di sé …

Arriva mia madre. Proprio ora ! Figurarsi cosa penserà del ragazzo rasta. E infatti lo guarda seria e poi mi fissa. Ecco, un bel terzo grado previsto per stasera.

Lui continua per un istante a rimanere girato verso di me e mi lancia un' occhiata complice che nonostante tutto mi fa sorridere -e dentro mi sento letteralmente sciogliere-, poi si alza subito salutandola bene e con un bel sorriso. Lei fa una orrenda smorfia che in teoria dovrebbe essere un sorrisetto ma rimane in silenzio e allora Tom, dopo aver stretto le labbra, probabilmente pensando a cosa dire, fa:

<< Zono un co... Un compagno ( legge la g e la n staccate ) di zua figlia, e … Le chiedo compiti, lei è male e io penso che devo fenire qui in ozpedale, e … >>

Scrolla le spalle, probabilmente perchè non sa più come arrampicarsi sugli specchi, china la testa, sorride di nuovo, quindi ci saluta e per fortuna se ne va.

Nel pomeriggio mi dimettono con la sola indicazione di evitare grossi sforzi. Ma la notte la passo quasi totalmente insonne per colpa della paura che mi torna.

Perché mi spaventa così tanto ? Se fosse un bullo, un violento capirei, però non è assolutamente così. Sono sempre così equilibrati, quei quattro, stanno sempre e solo tra loro ( ho scoperto che Georg è un comunista ) e in questo caso ridono e fanno chiasso, ma con gli altri o sono frecciatine, o li ignorano del tutto… Tom mi sta spesso vicino e devo essere sincera che mi fa piacere perché comincia a starmi simpatico, però l’ altra metà mi terrorizza solo, mi da l’ idea di avere una doppia natura tremenda, che nasconde, ma che di fondo si vede.

 

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Tre giorni dopo la mia dimissione vado con Marta a fare shopping, più che altro per stare all’ aria aperta che per qualche bisogno; e torniamo tardi, perché intanto c’ eravamo messe d’ accordo che mangiavo da lei.

Esco da casa sua alle 11 di sera, e rifiuto l’ offerta di suo padre e di Marta stessa di accompagnarmi fino da me. È stata una bella giornata…. Per le strade non c’ è molta gente né macchine ed è già buio perché il cielo si sta annuvolando. Qualche gruppetto di ritardatari è ancora davanti all’ ingresso di un bar, molte strade sono deserte. Mando un messaggio a mia madre e le dico che sto tornando a casa; ha deciso di rimanere sveglia finchè non varco l’ uscio…

Che bell’ aria fresca. Ora è proprio buio pesto e da qualche parte sento rimbombare lontano un tuono. Meglio che mi sbrighi, altrimenti mia madre mi prende a mattarellate come quelle grasse mogli megere dei mariti ubriachi nelle vignette dell’ enigmistica, vedendomi anche bagnata.

Non c’ è sul serio nessuno…. Solo qualcuno che sale su una macchina o va verso, immagino, casa sua.

Passo dall’ imboccatura di una stradina cieca, ovviamente immersa nell’ oscurità e distrattamente guardo in fondo. Inizialmente non vedo niente, poi focalizzo meglio.

Cos’ è ? Vedo un’ ombra più scura dell’ ambiente, qualcosa che somiglia a un mucchio di stracci gettati per terra china su un’ altro cumulo, sdraiato, che non si muove.

Accelero un po’, ricordandomi di quando ero piccola che, quando alla tv stavo per vedere qualcosa che mi spaventava, come per esempio uno scheletro, volevo girarmi per non guardare, ma tanta era la curiosità che rimanevo lo stesso ad osservare, e quando vedevo la cosa che mi terrorizzava, mi maledicevo per avere osservato ugualmente, anche sapendo che era qualcosa di brutto.

Ora è la stessa, identica situazione. Volevo girarmi, ma ho guardato lo stesso. E sento un ringhio basso ma estremamente distinto, che aumenta di volume. Se fosse stato un cane a produrre quel suono orrido non avrei avuto paura. Se era un grizzly impazzito, me ne sarei fregata.

Ma quel suono è diverso, infinitamente più minaccioso, cattivo.

Qualcosa si muove velocissimo e un secondo dopo una massa da una forza pazzesca mi atterra addosso e mi lancia in aria.

Sento qualcosa produrre un rumore che sembra un ramoscello spezzato. Giusto il tempo di urlare, sentire una punta di dolore pizzicarmi e poi più niente.

 

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<< Due costole spezzate, nonché il polso e la spalla destra. Temo che dovrà restare qui in ospedale per qualche giorno, per riavere la piena funzionalità delle ossa fratturate. Cosa ci faceva in un vicolo, da sola e di notte, ieri, ragazzina ? >>

Uh ? E lo chiedi a me ? Tra un po’ non so neanche dove sono, e perché mi ritrovo nuovamente in questo posto schifoso….

Stavolta controllo che non ci sia Freezer Ambulante vicino a me ma vedo solo i miei genitori, mia madre che piagnucola, e mi rassicuro un minimo. Il dolore comincia lentamente a pulsarmi dove qualcosa che non voglio conoscere mi aveva investita.

Non ricordo molto ciò che è successo, ma il solo ricordo di quella creatura che mi ringhiava contro mi terrorizza nuovamente.

Molti anni fa avevo un cane e mia madre mi aveva insegnato che quando ringhiava voleva far capire che lo si stava disturbando oppure che pensava di essere in pericolo. Ripensando al suono che avevo udito non era né disturbo né per motivo di difesa: era cattivo.

Era un ringhio di cattiveria, di gusto a far del male, e non conosco un animale su questo pianeta che possa fare un suono carico di tale sentimento.

I pensieri mi si affollano nella testa. Che Tom stia mentendo inizio a pensarlo. Conciuntifa telicata ? Ma dove ! Chissà quanta gente ha problemi di congiuntiva, ma lui aveva le iridi rosse, non la parte bianca, l’ ho visto ! Quella era perfettamente sana. E poi l’ occhio dovrebbe lacrimare, cosa che non è successa.

Pelle molto chiara, occhi che diventano rossi. Ah, anche quel freddo. Comincia a venirmi il dubbio di sapere perché quella volta Anna s’ era staccata così bruscamente, quando era saltata addosso a Bill.

Perché era gelido.

Il cuore mi batte forte e dopo pochissimo arriva un’ infermiera che, pensando di parlare a una bambina di tre anni, mi da un calmante asserendo che “ mi agito un po’ troppino ” . Ma lasciami stare, che mi sto facendo venire un embolo di paura a pensare ai miei dolci compagnetti tedeschi….

Ed ecco mia madre che fa il suo ingresso dalla porta della stanza, che condivido con un’ altra tizia con il collo ingessato e una faccia da ebete.

<< Ciao, come va ? Ho visto l’ infermiera qui, che avevi ? >>

<< Niente, mamma, ero solo emozionata perché Camilla deve mandarmi un’ e-mail con dentro un fotomontaggio creato solo per me per tirarmi su. Per favore puoi andare a prendermi il PC ? Per favore…. >>

Mi ha viziato sempre, anche questa volta non rifiuterà.

<< No, ti devi riposare e basta. La vedrai domani. >>

<< Ma mamma ! Uffa, ci ha messo tanto tempo e qui mi annoio sempre. Dai, per favore ! >>

<< No >>

<< Dai ! >>

<< Va bene, va bene. Arrivo >>

<< Grazie ! >>

Ecco, sono riuscita a convincerla, me lo porta tra poco.

La mail è totalmente inventata, la verità è che devo fare una piccola ricerchina allucinante ….

Passo i minuti che mi separano dal computer messaggiando stancamente con le mie amiche che mi scrivono durante la lezione.

Dopo un' ora e mezzo ho la tastiera del mio adorato PC sotto le mie

( ammaccate ) dita. Non oso digitare alcuna lettera.

Ma cosa so facendo ? Mi sto mangiando il fegato per una cavolata epica, sto dubitando praticamente di tutto ciò che mi circonda e mi spavento da sola. Brava ! Però sono troppo paurosamente curiosa. Spesso succede: quando si ha timore di qualche cosa, si è portati a scoprirla…. E poi non farà certo un danno.

Quindi digito V.

Il computer termina automaticamente la parola: “Van Gogh” ? No… “Vittoria alata” ? Non proprio…. V.A. M. Ecco, ha capito.

Vampiri, finisce di scrivere per me, e ci clicco sopra. Ho una paura soffocante ma scelgo egualmente il link di Wikipedia.

Apro la pagina e leggo. Ci sono dei paragrafi su creature dei boschi, gnomi e fate. Scendo giù, attirata dalla scritta “ fisionomie di creature leggendarie o fantastiche ”. Seleziono il campo che mi interessa e scorro le righe, leggendo terrorizzata.

Vampiri. I vampiri sono creature sorte dalla mitologia e

superstizione popolare, che narra esseri notturni vagare nel buio per aggredire gli umani e succhiarne il sangue.

Ci sono molte controversie sulla loro fisionomia e sulla loro

mortalità, ma sicuramente tutti sanno che, secondo i

Cristiani,un vampiro si uccide e si debella con aglio e

un paletto o una croce conficcata nel cuore.

Ma altri dicono che queste creature non possono essere

penetrate da alcuna punta, lama o simili; la loro pelle si dice

infatti sia resistente come acciaio. L’ unanimità si incontra invece -presso gli appassionati di avvenimenti e creature

bizzarre- sulle loro caratteristiche: iridi rosse, pelle

mortalmente pallida, canini aguzzi, bellezza estrema,

velocità e forza enormi. Ciò li porta a compiere

gesti come raccogliere un oggetto o eseguire movimenti con

un’ altissima rapidità, estremamente più elevata di

qualsiasi umano, per quanto abile.

Sembra che l’ unico modo per terminarli sia

ridare loro la vita ”,anche se di questa affermazione non si

comprende bene il senso.

 

Oddio.

Mi sento vuota, leggera leggera. Vuota e spaventata.

E così… ? Anche gli altri tre ? Cosa abbiamo noi, nella nostra classe, quattro… ? No, non riesco a pensarlo. Mi sto spaventando per nulla. Però gli occhi rossi glieli ho visti… E per prendere la farfallina ha fatto un movimento velocissimo, non ho neanche visto il braccio allungarsi.

La pagina di Wikipedia che parla dei miei simpatici compagnetti continua per un bel po’ ma non voglio leggerla neanche per tutto l’ oro del mondo.

I vampiri sono cose da libri, su ! É impossibile, vivere senza sangue. Chi si sognerebbe di avere in classe quattro presunti succhiasangue !

Stop.

Mi blocco, e un dolore terribile mi massacra il cuore.

Chi era, allora, quella cosa che stava accovacciata in quel vicolo, a fare ( FORSE ) la cosa che tutti i vampiri fanno, che mi ha ringhiato in quel modo così perfido e che mi ha praticamente investita, procurandomi danni che solo una grossa macchina poteva fare ?

L’ ho sempre un po’ saputo, chi era. Incoscientemente e senza prove, ok, ma me lo sono sempre sentito.

Piango silenziosamente. Ma è stato gentile, con me !! Com’ è possibile che era deciso a farmi del male ?

Mi viene in mente ancora il mio cagnetto, una volta m’ ero avvicinata mentre mangiava e s’ era messo a ringhiare forte.

Piango ancora perché pensavo che un minimo di diffidenza se ne fosse andata, avevo sperato di essergli amica e poi, se era lui ( un minimo di certezza in cuor mio ce l’ ho ), mi aveva assalita in quel modo con la chiara intenzione di mettermi fuori gioco.

La vocina stramaledetta che a volte mi spiffera cose strane all’ orecchio si rifà sentire: piangi tanto solo perché ti piace !

La caccio via. Cosa sta dicendo ?! Sono solo scemenze ! ….

Mando un sms a Lucrezia e le chiedo chi è assente.

Voglio sapere se lui faccia finta di niente di quel che è successo, che non gliene importa assolutamente nulla tanto da andare a scuola normalmente ( e così posso capire se di me non gliene frega proprio niente ) oppure se sia rimasto a casa, magari a pensare o e chiedersi un briciolo se sto male.

Non ci vedo niente perché ho gli occhi pieni di lacrime ma riesco a inviarlo lo stesso. Dopo poco tempo mi risponde. Assenti: Camilla, Mattia e i due Kaulitz.

E mi sento molto più sollevata, anche se non ne conosco il motivo. Mistero della fede. Anzi, della paura.

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Capitolo 2
*** Giada ***


2

Giada

 

Perché la mia amica è cambiata così tanto ? Non capisco, prima era più sicura di sé, certe volte arrogante, e meno paurosa ! Ora sembra sempre in bilico tra terrore e felicità, tristezza e confusione.

Forse lei non sa che dall’ esterno i propri stati d’ animo si vedono molto meglio…. Ora però è a casa per quelle fratture.

Chissà perché ma ho come l’ impressione che sia tutto cominciato da quando quei quattro ragazzi sono venuti da noi; sembra perfino che il tipo con i rasta, Tom mi pare, le piaccia e la spaventi insieme.

Sarà che sono strani, magari hanno qualche teutonica abitudine che la confonde…. Mah. Avrà i suoi validi motivi.

Che bello, forse per il mio stile ( orgogliosamente punk, sissignore ),

l’ altissimo e magrissimo ragazzo di nome Bill mi guarda spesso. E io sono orribilmente felice di ciò…. Anche perché è molto simile a me.

Ha degli occhi pazzeschi, con una luce che non ho mai visto ! E dei denti talmente perfetti e lucidi che un dentista glieli toglierebbe tutti solo per invidia. Per non parlare della pelle, così diafana: la vorrei anche io.

Tuttavia ho timore di parlargli e di chiedergli il numero, ho paura che glielo domando, lui non capisce e ci faccio la figura della corteggiatrice bavosa non compresa !

 

É passata una settimana e tre giorni dal loro arrivo.

Sono comodamente sdraiata sul mio letto munita di cellulare, bicchiere d’ acqua e ovviamente il mio PC. Mando lo stesso messaggio a praticamente tutta la rubrica: “ qualcuno in questo mondo infame ha il numero di Bill, quello con i capelli sparati ? ”, intanto mentre aspetto vado su Messenger per vedere se c’ è qualcuno in linea e bevo un sorso d’ acqua al dissetante sapore di plastica.

Per fortuna risponde Jacopo Villa, l’ ex più alto della classe nonché ex secchione ( all’ esame di terza media ha fatto uno strafalcione allucinante dicendo orrori indicibili, forse perché si credeva troppo intelligente per studiare, ma è stato bocciato ) che me lo da e mi chiede se mi sono già innamorata di quella donna. Non rispondo neanche…. E ora che ce l’ ho che diavolo faccio ?!

Vinco le mie insicurezze e gli invio un messaggio stupido:

Ciao, che fai ? ”

Aspetto un quarto d’ ora e quindi ne ricevo uno suo:

Chi sei ? ”

Giada, quella che ti somiglia nello stile… ”

Eh ? ”

Quella che ha i capelli lunghi neri ”

Ah, si. Ciao...”

Stallo di dieci minuti. Ehi ?

Un pochino di delusione mi pizzica. Pensavo fosse più chiacchierino, con i suoi amici parla così tanto ! E poi un po’ l’ italiano lo sa, potrebbe parlare un po’ di più… Lo cerco.

Senti, sai per caso perché tuo fratello spaventa la mia amica ? ”

Chi ? ”

La ragazza che il primo giorno gli era vicina, che era andata fuori insieme a lui; quando gli è accanto è sempre turbata… ”

Mio fratello non truba nesuno. ”

Truba ?? Nesuno ?? Mah….

Sembra sempre agitata ogni volta che gli sta vicino, forse mi sbaglio, eh… ”

Può dare si ha lei tedeschi non piace ”

Ma no, che dici ! ”

Paura perche diverso da li altri ragazzi di vostra classe, capeli lunghi e piercing, pensare sia cattivo sporco. Lei pensa questo di noi quattro, forse ”

No, no ! Siete un po’ diversi, ecco, e noi siamo abituati a qualcosa come dire, di più soft… ”

Voi guardare male noi perché diversi. Tu unica un po’ diversa strana… Ma di mente ? ”

Mi ha spiazzato.

Beh sì, io credo di essere un poco diversa di vestiti, ma anche di mentalità… ”

Bene, bene. ”

Meglio cambiare discorso perché in questo contesto è così freddo. Cosa cavolo gli chiedo? Ho paura che lo esaurisca subito…

Domando:

Cosa ti piace di musica ? A me gruppi tipo My Chemical Romance ! ”

Green day, Motörhead, Sistem of a Down, Nena, altro… ”

E di mangiare ? ”

Niente. ”

Come, niente ? ”

Niente. Interessa ? ”

Oddio, che criptico! Madonna, manco fosse uno dei servizi segreti. Però ho ancora voglia di parlare con lui. La domanda è “ quando sei nato ? ”, spero che non lo congeli come prima.

1 setembre ”

Ah, io il 23 agosto… Di che anno sei ? ”

Perche ??? ”

Basta. Messaggio con qualcun altro.

Così ! Perché sei così diffidente ? Io nel 1994… ”

Bene… ”

 

 

Uffa. Io volevo parlare ancora. Però spreco solo messaggi a cercare di fare parlare una lapide.

Arriva l’ ora di cena e c’ è tacchino con patate… Il che mi fa venire a mente una cosa: cosa vuole dire che non ha nessun cibo che gli piaccia ? D’ altra parte si capisce, magro com’ è !

Rimango sveglia fino a mezzanotte e mi guardo X Factor giusto perché non c’ è dell’ altro. C’ è un tizio con un’ aria da strafatto che canta una canzonetta pietosa e fa una faccia tutta presa nel suo intento, lo applaudono….

Alle tre di notte mi sveglio perché ho sete e controllo il cellulare per controllare se ci sono eventuali sms di Bill ( dentro al mio cuore un po’ ci spero ).

C’ è un messaggio, suo. Subito il mio cuore accelera.

Buonanotte, Giada, sono dimenticato che tu dormi. Sogni d’ oro ”

Che tesoro…. Beh, in fondo me l’ ha data. E io, bastarda, che non ho ricambiato. Forse me l’ ha augurata perché s’ è accorto che è stato un po’ brusco…. Mi addormento molto meglio, ora.

Di mattina mi sveglio come al solito alle sette, senza aver fatto sogni, e la prima cosa che faccio è ovviamente controllare i messaggi.

Ne trovo uno, sempre di Bill, nel quale mi chiede se può sedersi vicino a me.

Uh, ma certo ! Sarà una bella giornata, infine !

Mi alzo con un balzo e sbatto contro la scrivania che sicuramente s’ è messa vicino a me per farmi un agguato, faccio cadere una penna che s’ era appoggiata malauguratamente vicino al bordo e mi vesto velocemente per poi bere un bicchiere di caffellatte e uscire.

Prendo al volo il bus, raccolgo i soliti sguardi allibiti per il mio stile teschioso e scendo canticchiando.

Lui e la sua combriccola composta da amici e gemello arrivano come al solito alle 8:02, entrando in aula e portando una sorta di ventata di diversità che gradisco sempre.

Bill è vestito con un cappotto di panno grigio un po’ grezzo stretto in vita che gli arriva circa a metà coscia, pantaloni neri stretti e borchiati ai lati, immancabile cintura di pelle nera decorate con borchie e crani e catenelle appese, guanti forati da killer e i capelli liscissimi e corvini lasciati sciolti sulle spalle. Gli arrivano poco dopo le scapole.

Devo ammettere che vestito così, con quella sua nera chioma e mèchata di bianco che gli contorna quel visetto delicatissimo e truccato si fa fatica a capire se è un uomo o una donna; anzi, sembra perfettamente una donna. È estremamente ambiguo.

Vado a occupare un banco da due e gli faccio cenno di seguirmi, si siede con un movimento fluido che mi fa arrivare in faccia un soffio di aria gelida. Si ravvia i capelli e mi saluta, ben più gentile di ieri… Ehi! Noto solo ora che ha un piercing sulla lingua e un altro sul sopracciglio ( tinti di nero anche loro ) destro ! E anche un tatuaggio in calligrafia liberty sull’ avambraccio sinistro, delicato e molto bello, con scritto “ Freiheit ’89 ”.

Gli chiedo:

<< Ma hai un tatuaggio ?! >>

<< Più di uno >>

E me li fa vedere tutti, uno sulla nuca con uno strano simbolo che sembra giapponese racchiuso in un cerchio, una stella grande sul lato destro del bacino e poi si passa una mano sul fianco, dicendomi che c’ è una scritta, ma che non me la fa vedere in classe.

Eh, sarà meglio, penso, altrimenti tanto vale fare uno spogliarello…

Poi mi chiede se voglio vedere meglio il piercing alla lingua e l’ altro.

<< Certo ! >>

<< Vedi, questo è quel alla lincua. Sai come si fa ? Allora, tevono bucarla da parte a parte, un po’ fa male, poi è strano per un po’ afere pallina in bocca… Fa un po’ male perché sentire forare lincua. >>

<< Piantala, che schifo ! E l’ altro ? >>

<< Altro qui >>

Me lo mostra.

<< Allora, questo si fa…. >>

<< No, no, spiegazioni no grazie ! Dimmi solo se fa male, perché mi piacerebbe farne uno >>

Rimane un istante zitto, forse perchè fa un po' di fatica a comprendere le frasi in italiano dette velocemente, poi risponde:

<< Po’. Sembra simile a… morso di vampiro >>

<< Ahia ! E come fai a sapere che male fa un morso del genere ? >>

Mi rivolge un sorrisone.

<< Così… Esempio che mi è venuto a mente. >>

<< Bell’ esempio ! >>

Sorride, un sorriso davanti al quale un dio avrebbe accarezzato l’ idea di suicidarsi.

Poi tira fuori una bottiglietta scura con dentro qualcosa di più scuro e la beve, sembra rilassarlo. Anche io ho sete, perciò gli chiedo se posso prendere un sorso di quel che sta bevendo.

Fa una faccia schifata di fronte a quella richiesta, poi dice:

<< Questa ?! Ma non piace a te sicuro ! Essere roba tedesca. >>

<< Ah ! Posso provarla ? >>

<< Fa schifo, cattiva davvero. Acqua per te più buona >>

<< Ma perché allora la bevi ? Scusa la mia impertinenza. >>

<< Io bevere perche fredda acqua, mal di panca >>

<< Pancia… Ah, ok. Grazie lo stesso, ora vado a bere, arrivo >>

Domando il permesso, mi alzo e con la coda dell’ occhio lo guardo, ha gli occhi mezzi spalancati e un vago sorrisetto sulle labbra e gli altri suoi tre amici sghignazzano anche loro, Tom tira fuori la lingua e fa dei gesti strani. Mah, questi teutonici…

In corridoio incontro Chiara che sta parlando al telefono, mi saluta con un cenno e poi entra in segreteria sbuffando. Spingo la porta che si richiude da sé e apro il lavandino chinandomi per bere, con una piacevole sensazione di fresco, poi con il dorso della mano mi pulisco la bocca, controllo se ci siano messaggi e non trovandone torno in classe, dove Bill è nuovamente serio.

La mattinata passa con lui che è diventato il mio pusher di cioccolatini perché ogni volta che tendo la mano me ne da sempre uno… Di questo passo divento più grossa della sfera di metallo sul tetto della Villette di Parigi !

Non ascolto molto la lezione perché sono impegnata a guardare Bill e il soffitto, e in men che non si dica arriva subito l’ intervallo.

Sto mangiando l’ ennesimo povero cioccolatino, intanto gli chiedo quanto pesa e quanto è alto.

<< 50 chili e 187 centimetri >>

<< Cosa ?! E quanti anni hai ?! >>

<< Diciotto. >>

<< Oddio, ma hai qualche problema ! Io peso più di te, pazzesco >>

Ride e risponde:

<< Figurarsi se ho qualche problema… Io sono perfetto. Senti, come si chiama quella persona brutta ? >>

Mmh, molto umile, il ragazzo... Sto per rispondere, quando arriva proprio lei, Anna.

Mette le mani sopra le spalle di Bill e, cosa più inaudita di tutte, chinandosi lo bacia sulla testa.

Chiede se la aiuto in un compito.

A me esplodono gelosia, disprezzo e dolore tutti insieme come un pugno terribile, perché sono riuscita un minimo a parlarci e ad esserci un pochino più amica, mi sono sforzata per fare un esile ponte e ora arriva lei a buttare all’ aria tutto; ma faccio finta di niente e addirittura le sorrido; tuttavia lui si gira e fa:

<< Davanti a tua amica ? >>

E lei, facendo l’ ingenua:

<< Ma che cosa, bambola ? >>

<< Fai puthana davanti a tua amica ? >>

Anna si mette a ridere nervosamente e mi abbraccia, sentenziando che noi siamo “amiche da sempre ”, che prima scherzava e che non voleva interrompere le nostre effusioni….Ma che cacchio dice ?!

Poi torna impettita dal suo gruppetto di amiche e mi trovo costretta ad andare verso di loro per raggiungere la segreteria, devo purtroppo fare delle fotocopie per l’ ora dopo.

Bill rimane seduto a fissarmi e mentre passo vicino a quelle maledette, che sono in corridoio, tendo l’ orecchio e sento:

<<… Quella bastarda che fa la scema con quel trans schifoso, poi meno male che siamo noi le false, secondo lei. È solo una povera mongoloide tutta borchie. >>

Allora, anche se mi ferisce, la curiosità vince e senza farmi notare mi metto ad ascoltare più vicino a loro, intanto la calca di gente mi nasconde.

Continuano, stavolta a parlare è Cynthia:

<< Si, si veste così per far vedere che è una dura mentre in realtà è solo una deficiente scimunita, è andata a trovarsi l’ unico barbone come lei. Ma l’ hai visto, da vicino ?! Non ha serietà, ha una faccia da antipatico presuntuoso che siccome è tedesco tutti gli devono leccare i piedi- e anche qualcos' altro-, e non capisce niente. >>

<< Me li immagino, di sera a mandarsi messaggi con scritto “Ma dove le hai prese quelle croci meravigliose ? Oh, amore, sono troppo belle quelle borchie ! Oh, bocciolo di rosa nera, quei teschi sono un vero capolavoro ! Oh, mia lapide deliziosa, il tuo ombretto è perfetto !”>>

<< Si, infatti ! Che poi crede che a lui piaccia, mentre in realtà gli piacciono gli uomini, che idiota. Non ha speranze con uno come quello, povera illusa. Ma ti sembra normale anche quell’ altro, quello sporcaccione con i rasta ? >>

Basta, non voglio sentire altro, mi sa che ho fatto una cavolata a volere ascoltare, anche perché sento le lacrime cominciare a pizzicarmi gli occhi.

Non mi piace piangere in pubblico, ma prima quando lo ha baciato e ora gli insulti mi hanno fatto raggiungere il livello di saturazione.

Mi butto nel corridoio per tornare in classe e cercare di calmarmi, al diavolo le fotocopie.

Pazzesco, ma soffro più per quel che hanno detto su di lui che per me; non è vero che è antipatico e presuntuoso, e non è vero che non capisce niente.

Tra l' altro non capisco neanche perchè, secondo loro, essendo tedesco tutti gli debbano leccare i piedi.

Sfortunatamente sento le lacrime rigarmi le guance in gran numero, e gli insulti mi pungono forte. Bill è in classe e appena rientro si gira e mi viene subito incontro, probabilmente perché vede il mio aspetto leggermente sfondato….

Mi stringe delicatamente un braccio e con l’ altra mano mi carezza il mento, cerca di spingermi un po’ su la testa e mi chiede cosa non va.

<< Niente- sigh- è che ce n’ è di gente bastarda, al mondo. Ce n’ è proprio tanta, e- sigh sigh- Come potevo non- sigh- prendermene qualcuna ? –Sigh- >>

<< É per prima ? >>

<< Si, ma hanno detto anche del- sigh- dell’ altro. Le vorrei uccidere, sai proprio dissanguarle ? Come un vampiro, come dicevi prima. >>

Sento la sua mano stringere un pochino di più sul mio braccio.

<< Adesso ti sembro la cretina che piagnucola però guarda, veramente è da quando sono entrata qui dentro che hanno fatto sempre così, mi hanno tolto di mezzo praticamente tutte, qui le oche in questa classe sono la percentuale maggiore. Solo Camilla, Sofia e poche altre sono brave. Sofia è a casa, praticamente non c’ è nessuno. >>

<< Lo so, capisco perché a la Germania uguale. Ragazzi non accettano gente come me o mio fratello poiché essere molto diversi. Almeno, questo in mia scuola. Ora calmati, dai…. >>

E si piega per darmi un bacio sul naso.

Mi calmo, tranquillo, mi calmo subito !!!!! Di colpo, guarda !!!! Madonna, però, che labbra fredde che ha. Brr.

Sorrido e nient’ altro perché sono nel pallone ! Oh senti, devo imparare a fregarmene, di quelle idiote.

 

Nel primissimo pomeriggio, all’ una e quaranta, messaggiamo tutto il tempo, lui mi invia foto della loro casa in Germania e del loro gattino, Kazimir, che hanno portato qui a Genova, un bellissimo micino nero come il carbone ma con il nasino rosa, i baffi neri, la coda arrotolata e gli occhi verdi come una mela acerba. Mi invia anche foto dei loro viaggi.

Hanno viaggiato dappertutto ! Messico, Grecia, Ungheria, Venezuela, Canada, Scandinavia, Israele, le Maldive, Inghilterra….. Ogni anno fanno un viaggio di una settimana e la prossima meta sarà il Giappone, mi dice.

Mi racconta del rosso deserto giordano e delle cascate incantate in Islanda, il grande lago Balaton in Ungheria, le deliziose isolette greche e il profumo di pane nell’ aria dei paesini messicani, lo sconfinato bianco nevoso del Canada.

Mi narra di quando erano in Canada, Georg era scivolato su una pietra ed era finito su una lastra di ghiaccio e si rotolava perché non riusciva a rialzarsi, allora Gustav aveva tentato a tendere una mano all’ amico ma s’ era capottato ed era finito nella medesima situazione, scivolando sul lastrone, e alla fine la madre dei gemelli s' era dovuta togliere la giacca, tenderla ai terremotati mentali sulla lastra e trascinarli fino al bordo….

Invidio la loro vita. Da matti.

Mi immagino i luoghi, quasi sento il freddo del ghiaccio e la sconfinata libertà, nuvolosa e ventosa, dell’ estremo sud americano,

l’ aria calda e immobile del deserto di arenaria giordano, e quasi scorgo le dune davanti a me.

Racconto la mia unica esperienza “ turistica ” che ho avuto, quando sono andata con i miei in Emilia- Romagna, dai miei parenti che per due giorni ci hanno prestato una casetta, in un piccolo paesino proprio sul crinale di una collina in piena campagna romagnola.

Di sera c’ erano sempre le lucciole, facevano a gara con le stelle; sembrava che il cielo non avesse confini, che fosse un tutt' uno con la terra, nella vellutata sera corteggiata da un lieve, fresco venticello.

Una mattina s’ era avvicinata una vecchietta che aveva la fama di essere pazza, al braccio aveva un cestino per funghi… Io pensavo che dentro c’ erano appunto questi frutti del bosco, ma invece era presente un allucinante assortimento di machete e mannaie !

Quando glielo racconto, ride e vuole sapere se ci ha massacrati tutti… Un po’ sanguinario, questo punk !

Però mi sta simpaticissimo, ora.

Ripenso a quel paese in Emilia, la nostra casetta era monofamiliare e a un piano solo, dava su un’ aia e poi quest’ ultima era definita da un vecchio muretto a secco che proteggeva da un fossato più in basso di circa 5 metri.

Laggiù, ogni sera nei campi arrivavano un sacco di cicale e lucciole, suonavano la loro orchestra di lievi luci e delicati frinii nel buio, rispecchiavano il cielo gremito di stelle e il vento sospirava tra le fronde dei pioppi e querce; c’ era poca illuminazione, tutto era praticamente in mano alla natura.

Avevo bevuto una tazza di latte con i miei genitori a cavalcioni sul muretto e con una gamba penzolante nel vuoto.

Mi viene un pensiero, immagino come sarebbe stato bello se lui era lì con me, e con un po’ d’ imbarazzo mi ritrovo a desiderarlo molto.

Ma mica lo amo, no ?... Mah.

Tutto tace nella mia mente….

Mi arriva un messaggio, sempre suo, mi chiede se voglio venire a casa sua così mi fa vedere le foto dei luoghi visitati, il tatuaggio sul fianco, il gatto nero e le immagini della loro casa lassù.

Beh, ok che mi sta simpatico, ma… Sinceramente l’ idea di andare a casa sua un pochino mi imbarazza !! Tuttavia vado subito giù da mia madre che cucina a chiederlo.

Le dico che vado a fare i compiti di algebra da lui che non li ha, così li recupera.

<< Oh Giada, ma questo è un appuntamento galante; ma che carino che ti ha invitata ! Ehi, papà, vieni giù che ti dobbiamo dire una cosa importante ! >>

No, NOOO ! Mio padre per favore no, sono già rossa come una fiamma con mia madre !

Purtroppo lo sento scendere le scale e mi preparo allo show delle frasi come “ si, papi, è un bravo ragazzo ”.

<< Cosa c’ è, cosa c’ è ? >>

Fa.

<< Tua figlia va a un appuntamento ! >>

<< Ooh ! Con chi ? Ti accompagno. >>

Come al solito mi tocca mediare.

<< No, papà, sta calmo, va tutto bene. Sono arrivati nella nostra classe quattro ragazzi tedeschi…. >>

<< Tedeschi ! >>

<< Si. Insomma, c’ è questo ragazzo che si chiama Bill…. >>

<< Bill ?! Ma se è tedesco ! Come fa a chiamarsi così ? Mah. Senti, quanti anni ha questo qui ? E comunque, che tipo è ? Piercing, tatuaggi, robe così ? >>

…… Ehm….. Argh.

<< No, no. È molto simpatico. >>

Guarda mia madre e sospira.

<< Tu cosa ne dici, Gio ? >>

<< Certo che può andarci, d’ altra parte è giudiziosa e non ha più dieci anni. Però ci tieni informati, ok ? >>

<< Certo, questo è ovvio. Allora, papà ? >>

Sospira ancora.

<< Beh, se a mamma va bene, ok. Però ti accompagno io. >>

<< No, papà, ho quindici anni e sette mesi e me la cavo benissimo da sola ! E poi devo solo fare i compiti, dopo torno indietro. >>

<< E va bene, va bene >>

<< Che emozione, la mia piccolina !! E quando ci devi andare ? >>

Fa mia madre.

<< Oggi alle tre e mezzo >>

<< Non è che poi uscite e andate in giro da soli o in discoteca o robe così, come hai già fatto altre volte ? >>

<< Prometto di no. Ora scusa ma devo andare a vestirmi ! >>

E mi fiondo su per le scale chiudendo di corsa la porta, per togliermi dalle scatole prima che rompa ancora.

Mi vesto il più punk che posso e gli mando un sms per informarlo che vengo, ma anche per sapere dove abita. Mi risponde subito:

Brava, vieni ! Via Marsano 5, devi venire fondo stradina

in al lato…. ”

Mi destreggio qualche secondo per capire cosa significa secondo lui

fondo stradina in al lato” e decido che vorrebbe dire una stradina laterale in fondo. Bill, arrivooo !!!

Metto nello zaino i compiti e scendo velocemente le scale per uscire, intanto anche se è un po’ prima non credo che gli dia dispiacere.

Mia madre è emozionata, mi chiede di massaggiarla per informarla di come vanno le cose; mio padre invece è restio…. Chissà cosa

s’ immagina che facciamo al posto dei compiti.

Controllo che tutte le borchie e company siano messe bene al loro posto, bevo un bicchiere d’ acqua e abbraccio mio padre per salutarlo, sottovoce mi bisbiglia:

<< Ragazzi, non fate scemate, mi raccomando. >>

Ma cosa va a pensare ! Quando si accende la miccia della protezione paterna, è finita.

Esco salutando e dopo poco mi ritrovo in quella deliziosa stradina con ancora una pavimentazione in mattoni rossi nel mezzo, e guardo i numeri. Di case ce ne sono poche, infatti trovo subito quella che cerco e suono il campanello.

Alla porta mi viene ad aprire una signora che avrà circa 46 anni, bionda e molto delicata in volto, un bel sorriso caldo e occhi verdastri dal taglio molto familiare, lunghi da gatto.

Mi saluta e mi dice che dovrò ripeterle spesso il mio nome visto che sicuramente non se lo ricorderà; poi mi fa entrare. Gli interni sono molto caldi.

Qualcuno scende di corsa le scale facendo dei tonfi da bisonte imbizzarrito -noto che un pochino di polvere che c’ è sotto ai gradini trema e nevica giù- e compare Bill !

Sua madre gli dice qualcosa in tedesco, probabilmente di non caracollare in quel modo per le scale ma lui non la guarda neanche e mi fa un gran sorrisone….

Ha i capelli corvini lasciati sciolti sulle spalle ( l’ acconciatura che preferisco ) e, pallidissimo com' è, fa un contrasto meraviglioso, anche grazie al trucco. Sembra davvero un morto, bianco com’ è. Un morto meraviglioso.

In braccio ha il gattino che muove la coda. Sono troppo belli quegli occhioni verdi e il pelo dello stesso colore della chioma del suo padroncino ! Lo fa scendere, quello fa un balzo andando ad acciambellarsi sul pouf e inizia a leccarsi meticolosamente una zampina, tirando fuori le unghiette da sotto …. Mi sa che lo rovina un po’ quel pouf, con le unghie, infatti la signora gli dice qualcosa e lui scende giù, guardandola, e andandosi a sedere sul davanzale in marmo del camino, dove ricomincia a pulirsi la zampetta.

Bill mi cinge le spalle con un candido e magro braccio, e mi presenta a sua madre tutto orgoglioso.

<< Siete uguali ! >>

Dice lei.

<< Si, mamma, lo siamo, ora andiamo su >>

<< Fate quel che volete ... >>

Arriva anche Tom con i biondi rasta non legati che gli pendono fino quasi a metà schiena. Beh, si, effettivamente, è veramente bello anche lui, pallidissimo. Però il suo sguardo mi mette a disagio.

É strano, a metà tra il misterioso, il beffardo, l' indagatore e lo scaltro.

Mi saluta, restando sulla scala che porta al piano superiore, il braccio alzato a toccare uno scalino che gli passa sopra la testa. Ricambio e distolgo lo sguardo da lui, percependo che continua a fissarmi.

La madre fa:

<< Se volete potete portare il gatto su; se non lo consideri abbastanza, morde. Hai fame ? Vuoi qualcosa ? Chiedi. >>

<< No, signora, è molto gentile ma non ho bisogno di niente, grazie mille … >>

<< Non darmi del lei, mi chiamo Simone. Se vuoi qualcosa chiedi pure, ma non a quei due individui poco raccomandabili ! >>

Sorrido.

<< Va bene… >>

<< Andiamo su ? >>

Ripete Bill, mentre recupera l’ animaletto che miagola, e se lo mette su una spalla.

<< Si, certo! >>

Saluto e lo seguo salendo le scale, arriviamo nella sua stanza incasinata e con dei fogli per terra, ma lo stesso confortevole, anche se non ci faccio troppo caso perché sono emozionata.

Rimango in piedi perché non so che fare….

<< Togli zaino e scarpe e fare cosa vuoi ! >>

Me le tolgo e mi siedo sul letto (freddo), dove lui è già seduto a gambe incrociate, con Kazimir sulle ginocchia, lo sta grattando lentamente sulla testa mentre lui fa le fusa.

Tiro fuori i compiti e i quaderni.

<< Dai, Giada, subito compiti…. >>

<< Ah, si, giusto, scusa, non sapevo che fare, che facciamo ? >>

<< Nervosa ? >>

<< Forse, si, un po’. >>

<< Stai tranquilla, mica ti mangio ! >>

<< No, no, non è per questo. Così… >>

<< Mai fatto i compiti a casa di un ragazzo ? >>

<< Eh, no >>

Ma soprattutto mai fatto i compiti a casa di un ragazzo così bello !

<< Io un sacco di volte ho fatto i compiti a casa di una ragazza. Beh, è normale, no ? >>

È un po’ diverso…

<< Si, immagino. >>

Non resisto a parlargli della strana sensazione che mi ha dato suo fratello e che mi ha un po' turbata.

<< Bill, ma per caso a Tom non sto molto simpatica? >>

<< Perchè? >>

<< Non so. Mi guardava come se volesse... Boh, guardarmi dentro nell' anima. Mi fissava in una maniera... >>

Sorride.

<< E' sempre stato così. Lui, tra noi due, è sempre stato quello che ragionava più sulle cose, che le analizzava. Immagino abbia fatto così anche con te. >>

Ma perchè, mi chiedo ? Per quale motivo dovrebbe stare a studiarmi ? Non ha mai visto una ragazza venire a casa loro e stare con suo fratello ?

E poi l' impressione che ho avuto è che stesse cercando di capire qualcosa... Non semplicemente di analizzare una situazione. Come se avessi un qualche segreto che lui stesse cercando, e che tentasse di raggiungerlo per afferrarlo nei cunicoli della mia mente. Era nella testa che sentivo la sua presenza, trasportata attraverso il suo sguardo. Mi mette veramente a disagio.

<< Ah. Mi sembra così diverso da te, lui. >>

<< No, credi... Abbiamo molte più cose in comune di quanto tu non pensi. >>

Questa frase, non so perchè, forse dall' intonazione che ha

usato -serena, ma come se la sua calma fosse impalpabilmente minacciosa e artefatta- mi fa scorrere un brivido lungo la schiena. Quel che ha detto sembrerebbe significare che anche lui ha lo stesso sguardo e la stessa brama di scoprire questo fantomatico segreto, solo che lo tiene celato. D' altra parte sono gemelli.

Per un istante mi sento molto fuori posto, come se loro due fossero non proprio... Come dire, normali. Direi assolutamente innaturali.

Gli rispondo:

<< Beh, immagino. Magari non mi conosce ed era solo un po' curioso... >>

<< Infatti! >>

La sensazione svanisce.

Fa un sorriso e poi mi chiede se voglio vedere le foto dei viaggi, ovviamente accetto. Si alza, con i movimenti fluidi di uno strano ballerino, e prende una scatola da uno scaffale. La apre e torna sul letto, con una spinta delicata fa spostare Kazimir che si mette sotto la scrivania, e la pone tra le nostre gambe incrociate.

Poi mi guarda di sottecchi con un bagliore birichino negli occhi e mi dice:

<< Forse vedi meglio se venire accanto a me, vicino così... >>

Probabilmente arrossisco un po’, ma seguo (con felicità) la sua proposta. Brrr, fa freddo.

<< Ah, Bill, fammi vedere il tatuaggio ! >>

<< Giusto ! Guarda >>

E si solleva la maglia.

La prima cosa che noto è la pelle, bianchissima e quasi trasparente dal candore; e le costole che un po' sporgono. Poi vedo le scritte nere, a caratteri liberty, che partono dall’ attacco del muscolo pettorale del fianco sinistro e che finiscono sull’ anca. Ragazzi, quanto è magro... Lui dice che non è anoressico né lo è mai stato, ma vederlo ora mi fa venire dei seri dubbi.

<< Visto ? >>

Mi chiede, sorridendo.

<< Wow, fantastico! È davvero bello. >>

Prendendo coraggio gli passo un dito sulle scritte e sento che è freddo. Ci credo, sempre a maniche corte !

<< Anche io vorrei fare un piercing come te, al labbro come tuo fratello o al naso >>

<< Tu sei carina anche solo così, non hai bisogno. >>

<< Ehm, grazie….. Anche tu sei molto bello ma mi piaci con i piercing, ti rendono diverso e con più personalità, secondo me. Posso vederti senza trucco ?? >>

<< No ! >>

Sorride.

<< E dai…. Dai, per favore ! >>

<< Ma no >>

<< Per favoooore... >>

<< Eh… >>

<< Dai ! Mica ti faccio una foto ! >>

<< Voi donne alla fine vincete sempre. E va bene, aspetta che arrivo….. >>

Se ne va in bagno, intanto guardo un po’ camera sua. Appesa alla parete c’ è una foto di due bellissimi bambini, che al massimo avranno avuto tre mesi, biondissimi e minuti. Quindi anche Bill ha lo stesso colore di capelli di Tom !

Un’ altra immagine è una scogliera spettrale, nera e con la nebbia che l’ avvolge a tratti, mentre le cupe guglie di roccia la forano. Sotto c’ è scritto “ Ir. , Cork, 2003 ” .

C’ è poi una marea di foglietti, disegni, altre foto di loro due con Georg e Gustav.

Mi colpisce una foto in particolare di Bill. In questa, c’ è lui con i capelli sparati, identici a come li ha ora. Anche il viso è uguale: stesso trucco, stessi piercing, stesso tutto.

La data è 2 dicembre 2008. Però, è come se ci fosse qualcosa di molto diverso, in lui. Gli occhi, sono diversissimi. Anche se sono uguali... Sono diversi.

Pure la pelle, prima era “ normale ”, ora è liscissima, chiarissima, senza difetti. Almeno nell’ immagine qualche brufolo lo aveva, ed era anche lievemente più scuro. Ora sembra porcellana.

Di nuovo quella sensazione di innaturalità di prima. Mah, s’ è raffinato molto.

Eccolo che torna…. Rimango a bocca aperta.

È ancora più bello il suo viso perfetto non nascosto dal trucco, e ha i tratti molto più dolci. Cerco di rifare funzionare la lingua e quel che riesco a dire è:

<< Sei…. Sei sublime, Bill. >>

<< Grazie, Giada, anche tu meravigliosa. Però ora mi trucco di nuovo…. >>

Prende uno specchio, l’ ombretto e si mette al lavoro, facendo presto a truccarsi nuovamente.

<< Sei ambidestro ? Non hai esitazioni ad usare anche la mano sinistra.>>

<< Cosa vuol dire ? >>

<< Che sai usare entrambi le mani, per esempio a scrivere e suonare uno strumento >>

<< Ah, si. >>

<< Prima guardavo quanto sei identico a Tom. >>

<< Siamo gemelli monozigoti, i più uguali in assoluto. È bellissimo avere gemello, siamo molto telepatici, riusciamo a capire nostre paure e nostre emozioni, e per me Tom è indispensabile, come lo sono io per lui. Mi ha detto, una volta, che il più bel regalo che abbia mai ricevuto è arrivato dieci minuti dopo la sua nascita. >>

<< Solamente dieci minuti vi separano ? Solitamente ci vuole

mezz’ ora o a volte anche un giorno, e voi dieci minuti…. >>

<< Si, è una cosa speciale. Tu hai fratelli ? >>

<< Un maschio di sedici anni ma è piuttosto distante da me, sta sempre per i cavoli suoi. >>

Noto che le nostre teste sono molto vicine, e le nostre ginocchia si stanno già toccando…. Sento il cuore che mi accelera.

Sembriamo due personaggi appena scappati da un fumetto dark, i nostri capelli vicinissimi, le nostre mani piene di anelli con teschi, i nostri collarini, i nostri anfibi zeppi di borchie e fibbie…. Siamo veramente simili.

Le teste dei rispettivi proprietari si stanno per sfiorare…. I nostri capelli corvini ciondolano vicini.

Per un attimo sono sicura che si chini per baciarmi perché si sporge un po’ in avanti e involontariamente faccio un sospiro, invece si ferma. Peccato.

Tenendo sempre gli occhi bassi, lo spio e vedo che mi sta fissando con le labbra mezze aperte; il mio stupido cuore comincia a galoppare a una velocità inaudita. Chissà se anche il suo fa così. Distolgo subito lo sguardo.

Poi la voce di sua madre da basso ci chiede a che punto siamo con i compiti e ciò mi fa venire in mente: dov’ è il loro papà ?

Usando questa cosa come pretesto per dire due parole, glielo chiedo.

<< Non c’ è. Mia mamma separato quando noi avevamo sei anni, poi sposata di nuovo, separata ancora. Ora nessuno, dice che sta bene con noi e basta. >>

<< Ah, mi dispiace. Non lo sapevo e non te l’ avrei chiesto se l’ avessi saputo. >>

<< No, no, tranquilla. Intanto quel bastardo fatto bene ad andar via, era merda vera, come Anna >>

<< Anna, già…. >>

Ripenso a quel che aveva detto con le sue amiche e mi incupisco un po’; probabilmente lui lo capisce e mi dice:

<< Non pensarci, Giada. Fa così solo perché è l’ unico modo che ha di sfogarsi, ma non far sì che per un suo capriccio ne ripaghi il tuo umore. Lascia che siano le sue amiche a leccarle il culo, non te che devi fare mille problemi. >>

<< Già. Uffa. Beh, su, ora facciamo algebra.>>

<< Per togliertela dalla mente ? >>

<< Forse. >>

<< Ma che bel modo ! >>

<< Troppo sprintoso. >>

Sospiro e in effetti dopo tre equazioni non ci penso più. Le equazioni soffocano tutto.

 

Alle cinque del pomeriggio mi arriva un messaggio di mia madre, che vibra come un ossesso. E la cosa veramente irritante è che l’ ho ricevuto proprio quando ho la testa sulla sua spalla….

C’ è il letto che è ricoperto di fogli pieno di zelanti formule algebriche e anche qualche di geometria, e noi due appiccicati.

Sono molto imbarazzata perché mi sta accarezzando la schiena e non so minimamente cosa fare, cosa diavolo ne so sulle azioni da fare se un ragazzo mi sta coccolando ?! Io credevo che queste cose succedessero solo agli altri o nei libri.

Parlandomi vicino all’ orecchio mi chiede se sono ancora triste per prima, e intanto mi gratta la testa con le sue unghie lunghe laccate di nero.

<< Si, sono ancora triste…. >>

Mento, sorridendo.

<< Tu hai amato nessuno ? >>

<< Si. Tu ? >>

<< Anche. Chi è stata l’ ultima persona tu hai amare ? >>

Birichino, penso.

<< No comment. Dove stai cercando di arrivare con queste domande, eh, Mister Mistero ? >>

<< Molto curioso, sai…. >>

E mi stringe un po’ più a sé.

<< E tu ? >>

<< Io amare persona unica diversa da massa di coicioni…. Stramba, introversa, timida, solare e contraria alle regole, che piange non per motivi legati a lei ma per gli altri. >>

Eh ? Ah, ho capito. Oddio !! Mi sento avvampare !

Possibile che non arrossisca neanche un minimo, lui ?! Che imbarazzo. Cioè, bellissimo, però….. Argh. Qualcuno mi aiuti, sto andando a fuoco !

Con un sorriso che mi sento mezzo storto, mi giro verso di lui.

Eh, furbetto, non aspettava altro ! Mi stringe di più e quindi devo appiccicarmi ancora di più…..

<< Dovrei rispondere a mia mamma…. >>

<< Perché, tu già dovere andare ?! >>

Dice, lasciando trasparire la delusione.

<< Non so cosa vuole, magari mi dice un’ altra notizia. >>

Allora mi lascia un po’ per lasciarmi prendere il cellulare, e intanto continua a fissarmi.

Leggo il messaggio ad alta voce mentre mi rimetto nel mio bel posticino contro la sua spalla (ossuta). Fa’ un po’ freddo, sembra di essere abbracciati da una lapide, ma per questa sistemazione pagherei miliardi.

Mi chiede se comincio a tornare indietro, che mio papà è tutto nervoso e com’ è andata.

Povero Bill, c’ è rimasto ed esclama che è ancora presto…. Mi carezza la schiena e mi bacia la testa, domanda se posso fermarmi qui a cena e fa un sorrisone a pieno regime, probabilmente per convincermi !

Mi piacerebbe tantissimo, ma credo che a quest’ ora mio padre pensi che mi stia stuprando, perciò immagino non posso. Quando glielo dico sbuffa, tutto derelitto.

Mi accorgo con un certo candore naïf che ho la testa a livello del suo petto e sono tutta accartocciata contro di lui. Beh, un certo imbarazzo proprio ce l’ ho !

Mando l’ sms a mia madre; purtroppo la risposta arriva presto e c’ è scritto quel che immaginavo. Riferisco il tutto con un tono talmente gioviale che sembro Maria Antonietta appena decapitata.

<< Hmm…. E allora te ne devi andare ? >>

Noto che si sta martoriando le dita, a forza di torcerle e tirarle, come se fosse nervoso.

<< Suppongo di sì, però non ne ho la minima voglia, vorrei stare ancora qui. La prossima volta ti invito io, ok ? Forse mio padre, avendo noi due bestie pericolose sotto osservazione e quindi monitorati, ci lascia st…. >>

Non faccio tempo a finire il “ are ”, che si china e mi bacia sulla bocca.

La mente mi si svuota di colpo, lascia spazio a un minimo di timore, una bella parte di imbarazzo e un fiume d’ emozione.

Non posso crederci, in un giorno abbiamo fatto tutto questo ?

E in questo piccolissimo lasso di tempo mi ritrovo a…. A leccare la lingua di un ragazzo che a malapena sa l’ italiano e che è arrivato da appena due settimane qui in Italia.

Strano come va il mondo.

Oddio, sento il mio respiro velocissimo – stile iperventilazione – e il mio cuore che sembra voler prendere il volo. Mi mette le mani tra i capelli e me le passa su tutta la testa.

E meno male che dovevo iniziare a prepararmi…. Chissà cosa farebbe mio padre se ci vedesse così, a baciarci, soprattutto ora che mi è sfuggito un “ mmm ”.

Ci interrompe di botto sua madre che mi chiede di darle il numero della mia così la informa quando parto da casa. Uffa.

Dobbiamo staccarci visto che siamo ancora uniti, ma non ho il coraggio di guardarlo in faccia.

<< Credo… Credo che devo andare. Mia madre me lo chiede. >>

Mormoro, con la voce che trema.

<< Magari ti metto in imbarazzo, ma sei la persona che bacia meglio di tutte quelle che ho incontrato, dovevo dirtelo…. Quando tornerai qui ? >>

<< Non… Non lo so, però voglio invitarti a casa mia. >>

<< Casa tua letto più morbido ? ….. >>

<< Sembri mio padre, che va a pensare le cose più sconce…. >>

<< Tuo padre fa bene ! >>

<< Zitto, tu. >>

<< Vieni, ti accompagno fino in strada. >>

Uffa. Non voglio terminare questa giornata. E solo per mio padre che ha paura che mi succeda qualcosa !

Però scendo e do il numero alla signora, così chiama subito la mia, e intanto ringrazio dell’ ospitalità. Mi sento leggerissima…. Leggera e anche col cuore ancora a mille.

Lo sento seguirmi e quando siamo in strada mi prende la mano e me la stringe, mi dice di stare attenta. Beh, si, ma per quale motivo ? Mah. Ri- uffa !! Siamo rimasti assieme troppo poco tempo !

Si china per darmi un ultimo bacio di nuovo sulla bocca, poi chiude la sua porta e sono nuovamente sola, con le gambe che mi tremano.

Per le sei e dieci sono a casa, e appena varco la porta i miei mi saltano addosso per sapere “ tutti i particolari ”….. Però non ne ho voglia, devo pensare a ben altro, al sapore della sua bocca, ai suoi abbracci. Sono rimasta scombussolata perché credevo che queste cose accadessero solo nei film a belle ragazze bionde con gli occhi azzurri, che fanno le pompon e sempre vestite di rosa, senza problemi a scuola e attorniate da mille amiche.

Certo che ha un self control invidiabile, non sentivo neanche il suo cuore battere !

Dopo cena mi butto subito a letto, stringendo un cuscino, e chiudendo gli occhi ripenso al pomeriggio.

Mia madre arriva in camera mia e mi chiede se sto male, visto che è presto ma sono già sdraiata; la tranquillizzo dicendo che sono solo un po’ stanca e lei mi prega di venire giù a raccontare, perché papà attende da un bel po’ notizie…. Eh, mi tocca.

Logicamente mi chiede cosa abbiamo fatto ( i compiti, ma ceeeeertoooo ), che tipo è, se è violento ( ????? ), se mi tratta male

( ????? ), se penso che mi rispetti ( eh, papà, eccome se mi rispetta, stai tranquillo ! ) e altre domande di questo furbo genere.

Possibile che una cosa così insignificante come andare a fare i compiti da un ragazzo accenda la terribile miccia della protezione paterna ?! Beh, in fondo lo capisco, povero papà.

Anche perchè in fin dei conti i compiti non li abbiamo fatti, lasciando la precedenza ad un' altra cosa...

Alle dieci di sera l’ interrogatorio a me tapina finalmente termina. Cioè, non è stato così mostruoso, però mio padre era tutto interessato.

Mi addormento alle dieci e mezza perché sono stravolta, dopo la

buonanotte e sogni d’ oro, bellissima Giada ”, Morfeo mi cattura subito e parto per il mondo dei sogni. Punk.

 

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Capitolo 3
*** Notizie che ti cambiano l'umore ***


3

Notizie che ti cambiano

l’ umore

 

 

Tra tutte le cose che

L’ amore ti chiede per nascere, quella

alla quale tiene di

più che a tutto il

resto, è la nostra convinzione che una persona partecipi a vita sconosciuta in il suo amore ci farà penetrare.
Marcel Proust

 

 

Finalmente a casa ! Anche se con tutto un braccio ingessato e la vita dolorante per via delle costole rotte ( a questo pensiero un brivido mi percorre ), posso fare piccoli giri a patto che non mi stanchi troppo perché se no respiro più forte e aprendo maggiormente la cassa toracica sforzo le ossa.

Sono rimasta al corrente delle storie e dei pettegolezzi con l’ aiuto di una schiera di pseudo giornaliste che mi hanno tempestato ogni giorno di novità sul fatto che Giada s’ è innamorata di Bill, che lei è già andata a casa sua e lo ha addirittura BACIATO, che Lucrezia fa la smorfiosa con Paolo eccetera, e ho preso pure i compiti.

Su una settimana e più che sono rimasta a casa, Tom è venuto a trovarmi quattro volte, ovviamente senza mai ammettere che gli piaccio (s’ è capito).

Io vorrei lasciarmi andare, ma il pensiero del fatto che noi siamo troppo diversi mi blocca sempre. Non c' entro niente, con lui, siamo di due classi differenti. Come farei con mia madre? Non lo accetterebbe mai. Ma le sue attenzioni mi fanno stare bene, anche perchè piace moltissimo anche a me. E poi mi fa tenerezza vederlo corteggiarmi così, cosa difficile da fare con il carattere che ha....

Oggi mi ha portato un regalino: una collanina formata da una sottile catenella e una piccola boccetta molto graziosa, con delle decorazioni in filigrana che, a giudicare dalle forme, risale a tempo fa.

Curiosa, gli domando:

<< Dove l’ hai presa, la bottiglietta ? É molto bella ! >>

<< L’ ho rubata da mia nonna. >>

<< E non t’ ha scoperto ? Non se n’ è accorta che le manca ? >>

<< Era di quando aveva 14 anni, e ora di certo non potrebbe notare la sua mancanza. É mezza cieca. >>

<< Cosa c’ è dentro ? >>

Domando, sentendo qualcosa che oscilla all' interno.

<< Non aprire mai, è una cosa a cui sono molto affezionato e se mia madre vede che non c’ è, arrabbia…. Però voglio dare a te perché in tue mani sicuro e contro tuo cuore sta bene. Stai attenta, eh, perché non puoi riaverla se la perdi. Non più, almeno. >>

<< Oh. Grazie, Tom, sei così gentile… Ma come mai mi fai un regalo a cui tieni così tanto ? Tra l’ altro l’ hai pure preso da tua madre. >>

<< Ehm, perché… Mi sono…. Affezionato molto a te. E all’ inizio ti percepivo come non so, come se volevi prendermi in giro e mi facevi schifo perché eri tutta perfettina con i tuoi vestiti di marca, tutta puzza sotto il naso, mi ricordo bene la faccia che hai fatto quando siamo entrati. Mi facevi irritare. >>

<< Beh, si, ero molto diversa... Credevo che eri uno sporcaccione. Sembravi uno di quei mezzi tossici che ti chiedono una moneta vicino alle chiese ! Credevo addirittura che eri un senzatetto ! >>

Scoppia a ridere.

<< Che bello ! Immagino che siano i miei capelli a fare la parte più importante >>

<< Ovvio. Ma ti guardavo male perché anche tu, bambolo, avevi

un’ espressione di uno stizzito pazzesco ! Mi ha dato fastidio che anche se non ti volevo fare sedere vicino a me, ti sei piantato là e alla fine ho dovuto desistere. >>

<< Non c’ era posto. Però ti sei messa a ridere quando ho parlato in tedesco stretto ad Anna ! >>

<< Non ho saputo resistere, vedere che figura che le hai fatto fare era meraviglioso … >>

<< Pensa che avevo in programma di farti uno sgambetto appena potevo, o metterti un verme tra le pagine del libro. Lo sgambetto, tra

l’ altro, l’ avrei fatto lo stesso giorno che c’ ho pensato, e il verme lo avevo a casa in un barattolo, poi mi sono dimenticato. No, dicevo, te

l’ ho regalato perché credo sia la cosa giusta da fare. >>

<< …. Cioè ? >>

<< Mi attrai molto, mi piace…. Tuo profumo di sangue e tua insicurezza. >>

Sembra un maniaco. Tuo profumo ? Cioè, mi fa un immenso piacere perché a dire il vero anche io un po’ provo le stesse cose, ma invece di sentirmi gioiosa, ho solo paura.

Mi sento indifesa, come se dovessi scappare ma sapessi che non posso fuggire né cogliere la persona ( persona ? No, non lo è. È molto altro, comincio a credere nei miei timori, congetture che mi bisbigliavano che non è umano ) di sorpresa.

Vorrei supplicarlo di non farmi del male perché a volte sono certa che me lo farà, volontariamente o meno e dolorosamente o meno.

Però contemporaneamente ogni volta che c’ è lui mi sento estremamente attratta. Tipo Sindrome di Stoccolma, immagino…. Mi spaventa e mi piace.

Lo ringrazio comunque poiché mi ha fatto un bel regalo e un bel gesto. So che ricambia i miei sentimenti, altrimenti non sarebbe venuto così spesso a trovarmi e a donarmi una cosa alla quale è così attaccato.

Arriva un messaggio di Giada e faccio l’ “ errore”, siccome sono distratta, di leggerlo ad alta voce: è una specie di catalogo di insulti rivolti a lei, a Bill….. A Tom e a me. Detti soprattutto da Anna e le sue amichette sceme.

Mi accorgo di non aver avuto una buona idea ad averlo letto in quel modo che l’ ascolti anche lui, perché quando sente quel che dice di me diventa rigido in una maniera impressionante e i suoi occhi…. Oddio, i suoi occhi. Guarda il pavimento con uno sguardo vuoto, ma sono animati da una ferocia allucinante. Contrae la mascella, alza di scatto la testa e dice:

<< Chi ha detto questo di te ? >>

<< …. Anna. Si, ma Tom, ha sempre fatto così, te l’ assicuro !

Non … >>

<< Ha detto queste cose di mio fratello e di te. >>

<< Si, ma davvero, non devi farti problemi, ci sono abituata… >>

<< Queste persone sono le più importanti per me, e lei le sta insultando ? Io spacco la testa a quella schifosa bastarda. >>

<< Ma…. >>

<< Schifosa troia di merda, la odio ! >>

<< Si, anche io, ma stai tranquillo ! L’ ha sempre fatto, non è una novità…. Le sue parole preferite sono tutte quelle che fanno decentrare l’ attenzione da qualcuna, in questo caso io e Giada, a lei. E voi, perché siete molto diversi dalla sua idea di come dev’ essere un ragazzo e anche perché non la degnate di un’ occhiata. >>

Ha ancora una faccia assatanata.

Come faccio a farlo calmare ? La boccetta mi picchietta contro lo sterno.

<< Tom, dai. È normale, sul serio. Su, lascia perdere. >>
Lo accarezzo sulla spalla, sbuffa e in effetti si calma, almeno apparentemente.

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Che bello ! Oggi sono tornata a scuola ! Non ce la facevo più a stare o murata dentro a casa o seguita come una vecchietta.

Ho ancora l’ ingessatura alla spalla e per uscire devo mettere una specie di corpetto, una minima protezione alle costole che cominciano a saldarsi.

Quando sono nuovamente in classe tutti sono molto gentili e vogliono aiutarmi in qualche modo; ormai ho fatto l’ abitudine al timore verso Tom, però d’ altra parte non riesco ad essere veramente felice se lui non c’ è. Ormai credo d’ aver capito che mi sto innamorando di lui.

A intervallo Anna mi ha di nuovo preso in giro per motivi francamente mezzi ignoti e io ho risposto bruscamente- stavo per sputarle addosso- e Tom l’ ha sentito anche se non so come, visto che era molto lontano da me, ma l’ ha udito perchè ci guardava fisso.

S’ è alzato ed è andato verso i suoi amici.

Di sera mangio e prima messaggio un po’ con lui, poi vado a letto e mi addormento subito.

 

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Ma cosa sta succedendo ?!

Perché mia madre mi sta scuotendo dicendomi che deve dirmi una cosa importante ? Ho ancora sonno !

Appena vede che posso ascoltarla con attenzione, mi dice:

<< Buongiorno piccola. Ho appena saputo una cosa molto brutta, me l’ hanno appena riferito le altre mamme. Sai Anna, no ? >>

<< Si, cosa c’ è ? >>

<< Tesoro, mi dispiace, è morta. >>

Cosa ?! Ma…. Cioè…. Come…. Eh ?!

<< Oh. M- morta ? >>

<< Si. Sua madre ha da poco chiamato la polizia, l’ hanno portata

all’ ospedale per l’ autopsia e verificare a che ora l’ hanno uccisa. >>

<< Uccisa ? Cioè, morta ammazzata ? >>

<< Si. L’ hanno trovata con un brutto taglio sulla gola, e senza sangue. Io non so come si fa ad essere così bestie da dissanguare completamente una ragazzina. Lo so, la odiavi, ma questo è semplicemente orribile e non c’ è odio che tenga davanti a una cosa così. Anche i polsi erano spezzati, come il collo e la schiena. >>

Mia madre si mette un po’ a piangere. Forse, per effetto della notizia, mi viene un forte mal di testa.

Dissanguata. Mi sta venendo una certa nausea.

La sua famiglia è ricca, probabilmente dei ladri lo sapevano e magari

c’ era solo lei in casa, quindi l’ hanno fatta fuori per raccogliere i soldi.

Mia madre dice che mi fa andare a scuola perché oggi non poteva portarmi con lei al lavoro, altrimenti mi avrebbe fatto saltare la giornata…. Così, ci vado senza sentire neanche la terra sotto i piedi. Uccisa, taglio sulla gola, dissanguata. I pensieri si inseguono come folli nere macchine da corsa in un autodromo del terrore.

Logicamente chi è informato dell’ accaduto lo racconta a chi non lo sa ancora, qualcuno piange, qualcun altro scuote la testa. Tutti ovviamente sono distratti, anche le professoresse.

Mi guardo intorno per vedere dov’ è l’ allegra combriccola tedesca (sono sempre gli unici che hanno un umore diverso da quello che in quel momento hanno tutti) e come al solito ho un brivido di paura e uno di gioia quando vedo il mio amato Tom che sta ridacchiando con Georg.

Gli domando se sa la notizia dell' ultim' ora, e lui scuote la testa con un sorriso. Un sorrisone.

<< Beh, è una cosa molto brutta. Nella notte hanno ammazzato Anna, la mattina l’ hanno ritrovata senza più una goccia di sangue e con un sacco di fratture…. A mezzogiorno lo saprà tutta Genova. >>

<< Uccisa Anna ? Terribile. >>

Fa una faccia sbalordita.

<< Già, sono stordita. Povera, che brutta morte. >>

<< Ma tu la odiavi. >>

<< Lo so, Tom, ma devi capire che è molto grave ! Per distruggerla così chi l’ ha uccisa doveva essere veramente inferocito, hanno detto che la colonna vertebrale, i due polsi e il collo erano distrutti, capisci ? Come se qualcosa di pesantissimo l’ avesse percossa >>

<< Si, veramente cattivo chi l’ ha uccisa. >>

<< Non mi sembri granché colpito >>

<< Mi dispiace per sua famiglia, ma lei veramente bastarda.>>

<< Oddio mio, Tom ! Poteva essere bastarda quanto voleva ma è pur sempre un fatto tremendo ! >>

<< Si, questo sì >>

Alza gli occhi al cielo.

Saliamo, ci sediamo e apriamo i libri, ma il mio sguardo va a finire su di lui, non riesco a trattenermi…. Con gli occhi assaporo il suo profilo così perfetto, mi fa venire voglia di accarezzarlo per sentire la sua pelle bianchissima e fresca e le sue labbra rosse che mi ricordano un divano di baci.

Una bellezza così infinita non può essere umana, mi dico.

Come si può spiegare l’ assenza del benché minimo brufolo o taglietto che sono praticamente d’ obbligo? E le guance del tutto glabre come quelle di un neonato, anche se ha diciotto anni ?

E a questo vanno sommate le altre cose che avevo visto: i canini leggermente arcuati, la freddezza, la pazzesca velocità nei movimenti, gli occhi che ho visto rossi, la pelle candida.

Incalzata da questi dettagli osservo il suo viso alla ricerca di qualche altra cosa; la parola che metto sempre a tacere ma che ritorna su è vampiro, ma sono una cosa di fantasia !

Beh, forse.

Ormai non sono più sicura di niente, potrebbe essere tutto.

Ed è per questo che non mi sorprendo molto quando noto tre sue treccioline macchiate di sangue. Zuppe.

In fin dei conti i vampiri erano opera di fantasia. Ora non più.

 

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<< Ora la devi smettere, Tom Kaulitz. Piantala di giocare a rincorrerci. Tira fuori la verità e raccontami cosa cazzo sei. >>

Sbatto la porta di camera mia; l’ ho trascinato qui a casa stringendolo per un braccio (cosa che lo ha divertito molto, infatti ha ghignato per tutto il tempo con aria compiaciuta), approfittando dell’ assenza di mia madre e di mio padre che lavorano ancora.

<< Ma cosa dici ? Che vuol dire, “ cosa sei ” ? >>

<< Cosa è questo, eh ? Fragole ? Smettila subito. >>

Acchiappo le treccine macchiate e gliele sventolo davanti agli occhi.

<< Quel giorno li ho visti i tuoi occhi, le tue iridi erano rosse, ho sentito la tua pelle gelida e bianca, la tua velocità nei movimenti, anche la velocità con cui hai imparato l’ italiano mi è sospetta. Quindi per favore, raccontami tutto, mi sto mangiando l’ anima a forza di supposizioni. >>

Incredibilmente, scoppia a ridere e si da una manata sulla fronte, poi si lascia cadere sul mio letto e sghignazza ancora per un po’.

Si mette ad applaudire e fa:

<< Ho perso la scommessa ! >>

<< Potresti spiegarti ? >>

Dico, stizzita.

<< Ma certo. Dannazione, ho perso 30 euro ! Quel Georg alla fine vince sempre. Sei stata la prima a scoprirlo: avevo scommesso con lui che non l’ avresti capito, quindi ho deciso di aiutarti macchiandomi i capelli, intanto avevo già perso >>

<< Ma….. Allora…. ??? >>

Sono confusissima.

<< Ma certo ! Sei molto in gamba. Certo che lo sono. Vuoi vedere il vero colore delle mie iridi ? >>

<< Si >>

Mormoro, assolutamente pazzescamente irrimediabilmente stordita.

Mi siedo anche io sul letto di fronte a lui e mi preparo a cercare di assorbire l’ impossibile che però, evidentemente, tanto impossibile non è.

Mi si avvicina per stringermi le spalle tra le sue braccia, facendo attenzione ad appoggiare solo la mano su quella rotta.

Con tono molto dolce mi chiede se ne sono sicura.

<< É proprio tanto terribile ? >>

<< Non lo so…. A me piacciono. Un po’ di diversità, dai. Però prima tira giù le tendine di questo letto così bello. Vorrei qualcosa di più... Tra me e te. >>

Faccio come vuole chiedendomi intanto cos' è che vuole di più, e mentre termina la frase, vedo. Fa presto a variare colore, da nocciola diventa subito un rosso acceso, che neanche un rubino di un papa avrebbe potuto avere. Ma io sì.

Rimango a bocca aperta, incapace di togliere lo sguardo da quegli occhi che non so in che modo ma mi hanno stregato, non riesco a vedere altro.

<< Tom…… Oh. >>

<< I miei occhi sono brutti ? >>

Sento che mi affiorano agli occhi le lacrime di gioia, perché la sua immensa bellezza, quasi aggressiva nella sua brama di mostrarsi, mi schiaccia. Si avvicina ancora di più fino a sfiorare la mia fronte con le sue fredde labbra, e con la punta della lingua segue il profilo del mio naso fino a infilarmela delicatamente in bocca facendo aderire le sue labbra alle mie.

Rimaniamo così per un minuto, e non riesco a trattenermi dal piantargli le unghie nella schiena quando muove la lingua contro la mia. Bisbigliando appena, separandosi un attimo ma tenendo la bocca contro il mio orecchio, mormora:

<< Ti amo. >>

Lo dice piano piano, ma per me è come se lo avesse urlato.

Il mio cuore, che già credo abbia raggiunto i duemila battiti al secondo, aumenta ulteriormente.

Ma è questo l' amore tanto decantato da millenni ? Oddio, sono così emozionata. Non mi sono mai innamorata di qualcuno, e il fatto che la prima volta -questa- sia così come dire, travolgente, mi emoziona come non so cosa.

E ora cosa devo fare ? Mi sento così goffa. Ho così tanti pensieri in testa... Stupidamente, mi emergono dei dubbi tutti frutto delle cazzate insegnatemi da mia madre: che è assolutamente impossibile e da sgualdrine stare con uno di tre anni più grande di te, che siamo di classi diverse, che non posso starci insieme per via della differenza di status... Io sono stata troppo improntata all' essere fighetta, troppo up. Come riuscirei a spiegarlo a mia madre ? Non possiamo stare insieme, non le andrebbe bene e beh, disonorerei tutti... E il fatto che lui è un cadavere che cammina e pensa, e io una vivente, non fa che complicare tutto.

Ma poi ripenso a queste cose, mi accorgo di quanto siano immense cazzate, e le caccio via dalla mia mente, disgustata. É mai possibile che i miei genitori mi abbiano tanto bombardato di simili boiate, da farmele venire a gettarmi addosso dubbi del genere anche quando mi innamoro di qualcuno ?

Si stacca.

<< Perché piangi ? Mi hai scoperto e perché sei triste ? Perché ho perso 30 euro ? Eh, per 30 euro mi sa che la parure di diamanti non te la posso prendere…>>

Sorride.

<< N- Nnnon lo s- so, T- Tom, m-mi str-ringi il cuore p-perché sei c-così be-ello…. >>

Mi abbraccia stretto, appoggio la testa volentieri contro di lui e continuo a piangere a mo’ di deficiente, mentre accosta la bocca contro il lato del mio collo continuando a farmi il solletico con la sua lingua.

<< E quindi s-sei quello che ho s-sempre pensato che s-sei ? >>

<< Cosa ? >>

<< N-non voglio dire quel t-termine, non mi piace. >>

<< Dai, intanto cosa c’ è di brutto ? >>

<< Un... Vampiro ? >>

<< Oh sì, un succhiasangue, chiamami come desideri >>

<< E sei stato tu ad uccidere Anna ? >>

Si mette a ghignare come un bambino che ha fatto una marachella.

<>

Lo stringo forte, improvvisamente tutta la paura che nutrivo in precedenza per lui scompare. Sono arrivata a capire cosa è, quindi ora i timori e i dubbi che avevo non hanno più senso di esistere. Ora lo amo soltanto.

<< Tu l' hai uccisa per me ? >>

<< Si, a te dava fastidio e anche a mio fratello e miei amici, perciò mi è piaciuta molto l’ idea che non parlasse più, e l’ ho fatto. Non sopportavo che ti facesse restare male. E poi avrei ucciso lo stesso, avevo sete... >>

Madonna.

Ed eccomi qui, con un vampiro accanto che mi coccola e mi spiega con estrema tranquillità di aver ammazzato una persona perché mi dava un po’ fastidio, e che il suo sangue non sarà buono come il mio ! Il festival delle cose incredibili, decisamente.

Mi fa sdraiare delicatamente sul letto, si sdraia sopra di me stringendomi piano i polsi e portandomi le braccia sopra la testa e, a voce più bassa mi chiede:

<< E, dimmi, cos’ altro vuoi vedere di questo terribile mostro che ti sta accanto ?... >>

<< Ehm… I denti. E la forza. Giusto per sapere al 100 % che sei sul serio un vampiro. >>

Rispondo, imbarazzatissima. Tra un po' il cuore mi esplode.

Solleva di poco il labbro e me li mostra; non hanno nulla di particolare, a parte i canini leggermente a sciabola, ma si notano piuttosto poco e se non si sospetta assolutamente niente, sembrano addirittura umani.

<< E poi la forza… >>

Prende una pietra grande quanto una palla da baseball da una mensola (non so cosa ci faceva un sasso, là) e mi dice di provare a romperla.

Ci provo ma il risultato è che mi ritrovo i palmi rossi per lo sforzo.

La prende lui, la posa nella mano e ci mette l’ altra sopra, con una delicatezza d’ angelo e una forza minima la schiaccia un poco. Sento un forte crack !, riapre le mani e mi mostra un miserabile ammasso di scheggette grigie, molte delle quali polverizzate.

<< Ora capisco come hai fatto a ridurre in quel modo le ossa di Anna, Dio santo ! >>

<< L’ ho fatta stare zitta molto presto. Dovevi vedere, quando mi ha visto è rimasta per un attimo interdetta, e poi ha immediatamente iniziato a fare la scema. Solo che ha smesso molto rapidamente. >>

Bisbiglia, sghignazzando. Si compiace di quel che ha fatto !

Mi è venuta una voglia pazza di lui, quasi fosse un dono, perché è MIO, è una creatura NON umana e lo voglio, lo voglio, lo voglio.

E poi, modestie a parte, sono stata io a capire cos’ è, perciò il diritto di averlo va a me, oh ! Perché, intendo sottolineare, è MIO.

<< Beh, non so che dire, di certo hai fatto presto se hai usato la stessa forza che hai adoperato ora. Mi potresti raccontare come hai fatto a diventare un vampiro ? Cioè, se non vuoi dirlo ti capisco, è una cosa molto personale; però sarei curiosa. >>

Sospira, si mette a posto i capelli su una spalla e inizia.

<< Mah, niente, è stata nostra madre a farci trasformare…. Lei lo era diventata tre mesi dopo che eravamo nati >>

<< Anni che avrai per sempre ? >>

<< Diciotto. Dicevo, dopo questi tre mesi un altro vampiro la aggredì, ma s’ è riuscita a salvare. Aspettò finché noi diventammo maggiorenni , forse perchè pensava che così non avevamo più problemi di essere minorenni “per sempre”. E poi per mettere fine a tutte le bugie che si capiva lontano un miglio che erano false, le diceva per mascherare la sua pelle gelida e tutte le cose che hai visto in me. Così, un giorno ci ha portato in una stanza; ma non ha detto cosa ci avrebbe aspettato…. D’ altra parte t’ immagini se te lo dicesse, eh ?! Beh, per farla breve morse prima me e poi Bill, e venne un dolore tremendo, che non era simile a nessun altro ma perché è il dolore della morte. Bruciava tantissimo e non so quanti decibel di urli ho raggiunto ! Lei diceva sempre che tra poco sarebbe finito tutto, ma è come quando vai in montagna e devi raggiungere un rifugio; “ è là ”, ti dicono ! Tu cominci a scarpinare, ti ripeti “ è là, è là ” ma poi è sempre più lontana, o almeno ti sembra.

Mio fratello è svenuto -e mi sono spaventato ancora di più quando ho visto che aveva gli occhi rovesciati all' indietro-, io invece da bravo idiota no, infatti m’ è venuto una specie di attacco epilettico quando è venuta la parte più brutta…. Poi quando è finito son svenuto anche io e mi sono svegliato dopo un giorno, con Bill. Mamma era sempre là e noi sempre qui, e per un attimo quando ho aperto gli occhi m’ è venuto un mezzo colpo, vedevo tutto così diverso, così bene. Era tutto nuovo. Non ce l’ ho con mia madre per quel che ha fatto, anche se lei probabilmente lo temeva; noi capiamo la sua intenzione poiché non è possibile avere figli rimasti umani e credere di potere vivere bene, in questo modo. Quando mi sono svegliato, mi sono guardato allo specchio e sinceramente le iridi rosse mi sono da subito piaciute troppo, dai, sono troppo forti ! A te ? >>

<< Uh, si, un attimo da farci l’ abitudine, ma si…. >>

Che storia pazzesca. Si, anche secondo me è stato un bel gesto quello della loro madre -che poi è quel che farebbe ogni madre- che pur di non perderli (ogni madre vorrebbe che i suoi figli stessero bene per sempre) ha deciso di trasformarli in questo modo che è ben pesante, anche dal punto di vista visivo.

<< Il bello è che mia madre s’ era già separata quando ci ha trasformati, quindi il nostro vero padre non sa minimamente cosa sono diventati i suoi figli >>

<< Wow. >>

<< Già. E poi abbiamo deciso di trasformare anche Georg e Gustav. Gustav era buono, eh >>

<< Oh, assolutamente ! Gusto fragola e lampone ? >>

<< No, globuli rossi alla panna…. >>

Bleah !

<< Se vuoi puoi aggiungerti anche tu, anzi perché non ora ? Non ti farò male, prometto. Sarò più delicato con te che con chiunque altro. Per me sarà la cosa più bella, devi avere un sapore fantastico, come le tue labbra o il tuo collo. >>

<< No no no, grazie, permetti ma ho ancora del rispetto per la vita, sai…. >>

<< Ah. Tu mi ami ? >>

Fa, a colpo freddo.

<< Si, Tom. Ora sì, ancora di più. Ma non chiedere di farlo per amore, eh. >>

<< No, no… >>

Mi si sdraia di nuovo sopra, gli accarezzo la schiena e mi bacia ancora, poi evidentemente gli salta in mente qualcosa e, corrugando le sopracciglia, mi dice:

<< Ma allora perché non vuoi diventare come me ? >>

<< Non lo so, forse perché ho paura del dolore o forse perché ancora mi ci devo abituare, a questa cosa. Io vorrei stare con te, ma…. Vorrei restare umana, ecco tutto. Mi va bene così come sono, la vita la amo così e forse è un istinto di conservazione o che, oppure…. >>

Non è che mi sembra capire molto. Ha ancora le sopracciglia corrugate e un’ aria pensosa.

Poi, probabilmente perché continua a non capire, fa spallucce da solo e ritorna sereno. Gli si sarà inceppato il ragionamento; tipo alle fotocopiatrici quando c’ è un pezzo di carta bloccato e si piantano là,e non ti fanno comprendere cosa c’ è di rovinato….Tuttavia non voglio paragonarlo a una fotocopiatrice inceppata, poveretto, suvvia.

Che tra l’ altro le fotocopiatrici quando si bloccano bisogna smontarle, e non vorrei staccargli un braccio per vedere se riprende a funzionare.

Avvicina la bocca al mio collo.

<< Se cambi idea cosa fai ? >>

<< Se cambio idea telefono al numero rosso sangue 666- 13- 17 … Perché sei il mio sponsor di trasformazione, tranquillo. >>

Sembra soddisfatto.

Passiamo un po' di tempo a baciarci, perchè non riesco a staccarmi da lui e voglio prolungare la sensazione meravigliosa del nostro primo bacio, e anche perchè sa baciare in un modo incredibile; quando il campanello suona di colpo.

I miei genitori ! Orrore !

Tom scatta a sedere con un balzo degno di una sedia elettrica e ringhia minacciosamente. Ecco, è questo che mi fa paura di lui: ringhia di cattiveria.

<>

Mi sembra di parlare a un rottweiler posseduto. Lo stringo per un braccio.

<< Tom, mi ascolti ?! Sono- i- miei ! >>

Un po’ si calma, ma rimane teso lo stesso.

Mi chiede cosa facciamo, e che se lo vedono lo crocifiggono.

<< Vai sotto il letto, presto ! E non fare il minimo rumore, né muoverti. Poi ti faccio andare via. >>

Gli do di fretta un bacio sulle labbra, mi ripete di non dire a nessuno quel che è, e quando vedo che è sotto urlo:

<< Un momento, arrivo, ero in bagno ! >>

Vado giù di corsa ad aprire.

<< Finalmente, tesoro. Stavi facendo una doccia ? >>

<< Mi stavo preparando per farla. >>

Butto lì, distrattamente.

<< Va bene >>

Dice che va giù a cucinare, se posso aiutarla.

<< Certo ! Arrivo, prendo solo il cellulare al piano di sopra e arrivo. >>

In realtà devo raccattare un’ altra cosa….

Che buffo che è ! Si è nascosto tra un mucchio di tappeti e ora sembra un tappeto anche lui. Lo faccio uscire.

<< Che fastidio, questa roba mi faceva venire da grattare >>

<< E perché non l’ hai spostata ? >>

<< Tu mi hai detto di non muovermi e io non mi sono mosso, no ? >>

<< Ah. Certo, certo. >>

<< Comunque esco dalla finestra >>

<< No, che t’ ammazzi ! >>

Lo vedo ghignare e dopo un istante mi accorgo dell’ idiozia che ho appena detto. È un vampiro, già.

Sale sul davanzalino di marmo, mi da un lungo bacio e quando mia madre mi chiama, salta giù. Sento un tonfo sordo e un rumore di passi; mi sporgo, guardo giù ma non c’ è.

Sospiro, sentendomi immediatamente più triste poiché se n’ è andato, mi volto e un po’ a spalle curve scendo da basso, dove c’ è mamma che sta rompendo delle uova in una ciotola.

 

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Capitolo 4
*** Adorabili genitori ***


4

Adorabili genitori

 

Meraviglioso. Assolutamente fantastico. In definitiva: un orrore.

<< Giada ! Giada, tesoro, che ne dici di invitare qui a casa nostra Bill, così anche papà che è curioso lo vede ?? >>

Nooo. Ed ecco mia madre che parte, sempre con le sue afferrate idee. E ora che faccio ?! Gli avevo detto che era uno SENZA PIERCING E COSE COSI' !!! Quasi quasi raccatto uno qualunque dalla strada, gli dico che deve fare l’ accento tedesco e far finta di chiamarsi Bill.

Di sicuro penseranno ogni genere di cazzate su di lui quando se lo vedono arrivare alto quasi due metri, con i capelli alla manga e pieno di borchie, bracciali, anelli e soprattutto il trucco agli occhi.

Le rispondo che non lo so perché magari non è libero e lei, tutta giuliva, dice che non importa perché chiama sua madre così si mettono d’ accordo, intanto il suo numero ce l’ ho. Ecco, ogni mia riserva è fallita….

Mi chiede se sono felice e io saltello urlacchiando siii che bello, grazie! Mentre francamente m' impiccherei. Tra di loro lo prenderanno in giro di sicuro; sono certa che mia madre l' abbia fatto apposta mettendosi d' accordo con papà: vogliono invitarlo perchè così vedono subito che tipo è. Quel che non mi spiego è che anche io mi vesto allo stesso modo suo, anche io ho teschi e borchie ovunque, anche io ho i capelli corvini, anche io ho trucco nero pesante come il suo, ma evidentemente per me va bene e per lui no.

Abbiamo appena cenato e l’ invito sarebbe per domani pomeriggio alle quattro. Subito mia madre si mette al telefono con l’ altra e parlottano per circa tre quarti d’ ora; l’ indomani mettiamo un po’ a posto, poi dico brevemente due parole ai miei ( soprattutto a mio padre ) per prepararli a che tipo è veramente Bill.

<< Allora, ragazzi, vi dico due cose giusto per non farvi cogliere impreparati. Si chiama Bill Kaulitz, è un po’ stravagante, un po’ tanto, e…. >>

<< Ma ci avevi detto che non aveva nulla di strano ! >>

Fa papà. Gli rivolgo uno sguardo implorante e lui fa un “mah” non molto convinto.

<< Dicevo, non dovete assolutamente pensare che sia uno di quegli idioti che circolano adesso in giro. Sarebbe biondo ma è tinto…. Di nero… E ha due piercing…. E un tatuaggio sull’ avambraccio con scritto Freiheit ‘ 89 ( ho saltato gli altri ). In generale è simile a me, come stile, e vi prego di non fermarvi sull’ aspetto….. >>

<< Strano che poco tempo fa non aveva assolutamente niente >>

Replica mio padre.

<< Oh, papà, dai ! >>

<< Mah. >>

Uffa, però….. Che gli è venuto in mente a mia madre ?

Comunque, che sia servito o no il mio commuovente discorsetto è terminato, ma papà è ugualmente scettico.

Alle quattro scendo giù per portarlo dal portone a casa.

Controllando di non essere vista dal pianerottolo, gli do un grosso bacio, poi bisbiglio:

<< I miei non sanno ancora- voglia il cielo- che sono cotta di te ! Zitto, tu, su questo, eh ?! >>

Solleva il pollice e mi sorride. Prendo un sospirone sentendomi il cuore accelerare ed entriamo dentro. Subito guardo mio padre. Gli è rimasto un sorriso congelato in faccia, sembra che gli stiano per cascare tutti i denti. Anche mia madre non è molto da meno.

<< Eccoci >>

Dico, giusto per dire qualcosa.

<< Puonasera ! >>

Fa lui, facendo un lieve inchino.

<< Eh…. Ciao, Bill…. >>

Papà è veramente un bijou, con quella faccia che ha !

Anche mia madre lo saluta e gli dice di togliersi la giacca così

l’ appende. Con un movimento sensualissimo si toglie il giubbotto di pelle nero con delle borchie e cerniere sparse, e mi viene da ridere per l' espressione di mio padre che sta guardando quasi ipnotizzato la sua maglietta nera con una “ A ” gigante di Anarchia sulla schiena e sul davanti un teschio che si spara alla testa, i pantaloni neri di jeans attillatissimi e a vita bassa ( un pochino la stella si vede, quella sul bacino, perché la maglia è volontariamente corta e lascia fuori una striscia di pelle ) che mettono in risalto le sue super gambe e le chiappe perfette ( le ho notate solo ora ! Da far invidia ad una donna ), gli anfibi pieni di fibbie, la cintura con dei proiettili, il guanto nero da motociclista forato sulle nocche alla mano sinistra e a quella destra un altro guanto di rete nera senza dita, le cinque collane di acciaio con: una piccola bomba, un’ altra con una spada, l’ altra con una croce, un’ altra ancora con un grosso artiglio d’ argento e l’ ultima con un teschio. Anche le unghie laccate di nero fanno la loro parte.

<< Buongiorno, Bill >>

Ripete mio padre e gli tende una mano, che viene stretta e subito lasciata, chissà perché.

<< Vieni, puoi sederti sul divano, se vuoi. Hai fame ? >>

<< No, grazie, signore >>

Si accomoda con un unico movimento fluido e accavalla elegantemente una gamba sull’ altra, posando le mani in grembo. Io mi butto a peso morto vicino a lui e lo faccio sobbalzare.

<< Allora come va ? >>

Dice mio padre.

<< Bene, signore…. >>

<< Beh, guarda che non devi chiamarmi signore … Allora ho sentito che siete tedeschi ! Di dove, precisamente ? Berlino ? >>

<< No, Germania dell’ estremo est, io e mio gemello siamo di Leipzig, che credo in italiano sia Lipsia, altri due miei amici sono di Halle e di Loitsche.>>

<< Ah, estremo est. E da quando siete qui in Italia ? >>.

<< Un mese otto giorni. Genova è bella. >>

<< Bene ! >>

<< Senti, Bill, sono curiosissima di sapere come fai a tenere su i capelli in quel modo >>

Interviene mia madre.

<< Una lacca >>

<< Sei un artista. >>

<< Grazie…. Ah, mia madre regala questo per voi >>

Tira fuori un sacchettino di seta color zucca contenente delle cosine più piccole.

<>

Lo ringraziano calorosamente e a me viene un attacco di tosse perché mi ingoio un capello.

<< E cosa ti piace di musica ? Vedo che i tuoi vestiti un po’ preannunciano già… >>

<< Si ! Beh, gruppi come Green Day, 3 Doors Down, David Bowie e cose simili. >>

<< Hai proprio una buona cultura musicale. Scusami, ma quanto sei alto ? Mia figlia in confronto è alta tre mele ! >>

<< E' vero >>

Fa mia madre.

<< Sono alto un metro e ottantasette… >>

<< Che fusto ! I tuoi genitori si sono ambientati, hanno trovato una buona occupazione ? >>

<< Si, mai madre lavora in un’ azienda non ricordo il nome… >>

<< E tuo papà ? >>

<< Non ce l’ abbiamo. >>

<< Ah, scusami. >>

<< No, no, non importa. Lei dice che l’ Italia è proprio bella, ma che i politici sono inaffidabili >>

<< Eh,si, lo so, qui la situazione non va molto bene. Immagino che

all’ estero ci dicano di tutto, con ragione ! >>

<< Si, la critica è feroce…. >>

<< E con la scuola tutto bene ? >>

<< Si, ci stiamo ambientando. >>

Parliamo un po’ fino alle cinque e venti; poi mia madre ci chiede se vogliamo andare su visto che poi Bill deve andare via, saliamo su e chiudo la porta, quindi ci sediamo sul letto.

<< Beh ? Ti hanno rotto abbastanza i miei ? >>

<< No, sono simpatici. Tuo padre è forte. >>

<< Lo so, ma sono dei rompicoglioni giganti, quando vogliono >>

<< Intanto sono a casa tua e questo è già bello ! >>

<< Beh… Grazie…. >>

Gli accarezzo le mani, perennemente gelide, e appoggio la testa sulle sue cosce magre che però sono comode.

In men che non si dica arrivano le sei e infatti mia madre sale su e ci chiede:

<< Posso entrare ? >>

<< Siii ! >>

Apre la porta giusto in tempo prima che mi tiri su da lui e mettermi seduta a gambe incrociate.

Ci informa che Bill deve andare perché ha chiamato sua madre; quando siamo scesi e siamo andati in ingresso i miei l’ hanno salutato e ringraziato, gli hanno detto che poteva tornare anche altre volte.

Mi ha salutato solo con un ciao e un’ occhiata dolcissima, perché non poteva fare altro essendoci mammina e paparino. Faccio finta di andare in bagno, invece mi siedo sulle scale in modo che non mi possano vedere ma che riesco ad ascoltare i loro commenti. Mio padre fa un:

<< Minchia ! >>

<< Dio santissimo, hai visto quanto è magro ? Dev' essere anoressico, è più esile di me. >>

<< è esagerato, pieno di catene e piercing…. Hai visto che ne ha uno alla lingua e al sopracciglio ? >>

<< No >>

<< E' assolutamente esagerato.>>

<< Però ha un magnetismo che è innegabile. Hai notato la stella sul bacino ? Secondo me è una cosa a sfondo sessuale…. >>

A me scappa da ridere.

<< Si, ma comunque lo tengo d’ occhio. A te che genere d’ impressione ha fatto ? >>

<< Beh, quando l’ ho visto entrare mi sono presa un colpo ! >>

<< Anche io. Se non fosse per la voce che è maschile, e per il fatto che non ha seno, ti giuro che credevo fosse una donna. Me lo sogno stanotte in un incubo, quel demonio >>

<< Anche per me ! Ha qualcosa di strano, che non ho mai visto nella gente normale. Però è veramente bello, eh ? >>

<< Si, se non fosse per come si concia…. Meglio tenerlo d’ occhio, i tedeschi tracannano tanta di quella birra che se Giada lo segue diventa grossa come una boccia da curling. >>

<< Ha degli occhi bellissimi, uno sguardo d’ un penetrante, non ho mai visto uno sguardo così. Ti incenerisce, se vuole…. Aspetta, la chiamo qui. Che le diremo ? >>

<< Ma non lo so, dai. >>

<< Tesoro ? vieni giù ! >>

Arrivo, arrivo. Intanto pensate a cosa avrete da dirmi.

<< ….Amore, che ragazzo !>>

Si, si, che ragazzo. Sbaglio o vi ho sentito dire che per voi è una femmina ??

<< Eh, già… >>

<< Truccato, borchie, teschi…. Però è proprio carino >>

Assolutamente esagerato,vorrai dire, caro papà.

<< Grazie…. >>

Sei così sincero che mi cadono i denti.

<< E poi è simpatico ! >>

Ma certo, fai ancora un po’ il lecchino.

<< Si, è vero >>

<< Ha dei begli occhi… >>

Ovvio, ha talmente dei begli occhi che te lo sogni stanotte, quel demonio, papà.

<< Si, sono proprio belli… >>

<< Beh, dai, è passato al test ! >>

Bugiardo, ti fa schifo. Credi che abbia ancora tre anni, che se mi fai un complimento vado in estasi per tutto il giorno ?

<< Ma come mai ti interessa uno così…. Strano ? >>

<< Così, è diverso. Non il solito principe azzurro. >>

Sarebbe stato molto meglio, vero ?

<< Poco ma sicuro ! >>

Si, bravo.

Continuiamo questi discorsi idioti fino a sera. Credo proprio siano rimasti direi quasi scandalizzati, dal mio Bill. Ma d’ altra parte come non potevano ?

A parte l’ Ipocrisia Show di mio padre, che mi ha irritata parecchio, è stata una bella giornata, pensavo peggio.

Mi spiace se i miei pensino che il mio amore sia un pazzo o un fumato o uno pericoloso, lo so, a prima vista non è che sia un bocciolo di

rosa.

Fortuna che non hanno visto gli altri tre tatuaggi, soprattutto quello più bello, ma anche più equivocabile o comunque a sfondo sessuale. Uffa, anche io voglio un tatuaggio, è da tanto che lo desidero; e siccome tra tre giorni abbiamo due verifiche in un giorno solo, una molto difficile di psicologia e un’ altra di inglese, voglio impegnarmi al massimo, avere un buon voto e tentare così di strappare un consenso per tatuarmi qualcosa. Dai, in fin dei conti ho sempre preso dei voti discreti ! Voglio qualcosa di gotico…. Uhm, ci devo pensare. Infatti per tutta l’ ora disegno dei possibili tatuaggi su un foglio sotto il libro di storia, con la fantasia che prende il posto a Garibaldi.

 

 

Eccolo, è lui, è arrivato !!!! Il giorno che deciderà le sorti del mio tatuaggio !! Ho studiato tantissimo, e sento che andrà bene…

Prima di iniziare Bill mi da’ un bacio sulla bocca ( si sporge sulla sedia e per un attimo pencola pericolosamente ) e mi augura buona fortuna, mentre da dietro sento un “ uuuuh ” condito da qualche risatina. Ricambio, poi la auguro anche alla mia fantastica nonché praticamente quasi unica amica, a Sofia che sta sbadigliando a tutto spiano, a Tom, perché è vicino a lei e anche per educazione, ma non sembra neanche lui così attivo visto che è semicollassato contro il muro e si sta dando dei colpetti sul suo anulare destro in stile allegro

autistico ( ora ha smesso e se la prende con la penna ), a Lucrezia e ad Alessandra.

Ehm… Noto che, siccome mi sono messa la gonna ovviamente nera, con cinque spille e tre catene e gli anfibi, c’ è Bill il sguardo cade spesso sulle mie gambe. E meno male che le mie amiche dicono che è Tom il pervertito ( su cosa si basano nessuno lo sa ) !!! Bill mi da’ certe occhiate che… ! Spero solo che non scriva cose oscene sul protocollo, perso in ciò che ha in testa, al posto di dire vita e opere di Wilde…. Mi giro e guardo Georg che sta leggendo dei bigliettini, e Gustav guarda il cellulare.

Iniziamo. Psicologia è tosta davvero…. Per terminare tutto occupo due ore e per inglese un’ ora e mezza. Dopo di ciò restituisco il foglio sul quale giacciono le mie stanche parole (wow) e mi siedo nuovamente. Ho già riferito del tatuaggio a mia madre. Lei è un po’ contraria, ma comunque meno di mio padre… Però non mi hanno detto immediatamente “ no e basta ”, e questo è già un bene.

Dopo il test sono tutti stanchi; io ormai sono fissata con il mio obiettivo e non vedo l’ ora di raccontarlo a Bill. Chissà quando ci dirà i voti….

Ascolto le opinioni dei miei amici e anche loro dicono che è complicata, quella maledetta verifica.

 

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I giorni che ci separano dal giorno del giudizio, passano blandi e senza lasciare la minima traccia.

E, finalmente, Giovedì ci restituiscono i compiti…. Mia madre mi ha detto che il minimo voto per il quale ho la sua risposta affermativa è otto ( è cattiva, lei lo sa che per me è molto, molto difficile raggiungere questa quota ).

Mi avvicino a Bill e gli domando secondo lui quanto ho preso, spiegando il perché. Secondo lui prendo otto…. Speriamo !

Oddio. Comincia a restituire i compiti !

Io sono Giada Spotorno, sono tra gli ultimi. Che sofferenza. Bill di cognome è Kaulitz, e quando dopo un’ attesa anch’ essa piuttosto protratta ritorna, apre di scatto il foglio e corruga le sopracciglia, guardandomi con un aria un po’ insoddisfatta poiché ha preso sei meno. Le altre mie amiche sono mediamente tutte sul sette e mezzo.

Diavolo, otto devo prenderlo ! Ho scritto una marea ed ero ispiratissima !

Alla fine anche il mio turno arriva e la professoressa mi chiama, consegnandomi il foglio. Mi alzo con la netta sensazione di sbattere a terra. Prendo il protocollo con le mani che mi tremano, poi ritorno a sedermi. Dio mio, non voglio guardare ! Sollevo un lembo ma non ho il coraggio di guardarlo…. Le correzioni non sono presenti in grande numero.

Bill mi esorta a vedere il voto e, con mille farfalle in pancia, sospiro e sollevo il foglio. AAAAAAAAAAUGGGHHHHHH !!!!!!! OTTOOOOO !!!!!! VOGLIO URLAREEEEEEEE !!!! Tatuaggi, a me !!! Bill mi alza un braccio come si fa con i pugili vincitori; anche di inglese ho preso il medesimo voto.

Appena usciti corro a casa con la prova in mano. Pazzesco di come lavoro bene quando devo arrivare a un obiettivo….

Mia madre all’ inizio è spiazzata, poi felice, ma non penso per il tatuaggio ! Fatto sta che Sabato mi porterà in centro, in via S. Vincenzo, dove fanno tatuaggi e roba del genere. Mi deve accompagnare perché ho 16 anni e mi spedirebbero fuori a calci nel sedere se ci andassi da sola.

Venerdì pomeriggio è dedicato ai parenti, andiamo a mangiare la pizza e tutta la sera mi tocca fare la babysitter punk dark ai miei cuginetti…. Cosa che risulta abbastanza inquietante.

Però in ogni istante, ogni secondo il mio pensiero va a Bill. È pazzesco come sia riuscito a catturarmi in due secondi, mi ha conquistata appena con uno sguardo. Mi manca tantissimo, vorrei averlo qui con me ad accarezzarmi, invece che stare qui con questi marmocchi…

E mio fratello non è molto d’ aiuto, ovviamente, ma per fortuna parla un po’ di più di quanto non faccia a casa.

Domani, domani….. Sono le undici e mezza di sera e sono seduta su una sedia di plastica bianca sotto un pergolato coperto d’ edera, e un venticello fresco gioca a sollevarmi i miei lunghi capelli neri. Guardo il cielo buio trapuntato di stelle e ascolto i gridolini ingenui dei bambini che corrono dappertutto per scappare da “ Furia, il cane

assatanato ”.

Mi sento un groppo in gola. Mia madre s’ avvicina, mi mette una mano sulla spalla e mi mormora:

<< Tesoro, cosa c’ è ? >>

<< Niente, niente. >>

<< Guarda che lo vedo se hai qualcosa, eh… >>

<< Ma niente, davvero, sono solo un po’ malinconica. >>

<< Dai, che domani è un bel giorno ! Poi tra non molto ce ne andiamo, ok ? >>

Sento pizzicare le lacrime agli angoli degli occhi, che subito, da buone traditrici, scendono in numero. Mia madre lo nota, e stringendomi le spalle si inginocchia accanto a me asciugandomele.

<< Ti manca un po’ Bill, vero ? >>

<< Si >>

<< Dai, che lo vedi ogni giorno… è bello, sai, che ami qualcuno. È un bellissimo ragazzo e mi fido di te perché di sicuro hai scelto un tipo che è a posto, anche se è strambo come te. E lascia perdere papà, se a volte ti sembra esagerato, perché è intimorito come tutti i papà. Lo sai che siete molto simili ? Sembravate usciti da un manga ! >>

Rido e singhiozzo.

<< E poi lo puoi invitare quando vuoi, se sua madre è libera e se io posso. Dai, stellina, su…. >>

Mi porge un fazzoletto e io mi metto a piangere più forte anche se non ne so il motivo.

<< Si può sapere perché piangi così ? >>

<< N- Non lo so, non lo so. Mi manca tantissimo, vorrei fosse qui. >>

<< Puoi organizzare un altro giorno, va bene ? >>

<< Ok >>

E singhiozzo ancora.

<< Dai, tirati su che domani ti fai un bel tatuaggio ! Eh, mascalzona, alla fine sei riuscita a strapparmi il consenso, eh ?! >>

Sorrido e annuisco, mi carezza la testa e io mi alzo per fare due passi e sgranchirmi un po’ le gambe visto che protestano.

 

Quando torniamo a casa, mi butto sul letto e piango ancora, ma senza farmi vedere né sentire, anche se per non fare udire i miei singhiozzi, me li tengo dentro e ogni volta che ne faccio uno sobbalzo come se mi avessero sparato.

Quando penso a lui mi vien da piangere. Che scema che sono, veramente…. Beh, suvvia, ora la smetto. Domani sarà fighissimo !! E ho in mente il disegno. Credo che mia madre un po’ ci rimanga….Ora dormo. Spengo tutto e mi addormento già più frizzante.

 

-----------

 

Eccomi, sveglia alle sette! Non ce la faccio a dormire. Il disegno che ho in mente è due giri di filo spinato avvolti intorno al mio torace con qualche punta dalla quale gocciola del sangue. Molto goth !

Usciamo da casa alle nove e prendiamo il bus per andare in via S. Vincenzo. Durante il tragitto sono emozionatissima e mi sento un sacco di farfalle in pancia !

Ecco, dopo venti minuti siamo arrivate…. Entriamo nel vecchio portone, il luogo è al terzo piano.

Mia madre fa vedere la carta d’ identità e la mia tessera sanitaria e spiega a una ragazza giovane che cosa vorrei fare, poi lei mi accompagna in una stanza molto pulita e mi fa sedere su un lettino. Domanda cosa vorrei come disegno, e le spiego dettagliatamente tutto. La tipa mi sorride, annuisce e mi dice di non preoccuparmi perché tutti le dicono che ha le mani d’ angelo... Intanto prepara quel che le serve e lo sterilizza, poi mi fa alzare la maglia.

Augh, inizia !

Fa male, sembra come se ti passi la punta di un coltello sulla pelle e premi un po’, a un certo punto stringo anche i denti e mi sento una goccia di sudore scendermi dalla tempia, ma quando termina il lavoro mi prendo un colpo perché sono talmente perfetti che mi sembra quasi di sentire il filo spinato che mi pizzica la pelle !

È proprio brava, disegna da dio ed è gentile… Forse lo ha visto, che avevo paura.

Quando il colore è asciutto, la ragazza mi mette una garza sopra ai disegni e mi dice che posso toglierla tra due giorni se li vedo asciutti.

Che bello, sono felicissima ! Non vedo l’ ora di dirlo ( e di farlo vedere ) a Bill !

Ci abbiamo messo un po' di tempo e appena torniamo a casa, sarà mezzogiorno e mezzo, mi metto al computer per ascoltare la musica dei miei grandi gruppi punk. In questo momento sto ascoltando che mi meraviglia sempre ed è della reginetta del dark, Siouxsie Sioux, dei Siouxsie & the Banshees. Mi fa ogni volta sognare, a causa dell’ atmosfera un po’ fantastica, e mi lascia come frastornata.

Uhm. Hmm.

Pensandoci, potrei dedicarla a Bill. È la mia canzone preferita e le emozioni che mi lascia sono uguali a quelle che lui mi dona quando mi parla o mi coccola, o mi sorride.

Mia madre sta guardando la televisione…. È da due settimane che parlano dell’ assassinio di Anna, ma a me- superato la notizia, sbalorditiva, iniziale,- non me ne frega proprio niente. È strano sapere che nella tua scuola è morto qualcuno, ma chi se ne frega.

E così prendo il brano, lo imposto con un’ email e lo invio a Bill.

Per ora vedo che su Messenger il suo PC è scollegato, mi immagino la sua bella casa vuota, perché probabilmente loro sono andati fuori, il suo computer che si illumina ricevendo il mio messaggio, magari il loro gattino nero troppo delizioso che passeggia in camera da letto e poi poltrisce sul divano…

Ops, è l’ una, devo mangiare. Mio padre lavora, mio fratello è in giro; siamo solo io e mia mamma che mi sta chiedendo com’ è andata.

Le spiego tutto anche perché ho voglia di chiacchierare con lei, ma la mia mente va a lui e all’ attesa che legga la mail.

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Capitolo 5
*** Bill ***


5

Bill

 

Kazimir, appena entriamo, subito si strofina contro le mie caviglie e miagola, muovendo le orecchiette. E' un lecchino, fa il bravo solo perché vuole da mangiare.

Io naturalmente no, ho mangiato due giorni fa e sto bene così.

Ora mi fissa e si lecca i baffi, agitando la coda. Gli do le sue sardine e lo guardo avventarsi sui pesciolini con lo stesso impeto che faccio io, solo in circostanze un po’ diverse….

Mio fratello si toglie la felpa e come ogni volta quando vuole appenderla all’ appendino in ingresso, inciampa nel piedistallo e si aggrappa alla scala per reggersi, poi si gira e insulta l’ appendino che sta lì tranquillo.

Ora si siede sul divano e si mette il computer sulla pancia e si slega i capelli.

Giusto, anche io devo guardare il mio PC ! Salgo in camera mia e sento mia madre che con una voce frizzante chiede a Tomi che compiti abbiamo per Lunedì, e lui che risponde “ poi guardo ” con la sua foce fonda. Voglio un bene dell’ anima, a mio fratello.

A parte, s’ intende, quando mi prende come bersaglio tirandomi addosso, quando ci sono, acini d’ uva, e ride come un ossesso demente, praticamente schiumando, se mi becca in faccia…. Lì gli vorrei dare un calcio “ in parti assai delicate ”, come una volta aveva detto un mio vecchio amico. Cosa che faccio non poche volte, ma piuttosto di non provocarmi, lui continua imperterrito anche se a volte gliene do uno tanto forte che si accascia a terra. Ha una mente strana.

Apro il computer e ci trovo tre messaggi di posta elettronica, uno è di Andreas, un amico dei pochi che ho in Germania, un altro è di Giada e l’ altro è una pubblicità che mi consiglia di andare dalla vetreria Amisano se mi hanno rotto per l’ ennesima volta il parabrezza e vorrei fare una strage. Queste pubblicità diventano sempre più violente. Apro subito quella di Giada senza degnare di uno sguardo né quello schifo di vetreria Amisano, né Andreas.

È una canzone, e nell’ intestazione c’ è scritto “ questa l’ ho dedicata a te, ti amo. ”

Apro il file e la riconosco subito, è Melt di Siouxsie & the Banshees. La salvo, chiudo tutto e vado in archivio per ascoltarla. Appena inizia mi stringe in una morsa di calma immensa. Giada…

Appoggio la testa alla scrivania, chiudo gli occhi e mi lascio dominare dalle emozioni. Quando finisce la faccio riiniziare una, due, tre volte mormorando senza voce le parole e penso a lei, che starà pensando a me ma lei non pensa che io sto pensando a lei, e io non penso che lei non pensi che.... Boh, mi sono perso, in testa ho solo il suo cuore e il brano. Ragazza benedetta.

Sono talmente rimbambito che dieci minuti rimango in questa posizione, e anche quando è finita continuo a mormorare il ritornello, perso nel mio mondo.

Guardo il sole che prepotentemente cerca di entrare dalle tende color zucca e lascia una luce morbida e soffusa, chiara ma schermata dalla violenza dell’ astro; e seguo i lenti, rilassanti movimenti dei piccolissimi granellini di polvere nella striscia del raggio. Solo uno di loro è riuscito ad entrare, e ora brilla sulla scrivania e sulla mia mano.

La gente adora scaldarsi con questi raggi…. A me non riscalda per niente, le mie dita rimangono sempre come sono ora. Ma questo sole forse ora sta intiepidendo la mia Giada.

Penso a cosa poterle risponderle, alla fine mi tiro a malincuore su e digito, sempre in questo stato di mezzo rimbambimento ovattato:

Tesoro mio, prima ero fuori e non potevo rispondere. Vorrei averti qui vicino, la canzone per me mi ha lasciato senza parole, ancora non so come ringraziarti perché ho il cervello ancora imbambolato. Ti amo come tu non puoi neanche immaginare, lo giuro sull’ eternità. E poi, anche io avrei una cosa da dedicarti…. Ti abbraccio stretto. Buon pranzo…. ” Invio.

Chissà cosa sta facendo. Tra l’ altro mi ha detto che si sarebbe fatta un tatuaggio e mi ha spiegato in un modo vagamente contorto che se avesse preso un otto e mezzo nell’ ultimo tema, se lo sarebbe fatto, ma che se non l’ avesse ottenuto avrebbe detto a sua madre che l’ aveva preso, ma che… In effetti, non c’ ho capito niente.

Scendo giù in soggiorno per fare i compiti insieme a Tom, intanto non pranziamo.

Fisica non la sopporto proprio, tutte quelle formule idiote su come capire a che velocità cade un corpo in caduta libera…. Buttati giù dalla torre Eiffel e vedrai come lo capisci.

Mi prendo Kazimir sulle gambe e lo coccolo un po’, grattandogli la testa e dietro alle orecchie. Lo adoro, mi piace tantissimo il suo pelo nero e gli occhioni verde mela, sembrano spiragli verso un mondo misterioso.

Uffa, mi manca, la Germania, vorrei tornare su perché qui si, è bello, ma non ho amici e neanche un modo per svagarci un po’. Mi manca tantissimo la nostra casa, la mia stanza, il giardinetto sul retro e la via alberata sulla quale la nostra casetta bianca si affaccia. Qui si che c’ è il mare e le montagne, però… C’ è Giada, l’ ideale sarebbe che venisse lassù con noi, ma è impossibile.

Nostra madre ha detto che in Italia ci rimarremo per un po', dipende, e poi torneremo alla vecchia casa nostra a Lipsia, non a Loitsche, dove eravamo quando siamo nati e dove ci siamo rimasti fino a sei anni, e che Georg e Gustav ci seguono. Almeno due conoscenti…. Non ricordo alcun amico, a Lipsia.

Diavolo, due anni in fin dei conti cosa sono ? Un lasso di tempo pateticamente corto. Il che vuol dire che io e la mia piccola Giada staremo poco insieme. Cioè, poco per me… Magari per lei è invece un bel po’ di tempo.

Avrà risposto alla mia mail ? Lo chiedo a mio fratello, che poco prima era andato su e magari l’ ha visto, e lui annuisce poiché ha visto illuminarsi lo schermo.

Di colpo mi viene un dubbio, e senza neanche pensarci esclamo:

<< Tom, ma per caso hai rivelato qualcosa a Sofia ? >>

Alza la testa e fa gli occhioni ingenui.

<< Eh ? No ! >>

Quando si ostina a negare la realtà anche quando è palese, mi fa venire una voglia matta di massacrarlo.

<< Guarda, soltanto la tua faccia contraddice tutto ! Non raccontare balle, lo sai che siamo telepatici. Che le hai detto ? >>

<< Si, qualcosa le ho detto. >>

Riabbassa la testa e fa finta di niente.

<< Cosa ? >>

<< La… Così… La… Nostra storia. >>

<< Bravo, e se ora lo va a dire ? Non suoi sapere se tiene la bocca chiusa ! >>

<< Sì che lo so ! E invece tu che cazzo ne sai di lei ?! Non ha amiche a parte due e quindi non lo va a dire. È talmente assurdo che le persone non ci crederanno mai. >>

<< Se va a dire qualcosa, sai bene quel che bisogna fare. È già successo con quell’ idiota di Karl e probabilmente te ne ricorderai. >>

<< Lei NON è COSI' !!! E in ogni caso non ci crede nessuno, figurati se la prendono sul serio quando dice “ oh, vi dico che ho un fidanzato vampiro ”>>

<< Se tu gliel’ hai rivelato e lei ti ha creduto, allora vuol dire che qualcuno c’ è, che crede alla verità. >>

Ha un’ espressione glaciale e la voce gli è diventata metallica e tagliente.

<< Ti ho detto che non lo dirà. Ripetilo ancora una volta.>>

Alzo il dito medio nella sua direzione, ricambiato, poi mi sdraio meglio sul divano e continuo ad accarezzare Kazimir che sta sonnecchiando sulla mia pancia.

Dio santo, ma perché deve prendersela così ?! Quando si parla di lei si rischia sempre che diventi aggressivo come ora. Lui dice di sapere che non dirà niente, ma metti che questa qui parla ?

Lo sa benissimo cosa si deve fare quando qualcuno rivela la nostra natura, bisogna uccidere quella persona. E non penso voglia farle del male.

Ammazzare per non fare dire qualcosa è da mafiosi, ma se poi succede un casino ? Oltre al fatto che scoppierebbe una notizia rumorosissima, ma non vorrei che arrivasse alle orecchie di qualche vampiro o creatura un po’ meno dolce e si mettesse in testa di farci fuori.

Un giorno eravamo andati vicinissimi a essere scoperti, perché stavano per portarci all’ ospedale per un motivo che ora non ricordo. Non voglio immaginare cosa sarebbe successo se scoprivano che il nostro cuore non batte, né respiriamo, che non abbiamo una goccia di sangue in corpo ma che ci muoviamo allegramente come quelli vivi.

Avevamo già messo fuori gioco quel tipo, Karl.

Non ci era mai stato molto simpatico, era una di quelle persone con le quali ci fai due chiacchiere giusto per il gusto di farle ma poi basta, però qualche volta ci avevamo passato dei pomeriggi insieme.

C’ era scappato che noi siamo vampiri, e ovviamente l’ ha detto in giro. Quando lo abbiamo saputo ci siamo rimasti di gesso, ma abbiamo subito trovato un rimedio…. Due giorni dopo Karl era in viaggio per l’ altro mondo e abbiamo scherzato con quelli che erano venuti da noi per chiedere di mostrare i canini fino a fargli pensare che era una pura sciocchezza.

Forse, però, Sofia non lo dirà, penso. Spero.

Comincia a pizzicarmi un po’ la gola e Tom percepisce la mia sete. Mi chiede se ho fame. Gli rispondo che ne ho un mucchio, e siccome abbiamo un po’ tutti e due la voglia di sgroppare per i boschi, chiediamo a nostra madre se possiamo andare a caccia e lei ci da il permesso.

Ci consiglia di andare in un posto, un paesino tra i monti, chiamato Montoggio poiché lì ci sono cinghiali e volpi. Lei rimane a casa perché sta ancora bene. Mi scollo Kazimir di dosso, che dorme come una pietra, tenendogli una mano sotto la pancina e l’ altra a sostenergli le zampette, e lo poso nella sua cestina dove si muove un po’ e poi ripiomba a ronfare.

Prendiamo le chiavi della macchina di Tom e usciamo di casa.

È una Cadillac nera lucida,un fuoristrada, il suo amore….

Così possiamo fare percorsi complessi di sterrato. A noi non servirebbe a niente, ma per fingere di essere umani è molto utile.

Abbiamo memorizzato tutto il percorso, così ora ci fiondiamo diretti sull’ autostrada e sulle viette.

È proprio bella, la Liguria…. Ci sono molti paesini veramente deliziosi, un po’ come in Germania. E guardare il panorama a suon di Aerosmith sparati a stecca è ancora meglio.

In poco tempo raggiungiamo Montoggio. Questo posto è ancora più bello. Giriamo un po’ per le stradine, probabilmente sembrando dei perfetti deficienti visto che facciamo di tutto per passare per quelli posati e pigri, con le mani dietro alla schiena e la testa in su per guardare “ il cielo ”. Mi accorgo che sono solo le due, e l’ ora minima per cacciare sono le undici di sera.

E che facciamo, giriamo come dementi per nove ore ?!

Lo dico a Tom, che se la prende con un sasso malcapitato vicino al suo piede, reo di non fare passare abbastanza in fretta il tempo. Anche io ci do un calcio. Che ingiustizia…. Io credevo che questo posto fosse lontano!

Così andiamo in un campo con una quercia in mezzo, e ci sediamo sotto l’ albero, all’ ombra. Diavolo, vorrei poter dormire.

Provo lo stesso a chiudere gli occhi, ma dopo due minuti li riapro perché è ancora più noioso. Ascolto i cinguettii dei passerotti che svolazzano sopra ai rami e qualche sporadica gracchiata di una cornacchia, e il suono lieve del vento che smuove l’ erba e le foglie.

Il sole dovrebbe essere molto caldo e nell’ aria c’ è la pigra calma dovuta alla calura e al sonnecchiare dei campi e del grano.

Tom sta messaggiando con qualcuno e con i suoi vestiti larghissimi, appoggiato com’ è al tronco sembra un sacco, o un fagottino... O un cadavere.

Sospiro e stacco una spiga di grano che trovo vicino a me, la ritorco in modo da fare una minuscola ghirlanda e poi la appoggio sul terreno.

Non so come facciamo, ma in effetti fino alle undici riusciamo ad aspettare, e quando arriva quest’ ora siamo mezzi storditi. Evidentemente anche per noi, rimanere sotto il sole per tutte queste ore ci ha bollito un po' le meningi. La cosa pazzesca è che neanche Tom ha rotto le balle come fa di solito quando si annoia, non ha parlato in continuazione né mi ha dato neppure pizzicotti sul braccio ! Probabilmente era troppo fuori gioco dalla calura.

È buio pesto. Individuiamo subito il bosco che ci ispira di più e ci addentriamo velocemente. Siamo vestiti in “ abito da cocktail ”: anfibi

( anche lui ), pantaloni stretti e capelli legati, perché una volta s’ è impigliato ad un ramo con i rasta mentre correva, e stava tirando giù un abete….

Ho una sete che ora è fortissima, a causa di quella rilassante ma estenuante attesa in quel campo di grano. Prenderò dei cuccioli di volpe o tasso, sono buonissimi. E sono bellissimi anche i profumi: legno, muschio, acqua…. Sangue.

Preferiamo la notte perché così vengono fuori gli animaletti per cacciare, peccato non sappiano che c’ è qualcun altro cacciatore ugualmente bramoso di mangiare.

Ci dividiamo, io vado a sinistra e Tom a destra. Siccome abbiamo dei sensi sviluppatissimi, sento che c’ è una volpe a un chilometro e qualcosa, e la seguo.

È umido, e inizio a sentire delle goccioline di condensazione sulle braccia, se respiro viene fuori una nuvoletta di vapore.

Dopo poco la vedo, e mi acquatto dietro a un grosso masso, poi mi ci arrampico sopra senza farmi sentire per balzarle sopra se viene vicina; ma per ora se ne sta piuttosto lontana e annusa sotto delle radici di betulle. E ora ? Vediamo…. Oh, sì.

Provo a fare un versetto qualsiasi, per vedere se crede che sia una preda, e l’ animale alza la testa muovendo le orecchie. Mi immobilizzo per non fare nessun movimento, e intanto la volpe agita la coda, osservandomi sospettosa. Con un dito gratto piano il muschio per imitare un minimo il rumore di passetti di una piccola bestiolina, l’ animaletto fa un agile balzo con le unghie fuori per prendere di sorpresa l’ ipotetica preda, ma mentre sono ancora immobile e sto per spiccare il balzo per piombarle addosso, sento la roccia cedere sotto il mio piede.

Istintivamente faccio un urlo stridulo e mi sbilancio in avanti. Lei fa un’ inchiodata e furiosamente muove le zampe per fare marcia indietro, io impreco cercando di aggrapparmi più che posso al masso per non ribaltarmi. Sta scappando ! Stando stavolta attento a dove metto i piedi su questa roccia schifosa, scatto nervosissimo in avanti e inizio a rincorrerla.

Per un attimo sono sicura di perderla perché mi pare che si sia infilata in una tana, ma poi ricompare poco più in là. Eccola, la bastarda. Scappa più veloce di quel che pensassi. Si getta in un gruppo di cespugliacci e io m’ impiglio, riesco a liberarmi e allungo una mano ma per un millimetro non riesco a catturarla e mi ritrovo in mano solo qualche pelo rosso. Accelero, accelera anche lei e alla fine mi butto a pesce per terra. Continuo a scivolare per forza d’ inerzia per circa tre metri a causa della mia alta velocità, sollevando aghi di pino e rametti e prendendomi anche panciate sulle pietre. Presa, maledetta !! Fa solo in tempo ad agitarsi un po’ perché poi le spezzo il collo con la minima pressione.

Tenendola per la coda mi ripulisco dagli aghetti e poi azzanno la volpe e mentre bevo mi siedo su un tronco. Qualche goccia nera mi cade sulla mano e mi scivola giù fino al gomito, sento che qualche altra mi riga il mento. Sbuca la luna, e le gocce diventano rosso cupo.

Finisco di berla tutta sentendomi già più calmo ma non del tutto sazio, perciò butto per terra l’ animale e vado a cercare qualcos’ altro di possibilmente più grosso, che si ribelli di più perché adoro tartassarle mentre muoiono. Uffa, qui non ci sono però alci, o orsi, o grosse bestie, credo che l’ animale più grande siano i caprioli…

Corro velocissimo nel sottobosco senza fare quasi rumore e dopo circa dieci chilometri sento il profumo di un capriolo.

Peccato, è in una radura, mi vedrà. Vorrà dire che faremo un po’ di corsa campestre. Sbuco nello spiazzo, lui mi vede e mi fissa con un’ aria a metà tra l’ intimidito e lo spaventato.

Io sto fermo, poi faccio uno scatto rimanendo dove sono. Ovviamente il capriolo schizza via con un balzo pazzesco e si rigetta nel bosco.

Oh, questa è la parte che preferisco ! Comincio a inseguirlo, e quando lo raggiungo semplicemente lo graffio, per indebolirlo ma anche farlo infuriare, infatti si gira e mi carica per cercare di incornarmi.

Mi lascio colpire, intanto non mi fa male, e poi ricomincio nuovamente a inseguirlo e a graffiarlo più profondamente. Zoppica e rallenta, quindi gli salto addosso mentre cerca di scalciarmi via, lo afferro per una zampa mettendoci tanta forza che quando cade per terra disintegra una pietra. Si muove convulsamente, ma dopo poco è molto più goffo perché ha la testa rotta a causa del colpo.

Lo succhio quasi tutto, poi lo lascio perdere perché sono pieno. Ah, no, non è ancora morto ! Gli do una sberla in testa e gliela spacco. Ok, ora non si muove più.

Che buono. Avevo voglia di uccidere cuccioli, ma non importa.

In poco tempo torno da Tom che anche lui è chino su un piccolo capriolo, alza di scatto la testa e mi guarda con i suoi bellissimi occhioni rossi. Gli chiedo cosa ha catturato, ha ottenuto due tassi e

l’ ultima preda. Siccome anche lui non ha più fame, ce ne andiamo. Ha una goccia rossa che è scesa dal labbro e le braccia macchiate fino ai gomiti; io no perché mi sono già pulito.

Per un attimo mi colpisce il pensiero di Giada, o Sofia, che ci vedono così, e cosa potrebbero pensare.

<< Capriolo, se non ti lecchi le dita godi solo a metà ! >>

Canticchia, ride forte e alla sua risata mi unisco anche io, facendo spaventare gli uccelli che dormono sugli alberi.

Il nostro orientamento ci riporta in paese, delizioso immerso nel buio con le lucine dell’ illuminazione stradale accese.

Risaliamo in macchina sempre a suon di metal, e verso le tre di notte torniamo di nuovo alla nostra casetta.

Mamma sta cucendo, giusto per “ fare ” qualcosa. Ci chiede com' è andata, informa che di sangue di scorta non ce più molto, Tom va a controllare nel frigorifero adibito a “ luogo- dove- mettiamo- il- sangue- di- scorta ” e in effetti vedo che non ce ne sono molte. Mi domanda, ovviamente, perchè sono così lercio e glielo spiego.

Ecco Kazimir…. Ha di nuovo fame. Gli do le sue sardine.

Oh, no ! Povera piccola Giada, l’ ho lasciata perdere per tutto questo tempo. Salgo su in camera, mi tolgo la maglietta, me ne metto un' altra e recupero il PC, buttandomi sul letto.

Che cosa inutile, per noi, un letto… Però ci aiuta a mascherarci, e poi è un comodo appoggio per quelle cose che non ho voglia di mettere a posto ( cioè tutto ).

C’ è una sua mail:

Bill, cosa stai facendo ? ”

Me l’ aveva mandata alle dieci di sera. A quell’ ora stavamo viaggiando per Montoggio…. Mi brucia non averle risposto, probabilmente c’ è rimasta male. Però scriverle alle cinque del mattino non è una buona idea.

Mi riascolto Melt mentre guardo l’ alba spuntare timida dall’ oscurità. Domani la posso rivedere ! E deve ancora mostrarmi il tatuaggio.

Sono le sei e mezza e mi manda un messaggio che mi fa stare male.

Ehi, sei arrabbiato ?”

Appena arriviamo a scuola la cerco subito. È appoggiata contro al muro, con le braccia incrociate sul seno e scura in volto. Tiene il cellulare in mano, e i suoi lunghi capelli le nascondono il viso.

Corro subito da lei e la chiamo. Alza subito la testa e si guarda in giro speranzosa, appena mi nota mi fa un sorrisone che cancella tutto lo scuro e mi fa:

<< Bill ! Ma sei arrabbiato con me ? >>

Come faccio a convincerla ? Le donne a volte prendono ogni cosa come una bugia.

Oh, senti, andiamo per le corte: stavolta non me ne frega niente se gli altri mi guardano e se mezza via XX Settembre mi vede. L’ abbraccio e la bacio a lungo, premendola contro il muro. Ovviamente c’ è il solito coretto di gente che ci prende in giro ma delle persone me ne fotto. Figurarsi se gli altri sono un problema, per me.

Ora è tutta bella felice ( rossa ) e non vede l’ ora di farmi vedere i tatuaggi.

<< Non riesco ad aspettare, Bill, sono bellissimi ! A intervallo vieni in bagno che te li mostro, ok ? >>

<< In bagno ? >>

<< Sì >>

<< E gli altri ? >>

<< Ci sono due bagni, uno dove vanno tutti per fumare e un altro che è usato da quelli che non fumano. Siccome c’ è sempre casino, non ci fanno caso se ci entriamo in due >>

<< Meglio di una spia, eh ? >>

<< Bill, io per colpa della mia testa di cazzo sono qua da due anni.>>

<< Ah si ? Perché ? >>

<< Andavo allo scientifico perché tutte le mie amiche ci andavano, ma sono stata bocciata subito perché l’ ho scelto per convenienza, non pensando a me stessa. Era bella la scuola, lassù ? >>

<< No. Almeno, no perché soprattutto io e mio fratello siamo stati trattati da cani. Ammetto che non siamo molto amichevoli con gli altri, lo puoi vedere con i tuoi occhi anche qui, tuttavia non intendo cambiare. Se vogliono, cambiano loro >>

<< Ma con questo discorso non ne avrai mai nessuno, di amico. Non puoi pretendere che tutti si modifichino per voi… >>

<< Lo so perfettamente ! Però ragioniamo così, e basta. >>

Rimaniamo un po’ in silenzio, poi sollevo la testa e faccio:

<< Giada, ma dove sono gli altri ? >>

<< Oh… Eh ? Cosa ? Oh merda, sono già saliti ! Che ore sono ? >>

<< Le otto e dieci >>

<< Cazzo ! Ora dobbiamo entrare alle nove ! >>

<< Presto, andiamo, su ! >>

Raccatta lo zaino che è per terra e ci buttiamo per il corridoio e poi su per i quattro piani di scale; il portinaio ci guarda male e borbotta qualcosa in sudamericano. L’ istinto di correre con la mia vera velocità mi pizzica le gambe, ma riesco a trattenermi.

Entriamo come due corridori drogati alla maratona per la cocaina, e stiamo fuori dall’ aula, Giada ansima con i capelli scompigliati e si mette una mano sui seni perché non riesce quasi a respirare. Non so perché ma ciò è tremendamente eccitante.

La segretaria arriva e ci saluta, ci chiede perché siamo in ritardo e ci fa sedere nella segreteria, che sembra tutto a parte quel che dovrebbe essere...È una donna riccissima e simpatica, ma tutte lo sono perché essendo otto socie donne siamo un po’ tutti una grande famiglia, e le insegnanti sono un po' matte.

Ci sediamo sulle due sedie e le tengo la mano, guadando le sue unghie laccate di nero e i quattro anelli, sentendola ansimare ancora un po’ mentre la segretaria avvisa le nostri madri che siamo in ritardo. Chiacchieriamo un po’ con lei e ci fa fare anche delle fotocopie per riempire il tempo, io ho da sistemare un libro mezzo sfasciato sul dorso.

Finalmente arrivano le nove e possiamo entrare; telepaticamente chiedo a Tom perché non ci ha avvertiti che gli altri erano saliti.

Perché eravate così carini a sbaciucchiarvi ! Peccato che non te ne sei accorto perché eri girato di schiena e l’ hai piantata al muro, ma

c’ erano due vecchi che vi guardavano in un modo … ”

Eh, grazie ! ”

Prego ! Dai, rompi coglioni della malora, scusa. ”

Mio fratello e i suoi gentili nonché cavallereschi modi di scusarsi.

Idiota… Scuse accettate. ”

E alle dieci Giada, che s’ è trasformata in una specie di tornado, mi afferra il polso e mi trascina in bagno, senza in effetti venire notati da nessuno.

Appena dentro chiude la porta a chiave e si toglie la maglia.

Profuma tantissimo di sangue, sembra un cioccolatino. Deglutisco cercando di rimanere calmo e la guardo, solo in reggiseno, con la sua faccia tosta che solo poche volte ha, ma che riesce a darle coraggio di spogliarsi davanti a un ragazzo.

<< Ti piace, Bill ? >>

<< Sembra vero ! E meraviglioso >>

Mi avvicino un po’.

<< Si, lo so. Sembra vero, giusto, Bill ? >>

Quanto è cara, la sua autostima dipende solo da me…

<< Giustissimo, tesoro. >>

Le metto una mano sul fianco, la sento fare un sospirone e probabilmente ha visto dove sta cadendo il mio sguardo. E beh, è impossibile tenerli più su ! Si rimette la maglia.

<< Sai, morivo dalla voglia di fartelo vedere. La tua opinione è molto importante per me. Oh, mi sa che dobbiamo uscire…. >>

Mi chino per darle un altro bacio, lei mi mette la mano sulla nuca ma poi mi stacco perché c’ è Tom che mentalmente mi avverte che c’ è gente che vuole andare in bagno, quindi usciamo, io perlomeno un po’ a malincuore, e facciamo finta di niente. Qualcuno ci guarda strano perché dal bagno siamo usciti in due, e credo che le nostre espressioni neutre per cercare di non essere notati fanno venire un po’ d’ ilarità.

Mio fratello continua a parlare nella mia testa (come se non parlasse abbastanza già normalmente) e mi chiede in che modo ci siamo passati il tempo là dentro. Dentro di me gli dico che può immaginare e ridacchia da solo.

Mi siedo perché devo finire un compito di italiano che non ho fatto, e noto con la coda dell’ occhio che Giuseppe, Elia e Nicola, i tre coglioni, mi stanno guardando.

Sono figli di un prete e ovviamente sono tutti in tiro, ultra religiosi, con i loro bravi crocifissini d’ argento ( argento ? Uhm. Ciò mi fa venire in mente che l’ argento è l’ unico che nelle leggende può uccidere i vampiri, e lo porta chi li odia ) e i loro anelli

all' anulare sinistro che ho sentito siano delle promesse a Dio di verginità fino al matrimonio.

Che patetici. Ridicoli, direi. Io la verginità me la son fumata a tredici anni, anche Tom, e nessun Gabriele è venuto a fulminarci probabilmente perché anche Gabriele vomita se sente queste cose.

Di sicuro noi quattro dobbiamo sembrare una manica di Anticristi, difatti ci guardano male da quando siamo arrivati e non ci hanno mai detto una parola.

Sinceramente a me sono sempre sembrati strani, come se avessero qualcosa di doppio, si vogliono fare vedere buoni e poi sono qualcosa di peggio. Forse mi sbaglio, ma non sono l’ unico a pensarla così perché anche mio fratello, Georg e Gustav la pensano allo stesso modo, infatti tutti ce ne teniamo alla larga.

E poi la cosa strana è che da qualche giorno Tom ha sempre mal di testa quando uno di loro si avvicina !

Nicola si accosta a me e con quel tono da chierichetto del cacchio mi domanda:

<< Ce l’ hai il compito di italiano ? Me lo fai copiare ? >>

<< No che non ce l’ ho, lo sto facendo. >>

<< Ah. Vabbè, grazie, chiederò al tuo fratellino…. >>

<< Ha un nome, sai. >>

<< Oh, sì, scusami. Il tuo fratellino Tommy….. >>

Non rispondo, disgustato. Puzza di profumo in maniera offensiva.

Va a elemosinare da lui il compito e lo vedo che si stringe di colpo la testa tra le mani e strizza gli occhi, fa cenno di no e l’ altro se ne va.

Corro subito a vedere come sta e mi dice che prima faceva male solo se provava a vedere cosa farà in futuro, ora invece appena si avvicina gli fa male di brutto, tutti e tre ma specialmente Nicola.

Di colpo mi viene un' idea: vado da Gustav che sta scrivendo

Metallica ” sul libro di italiano, tanto per cambiare.

Gli chiedo se può tenere d’ occhio i tre poiché è più vicino, e lui tutto bello giulivo annuisce con forza e si pianta a guardarli, anche perché ha una vista finissima. A voce bassa, talmente bassa che un umano non può sentire,mi propone di fargli male e vedere come reagisce.

Eh sì, perché non basta che lui veda tre volte meglio di noi che già siamo sette volte meglio degli umani, no, può anche fare male con lo sguardo. Non è giusto, loro hanno talenti migliori del mio.

Georg impara velocissimo, Gustav ci vede da dio e a volte riesce a fare del male senza toccare le persone; io posso solo sentire otto volte meglio… E fare stupide bambole voodoo che mi fanno vedere nel futuro. Ma, pensandoci, qualcuno messo peggio c'è: Tomi per ora non sa fare niente di superiore. Ha, ha!

L’ intervallo finisce. Durante la lezione stranamente sono tutti silenziosi, ma a un certo punto Nicola fa un balzo ed esclama:

<< Ahia ! >>

E si stringe il braccio. Noi quattro ridacchiamo malignamente e Giuseppe ci guarda malissimo, allora Georg si stringe il gomito e fa delle smorfie esagerate di dolore, poi ghigna, fa ciao ciao con la mano e si rigira. Giuseppe alza il dito medio.

A un certo punto Elia si alza con un foglio in mano e va verso la cattedra e d’ improvviso crolla per terra tenendosi la caviglia….

Mi giro verso Gustav che fa un sorrisone e Tom mentalmente mi chiede se ho sentito qualcosa. Eh, qualcosa l’ ho sentito eccome !

Ha fatto un piccolo ringhio prima dell’ “ahia”, ma gli umani non

ringhiano ! Oh, oh.

Riferisco agli altri tre questo particolare che non mi piace per niente, ma poi sono costretto ad ascoltare la lezione perché la professoressa sta interrogando facendo un po’ di domande sparse.

Però sono distratto e mi rimetto a parlare con Tom.

Ehi, Bill ? ”

Gli umani mica ringhiano ”

Ma sei sicuro di aver sentito bene ? ”

Perfettamente”

Ma allora…. ! ”

Eh, allora non so cosa potrebbero essere. ”

Umani ? ”

Mah, non so… Non credo lo siano. O comunque non del tutto.

Il che spiegherebbe perché ti viene sempre mal di testa quando si avvicinano ! Una cosa è sicura, cioè che non sono come noi, e ci odiano. Hai visto che hanno una croce d’ argento ? Prima ce

l’ avevano d’ oro; ora l' hanno cambiata, e l’ argento tradizionalmente serve a uccidere i vampiri… ”

No, non l’ ho notato. Se fossero della nostra stessa razza l’ avremmo sentito. Ma cosa potrebbero essere, allora ? ”

Boh, che ne so. ”

Già. Dovremmo seguirli ! ”

Pedinarli ? Ma… ”

Sì ! Così almeno vediamo cosa fanno e dove vanno, no ? ”

Ma Tom, è pericoloso ! Se davvero sono qualcos’ altro, ci sentono di sicuro ! E se sono più forti di noi ? ”

Ce ne andiamo, basta. Intanto loro sono in tre e noi in quattro, e Georg ne fa fuori due alla volta, con la potenza che ha ”

Manda un biglietto agli altri due con la richiesta, e guarda caso anche loro pensano sia una bella idea. Ed ecco che l’ unico idiota sono io ! Cristo, io mica ne ho voglia di andare da quelli là, ma alla fine accetto, e gli altri dicono che è per oggi. Oggi ?! Ma andate al diavolo….

Anzi, no, su, vengo.

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Siamo usciti. Ci teniamo un po’ lontani da quei schifosi pretacci, che salgono su una macchina.

Anche noi saliamo sulla nostra, e inizia l’ inseguimento: vanno verso ponente, imbocchiamo l’ autostrada e durante il percorso messaggio con Giada che mi domanda che sto facendo. Beh… Le rispondo che sto cucinando con mia madre e lei chiede cosa.

Giada, tu sei meravigliosa e gentilissima, ma a volte sei un po’ insistente…. Butto lì che è la pasta.

Paghiamo al casello e continuiamo. La Citroën bianca dei tre puzzoni è sempre davanti a noi; proprio un vero inseguimento. La nostra macchina, nera lucida e grossa che perseguita la piccola, candida utilitaria.

Ma dove ci stanno portando ?

Dopo un’ ora di viaggio, siamo finiti in uno strano luogo, infossato nella fine di una piccola valle con il mare davanti, con un’ enorme, sudicia e arrugginita fabbrica che una volta doveva essere una raffineria di petrolio, a giudicare dalla miriade di camini, caminetti e tubi, ma ora è diroccata e abbandonata.

Scendono.

Noi aspettiamo un attimo, abbiamo messo la macchina leggermente più lontano in modo che non la vedano, poi scendiamo anche noi.

Li guardo passare attraverso un buco nella rete metallica ed entrano nell’ area in fretta e furia… Quando siamo sicuri che non ci possono notare, facciamo la medesima cosa.

C’ è un sole meraviglioso e il cielo è azzurrissimo, le cicale friniscono e il terreno è ancora più arido con qualche erbaccia tutta gialla e polverosa. Che tristezza, questo posto.

Vediamo i tre entrare nel grande portone più alta e più grande, quella con una marea di ciminiere e tubature che si spandono come vene sul resto della carcassa della raffineria; c’ è una puzza di petrolio terribile.

Varchiamo la soglia e un’ enorme, vastissima sala macchine ci si para davanti: tubi sull’ altissimo soffitto, e ruggine dappertutto, e all’ estremo fondo del salone vediamo Giuseppe, Elia e Nicola.

Mi congelo. E ora ?

Ci nascondiamo subito dietro un aggeggio polveroso che forse una volta era servito a controllare la pressione di qualcosa ma che ora serve da tana ai topi ed è pieno di ragnatele. Spiamo da qui.

Pianissimo, dico a Georg:

<< Cosa facciamo ? >>

<< Aspettiamo ancora un po’, poi ce ne andiamo. Non mi piace molto cosa stanno facendo, qualunque cosa sia, ma voglio vedere cosa succede. >>

Li guardo, sono seduti in cerchio anche se sono mezzi nascosti, e sento degli strani rumori secchi.

<< Posso fargli male, ma poi dobbiamo andarcene più veloci che possiamo >>

Bisbiglia Gustav.

<< Proviamo ? >>

<< Si, così vediamo cosa fanno. >>

<< E se poi vediamo cosa sono, come facciamo a restarci in classe ogni giorno ? >>

<< Ci stiamo e basta. Dai, sono troppo curioso…. Bill, dai, al massimo ce ne scappiamo. Gustav, puoi fare qualcosa ? >>

<< Beh, non saprei… Gli rompo un braccio, così se corrono li rallento ? >>

<< Si, dai ! Becca Elia… >>

<< Lo sminchio proprio >>

È buffo il modo con il quale l’ ha detto, e mi scappa un “ he ! ”, ma mi accorgo subito dell' idiozia che ho fatto quando i tre si girano di colpo e si guardano intorno con un’ aria non proprio amichevole, e Tom mi tappa la bocca con la mano.

Ci zittiamo tutti.

Giuseppe si alza in piedi e fa quattro passi verso di noi, Elia e Nicola fanno lo stesso ma guardano da un’ altra parte.

Ops.

Mio fratello, pianissimo, muove il braccio per togliermi la mano che è ancora sulla mia bocca. Improvvisamente guarda in su e vede un pezzo di lamiera che ci sta sopra. Capisco che vuole toglierlo e mentalmente gli dico di lasciare perdere, ma ribatte che quando dobbiamo scattare via quello ci viene addosso e fa un casino tremendo. Perciò lo solleva e se lo mette in grembo.

Georg, lentissimo, si sporge dal bordo del macchinario che ci nasconde e ci bisbiglia che sono sempre in piedi a osservare in giro. Sento le loro voci che discutono che qualcosa l’ hanno sentito, e propongono di andare a vedere. No !

Mi giro verso di Tom per vedere se è riuscito a spostare la lamiera, e con un’ improvvisa calma dovuta alla disperazione noto che sta appoggiando, senza guardare, la mano proprio su un grosso foro dai bordi crepati che c’ è esattamente vicinissimo a lui.

Ma come abbiamo fatto a non vederlo, mi chiedo sempre in questa allucinante bolla di calma, e noto tanti particolari. Per esempio, che là sotto c’ è il vuoto, che le crepe si stanno allargando a vista d’ occhio e che ormai Tom ha la mano al centro.

La bolla si frantuma all’ istante e con tutta la forza che ho nella mia testa gli urlo fortissimo di fermarsi subito.

Mi guarda con gli occhi spalancati, e un istante dopo sento uno schiocco seguito dal rumore di legno che si rompe, e un grido di mio fratello, che scompare di botto nella voragine che s' è creata, seguito da un tonfo. Non ce la faccio a trattenermi e urlo.

I tre esclamano un “ Eh ??? ” in coro e sento i passi che si avvicinano velocissimi. La stanza è molto vasta e noi siamo agli estremi, ma non riusciamo più a scappare come avevamo previsto.

Io vado da Tom, e nessuno mi può trattenere.

Mi infilo nella voragine e dopo una caduta non tanto breve atterro su un pavimento pieno di pezzi di legno e vecchi cartoni marciti, dove c’ è Tom da un lato, al buio e con le braccia incrociate sul petto, che mi fissa con uno sguardo mezzo allucinato.

Sento Georg e Gustav che cadono anche loro, e Georg bisbiglia:

<< Via, via, via, scappate, ci inseguono !!! >>

Mi avvicino a mio fratello per chiedergli se sta bene e lo abbraccio perché per nel lasso di tempo quando è caduto ero fermamente convinto che si fosse disintegrato e mi sono preso un colpo di quelli epici.

Mi abbraccia rapidamente anche lui, mi dice che non ha

niente- anche se il suo tono di voce è alquanto spaventato- e poi corriamo velocissimi verso una porta che si profila nella penombra.

La apre Gustav, quasi la sfonda, e ci fiondiamo per un altro stanzone sotterraneo pieno di vecchi bidoni del petrolio, mentre con timore sentiamo i tre tonfi che ci informano che anche gli stronzi hanno saltato e ci rincorrono praticamente con la nostra stessa velocità.

I nostri passi sono purtroppo facili da udire e sentire anche perché i pavimenti sono zeppi di scaglie di vernice, legnetti e un sacco di stramaledette cose che amplificano i nostri suoni.

Non riusciamo ad orientarci poiché tutti questi stanzoni sono tutti uguali, e seguiamo Georg che ora è in testa lui, ma si butta a caso e senza seguire una logica, temo, a causa della tensione.

Dietro di noi quelle creature stanno facendo dei suoni allucinanti, un misto tra ringhi, guaiti e urli inumani, e noto che il suono dei loro passi è cambiato, diventando…. Assurdo ! Non c’ è coerenza !

Sono passi confusi e senza alcuna andatura che può venire attribuita a nessun essere finora conosciuto; però sono molto angoscianti e ci troviamo a correre più veloce ancora.

Ma dove cazzo si esce ? Non dobbiamo perderci, è la fine.

La cosa importante è non farci riconoscere, perché in classe ci dobbiamo stare, con loro. Finora abbiamo conservato un lievissimo vantaggio sufficiente a non essere visti, ma se sbagliamo direzione lo perdiamo in un istante.

Tom è dietro di me, l’ ultimo, e percepisco che è terrorizzato.

Sento anche che ha il terrore che qualcuno lo catturi da dietro.

Mi viene in mente che tante volte sognava sempre di correre, ma che il suo inseguitore lo acciuffava prendendolo per i fianchi proprio quando stava per salvarsi. Me li attaccava sempre, questi incubi, perché sognavamo sempre le stesse cose.

Ora è venuto in mente anche a lui e infatti fa un gemito terrorizzato. Mi fa pena, così mi fermo per un istante e lo faccio passare avanti, mi ringrazia con evidente sollievo nella mente.

Intanto io non ho paura di questo, io ho il terrore di un' enorme onda che mi trascina in fondo al mare e mi fa annegare perché non riesco a tornare su… Anche se non posso più morire di ciò, la fobia mi è rimasta ugualmente.

Imbocchiamo l’ ennesimo, infinito corridoio che puzza in un modo orribile di petrolio, e i nostri inseguitori ci sono più vicini.

Ma mi viene un’ idea.

Frugo febbrilmente nelle tasche ma trovo tutto all’ infuori di quel che mi serve. Dov' è ?!

Cerco in quella di destra e lo trovo, Alleluia.

Tiro fuori l’ accendino che miracolosamente è carico e senza pensarci lo accendo e lo butto più lontano che posso.

Plic. Niente.

Merda. Continuo a correre e incrocio le dita, mentre Georg va a destra per un corridoietto più piccolo e con delle rotaie sul pavimento, quando sento una vampata di calore fortissimo sulla schiena, una forte onda d’ urto e una luce arancio illumina tutto.

Mi giro, felicissimo, e guardo soddisfatto le alte fiamme che lambiscono fino al soffitto il corridoio che avevamo preso prima. Sento delle forti imprecazioni degli inseguitori, e capisco che il tratto incendiato è lungo poiché non cercano di attraversarlo. Fortunatamente c’ era del petrolio per terra che per di più brucia per molto tempo ed è difficile da spegnere.

Proseguiamo per la nostra via, che è strana. A che servono queste rotaie ? E perché è tutto di metallo e in discesa ?

Dobbiamo fermarci di correre, altrimenti finiamo a gambe all’ aria.

Quasi ad aver evocato inconsciamente la mia sfortuna, inciampo finendo contro Tom che con un grido finisce contro Gustav, che sbatte contro Georg, che crolla a terra e inizia a scivolare in giù.

Anche noi iniziamo a scivolare prima piano e poi più velocemente, e le rotaie sono finite, quindi non possiamo aggrapparci a niente. La pendenza si accentua di metro in metro.

Georg bestemmia mentre invece io sono stupidamente avvinghiato con le mani ai capelli di Tom, che scivola a testa in giù.

Gli lascio i rasta e gli prendo un piede, mentre facciamo un sacco di curve brusche e improvvise pendenze.

Sento i listelli di metallo sotto alla mia pancia che scorrono veloci, molto veloci, e lascio la scarpa a mio fratello perché mi devo sistemare meglio.

<< Attenti alla sporgenza e alla curva ! >>

Urla Georg, ma quando arriva il momento io sono occupato a combattere le vertigini e me la prendo tutta, venendo sbalzato contro una parete e dando una testata talmente forte che lascio un buco nel metallo.

Atterro nel tratto subito dopo la curva sopra Tom, che urla di nuovo.

Scivoliamo ancora sempre più veloce in questo schifoso tunnel dai soffitti e le pareti alte e distanti, che almeno non sono claustrofobiche.

E intanto la luce in fondo diventa sempre più ampia, ma sento Georg gridare, seguito da Gustav che impreca e urla “ Oddio, Oddio no, no !!!! ” e Tom che pure lui bestemmia e cerca di aggrapparsi al metallo, lasciando piccoli segnetti con le unghie.

Ma perché ?! Scompare di colpo, le ultime cose che vedo sono le sue braccia e poi c’ è un tonfo simile a quello di prima, dopo un ennesimo urlo.

Cristo, cosa mi aspetta ?!

Non faccio in tempo a chiedermelo che sotto la mia schiena sento solo il vuoto, vedo il cielo diventare la terra e la terra diventare cielo e sbatto con la schiena su un cumulo duro e scomodo che poi riconosco essere carbone, forse. La polvere vola dappertutto e me ne sento la bocca piena.

Realizzo solo ora che sono caduto da un tubo, e che tutti gli altri sono qui stesi con me; mi giro da dove sono caduto e guardo lo scivolone simile a un serpente di acciaio, che esce da una sezione della raffineria.

Scuoto la testa per pulirmi almeno un po’ dalla fuliggine che crea una nuvoletta nera attorno a me e guardo gli altri che hanno un’ espressione vagamente spersa, a parte Tom che ha gli occhi sgranati e sembra terrorizzato.

Gli dico che non ci sono più, i bastardi, che li ho bloccati prima e probabilmente o si sono smarriti o hanno lasciato perdere, ma non pare granché sollevato.

Siamo tutti mezzi anneriti.

<< Devo dire che all’ inizio quasi mi divertivo >>

Fa Georg, e ridiamo con una risatina isterica.

<< Cos’ è stato quello schianto tremendo circa a metà percorso ? >>

Chiede Gustav, mentre si toglie la polvere dalle braccia.

<< La testa di Bill contro la parete, ecco cos’ è stato >>

Borbotta Tom.

<< A me sembrava una bomba. >>

Siamo nervosi, naturalmente nessuno prova a parlare di quel che è successo; diavolo, io lo dicevo che era pericoloso.

Mentalmente chiedo a mio fratello se sta un po’ meglio, e in effetti più calmo lo è e si lamenta della polvere nei capelli.

Dico agli altri se ce ne andiamo, ma Gustav risponde che è meglio restare ancora un po’ qui, perché così la tensione se ne va.

Faccio notare che questo posto non è proprio il migliore dove potersi rilassare dopo un grosso spavento ma non mi risponde nessuno e alla fine mi siedo anche io, dopo aver detto a Tom che è una testa di cazzo. Glielo avevo detto che non dovevamo venire qui.

Guardo il cielo, è azzurro e con delle nuvole lunghe e bianche e ci sono delle rondini che volano, sfruttando il venticello fresco che mi smuove piano i capelli, e il sole continua a battere forte senza importarsene di cosa succede quaggiù, guardandoci dall’ alto.

Tiro fuori il cellulare e, anche se ho ancora le dita che tremano dalla tensione scrivo un messaggio a Giada, perché ho bisogno di sentire qualcuno di vivo che non sia nella mia situazione.

Tom è sdraiato con le braccia abbracciate alle ginocchia, e ha gli occhi socchiusi, le dita gli tremano come a me.

Credo si sia spaventato in quel modo perché ha vissuto un suo incubo e mi dispiace; anche nella sua testa è ancora agitato, lo sento benissimo.

Chiudo gli occhi come lui e sospiro, ascoltando il rumore del vento.

Gli alberi con le loro foglie stormiscono piano nella brezza.

Mi metto un po’ più comodo sul misero cumulo di carbone o cosa diavolo è per provare a sonnecchiare, perlomeno solo con i pensieri, e sento che anche gli altri fanno all’ incirca la stessa cosa.

<< Io e Georg semmai andiamo a vedere se arriva qualcuno, verso

l' entrata. Se vedono una macchina che non è la loro, potrebbero capire tutto. >>

Dice improvvisamente Gustav dopo qualche minuto, facendo sobbalzare mio fratello.

<< Ok. Noi stiamo qua, credo che Tom voglia stare un po' tranquillo. Io sto con lui. >>

<< Va bene, allora a dopo... Può anche darsi che tra due minuti siamo di nuovo qui, eh. Ciao >>

Li saluto e si allontanano.

Rimaniamo altri tre o quattro minuti sdraiati a provare a rilassarci un minimo, quando mi alzo di scatto a causa di un rumore metallico che proviene dal tubo lungo il quale siamo scesi.

È molto basso, di una bassezza che solo io e non gli altri possono sentire. Tom mi chiede dove vado e aggiunge che viene anche lui.

Mi metto l’ indice sulle labbra per fargli intendere di non fare rumore, annuisce ma si alza e mi viene accanto. Vado verso lo scivolo e senza pensare mi ci infilo dentro arrampicandomi dall’ imboccatura. Salgo per un metro e mezzo, seguito da mio fratello.

Stavolta riesco a risalire anche nei tratti più in pendenza perché ora che non vado veloce gli appigli, anche se piccoli, li trovo.

È buio pesto, e un brivido mi percorre la schiena.

Non ho paura del buio, figurarsi, noi cacciamo sempre di notte e

l’ oscurità ci è amica perché ci nasconde e fa uscire gli animaletti notturni, ma in quelle occasioni ho la situazione interamente controllata e sono io il predatore… Qui è diverso, l’ atmosfera è pesante anche per i nostri polmoni che non hanno bisogno d’ aria, la sensazione di essere braccati da cose innaturali e il sapere di essere in un posto dove è facilissimo perderti mi fanno salire la tensione e la paura al massimo, anche perché sto proseguendo a tentoni e neppure utilizzando il massimo della vista con pupille tonde e quella con pupille verticali che ti fa vedere tre volte meglio, riesco a vedere, a parte vagamente le pareti, ma pochissimo.

Risaliamo silenziosamente ma il tubo sembra orribilmente infinito ora che non lo percorriamo velocemente.

Senza accorgercene, però, facciamo un bel po' di strada.

<< Bill, mi sento male >>

Mormora improvvisamente Tom con un tono di voce fioco fioco.

<< Cosa hai ? >>

<< Claustrofobia, credo >>

<< Ma perché sei venuto ? >>

<< Volevo venire con te, ma non c’ ho pensato al fatto che fosse così stretto…. >>

<< Cosa ti senti ? >>

<< Mi sento soffocare >>

<< Respira, magari ti passa. >>

<< Ci provo…. >>

<< Torna giù che è meglio. >>

<< No, no, ormai vengo con te, ma… Quando arriviamo ? >>

<< Grazie, apprezzo il gesto, ma non voglio che stai male, perciò torna giù. >>

<< No. >>

<< E va bene, fai come ti pare. Grazie, comunque, mi fai compagnia>>

<< Sono qui per questo. >>

Sorrido e continuo ad arrampicarmi gattonando.

A che livello siamo, più o meno ? É tutto maledettamente uguale, non ho trovato neanche il metallo sfondato che ho rotto con la mia testa, eppure dovrebbe essere qui vicino, cazzo.

Tom fa un respiro strozzato e mi spavento per la voce tremenda che ha.

<< Siamo vicini all’ uscita di sopra, tieni duro >>

Gli dico, percependo la sua paura interna.

Continuiamo ancora per un po’, quando arriviamo a un tratto che dobbiamo strisciare e il soffitto ci sfrega contro la schiena e in effetti ci comprime contro il fondo, in un modo che se fossimo stati umani non avremmo quasi potuto dilatare il torace.

Mio fratello fa un suono preoccupante, e a voce alta dice che non ce la fa più e non vuole soffocare, e si mette a piangere silenziosamente. Cerco di girarmi ma è troppo stretto e viene anche a me una specie di attacco di panico, tossisco e con un grosso sforzo riesco a mettere il braccio contro il fianco, per tentare di stringere la mano a Tom, che trema forte.

Lo esorto a proseguire, e infatti dopo poco il tunnel si allarga un minimo, almeno possiamo respirare, mentre prima sembrava una pressa e se fosse continuato così stretto, non ci passavamo neanche più.

Però una scossa di brividi estremamente forti mi scuote, e mi viene a mente una cosa che mi agghiaccia.

Il tunnel che avevamo percorso scivolando non era così stretto.

Non abbiamo mai incontrato tratti così stretti, e questo è in piano anziché obliquo.

Impreco a voce alta e Tom si spaventa.

Abbiamo preso un altro tubo, ci siamo persi.

<< Ok, ok, sta calmo, fratellino >>

Mormoro.

<< Cosa c’ è, cosa c’ è ? >>

Fa.

<< Ehm... Ci siamo persi ma sta tranquillo e non attaccare la crisi anche a me ti prego ti prego Dio santo abbiamo preso un altro cazzo di tunnel e ora siamo persi ma sta calmo sta calmo ti scongiuro usciremo da qui e i tre non ci troveranno no no no non ci vedranno oddio ora facciamo dietrofront e via ok non attaccare la paura anche a me ti prego !!! >>

<< Sei tu che me l’ attacchi, Cristo ! Siamo bloccati, vero ? Ora scommetto che torniamo indietro e non troviamo più il bivio, vero ? E ci catturano e ci massacrano ! >>

<< Non dirlo, non dirlo !!! >>

<< Si, invece, è vero !! Ci prendono !! Siamo morti !!>>

<< No !!! Sta zitto, non dire queste cose !! >>

<< Ma intanto succederà, e moriremo !!! >>

<>

<< No, non ce la faremo !!! >>

E piange ancora, singhiozzando.

Anche io comincio ad avere claustrofobia, me l’ attacca lui, e tremo come una foglia.

<< Dai, inizia a scend… >>

Mi blocco di colpo sentendo uno schianto nel metallo e delle voci inumane che sono molto, estremamente vicine a noi.

<< Corri, per Dio, scappa !!!!! >>

Urlo, e Tom agitandosi come un disperato striscia giù per il tunnel, ma è troppo stretto e all’ indietro prosegue lentissimo.

<< Muoviti !! >>

Urlo, sentendo le voci che si avvicinano sempre più.

<< Lo sto facendo ! >>

Esclama, ma siccome rimane imbottigliato metto i piedi sulle sue spalle e spingo più che posso, mentre con le mani involontariamente frantumo il metallo a causa della forza dettata dal terrore che ci metto, ma non me ne accorgo.

Riesce a infilarsi dentro e mi ci ficco anche io, con un’ agitazione talmente forte che sono sicuro che il mio cuore spento ricominci a pulsare.

Continuando a spingerlo mentre sono compresso come prima nel tratto più schifosamente stretto, le voci sono praticamente a un metro da noi, e quando siamo a metà del percorso le bestiacce iniziano a loro volta lo stesso tunnel.

Sono troppo vicine, i loro versi allucinanti riempiono lo spazio soffocato.

Di colpo mio fratello si ferma e mi dice che si è bloccato di nuovo.

Gli do una spinta brusca più forte che posso e sento qualcosa, probabilmente il metallo, che cigola tremendamente.

<< Vai !!!!!! >>

Urlo, e si riesce a sbloccare; strisciamo così per un sacco ma i bastardi sono vicinissimi, troppo vicini per cavarcela.

Sento Tom che esclama di essere uscito in un altro tunnel più largo e i suoi passi gattonati mi fanno trovare un minimo di speranza, mi prende le caviglie e le tira per disincastrarmi.

Ecco, ce l’ ho quasi fatta, ce l’ ho quasi fatta !!!

Sono fuori fino alla vita, ma proprio mentre mi manca solo la testa per liberarmi due mani mi si stringono sulla gola e sento delle unghie che mi si piantano sotto al mento e ci affondano dentro.

Urlo per il dolore improvviso ma poi mi zittisco perché mi stanno tirando la testa troppo indietro e non riesco più a produrre alcun suono, oltre a qualche rantolo.

Capisco che vogliono staccarmi la testa, allora con le spalle mi muovo agitandomi molto, libero le braccia e afferro le mani orrendamente collose dell’ essere che mi sta massacrando il mento.

A fatica le strappo via, con un disgusto immenso quando sento le sue dita immonde scivolare via da sotto la mia pelle, e una mi si impiglia in un lembo, staccandolo per metà e strappandomi un altro grido acuto.

Mi lascia stare, ma l’ altra mano mi afferra di nuovo, stavolta il collo, e sento qualcosa là dentro, forse una vertebra, che scricchiola e fa uno schiocco improvviso.

Scivolo giù per il tunnel che stavolta è quello giusto, e Tom mi chiede piangendo cosa mi è successo. Gli urlo di scappare e gattoniamo più veloci che possiamo, scivolando anche, giù per il metallo liscio, e vedo la parte sfondata dalla mia testa che mi informa di essere sulla via giusta. Il mio collo non riesce a sostenere bene la testa, mi rimane tutta china verso sinistra, e il collo mi fa malissimo.

Di nuovo le tremende pendenze, noi ci ribaltiamo e diamo certi colpi fortissimi mentre i rumori dei nostri cacciatori sono sempre vicinissimi.

Cadiamo per terra come prima, solleviamo un sacco di polvere e troviamo gli altri due che ci cercano nel boschetto vicino e hanno

un’ aria molto preoccupata.

Ci rialziamo con la terribile sensazione di non muoverci abbastanza veloce e loro capiscono subito cosa è successo quando ci vedono fuggire così, infatti si uniscono a noi; percorriamo l’ arido piazzale, Tom prende le chiavi della Cadillac mentre passi senza ritmo ci avvertono che i bastardi sono nel piazzale, la macchina parte e facciamo una sgommata tremenda, trovandoci in due secondi sulla strada. Accelera e poi rallenta un po’.

Ci tempestano di domande, ma io non rispondo perché mi fa troppo male la ferita che mi hanno fatto: è tutto bianco, ovviamente, di sangue non ce n’ è, ma il dolore è davvero molto alto; anche il collo non mi da pace.

Noto che sta già cominciando a ripararsi da sola, ma è tremendamente dolorosa e mi scende una lacrima, il taglio parte dalla trachea e finisce sul mento, ma ora è già ridotto, fortunatamente.

Ascolto i loro discorsi mentre stringo i denti, e mi interesso.

Tom sta borbottando da solo, e fa:

<< Se nostra madre è stata trasformata vuol dire che di altri vampiri ce ne sono.>>

Sopportando una fitta, dico:

<< A cosa stai pensando ? >>

<< Pensavo che, visto l’ aggressività di quei fottuti maledetti che ci hanno braccato, mi viene in mente che se dovesse succedere qualcosa dovremmo avere qualcuno dalla nostra parte, per contrastarli. >>

<< Abbiamo noi quattro, i nostri genitori…. >>

Mormoro.

<< Ma poi basta, e invece abbiamo bisogno di altri vampiri, dovremmo metterci sulle tracce di questo qualcun altro, e immaginavo che potevamo risalire al tipo di mia madre. >>

<< Ma…. Forse non ci conviene, voglio dire, non hanno fatto ancora niente, no ? >>

Dice Gustav.

<< Gus, guarda un po’ mio fratello e poi dimmi se non hanno fatto niente. >>

Mi osserva il mento e poi chiede scusa. Georg esclama:

<< Beh, dovremmo andare a casa loro per vedere e controllare tutto meglio ! Ci dovrebbero essere molti indizi, là. >>

<< Ancora ? Non ci hanno strapazzato abbastanza, no, eh ?! >>

<< Ma sarebbe utile, e potremmo stoppare qualcosa di più grave ! Che ore sono ? >>

<< Le quattro e mezza. >>

<< Che ne dite se ci andiamo ? >>

<< Ma non sappiamo dove vivono. >>

Replica Gustav.

<< Ragazzi, sentite, sinceramente sono distrutto per oggi, mi fa male la ferita e sono ancora teso, non ne ho voglia e non me la sento. >>

<< Passeremo ai fatti concreti quando combineranno qualcosa di veramente grave. >>

Dopo circa un’ oretta torniamo a casa, salutiamo gli altri due ed entriamo, buttandoci sul divano.

Mia madre ha avuto un’ idea fantastica: riutilizzando le lattine di Coca Cola o Fanta noi ci mettiamo dentro del sangue, così ce ne andiamo belli tranquilli in giro con le nostre brave lattine, e intanto beviamo…. Intanto con la nostra forza deformiamo l’ alluminio, in due secondi, e ricostruiamo sia il tappo sia la linguetta per aprirlo.

È proprio quel che mi serve, infatti mia madre me ne passa una e la bevo in due secondi; intanto mi chiede come mai ho il taglio sotto la gola e le dico che mi sono graffiato da solo.

Bevo un’ altra lattina, intanto nel frigo ce ne sono venti, e mentre succhio penso al fatto che è buffo che noi beviamo sangue in mezzo a un mare di gente che beve Coca Cola…. Sono vite in parallelo.

Non mi piace però il fatto che un giorno dovremo andarcene da qui perché se no gli altri s’ accorgono che siamo sempre uguali, e che quindi un giorno perderò Giada.

Un pugno di dolore mi colpisce e Tom lo percepisce.

Mi sorride con un sorriso molto caldo e nella testa mi dice che anche lui perderà Sofia, perché non vuole venire trasformata. Probabilmente anche Giada.

È difficile da accettare….

Mi dice che ora va ad intrufolarsi in camera sua perché ha voglia di lei, si alza, si mette una felpa ed esce salutandoci.

Io invece mi siedo sul mio letto e ascolto musica mentre messaggio con la mia piccola stellina.

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Capitolo 6
*** Altre novità ***


6

Altre novità

Ho studiato per un sacco, e mi sono dimenticata del tempo che scorre… Le 17 e 50. Tra poco mangiamo.

Sto finendo i compiti di algebra seduta alla mia scrivania quando sento, o meglio percepisco, una presenza in camera.

<< Tom, sei tu ? >>

<< Buh ! >>

<< Scemo di un vampiro ! >>

Mi ha fatto spaventare ! Come al solito sento freddo.

<< Ma come hai fatto ad entrare ? La finestra è chiusa >>

<< Non credo proprio. >>

<< L’ ho chiusa io >>

<< E io l’ ho aperta. Problemi ? >>

Sorride.

<< Sì; finestra chiusa ergo non entrare ! >>

<< Non sei felice di vedermi ? >>

Mi ammorbidisco subito.

<>

<< La professorina non muore mai, eh ? >>

Rido e lo bacio mentre gli accarezzo i capelli. Mi abbraccia con un po’ troppa forza e una fitta di dolore alle costole mi trapassa, facendomi esclamare un “ ahia ! ”. Mi lascia subito e si scusa immediatamente.

<< Mi dispiace, non volevo farti male ! Ti fa male, ancora ? >>

<< Si, non si sono ancora saldate del tutto. >>

<< Scusami, non ci ho pensato. >>

<< Ahia… Vabbè, tranquillo. >>

Devo togliermi questa spina, non ce la faccio più a vivere con questo dubbio sottile come un capello, ma insistente. Perciò mormoro:

<< Tom, senti, ti ho fatto tante domande e tu tante volte hai soddisfatto i miei dubbi, però ne ho ancora uno. Chi è che mi ha rotto la spalla e le costole ? Tu lo sai ? >>

Tanto penso di saperlo già, purtroppo.

<< Si, lo so. >>

Abbassa gli occhi e sospira.

<< Chi è ? >>

Non risponde.

<< Chi è, Tom ? >>

Sospira di nuovo.

<< Io. >>

Mi accoccolo sulla sua pancia.

<< E perché mi hai voluto fare del male ? >>

<< Non ci ho pensato neanche un secondo a volerti fare del male, non l’ ho fatto apposta ! >>

Risponde, energicamente.

<< E allora perché mi hai fracassato ? >>

<< Tu… Tu sei arrivata mentre io stavo bevendo e ho reagito male ! Mentre beviamo, qualsiasi persona è un potenziale nemico ! >>

<< Ma tu mi ami !! >>

Ops, mi è scappata. Mi guarda con le solite iridi rosso sangue e un po’ spiritate.

<< Io ti amo. Ti amo ! Ma è pericoloso starmi vicino mentre bevo da qualcosa di vivo. >>

<< Io non lo sapevo, potevi anche tenerti. >>

<< Come cazzo faccio a tenermi ?! Dimmelo, come faccio ?! >>

<< Ti tieni perché devi stare attento agli altri ! >>

Mi si avvicina tantissimo alla mia faccia, quasi tocca il suo naso con il mio. Sibilando mi dice:

<< Fai finta che sei in macchina e stai scappando da una banda che ti vuole ammazzare. In un’ occasione del genere tu staresti attenta agli altri ? >>

Mi terrorizza quando fa così. Distolgo immediatamente lo sguardo dai suoi occhi, con quelle iridi innaturali che in questo momento mi spaventano da morire.

<< No, ma… >>

<< Quindi non venirmi a dire che devo stare attento. Secondo te quando ti avvicini a un cane che sta mangiando e lui ringhia, pensi che gliene freghi qualcosa di stare attento a te o ti vede solo come un nemico che può minacciarlo, e quindi da terminare ? Secondo te io dovevo vederti: come una mia amica o come una nemica ? >>

<< No, no. Ok, scusa, ho detto una cazzata. Ne dico tante. È che… Io ti amo tanto e sapere che sei stato tu a… A farmi male mi addolora. Mi fa pensare che tu forse non mi vuoi bene come io ne voglio a te. >>

Ed ecco le solite, stupide lacrime che cercano di colarmi giù dagli occhi. Non posso fermarle, mi ha spaventata ! Ma, pensandoci, non ho detto una bella frase. Sembra che mi senta superiore a lui; ma fortunatamente sembra non interpretarla in questo senso.

E' ancora vicinissimo al mio volto, però non sembra più arrabbiato. Sospira.

<< E quanto bene mi vuoi, allora, per riuscire a scavalcare quello che io provo per te ? >>

<< Tutta la mia vita. Se devo descriverlo con un esempio, ti dico che è grande come la mia vita. >>

<< Mio amore, allora ti supero…. Io c’ ho in più anche l’ eternità, oltre alla vita. >>

Mi metto a ridere nervosamente e mi appoggia la testa sulla mia spalla baciandomi piano sul collo, e le sue ciglia mi fanno il solletico.

Sento mia madre salire le scale ma non faccio in tempo a dirglielo che non c’ è già più, nascosto sotto il letto tra i soliti tappeti.

Lei vuole sapere se ho già finito i compiti, e perché urlavo, prima.

Le dico che stavo bisticciando con Lucrezia perché voleva che le facessi i compiti, ma mamma dice che l’ era parso di sentire una voce maschile…. Mi dice anche che è pronto da mangiare e di venire giù, intanto scende. Mi chino per guardare sotto il letto e gli dico che se vuole può uscire.

<< Vorrei chiederti una cosa, Sofia. Posso restare qui, stasera ? Ho già detto a mia madre che sto fuori fino a domani e mio fratello è a casa che sta video chiamando Giada col computer, quindi avrà da fare per un bel po’. Posso ? >>

Mi guarda a mo’ di supplica con i suoi occhioni dolci ma anche pestiferi.

<< Beh, se per te va bene aspettare un po’…. Certo, puoi rimanere, e puoi anche uscire da sotto il letto, a patto che a ogni movimento dei miei ti rimetti là. >>

<< Certo, certo ! A dopo, buona cena. Ti amo. >>

<< Anche io.>>

Scendo veloce e mi metto a tavola.

Mi tocca parlare di scuola con i miei, e mia madre vuole tutti i dettagli della discussione con Lucrezia. Invento delle frasi costruite sul momento, senza riuscire a stare concentrata su quel che devo dire.

Mi fa anche una predica perchè non ho il tovagliolo sulle gambe.

La odio quando fa così. Non che le voglia tanto bene neanche nelle altre situazioni.

Uso come pretesto, per finire rapidamente di mangiare, il fatto di dover riprendere a parlare con lei; e per aggiungere un tocco di melodramma dico che ho mal di testa e un sonno pazzesco, che perciò mi sdraio a letto.

È stupita per l’ orario, ma riesco a farle mangiare la foglia e in breve tempo sono di nuovo in camera.

Tom sbuca da sotto il letto -sembra un gufo che spunta dal cavo del tronco- e si siede sul letto. Gli dico che i miei credono che stia dormendo, e tiro giù le tendine del baldacchino.

<< E com’ è che non hai messo il tovagliolo sulle gambe ? >>

<< Ma lascia perdere. Che stress, ragazzi. >>

Ridacchia.

<< Beh, sei fortunata, almeno tu puoi raccontare le bugie, la nostra capisce tutto… >>

<< No, guarda, non dire che sono fortunata. Se sembra gentile è solo una maschera. E' antiquata, conservatrice, tutta presa dal galateo come cinquant’ anni fa e attacca subito un’ etichetta intaccabile alla gente che non apprezza. È per questo che per ora non voglio mostrarti a lei, perché farebbe di tutto per ostacolarci. >>

<< Perché ? >>

<< Perché tu non sei affatto il genere di fidanzato che lei vorrebbe per me o che farebbe una bella figura con quelle altre schifose di sue amiche se glielo raccontasse, ecco tutto. Non l’ ho mai vista in azione, ma farebbe tanto che alla fine vincerebbe lei, sai. >>

<< E allora continuiamo a fare i galeotti >>

<< Intanto lei non sa che mi vieni a fare… Ehm, visita molto

spesso. >>

<< Pensa se lo venisse a saperlo >>

<< Ti denuncerebbe per stupro. >>

Ci mettiamo a ridere piano.

<< Sei davvero maleducato ad entrare senza permesso. In Arabia i ladri, se vengono sorpresi ad entrare di soppiatto nell’ abitazione di qualcuno, vengono tagliate loro le mani. Io lo direi subito che sei stato tu…. >>

Gli faccio l’ occhiolino e sorrido.

<< In Arabia le donne che fanno la spia e che dicono cose non vere vengono condotte alla lapidazione. E la parola di un uomo viene creduta molto più vera di quella di una donna …. >>

<< Cosa sei, una specie di maschilista ?! >>

Replico, infastidita -bonariamente- che ha ribaltato la situazione a suo favore.

<< No, ma dovevo proprio dirlo >>

Anche lui mi strizza l’ occhio.

Gli tiro i capelli (mi implora di lasciarli stare e io glieli tiro di più ), cerco di graffiargli le gambe, rompergli la schiena a suon di ginocchiate e gomitate, e addirittura gli mordo il braccio come un cane, cercando di trascinarlo, intanto lui sopporta tutto.

Dopo venti minuti di lotta greco- romana sono stravolta, e mi lascio cadere a peso morto sulle sue cosce -che non sembrano aver subito il minimo danno, uffa- ansimando e, quando c’ è silenzio, piano e con calma mi chiede:

<< Finito ? >>

<< E ci credo, intanto…. ! >>

<< Ho l’ assicurazione contro le ragazze assatanate come te >>

<< A cosa serve ? >>

<< Ora come ora a niente, ma prima sì perché facevano tutte così ma mica ero ancora vampiro… >>

<< Ah, senti qua, il playboy si vanta, eh ? >>

<< Per quelli come me è necessaria, quell’ assicurazione, anche se a pensarci bene sono l' unico. Sono così tanto desiderato che… >>

<< Eh, si, si >>

<< Dai, perché non vuoi diventare come me ? >>

Fa occhi e voce suadenti, e mette a dura prova le mie decisioni.

<< Lo sai, Tom. Non perché non ti amo, poiché sai bene quanto te ne voglio. È che mi piace, adoro essere umana. >>

<< Ma senti, percepisci, vedi un terzo di quel che noi vediamo… E puoi farti male molto più spesso. >>

<< Questo è sicuro, ma altri sei miliardi di persone vivono come me e non ne risentono; insomma, la razza umana continua così da millenni e quindi va tutto bene. >>

< Ma se hai la possibilità, perché non la sfrutti ? >>

<< Perché amo la vita così com’ è e come mi è stata data. >>

<< Ti piacerebbe. É così bello vedere il mondo come possiamo vederlo noi, sai, così bello. >>

<< Tomi … Non sai quanto per me, invece, sia bello sapere di avere la mia vita da umana davanti, un vampiro sempre con me, e la possibilità di scegliere, ogni volta che voglio, quel che vorrò

diventare. >>

Rimane zitto, a testa bassa, con le mani strette tra le ginocchia.

Tace per qualche istante e infine mormora:

<< Hai detto una bella cosa. Beh, decidi tu, ma se dovessi cambiare idea … >>

<< Siiii, tu sarai il primo a beneficiarne >>

<< Ok, questo mi consola. E a proposito, scusa se ti ho leggermente investito, quella notte. >>

Sospiro e gli stringo la vita.

<< Va bene. Intanto ti avevo già perdonato. >>

<< Grazie. >>

<< Ho sonno... Vuoi rimanere qui ?? >>

<< É uguale. Se magari sei un po’ imbarazzata che rimanga qui con te… >>

<< Oh, no, ti prego ! Rimani qui ! >>

<< Dove mi metto ? >>

Vedo che fa una faccia maliziosa.

<< Dove vuoi >>

<< Sicura ? … >>

<< Beh… - arrossisco- anche qui vicino a me… >>

<< Oh si ? Vicino a te ?...>>

<< Cioè, qui qui…. >>

E batto la mano sul letto a livello delle mie ginocchia.

<< Ah…. >>

Ghigna, si toglie le scarpe, la felpa- quando si abbassa la cerniera e se la sfila mi vengono i capelli dritti perchè sono imbarazzatissima, e per un attimo ho creduto si togliesse anche dell' altro- e si siede là.

<< Ma non è che ti annoi ? >>

<< Secondo te posso annoiarmi vicino alla persona tra le più amate che ho ? Riposerò >>

<< Grazie. Mi sento felice con accanto un carrarmato…. >>

<< Tra l’ altro devo anche abituarmi a passare lunghi tempi senza fare niente. >>

Giusto. Lui può permettersi di perdere tempo.

Mi tolgo maglia e pantaloni, sento che mi sta guardando molto attentamente, e anche se sono un po’ imbarazzata mi metto sotto le coperte e affondo la faccia nel cuscino, principalmente per celare le guance rosse.

<< Non ho mai notato che hai le lentiggini >>

<>

Faccio, spostando il cuscino.

<< Qui…. >>

E si passa una mano sul petto.

<< Ah. Si, sono mezza rossa di capigliatura. Cioè, poco, ma quel tanto che me le fa venire >>

<< L’ ho notato da tempo, che sei un po’ rossa…. >>

<< Ehm, bene >>

<< Anche le tue guance sono invidiose del colore dei tuoi capelli ? >>

Rido imbarazzatissima, ma per il fatto che le lentiggini le ho sulle tette e la cosa che mi stia guardando lì mi fa leggermente diventare paonazza !

Mi appoggia una mano su uno zigomo e diagnostica che è bollente, con una tonalità di voce apposta sensualissima. Ma va ?!

Allora, dopo essersi tolto la maglia ed aver slacciato la cintura in ginocchio davanti a me- altra rizzata di capelli ancora più forte- si sdraia su di me con un incredibile movimento delle anche, allarga le gambe e mi posa entrambe le mani sulle guance. Oddio ! Cosa fa, ora ?! E io cosa devo fare ?! Gesù !

<< Sofia, non so se ti senti, ma stai facendo delle espressioni che sono da cabaret…. >>

Scoppio a ridere giusto per fare qualcosa e in effetti mi accorgo che ho gli occhi strizzati, e rido anche per questo. Pazzesco cosa fai quando

c’ è un ragazzo disteso sopra di te, con delle sensualissime iridi rosso cupo, delle labbra carnose, un' espressione che più provocante non può essere, mezzo spogliato e con una voce da centralino erotico…. !

<< Beh, buonanotte, allora…. >>

Fa, mi bacia tenendomi un braccio sotto la nuca e mi lecca le labbra con la lingua.

Ormai probabilmente il mio livello di rossore è arrivato a livelli preoccupanti, ma che ci posso fare ?!

Fortunatamente le emozioni, e la spossatezza di prima, fungono da sonnifero e mi addormento quasi subito, anche se non avrei mai pensato di crollare così presto.

Lo guardo, spiando sotto un braccio. S' è rimesso seduto e ha la schiena contro al muro con le gambe piegate in modo che non stiano sopra le mie, il cellulare in grembo- ora si mordicchia un’ unghia- e la testa leggermente girata verso di me, con un’ espressione dolcissima.

Sospiro di nuovo, tossicchio e scivolo nel sonno.

 

---------

 

Il sole del mattino entra dalle tendine e un suo raggio mi fa svegliare. Sbadiglio e un brivido d’ emozione mi percorre.

Ma cos’ è che lo provoca ? Poi vedo una sagoma scura con delle striscioline addosso che sembrano chiare, e di colpo ricordo tutto: Tom ! E quelli sono i suoi capelli. Mi sento anche la pelle che tira, quando la tocco e mi succhio il dito sento che c’ è del sale sopra. Lacrime ?

<< Buongiorno, principessa. Sono le sei del mattino, dieci minuti e quarantatré secondi. >>

<< Oh, buongiorno. Che dormita… Ti sei annoiato ? >>

<< Sei così bella mentre dormi. Però ti muovevi spesso e a un certo punto ti sei messa a piangere. >>

Ah, ecco, allora sì che sono lacrime.

<< Non so, forse ho sognato qualcosa di brutto…. >>

Do per sicurezza una manata alla sveglia per evitare che esploda con quella suoneria che sembra stricnina allo stato uditivo, e provo a ricordare qualche particolare, anche solo uno straccio.

Ci penso, ci ripenso, ma per ora so solo che nella nostra classe succedeva qualcosa. Glielo dico, e mi esorta a pensarci ancora un po’. Ecco, sì, c’ era qualcuno che creava dei casini. Un piccolo gruppo di persone, molto ristretto. Poi succedeva qualcosa di brutto. Lo riferisco, e vedo i suoi occhi cambiare impercettibilmente espressione, diventare più duri, e contrae la mascella.

<< Tre persone, forse ? >>

<< Era un gruppo molto piccolo, si, forse. Ma cosa c’ è di male ? >>

Impreca in tedesco a bassa voce.

<< Ok, ti racconto tutto ma prometti di non dire la minima cosa… Penso che saranno gli altri, a farti zittire, se spifferi qualcosa. Si fa così, quando una persona dice agli altri cosa siamo e cosa succede tra noi. >>

<< Certo, certo, sto zitta. >>

Deglutisco. Cosa intende per “ saranno gli altri a farmi stare zitta ” ?

Parla di suo fratello e degli altri due ? Beh, non penso che Bill mi faccia niente, no ? Cioè…. No, vero ? Però gli altri non mi conoscono bene, e quindi sarebbe più facile… Torcermi un capello.

<< Non tanti giorni fa abbiamo osservato che proprio tre persone nella nostra classe non sono normali. E sono Elia, Giuseppe e Nicola. >>

<< Ma cosa sono, allora ? >>

<< Ecco… Stamattina abbiamo fatto un po’ una cazzata, praticamente gli abbiamo pedinati fino a un fabbrica, una raffineria

abbandonata... >>

<< La Stoppani. L’ hanno chiusa perché inquinava il mare. >>

Lo interrompo, stordita.

<< Lo abbiamo fatto perché volevamo vedere se succedeva qualcosa, ma li abbiamo sottovalutati, prima ci hanno inseguiti nei sotterranei, noi li abbiamo seminati ma siamo rimasti là, allora scioccamente Bill e io abbiamo risalito un tunnel, ci siamo persi, a me è venuto un attacco di claustrofobia in un tubo ancora più stretto, mi sono incastrato e quelli là ci hanno sentito. Ci mancava poco che non ci rimettevamo la pelle, probabilmente, e hanno ferito Bill perché volevano staccargli la testa mentre eravamo incastrati in un tubo particolarmente stretto. Siamo scappati e Gustav e Georg ci stavano cercando, siamo fuggiti appena in tempo, perché erano vicinissimi. Ecco, sono molto aggressivi. Inoltre ogni volta che uno di loro mi si avvicina mi viene un mal di testa fortissimo, forse per voi è come una cefalea. Dico solo di starci alla larga, tutto qui. E anche di non parlarci…. Spero solo che non vedano che Bill ha un segno, sotto la gola, altrimenti capiscono tutto e sono guai più che seri. Strano che

l’ hai sognato, eh ? >>

<< Oh… Eh, si, si, proprio strano. Però tu mi hai raccontato che sei rimasto incastrato, no ? Ma allora perché non hai rotto il metallo con la forza ? >>

<< Eh ? >>

Mi guarda con un’ espressione imbambolata come se non mi avesse neanche sentito e siccome non dice una parola, glielo ripeto.

<< La forza ? >>

Fa, a bocca aperta.

<< Potevate liberarvi prima, no ? >>

Si da una manata forte sulla fronte e impreca. Ma che fa ?

Mi sembra normale, no, che se con una carezza rompono qualcosa si potevano liberare in un batter d’ occhio con un pugno…. !

<< Oh, cazzo. Non ci ho pensato! E io che strisciavo come un idiota e mi è venuta una crisi perché non riuscivo a muovermi, e pensavo di passare l’ eternità imbottigliato dentro ! >>

Esclama, e impreca un’ altra volta. Scoppio a ridere per la figuraccia che ha fatto e gli do una pacca sulla spalla.

<< Sciocco ! Siete vampiri da troppo poco tempo, dovete pensarci più spesso >>

Sta continuando a scuotere la testa con fare polemico e borbotta qualcosa. Mi ricorda uno di quei vecchietti che si parcheggiano sulle panchine e quando per esempio un tizio fa un sorpasso rischioso, loro subito diventano polemici e scuotono la testa dallo sdegno…. In effetti, certi suoi comportamenti sono strani.

Oddio, rumore di passi sulle scale. Pericolo mamma ! Ma è venuta a svegliarmi prima, sono i venti. Lo faccio mettere sotto il letto mentre subito dopo chiudo gli occhi, apro la bocca per fare vedere che dormo proprio profondamente e sento la porta che si apre.

Anche qui, scenata per mostrare che sono ancora assonnata, e dopo due minuti mi dice di lavarmi i denti e scendere giù per la colazione.

Eseguo e quando ho finito torno su a vestirmi. Una camicia mi aggredisce balzando fuori dall’ armadio.

Verso le 7 e 40 sono pronta, apro la finestra per Tom, salta, ed esco anche io- dalla porta, si spera– salutando mia madre.

Lo trovo appoggiato contro lo spesso muro di casa mia, che sta pettinando con un mignolo una trecciolina.

Domanda se andiamo a scuola insieme, e gli rispondo che è ovvio. Chiedo se ha la macchina, ma purtroppo non ce l’ ha, quindi ci tocca farcela a piedi.

Percorriamo il vialetto, a lato ha delle siepi e costeggia il rigagnolo pieno di cespugli, mentre dei corvi gracchiano sopra di noi.

Mi piace dove abito perché anche se siamo in città il posto è abbastanza verde e di sera ci sono sempre le rane che gracidano.

Di mattina, però, fa un po’ freddo poiché è umido.

Tom è rimasto un po’ indietro perché sta osservando il palazzo

dall’ altro lato della strada, quindi lo sento accelerare e fare una piccola corsetta. Intanto controllo il cellulare per eventuali messaggi, e d’ improvviso sento un tonfo forte, un rumore secco e un cigolio di sospensioni. Mi giro, e vedo Tom disteso sul cofano della macchina, che si sta sbellicando come un dannato.

<< Ma che fai ?! >>

Esclamo.

Continua a ridere.

<< Ma cosa hai combinato ? >>

E giù altre risate.

<< Hai fatto una crepa nel vetro, e una bugna vicino alla targa…. >>

<< Oh, cazzo. >>

Borbotta, e si tira su.

<< Secondo te è grave ? >>

Mi chiede, con aria complice.

<< La crepa è grande e ha molte diramazioni. >>

Ghigna con la sua solita faccetta beffarda, guarda di sottecchi la macchina e bisbiglia:

<< Svigniamocela ! >>

Corriamo via, apro velocemente il cancello mentre Tom fa il palo e guarda se c’ è qualcuno che ci ha visto, quando ci riesco ci fiondiamo nella strada e quasi non fa cadere un motorino inciampandoci sopra. Lo prende e frettolosamente lo lancia con noncuranza contro al muretto, creando delle righe lungo tutta la fiancata e piegando uno specchietto.

Torna a ridere e mi unisco anche io a lui.

Stavolta è il mio turno, e becco una pietra liscia che mi fa scivolare in avanti,striscio per terra sulla ghiaia finendo contro le sue gambe e dandoci una bella testata. Si ferma di colpo dopo essere caduto anche lui e mi chiede subito se sto bene…. Dopo tutto ciò, miracolosamente riusciamo a conquistare la strada, ovviamente sbellicandoci come pirati pieni di rhum.

Mentre camminiamo, la gente ci evita bruscamente, ci guarda, le vecchiette scuotono la testa e distolgono lo sguardo da noi. Ma perché mi fissano le gambe ? Mi fermo un attimo e me le guardo…

Ah, ora ho capito. Ho i pantaloni tutti strappati e le mani sporche di terra. Sembrerò una tossica.

Per di più cammino barcollando un po’ a causa sia della caduta che mi ha fatto male al ginocchio, sia all’ ilarità di noi due.

Sarà perché io so cosa è, ma vederlo tra le persone sottolinea ancora di più la sua natura. È pazzescamente bianco, se lo guardi in fretta vedi solo praticamente una macchia bianca.

Osservando la gente mi accorgo che loro si scontrano, sono sbadati, talvolta qualche valigetta o foglio cade e il proprietario impreca chinandosi goffamente a recuperarlo… Lui invece mai, come se vivesse in una bolla invisibile, un’ attenzione e una fluidità nei movimenti che a mio parere dovrebbe subito far venire qualche dubbio insieme al pallore di neve.

S’ è dato appuntamento con Bill poco più lontano, infatti lo vedo fermo vicino a un negozio, che ci attende.

Stessa cosa anche per lui, si vede in modo lampante che non è come tutti gli altri, c’ è qualcosa di indefinibile, di indescrivibilmente morto. E ovviamente il suo stile estremamente punk accentua tutto, il ruolo più importante ovviamente lo fanno il trucco e i capelli sparati, ma si vedrebbe lo stesso che è un vampiro anche con solo un accappatoio rosa shocking addosso.

Ci saluta e si avvicina con la sua solita camminata eterea. Si vede che è stato un modello, il suo modo di camminare e di muovere il corpo lo urla ai quattro venti.

Che buffo stare in mezzo a due succhiasangue e vedere la gente non pensarci nemmeno!

Arriviamo per fortuna in orario a scuola, durante la lezione parlo un po’ con le mie amiche tramite gli amati bigliettini, poiché in queste ultime settimane ci sono stata molto poco insieme e per evitare malumori ci chiacchiero. Camilla subito si butta nella conversazione, chiedendomi come va con Tom, dicendomi che siamo belli e….

Oh, no. Che vuole chiedere i compiti di geometria a Giuseppe visto che li vuole copiare. Mi raggelo. Giuseppe ?

Mi giro per guardarlo di nascosto e vedo che fissa Bill con uno sguardo carico d’ odio. Non mi piace affatto, e mi ricordo di quel che mi ha raccontato Tom, quindi rispondo in fretta a Camilla e le scrivo di non preoccuparsi, i compiti li do io, inoltre le dico di non chiedere niente a quei tre; fa una faccia un po’ interrogativa ma poi alza le spalle e annuisce. Le porgo il quaderno e inizia a scrivere.

Sbadiglio, mi gratto il gomito e paciugo sul quaderno perché non ho voglia di sentire la lezione.

Le successive sei ore passano blande come acqua di fiume, e finalmente la campanella annuncia che possiamo fuggire a casa per non fare un cacchio tutto il giorno.

Camilla, Giada e Lucrezia continuano a parlarmi e così arriviamo fino al portone, sotto i portici, in piena Via XX Settembre. Loro devono andare via subito perché le loro madri le aspettano, io invece non ne ho voglia di andare subito a mangiare e quindi opto per restare ancora cinque minuti.

Beh, cosa posso fare ? Mah…

Svolto l’ angolo, ma mi blocco subito e mi nascondo dietro.

C’ è Tom, contro il muro, che ha davanti Nicola. Oh, oh…. Parlano così veloci e a bassa voce che le labbra quasi neanche si muovono, e immagino che non si dicano pace e amore.

Cazzo, ora succede un casino, ora uno salta addosso all’ altro, ora si pestano, ora…. Ora succede un massacro.

Sono vicinissimi… Tom ha odio puro dipinto in faccia, ma anche il dolore nei suoi occhi perché, ora che mi ricordo, dice che gli fa male la testa quando si avvicinano.

Anche Nicola trasuda rabbia e parla digrignando i denti; vorrei sentire i loro discorsi ma credo comunque si stiano minacciando a giudicare dalla cattiveria con cui si fissano.

Poi Tom esclama qualcosa a voce alta e mi sembra di capire “ provaci e ... occhi ”, e indica qualcosa che dovrebbe essere nella mia direzione. Mi avranno visto ?

Nicola gli arriva alle spalle, ma anche se il buonsenso consiglierebbe di non fare niente in mezzo alla strada ( non c’ è nessuno, è vero, ma vicino c’ è un bar ), gli da’ una botta sul braccio e Tom lo spinge per terra con una manata.

Vorrei urlare: ma cosa diavolo fai ?! Lo provochi !

Sembrano due bambini.

Nicola si rialza e l’ altro gli prende una mano con la stessa delicatezza che si usa con un neonato, e Nicola inizia a contorcersi e a fare smorfie di dolore ma non si azzarda a urlare; si libera e da’ un morso al polso di Tom, che fa un balzo indietro battendo contro il muro e con uno schiaffo lo fa spostare, completando con un calcio al ginocchio. Nicola gli da un pugno sulla spalla e io mio vampiro

( malconcio ) con uno strattone lo spinge via, quindi l’ idiota si dilegua, dopo avergli sibilato qualcosa per cui la risposta è un sonoro “ ti chiedo di provarci ”.

Rimane un attimo in piedi, e poi si accascia per terra sul gradino di una vetrina vicina. Corro subito da lui.

<< Tom ! Cosa avete fatto, cosa è successo ?! >>

Non sono abituata a vederlo stare male, si stringe la testa con le mani che tremano, e gli occhi chiusi. Ha dei segni vistosi, sul polso.

<< Niente, niente. >>

<< Non succede mai niente, per te. Dammi qui >>

E gli prendo piano la mano, che viene rapidamente ritirata.

<< Non toccare ! >>

Fa, e per pochissimo non mi metto a ridergli in faccia…

Un vampiro come lui che uccide la gente, ha ancora paura come i bambini che gli venga toccata una ferita !

<< No, no, tranquillo. >>

Gliela riprendo, anche se sento che è riluttante visto che più volte quando mi avvicino tenta di ritirarla.

Che schifo: è piuttosto profonda e gli si vedono i tendini e le vene ormai vuote, anche se è orribile perché è tutto biancastro là dentro, e fa un senso allucinante.

<< Tanto si richiude da sola >>

Mormora con voce dolorante. Oddio, è vero ! C’ è la pelle che si sta richiudendo per i fatti suoi.

<< Ma tu non puoi venire ferito… >>

<< Certo che posso, posso anche venire ucciso. >>

<< Come ?! >>

<< Se mi fanno tornare in vita >>

<< Eh ? >>

<< Dentro i tessuti sono tutti mezzi decomposti, dopo un anno e mezzo di disuso, quindi se tornassi a vivere, se il sangue mi scorresse di nuovo, probabilmente mi sfascerei visto che vene, arterie e polmoni, il cuore, il fegato eccetera sono ormai marci e non reggerebbero alla pressione, dopo poco le cellule si disfarebbero e quel che rimarrebbe di me sarebbe un mucchietto di schifezze. Non sarebbe gradevole, dal punto di vista visivo… >>

Ho la bocca aperta. Che morte orribile.

<< Ma chi potrebbe farti una cosa del genere ? >>

<< Non lo so ! E non voglio saperlo; di certo non un defibrillatore o iniezioni di sangue. >>

<< Perché ? >>

<< Perché prima deve ripartire il cuore, ma mi spieghi come fa visto che sarà quasi del tutto decomposto ? E se ripartisse, niente arriverebbe mai ai vasi periferici perché tutto cederebbe prima… >>

<< E allora ? >>

<< E allora niente. Sono immortale e intaccabile, ed è impossibile trovare qualcuno che faccia questo. Tranquilla, non mi sfascerò

mai... >>

Mi sorride, ma mi ha messo una certa inquietudine. E se gli succedesse?

<< In ogni caso, non vorrei sembrare iperprotettivo, ma ti chiedo tanto se ti domando di non parlare, chiedere niente, stare alla larga da quei porci ? >>

<< No, no, neanche a me intanto ispirano, sempre con quel tono tutto religioso e lecchino. >>

<< Avresti dovuto vederli quella volta alla fabbrica, là di religioso non hanno proprio niente. E oggi, inoltre, hai visto che gran religiosità che hanno >>

<< Però è buffo che mi dici di stare in guardia da dei mostri e poi io sto in mezzo a dei vampiri ! >>

Rido.

<< Giusto, sei prigioniera di due creature orride. >>

<< Hmm. Stai un po’ meglio ? >>

<< Si, il mal di testa direi sia passato. Mi potrebbe torturare, se volesse, col solo modo di starmi vicino. Per fortuna non lo sa… Ah, guarda ! Le ferite si sono quasi del tutto richiuse. Altro vantaggio dell’ essere vampiri: ogni taglio si rimargina da sé in breve tempo. >>

È vero, ci sono rimasti solo dei segnetti.

Mi chino per baciarlo perché ne ho voglia, e anche voglia di sentire la sua lingua fresca.

Mi dimentico che siamo tornati nella parte dei felici tossici, seduti mezzi stravaccati su un gradino e con me seduta sulle sue cosce che gli cingo le spalle con le braccia.

Fortuna che qui tanta gente non ci passa, anche se qualcuno ci da un’ occhiata e subito gira la testa.

Cazzo, se sa baciare bene, scommetto dieci euro che nessuno ha mai provato una cosa del genere ! Sono talmente persa con lui che non mi accorgo di Lucrezia e Camilla che sono dall’ angolo dove prima mi ero nascosta, quindi poco lontano.

<< …. Sofia ? >>

Fa Lucrezia, sghignazzando.

<< Eh ? Come ? >>

Mi giro di scatto, irritata di dovere interrompere tutto, e mi sento avvampare come un ladro quando le vedo.

<< No, niente, volevamo darti questo libro che per sbaglio ti ho preso a scuola, ma, beh… Non volevamo dare fastidio. Cioè… >>

Hanno visto benissimo che sono seduta su Tom ( che ha un sorriso imbarazzato a fatica represso sulle labbra ridotte a una linea e guarda per terra ) aggrappata con forza alla sua maglietta, e questo mi fa avvampare ancora di più.

Che faccio ? Mi alzo, mostrando definitivamente del tutto il mio povero vampiro, o le faccio venire fin qui però con imbarazzo

anche loro ?

Non potevano darmelo domani ?! Mi alzo, sempre rossa come un tizzone e col dorso della mano mi asciugo una goccia di saliva che non so se sia mia o sua.

<< Ah, grazie >>

Balbetto, non riuscendo a guardarle in faccia, e facendo un sorriso di circostanza. È il volume di fisica.

<< Sofia, guarda che titolo c’ è a pagina 206… >>

<< Si, lo guarderò >>

<< No, no, guardalo ora, ti serve ! >>

Ma lasciatemi andare, vi prego !

Vado a questa benedetta pagina e leggo: attrazione dei corpi.

Mi giro per guardare Tom. Ha sempre lo sguardo direi sottoterra, la risata contenuta a fatica e i gomiti appoggiati sulle ginocchia incrociate. Ora si mangiucchia un’ unghia nervosamente ma non osa girarsi… Ormai il mio rossore credo sia pari ai capelli di Ronald McDonald, richiudo il libro e faccio una risatina vuota.

Ma perché devono farmi soffrire cosi, queste due disgraziate ?!

<< Wow… >>

Dico, e loro mi danno una pacca sulla spalla, dicendomi di tornarmi a divertire, e mi salutano.

Appena sono sicura che se ne siano andate torno da lui, mi siedo di nuovo come prima e scoppia a ridere come un dannato. Butto quello schifo di libro sul gradino e mi lascio scivolare la testa sulla sua spalla.

<< Dio, quanto sei rossa ! >>

Biascica, e poi torna a ridere.

<< Non sei affatto d’ aiuto. >>

Borbotto, facendo la finta imbronciata ma non riuscendoci, infatti poco dopo mi sbellico anche io.

<< T’ ho un po’ sbavato ? >>

Dice.

<< Sembravo Hannibal Lecter davanti ad un piatto di fegato e cervello umani, ma sta tranquillo … >>

Ciò provoca un nuovo scoppio d’ ilarità e mi abbraccia ancora. Mi mordicchia un lobo e mi da altri baci sul collo -con impeto, tanto da farmi un po' sbilanciare in fuori- quando di colpo suona il mio cellulare. E basta, chi è stavolta ?! Rispondo senza guardare.

<< Pronto ? >>

<< SOFIAAA !!!! >>

Chi è ?! Anche Tom si mette ad ascoltare curioso mentre continua a baciarmi.

<< …. Si ? Mamma ? >>

<< Si, sono tua madre ! Dove sei finita ?! >>

<< Sono qui >>

Mi faccio piccola piccola, e mi riparo contro di lui, che inizia a ghignare.

<< Ma devi venire a casa !!! >>

<< Oh, si, scusami, mi sono dimenticata di dirti che Giada ha chiesto di accompagnarla alla libreria per comprare un vocab…. >>

<< Si, si, certo. Ti sto aspettando da anni, il pranzo ormai è freddo !! Ma dove ha la testa, Sofia ?! Neanche avvisarmi, no, non ti degni nemmeno di uno squillo !! T’ ho mandato sei sms, neanche uno hai letto, ero preoccupatissima ! Fila a casa e guai seri a te se non ti muovi ora ! >>

<< Si, mamma, scusa, arrivo. >>

Ma non mi sente, ha già buttato giù.

È vero, ci sono dei messaggi… In ordine di rabbia crescente.

Tom sghignazza.

Purtroppo devo alzarmi per tuffarmi nelle grinfie materne. Mi da un bacio come solo lui sa darne e poi mi metto a correre giù per il marciapiede per prendere il bus.

Dopo, pomeriggio magnifico, passato a sentirmi dire una marea di ramanzine piombarmi addosso. In più ha capito che non ero andata alla libreria perché ho tutti i succhiotti sul collo, e i libri non danno baci… Perciò, predica anche su Tom che è un porco a fare queste cose, che fa schifo, che è un delinquente e che lo dice a papà.

Ora sono veramente rintronata.

Paparino arriva dal lavoro, tutto gli viene raccontato e i segni sulla gola vengono mostrati con sdegno ( “ su, fai vedere a tuo padre cosa ti fa quel maiale ! ” ), e un’ altra predica mi viene donata.

Alla fine mi fa male la testa e sono costretta a chiedere scusa praticamente in ginocchio, dopodiché vado in camera mia, la fame mi è passata, e sbatto la porta.

Un giorno o l’ altro la investo, quella stronza, sempre a parlare male di lui. Vorrei provare a vedere cosa facesse se rischiassi di annegare e mi salvasse. Glielo sbatto in faccia, quel cazzo di galateo e i suoi modi antiquati e conservatori.

Sbuffo per scaricare la tensione, e dopo un po' mi rilasso. Non c'è motivo di stare a rodersi l' anima per ogni volta che fa così, mi dico, perchè altrimenti mi sarei già suicidata.

Mi lascio cadere sul letto dopo essermi tolta i vestiti e mi strofino le mani sugli occhi … Ho un sonno incipiente che sta diventando sempre più grande.

Giro la testa verso l' armadio e lo sguardo mi cade sul poster di Hello Kitty … Ma è ancora là appeso ?

Con un sospiro mi alzo e lo stacco; non voglio mai più vederlo. Lo piego in quattro e lo butto via. Così mi sento meglio.

Vedo che accanto ci sono un gran numero di foto di Paris Hilton, il mio ex adoratissimo modello, e le strappo tutte, trovandole dappertutto: nell' armadio, sugli scaffali … Con rinnovato ardore, le faccio a pezzi e tolgo tutto quel che mi può ricordare quel che ero prima.

Poi prendo uno sgabello, lo sistemo vicino alla libreria e butto sulla scrivania tutti i libri che un tempo adoravo, 3 Metri sopra il Cielo eccetera. Libero gli scaffali più alti dalle scartoffie e ci sbatto quegli insulsi libretti, in modo da non poterli vedere sempre ogni giorno davanti al mio naso.

L' amore, l' ho capito scoprendolo, non è come quello descritto in quelle pagine, e il solo vederle ora mi da fastidio.

Ora ho liberato un bello spazio, e avrei in mente qualche volume che potrebbe riempirlo … Stephen King, per esempio, Thomas Harris con il suo Silenzio degli Innocenti, tutti libri che un tempo detestavo ( e che non conoscevo, soprattutto ) ma ora, avendo scoperto un lato tutto nuovo della mia vita, mi interessano più che mai.

Apro l' armadio e tiro fuori tutto quanto di più scuro posseggo, mentre i vestiti più chiari e da snobbetta li sistemo in fondo.

Mi sento di colpo rinnovata, è una sensazione bellissima. Ma... Non basta ancora, voglio cambiare ancora.

Acchiappo il portafoglio, lo metto dentro alla borsa insieme alle chiavi e il cellulare, scendo le scale e, dopo aver detto a mia madre che esco con Giada mentre in realtà non è vero, vado fuori. Lei brontola, ma non mi ferma.

Prendo il bus e scendo in centro, prima faccio visita alla Feltrinelli per i libri e ne esco con Shining, Christine la macchina infernale, Il silenzio degli Innocenti e Misery non deve morire; ho usato una scheda regalo che mi aveva regalato mia zia e fortunatamente ho avanzato ancora 10 preziosi euro per ancora un libro la prossima volta.

Scendo Via XX Settembre e vado da Pimkie, H&M e Zara, compro due pantaloni uno nero e uno grigio, e varie magliette di colore scuro, più un paio di scarpe che costavano poco nere. Dio, come mi sento

bene … Libera, finalmente.

Oh, non voglio diventare né punk, né dark né emo, assolutamente

no ! Solo cambiare e prendere le distanze da prima. E poi, sembravo una perfetta deficiente vestita con tutti quei colori chiari e bon ton a fianco di lui …

Sono così felice che appena pago ritorno subito nei camerini e indosso la roba che ho appena preso, catturando nuovamente le ciocche di frangia che si sono incautamente liberate dalla mollettina.

Torno a casa serena e nuovamente di buonumore, e a mia mamma neanche ci penso.

 

---------

 

Sono le undici di sera.

Che caldo che fa in camera mia, torrido. I miei si sono un po’ calmati ma ci sono lo stesso rimasta male, e la fame non è arrivata, infatti ho mangiato del latte con quattro biscotti.

Oh, è veramente bollente, porca miseria ! I miei dormono, quindi senza farmi sentire vado giù e sto un po’ fuori dalla porta per prendere una boccata d’ aria. Ora sì che si ragiona…

La nostra è una casetta monofamiliare con un vialetto con un vialetto tutto suo, il quale porta ad una strada più grande. C’ è una corta discesa a sinistra che va fino ad un piccolo spiazzo accanto al fiumiciattolo che sto ascoltando sciabordare pigro, con

l’ accompagnamento di grilli e rane che gracidano nel buio illuminato un po’ dall’ illuminazione stradale della strada vicina, anche se in modo fioco.

Che bella pace.

Vedo qualche stella ammiccare nel drappo nero della notte. Mi siedo su uno sgabellino che è accanto alla porta d’ ingresso e guardo il cellulare, ma non c’ è nessun messaggio.

Ripenso a oggi. Quei due erano veramente andati vicini a combinare un caos incredibile !

Sento un po’ d’ inquietudine ricordo di quel che ha detto Tom, che devo cercare di stare lontana dai tre preti, immagino perché sanno che lui mi ama tantissimo e quindi se ci fosse un motivo per qui vogliono vendicarsi, io sarei un bel pretesto.

Che roba. Oh, Dio, quando Giada e Lucrezia ci hanno visto ! Vergogna…. E quando mia madre mi ha sgridato….

Che stupida che è, non capisce neanche che se continua a fermarmi in quel modo, io sempre di più mi allontanerò.

Però la testa mi ritorna a Giuseppe. Di colpo mi chiedo cosa ci faccio al buio.

La paura per un istante mi afferra fortissimo, ma mi guardo intorno: lampioni poco distanti, case vicine, la porta della mia abitazione proprio dietro la mia schiena. Anzi, sento addirittura la maniglia che mi preme contro.

Mi rimetto tranquilla e penso a un po’ di tutto.

Si sta benissimo con questo venticello caldo e i moschini che discutono i loro affari con le rane. Tra l’ altro, ho anche un po’ di sonno…. E fame ! Non ho mangiato niente ! Vabbè, poi mi faccio qualcosa. Un clacson suona lontano.

E dopo di questo suono, sento qualcosa di strano.

Ma che c’ è ? Sento un cambiamento fortissimo in qualcosa, ma non riesco ad isolarlo. Mi guardo intorno, sempre più turbata da questa cosa che non sento ma c’è.

Ma cosa diavolo succede ?!

Ah, ecco cosa. Le rane, i grilli non cantano più.

Non c’ è alcun suono, tutto è sprofondato in un brutto silenzio. Un brivido mi percorre e mi alzo in piedi.

Perché non cantano ?

E poi sento qualcosa che si muove dentro al cespuglio di piccoli alberi che decorano la parte iniziale del vialetto, e un ringhio basso scuote tutta l’ aria, sembra farla vibrare fin dentro alla mia pancia e alla mia testa.

Ormai ho imparato a distinguere il ringhio di Tom dagli altri, e lui non si nasconderebbe mai in un cespuglio per farmi uno scherzo, tra

l’ altro sapendo che mi terrorizza quando ringhia.

Sento i battiti del mio cuore svanire piano e un terrore nero montarmi impetuoso dalla testa ai piedi, mi impedisce di fare il più piccolo movimento, rimango brasata lì dove sono.

Nel buio non ci vedo niente, i lampioni non bastano a illuminare lo spazio, e la cosa non si fa vedere. Mi scappa un gemito di paura e inizio a sudare freddo.

Poi sento una voce in falsetto mostruosa.

<< Sofia ? >>

Singhiozzo.

<< Sofia, hai paura del buio ? >>

La voce è terribilmente cattiva, d’ istinto la collego alla morte, ma neanche lei può avere una voce tanto perfida.

<>

Comincio a tremare convulsamente.

<< E tu dove sei ora, bella Sofia ? Nel buio, vero ? Oh, si, nel buio. Come una coperta di broccato che ti avvolge stretta, sempre più stretta, che non ti fa respirare, senti i tuoi polmoni non ricevere più aria, la morte che ti accarezza la spalla e ti stringe la gola… >>

Altro singhiozzone.

<< Ti piacerebbe provare una di quelle belle cose che ti ho elencato, bella, bella bambolina ? >>

Capisco dove vuole arrivare ma la voce cadenzata così falsata mi annebbia semplicemente la mente di puro terrore dagli occhi della morte.

<< Sai, una volta ho sentito parlare di un serial killer che uccideva secondo le fobie delle sue vittime. La tua paura più grande è il buio, non è così ? Non ti sembra così pateticamente infantile ? Pensa, tu che sei da sola in un bosco e il mostro cattivone ti mangia in un sol boccone… >>

Mi accorgo che sto piangendo a dirotto e mi sento sempre più prossima a svenire dalla paura.

<< E se quel mostro esiste veramente ? Oh, si, tu ci credi che esiste, è proprio qui vicino a te. Questo cattivone ti chiede come vuoi morire ? C’ è gente che muore insieme a molte altre, ma c’ è qualcuna che lascia questo mondo da sola, senza compagnia, muore nel buio perché ha paura, così tanta paura, io lo sento…. E siccome non mi hai risposto, rispondo io per te: tu vuoi morire con la tortura, no ? Certo che vuoi, certo, e allora eccoti accontentata. >>

Mi tappa la bocca con una mano ruvida e con un’ unghia dell’ altra mi fa un taglio sul braccio. Caccio un urlo ma non viene neanche fuori, essendo muta. Il dolore è pazzesco e piango più forte.

Toglie per un attimo l’ unghia e poi ce la rimette dentro alla ferita, stavolta il male è incredibilmente più forte e il grido esce bene.

La creatura impreca e mi da uno schiaffo che per un attimo non sento neanche da quanto è energico, e mi da un calcio nello stomaco.

Si alza, senza che possa vederlo perché l’ oscurità nasconde tutto.

<< Puttanella, ora me ne vado, ma ricorda che di notti ce ne sono molte ancora… O forse poche, perché magari non arriverai mai a diciotto anni, no ? Io continuo a esserci, tu guardati le spalle. >>

E se ne va, almeno credo, perché dopo poco le rane iniziano di nuovo a gracidare.

Una persona si affaccia alla finestra del palazzo di fronte e con voce preoccupata chiede cosa succede, ma non vengo notata.

Ho il braccio in fiamme e lo stomaco mi fa male.

Non so come faccio, ma mi trascino, piangendo, fino in camera mia e tremando chiudo persiane e finestre, poi inciampo nei miei stessi piedi e crollo sul letto. Guardo il taglio, che è profondo, ma non ce la faccio a medicarlo- cosa che implica di alzarmi e stare ancora in piedi- quindi lascio perdere. Piango singhiozzando fino all’ una di notte, il cervello bloccato dal dolore e dalla paura.

Alla fin fine mi hanno beccato lo stesso. In fin dei conti è comprensibile per creature non umane.

Dopo poco scivolo in un dormiveglia teso e non molto riposante, ma poi riesco ad addormentarmi ancora singhiozzando e con le mani tremanti.

Non molto prima di ciò penso a domani che non me la sento affatto di andare a scuola, non ce la faccio, e sono sicura che con la cera che avrò domani ci rimarrò di sicuro, a casa.

Non faccio sogni, a parte il pensiero martellante di perché non ho fatto niente e non mi sono mossa.

Beh, cosa avrei potuto fare ? Anche se mi fossi messa a sparare con un mitragliatore non sarebbe servito a niente- anzi-, visto che quella creatura non era umana. Ma di certo è uno dei nostri compagnetti.

 

Mi sveglio alle sei e mezza, sentendomi malissimo: ho gli occhi ancora gonfi e arrossati da drogata, la pancia è distrutta a causa degli sforzi di piangere; in generale mi sento da ospedale psichiatrico.

Devo assolutamente dirlo a Tom, di queste cose posso parlarne solo con lui, visto che se vado alla polizia a dire che ci sono delle bestie non umane che mi perseguitano loro mi raccolgono con compassione, e mi portano al manicomio per malati cronici.

Agli umani non si può parlare, neanche ai miei, e questo è un prezzo pesante poiché Tom è solo un ragazzo con cervello adeguato alla sua età, gli altri pure e non sono adulti, perciò con certe situazioni solo su noi possiamo contare, ma sono palesemente difficili per dei diciottenni o poco più (e per me quindicenne).

Come al solito vengo svegliata da mia madre, alla quale propongo

l’ idea di non andare a scuola, e viene subito accettata appena mi vede. Mi fa mettere il termometro.

Negli ultimi giorni mi sono rassegnata a dirle del fatto che ho un ragazzo, e anche che ho un ragazzo un po' eccentrico... Il fatto è che ormai non riuscivo a stare attenta ad occultare proprio tutto, e una sera avevo lasciato il cellulare sul tavolo. Lo schermo era ancora luminoso, e l' avevo lasciato su un messaggio che mi aveva inviato lui., che terminava con un “ti amo” più qualcos' altro. Avevo visto mia madre chinarsi sul telefonino e all' inizio non avevo capito cosa stesse facendo, ma poi mi ero ricordata e mi erano venuti i capelli dritti.

Aveva iniziato a farmi un sacco di domande, e mettendo a posto camera mia (ma sono sicura che più per riordinare, lo avesse fatto per scandagliare tutto alla ricerca di qualche nostro bigliettino o simile) aveva trovato il foglietto nel quale mi ero segnata delle frasi in tedesco per dire che lo amo...

Si è mostrata inizialmente contraria, poi un po' confusa e infine delusa del fatto che a me piacessero “persone di quella razza là, mezzi delinquentelli”, addirittura mi ha messo in guardia dicendo che di quella gente non c’ è da fidarsi perché ti stupra e ti ammazza buttando il cadavere in un fosso. L’ ultima parte era talmente patetica che stavo per sputarle in faccia, ma mi sono accontentata di un sorrisino sufficiente... La odio. Come si permette, stupida conservatrice e antiquata del cazzo a insultare una persona che primo non conosce nemmeno com’ è, e secondo che amo di certo più che lei ?

Suona il campanello e io, senza motivo, rabbrividisco.

Ad alta voce esclama chi potrebbe essere mai a quest’ ora, forse una vicina, mah, andiamo a vedere. Scende la scala, apre la porta, io tendo le orecchie e la sento dire:

<< Oh… Buongiorno, Tom. >>

Pausa di due secondi, poi:

<< Cerchi qualcuno ? >>

Odiosa.

<< Buongiorno, signora. Si, cerco esattamente sua figlia. C’ eravamo messi d’ accordo che l’ accompagnavo a scuola. >>

<< E poi tu vai a farti un giro ? >>

Domanda, ironicamente, mentre io sono pronta a scendere e a pestarla.

<< A scuola ci vado anche io, signora. La conoscenza mi attende. >>

Io sghignazzo.

<< Ah, beh, niente di più vero. Che peccato, oggi non sta bene, non viene. >>

<< Ah si ? Posso salire a farle un salutino ? Portare i miei saluti a Fort Knox ? >>

<< Breve, sennò si stanca a parlare. Dovrebbe solo riposare, di mattina, come ogni cristiano. >>

<< Parlare e sapere ascoltare una persona, in questo caso una figlia, è un’ eccellente terapia contro il non sentirsi bene, signora. È utile anche per vivere bene in famiglia, come saprà certamente. Grazie. >>

Touchée ! Con quella scema mica ci puoi parlare ! Spero abbia colto la frecciatina.

Sento i suoi passi su per le scale e poi apre piano la porta, facendo capolino come un gufo che sporge la testa fuori dall’ albero; scivola dentro e la richiude, poi mi chiede cosa è successo e si siede sul letto.

<< Ecco, avrei da raccontarti una robetta, non bella. >>

<< Dubito che potrebbe essere gradevole con la faccia che hai. Guarda che occhi, sembra che ti abbiano picchiata. >>

Mi da un bacio sulla fronte e poi, con un' aria leggermente sospettosa, mi fa girare la testa leggermente di lato, con due dita, per controllarmi il collo.

<< Non mi hanno morsa… >>

<< Ma per quanto ne so potrebbero averci provato, no ? >>

<< Beh, si. Comunque devo dire che quando parli con gli adulti sei

l’ essenza del vampiro classico, il modo con cui parli. Sembravi un protagonista di un romanzo gotico ! >>

<< Non mi sembra di essere stato molto cavalleresco >>

<< Si, però le parole… La conoscenza ti attende, ma vai ! >>

Scoppia a ridere piano, e annuisce con forza.

<< E' quel che è saltato in quel momento nella mia pregiata

mente >>

<< Si, legno di prima qualità ! >>

<< La malattia rende spiritosi ? >>

<< Cito da Shakespeare: Sei tutto ghiaccio, la tua gentilezza raggela. Così eri con mia madre ! >>

Ridiamo un po’ e poi torno seria. Bisbiglio:

<< No, ascolta bene, non è una bella cosa. >>

<< Sono tutt’ orecchie. >>

<< Allora…. Ieri, alle undici di sera ero fuori di casa, sola fuori sai sulla rampa per la piazzola di sotto. Dal cespuglio…. >>

Sospiro e sento il terrore tornare.

<< Nel cespuglio c’ era qualcosa che prima mi ha ringhiato e poi mi ha detto cose non proprio gradevoli, infine mi ha implicitamente, e palesemente, minacciato di morte. Mi ha terrorizzata. Poi se n’ è andata perché, beh… >>

<< Continua >>

Replica secco.

<< Insomma…. >>

<< Cos’ è quel taglio sul braccio ? >>

<< Ecco… Sono caduta. >>

Mento, perché mi sa che diventa una mezza bestia se sa che qualcuno mi ha fatto male; ma non se la beve neanche per un millesimo di secondo e mi guarda con un sopracciglio alzato.

<< Sei caduta su una cosa che ti ha lasciato un taglio che solo un artiglio può fare, comprensibile anche dal fatto che il taglio diventa meno profondo verso la fine, cosa che una cosa inanimata non può fare ? >>

Uffa, già smascherata.

<< No, vabbè…. In pratica me l’ ha fatto quell’ affare. >>

<< Ti ha toccata ? >>

<< Si, ma… >>

<< Dove ? >>

<< Sul braccio, e mi ha tappato la bocca, ma non mi ha…. >>

<< Ti ha fatto qualcos’ altro fisicamente ? >>

<< Se mi fai parlare ti spiego ! No, nient’ altro. >>

Non gli dico che mi ha dato uno schiaffo e un calcio nello stomaco.

Non è infuriato, è peggio. Lo vedo dal fatto che le mani gli tremano ma il tremito viene cercato di essere fermato, e anche dalla mascella che è contratta fortissimo, anche se cerca, immagino, di non darlo a vedere. << Sono stata idiota io, che sono scesa là di notte, potevo capirlo che era pericoloso. Tuttavia mi da fastidio il fatto che sia stata così scema a non tentare di scappare >>

<< No, è stato meglio non muoversi, se ti fossi mossa ti avrebbe seguito e non penso proprio che riuscivi a batterlo in velocità. Ti ha ferito da qualche altra parte ? >>

<< No, però mi ha preso per la gola…. >>

Ora il suo colorito è grigio e ha una faccia che il Feroce Saladino in confronto è un gioco della Chicco. Esamina di nuovo il mio collo alla ricerca di non so cosa e poi borbotta:

<< Eccome se non hai niente, qui hai ancora le ecchimosi. >>

<< Mi ha fatto male solo con le parole, Tom… >>

Butto lì, cercando di non pensare al dolore al braccio.

<< Si, e invece quel taglio sul braccio è stato una carezza. >>

<< Vabbè, dai. >>

<< Vabbè un cazzo ! Ora sanno dove abiti ! >>

E' vero. Sto zitta.

Sbuffa e mi abbraccia forte evitandomi il braccio cattivo.

<< Senti, non devi sentirti in colpa, mica mi puoi sempre stare a pararmi il culo… >>

Faccio, sempre aggrappata alle sue spalle.

<< Ora ne parlo con gli altri, voglio fare qualcosa. >>

<< Eh ? No, no, aspettate, non… >>

<< Shh. Zitta, non voglio che succeda ancora. >>

<< Ma già ci siete andati là dove andavano loro e per poco non vi scoprono e decapitano Bill, e tu ci vuoi tornare ? >>

Borbotta che sarebbe utile.

<< Beh, senti, fate quel che volete, io lo dico perché se vi succede qualcosa mi sento in colpa, poi. >>

<< Ma non ci capita niente, su, stai tranquilla ! Oh, ora devo andare, se no arrivo in ritardo. >>

<< Di già ? >>

Mormoro, triste perché volevo starci ancora insieme.

<< Si. La conoscenza mi attende, no ? Ciao... >>

Si china per baciarmi e ricambio, esce e sento i passi giù per la scala, saluta educatamente ma con la costante vena di ironia, e non c’ è più. Arriva mia madre, entra e fa:

<< Sei stanca ? >>

<< Un pochino. >>

<< Eh, ti ha stancato lui, certo che parlare alle sei e mezza… ! >>

No, ora ha raggiunto il limite.

<< Basta, mamma. Basta, piantala ! Forse non hai capito che mi ferisci quando fai questi commenti- perdona il termine, ignoranti, su una persona che scusami tanto ma amo immensamente. >>

<< Ma cosa ho detto ? >>

<< Dai, su, il tuo tono sempre scortese, la tua freddezza. Visto che il galateo è così importante per te, perché non lo applichi sulle persone, anche quelle che non gradisci ? >>

<< Sofia, figlia mia, devi stare attenta a quella gente ! Capelli rasta, piercing, vestiti larghi ! Sembra un teppista ! É bello amare qualcuno, ma quello là non è affidabile, in centinaia di ragazze erano tutte felici e poi sono finite a pezzi in un cassonetto all’ angolo della strada, si sentono sempre alla tv. >>

<< Non lo conosci nemmeno e come puoi parlare così ? Se una volta ti degnassi di invitarlo lo potresti scoprire di più ! Ma figurarsi se lo fai. Hai paura che ti sporchi l’ aria, forse. Grazie, grazie per la tua maleducazione. >>

Più che altro ha un’ aria disperata, ora, e credo stia per piangere.

<< Cosa stai dicendo, Sofia ! Io lo faccio per te, voglio vedere mia figlia vivere fino a mille anni e voglio vederla felice, non rovinata. >>

<< Allora lascialo stare ! >>

Urlo, senza accorgermi di aver gridato.

Noto che ha delle lacrime agli occhi. Mi fissa per qualche istante, mordicchiandosi il labbro inferiore, poi si alza è con voce sommessa fa:

<< Dormi, che magari capisci che tutto questo è solo per te. >>

Chiude la porta piano, e appena fuori la sento scoppiare a piangere, e percepisco perfettamente quello che sta dicendo tra sé a voce bassissima: morirà. Lo dice con una sicurezza tale che un brivido mi scorre giù lungo la schiena perché sembra una previsione.

Dopo poco se ne esce per andare a lavorare, e io rimango da sola in casa, a metà tra il rimorso di vedere mia madre piangere, la rabbia e un senso di vuoto crescente.

Prima stavo pensando che non me ne importa niente dei suoi tentativi, in passato sempre riusciti, di farmi venire sensi di colpa quando rispondevo alle sue inutili preoccupazioni come quest’ ultima, ma ora mi fa pena.

In fin dei conti, come ogni madre, vuole il meglio per l’ unica figlia che ha, e vuole sollevarla da ogni problema, anche quando è impossibile.

Mi prendo del cioccolato e mi rimetto a letto, e intanto mi arriva un messaggio di Tom che domanda come sto. Rispondo un po’ meglio, ma non gli parlo dell’ ultima discussione, e mentre continuiamo a messaggiare mi racconta che i tre preti sono più strani del solito- non capisco in che senso- e che hanno deciso di andare da loro pomeriggio. In pratica tutti e quattro li seguono, e poi uno scende e va da loro fingendo di essere solo e di volere parlare.

Non gli dico che mi sembra una cosa sciocca perché non ha granché di senso, poiché lui sembra convinto così, gli rispondo solo che a mio avviso si imbestialiscono ancora di più perché è una pura provocazione quella di andare a “ parlare ”.

La risposta è che vogliono che s’ infurino, perciò commento “ ah, ok, va bene ” e lascio perdere.

Dice anche che tutti e quattro hanno voglia di andarci a parlare, che non ne vedono l’ ora e che è da stanotte che Georg e Gustav stanno tirando in aria monetine per fare testa o croce, per conquistare tra loro due la missione, una è pure finita su Garon ( il gatto di Georg ) e gli ha soffiato fortissimo perché gli è finita in un occhio. In fondo al messaggio c’ ha scritto un ti amo, e dopo questo tace, forse perché la professoressa lo stava per beccare.

Sono preoccupata. Si, ok, sono tutti insieme, però….

Passa il tempo, mi assopisco e quando mi risveglio sono le due meno un quarto. Saranno già partiti, oramai.

Sto scoppiando di tensione !

Se fossi uno dei tre bastardi, al vedere arrivare uno dei quattro vampiri non gli lascerei neanche il tempo di aprire bocca che l’ avrei disintegrato perché già una volta sono andati là ( e secondo me lo sapevano che erano loro, anche se non gli hanno visti, perché un umano non scapperebbe così veloce ), in più ritornano una seconda volta a fare i diplomatici, li avrei presi e ridotti a una tavola di compensato.

E se si ricordano l’ odore di Bill ? Era quello che ha avuto un contatto fisico, quindi essendo creature diverse, di sicuro se lo ricordano e risentendolo ci metterebbero una frazione di secondo a collegare le due incursioni. Prego che non sia così.

Mangiucchio qualcosa e torno sdraiata perché mi sento debole, poi mi addormento in un sonno inquieto.

Mi sveglio alle cinque e mezza perché arriva un messaggio, il cellulare trema forte e balzo a sedere prendendomi un colpo perché stavo sognando qualcosa di brutto; acchiappo il telefono e vedo che è Tom. Lo apro di corsa e leggo: Stasera vengo da te.

Che sia andata male ? Rispondo subito che va benissimo.

 

----------

 

Arriva verso le dieci e mezza, i miei mi hanno già messa a dormire, così non vengono a disturbare. Sono sotto le coperte e aspetto impaziente, intanto gioco a Tetris sul cellulare perché è l’ unica demo che ho e anche se fa schifo, un po’ il tempo lo fa passare.

Affondo la faccia nel cuscino e chiudo gli occhi, provando a calmarmi per vedere se le farfalle che ho nello stomaco si calmano e la smettono di svolazzare ovunque.

E dai, calmatevi un po’ ! Ecco, finalmente si fermano. Respiro più piano che posso, mi metto tranquilla…

Qualcuno mi picchietta sulla spalla.

Mi prendo un colpo tanto forte che sto per urlare, ma mi trattengo e mi giro di scatto. Ovviamente c’ è Tom che mi sta rivolgendo un sorriso beffardo con i suoi ottocento denti e gli occhi ridotti a due fessure dal ghigno, io gli do uno schiaffo forte… Possibile che deve sempre apparire improvvisamente come una rivelazione ?!

<< Buonasera ! >>

Fa, con tono gioviale.

<< Buonasera, importunatore di privacy >>

Rido e poi mi giro verso la finestra. Aperta, ovviamente, anche se prima era chiusa. Domando se può chiuderla, lui esegue e si siede come ogni volta sul letto.

<< Immagino che vuoi sapere come è andata… >>

Dice con tono teatrale, mentre si guarda con costruita noncuranza

l’ unghia dell’ indice destro.

<< Subito. Racconta ogni particolare ! >>

Si sdraia accanto a me, sempre con quel ghigno che ormai mi è familiare e intreccia le mani sulla pancia con un gesto che mi sembra da vecchio.

<< Sicura che non ci sentono i tuoi ? >>

<< Loro pensano che dormo >>

<< Appunto, e se si sentono le nostre voci vuol dire che non stai dormendo. >>

<< Basta parlare piano >>

<< E se vengono su perché guarda caso hanno un oggetto loro in camera tua, aprono la porta e non ho il tempo di nascondermi ? >>

<< Lo senti prima te… >>

Rimane qualche istante serio a guardare il soffitto, poi alza le spalle da solo e bisbiglia:

<< Beh, niente, siamo andati in un posto vicino al mare, in una stamberga di fabbrica che si chiama Stoppani… >>

<< Me l’ avevi già spiegato >>

<< Ah. Dicevo, alla fine ho vinto io la selezione di andare da solo a fare il politico conciliante, con grande disperazione di Gustav che a forza di tirare monetine non aveva più il pollice. Allora, sono sceso prima che si fermassero, sono andato dentro alla zona ed erano là, si sono subito girati di scatto e ho fatto la parte del mediatore culturale… >>

<< Cioè ? >>

<< Ho raccontato palle ! I politici sanno fare solo questo, e siccome lo ero mi sono calato nella parte. Niente, mi sono messo con le mani ben visibili e ho detto che non voglio fare nulla, al ché loro hanno replicato che i vampiri pacifisti rompono sul serio… Ho chiesto

cos’ hanno fatto ieri sera aggiungendo che semplicemente

m’ interessava saperlo. Ovviamente hanno risposto che non hanno fatto nulla, e io ho detto ah no ? Proprio niente ? Neanche uno di voi ? A questo punto quello con i capelli che sembrano uno Swiffer carbonizzato, Nicola, mi salta quasi addosso e mi ringhia “ cosa cazzo vuoi da noi assassino di merda ? ” e io…. >>

<< Ma sei matto ? Li hai provocati oltre il necessario ! >>

Esclamo, però piano.

<< Era il fine di questa spedizione. Dunque, dicevo, io ho risposto che assassino lo dice a suo fratello, visto che lui non è meglio, e se crede che non l’ abbia capito. Facevano i caduti dalle nuvole. Mi hanno urlato che diavolo ciarlavo, e mi sono messo a urlare anche io -giusto per aumentare la confusione e anche perché mi stavo incazzando- che hanno avuto un’ idea fantastica a venire a casa tua, e ho chiesto se questa decisione gliel’ ha dettata l’ idiozia o la vigliaccheria…. >>

Pausa teatrale di una manciata di secondi nel quale io aspetto che continui, e intanto mi mangiucchio le unghie perché sono curiosa di sapere come va a finire.

<< E poi ? >>

<< Non ti hanno detto belle cose. >>

<< Cioè ? >>

<< Che… Ma sei sicura di volerle sentire ? Non è che poi ti spaventi o roba del genere ? >>

È vero. Però sono curiosa, e ho la netta sensazione che ormai dentro a questa faccenda ci sono dentro fino al collo, anche se non è ancora successo niente di grave, poiché ho l’ impressione che lieviterà come un panino. E scoppierà.

<< No, non avrò paura. >>

<< Ok >>

Attende un attimo, e inizia a parlare tentando di conservare un tono leggero, come se quel che hanno detto non abbia molta importanza, ma percepisco la sua tensione di fondo.

<>

<< Vi siete fatti male ? >>

Chiedo, mentre continuo a pensare che se hanno ricevuto qualche calcio o morso, è solo colpa loro perché non avevano motivo di andare a importunarli.

<< In definitiva, no. Non è durata molto, la nostra spedizione. Si è ulteriormente accorciata quando Gus ha fatto scricchiolare qualche osso… >>

<< Niente massacri ? >>

<< No, tranquilla. Ce ne siamo andati senza complicazioni >>

<< Ma come hai fatto col dolore alla testa ? >>

<< Non ne ho risentito così tanto. Certo, c’ era, ma forse con

l’ eccitazione s’ è messo da parte. Ci sei rimasta male per quel che ti hanno detto ? >>

<< No, non molto. Ci stava, nella situazione. >>

Non è proprio così, ma non voglio dirgli che hanno fatto una cosa stupidissima,e non voglio soprattutto dire che quello è il meno che potevano fare, i tre maledetti.

<< E tu, tu ci sei rimasto male ? >>

Domando, e lo guardo sorridere.

<< No, almeno non come lo pensi tu. Più che altro sono sdegnato dalla pietà che fanno >>

<< Ah. >>

<< Meglio cambiare discorso. Tu l’ hai già fatta la ricerca su Van

Gogh ? >>

<< Eh ? Quale ricerca ? >>

<< Bisognava scriverla per storia dell’ arte, è per domani. >>

<< Oh diavolo ! No, non l’ ho fatta, me ne sono completamente dimenticata. La professoressa mi da due se non la porto ! >>

Mi sento un sacco di farfalle in pancia, e sono disperata. Non l’ avevo neanche scritta sull’ agenda.

<< Bisogna farla. Cerchiamola ora, intanto hai il portatile. Se vuoi, se venisse troppo tardi, te la scrivo io mentre dormi >>

<< Davvero ? Grazie mille… Che pasticcio. Grazie ! >>

Lo bacio e prendo il PC dalla scrivania. Mi siedo in mezzo alle sue gambe incrociate, prendo un cuscino a mo’ di base su cui appoggiare il computer e vado su Internet. Come tempo fa, quando avevo ancora paura della persona che mi sta accarezzando le mani abbracciandomi, quando inserisco la lettera V, oltre a tutti i link come “ verità nascoste ”, “ verissimo ”, “ V come Vendetta ” e “ vasi liberty ”, viene fuori anche “ vampiri ”…. Lui lo vede, io anche, e ci mettiamo a ridere perché ormai ci sembra normale essere di due razze enormemente diverse.

Trovo anche Van Gogh e ci clicco sopra.

Passiamo mezz’ ora a trascrivere su Word le informazioni utili in modo da avere un testo ben articolato da copiare a mano.

Alla fine, dopo altri venti minuti crollo dal sonno e gli chiedo se me lo può continuare lui perché sto collassando… Vado a lavarmi i denti. Anche i miei stanno dormendo, è tardi.

Accendo la luce e mi guardo al grande specchio che permette di vedersi fino alla vita. Sono pallida, però non un bel pallore, e i capelli sono tutti imbrogliati, sembra che al loro posto ci sia uno di quei cespugli che vagano nel deserto, trasportati dal vento, che rotolano in giro.

Lavo i denti, col dentifricio che come al solito mi brucia da matti la lingua, e quando torno in camera trovo Tom che s’ è messo a letto con addosso un pigiama ( rosa ), un cappellino ( rosa ) a punta come gli gnomi con delle frange ( rosa ) che gli pendono ai lati della testa.

Per un istante rimango sconvolta, e poi una crisi di ridarella mi sale lungo la gola. Esclamo:

<< Ma cosa t’ è saltato in mente ?!?! >>

<< Il lupo di Cappuccetto Rosso >>

Afferma l’ impostore, e scoppio, piano, in una risata incontenibile.

<< Che denti grossi che hai, nonna… >>

Dico, mentre rido.

<< E che pallida che sei, nonnina >>

<< Le creme rigeneranti avrebbero potuto fare miracoli ! Soprattutto quella che si chiama Cambia Palle ! >>

Non ho più fiato per ridere, mi scuoto semplicemente come se avessi una crisi epilettica, e anche lui ride in maniera ossessiva e incontrollata ( ma piano ).

<< Si chiama Cambia Pelle, idiota ! >>

Dico, mentre continuo a scuotermi selvaggiamente sul pavimento.

<< Ah si ? Credevo Cambia Palle…. Credevo anche che la storia si chiamasse Cappuccesso Rotto ! >>

Pietà, ti prego ! La pancia mi fa male a forza di ridere, ma quest’ altra battuta mette definitivamente fuori gioco i miei muscoli della pancia, e mi riviene un’ altra crisi di riso.

<< E che iridi rosse che hai, nonnina >>

Balbetto, tra i singhiozzi.

<< Ci credo, prova tu la Cambia P… >>

Ci blocchiamo di colpo perché in camera dei miei il letto si muove. Il momento di suspense dura poco perché nessuno dei due si sveglia, anzi russano, e noi torniamo tranquilli.

Lui sta ancora ridendo tentando di non fare rumore, con gli occhi strizzati, due lacrime colate giù e le labbra strette, tremando convulsamente, forse perché si sta immaginando i mirabili effetti della sua nuova crema sulla sua virilità.

<< Fuori dal letto, vecchia ! >>

<< Sicura ? >>

<< Oh, certo ! >>

E' inguardabile ! S’ è messo la vestaglia rosa con i pantaloni sotto arrotolati, il famoso cappello gnomesco e, orrore, delle calze fino al ginocchio rosa anche quelle con disegnati sugli stinchi degli orsetti. È allucinante…. Ove abbia trovato questi vestiti, tra l' altro, non ne ho idea.

Alla fine riesco a bloccarlo placcandolo come se giocassimo a rugby, allora si spoglia.

Quanto è piccolo, sotto la quantità di vestiti che ha addosso, è identico a Bill, l’ unica lievissima differenza è che Bill è veramente filiforme e sembra anoressico, mentre Tom è filiforme lo stesso, ma un po' i muscoli si vedono, a suo fratello invece di meno.

<< Ma non hai niente sotto ? >>

Chiedo, diventando paonazza.

<< Si che ho qualcosa… Perché ? >>

Ghigna avendo capito di cosa ho paura, e fa:

<< E se non avessi niente ? Cosa faresti ? >>

<< Nulla ! >>

Replico, mentendo spudoratamente, e poi per distogliere un attimo il discorso, dico:

<< Scusami un po’, mister volgarità, devi sempre ricadere su questi discorsi ? >>

<< Ma hai iniziato tu >>

Giusto… Faccio una risata per terminare.

<< Ti serve la vestaglia ? >>

<< No, no. Mi fai morire dal ridere, un gigante come te con questa cosa rosa sopra è assurdo ! Ma quanto diavolo sei alto ? >>

<< 185 centimetri di moda. >>

<< Dio. Ti prego, rivestiti che sto morendo dal ridere e poi mi sentono… >>

Sghignazza in un modo che non so perché ma mi ricorda Lucignolo, si mette i pantaloni che io credevo avessero la vita alla Fantozzi e invece ce l’ hanno bassissima, e si toglie la vestaglia.

Le scapole sporgono un po’, si vede qualche vertebra diligentemente in fila che mia nonna paterna diceva fossero i grani del rosario e leggermente le ossa del bacino. Credevo fosse meno ossuto, a vederlo sempre coperto, anche se già dalle braccia e dalle mani si potrebbe capire che è magro, e il suo biancore accentua tutto ancora di più. Non immagino Bill.

Anche se con un lieve imbarazzo, come diavolo fai a non staccare gli occhi da lui ?! Con quei capelli dorati lunghi fino quasi a metà schiena che fanno strage di cuori anche se non di certo a me, all’ inizio, è impossibile non guardarlo.

Non so cosa darebbe Cynthia per essere qui in questo momento (Anna avrebbe tirato fuori tutti i soldi della sua famiglia, ma se li può anche tenere, intanto è morta), anche se credo troverebbe qualcosa da ridire sul fatto che è esile e non ha granché di muscoli, cioè ne ha e ben fatti, ma non come vorrebbe lei, e le ossa che sporgono un po’. Chissà come si sarebbe (s) vestita…. Anna, però sarebbe stata più spettacolare.

<< Tom ? >>

<< Si ? >>

Ha finito di vestirsi.

<< Ehm. Stai... Molto bene così. >>

Si guarda e poi fa:

<< Grazie ! …. E dunque ? >>

<< No, niente, hai una bella pelle, così >>

<< Si, lo so bene. Ma cosa c’ è ? >>

Ha un’ espressione di uno che attende una spiegazione di una cosa che non ha minimamente capito, con le sopracciglia arcuate.

<< Eh, siccome ho un po’ di caldo, puoi… Rimanere senza maglietta così mi raffreddi un po’ ? >>

Ecco, ora sembro anch’ io Cynthia, ho detto una frase che sembra adatta a una di quelle commedie italiane oscene ! Ma d’ altra parte come potevo dirglielo ? Sono tutta rossa, me lo sento.

<< Beh, certo, potevi dirlo subito ! Però attenta a non pensare a certe sconcerie perché ti stanno saltando i capillari. Se vuoi mi tolgo tutto, eh >>

<< No, no ! Grazie. >>

<< Secondo me dentro di te è la cosa che vuoi di più, comunque va bene >>

Sbuffo e gli sorrido. Ma perché deve sempre indovinare tutto ?

Dio che sonno.

Mi sistemo sotto le coperte, Tom va alla finestra, guarda qualcosa e poi scuote impercettibilmente la testa. Si sdraia accanto a me sopra le coperte dal lato della parete e mi dice:

<< C’ è da finire la famosa ricerca su Van Gogh, la finisco io ? >>

<< Ah, è vero, l’ abbiamo lasciata perdere per i 185 centimetri di moda. Si, grazie, mi faresti un favore. Beh, buonanotte, amore…. >>

Non so perché ma chiamarlo così mi suona strano. Boh.

<< La principessa si corica ? >>

<< La principessa se non lo fa sbatte a terra. Notte, ti voglio bene. >>

<< Sogni d’ oro, anche io. >>

Mi bacia, poi si mette al lavoro prendendo dei fogli e si mette a scrivere, sempre disteso, e talvolta dandomi delle occhiate.

 

 

L' indomani trovo Tom che è seduto sulla mia scrivania e sta leggendo un libro sillabando silenziosamente le parole, muovendo le labbra con un’ aria un po’ incerta – probabilmente sul significato delle frasi- e seguendo la linea con il dito.

Guardo il titolo. Beh, è ovvio che non lo capisce molto, è Il nome della Rosa, scritto in italiano antiquato e certe parole non le conosco neanche io. Mi muovo pianissimo per non farmi sentire ma lui si gira e mi sorride, dicendo:

<< Se fossi Bill, direi che ti ho sentita perché il tuo cuore ha aumentato le pulsazioni, ma non sento in un modo così raffinato, ho udito solo le coperte >>

Già scoperta ! Sbuffo.

<< Bravo… Finito il tuo lavoretto ? >>

<< Si, padrona. Ecco qui; ho cercato di scrivere il più possibile imitando la tua scrittura. C' è qualche foto. >>

Mi porge dei protocolli scritti con una calligrafia pressoché identica alla mia e delle immagini di quadri attaccati.

<< Grazie ! La scrittura è perfetta. >>

Spero sia stato attento a non fare errori di ortografia, non so cosa potrebbe pensare la prof se vedesse scritto, al posto di “avere”, “havere”, come scrive lui a volte.

Gli do un bacio sulla bocca e poi guardo l’ orologio: le 6 e 25. Tra cinque minuti arriva mia madre, così gli dico di andare sotto al letto e intanto parliamo da lì. Mi chiede:

<< Sabato vuoi venire con me sui monti che facciamo un giro ? Naturalmente dobbiamo prendere la macchina per arrivare fin lì, però dopo ti porto in spalla. >>

<< Splendido ! Ma ci mettiamo tanto, a piedi ? >>

<< Tesoro, posso capire che sei abituata a pensare che le macchine sono più veloci di noi, ma consiglio di ricrederti perché rimarrai un po’ sotto shock…. I limiti massimi li superiamo di un bel pezzo. Ti porto in questo posto bellissimo, ci sono delle cime ancora innevate. Stasera vado a caccia così sono pieno e non mi viene in mente di mordicchiarti. Sempre che non lo faccia lo stesso ... >>

Sento la provocazione nella sua ultima frase e sorrido.

<< Che cosa berrai stanotte ? >>

<< Una persona. Sono più buoni. Ci vado con mio fratello. >>

<< Ti piace, uccidere ? >>

<< Molto. Le persone soprattutto, sono divertenti perché cercano disperatamente di salvarsi, di difendersi; fuggono e inseguirle è bello, soprattutto quando le acchiappi. >>

<< Quindi non sei un vampiro molto bravo, no ? >>

<< Se provo gusto nell’ assassinare persone, non credo proprio >>

<< Bene. >>

<< Bene. >>

<< E mi uccideresti ? >>

<< Se tu non volessi, non ti torcerei un capello, infatti puoi vedere che non ti ho mai morso, anche se il desiderio ce l’ ho eccome. In ogni caso potrei morderti, ma mai farti dell’ altro, neanche se mi implorassi di squartarti in quindici pezzi. >>

Faccio penzolare la mano per cercare di accarezzarlo da sopra il letto, e me la sento stringere piano tra i suoi denti, che danno la vera e propria idea di un predatore, micidiali, aguzzi e così gelidi, però non mi fanno paura.

Eccola, mia madre. Entra mentre io sono amabilmente sprofondata nel sonno… Mi sveglia, e come ogni volta, non si accorge di chi c' è sotto il letto.

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Capitolo 7
*** Sabato ***


7

Sabato

 

Sono le nove e mezzo di mattina e siamo già in macchina. Miracolosamente mia madre mi ha lasciato andare. L’ ho pregata tantissimo- senza dirle precisamente qual' è la nostra destinazione- e mi sono dovuta subire un mucchio di raccomandazioni su Tom, perché credevano che faceva qualcosa di “ sciocco ” o “ pericoloso ”, ma infine ho ottenuto il permesso da mio padre e la serpe s' è accodata, anche se a malincuore.

Alle 8 e 50 sono sveglia, tempo di vestirmi con i miei nuovi vestiti neri ( mamma non ha accettato molto bene questo cambiamento e a volte mi assilla chiedendomi perchè non sono più come prima, per quale motivo ora mi metto l' eyeliner nero ) e di far colazione; poi esco. Percorro il vialetto con un piccolo brivido quando passo dal cespuglio, e fuori dal cancello vedo un grosso, molto grosso fuoristrada di come minimo 5 metri e mezzo, elegantissimo e lucido. Che cosa sarà ? Immagino una BMW, dalla stazza.

Il cielo è grigio acciaio con un sole che non riesce a superare la coltre di nubi minacciosamente nere da un lato, e così tinge l’ ambiente di una cupa tonalità grigio scuro. Un colore proprio da vampiri….

Gli alberi stormiscono al vento e lasciano delle ombre allungate e sinistre per terra, e le loro silhouettes sembrano nere.

Il finestrino oscurato della presunta BMW si abbassa e Tom mi saluta agitando la mano, la sua pelle praticamente grigia nella luce strana del giorno.

Sembra un sogno gotico, con questa luce inquietante… Non ci sono rumori a parte il grido di una cornacchia isolata e qualche auto che passa, perché molte persone dormono ancora.

Mi sono vestita tutta di nero, perché col tempo e l’ atmosfera che c’ è, è l’ unico che va bene. Apro la portiera e mi siedo.

Gli interni sono in pelle color panna e radica.

<< Buongiorno principessa. Visto che bella giornata ? L’ ho scelta apposta. >>

<< Buongiorno, principe…. Mi fa molto piacere. Come si chiama questo nobile destriero sul quale siamo ? >>

<< Cadillac Escalade 6.2 V8 Sport Automatic benzina. >>

<< Hai capito il principe ! >>

Esclamo.

<< Un piccolo sfizio >>

<< Alla faccia, dei piccoli sfizi. Io al massimo potrò permettermi una Fiat ! >>

Partiamo con il rombo sordo del motore. Guida benissimo, meglio di mio padre.

La poca gente che è per strada ci guarda sbalordita e un uomo addirittura ci indica pure, a beneficio di un tizio là accanto a lui, e Tom sadicamente fa il suo sorriso perfido a chiunque ci stia guardando, come a dire che lui una macchina del genere ce l’ ha e gli altri no, vedendo che l’ anelano con gli occhi.

Domando come va in Germania.

<< Bene, bene >>

<< Chi hai di parenti lassù ? >>

<< Tutti, gli zii, i nonni. Anche il mio vero padre - ma di lui non mi frega niente- e quello successivo. A volte ci sentiamo, con i nostri amici. Lassù abbiamo una specie di club che ha fondato una ragazza inglese. Si chiama Janice. Sono tutti ovviamente vampiri, e lei è stata trasformata proprio nel ‘ 77, l’ anno del boom punk. È una punk di quelle convintissime, ma non riesce a vivere molto bene nel mondo moderno, è un po' rimasta nel ‘ 77. Si veste come le punk di quei tempi, se la vedi fa un po’ impressione. >>

<< E' come Bill ? >>

<< No, no. Non riesco a descriverla, magari un giorno li chiamo e li faccio venire tutti giù. >>

<< Si ! In quanti siete ? >>

<< Allora, c’ è lei, noi quattro, altra gente… Direi circa sedici >>

<< Se vengono giù dove stanno ? A casa tua ? >>

<< Casa mia ? Ma se loro quando ne hanno voglia se ne stanno sotto i ponti. >>

<< …. Ah ! Proprio anarchia totale. Ma cosa dicono le loro famiglie quando fanno così ? >>

<< Oh, loro non hanno famiglie. E se le hanno, sono talmente marce che è come se non esistessero. La maggior parte viveva in comunità. I loro genitori o sono in galera, o sono al manicomio, o sono morti, o sono scappati. Janice forse è l’ unica che aveva una famiglia normale, ma se n’ è andata via da Londra perché non riusciva a vivere nella città dove il punk era nato e morto. >>

<< Poverina >>

Faccio, provando sul serio un po’ di pena.

<< É forte, però, niente affatto una lamentosa. Quando è triste sta sempre per conto suo. Per il resto ad esempio c’ è uno, Klaus, che ha la madre tossicodipendente e il padre in carcere. Oppure Kathrin è stata abbandonata per strada a sei anni, infatti anche se non ti conosce ti salta addosso e ti dice che sei la sua migliore amica senza sapere neanche niente di te, perché vuole dell’ affetto… Sembrerà uno scenario da sviolinata strappalacrime, ma stiamo benissimo tra di noi così come siamo. >>

<< Dai, invitali qui, un giorno. Ma sono tutti punk ? >>

<< A parte noi ci sono tre metallari due ragazzi e una ragazza, sei emo, quattro punk, il resto tutto alternativo. >>

<< Forte ! E come va la scuola, lassù ? >>

Rimane zitto qualche secondo.

<< Non ne abbiamo un bel ricordo, però lasciamo perdere che poi sembra che lassù c’ è solo tristezza e voglio fare l’ auto vittima e farmi compatire, tipo show strappalacrime >>

<< Ma figurati se lo penso, su. >>

Fa spallucce e sospira.

<< Beh, niente, abbiamo avuto sempre pochissimi amici per via del nostro stile e per il nostro carattere… I prof ci odiavano e dicevano che eravamo delinquenti, che non facevamo mai niente di quel che loro dicevano e che provocavamo solo intoppi nel programma.

Beh, in effetti spesso tiravamo delle palline di carta con dei sassolini dentro, o con i riflessi di uno specchio cercavamo di accecarli. Una volta mio fratello mise sulla sedia del prof di matematica un bel po’ di inchiostro e io avevo preparato un foglio di carta con del nastro biadesivo dietro, e c’ era scritto “ voglio farmi fottere, affittasi ”. Quando s’ è seduto il foglio s’ è appiccicato e quando s’ è alzato mica se n’ è accorto ! Tutti si sbellicavano come pazzi e lui non capiva, però quando è arrivato il momento di capire chi era stato, subito tutti ci hanno puntato il dito contro. Sospesi cinque giorni… Anche per fatti che non avevamo commesso la colpa era sempre nostra, o comunque tutti tendevano a fare così. Siamo andati in presidenza dieci volte in tre anni delle medie, alle elementari quattro volte. Un giorno, in seconda media, quattro tizi avevano pestato Bill per bene e come puoi vedere non è che siamo tanto predisposti fisicamente per difenderci, infatti era pieno di lividi che sembrava si fosse tatuato.

Ero saltato addosso al tipo che aveva iniziato -gli aveva dato un calcio allo stomaco- affibbiandogli un calcio al ginocchio e gli avevo rotto tre denti e il naso… Sospensione di una settimana. Quel bastardo di preside ha dunque pensato bene di separarci, con giustificazione che i due ragazzi danno troppo fastidio con atti “ vandalici ” e che risultano odiosi agli insegnanti, che appena finisce una lezione schizzano fuori in corridoio come lepri, che trattano male i compagni e che sono intrattabili. Così, io sono finito in terza D e lui in terza A. E cosa facevano i nostri compagni ? Ci davano ancora più contro, lamentandosi con i loro genitorucoli del cazzo che eravamo tremendi, ma non è vero, non è affatto vero. Però intanto ci hanno pestato in totale quattordici volte, dalle elementari alle medie, e alle superiori nessuno mai ci ha degnato di uno sguardo e le prof partivano subito col pensarci dei mostri, visto che sulle pagelle quelli delle medie hanno messo un sacco di boiate e appena i documenti arrivavano alla nuova scuola, subito diventavamo i soliti delinquenti. Quando ci divisero i nostri voti cominciarono a colare a picco, perché senza mio fratello mi sento assolutamente perso. Tu non lo sai, non puoi capire cosa si prova a venire separati per lo schifo di mente degli altri dalla persona che da sempre, dal tuo primo battito del cuore, ti è sempre stata accanto. Ti senti senza una parte di te. Ti fa ancora star peggio sapere che il tuo gemello è nella stessa situazione. E poi, in due ti difendi meglio, hai sempre qualcuno con cui ridere, con cui sfogarti; da solo nessuna di queste cose. Io già me la sono passata male ma Bill molto peggio, per via del trucco e del fatto che sembra una donna…. Ecco perché odiamo la scuola. E non ci vogliamo più separare, infatti quando prenderemo una casa, me ne vado a vivere con lui. >>

<< Bravo ! >>

Esclamo, sorridendogli.

<< Loro sapevano che eravamo inseparabili e per farci stare buoni hanno scelto proprio la cosa che sapevano che ne avremo sofferto di più. E la decisione era obbligatoria, non si poteva scegliere. Infatti la mamma o diceva di si per la divisione, o buttavano fuori uno di noi due. Lei ha fatto un ragionamento corretto perché almeno anche se eravamo divisi ci vedevamo lo stesso, qualche volta... Ovviamente ogni volta che c’ era l’ intervallo schizzavo fuori e tornavamo a fare il diavolo a due lo stesso. Mi ricordo che un giorno Bill s’ era messo in testa di mettere sulla poltrona del preside una banda chiodata, l’ aveva pure presa, ma alla fine abbiamo lasciato perdere. E' ancora nella cantina della casa su in Germania, sul mobile della parete di destra. >>

Sta sorridendo.

Me li immagino a fare finta di niente e intanto mettere i chiodi in presidenza… I soliti ignoti, che poi tanto ignoti non erano.

<< Ma siete gemelli monozigote, no ? >>

<< Si, infatti siamo identici, anche se non si vede moltissimo. Sono nato prima io di dieci minuti. Però ciò non toglie che in certe occasioni – molto poche, a dir la verità- litighiamo come dannati ! Un giorno

c’ eravamo incazzati per un motivo che non ricordo, ed eravamo così infuriati che ci siamo presi a sediate e solo dopo averne disintegrate quattro ci siamo calmati. Aveva iniziato lui, lo avevo provocato e aveva reagito dandomi uno schiaffo, allora io avevo ricambiato dandogli un calcio e alla fine avevamo preferito gli oggetti. C’ era il pavimento che sembrava una segheria >>

Scoppio a ridere.

<< E un’ altra volta eravamo passati ai fatti concreti, cioè alle mani, allora Bill riesce a sbattermi contro il muro con tanta forza che per qualche istante io non riesco a respirare e tossisco e, apocalisse, si stacca un quadro della Madonna dalla parete che casca proprio sulla testa di mio fratello e si sfonda. Quando ho riaperto gli occhi ho visto prima un nugolo di polvere, e poi Bill in piedi davanti a me con una faccia da disgraziato e la cornice del quadro attorno al collo, con un pezzo di Madonna sulla spalla che pregava e lo guardava in tralice. Abbiamo riso talmente tanto che a forza di contrarre la pancia dalle risate ci veniva seriamente da vomitare, da quel giorno non mi pare abbiamo più litigato… >>

Mi sto sbellicando anche io assieme a lui.

<< Ma col quadro come avete fatto ? >>

<< Ho cercato di togliergli la cornice dal collo, ma quella proprio non se ne voleva andare, allora col coltello da pane l’ ho segata, vivendo attimi di suspense perché il coltello era vicino alla gola di Bill e se non avessi fatto attenzione, mi sarei trovato un fratello con la giugulare recisa, un lago di sangue per terra e un quadro rotto… Quando l’ ho liberato l’ abbiamo riattaccata con la colla e abbiamo tentato di radunare i pezzi di tela per ricucirla e rimetterla nella cornice. Il risultato faceva veramente pietà, era bruttissimo, la Madonna era spiegazzata e somigliava a Rambo, però l’ abbiamo riappoggiata sul chiodo, al suo posto. Non abbiamo raccontato niente. Verso l’ ora di cena abbiamo sentito uno schianto in sala. E indovina cosa era ? Il quadro s’ è staccato e s’ è andato a frantumare ! Evidentemente il nostro splendido restauro non è servito… C’ erano pezzi di Madonna dappertutto >>

Sto ridendo senza freno e, singhiozzando dalle risate, chiedo:

<< Cosa hanno detto i tuoi genitori ? >>

<< Hanno voluto spiegazioni e siamo stati costretti con la tortura, cioè mio padre che ci dava delle ditate sulle costole, a vuotare il sacco. Alla fine ci hanno portato sul divano, a picchiarci per gioco. >>

Sorride, però con un sorriso amaro. Non dice niente per qualche istante e poi riprende:

<< Era bello, stare tutti insieme. Poi, quando noi avevamo sei anni, hanno deciso di separarsi e ora si sentono solo pochissime volte, e ogni volta litigano per cose minime, come se le belle cose che abbiamo fatto insieme non contassero più un cazzo, quando ci portavano in giro, niente, ormai non serve più. Pensavano solo ai loro affari e chi se ne fregava di sentire magari cosa ne pensavamo noi, eh, intanto non è importante, che ne sanno i bambini di queste cose, lasciamoli

stare. Io-come Bill- vorrei una famiglia vera, non solo una madre che rappresenta anche un padre, ma evidentemente non può essere

così. >>

Sto per dire che forse era per via della Madonna fracassata, ma non lo dico perché non mi sembra di buon gusto, a giudicare dalla faccia che ha.

<< Ancora oggi il dolore per la loro separazione è profondo, in noi. É per questo che abbiamo molta paura degli innamoramenti lunghi. Se devono finire com' è successo con i miei genitori, vaffanculo. Il nostro vero padre credo ci abbia praticamente dimenticati, è già tanto se ci chiama quando compiamo gli anni; e meno male che ci diceva che eravamo i suoi tesori. Le persone, per questo genere di gente, sono tesori solo finchè hanno tre o quattro anni, che tanto puoi dir loro ogni cosa che vuoi. Quando arrivano ad avere sei anni ed iniziano ad avere una testa propria, anche se divorzi e non li chiami mai se non una o due volte all' anno, sono ormai un peso inutile di cui fregarsene altamente. >>

Sto zitta, non sapendo cosa replicare. Alla fine mormoro:

<< Mi dispiace, amore. >>

È l’ unica cosa che mi viene in mente.

Alza le spalle e si mordicchia l' unghia del pollice sinistro. É tetro.

<< Dai, non pensarci. Anche a casa mia c’ è un ambiente pesante, non credere. Con mia madre orribilmente antiquata e mio padre che la segue sempre, sai che bello. Non passa giorno che mi dica qualcosa su noi due o me ! >>

Rimane in silenzio per un istante, sospira e poi, per cambiare discorso, fa:

<< Siamo già arrivati, questo paesino si chiama Alpe e il prossimo è Crocefieschi. >>

Fa un altro grosso sospiro e ritorna a mordersi l’ unghia nervosamente. Mi fa pena, ma non so cosa dire.

Sono le dieci e venti e il cielo è ancora cupo.

Dopo un pochino arriviamo a 860 metri, percorriamo una stradina piena di buche, con ampie lastre di ghiaccio ancora ai lati e immersa nel bosco già secco in alcuni punti e, ci fermiamo in una piazzola.

<< Eccoci, metto la macchina da qualche parte e poi ti porto in spalla, va bene ? >>

<< Ottimo ! >>

Il panorama è da mozzare il fiato: ovunque bellissime montagne aspre e ricoperte di foreste ora del colore dell’ acciaio, ma immagino che col bel tempo siano di un verde favoloso, davanti a me un anfiteatro di monti e in lontananza dietro di loro, i picchi ancora innevati che si stagliano come un miraggio, candidi e brulli. L’ aria è fresca e pura.

<< Ti piace, principessa ? >>

Mi fa, abbracciandomi da dietro e mettendo la testa sulla mia spalla.

<< É sublime. >>

<< Ci vengo piuttosto spesso qui, ad ammazzare, perché ci sono molti animali e si catturano piuttosto facilmente. Allora, sei pronta a vedere il mondo scorrere un poco più veloce di quel che sei abituata ? >>

<< Ho paura >>

<< Ma dai, che non ti succede niente. Sali >>

Si inginocchia e io, goffamente, mi siedo sulle sue spalle.

<< Sofia, così ti spacchi la testa dopo due metri… Cadi. Devi avere le ginocchia che stringono i miei fianchi, altrimenti ti ritrovano decapitata…. >>

<< Oh, ah, certo, certo, mi rimetto bene >>

Balbetto, un po’ spaventata, e mi metto correttamente. Mi aggrappo con le braccia attorno al suo collo e stringo con forza le gambe, mentre il cuore batte all’ impazzata.

<< Dove vuole andare, signora ? >>

<< Diciamo… Da quelle montagne con la neve. >>

Parte di scatto senza lasciarmi il tempo di prepararmi, e caccio un grido perché la velocità che ha già raggiunto mi fa venire le vertigini. Lo sento ridere e, perfidamente, accelerare ancora di più, mentre io mi riparo dietro alla sua nuca, e ogni volta che vedo un albero sfrecciarmi vicino, urlo di nuovo e strizzo gli occhi.

Si butta giù per una collina scoscesa talmente veloce che quasi non vedo neanche gli alberi, grido ancora quando salta giù da una parete verticale atterrando delicatamente 10 metri più in basso vicino a dei ciclamini, per riprendere la sua folle corsa su per un’ altra ripida collina, e sghignazza ogni volta che strillo dalla paura che cadiamo, ma dopo un po’ mi abituo leggermente e il senso di libertà che mi è nato dentro è immenso, mi abbandono al vento che fischia disperato nelle mie orecchie e che mi scuote i capelli, al panorama grandioso, al profumo dell’ aria che sa di verde e di pioggia, alla sensazione bellissima delle mie braccia e delle mie gambe che stringono il corpo di un vampiro meraviglioso, e per la prima volta il desiderio di volere correre anche io così mette a durissima prova la mia decisione di non trasformarmi.

In fin dei conti, ci metterebbe poco... E lo farebbe con la massima delicatezza, come mi ha detto... sarebbe bello, così bello....

No!!! Distolgo il pensiero, accorgendomi di farlo un po' a malincuore.

Corre, corre e corre finchè a un certo punto non arriviamo in prossimità di un torrente. Mi stringe le ginocchia con le mani e ci salta dentro, sollevando due ventagli di spruzzi, e io scoppio a ridere perché ogni cosa mi sembra fantastica.

Facciamo su e giù sui monti per ancora un bel po’ di volte e alla fine vedo molto più vicina la neve, che giganteggia sopra di noi.

Queste montagne sono davvero imponenti. Chissà se riesce ad affrontare anche queste con la solita rapidità….

La risposta arriva subito: in venti minuti, o anche meno, è arrivato a dieci centimetri dall’ inizio della neve, e mi adagia piano sull’ erba morbida.

<< Ecco ! Piaciuto ? >>

Sono tanto, troppo emozionata per rispondere, la velocità e il vento di prima mi riempiono i polmoni.

<< É… è fantastico, non lo so, non trovo le parole. Non so che dire, è pazzesco … >>

Mi rannicchio, sdraiandomi, sull’ erba morbida, e lui mi si siede accanto dandomi tanti bacini sulla bocca. Mi sento le gambe vuote, infatti tremano un po'.

<< Mi fa piacere. >>

Un tuono esplode lontano, crepitando per un po’ nell’ aria carica si pioggia.

<< Sta per piovere, Tomi. Che facciamo ? >>

<< Immagino che non hai mai provato a stare sdraiata sull’ erba mentre piove. >>

<< No… >>

<< Ecco, allora te lo faccio provare, è una sensazione incredibile. >>

In principio ho un po’ il timore di prendermi che ne so, la tosse, un raffreddore, e di ritrovarmi gli abiti bagnati; ma poi penso che non me ne importa niente e lascio perdere ogni preoccupazione.

Mi abbraccia forte mettendomi una ciocca di capelli dietro l' orecchio. Tacciamo per un po', e poi improvvisamente dice, con un tono senza particolari sentimenti (ma solo apparentemente, lui nasconde tutto):

<< Io ho cercato un po' d' affetto, tu mi hai dato l' amore di un vero genitore. Che dire, grazie. >>

<< Che bella cosa hai detto ! >>

Mormoro, lusingata, dopo una pausa di qualche secondo nella quale stavo cercando le parole. Poi aggiungo:

<< Ma tu sei talmente bello che troveresti ad ogni angolo della strada una ragazza che potrebbe darti tutto l' affetto che vuoi. >>

<< No .. No, no. Sul fatto delle ragazze assolutamente si, ma per

l' affetto … >>

Scuote la mano come per dire “lascia perdere” ma poi termina:

<< Non sono una persona che riceve spesso un affetto come il tuo, anzi. Non do l' impressione di volerne, e perciò nessuna me lo da; anche se qualche volta ho provato a farle intendere che se aveva da regalarmene un pochino lo avrei accettato volentieri, neanche una

l' ha percepito, e dunque con le altre faccio quel che loro vogliono che sia. Tu sei l' unica che ha capito all' istante quel che sono, segno che mi hai guardato molto più a fondo, e che mi hai donato quell' affetto che vorrei io; molto, molto di più di quel che mi aspettavo. Appena siamo arrivati ti ho visto e mi sei piaciuta perchè eri -e sei- bellissima, e volevo conquistarti solo per questo. Mi stavo mettendo nell' ordine di idee e azioni che faccio come per le altre ragazze, ma mi hai colto di sorpresa... Non mi sono mai innamorato, non sapevo bene cosa fare. Mi hai colpito nel profondo, altrimenti non mi sarei mai innamorato di

te. >>

Sono rossa per l' emozione, e la bocca non mi si apre … Riesco a dire solo:

<< Beh … Grazie. >>

Poi aggiungo, con un tono un briciolo più allegro anche per tentare di cambiare un pochino il discorso:

<< Io però mi sarei innamorata di te lo stesso, anche se non avessi capito cosa sei ! >>

Rido, e lui sorride.

<< Ma allora saresti diventata come tutte le altre che ti ho detto, e invece non lo sei. >>

Sorride e gli do ancora un bacio.

Siamo soli su un prato, sotto un cielo grigio cupo e qualche cornacchia che gracchia solitaria, volando per monitorare il cielo.

Non si sente nessun’ altro suono, a parte i tuoni, il vento che preannuncia la pioggia, e il mio respiro. Poi un - plic - annuncia che una goccia è approdata sul nostro prato, seguita poi da tante sorelle.

La pioggerellina crea un rumore dolcissimo, leggero e lieve, picchiettando sulle foglie come una specie di sospiro, o un vociare molto sommesso di tante persone che bisbigliano.

Un altro tuono, e la pioggia s’ infittisce lievemente.

Mi giro verso Tom, le braccia strette attorno ai miei fianchi, con gli occhi chiusi e un delicatissimo sorriso sulla bocca.

Osservo le gocce che finiscono la loro corsa dal cielo sulla sua guancia, la rigano di una scia trasparente e bagnano le sue labbra rosse, scivolando poi sul mento e cadendo a terra dove scompaiono di colpo, ma piegando prima l’ erbetta col loro peso.

Non capisco quelli che fanno yoga. Non ce n’ è bisogno per ottenere la pace, basta essere in un prato mentre piove, sotto il cielo bianco, e ascoltare il silenzio, senza preoccuparsi di cose idiote come bagnarsi o ammalarsi.

Mi giro verso di lui, che sembra sul serio addormentato di sasso.

Lo bacio, un bagnato bacio sulla bocca.

Mette una mano sulla mia nuca e si stringe un po’ di più a me.

<< Hai freddo ? >>

<< No, va benissimo così. Non fa freddo. >>

<< Ti piace ? >>

<< E' indimenticabile. Se penso a mia madre, se ci vedesse qui… >>

Sorride, poi borbotta:

<< Perché ci devi pensare ? >>

<< Non so. Semplicemente, mi è venuto a mente. Se solo mi

vedesse … >>

Stiamo in silenzio per qualche istante e poi lui mormora:

<< Prima l’ avevo capito, sai, che volevi trasformarti. >>

<< Si ? >>

<< Era chiarissimo. Beh, sai cosa sto per dirti. >>

<< Lo so, lo so, ma mi sono già ricreduta >>

<< Non ho ancora capito perché non vuoi. >>

<< Te l’ ho già detto. >>

<< Sinceramente, credo ci sia qualche altra cosa sotto, che non capisco né l’ ho trovata, ma che c’ è. >>

Forse, penso. Ma cosa ? Forse sì, in effetti.

Non rispondo e chiudo gli occhi, mentre continua ad abbracciarmi con le sue braccia sotto le mie, come faceva mia madre quando ero piccola.

Riposiamo venti minuti, poi all’ improvviso mi fa:

<< Hai paura, Sofia ? >>

<< Di cosa ? >>

<< Siamo in un bosco sperduto, non c’ è campo e quindi se ti facessi male nessuno ti può salvare, si sta alzando una nebbia fitta, nel bosco ci sono un sacco di strani animali, siamo isolati, se venisse qualcuno di malintenzionato dovresti scappare chilometri nei boschi fradici e gelidi, sei in compagnia di uno che adora uccidere, e perché non hai paura ? >>

<< Perché ci sei tu, che discorsi, anche se dici che vorresti mordicchiarmi … >>

Faccio, tranquilla. Lo percepisco sorridere ma rimane zitto, poi dopo cinque minuti mi chiede se ho fame.

In effetti ne ho un po' e dunque mangio il panino che mi sono portata dietro, guardo il cellulare che in effetti non ha rete ma c’ è un messaggio.

Mia madre, ovvio, che mi chiede dove sono. Le rispondo e fortunatamente lo riesce ad inviare; ho scritto che siamo ad Arenzano.

Così lontano ?!? Dove ti ha portata con questa pioggia ?”

È la sua risposta.

Mamma, per favore, sta tranquilla che siamo al coperto sotto una chiesetta e ci siamo seduti. ”

Sta attenta, bambina, per favore ti prego, sta attenta. Se succede qualsiasi cosa, chiamaci che papà viene a prenderti ”

Dai, calmati, su ! Ti dico che stiamo bene ! ”

Con quel che succede oggi, non si sa mai. Mandami qualche messaggio quando puoi, eh ? Ciao ”

Metto via il cellulare.

<< Vuoi tornare a casa ? >>

Mi mormora Tom.

<< No, sono solo un po’ bagnata. >>

<< Tieni >>

Si toglie la felpa bagnata e la maglia asciutta sotto, si rimette la felpa e mi porge la maglietta. La indosso anche se mi arriva sotto al ginocchio…

Mi si sdraia sopra ma stavolta non sono imbarazzata affatto, e lo stringo forte.

<< Così non ti bagni >>

<< Che mente… >>

Guardo i capelli che penzolano dalle spalle, gli tiro due treccine per fargli abbassare la testa e lo bacio piano.

In effetti non mi sto bagnando, così quando si sposta per fare non so che cosa lo tiro per i capelli e lo faccio tornare sopra di me, poi chiudo ancora gli occhi a causa di un po’ di sonno.

<< Cosa vorresti fare ? Giochiamo un po'?...>>

Mi domanda, con un sorrisetto malizioso, e mi mette una mano sotto la maglia sollevandomela un po'.

<< Magari giochiamo a vedere chi nasconde più cose interessanti sotto i vestiti... >>

Mormora, alzandomi ancora di un pezzo la maglietta.

<< Fermati, bambolo… >>

Gli dico, premendo una mano contro il suo petto per farlo spostare un po’. Fa una faccia imbronciata ma che esaurisce subito, sostituita dal ghigno abituale, e ritira la manina. La tiene ferma un attimo sulla mia spalla, poi mi guarda di sottecchi con uno sguardo pestifero e la fa scivolare sulla mia tetta tastandomela.

<< Tomi! >>

Esclamo ridendo con un gridolino e lui, con una faccia da godimento, mi accarezza la schiena e prova a sganciarmi il reggiseno. Scoppio a ridere e spingo in su in modo da farlo cadere indietro, cosa che accade, e gli balzo addosso per mordergli una spalla così per gioco.

Lo morsico, lui si rialza subito e scappa alla velocità umana giù per il prato coperto dalle gocce di pioggia che continuano a venire giù, lo rincorro urlando come un’ assatanata facendo volare via due cornacchie. Lui fa una deviazione e si mette ad arrampicarsi sulla neve in salita ma ritorna giù presto perchè il ghiaccio scricchiola in modo poco rassicurante.

Stiamo gocciolando dappertutto, la maglia di Tom bagnata è diventata aderentissima e praticamente trasparente, si vede tutto il corpo.

Mi fa diventare, come dire… Famelica.

Quando torniamo su dov’ eravamo prima, mi dice:

<< Vuoi vedere come uccido un animale ? >>

<< Che genere di animale ? >>

<< Quel che trovo. Un tasso, una volpe >>

<< Non saprei >>

<< Ti fa un po’ schifo, vero ? >>

<< Un goccio! >>

<< Questi stomaci delicati… Va bene. >>

<< Basta che non mi fai vedere come si uccide una persona ! >>

<< No, sulla gente devo trattenermi perché se ogni volta che ho sete devo uccidere, farei una strage, e ci sono anche gli altri tre, soprattutto Bill, che non è affatto quel che sembra. >>

<< A me sembra uno un po’ insicuro, romantico, gentile, dolce, delicato >>

Sghignazza.

<< Fa conto che quando uccide è il contrario. É di un sadico tremendo, adora uccidere i cuccioli perché e sono più buoni, e tutte le cose che secondo lui sono minute e dolci, ma adora anche quelli di grossa taglia perché sono più agguerriti e li può torturare meglio. >>

<< Ma che dolcezza…. Ha una doppia personalità, quindi. >>

<< Beh, si, ma mi sembra logico perché c’ è un momento in cui devi sembrare umano e civile, e un momento che devi bere, quindi mi sembra implicito. Una persona dalla quale devi stare lontana mentre caccia è Georg. È micidiale. >>

<< E tu ? >>

<< Sanguinario… >>

Sorride.

Passano altre due orette circa, mi viene un po' di freddino e gli chiedo se possiamo tornare indietro, mentre esplode un tuono violentissimo e la pioggia da sottile diventa grossi goccioloni pesanti e fitti, un vero e proprio acquazzone, completo di sinistri rimbombi delle masse d’ aria che si scontrano e di un vento freddo e tagliente che soffia veloce. Guardo gli alberi che si contorcono sotto la pioggia violenta.

Durante il “ viaggio ” espresso incontriamo un tasso e Tom non resiste a dargli un calcio forte, acchiapparlo mentre è ancora per aria e a berselo, sempre mentre corre a più di 300 all’ ora. Lo osservo senza ribrezzo mentre se lo porta alle labbra e gli lacera la gola in un istante.

<< Questo non serve più >>

Prende l’ animale per le zampe anteriori e posteriori, lo piega facendo fare alla schiena un rumore allucinante, infine lo lascia cadere e si lecca tutte le dita macchiate di sangue.

Siamo già ben lontani di dov’ eravamo poco tempo fa…

Accelera di più, risale la collina e quando arriviamo in cima c’ è lo spazio dove la Cadillac aspetta paziente.

Mi fa scendere, apre il portellone dietro, tira fuori una coperta e- incredibilmente- un mio paio di jeans e una mia maglia.

<< Ehi ! Quelli sono miei, come fanno ad essere qui ? >>

<< Li ho presi da camera tua Venerdì, siccome sapevo che saremmo andati qui ed era probabile che avrebbe piovuto. Ho pensato che non era bello farti restare bagnata. >>

<< Ma Venerdì non sei venuto >>

<< Certo, invece, mentre tu dormivi. Ho aperto la finestra, te li ho presi e me ne sono andato. >>

<< In effetti sei stato più lungimirante di me. Grazie ! >>

<< Puoi andare dietro a cambiarti >>

<< Non è che mi guardi ? … >>

<< No, no… >>

Ghigna. Gli faccio una linguaccia e salgo dietro. È enorme, questa macchina. Mi metto la roba asciutta, poi esco di nuovo per dirgli che può venire…

Non c’ è nessuno.

Dov’ è finito ?

<< Ehi ? >>

Grido, ma ho come l’ impressione che il mio grido non sia arrivato lontano perché c’ è la nebbia e non ci vedo oltre alle mie scarpe, quindi frena ogni rumore.

Rimango zitta per qualche istante, e poi faccio:

<< Dove sei ? >>

Urlo più forte che posso, e un corvo lancia il suo verso tremendamente ovattato e innaturale.

Vedo le sagome degli alberi secchi tra le volute di nebbia che ora è talmente fitta e grigia da farmi pensare che sia cieca. Il vento continua a soffiare.

<< Ehi ? >>

Ripeto, stavolta con la voce incrinata.

Un rametto si spezza vicinissimo a me e faccio un balzo.

Sento uno strano verso, fondissimo e inumano, dietro di me.

Mi giro di scatto.

<< Ciao ! >>

Esclama allegramente qualcuno.

Urlo fortissimo e cado per terra dal terrore, e poi mi vedo Tom appeso a testa in giù da un ramo di un albero che mi fa un bel sorrisone socievole e mi saluta.

Ha in mano un rametto spezzato in due.

Balza giù e scoppia a ridere, mentre io sono ancora per terra e mi viene voglia di sbattergli mille volte la testa contro un muro,se solo potessi fargli qualcosa.

Mi tende la mano per aiutarmi a rialzare, e intanto mi fa:

<< Paura eh ? >>

<< Bastardo ! Cosa cazzo ti è saltato in mente ?!?! >>

<< Eh, ne avevo voglia ! Quel suono era davvero spaventoso, vero ? Una bestia sconosciuta della Nuova Caledonia … >>

<< Ma vaffanculo ! >>

Ride e mi abbraccia, mentre il mio cuore galoppa ancora imbizzarrito. Entriamo in macchina mentre lui è ancora ilare per la sua straordinaria botta di fantasia, e ha in mano il legnetto che ha rotto per farmi credere che ci fosse qualcuno.

Gli do uno schiaffo colpendolo vicino all' orecchio e lui esclama:

<< E beh, prima hai detto che non avevi paura di niente, allora ho voluto vedere se era vero ! >>

Sorrido e faccio un sospirone per calmarmi.

Per un istante ho creduto fosse Giuseppe, o gli altri due.

Mette i rametti non so per quale motivo tra le mie cosce serrate, con un' aria concentrata e pestifera al tempo stesso, ma evidentemente dev’ essere davvero divertente visto che appena ha terminato si sbellica pure per questo, poi li toglie, me li mostra, ghigna amabilmente con gli occhi praticamente chiusi, li fa cadere dal finestrino e, mi da due pacche sulla spalla ridendo nuovamente.

Le battute dei tedeschi a volte sono oscure. Partiamo.

Dopo poco mi viene sonno, avvolta come sono nella coperta e vestita asciutta. Mette per me l’ aria condizionata calda e con un lembo di tessuto cerco di asciugarmi i capelli. Gli dico che dormo un po’ e di non farmi altri scherzi, lui assicura che non lo farà perché è L’ uomo dei Legnetti ( cosa c’ entra ? ), e poi mi augura buon riposo.

Abbasso il sedile e piombo praticamente subito in un sonno profondissimo mentre ascolto le gocce cadere sui vetri.

---------

 

<< Sveglia, tesoro, siamo arrivati. >>

Eh ? Riemergo a fatica da un sonno bellissimo, sbadiglio e mi stiracchio.

A malincuore mi metto seduta sistemandomi i capelli che fortunatamente si sono quasi asciugati; siamo davanti al mio cancello.

Percorre con la Cadillac il nostro vialetto, in certi casi passando a fatica perché è un bestione ben largo e gli spazi sono piuttosto stretti. Vedo mio padre dalla finestra della cucina, spalancare gli occhi alla vista di quel gioiello nero come la notte. Scendo prima io e poi Tom. Papà ci viene incontro occhieggiando la macchina come se fosse una modella divina, poi ci chiede dove siamo andati. Faccio un breve resoconto della giornata e mio padre successivamente si mette a parlare della Cadillac.

Esce anche mamma, per un attimo la sua faccia viene solcata da un lampo disprezzo sia per la macchina che ha sia perché suo marito sta parlando amichevolmente, come fra amici, con quel mostro stupratore. Non mi sorprenderei se gli avesse ordinato di non essere socievole con lui.

Mentre i due discutono, mi chiede com’ è andata, se ho fame e come ho fatto a bagnarmi i capelli, intanto mi squadra credo alla ricerca di qualcosa, ma non so cosa.

<< Pioveva, mamma >>

Borbotto.

<< E non vi siete messi al coperto ? >>

<< Si, te l’ ho detto, in quella cappella, ma un po’ d’ acqua ce la siamo presa lo stesso. >>

<< Te li asciugherai. Hai mangiato il panino ? >>

<< Si, si. >>

<< Come guida ? >>

<< Benissimo, anche meglio di papà. >>

<< Penso sia alquanto improbabile che guidi meglio di tuo padre, non credi ? >>

<< Ti dico che guida meglio, non fa certi scatti o sorpassi. >>

<< Mah… Dai, venite dentro che è quasi pronto da mangiare >>

<< Anche Tom ? >>

<< Non l’ abbiamo invitato, sbaglio ? >>

<< E ci mancherebbe >>

Dico, sottovoce.

Guardo mio padre uscire dalla macchina con lo stesso lieve timore che si ha quando si è davanti a una reliquia mentre continuano a parlare. Solo dopo dieci minuti Tom riesce a terminare la chiacchierata.

Papà gli sorride cordialmente, gli stringe la mano dandogli una pacca sulla spalla e aggiunge di salutare la sua famiglia. Ripenso a suo padre, che non si importa di loro, e provo un po’ di pena.

Mamma lo saluta agitando la mano e con un sorriso discreto; lui mi strizza l’ occhio e se ne va.

Prima di cena faccio i compiti e mentre scribacchio Tecnologia squilla il telefono, risponde mio padre e mi metto ad ascoltare i brandelli di conversazione. Capisco che è mia zia Annarita, infine butta giù.

<< Chi era, papi ? >>

<< Zia Annarita. Sono venuti dalla Germania Nico e Fiona, vengono a trovarci per mangiare una pizza insieme. Sai chi sono, vero ? >>

<< Non granché >>

<< Nico è mio cugino che è andato a lavorare in un ristorante di Berlino, e Fiona è sua figlia. Vengono da noi perché è un sacco di tempo che non ci vedono, pensa che non ti hanno visto da quando avevi un anno >>

<< Bene ! Ma dove andiamo ? Da Dria ? >>

<< Si... Vengono tutti, anche Anna e Chicco con i bambini. >>

Non sono affatto contenta, detesto quei marmocchi che strillano sempre e alla fine finisco regolarmente a fare la baby sitter.

Ma mentre passo a fisica mi viene un’ idea fantastica.

Tedeschi ! Sono tedeschi ! E di sicuro Fiona non sa l’ italiano, ovviamente ! Potrei invitare Tom a venire così io mi passo meglio il tempo, e lei può capire di cosa si parla ! Ha, stavolta ho mia madre in pugno !

Devo assolutamente chiederlo, però prima a papà che cede più facilmente e poi ha detto che è molto simpatico.

Mi fiondo al piano superiore dove sta mettendo delle camicie in ordine.

Coraggio.

<< Papi, posso chiederti una cosa ? >>

<< Certo, tesoro >>

<< Siccome hai detto che ci sono quei parenti tedeschi… Niente, volevo chiedere se possiamo invitare Tom, così fa da traduttore a Fiona ! >>

<< E' vero, è tedesco… >>

<< Certo, non lo senti l’ accento fortissimo ? >>

<< Si, ora non ci pensavo. Eh, non lo so, devo chiedere. Siete usciti oggi, siete andati lontano e già volete stare di nuovo insieme ? >>

Sorrido, ricambiata, e gli faccio gli occhi pietosi.

<< Non lo so, pulce, devo chiedere perché non siamo noi che organizziamo la cosa. In ogni caso, per me potrebbe andar bene... E' strano ma in gamba. Chiedi a mamma, anche lei deve dire la sua, diglielo >>

<< Allora non verrà di sicuro. >>

Ribatto, affranta.

<< Ma cosa dici, dai. Lo sai com’ è, un po’ testarda, e poi lo fa perché ti vuole bene >>

Vado giù, mesta. Sta preparando una torta.

<< Mamma ? Lo sai, giusto, che domani andiamo a mangiare da Dria e che viene Fiona e Nico, no ? >>

<< Si, lo so. Sei contenta ? >>

<< Certo ! >>

<< Dovrai fare la baby sitter, ci sono tutti, Pietro, Alberto, Sara, Rachele… >>

<< Eh, appunto per questo vorrei chiederti se posso invitare qualcuno per passami un po’ più il tempo. >>

<< Ma no, non ci stai mai con i tuoi cugini ! >>

<< L’ ultima volta mi hai fatto invitare Camilla ! >>

Sospira.

<< E chi vorresti far venire ? >>

<< Siccome abbiamo dei parenti tedeschi, vorrei essere in compagnia di Tom… >>

<< Tom ? >>

Chiude gli occhi, li strizza per qualche istante e poi li riapre, le labbra ridotte a una linea.

<< Si, lui. Può fare da traduttore, far capire le parole che non conoscono, e tu potresti avere la possibilità di conoscerlo meglio, e magari… Beh, così. >>

Alzo le spalle. Sto per aggiungere che così se lo conosci meglio non spari tutte le cazzate che abitualmente dici, ma mi trattengo.

<< Chiedi a tuo padre >>

<< Ho già chiesto, e per lui va bene ! >>

Ah ah, ha le spalle al muro.

<< No, Sofia, se si veste in quel modo là no. >>

<< Eh ? >>

Mi ha colto alla sprovvista, ormai ero certa che dicesse di sì.

<< Non è rispettoso per i parenti, sembra un delinquente. >>

<< Mica può tagliarsi i capelli, eh ! >>

<< Allora digli di vestirsi meglio di quel che fa di solito. Così, non ci viene. Neanche con quel piercing >>

<< Un frac andrebbe bene ? Magari rasato a zero stile naziskin, una svastica tatuata sulla testa e un mazzo di rose in mano ? >>

<< Sofia, non fare la spiritosa. Le cose sono due: o porta un po’ più di rispetto, cosa che a quanto pare per lui sia impossibile, o se ne sta a casa sua. Decidi te. >>

Sto per dire, furibonda, che allora è meglio per lui che stia a casa ma ci ripenso e dico:

<< Ah, guarda, perfetto. Glielo dico subito. Quindi hai detto che ti va bene, mi pare d’ aver capito >>

Fa un sospirone da stress, allarga le braccia ripetendo il suo ricatto e sorvolando la mia frase fa:

<< Bisogna avvertire zia Annarita, tra l’ altro, se proprio deve venire, magari hanno già prenotato. >>

<< Papà le ha appena telefonato e lei ha detto che non c’ è problema, che potrei portarmene anche due, di amici ! >>

Non risponde, so benissimo cosa sta pensando: quel ragazzo non piacerà a nessuno, si chiederanno come la brava ragazza che è mia figlia può avere quello sbandato come fidanzatino, con quei capelli con i topi dentro, eccetera eccetera eccetera ma non me ne importa niente.

Alla fine cede, stremata dai miei continui discorsi pedanti e dunque le do il numero di casa dei gemelli, così può chiamare e mettersi

d’ accordo. Arriva mio padre, le dice che c’ è anche Tom, mamma a denti stretti dice di sì, che proprio c’ è, e lui espone a lei che può essere utile perché almeno ci capiranno un po’ di più.

Così va il mondo… Genitori diffidenti, fidanzati vampiri. Già.

 

Sono le nove di sera. Abbiamo mangiato la pasta al forno mezza bruciacchiata perché mamma l’ ha messa dentro a temperatura troppo alta e poi è andata a farsi una doccia. Quando ho cominciato a sentire odore di bruciato ho urlato per farla venire ma quando l’ ha pescata fuori ormai era troppo tardi, la tragedia s’ era già consumata, la superficie era nera come asfalto...

Così, abbiamo dovuto asportare lo strato superiore come chirurgi e mangiare quello sotto. Un macabro spettacolo.

Appena finita la cena vado su in camera mia. Siamo d’ accordo che ci aspetta all’ incrocio di via Manuzio e lo portiamo con la nostra macchina.

Devo vestirmi bene ! Sembrerò la sua promessa sposa ma non importa, perciò frugo nell’ armadio e dopo averne buttato all’ aria metà opto per un vestito lungo che arriva a metà coscia, nero, attillato e con le estremità lievemente scampanate.

È tutto in seta e non mi ricordo per quale avvenimento lo avevamo preso, ma di sicuro lo avevamo pagato caro, è di Valentino; poi tiro fuori dei tacchi alti blu scuro, appoggio il tutto sul letto e riguardo

l’ abito. Lo adoro.

Noto che è leggermente più lungo dietro che sul davanti e mi fascia tutta stretta. Ci starò ?

Alle undici e venti sono ancora a cercare qualche oggettino da mettere insieme al resto e scelgo degli orecchini formati da un fiocco rosa delicato che rimangono attaccati al lobo mentre un piccolo pendaglio ciondola giù per quattro o cinque centimetri con in fondo due perle, più la mia cascata di braccialetti d' oro e legno.

Inoltre, dopo qualche ripensamento decido di raccogliermi un po' di capelli sulla nuca -ovviamente con la frangetta catturata all' indietro con una mollettina- e lasciarne sciolti altri davanti.

Oh no, non ho detto a Tom che si deve vestire un po’ meno sfondato ( con rispetto parlando ). Acchiappo il cellulare, ma mentre sta inviando il sms mi arriva il messaggio che mi informa di non avere credito.

E ora ? I miei non vogliono che usi il loro cellulare, quindi non posso dirglielo. Mi affido al suo buonsenso. Lo capirà, no ?

Pian piano il sonno arriva, resisto finchè è insopportabile, quindi vado a lavarmi i denti e mi metto sotto le coperte, sentendomi piacevolmente stanca.

Spedisco la buonanotte alla Santa Trinità -Giada, Camilla, Tom- poi mi addormento subito.

 

-------------

La Domenica pomeriggio mi annoio sempre, ma non questa ! Soprattutto ora che sono le 19 e 20 e stiamo andando a recuperare quella montagnola di abiti che è Tom…

Incrocio le dita sperando che si sia vestito in modo da accontentare mia madre sebbene in minima parte, e lo vedo.

Ha la schiena contro il muro, un piede appoggiato alla parete e

un’ espressione vagamente sperduta nonché preoccupata. Con le braccia incrociate sul petto e la testa rivolta verso il cielo sembra stia aspettando di vedere Dio che sbuca tra le nubi, perciò gli faccio un fischio. Abbassa di scatto la testa.

<< Ambròtos, vieni ! >>

Corruga per un attimo le sopracciglia, poi sorride e si avvicina.

È vestito con dei jeans non molto larghi neri e una maglia fino al gomito azzurro chiaro, un po' più stretta del suo solito; con sorpresa noto che non ha i polsini ma un orologio.

Salta dentro e saluta ringraziando mentre si siede accanto a me e i miei fanno tutti i cordialoni.

Non ha il cappellino, ha legato solo i rasta che gli pendono sul viso e il resto li ha lasciati sciolti, un' onda impetuosa d' oro e di nocciola.

<< Parenti tedeschi in vista, mi hanno riferito da Fort Knox ? >>

Ridacchio ripensando a quando l’ ha detto a mia madre, ma lei mica

l’ ha capita. Il significato che intendeva era evidente: che casa nostra è una fortezza inespugnabile dove nessuno entra o esce senza aver prima passato mille controlli, ma la battuta non le è entrata in quella

polverosa testa. Mio padre aggrotta un attimo le sopracciglia e poi fa:

<< Oh, si ! C’ è un mio cugino che da tempo lavora a Berlino in un ristorante che non ricordo il nome… Poi glielo chiedo. Comunque c’ è la moglie che non sa l’ italiano e la figlia lo sta imparando. Però mi sa che ci servirai lo stesso. Perché sei tedesco, giusto ? >>

<< Beh, si… >>

<< Che musica ti piace ? Sofia è molto schizzinosa, in campo

musicale >>

Borbotto che non è vero, ma la voce fonda e tonante di Tom copre il mio mugugno.

<< Beh, mi piacciono molto gli AC/DC, Motorhead, e tantissimo gli Aerosmith. Ascolto anche un gruppo rap, i Public Enemy, e dell' altro. Ah, mia madre vi saluta e vi ringrazia molto. >>

Mio padre fa una faccia strana, poi dice:

<< Grazie, anche noi. E cosa mangerai stasera ? >>

Ci guardiamo per un attimo, mi sorride ironicamente e poi risponde che ci penserà sul momento.

Prendo il cellulare per non farmi sentire e digito:

Non è che ti viene un attacco epilettico o roba del genere se mangi qualcosa che non è sangue ? ”

Trattiene a fatica una risata e risponde:

Si, e poi mi rotolo per terra leccando tutti e recitando il padre nostro al contrario. Sofia, tu ti preoccupi troppo ... E in ogni caso ho due lattine magiche, dietro. >>

Non mi sono accorta che ha una borsa piena di spille, sicuramente presa in prestito da Bill.

Si mette ad osservarmi con uno sguardo molto eloquente ghignando, poi sfilandomi il cellulare dalla mano (come aveva fatto quando eravamo andati a prendere i suoi libri e lui mi spaventava, ricordo con una certa malinconia) e scrive:

Sei sicura che non si accorgano che ho qualcosa che non va ? ”

Ma no ”

Mi stringe la mano, appoggia la testa sulla mia spalla e mi chiede bisbigliando se i parenti pianteranno grane per lui.

Rispondo a voce bassissima che non diranno niente.

Recupera il telefonino e mi domanda perché prima l’ ho chiamato con quella parola strana.

è la versione originale del nome greco Ambròtos, che vuole dire immortale… ”

Mi sorride e il piercing brilla.

Durante il viaggio parliamo per messaggio sul loro passato.

<< Venite, ragazzi, siamo arrivati >>

Mio padre scende e ci apre la portiera. Nota che ci stiamo tenendo la mano e fa un sorrisetto… Scendiamo e mi risistemo un po’ il vestito.

Lui sta benissimo con i pantaloni un po' meno larghi, gli mettono più in risalto le gambe bellissime che ha, e anche la maglia meno ampia sottolinea meglio il corpo. I capelli, poi, con solo qualche treccina raccolta per avere il viso libero e lasciati fluire sulle spalle e sulla schiena, sono favolosi. Fanno venire voglia di tuffarci una mano dentro e accarezzarli; sono davvero tantissimi e morbidi.

Guardo se ci sono già gli altri vari parenti: c’ è mio zio Maurizio, sua moglie Anna e le due bambine, gli altri devono ancora arrivare. Scendiamo la lieve discesa che porta a un cancello aperto, l’ entrata di uno spazio sotto un pergolato coperto d’ edera; è un bel posto, qui.

Ci sono dei tavoli sotto questo pergolato e il ristorante al coperto lo delimita dal lato sinistro, mentre sull’ altro lato c’ è una ringhiera che da su un giardino di quattro o cinque metri più in basso.

Si trova su una collina sopra Quezzi e, anche se ci sono dei palazzi non molto distante, l’ aria sembra più pulita perché si è all’ aperto, è un luogo calmo essendo praticamente campagna e di sera si vedono le stelle sotto l’ edera.

Maurizio arriva, dice:

<< Buonasera ! >>

Mi da due baci sulle guance e stringe la mano a Tom, lasciandola quasi subito.

<< Tu sei Tom, giusto ? >>

<< Si, signore. Grazie per avermi invitato. >>

<< Ah, figurati ! E non chiamarmi signore. Per stasera ci servirai molto... >>

Lo guarda ancora per un istante, quindi fa:

<< Ecco, queste sono le mie due bambine, Rachele e Sara >>

<< Ciao >>

Dice, con un po’ d’ imbarazzo, e anche io saluto.

Loro non sembrano molto convinte e guardano intimorite Tom per poi allontanarsi subito.

Arrivano Zia Annarita e Marco con quei due malefici Pietro e Alberto e dopo dieci minuti ci sediamo nel nostro tavolo prenotato.

Infine ecco comparire anche i parenti tedeschi, subito riconoscibili dall’ accento, infatti Tom alza lo sguardo finora concentrato sul suo mignolo.

Mio padre va a salutarli felice e noi facciamo lo stesso. Ovviamente quando stringe la mano a Fiona, Tom parla direttamente in tedesco e lei fa una faccia sorpresa, probabilmente perché non se l’ aspettava di avere avuto la fortuna di trovare una persona che parla la stessa lingua ( e che persona ) ! Ci chiede insicura se io e lui siamo parenti.

<< No, no, noi siamo… Amici >>

<< Ah. >>

<< Io studio Bologna per imparare il italiano…. Tu sei Sofia, vero ? >>

<< Si ! >>

Tom finisce tra me e Annarita e davanti ha Fiona, che non sembra affatto dispiaciuta di ciò… Si mettono a parlare in tedesco. Cosa staranno dicendo ??

Lo vedo sorridere e annuire con l' espressione che aveva catturato anche me, le palpebre leggermente abbassate, la testa un pochino all' indietro, le labbra un goccio aperte, e il suo ambiguo sorrisetto.

Lei rimane seria. Mah.

Mi giro per sgranchirmi la schiena e noto che praticamente tutti stanno guardando il mio succhiasangue, infatti mia zia esclama che ha dei bei capelli…. Lo penserà davvero ?

Poi gli chiedono di quale città è, e infine si mettono a chiacchierare tra loro, lasciando stare noi tre tranquilli.

Fiona chiede a Tom quanti anni ha.

<< Diciotto >>

<< Io diciassette… Ma hai già la patente ? >>

<>

Intervengo.

<< Si, la ho già… >>

<< Che macchina hai? >>

<< Una Cadillac Escalade. >>

<< Wow… E a che scuola vai ? >>

<< Una qui a Genova >>

<< Ma Fiona, è vero che il ristorante di Nico ospita un sacco di gente famosa ? >>

Domando, per ostacolarla un po’ visto che me lo sta monopolizzando.

<< Oh, si… >>

Ci interrompono per le prenotazioni.

<< Tu cosa prendi ? >>

Chiedo a Tom, che ghigna e si lecca i denti.

<< Boh… >>

Poi, bisbigliandomi nell’ orecchio, mi dice:

<< Va bene se non prendo niente ? >>

<< No, è meglio che mangi qualcosa, altrimenti non è molto

educato… >>

<< Ah. Un toast è più educato ? >>

<< Un po’ >>

<< Non ho ancora raggiunto il Nirvana dell’ educazione ? >>

<< Facciamo che prendi… Vabbè, dai, un toast va bene. Però se ti chiedono perché hai mangiato così poco, devi dire che era grosso e un pezzo l’ hai già mangiato... >>

Annuisce.

<< Dopo poi ti bevi il sangue, andiamo qui dietro a questa parete e non ti vedono. >>

<< Hai visto che mi guardavano male, i bambini ? Te l’ ho detto, sanno che ho qualcosa che non va >>

<< Ma non ti conoscono… >>

<< Se è per questo neanche quelli della Germania sanno chi sono, però a loro ci stanno attaccati >>

Assentisco perchè ha ragione e guardo i miei parenti. Che chiasso che fanno ! Però riesco lo stesso a sentire mia zia Anna che, all’ orecchio di mio padre, bisbiglia che Tom ha un viso da donna... Papà annuisce aggiungendo che la cosa impressionante è il suo pallore quasi grigio. Trattengo una risata e noto che anche lui sta trattenendo una risatina.

Intanto di sottecchi qualcun altro lo osserva, soprattutto Fiona…

Qualcun altro, pensando di non venire sentito, bisbiglia che pensava che, conoscendomi, mi fossi scelta un ragazzo più normale di lui.

Dal mio canto, guardandolo, penso a quanto siano stupidi a considerarlo un maleducato delinquente: si comporta benissimo, tiene le gambe vicine e la schiena dritta, perchè sa benissimo come fare in queste situazioni, non è scemo.

Se solo mia madre lo potesse capire.

 

Comincia a diventare più buio, le prime stelle si affrettano ad accendere la loro riserva di luce e i lumini dei lampioni stradali sulle colline iniziano a brillare. Si alza un venticello lieve, e la temperatura si abbassa impercettibilmente.

Alle 9 e 40 di sera tutti hanno finito di mangiare ed il cielo è ormai nero.

Fiona ha parlato a Tom tutto il tempo e addirittura in un momento gli ha toccato il piede con il suo ! Gli faceva certi sorrisi che più eloquenti non si può, lui stava al suo gioco e lei ha anche dato il numero, ma intanto non sono gelosa … Anche se mi ha dato un po' fastidio quando me lo stava monopolizzando.

In giro, tutto sembra un presepe: le lucine sulle colline, i palazzi non molto distanti con le illuminazioni nelle case, il pergolato sotto al quale ci siamo noi con dei lampioni che diffondono una caldissima luce arancione, che dipinge l’ edera con bei riflessi, l’ interno illuminato del ristorante con tutti i rumori tipici.

Ci alziamo perché ho voglia di stare un po' sola con lui, quindi lo porto dietro alla parete di plastica del separé dove c’ è uno spazio

all’ aria aperta. In fondo c’ è un cancello non molto alto con un cartello che avverte di stare attenti al cane, ma dell’ animale neanche l’ ombra.

Sarà morto, ormai, l’ avevo visto un po’ di tempo fa.

Lo porto da una ringhiera che dà sul giardino più in basso, e stiamo in silenzio con i gomiti sul metallo. Mi tocca gli orecchini, osservandoli attentamente, con l' indice mi da una carezza lungo il collo e poi mi dice:

<< Ah, giusto perché mi è venuto a mente… Non aspettarti che ti porti al ristorante o a ballare o cazzate romantiche del genere, mi fanno schifo, sono cosa da Barbie e Ken. >>

Rido.

<< Non ti piacciono queste cose ? >>

<< No. Ma dai, fanno pena. Sono idee usatissime e banali, cosa pensi, che ti porti a ballare ? >>

<< Oh, niente affatto ! Anche perchè non credo che sai ballare il liscio o robe del genere >>

<< Se ti interessa so qualcosa di hip hop e break-dance. Al massimo ti insegno qualche passo di questi ! >>

<< Oh si, il sogno romantico di ogni ragazzina … E un molo al

tramonto ? >>

<< Si, magari anche un mazzo di rose…. No ! >>

<< Uffa >>

Esclamo, ridendo.

<< E ti immagini noi due sul Titanic ? Dai, tu che mi dici “ti fidi di me ?” sulla prua della nave dei sogni, al tramonto, sul mare e con i delfini che saltano … >>

Propongo.

<< Si, e poi un soffio di vento ci fa cascare entrambi giù. Dai, dimmi se qualcuno ti ha mai raccontato di essere andato nei prati, sulle montagne, sotto la pioggia ? >>

Perché magari è una cosa un po’ da pazzi, penso. Però rispondo:

<< Vero, vero >>

<< Eh, lo so ! Anche andare nei boschi a 800 all’ ora non è cosa da tutti i giorni ! >>

<< Già. Devi bere la lattina… >>

<< È vero >>

Va a prenderla e torna subito dopo, rientrando nel buio con me e appoggiandosi di nuovo alla ringhiera, con il braccio a contatto col mio.

Apre la lattina e beve. Quando ha finito, si sporge per guardare qualcosa nell’ oscurità del giardino sottostante, indica qualcosa ed esclama:

<< Guarda che accoppo il cane >>

E lancia giù con forza la lattina. Sento un ping ! metallico e un guaito succeduto da un ringhio incerto.

<< Ma che crudele ! >>

Esclamo, dandogli un colpo sulla spalla, e lui ghigna soddisfatto delle sue nefandezze.

Prende una pietra da terra e la butta giù; il cane si muove, probabilmente va a vedere cos’ è atterrato e Tom gli tira un’ altra pietra. Altro guaito.

<< Ma finiscila ! >>

Gli afferro le braccia mentre sta ridendo diabolicamente.

Lo tiro verso di me e lo bacio. Mi sarei aspettata che sapesse di ferro, invece la sua lingua non sa di niente, cioè, solo del suo sapore.

Gli lascio le braccia e lui mi abbraccia stretto stretto, continuando a baciarmi.

<< Stasera sei bellissima. Vestita così stai meglio di un dio … >>

Fa scivolare le mani più in basso, ma di colpo una vocetta fastidiosa come una zanzara vicino all' orecchio esclama:

<< Mamma, Sofia e quello là biondo si stanno baciando, tra un po’ si saltano addosso ! >>

Mi stacco subito e vedo quel bastarducolo di mio cuginetto tutto bello giulivo ! Sento mia madre che dice:

<< Digli di venire qua, Anna >>

E qualcun altro che le risponde di lasciarci da soli in pace, e poi esclamare al bambino:

<< E tu lasciali stare ! Vieni qui, cosa vai a rompere le scatole ?! >>

Il moccioso ride come uno scemo, andandosene, e mi volto nuovamente verso Tom, che si nasconde il viso con le mani.

<< Vedi ? Vai e ammazzalo ! >>

<< Oddio… >>

Fa una risata imbarazzata e gli tolgo le mani dal viso.

<< Ma sul serio ci siamo saltati addosso ? >>

<< Non me ne sono accorta… Si, in effetti un po’ si. >>

Ride silenziosamente e poi mi abbraccia di nuovo, giocherellando con i miei capelli.

<< Tuo cugino potrebbe aver avuto una buona idea, che ne dici ? >>

<< Tieni a bada i tuoi ormoni congelati o messi in crioconservazione o roba del genere, bambolo… >>

Ghigna ancora e poi si mette tranquillo.

Guardo giù nell’ oscurità e mi torna in mente il ricordo di quando quella sera sono uscita e Giuseppe o uno degli altri mi aveva terrorizzata. E penso anche che sono proprio nella nostra classe; ma paradossalmente questo non mi spaventa perché finchè sono tra gli altri sono innocui, il problema viene quando non lo sono.

Secondo me non hanno affatto avuto una buona idea, quei quattro, ad andare a stuzzicarli così senza motivo. Credo che li abbia fatti arrabbiare un bel po’, e non è d’ aiuto il fatto che appena sono arrivati, si sono odiati da subito.

E se stessero preparando qualcosa ? Una vendetta o simile ?

Non è così improbabile… Suppongo che c’ è da arrabbiarsi se uno delle creature che odii viene ad importunarti nel luogo dove ti ritrovi. Anche perché l’ hanno fatto per far smettere di dare fastidio a me, ma mi sa che invece hanno soltanto sottolineato che Tom a me ci tiene molto. E in questi casi non è affatto una bella idea perché se vogliono ferirli possono usare me, visto che conoscono il rapporto che ho con loro. Non è stata proprio una grande mossa.

 

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Torniamo a casa verso le undici e quaranta. Solito giro di saluti per i parenti, soprattutto quelli della Germania che devono partire domani. Fiona usa questo pretesto per dare un bacio anche a Tom –che nei parenti non c’ entra niente-, e si aggrappa al suo braccio perché non ci arriva… Lui fa tutto il gattone, le da certe morbide occhiate che le fanno fare un sorrisone. I marmocchi non si avvicinano a lui e lo guardano intimoriti.

Paghiamo, lui paga per sé. Questo mi fa un po' pena, perchè nessuno si offre di pagare per lui. So benissimo che ovviamente non è nella famiglia né che lo conoscono bene, ma il gesto di almeno proporgli di lasciare perdere a pagare mi sembra educato; invece nessuno lo guarda. Mi chiedo com' è possibile che non facciano mai una discreta impressione a nessuno, anche quando sono molto gentili.

Saltiamo in macchina, sono stanchissima. Mi butterò a letto subito, sono veramente esausta. Nessuno di noi parla molto perché siamo tutti andati.

Lasciamo Tom dove l’ abbiamo preso e gli faccio l’ occhiolino per fargli capire che se vuole stasera può venire. Annuisce impercettibilmente e se ne va.

Noi continuiamo fino a casa nostra e dopo un quarto d' ora siamo a casa; mi spoglio veloce, do la buonanotte e chiudo la porta.

Che sonno… Appoggio il cellulare sul comodino accanto al letto e sbadiglio.

Eh ? C’ è la finestra aperta, le tende si muovono placide al vento.

<< Tom ? >>

Dico sottovoce. Sono ormai abituata al fatto che apra le finestre.

Però lui non c’ è. Le avevo lasciate chiuse.

<< Sei qui ? Guarda che i miei non ti sentono, eh >>

Niente. Camera mia è piccola, si capisce subito che non c’ è nessuno. Un soffio di brezza agita le tendine. No, io le avevo chiuse, lo ricordo benissimo.

Ora sono aperte e Tom non c’ è.

Osservo con attenzione la stanza e noto che le coperte sono un po’ scostate, e anche qui avevo rifatto alla perfezione il letto.

Un brivido, anzi un pugno di terrore mi si insedia nello stomaco e lì inizia a bruciare, facendo tremare leggermente le mani.

Beh, certo, potrebbe essere stata mia madre, ma sento che non è così. Apro l’ armadio ma dentro non si nasconde nulla, controllo sotto il letto ma trovo solo delle scatole.

 

Chiudo le persiane e i vetri perché quell’ occhio nero e cieco sulla notte mi terrorizza. Forse è stato Bill ? Ma cosa gli importa di me ?

Poi vedo dei piccoli segni sulla maniglia della finestra.

Quelli non può averli fatti mia madre… Ricordo però che Tom, prima d’ andare sulle montagne, mi aveva preso i vestiti puliti, venendo in camera mia. Quindi potrebbe avermi preso/ lasciato qualcosa !

Frugo dappertutto ma trovo solo oggetti miei. No, non è stato lui. Perché altrimenti l’ avrebbe detto, e poi in ogni caso era impossibile perché fino a venti minuti fa era con noi.

Dove posso cercare, ora ? Ho cercato dappertutto… Con le gambe che mi tremano e una riluttanza estrema afferro terrorizzata il lembo scostato del copriletto, e facendo un sospirone, lo sollevo bruscamente.

Cado per terra, sopraffatta da un terrore che non riesco a controllare.

C’ è un cappio e un biglietto.

Davanti agli occhi vedo tanti puntini neri che sbocciano come fiori e girano a spirale dappertutto, e sento ogni lucidità scivolare via. Mentre sto per prendere il biglietto, sento un rumore fuori dalla finestra.

È quello che mi ha lasciato il cappio, ne sono certa.

Fa toc toc contro la persiana e a questo suono gli occhi mi si riempiono di lacrime e mi scappa un singhiozzo. Vorrei che il mio cuore smettesse di battere perché il suo rumore martellante e accelerato sembra fortissimo e pericoloso, poiché così potrebbe venire udito. Bussa di nuovo e sento un lieve scricchiolio e un tonfo.

Sto per schizzare a chiamare i miei genitori quando sento:

<< Sofia ? Mi fai entrare ? >>

In un attimo passo dal sollievo estremo del pensiero che sia Tom al terrore che sia quella creatura che finge di essere lui. La mente mi si annebbia dalla paura e rimango per terra, con le braccia strette attorno alle ginocchia e infreddolita perché sono mezza nuda sul pavimento.

<< Stai dormendo ? Però la luce è accesa >>

Bastardo, non ti apro, lo so che sei quello del cappio.

Il pensiero mi fa rotolare giù altre due lacrime, deglutisco a fatica e non mi muovo perché non ci riesco.

<< Sei arrabbiata ? Te la sei presa perché Fiona mi stava dietro, e perchè io stavo al suo gioco ? >>

Beh. Se nomina Fiona, dev’ essere per forza Tom. Ma se quello lì l’ ha catturato e se l’ è fatto dire ?

<< Sofia, stai male ? Senti, mi sto già preoccupando, di’ qualsiasi cosa, insultami, però fallo. >>

L’ unico suono che riesco ad emettere è un gracchio rauco.

<< Si, stai male. Aprimi o entro. >>

Gattono a fatica fino alla finestra tremando forte e la apro, senza sapere bene cosa faccio perché la lucidità se n’ è andata da un pezzo.

<< Finalmente ! Ma che… >>

Spalanca gli occhi e si fionda dentro, richiudendo i vetri, abbracciandomi e alzandomi di peso, per farmi sedere dalla scrivania. Si siede accanto a me sul tavolo e mi chiede con tono un po’ spaventato perché ho gli occhi sbarrati così, perché sono svestita e perché tremo.

Singhiozzo e gli indico il letto, che apparentemente non ha nulla di speciale. Si alza, va lì, solleva le lenzuola con la mano e rimane di pietra. Prende il cappio e se lo rigira tra le mani.

<< L’ ho trovato appena siamo tornati >>

Bisbiglio singhiozzando.

<< E questo ? >>

Solleva il biglietto.

<< N- non l’ ho ancora aperto, fallo tu. >>

Mi avvolgo una coperta intorno, che era appoggiata alla sedia, perché comincio ad avere proprio freddo.

Apre la busta ed inizia a leggere con il solito pizzico di difficoltà quando devono leggere in italiano, infatti ripete in silenzio le parole muovendo le labbra. Dopo, lo vedo diventare un bel po’ arrabbiato.

<< Cosa dice ? >>

<< Niente, lascia stare. >>

Mormora piano.

<< Non mi spavento >>

Borbotto, mentendo, ma la curiosità ha la meglio.

<< No ! >>

La legge un’ altra volta, poi la strappa in tanti pezzi e la lascia sulla scrivania, poi sospira e contrae la mascella con tanta rabbia che per un attimo mi spavento. Mi siedo sul letto e appoggio la testa sulle sue cosce, singhiozzando ancora un pochino.

<< Perché non mi vuoi dire cosa c’ è scritto ? >>

<< Perché non voglio e basta. Penserò a qualcosa, ora dormi. >>

Sbuffo.

<< Ma tu rimani qui, giusto ? >>

<< Certo. Buonanotte >>

Mi da un bacio sulla bocca con forza e poi si mette a messaggiare, torvo. Vado sotto le coperte e mi viene ancora un po’ da piangere, ma più che altro per la stanchezza.

Ha detto che penserà a qualcosa… L’ ultima volta che l’ ha fatto non ha fatto scintille… Prendo sonno singhiozzando.

L’ avevo detto che scoppierà un casino.

 

 

Lezione di filosofia. Dei “ nostri ”, - ormai, anche se non so il perché, mi sento parte dei vampiri- c’ è solo Tom e Georg. I maledetti sono assenti.

Mi ha riferito che Bill e Gustav sono andati a “ fare una cosa ”…. Georg è qui perché (testuali parole) se c’ è qualche prete bastardo da randellare, non vuole perdersi l’ occasione.

Che bello, sono una specie protetta. Da vampiri.

Un po’ la paura di ieri se n’ è andata, però ora mi preoccupa quel che succederà in futuro; non so se sono andati nuovamente a provocarli ma potrebbe essere possibile.

Tom si avvicina all’ orecchio e mi sussurra che dopo deve andare a trovare qualche vampiro, così se ci servirà aiuto, ce l’ abbiamo.

Contando i quattro, la sorella di Gustav, madre dei gemelli, madre e padre di Gus e madre di Georg ( sono separati anche loro ) sono in nove, e anche se rispetto agli altri che sono in tre sono in abbondanza, potrebbero anche loro aumentare il numero.

Gli dico che ci sarebbe il vampiro che ha trasformato la loro madre, ma lui ribatte che è in Germania e non sa assolutamente chi sia. Domando se posso venire con lui ma la mia domanda è subito cestinata perché se incontra uno belligerante, non vuole che mi succeda niente, ma che mi informerà. Per tutto il pomeriggio, ovvio, rimarrò nervosa. Pazienza.

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Capitolo 8
*** Tom ***


8

Tom

 

Trovare altri come noi… Difficilissimo.

Dove diavolo posso provare ?

Mah, andrò in quel posto che si chiama “ parchi dei nervi ” ( ma che nome è ? ), anche se di sicuro non troverò nulla.

Appena usciamo parto subito… Mi passerò un po’ di tempo, questo è certo.

Georg va a casa perché si annoia- unica persona al mondo che è riuscita a farsi venire un colpo di sonno mentre era in piedi, manco i neonati si addormentano così, ma d’ altra parte lui e il dolce far niente sono amici per la vita- . Che pigro che è. Certe volte anche io non ho voglia di far niente, ma… ! Se, quando eravamo umani, c' era qualche ora morta nella quale non facevamo niente, lui cosa faceva ? Dormiva. Neanche fosse narcolettico.

Salgo sul mio gioiellino di Cadillac e ghigno a vedere la gente che mi guarda dare un’ accelerata.

Li capisco, d’ altronde … Una macchina di 5 metri e 70 è difficile non notarla. Qualcuno penserà che sarà pacchiana, ma secondo me il concetto di pacchiano deriva da come ci si comporta. Io non mi sento di essere pacchiano, e sta bene così. Ma lasciamo perdere questi pensieri…

Oggi è una bella giornata e c’ è un venticello fresco; arrivo dopo circa mezz’ ora e parcheggio nello spazio dedicato. In Italia si paga tutto, anche i parcheggi per un parco.

Un orrendo cane spelacchiato con un occhio bianco si avvicina a me e poi scappa a gambe levate. Mi vien voglia di dargli un calcio ma i padroni sono vicini e perciò mi trattengo.

E ora dove devo entrare ? Seguo un uomo sperando che vada dove devo andare io. No, il tizio va verso la strada. Opto per un passaggio a destra ma arrivo dalle banchine della stazione, allora torno indietro e scelgo una stradina in salita alla mia sinistra, controllo che nessuno mi veda e accelero con la mia velocità per sapere subito dove porta il viottolo.

Si, c’ è un cancello aperto e dei vialetti che si intrecciano in un gigante, meraviglioso parco con un’ enorme lieve collina verdissima, e poi palme e piccoli boschetti. Non pensavo !

Entro sotto una volta di alberi e imbocco una stradina che serpeggia lungo la base della collina e s’ immerge negli alberi. Ci sono delle vecchiette parcheggiate come foche su una panchina, e quando passo mi guardano male.

Ma possibile che solo per i miei capelli e il modo in cui mi vesto non vado bene a nessuno ? Cosa si aspettano, che arrivi in groppa a una cavallo bianco vestito da principe con un mantello azzurro, i boccoli biondi e gli occhi color del cielo ? Come la maledetta madre di Sofia, maleducata e prevenuta come non so cosa, che mi ha attaccato un’ etichetta e neanche se la salvassi dalla morte cambierebbe un po’ idea. Mah.

Basta, ora devo rilassarmi… E concentrarmi.

Cammino per un tratto e arrivo in un enorme prato contornato da alberi e con un’ imponente villa su una collina sopra al parco che fa bella mostra di sé. Mi siedo sull’ erba verde perché intanto non ho niente da fare. Ci sono un sacco di rumori: un neonato che respira calmo 900 metri più in là, i cani che giocano, i bambini che corrono… Ma nessun succhiasangue. Sono facili da sentire perché intanto si muovono molto meglio degli umani, sembrano immersi in una bolla di vuoto d’ aria, l’ aria intorno pare vibrare.

Ma per ora niente di tutto ciò, perciò mi slego i capelli e mi sdraio, sempre stando attento.

Dopo un’ ora e mezza sono ancora qui. Che rottura di palle.

Aspetterò fino alle cinque e poi me ne andrò per provare in qualche alto posto; ora sono le quattro e trentacinque.

Mi rimetto giù e osservo i disegni delle nuvole, come i bambini… Ma guarda, ce n’ è una che sembra un cervello.

Di colpo sento l’ aria a circa 200 metri che sembra quasi vibrare.

Ce n’ è uno !! Mi alzo di scatto nervosissimo e vedo una ragazza che si gira continuamente molto agitata. Se avessi un cuore ancora in grado di battere, immagino che a quest’ ora batterebbe come un dannato ! Guardo la donna, che s’ è fermata e mi sta fissando con un’ aria un pizzico preoccupante, ma quella… Mi pare di conoscerla.

Sto fermo dove sono e lei mi viene incontro sospettosissima, probabilmente pensa la stessa cosa, a giudicare dalle occhiate. Si pianta davanti a me e, a freddo, mi chiede:

<< Chi sei ? >>

<< Chi sei tu, semmai. >>

<< Sei tedesco ? >>

<< Si. Anche tu dall’ accento. >>

Mi guarda male e anche io faccio lo stesso.

<< Di’ il tuo nome >>

<< Prima tu, fräulein >>

<< Col cazzo, herr >>

<< Tom, ti va bene ? >>

Dopo un istante la sua faccia pare illuminarsi.

<< Tom ?! Tom Kaulitz ?! >>

<< Si… ! E tu… >>

<< Ma io sono Judith ! >>

<< Judith ? >>

<< Ma si ! Si, mi sembrava di ricordare il tuo viso ! >>

Mi balza addosso come un condor e inizia a darmi baci e abbracci.

Oh Dio perché questo perché perché perché perché ?!? Vado in cerca di vampiri per salvarci e trovo questa stronza. Ma perché sempre a me capitano ?

C’ ero stato assieme per un anno e mezzo, ma era talmente falsa e perfida che alla fine ho lasciato perdere. Di fondo ha sempre avuto qualcosa di sottilmente cattivo che col tempo si mostrava sempre più.

Era bella prima ed è ancora più bella ora, ha i capelli naturali ( dopo la trasformazione ) rosso cupissimo quasi bordeaux e gli occhi di un azzurro chiarissimo, talmente chiaro, di ghiaccio, che sembra cieca. Proprio questa dovevo incontrare ?! Vorrei non vederla più, ma serve.

<< Ma cosa ci fai qua ?! >>

Esclama, con una smorfia di sorpresa esagerata.

<< Niente, mia madre ha trovato un buon lavoro qui e ci siamo trasferiti, ci staremo per un tempo indeterminato. E poi anche perché a mia madre iniziavano a dire che la sua faccia era sempre uguale, eccetera, perciò ce ne siamo andati. >>

<< Da quando, tua mamma ? E voi ? >>

<< Lei diciotto anni, noi un anno e mezzo… >>

<< Ha, ha, che novellini, Dio mio ! Ragazzi, che bimbetti ! Io da

6 anni >>

Non so se s'è resa conto che c'è una differenza di soli 5 anni o poco più.

<< Chi ti ha fatto diventare così ? >>

<< Un ragazzo molto più educato di te >>

Mi appoggia la testa sulle gambe facendo un sorrisone. Provo un desiderio quasi impellente di darle un calcio e spaccarle la testa sbattendogliela mille e mille volte su una pietra.

<< E se quindi ti ha trasformato uno molto più educato, perché mi stai strofinando addosso ? >>

È bella, si, pallidissima, gli occhi azzurro chiarissimi, i capelli rossi scurissimi… Tutto in “ issima ”, ma c’ è anche un “ stronzissima ”.

<< E vabbè, su… Sono felice che ti ho ritrovato, dai >>

Eh, guarda, anche io sono felice.

<< Anche io >>

<< Billino come sta ? >>

<< Bene… >>

<< E in fatto di ragazze ? … >>

Ecco, la lingua biforcuta. Esagero per cercare di metterla in difficoltà.

<< Attualmente ne ho una, però prima di lei qui in Italia altre sei, ma tutte e tre avevano cervelli con dentro delle formiche, perciò le ho mandate a fan culo. >>

Espressione di delusione estrema.

<< Ah. E chi sarebbe ? >>

<< Una della mia classe. >>

<< Ed è umana, immagino >>

<< Si, certo. >>

<< Ma… Ma non puoi ! >>

<< Perché non potrei, scusa ? >>

Mi stringe la mano e se la porta alla bocca.

<< Ma… Non è possibile. Non è possibile che un umano e un vampiro stiano insieme ! Dovrebbe essere vampiri con vampiri, e persone con persone ! >>

<< Dove c’ è scritto questa regola ? E poi mi sembra che tu sei stata con me, no ? E non ero forse umano, io ? E quelle decine di ragazzi che hai avuto, non erano forse umani ? >>

Eh, no, cazzo. Alza gli occhi al cielo, sorride e dice che in effetti è vero.

<< Io la amo e non posso farci nulla, Judith. Non credo che bisogna stare tra razze. Allora cosa dovrei fare ? Lasciarla, dimenticarla solo perché è umana ? >>

È chiaro dove vuole arrivare… “Lascia perdere lei, stai con me”.

<< No, no. E a scuola com’ è ? Preso buoni voti ? >>

<< Si, in inglese. A che istituto vai, te ? >>

<< Al Cassini, scientifico. Tu ? >>

<< Una scuola di recupero privata, il Matteotti, in via XX Settembre, è più o meno vicino al Cassini. >>

<< Sei stato bocciato ? >>

<< Ma no, nostra madre ha creduto che fosse meglio inserirci in una scuola dove si fanno gli stessi argomenti di una normale superiore ma insegnati un po’ più lenti, per farci capire di più. >>

<< Ma se hai 18 anni, perché non ti ha messo nella classe dei dai diciotto in su ? >>

<< Appunto per ripassare, ora siamo in quella dai quindici… Perché così tante domande ? Neanche quando stavamo insieme eri così curiosa >>

Ride e poi mi dice che mi da il suo numero. Ma che bello, ora romperà le palle 24 ore su 24. Sono costretto a darle il mio.

<< Hai compagni vampiri ? >>

Mi domanda.

<< No, a parte noi quattro non c’ è nessuno di vampiro, però ci sono tre tizi che... Beh, sono delle specie di bestie strane. >>

<< Ah >>

Per un momento dalla faccia che fa sembra quasi che li conosca bene e mi spavento, ci vorrebbe solo questa, ma poi mi ricredo.

<< Vi siete scontrati ? >>

<< Ci siamo andati vicinissimi, a un bastardo di loro di nome Nicola ho messo le mani addosso, quel figlio di troia. È una storia lunga, ti racconterò. È che non si sono fermai a questo perché finchè si girano contro di noi va bene perché possiamo gestire la situazione, ma vigliaccamente hanno terrorizzato e minacciato una persona a me molto cara. >>

S’ incupisce, probabilmente perché capisce che la persona molto cara è Sofia.

<< Ah, si, poi mi spiegherai. >>

<< Volevo solo chiederti se… Diciamo che è piuttosto probabile che ci scontreremo perché sono successi vari avvenimenti che hanno fatto sì che entrambe le parti se la prendessero… Un po’. Volevo chiederti se ci potrai aiutare, se dovesse succedere qualcosa. >>

<< Non ho capito molto >>

<< Ti rispiegherò tutto. Te lo domando perché sei un vampiro e hai la forza necessaria per darci man forte. >>

<< Oh, certo che ti aiuterò…. Certo, assolutamente. >>

<< Grazie. Non ti preoccupa, no ? >>

<< Affatto, sta tranquillo. Sarà… Molto divertente >>

Oddio, che ho fatto ? Sono sicuro che mi stia prendendo per il culo alla follia, ma ormai ci sono dentro.

<< Qual’ è la data per il massacro ? >>

<< Non lo so, forse mai, mica è una dichiarazione di guerra. Secondo me è probabile che ci pesteremo, ma non è sicuro al 100 %. Spero, almeno. >>

<< Puoi stare tranquillo, non vedo l’ ora di scendere in campo ! >>

<< Puoi dirmi da cosa deriva tutta questa euforia ? >>

<< Niente, niente… Così. >>

Però anche io non è che ci faccio una figura proprio centrata… Prima mi faccio sentire tutto freddo e distaccato perché la odio (ed è vero), e poi le chiedo di aiutarci ?

Beh, pazienza, mi è costato chiederlo, a quella puttana, ormai mica posso tornare indietro perché sono necessari tutti, e lei è molto, molto forte.

Restiamo sul prato fino alle sei di sera, alla fine ho dovuto posticipare di mezz’ ora la mia decisione di andarmene per le cinque e mezza, poi mi invento una scusa perché non ne posso più di lei e dei suoi modi per cercare di sedurmi di nuovo. Mi rimane adesa ancora qualche minuto, la devo staccare a forza e me ne vado dopo averla salutata.

È ancora lì con quegli occhi crudeli, seduta.

Devo essere sincero, a volte mi turba. Non so, è come se sentissi la sensazione che combinerà qualche casino. E poi quello sguardo gelido, quelle iridi praticamente bianche...

Basta, pietà, per oggi basta.

Dopo un po’ arrivo a casa e chiedo a Bill di andare a cacciare, domanda ovviamente accolta con entusiasmo.

Andiamo sui monti perché abbiamo voglia di sangue umano e quindi si nota un po’ meno se una persona scompare, in un piccolo paesino. A volte succede che qualcuno si perde nei boschi, o cose del genere, e dunque le due sparizioni che tra poco accadranno potrebbero essere accantonate con questa spiegazione.

Aspettiamo che scenda il buio nostro amico, e poi cominciamo a passeggiare nelle stradine.

Mi piace questo borghetto, sempre il solito, Montoggio. È tra le alture, accomodato in una stretta valle dai pendii brulli, di gente non ce n’ è molta.

Scendiamo lungo una via deliziosamente illuminata dai lampioni arancio, che lasciano morbide ombre sul terreno, per trovare qualche posto dove cenare.

Siamo soli in strada, c’ è solo un vecchietto con un’ aria un po’ ebete seduto su uno sgabello accanto a un negozietto poco illuminato. Quando passiamo, però, la sua espressione cambia diventando terrorizzata e rimane irrigidito dov' è.

Io lo dico, che a livello subliminale la gente capisce che non siamo umani. E, in effetti, do un' occhiata a Bill e capisco perchè quel poveraccio ci guarda in quel modo.

É vestito completamente di nero, con i capelli lasciati sciolti corvini sulle spalle e il trucco nero pesante, il nostro pallore estremo e le labbra rosse. Sembra, lui ancora più che me, la morte o uno spirito maligno.

Giriamo dietro a un angolo, in un vicoletto, e attendiamo che passi qualcuno. Bill ha una mezza idea di acchiappare il vecchietto, ma gli dico che il sangue non sarà granché e che dobbiamo andare a cercarcele noi, le persone, non attenderle; perciò ci rimettiamo in cammino.

Pensando a Judith mi sfugge un sospiro e Bill lo percepisce.

<< Sei triste ? >>

<< No, non ne ho molta voglia ma d’ altra parte ho sete. >>

<< Dai, fratellino, su con la morte che tra poco ci divertiamo. Io direi di andare vicino a un bar, così teniamo d’ occhio chi esce, ok ? >>

Annuisco. Mi si avvicina un po’.

<< E' per Judith ? >>

<< Si. >>

<< E' sempre stata così, lo sai. Su, un sorriso che tra un po’ qualcuno lo perderà per sempre ! >>

Rido e per fortuna il morale mi si solleva un po’. Mi afferra per il polso e, salterellando allegro, mi tira fuori dal vicolo.

Bill è la cura più efficace contro ogni malumore, è fatto così, ti mette subito il sorriso senza fare grandi sforzi ma semplicemente saltando come fa ora, o dire una battuta e ridere.

Tintinna che è un piacere perché mentre salta tutte le sue collane e catene ballano per solidarietà anche loro….

Ecco un bar, il classico luogo di ritrovo di un piccolo paesino, un pub fumoso e con degli uomini dentro che bevono. Ce n’ è qualcuno fuori.

Sono le 11 e mezza di notte.

Sempre tenendomi per mano, Bill mi tira fino alla chiesa, che è praticamente davanti, e ci sediamo dietro alla ringhiera formata da una serie di fitte sbarre di metallo. Ora bisogna solo attendere.

Due tizi stanno girando attorno a una Harley Davidson e altri tre stanno raccontando una barzelletta sconcia che parla di un funghetto blu. Io provo a seguirla ma -sarà perché sono tedesco, come dice Sofia quando non capisco una sua battuta-, non riesco a comprenderla e rimango cinque minuti a scervellarmi sul significato della nobile barzelletta, non arrivo a capo di niente e perciò lascio perdere.

A mezzanotte e cinquanta siamo ancora qui.

Di colpo mio fratello scatta su con la schiena, sedendosi sulle caviglie, e indica il gruppetto.

Io sto giocherellando con delle pietre e do le spalle al quartetto, quindi non posso vedere cosa lui sta osservando.

Mi da delle gomitate, tutto eccitato e con una luce da posseduto negli occhi non dissimile da quella che aveva Gollum nel Signore degli Anelli quando guardava l' anello magico, mi bisbiglia:

<< Ehi, sveglia. Guarda, se ne sta andando uno, anzi, due ! Che manna, stasera ci ficchiamo in una cena che manco Giulio

Cesare ! >>

Mi attacca tutta l’ eccitazione ! E chi non vorrebbe avere un gemello come lui, penso con orgoglio.

Senza fare rumore li seguiamo nell’ ombra. Stanno parlando di una Lamborghini che, a loro avviso, costa un po’ troppo. Hanno circa cinquant’ anni, forse qualche anno di più, e fanno i duri in un modo pietoso.

Scendono per una discesa e là si fermano perché uno evidentemente ha la macchina lì, mentre l’ altro ce l’ ha più distante.

Decidiamo che Bill si prende quello con l' orecchino, mentre io quello con la brillantina. Ci separiamo.

Vedo la mia preda che cammina imboccando una stradina deserta. Vedrai, vedrai come fischietterai tra poco… Lo inseguo, mi metto alle sue spalle e col dito gliene picchietto una.

<< Ciao >>

Faccio, prima di dargli un pugno- piano, a dir la verità, ma rotola per terra bestemmiando-, continuo a sorridere. Sento che le iridi mi stanno diventando rosse.

Si tocca lo zigomo destro dove l’ ho colpito, è confuso ma non ancora terrorizzato.

Mi tolgo felpa e maglietta perché non voglio schizzarla di sangue e poi mi inginocchio accanto a lui. Continua a lamentarsi dal dolore.

<< Ma che… >>

Farfuglia, strizzando gli occhi per guardarmi, e cerca di rialzarsi. Con un dito lo rimetto giù.

<< Maledetto, io ti denuncio, io ti chiamo la polizia ! >>

<< Grazie, non serve. >>

<< Lasciami andare ! >>

E' vero, io non sono sadico come mio fratello, ma sentire questi guaiti mi fanno diventare di certo simile a lui. Preferisco sentirlo urlare. Quindi gli do una manata sul braccio, a palmo aperto, anche per testare la mia forza, e per capire cosa posso fare se voglio ammazzare (non mi rendo ancora sempre conto della mia nuova potenza, devo farmi un' idea). Potrei massacrarlo con una carezza umana, ma voglio provare con qualcosa di più forte…

Quasi gli escono gli occhi fuori dalle orbite dal dolore, e prima che possa urlare gli tappo la bocca. Si agita e col braccio buono riesce ad afferrarmi il mento e a spingermi con forza la testa in su.

Per un attimo ritorno umano e mi preparo a sentire male, ma poi mi ricordo che sono un vampiro ( ci devo ancora fare l’ abitudine ) e con un unico movimento mi libero e gli mordo la mano. Gliela mordo forte e sento le ossa spezzarsi.

Allento un po’ e la faccio scivolare abbastanza in modo da avere le dita centrali sotto gli incisivi, e il mignolo e l’ indice, le dita che fanno più male, sotto i canini.

Mordo ancora e altri scricchiolii partono dalla mano che ora sembra una bistecca tagliuzzata. Piange e grida silenziosamente a causa della bocca tappata.

Lascio cadere la mano, con il suo maglione faccio un bavaglio per non permettergli di gridare ma in modo di avere le mie mani libere, e poi dopo essermi alzato do un calcio alla gamba a livello della tibia. Mi sembra di sentire che l' osso esca dalla pelle, per sicurezza do un altro calcio dall’ altro lato, e l’ osso che fa capolino viene più in superficie.

Alla fine il profumo del sangue è troppo intenso per resistere, quindi gli prendo la testa e gliela giro velocemente fino a sentire lo schiocco secco dell’ osso che si spezza, poi mi chino e lo mordo.

Dovrebbe essermi grato per la gentilezza…. L’ ho ucciso prima che lo azzannassi, se si beccava Bill era tutt’ altra faccenda.

Trascino il cadavere, che ha ancora gli occhi sbarrati dal terrore, fino alle pendici di una collina e lo butto dentro a un buco nel terreno, ricoprendolo di rami e pietre. Non capiranno mai chi lo ha ucciso, noi non abbiamo le impronte digitali né alcuna particolarità che può fare risalire le indagini a noi…

Torno sulla stradina per accertarmi che non ci sia alcuna traccia. Per terra no ma su di me si ! Sono ricoperto di sangue fino ai gomiti e ho parecchie gocce che, scendendo hanno fatto lunghe strisce sul petto e sulla pancia. Che simpatiche, sono congelate.

Ennesimo vantaggio dell’ essere vampiri: hai appena ucciso e hai voglia di dessert ? Tranquillo, da oggi c’ è una nuovissima linea di ghiaccioli al sangue. Devi solo curarti da farne cadere qualche goccia addosso, e la tua pelle gelida penserà al resto.

Le stacco e me le metto in bocca. Anche gli schizzi sulle braccia si stanno congelate e le prendo con i denti.

Dunque recupero maglietta e felpa immacolate, le indosso e mi siedo tranquillo sulla scalinata della chiesa. Bill sta ancora… Come dire, imbastendo la sua vittima, dunque lo lascio stare. La fame me la sono tolta, gli umani riempiono di più.

Aspetto venti minuti prima che Bill abbia terminato. M’ incammino verso di lui, che è in una strada lontana più o meno 500 metri.

È seduto accanto al cadavere ma ha già finito di berlo. Il corpo è un putiferio, squartato, massacrato; lo aiuto a buttarlo giù dentro una fossa naturale del terreno e lo ricopriamo come ho fatto col mio.

Bill è tutto allegro e più morto che mai ( dire più vivo che mai equivarrebbe a dire che praticamente è in coma ) e con un’ energia dentro che mette allegria.

Andiamo ancora un po’ in giro per il paese non sapendo che fare; incontriamo tanti gattini, ovviamente nessuno bello come Kazimir, però non li infastidiamo perché ci piacciono molto. Sono deliziosi, soprattutto quando miagolano… Stranamente, i gatti sono gli unici animali che, seppur capendo che siamo morti, si avvicinano e si lasciano toccare. Infatti, ogni volta che ne trovavamo uno, Bill si chinava e li accarezzava sempre, e loro gli facevano le fusa.

Passa la mezzanotte, l’ una, le due e le tre, le cinque; l’ alba spunta timida all’ orizzonte e distrugge il buio con le sue crepe di luce. Invio il buongiorno a Sofia e iniziamo a tornare indietro, non fermandoci a casa se non per prendere gli zaini e andiamo direttamente a scuola. Altra giornata noiosa. Niente Elia, Nicola e Giuseppe.

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Capitolo 9
*** Qualche giorno dopo ***


9

Qualche giorno dopo

 

Sono sdraiato sul letto, in linea al computer non c’ è anima viva e per ora non sto messaggiando con nessuno, a parte questo sms. Di nuovo Judith.

Ciao, tesoro, posso venire a casa tua ? Devo dirti una cosa. ”

Cosa ? ”

Un’ idea mia che ho avuto ”

Sono occupato, oggi. Magari un altro giorno ”

Bill mi ha detto che non hai niente da fare … ”

Bill non può avertelo riferito visto che ci sappiamo leggere nella e ho visto che non è vero. ”

Uffa ! Ok, ok. Però posso venire ? Per favore ! E dai ! Per favore! ”

Possibile che non sai mai dire una cosa vera ?! ”

Che rompi palle ! Dai, vengo, a dopo ! ”

Dio, che rabbia. Mi vien quasi da sperare che i tre pretacci facciano qualcosa che ci spinga a pestarci, così almeno me la tolgo dai piedi, questa schifosa.

20 minuti ed ecco che bussa dalla mia porta tutta piena del suo sorrisone, e mi salta al collo.

<< Ciao, tesoro ! Scusami tanto ma dovevo proprio dirti… Ehm,

un’ idea mia. Lo sai che tra due giorni è il mio compleanno ? >>

<< Auguri ! >>

<< Eh, si, ma vorrei un regalo… >>

<< Un peluche va bene ? >>

<< Che spiritoso, il mio tesoro ! No, un’ altra cosa. Siete sicuri che vi scontrerete, vero ? >>

<< Forse… Ne sei felice ? >>

Mi si sede sulle gambe e abbassa un po’ la voce.

<< Tom, ti vorrei chiedere un piccolo… Non so come dire, mi vergogno così tanto… >>

Bugiarda.

<< Per cosa ? >>

Mi preparo a richieste come collier di diamanti Chopard da migliaia di euro.

<< Vorrei proporti un patto. Beh, siccome… Oddio, sono così confusa che non ci capisco niente ! >>

<< Dillo, su. >>

Rispondo, dubbioso. Un patto ?

<< Ecco. Se vuoi che stia al vostro fianco, se vuoi che ci massacreremo per me va bene, però vorrei una cosa in cambio.

Che tu tornassi con me, e lasciassi quella là che nel messaggio diceva che ti amava tanto. È un’ umana, non ci potresti stare insieme. Lei poi andrà dietro ad un altro e morirà tutto.

Capisci, è pericoloso che due razze così diverse si mescolino; dovrebbero essere separate. Fino dall’ antichità si faceva così, non ci si mischiava mai… Ti ricordi quanto era bello quando stavamo insieme ? Eri così felice…. E lo ero anche io.

Non so, credo che mi piaci di nuovo. E siccome tra poco è il mio compleanno, mi piacerebbe tantissimo. Anzi, dire tantissimo è poco... Tanto non potreste lo stresso essere felici a lungo, noi due invece si, per l’ eternità… Ti voglio tanto bene. Allora, posso chiederti cosa ne pensi ? >>

Non rispondo. Non ci vedo neanche, dalla rabbia.

<< Ehi ? >>

Per qualche istante non mi si scollano le labbra, potrei solo dire un

mmm ”. Cosa rispondo ? Faccio quello comprensivo ? Ma no, non ce la faccio. Dico quello che mi sento di dire ora.

<< Fai schifo. Sei pietosa. Come puoi chiedere una cosa così ? Come fai ad essere così egoista e rincoglionita da chiedermi di lasciare una persona che amo, e tu non puoi sapere quanto, solo perché fondamentalmente ti brucia che ti ho lasciato e che ora ho un’ altra ? Perché tu credi che non so cosa mi hai detto dietro alle spalle, e anche cosa hai fatto, mentre mi sbaciucchiavi e dicevi che ero l’ unico della tua vita ?

Voi femmine dite sempre che siete superiori e siete molto più furbe ed è vero, perché avete una marcia in più. Ma neanche noi siamo dei mentecatti, e se pensi che tu puoi mollare e riprenderti i ragazzi per un tuo maledetto capriccio, ricrediti un attimo, forse con qualcuno puoi farlo ma non con me. Credimi, sono molto più furbo di quanto pensi. E anche di molto, visto che pensavi che non riuscissi ad accorgermi di una cosa così palese.

Com’ era baciarsi Jan alle mie spalle ? Bello, eh ? E quando se n’ è andato per quel trasloco tu sei passata a Karl, poi me perché t’ eri stufata e infine Chris, mentre “ stavi ” con me. Ti sei sfogliata cinque altri ragazzi. Una mossa veramente furba, passare da uno che perde popolarità a uno che la sta acquistando. Peccato che sventolavi tutte queste manovre alle tue amichette. E sai come sono venuto a saperlo ? >>

Sono un fiume in piena, non riesco a fermarmi. Lei sta zitta, con la

testa bassa e gli occhi spiritati, ma ancora contro la mia spalla.

<< Lo sai ? Allora, diciamo che non eri l’ unica a fare boiate alle mie spalle. All’ inizio mi piacevi perché eri, e sei, oggettivamente molto bella, però ho capito il gioco che facevi e così anche io, come dire, ti ho imitato. A dir la verità lo facevo già da un bel po’.

Forse non sai che a spifferarmi tutte queste cosucce è stata proprio lei, la tua migliore amica, quella bella bambolina russa, Katherine. Saprai anche bene quante ragazze mi venivano dietro e anche lei mi adorava.

E quindi, io stavo con te che te la spassavi con gli altri alla grande, tradita a tua volta da me che a poco a poco non mi piacevi più. Katherine, ripeto quella proprio bella bambolina, mi ha riferito tutto mentre me la stavo facendo allegramente, primo perché le testuali sue parole rivolte a te sono state che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di andare a letto con me, dunque anche dire i nobili segreti della sua amica, e secondo perché anche lei aveva capito la ragnatela che stavi tessendo solo per compiacere te stessa.

Ti piacciono queste cose ? Lo sai che Katherine, o forse preferisci la tua migliore amica, vuotava benissimo il sacco mentre me la montavo ? Urlava queste cose che era una bellezza ! Inviale un messaggio, chiedile se è vero o se sono io che mi invento tutto.

Quindi puoi vedere che se credevi di fare una furbata, se ti sentivi in gamba a fare questo ricorda che anche tu venivi presa per il culo… É per questo che se mi dici che mi vuoi nuovamente bene, non ti

credo. >>

Madonna, sta piangendo. Molto melodrammatica…

Mi sento un po’ meglio, anche se ugualmente sdegnato. Singhiozzando farfuglia:

<< M- ma io t- ti amo v- ver- amente adesso, p- per favore per favore ti p- prego voglio tornare con t- te, stav- volta non ti racconto una

bu- bugia ! C- credimi, credimi, non è una bugia, n- non è una bugia ti g- giuro ! >>

<< Mi hai amato “ senza bugie ” almeno otto volte, e in tutte queste volte me ne hai dato un prova veramente… Inconfutabile.

E questa sarà la nona. >>

<< N- n- no ! Ti pr- prego, lascia q- quella là e t- torna con me. Con

l- l- lei non può durare, T- Tom ! >>

Eh, no. Ora basta. Sento la rabbia che mi risale fino alla testa e mi trovo a urlare:

<< Perché ? Tu non sai un cazzo di noi ! Io perderei la mia eternità per lei, questo lo vuoi capire ?! Lei è diversa, Dio, lei è… É lei ! Io butterei via questa cazzo di vita eterna per continuare ad amarla, e so bene che un giorno se ne andrà ! Ma non sarà per questo motivo che la lascerò ! >>

Mi sento vuoto dentro e credo che dovrei avere la gola ben rauca perché ho urlato forte, ma è normalissima.

Ovviamente.

Singhiozza ancora, con le mani che le nascondono la faccia.

<< V- vuoi avermi al t- tuo fianco, Tom ? Ok, è un ricatto. Ma perché ti a-a- amo sul serio- Ti v- voglio avere c- con me, questa è la mia richiesta per il m- mio compleanno. Rispondimi entro dopodomani. >>

<< Ma si, ora ho anche un termine. Altri alleati si possono creare, Judith. >>

<< Altri nemici si possono creare, Tom >>

<< È una minaccia ? >>

<< Decidi. Per me è semplice: o te, o contro di te. >>

<< Sei abominevole. Un giorno solo per pensarci ? >>

<< Oh, si. E ricorda che lo fai anche per quella là. >>

<< Si chiama Sofia e non “ quella là”, troia. >>

<< Sofia, si. Se hai qualche alleato in più e un po’ meglio e dai più protezione anche a Sofia. Non è difficile, se torneremo insieme ti ucciderò un sacco di quelle bestie, lo sai anche tu che sono una punta di diamante. Se ti sarò contro, taglierò personalmente la testa a te, ai tuoi amici, a tuo fratello e a Sofia. >>

<< Togliti dai coglioni, Giuda >>

La spingo via dalle mie gambe, mi alzo, apro la porta e col braccio le faccio cenno di uscire. Mi bacia sulla bocca tenendomi le mani sulla nuca, io cerco di stringere le labbra perché non voglio neanche toccarla. Mi saluta e se ne va, ancheggiando come sempre. Per qualche secondo mi chiedo se riuscissi ad ammazzarla buttandola per terra e spezzarle il collo, ma poi lascio perdere.

Chiudo sbattendo la porta, senza accorgermi di avere una matita in mano e di averla distrutta in minute scaglie di legno e grafite, e crollo sul letto. Ho la mano tutta annerita e luccicante dai cristalli color carbone, ma non ci faccio molto caso.

E ora che faccio ? Devo pure pensare in pochissimo tempo. Cosa potrei architettare ?

Innanzitutto con lei l’ unica regola che vale è quella del doppio gioco, ed è ovvio che non l’ accetterò mai… Però mi serve. Perciò…

Potrei fare finta di aver litigato tremendamente con Sofia, accontentare la strega fino allo scontro e poi ucciderla. Magari mentre la squarto ci faccio pure un video, e me lo guardo ogni volta che son felice.

Devo subito dirlo a Sofia. Le chiedo se posso venire da lei e alla fine ci mettiamo d’ accordo che vengo per le sei di sera.

Si, è l’ unica cosa, fingere di aver litigato…. Che schifo, però, tornare con quella là.

Sento salire le scale da Bill, apre la porta ma rimane in piedi sotto

l’ architrave. Sono esausto a causa di Judith, non ho voglia di sentire nient' altro.

<< Cattive notizie ? >>

Sospiro.

<< Si. >>

<< I tre bastardi, posso immaginare >>

<< Eh, si. Stavolta l’ hanno fatta davvero grossa. Sai chi è Claudio, giusto ? >>

<< Si, mi è amico, perché ? >>

Sta zitto e capisco tutto.

<< L’ hanno fatto fuori ? >>

<< Si, l’ hanno praticamente spezzettato e su una mano ci hanno attaccato un biglietto con scritto “non dovete rifiutarlo, l’ abbiamo preparata con tanto amore ”. Mi dispiace, anche a me stava simpatico. >>

Mi ritorna la rabbia, anche se non così forte come prima, ma comunque potente.

<< Bene. Ora facciamo qualcosa, vero, caro fratellino ? >>

<< Non so… In effetti dovremo rispondere, ma in che modo ? >>

<< Tipo stiamo attenti a osservare se hanno qualche persona alla quale tengono molto e la uccidiamo nello stesso modo con cui hanno ucciso Emilio. Semplice. >>

<< Non è che cominciano ad esserci un po’ troppe morti ? E se loro capiscono che siamo stati noi e lo vanno a dire alla polizia ? >>

<< Non so, Cristo, non lo so. Facciamo in modo che sembri un incidente. Fai venire Gus e Georg qui per stanotte, che dobbiamo parlarne. >>

<< Ok, forse così riusciamo a passare inosservati. Devi andare da Sofia stasera, no ? >>

<< Si, per quella questione di Judith, immagino che hai sentito. Mamma dov’ è ? >>

<< È andata a caccia, per ora ci siamo solo noi. A che ora devi andare da Sofia ? >>

<< Alle sei di sera, ora è da sua nonna >>

Annuisce e se ne va giù in cucina. Vedo Kazimir che spunta dalla camera di mia madre. Mi alzo sentendomi stanchissimo, lo prendo in braccio e me lo porto sul letto per coccolarlo un po’.

Lo gratto sulla testolina e anche sotto il mento, poi lo adagio su un cuscino e lui sonnecchia, con la pancia che fa su e giù, e le orecchie che si muovono verso direzioni diverse per controllare se c’ è qualcosa da sentire. Attorciglia la coda, la distende di nuovo e si mette a dormire dopo uno starnuto felino.

Vorrei accarezzarlo ancora un po' perchè mi sento malissimo e mi piacerebbe distogliermi da questi pensieri che non so per quale motivo, ma che sembra che tutti i vampiri ne debbano essere afflitti, che non possano trovare pace; ma non voglio disturbarlo e lascio perdere, sentendomi le lacrime pericolosamente vicine a colare giù.

Cerco di ricacciarle da dove sono venute piegando la testa all' indietro- non devo piangere-, reprimo con forza la tristezza che cerca di liberarsi e dopo qualche istante il lieve bruciore che sento si attenua. Per sicurezza, però, mi passo il dorso della mano sulle palpebre e mi sfugge un sospiro che è più che altro un singhiozzo.

Sono le 5 e 40, è ancora un po’ presto ma esco già perché ho voglia di vedere bene com’ è fatta camera sua, e anche per provare a distrarmi un po'.

Scendo, saluto Bill, prendo la macchina e quando arrivo è ovviamente vuota… Mi arrampico e vado nella sua cameretta.

È molto carina, pulita e ordinata e con le pareti dipinte di un azzurro chiaro rilassante. Anche se ci sono già stato, non ho mai fatto molto caso all' ambiente. Avevo altre cose da guardare.

Mi siedo sul letto e mi appoggio al muro; guardo i titoli dei libri sugli scaffali della libreria bianca e vedo una cosa strana: sui ripiani alti ci sono volumi direi da giovani, per esempio uno si chiama “ tre metri sopra al cielo ”. Sono circa una ventina e da come si chiamano immagino siano tutti simili, ma sono impolverati ed evidentemente lasciati da parte.

Nei ripiani inferiori, invece, ci sono libri molto diversi: di Stephen King ci sono Shining, Christine la macchina infernale, le Notti di Salem e Buick 8, che sono proprio di paura, poi ce n’ è qualcuno di Kathy Reichs ( quella tizia che scrive sempre di gente squartata e bruciata viva in stufe a legna ) e qualche altro autore di libri dai titoli inquietanti. Questi sono pulitissimi e tenuti molto bene.

Scelgo un volume di quelli polverosi che ha un fiocchetto rosa sul dorso, lo spolvero e leggo un po' a fatica la recensione.

Solita roba, a quanto ho capito c' è la tizia che s’ innamora del tizio mentre sono vicini all' esame di maturità, eccetera eccetera. Gran fantasia. Sulla prima pagina c’è scritto un Buon compleanno e una data, la scrittura è femminile, quindi immagino sia di sua madre.

La data risale a pochissimo prima che noi arrivammo qui.

Allora controllo ogni volume di quelli di paura e all’ ultimo trovo

un’ altra data, in Shining. Questa risale a circa due settimane dopo il nostro arrivo.

Rimetto a posto tutto e ne deduco quanto sia cambiata, dal nostro approdo qui. Prima era come io ho pensato nel primo giorno: tutta romantica, perfettina e viziata, e i libri lo confermano, no ? Dopo, invece, si è data all’ horror, e il suo carattere è ben diverso.

Pazzesco.

Trovo anche un grosso dizionario di tedesco, probabilmente per capirmi quando non parlavo bene, e il prezzo sul retro mi informa che ha speso 80 euro… Per me.

Cade un foglietto da dentro e vedo che s’ era annotata circa dieci volte, in forme diverse, la frase “ Du bist mein Liebe ”, che vuol dire “ tu sei il mio amore ”. Anche dentro alle pagine c’ è pieno di Sei il mio amore.

Eppure lei era spaventata da me, lo ricordo bene. Sindrome di Stoccolma, ecco.

Riguardo le sue affaticate frasi in tedesco e sorrido.

E dovrei lasciarla per quella stronza ! Ha, ha, quasi comico.

Non so assolutamente come fare per perdere l’ eternità ma è vero, per lei perderei tutto, anche se non la ragione.

Non voglio diventare come Ercole che per colpa degli dèi ha perso la ragione e ha ammazzato moglie e figli. Ce ne sono, di Ercoli che a causa di quel che loro chiamano “ amore ” uccidono le persone che

amano ”… A volte per strada sento dire “ per te ho perso la testa ” e mi viene sempre in mente che le loro amate sono in pericolo, perché la ragione è l’ unica cosa che non si deve mai perdere, per nulla al mondo, neanche a chi vuoi bene, perché allora il confine tra amore e ossessione si sfuma troppo.

Ah ! Eccoli ! Mi è venuto un colpo. Mi sdraio subito sotto il letto.

Che casino che fanno, gli umani… Ci vorrebbero tre o quattro vampiri per riprodurre il rumore che fanno loro. Sento la voce di Sofia esclamare che lei va su, e poi i suoi passi deliziosamente, umanamente pesanti su per le scale. Arriva e quando chiude la porta, dico con voce cavernosa:

<< Qui c’ è il mostro cattivone che ieri sera ha squartato un povero paesano a Montoggio >>

Rimane interdetta per un attimo, immobile e rigida come una lapide, poi si rilassa e guarda sotto il letto.

<< Cucù ! >>

Esclamo, e le faccio un ghigno.

<< Molestatore di privacy ! Cosa c’ è che devi dirmi ? >>

Mi alzo e mi siedo sul letto. Coraggio.

<< Un affare serio. Allora…. Sei pronta ? >>

<< Si ! >>

<< Gut. Dunque, qualche giorno fa ho incontrato casualmente una mia ex tedesca che è venuta qui in Italia come noi, si chiama Judith ed è una vampira…. Non ci sono parole per descrivere l’ odio che provo verso di lei perché è di una falsità spregevole, una specie di Anna ma più cattiva e perfida. In ogni caso, s’ è messa in testa che dobbiamo per forza scontarci contro i pretacci. Ora, fino a pochi giorni prima non ne ero così sicuro, ma oggi hanno messo fuori gioco Claudio, sai, di sicuro lo conosci. >>

<< No ! Claudio no ! >>

E' allibita e con gli occhi spalancati.

<< Lo so, anche a me stava simpatico. E l’ hanno fatto pure a pezzetti, con un biglietto in mano con su scritto che era un regalo per noi. Quindi abbiamo deciso di uccidere una persona alla quale loro sono affezionati, credo che ci penserà Gustav stanotte, e quindi le probabilità che ci scontreremo diventano molto alte…. >>

<< Ma cosa c’ entra questa Judith ? >>

<>

<< Un cuore d' oro. >>

<< Eh, già… è da giorni che mi giura che mi ama di nuovo. Non ti racconto tutto perché sarebbe troppo lungo ma non le credo poiché me l’ ha detto tante volte ed era sempre una menzogna. Però lei è spietata e fortissima, quindi, anche se mi da fastidio ammetterlo, ci servirebbe molto, intanto quando abbiamo finito lo scontro l’ ammazzo. Capito ? >>

<< Si, si. Non vedo l’ ora ! >>

<< Non ti arrabbi dicendomi ma che razza di fidanzato sei, che passi da una all’ altra ? >>

<< No, anzi, mi diverto >>

Stavolta sono io ad essere senza parole.

<< Che ti diverti ?! Sei pazza ? >>

<< No, intanto so che la detesti e quindi non ti perderò. >>

<< Ma… Cioè, veramente non sei turbata ? >>

<>

<< Beh, allora in questo caso è tutto più facile. Allora, noi abbiamo litigato perché tu hai… Hai letto i miei messaggi per lei e ti sei sentita tradita. Guarda che è importante, non è una cosa leggera, Sofia. >>

<< No, no, mi fa ridere l’ idea che abbiamo litigato, però lo so che è importante…. >>

<< Prendila sul serio perché dovrai fingere molto bene. Ricorda che sei umana e lei vampira, riesce- riusciamo- a capire gli inganni molto meglio di voi. >>

Finalmente mi sembra più seria.

<< Va bene, tranquillo, mi impegnerò. >>

<< Ti informo inoltre che io ti odierò, o perlomeno ti crederò acqua passata, non ti manderò più messaggi e amerò solo lei. Sai che ovviamente non è vero, ma tutti dicono che sono molto bravo a calarmi nelle parti, quindi in effetti sembrerà che non ti ami più. Te lo dico perché almeno sai cosa aspettarti. >>

Ora è demoralizzata.

<< Però tu continui a volermi bene, vero ? Non è che poi cambi idea sul serio ? Prima mi sbagliavo a dire che andava tutto bene e che ero sicurissima, non lo sono affatto. Ma a scuola però ci parliamo e stiamo insieme, vero ? >>

<< Ma si, questo è ovvio >>

<< Ce l’ hai ancora, la mia collana ! >>

Esclamo, vedendo qualcosa che le ciondola al collo.

<< Si. Mi puoi dire cosa c’ è dentro che sento qualcosa che si

muove ? >>

<< Vuoi proprio saperlo ? >>

<< Mi stai dicendo che tra un giorno ti dovrò odiare, e non me lo vuoi dire ? >>

<< Giusto. Non vuoi provare ad indovinare ? >>

<< Non so cosa potrebbe essere. Posso aprirla ? >>

<< Si, si >>

All’ inizio non ce la fa perché le tremano le mani e per il fatto che il tappo è piccolo, ma dopo ci riesce. Spia dentro con un occhio, poi con

l’ altro e infine borbotta:

<< Sa di ferro… E siccome ormai ci sono abituata, azzardo a dire che sia sangue. Forse, però, è l’ odore del metallo siccome è antico. Dai, dimmelo, non ci arrivo. >>

La stringo forte per farla smettere di tremare ( gran bel modo, direi molto utile e tecnologico, ora le salta una costola e vedrai l’ utilità ), e faccio:

<< Rullo di tamburi, prego… T’ avevo detto che lo avevo preso di nascosto dal mobile di mia madre. Beh, appena ci aveva morsi, nostra madre aveva preso un po’ del nostro sangue. E là dentro ce

n’ è un po’ del mio ! Si conserva perché è già mezzo trasformato. Capito ? >>

Le sorrido un po' stupidamente giusto per stemperare un po’ la situazione, perché sembra troppo melodrammatica e questo non mi va. È a bocca aperta e un sorrisone le tinge le labbra.

<< Tuo… Sangue ? >>

<< Eh si ! Mi sembra ti sia piaciuto… Danke Schön ! Credo sia una cosa degna di te. Tranquilla, ce la puoi fare a fingere, su. Mica è per otto anni, al massimo un mese >>

<< No che non ce la faccio, è fuori dalle mie possibilità. >>

Mugugna, con un’ espressione imbronciata.

<< E invece si, ti dico. Fai conto che siamo in un film, anche se gli attori litigano non è che si odiano, nella realtà >>

<< Ok, ok, va bene. Inviale il messaggio, dille che mi hai mollato. Anzi, lo scrivo io come se fossi tu a scriverlo. Questa qui ha qualche cosa di speciale per la quale può capire che stiamo fingendo ? >>

<< È di una razza diversa. Lei è particolarmente aggressiva e scaltra, ma noi modestamente siamo i migliori… >>

<< E cos’ avete di speciale ? >>

<< Un bel po’ di cose. Intanto le iridi che possono cambiare colore in base al nostro volere e alle nostre emozioni. Per esempio, se so di andare a una festa variano subito e diventano della tonalità che avevamo, poi quando sono da solo, e quando voglio, li lascio tornare rossi. È perché abbiamo una doppia iride. E possiamo anche acquisire poteri che prima non avevamo, invece le altre razze non possono farlo. Io, poi, solo io, ho una cosa molto utile che ti potrebbe interessare... Potrebbe interessarti molto, e se la vuoi per te... >>

Capisce il doppio senso, arrossisce e fa:

<< Tesoro mio, penso che per ora la tua virilità rimane in secondo piano rispetto alle tue labbra... Comunque... Tu hai qualcosa di

nuovo ? >>

<< Finora no >>

Borbotto, ghignando.

<< Forza, dai, dammi il tuo cellulare che mi auto critico >>

<< Sei sicura ? >>

<< Si, si. Ora scrivo. Però c’ è un problema. Tra voi parlate in tedesco, vero ? >>

<< Si, ovvio. >>

<< Ma io non lo conosco… >>

<< Scrivi in italiano e io traduco >>

<< Perfetto ! >>

Prende una penna, un foglio e si siede su di me.

<< Vediamo, io scriverei: Ciao, Judith… >>

<< Togli Judith perché è troppo formale, sembro uno psicologo. Metti rompi palle. >>

<< Si. Ciao, rompi palle. >>

Scoppia a ridere.

<< Lo è ! >>

<< Giusto, giusto…. Ciao, rompi palle. Ho preso in considerazione quel che hai detto. Sofia, quella baldracca, mi ha preso il cellulare e ha visto i miei messaggi per te. Non ti dico, è successo il finimondo.

Ci siamo praticamente presi per i capelli, lei con la sua voce acutissima mi diceva che non la amo più, che sono sempre maleducato con i suoi genitori, che non sopporta i miei modi e che non la vado mai a trovare. Tutto un pomeriggio a strillare come aquile, lei ha tirato fuori delle accuse a dir poco comiche e alla fine mi ha dato pure uno schiaffo. L’ avrei voluta massacrare di botte. Davvero non so come ho fatto ad amare una nullità così. Va bene ? >>

<< Ti prego, togli che ti volevo pestare. >>

<< Ma fa più campo di guerra ! >>

<< L’ ho capito ma pensare che ti abbia picchiato è tremendo ! >>

Ride e cancella quella frase che mi brucia come un ferro incandescente, ma non tanto quanto quel “ non so come ho fatto ad amarla ”.

<< Va bene così ? Scusa, Tomi, puoi allargare un attimo le braccia che mi stai stringendo un po’ troppo? …. >>

<< Oh, si, scusa. È che mi fa paura quel che scrivi. >>

<< Non va bene ? >>

<< È perfetto. Però non mi va giù quel che stiamo scrivendo, tutto qui… >>

<< Siamo attori in un film, no ? >>

<< Si, ma… >>

Mi mette un dito sulle labbra.

<< Niente ma. Quella là è una povera mentecatta e lo sappiamo, no ? Ci amiamo e sappiamo di fingere. Quindi, nessun problema ! >>

Sto per ribattere che non è affatto una mentecatta, può essere tutto ma non scema, però lascio perdere.

<< Com’ è che sei così partita in quarta ? >>

<< Semplicemente mi hai convinto. Dicevamo, non so come ho fatto ad amarla… Quindi va bene, torniamo insieme, forse ho fatto uno sbaglio a lasciarti. >>

<< Aggiungi: scusa per tutte le cose che ti ho urlato… >>

<< Eh ? >>

<< Mettilo >>

<< Ok. Va bene così ? >>

<< Bleah, si… >>

<< È convincente ! Tieni, traduci. >>

Mi porge il foglio e il mio cellulare, e inizio a trascrivere tutto con una specie di nausea “ umana ”.

Deve scrivermelo lei in italiano perché abbiamo imparato bene a parlare, abbiamo un po’ più di difficoltà a leggere e fatichiamo a scrivere…. Tutte queste regole grammaticali sono un labirinto. Quando sono arrivato a “ torniamo insieme ”, mi squilla il cellulare di una chiamata di mia madre. Ci mettiamo a parlare bassissimo e velocissimo, per non farmi sentire dai suoi genitori. Dice che devo tornare perché stasera andiamo a cena da un’ amica. Ma basta, non ho voglia di mangiare per la seconda volta come un umano ! Dico di si a malincuore. Riferisco tutto a Sofia, e mi faccio dare il foglietto che così finisco di tradurre il messaggio.

L’ abbraccio e le do un bacio, mi apre la finestra e mi bisbiglia:

<< Allora da domani non saremo più amici ? >>

<< Si, ma per poco… Ti farò vedere come si uccide un vampiro >>

Annuisce mesta, mi saluta e salto giù dalla finestra.

Devo fare sempre attenzione alle caviglie, perché siccome il pavimento sotto è fortemente inclinato a causa di un rigagnolo che passa sotto la casa, se metto il piede male mi prendo una storta e finisco a gambe all’ aria in quell' acquerugiola. Ovviamente quei schifo di genitori lo sentirebbero… Stanno guardando la tv, vedo, mentre spio dalla finestra della cucina.

Percorro il vialetto e salgo in macchina dove sopra al volante c’ è una coccinella che cammina tranquilla. La prendo con delicatezza tra le dita e la sposto sul cruscotto, dove non si può far male.

Le coccinelle le tratto bene perché una volta, quando avevo dodici anni ne avevo spiaccicata una con la punta di una Bic e poco dopo avevo preso un cinque.

Chissà cosa ci toccherà mangiare. Il pensiero mi ritorna sempre al groviglio di situazioni che si sono create. Stanotte, inoltre, dobbiamo fare fuori qualche persona legata a loro tre.

Peccato che oggi erano nuovamente assenti e quindi non abbiamo potuto osservare con attenzione chi uccidere. Io però un’ idea ce l’ ho già, penso che da ammazzare sia Erica, perché sta spessissimo vicino a Giuseppe e ho sentito dire che alle volte escono insieme. Ci vorrei andare io, ma Gustav lo chiede da settimane, e in effetti è più adatto lui perché può creare dolore fisico. Potrebbe anche ucciderla a distanza, si, ma penso che preferisca fare a mano…

Come potrebbe farla fuori ? Di solito gli umani muoiono di infarto, ma penso sia una morte troppo soft. Non hanno usato questa clemenza, con Claudio.

Potrebbe spezzarle il collo e disporla in modo che sembri sia scivolata…. Chiederò. Vorrei farla in mille pezzi ma poi si crea troppa attenzione sulla nostra scuola, e in questa ci siamo anche noi.

Già pochi giorni addietro sono venuti per degli interrogatori sulla morte “ ancora misteriosa ” di Anna e su quella recente di Emilio, e ci hanno messi tutti un po’ sotto torchio, se muore in un modo violento anche Erica, la situazione diventa pericolosa.

Io voto per il collo spezzato. Lo chiedo mentalmente a Bill.

E se capiscono che siamo stati noi ? ”

Ho la soluzione ! Scaviamo una specie di bunker sotto terra sui monti, ci portiamo dentro un bel po’ di sangue, ci seppelliamo e così non ci trovano. ”

Che idea idiota”

Eh, lo so. Ah, la tipa ha un garage ma ci ho già messo la mia macchina, game over ”

Vaffanculo ”

Però in effetti ha ragione lui… Dove diavolo lo trovo, il posto ?

Giro per un quarto d' ora e alla fine ne trovo uno.

Aha, deficiente, l’ ho trovato ”

Com’ è questa cosa che ti sei messo con Judith ? ”

Convenienza bellica… Poi l’ ammazzo. ”

Arrivato al portone. Che interno è ? Mi pare il nove. Suono e risponde uno che dice in tono belligerante di non volere la posta... Forse non è questo.

Provo il cinque e ci azzecco. Mi fiondo su per le scale e raggiungo subito la porta, che è già aperta.

L’ amica mi saluta e mi fa andare in cucina dove c’ è mia madre e Bill seduto, intento a leggere il Vanity Fair. Probabilmente sta cercando le sue foto… Avevamo fatto i modelli per Vanity fair e Vogue tedesca, soprattutto lui per circa due anni e mezzo perché io m’ ero stufato dopo poco meno di un’ anno.

Volevano farmi mettere uno smoking !!! Avevo detto, disperato, che non mi sembrava un granché un rasta con una cosa così elegante, ma la loro risposta era stata davvero allettante: fatti una coda stretta e il problema finisce qui.

Io volevo piantarmi un coltello nella gola, ma avevo ceduto. Che schifo. Bill invece si metteva tutto quello che gli dicevano, e ci stava benissimo perché è molto ( siamo, ma a me si vede meno ) androgino, e quindi tutto gli cadeva a pennello, dovesse trattarsi di una cosa gialla shocking o chissà cos’ altro.

Mi ricordo che eravamo andati al solito studio fotografico e gli avevano fatto mettere un tailleur nero ed elegantissimo di Armani, quando erano state pubblicate le immagini un sacco di e- mail erano arrivate alla redazione che chiedevano “ se quel ragazzo altissimo era un maschio o una femmina ” perché si truccava già come ora e aveva i capelli neri che però solitamente se li lasciava lisci e sciolti, lunghi fino alle scapole. Io penso che sta meglio con i capelli lunghi più che corti, come aveva a quindici anni. Lo fanno più… Boh, più grande.

Il direttore diceva che era il suo preferito e che quando si muoveva, era leggerissimo e quasi etereo.

È vero, lo è anche ora, ma quando è tra noi spesso è un tornado (quando non ha da farci vedere i suoi nuovi acquisti, perchè allora svolazza da una parte e dall' altra, o ci cammina davanti come potrebbe fare in una sfilata) e solitamente riesce sempre a distruggere qualcosa, come un piatto o un vaso, perché si dimena tanto che alla fine da un colpo a qualcosa.

Molto spesso, quando si rompeva un oggetto, era colpa sua.

Lui incolpava me, io ovviamente lui, indicandoci entrambi con le mani, ma si capiva subito, il reo…

Una volta s’ era messo in testa di fare una capriola in aria mentre faceva un balzo sul letto, avrà avuto tredici anni. Ci tenta una, due, tre volte, niente da fare. All’ ultimo ha preso la rincorsa dal fondo della stanza e in un certo senso è riuscito, a capottarsi… Però, in un modo un po’ violento.

Ha messo le mani sul bordo del letto, s’ è alzato e ha fatto un giro completo, ma le gambe troppo lunghe hanno battuto contro il soffitto, gli hanno fatto perdere l’ assetto, è caduto di schiena sul materasso ed è rimbalzato, finendo con la faccia contro il muro, lasciandoci una bella macchia di sangue dal suo labbro che per l’ urto s’ è ferito, e con una gamba ha beccato in pieno l’ abat- jour, disintegrandolo.

Per un istante Bill è scomparso dietro il lato del materasso, poi ho visto riemergere una faccia dipinta di un’ espressione di estrema sorpresa, e lì ho cominciato a ridere, così tanto che lui s’ è incazzato perché non lo aiutavo e, con una grossa striscia di sangue lungo il mento, ha acchiappato il paralume dell’ abat- jour ucciso e me l’ ha sbattuto in testa.

Ovviamente mi sono messo a ridere ancora di più, allora è uscito come un treno dalla camera e nel corridoio ho sentito un tonfo e quindi un furiosissimo “cazzo !!! ”. Sono andato a vedere e stava cercando di rialzarsi da terra perché era scivolato sul pavimento appena lucidato con la cera…

Mia madre è venuta a vedere cosa stavamo combinando e ci ha beccati mentre lui era ancora disteso, le mani premute contro le tempie a sorreggersi la testa, incazzato come una bestia, e successivamente mentre io cercavo di occultare la morte della lampada buttandola a calci dietro l’ armadio e ridendo come un ossesso.

All’ inizio s’ è presa paura per il sangue, perché in effetti ne colava un bel po’ e il taglio non era piccolo, però poi gli ha messo il ghiaccio e a mano a mano s’ è fermato di scendere. Ci ha fatti andare in sala e abbiamo dovuto raccontare tutto, l’ interrogazione nazista si è svolta con l’ abat- jour davanti…. Alla fine, abbiamo dovuto riprendere una nuova lampada con la nostra paghetta, e ce l’ abbiamo ancora, sul comodino che ha visto mio fratello volare contro il muro che ha ancora l’ ombra della macchia di sangue. Pensando a queste cose mi viene una fitta forte di malinconia per la nostra casa lassù, e anche un moto d’ affetto per Bill.

Ha tutti i difetti migliori per essere un fratello mitico ( che gli altri pensino pure che sono matto, ma per me è così ): egocentrico, testardo, estremamente narcisista, a volte egoista come pochi, disordinato, rancoroso. Però ha anche un sacco di pregi, moltissimi, che anche quando è per esempio egoista, lo rende sempre comunque simpatico.

Mi siedo vicino a lui mentre mamma cucina. È buffissimo, vederla cucinare, è da diciotto anni che non lo fa.

L’ amica, che si chiama Gianna ( tipico cognome da pettegola ), comincia a chiederci le solite cose del genere che alti che siamo, quanto siamo belli, che pallidi che siamo eccetera. Non sanno parlare d’ altro.

Siamo tutti seduti in cucina e le due donne chiacchierano di lavoro e di politica. Dai discorsi che fa, si capisce che Gianna sia di destra, infatti Bill la sta insultando nella testa con certe ingiurie da censura.

<< Cosa volete mangiare, ragazzi ? >>

<< Non sappiamo >>

Rispondiamo, perfettamente in coro, con le nostre facce da bravi bambini.

Continuiamo a insultarla nella testa fino a dopo cena quando mi arriva un sms di Judith. Allora il mondo mi crolla addosso e mi torna tutto il malumore.

Mi chiede se ho deciso. Per un attimo sto per rispondere di andare a farsi inculare dai suoi amichetti che ha in giro, ma poi lascio perdere perché è per il bene di tutti.

Dopo finirò di copiare il messaggio, così le rispondo.

Gianna esclama che la cena è quasi pronta e mia madre:

<< Che fame ! >>

Mi fa sbellicare quando fa l’ umana.

<< Eh, si, veramente, ho preparato il cappone ! >>

A questa dichiarazione di guerra io e Bill ci fiondiamo a bere urgentemente una lattina di sangue per non farci venire un attacco isterico a mangiare quell’ orrore.

<< Eccooo ! È pronto ! >>

Certo che quella là ha meno cervello del suo cappone.

Che poi non mi piaceva neanche quando ero umano…

Finiamo diligentemente la nostra lattina e torniamo in sala, dove la deficiente ha già messo quell’ affare a centrotavola. Lo sta rimirando manco fosse Marilyn Monroe, compiacendosi della “ cottura perfetta ”. Guardandola meglio le manca anche un dente.

Gianna, visto che ami così tanto quella bestia che poi dobbiamo mangiare, perché non gli regali tutta la dentiera così lo rendi più

bello ?

Un cappone con i denti.

Ci spedisce a lavarci le mani e ne approfittiamo per bere un’ altra lattina delle quattro che abbiamo portato. La finiamo velocissimi e torniamo nel salone, ci sediamo e, rassegnati, aspettiamo che ci serva.

La signora comincia a parlare di come va il lavoro per mia madre; lavorano nella stessa banca. Non so bene perché l’ essere vampiri faccia fruttare un sacco di soldi, ma forse è perché non abbiamo bisogno di mangiare, quindi una grossa parte di soldi non va sprecata.

Mamma dice che forse la prossima tappa sarà la Slovenia.

A me piace viaggiare, si, però vorrei vivere nella nostra casetta, che è la più bella di tutte.

Stupida gente.

Cominciamo a mangiare però mi sono un po’ rattristato a pensare a queste cose. Quando dovremo andare via, come farò con Sofia ? Soprattutto: perché dobbiamo andarcene ? Chi se ne frega se sembreremo sempre giovani, non è un gran problema, ci sono certe attrici che non cambiano molto nel tempo, perciò se possono loro possiamo anche noi.

E tra l’ altro, Judith. Di mezzo c’ è anche lei, anche se non penso durerà molto.

Il cappone non è così male neanche per un vampiro, mi fa venire in mente quando eravamo ancora umani, e in particolare una sera che eravamo andati a mangiare da dei parenti che avevano preparato carne e broccoli.

Bill ha sempre avuto una specie di disturbo per il quale non riesce a ingerire nessuna verdura senza poi stare male. Non è allergico, ma evidentemente gli fanno tanto schifo che appena ne assaggia una, gli viene da vomitare.

Questi parenti continuavano a dire di mangiare i broccoli e anche nostra madre ha detto di mangiarne almeno uno per non essere maleducati… Io me n’ ero messo in bocca uno piccino, l’ avevo ingoiato più in fretta che potevo ( probabilmente sembravo Wile Coyote quando si mangiava delle uova di struzzo e a livello della gola si vedeva la sagoma dell’ uovo intero sotto la pelle e gli venivano gli occhi a palla fuori dalle orbite ) e lo stomaco aveva fatto solo un sussulto, ma poi basta. Dal gusto sembrava di aver mangiato una manciata d’ erba appassita, ma non mi era successo niente.

Bill, invece… Continuava a dire che proprio non ce la faceva, a ingoiarlo, che sarebbe stato male, ma alla fine l’ ha fatto.

Dopo pochissimo è diventato di un bel colore verde ramarro e ha vomitato per terra. Per fortuna era a stomaco vuoto ! Fatto sta che

s’ era vergognato come un ladro e aveva semplicemente detto: le verdure non mi piacciono molto. Mi aveva fatto una pena ...

Gianna guarda mio fratello di sottecchi, poi guarda anche me.

La osservo spostare lo sguardo sulle unghie di Bill e aggrottare le sopracciglia.

<< Ne volete ancora un po’ ? >>

<< No, grazie >>

<< Se volete qualcosa lo dite, va bene ? >>

<< Certo, grazie. >>

<< Loro non mangiano mai molto, Gianna… >>

<< Lo vedo, magri come sono ! Allora, per quanto tempo rimarrete qui in Italia ? >>

<< Non saprei, dipende dal mio lavoro, se l’ azienda riaprirà torneremo su, ma finchè ciò non accade rimarremo qui… >>

<< Era andata in crisi ? >>

<< Si, aveva chiuso. >>

<< Ma perché non vi siete trasferiti in una città sempre in Germania ? Non era più comodo ? >>

<< Oh, si, certo, ma qui c’ era una buona proposta, e l’ Italia mi ha sempre affascinato. >>

<< Ah… >>

Non sembra convinta al 100 %. Brutta ficcanaso.

Sono le sette e alla fine ci va Gustav, che sicuramente sta scalpitando, a rompere il collo ad Erica. Secondo me qualche frattura in più gli sfugge….

Voleva seguirlo anche Georg, ma quando ha scoperto che viveva un po’ distante da casa sua ha deciso di rimanere sul divano, perché non aveva voglia di uscire. Ti pareva.

Ho finito il cappone, per fortuna, non ce la facevo più.

Gianna si fa ripetere i nostri nomi e informa che tra non moltissimo arriverà suo marito, poi ci dice che possiamo andare in camera da letto, se vogliamo.

Ci alziamo e troviamo la stanza, è in fondo a un corridoio, a destra. Apro la porta e guardo dentro… è una camera arredata con dei mobili un po’ antiquati, ci sono certi quadri niente affatto di buon gusto. Uno raffigura due bambine sedute dipinte a colori opachi e smorti, i visi sono inquietanti, hanno occhi spenti e vitrei da mummia. Un altro rappresenta, disegnato in stile arte africana, due schiavi che stanno per essere frustati- credo, vedo una specie di corda rossa in mano a un tizio dietro di loro- al cospetto di uno sciamano o un capo.

Che immagini orrende… Inoltre, varie foto in bianco e nero di due bambini, penso i suoi figli, e un sacco di crocifissi aumentano la ridente atmosfera.

Un mobile di ebano con sopra un candelabro nero e altri oggettini veramente pesanti popolano il ripiano.

<< Questa stanza fa rabbrividire >>

Borbotta Bill mentre guarda una foto sbiadita color seppia di un bambino con un’ espressione molto seria appesa vicino al comò.

<< È orrenda. Che brutto stile. >>

Si siede sul letto, che cigola e fa uno sbuffo freddo e leggermente umido.

<< Tu ci riusciresti a dormire qua ? >>

<< Ma figurati ! Ci sta giusto bene per una persona come quella là, è in tono …. Che ne dici di guardare nei cassetti ? >>

<< Cosa pensi di trovarci ? Ossa ? >>

<< Magari si, no ? Magari il cadavere di qualcuno scomparso da anni, pensa. >>

Apro il comodino che fa un rauco verso di protesta, ci sono dei fogli che sembrano bollette, e in fondo c’è qualche foto di alcuni adulti. Negli altri cassetti non c’ è niente di particolare, qualche libro e rivista di gossip.

Lascio perdere l’ ispezione perché non ne ho voglia e mi metto sul letto, slacciandomi i capelli e mettendomi a pancia in su.

Cerco di immaginare qualche disegno nel minuscolo gruppetto di crepe nell’ intonaco vicino alla finestra, ma non vedo niente a parte una specie di mano.

Devo far finta di avere voglia di messaggiare con Judith, perciò le invio un messaggio chiedendole cosa sta facendo, e intanto finisco di copiare il sms che mi aveva scritto Sofia per lei. Quando l’ ho pronto, a malincuore lo estraggo dalle bozze e glielo invio, poi chiedo a Gustav a che punto è.

Bill sta curiosando all’ interno dell’ armadio e sta guardando nelle tasche di una pelliccia.

<< Arriva la tipa ! >>

Bisbiglia, chiudendo in fretta l’ anta e buttandosi sul letto.

Si spalanca la porta e appare come una rivelazione Gianna che ci chiede se vogliamo qualcosa per la frutta. Rifiutiamo, salutiamo e lei se ne va.

Bill si alza, prende un libro a caso, si sdraia di nuovo vicino a me e lo sfoglia distrattamente giocherellando con il piercing che ha sulla lingua, come fa ogni volta che si annoia o che vuole impressionare qualcuno dallo schifo.

Che noia …

Gustav mi risponde e dice che sta girando a vuoto perché gli hanno detto che via Paolo da Novi, dove abita Erica, è da una parte ma quando c’ è andato, l’ indirizzo non era quello. Gli rispondo che il caseggiato se la sarà data a gambe quando l’ avrà visto arrivare, gli auguro buona fortuna e chiudo gli occhi.

In questi momenti sarebbe fantastico poter dormire.

A guardarlo bene quel quadro delle bambine- mummie è veramente tremendo.

Ah ! Ce n’ è un altro, orrendo ! Raffigura quel tipo dei morti egiziano, si, quello che ti sradica il cuore e te lo pesa … Ecco, Osiride.

Ma possibile che appenda solo questo tipo di quadri ?

Il dio dei morti, gli schiavi frustati, le bambine- mummie. Sembra un luogo da messa nera, un vero black sabbath, e tutti quei crocifissi non sono molto simpatici.

Judith per ora non ha risposto al messaggio, meglio.

Mi torna a mente l’ immagine del cappone con i denti e il sorrisone dentieroso, e mi scappa da ridere. Lo immagino con i denti e gli occhiali da sole e una sigaretta e rido di più … Bill mi da distrattamente un' occhiata e si mette a messaggiare col suo cellulare con qualcuno che penso sia Giada.

Passano venti minuti nei quali io frugo nelle tasche delle giacche di Gianna per scovare qualcosa di interessante ( l’ unica cosa che trovo è una caramella frizzante ) e mio fratello gioca a Solitario, perdendo sempre perché non sa le regole.

A un certo punto il campanello suona, Gianna a passi affrettati va ad aprire. Sarà suo marito, immagino, sento una voce maschile e la voce di mia madre che lo saluta.

Sarei tentato di andare a portargli un mazzo di fiori morti come premio d’ aver sposato una specie di oggetto non identificato come sua moglie.

<< Dai, alziamoci e andiamo a salutarlo, altrimenti passiamo come dei maleducati. >>

Borbotta Bill, alzandosi e facendo scricchiolare il letto. Sbuffo e apriamo la porta. Il tipo è in sala con la giacca su una spalla e sta facendo il galante con mamma, ora le stringe la mano con uno sguardo tutto complice !

<< Buonasera >>

Facciamo in coro.

<< …. Ciao ! >>

Ci guarda mezzo sbalordito e mezzo disapprovato.

<< Sono i gemelli di Simone, sai, la mia collega >>

Gianna la mediatrice.

<< Ah, si. Lei si chiama Simone, signora ? Che bel nome …. È tedesca, vero ? >>

<< Si, grazie >>

<< Lieto di conoscerla ! >>

Poi si gira verso di noi, forse s’ è accorto che esistiamo, e ci chiede i nostri nomi; usa un tono di voce che si potrebbe usare con dei bambinetti di sei anni.

<< Bill … >>

<< Tom … >>

<< E quanti anni hai, Bill ? >>

<< Diciotto >>

<< E tu, Tom ? >>

<< Siamo gemelli, noi …. >>

<< Ah, giusto, mi dimentico sempre >>

Ma va ?

<< E da dove venite ? >>

<< Da Lipsia, nell’ estremo est. >>

<< Beh, ora vado a mangiare qualcosa … Fate quel che volete, ok ? >>

<< Grazie ! >>

Diciamo.

Si allontana e va in cucina, però lo sentiamo borbottare a voce bassissima ( per lui ) :

<< Compreso truccarvi. >>

Certo che in questa casa ci sono certi personaggi …

Ora parla con mamma. È ovvio che faccia lo scemo con lei perché è oggettivamente una bella donna, non come quello sgorbio di moglie che si ritrova.

E ora che facciamo ? Ancora un’ ora con questi qui e giuro che mi spacco la testa su uno spigolo.

E intanto Gusty si sta divertendo alla grande … Non è giusto.

Amore, ma dove sei ? ”

Eh ? Ma chi è ? Ah, Judith. Ma cosa vuole ?

In che senso ? ”

È tutto buio, c’ è solo Kazimir che miagola e raspa alla porta ”

Dove ti trovi, scusami ? ”

A casa tua ! C’ è il gattino che sembra triste, si sta leccando i baffi da un bel po’ … ”

Come ? Ma... Oddio, Kazimir ! Non gli ho dato da mangiare ! È per quello che si lamenta, povera bestia ! Dagli qualcosa te, dai ! ”

Cosa ??? ”

Nel frigo ci sono le sue sardine, dagliele ”

<< Bill, abbiamo la troia a casa e a Kazi non abbiamo dato da mangiare ! >>

<< Oddio santo, e ora ?! >>

<< Le ho detto di dargli le sardine. >>

<< Ecco, bravo. Cristo, m’ ero proprio dimenticato ! >>

Ecco, fatto. Ora sta mangiando …. Comunque dove sei ? ”

Grazie. Da un’ amica di mia madre ”

Non t’ è arrivato il messaggio che ti chiedevo se potevo venire ? ”

No ”

Perché volevo stare un po’ con te … Mi è arrivato il tuo messaggio, e sei veramente fantastico. Pensavo che eri libero

Ah … Non so quando torneremo. ”

Posso aspettarti qui ? ”

Si, certo ! ”

Devo per forza fingermi lieto.

Grazie, grazie, grazie ! ”

Tranquilla ”

Sbuffo e mi metto le mani tra i capelli.

Ehi, Tom, ciao, lo so che non puoi rispondermi ma volevo lo stesso mandarti un messaggio … Mi è venuta l’ idea di darti un nome come in codice, però li ho scritti nella lingua originale. I tuoi sono in

greco … Alèxios Ambròtos. Scopri te cosa vuole dire … :-* ”

E questa chi diavolo è, stavolta ? Ah, Sofia. Che tesoro.

Almeno una sana in questo mondo c’ è.

Ha avuto una bellissima idea a darmi un nome, peccato che non conosco il greco … ! E lei come potrei nominarla ? Mi servirebbe un libro di nomi, oppure Internet. Ma qui di sicuro Gianna e quel marito maniaco non ce l’ hanno.

Ce ne sarebbero, di nomi belli, il problema è che magari gliene do uno che vuol dire albina o grassa …. No, no, meglio non improvvisare.

<< Tu conosci qualche nome con un bel significato, femminile ? >>

<< No, direi di no. Cioè, uno sì, Nadia che in lituano è Nadezda …. >>

<< E che vuol dire ? >>

<< Bianca >>

<< Tanto vale chiamarla Bianca ! >>

<< Non lo so, è l’ unico che conosco ! Cerca qui se c’ è qualche libro sui nomi >>

<< Provo. Mi aiuti ? >>

<< Non ne ho voglia, le mie pregiate gambe non vogliono muoversi e io le capisco >>

<< Dio santo, sei tutto stravaccato sul letto e non guardi neanche dal comodino ?! >>

<< perché, non devo sporcare il copriletto con le scarpe ? >>

Gliele guardo, ha gli anfibi.

<< No, anzi ! Però dai, puoi guardare ? >>

Con un lungo sospiro si rotola mollemente su un fianco per aprire il cassetto. Solleva un foglio con l’ indice e fa:

<< Non c’ è nulla. >>

Va bene, ho capito che da Bill non trovo aiuto.

Che tra l’ altro s’ è già rimesso nella posizione di prima, tamburella sulla pancia e mi guarda.

Nella libreria trovo un manuale sul giardinaggio e sui papaveri più una marea di Harmony, romanzetti da due soldi che narrano sempre inevitabilmente di ricche ereditiere che s’ innamorano di giardinieri sfigati ma rubacuori, ci scopano una notte e poi il giorno dopo pensano “ Eh, quella è stata la notte più bella della mia vita ”.

Estraggo un fascicolo di fogli ingialliti che sollevano un irritato sbuffo di polvere dalle misteriose profondità del mobile e noto un libro il cui titolo, non so perché, mi ispira: È nato. Lo tiro fuori.

È coperto di uno strato glamour di polvere che, contro ad ogni logica, rimane appiccicata alle mie dita.

<< Trovato ? >>

Mi chiede languidamente Bill, che sta giocherellando con una ciocca dei suoi capelli.

<< Manuale di puericoltura. Che cosa sarebbe, in italiano, puericoltura ? >>

Borbotto.

<< Ah, non so >>

Sfoglio qualche pagina.

<< Credo sia qualcosa che abbia a che fare con i bambini piccoli. >>

<< Proprio quel che ti interessa di più ! >>

<< Certo che i bambini sono proprio dei batteri, eh. Te li becchi e ti fanno criccare, come il vaiolo ! E poi rompono. >>

Mi sdraio vicino a lui e mi metto a girare le pagine.

Vado avanti e talvolta Bill mi da dei colpetti con la testa, che è sulla mia spalla, per farmi fermare di girare le pagine quando gli sembra di vedere qualcosa di interessante.

Ah, bella questa parte. Parla di cosa fare se il moccioso si sfonda la testa o si mangia un bullone.

Cerchiamo nell’ indice qualcosa che faccia intendere di aver trovato una parte interessante, e in effetti un titolo che faccia pensare a ciò

c’ è: “ Come lo chiamo ? ” Eh, che ne so.

Pagina 203 …. Ecco qua, effettivamente ci sono. Li scorro rapidamente perché non trovo niente con un significato particolare, a parte Nadia, bianca.

<< Ah, Tom ! Ora me ne ricordo uno ! Però lo conosco solo in lingua originale, aspetta, te lo scrivo sul cellulare. >>

<<< Gwenhwifar ?! >>

<< Si ! Non ricordo da quale nome deriva, ma è bello, vero ? >>

<< Cosa significherebbe ? >>

<< Elfo della speranza …. >>

<< Bianco elfo della speranza ? >>

<< Mi pare bello, no ? >>

<< Nadezda Gwenhwifar … Beh, è un casino, ma mi sembra perfetto, si ! >>

<< Non è semplice come quello che ti ha dato lei, ma non ha importanza. >>

<< Grazie mille … Senti, le puoi inviare un messaggio che glielo dici ? Io non posso, lo sai. Usa i nuovi nomi così se Judith lo vede, non capisce … >>

Annuisce e scrive: “ Alèxios Ambròtos ti dedica Nadezda Gwenhwifar, ciao ” >>

<< Grazie. Ora cerco il significato del mio. Alèxios è Alessio, questo è sicuro, invece non capisco Ambròtos >>

<< Ambra ? >>

<< Non penso che mi dia un nome da femmina ! Comunque non sappiamo la traduzione in italiano, solo in tedesco, e magari cambia qualcosa. >>

<< Ambro …. Mah. >>

<< Ambrogio, forse ? >>

<< Prova ! Io messaggio un po’ con Giada. >>

<<< Ah, si. >>

Si stacca da me e si mette su un fianco.

Vado a cercare Ambrogio.

C’ è scritto “ Immortale ” … Rido. Si, sicuramente è questo !

Vediamo Alessio. Ecco … Difensore. Sofia ci ha azzeccato in pieno.

Ma per quella maledetta neanche posso risponderle.

Per curiosità vado a vedere i significati dei nostri nomi, anche se li conosco già. Bill deriva da Guglielmo e significa volontà della protezione … Ah, ah.

Georg significa agricoltore ! Me lo immagino, a zappare la terra, pigro com’ è. Gustav, difensore dei Goti … Si, come no.

Io gemello !

Mi alzo e ripongo il volume dov’ era, sempre col solito fedele sbuffetto di polvere.

Sono le dieci e mezza di sera; per le undici e mezza fortunatamente mamma ci porta via. Finalmente liberi.

Bill e lei vanno in macchina insieme, mentre io, povero tapino e derelitto, sono solo.

M’ incammino nella notte buia e mi fa venire in mente quando, in una serata simile, o forse uguale a questa, avevo mezzo sfondato Sofia. Poveraccia.

Non volevo, solo che non la conoscevo ancora e mi aveva dato fastidio il fatto che era là mentre bevevo, e per peggiorare le cose si era anche fermata a osservarmi ! Già a me da normalmente fastidio quando una persona mi guarda fisso, l’ ho sempre detestato ma non so perché. Una volta, sarà stato a otto anni, c’ era un bambino che mi fissava, io guardavo da un’ altra parte e quando rimettevo come prima lo sguardo, ‘ sto scemo era ancora a guardarmi, allora avevo cacciato un urlo e il bamboccio se n’ era andato a gambe levate. La stessa cosa è valsa per Sofia.

Mi disgusta il fatto che quando l’ ho vista, volevo farle del male, infatti le sono saltato addosso, ma poi il pensiero se n’ è andato e così sono scappato via bellamente perché non volevo che mi vedesse, senza pensare di provare a vedere di aiutarla almeno un po’; in quel momento mi era venuto a mente solo questo.

Di ciò non ho mai chiesto scusa, solo del fatto in generale. Si, mi dispiace tanto che ti abbia stirata come un carrarmato, ma poi basta.

A dire il vero a questo non ci ho mai pensato, ragionando, quindi, non le ho neanche mai chiesto scusa, perché avrei dovuto scusarmi del fatto che neanche per un secondo ho pensato di ricompormi e RICOMPORLA, che è la cosa più importante.

È un po’ come dire che un tizio fa uno sgambetto a un altro, se l’ ha fatto per sbaglio, allora bene, scusati e basta, non hai colpe, ma se

l’ hai fatto apposta non devi scusarti dello sgambetto in sé ma della volontà ! Cosa che non ho fatto, di questo mi vergogno e lei dovrebbe farmi qualcosa per ripagare il gesto.

Arrivo alla macchina e percorro un po’ – un po’ tanto- depresso la strada del ritorno. Oddio, c’ è la merdaccia che mi aspetta.

Ma perché Cristo mi è capitata, cosa ho fatto per tutto questo ?! E cosa posso dire a mia madre che c’ è lei ? Le spiegherò brevemente tutto.

Arrivo, Bill e mamma sono già qui, parcheggio ed entro.

Mi monta dentro una rabbia allucinante quando vedo Judith con le calze a rete e la gonna nera già seduta sul divano, con le gambe accavallate e che parla con mia madre; per fortuna lei lo sa che la odio e perciò è sempre un po’ distaccata.

<< Oh, eccoti, ti aspettavo ! >>

Esclama, sistemandosi i capelli molto gotici su una spalla e facendomi un sorrisone. Ricambio.

<< Ti sei dimenticata qui qualcosa, Judith ? Oppure volevi fare solo un veloce salutino ? >>

Viva la mamma che la mette alle strette !

<< Volevo … Beh, volevo solo salutarvi, si. >>

Fa un sorriso tirato.

<< Mi dispiace, ma dobbiamo andare a cacciare qualche umano, è da quasi una settimana che non beviamo una persona …

Capisci, i miei fanciulletti sono ancora piccoli e rompono le scatole quando non prendono un umano, e sinceramente anch’ io ho un certo languorino sempre più forte… >>

<< Ah. Si, certo. >>

<< Vuoi venire con noi ? >>

<< No, no, tranquilli, andate voi. Io ho mangiato da poco. Grazie. >>

S’ è subito raffreddata, la serpe ! Ha, Ha !

<< Ah, capisco. Beh, allora ciao, Judith … Buona notte … >>

<< … Ciao. Ciao, Tom. >>

<< A domani ! >>

<< Puoi scommetterci. >>

Ahia. Mi sa che s’ è incazzata.

Mamma chiude la porta dopo che è uscita e guarda fuori dalle tende per controllare che non ci sia più, poi si siede sul divano.

<< Beh, simpatica come sempre >>

Esclama, sbuffando.

<< Si, mamma, lascia stare, è una storia lunga. >>

<< Perché è tornata ? >>

<< Eh, così …. >>

<< Ma tu non stavi con quella Clara, o Sandra ? >>

<< Sofia. Si, si, ma è tornata e basta … >>

<< Se n’ è andata ?? >>

Chiede Bill, da sopra.

<< Si, puoi venire giù, se vuoi. Grazie, ma’ >>

<< Ma figurarsi, su >>

Mi fa l’ occhiolino.

<< Ero sul punto di morte. Morale, s’ intende. >>

<< Però in effetti un po’ di sete ce l’ ho. >>

<< Noi no, abbiamo bevuto una lattina da quella là >>

<< Dai, venite lo stesso che mi fate compagnia ! >>

Ed ecco che arriva io fratello. Ha in mano una bambola. L’ ha fatta in questi momenti ….

Ha i capelli rossi ed è piena di spilloni, penzola inerte dalla mano di mio fratello che la stringe per un braccio. Le ha disegnato un urlo sul viso, la bocca con gli angoli rivolti all’ ingiù e gli occhi che piangono lacrime nere. Ma che simpatica famigliola, che siamo.

Ne fa tante, lui, di bambole voodoo. Non perché sia disturbato o altro, ma perché gli viene evidentemente istintivo, siccome come me gli riesce molto difficile sfogarsi a parte che con me, fa queste bambole per esternare quel che prova o immagina, o prevede in un certo momento.

In camera sua, dentro all’ armadio, è pieno di questi feticci, ne ha due piani tutti ricoperti, le conserva gelosamente perché dice che nessuna è mai fatta a caso ma ogni particolare ha un significato, quindi bisogna tenerle per ricordarselo.

Se si apre quell’ armadio c’ è da prendersi un colpo: un esercito di bambole con spilloni conficcati, forbici negli occhi, labbra cucite con la spara punti, un mini museo dell’ orrore del destino. Ne cuce una per ogni persona alla quale vuole bene, ma più spesso per chi ci fa qualche torto, e immagino che Judith finirà tra le altre.

<< Questa è venuta proprio bene, tesoro ! >>

Esclama mia madre.

Bill ha i soliti occhi spenti di quando le costruisce, perché non le fa mentre è cosciente, e guarda per terra, poi di colpo alza la testa, di nuovo del tutto nel mondo reale, e fa:

<< È servita, fratellino >>

<< Vedo ! Mettila vicino al direttore della scuola su in Germania ! >>

Gli consiglio.

Mi sa che gli stia venendo un nuovo potere. Con sei bambole ha azzeccato in pieno le azioni future, la prima qua in Italia è stata Giada, le ha disegnato due tatuaggi uno su un fianco e un altro sulla vita, e il giorno dopo lei se li è fatti nel medesimo punto, senza che Bill sapesse niente di ciò. Le cuce, e poi le decora con delle cose che pensa si avvereranno.

Prendo Kazimir che sta su una sedia e comincio e grattarlo sulla testa, anche se di sicuro a lui piacerà di più quando lo fa Bill perché ha le unghie più lunghe delle mie … D’ altra parte, per suonare la chitarra le devo avere corte. E poi, lui per mio fratello ha un vero amore, a me vuole bene perché un sacco di volte mi viene in grembo e mi lecca la mano e mi fa le fusa, ma con Bill non c’ è niente da fare, lo adora nel vero senso della parola, credo che potrebbe morire, per lui. È stato così dal primo momento che lo abbiamo trovato, piccolissimo, simile più a una pallina di pelo nera.

Era sul bordo del marciapiede che miagolava disperatamente con la sua vocina da gattino appena nato e mezzo cieco, appena Bill l’ ha preso in mano s’ è messo a leccarlo disperatamente e per tutto il tragitto di ritorno a casa spingeva sempre la testolina contro la sua pancia per reclamare ancora le coccole, era lungo all’ incirca come una lattina di Coca Cola di quelle piccole.

<< Dai, ragazzi, andiamo ! >>

Chiudiamo la casa e prendiamo la Cadillac, diretti stavolta a Crocefieschi. A Montoggio abbiamo già ammazzato troppo.

Sono un po’ depresso, mi manca Sofia.

Non capisco perché non voglia farsi trasformare; lo so, puoi anche trovar bello tenersi la vita così come ti è stata data, ma … !

Tuttavia devo riconoscere che solo lei rifiuterebbe l’ immortalità per tenersi un’ esistenza normale. Non so se Giada avrebbe detto di no, se gli avesse offerto la possibilità.

Questo ovviamente lo tengo chiuso sepolto nella mia mente, perché non voglio ferire Bill; se a lui va bene così va bene anche a me, è felicissimo con lei, la ama e anche se non le ha rivelato nulla, non importa.

Però mi sento triste lo stesso. Non ne conosco il motivo, ma ultimamente mi sento spesso triste, anche se non sono mai del tutto pienamente felice.

Dopo tre quarti d’ ora arriviamo e mia madre va subito nei boschi, inizialmente seguita da mio fratello a pochi metri di distanza.

Io mi siedo per terra su una roccia ai margini della foresta perché non ho voglia né di correre, né di muovermi, e intanto la nebbia si abbassa, ingoiando gli alberi, e il vento si alza. È una scena che, probabilmente, per chi non ha grande dimestichezza col buio come noi, sarebbe da far crepare di terrore.

Buonanotte, non riesco a non inviarti neanche un messaggio. E grazie per il nome, è bellissimo anche se non ho capito il significato ! A domani, ti amo ”.

Ma basta ! Mi deprimo ancora di più ! Credo di essere vicino alla soglia di massima mancanza di una persona.

<< Non vieni ? >>

<< No, non mi va. >>

<< E perché ? >>

Chiede mia madre, perplessa.

<< Così. Non ne ho voglia, preferisco stare qui. >>

<< Va beh, sto con lui … >>

Bill mi si siede vicino e mi sorride.

<< Grazie. >>

<< Allora a dopo ! >>

Si allontana velocemente svanendo negli alberi e noi rimaniamo nel buio. Bill tira dei sassolini contro un pezzo di tronco marcio che sta poco lontano da noi.

È stato carino a stare con me, ma non ho proprio voglia di parlare. Guardo i tronchi degli alberi che compaiono e scompaiono nella nebbia come fantasmi di un’ era indefinita. Il silenzio è impenetrabile, a parte il fischio del vento.

<< Triste ? >>

Dice mio fratello, facendomi impercettibilmente trasalire.

<< Si. >>

Annuisce.

<< Ammazziamo qualcosa ? >>

<< Boh … >>

<< Prendiamo un animale e lo torturiamo un po’ qua per divertirci? >>

<< Che cosa vorresti prendere ? >>

<< Non ne ho idea, un coniglio, un tasso, quel che riesco a raccattare, ecco … >>

<< Se vuoi. >>

<< No, vabbè. Mi da fastidio che sei triste. >>

<< Grazie … >>

<< Veramente, anche perché lo attacchi a me >>

<< Povera stellina … >>

<< Già. >>

Ah, Gustav avrà finito ? Gli invio un messaggio e rimetto via il cellulare.

Intanto Bill si alza a curiosare nei primi metri di foresta, così lo seguo anche io.

La nebbia e il vento rendono estremamente lugubre il luogo.

Non abbiamo paura perché ovviamente non ne abbiamo motivo, e questa è una delle tante cose dell’ essere vampiri che mi piace. Un umano sarebbe terrorizzato in questa situazione perché si sentirebbe molto in pericolo.

Noi invece il buio lo amiamo perché ci nasconde e fa uscire tutte le creature fuori dalle tane, così che noi possiamo prenderle, e lo conosciamo come le nostre tasche. E i predatori che tanto terrorizzano la gente sono, tra gli altri, noi …

Mi è tornata la voglia di correre perché siamo entrati nel bosco e questa cosa mi fa sempre un buon effetto.

Bill si arrampica su un abete fino in cima e scoppio a ridere perché, aggrappato com’ è a un ramo sottile e penzolante nel vuoto, sembra una scimmia idiota vestita di nero e con i capelli lunghi.

<< Che bello ! Dondola tutto ! È troppo divertente, prova anche te ! Anzi, dai dei colpi al tronco così si muove di più ! >>

<< Ma ti rendi conto del casino che stiamo combinando ?! >>

<< E vabbè, su. Cos'è, vuoi disturbare i morti ? >>

Do un calcio non forte all’ abete, che diventa tutto sbilenco da un lato, e Bill ride come un matto.

Poi va ancora più su e lo vedo staccare qualcosa da un rametto. Scende un po’ e stacca qualcos’ altro. Ripete il gesto molte volte e quando arriva a terra si arrampica subito su un altro abete.

<< Cosa diavolo hai trovato ? >>

Gli domando.

Prima di risalire mi chiede di mettere le mani a coppa e mi fa cadere dentro dei sassolini irregolari.

<< Tu tienila >>

<< che cosa è ? >>

<< Ambra ! Purissima, a giudicare dal colore >>

<< Aspetta, ti aiuto >>

<< No, no, tu conservala che ho paura che cada giù mentre sono in alto >>

Scala nuovamente un altro albero, stavolta molto più lentamente, a quanto pare ne sta trovando un sacco. Vedo se ho qualche sacchetto in tasca ma non ho niente. Beh, nessun problema.

Raccolgo un pezzo di corteccia abbastanza grande e lo modello con pochi tocchi a forma di ciotola, lo fodero di foglie fino a renderle sottili come una pellicola, ci costruisco addirittura il coperchietto e una cordicina per tenerlo chiuso. Come artigiano sarei fantastico … Ringraziamo, orsù, i denti di mia madre.

Appoggio il mio manufatto su una biforcazione tra due rami e ci faccio cadere dentro i pezzetti d’ ambra. Uno lo tengo fuori per osservarlo.

È vero, è purissima e meravigliosa. Ha quel colore splendido che non ti permette di staccare gli occhi da quella goccia bellissima. In una, addirittura, c’ è dentro una mosca imprigionata.

<< Forse ne trovo ancora qualcuna >>

<< Ho fatto una ciotola per raccoglierla. Ti vengo ad aiutare ? >>

<< No, ce la faccio, però puoi darmi la ciotola ? >>

Mi arrampico fino dove c’ è lui e gliela porgo.

Si siede su un ramo a 37 metri dal suolo dondolando le gambe e si svuota le tasche, poi ridiscendo e ne fabbrico un’ altra per me, stavolta, visto che ho capito perfettamente che il furbone lassù non vuole che l’ aiuti perché vuole tenersi il merito di averla trovata tutto per sé …

Inizio a raccogliere qualche gemma, qualcuna è superba e altre un po’ meno.

Ne trovo una grigiastra con del muschio dentro, niente di eccezionale, e penso che questa la rifilo a Judith, per farle credere che le voglia bene, intanto è brutta, sembra quasi plastica fusa con dell’ insalata dentro.

Mi giro un po’ e trovo, dentro a un piccolo incavo, una grossa goccia dal colore meraviglioso con una piccola libellula imprigionata dentro. Dopo averla osservata per un po', incantato, decido che questa la regalo a Sofia.

Andando più su incontro un piccolo scheletro, dalle ossa completamente sbiancate. Per un attimo rimango a pensare a cosa diavolo possa essere appartenuto, ma poi capisco che è un passerotto, forse, morto troppo giovane.

È perfettamente conservato, e lo scheletro di quelle che un tempo erano le ali sono rimaste ancora attorno al corpo, come se volesse difendersi dal freddo, o dalle sue paure. Forse proprio una di queste lo ha ucciso.

Il candore degli ossicini e le orbite vuote spalancate su un mondo per lui ormai nero mi piacciono molto, per cui decido di prenderlo. Costruisco, sempre con la corteccia, una specie di piccola bara, raccolgo uno ad uno ogni ossicino, li dispongo nell’ ordine originale e chiudo il coperchio.

Non so perché, ma mi piace molto quello scheletrino. Mi sento

anch' io un po' come lui, come una cosa fragile, mortale nonostante

l' immortalità, prematuramente da solo nel suo nido che è diventato la sua tomba, ma che ancora cerca di proteggersi dal mondo esterno con ali che non possono più proteggerlo.

Lo metterò in un posto d’ onore in camera mia, magari dalla finestra o sulla libreria.

Rimaniamo qui per un’ altra ora e mezza, poi arriva mia madre e Bill urla, dalla cima dell’ abete:

<< Mamma, guarda cos’ ho trovato ! Tom, falla vedere ! >>

<< È ambra molto pura, l’ ha scoperta per caso >>

Dico, porgendole il contenitore.

<< Oh, ma è fantastico ! È meravigliosa ! Io adoro l’ ambra, la amo tantissimo. Lui ne ha presa altra ? >>

<< Si, ne abbiamo un po'. >>

<< Siete meravigliosi ! >>

Mi da un bacio sul naso e poi chiede:

<< T’ è un po’ passato il malumore che avevi prima ? >>

<< Ah, si, si ….>>

Mento, anche se non sono più così tetro, ma malinconico ancora si.

<< Bene. >>

Ecco Bill di ritorno con il suo bottino. Mamma lo abbraccia, si complimenta dell’ ambra e dice che siamo fantastici ….

<< Avete preso tutto ? Dai, andiamo che dovete fare ancora i compiti, voi due >>

Ah, ecco un messaggio a Gustav.

Fatto tutto come deciso ”

Bravo ! ”

Nessuno capirà, sicuro ”

In mezz’ ora arriviamo alla macchina, e intanto una nuova giornata inizia. Fortunatamente Judith non viene alla nostra stessa scuola, così posso stare con Sofia, ne ho bisogno.

Quando arriviamo a casa, mi metterò a fare una collana, con l’ ambra, per lei.

Che noia. Guardo fuori dal finestrino la notte che inizia a rischiararsi, timida come un topino che spunta impaurito dalla tana per colpa del gatto.

 

 

A scuola i tre bastardi non ci sono, è da giorni che non vengono, le prof continuano a chiederci perché sono scomparsi, noi diciamo boh, non lo sappiamo; gli altri nemmeno.

Sofia mi sta sempre vicina, parla con Giada e le altre, forse perché non le nota praticamente più e cerca di conservarle chiacchierandoci.

Giada è sempre felice, adora mio fratello, ci ride sempre insieme, sembrano due bambole saltate fuori da un fumetto manga e animate all’ improvviso, gli arriva a malapena alla spalla, forse anche leggermente meno, ma ovvia a questo problema arrampicandosi sempre su di lui e facendo casino.

Poi guardo Sofia.

Anche lei mi sta sempre accanto, mi arriva leggermente più giù della spalla ma è più … Non so, più cupa ? Più seria. Quanto cambia il fatto di sapere la verità e non.

Il fatto è che Giada è più spensierata quando è con lui perché crede che sia umano e non si fa problemi ad avere vicino un cadavere ! Invece Sofia sì, conoscendo quel che sono è quindi molto più in contatto con la morte. Si può proprio dire che tocca la morte con un dito …

E' strano, perché Giada pur sentendo Bill così freddo non le viene in mente niente ?

Cos’ ha Giada, perchè ci stai pensando ? ”

Mi domanda Bill all’ improvviso nella mente, facendomi prendere un colpo.

Niente, niente. ”

Non ti piace ? ”

La guardo e basta, è carina ”

Lo so, che è carina ! ”

Se mi sentiva mi uccidevo.

Quanti anni ha ? ”

Chiedo, per mostrarmi interessato.

Ne ha quindici e qualcosa, come Sofia ”

Mi sono dimenticato l’ ambra !

Siamo tornati alle tre e mezza di notte e avevo impacchettato il suo pezzetto della libellula, solo che ora non ricordo dove l’ ho messo. Nelle tasche non c’ è, rovisto sul fondo della borsa che è piena di bigliettini e un batuffolo di polvere. Eccolo … Decido di metterlo sulla sua scrivania stanotte.

Sofia mi da una gomitata e mi chiede, bisbigliando, di dirle quando è iniziata la seconda guerra mondiale. Glielo dico e mi ringrazia.

Per tutto il tempo do aiutini a tutti perchè ho il libro.

 

 

A mezzanotte vado da Sofia con l’ ambra.

È tutto buio, e camera sua per fortuna non ha le persiane chiuse. Sicuramente lo fa apposta, sa che qualche volta vengo.

Mi arrampico e apro la finestra, sul letto c’ è un fagotto di coperte e una massa di capelli che fluiscono morbidi sul cuscino.

Che piccola che è sotto le coperte … Respira piano senza muoversi.

È girata verso il muro e, quando mi curvo per guardarla in faccia, vedo che ha la bocca leggermente aperta.

Non resisto a darle una carezza su una guancia, e si muove leggermente chiudendo la bocca, ma continua imperterrita a

dormire …. Appoggio il pacchettino sul comodino vicino alla testata del letto.

Ci starei volentieri qui al calduccio con lei, nella sua stanza che sa del suo profumo e del suo sangue, però devo tornare a casa per costruire la collana destinata a lei con l’ ambra, quindi le do piano un bacio sulla fronte ed esco. Si muove con un po’ più forza e si gira dall’ altro lato sospirando.

Prendo la macchina e arrivo a casa, trovo Bill in camera sua con una bambola nella mano sinistra e una nella destra. Non entro ma lo guardo.

La prima bambola è tutta grigia e senza un occhio, la seconda credo sia lui perché ha i capelli neri e delle righe di penna nera sotto gli occhi, come se fosse trucco, uno lo ha disegnato chiuso e una gamba è deforme.

Sta parlottando da solo con una voce in falsetto che assume sempre quando ha queste specie di visioni, qualche volta le fa scontrare e poi le separa di nuovo, facendole camminare a balzi. Prende la sua bambola e la fa picchiare contro il piano del tavolo, piega la testa

all’ indietro, strizza gli occhi e scuote il capo con energia.

Torna normale e si gira verso di me.

<< Tornato ? >>

Mi chiede.

<< Si. Cosa hai visto ? >>

<< Non ricordo. >>

<< Chi è la bambola grigia ? >>

La osserva come se non l’ avesse mai vista, la tiene in mano e solleva le spalle.

<< Boh. >>

<< Sei tu l’ altra ? >>

<< Credo di sì. Forse. >>

<< Sicuro che non ricordi ? >>

<< No. >>

Questa è una cosa brutta, del potere di mio fratello: molto spesso non si ricorda cosa ha visto, elimina i ricordi subito, come ora. Lo fa spesso.

<< Comunque, mi dai l’ ambra che inizio a fare una collana d’ ambra per Sofia ? >>

<< Certo. >>

Si alza- mi pare non sicurissimo dei suoi passi- e mi porge lo scatolone contenente centinaia di pezzetti dorati e una pinza e un punteruolo per forare le gemme.

Vado in camera mia e lavoro fino alle cinque del mattino finchè arrivo al secondo giro d’ ambra, poi inizio i compiti.

 

Dopo un altro giorno di scuola torno a casa come al solito e vado in camera mia per finire il mio lavoro, Bill va nella sua stanza con Kazimir e mamma è fuori perché deve cercare qualcosa che non ho capito bene.

Apro la porta, per l’ ennesima volta immerso nei miei tristi pensieri – ho in mente un quadro di Munch che si chiama La solitaria, di un deprimente pazzesco – e mi trovo Judith stesa sul mio letto che mi fissa. Faccio quasi un balzo dallo spavento perché non me l’ aspettavo.

<< Ciao >>

Mi fa.

<< Ciao ! >>

Esclamo, cercando di non far vedere il colpo, e noto che ha una faccia per niente amichevole.

<< Ti sei divertito ieri, a caccia ? >>

<< Si …. ! >>

<< È bella, questa collana di ambra. >>

Dice, indicandola.

<< Ah, si, la sto costruendo per mia madre >>

<< Ne hai trovata un po'. La potresti regalare a un sacco di

persone. >>

<< Certo, e un pezzo anche per te … >>

<< Oh, grazie ! Molto volentieri. >>

Le do la gemma brutta, quella grigia, e la bacio a lungo visto che devo andare avanti con la mia messinscena.

Fa un sacco di moine, ma poi torna seria.

<< Tu mi vuoi bene, vero Tom ? >>

<< Credi che non abbia ancora deciso di tornare con te ? >>

Ho paura di dovermi arrampicare sugli specchi.

<< Assolutamente no, ma sai, a volte mi sembri un po’ … Doppiogiochista. >>

<< Io direi che sei tu a farti questi patemi. >>

<< Si, lo so. Ma sai, io sono una gelosa, molto gelosa, e non vorrei trovarmi qualche brutta sorpresina, sai. >>

<< Ma vaffanculo, su, non starti a roderti il fegato ! Lo sai, te l’ ho detto, quella là ormai se n’ è andata, addirittura fa la troia davanti agli altri per provocarmi, ogni giorno. >>

Dio santo, sono terrorizzato dall’ idea di fare un passo falso, questa stronza capisce bene le menzogne.

<< Se vuoi te la faccio fuori, così non ti rompe più le palle, ok ?

Non è una buona idea ? Le taglio la gola e butto il cadavere giù da qualche dirupo. Oppure lo sciolgo nell’ acido. Ma, pensandoci, sarebbe meglio scioglierla viva nell’ acido, non trovi ? Ti darei l’ onore di versare la prima goccia su quel corpicino, magari in un occhio, e sono certa che ne saresti molto felice, penso, vero ? >>

Scioglierla viva. Di sicuro sta cercando di vedere se faccio delle smorfie di disgusto, magari anche solo impercettibili.

<< Sarebbe bello ! Ma non è degna di tanto spreco di forze, credimi, quella è da lasciare marcire in un angolo. >>

Deglutisco a fatica e mi sento raffreddare tutto dalla paura.

<< Però non ti darebbe più fastidio ed è quel che vuoi…. >>

<< Si, e guarda, ti giuro, la ucciderei volentieri, però sono già morti in due alla nostra scuola e tre cadaveri farebbero sospettare un po’ troppo, anche perché gli altri sanno che ci stavo insieme, e quindi se morisse il principale indiziato sarei io. >>

<< Ah … >>

Mi guarda con un gelido sospetto.

<< Sarebbe pericoloso. >>

Concludo, sperando che non le venga in mente che, per non fare risuonare troppo la notizia, basterebbe usare il metodo di finta morte casuale che Gustav ha usato con Erica.

<< E quand’ è che puoi venire a casa mia ? Ultimamente non hai mai potuto …. >>

Oh, no, questa ti prego no. Basta, su questa non riesco a fingere, è troppo repellente !

Ma devo farlo lo stesso, perciò a malincuore ma con tono felice dico:

<< Ma anche stasera, se puoi ! >>

<< Certo che posso. Bene, allora vieni, tesoro ! >>

Ecco, credo di aver recuperato credibilità …. Si, decisamente, a giudicare dal luccichio malizioso degli occhi.

<< A che ora ? Sarà una figata >>

<< Alle undici e mezza. Porta anche i libri per domattina della scuola, eh… >>

<< Ah. Certo, sicuro ! >>

L’ abbraccio “ affettuosamente ” e rimango a baciarla per qualche minuto, poi si alza dicendo che deve andare e, dopo avermi salutato, se ne va dandomi un appuntamento a stasera, prima di chiudere la porta mi da un bacio sulla fronte e se ne va.

Prendo una pietra dallo scaffale e la getto con forza a terra, ci salto sopra e frantumo anche i pezzetti rimasti.

Ne prendo un’ altra e la spacco con le mani, buttandola anche lei sul pavimento e facendole fare la stessa fine. Guardo le due fossette per terra e mi butto sul letto, non sapendo cosa fare per sfogarmi.

La distruggo, quella maledetta. Aspetto solo con ansia lo scontro per farla a pezzi.

Per oggi butto fuori il mondo da camera mia, non ce la faccio più a raccontare balle.

Vorrei poter dormire per rilassarmi un attimo … Mi metto lo stesso sotto le coperte e affondo la faccia nel cuscino. Lo so, è perfettamente inutile, ma mi piace fare ancora un gesto umano e in effetti mi rilassa tantissimo, e mi fa venire la mancanza del sonno che cancella preoccupazioni e lenisce ogni malumore.

Alle dieci e quaranta salgo in macchina e raggiungo la casa di Judith, che è in una strada chiamata via Ceccardi; mi apre vestita come al solito da bagascia, intanto i suoi non ci sono, mi a un bacione e mi trascina fino alla sua camera da letto. Ci entro rassegnato, ormai.

<< Ci divertiremo ! >>

Esclama lei, facendomi un sorrisone. Lei si, ma il mio uccello no, Cristo. Chiude la porta e si inizia a spogliare.

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Capitolo 10
*** Un piccolo diversivo ***


10

 

Stanotte faccio un sogno molto brutto.

Sono dentro a una stanza grigia e polverosa. Il pulviscolo vola dappertutto e satura l' aria. C' è una finestra dalla quale entra un raggio opaco e lattiginoso di luce e che crea una penombra grigia e delicata tutt' in giro.

Sono seduta su uno sgabello al centro della stanza, con le mani in grembo e senza scarpe, mi guardo in giro senza vitalità e con lentezza, come se fossi immersa in formalina.

La mia pancia ha una larga circonferenza e sulla mia testa sento una forte pressione, in tutto il sogno -che nella mia mente dura due giorni- non faccio assolutamente niente, solo tamburellare sulla pancia e guardare in su, mentre la polvere mi cade addosso, si deposita, mi ingrigisce facendomi diventare spenti e morti gli occhi, opachi e grigi i vestiti.

Sento dei granelli in bocca, ricoprono la lingua e la gola con una patina di polvere.

Mi giro con un movimento ovattato e vedo che al muro c' è appeso qualcosa di nero, scomposto e lungo. Mi alzo con calma e senza apprensione, vado a un metro di distanza da quella cosa e vedo che è una persona che conosco molto bene.

Le lunghe trecce bionde gli pendono davanti, ma la testa è nascosta da un velo nero.

Lui, a differenza di me, non è ricoperto di polvere, anzi, è vividissimo, come è vividissimo il sangue che cola in gocce scarlatte da dei tagli mostruosi lungo i polsi e le braccia pallide.

Gli prendo un polso, reciso da quattro o cinque tagli orizzontali, glielo osservo, lo lascio ritornare a fianco del corpo.

Alzo la testa e noto che ha un chiodo lungo più di dodici centimetri che gli spunta dallo sterno, è quello che lo tiene appeso al muro. Il metallo nero brilla di sangue.

Vado, lentissima, a prendere la sedia, mi ci arrampico sopra e stacco senza difficoltà ( invece dovrebbe essere complesso, perchè è infisso molto bene ) il chiodo.

Il corpo si affloscia tra le mie braccia, scendo dallo sgabello e lo adagio per terra, il velo che gli nasconde il volto si sposta e vedo che ha labbra e palpebre cucite con dello spago nero in un' allucinante imitazione di una persona che riposa tranquilla con un' espressione assolutamente rilassata.

Sul muro ci sono degli schizzi di sangue e per terra delle pozze rosse. Di colpo tutta la mia indifferenza se ne va e inizio a urlare sempre più forte.

Mi sento soffocare da quella polvere, la ho dei bronchi, dappertutto, ma è come se me ne fossi accorta solo ora. Mi muovo freneticamente per toglierla.

Mi sveglio con uno strillo e tossico forsennatamente perchè ho ancora la realissima impressione della polvere nella gola, nei polmoni, e non riesco a respirare.

E la mia pancia, com' è ? Oddio, è come nel sogno, ne sono sicura, è grossa come in quella stanza orribile e piena di polvere e con lui appeso al chiodo come una bestia da scannare e il buio e il sangue e

l' aria immobile e la paura e gli schizzi scarlatti sui muri e …

Basta ! Diavolo ! Era un sogno ! Un incubo. Ma esisteva solo nella mia mente, Dio santo.

<< Sofia, per l' amore del cielo, cosa c' è ?!?! >>

Grida mia madre, sicuramente a causa del mio strillo.

Mi do uno schiaffo lieve per svegliarmi e togliermi la pellicola appiccicosa del sogno e dall' ansia.

Sento che sale la scala e spalanca la porta che con un tale colpo che fa cascare con un volo d' angelo i miei vestiti appesi dietro alla porta -noto vagamente che in effetti potrebbero sembrare un corpo impiccato- e mi guarda con occhi spalancati, poi mi viene vicino e mi scuote per le spalle chiedendomi cosa succede per gridare in questo modo.

<< N … No, n … Non ho niente, mamma. Era un incubo, era solo un incubo >>

Balbetto, ancora confusa.

<< Mi stai preoccupando, davvero. Ti distruggi una gamba giù dai gradini, urli nel sonno. >>

<< Era solo un incubo >>

Ripeto, in realtà preoccupata un po' anche io, anche se ovviamente non lo dico.

<< L' ho capito, però … Perchè hai gridato ? >>

<< Ho fatto un brutto sogno. Non ricordo i particolari. >>

Tossisco, mi sembra che abbia ancora la polvere in gola.

Lei sospira guardandomi seria, mi prende la mano che mi ricorda troppo bene il modo, identico, che avevo fatto con la mano ciondolante di Tom nel sogno.

L' incubo ci mette un po' a passare, ma quando me ne libero e mi sveglio definitivamente vedo, appoggiato al mio comodino, tutto confezionato un po’ male, un pacchettino, sicuramente di Tom …. Quando è un maschio QJJJJNCNHJNJNNNNNQuando è un maschio, a fare un pacchetto, lo si vede subito !

Ma perché loro non sono abituati a far queste cose fini. C’ è mezzo metro di scotch da un lato e un millimetro davanti, e anche se la carta è stata piegata in un modo che doveva sembrare bello, è un mezzo disastro … Ma non importa.

Quando vedo la libellula imprigionata, mi commuovo quasi.

Vorrei forarla, in modo da usarla come collana, ma ho paura che non riesca a bucarla bene e quindi romperla.

Ecco perché mi piace, perché lui non è uguale a nessuno.

Voglio dire, di solito i ragazzi ti portano in discoteca, al ristorante, poi ti danno una rosa rossa o un anello e si comportano tutti servili.

Tom invece no, non gli piace se gli proponi di fare qualcosa di romantico, non è affatto servile, ti fa vedere come si uccide un animale, ti vuole fare assaggiare il sangue e ti racconta le modalità per uccidere una persona. Diverso sì, ma è quel che voglio, anche se è poco tempo fa ero ancora da Principe Azzurro.

Però quando entra in aula sembra piuttosto giù, e un pochino scarmigliato.

La professoressa non è ancora entrata, l’ ho vista in segreteria a fare delle fotocopie, lo saluto e gli accarezzo una mano.

<< Ciao >>

Fa, a bassa voce. Non credo abbia capito che i suoi sentimenti li percepisco subito.

<< Ehi, cos’ hai ? >>

<< Niente, niente. Sto bene, non ho alcun problema. >>

<< Sicuro ? >>

<< Sicurissimo. >>

<< Non sembrerebbe, ma va bene … >>

Mi sorride con un sorriso ambiguo e la professoressa entra in aula, allora dopo cinque o sei minuti mi scrive un bigliettino:

Tu mi vuoi bene, vero ? ”

Perché me lo chiedi ? ”

Così. Lo sai che faccio lo scemo con Judith solo per convenienza, vero ? ”

E certo che lo so ! Ma perchè mi fai queste domande ? ”

Vorrei solo saperlo. ”

Scrivo in piccolo Si !, poi lo guardo con affetto.

Ma … Ha dei segni, sul braccio. Non si vedono molto bene perché sono bianchi sulla pelle bianca, ma da vicino li noto abbastanza.

Sono tre segni paralleli dal gomito fin quasi al polso e ne ha un altro strano, una serie di sei fossette orizzontali a metà del braccio. Mi avvicino un po’ di più per osservarlo meglio e lui se ne accorge, probabilmente lo capisce che sto guardando quei solchi strani.

Alza la testa e si mette le mani sotto al mento.

Butto via il bigliettino precedente e ne strappo uno nuovo dal quaderno di Antologia, scrivendoci: “ Ma sul braccio ti sei fatto male! ”

E glielo passo di nascosto. Lo apre, prende una penna, scrive qualcosa e poi me lo rilancia.

No non mi sono fatto niente ”

Sei tagliato”

É stato Kazimir … ”

Ah, bastava dirlo.

Però … Lo deve aver graffiato proprio con forza.

Ma i gatti hanno cinque dita. Lui ha tre graffi … Mah.

Stasera vuoi venire da me ? ”

Gli domando, sempre con i sacri bigliettini.

Mi dispiace, devo stare con Judith, cazzo, non posso. ”

Dai, per favore, non puoi posticipare ? ”

No, lo capisce ”

E dai … Ti devo parlare … ”

Sospira e mi sorride, si mette il libro il verticale sulla pancia per formare una barriera, prende il cellulare e lo pone là dentro, iniziando a mandare un messaggio, probabilmente a Judith.

Sarei veramente curiosa di vedere questa tipa. Chiedo a Tom di organizzare qualcosa per cui posso vederla ma risponde assolutamente no, che sarebbe molto pericolosa per me; ma ha una sua foto. Mentre la prof cerca la pagina del libro da leggere, mi bisbiglia di accendere il Bluetooth ed eseguo.

Dopo qualche secondo vedo la spia lampeggiare, segno che sta scaricando un dato, e infatti presto mi informa che

l’ oggetto è arrivato; vado subito in archivio, curiosa, seleziono il file e lo apro.

Dio, che bella. M’ ero dimenticata che anche lei fosse una vampira. Gli domando se è tinta, e se quegli occhi così pazzeschi siano frutto di lenti a contatto, ma replica che è tutto suo. Diavolo, è meravigliosa.

Ma è una dark ? ”

Gli scrivo.

No, una troia ”

Rido piano per l’ espressione imbronciata che ha.

La prof ricomincia a parlare e tutti si zittiscono.

Tom manda ancora un messaggio a quella specie di divinità che è Judith ( è bellissima, dio santo ), poi si mette tranquillo e giocherella con una penna, mentre io mi distraggo guardando fuori.

Stasera ho voglia di parlargli, non so perché, va bene qualsiasi argomento - anche di morte magari – ma sento come il bisogno di sfogarmi.

Le sei ore successive passano blande e noiose, mando quasi tutto il tempo bigliettini a Marta, Giada e Lucrezia. In particolare mi colpisce una sua domanda:

Ma dove sono finiti i tuoi occhiali da sole, non ti vesti più firmata, non te ne freghi più ? ”

Eh ? Ma cosa vuole ? Mi chino e le scrivo:

Cosa intendi ? ”

Prima ti curavi e ti vestivi di Dolce e Gabbana, ora sembra che hai buttato via tutto. ”

Ma certo che li ho ancora ! Semplicemente, sto bene così ”

Sei cambiata molto, prima eri tu. ”

E ora cosa dovrei essere ? Un babau ? ”

No, sei la stessa, ma sei diversa. Perché non ti metti le Hogan come noi ? ”

Non lo so, Lucrezia ! Mi metto quello che mi capita ”

Ma cos’ è, è schizzata ?

Forse non ti stiamo più simpatiche, prima avevi la frangia, i pantaloni stretti, le Hogan, la borsa di Vuitton come noi. ”

Eh, no, calma. Non vado bene perché non sono come loro ? Glielo scrivo.

Pensavo che per te la moda era tutto … ”

Ma che stai dicendo ? ”

Lo sai bene cosa dico. Non la segui più ! Hai anche un blog, o almeno avevi, ti ricordi come si chiamava ? Bimba stilosa o sbaglio ?Eri la reginetta, di quel blog. E mi piaceva quando eravamo tutte uguali, mi sentivo bene. ”

E beh, certo, se si è tutte simili è più facile dominarsi a vicenda e ad entrare nella mente delle altre. Scusa, ma non ci sto più. In quanto al blog, non ci sono più andata, tra poco lo chiuderò. ”

Ecco, vedi ! Non ti capisco. Da quando ti sei messa con Tom ti sei rovinata, non ci parli più, non vieni più a fare shopping con noi, ti ha proprio rovinata, è troppo strano, è innaturale tutto ciò che fa e te

l’ ha attaccato ”

Sai, mi sarò anche rovinata ma lo sono diventata per una cosa che amo. Vedendovi da un altro punto di vista, ho notato la vostra superficialità, sembrate polvere. ”

Si, ecco, arriva la grande filosofa racconta cazzate. Hai sempre avuto questa presunzione di essere migliore e di fare le cose meglio. Mi sa che il tuo amichetto ti ha attaccato la germanite, sempre boria, sempre superiorità nazista. Si vede perfettamente anche ora. ”

Ma cosa spara ?! Superiorità nazista ?! Ma ha bevuto ? Però continuo, non prestando attenzione a questo delirio:

Si, Lucrezia. Mi dispiace ma siete patetiche. A parte Camilla e Giada, tutte voi siete ridicole, e ho capito quanto ero patetica anche io quando ero con voi. Tutte una massa di pecore che vanno dietro al cartellino di un vestito. ”

Non so come mi è venuta in mente, questa ….

Torna a parlarmi quando ti sei tolta queste cose dalla testa. Mi deludi, sinceramente per adesso non me la sento di essere tua amica, sai. ”

A parte che non torno affatto, a parlarti, e poi non me ne frega niente che non sei più mia amica visto che non lo eri più da un

pezzo. ”

Touchée ! Non sono minimamente triste, già da un po’ mi scadeva.

Ma anche lei se n’ è accorta, che sono diversi … Com’ è che ha detto ? Innaturale, ecco. E ha ragione, almeno in questo.

E ha ragione anche a dire che prima ero presuntuosa !

Lo ero eccome, tra tutte loro ero la più falsa, quasi non passava giorno che non parlassi male di qualcuno; in quanto a quel blog era una cosa che a vederla farebbe venire un embolo, tutto pieno di cuoricini e stelline e orrori del genere, un sacco di scritte glitter rosa con frasi romantico-vomitevoli. Non immagino se l' avesse visto Tom.

Un giorno di questi, se me lo ricorderò, glielo mostrerò, giusto per ringraziarlo di avermi tolto da quella che ero prima.

Strano guardarsi dall’ esterno; ero proprio una stronza, mi piaceva da matti quel che loro sono ora … Ora, beh, ora credo non più.

 

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Di nuovo finita, la giornata ! Stasera viene Tom. E infatti alle undici di sera sento bussare alla finestra. È un peccato che debba venire tardi, perché mi viene sonno. Ci sediamo sul letto.

<< Allora di cosa volevi parlare ? >>

Domanda, mentre prende in mano una piccola matrioska dal comodino e la osserva, rigirandola tra le dita.

<< Raccontami un po’ di Judith >>

<< Ma no, dai. >>

Lo vedo a disagio, e si tocca i tagli sul gomito.

<< Si ! >>

<< E cosa dovrei raccontarti, che è alta 169 centimetri, pesa 57 chili, le piacevano le lasagne … >>

<< Si, ma anche di carattere. >>

<< Non capisco cosa ti interessi. Comunque, è sempre stata molto falsa e piuttosto perfida. Ma, soprattutto, è furbissima. Ha una scaltrezza inquietante. Non credo di potermi dimenticare le sue descrizioni di come aveva costruito ingegnosissime trappole per catturare le bestie, di come le aveva prese e torturate … Una volta mi aveva fatto vedere cosa succedeva se buttava dentro all' acido un topolino di campagna; mi viene in mente ancora ora, bruciato in quel modo … >>

Fa una risatina nervosa, e io deglutisco. Inizio a capire perché dice che è pericolosa.

<< Perché ti ci eri messo insieme ? >>

<< Cos’ è, un terzo grado ? >>

<< No, sono solo curiosa >>

<< Mmh … più che altro perché era – è – bella, e un po’ diversa, ecco tutto. Non sapevo dei suoi “ hobby ”. >>

<< Cosa ti piaceva di lei ? >>

<< Ma non lo so, non ricordo ! >>

<< E ora è uguale a prima ? >>

<< Si, ovvio, ma forse anche peggio. Se non ottiene quel che vuole è capace di pestarti, a me l’ ha fatto >>

<< Cavolo >>

Un momento. Se ti picchia, qualche segno deve rimanere. E lei è una vampira. Uhm. E lo è anche Tom. Ma se, come ha detto, i vampiri possono venire feriti solo da una creatura con la stessa forza, Kazimir non può averlo graffiato ! Lui non è trasformato !

<< Chi ti ha fatto quei tagli ? >>

Chi chiedo, per la seconda volta.

<< Il gatto, te l’ ho detto. >>

<< Il gatto ? >>

<< Si >>

<< È un succhiasangue anche lui ? >>

<< N … >>

Gli vedo le pupille dilatarsi di colpo e prende a stringersi nervosamente le dita. Io sto zitta ma non sono arrabbiata, anzi mi diverto a guardarlo arrampicarsi sugli specchi e rivoltarsi il cervello per trovare una scusa … Per cinque secondi stiamo zitti entrambi, poi lui esclama:

<< Ti spiego, Kazimir mi aveva graffiato e ovviamente non mi aveva fatto nulla, è che ho litigato con Georg e quando ci siamo riappacificati ci siamo preso a botte per gioco >>

<< Ma quelli non sono segni di unghie ? >>

<< Si ! >>

S' è smentito da solo.

<< Mi sembra un po’ improbabile, visto che Georg l’ ho sempre visto con le unghie tagliate corte … >>

Si mordicchia il labbro.

<< E quindi di chi sono quei segni ? >>

Gli sorrido per cercare di fargli capire che non sono arrabbiata.

Niente, non parla.

Gli vado vicino e gli afferro un orecchio.

<< Perciò ? Dai, sputa il rospo >>

<< No. >>

<< Si ! >>

<< No ! >>

<< Su, che non me la prendo, dai. Quante storie ! >>

<< No. >>

Si sdraia sul letto e si nasconde parzialmente il viso con le braccia.

<< Lo sai che sembri autistico se fai così ? Dai, dimmelo. Intanto lo so che stai con Judith solo per convenienza >>

Niente da fare.

<< Ehi ? Dai, dimmelo, per favore... Chi ti ha fatto quei segni ? Giuro su ciò che vuoi che non me la prendo. Te l’ ho detto, io sostengo ogni tua azione nei confronti di Judith, lo sai >>

<< Lei. >>

<< Eh ? >>

<< Lei, me li ha fatti lei, va bene ?! >>

<< Si. E perché ? >>

<< Lascia stare. Poi ci rimani male e ti dico già che se ti metti a piangere non ti consolo. >>

Aspetto che sia lui a parlare perché a quella testa teutonica non puoi cavare niente senza la sua volontà, ma intanto mi godo la sua vicinanza.

Poi di colpo esclama, facendomi sobbalzare:

<< Cazzo, dovevo, per riprendere un po’ di credibilità ! >>

<< Ma cosa, cosa ? >>

<< Te lo dico, sono andato a casa di ragazze molte volte, però stavolta l’ ho fatto solo perché Judith cominciava a sospettare troppo, cominciava vagamente a capire che stavo fingendo, ecco, e quindi ci sono andato, però cazzo, non volevo assolutamente andarci, ecco. >>

<< Ci sei andato a letto ? >>

<< Si. >>

<< Oh ! E basta, che c’ è di male ? >>

<< Si, ma ... ! Lo sai che sono andato a letto con un bel numero di ragazze perché sai come sono fatto, ma con lei è veramente

schifoso. >>

Credo di aver capito che quei tagli gliel' ha fatti perché io potessi vederli. Dunque non è convinta del tutto che io sia scomparsa come sembra.

<< Dai, Tom. Intanto ora la puoi lasciare perdere un goccio di più perché le hai dato una specie di prova di fiducia. >>

<< Si, però … Vabbè. Scusa lo stesso. >>

Ghigna.

<< Com' è stato? >>

Domando, ridacchiando.

<< Orrendo! >>

Esclama sollevando le braccia in alto, ma la sua mano va a sbattere contro la mensola -d’ altra parte ha delle braccia così lunghe-,e una calcolatrice si getta giù finendo sulla testa di Tom. Si volta, mi guarda e in questo momento di orrore la calcolatrice si accende da sola e comincia a suonare per i fatti suoi.

Rimaniamo per un attimo interdetti, poi abbassiamo la testa per guardare la calcolatrice che canta felicemente aprendo automaticamente lo sportellino.

Con sguardo dubbioso si piega sull’ oggettino che ora ha cambiato melodia e sembra quando tieni i due lembi di un palloncino che fa un fischio strozzato. Fa un continuo, stridulissimo IIIIIIIIIIII.

Le da un colpetto con l’ indice e lei risponde Ih ! Poi riprende. Perciò le da una botta forte con il palmo della mano e la drammatica conseguenza è Jingle Bells delirante.

Finalmente il demoniaco concerto termina e mi chiede:

<< Ma che cos' è ? >>

Singhiozzando dalle risate balbetto:

<< Era un regalo di mia amica ! >>

<< Le calcolatrici di solito cantano ? >>

<< Praticamente, c’ è un tasto che attiva la modalità “ Sound ” … >>

<< Vedo. >>

<< Ecco, e quando è cascata giù probabilmente ha picchiato contro la tua testa e s’ è attivata ! >>

<< E mi spieghi come s’ è aperta, visto che sembrava un neonato alieno urlante ? >>

<< Se tu l’ accendi, si apre automaticamente >>

Sghignazza e poi fa una grassa risata. Fortunatamente i miei sono usciti.

Controllo che la calcolatrice sia sedata e la prendo in mano.

Tom, però,me la acchiappa con un gesto agilissimo e se la rigira tra le dita con fare curioso. Infine, vedendo che non suona più probabilmente perchè le pile sono scariche, la butta sulla scrivania con un tragico tonfo.

Ora è serio, e dopo i tre o quattro minuti di silenzio, mi domanda:

<< Te l’ ho detto, vero, che è morta Erica ? >>

<< No, ma l’ ho sentito al telegiornale. Ha avuto molta sfortuna a cadere in casa. >>

<< Non è caduta. >>

<< Si, l’ hanno detto ! >>

<< No. È stato Gustav, sotto nostra decisione, che le ha rotto il collo e l’ ha sistemata in modo da far sembrare che fosse semplicemente scivolata e che avesse battuto la testa. >>

Stiamo altri cinque minuti zitti.

Perché diavolo la hanno ammazzata ? Le mica è una vampira.

Mi dispiace un pochino, era abbastanza simpatica, anche se non il massimo. Ora ci manderanno le partecipazioni ai funerali, come hanno già fatto con gli altri due.

Sbadiglio.

<< Perché l’ avete fatto ? >>

<< Ovviamente sai che Claudio è morto, l’ hanno ucciso i tre preti; noi abbiamo levato di mezzo Erica visto che usciva con Giuseppe. Solo per dare fastidio, capisci, oltre che un po’ di buona, vecchia e sana vendetta. >>

<< Ma è da tre giorni che non vengono … >>

<< Sicuramente si stanno preparando. >>

Sbadiglio ancora e mi alzo a malincuore per svestirmi e iniziare a mettermi a letto.

Sulla scrivania vedo l’ ambra che luccica calda e la libellula prigioniera al suo interno brilla di un grigioverde ancora intenso. Girandomi vedo che mi sta guardando.

Ha delle gambe infinite, solo le tibie sono due pertiche che sembrano di una giraffa.

<< Stasera profumi di sangue, tantissimo. >>

<< Beh, grazie …. >>

Non glielo dico ma quando dice così mi terrorizza, perché viene fuori quel che veramente è, un vampiro.

E i suoi occhi non aiutano affatto, perché sono di un penetrante quasi da brivido.

Teoricamente, anzi praticamente, sarebbe come stare accanto a una tigre o un grizzly, mi viene sempre in mente che con un solo tocco potrebbe farmi molto male.

Ha un’ espressione leggermente predatoria e il solito sorrisetto ambiguo, solo che stavolta è contratto e le labbra sono ridotte a un filo.

<< Grazie ancora per l’ ambra, è proprio bella, però non voglio forarla altrimenti la rovino. >>

<< Oh, si. >>

Mi fissa con uno sguardo direi diabolico.

<< Fatti i compiti per domani ? >>

Chiedo, per cambiare un po’.

<< Si. >>

<< Anche io … >>

Mi sono spogliata e devo tornare a letto.

Mi siedo vicino a lui e gli sorrido. Anche lui sorride, o meglio, sogghigna.

<< Buonanotte >>

Dico, e mi avvicino per dargli un bacio anche se ne ho un po’ timore. Le sue iridi sono così rosse …

Le sue mani scivolano sul mio collo e avvicina le labbra alla mia gola. Oh, no, no.

Sento i suoi denti sulla mia pelle, freddi e tremendamente duri. Quando ero in ospedale e glieli avevo osservati non li aveva acuminati, anzi; ora sono sul serio a punta. Credevo che erano leggende popolari, ma in effetti i canini sono aguzzi come quelli di uno squalo.

Sto ferma immobile e comincio ad avere paura, provo a scostarmi leggermente ma mi sta stringendo il collo un po’ troppo.

D’ altra parte che forza ho io, per tenere testa a lui ?

E poi sento i suoi denti che mi mordono.

Faccio un grido di terrore e la mia decisione di non lasciarmi trasformare mi da un pugno in pieno stomaco, ma anche a causa del dolore, un male indefinibile.

Mi dimeno con tutte le mie ( patetiche ) forze, gli metto una mano sulla fronte e riesco a fargli staccare i denti, sento l’ orribile sensazione dei canini che scivolano via da sotto la mia pelle, ma cerca subito di ritornarci.

Sento le lacrime scivolare giù dalle mie guance, singhiozzo e gli urlo di smetterla, ma non serve assolutamente a niente.

Il taglio inizia a bruciare forte, troppo forte per essere un’ escoriazione normale, e un unico pensiero mi martella dentro la testa, e cioè che devo subito togliere via il veleno prima che vada in circolo, ma non si stacca.

<< Ti prego, ti prego, togliti, mi fai male ! >>

Mi sta strozzando.

<< Io non voglio diventare come te, Tom ! Fai schifo, mi fa schifo quel che sei, ci rimani tu così, io voglio restare viva! Lasciami, lasciami ! >>

Urlo senza però tanta voce perché mi sta stringendo la gola e gli do una spinta che data ad uno umano sarebbe stata forte, ma con lui ha un penoso risultato. Penso che l’ abbia fatto scostare la frase di prima.

Gemo perché il taglio brucia fortissimo, terrorizzata dal fatto di avere troppo poco tempo per contrastare il veleno, e riesco a liberarmi fiondandomi in bagno.

Mi guarda attonito, come se non stesse sapendo ciò che sta facendo, apre la bocca con i denti tinti di rosso per dire qualcosa ma poi non vedo più niente perché esco dalla stanza.

Le gambe mi tremano fortissimo, apro l’ acqua e mi do febbrilmente schiaffi sui due buchini per pulirli, senza pensare più di tanto al fatto che così non pulisco proprio niente.

I forellini sono poco più sopra della mia clavicola, con le dita mi butto sopra l’ acqua ma sento il bruciore aumentare.

Sentendomi il panico salirmi sempre più forte, e, con ribrezzo, spingo l’ unghia del mignolo dentro ciascun buco per farlo sanguinare, mi piego sul lavandino e vedo dei punti neri galleggiarmi davanti agli occhi, per il dolore e la paura. Guardo un filo di sangue colare nel lavandino, creando sulla bianca ceramica un nastro scarlatto che fa un contrasto orribile sul candore del lavabo.

Il bruciore continua ad essere forte.

Una parte della mia mente sta disperatamente cercando una soluzione alla trasformazione, ma l’ altra è inspiegabilmente calma, osserva tranquilla ciò che succede.

Sono in bilico sulla vita e la non- morte nel mio bagno, mentre cerco di salvare la mia esistenza, i miei genitori sono fuori e non sanno minimamente che la loro figlia sta per svenire ( e questo non va bene, visto che se perdo conoscenza non posso neanche cercare di ripulirmi e sono spacciata ), che stia per trasformarsi.

La luce fredda illumina duramente le gocce che stanno colando dai fori e decorano la pelle di tante striscioline rosse. Sto morendo in

un’ atmosfera così pacata …

Questo mi fa infuriare e disperare insieme; bagno, bagno e bagno ancora i fori con le dita che mi tremano sempre più forte, li ripulisco con le dita, li sciacquo ancora finché sento il bruciore diminuire un po’, ma continuo fino a quando mi sento le dita completamente insensibili per l’ acqua gelida, il lavandino è rosso e il dolore del veleno svanisce poco a poco per lasciare il posto al male della ferita, allargata con le mie ditate sotto la pelle, ma il sangue continua a uscire imperterrito.

Non riesco a tenermi in piedi e cado per terra sul pavimento piastrellato, piango più forte senza percepire molto la maglietta bagnata di sangue e di acqua.

Sono terrorizzata. Non mi spiego perché sono tanto attaccata alla vita. Capisco se a farmi questo fosse un vampiro che non conoscessi, ma in fin dei conti è una persona che amo e non sarebbe così terribile. E invece ho fatto di tutto per liberarmene. Non voglio tornare indietro, ma non capisco perché ho agito così.

Non riesco a calmarmi, sto tremando come una folle, il pensiero mi ritorna sempre a quando mi stava soffocando senza volerlo, e al morso.

Gli ho urlato una frase terribile, che non volevo assolutamente dire. Mi sento terribilmente in colpa, come se l’ avessi morso io, e anche se principalmente la colpa l’ ha lui mi vergogno tremendamente solamente di me. Certo, mi stava uccidendo, ma non l’ aveva fatto per cattiveria come un’ altra volta ….

No, meglio non pensarci.

Quanto sto piangendo, ho gli occhi che sono gonfi in un modo che riesco con fatica ad aprirli.

Non riesco a togliermi di mente l' orribile frase che gli ho detto:

ora vado là, gli chiedo scusa e cerco, nei limiti del possibile, di farmi perdonare, perché ci sto troppo male. Non si meritava di sentirsi dire queste cose da quella che fino a cinque minuti prima gli aveva promesso tutta la vita insieme (ed è vero). Anche se ho di nuovo paura di lui, come all’ inizio, sono decisa a tornargli accanto.

Mi alzo, un po’ pericolante, e cado di nuovo, non mi sento neanche le gambe. Mi aggrappo al mobile del lavandino, riprovo, cado un’ altra volta e, dopo aver aspettato due minuti, opto per gattonare fino in camera mia, visto che in piedi non ci sto.

Mi guardo allo specchio tenendomi al lavandino e vedo una specie di cadavere con la pelle giallastra, tirata, con delle occhiaie nere che sembrano fatte con l’ ombretto, gli occhi pesti e ancora lacrimanti, i capelli disordinati ma soprattutto i due buchi scarlatti, rossi ai bordi e neri dentro con le gocce che continuano a colare, trionfanti sulla mia gola, delle ecchimosi violacee sul lato sinistro del collo.

Mi viene ancora da piangere al ricordo di quel che aveva detto mia madre, che Tom mi ucciderà. La mia mente protesta, ma lei aveva ragione.

Mi riabbasso a quattro zampe e singhiozzando ancora torno in camera, spingo la porta con la mano e mormoro:

<< Tom ? >>

Silenzio.

<< Ehi ? >>

Entro dentro gattonando come una deficiente e, asciugandomi una lacrima, cerco di sorridere ( che stupidaggine: prima lo tratto in quel modo, corro via come una lepre e poi gli sorrido ), ma il sorriso mi svanisce subito quando vedo che non c’ è nessuno, solo la finestra aperta e le tende che si gonfiano leggermente al vento.

<< Sei qui ? >>

Provo a rialzarmi in piedi ma sento che le ginocchia mi reggeranno per poco, mi trascino all’ armadio, lo apro ma dentro non c’ è nessuno.

Mi chino per controllare sotto il letto dove si nascondeva sempre, però

c’ è solo qualche ricciolo di polvere che a causa dei miei movimenti si muove.

Camera mia è piccola e non potrebbe stare da nessun’ altra parte.

Con una sensazione crescente di disperazione mi trascino più veloce che posso in camera dei miei genitori, controllo dappertutto ma non

c’ è. Singhiozzo ancora e mi sento una marea di farfalline in pancia dalla paura.

Voglio andare a vedere in cucina, ma ci sono le scale … Senza pensarci neanche un secondo, gattono giù per gli scalini.

Ma la mente, specialmente in queste situazioni dove le emozioni si percepiscono fortissime, non lavora come dovrebbe fare: non mi fa ricordare che ad un certo punto c’ è sempre stato uno spunzone di metallo nella ringhiera, e me lo conficco parzialmente in un ginocchio.

Grido e finisco gli ultimi scalini rotolando giù, sentendo il sangue ( sangue, sangue, solo sangue ) iniziare a colare lungo la gamba.

Do un pugno per terra dalla rabbia. E ora come faccio a risalire ?

È terribile sapere che sei a pochi metri da camera tua, che solo una scala ti divide ma che è praticamente impossibile ritornarci.

I buchi ricominciano a pulsare e tre goccine cadono per terra.

Sono disperata. Con la mano le cerco di pulirle via.

<< Tom !!!! >>

Urlo, con una voce isterica, ma l’ unico a rispondermi è il silenzio.

<< Tom, scusami, mi dispiace, ma torna qui ti prego !>>

Rimango seduta in mezzo al salotto, piangendo ancora.

E ora dovrei tornare su ? Come faccio, che ho la novità di essermi fatta male al ginocchio ?

Mi viene assurdamente da ridere mentre mi arrampico goffamente lasciando la gamba ferita tesa, perché sembro una funambola distrutta.

Finalmente arrivo in camera mia, apro la porta con uno schiaffo e, aggrappandomi alle coperte, mi sdraio sul letto.

I tagli dei denti e il ginocchio pulsano molto e stanno sanguinando un bel po’, in poco tempo ho tutto il petto rosso e la tibia a strisce.

Dovrei disinfettarli e bendarli, ma solo l’ idea di dover tornare a strisciare fino in bagno mi nausea; d’ altra parte devo fermare l’ emorragia perché mi sento piuttosto vicina a svenire, e poi non posso farmi trovare così dai miei genitori.

Comincia a venirmi il dubbio che il veleno non mi abbia fatto lo stesso qualche effetto, perché è strano che non riesca quasi a muovere le gambe e mi sento calda, anche se grazie al cielo sono ancora umana.

Anche le mani non sono perfettamente funzionanti, è come se fossero intorpidite.

Faccio qualche prova per testare le mie gambe che reggono pochissimo, ma se mi aiuto sorreggendomi ai muri e ai mobili forse riesco ad arrivare in bagno. Infatti a fatica ci approdo singhiozzando ancora un po’ e sentendomi girare forte la testa.

Mi siedo su uno sgabello, mi chino a prendere il cotone e il disinfettante più garza e un grosso cerotto. Bagno il batuffolo, facendo cadere un po’ di disinfettante sul mobile perché le dita non hanno molta sensibilità, lo passo sui due fori che bruciano fastidiosamente.

Il batuffolino ovviamente non ha pulito pulire la grossa macchia che ho addosso, allora decido per un rimedio estremo: prendo un asciugamano piccolo, lo imbevo d’ acqua e mi pulisco così, anche se dopo poco da azzurro diventa rosa a macchie, ma almeno così non sembro più che mi abbiano accoltellato.

Sgorga quasi subito altro sangue e mi sento sempre più debole. Tolgo anche quello e ci metto immediatamente il cerotto sopra, srotolo la benda e disinfetto anche il maledetto ginocchio, fasciandolo dopo.

Comincio a sudare freddo e ciondolo pericolosamente, credo perché ho perso un bel po’ di sangue.

E se nella notte ricomincia a colare e muoio lo stesso dissanguata ? No, no, no, non mi succederà niente.

Però devo andare in camera mia e coprirmi perché sono solo in mutande, canottiera e reggiseno e sulle braccia ho la pelle d’ oca.

Conto fino a dieci e aggrappandomi nuovamente ai mobili riesco ad alzarmi, traballando a destra e sinistra, il ginocchio mi fa un male terribile ma per ora riesce ancora a sorreggermi, poveretto.

Ecco, sono riuscita ad uscire dal bagno ma mi manca il pianerottolo, che è piccolo ma mi sembra enorme, e tutto il tragitto fino al letto. Vorrei tantissimo che ci fosse Tom qui con me.

Per terra noto delle gocce di sangue che segnano il mio percorso all’ andata, sono piuttosto grosse e ravvicinate …. Non mi ero accorta di averle perse. Vicino al comodino c’ è una piccola pozza.

Cammino posando lentamente i piedi perché mi gira forte la testa e ci vedo mezzo doppio, stacco le mani perché mi sento un pochino più sicura e provo ad accelerare un pochino, le ginocchia tremano un poco.

Si, peccato che centro in pieno una un’ altra pozzetta e scivolo avanti, picchiando proprio sul ginocchio.

Caccio un urlo fortissimo perché il dolore mi esplode come una bomba terribile, mangiandomi in un solo boccone tutta la gamba,

l’ altra e divorandomi fino allo stomaco, dove brucia.

Non farmi svenire proprio ora, devo tassativamente arrivare a sdraiarmi e poi potrò anche perdere i sensi, ma mi ritrovo i denti serrati come tagliole e il cuore a mille che prova a rullare come il dolore.

Come se non bastasse anche la ferita sul collo si mette a cantare allegramente la sua canzonetta di dolore.

Vedo nuovamente le stelline davanti agli occhi che sbocciano e svolazzano dappertutto, con un ultimo gesto di rabbia mi trascino fino al letto, passando davanti allo specchio che riporta beffardamente

l’ immagine di un' idiota che arranca pesantemente, come se si divertisse a mostrarmi la mia fragilità.

Mi sdraio sul letto, aiutando la mia povera gamba a salire sul materasso, e mi strappa degli strilli. Quando finalmente sono in orizzontale e ansimante sul letto, ricomincio a piangere per tutti i cazzo di motivi che ho: il fatto che Tom non è qui, il dolore, il rimorso per cosa gli ho detto, il casino incredibile con l’ asciugamano tinto di rosso, le gocce di sangue per terra, il trovare una scusa che stia in piedi ( non come me ! ) da raccontare ai miei genitori, e per tutto questo mondo di merda.

La rabbia e la disperazione è tanta che caccio un grido misto a ringhio battendo i pugni sul letto, come una bambinetta capricciosa.

Non sto per svenire …. Strano. Ma mi sento molto calda.

Il termometro, però, mica lo vado a prendere.

Stringo il cuscino finchè non sento il rumore della porta che si apre e il suono dell’ interruttore di una luce che si accende.

Per un attimo mi torna la speranza anche se assurda, che potrebbe essere Tom !

Poi sento le voci dei miei genitori e mi torna la depressione, a fatica stringo i denti per non urlare, sposto le gambe sotto il letto e cerco di assumere una posizione da sonno, anche se non riesco a fermare i singhiozzi e quindi mi sentiranno di sicuro.

In più, sento qualcosa di caldo e liquido sotto alle fasciature.

Cerco il cellulare e lo trovo sul comodino. A malincuore lo giro e lo prendo per controllare se c’ è qualche messaggio e ne trovo due, uno di Camilla e uno di Giada, che mi augurano la buonanotte. Istintivamente cerco un sms di Tom, ma non ci sono. Mi mandava sempre la buonanotte, precisissimo alle 10 e 55, però, anche dopo aver stupidamente controllato tutta la cartella dei messaggi ricevuti, non c’ è niente. Sento una fitta al cuore, di tristezza, e butto il cellulare sul comodino senza cura.

Ritorno sotto alle coperte.

Dopo pochissimo mi addormento piangendo ancora, mi sogno mentre cado un sacco di volte sul ginocchio, e di sicuro avrò fatto uno strilletto ogni volta che scivolavo.

 

Alle cinque del mattino mia madre mi sveglia scuotendomi le spalle, come aveva fatto quando Anna era “ morta ”.

Apro gli occhi sentendo tirare la pelle per il sale seccato delle mie lacrime e la guardo stupidamente, ha un’ espressione preoccupatissima.

<< Tesoro, Dio santo, cosa è successo ? Sei bollente ! E cos’ è tutto questo sangue ?! Oddio, cosa ti sei fatta ?! >>

Sbadiglio e tossisco, in effetti sono molto calda. Balbetto:

<< Poi ti spiego tutto, mamma. Sono scivolata, e mi sono fatta un taglio, tutto qua. Sono caduta dalle scale. >>

<< Come hai fatto a perdere tutto questo sangue ?!?! Per terra ne è pieno e in bagno ci sono altre gocce. E guardati ! Ne hai sulla gola, il lenzuolo è macchiato !!! Oh, figlia mia. >>

Mi abbraccia fortissimo e scoppia a piangere. Io intanto penso che dovrò tagliarmi più spesso visto che evidentemente è l’ unico modo per ricevere attenzioni da lei.

<< Mi sono tagliata una piccola arteria e ne ho perso un po’. >>

Cerco di mantenermi discreta, ma metto un braccio in modo da coprire il cerotto sulla gola, non voglio immaginare se scopre i due buchi sul collo.

<< Tesoro mio, sei pallidissima, ne hai perso moltissimo. >>

<< Non ne ho perso moltissimo, mamma. >>

Dico, cercando di non far trapelare la rabbia verso di lei.

Non so perché sono incazzata, però è così. Innanzitutto mi fa imbestialire la sua insistenza, la sua dannata ottusità.

<< Ti porto all’ ospedale. >>

<< No ! >>

Grido, forse a voce un po’ troppo alta.

<< Si, ne hai bisogno >>

<< No, ti prego ! Lo sai quanto ne ho paura e in fin dei conti è solo

una ferita, mamma. Veramente, mi curi te che sei meglio. >>

Un finale molto da lecchini e soprattutto molto falso, ma credo che possa funzionare. Sospira.

D' altra parte è sempre stata debole, testarda ma stupida, e perciò con frasette come queste cede subito.

<< Non lo so, ne parlerò con papà, non puoi immaginare che terrore quando ho visto quel sangue. Stavo per chiamare l’ ambulanza, ma poi ho visto che respiravi. Dopo chiamo il medico per sapere se è necessaria una trasfusione, ne hai perso molto. >>

È vero, mi sento debolissima e con l’ orribile sensazione che al mio cervello non arrivi abbastanza ossigeno, faccio fatica ad alzare un braccio, ma ovviamente a mia madre questo non lo dico.

Mi mette il termometro, si soffia il naso, si alza e torna dopo poco con un panno morbido bagnato, lo usa per pulirmi il sangue secco che ho addosso ( anche se alcune strisce sono molto fresche ) dalla

gola- quella la pulisco io- e mi rinfresca la faccia una sensazione bellissima sulla mia pelle calda. Poi annuncia che va a prendere lo strumento per misurare la pressione. Si alza e socchiude la porta.

Sono le 5 e 10, ma Tom non si è fatto ancora sentire, e ciò mi fa nascere un’ enorme tristezza dentro.

Mi stava uccidendo, si, ed oltre ad avermi morso mi stava anche soffocando, i lividi sul collo lo dimostrano, ma nonostante abbia nuovamente timore di lui, lo rivoglio ancora vicino, voglio scusarmi soprattutto della frase.

E poi non l’ ha fatto per cattiveria, continuo a ripetermi. Per tante volte si è trattenuto, ieri sera era un po’ su di giri, non lo so, so solo che lo voglio qui. Recupero il cellulare vicino a me e gli invio un messaggio.

Ti prego, amore mio, torna stasera qui da me, devo dirti delle cose molto importanti. Giuro, mi dispiace per quel che ti ho detto e vorrei parlarti di questo, anche se non sono proprio un fiore voglio riaverti vicino, ti prego. Vieni, va bene ? ”

Sono sicura che tanto non viene, è una certezza, ma devo inviargli un messaggio perché non ce la faccio a tenere il silenzio per più di un giorno per lui.

Alle mie amiche dico che mi sono fatta male e non vengo a scuola …

Ecco, torna mia madre per misurarmi la pressione e armeggia con la fascia, stringendomela al braccio, la gonfia e controlla lo stetoscopio.

Io sto zitta e chiudo gli occhi, do un’ occhiata al cellulare per vedere se è arrivato qualche messaggio, ma c’ è il vuoto assoluto.

Sto per girare la testa, intanto non si illumina, quando lo vedo illuminarsi e lampeggiare. Un sms ! Potrebbe essere la risposta di Tom ! Il mio battito cardiaco aumenta di colpo e mia madre esclama:

<< Ma quanto batte il tuo cuoricino >>

<< Uh, si >>

Borbotto io.

Provo ad allungare una mano per acchiappare il cellulare sotto le coperte ma non ci arrivo, aspetto impazientemente che se ne vada.

<< Ce l’ hai bassa, si. Vuoi un bicchiere di acqua e zucchero o qualcos’ altro ? >>

<< Si, grazie, acqua e zucchero … >>

In effetti ne ho bisogno.

<< Certo, te lo do subito, poi fammi vedere la gamba dove ti sei tagliata così eventualmente chiamo il medico. >>

Annuisco, aspetto che esca e finalmente afferro il telefonino.

Due messaggi ! Uno è di Tom, me lo sento, sono sicura !

Apro la schermata, trepidante.

Schiaccio inavvertitamente il tasto che chiude il menu, impreco, rifaccio tutto e controllo. Giada, Camilla. Niente Tom.

Una lacrima solitaria mi scende giù per i cavoli suoi, e la asciugo subito.

Ho il numero di Bill, gli mando un messaggio per farmi dire qualcosa di più.

Ciao, Bill, sono Sofia … Volevo chiederti cos’ ha Tom in questo momento. Rispondi, per favore, è importante, ciao ”

Speriamo che almeno lui mi dica qualcosa.

Mamma torna col bicchiere e me lo porge, bevo un pochino e poi lo appoggio, mi abbassa le coperte e si mette una mano davanti alla bocca spalancando gli occhi. Non ho difficoltà a capire perchè.

<< Niente da fare, oggi faccio venire qui il dottore a casa e poi ti porto all' ospedale. >>

<< No, mamma, ti prego ! >>

<< Non accetto alcuna supplica, ci devi andare e basta, perché hai perso troppo sangue. Guarda qua, sollevati e guarda un po', così capisci anche te in che stato sei. >>

Mi sollevo di poco, sentendomi subito girare la testa, e vedo le mie gambe con delle chiazze rosse di sangue, non immense come tragicamete quella stupida volesse far sembrare; il lenzuolo macchiato qua e là e la fasciatura parzialmente satura.

<< Te la tolgo e guardo com' è >>

<< Non toccare ! >>

Faccio io, mi viene da vomitare solo al pensiero di togliere la bendatura e vedere come è ridotto il ginocchio dopo esserci caduta sopra.

<< Ti fa infezione e scoppia un casino, non guardare se vuoi. >>

Prende un lembo della garza e la solleva con decisione, urlo perchè mi tira anche la pelle della ferita, ma non resisto a spiare cosa ho.

Oh. Che bello.

É spappolata, sembra una fragola spiaccicata. Ci sono i bordi che sono tutti appiattiti... Distolgo lo sguardo disgustata.

<< Oh che brutta ferita. Come hai fatto a procurarti questo ? >>

<< Sono caduta dalle scale e ho colpito uno spigolo. >>

<< Mi sa che ti ci vuole qualche punto di sutura. >>

<< Ma no, figurati ! Ti ricordi Antonia quando s' era fatta un taglio pazzesco ma non era andata lo stesso all' ospedale ? >>

<< A me di lei non importa niente, sei tu che sei mia figlia e

m' interessa solo di te. >>

<< Dai, mamma, è solo una ferita, ho perso del sangue ma c' è gente che si massacra e non si preoccupa così tanto. >>

<< Il medico viene lo stesso, starà a lui decidere cosa fare; ora vado a prenderti qualche medicina. >>

Sta un attimo in silenzio.

<< Sofia, per caso c' entra quel ragazzo in tutte queste cose che ti stanno succedendo? >>

Dice, a bassa voce ma non in modo amichevole, e deglutisco.

<< Ma mamma! … Cosa dici >>

<< Non so. É tutto iniziato da quando me ne hai parlato, anche se penso che questa storia me l' hai tenuta nascosta già da un po'. Prima non sei mai caduta dalle scale, non hai mai urlato così nel sonno, non hai mai avuto un viso così tirato anche quando stavi molto male. >>

<< Lui non c' entra niente, ma'. >>

<< ...E urlare nel sonno, o avere quella faccia pallida e stravolta che hai ora non è segno di un rapporto come dire... Molto felice. Non vorrei che ti toccasse un po' troppo, ma non a carezze o simili, intendo a schiaffi o peggio. >>

<< Si, e ieri sera mi ha anche violentato... >>

<< Non si scherza su queste cose! >>

Grida.

<< E non si dicono simili cazzate! >>

Faccio, di rimando.

<< Non usare queste parole, Sofia. E questa collana ? Non l' ho mai vista. >>

Prende il ciondolo che ho al collo. Istintivamente alzo una mano per riprendermelo, ma a malincuore la rimetto giù.

<< Si, l' ho trovata in casa qualche giorno fa... >>

<< Non ricordo di averla mai vista. E' una boccetta! >>

Dice, a voce un po' più alta. Svita il tappo.

I miei capelli si rizzano dalla paura.

<< Non aprirla! >>

Esclamo. Lei mi guarda.

<< Perchè non dovrei ? Cosa c' è dentro ? >>

<< N... Niente. >>

<< Allora non vedo perchè non dovrei aprirla. >>

Oddio, ma perchè ho detto che dentro non c' è nulla ?! Ora di sicuro la inclinerà per vedere se è vero, e il suo sangue uscirà.

La afferro velocemente e la tappo di nuovo.

<< E' una cosa mia, ok ? Penso che se ti dico di non aprirla, tu non la devi aprire. >>

Lei sta zitta un attimo, guardandola, poi sibila:

<< Io, invece, penso che là dentro ci sia qualcosa. Qualche sostanza che vuoi consumare. Hai provato ad assumere qualcosa, non è

vero? >>

<< Ma cosa spari! >>

Esclamo, scoppiando a ridere, ma torno presto seria.

Mi passo le mani sul viso, annoiata da questa scenetta. E, mentre lo sto facendo lei, più veloce di una serpe, me la prende di nuovo.

<< E' sua non provare a toccarla!!! >>

Grido, pentendomi subito di quel che ho detto.

<< Sua ? Sua di chi ? >>

<< Basta farmi domande! >>

<< Allora vedi che c' entra, in qualche modo ? Dammela. >>

<< No! >>

Urlo, sempre più furibonda (e disperata).

<< Dammela, Sofia. >>

<< Te la potrai prendere solo se mi staccherai la testa. >>

<< Te lo dico un' ultim... >>

<< Dentro non c' è assolutamente niente, mamma, ma se me la prendi giuro che faccio scoppiare un casino. La devi smettere di ficcare il naso nella mia vita perchè hai paura che lui mi faccia diventare diversa da quella bambolina che hai sempre desiderato e che hai fatto in modo che crescesse così ! E poi lo vedresti, se assumo sostanze. I sintomi, i sintomi li possono capire tutti. >>

<< Infatti. Mi pare che poco fa avessi degli occhi molto pesti... E che non riuscivi a camminare bene. Questi sono sintomi. >>

Oh, no, no. Ti prego, no. Cosa posso rispondere ? Freneticamente, cerco una risposta.

<< Perchè tu invece saresti l' unica che, dopo essere caduta ed essersi tagliata, saresti in grado di fare esercizi di danza artistica ?! Cosa devo dirti, controllami sempre gli occhi, guarda come cammino. Lo capirai da te che non ho niente. >>

Stiamo zitte per un minuto.

Infine si allontana e io controllo il cellulare. Un messaggio da Bill. Lo apro immediatamente.

Ciao, Sofia …. É un po' giù, ma mio fratello a volte è un po' lunatico. Dentro è molto fragile ma in genere gli passa dopo non moltissimo …. É tutto complicato, quel cretino. Non stare male per questo! Bill ”

Ecco, grande aiuto. Secondo me è passato sopra un sacco di particolari, ma almeno un minimo è.

Me lo puoi salutare, per favore ? Digli se può rispondere al mio messaggio, grazie. ”

Ok, ciao ! Bill ”

Si, l' ho capito che sei Bill, si.

Chissà se veramente lo riferirà.

Ho molto sonno e d' altra parte, sono solo le cinque e quaranta. Mamma ritorna con un panno umido, la garza, cotone e disinfettante e si siede sul bordo del letto accanto a me per fare la crocerossina; mi pulisce la ferita con il panno e la benda di nuovo facendomi un male cane, ma non fiato. Lei è muta, non dice una parola, neanche mi guarda in faccia.

Le dico che ho sonno e se ne va, dopo avermi tolto il termometro che afferma ho 38 e 6 di febbre.

Mi porta la Tachipirina e finalmente se ne va. Chiudo un po' gli occhi.

Uffa, non ho ricevuto nessun messaggio … Diavolo, potrebbe anche rispondere. Mi assopisco.

 

Per tre giorni successivi non ho notizie né da Bill, né tanto meno da Tom.

É venuto il medico, ma ha visitato, ha detto praticamente le stesse cose che ha detto mia madre: assolutamente niente di nuovo.

Ma intanto la strana paralisi che mi aveva colpito le gambe in un modo che riuscivo a malapena a muovere, sembra essersi abbastanza diradata.

Soprattutto di sera la solitudine è dolorosissima. Mi veniva sempre a trovare.

E, probabilmente, Bill non gli ha detto niente.

Ma, col passare delle ore inizia a girarmi nella mente, prima piccola e poi sempre più reale, un' idea.

Non mi ha risposto ? Bene, vado io a casa sua. Veramente ! Costi quel che costi, anzi ora faccio un po' di allenamento per riscaldare le gambe e riuscire a conquistare almeno il traguardo di arrivare a trecento metri dal mio portone.

Oh, si, ci vado eccome. Devo rivederlo, anche solo per un istante, mi va bene tutto.

Però non è una grande idea, andare a scorrazzare in giro con la

febbre …. Mi immagino già la grottesca scena: imbacuccata come la figlia di uno yeti e un big foot, una ragazzina che cammina come lo spaventapasseri del Mago di Oz, tutta storta e barcollante, che inquieta la notte, semina panico e vaga solitaria nella strada come uno spirito sfigato finito prematuramente sotto un tir. Ma che gioia.

Beh, ce la posso fare, anche se ho paura …. Partirò a mezzanotte e tornerò massimo alle quattro e mezza di notte, e racconterò qualcosa a mia madre per non farla venire in camera mia.

Si ! I have a dream !

Mi metto a sedere e, aggrappandomi al comodino, mi alzo.

Muovo qualche passo fino alla scrivania e stacco le mani dal mobile; non ho la sensazione di una caduta imminente e riesco a fare avanti e indietro camera mia quattro volte. Perfetto.

Sono talmente emozionata che non sento neanche il calore della febbre, anzi è come se un' energia assurda mi facesse diventare incredibilmente attiva. Non riesco a non sorridere e il cuore torna a battermi velocissimo. Sogno già la scena; mi abbraccerà di nuovo e mi bacerà e mi dirà che non importa nulla...

...Solo un pizzicorino della ferita sul collo mi ricorda che non sto affatto bene e che uscire in queste condizioni è un grosso errore.

E se incontro Judith ? O i tre saftsack, come dice Tom ( molto coloritamente, teste di cazzo ) ? Beh, sinceramente ho paura più di lei che di loro.

Entra per l' ennesima volta mia madre, e colgo l' occasione al volo per sistemare un particolare essenziale per la mia fuga notturna.

<< Mamma, per caso stanotte sei venuta in camera mia ? >>

<< Si, qualche volta. Perchè ? >>

<< Beh, cioè, ti capisco che sei preoccupata, però potresti non venirci ? Stanotte non ho dormito, ti sentivo …. >>

<< Ah. Beh, se vuoi. Però chiamami per qualsiasi cosa. >>

<< Certo, mamma, grazie. >>

<< Vuoi qualcosa da mangiare ? >>

<< No, grazie >>

<< Va bene. Prendi la Tachipirina, lì hai l' acqua >>

La butto giù senza acqua perchè non ho voglia di liquidi; lei mi dice ciao e se ne va, lasciandomi sola con le mie assurde idee.

Quindi, la questione dei disturbi notturni è sistemata.

Se mi vesto imbacuccata stile Tom, forse non mi prendo un malanno aggiuntivo, credo ….

Sotto le coperte fremo tutta e per passare il tempo mi metto a creare dei motivetti usando i suoni della tastiera del cellulare, mentre le lancette scorrono lente in avanti e il sangue nelle tempie pulsa

dall' emozione.

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Capitolo 11
*** Oscurità ***


11
 

É mezzanotte. Appena il mio orologio fa un bip per segnalarla, schizzo fuori dalle coperte e mi alzo piuttosto facilmente.

Il silenzio è assoluto e sembra comprimermi il cervello; sento quasi dei fischi nelle mie orecchie e il buio che vedo attendermi fuori dalla finestra sembra cercare di sottolineare che quel che sto per fare è una stupidaggine immane, ed ha assolutamente ragione, ma non voglio ascoltarlo lo stesso, e la luce calda arancione che c' è qui dentro mi tiene compagnia.

Tenendomi alla scrivania e sentendomi un' impedita, indosso le calze da sci ( una volta sciavo, andavamo a Cortina tutti gli inverni, ma quando un giorno ho sbattuto contro un albero, non ci siamo più andati e le povere calze non sono più state usate, memori di nevi e piste che non vedranno mai un' altra volta ), i pantaloni più pesanti che ho e gli stivali, poi passo alla canottiera, maglia, altra maglia, maglioncino, felpa, cappello, sciarpa e cappotto.

Se non cadrò per le mie gambe, di sicuro lo farò per i chili di roba che ho addosso !

Tra poco vedo Tom.

Il pensiero mi rinvigorisce subito, la sua collana che ho appesa dondola allegramente e mi sento leggermente meno impaurita.

Chiudo la lampadina ( un brivido mi percorre la schiena ), con le mani che tremano prendo il cellulare e apro la porta.

In punta di piedi, illuminando la tenebra con lo schermo luminoso, vado sul pianerottolo, richiudo la porta che cigola creandomi altri brividi, controllo che dalla camera dei miei non venga alcun rumore – mio padre sta russando – e scendo prudentemente le scale. Che buio spaventoso.

Sento il tic tac dell' orologio trasformarsi in un pendolo che conta malignamente i giorni che mi restano; una goccia d' acqua che si stacca regolare dal rubinetto con un eco esageratamente e disgustosamente lungo e rimbombante, derivante dalla mia mente; il rumore del vento fuori.

Non posso accendere alcuna luce e quindi sono immersa nell' oscurità più totale, quando si è in queste situazioni anche un rumorino può diventare inquietante ….

La spia rossa del televisore mi fissa nell' oscuro come un demonio; la veneziana alla porta d' ingresso davanti a me proietta strisce di luce arancio dei lampioni all' esterno.

Rabbrividendo percorro il piccolo soggiorno, afferro le chiavi appese al muro – un mio ritratto di quando avevo cinque anni mi mostra sorridente, ma l' ombra sfumata che lo copre modifica il sorriso in una smorfia- e la mia immagine, nera e cupa riflessa nello specchio davanti a me è spaventosa.

A tentoni tocco il pomolo della porta, tastando alla cieca trovo la serratura. Inserisco le chiavi, la apro e dopo essere passata la richiudo, facendo però in tempo a vedere in fondo delle giacche appese a un appendiabiti che sembrano cadaveri accatastati senza testa. Mamma mia.

Finalmente fuori …

Strano, le mie gambe ora sembrano perfettamente in grado di muoversi senza tentennamenti, come invece facevano prima.

Salgo i due gradini di metallo che mi portano a livello della strada e mi guardo in giro: alla mia destra c' è la nostra macchina e a sinistra il rio che sciaborda calmo. Alzo gli occhi al cielo e c' è un immenso drappo nero, con le stelle che luccicano in modo tagliente e crudele.

Mi incammino un po' triste, pensando a quando avevo percorso la stessa stradina ma con un umore ben diverso, quando stavo andando dalla Cadillac di Tom per andare sui monti con lui.

Quando passo vicino al cespuglio mi tremano le gambe e accelero il passo, perchè in quell' ammasso di piante non c' è affatto niente di bello.

Il vialetto sembra lunghissimo e non è granché illuminato, faccio una corsa che non è una corsa ma un misto tra trotto zoppicante e andatura da tarpata. Arrivo al cancello, lo apro e lo richiudo.

Ok, ora inizia la parte che mi emoziona e insieme mi spaventa di

più …. So che abitano in via Marsano, ma dov' è di preciso ? Mi ricordo vagamente la strada, ma non ne sono assolutamente certa.

Da ora ho quattro ore e dieci, immagino che la troverò.

Calma. Ragioniamo.

Ho qui davanti a me la stradina che si immette in via Borgoratti, le macchine nere segnano i lati della strada.

Le rane seguitano a lanciare i loro versi e si alza il vento che trascina un foglio di giornale per aria e lo scaraventa capricciosamente contro la finestra di un edificio, per poi recuperarlo e lanciarlo crudelmente dappertutto, fino a farlo definitivamente posare con assurda delicatezza sopra ad un tombino. Un' automobile passa a velocità folle andando in giù e quando arriva alla curva, fa una sgommata pazzesca; per un attimo sono sicura faccia un testacoda, ma continua indenne alla stessa rapidità.

Devo andare in su, percorrere la strada fino ad arrivare in corso Europa e … Boh, vedrò quando ci arriverò.

Passo vicino a un bar notturno e dalle facce della gente che c' è fuori è evidente che l' alcool ha avuto strada libera. Mi fissano finché mi tolgo dalla loro vista, col cuore che mi palpita, ma poi un po' si calma.

E se Tom si arrabbiasse ? Magari un bel po' ? Non ho ancora capito se è arrabbiato con me, o con sé stesso, o con tutti e due.

Se glielo chiedessi, risponderebbe che non ha niente, prevedibile.

Immagino che ci sia un 38 % di delusione verso di me per quella frase, un 50 % di rancore verso di sé, e il resto di depressione, o confusione. Vorrei poterlo almeno farlo guarire dalla rabbia verso di sé.

Sospiro e continuo a camminare, guardandomi in giro per vedere se

c' è qualche situazione che devo evitare, non so quanto sia bello che una quindicenne se ne vada in giro a mezzanotte passata nelle mie condizioni.

In dieci minuti arrivo dall' ospedale, dalla banchina dei bus.

É tutto buio, un buio vorace, e gli alberi in un' aiuola appartenente al pronto soccorso proiettano le loro sagome anoressiche nel nero del cielo.

I lampioni illuminano più che altro la strada e io non ci voglio restare nell' oscurità, così siccome non ci sono automobili ( se ne arrivasse una, tuttavia, mi spiaccicherebbe di sicuro ), attraverso e cammino direttamente sull' asfalto, nel mezzo della strada.

Dopo poco arrivo in corso Europa …. Qui sì che ci sono più macchine, e percorro il lungo marciapiede.

Il mio cuore ha un sobbalzo quando vedo avvicinarsi un gruppo di uomini, di trenta o qualcosa più di anni, faccio finta di niente e abbasso la testa. Si dicono qualcosa tra di loro su di me e sto per mettermi a correre, ma proseguono, voltandosi qualche volta a guardarmi.

Cammino per altri cinque minuti e alla fine arrivo a una strada più piccola che si separa da corso Europa …. Questa ha molti alberi e poca illuminazione. E ciò non va bene, perchè ho imparato che tra la vegetazione si possono nascondere tante cose.

Mi ritorna impetuosa l' insicurezza di prima, e mi fermo per decidere cosa fare. Vorrei fermarmi e rinunciare, ma ho assoluto bisogno di vederlo, anche solo per cinque minuti, e poi ormai tanto vale terminare. Così, vado avanti.

Qui di macchine non ne passano affatto perchè è una via secondaria, sono sola ….

Ormai vado fino in fondo, basta. Mi stringo la sciarpa e imbocco la via, silenziosa e piuttosto buia.

Tra gli alberi che contornano i marciapiedi e che formano una specie di volta arrivando quasi a congiungere i rami, scorgo la sagoma dell' ospedale San Martino, là fortunatamente c' è qualche lampione in più.

Attraverso, istintivamente guardando a destra e sinistra per controllare se arrivano auto. Se ne arrivasse una la sentirei a ottanta chilometri di distanza, visto la purezza dell' aria che sembra un cristallo impalpabile. Le stelle, come al solito, ghignano da lassù.

Da qualche tempo non le vedo più come cose belle e dolci, ma come maledetti occhiacci gelidi che spiano e ti prendono in giro, ridendo di ogni cosa che fai, vantandosi di essere in cielo e promettendoti che presto ci sarai anche tu …. Ma in un altro modo di intendere ….

E intanto guardano. E guardano. Guardano i tuoi passi verso la tua fine, e quando ci arrivi vicino, allungano una mano bastarda e invisibile, e ti prendono per il collo, e ti spingono verso il nero, e ridono, e tu cadi sempre più giù gridando e ….. Basta !!!! Mi sto spaventando da sola !

Sbuffo forte per rassicurarmi un pochino, e passo dall' altro lato della strada, dove ci sono dei gabbiotti serrati di un tabacchino e di un giornalaio, quindi imbocco un' altra strada che si separa andando verso sinistra.

Via Marsano”, dice il cartello, e dentro di me gioisco di averla trovata. Un' ambulanza passa distante facendo una sgommata e si alza il vento, facendo sospirare con forza i rami degli alberi.

Di colpo mi blocco.

E se a casa non c' è ? Metti che gli sia venuta sete, anzi a lui più gli altri tre, e che siano andati a tagliuzzare qualche arteria ? Ma soprattutto, chi me lo dice che casa sua sia ad un' altezza tale che permetta di arrampicarmi ?

Oddio.

Rimango in piedi come una cretina, con le spalle cascanti e la bocca aperta, a guardare senza prestare la minima attenzione le finestre dell' ospedale di fronte.

Potrei essere venuta qui per nulla. Ma che bello.

Di certo non mi arrampico su per i muri di un condominio ! E mi sembra che le case, qui, siano tutte di cinque o sei piani ….

Mi cola giù una lacrima. Ci passo una mano tremante sopra, e il vento, soffiando sopra alla mia guancia inumidita, mi fa rabbrividire.

Passa una macchina vicino a me e mi allontano tremante.

Corro via lo stesso, dopo qualche istante, nella breve stradina che prosegue diritta per non molto e poi fa una curva marcata. É là che iniziano gli alberi.

Oddio, alla mia destra c' è un obitorio. Ma che posto è ?! É terribile !

La curva precede un tratto più lungo di via nominata Via Marsano, che scende in discesa. É una piccola collina con, oltre alla striscia d' asfalto, anche molti alberi, piuttosto in obliquo.

Quei stupidi vampiri non potevano scegliersi posto migliore, no, eh ? Casa dei morti da una parte, cupi alberi tutt' intorno ….

Le automobili parcheggiate non riescono a rassicurarmi poiché i rami scheletrici degli alberi tendono i loro arti aguzzi e morti verso di me, e decorano la scura volta del cielo con inquietanti ghirigori ancora più neri.

Sento un rombo di una macchina provenire prima della curva, più in alto di dove sono io, e nella paura, l' unica cosa che mi preme in mente è: nasconditi da qualche parte.

Non ne conosco il motivo, ma quel suono non mi piace per nulla.

Mi abbasso dietro ad una Peugeot e cerco di stringermi il più possibile contro la carrozzeria per passare inosservata e, con tantissime farfalle nella pancia, vedo l' auto andare giù veloce.

Mi rialzo subito ma non la vedo già più, tanto è andata rapida, e mi è difficile scorgerla perchè ha i fari spenti. Questo mi spaventa ancora maggiormente.

Pulisco la manica dal rametto e da una foglia che si è impigliata, controllo che non ci sia nessuno ed esco fuori dal mio nascondiglio riprendendo il cammino. Per rincuorarmi un po' tiro fuori il cellulare e guardo lo schermo giusto per vedere una luce amica, un lumicino nella notte. Lo ripongo nella tasca e chiudo la cerniera per non perderlo accidentalmente.

Tra qualcosa più di cinque metri per fortuna la parte di collina con gli alberi termina ed iniziano i palazzi.

Sono un pochino rafforzata da ciò, ma di colpo sento spezzarsi un rametto con uno schiocco secco.

Mi blocco subito e le mani iniziano a tremare forte, il sapore metallico della paura mi riempe la bocca, mi guardo in giro con il cuore che batte fortissimo e sento un rumore strano, quello di quando si cammina nell' erba e la si calpesta.

Un sacco di stelline nere mi si parano davanti agli occhi, deglutisco, mi giro e stupidamente mi preparo all' urto con qualcosa che sicuramente umano non è. Altre lacrime di terrore mi sgorgano dagli occhi e mi esce involontariamente un gemito penoso.

L' avevo detto, questo è certamente uno dei tre bastardi, o qualcosa di molto peggio.

Qualcosa che mi fa impazzire istantaneamente dal terrore. Stringo i pugni, gemo nuovamente quando vedo due occhi nell' oscurità.

É finita...

Un gattino nero spunta da dietro un albero, e miagola piano.

<< Oh >>

Mormoro, con gli occhi sgranati, perdo l' equilibrio anche a causa di un abbassamento di pressione. Per la paura riesco solo ad ansimare e la ferita sul collo riprende a pulsarmi.

Il gattino scende a terra e mi passa accanto, ha degli occhioni verdissimi.

É talmente delizioso che dopo poco un po' di terrore mi passa.

Mi sembra di averlo già visto, ma dove ? Allungo una mano per dargli una carezza e lui se la lascia dare, avvicinandosi perfino un po'.

Sento che ha un collarino e quindi dovrebbe essere di qualcuno.

Mi metto a sedere e lo gratto dietro alle orecchie e sul mento; ha un pelo morbidissimo e la sensazione di familiarità che mi aiuta a farmi riprendere il controllo.

Eppure …. Ma è Kazimir ! Come ho fatto a non capirlo prima ? Non poteva che essere lui, docile com' è.

Lo chiamo, e alza pigramente la testolina miagolando. Lo prendo in braccio e lo gratto ancora perchè la sua morbidezza e il suo calore mi tranquillizzano. Sento il suo respiro di gatto sulla pancina e provo per lui un forte moto d' affetto.

<< Cosa fai in giro a quest' ora ? >>

Gli dico, e lui gira un orecchio verso di me, poi chiude gli occhietti e sta tranquillo. Che bello che è.

<< Immagino che lo debba chiedere a me stessa. Beh, ciao, io devo andare a cercare i tuoi padroncini, specialmente quel maledetto

rasta …. Sempre se ci sono. >>

Lo poso nuovamente a terra. Riapre gli occhi, composto, e mi fissa attentamente in un modo strano.

Mi alzo e continuo a scendere per la via, un po' più rincuorata.

Ora iniziano i palazzi e devo scovare quei vampiracci che si scelgono dimore in luoghi da brivido (da brivido di sera, e se sei in questa

situazione).

Basterebbe guardare le macchine parcheggiate, controllare se ci sono BMW o Cadillac targate Germania -non è difficile notarle-, ma finora non ne ho viste e sono quasi in fondo alla via. C' è una stradina in salita che si separa dalla sinistra, contornata da il lato sinistro da n palazzo e dal destro da una serie di casette mono o bifamiliari, antiche a giudicare da come sono fatte, anche la stradina è ancora rifinita in mattoni rossi nel centro. É piccola e ci sono poche auto parcheggiate, ma mi ispira, e tanto vale provare.

É più buia ancora dell' altra, c' è un solo lampione arancio e mi sento già più insicura perchè qui c' è qualcosa di statico che mi fa impazzire.

Imbocco la salita cercando di fare presto e vedo solo utilitarie.

Un momento ! Aveva detto che, giustamente, avevano un posto riservato o qualcosa del genere.

Subito guardo se ci sono per terra strisce di colore diverso o qualcosa del genere, ma non trovo niente, allora salgo ancora e arrivo a una curvetta seminascosta che precede una piccola salita. Ne vedo una con un muso nero che sporge di un bel po' ….

Cadillac targata Germania. BMW targata Germania. Benissimo, trovate. Inoltre ci sono altre due italiane e una Renault anche lei targata Germania.

Però non può essere loro, no ?

Mi avvicino e guardo dentro stando attenta a non toccarla per timore che l' allarme potrebbe essere acceso, e vedo due libri sui posti posteriori più una lattina con la cima un po' ammaccata, con una goccia nera e densa che è colata giù. Ci sono altre goccioline nere sulla parte piana.

Tom non mi ha mai parlato del fatto che sua madre avesse la patente, non credo perciò che sia sua e neanche del padre, visto che non ce l' hanno. In definitiva, non è loro. Però è tedesca, e dall' adesivo probabilmente della concessionaria, dietro, c' è scritto “ Liepzig ”. Anche questo l' ho già sentito, tempo fa. Me lo ricordo, ma non riesco a creare un collegamento, rammento solo che uno dei quattro vampiri l' avevano detto e qualche nostro compagno non aveva capito cosa voleva dire.

Controllo sui vetri della Cadillac e della BMW e vedo che c' è la stessa scritta, Liepzig.

Cosa diavolo è ? Un nome di persona non credo, no. Il nome della concessionaria non può essere perchè l' ho visto.

Potrebbe essere un nome proprio, ma è troppo corto e secco, mi sa più che altro di …. Un nome di città. Di colpo mi viene in mente tutto: ma si, è il modo con cui i tedeschi chiamano Lipsia, la città dove sono nati i gemelli ! Quindi vengono tutti e tre da là.

Magari è quella di Gustav o Georg, che sono venuti forse per stare un po' insieme. E ora arrivo io, bella tranquilla …. Insomma, chi se ne frega, io voglio stare con Tom e basta.

Mi ritorna a mente la lattina e, non so perchè ma quella goccia mi hanno fatto venire un senso di voltastomaco. Sembrava vernice, così nera. Un sacco di volte ho bevuto CocaCola, ma è sempre stata trasparente …. Boh, però faceva schifo, quella roba, ed era pure densa.

Devo mettermi a cercare la tana dei vampiri, suvvia.

Siccome si sono trasferiti qui da poco tempo non penso che abbiano messo il cartellino al campanello. Se le macchine sono vicine a questa casa, forse è la loro.

Mi avvicino al citofono dell' abitazione più vicina alle loro auto, è bifamiliare e c' è scritto Rossi- Vallini, no. Farace- Gionti, la casa dopo, neanche. Provo con quella accanto che è monofamiliare ma neanche quella è giusta, allora passo all' altra ancora e controllo attentamente.

Vicino al citofono qualcuno ha bianchettato il nome precedente che era Balladori – si vede ancora, sotto – e ci ha scritto Kaulitz con una scrittura un po' vezzosa che mi sembra sia quella di Bill. Trovati !

Sento un motore che ticchetta per raffreddarsi.

Non so perchè, ma quella Renault mi attira.

Anche se un po' a malincuore, mi avvicino nuovamente e il ticchettio aumenta leggermente di volume. Sarà arrivata da poco.

Cerco di leggere il titolo del libro che è in tedesco ma le parole non mi ispirano niente.

É strano che non ci sia nessun tentativo di personalizzarla.

Tom l' ha fatto – sembra un campo di battaglia, quella Cadillac, completa addirittura di un piccolo cappio, otto o nove preservativi ( per terra, dietro, li ho visti ) e fogli di carta mezzi bruciati non si sa per quale motivo.

L' ha ripulita solo quando siamo andati sui monti, però lo stesso dietro c' erano dei fogli accartocciati, i soliti preservativi e una specie di affare sconosciuto che solo dopo un' attento studio si capiva che era un interessantissimo esemplare di lattina di birra con due stecchini per gambe e due sigarette a mo' di braccia, un omino con tre buchi per occhi e bocca che evidentemente era stato fatto con lo scopo di non annoiarsi. Anche Bill ha personalizzato la sua auto anche se in modo un po' meno incasinato visto che la BMW decapottabile ha due posti più altri due minuscoli dietro, non abbastanza grandi da riempirli in modo soddisfacente di cianfrusaglie come l' omino-birra.

Questa Renault invece no: sembra morta, fredda.

E quella stramaledetta lattina mi da fastidio solo a guardarla, mi fa senso. É l' unica cosa un po' personale che ci sia, ma quelle gocce nere sono repellenti. Sono dense come pittura.

Lascio stare che è meglio.

Devo arrampicarmi ! C' è una fioriera a lato, quindi guardo che non ci sia nessuno, sospiro e metto i piedi sul vaso aggrappandomi con le mani alla cornice della finestra che fortunatamente è aperta e ha le imposte alzate.

Mi credevo più bassa, invece ce la faccio ad osservare dentro …

Ci sono le tende tirate e vedo poco attraverso, solo la morbida luce arancione e qualcosa di squadrato e scuro dal lato di sinistra che dovrebbe essere una scrivania

( o un sarcofago )

ribatte una vocina dentro la mia testa, ma non l' ascolto.

Sento qualcuno parlare in tedesco, una voce femminile … Sarà sua madre.

E ora Tom- la sua voce la riconoscerei tra mille- che ha un tono che vorrebbe essere normale ma percepisco una sottilissima nota di noia o di disprezzo, anche se non so cosa dice.

La voce femminile esclama qualcosa che credo sia “ blitzkrieg ”. Quando ho studiato in storia la prima guerra mondiale, ho imparato che blitz vuol dire lampo, e krieg guerra …. Perchè la loro mamma dovrebbe parlare di scontri ?

Mi tiro un po' più in su e mi concentro al massimo sui suoni ma non riesco proprio a creare un collegamento tra la pronuncia delle parole e qualcosa di simile in italiano, il tedesco è troppo differente, e poi parla velocissimo.

Sta di nuovo parlottando, batte le mani una sola volta sospirando. Dovrò assolutamente imparare la sua lingua.

La macchina ora ha smesso di ticchettare e il suo silenzio mi innervosisce ancora di più. Un improvviso soffio di vento mi fa rabbrividire.

Mi sollevo ancora un pochino per riuscire a vedere ancora qualcosa all' interno del locale, ma le dita mi scivolano e le unghie scontrano il metallo, facendo un rumore graffiante.

La voce femminile si zittisce di colpo.

Rimango pietrificata per un attimo, e tutto succede in un istante.

Dei passi, rapidissimi, poi la finestra si spalanca e la luce inonda la stradina.

Non so come ho fatto a non urlare, so solo che mi sono ritrovata dietro alla fioriera tremando fortissimo dal terrore ma trattenendo il respiro, con le dita tra i denti.

Certe azioni non so manco come riesco a farle. Non ricordo nulla degli ultimi 10 secondi, tutto è andato perso in un gorgo di paura folle.

Mi sforzo di respirare piano mentre vorrei ansimare, ma facendo così vedo dei punti neri sbocciarmi davanti agli occhi. Spio di nascosto da dietro l' angolo.

Qualcuno si sporge dalla finestra e si guarda in giro ma non vedo il viso, nascosto da una cascata di capelli fluenti che, illuminati dalla luce, sembrerebbero di un colore scuro.

Con crescente orrore noto che la sagoma non è affatto intenzionata a tornare dentro.

E se vuole scendere a controllare ? Sono morta, mi scoprirà.

Per un attimo mi chiedo perchè ho paura che mi ammazzi, ma tolgo subito dalla testa questo pensiero.

L' auto riprende lentamente a ticchettare.

Un momento... Macchina tedesca, non della loro madre, non di Bill, non di Tom, né di Georg o Gustav perchè non sento le loro voci. E tra l' altro anche loro hanno grosse macchine, non Renault.

La sconosciuta chiama Tom, rimanendo sempre sporta in fuori, e gli dice qualcosa con un' accento da domanda.

<< Nein. >>

Sento la risposta. Lei mormora ancora qualcosa e sento che lui si alza.

Con orrore noto che la tipa si sta muovendo per uscire dalla finestra, ha già metà coscia nel vuoto.

Una mano si posa sulla sua spalla, con intento di trattenerla piuttosto che essere un gesto d' affetto.

<< Umani ? >>

Fa lui, stranamente in italiano, e io mi terrorizzo ancora di più perchè lo sono.

Poi con calma, capisco tutto.

In quella lattina c' era sangue, e non era di nessuno di quelli conosco. L' auto non è di nessuno dei quattro. E, l' unica persona tedesca all' infuori di loro è ….

<< Judith ? >>

Fa Tom, e lei risponde qualcosa.

Stringo i denti più forte che posso per non urlare e le mie mani salgono alla bocca per tapparla. Judith, ecco chi è.

Ne sono terrorizzata perchè Tom ha detto che è perfida, quando vuole, e credo proprio lo diventi, se mi vede.

Stanno parlottando e lui continua a dire di no.

Non riesco a non pensare a che rischio sto correndo. Cosa faccio, scappo ? No, perchè mi becca subito, anche se lui cercasse di bloccarla non avrebbe il tempo di arrampicarsi, saltare giù e rincorrerla neanche se è un vampiro, lei mi avrebbe già acciuffato.

Farei un putiferio, contando quel che già ho fatto.

Se strisciassi lentamente contro il muro sarebbe comunque rischiosissimo perchè la vietta e la strada nella quale questo viottolo sfocia sono perfettamente visibili, dalla sua finestra, dunque mi vedrebbe.

Le dice qualcosa e lei, sbuffando, si tira indietro e torna all' interno sospirando.

Mi sto rilassando un minimo, quando vedo una figura balzare giù dalla finestra, accompagnata da un tonfo sordo di quando tocca terra. Le dita mi si contraggono da sole, la persona sta venendo direttamente verso il mio nascondiglio.

Ormai non posso fare niente, mi prende. Il cuore mi batte fortissimo, così forte che sembra quasi una vibrazione unica.

Mi preparo a gridare e a scappare, mi accuccio già sui talloni per scattare via.

É Tom.

I suoi occhi vengono attraversati da un lampo di sentimenti indefinibili, un misto di sorpresa e paura, però poi diventano colmi di rabbia, e questa la vedo bene.

Apre leggermente le labbra come per dire qualcosa.

Sento subito le lacrime bastarde scendermi giù, sorrido e gli faccio segno di avvicinarsi, ma si volta di scatto andando in giro per la stradina e guardando dietro alle macchine. Ma cosa fa ?

Gli faccio di nuovo cenno di venire, ma mi guarda attraverso.

Come se non ci fossi minimamente.

Risale dalla finestra, chiude con forza le persiane e sento che da dentro chiude i vetri sbattendoli.

Rimango a guardare il buio, allibita per … Per tutto.

Volevo solo chiedergli scusa, e invece c' è quell' animale, e lui non mi ha neanche detto niente !

Ed era arrabbiato.

Ora dovrei tornare indietro, rifarmi tutto perchè non è servito minimamente a nulla.

Piango ancora perchè non riesco a crederci che sia andata così, e non sento più la forza di tornare indietro. Basta, terminato tutto.

Non so per quanto rimango ancora seduta dietro alla fioriera, forse dieci minuti, piangendo un sacco e sentendomi sempre più debole. Alla fine mi alzo traballando e rifaccio il percorso inverso non sentendo neanche la terra sotto i piedi.

 

All' una e quaranta sono nuovamente sul mio letto a guardare il soffitto, sotto le coperte, e non riesco a dormire.

Le gambe non hanno protestato più di tanto, anzi non me le sentivo praticamente, la ferita sul collo s' è rimessa tranquilla e non pulsa più, la febbre c' è ma non da' fastidio.

Non sento niente, fisicamente dovrei stare bene.

Avrei voglia che il sonno mi prendesse per non pensarci più, ma evidentemente proprio non c'è niente da fare, infatti ogni volta che chiudo gli occhi, anche se sono gonfi di lacrime non vogliono riposarsi.

É tutto così comodo, qua, un letto caldo, le coperte tiepide, tutti gli oggetti conosciuti, nessuna cosa fuori dalla regola, niente cose pericolose. Però è come se sentissi vuoto quest' ambiente, come se mi fosse tutto estraneo, non ho voglia neanche di respirare.

Non voglio sapere cosa sarebbe successo se Judith mi avesse scoperto, effettivamente la faccia da bastarda ce l' ha eccome, e se Tom dice che è pericolosa e ci credo, perchè lui non è il tipo da dire queste cose facilmente.

Prendo il cellulare e scorro i messaggi senza interesse ma solo per muovermi un po', e dopo mezz' ora di girovagate per i menu finalmente il sonno arriva.

La mattina dopo non sto granchè meglio, ma almeno la febbre se n' è andata. Sono le 6 del mattino, mi sono svegliata dopo un altro incubo, e mando un messaggio a Tom sperando di convincerlo.

Ti prego, vieni da me questa sera. Ti scongiuro, davvero, vieni perchè devo parlarti. E per favore non fare finta di niente, veramente voglio vederti. Bacio ”.

Speriamo che risponda, un' altra scorrazzata in giro di notte non la faccio neanche se mi pagano ! Beh, se però la moneta fosse lui …

E poi sento qualcuno che bussa alle persiane.

Tre colpi precisissimi, direi teutonici. Però sul metallo fanno un rumore simile ad acciaio che batte su ferro, strano.

Il mio cuore perde un colpo e sento che involontariamente spalanco gli occhi e la mascella casca quasi, le dita si stringono a pugni e la felicità mi invade velocissima. Alle sei del mattino e ha già letto il messaggio ?! Bellissimo !

Piena di gioia mi tolgo le coperte di dosso, decisamente libera dal ribrezzo dell' incubo notturno e dalla rabbia per mia madre (ora mi è chiaro che è diventata una sfida tra noi due, questa, un voler vedere chi vince), e vado alla finestra cercando di fare più veloce che posso, ma aprendo piano e con cura le imposte per evitare di scaraventarlo giù.

Un sorriso che non posso trattenere mi inonda la faccia e appena ce la faccio, ruoto la maniglia e la luce poco intensa del primo mattino sguscia all' interno.

Ma … Si, c' è qualcuno che è accovacciato sul davanzale, però …

Ci metto qualche secondo a realizzare che è Bill, in bilico in una posizione a dir poco da arti marziali, con solo una Adidas nera e scalercia a contatto col marmo, e l' altra solo per metà, non si tiene neanche con le mani.

<< …. Bill ! >>

Faccio, sentendo la delusione che mi pizzica.

<< Ciao, Sofia ! Mi ha mandato mio fratello >>

<< Ah, vedo ... Cioè, immagino. E perchè non è venuto lui ? >>

<< Boh >>

Fa spallucce.

<< Vieni, vieni dentro prima che … >>

<< Sta arrivando tua madre, attenta ! >>

Salta all' interno con un balzo da gatto e gli dico di mettersi sotto il letto.

<< Ci sono delle scatole ! >>

<< Spostale, presto, sta per arrivare ! >>

Bisbiglio, mentre chiudo più veloce che posso la finestra.

<< Non ce la faccio, è tutto pieno ! >>

<< Oddio santo, distruggile ma nasconditi, se mi vede mia madre mi spella viva ! >>

Si butta sotto e sento che sfonda qualcosa.

La porta si apre e mia madre sta tossendo con la testa abbassata ma sono ancora in piedi.

Vedo che sporge mezza gamba e, dispiacendomi un po', gli do un calcio più forte che posso ( intanto non si fa niente, spero …. ! ) e riesco a spingerlo sotto in modo che non si veda; poi mi tuffo a letto proprio mentre lei sta alzando la testa forse per il trambusto e tiro su le coperte.

<< Ti sei alzata ? >>

<< Ah, si, dovevo soffiarmi il naso e i fazzoletti erano sulla scrivania, là …. >>

Sento che da sotto il letto qualcosa scricchiola.

<< Poi devo mettere a posto quei scatoloni sotto il letto perchè mi sa che siano prossimi a sfasciarsi. >>

<< Ah, beh, certo. Che sonno che ho … >>

Speriamo che mi lasci stare.

<< Vuoi dormire ? >>

<< Si, si, intanto sono solo le sei del mattino. >>

<< Ok, allora riposa, va bene ? >>

<< Grazie. >>

Esce e chiude la porta. Sto con gli occhi chiusi un minuto giusto perchè, se dovesse entrare accidentalmente, mi veda che “ dormo ”, poi siccome non rientra nessuno mi alzo e guardo dove c' è Bill schiacciato in un modo penoso, sdraiato sopra le scatole e spiaccicato contro le doghe.

<< Vieni, poveraccio ! >>

Esclamo, lo afferro per un polso e lo tiro con forza per cercare di disincagliarlo ( ho l' assurdo terrore di staccargli la mano da quanto è minuto l' osso ), intanto lui appoggia un piede contro il muro e spinge per liberarsi.

Finalmente dopo un poco riesce a uscire fino alla vita e con un movimento di fianchi si libera del tutto, in mezzo a un trionfo di polvere.

Controllo le scatole e vedo che due di quattro sono sfondate.

Ha qualche batuffolo di polvere tra i capelli e lo aiuto a toglierli via, mentre lui si spazzola il resto con le mani.

<< Mi dispiace, là sotto è tutto da pulire …. Per fortuna che non ti sei sparato i capelli ! >>

<< Eh, veramente ! >>

Si sistema i pantaloni che gli sono arrivati a metà sedere.

Ogni volta mi sorprendo da quanto sia incredibilmente esile; è vestito con una maglietta rossa di quelle sue solite strettissime e corte ( il tatuaggio sul bacino si vede del tutto ), i jeans aderenti e un po' rovinati sulle ginocchia, è così fragile. Tra l' altro la sua altezza di 188 centimetri non aiuta affatto, anzi.

Ha un girovita che è più stretto del mio ! Probabilmente anche Tom è così, anche se non ho finora avuto la possibilità di vederlo bene ….

E ha anche un sedere da sbavo.

Ha una lunga collana in acciaio, un' altra con una granata di argento, un guanto di rete nera che gli arriva fino al gomito e termina con un bordo piuttosto spesso di pizzo, un altro guanto di pelle bianca borchiata da motociclista e sette anelli ( erano loro che hanno fatto quel suono di metallo su metallo, alla finestra ).

Troppo forte, Bill. Non ha il minimo timore a vestirsi così.

É l' unico maschio al quale abbia mai sentito dire da una professoressa, a intervallo, di tirarsi giù la maglia, perchè gli era risalita oltre le anche ossute ...

<< Tieni, questa me l' ha data Tom per te >>

Mi porge una busta nera leggermente gonfia in fondo a sinistra.

<< Ah. E perchè non me l' ha portata di persona ? >>

Gli domando, con malinconia.

<< Non so, mi ha detto di portartelo … >>

Sto per dirgli che lo sa benissimo e di non raccontare balle, che praticamente ci vive nella mente di suo fratello come viceversa, ma lascio perdere.

<< Dice che ti manda un messaggio, dopo. >>

<< Sul serio ? >>

Faccio, subito felice.

<< Si … >>

<< Bene, benissimo ! E senti, come va con i tre vostri amiconi ? >>

<< Ah non si sa, sembrano scomparsi. Ho come l' impressione che si siano un po' incazzati, ma sembrano aver dimenticato, boh. >>

<< Pensi che succederà qualcosa ? >>

Scrolla di nuovo le spalle.

<< Non lo so. Forse si. Lo abbiamo fatto apposta, ad uccidere quella là che stava insieme a Giuseppe, per provocarli. >>

<< Siediti – gli faccio, indicando la scrivania, e lui con un movimento da urlo, un' ancheggiata da lasciare senza parole, ci si accomoda mettendo le mani in grembo – dimmi come farete. >>

<< Beh, sappiamo che vanno sempre in una fabbrica diroccata, verso ponente …. >>

<< Si, me ne aveva parlato, tuo fratello. >>

<< Quindi probabilmente ci randelleremo là >>

<< Ok. Vuoi qualcosa da bere ? >>

<< Eh … >>

Mi lancia uno sguardo sospettoso, probabilmente perchè non si ricorda se so che anche loro sono vampiri o no.

<< Tranquillo, so già tutto di voi vampiracci maledetti >>

Rido, si rilassa e sorride.

<< Beh, non ho sete. >>

<< Ah no ? >>

Faccio, poi prendo una lattina da un ripiano della libreria.

Subito i suoi occhi diventano famelici e si lecca le labbra con la sua lingua piercingata.

<< Beh, se mi tenti così … ! >>

Borbotta sorridendo, e gliela porgo dandogli addirittura una cannuccia.

Con l' unghia fa un buco, ci mette dentro la cannuccia e inizia a bere con soddisfazione.

<< Ma come fai ad avere del sangue qui ? >>

<< Se l' è dimenticato Tom una volta che era venuto, allora la tengo qui. >>

<< Per un attimo ho creduto che te la tenevi perchè volevi provare a berlo anche te, credevo fossi pazza ! >>

<< Ma no, che schifo, è orribile come gusto … >>

<< Ah, che cosa ti perdi. >>

Succhia come un dannato.

<< Come fate ad avere sempre sete ? >>

<< Così, di solito quando ne sentiamo il profumo, ci viene voglia >>

<< Ma sul serio avete delle razze ? >>

<< In che senso ? >>

<< Avete delle varietà di vampiri ? E voi siete dei migliori ? Tom mi ha detto così, ma conoscendolo e sapendo che è vanitoso, non sapevo se crederci o no >>

<< Ah … Si, se stai a sentire mio fratello lui è sempre il migliore di tutti in ogni campo ! >>

Esclama, ridendo.

<< Che vanitoso >>

Dico.

<< Già >>

<< Anche perchè penso che non possa essere il meglio in tutto...>>

<< Eh, no. Lui no. Infatti il migliore sono io ! Comunque, quelli della razza più bassa non si possono neanche definire vampiri, in dieci anni invecchiano come un essere umano potrebbe invecchiare in uno, poi muoiono nel vero senso della parola. Di solito sopravvivono per trecento anni al massimo, anche meno.

Poi un' altra razza rimane per circa settecento anni come noi, cioè come nel momento in cui è stata trasformata, però quando giungono al termine deperiscono velocissimi e diventano delle mummie.

Più o meno ci sono due gruppi, il primo è suddivisibile per un limite di età prima di un decadimento, e quelli differenti per forza, velocità e caratteristiche. Ad esempio le iridi che cambiano colore ti fanno capire che sei di razza superiore. Se mutano colore, sono sempre migliori. E se poi diventano anche verticali quando ce n' è bisogno, sei proprio ben messo …. >>

<< E scommetto che a voi lo fanno ! >>

<< E ci credo ! Però solo in particolari situazioni di buio assoluto, non puoi deciderlo, come invece puoi cambiarti il colore delle iridi. Anche qui ci si sono delle suddivisioni, eh … É un casino … In pratica, se il colore degli occhi rimane sempre lo stesso, vuol dire che sei assolutamente uno sfigato con solo il doppio di forza e velocità di una persona normale, chi le ha rosse ha il terzo/quadruplo di forza, chi le ha viola il quintuplo e chi può farle cambiare in base a volontà ed emozioni ha il settuplo di potenza e la possibilità di acquisire talenti che prima non si avevano. Noi siamo di questo tipo … >>

<< Fai un esempio ! >>

Dico, affascinata.

<< Tipo, se uno sa, che ne so, leggere nella mente, se in una data situazione fa qualcosa mai successo prima tipo vedere il futuro, a volte succede che gli si fissi e rimanga …. >>

<< Mitico ! E poi ? >>

<< Boh, cose di questo tipo >>

<< E finora qualcuno di voi ha preso qualcosa di nuovo ? >>

<< No. Devo dire che io ci azzecco sempre quando …. Beh, è una cazzata. >>

<< Dai, dai ! >>

<< Ma è una roba idiota …. Praticamente, faccio spesso delle … Bambole voodoo e le ci disegno sopra delle cose che poi finiscono sempre per avverarsi …. >>

<< Ah, e che c' è di male ? >>

<< Sinceramente mi sembra da deficienti che si riesca ad azzeccare il futuro giocando con le bambole >>

<< Vabbè, dai, allora cosa dovrebbero dire quelli che vedono delle cose future attraverso una palla di vetro ?! >>

<< Ma quelli non vedono niente perché fingono … >>

<< Beh … In effetti si. >>

<< Però sembro un maniaco che ripensa ai suoi assassinii spillonando delle bambole voodoo. Comunque le faccio io, eh >>

Dice, con tono orgoglioso.

<< Ah, si ? >>

<< Certo, so cucire … >>

<< Un punk che cuce, questa è una rivoluzione ! >>

<< Perchè tanti vestiti che prendo sono larghi per me, però se ne vedo uno che mi piace, lo risistemo e me lo metto. >>

<< Ci credo, sei più piccolo di me. Mi fate impressione così magri. >>

<< Lo siamo sempre stati >>

<< Si, ma cinquanta chili per quasi un metro e novanta a

diciott' anni…. >>

<< Che devo dirti, denuncia nostra madre ! >>

Ride, e allarga le braccia, restiamo qualche istante in silenzio, poi lui si struscia le mani sulle cosce e si alza sospirando.

<< Mi sa che devo andare. >>

<< Si: aspetta che ti apro la finestra. >>

Armeggio con quella stupida maniglia che non ti fa mai capire da che parte la devi girare per aprirla, e spalanco i vetri.

<< Di' a Tom che lo saluto. >>

<< Ok ! >>

<< E …. Senti, potresti farmi una di quelle bamboline ? Mi piacerebbe un mio “ritratto” >>

<< Da quando t' interessi al voodoo ? >>

<< Mica m' infilzo da sola. Così, mi piace l' idea ! >>

<< Ah, beh, ok ! >>

<< Grazie, sei molto gentile. Come si dice in tedesco, danke schön, du bist … >>

<< …Viel freundlich >>

Termina per me, con un sorriso.

<< Ecco, bravo. >>

<< Intanto faccio presto. Ciao >>

<< Ciao … Ah, Bill, Bill ! Come sta Tom ? >>

<< Qualche volta è un po' giù e ha il broncio, ma poi forse te lo dice perchè mi ha detto che forse ti manda un messaggio, più tardi. >>

<< Va bene, grazie ! >>

Mi da tre baci sulle guance molto educatamente ( mica lo sapevo che dovevo dargliene tre, perchè i tedeschi fanno così, quindi c' è stato un momento di confusione ! ), anche se è costretto a piegarsi un po' per raggiungermi- è ancora più alto di Tom, di circa 2 o 3 centimetri-, devo alzarmi sulle punte e tenermi alle sue braccine.

Sembrano identiche a quelle dei miei cuginetti di otto anni, sottili e che ti danno una sensazione strana, come se anche solo abbracciandoli potresti spezzarle, e anche i suoi capelli che profumano e sono morbidissimi aumentano l' effetto.

Mi saluta ancora una volta e poi salta giù dalla finestra.

Richiudo le finestre e sospiro, perchè avevo ancora voglia di parlare con qualcuno; prendo la busta nera sulla scrivania e mi sdraio di nuovo a letto rimettendomi sotto le coperte e col cellulare accanto.

Chissà cosa mi ha dato, per farla pesare così.

Perchè non me l' ha data di persona, diavolo ? Va bene, mi manderà un sms, però ….

Con l' unghia apro il bordo incollato e sento dentro qualcosa tintinnare; lo sollevo e infilo due dita all' interno, pescando una catenella. La tiro e viene fuori …. Oh, no.

La sua collanina che mi aveva regalato, col suo sangue dentro, ma è rotta e con della terra sopra. Mi porto una mano al collo e sento che in effetti non ho nulla.

Guardo le due estremità spezzate della catenina e con un' unghia tolgo la terra che è finita tra la filigrana, la scuoto per sentire se dentro c' è ancora quella cosa che Tom non potrà più avere, e fortunatamente c' è.

Senza un motivo particolare vedere la catenella rotta mi intristisce tantissimo, osservarla penzolare così dal palmo della mia mano mi deprime.

E ora come la posso rimettere di nuovo ? Se la sostituisco non è più sua, ma non so se riesco a riparare l' originale perchè mi servirebbero delle pinzette di precisione e oggetti così per creare monili.

Tom … Mi manca, davvero.

Non volevo offenderlo dicendogli così, però mi stava soffocando; ma non lo pensavo veramente e non volevo che se ne andasse, anzi. Penso che anche io avrei fatto la stessa cosa, se mi dicesse che faccio schifo. Vorrei che potesse leggere nel pensiero, così potrebbe capire a cosa sto pensando.

Mi ritorna il sonno e mi addormento mentre piango, toccandomi istintivamente le ferite sul collo.

 

 

 

Sono le undici di sera e lo sto aspettando.

Ho mangiato una tazza di latte con alcuni biscotti perchè mi è tornata un minimo di fame; sono stata un po' in salotto, distesa sul divano a parlare con i miei genitori che spesso mi hanno chiesto come andava il ginocchio. Per un attimo siamo stati pericolosamente vicini a litigare di nuovo perchè mia madre ha detto se tutto questo mio malessere non fosse colpa di Tom, ma papà ha detto che è simpatico e in gamba e allora ha lasciato perdere non avendo una persona che l'aiutasse.

Dopo mi ha preso in braccio e mi ha portata in camera mia in braccio perchè “ ho tanto sonno ”, anche se in realtà sono sveglia come un grillo.

Ora guardo impaziente la finestra e intanto rileggo il messaggio che m ha mandato alle cinque e mezza circa, con scritto solo un Si.

Ascolto ogni rumore di motore che s' avvicina per capire se è lui, ma finora nessuno ha imboccato il nostro vialetto, allora mi metto a navigare in Internet senza cercare niente in particolare. Vado su Youtube e dappertutto, ma non c' è niente che mi interessi.

Prendo un libro, uno a caso, che risulta essere Cime Tempestose

( ma si, proprio quel che ci vuole ), inizio a leggere le prime pagine e quando arrivo alla 57 non ne ho più voglia, lo butto sulla scrivania e sbadiglio, poi mi tolgo la maglietta del pigiama e rimango in reggiseno ma sento caldo anche così. Uffa. Già da prima ce l' avevo, immagino che sia per la febbre.

Possibile che non riesca a stare un attimo ferma ? Sembro una psicotica, sempre a muovicchiarmi nervosamente. Dopo qualche minuto riesco a rilassarmi.

Che comodità … Chiudo gli occhi anche se in realtà non penso di avere sonno, e ascolto i piccoli rumorini della casa, il piacevole morbido silenzio e il vento che a volte mormora triste fuori.

Muovo piano un piede per sentire il contatto con le lenzuola e il gradevole peso del copriletto, e stringo un po' di più il cuscino, affondandoci di più la faccia dentro.

Dopo un pochino sbadiglio, forse un minimo di sonno sta arrivando. Mi perdo ad osservare i ghirigori sfumati che vedo sotto le mie palpebre chiuse: formano dei rametti beige, dei pallini viola su sfondo nero …

A causa di un colpo di freddo improvviso mi tiro su le coperte fino alle spalle. La finestra scricchiola leggermente e il pavimento sembra fare un sospiro.

Quando arriverà ? Sono le undici e venti, ed inizio ad avere un po' di sonno ! Che freddo sulla schiena, cavolo.

Il pavimento fa un altro sbuffo lieve e si rimette in silenzio. Mi giro a pancia in su, sempre ad occhi chiusi, per cercare di conservare

l' assopimento.

Mi sa che ormai non viene più, forse pensava di venire per mezzanotte e probabilmente mi addormenterò prima, e quando mi vedrà addormentata se ne tornerà a casa sua.

Senza guardare allungo la mano sentendomi venire la pelle d' oca e acchiappo la sua collanina, per poi stringerla tra le mie braccia incrociate. É molto fredda e per un attimo rabbrividisco due volte di seguito, ma continuo a tenerla contro di me per cercare di riscaldarla.

Sbadiglio un' altra volta e scivolo in un sonno leggero come un velo, perchè un minimo i sensi percepiscono ancora qualcosa, ma non dopo molto mi addormento più profondamente.

É strana, l' atmosfera in cui sono, sembra di fluttuare in un luogo senza consistenza, e sogno una figura incappucciata che si avvicina sempre più a me, sparendo e materializzandosi nello spazio nebbioso, talvolta la sua cappa si vede bene e distinta, oscura e definita, talvolta solo un' ombra grigia che diventa più chiara o più cupa a seconda delle volute di nebbia che la celano capricciosamente.

Viene sempre avanti, verso di me.

Ad un certo punto tende una mano, o meglio una mano di scheletro, e mentre sento una risata lontana, lontanissima, mi tocca un braccio. Lo scrollo per svegliarmi e per togliermi l' angoscia, ma continua a persistere. Mi muovo più forte, con la paura che mi inizia a serpeggiare nelle vene, ma non succede niente, non se ne va.

Anzi, è concreta.

Mi giro di scatto e sento un urlo partire velocissimo dal fondo dei polmoni fino ad arrivare in un baleno alle labbra, ma una mano gelida mi copre la bocca giusto in tempo mentre le mie labbra si stanno schiudendo e che gridi svegliando tutti.

Non ci vedo niente, solo un' ombra più scura che mi sta accanto – è la morte, quella del tuo sogno, è qui ! Esclama la mia mente – e delle cose lunghe, corde, forse, che pendono nel vuoto. - L' impiccato ! - Grida nuovamente la mia testa e per un istante le credo, ma poi cerco di focalizzare meglio ed è Tom. Le corde sono solo i suoi capelli.

In un decimillesimo di secondo tutto lo spavento se ne va, sostituito dal timore per quel che forse ci diremo ma anche dalla felicità, e allungo a tentoni un braccio per dargli una carezza sul suo e togliermi la sua mano dalla bocca. Gliela sollevo piano, tenendola per il polso smilzo e poi gliela stringo tra le mie; per un attimo sembra che stia cercando di ritrarla.

Gli sorrido, pensando che probabilmente mi è venuta fuori una smorfia orrida, e provo a mettermi seduta, lo sento sedersi per terra.

<< Da quanto tempo sei qui ? >>

Gli chiedo, provando a fingere di essere un po' più di umore più radioso e spensierato di quel che sono ora.

<< Circa venti minuti. Stavi dormendo. >>

Non sorride, e il tono della sua voce è talmente piatto che mi provoca un brivido di sconforto.

<< No, non stavo dormendo, ti aspettavo e mi è venuto un po'

sonno >>

<< Ovvio, così tardi. >>

<< Beh, ti avrei atteso comunque. Senti … >>

<< Potevi anche continuare a dormire se avevi sonno, crudele e bastardo che ti ho svegliato. >>

Smetto anche io di sorridere, deglutisco e cerco qualcosa da dire ma non ne trovo e per qualche istante stiamo in silenzio, visto che evidentemente nessuno dei due vuole decidersi a parlare per primo né tanto meno ad affrontare la questione, però vedo dove sta guardando. Sta fissando il cerotto sulla mia gola.

Restiamo muti ancora qualche istante e poi, dopo aver preso un bel sospiro, mormoro:

<< Scusa. Scusa, per quella frase, e poi non hai disturbato a venire qua stanotte, te l' ho chiesto io. >>

Alza la testa e mi guarda, serissimo. Ha un' espressione impenetrabile, non riesco a capire a cosa sta pensando, ma è niente affatto amichevole.

<< Sei riuscita a ripulirtene ? >>

Mi fa, a freddo.

<< Di cosa ? >>

<< Sai benissimo cosa. >>

<< Ah. Si, ci sono riuscita >>

Contrae la mascella tenendo lo sguardo basso.

Vedo che si sta torcendo le mani con una forza che anche soltanto a guardargliele mi fa venire male; mi dispiace vederlo così ma non so assolutamente cosa diavolo fare. Alla fine mi sporgo e gli prendo una mano, senza badare al fatto che sia rigida e tesissima, e gli bacio i polpastrelli.

<< Ti ho fatto male ? >>

Mi chiede, sempre a testa bassa.

Che domanda …

<< Un pochino, ma solo un pochino. >>

<< Se per te un pochino vuol dire avere un' arteria recisa e un ginocchio tagliato fa pure, è bello vedere in questi tempi una persona così ottimista >>

<< Mi sono fatta di peggio, davvero. Vieni qua, non devi stare per terra. >>

Si alza e si mette a gambe incrociate, i gomiti sulle ginocchia, la mano lasciata inerte ancora fra le mie e il braccio floscio.

<< Perchè, quando ero sotto la finestra, mi hai ignorato ? >>

Domando. Lui risponde immediatamente parlando alla velocità di un mitragliatore.

<< Primo: non fare più una cazzata del genere. Chissà perchè non ti ho risposto, se tu te lo chiedi pensa cosa ho provato io a vederti là sotto con lei a meno di due metri da te che per giunta ha sentito benissimo che c' era un umano. Credi che non se ne sia accorta ? Sai cosa mi ha chiesto ? “ Andiamo giù e massacriamo la persona che ho sentito, perchè ho voglia di sangue ! ”. Quella ti ammazza, Sofia, non credere che si fermi solo perchè ci sono io. Se solo volesse può venire un altro giorno a metterti fuori gioco lo stesso, lo sa bene che io mento spesso e che non ti ho “ eliminato ” dalla mia vita, Cristo. >>

<< Si, però … >>

Almeno uno sguardo poteva darmelo.

<< Si, però almeno uno sguardo potevo dartelo. Perfetto, se non fosse che Judith capisce facilmente le emozioni e quindi avrebbe capito subito ogni mia espressione. Forse non ti rendi conto che è – siamo – vampiri, e tutto il mondo per noi è sotto una lente di ingrandimento, ogni particolare lo è. >>

<< Ma guarda che lo capisco ! E poi sono venuta là solo per chiedere scusa di quel che ti ho detto, cazzo. >>

Esclamo, arrabbiata.

<< Sofia, tu lo sai che io “ sto ” con lei, e ci puoi arrivare benissimo che spesso è a casa nostra. Cosa ti è preso ! E pensa se venivi

dentro ! >>

<< Che ne so, signore, se manco rispondi ai messaggi che ti ho mandato. Io non ci volevo andare, ne ero perfettamente cosciente che era pericoloso, e pensi che mi piaccia scorrazzare di notte in giro bella allegra ? Ti dovevo vedere e ne avevo bisogno ! Degnati di rispondere, la prossima volta, e forse non rischio di finire coi denti di Judith sopra al collo. >>

Sbuffa forte e si mette le mani dietro la nuca sdraiandosi sul letto. Perdonami, ma è colpa tua se non rispondi ai messaggi perchè sei stizzito o triste o piccato o depresso o cosa diavolo c' è dentro alla testa di un succhiasangue. Stiamo di nuovo zitti per un poco e poi borbotta, facendo un gesto con la mano e col tono di un bambino imbronciato:

<< Ero partito di testa. >>

<< Questo l' ho capito ! Anche io. >>

Sospiro e dopo qualche minuto dove mi sbollisco dall' irritazione, lo guardo e gli chiedo:

<< Vuoi allungare le gambe ? >>

<< No, grazie, sto bene così. >>

<< Dai … >>

<< No. >>

Aggrotta le sopracciglia.

Mi sdraio anche io e gli tiro su gli angoli della bocca per farlo sorridere, viene fuori una smorfia da It, con quei denti appuntiti, ma riesco a strappargli un sorrisino.

<< Mi dispiace di averti fatto male, scusa. >>

<< Non importa... >>

<< Si, invece, è brutto quel che ho fatto. Eri così profumata, non sono riuscito a trattenermi. >>

<< Non volevo dirti quella cosa, ero terrorizzata ed è stata l' unico modo che ti ha fatto togliere di mezzo … >>

<< Però lo so che in fondo lo pensi veramente. >>

Sto zitta perchè non so cosa dire, mi dispiace molto sapere che praticamente è vero, non mi fa schifo ma non vorrei mai diventarlo, neanche se mi promettessero il mondo.

Alla fine mormoro:

<< Non lo vorrei provare. Però non è che tu mi fai schifo, anzi, e tu lo sai bene. >>

<< Non potrei neanche darti baci. >>

<< Ma sei scemo ?! >>

<< Se per questo potrei ferirti in ogni momento e non so se ti convenga, visto che complessivamente ti ho rotto due costole, una spalla, il polso, ti ho quasi tagliato la gola, e a causa mia sei cascata dalle scale, senza contare che non avendoti risposto al messaggio, sei venuta a casa mia e ti stavi per beccare lo straordinario esempio di cosa si fa con gli umani, per noi. Bel poker d' assi, no ? >>

<< Beh, si, però …. Me lo sarei fratturate lo stesso, probabilmente, magari una macchina mi avrebbe investito o … >>

<< Si, certo, come no. Sei calda, mettiti tranquilla. >>

Rimaniamo nuovamente in silenzio per qualche istante, poi faccio:

<< Facciamo pace ? >>

<< Eh ? >>

<< Pace … >>

Allungo il braccio e tendo la mano.

<< Ma va beh, dai, lasciamo perdere …. Va bene, ok >>

Me la stringe ( forte, gli uomini fanno così, evidentemente, visto che anche mio padre lo fa sempre ) e si ritira a sedersi.

<< E dai, su, fammi un sorriso …. >>

<< Sto ancora pensando a Judith se ti avesse visto. >>

<< Però non l' ha fatto, perciò basta tornarci sopra >>

<< Ma … >>

<< Ma, ma, ma. Mamma mia. Che testardo ! >>

<< Non capisci proprio. >>

Faccio un gesto come dire di lasciar perdere, ma aggiungo:

<< Sai cos' ho notato, quando mi sono fatta male? >>

<< No >>

Fa, tornando serissimo come fa ogni volta che parlo delle bugne che mi ha fatto.

<< Quando mi hai …. Morso …. Mi è successo che non riuscivo a muovere le gambe e mi è venuta una febbre inizialmente molto alta, a 39 circa. >>

Dico, un po' a fatica, e vedo che piega la testa.

<< Si. Ora capisci quando dico che anche una goccia fa molti

danni. >>

<< E sai anche che mi sono sbucciata il ginocchio cadendo … >>

<< Direi distrutto. >>

<< Esagerato. Comunque, quel che è, però ovviamente non riuscivo a camminare perchè faceva male. Beh, nel giro di un giorno, cammino benissimo e senza i minimi problemi come invece dovrebbe essere. >>

<< Puoi toglierti la fasciatura ? Vorrei vedere una cosa. >>

<< Ma no, non credo proprio che … >>

<< Tu srotolala. >>

Lo guardo sospettosa. E se sentisse l' odore del sangue ?

<< Ma …. >>

<< Per favore. >>

Sospiro e mi metto al lavoro, stacco il pezzetto di scotch che tiene fermo il lembo di garza e lo srotolo velocemente.

Sotto alle bende c' è ancora un cerotto, ma ho un po' di timore a farlo perchè magari può farmi male come le altre volte …. Vede che esito e sospira forte apposta, come se avesse tra le mani il regalo più bello che mai qualcuno potesse fargli, e non vedesse l' ora di scartarlo per poterlo guatare, mentre secondo me neanche lui è così impaziente.

Si sporge addirittura un po' sulla mia gamba come per vedere al meglio una cosa fantastica.

Annuisco e, non senza apprensione, lo strappo di colpo per non soffrire troppo a levarne un millimetro dopo l' altro.

Guardo per aria per non guardare lo schifo che c' è sotto, ma fisso Tom per capire cosa c' è attraverso lui.

<< C' è una roba tipo cestino di fragole pestate, vero ? Non vomitarmi sulla gamba, per favore >>

Si da una manata in fronte e mi guarda con gli occhi sgranati.

<< Da quanto te lo sei fatto ? >>

<< Due giorni, all' incirca, non ricordo. >>

<< …. Puoi guardare. >>

Fa, parlando piano e con un' espressione incredula.

<< Neanche per sogno >>

<< Fidati, puoi guardare. Non te lo direi se fosse ridotto male. >>

<< Lo è, dopo che ci sono caduta sopra. Mi fa camminare bene, stranamente, ma …. >>

<< Sofia, fallo ! Lo credo, che ti fa muovere bene la gamba. >>

<< Se mi fai uno scherzo, ti disintegro >>

Minaccio, e poi sospirando abbasso la testa.

Il cerotto è macchiato di sangue, ma il ginocchio ….

Non ha nulla. Non c' è alcun taglio, solo la pelle liscia e pulita, senza la benchè la minima intaccatura.

Sento la fronte imperlarsi leggermente di sudore.

<< Ah >>

Mormoro, toccando pianissimo la zona dove prima c' era stato il taglio, ma è curata come la cute di un bambino, senza neanche una cicatrice, cosa che dovrebbe essere ovvia.

Muovo su e giù la tibia e funziona benissimo.

Mi sento improvvisamente vuota. Quindi non ho tolto via tutto il veleno, anzi !

Tom esclama una secca parola in tedesco, si mette in ginocchio stringendomi fra le gambe, si china sul mio collo – mi gelo di timore – e stacca rapidamente anche l' altra benda che ho sulla gola.

Tengo gli occhi strizzati chiusi perchè ho paura che mi morda di nuovo anche quando è palese che non vuole farmi niente.

Borbotta qualcosa dal suono duro e si siede mollemente accanto a me con le mani sotto al mento, e sospira.

<< …. Beh ? >>

Dico, anche se so già quel che ha visto.

<< C' avrei scommesso. >>

<< Ci sono ancora i buchini ? >>

<< Pochissimo. >>

<< Mi hai fatto guarire, quindi! >>

<< Non credo proprio >>

<< Si, perchè prima avevo quelle ferite e ora sono guarita … Il tuo veleno ha fatto lo stesso effetto che fa su di voi quando vi tagliate, lo ha fatto cicatrizzare velocissimo. Hai fatto una bella cosa ! >>

Mi guarda allibito.

<< Devo farti male per fare “ una bella cosa ” ?! Allora, già che ci siamo, dai una testata contro al muro fino a spaccartela, così vediamo se riesco a ripararla. A te sorprendo solo quando ti fai raccontare come uccido la gente o quando ti ferisco ? Che bello, mi ha tagliato un' arteria ma un taglietto è guarito ! >>

<< Forse a te sembra tanto normale, ma per me avere una persona alla quale tengo così tanto che è un vampiro, ogni giorno mi emoziona ed è logico che- anche se mi hai fatto male ed è così, va bene, lo ammetto- quando fai queste piccole cose mi sorprendi moltissimo. >>

<< Sorprenditi per il sole e le cose belle e quando vedi un panorama meraviglioso, non per il dolore che provoco io. Se diventerai come me, un giorno, allora potrai fare questi discorsi, ma se davvero non vuoi lascia perdere, la morte non è discorso da viventi, e soprattutto viventi così attaccati alla vita come te. >>

<< Che palle ! >>

Esclamo, irritata.

<< Ah, si ? Vieni, dai, vieni qua, fatti mordere un' altra volta, così hai tutto il tempo di vedere se ti faccio svanire altre cicatrici e ti passi bei momenti. Dimmi te se devi divertirti guardando quel che ti faccio o come ammazzo le mie vittime o gli effetti del nostro veleno su di te, invece che goderti la vita a cui proprio non vuoi rinunciare. >>

<< Ripeto che per me quel che di “ vampiresco ” fai, è sempre una cosa che mi piace, bella o brutta che sia, perchè l' hai fatta te. Comunque ora mi lavo i denti e poi dormo, tranquillo che non ti rompo più le palle. >>

Borbotta ancora qualcosa in tedesco scuotendo la testa, mi alzo

( e mi tengo un pochino a distanza perchè in fondo il morso non lo voglio riprovare ) e vado in bagno arrabbiata.

Tom rimane da me per la notte e mi fa compagnia sul letto, però mi sento infelice e stizzita, e mi addormento con i pugni stretti.

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Capitolo 12
*** Ragnatela ***


12

 

Che bella mattinata ! Stamattina la professoressa di inglese, che occupa le prime due ore, non c' è, e così ci hanno lasciati liberi. Ho deciso di adoperarle per shopping.

Dove sono le spille ? E gli anfibi ? Eccoli là.

Bill mi è mancato tantissimo in questo tempo, anche se quasi tutti i giorni siamo stati insieme, ma anche di Sofia sento la mancanza; poveraccia, si sarà fatta proprio male.

Non è bello non averla a scuola, si sente quando non c' è.

Il suo Tom non mi sembra poi così vivace come il MIO Bill …. A volte appare molto giù, si mette accanto al MIO amore e sta così, tutto mogio. Chissà cos' ha.

Beh, lasciamo stare.

Cosa metto ? Apro l' armadio ( non è difficile sbagliare, è praticamente tutto nero, a parte due magliette grigie, qualcuna rosa e nera e un lungo vestito viola ) e siccome non so cosa indossare, chiudo gli occhi e metto una mano a caso dentro, pescando una camicia di raso nero con delle larghe maniche molto a campana e ruches lungo i bottoni. Beh, con questa ci devo per forza mettere qualcosa di simile.

Trovo una gonna di seta dello stesso colore, con pizzo in fondo molto gotica che adoro. La poso sul letto e mi vengono subito in mente quali sono le altre cose che devo mettere per completare il tutto, perciò mi butto a scovare nel cassettone delle collant e trovo quel che voglio: calze nere lunghe lunghe fino al ginocchio e che qui terminano con un risvolto lungo circa sei centimetri di pizzo, che ricade lungo la gamba.

Perfetto ! A questo punto scelgo delle decolletée a punta alta e tonda, con i tacchi, ovviamente nere.

Decido di lasciare i miei capelli sciolti, corvini, perchè oggi mi vanno di più le note goth.

<< Tesoro, vieni a fare colazione >>

<< Arrivo ! >>

Ed ecco mia madre che entra in scena.

Scendo di corsa senza badare al fatto con i calzoncini del pigiama ( quelli neri con un teschio rosso su una chiappa ) e reggiseno. Mi guardo allo specchio della sala, e ammiro il bellissimo tatuaggio che ho.

<< Si, si, sei bella, ma vieni a bere il latte che si raffredda >>

Le do un bacio e mi siedo al tavolo, prendendo i biscotti e immergendone uno a forma di rombo.

Complessivamente mangio quattro biscotti, guardando i ritratti di me quando ero piccola, pensando che avevo una faccia da paperina, e poi torno su a vestirmi.

Indosso la camicia, poi metto la gonna, le calze e le scarpe, aggiungo un guanto di rete e un bracciale con le punte, corro in bagno a pettinarmi i capelli perchè sono un po' aggrovigliati e all' ultimo stacco dal gancio la mia borsa, quella di Nightmare before Christmas, quindi esco da camera mia e scendo a salutare mia madre.

Mi chiede dove vado, mi da un bacio e poi esco, guardando il cellulare per controllare i messaggi. Ce n' è uno di Sofia.

Ciao, Giada, cosa fate oggi che avete l' ora libera ? ”

Digito:

Ah, ma allora lo sapevi ! ”

Si, me l' ha detto Camilla …. Io sto un pochino meglio, ma la febbre c' è sempre. ”

Mi dispiace ! Io vado a fare shopping. Senti, perchè Tom è sempre giù di morale ??? Non è che lo hai picchiato ?! ;) ”

Rimetto il cellulare in borsa e cammino fino a raggiungere la fermata del bus per prendere il 44. C' è il sole, già di prima mattina scalda forte, quindi mi riparo sotto una tenda di una vetrina di un negozio di jeans e sbadiglio.

Dopo cinque minuti arriva l' autobus, scendono due bambini con la madre e salgo velocemente. Non c' è nessun posto libero, ma intanto ho voglia di stare in piedi, vado vicino alla porta e prendo il cellulare.

Sofia non ha risposto …. Si sarà di nuovo addormentata. Tipico da parte sua, nei giorni dove non viene a scuola.

In dieci minuti arrivo in centro e subito mi tuffo per negozi.

Sarà meglio andare nei vicoli, là qualcosa trovo sempre perchè ci sono dei negozietti alternativi …. In vico San Luca c' è n' è uno troppo forte.

Cammino per un quarto d' ora, e alzo il polso per vedere che ora è.

No ! Ho dimenticato l' orologio.

Mi tocca chiedere ai passanti, ma mi vergogno ….

Provo a cercare una ragazza e ne trovo una seduta dallo scalino del portone di un' antica abitazione, e la raggiungo.

<< Eh, ciao, scusa, posso chiederti che ora è ? Ho scordato l' orologio sul comodino. >>

Dico, un po' imbarazzata.

La tipa tira su la testa e vedo un viso meraviglioso, dagli occhi di un azzurro chiarissimo da sembrare quasi cieca, con una superba chioma rosso cupa e una carnagione estremamente pallida.

Le sue iridi, sono impressionanti.

Mi sorride e risponde:

<< Ma certo, sono le … Otto e venti. >>

Ha un tono di voce stranissimo.

<< Grazie ! >>

Esclamo, e mi volto, perchè non so perchè ma voglio andarmene subito. Sento che mi richiama.

<< Ehi ! Scusa, vieni un attimo qui … >>

<< Sicuro. >>

Annuisco, a disagio a causa di quello sguardo ghiacciato e penetrante.

<< Siediti vicino a me … Come ti chiami ? >>

<< Ehm, Giada. Te ? >>

<< Judith. >>

<< Hai un accento tedesco, mi pare ? >>

<< Si, lo sono. >>

<< Si ? Forte ! Anche io conosco gente tedesca >>

<< Volevo chiederti dove hai preso quelle calze, sono bellissime. >>

<< Queste qui le ho prese da un negozio qui vicino, in San Luca. >>

<< Sono davvero molto belle. Dicevi, quindi conosci dei tedeschi ? >>

<< Si, vengono a scuola con me >>

<< Ti ricordi i nomi ? >>

<< Aspetta, allora … >>

Mi blocco di colpo.

Perchè li vuole sapere ?

Mio dio, questi occhi mi fanno senso, sono terribili.

<< Qualcosa come Tom Kaulitz ? >>

Mi chiede, con un sorrisetto.

<< No >>

Dico, istintivamente, e la vedo aggrottare leggermente le sopracciglia.

<< Ah. Chiunque sia, e se magari si chiamasse Tom, digli che Judith lo saluta, e che quella notte c' era una persona, sotto la finestra. >>

<< Eh ? >>

<< Tu dillo, e se è quello giusto, capirà … >>

<< Come vuoi >>

Sorrido incerta.

<< Puoi darmi il tuo numero ? Magari possiamo vederci altre volte, anche perchè vorrei conoscere quei tuoi amici tedeschi. Sono sola, qui, e mi farebbero un po' compagnia. >>

Glielo do e poi mi allontano, salutandola.

Che aria cattiva che aveva, uno sguardo micidiale.

Vabbè …. Arrivo a quel famoso negozio e subito mi rallegro, perchè sono fatta così, mi rassereno per poco.

Il tizio mi saluta, ormai mi conosce, e dopo un po' scelgo un disco degli Slipknot. Frugo nella borsa alla ricerca del portafoglio, pago ed esco, felice, controllo il cellulare ma non c' è nessun messaggio.

Sono le nove e quaranta, meglio che mi avvii perchè San Luca non è proprio vicinissimo a Via XX Settembre, e alla fine finisco sempre per correre come un' indemoniata per arrivare in orario.

Risalgo il vicolo, aspetto il bus e scendo in Piazza de Ferrari.

Oddio, sono i 53 ! Tutta colpa di quello schifo di autobus.

Sulla scalinata di Palazzo Ducale c' è un gruppetto di neo- hippy che suona un bongo. Mi prendo la mia solita dose di occhiate e scendo, accelerando il passo, corricchiando sotto i portici.

Certo che sono proprio scema, spreco due ore per niente …. E per giunta sono i 57.

Finalmente taglio il traguardo del portone della scuola e mi fiondo nel corridoio per l' ascensore che, essendo la prima cosa in questa giornata che mi è favorevole, mi aspetta e riesco ad entrare al volo. Alle nove e uno varco la porta della scuola e mi tolgo la borsa a tracolla, vado in segreteria e ansimando annuncio che sono arrivata. Mi dicono che l' aula dove devo andare è in fondo, l' ultima a destra. Evidentemente oggi vogliono farmi sgambettare. Riprendo la mia corsa e mi butto nel corridoio, infilandomi in aula.

<< Ah, sei arrivata, Giada ! >>

<< Si >>

Ansimo, cercando un posto ( e Bill ).

Lo vedo alzare la testa di scatto facendo un sorrisone quando mi vede, ricambio e mi siedo sulla sedia vicino a lui che mi ha riservato.

<< Ciao ! >>

Bisbiglio, mentre tiro fuori i libri occorrenti.

<< Che caldo che fa oggi. Tu non hai caldo ? >>

Solleva una gamba. Pazzesco, ha i pantaloni corti fino al ginocchio. Non l' ho mai visto così.

<< Nooo, Bill Kaulitz con i pantaloni corti ! >>

<< Avevo caldo >>

<< Hai delle gambe bianchissime e stecche. >>

Ridacchia.

<< Tom cos' ha ? >>

É da solo, la testa posata tra le braccia incrociate e una mano tra i capelli.

<< Non lo so, a volte è un po' così. >>

Fa spallucce.

<< Certo che sembra proprio floscio. Avrà mal di testa >>

<< Eh, si, forse si. >>

Agitando la mano saluto Camilla che è dietro di me, ricambiata.

Lucrezia sta facendo un baccano parlando di quanto diavolo costano gli occhiali da sole di Max Mara con Cynthia …. Anche Lu sta diventando falsa, peccato. É sempre stata superficiale, però ultimamente è anche un po' cattivella.

Bill oggi è vestito relativamente semplice: ha dei pantaloni neri, fino al ginocchio, col cavallo molto basso. Potrebbero essere da rapper se non fosse che sono pieni di cerniere dappertutto.

Poi ha delle grosse scarpe nere con dei teschi sul lato e i lacci rossi, una maglia bianca con scritto in viola scuro “ The Icon ” sul petto, un polsino nero al braccio destro e un guanto bianco borchiato a quello sinistro, i soliti 5 o 6 anelli, una cintura allacciata solamente ai due passanti davanti così da lasciarla scendere dietro fino quasi alle ginocchia, una grossa catena di acciaio girata attorno al collo quattro o cinque volte, gli immancabili capelli sparati per aria e il trucco.

Mi piacciono molto le sue magliette, sono originalissime.

Guardo la sua scritta all' interno del braccio e la stella sul bacino che spunta un po'. La maglia è intenzionalmente corta e perciò si vede quasi tutta. Ma Bill è unico, non c' è persona che sia così stravagante, e … Beh, unica. Punto.

Sorrido e lo guardo. Sta scarabocchiando qualcosa sul libro con la mano sinistra, mentre con la destra tamburella distrattamente sulla coscia chilometrica, con le sue lunghe unghie nere.

Entra la professoressa e proprio in questo momento sento vibrare il telefono a causa dell' arrivo di un messaggio.

Devo dire quella cosa che mi ha detto Judith. Cos' era, più ?

Ah, si, che c' era qualcuno sotto la finestra. Immagino che se ha nominato Tom, debba riferirlo a lui.

Perciò preparo un biglietto con il messaggio, lo accartoccio e mentre la prof si china a prendere il gessetto che le è caduto di mano, lo lancio. Lo prende al volo anche se era distratto e mi guarda interrogativo mentre lo apre, tirandosi un po' più su con la schiena e sospirando.

Prendo il libro e me lo metto sulle ginocchia in modo da formare una barriera e ci pongo dentro il cellulare per leggere il sms …. É Sofia.

Ciao, Giada, oggi pomeriggio puoi venire da me ? Per mia madre va bene, devo parlarti di una cosa che mi tengo dentro da un po'. Per favore ”

Cos' avrà mai da dirmi ? Per me va bene.

Invio a mia madre il messaggio con la richiesta e mi metto tranquilla. Do un' occhiata a Tom e noto che sembra piuttosto arrabbiato.

É ben strano, lui …

 

 

Sono le tre del pomeriggio e mi trovo davanti alla porta della casa di Sofia, e sua madre mi apre con una scopa in mano.

<< Buongiorno >>

Mi fa, sorridendo nel solito modo un filo freddo e superiore.

Non mi è mai stata simpatica, soprattutto per il modo che ha di squadrarmi ogni volta, come se non fossi degna di entrare nella bolla di cristallo e pulizia e bon ton di casa sua.

<< Buongiorno ! >>

Esclamo, cortese.

<< Ciao! la tua amica ha voluto che venissi ad ogni costo …. >>

Guarda la mia gonna e rialza lo sguardo.

<< Ah. Cos' ha ? >>

<< É caduta dalle scale e s' è fatta male ad un ginocchio, e le è venuta anche un po' di febbre. Qualche giorno fa era piuttosto malridotta, ma grazie a Dio s' è un po' rimessa. Vai su, se vuoi, ma non sporcare i gradini che ci ho passato la cera da poco. >>

Vai a cagare, penso, tra di me, ma dico “ certo, certo, non si

preoccupi ”. Salgo le scale, infine arrivo al pianerottolo. Busso alla porta e sento Sofia dire Avanti, la spingo e sorrido.

É seduta a gambe incrociate sul suo favoloso letto a baldacchino con le tendine legate alle sbarre, e in effetti non sembra proprio in gran forma.

<< Ciao, Giada >>

Fa, agitando la mano.

<< Ehi, come stai ? >>

<< Un po' meglio, prima era peggio. >>

Ma neanche ora è tanto più ben messa, la pelle è pallida, tirata e lucida e i suoi capelli, di solito lucenti e belli, ora hanno un colore spento e sono un po' aggrovigliati.

<< Cosa volevi dirmi ? Che fuggirai alle Maldive, eh ? >>

Rido.

<< Oh si, è proprio di questo che volevo parlarti ! Dai, chiudi la porta, per favore >>

Eseguo e mi siedo sul letto con lei dopo essermi tolta gli anfibi, aspettando che prenda parola.

<< Lo so che non ci crederai, che mi prenderai per pazza, e hai ben ragione perchè è sul serio una cosa ai confini della realtà, ma l' ho tenuta dentro per un bel po' e ho bisogno di dirtelo, assolutamente, e con te non ho problemi. >>

<< Beh, a meno che non mi dici che hai visto Elvis Presley ballare sul tuo divano, mi fido di te >>

<< Magari fino a questi punti no, ma è lo stesso una cosa... Pazzesca, ecco. Stamattina Tom c' era ? >>

<< Si, anche se sembrava reduce da una lunga e dolorosa tortura.

Pensa, stamattina stavo andando in giro e ho incontrato una ragazza tedesca allucinante. >>

<< Ah, si ? >>

<< Si, era stranissima. Aveva dei capelli rossi e certi occhi di

ghiac … >>

<< Capelli rossi ? >>

<< Si, e gli occhi …. >>

<< Oh, Dio. >>

La vedo impallidire.

<< Ehi, che c' è ? E poi, cosa ti sei fatta alla gola ? >>

La guardo portarsi una mano al collo e con rapidità staccare il cerotto.

Boh ? Cos' ha ? Mi avvicino per osservarla meglio e vedo due buchi circolari, piuttosto vicini tra di loro. Ma …

É incredibile ! Non può essere ! Non ci credo !

<< Non dirmi che …. ?! >>

Faccio, col cuore che mi batte.

<< Si !!! >>

Urla quasi.

<< Sul serio ?! É mai possibile ?! >>

<< Giuro ! >>

<< Proprio te ?! >>

<< Cristo ! >>

<< Ti sei drogata, piantandoti la siringa là. Non ci credo ! >>

La sua espressione concitata passa a una delusissima.

<< Ma cosa dici ? >>

<< Eh, hai due fori. Dai, a me puoi dirlo ! >>

<< Ma … Giada ! Non mi sono fatta, cosa spari ? Non ti ho detto di venire per questo! >>

<< E allora cosa è ? >>

Non capisco.

<< Oddio, non ce la faccio. >>

<< Dai, sono curiosa >>

<< É difficile dirlo, è pazzesco. Riguarda Tom e i suoi amici. >>

<< Tom ? >>

<< Si. >>

<< Oddio. Ho capito. Ti hanno MESSA INCINTA ! >>

<< Non dirlo ad alta voce ! E poi, Giada, oggi sei un pozzo di

assurdità ! >>

<< Infatti mi sembrava strano che … Beh, tutti e quattro in una sola botta …. >>

<< Non ricadere nella volgarità … >>

Arrossisce e rido.

<< Saresti stata fortunata ! >>

<< Giada !!!! >>

<< Magari in Germania è una tradizione … >>

<< Oh, finiscila ! >>

<< … E loro, ligi al folklore, l' hanno seguito tutti e quattro con

te, no ?! >>

<< Giada, ti do un pugno se non la smetti ! >>

<< Allora taccio, perchè con la forza che hai mi stendi >>

<< Oh, brava. Non mi ha messa incinta, sta' tranquilla. Allora, stavolta sono seria. Prometti che non lo dirai mai a nessuno ? Lo saprai, ma non aprirai mai bocca. Mai, perchè altrimenti sarebbe il putiferio. Giuri ? >>

<< Va bene, giuro. >>

Sospira.

<< Non sono umani, Tom e gli altri, non sono esseri umani. >>

<< Eh ? >>

<< Secondo te quei buchi cosa sono ? >>

<< Non capisco, non … >>

<< Sono vampiri, Giada. E Tom mi ha morso. >>

<< Oh, Dio, Sofia, cosa ? >>

<< Questi sono segni dei suoi denti. Ecco perchè non sono venuta a scuola, mi ha quasi reciso un' arteria e ho perso un bel po' di sangue. E per un' altra serie di casini mi sono ferita al ginocchio facendomi un bel taglio. >>

<< Ma cosa dici, è impossibile, è … >>

<< Credimi. >>

<< Non so, Sofia, è impossibile. Avrai picchiato la testa. I vampiri non esistono, sono roba da fiabe e da Bram Stoker. Non è possibile che esistano cose del genere, non possono >>

<< Cazzo, credimi ! Mi ha morso. I suoi denti me li sono ritrovati sulla gola. Ti faccio vedere il taglio sul ginocchio. >>

Sospiro.

Poveretta, ha le allucinazioni.

Tira fuori la gamba dalle coperte e in effetti una fasciatura c' è.

<< Vedi ? Questa è di quando sono caduta sulle scale e mi sono ferita su uno spunzone di metallo. >>

Prende con decisione un lembo della garza e lo strappa.

<< Guarda >>

Mi fissa.

<< Sofia …. Non hai niente, è pulito. >>

<< Eh ? >>

<< Ti stai immaginando tutto … >>

Abbassa lo sguardo e si da una manata sulla fronte, imprecando ed esclamando:

<< Oh Dio, è vero, posso spiegarti tutto. Me n' ero dimenticata. Il loro veleno è come quello dei serpenti, se lo prendi in dosi minime ti cura, a me ha fatto rimarginare le ferite, è per questo che non ho più tagli. Loro riescono a curare danni proprio grazie a questo, e ora mi ha guarito >>

<< Va bene. >>

Scuoto la testa.

Poveretta, è andata. Si è fatta, di sicuro, anche se da lei non me l' aspettavo, una così perbene. Mi viene a mente i primi giorni di scuola, che lei mi guardava tutta schizzinosa e boriosa, una truzza vestita firmata da capo a piedi.

Una volta le avevo chiesto se fuma, come me, e mi aveva risposto

solo le ragazze maleducate lo fanno, non quelle bene ”. L' avevo odiata.

Motivo in più per cui è strano che abbia assunto sostanze ma d' altra parte è così, e anche se apparentemente non ci sono sintomi, è ovvio che sia così.

<< Credimi, ti supplico >>

Nella sua voce sento le note stridule di una che sta per piangere.

<< Sofia … >>

<< Toccali, prova a sentire il loro cuore ! Non c' è battito, non c' è vita. Tocca Bill, sentirai che non ha alcuna pulsazione. E poi, non ti sei mai chiesta come mai è così freddo ? La sua mano, anche se gliela stringi per molto, non diventa mai tiepida. Sono bianchissimi, quasi grigi, e gelidi. Possibile che non hai mai avuto qualche sospetto?Quando lo baci, non senti che mai cambia temperatura ? >>

<< Ma … >>

<< Niente ma, è così. Toccalo, e mi crederai. >>

<< E come hai fatto a “ scoprirlo ” ? >>

Dico, molto scettica.

<< Per il fatto che Tom ha le iridi rosse. Rosse, e per il fatto che trinca sangue come un matto. E me l' ha anche confermato. >>

<< Potrebbe anche essere un patito di libri di vampiri … >>

<< Prova tu a berti una lattina di sangue intera e poi vedrai come vomiti. >>

<< Che ne sai che sia veramente sangue ? Se è per questo, sul set dei film usano coloranti sintetici, o succo di fragola o pomodoro. >>

<< Una fragola odora di ferro ? >>

Sbuffo, ma più che altro perchè mi ha messo con le spalle al muro.

<< Credi che non sappia riconoscere cosa è sangue e cosa no ? Oppure, ancora meglio, se non mi credi: invita Bill a casa tua, vagli vicino e fatti in taglio, e vedrai che simpatico diventa. >>

<< Non lo so. >>

Rispondo secca.

<< Ancora domani, e probabilmente dopodomani rimarrò a casa, finchè non mi passa questa febbriciattola, però voglio che lo tocchi. Metti una mano sopra il cuore o sulla gola, o tastagli il polso, dimmi se sentirai qualcosa battere. Fa solo questo >>

<< Va bene, ok. >>

Poveretta.

Però, effettivamente freddo lo è sempre … Uffa, io ho paura dei vampiri. Ti mordono che è un piacere ! Te ne trovi uno nel sottoscala e addio agli amati 18 anni. Madonna !

Mah, a me sembra troppo assurdo. Voglio dire, come si fa a vivere senza sangue ? É scientificamente impossibile.

<< Come va ? >>

Domanda, finalmente più calma.

<< Cosa ? >>

<< Tra voi. Tutto bene ? >>

<< Ah … Si, grazie. Strano come un gatto nero, ma è troppo forte. >>

<< Già. Esile come una promessa >>

<< Ha, bella questa ! >>

Esclamo, e sorrido.

<< Ha paura dei ragni, lo sai ? >>

<< Si, ho sentito >>

<< Lui dice che ti ritrovi un ragno vicino al cuore, la tua anima se ne andrà, e se lo vedi accanto alla testa, impazzirai, e a detta sua questa è la cosa più brutta che ti possa accadere >>

<< Io una volta, in montagna, ne avevo uno peloso vicino alla

mano >>

<< Secondo lui finirai male >>

<< Ah, si ? >>

Fa, un po' perplessa.

<< Mi ha spiegato tutto. É serio, quando dice queste cose. Se lo vedi vicino al piede, diventerai molto famoso, perchè farai molta strada, vicino al ginocchio avrai un brutto lutto perchè ti inginocchierai a piangere, e vicino alla mano, finirai male, perchè la alzeranno contro di te. Beh … Io una volta ne ho spiaccicato uno, che secondo la tradizione porta male, e poi ho preso un 8 di fisica. Non devi preoccuparti >>

<< Come ha fatto a sapere queste cose ? >>

<< Mi ha detto che delle bambole glielo riferiscono … Che scemo ! >>

Rimane per qualche istante seria, come se stesse pensando a qualcosa, poi annuisce lentamente e infine fa:

<< Certo, scherzava. Le bambole non possono dirti il futuro. >>

Mi sorride in un modo un po' strano.

Sto per dirle se c' è rimasta male, ma sua madre da basso urla se abbiamo fame. Sofia esclama no, mi fa l' occhiolino, e allora la mamma annuncia che esce e va a prendere delle tende a Sanpierdarena.

Dopo cinque minuti sentiamo la porta di casa chiudersi.

<< Sul serio non hai fame ? >>

Mi domanda.

<< Un po' si … Un po' tanto >>

<< Andiamo a prenderci da mangiare. Quando l' ha chiesto mia madre ho detto di no perchè se no ci avrebbe fatte scendere e mangiare in sala, perchè figurarsi, non bisogna assolutamente fare briciole, scherzi ? Men che meno in camera da letto, tra l' altro. Solo una volta ho potuto mangiare in camera. E il bello è che a me andava anche molto bene, schifosetta com' ero. >>

Annuisco e la tizia mi sta ancora più antipatica.

In casa mia mangiamo dove ci pare. Io una volta avevo mangiato un panino dentro all' armadio per nascondermi da mio fratello affamato.

Andiamo giù in cucina, facciamo razzia e torniamo su con salame, della focaccia, una bottiglia di Coca Cola, patatine fritte, una ciotola con le ultime pesche e fragole, due fette di torta di yogurt ai frutti di bosco.

Ci mettiamo subito a mangiare, sdraiate come antiche romane sul letto, e neanche una briciola cade, perchè la raccogliamo immediatamente e sbafiamo pure quella. Facciamo fuori tutto in dieci minuti o poco meno, e ci lecchiamo addirittura le dita.

Sofia è intenta a bersi la Coca direttamente dalla bottiglia, come una dipendente da alcoolici. Si interrompe e mi chiede:

<< Cosa farete domani ? >>

<< Algebra, diritto, inglese e qualcos' altro che in questo momento non mi ricordo. >>

<< Mi saluti Tom ? >>

<< Ok ! Cacchio, mi ritorna a mente quella là … Quella tizia strana, Judith. Aveva degli occhi allucinanti >>

<< Ti ha detto qualcosa ? >>

<< Si …. Mi ha … Detto che se conoscevo per caso qualcuno che si chiamava Tom, ma ho risposto che non lo conoscevo. >>

La vedo diventare più tesa.

<< Bene, hai fatto bene. >>

<< É una vampira pure quella ? …. >>

Dico, non riuscendo a contenere l' ironia nella mia voce.

<< Si. >>

<< Ah … Ed è cattivona cattivona ? >>

<< Giada ! Queste sono cose vere, e se te la trovassi di fronte, di notte, non faresti così tanto la furba. >>

<< Non ho detto niente. Perdonami, ma devo ancora assimilare la tua notizia >>

<< L' hai detto anche tu, no, che aveva degli occhi tremendi ? >>

<< Si, erano talmente chiari che sembrava cieca. >>

<< Ecco, e non ti è venuto in mente che non è normale avere iridi così pallide e i capelli di quel rosso ? >>

<< Ma scusa, può usare lenti a contatto ed esserseli tinti >>

<< No, te lo posso assicurare, lo so che sembrano colorati perchè è un rosso quasi bordeaux; ma i vampiri, una volta che vengono trasformati, possono assumere sfumature molto particolari. >>

<< Possono anche venire a chiazze verdi ?? >>

E scoppio a ridere fragorosamente.

Lei rimane zitta per qualche istante e poi replica, seccamente:

<< Si, vabbè, lascia stare. Volevo dirlo a qualcuno per sfogarmi ma evidentemente è chiedere la luna. Lascia perdere, sono pazza e i pazzi non vanno ascoltati. Tranquilla, sono scema io e questi buchi me li sono fatti due belle dosi di coca. Li hai già fatti i compiti ? >>

No, cavolo, non volevo, mi è scappato. Scusa, mi stava venendo da ridere quando ha detto che hanno strane sfumature, perchè mi stavo immaginando Bill con i capelli fuxia.

<< No, Sofia, scusami. L' ho detto non perchè non ci credo, ma perchè stavo pensando a una cosa buffa. Non sei pazza. Hai ragione, sono una deficiente. Dai … >>

<< Ma non mi credi, no ? Allora lascia stare. >>

Mi sto agitando perchè non voglio che sia arrabbiata, mi sento tutte le farfalle in pancia.

Però mi fa tornare in mente all' inizio, quando eravamo al primo mese insieme a lei in classe, avevamo discusso per qualcosa e lei aveva fatto la piccata come ora, lo fa ogni volta che si bisticcia, credo per farsi un po' compatire e per farti credere che ha ragione lei. Per un istante mi irrita abbastanza, ma poi passa.

<< Ma si, ti credo … >>

<< No ! Io mica ti ho chiesto di ammettere a forza che mi credi pure te, però te l' ho confidato perchè volevo togliermi un peso. E poi, scusami, è talmente palese che sono troppo diversi dagli altri che davo per scontato che fosse un minimo evidente. In ogni caso basta, di vampiri mai parlato, stop. >>

<< No, invece, parliamone. Ho riso perchè avevo in mente una cosa stupida, non per la tua teoria. >>

<< Non è una teoria, è una realtà ! >>

<< Si, la tua affermazione. Però basta, dai, su. >>

<< Tanto non ci credi. >>

Sospiro e chiudo gli occhi.

<< Sofia, veramente, con tutto il rispetto che ho per te, ma non riesco a crederti, te lo giuro. Non perchè ti credo pazza, però mi sembra impossibile. Con ciò sei sempre la mia migliore amica. >>

<< Ah. >>

L' abbraccio per cercare di fare pace, ma mi stringe pochissimo e rimane seria.

<< Ti voglio bene ! >>

Le dico con un gran sorriso.

<< Anche io >>

Risponde, senza sorridere.

<< …. Pace ? >>

<< Mmh. >>

<< E dai, su, che la vita è bella ! >>

<< Va bene, pace, pace. >>

Fa un sorriso, rimane un attimo zitta e poi fa, stavolta con tono curioso:

<< Posso chiederti una cosa ?? Perchè ridevi, prima ?? >>

<< Mi immaginavo Bill con i capelli verdi, e quando hai detto “ con sfumature molto particolari ”, l' ho visto con le mèches blu, tipo Monster Allergy, e ho immaginato la lor madre che gli dava uno schiaffo e con un calcio lo buttava fuori casa urlando schifata che non era così che lo voleva >>

Scoppia a ridere.

Continuiamo, fino alle quattro e mezza, a ridere come pazze sempre sull' argomento vampiri però reinterpretato in chiave umoristica, e alle cinque me ne devo andare.

Continuo sempre a non crederci, ma per fortuna Sofia non s' è l' è più presa, anzi, abbiamo inventato situazioni impossibili nelle quali i quattro presunti succhiasangue creavano casini vari.

Per le cinque e mezza sono a casa e a cena non mangio molto, a causa della mia supermerenda, solo un pochino di pasta.

La mia giornata termina con un po' di televisione, e per le dieci e quaranta dormo già, talvolta punzecchiata da quella cosa sui vampiri.

Ah, domani devo toccare Bill …

Per un istante mi ritorna a mente quella stranissima sensazione che avevo avuto la prima volta che ero andata a casa dei gemelli, e Tom mi aveva fissato con quello sguardo e Bill aveva detto una frase molto ambigua che mi aveva spaventato... Avevo pensato che erano molto innaturali.

Lo collego al fatto che Sofia è convinta che siano vampiri e la mia certezza che siano solo cazzate vacilla; ma poi la recupero non pensandoci più, mi addormento e non sogno niente.

 

 

Sono le nove e quaranta, ed è quasi tempo di intervallo.

Metto via i libri di diritto e sbadiglio mentre mi stiracchio.

Tiro fuori la bottiglietta d' acqua, bevo e quando suona la campanella vado dalle mie amiche, che sono come al solito dal calorifero. É tutta la mattina che mi ronza in testa la teoria di Sofia … Ora vado a toccare Bill.

Anche lui è in piedi e si sta agitando come un dannato per ragioni ignote, sembra che gli abbiano messo del ghiaccio nelle mutande, e Georg gli sta facendo il tifo, anche qui con un movente a me oscuro.

Tom sembra collassato, è mezzo sdraiato sul banco, ma almeno non ha quell' espressione depressa di qualche giorno fa.

Bill smette di agitarsi dopo essersi fatto crocchiare le nocche delle mani, un rumore orribile, e si siede.

Georg si mette una ciocca di capelli dietro l' orecchio e si siede pure lui, sfogliando distrattamente le pagine del libro e poi chiudendolo, immagino perchè non ha trovato niente che lo interessasse anche solo un po'.

Vado vicina a lui, e siccome non ho idea di come fare a toccarlo, lo abbraccio un po' goffamente e ascolto bene, ma … Ma sì, il suo cuore batte, lo sento ora !

Mi guarda sorpreso e poi mi sorride, chiede cosa c' è. Gli dico che volevo solo abbracciarlo e basta, quindi mi stacco. Ho sentito la pulsazione. Mi sa che Sofia un po' partita lo è veramente.

<< Giada, aspetta, devo darti una cosa >>

Esclama Bill, e si china per prendere qualcosa, movimento che espone una bella parte della sua schiena.

<< Cosa c' è ? >>

<< Tieni, è una cosa che mi ha chiesto Sofia >>

<< Che cosa sarebbe ? >>

<< Una bambola, gliela ho fatta perchè la voleva. Se la vedi, dagliela>>

<< Ehi, bentornati ! >>

Sento dire da Lucrezia, che è vicina alla porta, ma non vedo a chi lo dice. Un po' di trambusto, qualcuno che saluta qualcuno, ma non

m' interessa e vado dalle mie amiche dal calorifero.

<< Ehi, Giada, stavamo parlando di quanto sono bianchi i quattro tedeschi … >>

Esclama Camilla, in tono vagamente malizioso.

<< Si, li vedi che sono praticamente grigi >>

Dice Alessandra.

<< E freddi >>

Risponde per me Cynthia, e per il momento annuisco solo e non parlo. Mi torna a mente quando mi avevano preso in giro quando loro erano appena arrivati, e al ricordo di quel che mi dicevano mi vien da ridere. Noto che Tom ha assunto improvvisamente una faccia stracciata e si alza, chiede qualcosa alla prof ed esce dall' aula.

<< Sarebbero da riscaldare un po' ! >>

Bisbiglia Marta, e tutte fanno un “ uuuh ”.

<< Io mi lavoro Georg ! >>

Esclama Alessandra. Sorrido e la mia mente torna alla questione che Sofia mi ha fatto filtrare in testa. Rimugino così trasportata che non mi accorgo che mi stanno chiamando.

<< Giada ? Ehi ? >>

<< Si ? Che c' è ? >>

<< Mi dai i compiti di algebra ? >>

<< Si, si. Scusate, ma c' è Tom … >>

<< Me li dai, per favore ? >>

<< Si. C' è Tom che non sta bene … >>

<< E vabbè, avrà mal di testa. Per favore, dammeli >>

<< Ma stava tremando ! >>

<< Avrà 47 di febbre. Per favore ! >>

Sbuffo e glieli schiaffo in mano, almeno sta zitta.

Oggi sono nella mia giornata di distrazione. Ritorno alle teorie della mia amica e ci ripenso.

<< No, dicevo, sono talmente bianchi che sembrano vampiri ! >>

Dice Camilla.

<< ma lo so, lo so benissimo, quei tedeschi sono sul serio vampiri, non l' avete cap … Ops. >>

Rimango congelata e lentamente porto la mano alla bocca, mentre un crescente senso di nausea mi sale dallo stomaco direttamente nel mio cervello.

Come in un' immagine al rallentatore vedo le mie amiche che strabuzzano gli occhi, gli altri che si sporgono per guardarmi e Bill che si volta lentamente.

<< Cioè, no …. >>

É l' unica cosa che riesco a dire, e vorrei sprofondare perchè il modo con cui mi guardano quei tre è penetrante come la lama di un coltello.

Ah, ecco chi è entrato, sono Giuseppe, Elia e Nicola, e sono loro che scoppiano a ridere. Nicola esclama:

<< E' vero, è verisismo. Sono sporchi succhiasangue, non ci credete ? Esistono veramente, i vampiri, e probabilmente saranno loro ad ammazzarvi tra non molto, quando avranno sete, perchè sono solo luridi assassini ! É tutta colpa loro se Erica e Paolo sono mor … >>

E caccia un urlo improvviso e si stringe un braccio, accasciandosi per terra. Grida “ il braccio, il braccio ” e arriva l' insegnante di corsa, chiedendo cosa diavolo sta succedendo qua dentro. Gustav si sporge per guardarlo a terra, e Nicola, sempre strillando, inizia a dire che è stato lui. L' altro, per risposta, senza essere evidentemente notato da nessuno ( all' infuori di me, credo ) gli da un calcio sulla schiena, e l' apparentemente ferito lo accusa anche di questo, ma ovviamente lui si difende e gli altri gli danno ragione, perchè nessuno ha fatto caso alla botta data.

<< Ma è lui ! Mi ha rotto il braccio ! Loro lo sono, loro sono ass … >>

Altro urlo, stavolta si stringe la mano e sviene.

 

 

Dopo quindici minuti arriva l' ambulanza e Nicola viene portato via, durante l' ora di pedagogia, ma tutti guardano male i quattro.

Mi sento malissimo e mi tremano le mani. Perchè sono così idiota, perchè ? Sofia l' aveva detto di non dirlo mai, e io cosa faccio ? Davanti a tutti, ovvio, e quindi ora tutti parlottano sottovoce, li spiano di sottecchi, soprattutto le ragazze non stanno zitte. C' è chi mi guarda con uno sguardo freddo e indagatore, e Bill neanche questo, cosa che letteralmente mi spezza il cuore.

La professoressa è nervosa e ci chiede tutto quel che è successo, con un gran casino. Ad un certo punto l' insegnante esce velocemente per andare in segreteria e io balzo sul posto accanto a Bill, non riesco a trattenere una lacrima che asciugo velocemente, e gli stringo una mano.

<< Non volevo, mi dispiace, scusatemi. É che … Non me lo sono sognato da sola, ecco, sono distratta, e non ho sentito quel che

dicevo , ti giuro. >>

<< Ah si ? Chi te l' ha detto ? >>

<< Beh … >>

Non voglio mettere nei guai Sofia.

<< Dillo. >>

<< Ma non le fate niente, vero ? >>

<< Guarda, la sgozziamo. Dillo. >>

<< Sofia …. >>

<< Va bene. >>

Fa, alzando seccamente le spalle e facendo l' indifferente.

<< Ho fatto un casino, diavolo. >>

<< Guarda, questo è poco ma sicuro >>

Non sorride. Mi fa stare malissimo quando fa così, è incredibile quanto diventa gelido poco dopo essere stato dolcissimo.

Torna la professoressa e si siede per chiederci di nuovo i particolari dell' accaduto, Giuseppe ed Elia sono nevrotici e guardano in cagnesco Gustav, il quale sibila delle risposte ai due, e i due di rimando lo punzecchiano ancora. Non capisco perchè dovrebbe essere lui il colpevole, cosa potrebbe centrare ?

Però Nicola l' ha detto, che sono vampiri. Anche Sofia. E allora chi ha ragione ? Lei potrebbe pensarlo e probabilmente sbagliare, ma Nicola come fa a saperlo ? Potrebbe averlo detto per vendetta, ma per quale motivo proprio quello ? Poteva dire varie cose, anche cazzate, magari che si fanno di coca o spacciano, invece no, ed era convintissimo delle sue parole.

Ma allora … ? Osservo Bill.

Pallidissimo, ma non trovo niente per cui dovrei considerarlo vampiro. Probabilmente percepisce che lo sto osservando e sottovoce mi dice:

<< Non crederci, Giada, non è vero quel che dicono, non ascoltarli, dicono solo palle. Ti prego, non darci retta, noi siamo umani come gli altri, e … >>

S' interrompe e si zittisce, perchè la prof lo sta guardando.

Sono molto triste per quel che ho fatto, ma dopo venti minuti circa mi calmo un attimo, anche perchè vedo che Bill non è più glaciale come prima, e sto un po' più tranquilla.

Mi fa male il cuore per Sofia, pensando che è a casa da sola, mezza distrutta e con pure un' amica che dice che la colpa è sua. Poveretta.

Sarà stato un bene che Tom se ne sia andato prima ? Magari si arrabbiava un po'.

Il fatto è che con lui mi sentirei molto più a disagio, perchè è molto strano, e non so il motivo ma mi farebbe timore … Forse perchè quando è serio ha un' espressione quasi truce.

A volte, poi, quando è perso nei suoi pensieri, mentre ha lo sguardo posato su qualcosa, sembra che stia davvero osservando una sua idea magicamente uscita dalla sua mente. Una volta stava fissando un muro assolutamente vuoto e bianco nello stesso modo con cui si guarda un film che ci interessa un sacco. Non muoveva gli occhi ed era concentratissimo.

Poi mi pare che Sofia gli ha detto qualcosa e allora gli ha strizzati per un secondo ed è tornato nel mondo reale. Sembrava quasi di vedere i suoi pensieri svanire via dal muro come lavati dall' acqua, tanto era concentrato.

Beh, in fin dei conti, comunque, chi ci ha potuto credere ?

Però è stato pesante incolparli di aver ammazzato Erica, Paolo e Anna, si sono aggrappati pure a questo, per metterli in difficoltà.

La giornata passa lentamente, con le insegnanti innervosite dagli accaduti e noi distratti, infatti quando suona l' una tutti si fiondano giù per le scale e si volatilizzano in un istante, anche Georg e Gustav.

Mi sorprende tutto questo vuoto improvviso di gente e rimango un po' confusa, quindi cerco Bill con lo sguardo ma non lo vedo, così come non ci sono Giuseppe o Nicola.

Ma dove sono tutti ? Volevo parlare un po' per distrarmi dal casino.

Svolto l' angolo, percorro il marciapiede e mi blocco dietro all' angolo di un palazzo, sbirciando dentro ad un vicolo strettissimo e molto alto, perchè sento delle voci familiari.

É Bill con Giuseppe. Ascolto attentamente. Credo, anzi sicuro, che si stiano minacciando, ma non capisco il senso generale.

Un' ambulanza passa e copre totalmente le loro voci, sento solo un

ammazzeranno ”. Ascolto più che posso, e deglutisco dalla tensione.

Ad un certo punto le macchine smettono di passare a causa del semaforo rosso, e così una frase arriva fino a me fin troppo chiara, che mi fa scorrere un brivido freddo lungo la schiena e mi fa iniziare a tremare le mani.

“ ….zatina di Tom farà una bella fine ”.

Capisco subito che intendeva fidanzatina di Tom, e un altro brivido mi fa accapponare la pelle delle braccia.

Di colpo sento il rumore di uno schiocco e di qualcosa che cade a terra.

Sbircio meglio ed è stato Bill che ha dato un pugno a Giuseppe, che è caduto. Gli ha dato una botta incredibile.

Altri rumori sordi fanno intendere che se le stanno dando di santa ragione. Mi volto subito e inizio a correre per scappare via, mando un messaggio a mia madre per dirle che arrivo con le dita che tremano, e accelerando vado verso la fermata del bus, spaventata dalla immensa cattiveria che aveva Bill- una perfidia che non conosco assolutamente- e da quel che Giuseppe aveva detto.

La vogliono sul serio uccidere ? E perchè ?!

Glielo devo assolutamente dire, ho già messo in imbarazzo i tre stamattina e non posso omettere di riferire una cosa così grave.

Dovrò tornare a casa sua e raccontarle tutto.

Appena torno a casa ( e dopo essere quasi scivolata sullo zerbino a forma di cane con scritto Sei il benvenuto, dando quasi una craniata dalla scaletta in metallo; se l' avessi data mi tiravano su il cervello con un cucchiaino- alla faccia del Sei il benvenuto-e me lo rimettevano dentro attraverso il naso, che gioia, ragazzi ) mangio subito un piatto di pasta perchè ho una fame pazzesca, e un minimo mi rassereno calmandomi.

Mia madre mi ha fatta stramba, basta poco e subito perdo tutto il malumore.

Anche se un pochino sono ancora preoccupata per Sofia, non ci penso più granchè, anzi, sono tranquilla.

Mio fratello Andrea scende le scale con dei passi tanto pesanti da poter prendere senza dubbio il posto di Godzilla, fa un cenno con la mano e biascica:

<< A' >>

Che per lui vuol dire ciao.

<< Ciao >>

Faccio, e ritorno alla mia pasta col sugo.

<< Ciao, Andrea, ti faccio da mangiare, va bene ? >>

Chiede mia madre, e sto a sentire la sua prossima risposta.

<< O', ho già mangiato con Fra' >>

<< Ah … Hai ancora fame ? >>

<< No, no. Vado su a fa' 'na docc' >>

<< Si >>

Dentro di me rido, lui sbadiglia e inizia a tornare su, poi si ferma e domanda:

<< Oh, pa' quando arriva ? >>

<< Come al solito, lo sai, alle cinque e mezza. >>

<< ' Ben. >>

E se ne va su, riproponendo Godzilla.

Possibile che non abbia ancora imparato che nostro padre lavora quasi tutto il giorno ? Non si droga, almeno non ha i sintomi, ma certe volte l' aria ce l' ha assolutamente.

Tra l' altro sarebbe anche carino, non una cosa stellare ma gradevole, con i capelli mossi scuri e gli occhi verdi, però l' espressione stupida che ha dipinta rovina tutto. Sempre annoiato, sempre pigro, sempre muto, diviso tra motorino, amici come lui e musica disco. Proprio il classico sedicenne.

Quanto è lontano dai quattro tedeschi. Ma loro sono speciali.

Finisco la pasta e mangio tutte le olive che sono rimaste nel vasetto.

Mi informa che oggi deve andare a trovare sua mamma all' ospizio, e che torna alle cinque e mezza con papà. Le domando quando parte e risponde verso le due e un quarto. Perfetto !

Perciò, in tutto questo tempo non farò assolutamente niente e messaggerò, guarderò Mtv o ascolterò musica. Ah, la bella vita.

Sbadiglio, mi stiracchio e mi alzo, camminando un po' per il soggiorno perchè non so che fare.

<< Hai finito, tesoro ? >>

<< Si … Posso andare su ? >>

<< Vai, vai, tra poco mi preparo >>

Vado su e quando arrivo in camera mia, mi butto sul letto, mi stiro ancora, poi prendo il PC e lo pongo sul materasso.

Mi alzo nuovamente cercando il pigiama, mi spoglio velocemente e me lo infilo.

Mi metto sotto le coperte con tutto l' occorrente vicino, computer, cellulare, bicchiere d' acqua, cordless, fazzoletti e uva, ed invio un messaggio a Sofia chiedendole cosa fa di bello.

Avrà finito di mangiare, no ? Sono le due.

Intanto che attendo la risposta vado su Internet a navigare un po'. Incappo in una foto di papa Benedetto XVI, me ne vado disgustata, approdo in Youtube e ascolto Evanescence.

Bevo l' acqua e per cinque o sei minuti vado in giro senza una meta nel web, poi noto che c' è un messaggio di Sofia.

Niente ”

Ah ! Stai meglio con la febbre ? ”

Si si ”

Lunedì verrai ? ”

Siii ”

Mah. Sarà arrabbiata ? Non avrà voglia di parlare con me ? Glielo chiedo. Lo so, sono paranoica, ma …

No, no ”

Che hai, vai di fretta ? ”

Un po' ”

E dove vai di bello ? ”

Da nessuna par ”

Par ? Beh, va bene che sarà anche di fretta, ma un minimo di simpatia la gradirei ! Non finisce neanche di scrivere le parole.

Ti sei dimenticata il te … ”

Lo so ”

Scusami, eh ! ”

Scusa ma sono occupatag ”

Cosa ? Scrive pure le parole sbagliate.

Vabbè … Hai già fatto i compiti ? ”

Sbadiglio e mi gratto il polpaccio.

A volte Sofia è strana. Sembra non voglia parlare con me, o che sia occupata in qualcosa che le assorbe tutta l' attenzione.

E ora che faccio, per l' intero pomeriggio ?

Credevo di parlare un po' con lei, ma visto che non mi risponde, non so proprio che fare. Dormirò, effettivamente un po' di sonno ce l' ho.

Sposto sul comodino tutti gli oggetti sul letto e chiudo gli occhi sospirando e tenendo ben stretto il cellulare, nel caso Sofia si risvegli da quest' attacco di asocialità.

Mi addormento quasi subito, poco dopo che mia madre sia venuta a salutarmi perchè se ne va, la sento dire ad Andrea che “ c' è tua sorella che dorme, non fare casino ” e poi crollo a dormire.

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Capitolo 13
*** Rinascita ***


13

 

Sono sdraiata sul letto ad annoiarmi. I compiti li ho fatti, il libro l' ho finito senza godermelo. Colpa di quella discussione con Tom. E' vero, sono stata una stupida a non pensare che potesse esserci anche Judith, ma nemmeno lui è nel giusto: se avesse risposto me ne sarei stata tranquilla sotto le coperte. Girovagare di notte in simili condizioni non è precisamente il mio hobby favorito.

D' altra parte continuo a sentirmi in colpa per ciò che gli ho detto, e a rivivere quel morso con un brivido di paura.

Sento un cigolio da basso, la porta d' ingresso... I miei sono già tornati? Erano usciti per andare a una cena coi parenti, mi hanno lasciata a casa essendomi non ancora perfettamente ripresa, evidentemente sono già qui. Strano però che non mi salutino. Mi metto a sedere per sentire meglio, lievemente preoccupata, e faccio un balzo quando vedo la porta di camera mia aprirsi. Ma rimango esterrefatta quando invece vedo Tom !

<< Come hai fatto ad entrare ?! >>

Esclamo. Non credo abbia scassinato la porta...!

<< Era aperta >>

Commenta, con aria indifferente.

<< Eh ? >>

<< L'ho trovata aperta. >>

<< Dio, mi sono dimenticata di chiuderla! >>

<< Distrazione >>

Replica, con un sorrisetto. Corro giù a chiuderla a chiave, trovandola effettivamente senza serratura inserita. Torno in camera portando con me una ciotola di fragole e un cucchiaio, mi siedo sul letto e inizio a mangiarle, un po' imbarazzata: non so che dirgli. Faccio cenno di sedersi e lui si mette sulla sedia. A quanto pare anche lui prova i miei stessi sentimenti... Chiedo se vuole fragole e lui ne mangia qualcuna, infine rimaniamo in silenzio entrambi, con gli sguardi bassi.

<< Facciamo pace sul serio ? >>

Dico, per tagliare la testa al toro. Lui alza la testa e mi guarda con una strana espressione, indefinibile.

<< Io non sono come gli altri, Sofia. Devi ricordarlo sempre. Con me corri più rischi, non riesco sempre a controllarmi alla perfezione. Mi disgusta il solo pensiero di poterti farti del male, ma devi tenere a mente che non sono umano... Non riesco in ogni momento a tenermi d' occhio. Mi faccio schifo quando non ci riesco, ma non so come fare. Devi aiutarmi... Dimmi quando inizio a esagerare, così mi

allontano >>

<< Non sei un animale con la rabbia, Tom >>

Rispondo, perchè mi fa molta pena e anche perchè so che è vero.

<< Posso diventare cento volte peggio. Non me ne frega nulla se lo facessi con altri, a me fa paura stare a contatto con te sapendo che potrei schizzare come quella volta. Ma ti giuro, non riesco a

frenarmi >>

<< E'... E' normale, credo. Sei vampiro da poco, immagino derivi da questo. E... >>

<< Ti faccio sul serio schifo ? Se fossi umano sarebbe meglio, vero? Io almeno lo penso. Non potrei farti del male. >>

Interrompe, con sguardo mesto.

<< No no no, Tom, quella cosa l'ho detta solo perchè avevo paura, credevo... (che volessi ammazzarmi, penso, ma non lo dico) Non lo so cosa credevo. Ho sparato le prime cose che avevo in mente, ma non le pensavo, giuro. Se mi facessi schifo non ti cercherei, non ti manderei messaggi... Non ti amerei. Se c'è qualcosa che posso fare per farmi perdonare, comunque solo da te e non da me stessa, dimmelo. >>

Rimane zitto a fissare il pavimento per qualche istante, poi mormora:

<< Aiutami solo ad essere bravo con te. Dimmi quando esagero, così mi allontano e non ti do fastidi. Dimmi tutto quello che provi senza bugie, perchè non voglio ricreare quel che è successo >>

Il senso di colpa per quella frase che ho detto cresce, sentendomi un vero schifo. Gli faccio cenno di venire vicino a me e lo abbraccio fortissimo, affondando tra le immensità di felpa e due magliette prima di raggiungere il corpo.

<< Non posso raccontare bugie su quello che provo per te. Non riesco ad esprimerlo con parole sincere, come posso dirtelo falsamente? >>

Non risponde ma so che sta sorridendo.

<< Io ti prometto che risponderò a ogni tuo messaggio, ma te giura di pensare prima di fare una cosa simile a quella. Non so se la prossima volta riesco a trattenerla, se dovesse succedere di nuovo. Ok ? >>

Mi separo da lui e mangio un altro po' di fragole.

<< Ok. Ma vedi di fare andare quelle belle ditine sulla tastiera o la prossima volta vengo a casa tua con un carrarmato >>

Intanto gli porgo un' altra fragola.

<< Dove sono i tuoi ? >>

Domanda, con aria apparentemente distratta, guardandosi in giro. Però si sta torcendo le mani, quindi dovrebbe essere abbastanza nervoso. Ignoro il motivo.

<< Sono fuori, dai miei parenti. Torneranno per le undici e mezza, di solito è sempre così >>

<< E ora che ore sono ? >>

<< Manca un quarto alle dieci >>

Vedo che aggrotta le sopracciglia e gli ripeto l'ora con i numeri normali, perchè non riesce a intenderli in altro modo.

Fa un sorrisetto strano e si alza in piedi. Ogni volta mi fa sentire una formichina, è altissimo! Io, miserella, sono alta solo 159 cm, e quindi in confronto lui è una montagna, con 185 cm.

Gironzola per la camera senza che io capisca cosa voglia fare, sempre con quel sorrisetto un po' imbarazzato o nervoso... Lo guardo con aria interrogativa. Poi si riavvicina e dopo un lieve tentennamento si lascia cadere sul letto, mi abbraccia e mi bacia.

Come romanticismo ne deve fare di strada! Penso, divertita dalla passeggiata per la stanza prima, e poi per la sua goffaggine dopo. E' delizioso.

Mi va il cuore in gola quando mi fa sdraiare delicatamente e mi viene sopra. Ora capisco a cosa era dovuto il suo nervosismo!

<< Tom... >>

Inizio, felice ma agitatissima avendo capito le sue intenzioni, ma mi scocca un' occhiata delle sue, di quelle da sciogliere l' Antartide, e non dico più nulla.

Inizialmente giocherella col bordo della mia canottiera e poi fa salire la mano sulla mia schiena. Essendo fredda come al solito, mi parte un brivido. Vorrei tanto vedere che faccia ho in questi momenti.

Scende di nuovo, prende i lembi e la tira su. A me scappa un gemito perchè sono agitata come non mai ed evidentemente questo lo “motiva” ancora più, perchè me la toglie e passa ai pantaloncini. Gli premo una mano contro la testa ma mi fa un sorriso dei suoi e smetto di pensare a fermarlo. Si toglie la felpa e le due magliette; per un istante mi fa pensare ad uno strano calamaro umano che si sveste perchè i rasta gli pendono fuori dalla scollatura, come tentacoli.

Incredibile a quante cazzate si pensano quando si è in situazioni come questa, penso, e ridacchio nervosa. Anche lui si aggiunge e sorride senza sapere il motivo. Solo con i pantaloni, larghissimi, mostra ancora di più quanto è sottile e snello. I rasta gli si sono slegati e ora ha la sua fedele matassina color del grano e nocciola che va in tutte le direzioni.

Si china per slacciarmi il reggiseno e io scoppio in una risata isterica... Ma che belle figure, Sofia!

Mi guarda leggermente interrogativo, sorridendo. Probabilmente sta pensando “ma guarda questa cretina”. Smette di sorridere quando me lo toglie e mi ritornano a mente i commenti delle mie amiche sulle mie tette. Mi viene un altro attacco di riso isterico ma riesco a trattenerlo.

Infine (momento accolto con una rizzata di capelli spaventosa), con una delicatezza che mi da una stretta al cuore, mi toglie le mutandine e fa un ulteriore dei suoi sorrisi ammazza-reticenze. Forse è il momento che mi fa leggermente delirare, ma non ricordo di aver mai visto un sorriso così dolce da nessuno, neanche dai miei genitori.

Si spoglia anche lui e mi si china sopra. Lo abbraccio neanche fosse una boa di salvataggio.

<< Ho paura >>

Bisbiglio, con il mio sorriso agitato.

<< Lo so. Non credere che io sia calmo... Non l'ho mai fatto con una persona che amavo. Anche io ho paura. Vuoi? >>

<< Si... Ho una paura marcia, ma si. Fai piano >>

E mi stringo a lui ancora più forte, strizzando gli occhi. Si direbbe che mi stiano per sparare alla nuca, mi dico per farmi assumere un contegno un po' migliore. Lui non sembra darci peso. Immagino.

Il cuore batte talmente forte che ho quasi timore rompa lo sterno ed esca.

Sento dolore e gemo di nuovo, poi un' altra strana sensazione: penso “mi sta scivolando dentro” e un' ennesima risata fa di tutto per uscire. Possibile che debba sempre ridere? Forse è il mio modo per scaricare la tensione.

Mi aggrappo a lui con forza e cerco di assecondare i suoi movimenti. Spingere, tornare indietro, spingere... Mi sento in un film porno.

Ansima forte e mi viene paura che gli stia facendo del male, qualcosa del genere, ma poi mi bacia e mi rassicuro.

E' dannatamente bello... Sia lui sia quel che sta facendo. Sento le vertebre della sua schiena sotto le braccia intrecciate, e le costole, e le sue gambe, e il suo respiro, e i suoi capelli che mi pizzicano, e le sue mani che mi stringono le spalle. Mi rendo conto che non esiste una lingua per dirgli quanto lo amo, come faccio? Ogni lettera perde significato di fronte ai miei sentimenti per lui. Mi si accatasta tutto contro lo sterno, il peso di un amore immenso, è quasi una sensazione fisica. Gli faccio appoggiare la guancia sul petto nella speranza senta un decimo di quel che provo, accarezzandogli la nuca.

In questo istante, veloce come una saetta, capisco. Capisco che non ho più nulla a che fare con i miei genitori, con i miei amici che già da un po' hanno iniziato ad allontanarsi, con tutto. L' unico appiglio ora è lui, l' unica cosa con un senso. Tutto il resto può andare a farsi benedire. Non mi serve più.

Lo sento crollare accanto a me, ansimando come se avesse fatto una corsa campestre (oh si, come abbiamo corso!) con gli occhi chiusi.

Mi accorgo di stare tremando. Mi avvicino a lui e gli appoggio la testa sul petto, sentendolo andare su e giù anche se di ossigeno non ne ha più bisogno. Il timore che possa mordermi di nuovo non mi sfiora neanche per un secondo.

Quanto tempo è passato? Cinque o sei minuti, credo. Sembravano anni.

<< Sono tutta sudata >>

Mormoro, con voce tremolante.

<< Non importa >>

Risponde lui, dandomi dei baci sulla fronte.

<< Anche questo è così romantico.. >>

Dico, sorridendo, per provocarlo.

<< E' l' unico tipo di romanticismo che adoro >>

Rido.

Rimaniamo così, mezzi rintronati fino a quando sentiamo i miei genitori ritornare. Appena sono entrati in casa, salta giù dalla finestra e se ne va, dopo un bacio che mi sembra diverso da tutti gli altri, più pieno, mi vesto distrattamente e rimango sul letto a guardare il soffitto.

 

 

Oggi torno a scuola. Sono le sette e dieci e mi sto vestendo.

Tom mi sta aspettando dal cancello con la Cadillac.

Il tempo è brutto e piove a catinelle in un modo che il soffitto sembra lamiera presa a mitragliate e la strada si vede poco, piena di rivoli d' acqua che si gettano nel ruscello qui accanto. Ci sono anche addirittura ancora i lampioni accesi, tanto il cielo è nero.

Finisco di mettermi gli stivali e il cappotto, quindi prendo lo zaino e scendo giù per salutare mia madre e per uscire.

Appena apro la porta il rumore della guerra della pioggia ( le tante gocce fanno un rumore secco cadendo, e mi ricordano un trasparente esercito che spara al nemico cemento con veemenza ) aumenta di un bel po', perciò apro l' ombrello e chiudo subito la porta per evitare che si allaghi il soggiorno.

Faccio una corsa fino al cancello con i tuoni che continuano imperterriti il loro concerto heavy metal e monto in macchina. Tom mi sorride e fa:

<< Ciao. >>

<< Ciao >>

Rispondo, leggermente imbarazzata.

Il ginocchio ovviamente non mi fa più male e la febbre se n' è andata del tutto, però mi sento vuota come se camminassi nell' aria e felice, anche se il tempo di oggi cerca di soffocare ogni buonumore.

Parte e io sospiro.

<< Come va ? >>

Chiede, e dal tono di voce capisco che sta provando le stesse cose mie.

<< Bene. Non un gran bel giorno, ma chi se ne importa >>

<< Eh, già. >>

Tace, con un sorrisetto sulle labbra che a volte stringe fino a farle diventare una sottile linea rossa.

Stiamo zitti tutto il tempo e quando arriviamo in classe qualcuno mi saluta calorosamente perchè sono stata assente per qualche giorno. Io ricambio e mi siedo vicino a Tom, che sta tirando fuori i libri. Faccio un bel sorriso a Giada e sollevo il pollice, lei alza le braccia al cielo e poi si mette accanto a Bill.

Anche Tom mi sorride, borbotta qualcosa che non capisco e si mette a leggere.

Fuori dalla finestra vedo acqua su acqua che si riversa da un cielo plumbeo, ma dentro all' aula si sta bene. Le giornate calde degli ultimi giorni sono ormai terminate.

Durante la lezione mi lancia sul libro un bigliettino con su scritto se sono arrabbiata con lui.

No, perchè ? ”

Così, mi sembrava. Sei nervosa ? ”

Negativo, comandante … ”

É per ieri, scommetto ”

Beh, un pochino, sai. ”

Se non volevi, me lo dicevi... E' che, avendoti vista vestita così, mi sembravi abbastanza pronta... ”

Oh si che volevo, però il giorno dopo un po' di non so, imbarazzo c' è sempre … ”

Ti ho fatto male ? ”

No, no”

In realtà un po' si, ma non importa.

Mi fai un sorriso ? ”

:D ”

Apprezzo lo sforzo, ma gradirei se fosse reale … ”

Glielo faccio e lui ghigna.

La giornata passa veloce ma pacata, con la classica tranquillità che solo la pioggia autunnale sa infondere, e quando la campanella suona, sembra che dalle otto di stamattina ad ora siano passati solo venti minuti.

Mia madre sa che Tom, Bill ed io ( in verità non le ho detto i loro nomi, ma quelli delle mie amiche visto che non gradirebbe sapere che esco con loro due insieme ) andiamo in giro e torno circa verso le tre e mezza, perciò le invio un messaggio solo per informarla che siamo fuori e poi andiamo in piazza De Ferrari.

Ci sediamo sui gradini di Palazzo Ducale, intanto la pioggia ha smesso di cadere circa a mezzogiorno, e anche se il cielo è minaccioso, penso che per ora non si metta di nuovo a piangere.

A dispetto del tempo c' è lo stesso molta gente, seduta sui muretti che delimitano la piazza e la fontana, e le solite combriccole di turisti che si fanno la foto con il monumento alle spalle.

Non ho fame, perciò non mangio niente. Bill telefona mentre Tom sembra attratto dalle persone che vanno e vengono da via San Lorenzo, poi si avvicina a me quasi fino a toccarmi la spalla con la sua e mi ghigna con la sua solita smorfia. Gli faccio una linguaccia e lui mi tira i capelli, allora gli do una spinta e ribatte col saltarmi addosso facendo un balzo stile gatto. Io faccio un gridolino e mi sbilancio all' indietro … Giusto per finire quasi a sbattere contro le gambe di una donna di mezz' età che sta salendo i gradini per entrare nel palazzo.

Ops ! Esclamo subito “ mi scusi, mi scusi ” e questa qui mi guarda male sbuffando e tirando dritta.

Mi risiedo bene e lui sghignazza con aria divertita.

Mentre ghigna ancora, un ragazzo e due ragazze si avvicinano a noi e il tipo, schiarendosi la gola, fa:

<< Scusatemi, so che dall' aspetto non sembra, ma devo farvi una domanda: voi credete nello Spirito Santo ?? >>

Ci guarda con un' espressione cauta come se avesse paura che da un momento all' altro lo prendessimo a calci, e dopo un istante di silenzio di entrambe le parti Tom esclama:

<< Ci crederò solo quando me lo dirà Ozzie Osbourne e me lo mostrerà in carne e ossa >>

Giusto, mi dico io, il suo nome è Tommaso: esattamente come San Tommaso, se non vede non crede. O forse è solo mentalità concreta tedesca.

Ridono entrambi e poi chiede la stessa cosa anche a me.

<< No >>

<< Grazie ! >>

<< Ma chi è che vi ha fatto fare quest' inchiesta ? >>

Chiede il mio succhiasangue personale, mentre loro si stanno voltando per andarsene. Si fermano e si girano.

<< I testimoni di Geova ci hanno assoldato, allora dobbiamo andare in giro a fare queste domande >>

<< Non ci pagano neanche >>

Esclama una delle due ragazze. Sono vestite in un modo pazzesco: una ha i capelli rosa e l' altra verdi. Quella rosa ha anfibi, delle collant allucinanti zebrate, dei pantaloncini sgualciti e stinti molto corti e una canottiera viola, più due bracciali borchiati. La verde ha anche lei anfibi, collant leopardati, calzoncini corti e una larga maglietta nera con stampata sul davanti una foglia di marijuana e dietro la scritta

Legalizaciòn ”.

Bill finisce subito di parlare al telefono, viene interrogato con la domanda, ovviamente risponde di no e i tre ragazzi si siedono davanti a noi, sui gradini. Il ragazzo ci dice che si chiama Daniele, la rosa è Alessandra e la verde Giorgia. Ci presentiamo anche noi, chiedono se sono tedeschi.

<< E quanti anni avete ? >>

Domanda la rosa.

<< Diciotto entrambi, siamo gemelli. >>

<< Quindici >>

Dico io.

<< Scusa un po', come diavolo fai a tenere su i capelli in quel modo, com' è che ti chiami te, Will, Bill ? >>

Borbotta Daniele.

<< Geheim -segreto. No, uso la lacca … >>

<< Anche io la uso a volte, per spararli, ma così non ne ho mai visti. Fai l' artistico, vero ? >>

<< A dire il vero siamo qui in Italia da non molto e andiamo in una scuola privata. >>

<< Il Matteotti >>

Aggiungo.

Alessandra si accende una cosa che a prima vista mi sembra una sigaretta, ma poi sentendo l' odore capisco che è una canna, e ce la offre. Rifiuto, ma i gemelli accettano ringraziando in tedesco.

Rimaniamo a chiacchierare del più e del meno; le ragazze vogliono andarsene di casa e Bill propone loro di venire in Germania. Loro rifiutano perchè è troppo lontano...

Alle tre e un quarto me ne devo andare, i tre sono già andati via ma prima di scendere i via XX Settembre prendo un attimo da parte Bill.

torno da Tom. Gli tiro una manica e ci sediamo ancora un po'. Sono triste.

<< Tom >>

<< Si ? >>

<< Beh, insomma … Tu lo chiederesti a me una cosa così ? >>

<< Oh, beh, proprio no. Cosa me lo chiedi, scusa? Lo sai, mi sembra ovvio che non lo farei. >>

Mi sento gelare il cuore, che poi inizia a galoppare dalla paura. Che non mi voglia più bene ?!

<< E perchè ? >>

Faccio, deglutendo a fatica.

<< É una cosa implicita, non avrei bisogno di chiedertelo ! >>

Esclama, con un sorrisone.

<< Maledetto, mi hai fatto paura ! >>

Sospiro rilassandomi.

<< É una cosa inclusa nel pacchetto >>

Aggiunge, dandomi un bacio sulla fronte.

<< Però non potrei, lo sai, ma vorrei stare con te … >>

<< In questo caso aspetterei che compi diciott' anni e poi ce ne andiamo insieme lassù, no ? Ma magari litigheremo, non so, tu mi prenderai a bastonate e io ti taglierò i capelli mentre dormi, e di stare assieme non vorremmo mai più sentir parlare, chissà. Quindi per ora è presto parlarne, puoi stare tranquilla. >>

<< Tu credi che succederà una cosa del genere ? >>

<< Forse, è possibile, come è naturale che sia. Non mi aspetto il finale “E vissero felici e contenti fino alla fine dei tempi”, ecco, ma magari invece sarà proprio così, non si sa. E non voglio saperlo. Sarà la ciliegina sulla torta … Il futuro è sempre una ciliegina sulla torta. >>

Lo abbraccio forte poggiando la testa sul suo petto.

Mi piace abbracciarlo perchè è morbido, con tutte le maglie che ha addosso, ed essendo così vestito un minimo di calore ancora lo conserva, se mi tengo attaccata stretta a lui lo sento. Invece Bill dev' essere così freddo, con quelle magliette corte e sempre mezzo spogliato.

<< Tra due giorni vengono giù i vostri amici, vero ? >>

<< Immagino te l' abbia detto mio fratello. Si, vengono. >>

<< Per avere una mano in più. >>

<< Esatto. >>

Annuisco.

<< In Germania fa già freddo, a quest' ora. Magari nevica pure … Sarebbe bello che venissi su, queste vacanze invernali, lassù è molto bello quando fa freddo. Ti farò provare che delizioso che è starsene alla finestra e vedere la neve che viene giù con il vento che tira come un dannato, nel caldo dentro casa. Mi piace molto la Germania, quando è così. L' Italia ci batte per l' estate, ma con l' inverno credo che sia molto più caratteristico da noi. Sarebbe bello, che riuscissi a venire … >>

<< Già. >>

<< Certo, una volta c' è anche stata una punta di trenta gradi sotto zero nella regione dove abitiamo noi, Sachsen, ma se stai dentro non lo senti >>

<< Ti manca casa tua ? >>

<< Si. Qui è bello, ma sto meglio lassù, almeno qualche amico lo abbiamo. E poi mi manca la mia stanza, che avrà le persiane chiuse e sarà tutta buia e morta, la sala che aveva sempre un profumo di cannella che mia madre metteva sempre e ora non ci sarà, il nostro piccolo giardinetto davanti alla porta e quello dietro più grande. Chissà se il paletto è caduto. Bill aveva piantato un paletto, a sinistra, sul retro, vicino alle rose. Non mi ricordo qual' era il suo scopo, ma era stato mezzo pericolante da sempre e forse ora è finalmente caduto, magari il vento lo ha ribaltato. Quelle rose … Quante volte ci siamo dovuti togliere le spine a vicenda per recuperare le cose che ci finivano dentro. Era sempre Georg quello che tirava la palla nelle rose, e una volta ci stava pure cadendo dentro, ma l' avevamo acciuffato in tempo. Un giorno stavamo giocando a prendere a pedate un caco acerbo, Gustav aveva tirato troppo forte e aveva decapitato un ramo intero di rose. Non so che fine abbia fatto. So solo però che alla fine avevamo quattro o cinque spine nelle mani, e nostra madre ci aveva detto di tutto perchè le avevamo rovinato la pianta. Era stato uno sballo. Un po' meno toglierci le spine. >>

<< Quando andremo su farai tirare anche a me un caco come se fosse un pallone da calcio ! >>

<< Se vuoi, però tira piano... E poi se avrai fame, abbiamo anche delle fragoline. Sono nate da sole, c' era un punto con del muschio umido, e ad un certo punto abbiamo visto dei puntini rossi. C' è anche un albero dove ti ci puoi arrampicare sopra. C' è una biforcazione che sembra una chaise longue, ed è molto piacevole sdraiarti là e guardare il sole attraverso le foglie, e sentirti sospeso dal terreno. >>

<< Ci andremo, dai … Vedrai che ci verrò, su. Sarà una bellissima vacanza. >>

Rimane zitto per un po', e alla fine devo andarmene, lo saluto, vado a prendere il bus e arrivo a casa.

 

Di sera la stanchezza mi viene abbastanza presto, infatti mi sdraio velocemente e rimango lì a pensare a Tom e me.

É stato bello farlo con lui, eccome. E in fin dei conti, credo di poterlo nascondere a mia madre, ho subito rifatto il letto visto che c' erano le lenzuola tutte per terra, le ho rimesse in fretta e furia nel letto e poi ho tirato su il copriletto, stirandolo con la mano per farlo appiattire e ad ogni manata mi risaliva tutta l' emozione di quei quattro-cinque minuti dal braccio al cervello.

Sbadiglio. Sono le undici e venti di sera.

Fino a mezzanotte rimango sveglia, non molto vispa ma neanche morta di sonno.

Poi, mentre mando un messaggio a Giada chiedendole cosa fa, una fitta improvvisa mi pugnala alla pancia talmente forte che mando un gemito e mi accoccolo tutta, stringendomi stretta la vita.

Ma che diavolo è ?

Di nuovo, questa è più forte. Per un istante vedo delle stelline nere sbocciarmi davanti agli occhi, e mi scappa ancora un verso pietoso.

É come avere dentro un qualcosa che con un coltello ti fa dei buchi invisibili da fuori.

Stringo i denti fortissimo e stavolta la fitta che arriva dura per un bel pezzo, tre o quattro minuti nei quali la parola “ svenimento ” si fa sempre più reale e minacciosa. Sto per chiamare mia madre perchè non riesco quasi a respirare, ma poi resisto.

Non so come faccio ad addormentarmi, però ci riesco verso l' una dopo una serie dolorosissima di fitte come pugni, e prendo sonno ancora spaventata dalla loro violenza.

Sogno di correre lungo un lunghissimo viale delimitato da cipressi morti, sotto un cielo grigiastro e greve di neve.

Corro senza mai essere stanca, passo sopra ad un ponte, continuo a camminare fino ad arrivare in una radura dove c' è un grande edificio squallida e diroccata. Alle spalle ha un bosco, ma anche quegli alberi sono morti. I loro rami frammentano il cielo in minutissimi pezzi di vetro freddo e crudele.

Mi fermo mentre inizia a nevicare fittamente. Ogni cosa è coperta di uno spesso strato bianco quasi accecante dal riverbero, e le mie impronte già si vanno nascondendo, coperte nuovamente da altro strato di candidi fiocchi. Mi siedo e osservo l' edificio.

La facciata ha cinque finestre e un tempo doveva apparire molto austera e severa; ora non solo è severa, ma anche inquietante. I muri portano le cicatrici del fuoco, l' intonaco s' è screpolato ritirandosi come pelle avvizzita su un cadavere, e lascia intravedere mattoni marci sotto.

Doveva essere un istituto, una scuola, ma la sua tremenda durezza scoraggerebbe chiunque ad entrarci, anche rimessa a posto e tirata a lucido.

L' ingresso, un' alta porta che probabilmente era in legno e vetro ma ora uno scheletro con schegge aguzze rimaste nell' intelaiatura, è preceduta da cinque scalini storti e mangiati dalle gelate invernali, e un' arrugginitissima targa posta proprio sopra all' entrata, fa venire i brividi anche se ormai è illeggibile.

Da l' idea di qualcosa di … Carnoso. Le bolle che il ferro ha creato sono disgustose. Le finestre sono rotte e osservano senza neanche un ricordo d' umanità il mondo esterno.

Pare che qui ci sia solo un lunghissimo inverno.

Di colpo sento un grido provenire dall' interno e dei rumori metallici, seguiti da una serie di suoni concitati che capisco sono appartenenti a qualcuno che corre. Continuo a guardare la funesta costruzione mentre il suono della corsa si fa sempre più vicino alla porta d' ingresso, ma ad un certo punto viene coperto da un clangore di un oggetto pesante che cade, ed uno strillo indemoniato niente affatto umano.

La porta si spalanca e ne spunta Judith, ma il suo corpo è marcito, è quello di un cadavere, le orbite vuote, la pelle tesa e lacerata sugli zigomi a lasciare esposti pezzi dell' osso lisci come ghiaccio. Sorride ed espone una fila di lapidi scheggiate. Solo i suoi capelli sono rimasti identici.

Solleva un braccio per indicarmi e una mano adunca protende l' indice verso di me, il dito è uno scheletro con della pelle marcia e bruciata sopra, nerastra e disgustosa. Le dita ad artiglio si richiudono piano sulla maniglia con un tentativo forse quasi di essere sensuale ma accresce solo il senso di obbrobriosità del tutto.

Noto che ha unghie lunghissime e nerastre, in alcuni punti mangiate da chissà quali bestie allucinanti.

Quella del mignolo è ridotta a una scheggia mezza strappata dal dito.

Chiude la porta, la serratura fa uno scatto che risuona come un colpo di cannone in quest' atmosfera ovattata, e da un vetro ancora rimasto nella sua sede mi pare di vedere un volto devastato, ma scompare subito.

Mi sveglio di soprassalto, sudata e col cuore a mille.

Che incubo orrendo; per cinque e più minuti mi rimane addosso la patina viscida del sogno, e un sacco di volte mi domando come faccio a immaginarmi certe cose.

Intanto le fitte, quelle veramente forti, sembrano essersi diradate, rimangono quelle meno dolorose ma ugualmente fastidiose.

Da cosa diavolo derivano ? Non ho mangiato niente che potesse accidentalmente essere avariato o roba del genere, ma a metà mattinata a scuola devo per forza farmi venire a prendere perchè sto per svenire dal dolore.

Arrivata a casa, i miei mi girano attorno preoccupatissimi perchè la mia faccia è estremamente pallida, quasi verdognola, e in effetti credo sia proprio così a giudicare da come mi sento.

Il dolore mi fa tornare in mente quando Tom mi aveva morso, che

c' era sangue dappertutto, quando ero caduta sul ginocchio scivolata su un gradino, e questi ricordi mi rendono triste. Però stavolta lui non c' entra !

Mi fanno andare sul letto, obbedisco subito perchè ne ho proprio voglia.

Le fitte più dolorose sono state mentre aspettavo che i miei arrivassero per raccattarmi da scuola, là ero ciondolante in segreteria piegata in due come se dovessi stare dentro ad un uovo, e credo anche che stessi tremando, ma ora sono tornate leggermente meno forti.

Mi sento strana.

Non è che sono stata male molte volte, ma quelle volte sono state dei mezzi disastri: o per le costole e la spalla rotte, o per la febbre vampiresca con le varie ferite, o per questo tremenda serie di fitte.

E se fossero sintomo di qualcosa di più brutto ?

Ma no, ripensandoci solo una volta, cioè questa, sto male per colpa mia. Quindi …

E se fosse un tumore all' utero ?? É a quell' altezza che sento male. Oddio.

Ma no, è impossibile … Tumore ? Ma va ! Ci sarebbero stati altri sintomi, no ?! Ma si, infatti. Sarà un semplice attacco. Cerco di pensare ad altro.

Tra due giorni arrivano gli amici dei nostri quattro … Sono curiosa di vedere quella Jade, no, Janice.

Per pranzo non mangio niente a parte due pesche, e per cena del formaggio. Mi metto a letto presto e questa volta, grazie al cielo, non faccio alcun sogno tremendo. 

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Capitolo 14
*** Nuovi arrivi ***


14

Nuovi arrivi

 

Fortunatamente hanno deciso di arrivare Sabato, cioè oggi, per venire qui. Quei due giorni sono passati normalissimi, senza fitte che sono passate senza lasciare traccia, e ad essere sincera ero proprio agitata perchè non vedevo l' ora di vederli.

Ho anche iniziato a fumare. Forse perchè mi sento lo stesso un po' strana, non del tutto me stessa, e magari il fumare in sé è da legarsi, come fatto, alla parte che non sento mia dell' anima.

Un giorno ho semplicemente preso delle sigarette e ne ho fumato qualcuna, basta. Ero triste quando l' ho fatto, ma non mi sono fermata, e ora ne fumo circa quattro al giorno. So che è tanto, ma non riesco al 100 % a regolarmi, è una cosa strana.

Ho chiesto a Tom se potevo venire anche io alla stazione e ha accettato subito; Bill si porta Giada, che tra l' altro se quelli sono punk, lei ci sta decisamente meglio di me !

Mi sono svegliata alle otto e mezza per l' emozione, per tutto il giorno sono stata a guardare i vestiti che potevo mettere; e per le tre e mezza del pomeriggio faccio trovare dal cancello, dove c' è Tom con la Cadillac che mi aspetta. Salgo, mi chiede se va meglio di ieri e se sono felice di vederli, poi in un quarto d'ora raggiungiamo la stazione.

Ho dovuto guidarlo indicandogli dove doveva andare, e ad un certo punto ha capito male girando verso sinistra mentre doveva girare a destra. Io ho esclamato: No, no, di là, di là ! S' è spaventato perchè ho gridato, ha girato all' improvviso e un tizio dietro ci ha detto di tutto, poi quando a visto che a guidare c' era un ragazzino e me accanto, ha fatto una faccia strana.

Probabilmente si chiedeva come diavolo possono fare due ragazzetti come noi a stare su una macchina tanto imponente che a volte neanche gli adulti riescono a governare, e ha ragione.

Il problema è che Tom, specialmente se visto da lontano, dimostra anche meno di diciotto anni perchè ha i lineamenti molto fini, perciò poteva benissimo essere un sedicenne, un gangsta, su un' auto rubata con la scagnozza vicino … Il tipo ha continuato a guardarci finchè siamo usciti dalla sua vista.

Bill e Giada sono già qui, seduti su una panchina; Bill ha il cellulare in mano e le sta mostrando qualcosa che la fa ridere.

<< Ciao ! >>

Esclamo, agitando la mano. Arriviamo da loro e ci sediamo anche noi.

<< Da quanto siete qui ? >>

Chiedo.

<< Dieci minuti >>

Risponde Bill.

<< Loro dicono che saranno qui tra quaranta minuti, però il messaggio risale a un po' di tempo fa. >>

Borbotta Tom, mentre si mette a posto.

<< Quanto ? >>

<< Venti minuti, non avevo sentito che era arrivato il sms. >>

<< Manca poco, allora >>

Esclamo, felice, e mi accendo una sigaretta.

Per fortuna il muretto non è al sole perchè altrimenti bollirebbero perfino i vampiri: il calore si fa mostrare sulle rotaie dove fa ondine ammalianti, gettandosi in una invisibile danza del ventre sull' acciaio bollente; ma anche in giro dove forma una specie di leggera pellicola opaca.

Si, è caldo, però l' estate ormai è morta, questo è un calore umido, e ci sono dei nuvoloni un po' ovunque, specialmente accumulati verso sud, che tengono a sottolineare che il sole deve piantarla di fare il gradasso con la sua moglie estate, e di lasciare il posto alla pioggia col suo marito inverno.

C' è un sacco di gente sulle banchine, ma la nostra è mezza vuota. Chi passa ci guarda in un modo strano.

Bill manda un messaggio a qualcuno e io vado a prendermi una Coca; quando la finisco do la lattina a Tom così che ci può mettere il sangue dentro.

Da un treno scendono dei boy- scout e mi viene in mente quando mia madre aveva proposto che lo diventassi, essendo lei molto religiosa; ricordo che, tutta succube com' ero del suo carattere, avevo cinguettato che sarebbe stato bellissimo, ma infine non ero andata.

Io e Giada iniziamo a parlare e così passa un quarto d' ora.

Ad un certo punto la voce impersonale dell' altoparlante annuncia che il treno proveniente da Monaco di Baviera è in ritardo di un quarto

d' ora, e i due gemelli polemizzano in tedesco. Io e Giada li guardiamo e ridacchiamo.

Sono emozionatissima. Come saranno ? Bravi ? Stronzi ? Belli ? Brutti (non credo) ?

Io e la mia amica, per ammazzare un po' il tempo, facciamo due passi lungo la banchina, arretrando ogni volta che la fredda voce dall' altoparlante avverte di stare attenti ad un treno che passa e non ferma, e questo sfreccia velocissimo lasciandosi dietro qualche foglio volante e un' esclamazione di meraviglia di un bambino.

Altro treno espresso.

Quando torniamo dal giretto il quarto d' ora è passato, e perciò devono essere molto vicini … Che emozione !

Infatti, quando ci sediamo nuovamente, l' altoparlante annuncia che il famoso treno 313 da Monaco di Baviera è in arrivo sul binario 5, quello dove siamo noi.

Mi alzo in piedi, agitatissima, e Giada fa lo stesso.

Dopo venti secondi vedo due fari gialli nella galleria, e inizia a sferragliare per frenare. Anche i gemelli sono in piedi e stanno ridendo per qualcosa; il treno s' avvicina lentamente, rallentando sempre di più, e infine si ferma.

Col cuore a mille guardo le porte aprirsi e scendere due vecchietti, una famiglia, molta gente e un gruppo di ragazzi.

Sono loro ??

No, sono vestiti normali e si allontanano subito. Scende altra gente. Niente.

Eccoli, stavolta sì che sono loro !!!!!!

Vedo uscire una ragazza alta quasi come Bill, con dei pantaloni di pelle nera mezza strappata, degli stivali ovviamente anche quelli di pelle nera, un braccialetto con borchie a punta, un collarino uguale, dei capelli viola e azzurri simili a quelli di Bill ma con le punte tipo a porcospino, trucco nero, sette spille da balia nell' orecchio sinistro e sei nel destro, due piercing alla base del naso, tre nella guancia sinistra e due nella destra, e un' aria da vera punk (mi fa un po' paura).

Ma è solo la prima di una serie di gente pazzesca: una tappetta con lunghi capelli platinati mèchati di nero e vestita da emo, un ragazzo con dei capelli biondi mossi, metallaro, una ragazza incredibilmente gotica dalla chioma lunghissima, in generale una varietà tutta improntata al punk.

Fanno un casino impressionante, urlano, ridono, schiamazzano e si agitano...

La tappetta fa un grido e balza addosso a Bill, dunque a Tom.

Si precipita poi tra i gemelli, all' inizio non capisco dove stia andando ma dopo noto che sono arrivati anche Georg e Gustav, ed è appunto loro che sta salutando. É abbarbicata su Gustav che è poco più alto di lei. Lo sta baciando in un modo quasi furioso ed è buffo il fatto che sono bassi tutti e due, mentre gli altri sono alti o medi, ma in generale più di loro.

La gotica è pazzesca, ha i capelli lunghi fino ai talloni, tinti di un rosso chiaro particolare e raccolti in una treccia infinita, una gonna a palloncino molto corta nera di seta, che manda riflessi al sole, le calze a rete, un corsetto nero con pizzi vari e i lacci rossi, un grosso fiocco di pizzo come cerchietto ovviamente color del carbone, dei tacchi alti con dei nastri che si intrecciano fino a metà polpaccio, guanti in pizzo e cose del genere.

Stanno facendo veramente un casino tremendo, soprattutto la nanerottola ( che mi arriva alla fronte, e io non è che sono alta ) che si è staccata da Gustav ma ci rimane vicina, urla e ride ad alta voce. Sono in dodici o tredici, almeno quelli che sono qui, e tutti vestiti in un modo incredibile.

Il metallaro ha dei pantaloni mimetici, una maglia a maniche corte nera, una borsa scalercia a tracolla, ed è pieno di acciaio: tre catene lungo la coscia destra, cinque lungo l' altra, tre cinture borchiate, degli anfibi fino a metà tibia e cinque bracciali di pelle nera.

I capelli, biondi chiari mossi, gli arrivano circa alla base del collo, e ha gli occhi azzurri. Tipicissimo tedesco.

É molto, molto bello, e noto che ha un tatuaggio sotto il gomito sinistro … C' è scritto 999. Ma quando alza il braccio si trasforma in un 666.

Sorpresa, trattengo a fatica una risata. Che trucco !

Dopo dieci minuti usciamo dalla stazione e caricano le valigie sulla Cadillac. Si dividono sulle auto presenti e, idea di Giada, andiamo in piazza De Ferrari.

C' è un bel po' di gente, probabilmente perchè fa caldo e le goccioline d' acqua nell' aria offrono un discreto sollievo.

I dodici vampiri sono dietro a me e Giada e continuano a schiamazzare senza crearsi problemi. Qualcuno di loro sta cantando una canzoncina con tutta l' aria di essere stata inventata al momento, ridendo e battendo le mani.

Mi siedo sul bordo del muretto della grande vasca, la mia amica si mette accanto a me dal fianco sinistro, e d' improvviso mi piomba vicino la piccoletta, manco un cacciabombardiere in picchiata.

Si siede alla mia destra sorridendo a tutto spiano, e dicendomi Ciao in inglese.

Ha una faccetta graziosa, che quando sorride diventa gioiosa come quella di una bambina.

<< Ciao ! >>

<< Io mi chiamo Kathrin, e te ? >>

<< Sofia, lei è Giada … >>

<< Zofia ?? >>

Chiede, facendo lo stesso errore di pronuncia che Tom, e gli altri, continuano a fare da quando sono arrivati. Non ci riescono proprio a dire bene le s.

<< Si, Sofia … >>

<< Ciao, Giada ! >>

Esclama, sempre in inglese. Giada è un po' a disagio per tutta questa giovialità.

<< Finalmente vi vedo, Macky e Tomi hanno parlato di voi milioni di volte ! >>

<< Immagino ! >>

Dico. Ma chi è Macky ? Lo chiedo a Kathrin.

<< Come, non lo sai ? >>

Risponde, sorpresa.

<< No … >>

<< Ma è Bill ! Il suo soprannome. Sul serio non l' hai mai sentito ? Lo chiamano sempre così. >>

Neanche Giada l' ha mai sentito. Kathrin fa spallucce e dice alla mia amica che ha una gonna bellissima. Propongo di andare a fare shopping e la tappetta è felicissima Ci trascina entrambi, tenendoci per i polsi (come se fosse facile scapparle), davanti agli altri e dice qualcosa in tedesco, pronunciando alla fine un' inflessione che sembra relativa ad una domanda. Qualcuno risponde e la gotica e la punk si alzano con un sorriso.

<< Cosa hai chiesto ? >>

Domando a Kathrin.

<< Se vogliono venire anche loro >>

<< E le altre ? >>

Chiedendo, vedendo che tre o quattro ragazze rimangono sedute.

Una è accatastata su Bill.

<< Timide >>

<< Ah. >>

<< Dai, andiamo >>

Esclama Giada. La punk è altissima … La osservo mentre ci avviamo. La cosa più strana è che ha gli occhi di due colori diversi: il destro è di un azzurro intenso, mentre il sinistro è nocciola. Anche le sue pupille sono dilatate in maniera differente, l' azzurro ha una pupilla che mi sembra normale, mentre l' altro l' ha molto più allargata. Fanno impressione. E sono belli anche i piercing alla guancia e alla base del naso.

Stiamo tutte fianco a fianco, incuranti degli sguardi della gente, e le porto in via XX Settembre, mentre fumo una sigaretta.

Visitiamo i negozi dove vado di solito, dopo andiamo da Fnac perchè dovrei vedere di un cd di David Bowie, chiamato Lodger. Me l' ha consigliato più volte Bill e sono curiosa.

Giada spiega a grandi linee i luoghi migliori di Genova a Nadja e Kathrin.

Entriamo e scendiamo dai dischi, andiamo a curiosare sul fondo dove loro vogliono cercare qualcosa degli Slipknot, ed usciamo con il mio Lodger e il loro cd; andiamo in via S. Vincenzo dove c' è un negozio di oggetti punk e fanno rifornimento di piercing.

Quindi torniamo su in piazza De Ferrari dove i nostri sono sdraiati sui gradini di Palazzo Ducale.

Georg è intento a chiacchierare molto intensamente con una ragazza vestita tutta di nero non del nostro gruppo che lo ascolta seria e rapitissima, lui gesticola animatamente e ad ogni gesto i suoi capelli fulvi ondeggiano in morbide onde. Nella luce bianca le sue iridi

acciaio-verdi sono ancora più affascinanti; ma la sua pelle è praticamente grigia, un colore assolutamente innaturale, e mi chiedo per l' ennesima volta come può la gente non accorgersi che non sono umani.

Ci sediamo anche noi quattro. Rimaniamo accampati qui circa fino alle cinque e mezza, raccogliendo il record assoluto di sguardi strani della gente che passa e occhiate complici dagli altri punk o alternativi che passeggiano o sono seduti come noi sulla scalinata.

Mi chiedo cosa farebbe mia madre a vedermi in questo gruppetto.

I ragazzi alloggeranno da Georg o Gustav, ma più che altro sono le valigie a dovere essere messe in un' abitazione, poichè i proprietari non necessitano di dormire.

Alla fine andiamo tutti a casa di Gus ( ci sono parti di batteria dappertutto ) e accatastano dove possono i bagagli, creando montagnette.

Stiamo qui per mezz' ora nella quale quasi tutti, dalla curiosità, provano la bella e curatissima batteria Tama.

Gustav ci racconta di quella volta che quel “ testa di minchia ” di Georg era arrabbiato per i fatti suoi e, ghignando perfidamente, gli era venuta l' idea di distruggere la batteria e quando Gustav l' aveva visto, c' era rimasto talmente male che non aveva detto una parola, s' era seduto per terra ed era scoppiato a piangere. Allora, Georg s' era girato e aveva fatto un sorrisone.

A questa punto tutti insultano Georg.

Gustav spiega poi che questa batteria che ha ora sarà la nona o la decima che ha posseduto da quando aveva cinque anni e che la Tama gli ha pure inviato una lettera facendogli le congratulazioni a causa di tutte le batterie prese.

Kathrin chiede se il giorno dopo ha preso Georg e gli ha spezzato le gambe; Gustav replica che è semplicemente bastato un calcio forte nelle palle e l' assassino non si è più avvicinato.

L' altro continua a sghignazzare e mi viene da ridere guardando come sono ammassati sul divano ( sono in dodici su uno spazio molto

piccolo ), mentre Gustav è in piedi, Georg seduto sul tavolo e io su una poltrona.

Faccio una foto di nascosto perchè sono bellissimi tutti insieme in questo modo.

Ad un certo punto Tom guarda l' orologio e si alza scrollandosi di dosso quattro ragazzi, che prontamente occupano il posto vuoto.

Dice che deve andare perchè sua madre lo aspetta e Bill lo informa che lui rimane ancora un po'; allora anche io mi alzo perchè anche per me è giunta l' ora di tornare a casa, anche se mamma mi ha dato il limite delle sette per tornare.

Salutiamo tutti e poi scendiamo in strada.

Vado dalla macchina e aspetto che Tom la apra, ma mi dice:

<< No, quella la prende Bill. Preferisco camminare. >>

<< Vengo con te, anche io ho voglia di farmi due passi >>

Tiene la testa china come fa tante volte -cosa che trovo deprimente-, e scende la discesa.

Mi tengo al suo fianco e, osservando il suo profilo, vedo che ha

l' espressione cupa che ha piuttosto spesso.

<< Qualcosa che non va ? >>

Gli domando, per indagare.

<< No. >>

<< Sicuro ? >>

<< Sicuro. >>

Aspetto due minuti e poi chiedo:

<< A cosa pensi ? >>

<< A niente. >>

<< Non ti credo ! >>

Mi sorride.

<< A niente, davvero. >>

<< Va bene … >>

Quando è perso nei suoi pensieri, dice sempre che non ha nulla.

Noto che sta torcendosi le mani come fa sempre quando è nervoso e gli stringo la destra per farlo smettere.

Cerco di intrecciare le mie alle sue, gli carezzo il dorso della mano, e lui solleva la testa guardandomi con un sorriso un po' confuso. Anche io ricambio e lui fa:

<< E' da idioti tenersi per mano. >>

<< A te fa piacere ? >>

<< Si. >>

<< Allora fregatene >>

É a disagio e quando arriviamo all' inizio di Via Marsano lo faccio fermare tirandolo per il polso.

<< Si può sapere che diavolo hai ? >>

Borbotto, sorridendogli.

<< Ma te l' ho detto, non ho niente. >>

Abbassa nuovamente la testa con un' aria un po' imbronciata.

Lo spingo contro il muretto e mi alzo sulle punte per raggiungergli la bocca, lo bacio e gli accarezzo la guancia.

<< Sei preoccupato o innervosito per qualcosa, ma non vuoi dirmelo perchè ti vergogni, o qualche motivo così … Dico bene ? >>

Borbotta qualcosa, col grugno.

<< Non ho niente. >>

Sbuffo e lui riprende a camminare, ma ha già un' espressione più serena.

Vorrei sapere cos' ha perchè mi dispiace, quando è giù. Evidentemente non lo conosco abbastanza da poter farlo parlare di queste cose. Credo che ci siano delle parti di lui che non potrò mai capire, come i suoi improvvisi malumori dovuti a non so cosa e che provocano quelle contorsioni delle dita dolorose anche solo a vedersi, quell' aria persa in un mondo tutto suo nel quale entra piuttosto spesso, e quella tristezza che a volte gli copre il viso.

Osservo le trecce d' oro che gli arrivano quasi fino a metà schiena, le sue gambe lunghissime nascoste dalla maglia, la pelle chiarissima, e il suo particolarissimo, delizioso nasino.

In un impulso d' affetto, dentro di me mi vanto di aver conosciuto la persona più straordinaria che, dal mio punto di vista, sia esistita sulla terra. So che è esagerato, ma così è per me.

Lui è la strada per il mio mondo segreto.

Lo raggiungo e mi metto di nuovo accanto a lui, sorridendogli. Anche lui sorride e mi chiede:

<< Cosa fai stasera ? >>

Mi chiede.

<< Non so, credo niente. Perchè non vieni da me ? >>

Domando, con tono malizioso.

<< No, perchè non vieni tu da noi ? Potremmo fare qualcosa insieme agli altri >>

<< Tipo ? >>

<< Ma non so, andare sul mare, che qui è tanto bello, o se vuoi proporci qualche cosa da fare, siamo nelle tue mani. >>

<< Io a dir la verità avrei voglia di stare con te. >>

<< Anche io, avrei voglia di far qualcosina, ma loro sono appena arrivati e non ci vediamo da un po'. Noi possiamo vederci quando vogliamo, capisci. Dai, dimmi dove ci porteresti. >>

Nella mente mi si stampano in mente le parole Porto Antico ed esclamo:

<< Si, ce l' ho in mente. C' è questo posto che si chiama Porto Antico, è sul mare, vicino c' è un grande negozio di dischi, è pieno di giovani ed è bellissimo >>

<< Ah, bene ! >>

Mi fa un meraviglioso sorriso e io mi butto davanti a lui, che sta camminando … Salvo inciampare nei suoi piedi e sbattere contro una macchina.

<< Attenta ! >>

Esclama Tom, e mi prende al volo afferrandomi per il braccio, ma anche lui finisce contro l' auto e finendomi addosso, mentre l' allarme esplode acutissimo.

Sono ancora aggrappata a lui e inizio a ridere come un' ossessa mentre cerca di rialzarsi dalla sua posizione. L' allarme seguita a schiamazzare e alla mia risata si unisce anche lui, mentre impreca.

Da sopra la sua spalla noto con disappunto che una vecchietta è sbucata sul poggiolo e, con una faccia che è una ragnatela di rughe, sventola la scopa e ci grida di andare a fare le nostre “ sconcerie ”

da un' altra parte.

Tom spalanca gli occhi, ci separiamo subito e, sempre ridendo, ci fiondiamo giù per la via … Ma prima Tom alza il dito medio e grida

leccami il cazzo ! ” alla vecchietta, che si sporge un po' e, con aria incuriosita, si mette una mano dietro l' orecchio e urla:

<< Come, ragazzo ? Puoi ripetere più forte ? >>

Scappiamo giù e, ormai lontani, ci mettiamo a ridere più forte barcollando come ubriachi e scansiamo per un pelo un cane che passa attraverso le nostre gambe.

Continuiamo a scendere la strada belli allegri e giulivi, finiamo di ridere solo quando siamo davanti alla porta di casa sua, e ci rimangono solo dei sorrisi.

Mi afferra per un braccio praticamente trascinandomi, mi spinge contro il muro con forza e mi da un bacio premendo forte le sue labbra contro le mie facendomi tenere la testa premuta contro il muro. Con la lingua mi solletica il palato e io inizio a ridere di nuovo ma perchè ho voglia di grattarmi.

<< Questo, invece, è un posto adatto per le sconcerie ? >>

Domanda, mentre mi mordicchia il lato del collo e si spinge contro di me.

<< Si ! >>

Fa una risatina, si stacca e mi chiede dove vado ora. Chiede se voglio venire in casa sua.

<< Non posso … Devo prendere la frutta per mia madre >>

<< Se vuoi ti accompagno, intanto sono solo. >>

<< No, no, che poi faccio tardi, perchè quando sono con te non capisco mai se il tempo sta passando o no. >>

<< Allora a stasera, facciamo che alle otto in punto ti vengo a prendere ? >>

<< Va bene. E ricorda … >>

<< Cosa ? >>

<< Non si fanno sconcerie in pubblico >>

<< Fanculo! >>

Scoppia a ridere e mi da un altro bacio, stavolta sul naso.

<< Così va bene ? >>

<< Bravo. Ciao ! >>

Scendo la discesa che mi porta in via Donghi, per poi attraversare e andare dal fruttivendolo.

Prendo le mele e torno in su prendendo il bus.

Arrivata a casa informo mia madre che stasera esco ( ovviamente protesta e chiede se ho in mente di fare qualcosa con Tom, ma alla fine concede a malincuore il permesso, vedendo che la mia testardaggine messa in atto è irremovibile ) e mi faccio una doccia.

Quando l' ho finita, penso se mia mamma ha scoperto che sul mio letto ho fatto sesso proprio con il suo detestatissimo Tom Kaulitz, ma finora non ha detto nulla, perciò evidentemente non lo sa.

Però continuo a pensarci tutto il tempo, un po' preoccupata per il fatto che forse farò un piccolo passo falso e lei lo capirà.

Mi sento leggermente … Non saprei. Gommosa ? Non so come dire, è una sensazione strana.

Dopo quel tremendo attacco di mal di pancia non mi sono più sentita a posto al 100 %. Un po' come dire, fuori posto.

Cioè, sto bene, però un sottilissimo fondo di stranezza è sempre rimasto, anche in questo esatto momento. Boh.

Mi vesto già con quel che metterò per stasera e scendo giù per cenare.

Scelgo di mangiare due panini ( ultimamente, sempre dopo quel mal di pancia, non ho molta fame ) con la scusa che devo fare presto.

Decido di cambiarmi questa maglietta perchè ha una macchietta che non avevo visto all' altezza dell' ombelico, salgo su e quando mi sto infilando l' altra, mi sembra più stretta.

Ma non è vecchia, è impossibile che sia cresciuta così tanto, l' avrò presa massimo cinque giorni fa.

Però è veramente stretta. Mi metto di profilo per controllare qualche eventuale rotolo di ciccia o la vita più larga, ma non mi sembra di trovare niente di strano. Ho un po' di pancina ma quella l' avevo anche a cinque anni. Non è molta, comunque evidentemente è quella, l' imputata di rendere stretta la maglietta. In ogni caso, è un filo più grande di quella che avevo da cinquenne. Dovrò farla diminuire … Dieta, a me.

Prendo borsa, borsellino, cellulare, bottiglietta d' acqua, sigarette ( nascoste sotto tutti gli altri oggetti ), le chiavi di casa e una penna, nel caso dovessi annotare qualcosa in fretta.

Arrivate le otto mi do un' ultima occhiatina allo specchio: pantaloncini neri quelli cortissimi -d' altra parte ho sentito che sarebbe stato umido afoso- magliettina blu scuro corta, sandali, una cascata di bracciali d' oro e legno, orecchini a cerchio e miei lisci capelli sciolti che, orgogliosamente, noto hanno superato le scapole.

Ovviamente la frangetta è raccolta all' indietro, perchè di lei non ne vorrò mai più sentir parlarne.

Non ho paura che qualche ubriaco o cose simili mi diano fastidio perchè per prima cosa sono con Tom, e figurarsi se qualcuno di sconosciuto possa farmi qualcosa se c' è anche lui, ma poi anche perchè sono in gruppo con tanta gente ( e che gente, penso

sorridendo ).

Prendo la borsa e scendo.

Saluto i miei e papà mi batte una mano sulla pancia esclamando:

<< Ma che bella pancina che hai ! >>

Gli mostro la lingua sorridendo e poi, dopo aver dato un bacio a tutti e due, esco.

Salgo come d' abitudine sulla Cadillac e quando arriviamo parcheggiamo in un posteggio che abbiamo avuto la fortuna di trovare e aspettiamo gli altri, che arrivano dopo non moltissimo.

Partiamo, scendiamo lungo via San Lorenzo, un largo vicolo in discesa che porta direttamente alla zona turistica del porto.

In effetti non mi sbagliavo quando ho detto che c' erano molti giovani perchè è proprio così, c' è una marea di ragazzi -alcuni dark e roba del genere- che risale o va in giù, come noi.

Eccoci in Piazza Caricamento !

Passiamo sotto alla sopraelevata e quando arriviamo sulla banchina ci sediamo su una panchina vuota, a parlare e, ovviamente, a schiamazzare … La sfera con dentro la serra luccica nella notte, le luci dell' acquario illuminano il mare, i fari subacquei che sono posti sotto la base del Bigo fanno risplendere l' acqua come un immenso cristallo blu e le ondine creano bei giochi di sfumature.

Tutte le altri fonti di illuminazione si rispecchiano sul mare, ed è una cosa veramente splendida. In più, la gente che passa rallegra molto

l' ambiente in generale.

Un gruppo di ragazzi sta andando verso Music Store e, quando ci vede, ride.

Un altro gruppo di ragazzi. Sono quasi tutte femmine e con l' aria da Giovani Zoccole Crescono; solo due maschi sono nel gruppo.

Una in particolare ha una minigonna che più mini non si può con le calze a rete e una maglietta bianca scollatissima.

La osservo meglio perchè ha qualcosa di familiare …

Oddio, ma è Cynthia ! E le altre, ora che vedo meglio, sono Lucrezia, Claudia più altre quattro che non conosco.

<< Eeehi ! Ma cosa ci fai qui, Sofia ?! >>

Grida Cynthia.

I vampiri, quelli che stanno di spalle, si girano con un' aria sorpresa e Tom dice qualcosa in tedesco, probabilmente la spiegazione che sono nostre compagne di classe.

Bill alza gli occhi al cielo e Gustav si gira da un' altra parte con un' espressione a metà tra il disperato e il paranoico.

Georg rimane pazientemente com' è, e saluta le deficienti con

un' allegria da condannato a iniezione letale.

Mi alzo in piedi, a malincuore, il superbo gruppetto viene davanti a noi e io faccio:

<< Sono nostre amiche di scuola. E questi sono miei amici

tedeschi >>

<< Ciaoo ! >>

Fa Cynthia, saltellando da un piede all' altro. I vampiri si limitano ad annuire e qualcuno agita la mano.

<< Ma perchè siete qua ?? >>

Chiede Claudia, con dei pantaloncini gialli corti e una maglia con un cuore rosso.

<< Questi sono amici di Bill e degli altri >>

Aggiungo.

<< Wievel du fragen für eine stunde ? Zwei pfennigs ? >>

Chiede Klaus il metallaro, e tutti scoppiano a ridere applaudendo.

<< Cosa ? >>

<< Niente, chiedeva se... Se quei due ragazzi non si annoiano >>

Interviene Bill, sorridendo.

<< Ah. No, no … Figurarsi se si annoiano, con noi ! >>

Vedo che Gustav agita la mano come a dire: “non ho dubbi”.

Lei continua:

<< Volevamo invitare anche te, Sofia, e Giada, ma poi eravamo in troppi >>

Come no.

<< Volete venire ? Andiamo a prendere un gelato … >>

<< No, tranquilli, noi facciamo un giro. Buon divertimento >>

<< Ok, ciao ! >>

Mi da due baci sulla guancia, saluta i quattro con uno squittio e ripartono.

Aspetto che non si vedono più e poi chiedo a Georg:

<< Ma cosa voleva dire quella frase ? >>

<< Significa: quanto chiedi per un' ora ? Due centesimi ? >>

E ride.

<< Ah! Eh eh >>

Dopo mezz' ora di chiacchiere andiamo da Music Store e tutti prendono qualcosa.

Li porto dunque a fare una passeggiata lungo il Porto Antico e poi ci buttiamo nei vicoli, girovagando da piazzetta a piazzetta, sempre piene di giovani.

Georg ha una tizia che continua a seguirlo da un po', la seconda che gli si appiccica contando anche quella di De Ferrari, e la cosa crea sguardi di complicità e qualche risatina.

Ci fermiamo per un' oretta in Piazzetta delle Erbe e verso le undici e quaranta torniamo indietro, prima accompagniamo gli altri e poi, sempre in macchina, Tom mi riporta a casa, dove arriviamo circa a mezzanotte.

<< Hai visto che Georg ha rimorchiato >>

Dice, ghignando.

<< Eh, si ! >>

Annuisco e sbadiglio.

Scendiamo ma rimaniamo seduti sul muretto che funge da parapetto prima della muraglia che scende fino al fiumiciattolo, fumo una sigaretta facendo dare qualche tiro anche a lui, e poi quando la finisco la butto giù.

Lui rimane in piedi, davanti a me, tra le mie ginocchia.

<< Che banalità, anche questa >>

Borbotta.

<< Ma vai, scemo, su. >>

Mi fa arretrare fino a farmi sedere sul muretto e mi mette entrambe le mani sul culo, avvicinandosi per baciarmi.

<< Tom no, ci vedono i miei ! >>

<< E chi se ne frega >>

Si spinge ancora un po' più contro di me. Lo abbraccio e lui continua a tenere le mani sul mio sedere stringendolo.

<< Stasera sei bellissima, ti stanno così bene questi orecchini. >>

Mormora, portando una mano sotto i miei capelli per accarezzarmi il collo,e rimettendola dopo dov' era prima.

<< Puoi venire, se vuoi, tra un po'. Lo sai che te puoi sempre

venire … >>

Mi osserva un attimo, alzando le mani e portandole sotto la mia maglietta a metà della schiena carezzandomela, e poi fa:

<< Dov' è finita la Sofia di una volta, quella che si scandalizzava se si diceva “cazzo” e sempre con quell' aria di superiorità ? E dov' è finita, soprattutto, quella Sofia che se appena si diceva qualcosa con un doppio senso, subito diceva Ma che schifo !...? >>

<< É morta, per fortuna. Perchè, ti manca ? >>

<< No … No, no. Solo non vorrei che per me cambiassi. Beh, ecco, che diventassi una persona troppo diversa. >>

<< Non dirmi che preferivi come ero prima >>

<< No, assolutamente ! Intendo solo che … Non so come dire. Come sei ora sei la persona più fantastica che abbia mai conosciuto, ma non devi strappare via tutto del tuo passato, di quel che eri. Certo,

all' inizio eri … >>

<< Una merda, parliamoci chiaro >>

Esclamo, ridendo.

<< Come dire, magari non la persona più simpatica al mondo. >>

<< Tom … Non stare a ricoprire di zucchero la spada con la quale mi pugnalerai >>

<< Ok, ok ! Eri antipatica, odiosa, presuntuosa, snob, una orrenda strega che disturbava le notti di ogni abitante del mondo. >>

Mormora, ridendo, vicino al mio orecchio.

<< Questo è un po' più vicino alla realtà >>

Dico, pensando al mio ex blog talmente carico di dolcezzerie pseudo romantiche da fare venire all' istante il diabete, ai poster di Hello Kitty sparsi dovunque e alle foto di Paris Hilton allegate a poemi entusiasti su di lei.

<< Ritorniamo al discorso. Intendo che è stata una bella cosa che sei cambiata, ma forse probabilmente perchè neanche tu ti ci trovavi più tanto bene; però non cercare di toglierti pensieri o modi di fare che avevi solo perchè vuoi cercare di fare contento me o sentirti più “adatta”. Io ti amo anche se indossi vestiti rosa, o lasci la frangia giù. Poi fai quel che vuoi, rimani bellissima in ogni modo. >>

<< Va bene … Mi ha fatto piacere che hai espresso questo tuo pensiero. Grazie. >>

Lo bacio, e quando mi separo da lui sorride e poi guarda l' orologio.

<< É mezzanotte e venti, non è che i tuoi genitori poi ti massacrano se non torni ? >>

<< Giusto, grazie. Che palle, quegli idioti. >>

<< Senti,puoi vestirti così un' altra volta ? Sei molto molto

eccitante. Mi fai alzare un sacco di cose … >>

Mormora, ghignando.

Lo bacio tenendo le mani sulla sua nuca e accarezzandogliela piano, seguo con un dito la fossetta fra i due tendini del collo.

Mi piace toccarlo qui perchè i capelli fanno sì che anche se lui è freddo, qui ci sia un lieve tepore che è vagamente simile a quello umano.

Sento il nodino duro della prima vertebra e ci premo sopra il dito.

Ci sono tanti nodini vicini e piccoli che via via si distanziano leggermente di più e diventano vertebre più grandi, e le percorro con il dito, grattandogli la schiena con le unghie, stringendolo di più tra le braccia. Sento i suoi muscoli fremere e poi rilassarsi.

Risalgo e torno con le mani sulla sua nuca, tirandogli piano i capelli appena nati e poi torno ad accarezzarlo mentre lo bacio finchè sento un suono arrivare da casa mia e noto, con una sorpresa quasi da ebete, che le luci sono ancora accese.

Capisco, un po' in ritardo, che se sono illuminate vuol dire che sono svegli, perciò mi separo dalla bocca di Tom che ha gli occhi chiusi.

<< Sono svegli, cazzo. >>

Mormoro, continuando ad abbracciarlo. Mi bacia ancora qualche volta sul collo creandomi un sacco di brividini.

<< Ancora un po' >>

Sento che ansima.

<< No, mi sa che un istante verranno a prendermi con un bulldozer se non torno alla maledetta casetta. >>

<< Ti prego, ancora cinque minuti come prima >>

<< No, non posso proprio, veramente. Ehi, mi raccomando … >>

<< … Andate a fare le vostre sconcerie da un' altra parte >>

Sospira lui.

<< Grande ! >>

Gli batto il cinque e lo abbraccio baciandolo ancora una volta, poi mi stacco a malincuore, lo saluto, varco il cancello e percorro il vialetto. Fa freddo, mi sa che verrà a piovere; mentre prima era proprio afoso.

La porta è aperta, la spingo ed entro dentro, nella calda luce delle lampadine arancioni.

<< Ciao a tutti >>

Dico.

Mio padre è seduto a guardare la tv, e mia madre è al tavolo a fare le parole crociate. Subito fa:

<< Non faceva freddo a restare fuori dal muretto ? >>

Perfetto, ci ha visti.

<< Non molto. >>

Butto lì, sperando scioccamente che la finisca.

<< Non potevate andare almeno in un altro posto a baciarvi ? >>

<< Dai, Maria, su … Sono ragazzi, è naturale che facciano così. E' giusto, dai >>

Fa mio padre, cercando di farla smettere.

<< No ! Ma scusami, non è bello vedere due baciarsi in quel modo, dove tutti li possono vedere. E quel porco non può proprio evitare di metterti le mani addosso ? >>

<< Oh, Dio mio. >>

Faccio, ad alta voce, e mio padre ribatte, abbastanza cautamente

(se no lei lo uccide):

<< Ma dai, su, se si amano. Anche io l' ho fatto mille volte, quando ero giovane … >>

<< É da cafoni maleducati ! Uno passa e si vede due che stanno lì a muoversi come se … Oh, signore. Mia madre mi ha sempre detto di non fare queste cose e ha ragione, povera donna >>

<< Che madre di merda dovevi avere, per averti insegnato queste cagate. >>

Bisbiglio, sottovoce. Papà sospira e invece esclamo:

<< Mamma, guarda che gliele metto anche io le mani addosso, stai tranquilla che lo faccio eccome. >>

<< Eh ?! Ma è … >>

<< Si, va beh, ciao e buonanotte. Ciao, papà. Grazie. >>

Salgo le scale mentre lei mi sta ordinando di scendere subito, sbatto la porta forte apposta e mi butto sul letto, dove la bambola di Bill ( finalmente me l' ha data ) sta riposando sul mio cuscino.

É carinissima, un po' voodoo ma lo stesso bella: ha un sacco di capelli castano scuro, qualche lentiggine, due minuscoli braccialetti fatti con del filo da cucire, una magliettina nera, dei pantaloni blu e le scarpine nere.

Dico voodoo perchè ha delle particolarità che credo siano allusioni a qualcosa ( Tom mi aveva detto che in ogni bambolina

c' erano dei particolari e ognuna di queste aveva un significato, un fatto che avverrà, ma siccome solo Bill lo conosce e spesso lo dimentica subito dopo averlo rappresentato, resta un segreto ), per esempio ha un occhio truccato e l' altro no, due pallini rossi sulla schiena, alla mano destra manca il pollice e davanti ha disegnato un omino stilizzato. É strana ma molto carina; la prendo, la pettino con il mignolo e la poso sul comodino.

Sbadiglio e, mentre mi metto il pigiama, sento i miei giù da basso che discutono animatamente, probabilmente su di me, ma non me ne può fregare di meno.

Mi metto a letto ridacchiando della stupidità della mia madre.

C' è un momento nel quale mi ripeto che ho qualcosa che non va, visto che, come diceva Tom, non avrei mai parlato male di casa mia e insultato in quel modo i miei genitori.

Il pensiero rimane nella mia mente per pochissimo, ma per quel pochissimo mi spavento, perchè non mi riconosco affatto.

 

 

A pranzo mangio di più e di pomeriggio sto in casa perchè devo lavare piatti e pavimenti, ma altrimenti sarei uscita.

Per cena mangio ancora bene e di sera mi sento in salute come non mai, anche se ovviamente la sensazione strana c' è sempre, lieve, indefinita e quasi inesistente.

Intanto messaggio con alcune mie amiche. L' unico, vago pensiero che resta fino all' ultimo nella mia mente, prima che scivoli nel sonno, è che Judith non crederà mai alla storia che gli ha raccontato Tom. Poi mi addormento e non sogno.

 

 

Sono le dieci del mattino.

Apro gli occhi e vengo come al solito accolta dal ventilatore sul soffitto, che con le sue tre pale mi ricorda – lo penso da quando posseggo memoria – un urlo stilizzato, con gli occhi chiusi strizzati e la bocca deforme in un grido di dolore. Non è una bella immagine, ma non mi da fastidio, né mai l' ha provocato.

Ecco, l' ho rifatto di nuovo … Ho nuovamente infagottato le coperte sulla pancia, ci scommetto quel che voglio. Lo faccio sempre.

Mi stiro, sempre guardando in su, sbadiglio ricreando per qualche istante la smorfia del ventilatore, e bevo un bicchiere d' acqua mentre controllo il cellulare alla ricerca di messaggi. Nessuno.

Mamma mia, devo essermi buttata anche i cuscini, sopra alla pancia. Che peso ! Guardo in giù, ma non ho niente addosso. Solo un lenzuolo aggruppato.

Non ho digerito ? Adesso mi toccherà prendere quella roba che sembrano vermi bianchi al sapore di limone da diluire in acqua ...

Mi metto a sedere, ma qualcosa mi impedisce di portare a termine il movimento completamente.

Di colpo, un brivido freddo mi percorre la schiena e mi alzo di scatto dal letto.

Per poco non cado in avanti.

Lo specchio, fedele, rivolge la mia immagine. Tutto normale.

L' unico piccolo, insignificante particolare è che ho una pancia da quarto mese di gravidanza.

Mi sfugge un gemito e il cuore inizia a battermi a mille. Cosa cazzo è questa ?!

Passo una mano sulla pancia e, dopo interminabili istanti di orrore puro e di sconcerto, la prima cosa che mi viene a mente è uccidi quella creatura che hai dentro. Provo odio per quel che c' è sotto la mia pelle e mi chiedo se riesco a farlo fuori con un coltello, da conficcarlo fino a raggiungerlo. Così lo uccido, no ?

Si, ma così muoio anch' io. Cosa posso fare ?

Lo avveleno. No, ci rimetterei la pelle …

Di abortire non se ne parla nemmeno, dovrei andare in ospedale e ci sarebbero mille problemi: primo che sono minorenne, secondo che sono una minorenne di quindici anni, terzo che arriverebbero subito quegli schifi di genitori; quarto e punto più importante: i medici capirebbero subito che quella cosa là dentro non è normale.

E se, tra l' altro, non ci riuscissi neanche, ad abortire ?

Però non la voglio, questa bestiaccia. É da ammazzare subito.

Ma come diavolo ha fatto a crescere così tanto in due giorni ? Come ho potuto rimanere incinta di un vampiro ??

E, soprattutto, come farò a nasconderlo a mia madre ?

Oh, cazzo, CAZZO.

Mi gira la testa dalla confusione e dalla disarmante, assurda ma lucida consapevolezza che ecco, sono incinta.

Oh, no ! I passi di mia madre che sale le scale !

Mi fiondo a letto e copro quel semicerchio che è la mia pancia col lenzuolo, mettendomi in posizione fetale per nasconderla, e chiudo gli occhi.

Mamma mi scuote esclamando come al solito Buongiorno è ora di alzarsi ( mai che mi dica qualcosa di affettuoso, ma ci ho fatto

l' abitudine, solo quando mi faccio male ne ricevo qualcuno ).

Apre le finestre per fare entrare la luce, che entra violentemente accecandomi per un attimo.

Faccio un verso per farle pensare che stavo dormendo, e sento la paura aumentare vertiginosamente per il timore di venire scoperta.

Mi gira la testa, sono terrorizzata.

<< Buongiorno … >>

Borbotto, con la voce finta impastata dal sonno, difficilissima da fare perchè sono spaventata da matti e quindi estremamente sveglia.

<< Su, alzati, pigra, e metti a posto camera tua >>

Dio mio, non farmi alzare, ti prego, ti scongiuro !!!

<< Devo proprio ?? >>

<< Si ! C' è anche papà, vai a salutarlo, poi. >>

<< Posso restare ancora cinque minuti a letto ? >>

<< No, vai giù a fare colazione. Mi puoi cercare la rubrica del telefono ? Devo subito chiamare la zia per una questione importante di lavoro. Su ! >>

Buongiorno, mammina. Ma che bel risveglio. Già ho qualcosa di ben più spinoso in serbo, se ti ci metti anche te cado dalla padella alla brace.

Cristo santo, e ora ? Il cuore batte velocissimo.

<< Ma … >>

<< Dai, alzati, mi serve >>

Mi tremano le mani. Mi metto a sedere e, diventando paonazza e terrorizzatissima, mi alzo. Chiudo gli occhi preparandomi alla voce di mia madre che grida o roba del genere, e sento una goccia di sudore formarsi sulla fronte.

Mi metto in modo da darle le spalle e fingo di cercare 'sta cazzo di rubrica della malora.

Mi tornano sempre a mente i suoi “ insegnamenti ”, che ogni cosa che fai con un ragazzo oltre ai baci è sempre sbagliata e sempre umiliante. Mai una volta, però, che mi desse anche solo una spiegazione. E poi questa non è una gravidanza normale, mi ripeto.

Non immagino che madre orrida che aveva per averle insegnato cose del genere. Per fortuna che è morta prima che nascessi, se fosse viva credo che le avrei sputato in un occhio ( ora, non prima quando ero come le altre idiote, probabilmente a quel tempo le avrei anche dato ragione, tutta perfettina, bamboletta di cristallo ).

Non so perchè abbia così tanta paura di mia madre ma in questo momento mi ottenebra e quando mi chiama, senza pensare, mi giro tutta.

Come al rallentatore la vedo prima guardarmi in faccia con

un' espressione normale, e poi i suoi occhi scendono lentamente fino ad arrivare a quella bastarda, maledetta pancia.

La fissa e la sua espressione muta in una vuotezza spaventosa, di quelle che conosco bene perchè significa tempesta in arrivo, per poi venire riempita da uno sdegno infinito, identico a quello che le ha sempre dipinto la faccia ogni volta che vedeva Tom.

Perchè, ovviamente, l' ha capito che l' ho fatto con lui, il demone di tutti i demoni, Satanasso, l' orrore concretizzato.

<< Sofia ? >>

Mi chiede, calmissima.

<< Si ? >>

faccio, deglutendo a fatica.

<< Sei incinta. >>

<< Eh ? >>

Esclamo, ridacchiando.

<< Ma... Come hai fatto... Sofia. Vieni giù. Immediatamente. >>

E scende le scale.

Inizio ad ansimare dal terrore, e mi sento debole debole, ma raccogliendo tutto il mio minimo briciolo di coraggio mi decido ad affrontare la cosa, e d' improvviso la rabbia mi esplode dentro.

Ma no, perchè uccidere il bambino/ a ? Lo uso per fare impazzire i miei. Di colpo mi sento felice di averlo, fortissima.

Dopo essermi vestita scendo le scale sentendomi incredibilmente bene, ed anche incredibilmente infuriata con i miei.

Mi presento in salotto, tranquillissima. I miei sono seduti al tavolo, con un' aria grave. Sembrano psicologi deficienti.

<< Beh ? >>

Faccio. Loro rimangono zitti a fissarmi. Come se fossero un buon esempio, da seguire, loro, i grandi martiri di una strada d' educazione della figliuola cattiva. I primi che mai hanno dato una spiegazione, solo un “fallo e basta”.

Disgustosi.

<< Cos' è, questa storia ? >>

Domanda mio padre con una voce che dovrebbe essere decisa e non ammettente repliche.

<< É andata a letto con quel porco immondo, ecco cosa ha fatto ! E quel demonio neanche ha pensato di … Dio mio. >>

Scoppia a piangere.

Mi viene un attacco di sadismo acuto e non vedo l' ora di infierire su di loro. Questa cattiveria è eccessiva, lo so, non so da dove deriva, ma ce l' ho e non vedo l' ora di usarla, anche vendicarmi di quasi sedici anni di divieti continui di mia madre.

<< E dillo, no ? Che non si è messo il preservativo ? Sinceramente quel che ho provato è stato otto volte meglio di quindici anni di vita in questa casa. Perchè quello che mi ha dato è ciò che voi non avete mai avuto l' intenzione di donarmi: la libertà. Finora è stata l'unica persona che mi ha fatto capire che valgo qualcosa, e che non fossi solo il grazioso oggettino da esporre alle tue amiche. Ora cosa vuoi fare, ucciderlo? >>

Intanto è pure impossibile. Ha, ha !

Lo schiaffo non brucia poi così tanto sulla mia guancia, sento solo le dita di mia madre che fanno sciak ! E un po' di formicolio, ma poi basta. Sono raggiante.

<< Vieni. >>

Mia madre mi afferra per il braccio, e mi trascina verso la porta.

<< Che fai ?! >>

Grido.

<< Vieni. >>

Ripete, apre la porta e la lascia aperta. Mi trascina per la strada stringendomi forte il braccio, come potrebbe fare con una bambina capricciosa portata via da un gioco che non è suo e che voleva portarsi via.

<< Che cazzo fai ?! >>

Le urlo, vagamente preoccupata.

Per fortuna che prima di scendere in salotto mi ero vestita, altrimenti mi sarei trovata in pigiama in strada.

Ma dove sta andando ? La gente si gira a guardarmi, una quindicenne con il pancione che viene trascinata da sua madre ad una destinazione sconosciuta.

La odio. La odio veramente, all' infinito.

Mi trascina per tutta San Martino fino ad arrivare … Presso la chiesa!

Mi blocco alla base della scalinata e scoppio a ridere.

Questo è comico !

Mia madre mi da un colpo forte sulla spalla, mi spinge ancora e io le urlo in faccia “ no ” mentre la gente, ancora una volta, si gira per guardare la scenetta assolutamente assurda.

<< Vai dentro e confessati >>

Strilla, rossissima e isterica.

<< Va bene ! >>

Esclamo, ed entro risoluta dentro, pensando a fare un po' impazzire il prete. Quell' idiota ha tolto il tappo alla bottiglia dentro la quale ho gettato tutta l' oppressione che mi ha sempre dato, e quindi se ora è esplosa dovrebbe ricercarne le ragioni dentro di sé.

Non c' è molta gente, solo tre vecchiette in cima vicino all' altare.

La mammina mi aspetta fuori e io vado verso il gabbiotto di legno dove sta il prete per chi si vuole confessare.

Apro la porticina e mi siedo, salutando chi c' è dietro alla retina.

<< Buongiorno >>

Dice il sacerdote. Inizio a raccontargli, cercando di essere il più naïf che posso, gli avvenimenti.

Racconto di avere 14 anni mentre il ragazzo che mi ha messa incinta- conosciuto in discoteca mentre ero ubriaca e fatta- ne ha 16 invece di 18, giusto per rendere tutto più Gioventù Bruciata.

Il sacerdote infatti sembra colpito almeno dal tono di voce, e alla fine di tutta la commuovente farsa, mi dice che devo recitare dieci Padre Nostro e dieci Ave Maria. Certo, come no.

Appena esco la mia fantastica mamma mi riporta a casa dove adopera la modalità Potenza Doppia perchè pure mio padre s' inserisce. Ribatto con forza ad ogni loro domanda o frase, e assodano che Tom non dovrà più mettere piede in questa casa o chiameranno la polizia; io rispondo che non me ne frega niente e sembrano quasi seccati del fatto che non abbia protestato.

Ad un certo punto mi sono rotta a sentirli ciarlare come radio mal funzionanti e me ne sono andata in camera mia. Mio padre era sconvolto da come ho parlato. Ma, d' altra parte, era quel che volevo.

 

 

 

 

---------

Suona la sveglia. È la mattina dopo, credo.

Mia madre non è venuta a svegliarmi -come se ciò mi dovesse ferire- anzi ho fatto tutto da sola ed è stato anche meglio.

Non penso che vada a lavorare perchè è ancora in camera da letto, con la porta chiusa, anche se a quest' ora dovrebbe essere già in piedi.

Non importa. Sono scesa, mi sono fatta la colazione, ho bevuto il latte meravigliosamente seduta sul mio letto per la prima volta dopo anni e anni, e poi ho lasciato la tazzina sul tavolo.

Torno su, apro l' armadio, tiro fuori i vestiti senza neanche guardarli e mi tolgo il pigiama.

Non sono più me stessa, ormai. O meglio, non mi riconosco più.

Sono così cambiata, in questi ultimi giorni …

Ora fumo mentre prima non avrei mai pensato di farlo, quando esco non mi guardo neanche più allo specchio e spesso non mi trucco neanche. I vestiti li pesco a caso e senza interesse, quando invece stavo minuti e minuti a pensare al' accostamento perfetto; mangio solo perchè devo poiché altrimenti non inghiottirei niente.

Sto diventando, almeno nell' anima, come quel sogno che avevo fatto, quello della stanza piena di polvere; mi sento esattamente così: grigia, vecchia, morta.

Non sono quasi mai felice, mai qualcosa che mi renda gioiosa, con le mie amiche non ci sto praticamente neanche più. Solo quando sono assieme a Tom, allora sono rilassata e niente può rendermi di malumore.

Prendo distrattamente i pantaloni, ma ovviamente non ci possono stare, con la pancia che ho.

<< Brutta carognetta bastarda, sappi che non ti vorrò mai un cazzo di briciolo di bene, cagna >>

Ringhio, arrabbiata, ma subito dopo me ne pento e mi sento terribilmente crudele, accarezzo la pancia chiedendole scusa e mi scivola giù una lacrima.

Uso una cintura e in qualche modo riesco a farli rimanere su.

Poi mi metto una vecchia felpa che ormai è sformata, raccatto stancamente lo zaino ed esco.

Prima, però, lo specchio mi rilancia l' immagine di una ragazza con i capelli a malapena pettinati, le occhiaie nere, la pelle pallida e l' aspetto di una quasi vagabonda. E' come se cercasse di risvegliarmi, ma lo ignoro e vado a prendere il bus con la gente che mi osserva stupita.

Arrivo al solito portone sotto i portici, la vecchia scuoletta alla quale mi sono molto affezionata, ma i miei compagni non ci sono.

Ovvio, sono in ritardo … Salgo, per fortuna riesco comunque ad entrare senza dovere aspettare l' ora successiva, e mi accorgo che forse è meglio che nessuno mi abbia visto giù.

Passo per la segreteria.

<< Buongiorno >>

Faccio, agitando la mano e provando a fare una faccia un po' più allegra. La segretaria mi saluta e poi spalanca gli occhi.

<< Ciao, Sofia ! Ma … Non sapevo aspettassi un erede ! … >>

<< Si, è così. Ho sempre desiderato avere un bambino >>

Butto lì, sentendomi una stronza assoluta.

<< Ah …. >>

<< Scusa, dov' è l' aula dove devo andare ? >>

Dico, per non farmi rivolgere altre domande.

<< Si, giù in fondo a destra. Stammi bene. Sicuro che non c' è niente che non vada, Sofia ? >>

<< Sicuro. Lo direi. Arrivederci >>

Cerco di sorriderle, la saluto e vado in corridoio.

Un sacco di gente è fuori, e qualcuno mi guarda dicendomi qualcosa, principalmente che se ho della coca la devo offrire anche a loro, e anche che per me il sesso sicuro è come costruire un centro commerciale su Caronte.

Ne sento altre ben più cattive anche su Tom, ma vado avanti e chiudo la porta.

Entro, la prof è già dentro e distrattamente qualcuno si gira, mi vedono, girano la testa nuovamente verso la prof … E poi la voltano di scatto verso di me per osservarmi una seconda volta sgranando gli occhi.

Come al solito la prima cosa che faccio è guardarmi attorno per vedere dov' è Tom, che per fortuna sa tutto di cosa è successo ( quando l' ho chiamato per venire a vedere una sorpresina, appena è entrato stava per cascare a terra dall' agitazione. É rimasto a bocca aperta, ne abbiamo parlato per oltre un' ora e mezza, eppure nessuno dei due è riuscito a capacitarsene ) e subito dopo anche per gli altri, noto che ci sono solo i due gemelli.

Bill sta scrivendo, i capelli lasciati sciolti che gli pendono sul viso e dondolano leggermente a causa dell' impeto con il quale il loro proprietario scrive, e Tom mi guarda in una maniera strana, come

l' insegnante e i miei compagni.

Giada è seduta accanto a Valeria, Valeria le picchietta l' indice sulla spalla e quando lei s' è girata mi indica.

La mia amica strabuzza gli occhi, poi aggrotta le sopracciglia e si volta. Sentendomi uno straccio, mi siedo come al solito accanto a Tom e lo saluto.

<< 'Giorno >>

<< Ciao … Poi quando vieni da me ti devo dire una cosa. >>

Ah, è vero, oggi sto per tutto il giorno da lui. Che bello ! Di colpo mi sento da dio.

<< Ti senti bene, Sofia ? >>

Domanda la professoressa, e tutti si girano verso di me per sentire meglio e godersi la scena.

Bill mi sorride, è delizioso con le ciocche di capelli davanti al viso, agita una mano per salutarmi e torna a scrivere furiosamente.

<< Certo. Certo che sto bene >>

Esclamo, sorridendo.

<< Hai delle brutte occhiaie >>

Sento qualcuno bisbigliare “è anche incinta”, ma l' insegnante non lo sente.

Evidentemente oggi le prof sono in vena di dire la stessa cosa tutte in gruppo … Faccio spallucce e cerco di nascondermi la pancia con le braccia, ma dubito seriamente che non si possa vedere. Sembra abbia un casco da motorino sotto la felpa.

La lezione inizia, in cinque ore ricevo 15 bigliettini con varie battutine.

A intervallo rimango seduta e Giada viene da me, chiacchieriamo del più e del meno; poi il tempo finisce e torniamo tutti seduti.

Finalmente suona la campanella dell' uscita, tutti si fiondano via e io resto un attimo in classe perchè avevo un sacco di fogli, libri e penne sul banco, così ci metto un po' per riporli via.

<< Ti aspetto fuori da Diesel >>

Mi bisbiglia Tom all' orecchio, mi da un bacio sulla guancia, una carezza sul collo ed esce.

Rimango sola e noto che c' è ancora la professoressa di Psicologia.

<< Sofia, sei sicura di sentirti bene ? Veramente, non hai una bella cera. Se vuoi, ti misuro la pressione. >>

<< No, grazie, sto bene >>

<< Stai aspettando un bambino ? >>

Mi sento avvampare.

<< Si >>

Butto lì con aria incurante, giusto per sembrare di esserci abituata, all' idea di avere un bambino.

<< Auguri. Ma perchè non stai casa ? Avresti bisogno di riposarti,

sai. >>

<< Mia madre non … Non vuole. E poi non riuscirei a stare a casa così tanto. >>

<< Non vuole ? >>

<< No. >>

Sta un attimo zitta, poi fa:

<< Se vuoi sfogarti, o confidarti di qualcosa, dimmelo che ti trovo

un' ora libera. >>

Le sorrido.

<< Grazie … Arrivederci >>

Le racconterei tante di quelle cose incredibili, prof, che se le ascoltasse penserebbe che l'unico luogo adatto a me sarebbe il manicomio.

Mi saluta ed esco. Percorro il corridoio fino all' ascensore, scendo sotto i portici e Giada mi viene incontro saltellando.

Ha una gonna di tulle nero che si solleva abbastanza, e mi domando con una certa curiosità se anche lei non abbia fatto qualcosa con Bill. Spero non si riduca come me.

<< Ehi, Sofia, ciao, Valeria e Alessandra vengono a casa mia, vieni anche te dai ! >>

Ahia. Prevedo tempesta, perchè non posso.

<< Ciao ! Senti, mi dispiace tantissimo, ma non posso. Devo andare a casa di Tom … >>

La sua espressione cambia in un attimo e diventa arrabbiata e tagliente. Rimane zitta qualche istante e poi replica:

<< A risentirci, Sofia. >>

Si giro di scatto e inizia a scendere via XX settembre.

<< Giada ! >>

Grido, terrorizzata dal pensiero di perderla essendo la mia ultima amica rimasta, e la più cara; ma non risponde.

<< Giada, fermati ! >>

Si blocca, si gira come un robot e torna su a grandi passi.

<< Cosa c' è ? >>

Domando.

<< Cosa c' è ? C' è che non so dov' è finita la Sofia di una volta. Ma guardati, sembri una tossica, ti sei messa a fumare, a bere, e ti ha messa incinta ! >>

<< Non è colpa di Tom ! >>

Grido, automaticamente.

<< Ah no, e di chi, di Gesù ? Oh, forse ho capito, sei l' Immacolata Concezione, si, sicuramente è così. >>

<< Non è colpa sua, non ha colpa. >>

<< Sinceramente credevo fosse un' altra persona, ora che vedo cosa fa non mi sta più così simpatico. >>

<< Non è giusto, non lo conosci ! >>

<< Lo conosco quel poco che basta, e … >>

<< No ! No ! Tu non sai un cazzo ! >>

<< … E ti sta facendo peggiorare, Sofia, guardalo da te. Sei uno straccio. Tanto lo sai che tra poco se ne torneranno in Germania, e così ti ritroverai con un bambino e nessuno ad aiutarti. >>

<< Non sarà affatto così. Non puoi capire. Non sai nulla, nulla. >>

<< Ah, beh, sarà anche così ma invece lo capisco alla grande che ti stai rovinando. E poi per un sacco di volte ti ho chiesto se volevi venire con noi o a casa mia, e te ? Eh no, devo andare da Tom, eh no, Tom mi aspetta, eh no, io e Tom abbiamo un impegno. So benissimo che lo ami, ma nei sei ossessionata. E vedendo come ti ricambia,

beh, non … >>

<< No ! >>

Grido, delle persone si girano e sento le lacrime solcarmi le guance. Lei rimane seria, mi osserva e poi fa:

<< Spero che ci penserai, e che penserai che l' ho detto perchè ti voglio bene. Ma se vuoi stare sempre con lui, beh, eccoti accontentata. Non mi sembra che hai più tante amiche che ti possano rompere le palle domandando una sola ora per stare in compagnia come ai vecchi tempi. Ciao. >>

Singhiozzo e riparo subito dietro l' angolo, dove c' è Tom seduto sul gradino, gli salto addosso e metto la testa sulla spalla, e dopo poco mi calmo.

<< Ma cos' hai ? >>

Chiede. Secondo me ha sentito tutto, ma non vuole dirlo.

<< Niente, niente. Ora sto bene … >>

<< Poi mi racconti a casa, andiamo, vieni. >>

Saliamo sulla Cadillac e andiamo a casa sua, dove non c' è nessuno, mi spiega che suo fratello è a cercare un “lavoretto” ( da come l' ha pronunciato sembrerebbe che vada a fare striptease in locali notturni, ma poi viene fuori che vuole semplicemente andare a lavorare in un negozio dove possano accettarlo, così gli consiglio Globus nei vicoli ), e la loro mamma è al lavoro.

Mi siedo sul divano perchè sono stanca e arriva Kazimir; Tom lo prende e me lo mette in grembo, si acciambella tranquillo e muove le orecchiette.

É delizioso, questo gatto.

Lo gratto sotto il mento, sulla schiena e lui si arrampica sulla mia spalla. É caldo e soffice, e mi fa venire voglia di coccolarlo un sacco. Infine ridiscende dalla spalla e si mette sul bracciolo del divano, guardandoci.

Tom sta bevendo sangue da una lattina, e ad un certo punto la finisce.

Mi sdraio lasciandogli il posto per farlo coricare accanto a me e lo abbraccio.

<< Allora, mi racconti cosa è successo ? >>

<< Ma niente, voleva invitarmi a casa sua, ma non sono potuta andare >>

<< E perchè ? >>

<< Perchè dovevo stare con te. >>

<< Ma potevamo rimandare, scusa, già che non ci parli quasi più >>

<< No, se sto con te va tutto bene, gli altri possono attendere. >>

<< Gli amici però no. >>

<< Non importa >>

Gli sorrido.

<< Credo che dovresti rimetterti un po' in sesto, Sofia. Fumi come una dannata, non ti curi più e stai perdendo tutti. >>

Sto per dirgli che sarà ancora per poco che starò su questo mondo, me lo sento benissimo, ma mi trattengo e dico:

<< Sono solo un po' stanca, tutto qui. Non è una cosa molto normale essere incinta a quindici anni e sette mesi, evidentemente mi ha un po' scosso, ecco tutto. >>

Non mi sembra convinto, ma non ho voglia di riparlarne, Giada mi ha già abbastanza stroncato. E poi ora sto bene, sono con lui. Tutte le brutte cose stanno fuori.

<< Ti curerai un po' di più ? >>

<< Si. >>

<< Non ti voglio più vedere in questo stato, Sofia. Ti stai rovinando. Anche perchè più peggiori te, più non riuscirai a sopportare la gravidanza. Non sono un esperto, ma a questo ci arrivo. Me lo prometti che non farai così ? >>

<< Promesso. >>

Sembra abbastanza soddisfatto.

<< Bene. Hai fame ? >>

<< Cosa hai da mangiare ? >>

Solleva la testa fino a guardare il soffitto, ci pensa e poi fa, sorridendo:

<< Le sardine di Kazimir sono le uniche cose da umani, ma non credo t' interessino molto … >>

<< No, no, non credo proprio. Mi vai a prendere qualcosa ? >>

Gli domando, facendo la languida.

<< Ma non so cosa prendere >>

<< E dai … >>

<< Non ne ho voglia … >>

<< E dai, per favore ! >>

Sbuffa e sorride.

<< E va bene, ma solo perchè sei stanca, altrimenti ci andavi te. Dai, scherzo. >>

Sospira, prende le chiavi, mi da un bacio e fa:

<< Ti chiudo dentro perchè non voglio che qualche pervertito venga a farti visita. Se arrivasse un plotone di soldati che vogliono decapitarti, esci dalla porta sul retro >>

<< Grazie, cavaliere … >>

Mi bacio la mano e ci soffio sopra per inviargli il bacio, fa un ghigno ed esce, sento scattare la serratura.

Meraviglioso, aver qualcuno che ti porti quel che vuoi. Dopo qualche minuto, mi arriva un messaggio.

Ah, cosa vuoi ? ”

Un sacco di uva, pomodori e una mela ”

Oggi ho voglia di frutta. Sospiro, mi distendo bene sul divano e sbadiglio. La luce del sole è soffusa e mi rilassa molto.

Giro la testa e vedo un' ombra di tenebra sotto il tavolo, due occhi verdi che mi fissano ambigui.

<< Kazimir, vieni qui >>

Agito un po' la mano, schiocco le dita e la sua testolina tonda spunta da sotto la tovaglia che arriva a cinque centimetri da terra.

<< Vieni ! >>

Ripeto, ma lui rimane a osservarmi attentamente; non si fida, immagino.

Schiocco nuovamente le dita, poi muovo l' indice come se fosse un insetto o un piccolo animale e allora con tre balzi arriva fino a me, annusandomi il dito con il nasino umido.

Mi giro, lo prendo sotto le zampe anteriori e lo appoggio sulla pancia, accarezzandolo sul collo; poi dopo essere stato un po' a farsi coccolare con un salto balza sopra lo schienale e si mette dietro al poggiatesta, vedo solo la coda arrotolata che a volte si muove.

Sbadiglio ancora, mi metto su un fianco e mi assopisco.

Vengo svegliata da una serie di colpetti sull gambe che è il gatto che salta giù perchè Tom è tornato. Va a fargli le fusa tra i piedi.

Mi lava l' uva e me la porge su un piatto. Stacco un chicco e me lo metto in bocca, è molto dolce.

Ne mangio tutto un grappolo e anche quattro o cinque pomodori mentre Tom messaggia con qualcuno seduto sul divano accanto a me, a gambe larghe.

Vado accanto a lui e metto la testa sulla sua pancia, giocherello col bordo della sua maglia, e pian piano mi assopisco nuovamente.

Mi sveglio che sono le quattro del pomeriggio, e Tom è ancora nella stessa posizione di prima, per non svegliarmi muovendosi.

Ha le mani sulla mia testa e la sta accarezzando piano.

Mi volto per guardarlo in faccia, gli sorrido, sbadiglio e richiudo gli occhi perchè sono ancora stanca, ma alla fine li apro.

<< Come va col bambino ? >>

<< Oh, bene, non da fastidio >>

<< Dovrebbe venire fuori una bellezza. >>

<< Si >>

<< E dirà sempre “ mamma ” … >>

<< Oh, si. Chissà, magari riuscirò perfino a volergli bene, anche se credo sia difficile >>

Rimaniamo un minuto zitti e poi lui fa:

<< Certo che sei un po' stronza, eh. >>

<< Non riesco a volerle bene, riesce solo a farmi prendere per il culo, e nient' altro. >>

<< Beh, se non hai voluto abortire sono fatti tuoi. >>

<< Si, lo so, ma se lo facessi verrebbe fuori un putiferio >>

<< E se per dare fastidio ai tuoi genitori ti sei tenuta un bambino che poi deve pagare il tuo capriccio, mi sembra una cosa molto egoista. Dici tanto che tua madre è cattiva, ma allora cosa dovrebbe dire

lei ? >>

<< Sbaglio o eri te quel che dicevi di detestare i bambini ? >>

<< Ecco che ti sei piccata. A me non piacciono per niente e non voglio averne, però già che ormai non possiamo più farci niente, trattalo meglio. Non è colpa sua se ora c'è. >>

<< Che rottura, spero solo che cresca in fretta. Non so neanche che nome darle. >>

<< Dafne sarebbe bello. >>

<< Dafne ? Ci vorrebbe un nome più dozzinale, un nominativo così bello non è degno di una mezza vampira. >>

<< Oh, Sofia, cazzi tuoi se ti sei innamorata di me, lo sai benissimo che sono un vampiro ! Abbassa la cresta e piantala di fare la superiore. >>

Bleah. Sbuffo.

Rimango imbronciata per qualche minuto, ma poi mi viene voglia di lui e affondo di nuovo la faccia contro la sua pancia dandogli dei bacini, perchè non c' è malumore che tenga quando siamo insieme, e alla fine il broncio passa anche a lui.

Passiamo un po' di tempo a baciarci ma poi arriva la madre e allora ci fiondiamo in camera sua. Per tutto il pomeriggio non facciamo niente, io ascolto musica scandalosamente spaparanzata sul suo letto, e lui a bere sangue e messaggiare. Quando finisce la lattina, la lancia sulla scrivania facendo perfettamente centro nel portapenne. Esulta da solo, e si rimette a digitare. Ad un certo punto chiede:

<< Ehi, vuoi dormire qui stasera ? >>

<< Va benissimo, ok! >>

Rispondo, felice. Qui ci sto bene, e dormiamo sempre sul letto matrimoniale, intanto non lo usa nessuno.

<< Devi dirlo a tua madre ? >>

M' incupisco un po', a sentire nominarla.

<< No... No. Basta un messaggio. >>

Sto zitta per un istante, ma poi sento il bisogno di sfogarmi.

<< Ormai non mi degna più di due parole, giusto “ok”, “si” o “no”.

L' unica frase più lunga che ha detto pochi giorni fa è stata che per partorire all' ospedale ci dovrò andare da sola, visto che ormai so fare tutto da sola, e che il lavoro che ho iniziato a fare con te mi ci ha fatto abituare. >>

<< Che lavoro fai ? >>

Mi domanda. Il mio sguardo è abbastanza eloquente da fargli capire.

<< Ah. >>

<< Quel che mi spiazza è che a dirmi queste cose non è una sconosciuta, o un' amica, ma mia madre: quella che mi ha fatto esattamente come io sto facendo questo bambino. Mi ha veramente abbandonata. E mio padre le va dietro, anche se non in maniera così ferrea. Ma anche lui mi parla a malapena, è distante. Ho provato più di una volta a parlarci, ma non è servito a niente, fa finta di non capire e poi dice che ha un' altra cosa da fare. Avevamo litigato, ma perchè mi avevano portato a un livello di saturazione stellare e non ero più riuscita a tenermi. Lo so, non è normale essere incinta a 15 anni ma in fin dei conti, per quanto tu possa essere incazzata o delusa o quel che vuoi -va bene tutto-, sono sempre tua figlia. Questo, mia madre credo l' abbia dimenticato. O non gliene frega nulla >>

Sento le lacrime che mi pizzicano gli occhi.

Tom si avvicina abbracciandomi, e appoggio la testa sulla spalla, lasciandomi sfuggire un singhiozzo.

<< Non capisco perchè debba insultarmi così. Credo che per lei sono una puttana perchè amo una persona. >>

Singhiozzo ancora e lo stringo di più. Mi accarezza i capelli lentamente.

<< Ormai tu sei la mia famiglia, Tom. Capisci ora perchè voglio stare sempre con te e non con gli altri ? >>

<< Si. Trovo che siano cose veramente brutte da dire. Tu continua a non parlarci esattamente come fai ora, forse dopo mesi che andrai avanti così, capiranno. >>

<< Non so se con lei funzioni. Ora io e te abbiamo la stessa situazione, parlando di famiglia >>

Dico, sorridendo e tirandomi su dalla sua spalla con un ultimo singhiozzo.

<< E' vero... Mi hai fatto venire una rabbia tremenda verso i genitori di questo genere, nel quale rientrano i tuoi e i miei. Cioè, mio padre, almeno. Giuro che se per caso ci dovesse chiamare, o venisse qui, lo carico tanto di insulti che muore. Senza un motivo particolare. >>

Rido e mi sento meglio.

Dopo aver giocato al computer per una mezz' oretta, tira fuori dall' armadio due chitarre, una nera con delle rifiniture avorio con le corde d' oro ( deve averci speso una fortuna, anche perchè le corde sono di oro e un altro metallo ) e un' altra rossa dalla forma diversa dalla prima.

Mi spiega, con il gusto di un anziano che racconta i segreti del suo antico mestiere, che la prima è una Gibson e la seconda una Fender Stratocaster, ed enumera tutte le differenze estremamente tecniche tra i due strumenti. Non ci capisco molto, ma evidentemente deve essere proprio un esperto.

La chitarra rossa è la prima che ha avuto, in realtà era di suo padre il quale era un chitarrista molto bravo, e ci tiene tantissimo.

Mi siedo fra le sue gambe e lui attacca la chitarra con le corde d' oro alle casse. Annuncia solennemente che una ragazza non può stare con lui se non sa almeno qualche nota, perciò mi aiuta a mettere bene le dita e, tenendo le sue sopra le mie, le sposta facendomi suonare tutta la scala e anche un breve pezzo.

Osservando le sue dita forti e lunghe, e come si muovono esperte sulle corde da 14 anni, capisco come fanno ad essere così belle.

Seguo i loro movimenti a volte bruschi, a volte dolcissimi, lenti o veloci; ha un' espressione rilassata, con un lievissimo sorriso sulle labbra e gli occhi languidi, e so che è immerso nel suo mondo.

Riesce a farmi imparare la scala, spiegando pazientemente le posizioni delle dita che devono essere in posti ben precisi perchè altrimenti il suono non viene perfetto ( è un caos pazzesco, non riuscirei mai ad orientarmi ! ), me la fa fare due volte guidata dalle sue mani, una volta da sola ma che mi aiuta se sbaglio, e una volta senza il suo aiuto.

Siccome però non so tenere fermo il pollice sul manico, dopo aver continuato a rimetterlo in posizione, ghignando si alza e prende lo scotch, appiccicandomi il dito. Ma, grazie a questo, la faccio due volte e quando alla seconda riesco a fare abbastanza bene. Fa un sorriso caldissimo come ne ho visti poche volte da lui, e vengo avvolta da

un' andata di affetto verso il mio vampiro. Siccome mi diverto, mi chiede se voglio fare un pezzo degli AC/DC e ovviamente accetto.

Le sue dita gelide si chiudono sulle mie.

<< Segui ogni mio movimento. >>

<< Okn>>

Si schiarisce la gola -non so per quale motivo- chiude gli occhi, forse perchè pensa al pezzo che vuole fare, mi da un bacio sulla guancia e inizia.

É bellissimo ! Va velocissimo e a volte mi fa solletico, rido e lui si stringe di più a me.

Sento il suo corpo contro la mia schiena e le sue mani che guidano le mie con una passione intensissima, la sua testa sulla mia spalla che a volte mi da un bacino, quel minimo di calore che gli donano i suoi abiti e che rende una lieve parvenza di vita.

Mi batte forte il cuore perchè il suo contatto contro di me mi eccita tantissimo, e la sua velocità non so perchè crea un effetto come volare. Forse però è solo quello che provo per lui.

Finiamo il pezzo, che è venuto abbastanza giusto, e ne iniziamo un altro, e un altro ancora … Alla fine ho le dita doloranti, ma sono felicissima, e ho ancora fame.

Mangio i pomodori restanti facendoli assaggiare anche a Tom che non si ricordava più che gusto avevano ma non gli piacciono molto, allora provo con l' uva, che gradisce maggiormente, e una fettina di mela, adorata dal mio vampiro. La mangiamo insieme e lui si lecca pure le dita.

Alle cinque e mezza torna Bill, con la coda tra le gambe perchè non ha trovato nessuno interessato ( “ mi guardavano tutti male ! ” ) e viene in camera di Tom.

Parliamo tutti insieme e facciamo addirittura i compiti.

Riusciamo a fare abbastanza bene inglese e fisica, ma con geometria collassiamo. Il primo quesito doveva risultare 12, 02 e a noi è venuto 753, 80. Il secondo è venuto simile e ho tirato una bestemmia, per cui ci siamo sbellicati come matti.

I problemi erano 12 e li abbiamo fatti in cinque minuti perchè non c' è risultato giusto quasi nessuno ! Perciò abbiamo deciso di lasciare perdere il mondo dei numeri per quello della moda: Bill ci fa vedere i vestiti che ha preso, due maglie, una felpa e dei pantaloni.

Annuncia con orgoglio che ora arriva “ il pezzo forte ”, va in camera sua, si cambia e torna con dei pantaloni in pelle neri attillatissimi e veramente esagerati, ma d' altra parte cosa in Bill non è esagerato ? Tra l' altro, il suo sedere perfetto è ancora più accentuato con questi pantaloni, e mi ritrovo a guardarglielo ben più di una volta. Lui ovviamente sa benissimo che ha un culo divino, e perciò si muove in modo molto sensuale.

Noto inoltre che ha degli stivali fino al ginocchio con i lacci allacciati intrecciati lungo la tibia e, incredibilmente, dei tacchi alti otto o nove centimetri ! Dio santissimo.

É tutto contento del fatto che li abbia notati, e per tre minuti mi svolazza davanti alzando le gambe per farmeli vedere bene.

Quando cammina fa toc toc sul pavimento, ed è assurdo sentirlo da un maschio. Se ci fosse Giada …

Per tutto il pomeriggio stiamo tra di noi a parlare e a prendere in giro Tom sul fatto che faceva karate. Tom cerca debolmente di ribattere alle continue frecciatine del fratello.

Verso le sette di sera Bill esce con i suoi vestiti nuovi, va dai loro amici tedeschi.

Tom ed io rimaniamo con la mamma, la quale però non ci da assolutamente fastidio, e dopo se ne va da una sua amica.

Per cena mangio latte e biscotti (l' ho rispedito fuori a prendermi quel che volevo), suoniamo ancora un po' la chitarra con le corde d' oro, e riesco a fare un pezzo abbastanza complicato. Ovviamente sbaglio, ma mi diverto un sacco. Infine ci gettiamo in una partita di tennis alla Wii ; se fossimo stati a Wimbledon ci avrebbero frustati a sangue. Punteggio: 0-1.

Rimaniamo fino alle undici alzati e dopo andiamo nel letto matrimoniale. É una cosa che abbiamo fatto anche le altre volte che sono venuta qui a dormire, ce ne stiamo per un bel po' di tempo a parlare.

Parliamo spesso della morte e delle cose tristi, ma senza pesantezza, solo con un fondo di malinconia. Non so perchè finiamo praticamente sempre di parlare di questi argomenti, ma è così, e riesco molto a capire Tom.

É strano, lui. A volte fa dei discorsi da depresso cronico, a volte sembra un vecchio che ricorda con malinconia gli anni in cui era giovane, altri invece è allegro, ma sono arrivata a stabilire due cose: evidentemente con lui non vale l' idea che raccontare i propri pensieri tristi aiuta a stare meglio, perchè intanto glieli tiri fuori con una fatica estrema ( non vuole assolutamente dirli ) e quando finalmente riesci a strappargliene uno, diventa più triste di prima, allora è meglio lasciar perdere.

A volte insisto a provare a farlo sfogare e probabilmente gli sembrerò una ficcanaso, ma è solo perchè vorrei aiutarlo.

Un giorno era depresso per qualche motivo, avevo tentato di farmi spiegare il motivo di tanta disperazione e quando finalmente me l' aveva detto, si stava praticamente mettendo a piangere e per tutto il tempo dopo era stato dello stesso umore di uno che si vuole suicidare.

La seconda cosa che ho capito di lui è che è vietato l' accesso nella sua mente. É come se, quando vorresti “ sentire ” i suoi pensieri o cercare di arrivare alla sua essenza, scavasse cunicoli sempre più profondi nei quali fuggire e nascondersi.

Se ci tenti, si chiude immediatamente. Non vuole … Venire capito.

Credo che con questo c' entri anche la sua abitudine di coprirsi la testa, con i cappellini, e ho fatto caso al fatto che si nasconde sempre la fronte, come se non volesse fare uscire i sentimenti e i pensieri e chiudere l' accesso alla sua testa, non offrire alcun minimo appiglio al quale qualcuno potrebbe fare leva per comprenderlo.

Infatti quando non si mette i cappellini, si mette tipo delle bandane avvolte attorno alla fronte. Probabilmente lo fa solo a livello inconscio, e se glielo chiedessi sicuramente risponderebbe con una motivazione molto più semplice e ovvia, ma secondo me è questo il suo vero scopo, nel suo subconscio.

É molto strano, immagino che ogni persona voglia venire capita appunto per sfogarsi, ma lui no … Il fatto è che se fa così, si mangia

l' anima, a forza di tenersi dentro le cose che lo fanno stare male, ed è per questo che ogni tanto provo a tirarne fuori almeno una.

Quando parliamo questa cosa si vede molto bene, in certi argomenti ci mette un' angoscia o dolore o rabbia che sono veramente molto acuti, ma se solo cerchi di capirne un po' di più, allora di colpo va tutto bene e non importa niente di quel che prima ne stava parlando con tanto ardore.

Però, queste particolarità lo rendono mille volte più unico di quel che già è, e mi convincono sempre di più che in tutta la mia futura vita non incontrerò mai una persona come lui.

Mi corico sul letto dopo essermi spogliata e lo attendo, mi metto sotto le coperte perchè, come ogni volta che c' è anche lui insieme a me, mi viene un po' di freddo. Arriva anche lui, si toglie i vestiti e si distende accanto a me, abbracciandomi.

Anche questa è una cosa che non dimenticherò mai, credo neanche quando sarò morta perchè se lo rammenteranno le mie ossa e, dopo, la loro polvere: la sensazione delle sue braccia fredde che stringono le mie spalle. Mi viene in mente il pensiero che forse un giorno litigheremo e ci odieremo, e mi gira la testa.

Il colore della sua chioma, il morbidissimo setoso chiarore della sua pelle, le labbra carnose e rosse, e il viso così delicato lo rendono più bello dell' angelo favorito da Dio, se mai dovesse esistere un dio.

E poi è il mio unico amico.

É rimasto solo lui, gli altri si sono allontanati. Prima ne avevo molti, quasi tutta la classe, ma quando sono arrivati loro sono volati via come petali sfioriti, e l' ultima è Giada. Almeno, io credo che mi voglia ancora molto bene, come io ne voglio a lei e cioè tantissimo, ma come le altre ha preferito … Come dire, prendersi una sosta.

Non me ne importa, non me ne importa più niente di nessuno, ora solo Tom è presente, nella mia vita. Tanto sarà ancora per poco, ne sono sicura.

<< Cos' hai ? >>

Mi domanda, tenendomi una mano sotto la testa.

<< Niente, stavo pensando. Tom, se vi scontrerete con i tre, mi porterai con te, vero ? >>

<< Ho paura sarà necessario, anche se non vorrei assolutamente; ma preferisco averti vicino, piuttosto che lasciarti a casa e non poter proteggerti. Però ti farò un po' allenare a difenderti, perchè ce ne sarà bisogno. >>

<< Ormai Judith non ti crede più, vero ? Sul fatto che stai con lei solo per finta. >>

<< Non lo so. Sono sicuro che sappia da sempre che non ti ho dimenticato, ma è come se si imponesse di seguire lo stesso la mia bugia. Tu stai sempre vicina ad uno di noi e non ti capiterà niente, se starai attenta. Giusto il tempo di ucciderli tutti e ce ne andiamo, mica stiamo là a fare Waterloo. >>

<< Tu ci credi al fatto che Judith collabora con i tre bastardi ? >>

<< No, troppo dispotica per riuscire a lavorare bene con

qualcuno >>

<< Io credo che succederà qualcosa, presto. >>

<< Forse no … É da tanto tempo che non fanno più niente. Se abbiamo un po' di fortuna, magari hanno addirittura lasciato

perdere. >>

É vero, ma non ci conterei.

<< Secondo voi ci saranno solo loro ? >>

<< Penso di si. Sarebbe anche meglio … Li faremmo fuori in un istante, se così fosse. >>

Annuisco. Mi sembra un po' troppo facile.

<< Sei sicura che non vuoi farti trasformare ? Sarebbe molto utile, sai, tra poco. >>

<< No. >>

<< Sofia … Non credere che non si porteranno dietro qualche fucile o roba del genere. Non vorrei mai che ti prendessi una pallottola. >>

<< No, non voglio trasformarmi. >>

<< Te lo chiederò un' ultima volta prima di scendere davanti alla fabbrica, dopodiché lascio perdere. Ok ? >>

<< Tanto rifiuto … E tanto so anche che me lo chiederai altre volte. >>

<< Però se poi arrivi piagnucolante lamentandoti che ti hanno sparato a una gamba, prenditela con te stessa, eh. >>

<< Certo >>

<< Fa' come vuoi >>

Stiamo in silenzio per dieci minuti, perso ciascuno nei propri pensieri.

<< Tom ? >>

<< Si ? >>

<< Vorrei dirti una cosa. >>

Si gira sul fianco per guardarmi in faccia.

<< Cosa c' è ? >>

<< Beh … >>

Voglio dirgli che non credo che vivrò ancora per molto, che me lo sento, ma non ci riesco anche se ne ho bisogno.

<< Stai male ? >>

<< No, tranquillo. Vorrei dirti che … >>

Che morirò !

<< Cos' hai ? >>

Non ce la faccio, poverino, a dirgli quel che ho in mente.

<< Non voglio perderti. >>

Dico invece, cambiando un po' il senso di quel che volevo dire.

<< Allora ti prego, fatti mordere. >>

<< Non ce la faccio. Però … >>

Dio santo, voglio dirglielo.

<< Sputa l' osso, Sofia, tanto l' ho capito che vuoi dire un' altra

cosa ... >>

<< Credo che morirò tra poco, ne sono sicura, Tomi. >>

<< Cosa ? >>

Esclama, spalancando gli occhi, e diventa di colpo rigido come una lapide.

<< É brutto, lo so, ma … Non so, me lo sento. >>

<< Ma no, no ! No ! Non ti succederà proprio niente, amore mio !

Ma come fai a metterti in mente certe cose ?! >>

Mi prende la testa e la avvicina alla sua, fino quasi a fare toccare i nostri nasi, e i suoi occhi rossi sono sbarrati.

<< Se vuoi ti seguirò sempre, se hai paura che ti accada qualcosa, lo farò con piacere, ma non … >>

Non termina la frase e scuote la testa.

<< Me lo sento dentro, non so cosa farci … >>

Dico, triste.

<< No ! >>

Grida, con un tono disperato nella voce, ed incredibilmente una lacrima gli scivola giù lungo la guancia, seguita da un' altra. Mi stringe contro di sé con forza.

<< Sofia no, a te non potrà succedere mai niente, mai e poi mai, non dirlo neanche ! >>

Non l' ho mai visto piangere e mi fa pietà, anche perchè non pensavo reagisse così.

Spogliato da tutti i suoi larghi vestiti, con il suo corpo snello non nascosto dagli abiti, le braccia sottili e il torace stretto, sembra ancora più vulnerabile, niente affatto un vampiro che ama uccidere in maniere cruente. Pare un pulcino senza il suo guscio nel quale preservava la sua forza e la sua sicurezza.

Asciugo le lacrime che gli sono colate giù e vedo i suoi occhi con

un' espressione di supplica e di terrore; non avrei mai pensato potesse essere così fragile. E soprattutto, non credevo provasse una cosa del genere nei miei confronti. Che mi amasse moltissimo, questo lo capivo, ma così tanto …

Lo abbraccio facendogli appoggiare la testa sotto la mia gola, e sento le sue lacrime fredde che mi bagnano la pelle.

A volte viene scosso da dei singhiozzi.

<< Non volevo farti piangere. >>

Bisbiglio, accarezzandolo.

<< Non ti succederà mai niente, te lo giuro, ma non dire ti prego che hai paura che morirai, io ti proteggerò, non dirlo mai più >>

Sta quasi urlando, e ha gli occhi strizzati.

<< Va bene, va bene, ma calmati, non c' è bisogno di fare così. Non lo so, forse è solo un momento passeggero. >>

Dico, per sfumare un po' quel che avevo detto prima, e anche perchè quasi mi intimorisce.

Fa un singhiozzo solitario, un sospirone, un altro singhiozzo e rialza lentamente la testa, asciugandosi con un gesto brusco le lacrime con il dorso della mano sinistra.

<< Scusami. >>

Borbotta dopo qualche istante, tenendo la testa bassa e non guardandomi.

<< Stai un po' meglio ? >>

<< Si. >>

Restiamo in silenzio senza dire assolutamente niente per due o tre minuti, poi lui si gira a pancia in giù e i nostri sguardi per un istante si incrociano. Nei suoi occhi vedo, nel profondo, un pensiero chiarissimo.

Anche lui pensa la stessa cosa.

Gli sorrido ma il sorriso viene ricambiato leggermente in ritardo.

Per un attimo mi percorre un brivido …

( lui sa benissimo che morirai, si è spaventato perchè hai confermato una cosa che crede )

No ! Vocetta schifosa !

( altrimenti perchè s' è messo a piangere ? )

Non lo so. Sta' zitta.

Sospira a fondo e affonda la faccia nel cuscino.

<< Ehi ? Dai, Tomi, a tutti capitano questi momenti qui … >>

( non cercare di sminuire ! )

( tu lo pensi, tu lo pensi e lo sai )

<< Si. Si, certo. Lasciamo perdere, però. Scusa se sono schizzato, prima. Ero nervoso. Come va con il bambino ? >>

Sorride in modo tirato.

<< Bene … >>

<< I tuoi come l' hanno presa ? >>

<< Da Dio. Mi stavano per spellare. Mia madre ti odia mille volte più di prima >>

Fa una risatina ed io esclamo, mimando la sua voce in falsetto:

<< Sofia, quel demonio non ha neanche pensato di … Oh, Dio del cielo, che orrore ! >>

Ridacchia e mi viene più vicino.

<< Mi ha pure portato in chiesa a confessarmi. Ma si possono trasformare i mezzi vampiri ? >>

<< Certo che è possibile. E spero che almeno lei, o lui, si faranno trasformare >>

Mi guarda con un' espressione di rimprovero ma faccio finta di non notarla, sorrido solo.

Passa mezzanotte, arriva un temporale mostruoso, fulmini e tuoni e il ticchettio furibondo della pioggia imperversano rabbiosi fuori dal nostro mondo privato.

Una saetta in particolare illumina di bianco tutto per una frazione di secondo, e le ombre terrorizzate creano confuse forme dappertutto.

C' è un impiccato a destra e una cosa orribile che striscia sotto

l' armadio, un teschio deforme sul soffitto e un enorme lupo senza testa che balza sul davanzale, e vedo una statua di marmo, una come quelle nei cimiteri, sdraiata accanto a me.

Poi le ombre svaniscono ritirandosi nella tenebra dell' ignoto e della notte infinita, lasciando posto ad un lunghissimo e forte tuono che ringhia feroce facendo tremare i vetri. La pioggia continua a gridare e la statua di marmo si muove mettendosi a pancia in su …

Altra saetta.

Stavolta illumina un' ombra più nera seduta sul comò, un ritaglio color carbone su sfondo chiaro.

Mi percorre un leggero brivido, quella sì che è reale. Spalanco gli occhi per guardare meglio e l' ombra non c' è più.

Possibile ? Boh, mi sarò sbagliata. Guardo da un' altra parte, leggermente intimorita perchè pensavo potesse essere

( la morte )

qualcosa di strano, ma evidentemente mi sono sbagliata, anche se mi è parso che si sia leggermente mossa.

La statua cimiteriale ha la testa girata verso la finestra, vedo solo parte del profilo, e sembra quasi luccicare alla luce dei lampi che spesso distruggono la tenebra e inondando la ferita rimasta con una luce azzurrognola.

Chiudo gli occhi massaggiando delicatamente le palpebre con l' indice e il medio uniti, sbadiglio … E vedo qualcosa di nero strisciare velocissimo ai piedi del letto.

Mi balza il cuore in gola, deglutisco mentre un tuono rimbomba tenebroso ma non faccio in tempo a fare niente che mi ritrovo due occhi sbarrati dalle pupille verticali che mi fissano indemoniati a dieci centimetri dalla mia faccia.

Strillo terrorizzata mentre un lampo illumina una figura tremenda, con la testa piccola ma con grandi coni sopra come corna, un mantello oscuro che copre le spalle e un taglio rosso di sangue sulla gola. É il demonio !

Tom si gira di scatto anche lui con gli occhi sgranati, mi guarda spaventato e poi, dopo un istante, scoppia a ridere ed esclama qualcosa in tedesco.

Afferra il demonio e se lo appoggia sullo stomaco nudo, dandogli delle carezze. Kazimir miagola e si sdraia acciambellandosi sul suo padroncino.

<< Ti sei spaventata ? >>

Domanda, con un sorrisone. Sento il mio cuore abbassare leggermente il numero delle pulsazioni. Sospiro con forza per scaricare la tensione e noto che il taglio insanguinato è solo il suo collarino e quei coni così simili a corna infernali sono le sue orecchiette.

Dio santo, non pensavo che un temporale facesse questo effetto ….

<< Non avevo capito che era il gatto >>

Mormoro, ridendo nervosamente.

<< Mi sa che ci siamo leggermente innervositi con quei discorsi di prima. >>

Esclama, mentre gratta il micio che sbadiglia. I suoi dentini aguzzi luccicano crudeli e per un attimo il suo profilo è identico a quello di un terribile leone, poi chiude la bocca e ritorna il gattino di sempre.

<< Si, penso proprio di si. Per un istante ho creduto fosse un

diavolo … >>

Anche la morte stessa, rifletto, ma lascio perdere.

<< Anche noi, mentre era un po' cresciuto, quando vedevamo una figura nera scivolare silenziosamente in giro per casa, ci prendevamo tanti di quei colpi … Mi ricordo che una volta era saltata la corrente elettrica, era notte ed io ero in camera mia a messaggiare sotto le coperte. La lampada era accesa, ma s' era spenta di colpo ed ero piombato nell' oscuro con la sola luce del cellulare. Di colpo avevo sentito Bill gridare e poi, a distanza di sette o otto secondi, avevo visto qualcosa che si avvicinava … Stavo per rimanerci secco, giuro ! Però dopo aveva miagolato. Ora ci siamo abituati, anche se talvolta sentirsi al buio una cosa calda e morbida ma viva che ti si strofina contro le caviglie non si può dire sia proprio il massimo. I gatti, e specialmente quelli neri, di notte fanno questo effetto anche a noi vampiri. >>

<< Trovarselo sul letto, poi … >>

<< Già! Non vuole lasciarci soli. Un po' di privacy no, Kazimir ? >>

Si alza tenendo in braccio l' importunatore, apre la porta, lo adagia fuori dalla camera e la richiude tornando a letto.

Faccio in tempo a vederlo fissarci con un' espressione di disappunto.

<< Bill se lo sarebbe tenuto anche, eh … Ma Bill è una cosa e io

un' altra. E poi lui non mi vuole bene come ne vuole a lui, cioè, si, me ne vuole moltissimo ma non come a mio fratello. A me ha graffiato cinque o sei volte e a Macky mai ! Un giorno aveva pure cercato di castrarmi perchè per sbaglio lo avevo fatto cadere in acqua scontrandolo. Fortuna che mi sono tolto, altrimenti non avrei mai potuto metterti incinta … Dovevi vedere come mi guardava con disprezzo, soffiava appena pensava volessi avvicinarmi. >>

Rido e mi metto a pancia in giù per poterlo baciare, ed ad un certo punto sentiamo grattare alla porta. Tom si separa da me, sbuffa e dice al gatto di non rompere che ha da fare.

Lui però continua a grattugiare per bene la barriera che lo separa da noi, miagola pure e alla fine Tom si alza, si mette i pantaloni e va a vedere cosa vuole l' ex demonio …

Allora anche io prendo una sua maglietta che è sulla scrivania, la indosso (mi arriva ben oltre le ginocchia) e raggiungo il mio vampiro giù in cucina.

Ha i capelli slegati e gli arrivano quasi a metà schiena in una cascata impetuosa di una miriade di rasta biondi e castani. Guardarlo da dietro sottolinea ancora di più come è esile ma perfetto, con le vertebre che si vedono a tratti, e mi viene voglia di abbracciarlo.

Lo cingo da dietro stringendo tra le braccia la sua vita snella, gli do un bacio fra le scapole e lo lascio libero.

Sta dando da bere al gattino che lappa come un dannato, e mi siedo a terra accanto a lui che è inginocchiato, tirando giù i bordi della maglia per non fare vedere le mutande, poi mi sposto sul tappeto perchè così non sono a contatto con le piastrelle fredde.

Opto infine per andarmi a sedere sul divano, e ce ne stiamo un po' in sala senza fare niente in particolare, ci limitiamo a stare tranquilli e dopo dieci minuti mi torna il sonno, così torniamo di nuovo su a letto dove Tom evidentemente trova spassosissimo darmi delle ditate sulle costole e mi fa impazzire a forza di cercare di afferrargli le mani, perciò sono ancora più stanca.

Verso l' una finalmente riesco ad addormentarmi tra le sue braccia anche se i suoi capelli mi pizzicano un pochino, e non sogno niente.

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Capitolo 15
*** Via ***


15

Via

 

É passata una settimana da quando sono andata a dormire da Tom e ho scambiato Kazimir per un demonio; in questo tempo quasi tutte le volte sono andata da lui perchè mia madre s' è decisamente staccata da me.

Non riesco a dormire con l' atmosfera che c' è, perciò mi sono quasi sempre rifugiata da mio vampiro a parte quando sono dovuti andare a caccia. Mammina non dice niente e me ne frego, non mi sento neanche minimamente in colpa e all' essere incinta ormai ci sono abituata. La pancia, fra l' altro, è cresciuta solo di molto poco.

Oggi è una giornata dopo un' altra nottata da Tom nella quale, di pomeriggio, dovevamo fare i compiti ma abbiamo fatto tutt' altra

cosa ... E l' abbiamo fatto molto spesso. Per me è come sottolineare, ogni volta, una sfida verso mia madre. E poi è bellissimo.

É mezzogiorno e cinquanta e non vedo l' ora di uscire da scuola perchè non ne posso più, ho voglia di tornare a casa dove per fortuna non c' è nessuno di quei babbei volgarmente chiamati genitori, e starmene un po' da sola in benedetta solitudine.

É un po' strano sentire che nessuna delle mie ex amiche mi chiama più per domandarmi se ho fatto i compiti o se voglio venire nel pomeriggio con loro per shopping, ma sto sempre vicina a Tom e ciò basta a farmi sentire bene, anche se qualcun altro direbbe che sono in una situazione in cui non dovrei sentirmi in questo modo.

Oggi però Tom non c' è e perciò mi sento molto triste. Nessuno dei quattro vampiri è presente ed è ancora peggio, mi sento orribilmente sola, senza quei quattro che ormai sono gli unici con cui parlo; non

c' è nemmeno Giada. Me ne sto nell' ultimo posto accanto al muro mogia mogia cercando di non farmi notare. Ma quando suona la campana ?

Per fortuna dopo venti minuti il mio desiderio viene esaudito, raccatto la mia roba ed esco, leggermente più sollevata.

C' è un modo per recuperare gli amici che avevo? Si, probabilmente c'è. Pochissime cose sono davvero perse per sempre.

Tuttavia non ho questo bisogno così impellente di ritornare insieme ai ragazzi “precedenti”, anzi.

E' come se le nuove persone, gli amici vampiri della Germania, avessero attratto su di sé ogni mio bisogno di amicizia. Li conosco da pochissimo, non ci ho praticamente neanche mai parlato, ma per loro provo sentimenti come se fossimo amici da un sacco di tempo.

Forse perchè non hanno genitori, nessuno che li tenga incatenati in un posto, nessuno che limiti la loro libertà? Ma non credo sia una vita felice, la loro. Magari in alcuni momenti, si, ma non sempre. In fondo in fondo mi sembrano persone abbastanza tristi, che cercano di dimenticare la loro tristezza alzando al massimo il livello di ricerca di divertimento. Forse sto meglio io.

Svolto l' angolo a sinistra e m' incammino. Non mi accorgo, però, che dietro qualcuno mi sta inseguendo, e non è nessuno dei miei amici.

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Capitolo 16
*** Ghiaccio ***


16

 

Che mal di schiena, ragazzi. Mi sono presa una signora influenza e mi ha decisamente distrutto, fino a non molto fa avevo 38 e 3 e tutte le ossa sembra vogliono ricreare il Tumulto di Milano.

Sono depressa per Sofia, stanotte ho pianto un sacco.

Vorrei da matti dirle scusa anche quattrocentoottantatré volte di seguito per quel che le ho detto, ma un po' l' orgoglio e un po' la sensazione che non risolvo nulla in ogni caso mi fanno sempre desistere. Mi sento veramente malissimo, per me e per lei, desidererei che tornasse tutto come prima ma stavolta senza Tom, tutta colpa sua se l' ha fatta diventare così. Non pensavo che Bill potesse avere un fratello così incredibilmente cattivo.

Che bastardo, mi verrebbe voglia di prenderlo a calci fino a fargli trovare le palle in bocca ! Furbo lui, intanto fra poco se ne torna in Germania e se ne lava le mani … E che Sofia gli ha dato l' anima intera, ma guarda come l' ha ringraziata.

Secondo me non la ama neanche, la tiene solo perchè se la fa dare quando vuole. Lo voglio uccidere, vederlo morto. Mi ha rubato la mia migliore amica !!!

Però neanche con lei sono poco arrabbiata.

Possibile che non è riuscita ad opporre una resistenza ? Ci va dietro che sembra un cane che sbava dietro al padrone, manco fosse schiava, e una volta che è venuta con una maglia a collo alto mi sono spaventata da matti perchè pensavo l' avesse picchiata.

E anche tutta quella sua mania di giustificare ad ogni costo ogni cosa che lui fa, mi nausea.

Eppure è sempre stata lei più forte di me … Più decisa, più arrogante, anche, e ora le parti evidentemente si sono invertite.

Tuttavia, vorrei prendermi una piccola pausa nella nostra amicizia, non parlarci per un pochino, e forse dopo sarà meglio, immagino.

Che noia. Cancello i messaggi per fare qualcosa e leggo un libro.

La lettura mi prende moltissimo e mi accorgo che è arrivato un messaggio solo dopo dieci minuti.

É un numero che non conosco. Chi sarà mai ?

Probabilmente mio padre che magari non ha soldi nel suo cellulare e vuole dirmi qualcosa con quello di un suo collega, è già successo.

Lo apro e man mano che leggo un nodo fortissimo mi chiude la gola, e il cuore inizia a battermi fortissimo mentre una piccola goccia di sudore si forma sulla fronte.

Ciao Giada, ti ricordi chi sono ? Sono Judith, e volevo dirti due cosette. Intanto sono sicura che le riferirai subito, e può darsi anche che sia meglio. Per prima cosa, di' a quella miserabile serpe pezzente di Tom che ho sempre saputo che faceva solo finta di stare con me mentre in realtà se la spassava con la sua puttana umana, e che non ha mai saputo nasconderlo anche solo vagamente bene. Poi, per seconda cosa, riferisci anche che tra molto poco tempo l' umana incontrerà qualcuno dei miei amici e le faranno fare un bel viaggio. Forse lo sta già per fare in questo stesso momento. Terzo, che alle serpi va sempre tagliata la testa, e questo farò con Tom, ma non solo lui, anche suo fratello identicamente sporco bastardo e gli altri due riceveranno la stessa attenzione. Sofia sarà la ciliegina da apporre sulla pila di cadaveri che si formerà. Promessa mantenuta, ciao, Judith ”.

Vedo sbocciarmi davanti agli occhi tanti puntini neri che ruotano furiosamente come per rincorrersi, e non mi accorgo neanche che trattengo il respiro. La paura mi riempie la testa e per qualche secondo, ottenebrandomi, non riesco a pensare a niente.

Poi ovviamente un unico pensiero mi entra nel cervello: devi dirlo a qualcuno. Mi ricordo che già una volta Sofia era stata minacciata, nel vicolo, e io non avevo detto niente, da brava deficiente, avevo pensato che NON ERA NIENTE DI IMPORTANTE.

Ma certo, come no !

Sarò anche incazzata con lei, ma Sofia è in pericolo e niente è più simile a Terminator di Giada che si mette in testa di difendere qualcuno.

Afferro il cellulare con le dita che tremano ancora e sfoglio disperatamente, più veloce che posso, la rubrica del cellulare.

Dovrei comunicarlo a Tom, ma ho cancellato il suo numero …

Bill, devo dirlo a lui.

Sbaglio due volte il nome con l' angoscia di fare presto, fare più presto che si può, e alla fine riesco ad aprire il suo contatto.

Bill Sofia è in pericolo Judith mi ha mandato un messaggio e dice che vi ucciderà tutti ma che a lei verrà qualcuno a farle fare un viaggio, dillo a Tom e andatela a prendere vi prego fate prestissimo !! ”

Col cuore in gola penso a cosa fare.

Potrei andare io stessa, ma anche se incredibilmente la trovassi al primo tentativo, cosa possono fare due ragazzine da sole ?!

Potrei chiamare la polizia, ma non so perchè, è una sensazione strana, ho la certezza che non potrebbe fare niente.

E tra l' altro cosa direi ? Una tipa con una faccia da pazza mi ha detto che vuole uccidere quattro miei amici e qualche suo scagnozzo sta già andando a fare qualcosa di brutto alla mia amica, ma non so nemmeno dove si trova in questo momento ?

No, no. Inoltre, anche se per assurdo riuscissi a scovarla e a fare andare via chi la vuole catturare, niente vieta a questo qui di ritornare un altro giorno.

Sono agitatissima, respiro veloce e non riesco a stare ferma.

Dentro la testa continuo a rigirarmi il pensiero che già una volta c' era stato una specie di avvenimento e non lo avevo riferito, mi sento terribilmente in colpa e con quasi il bisogno di dover fare qualcosa per lei.

Cazzo, Bill, rispondi !!!! Li hai sempre visti subito, i messaggi !!!!

Rimango ad aspettare la sua risposta con un mal di testa incipiente e il cuore a ottomila all' ora.

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Capitolo 17
*** Nascondino ***


17

 

Mi giro, sentendo un rumore di passi dietro di me. É un ragazzo …

Mi rilasso, ma poi sento una specie di cascata di acqua gelata cadermi addosso, gelandomi istantaneamente.

É Giuseppe.

Perchè mi insegue ? Forse vuole solo chiedermi i compiti, si, assolutamente, sarà così.

Ma ho imparato che trovarsi dietro uno di quei tre non è una bella cosa. Soprattutto per la sottoscritta che ha già avuto due incontri non molto simpatici con quelle bestiacce.

Accelero un po' sentendomi immensamente fuori di me, ma anche sollevata per il fatto che stamattina ho lasciato lo zaino a casa e perciò non ho alcun zaino o oggetto con me, perciò se le cose si mettono male posso correre più veloce.

Siccome sono sicura che lui non abbia visto che io l' ho riconosciuto, mi metto a correre veloce per porre una distanza un po' più accettabile tra noi due, attraverso due passaggi e mi nascondo dietro ad un muro, spiando dal lato.

Non c' è. Col cuore in gola aspetto due minuti ed eccolo che arriva, quel maledetto. Riprendo a correre.

Ora mi trovo in via Ceccardi, dove posso andare ?

Mi sta sempre alle calcagna e, a dire il vero senza pensare molto ma perchè non ci riesco, opto per continuare ad andare avanti fino dal grattacielo della ERG e poi proseguire per la via che va in salita di cui non conosco il nome.

Anche se sento la milza che mi fa male, facendo uno sforzo seguito a correre perchè un dolorino come quello non è niente rispetto a questa situazione. La gente, vedendomi così di fretta si sposta un po' perplessa, mi giro continuamente indietro per vedere dov' è lo stronzo ed è sempre dietro di me.

Arrivo all' attraversamento che per mia immensa fortuna è verde, e mi precipito sulle strisce. Mi fermo un attimo per riprendere un po' fiato e decidere dove andare, e sempre senza pensare molto percorro la seconda parte delle strisce bianche per poi iniziare la salita, con i polmoni che iniziano a farmi veramente male.

Deglutisco sentendo la gola che mi brucia e riduco la mia velocità da corsa a passo rapido, perchè non ce la faccio più.

Probabilmente sto arrancando come un' obesa ottantenne anche perchè sento che sono sbilenca da un lato, come se avessi una gamba più corta dell' altra, ma d' altra parte di meglio non so fare.

Tra l' altro non so neanche dove porta questa strada, ma ormai non posso più tornare indietro.

La salita è interminabile, non finisce più, mentre la mia resistenza si sta esaurendo, e non ci sono neanche luoghi dove posso nascondermi.

Ma che gran cazzata, che ho fatto. Perchè ho pensato che proprio questa maledetta via mi salvasse dalle mie beghe ?!

Credevo che … Boh. Non credevo affatto, ho agito di impulso.

Che mondo infame. Vorrei urlare,ma non lo farei mai. Ovvio.

Certo che in questo caso vorrei proprio essere una vampira, Dio, se lo vorrei.

Ma devo ricominciare a correre.

Mi giro indietro per vedere dov' è, e noto con orrore che anche lui ora sta galoppando, deve aver capito che l' ho visto e sto fuggendo per questo.

Dopo un migliaio di secoli arrivo in cima alla salita, c' è una piazza con degli alberi e una chiesa, oltre ad altre palazzine. E ora ?

Vado avanti fino a buttarmi in una stradina piccola, in discesa, dove non c' è assolutamente nessuno.

Qui mi butto per terra ansimando e tossendo, ogni volta la gola mi fa un male pazzesco. Il cuore va veloce come una Lamborghini, e sento che sono sudatissima.

Mi passo una mano sulla pancia pensando a che razza di scossoni si è dovuta sorbire quella creatura là dentro. Chiudo gli occhi non curandomi di essere seduta direttamente sul marciapiede; riesco a calmarmi solo dopo dieci minuti buoni, anche perchè la paura fa del suo meglio per non lasciarmi rilassare un minimo.

Mi massaggio la faccia con le mani tenendo gli occhi chiusi, poi mi ricordo di colpo che non ho più visto Giuseppe e ritorno vigile, ma non c' è nessuno. Voglio riposarmi ancora un po', prima di tornare giù. Cosa sarebbe successo se mi avesse preso ?

Brr … Non ci voglio assolutamente pensare.

Dio, che male alle gambe. Faccio qualche sospirone per cacciare la tensione rimasta e mi rialzo in piedi, appoggiandomi al muro. Mi massaggio il collo che si lamenta per motivi ignoti.

Ora di tornare in luoghi più sicuri.

Lentamente, mi metto a camminare verso l' entrata della vietta cercando di non pensare al rischio che ho percorso. In questa stradina non c' è molta luce e non vedo l' ora di arrivare all' imboccatura per levarmi da questo postaccio; controllo nelle tasche per vedere se ho soldi per pagare un taxi visto che non ho la minima voglia di prendere il bus, e ovviamente non c' è neanche un maledetto centesimo.

Sospiro e tengo la testa bassa, pensando alla camminata che devo farmi per la seconda volta …

Quando improvvisamente sento una mano che mi afferra il braccio e contemporaneamente una mano mi tappa la bocca. É lui è lui ne sono certa mi ha preso mi ha trovata e ora mi uccide.

Cerco di urlare e mi scuoto più che posso, ma mi stringe troppo forte per potere fare anche un minimo di tentativi di fuga.

Per la seconda volta il mio cuore si riempie di un terrore che mi ottenebra del tutto, e scendono delle lacrime mentre penso agli ultimi istanti della mia vita. Giuseppe mi butta a terra, mi pianta un ginocchio sulla schiena, un male fortissimo, per tenermi ferma avendo l' altra mano occupata per chiudermi la bocca, e tira fuori qualcosa. Sento un lieve pizzicore su un braccio e poi il mondo diventa nero.

 

 

Mi sveglio da un torpore densissimo. Ma dove siamo ? Cosa è successo ? Oddio, perchè la terra fa questi scossoni tremendi ? E perchè mi fanno male i polsi ?

Le palpebre mi si richiudono pesanti come macigni e per qualche istante ritorno nell' oblio, ma un colpo forte mi risveglia definitivamente. Sento la mia mente a poco a poco ritornare lucida, e comprendo di avere le mani legate e di essere sopra qualcuno che corre velocemente in un bosco.

Tom !!!!

Penso subito, ma mi rendo conto che non lo è affatto, anzi.

Una fitta di dolore mi trapassa la testa e mi scappa un gemito; vedo tanti alberi scorrermi velocissimi accanto e le immagini così veloci mi fanno male agli occhi.

Sto sognando ? Ma certo, certo che è così …

Però purtroppo le botte di quando quel qualcuno salta sul terreno irregolare del sottobosco sono fin troppo reali.

Mi scende una lacrima di paura e la mia testa da una craniata contro la spalla dello sconosciuto. Cerco di alzare lo sguardo per vedere chi è senza badare alle proteste del collo dolente, ma vedo solo dei capelli unti e scuri tagliati poco prima della nuca.

Non è nessuno dei vampiri amici, questo è certo. Di colpo mi ricordo tutto: l' inseguimento, Giuseppe alle mie calcagna …. Quindi questo dev' essere lui.

Un fiume di paura mi inonda e cerco disperatamente di slegare i nodi della corda che mi stringe forte i polsi, ma riesco solo a stancarmi di più.

Dopo altri venti minuti di corsa, nei quali ho sempre più freddo a causa del giorno che va finendo per lasciare il posto alla sera, Giuseppe rallenta, prende una direzione a sinistra e in due minuti vedo una valle con, in fondo e orribilmente simile ad un gigantesco scheletro, la Stoppani.

Il merdoso scende a capofitto la collina e in pochissimo ci troviamo in un vasto e arido piazzale con delle erbacce ormai secche e due macchine parcheggiate più lontano, una Citroën e una Volkswagen. Delle ombre nere escono dalla porta principale e Giuseppe mi butta a terra.

Cado sul fianco destro, l' urto del gomito contro le costole mi strappa un altro gridolino e tre persone si avvicinano a me.

Essendo buio, però, non riesco a vedere niente delle loro facce, solo sagome scure che si stagliano nel blu cupissimo del cielo già parzialmente stellato. Sono terrorizzata, ho paura di quel che mi faranno.

Sento una voce femminile esclamare un “ bravo ” con un accento duro e una fredda mano mi afferra il braccio facendomi alzare in piedi. Mi poggia una mano sulla testa spingendola in giù e mi trascina, facendomi incespicare spesso, fino all' uscio. Qui si ferma e mi avvolge la testa con qualcosa di morbido ma che non mi fa vedere, apre la porta e la luce di lampade a gas si intrufola tra le maglie del tessuto che ho attorno al capo.

Il vociare di molte persone aumenta quando la donna che continua a tenermi allo stesso modo di prima annuncia qualcosa parlando velocissima, e tutti applaudono e fanno fischi.

Percorriamo un percorso abbastanza lungo, poi scendiamo delle scale e infine e sento prima un tintinnio metallico di chiavi, dunque un chiavistello che gira e una porta di acciaio che si apre cigolando sui cardini.

Vengo gettata dentro, di nuovo messa in ginocchio, la corda che mi strizza i polsi in un modo che ho perso la sensibilità delle mani viene sciolta e il cappuccio che ho in testa viene tolto, altro cigolio e l' uscio si chiude con un botto sordo e terribilmente inquietante.

Un altro tonfo, un po' più attutito, si disperde cupamente nell' ambiente.

Batto più volte le palpebre per abituare gli occhi a vedere di nuovo e il dolore del sangue che torna a circolare là dov' ero stretta mi fa disperare ancora di più. Il buio è totale, opprimente, e il silenzio assoluto è rumorosissimo.

In trappola.

Questo pensiero mi fa piangere di paura e di mancanza estrema di Tom. Sono molto lontana da lui, una distanza insormontabile per me, in questa situazione.

Urlo, tiro pugni alle pareti col solo risultato di farmi male alle nocche, strillo fino a crollare per terra, con la gola che raschia, ma mi rialzo in piedi per cercare di trovare qualche via di fuga.

A tastoni percorro la stanza toccando le pareti. Sembrerebbe una camera quadrata, non molto larga, e soprattutto senza finestre, neanche una sbarrata.

Ritorno, dopo aver girovagato per l' ambiente, davanti la porta dalla quale sono entrata. Cerco una maniglia ma non c'è, e sento che è di solido acciaio, sicuramente aggiunta dopo alla costruzione di questa fabbrica maledetta, vista la modernità delle finiture e la recentezza dei materiali impiegati. Lancio un ultimo grido e un ultimo pugno ai muri, poi vado nell' angolo a rannicchiarmi e abbracciandomi le ginocchia con le braccia, per avere qualcosa da tenere vicino a me e singhiozzo fino a quando non prendo sonno.

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Capitolo 18
*** Stoppani ***


18

 

Strano, è da stamattina che Sofia non mi manda messaggi.

Per tutto il giorno ho cercato di non pensarci, ma il pensiero s' è sempre inserito tra gli altri ogni volta che tentavo di eliminarlo, come una zanzara.

Sono sdraiato sul letto cercando di fare i compiti, ma non riesco a concentrarmi abbastanza e continuo a controllare il cellulare in cerca di un suo nuovo messaggio.

Ma di cosa dovrei preoccuparmi ? Avrà finito il credito, non è un fatto mai accaduto. E allora ?

Il fatto è che ogni volta che terminava i soldi trovava sempre il modo di dirmelo con il cellulare di sua madre o suo padre, o anche chiamandomi. Invece, stavolta, è dalle sei e mezzo di stamattina che non si fa sentire. Non so perchè, ma percepisco come un lievissimo, impalpabile presentimento.

Che le sia successo qualcosa ?

Ora la vado a chiamare, lei risponderà, mi dirà che è sul divano ad ascoltare musica e che mi ama … Ma questo, anziché calmarmi un minimo, mi innervosisce ancora di più.

Mi alzo, scendo le scale sempre più agitato e, proprio mentre sto per allungare la mano per chiamarla, il campanello suona isterico.

Faccio un balzo trattenendo a fatica un urlo, rimango un istante confuso e poi mi precipito alla porta. É lei, è lei !

La spalanco con forza, non riuscendo a trattenere un sorrisone, ma vedo che c' è Giada, dall' altra parte. La sto per salutare, delusissimo, ma lei, col fiato rotto e ansimando come se avesse corso molto, mi interrompe.

<< Tom, Tom ! Sofia! L' hanno portata via o lo stanno per fare, e dice che vi vuole uccidere tutti ! >>

La fisso, sentendomi lentamente congelare. Prima le gambe, poi la schiena, e infine la testa. Come se tutti i nervi fossero ghiacciati, e le vene trasportassero acqua gelida.

Deglutisco, non riesco a parlare, deglutisco un' altra volta.

<< D... Dove l' hanno portata via ? >>

<< Non lo so, mi è arrivato il suo messaggio e mi ha detto questo ! Ha scritto delle cose terribili ! >>

Tossisce.

<< Ma chi è ? >>

<< Una certa Judith, un nome così, una tizia con i capelli rossi e gli occhi da cieca >>

Mi sento girare la testa, ma le chiedo:

<< E come fa ad avere il tuo numero ? >>

<< Io … Ero in giro, e … Per farla breve, mi ha chiesto il numero. >>

<< E tu gliel' hai dato, eh ? >>

Sibilo, sentendomi montare la rabbia.

<< Senti, io non ne so nulla di questa situazione ! Non pensavo che...>>

<< Perchè di solito il numero di cellulare si da in giro alla gente sconosciuta. >>

<< Ma me l' ha chiesto lei ! >>

<< E tu gliel' hai dato ! >>

Urlo, furibondo. Lei mi guarda con un odio feroce come se mi detestasse da tempo (?) e, scoppiando a piangere, strilla:

<< L' hai rovinata, bastardo ! É solo colpa tua se ora le hanno fatto questo, lei ti amava e guarda come l' hai ricambiata, l' hai messa incinta solo perchè te la volevi scopare fin quando ne avevi voglia ! Sei un lurido figlio di puttana, hai rovinato la mia migliore amica, e ora lei è arrabbiata con me solo per te ! Fai schifo ! >>

E mi si lancia addosso; non riesco ad evitarmi uno schiaffone sulla guancia e un calcio alla tibia. Le afferro i polsi e riesco a spingerla contro il muro, dove continua ad agitarsi.

<< Non farmi del male ! >>

Piagnucola.

<< Solo se ti calmi, cogliona >>

Cerca di divincolarsi ancora qualche istante e infine si ferma, continuando a singhiozzare.

Mi verrebbe voglia di darle io, un pugno, per tutto quanto di assurdo che ha detto, e mi trattengo a fatica.

<< N... Non sono una cogliona, e lasciami i polsi ! >>

<< Si che lo sei, solo una stronza potrebbe inventarsi delle cose tanto idiote come quelle che hai detto tu. Non sai niente di quello che c' è tra noi, e non osare rifarlo un' altra volta. Non puoi giudicarci, sta zitta e basta, cazzo ! >>

Le lascio le braccia e lei si allontana un po' da me, per poi buttarsi sul divano e tenere la testa abbassata, ancora piagnucolando, muta.

Non so come abbia fatto Bill ad amare questa merda. Immagino che con lui cambi atteggiamento.

<< E ora, fammi vedere quel messaggio. Devo capire una cosa. >>

Dico, con un tono di voce più basso, accorgendomi distrattamente di quanto abbia gridato forte. Lo tira fuori, seleziona l' sms e me lo porge seccamente.

Lo leggo. Proprio quel che mi ci voleva, da quella maledetta.

<< Devo andare a ritrovarla >>

Mormoro, mentre salgo di corsa le scale per prendere le chiavi della Cadillac e di casa in camera mia.

<< Vengo anch' io >>

Esclama Giada, balzando in piedi.

<< Oh, no no, tu te ne stai a casa tua al sicuro. Ti manderò un messaggio per dirti come è andata, se vuoi, ma non vieni. >>

<< Perchè è pericoloso ? Ma tu cosa sei, Tom ? Un delinquente, un mafioso ? Sembra che ci sia una battaglia tra bande, non so. Già quando ti ho detto di quella Judith hai fatto una faccia che pareva avessi visto il demonio, poi ora mi dici che non posso venire e che devo stare a casa al sicuro ? Dimmi in che cosa sei invischiato. >>

<< Non sono affari tuoi. Non sono un delinquente, questo è poco ma sicuro. E, quando hai nominato Judith, ho fatto quella faccia solo perchè è una un po' … Un po' particolare, ecco. >>

Mi guarda male. Sta per aprire nuovamente bocca, ma la interrompo.

<< Devo andare veramente, ora. Se vuoi ti accompagno a casa. >>

Annuisce lentamente, continuando ad osservarmi.

<< Dai, vieni >>

La faccio uscire, chiudo la porta a chiave e corro fino alla Cadillac, sentendo dietro di me i passi affrettati di Giada che mi segue.

Saliamo e parto veloce, cercando di non far trasparire l' immensa agitazione e terrore che ho in me.

Stiamo in silenzio per tutto il tempo, e quando arriviamo a casa sua, le apro la porta e la saluto. Lei, guardando in basso, mormora:

<< Riportamela indietro, per favore. Non so cosa stai nascondendo, quanto sia grossa questa faccenda, ma riportamela com' era prima. Vorrei potermi dimenticare tutto questo … >>

<< Come se tu fossi l' unica persona per cui lo dovrei fare >>

Replico seccamente.

Giada scende, mormora un bassissimo “grazie”, sempre a capo chino, ed entra nel suo palazzo. Controllo che sia entrata e mi passo le mani sulla faccia.

Ma perchè non possiamo avere un po' di quiete, perchè hanno fatto così alla mia Sofia ?

Riparto ancora più depresso di prima, con una pesantezza dell' anima talmente elevata da farmi faticare immensamente anche solo per alzare un dito.

E poi ho una paura terribile.

Ho paura di non riuscire ad evitare che le facciano del male. Le ho detto che l' avrei sempre protetta, che sarebbe stata al sicuro ma non ho mantenuto la mia promessa e, se questo fosse accaduto a me, mi sarei sentito totalmente preso in giro.

Lei ora sicuramente lo starà pensando, magari sta perfino rivalutando quel che prova per me, e questo mi sta dilaniando.

Mi sto vergognando come un ladro e, prontamente, le maledette lacrime cercano subito di colare giù.

Come posso fare senza di lei ? Non riesco neanche a pensare ad una vita senza, non posso proprio.

Continuo ad immaginarla nel luogo dove la tengono, lentamente i suoi pensieri che si fanno prima scettici, e poi freddi verso di me, tutti i suoi progetti tra noi due che si spezzano. Magari sta rivedendo tutte le cose che abbiamo fatto insieme e sta tentando di eliminarli …

Ma io ho bisogno di lei, non ci riesco a vivere senza !

 

 

Mezz' ora dopo siamo tutti fuori a cercare dove possa essere finita. Sono arrivato a casa e tutti erano già al corrente della cosa, probabilmente Bill mi aveva ascoltato nella testa e l' aveva già detto.

Io sto andando a casa sua, per vedere se potrei trovare anche solo un minuscolo indizio che mi faccia capire dov' è.

Pensandoci, però, capisco che non so assolutamente cosa fare.

Non so dov' è, potrebbe trovarsi dappertutto. Magari potrebbero anche aver preso un aereo ed essere volati lontani, per quel che ne so.

Lascio la Cadillac all' inizio della via dalla quale si separerà il suo vialetto, e percorro a piedi la strada piena di buche.

Quando arrivo al cancello, come sempre per un istante mi chiedo come faccio a passare, ma mi ricordo subito del sistema che ho perfezionato nel tempo.

Ovviamente non potrei arrampicarmi e scavalcarlo perchè mi vedrebbero tutti, e anche perchè potrei ritrovarmi con qualche parte del mio corpo infilzata in quelle punte che ci sono in cima.

Dunque ho notato che se mi siedo sulla ringhiera, mi tengo al cancello e scivolo passando di fuori dal parapetto per poi rientrare nella stradina, rischio solo di cascare nel fiumiciattolo dopo tre metri di caduta, finire nell' acqua nelle umide erbacce e sulle pietre ricoperte di muschio schifoso, fare sentire a tutti i palazzi vicini il mio tonfo che dopo un carpiato termino la mia performance in quell' acquerugiola.

In effetti non cambia un beneamato cazzo. Ma almeno non mi pianto quelle punte aguzze in una coscia o molto molto peggio. Non potrebbero ferirmi e nemmeno farmi sentire un dolore immenso, ma in ogni caso preferirei che specialmente dalla cintura in giù rimanessi come ora.

Anche questa volta riesco a passare senza danneggiamenti di alcun genere e cammino senza far rumore verso casa sua; ogni volta trattengo il fiato perchè la loro abitazione è alla fine del vialetto, potrebbero vedermi benissimo.

Quando sono praticamente di fronte alla porta, come sempre, scavalco il muretto a destra che fa da argine ad un altro piccolo rivolo che scorre sotto la casa, stando attento sia a mettere bene i piedi sia a non bagnarmi.

Qui c' è un' altra, ulteriore complicazione degna di videogioco: sotto alla sua finestra c' è quella della cucina. Ma anche per questo ho trovato da tempo la soluzione.

Mi chino, e da un' intercapedine tra il loro muro e quello dell' altra abitazione tiro fuori una vecchia cassetta della frutta, alta e abbastanza solida.

Ci vado sopra, inserisco il piede destro in una crepa e appoggio i gomiti sul suo davanzale, continuando a spingere con la gamba per tenermi obliquo e non penzolare davanti alla cucina.

Per mia grandissima fortuna la finestra è aperta (non è difficile aprirla, ma è meglio se è già spalancata), dunque mi tiro dentro e la richiudo. Il pavimento scricchiola.

Questa volta sono stato più impacciato perchè è giorno, ma di notte due secondi e sono già dentro.

Esamino subito la scrivania sperando di trovarci qualcosa, magari un bigliettino per la madre che le dice dove va, e quindi dove è stata catturata, ma non c' è assolutamente nulla di ciò. Solo l' ambra che le ho regalato luccica pacatamente, come se volesse bisbigliarmi qualcosa.

Vedendola mi deprimo ancora di più, e sento le lacrime pizzicarmi nuovamente gli occhi. Le ricaccio dentro bruscamente e controllo il resto della stanza, senza scovare alcun indizio.

Avrei voglia di stare qui ancora per sentire il suo profumo ma è meglio per lei che parta subito per continuare a cercarla, dunque usando le medesime precauzioni di prima torno giù e riparto.

Dove andare ? A casa di Judith, ma si !

Via Ceccardi, la strada dove abita lei, è ovviamente strapiena di macchine come al solito, ma senza farmi tanti problemi la sistemo in seconda fila, intanto sono proprio di fronte.

Quando arrivo al portone suono il citofono ( se il palazzo non fosse così alto e bene in vista mi sarei arrampicato, ma credo che con uffici e una grande libreria davanti non sia la mossa migliore ) ed aspetto, estremamente impaziente.

Non risponde nessuno … Non è in casa, quindi.

Mentre sto provando un' altra volta mi arriva un messaggio di Bill, che mi dice di tornare indietro.

No, devo continuare ”

Tom, torna indietro, abbiamo già provato dappertutto. Se continui a vagare in giro senza trovarla impazzisci ! Ti aspetto ”

Sbuffo. Io voglio continuare, Dio !

Però ha ragione, mi sto sentendo sempre più confuso, e terribilmente terrorizzato; perciò molto a malincuore torno a casa.

Per tutta la notte non riesco a pensare a nient' altro che al pensiero di continuare senza di lei, e sto sempre peggio.

 

 

Per una settimana e due giorni abbiamo continuato a cercarla, senza che succeda niente, e mi sento uno straccio.

Io credo che sia ancora viva, me lo sento, ma credo anche che tra poco non lo sarà più, e questo mi fa letteralmente uscire di testa. Non riesco a vivere.

Sono sul mio letto, a spremermi le meningi per ricordare un posto dove potrebbe essere, ma non ci riesco, non ci riesco.

Sento per la centesima volta le lacrime bruciarmi gli angoli degli occhi, e la mia bugia- cioè, la mia promessa non mantenuta- ( non l' hai protetta. Non l' hai protetta ! ) continua a rimbalzarmi nella testa.

Mi accendo una sigaretta, a causa del nervosismo.

Sono solo in casa, e in momenti come questi avrei un' immenso bisogno di compagnia. Mi alzo per andare alla finestra, quando sento la porta d' ingresso aprirsi- spalancarsi è la parola esatta- da un calcio.

<< Tom. Tom ! Non ci abbiamo pensato, lo so dov' è ! Ho già radunato tutti, so dove si trova ! >>

Le grida di Bill mi fanno prendere un colpo, ma anche mi risvegliano.

<< Dov' è ?? Chi te l' ha detto ?? >>

<< Nessuno, ma è ovvio che sia là. Tom, ci siamo dimenticati la fabbrica abbandonata, era quello il posto dove andavano sempre i tre bastardi !!!! >>

Rimango a bocca aperta. Com' è possibile che non mi sia mai venuto in mente ?!

A questo pensiero mi sento ancora più in colpa verso di lei, perchè non ho pensato abbastanza alacremente a dove potesse essere, cioè a quella fabbrica abbandonata.

Balzo in piedi e mi fiondo verso la porta, ma Bill mi blocca mentre impreco cercando di sfuggirgli, e finiamo quasi contro il muro.

<< Cosa fai ? Vuoi andare da solo ora ? Mi ritorni ridotto in un modo che stai in una scatoletta di chewing gum. Dobbiamo andarci tutti insieme, e avere un piano, non possiamo arrivare là come il branco di deficienti che eravamo come quando siamo andati noi quattro. >>

Mi viene voglia di dargli un calcio per liberarmi e scappare da lei, però in effetti dice cose sensate. Ma sono lo stesso irritato, e con uno scatto brusco mi sposto da lui.

<< E allora muoviamoci, cazzo >>

Borbotto.

<< Guarda che lo dico per il tuo bene, eh, non è che mi diverto a fermarti quando so che c' è in ballo una persona alla quale tieni.

Piantala di fare lo stizzito. >>

Scende le scale e sento che chiama tutti.

Dopo poco siamo riuniti in soggiorno, si decide il piano e si inizia: abbiamo con noi tutte le armi che possediamo, purtroppo inutili verso gli altri vampiri ma se per caso si sono portati dietro qualche umano, lo ammazziamo immediatamente. Alle due precise del pomeriggio partiamo.

Non riesco a pensare ad altro che a lei. É tutta colpa mia se ora è in questa situazione.

È se non mi ama più ? Sono stato bugiardo, lei si fidava di me e del fatto che le avevo assicurato che non le sarebbe mai successo niente, e invece … Mi odia, mi odia.

Se avessi le unghie più lunghe, mi graffierei volentieri.

Sembra che non arriviamo mai, i minuti passano così lenti.

Fuori il tempo è sempre peggiore, nuvole nere si accumulano dappertutto, e la temperatura è scesa di molto; fa freddo. Lontane si iniziano a vedere anche delle saette. Per ora sono poche, ma con il cielo che c' è non ci sono dubbi sul fatto che si formeranno a decine.

Georg ha qualcosa tra le mani, un panno avvolto su un oggetto di forma rettangolare, abbastanza lungo. Mi chiedo cosa possa essere, ma poi altri pensieri mi fanno andare la mente distante e non sento più, non vedo più.

Guardo fuori dal finestrino, e distrattamente noto due ragazze camminare vicine. Ridono.

Quella più a sinistra gira distrattamente la testa verso la nostra macchina, e per un istante incontro il suo sguardo carico di felicità. Ritorna a parlare con la sua amica, ma quella gioia nei suoi occhi mi rimane impressa e mi fa venire voglia di sperare che le succeda qualcosa per cui debba divenire tristissima, come me ora.

In questo momento non sopporto di vedere felicità nelle persone.

Finalmente, dopo quaranta minuti circa le sudicie ciminiere della Stoppani rigano il cielo con le loro forme grigio sporco e ruggine.

Un tremendo tuffo al cuore mi fa trasalire, e solo dopo qualche istante capisco cosa provo: ho paura. In teoria dovrei essere fuori di me dalla rabbia, ma almeno per ora sono terrorizzato allo stesso modo di quando eravamo incastrati nel tunnel, io e mio fratello, e quelle specie di animali ci stavano inseguendo.

Lasciamo le macchine prima del grande piazzale della raffineria, in modo da non far sapere che è arrivato qualcuno.

Georg s' infila l' oggetto in una tasca, maneggiandolo delicatamente. Ma cos' è?

Decido di non pensarci, e camminiamo silenziosissimi fino all' ingresso principale.

Arrivati qui, Bill alza una mano per farli fermare e con il tono di voce più basso che può spiega che non possiamo fare irruzione stile marines sfondando porte a pedate e urlando a destra e manca, perchè è meglio se riduciamo lo scontro fisico al minimo indispensabile.

Intanto bisogna trovare Sofia perchè non può stare in mezzo a noi; ha bisogno di qualcuno che la tenga lontana da questa maledetta raffineria e la protegga.

Non so in che condizioni di salute possa trovarsi, dubito che

l' abbiano trattata come se fosse in un hotel a 5 stelle. Non penso proprio.

A questo pensiero finalmente la rabbia mi monta dentro a una velocità incredibile, e mi sento carico di odio.

Decidiamo che io e Bill andiamo a cercarla, ma appena lo dico Georg chiede di venire anche lui, senza definire il motivo.

<< Io però rimango con voi >>

Bisbiglia Bill, ma gli mormoro:

<< No, tu devi rimanere con gli altri. >>

<< Assolutamente no! Voi due da soli non ci andate! E se siete in pericolo ? >>

<< Bill, tu devi stare con loro perchè quando dovrà venire dentro anche il resto del gruppo, io te lo posso dire con la mente e tu lo riferisci. Credi che mi metta a mandarti messaggi, o ti telefoni per comunicartelo ? >>

Rimane zitto, imbronciato. Intanto domando se qualcuno ha un' arma.

Klaus mi porge un Uzi e una pistola pesante e grossa... D' altra parte, il suo passato faceva di queste due armi il suo fulcro.

Le prendo mentre gli altri si dileguano nel vicinissimo boschetto, rendendosi invisibili.

Io e Georg entriamo, silenziosi come spettri. Non vedendo nessuno, sempre bisbigliando gli chiedo:

<< Perchè sei voluto venire ? >>

<< Vedrai che ce ne sarà bisogno. >>

<< Anche Bill non è un bambinetto, in fatto di difesa... >>

<< Non è per questo. É per Sofia >>

<< Eh ? >>

<< Lascia perdere, vedrai. Se è come la penso io, ce ne sarà molto bisogno. >>

Rimango zitto non sapendo che dire.

Ma dove sono finiti tutti ? É assolutamente deserto! Neanche il minimo rumore. Tutto questo mi innervosisce molto.

Invece di proseguire dritti, come avevamo fatto l' ultima volta, giriamo a destra, avendo visto un corridoio che sembra abitabile. Forse porta a degli ex uffici o comunque a delle stanze, e Sofia potrebbe essere dentro una di quelle.

Mi piacciono molto i film d' azione, ma ora che sembra sia diventato il protagonista di una di queste storie non mi sembra così emozionante, anzi. E poi come diavolo si fa a sparare ? Nei film lo dipingono così semplice: punti, premi il grilletto e boom... Nella realtà, almeno per uno che non lo ha mai fatto, mi sembra difficilissimo.

Già sarà complicato prendere bene la mira con una pistola (non pensavo fossero così maledettamente pesanti), figurarsi usare un mitragliatore. E Georg non mi sembra così tanto più esperto di me.

<< Io aprirò la maniglia, e tu farai la guardia con la pistola, ok ? >>

Bisbiglia lui con aria incerta, e annuisco. Mi viene quasi da ridere, sembra che stiamo giocando come bambini a fare i marines. Non siamo nemmeno convinti di quello che diciamo, riutilizziamo frasi prese da film. Bell' inizio.

Continuiamo a percorrere questo corridoio pieno di pezzetti di legno, cavi elettrici, bidoni e schifezze varie.

Molti vani si aprono a destra e sinistra, ma nessuno ha una porta e sono vuoti. Scavalchiamo un materasso marcito.

Il pulviscolo, illuminato dai raggi di luce che entrano dalle finestre delle camere vuote, galleggia dappertutto e rende un' idea di desolazione ancora più deprimente. Con sollievo noto che non stiamo lasciando impronte, perchè i pezzetti per terra non si spostano...

In ogni caso mi do spesso delle occhiate alle spalle, puntando la pistola. Non serve comunque a niente tenerla puntata perchè ho serissimi dubbi sul fatto che, se vedessi qualcuno, sarei così bravo da fermarmi, tendere le braccia in modo da equilibrarmi, prendere la mira e sparare colpendo l' avversario, tutto nel giro di due istanti.

Mi sento terribilmente idiota.

Georg sta facendo lo stesso, davanti a me, con il mitragliatore, e immagino che anche lui non si senta meno ridicolo di me.

Qui non c' è davvero nessuno.

Giungiamo alla fine del corridoio -che termina con un simpatico quanto irremovibile muro liscio- e ci voltiamo indietro. Una fortissima sensazione di ansia mi invade, e di nuovo il terrore torna a farmi visita.

É così lungo... L' idea di dovercelo rifare, senza avere un' uscita dove fuggire nel caso di trovare qualcuno all' altra estremità mi opprime al punto da non farmi più ragionare.

Le stanze che proiettano rettangoli di luce a intervalli regolari sulla parete opposta ora mi terrorizzano; i pezzi di legno sul pavimento sembrano ossa, i muri con la vernice scrostata sono duri, immobili, soffocanti.

Sento le gambe tremolare e mi siedo un attimo per terra, tenendomi la testa tra le mani e cercando di farmi passare almeno un po' la paura.

Anche Georg si siede sulle caviglie e rimaniamo due o tre minuti così, nel silenzio pomeridiano, cercando di calmarci un attimo. Apparentemente lui non è così agitato, ma nei suoi occhi vedo le mie stesse emozioni e noto che cerca di distrarsi un minimo guardando dentro alla stanza che abbiamo davanti, ma poi torna sempre con lo sguardo verso l' altra estremità. Fa questo gesto quasi continuamente.

Dopo qualche minuto decidiamo di ripartire, e in effetti mi sento leggermente meglio. Percorriamo il corridoio senza alcun incidente di sorta, sempre silenziosi come fantasmi, e ci ritroviamo nella sala principale.

Proviamo dentro altri due lunghi corridoi, senza trovare niente.

<< Forse dobbiamo provare da quel posto dentro al quale sono caduto l' ultima volta, hai presente ? Il pavimento s' era sfondato ed ero piombato in quell' altro livello di stanze. Mi ricordo che, mentre stavamo correndo per scappare, eravamo passati davanti a varie porte chiuse. Magari è là. >>

<< Si... Si, è vero. Aspetta, finiamo però qui. Andiamo a vedere in quel salone laggiù. >>

Annuisco, e la pelle mi si accappona per l' ennesima volta a causa dell' innaturale, strano silenzio. Mi passo con forza le mani sulle braccia, ma non faccio altro che fare aumentare i brividi.

Stringo la pistola, sentendola perfettamente inutile, e riprendiamo a camminare.

Si tratta di una specie di sala delimitata da un muro che la divide dallo spazio principale, lontana dall' ingresso della raffineria. Forse era il luogo dove si passava il tempo nell' attesa di riprendere a lavorare.

La porta pende sbilenca, attaccata ad un cardine solo. Senza muoverla, ci infiliamo nello spazio vuoto ed entriamo nel luogo.

Il pavimento è ancora più sporco che dalle altre parti, in vari punti ci saranno sei o sette centimetri di rametti secchi, cavi e oggetti del genere, oltre che fango e polvere.

Alle pareti dovevano esserci appesi dei cartelloni, perchè recano ancora le loro ombre rettangolari.

Facciamo presto a vedere che qui non c' è assolutamente nulla che ci possa interessare: non ci sono altre stanze, solo quattro mura.

<< Niente, Georg. Andiamo in quel posto, dai. >>

Rimane ancora qualche istante ad osservare e poi borbotta un sì.

Mi volto ripassando sotto all' architrave della porta rotta, i suoi passi immediatamente dietro di me.

Ritorno nello spazio principale, sentendomi stanchissimo. Dove cazzo è, non si sa.

<< Aspetta, Tom. Guarda qui >>

La sua voce improvvisa mi spaventa e sussulto, ma mi giro di scatto e ritorno nella sala.

É inginocchiato per terra a sinistra, vicino alla parete, e sta togliendo

con evidente disgusto lo strato di schifezze, spostandolo.

<< Cosa c' è ? >>

Chiedo, nuovamente eccitatissimo.

<< C' è qualcosa che brillava, qui... L' ho notato con la coda dell' occhio, forse non è niente >>

Mi chino per aiutarlo, sollevando i rametti.

<< Ecco! >>

Con l' indice e il pollice solleva qualcosa di molto piccolo, che manda un altro lieve riflesso.

<< Cosa è ? >>

Mi chiede. Prendo in mano l' oggettino e lo riconosco...

E' un bracciale, un sottile braccialetto d' oro, e lo conosco benissimo. Sofia ce l' aveva sempre al polso.

Forse un po' di speranza c' è...

Capendo che è un indizio, Georg inizia freneticamente a spazzare via i rami, e d' improvviso la sua mano scontra qualcosa. Pulisce i residui e si delinea uno spigolo, alto circa tre o quattro centimetri. La scopriamo del tutto É una botola!

Con due o tre pugni apriamo il coperchio. Una puzza di petrolio si solleva con uno soffio e istintivamente arriccio il naso.

C' è un tunnel sotterraneo, delle scale... Senza pensarci un secondo ci buttiamo dentro, scendendo i luridi scalini. Non abbiamo bisogno di torce, i nostri occhi si abituano in una frazione di secondo al buio più assoluto e vediamo bene come alla luce solare.

Ci sono altri corridoi, e altre porte. Sempre con la dovuta cautela spiamo al loro interno, ma non c' è nulla.

Arriviamo infine presso una porta, sicuramente di fabbricazione più recente di questo schifo. É di acciaio, blindata, con una grossa maniglia.

<< Stai attento alle scale >>

Bisbiglia Georg. Io, cecchino inutile, mi sistemo alle sue spalle con il fucile, per sicurezza. Ho come l' impressione che sia un po' più facile usare un mitragliatore, anche se è una cosa assurda.

Sento che traffica con la maniglia e infine un toc! rimbomba nell' ambiente opprimente. L' emozione mi attanaglia fortissimo.

Da uno scrollone alla porta, che si apre cigolando e a questo punto abbandono il mio ruolo per fiondarmi dentro.

Inizialmente non vedo alcuna persona, è tutto piatto; poi noto un mucchietto contro l' angolo più nascosto.

Corro là e m' inginocchio davanti alla sagoma. Sembrerebbe un mucchio di coperte ammassate, ma quando sollevo un lembo di tessuto scopro una guancia.

Strappo via la coperta e Sofia, dalla sua posizione con le ginocchia contro il petto, crolla per terra su un fianco. Ha le palpebre abbassate, ma cerca di alzarle senza riuscirci. Espone solo una sottile striscia di bianco dell' occhio.

Pronuncio il suo nome più volte, senza riuscire a fermarmi e la abbraccio, sentendo le lacrime colarmi sulle guance. Lei non fa assolutamente niente, a parte un movimento delle labbra senza suono, e mi stringe debolissimamente il polso.

La gioia che provo non può venir descritta da nessuna delle lingue presenti su questo pianeta. Vedere però com' è ridotta me la fa passare subito, sostituita dalla solita paura, stavolta per lei.

Sento Georg che si inginocchia accanto a me e mi preme piano una mano sulla spalla come per dirmi di spostarmi un po'.

<< Cosa stai facendo ? >>

Dico, vedendo che ha tirato fuori l' oggetto rettangolare e sta togliendo il panno. É una custodia con una siringa dentro, riempita con un liquido incolore, più due o tre pastiglie bianche.

<< Cosa fai ?! >>

Grido, senza neanche accorgermi di aver strillato.

Toglie il cappuccio dall' ago e afferra il braccio di lei, ma gli afferro il polso.

<< Non provare a toccarla. Non ci provare. >>

<< Sai cos' è, questa siringa ? É cocaina. E le pastiglie sono anfetamine. Se entro pochissimo non assume qualcosa che la risvegli, va in coma. Guarda com' è ridotta, sembra un' anoressica... Non le avranno dato da mangiare. E guarda soprattutto come non reagisce praticamente a nulla. O gliela inietto, o va in coma, decidi tu. >>

<< Ma... Io... Le farà male! Non ha mai assunto sostanze, le procurerà qualche shock! >>

<< Tom, lei resiste di più degli altri, ora. Non è più completamente umana. >>

<< Cosa dici ?! >>

Grido, senza capirci più niente.

<< Perchè dentro alla pancia ha un mezzo vampiro, cazzo! Ha una soglia di resistenza più elevata di una persona normale, ora che ha assunto un po' di geni di vampiro. >>

Rimango zitto, non sapendo cosa dire.

Le prende il braccino smagrito e infila l' ago nell' interno del gomito. Non ha la minima reazione quando la punge.

Le apre la bocca e posa due pillole sulla parte più interna della lingua, poi le caccia due dita in gola. Io sto per saltargli addosso, ma poi capisco perchè ha fatto così: le viene un conato ed istintivamente deglutisce, mandando giù le pastiglie.

Attendiamo altri dieci minuti, e finalmente -anche se con lentezza- apre un po' di più le palpebre, e si muove debolmente.

<< Grazie >>

Mormoro, vergognandomi tremendamente di aver pensato che le facesse del male.

<< Niente, niente. >>

<< Scusa, se prima... >>

<< Lo capisco. >>

Sto muto.

Dopo ancora qualche minuto, ha gli occhi aperti e si muove abbastanza bene.

<< Ho fame >>

<< Non abbiamo niente, tesoro... Da quand' è che non mangi ? >>

Tossisce per qualche istante, e con voce roca risponde:

<< Da quando mi hanno preso. Da una settimana >>

<< Cristo. >>

Impreca Georg, mentre io mi sento divorare da una rabbia immensa.

<< Riesci ad alzarti in piedi ? >>

Domanda lui, e Sofia annuisce non proprio sicura. La prendo sotto le ascelle e la sollevo, appoggiandola contro il muro.

Per tre volte le cedono le ginocchia, ma poi alla quarta riesce a stare in piedi ciondolando, appoggiata a me.

<< Perchè fino a pochissimo fa mi sentivo così debole, mentre ora riesco a pensare e muovermi ? >>

<< Georg ti ha iniettato delle sostanze. Sono quelle che hanno quest' effetto. E perchè, ora che hai un mezzo vampiro dentro, non sei più completamente umana, hai più forze. Forse la droga te le ha risvegliate. >>

<< Grazie >>

Si gira verso di lui e sorride.

<< Dobbiamo and... >>

Mi zittisco di colpo, e ci immobilizziamo. Mi è sembrato di sentire qualcosa, un rumore attutito, come se qualche oggetto venisse spostato con grande cautela.

Se ci fosse stato Bill, riuscivamo a sapere cos' era... Anche se forse non è nulla. In ogni caso, mentalmente dico a mio fratello di preparare gli altri ad entrare.

Tra noi e l' uscita, solo poco.

Faccio mettere Sofia sulle mie spalle, così da non doverci rallentare in caso di fuga.

Pianissimo, andiamo verso la scaletta e sentiamo di nuovo quel suono, anche se sembra più lontano. Georg mette il piede sul primo gradino, e si ferma. Aspetta qualche istante, e sale sul secondo.

Silenzio. Si gira verso di noi e si volta nuovamente verso l' uscita, percorrendo la scala.

Ecco, siamo arrivati al punto più pericoloso, la botola. Non si sa quel che può aspettarci, dall' altra parte.

Georg, con una mano, mi fa cenno di ridiscendere qualche gradino, e obbedisco. Si china verso il coperchio e ascolta. Sto attento anch' io, ma non sento nulla. Tuttavia qualcuno potrebbe anche starsene immobile dall' altro lato...

Però non c' è nessuna vibrazione nell' aria che indichi la presenza di un vampiro.

Lentissimamente, poggia la mano contro il metallo ed esercita una pressione dapprima minima, poi l' aumenta.

Con sorprendente silenziosità, la botola si alza, e lui sguscia fuori.

Il coperchio deve ancora essere aperto del tutto, e io risalgo la scaletta per uscire.

Mi chino per non farle battere la testa, e sono fuori quasi del tutto quando picchio contro il metallo, che produce un acutissimo cigolio.

Mi sfugge un “cazzo!” e Sofia e Georg trasaliscono.

Schizzo fuori di scatto e la botola si abbassa di colpo, sbattendo con violenza sul ferro. L' eco si disperde nel vuoto.

Rimaniamo irrigiditi dove siamo, terrorizzati. É impossibile che non abbiano sentito un fracasso del genere, mi dico, maledicendomi.

Ma il silenzio prosegue... Non mi piace per niente. Questo posto sembra totalmente deserto, ma qualcosa mi dice che non è così.

Non può esserlo, perchè c' era da fare la guardia a Sofia.

Non può esserlo perchè sanno che prima o poi saremmo venuti a cercarla, e l' hanno apposta rapita per attirarci qui.

Non può esserlo perchè di colpo l' aria s' è riempita di un' impercettibile vibrazione...

Vampiri. Forse deriva dai nostri che sono fuori, ma non credo.

Aspettiamo ancora qualche istante e poi azzardiamo a fare leggerissimi passi verso l' entrata della saletta.

<< Tom, la porta! Guarda, è in una posizione leggermente diversa da prima. >>

Bisbiglia Georg, e con una fitta di paura noto che ha ragione.

Mentre prima era inclinata verso l' interno della sala delle scale che portavano a Sofia, ora è girata di qualche centimetro verso l' esterno.

<< Andiamocene via di qui, Georg. Rientreremo, ma con gli altri. Qui dentro c' è qualcuno che ci sta prendendo per il culo >>

Annuisce.

Ormai siamo fuori dalla stanza, e ci manca pochissimo all' entrata principale.

Sofia stringe la mia maglia, e attraverso il suo polso che è contro la mia gola sento il suo cuore battere velocissimo.

Ha paura, mi dico mentalmente, e mi spavento ancora di più.

Tutto questo silenzio, questa immobilità e questi segni della presenza di qualcuno non fanno che innervosirmi incredibilmente.

Georg si gira verso di noi e bisbiglia:

<< Ma dove sono finiti gli altri ? Tu li avevi avvert... >>

Non fa a tempo di terminare la frase perchè qualcosa, con un sibilo, gli sfreccia a qualche centimetro dalla testa.

Lancia un grido e anche io strillo.

<< Torna indietro! Torna indietro! >>

Urla, e faccio retromarcia il più velocemente possibile.

Un altro sibilo atterra vicinissimo al mio piede, e Sofia grida.

Mi ricordo solo ora che abbiamo delle armi, prendo la pistola ma non so minimamente dove si trovi quello che ci sta tirando addosso.

<< Il mitragliatore! Usalo, Georg! Spara in alto, cerca di colpirlo! >>

<< Io... Credo di averlo lasciato da qualche parte. Mi dispiace... >>

Gli lancio la pistola e mi guarda con un' aria sperduta. Si nasconde dietro a un macchinario mentre ci piovono addosso sempre più proiettili. Sono come delle specie di frecce, ma sembrano dolorose anche per un vampiro, e sicuramente mortali per un umano... Ne ho uno sulle spalle, e ho paura per lui.

<< Georg, prova a colpirlo! Io non ce la faccio, non ho mira! >>

<< Nemmeno io! >>

Ribatte. Si sporge leggermente dalla macchina e mira la canna della pistola. Le mani gli tremano fortissimo.

Vedo un lieve movimento in alto, a destra, e bisbigliando glielo riferisco.

Un botto allucinante fa strillare Sofia e sussultare me... La pistola cade dalle mani di Georg, ma poi vedo che qualcosa in quel punto si muove, e una persona cade giù con un volo di dieci o undici metri, battendo a terra con un tonfo sordo.

<< L' ho... L' ho colpito! >>

Esclama, sorridendo, e riprende la pistola.

<< Era umano. Perchè ci mettono davanti esseri umani ? >>

Borbotto più che altro a me stesso.

<< Per distrarci >>

Bisbiglia Sofia.

<< Ma sanno benissimo che sono proprio quelli che uccidiamo per primi. Perchè spingono avanti persone che non possono farci

niente ? >>

Un altra esplosione invade l' ambiente, e un' altra figura piomba a terra per mano di Georg.

Il cadavere ci cade vicino, e con un' occhiata noto che avrà al massimo venti anni. Di colpo sento l' aria vibrare forte, e qualcosa mi dice che non sono gli altri.

Infatti vedo un' ombra guizzare sul fondo del salone, e dico a Sofia di nascondersi meglio che può dietro al macchinario. Si infila tra due grossi tubi, che la coprono bene. Spero solo che il suo odore di sangue non la tradisca troppo presto, almeno non prima che abbiamo messo fuori gioco chi sta arrivando.

Improvvisamente la figura balza fuori da un angolo. Con una manata fa andare a sbattere Georg contro il muro e poi mi balza addosso, mettendomi un braccio attorno alla gola.

Lancio un urlo strozzato e afferro le braccia del vampiro, cercando di staccarmele di dosso, ma è fortissimo e non riesco a liberarmi.

Percepisco che sta serrando sempre più il braccio in modo tale da spezzarmi il collo, e un dolore tremendo mi si propaga ad una velocità impressionante. Grido un' altra volta, e sento con orrore che anche Sofia sta urlando.

Il vampiro mi lascia di pochissimo, quel poco da permettermi di chinarmi in basso per sfuggirgli.

Si gira verso di lei, e nello stesso istante nel quale sta per iniziare a correre verso Sofia, un botto risuona per tutta l' area, rimbalzando sulle pareti.

Uno strillo acuto sovrasta il rumore, e il vampiro fa una mezza giravolta su se stesso. Georg gli ha sparato, ma il proiettile non gli può fare nulla...

Però in compenso lo distrae, lo fa fermare per qualche istante.

Gli balzo addosso, stringo più forte che posso entrambe le mani sul suo collo, appena sotto la mandibola; tenendo ferma la testa con i due pollici do uno strattone facendola ruotare prima a sinistra e poi a destra. Il vampiro si agita ancora per qualche secondo, e poi si accascia inerte.

Continuo a stringerlo per un pochino, poi mi volto verso Sofia... Ha gli occhi spalancati, e non si muove. Mi avvicino a lei e le tendo una mano per aiutarla a uscire fuori; sento che le trema.

Si rimette nella sua posizione su di me, e proprio mentre intravedo un' altra ombra in fondo al salone, che si muove troppo velocemente per essere umana, vedo Bill che varca l' ingresso, seguito da altri sei o sette.

In tre o quattro partono di scatto e vanno verso la figura... Dopo pochissimo, si sente il rumore del collo spezzato, e il tonfo del cadavere; Bill viene da noi che siamo ancora seminascosti dietro al macchinario.

<< Perchè ci avete messo tanto ?! Ci hanno attaccati in tre ! >>

Bisbiglio, per non spaventare ancora di più Sofia urlando (che è la cosa che vorrei fare).

<< Non potevamo venire prima, ce n' erano anche fuori e stavano tutt' intorno al perimetro della fabbrica. Abbiamo dovuto aspettare che qualcuno s' allontanasse, il che è successo solo ora. Mi dispiace. Sofia sta molto male ? >>

<< Georg le ha dato della droga, s' è risvegliata. Lui dice che può resistere a più sforzi perchè ora ha qualche gene di vampiro... Però non mangia da una settimana. >>

<< Meriterebbero tutti la morte. >>

<< Gliela stiamo andando a portare >>

Replico, ed esco allo scoperto. Georg è andato dagli altri stanno parlando. Mi avvicino anch' io.

<< Sono in tantissimi, come minimo cento. E noi solo in tredici ! >>

Esclama Nadja.

<< Come poss... >>

Un rombo fortissimo seguito da un tonfo fa sussultare tutti, e girandomi vedo che qualcuno ha chiuso il portone principale.

Li abbiamo tutti intorno... Faccio scendere Sofia a terra perchè sulle mie spalle è più scoperta, e le sto dietro. Ho il terrore che un proiettile la colpisca, e non so come proteggerla. Ormai non posso più uscire e portarla via perchè sono anche fuori, e quindi deve restare dentro con noi ma passando molti, troppi pericoli. Inoltre, non so per quanto possa resistere non avendo mangiato da una settimana; è vero che ha assunto droghe e che secondo Georg è un pochino vampira, ma non ci credo troppo.

<< Di là! >>

Esclama Nadja, e si mette a correre verso un lungo corridoio. La seguiamo, senza sapere dove stiamo andando, e io non penso alla spaccatura che avevo creato quando ero caduto nel piano inferiore, che portava al tunnel in discesa e quindi all' uscita.

Dappertutto sento passi e movimenti, ma non vedo nessuno.

Corriamo non troppo velocemente perchè quando andiamo alla nostra velocità di vampiri i movimenti diventano praticamente incontrollabili e invece qui abbiamo bisogno di molta precisione per cavarcela.

Attraversiamo vari ambienti senza tuttavia trovare nessuno, anche se i continui rumori eliminano ogni speranza che se ne siano andati. E poi c' è una fortissima vibrazione nell' aria, segno che sono presenti molti vampiri. Non si sa dove, però, e questo provoca una tensione terribile.

Arriviamo infine ad una larga passerella verticale che si incontra con un' altra passerella orizzontale, formando una T. In basso c' è un salone, sotto di circa 8 metri. Apparentemente è deserto.

Stiamo fermi per qualche istante, terrorizzati, e poi con voce insicura Georg dice:

<< Se volete vado avanti io... Vado a vedere se c' è via libera... >>

Nessuno replica e lui, adagio, si incammina sulla passerella scegliendo il braccio di sinistra. Lo ripercorre, controlla anche quello di destra e infine torna indietro sul punto di incrocio tra il tratto verticale dove siamo noi e quello orizzontale.

<< Fai passare prima Sofia >>

Bisbiglia Gustav, che continua a guardarsi attorno. Vedendo che esito, conclude:

<< Se qualcuno ci attaccasse, lei sarebbe già sull' altro lato e potrebbe scappare >>

Per andare a finire in mano loro, penso io, ma annuisco e la sospingo piano. Lei si gira, mi guarda e poi muove qualche passo.

<< Aspetta >>

Bisbiglia Bill, parlando quasi più a sé stesso.

<< Senti qualcosa ? >>

<< Si. >>

Impreco, trattenendola per un braccio e facendola fermare. Lei si immobilizza immediatamente e mi fissa spaventata, ma siccome parliamo in tedesco -è più veloce- non capisce cosa stiamo dicendo e si inquieta ancora di più.

Per qualche istante non succede nulla ma poi un lievissimo rumore proveniente da sinistra lo sento anch' io. Nadja fa cenno a Georg di tornare indietro, ma lui scuote la testa.

Il rumore si dilegua ma la vibrazione rimane. Non abbiamo tempo, e dopo aver atteso un minuto la sospingo ancora per farla andare.

Percorre con aria incerta la passerella e, quando è a poca distanza da lui, le tende la mano.

Sta per afferrarla quando vedo qualcosa saettare da sinistra e colpire Georg in pieno. Una frazione di secondo dopo capisco che è un vampiro. Cadono entrambi e Sofia grida, tornando di corsa indietro. Quattro o cinque dei nostri vanno ad aiutare Georg ed eliminano l' altro. Si sentono lievi rumori provenienti dall' altro braccio della passerella. Non servono parole per capire che abbiamo un' unica possibilità: andare avanti sul passaggio a destra.

Sofia singhiozza e mi sta attaccata … Mi maledico perchè non ho da offrirle la protezione che vorrei, ormai non si può più cercare di riportarla fuori. Bisogna attraversare l' intera fabbrica, che è enorme e sicuramente piena di pericoli per lei.

Camminiamo per qualche minuto senza trovare nessuno.

<< Tom, e se ci stessero facendo andare in un posto per poi attaccarci tutti insieme ? >>

Mi bisbiglia. Un brivido mi percorre la schiena perchè non avevo pensato a questa possibilità invece molto probabile.

<< No. Ci faranno separare e poi ci ammazzeranno uno ad uno. E' questo che vogliono fare. Non dobbiamo per nessun motivo allontanarci, bisogna rimanere tutti uniti e trovare appena si può un' uscita da questo posto. >>

Replica Nadja seccamente.
<< Non parlare a voce alta, potrebbero essere dovunque e sentirci >>

Bisbiglia Klaus. Tutti ammutoliscono.

Ci fermiamo, incerti su dove andare. E' così maledettamente grande che orientarsi diventa difficilissimo, e ogni rumorino ti fa schizzare il terrore alle stelle. L' ansia di non sapere da che parte potrebbero arrivare mi fa impazzire.

Qualcuno si siede per terra e Nadja mormora che forse, se ci nascondiamo, penseranno che siamo riusciti a fuggire e se ne andranno. L' idea non mi sembra molto buona, ma tutti annuiscono condividendola. Ci infiliamo in tutti i nascondigli possibili e aspettiamo.

Il tempo passa lentissimo, mi sembra quasi di vedere i secondi trascinarsi pigramente, e l' ansia non accenna a diminuire. Probabilmente stanno cercando di capire dove siamo; quando ci troveranno....

Non voglio pensarci. Mi giro a guardare Sofia: s' è rannicchiata sotto delle lamiere gettate in un angolo a formare involontariamente una specie di capanna. Ha il viso troppo pallido e tiratissimo, gli occhi grandi grandi e spaventati, il corpo dimagrito e ossuto, ma rimane bellissima. Guarda il terreno, le mani le tremano leggermente.

 

 

Passano venti minuti, forse. In questa immobilità la cognizione del tempo diventa difficoltosa. Dopo aver aspettato, Kathrin borbotta che qualcuno dovrebbe andare a vedere se veramente c' è ancora qualcuno e, siccome non si sente alcun suono, si allontana andando a guardare in un corridoio lì vicino con la promessa di tornare entro 5 minuti. Ritorniamo nel nostro mutismo forzato, che sta venendo contornato anche da una specie di strana noia ansiosa.

Non c' è nulla, nessun rumorino, nessun movimento... Che se ne siano andati sul serio ? Do un' occhiata fuori dal mio nascondiglio ma non vedo proprio nulla. Mi rimetto contro alla parete e cerco di non pensare a niente.

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Capitolo 19
*** Kathrin ***


19

Kathrin

 

Qui non c' è anima viva, sul serio. Non sento la benchè minima presenza di vampiri... D' altra parte, una così incredibile fortuna mi sembra strana.

Cammino ancora per qualche metro, poi torno indietro.

<< Ehi Kathrin ! Vieni, sono Nadja ! >>

Bisbiglia una voce dal buio, distante e dietro di me. Mi giro di scatto, sorpresa.

<< Ma che ci fai tu qua ? >>

<< Avevo paura che ti succedesse qualcosa. Vieni, sto tenendo d' occhio un altro corridoio in fondo a questo, segui la mia voce ! >>

Rimango ferma per qualche istante, incerta. Devo andare ?

<< Forse ho scoperto un' altra uscita. Così possiamo portare in salvo Sofia >>

Sollevata, riprendo a camminare lungo il percorso.

<< In effetti mi sento meglio con qualcuno vicino >>

Dico, sorridendo.

<< Ti capisco. Vieni, che mi aiuti >>

<< E' lungo questo corridoio, non pensavo >>

Mi volto indietro, l' imboccatura è distante. Nadja fa una risatina.

Cammino più svelta e l' uscita si delinea lentamente con più chiarezza, un rettangolo grigio chiaro.

E' una vera fortuna che abbia trovato un modo per andarcene da questo posto, non mi piace e mi fa paura; inoltre quella ragazzina, Sofia, ha bisogno di stare al sicuro. E' carina e, anche se tra di noi sembra un po' sperduta, mi sta simpatica... D' altra parte, non siamo il genere di persone che fanno una meravigliosa impressione al primo colpo ! Lei e Tom mi sembrano davvero innamoratissimi, sono belli insieme. Mi dispiace che debba passare un' avventura così brutta.

<< Ci sei ?? >>

Chiamo per sicurezza, nella penombra.

<< Certo ! Sto controllando un altro posto qui a lato. Si, sono sicura che sia un' uscita. >>

Sorrido nuovamente per il sollievo.

Eccomi finalmente nel ballatoio sul quale si affacciano le porte del corridoio che ho appena finito, e altri due percorsi.

<< Nadja ? Sono arrivata >>

<< Brava, Ka. >>

Do un' occhiata in giro. Dov' è ?

<< Brava, bravissima, Kathrin. Davvero brava. >>

Questa voce mi mette addosso i brividi. Non è quella di Nadja.

Dov' è lei ? Giro su me stessa mentre una sensazione crescente di paura mi attanaglia.

Improvvisamente un cigolio e un tonfo dietro di me mi fanno scattare indietro. La porta dalla quale ero arrivata s' è chiusa.

<< Ora sei da sola. >>

Bisbiglia la voce incorporea, e il mondo mi crolla addosso. Un terrore come non ho mai provato mi balza addosso e mi sfugge un gemito. Fortunatamente riesco a sbloccare le gambe. Inizio a correre più veloce che posso per il primo corridoio che ho davanti, senza capire più niente. Sento dei passi immediatamente dietro di me. E, quel che mi preoccupa di più, è che non so se esiste un' uscita, né dove sia.

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Capitolo 20
*** Nadja ***


20

 

Ma dov' è finita Kathrin ? Cinque minuti sono passati.

Magari ha scoperto un nuovo passaggio.

Anche gli altri iniziano a preoccuparsi, soprattutto Nadja, che è praticamente quasi sua sorella. Vuole andare a cercarla e dopo una discussione bisbigliata, si alza e imbocca un corridoio poco distante.

Qualcuno la richiama pregandola di non andare perchè potrebbe essere pericoloso, ma lei fa un cenno e prosegue nella sua spedizione in solitaria.

Forse s' è solo distratta e, trovando un posto che la interessava, s' è fermata cinque minuti... Il fatto è che pur non essendoci alcun rumore mi sembra strano che se ne siano andati così, di punto in bianco, solo perchè credevano che forse siamo riusciti a fuggire.

Tuttavia passa il tempo e leggermente inizio a crederci anch' io.

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Capitolo 21
*** Kathrin ***


23

 

I passi dietro di me si sono fatti distanti, forse sono riuscita a seminare chi mi stava inseguendo. Mi sono lanciata in un dedalo di corridoi senza sapere minimamente dove stessi andando, ossessionata solo dal dovermi allontanare dall' individuo dietro di me.

Corro più veloce che posso, terrorizzata. Mi hanno separata dagli altri, ora sono vulnerabile come un neonato, da sola.

Devo trovare un posto dove fermarmi e nascondermi, se continuo a vagare senza meta rischio di incasinarmi ancora di più.

L' impulso di correre mi fa proseguire ancora per qualche istante, ma infine mi butto dietro lo spigolo abbastanza sporgente di un muro, che mi copre del tutto e mi tiene all' oscuro. Questo va bene, per ora.

Mi rannicchio per terra cercando di contenere i singhiozzi, e dopo un minuto o due mi calmo leggermente; di suoni non ce ne sono, dunque non dovrebbe esserci nessuno.

Il silenzio si fa opprimente, un rumorosissimo silenzio, pesante come una coperta bagnata gettata sulla testa e altrettanto appiccicoso.

Gli altri si staranno sicuramente chiedendo dove sia finita. Ma se avessero sentito quella voce, così identica a quella di Nadja... Come ho potuto fidarmi senza essere sicura che fosse lei, come ho potuto.

Improvvisamente sento una lievissima variazione nell' aria, una specie di quasi impercettibile “tremolio” che segnala la presenza di un vampiro.

La paura mi ritorna addosso con una violenza pari ad un treno, sento quasi il colpo contro di me. Con un' immenso sforzo di volontà riesco a non fuggire e non urlare, ma rimanere perfettamente immobile.

Il problema è che se io sento le sue vibrazioni, la persona sentirà le mie. Per fortuna non sono abbastanza forti da far risalire alla propria posizione in un luogo.

<< Kathrin ? Sei qui ? Sono Nadja ! >>

Ecco, ecco la maledetta. E' lei, è lei. Pensa che ci ricada un' altra

volta ?

<< Kathrin, non so perchè ti sei allontanata, ma ora ci sono io... Se sei qui, vieni fuori che mi sono segnata la strada per tornare dagli altri. >>

Maledetta, mille volte maledetta. Non ti credo. Non sei te.

<< Ehi ? >>

Vai via, bastarda !

Rimane silenziosa per qualche istante, e dopo un sospiro sento i suoi passi allontanarsi. Così va meglio. Tanto lo so che non sei Nadja, cosa credi ?

Attendo cinque minuti, poi mi alzo e proseguo la mia strada senza destinazione.

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Capitolo 22
*** Nadja ***


22

 

Non capisco, io ho sentito che c' era un vampiro da qualche parte, in quel posto. Poteva essere Kathrin. Dove sarà finita ? Sembra quasi che voglia allontanarsi da noi.

Nonostante il desiderio di ritrovarla, mi obbligo a tornare indietro. Non è sicuro stare da soli in questo posto, tanto meno quando non si ha idea di chi ci sia dentro. Ho staccato dalle pareti dei pezzetti di intonaco creando dei motivi circolari, così da sapere subito quale cammino ho percorso per arrivare fin qui.

<< Nadja, sono Kathrin ! >>

Esclama una voce dal buio. Con un sobbalzo mi blocco trattenendo a fatica un urlo e mi giro di scatto.

<< Stavo scappando, qualcosa mi stava inseguendo >>

Prosegue.

<< Vieni, ho trovato una via d' uscita ! >>

Sollevata faccio un passo verso il suono ma mi fermo. Non mi convince del tutto.

<< Kathy, da chi stavi scappando ? >>

Mormoro.

<< Da una figura con i capelli rossi. >>

<< Dove sei riuscita a seminarla ? >>

Chiedo, per verificare se descrive il luogo dove avevo percepito la “vibrazione”. Un istante di silenzio e m' innervosisco ancora di più.

<< Era... Era un posto buio, non te lo so dire bene. Mi sono nascosta dietro ad un muro. >>

Si, dev' essere lei. Contenta, cammino verso la voce.

Devo percorrere una decina di metri prima di sentire un lievissimo rumore di passi dietro di me. Allora senza pensarci accelero e inizio a correre più forte che posso, perchè chi mi parlava prima era davanti a me, non alle mie spalle. Ho capito di essere stata ingannata e chiunque stia inseguendomi, penso che non sia per darmi un bacio.

Il metallo fa troppo rumore cigolando e gemendo sotto i miei passi, non posso dileguarmi senza farmi sentire.

Ma allora Kathrin dov' è ?

Una fitta di paura mi attanaglia lo stomaco e corro ancora più veloce, sentendomi come un topolino in un labirinto. Percorro moltissime passerelle e corridoi, salgo su quattro rampe di scale ma ogni volta che do uno sguardo indietro vedo sempre un' ombra tremenda che non rallenta mai. Sembra abbia qualcosa di rosso sulla testa, come un velo lungo che le svolazza dietro. Poi guardo meglio e vedo che sono capelli.

Capelli rossi... Ma si ! La voce (sicuramente lei) aveva parlato di un' inseguitore con questo colore di capigliatura. Fantastico, s' è peggiorata la situazione da sola: posso usarlo a mio vantaggio.

Tuttavia ciò non migliora molto la mia situazione attuale, visto che sono sempre inseguita e non ho la più pallida idea di dove stia correndo. Ma ho una buona memoria e memorizzo i corridoi perchè potrebbe tornare utile.

Porte, cunicoli, vani, passerelle. Tutto si sussegue incessantemente mentre lei mi sta alle calcagna. Devo trovare un modo per seminarla.

La confusione e la paura stanno avendo la meglio su di me, devo sfruttare gli ultimi minuti di lucidità per tirarmi fuori di qui. Le gambe si muovono ormai da sole, facendomi correre come mai in vita mia.

Improvvisamente lo sguardo mi cade sulla passerella che sto seguendo: è in metallo, una griglia continua di ferro. A dieci metri da me vedo un buco nelle maglie. E mi viene un' idea.

Mi volto: sono distanziata da lei di circa quindici metri, che per un vampiro sono molto pochi. Ho bisogno di assoluto e perfetto tempismo, altrimenti sono in guai enormi.

Il buco è vicino a delle scale che portano ad un piano inferiore.

Rallento, aspetto che mi sia vicinissima e quando il momento arriva mi getto nella voragine tenendomi al bordo con le dita. Sento un' imprecazione della donna e poi un trambusto, segno che è scivolata per le scale come volevo io, perchè non è riuscita a fermarsi.

Ho pochi secondi di vantaggio. Con un colpo di reni mi ritiro sulla passerella, il terribile vocino nella mia testa che urla “non ce la farai mai, arriva, arriva, ti prende ti prende ti prende ti prende!” e un po' goffamente mi metto in piedi riprendendo a correre, stavolta nella direzione da cui sono fuggita.

I suoni dalle scale fanno capire che anche lei sta alzandosi e salendo i gradini, perciò scappo ancora più veloce. Subito dopo, il rumore di passi in corsa si riforma alle mie spalle.

Il terrore si mischia all' orgoglio segreto di essere riuscita nel mio intento: ora voglio solo ritornare dagli altri e affrontarla insieme. Saranno decine e decine, almeno a quanto ho visto mentre eravamo fuori dalla fabbrica, ma essere in un gruppo mi fa sentire decisamente meglio che fuggire per l' eternità in una maledetta raffineria marcescente.

Inizialmente ho il timore di non ricordarmi più il tragitto, ma la memoria non mi tradisce e mi riporta sulla strada giusta.

Dopo qualche minuto ritrovo anche i circoletti sulle pareti e capisco di essere vicinissima ai ragazzi. Ma anche la donna si sta avvicinando, ha preso velocità e la distanza si riduce troppo velocemente.

Ecco, vedo il rettangolo di luce che è la porta per il salone dove eravamo nascosti, ma lei è dietro di me, sento qualche ciocca dei suoi capelli sfiorarmi la spalla.

Gli ultimi tre metri non li percorro con le gambe: volo. Mi getto a pesce evitando così la sua mano scattata in avanti per afferrarmi al collo e atterro nel chiarore soffuso.

Picchio la fronte senza provare dolore; mi giro sulla schiena rassegnata a vederla uscire e ammazzarmi, ma il braccio rimane illuminato solo per un istante, perchè poi si ritira nella tenebra.

Il suono che proviene dall' uscio buio mi avverte che se ne sta andando via.

Gattono fino a trovare il primo dei nostri vampiri e li faccio uscire tutti.

<< Nadja! Dov' è Ka... >>
<< Arrivano, arrivano ! >>

Interrompo Klaus.

<< Chi ? >>

<< Loro ! Stanno arrivando. Una donna mi ha inseguita ingannandomi e facendomi credere che fosse Kathrin, ora se n' è andata via ma sono certa che sta chiamando a raccolta tutti. Dobbiamo fare qualcosa, uscire di qui ! >>

<< Erano tantissimi. Troppi, per noi. Cazzo, siamo in tredici, loro almeno cento. >>

Bisbiglia Bill.

<< Kathrin allora dov' è ? >>

Domanda Janice.

<< Non lo so dove cazzo sia, immagino che anche lei sia stata ingannata allo stesso modo >>

<< Sofia deve andarsene, se rimane qua morirà. E' un numero troppo elevato da affrontare, per un umano. >>

Mormoro, guardando Tom.

<< Nadja, dove la porto ? Non possiamo uscire, e di lasciarla da sola in qualche angolo non ne voglio neanche parlare. >>

<< Lei... >>

<< Lei rischierà, lo so. Ma non c' è scelta. Preferisco difenderla io, piuttosto che mollarla in un cantuccio abbandonato senza possibilità di difendersi. Se la trovassero cosa le farebbero ? No, no. >>

Rimango zitta, non sapendo cosa dire. La guardo e mi chiedo come possa riuscire a stare ancora in piedi: è molto dimagrita a parte il pancione, la pelle pallidissima e smunta, due occhiaie nere da far paura e l' aria semidistrutta. La spezzerebbe in due una sola spintarella.

<< Senti, vattene il più lontano possibile con lei. Noi ce la caveremo, credo. Stai con lei ma non lasciarla qui. >>

<< No, voi non potete farcela... >>

<< Andatevene, stalle dietro e proteggila te. Fallo e basta, Tom. >>

<< No, non … >>

<< Cazzo, smettila di dire no e no ! E' incinta del tuo bambino, Cristo. In quelle condizioni è più facile uccidere lei che una mosca. Perciò allontanatevi, forza. Lo spiego io agli altri. >>

Tiene lo sguardo basso, ma si volta e le si inginocchia davanti, dicendole qualcosa all' orecchio e accarezzandole la testa. Mi fa pena quella ragazzina.

La aiuta ad alzarsi sostenendola con un braccio e mi lancia un' occhiata veloce ringraziandomi con un mormorio.

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Capitolo 23
*** Sofia ***


23

 

Non mi sento debole come prima, ora. Forse è per via della tensione.

La ragazza goth, Nadja, era uscita dal corridoio come una pazza indemoniata e aveva sbraitato qualcosa in tedesco ma non sono riuscita a capire nulla. Immagino però che qualcosa di grave stia per succedere, altrimenti Tom non mi porterebbe via, e non avrebbe un' espressione così tesa sul viso. Mi lascia camminare da sola, continuando a stringermi un polso. Lo seguo in silenzio.

Non credo che abbia qualche idea sul cammino che stiamo percorrendo, forse è solo per allontanarmi.

La fiacchezza di prima pare svanita, qualcosa l' ha eliminata. Uno di loro mi aveva iniettato qualcosa, mi pare di ricordare...

Quando finirà quest' odissea qui dentro ? Non ce la faccio più, voglio tornare alla normalità. E voglio conoscere meglio i ragazzi vampiri che sono venuti giù ad aiutarci, mi sembrano bella gente. Soprattutto Kathrin è sempre molto gentile con me.

Forse perchè non ne potevo più del mio “vecchio mondo”, ma mi ispirano molta più amicizia delle mie amiche precedenti (a parte Giada, lei rimane sempre nel mio cuore). Lucrezia e tutto il resto... Che schifo. Loro invece sono differenti, migliori; non hanno pregiudizi o idee cretine in testa come invece ne erano piene fino all' orlo quelle stronzette.

É tutto cambiato, il mio mondo. Sono cambiata anch' io. Incredibile quanto l' amore possa modificare il corso delle cose.

<< Vuoi riposarti qualche minuto ? >>

Dice Tom, distogliendomi dai miei pensieri.

<< No, sto abbastanza bene. Dove stiamo andando ? Perchè mi porti via dagli altri ? >>

Passa qualche istante prima che risponda.

<< Sofia... Lì c' erano solo pericoli. Ci allontaniamo un po' perchè per te è rischioso. >>

<< Dovevi stare con gli altri, aiutarli. Io me la posso cavare >>

<< No, tu non te la cavi proprio per niente. Voglio che stai al

sicuro. >>

<< Starai con me ? >>

<< Certo. Non posso separarmi da te, non ora. Voglio vederti e sapere che stai bene >>

Gli sorrido e continuiamo a camminare. Penso creda che abbia poche forze perchè mi cinge le spalle con un braccio, ma in realtà non sto male. In ogni caso il suo contatto mi rassicura, e sento crescermi dentro una determinazione unita a un senso di forza che non so da dove arrivi, ma aumenta sempre di più.

Andiamo avanti ancora per una decina di metri quando Tom si blocca di colpo e sento le sue mani stringersi istintivamente sulle mie spalle. Cosa c' è ? Mi volto anch' io ma non vedo né sento nulla...

Lui sta fissando un punto lontano dietro di noi, allora lo imito e mi metto ad osservare tutto. Beh ?

Borbotta qualcosa e riprende a camminare, ma è più insicuro e continua a girarsi indietro. Dopo tre o quattro minuti si ferma nuovamente e stavolta mi bisbiglia che percepisce delle “vibrazioni” di vampiri. É spaventatissimo, lo vedo dal suo sguardo, e in breve tempo attacca la paura anche a me.

Il corridoio dove ci troviamo è molto lungo e ha una serie di porte sui lati; tante stanze vuote a destra e a sinistra.

Stavolta anche io sento un rumorino indietro, e ci giriamo entrambi...

Improvvisamente Tom mi viene addosso, come se fosse stato spinto con forza, e io rischio di cadere. Nel rialzarmi incrocio il suo sguardo, che in una frazione di secondo da confuso diventa perfettamente consapevole. Ha capito tutto.

Dietro di lui c'è Judith e un individuo vestito tutto di nero, anche lui vampiro.

Il tizio si getta su Tom ma viene respinto da un pugno in faccia, e definitivamente liquidato da un rumore orrendo di ossa spezzate: gli ha rotto il collo. Intanto Judith mi afferra e mi stringe le mani attorno alla gola, sento le sue dita gelide e terribilmente forti bloccare all' istante l' ossigeno. Mi fa girare in modo tale da farsi scudo con il mio corpo... In realtà credo voglia solo far vedere a Tom che mi ammazza, uccidermi sotto i suoi occhi..

Lui si lancia urlando su di lei e la presa si allenta un po'. Mi lascia andare per occuparsi di lui. Cosa posso fare ?! Raccolgo un calcinaccio abbastanza grande da terra e lo sbatto con tutta la mia forza sulla testa di Judith, che per tutta risposta si volta, lo raccoglie fulmineamente e me lo lancia addosso. La sua forza è lievemente maggiore della mia ed è questo quello che mi preoccupa mentre me lo vedo arrivare in faccia.

Istintivamente alzo le mani per proteggermi e così, invece che colpire un occhio, finisce contro il pollice. Sento un crock! E un dolore pungente mi divora tutta la mano. Grido e Tom urla con me, probabilmente perchè mi stava già vedendo con mezza faccia spappolata dal sasso; si butta nuovamente contro la vampira e i due rotolano come stuntman in un film, solo che in questo momento si stanno dando tanti colpi da ammazzarsi e cercano pure di mordersi. Mio dio. Si rialzano sempre avvinghiati, inferociti come mostri, urlando e ringhiando tanto da sembrare due rottweiler impazziti.

Judith infine riesce a liberarsi tanto da porre una piccola distanza tra sé e Tom, poi gli affibbia un calcio al ginocchio e lo fa cadere, dandogliene un altro subito dopo sul petto, tanto forte che se fosse stato ancora umano gli avrebbe aperto in due la cassa toracica senza fatica. Fa una mezza capriola e inizia a tossire, piegato in due in ginocchio.

Il mio calcinaccio non ha avuto il potere di farle fare neanche una smorfia, però forse se la distraggo Tom ha il tempo di riprendersi.

E poi lei vuole che io muoia mentre lui mi sta guardando, no ? Ebbene, ora non sta osservando la scena, quindi non può ancora ammazzarmi.

Mi butto su di lei da dietro, sui suoi splendidi capelli che le ricoprono la schiena come un drappo di sangue. Mi aggrappo alle sue spalle come se fossi un cowboy alle prese con un cavallo selvaggio perchè gli scossoni che da sono giusto da attribuirsi ad un animale così.

Avevo letto che uno dei punti più sensibili del corpo è il lobo... Mi chino sul suo orecchio e glielo mordo più forte che posso.

Questo ha più fortuna del mio misero calcinaccio perchè caccia un grido acutissimo e inizia a dare ceffoni a destra e manca per liberarsi di me. Una delle sue manate mi prende una ciocca di capelli e quasi me la strappa via. Il dolore è immenso ma resisto a continuo a stringere i denti sul suo orecchio; intanto guardo Tom e con sollievo noto che si è rialzato in piedi, anche se con un' aria semidistrutta.

Lei lo calcia di nuovo colpendolo sulla coscia ma stavolta non cade e le afferra i polsi per tenerla più ferma.

Gli morsica la mano e con un urlo lascia la presa. Lo prende per le spalle e lo sbatte contro il muro con una forza incredibile, facendolo nuovamente cascare sul pavimento.

Gli è davanti, probabilmente per spezzargli il collo, quando di colpo Tom fa quattro movimenti in un lasso di tempo praticamente nullo. Mi viene un flash di quando aveva catturato la farfallina per me, diecimila anni fa.

Raccoglie un oggetto lungo e abbastanza appuntito, si lancia in avanti come una molla e lo conficca dentro al ginocchio di Judith, per poi rompere l' estremità che fuoriesce in modo da non poterlo estrarre.

Il rumore di ossa e legamenti che si frantumano viene coperto dallo strillo mostruoso della vampira, che si aggrappa alla parete.

<< Corri Sofia, scappa, corri più forte che puoi ! >>

Urla Tom agitando una mano verso di me.

<< Non mi muovo se non vieni anche te >>

Esclamo di rimando.

<< Ora la uccido, ti raggiungerò. Vai via, Sofia, fallo per me. >>

Rimango impietrita qualche istante, giusto da vedere Judith che si rizza in piedi di colpo, colpisce a sua volta Tom alla caviglia -che altrettanto ugualmente grida come lei- e mi guarda con un' espressione demoniaca.

Inizio a correre disperatamente e alla cieca, sentendo i suoi passi strascicati dietro di me. Le ha infilato quello spunzone nel ginocchio per farla rallentare e correre a velocità umana, perchè altrimenti se avesse utilizzato quella da vampira mi avrebbe raggiunto in un batter d' occhio. La pancia mi da un po' di fastidio, ma la paura è talmente alta da farmi fuggire a velocità impensabili per me, almeno fino a due secondi fa.

Mi sento un animale ad aver lasciato Tom da solo e indifeso e con una caviglia rotta, ma almeno ora lei è impegnata con me e gli altri suoi scagnozzi stanno dietro ai ragazzi. Lui è relativamente al sicuro.

Dove devo andare ? É un fottuto labirinto, e non riesco a ragionare, a pensare, a far nulla se non correre. Mi chiedo quanto posso resistere prima di dovermi fermare e riprendere fiato, ma per ora i versi che fa Judith dietro di me bastano a farmi fare capriole.

Non sento altri suoni, quindi per ora siamo sole; non ha chiamato nemmeno rinforzi, desidera proprio ardentemente squartarmi unicamente lei. Che pensiero gentile.

Il dito pulsa dolorosamente, gli do un' occhiata e distolgo subito lo sguardo: è storto e sanguinante. Almeno non mi ha sfondato la testa.

Mi volto indietro e la vedo arrancare (sorprendentemente veloce) mezza sbilenca da un lato, una gamba sollevata e un' espressione omicida, digrignando i denti... Sembra una creatura infernale uscita da un quadro di Bosch, ma intanto per ora riesco a tenermi a una distanza di circa otto o nove metri e inoltre non aumenta la velocità.

Noto una scala che porta ad un piano superiore e mi ci lancio, sperando che gli scalini siano difficili da salire per Judith, infatti così è e mi ringhia una frase che però non capisco; rallenta e io invece aumento.

Arrivo in un luogo grande, lo attraverso e dopo poco trovo un' altra scalinata che porta nuovamente sotto. Judith rischia di cadere tre o quattro volte ma continua imperterrita a seguirmi. Per un secondo mi viene in mente di cercare di buttarla giù o sbatterle la testa contro un muro o qualcosa del genere, ma poi mi ricordo con che forza ha sollevato e sbattuto Tom contro la parete, e lascio perdere. Se quel gesto le è costata così poca forza, e lui è un vampiro (d' accordo, pesa molto poco, ma comunque di forza ne ha quanto lei), non voglio pensare a cosa potrebbe farmi anche se malridotta com' è.

Gli ambienti si succedono e inizio a sentire un dolore acuto nel fianco, ma qualcosa mi da una forza sconosciuta, che sembra provenire dalla mia pancia...! Che diavolo è ? Mi sento fortissima e anche se ho male alla milza, è come se le mie gambe decidessero da sole di correre, senza essere dipendenti dal cervello.

Procedo nella mia maratona disperata, ed è come se il concetto di tempo svanisse nel nulla. Da quanto sto correndo ? Di questo passo percorro l' intera fabbrica.

Scelgo il più possibile zone dove ci sono scale, perchè dietro di me Judith arranca sempre più pesantemente e sbanda malamente. Posso batterla, se resisto ancora un po'. La cosa impressionante è che mi ha seguito a destra e a manca in giro per questa orripilante raffineria con un pezzo di metallo conficcato nel ginocchio. Dev' essere veramente furibonda con me.

Vederla iniziare a cedere mi fa proseguire con maggiore determinazione, corro e corro senza mai fermarmi e anche se ormai ansimo come un cane asfittico, non sento una grande debolezza... La sensazione di nuova forza pronta da utilizzare proveniente dalla mia pancia non s' è arrestata.

Schizzo sopra una vecchia passerella in metallo che cigola sotto i miei passi, per qualche secondo sento solo il suono del ferro. Quando termina e mi ritrovo sul cemento, mi giro indietro per vedere in che stato si trova Judith e la sorpresa che provo è tale da farmi bloccare di colpo.

E' seduta per terra, stravaccata contro il muro con un' espressione dolorante ma, appena vede che la sto guardando, un orrendo ghigno le si forma su quella faccia da demonio e mi viene la pelle d' oca.

<< Tu non vincerai questa partita, troia umana >>

Dice con voce roca.

<< E chi te lo dice ? >>

Replico, in un accesso di orgoglio verso me stessa.

<< Te lo dico io. Voi pezzenti non siete gli unici qua dentro. Ci sono i miei amici, loro ti troveranno, puttanella. Ed evita di cercare quel traditore tuo amichetto di scopate, con una caviglia rotta e nessun punto di riferimento si sarà già perso. Troveranno anche lui, non preoccuparti; è solo questione di tempo. Magari lo hanno già preso, chissà cosa gli stanno facendo, eh ? Se ascolti bene, forse puoi anche sentire le sue urla... >>

Nonostante le sue parole mi facciano venire il voltastomaco oltre che acuire il senso di colpa che già provo, provo a sentire qualche rumore ma non ce n' è nessuno. Le lancio un' ultima occhiata per vedere se non si mette in piedi di colpo e dopo aver constatato che rimane distesa per terra, riprendo a correre. Lei non si muove.

<< Stanno arrivando a prenderti. Stanno arrivando, Sofia ! Arrivano, solo per te >>

Mi blocco un' altra volta. La sua voce mi pietrifica le gambe, e a malincuore mi volto per guardarla ancora. Le sue gambe sono abbandonate sul terreno, una orrendamente storta e con un pezzetto di metallo che spunta come un vermicello che fa capolino dalla mela; le sue braccia lungo i fianchi e la testa reclinata a sinistra. Mi soffermo un secondo in più sulle mani per verificare se non ha armi, e un piccolo particolare riesce quasi a farmi cadere, stordita dal terrore improvviso. Nella destra c' è qualcosa, un oggetto estremamente familiare ma che in questo momento non riesco quasi a riconoscere. Poi vedo meglio. E' un telefonino.

<< Arrivano. >>

Ripete, e il ghigno si distende sul suo viso come una ferita bianca.

Le sue risate si perdono nel vuoto man mano che proseguo e, anche cercando di distrarmi, la pelle d' oca sulle braccia e sulla schiena rimane molto a lungo.

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Capitolo 24
*** Tom ***


24

 

Il dolore alla caviglia si è esteso a tutta la gamba e camminare è una tortura, ma non posso rimanere da solo in queste condizioni.

Ho esaminato la zona e un pezzetto d' osso sporge in un punto dove prima non c' era nulla. Ogni volta che muovo anche lievissimamente la gamba, qualcosa là dentro fa un disgustoso scloc e un fulmine di dolore mi percorre tutto, costringendo a fermarmi e a stringere i denti per non urlare, cosa che in questo momento sarebbe estremamente negativa. Meno mi sentono e meglio è.

Così devo sostenermi alle pareti come una specie di geco e camminare su una sola gamba, mentre l' altra la tengo sollevata da terra... Per fare tre o quattro metri ci impiego un tempo improponibile.

La direzione dov' è scappata Sofia è dritta davanti a me ma, nonostante le tremende proteste della mia mente, non posso seguirla poiché mi perderei e non uscirei mai più. Devo invece tornare sui miei passi per riunirmi agli altri, anche perchè è l' unico percorso che conosco. L' idea di farmi decine di metri con questi patetici saltelli uno ogni vent' anni mi getta in una disperazione nera, ma non posso fare altro.

Ad un certo punto mi si para davanti un ostacolo insormontabile: una catasta di legni mezzi bruciacchiati che occupano il corridoio da un lato all' altro. Ma com' è possibile ? Prima non c' erano... ! Poi capisco: non ci avevamo fatto caso perchè mentre stavamo allontanandoci la mia caviglia era ancora sanissima, e avevo scavalcato il cumulo. Oplà. Mica difficile, se non hai nulla di rotto. Ma ora ?

L' altezza massima che raggiunge sarà 20 centimetri ma mi sembrano la montagna più alta mai esistita. Come cazzo faccio ? Ho utilizzabile solo una gamba. Intanto mi appoggio al muro con le mani e, con un senso di umiliazione assoluta, appoggio il piede della caviglia buona sui primi legnetti, vergognandomi della mia pateticità. Devo riuscire a scalarlo solo così.

Quando mi sembra stabile faccio un balzetto laterale trattenendo il fiato perchè qualche listello scricchiola in modo inquietante. La caviglia rotta manda un sordo lamento quasi a volermi dire di stare molto molto attento.

Anche qui attendo che il cumuletto si sia stabilizzato e poi faccio un altro salto di lato. Stavolta le proteste della catasta sono molto più rumorose e vado giù di uno o due centimetri. Deglutisco a fatica, attendendo come al solito. Fortunatamente sono sulla cima del mucchio, ho solo da scendere.

Mi attacco il più possibile alla parete per avere un altro punto d' appoggio, ma ecco pronto un' ulteriore problema: per la discesa sono girato dalla parte sbagliata. Dovrei utilizzare proprio la caviglia rotta, ma è fuori questione. Bene, ora mi tocca anche girarmi in bilico su una gamba sola e su una catasta di fottuti legni di merda che a ogni sospiro sembrano voler venire giù. Quando uscirò da qui correrò a iscrivermi ad una scuola per funamboli.

Lentamente ruoto sulla gamba sinistra fino a riavere di fronte il corridoio, poi mi appoggio alla parete con la schiena. I legnetti cigolano e mi viene la pelle d' oca. Sospiro e faccio un saltello in giù. Una strana sensazione mi attanaglia lo stomaco quando uno dei tronchetti del mucchio si spezza con un rumore secco e perdo l' equilibrio, facendo una mezza giravolta su me stesso e finendo per terra picchiando forte ovviamente proprio la caviglia rotta, ci voleva.

L' urlo che non riesco a trattenere rimbomba nell' ambiente, continuato dai miei gemiti. Qualcosa là dentro s' è messo storto, lo sento, come sento le lacrime affiorarmi agli occhi. Non riesco a trattenere neanche loro, il dolore è troppo elevato.

Ansimando attendo che si calmi leggermente e quando mi sento abbastanza in grado di rialzarmi, riprendo il mio ancor più claudicante cammino asciugandomi le lacrime con il dorso della mano e stringendo le labbra. Mi servirebbe un bastone, qualcosa del genere... Perchè non ci ho pensato prima ? Imprecando a tutto spiano torno alla catasta e scelgo un pezzo adatto al mio scopo; ha molte schegge ma non mi fanno nulla. Armato così, riprendo il cammino e riesco a proseguire un po' meglio anche se sempre lentamente.

Il percorso a ritroso sembra mille volte più lungo ed estenuante, anche se dura solo dieci minuti. Infine arrivo nel salone principale, dov' eravamo prima, e la mia gioia viene subito spianata dal vedere lo spazio completamente deserto. Eh ?

Guardo in su, a destra e a sinistra, davanti e indietro ma non c' è proprio nessuno. Il cancello d' ingresso è semiaperto.

Se ne sono andati ? Ci hanno lasciato soli ? Hanno lasciato Sofia sola, sperduta chissà dove dentro questo marciume ? No, non è possibile. Non ci credo. Devono essersi spostati in un' altra ala.

Sto per riprendere il mio cammino quando sento uno stridere di gomme sulla ghiaia proveniente da fuori. Se la stanno davvero svignando ?! Mi trascino il più velocemente possibile all' apertura e spiando vedo un' altra macchina arrivare, vagamente familiare. L' ho già vista.

L' auto si ferma e ne escono un uomo adulto, che chiudr con fretta le portiere. Sembra agitato.

Improvvisamente ricordo: quella macchina l' ho vista nel vialetto della casa di Sofia. Era parcheggiata vicino alla porticina d' ingresso. É la macchina dei suoi genitori. Cosa diavolo ci fa qui, come ha fatto a capire che lei si trova in questo posto ?

Ma certo, Giada. A lei Sofia aveva raccontato della nostra prima avventura in questa fabbrica, dove poi eravamo dovuti fuggire con le gambe in spalla perchè i tre cazzoni ci stavano inseguendo. S' è ricordata il nome della raffineria e, per qualche motivo, è andata a dirlo ai genitori di Sofia. Favoloso. Ed eccolo qui, proprio una delle due persone che mi vogliono più bene al mondo.

Non so se nascondermi o meno, ma decido per farmi trovare, visto che stanno venendo verso l' ingresso principale dove sono anch' io.

E' vicinissimo. Torno indietro di qualche metro e cerco di correre verso dell' uomo, che ha varcato la soglia, come per fargli vedere che sono appena arrivato e non lo stavo aspettando. Espressione di sorpresa quando mi riconosce.

<< Tom ! Cosa... ? >>

<< E' stata rapita. L' hanno portata qui >>

<< Hai la gamba rotta ? Perchè sei qui ? >>

Per farmi una passeggiata qui dentro, non sapevo cosa fare. Ogni essere umano prima o poi prova l' impellente bisogno di fracassarsi la caviglia e poi scorrazzare in giro per una raffineria di merda, è una cosa che accomuna ogni abitante di questa terra.

<< Per trovarla >>

Rispondo invece. Lui sorride e poi tende una mano verso di me; istintivamente mi allontano. Era stato anche lui che, insieme a sua moglie, mi avevano dolcemente detto -chiamandomi sul cellulare, peraltro- che se mi ripresentavo a casa loro chiamavano la polizia; lei poi aveva anche aggiunto sottovoce, senza sapere che l' avevo perfettamente sentita, che mi avrebbe strappato le palle. Non mi fido di loro.

Lui se ne accorge e fa un sospiro imbarazzato, ritirando la mano.

<< Tom... Senti, ritiro quel che ti ho detto. Era lì sul momento, ero arrabbiato con te per... Beh, per il bambino. Ma mi sei sempre piaciuto, al contrario di mia moglie. >>

Non me n' ero accorto, penso.

<< Quindi, siccome ora abbiamo un obbiettivo comune, io come padre e tu come... Ehm, fidanzato, ti chiedo scusa. Lo so che la ami, e sei in gamba. >>

Proprio le parole che mi si adattano meglio ora, sei in gamba. Ora ne ho una sola che va, grazie mille. E comunque una lievissima nota di disapprovazione rimane sempre, quando ha pronunciato “fidanzato”.

Mi porge nuovamente la mano e chiede se può aiutarmi. Ho un attimo di esitazione perchè in ogni caso non mi sta affatto simpatico, ma poi accetto perchè il dolore è di nuovo aumentato. Mi afferra il braccio e passo la mia stampella di fortuna nell' altra mano. Incredibile quante cose ti siano impedite, con solo una caviglia rotta.

Anche se mezzo curvo lo sovrasto di almeno quindici centimetri.

<< Sai dove si trova ? >>

Mi chiede. Quest' uomo è un pozzo di domande raccapriccianti, mi dico.

<< No, altrimenti ci sarei già andato. Dobbiamo seguire i suoni. >>

<< Siamo soli qua dentro ? >>

Ah, ecco, finalmente dopo decadi è riuscito a formulare una domanda plausibile.

<< No, non lo siamo. >>

Faccio una piccola pausa.

<< Signore, non so se crederà a tutte le cose che vedrà qua dentro. >>

Mi sento in obbligo di aggiungere. Lui mi guarda interrogativo, ma non riesco a rispondere e fortunatamente non chiede spiegazioni.

Improvvisamente sento una sensazione strana alla caviglia e capisco che si sta rimettendo a posto. Bene. Fa male, ma ritornerà funzionante. Tuttavia quando quel pezzetto storto lentamente ritorna nella sua posizione non riesco a trattenere un urletto. Il padre si ferma e mi chiede cosa ho; evito di rispondere. Lui vuole vedere lo stesso, si china, mi solleva il bordo dei pantaloni, vede com' è ridotta la caviglia e commenta con un “aahh” disgustato, quasi se fosse stata colpa mia di aver fatto questo danno. Lo mando a cagare mentalmente. Poi riprendiamo a camminare.

Durante tutto il tragitto, scelto solo in base ai lievissimi rumori che a volte percepisco, non scambiamo una parola. Sicuramente avrà sentito l' ostilità che ancora ho per lui, ma non me ne frega niente. Quando mi hanno chiamato e hanno iniziato a urlare come due ossessi, anche loro mi sembravano vagamente ostili, quindi non mi faccio proprio alcun problema.

I minuti passano tutti uguali, diventano quarti d' ora, mezze ore. Il dolore sta diminuendo, segno che s' è quasi rimessa a posto, ma per sicurezza la tengo ancora sollevata.

Non faccio altro che chiedermi dove sia Sofia in questo dedalo, e come possiamo sentirla.

In tanti momenti sentiamo schianti e e tonfi, urla solo parzialmente umane, l' uomo mi guarda sempre più spaventato ma vado avanti e ormai sono più io che lo trascino che viceversa come prima.

Mi chiedo se i nostri siano in difficoltà e mi sento tremendamente in colpa a non aiutarli, ma la prima cosa che desidero è trovare lei.

Nessuno ci vede né sente e dopo dieci minuti riesco ad appoggiare la caviglia a terra. La ritiro però su e faccio finta che continui a far male.

Solo quando sarà strettamente necessario, gli farò vedere che è guarita.

Ad un certo punto, passando per un salone vuoto, vediamo un corpo riverso a pancia in giù, con la testa a qualche centimetro dal collo.

Fortunatamente noto solo io questo particolare. Il padre si copre la bocca con una mano e pronuncia il mio nome.

<< Quelli che l' hanno rapita erano in tanti. Dei nostri amici ci hanno aiutato, ma loro ci hanno attaccati. >>

Mormoro, continuando a osservare il corpo per cercare di riconoscere qualcuno dei nostri. Non sembrerebbe.

In tanti altri ambienti troviamo corpi senza vita, quasi tutti di vampiri. Uno in particolare mi crea una forte malinconia perchè ha l' osso del braccio che sporge dalla pelle. Quella è stata opera di Gustav, penso, e vorrei tanto essere insieme a loro. Nessuna traccia di Sofia, neanche un anellino o un braccialetto. L' avranno trovata ? Cosa le avranno fatto ? Cerco di distogliere il pensiero, ma ritorna sempre. Povera ragazza umana, capitata per colpa mia nel posto più sbagliato che ci possa essere per lei. E se l' ha trovata Judith... Forse sarebbe meglio neanche vederla.

Gliel' avevo detto, che sarebbe stata una scelta molto più saggia trasformarsi, ma è così attaccata alla vita... Così ottimista... Pensava che l' avrei protetta io da tutto e invece eccomi qua, con questo idiota che mi sorregge, ignorando totalmente dove si trovi, mentre lei e il bambino potrebbero essere già morti. Che brutta cosa la vita, quando a causa della vita stessa si va incontro alla morte a braccia aperte.

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Capitolo 25
*** Nel labirinto ***


25

 

Con un' ansia terribile in corpo guardo in giro agitatissima dappertutto, sicura di veder spuntare da un momento all' altro uno di quegli individui di cui parlava Judith, pronto a farmi a pezzi.

Rallento la velocità per riprendere fiato, se continuassi a correre mi esploderebbero i polmoni.

Dentro alla pancia il bambino da un calcio, giusto per fare qualcosa. Ci appoggio sopra una mano e sento qualcosa muoversi. Fa un po' senso, ma non la odio più. Chissà cosa verrà fuori, se un mostro o una creaturina “normale”. In ogni caso, preferirei se fosse una femmina.

Di colpo sento uno scalpiccìo di passi dietro di me, ancora abbastanza distanti ma comunque in avvicinamento. Un fiotto di terrore rischia di annegarmi e quasi mi scappa un urlo. Dove posso andare ?

Un rumore strano mi fa alzare gli occhi in alto, sul soffitto di questo enorme salone munito di una finestra irta di pezzi di vetro posta altissima. É solo un piccione, che spicca il volo e si posa su una specie di armadio posto in un angolo. Un' idea bellissima mi attraversa la mente: i vampiri sentiranno l' odore del mio sangue, ma se mi nascondo dentro all' armadio dove sopra c' è il piccione, crederanno che derivi dall' uccello!

Felice, mi ci butto dentro e l' animale rimane dov'è.

Da una fessura tra le ante vedo tre tizi arrivare. Pallidissimi, ovviamente, e con delle espressioni non proprio gentili. Si guardano in giro, sicuramente a causa dell' odore di sangue. Poi puntano gli occhi proprio sull' armadio e il mio cuore perde un colpo, ma alzano lo sguardo, vedono il piccione e ridacchiano. Se ne vanno percorrendo proprio il corridoio che volevo fare io; me ne rimane solo uno.

Attendo cinque minuti e poi con cautela esco fuori, imboccando l' unico passaggio che non sia controllato.

Bassissimi rumori provengono dal piano sopra la mia testa e, non sapendo da chi derivino, riprendo a correre per fuggire il prima possibile.

 

 

------

Il padre mi sta dicendo che è stata quell' amica di Sofia a dire loro dove poteva trovarsi, ma un lievissimo rumore di passi nel piano sotto di noi attira la mia attenzione e gli faccio cenno di stare zitto. Sembrano leggeri, in corsa.

Ma anche sopra di noi c' è un suono identico, solo che sembra composto da più persone, credo tre. Quindi con un cenno dico all' uomo di accelerare un po' e percorriamo con ansia crescente gli ambienti, fino a trovare una scala molto lunga e attorcigliata su sé stessa. Senza dire neanche una parola scendiamo i gradini, mentre i passetti sopra di noi continuano a pedinarci.

 

-----

Il rumorino di passi sotto di noi sembra aumentare di velocità. Lo sentivamo già da un po'.

<< Sono in due, e uno deve avere qualcosa di rotto perchè trascina una gamba >>

Bisbiglia Bill, voltandosi verso di noi. Nella penombra, i suoi capelli neri attorno al viso candido e l' immancabile ombretto lo fanno sembrare un teschio parlante con gli occhi. Gustav guarda giù, anche io lo imito ma i miei capelli lunghi mi coprono la faccia. Nervosamente li sposto indietro e posso solo vedere un altro piano, deserto.

Arriviamo in prossimità di una scala metallica che scende giù e senza aspettare un secondo la percorriamo. Sfortunatamente il ferro fa sì che i nostri passi siano più sonori di quel che avremmo voluto, ma proseguiamo e scendiamo nell' oscurità.

 

-----

 

Chi ci sta sopra deve aver trovato delle scale in metallo, perchè i loro passi sono silenziosissimi per un umano, ma rumorosi per un vampiro. Sicuramente sono altri figli di puttana che ci stanno seguendo per ammazzarci. Siamo due contro tre. Una situazione per niente favorevole.

Evidentemente il padre deve aver percepito la mia agitazione perchè prende ad andare più rapido, lanciandomi un' occhiata ogni due secondi.

La scala continua ancora ma intravedo una luce soffusa spuntare da sotto: evidentemente siamo vicini a qualche spazio ampio, dove poter scappare via. I gradini ci scappano sotto i piedi senza neanche sentirli e, se avessi un cuore funzionante, in questo momento mi starebbe uscendo dalla bocca da quanto batterebbe forte.

 

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Anche il bimbo nella mia pancia deve aver capito che sto fuggendo, quindi per emulazione s' è messo a scalciare pure lui. É terribile sentirsi braccati, mi fa uscire di testa, e ho la bocca piena del sapore metallico della paura.

Aspetta, però... Questa luce cosa significa ?

Man mano che vado avanti lo spazio diventa sempre un po' più luminoso, una luce soffice che mi infonde un briciolo di speranza.

Corro ancora più veloce, emozionatissima, e un sorriso si forma spontaneamente sulle mie labbra. La luce, la luce, finalmente eccola !

E quella cos' è ? Oddio, mi sento svenire dalla gioia. Si, è proprio un cancello aperto sullo sterrato fuori della fabbrica,e vedo gli alberi, e un cielo azzurro ! Non so se il mio cuore potrà reggere una felicità così immensa! Ma, mentre mi sto avviando verso quella luminosa libertà, vedo due figure, una alta e gobba, l' altra storta a sinistra, fare capolino su una sorta di poggiolo posto al mio lato sinistro, distante circa 10 metri e posto più in alto. Il terrore torna, nero, come una nube densa nella mia testa. Quasi contemporaneamente altri tre individui sbucano sullo stesso ballatoio. Uno di questi è altissimo, magro come un' ombra.

Ma...

Ma quello mi sembra Bill! E l' altro con i capelli lunghi, dev' essere Georg ! E Gustav! Sposto lo sguardo sull' altro alto ma non più gobbo. Ha lunghe corde sulle spalle... Urla il mio nome così forte che faccio un balzo, ma quella voce la riconoscerei tra milioni. La voce del mio vampiro personale non la dimentico mai.

Intanto gli altri si stanno guardando con un' aria sorpresa, non so perchè, e si stanno dicendo qualcosa.

<< Tomi ! Tomi l' ho trovata, l' ho trovata! É l' uscita, l' ho trovata io! E ho sconfitto Judith, e ho ingannato altri tre vampiri... Tomi l' ho trovata ! >>

Grido, ridendo come una pazza, sentendo le lacrime colarmi giù dalle guance.

<< Venite, andiamocene di qui ! >>

Esclamo, muovendo la mano verso di loro. Annuiscono e mi urlano complimenti.

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Capitolo 26
*** La sottile differenza ***


Quando si è immersi in emozioni molto forti, succede che la mente taglia via tutto ciò che c' è all' infuori della situazione che ti rende così felice o così triste. Una persona con una vita difficile può scordarsi completamente delle proprie dolorose esperienze solo grazie ad un qualcosa di immensamente gioioso, che come una luce molto forte cancella le tenebre delle brutture. Probabilmente ogni uomo su questa terra avrà provato una simile sensazione sia nel senso positivo, sia nel senso negativo. Come se si fosse su una pedana che ti alza molto in alto, lasciando giù la terra, o molto in basso, e vedi il suolo rimanere lassù mentre tu sprofondi.

Anche io mi sono dimenticata di una cosa, immersa in questa sensazione così bella, la consapevolezza di aver vinto su creature immortali.

Mi sono dimenticata di essere umana.

Quando il botto risuona nell' ambiente e mi sento sollevare da terra da una forza impossibile che colpisce il mio fianco, e vedo i miei piedi sollevarsi dal pavimento per rimanere in aria qualche secondo, e sento il mio corpo ricadere a terra con un tonfo, tutto mi sembra assolutamente strano. Poi quando qualcosa di caldo e liquido inizia a gocciolare come un piccolo torrentino di montagna dal lato destro del corpo, lentamente torno alla realtà, sento male. Uno strano gelo inizia ad addentarmi tutta, e qualcosa vicino a me fischia lievemente. Solo quando mi concentro riesco a capire che quel fischio proviene dal mio polmone. É bucato.

Un altro rivoletto mi cola giù dalla bocca ed è come se avessi due legnetti duri conficcati nel fianco. Credo siano le mie costole rotte.

Vedo Tom rimanere con un' espressione neutra, anche lui non capisce cosa sta succedendo. L' uomo al suo fianco ( è papà, cosa mai ci fa qui ? ) mi indica e gli urla qualcosa. Georg si copre la faccia con le mani e Gustav indica qualcosa in fondo. Bill da uno schiaffo a suo fratello che strizza gli occhi e mi guarda stupito.

Rose nere iniziano a sbocciarmi davanti agli occhi, prima sono piccole piccole, poi ingrandiscono e si spostano, vagando per la mia mente.

Distrattamente vedo che Tom sta correndo verso di me e mi si inginocchia accanto. Non riesco a metterlo bene a fuoco, ma i pallini neri si diradano un po'. Si china su di me e mi cinge con le braccia, facendomi appoggiare alla sua spalla. Sento la bocca contro sua maglia bagnarsi del mio sangue e respiro il suo profumo, forse per

l' ultima volta.

Sta dicendo qualcosa ma non capisco del tutto. Di cosa parla ?

Oh, sono così stanca, non ho quasi la forza per muovermi. Con uno sforzo disumano trascino un braccio fino a posarlo sulla sua schiena, cerco di stringere la mano per aggrapparmi alla sua maglietta. Solo allora sento le lacrime colarmi giù, perchè non voglio lasciarlo, ma non riesco a parlare. Il massimo è fare qualche gorgoglio che sa di sangue o un versetto da neonato. Colgo qualche pezzetto di quel che sta dicendo, perchè non riesco a concentrarmi.

Vedrai...” “forte...” “opereranno all' ospedale” “tornerai” “sarò con te”.

Lui non sta piangendo, nel suo sguardo oltre al terrore e al dolore c' è anche una (vana) fiducia e sicurezza.

Mi bacia sulle labbra che riesco a malapena a muovere, mi bacia sulla fronte, poi armeggia con qualcosa e sento che mi fascia un tessuto sul fianco. Sento un cric! E una stilettata di dolore mi fa riprendere leggermente un po' più di conoscenza che però dura poco. Provo nuovamente a stringerlo con un unico braccio e lui ricambia la stretta. Dondola lievemente avanti e indietro, quasi volesse cullarmi. Altre lacrime mi colano giù e quell' odioso fischio continua a farsi sentire. Mi sta chiamando. Con fatica cerco di concentrarmi su quello che dice.

<< Ti portano loro... Io arrivo subito... >>

Vorrei dirgli di portarmi lui all' ospedale perchè non so quanto resisterò, ma non ci riesco. Mi bacia altre due volte sulle labbra, mi accarezza la guancia con la delicatezza che solo lui poteva avere e infine si alza. Ha una grande chiazza rossa sulla manica destra e varie macchie sul petto. Mi domando se ha un ricambio, perchè penseranno che avrà cercato di ammazzarmi.

Ordino alla mia lingua di parlare, di richiamarlo e supplicarlo di stare con me, ma è così sicuro che vivrò...

Qualcun altro mi prende in braccio come fanno gli sposi appena escono dalla chiesa e vedo solo una ciocca di lunghi capelli fulvi. É Georg.

Un piccolo rivolo di sangue continua a uscirmi dalla bocca e mi sento debolissima, distrutta. Il bambino nella pancia non si muove. É forse

morto ? Non credo di essere stata colpita alla pancia.

Il sole mi abbaglia mentre attraversiamo il piazzale, poi il suono di una portiera e vengo fatta sdraiare sul sedile posteriore, la testa sulle cosce di qualcun altro. Alzo lo sguardo e vedo Bill, che mi fa un debole sorriso e mi pulisce le labbra. L' immagine si sfoca leggermente.

Chi guida fa una sgommata e parte velocissimo, mentre mi sento sballottata tra coscienza e incoscienza. Sul fianco sono bagnata fradicia e ho l' orrenda sensazione che al cervello non arrivi abbastanza ossigeno, è come se non riuscissi a respirare bene. Bill sistema meglio la fasciatura di fortuna che ho legata e di nuovo il dolore mi riporta leggermente nel mondo reale. Quello che mi preoccupa è che oltre al male alle costole, sento dolore anche in un punto impreciso verso la schiena e quello non c' entra niente con il proiettile. Cos' è ? E oltretutto ho proprio la sensazione di qualcosa di duro, freddo... Come l' insensibilità che mi sta lambendo le gambe, diffondendosi sempre più su.

Il bambino non si muove. O è rimasto scioccato ed è immobile, o è morto.

Stanno parlando in tedesco con tono agitato e le loro voci vanno e vengono, al mio orecchio. É come se fossero in montagna e si formasse un eco infinito.

Vorrei dormire, ho tanto sonno e le palpebre mi si abbassano continuamente, ma Bill non vuole che mi assopisca e mi scuote ogni volta che mi si chiudono gli occhi. Ogni volta è sempre un goccio più difficile risvegliarsi, e il sonno aumenta.

Dal tono che hanno mentre stanno parlando intuisco che siano molto agitati. Con uno sforzo tremendo giro leggermente la testa verso destra per vedere se c' è Tom ma non lo vedo, e il dolore aumenta, stavolta nell' anima. Guardo Bill che fa un debole sorrisino e provo a pronunciare le lunghissime, faticose lettere che compongono la frase “dov' è Tom?” ma lui scuote la testa e bisbiglia che non devo fare sforzo. Mi arrabbio e annaspando cerco ancora di ripetere la frase, ma la fatica è troppa e i puntolini neri davanti agli occhi ritornano subito ai loro posti. La testa mi gira come una trottola e sento un nuovo rivoletto bagnato colare giù dall' angolo della bocca. Viene ripulito da Bill che esclama qualcosa in tedesco agli altri.

Percepisco la velocità aumentare.

La sua maglietta da nera opaca sta progressivamente diventando quasi luccicante nei punti dove è a contatto con me. Nonostante cerchi di non pensarci, so benissimo che è il mio sangue a farla diventare così.

Cerco di pensare al fatto che arriveremo presto ad un ospedale e, anche se non ci credo troppo, riuscirò a cavarmela. Ma soprattutto ritrovare Tom, questo è ciò che mi preme di più.

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Capitolo 27
*** Nadja ***


27

Nadja

 

Totalmente folle di rabbia, ecco come mi sembra Tom in questi momenti. L'ho appena raggiunto qui, e mi fa quasi paura. Gira in tondo con la stessa veemenza che potrebbe avere uno squalo infilato in una boccia per pesci rossi. Ha le iridi di un rosso quasi nero e quel tizio umano arrivato con lui lo guarda impietrito.

Improvvisamente un rumorino dietro di noi, in fondo allo spazio, arriva fino alle mie -e sue- orecchie; si gira con uno sguardo demoniaco imitato da me, che mi aspetto di vedere la pazza.

Un pivellino vampiro, ma sicuramente da pochissimo, ci sta guardando con un' aria sperduta e triste. In mano ha una pistola.

Tom rimane fermo a fissarlo. Lentamente, dopo vari istanti, cammina verso di lui. Il ragazzino ha un fremito di paura e cerca con un' occhiata terrorizzata una via di fuga ma basta guardare negli occhi lui, che si impietrisce ancora.

Lo sovrasta di più di venticinque centimetri, è davvero piccolino, oltre che molto meno forte di noi.

<< Le hai sparato. >>

Mormora Tom, con un tono quasi comprensivo. L' altro sta per esclamare un “no!” ma si blocca e deglutisce due volte. Silenzio.

<< Hai sparato ad un' innocente >>

Continua, sussurrando come se stesse parlando a se stesso. Il pivello abbassa lo sguardo e si tormenta le mani.

<< Hai sparato a una ragazzina di quindici anni incinta >>

<< L' ho visto. >>

Risponde flebilmente lui, abbassando ancora più la testa.

<< Ah, e sei andato avanti lo stesso, vero ? >>

<< No! L'ho visto solo quando l' avevo... L' avevo già fatto. >>

Sbonk. Mi giro e vedo l' umano svenuto a terra, ma mi volto nuovamente non riuscendo a staccare gli occhi dal viso di Tom, troppo colpita dalle emozioni che ci si riflettono e più di tutte l' indicibile quantità di dolore nei suoi occhi.

<< Hai deciso tu di fare questo ? Volevi fare il duro, ammazzare qualcuno, e te la sei presa come una persona di quindici anni con dentro un bambino. >>

<< No ! >>

Urla, una lacrima gli scorre giù per la guancia.

<< Non l' ho vista ! Non l' ho vista ! >>

Grida.

<< Lì dentro c' era il mio bambino. >>

Prosegue, sempre sussurrando e osservando i suoi piedi.

<< Mi dispiace, mi dispiace... >>

<< Chi ti ha detto di farlo ? >>

<< Judith, è stata lei. >>

Silenzio, per pochi momenti che sembrano millenni.

<< Judith, eh ? >>

<< Si, diceva che non avrebbe mai vinto la partita. Io mi sentivo forte, non sapevo che... >>

<< Gli altri ? >>

<< Sono scappati. Anche lei. Stavo per farlo anch' io. >>

<< Ma poi... >>

Dice in un soffio lui. Gli sorride.

Mi sorprendo quando vedo Tom sollevare una mano e stringere delicatamente il polso del ragazzo; anche lui lo guarda con gli occhi strabuzzati. La mano risale lenta fino al polso, discende e gli stringe la mano con la pistola.

<< Ora voglio... >>

Mormora Tom, esercitando una lieve pressione e facendo sollevare la mano armata. Lui risucchia aria dalle labbra e cerca di riabbassarla, dapprima piano, poi agitandosi sempre più ma senza nessun effetto.

La pistola descrive un arco lentissimamente nello spazio, avvicinandosi sempre più alla testa del piccoletto.

<< Ti prego! No! NO! >>

Urla disperato. La canna si appoggia al suo occhio e Tom guida le dita dell' altro fino a farle posizionare sopra il grilletto, tenendole con l' indice e il medio. Sembra una scena assurda di un suicida poco convinto dei suoi gesti che deve farsi aiutare da un altro.

Gli strilli si disperdono nel vuoto e mi ritrovo a deglutire come una dannata con una mano sulla bocca. Sono senza parole di fronte alla totale assenza di sentimenti nello sguardo di quello che fino a pochissimo tempo fa era ancora vicino a quella povera ragazza, senza la più vaga voglia di sparare a qualcuno e con il cuore pieno di amore.

Il botto risuona nell' ambiente deserto per la seconda volta in questa giornata, seguito subito da un rumore di frantumazione di ossa e dal tonfo del corpo che cade. La testa non c' è più, è esplosa.

Continua a sparare sul corpo fino a che il caricatore finisce, ad ogni colpo il suo occhio destro si contrae leggermente. Quando lo scatto segnala la fine dei proiettili allora guarda l' arma, se la rigira in mano e poi la getta su ciò che resta del fu vampiro osservando la scena con distacco.

Mi avvicino piano a lui, accarezzandolo sulla schiena e sentendo i suoi muscoli rigidi come tavole di legno. Ha lo sguardo fisso sul cadavere.

Un lamento dietro di noi ci avverte che l' uomo è rinvenuto, forse a causa degli spari... Fortunatamente il corpo crivellato non si vede. Lo aiutiamo a mettersi in piedi; mi lancia un' occhiata stranita.

<< Nadja, io e lui andiamo in ospedale. Tu riunisci gli altri e aspettateci qui. >>

Senza attendere una risposta trascina il tizio di fuori. Corro a guardarli mentre vanno nella macchina di Bill e partono con un' accelerata che fa schizzare ghiaia dappertutto.

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Capitolo 28
*** Ultimo tempo ***


28

Prendete dalla credenza d' abete,

orba di tre maniglie di vetro,

quel telo su cui ricamò tre code di pavone

E stendetelo affinché le copra il volto.

Se sporgeranno i suoi piedi […],

sarà a dimostrare quanto è fredda e muta.

(Wallace Stevens)

 

 

La Cadillac è una splendida macchina, ma quando si deve guidarla con a bordo una persona mezza dissanguata con un disperato bisogno di cure immediate, diventa una specie di tortura mentale. Intanto non sono abituato mentre Tom si, ma lui è ancora là e al volante ci sono io. Poi, con la sua lunghezza di più di cinque metri, non è proprio maneggevole. E farla sfrecciare a 140 all' ora in autostrada facendo slalom tra altri automobilisti terrorizzati di vedersi quasi crollare addosso un' enormità del genere, beh, non è favoloso.

Si impartiscono lezioni di guida sportiva con a bordo moribondo insanguinato, no perditempo. Macabramente vero.

Agito un fazzoletto bianco fuori dal finestrino perchè avevo letto che se fai così è come se guidassi un' ambulanza, quindi puoi passare col rosso e fare manovre che normalmente sarebbero vietate.

Ad aggiungere ulteriore emozione (alla quale farei volentieri a meno ora) è il fatto che Sofia ha iniziato da qualche minuto a fare dei versi preoccupanti, delle urla rauche e basse che però sembrano fortissime.

Mi volto un istante e la vedo con gli occhi mezzi rovesciati all' indietro che si agita con delle specie di convulsioni deboli.

Questa è l' unica situazione in cui non sento minimamente voglia del sangue, eppure ce n' è sparso in grandi quantità e il suo profumo pervade tutto. Non mi interessa perchè sa di tristezza, di ingiustizia.

Le lancio ancora un' occhiata mentre lei si sta dimenando al rallentatore... Se ha intenzione di partorire in questo momento, io mi butto giù da un ponte. Ma per ora non sembra esserci questo pericolo.

<< Georg, vai più veloce ! >>

Esclama Bill, che sta riallacciando la benda di fortuna attorno alla vita della ragazzina.

<< Se aumento ancora la velocità ci schiantiamo da qualche parte, cazzo ! Per noi non sarebbe un problema ma per lei sarebbe la

fine. >>

Rispondo, sentendo crescere l' agitazione.

<< Può ancora salvarsi se arriviamo tra poco >>

Dice Gustav.

<< Non possiamo trasformarla ? >>

<< Lei non voleva. >>

Borbotta Bill, guardandomi com aria insicura.

<< Ma cosa me ne frega, scusami. Se vuole salvarsi la pelle, l' unica possibilità è quella. Non credo che possa andare molto avanti in questo stato >>

<< Non ha abbastanza sangue, morirebbe prima in questo modo che per il proiettile che s' è presa >>

Replica Gustav.

<< Cerca di tamponare la ferita più che puoi. >>

<< E vai veloce. >>

Aggiunge Bill. Schiaccio a fondo l' acceleratore e faccio aumentare il terrore ai poveri automobilisti che, per nostra fortuna, sono pochi. Sembra il set di un film dove il tipico assassino fugge ai tipici poliziotti, all' incirca come quando Tom e me eravamo nel corridoio armati ma sentendoci come idioti assoluti.

 

Venti minuti dopo, grazie al navigatore satellitare che ci ha provvidenzialmente indicato la via per l' ospedale più vicino, siamo quasi arrivati al luogo dove quella poveretta potrà essere curata, che nel frattempo è sempre in peggiori condizioni e inizia ad avere i bordi delle labbra bluastre.

Lasciando una strisciata di pneumatici per terra ci fermiamo nel piazzale davanti all' ospedale.

Quando Bill aveva chiesto di andarla a trovare, una settimana fa che però sembra distante mille anni, quasi senza pensarci avevo portato con me due altre magliette. Non so perchè, ma l' ho fatto. Ora ringrazio me stesso di questo gesto perchè se Bill e me andassimo in ospedale tutti macchiati di sangue come siamo conciati, sicuramente penserebbero che l' abbiamo ridotta così noi. Perciò senza dire una parola gliene lancio una e ci cambiamo, poi scendo, apro la portiera e tiro fuori la ragazza tenendola in modo da non macchiarmi di nuovo e fortunatamente rimango immacolato. Quando si è in queste situazioni, è meglio essere certi di non venire fraintesi.

Anche gli altri scendono e grido che c' è bisogno di una barella; tre guidatori delle ambulanze arrivano subito e la caricano sopra chiedendomi cosa cazzo le è successo. Le dico che le hanno sparato ma nient' altro, per ora.

Li seguiamo mentre correndo la portano dentro al pronto soccorso.

<< Vedi che ce l' abbiamo fatta ?! >>

Bisbiglia Bill raggiante. Sorrido e mi controllo le mani; solo l' anulare e il medio sono macchiati di rosso e, senza dare troppo nell' occhio, succhio via il sangue. Fortunatamente non hanno notato nulla.

Lei e i tizi scompaiono dentro ad una stanza, immagino una sala operatoria, e cinque minuti dopo vediamo arrivare di corsa un chirurgo già con il camice e altre persone vestite come lui. Vanno tutti dentro.

La tensione è ancora troppo elevata e non riesco a sedermi su una panca che c'è vicino; mi metto a camminare avanti e indietro.

Dov' è Tom ? Non dovrebbe essere lontano.

Dopo un quarto d' ora arriva anche lui col signore che c' era anche alla fabbrica, il quale sembra aver perso dieci anni. Non che Tom sia messo meglio. É riuscito a farsi venire le occhiaie perfino da vampiro, con uno sguardo a metà tra lo psicopatico, il cocainomane e il terrorizzato.

<< Ho fatto più in fretta che potevo >>

Mi sento in dovere di dirgli, poi gli indico la direzione dove è stata portata la ragazza. Lui mi guarda e annuisce lievemente, poi si appiccica al vetro della porta oltre la quale è scomparsa Sofia.

Ovviamente il suo fiato non fa appannare la superficie... Niente calore corporeo, niente vapore.

 

L' attesa si fa lunga e pesante, lui è sempre più nevrotico e anche Bill di conseguenza lo diventa. Anche Gustav e me non siamo meno nervosi. Ad un certo punto Tom s' impunta perchè vuole andare a chiedere quanto rimarrà in ospedale la ragazza, quindi va in un altro punto dell' ospedale allontanandosi.

Passano tre quarti d' ora e ormai credo si sia perso, ma una piccola vocina in fondo in fondo alla testa mi dice che è meglio così. Forse perchè non vedo nessuna infermiera uscire da quella sala con un' espressione quantomeno un po' tranquilla, sembrano solo tristi.

Non posso sbirciare nulla perchè c' è un' altra porta più distanziata da questa, vedo solo le pareti e una specie di piccolo spazio tra i due passaggi.

Mi chiedo come sia andata, e come stia la bambina.

Di Tom nessuna traccia. Sono certo che, col cervello in palla come ce lo deve avere ora, stia vagando in giro senza riuscire a ritrovare la via da dove era arrivato... L' uomo mi guarda e mi chiede cosa sia successo a sua figlia in questa settimana.

Metto insieme una storiella per metà vera rispondendo che c' era un gruppo di teppisti che l' hanno rapita perchè noi li avevamo battuti in una scommessa. Non so che scommessa potrebbe essere e non sapevo cosa dirgli, quindi ho detto questa cazzata. Credo che anche lui abbia il cervello in tilt perchè sembra bersela e non mi chiede nemmeno in che cosa consisteva questa scommessa.

Il mio italiano sta peggiorando... E' sempre così: ogni volta che sono agitato per qualche motivo, di colpo non riesco a ricordarmi verbi e parole e tendo a parlare in tedesco.

Un rumore proveniente dalla sala spazza l' angosciata noia e sono di nuovo vigile. Cos' è ? Vedo che anche gli altri stanno a sentire.

Un vocio arriva fino a noi, immagino dei medici. Poi una porta che scivola sui cardini a terra e dei passi.

La tensione torna fortissima e tutti e tre ci irrigidiamo mentre il chirurgo di prima, con un altro camice, ci guarda.

<< Parenti della ragazzina che è arrivata qui circa un' ora e mezza

fa ? >>

<< No, ma siamo i suoi migliori amici >>

Esclama Bill. Un brivido mi percorre la schiena.

Il medico non replica nulla e continua a guardarci.

Il suo sguardo fa capire tutto senza bisogno di dire nulla. Abbassa gli occhi e sospira. Mi sento il cuore sprofondare come se ci avessero legato dei pesi, e dalle facce degli altri non sono l' unico a provare questa emozione.

<< Aveva una ferita troppo grande, un polmone bucato in tre punti e una pallottola che le ha spezzato la schiena. É già stato un miracolo il fatto che sia riuscita a rimanere viva fino a cinque minuti fa. >>

Silenzio dolorosissimo.

<< La bambina ? >>

Mormoro io, non sentendo la mia voce.

<< Morirà. Al massimo ha 24 ore. Ha un battito cardiaco quasi nullo ed è rimasta senza ossigeno per troppo tempo. >>

Altro silenzio che invade l' ambiente come un fiume in piena.

Stranamente sento agli angoli degli occhi un bruciore che può essere derivato solo dalle lacrime. Mi stava simpatica ed era così tenera, così ottimista, così piccola eppure così coraggiosa.

<< Mi dispiace. >>

Aggiunge il chirurgo a voce bassa, poi si volta e fa per andarsene.

E improvvisamente, con un colpo al cuore, vedo la persona che più dovrebbe essere distante in questo momento: Tom. Sbuca da un corridoio e appena nota il medico esclama un “ehi!” e si mette a correre verso di noi con un sorriso, mio dio, un sorriso.

Vedere quell' espressione sul suo viso mi fa venire ancora più male.

Quando ad essere danneggiata è una persona che amiamo, per qualche misteriosa ragione siamo portati a credere fermamente che questa sopravvivrà senza dubbio, anche se fosse squartata in due. Tom è fermamente sicuro di questo, lo vedo nei suoi occhi.

<< Venga >>

Dice il medico, accompagnandolo all' interno di un' altra camera e chiudendo la porta. Deglutisco e mi preparo alla sua reazione quando uscirà. Do un' occhiata agli altri due; Bill ha lo sguardo spento fisso nel vuoto e somiglia più che mai a un teschio, Gustav è appoggiato alle mani con i gomiti sulle ginocchia, la faccia coperta dalle dita.

Do un' occhiata al tizio, è svenuto mezzo accasciato contro la parete.

Arriva un messaggio di Nadja che chiede come sta andando... Un momento favoloso, guarda. Sarà ancora più splendido quando Tom uscirà da quella stanza, con un ottimo umore.

Le racconto quel che è successo e lei non risponde.

Cazzo, ho fatto il possibile per andare veloci come razzi all' ospedale. E poi non sembrava così grave, non sarei mai riuscito a pensare che avesse la schiena rotta e tre buchi nel polmone, dio santo.

Continuo a occhieggiare la porta che rimane irrimediabilmente chiusa, scoprendo di avere paura del momento in cui si aprirà. Di cosa dovrei avere timore ? Forse di non sapere cosa dirgli, come comportarmi... Non mi è mai capitato di trovarmi davanti uno che abbia appena perso una persona cara, non so che fare. Abbracciarlo ? Dirgli che mi dispiace ? Provo dolore anch' io, ma ognuna delle ipotesi che formulo mi sembra stupida. D' altra parte non fare niente sarebbe maleducato, ma forse non si accorgerà di alcun gesto.

La porta si socchiude e un crampo allo stomaco di paura mi fa fare quasi un balzo. Due voci arrivano fino a noi.

<< Signore, la ragazza... >>

<< Ma lei non è morta, capisce ? Lei non può essere morta. Controlli meglio, vedrà che è viva, glielo assicuro. >>

<< Posso... >>

<< Mi creda, lei è ancora viva. Messa male, d' accordo, ma è viva. Glielo dico io. >>

La porta si richiude ma riesco lo stesso a sentirli.

<< Signore, la ragazza è morta, glielo garantisco. Mi dispiace molto, ma non ce l' ha fatta. >>

<< No, è impossibile. Lei è ancora qui. Lei vuole stare con me,

capisce! Non può essersene andata, noi dobbiamo stare assieme … >>

<< Mi dispiace, signore. >>

<< A me no, lei è ancora viva ! >>

Un sospiro, immagino del medico. Sicuramente vorrebbe piantargli un bisturi in gola facendolo smettere di ribattere con la testardaggine tipica di lui e di suo fratello, ma cerca di tenersi.

<< Se vuole vedere il corpo … >>

<< Certo che lo voglio vedere, e non è il corpo, ma è lei ! >>

<< Signore, quando la vedrà capirà che è morta. Sono addolorato. >>

Silenzio di qualche istante, poi la porta si apre per la seconda volta e compare Tom con uno sguardo perso e vuoto da far venire i brividi. Ci vede ma non so se ci riconosce; forse solo Bill.

<< Lui non capisce, Sofia è proprio viva >>

Bisbiglia fissandoci con quella tremenda espressione spenta, e poi se ne va imboccando un corridoio con la scritta “uscita”.

Suo fratello balza in piedi e fa per seguirlo ma Gustav lo trattiene per un polso. E' meglio lasciarlo un po' da solo, credo.

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Capitolo 29
*** Nadja ***


29

 

Da quando Georg mi ha inviato quel terribile messaggio sono passati tre quarti d' ora. Mi dispiace moltissimo per quella ragazzina, mi sembrava in gamba oltre che innamorata persa di Tom.

Purtroppo questo non era un posto da umani e lei ha pagato caro la sua coraggiosità.

Sento un rumore di ghiaia smossa sotto le ruote di una macchina; corro a vedere chi sia. Ora, senza più quei figli di puttana, il luogo ha perso tutta la sua inquietante enormità e mi pare solo puro squallore, tristezza resa concreta in muri e pavimenti.

Vedo Tom camminare verso l' ingresso principale e gli corro incontro. Sto per abbracciarlo ma mi blocco vedendo lo sguardo che ha negli occhi, uno sguardo talmente vuoto che mi fa venire i brividi, oltre che aumentare il dolore. Gli chiedo con dolcezza perchè sia tornato qui.

<< Quello stronzo di chirurgo diceva che era morta, io so che è morta ma non è vero che sia morta >>

Borbotta e non oso chiedergli altro, spiazzata dal notare quanto sia devastato.

Cammina ciondolando a sinistra e poi si siede per terra, prendendosi la testa fra le mani. Devo fare qualcosa ?

Mi avvicino un po' e mi inginocchio anch' io sul pavimento, cercando di vedergli il viso tra le sue dita. Non riuscendoci, lascio perdere ma gli sto vicina. Non so assolutamente cosa fare e vorrei che ci fosse suo fratello che almeno, penso, saprebbe come comportarsi.

Si volta di scatto verso di me e inizia a disquisire sul fatto che quel chirurgo è un bastardo senza cuore perchè voleva fargli credere che era morta (come se ai medici quando non sanno cosa fare, decidono di sbattere in faccia ai conoscenti che la persona cara sia crepata, giusto per passarsi il tempo) e che gliel' avrebbe fatta pagare in qualche modo poiché è stato cattivo e gli ha fatto tanto male. Io annuisco e dico che ha davvero ragione.

Una volta avevo letto da qualche parte un articolo che narrava di come il cervello umano si costruisce verità totalmente inesistenti pur di salvaguardarsi, perchè sa che altrimenti verrebbe devastato da emozioni troppo forti. E' in grado di raccontarsi da solo storie così ben fatte e ricche di spiegazioni, che spesso queste persone possono andare avanti per decine di anni senza voler incoscientemente capire quel che è successo sul serio. Tom mi sembra proprio una di queste.

 

I minuti passano, diventano venti, trenta, quarantacinque, fino ad arrivare a costituire un' ora. Un' ora alternata dai discorsi senza senso di Tom e dai suoi improvvisi silenzi, come se stesse pensando a qualcosa. Lo tengo sotto controllo ma non fa nulla a parte gesticolare quando discute con il vuoto e con il suo dolore, oppure stringersi la testa tra le mani e nascondere il viso restando muto.

Infine arrivano gli altri con mio grande sollievo perchè iniziavo ad agitarmi; Bill abbraccia suo fratello e l' altro, ostinato come solo Tom può essere, riattacca con fervore ad esporre anche a lui le sue deliranti teorie ed anatemi indirizzati al povero chirurgo. Anche il gemello annuisce e dice che ha ragione, tenendolo abbracciato con uno sguardo triste. E' evidente che lui la verità l' ha capita molto bene.

Tra un giorno e mezzo andremo all' obitorio... Forse solo in quel posto Tom si renderà conto di come è finito tutto.

A dire il vero, sinceramente preferirei rivivermi quest' ora per due anni, piuttosto che vedere come ne uscirà dall' ultimo incontro con la sua ragazza.

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Capitolo 30
*** Una ragazza ***


30

 

Stai per trovare la felicità. Il conflitto è stato breve e

violento, ma la vittoria è certa. Le arpe celesti già

intonano un canto, ghirlande di palme ti attendono

in paradiso!” “In paradiso” sospirò Isidora con l' ultimo

respiro, “In paradiso ci sarà anche lui ?”

(C.R.Maturin, Melmoth l' uomo errante)

 

 

Oggi pomeriggio è arrivata una brigata di ragazzi strambi vestiti di ancora più strambi vestiti, con capelli di vari colori anche se in maggioranza corvini; compreso una creatura che non saprei dire se maschio o femmina, altissima e magrissima. Sono tutti pallidi come gli... Inquilini che stanno qui dentro, e dall' accento forse tedeschi.

Hanno voluto andare a visitare una degli ultimi arrivati, una ragazzina di quindici- sedici anni dai tratti fini, che è stata colpita da un proiettile. Poveretta.

Lavoro qui da pochissimo e non è che questa mansione sia una gran cosa. Vedere ogni giorno gente che piange e sentire l' odore perenne di fiori appassiti (che non proviene dai boccioli, o comunque se non in minima parte: deriva dai corpi, sanno di questo odore quando sono morti) non giova molto al carattere. Il fatto è che mio zio lavora qui e siccome dovevo cercarmi un lavoretto mentre faccio l' università, mi ha presa per un po'. Devo solo pulire i pavimenti e buttar via eventuali fiori secchi, tutto qui. In più ho una specie di ufficietto personale dove mi rifugio quando non ho nulla da fare. E' proprio davanti a dov' è messa la ragazzina, che non è molto più giovane di me, anzi.

Loro non sembrano addoloratissimi; cioè, tristi si, ma non come i parenti. Evidentemente devono essere degli amici superficiali, magari appena conosciuti. Stamattina sono venuti dei signori adulti che dovevano essere i suoi genitori. L' uomo era distrutto ma la moglie faceva più impressione perchè era rigida e spenta come un robot, lo sguardo vuoto e vecchio.

Finisco il mio giro nelle camere adiacenti gettando via un mazzetto deprimente di fiori appassiti vicino alla cassa di un vecchietto dallo sguardo severo perfino nella morte e poi riparo nella mia stanzetta che è vicinissima a quella della giovane, occhieggiando di nascosto quei ragazzi mezzi punk o roba del genere.

Se ne vanno dopo dieci minuti o poco più, confermando la mia ipotesi che non la conoscevano bene. Prendo il libro sotto la piccola scrivania e inizio a leggere. I libri che leggo qui sono tutti molto leggeri e divertenti !

Qualche volta vengo interrotta da delle persone che chiedono dove sia una certa camera, gliela indico e torno alla mia lettura. Non mi pesa moltissimo stare qui dentro perchè tanto ci sto per poche ore.

Il mio orologio segna le 3:52 quando un rumore lieve di passi nel corridoio annuncia un altro parente e mi alzo avvicinandomi alla porta per essere pronta ad elargire tristi informazioni a grandi linee.

Il parente in questione risulta essere un ragazzo molto alto al massimo di 19 anni, colorito cadaverico come quel gruppetto alternativo di prima, abiti larghi e, meraviglia delle meraviglie, lunghi rasta color miele di diverse striature, dal biondo al castano chiaro. Ha un piercing al labbro inferiore. Niente male, devo riconoscere.

Gli sorrido con garbo, non ricambiata, e dallo sguardo che ha capisco che doveva essere il suo ragazzo o comunque un amico strettissimo. Anche io torno seria.

<< Dov' è Sofia ? >>

Chiede, con fortissimo accento tedesco. Pure lui ?

<< Signore, non so chi sia Sofia … Qual' è il suo cognome ? >>

Cavolo, non so come trovare le persone ! Io qui dentro dovrei solo pulire !

<< Ha quindici anni ed è molto bella >>

Continua. Noto che parla di lei al presente.

<< Non so... >>

Poi mi viene a mente quella brigata di punk e la ragazzina dai tratti fini, e lo conduco nella sua camera.

<< E' forse lei, signore ? >>

Ma lui non risponde e si avvicina quasi circospetto, le labbra leggermente socchiuse, guardandola. Mi sento come un terzo incomodo (ma che bella situazione, un cadavere e uno dall' aspetto di cadavere! Fantastico ! ) e faccio dietrofront tornando nel mio “ufficio”, continuando mio malgrado a osservare la scena. La prima cosa che fa è prenderle la mano ed accarezzarla piano, pianissimo, come se fosse un minuscolo passerotto caduto dal nido. Poi si inginocchia alla sua destra e allunga un braccio per toccarle i capelli, sempre lievemente, quasi come se temesse che scomparisse.

La osserva con un' espressione terribile, un misto di dolore estremo,

pietà, confusione e una consapevolezza forzata.

<< Era vero allora >>

Sussurra, continuando a tenerle la mano ed accarezzarla.

<< Il chirurgo non voleva scherzare. >>

Perchè avrebbe dovuto scherzare ?

<< Ho perso anche il tuo calore, amore mio. >>

Il modo con cui china la testa fa venire tristezza pure a me. Tiene gli occhi chiusi e le loro due mani congiunte hanno lo stesso esatto colore, solo che quella della ragazza è un pochino più grigiastra.

Abbasso gli occhi sentendomi in colpa a spiarli, perchè sembra così intimo che è come se m' impicciassi tra loro da vivi.

<< Lei è ancora viva. Ma perchè hai dato via la tua vita per la sua ? >>

Malgrado i miei sforzi di farmi gli affaracci miei, rialzo lo sguardo.

S' è rimesso in piedi senza lasciare la mano di lei e sta un po' chino vicino al suo viso, la osserva attentissimo, quasi a voler riconoscere qualche segno di vita. Poi si risiede e continua a guardarla, andando avanti così per sette o otto minuti.

Ad un certo punto si rialza e la scuote pianissimo per una spalla; aspetta qualche secondo e lo ripete. Cosa vuol fare ?

Solo dopo averlo osservato un po' mi accorgo che sta cercando di svegliarla. Mio dio.

Pur lavorando poche ore qui dentro ho visto un sacco di parenti o persone piangere, ovviamente; ma questo ragazzo mi colpisce in quanto non ho mai visto un baratro così nero nel suo sguardo.

Oltre ad avere un' aria strana -non so come definirla altrimenti- vedo qualcosa di “unico”. Unico, si. Innanzitutto è davvero pallido come un cadavere. E poi non ho mai visto una persona con il suo stesso sguardo. Soprattutto ora, mentre sta tentando di risvegliare a modo suo quella ragazzina, mi rendo conto che c' è un pozzo senza fine, un pozzo oscuro là dietro.

Rimane con la ragazza ancora 10 minuti, senza mai smettere di toccarle la mano ed esprimendo con dei mormorii il suo dolore derivante dal vedere che vestito ha. Chissà perchè. Poi si alza lentamente, gli occhi fissi in quelli chiusi di lei, e bisbiglia “la troverò” con un tono a dir poco agghiacciante. Si china, le da un bacio sulle labbra e una carezza sulla guancia, quindi si volta con un' espressione totalmente sperduta ed esce dalla stanza.

Mi alzo per aiutarlo (non so in cosa, ma ne sento il dovere).

<< Va tutto bene, signore ? >>

<< La troverò. Puoi starne certa. >>

<< Chi ? >>

Domando, pentendomi subito della mia sfacciataggine.

<< Lei. E tutti gli altri. Capiranno cosa vuol dire perdere la propria anima. >>

Detto così se ne va, tornando giù per il corridoio. Rimango in piedi nello stesso punto ancora per qualche istante, scioccata dallo sguardo feroce che aveva, dopo di che vado a vedere meglio quella ragazza morta. Le hanno messo i capelli ordinati sul cuscino bianco, e le mani in grembo. Il viso sembra sereno, credo quasi di vedere un lievissimo sorriso.

Ha un vestito nero aderente che le arriva un po' sopra alle ginocchia, e una collana con un pendente dalla foggia antiquata forma una V di metallo sulla pelle candida. Pare quasi una boccettina.

Esco anch' io dalla camera e per tutto il resto del pomeriggio rimango rifugiata nella stanza, ancora impressionata dalle emozioni sul viso di quel ragazzo.

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Capitolo 31
*** Kemeterion ***


31

 

Mentre osservavo la tempesta, […] continuavo a vagare

con passo sostenuto. Questa nobile guerra nei cieli elevò

il mio spirito, ed esclamai ad alta voce: “[...] Angelo caro!

Questo è il tuo funerale, questo è il tuo canto funebre.”

(M.W.Shelley, Frankenstein)

 

 

Sono passate quasi due settimane da quando sono andato a vederla in quel posto dove ci sono i morti, non ricordo come si dice. Vederla in quella maniera è stato semplicemente massacrante, soprattutto notando che le hanno messo proprio il vestito che aveva quando eravamo andati a mangiare fuori, la sera che c' erano anche i suoi parenti; era uno dei miei preferiti e saperlo che marcirà assieme a lei sotto terra mi fa nascere un' angoscia tremenda. Ma ora è sepolta.

Sono andato a casa sua, nella sua cameretta, per provare se stare in mezzo alle sue cose poteva tirarmi su di qualche millimetro l' umore ma niente, anzi, è crollato ancora più giù. Ho visto l' ambra ancora lì sul comodino, ho visto quella maledetta calcolatrice che ci aveva fatto tanto ridere, e non ho potuto trattenere le schifose lacrime.

Ma c' è ancora un' ultimo oggetto, quello che mi ferisce maggiormente, che fa bella mostra di sé sulla scrivania. E' il suo cellulare.

Ogni sera le invio il messaggio della buona notte senza mai ricordare che non ci sarà più la sua manina ad aprirlo, o il suo sguardo a leggerlo. Non ci sarà più nessuno che mi risponderà, perchè quel qualcuno ha perso il mondo e mi ha lasciato solo. Eppure continuo imperterrito ad inviare messaggini, ed ogni volta è più dolorosa, ricordando che lei è morta.

Ma ora so cosa fare. Si, si. Forse sono un pochino impazzito, per qualche istante ho perso il contatto con la realtà, forse è un gesto irrispettoso e folle, ma voglio farlo. Perchè devo farlo.

Un pomeriggio nel quale Bill e mia madre non ci sono, mi getto nella cantina a tirar per aria ogni cianfrusaglia polverosa che trovo fino a picchiare la mano contro quel che cerco.

Ho paura per quel che sto per fare, anche un po' di disgusto ad essere sinceri, ma se non agisco ora credo che morirò di dolore.

Afferro l' oggetto e lo poso nel bagagliaio dell' auto di Bill, che è più piccola della mia e un po' meno visibile. Poi mi cambio, indossando jeans e maglietta neri, lego strettissimi i capelli e parto.

Nella mente ho già informato mio fratello che ho la sua macchina ma non di quello che voglio fare; tanto immagino che lo capirà da solo.

Dopo qualche indecisione sulle varie strade da imboccare riesco a scegliere quelle giuste e in breve tempo mi ritrovo davanti il lungo e bello muro di cinta del luogo che voglio. Al suo interno, le colline e i cipressi si fanno vedere. Fortunatamente non c' è molta gente.

Parcheggio e senza farmi notare troppo infilo la corta pala sotto la maglia che, essendo larga, la copre. Infine, con aria indifferente (anche se so che a causa dei miei capelli, del colore della pelle e della statura, passare del tutto inosservato sarà un po' difficile) varco il cancello del cimitero. Un mendicante mi si avvicina ma si allontana subito dopo.

E ora ? Questo coso è enorme, infinito ! Come farò ? Devo chiedere. Vedo una guardia e gli chiedo la sua sepoltura. Lui mi risponde che i nomi non li sa, ma se è giovane posso provare in alcuni campi. Per sicurezza chiedo l' orario di chiusura: 8:30. Ora sono le 6... Bene.

Con un senso di confusione inizio a girovagare per i viali senza ovviamente trovare quello che voglio, il B4. Non ho mai visto un cimitero così grande !

Siccome qui non riesco a trovare il campo ipotizzato dalla guardia, seguo alcune vecchiette che stanno scalando con fatica una lunghissima scalinata. Le sorpasso e mi ritrovo su una specie di livello superiore con tombe di famiglia che, a giudicare dalla bellezza delle statue e dalle date antiche dei morti, devono essere di persone ricche defunte da molto. E' un posto molto bello, immerso nel verde e soleggiato... Ma nemmeno qui trovo nulla. Scendo nuovamente rischiando peraltro ad un certo punto di far cadere la pala e trovo un' altra guardia. Stavolta so cosa chiedere per farmi dare informazioni più precise anche se, essendo agitato, il mio italiano s' ingarbuglia alla velocità della luce.

<< Mi scusi... Dove ci sono i... I... >>

Non riesco a trovare la parola ! Il tizio mi guarda con una strana faccia.

<< Come posso aiutarla ? >>

Domanda lui.

<< I... Mmh... Dove si mettono sotto le ultime persone ! >>

L' uomo ora mi fissa come se davanti avesse un esemplare di tricheco parlante.

<< Lei non è italiano, vero ? >>

Ma no, guarda, sono il più italiano di tutti gli italiani. Ho un accento così tricolore...!

<< No. Voglio dire, le ultime persone morte >>

<< Gli ultimi inumati intende ? >>

<< Non so cosa voglia dire quella parola. Quelli messi sotto terra da poco >>

<< Aah! Venga con me >>

Ecco, finalmente. Lo seguo fino ad una stanza con degli elenchi e un computer, mi chiede il nome del defunto e glielo dico, con un groppo in gola.

<< Si, è stata sotterrata da due giorni. Però non è una tomba classica, i suoi genitori hanno comprato il pezzo di terra e stanno facendo costruire una statua. >>

E che te ne frega ? Fatti un po' i cazzi tuoi. Comunque mi faccio dire la direzione e parto alla ventura; si trova in tutt' altro luogo, che raggiungo dopo varie peripezie. La pala mi da fastidio, insieme alla paura e all' incertezza che inizia a sfiorarmi.

Riconosco la sua tomba solo perchè è un mucchio di terra scura in mezzo alle altre statue, ornata solo da un arco di metallo con dei fiori appoggiati sul terreno e una frettolosa lapide di marmo con su scritto “Sofia Doria”. Ai lati ci sono dei nastri tipo quelli per i lavori e una specie di piattaforma è posata in alto dell cumulo. Il groppo in gola torna, stavolta più forte, e piango ancora. Sono disgustoso, non ti porto fiori ma un' azione ben diversa. So che a lei non darà fastidio, però.

Nascondo la pala togliendola finalmente dalla maglia e ficcandola sotto la terra, quindi mi allontano di nuovo per rimanere invisibile fino alle 8:30. Dopo...

Disegno una mappa approssimativa per ritrovare la strada e passo un po' di tempo girando per il luogo che è davvero, davvero infinito.

Chissà cosa penserà di me la gente che mi guarda; sono una figura un po' bizzarra, in un cimitero. Oltre al fatto che ci dovrei già essere... Sotto terra, intendo.

Chissà come sarà. La voglio davvero rivedere, mezza decomposta ?

Cosa voglio fare, di preciso ? E' solo un capriccio, un gesto esagerato per un impuntamento da bambini piccoli.

A quest' ora avrà gli occhi tutti collassati, la pelle molla, e forse la bocca semi aperta in un grido muto, e.... Basta!

Mi guardo intorno: l' oscurità sta calando, e ormai le persone se ne sono andate. Rimango io.

Mi nascondo dietro un cipresso sentendo il rumore della piccola macchina del guardiano che fa l' ultimo giro per vedere se i visitatori sono partiti, e non mi nota, ma mi sento talmente in colpa che sono sicuro mi scovi immediatamente solo grazie percependo il mio disagio, mi trascini fuori e tutti vedano quello che sto per fare; ma la macchinetta se ne va e cautamente torno fuori, deglutendo.

Recupero la mappa -tanto al buio ci vedo lo stesso benissimo- e cerco di orientarmi. Sbaglio vialetto e mi trovo davanti ad un' inquietante cappella in stile gotico piena di pizzi e fronzoli, che nell' oscurità non è affatto gradevole. Il vento inizia a soffiare tra gli alberi e alcuni di questi, essendo morto, scricchiola cupamente. Deglutisco e faccio dietrofront, ma non potendo evitare di far cadere lo sguardo su una fila di lapidi decrepite e mezze mangiate dal muschio. Vecchissime foto ritraggono volti di bambini, e dopo averne osservata qualcuna, capisco che è un' antica ala riservata ai piccolini al di sotto di 10 anni. Poi un ramo particolarmente basso di cipresso mi struscia la guancia e allora schizzo via rischiando anche di inciampare in una pietra. Se sono ridotto così ora che stavo solo guardando delle lapidi, come farò dopo ?!

E meno male che dovrei essere un vampiro senza paura della notte...

L' ultima moribonda luce della sera capitola e il buio si estende su tutto; affretto il passo e finalmente arrivo alla sua tomba.

Continuo a sfregarmi le mani maledicendomi di non aver portato qualche luce perchè, pur vedendo bene all' oscurità, mi farebbe sentire un po' meno solo.

E lei è là sotto...

No, non ci devo pensare. Tossisco nervosamente muovendo avanti un passo ma tornando subito indietro, senza sapere iniziare. E' una cosa assurda, folle, non posso fare un gesto così esagerato per uno stupido capriccio !! Ma devo farlo, ne ho bisogno !

Ma i miei desideri sul serio valgono una cosa del genere ?

Non lo so. Ma devo. Così a malincuore prendo la pala e inizio a buttare da un lato la terra umida, dapprima con insicurezza e poi più rapidamente.

Chissà se qualcuno mi vedesse ora, vestito tutto di nero, la pelle pallida come quella dei morti, che dissotterra un sarcofago con un' aria spiritata. Di sicuro ci rimarrebbe secco sul posto !

Un uccello canta con dei versi cupi e subito dopo sento uno svolazzare di ali; il suono si ripete e un soffio di vento gelido mi fa rabbrividire. Poi qualcosa atterra vicino a me e caccio un grido, sicuro che sia un morto disturbato che spunti dalla terra per acciuffarmi, invece è solo quello stupido uccellaccio che mi guarda con aria arrogante.

<< Figlio di puttana ! >>

Gli urlo, principalmente per sentire una voce umana, anche solo la mia, e quello agita le ali. Mi rimetto al lavoro infastidito dalla presenza dell' animale, e siccome non da segno di volersi allontanare, gli tiro un sasso. Per risposta lui lancia un richiamo agghiacciante identico all' urlo di una persona accoltellata e vola via, facendomi sentire ancora più terrorizzato.

Dopo aver scavato per altri cinque minuti il metallo picchia contro qualcosa di duro e grido ancora. Ci siamo ? Guardo dentro alla fossa e vedo una piattaforma in cemento. Scavo tutto attorno fino a rivelare i bordi del coperchio e, dopo un sospirone, scendo giù. I miei piedi fanno un tonfo sordo e sento un leggero eco provenire da laggiù.

Sei sospeso sopra ad un cadavere marcescente ! Forte eh ?!

Ridacchia l' odiosa vocina nella mia testa e una serie di brividi mi scuote tutto.

Ho però troppo bisogno di fare quello che mi sono prefissato e quindi sollevo, ovviamente senza sforzo, il coperchio di cemento che scorre lento con un lamento profondo e una specie di gorgoglio. Credo che lo stia facendo muovere non perchè le mie braccia seguano un preciso ordine, ma perchè mi ci sorreggo altrimenti svengo di terrore.

Di colpo un urlo fortissimo proveniente da sopra la mia testa mi fa fare un balzo incredibile e urlo anch' io, come in un duetto di folli.

A causa del salto inciampo contro la parete di cemento e, come al rallentatore, mi sento cadere dentro. Picchio la testa contro il sarcofago vero e proprio e rimango per cinque minuti immobile come un cadavere, a fissare il cielo lontano stellato e con una grande luna; troppo terrore nel cervello che preclude ogni pensiero razionale. Noto solo con superficialità l' uccello idiota che mi guarda dall' alto. A questo punto mi metto silenziosamente a piangere, piango fino a che non mi sento un pochino meglio e con la mano asciugo le lacrime. Con fatica mi rialzo e mi trovo davanti la sua vera tomba, il suo ultimo letto.

<< Sofia, spero che non te la prendi. Io ti amo >>

Bisbiglio, poi con le mani tremanti do due o tre pugni sulla serratura. Al terzo sento un inquietante clic e il coperchio si alza di qualche millimetro.

Non devi fare niente, solo mettere dentro il suo cellulare. Null' altro.

Si, facile a dirsi. Oddio, oddio mio. Tremando come un pazzo tiro fuori il suo telefonino e chiudendo gli occhi afferro la parte superiore della tomba, che si solleva accondiscendente. Oh cazzo, che puzza di decomposizione, dio, dio, dio.

Apro gli occhi e lo metto dentro il più velocemente possibile, certo che lei da dentro spalanchi la sua ultima dimora, con orbite vuote e pelle cadente e quant' altro, e gorgogliando mi afferri per la gola con una mano adunca e mi dica che non ho mantenuto la promessa, che dovevo tenerla al sicuro, che se è morta è solo per colpa mia e che ora devo pagare, e verrò trascinato giù in abissi di follia e morte e orrore.

Ne sono così sicuro che non mi accorgo di stare tendendo il braccio all' interno del sarcofago.

Appena mi risveglio dall' incubo, ritiro la mano ormai vuota e faccio appena in tempo a vedere la sua, delicata, tenera... La pelle sembra ancora normale, sembra ancora viva, la mia piccola Sofia, la mia amata Sofia, lei che mi aveva insegnato cos' era l' amore, e lei che mi aveva reso la persona più felice al mondo.

Lascio cadere il coperchio, richiudo anche il cassone in cemento e ricopro tutto con la terra, senza accorgermi di stare piangendo come un dannato, non vedendo le lacrime cadere e inumidire il terreno nero, quel terreno che tiene distante da me Sofia. Getto la pala da un lato senza curarmi di nasconderla e incredibilmente trovo l' uscita dopo non molto. Da quel giorno non ho mai più visto la luna come qualcosa di benevolo, ma solo come un enorme teschio bianco che si compiace delle sofferenze degli uomini.

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Capitolo 32
*** Non temere più nulla ***


Ora è sul divano, sta guardandosi in giro muovendo le gambine e facendo talvolta qualche versetto. E' uno scricciolo. Non ha nessuno dei suoi tratti, è praticamente solo me... Biondissima.

Quando mi avvicino e mi siedo accanto a lei, mi vede e mi sorride con una bocca dalla quale intravedo dei minuscoli canini a punta; non ha altri denti ma quelli ci sono già, belli aguzzi come quelli di un cucciolo di squalo. Ricambio il sorriso e lei, contenta, agita le gambe in su e in giù.

I medici avevano detto che sarebbe morta anche lei, invece eccola qui. Porci bugiardi. Gli stessi che non sono riusciti a salvare Sofia. Salvano chiunque, gente quasi aperta in due da incidenti stradali o bruciata in incendi o soffocata o quasi annegata o con un proiettile in testa o con gli intestini fuori dal corpo, ma lei no, lei l' unica che non è riuscita a venir rimessa a posto. Sono maledetti bugiardi, promettono e non mantengono. Non riescono a salvare una persona che aveva una pallottola sola nel polmone, ma quegli infami che hanno il corpo messo peggio di un Leerdammer continuano a vivere.

Li ammazzerei tutti, tutti questi maledetti, partendo da chi c'era in sala quando è arrivata lei. E anche quel miserabile che ha detto che anche la bambina sarebbe morta.

Forse ha capito i miei sentimenti, perchè mi fissa con aria preoccupata. Le sorrido ancora, e la prendo in braccio per mettermela sulle ginocchia.

Mi chiedo se i maledetti si siano accorti, quando l' hanno fatta nascere, del fatto che non è come gli altri bambini.

Intanto ha le pulsazioni cardiache incredibilmente basse; è molto pallida (non come me, però. Lei il sangue lo ha ancora), ma soprattutto il suo sguardo non dimostra affatto i suoi tre giorni. Nessun bambino ha un' espressione così intelligente, così furba, così... Adulta, in un certo senso. Credo che crescerà ad un ritmo spaventoso, essendo mezza vampira.

Allunga un braccino ed ovviamente va a toccare il mio piercing. Glielo lascio studiare stando però attento ad eventuali intenzioni omicide nel caso le venga in mente di strapparmi via il labbro tirando l' anellino.

Commenta l' interessante oggetto facendo un verso solenne, poi afferra una treccina e stavolta tira sul serio. Forse non ha capito che sono i miei capelli...

Sorprendendomi di quanto sia piccina la sua mano rispetto alla mia, gliela stacco delicatamente dal dread e gliela rimetto in grembo.

Muove le gambette ancora un po' e infine si addormenta di schianto. La appoggio in una specie di culla formata con i cuscini del divano, la guardo ancora per qualche minuto e poi vado in camera mia.

Non so cosa ho, ma dentro è come se avessi un peso che ogni giorno diventa sempre più grosso.

Mi sono accorto che non ho ancora pianto o avuto una crisi isterica o che so io. Di solito piangono tutti. E' strano. Forse è quello il peso che percepisco.

E continuo a sentire lo sparo, il tonfo del suo corpo cadere, quell' orripilante fischio che faceva il suo polmone bucato quando respirava. Quando cerco di pensare a un bel ricordo che ho di lei, non faccio a tempo a riportarlo alla memoria che subito si mette davanti il suo viso per terra, tutto quel sangue, quel rivoletto che le usciva dalla bocca, gli occhi spalancati, terrorizzati.

E si aggiunge un altro granello al masso che ho dentro di me.

Ora però c'è la bambina, l' unica cosa viva che sia uscita da questo tempo passato qui. Non abbiamo portato che morte.

Ma c'è Judith...

Subito un fiotto di rabbia feroce mi torna su. E' stata lei ad ucciderla, non quel ragazzetto.

Ed è scappata. Vigliacca. Ma la troverò, da qualche parte.

Sicuramente in questo momento si sta compiacendo come una dannata di avere ammazzato Sofia, che grande che sono, troppo brava. E' stato così difficile fare fuori una quindicenne neanche vampira, incinta.

C'è la bambina, mi ripeto. Ora dev' essere lei Sofia, lei che almeno è qui. Devo trattarla come trattavo lei, perchè è sua.

Scendo per vedere cosa sta facendo. Dorme ancora, s'è abbarbicata ad un cuscino. Mi siedo anch' io e la guardo.

In camera mia rimane una foto, sul comodino. Raffigura una ragazza che ride, un sorriso sopravvissuto alla morte, perchè la morte non può lavare via quel che c'è stato. Ti amo, Sofia.

 

 

 

Non temere più la febbre che brucia,

né l' agonia del letto di morte;

l' angoscia che tortura, il dolore che annienta,

L' impotente gemente vecchiaia.

(R.Mason)

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