Un incantevole sconosciuto.

di cartesparse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Un tuffo nella realtà. ***
Capitolo 3: *** Il sorriso di un'angelo. ***
Capitolo 4: *** Musica o poesia? ***
Capitolo 5: *** La verità. ***
Capitolo 6: *** Chiarimenti (?) ***
Capitolo 7: *** Esprimi un desiderio. ***
Capitolo 8: *** Inseparabili. ***
Capitolo 9: *** Schifo. ***
Capitolo 10: *** Le fasi del dolore. ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***




Questa storia nasce dal mio desiderio di verità.
Sarah è solo una ragazza che riscopre l'amore
un amore che non credeva possibile.
Sarah mi rispecchia molto,
chissà forse parla proprio di me,
della parte più nascosta,
quella che nemmeno io conosco molto bene.
Un ringraziamento speciale va a Michael
che sarà presente,
non fisicamente ma con l'anima,
farà parte di ogni singolo capitolo, con il cuore.

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Capitolo 2
*** Un tuffo nella realtà. ***


Credetti di impazzire, come potevi avermi tradito anche tu?
Mio Dio mi fidavo così tanto! Vagai un po' per la città vuota
in cerca di chissà cosa, volevo perdermi, dimenticare il passato
le delusioni...TE. Iniziai a correre, così senza motivo, a perdifiato fino
a che mi trovai in un locale, era abbastanza tardi ma nonostante ciò
si sentiva il vociare di molte persone; ci entrai. Mi guardai un pò attorno
mentre cominciava a suonare una canzone che avevo sentito spesso alla radio
ma che non mi aveva colpita più di tanto fino ad allora; Whatever Happens.
Alcune coppie si alzarono per andare a ballare e mi venne il vomito.
Stupidi illusi se credevano che il loro amore sarebbe durato per sempre.
Mi sedetti su uno sgabello mentre vedevo il mio cuore per terra sanguinante
senza che io potessi fare nulla per salvarlo. Qualcuno alzò il volume
della canzone e nelle mie orecchie risuonò: " Whatever happens, don't let go
of my hand " Certo, a quello serviva l'amore... a fare le canzoni, nulla di più.
Qualcuno mi si avvicinò dicendomi qualcosa che io non ascoltai,
troppo presa da quella canzone che mi aveva ipnotizzata...
" whatever, whatever, whatever... "
Una voce simile non si scorda facilmente... e infatti non la dimenticai;
la riconobbi subito 8 giorni dopo... Ad una festa...la sua festa,
la festa del bastardo che mi aveva spezzato il cuore.
La voce melodiosa stavolta gridava con grinta un :
" Just beat it .."
Sorrisi ripensando a quando ero scappata davvero, giorni prima...
Questo sconosciuto mi capiva meglio di chiunque altro maledizione !
Ma perché? come poteva qualcuno che non avevo mai conosciuto
capirmi più di chiunque altro al mondo? Era assurdo e pure era così.
Lui era lui stava facendo entrare un piccolo spiraglio di luce in un'anima
avvolta nell'ombra.

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Capitolo 3
*** Il sorriso di un'angelo. ***


<< Ehi sembri pensierosa, tutto bene? >> Mi girai e mi ritrovai Jack
a due centimetri dalla faccia. << Cosa vuoi? >> gli dissi con fare compunto.
<< Non avercela con me, lo so è orribile quello che ti ho fatto ma forse un giorno
riuscirai a perdonarmi. >> A quel punto sbottai di brutto: << Perdonarti?!
Maledizione sei andato a letto con la mia migliore amica! Vattene a fanculo
idiota prima che ti deformi la faccia di pugni. >> Lui sorrise, poi indietreggiò e se ne andò
via, molte teste si girarono per vedere chi era quella pazza sclerata che gridava come
un'ossessa. Mi venne da piangere, mio Dio perché mi rendevo ridicola? a che serviva ormai..
non avevo più nulla, nessuno su cui contare o fidarmi nemmeno qualcuno con cui parlare..
mi sentivo così sola. Decisi di andarmene da lì troppo era il disgusto che provavo,
per quale motivo ci ero andata? volevo far vedere al mondo
che potevo sopravvivere a una cosa simile? ebbene, non ci riuscivo;
era lacerante, completamente assurdo, sbagliato. Non mi sarei
mai più fidata di qualcuno in vita mia questo era più che certo, quando le due
persone di cui ti fidi di più al mondo ti tradiscono di chi puoi fidarti ancora?
Camminai a lungo e mi ritrovai di fronte al più bel panorama mai visto: un lago meraviglioso.
Il tramonto era ormai prossimo e il Sole illuminava quelle goccioline come se fossero
cristalli delicati; mi incantai. Iniziai a piangere, così, improvvisamente,
lacrime amare scendevano giù e io non riuscivo a fermare quel flusso incontrollato
di emozioni e il grumo di dolore si sciolse insieme alle lacrime.
Cos'è che voleva dirmi Dio ? Improvvisamente una piccola manina paffutella
e sudata mi accarezzò la spalla, di scatto mi girai e vidi
un bambino, un bellissimo bambino che mi sorrideva, sembrava un piccolo angelo,
doveva avere sui 9 anni. << Ciao, perché piangi? >> mi chiese. << Bé perché sono triste. >>
gli risposi semplicemente, certa che avrebbe capito.
<< Triste? mah.. voi grandi siete proprio strani...
guardati intorno, che cosa vedi? >> << Vedo un bambino saggio. >>
scherzai. Lui sorrise e mi disse: << Io vedo un bellissimo paesaggio,
sento il vento fresco fresco sulla faccia e se chiudo gli occhi immagino
tanta gente sorridente. >> << Anche io una volta vedevo così, ma ora
sono un pò più grande e le cose non sono come le credevo. >>
<< Sei tu che non vuoi più vederle così, prova a chiudere gli occhi,
magari vedi ancora un bambino sorridente; ora devo andare la mamma mi aspetta,
magari ci rivedremo qualche volta e mi dirai quanti bambini sorridenti sei riuscita
a vedere. >> Mi posò un bacio sulla guancia e se ne andò. Rimasi allibita,
poi alzai gli occhi al cielo e dissi : << Ehi Dio era questo che volevi dirmi? >>
Tornai a casa, feci una doccia veloce e andai a dormire, dopo
tanto tempo i miei sogni furono spensierati e nel sogno mi venne
a trovare un piccolo bambino saggio con le mani paffutelle.

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Capitolo 4
*** Musica o poesia? ***


Erano passati svariati giorni da quell'incontro, strano, per così dire.
Quel piccolo scricciolo mi fece riflettere su molte cose. Non
dico che cambiai, sapete, nessuno cambia del tutto, però ci si può
modificare; ed è quello che successe a me. I sorrisi facevano
capolino più spesso sul mio volto e decisi di cercare qualcosa di cui valesse la pena
parlare, qualcuno che avrebbe portato un messaggio positivo.
Iniziai a cercarlo su internet, quale altro mezzo se non quello mondiale?
malgrado le mie ricerche nessuno corrispondeva a quello che sentivo in quel
momento, nessuno che rispecchiasse ciò che volevo trasmettere;
continuavano a non capirmi. Poi improvvisamente mi uscì un nome,
che ammetto l'ignoranza, non sapevo chi diavolo fosse.
Mi incuriosì e cercai una sua canzone e rimasi interdetta;
era lui. La voce melodiosa che mi aveva accompagnata
nei miei giorni bui, iniziai a cercare, cercare e ancora
cercare e rimasi meravigliosamente incantata dalle sue canzoni,
dalla sua voce. Per molto tempo lo ascoltai;
un paio di mesi o giù di lì, molti mi criticarono e io non capivo il perché,
che c'era di male ad appassionarsi a qualcuno? Mi insospettì
parecchio, non riuscivo a spegarmi tutta l'avversione verso quest'artista.
La risposta mi colpì come un fulmine parecchi mesi dopo;
quando lo vidi.

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Capitolo 5
*** La verità. ***


Una grande occasione mi si presentò; Per quello che avevo capito
vedere Michael Jackson dal vivo era più difficile che incontrare il presidente
degli Stati Uniti. Era una giornata molto assolata e il palco
era allestito in modo sobrio, del resto doveva solo parlare, però mi sembrò
ugualmente strano per un personaggio del suo calibro. Parlò di molte cose,
di solidarietà, del fatto che siamo ciechi davanti ai problemi del mondo
e io trovai a farmi un'esame di coscienza al riguardo; cavolo aveva ragione!
Non era la prima volta che sentivo discorsi di solidarietà ma stranamente lui riusciva
a farmi comprendere sul serio quei problemi.
Improvvisamente si voltò e mi guardò dritto negli occhi,
c'erano migliaia di persone e lui aveva notato me!
un puntino tra tanti altri puntini, questa cosa mi strabiliò;
non riuscìì a distogliere lo sguardo e lui mi sorrise,
ma la luce di quel sorriso non arrivò mai ai suoi occhi;
me ne resi conto subito. Quasi come se il mio corpo rispondesse
da solo ricambiai il sorriso e lui si voltò continuando il suo discorso.
C'era gente che urlava a scqurciagola
"I love you"
mentre io leggevo nei suoi occhi tanta tristezza... credo che
ciò di cui avrebbe avuto più bisogno in quel momento sia stato un abbraccio
e un ti voglio bene sussurrato, anche se non riuscivo a spiegarmi il perché.
Chi l'aveva reso così triste? Come faceva la gente a non rendersi conto
che quegli occhi erano velati dal dolore? In quel momento ebbi paura:
e se nessuno avrebbe mai capito il tumulto interiore che può provare un'essere umano?
Non lo rividi mai più dopo quella volta, ma non dimenticherò mai quello sguardo.
Tornai a casa e accesi il mio pc, volevo saperne di più,
volevo capire perché quell'uomo provava dolore: Rimasi scioccata
da ciò che lessi: sbiancato, razzista, gay e cosa ancora peggiore...
pedofilo. Inizialmente risi di gusto a tali idiozie poi iniziai a riflettere;
tutto quel dolore adesso aveva un senso, ora capivo.
Ma c'era gente che non capiva, se avessero guardato almeno una volta,
una sola volta nei suoi occhi nel modo in cui avevo fatto io
si sarebbero resi conto delle bestialità delle loro accuse. Ora capivo il pregiudizio
di persone che mi avevano criticata per il semplice fatto che ascoltavo le sue canzoni,
era assurdo, come facevano ad essere così ciechi?
Da allora non smisi più di cercare la verità.

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Capitolo 6
*** Chiarimenti (?) ***


Trascorsero due anni da quello sguardo. Uno sguardo mai dimenticato;
ero cambiata moltissimo da allora, ma non mi ero modificata solo esteriormente,
sì i miei capelli erano stati tagliati, ero dimagrita e mi ritenevo
anche più matura e meno pessimista sotto certi versi.
Ma la grande modifica avvenne dentro di me: non ero più la stessa persona
di due anni prima, avevo cambiato atteggiamento verso il mondo ed ero più predisposta alla felicità.
Non vedevo Jack da tanto tempo, non lo incontravo nemmeno per sbaglio per strada,
almeno fino a quel giorno. Era mattina presto quando decisi di andare a correre,
eh sì correre, credete che si dimagrisca con il pensiero?
Correvo con il mio mp3 nelle orecchie, un mp3 pieno di Michael,
ma anche di altri cantanti, benché Michael per me fosse il numero uno non comprendevo
quelle persone che ascoltavano unicamente Michael la musica ben fatta
è bella tutta e sottolineo ben fatta! Persa in questi pensieri
inizialmente non mi resi conto della scena che mi circondava: c'era Jack, con Nadia,
la mia "migliore amica" quella traditrice che due anni prima si era scopata
il mio ragazzo...due anni fa avrei pensato "A che servono le migliori amiche?
ad ascoltarti? confortarti? o guardarti da lontano sorridendo mentre ti scavi da sola
la fossa e ti ci butti dentro?" ma io non ero più quella
persona e per certi versi non mi meravigliai nemmeno più di tanto nel vederla incinta.
Sapevo perfettamente chi fosse il padre: Jack. Mi venne da sorridere
e non provai dolore, no, quello non faceva più parte di me,
ormai avevo accettato la realtà per com'era, marcire dentro era inutile
e comunque nemmeno volendo ci sarei riuscita, provavo solo tanta indifferenza.
Vidi Jack guardarmi in modo strano, sembrava quasi 'interessato'
ma diedi la colpa di questo pensiero al Sole. Vidi che entrambi
si avvicinavano Jack guardandomi negli occhi, Nadia al contriario
sembrava interessata alla punta delle sue scarpe. Io restai
immobile non sapendo bene il perché di quell'avvicinamento. Jack cominciò con:
<< Ciao Sarah, ti trovo molto bene, se è possibile ancora più bella >> E mi venne tanto disgusto,
mio Dio c'era la sua "fidanzata" incinta a 2 centimetri da noi!
Evidentemente in due anni lui non era cambiato per niente. << Ciao Jack...Nadia. >>
dissi. Lei alzò lo sguardo e per la prima volta dopo tanto tempo e mi guardò negli occhi;
C'era qualcosa di strano, il suo sguardo era spento,
senza luce e in quel momento provai pena per lei. << Ciao Sarah,
vorrei..bé mi piacerebbe parlare con te, ti va? >> Disse Nadia
molto impacciata, mi venne da ridere...cosa voleva dirmi?

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Capitolo 7
*** Esprimi un desiderio. ***


Rimasi interdetta quando Nadia se ne andò. Il discorso che mi aveva fatto mi aveva lasciata a bocca aperta;
quel figlio non era di Jack. Lei non sapeva nemmeno chi fosse il padre di quel bambino visto che la sera del
concepimento era ubriaca fradicia. Nadia mi chiese di non portarle via il "suo" Jack; del resto certe cose non cambiano
mai no? Devo dire che è molto strano salutare a stento qualcuno a cui tempo prima
avresti dato anche l'anima se solo l'avesse chiesta. Ma io ero cambiata,
grazie all'amore e alla fiducia, mi ero rialzata dal baratro in cui stavo sprofondando e non avevo la minima
intenzione di ritornarci; questo dissi a Nadia per rassicurarla, non le avrei mai portato via quel coglione di Jack,
- che se lo tenesse! - pensai tornando a casa. Qualche giorno dopo ritornai al laghetto
dove avevo incontrato qul piccolo angelo pieno di sorrisi dolci. E' da lì che era iniziato il mio cambiamento
e quindi è lì che volevo tornare, per sentire ancora una volta il profumo dei gelsomini,
il calore del Sole mischiato all'aria fresca che il vento portava in quel luogo di pace. Estrassi un sasso dalla mia tasca,
sì, proprio un sasso che il giorno prima avevo dipinto. In qualche modo era Michael che dovevo ringraziare,
mi aveva aperto gli occhi inconsapevolmente, ero cresciuta per così dire. Posizionai il sasso
su una roccia più grande al lato del lago, in quel punto avrebbe potuto godere sia del calore del Sole
che della freschezza del lago, non era semplicemente un sasso per me, era un pezzettino della nuova Sarah
che voleva amalgamarsi con il resto del mondo. Passai tutto il giorno lì a godere della pace
immensa di quel luogo, sentivo il vento fresco sulla pelle e in quel momento
diedi ragione a quello scricciolo incontrato due anni prima, ora se chiudevo gli occhi potevo vedere di nuovo bambini
sorridenti come quando facevo da piccola, quando tutto era semplice all'apparenza, nonostante mio padre fosse scappato
un giorno di casa ritornando anni dopo con un mazzo di rose in mano, prontamente sbattutogli in faccia da mia madre,
quante lacrime versate, quanto dolore e nonostante tutto se chiudevo gli occhi
vedevo bambini sorridenti, chiudere gli occhi mi dava pace, sollievo...

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Capitolo 8
*** Inseparabili. ***


Mi accorsi di essermi addormentata, quanto tempo poteva essere passato?
ore?, giorni? non lo sapevo, sapevo solo che mi sentivo
davvero bene in quel posto, mi sentivo "nel posto giusto" ecco.
Però ormai la sera era inoltrata e decisi di ritornare nel mondo reale
e mi incamminai sulla strada di casa. Un vinile.
Me lo ritrovai sul letto con una dedica sopra: "Make a change" ; era un vinile di Michael.
Chi aveva potuto regalarmi una cosa simile?, un messaggio simile! Scesi in soggiorno e
chiesi a mia madre chi avesse portato quel vinile e lei mi disse che un ragazzino l'aveva portato e se n'era andato,
nemmeno lei sapeva spiegarsi chi fosse il ragazzino, né perché avesse portato un dono simile.
Sarah rimase interdetta e decise di ascoltare il vinile; -Chi diavolo può essere stato
a portarmelo?- Si chiedeva nella sua stanza buia mentre Man In the mirror intonava le prime note...
era quella la canzone della dedica. Qualche giorno passò prima che Sarah
si rendesse conto di chi fosse stato a portarle il vinile; era cresciuto,
era anche dimagrito e ci avrebbe scommesso che avesse anche le prima corteggiartici,
lui, quel piccolo bambino di 9 anni che due anni prima l'aveva fatta uscire del
torpore dell'anima, doveva tutto a quel piccolo ragazzatto che ora buttava sassolini in quel lago,
quello dove l'aveva incontrato la prima volta. Si avvicinò e come in un Déjà
vu mise una mano sulla spalla del ragazzo che nemmeno sussultò, come se si aspettasse
che qualcuno l'avrebbe toccato. Si sorrisero e Sarah intravide un barlume di tristezza nei suoi occhi,
come aveva visto in quelli di Michael...quella volta...la luce di quel
sorriso non raggiungeva i suoi occhi e a Sarah spuntò il suo istinto materno, avrebbe voluto chiedere cosa avesse,
ma lei non era una bambina di 9 anni... Si sedette al suo fianco e il ragazzo cominciò:
<< Ciao Sarah, ti è piaciuto il vinile? >> << Sì moltissimo ma mi chiedo
ancora come abbia fatto a trovare il mio indirizzo e sopratutto come sapevi che amo Michael Jackson?
e poi..come ti chiami?>> risposi. Lui sorrise e continuò: << Mi chiamo Steven ma chiamami Steve.
Sai, avevo dimenticato quel nostro incontro di 2 anni fa, non ci venni più da allora in questo lago,
anche perché mi trasferìì con mia madre, ma lei adesso è...è...morta e io...
bé io sono ritornato qui... non so perché qualche giorno fa venni a guardare
questo lago e vidi quel sasso laggiù, quello dipinto...
e mi venne in mente quando ti sedesti su quella stessa roccia su cui ora è posato il sasso,
ricordai e chiesi in giro se qualcuno ti conosceva non è stato difficile trovarti, sai nel tuo
quartiere sono un pò impiccioni >> e rise. una risata cristallina che fece sorridere anche me.
<< Come mai quel regalo? >> Gli chiesi. << Bé perché anche a me piace Michael Jackson
e poi perché per qualche motivo sapevo che quel sasso era tuo, strano vero? ...
Hai fatto il tuo cambiamento Sarah? >> mi chiese d'un tratto. << Sì, sai ti devo ringraziare è con te,
in questo posto che è iniziato il mio cambiamento due anni fa eri saggio, oggi lo
sei ancora di più! >> risi di gusto e lui con me. << Mi dispiace per tua madre; che farai adesso? >>
gli chiesi tornando seria. << Non lo so, non ho nessuno al mondo a parte mia nonna ma
è malata e se morisse anche lei finirei in un istituto.>> Mi disse quasi in lacrime.
Il giorno passò tra una chiacchiera seria e crisi esistenziali, dovevo tutto
a quel ragazzetto, quindi decisi di aiutarlo per quanto possibile, era il mio
modo per ringraziarlo; da allora diventammo inseparabili.


-------
NOTE*
Ringrazio e dedico questo capitolo a Dorotea Dini, la mia musa ispiratrice. p.s se il capitolo fa schifo prendetevela con lei (scherzo se fa schifo sono solo io la colpevole *si rifugia in un angolino*) >_< ad ogni modo la mia natura autolesionistica mi ha spinta a scrivere una terza storia ben consapevole di aver lasciato incompiute queste *unisce i ditini* perdonatemi se rallenterò il ritmo xD

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Capitolo 9
*** Schifo. ***


Mi sentivo davvero bene, era un periodo felice della mia vita
e Steve era così dolce! Lei non lo lasciava solo quasi mai,
si era affezionata a quel ragazzo solitario avrebbe tanto voluto aiutarlo,
avrebbe voluto fare qualcosa per riuscire a ritrovare la luce in quegli occhi spenti...
un bambino non dovrebbe avere lo sguardo spento, non è naturale, non è giusto.
Scrollai la testa e accartocciai mentalmente quei pensieri; presi un tramezzino
preparato da mia madre e uscìì la serata era troppo bella,
il cielo così pieno di stelle, che sarebbe stato un crimine restare chiusi in casa,
non mi rendevo nemmeno conto di quello che sarebbe successo dopo.
***
Camminai sentendo il vento notturno accarezzarmi il viso, era una bella
sensazione anche se sentivo una certa inquietudine farsi strada
in me ma pensai che era colpa del buio, non mi era mai piaciuto molto.
Sentìì un fruscio alle mie spalle mi voltai e guardai negli occhi
dell'ultima persona che mi sarei aspettata di incontrare: Jack.
<< Ciao Meravigliosa creatura, come stai? >> Mi disse Jack con uno strano
sorriso sulle labbra. << Bene, è strano rivederti dopo tanto tempo sai? >>
<< Mhm..ti sogno ogni notte sai?sei troppo snervante,
dovresti smetterla di...di...entrare nei miei sogni, anche di giorno! >>
Rimasi interdetta... poi mi accorsi di qualcosa... << Jack ma hai bevuto? >>
<< Solo un po' dolcezza, diciamo che mi sono lubrificato, non sei contenta amore mio? >>
Vedevo una luce maligna negli occhi di Jack e non mi piaceva affatto.
Mi incamminai senza degnarlo di risposta, volevo solo fare un giro sotto le stelle!
Jack mi strattonò imprigionandomi nella sua stretta io cercai di divincolarmi,
ma non ci riuscivo, Jack era fisicamente molto più forte di me,
quindi smisi di dimenarmi anche perché più lo facevo,
più Jack stingeva le mani sui miei polsi facendomi provare dolore.
<< Non fuggire da me, non farlo ok? >> Mi sussurrò Jack all'orecchio.
<< Lasciami Jack, perfavore >> << Tesoro non avere paura, almeno non per il momento >>
e rise. Una risata che non dimenticherò mai, una risata perversa,
che non prometteva nulla di buono. Non c'era nessuno in giro e mi sentìì in trappola,
avevo paura perché sapevo che Jack era un bastardo...
mi tirò a sè e iniziò a baciarmi, no, non era un bacio dolce,
era un bacio possessivo, voleva trasmettere tutto il suo male,
la sua psicopatia, il suo amore pieno di odio. Il resto non me lo ricordo nemmeno,
perché mi diede un pugno che mi fece volare letteralmente a terra, ricordo cose confuse,
come la sua mano nelle mie mutande e un dolore lancinante al basso ventre;
poi più nulla. Quando mi risvegliai ero nuda, con i vestiti strappati abbandonati
un po' più in là, avevo freddo e sanguinavo, era giorno, chissà quanto tempo
poteva essere passato, ore? giorni? ma nemmeno quello era più importante, quello era stato un
momento senza tempo, mi aveva violata, non solo fisicamente ma sopratutto nell'anima,
non credevo si potesse provare così tanto... schifo.


__________________________
Note*
Allora prima di tutto lo so di essere un'imbranata >_< mi dispiace per aver postato dopo tanto tempo questo capitolo ma sono stata molto impegnata *unisce i ditini* è un'argomento delicato e spero di averlo trattato nel miglior modo possibile, ero indecisa se far prendere questa piega alla storia, poi ho cominciato a scrivere ed è uscito tutto così. Ringrazio tutte le persone che precedentemente hanno recensito.

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Capitolo 10
*** Le fasi del dolore. ***


Steve aveva capito tutto. Lo intuivo dagli sguardi furtivi,
dal modo ancora più dolce in cui mi parlava. Era una persona meravigliosa
ma non me la sentivo di parlargli, non ancora, non di quello.
Dovettero passare 8 giorni prima che riuscissi ad aprirmi con mia madre e raccontarle tutto,
poi raccontai tutto anche a Steve. Lui sembrava così grande per i suoi 11 anni,
era molto più maturo della maggior parte delle persone della sua età,
non volevo che soffrisse per me, non volevo fare pena a nessuno, mi disgustava.
***
<< Come stai? >> << Sto bene Steve, davvero. >>
<< Sai che non si dicono le bugie? una ne porta un'altra e poi non si finisce più >>
<< Per favore tesoro lasciami stare sai quanto ci tengo a te e non vorrei dover dire qualcosa di cui sicuramente mi pentirei >>
<< Vorresti insultarmi Sarah? bé fallo se può farti sentire meglio, poi pero' vieni da me e abbracciami forte >>
E io piansi. Piansi molto, a lungo. Steve si accoccolò sul divano al mio fianco,
mi abbracciò come se lui fosse quello più grande, come se fossi io la bambina da proteggere.
Mi accarezzò i capelli, senza dire una parola e io l'apprezzai tantissimo...
odio la gente che blatera quando sto male, ma lui lo sapeva,
lui mi conosceva meglio di chiunque altro, meglio anche di me stessa.
***
<< Sarò sempre qui per te Sarah, sei come una madre per me lo sai, non ti lascierò sola proprio
come tu non hai lasciato solo me, quando tutti si erano dimenticati
che esistevo, tu c'eri, tu ci sei sempre stata anche prima che ci conoscessimo...
Ti voglio bene mamma Sarah >> << Anche io ti voglio bene tesoro ma per colpa tua mi sentirò una
vecchietta >> e risi, risi come non facevo da tanto tempo, mi aveva salvata di nuovo quello scricciolo dagli
occhi profondi come due pozze, in cui mi perdevo, in cui trovavo pace da tutto il marciume
che avevo vissuto fin ora. Era passato quasi un'anno dalla violenza e Steve
l'aveva in qualche modo esorcizzata, io ero libera finalmente, libera di essere libera.

***
Ok ve lo dico dopo di questo di sarà l'epilogo *unisce i ditini* dall'inizio ho detto che non sapevo dove sarebbe andata a parare questa storia e infatti è stato così, mi scuso con tutti quelli che mi hanno seguita e a cui ora sembrerà orrenda...il mio cervello è strano *si rannicchia in un angolino*

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Mi sentìì strattonare la gonna lunga, mi girai e mi ritrovai Michael con i capelli arruffati,
e gli occhietti assonnati era così dolce il mio piccolo. Già il mio piccolo; se dovessi dare un nome
a questo momento della mia vita lo definirei: Perfetto. Davvero perfetto. Quanti anni passati
a combattere i fantasmi del passato. La nonna di Steve putroppo morì qualche mese dopo la mia "liberazione",
Steve era distrutto, pianse tutte le sue lacrime sulle mie spalle dicendo tra un singhiozzo
e l'altro "Sono solo" ancora oggi se ci penso mi si accappona la pelle, non era solo,
lui aveva me e così l'adottai. Ora sono sposata e con due figli: Michael e Jasmine. Due pesti!
Steve è cresciuto molto, siamo cresciuti insieme, lui con Michael Jackson anche se in modi diversi,
mi hanno aiutata ad uscire dal tunnel della solitudine e io mi sono sdebitata, almeno con Steve.
Spero davvero che un giorno Michael possa avere giustizia, è un'uomo meraviglioso
e non capisco come faccia la gente a non capirlo, mi piange il cuore sapere che nel mondo c'è tanta gente cattiva,
che venderebbe anche la propria madre per un mucchio di soldi in più. 'Vorrei che fossi felice Michael,
lo vorrei davvero'; mio figlio si chiama così in suo onore e anche se non lo saprà mai un giorno
i miei figli lo sapranno, gli racconterò di Michael Jackson la leggenda quando saranno un po' più grandi,
ma gli racconterò sopratutto del Michael Jackson "uomo", vorrei che comprendessero
che l'amore è l'unica cosa per cui vale la pena vivere, l'odio e la vendetta non abiterà nei loro cuori
come non abita nemmeno nel cuore di Steve e sono felice che i suoi occhi siano tornati a brillare, già, è grande,
ma per me rimarrà sempre quel piccolo scricciolo che mi aveva salvato la prima volta, quel bambino che appoggiò
la sua piccola mano paffutella sulla mia spalla china, il mio piccolo, incantevole, sconosciuto.

***
Note
Ok è finita *me con i lacrimoni* Spero che non consideriate questo epilogo troppo smielato, è stato bello scrivere questa storia e mi dispiace un po' concluderla, ma tutto prima o poi deve finire no? Ringrazio tutti quelli che l'hanno letta e tutte le persone che hanno recensito *altri lacrimoni scendono copiosi* Ok ora la smetto di sclerare xD

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