Love's Memories

di marziolina86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Usako ***
Capitolo 2: *** Mamo-chan ***



Capitolo 1
*** Usako ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Naoko Takeuchi; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Usako...

Era giunto il momento.

Quel giorno uscii di casa credendo che fosse l’ultima volta, non sapevo nulla di quello che mi sarebbe successo, ma non mi importava.
Il dolore alla spalla non cessava di tormentarmi, la ferita causata da Zoisite non smetteva di sanguinare, nonostante la fasciatura, bruciava.
Non potevo cedere, per nessun motivo, dovevo conquistare i Rainbow Crystals senza coinvolgere persone innocenti.
Non dovevo coinvolgere Sailor Moon, quella ragazza che mi spingeva a correre da lei per salvarla ogni qualvolta si fosse trovata in pericolo, quella persona per la quale sentivo di provare un legame molto profondo che ancora non trovava una spiegazione dentro di me.

Erano quasi le cinque e dovevo raggiungere la Torre Starlight: era quello il luogo preposto all’ultimo duello.
Avrei combattuto da solo la mia battaglia. Non l’avrei coinvolta.

Con il fiato corto arrivai quasi in centro. Improvvisamente sentii qualcuno che mi colpì alla schiena: era Odango. La botta ricevuta non fece altro che accentuare il dolore alla spalla.
È sempre stata così, impulsiva, spensierata, allegra, ingenua, testarda, come una normale ragazzina di quattordici anni.
Non c’è stata volta, da quando la conosco, che non mi abbia sorpreso in un qualche modo.

“Non cambiare mai.”

Così dicendo mi allontanai da lei riprendendo la strada del mio destino.

Quasi giunto alla meta mi fermai e sentii qualcuno appoggiarmi una mano sulla spalla.
Mi voltai di scatto.
Non potevo credere alla mia vista.
“Non è possibile è di nuovo lei, Odango…”
Le domandai che ci faceva lì, perché mi continuava a seguire e con una semplicità disarmante che solo lei era in grado di mostrare, mi disse quelle parole che da tempo mi mancava sentire: era  preoccupata per me.
Erano tredici anni che non mi sentivo dire quelle parole …  un calore si propagò dal cuore a tutto il corpo.
Non potevo però permettere che qualcuno, oltre a me, venisse coinvolto in questa storia, la mandai via.
 
Una luce rossa avvolse l’ambiente, sentii delle urla: Usagi.
Una bolla ci catturò e ci condusse all’interno della torre dove mi attendeva Zoisite.  Ci costrinse a raggiungerlo in cima per poter riavere i Rainbow Crystals.
Il viaggio in ascensore sembrava interminabile, mi avvicinai al vetro credendo di essere in trappola.
 
Il silenzio venne spezzato.
Usagi mi chiese  perché stavo cercando i cristalli, così, spinto dalla voglia di raccontarle tutto, iniziai a rivelarle tutta la mia storia, dall’incidente in auto con i miei, la loro morte, la mia perdita dei ricordi e la mia solitudine.
Le raccontai dei sogni, di quella voce malinconica che mi diceva di recuperare il Silver Crystal per riacquistare il mio passato.
Non so nemmeno io perché iniziai a parlare, perchè le rivelai tutto, ma sapevo che lei mi avrebbe ascoltato. 
L’ascensore si fermò provocandoci un sussulto.

Vedemmo una luce … erano fiamme. Avrei voluto intervenire, ci stavano per raggiungere, per colpire, sembrava non avessimo alcuna speranza, non avevamo scampo.
Notai una luce diversa negli occhi  di Usagi, la luce della forza e del coraggio, come mai l’avevo vista prima di allora. 
Si trasformò davanti a me … senza esitazione, pronunciò quelle parole:

“Moon Prism Power, Make Up!”

Una luce l’avvolse, si trasformò in Sailor Moon, la paladina della legge.
Non ci potevo credere, ero sorpreso, incredulo … mi domandavo come avevo fatto a non capirlo prima, quella capigliatura, quegli odango che dal primo momento attirarono la mia attenzione, quegli occhi azzurri come il cielo terso in cui ci si poteva specchiare, la voce … la sua voce, come avevo fatto a non capirlo?

“Usagi .. Sailor Moon.. ”

Quando Zoisite le rivelò la mia presenza, lei non capì. Mi feci avanti.
 
“Sono qui”.

Si voltò.
Tirai la rosa fuori dalla mia giacca.
Mi trasformai davanti a lei facendomi avvolgere dal mantello di Tuxedo Kamen. Sorrisi vedendo le sue gote tingersi di rosso. Non capivo se era più meravigliata o imbarazzata nel vedermi. Non se l’aspettava.
Ripensai al nostro primo incontro, a quel compito in classe andato male che finì sulla mia testa, a quando ci incontravamo per le strade della città punzecchiandoci a vicenda.
Come avevo fatto a non capirlo?
Lessi la meraviglia nel suo sguardo, forse anche lei si domandava come aveva fatto a non accorgersene prima.

“Tu sei… Tuxedo Kamen?”
 
Mi disse di andarmene, che dovevo mettermi in salvo, ma io non potevo, non potevo lasciarla.

“Sailor Moon, ti proteggerò.”

L’avrei protetta anche a costo della vita. Avrei voluto che lei accettasse la mia protezione. Non potevo permettere che qualcuno le potesse fare del male.  
Lei no, non lo fece, non se ne andò. Sarebbe rimasta nonostante quella non fosse la sua battaglia.
Capii che in Usagi non c’era solo la parta ingenua, piagnucolona, dentro di lei nascondeva un'altra se stessa, quella che mostrava solo in qualità di combattente valorosa che non mi aveva abbandonato, che era rimasta con me.
 
Zoisite mi invitò a combattere, mi disse che sarebbe stato un combattimento leale, che avrebbe lasciato andare Sailor Moon, ma io sapevo benissimo che non lo avrebbe fatto.
 
Un brivido mi percorse la schiena, la stessa sensazione che provavo quando sentivo che Sailor Moon era in pericolo, mi voltai. Un grido strozzato mi uscì dalla gola. Mi mossi senza esitazione verso di lei.
Le feci da scudo. Se c’era qualcuno a dover morire non era lei, non era Usagi.
Presi l’aculeo che era diretto a lei.
Sentii il dolore accentuarsi. Non m’importava di morire. La dovevo proteggere. Sarei morto per lei. Doveva vivere.
Il mio corpo non rispondeva più alla mia volontà, era diventato pesante.
Caddi a terra.
Prima di toccare il pavimento sentii delle braccia sollevarmi. Era lì che mi sorreggeva con tutta la forza che aveva in corpo.
 
“Non sei ferita, Sailor…”Anche il solo avvicinare la mia mano al suo volto mi provocava dolore, ma avevo bisogno di sentire sotto le mie dita il suo viso.
Doveva salvarsi, mi accertai che stesse bene.
Sembrava che si stesse per mettere a piangere. Eccola ritornare Usagi. Come poteva una ragazza avere tutte queste espressioni diverse? Chi era davvero Usagi?
Solo ora che stavo per morire capii quanto fosse meravigliosa, di certo, se fossi rinato in un’altra vita non l’avrei più presa in giro … l’avrei amata.
Con le ultime forze che mi erano rimaste in corpo riuscii a parlare, sarebbero state le mie ultime parole.

“Sono felice che tu sia salva”.

Svenni.
Sentii un voce chiamarmi la stessa voce del sogno.

… Serenity…

I capelli biondi, gli odango, lo stemma a forma di luna crescente sulla fronte, il suo abito bianco … Ricordai tutto: ero Endymion.
 
Poi capii, dentro di me lo stupore e la meraviglia fecero spazio alla consapevolezza. Era Usagi la persona che avevo protetto, non Sailor Moon, né tantomeno Serenity.  
 
Usako … 




Il punto dell'autrice:
Eccomi con una shot, ieri ho rivisto l'episodio 34 e mi è uscita questa piccola composizione.
Fatemi sapere che ne pensate e non esitate a mettermi la bandierina rossa se necessario :D
A presto
Silvia

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Capitolo 2
*** Mamo-chan ***


Mamo-chan


Mai …
 
Mai avrei pensato che fosse proprio lui. 
Non potevo nemmeno immaginare che quel ragazzo, da me considerato presuntuoso, cinico e arrogante, fosse il mio principe azzurro …

Mi ricordo quel giorno come fosse ieri.
I Rainbow Crystals erano ormai stati tutti radunati, la quinta guerriera era comparsa e il nemico si stava facendo sempre più minaccioso, per questo ci eravamo date appuntamento al tempio Hikawa nel pomeriggio: io e le ragazze dovevamo fare il punto della situazione. Purtroppo però il destino mi aveva riservato qualcosa di diverso, tutto sarebbe cambiato e quel giorno feci la scoperta che mi avrebbe cambiato l’esistenza.
Per sempre.
A scuola la professoressa Haruna mi aveva ancora una volta messa in punizione, il compito in classe era andato male inoltre mi ero dimenticata di fare i compiti per casa, per questo mi aveva trattenuto oltre il normale orario di lezione. Così, appena suonata la campanella, uscii di corsa dall’aula, scesi velocemente le scale e mi diressi al tempio.  Pensavo che Rei mi avrebbe sgridato per il mio ennesimo ritardo: non perdeva mai l’occasione per rimproverarmi, qualunque cosa facessi non andava mai bene. Con questi pensieri aumentai il passo, ero ormai arrivata in centro, la via era piena di gente e sulla strada c’era molto traffico. Durante il tragitto alzai lo sguardo e vidi una figura a me conosciuta, giacca verde e pantaloni grigi, Mamoru Chiba.
Camminava a passo lento, pesante, mi sembrava avesse un’aria depressa. Mi avvicinai e gli diedi una pacca sulla spalla chiedendogli come stava. Si rivolse a me con una smorfia di dolore, mi disse che ero solo una ragazzina e che non sarei mai cambiata. Io gli risposi per le rime, gli dissi che in molti mi apprezzavano per il mio carattere allegro e spensierato ma lui mi sorprese, mi disse che anche lui mi apprezzava.
Mamoru Chiba mi aveva appena fatto un complimento. Sbarrai gli occhi, non potevo credere a quello che mi aveva detto e mentre mi domandavo se mi stesse prendendo in giro o se mi stesse dicendo la verità, se ne andò.
Quando mi risvegliai dal mio torpore, notai che sulla mia mano c’era una macchia di sangue. Sangue della spalla di Mamoru.
Ero preoccupata, anche se lo conoscevo appena, in quel momento non pensai altro che a seguirlo, dovevo capire cosa stava succedendo, mi volevo accertare che stesse bene. Lo vidi infilarsi in un vicolo, lo seguii, non appena vidi che si era fermato mi avvicinai e cercai di appoggiargli una mano sulla spalla. Prima che potessi farlo si voltò di scatto verso di me. Per un breve istante ci fissammo negli occhi, mi chiese perché lo stessi seguendo, io gli dissi quello che pensavo, quello che non mi sarei mai aspettata di poter dire proprio a lui:

“Sono preoccupata per te.”

Stupore, incredulità, smarrimento, non riuscivo a decifrare lo sguardo di Mamoru in quel momento, sul suo volto si dipinse un’espressione che non avevo mai visto in lui, come se nascondesse qualcosa, che se si comportava in quel modo c’era un motivo. Non sapevo niente di lui, solo che era uno studente universitario, nient’altro. La sua vita era come avvolta nel mistero per me. Dopo qualche secondo si rivolse a me bruscamente, mi disse che lo dovevo lasciar stare, che non mi dovevo intromettere. Per la seconda volta se ne andò, ma io non mollai. Lo seguii fino alla piazza di fronte la Torre Starlight, dove una luce rossa ci avvolse entrambi, catturandoci.

Non so dire quanto tempo passò da quel momento, mi ricordo solo che mi svegliai all’interno della Torre. Notai la presenza di Mamoru e Zoisite e non riuscivo a capire che legame ci potesse essere tra i due.
Zoisite iniziò ad attaccarci con degli aculei di ghiaccio, per schivarli ci mettemmo a correre verso l’ascensore. Mentre correvamo insieme una strana sensazione si impadronì di me, come se non fosse stata la prima volta, come se già in altre occasioni ci fossimo trovati a combattere fianco a fianco. Mi ricordo che mentre stavo per essere colpita da uno di quei cristalli, Mamoru mi fece da scudo proteggendomi e schivando il colpo. Ci rialzammo e ci dirigemmo verso l’ascensore. Solo allora notai che la ferita alla spalla di Mamoru era esattamente come quella di Tuxedo Kamen.
Prima che il pavimento potesse crollare sotto i nostri piedi, entrammo dentro la cabina. Eravamo bloccati. Non potevamo andare da nessuna parte.
Durante il tragitto non potei non trattenere la mia curiosità verso quell’uomo avvolto dal mistero, così gli domandai come mai stesse cercando il Silver Crystal. Come al solito la mia curiosità mi spingeva sempre a fare domande inopportune.

“Per ricordare il mio passato”. Mi disse.

Mi parlò dell’incidente, della morte dei suoi genitori. Mi parlò del sogno e della voce che ogni notte gli sussurrava di recuperare il Silver Crystal per riacquistare i suoi ricordi. Si confidò con me, come se ci conoscessimo da sempre.
Cambiai idea su di lui, non lo ritenevo più il ragazzo più arrogante e presuntuoso che esistesse sulla faccia della terra. Avevo capito che quella che indossava era solo una maschera per evitare di soffrire, ma la sofferenza non si può evitare, fa parte della vita.
Mentre salivamo con l’ascensore, si voltò di profilo e …

“Tuxedo Kamen sama …”

Non poteva essere.
Non ci potevo credere così scacciai subito quel pensiero dalla mia mente.
Ad un certo punto l’ascensore si fermò provocando un fragoroso rumore.  Non sapendo quello che stava succedendo mi voltai verso l’alto e …
Fuoco.
Vidi solo una scia di fuoco che si stava avvicinando sempre di più a noi. Sempre a maggiore velocità.
Non potevo stare ferma a guardare, sapevo che se non avessi fatto qualcosa saremmo morti e non potevo permettere che ciò accadesse. Anche se questo avrebbe significato svelare il mio segreto a Mamoru.
Non esitai, incurante della sua presenza al mio fianco, sollevai la mano al cielo, pronta a fare il mio dovere.

“Moon Prism Power, Make Up!”

Mi trasformai in Sailor Moon, puntai ancora lo sguardo verso l’alto, il fuoco ci stava ormai per raggiungere.

“Moon Tiara Action!”

Dopo aver dissolto le fiamme, sentii Zoisite che stava farfugliando qualcosa, capii solo le parole “Mamoru” e “incidente”.
Zoisite disse che si sarebbe occupato di me e di Tuxedo Kamen, continuavo a non capire: dove poteva essere il mio eroe in quel posto? Pensai ad alta voce e all’improvviso sentii qualcuno parlare.

“Sono qui.”

Ancora oggi sento l’eco di quelle parole, quando scoprii la verità sussultai.
Voltandomi lo vidi tirare fuori dalla giacca la rosa rossa. Si trasformò davanti ai miei occhi come io avevo fatto poco prima davanti a lui e il mio cuore cominciò a battere all’impazzata. Non appena lo vidi indossare i panni di Tuxedo un lampo sembrò attraversare la mia mente, in un secondo mi passarono davanti agli occhi tutti i momenti trascorsi con lui, dal nostro primo incontro, sia come semplici ragazzi sia come Sailor Moon e Tuxedo Kamen.
Non credevo possibile una cosa del genere, tutti i miei dubbi e tutta la nebbia che avvolgeva la figura di Tuxedo Kamen si diradò. Ebbi finalmente la conferma a ciò che non avevo mai pensato prima di allora.
Mamoru per me all’inizio era freddo, scontroso, burbero, presuntuoso, arrogante.  Lo incontravo ogni giorno, in ogni angolo della città, e ogni volta finivamo per litigare, non trovavamo nessun punto d’incontro.
Mamoru che cercava di aprirmi gli occhi dicendomi sempre quello che pensava … ricordo ancora tutti i nostri litigi, dal compito in classe andato male finito sulla sua testa a quando lui si avvicinò a me per il concorso di bellezza, io cercavo di evitarlo, non lo sopportavo. In realtà ogni volta che ci incontravamo per le strade della città, trovavamo solo dei pretesti per poter parlare, i motivi dei nostri litigi erano futili. Dentro di me io speravo sempre di vederlo, in quei momenti era come se mi scordassi di tutto il resto, perdevo la cognizione del tempo e dello spazio.
Mi domando come ho fatto a non accorgemene prima. Ero stata così cieca da non rendermene conto.
Mi ricordo che passavo tutte le sere a guardare la volta celeste, ero letteralmente affascinata da tutti quei puntini luminosi che brillavano nel cielo, stelle, pianeti sovrastati dalla luce argentea della Luna, la mia protettrice.  Mi divertivo ad unire tutti quei puntini luminosi facendone costellazioni e figure reali, immaginavo l’uomo avvolto dal mistero, Tuxedo Kamen, in quello splendore. Quando ero in pericolo sapevo che lui mi sarebbe venuto a salvare, quando vedevo la rosa rossa il mio cuore si riempiva di gioia e di calore, che si colmava di tristezza e dolore quando lui se ne andava: i nostri incontri erano fugaci come un battito d’ali.
Avevo passato giorni interi a chiedermi chi fosse, avrei voluto levargli la maschera bianca per vedere il suo volto, per scoprire di che colore fossero i suoi occhi, se erano azzurri come i miei, o verdi, o castani o blu, profondi come il mare. Volevo togliergli il capello per potergli toccare i capelli e sentire la loro morbidezza sotto le mie mani.
Mi ricordo ancora le parole che mi disse:

“Sei stata coraggiosa”.

Continuò consigliandomi di andarmene, lui si sarebbe occupato del resto. Ma io non potevo abbandonarlo, non avrei mai potuto lasciarlo lì ad affrontare da solo il nemico, era lui che doveva scappare e mettersi in salvo. La ferita alla spalla gli continuava a dare dolore e non poteva combattere in quello stato.

“Sailor Moon, ti proteggerò.”

Il mio cuore mancò di un battito, a quelle parole capii ciò che non avevo mai capito prima: non potevo fare più a meno di lui, era diventato parte di me, era entrato nella mia vita sconvolgendomela, tutto era cambiato da quando ci eravamo conosciuti.
Lo sognavo sempre, sognavo sempre e solo lui, dal primo momento in cui l’avevo visto sognavo che Tuxedo Kamen mi guardava dolcemente negli occhi, che mi avvolgeva con il suo mantello nero, caldo e morbido, sognavo me stessa stretta a lui, in un abbraccio pieno d’amore.
Nei miei sogni Tuxedo Kamen mi rivolgeva parole dolci, mi diceva che non dovevo avere paura perché lui sarebbe stato sempre con me al mio fianco, che non mi avrebbe mai abbandonato. I miei sogni sembravano confondersi con la realtà. Lui era sempre presente.
Ero tormentata dai pensieri, solo la voce di Zoisite interruppe quel turbinio di emozioni. Disse che voleva un combattimento leale, che mi avrebbe lasciato andare.
Mentre lui e Tuxedo Kamen stavano per affrontarsi, non mi accorsi che quelle del nemico erano solo parole, il suo obiettivo era un altro.
Un aculeo, diretto a me, aveva colpito Mamoru alla schiena, si era ferito per proteggermi.
Si era ferito a causa mia.
Non poteva.
Non poteva morire proprio ora.
Prima che potesse cadere a terra, riuscii a sorreggerlo. Le lacrime cominciarono a uscire copiosamente dai miei occhi, rigandomi il volto. L’unica sua preoccupazione era che io non fossi ferita, che fossi salva.
Continuavo ininterrottamente a gridare il suo nome.
Una nuova presenza si impadronì di me, chiedeva di uscire, gridava nel mio cuore e nella mia mente.
Serenity.
Era successo di nuovo, come Endymion si sacrificò per salvare la vita di Serenity, così Mamoru si sacrificò per salvare la mia.
Solo ora mi rendo conto di quanto io sia stata ingenua e irresponsabile. Con il mio atteggiamento non ho fatto altro che metterlo in pericolo: era stato rapito.
Lo volevo rivedere, gli volevo parlare, gli volevo chiedere scusa per come mi ero comportata, da vera irresponsabile, da bambina viziata. Quando lo portarono via da me, mi sentii persa, svuotata, era come se la mia vita non avesse più senso, era il mio angelo, il mio punto di riferimento. Ormai era finito delle mani nel nemico e capii che piangere non sarebbe servito a far tornare da me Mamoru.
Fu allora che iniziai ad essere consapevole del mio ruolo, ma soprattutto fu allora che capii quanto Mamoru fosse importante per me, lo dovevo salvare.

A costo di perdere la mia vita avrei salvato il mio Mamo-chan.

Il punto dell'autrice:
Eccomi con una shot, ieri ho rivisto l'episodio 34 e mi è uscita questa piccola composizione.
Fatemi sapere che ne pensate e non esitate a mettermi la bandierina rossa se necessario :D
A presto
Silvia

p.s. ringrazio tutte le persone che hanno recensito il precedente capitolo, mi fa davvero molto felice :)

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