Madama Butterfly

di Rota
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prologo ***
Capitolo 2: *** 2. L'inferma ***
Capitolo 3: *** 3. Successione ***
Capitolo 4: *** 4. Cugino ***
Capitolo 5: *** 5. Rapporto ***
Capitolo 6: *** 6. Prima prova ***
Capitolo 7: *** 7. Tensione ***
Capitolo 8: *** 8. Madre ***
Capitolo 9: *** 9. Seconda prova ***
Capitolo 10: *** 10. Legame ***
Capitolo 11: *** 11. Sorella ***
Capitolo 12: *** 12. Padre ***
Capitolo 13: *** 13. Terza prova ***
Capitolo 14: *** 14. Notte ***
Capitolo 15: *** 15. Amore ***
Capitolo 16: *** 16. Unicità ***
Capitolo 17: *** 17. Morte ***
Capitolo 18: *** 18. Funerale ***
Capitolo 19: *** 19. Successione, ancora ***
Capitolo 20: *** 20. Qualcosa che manchi ***



Capitolo 1
*** 1. Prologo ***


*Autore: margherota
*Titolo: Madama Butterfly
*Fandom: Naruto
*Personaggi: Shino Aburame, Shibi Aburame, Nuovo Personaggio (A valanga)
*Pair: ABURAMECEST (Esiste nella mia mente malata, indi siete avvisati)
*Genere: Introspettivo, Sentimentale, Drammatico
*Avvertimenti: Doppie/Triple Drabble, What if...?, Shojo ai, Yaoi
*Rating: Arancione
*Note: Era da secoli che dovevo scrivere questa storia. DA SECOLI. All'incirca, è tutto quello che ho da dire sul mio Rei, sulla ReiShino e sul Clan Aburame.
Ambientata oltre ogni possibile evento narrato dal Manga, è un What if..? che prende in chiara analisi il mio Clan preferito e ne analizza un ipotetico avvenire. Le regole della casata sono una mia invenzione, la fan fic straborderà di OC occhialuti, il tutto sarà condito con la mia solita analisi drammatica e introspettiva che porterà, inevitabilmente, alla tragedia più grande. Siete avvertiti, non è una fan fic tanto allegra e simpatica.
Nel momento in cui la pubblico, l'ho conclusa. Questo significa che, salvo incidenti di percorso, gli aggiornamenti saranno assolutamente regolari - una volta a settimana. Sono venti capitoli in tutto, non è troppo lunga perché non resisterei.
*Avvertenze: Rei, tutte le sorelle Aburame, la Signora Aburame sono personaggi di MIA invenzione. Non mi interessa se voi volete farne qualche utilizzo, l'importante è che ME LO DICIATE PRIMA. In particolare a Rei, OC che dedico con tutto il cuore ad una persona in particolare. Siete avvertiti: Rota morde.


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1. Prologo



Villaggio di Konoha, grande capitale del potente Regno del Fuoco, componente fondamentale nel gioco politico del Mondo Conosciuto, forte sostenitore della sua pace e garante della tranquillità relativamente continua che vi regnava. Racchiusi in una valle protetta da minacciose e imponenti montagne, i volti dei suoi Capi storici erano impressi per sempre nella memoria della stessa Natura.
Landa dalle molteplici facce, dalle innumerevoli menti, dalle mille trame nascoste. Le formiche che arrancavano nel viverti dentro, immerse nella tua idea di placida protezione, erano così tante da rendere il suo aspetto totalmente nero.
Uchiha, Hyuuga, Inuzuka, Nara, Yamanaka, Aburame… tanti nomi per un unico simbolo. Tante teste per una sola imponente idea.
L’Hokage, il capo di tutto il corpo formato da queste cellule dai mille colori.
Solo e unico detentore della Verità.

L’Alveare di Konoha era in fermento.
Le api operaie sembravano come impazzite, vorticavano senza sosta da una cella all’altra, in fermento furioso. Le loro ali fischiavano in aria, ronzando in maniera irritante, in continuazione.
Le api guerriere erano inquiete, svolazzano senza sosta di fronte all’entrata, scattando al minimo movimento sospetto o semplicemente avvistato. Puntavano i loro pungiglioni letali fuori dal proprio corpo, pronte e scattanti per ogni eventuale evenienza.

L’ape Regina stava morendo.
Era momento che una delle sue amate figliole prendesse il suo posto.
Ma era una lotta spietata quella che vedeva sorgere una nuova Regina.
Le larve privilegiate venivano nutrite dall’inizio dei loro giorni con la Pappa Reale, lo speciale nutrimento che le faceva sviluppare sessualmente, perché potessero svolgere l’ingrato compito d’essere sempre gravide, di riempire quelle cellette di cera con tante uova, con tanti prossimi individui.
Al momento della schiusa, la prima larva usciva dal suo involucro, vittoriosa sulle altre.
E mangiava, spietatamente, le sue sorelle avversarie. Una dopo l’altra, fino a rimanere l’unica e sola.

Era una guerra tra simili, quella che dipingeva l’unica vittoriosa sulle molte.
Crudele, crudele e crudele.
L’ape Regina regnava incontrastata su ogni cosa, su ogni essere che osava zampettare sul suo territorio.
Lei era colei che comanda, Lei era colei che sola poteva. Tutto.

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Capitolo 2
*** 2. L'inferma ***


MB primo
2. L'inferma




Una stanza dalle tende scure e dai mobili massicci faceva da contorno all'ospite regale.  La padrona di Villa Aburame allungò debolmente la mano verso il compagno, ricercando intimità.
L’uomo prese la mano della consorte, attento anche al più basso dolore, sapendo che non gli avrebbe concesso altro che quello.
-Shibi….-
Un momento di debolezza. Shibi sentì le dita sottili di lei stringersi attorno alle sue, nella ricerca sincera di un contatto. Non poté che rispondere.
-Signora Madre, non è bene che si sforzi….-
Figlie, sorelle, serve… La stanza dell’Ape Regina era gremita d’ogni possibile ape operaia, che ronzava istericamente attorno al corpo morente della Sovrana. Ma la malattia non si poteva ancora erigere vittoriosa su quel corpo martoriato: la volontà resisteva.
Un sussurro affaticato uscì dalle labbra pallide.
-Nayako, tua madre riesce ancora a distinguere ciò che è bene e ciò che è male, per lei….-
Il capo si chinò obbediente. L’autorità era una cosa che le api sapevano riconoscere.
-Ritiratevi ora… Desidero rimanere da sola con il mio nobile consorte…-
Un moto di ribellione istintivo nacque sulle labbra della sorella giovane: la preoccupazione non si faceva scrupoli.
-Signora Madre…-
Senza sforzi, la Regina s’impose con gli occhi di chi è abituato a comandare.
-Ho detto: ritiratevi.-
Le poche parole appena sussurrate bastarono a sedare ogni tentativo ulteriore. La stanza venne abbandonata.
Così Regina e Fuco restano soli.
Per primo, volò un sospiro rassegnato.
-Deprimente… vedere come la gente si trasformi a seconda dell’occasione… volubile è l’umore dell’umanità …-
La mano di Shibi accarezzò lieve il braccio, come se un tal gesto gentile potesse realmente acquietare l’animo. Egli sapeva benissimo che le poche parole dette dalla sua Regina erano preziose.
La Donna sorrise.
Subito però tornò seria, perché il tempo era troppo poco, e le cose da dire erano così tante.
Prese la mano più saldamente e per quanto affannata la voce si fece solenne.
-Nel momento in cui dovremo dirci addio, mio Shibi, dovremo essere forti entrambi… avrò bisogno del tuo aiuto… ti prego solo di starmi vicino…-
La risposta a tale solennità fu pronunciata dalle labbra di un marito innamorato.
-Come sempre ho fatto, mia signora…-  

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Capitolo 3
*** 3. Successione ***


MB secondo
3. Successione




Passi lenti fino alla meta: l'intero Clan Aburame riunito in una stanza.
Senza una sola parola o uno sguardo di troppo ai presenti, Shino andò a sedersi accanto alle sorelle.
Nayako, primogenita dei fratelli Aburame, tesa per le parole rivoltale dalla madre; Hanae, che si guardava attorno a disagio; Makiko, nata dopo di lui, che ostentava sfrontatezza e arroganza.
Silenzio grave, nessuno osava prendere la parola. Shibi si schiarì la voce.
-Signori… La Regina degli Aburame è gravemente malata, di una malattia che non la lascerà in vita ma la consumerà fino alla morte…-
Ma il consorte era una figura atta a seguire la Regina nel compito primario della procreazione.
Subito, il padrone di casa venne interrotto da uno zio, seguito da una voce appena accennata di una giovine.
-Scusami, Shibi, ma penso che tu abbia già detto abbastanza…-
Ammutolì l'uomo e l’irritazione scosse l’anima di Shino.
Ma l’Alveare aveva regole precise: il loro rispetto doveva essere perfetto. L’anarchia all’interno dell’Organismo era assai temuta.
L’uomo piegò quindi il capo e la figlia maggiore prese il posto a lei dovuto.
Nayako assunse un’espressione forse troppo trionfale per la situazione, come se lo stesso scettro della Regina fosse già nelle sue mani.
Ma gli sguardi erano benevoli, su di lei, candidata favorita.
Si schiarì la voce, il tono che scivolò sulle labbra fu tranquillo.
-Ora noi tutti siamo qui riuniti, evidentemente, perché la situazione lo esige. Il Clan non può rimanere senza Regina. Com’è da regola, la selezione della nuova Regina avverrà lungo un periodo di prova. In seguito, sotto rivelazione dello stesso scettro del potere, si eleggerà la nuova Regina…-
La giovane fu interrotta da una mano.
Con un gesto, diede parola.
-Chi sono le vostre candidate?-
I suoi occhi, celati dagli occhiali, viaggiarono sulle tre sorelle; fu squadrata ognuna da una serie di sguardi colmi d’attesa e di aspettativa.
Hanae abbassò la testa. Makiko fu più dura del ghiaccio.
La maggiore delle sorelle riprese la parola.
-Non è questo ciò che interessa in questo momento. Quello che ora vi comunicherò sarà la procedura. Vi prego di fare molta attenzione…-

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Capitolo 4
*** 4. Cugino ***


4. Cugino




All’interno della famiglia della Vecchia Regina, colui il cui animo era irrigidito dalla troppa sfiducia era anche colui che in maniera intransigente giudicava.
Shino Aburame era un semplice fuco inutile.
Eppure, c’era ancora qualcuno che si divertiva a stuzzicare quell’anima domata come un monello giocherellone nella speranza di avere una reazione violenta.
-Non è molto rispettoso da parte tua concederti simili atti...-
Gli occhi chiari del giovane uomo accanto a lui si posarono sulla sua persona – e un sorriso beffardo gli curvò le labbra, senza neanche avere la decenza di fingere di essersi dimenticato le buone maniere.
-Ho solamente espresso il mio più intimo pensiero, cugino…-
Shino guardò Rei in viso, severo.
-Non è educato sbadigliare quando qualcuno parla di cose così vitali!-
Il giovane sogghignò, allungando le braccia in alto. Ora la stanza era vuota: finita la riunione, gli Aburame si erano ritirati lentamente nelle proprie camere.
Shino aveva ricevuto l’ordine di mettere a posto,  a quel punto Rei non aveva fatto altro che cogliere l’occasione al volo per restare un poco da solo con lui.
Rei era strano, tutti lo dicevano. Rei era un Fuco – nessuno aveva dubbi a riguardo – ma era un Fuco che sentiva la libertà pesargli sulle spalle. Per questo Shino non trovava sgradevole la sua compagnia: come un insetto, era attratto dal colore.
-Mi domando come abbia fatto tu a resistere così fermo tanto a lungo...-
-Sei pregato di usare un riguardo consono alla situazione...-
-Tra tante parole, non ne ho sentita neppure una rivolta a tua madre... Dimmi, come sta?-
Shino non gli rivolse alcuno sguardo, quella volta, ma prendendo i fogli ancora sparsi sul tavolo riordinò.
-Sopporta il dolore in silenzio...-
L'altro sogghignò, maligno, facendosi beffe di quel contegno che valeva l'orgoglio di un intero Clan.
-Come una vera Regina!-
Ancora silenzio, per qualche istante, poi Rei sorrise, rivolto al ragazzo.
-Sai, sono felice di essere qui... Mi eri davvero mancato...-
Lui non lo guardò ancora, troppo concentrato sui fogli.
-Non è divertente...-
Un fruscio, un corpo che si fa vicino - Rei contro l'orecchio.
-Non voleva esserlo...-

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Capitolo 5
*** 5. Rapporto ***


5. Rapporto




Non disonorare la Famiglia.
Portare rispetto alla Regina.
Seguire in ogni occasione le regole.
Questi erano i semplici e immediati dettami che si dovevano rispettare all'interno del Clan Aburame - e se Shino, pur nella sua insofferenza, aveva sempre fatto tutto per non essere mai biasimato, Rei aveva fatto tutto l'opposto proprio per ottenere il risultato di essere estraniato dalla sua stessa famiglia, additato come un reietto della peggior specie.
I loro non erano che comportamenti speculari e della medesima natura, facce della medesima medaglia. Ma alla base di ognuno dei due, c'era quella sensazione che li rendeva vicini e uniti meglio di quanto non avrebbe fatto qualsiasi bandiera o ideale: l'inutilità dell'essere maschio in un alveare.
Konoha e le sue regole subentrava dopo questo concetto, perché il Villaggio altro non era che una grande, immensa famiglia, e l'Hokage non era altro che una diversa Regina.
Rei non aveva mai smesso di indossare i suoi occhiali, sotto la frangia di lunghi capelli, neri e incolti, che non aveva avuto premura di tenere corti - quegli orrendi, giganteschi occhiali a forma di farfalla, neanche fossero troppo poco appariscenti.
Shino glielo aveva sempre detto, facendogli notare che così non sarebbe mai entrato nelle benevolenze di qualcuno dei loro parenti.
E la risposta a tanto disappunto era sempre la stessa.
-Sono nipote dell'odierna Regina, non sono un'ape ma un semplice essere umano. Dal basso della mia posizione posso permettermi qualsiasi cosa!-
Rei non aveva mai inteso gli occhiali che indossava come una schiavitù - a Shino questo mancava, più o meno come la ragione per cui ancora portasse un cognome tanto pesante e ingombrante.
Ma quando si ritrovavano semplicemente da soli in stanza, dove il buio sopperiva la mancanza di ogni barriera e dove di domande taciute e di risposte ignorate non c'era più bisogno, anche il più giovane dei due Fuchi rinunciava volentieri a quella parte razionale che gli avrebbe fatto rifiutare l'ennesimo bacio di quello strambo, strambissimo cugino.

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Capitolo 6
*** 6. Prima prova ***


6. Prima prova





Venne il giorno della prima prova per tutte le aspiranti Regine, venne e a guardare c'era mezzo Villaggio, incuriosito dalla presenza di così tanti insetti all'interno delle grandi Mura cittadine.
Eppure, nessuno si avvicinava quel troppo da risultare palesemente invadente.
Erano in tutto una decina, portavano tutte il cognome Aburame - anche se da una o dall'altra parte della famiglia principale, dacché il nome nobile andava rispettato e conservato qualunque cosa fosse accaduta.
In sé, la prova era molto semplice. Si agiva semplicemente attraverso gli insetti, dominandone il maggior numero con il minor sforzo possibile - una cosa che alla Regina riusciva e doveva riuscire senza troppo impegno.
Lo spazio a disposizione era tanto, ma quando si cominciò divenne quasi subito troppo stretto: ovunque insetti, ovunque fili di chakra che guizzavano da tutte le parti. Fu come assistere a un arcobaleno danzante. Ronzava persino l'aria, mentre riempivano le orecchie lo sfarfallio di api e vespe isteriche, pronte alla guerra.
Shino, distante e guardingo, vide la prima delle aspiranti cedere: si disperse ogni ape in aria, creando maggior tensione nel movimento. rei era lì, ma non seppe alleviare la tensione delle sue dita, neppure con alcune frasi di scherno. Aveva capito che non era il caso.
Il cielo, la terra, l'aria diventavano sempre più pieni, finché non arrivò il tramonto e la prima prova quindi terminò.
Le tre sorelle Aburame si alzarono tutte trionfatrici da terra, arrecando onore e gloria alla propria famiglia.
Ma neppure quella sera, nonostante tutto questo, fu permesso loro di incontrare la madre per più di cinque minuti ciascuna - una parola di troppo, per esprimere la sua felicità, e la Signora era crollata sui cuscini quasi inerme, mentre Shibi le baciava instancabilmente la mano. Lo scettro ben stretto tra le dita, la Regina trovava ormai difficile respirare da sola.
Shino si ritirò prima del previsto nelle proprie stanze, senza aggiungere una parola di congratulazioni alle sorelle. Rei lo seguì, costante e fedele.

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Capitolo 7
*** 7. Tensione ***


7. Tensione




Sul tetto, la sera, ad aspettare che albeggiasse e che arrivi un nuovo giorno e una nuova luce splendente. Assieme ai gatti, Rei sorrise marpione, cercando di rilassare con un massaggio le spalle rigide del cugino.
-Penso che dovresti imparare a rilassarti...-
Shino non sbuffò, fece per sottrarsi al tocco, scrollandosi le spalle - ma non parlò di fisicità o di legamenti stanchi, quanto di una sensazione a morsa che non lo lasciava da parecchio tempo.
-Non posso permettermelo.-
L'altro sorrise, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso e appoggiando le mani sulle tegole, all'indietro.
La Luna brillava di bianco.
-E perché no? Non stai facendo te l'esame! Al massimo potresti prendere dei pon pon e fare il tifo a bordo campo! Non credo che le tue sorelle siano tanto contente di vedere il tuo brutto muso quando guardano nella tua direzione!-
Non lo vide ma sentì tutto l'astio slittare dalla persona del giovane Aburame verso la propria - e Rei ne rise, anche se le parole dell'altro furono assai irritate e basse.
-Non posso permettermi di rilassarmi, Rei.-
-Che gentile, almeno hai evitato di paragonarti a me!-
-Siamo diversi, io e te...-
-Lo so, è per questo che mi piaci tanto!-
-Dovresti smetterla con queste scemenze e magari adattarti un poco di più alle regole del Clan!-
Pur nel sorriso, Rei si alzò e si fece vicino a Shino, parlandogli chiaro a pochissimi centimetri di distanza. E sorrideva, gentile, senza limitazioni addosso.
-Non mi pare che da qualche parte ci sia scritto che un Fuco non possa amare un altro Fuco... In realtà, tu non conservi la benché minima virtù da consacrare a qualche assurdo credo, per questo potresti fare qualsiasi cosa...-
Shino scosse la testa, quasi scocciato.
-Discorsi senza senso...-
Ancora, un sorriso.
-Non è vero, altrimenti non staresti così male...-
Shino lo affrontò, indurendo il tono con decisione, senza ammettere falsità.
-Non credere che ti sopporti perché sei per me una via di fuga da tutto quello che devo affrontare.-
Ancora, un sorriso - e un piccolo bacio.
-Non l'ho sinceramente mai creduto, cugino... -

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Capitolo 8
*** 8. Madre ***


8. Madre




La signora tossì, cercando di reprimere la forza del colpo dietro il palmo di una mano.
Una donna, celere, le coprì la fronte con un panno bagnato, senza osare guardarla negli occhi neppure un secondo. Era la consorte di suo fratello minore, se bene ricordava - Aburame per convenienza anche lei.
Aveva portato la secondogenita in quella casa, con la speranza di ricavarci una corona e un'abitazione migliore della baracca in periferia di cui disponeva.
La Signora la ringraziò con un semplice cenno del capo, lasciando che si allontanasse da lei.
Nayako, l'unica ad avere abbastanza coraggio a parlare, si fece quindi avanti, proponendosi con garbo.
-Signora Madre, le comunico che la seconda prova avrà luogo tra breve. Entro la giornata di domani saprà tutto...-
La Signora si guardò attorno, con aria stanca.
Lei era alle dirette dipendenze dell'Hokage - molte di quelle facce allegre non avevano mai neanche visto il Palazzo dov'egli risiedeva, ma solo la casa della Regina che con tanto zelo servivano.
Riconobbe la sorella, la cognata e qualche moglie. Tutte donne, ché i mariti erano in una stanza accanto. Solo Shibi le era seduto di fianco, silenzioso e attento.
Cercò di sorridere, oltre la sua stanchezza. Non seppe mai quale fosse il reale risultato.
-Aspetterò che mi si presenti agli occhi l'unica Erede per consegnarle lo scettro...-
E alzò, sotto gli occhi sfavillanti di tutti, il bastone dorato che sapeva richiamare eserciti di ligi, piccoli soldati; eserciti di fedeli, ronzanti mercenari; eserciti di insetti, di tutte le razze.
Lo ripose tra le lenzuola, accanto al proprio corpo, spegnendo in un istante la fame degli occhi ma non i sorrisi sulle labbra.
Makiko non aveva ereditato dalla madre solo il nome, ma anche la sfrontatezza che non si rifiutava di ostentare di fronte agli avvoltoi e alle misere persone grette.
La Signora alzò la mano, facendo un gesto stanco ma deciso. E no, non si sarebbe affatto ripetuta.
-Ora ritiratevi, voglio rimanere sola con il mio consorte...-

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Capitolo 9
*** 9. Seconda prova ***


9. Seconda prova

 


La seconda era una prova di forza, dove non solo il numero ma anche la resistenza degli insetti evocati era alla base di ogni possibile vittoria.
Vi era ad assistervi più del Villaggio che alla prima, perché nonostante tutto il permanere di tutti quegli insetti era un fatto che ogni sana persona intelligente percepiva come interessante e più che curiosa.
Non per questo, sulla faccia di alcun Aburame si registrò disturbo - forse su quella di Rei divertimento, ma fu uno su tutti.
Ancora una volta, l'aria si fece nera di ronzii. Si percepì come simili, piccoli corpi fossero perfettamente in grado di provare sentimenti tanto forti e devastanti come l'odio e l'ira: li videro tutti, negli milioni di occhi scuri che si puntavano vicendevolmente con tanto ardore.
Molti di loro morirono, coperti dal rumore ruspante della battaglia. Fu semplicemente un tutti contro tutti, perché gli occhi della Regina non devono avere limiti, come neppure i suoi sensi.
Molti di loro morirono, senza che nessun funerale o nessuna parola di cordoglio fosse in qualche modo sprecata per il loro sacrificio.
Rei si strinse a Shino all'improvviso, quando vide troppo forte la tensione dei muscoli lungo le sue braccia, quando il disgusto per tutto quello fu palese nella sua espressione forzata  - uno sorrise, l'altro semplicemente sopportò in silenzio, guardando altrove.
Alla fine restarono in piedi solo cinque persone, e Hanae fu a tutti gli effetti quella che risultò più promettente tra tutte.
Ma neppure quella sera, nonostante tutto questo, le fu permesso di incontrare la madre per più di cinque minuti - un cenno del capo di troppo, per esprimere il suo consenso, e la Signora era crollata sui cuscini quasi inerme, mentre Shibi le baciava instancabilmente la mano. Lo scettro ben stretto tra le dita, la Regina trovava ormai difficile muoversi da sola.
Shino si ritirò prima del previsto nelle proprie stanze, senza aggiungere una parola di incoraggiamento alle sorelle. Rei lo seguì, silenzioso e zelante.

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Capitolo 10
*** 10. Legame ***


10. Legame


 

Villa Aburame era grande, piena di corridoi e stanze - facile perdersi, dove un piccolo balcone si apre su un giardino pieno di ombre e di rumori lievi, di natura non ancora assopita.

Di fronte alle sponde di un piccolo stagno pieno di girini e rane, Rei giocava con i sassi, scrutato attentamente da un Shino più silenzioso del solito.

Mani in tasca, anche il ragazzo si sedette sull'erba.

-Ogni tanto mi chiedo come fai...-

Un sorriso sincero, mentre un gracchiare contrariato precedeva il salto lungo di un anfibio.

-A fare cosa, cugino?-

-A vivere così, in maniera tanto libera... Non ti vengono rimorsi?-

Lo vide allargare il sorriso, mentre dalla sua mano i sassi raggiungevano la superficie orizzontale dell'acqua.

-Ho scelto da solo la libertà, non mi è stata imposta da nessuno né la uso come via di fuga. Sono consapevole di cosa significhi e cosa comporti...-

-Perché allora porti ancora quegli occhiali?-

Una lieve brezza nel mezzo, ad accarezzare quella poca pelle esposta del due - perché, nonostante fossero attillati, i pantaloni di Rei coprivano ogni cosa; perché, nonostante fosse aperta sul davanti, a mettere in bella mostra la cotta di maglia, la felpa di Rei era scura quanto bastava.

Il grande sospirò, lanciando l'ultimo ciottolo.

-Sai, la libertà non è essere svincolato da qualsiasi cosa, ma scegliere di propria sponte il preciso compito che si vuole portare a termine...-

-E quale sarebbe il compito che hai scelto per te?-

Silenzio, anche Rei si sedette - accanto a Shino, con una semplicità disarmante.

Guardò il cielo, scoprendolo troppo nascosto dal mal tempo per poter essere ammirato. Pazienza, voleva dire che avrebbe guardato altro, quella sera.

Si distese sull'erba, prima di tornare a rivolgergli la parola.

-Quello di aiutarti a capire di non essere un semplice Fuco ma prima di tutto Shino Aburame...-

Non brillò niente al di là delle lenti scure del più giovane, ma qualcosa si mosse comunque nel suo tono.

-Non credi di essere arrogante?-

-Forse, ma tengo troppo al risultato per desistere...-

Shino sbuffò, tra il rassegnato e l'esasperato.

-Sei solo uno stupido...-

Poi si distese al suo fianco.

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Capitolo 11
*** 11. Sorella ***


11. Sorella

 


Nell'Alveare, si sapeva che la somiglianza tra insetto e umano si assottigliava, tanto che l'uno fingeva da esempio all'altro in una chiarezza di compiti che non lasciava il minimo spazio al dubbio.
Tuttavia, c'era qualcosa che né la Regina né qualsiasi altra ape voleva davvero tenere in considerazione, e questo qualcosa avrebbe avuto la capacità di sfalsare ogni cosa con una naturalezza quasi macabra e funesta.
Chè nonostante tutto, il libero arbitrio di un essere umano non sarebbe mai potuto soccombere al rumore molesto di una Regina morente.
Nayako, questo, non l'aveva ancora capito, e gloriosa sfoggiava la sua maestria alla sorella - in privato, pur non avendo paura di nessun muro, perché le parole potessero essere sentite solo da orecchie amiche.
Era mattina e sembrava che il nuovo giorno avesse portato con sé il suo nome vittorioso. Non poteva che esserne raggiante.
-Hanae, io diventerò Regina.-
Cenno obbediente del capo.
-Sì, Signora.-
-Riuscirò a dare un volto nuovo al nostro Clan, un motivo d'orgoglio per tutta Konoha e per nostra madre.-
Cenno obbediente del capo.
-Sì, Signora.-
-Riuscirò ad attuare il sogno di sempre. Sono nata per questo. Sono la primogenita, sono nata Regina.-
Cenno obbediente del capo.
-Sì, Signora.-
La voce di Nayako si piegò alla grazia, felice di condividere un momento simile solo e solamente con quella sorella tanto amata.
Hanae, la dolcissima Hanae dai capelli rossi - la sua Hanae.
-E tu, Hanae...-
Il capo ebbe qualche perplessità, ma la voce continuò rassicurante.
-Tu sarai testimone della mia vittoria. Sarai la prima a cui mi rivolgerò, nel mio ruolo.-
Il capo ebbe ancora qualche perplessità
-Signora?-
-Non c'è mai stato nessuno capace di prendere il tuo posto al mio fianco, né mai ci sarà...-
Cenno obbediente del capo.
-Sì, Signora.-
-Hanae, il tuo non è il ruolo di un Fuco. Il tuo è il ruolo di una compagna. Tienilo bene a mente...-
Cenno obbediente - cenno dietro un sorriso affezionato - del capo.
-Sempre, mia unica e sola Regina...-
 

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Capitolo 12
*** 12. Padre ***


12. Padre


 

Le vide, una a una, prepararsi accuratamente e mettersi nel giusto stato d'animo per affrontare le difficoltà del giorno.
Nayako era quella più fiera, che sembrava quasi brillare da tanta boria aveva coltivato negli anni, nell'ombra splendida di una madre che chiamava solo tale. Per quanto amato, Shibi non era mai riuscito ad andare al di là della propria posizione, lasciando che seguisse semplicemente le sue ambizioni - sperando che col tempo avesse anche imparato cosa significasse avere una dimensione più umana. La vespa.
Hanae semplicemente aveva compreso ogni cosa, dietro l'espressione algida che si concede, semplicemente per confondersi in mezzo a mille facce tutte uguali. Tra tutte, era quella che più sorrideva, quella che aveva come simbolo non un insetto sociale ma che della leggerezza aveva fatto la sua arma principale. Anche Shibi pensava che fosse lei la più adatta. La farfalla.
Makiko era acerba, ma come un arbusto fremeva per stendere le lunghe braccia - le ali, forti e resistenti. Non era sfacciata come la sorella, ma l'uomo riconosceva i sintomi e i propri geni anche senza bisogno di esplicitazioni. Avrebbe cantato l'inizio di un nuovo ciclo, nella semplicità più efficace al mondo. La cicala.
E poi c'erano i fuchi come lui. Shino e Rei. accanto a lui, ad assistere in silenzio mentre affilavano con ultimi gesti le armi, mentre ancora rifinivano strategie e concentravano abilità in un solo punto.
La prova finale avrebbe decretato chi tra tutte sarebbe stata la Nuova - e no, non si poteva sbagliare, quella volta.
Shibi sospirò, nel vederle sfilare una alla volta davanti al volto, verso il campo. Hanae gli sorrise, mandandogli un bacio: dovette reprimere l'impulso di risponderle con un semplice cenno del capo.
Poi corse da sua moglie, lasciano che ogni cosa si svolgesse come dovuto.

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Capitolo 13
*** 13. Terza prova ***


13. Terza prova

 



Fu davvero la terza prova a stabilire chi poteva avere l'accesso allo scettro del potere e chi invece non vi aveva accesso, scremando i capaci dagli immeritevoli.
La lotta corpo a corpo non era che l'ultima delle prove da affrontare, per dimostrare di saper proteggere con le proprie mani la Famiglia e l'Alveare stesso - in tutti i suoi componenti. Lo scettro sarebbe stato stretto da dita forti e sarebbe stato sollevato da braccia forti: la regola era fin troppo semplice.
L'eliminazione era diretta, dacché poche erano rimaste. Tutte contro tutte, in uno scontro che le avrebbe viste avversarie l'una dell'altra fino alla capitolazione.
Nayako avrebbe vinto, lo meritava e lo desiderava davvero: aveva sconfitto lei tre avversarie su sette, con le sue stesse mani. Nayako avrebbe vinto, lo sentiva sotto la pelle assieme all'euforia enorme che la eccitava in maniera completa. Nayako avrebbe vinto, se solo l'efficienza con cui la sorella minore predisponeva gli attacchi combinati di insetti e kunai non fosse stata così elevata.
La primogenita Aburame si ritrovò a terra, con la schiena al suolo, senza neanche capire davvero il perché.
Hanae vinse - nella tensione rabbiosa sul viso della sorella, nello sconcerto quasi totale e nella sorpresa di parecchi.
Rei per primo applaudì, quando la vittoria fu palese agli occhi di tutti. Al suo, dapprima imbarazzato, si unì un unico grande applauso.
Quella sera, proprio per tutto questo, le fu permesso di incontrare la madre assieme al Fuco reale e a un paio di testimoni - ben più di un solo cenno del capo di troppo, la Signora le sorrise con giusta severità e le ricordò, per l'ennesima volta, i suoi diritti e i suoi privilegi. La Nuova Regina avrebbe ricevuto lo scettro del potere nella cerimonia ufficiale, il giorno a venire.
Shino non riuscì a ritirarsi nelle proprie stanze finché non vide la sorella uscire dalla stanza della madre, scortata da qualche altra Ape. Lei gli sorrise, lui riuscì a dirigersi finalmente verso le proprie camere, seguito da un Rei silenzioso e sorridente.

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Capitolo 14
*** 14. Notte ***


14. Notte





-Sei felice?-
Rei aveva trovato un semplicissimo oggetto con cui infastidire Shino, poggiandone ripetutamente contro la guancia una delle due estremità. Anche una biro, nelle sue mani, pareva un'arma.
Il ragazzo sospirò appena, cercando di fermarlo con un gesto del polso
-Lo sarei stato in ogni caso...-
Rei ghignò, guardandolo da terra nell'ombra della propria stanza - quella volta era stato Shino ad andare da lui.
-Sei un bugiardo, Shino...-
Il ragazzo continuò a essere testardo.
-Mi riserverò il piacere di essere felice domani mattina...-
-Continui a dire bugie, Shino...-
Con un sospiro, la confessione.
-Preferisco Hanae a Nayako...-
Con un sorriso, un'altra confessione.
-Concordo. Sorride più spesso e mi viene a salutare quando arrivo a casa vostra. Non pare neanche infastidita dalla mia persona!-
Shino sbuffò, cercando di allontanarsi un poco.
Rei rise, strisciando nella sua direzione e annullando quindi la distanza.
-Hanae è migliore per molti aspetti: è modesta e sa trattare le persone, cosa che invece Nayako manca di fare...-
Il maggiore non perse occasione di essere incisivo, proprio no. Non era sua abitudine lasciar correre quelle poche cose che riteneva importanti - come l'opinione e la sincerità del giovane Aburame, per esempio.
-Quindi, sei felice Shino?-
Il ragazzo rimuginò qualche secondo, prima di guardare lontano e poi di nuovo il cugino, diretto al suo viso.
Dietro le lenti, parve scorgersi semplice pacatezza.
-Sono soddisfatto, perché mia madre non dovrà più occuparsi di cose che la distraggono dalla sua malattia...-
Volò persino una proposta pericolosa, nell'aria, tanto che persino Rei si sentì quasi costretto a guardare altrove mentre la pronunciava, per timore di osare troppo.
Ma il bisogno - lo percepiva distintamente - era davvero grande.
-Ti va di fare l'amore?-

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Capitolo 15
*** 15. Amore ***


15. Amore



 

Silenzio, persino la biro era ferma

Shino fu zittito dalla sorpresa nel ritrovarsi palesata sulle labbra di Rei proprio quella domanda. Non che fosse una novità, non che non ci fosse abituato. Ma quel tipo di cose mai avevano avuto bisogno di renderle esplicite: c'erano, loro lo sapevano, tanto bastava.

Rei si costrinse a guardarlo a sua volta in volto, sorridendo appena.

E mentre la biro cadeva a terra, le sue dita andavano ad accarezzare il viso di lui, troppo vicino alle labbra. Scivolarono fino agli occhiali, dove si insinuarono sotto e sollevarono la montatura in alto, in attesa.

Chiedere un bacio era troppo, per loro?

Chiedere una carezza avrebbe cambiato qualcosa, nei confronti del resto del mondo?

C'era un limite tra la loro volontà e il dovere che gravava su di loro?

Shino non avrebbe saputo rispondere - e forse, sotto la sua dose di superbia ilare, neanche Rei.

Ma forse non avevano neanche bisogno di tutte quelle certezze. Rei ne aveva altre, da dispensare. Sapeva cosa voleva, sapeva chi voleva, sapeva in realtà un sacco di cose. E tutto questo lo avrebbe condiviso con Shino, se solo lui ne avesse provato reale desiderio. Era pronto a farlo, in qualsiasi momento.

La ricerca di una motivazione in tutta quella follia aveva punto la coscienza del ragazzo più volte - perché, chiamando una persona tanto spesso stupido questo riesce a convincersi davvero, e lui non vedeva molta utilità nel suo essere uomo.

Se non essere così uguale a Rei da desiderarlo da dentro.

Che quella emozione si chiamasse amore o meno poco gli importava, fintanto che sarebbe continuata: nella praticità delle cose si distingueva un Aburame dal resto del mondo.

Così, Shino lasciò che Rei cominciasse a denudarlo - per primi, per primi gli occhiali - lasciò che lo baciasse e lasciò che lo facesse distendere a terra, sistemandosi tra le sue gambe.

Immaginò di sorridergli persino, ad un certo punto. Ma forse fu solo l'illusione di un'ebbrezza troppo forte.

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Capitolo 16
*** 16. Unicità ***


16. Unicità





Sua sorella non le aveva rivolto lo sguardo per tutta la serata, dopo quello che era successo.
Hanae lo sapeva il perché e infatti non si disperava minimamente per questo: aveva tradito la promessa fatta ad Nayako, e ora sua sorella stava reagendo di conseguenza.
La sua bellissima sorella, deturpata da quella espressione tanto incattivita che la deformava nella rabbia. Hanae non la trovava bella, quando questo accadeva - e infatti lo detestava, con tutta sé stessa.
Hanae non era convinta di aver meritato il privilegio di essere la Nuova Regina, nonostante l'entusiasmo di tutto a riguardo. Certo, era brava. Certo, era forte. Certo, era efficiente. Ma tutto quello non lo era con lo scopo di possedere la corona, quanto piuttosto di servirla.
Non c'era che un'unica e sola Regina, per lei - come se la pappa reale non le fosse stata mai data e lei stesse per abusare di un posto non suo.
Hanae era invece convinta di chi avrebbe dovuto occupare, quel posto. Lo sapeva con certezza assoluta.
Non era per sfregio alla vecchia Regina che lei prese una corda e si diresse verso la Sala delle riunioni della propria Villa, quella notte - mentre da altre parti si consumavano lacrime e da altre ancora sorrisi indiscreti e indisturbati.
Hanae adorava sua madre, e la rispettava come superiore.
Semplicemente, quello non era più il suo posto.
E l'ultima delle cose che volle vedere, con occhi coscienti, fu l'immagine rarefatta di un sorriso totalmente per lei.
 

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Capitolo 17
*** 17. Morte ***


17. Morte




Il Fuco Regale - il Consorte legittimo della Regina in carica - aveva in realtà ben pochi compiti.
Uno era sicuramente quello di assecondare con ogni mezzo a propria disposizione la propria donna, aiutandola e sorreggendola nelle difficoltà. Un altro era quello di affiancarla nelle poche cerimonie ufficiali che si svolgevano all'interno del Clan, svolgendo una funzione sacrale solo a lui riservata.
In quello, il Clan stesso non poteva intervenire, perché come Consorte era stato scelto dalla Regina stessa e quindi era depositario minore della sua volontà
In realtà, Shibi era combattuto tra due diversi sentimenti. La felicità di poter finalmente vedere la propria amata moglie completamente dedita a sé e la preoccupazione di vedere Hanae ad affrontare le prime difficoltà conferitele assieme al suo nuovo incarico.
Razionalmente, decise di dare tutta la propria fiducia alla figlia: aveva dimostrato di meritarla appieno.
Era con poca ansia nel cuore che era andato a chiamare, personalmente, la secondogenita alla porta della sua stanza: era giunto il tempo.
Fu sorpreso nel sentire che non arrivava alcuna risposta. E dapprincipio qualcosa parve insinuarsi, tra il dubbio e la semplice paura, nella profondità del suo animo di padre.
Bussò ancora due volte, prima di decidersi ad entrare nella stanza – nessuno lì dentro.
Nella confusione che scaturì da questa scoperta, fu lui il primo che diresse le proprie gambe verso la Sala principale. Api, fuchi, servi e serve ronzavano a lui accanto, accrescendo con un brusio forsennato la sua ansia.
Trovò Hanae appesa per il collo ad un cappio, mentre rimaneva immobile a fissare il vuoto, con una smorfia a deturparle in volto. I suoi occhiali erano caduti a terra.  

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Capitolo 18
*** 18. Funerale ***


18. Funerale



 

Ci furono pochi lamenti durante la cerimonia a lutto – persino nel dolore, un vero Aburame non lasciava cadere la propria maschera e non si dimenticava del proprio ruolo.

La Regina aveva preteso per lei, da Konoha, che si risolvesse la faccenda in maniera privata, perché nessuno all'interno del Villaggio potesse vedere una delle sue Api in quelle vesti tanto disonorevoli come quelle della Morte corporale.

In quanto a orgoglio, il Clan degli Entomologi non era certo secondo a quello dei nobili Uchiha, e questo l'Hokage lo sapeva davvero bene: aveva concesso quanto richiesto, senza fare domande e senza chiedere nulla.

La donna, indebolita dagli ultimi giorni di malattia, aveva imposto di non essere trasportata da alcun baldacchino o da alcun uomo fino al posto scelto per la sepoltura. Aveva detto, con voce ferma, che Hanae meritava quel suo sforzo, e Shibi aveva semplicemente provveduto a darle un braccio di sostegno, restandole accanto in completo silenzio.

La più giovane Nayako non aveva partecipato al funerale. Qualcuno aveva detto che sarebbe stato poco appropriato vederla piangere a quel modo, mentre stringeva disperatamente il corpo dell'amata sorella, e ancora meno appropriato sentirla urlare così tanto, mentre invocava il suo nome in preda a un dolore poco consolabile. Qualcuno aveva bisbigliato che era un peccato vedere una persona del genere ridursi così solo per una morte – e Shino avrebbe osato anche dire qualcosa, se solo non si fosse ricordato il rispetto che doveva al morto di quel giorno.

Stette zitto e pianse assieme a Rei.

Makiko parlò di fronte a tutti, a proposito della vita e della morte che si mescolavano creando il principio e l'equilibrio perfetto. Anche lei aveva gli occhi gonfi e rossi e ogni tanto si fermava qualche secondo in più.

Per i presenti, fu la sola luce che poté davvero ergersi in contrasto contro il nero di fondo.

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Capitolo 19
*** 19. Successione, ancora ***


19. Successione, ancora


 

-Giunto è il tempo che ogni discordia venga sopita e che ogni guerra conosca la giusta Fine. Il Vento dell'astio e del conflitto non soffia più sul nobile Clan Aburame, lasciato come ha fatto il posto al Sole della pace e della concordia. Abbiamo vissuto momenti di tensione, momenti difficili, momenti di puro dolore che non potranno essere mai cancellati dai nostri cuori. Mai. Ma questo non significa che non potremo costruire, in un futuro a noi prossimo, momenti di pura gioia e immenso splendore. Con il mio scettro conferisco l'Autorità e conferisco la Competenza di Capo Clan. Signori, api, fuchi , uomini e donne! L'Alveare di Konoha ora ha finalmente una Nuova Regina. Salutate Madama Butterfly!-

Applausi, dopo le parole decide di Nayako Aburame.

Lo scettro nelle mani della donna fece un movimento in aria – e tutti gli sguardi erano lì, proprio lì, assieme all'oggetto tra le sue dita – e poi toccò le spalle ricurve e basse di Makiko che priva di occhiali guardava la madre in volto, senza la minima paura.

Benché piccola, aveva benissimo inteso il grave peso del suo nuovo nome.

Madama Butterfly, alla fine, prese il suo scettro e si rivolse al Clan, guardando i suoi membri chinare un poco il capo e fare la giusta reverenza. Non sorrise e non parlò, ma il suo sguardo tremò pur nella fermezza del corpo.

Decise, guardandoli tutti, che quello che sarebbe stato da quel momento in poi, non sarebbe dipeso solo dalla sua testa, ma che sarebbe stato il frutto di una condivisione di pareri, di una discussione di opinioni, del raggiungimento di un'intesa comune.

Il Clan si meritava quello, e lei non avrebbe permesso a nessuna sorella di morire ancora, inutilmente.

 

Makiko aveva soltanto quindici anni, quando divenne Regina a un giorno di distanza dalla morte della sorella Hanae.
Perché senza un capo, un corpo muore – e nessuno gradiva il declino, anche a costo di sopprimere il buon senso sotto la suola di una scarpa.

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Capitolo 20
*** 20. Qualcosa che manchi ***


20. Qualcosa che manchi



-Ora che si fa?-
-Cosa si dovrebbe fare?-
-Si dovrebbe concludere tutto...-
-Dove sta il problema?-
-Non voglio aspettare un'altra riunione di famiglia per vederti, cugino!-
-Nessuno ha detto che tu sia obbligato a farlo...-
-Questo implica che la mia presenza ti è gradita!-
-Non è necessariamente detto...-
-Shino... tu dici che Nayako riuscirà a superare la morte di Hanae?-
-Credo sia possibile. Potrebbe arrivare a capire che Hanae non voleva questo...-
-Hanae è stata una maestra davvero crudele...-
-L'unica in grado di insegnare qualcosa a Nayako...-
-Però mi chiedo se valeva la pena arrivare a tanto per ottenere questo risultato...-
-Rei...-
-Sì, cugino?-
-Non potrei mai perdonarti se tu facessi una cosa simile...-
-Una cosa simile in che senso?-
-Se tu ti uccidessi per insegnarmi qualcosa...-
-Non penso che a un morto servano la comprensione e il perdono dei vivi...-
-Tu allora cosa desideri da me?-
-Qualcosa che con la morte non avrei davvero... Non ti preoccupare, non arriverò a tanto... Piuttosto penso che mi limiterò a romperti le scatole per il resto della mia vita. Non sei felice di questo?-
-Rei...-
-Noto che ti ricordi perfettamente come si pronuncia il mio nome!-
-Ti piacerebbe rimanere qua, alla Villa? Così non accadrà più che ci sia qualcosa che manchi...-
C'era silenzio, persino sul viso del più anziano dei due ragazzi. La porta di casa cigolava lontana, come le voci gracchianti delle poche api ancora nei paraggi. La stanza attorno pareva essersi ingrandita troppo, riempiendosi di vuoto.
Shino non teneva gli occhi bassi, ed era così immediato il ricordo che suggeriva della magnificenza di Makiko che quasi – se solo Rei fosse stato un poco più blasfemo – avrebbe detto che la sensazione che suscitava in lui era davvero la medesima.
Non riuscì neanche a sorridere. Ma almeno gli occhi, dietro le lenti a forma di farfalla che erano solamente sue, sapevano di verità come mai prima d'allora.
-Sì...-

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