Stich ins Glück.

di unleashedliebe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maia. ***
Capitolo 2: *** Colloquio. ***
Capitolo 3: *** Aria di svolte. ***
Capitolo 4: *** Welcome to the Unfertig tour. ***
Capitolo 5: *** Flashback. ***
Capitolo 6: *** Scommessa. ***
Capitolo 7: *** Concerto. ***
Capitolo 8: *** Festa. ***
Capitolo 9: *** Appuntamento. ***
Capitolo 10: *** Mails. ***
Capitolo 11: *** Alcohol's effects. ***
Capitolo 12: *** Novità. ***
Capitolo 13: *** Un asino. ***
Capitolo 14: *** Sua. ***
Capitolo 15: *** Automatic. ***
Capitolo 16: *** Capodanno. ***
Capitolo 17: *** Ammettilo. ***
Capitolo 18: *** Chiarimenti. ***
Capitolo 19: *** Maldive. ***
Capitolo 20: *** On the edge. ***
Capitolo 21: *** Confini. ***
Capitolo 22: *** Der letze Tag. ***
Capitolo 23: *** Totgeliebt. ***
Capitolo 24: *** Zeit läuft. ***
Capitolo 25: *** Vergessen. ***
Capitolo 26: *** Feelings. ***
Capitolo 27: *** Old and new. ***
Capitolo 28: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Maia. ***


Primo capitolo: Maia
(anna)

Eccomi! Sono tornata con il seguito di "Unter deiner Haut"
Spero di ritrovare tutte le lettrici della storia precedente, anche se cambieranno i personaggi: Anna e Tom ci saranno comunque, però i protagonisti principali saranno Bill e ... (?), ci saranno comunque dei capitoli dedicati alla coppia, ma meno frequenti! Spero continuerete a leggerla comunque! Mh, non so che aggiungere! Vi chiedo di lasciare una recensione, per sapere cosa pensate del primo capitolo postato, così vedo se vale la pena andare avanti oppure no u_u Ho già un po' di capitoli pronti, quindi non dovrei ritardare tanto nel metterli, tutto dipende da voi e dai vostri commenti ;)
Chiudo qui, sperando apprezziate.
Mit Liebe, Anns.

* * * *

Primo capitolo: Maia

Welcome to the jungle

We got fun n' games

We got everything you want

La soave voce di William Bailey - noto anche come Axl Rose - giunse alle mie orecchie risvegliandomi da un'altra nottata di sonno. Scesi dal letto come un automa e imprecai contro me stessa per aver creduto di esser capace di riuscire a sopravvivere all'ennesima serata di divertimento a base di alcool in uno dei vari locali dislocati nella periferia di Amburgo. L'immagine che riflesse il mio specchio fu la prova di quanto mi sopravvalutassi: i capelli color platino ricadevano flosci sulle spalle e la frangetta che, di norma, mi arrivava fino alle sopracciglia, ora era sparata per aria; gli occhi erano di un verde spento e sotto delle occhiaie da far invidia a qualunque essere non vivente, Dracula e Herr Frankenstein compresi. Il colorito era più pallido del solito e, la matita nera era colata perchè ero troppo stanca per toglierla. Osservai critica la mia figura, cercando di capire come porre rimedio a quel disastro: quel giorno avevo in programma una visita all'ufficio di collocamento, a cui avrei affidato centinaia di curriculum da inviare a varie agenzie nella speranza di trovare un lavoro decente e adeguato ai miei studi: avevo da poco finito l'università, conseguendo la laurea in informatica nella facoltà di scienze e tecnologie. Dopo essermi fatta il culo per tre anni per prendere quel maledetto foglio che attestava la mia innata intelligenza, mi ero trovata a lavorare in un stupendo pub con un eccelso stipendio di settecento euro mensili, contando ciò che lasciavo per l'affitto del mio buco - un appartamento su un condominio senza ascensore - e le altre spese, arrivavo a stenti alla fine del mese. Così avevo deciso di spendere metà della mia paga per pagare francobolli e spedire, tramite l'ufficio, il mio curriculum a quasi tutte le agenzie presenti in Germania.

Insomma, la speranza è sempre l'ultima a morire, no?

Avevo avuto un paio di colloqui negli ultimi mesi ma, i datori di lavoro, dopo essermi soffermati sulla mia discreta figura, mi avevano letteralmente sbattuto la porta in faccia, quasi trattendendo un urlo di terrore. Tutto questo perchè? Perchè amavo gli anfibi, i jeans strappati e le magliette extra large, il tutto combinato a eyeliner nero, rossetto corallo e una frangetta che copriva metà viso! Insomma, una persona completamente banale e che passa inosservata.

Cioè, quasi. Nei miei ventidue anni di vita vantavo il più alto numero di tinte della storia, amavo sperimentare! C'è stato il periodo in cui impazzivo per il nero, poi quello per il blu elettrico, successivamente rosso fuoco, anche fucsia, non dimentico il castano. Alla fine prevalse il biondo platino, il mio colore naturale, tipico germanico! Dopo le varie tinture fui costretta a tagliare i capelli, le punte ormai erano diventate steppa. Mea culpa!

Come un automa, mi recai nel minuscolo box doccia sperando nell'effetto miracoloso dell'acqua gelata che non diventava mai calda perchè le tubature erano rotte e nessuno aveva le palle per cambiarle. Rabbrividì cercando di non bestemmiare in aramaico, se restavo là sotto più di cinque minuti sarei diventata una stalagmite, e non ci tenevo. Uscita, avevo l'aspetto di un pulcino spelacchiato, avvolsi i capelli in un asciugamano e mi fiondai nell'armadio cercando dei vestiti che mi donavano un aspetto normale. Ma in fondo cos'è la normalità? Per me indossare abiti che vanno dal nero al grigio scuro, per altri mettere orrendi vestiti polka dot. Alla fine non persi tempo e mi vestì come al solito, lasciai gli occhi nudi ma applicai uno strado di rossetto sulle labbra.

Uscì di casa e scesi per i tre piani di scale che mi conducevano all'orribile androne odorante di muffa e polvere.

Arricciai il naso vistosamente, non era la casa dei miei sogni, per nulla. Quando mi trasferì ad Amburgo, per lo studio, fui costretta a trovare un lavoro perchè i miei genitori decisero di tagliarmi i fondi, oltre che diminuire i contatti: ero la figlia strana, la pecora nera. I primi mesi furono i più duri, conciliare lavoro e università non era semplice, poi ci feci l'abitudine. Quell'appartamento era tutto ciò che potevo permettermi, per ora.

Nonostante per natura fossi una persona cinica e pessimista, volevo concedermi di sperare, sperando di non rimanere delusa per l'ennesima volta.

Nel parcheggio trovai Apathie ad attendermi. No, non era una persona: era la mia fedele macchina, una cinquecento sudata e risudata, di un bellissimo blu metallizzato. Certo, il mio sogno rimaneva comunque l'Audi Q7 ma probabilmente mi ci volevano dieci vite per permettermela.

Mi infilai nella vettura e accesi l'aria condizionata, era agosto e si moriva dal caldo, non volevo arrivare tutta sudata e gocciolante.

Inserì nella radio un cd dei Rammstein, tanto per caricarmi un po', e premetti sull'acceleratore.

Canticchiando a bassa voce le note di "Du hast" arrivai al luogo prestabilito, entrai e mi recai dall'impiegato dall'aria annoiata. Appena si accorse di una nuova presenza nella stanza, alzò lo sguardo su di me e mi squadrò sciettico per un attimo, poi ritornò alla sua aria annoiata indicandomi l'ufficio accanto.

Mi ritrovai così davanti a un uomo di mezza età che mi spiegò dove avrebbe spedito i miei curriculum e mi congedò in fretta e furia, senza alzare lo sguardo dal computer. Che cosa incoraggiante, pensai. Ritornai nella mia quattro ruote e guardai l'ora sul cruscotto: solamente le undici, avevo concluso prima di quanto avessi immaginato. Le opzioni erano due: andare a casa per cucinare qualcosina oppure autoinvitarsi a pranzo da qualcuno.

Senza pensarci un attimo mi diressi da Andrea, essere umano più simile a quella cosa chiamata amica che avessi.

Lei era il mio opposto, tipico. La ragazza perfetta che sta con quella stramba, un luogo comune ormai. Massa di capelli corvini, occhi castani il tutto accompagnato da un fisico statuario, nel suo metro e settantasette mi superava di dieci buoni centimetri.

Era la brava ragazza, lei. Lavorava in un negozio di piercing e tatuaggi, pur non avendo mai messo ago sul corpo, aveva usato il mio come cavia: era l'artefice della scritta "Eisenfrau" sulla mia spalla. L'avevo fatto per il mio ventesimo compleanno, prendendo ispirazione da una canzone dei Rammstein, Eisenmann.

I miei dovevano ancora scoprirlo, evitavo le magliette in maniche corte in loro presenza, per fortuna li vedevo raramente!

Arrivai così da Andy, suonai alla porta e mi si parò davanti una ragazza vestita con un enorme pigiama verde e i capelli per aria.

Non mi ci volle molto per capire che l'avevo svegliata. La mia teoria non fu smentita dall'occhiataccia che mi lanciò.

-Buongiorno Andrea!- mostrai il sorriso più convinte che potessi fare, farla arrabbiare non era un bene per nessuno.

-Buongiorno un corno Maia! Che cazzo, stavo dormendo!- mugugnò.

-Scusami, ero da queste parti! Sono di ritorno dall'agenzia- mi giustificai.

-Fanculo approfittatrice. Cosa vuoi per pranzo?- inutile, capiva subito le mie intenzioni.

-Ehi, chi ti dice sia qui per pranzare?- alzò un sopracciglio scettica, -Okay, pasta al pomodoro va bene?-

Scosse la testa e mi fece entrare, abitava in un appartamento anche lei, il suo era molto più bello del mio: non aveva frequentato l'università quindi aveva accumulato meno spese e, perciò, più soldi.

Sparì in camera e tornò un quarto d'ora dopo, vestita di tutto punto con addosso un orripilante vestito bluette. Storsi il naso, io avrò messo si e no cinque abiti in tutta la mia vita, finchè non riuscì a impormi contro mio madre. Ciò avvenne quando andai in prima elementare.

Mi fece la linguaccia e accese lo stereo, inserì uno dei suoi cd e si mise a canticchiare. Repressi un mugugno di disappunto.

-Qualcosa contro la musica che ascolto, eh?- mi guardò fintamente minacciosa.

Alzai le mani al cielo, in senso di resa. Avevo provato invano a convertirla al culto dei Rammstein, Guns n' Roses e Metallica, senza risultato.

Lei continuava ad ascoltare quei quattro tizi, dai tre anni che la conoscevo solo quelli passavano per radio con lei.

-Oh, scherzi? Figuriamoci. I Rammstein se li mangiano in un boccone quei.. 'spetta, come si chiamano?-

-Piantala! Sei prevenuta, T-O-K-I-O H-O-T-E-L, non mi sembra così difficile il nome. Sono fantastici!- disse saltellando.

Sembrava una ragazza di quattordici anni in preda a una crisi ormonale, ma lei di anni ne aveva quasi ventitrè!

-Ma non puoi ascoltare qualcos'altro? Sempre la solita roba! Sono banali!- esclamai.

Vidi la sua faccia passare dal rosato al rosso; -Non sono banali! Hai sentito il nuovo album? Unfertig? E' una cosa stupenda! Forse il più bello, sono dei poeti e degli dei della musica!- oh Gott, aveva detto dei della musica. Mi trattenni dal strozzarla, dire che i Tokio Hotel erano gli dei della musica era come dire che il Papa andasse vestito sadomaso ai concerti metal, no vi prego!

Buttai rumorosamente fuori l'aria, sapevo che non avrebbe cambiato idea. Era tanto l'avessi convinta a liberare un po' la sua camera permettendo ai visitatori di vedere il colore delle pareti, dapprima coperto da poster di quei tizi li. Una grande vittoria, comunque.

Contai fino a dieci e le feci una linguaccia, non volevo rischiare di dover rinunciare a un pranzetto cucinato da lei!

Mi stanziai a casa sua per tutto il pomeriggi, spalmata sul suo comodo divano a guardare un bellissimo film horror, sperando che il mio telefono iniziasse a squillare grazie a qualche datore di lavoro che s'era accorto di non poter mandare avanti la propria azienda senza una Maia Ferlich nel ramo dell'informatica.

Consumai il cellulare a forza di guardarlo, inutilmente perchè quella giornata non suonò mai.

* * * *  

Bis bald.

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Capitolo 2
*** Colloquio. ***


Capitolo due: colloquio

(anna)


Rieccomi, sono stata veloce :) Sono contenta che il primo capitolo vi sia piaciuto! Così ho deciso di postare presto il secondo, così la storia si può delineare.
Ringrazio di cuore le ragazze che l'hanno messa nelle preferite, seguite e da ricordare, Crazie mileh. E anche chi ha recensito il capito precedente.
Detto questo, vi lascio alla lettura. Fatemi sapere se vi piace. Peace, love & Tokio Hotel.


* * * *

Secondo capitolo: colloquio

We're all living in Amerika

Amerika ist wunderbar

We're all living in Amerika

Amerika, Amerika

Quella mattina fu la potente voce di Till Lindemann a svegliarmi, agosto stava svolgendo al termine e nessuna azienda mi aveva ancora contattata.

Ciò contribuì a farmi diventare ancora più acida e intrattabile del solito, volevo lasciare il lavoro al pub, si guadagnava poco e mi toccavano orari improponibili, a volte facevo dalle nove di sera fino alle sei di mattina, tornando a casa ridotta peggio di uno zombie.

Per non parlare dei clienti, tutti maschi arrapati vogliosi di sesso, sesso e ancora sesso.

Aprì il frigorifero accompagnata da una nuvoletta di negatività che aleggiava sopra la mia testa.

Mancava solamente il cartello appeso il collo: pericolo, morde.

Riempì la mia tazza di latte e cereali e sprofondai sul divano. Portai il cucchiaio alla bocca e cominciai a mangiucchiare e tracannare con ben poca grazia.

A interrompere la mia caccia fu lo squillo del telefono, convinta che fosse Andrea risposi con la bocca piena.

-Buongiorno, parlo con la signorina Ferlich?- Quasi sputai tutta la poltiglia che avevo in bocca, no.. quella voce non apparteneva alla mia amica.

Mandai giù velocemente e cercando di darmi un contegno; -Si, sono io-

-Abbiamo ricevuto il suo curriculum. Sarebbe disposta a venire per un colloquio? Stiamo cercando un nuovo collaboratore-

Mi trattenni dal saltare per la cucina, non era sicuro mi avrebbero assunto ma sempre meglio di nulla, no?

-Certo, quando sarebbe il colloquio?- chiesi con tono formale.

-Iniziano oggi pomeriggio, dalle due e mezza alle sei. Le invieremo un messaggio con l'indirizzo-

Annuì e chiusi la chiamata. Cavolo, non potevano avvertire prima? Mi serviva del tempo per prepararmi psicologicamente!

Lasciai la mia colazione non terminata sopra al tavolo e mi fiondai in doccia: quel lavoro mi serviva, dovevo evitare di vestirmi come al mio solito, se non volevo spaventare qualcuno. Miracolosamente l'acqua non era gelata come al solito, ciò mi permise di passare una bella mezz'ora sotto il getto caldo e di uscire rigenerata. Pettinai i capelli, non serviva la piastra visto che erano lisci di loro e osservai cosa c'era nell'armadio. Jeans strappati neri, jeans strappati grigio scuri, jeans strappati grigio/neri; magliette extra large grigie, nere e bianche. Anfibi neri e un paio di ballerine regalatemi da Andrea.

Una gran scelta insomma! Optai per i pantaloni più sobri che avevo, una t-shirt non molto larga e le ballerine. Odiavo quelle scarpe ma erano necessarie.

Lasciai la mia bocca senza rossetto, preferì non esagerare, per questo passai solo la matita nera sotto gli occhi.

Alle due precise ero pronta, partì già di casa perchè non conoscevo l'indirizzo che m'avevano mandato e non volevo perdermi!

Fortunatamente le indicazioni stradali erano chiare anche per un'impedita come me e riuscì ad arrivare con due minuti d'anticipo.

Lasciai la macchina nel parcheggio e notai che il luogo del colloquio non era un'azienda.

Era una sede. Sede dell'Universal. Figo.

Con finta sicurezza mi addentrai all'interno e una segretaria mi indicò una saletta.

Entrai e vi trovai già una decina di ragazze trepidanti e ansiose. Un incubo!

Perfetta dalle doppie punte dei capelli alle unghie dei piedi. Incastrate in eleganti abiti dall'aria volgare/professionale, scollature esposte agli spifferi del vento e sguardi accattivanti. Ero finita a colloqui per miss Germania e non lo sapevo? C'era qualcosa che mi sfuggiva forse.

Mi sedetti in un angolino, portando la borsa con una copia del mio curriculum all'interno, al mio mento e vi poggiai la testa.

Passarono diversi minuti prima che la prima ragazza fu chiamata ad entrare. Cinque minuti dopo era già uscita, con un sorriso soddisfatto al volto.

Sbuffai. Nel giro di un'ora fu il mio turno, entrai leggermente in ansia. L'uomo davanti a me mi indicò la sedia e successivamente alzò lo sguardo su di me.

-Piacere, tu sei?- non riconobbi la sua voce, non era lui che aveva chiamato.

-Maia Ferlich, piacere- Gli allungai la mano e me la strinse. Era un bell'uomo, non da buttar via insomma. Peccato fosse troppo vecchio per me!

-David Jost- disse come se fosse ovvio, non lo conoscevo; -Ha il suo curriculum qui?-

Per fortuna l'avevo trovato, che bello.. l'avevano perso. Frugai nella borsa e glielo porsi. Lesse distrattamente qua e la.

-Ma in che consiste il lavoro precisamente?- E cavolo, qua non dicevano nulla. Mi guardò stranito per un attimo.

-Oh, certo. Cerchiamo qualcuno che sia pratico di computer, per aggiornare il blog della band e i vari impegni in collaborazione con la segretaria. E altro, dipende da cosa abbiamo bisogna al momento. Dovrebbe essere disposta a viaggiare per seguire la band in tour-

Un attimo, tour? Questa mi era nuova, chissà chi era questa band! Ma, che figura facevo a chiederlo? Annuì.

-Inoltre lavorare con i Tokio Hotel non sarà semplice, i ritmi sono duri e pesanti-

Pensai d'aver capito male. Aveva detto Tokio Hotel? O mamma. Proprio loro? Ecco perchè tutte quelle ragazze prima!

-Capisco- dissi semplicemente. Di certo sarei stata in grado.

-E' una grande opportunità di lavoro. Dimmi, perchè dovremo scegliere lei e non le altre ragazze?- Che domanda cretina, pensai.

-A parte il fatto che penso d'esser la più qualificata qui, con tanto di laurea a pieni voti nel settore. Poi non credo le ragazze sarebbero in grado di lavorare a contatto con la band, per quello che ho visto sono delle fan e rischiano l'infarto in loro presenza, non sarebbero molto operative, credo-

Mi soppesò con lo sguardo per un attimo e poi fece un sorriso soddisfatto. Pregai di non aver esagerato.

Mi chiese qualche informazioni e nel giro di mezz'ora ero già sulla strada di casa. Neanche il tempo di entrare che mi squillò il telefono.

-Pronto, Maia! Com'è andato il colloquio?- era Andrea.

-Uhm, abbastanza bene dai, c'erano molte altre ragazze però!-  era improbabile scegliessero me.

-Ma che lavoro è?- oddio, dirglielo o non dirglielo?

-Cose col computer, se mi chiamano andrò in tour con la band in questione-

-Band? Quindi lavori per una casa discografica?- ohoh, i problemi stavano per arrivare!

-Universal- bomba uno: sganciata.

-UNIVERSAL? che figata! E che band? La conosco?- eccome se la conosceva..

-Si si, ti dico tutto dopo!- sviai, meglio parlare faccia a faccia.

-Ma quando ti fanno sapere?- domandò.

-Alle sei finiscono, quindi per le sette. Ci vediamo stasera? Così quando non chiameranno potrai consolarmi!-

Accettò e ci mettemmo d'accordo per la serata. Arrivai a casa, mi cambia indossando i miei soliti vestiti e mi buttai esausta sul divano.  

Mi sveglia un paio d'ore dopo, in tempo per andare dalla mia amica e sperare non morisse di infarto a nominare la band.

Presi la mia fedele macchina e arrivai da lei puntuale come un orologio svizzero, mi accolse vestita di tutto punto. Annusai l'aria: aveva ordinato la pizza! Fantastico, era il cibo post-delusioni, anche lei quindi pensava non ce l'avrei fatta, ma che bella cosa.

La salutai e mi fiondai senza dire una parola sulla mia pizza patatine e prosciutto. Mancava la bava alla bocca. Nel giro di mezz'ora il piatto era lucido e vuoto. Andrea mi guardava stranita dal mio comportamento.

-Che cerchi di nascondere?- mi guardò con sospetto.

-N-nulla!- che pessima bugiarda.

-Chi è la band?- momento della verità.

-Tokio Hotel- dissi piano. Seconda e ultima bomba sganciata.Mi osservò per un attimo e poi scoppiò a ridere.

-Per un attimo ti ho quasi creduta, dai dimmi! Chi è la band?-

-Ti sembra stia scherzando?- esclamai inarcando un sopracciglio.

Ciò che seguì fu un lungo silenzio. E silenzio. E silenzio.

-Cazzo- fu ciò che disse dopo circa due minuti. -Cazzo! Tu, tu! Che culo di merda Maia! Quindi hai parlato con quel grande uomo gnocco di Jost? O mio Dio! O mio DIOOOOOOOOOOOOOOO!- L'avevo persa, i Tokio Hotel me l'avevano ammazzata.

-Ja, ma non fare tutte 'ste storie! Tanto non lo rivedrò mai più!- buttai io.

-Secondo me si, pensa che cosa stupenda se lavorerai con loro! Me li devi assolutamente presentare!- Ufficialmente partita.

-Non farti troppi castelli, non mi assumeranno, avrebbero già chiamato! Non vedi, mancano cinque minuti alle otto!- Sbuffai io.

Vidi il suo volto farsi triste e poi guardarmi compassionevole. Prese un pezzo della sua pizza e me lo offrì con gli occhi dolci. Che bello, le facevo pena!

Stavo per prendere la pizza e tirargliela in testa quando lo squillo del telefono mi blocco. Vidi la faccia di Andy illuminarsi.

Oh oh, presi il telefono sperando non fosse il messaggio che avvisava avessi finito il credito.

Presi un respiro e risposi.  

* * * *

Recensite? Bis bald.

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Capitolo 3
*** Aria di svolte. ***


Terzo capitolo: aria di svolte

(anna)

Fatemi una statua, tre capitoli in tre giorni, mi amate o non mi amate? *-*
Questo è un po' cortino, chiedo venia! Quindi prevedo di postare quello dopo giovedì u.u
Ich danke euch fur le recensioni, vi lascio alla lettura! Peace, love & Tokio Hotel

* * * *

Terzo capitolo: aria di svolte 

Presi un respiro e risposi.

-Parlo con Maia Ferlich?- Non riconobbi la voce, non era il manager della band. Risposi affermativamente.

-Salve, sono Gemma Stewart e chiamo per conto di David Jost: ha deciso di darle il lavoro e ha fissato un appuntamento per domani mattina, alla sede dell'Universal, per discutere dei dettagli. E' disponibile?- Il mio cervello era partito per un istante, avevo avuto il lavoro! Io, avevo, avuto, il, lavoro! Andrea capì la finalità della chiamata, cosicchè cominciò a sorridere come un bambino che aveva appena ricevuto un giocattolo nuovo. Cercai di parlare senza lasciar trapelare la mia felicità, non volevo sembrasse che quell'impiego significasse tanto per me, anche se era così. La chiamata durò un paio di minuti e, quando misi giù, cominciai a saltellare su e giù per la cucina delle mia amica, prendendola per mano e improvvisando un balletto assai ridicolo.

-Oddio! Lavorerai per i Tokio Hotel, non ci posso credere! E' una cosa fantastica, meravigliosa, assurda! TU! Hai un culo stratosferico! Non guardarmi così, come se fossi una matta!- continuai a guardarla male, -E che Kaulitz! Tu.. che vita ingiusta, non ti rendi conto della fortuna che hai, potrai respirare la stessa aria di quei quattro mega fighi! Magari.. magari te ne farai uno, oppure due!- concluse la sua filippica con gli occhi sognanti.

-Stai vaneggiando, io non mi farò nessuno, ma per carità! Non mi piacciono- le risposi secca.

-Ma smettila, li hai mai guardati bene? Te li ricordi al concerto, dai ammettilo che sono belli!- Già, il concerto. Mi aveva costretta ad accompagnarla, un'esperienza traumatica e mai più ripetuta, che orrore. Le rifilai un'occhiata di scetticismo pure.

-Sei troppo cocciuta tu! Non puoi negare che siano carini, insomma..- alzò gli occhi al cielo e si perse nei suoi pensieri, sicuramente poco casti sui componenti della band, non capivo come poteva apprezzarli: i testi potevano anche essere carini, ma le canzoni erano di una banalità assurda.

Decisi di lasciar nuovamente perdere il discorso, ormai Andy seguiva la band dai loro esordi, un bel po' di anni prima, quindi era impossibile convincerla ad ascoltare un po' di sano rock.

Il resto della serata lo passammo a chiacchierare, più che altro la parola l'aveva lei: continuava a fantasticare e a fare mille ipotesi su come fosse la vita con i Tokio Hotel, le sue parole ovviamente entravano da un orecchio e uscivano dall'altro; avevo in progetto di passare con loro meno tempo possibile, io ero tecnico informatico, mica addetta ai microfoni, truccatrice o guardia del corpo, non dovevo stare con loro.

Mi venne da ridacchiare al pensiero di quante ragazze avrebbero voluto essere al mio posto, sicuramente avrebbero sfruttato l'occasione al meglio, magari stuprando uno dei quattro non appena l'armadio che aveva il compito di proteggerlo, l'avesse lasciato solo.

Verso mezzanotte Andrea cadde in uno stato di dormiveglia, probabilmente tutte quelle parole l'avevano stecchita e, io, ne approfittai per tornarmene nel mio bellissimo buco, accompagnata nel tragitto dai Ramm.

We're all living in Amerika

Amerika ist wunderbar

We're all living in Amerika

Amerika, Amerika

La sveglia suonò puntuale quella mattina, fu nuovamente Lindemann a darmi il buongiorno.

Perchè, quello era un buongiorno! Per la prima volta dopo parecchio tempo, svegliarmi non fu un incubo: avevo un lavoro! Certo, un lavoro pur sempre con una band di coetanei che mi faceva un po' schifo, ma pur sempre un bell'impiego. Mi diressi con un bel sorriso davanti allo specchio e pensai a che indossare: optai per dei vestiti sobri, sarei tornata a indossare cose del mio stile non appena avessi firmato un contratto a tempo determinato, senza paura di essere licenziata per quello. Canticchiando "Eisenmann" salì in sella alla mia amatissima cinquecento, altirmenti nota come Apathie, nome molto allegro.

Arrivai puntuale alla casa discografica, fui accolta dalla segretaria che m'aveva chiamata la sera prima, tutta la mia sicurezza era sparita, ero lì seduta aspettando d'entrare e, nel frattempo, mi mordicchiavo il labbro e muovevo freneticamente il ginocchio.

-Ehy, rilassati! Non devi essere nervosa, sono Gemma Stewart, sono io che ho chiamato ieri- disse la segretaria: una ragazza abbastanza giovane, non particolarmente bella, ma comunque abbastanza carina. Le sorrisi nervosa, stavo per risponderle quando il manager aprì la porta per farmi entrare.

-Buongiorno signor Jost- dissi mentre mi accomodavo sulla sedia di fronte a lui.

-Anche a lei signorina Ferlich! Ecco qui il contratto, legga pure- mi porse un blocchetto di fogli.

Lessi distrattamente qualche punto.. Accordo di riservatezza, informazioni sulla band non devo trapelare alla stampa... Contratto di tre mesi, più tre mesi se viene confermato... alloggio sul tourbus o su hotel... Poi passai alla parte finale, leggendo la paga. Sgranai gli occhi, quasi duemila euro mensili, per lavorare al computer? Avevo trovato il mio posto nel mondo!

-Come vede la paga è cospiqua, questo perchè, come indicato, non vi sono precisi orari di lavoro, delle ore prestabilite insomma. Devi essere reperibile ventiquattro ore su ventiquattro, oltre a lavorare col computer, può capitare che dovrai lavorare con le assistenti della band. Tutto chiaro?-

Beh, per quella cifra avrei portato anche caffè alle tre di notte! Annuì e firmai felice il contratto.

-Perfetto, sono spiacente per il poco avviso, vede.. il tour inizia fra cinque giorni, il tecnico ci ha abbandonato all'ultimo momento. Ci sarà una conferenza prima della partenza tenuta dalla band, alle due di pomeriggio, alle tre si parte. Arrivederla signorina-

Ricambiai il sorriso e uscì dalla stanza, salutai la segretaria e mi fiondai diretta dalla mia migliore amica. Stranamente, mi aspettava sulla soglia di casa tutta ordinata e perfetta, cosa inusuale visto che, solitamente, alle undici di mattina era ancora da qualche parte sepolta sotto le coperte.

Mi raggiunse saltellando e gettandomi le braccia al collo, quasi facendomi cadere. Scoppiammo a ridere insieme, tutte due al massimo della felicità.

Io perchè finalmente avevo trovato un bel lavoro.

Lei perchè la sua compagna d'avventure era impiegata presso la sua band preferita e ciò le dava la speranza di poterli, un giorno, incontrare.


* * * *

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Bis bald.




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Capitolo 4
*** Welcome to the Unfertig tour. ***


Capitolo quattro: Benvenuti al unfertig tour
(anna

Ecco il quarto capitolo, seriamente.. dovete farmi una statua, perchè sono così veloce *ç*

Vi avverto che dal quinto in poi posterò più lentamente u.u altrimenti la storia finisce subito! è.è
Vi lascio alla lettura, non dimenticate la recensione u.u Peace, love and Tokio Hotel.
* * * *

Quarto capitolo: benvenuti all'Unfetig tour

I quattro giorni che mi separavano dal mio nuovo stipendio e dal mio nuovo lavoro passarono in fretta, fra preparativi e organizzazioni varie. Avevo impacchettato tutte le mie cose e avevo liberato il mio appartamento-buco, per lasciarle poi in quello di Andrea; mi aveva aiutata a fare le valigie, nonostante l'ho beccata più volte mentre cercava di inserirvi dentro scarpe con tacchi o vestiti. Ovviamente finiti subito fuori. Non presi troppi abiti, avevo due trolley, d'altronde non sapevo se m'avrebbero assunto altri tre mesi, dopo la scadenza del mio contratto.

Ovviamente, la mia amica era più emozionata di me: fu difficile farle tenere la bocca chiusa, onde far sapere in giro con chi avrei iniziato a lavorare.

Volevo evitare che ragazze venissero da me e facessero tanto le carine solo per arrivare ai componenti del gruppo.

Mi domandavo cos'avessero di speciale, proprio non capivo.

Fatto sta che ora mi trovavo nella sala conferenza della Universal, in un angolino seduta in fondo e osservavo chi mi stava accanto.

L'atmosfera era carica, piena d'aspettativa. Il management contava sia ragazzi che adulti, tutti dall'aria schifosamente entusiasta.

Sedute vicino a me c'erano due donne che continuavano a parlare fra loro, probabilmente già si conoscevano.

Mi sentivo un po' come un pesce fuor d'acqua, il mio stile spiccava in quella saletta monotona: ora che avevo firmato il contratto, ero tornata a vestire i miei panni. Indossavo jeans stretti e neri, una t-shirt extra large, frangia che arrivava sotto le sopracciglia, matita e eyeliner nero, rossetto e infine i miei amati anfibi.

Insomma,  non una persona molto usuale.

Sospirai rumorosamente, tanto che le due di fianco a me smisero di parlare e mi fissarono per un attimo.

-Piacere! Tu sei nuova giusto? Non ti abbiamo mai visto?- mi disse la ragazza riccia.

Che bell'appellativo, quella nuova! -Si si, piacere Maia Ferlich, il tecnico.- porsi la mia mano educatamente, -voi?-

-Natalie e Valerie! Truccatrici- risposero in coro. Che cosa spaventosa. Erano due belle donne, sulla trentina.

-Oh, non pensare che abbiamo due cervelli collegati- disse Natalie, la mia faccia esprimeva quello che pensavo, pensai.

-Già! Siamo amiche, lavoriamo insieme dal 2005, come truccatrici dei ragazzi- mi spiegò l'altra.

-Capito-, guardai l'orologio, erano in ritardo; -ma fra quanto arrivano?- dissi rivolta a nessuno in particolare.

-Ah, non sono mai puntuali, devono fare le dive, sai com'è- mi illuminò la truccatrice.

Tornai a concentrarmi sull'orologio del mio cellulare, contando mentalmente i secondi. Tic Tac Tic Tac.

La mia attività fu interrotta dall'improvviso fermarsi dei chiacchiericci in sala.

Mi costrinsi ad alzare gli occhi per capire che succedeva. Non fu difficile intuire la situazione: erano arrivati.

I Tokio Hotel stavano facendo il loro ingresso trionfale in stanza, preceduti dal signor Jost e seguiti da degli armadi in nero.

Cercai nella mia mente ciò che m'aveva detto Andrea.

Il chitarrista era quello con le treccine, vestiti larghi e piercing accattivante.

Il batterista quello dall'aria timida e dalle braccia muscolose.

Il bassista quello piastrato con addominali da paura e sguardo da gatto.

Infine, il cantante. Quello con una bellissima cresta, trucco nero e vestiti superfighi.

Queste erano le descrizioni fornitemi dalla mia cara amica. Ovviamente, non erano d'accordo con i suoi gusti.

Anche se li vedevo da lontano, ultima fila di sedie, con almeno una ventina di persone davanti - il mio metro e sessantasette non mi permetteva grandi vedute -, dovevo ammettere che insieme avevano un non-so-che che attirava, il loro stile incuriosiva.

Si accomodarono con tutta calma sul palchetto sedendosi dietro ai microfoni.

Inaspettatamente, non fu il frontman Bill a prendere la parola, come m'aveva detto Andy, ma Gustav.

-Buongiorno a tutti! Scusate per il ritardo, colpa di Bill, come sempre!- scambiò un'occhiata all'interessato, che rispose col medio. Wow.

-Si si, lasciamo perdere. Sapete com'è mio fratello- s'intromise l'individuo di nome Tom.

-E' davvero un piacere per noi collaborare con voi! Forse per noi meno, non è facile sopportarci!- fu il turno di Georg-voce-profonda.

-Già! Non vedevamo l'ora di iniziare l'unfertig tour 2011! Il nostro primo tour mondiale! Siamo davvero entusiasti, dove i biglietti sono usciti, sono stati venduti in pochissime ore! Insomma.. fantastico!- esclamò Bill.

Lo osservai con aria critica. Non lo sopportavo, come poteva starmi simpatico un ragazzo che si metteva la matita meglio di me? E poi, dovevo tristemente ammettere che i suoi vestiti erano belli, anche se erano da donna, un altro motivo per farmelo stare antipatico: poteva mettere abiti che io mi sarei potuta permettere lavorando due mesi. Minimo tre, per la giacca che aveva addosso. Che rabbia. L'invidia, che brutta cosa!

-Okay, non aggiungiamo altro perchè siamo già in leggero ritardo. Adesso si inizia, prendete le vostre valigie e andate dove indicato: prima tappa, Berlino.

Ah, chiedo al tecnico informatico se prima può venire un attimo nel mio ufficio, per gli ultimi dettagli.- annunciò il manager.

Sicuramente ero un po' arrossita, non reagivo bene alle attenzioni. Tutti si guardarono incuriositi per capire chi era il volto nuovo.

Sprofondai nella sedia facendo finta di niente e aspettai che tutti uscissero, così da potermi recare dal manager senza ricevere troppe occhiate.

Una volta liberata la stanza, titubante mi recai nell'ufficio.

-Ah eccola signorina Ferlich. Scusi per averla chiamata, volevo farle vedere quello- mi indicò una confezione sulla scrivania.

Guardai meglio e sono quasi certa i miei occhi avessero cominciato a brillare, quella confezione conteneva qualcosa di stupendo.

Un computer. No un attimo, il computer. Il sogno di ogni tecnico informato, ultima generazione e il massimo di tutto.

-Ma.. oddio.. è stupendo questo computer!-, esclamai io, la mia voce sprizzava gioia.

-Userà questo per lavorare, lo può portare all'interno del tourbus. Qua ci sono le prime cose da scrivere e aggiornare, buon lavoro!-

Uscì dall'ufficio quasi saltellando, con in mano quel tesoro.

Non persi un secondo e, appena poggiato il computer, lo accesi. Guardai la lista che m'aveva dato David, e decisi di visitare il sito dei Tokio Hotel.

Insomma, a prima vista.. faceva proprio schifo! Proprio come quella band in effetti. Ridacchiai fra me e me e mi misi a lavoro per migliorarlo.

Ci misi quattro ore abbondanti, c'erano parecchie cose da sistemare, parecchie.

Ovviamente, dopo il mio intervento, era decisamente stupendo, magnifico e, non dimentichiamoci di dire perfetto.

Spensi il computer e mi buttai a letto. Il tourbus era vuoto, Nat e Valerie erano su un altro autobus, dopo il mio.

Che noia, mi misi a fischiettare e m'accorsi che c'eravamo fermati per la prima volta dal pomeriggio, autogrill.

Non avevo voglia di scendere, perciò rimasi ferma dov'ero, finchè non sentì qualcuno entrare.

Speravo fossero le due ragazze, giusto per farci quattro chiacchiere. La prima cosa che vidi della nuova entrata, fu una massa di capelli rossicci. Wow.

Poi focalizzai meglio la figura che man mano avanzava verso di me, alta, snella e molto bella.

-Ehm, scusa.. cercavo Vi e Nat, non ci sono?- domandò incerta, nonostante parlasse bene il tedesco, aveva un accentro troppo dolce per essere madrelingua.

-Oh, non ci sono, sono sull'altro bus- risposi io.

-Ahn-, si mordicchiò il labbro. Eravamo tutte e due in imbarazzo. -Tu sei nuova giusto? Il tecnico informatico?- s'informò, io annuì.

-Piacere, Anna Schneider- mi porse la mano e io gliela strinsi, presentandomi a mia volta, -Maia Ferlich-, continuai -Lavori con la band?-

Ridacchiò, che aveva da ridere?

-Oh, perdonami. Non sei una fan, vero?- No, ma che scoperta. Risposi affermativamente.

-L'avevo immaginato- sorrise, -Non lavoro con la band, l'anno scorso ho aperto i loro concerti perchè avevo vinto un concorso- mi spiegò.

Ecco dove l'avevo vista! Al concerto con Andrea, la rossa..

-Capito- sorrisi. La guardai curiosa, volevo chiederle cosa faceva con i ragazzi, ma non volevo essere indiscreta.

-Immagino tu ti stia chiedendo che faccio ancora qui- okay, mi aveva beccata! Era così evidente? -In effetti, non vorrei sembrarti indiscreta- risposi.

-Non ti preoccupare, comunque partecipo al tour in quanto ragazza di uno di loro- boom, e dire che mi sembrava intelligente!

-So quello che stai pensando! Mi chiedo anche io come sia potuto succedere- sorrise. Era simpatica.

-Oh beh, i misteri della vita- Ricambiai il sorriso. In quel momento mi squillò il cellulare. Era un messaggio di David, ero richiesta nel tourbus della band, problemi col computer.

-Scusa, potresti accompagnarmi nel tourbus della band? Serve il mio intervento- le domandai.

Lei annuì e uscimmo insieme, raggiungendo le dive. Anna entrò, e poi entrai io. Ad accoglierci fu il batterista, era spaventoso da così vicino, con un pugno m'avrebbe fatto passare oltre, che braccia muscolose cavolo!

-Oh, eccoti Anna!- Salutò, poi s'accorse di me. -Tu sei?- domandò gentile.

-Maia Ferlich, il tecnico informatico- risposi.

-Tecnico informatico?- intervenne una voce fuori campo.

-Si Mopp!- rispose la ragazza. Un attimo, scopino? L'unico che poteva avere un soprannome del genere era il chitarrista.

-Grazie al cielo! Bill sta rompendo i coglioni da un'ora per quel computer!- La sua imponente figura mi si parò davanti, oddio.. che alto!

-Piacere, Tom Kaulitz- ammiccò verso di me. -Bill! E' arrivato il tecnico!- Urlò rivolto al gemello.

Da una stanza uscì il bassista, il piastrato per intenderci. Dal vivo faceva la sua figura, soprattutto con quella maglietta aderente..

-Ciao Anna!- non si era accorto di me, che amarezza. -Oh, ciao..?- mi guardò interrogativo.

Stavo per rispondere quando l'ultimo componente della band fece il suo ingresso trionfale nella saletta.

Bill Kaulitz in tutta la sua grandezza mi si parò davanti.

* * * * 

Recensite? Bis bald.
(nel prossimo capitolo ci sarà il ritorno della coppia Carotin e Tom
 ♥)

Anns.















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Capitolo 5
*** Flashback. ***


(Anna)

Ok, forse sto esagerando.. non trovate stia postando troppi capitoli? Non succederà più! E' che..
non vedevo l'ora di dedicare un po' di spazio ad Anna e Tom! *-* Così ho postato il quinto :3
Pubblicherò un po' più lentamente, prometto u.u

* * * *

Quinto capitolo: flashback

Fu un colpo all'autostima vederselo arrivare davanti: la sua bellezza avrebbe oscurato anche il più bello dei modelli.

Certo, tutto quel trucco poteva evitarlo! Se voleva fare il maschio, lo stava facendo nel modo sbagliato! Poi tutte quelle borchie, e collane.. erano terribilmente belle, ma forse.. più adatte a una donna, tutto qui. Mi chiedevo che prodotti per capelli usasse, la sua capigliatura teneva dopo tutte quelle ore, probabilmente si serviva di chili di gel e lacca, ecco il responsabile del buco dell' ozono, pensai fra me e me. E poi, era magro come uno stecchino! E alto come un palo.

-Tu chi sei?- disse squadrandomi dalla testa ai piedi. Come si permetteva? E che cazzo.

-Non sai leggere?- risposi indicando il cartellino attaccato alla t-shirt. -Maia comunque- sorrisi sarcastica e continuai, -e tu?-

Gli altri scoppiarono a ridere, mentre lui mi fulminò con lo sguardo, bel primo incontro.

-Simpatica Maia!- pronunciò il mio nome con tono acido, -Bill Kaulitz- mi porse la mano laccata di nero e la strinsi.

-Saresti tu il tecnico del computer?- domandò come se la risposta fosse ovvia, come se non fossi io.

-Si, vuoi vedere il cartellino da vicino forse?- era incredibile come riuscisse a far uscire la mia vena sadica! Sfilai il cartellino e glielo porsi.

-Uhm, Maia A. Ferlich, tecnico informatico. Okay ti credo- me lo porse e tornò a guardarmi, -per cosa sta la A puntata?- Oh oh, segreto.

-Sta per.. no non te lo dico. Posso vedere il computer?- chiesi sbrigativa, guadagnandomi un'altra occhiataccia, nel frattempo la band e la rossa osservavano la scenetta divertiti, bha. Mi condusse in silenzio nella sua stanza, cioè.. un letto appoggiato al muro con una parete sottile che faceva da separatore.

Mi indicò il computer, ovviamente uno dei migliori in commercio, che spreco.

-Che problemi ha?- domandai io sbrigativa, volevo fare in fretta per tornare a dormire.

-Ultimamente era lento, oggi diciamo che è partito del tutto- rispose, -beh, io torno di là, se hai bisogno-

Risposi con una scrollata sulle spalle, già immersa nel lavoro. Capì subito il problema: il laptop doveva avere non più di sei mesi, e non aveva antivirus, furbo di un Kaulitz! Guardai distrattamente fuori dal finestrino, e m'accorsi con orrore che il paesaggio stava cambiando.

Si, il bus si stava muovendo! Chiusi di fretta il computer, dopo averlo rimesso in testa, e tornai dagli altri.

-Ehm, scusate-, mi intromisi nella loro conversazione molto animata; mi fissarono curiosi. -Il tourbus è partito- possibile non se ne fossero accorti?

-Oh cavolo!- esclamò Anna. -Uhm, la prossima fermata è domani mattina-, aggiunse pensierosa. Oh, la mattina dopo, fantastico.

-Puoi dormire con me, ho la camera più grande- disse la ragazza, mimando sulla parola camera, con le dita. Beh, non avevo molte altre alternative.

-Se non creo disturbo! Insomma, mi accontento del divano!- sorrisi cercando di mostrarmi educata, anche se avrei preferito saltare dal bus in corsa, fare l'autostop e salire in macchina con qualche sconosciuto.

-No, non ti preoccupare! E' un letto a castello, vieni ti do' qualcosa per dormire- ricambiò il mio sorriso.

Salutò tutti i ragazzi - dando un bacio a Kaulitz-il-chitarrista - e mi porse qualcosa da mettere, una tuta extra large, non del mio stile, ma meglio di nulla.

Mi struccai in fretta, fortunatamente non andavo mai via senza salviettine e un po' di materiale per truccarmi in borsa, e mi fiondai a letto. Poco dopo mi raggiunse Anna; non riuscivo a dormire, c'era un silenzio che aveva dell'imbarazzante.

-Okay, io non riesco a dormire, tu?- dissi io, in cerca di dialogo, onde evitare altro silenzio.

-No, neanche io, mi raggiungi?- replicò, la raggiunsi sopra: lei aveva preso il posto alto sul letto a castello.

-Allora, sbaglio o nutri qualche astio contro Bill?- mi domandò, intuitiva la ragazza.

-Uhm, diciamo che non mi sta simpatico a pelle, poi magari è la persona più simpatica del mondo- dissi l'ultima frase con tono scettico.

-Secondo me potreste andare d'accordo. Anche io e Tom non andavamo d'accordo all'inizio- confessò, colsi la palla al balzo per cambiare discorso.

-Sarà. Ma, mi racconti di te e Tom? Insomma, come sei finita con lui?- chiesi curiosa.

-Uhm, è una storia lunga- cercò di sviare, ma non demorsi, la fissai insistente. -Okay, okay! Adesso ti racconto- sorrise.

-Allooora.. dove cominciare?- Si fece pensierosa. -Tutto è iniziato quasi due anni fa, quando ho fatto il provino per partecipare a Fertig Los, alla fine, sono riuscita a vincere il programma, così sono andata in tour con loro, per sei mesi. All'inizio io e Kaulitz non andavamo d'accordo, insomma.. lui non mi sopportava perchè non ero una di quelle che la danno subito e poi non gli piacevano le rosse-, ridacchiò al ricordo; -poi beh, ci prendevano a parole in maniera incredibile, semplicemente non lo sopportavo. Poi però, ho scoperto che era anche una brava persona, mi ha aiutato molto. E da cosa nasce cosa..- mi lasciò un''occhiata allusiva.

-Quindi, siete insieme da quasi un anno?- chiesi sinceramente stupida.

-Oh, no. Ne abbiamo passate un po' prima di diventare una vera coppia. A febbraio ci siamo lasciati, appena finito l'Humanoid city tour. Una sera avevamo litigato per una cazzata e l'ho lasciato solo a una festa. Il giorno dopo sui giornali c'era la foto di lui che baciava un'altra- continuò, -Allora l'ho lasciato, cioè.. non era ancora pronto per una storia seria, così gli ho detto di farsi sentire qualora fosse pronto- Wow, tosta.

-Quindi? Che è successo dopo?- la interrogai curiosa.


Pdv: Anna ( Carotin )

-Quindi? Che è successo dopo?- Mi domandò curiosa Maia.

Sorrisi pensando a quell'anno e mezzo in cui non avevo avuto contatti con Tom, Mopp.

Ripensai al pomeriggio di un mese prima, quando il loro album Unfertig uscì, a Bill che faceva il vacuo e misterioso e alla fine, al pacchetto regalo che m'aspettava a casa. Pensai alla prima volta che l'ascoltai, mettendo come traccia Unter deiner Haut, a come mi fossi sentita bene in quel momento.

E alla felicità dopo, appena ricevuto quel semplice messaggio dal chitarrista.

"Ti sto aspettando, T."

In quel momento la parte razionale del mio cervello mi aveva abbandonata, ero in preda a sensazioni stravolgenti, fortissime.

Mi sentivo viva, dopo tanti mesi di apatia.

Grazie a un misero sms.

Cosa avrei dovuto fare? Preparare le valigie e correre da lui? Insomma, mi aveva pur sempre spezzato il cuore.

Ma senza di lui, vita non era vita.

No, non fu ciò che feci.

Perchè?

Perchè non avevo tempo di farle le valigie. No, presi la mia borsa e andai direttamente a prendere l'autobus, diretto al loro appartamento berlinese.

Ero in fibrillazione, il mio cuore rimbombava fino alle orecchie.

Tum tum tum tum tum.

In quel momento una strana idea mi balenò in testa. Insomma, quando si è nervosi, agitati, in presa a una crisi d'ansia, il cervello produce cose strane e insensate. E se quel messaggio non fosse stato per me?

Insomma, magari Kaulitz doveva inviarlo a una groupies, e invece aveva sbagliato il destinatario!

E probabilmente in quel momento stava pregando perchè io non avessi interpretato le sue parole come un invito.

Cercai di scacciare quel pensiero dalla mia mente, insomma.. okay che era un po' - ma neanche tanto eh - stupido Tom, ma sperai, non fino a quel punto.

Sbuffai, se qualcuno avesse saputo cosa mi stava passando nella testa, mi avrebbe preso per pazza e cretina.

Pochi minuti dopo l'autobus si fermò proprio nel quartiere dell'appartamento dei gemelli, c'ero stata un paio di volte e, per fortuna, la mia memoria funzionava abbastanza benino. Chiusi gli occhi e cominciai a respirare lentamente, onde evitare di andare iperventilazione.

Percorsi la strada che m'avrebbe portato nel mio "limbo" e, quando mi ci trovai davanti, fui quasi tentata di girarmi e correre via.

Molto coraggiosa, in effetti. Cercai di riflettere, se la malsana idea che i miei neuroni avevano sviluppato, si fosse realizzata, avrei sempre potuto abbozzare la scusa d'esser andata lì solo per trovare il Kaulitz buono, il che in fondo era verosimile, mi mancava.

Contai molto poco velocemente fino a dieci, e mi recai nell'androne del palazzo, ovviamente l'entrata era controllata!

La fortuna però, fu dalla mia parte: il bodyguard davanti alla porta dei gemelli, era Saki: mi riconobbe.

-Ehi Anna! Che ci fai da queste parti?-, domandò sorpreso dalla mia presenza.

-Uhm, volevo rivedere i ragazzi- sorrisi, -Posso entrare?-

Lui annuì -Non sono in casa, però.- fantastico, avevo altro tempo per prepararmi psicologicamente. -dovrebbero arrivare a minuti- Ah, non molto tempo però.

-Okay, grazie mille- sorrisi nuovamente e mi inoltrai nell'attico.

Non era cambiato particolarmente dall'ultima mia visita, sempre il solito casino.

Cosa potevo fare per passare il tempo? Mi sedetti a gambe incrociate sopra al tavolo della cucina e cominciai a giocherellare col piercing al labbro.

Poco dopo, troppo poco, sentì qualcuno armeggiare con la serratura.

Loro non sapevano fossi lì, avevo chiesto a Saki di mantenere il segreto.

Chissà come avrebbero reagito! Lo avrei scoperto nel giro di pochi istanti.

Eccoli lì, il primo ad entrare fu Bill. Aveva i capelli che ricadevano lisci sulle spalle, solito abbigliamento particolare. Poi fu il turno di Tom.

Mi si bloccò il respiro, era così.. bello. Sensuale. Perfetto.

Stavano borbottando fra di loro, troppo concentrati per accorgersi di me.

Mi schiarì la voce, per far cadere l'attenzione sulla mia figura. Mi sentivo terribilmente stupida!

Si girarono contemporaneamente verso quell'estranea seduta scomposta su un piano di legno.

La loro espressione mi fece ridacchiare: identica! Sopracciglio destro inarcato e labbra leggermente spalancate.

-Anna! Oddio, ma sei tu?- domandò il frontman. Domanda intelligente, ovvio.

-No Billuzzo, quello che vedi è un ologramma, in realtà Anna si è sposata un alieno e si è trasferita su Saturno- risposi sarcastica.

-Oh si, sei decisamente tu!- subito dopo fui stritolata dalle sue braccine sottili. Ricambiai l'abbraccio e gli sorrisi felice.

Quando mi staccai, notai che Mopp era rimasto imbambolato davanti alla porta.

-Ehm-Ehm.- fece Bill, -io vado a fare un giro, vi lascio soli soletti, torno fra.. qualche ora!- saltellò fuori dalla porta.

Ero rimasta da sola, con lui.

C'era un silenzio irreale, imbarazzante. Nessuno dei due però sembrava volerlo rompere.

-Hai ricevuto il messaggio- disse d'un tratto, grattandosi l'orecchio imbarazzato. Io annuì.

-Quindi.. il fatto che tu sia qui, cosa significa?- domandò.

Pensai un istante alla risposta, cercando di elaborare una risposta intelligente, ma i neuroni m'avevano abbandonata.

-Secondo te, Kaulitz? E' passato più di anno, da quando ci siamo ehm, lasciati. E io ho sofferto, tanto, troppo. Eppure è bastato un tuo messaggio per farmi tornare. Allora, che significa per te?- fu ciò che dissi.

-che non riesci a vivere senza il sottoscritto, senza la mia bellezza, senza stare con me, senza bac..- cominciò a dire, ma lo interruppi.

-senza la tua idiozia, il tuo essere deficiente, cretino, stronzo. Devo continuare?- dissi sarcastica.

-Mi sei mancata- si avvicinò a me. Il mio corpo reagì come dopo aver preso una scossa, grazie alla sua vicinanza.

-La canzone.. è stupenda- gli sorrisi dolce.

-E' dedicata a te, non poteva non esserlo- Sentì le mie gambe cedere, dovetti far uso a tutta la mia forza per non cadere come un sacco di patate. Fui aiutata da due braccia che mi strinsero la vita, e mi avvicinarono al corpo del chitarrista.

-Ti amo, Carotin- sussurro al mio orecchio.

Fu così che i pochi neuroni rimasti, sopravvissuti alla vittoria del concorso, al primo bacio, alla prima volta con lui, alla seconda, terza, quarta, quinta, ecc., alla rottura, all'ascolto della canzone, mi abbandonarono in preda agli ormoni e al battito impazzito del mio cuore.

Mi amava.

Lui mi amava.

Mopp amava Carotin.

Tom Kaulitz innamorato di Anna Schneider.

La gola mi si seccò, volevo rispondergli, ma non ce la facevo.

Cosa feci? Mi alzai sulle punte e lo baciai.

Come mai avevo fatto prima, cercando di trasmettergli ciò che le parole non potevano fare.

Fu come tornare a galla dopo tanto tempo passato in apnea, e prendere un lungo respiro.

La sensazione del suo piercing freddo che sfiorava il mio, le mie labbra, la mia pelle, indescrivibile.

Lo strinsi a me, accarezzai le sue trecce e percorsi la sua schiena con tocco sottile.

Lui ricambiò con altrettanta dolcezza, passione, foga.

Non so come, ma arrivammo a letto.


-Okay, puoi evitare i dettagli!- la voce di Maia mi riportò alla realtà, stavo divagando, impegnata a ricordare quei momenti.

-Quindi, state insieme da un mese e mezzo! Siete freschi!- affermò sorridente.

-Freschi ma consolidati!- le sorrisi, mi stava simpatica a pelle.

-Quindi, hai mollato tutto per lui?- domandò.

-Uhm, non proprio; per il lavoro che faccio - fumettista -, posso farlo in tour, ho dovuto lasciare la mia coinquilina, però è felice per me, e poi amo viaggiare. Stare con i Tokio Hotel, un'avventura infinita!-

-Tortura infinita, vorrai dire!- mi fece una boccaccia.

Scoppiammo a ridere, si preannunciavano mesi davvero interessanti.

* * * *

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio tutte le persone che hanno recensito il capitolo prima, e
anche i lettori silenziosi, mi fa piacere continuiate a seguirmi :)
Spero la storia non vi deluda.
Fatemi sapere, Anns



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Capitolo 6
*** Scommessa. ***


Capitolo sei: scommessa
(anna)

Ragazze, sono troppo felice, vedo che la storia vi piace e beh, ripeto: sono troppo felice!
Grazie a tutte le persone che leggono e recensiscono, lo sapete che vi amo, no?
Awww. Vi lascio col sesto capitolo!
Peace, love and Tokio Hotel.

* * * *

Sesto capitolo: scommessa


Quando mi sveglia, percepì di non essere dove sarei dovuta stare.

Alzai le palpebre lentamente, cercando di focalizzare ciò che avevo intorno. Mh, feci mente locale e mi tornarono in mente gli avvenimenti del giorno prima, la riunione con il management, la riparazione del computer del frontman, il fatto che fossi rimasta bloccata nel tourbus della band e, infine, la chiacchierata con Anna.

La ragazza era ufficialmente entrata nelle mie grazie, la notte precedente avevamo parlato parecchio, mi aveva raccontato la sua storia, più simile a un avventura con Tom e mi aveva raccontato della sua vita in Italia, rivelandosi molto simpatica e senza peli sulla lingua.

Lasciai perdere i pensieri sugli avvenimenti precedenti e mi concentrai sull'orologio che avevo al polso: segnava le nove e un quarto.  

Mi alzai senza un minimo di voglia dal materasso, verificando che la mia nuova amica stesse ancora dormendo. No, non stava dormendo: più che altro ronfava.

Ridacchiai tra me e me, frugando nella mia borsa per estrarre trucco e  specchietto, la mia faccia era segnata dalla notte passata insonne.

Dopo la sessione di make-up, guardai fuori dal finestrino cercando di individuare il luogo in cui ci trovavamo, a giudicare dai cartelli in francese, non poteva che trattarsi della Francia! Con mio stupore, felicemente stupita aggiungerei, notai che eravamo fermi.

Finalmente potevo uscire e tornare nel mio bus! Non che fosse proprio brutto stare lì, però preferivo la solitudine.

Sgusciai fuori dalla stanza della rossa per tornare all'ovile, sperando di non incontrare nessuno nel frattempo.

Ovviamente, la sfortuna fu dalla mia parte, l'uomo-cresta stava facendo colazione, assieme a Gustav e a Georg.

Non volevo fare la figura della maleducata, ma l'idea di uscire senza salutare mi apparve molto invitante, purtroppo fui intercettata dal batterista che mi salutò, seguito a ruota dal bassista. A quanto pare Bill trovare la sua tazza di cereali più interessante di me, non lo potevo biasimare.

-Buongiorno ragazzi! Gustav, Georg- rivolsi loro un sorriso più o meno sincero, -Bill- conclusi con tono più inacidito, guadagnandomi un'occhiata noncurante da parte sua. Una perversa voglia di assalirlo armata di forbice e rasoio  mi pervase, ma poichè ero una persona educata e posata, me la feci passare.

-Io torno nel tourbus- dissi con tono un po' troppo felice, -se avete altri problemi con il computer, ci sono- detto ciò, mi congedai.

Una volta fuori da lì, ispirai l'aria fresca francese - più che altro inquinata - e mi diressi nella mia "abitazione". Entrata, trovai Nat e Valerie che facevano colazione, mi salutarono espansive e, poi, mi buttai nel mio lettino. Estrassi dalla borsa il cellulare, ricordando solo in quel momento che l'avevo lasciato spento; notai quattro chiamate senza risposta: Andy, Andy, Mamma, Andy. Ignorai quella della mia genitrice e richiamai la mia migliore amica.

-Pronto, Andrea? Scusa il ritardo, ma avevo dimenticato di riaccendere il telefono- mi scusai prima di essere assalita.

-Mi hai fatto stare in ansia, stronza! Devi raccontarmi tutto! Tutto! E, tutto!- s'impose.

-Che intendi con tutto?- domandai.

-Mh, com'è respirare la loro stessa aria, come sono dal vivo, se ci hai parlato, se sei già andata a letto con qualcuno di loro, se hai fatto amicizia, se hai già aggiustato qualche computer, se..- la interruppi prima che andasse in iperventilazione.

-Respira amica! Allora, vedrò di riempire la tua curiosità. Respirare la loro aria penso sia normale, ho accurato che Georg non puzza!- sorrisi, -dal vivo sono belli, non posso negarlo. Non ci sono andata a letto, pervertita! Ieri ho sistemato il computer di Bill.. quel ragazzo mi sta antipatico-

-Cosa?  Dai dimmi che scherzi! E' scientificamente provato che tutti AMANO Bill- ribattè piccata.

-Solo perchè nessuno lo conosce veramente!- Sbuffai io.

Inutile convincerla, fu una chiamata a senso unico: io confermavo la mia tesi e lei mi procurava solo antitesi stupide e insensate.

-Comunque, ultima cosa: devi ammettere che alcune canzoni sono carine- okay, dopo questa potevo affermare fosse fumata.

-Oh, certo! Come no!- esclamai io esasperata.

-Cara mia, so che c'è una canzone che ti piace, ti ho beccata mentre l'ascoltavi dal mio ipod!- merda, m'aveva beccata.

-Mh, non è vero!- mi ostinai a negare, -Devo andare ora, ci sentiamo il prima possibile- chiusi in fretta la chiamata, per evitare contrattempi.

La prima settimana di lavoro passò in fretta, non ebbi altri contatti coi ragazzi della band, se non con Anna, con lei avevo stretto una bella amicizia. Fino ad ora avevo fatto solamente lavori per il manager, a quanto pare il computer di Bill non aveva avuto più problemi.

Tutto procedeva a meraviglia insomma, il fatto che i contatti fossero inesistenti mi rendeva particolarmente felice, ovviamente.. la mia bolla di serenità fu esplosa dalla chiamata che mi annunciò la dipartita del laptop del bassista, fui così costretta alla seconda visita nel toubus dell'orrore.

-Buongiorno Georg- salutai entrando, lui sembrava simpatico, in più era molto bello.

-Ciao Maia! Grazie per essere venuta subito- disse educato, ciò gli fece aumentare punti.

-E' il mio lavoro- sorrisi, -che ha il tuo povero computer?- lui mi spiegò la situazione in generale.

Cominciai ad armeggiare con l'aggeggio e rimasi concentrata per una mezz'oretta, finchè la porta del tourbus non si aprì facendo entrare il resto della truppa.

-Salve ragazzi- dissi con tono poco allegro, sempre meglio di nulla! Ovviamente Bill non mi degnò di risposta.

Alzai il sopracciglio infastidita, quel ragazzuolo mi dava altamente sui nervi, era insopportabile cavolo!

-Maia, non sei una fan vero?- domandò Gustav, mi sarebbe piaciuto rispondere carica di sarcasmo, ma la sua faccina serena me lo impedì.

-Mmh, no, preferisco altri generi.- risposi vacua. Mi guardò, aspettandosi una risposta più dettagliata.

-Rammstein, Metallica, Guns, ACDC, capito il genere?-

-Anche io ascolto i metallica!- Disse, oh! Mi venne quasi da esultare, qualcuno con un minimo di cervello c'era allora.

-Ma almeno hai ascoltato un nostro album?- intervenne Bill con quella vocetta fastidiosa.

-Ehm, no. Mi è bastato essere a un vostro concerto- subito dopo aver pronunciato quella frase, mi tappai la bocca, certa d'essermi fatta scappare troppo, infatti dieci occhi sbalorditi mi puntarono.

-Non guardatemi così! Ho solamente accompagnato una mia amica- scossi le spalle.

-E come ti è sembrato?- Domandò il bassista. Dovevo essere sincera? Decisi per il si.

-Oddio, un'esperienza indimenticabile! Insomma, non avevo mai ascoltato musica in quel modo-, mi guardarono ancor più sbalorditi, stupore che si trasformò in delusione con la frase successiva -tutte le ragazzine che piangono e urlano per voi, mentre io ascoltavo con l'ipod, ad alto volume, i Ramm!-

Ridacchiai guardando le loro facce, Anna si mise a ridere con me, almeno una con un po' di sense of humor!

-Tu hai dei pregiudizi- disse fermo Bill. -Insomma, non ci conosci eppure non ti piacciamo- assunse un broncio adorab..orribile.

-Si che vi conosco! Voi siete i Tokio Hotel, Bill Gustav Tom Georg e l'aggiunta della rossa di tanto in tanto!- esclamai vittoriosa. Pessima.

Mi guardarono tutti un po'.. male. -Non guardatemi così! Lasciatemi due minuti- dissi, presi il computer e digitai Tokio Hotel su google.

Circa 7.480.000 risultati in 12 secondi, che cosa incredibile!

Andai sul sito ufficiale e comincia a leggere distrattamente qualche riga qua e là, finchè qualcosa non catturò la mia attenzione.

Mi misi a ridere come una deficiente davanti allo schermo, mentre gli altri mi guardavano come fossi impazzita, in attesa di un chiarimento.

-Aspettate un attimo- dissi ancora in preda alle risate.

-Gustav Wolfgang Klaus. Georg Moritz Hagen. Thomas Kaulitz- mi faceva male la pancia, il dolore divenne insopportabile quando lessi il nome del frontman.

-Wilhelm Kaulitz, oddio!- la mia risata suonava nel tourbus silenzioso.

-Parla quella che si chiama Maia! Ma che nome del cazzo è Maia?- Sbottò il cantante.

-Un nome più bello di Wilhelm Kaulitz! Significa nutrice, era la donna più bella delle Pleidi- affermai io.

-Ecco, non vedo che centri quel nome con te- rispose.

-Beh, will sempre meglio del tuo- dissi.

-Non chiamarmi WILL!- si alterò lui.

-Ragazzi calmatevi!- intervenne Gus, il solito pacifico.

-Mh, adesso devo andare, devo fare gli inviti per il fan-party della settimana prossima- dissi congedandomi.

Notai una scintilla percorrere gli occhi di Bill, cosa che non mi piacque affatto.

-Ho un'idea! Aspetta un attimo- scomparve e tornò poco dopo, con in mano un'ipod e una cartella. Me la porse.

-Qui ci sono tutte le nostre canzoni, e qui i testi, ascoltali- Lo guardai male.

-Non fare quella faccia. Io sono certo che c'è almeno una canzone che ti piace, e la troverò- assunse un tono quasi minaccioso.

-Io non credo proprio, con tutte quelle che ci sono!- Mi accorsi troppo tardi che avevo ammesso che una c'era, mi guardò soddisfatto.

-Lo sapevo!- Lo guardai malissimo. -Si si okay, tanto non la trovi. E, anche se la trovassi?- domandai.

-Facciamo così- stette un attimo in silenzio, -al concerto prima del fan party, canterò la canzone che secondo me ti piace, se la indovino - non far finta di niente perchè ti riserverò un posto in prima fila, in modo da tenerti sott'occhio -. tu verrai alla festa- poteva starci, -e il vestito lo scelto io, ti farai truccare da Nat e Va- Eh no, questo no! Peccato che non rifiutavo mai le sfide io..

-Okay. Però.. se indovino io.. usciamo, io e te. E tu sarai struccato, senza cresta o qualunque cosa sia quella che hai in testa- posi la mia condizione.

-Se volevi uscire con me, bastava chiedere- che stronzo! Lo trafissi con lo sguardo e recepì il messaggio.

-Affare fatto!- dicemmo in coro, stringendoci la mano, mentre gli altri guardavano il nostro teatrino divertiti.

Quella scommessa non avrebbe portato nulla di buono, me lo sentivo. 

* * * * 

Recensite? :)








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Capitolo 7
*** Concerto. ***


(anna)

capitolo sette: concerto
READ PLEASE.
Ragazze, scusate se non ho postato prima.. ho avuto una settimana pessima e impegnativa, la scuola mi distrugge. Come se ciò non bastasse, la storia non mi piace, ho pensato di cancellarla ma.. ho già scritto un po' di capitoli e non voglio buttare al vento tutto, quindi vedo di trovare un po' di tempo per scrivere e concluderla presto, così da poter scriverne un'altra che ho in testa. Ah, dimenticavo! Nel mio computer portatile internet non funziona più, quindi mi è difficile postare, perchè devo usare quello di mio fratello, e non ho il programma per html, quindi mi risulta complicato. Dopo questa introduzione vi lascio al capitolo, è un po' corto, per questo vedo se riesco a mettere quello dopo a metà settimana, tutto dipende da voi e dalle recensioni.. voi me ne fate tante e io ci ho preso gusto v.v XD Ora vado, mi aspetta il libro di diritto. Che schifo. Peace, love and TH.

* * * *

Settimo capitolo: concerto


La settimana che precedeva il concerto, passò relativamente in fretta. Non vidi spesso Bill, ero troppo impegnata a organizzare il fan party, disgraziatamente le poche volte in cui ci incontrammo finirono male. Istantaneamente mi venne in mente la conversazione del mercoledì.

-Ma guarda chi si vede! Buongiorno Will!- salutai mentre lavoravo al computer della rossa.
-Piantala di chiamarmi Will! Mi chiamo Bill, o non ci arrivi?- sottolineò in tono perentorio.
-Si
Will! Preferisco chiamare la gente col vero nome- ridacchiai.
Mi guardò malissimo! -Sentiamo, e il tuo secondo nome qual è? Insomma, anche a me piace chiamare la gente per nome- cavolo!
-Non sono affari tuoi- esclamai punta nel vivo. Mi guardò pensieroso per un momento.
-Facciamo così- affermò sicuro, -Se indovino la canzone che ti piace, mi dirai l'altro tuo nome e in più, uscirai con me-
-Se vuoi uscire con me, basta chiedere!- esclamai utilizzando una sua citazione.
-Si si, bando alle ciance! Accetti o no?- E ovviamente, Maia A. Ferlich non si tira mai indietro di fronte a scommesse.
-A una condizione-, precisai -se non la indovini, posso continuare a chiamarti Will e in più..- pensai a qualcosa di diabolico, ma non mi venne in mente nulla di che. -voglio una foto con te struccato e vestito come Tom- okay, era una cretinata, ma se l'avessi data ad Andrea ci saremmo fatte grosse risate.
Mi guardò indeciso per un momento ma, di fronte al mio sorriso che stava assumendo una posa soddisfatta, non potè che tendermi la mano, che strinsi.

Così, la domenica pomeriggio, mi ritrovai nella prima fila del loro concerto nella capitale spagnola. Mi sentivo un pesce fuor d'acqua, leggermente fuoriposto! Io nella mia t-shirt extra-large e nei miei jeans stretti strappati, senza dimenticare gli anfibi, appoggiata mollemente nella sedia assegnatami dal frontman. Tutte le ragazze attorno a me erano in fibrillazione, ero lì da un'ora e, da un'ora, erano in preda a attacchi d'isteria collettiva, accompagnati da urli, svenimenti e ancora urli.
Se l'andamento fosse stato così per tutto il tempo, mi sarei trovata sorda probabilmente!
A dir la verità, mi sentivo anche in colpa: occupavo un posto che tante altre agognavano, e ciò che più volevo fare era andarmene via, non mi piaceva sentirmi un'ingrata, pensai ad Andrea: lei avrebbe dovuto essere lì, non io.
Scossi la testa e lasciai perdere certi pensieri, insomma, non potevo farci nulla!
Dopo l'ennesimo sbuffo, attirai l'attenzione della ragazza seduta vicino a me: più o meno della mia età, forse più piccola, capelli ricci e occhi verdi.
-Tutto bene?- domandò gentile, in tedesco, e incuriosita dal mio comportamento anomalo.
-Si si!- esclamai con troppo pathos per poter risultare convinta, infatti mi lanciò un occhiata dubbiosa.
-Piacere Kristen, comunque- mi porse la mano, mentre si presentava.
-Maia, piacere mio!- ricambiai la stretta.
-Non sembri molto felice d'esser qui- affermò squadrandomi i tratti del viso.
-Mh, è una storia complicata- cercai di divagare, purtroppo scoprì che la ragazza era molto curiosa!
-Abbiamo tempo, il concerto inizia fra un'ora! Se preferisci non dirmelo, va bene!- sorrise. Vabbe, potevo farlo, bastava eludere su qualche particolare.
-Diciamo che ho fatto una scommessa con un ragazzo che non sopporto, lui lavora per la band e quindi vede tutto ciò che succede davanti al palco, cioè.. c'è solo una canzone dei Tokio Hotel che mi piace, e lui è convinto di capire quale. Così eccomi qui!- riassunsi in poche parole la situazione e, solo dicendola a voce, mi resi conto di quanto assurdo fosse ciò.
-Wow! Ci sono ragazze che ammazzerebbero - no, non sono esagerata - per stare al loro concerto- non aveva tono accusatorio, era una costatazione.
-Già! Deduco tu sia una fan invece!- ridacchiai, -Quanti anni hai?- domandai.
-Ventuno! Si, sono un po' grandicella forse, per queste cose, li seguo da sei anni!- Mh, sei anni di Tokio Hotel, mi meraviglia fosse ancora mentalmente sana.
-Io ne ho ventidue, quindi sono ancora più vecchia! Dimmi un po', quale di questi quattro crucchi ti ha rapito il cuore?- domandai scherzosa, il suo colorito cambiò di colpo, da rosato a rosso.
-Nessuno, ma cosa dici!- notando la mia occhiataccia, si auto-corresse -Okay, ehm-ehm! Mi piace Georg! Cioè, ma l'hai visto cavolo? Che muscoli, che occhi, che sguardo, che bocca, che capelli!- chi la fermava più?
-Si si hai reso l'idea- scoppiai a ridere, -ma vivi in Spagna? Perchè hai l'accento tedesco- domandai.
-Oh si, vivo ad Amburgo! Sono venuta qui solo per vederli, insomma.. penserai sia stupida, ma in Germania non sono riuscita a trovare i biglietti ed eccomi qui! Non volevo perdermi un loro live- rispose sincera.
-Non penso tu sia stupida, ti capisco! Io sono andata a Londra per assistere a un concerto dei Metallica, quindi posso capirti-
Chiacchierammo così per l'ora successiva, si dimostrò una ragazza simpatica, mi raccontò un po' di lei e io di me, fino alle tre, dopo i primi accordi di Tom risuonarono nel palazzetto; successero molte cose contemporaneamente: Kris si azzittì, le si sbarrarono gli occhi; l'arena trattenne il fiato, sembrò quasi sentire tutti i cuori delle ragazze sintonizzarsi su una sequenza unica, iniziando a battere insieme, a ritmo del chitarrista.
Ecco quello che amavo dei live, nonostante non amassi la band, era bello vedere le reazioni che provocavano sul pubblico.
Non appena Bill uscì dal backstage, lo stadio tremò sotto le urla di tutte, una cosa incredibile e.. spaventosa.
Il cantante non risparmiò il solito look strano, tutto in lui trasudava perfezione. Dovevo ammettere che, rispetto all'altro concerto a cui avevo assistito, erano migliorati. Le scenografie, il modo di muoversi, di coinvolgere la massa, insomma.. piccoli tedeschi crescono!
Attaccarono con canzone dell'album Unfertig, portando un medley dei vecchi album. Giunta verso la fine dello show, mi potevo dire soddisfatta, non aveva cantato la canzone che un po' mi piaceva, la vittoria era mia.. invece, i miei film mentali si interruppero quando il frontman prese il microfono e iniziò a parlare.
-Salve a tutte ragazze e ragazzi! Siamo felicissimi di essere qui oggi, in Spagna! Cavoli, siete davvero tante! Vi volevamo ringraziare per il vostro supporto, è stato uno show fantastico, voi siete fantastici!- il silenzio regnava, tutti incantati dalla sua bella voce. Avevo detto bella? No, una svista.
-Questa è la penultima canzone di oggi. Non la presentiamo da tantissimo tempo live, ho pensato fosse troppo! Spero ve la ricordiate ancora!-
Quella frase mi fece entrare in panico, e se l'avesse indovinata? No cavolo, impossibile.
Furono portati due sgabelli in centro al palco, su cui si accomodarono i gemelli. Canzone acustica quindi.
Il plettro si scontrò con le corde dello strumento, producendo una melodia dolce che, purtroppo per me, conoscevo.
Quel maledetto ragazzo c'aveva azzeccato. Non so come, ma aveva indovinato.
La sua voce cominciò ad accarezzare le note prodotte dall'altro, fondendosi in modo bellissimo.

" ..Wenn nichts mehr geht
Wird´ ich ein Engel sein – für dich allein
Und dir in jeder dunklen Nacht erschein´
Und dann fliegen wir weit weg von hier
Wir werden uns nie mehr verlier´n .."

La prima volta che ascoltai questa canzone, fui quando Andrea dimenticò l'ipod da me e, annoiata, guardai se aveva aggiunto qualche nuova canzone che non fosse dei Tokio Hotel. Lessi Wenn nichts mehr geht, non c'era scritto l'artista, perciò schiacciai play, e le parole mi invasero.
Quando m'accorsi di chi fosse, fui tentata di chiudere tutto, ma qualcosa me lo impedì. Il testo, il testo era bellissimo. E la voce di Bill lo contornava alla perfezione.
Mi morsi il labbro, quella cazzo di canzone rischiava di farmi piangere. Lanciai un'occhiata ai gemelli e trovai B. che mi fissava, notando la goccia d'acqua che sfuggì al mio occhio, sorrise. Non un sorriso vittorioso, nè di scherno. Uno comprensivo, dolce. Mannaggia!
Per fortuna la fine del concerto giunse in fretta, un brivido mi colse pensando alla scommessa persa. Uffa, uffa!
-Kristen, vorresti conoscere i Tokio Hotel di persona?- domandai rivolta alla mia compagna-di-concerto! In fondo, dopo aver fatto Germania-Spagna, pensai se lo meritasse. Non rispose, mi guardò con gli occhi sgranati e mi saltò addosso.
Ridacchiando, la presi per mano per portarla dietro alle quinte, non dovetti mostrare il tesserino perchè Saki mi riconosceva ormai.
Dietro al palco l'atmosfera era carica, adrenalinica! Lasciai la ragazza lì, se fossi rimasta con lei si sarebbe accorta della mia bugia, anzi, omissione di verità.
Mi rifugiai nella stanzetta del guardaroba, per riposare dopo la tortura del pomeriggio. Purtroppo, la mia fase di meditazione zen fu interrotta dal piombare di uno strano essere alto un metro e ottantatrè e pesante come una piuma nella stanza.
-Ho indovinato, te l'avevo detto ce l'avrei fatta!- disse l'individuo noto come Bill Kaulitz parandosi davanti a me. Il tono era allegro, non acido.
Scrollai le spalle, non sapevo che rispondere, sarei risultata acida, lui invece si stava comportando bene!
-Quindi, ci vediamo questa sera. Ho già dato tutto il necessario a Natalie e Valerie, appena tornerai nel tourbus ti sistemeranno secondo ciò che ho detto io!- esclamò trionfante; la mia risposta fu un eloquente sbuffo.
-A dopo, non arrivare tardi, voglio godermi la serata con una te in versione femminile!- mi fece l'occhiolino.
-Certo- mugugnai per nulla entusiasta, -A dopo- conclusi, voltandogli le spalle e uscendo, diretta verso la tortura.

* * * *
Fatemi sapere se vi piace, Anns.
Grazie per le recensioni, sono contenta che vi piaccia la storia, davvero.
:)

Ps: ho scritto una nuova one-shot, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Cause I've got no one but you








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Capitolo 8
*** Festa. ***


(anna)

Capitolo otto: festa
Sono di nuovo qui a postare il capitolo; vi starete chiedendo perchè (..), volevo dirvi che la storia proseguirà, in quanto non voglio lasciarvi a bocca asciutta e.. l'ho finita.
Si, l'ho finita! Ieri sera, a mezzanotte e mezza ho salvato l'ultimo capitolo. In tutto saranno trenta.
Posterò regolarmente, ogni settimana v.v Oppure anche due volte, dipende dalle vostre recensioni *-*
Spero continuerete a seguirla, e spero di non deludere le vostre aspettative.
Peace, love and Tokio Hotel.

* * * *

Ottavo capitolo: Festa

Due ore, avevo passato due terribili ore sotto le mani esperte delle truccatrici della band: Natalie e Valerie.

Due ore durante le quali io fui la loro bambolina, da truccare, pettinare e vestire.

In sintesi: due ore infernali.

E dopo centoventi minuti, potei guardare la mia immagine allo specchio, ne fui quasi spaventata.

Quella non ero io! Quella era una barbie vestita in stile dark, il mio peggior incubo!

Mi squadrai, a partire dai capelli biondi raccolti in uno chignon con dei boccoli che contornavano il volto, passando per gli occhi leggermente truccati di bianco, abbondanti di matita per risaltare il colore verde, poi la bocca ricoperta da un lucida-labbra alla pesca. Il vestito era corto, troppo corto! Una spanna abbondante sopra al ginocchio, era nero, con una fascia verde elettrico sotto al seno e dei pizzetti della stessa tonalità sui bordi della gonna. Un copri spalle scuro copriva le mie braccia, nascondendo il mio tatuaggio; l'unica cosa passabile dell'addobbo, erano le scarpe: un bellissimo paio di anfibi lucidi e neri. Ovviamente aveva un difetto non trascurabile: dieci centimetri di tacco. Non ero pronta a innalzare così tanto il mio metro e settanta parecchio scarso! Mannaggia al Kaulitz!

-Allora, che ne dici?- Mi domandò Valerie, con un sorriso soddisfatto, difficile smontarle i castelli dicendo che avrei preferito andare in giro con un sacchetto si spazzatura in testa! Mi limitai a mugugnare.

-Ma dai, stai molto bene! Secondo me Bill non ti riconoscerà neanche! Dovresti uscire vestita così ogni tanto, sei molto carina- mi rassicurò Nat.

-Carina, si. Però.. non è il mio stile- scrollai le spalle.

-Pensa positivo, il cantante avrebbe potuto darti un vestito rosa confetto, ballerine dello stesso colore e magari farti indossare un cerchiello con un fiocchetto! Almeno ha seguito il tuo stile, simile al suo, rendendolo più femminile- spiegò Valerie.

-Bill è un ragazzo d'oro, sbagli a giudicarlo così presto, sono sicura ti ricrederai su di lui- disse l'altra. Si erano messe d'accordo per rompere, per caso?

Stavo per rispondere loro male, per fortuna furono salvate dal mio telefono che suonava, era Andrea. Mi congedai in fretta e mi rifugiai in bagno.

-Ciao Andrea!- dissi sollevata.

-Hallo piccola! Come procede il lavoro?- Sbuffai.

-Il lavoro tutto bene, però ho combinato un casino con Bill- esordì con tono cupo.

-Cioè?- stette in silenzio un secondo, -oddio! Ho capito! Ti sei fatta Bill, poi però ci hai litigato e hai cercato conforto nelle braccia di Tom, Bill vi ha scoperto a letto insieme e allora sei scappata da Gus e Georg, e avete fatto una cosa a tre!- esclamò con tono allegro.

Era ufficiale, la mia amica era uscita di testa, seriamente! Doveva essere fatta, eppure aveva smesso di fumare alle superiori!-

-Hai ripreso a fumare, per caso? Dico, sei scema o cosa? Niente di ciò!- la sentì sospirare triste, lei ci sperava davvero! -Ti racconto le cose in soldoni: ho fatto una scommessa con Bill, ho perso. Stasera devo andare a un fan-party, con vestiti-trucco-parrucco scelti da lui, senza dimenticare che gli devo concedere un ballo, devo rivelargli il mio nome e, in più.. domani ho un appuntamento con lui- sganciai tutto d'un fiato.

-No, non è possibile! Tu hai un fottuto culo! Ma sei una merda, cioè.. ingrata! Venderei mia madre, padre, tutto per essere al tuo posto! Perché, se fossi in te.. mollerei tutto, prenderei Bill e mi ci farei una sveltina in bagno! Sono verde di invidia, dovresti vedermi! Anzi, meglio di no, non voglio spaventarti!-

-Mi stai già spaventando, comunque- dissi interrompendo il suo monologo.

-Voglio una foto! Voglio vedere come sei vestita, e poi voglio vederti insieme a Bill!- doveva avere gli occhi brillanti quando pronunciò quelle frasi.

-Sognatelo- dissi in tono perentorio.

-Oh, invece la voglio vedere. Fra quanto devi andare?-

-Cinque minuti, vado in taxi. Devo farmi trovare nel privè al loro arrivo, se facessi l'entrata con loro, i paparazzi ci guazzerebbero! Ci sentiamo più tardi!-

-Certo, voglio un resoconto dettagliatissimamente dettagliato-

Sorrisi, la salutai e scesi giù, dove la vettura mi aspettava. In dieci minuti raggiunsi l'exóticas, vocale spagnolo molto in voga. Davanti all'accesso, erano postate centinaia di ragazze in preda a crisi ormonali, mezze svestite, pronte a urlare appena i quattro più la rossa, fossero arrivati.

Peccato che sarebbero passati per il retro, peccato. Pensai con tono sadico.

Entrai senza problemi all'interno, bastarono due minuti per azzerare la voglia di stare lì: la musica era una cosa orrenda e anche gli ospiti non erano meglio.

Mi recai con sguardo mogio al privè, aspettando l'arrivo dei crucchi. Passò una mezz'ora, durante la quale cercai tutti i modi per sfuggire da quella situazione, vagliando l'idea di defenestrarmi, fingermi un'altra, fingermi lesbica, fingere svenimento. Sentivo che stava per arrivare l'illuminazione, lo sentivo! Purtroppo non feci in tempo a elaborare alcun piano che il gruppo mi si parò davanti.

-Wow Maia, sei proprio carina stasera!- ammiccò verso di me Tom, ricevendo una gomitata dalla rossa.

La mia risposta fu un grugnito degno di un elefante, anche gli altri mi fecero complimenti, Bill si limitò a squadrarmi inespressivo.

Approfittai di un momento di distrazione generale per fuggire al bagno, giusto per darmi una controllata. Dieci minuti dopo ne uscì, pensai di sfuggire per l'uscita, ma un essere indefinito mi afferrò per il braccio.

-Dove pensi di andare Maia?- l'essere si svelò, era la pertica.

-Da nessuna parte Will, perché?- dissi sbattendo le ciglia, facendo finta di nulla. Dentro piangevo per il fallimento della fuga.

-Oh no, sembrava volessi andartene! Mi sarò sbagliato. Comunque, andiamo a ballare!-

Neanche il tempo di ribattere, che la presa si spostò dal braccio alla mia mano, mi portò in un angolo isolato della pista.

Cominciammo a dondolarci silenziosi sulle note di Stay degli Hurts.

Non riuscivo a spiccare parola, in quel momento il ragazzo m'intimidiva.

Essere stretta fra le braccia di un uomo altro un metro e ottantatré, di bellezza quasi inumana, non accadeva tutti i giorni.

Si, infine mi arresi: poteva essere antipatico quanto voleva, ma il fatto che fosse carino era innegabile.

Tutto in lui era perfetto.

A partire dai capelli tinti di nero, sempre a posto.

E gli occhi? Dal taglio allungato, di un intenso color nocciola, che ipnotizza.

La bocca.. la bocca soffice, carnosa.

I gemelli Kaulitz erano tutti e due niente male. La differenza? Tom era un figo, Bill era semplicemente bello.

Qualsiasi modella sarebbe apparsa come un broccolo ammuffito di fianco a lui.

Peccato che, tanta perfezione fosse accompagnata da un carattere altrettanto insopportabile.

-Alla fine ho indovinato la canzone, sono stato bravo- disse vittorioso.

-Si si, vantati meno. Di la verità, come hai fatto?- il mio tono era scettico e sospettoso.

-Mh, talento naturale?- ironico. -No okay, l'altro giorno ti ho sentito mentre ascoltavi le canzoni, quando è venuto il turno di wenn nichts mehr geht hai cambiato subito, quindi.. o ti faceva proprio schifo, o ti piaceva. Ho avuto il 50% di opportunità di indovinare.- ammise.

-Ah, tu hai imbrogliato!- esclamai.

-Non è vero! Non avevamo stabilito regole né condizioni- controbatté col sorriso sulle labbra. Non risposi, continuammo a ballare finché la canzone non finì.

-Okay, e questa è fatta. Ora che si fa?- il mio tono era il contrario di entusiasta.

-Vieni sul terrazzo? La musica qui fa un po' schifo- rispose Kaulitz, almeno su qualcosa eravamo d'accordo.

Annuì e raggiungemmo il tetto del locale, era stato prenotato dalla band, quindi c'eravamo solo noi due.

Raggiunsi la ringhiera e osservai il paesaggio: Madrid era stupenda da lassù.

-Senti..- dissi spezzando il silenzio; -Sto per fare la figura della cretina, però una mia amica vuole una foto per vedere come sono vestita stasera..con te-

abbassai notevolmente la mia voce nel dire l'ultima frase. Lui ridacchiò.

-Certo, penso che non capiti spesso vederti vestita così- mi sorrise. Tirai fuori la macchinetta dalla borsa, la posizionai su un pilastro e feci partire l'autoscatto.

Bill mise una mano attorno alla mia vita. Se al posto mio, ci fosse stata Andrea, sarebbe svenuta. Io mi limitai a sorridere.

-Grazie mille- ringraziai, mettendo via l'aggeggio. -Domani che si fa?- domandai.

-Sinceramente? Non lo so. Volevo andare fuori a pranzo, ma ci sono troppi paparazzi in giro e io.. non so cucinare-

-Mh, io so cucinare, ma non ho una cucina- ridacchiai leggermente.

-Allora.. la mia suite se vuoi, ce l'ha. Se non ti crea disturbo, puoi cucinare! Altrimenti basta ordinare il servizio in camera. E poi.. io opterei per la seconda opzione, insomma! Non voglio morire avvelenato- disse sarcastico.

-Dubiti delle mie doti culinarie forse? Ti stupirò!- gli sorrisi malefica.

-Oh certo! Comunque, è meglio tornare adesso. Non voglio che gli altri pensino io e te.. insomma, sai com'è Tom, ha i filmini mentali facili. Mi rovineresti la reputazione!- esclamò-

-Will?- dissi dolce, lui si girò a guardarmi; -Vaffanculo!- gli feci la linguaccia e scendemmo giù.

Domani avremmo avuto il nostro primo appuntamento.


* * * *

Grazie a tutte quelle che commentano e anche ai lettori silenziosi.
Ricordo che un commento non uccide nessuno, ma io sì u.u (affermazione senza senso lo so)
Detto questo, recensite? Dai, sono stata anche brava e ho postato presto! *occhi dolci*
Anns











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Capitolo 9
*** Appuntamento. ***


(anna)

capitolo nove: appuntamento
Saalve! Aggiorno oggi e colgo l'occasione per dire:
Happy birthday to our Manzo! 24 anni, piccoli bassisti crescono *ç*
Okay, tornando alle cose "serie".. ecco il nuovo capitolo! 13 recensioni sull'altro? Ma io vi AMO!
Davvero, grazie grazie grazie grazie milleeeeeee *___________________________*
Ora ho una brutta notizia, il mio bel portatile non funziona più, e quindi al momento sono senza computer, 
spero me lo riportino presto perchè sull'altro non ho il programma per modificare l'html, quindi non mi è possibile postare!
Non dipende da me stavolta, quindi scusate ç__ç Vi prometto troverò un modo per non sparire
xD Dopo questo, vi lascio e vado a fare i compiti di matematica, Peace, love and Stay Manzo!


Anns

* * * *

Nono capitolo: appuntamento

"Du

du hast

du hast mich

du hast mich gefragt

du hast mich gefragt, und ich hab nichts gesagt"

La voce soave e dolce di Till Lindemann mi svegliò dal mio altrettanto dolce sonno. Con inumana fatica, aprì le palpebre cercando di capire che ora era, a fatica individuai il cellulare, lo presi e constatai con orrore che erano le undici. Un risveglio molto mattutino, quindi.

Avevo la giornata libera e l'avrei passata molto volentieri a fossilizzarmi sul letto, ma avevo un'appuntamento con Will K.

Giusto due settimane prima non avrei creduto una cosa del genere potesse accadere, invece stava per succedere.

E io non ne avevo proprio voglia. Non so perché, ma ero convinta che il cantante avrebbe portato solo guai nella mia vita.

-Okay Maia, hai un'ora di tempo per prepararti psicologicamente a ciò che sta per accadere. Muovi il culo e vai a darti una sistemata, non vorrai mica sfigurare davanti alla pertica?- dissi alla mia immagine allo specchio. Oddio, stavo impazzendo.

Seguì i consigli che mi ero auto-data e in men che non si dica ero pronta: felpa di qualche taglia più grande della mia, un paio di leggins e delle vecchie converse. Non avevo voglia di truccarmi, ero depressa: lasciai il mio volto al natura.

In fondo, pensai.. avrei sfigurato comunque. Mentre saltellavo per la stanza cantando silenziosamente i Rammstein, mi arrivò un messaggio di Andy.

"amooooore, non devi dirmi niente?"

Io anche? Insomma, no! Infatti risposi negativamente, la sua replica non tardò, mi fece nascere un sorriso.

"Certo, e io sono Bill Kaulitz. Ma va la! Non mi sfuggirai, quando torni dall'appuntamento mi racconti TUTTO"

Lasciai perdere, era la solita incorreggibile! Posai il cellulare nella borsa, presi un respiro e, armata di coraggio, andai a bussare nella camera d'albergo di Bill.

-Chi è?- sentì dire dall'altra parte.

-L'uomo nero che è venuto a prenderti, cretino!- fu la mia eloquente risposta.

-Ciao Maia! Sei ancora più simpatica degli altri giorni oggi eh!- esclamò aprendomi la porta per lasciarmi entrare.

Rimasi un secondo, un piccolissimo e insignificante secondo, imbambolata a guardarlo. Aveva lasciato i capelli neri e lisci ricadere sulle spalle ed era truccato leggermente. Quasi più bello della sera prima. Avevo detto bello? Lapsus, intendevo meno brutto.

Alzai un sopracciglio e mi diressi verso la cucina della suite. Dio, neanche lavorando un anno me la sarei potuta permettere! Invidia.

-Sei sicura di saper cucinare? Siamo ancora in tempo per chiamare il servizio in camera- disse.

-Piantala malfidente! Io non ho chi cucina per me, ho imparato a fare da sola- gli risposi a tono.

-Sarà..- non era ancora convinto.

-Sei vegetariano giusto?- domandai, lui annuì. Ecco a cosa serviva avere un'amica fan.

Frugai un po' per vedere cosa poter cucinare, alla fine optai per una semplice pasta al pomodoro, spaghetti.

-Uhm, avrei cucinato qualcos'altro, ma non era molto fornita la cucina- dissi dandogli un piatto.

-Non ti preoccupare, di solito vivo di pizza, quindi è già qualcosa di speciale!- mi sorrise.

Mangiammo in silenzio, nulla di imbarazzante, solamente eravamo immersi nei nostri pensieri.

-Mh, adesso che si fa?- chiesi dopo aver svuotato il mio piatto, anche lui non aveva lasciato resti.

-Ti spiace se guardiamo un film? Magari volevi fare qualcosa di più.. emozionante- ammiccò.

-Il film va benissimo!- risposi io facendo una smorfia, -che film?-

Mi mostrò un film d'azione di cui io non conoscevo l'esistenza, apprezzai il fatto che non avesse scelto commedie romantiche stupide o film d'horror troppo spinti. Ci accomodammo sul divano, finché lui non cominciò a parlare.

-Tu..- iniziò con tono minaccioso -devi dirmi qualcosa..- si fermò un secondo; -qual è il tuo secondo nome?-

Cavolo! Speravo vivamente se ne fossi dimenticato. -Ma dai, perché vuoi saperlo? Insomma.. dai!- Mi guardò insistente.

Presi fiato e confessai. -Allora, l'ha scelto mia madre, a me fa schifo..- mi interruppi; -Angelika, con la pronunciata all'italiana-

Mi guardò concentrato per un secondo e poi si lasciò andare a una risata, io lo fissai male.

-Scusa scusa! Però, è un bel nome! Forse non ti si addice! Però, visto che non volevi dirmelo, avevo pensato fosse un nome più brutto! Non so.. Adalgunde, Adelfriede, Adellinde! In confronto Angelika è bellissimo!- Mi ritrovai a ridere anche io.

-Oh, ce l'ho fatta a farti ridere! Mi sento così soddisfatto- disse.

-Ehi, guarda che non è così difficile farmi ridere- risposi.

-Beh, invece si, l'ho capito che ti sto antipatico. Anche se non capisco perché.-

-Anche io non ti sto molto simpatica, mi sembra-

-Okay, io direi di ricominciare. Io ti dico ciò che non sopporto di te, tu di me e ricominciamo, okay?- annuì.

-Allora Maia.. intanto hai giudicato senza conoscere, sei antipatica, spocchiosa, pensi di essere superiore, troppo orgogliosa..-

Lo interruppi. -Hai reso l'idea, grazie. Ora è il mio turno.. sei egocentrico, vanitoso, diva, non te ne freghi degli altri, nichilista..- mi stoppò lui.

-Mh, non ribatti?- domandai sorpresa dal fatto che non aveva obbiettato.

-No.. insomma.. penso di apparire così- rifletté un attimo -sai.. è complicato vivere sempre sotto i riflettori, sempre sotto pressione! Allora preferisco dare un'immagine non veritiera di me, piuttosto che apparire fragile, c'è gente che non aspetterebbe per farti crollare-  

Rimasi stupita da ciò che disse, in fondo aveva ragione, non l'avevo pensato sotto quel punto di vista.

-Comunque, direi che possiamo iniziare di nuovo- gli sorrisi, e lui ricambiò.

-Piacere, mi chiamo Maia Angelika Ferlich, ma puoi chiamarmi Maia- gli porsi la mia mano, lui la strinse.

-Piacere mio, Willhelm Kaulitz, ma puoi chiamarmi Bill- scoppiammo a ridere, la giornata stava prendendo una piega piacevole.

-Facciamo così, visto che non so nulla di te, ti intervisto- mi disse, io accettai.

-Allora Maia, cominciamo. Quando sei nata?-

-Ventuno marzo 1989-

-Quando, in cosa, e con cosa ti sei laureata?-

-Quest'anno, informatica, massimo dei voti-

-Vivi da sola?-

-Ja, in un buco nella periferia di Amburgo-

-Rapporti con i tuoi?- mi irrigidì un istante.

-Mio padre non lo conosco, ha lasciato mia madre prima che nascessi. Non ho un vero rapporto con mia madre, la sento di rado, come il suo compagno-

Mi guardò dolce, -Uhm, posso capire, la mia situazione è un po' diversa: i miei si sono separati quando ero piccolo-  

Sorrisi, un'altra cosa che avevamo in comune.

-Ultima storia d'amore?- Domanda scottante.

-Uhm, più di un anno fa, non sono mai stata veramente innamorata-

Seguirono tante altre domande così, lui imparò a conoscermi meglio e io conobbi meglio lui.

In fondo avevano ragione Valerie, Anna e Natalie: era un bravo ragazzo. Mi stupì il modo con cui parlava di Tom e degli altri ragazzi della band, aveva un tono così affettuoso, per non parlare dei suoi occhi quando parlava della musica: brillavano!

-Kaulitz, mi hai stupido- dissi mentre l'appuntamento volgeva al termine, erano le cinque.

-Anche tu, piacevolmente intendo, mi ha fatto piacere passare un pomeriggio con te- sprigionò un bellissimo sorriso.

-Okay, basta smancerie, io vado. Ci vediamo domani- salutai, vidi Bill avvicinarsi a me e lasciarmi un bacio sulla guancia, prima di chiudere la porta.

Rimasi imbambolata per qualche istante, davanti al rettangolo di legno.

Mi aveva baciato la guancia! E mi era piaciuto.

No, non era possibile.

* * * *  

Alla prossima, spero vi sia piaciuto!




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Capitolo 10
*** Mails. ***


capitolo nove: e-mails
Ecco il dieci, spero vi piaccia, è un capitolo strutturato in modo particolare,
ma serviva perché sennò non andava più avanti nulla! Comunque sono riuscita ad aggiornare
comunque *si autoapplaude*, ora senza ulteriori indugi (..) vi lascio alla storia! Ah, 14 recensioni? Vi amo.
Stay Tokio, Anns.

* * * *
Decimo capitolo: e-mails

25. September '11
Von: maiasFreiheit@live.de
Zu: AndyTH__Heilig@live.de
Objekt: colmare le tue malate curiosità su Bill.

Cara Andrea,

ancora non mi rendo conto di come sia riuscita a finire cinquanta euro di ricarica in una settimana, sul serio. Non sapevo che le chiamate interurbane costassero così tanto cazzo! Ti giuro, sclero senza cellulare. Però ce la posso fare, e poi è da tanto che non scrivo una mail, potrebbe rivelarsi interessante la corrispondenza, non trovi? No? Beh, neanche io se è per questo, accontentati. Potresti chiamarmi tu, ma sei troppo taccagna, tzè.

E' da due giorni che non ci sentiamo e scommetto muori dalla voglia di sapere cos'è successo tra me e Bill, beh, ora ti racconto.

Praticamente, quando ho aperto la porta, era solamente in boxer.

Non so che mi è successo, fatto sta che appena l'ho visto mi è partito l'ormone e ciò ha portato la dipartita dei miei neuroni.

Davanti a cotanta bellezza, non ho resistito. Gli sono praticamente saltata addosso.

Dio.. come bacia bene! Ti giuro, non ho mai baciato nessuno così.. abile?

E ovviamente, una volta che baci uno come Bill Kaulitz, fermarti a ciò è praticamente impossibile, come dicevi? Ah, scientificamente provato.

Amica mia, avevi ragione. A letto è una bomba! Se solo ci ripenso..

Scommetto che sei tutta invidiosa e che hai sbavato sullo schermo.

A questo punto posso ritenermi soddisfatta e confessare: è tutto una balla.

Però ci tenevo a illuderti, immagino la tua faccia in questo momento, vuoi prendermi a pugni vero? Peccato che io in questo momento sia a Dublino, papapapa! Risparmia per quando tornerò, poi sarò tutta tua.

Okay, a parte gli scherzi, vuoi sapere com'è andata? Non è successo nulla di che, ho cucinato per lui e poi abbiamo guardato un film, di cui non ricordo neanche nulla. E abbiamo parlato, tanto anche. Mi sono ricreduta, e sai quanto sia difficile che io cambi opinione su qualcuno, però Bill è proprio come lo descrivi tu, è un caro ragazzo, mi ha colpito il modo con cui parla della musica, è innamorato di essa, wow!

Se speravi in qualche dettaglio piccante, mi dispiace deluderti: nessun bacio, niente sesso. Anche se.. un piccola bacio c'è stato, un innocente bacio sulla guancia! E sai la cosa brutta? Sono arrossita cazzo! Per fortuna non l'ha visto, mi sarei sotterrata altrimenti.

Lo sapevo che quella pertica m'avrebbe portato solo guai, cavolo cavolo cavolo! La situazione un po' mi spaventa.

Vabbe, concludo qui Andrea, fatti sentire presto.

Ti voglio bene.

* * * *

5. Oktober '11
Von: maiasFreiheit@live.de
Zu: AndyTH__Heilig@live.de
Objekt: welcome to the jungle baby!

Cara pervertita,

si, pervertita. Capisco che ti piacciano i Tokio Hotel, ma non puoi farmi certi apprezzamenti su di loro! Insomma! Mi hai detto che secondo te Georg ha il culo a palla, è ovvio che dopo mi senta obbligata a verificare la tua ipotesi! E che cazzo, poi passo per la malata di turno, sul serio.

Nella tua ultima e-mail volevi sapere qualcosa sul gruppo, vediamo che posso dirti. Passare del tempo con loro, è come stare in una giungla!

Sono davvero simpatici, mi sono inserita benissimo, non lo credevo possibile. No, non fraintendere: non sono diventata una fan, solamente li ho scoperti come ragazzi, oltre che musicisti. Per favore smettila di scrivere porcate su Tom, non voglio farti cadere tutti i castelli, però credevo avessi capito non fosse più sulla piazza! Per favore, non dire questo a nessuno, ma sta con la rossa, Anna!

Anche lei è troppo forte, è un mito di donna! Dovresti vedere quando sta col chitarrista, sono una coppia troppo carina, tirano su teatrini divertentissimi! E ancor più bello è che sono innamorati, davvero. Quindi non dire che si lasceranno, sono a prova di pornostar in calore quei due.

Gustav e Georg invece sono liberi! Ah, anche Bill.....

Mi hai chiesto se ci sono novità con lui.. beh, non saprei dirti in realtà.

Teoricamente siamo amici, cioè.. parliamo tanto, di tutto, usciamo qualche volta assieme.

Ieri, per esempio. Siamo andati a vedere un film al cinema, ha prenotato tutta la sala! Ci siamo divertiti un sacco, anche perché il film era in rumeno e non abbiamo capito una mazza. Dopo siamo andati a mangiare qualcosa insieme, quasi come una coppietta..

Sai la cosa strana? Un mese fa questo mi avrebbe nauseato, mentre adesso mi fa quasi piacere. Quasi! Non volare con la fantasia.

Comunque, ieri abbiamo lasciato la Romania, adesso siamo in viaggio verso la Danimarca, questo lavoro mi piace sempre di più!

Ti giuro, sto visitando così tanti posti, e sto facendo anche tanto shopping! Ci sono dei negozi carinissimi!

Scusa, devo andare, Bill mi sta chiamando, chissà che vuole.

Tschüss.

* * * *

25. Oktober '11
Von: maiasFreiheit@live.de
Zu: AndyTH__Heilig@live.de
Objekt: Ni Hao!

O mio Dio.

Se solo mi potessi vedere! Quasi non mi metto a saltare per la felicità.

Ti do solo un indizio: Pechino.

Capito? Sono in Cina! Ho sempre sognato di visitarla, e ora sono qui *______________*

Stasera la band ha un concerto, in uno stadio: 20.000 posti, tutto esaurito. Devi essere orgogliosa di loro, stanno proprio conquistando il mondo eh?

Piccoli crucchi crescono. Dovresti vedere anche loro, sembrano dei bambini in un negozio di caramelle, ho paura che la mandibola gli si blocchi a forza di sorridere. Un altra cosa che dovresti vedere è il mio passaporto, tutto timbrato! Che figata. Mi sento realizzata.

E, tanto per rispondere alla tua affermazione.

NO.

Non sono innamorata di Bill!  E non mi sto innamorando di Bill! Ricordati con chi stai parlando bella! Io sono: Eisenfrau.

Mi sta solo più simpatico, tutto qui! Mi piace passare il tempo con lui, come amico.

Evaporo. ??

* * * *

3. November '11
Von: maiasFreiheit@live.de
Zu: AndyTH__Heilig@live.de
Objekt: Let's party!

Ciao Andrea :)

Oggi sarò breve, fra poco devo andare a una festa, ti giuro.. muoio di voglia.

Ahah, come no.

Mi ha convinto Bill! "I party a Mosca sono una cosa indescrivibile", sua citazione. Io sto così bene buttata sul letto nel tour bus! Chi me lo fa fare?

Senza contare che adesso qua si muore di febbre! Mi congelo il culo! Per fortuna, grazie a questo clima, non mi è possibile indossare vestiti o altro! Quindi opto per un bellissimo paio di jeans tutti strappati e stretti e una felpa come quella che aveva Tom l'altro concerto, a Parigi. Hai presente?

Okay, devo andare. Il Kaulitz mi reclama.

Ti voglio bene scema.









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Capitolo 11
*** Alcohol's effects. ***


@Anna

Eccomi qua a postare il capitolo undici! Scusate se non ho postato prima, ma proprio non ho avuto tempo, wegen der Schule.
Comunque, il computer è tornato nelle mie mani *risata diabolica*  
Quindi torno a postare una volta alla settimana! O anche due, dipende da come mi gira '-'
Detto questo, sono contenta vi sia piaciuto il capitolo scorso strutturato in quel modo :3
115 recensioni, beh, vi amo. Grazie, siete fantastiche donne. ♥ 
Stay Tokio!

* * * *

Undicesimo capitolo: alcohol's effects


Spensi il computer, dopo aver inviato l'ennesima mail ad Andrea.

Era appena iniziato Novembre, e in Russia c'era un freddo terribilmente terribile. Lavoravo con la band da ben tre mesi, e se tutto fosse andato bene, David mi avrebbe rinnovato il contratto fino a marzo! Ormai avevo fatto amicizia con tutti i membri della band, soprattutto con Bill, ma anche con Anna.

Quei due insieme erano una cosa incredibile, se si metteva in testa una cosa, era quasi impossibile distogliergli dall'obiettivo, infatti, era per colpa loro se stavo per andare a un famoso party russo! Con quel gelo, avrei preferito passare la serata in compagnia di una tazzona di cioccolata calda, sotto le coperte, magari ascoltando i Rammstein. E invece i miei programmi erano altri. Sbuffai nuovamente, attirando l'attenzione della rossa.

-Oh Maia! Un po' di allegria su! Ci vuole un po' di svago ogni tanto, te lo dice una che di carattere, si fossilizzerebbe sulla poltrona-, mi fece l'occhiolino.

-Già!- intervenne Bill, rimasi incantata a guardarlo. L'unica parola che mi venne in mente per descriverlo fu: meraviglia.

Aveva acconciato i capelli in una cresta, come quella del video Lass uns laufen, quella che preferivo. Il trucco c'era, un po' più leggero e meno marcato. Indossava una maglietta a maniche lunghe nera, con collo a V e la stampa delle ossa della colonna vertebrale sopra, lo adoravo completamente. Pantaloni strettissimi, simili ai miei, e un paio di anfibi troppo belli! Il mio cervello si scollegò per un istante.

Mi diedi mentalmente della cretina e ritornai al mio stato "normale".

-Andiamo?- domandai svogliata, come risposta la rossa e il cantante mi presero sottobraccio e mi fecero salire sulla bellissima Audi di quest'ultimo.

-Bill, ti ho già detto che sono innamorata della tua macchina? E' una cosa fantastica!- dissi con gli occhi luccicanti.

-Si, circa un migliaio di volte- mi sorrise, e il mio cuore fece un volo. Autocontrollo Maia, pensai.

-Tutto bene? Sei strana stasera- affermò la rossa squadrandomi, cavolo!

-Ja, non ho molta voglia di festeggiare, tutto qui!- mi difesi io, ricevendo occhiate stranite dagli altri.

-Sarà! Comunque sento che questa serata sarà bellissima!-.

Anna, certo. convinta tu! Io stavo così bene nel tourbus, anche se preferirei la suite che hai tu Bill!- ridacchiai.

-Ovvio, è enorme! Oh, eccoci! Siamo arrivati- indicò il locale di fronte a noi: era immenso!

Per entrare c'era un lungo tappeto rosso, neanche fossimo a Hollywood! C'erano pochi fotografi, probabilmente non volevano farsi saltare le dita dal freddo! In compenso c'erano un mucchio di ragazzine strepitanti per i loro idoli. Prima di entrare, Bill - sempre sorridente - si fermò e firmò loro autografi.

A loro bastava la sua firma per essere contente, magari fosse stato così anche per me!

Lasciato il freddo dell'esterno, fu piacevole sentire il corpo riscaldarsi a contatto con l'ambiente interno, sicuramente le guance e il naso mi si erano arrossati.

-Ma che carina! Tutto il nasino rosso!- disse Bill con voce da bambino, toccando la punta e facendo sì che le mie guance prendessero altro colore.

-Che fai? T’imbarazzi?- mi sorrise dolce, come osava sorridere così? Voleva la mia morte? Stronzo.

-Ma no, figurati! Dove sono gli altri?- Cercai il resto della band con lo sguardo.

-Sono sul piano superiore, penso. Anche Anna è sparita, sicuramente da Tom- ridacchiò.

-Sono proprio una bella coppia!- costatai io.

-Si, esatto! Non sai quanto è stato difficile quando si sono lasciati, da una parte continuavo a sentire lei per telefono, sempre con questa voce triste, anche se provava a essere felice, fingere più che altro. E poi Tom, che aveva lo sguardo spento. L'unica cosa positiva è l'album, è venuto fuori bene! Mio fratello di solito non partecipava alla scrittura delle canzoni, invece stavolta ha scritto unter deiner Haut e devo dire che è davvero bella! Non lo pensavo così romantico!-

-Non dire queste cose, altrimenti un po' mi deprimo!- saltai fuori io, non so neanche perché.

-Sbaglio o non sei mai stata innamorata? Pensavo non credessi nell'amore-, mi guardò curioso.

-Si è vero, non sono mai stata innamorata: non ho avuto relazioni basate solo sul sesso, solamente i ragazzi con cui stavo non mi facevano battere il cuore nel modo giusto, però mi piacerebbe stare con qualcuno, sai. capita di sentirsi soli- scrollai le spalle.

-Mh, ti posso capire, ora basta discorsi deprimenti va!- Sollevai un sopracciglio.

-Non so cosa vuoi far tu, ma penso che ci berrò sopra, anche tanto- dissi io, afferrando il primo bicchiere di birra.

-Penso che ti seguirò, una sbornia ogni tanto ci vuole!- mi seguì a ruota lui.

Prima birra mandata giù. Bacardi tutto d'un fiato. Due bicchieri di vodka. Seconda birra. Tutto questo in due ore, con Bill.

-B-B-Bill! Sono u-u-ubriaca sai?- la mia voce suonava particolarmente strana.

-Anche ioooooooo saii?- lui non era messo meglio di me.

-Torniamo indietro?- domandai cantilenando. Gli altri della band si erano dileguati.

-Mh, chiamo un taxi. Non voglio distruggere la mia macchinina ina ina!- okay, alcool in azione.

Prese il telefono e poco dopo un taxi ci portò all'albergo del cantante.

-Bibi, ma io devo tornare al tourbus!- esclamai.

-E come? Due passi e cadi a terra come una pera. Vieni in camera da me- propose.

Dovevo rifiutare, ovvio. Non essendo nel pieno delle mie facoltà mentali, accettai.

Prendemmo l'ascensore barcollanti, e a fatica ci portammo davanti alla porta della sua camera, per fortuna c'era la tessera magnetica, altrimenti infilare le chiavi nella serratura sarebbe stato troppo complicato.

Non appena misi piede all'interno, barcollai cadendo sopra al cantante.

-Oh scusami!- dissi e arrossì notando di trovarmi a due centimetri dal suo viso, in una posizione alquanto equivoca.

-Ti ho già detto che sei carina quando arrossisci?- esclamò le posizioni, portandosi sopra di me.

-C-che fai?- domandai. La sua risposta giunse immediata pochi secondi dopo.

Le sue labbra collisero con le mie. Le posò delicatamente, senza fretta. Sarà stato per l'alcool, ma risposi al bacio senza pensarci.

Schiusi la bocca e rabbrividì sentendo il suo piercing a contatto con la mia lingua.

Il bacio divenne così passionale, quasi violento.

Sapeva di birra e Bacardi, un bacio alcolico insomma.

Mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi, ci mettemmo sul letto e, in poco tempo, i vestiti vennero meno.

Ciò che accadde dopo è solo un ricordo sfuocato, annebbiati da ciò che avevamo bevuto, ci ritrovammo avvinghiati l'uno all'altro, a consumare la passione e i sentimenti che forse tenevamo repressi da troppo tempo.



* * * *

Spero vi sia piaciuto :)
Bis bald.



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Capitolo 12
*** Novità. ***


(anna)

Hello aliens! Oggi sono felice! *-*
Che dire? Ho passato una settimana pessima, sveglia tutti i giorni alle 5 per studiare, e tutte le verifiche fatte sono andate.. una peggio dell'altra!
Per fortuna il worldwide mi ha tirato su il morale, che bella giornata! E' sempre bello conoscere fan dei Tokio Hotel, soprattutto
visto che, ormai, sembrano sparite! D:
Detto questo vi lascio col capitolo, sorpresi da quello scorso eh? 'Sti alcolizzati!
Ah, mi scuso se trovate spesso errori di ortografia, ma non rileggo mai quello che scrivo, non ci riesco.
Quindi, chiedo venia!
Peace, love, stay Tokio.

* * * *

Dodicesimo capitolo: novità


Mi sveglia con un mal di testa pazzesco, assieme a uno strano stato di inquietudine addosso.

Ripensai alla serata precedente, i ricordi erano confusi, annebbiati dal troppo alcool; troppo concentrata per recuperare i ricordi, mi accorsi in un secondo momento che non mi trovavo dove dovevo essere, ossia nel tourbus. Lo shock avvenne pochi istanti dopo, quando scoprì di indossare una maglietta troppo costosa perché sia mia e un paio di slip. Sforzai ancora i miei neuroni, e un flashback della sera prima mi colpì.

Sperai fosse la memoria a giocarci brutti scherzi, una dopo l'altra si susseguirono immagini di me e Bill! Io che cado a terra e lui che mi bacia, poi il buio.

Terrorizzata dalle scoperte, girai lentamente la testa e, ciò che vidi, confermò i miei sospetti.

Il cantante stava dormendo di fianco a me, con addosso un paio di boxer.

Merda, fu il mio primo pensiero. Non sapevo se essere più triste per aver fatto sesso con Kaulitz, oppure per aver fatto sesso con Kaulitz e non ricordami nulla!

La situazione era terribilmente imbarazzante, di certo lui aveva bevuto come me, quindi non avrebbe avuto ricordi più nitidi della serata.

Cercando di fare poco rumore, mi alzai lentamente dal letto e guardai in giro, alla ricerca dei miei vestiti.

Certo che Bill aveva una pessima mira, il reggiseno era finito sul comodino, mi domandai come fosse possibile!

La fortuna non fu dalla mia parte, mentre m’infilavo una scarpa persi l'equilibrio e caddi di culo, facendomi sfuggire qualche parola non carina.

Pregai in tutte le lingue che conoscevo, non che fossero molte, sperando che il cantante non si fosse svegliato e che avesse il sonno pesante.

Alzai gli occhi dal pavimento e lo vidi aprire lentamente gli occhi, cercai di scomparire, senza risultati.

-Mh- disse sbadigliando, si accorse poco dopo di me -e tu che ci fai qui?- domandò sbalordito.

Che potevo rispondere? Abbiamo fatto sesso, eravamo ubriachi e non ricordo un cazzo? No, mi limitai ad arrossire.

Spostò lo sguardo da me al suo abbigliamento, e sembrò collegare il tutto.

-Non dirmi che.- si grattò la testa imbarazzato, -insomma..- sembrava scioccato.

-Si- fu la mia secca risposta, si azzittì un momento.

-Ah- molto brillante, direi.

-Già, ah- usai il tono più sarcastico che potei.

-Scusami è che.. non so che dire. E' una situazione un po' strana.- e imbarazzante, aggiunsi mentalmente.

-Okay, direi di chiuderla qui- dissi sbrigativa, sentivo le mie guance andare a fuoco! Mi guardò interrogativo.

-Eravamo ubriachi, non eravamo in noi. E' stata una notte, punto! Archiviamo il tutto, va bene?- l'altro annuì.

-Quindi, io vado!- mi alzai dal pavimento, e feci per uscire, quando mi bloccò e mi diede un bacio sulla guancia, salutandomi.

Era il secondo bacio sulla guancia, e tutte due le volte il mio cuore iniziò ad aumentare il ritmo dei battiti, non era possibile.

Ero ancora sotto l'effetto dell'alcool, naturalmente!

Uscì dalla stanza sperando di non incontrare nessuno, purtroppo il destino quel giorno era contro di me!

-Maia! Buongiorno- mi salutò la rossa, incontrata nel corridoio.

-Ehm, ciao Anna! Come stai?- domandai nervosa.

-Mh, insomma. Ma.. che ci fai qui? E poi.. sei vestita come ieri- mi squadrò.

Stavo per inventare qualche scusa, ma mi bloccò prima. -Tu! Ho capito! NON SEI TORNATA A CASA!- esclamò.

-Ma cosa urli, cretina! Vuoi svegliare mezzo hotel?- ignorai appositamente la sua domanda, ma non sembrò disposta a cedere, mi afferrò per il braccio e mi trascinò verso la sua camera, buttandomi a forza sul letto.

-Che fai? Posso denunciarti per rapimento!- le urlettai in faccia.

-Si si, certo. Tu mi nascondi qualcosa! Che hai combinato ieri sera?-

-SonoandataalettoconBillmaeroubriacaquindinonricordoniente!- fu la mia brillante risposta.

Restò in silenzio qualche momento e, appena sembrò comprendere ciò che avevo detto, s’illuminò.

-LO SAPEVO! Ah e così nacque l'amor!- okay, vaneggiava.

-Tu sei fuori, ma che amore e amore!? Eravamo semplicemente sbronzi- sbottai.

-L'alcool ha aiutato, diciamo accelerato il processo! Ma qualcosa di fondo c'è. Dai, di la verità.- mi guardò intensamente.

-Ma cosa figurati!- continuava a fissarmi. -Forse un pochino, ma proprio poco mi piace- ancora.. -okay, un poco.- ancora.

-Piantala di guardarmi così, okay! Lo ammetto, mi piace! Punto, concluso. Nulla di che, nisba e nada.-  

-Mh, sareste bene insieme, una coppia proprio carina!- disse sorridendo, non sarebbe successo, mai.

In quel momento la squadrai meglio, a parte quel sorriso ebete, aveva la faccia leggermente pallida, sembrava malaticcia.

-Scusa se te lo dico Anna.. ma non hai un aspetto molto.. bello- cercai di essere più gentile possibile.

Evitò il mio sguardo. -Che fai? Nascondi qualcosa?- Era il mio turno di interrogatorio, ora.

-No vedi.. ho un problema, più che altro ho paura di una cosa- fece vacua. La incitai a continuare.

-Pensodiessereincinta!- aveva usato lo stesso mio tono veloce, perciò impiegai qualche tempo a decifrare ciò che disse. Poi, mi cadde la mascella.

-Hai fatto il test?- domandai pratica io. Lei negò.

-Facciamo così, che ora è? Le dieci, mmh.. okay. Dammi dieci minuti, vado alla farmacia dell'hotel e torno, ti prendo un test e sto qui mentre lo fai, va bene?- feci con tono dolce. Annuì, tutta l'energia che aveva prima sembrava sparita.

La lasciai da sola e corsi alla farmacia giù, per tornare poco dopo col test. La cosa era stata alquanto imbarazzante, cercare di chiedere al farmacista l'aggeggio, soprattutto perché il russo non lo conoscevo e dovetti gesticolare in modo assurdo e... imbarazzante. Lo porsi ad Anna, che non sembrava essersi mossa da quando l'avevo lasciata, e andò a farlo in bagno. Uscì poco dopo e me lo diede.

-Non ho il coraggio di guardarlo, ti prego dimmi tu- esordì.

-Ci vorranno cinque minuti.. Hai paura?- domanda idiota, sì.

-Non so che dirti.. insomma! Non è programmato e poi, se ci pensi.. Tom ed io non stiamo insieme poi da molto, è stata un'epopea riuscire a metterci insieme e non credo sia pronto per diventare padre, assolutamente no! Ed io non sono pronta per essere madre, che due coglioni!-

La lasciai sfogare, finché il risultato non venne fuori. Mi guardò con gli occhi pieni di speranza.

Osservai l'oggetto di plastica con mani tremanti, due tacche. Guardai il retro: due tacche - positivo.

Non sapevo come comunicarglielo, ma lo capì dal mio sguardo.

-Merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda! Cosa cazzo faccio? Oddio! Non posso andare da lui e fargli 'sta sorpresa! Abbiamo anche litigato ieri sera!- decisamente non l'aveva presa bene.

perche avete litigato?-

Perché.. oddio per una stronzata! Insomma, hai presenti le moscovite? Ecco, ci provavano con lui in maniera assurda e non ha fatto nulla per mandarle via, così io mi sono incazzata e l'ho piantato lì- mi riassunse la situazione.

-Senti, io non sono una romanticona o altro, parlo per quello che vedo: Tom ti ama! Tanto, e non penso ti lascerebbe, forse di primo acchito non farà i salti di gioia, ma poi accetterà la situazione, siete innamorati cazzo!- esclamai io con veemenza, facendola sorridere.

Che casino, che gran casino.


* * * *

Recensite? :D
 Sopra non ho ringraziato, 127 RECENSIONI? SIETE FANTASTICHE.

E, visto che mi adorate (vero che mi adorate?)
Vi chiedo un favore! Se fate le brave posterò presto.
Questa è la storia di una mia amica, la ross <3
My dream becomes reality.
Andate qua e recensite, please.
Grazie in anticipo.
Anns.

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Capitolo 13
*** Un asino. ***


AnnA

Salve! Ecco il nuovo capitolo, rimasti scioccati da quello precedente eh?
Bwauhah! *risata diabolica*
Comunque, come state, tutto bene? :)
Io si, finalmente vacanze! Santo Kaulitz non vedevo l'ora!
Oggi sono andata a fare il piercing, l'helix, sono troppo contenta, questo è il mio ottavo buco!
Okay, non ve ne frega nulla lo so ç___ç
Ma stasera sono un po' logorroica, dettagli.
Anyway, http://www.facebook.com/justforalittlewhile questa sono io u.u
Aaaah, ho cambiato nickname! Non sono più AnnsFreiheit, mi faceva un po' schifo D:
Sto divagando ancora ò___ò
Vado, stay Tokio.

* * * *

Tredicesimo capitolo: un asino


Pdv: Anna (Carotin)

Un mese, era passato un mese da quando avevo fatto quel test.

-Anna, sono passati trenta giorni, è iniziato dicembre, non pensi sia ora di dire a Tom quello che c'è da dire?- mi domandò Maia, per la decimillesima volta.

Ero incinta, nona settimana, la pancia non si notava quindi.. perché dirglielo? Volevo godermi gli ultimi momenti insieme, perché qualcosa mi faceva credere che non ce ne sarebbero stati tanti altri. Tenere il segreto era difficile, considerando le nausee mattutine e il fatto che avessi cominciato a mangiare un po' troppo, inoltre la mia amica era di un'insistenza più unica che rara, mi assillava in continuazione!

-No, non penso. E tu invece? Quando pensi di chiarire con Bill?- Sbottai io, esasperata.

Quei due erano contorti, ma forte! Il frontman mi aveva confessato che Maia le piaceva, ma era convinto di non essere ricambiato; questo perché, lei si comportava in maniera altalenante: prima dolce, poi acida e antipatica. Ero sicura fosse il suo modo di proteggersi dal mondo, nonostante non si fosse mai confidata con me, si capiva che aveva una storia personale abbastanza pesante alle spalle, e perciò le era difficile aprirsi con gli altri.

-Chiarire cosa?- domandò lei, improvvisamente più timida e taciturna. Beccata!

-E dai, dopo che ehm... avete fatto quel che avete fatto, vi evitate! Cioè, tu soprattutto! Perché?- chiesi.

-No, niente, io non evito nessuno!- sviò il mio sguardo, io picchiettai sulla sua spalla, non mi arrendevo facilmente!

-Lui ti piace- affermai sicura io, lei arricciò il naso.

-Okay, partendo dal presupposto che quando ti ci metti, sei una vera scassa palle, un po' mi piace! Te l'avevo già detto un mese fa, no? Quindi smettila di rompere, tra me e lui non succederà nulla!- rispose sottolineando l'ultima parola, beccandosi una mia occhiata scettica.

-Smettila di guadarmi così! Che rottura sei! E smettila di cambiare argomento. Devi dirglielo! Non puoi mantenere segreta una cosa del genere!- alzò un po' la voce.

Purtroppo, proprio in quel momento, Bill aveva deciso fosse ora di venire a chiacchierare con me, e probabilmente aveva percepito qualcosa.

-Che stai nascondendo rossa?- domandò infatti, chiudendosi la porta alle spalle. Tirai un calcetto alla mia cara amica, ero nei guai.

-Nulla!- ricevetti uno sguardo ammonitore dall'altra e anche dal ragazzo, capiva al volo quando mentivo.

-Anna..- sussurrò Maia incoraggiandomi ad asserire la verità, mi decisi a svuotare il sacco.

-Sono incinta!- esclamai. Vidi la faccia del Kaulitz cambiare velocemente espressione: dallo stralunato, al sorpreso e a qualcosa che non seppi identificare.

-Ma..- iniziò, ma lo fermai.

-Ma è un disastro, un terribile casino? Un errore? Sì, si! Come cazzo faccio? Bill, conosci Tom, sai che non è pronto per una responsabilità del genere, senza contare che sareste comunque sempre in tour, ed io? Cazzo, cazzo, cazzo!- Sbottai io.

-Anna, non dire cazzate!- mi bloccò il moro. -Tom ti ama- continuò dolcemente, -Non penso sarebbe capace di... lasciarti! Magari all'inizio resterà stordito, penso sia normale, insomma.. te lo immagini padre? No, ma se ci pensi, nessuno pensava si sarebbe ufficialmente fidanzato, smettendo i panni di SexGott, devi dirglielo, non puoi nascondere una cosa del genere!-

Stetti in silenzio per un momento e poi confessai. -Ho paura, non per via del bambino, penso che riuscirei a crescerlo, magari non perfettamente, ma non sono così impedita. Il problema è Tom, non ce la farei senza di lui e temo che, dicendoglielo, la nostra storia volga al termine.. non sono pronta per tutto questo, posso affrontare una gravidanza, ma non una sua possibile perdita-

Era così, lo amavo troppo. La nostra relazione era da sempre altalenante, il sentimento ce ne aveva messo per uscire, e poi avevo sofferto tanto, talmente tanto da rendermi conto che, senza di lui nella mia vita, non avrei trovato un senso per ciò che mi circonda.

Perché era Tom che rendeva tutto bello, speciale! Ogni momento, nella sua ingenuità, strafottenza, ma era terribilmente dolce quando voleva.

Mi bastava ascoltare Unter deiner Haut e le lacrime scendevano, erano la conseguenza di numerosi ricordi, tristi e felici.

-Anna, non puoi fare finta che il bambino non ci sia, c'è. Più tardi glielo dirai, peggio sarà, potrebbe non perdonarti per averglielo tenuto nascosto, sai quanto sia cocciuto mio fratello. Va da lui- suggerì il gemello, subito spalleggiato dalla bionda.

-Per una volta sono d'accordo con Bill, va da lui, togliti un peso- mi sorrise.

-Siete due fottuti rompipalle, quando vi mettete!- Però avevano ragione, dannatamente ragione.

-Io..io vado- sospirai lasciando i due soddisfatti. -Mh, state pure in camera via voi, intanto. Avete delle cose da dirvi, no?-  Detto ciò me ne andai, dopo aver ottenuto la vendetta personale, tanto bravi a dare consigli loro! Ma aprire gli occhi e dichiararsi no? Sorrisi, mi ricordavano me e Mopp.

Sbuffando, percorsi il corridoio come se fossi una condannata a morte, e bussai dal chitarrista.

-Ehi- disse aprendo la porta e dandomi un bacio sulla fronte.

 Il mio cuore cominciò a martellare, ero così spaventata.

-Senti, io devo parlarti- cominciai nervosamente, mi guardò curioso.

-Sai che non sono brava con i giri di parole.. quindi..- via il dente, via il dolore, giusto?

-Aspetto un bambino Mopp, da te- esclamai velocemente abbassando lo sguardo.

Silenzio.

Silenzio.

Nessuna reazione da parte sua, ecco.. lo sapevo.

-Ti sei fossilizzato per caso?- dissi fingendo sicurezza, in realtà avrei voluto piangere.

-U-un b-bambino?- domandò balbettando, perfetto, l'avevo perso.

-No Kaulitz, un asino guarda! Beh, in effetti, essendo tuo figlio, potrebbe anche essere!- che assurda conversazione.

-Parla la scimmia!- mi guardò scettico, cominciai a ridacchiare.

Stavamo girando intorno alla questione.

-Comunque.. tornando a.. beh..- non sapevo come riprendere il discorso.

-Da quando lo sai?- m’interruppe.

-Un mese..- mugugnai.

-Un mese? E hai aspettato oggi per dirmelo?- alzò la voce.

-Ero spaventata okay Kaulitz?- alzai io la voce, mi guardò incitandomi a continuare.

-Cosa avrei dovuto fare? Correre saltellando da te? Non puoi biasimarmi se ho avuto paura!-

Silenzio.

Ancora silenzio.

-Vado in terrazzo- uscì senza aspettare una risposta, fu davvero difficile arrivare sul tetto senza scoppiare a piangere prima

Uscita, l'aria fresca mi pizzicò il viso. Guardai il panorama, ci trovavamo a Dublino. Il cielo era bello, limpido.

Uno, due tre. Scoppiai a piangere, mi sedetti su una panchina e circondai le ginocchia con le gambe.

Lacrime su lacrime. Passarono due minuti.

E ne passarono altri cinque.

Mezz'ora dopo sentì una presenza vicino a me.

-Scusami, sono un cretino- Chi altro poteva essere? Tom.

Non risposi, tirai su col naso e pensai a che orrenda visione fossi: occhi rossi e gonfi. Si sedette vicino a me e mi abbracciò.

-Ti amo Carotin- sussurrò al mio orecchio. Brividi. -Non ero pronto a una notizia del genere, mi ci vedi padre? E' tutto così.. inaspettato! Però non ti lascio, cresceremo il nostro asinello insieme- mi sorrise e asciugò qualche residuo di lacrime.

-Sarà un bell'asinello- ridacchiai, terribilmente sollevata e felice.

-Ovvio, è mio figlio!- esclamò lui, stringendomi ancor di più e avvicinandosi al mio viso.

Poggiò le sue labbra sulle mie e, come ogni volta, il mio cuore cominciò a battere fortissimo. Amore, semplicemente amore.


* * * *

Dai, questo capitolo è da diabbbbete!
Ditemi che ne pensate susu u__u
Baci, grazie a tutte per l'attenzione.
Anns


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Capitolo 14
*** Sua. ***


(anna

Jetzt sind wir wieder hier! :D
Allora, inizio con i ringraziamenti, 14 recensioni lo scorso capitolo?
Vi adoro terribilmente, grazie mille, non sapete quando piacere mi faccia leggere che vi piace ciò che scrivo *_____*
L'altro capitolo era da diabete, l'avevo detto! E beh, questo è ancora peggio.
Quindi non aggiungo altro, vi lascio alla lettura sperando vi piaccia pure questo C:
{ unleashedLIEBE (Anns) }

 * * * *


Quattordicesimo capitolo: sua

Passarono dieci minuti, ero in stanza assieme a Bill, sperando che Anna tornasse per raccontarci come andavano le cose.

Ma nulla! Tra me e il ragazzo regnava un silenzio terribilmente inquietante e imbarazzante, nessuno prendeva la parola.

-Secondo te come sta andando?- domandai un po' in ansia per la mia amica. Rimase pensieroso per un attimo.

-Mh, non saprei, secondo me Tom non ha reagito bene- mi rispose, tornammo poi zitti.

Passò mezz'ora, io ero seduta sul letto e mi rigiravo un ciuffo di capelli, mentre il cantante guardava fuori dalla finestra con lo sguardo assorto.

Mi persi un po' a osservarlo, Era truccato leggero, non avevo fatto la cresta e i capelli ricadevano lisci lungo le spalle. Aveva uno sguardo così intenso.

Rabbrivì per i miei pensieri, c'era qualcosa di sbagliato, qualcosa che non doveva succedere stava succedendo, senza che io riuscissi a fermarlo.

-La smetti di fissarmi?- brontolò lui, girandosi verso di me e fulminandomi. Merda, si era accorto! Attesi qualche secondo prima di dare un'eloquente risposta, onde evitare balbettamenti e rossore sulle guance. -Nulla, scusami. Mi chiedevo come mai non avessi fatto la cresta, oggi- inventai al momento.

Lui sembrò captare la bugia, ma fece finta di niente. Scrollò le spalle. -Non ne avevo voglia-.

Sbuffai, la conversazione non ingranava; decisi perciò di andare a vedere se c'era la rossa da qualche parte, aprii la porta della stanza ma Bill mi fermò prendendomi per il polso. Sentì una scossa partire dal punto di contatto e fermarsi al cuore, irradiando una strana sensazione di calore, una spaventosa sensazione, aggiungerei. Mi guardò interrogativo. -Voglio trovare Anna, inizio a preoccuparmi- lo informai, i suoi occhi, dapprima interrogativi, mi guardarono dolcemente. Mi ero proprio affezionata all'italiana. Mi lasciò andare e mi accorsi che mi stava seguendo. Pensai di recarmi verso la camera di Tom, sperando fosse lì. Il mio intuito non si sbagliò,  la coppia si stava recando in camera mano nella mano, probabilmente dal terrazzo. Una volta arrivati davanti alla camera, si baciarono e si chiusero dentro.

-Mh, direi che è andata bene- costatai. Lui sorrise e tornammo dov'eravamo prima.

Tornò lo stesso silenzio di prima. La situazione era imbarazzante, soprattutto per me. Dopo esser finiti a letto insieme, mi sentivo terribilmente attratta da lui, e non mi spiegavo il motivo. Non ero una vergine in preda a crisi ormonali, e neanche una fan dei Tokio Hotel che desiderava scoparsi il cantante.

Io ero Maia Ferlich.

Una ragazza amante del metal, della matita nera, dei jeans stretti e delle felpe larghe.

Con una migliore amica fan della band tedesca più in voga del momento.

Il tecnico informatico dei quattro crucchi, con un'innata antipatia verso Bill K.

Con la testa un po' bacata, colpa delle decine di tinte.

Con un carattere di merda, capace di farti piangere per la cattiveria ma consolarti quando tutto va male.

Con la solita corazza dura esternamente, ma dentro tutto era liquido, dilaniato da sentimenti tra loro contrastanti.

Quella che, a primo acchito, ti sembrava la snob di turno, anche se lo era perché preferiva estraniarsi dagli altri, onde evitare di soffrire.

Bastarono tre mesi di lavoro con loro e arrivai a mettere in discussione ciò che sapevo su di me, colpa di quel cazzo di ragazzo.

-A cosa stai pensando intensamente? Sento il tuo cervello in azione, e non succede quasi mai- intervenne l'oggetto dei miei pensieri.

-A quanto sia assurda questa situazione, Will- fu la mia risposta sincera.

-Che intendi Angelika?- fece interrogativo.

Stessi un po' il silenzio, cercando di elaborare una risposta intelligente, senza sembrare una stupida.

-Non riesco a spiegarmi bene, è complicato- gesticolai, -lavoro con voi da tre mesi, e mi avete stravolto la vita. Tu, soprattutto. Sei così fottutamente egoista, viziato, egocentrico- notai il suo sguardo guardarmi stupido, prima che mi fermasse, ripresi a parlare; -ma sei anche una delle persone più dolci che conosca, se non la più dolce sai? Ti giuro, gli sguardi che scambi con Tom.. mettono i brividi, in senso positivo. Si vede quanto tu ci tenga. E poi odio come ti vesti, odio tutto il trucco che ti metti, credimi... stai benissimo così, meno truccato, sembri.. reale! Perchè altrimenti saresti..- faticai a trovare le parole! -saresti bellissimo, ecco. Troppo, una bellezza esagerata, quasi malsana, che crea dipendenza. E non voglio essere dipendente da te-

Gli sputai in faccia tutto quello che avevo dentro, cercando di srotolare la matassa complessa dei miei pensieri. Dopo mi sentì bene, sensazione che si sostituì poi all'imbarazzo per essermi aperta così, che cazzo avevo in testa? Ah sì, aria .

Infatti, mi guardò leggermente spaventato e sorpreso.

-Ti sottovaluti Maia- pronunciò il mio nome in un modo da farmi venire i brividi. -Sei una cosa assurda, davvero. Sei la ragazza meno femminile, più maleducata, sboccata che conosca. Ma sei anche bella, nel tuo modo strano, sei bella. Anch’io ti preferisco meno truccata sai? Hai un bel viso, forse dovresti guardarti meglio allo specchio, o essere meno critica, perché se pensi di non essere carina, beh, pensi cazzate. E nonostante non possa sembrare, tu non sei meno dolce. Quando parli di Andrea ti brillano gli occhi, questo vuol dire che ci tieni. E con quel fottuto sorriso, che fai raramente, riesci a migliorare la giornata, sembrerò troppo melenso, da diabete! Ma è vero-

Rimasi bloccata dal suo monologo. Fu il suo turno di sputarmi in faccia, metaforicamente.

Rimanemmo a fissarci per un minuto buono, in attesa di un gesto da parte di uno dei due.

-Quindi..- cominciai io, lui continuò.

-A questo punto dovrei chiederti se vorresti diventare la mia ragazza, suppongo- disse Bill, al termine mia ragazza, il mio cuore rullò.

-Mi fa strano, essere la tua ragazza- risposi.

-Okay, mettiamola così: vorresti essere la mia groupies personale?- domandò ammiccando.

-Già meglio. Ma mettiamo in chiaro alcune cose- cominciai con tono serio. Mi incitò a proseguire.

-Allora, io sono la tua groupies personale, ma per gli altri la tua ragazza. Non guardarmi così, non voglio passare per la puttana di turno. Perchè non lo sono, sia chiaro! Se stai con me, stai con me, quindi tradiscimi e ti castro. Non dirlo alla stampa, se proprio ci tieni non fare il mio nome. Ci tengo alla mia sanità fisica e psicologica- dissi.

-Devo firmare un contratto?- domandò ironico. Stavo per rispondere, ma non feci a tempo perchè le mie labbra furono occupate a fare altro.

Bill si era avvicinato a me e, cogliendomi alla sprovvista, mi prese per le spalle e fece collidere la mia bocca con la sua.

Stand-by. I miei neuroni entrarono in coma momentaneamente e non riuscì che ricambiare quel bacio, così tremendamente atteso.

-Scusa, non resistevo più- disse una volta staccatosi, sorridendomi allegro.

-Non ti devi scusare, non mi è dispiaciuto per niente- ricambiai il sorriso.

-Sei carina quando sorridi, ti ripeto: dovresti farlo più spesso- mi strinse in un abbraccio protettivo.

Non essendo molto alta, sentivo il suo cuore battere poiché vi avevo poggiato la testa sopra. Batteva forte, come il mio.

-Batte forte- sussurrai sopraffatta dalla situazione.

-E' colpa tua, cretina- rispose scompigliandomi i capelli.

-Mi viene il diabete così- esclamai. Mi guardò pensieroso e si staccò da me.

-Ehi! Penso che morire a causa del diabete, non sia così brutto- mi accoccolai fra le sue braccia esili.

Dio, eravamo così sdolcinati. Ma mi piaceva. Parecchio.

Ispirai il suo profumo, neanche fossi un cane, era buono. Sapeva di.. Bill. Era dolce, ma non di quelli che pizzicano il naso.

Mi baciò sotto il collo, sospirai, era il mio punto debole. Passai le mie dita sulla sua schiena magra, sentendolo rabbrividire. Lui prese ad accarezzarmi il viso, passando per le spalle. Mi lascia trasportare dal suo tocco, poggiai le mie labbra sulle sue e lo strinsi a me. Ci adagiammo sul letto e legai le mie gambe dietro alla sua vita. Lentamente gli sfilai la maglietta, rimanendo un momento bloccata davanti la visione di lui a petto nudo.

Non era per niente muscoloso, gli addominali erano appena segnati, la pelle pallida. Sembrava un dio.

Fu il suo turno, mi sfilò la felpona e rimasi davanti a lui, coperta da un paio di jeans e un semplice reggiseno nero, coi pizzi bianchi.

Gli mordicchiai il lobo dell'orecchio, armeggiando coi suoi pantaloni, poco dopo finirono sul pavimento, insieme ai miei.

Lentamente l'intimo volò via, poggiandosi a terra.

Lui era il mio paradiso. L'altra volta ero ubriaca, e i ricordi scarseggiavano.

Questa volta invece ero presente, dannatamente presente, dannatamente sveglia.

L'altra volta era sesso, questa volta altro. Amore? Pensarlo mi spaventava, perciò evitai di perdere tempo dietro a definizioni.

Mi godetti il momento, mi godetti il mio ragazzo. Il fatto di essere sua, sua fra le sue braccia.

Sua.  

* * * *

Al prossimo! Spero vi sia piaciuto il 14! 

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Capitolo 15
*** Automatic. ***


(anna)


Oddio, sono ancora io! Spero non vi siate già stancata della qui presente Annuccia u_u
Non so che dire, 16 recensioni? Sul serio, non smetterò mai di ringraziarvi! Grazie grazie grazie!
E' il più bel regalo di Pasqua che potavate farmi! E io ricambio pubblicandone un altro, e se tutto va bene
penso di metterne un altro domani sera, al massimo lunedì (:
Belle le vacanze, devo ancora aprire un libro, in compenso ho iniziato a scrivere un altra storia,
e devo dire che mi piace come viene, quindi spero che le idee non mi abbandonino ò_ò
Monologo finito, peace love and stay tokio!


* * * *

Quindicesimo capitolo: automatico



Era la vigilia di Natale e il mio quarto mese di lavoro coi Tokio Hotel stava volgendo a termine. Con mio grande piacere, Saphire, la compagna del manager dei ragazzi, mi aveva confermato anche per gli altri tre mesi del tour, quindi sarei stata in loro compagnia ancora per un po'.

A settembre, il pensiero mi avrebbe fatto inorridire, ma le cose erano cambiate in parte all'inizio di novembre. Bastò pensare a quella data, per immergermi nei pensieri e ricordi.

* * * *

Mi svegliai improvvisamente, in seguito a un movimento vicino a me.

Aprì lentamente gli occhi, trovando Bill Kaulitz che mi fissava dall'altra parte del letto.

Costatai di essere in intimo, così come lui. Ciò bastò a farmi venire voglia di un altro.. round.

-Buongiorno!- mi disse dopo essersi accertato che fossi completamente sveglia. Bofonchiai un "ciao" per risposta e mi avvicinai a lui, accomodandomi fra le sue braccia. Si stava particolarmente comodo e al calduccio lì.

-Sei felice?- domandò d'un tratto.

-Mh, penso che la felicità non esista. Insomma, come diceva Leopardi - dubito che tu lo conosca, rockstar analfabeta-, la felicità non è nient’altro che il momentaneo momento in cui cessa il dolore, una sensazione breve, quindi. Però beh, penso d'aver raggiunto la punta della felicità, oggi. Mh, beh..-

-Stich ins Gluck?- sorrise. -Comunque, non girarci tanto intorno, la risposta è semplice: sì o no?- insistette.

-Si. Tu?-

-Anche-

Sorrisi felice, tornando a baciare quelle labbra che già mi mancavano.

* * * *

-Maia!- la rossa mi risvegliò dal mio stato di trance, era al terzo mese, non si vedeva molto la pancia.

-Che c'è?- domandai.

-Stavi pensando a Bill vero? Dovevi vedere la tua faccia! Secondo me ancora un po' e ti si bloccava la mascella-

-Zitta tu, che sei peggio- borbottai.

-Mh, che due palle!- esclamò. Le domandai perché, mi indicò Tom, che stava dall'altra suonando sul palco danese, per l'ultimo concerto prima delle vacanze.

-Vuole chiamare nostro figlio, o figlia..- la interruppi.

-Thomas Kaultz secondo forse?- le sorrisi ironica, mi guardò sbalordita.

-Ma come fai a saperlo?-

-Ormai vi conosco bene-

-Comunque si, Thomas K. II! Ma ti sembra possibile? E sai quali sono le alternative? Samy se è un maschio, Jessica Pam se è una femmina! Ti rendi conto?-

Mi trattenni dal riderle in faccia, in effetti, il suo ragazzo ne aveva di fantasia! -Wow, nome da rapper e nome da attrice/pornodiva! Uh!- le feci una linguaccia.

-Non sfottere! Sta certa che Bill vorrà chiamare tuo figlio Nena, anche se è un maschio!- mi guardò maligna.

-Ehi! Non rompere le palle! Zitta che stanno tornando!- La incitai, vedendo la band tornare nel backstage dopo la conclusione del concerto.

-Come siamo stati?- domandò il mio ragazzo venendo verso di me.

-Mh, siete stati fantastici!- risposi sincera, la musica comunque non mi piaceva, ma live erano incredibile.

E di fronte a un sorriso come il suo, non avrei mai avuto il coraggio di rispondergli male.

Mi baciò lievemente prima di sparire in camerino, per prepararsi a tornare nel tourbus.

Io avevo abbandonato quello degli addetti ai lavori, trasferendomi da Bill.

Dopo che la band si rimise in sesto, ci dirigemmo verso la nostra "abitazione".

-Ah! Ragazzi! Ho una notizia per voi!- annunciò Anna.

-Non aspetterai un altro bambino vero?- disse Georg scherzoso, guadagnandosi una gomitata.

-No, cretino! Benedetta e Louise mi raggiungono per Capodanno!- sorrise allegra.

Vidi Bill impallidire leggermente, ma non capì perché. La rossa mi aveva parlato di quelle due ragazze, erano due sue amiche.

-Ma alla fine che si fa durante queste brevi vacanze?- domandai io.

-Noi passiamo da nostra madre per Natale, pranziamo lì.- mi guardò un po' in imbarazzo.

-Bill vorrebbe che tu conoscessi nostra mamma, aveva paura di dirtelo, vero fratello?- intervenne Tom, beccandosi un calcio.

Rimasi di sasso, ero terrorizzata dall'idea di conoscere Simone, la sacra donna che aveva cresciuto due esseri del genere.

 -Era solo un pensiero, se non ti va bene!- disse il cantante. Però in fondo volevo incontrarla, se lui me l'aveva domandato, era perché mi riteneva importante.

-No, per me va bene! Spero solo di piacerle- borbottai imbarazzata.

-Le piacerai di sicuro, soprattutto perché non credeva esistesse una ragazza in grado di stare con il signorino!- intervenne Gus.

-Speriamo!- esclamai, in ansia per il giorno dopo.

La mattina successiva mi sveglia presto, il tourbus ci aveva lasciato ad Amburgo a un orario assurdo, ma l'ansia per l'incontro mi rese difficile dormire serena.

Chiamai Andrea, il mio calmante in forma umana.

-Andy! Ho bisogno di te!- piagnucolai subito, senza salutare.

-Dimmi tutto stella!-

-Stella sarà tua nonna! Oggi pranzo da Simone, sono terrorizzata!- esclamai.

-SIMONE? LA SANTA DONNA CREATRICE DEI KAULITZ? Oddio- mi stordì con il suo urlo!

-Cogliona, ho bisogno di supporto, non di una che mi fa ricordare a cosa sto andando incontro! Sono terrorizzata!-

-E' bello questo! Significa che tieni a Bill, ah l'amore!- per fortuna non mi poteva vedere, ero arrossita.

-Non devi avere paura, sii te stessa e la conquisterai, come fai con tutti-

-E questa perla di saggezza da dove l'hai tirata fuori?- dissi scettica.

-L'ho letta su un libro, ma è il significato che conta! Tu cerca di non esagerare col trucco, altrimenti si spaventa!- ridacchiò.

-Ah, simpatica! Comunque, mi raggiungi per Capodanno vero? Vero? Vero? Ti presento i ragazzi-

-I RAGAZZI. I RAGAZZI. I RAGAZZI! IO INCONTRERO' I RAGAZZI. OH MAMMA. Ti amo, sul serio- la sentì sorridere a km di distanza.

-Dovresti essere contenta perché vedi me, dopo tanto!-

-Lo sono, credimi! Però.. i Tokio Hotel. Insomma, è wow. Ci sentiamo stasera, vado a fare shopping, cose sexy! Dai che mi conquisto qualche membro single yes!- mi liquidò in quattro e quattr'occhi sta scema.

Mi buttai sul divano, preparandomi psicologicamente all'incontro.

Seguì i consigli della mia amica, legai i capelli in una coda e mi truccai leggermente, solamente la matita nera sotto l'occhio.

-Pronta per conoscere mia madre? Sei ancora in tempo a tirarti indietro- mi informò Bill, quando ormai eravamo arrivati di fronte alla casa. Deglutì.

-No, voglio conoscerla. Sono contenta che tu voglia presentarmela, davvero- sorrisi dolce e lui mi baciò prima di scendere.

Ero agitata, troppo!  Sentì la mano del cantante insinuarsi nella mia, stringendola. Arrossì il suo tocco mi infondeva tranquillità.

Bussammo alla porta, i primi a entrare furono Tom e Anna, ben accolti da Simone e Gordon.

Ero così imbarazzata! I loro sguardi si posarono su di me.

-Piacere, sono Maia Ferlich- dissi mordicchiandomi il labbro.

-Piacere, io sono Simone e lui è mio marito Gordon! E' un piacere conoscerti!-

-Anche per me!- risposi sincera.

Ci accomodammo tutti nella casa era davvero bella, non sfarzosa. Dava una sensazione di calore.

Il pranzo fu più piacevole di quello che m'aspettavo, l'atmosfera si era sciolta ed ero riuscita a socializzare con i genitori.

-Vedi? Non è andata così male!- mi sorrise Bill, uscendo dalla casa.

-Hai ragione- mi allungai sulle punte e lo bacia appassionatamente.

-Ehm-ehm! Ragazzi dobbiamo andare!- ci interruppe ridendo Tom. Gli mostrai il dito.

Tornando alla macchina, inaspettatamente fu la mia mano a cercare quella di Bill, senza che il mio cervello mandasse alcun comando.

Come diceva la canzone? Why do I keep lovin' you? It's automatic.



* * * *

Buona Pasqua in anticipo donne 

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Capitolo 16
*** Capodanno. ***


(anna)

Okay, scusatemi >___<
Avevo detto avrei postato ieri o domenica, purtroppo il mio computer non collabora! Ha fatto sparire la connessione wi-fi
quindi non ho potuto usare il mio amato portatile, disastro T_T
Beh, ora sono con l'aggiornamento ;)
Bando alle ciance! Buona Pasqua in ritardo *cofcof*
Peace, love and Stay Tokio!



* * * *

Sedicesimo capitolo: Capodanno




Era arrivato l'ultimo giorno del 2011, ero sopravvissuta a un altro anno e adesso il 2012 era alle porte.

Avrei festeggiato Capodanno con tutta la banda al completo: Tokio Hotel, la rossa e le sue due amiche, qualche amico dei quattro e la mia Andrea.

 Mi stavo recando, accompagnata in auto da Saki, alla stazione di Berlino - dove si sarebbe tenuto il party - per prendere la mia freundin.

Ero spaventata, avevo il terrore di rivederla: era una ragazza leggermente esuberante, rischiavo di morire sotto il suo abbraccio!

Mi sedetti su una panchina, vicino al binario d'arrivo del suo treno, aspettando.

Dieci minuti dopo, la vidi. Scese goffamente dal vagone, tirandosi dietro un mega-trolley. I capelli neri svolazzavano sotto il vento freddo della Germania, gli occhi castani brillavano dalla contentezza. Un sorriso si fece spazio nel mio viso, sventolai la mano per attirare la sua attenzione e, come avevo previsto, mollò la valigia a terra e mi saltò addosso.

-MAIAAA! Dio mi sei mancata!- mi urlò abbracciandomi.

-Anche tu! Ma voglio vivere, ho bisogno d'aria!- dissi cercando di respirare.

-Sono quattro mesi che non ci vediamo, ti rendi conto?- esclamò separandosi da me.

-Si, me ne rendo conto! Emozionata per stasera?- domandai, abbastanza sicura della risposta.

-Si! Cavolo, io.. credo che, dopo ciò, potrei morire felice- mi sorrise radiosa.

-Oh, non ti azzardare a morire! Dai muoviti, dobbiamo andare a prepararci! La festa è fra quattro ore!- la informai.

La aiutai a portare la valigia, lei era troppo fra le nuvole per fare due passi senza cadere.

Una volta arrivati in hotel, le illustrai il programma della serata. -Andiamo in camera di Anna, lì ci sono le truccatrici che ci aspettano, poi i ragazzi ci raggiungeranno e festa!- la vidi sbiancare e ridacchiai, trascinandola dalla rossa.

-Rossa! Lei è la mia migliore amica, Andrea- gliela indicai, una volta entrate in stanza.

-Piacere, io sono Anna!- le sorrise, porgendole la mano.

-Ti conosco!- ricambiò la stretta, sorridendo entusiasta e squadrandola -Ma...-  si soffermò sulla pancia. Come se n'era accorta non so, non si vedeva nulla!

La Schneider arrossì e confermò i suoi dubbi. -Sono incinta, di Tom. Non dirlo in giro per favore!-

-Oddio, che bello! Congratulazioni!- rispose Andrea, entusiasta.

-Loro sono Louise- indicò una ragazza abbastanza bassa, formosa e con un viso simpatico, -e lei è Benedetta- indicò l'altra, quella che doveva essere la sua migliore amica, lunghi capelli e un vestito terribilmente rosa. Storsi leggermente il naso, cercando di non dare a vedere che, in realtà, non mi stesse simpatica.

-Piacere!- rispondemmo io e Andrea, presentandoci.

-Lei è Maia, te ne ho parlato, sta con Bill- sottolineò le ultime tre parole, e non capì il perché.

-Beh, ci prepariamo?- intervennero in coro le due truccatrici, Natalie e Valerie. Loro sarebbero andate a Colonia a festeggiare.

Per la serata, io avevo scelto un paio di jeans neri, stretti; avendo dovuto rinunciare - sotto minaccia di Bill - alle mie bellissime felpe, scelsi un maglioncino lungo, bianco con scollo a barchetta. Non era tipico del mio stile, ma l'alternativa era una camicia di seta rossa! Avrei messo i miei bellissimi anfibi, se solo il mio ragazzo non avesse giocato la carta degli occhi dolci e del labbrino, lo odiavo quell'essere! Così avevo un paio di scarpe col tacco, bianche. Ovviamente, dopo un minuto che le avevo messe, mi venne un male cane! Per i capelli, li avevo lasciati lisci, senza fronzoli; gli occhi mi erano stati contornati da un leggero strato di matita nera dalla truccatrice, al posto del solito eye-liner però, avevo deciso di mettere ombretto bianco, per una volta si poteva fare!

Tutte le altre ragazze avevano messo dei vestiti, tranne Anna che indossava un maglione anch'essa, per non far vedere troppo la pancia.

Quella vestita peggio, secondo me, era Benedetta. Era bella sì, longilinea, curve al punto giusto, ma proprio non m’ispirava simpatia! Aveva un abitino rosa molto aderente, che le arrivava poco sotto l'inguine e un paio di stivali con tacco altissimo, come se ne avesse bisogno! Senza contare la quantità di rossetto e ombretto rosa, sembrava un.. confetto. E, a me, in confetti facevano schifo.

-Fra quanto arrivano i ragazzi?- domandai alla rossa, che scrollò le spalle.

Poco dopo, qualcuno bussò alla porta. Vidi Andrea arrossire e attaccarsi a me emozionata, io ridacchiai.

I quattro fecero il loro ingresso trionfale, per essere perfetto mancava solo il rallenty e qualche musica sotto!  La mia amica mi stritolò la mano.

Non guardai gli altri, il mio sguardo si soffermò su Bill, il mio Bill.

Era bello, da mancare il fiato.

Indossava un paio di jeans stretti, che evidenziavano quelle gambe magrissime, ai piedi un paio di anfibi da qualche migliaio di euro. Aveva una giacca a scacchi, bianchi e grigi e sotto una maglia a scollo a v, con sopra una delle sue solite collane. Il viso, fu un colpo al cuore.

Aveva lasciato i capelli come piacevano a me, lisci, senza cresta e non aveva neanche esagerato con il make-up.

La mia mente elaborò solo una parola per descriverlo: perfetto.

-Attenta che stai per sbavare- sussurrò la mia amica su un orecchio, per non farsi sentire. Ridacchiai imbarazzata.

Mi avvicinai al cantante, presentadogli Andrea. La ragazza sembrava in apnea, dovetti ricordarle più volte di prendere fiato, tanto era emozionata.

Dopo averle fatto fare il giro con la band, la lasciai nelle mani di Louise - che l'aveva presa in simpatica - per andare da Bill.

-Sei bellissimo amore- sussurrai abbracciandolo. Sprofondai nell'imbarazzo dopo, l'avevo chiamato amore? Ero rincoglionita forse? Non era da me dire cose così.. dolci! Mi era uscito spontaneo, senza che il mio cervello bloccasse la parola.

-Anche tu, piccola- disse lui dolce. Non dovetti neanche alzarmi sulle punte per baciarlo, bastò che s'abbassasse un po' e le nostre labbra si sarebbero incontrate.

-Ragazzi è ora di andare!- ci interruppe la voce nasale di Benedetta. Mi trattenni dallo sbranarla.

-Ciao Bill!- disse lei, avvicinandosi a lui, scansandomi e abbracciandomi.

L'avrei presa a calci a seduta stante, se non fosse stato per Andrea che, intuendo aria di guai, m'aveva trascinata via.

-Ma hai visto? Sta facendo l'ora con il mio ragazzo!- piagnucolai io.

-Ma come sei gelosa! Dai, è ora di andare! Siamo in macchina con le ragazze, ci incontriamo con la band al locale-

-Allora, piaciuti?- domandai curiosa.

-Sto facendo finta sia un sogno, insomma.. se mi rendo conto che questa è la realtà, è finita! Svengo, kaputt!- ridacchiò, contagiando anche me.

-Da quanto stai con Bill, Maia?- domandò la castana, calcando il mio nome in modo.. fastidioso.

-Due mesi- risposi sorridendo. Mi guardò con insufficienza, smettendo di prestarmi attenzione.

Arrivammo al locale alle undici, era pieno di ragazze fuori, che avevano scelto di passare il loro capodanno fuori al freddo per vedere la loro band per pochi minuti, per quanto pazze fossero, erano da ammirare.

Appena scese, ci rifugiammo nel privè, i ragazzi arrivarono poco dopo.

-Noi andiamo a ballare! Bill, te la rubo per un po'!- disse Andrea tirandomi fuori dalla stanza, senza darmi il tempo di replicare.

-Ma perché mi hai portata via?- mugugnai infastidita.

-Scusa? Non ci vediamo da QUATTRO MESI, è il minimo in fatto che ti rapisca!-

Passammo la mezz'ora successiva a parlare, finché non vidi Bill scendere, stavo per dirigermi da lui quando vidi che era seguito da Benedetta, che lo teneva per mano. Strabuzzai gli occhi e indietreggiai.

-Andrea, dimmi che quella lì non ha preso per mano il MIO ragazzo. Dimmi che è l'effetto dell'alcool, anche se devo ancora bere.-

-Quella lì non ha afferrato per mano il tuo ragazzo, è effetto dell'alcool- rispose lei.

-Ma sei cretina? Cazzo ma che pensa di fare?- sbottai.

-Magari vogliono solo ballare..- disse piano, senza convinzione. Mi spostai in un angolo, così che la coppia non mi potesse vedere. Andarono al centro della pista e cominciarono a ballare, parlottando fra loro. Passarono i minuti, finché non arrivò l'ultimo minuto del 2011.

-E ora tutti qua in pista! Conto alla rovescia!- annunciò lo speaker.

Sorrisi ad Andrea e mi avvicinai a Bill, non appena mi vide lasciò Benedetta da parte e mi abbracciò.

Ero arrabbiata con lui, arrabbiata perché mi aveva snobbato per tutta la serata, ma tutta l'ira svanì non appena le sue braccia mi strinsero.


10. Gli sorrisi.

9. Mi sorrise.

8. Lo strinsi.

7. Mi accarezzò la schiena.

6. Gli cinsi le spalle con le braccia.

5. Mi lasciò un bacio sul collo.

4. Appoggiai la mia testa sul suo petto.

3. Ascoltai il suo cuore battere.

2. Avvicinò la sua bocca alla mia.

1. Mi sfiorò le labbra.

0. Mi baciò.


Gli ultimi dieci secondi dell'anno 2011 furono bellissimi, e anche i primi minuti del 2012.

-Vado a fare un po' di auguri in giro- disse staccandosi da me.

Mi lasciò così, come una stupida in mezzo a tutta la gente che si stava scambiando gli auguri. Corsi da Andrea, che stava chiacchierando con Gustav, e l'abbracciai facendole gli auguri, andando poi dagli altri. Una volta finito, cercai Bill con lo sguardo e lo notai assieme a Benedetta, ancora! Lui si sporse per darle un bacio sulla guancia ma, lei, colse l'occasione al balzo e gli stampò un bacio in bocca. Lui non si staccò, rimase lì, stupido dall'azione.

Sentì il sangue salirmi al cervello, perché non si era scansato? Perché non l'aveva guardata male? Era rimasto lì.. passivo.

Localizzai Anna e notai che mi fissava preoccupata, la raggiunsi e mi diressi con lei fuori dal locale.

-Anna, ti prego, dimmi che cazzo passa per la testa della tua amica-confetto- domandai diretta.

-Lui le piace- rispose lei, insicura.

-Non me ne ero accorta, guarda!- sbottai nervosa. -Bill.. non mi sembra che le sia indifferente- affermai.

-Ecco.. io..- lo sapevo, doveva dirmi qualcosa.

-Parla, lei è tua amica okay? Ma ho il diritto di sapere, poiché ha baciato il mio ragazzo davanti a tutti!-

-Allora ti racconto.. quando ancora ero in tour con la band, due anni fa ormai, ho fatto conoscere Anna ai ragazzi, e diciamo che è rimasta colpita da Bill, e lui da lei. Non so molto di ciò che è successo dopo, si messaggiavano e cose del genere.. io avevo parlato con lei, perché non è una di quella che amano le storie serie, più toccata e fuga, ecco; non volevo che si comportasse male con lui, perché lui si merita il meglio, e secondo me il suo meglio sei tu. Credevo mi avesse ascoltata, perché non mi ha più fatto sapere nulla.. nell'anno in cui sono stata lontana da Tom, sono venuta a scoprire, qualche mese fa.. che Bene era andata più volte a trovare Bill.. e hanno insomma.. però nulla di serio-

Rimasi scossa da tutto ciò. Loro.. erano stati insieme!

-Ma Bill non l'ha dimenticata- costatai tristemente io.

-Non so che dirti, lui non mi ha mai parlato di questo. Infatti ci sono rimasta male, hanno fatto tutto in segreto!-

-L'hai visto no? Mi ha snobbato tutto la serata, tranne quei dieci secondi pre-anno nuovo, per stare con lei-

-Secondo me, Bill è solo confuso. Lui ti ama, si vede, e anche tu lo ami, siete perfetti secondo me. Benedetta è.. no, non fa per il cantante. Lui aveva una specie di cotta per lei, ma di te, è innamorato-

-Devo pensarci su. Mi mandi fuori Andrea per favore? Tu torna dentro, non vorrei che Tom s'arrabbiasse con me per averti intrattenuta- le feci l'occhiolino. Lei annuì e cinque minuti dopo la mia migliore amica mi raggiunse, armata di cappotti e borsette.

-Perchè hai preso i cappotti?- le domandai.

-Ti conosco Maia, vuoi tornare in albergo- mi sorrise, era proprio quello che volevo fare.

-No aspetta, tu puoi rimanere qui, non voglio rovinare il tuo primo giorno del 2012-

-Tu hai reso il mio ultimo giorno dell'anno e primo già meraviglioso, andiamo. Hai bisogno di riflettere, si vede che sei tormentata- disse abbracciandomi protettiva.

Le sorrisi dolce. -Hai ragione, io..- presi fiato. -non posso credere che abbia baciato un'altra- mi mordicchiai il labbro, togliendo via una lacrima che rigava il viso.

-Non piangere, andrà tutto bene- mi strinse più forte.

Lo speravo, davvero.



* * * *

Recensire non uccide nessuno! Credo *faccia perplessa*

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Capitolo 17
*** Ammettilo. ***


(anna)

Hallo kleine Androiden!
Scusate il ritardo col postare, purtroppo il mio computer ogni tanto mi lascia a piedi inoltre,
è iniziato maggio: l'ultimomesediscuola! E quindi devo sbattere la testa sui libri, per non rovinare
tutto il lavoro di un anno intero, che paaalle!
Senza dimenticare lo shock provocato dalla barbetta di Bill! xD
...e dalla maglietta bianca di Tom *w*
Scusate, ogni tanto mi perdo divagando!
Volevo ringraziare ancora una volta voi, lettrici silenziose&loquaci,
e quelle che l'hanno messa tra le seguite/preferite/ricordate.
Davvero, grazie di cuore, è una soddisfazione grande.
Stay Aliens.


* * * *


Diciassettesimo capitolo: ammettilo



La mattina successiva mi sveglia che era ormai mezzogiorno passato, con un mal di testa incredibile. Un flashback mi riportò a tutto ciò che era successo la serata precedente, portando con sé una sensazione di rabbia mista a tristezza. Dovevo assolutamente parlare con Bill. Svogliatamente mi alzai dal letto e indossai una tuta sformata e comoda, lavandomi velocemente il viso. Uscì dalla stanza lentamente, diretta verso quella del mio ragazzo, ovviamente lui e la band stavano sulle suite. Preferii le scale, non mi andava di incontrare qualcuno in ascensore, soprattutto perché rischiavo d'esser scambiata per una barbona.

Raggiunsi il corridoio, dove alloggiava il cantante, ma, mi bloccai prima di imboccarlo: dalla sua porta stava uscendo Benedetta, con addosso agli stessi vestiti della sera precedente. Rimasi di sasso, e di merda. Indietreggiai e tornai correndo alla mia stanza.

Quello era troppo, un bacio potevo anche sopportarlo, ma una notte di sesso selvaggio col confetto no, decisamente no.

Aprì la porta con uno scatto degno di un atleta e quasi non travolsi la mia amica Andrea, che si era appena svegliata.

-Buongiorno Maia! Come stai?- domandò apprensiva, squadrando il mio abbigliamento e il mio sguardo non amichevole.

-Non so, devo trattenermi dallo scoppiare a piangere e anche dal picchiare quell'essere femminile tutto vestito di rosa a, e dal rendere il mio ragazzo un eunuco!- sbottai io stringendo convulsamente i lati della mia giacca.

-E' successo qualcosa che non so? Il mio sesto senso dice che mi sono persa un po' di cose- annunciò lei.

-Il tuo sesto senso? O la mia faccia scazzata e comportamento isterico? Ho visto Benedetta uscire dalla camera di Bill, con gli stessi abiti che aveva addosso ieri!-

Mi guardò preoccupata per un momento, incerta su come reagire; in fondo, era la prima volta che mi vedeva in quello stato: non avevo mai sofferto per ragazzi, da sempre una che viveva le storie con leggerezza, senza prenderle troppo sul serio. Poi era arrivato lui, e aveva stravolto tutto, rendendomi dannatamente fragile ed esposta, capace a donarmi il sorriso con un gesto e farmi piangere allo stesso tempo.

-Dovresti parlarci, devi chiarire! Magari.. non è successo quello che pensi sia successo!- esclamò con tono carezzevole.

Odiavo quel tono, mi faceva sentire una stupida! Le facevo pena, la povera ragazza innamorata e tradita.

Vedendo che non rispondevo, prese ancora la parola. -Io scendo a pranzare, sono convinta che Bill arriverà da te fra poco, lascialo parlare, con aggredirlo né picchiarlo, mi raccomando!- mi ammonì lei, facendomi sorridere.

Così lei scese, lasciandomi sola con i miei pensieri, cosa alquanto pericolosa.  Poco dopo, come previsto da Andy, qualcuno bussò alla porta.

-Piccola, mi apri?- la sua voce mi fece vibrare il cuore.

-E' aperto- risposi con voce atona.

Fece capolino nella camera, anche lui in tenuta comoda, struccato e con i capelli legati. Bello come sempre.

-Che hai? Ieri sera sei sparita!- fece con tono accusatorio.

-Ah, te ne sei accorto allora! Credevo che Benedetta ti avesse monopolizzato! Sai, dopo il bacio!- dissi fredda e allusiva.

-Il b-bacio?- lo avevo preso in contropiede.

-Vi ho visto, insomma.. eravate al centro della pista- la mia voce aggiunse un tono amaro, come rassegnato.

-....- non rispose.

-Bill..- presi fiato, -perchè?- fu ciò che domandai.

-Solo un bacio, piccola. Mi ha colto alla sprovvista, non ho reagito. Mi dispiace, fino a qualche mese fa ero convinto di essere cotto di Benedetta, poi ho incontrato te e.. l'ho dimenticata. Rivederla mi ha scombussolato- ammise.

-Scombussolato? Che intendi dire?- ero confusa.

-Non ero pronto a fare i conti con lei, ma ho capito che non vale nulla- rispose.

-Ah, allora perché l'ho vista uscire da camera tua prima Bill? Con gli stessi vestiti di ieri!-

-Ieri sera sono tornato in hotel solo, con Georg e Gustav, puoi chiederglielo. Lei si è presentata stamani, io l'ho mandata via- mi spiegò calmo, sincero.

-Non.. non so come fare a crederti Bill- dissi con voce tremante, dalle lacrime e dalla rabbia.

-Dovresti credermi- negai con la testa, abbassando lo sguardo.

-Quindi che vuoi fare? Lasciami?- alzò la voce, alterato.

Lo guardai fissa, rispondendo poco dopo. -Si.- secca e coincisa.

-Non puoi piccola, non puoi- sussurrò avvicinandosi a me, io arretrai contro la parete del letto.

-Si che posso- replicai.

-No, non puoi lasciarmi. Sei fottutamente innamorata di me- la sua voce era sicura, calda.

-Non ti sopporto, Bill Kaulitz-

-Smettila. Ammetti la verità, per te stessa- si avvicinò ancora, sedendosi di fianco a me.

-Non ti amo cazzo! Ti odio e piantala!- sibilai di rimando.

-Tu.. non credi nell'amore. Perché?- mi chiese calmo.

-Io credo nell'amore, perché dici il contrario?- dissi io, anche se aveva colto nel segno.

-Non sono stupido, vedo che.. metti sempre dei paletti e fai fatica a fidarti di me. Qualcosa con i tuoi genitori, forse?-

Aveva indovinato, ancora. Riusciva a leggermi così bene, a sfogliarmi a suo piacimento.

-Mh, sono scettica di mio. In fondo neanche so cos'è l'amore. Da mia madre non l'ho mai avuto, mio padre non so chi sia- scrollai le spalle.

-Non sai cos'è l'amore? E il nostro cos'è?- domandò.

-Non è amore. Io non ti amo, sei solo uno stronzo con due piedi in una scarpa!- risposi arrabbiata.

-Tu mi ami- insistette lui. Evitai di rispondere, tirai su col naso, ormai le lacrime scendevano copiose.

-Guardami negli occhi e di che non sei innamorata di me- mi alzò delicatamente la testa, facendo collidere gli sguardi.

-Non ti sopporto, sei una persona terribilmente egocentrica, viziata e insopportabile! Mi fai stare di merda stronzo!- gli sputai in faccia, metaforicamente.

-Però mi ami- concluse lui.

-Fanculo- mi girai dall'altra parte. Sentì che mi prese per il polso, obbligandomi a voltarmi. Sfuggì alla sua presa e mi alzai, lui mi seguì e mi si parò di fronte.

-Ma che cazzo vuoi? Vuoi lasciarmi andare?- esclamai nervosa.  Mi circondò con le sue braccia, in un abbraccio protettivo.

-Lasciami!- cercai di divincolarmi, aveva più forte di quello che pensavo! Così mi lasciai andare, passiva.

Sospirai, e decisi di accontentarlo. -Sono innamorata di te, sei un fottuto rompipalle, ma ti amo comunque- abbassai il tono.

-Ecco, ci voleva tanto?- disse con tono vittorioso, lo guardai male.

-Ti amo anche io, comunque- confessò guardandomi negli occhi.

Tutta la rabbia repressa si frantumò in un istante, grazie a quelle parole pronunciate con quella voce così calda e dolce.

Bill Kaulitz era diventato la mia droga, potevo decidere di smettere di vederlo, ma mi sarei solo fatta del male.

Potevo morire di overdose, ma sarebbe stato una bella fine, per mano sua.

Mi maledissi per quei pensieri così sdolcinati e melensi.

Durarono poco, perché poco dopo il mio cervello non fu in grado di produrre alcuna reazione.

Il cantante aveva approfittato della mia lotta interiore per fiondarsi sulle mie labbra. Istintivamente, reagì al bacio.

Le sue ossute braccia erano la mia casa.

Così alla fine ci ero cascata, mi ero innamorata di quella diva insopportabile.



* * * *


Si, ogni tanto riesco a fare cose dolci anche io, circa.

Spero vi sia piaciuto.

A.

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Capitolo 18
*** Chiarimenti. ***


anna

Scusate se sono leggermente sparita, sono sommersa di compiti.
Sarò breve, oggi il mio umore è sotto zero, mattinata invalsi e sono reduce
dallo studio di storia, mal di testa pazzesco.
' I feel so, claustrophobic here '
Vi lascio al capitolo, spero vi piaccia.
Stay Tokio.



* * * *


Diciottesimo capitolo: chiarimenti




Pov Carotin

La serata di Capodanno si era conclusa nei migliori dei modi, non aspettavo altro: stare assieme a Tom e godermi l'ultimo giorno dell'anno con lui. Avevamo passato la serata ballando e chiacchierando, anche con gli altri, e c’eravamo ritirati piuttosto presto per comportarci da coppia. La nostra relazione precedeva bene, finalmente eravamo sereni. La gravidanza precedeva bene, ero al terzo mese, a parte qualche attacco di nausea, ma era normale.

Mi allungai sul letto, stiracchiandomi e aprendo lentamente gli occhi. Trovai Tom ancora addormentato, con un sorriso timido sul volto. Sorrisi dolce.

Mi alzai, cercando di fare meno rumore possibile, mi girai per controllare se si era svegliato, si: sbatteva lentamente le palpebre, ancora assonnato.

-Buongiorno Mopp. Scusa, non volevo svegliarti- dissi piano.

-Mi sono svegliato non sentendoti più qui- rispose sorridendomi, facendo battere il cuore più veloce.

-Scendiamo a fare colazione?- gettai un'occhiata all'orologio sul comodino -anzi, pranzo poiché è colazione- ridacchiai. Lui annuì, si alzò e venne vicino a me, abbracciandomi e lasciandomi un bacio in fronte, per poi dirigersi in bagno.

Una ventina di minuti dopo, scendemmo nella sala da pranzo. C'era poca gente in giro, probabilmente ancora a letto. Ci recammo nel nostro tavolo, dove ci accolsero le due G, il manager, Louise e Andrea.

-Salve! Bill e Maia non si sono fatti vedere?- domandai, risposero con un cenno negativo. La vedevo brutta: la sera prima avevo notato Benedetta baciare Bill, sicuramente Maia non l'aveva presa bene! Iniziammo a pranzare, gettavo sempre qualche occhiata alla porta per vedere se la coppietta entrava. Passarono i minuti, mangiammo il secondo e, finalmente, quando portarono il dessert, fecero la loro comparsa. Mano nella mano.

Ridacchiai osservando quella strana accoppiata: la ragazza era piccolina, molto bassa di statura, ma con un fisico ben proporzionato; i capelli biondi chiarissimi contornavano quel viso arricchito dalla matita nera e due occhi bellissimi verdi. Indossava una felpa simile a quelle che mettevo sempre io, mentre i jeans erano stretti; il contrasto con cantante era evidente: lui altissimo, venti centimetri buoni più di lei, vestito tutto in nero, simile all'altra. Capelli neri lasciati sciolti e trucco più leggero del solito. Una coppia che attirava l'attenzione, insomma.

-Buon primo giorno del 2012!- disse Maia sorridendo allegra. Perfetto, avevano già chiarito! Era caduta anche lei nella trappola Kaulitz, innamorarsi di loro era la cosa peggiore che potesse capitare a una donna, creano dipendenza, possono farti soffrire quanto vuoi, ma tornerai ad amarli, più di prima.

-Alleluia! Che avete fatto fino ad adesso?- domandò Tom, utilizzando tono appositamente provocatorio. Li vidi scambiarsi un'occhiata imbarazzata. Beccati!

-Ah, non voglio sapere!- intervenne Gustav. -Ma Benedetta non c'è?- a questa domanda il viso della bionda s’indurì per un attimo.

Scrollai le spalle, chissà dove si era cacciata. Vidi il manager scambiare un'occhiata con la sua compagna, e poi aprire la bocca per parlare.

-Ragazzi, adesso che ci siete -quasi- tutti, devo dirvi una cosa. Mancano ancora tre mesi alla fine del tour, ci stiamo già organizzando per prolungarlo e toccare altre città, ma questo è un altro discorso. La vostra prossima data è fra quindici giorni, quindi avete due settimane di libertà!- disse.

La band si guardò negli occhi, tutti entusiasti della notizia, un po' di riposo ci voleva!

-Possiamo andare in vacanza quindi?- fece Bill, il manager lo guardò sospettoso. -E dai, volevo tornare alle Maldive! E' da tanto che non ci rilassiamo come si vede!- disse assumendo la solita faccia da cul..cucciolo: occhi lucidi e sorriso dolce, seguito a ruota dal gemello e da tutti i membri della tavola, Maia ed io ci guardammo un po' sconcertate, eravamo finite in manicomio? Tuttavia, l'uomo non seppe resistere a quelle facce, era impossibile!

-Va bene, e smettetela di guardarmi in quel modo! Per me va bene, basta che stiate attenti! Non fatevi beccare dalla stampa, travestitevi e non fate casini! Voglio che torniate in forma, pronti per l'altra parte del tour! Ci aspettano ancora tappe in Italia, Francia, Cina, Giappone e anche in America- terminò il discorso con tono serio, ma senza nascondere un sorriso.

-Quindi si va alle Maldiveeeee!- esclamò Maia contenta.

-Si! Che figata, non ci sono mai stata!- dissi io, allegra. Mi rabbuiai però, c'era un piccolo problema.

-Che c'è Car?- domandò Tom, guardandomi accigliato.

-Sono incinta di tre mesi, se metto il costume si vede- piagnucolai, facendolo ridacchiare. Lo guardai male, era una cosa seria!

-Ma piantala! Se andiamo nello stesso posto di qualche anno fa, avremo spiaggia privata e anche clausula di riservatezza, quindi è molto difficile essere paparazzati- mi rassicurò.

-Si però le vostre foto in costume si trovano su google, quindi non così difficile!- sbuffai.

-Allora prendiamo casa con piscina e non usciamo da lì! Dai, piuttosto di stare qua!- insistette, guardandomi intensamente, con quei maledettissimi occhi nocciola capaci di mandarmi in tilt in un nanosecondo. Così, alla fine, annuì.

Continuammo a chiacchierare allegri per un'altra mezz'oretta quando, finalmente, anche Benedetta si unì a noi, completamente vestita e profumata, perfetta come solo lei riusciva a essere dopo una nottata di puro divertimento e alcool. Intercettai il suo sguardo e mi alzai per poterle parlare in privato.

-Buongiorno Anna!- disse abbracciandomi, una volta raggiunto l'atrio dell'hotel. Ricambiai la stretta.

-Allora, devi dirmi qualcosa?- domandai sospettosa, lei fece no con la testa.

perche mi hai mentito? Perché non mi hai detto che ti sei incontrata con Bill durante l'anno in cui ho rotto con Tom?- insistetti.

-Io.. sapevo che stavi male per lui, e parlartene non avrebbe migliorato la situazione-

-Palle! Sapevi che non avrei approvato- dissi io. -Io ti conosco, quasi meglio di me stessa. E ti voglio bene, voglio bene anche a Bill, per questo non avresti avuto la mia approvazione. Ti stanchi facilmente, non hai mai portato avanti una relazione troppo a lungo. E il cantante non merita di soffrire perché non hai voglia di lui.- spiegai, lei si mordicchiò il labbro e scrollò le spalle, avevo detto il vero.

-Adesso voglio sapere perché ti stai comportando così! Hai visto che Bill sta con Maia, hai visto che si amano! Perché rovinare tutto per un tuo capriccio?-

-Non so che mi sia preso... lui mi piace, e vederlo felice con un'altra mi ha fatto fastidio- disse.

-Ecco perché non dovresti metterti in mezzo: se lui ti piacesse veramente, non avresti provato fastidio, ma tristezza-

-Hai ragione, io.. devo scusarmi con Bill- ammise. La guardai in attesa di altro -si, okay! Anche con Maia- sbuffò.

-Dai, te li chiamo!- La lasciai lì, andando a chiamare la coppia.

Pdv Maia

La rossa era uscita a parlare con Benedetta e poi, una volta ritornata, aveva detto a me e Bill che ci voleva parlare.

Avevo una vaga idea di ciò che avrebbe detto, perciò mi recai da lei relativamente tranquilla. Ci aspettava nell'atrio, visibilmente nervosa.

-Eccovi..- disse.

-Eccoci-  rispondemmo io e il mio ragazzo.

-Io.. devo scusarmi. Insomma, Bill.. mi sono comportata da egoista, ho pensato a me stessa e non ai casini che avrei provocato tra te e Maia- fece il suo discorsetto tutto d'un fiato, guardandoci speranzosa.

-Benedetta, se devo essere sincero, mi hai deluso. Però, direi che è meglio passare sopra a ciò che è successo- le sorrise Bill, proprio non riusciva a comportarsi male, doveva sempre essere tenero e dolce. Tornò a guardare me.

-Sinceramente, posso passarci sopra, ma non sono disposta ad altro: non voglio essere tua amica. Magari sei la persona più simpatica del mondo, non so! Ma dopo che hai baciato il mio ragazzo davanti a me, non riesco a essere molto ben disposta con te. Non ti sei comportata per niente bene, e mi hai fatto una brutta impressione. Secondo me non ti meriti neanche l'amicizia di Anna, hai un modo di fare troppo egoistico. Okay, ho finito-

Mi guardò sbigottita, si limitò a sussurrare un "capisco". Detto questo, andai in ascensore con Bill, che mi guardò con rimprovero.

-E non guardarmi così Kaulitz! Sono diversa da te io, non riesco a far pace con tutti. Mi sta antipatica!- arricciai il naso, facendolo ridacchiare.

-Beh, l'importante è che tutto tra noi sia tornato come prima- sorrise.

-Sgarra ancora e diventerai un eunuco, stai attento! Faccio fatica a passare sopra le cose, rifallo e puoi dirmi addio- dissi perentoria.

-Mai più!- si fece largo sulle mie labbra, baciandomi. Quando si staccò, mi guardò euforico.

-Adesso dobbiamo fare le valigieee! Prendiamo il primo volo che è.. domani!- un sorriso spazioso si allargò sul suo viso.

-Oh! Non vedo l'ora!- ricambiai sorridendo di mia volta.

Le Maldive ci aspettavano.


* * * *

Bis bald, kleine Androiden.


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Capitolo 19
*** Maldive. ***


Anna(c)

Salve!
Eccomi qui con il capitolo sulle Maldive, dovevano essere due (parte 1, parte 2), però ho deciso di unirli,
 visto la brevità dell'ultimo pubblicato!
Sarò breve, vi ringrazio come sempre per aver letto e recensito, siete fantastiche!
Ma ora posso chiedervi un altro favore?
Visto che sono stata brava e ho postato velocemente (*-*),
leggete e recensite la mia nuova OS? Grazie!


Quell'amaro amore {platonico}


* * * *


Diciannovesimo capitolo: Maldive




Ero disperata, davvero. La vacanza alle Maldive non era in programma, quindi nel mio guardaroba non c'era nessun capo estivo o, comunque, appetibile per il clima di quel luogo. Al massimo potevo tagliuzzare i miei jeans per ottenere degli shorts, ma sarebbe stato uno scempio!

Non potevo neanche andare a comprare qualcosa, a parte il fatto che non c'era tempo, non sapevo dove comprare costumi, top e pantaloncini, era ancora inverno! Andrea non poteva aiutarmi, essendo tornata ad Amburgo nella mattinata.

Sbuffai, dovevo trovare una soluzione, ma come?

Chi mi salvò dalla tragica situazione fu Bill, che si presentò davanti alla mia porta con un sorriso smagliante.

Ovviamente ero sorpresa di vederlo lì: pensavo avrebbe impiegato più tempo per fare le valigie, soprattutto perché aveva una miriade di vestiti!

-Kaulitz, ma hai già sistemato le tue valigie? Mi stupisci!- dissi sarcastica, appena lasciò libere le mie labbra, dopo avermi baciata.

-Ah, ma come sei simpatica!- ridacchiò, -Scommetto che hai bisogno di me- disse posando lo sguardo sulla mia camera, in cui regnava il caos: una valigia aperta sopra al letto, con dentro solo l'intimo e le scarpe, a terra e per l'armadio jeans e felpe gettati al loro destino.

-Ehm.. senti! Non avevo di certo programmato un viaggetto alle Maldive, non sono attrezzata!- mi arresi imbarazzata di fronte al suo sguardo divertito.

-Ma come sei carina!- mi prese in giro.

-Non rompere le palle, Will- brontolai a bassa voce. -Grazie, comunque- dissi sempre più piano.

-Aspetta a ringraziarmi, prima devi vedere quello che ho fatto comprare a Natalie per te! Cavolo, se non ci fosse lo zio Billy come faresti?- domandò ridacchiando.

Mi afferrò per mano e mi condusse velocemente nella sua stanza; solitamente era in disordine, stavolta, però era tutto a posto, letto fatto, vestiti in valigia. Pronto per la partenza, quindi! Sparì per un momento, inghiottito dall'immensa cabina armadio, poi tornò con tre enormi borse. Sbattei gli occhi, stupita.

-Billino, devo preoccuparmi?- alzai un sopracciglio, il suo sguardo non prometteva nulla di buono.

-No, figurati!- rispose con fare innocente.

-Ok, ho capito. Devo preoccuparmi! Ti prego, dimmi che hai rispettato il mio stile e che non hai messo abiti che io non indosserei- lo pregai.

-Ehm, immagina!  L'unica occasione che ho di vestirti come voglio e me la perdo pure? Ehm.. no!-

Ecco, lo sapevo. Ero  f r e g a t a .

Con un terribile senso di sospetto, aprì lentamente le buste, svuotandone il contenuto sul letto.

Dalla prima uscirono quattro vestiti leggeri ed estivi, ovviamente di marca, e color pastello.  

La seconda non era tanto meglio, c'erano varie paia di shorts e top, sempre colori chiari.

La terza conteneva vari costumi, tutti naturalmente striminziti e a due pezzi.

Sbuffai e lo congelai con un'occhiataccia. -Io.. mi tocca metterli perché non ho altro, ma scordati che li metta ancora, dopo le vacanze!-

-Oh Angelika, non serviva che mi ringraziassi! Insomma, ti ho solamente salvato dall'andare in giro in mutante e reggiseno, cosa vuoi che sia!- mi prese in giro.

-Oh beh, sarebbe uno spettacolo bello, non trovi?- Ridacchiai.

-Per me sicuramente si- mi guardò malizioso. Si avvicinò lentamente a me, posando le mani sui miei fianchi.

Sentì subito una familiare sensazione di calore nel punto in cui si poggiarono.

Cominciò a lasciarmi scie di baci sul collo, mi dovetti staccare di malavoglia, veramente malavoglia.

-Bill.. devo fare le valigie- mugugnai poggiando le mani sul suo petto, per scostarlo.

-Mh..- sbuffò.

* * * *

Mi buttai stanca sul sedile dello jet privato della band, ero stata costretta da Bill ad aiutarlo a trascinare una sua vicina per l'aeroporto - aveva usato la tecnica degli occhi dolci, sto scemo! - e non pesava poco, considerando tutti gli aggeggi metallici al suo interno.

Il mio ragazzo mi raggiunse, sorridendo raggiante.

-Sorridi tu, ahah- dissi sarcastica, guardandolo male.

-Ma che hai?- rispose piegando teatralmente gli angoli della sua bocca all'ingiù.

-Ti sei tenuto le valigie più leggere, lasciandomi quella più pesante! A me, che sono la donna! O almeno, nella coppia quel ruolo spetterebbe a me-

-Ma.. ovvio che sei tu la donna della coppia- mi guardò malizioso.

Sbuffai divertita, sistemandomi meglio sul sedile. L'aereo partì poco dopo, mi mordicchiai il labbro nervosa.

-Paura di volare Maia?- domandò Tom, dal sedile di fronte, divertito.

-Ma che scherzi? Figuriamoci!- ribattei io, orgogliosa. Effettivamente era vero, un po' di paura l'avevo.. era grazie alla band se ero riuscita ad andare in paesi stranieri, dovevo ancora abituarmi a tutti gli spostamenti.

I ragazzi ridacchiarono, capendo che stavo mentendo. Bill mi sorrise e mi afferrò per mano, iniziando a disegnarci sopra figure immaginarie, tranquillizzandomi.

  * * * *

Tirai  un sospiro di sollievo, scendendo dall'aereo. C'erano state un paio di perturbazioni in aria, e il mio colorito si era fatto sempre più verdognolo e pallido. Per fortuna il cantante riusciva a farmi stare tranquilla, era arrivato perfino a canticchiarmi "welcome to the jungle", e la cantava bene.

Una volta arrivati all'aeroporto, ci aspettava una macchina che ci avrebbe portato al villaggio turistico.

Inutile descrivere la mia faccia dopo aver visto il luogo in cui avremmo alloggiato: spiaggia privata, villette a schiera ognuna munita di propria piscina e di personale a servizio del cliente. Il mare era una cosa fantastica, l'acqua era il riflesso del cielo. Anche l'interno delle case era lussuoso, stile Kaulitz! Arredate in stile moderno, sembravano quelle dei vip americani. Insomma, un sogno per me!

-Bill, ma è stupendo qui!- dissi dopo ave mollato le valigie all'entrata, andando ad abbracciarlo di slancio.

-Ovvio, ci devo stare io, era il minimo che fosse così!- ridacchiò.

-Scemo, sempre il solito egocentrico- sbuffai.

-Ma piantala! Disfiamo domani le valigie? Io sono stanco morto-

Annuì e andai in bagno per mettermi il pigiama, che consisteva in una lunga t-shirt, troppo caldo per altro. Rimasi imbambolata quando arrivai in camera da letto, Bill era - ovviamente - in boxer. Un colpo al cuore per me, insomma! Repressi qualche pensiero non propriamente casto e pure e mi sdraiai accanto a lui, sull'altra sponda del letto. Quelle situazioni era un po' imbarazzanti per me: di solito addormentarci insieme era automatico, dopo aver fatto l'amore. Ma dormire con lui mi creava qualche problema, non sapevo come comportarmi.

-Guarda che non ti mangio, puoi avvicinarti- ridacchiò, girandosi verso di me e allungando le scheletriche braccia. Sorrisi e mi avvicinai a lui, facendomi avvolgere da quegli stecchini, nascondendo la mia testa sotto il suo collo, ispirando l'odore dei suoi capelli. Sapevano di lui.

-Buonanotte- sussurrai al suo orecchio.

-Anche a te piccola- rispose lui piano, accarezzandomi la schiena.

E' superfluo descrivere come dormì bene quella notte.

* * * *

La mattina successiva tutta la cricca dei Tokio Hotel si era radunata nella "mia" casetta, in cucina. Per fortuna l'avevo previsto, così la mattina mi ero svegliata relativamente presto per preparare qualcosa per la colazione, tipica alla tedesca: avevo lasciato i cuochi liberi per una giornata, ovviamente questo mio atto di bontà era dovuto al buon umore successivo alla nottata passata fra le braccia del cantante.

Così attorno al tavolo erano riuniti Bill, Gustav, Georg, Tom e Anna, tutti con le facce notevolmente assonnate.

-Un po' di energia su, cosa sono questi visi da mortorio?- esclamai io sorridendo, ricevendo come risposta indistinti brontolii.

Scossi la testa arresa, buttandomi in una scodella di latte. -Andiamo in spiaggia?- domandai dopo che tutti ebbero finito di mangiare.

Anche stavolta le risposte mi giunsero leggermente ovattate, però il consenso c'era. Mi infilai in uno dei costumi procuratemi da Bill, trascinando poi il mio ragazzo verso al mare. Stesi l'asciugamano a terra e mi sdraiai vicino al frontman.

-Particolarmente energica stamattina eh? Non riesco a starti dietro!- mi guardò trattenendo una risata.

-Sono felice, non sono mai stata alle Maldive! Questo posto è magnifico!-

-Non manca qualcosa?- domandò. Scossi le spalle, non capendo che intendeva.

-Beh, sei felice perché ti trovi alle Maldive con il tuo ragazzo- disse con tono di ovvietà. Beh, in effetti.. Ripensai alla nostra prima conversazione, dopo esserci messi ufficialmente insieme. Prima l'appellativo di "fidanzata" non mi piaceva, perciò avevamo deciso di definirmi "groupies personale", però quell'epiteto era stato presto sostituito, e devo dire che non mi era dispiaciuto.

-Si certo, anche- sbuffai divertita, prendendo una ciocca dei capelli del ragazzo, che era sfuggita al suo controllo, riportandogliela dietro all'orecchio.

-Sei bello- dissi guardandolo negli occhi, vedendo le sue guance arrossire un poco. -Sei arrossito, caro!- ridacchiai.

-E dai, non sono abituato ai complimenti- rispose imbarazzato. Lo guardai scettica -Come? Ne ricevi a palate!-

-Si ma non da te- bofonchiò. Mi fece una tenerezza assurda, non esistevano più ragazzi così!

-Mh, ma sai che lo penso. Non mi sarei messa con te se fossi uno sgorbietto!- lo presi in giro.

-Ecco, lo sapevo! Tu stai con me solo perché sono bello e ricco- disse teatralmente.

-E non dimenticare che possiedi la macchina dei miei sogni e amo i tuoi vestiti!- gli feci una linguaccia. Lui rispose con un broncio adorabile.

-Dai, non mi piace distribuire complimenti a caso. Però tu sei carino! Amo il tuo naso, è adorabile- dissi baciando la punta del suo naso. -E poi hai degli occhi bellissimi, color nocciola! Ed io amo le nocciole- sorrisi dolce.

-Anche io amo i tuoi occhi, sono color.. pisello? No dai, se dico che amo i piselli sarei ambiguo!- scoppiai a ridere.

-Ma dai, hai rovinato tutta l'atmosfera!- brontolai io, assumendo un broncio scocciato. Ovviamente bastò un suo bacio per far svanire l'arrabbiatura.

-Andiamo da Tom e Anna?- domandò indicando la coppia, che s'era seduta in veranda. Annuì e li raggiungemmo, sentendoli discutere.

Osservai la coppia che stava parlando animatamente, erano così carini insieme! Nonostante non credessi nel vero amore, nel "fur immer" e in tutte quelle cose da diabete, era innegabile che quei due sarebbero stati assieme per sempre, bastava vedere come si guardavano.

-Di cosa discutete?- domandò Bill curioso, una volta raggiunti.

-Sul nome del bambino- esclamarono insieme, ridacchiando.

-Mancano ancora sei mesi, perché volete decidere ora? Non sapete neanche se è maschio o femmina!- dissi io.

-Vogliamo essere preparati! E 'sto scemo insiste nel voler chiamare questa povera creatura Tom Junior, ti pare normale?- sbottò la rossa.

-Perchè? Dai Bill, non è un bel nome?- s'intromise il gemello, ricevendo un'occhiata scettica dall'altro Kaulitz.

-Secondo me non serve a niente pensarci ora, scommetto che appena vedrete l'alieno vi verrà un nome- esponi la mia idea.

-L'alieno?- riprese Anna divertita, -A te che nomi piacciono?-

-Non ci ho mai pensato, l'idea di avere un marmocchio non mi sfiora lontanamente- la ragazza spostò lo sguardo su Bill.

-Mh, io sono pronto ad ogni evenienza!- ridacchiò -Per un maschio non so, per una bambina mi è sempre piaciuto il nome Serena-

Sinceramente, quel nome non mi piaceva particolarmente, ma dopo averlo sentito pronunciare da lui, fu immediato amarlo. A parte il fatto che andavo in estasi sentendolo dire la S, la E, tutte le parole che uscivano da quella delicata boccuccia diventavano melodia.

C'era poco da fare, il morbo della Kaulitz-mania aveva conquistato anche a me.

La prima settimana di vacanza era passata senza problemi. Solo spiaggia, mare, e Bill, quindi al momento non c'era nulla di meglio che passare una giornata con queste componenti, e non necessariamente in quell'ordine. Non c'erano stati contrattempi, né fan assatanate né paparazzi in cerca di scoop. Tutto andava a meraviglia! Sette giorni prima della partenza, Bill mi aveva proposto una gita in mare; io, inizialmente riluttante - lui in grado di guidare una barca? No!- alla fine mi ritrovai a cedere di fronte ai suoi occhioni dolci. Mi fregava sempre, maledetto lui e la sua bellezza! Così mi ritrovai su un’imbarcazione, ok: imbarcazione era riduttivo! Dovevo immaginare che, avendo a che fare con Bill Kaulitz von Tokio Hotel, non mi sarei di fronte a una canoa, ma di certo non pensavo a uno yacht! Insomma, non smetteva di stupirmi con le sue manie di grandezza.

-Sinceramente, sei convinto di riuscire a guidare 'sto coso?- domandai leggermente scettica a lui, che sembrava del tutto a suo agio e sicuro. Per un momento mi dimenticai della domanda, persa in lui: aveva lasciato i capelli neri sciolti sulle spalle, senza piastra quindi erano anche un po' mossi, la faccia priva di trucco e poi il fisico nascosto da un paio di bermuda e una maglietta bianca a scollo a V. Io invece, indossavo un costume verde che secondo il mio ragazzo s’intonava con i miei occhi, coperto da un leggero vestitino estivo bianco. Anch’io facevo la mia figura, però sfiguravo comunque di fianco a lui.

-Si, non ti preoccupare! E poi.. c'è pilota automatico- ridacchiò. Ecco, mi sembrava strano in effetti! Scossi la testa, era sempre il solito.

-Dai vieni- mi prese per mano, aiutandomi a salire. Mi fece fare un giro per il mezzo e poi ci sedemmo su un tavolino, mentre la barca procedeva da sola.

-E' la nostra prima gita romantica- costatai io, guardandolo sorridente.

-Già, non mi pare vero un po' di relax, mi viene male se penso che la settimana prossima si ricomincia con tour e tutto il resto-

-Ma non è quello che ti piace? Insomma, cantare sul palco, non ti manca?- domandai.

-Si, certo. Amo cantare, amo la musica, amo lo show. La sensazione che ho quando mi trovo davanti migliaia di persone che urlano il nome della band, è una cosa indescrivibile! Rimango senza fiato, nonostante ormai abbia ventidue anni e questo lavoro lo faccio da sedici. E' il resto che è difficile, avere concerti così vicini, non poter uscire senza una guardia del corpo dietro oppure sempre costretto a camuffarmi. E' un po' pesante, anche se ci fai l'abitudine- scrollò le spalle.

-Capisco, ogni cosa ha un lato negativo, e quella del tuo lavoro è quella-

-E quella del tuo?-

-Oh beh, questa è semplice! Dover sopportare una band di quattro ragazzi e soprattutto il loro frontman, non sai quanta fatica mi costa!- ridacchiai.

Mi fissò inarcando un sopracciglio, trattenendosi dal ridere.

-No dai, inizialmente quando ho accettato di lavorare per voi ero scettica e titubante, perché sinceramente non mi piacevate. E non avrei immaginato come si sarebbero evolute le cose- feci una pausa -però sono contenta di aver accettato. Se non lo avessi fatto, beh non starei qui con te- gli sorridi.

-Posso farti una domanda?- domandò cauto, io annuì.

-Non mi hai quasi mai parlato di tua madre, insomma.. non so molto di te, della tua infanzia.. cose così insomma-

-Non c'è molto da dire..- cercai di sviare il discorso, la mia famiglia non era uno dei miei argomenti preferiti.

-Beh, se non vuoi parlarmi.. basta dirmelo- disse arricciando le labbra all'ingiù.

-No.. insomma.. è un po' complicato- presi fiato, aveva ragione: io sapevo praticamente tutto di lui, ma lui di me sapeva poco.

-Allora.. mi chiamo Maia Angelika Ferlich e ho ventidue anni, ho una laurea e un piccolo appartamento ad Amburgo, una cinquecento blu a cui tengo particolarmente e cui ho anche scelto un nome - Apathie - e la mia migliore amica si chiama Andrea- riassunsi le cose che già sapeva di me, mi guardò incitandomi a continuare.

-E questo è quello che conosci.. Sono nata in un paese che non vale la pena nominare, tanto non lo conosci, da Patricia Ferlich e un uomo di cui neanche ricordo il nome, poiché ha abbandonato la mia genitrice non appena saputo fosse incinta. Puoi capire che mia madre non era di certo felice di trovarsi single e con un pargolo, per questo non ho mai ricevuto.. affetto? Si insomma.. diciamo che ero una presenza nella casa, una presenza fissa tra quei tanti uomini che entravano a far parte delle nostre vite e uscirne poco dopo..- sorrisi amaramente. -E' per questo che sono recidiva a conoscere la gente, a credere nell'amore.. non è facile quando cresci sola, senza qualcuno cui affidarsi. Per fortuna è arrivata Andrea- mi accorsi solo dopo aver terminato di parlare che, piano piano, c'eravamo avvicinati l'uno all'altro, come due calamite. Ridacchiai, facendoglielo notare.

-Quindi non ti sei mai innamorata?- domandò, scossi la testa. -No, non ho avuto storie importanti. E tu?-

-Mh, si.. ma tanto tempo fa, quando ancora non ero così famoso. Poi solo qualche cotta- fu un sollievo capire che non si era innamorato di Benedetta.

-Cos'altro vuoi sapere?- chiesi.

-Cosa farai dopo che sarà finito il tour?- sembrava una domanda gettata li, ma sapevo che sotto c'era molto di più.

-Non lo so, se pensi di riuscire a sopportarmi, starò ancora con te- gli sorrisi allegra.

-Penso di potercela fare, si!- ridacchiammo. Restammo un po' in silenzio, finché la fame non si fece sentire. Dopo aver pranzato, notammo che la barca si era fermata, segno che eravamo arrivati a destinazione.

Eravamo in mezzo al nulla, circondati dal mare, sentì una sensazione di pace pervadermi.

-Sai Bill? Potrei ucciderti, buttarti in mare e nessuno mi arresterebbe- affermai.

-Non lo faresti: dovresti convivere col mio fantasma per sempre, non credo ti faccia piacere!-

-No, mi crolla un mito! Credevo fossi immortale!- mi guardò interrogativo.

-Wir sterben niemals auuuus!- canticchiai a bassa voce, mentre il suo sguardo passò da interrogativo a stupito.

- Cosa? Tu conosci quella canzone?-

-Eh Kaulitz, sono piena di sorprese!- gli feci l'occhiolino. Stavolta fu il suo turno di stupirmi.

Spostò la sua attenzione da me al mare, appoggiandosi alla ringhiera della nave, con lo sguardo vacuo, intonando note che conoscevo assai bene.


"Talk to me softly
There’s something in your eyes
Don’t hang your head in sorrow
And please don’t cry
I know how you feel inside I’ve
I’ve been there before
Somethin’s changin’ inside you
And don’t you know
Don’t you cry tonight
I still love you baby
Don’t you cry tonight"

Mi vennero le lacrime agli occhi, senza contare la pelle d'oca.  Io amavo quella canzone, gliel'avevo detto una sera, e lui? L'aveva imparata, per me. E me la stava dedicando. La sua voce era differente da quella di Axl, più calda e profonda. Ugualmente bellissima, se non di più. Quel dannato essere era riuscito a conquistarmi, a far sciogliere la "EisenFrau", come diceva il mio tatuaggio. Andai dietro al cantante e lo abbracciai, poggiando la mia testa sulla schiena, sentendolo sussultare al tocco inaspettato.

-Grazie- sussurrai alzandomi per raggiungere il suo orecchio. Si fermò e mi sorrise tenero, colmo d'amore.

-Vedi, anche io riesco a stupirti!- ridacchiai, mentre lui si girava verso di me, incatenando i suoi occhi coi miei.

Bastava una delle sue occhiate per farmi sentire nuda, inerme. E per farmi battere il cuore.

Presi io l'iniziativa, mi alzai sulle punte e mi impossessai della sua bocca, per poi passare a accarezzargli la schiena e i capelli.

In poco tempo ci trovammo stesi a terra, vestiti sparsi per la barca, impegnati a fare l'amore.

Era quello il suo modo per uccidermi? Ci stava riuscendo, il paradiso non mi era mai parso così vicino.


* * * *

Spero vi sia piaciuto :)











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Capitolo 20
*** On the edge. ***


Anna(C)

Mh, sono viva? Più o meno.
Mi scuso per il ritardo, queste ultime settimane di scuola mi stanno distruggendo davvero.
Ho unito ancora due capitoli, così accorcio la storia e vi ripago per l'attesa.
Fa poco finisce! Aiuto. E dovrei continuare quell'altra che ormai è ferma nel computer da un po', ma tempo non ce n'è.
Concludo, devo tornare a studiare inglese. 

Baci ragazze.

 

* * * *

Ventesimo capitolo: on the edge.

Dalla nostra gita in mare erano passati già cinque giorni, ancora due e la vacanza sarebbe finita. Tutta la cricca era riunita nella villetta di Tom, su richiesta del manager, che avrebbe chiamato a minuti per dare delle notizie. Non si sapeva nulla, il sospetto era che non si trattasse di nulla di buono.
Tom e Bill si lanciavano occhiate ansiose, io chiacchieravo con Anna mentre le G erano apparentemente tranquille. Il telefono del mio ragazzo squillò, mise il vivavoce mentre tutti eravamo in attesa di sentire che succedeva.
-Ehi David, ci siamo tutti. Che succede?- domandò Gustav.
-Ho due notizie. Comincio con quella che penso sia meno tragica- fece una pausa, per poi continuare a parlare -Sapevate che Natalie è andata a sciare? Ecco, si è rotta una gamba: è fuori uso per tutta la fine del tour. Abbiamo già trovato una sostituta, è inglese, speriamo solo se la possa cavare bene-
Okay, e una era andata. La cosa mi sembrava abbastanza tragica, quindi avevo paura a sentire la cosa successiva.
-E poi?- domandò Tom, nervoso.
-Ecco Tom, i paparazzi vi hanno beccato, te e Anna. Sono uscite delle foto in cui eravate in spiaggia a fare i fidanzatini, e hanno già ipotizzato una possibile gravidanza. Quindi dovete dirmi cosa volete fare, ho pensato di organizzare una conferenza stampa per annunciare che state insieme, poi però siete voi a decidere se dire che è incinta o meno-
Vidi Anna e Tom guardarsi preoccupati, mentre la rossa impallidì all'istante.
-David, organizza la conferenza stampa. Poi ti facciamo sapere cosa abbiamo deciso- disse Tom.
La chiamata si finì poco dopo, nell'aria aleggiava una strana tensione. La coppia si alzò e uscì dalla casa, avevano abbastanza cose di cui parlare.

* * * *

Pdv Anna (Carotin)

Uscimmo silenziosamente da quella che, in quelle due settimane, era diventata casa nostra. Non sapevo bene cosa dire, come comportarmi.
-Mi dispiace- disse Tom, dopo essersi seduto sulla sabbia, vicino a me. Lo guardai interrogativa.  -E' colpa mia, non dovevo insistere per questa vacanza, ero convinto non ci avrebbero fotografato. Ho combinato un casino- lo guardai di sbieco.
-Mopp, non è colpa di nessuno. In fondo questa vacanza ci serviva, avevamo bisogno di un po' di tempo per noi, e ci ha fatto solo bene. Alla fine l'avrebbero scoperto comunque, difficile nascondere una pancia che ogni giorno diventa più grande- Lo rassicurai.
-Adesso diventerà tutto più complicato, uscire.. tutto-
-Beh, secondo me non cambierà tanto, se ci pensi non è che prima uscivamo tanto, i paparazzi ci sono sempre stati. Vedi il lato positivo: non dobbiamo più nasconderci Kaulitz- sorrisi e lui ricambiò.
-L'unica cosa che mi spaventa sono le tue fans, oppure.. qualche tua vecchia groupies che ti rivuole- sbuffai.
-Non devi preoccuparti Carotin, non mi avranno: mi basti tu- inutile dire che sentì piano piano il mio cuore sciogliersi, come il cioccolato al sole.
-E poi,- continuò -le ragazze ti amano, penso non ci saranno problemi per il fatto che hai conquistato il richiesto SexGott!- ridacchiò.
-Speriamo! I problemi ce li avrà Maia secondo me!- scoppiai a ridere, la tensione stava scemando.
-Hai ragione! Quindi, che facciamo?- domandò.
-Non so, secondo me meglio dire tutto, perché comunque fra un po' non potrò più nascondere nulla, tanto vale far uscire tutto subito, togliendosi il pensiero-
-In effetti- mi passò la mano sulla pancia -Ti rendi conto che fra sei mesi l'esserino qua dentro uscirà?- domandò con una voce dolcissima.
-E' strano- dissi. -Ma bello- continuai.
-Già. Non mi sarei mai visto papà, neanche lontanamente- confessò.
-E io madre. Mi sa che mi toccherà crescere due bambini! Kaulitz I e Kaulitz II!- ridacchiai.
-Diciamo che avrai molto da fare- esclamò passandomi il braccio sulla spalla.
-Poco più di due anni fa sognavo di incontrare i Tokio Hotel. Oggi sto con il loro chitarrista, ho fatto un tour con loro e aspetto un pargolo dal SexGott, insomma.. quando si parla di cose inaspettate!-
-A chi lo dici! Io odiavo le rosse! E guarda un po' con chi sono finito, una bellissima rossa italiana- fece l'occhiolino.
-Ah piantala! Dai torniamo dagli altri, dobbiamo dire a David che abbiamo intenzione di fare- dissi.

* * * *

Gli ultimi due giorni di vacanza passarono in fretta, troppo in fretta secondo me. Eravamo già arrivati all'aeroporto di Berlino, da lì dovevamo recarci alla sede dell'Universal per tenere la conferenza stampa tanto attesa e temuta.

Inutile dire che fossi terribilmente agitata, avrei partecipato anch’io, seduta vicino a Tom per fortuna.
-Ehi, sta tranquilla su! Mal che vada troverai qualche migliaia di minacce di morte da parte di fan!- disse Maia ridendo.
-Aah, vedrai quando toccherà a te, quanto piacevole sarà!- la guardai male, ricevendo una linguaccia da parte sua.
Saki ci accompagnò nella stanza delle conferenze, i giornalisti sarebbero arrivati a momenti.
Cominciai a torturare i bordi della mia maglia, nervosa.
-Dai, sta calma- disse Tom, stringendomi la mano sotto il tavolo. Cinque minuti dopo la stanza si riempì di macchine fotografiche e paparazzi.
-Allora, abbiamo indetto questa conferenza per chiarire le ultime foto che sono uscite su Bravo, per favore, le domande, uno alla volta- parlò David con voce pacata. -Intanto lasciamo parlare Tom- disse.
-Beh, io e Anna stiamo insieme- annunciò stringendo ancora di più la mia mano, lanciandomi un'occhiata.
-e io sono incinta- appena lo comunicai, i giornalisti cominciarono a riempirmi di domande, senza che riuscissi a capire. Dovette intervenire il manager per richiedere un po' di calma.
-Da quando siete insieme?-
-Di quanto è incinta?-
-Che progetti avete?-
-Matrimonio in vista?-
Queste furono le domande tipiche che ci vennero poste, cercammo di rispondere a tutto; fu un sollievo quando tutto finì!
-Siete stati bravi, ve la siete cavata! Il forum è già pieno di fan curiose, nessuno ha augurato la tua morte, per ora!- disse Maia.
-Ragazzi, venite che vi presento la nuova truccatrice!- disse David, portandoci nel suo ufficio.
Appena aperta la porta, trovammo davanti la nuova ragazza. Mi girai istintivamente verso Maia, e notai che la sua faccia era la copia della mia.
La truccatrice avrà avuto sui vent'anni, alza come me, quindi un metro e settantacinque circa, lunghi e lisci capelli biondi-castani, occhi azzurri e un fisico da modella. Notai un tatuaggio che traspariva dalla manica della giacca, anche se era nascosto da vari braccialetti si intravedevano due lettere "BK", anche la ragazza del cantante lo notò e mi guardò quasi con terrore. La capivo benissimo, era bellissima! E ciò, combinato con una band di quattro ragazzi, non era per niente un bene!
-Lei è la nuova truccatrice, è inglese- disse il manager indicandocela.
-Piacere, mi chiamo Gabrielle- si presentò in tedesco, un brutto tedesco in effetti.
Il primo a presentarsi fu, ovviamente, Bill. La ragazza sembrava in estasi, era certamente una fan. Vidi l'altra bionda fulminare il cantante con lo sguardo, gelosetta eh? Sicuramente, con l'arrivo di questa, i prossimi mesi non sarebbero stati decisamente piatti.

 * * * * 

La conferenza stava procedendo bene, nel frattempo io seguivo l'attività nel forum, per vedere come avrebbero reagito le fans alla notizia del fidanzamento dei due e del fatto che la rossa fosse incinta. Mi stupirono: immaginavo ci sarebbe stato chi avrebbe minacciato il suicido, chi le avrebbe dato della poco di buono, invece le ragazze sembravano contente per il chitarrista, in effetti ormai il loro pubblico era cresciuto, c'erano ancora sedicenni, ma comunque si erano messe il cuore in pace. Chissà come avrebbero reagito sapendo di me e Bill.. Mi tolsi quel pensiero dalla testa, non dovevano scoprirlo.
Non appena la conferenza fu finita, la band non perse tempo e si dileguarono dalle grinfie dei giornalisti, con visi notevolmente sollevati.
-Siete stati bravi, ve la siete cavata! Il forum è già pieno di fan curiose, nessuno ha augurato la tua morte, per ora!- dissi a Anna strizzandole l'occhio.
Nel frattempo David c'aveva raggiunto, con un sorriso stampato in volto. -Ragazzi, venite che vi presento la nuova truccartrice!- ci disse, portandoci nella stanzetta. Non appena aperta la porta, mi ritrovai davanti la versione umana di una barbie: alta sul metro e settantacinque, capelli lisci e di un biondo scuro, occhi ovviamente azzurri, senza dimenticare un fisico da modella. Mi girai verso Anna, avevamo la stessa espressione, faccia tipica da: ma spunta da un catologo di intimo questa qui? Spostai lo sguardo dal suo viso e notai che, da sotto una manica, nascosto da vari braccialetti, si intravedeva un tatuaggio; due lettere, certamente non a caso: BK. La mia espressione si fece vagamente preoccupata, non poteva sbavare dietro a Georg o Gustav? Perchè proprio il mio di Kaulitz? Lei, a differenza mia, vicino a lui non avrebbe sfigurato, talmente bella!
-Lei è la nuova truccatrice, è inglese- ce la presentò il manager. Lei sorrise timida, e si presentò con voce tremante.
-Piacere, mi chiamo Gabrielle- disse in un tedesco molto scolastico. Perfetto, non sapeva neanche parlare!
Ovviamente, a darle il benvenuto ci pensò il mio ragazzo, parandosi davanti a lei con un sorriso e porgendole la mano perfettamente smaltata; la ragazza sembrava in estesi, ma perchè il signor Jost aveva scelto una fan? Non poteva scegliere una truccatrice brutta, grassa, tedesca e che non rischiasse un infarto alla vista dei quattro? Figuriamoci! I ragazzi si presentarono uno a uno, poi fu il turno di noi due ragazze.
-Io sono Anna, la ragazza di Tom- fece la rossa, sorridendole.
-Oh si, ti conosco! Ho seguito Fertig los! Siete una bella coppia!- rispose con voce.. melensa.
-E tu sei?- volse il suo sguardo su di me, guardandomi curiosa.
-Lei è Maia, la mia ragazza- rispose al posto mio Bill. Vidi la sua faccia farsi cupa e le sue labbra si incurvarono verso il basso, per un attimo mi fece quasi tenerezza, per un minuscolo attimo, poi mi squadrò attentamente e ritornò alla sua espressione felice: probabilmente pensava che, tanto, lei era meglio di me. In effetti..
-Piacere- cercai di sorridere, ma uscì più che altro una smorfia.
-Bene, adesso che abbiamo fatto tutte le presentazioni ti lascio un po' con la band, magari fai qualche prova trucco, vedi tu!-  
Fui costretta a uscire dalla stanza, molto di malavoglia: non volevo lasciare il cantante con quella barbie! Seguì la rossa fuori dallo stabile, sedendoci in una panchina del retro.
-Gelosa eh?- domandò lei.
-No figuriamoci! La truccatrice del gruppo è una super mega figa e, peggio, pure un filino simpatica! Senza contare che è una fan e che è cotta del mio ragazzo! Vorrei vedere se fossi al mio posto!- sbottai.
-Si, decisamente gelosa- ridacchiò.
-Non c'è assolutamente niente da ridere!- bofonchiai.
-Ma dai! Cosa vuoi che succeda? Bill è cotto di te!- mi prese in giro.
-Beh, non voglio pensarci. Raccontami di te, come va la gravidanza?-
-Adesso bene, diciamo che il peggio deve ancora arrivare!-
-E Tom come si sta comportando?- Sorrisi vedendo il suo sguardo illuminarsi.
-E' così dolce! Non so come fa, ma ogni giorno riesce a farsi amare sempre di più-
-Ti capisco, penso sia un gene tipico dei Kaulitz- sbuffai.
-Eh, benvenuta in famiglia!- ridacchiammo e decidemmo di rientrare, fuori faceva sempre più freddo.
Nel momento in cui non rientrammo, vidi i ragazzi fuori dall'ufficio, seduti a chiacchiare il poltroncina, mentre del mio ragazzo non c'era l'ombra.
-Dov'è Bill?- domandai. -E' ancora dentro con Gabrielle- rispose Gustav, con il solito tono tranquillo. Sentì le orecchie andare a fuori, reazione tipica di quando era nervosa.
-Attenta Maia, fra un poco scoppi!- mi prese in giro Tom, risposi con un educatissimo dito medio. Stava per rispondere quando la "coppia" uscì ridendo.
Ridendo, che avevano da ridere? Eh? Fulminai Bill con lo sguardo, ma lui fece finta di niente. Perfetto!
-Bene ragazzi!- spuntò fuori il manager -Siete pronti per partire? Vi conviene visto che domani si parte! Ci aspettano Dublino, Mayo, Longford in Irlanda! Poi Liverpool, Manchester, e Londra! E' il minimo che siate carichi, dopo due settimane alle Maldive!-

* * * *

 

Il tour era appena ripreso, le tappe irlandesi e londinesi erano andate benissimo, la band era carica come non mai dopo la vacanza e il pubblico non era da meno. Seguirono quattro tappe italiane, in cui Anna approfittò per vedere Benedetta, e Bill per fare shopping.
Ma non con me, ovvio.
Non me l'aveva neanche chiesto.
Era uscito con l'inglesina Gabrielle.

Da tre settimane faceva parte dello staff, e si era inserita particolarmente bene: ai ragazzi non faceva nè caldo nè freddo, anzi.. più che altro cercavano di non interagirci troppo perché avevano capito che non mi faceva piacere, per niente! Io e lei non avevamo fatto passi in avanti, cercavo di passarci meno tempo possibile, tanto a tenerle compagnia ci pensava il cantante! Giocavano agli amiconi, andavano a fare compere insieme, parlavano di moda e stavano sempre a ridere. Logicamente non ero gelosa, peggio! Non potevo certo irrompere nelle loro conversazioni e fare la finta tonta, prima di tutto perché i loro argomenti di discussione con me non centravano niente, poi perché avrei rischiato di fare danni. La cosa comica era che tutti avevano capito che Gabrielle mi stesse antipatica, tranne lui! Mi sembrava di vivere un triangolo amoroso, di cui non ero la protagonista ma quasi una comparsa.
Ovviamente, ero troppo orgogliosa per chiedere a Bill di allentare un po' il rapporto. Sapevo che lui avrebbe voluto diventassimo amiche, ma era altamente improbabile! Lei era.. troppo perfetta per me: sempre col trucco in ordine, non diceva parolacce, posata, educata. Io potevo essere paragonata a uno scaricatore di porto, certo.. anche io cercavo di essere in ordine, ma ero una nota stonata in confronto alla ragazza! Guardandoli assieme, mi chiedevo cosa ci facevo io con un ragazzo del genere, mi sembrava sprecato a stare con una come me, quando aveva a disposizione la barbie!
-Maia, cosa frulla nella tua testolina?- mi domandò Tom, salvandomi da pensieri non felici.
-Ma nulla- scrollai le spalle, facendo finta di nulla, lui alzò il sopracciglio. Seriamente, mi chiedevo come facessero i gemelli a fare una cosa del genere!
-Ormai ti conosco- sorrise -C'è qualcosa che non va.. scommetto che riguardo una certa biondina londinese- si capiva così tanto?
Borbottai, cercando di spostare l'attenzione su altro, ma non demorse. -E dai, l'abbiamo capito tutti che non ti piace- disse.
-Tutti tranne Bill!- sbottai, facendolo ridacchiare. -Che hai da ridere, Kaulitz?-
-Lo sapevo, sei gelosa marcia. Dai, confessa tutto al tuo Tomi!- dio, l'avrei preso a sberle, se non fosse stato un reato rovinare tanta bellezza.
-Vorrei vedere te, se adesso arrivasse un ragazzo bello, trentamila volte più di te, e passasse tutto il tempo con Anna, sfido a non essere un po' irritati!-
-In effetti..- si fece pensieroso. -Senti, conosco Bill, piuttosto bene! Credimi, lui a volte.. anzi sempre, tende a essere ingenuo e cieco. Scommetto che non si rende conto della situazione, del fatto che Gabrielle sia terribilmente cotta di lui e che tu sia fottutamente gelosa- spiegò.
-E quindi? Che devo fare? Un disegnino?- domandai sarcastica.  
-Devi parlare con lui, metterlo faccia a faccia con la verità!- rispose ovvio.
-No! Deve capirlo da solo, insomma! Ha quasi ventitré anni, certe cose dovrebbe capirle da solo!-
-Credimi allora, se non gli dirai nulla, non cambierà nulla-
-Ma non è possibile! Ma davvero è così cretino? Okay, sapevo fosse un po' ritardato, ma non così tanto!- brontolai io, facendolo ridere.
-Se ti consola, preferisco te a lei- mi fece l'occhiolino.
-Ahah, grazie- dissi sarcastica, -Questo si che mi tira su! Tom, non mentire, ammettilo che quando l'hai vista hai dimenticato per un minuto di essere fidanzato con Anna e ti sei fatto tanti, ma tanti filmini mentali!- lo bloccai.
-No, credimi, ormai sono immune! Qualunque femmina mi sembra comunque più brutta della mia rossa, sai com'è, l'amore mi ha fottuto!-
-Ecco, questo vuol dire che il tuo caro fratello non è innamorato di me- mi accasciai sulla sedia del tourbus. Gustav e Georg erano impegnati in un'avvincente partita alla play-station, Anna era in giro con Valerie, quindi eravamo rimasti io e il chitarrista, a chiacchierare tristemente in cucina.
-Si che ti ama, solo è un po' cieco- mi rassicurò lui. -Fidati, lo conosco meglio di quanto lui si conosca-
-Sai, queste cose gemellari mi spaventano!- scherzai io.
-Eh, ci farai l'abitudine!- ridacchiò, -Comunque, parlando di cose un po' più serie.. quando è che prenderai per i capelli Gabrielle e ci mostrerai una bellissima lotta fra donne?- lo guardai malissimo. -Ehi, non uccidermi con lo sguardo! Bene, volevo sapere, mancano due mesi alla fine del tour, che hai intenzione di fare dopo?- oh, questa non me l'aspettavo.
-Beh, per adesso non ho nulla in cantiere. A meno che non mi offrano il lavoro della mia vita, penso di continuare a essere il vostro tecnico, sempre che David non mi licenzi e che le cose con Bill non diventino troppo complicate per sopportare la situazione senza complicazioni-
-Quindi, se le cose dovessero "finire male", lasceresti anche noi, non ti sei affezionata nemmeno un po'?- chiese con la faccia da cucciolo.
-Non fare quella faccia Tomi! Intanto, non hai appena detto che lui mi ama e che non mi lascerebbe? Grazie eh- sbuffai, -Comunque credimi, se ci dovessimo lasciare, sarebbe meglio per voi non avermi in giro: dapprima sarei depressa, poi rischierei di farvi fuori dal nervosismo-  
-Beh, pensa positivo, vedrai che si sistemerà tutto- mi sorrise dolce.  

* * * *

Da quella chiacchierata con Tom passò un altra settimana, così arrivammo metà febbraio, mancava un mese e mezzo e il tour si sarebbe concluso. Il manager comunque ne stava già organizzando un altro: tutte le date dell'Unfertig erano state sold-out, biglietti venduti nel giro di poche settimane, per questo, d'accordo con la band, aveva deciso di prolungarlo per almeno tre mesi, con tappe in tutti i continenti.
Il triangolo Bill-Gabrielle-Maia era migliorato, ma non a mio favore purtroppo. Il tempo che passavamo insieme era drasticamente diminuito, era spesso con quella tizia,  stavamo insieme solamente la notte, e di certo non la passavamo parlando di come fosse andata la giornata!
Quel giorno mi trovavo nel tourbus, eravamo diretti a Los Angeles, dove ad attendere la band c'erano ventimila fan, una cosa incredibile.
L'adrenalina era alle stelle, quindi preferì ritirarmi nella cuccetta, perché quando i nervi erano così tesi, si creavano sempre casini. Avevo decisamente bisogno di una pausa, durante il giorno ero quasi sempre davanti al computer, a sistemare le varie cose del gruppo e, una volta finito, passavo le restanti ore con i ragazzi o a dormire, nulla di entusiasmante quindi. Mi ero presa avanti quel pomeriggio, quindi aveva un paio di ore in libertà. Nell'ultimo periodo le cose si stavano facendo sempre più complicate e meno limpide. La storia con Bill inizialmente andava bene, tutto rosa e fiori, e tanto amore. Poi con l'arrivo della truccatrice le cose erano precipitate drasticamente, facendo sì che cominciassi a dubitare della nostra storia: già ero restia di mio, per il pessimo carattere che mi ritrovavo, mi domandavo come potessimo stare insieme come coppia se, alla prima difficoltà, ci allontanavamo così. La cosa peggiore non era che il mio ragazzo non se ne rendesse conto, era che il cantante e Gabrielle formavano un bel duo: insieme non stonavano, colpivano con una bellezza così definita e particolare, lei era carina e posata, io il contrario. Mi chiedevo come poteva lui stare con una come me, quando a disposizione aveva una donna di quel tipo! E non erano bei pensieri, perché ero fottutamente innamorata di lui e vedere come tutto stava andando a rotoli.. faceva male, parecchio. Cosa potevo fare daltronde? La soluzione era parlare col Kaulitz a quattr'occhi, ma l'orgoglio mi frenava. Il problema quindi rimaneva, e se non avessi trovato una soluzione, sarebbe andato tutto a puttane.

 * * * * 

Spero vi sia piaciuto! Come sempre grazie a tutti quelli che recensiscono 
e che leggono solamente, e grazie a chi continuerà a farlo.
Anna.

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Capitolo 21
*** Confini. ***



(anna)


   Okay ragazze sono imperdonabile! Scusatemi davvero per il ritardo,
purtroppo ho avuto una settimana piena, finalmente giovedì finisce tutto! :D
E poi  vedere, volevo postare ieri, ma alla fine sono stata tutto il tempo a subirmi
i Muz e i russi (tortura!) e poi ho rivisto Loro. Al termine di tutto non avevo forze per aggiornare.
Quindi rimedio subito! :) Questo capitolo è dedicato soprattutto alla 'vecchia' coppia, Tom e Anna!
Beh, manca anche poco alla fine! Aiuto.  Non ci voglio pensare!
Buona lettura,
stay Crucchi.


* * * * *




Pdv Anna

Aprì lentamente gli occhi, beandomi della sensazione di benessere portatami dalla lunga dormita dopo il viaggio per arrivare fino a Los Angeles. Qualche raggio di sole penetrava dalla finestra, lasciata con le tende socchiuse la serata prima. Che bella giornata, fu il mio primo pensiero. Il clima nella città degli angeli era leggermente più caldo rispetto a quello glaciale tedesco, d'altronde era ancora febbraio. Precisamente il quattordici, altrimenti noto come San Valentino, la festa degli innamorati. Non avevo grandi aspettative, conoscevo il mio ragazzo e sapevo non fosse il tipo da regali impegnativi o appuntamenti eleganti, probabilmente neanche sapeva fosse già arrivata quella festività, perchè quando sei in tour il tempo si dilata e scorre in modo disuguale, facendoti perdere coscienza di ciò che succede al di fuori del tourbus. Ma, in fondo, a me Tom piaceva così, non mi ero innamorata di un santo, arrendevole, romantico uomo, ma di uno stronzo, rompipalle ma in fondo dolcissimo chitarrista, e non potevo chiedere di meglio. Un istinto incontrollato mi portò ad accarezzare il ventre con la mano, pensando che a maggio da lì sarebbe uscito un bimbo, la nostra creatura; mi ritrovai a sorridere, ovviamente ero spaventata, sarei stata una brava madre? Sarei stata in grado di crescere un bambino? Ma ero convinta di potercela fare, l'istinto materno ce l'hanno tutti, quindi qualche possibilità di farcela l'avevo.

 Mi alzai con calma osservando distrattamente la camera dell'hotel in cui alloggiavamo, David aveva concesso ai ragazzi di poter prendere una stanza in albergo, visto che dovevano affrontare dei concerti con moltissime fan, perciò li voleva belli e rilassati. E ovviamente l'alloggio scelto era degno della band, e anche costosissimo! Cambiai l’oggetto delle mie occhiate e mi spostai su colui che dormiva profondamente accanto a me. Sentì il mio sguardo farsi liquido, i miei occhi iniziavano automaticamente a brillare quando lo guardavo. Il suo viso aveva un'espressione pacifica, i cornrows neri sparsi per il cuscino e le spalli nude che si alzavano ed abbassavano a ritmo del suo respiro. Non mi stancavo mai di guardarlo, non smettevo di stupirmi per tanta bellezza e neanche di domandarmi come fosse possibile esistesse un essere così perfetto. E soprattutto mi ritenevo fortunata perchè lui aveva scelto me. Tra tutte le groupies, era andato a complicarsi l'esistenza con una rossa dal carattere contrastante e a tratti insopportabile. Nonostante ciò, si era innamorato di me.

Il mio cuore iniziò a battere forte, non appena vidi le sue ciglia tremare leggermente, segno che si stava svegliando. Aprì gli occhi e sorrise guardandomi.

-Giorno Carotin- biascicò con voce calda, tipica di chi si è appena svegliato.

-Buongiorno anche a te scopino- mi chinai e mi avvicinai a lui, accoccolandomi fra le sue braccia magre ma comunque muscolose.

-Tutto bene?- domandò fissandomi.

-Si, tutto okay. Stanotte ho dormito bene- risposi, effettivamente il "pupo" non si era fatto sentire. -Programmi per la mattina?- domandai poi.

-Abbiamo un'intervista fra..- guardò l'orologio -due ore; poi il pomeriggio libero e un concerto alle nove- riassunse tutto.

-Uffa, impegnati quindi- sbuffai.

-Dobbiamo alzarci- fu il suo turno di sbuffare stavolta -devo prepararmi. Tu che farai stamattina?- chiese.

-Penso uscirò con Maia, mi sembra un po' giù ultimamente- spiegai. Lo vidi annuire.

-Colpa di quel cretino di Bill immagino- disse lui.

-Si, vederlo sempre con l'inglesina la fa soffrire. E tuo fratello non fa nulla per tranquillizzarla-

-E' l'unico che non ha capito che Gabrielle è cotta di lui. Se continua così..- intervenni io -si lasceranno- conclusi la frase.

-Non c'è mai un po' di pace qui eh?- commentò sarcastico. -Esattamente! Ora è meglio se ti prepari, altrimenti arriverai in ritardo. Io intanto mi vesto e vado a recuperare Maia- gli lasciai un leggero bacio e scappai in bagno, recuperando i primi vestiti disponibili. Neanche mezz'ora dopo ero fuori in corridoio, con addosso una felpa larga, jeans altrettanto larghi e la solita linea di eye-liner nero sugli occhi. Bussai alla porta e mi venne ad aprire un Bill parecchio assonnato.

-Fatto le ore piccole stanotte eh?- domandai abbracciandolo, lui rispose mugugnando qualcosa che non capì. Vagai con lo sguardo nella stanza, alla ricerca della bionda. La vidi uscire dal bagno vestita di tutto punto, mi regalò un sorriso, che catalogai subito come inquieto.

-Maia, visto che i signorini hanno un'intervista, andiamo a farci un giretto per Los Angeles?- domandai.

-Va bene!- prese una borsa, salutò distrattamente Bill e uscimmo così in corridoio.

Camminammo silenziosamente finché non ci ritrovammo sedute in un piccolo bar, ordinando brioche e cioccolata calda.

-Allora, non hai detto una parola da quando siamo partite. Tutto bene?- le chiesi.

-Neanche tu hai parlato eh- costatò, cercando di evitare qualcosa probabilmente.

-Piantala di tergiversare! Allora, che c'è che non va? Hai litigato con Bill?- mi guardò indecisa per un attimo, poi si decise a svuotare il sacco.

-No.. non litighiamo mai- ammise. -E non è un bene?- feci io.

-No, perché se non litighiamo è perché lui non c'è mai. Ieri ha fatto le ore piccole, ma non con me. Mi sento su un confine, e devo decidere se passare oltre o no- stette in silenzio, io preferì aspettare che fosse lei a raccontarmi tutto, avevo capito come prenderla: aveva un carattere abbastanza complesso e, come il mio, contrastante. Tanto forte all'esterno, ma fragile dentro.

-E' andato a visitare la città con Gabrielle, capisci? Non con la sua ragazza, ma con un'inglesina! E' tornato che già dormivo, e stamattina non mi ha neanche fatto gli auguri di San Valentino! Insomma, non sono una persona romantica, non pretendevo una cena a lume di candela, ma almeno gli auguri! No, neanche-  

-Beh, neanche a me li ha fatti Tom, gli auguri- cercai di intromettermi, ma ormai era un fiume in piena.

-Ma è totalmente diverso: tu sei sicura dell'amore che lui prova per te! Io non sono più sicura di niente. A questo punto non credo valga la pena stare assieme, visto che mi trovo catapultata in un triangolo di cui mi ritrovo al vertice più lontano e isolato. E lui... cazzo non si accorge che mi fa soffrire!- sbottò.

-Ma perchè non gli parli?-

-Sono un'orgogliosa del cazzo, e non voglio parlarci, non voglio ammettere che mi sta facendo soffire! Insomma.. lo odio cavolo. Lo odio perchè per colpa sua sto male come un cane, perchè è un fottuto egoista, perchè mi mette sempre da parte, perchè vicino a lui mi sento così piccola, perchè a volte mi ritrovo a pensare che starebbe meglio con una come Gabrielle, lo odio perchè non riesco ad odiarlo-

Rimasi stupida da quel discorsi, la capivo benissimo.

-E poi.. non penso resterò per i prossimi mesi di tour, finito marzo, se le cose continuano così, lascio-  tirò su col naso, troppo orgogliosa per piangere.

-Cosa?- domandai stupita.

-E dai, come pretendi possa restare se le cose continuano così? Se me ne vado, allora Bill potrà viversi la sua storia con la truccatrice- disse con tono sarcastico l'ultima frase. Avrei agito così, in effetti.

-E quindi cosa vorresti fare?-

-Vedi... ieri ho ricevuto una telefonata, da un'importante agenzia informatica- mi fissò -americana, L.A- sbarrai gli occhi.

-Non vorrai venire a lavorare qui!- alzai la voce, stupita.

-Beh, hanno detto che posso andare a fare un colloquio in mattinata, quindi.. mi accompagni?- annuì sconfitta. Mi aveva presa completamente alla sprovvista.

-Lo dirai a Bill?- domandai diretta.

-Dipende- evitai di domandarle oltre. -Promettimi una cosa: al parto, ti voglio con me. E' previsto per il 9 maggio.- Recuperò il sorriso e rispose positivamente.

-Quindi ora dobbiamo andare in questa impresa?-

-Si- stette in silenzio un attimo -Prometti di non dirlo a nessuno okay?-

-Promesso. E ora togliti quel muso, cerca di pensare positivo!- nel frattempo ci alzammo, uscendo dal bar.

-Non posso. Sono una persona pessimista e realistica di natura, ora come ora la vedo particolarmente dura.- ammise con sguardo triste.

Mi faceva male vederla così, perché le volevo bene. E si capiva quanto stesse soffrendo.

Tornammo a camminare silenziosamente per strada, ognuna immersa nei propri pensieri. Fermammo un taxi, che ci portò al colloquio di lavoro, io l'aspettai nell'auto. Uscì neanche una mezz'ora dopo, con un'ombra di sorriso sul volto, dedussi fosse andata bene.


* * * *  


Aspettavo il ritorno di Tom, seduta in stanza, pensierosa dopo aver passato la mattinata con Maia. Aveva ragione il mio ragazzo, mai un po' di pace.

Finalmente alle due fece il suo ritorno, con un sorriso strabiliante in faccia.

-Cos'è quel sorriso?- domandai stranita. -Intervista divertente?- alzai un sopracciglio.

-No, finalmente posso stare un po' con te. Mi sei, siete, mancati- a quelle parole mi sciolsi. -Ah, non me ne sono dimenticato. Buon san Valentino- sbarrai gli occhi, facendolo ridere. Poi mi fiondai  fra le sue braccia. L’amore..

-Ho un regalo per te!- mi fece l'occhiolino, frugando nelle sue tascone, da cui estrasse una scatolina abbastanza grande, rettangolare. Mi si inumidirono gli occhi, ah l'amore! -Non ti metterai a piangere, vero Carotin?- mi prese in giro, mentre lentamente aprì la confezione.

Rimasi a bocca aperta, stupita, meravigliata, contenta, felice.  Davanti a me c'era un bellissimo bracciale d'argento, con delle pietre ai bordi, con incisa la scritta. La nostra frase, la nostra canzone. Unter deiner Haut. -Ma.. è stupendo Mopp!- dissi entusiasta, mentre me lo misi sul polso.

-Sono contento ti piaccia!- si grattò l'orecchio, gesto che faceva quando era in imbarazzo: non si sentiva a sua agio a fare il dolce!  

-Non ti starai mica imbarazzando, vero Mopp?- lo presi in giro, imitando il tono che aveva usato prima con me.

-Piantala!- scoppiammo a ridere e mi trascinò a letto. -Dobbiamo parlare mh- disse mentre mi sedetti in mezzo alle sue gambe. Aspettai che prendesse la parola. -Insomma, mancano quattro mesi alla nascita del bambino, cosa vogliamo fare? Intendo, non possiamo vivere nell'appartamento col resto della band..-

annuì. -Quindi avevo pensato di comprare casa, ad Amburgo- a momenti la mia mascella cadeva al suolo! Insomma, era un passo avanti, che ero disposta a fare, con lui tutto.

-Noi due?- domandai. Giocherellò con i miei capelli, per poi rispondere -noi tre-

Era inutile, non smetteva mai di stupirmi, ho già detto che l'amavo?

-Sei sicuro? Pensi di riuscire a sopportarmi tutti i giorni?- ridacchiai. -Sì, penso di potercela fare! E tu?-

-Non chiedo altro- risposi girandomi verso il suo viso, lasciandomi andare a un dolce bacio. -ti amo Kaulitz- sussurrai sulle sue labbra. L'ultima cosa che sentì fu "anche io rossa", il resto è un ricordo sfuocato intriso d'amore e passione.


* * * *


Mancavano dieci minuti alle nove, e i ragazzi si trovavano nel backstage in preda all'ansia. Io, dal canto mio, ero felice. Il pomeriggio passato con Tom mi aveva decisamente rigenerata. C'era qualcosa che mi rendeva inquieta, però: mancava Maia. Mi avvicinai a un Bill nervoso, rivolgendogli la parola cautamente, onde evitare d'esser sbranata.

-Bill, come mai Maia non c'è?-

-Non so, mi ha detto che non stava bene- scrollò le spalle, no qualcosa non andava.

-Tutto bene fra voi?-

-Mh, non so.. è un periodo strano!- disse lui. Non ebbi tempo d'aggiungere altro, lo show doveva iniziare.

La band uscì e si sentirono parecchie urla, seguite dalle prime note di chitarra. Mi sedetti su uno sgabello, da dove riuscivo a vedere abbastanza bene lo spettacolo. Inutile dire che furono stupendi. Quando credevo fosse tutto finito, Bill prese in mano il microfono.

-Buonasera! Spero vi siate divertiti stasera!- esclamò con un perfetto inglese, merito dello studio e.. delle giornate passate con Gabrielle probabilmente. -Questa è l'ultima canzone, passo la parola a Tom!- Sbarrai gli occhi, Tom? Avevo sentito bene?

Il chitarrista sorrise malizioso, scatenando nuove urla, e pronunciando una frase che mi stupì, sia perchè non v'erano errori grammaticali, sia per altro..

-Questa canzone non l'abbiamo ancora fatta live, oggi è la prima volta- prese la chitarra acustica e si sedette a fianco del gemello.

Bastò la prima nota per farmi capire di che canzone si trattava, la nostra. Bill intonò la prima frase "Unter deiner Haut, Spüre ich den schlag deines Herzens, Die Melodie  übereinstimmt". Poi si aggiunse il fratello, e il pubblico. Canticchiai silenziosamente anche io, mentre le parole si fondevano con le lacrime. Era troppo per una giornata sola, il mio cuore rischiava d'esplodere. Emozione unica.

Lasciarono il palco vuoto accompagnati dalle grida delle fan, c'era un atmosfera carichissima. Rivolsi uno sguardo a Bill, sorridendogli. Prima di fiondarmi tra le braccia del mio ragazzo però, gli comunicai col labbiale cosa doveva fare, "parla con Maia" mi guardò confuso. Scossi le spalle e tornai dal mio uomo.

Che giornata indimenticabile.



* * * * *




Spero vi sia piaciuto, nei prossimi capitoli.. danni in corso ;D
Commento gradito, grazie a tutte quelle che mi seguono, siete.. boh, fantastiche!
Anna

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Capitolo 22
*** Der letze Tag. ***


(anna)

Eccomi, questa volta sono stata più veloce!
La scuola finisce domani (alleluia!) così ho più tempo per scrivere la storia che ho in mente e postare questa! :)

Colgo l'occasione per fare gli auguri a lei:
JadedSha  
Happy birthday to you Serena, I love you.
- Your Tab.


* * * *

Ventiduesimo capitolo: Der letze Tag
 

Era l'una passata, non riuscivo ad addormentarmi, attendevo il ritorno di Bill dal concerto. Sentivo della musica provenire dall'esterno, schiamazzi e risate divertite, Los Angeles era ancora molto attiva, al contrario mio, che aspettavo il mio ragazzo buttata sul letto, con addosso solo una felpa e un'aria decisamente poco felice.

Dopo mezz'ora passata a contemplare la porta, finalmente vidi la maniglia aprirsi, seguita dall'entrata del cantante.

-Ehi, ancora sveglia?- domandò slacciandosi il cappotto di pelle scura, con tono leggermente stanco.

-Già, non riuscivo ad addormentarmi- bugiarda, pensai mentalmente. La verità è che lo aspettavo.  -Com'è andata stasera?- a questa domanda il suo viso prese immediatamente vita, mentre gli occhi iniziarono a brillare.

 -Oh, è stato stupendo! C'erano tantissime persone, abbiamo suonato quasi tutte le canzoni in tedesco, e cantavano insieme a me! Una sensazione bellissima!- fece quel sorriso che amavo tanto; -Tu invece che hai fatto?- oltre ad aspettarlo e pensare come un'ossessa?

-Nulla, ho guardato un po' di televisione. Adesso basta parlare, non voglio che mi crolli, sei magrolino si ma non riuscirei a metterti a letto- ridacchiai, lui mi guardò male e scomparì in bagno, per tornare cinque minuti dopo con addosso un paio di pantaloni larghi della tuta.

-Non ti sei struccato?- domandai indicando gli occhi cerchiati ancora di nero.

-No, non ne ho voglia. Tolgo domani mattina, tanto ho la giornata libera- sospirò -finalmente- aggiunse lui ad alta voce, io mentalmente.

-Ci voleva- commentai io, stendendomi a letto. Sentì il letto abbassarsi e due braccia sottili circondarmi la vita.

In quel momento tutta la rabbia che potevo provare verso di lui, la frustrazione per essere stata messa da parte per colpa di Gabrielle, per essermi sentita sola.. svanì. Non potevo farci nulla, aveva troppo potere su di me, oramai la mia felicità dipendeva dalla sua presenza. E ciò non era un bene, decisamente. Potevo fare la masochista, stare con lui nonostante sembrava preferisse la presenza della truccatrice, soffrire ma averlo vicino. Oppure potevo lasciarlo e soffrire come un cane.

Cosa potevo fare? Avrei sofferto comunque, in ogni caso. Fu con questi pensieri che mi addormentai, passando una notte per nulla tranquilla.


* * * *


Allungai leggermente le mie gambe sul letto, stiracchiandomi e sbadigliando silenziosamente. Aprì gli occhi, socchiudendo le palpebre per abituarmi alla luce; girai lo sguardo sul comodino, la sveglia segnava le dieci e mezza, avevo dormito abbastanza, così decisi di alzarmi. Mi girai a guardare Bill che dormiva, aveva la bocca socchiusa e respirava lentamente, come un bambino. Sorrisi a quell'immagine, quanta dolcezza. Considerando che la sera precedente era molto stanco, dubitavo si sarebbe svegliato presto, perciò dedicai un po' di tempo a me stessa. Prima di tutto mi feci un lungo bagno nella bellissima vasca di marmo della stanza d'albergo, stetti immersa per una mezz'ora buona, con alle orecchie lo soave voce del cantante dei Guns. Uscita asciugai i capelli biondi e passai al trucco, ultimamente ne mettevo meno, limitandomi ad ombretto nero, non avevo nè tempo nè voglia. Così quella mattina mi misi d'impegno, passando sugli occhi uno strato di polvere grigia, una linea perfetta di eye-liner, mascara e matita sempre nera. Ripescai dal mio beauty case il mio amato rossetto corallo, mettendone uno strato leggero sulle labbra. Un'ora e mezza dopo, ad opera conclusa, mi fissai sullo specchio. Finalmente rimandò un'immagine che mi soddisfaceva, la ragazza riflessa era meno pallida del solito, più bella. Ero di buon umore, perciò decisi di mettere qualcosa di insolito, parecchio per i miei standart. Misi uno dei vestiti procuratomi da Bill, un semplice abito nero, con pizzo rosso. Sembravo una bambolina-dark. Ridacchiai al pensiero e sentì il telefono squillare. Mi affrettai a rispondere, sperando che la suoneria non l'avesse svegliato. Era Andrea.

-Pronto, Andi! Come stai?- dissi.

-Ehi, è da una settimana che non ci sentiamo! Ti ho dato per dispersa!- ridacchiò -Come stai?- chiese.

-Mh, così. Diciamo che mi godo gli ultimi giorni da tecnico dei Tokio Hotel.. e penso anche da ragazza di Bill Kaulitz- aggiunsi con tono sarcastico, per nascondere la tristezza che ciò mi provocava.

-Cosa? Perchè?-

-Oh dai, penso accetterò l'offerta e andrò a lavorare a Los Angeles, quindi una relazione a distanza non funzionerebbe.. almeno, ora come ora sarebbe il suicidio. Senza contare che, secondo me, a lui inizia a piacere Gabrielle- spiegai.

-Ma non puoi mollare così, devi combattere, lo ami no?-

-Di più- sospirai, -ma se lui vuole stare con l'inglese, che ci stia. Non voglio stia con me se pensa non ne valga la pena-

-Ne vale la pena! Smettila di parlare così! Sembra che tu.. ti sia arresa- constatò.

-Beh... perchè è così. Quindi mi godo gli ultimi giorni di felicità, non voglio pensare troppo positivo, so già che ci starò di merda, ma se mi illudo.. sarà peggio-

sentì un breve silenzio dall'altra parte, -Tanto sei cocciuta, quindi è inutile che parli cercando di farti cambiare idea-

-Ecco- sentì un movimento provenire dalla camera, forse si stava svegliando -Scusa, devo andare. Ci sentiamo Andy, ti voglio bene- ricambiò il saluto e andai dal frontman.

-Ehi- mi sorrise, parlò con voce roca, ancora addormentata.

-Buongiorno Will- mi guardò male, -Ero al telefono, spero di non averti svegliato-

-No, non ti preoccupare- si passò una mano sugli occhi, sporcandosi leggermente di trucco, facendomi ridacchiare.

-Ma, sei bella stamattina- affermò guardandomi.

-Oh grazie, perchè sono brutta di solito- alzai un sopracciglio.

-Ma dai, scusa! Intendevo, sei sempre bella- sottolineò il sempre, -ma oggi particolarmente- Arrossì.

-G-grazie. Non sapevo che fare. E' meglio che tu ti tolga tutto il trucco che hai in faccia, aspetta qui- mi recai in bagno, tornando con l'occorrente necessario.

Lui intanto si era seduto a gambe incrociate sul letto, mi guardava curioso.

-Posso?- annuì incerto, così cominciai a passare leggermente il cotone sulla sua pelle chiara, levando tutto il nero.

Era così bello, aveva un viso delicato, liscio e una pelle prima di imperfezioni. Erano passati sei mesi dalla prima volta in cui lo vidi, ma mi stupivo sempre di come potesse essere bello.

Mentre passavo un po' d'acqua sul collo, cercando di togliere residui di fondotinta - non capivo perchè lo mettesse sinceramente, come volesse nascondere la sua vera pelle -, sentì il suo respiro vicino al mio collo, e il mio cuore battere furiosamente. Mi girai verso di lui, rimanendo incatenata coi suoi occhi. Sorrisi imbarazzata, non reggevo a quelle pupille nocciola, perdevo il controllo. Lui ricambiò il sorriso, mi alzò il viso con una mano e poggiò delicatamente le sue labbra sulle mie. Dischiusi la mia bocca permettendo di far entrare la sua lingua, rabbrividì sentendo il suo piercing. Circondai il suo collo con le mie braccia, mentre lui mi distese sul letto, facendo aderire il suo corpo sul mio. Era a petto nudo, mi piaceva il contatto con lui, sentivo il suo cuore battere sul mio. Lentamente tirò giù la lampo del vestito, rimasi con addosso un semplice completo intimo nero. Invertì le posizioni e feci scivolare giù dal letto i suoi pantaloni.

Fu passionale, dolce, perfetto. Troppo forse. Mi stesi accanto a lui, poggiando la testa sul suo petto. Avevamo ancora il respiro irregolare. C'era silenzio. Volevo parlargli, volevo dire che l'amavo. Non ne avevo più il coraggio, sarebbe stato troppo per me ricevere come risposta un "anche io", visto che avevamo i giorni, se non ore, contate. Cominciò ad accarezzarmi i capelli, il suo tocco mi faceva sentire il paradiso. Scesi dalla mia nuvoletta di felicità quando constatai che era mezzogiorno passato e avevo fame.

-Will..- piagnucolai.

-Si Angelika?- sbuffai sentendo il mio secondo nome.

-Ho fame- scoppiò a ridere. -In effetti, anche io! Abbiamo bruciato stamattina!- mi fece l'occhiolino e io ricambiai con una gomitata in pancia.

-Ehi, ma che violenza! Scendiamo a mangiare?- annuì, recuperai i vestiti e sistemai il trucco, leggermente colato. Scendemmo mezz'ora dopo, il tempo che Bill impiego per vestirsi e truccarsi, era stato relativamente veloce!

La band aveva fatto riservare una sala da pranzo, quindi potevamo mangiare in tranquilla, senza temere di essere fotografati.

-Ehi buongiorno ragazzi!- salutò Tom, seduto assieme alla rossa.

-Ciao Tom, Anna- ricambiammo il saluto.

-Tutto bene?- domandò la ragazza, rivolgendomi un'occhiata. Scossi le spalle e risposi un "bene" non proprio convinto.

Iniziammo a chiacchierare, mentre i camerieri portavano da mangiare.

-Cosa fate oggi?- domandò il gemello chitarrista.

In realtà non lo sapevo, perciò aspettai fu il mio ragazzo a rispondere.

-Alle due e mezza vado con Gabrielle a fare shopping- fu la sua risposta allegra. Stavo bevendo un sorso d'acqua e quasi mi soffocai.

Un giorno libero dopo tanto, e lui? Lo passava con quella!

L'altra coppia mi fissò preoccupata -Scusatemi- dissi cercando di deglutire.

-E tu che farai Maia?- domandò l'ex-rasta.

Beh, probabilmente avrei passato il pomeriggio a programmare il litigio che avrei avuto con Bill la sera, perchè Dio solo sapeva quanta voglia di urlare avevo.

-Penso aggiornerò il vostro blog, ordini di David. Poi farò le valigie, domani si parte per Toronto- fu invece la mia risposta. -Voi?-

-Un giro in città. Oh Bill, sta arrivando Gabrielle- dichiarò  il gemello, mi girai e vidi la ragazza venire verso di noi. Sembrava un angelo, perchè doveva essere così bella?

-Buon pomeriggio- disse lei con voce dolce, chinandosi a dare un bacio al mio ragazzo sulla guancia. Sentì il sangue salirmi al cervello, stavo elaborando una frase poco carina da dire ma fui interrotta dal "bip" proveniente dal mio cellulare, messaggio dalla rossa, alzai un sopracciglio, che voleva?

"Ricordati di respirare, sembri una pentola a pressione pronta a esplodere"

"perchè è quello che sono. BOOM" risposi.

-Io me ne torno in camera- dissi, -divertitevi oggi pomeriggio- aggiunsi poi, incolore. Senza aspettare risposta, fuggì in camera, piazzandomi davanti al televisore. Pensavo la nostra storia sarebbe durata almeno fino alla fine del tour, ma qualcosa mi diceva che mi sbagliavo.

Nella mia mente risuonò il ritornetto di "der letze Tag". Niente più azzeccato.

* * * * 

Ecco il capitolo, spero vi sia piaciuto :)
Grazie per le recensioni, sono arrivata a quota 255! Insomma,
neanche credo di meritarle, siete fantastiche. ♥ 
Anna

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Capitolo 23
*** Totgeliebt. ***


(anna)

Ecco il nuovo capitolo, sono stata veloce ;)
Vi chiedo già di non linciarmi per quello che ho scritto eeeh!
Detto questo ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia anche senza recensire
(ah, ricordo che per un commento non ho mai ucciso nessuno :P) e anche chi recensisce :)
Ho perso un po' di recensori per strada penso xD come la Marty, Alice e Illa ,
se ci siete battete un colpo D:
Vi lascio al capitolo ;)
Peace, love and stay Tokio!

* * * *



Ventritreesimo capitolo: Totgeliebt




Mi piantai davanti al televisore sperando ci fosse qualche programma che potesse distrarmi, per esempio un film horror o uno comico. Il fato era decisamente contro di me, sarà stato che era da poco passato San Valentino, o che la primavera metteva in moto gli ormoni, fatto sta che davano solo film romantici, strappalacrime e commedie sentimentali, cose che non facevano decisamente per me, considerando fossi depressa per la prossima fine della mia vita di coppia. Affondai il cucchiaio nel vasetto di nutella rubato dal tavolo della colazione la mattina, e lo portai alla bocca, era il rimedio migliore anti-depressione. Feci un altro po' di zapping soffermandomi sul canale musicale, sperando di trovare qualcosa che mi distraesse, ma quando una giornata è destinata ad andare male, può solo peggiorare: uno speciale sul nuovo album e tour dei Tokio Hotel. No, decisamente qualcuno ce l'aveva con me. Sbuffai innervosita, spegnendo la televisione e lanciando il telecomando in un angolo sconosciuto della camera. Guardai l'orologio, erano solamente le tre e mezza, che potevo fare? Optai per preparare le valigie, visto l'imminente partenza dell'indomani. L'operazione mi impegno ben due ore, non tanto perché avessi tanti vestiti, più che altro perché ogni abito portava con sé un flashback del tempo passato con il mio ragazzo, e ciò non faceva che ricordarmi che presto tutto sarebbe finito, ormai neanche ci speravo.

Dopo aver messo via i miei oggetti, accesi il computer per navigare un po' su internet, cercai qualche news sulle mie band preferite, poi le mie dita digitarono quasi automaticamente Tokio Hotel sulla barra di google. Lessi qualche notizia distrattamente, per lo più parlavano del tour e della gravidanza di Anna, poi notai un sito di gossip con delle immagini che attirarono la mia attenzione, perché il protagonista maschile era Bill.. e quella femminile non ero io. Era Gabrielle, chi altro poteva essere? Erano state scattate in diverse occasioni, varie uscite in cui non ero stata invitata; era facile indovinare cosa c'era scritto nelle didascalie, gettai solo un'occhiata e scorsi ciò che immaginavo, tutti si chiedevano chi fosse, se per caso era la sua ragazza. Spensi il computer, con l'umore che ormai era finito sotto le scarpe, per tirarmi un po' su pensai di chiamare Andrea.

-Ehi Andy, come stai?- domandai appena accettò la chiamata.

-Buongiorno! Tutto bene, sono solo un po' stanca, appena tornata da lavoro, ho fatto un tatuaggio enorme a un tizio, mamma mia dovresti vederlo!-  ridacchiai contagiata dal suo entusiasmo, almeno qualcuno era felice. -E tu? Novità da ieri? Ci hai parlato?- domandò.

-Non esattamente... dopo il concerto non abbiamo avuto modo di parlare- arrossì al pensiero di ciò che avevamo invece fatto.

-Ma scusa, avevate l'occasione di parlare e avete fatto sesso?- disse alzando la voce, facendomi arrossire ancora di più.

-Senti... io mi sono rassegnata, tanto vale che mi sia goduta "l'ultima notte"!- sbottai.

-Quindi che hai intenzione di fare ora?- chiese con voce più calma.

-Non so... vorrei parlare con Gabrielle prima- sospirai.

-Perchè con lei e non con Bill?-

-Perchè... prima affronto lei, poi lui, sarà più semplice- spiegai -credo- aggiunsi dopo.

-Quindi che farai dopo?-

-Penso che lascerò questo lavoro, devo parlare con David per capire se posso lasciarlo subito o devo aspettare la scadenza del contratto. Poi mi trasferirò a Los Angeles-

-Pensa bene a quello che stai per fare- aveva capito, non sarebbe riuscita a farmi cambiare idea.

-Hai visto no, le ultime foto di Bill su internet- dal silenzio che seguì, capì che la risposta era affermativa.

-Si beh.. sono solo foto, non significano nulla-

-Non è il fatto delle foto in se.. anzi si cazzo! Io sono sempre stata attenta, abbiamo sempre fatto di tutto per non farci beccare dai paparazzi e creare scoop indesiderati, poi arriva sta qua e si fanno beccare subito, ti pare?-

-Ma è diverso secondo me, perché Bill e Gabrielle possono andare in giro senza problemi, perché sono solo veri amici, voi due no-

-Non so davvero che dire. Ho bisogno di aria- dissi pensierosa. -Parlami di te, cosa fai ultimamente oltre a tatuaggi enormi?- aveva capito l'antifona, cominciò a raccontarmi ogni dettaglio delle ultime settimane, mentre io raggiungevo la terrazza dell'hotel.

Quel pomeriggio il vento era freddo, pizzicava sulla pelle facendomi arrossire guance e naso. Mi strinsi nel giaccone osservando la vista sulla città, caotica e frenetica. I miei problemi di perdevano in mezzo a quel caos, si dissolvevano per un attimo. Mi sedetti a gambe incrociate sulla panchina, mettendo le cuffiette nelle orecchie e facendo partire la riproduzione casuale.


"Talk to me softly
There’s something in your eyes
Don’t hang your head in sorrow
And please don’t cry
I know how you feel inside I’ve
I’ve been there before
Somethin’s changin’ inside you
And don’t you know
Don’t you cry tonight"


Cambiai automaticamente canzone, facendomi invadere dalla calda voce del cantante dei Rammstein, misi il volume al massimo, così mi fu impossibile continuare a torturarmi con pensieri poco felici. Le melodie si susseguirono una dopo l'altra, finché il sole non svanì e cominciarono a spuntare le stelle.

Scossi le spalle e mi sfregai le mani, in cerca di calore. Sa

Capitolo ventitre: Totgeliebt

ltai di paura non appena sentì qualcosa vibrare nella mia tasca, era la rossa che mi chiamava.

-Maia ma dove sei finita?- domandò agitata.

-Sono sulla terrazza, avevo bisogno di staccare- spiegai.

-Bill è tornato da un'oretta, era preoccupato- ah, quindi si era ricordato di me, pensai sarcastica.

-Mh, torno più tardi. Devo... devo parlare con Gabrielle, non dirglielo però, okay?- lei rispose positivamente e chiusi la chiamata.

Lasciai la terrazza e presi l'ascensore per recarmi nel piano in cui si trovava la stanza della ragazza. Rimasi due minuti indecisa davanti alla porta, mi mancava il coraggio di bussare. Presi forza e battei due colpi sulla porta, venne ad aprirmi subito, con un sorriso sul viso, che si affievolì notando chi aveva davanti.

-Posso entrare?- domandai a bassa voce, incerta. Lei annuì lasciandomi spazio; mi fece accomodare sul divano.

-Volevo parlarti di.. Bill- tirai fuori la voce a fatica. Mi guardò incerta e preoccupata, capì che c'era qualcosa che Bill che non sapevo. -Vi siete baciati- me ne uscì io, esponendo il mio dubbio, spalancò gli occhi. Merda, merda, merda.

-Io, sono stata io, l'ho baciato io.. ma non è successo altro! Lui mi ha detto che non poteva perché sta già con te!- Chiusi gli occhi e presi un respiro, cercando di regolarizzare il ritmo del mio cuore, e non far uscire le lacrime che premevano.

-non poteva..- sussurrai io a me stessa, alzandomi e uscendo di lì, dirigendomi nuovamente verso la terrazza, inviando un messaggio al mio "ragazzo", chiedendo mi raggiungesse. Se dovevamo litigare, meglio farlo là dove la gente non sentiva. Mi sedetti sulla panchina e neanche cinque minuti dopo avvertì la presenza del cantante al mio fianco.

-Hey, che succede?- domandò prendendo la mia mano fredda e guardandomi negli occhi, sfuggì dalla sua presa e voltai lo sguardo davanti a me.

-Dimmelo tu- il mio tono era.. freddo e innaturale. Mi fissò indeciso, poi sembrò capire.

-Il bacio..- sussurrò, -è stata lei, io le ho det..- lo interruppi,  -lo so, so cosa hai detto. Che non potevi baciarla perché stai con me- sibilai questa frase con tono acido. -Cazzo Bill! Non te ne rendi conto vero?- alzai la voce, lui non sembrava capire. -Hai detto che non potevi! Hai usato la parola sbagliata. Avresti dovuto dire che non volevi baciarla, parchè stai con me e mi ami- presi fiato e sparì l'ultima frase -Penso sia meglio chiuderla qui, ci abbiamo provato, non ha funzionato- il mio tono era insolitamente calmo rispetto a ciò che sentivo.

-Stai scherzando spero!- alzò la voce.

-No, non sto scherzando cazzo! E' finita, è stato bello finché è durato! Ma ora beh.. basta- usai il suo stesso tono.

-Cos'è? Cercavi un divertimento mentre lavoravi con noi in tour? E ora che stai finendo hai pensato di tagliare tutto?- mi sbottò in faccia, come si permetteva?

-Fanculo Kaulitz! Ma che cazzo dici? Sei tu, è colpa tua, solo colpa tua! Da quando è arrivata l'Inglesina io sono sparita!-

-Ah, sei invidiosa! Solo perché lei è..- lo bloccai nuovamente -COSA? Bella, bionda, alta, intelligente? Cosa? Dio che delusione, mi hai deluso- rimase spiazzato dalla mia reazione. -Se ti dava tanto fastidio che stessi con lei, perché non me l'hai detto?- presi un respiro, stavo per esplodere.

-Sei un cretino, saresti dovuto arrivarci da solo! Se io avessi iniziato a passare tutto il giorno con un figo che non sei tu, ti avrebbe fatto piacere? No! Ma tu sei troppo egocentrico per accorgerti di quando fai soffrire gli altri!- alzai ancora la voce.

-Ma vaffanculo, tu butti nel cesso il nostro rapporto così? Beh, allora non vale la pena che perda altro tempo con te- sputò con voce fredda.

-No, a quanto pare non ne vale la pena. Dai, vai dall'inglesina. Almeno il fatto che tutto sia andato a puttane ti da piena libertà, no?-

-Lasciamo perdere, non voglio più avere niente a che fare con te- disse prima di tornare dentro, lasciandomi lì.


....Non voglio più avere niente a che fare con te.....

Quelle parole mi si conficcarono nella mente e nel cuore come coltelli affilati, faceva male, dio se faceva male. Mi venne in mente la frase di una sua canzone. "Es bringt mich um, wir haben uns totgeliebt" L'amore è morto. Falso, falso, dannatamente falso. L'amore non può morire, non lo si può sopprimere con un iniezione, no. E' la persona che muore, che si uccide giorno dopo giorno, il sentimento fa da veleno, ma tu lo inietti.

Vidi la vista appannarsi e sentì qualcosa scendere dai miei occhi. "Ich seh dich weinen und keiner wischt die Tränen weg" la voce di Bill risuonò nella mia testa, perché pure le canzoni mi tormentavano ora? Mi raggomitolai su me stessa e rimasi ferma finché non sentì la voce di Anna chiamarmi.

-Ehi- sembrava preoccupata -Bill è venuto da noi e ci ha detto tutto..- si sedette vicino a me.

-Mh....- fu la mia risposta, mi fissò e notò i miei occhi rossi, addolcì il suo sguardo.

-Non guardarmi così per favore, mi faccio pena da sola- borbottai io.

-Siete due stupidi!- se ne uscì lei, la guardai interrogativa, in fondo a lei era successo lo stesso con l'altro gemello.

-So cosa stai pensando, ma fra me e Tom era diverso! Lui non era pronto, voi invece lo siete, ma siete troppo cocciuti e masochisti per mettere da parte l'orgoglio, parlare e chiarire-

-No, visto che gli piace tanto passare il tempo con l'inglese, tanto vale che stia con lei, non con me- il mio tono era deciso, ma terribilmente.. triste.

-Tu stai bene con lui, non Gabrielle- scrollai le spalle.

-Ma lui non lo capisce- Rimanemmo in silenzio. -Quindi ora che farai?- domandò piano.

-Io... domani parlerò con David, per vedere come comportarci con il lavoro, voglio terminare il prima possibile, è troppo per me vederlo tutti i giorni.. non ce la potrei fare, davvero.-

Mi fece un sorriso triste, spettinandomi i capelli. Provai a ricambiare, ma uscì una smorfia indistinta. Ero stata previdente almeno, avevo già portato la valigia nella stanza che mi assegnava David in ogni hotel, nonostante sapesse che dormivo da Bill.

Con passo trascinato e lento arrivai nella camera, buttandomi sul letto. Sospirai, lo sapevo. La giornata non poteva che concludersi così.

Evviva, la storia con il ragazzo che amavo era andata a puttane, evviva.


* * * *


Alla prossima! :D









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Capitolo 24
*** Zeit läuft. ***



(anna)


Nel mio solito monologo vorrei solamente ringraziarvi, oggi.
Il capitolo "Totgeliebt" ha ottenuto 102 "mi piace", sono rimasta senza parole, davvero!
Cioè, grazie mille! Grazie perchè è dal venti ottobre che mi seguite, da Unter deiner Haut,
grazie perchè non avete smesso, grazie per i complimenti, grazie.
Tutto qui.
*magone perchè fra poco finisce*
Stay Tokio.

* * * *



Ventiquattresimo capitolo: Zeit läuft




Quando mi svegliai, sentì la testa pesante come un macigno: la sera prima mi ero addormentata molto tardi, con le lacrime agli occhi, di conseguenza mi trovavo con due fanali gonfi e arrossati, cosi come le guance; i capelli tutti spettinati e occhiaie spaventose, una vera bellezza quindi!

Ancor meglio del mio aspetto era il mio umore, mi pareva d'aver una nuvoletta grigia sopra la testa che m'accompagnava ovunque. Mi alzai a fatica, trascinandomi verso il bagno, riempiendo la vasca con acqua bollente e mi ci fiondai dentro, mentre dal mio cellulare usciva la voce del mio "amico" Axl. Uscì mezz'ora dopo, già più rilassata. Guardai l'orologio, erano appena la otto e mezza di mattina, m'ero alzata presto. La partenza per Toronto era prevista per le dieci, in tourbus. Occupai il restante tempo con la musica alle orecchie, volume al massimo per impedire ai pensieri di circolare. Venuta l'ora, inforcai un paio di occhiali da sole e mi recai a testa bassa nell'atrio, dove aspettavano lo staff e la band. Salutai distrattamente i ragazzi, appena incrociai lo sguardo di Bill, abbassai gli occhi sentendomi bruciare, poi passai oltre, andando da Valerie, non avrei più condiviso la cuccetta con il cantante, perciò avevo scelto di tornare nel bus con lo staff, il lato negativo della faccenda era che avrei dovuto convivere con l'altra truccatrice, niente di meno che Gabrielle; anche se, temevo, non sarebbe rimasta a lungo: ora il Kaulitz era single, quindi si sarebbe potuta infilare facilmente nel posto che un tempo era mio, cioè un giorno prima. Come cambiavano le cose!

-Buongiorno Vale- salutai mogia -Hai visto David? Non lo vedo qui- notai, dovevo parlare col manager il più presto possibile.

-Mh, prima stava parlando con la band, penso sia andato nell'ufficio dell'hotel.. perché?-

-Devo parlargli di.. una cosa- restai sul vago.

-Sputa il rospo Maj- sorrisi al nomignolo che m'aveva affibbiato uno dei primi giorni di lavoro.

-Questioni di lavoro- cercavo di evadere la domanda, inutilmente, il suo sguardo restava insistente su di me, così svelai l'"arcano mistero". -Voglio chiedere se è possibile lasciare il lavoro prima della fine di marzo, cioè il più prima possibile, sai com'è- scrollai le spalle.

-Stai scherzando spero!- alzò leggermente la voce, prendendomi per mano e portandomi fuori, così che nessuno sentisse. -Non puoi andartene, rischieresti di perdere Bill!- il mio sguardo si fece malinconico.

-Va, ormai l'ho già perso- ammisi. -Di la verità, non pensi che Gabrielle e Bill sarebbero una bella coppia?- domandai incolore, cercando di far finta che quelle parole non facessero un male cane.

-Esteticamente può darsi, sono simili; ma credimi, tu e lui vicini ammaliate, ti sottovaluti! E si lascerebbero subito, lei lo adora indubbiamente, ma penso lui si meriti una con carattere, non uno zerbino che è d'accordo con ogni cosa che dice-

-La verità è che, a Bill, lei piace; altrimenti non avrebbe passato tutto quel tempo con lei, scordandosi di avere una ragazza!-

-Si, le piace. Ma ama te!- rispose.

-Bel modo di dimostrarlo- bofonchiai.

-Te ne pentirai, ve ne pentirete- affermò decisa, io non risposi, in fondo sapevo me ne sarei pentita, ma non potevo certo continuare a fare la ragazza invisibile, mentre Gabrielle me lo portava via, non potevo essere passiva. Non volevo neanche combattere, se mi amava anche lui non ce ne sarebbe stato bisogno.

-Andiamo al tourbus, è freddo qui fuori- disse. E anche qui dentro, pensai. La seguì all'interno, le mie valigie erano già state portate lì. Avrei dormito nella stessa stanza di Valerie, dove prima stava Nat. L'altra invece, aveva preso il mio vecchio posto.

-Posso farti una domanda? Rispondi sinceramente per favore- dissi alla donna, lei annuì, -Com'è Gabrielle? Nel senso, hai avuto l'opportunità di conoscerla, mi sbaglio?- forse chiederlo era da masochisti, oltre a essere più bella di me, poteva essere anche caratterialmente migliore, non che ci volesse tanto.

-Oh- ci pensò un momento -Non è una brutta persona, però non la conosco neanche tanto bene. Non parla molto, e quando comincia parla soprattutto dei Tokio Hotel e..- di morsicò il labbro, terminai io la frase per lei, sospirando -Di Bill.- strizzai gli occhi -capisco.. non so cosa sarebbe peggio, sai? Intendo, se fosse una ragazza meravigliosa oppure insopportabile- mi guardò interrogativa -perchè?-

La verità era che amavo terribilmente Bill, e in quei mesi avevo capito che persona stupenda fosse. Se non poteva - o voleva - stare con me, si meritava una persona che gli volesse bene, non una che l'avrebbe sfruttato per la fama o solo perché era il sogno dell'adolescenza.

-Lascia stare, è complicato- risposi alla donna, non volevo risultare troppo patetica.

Mi sorrise comprensiva, abbracciandomi lievemente, per fortuna c'erano gli amici, altrimenti si che mi sarei depressa più di quanto non lo fossi già.


* * * *


Passarono cinque giorni, passò il concerto di Toronto, passarono gli Stati Uniti, la tristezza però non passava. Non avevo avuto occasione di parlare con David, poiché non era mai solo, e di certo non volevo parlare con lui di fronte alla band. Anche i contatti con i Tokio Hotel si erano allentati, più che altro cercavo di lavorare nel mio tourbus, recandomi da loro solo quando non erano presenti, occhio non vede, cuore non duole giusto?

L'occasione per parlare col manager arrivo appena approdati in Spagna, i ragazzi facevano un'intervista e io ne approfittai per beccare l'uomo, rimasto in hotel. Presi coraggio e mi recai nella sua stanza-ufficio.

-Signor Jost, posso entrare?- domandai di fronte alla porta, entrando a cenno affermativo.

-Buongiorno, disturbo? Vorrei parlarle- alzò lo sguardo e mi guardò un istante, capì che sapevo perchè ero lì.

-Immagino abbia saputo- lui annuì.

-E immagino tu voglia chiedermi di lasciare il lavoro con un mese d'anticipo- mordicchiai il labbro nervosa, -Sì- risposi, -E' possibile?-

-Capisco la situazione, ma ora come ora non è difficile trovare un tecnico, su due piedi-

Avevo pensato avrebbe risposto così, pensai a una soluzione, ed ebbi il colpo di genio.

-E se riuscissi a trovare qualcuno che mi sostituisca? Potrei chiamare qualche compagna di università e informarmi-

-Mi fido di te- disse solamente, risposi con un grazie e mi mossi subito verso il tourbus, infatti nell'hotel alloggiava solo il manager, gli altri relegati nel mezzo.

Percorsi con la memoria i miei vecchi compagni di scuola, cercando qualcuno che fosse adatto, non ci misi molto a collegare, pensai subito a lei, una mia vecchia amica laureata con me, Martha. Per fortuna avevo ancora il numero in rubrica!

-Pronto, Martha? Sono Maia!- Era da un secolo che non la chiamavo più, dopo gli esami ci eravamo perse di vista.

-Maia? Ma sei ancora viva quindi?- ridacchiammo. -Come stai?- domandò.

-Mh, si tira avanti!- di certo non potevo dirle che stavo di merda perché mi ero lasciata con il cantante dei Tokio Hotel, il quale aveva anche dichiarato di non voler avere più un contatto con me. -E tu?-

-Bene, anche se non riesco a trovare lavoro, che palle! A te laureata-col-massimo-dei-voti è andata meglio?- ecco l'occasione che aspettavo.

-Ja.. ho chiamato anche per questo. Se ricordo bene.. ti piacevano i Tokio Hotel, sbaglio?-

-Non mi piacevano- rispose, oh cavolo! -Mi piacciono, gli amo, altro che!- alzai un sopracciglio, per fortuna!

-Ecco, se ti dicessi che lavoro per loro fino a marzo, ma che.. per cause di "forze maggiori" devo rinunciare al lavoro e devo trovare un sostituto a me per fare da tecnico alla band, che diresti? E... se ti dicessi che avevo pensato a te?-

-Ti direi che pensavo avessi smesso di fumarti le canne- scoppiai a ridere.

-Sto dicendo sul serio, è per un mese, però immagino sappia che hanno prolungato il tour, quindi avresti la possibilità di farti altri tre mesi con loro-

Dall'altra parte sentì silenzio, probabilmente stava elaborando la cosa. -AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!- okay, aveva elaborato. -Ma, ma, davvero? ODDIO! Ti amo, te l'ho mai detto? Oddio! Oddio! ODDIO!- sorrisi divertita.

-E' un si, quindi?-

-Si, si, mille volte sì! Dimmi solo che devo fare!-

-Ti lascio il numero di David, chiamalo subito! Voglio andarmene di qui- aggiunsi piano, quasi senza accorgermene.

-Cosa, perchè?- chiese lei curiosa. -Oh, nulla, sai che non sono fan, quindi preferisco altri datori di lavoro- mentì. Mugugnò poco convinta, ma non insistette.

Chiacchierammo per una mezz'oretta, poi la lasciai per darle il tempo di chiamare il manager, speravo tutto andasse in porto.

... Per mia fortuna sì.

Mi raggiunse il manager, comunicandomi d'aver parlato con la mia amica e d'aver deciso di assumerla, dovevo resistere ancora tre giorni, poi lei ci avrebbe raggiunti per l'ultima tappa in Spagna, e io avrei preso l'aereo per la Germania, recuperando le mie ultime cose e partire diretta per Los Angeles, solo tre giorni.

Solo tre giorni, ce la potevo fare.


* * * *


I due giorni successivi passarono senza problemi, ero riuscita a evitare i contatti con la band, speravo di poter continuare così, ma mi sbagliavo: disgraziatamente il caro Gustav aveva combinato qualche disastro con l'amato computer e l'aveva fatto "partire", m'aveva così pregato di raggiungerlo e sistemare tutto, non potevo rifiutarmi, così mi recai da lui, non prima d'aver accertato che Bill non ci fosse, ovvio.

-Ehi Gus- salutai entrando, -Ah, salve rossa, scopino, Hagen!- sorrisi.

-Ciao!- risposero in coro. -Come siete carini, tutti coordinati!- feci una linguaccia.

-Allora, dov'è il malato Klaus?- domandai educata ma sbrigativa, me lo indicò.

Mi sedetti al tavolo e cominciai ad armeggiare, mentre gli altri parlottavano accanto a me. Ero concentrata sul mio lavoro, quando venni distratta da delle risate. Mi girai verso il vociare, e vidi comparire due lunghe gambe magre. Il mio cuore prese a battere più forte, non avevo più avuto contatti con lui, non avevo più incrociato il suo sguardo, non ero più stata nella sua stessa stanza. Gli occhi lo squadrarono bramosi e nostalgici, cercando di imprimere ogni dettaglio di così tanta bellezza. Si fermarono non appena notai qualcosa di insolito. La sua mano ne teneva un'altra, un secondo dopo vidi entrare anche Gabrielle, che rideva allegra e spensierata. Sentì il respiro farsi irregolare, ero arrabbiata, triste, delusa, amareggiata. Socchiusi gli occhi cercando di riprendere la calma, e sentì un tocco sulla mia gamba, mi girai e vidi che la rossa s'era alzata, venendomi vicino e guardandomi incoraggiante, cercava di non farmi scoppiare, forse.

-Gustav, ho finito. Vado, è stato un piacere ragazzi- comunicai frettolosamente, uscendo dalla parte opposta.

...E' stato un piacere ragazzi.

No, non era una frase buttata lì, era stato un piacere lavorare con loro. Momenti belli, divertenti, tristi. Esperienza assolutamente indimenticabile.

Non sarei passata a salutarli, odiavo gli addii. Preferivo così, avrei sofferto meno.

Una volta scesa, mi appoggiai al tourbus, cercando di riprendere il controllo. Sentì la porta aprirsi, scese Anna, immaginavo avrebbe intuito qualcosa.

-Che significa "è stato un piacere ragazzi"?- domandò diretta e senza giri di parole.

-Domani sera parto- annunciai altrettanto schietta, spalancò gli occhi sorpresa.

-Dio, sapevo l'avresti fatto. Perché non volevi dircelo?-

-Non deve saperlo nessun altro, okay? Non voglio soffrire inutilmente- mi guardò con rimprovero.

-La tua storia è troppo simile alla mia- soffiò piano.

-Te l'ho già detto la differenza. Tu sapevi che Tom t'amava, io questa certezza non ce l'ho più-

-Sei cocciuta, non provo neanche più a farti cambiare idea, tanto sarebbe inutile- sorrisi, mi sarebbe mancata.

-Quando nascerà il bambino però, ti voglio qui. Prometti?- domandò guardandomi negli occhi.

-Prometto- sostenni il suo sguardo e, alla fine, ci ritrovammo abbracciate.

-Mi ha fatto piacere conoscerti rossa-

-Anche a me, nana bionda- le diedi una piccola gomitata.

-Mi mancherai, sai?- affermò.

-Sei mesi e ci rivediamo!-

...Non sapevo quante cose sarebbero potute cambiare, in solo sei mesi.



* * * *

Se mi lasciate una recensione non mi offendo!
Anzi :3
Al prossimo :)
Anna C. Louder - Facebook ;)



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Capitolo 25
*** Vergessen. ***



(anna)

Eccomi ancora qui!
Sono le nove di mattina e non riesco a dormire :S (di solito non abbandono il letto prima delle 10)
Così ho pensato di postare, venerdì non ci sarei riuscita..
La mia mente ora non elabora, perchè.. domani ho il concerto dei MARS!
Quindi concludo qua perchè potrei sparare qualche cavolata ò.ò
E' un capitolo di transizione, nulla di che! 
Comunque, 299 recensioni: wow e grazie.



* * * *



Venticinquesimo capitolo: Vergessen (dimenticare)




Preparai le mie valigie come al solito, questa volta però avrei preso una destinazione diversa, non sarei volata con loro in Olanda, il mio volo sarebbe atterrato ad Amburgo, riportandomi a casa.

Mi godevo gli ultimi momenti come tecnico dei Tokio Hotel, dando l'ultima aggiustata al sito, cercando di non soffermarmi su ciò che le fans scrivevano e commentavano; soprattutto sotto certe foto, che ritraevano il cantante in compagnia di Gabrielle. Dopo l'ultimo incontro avuto con lui, durato neanche un minuto, me ne ero stata rinchiusa nel tourbus, onde evitare scontri indesiderati, visto che cercavo di dimenticarlo, inutilmente.

Era sempre presente nei miei pensieri, aveva monopolizzato la mia vita fin da settembre, travolgendomi. Sapevo che, dopo aver vissuto con lui, non sarei riuscita a tornare come prima e non sapevo se era un bene o un male

L'unica cosa di cui ero certa era che stavo soffrendo terribilmente per la sua assenza, mentre lui si consolava con l'inglesina. Neanche due mesi e si sarebbe formata una nuova coppia, io probabilmente sarei rimasta single ancora per un po'. Un bel po'.

Sospirai guardando l'ultima volta la cuccetta che m'aveva accolta all'inizio dell'avventura, poi abbandonata per trasferirmi in quella del cantante.

Mi sarebbe mancato tutto, dalle pazze uscite con Valerie, alle giornate passate con Anna. Senza dimenticare i momenti con quei ragazzi a cui tanto m'ero affezionata. Sentì gli occhi inumidirsi, ricacciai dentro le lacrime, afferrando trolley e uscendo. L'infame destino volle che davanti a me si parasse Bill, probabilmente in attesa dell'inglese. Rimanemmo immobili a fissarci per un istante che mi parve infinito, lui vagava sulla mia figura, mentre io ero fissa sul suo viso, chissà per quando tempo non l'avrei rivisto dal vivo. Chissà se l'avrei mai rivisto...

Non dicemmo nulla, non riuscivo più a sostenere quegli occhi, così fissai i miei piedi, passando oltre.

Mi destabilizzava, non sarebbe stato dimenticarlo, non sarebbe stato facile per nulla.

Dimenticare. Era la cosa esatta? Tanto non ci sarei riuscita, tanto valeva aggrapparmi ai ricordi che mi mostravano felice, e in tutti c'era lui.

Tenendo lo sguardo basso andai a sedermi, aspettando il mio volo. Misi le cuffie dell'ipod nelle orecchie, per distrarmi. Mezz'ora dopo annunciarono il mio volo, non aspettai oltre, mi fiondai nell'aereo che m'avrebbe riportato in patria.

Il volo passò relativamente veloce, talmente immersa nei miei pensieri che persi la cognizione del tempo.

Una volta atterrata tirai un sospiro di sollievo. La Germania mi era mancata.


* * * *


Girai lentamente la chiave nella serratura, cercando di non far troppo rumore.

-Ehiiiiii, c'è qualcuno?- domandai entrando in casa. Sentì solamente qualcuno che correva per le scale, poi mi ritrovai appoggiata alla porta, dopo aver perso l'equilibrio a causa di un abbraccio dato con forza non indifferente.

-Andrea!- tossì, mi mancava il respiro! -Sono qui, ancora per poco se stringi così!- ridacchiai.

-Maia! Mi avevi detto saresti arrivata domani! Non ero pronta a vederti piombare qui!- La squadrai e trattenni una risata. Nonostante l'ora, era ancora in pigiama, coi capelli tutti arruffati, bellissima comunque .

-Sono così felice di vederti qui!- mi osservò bene -Anche se, avrei preferito, per un motivo diverso- scrollai le spalle, anche io.

-Allora, come hai trattato le mie cose? Non hai utilizzato la mia cara Apathie?-

-No, figurati se ho usato la tua macchina!-

-Okay, spero solo non l'abbia strisciata altrimenti ti trucido- le feci l'occhiolino.

-Beccata! Quanto resti?-

-Tre giorni, poi ho chiamato l'azienda ieri e ho sistemato tutto. Ho già affittato un appartamento, sono pronta per la vita nuova, quindi- dissi poco convinta.

-Los Angeles.. oddio mi viene male se ci penso! E' così lontano!

-In effetti...- riflettei un secondo, volevo domandarle una cosa che mi frullava in testa da un paio di giorni -ma tu, potrei prenderti un po' di ferie dal negozio?- la fissai speranzosa. Lei annuì pensierosa.

-Che ne dici di venire con me a Los Angeles per due settimane?

-Stai scherzando spero- disse fissandomi stupita.

-No, sono serissima! Dai, è da tanto che non passiamo tempo insieme, mi sei mancata- brontolai, -E poi ho bisogno di una mano per sistemare l'appartamento e scegliere i mobili!-

-Ah, di la verità, hai bisogno di una schiavetta!- mi rimbeccò.

-Dai dai dai, ti prego! E poi ho bisogno di distrarmi, sai com'è- sbuffai, poteva essere un'ottima scaccia-pensieri. Sentendomi dire quelle parole si addolcì, sapevo le avrei fatto pena, ma ciò serviva per raggiungere il mio obbiettivo, cioè averla con me per quattordici miseri giorni.

-Se me lo chiedi così, penso proprio accetterò- rimase in silenzio per un attimo -Oddio! Ma partiamo fra due giorni, giusto?- si fece nervosa -DEVO FARE LE VALIGIE!- detto questo sparì al piano di sopra, correndo e aprendo le varie ante del guardaroba. Ridacchiai, non cambiava mai.


* * * *


Due giorni dopo ero nuovamente scesa da un aereo, la differenza stavolta era che, quest'ultimo, non m'aveva lasciato sulla mia terra ma in quella che la sarebbe diventata, l'America; inoltre non ero sola, acconto a me stava un'euforica Andrea. Sbatteva velocemente gli occhi castani e scuoteva i capelli corvini avanti e indietro, curiosando dappertutto, ridacchiai di fronte a tanta allegria.

-Che c'è da ridere?- mi guardò male.

-Nulla, mi piace vederti così- le sorrisi.

-Anche a me- rispose, la fissai interrogativa. -Pensavo.. nulla lascia stare- la soppesai con lo sguardo, avevo capito comunque che intendeva dire.

Pensava mi sarei depressa, avrei pianto, avrei urlato, avrei preso i poster con la faccia di Bill appesi nella sua stanza e bruciati. Probabilmente pensava avessi creato una bambola vodoo con il suo corpicino, e armata di spilli durante la notte la torturassi, sperando che il cantante facesse la sua stessa fine.

Aveva un'innata fantasia, ma passerei per bugiarda se dicessi di non averci pensato.

A parte quest'ultima parte, per il resto la spiegazione era semplice: non ci pensavo.

Avevo cancellato la mia vita da settembre a febbraio, deleted.

"Reset your eyes, erase your mind"

Mi ero costretta a farlo, altrimenti sì che avrei pianto, e non poco. E non volevo, non dovevo, perchè io ero una persona forte e non m'ero mai piegata a nessuno, soprattutto se la persona in questione era un cantante di una band che, in fondo, neanche mi piaceva.

Orgogliosa, certo. Cocciuta? Anche. Senza dimenticare l'altro aggettivo, quello che cercavo di far sparire dalla mia mente: illusa.

Smettere di pensare a Bill Kaulitz valeva a dire smettere di pensare a tutto, svuotare il cervello e rimanere apatica tutti il giorno. Lui occupava ogni mio pensiero, prima. E avevo capito era da masochisti, ma al momento m'andava bene così. Ora no, faceva solo male. Così cercavo ogni diversivo per evadere dai ricordi, che si presentavano furiosi senza lasciarmi in pace.

-Ehi, ci sei?- la voce della mia amica mi risvegliò dallo stato di riflessione, stava scuotendo una mano di fronte al mio viso.

-Si, scusami. Momento rincretimento finito, andiamo.. l'appartamento non è lontano, chiamo il taxi- mi scusai.

L'auto ci portò brevemente a quella che sarebbe diventata la mia nuova casa: una bella palazzina poco lontana dal centro, rimasi a bocca aperta davanti alla mia nuova casa: altro che il mio vecchio monolocale! Questa aveva anche un parcheggio, garage e pure l'ascensore! Lusso impensabile dov'ero prima. Con grande soddisfazione salimmo fino al mio piano, felici di non dover percorre scalini su scalini. Quando aprì la porta, rimasi nuovamente sorpresa, l'aera era spaziosa e luminosa, la prima stanza che vidi fu il salotto, accanto v'era la cucina, poi un bagno grande e uno più piccolo, due camere da letto. Quasi completamente arredata.

-Oddio, che bella!- esclamai allegra, ricevendo l'approvazione di Andrea.

-Sarebbe stata più carina se fosse localizzata in Germania- disse mogia la mia amica, la guardai dolce, abbracciandola di slancio. Rimase scioccata dal mio gesto, non ero molto affettuosa in genere.

-Non fare la piagnona, mia casa è tua casa!- ridacchiai, -Lo sai che non sono sentimentale, però.. per una volta posso fare un'eccezione! Ecco, tu sei la mia migliore amica, ti voglio bene! E la nostra amicizia sopravvivrà anche a questo- dissi imbarazzata, facendola sorridere.

-Bene, così ti voglio! Non permettere a nessuno di rovinare quel bellissimo sorriso!- esclamò, per fortuna avevo lei, davvero.

Finito questo breve scambio di effusioni, cominciammo a disfare le valigie, operazione che occupò tutta la giornata, fino alla sera. Appena sdraiate sul divano, esauste, suonò il telefono.

-Andrè, puoi prendermi il telefono per favore?- domandai, ero già sprofondata nel divano. Lei sbuffò, ma obbedì.

Prese il cellulare e guardò il display -E' Anna!- disse sorridendo, mentre io mi irrigidivo, Anna significava Tokio Hotel, Tokio Hotel significava Bill Kaulitz, Bill Kaulitz significava ricordi, ricordi significava lacrime, lacrime significava depressione, depressione significava ancor più lacrime.

-Oh, lascialo suonare- dissi, fingendo di non vedere lo sguardo contrariato della mia amica, che mi fece segno di rispondere. Al mio ennesimo rifiuto pensavo rinunciasse, invece accettò la chiamata.

-Ehi Anna! Sono Andrea, un minuto e ti passo Maia, scusami- mi passò l'aggeggio e lo fissai indecisa. La rossa mi mancava..

-Pronto rossa, come stai?- domandai dopo aver deciso di far uscire la voce.

-Di la verità, non volevi rispondere- affermò cogliendomi nel vivo. La mia risposta fu un mugugno indistinto.

-Bene, almeno non inventi balle. Comunque sto bene, tu piuttosto?-

-Nè bene né male, si tira avanti! E' già cresciuta la pancia?-

-In due giorni? Guarda, almeno il doppio- disse sarcastica.

-Okay, meglio non scherzare con una donna incinta!-

-Ah, lasciamo perdere! La casa com'è? Meglio del tuo vecchio busco tedesco?- ridacchiò.

-Si, finalmente una casa decente- sbuffai io, -Qualche novità?-

-Nulla di rilevante- rispose, capì nascondeva qualcosa.

-Non sai mentire! Dimmi, qualcosa che è meglio per me non sapere?-

-Si e no-

-Mh, non voglio sapere, altrimenti cado davvero in depressione-

Parlammo ancora per una buona mezz'ora, evitando sempre certi argomenti. Quando chiusi la chiamata ero già più serena.

-Andrè, io vado a letto, sono davvero stanca morta- dissi alzandomi e dirigendomi in camera da letto. Diventai un tutt'uno col soffice materasso e mi addormentai praticamente all'istante.


Mi abituai velocemente alla vita nella città degli angeli, soprattutto grazie alla mia migliore amica. Per fortuna non mi trovai in difficoltà con l'inglese, il corso da me seguito aveva portato i suoi frutti! Passarono così le prime due settimane, e Andrè tornò in Germania, con la promessa di tornare il prima possibile. Passò la terza, passò un mese. L'operazione "dimenticare" procedeva.. era difficile però, quando non lavoravo era difficile non pensare a lui, piano piano ce l'avrei fatta.

O almeno, lo speravo.





* * * *
Al prossimo, bacio :*
(ricordo che recensire non uccide nessuno, io si ;D)










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Capitolo 26
*** Feelings. ***


anna


Ecco il capitolo,
la prima parte è la più soft, ci voleva no? ;)
Cambiamenti in arrivo!


* * * *


Ventiseiesimo capitolo: Feelings




Pdv Anna (Carotin)


Tourbus, direzione Praga, Aprile: ore 8,35.

Dormivo placidamente sulla cuccetta, quando mi accorsi di non aver nessuno accanto e allora mi decisi ad aprire gli occhi. Venni colpita da un fascio di luce che mi costrinse a richiuderli, maledetto Kaulitz! Quante volte gli avevo ripetuto di chiudere quella maledetta tenda? Sbuffai.

Mi alzai a fatica, la pancia si stava ingrandendo e già non ne potevo più! Mi sentivo una balena, a nove mesi come dovevo sentirmi? Un elefante?

Mi spogliai della tuta che indossavo come camicia da notte e mi infilai un paio di jeans extra-large e una t-shirt altrettanto larga, raccogliendo la riccia chioma rossa in una treccia laterale. L'ambiente era silenzioso, i ragazzi sembravano spariti! Mi recai stancamente verso la cucina, notandoli tutti seduti attorno al tavolo, c'era una strana tensione.

-Buongiorno ragazzi- salutai, ricevendo in risposta solo strani versi. -Che succede?-

-Chiedilo a Gustav e a Georg- risposero in coro Bill e Tom, spostai il mio sguardo su di loro, interrogativa.

-Non è successo nulla...- rispose il piastrato, chiaramente mentiva.

-Mi sto preoccupando, sapete che la preoccupazione non fa bene al bambino?- sbuffai sedendomi a capotavola.

-Vi conviene parlare ragazzi, quando tira in ballo il pupu c'è solo da preoccuparsi- affermò il mio ragazzo.

-Grazie Mopp, quindi?- insistetti, nulla.. silenzio.

-Senti, se non si muovono.. Bill, dillo tu, io non ce la faccio!- guardò il gemello, prendendosi la testa fra le mani. Le due G si scambiarono un'occhiata preoccupata.

Il cantante attese un secondo prima di parlare, nel frattempo io presi una tazza di latte.

-Abbiamo visto questi due- indicò bassista e batterista, -baciarsi nelle cuccette, stamattina-

Strabuzzai gli occhi, sentendo che tutto il latte m'andava di traverso, lo sputacchiai nella tazza ma lo shock era troppo, continuai a tossire, finché il chitarrista non mi diede dei piccoli colpetti sulla schiena.

-Ma cosa..- dissi non appena ripresi il controllo di me, -E' vero?- domandai incredula, i due annuirono.

-Oh b-beh..- balbettai in difficoltà. -Che devo dire? Mh.. I-insomma.. se vi amate beh, meglio p-per voi!- boccheggiai.

-Stai scherzando? Già ci sono storie sul twincest, immagina un Gustorg! O come cazzo lo chiameranno le fans!- intervenne agitato il frontman.

-E non è tutto, vero Georg? Perchè il signorino per mantenere la facciata doveva anche uscire con ragazze. Ti ricordi la bionda del mese scorso? Ecco, le ha messo la pagnotta in forno! Aspetta un piccolo hobbit! Ti rendi conto?- No, non era possibile!

Non sapevo che dire, restai con la bocca spalancata, poi non sentì Tom tremare, seguito dagli altri tre ragazzi. Gli guardai cercando di capire il perché del loro comportamento, finché il mio consorte non scoppiò a ridere, facendo sghignazzare gli altri, che ormai avevano le lacrime agli occhi.

-Dovresti.. vedere.. la tua.. fa-fa-faccia!- disse il piastrato nei momenti in cui riprendeva fiato.

-Oddio!- lo seguirono a ruota i gemelli.

-Anna..- Gustav tentò di parlare, ma fu travolto da altre risate.

-MI SPIEGATE CHE CAZZO C'E' DA RIDERE?- sbottai io. Il mio urlo gli zittì. -Bene, parlate-

-Buon pesce d'aprile!- esclamarono i quattro in coro, guardando la mia reazione di sottecchi.

-Siete degli stronzi, davvero pessimi! Cosa vi salta in mente a questi orari di mattina? Mi farete impazzire!-

Pesce d'aprile, primo d'aprile. Andando in tour si perde la cognizione del tempo.

Appena mi ripresi, fulminai la band con lo sguardo, lasciandomi andare a una risata anche io. Il nostro momento ilare fu interrotto dall'arrivo di Gabrielle, che fece il suo ingresso indossando un vestito primaverile abbastanza corto, ovviamente bellissima.

Si avvicinò a Bill e gli lasciò un bacio a stampo sulle labbra, mente noi tre guardammo attoniti la coppia.

-Ditemi che è un pesce d'aprile pure questo- sussurrai sorpresa, non in senso positivo.

-Bill, hai omesso qualcosa forse? C'è qualcosa che il tuo gemello, quello che ti conosce da una vita più nove mesi, sangue del tuo sangue?- fece melodrammatico Tom.

-Mh, ci siamo messi insieme cinque giorni fa- rispose con semplicità. –Insomma, ci piacciamo, perché non provarci? Stiamo bene- spiegò semplicemente, anche se con tono incerto.

-Ah- fu la nostra risposta, lo fulminai con lo sguardo, guardando male anche lei.

Il mio pensiero corse a Maia..

-Ti prego, dimmi che non vi siete abbracciati o altro in luoghi pubblici- domandò Georg.

Il silenzio seguente diceva più di mille parole. Perfetto, probabilmente i paparazzi avevano già beccato i due e spiattellati in tutti i giornali.

...Fantastico.

-Io vado in camera- dissi senza salutare e fiondandomi sul computer, cercai gli ultimi scoop sui Tokio Hotel e scossi la testa non appena vidi certe foto che ritraevano Bill e la truccatrice che si abbracciavano, una in cui si baciavano.

-Non è possibile, merda, merda, merda!- esclamai.

-Ehi, che succede?- domandò Tom, sbucando dal nulla e sedendosi vicino a me. Gli indicai lo schermo ed ebbe la stessa mia reazione.

-Dio che cretino!- affermò.

-Già! Però.. sapevamo sarebbe successo- sospirai.

-Gabrielle non mi piace. Guarda mio fratello come se fosse un essere inumano, perfetto. Un dio, insomma. Sembra un cagnolino cazzo, ha quasi la bava alla bocca quando sta con lui! Non voglio che stia con lei, preferisco Maia- fece.

-Anche io, devo sapere se l'ha scoperto.. spero di no!-

-Quando l'hai sentita l'ultima volta?-

-Quattro giorni fa, queste foto sono uscite tre giorni fa...-

-Come ti è sembrata?- domandò sinceramente interessato.

-Normale, sa nascondere bene il dolore, ma capisco che non è felice. Sono due stupidi Bill e lei, non smetterò mai di ripetere-

-Hai il numero di Andrea per caso?- domandò, io annuì: la chiamammo.

-Ehi Andrea, sono Anna!- salutai al telefono.

-Ciao, da quanto! Tutto bene?- sorrisi al tono sempre allegro che aveva.

-Si, mi sento una mongolfiera ma sopravvivo- Tom inarcò un sopracciglio -Tu?-

-Anche, sono reduce da una giornata un po' faticosa, ma tutto bene.- ci fu un momento di silenzio -Credo di sapere il perché della tua chiamata-

-Le hai viste eh?- il suo sospiro disse tutto. -Anche lei- annunciò. Guardai Tom preoccupata, ricambiò la mia occhiata.

-Che.. che ha detto?-

-"Che faccia da culo ha Gabrielle in quella foto, sembra un pesce lesso. Per il resto il fotografo è stato bravo", testuali parole- ridacchiai, tipico di Maia. -L'hai conosciuta, sa nascondersi dietro il sarcasmo, ma ci è rimasta davvero malissimo-

-Già. Non riesco a vedere nessuna ragazza che non sia lei di fianco a Bill-

-E' quello che ho sempre detto, la bionda non mi piace!-

-Neanche tre mesi e si lasciano, credimi- intervenne la voce di Tom.

-Tom? Ciao!- ridacchiò Andrea.

-Ma Maia è orgogliosa, nonostante sia innamorata di lui, non lo riaccoglierebbe a bracci aperte, Bill dovrebbe vedersela davvero dura- dissi.

-Hai ragione, però sono convinta che ce la possano fare. Speriamo! Ora devo andare, ci sentiamo presto!- salutò la ragazza.

Misi giù e guardai Tom, -Tuo fratello è un cretino- sbottai.

-Lo so, insomma, uno solo dei gemelli può venire intelligente, e non è toccato a lui!-

Alzai un sopracciglio, scettica. -Evita certe scene Kaulitz, credimi.. è meglio! Adesso chiamo Maia- ripresi il telefono e la chiamai.

-Salve neo-americana! Come stai?-

-Hei rossa! Tutto bene, mi sto abbronzando, non sembro più una mozzarella, mi sento realizzata! E tu?-

-Io sono sempre il solito latticino, con qualche tonnellata in più- dissi con tono lamentoso, facendola ridacchiare.

-Ti sento allegra, novità?-

-Oh no, solo che le cose vanno bene! Sono sempre single, cosa che qualcuno lì non è più- concluse con tono incolore.

-Già, ce l'ha fatto sapere stamattina, ti giuro.. credevo fosse un pesce d'aprile, ci sono rimasta di merda-

-Posso capire, credimi- sospirò.

-Sinceramente, come stai?- vidi Tom alzarsi e lasciarmi sola, gli sorrisi.

-Oh come vuoi che stia? Preferisco non pensarci, a Bill.. a Gabrielle.. fa meno male- sospirò.

-Secondo me è peggio così, non puoi far finta di nulla! Prima o poi ti troverai a fare i conti con quello che sta succedendo, e ti crollerà tutto addosso. Devi capire cosa provi, non nasconderlo- rimase in silenzio, meditando sulle mie parole.

-Non mi serve meditare tanto sai? Lo amo ancora, è semplice la cosa. E vederlo con l'altra mi fa stare di merda-

Rimasi stordita da tanta sincerità, pensavo avrebbe nuovamente sviato la cosa.

-Tu non chiudere il tuo cuore, Bill entrerà nella tua vita ancora, e sono convinta tu lo sappia- dissi convinta.

-Ripeto, non ci voglio pensare, non voglio darci una possibilità ora come ora. Se non succedesse nulla, allora si che starei male-

-Io ti ho detto quello che penso, tu pensaci su okay?- rispose affermativamente, anche se ero convinta non ci avrebbe meditato molto.



* * * *


Pdv Maia


Los Angeles, luglio: ore 15.00


La mia stagione preferita era arrivata, così anche il mio meritato mese di ferie. Non avevo programmato nulla di straordinario per le mie vacanze, le avrei passate sotto il sole, ad abbrustolirmi. Da quando ero arrivata nella città degli angeli, finalmente la mia carnagione aveva perso il colore cadaverico, assumendo un'abbronzatura uniforme; a forza di corse per la città e nuotate in mare avevo perso anche qualche chilo, se non fosse stato per la mia altezza limitata - molto limitata - sarei potuta passare per una di L.A., dovevo però indossare una parrucca, i miei capelli non erano tipici del luogo. Per questo avevo cambiato acconciatura, una nuova Maia, l'altra andava dimenticata (?) perchè portava troppi ricordi con sè. Cambiamenti estetici però, dentro invece ero la stessa ragazza dal carattere rompipalle, egocentrico, forte ma nel contempo fragile.

Ero stata brava in quei mesi, avevo rilegato il periodo del tour in un angolo remoto della mia mente, ogni tanto i ricordi saltavano fuori, ma non permettevo loro di toccarmi, Bill Kaulitz era un argomento tabù.

Il tour era finito da circa un mese, ma comunque i giornali non avevano smesso di parlare della band: del loro successo, della gravidanza di Anna e infine.. della rottura tra il frontman e la truccatrice. In un certo senso tutti sapevano non sarebbe durata, l'attenzione mediatica era dovuta soprattutto il fatto che, il cantante, non era mai stato avvistato con nessuna prima, infatti si pensava fosse gay..

La notizia della fine della storia me la diede la rossa per telefono, avevo smesso di leggere riviste di gossip e di guardare canali musicali in televisione, sempre paurosa di qualche brutta sorpresa, non so.. magari anche il moro aveva messo la pagnotta nel forno dell'inglesina, o si sposavano, ormai da quei due mi aspettavo di tutto! La mia reazione alla rottura fu inizialmente calma, mi ero dimostrata disinteressata con Anna, poi, appena spento la chiamata, avevo cominciato a saltellare allegra per il salotto. Non appena mi resi conto di cosa stessi facendo, mi venne da sotterrarmi. Era stata una reazione incontrollata, automatica.

La rottura aveva risvegliato in me qualcosa, speranza?

Subito quel sentimento venne impacchettato e sigillato. Stop, nascosto. Delete.

Avevo programmato di non sbatterci la testa per un bel po', non avrei letto più una rivista di gossip né ascoltato i pettegolezzi da Andrea.

Come al solito, le cose non andarono come sarebbero dovute andare.

I miei piani andarono in fumo, a causa di un messaggio ricevuto quel pomeriggio di luglio.


"Kaulitz due sta per nascere. Indovina? Ti sto aspettando. L'hai promesso,    Anna"


E fu così che la mia vacanza se ne andò a farsi fottere.

* * * * 

Spero vi sia piaciuto! Un commento è gradito ;)
A presto con il prossimo!

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Capitolo 27
*** Old and new. ***



(anna)

Formatto questo capitolo mentre in sottofondo sento
delle giapponesine cantare (argh!)
Non so che dire, stay Tokio :3
Ps: Leggete la nota a fine capitolo per favore! ;)


* * * * *




Ventisettesimo capitolo: Old and new





Pdv Carotin


Non riuscivo più a vedermi i piedi a causa della pancia; non li avevo mai apprezzati particolarmente, ma da tre mesi a quella parte non avevo più contatti visivi con la parte inferiore del mio corpo, l'avevo predetto: ero diventata un elefante.

Senza contare gli sbalzi d'umore dovuti alla gravidanza, e le voglie poi! Tom aveva una pazienza infinita, lo tenevo sveglio la notte e lo mandavo a comprarmi cibi strampalati a orari impensabile. Cosa non faceva fare l'amore?

A parte questi piccoli inconvenienti, quei mesi furono bellissimi. Il tour fu un successo, tutte le date avevano registrato sold-out e finalmente la gente aveva cominciato a guardare oltre il loro aspetto fisico, apprezzando i testi più maturi e anche i ragazzi. Avevano perso l'etichetta di "teen-band", da loro tanto odiata, e si erano guadagnati il rispetto, se lo meritavano. Ancor di E dopo la chiusura del tour ci eravamo rifugiati nella nostra casa di Amburgo, dove vivevo sola con il mio ragazzo. Gli altri Tokio Hotel abitavano nelle ville accanto, era chiaro non si sarebbero separati facilmente.

Mi godevo il comodo divano, mentre il videoregistratore mostrava le immagini del tour dei Tokio Hotel in cui avevo partecipato.

-Guarda come sono bello lì!- disse il chitarrista, seduto vicino a me, indicando il suo volto nello schermo.

-Sembra tu stia avendo un orgasmo con la tua chitarra- ribattei io.

-...ma sono comunque bello- ridacchiai, bloccandomi a causa di un dolore alla pancia. Mi guardò allarmato.

-Carotin, che succede? Tutto bene?-

-La.. p-pancia!- mi mancò il fiato.

-Chiamo l'autoambulanza. Non ti muovere!- corse al telefono, chiamando prima l'ospedale e poi il gemello. Nel frattempo io mi allungai sul divano, prendendo il mio cellulare e inviando un messaggio a Maia "Kaulitz due sta per nascere. Indovina? Ti sto aspettando. L'hai promesso, Anna"

Nel giro di mezz'ora mi ritrovai in una stanza d'ospedale, mentre un medico mi visitava.

-Queste fitte non sono normali, il parto dovrebbe essere il mese prossimo, quindi aspettiamo ancora qualche ora e se le cose peggiorano procediamo col cesareo- alla parola cesareo strabuzzai gli occhi, ero terrorizzata! L'uomo poi se ne andò, lasciandomi sola con il mio ragazzo, gli altri componenti della band erano fuori.

-Di pure ai ragazzi di andare a casa, prevedo una lunga giornata- sbuffai, tenendomi la pancia. Eseguì ciò che avevo chiesto e tornò da me stringendomi la mano.

-Non abbiamo neanche deciso il nome!- esclamai.

-Tom Kaulitz secondo, Tom Kaulitz junior non ti piacciono? Se fosse un maschio- lo guardai male, scettica. -Okay okay, sentiamo le tue idee allora!- sbuffò.

-Per un maschio non so, Chris? Per femmina Priska, che dici?- sembrò pensarci un attimo.

-Mi piacciono, anche se l'idea di un Tom II non mi dispiaceva- ridacchiò.

-Ripeto, sei pessimo!- Sentì il mio telefono squillare nuovamente, me lo feci passare.

Sorrisi guardando il messaggio, semplice e conciso: "Arrivo", di Maia. -Perchè sorridi?- domandò curioso.

-Oh niente, Maia mantiene la sua promessa- mi guardò confuso, poi capì e sorrisi anche lui. -Speriamo che succeda qualcosa tra lei e Bill-

-Lo spero anche io!- armeggiai ancora col telefono, inviando un messaggio a Louise e Benedetta. Purtroppo m'avevano già avvertita, non avrebbero potuto muoversi durante l'estate, il lavoro non glielo permetteva.

-Tom, mi annoio- esclamai dopo due ore che eravamo in quella stanza.

-Anche io- sbuffò -Partorisci quel bambino e torniamo a casa, no?- affermò sarcastico.

-Ah-ah, che simpatico- dissi con la faccia imperturbabile.

-Era un'idea- scrollò le spalle.

Rimanemmo in silenzio, ogni tanto qualche fitta mi colpiva, nulla di insopportabile.

Passò un'altra ora, poi due, finché non arrivò la sera.

-Mopp, se vuoi puoi andare a casa, per stanotte non vuole uscire- indicai la pancia .

-Non ti lascio, sto qui- mi sorrise, accomodandosi meglio sulla sedia.

-Ti rendi conto che fra poco da qui uscirà nostro figlio?- dissi accarezzando il grembo.

-Il nostro bambino- affermò lui a voce bassa e dolce, facendomi battere forte il cuore. -Ti amo rossa, e amo anche l'essere lì dentro-

Mi sentì sciogliere, non c'era proprio niente da fare, l'amore era amore. -Ti amo anche io Kaulitz-

Cominciò a passare la sua mano fra i miei capelli, dolcemente. Grazie al suo tocco mi addormentai, svegliandomi la mattina dopo, alle undici.

Mi alzai lentamente dal lettino, notando Tom che dormiva vicino a me, con la sua mano nella mia. Alzando gli occhi notai una terza presenza nella stanza, che mi fissava dalla porta.

Non la riconobbi subito. Era una ragazza dai capelli castani, fino alle spalle, con un ciuffo sbarazzino sulla fronte. Occhiali da sole. Fisico magro, non alta, abbronzata. Sul braccio troneggiava una scritta "Eisenfrau". Il sorriso che fece mi tolse ogni dubbio, Maia.

-Salve rossa!- salutò allegra, a bassa voce per non farsi sentire da Tom.

-Bionda! O almeno ex-bionda!- ridacchiai. -Fatti vedere un po'!- tolse gli occhiali, lasciando vedere quei begli occhi verdi che tanto la caratterizzavano e fece un giro su se stessa.

-Visto che figurino? Sono dimagrita- fece un sorriso radioso.

-E sei bellissima!- alzai involontariamente la voce, facendo svegliare il mio ragazzo.

-Ehi buongiorno- sussurrò con voce calda, poi voltò lo sguardo -Ferlich! Ma chi si vede! E come siamo belle!- disse fissandola dall'alto al basso.

-Ci provi con me Kaulitz?- alzò un sopracciglio, continuando a parlare -Nessuna novità ancora?- negai con la testa, proprio in quel momento passò il dottore, avvisandoci della decisione presa. -Le fitte continuano, quindi abbiamo deciso di intervenire con il cesareo- il mio sguardo si fece terrorizzato.

-Non si preoccupi, le faremo l'anestesia fra mezz'ora, bisogna fare in fretta. In un paio d'ore potrete vedere il vostro bambino, o bambina-

Usò un tono rassicurante, che però non ebbe l'effetto sperato, ero agitatissima. Poi uscì.

-Ho paura, ho paura! Non voglio partorire!- piagnucolai.

-Dai, andrà tutto bene- mi rassicurò Tom, con uno sguardo che non mi fece dubitare delle sue parole.

-Ragazzi, io vi lascio, non reggo a un parto- se ne tirò fuori Maia. -Bill.. Bill dov'è?- domandò con voce incerta, prima d'uscire.

-E' a casa sua, dovrebbe arrivare.. a momenti- disse il gemello. Vidi lo sguardo della ragazza farsi preoccupato, indossò presto un copri spalle e il paio di occhiali. -Io.. è meglio che vada!- Le lasciai le chiavi di casa mia, sarebbe stata lì finché non avrebbe prenotato un albergo.

Il destino volle che proprio in quel momento il cantante stesse entrando, così andò direttamente addosso a lei. Il frontman balbettò qualche parola di scusa, mentre Maia sparì velocemente, lasciandolo perplesso.

-Chi era?- domandò curioso. Non badai alla sua domanda, perché arrivarono le infermiere per farmi l'anestesia.

-Tooom, ho paura- mi lamentai.

-Io starò con te, cercando di non svenire- era tranquillo, anche se ero certa fosse più nervoso di me.

-...Si parte!- soffiai io, mentre mi sentivo sempre più stanca. Mi addormentai, sentendo solo strani rumori di sottofondo, mentre una mano calda stringeva la mia.

* * * *

Quando mi svegliai, parecchie ore dopo, mi sentivo terribilmente stanca e.. vuota. Sulla mia pancia c'era un grande cerotto, accanto a me Tom si guardava attorno, attendevo il mio risveglio.

-Amore..- sussurrai a fatica, subito si girò verso di me, facendo quel sorriso che amavo tanto.

-Ehi piccola! Come stai?- mi spostò i capelli dalla fronte sudata.

-Affaticata. E..-

-lei sta bene- mi bloccò.

-Lei?- sentì gli occhi inumidirsi. La mia, nostra bambina.

-Rossella Kaulitz, è bellissima. Ha i tuoi occhi e il colore dei tuoi capelli-

-Oh- mi tremava la voce dall'emozione -Sono mamma, sei padre- mi asciugò una lacrima.

-Non fare così, altrimenti mi metto a piangere anche io!- sussurrò, -Sono papà, è così strano. Non avrei mai pensato di avere un figlio, né una ragazza. Poi sei arrivata tu e.. hai stravolto tutto- tirai su col naso.

-Smettila, altrimenti annego fra le lacrime- mi passai la mano sul viso -Voglio vederla-

Mi aiutò ad alzarmi, e tenendomi per un braccio mi accompagnò all'incubatrice. Non resistetti, scoppiai a piangere non appena vidi mia figlia. Un fagotto di appena tre chili stretto in un vestitino rosa, con dei riccioli arancioni e gli occhi socchiusi.

-E' bellissima- Tom mi abbraccio. -Tutta la madre.. e il padre- mi girai e gli lasciai un bacio dolce.

-Bill dov'è?- domandai dopo un po'.

-Era andato a prendere qualcosa al bar, dovrebbe essere in camera- rispose.

Feci un sorriso furbo, era giunta l'ora di dare una forzatura al destino.

-Che è quel sorriso sadico?- ammiccai e capì. -Ricorda che non sei un'agenzia matrimoniale-

-Dici? Mha, io dico di sì, è ora di dare una svegliata a quei due, andiamo!-

Detto ciò rientrammo in camera, trovandolo ad aspettarci.

-Bill, puoi farci un favore? Potresti prendere la borsa che avevamo preparato per l'ospedale a casa nostra? Dalla fretta ce ne siamo dimenticati!- esclamò Tom. Lo guardai stranita. Il cantante sbuffò, pigro come al solito, alla fine cedette e uscì.

-"Bill, puoi farci un favore?"- imitai la voce melliflua usata dal mio ragazzo -E poi io sarei la sadica!-

Scoppiammo a ridere, che i giochi abbiano inizio.

* * * *

Pdv Maia


La prima fatica l'avevo conclusa, ero andata in ospedale e avevo salutato la coppia. Ovviamente c'era stato un intoppo, ovvero un incontro troppo ravvicinato con Bill, per fortuna non m'aveva riconosciuta. Bastò quel contatto per mandarmi a fuoco le guancie e battere il cuore, mi ero illusa. Pensavo d'averlo cancellato, o almeno in parte, il mio cuore pensava il contrario però.

Corsi fuori dall'ospedale, scombussolata, e mi recai a casa della coppia Kaulitz-Schneider: mi avrebbero ospitata finché non avessi trovato un albergo. Non avevo molto con me, non contavo di rimanere a lungo. Mi spogliai dai vestiti del viaggio, indossato un comodo paio di shorts e una canotta nera. Il volo aveva stimolato in me una certa fame, perciò svaligiai la cucina, preparando un toast. Stavo per spalmare sopra al pane un corposo cucchiaio di nutella quando suonò il campanello. Infilai il cucchiaio in bocca e andai ad aprire, convinta di trovare davanti Tom, purtroppo non trovai il gemello che aspettavo.

Bill Kaulitz era di fronte a me, vestito con una semplice t-shirt nera e un paio di jeans; capelli lisci raccolti in una coda, trucco appena accennato. Come piaceva a me. Io invece ero mezza nuda con un cucchiaio di nutella che pendeva dalla mia bocca.

-Maia?- domandò incerto, fissandomi negli occhi, destabilizzandomi.

-No, Babbo Natale- risposi cercando di non far capire quanto mi metteva a disagio essere lì con lui. Mi spostai, permettendogli di entrare. Lasciai la posata sul tavolino, cercando di sembrare meno ridicola.

-Sei.. diversa- disse squadrandomi attento. -Tu no- risposi io fredda.

-Che devi fare qui?- domandai pratica, la sua presenza non era un bene per me, no.

-Devo.. prendere una borsa per Tom e Anna-

Ecco, borsa per loro due? Come no, cercavano di fare da cupido.

-Lascia perdere la borsa, non c'è nessuna borsa- mi guardò, inizialmente non capì, poi c'arrivò.

Mi appoggiai al muro, respirando lentamente. Ero in imbarazzo.

-Come stai?- chiese incerto.

Come voleva stessi? La vita andava avanti, con o senza di lui. Certo, quando c'era lui tutto era più bello, dettagli. Senza contare le lacrime e i mesi passati a vivere in una bolla, cercando di non lasciarsi andare ai ricordi.

-Bene- fu la mia secca risposta. -Mi dispiace che ti sia lasciato con Gabrielle- dissi, mentendo.

-Bugiarda- mi fissò, io evitai lo sguardo.

-Touchè- il mio tono era piatto. Non lasciavo spazio alla conversazione.

-Che hai fatto in questi.. mesi?-

-Sopravvissuto- che allegria, pensai.

-Se ti dicessi che mi sei mancata come reagiresti?- non risposi -E se aggiungessi che mi sono pentito, per tutto quello che ho fatto?- silenzio da parte mia, il mio cuore era in subbuglio -e se ti dicessi..- fece una breve pausa -.. che ti amo ancora?- addolcì la sua voce, che appariva tuttavia insicura.

-Non so, finché non lo dici non mi pongo il problema- volevo prendere tempo.

-Mi sei mancata Angelika. Sono pentito per come ti ho trattata, non avevo capito cosa avrei perso lasciandoti. E ti amo ancora- disse ciò con tono più sicuro, ma ugualmente dolce.

-Non puoi dirmi queste cose Bill, non puoi- scossi la testa, mi guardò interrogativo, così mi spiegai, senza guardare i suoi occhi.

-Hai idea di come siano stati questi mesi senza di te? No, non puoi. Hai idea di come mi sia sentita vedendoti felice con la truccatrice? No. Hai idea di quanto sia brutto non cedere ai ricordi per non soffrire? Hai idea di quanto sia degradante volerti odiare ma non riuscire a smettere di amarti?-

Lo sentì avvicinarsi pericolosamente a me, piantandosi davanti alla mia figura incerta.

-Guardami negli occhi- la sua voce era calda. Scossi la testa, non mi usciva la voce. Delicatamente mi prese il mento, alzandomi il viso. Chiusi gli occhi, per evitare il contatto visivo. Cosa diavolo mi toccava fare! Mi vidi costretta a riaprirli quando sentì la sua bocca sfiorare la mia. I miei occhi si piantarono sui suoi.

Quel nocciola lo amavo.

Erano così rassicuranti, azzeravano la mia volontà.

Come due calamite ci ritrovammo a baciarci. Non feci nulla per bloccarlo, perchè non volevo. Avevo sentito le sue parole, sincere. E mi lasciai andare.

Sentì il suo piercing sulla mia lingua, rabbrividì. Passai le mie mani sui suoi capelli soffici, poi passai alla sua schiena, stringendolo a me.

Le sue mani vagarono per il mio corpo, frenetiche. -Dio quanto mi sei mancata..- sussurrò al mio orecchio. -Anche tu, anche tu- risposi a un soffio dalle sue labbra. Ci spostammo sul divano, sempre attaccati. Mi lasciò una scia di baci umidi sul collo, io gli mordicchiai l'orecchio, il suo punto debole.

Lentamente giocherellò coi bordi della mia maglia, gettandola poi a terra, lasciandomi con addosso un semplice reggiseno nero. Anche la sua maglietta finì a terra, lasciandolo a petto nudo, passai le dita sul tatuaggio, baciandolo avidamente. Anche i pantaloni furono di troppo, tutto era di troppo.

Facemmo l'amore, ritrovandoci dopo tanto tempo passato soli, prendendo nuovamente coscienza dei nostri sentimenti. Amore, passione, amore.

-Ti amo- sussurrai mentre mi sistemavo sulla sua schiena, con la testa sul suo cuore, sentendolo battere più velocemente a quelle parole.

-Grazie- rispose, -Non farò più lo stesso errore. Non ti lascio andare- sorrisi. -I promise your right now, I'll never let you down- canticchiò.

-Perchè Will? Devi rovinare ogni momento con le tue canzoncine- sbuffai fintamente infastidita.

-E tu con i tuoi commenti idioti- ridacchiò.

Mi rotolai di fianco a lui, dandogli le spalle. Dovevo nascondere quel sorriso ebete che non voleva andarsene. Due braccia sottili mi circondarono la vita.

-Non mi scappi più- disse sul mio orecchio, mi girai e mi ritrovai vicinissima al suo viso.

-E chi vuole scappare?- lo baciai nuovamente. Il contatto fu interrotto dal telefono di Bill, che squillava. Si dovette alzare per vedere chi era, con mio disappunto.

-E' di Tom- disse.

-Che dice?- feci curiosa.

-"Quanto ci metti con questa borsa?"- scoppiai a ridere.

* * * *

Pdv Anna


Bill era andato via da un paio d'ore, così non ricevendo notizie obbligai Tom a mandare un messaggio.

-Che hai scritto?- domandai appena appoggiò il telefono.

-"Quanto ci metti con questa borsa?"- sorrise ammiccante, facendomi ridere.

-Vediamo che risponde- dissi impaziente, la risposta non tardò ad arrivare. Dopodiché sorridemmo entrambi, soddisfatti del nostro lavoro da cupido.

Anna & Tom, l'infallibile coppia.


"Il ritrovamento della 'borsa' ha richiesto più tempo del previsto.
Alla fine l'ho (ri)trovata
Arriviamo""





* * * * *

E così è nata la piccola Kaulitz :) Rossella in onore di una mia amica,
che mi sopporta sempre durante i miei scleri e è sempre pronta a fantasticare
con me sui Kaulitz e sui Leto! Ti voglio bene Ross! :3
(Tanto con la tua anda leggerai questo fra.. un mese?)

Ah, ho cambiato account di facebook, sono qui ora:
CLICK!

Passando alle cose serie.

....E se vi dicessi che è l'ultimo capitolo?
Prossimamente con l'epilogo di Stich ins Gluck.












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Capitolo 28
*** Epilogo. ***


epilogo


Leggete fino alla fine, per favore.


(c) epilogo


Epilogo

5 maggio 2027, Oberhausen.


La città era in fibrillazione, il tempo sembrava scorrere lentamente mentre l'arena della città si riempiva di persone; c’era gente che probabilmente dormiva, chi ancora era a lavoro, chi invece stava per vivere una serata a dir poco epica. Avevano parlato di migliaia di partecipanti, sui venticinquemila, ma a giudicare dalla folla ve n'erano almeno il doppio. In Germania faceva caldo, il clima reso ancora più scottante da tutte le anime che correvano e spingevano per ottenere un posto nelle prime file.

Era il concerto dell'anno, a sentire le più grandi riviste musicali, anche i telegiornali ne avevano parlato. Fan da tutto il mondo si erano riunite per quella tappa, che, a detta della band, sarebbe stata l'ultima prima di una lunga pausa. C'erano ragazze e ragazzi, donne adulte accompagnate dalle figlie, tutti uniti da quella passione forte come tanto prima, se non di più. Quel gruppo musicale sparato nelle scene ancora nell'età dell'adolescenza, sopravvissuto a critiche, periodi duri, cali delle vendite, crescita delle ascoltatrici.

Quattro ragazzi di Magdeburgo inizialmente immaturi, erano cresciuti e col loro la qualità di ciò che producevano. Avevano prodotto più di dieci album i quali mostravano come fossero diventati grandi, nonostante le difficoltà, loro erano sopravvissuti.

Quel concerto era la ciliegina sulla torta, la degna conclusione di una carriera altrettanto grande.

In fondo tutti sapevano che non sarebbe stata la fine, erano diventati grandi con la musica, non avrebbero smesso da un giorno all'altro.

Come dicevano loro "wir sterben niemals aus", né loro né la musica.

Cinquantamila persone erano accorse lì per loro, per quello che sarebbe stato uno show indimenticabile. Da tutto il mondo grazie ai social network si erano organizzati per parteciparvi, sarebbe stato semplicemente epico.

I Tokio Hotel avevano promesso tre ore di show, tre ore di canzone, tre ore di adrenalina ed emozioni. Dall'album Schrei, Schweig. Da Grido a Silenzio, l'ultimo album, nonché disco di platino in tutta Europa, Asia e città americane.

I Tokio Hotel ormai avevano fatto storia. Lo studio del tedesco nelle scuole grazie a loro era cresciuto, avevano accompagnato generazioni di ragazze, madri fan che contagiarono le figlie, ora andavano anche al concerto insieme.

Prima dello show dal backstage si potevano sentire tutte le grida delle fan, che intonavano le canzoni.

Bill, Tom, Gustav e Georg non erano più bambini, erano uomini. Erano titani dei palchi, su questo non si discuteva, ma erano spaventati di fronte a tanta affluenza. Nervosi, emozionati, eccitati.

-Mi mancherà tutto questo- esclamò un trentottenne Bill Kaulitz, preparandosi a fare il suo ingresso in quel palco così grande. A guardarlo era difficile riconoscere il bambino che correva sul palco a cantare “Leb die Sekunde”, con il ciuffo nero e vestiti stravaganti; ora portava un paio di pantaloni comunque attillati, una camicia bianca e i capelli neri erano lasciati lisci sulle spalle, un accenno di trucco nero sugli occhi, ma non come agli esordi. Eppure bastava fissare quegli occhi nocciola per ritrovare l’adolescente del 2005, il sorriso anche era uguale, la fama e i soldi non l’aveva spento, neanche cambiato. Rimaneva sempre colui che si emozionava di fronte a un pubblico che cantava con lui, per lui.

-Anche a me- risposero gli altri tre in coro, lanciandosi occhiate complici.

-Regaliamo al nostro pubblico la serata più bella e indimenticabile della loro vita- disse l'altro gemello, Tom Kaulitz. Come il fratello aveva rinunciato a trecce o rasta, era passato a un taglio più semplice, i capelli erano tornati biondi come quand’era piccolo; portava comunque vestiti più larghi del normale, non li avrebbe mai riposti via per indossare qualcosa “su misura”, anche se in quegli anni aveva sviluppato andando in palestra un fisico che era un peccato nascondere.

Si guardarono carichi, mentre il tecnico indicava che l'ora era arrivata, lo show stava per partire.

Fremevano, i cuori battevano impazziti. Il sangue scorreva nelle vene caldo, le mani si muovevano nervose. Panico, energia, amore.

Le luci si spensero, tutto buio. Lentamente il cantante salì la passerella, posandosi al centro dell'impalcatura buia. Si udivano urla di sottofondo, acclamavano i ragazzi, ignari che fossero già di fronte a loro. Inforcò il microfono con fare dolce e pronunciò una sola parola, con voce profonda e dolcissima:


-'Schweig'-


Il pubblico interruppe tutto il vociare, sorpreso di udire quella voce. Una luce andò a illuminare ogni componente, sempre nel silenzio più totale.

Soppesò il tono, cercando di farlo risultare caldo e melodioso, come solo lui sapeva fare, e pronunciò una frase, prima di cantare.

-Non è il nostro ultimo concerto. Non è la nostra ultima apparizione. Non è la fine. E' solamente una serata che non avrà pari per molto tempo-

la folla pendeva dalla sue labbra, gli occhi brillavano, nessuno parlava, catturato da ciò che usciva dall'uomo. Qualche lacrima fuggiva al controllo della massa davanti a lui. -Abbiamo pensato parecchio a come iniziare, cercando una canzone degna di aprire la serata. Siamo caduti sulla più banale, ma se non fosse per lei, i Tokio Hotel non sarebbero qui ora. Avete capito no, di cosa sto parlando?-

Un boato di risposta.

Le luci si spensero nuovamente, lasciando il pubblico in trepidante attesa.

"Das Fenster öffnet sich nicht mehr
hier drin ist es voll von dir und mehr
und vor mir geht die letzte Kerze aus.
Ich warte schon ne Ewigkeit, endlich ist es jetzt soweit
da draußen ziehen die schwarzen Wolken auf."

Era da tantissimo tempo che non si esibivano su quella canzone live, per tutti era un'emozione. Ognuno aveva dei ricordi legati ad essa, le ragazze si ritrovarono catapultate indietro nel tempo quando, durante un noioso pomeriggio, furono incuriosite dal ragazzo col ciuffo nero che teneva una candela in mano, quella candela che, nonostante i pareri contrastanti, non si sarebbe spenta per molto tempo, poiché aveva continuato a illuminare la vita degli “aliens” anche una decina d’anni dopo. E la speranza continuasse a farlo ancora era viva.

Partì solo, senza accompagnamento. Non volava una mosca. A cappella. Brividi, ecco ciò che provavano tutti.

Partì il ritornello, il palco si illuminò, gli strumenti presero a suonare, la folla cantò con lui.

"Ich muss durch den Monsun
Hinter die Welt
Ans Ende der Zeit bis kein Regen mehr fällt
Gegen den Sturm am Abgrund entlang
und wenn ich nicht mehr kann denk ich daran
Irgendwann laufen wir zusamm
durch den Monsun"

Bill Kaulitz da lassù poteva quasi sentire il cuore di chi aveva di fronte battere, vedeva visi affannati e lacrime, vedeva cartelloni, candele. Non era solo, l'arena cantava e saltava, seguendo il ritmo della melodia. Lanciò un'occhiata agli altri amici, vedendoli concentrati a suonare, ma con un sorriso in faccia che significava più di mille parole. Era un uomo felice, aveva raggiunto tutto quello che voleva nella sua vita, dalla fama all'amore. Non poteva chiedere altro.

Quella serata era il culmine, era semplicemente perfetta. Si sentiva un tutt'uno con la musica.

Terminata quella canzone, il pubblico applaudì sinceramente, e i Tokio Hotel risposero inchinandosi a loro. A quella che, in fondo, era una famiglia.

Passarono le canzoni, passarono le ore. L'aria si faceva più frizzante e fredda, nessuno sentiva però quel gelo, tanto era il calore emanato da quel palco.

Gli uomini, ormai ragazzi non l'erano più, si muovevano con sicurezza, amando gli strumenti, amando la gente.

Tre ore dopo l'aria era densa di euforia, tristezza, malinconia, amore, musica. Era arrivato il momento del congedo.

-Prima di concludere, vorremmo dire qualche parola- prese la parola Georg, passando il microfono all'amico Gustav.

-Senza fare tanti giri di parole, grazie- disse diretto, sorridendo allegro e stanco. Fu il turno di Tom.

-Ventuno anni, voi ci supportate da ventun'anni! Da quando eravamo i quattro strani adolescenti di Loitsche, ora adolescenti non lo siamo più. Anzi! Insomma, non ho più diciotto anni, si lo so che comunque l’età che dimostro è quella- ammiccò verso il pubblico, con il solito cipiglio malizioso che lo caratterizzava, .Ma voi siete qui comunque, e posso affermare di essere nervoso e agitato come le prime volte che suonavo- guardò il gemello.

-Esatto. Siete cresciute con noi, e vedervi qui numerosi e numerose è la cosa più bella che un gruppo possa desiderare. Voi avete permesso la realizzazione del nostro sogno, e speriamo che, con questa serata, di esser riusciti a ripagarvi almeno in parte. Allora come va?-

Il pubblico rispose urlando e battendo le mani.

-Non vi sento, come procede la serata? LOUDER!- dal rumore quasi tremava il terreno.

-Sapete ragazzi, per prepararci a questo show ci siamo riguardati tutti i dvd, e vi posso giurare che mi si attanagliava lo stomaco sempre di più con il susseguire dei minuti. C’eravamo noi, quattro ragazzi con un sogno comunque, e cavolo, se non fosse stato per voi non saremo riusciti a realizzarlo, a diventare ciò che siamo ora. Perciò grazie di tutto. Grazie perché sappiamo essere fan di una band come la nostra non è stato facile, soprattutto a causa della mia immagine- si fermò un secondo e rise, -Nonostante ciò non ci avete abbandonato, siete rimasti al nostro fianco. Noi siamo cresciuti con voi e voi con noi, ci avete dato tanto e probabilmente non riusciremo mai a ripagare tanto affetto, stasera ci abbiamo provato. Grazie ancora!-

Il pubblico davanti a lui era fermo, intento a imprimere ogni parola del discorso nella memoria, quanto vere erano quelle parole!

-Questa è l'ultima canzone- riprese a parlare il cantante, facendo una pausa dopo -... per stasera- ancora urla.

-Siamo nuovamente caduti nel monotono, ma abbiamo scelto una canzone che amiamo tutti e quattro, e che ci rappresenta-

I quattro si misero al centro del palco, seduti su sgabelli, uno vicino all'altro, anche il batterista.

Si lanciarono un'occhiata complice, e partirono.

"Viel zu viel Liebe, an der Musik.
Viel zu viele Grenzen, unbesiegt.
So viele gedänken, und Wörter nicht beendet.
Ich glaube nicht das das, bald endet."

Il cantante si alzò e si avvicinò alle prime file, invitando a cantare con lui, si levò un coro uniforme, cuori e voci che andavano all'unisono.

"Wir bleiben immer, schreiben uns in die Ewigkeit.
Ich weiss das immer, irgendwo was bleibt.
Wir fühlen, wir sind fürs Ende nicht bereit.
Wir sterben niemals aus, Ihr tragt uns bis in alle Zeit"


Quando posarono gli strumenti, ci fu un altro momento di silenzio. Era finito, chissà per quanto non avrebbero assistito a un live del genere..

Successivamente solo un lungo applauso, quasi interminabile. -Grazie mille!- Urlarono i Tokio Hotel in coro, inchinandosi. Gustav si parò davanti alla folla, alzando le braccia e abbassandole. La ola, la ola significava che fra poco se ne sarebbero andati. Seguirono i suoi movimenti, mani che si alzavano in ordine, applausi, cori. Poi non rimase altro che guardare i propri idoli andarsene sotto una pioggia di coriandoli.

Ci volle tempo prima che l'arena si svuotasse, andarsene da lì era come chiudere un capitolo, prendere coscienza di una crescita.

Le guardie furono costrette a chiedere ai fan di lasciare lo spazio, un'ora dopo era tornato tutto vuoto, anche se nell'aria si manteneva una certa elettricità.

Tuttavia due figure spiccavano ancora nella prima fila, due ragazze che ancora non se n'erano andate.

Nelle loro teste ancora l'immagine del gruppo. Loro erano giovani, non avevano vissuto il periodo della chioma leoncina di Bill, i rasta di Tom, cresta e treccine. Conoscevano solo il Bill Kaulitz dai capelli lisci e neri, trucco più leggero, e il chitarrista dai capelli biondi, lisci anch'essi. Le due G invece non erano cambiate, sempre i sobri del gruppo.

Stavano in silenzio, cercando di riprendere il controllo di loro stesse dopo tanta adrenalina.

-E' stato bellissimo. Dio, sapevo che i Loro concerti erano belli, ma questo.. wow- disse la prima, fissando l'altra.

-Hai ragione, dovevo fidarmi di mia madre- rispose quella dai capelli rossi e leggermente mossi.

-Tu, sai che alla mia non piacciono. Che palle!- ribattè l'altra, dalla chioma bionda e occhi nocciola.

Si assomigliavano, alcune le scambiavano per sorelle, stessi lineamenti, solamente dettagli diversi.

-Rossella, Serena! Che ci fate qui? I vostri genitori vi stanno aspettando nel backstage!- li rimbeccò il manager della band accompagnato dalla truccatrice Valerie, diventata la sua compagna da un paio d’anni, dopo la rottura con l’altra.

-Si David, scusa!- le due adolescenti si recarono subito dietro al palco, vedendo i loro genitori ridere allegri, nonostante la stanchezza.

-Papà! Sei stato fantastico! Mamma mia, hai cantato benissimo! Mi hai fatto commuovere!- esclamò la quattordicenne Serena, andando ad abbracciare Bill Kaulitz, suo padre. Poi lanciò un'occhiata alla madre, una bella donna dai lineamenti dolci e capelli chiarissimi. Attendeva dicesse qualcosa, magari uno dei suoi commenti acidi sul gruppo, invece la stupì.

-Devo ammettere che stasera avete fatto meno schifo! Anzi, eravate quasi passabili!- fu la sua risposta neutra.

-Maia, non esagerare coi complimenti eh!- ridacchiò la cognata, sapeva che ormai le piacevano, soprattutto gli ultimi album, ma non l'avrebbe mai ammesso, giusto per non dare la soddisfazione al marito.

-Cosa vuoi che ti dica Anna? Se esagero Bill non la smette di vantarsi! Sai com’è fatto- alzò le spalle.

-E comunque-, intervenne Rossella -Questa serata non se la dimenticherà nessuno! Siete stati meravigliosi, soprattutto tu papà!- disse facendo l'occhiolino al padre, che aveva preso la moglie rossa per un fianco, sorridendo allegro.

-E' strano, non so quanto resisterò senza musica. Cosa faccio tutto il giorno?- brontolò Bill. Sua moglie non si fece mancare l'occasione.

-Potresti giocare un po' con Lukas, o cambiargli il pannolino, non sia mai che il grande Kaulitz si annoi!- fece una linguaccia indicando il bambino addormentato sulla poltrona. Sembravano due bambini, nonostante fossero sposati da sette anni. Alla fine tutti i Tokio Hotel si erano sistemati, i due gemelli avevano scelto di sposarsi lo stesso giorni, uno il testimone dell'altro. Cerimonia intima, niente di sfarzoso. Chi l'avrebbe immaginato che avrebbero trovato le anime gemelle? Anche in quell’occasione si potè ammirare la diversità dei Kaulitz: Tom alla fine aveva ceduto alle richieste della ragazza, aveva perciò indossato uno smoking nero, mentre lei un vestito lungo bianco. Bellissimi, ovviamente.

L’altra coppia non aveva rinunciato all’eccentricità: Bill portava sempre un paio di pantaloni attillati e una camicia di seta nera, capelli lasciati lisci e trucco accennato, Maia invece portava un vestito scuro alle ginocchia, con pizzi ai bordi e ai piedi un paio di scarpe di vernice con tacco alto. Indubbiamente inusuali, bellissimi anch’essi. Sembrava ieri che la giovane Rossa si presentava ai provini per partecipare al tour, sembrava ieri un nuovo tecnico del computer stravolgesse la vita del cantante. Ne era passato di tempo invece..

-E Bill, se proprio ti annoi, puoi portare Chris all'asilo!- intervenne la Schneider, cogliendo la palla al balzo.

-Ehm, penso troverò qualche modo per passare il mio tempo invece!- Scossero la testa, non cambiava mai, il solito pigro.

Chi l’avrebbe mai pensato sarebbero diventati mariti e padri? Serena nasceva solamente un anno dopo Rossella, alla fine Maia aveva scelto di chiamarla con il nome che il ragazzo aveva detto di amare, non aveva però pensato gli piacesse perchè era possibile abbreviarlo in „Nena“. Gli ultimi arrivati in casa Kaulitz erano Lukas e Chris, due carinissimi bambini, vivaci come i genitori.

Ne era passata di acqua sotto ai ponti dal "Lass uns hier raus - wir wollen da rein, in unserem Traum die ersten sein, halt' uns nicht auf, das ist unser Traum

Silenziosamente, dopo quello scambio di battute, andarono a cambiarsi nel camerino e, una volta usciti, guardarono l'arena con sguardo assente e malinconico. Le moglie salirono nelle auto, lasciando un momento ai mariti, lasciando si godessero il palco.

I Tokio Hotel si guardarono intorno, nell’arena ancora aleggiava l’adrenalina, sembrava di sentire i fan urlare.

-Ci credete? Chi l’avrebbe mai pensato saremmo durati così a lungo- esordì Gustav.

-Non so come farò senza suonare tutto il giorno- ridacchiò Georg, -Mia moglie non mi permette di strimpellare il basso quando voglio, che strazio. Dovrò comprare un appartamento solo per questo-

-Quello che va meglio qui è Bill- proferì il gemello maggiore, sotto gli sguadi interrogativi degli altri.

-Oh insomma, a noi tocca arrangiarsi per suonare, ci tocca sottostare alle ire funesti delle nostre mogliettine isteriche, mentre lui può cantare sempre. Mi ricordo gli show che faceva sotto la doccia quando giravamo per gli hotel, ti sentivo anche dalla stanza affianco, raccapricciante!- affermò scoppiando a ridere.

-Qualcosa contro le mie esibizioni canore? Dovresti esser stato felice di poter godere della bellezza della mia voce no? Insomma, sei uno stronzo ingrato- annuì convinto.

-Sembrate due ragazzini- intervenne Gustav divertito.

-Qua il vecchio sei tu, noi siamo giovani, nonno- lo ripreso i Kaulitz, facendo finta di non sentire il commento sottovoce del batterista che gli apostrofava come idioti senza speranze.

-Penso.. sia ora di andare.- fece Georg.

I quattro rimasero immobili ancora un momento, chiedendosi come avrebbero fatto senza tutto quello, senza i litigi del tourbus, David che gli sgridava, le fan che li seguivano con amore, i brividi dello show dal vivo..

Era arrivato però il momento di prendersi una pausa, il momento di dedicarsi alla famiglia, il momento di staccare.

Avevano realizzato il loro sogno, erano diventati superstar. Erano cresciuti, sposati, diventati mariti e padri. Idoli, modelli. Sopravvissuti alle critiche, ad album migliori di altri, a fallimenti e vincite. Premi guadagnati erano tantissimi, come i riconoscimenti. Su quanti libri erano finiti? La prima band tedesca a uscire su un giornale in Palestina, la prima a vincere un premio in Giappone, la prima a far saltare centomila persone in Francia.

Di una cosa erano certi, avevano cambiato la vita di migliaia di ragazzi, le loro canzoni erano in grado di dar forza, speranza. Inoltre avevano stravolto quella di due in particolare, Anna e Maia. I Tokio Hotel avevano scosso il mondo..

...e la loro musica non si sarebbe estinta mai.

...Fine.




* * * *


Qua ci sono un bel po’ di note, e vi chiedo di leggerle tutte per favore, vi rubo due minuti! (Dai! :D)

Prima nota: Il 9 luglio di sedici anni fa nascevo io, oggi è il mio compleanno.. ho postato l’epilogo, quindi come regalo chiedo solo un commento, non costa troppa fatica, credo (; xD
Seconda nota: Doveva essere la prima ma l’egocentrismo di voler ricevere gli auguri ha prevalso lol
A parte questo, non posso credere sia davvero finita. Questa serie – Louder love – è iniziata con la pubblicazione del primo capitolo di “Unter deiner Haut” il 20 ottobre, e si conclude con l’epilogo di “Stich ins Gluck” il 9 luglio. Ne è passato di tempo eh? Le mie piccoline! ç.ç
Terza nota: Spero non vi abbia deluso come ho scelto di concludere, il fatto è che cercavo qualcosa di originale, ormai i fatti “clu” si erano svolti così ho deciso di lasciarvi questo finale un po’.. non so come definirlo, direi ideale. Questo spiega come mai non è possibile fare un sequel, ormai le avventure dei quattro sono finite.
Quarta nota: Tocca ai ringraziamenti.
Sinceramente non mi aspettavo tutto questo successo per questa serie, chi mi conosce sa di quanta poca autostima godo e di quanto sono insoddisfatta di tutto ciò che faccio xD perciò ricevere tutti questi commenti è stata una sorpresa moooooolto gradita! Anche perché mi hanno accompagnata in questa avventura infinita! Non capisco come avete fatto a sopportarmi così a lungo :3
Più in particolare, grazie a chi:

-L’ha messa nelle preferite: (cioè 39 persone *___*), ossia: 1 - Abscheidbrief , ally92, Bambi483, Charls__ , chia94th, Dan, Deny_death, Diiva , Erchel , Freiheit_S , Funny_lady_ , gabry hurricane, gabry483, iolly21, Jessi Thatdaynevercame , kaggi11 , Kaledoscopio , kikka__nunu, LaIlla, LaPazza7, LittleTearOfBlood_483, LoonyGirl , Lucilla88, Marty_483_, MaryBemycha, MaryKey , naik , On the edge, Roxy Williams Tikey, SonnyScene, Stellina_Batuffolo , VannyGirl , VickyDupont , ylex98, Yoita, _Dark Echelon Angel_ 483, _Francesca_ ,_MINA_ e _mOny483.

-L’ha messa nelle ricordate: Bambi483, Elyo , gabry hurricane, gabry483, Lady Rebecca, LaIlla, Lynn_Malfoy, sel4ever e uranie.

-L’ha messa nelle seguite: alessia96, Bambi483, bktafi , BlumeInDerNacht , dani290691, Dita magiche, EhMaco, EnriLouder, gabry hurricane, gabry483, Glael_87, Kaledoscopio, LaIlla, LittleTearOfBlood_483, Louder_, marthine, Marty 483, _berridge89, Nikikinki , nuria elena , OfeliaMillet , phantomrider tk (i cui commenti mi fanno sciogliere ç.ç),piske, Raffuz , Roxy Williams Tikey, SchreiSoLautDuKannst483, shadow_shine , Silencecandestroy ,Tommasa , trilly1991, Veronica91, XxSoniaxX , Yoita, Zimmer 483, Zimmer483, _Shikas_Shadow_ ,_Tombreath .

Ora che è finita spero di ricevere un commento da tutte (;
Ovviamente un ringraziamento speciale a chi mi ha seguito capitolo per capitolo, non metto i nomi perché non vorrei fare gaffe e dimenticare qualcuna XD
Quinta nota: ripeto, è finita! Non ci credo D:

Sesta nota: Il mio profilo di facebook  - Anna LK Louder
Aggiungetemi pure, :D mi fa piacere conoscere le mie lettrici e sapere cosa pensano su ciò che scrivo *-* poi ogni volta che aggiorno lo scrivo lì, quindi se volete essere informate “sulle novità” sapete dove trovarmi ;D

Settima nota
: Ho dimenticato di ringraziare le persone grazie a cui questa storia è nata.
Chi se non Loro? I Tokio Hotel.
Un grazie è riduttivo, vi devo molto di più.

Ottava nota
: Se siete arrivati fin qui avete la mia stima profonda! Ora ne manca solamente una, e spero vi possa piacere! Con questa vi chiedo magari di passare nelle mie altre storie :D
Ossia (vi linko le OS)

Nona e ultima nota: Non sia mai che vi lasci senza nulla da leggere! Ebbene sì, morto un papa se ne fa un altro no? Ecco, finita questa serie si parte con la mia nuova long,

Atme die Liebe

Prossimamente in efp...

( oddio mi sento ridicola! LOL
Non appena vedete che rispondo alle recensioni diell'epilogo, vuol dire che l'ho postata :D )


* * * *


Ho finito le comunicazioni. Che triste. Okay, ora me ne vado. Vi aspetto nell’altra storia.
Un bacione grande e grazie ancora di tutto.
...che stranezza cliccare su "completa"...

Anna


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