Stich ins Glück. di unleashedliebe (/viewuser.php?uid=100745)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maia. ***
Capitolo 2: *** Colloquio. ***
Capitolo 3: *** Aria di svolte. ***
Capitolo 4: *** Welcome to the Unfertig tour. ***
Capitolo 5: *** Flashback. ***
Capitolo 6: *** Scommessa. ***
Capitolo 7: *** Concerto. ***
Capitolo 8: *** Festa. ***
Capitolo 9: *** Appuntamento. ***
Capitolo 10: *** Mails. ***
Capitolo 11: *** Alcohol's effects. ***
Capitolo 12: *** Novità. ***
Capitolo 13: *** Un asino. ***
Capitolo 14: *** Sua. ***
Capitolo 15: *** Automatic. ***
Capitolo 16: *** Capodanno. ***
Capitolo 17: *** Ammettilo. ***
Capitolo 18: *** Chiarimenti. ***
Capitolo 19: *** Maldive. ***
Capitolo 20: *** On the edge. ***
Capitolo 21: *** Confini. ***
Capitolo 22: *** Der letze Tag. ***
Capitolo 23: *** Totgeliebt. ***
Capitolo 24: *** Zeit läuft. ***
Capitolo 25: *** Vergessen. ***
Capitolo 26: *** Feelings. ***
Capitolo 27: *** Old and new. ***
Capitolo 28: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** Maia. ***
Primo capitolo: Maia
Eccomi! Sono tornata
con il seguito di "Unter deiner Haut"
Spero di ritrovare
tutte le lettrici della storia precedente, anche se cambieranno i
personaggi: Anna e Tom ci saranno comunque, però i
protagonisti principali saranno Bill e ... (?), ci saranno comunque dei
capitoli dedicati alla coppia, ma meno frequenti! Spero continuerete a
leggerla comunque! Mh, non so che aggiungere! Vi chiedo di lasciare una
recensione, per sapere cosa pensate del primo capitolo postato,
così vedo se vale la pena andare avanti oppure no u_u Ho
già un po' di capitoli pronti, quindi non dovrei ritardare
tanto nel metterli, tutto dipende da voi e dai vostri commenti ;)
Chiudo qui, sperando
apprezziate.
Mit Liebe, Anns.
* * *
*
Primo
capitolo: Maia
Welcome
to the jungle
We
got fun n' games
We
got everything you want
La
soave voce di William Bailey - noto anche come Axl Rose -
giunse alle mie orecchie risvegliandomi da un'altra nottata di sonno.
Scesi dal letto come un automa e imprecai contro me stessa per aver
creduto di esser capace di
riuscire a sopravvivere all'ennesima serata di divertimento a base di
alcool in uno dei vari locali dislocati nella periferia di Amburgo.
L'immagine che riflesse il mio specchio fu la prova di quanto mi
sopravvalutassi: i capelli color platino ricadevano flosci sulle spalle
e la frangetta che, di norma, mi arrivava fino alle sopracciglia, ora
era sparata per aria; gli occhi erano di un verde spento e sotto delle
occhiaie da far invidia a qualunque essere non vivente, Dracula e Herr
Frankenstein compresi. Il colorito era più pallido del
solito e,
la matita nera era colata perchè ero troppo stanca per
toglierla. Osservai critica la mia figura, cercando di capire come
porre rimedio a quel disastro: quel giorno avevo in programma una
visita all'ufficio di collocamento, a cui avrei affidato centinaia di
curriculum da inviare a varie agenzie nella speranza di trovare un
lavoro decente e adeguato ai miei studi: avevo da poco finito
l'università, conseguendo la laurea in informatica nella
facoltà di scienze e tecnologie. Dopo essermi fatta il culo
per
tre anni per prendere quel maledetto foglio che attestava la mia innata
intelligenza, mi ero trovata a lavorare in un stupendo pub con un
eccelso stipendio di settecento euro mensili, contando ciò
che
lasciavo per l'affitto del mio buco - un appartamento su un condominio
senza ascensore - e le altre spese, arrivavo a stenti alla fine del
mese. Così avevo deciso di spendere metà della
mia paga
per pagare francobolli e spedire, tramite l'ufficio, il mio curriculum
a quasi tutte le agenzie presenti in Germania.
Insomma, la speranza è sempre
l'ultima a morire, no?
Avevo avuto un paio di colloqui negli ultimi
mesi ma, i datori di
lavoro, dopo essermi soffermati sulla mia discreta figura, mi avevano
letteralmente sbattuto la porta in faccia, quasi trattendendo un urlo
di terrore. Tutto questo perchè? Perchè amavo gli
anfibi,
i jeans strappati e le magliette extra large, il tutto combinato a
eyeliner nero, rossetto corallo e una frangetta che copriva
metà
viso! Insomma, una persona completamente banale e che passa
inosservata.
Cioè, quasi. Nei miei ventidue anni
di vita vantavo il
più alto numero di tinte della storia, amavo sperimentare!
C'è stato il periodo in cui impazzivo per il nero, poi
quello
per il blu elettrico, successivamente rosso fuoco, anche fucsia, non
dimentico il castano. Alla fine prevalse il biondo platino, il mio
colore naturale, tipico germanico! Dopo le varie tinture fui costretta
a tagliare i capelli, le punte ormai erano diventate steppa. Mea culpa!
Come un automa, mi recai nel minuscolo box
doccia sperando nell'effetto
miracoloso dell'acqua gelata che non diventava mai calda
perchè
le tubature erano rotte e nessuno aveva le palle per cambiarle.
Rabbrividì cercando di non bestemmiare in aramaico, se
restavo là sotto più di cinque minuti sarei
diventata una
stalagmite, e non ci tenevo. Uscita, avevo l'aspetto di un pulcino
spelacchiato, avvolsi i capelli in un asciugamano e mi fiondai
nell'armadio cercando dei vestiti che mi donavano un aspetto normale.
Ma in fondo cos'è la normalità? Per me indossare
abiti
che vanno dal nero al grigio scuro, per altri mettere orrendi vestiti
polka dot. Alla fine non persi tempo e mi vestì come al
solito,
lasciai gli occhi nudi ma applicai uno strado di rossetto sulle labbra.
Uscì di casa e scesi per i tre
piani di scale che mi conducevano all'orribile androne odorante di
muffa e polvere.
Arricciai il naso vistosamente, non era la
casa dei miei sogni, per
nulla. Quando mi trasferì ad Amburgo, per lo studio, fui
costretta a
trovare un lavoro perchè i miei genitori decisero di
tagliarmi i
fondi, oltre che diminuire i contatti: ero la figlia strana, la pecora
nera. I primi mesi furono i più duri, conciliare lavoro e
università non era semplice, poi ci feci l'abitudine.
Quell'appartamento era tutto ciò che potevo permettermi, per
ora.
Nonostante per natura fossi una persona cinica
e pessimista, volevo
concedermi di sperare, sperando di non rimanere delusa per l'ennesima
volta.
Nel parcheggio trovai Apathie ad attendermi.
No, non era una persona:
era la mia fedele macchina, una cinquecento sudata e risudata, di un
bellissimo blu metallizzato. Certo, il mio sogno rimaneva comunque
l'Audi Q7 ma probabilmente mi ci volevano dieci vite per permettermela.
Mi infilai nella vettura e accesi l'aria
condizionata, era agosto e si
moriva dal caldo, non volevo arrivare tutta sudata e gocciolante.
Inserì nella radio un cd dei
Rammstein, tanto per caricarmi un po', e premetti sull'acceleratore.
Canticchiando a bassa voce le note di "Du hast" arrivai
al luogo prestabilito, entrai e mi recai dall'impiegato dall'aria
annoiata. Appena si accorse di una nuova presenza nella stanza,
alzò lo sguardo su di me e mi squadrò sciettico
per un
attimo, poi ritornò alla sua aria annoiata indicandomi
l'ufficio
accanto.
Mi ritrovai così davanti a un uomo
di mezza età che mi
spiegò dove avrebbe spedito i miei curriculum e mi
congedò in fretta e furia, senza alzare lo sguardo dal
computer.
Che cosa incoraggiante, pensai. Ritornai nella mia quattro ruote e
guardai l'ora sul cruscotto: solamente le undici, avevo concluso prima
di quanto avessi immaginato. Le opzioni erano due: andare a casa per
cucinare qualcosina oppure autoinvitarsi a pranzo da qualcuno.
Senza pensarci un attimo mi diressi da Andrea,
essere umano più simile a quella cosa chiamata amica che
avessi.
Lei era il mio opposto, tipico. La ragazza
perfetta che sta con quella
stramba, un luogo comune ormai. Massa di capelli corvini, occhi castani
il tutto accompagnato da un fisico statuario, nel suo metro e
settantasette mi superava di dieci buoni centimetri.
Era la brava ragazza, lei. Lavorava in un
negozio di piercing e
tatuaggi, pur non avendo mai messo ago sul corpo, aveva usato il mio
come cavia: era l'artefice della scritta "Eisenfrau" sulla mia spalla.
L'avevo fatto per il mio ventesimo compleanno, prendendo ispirazione da
una canzone dei Rammstein, Eisenmann.
I miei dovevano ancora scoprirlo, evitavo le
magliette in maniche corte in loro presenza, per fortuna li vedevo
raramente!
Arrivai così da Andy, suonai alla
porta e mi si parò
davanti una ragazza vestita con un enorme pigiama verde e i capelli per
aria.
Non mi ci volle molto per capire che l'avevo
svegliata. La mia teoria non fu smentita dall'occhiataccia che mi
lanciò.
-Buongiorno Andrea!- mostrai il sorriso
più convinte che potessi fare, farla arrabbiare non era un
bene per nessuno.
-Buongiorno un corno Maia! Che cazzo, stavo
dormendo!- mugugnò.
-Scusami, ero da queste parti! Sono di ritorno
dall'agenzia- mi giustificai.
-Fanculo approfittatrice. Cosa vuoi per
pranzo?- inutile, capiva subito le mie intenzioni.
-Ehi, chi ti dice sia qui per pranzare?-
alzò un sopracciglio scettica, -Okay, pasta al pomodoro va
bene?-
Scosse la testa e mi fece entrare, abitava in
un appartamento anche
lei, il suo era molto più bello del mio: non aveva
frequentato
l'università quindi aveva accumulato meno spese e,
perciò, più soldi.
Sparì in camera e tornò
un quarto d'ora dopo, vestita di
tutto punto con addosso un orripilante vestito bluette. Storsi il naso,
io avrò messo si e no cinque abiti in tutta la mia vita,
finchè non riuscì a impormi contro mio madre.
Ciò
avvenne quando andai in prima elementare.
Mi fece la linguaccia e accese lo stereo,
inserì uno dei suoi cd
e si mise a canticchiare. Repressi un mugugno di disappunto.
-Qualcosa contro la musica che ascolto, eh?-
mi guardò fintamente minacciosa.
Alzai le mani al cielo, in senso di resa.
Avevo provato invano a
convertirla al culto dei Rammstein, Guns n' Roses e Metallica,
senza risultato.
Lei continuava ad ascoltare quei quattro tizi, dai
tre anni che la conoscevo solo quelli passavano per radio con lei.
-Oh, scherzi? Figuriamoci. I Rammstein se li
mangiano in un boccone quei.. 'spetta, come si chiamano?-
-Piantala! Sei prevenuta, T-O-K-I-O H-O-T-E-L,
non mi sembra
così difficile il nome. Sono fantastici!- disse saltellando.
Sembrava una ragazza di quattordici anni in
preda a una crisi ormonale, ma lei di anni ne aveva quasi
ventitrè!
-Ma non puoi ascoltare qualcos'altro? Sempre
la solita roba! Sono banali!- esclamai.
Vidi la sua faccia passare dal rosato al
rosso; -Non sono banali! Hai sentito il nuovo album? Unfertig?
E' una cosa stupenda! Forse il più bello, sono dei poeti e
degli
dei della musica!- oh Gott, aveva detto dei della musica. Mi trattenni
dal strozzarla, dire che i Tokio Hotel erano gli dei della musica era
come dire che il Papa andasse vestito sadomaso ai concerti metal, no vi
prego!
Buttai rumorosamente fuori l'aria, sapevo che
non avrebbe cambiato
idea. Era tanto l'avessi convinta a liberare un po' la sua camera
permettendo ai visitatori di vedere il colore delle pareti, dapprima
coperto da poster di quei tizi li. Una grande vittoria, comunque.
Contai fino a dieci e le feci una linguaccia,
non volevo rischiare di dover rinunciare a un pranzetto cucinato da
lei!
Mi stanziai a casa sua per tutto il pomeriggi,
spalmata sul suo comodo
divano a guardare un bellissimo film horror, sperando che il mio
telefono iniziasse a squillare grazie a qualche datore di lavoro che
s'era accorto di non poter mandare avanti la propria azienda senza una
Maia Ferlich nel ramo dell'informatica.
Consumai il cellulare a forza
di guardarlo, inutilmente perchè quella giornata non
suonò mai.
*
* * *
Bis
bald.
|
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Capitolo 2 *** Colloquio. ***
Capitolo due: colloquio
Rieccomi,
sono stata veloce :) Sono contenta che il primo capitolo vi sia
piaciuto! Così ho deciso di postare presto il secondo,
così la storia
si può delineare.
Ringrazio
di cuore le ragazze che l'hanno messa nelle preferite, seguite e da
ricordare, Crazie mileh. E anche chi ha recensito il capito precedente.
Detto questo, vi lascio
alla lettura. Fatemi
sapere se vi piace. Peace,
love & Tokio Hotel.
* * * *
Secondo capitolo: colloquio
We're all
living in Amerika
Amerika ist
wunderbar
We're all
living in Amerika
Amerika,
Amerika
Quella mattina fu la potente voce
di Till Lindemann a svegliarmi, agosto stava svolgendo al termine e
nessuna azienda mi aveva ancora contattata.
Ciò
contribuì a farmi diventare ancora più acida e
intrattabile del solito, volevo lasciare il lavoro al pub, si
guadagnava poco e mi toccavano orari improponibili, a volte facevo
dalle nove di sera fino alle sei di mattina, tornando a casa ridotta
peggio di uno zombie.
Per non parlare
dei clienti, tutti maschi arrapati vogliosi di sesso, sesso e ancora sesso.
Aprì
il frigorifero accompagnata da una nuvoletta di negatività
che aleggiava sopra la mia testa.
Mancava
solamente il cartello appeso il collo: pericolo, morde.
Riempì
la mia tazza di latte e cereali e sprofondai sul divano.
Portai il cucchiaio alla bocca e cominciai a mangiucchiare e tracannare
con ben poca grazia.
A interrompere
la mia caccia fu lo squillo del telefono, convinta che fosse Andrea
risposi con la bocca piena.
-Buongiorno,
parlo con la signorina Ferlich?-
Quasi sputai tutta la poltiglia che avevo in bocca, no.. quella voce
non apparteneva alla mia amica.
Mandai giù velocemente e cercando
di darmi un contegno; -Si, sono io-
-Abbiamo ricevuto il suo curriculum. Sarebbe
disposta a venire per un colloquio? Stiamo cercando un nuovo
collaboratore-
Mi trattenni dal saltare per la cucina, non
era sicuro mi avrebbero assunto ma sempre meglio di nulla, no?
-Certo, quando sarebbe il colloquio?- chiesi
con tono formale.
-Iniziano oggi pomeriggio, dalle due e mezza
alle sei. Le invieremo un messaggio con l'indirizzo-
Annuì e chiusi la chiamata. Cavolo,
non potevano avvertire prima? Mi serviva del tempo per prepararmi
psicologicamente!
Lasciai la mia colazione non terminata sopra
al tavolo e mi fiondai in
doccia: quel lavoro mi serviva, dovevo evitare di vestirmi come al mio
solito, se non volevo spaventare qualcuno. Miracolosamente l'acqua non
era gelata come al solito, ciò mi permise di passare una
bella
mezz'ora sotto il getto caldo e di uscire rigenerata. Pettinai i
capelli, non serviva la piastra visto che erano lisci di loro e
osservai
cosa c'era nell'armadio. Jeans strappati neri, jeans strappati grigio
scuri, jeans strappati grigio/neri; magliette extra large grigie, nere
e bianche. Anfibi neri e un paio di ballerine regalatemi da Andrea.
Una gran scelta insomma! Optai per i pantaloni
più sobri che
avevo, una t-shirt non molto larga e le ballerine. Odiavo quelle scarpe
ma erano necessarie.
Lasciai la mia bocca senza rossetto,
preferì non esagerare, per questo passai solo la matita nera
sotto gli occhi.
Alle due precise ero pronta, partì
già di casa
perchè non conoscevo l'indirizzo che m'avevano mandato e non
volevo perdermi!
Fortunatamente le indicazioni stradali erano
chiare anche per
un'impedita come me e riuscì ad arrivare con due minuti
d'anticipo.
Lasciai la macchina nel parcheggio e notai che
il luogo del colloquio non era un'azienda.
Era una sede. Sede dell'Universal. Figo.
Con finta sicurezza mi addentrai all'interno e
una segretaria mi indicò una saletta.
Entrai e vi trovai già una decina
di ragazze trepidanti e ansiose. Un incubo!
Perfetta dalle doppie punte dei capelli alle
unghie dei piedi.
Incastrate in eleganti abiti dall'aria volgare/professionale,
scollature esposte agli spifferi del vento e sguardi accattivanti. Ero
finita a colloqui per miss Germania e non lo sapevo? C'era qualcosa che
mi sfuggiva forse.
Mi sedetti in un angolino, portando la borsa
con una copia del mio curriculum all'interno, al mio mento e vi poggiai
la testa.
Passarono diversi minuti prima che la prima
ragazza fu chiamata ad
entrare. Cinque minuti dopo era già uscita, con un sorriso
soddisfatto al volto.
Sbuffai. Nel giro di un'ora fu il mio turno,
entrai leggermente in
ansia. L'uomo davanti a me mi indicò la sedia e
successivamente
alzò lo sguardo su di me.
-Piacere, tu sei?- non riconobbi la sua voce,
non era lui che aveva chiamato.
-Maia Ferlich, piacere- Gli allungai la mano e
me la strinse. Era un
bell'uomo, non da buttar via insomma. Peccato fosse troppo vecchio per
me!
-David Jost- disse come se fosse ovvio, non lo
conoscevo; -Ha il suo curriculum qui?-
Per fortuna l'avevo trovato, che bello..
l'avevano perso. Frugai nella borsa e glielo porsi. Lesse
distrattamente qua e la.
-Ma in che consiste il lavoro precisamente?- E
cavolo, qua non dicevano nulla. Mi guardò stranito per un
attimo.
-Oh, certo. Cerchiamo qualcuno che sia pratico
di computer, per
aggiornare il blog della band e i vari impegni in collaborazione con la
segretaria. E altro, dipende da cosa abbiamo bisogna al momento.
Dovrebbe essere disposta a viaggiare per seguire la band in tour-
Un attimo, tour? Questa mi era nuova,
chissà chi era questa band! Ma, che figura facevo a
chiederlo? Annuì.
-Inoltre lavorare con i Tokio Hotel non
sarà semplice, i ritmi sono duri e pesanti-
Pensai d'aver capito male. Aveva detto Tokio
Hotel? O mamma. Proprio loro? Ecco perchè tutte quelle
ragazze prima!
-Capisco- dissi semplicemente. Di certo sarei
stata in grado.
-E' una grande opportunità di
lavoro. Dimmi, perchè
dovremo scegliere lei e non le altre ragazze?- Che domanda cretina,
pensai.
-A parte il fatto che penso d'esser la
più qualificata qui, con
tanto di laurea a pieni voti nel settore. Poi non credo le ragazze
sarebbero in grado di lavorare a contatto con la band, per quello che
ho visto sono delle fan e rischiano l'infarto in loro presenza, non
sarebbero molto operative, credo-
Mi soppesò con lo sguardo per un
attimo e poi fece un sorriso soddisfatto. Pregai di non aver esagerato.
Mi chiese qualche informazioni e nel giro di
mezz'ora ero già
sulla strada di casa. Neanche il tempo di entrare che mi
squillò
il telefono.
-Pronto, Maia! Com'è andato il
colloquio?- era Andrea.
-Uhm, abbastanza bene dai, c'erano molte altre
ragazze però!- era improbabile scegliessero me.
-Ma che lavoro è?- oddio, dirglielo
o non dirglielo?
-Cose col computer, se mi chiamano
andrò in tour con la band in questione-
-Band? Quindi lavori per una casa
discografica?- ohoh, i problemi stavano per arrivare!
-Universal- bomba uno: sganciata.
-UNIVERSAL? che figata! E che band? La
conosco?- eccome se la conosceva..
-Si si, ti dico tutto dopo!- sviai, meglio
parlare faccia a faccia.
-Ma quando ti fanno sapere?-
domandò.
-Alle sei finiscono, quindi per le sette. Ci
vediamo stasera? Così quando non chiameranno potrai
consolarmi!-
Accettò e ci mettemmo d'accordo per
la serata. Arrivai a casa,
mi cambia indossando i miei soliti vestiti e mi buttai esausta sul
divano.
Mi sveglia un paio d'ore dopo, in tempo per
andare dalla mia amica e sperare non morisse di infarto a nominare la
band.
Presi la mia fedele macchina e arrivai da lei
puntuale come un orologio
svizzero, mi accolse vestita di tutto punto. Annusai l'aria: aveva
ordinato la pizza! Fantastico, era il cibo post-delusioni, anche lei
quindi pensava non ce l'avrei fatta, ma che bella cosa.
La salutai e mi fiondai senza dire una parola
sulla mia pizza patatine
e prosciutto. Mancava la bava alla bocca. Nel giro di mezz'ora il
piatto era lucido e vuoto. Andrea mi guardava stranita dal mio
comportamento.
-Che cerchi di nascondere?- mi
guardò con sospetto.
-N-nulla!- che pessima bugiarda.
-Chi è la band?- momento della
verità.
-Tokio Hotel- dissi piano. Seconda e ultima
bomba sganciata.Mi osservò per un attimo e poi
scoppiò a ridere.
-Per un attimo ti ho quasi creduta, dai dimmi!
Chi è la band?-
-Ti sembra stia scherzando?- esclamai
inarcando un sopracciglio.
Ciò che seguì fu un
lungo silenzio. E silenzio. E silenzio.
-Cazzo- fu ciò che disse dopo circa
due minuti. -Cazzo! Tu, tu!
Che culo di merda Maia! Quindi hai parlato con quel grande uomo gnocco
di Jost? O mio Dio! O mio DIOOOOOOOOOOOOOOO!- L'avevo persa, i Tokio
Hotel me l'avevano ammazzata.
-Ja, ma non fare tutte 'ste storie! Tanto non
lo rivedrò mai più!- buttai io.
-Secondo me si, pensa che cosa stupenda se
lavorerai con loro! Me li devi assolutamente presentare!- Ufficialmente
partita.
-Non farti troppi castelli, non mi
assumeranno, avrebbero già
chiamato! Non vedi, mancano cinque minuti alle otto!- Sbuffai io.
Vidi il suo volto farsi triste e poi guardarmi
compassionevole. Prese
un pezzo della sua pizza e me lo offrì con gli occhi dolci.
Che
bello, le facevo pena!
Stavo per prendere la pizza e tirargliela in
testa quando lo squillo del telefono mi blocco. Vidi la faccia di Andy
illuminarsi.
Oh oh, presi il telefono sperando non fosse il
messaggio che avvisava avessi finito il credito.
Presi un respiro e risposi.
* * * *
Recensite? Bis
bald.
|
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Capitolo 3 *** Aria di svolte. ***
Terzo capitolo: aria di svolte
Fatemi
una statua, tre capitoli in tre giorni, mi amate o non mi amate? *-*
Questo è un po' cortino, chiedo venia! Quindi prevedo di
postare quello dopo giovedì u.u
Ich danke euch fur le recensioni, vi lascio alla lettura! Peace,
love & Tokio Hotel.
* * * *
Terzo capitolo: aria di
svolte
Presi
un respiro e risposi.
-Parlo
con Maia Ferlich?- Non riconobbi la voce, non era il manager della
band. Risposi affermativamente.
-Salve,
sono Gemma Stewart e chiamo per conto di David Jost: ha deciso
di darle il lavoro e ha fissato un appuntamento per domani mattina,
alla sede dell'Universal, per discutere dei dettagli. E' disponibile?-
Il mio cervello era partito per un istante, avevo avuto il lavoro! Io,
avevo, avuto, il, lavoro! Andrea capì la finalità
della
chiamata, cosicchè cominciò a sorridere come un
bambino
che aveva appena ricevuto un giocattolo nuovo. Cercai di parlare senza
lasciar trapelare la mia felicità, non volevo sembrasse che
quell'impiego significasse tanto per me, anche se era così.
La
chiamata durò un paio di minuti e, quando misi
giù,
cominciai a saltellare su e giù per la cucina delle mia
amica,
prendendola per mano e improvvisando un balletto assai ridicolo.
-Oddio!
Lavorerai per i Tokio Hotel, non ci posso credere! E' una cosa
fantastica, meravigliosa, assurda! TU! Hai un culo stratosferico! Non
guardarmi così, come se fossi una matta!- continuai a
guardarla
male, -E che Kaulitz! Tu.. che vita ingiusta, non ti rendi conto della
fortuna che hai, potrai respirare la stessa aria di quei quattro mega
fighi! Magari.. magari te ne farai uno, oppure due!- concluse la sua
filippica con gli occhi sognanti.
-Stai
vaneggiando, io non mi farò nessuno, ma per
carità! Non mi piacciono- le risposi secca.
-Ma
smettila, li hai mai guardati bene? Te li ricordi al concerto, dai
ammettilo che sono belli!- Già, il concerto. Mi aveva
costretta
ad accompagnarla, un'esperienza traumatica e mai più
ripetuta,
che orrore. Le rifilai un'occhiata di scetticismo pure.
-Sei
troppo cocciuta tu! Non puoi negare che siano carini, insomma..-
alzò gli occhi al cielo e si perse nei suoi pensieri,
sicuramente poco casti sui componenti della band, non capivo come
poteva apprezzarli: i testi potevano anche essere carini, ma le canzoni
erano di una banalità assurda.
Decisi
di lasciar nuovamente perdere il discorso, ormai Andy seguiva la
band dai loro esordi, un bel po' di anni prima, quindi era impossibile
convincerla ad ascoltare un po' di sano rock.
Il
resto della serata lo passammo a chiacchierare, più che
altro
la parola l'aveva lei: continuava a fantasticare e a fare mille ipotesi
su come fosse la vita con i Tokio Hotel, le sue parole ovviamente
entravano da un orecchio e uscivano dall'altro; avevo in progetto di
passare con loro meno tempo possibile, io ero tecnico informatico, mica
addetta ai microfoni, truccatrice o guardia del corpo, non dovevo stare
con loro.
Mi
venne da ridacchiare al pensiero di quante ragazze avrebbero voluto
essere al mio posto, sicuramente avrebbero sfruttato l'occasione al
meglio, magari stuprando uno dei quattro non appena l'armadio che aveva
il compito di proteggerlo, l'avesse lasciato solo.
Verso
mezzanotte Andrea cadde in uno stato di dormiveglia,
probabilmente tutte quelle parole l'avevano stecchita e, io, ne
approfittai per tornarmene nel mio bellissimo buco, accompagnata nel
tragitto dai Ramm.
We're
all living in Amerika
Amerika ist wunderbar
We're
all living in Amerika
Amerika,
Amerika
La sveglia
suonò puntuale quella mattina, fu nuovamente Lindemann a darmi il buongiorno.
Perchè,
quello era un buongiorno! Per la prima volta dopo
parecchio tempo, svegliarmi non fu un incubo: avevo un lavoro! Certo,
un lavoro pur sempre con una band di coetanei che mi faceva un po'
schifo, ma pur sempre un bell'impiego. Mi diressi con un bel sorriso
davanti allo specchio e pensai a che indossare: optai per dei vestiti
sobri, sarei tornata a indossare cose del mio stile non appena avessi
firmato un contratto a tempo determinato, senza paura di essere
licenziata per quello. Canticchiando "Eisenmann" salì in
sella
alla mia amatissima cinquecento, altirmenti nota come Apathie, nome molto allegro.
Arrivai
puntuale alla casa discografica, fui accolta dalla segretaria
che m'aveva chiamata la sera prima, tutta la mia sicurezza era sparita,
ero lì seduta aspettando d'entrare e, nel frattempo, mi
mordicchiavo il labbro e muovevo freneticamente il ginocchio.
-Ehy,
rilassati! Non devi essere nervosa, sono Gemma Stewart, sono io
che ho chiamato ieri- disse la segretaria: una ragazza abbastanza
giovane, non particolarmente bella, ma comunque abbastanza carina. Le
sorrisi nervosa, stavo per risponderle quando il manager
aprì la
porta per farmi entrare.
-Buongiorno
signor Jost- dissi mentre mi accomodavo sulla sedia di fronte a lui.
-Anche
a lei signorina Ferlich! Ecco qui il contratto, legga pure- mi porse un
blocchetto di fogli.
Lessi
distrattamente qualche punto.. Accordo
di riservatezza, informazioni sulla band non devo trapelare alla
stampa... Contratto di tre mesi, più tre mesi se viene
confermato... alloggio sul tourbus o su hotel... Poi passai
alla parte finale, leggendo la paga. Sgranai gli occhi, quasi duemila
euro mensili, per lavorare al computer? Avevo trovato il mio posto nel
mondo!
-Come
vede la paga è cospiqua, questo perchè, come
indicato, non vi sono precisi orari di lavoro, delle ore prestabilite
insomma. Devi essere reperibile ventiquattro ore su ventiquattro, oltre
a lavorare col computer, può capitare che dovrai lavorare
con le
assistenti della band. Tutto chiaro?-
Beh,
per quella cifra avrei portato anche caffè alle tre di
notte! Annuì e firmai felice il contratto.
-Perfetto,
sono spiacente per il poco avviso, vede.. il tour inizia fra
cinque giorni, il tecnico ci ha abbandonato all'ultimo momento. Ci
sarà una conferenza prima della partenza tenuta dalla band,
alle
due di pomeriggio, alle tre si parte. Arrivederla signorina-
Ricambiai
il sorriso e uscì dalla stanza, salutai la segretaria
e mi fiondai diretta dalla mia migliore amica. Stranamente, mi
aspettava sulla soglia di casa tutta ordinata e perfetta, cosa inusuale
visto che, solitamente, alle undici di mattina era ancora da qualche
parte sepolta sotto le coperte.
Mi
raggiunse saltellando e gettandomi le braccia al collo, quasi
facendomi cadere. Scoppiammo a ridere insieme, tutte due al massimo
della felicità.
Io
perchè finalmente avevo trovato un bel lavoro.
Lei
perchè la sua compagna d'avventure era impiegata presso la
sua band preferita e ciò le dava la speranza di poterli, un
giorno, incontrare.
* * * *
Recensite? Bis
bald.
|
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Capitolo 4 *** Welcome to the Unfertig tour. ***
Capitolo quattro: Benvenuti al unfertig tour
Ecco il quarto capitolo, seriamente.. dovete farmi una statua,
perchè sono così veloce *ç*
Vi avverto che dal
quinto in poi posterò più lentamente u.u
altrimenti la storia finisce subito! è.è
Vi lascio alla lettura,
non dimenticate la recensione u.u Peace, love and Tokio Hotel.
* * * *
Quarto
capitolo: benvenuti all'Unfetig tour
I
quattro giorni che mi separavano dal mio nuovo stipendio e dal mio
nuovo lavoro passarono in fretta, fra preparativi e organizzazioni
varie. Avevo impacchettato tutte le mie cose e avevo liberato il mio
appartamento-buco, per lasciarle poi in quello di Andrea; mi aveva
aiutata a fare le valigie, nonostante l'ho beccata più volte
mentre cercava di inserirvi dentro scarpe con tacchi o vestiti.
Ovviamente finiti subito fuori. Non presi troppi abiti, avevo due
trolley, d'altronde non sapevo se m'avrebbero assunto altri tre mesi,
dopo la scadenza del mio contratto.
Ovviamente,
la mia amica era più emozionata di me: fu difficile
farle tenere la bocca chiusa, onde far sapere in giro con chi avrei
iniziato a lavorare.
Volevo
evitare che ragazze venissero da me e facessero tanto le carine solo
per arrivare ai componenti del gruppo.
Mi
domandavo cos'avessero di speciale, proprio non capivo.
Fatto
sta che ora mi trovavo nella sala conferenza della Universal, in
un angolino seduta in fondo e osservavo chi mi stava accanto.
L'atmosfera
era carica, piena d'aspettativa. Il management contava sia
ragazzi che adulti, tutti dall'aria schifosamente entusiasta.
Sedute
vicino a me c'erano due donne che continuavano a parlare fra loro,
probabilmente già si conoscevano.
Mi
sentivo un po' come un pesce fuor d'acqua, il mio stile spiccava in
quella saletta monotona: ora che avevo firmato il contratto, ero
tornata a vestire i miei panni. Indossavo jeans stretti e neri, una
t-shirt extra large, frangia che arrivava sotto le sopracciglia, matita
e eyeliner nero, rossetto e infine i miei amati anfibi.
Insomma,
non una persona molto usuale.
Sospirai
rumorosamente, tanto che le due di fianco a me smisero di parlare e mi
fissarono per un attimo.
-Piacere!
Tu sei nuova giusto? Non ti abbiamo mai visto?- mi disse la ragazza
riccia.
Che
bell'appellativo, quella nuova! -Si si, piacere Maia Ferlich,
il tecnico.- porsi la mia mano educatamente, -voi?-
-Natalie
e Valerie! Truccatrici- risposero in coro. Che cosa spaventosa. Erano
due belle donne, sulla trentina.
-Oh,
non pensare che abbiamo due cervelli collegati- disse Natalie, la mia
faccia esprimeva quello che pensavo, pensai.
-Già!
Siamo amiche, lavoriamo insieme dal 2005, come truccatrici dei ragazzi-
mi spiegò l'altra.
-Capito-,
guardai l'orologio, erano in ritardo; -ma fra quanto arrivano?- dissi
rivolta a nessuno in particolare.
-Ah,
non sono mai puntuali, devono fare le dive, sai com'è- mi
illuminò la truccatrice.
Tornai
a concentrarmi sull'orologio del mio cellulare, contando mentalmente i
secondi. Tic Tac Tic Tac.
La
mia attività fu interrotta dall'improvviso fermarsi dei
chiacchiericci in sala.
Mi
costrinsi ad alzare gli occhi per capire che succedeva. Non fu
difficile intuire la situazione: erano arrivati.
I
Tokio Hotel stavano facendo il loro ingresso trionfale in stanza,
preceduti dal signor Jost e seguiti da degli armadi in nero.
Cercai
nella mia mente ciò che m'aveva detto Andrea.
Il
chitarrista era quello con le treccine, vestiti larghi e piercing
accattivante.
Il
batterista quello dall'aria timida e dalle braccia muscolose.
Il
bassista quello piastrato con addominali da paura e sguardo da gatto.
Infine,
il cantante. Quello con una bellissima cresta, trucco nero e vestiti superfighi.
Queste
erano le descrizioni fornitemi dalla mia cara amica. Ovviamente, non
erano d'accordo con i suoi gusti.
Anche
se li vedevo da lontano, ultima fila di sedie, con almeno una
ventina di persone davanti - il mio metro e sessantasette non mi
permetteva grandi vedute -, dovevo ammettere che insieme avevano un
non-so-che che attirava, il loro stile incuriosiva.
Si
accomodarono con tutta calma sul palchetto sedendosi dietro ai
microfoni.
Inaspettatamente,
non fu il frontman Bill a prendere la parola, come m'aveva detto Andy,
ma Gustav.
-Buongiorno
a tutti! Scusate per il ritardo, colpa di Bill, come
sempre!- scambiò un'occhiata all'interessato, che rispose
col
medio. Wow.
-Si
si, lasciamo perdere. Sapete com'è mio fratello- s'intromise
l'individuo di nome Tom.
-E'
davvero un piacere per noi collaborare con voi! Forse per noi meno,
non è facile sopportarci!- fu il turno di
Georg-voce-profonda.
-Già!
Non vedevamo l'ora di iniziare l'unfertig tour 2011!
Il nostro primo tour mondiale! Siamo davvero entusiasti, dove i
biglietti sono usciti, sono stati venduti in pochissime ore! Insomma..
fantastico!- esclamò Bill.
Lo
osservai con aria critica. Non lo sopportavo, come poteva starmi
simpatico un ragazzo
che si metteva la matita meglio di me? E poi, dovevo tristemente
ammettere che i suoi vestiti erano belli, anche se erano da donna, un
altro motivo per farmelo stare antipatico: poteva mettere abiti che io
mi sarei potuta permettere lavorando due mesi. Minimo tre, per la
giacca che aveva addosso. Che rabbia. L'invidia, che brutta cosa!
-Okay,
non aggiungiamo altro perchè siamo già in leggero
ritardo. Adesso si inizia, prendete le vostre valigie e andate dove
indicato: prima tappa, Berlino.
Ah,
chiedo al tecnico informatico se prima può venire un attimo
nel mio ufficio, per gli ultimi dettagli.- annunciò il
manager.
Sicuramente
ero un po' arrossita, non reagivo bene alle attenzioni.
Tutti si guardarono incuriositi per capire chi era il volto nuovo.
Sprofondai
nella sedia facendo finta di niente e aspettai che tutti
uscissero, così da potermi recare dal manager senza ricevere
troppe occhiate.
Una
volta liberata la stanza, titubante mi recai nell'ufficio.
-Ah
eccola signorina Ferlich. Scusi per averla chiamata, volevo farle
vedere quello- mi indicò una confezione sulla scrivania.
Guardai
meglio e sono quasi certa i miei occhi avessero cominciato a brillare,
quella confezione conteneva qualcosa di stupendo.
Un
computer. No un attimo, il computer. Il sogno di ogni tecnico
informato, ultima generazione e il massimo di tutto.
-Ma..
oddio.. è stupendo questo computer!-, esclamai io, la mia
voce sprizzava gioia.
-Userà
questo per lavorare, lo può portare all'interno
del tourbus. Qua ci sono le prime cose da scrivere e aggiornare, buon
lavoro!-
Uscì
dall'ufficio quasi saltellando, con in mano quel tesoro.
Non
persi un secondo e, appena poggiato il computer, lo accesi. Guardai
la lista che m'aveva dato David, e decisi di visitare il sito dei Tokio
Hotel.
Insomma,
a prima vista.. faceva proprio schifo! Proprio come quella
band in effetti. Ridacchiai fra me e me e mi misi a lavoro per
migliorarlo.
Ci
misi quattro ore abbondanti, c'erano parecchie cose da sistemare,
parecchie.
Ovviamente,
dopo il mio intervento, era decisamente stupendo, magnifico e, non
dimentichiamoci di dire perfetto.
Spensi
il computer e mi buttai a letto. Il tourbus era vuoto, Nat e Valerie
erano su un altro autobus, dopo il mio.
Che
noia, mi misi a fischiettare e m'accorsi che c'eravamo fermati per la
prima volta dal pomeriggio, autogrill.
Non
avevo voglia di scendere, perciò rimasi ferma dov'ero,
finchè non sentì qualcuno entrare.
Speravo
fossero le due ragazze, giusto per farci quattro chiacchiere.
La prima cosa che vidi della nuova entrata, fu una massa di capelli
rossicci. Wow.
Poi
focalizzai meglio la figura che man mano avanzava verso di me, alta,
snella e molto bella.
-Ehm,
scusa.. cercavo Vi e Nat, non ci sono?- domandò incerta,
nonostante parlasse bene il tedesco, aveva un accentro troppo dolce per
essere madrelingua.
-Oh,
non ci sono, sono sull'altro bus- risposi io.
-Ahn-,
si mordicchiò il labbro. Eravamo tutte e due in
imbarazzo. -Tu sei nuova giusto? Il tecnico informatico?-
s'informò, io annuì.
-Piacere,
Anna Schneider- mi porse la mano e io gliela strinsi,
presentandomi a mia volta, -Maia Ferlich-, continuai -Lavori con la
band?-
Ridacchiò,
che aveva da ridere?
-Oh,
perdonami. Non sei una fan, vero?- No, ma che scoperta. Risposi
affermativamente.
-L'avevo
immaginato- sorrise, -Non lavoro con la band, l'anno scorso ho
aperto i loro concerti perchè avevo vinto un concorso- mi
spiegò.
Ecco
dove l'avevo vista! Al concerto con Andrea, la rossa..
-Capito-
sorrisi. La guardai curiosa, volevo chiederle cosa faceva con i
ragazzi, ma non volevo essere indiscreta.
-Immagino
tu ti stia chiedendo che faccio ancora qui- okay, mi aveva
beccata! Era così evidente? -In effetti, non vorrei
sembrarti
indiscreta- risposi.
-Non
ti preoccupare, comunque partecipo al tour in quanto ragazza di uno di
loro- boom, e dire che mi sembrava intelligente!
-So
quello che stai pensando! Mi chiedo anche io come sia potuto succedere-
sorrise. Era simpatica.
-Oh
beh, i misteri della vita- Ricambiai il sorriso. In quel momento mi
squillò il cellulare. Era un messaggio di David, ero
richiesta
nel tourbus della band, problemi col computer.
-Scusa,
potresti accompagnarmi nel tourbus della band? Serve il mio intervento-
le domandai.
Lei
annuì e uscimmo insieme, raggiungendo le dive. Anna
entrò, e poi entrai io. Ad accoglierci fu il batterista, era
spaventoso da così vicino, con un pugno m'avrebbe fatto
passare
oltre, che braccia muscolose cavolo!
-Oh,
eccoti Anna!- Salutò, poi s'accorse di me. -Tu sei?-
domandò gentile.
-Maia
Ferlich, il tecnico informatico- risposi.
-Tecnico
informatico?- intervenne una voce fuori campo.
-Si
Mopp!- rispose la ragazza. Un
attimo, scopino? L'unico che poteva avere un
soprannome del genere era il chitarrista.
-Grazie
al cielo! Bill sta rompendo i coglioni da un'ora per quel
computer!- La sua imponente figura mi si parò davanti,
oddio..
che alto!
-Piacere,
Tom Kaulitz- ammiccò verso di me. -Bill! E' arrivato il
tecnico!- Urlò rivolto al gemello.
Da
una stanza uscì il bassista, il piastrato per intenderci.
Dal
vivo faceva la sua figura, soprattutto con quella maglietta aderente..
-Ciao
Anna!- non si era accorto di me, che amarezza. -Oh, ciao..?- mi
guardò interrogativo.
Stavo
per rispondere quando l'ultimo componente della band fece il suo
ingresso trionfale nella saletta.
Bill
Kaulitz in tutta la sua grandezza mi si parò davanti.
* * * *
Recensite? Bis
bald.
(nel prossimo
capitolo ci sarà il ritorno della coppia Carotin e Tom ♥)
Anns.
|
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Capitolo 5 *** Flashback. ***
Ok, forse sto esagerando.. non
trovate stia postando troppi capitoli? Non succederà
più! E' che..
non vedevo l'ora di dedicare un po' di spazio ad Anna e Tom! *-*
Così ho postato il quinto :3
Pubblicherò un po' più lentamente, prometto
u.u
* * * *
Quinto
capitolo: flashback
Fu
un colpo all'autostima vederselo arrivare davanti: la sua bellezza
avrebbe oscurato anche il più bello dei modelli.
Certo,
tutto quel trucco poteva evitarlo! Se voleva fare il maschio, lo
stava facendo nel modo sbagliato! Poi tutte quelle borchie, e collane..
erano terribilmente belle, ma forse.. più adatte a una
donna,
tutto qui. Mi chiedevo che prodotti per capelli usasse, la sua
capigliatura teneva dopo tutte quelle ore, probabilmente si serviva di
chili di gel e lacca, ecco il responsabile del buco dell' ozono, pensai
fra me e me. E poi, era magro come uno stecchino! E alto come un palo.
-Tu
chi sei?- disse squadrandomi dalla testa ai piedi. Come si permetteva?
E che cazzo.
-Non
sai leggere?- risposi indicando il cartellino attaccato alla
t-shirt. -Maia comunque- sorrisi sarcastica e continuai, -e tu?-
Gli
altri scoppiarono a ridere, mentre lui mi fulminò con lo
sguardo, bel primo incontro.
-Simpatica
Maia!- pronunciò il mio nome con tono acido, -Bill Kaulitz-
mi porse la mano laccata di nero e la strinsi.
-Saresti
tu il tecnico del computer?- domandò come se la risposta
fosse ovvia, come se non fossi io.
-Si,
vuoi vedere il cartellino da vicino forse?- era incredibile come
riuscisse a far uscire la mia vena sadica! Sfilai il cartellino e
glielo porsi.
-Uhm,
Maia A. Ferlich, tecnico informatico. Okay ti credo- me lo porse
e tornò a guardarmi, -per cosa sta la A puntata?- Oh oh,
segreto.
-Sta
per.. no non te lo dico. Posso vedere il computer?- chiesi
sbrigativa, guadagnandomi un'altra occhiataccia, nel frattempo la band
e la rossa osservavano la scenetta divertiti, bha. Mi condusse in
silenzio nella sua stanza, cioè.. un letto appoggiato al
muro
con una parete sottile che faceva da separatore.
Mi
indicò il computer, ovviamente uno dei migliori in
commercio, che spreco.
-Che
problemi ha?- domandai io sbrigativa, volevo fare in fretta per tornare
a dormire.
-Ultimamente
era lento, oggi diciamo che è partito del tutto- rispose,
-beh, io torno di là, se hai bisogno-
Risposi
con una scrollata sulle spalle, già immersa nel lavoro.
Capì subito il problema: il laptop doveva avere non
più
di sei mesi, e non aveva antivirus, furbo di un Kaulitz! Guardai
distrattamente fuori dal finestrino, e m'accorsi con orrore che il
paesaggio stava cambiando.
Si,
il bus si stava muovendo! Chiusi di fretta il computer, dopo averlo
rimesso in testa, e tornai dagli altri.
-Ehm,
scusate-, mi intromisi nella loro conversazione molto animata; mi
fissarono curiosi. -Il tourbus è partito- possibile non se
ne
fossero accorti?
-Oh
cavolo!- esclamò Anna. -Uhm, la prossima fermata
è
domani mattina-, aggiunse pensierosa. Oh, la mattina dopo, fantastico.
-Puoi
dormire con me, ho la camera più grande- disse la ragazza,
mimando sulla parola camera, con le dita. Beh, non avevo molte altre
alternative.
-Se
non creo disturbo! Insomma, mi accontento del divano!- sorrisi
cercando di mostrarmi educata, anche se avrei preferito saltare dal bus
in corsa, fare l'autostop e salire in macchina con qualche sconosciuto.
-No,
non ti preoccupare! E' un letto a castello, vieni ti do' qualcosa per
dormire- ricambiò il mio sorriso.
Salutò
tutti i ragazzi - dando un bacio a Kaulitz-il-chitarrista
- e mi porse qualcosa da mettere, una tuta extra large, non del mio
stile, ma meglio di nulla.
Mi
struccai in fretta, fortunatamente non andavo mai via senza
salviettine e un po' di materiale per truccarmi in borsa, e mi fiondai
a letto. Poco dopo mi raggiunse Anna; non riuscivo a dormire, c'era un
silenzio che aveva dell'imbarazzante.
-Okay,
io non riesco a dormire, tu?- dissi io, in cerca di dialogo, onde
evitare altro silenzio.
-No,
neanche io, mi raggiungi?- replicò, la raggiunsi sopra: lei
aveva preso il posto alto sul letto a castello.
-Allora,
sbaglio o nutri qualche astio contro Bill?- mi domandò,
intuitiva la ragazza.
-Uhm,
diciamo che non mi sta simpatico a pelle, poi magari è la
persona più simpatica del mondo- dissi l'ultima frase con
tono
scettico.
-Secondo
me potreste andare d'accordo. Anche io e Tom non andavamo
d'accordo all'inizio- confessò, colsi la palla al balzo per
cambiare discorso.
-Sarà.
Ma, mi racconti di te e Tom? Insomma, come sei finita con lui?- chiesi
curiosa.
-Uhm,
è una storia lunga- cercò di sviare, ma non
demorsi, la fissai insistente. -Okay, okay! Adesso ti racconto- sorrise.
-Allooora..
dove cominciare?- Si fece pensierosa. -Tutto è
iniziato quasi due anni fa, quando ho fatto il provino per partecipare
a Fertig Los, alla fine, sono
riuscita a vincere il programma, così sono andata in tour
con
loro, per sei mesi. All'inizio io e Kaulitz non andavamo d'accordo,
insomma.. lui non mi sopportava perchè non ero una di quelle
che
la
danno subito
e poi non gli
piacevano le rosse-, ridacchiò al ricordo; -poi beh, ci
prendevano a parole in maniera incredibile, semplicemente non lo
sopportavo. Poi però, ho scoperto che era anche una brava
persona, mi ha aiutato molto. E da cosa nasce cosa..- mi
lasciò
un''occhiata allusiva.
-Quindi,
siete insieme da quasi un anno?- chiesi sinceramente stupida.
-Oh,
no. Ne abbiamo passate un po' prima di diventare una vera coppia.
A febbraio ci siamo lasciati, appena finito l'Humanoid city tour. Una
sera avevamo litigato per una cazzata e l'ho lasciato solo a una festa.
Il giorno dopo sui giornali c'era la foto di lui che baciava un'altra-
continuò, -Allora l'ho lasciato, cioè.. non era
ancora
pronto per una storia seria, così gli ho detto di farsi
sentire
qualora fosse pronto- Wow, tosta.
-Quindi?
Che è successo dopo?- la interrogai curiosa.
Pdv:
Anna ( Carotin )
-Quindi? Che è
successo dopo?- Mi domandò curiosa Maia.
Sorrisi
pensando a quell'anno e mezzo in cui non avevo avuto contatti con Tom, Mopp.
Ripensai
al pomeriggio di un mese prima, quando il loro album Unfertig uscì, a
Bill che faceva il vacuo e misterioso e alla fine, al pacchetto regalo
che m'aspettava a casa. Pensai alla prima volta che l'ascoltai,
mettendo come traccia Unter
deiner Haut,
a come mi fossi sentita bene in quel momento.
E
alla felicità dopo, appena ricevuto quel semplice messaggio
dal chitarrista.
"Ti sto
aspettando, T."
In quel momento la parte
razionale del mio cervello mi aveva abbandonata, ero in preda a
sensazioni stravolgenti, fortissime.
Mi
sentivo viva, dopo tanti mesi di apatia.
Grazie
a un misero sms.
Cosa
avrei dovuto fare? Preparare le valigie e correre da lui? Insomma, mi
aveva pur sempre spezzato il cuore.
Ma
senza di lui, vita non era vita.
No,
non fu ciò che feci.
Perchè?
Perchè
non avevo tempo di farle le valigie. No, presi la mia
borsa e andai direttamente a prendere l'autobus, diretto al loro
appartamento berlinese.
Ero
in fibrillazione, il mio cuore rimbombava fino alle orecchie.
Tum
tum tum tum tum.
In
quel momento una strana idea mi balenò in testa. Insomma,
quando si è nervosi, agitati, in presa a una crisi d'ansia,
il
cervello produce cose strane e insensate. E se quel messaggio non fosse
stato per me?
Insomma,
magari Kaulitz doveva inviarlo a una groupies, e invece aveva sbagliato
il destinatario!
E
probabilmente in quel momento stava pregando perchè io non
avessi interpretato le sue parole come un invito.
Cercai
di scacciare quel pensiero dalla mia mente, insomma.. okay che
era un po' - ma neanche tanto eh - stupido Tom, ma sperai, non fino a
quel punto.
Sbuffai,
se qualcuno avesse saputo cosa mi stava passando nella testa, mi
avrebbe preso per pazza e cretina.
Pochi
minuti dopo l'autobus si fermò proprio nel quartiere
dell'appartamento dei gemelli, c'ero stata un paio di volte e, per
fortuna, la mia memoria funzionava abbastanza benino. Chiusi gli occhi
e cominciai a respirare lentamente, onde evitare di andare
iperventilazione.
Percorsi
la strada che m'avrebbe portato nel mio "limbo" e, quando mi
ci trovai davanti, fui quasi tentata di girarmi e correre via.
Molto
coraggiosa, in effetti. Cercai di riflettere, se la malsana idea
che i miei neuroni avevano sviluppato, si fosse realizzata, avrei
sempre potuto abbozzare la scusa d'esser andata lì solo per
trovare il Kaulitz buono, il che in fondo era verosimile, mi mancava.
Contai
molto poco velocemente fino a dieci, e mi recai nell'androne del
palazzo, ovviamente l'entrata era controllata!
La
fortuna però, fu dalla mia parte: il bodyguard davanti alla
porta dei gemelli, era Saki: mi riconobbe.
-Ehi
Anna! Che ci fai da queste parti?-, domandò sorpreso dalla
mia presenza.
-Uhm,
volevo rivedere i ragazzi- sorrisi, -Posso entrare?-
Lui
annuì -Non sono in casa, però.- fantastico, avevo
altro tempo per prepararmi psicologicamente. -dovrebbero arrivare a
minuti- Ah, non molto tempo però.
-Okay,
grazie mille- sorrisi nuovamente e mi inoltrai nell'attico.
Non
era cambiato particolarmente dall'ultima mia visita, sempre il solito
casino.
Cosa
potevo fare per passare il tempo? Mi sedetti a gambe incrociate
sopra al tavolo della cucina e cominciai a giocherellare col piercing
al labbro.
Poco
dopo, troppo poco, sentì qualcuno armeggiare con la
serratura.
Loro
non sapevano fossi lì, avevo chiesto a Saki di mantenere il
segreto.
Chissà
come avrebbero reagito! Lo avrei scoperto nel giro di pochi istanti.
Eccoli
lì, il primo ad entrare fu Bill. Aveva i capelli che
ricadevano lisci sulle spalle, solito abbigliamento particolare. Poi fu
il turno di Tom.
Mi
si bloccò il respiro, era così.. bello. Sensuale.
Perfetto.
Stavano
borbottando fra di loro, troppo concentrati per accorgersi di me.
Mi
schiarì la voce, per far cadere l'attenzione sulla mia
figura. Mi sentivo terribilmente stupida!
Si
girarono contemporaneamente verso quell'estranea seduta scomposta su un
piano di legno.
La
loro espressione mi fece ridacchiare: identica! Sopracciglio destro
inarcato e labbra leggermente spalancate.
-Anna!
Oddio, ma sei tu?- domandò il frontman. Domanda
intelligente, ovvio.
-No Billuzzo, quello che vedi è un ologramma, in
realtà
Anna si è sposata un alieno e si è trasferita su
Saturno-
risposi sarcastica.
-Oh
si, sei decisamente tu!- subito dopo fui stritolata dalle sue braccine
sottili. Ricambiai l'abbraccio e gli sorrisi felice.
Quando
mi staccai, notai che Mopp era rimasto imbambolato
davanti alla porta.
-Ehm-Ehm.-
fece Bill, -io vado a fare un giro, vi lascio soli soletti,
torno fra.. qualche ora!- saltellò fuori dalla porta.
Ero
rimasta da sola, con lui.
C'era un silenzio irreale,
imbarazzante. Nessuno dei due però sembrava volerlo rompere.
-Hai
ricevuto il messaggio- disse d'un tratto, grattandosi l'orecchio
imbarazzato. Io annuì.
-Quindi..
il fatto che tu sia qui, cosa significa?- domandò.
Pensai
un istante alla risposta, cercando di elaborare una risposta
intelligente, ma i neuroni m'avevano abbandonata.
-Secondo
te, Kaulitz? E' passato più di anno, da quando ci siamo
ehm, lasciati. E io ho sofferto, tanto, troppo. Eppure è
bastato
un tuo messaggio per farmi tornare. Allora, che significa per te?- fu
ciò che dissi.
-che
non riesci a vivere senza il sottoscritto, senza la mia bellezza,
senza stare con me, senza bac..- cominciò a dire, ma lo
interruppi.
-senza
la tua idiozia, il tuo essere deficiente, cretino, stronzo. Devo
continuare?- dissi sarcastica.
-Mi
sei mancata- si avvicinò a me. Il mio corpo reagì
come dopo aver preso una scossa, grazie alla sua vicinanza.
-La
canzone.. è stupenda- gli sorrisi dolce.
-E'
dedicata a te, non poteva non esserlo- Sentì le mie gambe
cedere, dovetti far uso a tutta la mia forza per non cadere come un
sacco di patate. Fui aiutata da due braccia che mi strinsero la vita, e
mi avvicinarono al corpo del chitarrista.
-Ti
amo, Carotin- sussurro al mio orecchio.
Fu
così che i pochi neuroni rimasti, sopravvissuti alla
vittoria
del concorso, al primo bacio, alla prima volta con lui, alla seconda,
terza, quarta, quinta, ecc., alla rottura, all'ascolto della canzone,
mi abbandonarono in preda agli ormoni e al battito impazzito del mio
cuore.
Mi
amava.
Lui
mi amava.
Mopp
amava Carotin.
Tom
Kaulitz innamorato di Anna Schneider.
La
gola mi si seccò, volevo rispondergli, ma non ce la facevo.
Cosa
feci? Mi alzai sulle punte e lo baciai.
Come
mai avevo fatto prima, cercando di trasmettergli ciò che le
parole non potevano fare.
Fu
come tornare a galla dopo tanto tempo passato in apnea, e prendere un
lungo respiro.
La
sensazione del suo piercing freddo che sfiorava il mio, le mie labbra,
la mia pelle, indescrivibile.
Lo
strinsi a me, accarezzai le sue trecce e percorsi la sua schiena con
tocco sottile.
Lui
ricambiò con altrettanta dolcezza, passione, foga.
Non
so come, ma arrivammo a letto.
-Okay, puoi evitare i
dettagli!- la voce di Maia mi riportò alla
realtà, stavo divagando, impegnata a ricordare quei momenti.
-Quindi,
state insieme da un mese e mezzo! Siete freschi!- affermò
sorridente.
-Freschi
ma consolidati!- le sorrisi, mi stava simpatica a pelle.
-Quindi,
hai mollato tutto per lui?- domandò.
-Uhm,
non proprio; per il lavoro che faccio - fumettista -, posso farlo
in tour, ho dovuto lasciare la mia coinquilina, però
è
felice per me, e poi amo viaggiare. Stare con i Tokio Hotel,
un'avventura infinita!-
-Tortura
infinita, vorrai dire!- mi fece una boccaccia.
Scoppiammo
a ridere, si preannunciavano mesi davvero interessanti.
* * * *
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio tutte le persone che hanno
recensito il capitolo prima, e
anche i lettori silenziosi, mi fa piacere continuiate a seguirmi
:)
Spero la storia non vi deluda.
Fatemi sapere, Anns
|
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Capitolo 6 *** Scommessa. ***
Capitolo sei: scommessa
Ragazze, sono troppo felice,
vedo che la storia vi piace e beh, ripeto: sono troppo felice!
Grazie a tutte le
persone che leggono e recensiscono, lo sapete che vi amo, no?
Awww. Vi lascio col
sesto capitolo!
Peace, love and Tokio Hotel.
* * * *
Sesto
capitolo: scommessa
Quando mi sveglia, percepì di non essere
dove sarei dovuta stare.
Alzai
le palpebre lentamente, cercando di focalizzare ciò che
avevo intorno. Mh, feci mente locale e mi tornarono in mente gli
avvenimenti del giorno prima, la riunione con il management, la
riparazione del computer del frontman, il fatto che fossi rimasta
bloccata nel tourbus della band e, infine, la chiacchierata con Anna.
La
ragazza era ufficialmente entrata nelle mie grazie, la notte
precedente avevamo parlato parecchio, mi aveva raccontato la sua
storia, più simile a un avventura con Tom e mi aveva
raccontato
della sua vita in Italia, rivelandosi molto simpatica e senza peli
sulla lingua.
Lasciai
perdere i pensieri sugli avvenimenti precedenti e mi concentrai
sull'orologio che avevo al polso: segnava le nove e un quarto.
Mi
alzai senza un minimo di voglia dal materasso, verificando che la
mia nuova amica stesse ancora dormendo. No, non stava dormendo:
più che altro ronfava.
Ridacchiai
tra me e me, frugando nella mia borsa per estrarre trucco e
specchietto, la mia faccia era segnata dalla notte passata
insonne.
Dopo
la sessione di make-up, guardai fuori dal finestrino cercando di
individuare il luogo in cui ci trovavamo, a giudicare dai cartelli in
francese, non poteva che trattarsi della Francia! Con mio stupore,
felicemente stupita aggiungerei, notai che eravamo fermi.
Finalmente
potevo uscire e tornare nel mio bus! Non che fosse proprio
brutto stare lì, però preferivo la solitudine.
Sgusciai
fuori dalla stanza della rossa per tornare all'ovile, sperando di non
incontrare nessuno nel frattempo.
Ovviamente,
la sfortuna fu dalla mia parte, l'uomo-cresta stava facendo colazione,
assieme a Gustav e a Georg.
Non
volevo fare la figura della maleducata, ma l'idea di uscire senza
salutare mi apparve molto invitante, purtroppo fui intercettata dal
batterista che mi salutò, seguito a ruota dal bassista. A
quanto
pare Bill trovare la sua tazza di cereali più interessante
di
me, non lo potevo biasimare.
-Buongiorno
ragazzi! Gustav, Georg- rivolsi loro un sorriso più
o meno sincero, -Bill- conclusi con tono più inacidito,
guadagnandomi un'occhiata noncurante da parte sua. Una perversa voglia
di assalirlo armata di forbice e rasoio mi pervase, ma
poichè ero una persona educata e posata, me la feci passare.
-Io
torno nel tourbus- dissi con tono un po' troppo felice, -se avete
altri problemi con il computer, ci sono- detto ciò, mi
congedai.
Una
volta fuori da lì, ispirai l'aria fresca francese -
più che altro inquinata - e mi diressi nella mia
"abitazione".
Entrata, trovai Nat e Valerie che facevano colazione, mi salutarono
espansive e, poi, mi buttai nel mio lettino. Estrassi dalla borsa il
cellulare, ricordando solo in quel momento che l'avevo lasciato spento;
notai quattro chiamate senza risposta: Andy, Andy, Mamma, Andy. Ignorai
quella della mia genitrice e richiamai la mia migliore amica.
-Pronto,
Andrea? Scusa il ritardo, ma avevo dimenticato di riaccendere il
telefono- mi scusai prima di essere assalita.
-Mi
hai fatto stare in ansia, stronza! Devi raccontarmi tutto! Tutto! E,
tutto!- s'impose.
-Che
intendi con tutto?- domandai.
-Mh,
com'è respirare la loro stessa aria, come sono dal vivo, se
ci hai parlato, se sei già andata a letto con qualcuno di
loro,
se hai fatto amicizia, se hai già aggiustato qualche
computer,
se..- la interruppi prima che andasse in iperventilazione.
-Respira
amica! Allora, vedrò di riempire la tua
curiosità.
Respirare la loro aria penso sia normale, ho accurato che Georg non
puzza!- sorrisi, -dal vivo sono belli, non posso negarlo. Non ci sono
andata a letto, pervertita! Ieri ho sistemato il computer di Bill..
quel ragazzo mi sta antipatico-
-Cosa?
Dai dimmi che scherzi! E' scientificamente provato che tutti
AMANO Bill- ribattè piccata.
-Solo
perchè nessuno lo conosce veramente!- Sbuffai io.
Inutile
convincerla, fu una chiamata a senso unico: io confermavo la
mia tesi e lei mi procurava solo antitesi stupide e insensate.
-Comunque,
ultima cosa: devi ammettere che alcune canzoni sono carine- okay, dopo
questa potevo affermare fosse fumata.
-Oh,
certo! Come no!- esclamai io esasperata.
-Cara
mia, so che c'è una canzone che ti piace, ti ho beccata
mentre l'ascoltavi dal mio ipod!- merda, m'aveva beccata.
-Mh,
non è vero!- mi ostinai a negare, -Devo andare ora, ci
sentiamo il prima possibile- chiusi in fretta la chiamata, per evitare
contrattempi.
La
prima settimana di lavoro passò in fretta, non ebbi altri
contatti coi ragazzi della band, se non con Anna, con lei avevo stretto
una bella amicizia. Fino ad ora avevo fatto solamente lavori per il
manager, a quanto pare il computer di Bill non aveva avuto
più
problemi.
Tutto
procedeva a meraviglia insomma, il fatto che i contatti fossero
inesistenti mi rendeva particolarmente felice, ovviamente.. la mia
bolla di serenità fu esplosa dalla chiamata che mi
annunciò la dipartita del laptop del bassista, fui
così
costretta alla seconda visita nel toubus dell'orrore.
-Buongiorno
Georg- salutai entrando, lui sembrava simpatico, in più era
molto bello.
-Ciao
Maia! Grazie per essere venuta subito- disse educato, ciò
gli fece aumentare punti.
-E'
il mio lavoro- sorrisi, -che ha il tuo povero computer?- lui mi
spiegò la situazione in generale.
Cominciai
ad armeggiare con l'aggeggio e rimasi concentrata per una
mezz'oretta, finchè la porta del tourbus non si
aprì
facendo entrare il resto della truppa.
-Salve
ragazzi- dissi con tono poco allegro, sempre meglio di nulla!
Ovviamente Bill non mi degnò di risposta.
Alzai
il sopracciglio infastidita, quel ragazzuolo mi dava altamente sui
nervi, era insopportabile cavolo!
-Maia,
non sei una fan vero?- domandò Gustav, mi sarebbe
piaciuto rispondere carica di sarcasmo, ma la sua faccina serena me lo
impedì.
-Mmh,
no, preferisco altri generi.- risposi vacua. Mi guardò,
aspettandosi una risposta più dettagliata.
-Rammstein,
Metallica, Guns, ACDC, capito il genere?-
-Anche
io ascolto i metallica!- Disse, oh! Mi venne quasi da esultare,
qualcuno con un minimo di cervello c'era allora.
-Ma
almeno hai ascoltato un nostro album?- intervenne Bill con quella
vocetta fastidiosa.
-Ehm,
no. Mi è bastato essere a un vostro concerto- subito dopo
aver pronunciato quella frase, mi tappai la bocca, certa d'essermi
fatta scappare troppo, infatti dieci occhi sbalorditi mi puntarono.
-Non
guardatemi così! Ho solamente accompagnato una mia amica-
scossi le spalle.
-E
come ti è sembrato?- Domandò il bassista. Dovevo
essere sincera? Decisi per il si.
-Oddio,
un'esperienza indimenticabile! Insomma, non avevo mai ascoltato
musica in quel modo-, mi guardarono ancor più sbalorditi,
stupore che si trasformò in delusione con la frase
successiva
-tutte le ragazzine che piangono e urlano per voi, mentre io ascoltavo
con l'ipod, ad alto volume, i Ramm!-
Ridacchiai
guardando le loro facce, Anna si mise a ridere con me, almeno una con
un po' di sense of humor!
-Tu
hai dei pregiudizi- disse fermo Bill. -Insomma, non ci conosci eppure
non ti piacciamo- assunse un broncio adorab..orribile.
-Si
che vi conosco! Voi siete i Tokio Hotel, Bill Gustav Tom Georg e
l'aggiunta della rossa di tanto in tanto!- esclamai vittoriosa. Pessima.
Mi
guardarono tutti un po'.. male. -Non guardatemi così!
Lasciatemi due minuti- dissi, presi il computer e digitai Tokio Hotel su google.
Circa
7.480.000 risultati in 12 secondi, che cosa incredibile!
Andai
sul sito ufficiale e comincia a leggere distrattamente qualche
riga qua e là, finchè qualcosa non
catturò la mia
attenzione.
Mi
misi a ridere come una deficiente davanti allo schermo, mentre gli
altri mi guardavano come fossi impazzita, in attesa di un chiarimento.
-Aspettate
un attimo- dissi ancora in preda alle risate.
-Gustav
Wolfgang Klaus. Georg Moritz Hagen. Thomas Kaulitz- mi faceva
male la pancia, il dolore divenne insopportabile quando lessi il nome
del frontman.
-Wilhelm
Kaulitz, oddio!- la mia risata suonava nel tourbus silenzioso.
-Parla
quella che si chiama Maia! Ma che nome del cazzo è Maia?-
Sbottò il cantante.
-Un
nome più bello di Wilhelm Kaulitz! Significa nutrice, era la
donna più bella delle Pleidi- affermai io.
-Ecco,
non vedo che centri quel nome con te- rispose.
-Beh,
will sempre meglio del tuo- dissi.
-Non
chiamarmi WILL!- si alterò lui.
-Ragazzi
calmatevi!- intervenne Gus, il solito pacifico.
-Mh,
adesso devo andare, devo fare gli inviti per il fan-party della
settimana prossima- dissi congedandomi.
Notai
una scintilla percorrere gli occhi di Bill, cosa che non mi piacque
affatto.
-Ho
un'idea! Aspetta un attimo- scomparve e tornò poco dopo, con
in mano un'ipod e una cartella. Me la porse.
-Qui
ci sono tutte le nostre canzoni, e qui i testi, ascoltali- Lo guardai
male.
-Non
fare quella faccia. Io sono certo che c'è almeno una
canzone che ti piace, e la troverò- assunse un tono quasi
minaccioso.
-Io
non credo proprio, con tutte quelle che ci sono!- Mi accorsi troppo
tardi che avevo ammesso che una c'era, mi guardò soddisfatto.
-Lo
sapevo!- Lo guardai malissimo. -Si si okay, tanto non la trovi. E,
anche se la trovassi?- domandai.
-Facciamo
così- stette un attimo in silenzio, -al concerto prima
del fan party, canterò la canzone che secondo me ti piace,
se la
indovino - non far finta di niente perchè ti
riserverò un
posto in prima fila, in modo da tenerti sott'occhio -. tu verrai alla
festa- poteva starci, -e il vestito lo scelto io, ti farai truccare da
Nat e Va- Eh no, questo no! Peccato che non rifiutavo mai le sfide io..
-Okay.
Però.. se indovino io.. usciamo, io e te. E tu sarai
struccato, senza cresta o qualunque cosa sia quella che hai in testa-
posi la mia condizione.
-Se
volevi uscire con me, bastava chiedere- che stronzo! Lo trafissi con lo
sguardo e recepì il messaggio.
-Affare
fatto!- dicemmo in coro, stringendoci la mano, mentre gli altri
guardavano il nostro teatrino divertiti.
Quella
scommessa non avrebbe portato nulla di buono, me lo sentivo.
* * * *
Recensite?
:)
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Capitolo 7 *** Concerto. ***
capitolo sette: concerto
READ PLEASE.
Ragazze, scusate se non ho postato prima.. ho avuto una settimana
pessima e impegnativa, la scuola mi distrugge. Come se ciò
non bastasse, la storia non mi piace, ho pensato di cancellarla ma.. ho
già scritto un po' di capitoli e non voglio buttare al vento
tutto, quindi vedo di trovare un po' di tempo per scrivere e
concluderla presto, così da poter scriverne un'altra che ho
in testa. Ah, dimenticavo! Nel mio computer portatile internet non
funziona più, quindi mi è difficile postare,
perchè devo usare quello di mio fratello, e non ho il
programma per html, quindi mi risulta complicato. Dopo questa
introduzione vi lascio al capitolo, è un po' corto, per
questo vedo se riesco a mettere quello dopo a metà
settimana, tutto dipende da voi e dalle recensioni.. voi me ne fate
tante e io ci ho preso gusto v.v XD Ora vado, mi aspetta il libro di
diritto. Che schifo. Peace, love and TH.
* * * *
Settimo
capitolo: concerto
La settimana
che precedeva il concerto, passò relativamente in
fretta. Non vidi spesso Bill, ero troppo impegnata a organizzare il fan
party, disgraziatamente le poche volte in cui ci incontrammo finirono
male. Istantaneamente mi venne in mente la conversazione del
mercoledì.
-Ma guarda chi si vede! Buongiorno Will!- salutai mentre
lavoravo al computer della rossa.
-Piantala di chiamarmi Will! Mi chiamo Bill, o
non ci arrivi?- sottolineò in tono perentorio.
-Si Will!
Preferisco chiamare la gente col vero nome- ridacchiai.
Mi guardò malissimo! -Sentiamo, e il tuo secondo nome qual
è? Insomma, anche a me piace chiamare la gente per nome-
cavolo!
-Non sono affari tuoi- esclamai punta nel vivo. Mi guardò
pensieroso per un momento.
-Facciamo così- affermò sicuro, -Se indovino la
canzone
che ti piace, mi dirai l'altro tuo nome e in più, uscirai
con
me-
-Se vuoi uscire con me, basta chiedere!- esclamai utilizzando una sua
citazione.
-Si si, bando alle ciance! Accetti o no?- E ovviamente, Maia A. Ferlich
non si tira mai indietro di fronte a scommesse.
-A una condizione-, precisai -se non la indovini, posso continuare a
chiamarti Will e in più..- pensai a qualcosa di diabolico,
ma
non mi venne in mente nulla di che. -voglio una foto con te struccato e
vestito come Tom- okay, era una cretinata, ma se l'avessi data ad
Andrea ci saremmo fatte grosse risate.
Mi guardò indeciso per un momento ma, di fronte al mio
sorriso
che stava assumendo una posa soddisfatta, non potè che
tendermi
la mano, che strinsi.
Così,
la domenica pomeriggio, mi ritrovai nella prima
fila del loro concerto nella capitale spagnola. Mi sentivo un pesce
fuor d'acqua, leggermente fuoriposto! Io nella mia t-shirt extra-large
e nei miei jeans stretti strappati, senza dimenticare gli anfibi,
appoggiata mollemente nella sedia assegnatami dal frontman. Tutte le
ragazze attorno a me erano in fibrillazione, ero lì da
un'ora e,
da un'ora, erano in preda a attacchi d'isteria collettiva, accompagnati
da urli, svenimenti e ancora urli.
Se
l'andamento fosse
stato così per tutto il tempo, mi sarei trovata sorda
probabilmente!
A dir la
verità, mi sentivo anche in colpa: occupavo un posto
che tante altre agognavano, e ciò che più volevo
fare era
andarmene via, non mi piaceva sentirmi un'ingrata, pensai ad Andrea:
lei avrebbe dovuto essere lì, non io.
Scossi la
testa e
lasciai perdere certi pensieri, insomma, non potevo farci nulla!
Dopo
l'ennesimo sbuffo,
attirai l'attenzione della ragazza seduta
vicino a me: più o meno della mia età, forse
più
piccola, capelli ricci e occhi verdi.
-Tutto
bene?-
domandò gentile, in tedesco, e incuriosita dal mio
comportamento anomalo.
-Si si!-
esclamai con
troppo pathos per poter risultare convinta, infatti mi
lanciò un occhiata dubbiosa.
-Piacere
Kristen,
comunque- mi porse la mano, mentre si presentava.
-Maia,
piacere mio!-
ricambiai la stretta.
-Non sembri
molto
felice d'esser qui- affermò squadrandomi i tratti del viso.
-Mh,
è una
storia complicata- cercai di divagare, purtroppo scoprì che
la ragazza era molto curiosa!
-Abbiamo
tempo, il
concerto inizia fra un'ora! Se preferisci non
dirmelo, va bene!- sorrise. Vabbe, potevo farlo, bastava eludere su
qualche particolare.
-Diciamo che
ho fatto
una scommessa con un ragazzo che non sopporto,
lui lavora per la band e quindi vede tutto ciò che succede
davanti al palco, cioè.. c'è solo una canzone dei
Tokio
Hotel che mi piace, e lui è convinto di capire quale.
Così eccomi qui!- riassunsi in poche parole la situazione e,
solo dicendola a voce, mi resi conto di quanto assurdo fosse
ciò.
-Wow! Ci
sono ragazze
che ammazzerebbero - no, non sono esagerata - per
stare al loro concerto- non aveva tono accusatorio, era una
costatazione.
-Già!
Deduco
tu sia una fan invece!- ridacchiai, -Quanti anni hai?- domandai.
-Ventuno!
Si, sono un
po' grandicella forse, per queste cose, li seguo
da sei anni!- Mh, sei anni di Tokio Hotel, mi meraviglia fosse ancora
mentalmente sana.
-Io ne ho
ventidue,
quindi sono ancora più vecchia! Dimmi un
po', quale di questi quattro crucchi ti ha rapito il cuore?- domandai
scherzosa, il suo colorito cambiò di colpo, da rosato a
rosso.
-Nessuno, ma
cosa
dici!- notando la mia occhiataccia, si auto-corresse
-Okay, ehm-ehm! Mi piace Georg! Cioè, ma l'hai visto cavolo?
Che
muscoli, che occhi, che sguardo, che bocca, che capelli!- chi la
fermava più?
-Si si hai
reso l'idea-
scoppiai a ridere, -ma vivi in Spagna? Perchè hai l'accento
tedesco- domandai.
-Oh si, vivo
ad
Amburgo! Sono venuta qui solo per vederli, insomma..
penserai sia stupida, ma in Germania non sono riuscita a trovare i
biglietti ed eccomi qui! Non volevo perdermi un loro live- rispose
sincera.
-Non penso
tu sia
stupida, ti capisco! Io sono andata a Londra per assistere a un
concerto dei Metallica, quindi posso capirti-
Chiacchierammo
così per l'ora successiva, si dimostrò una
ragazza simpatica, mi raccontò un po' di lei e io di me,
fino
alle tre, dopo i primi accordi di Tom risuonarono nel palazzetto;
successero molte cose contemporaneamente: Kris si azzittì,
le si
sbarrarono gli occhi; l'arena trattenne il fiato, sembrò
quasi
sentire tutti i cuori delle ragazze sintonizzarsi su una sequenza
unica, iniziando a battere insieme, a ritmo del chitarrista.
Ecco quello
che amavo
dei live, nonostante non amassi la band, era bello vedere le reazioni
che provocavano sul pubblico.
Non appena
Bill
uscì dal backstage, lo stadio tremò sotto le urla
di tutte, una cosa incredibile e.. spaventosa.
Il cantante
non
risparmiò il solito look strano, tutto in lui
trasudava perfezione. Dovevo ammettere che, rispetto all'altro concerto
a cui avevo assistito, erano migliorati. Le scenografie, il modo di
muoversi, di coinvolgere la massa, insomma.. piccoli tedeschi crescono!
Attaccarono
con canzone
dell'album Unfertig, portando un medley dei
vecchi album. Giunta verso la fine dello show, mi potevo dire
soddisfatta, non aveva cantato la canzone che un po' mi piaceva, la
vittoria era mia.. invece, i miei film mentali si interruppero quando
il frontman prese il microfono e iniziò a parlare.
-Salve a
tutte ragazze
e ragazzi! Siamo felicissimi di essere qui oggi,
in Spagna! Cavoli, siete davvero tante! Vi volevamo ringraziare per il
vostro supporto, è stato uno show fantastico, voi siete
fantastici!- il silenzio regnava, tutti incantati dalla sua bella voce.
Avevo detto bella? No, una svista.
-Questa
è la
penultima canzone di oggi. Non la presentiamo da
tantissimo tempo live, ho pensato fosse troppo! Spero ve la ricordiate
ancora!-
Quella frase
mi fece
entrare in panico, e se l'avesse indovinata? No cavolo, impossibile.
Furono
portati due
sgabelli in centro al palco, su cui si accomodarono i gemelli. Canzone
acustica quindi.
Il plettro
si
scontrò con le corde dello strumento, producendo una melodia
dolce che, purtroppo per me, conoscevo.
Quel
maledetto ragazzo
c'aveva azzeccato. Non so come, ma aveva indovinato.
La sua voce
cominciò ad accarezzare le note prodotte dall'altro,
fondendosi in modo bellissimo.
"
..Wenn nichts mehr geht
Wird´ ich ein
Engel sein – für dich allein
Und dir in jeder dunklen
Nacht erschein´
Und dann fliegen wir
weit weg von hier
Wir werden uns nie mehr
verlier´n .."
La prima volta che
ascoltai questa canzone, fui quando Andrea
dimenticò l'ipod da me e, annoiata, guardai se aveva
aggiunto
qualche nuova canzone che non fosse dei Tokio Hotel. Lessi Wenn nichts mehr geht, non c'era scritto l'artista,
perciò schiacciai play, e le parole mi invasero.
Quando m'accorsi di chi
fosse, fui tentata di chiudere tutto, ma
qualcosa me lo impedì. Il testo, il testo era bellissimo. E
la
voce di Bill lo contornava alla perfezione.
Mi morsi il labbro,
quella cazzo di canzone rischiava di farmi
piangere. Lanciai un'occhiata ai gemelli e trovai B. che mi fissava,
notando la goccia d'acqua che sfuggì al mio occhio, sorrise.
Non
un sorriso vittorioso, nè di scherno. Uno comprensivo,
dolce.
Mannaggia!
Per fortuna la fine del
concerto giunse in fretta, un brivido mi colse pensando alla scommessa
persa. Uffa, uffa!
-Kristen, vorresti
conoscere i Tokio Hotel di persona?- domandai
rivolta alla mia compagna-di-concerto! In fondo, dopo aver fatto
Germania-Spagna, pensai se lo meritasse. Non rispose, mi
guardò
con gli occhi sgranati e mi saltò addosso.
Ridacchiando, la presi
per mano per portarla dietro alle quinte, non
dovetti mostrare il tesserino perchè Saki mi riconosceva
ormai.
Dietro al palco
l'atmosfera era carica, adrenalinica! Lasciai la
ragazza lì, se fossi rimasta con lei si sarebbe accorta
della
mia bugia, anzi, omissione di verità.
Mi rifugiai nella
stanzetta del guardaroba, per riposare dopo la
tortura del pomeriggio. Purtroppo, la mia fase di meditazione zen fu
interrotta dal piombare di uno strano essere alto un metro e
ottantatrè e pesante come una piuma nella stanza.
-Ho indovinato, te
l'avevo detto ce l'avrei fatta!- disse l'individuo
noto come Bill Kaulitz parandosi davanti a me. Il tono era allegro, non
acido.
Scrollai le spalle, non
sapevo che rispondere, sarei risultata acida, lui invece si stava
comportando bene!
-Quindi, ci vediamo
questa sera. Ho già dato tutto il necessario
a Natalie e Valerie, appena tornerai nel tourbus ti sistemeranno
secondo ciò che ho detto io!- esclamò trionfante;
la mia
risposta fu un eloquente sbuffo.
-A dopo, non arrivare
tardi, voglio godermi la serata con una te in versione femminile!- mi
fece l'occhiolino.
-Certo- mugugnai per
nulla entusiasta, -A dopo- conclusi, voltandogli le spalle e uscendo,
diretta verso la tortura.
* * * *
Fatemi sapere se vi piace, Anns.
Grazie per le recensioni, sono contenta che vi piaccia la storia,
davvero.
:)
Ps:
ho scritto una nuova one-shot, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Cause
I've got no one but you
|
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Capitolo 8 *** Festa. ***
Capitolo otto: festa
Sono
di nuovo qui a postare il capitolo; vi starete chiedendo
perchè (..), volevo dirvi che la storia
proseguirà, in quanto non voglio lasciarvi a bocca asciutta
e.. l'ho finita. Si, l'ho finita! Ieri sera, a mezzanotte e mezza ho
salvato l'ultimo capitolo. In tutto saranno trenta.
Posterò regolarmente, ogni settimana v.v Oppure anche due
volte, dipende dalle vostre recensioni *-*
Spero continuerete a seguirla, e spero di non deludere le vostre
aspettative.
Peace, love and Tokio
Hotel.
* * * *
Ottavo capitolo: Festa
Due
ore, avevo passato due terribili ore sotto le mani esperte delle
truccatrici della band: Natalie e Valerie.
Due
ore durante le quali io fui la loro bambolina, da truccare, pettinare e
vestire.
In
sintesi: due ore infernali.
E
dopo centoventi minuti, potei guardare la mia immagine allo specchio,
ne fui quasi spaventata.
Quella
non ero io! Quella era una barbie vestita in stile dark, il mio peggior
incubo!
Mi
squadrai, a partire dai capelli biondi raccolti in uno chignon con
dei boccoli che contornavano il volto, passando per gli occhi
leggermente truccati di bianco, abbondanti di matita per risaltare il
colore verde, poi la bocca ricoperta da un lucida-labbra alla pesca. Il
vestito era corto, troppo
corto! Una spanna abbondante sopra al ginocchio, era nero, con una
fascia verde elettrico sotto al seno e dei pizzetti della stessa
tonalità sui bordi della gonna. Un copri spalle scuro
copriva le
mie braccia, nascondendo il mio tatuaggio; l'unica cosa passabile
dell'addobbo, erano le scarpe: un bellissimo paio di anfibi lucidi e
neri. Ovviamente aveva un difetto non trascurabile: dieci centimetri di
tacco. Non ero pronta a innalzare così tanto il mio metro e
settanta parecchio scarso! Mannaggia al Kaulitz!
-Allora,
che ne dici?- Mi domandò Valerie, con un sorriso
soddisfatto, difficile smontarle i castelli dicendo che avrei preferito
andare in giro con un sacchetto si spazzatura in testa! Mi limitai a
mugugnare.
-Ma
dai, stai molto bene! Secondo me Bill non ti riconoscerà
neanche! Dovresti uscire vestita così ogni tanto, sei molto
carina- mi rassicurò Nat.
-Carina,
si. Però.. non è il mio stile- scrollai le spalle.
-Pensa
positivo, il cantante avrebbe potuto darti un vestito rosa
confetto, ballerine dello stesso colore e magari farti indossare un
cerchiello con un fiocchetto! Almeno ha seguito il tuo stile, simile al
suo, rendendolo più femminile- spiegò Valerie.
-Bill
è un ragazzo d'oro, sbagli a giudicarlo così
presto, sono sicura ti ricrederai su di lui- disse l'altra. Si erano
messe d'accordo per rompere, per caso?
Stavo
per rispondere loro male, per fortuna furono salvate dal mio
telefono che suonava, era Andrea. Mi congedai in fretta e mi rifugiai
in bagno.
-Ciao
Andrea!- dissi sollevata.
-Hallo
piccola! Come procede il lavoro?- Sbuffai.
-Il
lavoro tutto bene, però ho combinato un casino con Bill-
esordì con tono cupo.
-Cioè?-
stette in silenzio un secondo, -oddio! Ho capito! Ti sei
fatta Bill, poi però ci hai litigato e hai cercato conforto
nelle braccia di Tom, Bill vi ha scoperto a letto insieme e allora sei
scappata da Gus e Georg, e avete fatto una cosa a tre!-
esclamò
con tono allegro.
Era
ufficiale, la mia amica era uscita di testa, seriamente! Doveva essere
fatta, eppure aveva smesso di fumare alle superiori!-
-Hai
ripreso a fumare, per caso? Dico, sei scema o cosa? Niente di
ciò!- la sentì sospirare triste, lei ci sperava
davvero!
-Ti racconto le cose in soldoni: ho fatto una scommessa con Bill, ho
perso. Stasera devo andare a un fan-party, con vestiti-trucco-parrucco
scelti da lui, senza dimenticare che gli devo concedere un ballo, devo
rivelargli il mio nome e, in più.. domani ho un appuntamento
con
lui- sganciai tutto d'un fiato.
-No,
non è possibile! Tu hai un fottuto culo! Ma sei una merda,
cioè.. ingrata! Venderei mia madre, padre, tutto per essere
al
tuo posto! Perché, se fossi in te.. mollerei tutto,
prenderei
Bill e mi ci farei una sveltina in bagno! Sono verde di invidia,
dovresti vedermi! Anzi, meglio di no, non voglio spaventarti!-
-Mi
stai già spaventando, comunque- dissi interrompendo il suo
monologo.
-Voglio
una foto! Voglio vedere come sei vestita, e poi voglio vederti
insieme a Bill!- doveva avere gli occhi brillanti quando
pronunciò quelle frasi.
-Sognatelo-
dissi in tono perentorio.
-Oh,
invece la voglio vedere. Fra quanto devi andare?-
-Cinque
minuti, vado in taxi. Devo farmi trovare nel privè al
loro arrivo, se facessi l'entrata con loro, i paparazzi ci
guazzerebbero! Ci sentiamo più tardi!-
-Certo,
voglio un resoconto dettagliatissimamente dettagliato-
Sorrisi,
la salutai e scesi giù, dove la vettura mi aspettava.
In dieci minuti raggiunsi l'exóticas, vocale spagnolo molto
in
voga. Davanti all'accesso, erano postate centinaia di ragazze in preda
a crisi ormonali, mezze svestite, pronte a urlare appena i quattro
più la rossa, fossero arrivati.
Peccato
che sarebbero passati per il retro, peccato. Pensai con tono sadico.
Entrai
senza problemi all'interno, bastarono due minuti per azzerare la
voglia di stare lì: la musica era una cosa orrenda e anche
gli
ospiti non erano meglio.
Mi
recai con sguardo mogio al privè, aspettando l'arrivo dei
crucchi. Passò una mezz'ora, durante la quale cercai tutti i
modi per sfuggire da quella situazione, vagliando l'idea di
defenestrarmi, fingermi un'altra, fingermi lesbica, fingere svenimento.
Sentivo che stava per arrivare l'illuminazione, lo sentivo! Purtroppo
non feci in tempo a elaborare alcun piano che il gruppo mi si
parò davanti.
-Wow
Maia, sei proprio carina stasera!- ammiccò verso di me Tom,
ricevendo una gomitata dalla rossa.
La
mia risposta fu un grugnito degno di un elefante, anche gli altri mi
fecero complimenti, Bill si limitò a squadrarmi inespressivo.
Approfittai
di un momento di distrazione generale per fuggire al bagno,
giusto per darmi una controllata. Dieci minuti dopo ne uscì,
pensai di sfuggire per l'uscita, ma un essere indefinito mi
afferrò per il braccio.
-Dove
pensi di andare Maia?- l'essere si svelò, era la pertica.
-Da
nessuna parte Will, perché?- dissi sbattendo le ciglia,
facendo finta di nulla. Dentro piangevo per il fallimento della fuga.
-Oh
no, sembrava volessi andartene! Mi sarò sbagliato. Comunque,
andiamo a ballare!-
Neanche
il tempo di ribattere, che la presa si spostò dal
braccio alla mia mano, mi portò in un angolo isolato della
pista.
Cominciammo
a dondolarci silenziosi sulle note di Stay degli Hurts.
Non
riuscivo a spiccare parola, in quel momento il ragazzo m'intimidiva.
Essere
stretta fra le braccia di un uomo altro un metro e
ottantatré, di bellezza quasi inumana, non accadeva tutti i
giorni.
Si,
infine mi arresi: poteva essere antipatico quanto voleva, ma il fatto
che fosse carino era innegabile.
Tutto
in lui era perfetto.
A
partire dai capelli tinti di nero, sempre a posto.
E
gli occhi? Dal taglio allungato, di un intenso color nocciola, che
ipnotizza.
La
bocca.. la bocca soffice, carnosa.
I
gemelli Kaulitz erano tutti e due niente male. La differenza? Tom era
un figo, Bill era semplicemente bello.
Qualsiasi
modella sarebbe apparsa come un broccolo ammuffito di fianco a lui.
Peccato
che, tanta perfezione fosse accompagnata da un carattere altrettanto
insopportabile.
-Alla
fine ho indovinato la canzone, sono stato bravo- disse vittorioso.
-Si
si, vantati meno. Di la verità, come hai fatto?- il mio tono
era scettico e sospettoso.
-Mh,
talento naturale?- ironico. -No okay, l'altro giorno ti ho sentito
mentre ascoltavi le canzoni, quando è venuto il turno di wenn nichts
mehr geht
hai cambiato subito, quindi.. o ti faceva proprio schifo, o ti piaceva.
Ho avuto il 50% di opportunità di indovinare.- ammise.
-Ah,
tu hai imbrogliato!- esclamai.
-Non
è vero! Non avevamo stabilito regole né
condizioni-
controbatté col sorriso sulle labbra. Non risposi,
continuammo a
ballare finché la canzone non finì.
-Okay,
e questa è fatta. Ora che si fa?- il mio tono era il
contrario di entusiasta.
-Vieni
sul terrazzo? La musica qui fa un po' schifo- rispose Kaulitz, almeno
su qualcosa eravamo d'accordo.
Annuì
e raggiungemmo il tetto del locale, era stato prenotato dalla band,
quindi c'eravamo solo noi due.
Raggiunsi
la ringhiera e osservai il paesaggio: Madrid era stupenda da
lassù.
-Senti..-
dissi spezzando il silenzio; -Sto per fare la figura della
cretina, però una mia amica vuole una foto per vedere come
sono
vestita stasera..con te-
abbassai
notevolmente la mia voce nel dire l'ultima frase. Lui
ridacchiò.
-Certo,
penso che non capiti spesso vederti vestita così- mi
sorrise. Tirai fuori la macchinetta dalla borsa, la posizionai su un
pilastro e feci partire l'autoscatto.
Bill
mise una mano attorno alla mia vita. Se al posto mio, ci fosse stata
Andrea, sarebbe svenuta. Io mi limitai a sorridere.
-Grazie
mille- ringraziai, mettendo via l'aggeggio. -Domani che si fa?-
domandai.
-Sinceramente?
Non lo so. Volevo andare fuori a pranzo, ma ci sono troppi paparazzi in
giro e io.. non so cucinare-
-Mh,
io so cucinare, ma non ho una cucina- ridacchiai leggermente.
-Allora..
la mia suite se vuoi, ce l'ha. Se non ti crea disturbo, puoi
cucinare! Altrimenti basta ordinare il servizio in camera. E poi.. io
opterei per la seconda opzione, insomma! Non voglio morire avvelenato-
disse sarcastico.
-Dubiti
delle mie doti culinarie forse? Ti stupirò!- gli sorrisi
malefica.
-Oh
certo! Comunque, è meglio tornare adesso. Non voglio che gli
altri pensino io e te.. insomma, sai com'è Tom, ha i filmini
mentali facili. Mi rovineresti la reputazione!- esclamò-
-Will?-
dissi dolce, lui si girò a guardarmi; -Vaffanculo!- gli feci
la linguaccia e scendemmo giù.
Domani
avremmo avuto il nostro primo appuntamento.
* *
* *
Grazie a tutte quelle
che commentano e anche ai lettori silenziosi.
Ricordo che un
commento non uccide nessuno, ma io sì u.u (affermazione
senza senso lo so)
Detto questo,
recensite? Dai, sono stata anche brava e ho postato presto! *occhi
dolci*
Anns
|
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Capitolo 9 *** Appuntamento. ***
capitolo nove: appuntamento
Saalve! Aggiorno oggi e colgo
l'occasione per dire:
Happy birthday to our Manzo!
24 anni, piccoli bassisti
crescono *ç*
Okay, tornando alle
cose "serie".. ecco il nuovo capitolo! 13 recensioni sull'altro? Ma io
vi AMO!
Davvero, grazie grazie
grazie grazie milleeeeeee *___________________________*
Ora ho una brutta
notizia, il mio bel portatile non funziona più, e quindi al
momento sono senza computer,
spero me lo riportino
presto perchè sull'altro non ho il programma per modificare
l'html, quindi non mi è possibile postare!
Non dipende da me
stavolta, quindi scusate ç__ç Vi prometto troverò
un modo per non sparire
xD Dopo questo, vi lascio e vado a fare i compiti di matematica, Peace, love and Stay Manzo!
Anns
* * * *
Nono
capitolo: appuntamento
"Du
du hast
du hast mich
du hast
mich gefragt
du hast
mich gefragt, und ich hab nichts gesagt"
La
voce soave e dolce di Till Lindemann mi svegliò dal
mio
altrettanto dolce sonno. Con inumana fatica, aprì le
palpebre
cercando di capire che ora era, a fatica individuai il cellulare, lo
presi e constatai con orrore che erano le undici. Un risveglio molto
mattutino, quindi.
Avevo
la giornata libera e l'avrei passata molto volentieri a fossilizzarmi
sul letto, ma avevo un'appuntamento
con Will K.
Giusto due settimane prima non
avrei creduto una cosa del genere potesse accadere, invece stava per
succedere.
E
io non ne avevo proprio voglia. Non so perché, ma ero
convinta
che il cantante avrebbe portato solo guai nella mia vita.
-Okay
Maia, hai un'ora di tempo per prepararti psicologicamente a
ciò che sta per accadere. Muovi il culo e vai a darti una
sistemata, non vorrai mica sfigurare davanti alla pertica?- dissi alla
mia immagine allo specchio. Oddio, stavo impazzendo.
Seguì
i consigli che mi ero auto-data e in men che non si dica
ero pronta: felpa di qualche taglia più grande della mia, un
paio di leggins e delle vecchie converse. Non avevo voglia di
truccarmi, ero depressa: lasciai il mio volto al natura.
In
fondo, pensai.. avrei sfigurato comunque. Mentre saltellavo per la
stanza cantando silenziosamente i Rammstein, mi arrivò un
messaggio di Andy.
"amooooore,
non devi dirmi niente?"
Io anche? Insomma, no! Infatti
risposi negativamente, la sua replica non tardò, mi fece
nascere un sorriso.
"Certo, e
io sono Bill Kaulitz. Ma va la! Non mi sfuggirai, quando torni
dall'appuntamento mi racconti TUTTO"
Lasciai
perdere, era la solita incorreggibile! Posai il cellulare nella borsa,
presi un respiro e, armata di coraggio, andai a bussare nella camera
d'albergo di Bill.
-Chi
è?- sentì dire dall'altra parte.
-L'uomo
nero che è venuto a prenderti, cretino!- fu la mia eloquente
risposta.
-Ciao
Maia! Sei ancora più simpatica degli altri giorni oggi
eh!- esclamò aprendomi la porta per lasciarmi entrare.
Rimasi
un secondo, un piccolissimo e insignificante secondo,
imbambolata a guardarlo. Aveva lasciato i capelli neri e lisci ricadere
sulle spalle ed era truccato leggermente. Quasi più bello
della
sera prima. Avevo detto bello? Lapsus, intendevo meno brutto.
Alzai
un sopracciglio e mi diressi verso la cucina della suite. Dio,
neanche lavorando un anno me la sarei potuta permettere! Invidia.
-Sei
sicura di saper cucinare? Siamo ancora in tempo per chiamare il
servizio in camera- disse.
-Piantala
malfidente! Io non ho chi cucina per me, ho imparato a fare da sola-
gli risposi a tono.
-Sarà..-
non era ancora convinto.
-Sei
vegetariano giusto?- domandai, lui annuì. Ecco a cosa
serviva avere un'amica fan.
Frugai
un po' per vedere cosa poter cucinare, alla fine optai per una semplice
pasta al pomodoro, spaghetti.
-Uhm,
avrei cucinato qualcos'altro, ma non era molto fornita la cucina- dissi
dandogli un piatto.
-Non
ti preoccupare, di solito vivo di pizza, quindi è
già qualcosa di speciale!- mi sorrise.
Mangiammo
in silenzio, nulla di imbarazzante, solamente eravamo immersi nei
nostri pensieri.
-Mh,
adesso che si fa?- chiesi dopo aver svuotato il mio piatto, anche lui
non aveva lasciato resti.
-Ti
spiace se guardiamo un film? Magari volevi fare qualcosa di
più.. emozionante- ammiccò.
-Il
film va benissimo!- risposi io facendo una smorfia, -che film?-
Mi
mostrò un film d'azione di cui io non conoscevo l'esistenza,
apprezzai il fatto che non avesse scelto commedie romantiche stupide o
film d'horror troppo spinti. Ci accomodammo sul divano,
finché
lui non cominciò a parlare.
-Tu..-
iniziò con tono minaccioso -devi dirmi qualcosa..- si
fermò un secondo; -qual è il tuo secondo nome?-
Cavolo!
Speravo vivamente se ne fossi dimenticato. -Ma dai,
perché vuoi saperlo? Insomma.. dai!- Mi guardò
insistente.
Presi
fiato e confessai. -Allora, l'ha scelto mia madre, a me fa schifo..- mi
interruppi; -Angelika, con la g pronunciata all'italiana-
Mi
guardò concentrato per un secondo e poi si lasciò
andare a una risata, io lo fissai male.
-Scusa
scusa! Però, è un bel nome! Forse non ti si
addice! Però, visto che non volevi dirmelo, avevo pensato
fosse
un nome più brutto! Non so.. Adalgunde, Adelfriede,
Adellinde!
In confronto Angelika è bellissimo!- Mi ritrovai a ridere
anche
io.
-Oh,
ce l'ho fatta a farti ridere! Mi sento così soddisfatto-
disse.
-Ehi,
guarda che non è così difficile farmi ridere-
risposi.
-Beh,
invece si, l'ho capito che ti sto antipatico. Anche se non capisco
perché.-
-Anche
io non ti sto molto simpatica, mi sembra-
-Okay,
io direi di ricominciare. Io ti dico ciò che non sopporto di
te, tu di me e ricominciamo, okay?- annuì.
-Allora
Maia.. intanto hai giudicato senza conoscere, sei antipatica,
spocchiosa, pensi di essere superiore, troppo orgogliosa..-
Lo
interruppi. -Hai reso l'idea, grazie. Ora è il mio turno..
sei egocentrico, vanitoso, diva, non te ne freghi degli altri,
nichilista..- mi stoppò lui.
-Mh,
non ribatti?- domandai sorpresa dal fatto che non aveva obbiettato.
-No..
insomma.. penso di apparire così- rifletté un
attimo -sai.. è complicato vivere sempre sotto i riflettori,
sempre sotto pressione! Allora preferisco dare un'immagine non
veritiera di me, piuttosto che apparire fragile, c'è gente
che
non aspetterebbe per farti crollare-
Rimasi
stupita da ciò che disse, in fondo aveva ragione, non
l'avevo pensato sotto quel punto di vista.
-Comunque,
direi che possiamo iniziare di nuovo- gli sorrisi, e lui
ricambiò.
-Piacere,
mi chiamo Maia Angelika Ferlich, ma puoi chiamarmi Maia- gli porsi la
mia mano, lui la strinse.
-Piacere
mio, Willhelm Kaulitz, ma puoi chiamarmi Bill- scoppiammo a ridere, la
giornata stava prendendo una piega piacevole.
-Facciamo
così, visto che non so nulla di te, ti intervisto- mi disse,
io accettai.
-Allora
Maia, cominciamo. Quando sei nata?-
-Ventuno
marzo 1989-
-Quando,
in cosa, e con cosa ti sei laureata?-
-Quest'anno,
informatica, massimo dei voti-
-Vivi
da sola?-
-Ja,
in un buco nella periferia di Amburgo-
-Rapporti
con i tuoi?- mi irrigidì un istante.
-Mio
padre non lo conosco, ha lasciato mia madre prima che nascessi.
Non ho un vero rapporto con mia madre, la sento di rado, come il suo
compagno-
Mi
guardò dolce, -Uhm, posso capire, la mia situazione
è
un po' diversa: i miei si sono separati quando ero piccolo-
Sorrisi,
un'altra cosa che avevamo in comune.
-Ultima
storia d'amore?- Domanda scottante.
-Uhm,
più di un anno fa, non sono mai stata veramente innamorata-
Seguirono
tante altre domande così, lui imparò a conoscermi
meglio e io conobbi meglio lui.
In
fondo avevano ragione Valerie, Anna e Natalie: era un bravo ragazzo.
Mi stupì il modo con cui parlava di Tom e degli altri
ragazzi
della band, aveva un tono così affettuoso, per non parlare
dei
suoi occhi quando parlava della musica: brillavano!
-Kaulitz,
mi hai stupido- dissi mentre l'appuntamento volgeva al termine, erano
le cinque.
-Anche
tu, piacevolmente intendo, mi ha fatto piacere passare un pomeriggio
con te- sprigionò un bellissimo sorriso.
-Okay,
basta smancerie, io vado. Ci vediamo domani- salutai, vidi
Bill avvicinarsi a me e lasciarmi un bacio sulla guancia, prima di
chiudere la porta.
Rimasi
imbambolata per qualche istante, davanti al rettangolo di legno.
Mi
aveva baciato la guancia! E mi era piaciuto.
No,
non era possibile.
* * * *
Alla
prossima, spero vi sia piaciuto!
|
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Capitolo 10 *** Mails. ***
capitolo nove: e-mails
Ecco il dieci, spero vi
piaccia, è un capitolo strutturato in modo particolare,
ma serviva
perché sennò non andava più avanti
nulla! Comunque sono riuscita ad aggiornare
comunque *si
autoapplaude*, ora senza ulteriori indugi (..) vi lascio alla storia! Ah, 14 recensioni? Vi amo.
Stay
Tokio,
Anns.
* * * *
Decimo
capitolo: e-mails
25.
September '11
Von:
maiasFreiheit@live.de
Zu:
AndyTH__Heilig@live.de
Objekt: colmare le tue malate curiosità
su Bill.
Cara
Andrea,
ancora
non mi rendo conto di come sia riuscita a
finire cinquanta euro di ricarica in una settimana, sul serio. Non
sapevo che
le chiamate interurbane costassero così tanto cazzo! Ti
giuro, sclero senza
cellulare. Però ce la posso fare, e poi è da
tanto che non scrivo una mail,
potrebbe rivelarsi interessante la corrispondenza, non trovi? No? Beh,
neanche
io se è per questo, accontentati. Potresti chiamarmi tu, ma
sei troppo
taccagna, tzè.
E'
da due giorni che non ci sentiamo e scommetto muori
dalla voglia di sapere cos'è successo tra me e Bill, beh,
ora ti racconto.
Praticamente,
quando ho aperto la porta, era solamente
in boxer.
Non
so che mi è successo, fatto sta che appena l'ho
visto mi è partito l'ormone e ciò ha portato la
dipartita dei miei neuroni.
Davanti
a cotanta bellezza, non ho resistito. Gli sono
praticamente saltata addosso.
Dio..
come bacia bene! Ti giuro, non ho mai baciato
nessuno così.. abile?
E
ovviamente, una volta che baci uno come Bill
Kaulitz, fermarti a ciò è praticamente
impossibile, come dicevi? Ah,
scientificamente provato.
Amica
mia, avevi ragione. A letto è una bomba! Se solo
ci ripenso..
Scommetto
che sei tutta invidiosa e che hai sbavato
sullo schermo.
A
questo punto posso ritenermi soddisfatta e
confessare: è tutto una balla.
Però
ci tenevo a illuderti, immagino la tua faccia in
questo momento, vuoi prendermi a pugni vero? Peccato che io in questo
momento
sia a Dublino, papapapa! Risparmia per quando tornerò, poi
sarò tutta tua.
Okay,
a parte gli scherzi, vuoi sapere com'è andata?
Non è successo nulla di che, ho cucinato per lui e poi
abbiamo guardato un
film, di cui non ricordo neanche nulla. E abbiamo parlato, tanto anche.
Mi sono
ricreduta, e sai quanto sia difficile che io cambi opinione su
qualcuno, però
Bill è proprio come lo descrivi tu, è un caro
ragazzo, mi ha colpito il modo
con cui parla della musica, è innamorato di essa, wow!
Se
speravi in qualche dettaglio piccante, mi dispiace
deluderti: nessun bacio, niente sesso. Anche se.. un piccola bacio
c'è stato,
un innocente bacio sulla guancia! E sai la cosa brutta? Sono arrossita
cazzo!
Per fortuna non l'ha visto, mi sarei sotterrata altrimenti.
Lo
sapevo che quella pertica m'avrebbe portato solo
guai, cavolo cavolo cavolo! La situazione un po' mi spaventa.
Vabbe,
concludo qui Andrea, fatti sentire presto.
Ti
voglio bene.
*
* * *
5.
Oktober '11
Von:
maiasFreiheit@live.de
Zu:
AndyTH__Heilig@live.de
Objekt: welcome to the jungle baby!
Cara
pervertita,
si,
pervertita. Capisco che ti piacciano i Tokio Hotel, ma non puoi farmi
certi
apprezzamenti su di loro! Insomma! Mi hai detto che secondo te Georg ha
il culo
a palla, è ovvio che dopo mi senta obbligata a verificare la
tua ipotesi! E che
cazzo, poi passo per la malata di turno, sul serio.
Nella
tua
ultima e-mail volevi sapere qualcosa sul gruppo, vediamo che posso
dirti.
Passare del tempo con loro, è come stare in una giungla!
Sono
davvero
simpatici, mi sono inserita benissimo, non lo credevo possibile. No,
non
fraintendere: non sono diventata una fan, solamente li ho scoperti come
ragazzi, oltre che musicisti. Per favore smettila di scrivere porcate
su Tom,
non voglio farti cadere tutti i castelli, però credevo
avessi capito non fosse
più sulla piazza! Per favore, non dire questo a nessuno, ma
sta con la rossa,
Anna!
Anche
lei è
troppo forte, è un mito di donna! Dovresti vedere quando sta
col chitarrista,
sono una coppia troppo carina, tirano su teatrini divertentissimi! E
ancor più
bello è che sono innamorati, davvero. Quindi non dire che si
lasceranno, sono a
prova di pornostar in calore quei due.
Gustav
e
Georg invece sono liberi! Ah, anche Bill.....
Mi
hai
chiesto se ci sono novità con lui.. beh, non saprei dirti in
realtà.
Teoricamente
siamo amici, cioè.. parliamo tanto, di tutto, usciamo
qualche volta assieme.
Ieri,
per
esempio. Siamo andati a vedere un film al cinema, ha prenotato tutta la
sala!
Ci siamo divertiti un sacco, anche perché il film era in
rumeno e non abbiamo capito
una mazza. Dopo siamo andati a mangiare qualcosa insieme, quasi come
una
coppietta..
Sai
la cosa
strana? Un mese fa questo mi avrebbe nauseato, mentre adesso mi fa quasi piacere.
Quasi! Non volare con la fantasia.
Comunque,
ieri abbiamo lasciato la Romania, adesso siamo in viaggio verso la
Danimarca,
questo lavoro mi piace sempre di più!
Ti
giuro,
sto visitando così tanti posti, e sto facendo anche tanto
shopping! Ci sono dei
negozi carinissimi!
Scusa,
devo
andare, Bill mi sta chiamando, chissà che vuole.
Tschüss.
*
* * *
25.
Oktober '11
Von:
maiasFreiheit@live.de
Zu:
AndyTH__Heilig@live.de
Objekt: Ni Hao!
O
mio Dio.
Se
solo mi potessi vedere! Quasi non mi metto a
saltare per la felicità.
Ti
do solo un indizio: Pechino.
Capito?
Sono in Cina! Ho sempre sognato di visitarla,
e ora sono qui *______________*
Stasera
la band ha un concerto, in uno stadio: 20.000
posti, tutto esaurito. Devi essere orgogliosa di loro, stanno proprio
conquistando il mondo eh?
Piccoli
crucchi crescono. Dovresti vedere anche loro,
sembrano dei bambini in un negozio di caramelle, ho paura che la
mandibola gli
si blocchi a forza di sorridere. Un altra cosa che dovresti vedere
è il mio
passaporto, tutto timbrato! Che figata. Mi sento realizzata.
E,
tanto per rispondere alla tua affermazione.
NO.
Non
sono innamorata di Bill! E non mi sto
innamorando di Bill! Ricordati con chi stai parlando bella! Io sono:
Eisenfrau.
Mi
sta solo più simpatico, tutto qui! Mi piace passare
il tempo con lui, come amico.
Evaporo.
??
*
* * *
3.
November '11
Von:
maiasFreiheit@live.de
Zu:
AndyTH__Heilig@live.de
Objekt: Let's party!
Ciao
Andrea :)
Oggi
sarò breve, fra poco devo andare a una festa, ti
giuro.. muoio di voglia.
Ahah,
come no.
Mi
ha
convinto Bill! "I party a Mosca sono una cosa indescrivibile", sua
citazione. Io sto così bene buttata sul letto nel tour bus!
Chi me lo fa fare?
Senza
contare che adesso qua si muore di febbre! Mi congelo il culo! Per
fortuna,
grazie a questo clima, non mi è possibile indossare vestiti
o altro! Quindi opto
per un bellissimo paio di jeans tutti strappati e stretti e una felpa
come
quella che aveva Tom l'altro concerto, a Parigi. Hai presente?
Okay,
devo
andare. Il Kaulitz mi reclama.
Ti
voglio
bene scema.
|
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Capitolo 11 *** Alcohol's effects. ***
Eccomi
qua a postare il capitolo undici! Scusate se non ho postato prima, ma
proprio non ho avuto tempo, wegen der Schule.
Comunque, il computer è tornato nelle mie mani *risata
diabolica*
Quindi torno a postare una volta alla settimana! O anche due, dipende
da come mi gira '-'
Detto questo, sono contenta vi sia piaciuto il capitolo scorso
strutturato in quel modo :3
115 recensioni, beh, vi amo.
Grazie, siete fantastiche donne. ♥
Stay Tokio!
* * * *
Undicesimo capitolo:
alcohol's effects
Spensi
il computer, dopo aver inviato l'ennesima mail ad Andrea.
Era
appena iniziato Novembre, e in Russia c'era un freddo terribilmente
terribile. Lavoravo con la band da ben tre mesi, e se tutto fosse
andato bene, David mi avrebbe rinnovato il contratto fino a marzo!
Ormai avevo fatto amicizia con tutti i membri della band, soprattutto
con Bill, ma anche con Anna.
Quei
due insieme erano una cosa incredibile, se si metteva in testa una
cosa, era quasi impossibile distogliergli dall'obiettivo, infatti, era
per colpa loro se stavo per andare a un famoso party russo! Con quel
gelo, avrei preferito passare la serata in compagnia di una tazzona di
cioccolata calda, sotto le coperte, magari ascoltando i Rammstein. E
invece i miei programmi erano altri. Sbuffai nuovamente, attirando
l'attenzione della rossa.
-Oh
Maia! Un po' di allegria su! Ci vuole un po' di svago ogni tanto, te lo
dice una che di carattere, si fossilizzerebbe sulla poltrona-, mi fece
l'occhiolino.
-Già!-
intervenne Bill, rimasi incantata a guardarlo. L'unica parola che mi
venne in mente per descriverlo fu: meraviglia.
Aveva
acconciato i capelli in una cresta, come quella del video Lass uns
laufen, quella che preferivo. Il trucco c'era, un po' più
leggero e meno marcato. Indossava una maglietta a maniche lunghe nera,
con collo a V e la stampa delle ossa della colonna vertebrale sopra, lo
adoravo completamente. Pantaloni strettissimi, simili ai miei, e un
paio di anfibi troppo belli! Il mio cervello si scollegò per
un istante.
Mi
diedi mentalmente della cretina e ritornai al mio stato "normale".
-Andiamo?-
domandai svogliata, come risposta la rossa e il cantante mi presero
sottobraccio e mi fecero salire sulla bellissima Audi di quest'ultimo.
-Bill,
ti ho già detto che sono innamorata della tua macchina? E'
una cosa fantastica!- dissi con gli occhi luccicanti.
-Si,
circa un migliaio di volte- mi sorrise, e il mio cuore fece un volo.
Autocontrollo Maia, pensai.
-Tutto
bene? Sei strana stasera- affermò la rossa squadrandomi,
cavolo!
-Ja,
non ho molta voglia di festeggiare, tutto qui!- mi difesi io, ricevendo
occhiate stranite dagli altri.
-Sarà!
Comunque sento che questa serata sarà bellissima!-.
Anna,
certo. convinta tu! Io stavo così bene nel tourbus, anche se
preferirei la suite che hai tu Bill!- ridacchiai.
-Ovvio,
è enorme! Oh, eccoci! Siamo arrivati- indicò il
locale di fronte a noi: era immenso!
Per
entrare c'era un lungo tappeto rosso, neanche fossimo a Hollywood!
C'erano pochi fotografi, probabilmente non volevano farsi saltare le
dita dal freddo! In compenso c'erano un mucchio di ragazzine
strepitanti per i loro idoli. Prima di entrare, Bill - sempre
sorridente - si fermò e firmò loro autografi.
A
loro bastava la sua firma per essere contente, magari fosse stato
così anche per me!
Lasciato
il freddo dell'esterno, fu piacevole sentire il corpo riscaldarsi a
contatto con l'ambiente interno, sicuramente le guance e il naso mi si
erano arrossati.
-Ma
che carina! Tutto il nasino rosso!- disse Bill con voce da bambino,
toccando la punta e facendo sì che le mie guance prendessero
altro colore.
-Che
fai? T’imbarazzi?- mi sorrise dolce, come osava sorridere
così? Voleva la mia morte? Stronzo.
-Ma
no, figurati! Dove sono gli altri?- Cercai il resto della band con lo
sguardo.
-Sono
sul piano superiore, penso. Anche Anna è sparita,
sicuramente da Tom- ridacchiò.
-Sono
proprio una bella coppia!- costatai io.
-Si,
esatto! Non sai quanto è stato difficile quando si sono
lasciati, da una parte continuavo a sentire lei per telefono, sempre
con questa voce triste, anche se provava a essere felice, fingere
più che altro. E poi Tom, che aveva lo sguardo spento.
L'unica cosa positiva è l'album, è venuto fuori
bene! Mio fratello di solito non partecipava alla scrittura delle
canzoni, invece stavolta ha scritto unter deiner Haut e devo dire che
è davvero bella! Non lo pensavo così romantico!-
-Non
dire queste cose, altrimenti un po' mi deprimo!- saltai fuori io, non
so neanche perché.
-Sbaglio
o non sei mai stata innamorata? Pensavo non credessi nell'amore-, mi
guardò curioso.
-Si
è vero, non sono mai stata innamorata: non ho avuto
relazioni basate solo sul sesso, solamente i ragazzi con cui stavo non
mi facevano battere il cuore nel modo giusto, però mi
piacerebbe stare con qualcuno, sai. capita di sentirsi soli- scrollai
le spalle.
-Mh,
ti posso capire, ora basta discorsi deprimenti va!- Sollevai un
sopracciglio.
-Non
so cosa vuoi far tu, ma penso che ci berrò sopra, anche
tanto- dissi io, afferrando il primo bicchiere di birra.
-Penso
che ti seguirò, una sbornia ogni tanto ci vuole!- mi
seguì a ruota lui.
Prima
birra mandata giù. Bacardi tutto d'un fiato. Due bicchieri
di vodka. Seconda birra. Tutto questo in due ore, con Bill.
-B-B-Bill!
Sono u-u-ubriaca sai?- la mia voce suonava particolarmente strana.
-Anche
ioooooooo saii?- lui non era messo meglio di me.
-Torniamo
indietro?- domandai cantilenando. Gli altri della band si erano
dileguati.
-Mh,
chiamo un taxi. Non voglio distruggere la mia macchinina ina ina!-
okay, alcool in azione.
Prese
il telefono e poco dopo un taxi ci portò all'albergo del
cantante.
-Bibi,
ma io devo tornare al tourbus!- esclamai.
-E
come? Due passi e cadi a terra come una pera. Vieni in camera da me-
propose.
Dovevo
rifiutare, ovvio. Non essendo nel pieno delle mie facoltà
mentali, accettai.
Prendemmo
l'ascensore barcollanti, e a fatica ci portammo davanti alla porta
della sua camera, per fortuna c'era la tessera magnetica, altrimenti
infilare le chiavi nella serratura sarebbe stato troppo complicato.
Non
appena misi piede all'interno, barcollai cadendo sopra al cantante.
-Oh
scusami!- dissi e arrossì notando di trovarmi a due
centimetri dal suo viso, in una posizione alquanto equivoca.
-Ti
ho già detto che sei carina quando arrossisci?-
esclamò le posizioni, portandosi sopra di me.
-C-che
fai?- domandai. La sua risposta giunse immediata pochi secondi dopo.
Le
sue labbra collisero con le mie. Le posò delicatamente,
senza fretta. Sarà stato per l'alcool, ma risposi al bacio
senza pensarci.
Schiusi
la bocca e rabbrividì sentendo il suo piercing a contatto
con la mia lingua.
Il
bacio divenne così passionale, quasi violento.
Sapeva
di birra e Bacardi, un bacio alcolico insomma.
Mi
porse la mano e mi aiutò ad alzarmi, ci mettemmo sul letto
e, in poco tempo, i vestiti vennero meno.
Ciò
che accadde dopo è solo un ricordo sfuocato, annebbiati da
ciò che avevamo bevuto, ci ritrovammo avvinghiati l'uno
all'altro, a consumare la passione e i sentimenti che forse tenevamo
repressi da troppo tempo.
* * * *
Spero vi sia piaciuto
:)
Bis bald.
|
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Capitolo 12 *** Novità. ***
Hello
aliens! Oggi sono felice! *-*
Che dire? Ho passato una settimana pessima, sveglia tutti i giorni alle
5 per studiare, e tutte le verifiche fatte sono andate.. una peggio
dell'altra!
Per fortuna il worldwide mi ha tirato su il morale, che bella giornata!
E' sempre bello conoscere fan dei Tokio Hotel, soprattutto
visto che, ormai, sembrano sparite! D:
Detto questo vi lascio col capitolo, sorpresi da quello scorso eh? 'Sti
alcolizzati!
Ah, mi scuso se trovate spesso errori di ortografia, ma non rileggo mai
quello che scrivo, non ci riesco.
Quindi, chiedo venia!
Peace, love, stay Tokio.
* * * *
Dodicesimo capitolo:
novità
Mi
sveglia con un mal di testa pazzesco, assieme a uno strano stato di
inquietudine addosso.
Ripensai
alla serata precedente, i ricordi erano confusi, annebbiati dal troppo
alcool; troppo concentrata per recuperare i ricordi, mi accorsi in un
secondo momento che non mi trovavo dove dovevo essere, ossia nel
tourbus. Lo shock avvenne pochi istanti dopo, quando scoprì
di indossare una maglietta troppo costosa perché sia mia e
un paio di slip. Sforzai ancora i miei neuroni, e un flashback della
sera prima mi colpì.
Sperai
fosse la memoria a giocarci brutti scherzi, una dopo l'altra si
susseguirono immagini di me e Bill! Io che cado a terra e lui che mi
bacia, poi il buio.
Terrorizzata
dalle scoperte, girai lentamente la testa e, ciò che vidi,
confermò i miei sospetti.
Il
cantante stava dormendo di fianco a me, con addosso un paio di boxer.
Merda,
fu il mio primo pensiero. Non sapevo se essere più triste
per aver fatto sesso con Kaulitz, oppure per aver fatto sesso con
Kaulitz e non ricordami nulla!
La
situazione era terribilmente imbarazzante, di certo lui aveva bevuto
come me, quindi non avrebbe avuto ricordi più nitidi della
serata.
Cercando
di fare poco rumore, mi alzai lentamente dal letto e guardai in giro,
alla ricerca dei miei vestiti.
Certo
che Bill aveva una pessima mira, il reggiseno era finito sul comodino,
mi domandai come fosse possibile!
La
fortuna non fu dalla mia parte, mentre m’infilavo una scarpa
persi l'equilibrio e caddi di culo, facendomi sfuggire qualche parola
non carina.
Pregai
in tutte le lingue che conoscevo, non che fossero molte, sperando che
il cantante non si fosse svegliato e che avesse il sonno pesante.
Alzai
gli occhi dal pavimento e lo vidi aprire lentamente gli occhi, cercai
di scomparire, senza risultati.
-Mh-
disse sbadigliando, si accorse poco dopo di me -e tu che ci fai qui?-
domandò sbalordito.
Che
potevo rispondere? Abbiamo fatto sesso, eravamo ubriachi e non ricordo
un cazzo? No, mi limitai ad arrossire.
Spostò
lo sguardo da me al suo abbigliamento, e sembrò collegare il
tutto.
-Non
dirmi che.- si grattò la testa imbarazzato, -insomma..-
sembrava scioccato.
-Si-
fu la mia secca risposta, si azzittì un momento.
-Ah-
molto brillante, direi.
-Già,
ah- usai il tono più sarcastico che potei.
-Scusami
è che.. non so che dire. E' una situazione un po' strana.- e
imbarazzante, aggiunsi mentalmente.
-Okay,
direi di chiuderla qui- dissi sbrigativa, sentivo le mie guance andare
a fuoco! Mi guardò interrogativo.
-Eravamo
ubriachi, non eravamo in noi. E' stata una notte, punto! Archiviamo il
tutto, va bene?- l'altro annuì.
-Quindi,
io vado!- mi alzai dal pavimento, e feci per uscire, quando mi
bloccò e mi diede un bacio sulla guancia, salutandomi.
Era
il secondo bacio sulla guancia, e tutte due le volte il mio cuore
iniziò ad aumentare il ritmo dei battiti, non era possibile.
Ero
ancora sotto l'effetto dell'alcool, naturalmente!
Uscì
dalla stanza sperando di non incontrare nessuno, purtroppo il destino
quel giorno era contro di me!
-Maia!
Buongiorno- mi salutò la rossa, incontrata nel corridoio.
-Ehm,
ciao Anna! Come stai?- domandai nervosa.
-Mh,
insomma. Ma.. che ci fai qui? E poi.. sei vestita come ieri- mi
squadrò.
Stavo
per inventare qualche scusa, ma mi bloccò prima. -Tu! Ho
capito! NON SEI TORNATA A CASA!- esclamò.
-Ma
cosa urli, cretina! Vuoi svegliare mezzo hotel?- ignorai appositamente
la sua domanda, ma non sembrò disposta a cedere, mi
afferrò per il braccio e mi trascinò verso la sua
camera, buttandomi a forza sul letto.
-Che
fai? Posso denunciarti per rapimento!- le urlettai in faccia.
-Si
si, certo. Tu mi nascondi qualcosa! Che hai combinato ieri sera?-
-SonoandataalettoconBillmaeroubriacaquindinonricordoniente!-
fu la mia brillante risposta.
Restò
in silenzio qualche momento e, appena sembrò comprendere
ciò che avevo detto, s’illuminò.
-LO
SAPEVO! Ah e così nacque l'amor!- okay, vaneggiava.
-Tu
sei fuori, ma che amore e amore!? Eravamo semplicemente sbronzi-
sbottai.
-L'alcool
ha aiutato, diciamo accelerato il processo! Ma qualcosa di fondo
c'è. Dai, di la verità.- mi guardò
intensamente.
-Ma
cosa figurati!- continuava a fissarmi. -Forse un pochino, ma proprio
poco mi piace- ancora.. -okay, un poco.- ancora.
-Piantala
di guardarmi così, okay! Lo ammetto, mi piace! Punto,
concluso. Nulla di che, nisba e nada.-
-Mh,
sareste bene insieme, una coppia proprio carina!- disse sorridendo, non
sarebbe successo, mai.
In
quel momento la squadrai meglio, a parte quel sorriso ebete, aveva la
faccia leggermente pallida, sembrava malaticcia.
-Scusa
se te lo dico Anna.. ma non hai un aspetto molto.. bello- cercai di
essere più gentile possibile.
Evitò
il mio sguardo. -Che fai? Nascondi qualcosa?- Era il mio turno di
interrogatorio, ora.
-No
vedi.. ho un problema, più che altro ho paura di una cosa-
fece vacua. La incitai a continuare.
-Pensodiessereincinta!-
aveva usato lo stesso mio tono veloce, perciò impiegai
qualche tempo a decifrare ciò che disse. Poi, mi cadde la
mascella.
-Hai
fatto il test?- domandai pratica io. Lei negò.
-Facciamo
così, che ora è? Le dieci, mmh.. okay. Dammi
dieci minuti, vado alla farmacia dell'hotel e torno, ti prendo un test
e sto qui mentre lo fai, va bene?- feci con tono dolce.
Annuì, tutta l'energia che aveva prima sembrava sparita.
La
lasciai da sola e corsi alla farmacia giù, per tornare poco
dopo col test. La cosa era stata alquanto imbarazzante, cercare di
chiedere al farmacista l'aggeggio, soprattutto perché il
russo non lo conoscevo e dovetti gesticolare in modo assurdo e...
imbarazzante. Lo porsi ad Anna, che non sembrava essersi mossa da
quando l'avevo lasciata, e andò a farlo in bagno.
Uscì poco dopo e me lo diede.
-Non
ho il coraggio di guardarlo, ti prego dimmi tu- esordì.
-Ci
vorranno cinque minuti.. Hai paura?- domanda idiota, sì.
-Non
so che dirti.. insomma! Non è programmato e poi, se ci
pensi.. Tom ed io non stiamo insieme poi da molto, è stata
un'epopea riuscire a metterci insieme e non credo sia pronto per
diventare padre, assolutamente no! Ed io non sono pronta per essere
madre, che due coglioni!-
La
lasciai sfogare, finché il risultato non venne fuori. Mi
guardò con gli occhi pieni di speranza.
Osservai
l'oggetto di plastica con mani tremanti, due tacche. Guardai il retro:
due tacche - positivo.
Non
sapevo come comunicarglielo, ma lo capì dal mio sguardo.
-Merda,
merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda, merda! Cosa
cazzo faccio? Oddio! Non posso andare da lui e fargli 'sta sorpresa!
Abbiamo anche litigato ieri sera!- decisamente non l'aveva presa bene.
perche
avete litigato?-
Perché..
oddio per una stronzata! Insomma, hai presenti le moscovite? Ecco, ci
provavano con lui in maniera assurda e non ha fatto nulla per mandarle
via, così io mi sono incazzata e l'ho piantato
lì- mi riassunse la situazione.
-Senti,
io non sono una romanticona o altro, parlo per quello che vedo: Tom ti
ama! Tanto, e non penso ti lascerebbe, forse di primo acchito non
farà i salti di gioia, ma poi accetterà la
situazione, siete innamorati cazzo!- esclamai io con veemenza,
facendola sorridere.
Che
casino, che gran casino.
* *
* *
Recensite?
:D
Sopra non ho ringraziato, 127 RECENSIONI? SIETE
FANTASTICHE.
E, visto che mi adorate
(vero che mi adorate?)
Vi chiedo un favore! Se
fate le brave posterò presto.
Questa è la
storia di una mia amica, la ross <3
My
dream becomes reality.
Andate qua e recensite,
please.
Grazie in anticipo.
Anns.
|
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Capitolo 13 *** Un asino. ***
Salve! Ecco il nuovo
capitolo, rimasti scioccati da quello precedente eh?
Bwauhah! *risata
diabolica*
Comunque, come state,
tutto bene? :)
Io si, finalmente
vacanze! Santo Kaulitz non vedevo l'ora!
Oggi sono andata a fare
il piercing, l'helix, sono troppo contenta, questo è il mio
ottavo buco!
Okay, non ve ne frega
nulla lo so ç___ç
Ma stasera sono un po'
logorroica, dettagli.
Anyway, http://www.facebook.com/justforalittlewhile
questa sono io u.u
Aaaah, ho cambiato
nickname! Non sono più AnnsFreiheit, mi faceva un po' schifo
D:
Sto divagando ancora
ò___ò
Vado,
stay Tokio.
* * * *
Tredicesimo
capitolo: un asino
Pdv: Anna (Carotin)
Un mese, era passato un mese da quando avevo fatto
quel test.
-Anna, sono passati trenta giorni, è
iniziato dicembre, non pensi sia ora di dire a Tom quello che
c'è da dire?- mi domandò Maia, per la
decimillesima volta.
Ero incinta, nona settimana, la pancia non si
notava quindi.. perché dirglielo? Volevo godermi gli ultimi
momenti insieme, perché qualcosa mi faceva credere che non
ce ne sarebbero stati tanti altri. Tenere il segreto era difficile,
considerando le nausee mattutine e il fatto che avessi cominciato a
mangiare un po' troppo, inoltre la mia amica era di un'insistenza
più unica che rara, mi assillava in continuazione!
-No, non penso. E tu invece? Quando pensi di
chiarire con Bill?- Sbottai io, esasperata.
Quei due erano contorti, ma forte! Il frontman mi
aveva confessato che Maia le piaceva, ma era convinto di non essere
ricambiato; questo perché, lei si comportava in maniera
altalenante: prima dolce, poi acida e antipatica. Ero sicura fosse il
suo modo di proteggersi dal mondo, nonostante non si fosse mai
confidata con me, si capiva che aveva una storia personale abbastanza
pesante alle spalle, e perciò le era difficile aprirsi con
gli altri.
-Chiarire cosa?- domandò lei,
improvvisamente più timida e taciturna. Beccata!
-E dai, dopo che ehm... avete fatto quel che avete
fatto, vi evitate! Cioè, tu soprattutto! Perché?-
chiesi.
-No, niente, io non evito nessuno!- sviò
il mio sguardo, io picchiettai sulla sua spalla, non mi arrendevo
facilmente!
-Lui ti piace- affermai sicura io, lei
arricciò il naso.
-Okay, partendo dal presupposto che quando ti ci
metti, sei una vera scassa palle, un po' mi piace! Te l'avevo
già detto un mese fa, no? Quindi smettila di rompere, tra me
e lui non succederà nulla!- rispose sottolineando l'ultima
parola, beccandosi una mia occhiata scettica.
-Smettila di guadarmi così! Che rottura
sei! E smettila di cambiare argomento. Devi dirglielo! Non puoi
mantenere segreta una cosa del genere!- alzò un po' la voce.
Purtroppo, proprio in quel momento, Bill aveva
deciso fosse ora di venire a chiacchierare con me, e probabilmente
aveva percepito qualcosa.
-Che stai nascondendo rossa?- domandò
infatti, chiudendosi la porta alle spalle. Tirai un calcetto alla mia
cara amica, ero nei guai.
-Nulla!- ricevetti uno sguardo ammonitore
dall'altra e anche dal ragazzo, capiva al volo quando mentivo.
-Anna..- sussurrò Maia incoraggiandomi
ad asserire la verità, mi decisi a svuotare il sacco.
-Sono incinta!- esclamai. Vidi la faccia del
Kaulitz cambiare velocemente espressione: dallo stralunato, al sorpreso
e a qualcosa che non seppi identificare.
-Ma..- iniziò, ma lo fermai.
-Ma è un disastro, un terribile casino?
Un errore? Sì, si! Come cazzo faccio? Bill, conosci Tom, sai
che non è pronto per una responsabilità del
genere, senza contare che sareste comunque sempre in tour, ed io?
Cazzo, cazzo, cazzo!- Sbottai io.
-Anna, non dire cazzate!- mi bloccò il
moro. -Tom ti ama- continuò dolcemente, -Non penso sarebbe
capace di... lasciarti! Magari all'inizio resterà stordito,
penso sia normale, insomma.. te lo immagini padre? No, ma se ci pensi,
nessuno pensava si sarebbe ufficialmente fidanzato, smettendo i panni
di SexGott, devi dirglielo, non puoi nascondere una cosa del genere!-
Stetti in silenzio per un momento e poi confessai.
-Ho paura, non per via del bambino, penso che riuscirei a crescerlo,
magari non perfettamente, ma non sono così impedita. Il
problema è Tom, non ce la farei senza di lui e temo che,
dicendoglielo, la nostra storia volga al termine.. non sono pronta per
tutto questo, posso affrontare una gravidanza, ma non una sua possibile
perdita-
Era così, lo amavo troppo. La nostra
relazione era da sempre altalenante, il sentimento ce ne aveva messo
per uscire, e poi avevo sofferto tanto, talmente tanto da rendermi
conto che, senza di lui nella mia vita, non avrei trovato un senso per
ciò che mi circonda.
Perché era Tom che rendeva tutto bello,
speciale! Ogni momento, nella sua ingenuità, strafottenza,
ma era terribilmente dolce quando voleva.
Mi bastava ascoltare Unter deiner Haut e le lacrime
scendevano, erano la conseguenza di numerosi ricordi, tristi e felici.
-Anna, non puoi fare finta che il bambino non ci
sia, c'è. Più tardi glielo dirai, peggio
sarà, potrebbe non perdonarti per averglielo tenuto
nascosto, sai quanto sia cocciuto mio fratello. Va da lui-
suggerì il gemello, subito spalleggiato dalla bionda.
-Per una volta sono d'accordo con Bill, va da lui,
togliti un peso- mi sorrise.
-Siete due fottuti rompipalle, quando vi mettete!-
Però avevano ragione, dannatamente ragione.
-Io..io vado- sospirai lasciando i due soddisfatti.
-Mh, state pure in camera via voi, intanto. Avete delle cose da dirvi,
no?- Detto ciò me ne andai, dopo aver ottenuto la
vendetta personale, tanto bravi a dare consigli loro! Ma aprire gli
occhi e dichiararsi no? Sorrisi, mi ricordavano me e Mopp.
Sbuffando, percorsi il corridoio come se fossi una
condannata a morte, e bussai dal chitarrista.
-Ehi- disse aprendo la porta e dandomi un bacio
sulla fronte.
Il mio cuore cominciò a
martellare, ero così spaventata.
-Senti, io devo parlarti- cominciai nervosamente,
mi guardò curioso.
-Sai che non sono brava con i giri di parole..
quindi..- via il dente, via il dolore, giusto?
-Aspetto un bambino Mopp, da te- esclamai
velocemente abbassando lo sguardo.
Silenzio.
Silenzio.
Nessuna reazione da parte sua, ecco.. lo sapevo.
-Ti sei fossilizzato per caso?- dissi fingendo
sicurezza, in realtà avrei voluto piangere.
-U-un b-bambino?- domandò balbettando,
perfetto, l'avevo perso.
-No Kaulitz, un asino guarda! Beh, in effetti,
essendo tuo figlio, potrebbe anche essere!- che assurda conversazione.
-Parla la scimmia!- mi guardò scettico,
cominciai a ridacchiare.
Stavamo girando intorno alla questione.
-Comunque.. tornando a.. beh..- non sapevo come
riprendere il discorso.
-Da quando lo sai?- m’interruppe.
-Un mese..- mugugnai.
-Un mese? E hai aspettato oggi per dirmelo?-
alzò la voce.
-Ero spaventata okay Kaulitz?- alzai io la voce, mi
guardò incitandomi a continuare.
-Cosa avrei dovuto fare? Correre saltellando da te?
Non puoi biasimarmi se ho avuto paura!-
Silenzio.
Ancora silenzio.
-Vado in terrazzo- uscì senza aspettare
una risposta, fu davvero difficile arrivare sul tetto senza scoppiare a
piangere prima
Uscita, l'aria fresca mi pizzicò il
viso. Guardai il panorama, ci trovavamo a Dublino. Il cielo era bello,
limpido.
Uno, due tre. Scoppiai a piangere, mi sedetti su
una panchina e circondai le ginocchia con le gambe.
Lacrime su lacrime. Passarono due minuti.
E ne passarono altri cinque.
Mezz'ora dopo sentì una presenza vicino
a me.
-Scusami, sono un cretino- Chi altro poteva essere?
Tom.
Non risposi, tirai su col naso e pensai a che
orrenda visione fossi: occhi rossi e gonfi. Si sedette vicino a me e mi
abbracciò.
-Ti amo Carotin- sussurrò al mio
orecchio. Brividi. -Non ero pronto a una notizia del genere, mi ci vedi
padre? E' tutto così.. inaspettato! Però non ti
lascio, cresceremo il nostro asinello insieme- mi sorrise e
asciugò qualche residuo di lacrime.
-Sarà un bell'asinello- ridacchiai,
terribilmente sollevata e felice.
-Ovvio, è mio figlio!-
esclamò lui, stringendomi ancor di più e
avvicinandosi al mio viso.
Poggiò le sue labbra sulle mie e, come
ogni volta, il mio cuore cominciò a battere fortissimo.
Amore, semplicemente amore.
* * * *
Dai,
questo capitolo è da diabbbbete!
Ditemi
che ne pensate susu u__u
Baci,
grazie a tutte per l'attenzione.
Anns
|
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Capitolo 14 *** Sua. ***
Jetzt sind wir wieder
hier! :D
Allora, inizio con i
ringraziamenti, 14 recensioni lo scorso capitolo?
Vi adoro terribilmente,
grazie mille, non sapete quando piacere mi faccia leggere che vi piace
ciò che scrivo *_____*
L'altro capitolo era da
diabete, l'avevo detto! E beh, questo è ancora peggio.
Quindi non aggiungo
altro, vi lascio alla lettura sperando vi piaccia pure questo C:
{ unleashedLIEBE (Anns)
}
* * * *
Quattordicesimo capitolo: sua
Passarono dieci minuti, ero in stanza assieme a
Bill, sperando che Anna tornasse per raccontarci come andavano le cose.
Ma
nulla! Tra me e il ragazzo regnava un silenzio terribilmente
inquietante e imbarazzante, nessuno prendeva la parola.
-Secondo
te come sta andando?- domandai un po' in ansia per la mia amica. Rimase
pensieroso per un attimo.
-Mh,
non saprei, secondo me Tom non ha reagito bene- mi rispose, tornammo
poi zitti.
Passò
mezz'ora, io ero seduta sul letto e mi rigiravo un ciuffo di capelli,
mentre il cantante guardava fuori dalla finestra con lo sguardo assorto.
Mi
persi un po' a osservarlo, Era truccato leggero, non avevo fatto la
cresta e i capelli ricadevano lisci lungo le spalle. Aveva uno sguardo
così intenso.
Rabbrivì
per i miei pensieri, c'era qualcosa di sbagliato, qualcosa che non
doveva succedere stava succedendo, senza che io riuscissi a fermarlo.
-La
smetti di fissarmi?- brontolò lui, girandosi verso di me e
fulminandomi. Merda, si era accorto! Attesi qualche secondo prima di
dare un'eloquente risposta, onde evitare balbettamenti e rossore sulle
guance. -Nulla, scusami. Mi chiedevo come mai non avessi fatto la
cresta, oggi- inventai al momento.
Lui
sembrò captare la bugia, ma fece finta di niente.
Scrollò le spalle. -Non ne avevo voglia-.
Sbuffai,
la conversazione non ingranava; decisi perciò di andare a
vedere se c'era la rossa da qualche parte, aprii la porta della stanza
ma Bill mi fermò prendendomi per il polso. Sentì
una scossa partire dal punto di contatto e fermarsi al cuore,
irradiando una strana sensazione di calore, una spaventosa sensazione,
aggiungerei. Mi guardò interrogativo. -Voglio trovare Anna,
inizio a preoccuparmi- lo informai, i suoi occhi, dapprima
interrogativi, mi guardarono dolcemente. Mi ero proprio affezionata
all'italiana. Mi lasciò andare e mi accorsi che mi stava
seguendo. Pensai di recarmi verso la camera di Tom, sperando fosse
lì. Il mio intuito non si sbagliò, la
coppia si stava recando in camera mano nella mano, probabilmente dal
terrazzo. Una volta arrivati davanti alla camera, si baciarono e si
chiusero dentro.
-Mh,
direi che è andata bene- costatai. Lui sorrise e tornammo
dov'eravamo prima.
Tornò
lo stesso silenzio di prima. La situazione era imbarazzante,
soprattutto per me. Dopo esser finiti a letto insieme, mi sentivo
terribilmente attratta da lui, e non mi spiegavo il motivo. Non ero una
vergine in preda a crisi ormonali, e neanche una fan dei Tokio Hotel
che desiderava scoparsi il cantante.
Io
ero Maia Ferlich.
Una
ragazza amante del metal, della matita nera, dei jeans stretti e delle
felpe larghe.
Con
una migliore amica fan della band tedesca più in voga del
momento.
Il
tecnico informatico dei quattro crucchi, con un'innata antipatia verso
Bill K.
Con
la testa un po' bacata, colpa delle decine di tinte.
Con
un carattere di merda, capace di farti piangere per la cattiveria ma
consolarti quando tutto va male.
Con
la solita corazza dura esternamente, ma dentro tutto era liquido,
dilaniato da sentimenti tra loro contrastanti.
Quella
che, a primo acchito, ti sembrava la snob di turno, anche se lo era
perché preferiva estraniarsi dagli altri, onde evitare di
soffrire.
Bastarono
tre mesi di lavoro con loro e arrivai a mettere in discussione
ciò che sapevo su di me, colpa di quel cazzo di ragazzo.
-A
cosa stai pensando intensamente? Sento il tuo cervello in azione, e non
succede quasi mai- intervenne l'oggetto dei miei pensieri.
-A
quanto sia assurda questa situazione, Will- fu la mia risposta sincera.
-Che
intendi Angelika?- fece interrogativo.
Stessi
un po' il silenzio, cercando di elaborare una risposta intelligente,
senza sembrare una stupida.
-Non
riesco a spiegarmi bene, è complicato- gesticolai, -lavoro
con voi da tre mesi, e mi avete stravolto la vita. Tu, soprattutto. Sei
così fottutamente egoista, viziato, egocentrico- notai il
suo sguardo guardarmi stupido, prima che mi fermasse, ripresi a
parlare; -ma sei anche una delle persone più dolci che
conosca, se non la più dolce sai? Ti giuro, gli sguardi che
scambi con Tom.. mettono i brividi, in senso positivo. Si vede quanto
tu ci tenga. E poi odio come ti vesti, odio tutto il trucco che ti
metti, credimi... stai benissimo così, meno truccato,
sembri.. reale! Perchè altrimenti saresti..- faticai a
trovare le parole! -saresti bellissimo, ecco. Troppo, una bellezza
esagerata, quasi malsana, che crea dipendenza. E non voglio essere
dipendente da te-
Gli
sputai in faccia tutto quello che avevo dentro, cercando di srotolare
la matassa complessa dei miei pensieri. Dopo mi sentì bene,
sensazione che si sostituì poi all'imbarazzo per essermi
aperta così, che cazzo avevo in testa? Ah sì,
aria .
Infatti,
mi guardò leggermente spaventato e sorpreso.
-Ti
sottovaluti Maia- pronunciò il mio nome in un modo da farmi
venire i brividi. -Sei una cosa assurda, davvero. Sei la ragazza meno
femminile, più maleducata, sboccata che conosca. Ma sei
anche bella, nel tuo modo strano, sei bella. Anch’io ti
preferisco meno truccata sai? Hai un bel viso, forse dovresti guardarti
meglio allo specchio, o essere meno critica, perché se pensi
di non essere carina, beh, pensi cazzate. E nonostante non possa
sembrare, tu non sei meno dolce. Quando parli di Andrea ti brillano gli
occhi, questo vuol dire che ci tieni. E con quel fottuto sorriso, che
fai raramente, riesci a migliorare la giornata, sembrerò
troppo melenso, da diabete! Ma è vero-
Rimasi
bloccata dal suo monologo. Fu il suo turno di sputarmi in faccia,
metaforicamente.
Rimanemmo
a fissarci per un minuto buono, in attesa di un gesto da parte di uno
dei due.
-Quindi..-
cominciai io, lui continuò.
-A
questo punto dovrei chiederti se vorresti diventare la mia ragazza,
suppongo- disse Bill, al termine mia ragazza, il mio cuore
rullò.
-Mi
fa strano, essere la tua ragazza- risposi.
-Okay,
mettiamola così: vorresti essere la mia groupies personale?-
domandò ammiccando.
-Già
meglio. Ma mettiamo in chiaro alcune cose- cominciai con tono serio. Mi
incitò a proseguire.
-Allora,
io sono la tua groupies personale, ma per gli altri la tua ragazza. Non
guardarmi così, non voglio passare per la puttana di turno.
Perchè non lo sono, sia chiaro! Se stai con me, stai con me,
quindi tradiscimi e ti castro. Non dirlo alla stampa, se proprio ci
tieni non fare il mio nome. Ci tengo alla mia sanità fisica
e psicologica- dissi.
-Devo
firmare un contratto?- domandò ironico. Stavo per
rispondere, ma non feci a tempo perchè le mie labbra furono
occupate a fare altro.
Bill
si era avvicinato a me e, cogliendomi alla sprovvista, mi prese per le
spalle e fece collidere la mia bocca con la sua.
Stand-by.
I miei neuroni entrarono in coma momentaneamente e non
riuscì che ricambiare quel bacio, così
tremendamente atteso.
-Scusa,
non resistevo più- disse una volta staccatosi, sorridendomi
allegro.
-Non
ti devi scusare, non mi è dispiaciuto per niente- ricambiai
il sorriso.
-Sei
carina quando sorridi, ti ripeto: dovresti farlo più spesso-
mi strinse in un abbraccio protettivo.
Non
essendo molto alta, sentivo il suo cuore battere poiché vi
avevo poggiato la testa sopra. Batteva forte, come il mio.
-Batte
forte- sussurrai sopraffatta dalla situazione.
-E'
colpa tua, cretina- rispose scompigliandomi i capelli.
-Mi
viene il diabete così- esclamai. Mi guardò
pensieroso e si staccò da me.
-Ehi!
Penso che morire a causa del diabete, non sia così brutto-
mi accoccolai fra le sue braccia esili.
Dio,
eravamo così sdolcinati. Ma mi piaceva. Parecchio.
Ispirai
il suo profumo, neanche fossi un cane, era buono. Sapeva di.. Bill. Era
dolce, ma non di quelli che pizzicano il naso.
Mi
baciò sotto il collo, sospirai, era il mio punto debole.
Passai le mie dita sulla sua schiena magra, sentendolo rabbrividire.
Lui prese ad accarezzarmi il viso, passando per le spalle. Mi lascia
trasportare dal suo tocco, poggiai le mie labbra sulle sue e lo strinsi
a me. Ci adagiammo sul letto e legai le mie gambe dietro alla sua vita.
Lentamente gli sfilai la maglietta, rimanendo un momento bloccata
davanti la visione di lui a petto nudo.
Non
era per niente muscoloso, gli addominali erano appena segnati, la pelle
pallida. Sembrava un dio.
Fu
il suo turno, mi sfilò la felpona e rimasi davanti a lui,
coperta da un paio di jeans e un semplice reggiseno nero, coi pizzi
bianchi.
Gli
mordicchiai il lobo dell'orecchio, armeggiando coi suoi pantaloni, poco
dopo finirono sul pavimento, insieme ai miei.
Lentamente
l'intimo volò via, poggiandosi a terra.
Lui
era il mio paradiso. L'altra volta ero ubriaca, e i ricordi
scarseggiavano.
Questa
volta invece ero presente, dannatamente presente, dannatamente sveglia.
L'altra
volta era sesso, questa volta altro. Amore? Pensarlo mi spaventava,
perciò evitai di perdere tempo dietro a definizioni.
Mi
godetti il momento, mi godetti il mio ragazzo. Il fatto di essere sua,
sua fra le sue braccia.
Sua.
* * * *
Al
prossimo! Spero vi sia piaciuto il 14!
|
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Capitolo 15 *** Automatic. ***
Oddio, sono ancora io!
Spero non vi siate già stancata della qui presente Annuccia
u_u
Non so che dire, 16
recensioni? Sul serio, non smetterò mai di ringraziarvi!
Grazie grazie grazie!
E' il più
bel regalo di Pasqua che potavate farmi! E io ricambio pubblicandone un
altro, e se tutto va bene
penso di metterne un
altro domani sera, al massimo lunedì (:
Belle le vacanze, devo
ancora aprire un libro, in compenso ho iniziato a scrivere un altra
storia,
e devo dire che mi
piace come viene, quindi spero che le idee non mi abbandonino
ò_ò
Monologo finito, peace
love and stay tokio!
* *
* *
Quindicesimo
capitolo: automatico
Era
la vigilia di Natale e il mio quarto mese di lavoro coi Tokio Hotel
stava volgendo a termine. Con mio grande piacere, Saphire, la compagna
del manager dei ragazzi, mi aveva confermato anche per gli altri tre
mesi del tour, quindi sarei stata in loro compagnia ancora per un po'.
A
settembre, il pensiero mi avrebbe fatto inorridire, ma le cose erano
cambiate in parte all'inizio di novembre. Bastò pensare a
quella data, per immergermi nei pensieri e ricordi.
* * * *
Mi
svegliai improvvisamente, in seguito a un movimento vicino a me.
Aprì
lentamente gli occhi, trovando Bill Kaulitz che mi fissava dall'altra
parte del letto.
Costatai
di essere in intimo, così come lui. Ciò
bastò a farmi venire voglia di un altro.. round.
-Buongiorno!-
mi disse dopo essersi accertato che fossi completamente sveglia.
Bofonchiai un "ciao" per risposta e mi avvicinai a lui, accomodandomi
fra le sue braccia. Si stava particolarmente comodo e al calduccio
lì.
-Sei
felice?- domandò d'un tratto.
-Mh,
penso che la felicità non esista. Insomma, come diceva
Leopardi - dubito che tu lo conosca, rockstar analfabeta-, la
felicità non è nient’altro che il
momentaneo momento in cui cessa il dolore, una sensazione breve,
quindi. Però beh, penso d'aver raggiunto la punta della
felicità, oggi. Mh, beh..-
-Stich ins Gluck?-
sorrise. -Comunque, non girarci tanto intorno, la risposta è
semplice: sì o no?- insistette.
-Si.
Tu?-
-Anche-
Sorrisi felice, tornando a
baciare quelle labbra che già mi mancavano.
* * * *
-Maia!-
la rossa mi risvegliò dal mio stato di trance, era al terzo
mese, non si vedeva molto la pancia.
-Che
c'è?- domandai.
-Stavi
pensando a Bill vero? Dovevi vedere la tua faccia! Secondo me ancora un
po' e ti si bloccava la mascella-
-Zitta
tu, che sei peggio- borbottai.
-Mh,
che due palle!- esclamò. Le domandai perché, mi
indicò Tom, che stava dall'altra suonando sul palco danese,
per l'ultimo concerto prima delle vacanze.
-Vuole
chiamare nostro figlio, o figlia..- la interruppi.
-Thomas
Kaultz secondo forse?- le sorrisi ironica, mi guardò
sbalordita.
-Ma
come fai a saperlo?-
-Ormai
vi conosco bene-
-Comunque
si, Thomas K. II! Ma ti sembra possibile? E sai quali sono le
alternative? Samy se è un maschio, Jessica Pam se
è una femmina! Ti rendi conto?-
Mi
trattenni dal riderle in faccia, in effetti, il suo ragazzo ne aveva di
fantasia! -Wow, nome da rapper e nome da attrice/pornodiva! Uh!- le
feci una linguaccia.
-Non
sfottere! Sta certa che Bill vorrà chiamare tuo figlio Nena,
anche se è un maschio!- mi guardò maligna.
-Ehi!
Non rompere le palle! Zitta che stanno tornando!- La incitai, vedendo
la band tornare nel backstage dopo la conclusione del concerto.
-Come
siamo stati?- domandò il mio ragazzo venendo verso di me.
-Mh,
siete stati fantastici!- risposi sincera, la musica comunque non mi
piaceva, ma live erano incredibile.
E
di fronte a un sorriso come il suo, non avrei mai avuto il coraggio di
rispondergli male.
Mi
baciò lievemente prima di sparire in camerino, per
prepararsi a tornare nel tourbus.
Io
avevo abbandonato quello degli addetti ai lavori, trasferendomi da
Bill.
Dopo
che la band si rimise in sesto, ci dirigemmo verso la nostra
"abitazione".
-Ah!
Ragazzi! Ho una notizia per voi!- annunciò Anna.
-Non
aspetterai un altro bambino vero?- disse Georg scherzoso, guadagnandosi
una gomitata.
-No,
cretino! Benedetta e Louise mi raggiungono per Capodanno!- sorrise
allegra.
Vidi
Bill impallidire leggermente, ma non capì perché.
La rossa mi aveva parlato di quelle due ragazze, erano due sue amiche.
-Ma
alla fine che si fa durante queste brevi vacanze?- domandai io.
-Noi
passiamo da nostra madre per Natale, pranziamo lì.- mi
guardò un po' in imbarazzo.
-Bill
vorrebbe che tu conoscessi nostra mamma, aveva paura di dirtelo, vero
fratello?- intervenne Tom, beccandosi un calcio.
Rimasi
di sasso, ero terrorizzata dall'idea di conoscere Simone, la sacra
donna che aveva cresciuto due esseri del genere.
-Era
solo un pensiero, se non ti va bene!- disse il cantante.
Però in fondo volevo incontrarla, se lui me l'aveva
domandato, era perché mi riteneva importante.
-No,
per me va bene! Spero solo di piacerle- borbottai imbarazzata.
-Le
piacerai di sicuro, soprattutto perché non credeva esistesse
una ragazza in grado di stare con il signorino!- intervenne Gus.
-Speriamo!-
esclamai, in ansia per il giorno dopo.
La
mattina successiva mi sveglia presto, il tourbus ci aveva lasciato ad
Amburgo a un orario assurdo, ma l'ansia per l'incontro mi rese
difficile dormire serena.
Chiamai
Andrea, il mio calmante in forma umana.
-Andy!
Ho bisogno di te!- piagnucolai subito, senza salutare.
-Dimmi
tutto stella!-
-Stella
sarà tua nonna! Oggi pranzo da Simone, sono terrorizzata!-
esclamai.
-SIMONE?
LA SANTA DONNA CREATRICE DEI KAULITZ? Oddio- mi stordì con
il suo urlo!
-Cogliona,
ho bisogno di supporto, non di una che mi fa ricordare a cosa sto
andando incontro! Sono terrorizzata!-
-E'
bello questo! Significa che tieni a Bill, ah l'amore!- per fortuna non
mi poteva vedere, ero arrossita.
-Non
devi avere paura, sii te stessa e la conquisterai, come fai con tutti-
-E
questa perla di saggezza da dove l'hai tirata fuori?- dissi scettica.
-L'ho
letta su un libro, ma è il significato che conta! Tu cerca
di non esagerare col trucco, altrimenti si spaventa!-
ridacchiò.
-Ah,
simpatica! Comunque, mi raggiungi per Capodanno vero? Vero? Vero? Ti
presento i ragazzi-
-I
RAGAZZI. I RAGAZZI. I RAGAZZI! IO INCONTRERO' I RAGAZZI. OH MAMMA. Ti
amo, sul serio- la sentì sorridere a km di distanza.
-Dovresti
essere contenta perché vedi me, dopo tanto!-
-Lo
sono, credimi! Però.. i Tokio Hotel. Insomma, è
wow. Ci sentiamo stasera, vado a fare shopping, cose sexy! Dai che mi
conquisto qualche membro single yes!- mi liquidò in quattro
e quattr'occhi sta scema.
Mi
buttai sul divano, preparandomi psicologicamente all'incontro.
Seguì
i consigli della mia amica, legai i capelli in una coda e mi truccai
leggermente, solamente la matita nera sotto l'occhio.
-Pronta
per conoscere mia madre? Sei ancora in tempo a tirarti indietro- mi
informò Bill, quando ormai eravamo arrivati di fronte alla
casa. Deglutì.
-No,
voglio conoscerla. Sono contenta che tu voglia presentarmela, davvero-
sorrisi dolce e lui mi baciò prima di scendere.
Ero
agitata, troppo! Sentì la mano del cantante
insinuarsi nella mia, stringendola. Arrossì il suo tocco mi
infondeva tranquillità.
Bussammo
alla porta, i primi a entrare furono Tom e Anna, ben accolti da Simone
e Gordon.
Ero
così imbarazzata! I loro sguardi si posarono su di me.
-Piacere,
sono Maia Ferlich- dissi mordicchiandomi il labbro.
-Piacere,
io sono Simone e lui è mio marito Gordon! E' un piacere
conoscerti!-
-Anche
per me!- risposi sincera.
Ci
accomodammo tutti nella casa era davvero bella, non sfarzosa. Dava una
sensazione di calore.
Il
pranzo fu più piacevole di quello che m'aspettavo,
l'atmosfera si era sciolta ed ero riuscita a socializzare con i
genitori.
-Vedi?
Non è andata così male!- mi sorrise Bill, uscendo
dalla casa.
-Hai
ragione- mi allungai sulle punte e lo bacia appassionatamente.
-Ehm-ehm!
Ragazzi dobbiamo andare!- ci interruppe ridendo Tom. Gli mostrai il
dito.
Tornando
alla macchina, inaspettatamente fu la mia mano a cercare quella di
Bill, senza che il mio cervello mandasse alcun comando.
Come
diceva la canzone? Why
do I keep lovin' you? It's automatic.
* *
* *
Buona
Pasqua in anticipo donne ♥
|
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Capitolo 16 *** Capodanno. ***
Okay, scusatemi
>___<
Avevo detto avrei
postato ieri o domenica, purtroppo il mio computer non collabora! Ha
fatto sparire la connessione wi-fi
quindi non ho potuto
usare il mio amato portatile, disastro T_T
Beh, ora sono con
l'aggiornamento ;)
Bando alle ciance!
Buona Pasqua in ritardo *cofcof*
Peace, love and Stay
Tokio!
* * * *
Sedicesimo
capitolo: Capodanno
Era arrivato l'ultimo giorno del 2011, ero
sopravvissuta a un altro anno e adesso il 2012 era alle porte.
Avrei
festeggiato Capodanno con tutta la banda al completo: Tokio Hotel, la
rossa e le sue due amiche, qualche amico dei quattro e la mia Andrea.
Mi
stavo recando, accompagnata in auto da Saki, alla stazione di Berlino -
dove si sarebbe tenuto il party - per prendere la mia freundin.
Ero
spaventata, avevo il terrore di rivederla: era una ragazza leggermente
esuberante, rischiavo di morire sotto il suo abbraccio!
Mi
sedetti su una panchina, vicino al binario d'arrivo del suo treno,
aspettando.
Dieci
minuti dopo, la vidi. Scese goffamente dal vagone, tirandosi dietro un
mega-trolley. I capelli neri svolazzavano sotto il vento freddo della
Germania, gli occhi castani brillavano dalla contentezza. Un sorriso si
fece spazio nel mio viso, sventolai la mano per attirare la sua
attenzione e, come avevo previsto, mollò la valigia a terra
e mi saltò addosso.
-MAIAAA!
Dio mi sei mancata!- mi urlò abbracciandomi.
-Anche
tu! Ma voglio vivere, ho bisogno d'aria!- dissi cercando di respirare.
-Sono
quattro mesi che non ci vediamo, ti rendi conto?- esclamò
separandosi da me.
-Si,
me ne rendo conto! Emozionata per stasera?- domandai, abbastanza sicura
della risposta.
-Si!
Cavolo, io.. credo che, dopo ciò, potrei morire felice- mi
sorrise radiosa.
-Oh,
non ti azzardare a morire! Dai muoviti, dobbiamo andare a prepararci!
La festa è fra quattro ore!- la informai.
La
aiutai a portare la valigia, lei era troppo fra le nuvole per fare due
passi senza cadere.
Una
volta arrivati in hotel, le illustrai il programma della serata.
-Andiamo in camera di Anna, lì ci sono le truccatrici che ci
aspettano, poi i ragazzi ci raggiungeranno e festa!- la vidi sbiancare
e ridacchiai, trascinandola dalla rossa.
-Rossa!
Lei è la mia migliore amica, Andrea- gliela indicai, una
volta entrate in stanza.
-Piacere,
io sono Anna!- le sorrise, porgendole la mano.
-Ti
conosco!- ricambiò la stretta, sorridendo entusiasta e
squadrandola -Ma...- si soffermò sulla pancia.
Come se n'era accorta non so, non si vedeva nulla!
La
Schneider arrossì e confermò i suoi dubbi. -Sono
incinta, di Tom. Non dirlo in giro per favore!-
-Oddio,
che bello! Congratulazioni!- rispose Andrea, entusiasta.
-Loro
sono Louise- indicò una ragazza abbastanza bassa, formosa e
con un viso simpatico, -e lei è Benedetta- indicò
l'altra, quella che doveva essere la sua migliore amica, lunghi capelli
e un vestito terribilmente rosa. Storsi leggermente il naso, cercando
di non dare a vedere che, in realtà, non mi stesse simpatica.
-Piacere!-
rispondemmo io e Andrea, presentandoci.
-Lei
è Maia, te ne ho parlato, sta con Bill-
sottolineò le ultime tre parole, e non capì il
perché.
-Beh,
ci prepariamo?- intervennero in coro le due truccatrici, Natalie e
Valerie. Loro sarebbero andate a Colonia a festeggiare.
Per
la serata, io avevo scelto un paio di jeans neri, stretti; avendo
dovuto rinunciare - sotto minaccia di Bill - alle mie bellissime felpe,
scelsi un maglioncino lungo, bianco con scollo a barchetta. Non era
tipico del mio stile, ma l'alternativa era una camicia di seta rossa!
Avrei messo i miei bellissimi anfibi, se solo il mio ragazzo non avesse
giocato la carta degli occhi dolci e del labbrino, lo odiavo
quell'essere! Così avevo un paio di scarpe col tacco,
bianche. Ovviamente, dopo un minuto che le avevo messe, mi venne un
male cane! Per i capelli, li avevo lasciati lisci, senza fronzoli; gli
occhi mi erano stati contornati da un leggero strato di matita nera
dalla truccatrice, al posto del solito eye-liner però, avevo
deciso di mettere ombretto bianco, per una volta si poteva fare!
Tutte
le altre ragazze avevano messo dei vestiti, tranne Anna che indossava
un maglione anch'essa, per non far vedere troppo la pancia.
Quella
vestita peggio, secondo me, era Benedetta. Era bella sì,
longilinea, curve al punto giusto, ma proprio non m’ispirava
simpatia! Aveva un abitino rosa molto aderente, che le arrivava poco
sotto l'inguine e un paio di stivali con tacco altissimo, come se ne
avesse bisogno! Senza contare la quantità di rossetto e
ombretto rosa, sembrava un.. confetto. E, a me, in confetti facevano
schifo.
-Fra
quanto arrivano i ragazzi?- domandai alla rossa, che scrollò
le spalle.
Poco
dopo, qualcuno bussò alla porta. Vidi Andrea arrossire e
attaccarsi a me emozionata, io ridacchiai.
I
quattro fecero il loro ingresso trionfale, per essere perfetto mancava
solo il rallenty e qualche musica sotto! La mia amica mi
stritolò la mano.
Non
guardai gli altri, il mio sguardo si soffermò su Bill, il
mio Bill.
Era
bello, da mancare il fiato.
Indossava
un paio di jeans stretti, che evidenziavano quelle gambe magrissime, ai
piedi un paio di anfibi da qualche migliaio di euro. Aveva una giacca a
scacchi, bianchi e grigi e sotto una maglia a scollo a v, con sopra una
delle sue solite collane. Il viso, fu un colpo al cuore.
Aveva
lasciato i capelli come piacevano a me, lisci, senza cresta e non aveva
neanche esagerato con il make-up.
La
mia mente elaborò solo una parola per descriverlo: perfetto.
-Attenta
che stai per sbavare- sussurrò la mia amica su un orecchio,
per non farsi sentire. Ridacchiai imbarazzata.
Mi
avvicinai al cantante, presentadogli Andrea. La ragazza sembrava in
apnea, dovetti ricordarle più volte di prendere fiato, tanto
era emozionata.
Dopo
averle fatto fare il giro con la band, la lasciai nelle mani di Louise
- che l'aveva presa in simpatica - per andare da Bill.
-Sei
bellissimo amore- sussurrai abbracciandolo. Sprofondai nell'imbarazzo
dopo, l'avevo chiamato amore? Ero rincoglionita forse? Non era da me
dire cose così.. dolci! Mi era uscito spontaneo, senza che
il mio cervello bloccasse la parola.
-Anche
tu, piccola- disse lui dolce. Non dovetti neanche alzarmi sulle punte
per baciarlo, bastò che s'abbassasse un po' e le nostre
labbra si sarebbero incontrate.
-Ragazzi
è ora di andare!- ci interruppe la voce nasale di Benedetta.
Mi trattenni dallo sbranarla.
-Ciao
Bill!- disse lei, avvicinandosi a lui, scansandomi e abbracciandomi.
L'avrei
presa a calci a seduta stante, se non fosse stato per Andrea che,
intuendo aria di guai, m'aveva trascinata via.
-Ma
hai visto? Sta facendo l'ora con il mio ragazzo!- piagnucolai io.
-Ma
come sei gelosa! Dai, è ora di andare! Siamo in macchina con
le ragazze, ci incontriamo con la band al locale-
-Allora,
piaciuti?- domandai curiosa.
-Sto
facendo finta sia un sogno, insomma.. se mi rendo conto che questa
è la realtà, è finita! Svengo,
kaputt!- ridacchiò, contagiando anche me.
-Da
quanto stai con Bill, Maia?- domandò la castana, calcando il
mio nome in modo.. fastidioso.
-Due
mesi- risposi sorridendo. Mi guardò con insufficienza,
smettendo di prestarmi attenzione.
Arrivammo
al locale alle undici, era pieno di ragazze fuori, che avevano scelto
di passare il loro capodanno fuori al freddo per vedere la loro band
per pochi minuti, per quanto pazze fossero, erano da ammirare.
Appena
scese, ci rifugiammo nel privè, i ragazzi arrivarono poco
dopo.
-Noi
andiamo a ballare! Bill, te la rubo per un po'!- disse Andrea tirandomi
fuori dalla stanza, senza darmi il tempo di replicare.
-Ma
perché mi hai portata via?- mugugnai infastidita.
-Scusa?
Non ci vediamo da QUATTRO MESI, è il minimo in fatto che ti
rapisca!-
Passammo
la mezz'ora successiva a parlare, finché non vidi Bill
scendere, stavo per dirigermi da lui quando vidi che era seguito da
Benedetta, che lo teneva per mano. Strabuzzai gli occhi e indietreggiai.
-Andrea,
dimmi che quella lì non ha preso per mano il MIO ragazzo.
Dimmi che è l'effetto dell'alcool, anche se devo ancora
bere.-
-Quella
lì non ha afferrato per mano il tuo ragazzo, è
effetto dell'alcool- rispose lei.
-Ma
sei cretina? Cazzo ma che pensa di fare?- sbottai.
-Magari
vogliono solo ballare..- disse piano, senza convinzione. Mi spostai in
un angolo, così che la coppia non mi potesse vedere.
Andarono al centro della pista e cominciarono a ballare, parlottando
fra loro. Passarono i minuti, finché non arrivò
l'ultimo minuto del 2011.
-E
ora tutti qua in pista! Conto alla rovescia!- annunciò lo
speaker.
Sorrisi
ad Andrea e mi avvicinai a Bill, non appena mi vide lasciò
Benedetta da parte e mi abbracciò.
Ero
arrabbiata con lui, arrabbiata perché mi aveva snobbato per
tutta la serata, ma tutta l'ira svanì non appena le sue
braccia mi strinsero.
10. Gli sorrisi.
9.
Mi sorrise.
8.
Lo strinsi.
7.
Mi accarezzò la schiena.
6.
Gli cinsi le spalle con le braccia.
5.
Mi lasciò un bacio sul collo.
4.
Appoggiai la mia testa sul suo petto.
3.
Ascoltai il suo cuore battere.
2.
Avvicinò la sua bocca alla mia.
1.
Mi sfiorò le labbra.
0.
Mi baciò.
Gli ultimi dieci
secondi dell'anno 2011 furono bellissimi, e anche i primi minuti del
2012.
-Vado
a fare un po' di auguri in giro- disse staccandosi da me.
Mi
lasciò così, come una stupida in mezzo a tutta la
gente che si stava scambiando gli auguri. Corsi da Andrea, che stava
chiacchierando con Gustav, e l'abbracciai facendole gli auguri, andando
poi dagli altri. Una volta finito, cercai Bill con lo sguardo e lo
notai assieme a Benedetta, ancora! Lui si sporse per darle un bacio
sulla guancia ma, lei, colse l'occasione al balzo e gli
stampò un bacio in bocca. Lui non si staccò,
rimase lì, stupido dall'azione.
Sentì
il sangue salirmi al cervello, perché non si era scansato?
Perché non l'aveva guardata male? Era rimasto
lì.. passivo.
Localizzai
Anna e notai che mi fissava preoccupata, la raggiunsi e mi diressi con
lei fuori dal locale.
-Anna,
ti prego, dimmi che cazzo passa per la testa della tua amica-confetto-
domandai diretta.
-Lui
le piace- rispose lei, insicura.
-Non
me ne ero accorta, guarda!- sbottai nervosa. -Bill.. non mi sembra che
le sia indifferente- affermai.
-Ecco..
io..- lo sapevo, doveva dirmi qualcosa.
-Parla,
lei è tua amica okay? Ma ho il diritto di sapere,
poiché ha baciato il mio ragazzo davanti a tutti!-
-Allora
ti racconto.. quando ancora ero in tour con la band, due anni fa ormai,
ho fatto conoscere Anna ai ragazzi, e diciamo che è rimasta
colpita da Bill, e lui da lei. Non so molto di ciò che
è successo dopo, si messaggiavano e cose del genere.. io
avevo parlato con lei, perché non è una di quella
che amano le storie serie, più toccata e fuga, ecco; non
volevo che si comportasse male con lui, perché lui si merita
il meglio, e secondo me il suo meglio sei tu. Credevo mi avesse
ascoltata, perché non mi ha più fatto sapere
nulla.. nell'anno in cui sono stata lontana da Tom, sono venuta a
scoprire, qualche mese fa.. che Bene era andata più volte a
trovare Bill.. e hanno insomma.. però nulla di serio-
Rimasi
scossa da tutto ciò. Loro.. erano stati insieme!
-Ma
Bill non l'ha dimenticata- costatai tristemente io.
-Non
so che dirti, lui non mi ha mai parlato di questo. Infatti ci sono
rimasta male, hanno fatto tutto in segreto!-
-L'hai
visto no? Mi ha snobbato tutto la serata, tranne quei dieci secondi
pre-anno nuovo, per stare con lei-
-Secondo
me, Bill è solo confuso. Lui ti ama, si vede, e anche tu lo
ami, siete perfetti secondo me. Benedetta è.. no, non fa per
il cantante. Lui aveva una specie di cotta per lei, ma di te,
è innamorato-
-Devo
pensarci su. Mi mandi fuori Andrea per favore? Tu torna dentro, non
vorrei che Tom s'arrabbiasse con me per averti intrattenuta- le feci
l'occhiolino. Lei annuì e cinque minuti dopo la mia migliore
amica mi raggiunse, armata di cappotti e borsette.
-Perchè
hai preso i cappotti?- le domandai.
-Ti
conosco Maia, vuoi tornare in albergo- mi sorrise, era proprio quello
che volevo fare.
-No
aspetta, tu puoi rimanere qui, non voglio rovinare il tuo primo giorno
del 2012-
-Tu
hai reso il mio ultimo giorno dell'anno e primo già
meraviglioso, andiamo. Hai bisogno di riflettere, si vede che sei
tormentata- disse abbracciandomi protettiva.
Le
sorrisi dolce. -Hai ragione, io..- presi fiato. -non posso credere che
abbia baciato un'altra- mi mordicchiai il labbro, togliendo via una
lacrima che rigava il viso.
-Non
piangere, andrà tutto bene- mi strinse più forte.
Lo
speravo, davvero.
* *
* *
Recensire
non uccide nessuno! Credo *faccia perplessa*
|
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Capitolo 17 *** Ammettilo. ***
Hallo kleine Androiden!
Scusate il ritardo col
postare, purtroppo il mio computer ogni tanto mi lascia a piedi
inoltre,
è iniziato
maggio: l'ultimomesediscuola! E quindi devo sbattere la testa sui
libri, per non rovinare
tutto il lavoro di un
anno intero, che paaalle!
Senza dimenticare lo
shock provocato dalla barbetta di Bill! xD
...e dalla maglietta
bianca di Tom *w*
Scusate, ogni tanto mi
perdo divagando!
Volevo ringraziare
ancora una volta voi, lettrici silenziose&loquaci,
e quelle che l'hanno
messa tra le seguite/preferite/ricordate.
Davvero, grazie di
cuore, è una soddisfazione grande.
Stay Aliens.
* * * *
Diciassettesimo capitolo:
ammettilo
La mattina
successiva mi sveglia che era ormai mezzogiorno passato, con un mal di
testa incredibile. Un flashback mi riportò a tutto
ciò che era successo la serata precedente, portando con
sé una sensazione di rabbia mista a tristezza. Dovevo
assolutamente parlare con Bill. Svogliatamente mi alzai dal letto e
indossai una tuta sformata e comoda, lavandomi velocemente il viso.
Uscì dalla stanza lentamente, diretta verso quella del mio
ragazzo, ovviamente lui e la band stavano sulle suite. Preferii le
scale, non mi andava di incontrare qualcuno in ascensore, soprattutto
perché rischiavo d'esser scambiata per una barbona.
Raggiunsi
il corridoio, dove alloggiava il cantante, ma, mi bloccai prima di
imboccarlo: dalla sua porta stava uscendo Benedetta, con addosso agli
stessi vestiti della sera precedente. Rimasi di sasso, e di merda.
Indietreggiai e tornai correndo alla mia stanza.
Quello
era troppo, un bacio potevo anche sopportarlo, ma una notte di sesso
selvaggio col confetto no, decisamente no.
Aprì
la porta con uno scatto degno di un atleta e quasi non travolsi la mia
amica Andrea, che si era appena svegliata.
-Buongiorno
Maia! Come stai?- domandò apprensiva, squadrando il mio
abbigliamento e il mio sguardo non amichevole.
-Non
so, devo trattenermi dallo scoppiare a piangere e anche dal picchiare
quell'essere femminile tutto vestito di rosa a, e dal rendere il mio
ragazzo un eunuco!- sbottai io stringendo convulsamente i lati della
mia giacca.
-E'
successo qualcosa che non so? Il mio sesto senso dice che mi sono persa
un po' di cose- annunciò lei.
-Il
tuo sesto senso? O la mia faccia scazzata e comportamento isterico? Ho
visto Benedetta uscire dalla camera di Bill, con gli stessi abiti che
aveva addosso ieri!-
Mi
guardò preoccupata per un momento, incerta su come reagire;
in fondo, era la prima volta che mi vedeva in quello stato: non avevo
mai sofferto per ragazzi, da sempre una che viveva le storie con
leggerezza, senza prenderle troppo sul serio. Poi era arrivato lui, e
aveva stravolto tutto, rendendomi dannatamente fragile ed esposta,
capace a donarmi il sorriso con un gesto e farmi piangere allo stesso
tempo.
-Dovresti
parlarci, devi chiarire! Magari.. non è successo quello che
pensi sia successo!- esclamò con tono carezzevole.
Odiavo
quel tono, mi faceva sentire una stupida! Le facevo pena, la povera
ragazza innamorata e tradita.
Vedendo
che non rispondevo, prese ancora la parola. -Io scendo a pranzare, sono
convinta che Bill arriverà da te fra poco, lascialo parlare,
con aggredirlo né picchiarlo, mi raccomando!- mi
ammonì lei, facendomi sorridere.
Così
lei scese, lasciandomi sola con i miei pensieri, cosa alquanto
pericolosa. Poco dopo, come previsto da Andy, qualcuno
bussò alla porta.
-Piccola,
mi apri?- la sua voce mi fece vibrare il cuore.
-E'
aperto- risposi con voce atona.
Fece
capolino nella camera, anche lui in tenuta comoda, struccato e con i
capelli legati. Bello come sempre.
-Che
hai? Ieri sera sei sparita!- fece con tono accusatorio.
-Ah,
te ne sei accorto allora! Credevo che Benedetta ti avesse
monopolizzato! Sai, dopo il bacio!- dissi fredda e allusiva.
-Il
b-bacio?- lo avevo preso in contropiede.
-Vi
ho visto, insomma.. eravate al centro della pista- la mia voce aggiunse
un tono amaro, come rassegnato.
-....-
non rispose.
-Bill..-
presi fiato, -perchè?- fu ciò che domandai.
-Solo
un bacio, piccola. Mi ha colto alla sprovvista, non ho reagito. Mi
dispiace, fino a qualche mese fa ero convinto di essere cotto di
Benedetta, poi ho incontrato te e.. l'ho dimenticata. Rivederla mi ha
scombussolato- ammise.
-Scombussolato?
Che intendi dire?- ero confusa.
-Non
ero pronto a fare i conti con lei, ma ho capito che non vale nulla-
rispose.
-Ah,
allora perché l'ho vista uscire da camera tua prima Bill?
Con gli stessi vestiti di ieri!-
-Ieri
sera sono tornato in hotel solo, con Georg e Gustav, puoi
chiederglielo. Lei si è presentata stamani, io l'ho mandata
via- mi spiegò calmo, sincero.
-Non..
non so come fare a crederti Bill- dissi con voce tremante, dalle
lacrime e dalla rabbia.
-Dovresti
credermi- negai con la testa, abbassando lo sguardo.
-Quindi
che vuoi fare? Lasciami?- alzò la voce, alterato.
Lo
guardai fissa, rispondendo poco dopo. -Si.- secca e coincisa.
-Non
puoi piccola, non puoi- sussurrò avvicinandosi a me, io
arretrai contro la parete del letto.
-Si
che posso- replicai.
-No,
non puoi lasciarmi. Sei fottutamente innamorata di me- la sua voce era
sicura, calda.
-Non
ti sopporto, Bill Kaulitz-
-Smettila.
Ammetti la verità, per te stessa- si avvicinò
ancora, sedendosi di fianco a me.
-Non
ti amo cazzo! Ti odio e piantala!- sibilai di rimando.
-Tu..
non credi nell'amore. Perché?- mi chiese calmo.
-Io
credo nell'amore, perché dici il contrario?- dissi io, anche
se aveva colto nel segno.
-Non
sono stupido, vedo che.. metti sempre dei paletti e fai fatica a
fidarti di me. Qualcosa con i tuoi genitori, forse?-
Aveva
indovinato, ancora. Riusciva a leggermi così bene, a
sfogliarmi a suo piacimento.
-Mh,
sono scettica di mio. In fondo neanche so cos'è l'amore. Da
mia madre non l'ho mai avuto, mio padre non so chi sia- scrollai le
spalle.
-Non
sai cos'è l'amore? E il nostro cos'è?-
domandò.
-Non
è amore. Io non ti amo, sei solo uno stronzo con due piedi
in una scarpa!- risposi arrabbiata.
-Tu
mi ami- insistette lui. Evitai di rispondere, tirai su col naso, ormai
le lacrime scendevano copiose.
-Guardami
negli occhi e di che non sei innamorata di me- mi alzò
delicatamente la testa, facendo collidere gli sguardi.
-Non
ti sopporto, sei una persona terribilmente egocentrica, viziata e
insopportabile! Mi fai stare di merda stronzo!- gli sputai in faccia,
metaforicamente.
-Però
mi ami- concluse lui.
-Fanculo-
mi girai dall'altra parte. Sentì che mi prese per il polso,
obbligandomi a voltarmi. Sfuggì alla sua presa e mi alzai,
lui mi seguì e mi si parò di fronte.
-Ma
che cazzo vuoi? Vuoi lasciarmi andare?- esclamai nervosa. Mi
circondò con le sue braccia, in un abbraccio protettivo.
-Lasciami!-
cercai di divincolarmi, aveva più forte di quello che
pensavo! Così mi lasciai andare, passiva.
Sospirai,
e decisi di accontentarlo. -Sono innamorata di te, sei un fottuto
rompipalle, ma ti amo comunque- abbassai il tono.
-Ecco,
ci voleva tanto?- disse con tono vittorioso, lo guardai male.
-Ti
amo anche io, comunque- confessò guardandomi negli occhi.
Tutta
la rabbia repressa si frantumò in un istante, grazie a
quelle parole pronunciate con quella voce così calda e
dolce.
Bill
Kaulitz era diventato la mia droga, potevo decidere di smettere di
vederlo, ma mi sarei solo fatta del male.
Potevo
morire di overdose, ma sarebbe stato una bella fine, per mano sua.
Mi
maledissi per quei pensieri così sdolcinati e melensi.
Durarono
poco, perché poco dopo il mio cervello non fu in grado di
produrre alcuna reazione.
Il
cantante aveva approfittato della mia lotta interiore per fiondarsi
sulle mie labbra. Istintivamente, reagì al bacio.
Le
sue ossute braccia erano la mia casa.
Così
alla fine ci ero cascata, mi ero innamorata di quella diva
insopportabile.
Si, ogni tanto
riesco a fare cose dolci anche io, circa.
Spero vi sia
piaciuto.
A.
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Capitolo 18 *** Chiarimenti. ***
Scusate
se sono leggermente sparita, sono sommersa di compiti.
Sarò breve, oggi il mio umore è sotto zero,
mattinata invalsi e sono reduce
dallo studio di storia, mal di testa pazzesco.
' I feel so,
claustrophobic here '
Vi lascio al capitolo, spero vi piaccia.
Stay Tokio.
* * * *
Diciottesimo capitolo:
chiarimenti
Pov
Carotin
La
serata di Capodanno si era conclusa nei migliori dei modi, non
aspettavo altro: stare assieme a Tom e godermi l'ultimo giorno
dell'anno con lui. Avevamo passato la serata ballando e chiacchierando,
anche con gli altri, e c’eravamo ritirati piuttosto presto
per comportarci da coppia. La nostra relazione precedeva bene,
finalmente eravamo sereni. La gravidanza precedeva bene, ero al terzo
mese, a parte qualche attacco di nausea, ma era normale.
Mi
allungai sul letto, stiracchiandomi e aprendo lentamente gli occhi.
Trovai Tom ancora addormentato, con un sorriso timido sul volto.
Sorrisi dolce.
Mi
alzai, cercando di fare meno rumore possibile, mi girai per controllare
se si era svegliato, si: sbatteva lentamente le palpebre, ancora
assonnato.
-Buongiorno
Mopp. Scusa, non volevo svegliarti- dissi piano.
-Mi
sono svegliato non sentendoti più qui- rispose sorridendomi,
facendo battere il cuore più veloce.
-Scendiamo
a fare colazione?- gettai un'occhiata all'orologio sul comodino -anzi,
pranzo poiché è colazione- ridacchiai. Lui
annuì, si alzò e venne vicino a me,
abbracciandomi e lasciandomi un bacio in fronte, per poi dirigersi in
bagno.
Una
ventina di minuti dopo, scendemmo nella sala da pranzo. C'era poca
gente in giro, probabilmente ancora a letto. Ci recammo nel nostro
tavolo, dove ci accolsero le due G, il manager, Louise e Andrea.
-Salve!
Bill e Maia non si sono fatti vedere?- domandai, risposero con un cenno
negativo. La vedevo brutta: la sera prima avevo notato Benedetta
baciare Bill, sicuramente Maia non l'aveva presa bene! Iniziammo a
pranzare, gettavo sempre qualche occhiata alla porta per vedere se la
coppietta entrava. Passarono i minuti, mangiammo il secondo e,
finalmente, quando portarono il dessert, fecero la loro comparsa. Mano
nella mano.
Ridacchiai
osservando quella strana accoppiata: la ragazza era piccolina, molto
bassa di statura, ma con un fisico ben proporzionato; i capelli biondi
chiarissimi contornavano quel viso arricchito dalla matita nera e due
occhi bellissimi verdi. Indossava una felpa simile a quelle che mettevo
sempre io, mentre i jeans erano stretti; il contrasto con cantante era
evidente: lui altissimo, venti centimetri buoni più di lei,
vestito tutto in nero, simile all'altra. Capelli neri lasciati sciolti
e trucco più leggero del solito. Una coppia che attirava
l'attenzione, insomma.
-Buon
primo giorno del 2012!- disse Maia sorridendo allegra. Perfetto,
avevano già chiarito! Era caduta anche lei nella trappola
Kaulitz, innamorarsi di loro era la cosa peggiore che potesse capitare
a una donna, creano dipendenza, possono farti soffrire quanto vuoi, ma
tornerai ad amarli, più di prima.
-Alleluia!
Che avete fatto fino ad adesso?- domandò Tom, utilizzando
tono appositamente provocatorio. Li vidi scambiarsi un'occhiata
imbarazzata. Beccati!
-Ah,
non voglio sapere!- intervenne Gustav. -Ma Benedetta non
c'è?- a questa domanda il viso della bionda
s’indurì per un attimo.
Scrollai
le spalle, chissà dove si era cacciata. Vidi il manager
scambiare un'occhiata con la sua compagna, e poi aprire la bocca per
parlare.
-Ragazzi,
adesso che ci siete -quasi- tutti, devo dirvi una cosa. Mancano ancora
tre mesi alla fine del tour, ci stiamo già organizzando per
prolungarlo e toccare altre città, ma questo è un
altro discorso. La vostra prossima data è fra quindici
giorni, quindi avete due settimane di libertà!- disse.
La
band si guardò negli occhi, tutti entusiasti della notizia,
un po' di riposo ci voleva!
-Possiamo
andare in vacanza quindi?- fece Bill, il manager lo guardò
sospettoso. -E dai, volevo tornare alle Maldive! E' da tanto che non ci
rilassiamo come si vede!- disse assumendo la solita faccia da
cul..cucciolo: occhi lucidi e sorriso dolce, seguito a ruota dal
gemello e da tutti i membri della tavola, Maia ed io ci guardammo un
po' sconcertate, eravamo finite in manicomio? Tuttavia, l'uomo non
seppe resistere a quelle facce, era impossibile!
-Va
bene, e smettetela di guardarmi in quel modo! Per me va bene, basta che
stiate attenti! Non fatevi beccare dalla stampa, travestitevi e non
fate casini! Voglio che torniate in forma, pronti per l'altra parte del
tour! Ci aspettano ancora tappe in Italia, Francia, Cina, Giappone e
anche in America- terminò il discorso con tono serio, ma
senza nascondere un sorriso.
-Quindi
si va alle Maldiveeeee!- esclamò Maia contenta.
-Si!
Che figata, non ci sono mai stata!- dissi io, allegra. Mi rabbuiai
però, c'era un piccolo problema.
-Che
c'è Car?- domandò Tom, guardandomi accigliato.
-Sono
incinta di tre mesi, se metto il costume si vede- piagnucolai,
facendolo ridacchiare. Lo guardai male, era una cosa seria!
-Ma
piantala! Se andiamo nello stesso posto di qualche anno fa, avremo
spiaggia privata e anche clausula di riservatezza, quindi è
molto difficile essere paparazzati- mi rassicurò.
-Si
però le vostre foto in costume si trovano su google, quindi
non così difficile!- sbuffai.
-Allora
prendiamo casa con piscina e non usciamo da lì! Dai,
piuttosto di stare qua!- insistette, guardandomi intensamente, con quei
maledettissimi occhi nocciola capaci di mandarmi in tilt in un
nanosecondo. Così, alla fine, annuì.
Continuammo
a chiacchierare allegri per un'altra mezz'oretta quando, finalmente,
anche Benedetta si unì a noi, completamente vestita e
profumata, perfetta come solo lei riusciva a essere dopo una nottata di
puro divertimento e alcool. Intercettai il suo sguardo e mi alzai per
poterle parlare in privato.
-Buongiorno
Anna!- disse abbracciandomi, una volta raggiunto l'atrio dell'hotel.
Ricambiai la stretta.
-Allora,
devi dirmi qualcosa?- domandai sospettosa, lei fece no con la testa.
perche
mi hai mentito? Perché non mi hai detto che ti sei
incontrata con Bill durante l'anno in cui ho rotto con Tom?- insistetti.
-Io..
sapevo che stavi male per lui, e parlartene non avrebbe migliorato la
situazione-
-Palle!
Sapevi che non avrei approvato- dissi io. -Io ti conosco, quasi meglio
di me stessa. E ti voglio bene, voglio bene anche a Bill, per questo
non avresti avuto la mia approvazione. Ti stanchi facilmente, non hai
mai portato avanti una relazione troppo a lungo. E il cantante non
merita di soffrire perché non hai voglia di lui.- spiegai,
lei si mordicchiò il labbro e scrollò le spalle,
avevo detto il vero.
-Adesso
voglio sapere perché ti stai comportando così!
Hai visto che Bill sta con Maia, hai visto che si amano!
Perché rovinare tutto per un tuo capriccio?-
-Non
so che mi sia preso... lui mi piace, e vederlo felice con un'altra mi
ha fatto fastidio- disse.
-Ecco
perché non dovresti metterti in mezzo: se lui ti piacesse
veramente, non avresti provato fastidio, ma tristezza-
-Hai
ragione, io.. devo scusarmi con Bill- ammise. La guardai in attesa di
altro -si, okay! Anche con Maia- sbuffò.
-Dai,
te li chiamo!- La lasciai lì, andando a chiamare la coppia.
Pdv
Maia
La
rossa era uscita a parlare con Benedetta e poi, una volta ritornata,
aveva detto a me e Bill che ci voleva parlare.
Avevo
una vaga idea di ciò che avrebbe detto, perciò mi
recai da lei relativamente tranquilla. Ci aspettava nell'atrio,
visibilmente nervosa.
-Eccovi..-
disse.
-Eccoci-
rispondemmo io e il mio ragazzo.
-Io..
devo scusarmi. Insomma, Bill.. mi sono comportata da egoista, ho
pensato a me stessa e non ai casini che avrei provocato tra te e Maia-
fece il suo discorsetto tutto d'un fiato, guardandoci speranzosa.
-Benedetta,
se devo essere sincero, mi hai deluso. Però, direi che
è meglio passare sopra a ciò che è
successo- le sorrise Bill, proprio non riusciva a comportarsi male,
doveva sempre essere tenero e dolce. Tornò a guardare me.
-Sinceramente,
posso passarci sopra, ma non sono disposta ad altro: non voglio essere
tua amica. Magari sei la persona più simpatica del mondo,
non so! Ma dopo che hai baciato il mio ragazzo davanti a me, non riesco
a essere molto ben disposta con te. Non ti sei comportata per niente
bene, e mi hai fatto una brutta impressione. Secondo me non ti meriti
neanche l'amicizia di Anna, hai un modo di fare troppo egoistico. Okay,
ho finito-
Mi
guardò sbigottita, si limitò a sussurrare un
"capisco". Detto questo, andai in ascensore con Bill, che mi
guardò con rimprovero.
-E
non guardarmi così Kaulitz! Sono diversa da te io, non
riesco a far pace con tutti. Mi sta antipatica!- arricciai il naso,
facendolo ridacchiare.
-Beh,
l'importante è che tutto tra noi sia tornato come prima-
sorrise.
-Sgarra
ancora e diventerai un eunuco, stai attento! Faccio fatica a passare
sopra le cose, rifallo e puoi dirmi addio- dissi perentoria.
-Mai
più!- si fece largo sulle mie labbra, baciandomi. Quando si
staccò, mi guardò euforico.
-Adesso
dobbiamo fare le valigieee! Prendiamo il primo volo che è..
domani!- un sorriso spazioso si allargò sul suo viso.
-Oh!
Non vedo l'ora!- ricambiai sorridendo di mia volta.
Le
Maldive ci aspettavano.
* * * *
Bis
bald, kleine Androiden.
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Capitolo 19 *** Maldive. ***
Salve!
Eccomi qui con il capitolo
sulle Maldive, dovevano essere due (parte 1, parte 2), però
ho deciso di unirli,
visto la
brevità dell'ultimo pubblicato!
Sarò breve,
vi ringrazio come sempre per aver letto e recensito, siete fantastiche!
Ma ora posso chiedervi
un altro favore?
Visto
che sono stata brava e ho postato velocemente (*-*),
leggete
e recensite la mia nuova OS? Grazie!
Quell'amaro
amore {platonico}
* * * *
Diciannovesimo
capitolo: Maldive
Ero disperata, davvero. La vacanza alle Maldive non
era in programma, quindi nel mio guardaroba non c'era nessun capo
estivo o, comunque, appetibile per il clima di quel luogo. Al massimo
potevo tagliuzzare i miei jeans per ottenere degli shorts, ma sarebbe
stato uno scempio!
Non potevo neanche andare a comprare qualcosa, a
parte il fatto che non c'era tempo, non sapevo dove comprare costumi,
top e pantaloncini, era ancora inverno! Andrea non poteva aiutarmi,
essendo tornata ad Amburgo nella mattinata.
Sbuffai, dovevo trovare una soluzione, ma come?
Chi mi salvò dalla tragica situazione fu
Bill, che si presentò davanti alla mia porta con un sorriso
smagliante.
Ovviamente ero sorpresa di vederlo lì:
pensavo avrebbe impiegato più tempo per fare le valigie,
soprattutto perché aveva una miriade di vestiti!
-Kaulitz, ma hai già sistemato le tue
valigie? Mi stupisci!- dissi sarcastica, appena lasciò
libere le mie labbra, dopo avermi baciata.
-Ah, ma come sei simpatica!- ridacchiò,
-Scommetto che hai bisogno di me- disse posando lo sguardo sulla mia
camera, in cui regnava il caos: una valigia aperta sopra al letto, con
dentro solo l'intimo e le scarpe, a terra e per l'armadio jeans e felpe
gettati al loro destino.
-Ehm.. senti! Non avevo di certo programmato un
viaggetto alle Maldive, non sono attrezzata!- mi arresi imbarazzata di
fronte al suo sguardo divertito.
-Ma come sei carina!- mi prese in giro.
-Non rompere le palle, Will- brontolai a bassa
voce. -Grazie, comunque- dissi sempre più piano.
-Aspetta a ringraziarmi, prima devi vedere quello
che ho fatto comprare a Natalie per te! Cavolo, se non ci fosse lo zio
Billy come faresti?- domandò ridacchiando.
Mi afferrò per mano e mi condusse
velocemente nella sua stanza; solitamente era in disordine, stavolta,
però era tutto a posto, letto fatto, vestiti in valigia.
Pronto per la partenza, quindi! Sparì per un momento,
inghiottito dall'immensa cabina armadio, poi tornò con tre
enormi borse. Sbattei gli occhi, stupita.
-Billino, devo preoccuparmi?- alzai un
sopracciglio, il suo sguardo non prometteva nulla di buono.
-No, figurati!- rispose con fare innocente.
-Ok, ho capito. Devo preoccuparmi! Ti prego, dimmi
che hai rispettato il mio stile e che non hai messo abiti che io non
indosserei- lo pregai.
-Ehm, immagina! L'unica occasione che ho
di vestirti come voglio e me la perdo pure? Ehm.. no!-
Ecco, lo sapevo. Ero f r e g a t a .
Con un terribile senso di sospetto, aprì
lentamente le buste, svuotandone il contenuto sul letto.
Dalla prima uscirono quattro vestiti leggeri ed
estivi, ovviamente di marca, e color pastello.
La seconda non era tanto meglio, c'erano varie paia
di shorts e top, sempre colori chiari.
La terza conteneva vari costumi, tutti naturalmente
striminziti e a due pezzi.
Sbuffai e lo congelai con un'occhiataccia. -Io.. mi
tocca metterli perché non ho altro, ma scordati che li metta
ancora, dopo le vacanze!-
-Oh Angelika, non serviva che mi ringraziassi!
Insomma, ti ho solamente salvato dall'andare in giro in mutante e
reggiseno, cosa vuoi che sia!- mi prese in giro.
-Oh beh, sarebbe uno spettacolo bello, non trovi?-
Ridacchiai.
-Per me sicuramente si- mi guardò
malizioso. Si avvicinò lentamente a me, posando le mani sui
miei fianchi.
Sentì subito una familiare sensazione di
calore nel punto in cui si poggiarono.
Cominciò a lasciarmi scie di baci sul
collo, mi dovetti staccare di malavoglia, veramente malavoglia.
-Bill.. devo fare le valigie- mugugnai poggiando le
mani sul suo petto, per scostarlo.
-Mh..- sbuffò.
Mi buttai stanca sul sedile dello jet privato della
band, ero stata costretta da Bill ad aiutarlo a trascinare una sua
vicina per l'aeroporto - aveva usato la tecnica degli occhi dolci, sto
scemo! - e non pesava poco, considerando tutti gli aggeggi metallici al
suo interno.
Il mio ragazzo mi raggiunse, sorridendo raggiante.
-Sorridi tu, ahah- dissi sarcastica, guardandolo
male.
-Ma che hai?- rispose piegando teatralmente gli
angoli della sua bocca all'ingiù.
-Ti sei tenuto le valigie più leggere,
lasciandomi quella più pesante! A me, che sono la donna! O
almeno, nella coppia quel ruolo spetterebbe a me-
-Ma.. ovvio che sei tu la donna della coppia- mi
guardò malizioso.
Sbuffai divertita, sistemandomi meglio sul sedile.
L'aereo partì poco dopo, mi mordicchiai il labbro nervosa.
-Paura di volare Maia?- domandò Tom, dal
sedile di fronte, divertito.
-Ma che scherzi? Figuriamoci!- ribattei io,
orgogliosa. Effettivamente era vero, un po' di paura l'avevo.. era
grazie alla band se ero riuscita ad andare in paesi stranieri, dovevo
ancora abituarmi a tutti gli spostamenti.
I ragazzi ridacchiarono, capendo che stavo
mentendo. Bill mi sorrise e mi afferrò per mano, iniziando a
disegnarci sopra figure immaginarie, tranquillizzandomi.
Tirai un sospiro di sollievo, scendendo
dall'aereo. C'erano state un paio di perturbazioni in aria, e il mio
colorito si era fatto sempre più verdognolo e pallido. Per
fortuna il cantante riusciva a farmi stare tranquilla, era arrivato
perfino a canticchiarmi "welcome to the jungle", e la cantava bene.
Una volta arrivati all'aeroporto, ci aspettava una
macchina che ci avrebbe portato al villaggio turistico.
Inutile descrivere la mia faccia dopo aver visto il
luogo in cui avremmo alloggiato: spiaggia privata, villette a schiera
ognuna munita di propria piscina e di personale a servizio del cliente.
Il mare era una cosa fantastica, l'acqua era il riflesso del cielo.
Anche l'interno delle case era lussuoso, stile Kaulitz! Arredate in
stile moderno, sembravano quelle dei vip americani. Insomma, un sogno
per me!
-Bill, ma è stupendo qui!- dissi dopo
ave mollato le valigie all'entrata, andando ad abbracciarlo di slancio.
-Ovvio, ci devo stare io, era il minimo che fosse
così!- ridacchiò.
-Scemo, sempre il solito egocentrico- sbuffai.
-Ma piantala! Disfiamo domani le valigie? Io sono
stanco morto-
Annuì e andai in bagno per mettermi il
pigiama, che consisteva in una lunga t-shirt, troppo caldo per altro.
Rimasi imbambolata quando arrivai in camera da letto, Bill era -
ovviamente - in boxer. Un colpo al cuore per me, insomma! Repressi
qualche pensiero non propriamente casto e pure e mi sdraiai accanto a
lui, sull'altra sponda del letto. Quelle situazioni era un po'
imbarazzanti per me: di solito addormentarci insieme era automatico,
dopo aver fatto l'amore. Ma dormire con lui mi creava qualche problema,
non sapevo come comportarmi.
-Guarda che non ti mangio, puoi avvicinarti-
ridacchiò, girandosi verso di me e allungando le
scheletriche braccia. Sorrisi e mi avvicinai a lui, facendomi avvolgere
da quegli stecchini, nascondendo la mia testa sotto il suo collo,
ispirando l'odore dei suoi capelli. Sapevano di lui.
-Buonanotte- sussurrai al suo orecchio.
-Anche a te piccola- rispose lui piano,
accarezzandomi la schiena.
E' superfluo descrivere come dormì bene
quella notte.
* * * *
La mattina successiva tutta la cricca dei Tokio
Hotel si era radunata nella "mia" casetta, in cucina. Per fortuna
l'avevo previsto, così la mattina mi ero svegliata
relativamente presto per preparare qualcosa per la colazione, tipica
alla tedesca: avevo lasciato i cuochi liberi per una giornata,
ovviamente questo mio atto di bontà era dovuto al buon umore
successivo alla nottata passata fra le braccia del cantante.
Così attorno al tavolo erano riuniti
Bill, Gustav, Georg, Tom e Anna, tutti con le facce notevolmente
assonnate.
-Un po' di energia su, cosa sono questi visi da
mortorio?- esclamai io sorridendo, ricevendo come risposta indistinti
brontolii.
Scossi la testa arresa, buttandomi in una scodella
di latte. -Andiamo in spiaggia?- domandai dopo che tutti ebbero finito
di mangiare.
Anche stavolta le risposte mi giunsero leggermente
ovattate, però il consenso c'era. Mi infilai in uno dei
costumi procuratemi da Bill, trascinando poi il mio ragazzo verso al
mare. Stesi l'asciugamano a terra e mi sdraiai vicino al frontman.
-Particolarmente energica stamattina eh? Non riesco
a starti dietro!- mi guardò trattenendo una risata.
-Sono felice, non sono mai stata alle Maldive!
Questo posto è magnifico!-
-Non manca qualcosa?- domandò. Scossi le
spalle, non capendo che intendeva.
-Beh, sei felice perché ti trovi alle
Maldive con il tuo ragazzo- disse con tono di ovvietà. Beh,
in effetti.. Ripensai alla nostra prima conversazione, dopo esserci
messi ufficialmente insieme. Prima l'appellativo di "fidanzata" non mi
piaceva, perciò avevamo deciso di definirmi "groupies
personale", però quell'epiteto era stato presto sostituito,
e devo dire che non mi era dispiaciuto.
-Si certo, anche- sbuffai divertita, prendendo una
ciocca dei capelli del ragazzo, che era sfuggita al suo controllo,
riportandogliela dietro all'orecchio.
-Sei bello- dissi guardandolo negli occhi, vedendo
le sue guance arrossire un poco. -Sei arrossito, caro!- ridacchiai.
-E dai, non sono abituato ai complimenti- rispose
imbarazzato. Lo guardai scettica -Come? Ne ricevi a palate!-
-Si ma non da te- bofonchiò. Mi fece una
tenerezza assurda, non esistevano più ragazzi
così!
-Mh, ma sai che lo penso. Non mi sarei messa con te
se fossi uno sgorbietto!- lo presi in giro.
-Ecco, lo sapevo! Tu stai con me solo
perché sono bello e ricco- disse teatralmente.
-E non dimenticare che possiedi la macchina dei
miei sogni e amo i tuoi vestiti!- gli feci una linguaccia. Lui rispose
con un broncio adorabile.
-Dai, non mi piace distribuire complimenti a caso.
Però tu sei carino! Amo il tuo naso, è adorabile-
dissi baciando la punta del suo naso. -E poi hai degli occhi
bellissimi, color nocciola! Ed io amo le nocciole- sorrisi dolce.
-Anche io amo i tuoi occhi, sono color.. pisello?
No dai, se dico che amo i piselli sarei ambiguo!- scoppiai a ridere.
-Ma dai, hai rovinato tutta l'atmosfera!- brontolai
io, assumendo un broncio scocciato. Ovviamente bastò un suo
bacio per far svanire l'arrabbiatura.
-Andiamo da Tom e Anna?- domandò
indicando la coppia, che s'era seduta in veranda. Annuì e li
raggiungemmo, sentendoli discutere.
Osservai la coppia che stava parlando animatamente,
erano così carini insieme! Nonostante non credessi nel vero
amore, nel "fur immer" e in tutte quelle cose da diabete, era
innegabile che quei due sarebbero stati assieme per sempre, bastava
vedere come si guardavano.
-Di cosa discutete?- domandò Bill
curioso, una volta raggiunti.
-Sul nome del bambino- esclamarono insieme,
ridacchiando.
-Mancano ancora sei mesi, perché volete
decidere ora? Non sapete neanche se è maschio o femmina!-
dissi io.
-Vogliamo essere preparati! E 'sto scemo insiste
nel voler chiamare questa povera creatura Tom Junior, ti pare normale?-
sbottò la rossa.
-Perchè? Dai Bill, non è un
bel nome?- s'intromise il gemello, ricevendo un'occhiata scettica
dall'altro Kaulitz.
-Secondo me non serve a niente pensarci ora,
scommetto che appena vedrete l'alieno vi verrà un nome-
esponi la mia idea.
-L'alieno?- riprese Anna divertita, -A te che nomi
piacciono?-
-Non ci ho mai pensato, l'idea di avere un
marmocchio non mi sfiora lontanamente- la ragazza spostò lo
sguardo su Bill.
-Mh, io sono pronto ad ogni evenienza!-
ridacchiò -Per un maschio non so, per una bambina mi
è sempre piaciuto il nome Serena-
Sinceramente, quel nome non mi piaceva
particolarmente, ma dopo averlo sentito pronunciare da lui, fu
immediato amarlo. A parte il fatto che andavo in estasi sentendolo dire
la S, la E, tutte le parole che uscivano da quella delicata boccuccia
diventavano melodia.
C'era poco da fare, il morbo della Kaulitz-mania
aveva conquistato anche a me.
La prima settimana di vacanza era passata senza
problemi. Solo spiaggia, mare, e Bill, quindi al momento non c'era
nulla di meglio che passare una giornata con queste componenti, e non
necessariamente in quell'ordine. Non c'erano stati contrattempi,
né fan assatanate né paparazzi in cerca di scoop.
Tutto andava a meraviglia! Sette giorni prima della partenza, Bill mi
aveva proposto una gita in mare; io, inizialmente riluttante - lui in
grado di guidare una barca? No!- alla fine mi ritrovai a cedere di
fronte ai suoi occhioni dolci. Mi fregava sempre, maledetto lui e la
sua bellezza! Così mi ritrovai su un’imbarcazione,
ok: imbarcazione era riduttivo! Dovevo immaginare che, avendo a che
fare con Bill Kaulitz von Tokio Hotel, non mi sarei di fronte a una
canoa, ma di certo non pensavo a uno yacht! Insomma, non smetteva di
stupirmi con le sue manie di grandezza.
-Sinceramente, sei convinto di riuscire a guidare
'sto coso?- domandai leggermente scettica a lui, che sembrava del tutto
a suo agio e sicuro. Per un momento mi dimenticai della domanda, persa
in lui: aveva lasciato i capelli neri sciolti sulle spalle, senza
piastra quindi erano anche un po' mossi, la faccia priva di trucco e
poi il fisico nascosto da un paio di bermuda e una maglietta bianca a
scollo a V. Io invece, indossavo un costume verde che secondo il mio
ragazzo s’intonava con i miei occhi, coperto da un leggero
vestitino estivo bianco. Anch’io facevo la mia figura,
però sfiguravo comunque di fianco a lui.
-Si, non ti preoccupare! E poi.. c'è
pilota automatico- ridacchiò. Ecco, mi sembrava strano in
effetti! Scossi la testa, era sempre il solito.
-Dai vieni- mi prese per mano, aiutandomi a salire.
Mi fece fare un giro per il mezzo e poi ci sedemmo su un tavolino,
mentre la barca procedeva da sola.
-E' la nostra prima gita romantica- costatai io,
guardandolo sorridente.
-Già, non mi pare vero un po' di relax,
mi viene male se penso che la settimana prossima si ricomincia con tour
e tutto il resto-
-Ma non è quello che ti piace? Insomma,
cantare sul palco, non ti manca?- domandai.
-Si, certo. Amo cantare, amo la musica, amo lo
show. La sensazione che ho quando mi trovo davanti migliaia di persone
che urlano il nome della band, è una cosa indescrivibile!
Rimango senza fiato, nonostante ormai abbia ventidue anni e questo
lavoro lo faccio da sedici. E' il resto che è difficile,
avere concerti così vicini, non poter uscire senza una
guardia del corpo dietro oppure sempre costretto a camuffarmi. E' un
po' pesante, anche se ci fai l'abitudine- scrollò le spalle.
-Capisco, ogni cosa ha un lato negativo, e quella
del tuo lavoro è quella-
-E quella del tuo?-
-Oh beh, questa è semplice! Dover
sopportare una band di quattro ragazzi e soprattutto il loro frontman,
non sai quanta fatica mi costa!- ridacchiai.
Mi fissò inarcando un sopracciglio,
trattenendosi dal ridere.
-No dai, inizialmente quando ho accettato di
lavorare per voi ero scettica e titubante, perché
sinceramente non mi piacevate. E non avrei immaginato come si sarebbero
evolute le cose- feci una pausa -però sono contenta di aver
accettato. Se non lo avessi fatto, beh non starei qui con te- gli
sorridi.
-Posso farti una domanda?- domandò
cauto, io annuì.
-Non mi hai quasi mai parlato di tua madre,
insomma.. non so molto di te, della tua infanzia.. cose così
insomma-
-Non c'è molto da dire..- cercai di
sviare il discorso, la mia famiglia non era uno dei miei argomenti
preferiti.
-Beh, se non vuoi parlarmi.. basta dirmelo- disse
arricciando le labbra all'ingiù.
-No.. insomma.. è un po' complicato-
presi fiato, aveva ragione: io sapevo praticamente tutto di lui, ma lui
di me sapeva poco.
-Allora.. mi chiamo Maia Angelika Ferlich e ho
ventidue anni, ho una laurea e un piccolo appartamento ad Amburgo, una
cinquecento blu a cui tengo particolarmente e cui ho anche scelto un
nome - Apathie - e la mia migliore amica si chiama Andrea- riassunsi le
cose che già sapeva di me, mi guardò incitandomi
a continuare.
-E questo è quello che conosci.. Sono
nata in un paese che non vale la pena nominare, tanto non lo conosci,
da Patricia Ferlich e un uomo di cui neanche ricordo il nome,
poiché ha abbandonato la mia genitrice non appena saputo
fosse incinta. Puoi capire che mia madre non era di certo felice di
trovarsi single e con un pargolo, per questo non ho mai ricevuto..
affetto? Si insomma.. diciamo che ero una presenza nella casa, una
presenza fissa tra quei tanti uomini che entravano a far parte delle
nostre vite e uscirne poco dopo..- sorrisi amaramente. -E' per questo
che sono recidiva a conoscere la gente, a credere nell'amore.. non
è facile quando cresci sola, senza qualcuno cui affidarsi.
Per fortuna è arrivata Andrea- mi accorsi solo dopo aver
terminato di parlare che, piano piano, c'eravamo avvicinati l'uno
all'altro, come due calamite. Ridacchiai, facendoglielo notare.
-Quindi non ti sei mai innamorata?-
domandò, scossi la testa. -No, non ho avuto storie
importanti. E tu?-
-Mh, si.. ma tanto tempo fa, quando ancora non ero
così famoso. Poi solo qualche cotta- fu un sollievo capire
che non si era innamorato di Benedetta.
-Cos'altro vuoi sapere?- chiesi.
-Cosa farai dopo che sarà finito il
tour?- sembrava una domanda gettata li, ma sapevo che sotto c'era molto
di più.
-Non lo so, se pensi di riuscire a sopportarmi,
starò ancora con te- gli sorrisi allegra.
-Penso di potercela fare, si!- ridacchiammo.
Restammo un po' in silenzio, finché la fame non si fece
sentire. Dopo aver pranzato, notammo che la barca si era fermata, segno
che eravamo arrivati a destinazione.
Eravamo in mezzo al nulla, circondati dal mare,
sentì una sensazione di pace pervadermi.
-Sai Bill? Potrei ucciderti, buttarti in mare e
nessuno mi arresterebbe- affermai.
-Non lo faresti: dovresti convivere col mio
fantasma per sempre, non credo ti faccia piacere!-
-No, mi crolla un mito! Credevo fossi immortale!-
mi guardò interrogativo.
-Wir sterben niemals auuuus!- canticchiai a bassa
voce, mentre il suo sguardo passò da interrogativo a stupito.
- Cosa? Tu conosci quella canzone?-
-Eh Kaulitz, sono piena di sorprese!- gli feci
l'occhiolino. Stavolta fu il suo turno di stupirmi.
Spostò la sua attenzione da me al mare,
appoggiandosi alla ringhiera della nave, con lo sguardo vacuo,
intonando note che conoscevo assai bene.
"Talk to me softly
There’s
something in your eyes
Don’t hang
your head in sorrow
And please
don’t cry
I know how you feel
inside I’ve
I’ve been
there before
Somethin’s
changin’ inside you
And don’t you
know
Don’t you cry
tonight
I still love you baby
Don’t you cry
tonight"
Mi vennero le lacrime agli occhi, senza contare la
pelle d'oca. Io amavo quella canzone, gliel'avevo detto una
sera, e lui? L'aveva imparata, per me. E me la stava dedicando. La sua
voce era differente da quella di Axl, più calda e profonda.
Ugualmente bellissima, se non di più. Quel dannato essere
era riuscito a conquistarmi, a far sciogliere la "EisenFrau", come
diceva il mio tatuaggio. Andai dietro al cantante e lo abbracciai,
poggiando la mia testa sulla schiena, sentendolo sussultare al tocco
inaspettato.
-Grazie- sussurrai alzandomi per raggiungere il suo
orecchio. Si fermò e mi sorrise tenero, colmo d'amore.
-Vedi, anche io riesco a stupirti!- ridacchiai,
mentre lui si girava verso di me, incatenando i suoi occhi coi miei.
Bastava una delle sue occhiate per farmi sentire
nuda, inerme. E per farmi battere il cuore.
Presi io l'iniziativa, mi alzai sulle punte e mi
impossessai della sua bocca, per poi passare a accarezzargli la schiena
e i capelli.
In poco tempo ci trovammo stesi a terra, vestiti
sparsi per la barca, impegnati a fare l'amore.
Era quello il suo modo per uccidermi? Ci stava
riuscendo, il paradiso non mi era mai parso così vicino.
* * * *
Spero
vi sia piaciuto :)
|
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Capitolo 20 *** On the edge. ***
Mh,
sono viva? Più o meno.
Mi scuso per il ritardo, queste ultime settimane di scuola mi stanno
distruggendo davvero.
Ho unito ancora due capitoli, così accorcio la storia e vi
ripago per l'attesa.
Fa poco finisce! Aiuto. E dovrei continuare quell'altra che ormai
è ferma nel computer da un po', ma tempo non ce
n'è.
Concludo, devo tornare a studiare inglese.
Baci
ragazze.
* * * *
Ventesimo capitolo: on the
edge.
Dalla
nostra gita in mare erano
passati già cinque giorni, ancora due e la vacanza sarebbe
finita. Tutta la
cricca era riunita nella villetta di Tom, su richiesta del manager, che
avrebbe
chiamato a minuti per dare delle notizie. Non si sapeva nulla, il
sospetto era
che non si trattasse di nulla di buono.
Tom e Bill si lanciavano occhiate ansiose, io chiacchieravo con Anna
mentre le
G erano apparentemente tranquille. Il telefono del mio ragazzo
squillò, mise il
vivavoce mentre tutti eravamo in attesa di sentire che succedeva.
-Ehi David, ci siamo tutti. Che succede?- domandò Gustav.
-Ho due notizie. Comincio con quella che penso sia meno tragica- fece
una
pausa, per poi continuare a parlare -Sapevate che Natalie è
andata a sciare?
Ecco, si è rotta una gamba: è fuori uso per tutta
la fine del tour. Abbiamo già
trovato una sostituta, è inglese, speriamo solo se la possa
cavare bene-
Okay, e una era andata. La cosa mi sembrava abbastanza tragica, quindi
avevo
paura a sentire la cosa successiva.
-E poi?- domandò Tom, nervoso.
-Ecco Tom, i paparazzi vi hanno beccato, te e Anna. Sono uscite delle
foto in
cui eravate in spiaggia a fare i fidanzatini, e hanno già
ipotizzato una
possibile gravidanza. Quindi dovete dirmi cosa volete fare, ho pensato
di
organizzare una conferenza stampa per annunciare che state insieme, poi
però
siete voi a decidere se dire che è incinta o meno-
Vidi Anna e Tom guardarsi preoccupati, mentre la rossa
impallidì all'istante.
-David, organizza la conferenza stampa. Poi ti facciamo sapere cosa
abbiamo
deciso- disse Tom.
La chiamata si finì poco dopo, nell'aria aleggiava una
strana tensione. La
coppia si alzò e uscì dalla casa, avevano
abbastanza cose di cui parlare.
*
* * *
Pdv
Anna (Carotin)
Uscimmo silenziosamente da quella che, in quelle due settimane, era
diventata
casa nostra. Non sapevo bene cosa dire, come comportarmi.
-Mi dispiace- disse Tom, dopo essersi seduto sulla sabbia, vicino a me.
Lo
guardai interrogativa. -E' colpa mia, non dovevo insistere
per questa
vacanza, ero convinto non ci avrebbero fotografato. Ho combinato un
casino- lo
guardai di sbieco.
-Mopp, non è colpa di nessuno. In fondo
questa vacanza ci serviva,
avevamo bisogno di un po' di tempo per noi, e ci ha fatto solo bene.
Alla fine
l'avrebbero scoperto comunque, difficile nascondere una pancia che ogni
giorno
diventa più grande- Lo rassicurai.
-Adesso diventerà tutto più complicato, uscire..
tutto-
-Beh, secondo me non cambierà tanto, se ci pensi non
è che prima uscivamo
tanto, i paparazzi ci sono sempre stati. Vedi il lato positivo: non
dobbiamo
più nasconderci Kaulitz- sorrisi e lui ricambiò.
-L'unica cosa che mi spaventa sono le tue fans, oppure.. qualche tua
vecchia
groupies che ti rivuole- sbuffai.
-Non devi preoccuparti Carotin, non mi avranno: mi basti tu- inutile
dire che
sentì piano piano il mio cuore sciogliersi, come il
cioccolato al sole.
-E poi,- continuò -le ragazze ti amano, penso non ci saranno
problemi per il
fatto che hai conquistato il richiesto SexGott!- ridacchiò.
-Speriamo! I problemi ce li avrà Maia secondo me!- scoppiai
a ridere, la
tensione stava scemando.
-Hai ragione! Quindi, che facciamo?- domandò.
-Non so, secondo me meglio dire tutto, perché comunque fra
un po' non potrò più
nascondere nulla, tanto vale far uscire tutto subito, togliendosi il
pensiero-
-In effetti- mi passò la mano sulla pancia -Ti rendi conto
che fra sei mesi
l'esserino qua dentro uscirà?- domandò con una
voce dolcissima.
-E' strano- dissi. -Ma bello- continuai.
-Già. Non mi sarei mai visto papà, neanche
lontanamente- confessò.
-E io madre. Mi sa che mi toccherà crescere due bambini!
Kaulitz I e Kaulitz
II!- ridacchiai.
-Diciamo che avrai molto da fare- esclamò passandomi il
braccio sulla spalla.
-Poco più di due anni fa sognavo di incontrare i Tokio
Hotel. Oggi sto con il
loro chitarrista, ho fatto un tour con loro e aspetto un pargolo dal
SexGott,
insomma.. quando si parla di cose inaspettate!-
-A chi lo dici! Io odiavo le rosse! E guarda un po' con chi sono
finito, una
bellissima rossa italiana- fece l'occhiolino.
-Ah piantala! Dai torniamo dagli altri, dobbiamo dire a David che
abbiamo
intenzione di fare- dissi.
*
* * *
Gli
ultimi
due giorni di vacanza passarono in fretta, troppo in fretta secondo me.
Eravamo
già arrivati all'aeroporto di Berlino, da lì
dovevamo recarci alla sede
dell'Universal per tenere la conferenza stampa tanto attesa e temuta.
Inutile
dire
che fossi terribilmente agitata, avrei partecipato anch’io,
seduta vicino a Tom
per fortuna.
-Ehi, sta tranquilla su! Mal che vada troverai qualche migliaia di
minacce di
morte da parte di fan!- disse Maia ridendo.
-Aah, vedrai quando toccherà a te, quanto piacevole
sarà!- la guardai male,
ricevendo una linguaccia da parte sua.
Saki ci accompagnò nella stanza delle conferenze, i
giornalisti sarebbero
arrivati a momenti.
Cominciai a torturare i bordi della mia maglia, nervosa.
-Dai, sta calma- disse Tom, stringendomi la mano sotto il tavolo.
Cinque minuti
dopo la stanza si riempì di macchine fotografiche e
paparazzi.
-Allora, abbiamo indetto questa conferenza per chiarire le ultime foto
che sono
uscite su Bravo, per favore, le domande, uno alla volta-
parlò David con voce
pacata. -Intanto lasciamo parlare Tom- disse.
-Beh, io e Anna stiamo insieme- annunciò stringendo ancora
di più la mia mano,
lanciandomi un'occhiata.
-e io sono incinta- appena lo comunicai, i giornalisti cominciarono a
riempirmi
di domande, senza che riuscissi a capire. Dovette intervenire il
manager per richiedere
un po' di calma.
-Da quando siete insieme?-
-Di quanto è incinta?-
-Che progetti avete?-
-Matrimonio in vista?-
Queste furono le domande tipiche che ci vennero poste, cercammo di
rispondere a
tutto; fu un sollievo quando tutto finì!
-Siete stati bravi, ve la siete cavata! Il forum è
già pieno di fan curiose,
nessuno ha augurato la tua morte, per ora!- disse Maia.
-Ragazzi, venite che vi presento la nuova truccatrice!- disse David,
portandoci
nel suo ufficio.
Appena aperta la porta, trovammo davanti la nuova ragazza. Mi girai
istintivamente verso Maia, e notai che la sua faccia era la copia della
mia.
La truccatrice avrà avuto sui vent'anni, alza come me,
quindi un metro e
settantacinque circa, lunghi e lisci capelli biondi-castani, occhi
azzurri e un
fisico da modella. Notai un tatuaggio che traspariva dalla manica della
giacca,
anche se era nascosto da vari braccialetti si intravedevano due lettere
"BK", anche la ragazza del cantante lo notò e mi
guardò quasi con
terrore. La capivo benissimo, era bellissima! E ciò,
combinato con una band di
quattro ragazzi, non era per niente un bene!
-Lei è la nuova truccatrice, è inglese- disse il
manager indicandocela.
-Piacere, mi chiamo Gabrielle- si presentò in tedesco, un
brutto tedesco in
effetti.
Il primo a presentarsi fu, ovviamente, Bill. La ragazza sembrava in
estasi, era
certamente una fan. Vidi l'altra bionda fulminare il cantante con lo
sguardo,
gelosetta eh? Sicuramente, con l'arrivo di questa, i prossimi mesi non
sarebbero stati decisamente piatti.
*
* * *
La
conferenza stava procedendo bene,
nel frattempo io seguivo l'attività nel forum, per vedere
come avrebbero
reagito le fans alla notizia del fidanzamento dei due e del fatto che
la rossa
fosse incinta. Mi stupirono: immaginavo ci sarebbe stato chi avrebbe
minacciato
il suicido, chi le avrebbe dato della poco di buono, invece le ragazze
sembravano contente per il chitarrista, in effetti ormai il loro
pubblico era
cresciuto, c'erano ancora sedicenni, ma comunque si erano messe il
cuore in
pace. Chissà come avrebbero reagito sapendo di me
e Bill.. Mi tolsi quel
pensiero dalla testa, non dovevano scoprirlo.
Non appena la conferenza fu finita, la band non perse tempo e si
dileguarono
dalle grinfie dei giornalisti, con visi notevolmente sollevati.
-Siete stati bravi, ve la siete cavata! Il forum è
già pieno di fan curiose,
nessuno ha augurato la tua morte, per ora!- dissi a Anna strizzandole
l'occhio.
Nel frattempo David c'aveva raggiunto, con un sorriso stampato in
volto.
-Ragazzi, venite che vi presento la nuova truccartrice!- ci disse,
portandoci
nella stanzetta. Non appena aperta la porta, mi ritrovai davanti la
versione
umana di una barbie: alta sul metro e settantacinque, capelli lisci e
di un
biondo scuro, occhi ovviamente azzurri, senza dimenticare un fisico da
modella.
Mi girai verso Anna, avevamo la stessa espressione, faccia tipica da:
ma spunta
da un catologo di intimo questa qui? Spostai lo sguardo dal suo viso e
notai
che, da sotto una manica, nascosto da vari braccialetti, si intravedeva
un
tatuaggio; due lettere, certamente non a caso: BK. La mia espressione
si fece
vagamente preoccupata, non poteva sbavare dietro a Georg o Gustav?
Perchè
proprio il mio di Kaulitz? Lei, a differenza mia,
vicino a lui non
avrebbe sfigurato, talmente bella!
-Lei è la nuova truccatrice, è inglese- ce la
presentò il manager. Lei sorrise
timida, e si presentò con voce tremante.
-Piacere, mi chiamo Gabrielle- disse in un tedesco molto scolastico.
Perfetto,
non sapeva neanche parlare!
Ovviamente, a darle il benvenuto ci pensò il mio ragazzo,
parandosi davanti a
lei con un sorriso e porgendole la mano perfettamente smaltata; la
ragazza
sembrava in estesi, ma perchè il signor Jost aveva scelto
una fan? Non poteva
scegliere una truccatrice brutta, grassa, tedesca e che non rischiasse
un
infarto alla vista dei quattro? Figuriamoci! I ragazzi si presentarono
uno a
uno, poi fu il turno di noi due ragazze.
-Io sono Anna, la ragazza di Tom- fece la rossa, sorridendole.
-Oh si, ti conosco! Ho seguito Fertig los! Siete una
bella coppia!-
rispose con voce.. melensa.
-E tu sei?- volse il suo sguardo su di me, guardandomi curiosa.
-Lei è Maia, la mia ragazza- rispose al posto mio Bill. Vidi
la sua faccia
farsi cupa e le sue labbra si incurvarono verso il basso, per un attimo
mi fece
quasi tenerezza, per un minuscolo attimo, poi mi squadrò
attentamente e ritornò
alla sua espressione felice: probabilmente pensava che, tanto, lei era
meglio
di me. In effetti..
-Piacere- cercai di sorridere, ma uscì più che
altro una smorfia.
-Bene, adesso che abbiamo fatto tutte le presentazioni ti lascio un po'
con la
band, magari fai qualche prova trucco, vedi tu!-
Fui costretta a uscire dalla stanza, molto di malavoglia: non volevo
lasciare
il cantante con quella barbie! Seguì la rossa fuori dallo
stabile, sedendoci in
una panchina del retro.
-Gelosa eh?- domandò lei.
-No figuriamoci! La truccatrice del gruppo è una super mega
figa e, peggio,
pure un filino simpatica! Senza contare che è una fan e che
è cotta del mio
ragazzo! Vorrei vedere se fossi al mio posto!- sbottai.
-Si, decisamente gelosa- ridacchiò.
-Non c'è assolutamente niente da ridere!- bofonchiai.
-Ma dai! Cosa vuoi che succeda? Bill è cotto di te!- mi
prese in giro.
-Beh, non voglio pensarci. Raccontami di te, come va la gravidanza?-
-Adesso bene, diciamo che il peggio deve ancora arrivare!-
-E Tom come si sta comportando?- Sorrisi vedendo il suo sguardo
illuminarsi.
-E' così dolce! Non so come fa, ma ogni giorno riesce a
farsi amare sempre di
più-
-Ti capisco, penso sia un gene tipico dei Kaulitz- sbuffai.
-Eh, benvenuta in famiglia!- ridacchiammo e decidemmo di rientrare,
fuori
faceva sempre più freddo.
Nel momento in cui non rientrammo, vidi i ragazzi fuori dall'ufficio,
seduti a
chiacchiare il poltroncina, mentre del mio ragazzo non c'era l'ombra.
-Dov'è Bill?- domandai. -E' ancora dentro con Gabrielle-
rispose Gustav, con il
solito tono tranquillo. Sentì le orecchie andare a fuori,
reazione tipica di
quando era nervosa.
-Attenta Maia, fra un poco scoppi!- mi prese in giro Tom, risposi con
un
educatissimo dito medio. Stava per rispondere quando la "coppia"
uscì
ridendo.
Ridendo, che avevano da ridere? Eh? Fulminai Bill con lo sguardo, ma
lui fece
finta di niente. Perfetto!
-Bene ragazzi!- spuntò fuori il manager -Siete pronti per
partire? Vi conviene
visto che domani si parte! Ci aspettano Dublino, Mayo, Longford in
Irlanda! Poi
Liverpool, Manchester, e Londra! E' il minimo che siate carichi, dopo
due
settimane alle Maldive!-
*
* * *
Il
tour era
appena ripreso, le tappe irlandesi e londinesi erano andate benissimo,
la band
era carica come non mai dopo la vacanza e il pubblico non era da meno.
Seguirono quattro tappe italiane, in cui Anna approfittò per
vedere Benedetta,
e Bill per fare shopping.
Ma non con me, ovvio.
Non me l'aveva neanche chiesto.
Era uscito con l'inglesina Gabrielle.
Da
tre settimane faceva parte dello
staff, e si era inserita particolarmente bene: ai ragazzi non faceva
nè caldo
nè freddo, anzi.. più che altro cercavano di non
interagirci troppo perché
avevano capito che non mi faceva piacere, per niente! Io e lei non
avevamo
fatto passi in avanti, cercavo di passarci meno tempo possibile, tanto
a
tenerle compagnia ci pensava il cantante! Giocavano agli amiconi,
andavano a
fare compere insieme, parlavano di moda e stavano sempre a ridere.
Logicamente
non ero gelosa, peggio! Non potevo certo irrompere nelle loro
conversazioni e
fare la finta tonta, prima di tutto perché i loro argomenti
di discussione con
me non centravano niente, poi perché avrei rischiato di fare
danni. La cosa
comica era che tutti avevano capito che Gabrielle mi stesse antipatica,
tranne
lui! Mi sembrava di vivere un triangolo amoroso, di cui non ero la
protagonista
ma quasi una comparsa.
Ovviamente, ero troppo orgogliosa per chiedere a Bill di allentare un
po' il
rapporto. Sapevo che lui avrebbe voluto diventassimo amiche, ma era
altamente
improbabile! Lei era.. troppo perfetta per me: sempre col trucco in
ordine, non
diceva parolacce, posata, educata. Io potevo essere paragonata a uno
scaricatore di porto, certo.. anche io cercavo di essere in ordine, ma
ero una
nota stonata in confronto alla ragazza! Guardandoli assieme, mi
chiedevo cosa
ci facevo io con un ragazzo del genere, mi sembrava sprecato a stare
con una
come me, quando aveva a disposizione la barbie!
-Maia, cosa frulla nella tua testolina?- mi domandò Tom,
salvandomi da pensieri
non felici.
-Ma nulla- scrollai le spalle, facendo finta di nulla, lui
alzò il
sopracciglio. Seriamente, mi chiedevo come facessero i gemelli a fare
una cosa
del genere!
-Ormai ti conosco- sorrise -C'è qualcosa che non va..
scommetto che riguardo
una certa biondina londinese- si capiva così tanto?
Borbottai, cercando di spostare l'attenzione su altro, ma non demorse.
-E dai,
l'abbiamo capito tutti che non ti piace- disse.
-Tutti tranne Bill!- sbottai, facendolo ridacchiare. -Che hai da
ridere,
Kaulitz?-
-Lo sapevo, sei gelosa marcia. Dai, confessa tutto al tuo Tomi!- dio,
l'avrei
preso a sberle, se non fosse stato un reato rovinare tanta bellezza.
-Vorrei vedere te, se adesso arrivasse un ragazzo bello, trentamila
volte più
di te, e passasse tutto il tempo con Anna, sfido a non essere un po'
irritati!-
-In effetti..- si fece pensieroso. -Senti, conosco Bill, piuttosto
bene!
Credimi, lui a volte.. anzi sempre, tende a essere ingenuo e cieco.
Scommetto
che non si rende conto della situazione, del fatto che Gabrielle sia
terribilmente cotta di lui e che tu sia fottutamente gelosa-
spiegò.
-E quindi? Che devo fare? Un disegnino?- domandai sarcastica.
-Devi parlare con lui, metterlo faccia a faccia con la
verità!- rispose ovvio.
-No! Deve capirlo da solo, insomma! Ha quasi ventitré anni,
certe cose dovrebbe
capirle da solo!-
-Credimi allora, se non gli dirai nulla, non cambierà nulla-
-Ma non è possibile! Ma davvero è così
cretino? Okay, sapevo fosse un po'
ritardato, ma non così tanto!- brontolai io, facendolo
ridere.
-Se ti consola, preferisco te a lei- mi fece l'occhiolino.
-Ahah, grazie- dissi sarcastica, -Questo si che mi tira su! Tom, non
mentire,
ammettilo che quando l'hai vista hai dimenticato per un minuto di
essere
fidanzato con Anna e ti sei fatto tanti, ma tanti filmini mentali!- lo
bloccai.
-No, credimi, ormai sono immune! Qualunque femmina mi sembra comunque
più
brutta della mia rossa, sai com'è, l'amore mi ha fottuto!-
-Ecco, questo vuol dire che il tuo caro fratello non è
innamorato di me- mi
accasciai sulla sedia del tourbus. Gustav e Georg erano impegnati in
un'avvincente partita alla play-station, Anna era in giro con Valerie,
quindi
eravamo rimasti io e il chitarrista, a chiacchierare tristemente in
cucina.
-Si che ti ama, solo è un po' cieco- mi rassicurò
lui. -Fidati, lo conosco
meglio di quanto lui si conosca-
-Sai, queste cose gemellari mi spaventano!- scherzai io.
-Eh, ci farai l'abitudine!- ridacchiò, -Comunque, parlando
di cose un po' più
serie.. quando è che prenderai per i capelli Gabrielle e ci
mostrerai una
bellissima lotta fra donne?- lo guardai malissimo. -Ehi, non uccidermi
con lo
sguardo! Bene, volevo sapere, mancano due mesi alla fine del tour, che
hai
intenzione di fare dopo?- oh, questa non me l'aspettavo.
-Beh, per adesso non ho nulla in cantiere. A meno che non mi offrano il
lavoro
della mia vita, penso di continuare a essere il vostro tecnico, sempre
che
David non mi licenzi e che le cose con Bill non diventino troppo
complicate per
sopportare la situazione senza complicazioni-
-Quindi, se le cose dovessero "finire male", lasceresti anche noi,
non ti sei affezionata nemmeno un po'?- chiese con la faccia da
cucciolo.
-Non fare quella faccia Tomi! Intanto, non hai appena detto che lui mi
ama e
che non mi lascerebbe? Grazie eh- sbuffai, -Comunque credimi, se ci
dovessimo
lasciare, sarebbe meglio per voi non avermi in giro: dapprima sarei
depressa,
poi rischierei di farvi fuori dal nervosismo-
-Beh, pensa positivo, vedrai che si sistemerà tutto- mi
sorrise dolce.
*
* * *
Da
quella
chiacchierata con Tom passò un altra settimana,
così arrivammo metà febbraio,
mancava un mese e mezzo e il tour si sarebbe concluso. Il manager
comunque ne
stava già organizzando un altro: tutte le date dell'Unfertig
erano state
sold-out, biglietti venduti nel giro di poche settimane, per questo,
d'accordo
con la band, aveva deciso di prolungarlo per almeno tre mesi, con tappe
in
tutti i continenti.
Il triangolo Bill-Gabrielle-Maia era migliorato, ma non a mio favore
purtroppo.
Il tempo che passavamo insieme era drasticamente diminuito, era spesso
con
quella tizia, stavamo insieme solamente la notte, e di certo
non la
passavamo parlando di come fosse andata la giornata!
Quel giorno mi trovavo nel tourbus, eravamo diretti a Los Angeles, dove
ad
attendere la band c'erano ventimila fan, una cosa incredibile.
L'adrenalina era alle stelle, quindi preferì ritirarmi nella
cuccetta, perché
quando i nervi erano così tesi, si creavano sempre casini.
Avevo decisamente
bisogno di una pausa, durante il giorno ero quasi sempre davanti al
computer, a
sistemare le varie cose del gruppo e, una volta finito, passavo le
restanti ore
con i ragazzi o a dormire, nulla di entusiasmante quindi. Mi ero presa
avanti
quel pomeriggio, quindi aveva un paio di ore in libertà.
Nell'ultimo periodo le
cose si stavano facendo sempre più complicate e meno
limpide. La storia con
Bill inizialmente andava bene, tutto rosa e fiori, e tanto amore. Poi
con
l'arrivo della truccatrice le cose erano precipitate drasticamente,
facendo sì
che cominciassi a dubitare della nostra storia: già ero
restia di mio, per il
pessimo carattere che mi ritrovavo, mi domandavo come potessimo stare
insieme
come coppia se, alla prima difficoltà, ci allontanavamo
così. La cosa peggiore
non era che il mio ragazzo non se ne rendesse conto, era che il
cantante e Gabrielle
formavano un bel duo: insieme non stonavano, colpivano con una bellezza
così
definita e particolare, lei era carina e posata, io il contrario. Mi
chiedevo
come poteva lui stare con una come me, quando a disposizione aveva una
donna di
quel tipo! E non erano bei pensieri, perché ero fottutamente
innamorata di lui
e vedere come tutto stava andando a rotoli.. faceva male, parecchio.
Cosa
potevo fare daltronde? La soluzione era parlare col Kaulitz a
quattr'occhi, ma
l'orgoglio mi frenava. Il problema quindi rimaneva, e se non avessi
trovato una
soluzione, sarebbe andato tutto a puttane.
*
* * *
Spero vi sia piaciuto! Come
sempre grazie a tutti quelli che recensiscono
e che leggono
solamente, e grazie a chi continuerà a farlo.
Anna.
|
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Capitolo 21 *** Confini. ***
Okay ragazze sono imperdonabile! Scusatemi davvero per il ritardo,
purtroppo ho avuto una settimana piena, finalmente giovedì
finisce tutto! :D
E poi vedere, volevo postare ieri, ma alla fine sono stata
tutto il tempo a subirmi
i Muz e i russi (tortura!) e poi ho rivisto Loro. Al termine di tutto
non avevo forze per aggiornare.
Quindi rimedio subito! :) Questo capitolo è dedicato
soprattutto alla 'vecchia' coppia, Tom e Anna!
Beh, manca anche poco alla fine! Aiuto. Non ci voglio
pensare!
Buona lettura,
stay
Crucchi.
* * * * *
Pdv
Anna
Aprì
lentamente gli occhi, beandomi della sensazione di benessere portatami
dalla lunga dormita dopo il viaggio per arrivare fino a Los Angeles.
Qualche raggio di sole penetrava dalla finestra, lasciata con le tende
socchiuse la serata prima. Che bella giornata, fu il mio primo
pensiero. Il clima nella città degli angeli era leggermente
più caldo rispetto a quello glaciale tedesco, d'altronde era
ancora febbraio. Precisamente il quattordici, altrimenti noto come San
Valentino, la festa degli innamorati. Non avevo grandi aspettative,
conoscevo il mio ragazzo e sapevo non fosse il tipo da regali
impegnativi o appuntamenti eleganti, probabilmente neanche sapeva fosse
già arrivata quella festività, perchè
quando sei in tour il tempo si dilata e scorre in modo disuguale,
facendoti perdere coscienza di ciò che succede al di fuori
del tourbus. Ma, in fondo, a me Tom piaceva così, non mi ero
innamorata di un santo, arrendevole, romantico uomo, ma di uno stronzo,
rompipalle ma in fondo dolcissimo chitarrista, e non potevo chiedere di
meglio. Un istinto incontrollato mi portò ad accarezzare il
ventre con la mano, pensando che a maggio da lì sarebbe
uscito un bimbo, la nostra creatura; mi ritrovai a sorridere,
ovviamente ero spaventata, sarei stata una brava madre? Sarei stata in
grado di crescere un bambino? Ma ero convinta di potercela fare,
l'istinto materno ce l'hanno tutti, quindi qualche
possibilità di farcela l'avevo.
Mi
alzai con calma osservando distrattamente la camera dell'hotel in cui
alloggiavamo, David aveva concesso ai ragazzi di poter prendere una
stanza in albergo, visto che dovevano affrontare dei concerti con
moltissime fan, perciò li voleva belli e rilassati. E
ovviamente l'alloggio scelto era degno della band, e anche
costosissimo! Cambiai l’oggetto delle mie occhiate e mi
spostai su colui che dormiva profondamente accanto a me.
Sentì il mio sguardo farsi liquido, i miei occhi iniziavano
automaticamente a brillare quando lo guardavo. Il suo viso aveva
un'espressione pacifica, i cornrows neri sparsi per il cuscino e le
spalli nude che si alzavano ed abbassavano a ritmo del suo respiro. Non
mi stancavo mai di guardarlo, non smettevo di stupirmi per tanta
bellezza e neanche di domandarmi come fosse possibile esistesse un
essere così perfetto. E soprattutto mi ritenevo fortunata
perchè lui aveva scelto me. Tra tutte le groupies, era
andato a complicarsi l'esistenza con una rossa dal carattere
contrastante e a tratti insopportabile. Nonostante ciò, si
era innamorato di me.
Il
mio cuore iniziò a battere forte, non appena vidi le sue
ciglia tremare leggermente, segno che si stava svegliando.
Aprì gli occhi e sorrise guardandomi.
-Giorno
Carotin- biascicò con voce calda, tipica di chi si
è appena svegliato.
-Buongiorno
anche a te scopino- mi chinai e mi avvicinai a lui, accoccolandomi fra
le sue braccia magre ma comunque muscolose.
-Tutto
bene?- domandò fissandomi.
-Si,
tutto okay. Stanotte ho dormito bene- risposi, effettivamente il "pupo"
non si era fatto sentire. -Programmi per la mattina?- domandai poi.
-Abbiamo
un'intervista fra..- guardò l'orologio -due ore; poi il
pomeriggio libero e un concerto alle nove- riassunse tutto.
-Uffa,
impegnati quindi- sbuffai.
-Dobbiamo
alzarci- fu il suo turno di sbuffare stavolta -devo prepararmi. Tu che
farai stamattina?- chiese.
-Penso
uscirò con Maia, mi sembra un po' giù
ultimamente- spiegai. Lo vidi annuire.
-Colpa
di quel cretino di Bill immagino- disse lui.
-Si,
vederlo sempre con l'inglesina la fa soffrire. E tuo fratello non fa
nulla per tranquillizzarla-
-E'
l'unico che non ha capito che Gabrielle è cotta di lui. Se
continua così..- intervenni io -si lasceranno- conclusi la
frase.
-Non
c'è mai un po' di pace qui eh?- commentò
sarcastico. -Esattamente! Ora è meglio se ti prepari,
altrimenti arriverai in ritardo. Io intanto mi vesto e vado a
recuperare Maia- gli lasciai un leggero bacio e scappai in bagno,
recuperando i primi vestiti disponibili. Neanche mezz'ora dopo ero
fuori in corridoio, con addosso una felpa larga, jeans altrettanto
larghi e la solita linea di eye-liner nero sugli occhi. Bussai alla
porta e mi venne ad aprire un Bill parecchio assonnato.
-Fatto
le ore piccole stanotte eh?- domandai abbracciandolo, lui rispose
mugugnando qualcosa che non capì. Vagai con lo sguardo nella
stanza, alla ricerca della bionda. La vidi uscire dal bagno vestita di
tutto punto, mi regalò un sorriso, che catalogai subito come
inquieto.
-Maia,
visto che i signorini hanno un'intervista, andiamo a farci un giretto
per Los Angeles?- domandai.
-Va
bene!- prese una borsa, salutò distrattamente Bill e uscimmo
così in corridoio.
Camminammo
silenziosamente finché non ci ritrovammo sedute in un
piccolo bar, ordinando brioche e cioccolata calda.
-Allora,
non hai detto una parola da quando siamo partite. Tutto bene?- le
chiesi.
-Neanche
tu hai parlato eh- costatò, cercando di evitare qualcosa
probabilmente.
-Piantala
di tergiversare! Allora, che c'è che non va? Hai litigato
con Bill?- mi guardò indecisa per un attimo, poi si decise a
svuotare il sacco.
-No..
non litighiamo mai- ammise. -E non è un bene?- feci io.
-No,
perché se non litighiamo è perché lui
non c'è mai. Ieri ha fatto le ore piccole, ma non con me. Mi
sento su un confine, e devo decidere se passare oltre o no- stette in
silenzio, io preferì aspettare che fosse lei a raccontarmi
tutto, avevo capito come prenderla: aveva un carattere abbastanza
complesso e, come il mio, contrastante. Tanto forte all'esterno, ma
fragile dentro.
-E'
andato a visitare la città con Gabrielle, capisci? Non con
la sua ragazza, ma con un'inglesina! E' tornato che già
dormivo, e stamattina non mi ha neanche fatto gli auguri di San
Valentino! Insomma, non sono una persona romantica, non pretendevo una
cena a lume di candela, ma almeno gli auguri! No, neanche-
-Beh,
neanche a me li ha fatti Tom, gli auguri- cercai di intromettermi, ma
ormai era un fiume in piena.
-Ma
è totalmente diverso: tu sei sicura dell'amore che lui prova
per te! Io non sono più sicura di niente. A questo punto non
credo valga la pena stare assieme, visto che mi trovo catapultata in un
triangolo di cui mi ritrovo al vertice più lontano e
isolato. E lui... cazzo non si accorge che mi fa soffrire!-
sbottò.
-Ma
perchè non gli parli?-
-Sono
un'orgogliosa del cazzo, e non voglio parlarci, non voglio ammettere
che mi sta facendo soffire! Insomma.. lo odio cavolo. Lo odio
perchè per colpa sua sto male come un cane,
perchè è un fottuto egoista, perchè mi
mette sempre da parte, perchè vicino a lui mi sento
così piccola, perchè a volte mi ritrovo a pensare
che starebbe meglio con una come Gabrielle, lo odio perchè
non riesco ad odiarlo-
Rimasi
stupida da quel discorsi, la capivo benissimo.
-E
poi.. non penso resterò per i prossimi mesi di tour, finito
marzo, se le cose continuano così, lascio-
tirò su col naso, troppo orgogliosa per piangere.
-Cosa?-
domandai stupita.
-E
dai, come pretendi possa restare se le cose continuano così?
Se me ne vado, allora Bill potrà viversi la sua storia con
la truccatrice- disse con tono sarcastico l'ultima frase. Avrei agito
così, in effetti.
-E
quindi cosa vorresti fare?-
-Vedi...
ieri ho ricevuto una telefonata, da un'importante agenzia informatica-
mi fissò -americana, L.A- sbarrai gli occhi.
-Non
vorrai venire a lavorare qui!- alzai la voce, stupita.
-Beh,
hanno detto che posso andare a fare un colloquio in mattinata, quindi..
mi accompagni?- annuì sconfitta. Mi aveva presa
completamente alla sprovvista.
-Lo
dirai a Bill?- domandai diretta.
-Dipende-
evitai di domandarle oltre. -Promettimi una cosa: al parto, ti voglio
con me. E' previsto per il 9 maggio.- Recuperò il sorriso e
rispose positivamente.
-Quindi
ora dobbiamo andare in questa impresa?-
-Si-
stette in silenzio un attimo -Prometti di non dirlo a nessuno okay?-
-Promesso.
E ora togliti quel muso, cerca di pensare positivo!- nel frattempo ci
alzammo, uscendo dal bar.
-Non
posso. Sono una persona pessimista e realistica di natura, ora come ora
la vedo particolarmente dura.- ammise con sguardo triste.
Mi
faceva male vederla così, perché le volevo bene.
E si capiva quanto stesse soffrendo.
Tornammo
a camminare silenziosamente per strada, ognuna immersa nei propri
pensieri. Fermammo un taxi, che ci portò al colloquio di
lavoro, io l'aspettai nell'auto. Uscì neanche una mezz'ora
dopo, con un'ombra di sorriso sul volto, dedussi fosse andata bene.
Aspettavo il ritorno di
Tom, seduta in stanza, pensierosa dopo aver passato la mattinata con
Maia. Aveva ragione il mio ragazzo, mai un po' di pace.
Finalmente
alle due fece il suo ritorno, con un sorriso strabiliante in faccia.
-Cos'è
quel sorriso?- domandai stranita. -Intervista divertente?- alzai un
sopracciglio.
-No,
finalmente posso stare un po' con te. Mi sei, siete, mancati- a quelle
parole mi sciolsi. -Ah, non me ne sono dimenticato. Buon san Valentino-
sbarrai gli occhi, facendolo ridere. Poi mi fiondai fra le
sue braccia. L’amore..
-Ho
un regalo per te!- mi fece l'occhiolino, frugando nelle sue tascone, da
cui estrasse una scatolina abbastanza grande, rettangolare. Mi si
inumidirono gli occhi, ah l'amore! -Non ti metterai a piangere, vero
Carotin?- mi prese in giro, mentre lentamente aprì la
confezione.
Rimasi
a bocca aperta, stupita, meravigliata, contenta, felice.
Davanti a me c'era un bellissimo bracciale d'argento, con delle pietre
ai bordi, con incisa la scritta. La nostra frase, la nostra canzone.
Unter deiner Haut. -Ma.. è stupendo Mopp!- dissi entusiasta,
mentre me lo misi sul polso.
-Sono
contento ti piaccia!- si grattò l'orecchio, gesto che faceva
quando era in imbarazzo: non si sentiva a sua agio a fare il dolce!
-Non
ti starai mica imbarazzando, vero Mopp?- lo presi in giro, imitando il
tono che aveva usato prima con me.
-Piantala!-
scoppiammo a ridere e mi trascinò a letto. -Dobbiamo parlare
mh- disse mentre mi sedetti in mezzo alle sue gambe. Aspettai che
prendesse la parola. -Insomma, mancano quattro mesi alla nascita del
bambino, cosa vogliamo fare? Intendo, non possiamo vivere
nell'appartamento col resto della band..-
annuì.
-Quindi avevo pensato di comprare casa, ad Amburgo- a momenti la mia
mascella cadeva al suolo! Insomma, era un passo avanti, che ero
disposta a fare, con lui tutto.
-Noi
due?- domandai. Giocherellò con i miei capelli, per poi
rispondere -noi tre-
Era
inutile, non smetteva mai di stupirmi, ho già detto che
l'amavo?
-Sei
sicuro? Pensi di riuscire a sopportarmi tutti i giorni?- ridacchiai.
-Sì, penso di potercela fare! E tu?-
-Non
chiedo altro- risposi girandomi verso il suo viso, lasciandomi andare a
un dolce bacio. -ti amo Kaulitz- sussurrai sulle sue labbra. L'ultima
cosa che sentì fu "anche io rossa", il resto è un
ricordo sfuocato intriso d'amore e passione.
Mancavano
dieci minuti alle nove, e i ragazzi si trovavano nel backstage in preda
all'ansia. Io, dal canto mio, ero felice. Il pomeriggio passato con Tom
mi aveva decisamente rigenerata. C'era qualcosa che mi rendeva
inquieta, però: mancava Maia. Mi avvicinai a un Bill
nervoso, rivolgendogli la parola cautamente, onde evitare d'esser
sbranata.
-Bill,
come mai Maia non c'è?-
-Non
so, mi ha detto che non stava bene- scrollò le spalle, no
qualcosa non andava.
-Tutto
bene fra voi?-
-Mh,
non so.. è un periodo strano!- disse lui. Non ebbi tempo
d'aggiungere altro, lo show doveva iniziare.
La
band uscì e si sentirono parecchie urla, seguite dalle prime
note di chitarra. Mi sedetti su uno sgabello, da dove riuscivo a vedere
abbastanza bene lo spettacolo. Inutile dire che furono stupendi. Quando
credevo fosse tutto finito, Bill prese in mano il microfono.
-Buonasera!
Spero vi siate divertiti stasera!- esclamò con un perfetto
inglese, merito dello studio e.. delle giornate passate con Gabrielle
probabilmente. -Questa è l'ultima canzone, passo la parola a
Tom!- Sbarrai gli occhi, Tom? Avevo sentito bene?
Il
chitarrista sorrise malizioso, scatenando nuove urla, e pronunciando
una frase che mi stupì, sia perchè non v'erano
errori grammaticali, sia per altro..
-Questa
canzone non l'abbiamo ancora fatta live, oggi è la prima
volta- prese la chitarra acustica e si sedette a fianco del gemello.
Bastò
la prima nota per farmi capire di che canzone si trattava, la nostra. Bill intonò la
prima frase "Unter
deiner Haut, Spüre ich den schlag deines Herzens, Die
Melodie übereinstimmt". Poi si aggiunse il fratello,
e il pubblico. Canticchiai silenziosamente anche io, mentre le parole
si fondevano con le lacrime. Era troppo per una giornata sola, il mio
cuore rischiava d'esplodere. Emozione unica.
Lasciarono
il palco vuoto accompagnati dalle grida delle fan, c'era un atmosfera
carichissima. Rivolsi uno sguardo a Bill, sorridendogli. Prima di
fiondarmi tra le braccia del mio ragazzo però, gli comunicai
col labbiale cosa doveva fare, "parla con
Maia" mi
guardò confuso. Scossi le spalle e tornai dal mio uomo.
Che
giornata indimenticabile.
* * * * *
Spero
vi sia piaciuto, nei prossimi capitoli.. danni in corso ;D
Commento
gradito, grazie a tutte
quelle che mi seguono, siete.. boh, fantastiche!
Anna
|
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Capitolo 22 *** Der letze Tag. ***
Eccomi, questa volta sono stata
più veloce!
La scuola finisce
domani (alleluia!) così ho più tempo per scrivere
la storia che ho in mente e postare questa! :)
Colgo
l'occasione per fare gli auguri a lei:
JadedSha
Happy
birthday to you Serena, I love you.
- Your Tab.
* * * *
Ventiduesimo
capitolo: Der letze Tag
Era l'una
passata, non riuscivo ad addormentarmi, attendevo il ritorno di Bill
dal concerto. Sentivo della musica provenire dall'esterno, schiamazzi e
risate divertite, Los Angeles era ancora molto attiva, al contrario
mio, che aspettavo il mio ragazzo buttata sul letto, con addosso solo
una felpa e un'aria decisamente poco felice.
Dopo mezz'ora
passata a contemplare la porta, finalmente vidi la maniglia aprirsi,
seguita dall'entrata del cantante.
-Ehi, ancora
sveglia?- domandò slacciandosi il cappotto di pelle scura,
con tono leggermente stanco.
-Già,
non riuscivo ad addormentarmi- bugiarda, pensai mentalmente. La
verità è che lo aspettavo.
-Com'è andata stasera?- a questa domanda il suo viso prese
immediatamente vita, mentre gli occhi iniziarono a brillare.
-Oh,
è stato stupendo! C'erano tantissime persone, abbiamo
suonato quasi tutte le canzoni in tedesco, e cantavano insieme a me!
Una sensazione bellissima!- fece quel sorriso che amavo tanto; -Tu
invece che hai fatto?- oltre ad aspettarlo e pensare come un'ossessa?
-Nulla, ho
guardato un po' di televisione. Adesso basta parlare, non voglio che mi
crolli, sei magrolino si ma non riuscirei a metterti a letto-
ridacchiai, lui mi guardò male e scomparì in
bagno, per tornare cinque minuti dopo con addosso un paio di pantaloni
larghi della tuta.
-Non ti sei
struccato?- domandai indicando gli occhi cerchiati ancora di nero.
-No, non ne ho
voglia. Tolgo domani mattina, tanto ho la giornata libera-
sospirò -finalmente- aggiunse lui ad alta voce, io
mentalmente.
-Ci voleva-
commentai io, stendendomi a letto. Sentì il letto abbassarsi
e due braccia sottili circondarmi la vita.
In quel momento
tutta la rabbia che potevo provare verso di lui, la frustrazione per
essere stata messa da parte per colpa di Gabrielle, per essermi sentita
sola.. svanì. Non potevo farci nulla, aveva troppo potere su
di me, oramai la mia felicità dipendeva dalla sua presenza.
E ciò non era un bene, decisamente. Potevo fare la
masochista, stare con lui nonostante sembrava preferisse la presenza
della truccatrice, soffrire ma averlo vicino. Oppure potevo lasciarlo e
soffrire come un cane.
Cosa potevo
fare? Avrei sofferto comunque, in ogni caso. Fu con questi pensieri che
mi addormentai, passando una notte per nulla tranquilla.
Allungai
leggermente le mie gambe sul letto, stiracchiandomi e sbadigliando
silenziosamente. Aprì gli occhi, socchiudendo le palpebre
per abituarmi alla luce; girai lo sguardo sul comodino, la sveglia
segnava le dieci e mezza, avevo dormito abbastanza, così
decisi di alzarmi. Mi girai a guardare Bill che dormiva, aveva la bocca
socchiusa e respirava lentamente, come un bambino. Sorrisi a
quell'immagine, quanta dolcezza. Considerando che la sera precedente
era molto stanco, dubitavo si sarebbe svegliato presto,
perciò dedicai un po' di tempo a me stessa. Prima di tutto
mi feci un lungo bagno nella bellissima vasca di marmo della stanza
d'albergo, stetti immersa per una mezz'ora buona, con alle orecchie lo
soave voce del cantante dei Guns. Uscita asciugai i capelli biondi e
passai al trucco, ultimamente ne mettevo meno, limitandomi ad ombretto
nero, non avevo nè tempo nè voglia.
Così quella mattina mi misi d'impegno, passando sugli occhi
uno strato di polvere grigia, una linea perfetta di eye-liner, mascara
e matita sempre nera. Ripescai dal mio beauty case il mio amato
rossetto corallo, mettendone uno strato leggero sulle labbra. Un'ora e
mezza dopo, ad opera conclusa, mi fissai sullo specchio. Finalmente
rimandò un'immagine che mi soddisfaceva, la ragazza riflessa
era meno pallida del solito, più bella. Ero di buon umore,
perciò decisi di mettere qualcosa di insolito, parecchio per
i miei standart. Misi uno dei vestiti procuratomi da Bill, un semplice
abito nero, con pizzo rosso. Sembravo una bambolina-dark. Ridacchiai al
pensiero e sentì il telefono squillare. Mi affrettai a
rispondere, sperando che la suoneria non l'avesse svegliato. Era Andrea.
-Pronto, Andi!
Come stai?- dissi.
-Ehi,
è da una settimana che non ci sentiamo! Ti ho dato per
dispersa!- ridacchiò -Come stai?- chiese.
-Mh,
così. Diciamo che mi godo gli ultimi giorni da tecnico dei
Tokio Hotel.. e penso anche da ragazza di Bill Kaulitz- aggiunsi con
tono sarcastico, per nascondere la tristezza che ciò mi
provocava.
-Cosa?
Perchè?-
-Oh dai, penso
accetterò l'offerta e andrò a lavorare a Los
Angeles, quindi una relazione a distanza non funzionerebbe.. almeno,
ora come ora sarebbe il suicidio. Senza contare che, secondo me, a lui
inizia a piacere Gabrielle- spiegai.
-Ma non puoi
mollare così, devi combattere, lo ami no?-
-Di
più- sospirai, -ma se lui vuole stare con l'inglese, che ci
stia. Non voglio stia con me se pensa non ne valga la pena-
-Ne vale la
pena! Smettila di parlare così! Sembra che tu.. ti sia
arresa- constatò.
-Beh...
perchè è così. Quindi mi godo gli
ultimi giorni di felicità, non voglio pensare troppo
positivo, so già che ci starò di merda, ma se mi
illudo.. sarà peggio-
sentì
un breve silenzio dall'altra parte, -Tanto sei cocciuta, quindi
è inutile che parli cercando di farti cambiare idea-
-Ecco-
sentì un movimento provenire dalla camera, forse si stava
svegliando -Scusa, devo andare. Ci sentiamo Andy, ti voglio bene-
ricambiò il saluto e andai dal frontman.
-Ehi- mi
sorrise, parlò con voce roca, ancora addormentata.
-Buongiorno
Will- mi guardò male, -Ero al telefono, spero di non averti
svegliato-
-No, non ti
preoccupare- si passò una mano sugli occhi, sporcandosi
leggermente di trucco, facendomi ridacchiare.
-Ma, sei bella
stamattina- affermò guardandomi.
-Oh grazie,
perchè sono brutta di solito- alzai un sopracciglio.
-Ma dai, scusa!
Intendevo, sei sempre bella- sottolineò il sempre, -ma oggi
particolarmente- Arrossì.
-G-grazie. Non
sapevo che fare. E' meglio che tu ti tolga tutto il trucco che hai in
faccia, aspetta qui- mi recai in bagno, tornando con l'occorrente
necessario.
Lui intanto si
era seduto a gambe incrociate sul letto, mi guardava curioso.
-Posso?-
annuì incerto, così cominciai a passare
leggermente il cotone sulla sua pelle chiara, levando tutto il nero.
Era
così bello, aveva un viso delicato, liscio e una pelle prima
di imperfezioni. Erano passati sei mesi dalla prima volta in cui lo
vidi, ma mi stupivo sempre di come potesse essere bello.
Mentre passavo
un po' d'acqua sul collo, cercando di togliere residui di fondotinta -
non capivo perchè lo mettesse sinceramente, come volesse
nascondere la sua vera pelle -, sentì il suo respiro vicino
al mio collo, e il mio cuore battere furiosamente. Mi girai verso di
lui, rimanendo incatenata coi suoi occhi. Sorrisi imbarazzata, non
reggevo a quelle pupille nocciola, perdevo il controllo. Lui
ricambiò il sorriso, mi alzò il viso con una mano
e poggiò delicatamente le sue labbra sulle mie. Dischiusi la
mia bocca permettendo di far entrare la sua lingua,
rabbrividì sentendo il suo piercing. Circondai il suo collo
con le mie braccia, mentre lui mi distese sul letto, facendo aderire il
suo corpo sul mio. Era a petto nudo, mi piaceva il contatto con lui,
sentivo il suo cuore battere sul mio. Lentamente tirò
giù la lampo del vestito, rimasi con addosso un semplice
completo intimo nero. Invertì le posizioni e feci scivolare
giù dal letto i suoi pantaloni.
Fu passionale,
dolce, perfetto. Troppo forse. Mi stesi accanto a lui, poggiando la
testa sul suo petto. Avevamo ancora il respiro irregolare. C'era
silenzio. Volevo parlargli, volevo dire che l'amavo. Non ne avevo
più il coraggio, sarebbe stato troppo per me ricevere come
risposta un "anche io", visto che avevamo i giorni, se non ore,
contate. Cominciò ad accarezzarmi i capelli, il suo tocco mi
faceva sentire il paradiso. Scesi dalla mia nuvoletta di
felicità quando constatai che era mezzogiorno passato e
avevo fame.
-Will..-
piagnucolai.
-Si Angelika?-
sbuffai sentendo il mio secondo nome.
-Ho fame-
scoppiò a ridere. -In effetti, anche io! Abbiamo bruciato
stamattina!- mi fece l'occhiolino e io ricambiai con una gomitata in
pancia.
-Ehi, ma che
violenza! Scendiamo a mangiare?- annuì, recuperai i vestiti
e sistemai il trucco, leggermente colato. Scendemmo mezz'ora dopo, il
tempo che Bill impiego per vestirsi e truccarsi, era stato
relativamente veloce!
La band aveva
fatto riservare una sala da pranzo, quindi potevamo mangiare in
tranquilla, senza temere di essere fotografati.
-Ehi buongiorno
ragazzi!- salutò Tom, seduto assieme alla rossa.
-Ciao Tom,
Anna- ricambiammo il saluto.
-Tutto bene?-
domandò la ragazza, rivolgendomi un'occhiata. Scossi le
spalle e risposi un "bene" non proprio convinto.
Iniziammo a
chiacchierare, mentre i camerieri portavano da mangiare.
-Cosa fate
oggi?- domandò il gemello chitarrista.
In
realtà non lo sapevo, perciò aspettai fu il mio
ragazzo a rispondere.
-Alle due e
mezza vado con Gabrielle a fare shopping- fu la sua risposta allegra.
Stavo bevendo un sorso d'acqua e quasi mi soffocai.
Un giorno
libero dopo tanto, e lui? Lo passava con quella!
L'altra coppia
mi fissò preoccupata -Scusatemi- dissi cercando di
deglutire.
-E tu che farai
Maia?- domandò l'ex-rasta.
Beh,
probabilmente avrei passato il pomeriggio a programmare il litigio che
avrei avuto con Bill la sera, perchè Dio solo sapeva quanta
voglia di urlare avevo.
-Penso
aggiornerò il vostro blog, ordini di David. Poi
farò le valigie, domani si parte per Toronto- fu invece la
mia risposta. -Voi?-
-Un giro in
città. Oh Bill, sta arrivando Gabrielle-
dichiarò il gemello, mi girai e vidi la ragazza
venire verso di noi. Sembrava un angelo, perchè doveva
essere così bella?
-Buon
pomeriggio- disse lei con voce dolce, chinandosi a dare un bacio al mio
ragazzo sulla guancia. Sentì il sangue salirmi al cervello,
stavo elaborando una frase poco carina da dire ma fui interrotta dal
"bip" proveniente dal mio cellulare, messaggio dalla rossa, alzai un
sopracciglio, che voleva?
"Ricordati
di respirare, sembri una pentola a pressione pronta a esplodere"
"perchè
è quello che sono. BOOM" risposi.
-Io me ne torno
in camera- dissi, -divertitevi oggi pomeriggio- aggiunsi poi, incolore.
Senza aspettare risposta, fuggì in camera, piazzandomi
davanti al televisore. Pensavo la nostra storia sarebbe durata almeno
fino alla fine del tour, ma qualcosa mi diceva che mi sbagliavo.
Nella mia mente
risuonò il ritornetto di "der
letze Tag". Niente più azzeccato.
* * * *
Ecco il
capitolo, spero vi sia piaciuto :)
Grazie
per le recensioni, sono arrivata a quota 255! Insomma,
neanche
credo di meritarle, siete fantastiche. ♥
Anna
|
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Capitolo 23 *** Totgeliebt. ***
Ecco il nuovo capitolo,
sono stata veloce ;)
Vi chiedo
già di non linciarmi per quello che ho scritto eeeh!
Detto questo ringrazio
tutti quelli che seguono la mia storia anche senza recensire
(ah, ricordo che per un
commento non ho mai ucciso nessuno :P) e anche chi recensisce :)
Ho perso un po' di
recensori per strada penso xD come la Marty, Alice e Illa ,
se
ci siete battete un colpo D:
Vi lascio al capitolo ;)
Peace,
love and stay Tokio!
* *
* *
Ventritreesimo capitolo:
Totgeliebt
Mi piantai
davanti al televisore sperando ci fosse qualche programma che potesse
distrarmi, per esempio un film horror o uno comico. Il fato era
decisamente contro di me, sarà stato che era da poco passato
San Valentino, o che la primavera metteva in moto gli ormoni, fatto sta
che davano solo film romantici, strappalacrime e commedie sentimentali,
cose che non facevano decisamente per me, considerando fossi depressa
per la prossima fine della mia vita di coppia. Affondai il cucchiaio
nel vasetto di nutella rubato dal tavolo della colazione la mattina, e
lo portai alla bocca, era il rimedio migliore anti-depressione. Feci un
altro po' di zapping soffermandomi sul canale musicale, sperando di
trovare qualcosa che mi distraesse, ma quando una giornata è
destinata ad andare male, può solo peggiorare: uno speciale
sul nuovo album e tour dei Tokio Hotel. No, decisamente qualcuno ce
l'aveva con me. Sbuffai innervosita, spegnendo la televisione e
lanciando il telecomando in un angolo sconosciuto della camera. Guardai
l'orologio, erano solamente le tre e mezza, che potevo fare? Optai per
preparare le valigie, visto l'imminente partenza dell'indomani.
L'operazione mi impegno ben due ore, non tanto perché avessi
tanti vestiti, più che altro perché ogni abito
portava con sé un flashback del tempo passato con il mio
ragazzo, e ciò non faceva che ricordarmi che presto tutto
sarebbe finito, ormai neanche ci speravo.
Dopo
aver messo via i miei oggetti, accesi il computer per navigare un po'
su internet, cercai qualche news sulle mie band preferite, poi le mie
dita digitarono quasi automaticamente Tokio Hotel sulla barra di
google. Lessi qualche notizia distrattamente, per lo più
parlavano del tour e della gravidanza di Anna, poi notai un sito di
gossip con delle immagini che attirarono la mia attenzione,
perché il protagonista maschile era Bill.. e quella
femminile non ero io. Era Gabrielle, chi altro poteva essere? Erano
state scattate in diverse occasioni, varie uscite in cui non ero stata
invitata; era facile indovinare cosa c'era scritto nelle didascalie,
gettai solo un'occhiata e scorsi ciò che immaginavo, tutti
si chiedevano chi fosse, se per caso era la sua ragazza. Spensi il
computer, con l'umore che ormai era finito sotto le scarpe, per tirarmi
un po' su pensai di chiamare Andrea.
-Ehi
Andy, come stai?- domandai appena accettò la chiamata.
-Buongiorno!
Tutto bene, sono solo un po' stanca, appena tornata da lavoro, ho fatto
un tatuaggio enorme a un tizio, mamma mia dovresti vederlo!-
ridacchiai contagiata dal suo entusiasmo, almeno qualcuno era felice.
-E tu? Novità da ieri? Ci hai parlato?- domandò.
-Non
esattamente... dopo il concerto non abbiamo avuto modo di parlare-
arrossì al pensiero di ciò che avevamo invece
fatto.
-Ma
scusa, avevate l'occasione di parlare e avete fatto sesso?- disse
alzando la voce, facendomi arrossire ancora di più.
-Senti...
io mi sono rassegnata, tanto vale che mi sia goduta "l'ultima notte"!-
sbottai.
-Quindi
che hai intenzione di fare ora?- chiese con voce più calma.
-Non
so... vorrei parlare con Gabrielle prima- sospirai.
-Perchè
con lei e non con Bill?-
-Perchè...
prima affronto lei, poi lui, sarà più semplice-
spiegai -credo- aggiunsi dopo.
-Quindi
che farai dopo?-
-Penso
che lascerò questo lavoro, devo parlare con David per capire
se posso lasciarlo subito o devo aspettare la scadenza del contratto.
Poi mi trasferirò a Los Angeles-
-Pensa
bene a quello che stai per fare- aveva capito, non sarebbe riuscita a
farmi cambiare idea.
-Hai
visto no, le ultime foto di Bill su internet- dal silenzio che
seguì, capì che la risposta era affermativa.
-Si
beh.. sono solo foto, non significano nulla-
-Non
è il fatto delle foto in se.. anzi si cazzo! Io sono sempre
stata attenta, abbiamo sempre fatto di tutto per non farci beccare dai
paparazzi e creare scoop indesiderati, poi arriva sta qua e si fanno
beccare subito, ti pare?-
-Ma
è diverso secondo me, perché Bill e Gabrielle
possono andare in giro senza problemi, perché sono solo veri
amici, voi due no-
-Non
so davvero che dire. Ho bisogno di aria- dissi pensierosa. -Parlami di
te, cosa fai ultimamente oltre a tatuaggi enormi?- aveva capito
l'antifona, cominciò a raccontarmi ogni dettaglio delle
ultime settimane, mentre io raggiungevo la terrazza dell'hotel.
Quel
pomeriggio il vento era freddo, pizzicava sulla pelle facendomi
arrossire guance e naso. Mi strinsi nel giaccone osservando la vista
sulla città, caotica e frenetica. I miei problemi di
perdevano in mezzo a quel caos, si dissolvevano per un attimo. Mi
sedetti a gambe incrociate sulla panchina, mettendo le cuffiette nelle
orecchie e facendo partire la riproduzione casuale.
"Talk to me softly
There’s
something in your eyes
Don’t hang
your head in sorrow
And please
don’t cry
I know how you feel
inside I’ve
I’ve been
there before
Somethin’s
changin’ inside you
And don’t you
know
Don’t you cry
tonight"
Cambiai automaticamente
canzone, facendomi invadere dalla calda voce del cantante dei
Rammstein, misi il volume al massimo, così mi fu impossibile
continuare a torturarmi con pensieri poco felici. Le melodie si
susseguirono una dopo l'altra, finché il sole non
svanì e cominciarono a spuntare le stelle.
Scossi
le spalle e mi sfregai le mani, in cerca di calore. Sa
Capitolo
ventitre: Totgeliebt
ltai
di paura non appena sentì qualcosa vibrare nella mia tasca,
era la rossa che mi chiamava.
-Maia
ma dove sei finita?- domandò agitata.
-Sono
sulla terrazza, avevo bisogno di staccare- spiegai.
-Bill
è tornato da un'oretta, era preoccupato- ah, quindi si era
ricordato di me, pensai sarcastica.
-Mh,
torno più tardi. Devo... devo parlare con Gabrielle, non
dirglielo però, okay?- lei rispose positivamente e chiusi la
chiamata.
Lasciai
la terrazza e presi l'ascensore per recarmi nel piano in cui si trovava
la stanza della ragazza. Rimasi due minuti indecisa davanti alla porta,
mi mancava il coraggio di bussare. Presi forza e battei due colpi sulla
porta, venne ad aprirmi subito, con un sorriso sul viso, che si
affievolì notando chi aveva davanti.
-Posso
entrare?- domandai a bassa voce, incerta. Lei annuì
lasciandomi spazio; mi fece accomodare sul divano.
-Volevo
parlarti di.. Bill- tirai fuori la voce a fatica. Mi guardò
incerta e preoccupata, capì che c'era qualcosa che Bill che
non sapevo. -Vi siete baciati- me ne uscì io, esponendo il
mio dubbio, spalancò gli occhi. Merda, merda, merda.
-Io,
sono stata io, l'ho baciato io.. ma non è successo altro!
Lui mi ha detto che non poteva perché sta già con
te!- Chiusi gli occhi e presi un respiro, cercando di regolarizzare il
ritmo del mio cuore, e non far uscire le lacrime che premevano.
-non
poteva..- sussurrai io a me stessa, alzandomi e uscendo di
lì, dirigendomi nuovamente verso la terrazza, inviando un
messaggio al mio "ragazzo", chiedendo mi raggiungesse. Se dovevamo
litigare, meglio farlo là dove la gente non sentiva. Mi
sedetti sulla panchina e neanche cinque minuti dopo avvertì
la presenza del cantante al mio fianco.
-Hey,
che succede?- domandò prendendo la mia mano fredda e
guardandomi negli occhi, sfuggì dalla sua presa e voltai lo
sguardo davanti a me.
-Dimmelo
tu- il mio tono era.. freddo e innaturale. Mi fissò
indeciso, poi sembrò capire.
-Il
bacio..- sussurrò, -è stata lei, io le ho det..-
lo interruppi, -lo so, so cosa hai detto. Che non potevi
baciarla perché stai con me- sibilai questa frase con tono
acido. -Cazzo Bill! Non te ne rendi conto vero?- alzai la voce, lui non
sembrava capire. -Hai detto che non potevi! Hai usato la parola
sbagliata. Avresti dovuto dire che non volevi
baciarla,
parchè stai con me e mi
ami- presi
fiato e sparì l'ultima frase -Penso sia meglio chiuderla
qui, ci abbiamo provato, non ha funzionato- il mio tono era
insolitamente calmo rispetto a ciò che sentivo.
-Stai
scherzando spero!- alzò la voce.
-No,
non sto scherzando cazzo! E' finita, è stato bello
finché è durato! Ma ora beh.. basta- usai il suo
stesso tono.
-Cos'è?
Cercavi un divertimento mentre lavoravi con noi in tour? E ora che stai
finendo hai pensato di tagliare tutto?- mi sbottò in faccia,
come si permetteva?
-Fanculo
Kaulitz! Ma che cazzo dici? Sei tu, è colpa tua, solo colpa
tua! Da quando è arrivata l'Inglesina io sono sparita!-
-Ah,
sei invidiosa! Solo perché lei è..- lo bloccai
nuovamente -COSA? Bella, bionda, alta, intelligente? Cosa? Dio che
delusione, mi hai deluso- rimase spiazzato dalla mia reazione. -Se ti
dava tanto fastidio che stessi con lei, perché non me l'hai
detto?- presi un respiro, stavo per esplodere.
-Sei
un cretino, saresti dovuto arrivarci da solo! Se io avessi iniziato a
passare tutto il giorno con un figo che non sei tu, ti avrebbe fatto
piacere? No! Ma tu sei troppo egocentrico per accorgerti di quando fai
soffrire gli altri!- alzai ancora la voce.
-Ma
vaffanculo, tu butti nel cesso il nostro rapporto così? Beh,
allora non vale la pena che perda altro tempo con te- sputò
con voce fredda.
-No,
a quanto pare non ne vale la pena. Dai, vai dall'inglesina. Almeno il
fatto che tutto sia andato a puttane ti da piena libertà,
no?-
-Lasciamo
perdere, non voglio
più avere niente a che fare con te- disse prima di tornare
dentro, lasciandomi lì.
....Non
voglio più avere niente a che fare con te.....
Quelle
parole mi si conficcarono nella mente e nel cuore come coltelli
affilati, faceva male, dio se faceva male. Mi venne in mente la frase
di una sua canzone. "Es bringt mich um, wir haben uns totgeliebt" L'amore
è morto.
Falso, falso, dannatamente falso. L'amore non può morire,
non lo si può sopprimere con un iniezione, no. E' la persona
che muore, che si uccide giorno dopo giorno, il sentimento fa da
veleno, ma tu lo inietti.
Vidi
la vista appannarsi e sentì qualcosa scendere dai miei
occhi. "Ich seh
dich weinen und keiner wischt die Tränen weg" la voce di Bill
risuonò nella mia testa, perché pure le canzoni
mi tormentavano ora? Mi raggomitolai su me stessa e rimasi ferma
finché non sentì la voce di Anna chiamarmi.
-Ehi-
sembrava preoccupata -Bill è venuto da noi e ci ha detto
tutto..- si sedette vicino a me.
-Mh....-
fu la mia risposta, mi fissò e notò i miei occhi
rossi, addolcì il suo sguardo.
-Non
guardarmi così per favore, mi faccio pena da sola- borbottai
io.
-Siete
due stupidi!- se ne uscì lei, la guardai interrogativa, in
fondo a lei era successo lo stesso con l'altro gemello.
-So
cosa stai pensando, ma fra me e Tom era diverso! Lui non era pronto,
voi invece lo siete, ma siete troppo cocciuti e masochisti per mettere
da parte l'orgoglio, parlare e chiarire-
-No,
visto che gli piace tanto passare il tempo con l'inglese, tanto vale
che stia con lei, non con me- il mio tono era deciso, ma
terribilmente.. triste.
-Tu
stai bene con lui, non Gabrielle- scrollai le spalle.
-Ma
lui non lo capisce- Rimanemmo in silenzio. -Quindi ora che farai?-
domandò piano.
-Io...
domani parlerò con David, per vedere come comportarci con il
lavoro, voglio terminare il prima possibile, è troppo per me
vederlo tutti i giorni.. non ce la potrei fare, davvero.-
Mi
fece un sorriso triste, spettinandomi i capelli. Provai a ricambiare,
ma uscì una smorfia indistinta. Ero stata previdente almeno,
avevo già portato la valigia nella stanza che mi assegnava
David in ogni hotel, nonostante sapesse che dormivo da Bill.
Con
passo trascinato e lento arrivai nella camera, buttandomi sul letto.
Sospirai, lo sapevo. La giornata non poteva che concludersi
così.
Evviva,
la storia con il ragazzo che amavo era andata a puttane, evviva.
* *
* *
Alla prossima! :D
|
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Capitolo 24 *** Zeit läuft. ***
Nel
mio solito monologo vorrei solamente ringraziarvi, oggi.
Il
capitolo "Totgeliebt" ha
ottenuto 102 "mi piace", sono rimasta senza parole, davvero!
Cioè,
grazie mille! Grazie perchè è dal venti ottobre
che mi seguite, da Unter deiner Haut,
grazie
perchè non avete smesso, grazie per i complimenti, grazie.
Tutto
qui.
*magone
perchè fra poco finisce*
Stay
Tokio.
* * * *
Ventiquattresimo
capitolo: Zeit läuft
Quando
mi svegliai, sentì la testa pesante come un macigno: la sera
prima mi ero addormentata molto tardi, con le lacrime agli occhi, di
conseguenza mi trovavo con due fanali gonfi e arrossati, cosi come le
guance; i capelli tutti spettinati e occhiaie spaventose, una vera
bellezza quindi!
Ancor
meglio del mio aspetto era il mio umore, mi pareva d'aver una nuvoletta
grigia sopra la testa che m'accompagnava ovunque. Mi alzai a fatica,
trascinandomi verso il bagno, riempiendo la vasca con acqua bollente e
mi ci fiondai dentro, mentre dal mio cellulare usciva la voce del mio
"amico" Axl. Uscì mezz'ora dopo, già
più rilassata. Guardai l'orologio, erano appena la otto e
mezza di mattina, m'ero alzata presto. La partenza per Toronto era
prevista per le dieci, in tourbus. Occupai il restante tempo con la
musica alle orecchie, volume al massimo per impedire ai pensieri di
circolare. Venuta l'ora, inforcai un paio di occhiali da sole e mi
recai a testa bassa nell'atrio, dove aspettavano lo staff e la band.
Salutai distrattamente i ragazzi, appena incrociai lo sguardo di Bill,
abbassai gli occhi sentendomi bruciare, poi passai oltre, andando da
Valerie, non avrei più condiviso la cuccetta con il
cantante, perciò avevo scelto di tornare nel bus con lo
staff, il lato negativo della faccenda era che avrei dovuto convivere
con l'altra truccatrice, niente di meno che Gabrielle; anche se,
temevo, non sarebbe rimasta a lungo: ora il Kaulitz era single, quindi
si sarebbe potuta infilare facilmente nel posto che un tempo era mio,
cioè un giorno prima. Come cambiavano le cose!
-Buongiorno
Vale- salutai mogia -Hai visto David? Non lo vedo qui- notai, dovevo
parlare col manager il più presto possibile.
-Mh,
prima stava parlando con la band, penso sia andato nell'ufficio
dell'hotel.. perché?-
-Devo
parlargli di.. una cosa- restai sul vago.
-Sputa
il rospo Maj- sorrisi al nomignolo che m'aveva affibbiato uno dei primi
giorni di lavoro.
-Questioni
di lavoro- cercavo di evadere la domanda, inutilmente, il suo sguardo
restava insistente su di me, così svelai l'"arcano mistero".
-Voglio chiedere se è possibile lasciare il lavoro prima
della fine di marzo, cioè il più prima possibile,
sai com'è- scrollai le spalle.
-Stai
scherzando spero!- alzò leggermente la voce, prendendomi per
mano e portandomi fuori, così che nessuno sentisse. -Non
puoi andartene, rischieresti di perdere Bill!- il mio sguardo si fece
malinconico.
-Va,
ormai l'ho già perso- ammisi. -Di la verità, non
pensi che Gabrielle e Bill sarebbero una bella coppia?- domandai
incolore, cercando di far finta che quelle parole non facessero un male
cane.
-Esteticamente
può darsi, sono simili; ma credimi, tu e lui vicini
ammaliate, ti sottovaluti! E si lascerebbero subito, lei lo adora
indubbiamente, ma penso lui si meriti una con carattere, non uno
zerbino che è d'accordo con ogni cosa che dice-
-La
verità è che, a Bill, lei piace; altrimenti non
avrebbe passato tutto quel tempo con lei, scordandosi di avere una
ragazza!-
-Si,
le piace. Ma ama te!- rispose.
-Bel
modo di dimostrarlo- bofonchiai.
-Te
ne pentirai, ve ne pentirete- affermò decisa, io non
risposi, in fondo sapevo me ne sarei pentita, ma non potevo certo
continuare a fare la ragazza invisibile, mentre Gabrielle me lo portava
via, non potevo essere passiva. Non volevo neanche combattere, se mi
amava anche lui non ce ne sarebbe stato bisogno.
-Andiamo
al tourbus, è freddo qui fuori- disse. E anche qui dentro,
pensai. La seguì all'interno, le mie valigie erano
già state portate lì. Avrei dormito nella stessa
stanza di Valerie, dove prima stava Nat. L'altra invece, aveva preso il
mio vecchio posto.
-Posso
farti una domanda? Rispondi sinceramente per favore- dissi alla donna,
lei annuì, -Com'è Gabrielle? Nel senso, hai avuto
l'opportunità di conoscerla, mi sbaglio?- forse chiederlo
era da masochisti, oltre a essere più bella di me, poteva
essere anche caratterialmente migliore, non che ci volesse tanto.
-Oh-
ci pensò un momento -Non è una brutta persona,
però non la conosco neanche tanto bene. Non parla molto, e
quando comincia parla soprattutto dei Tokio Hotel e..- di
morsicò il labbro, terminai io la frase per lei, sospirando
-Di Bill.- strizzai gli occhi -capisco.. non so cosa sarebbe peggio,
sai? Intendo, se fosse una ragazza meravigliosa oppure insopportabile-
mi guardò interrogativa -perchè?-
La
verità era che amavo terribilmente Bill, e in quei mesi
avevo capito che persona stupenda fosse. Se non poteva - o voleva -
stare con me, si meritava una persona che gli volesse bene, non una che
l'avrebbe sfruttato per la fama o solo perché era il sogno
dell'adolescenza.
-Lascia
stare, è complicato- risposi alla donna, non volevo
risultare troppo patetica.
Mi
sorrise comprensiva, abbracciandomi lievemente, per fortuna c'erano gli
amici, altrimenti si che mi sarei depressa più di quanto non
lo fossi già.
Passarono cinque
giorni, passò il concerto di Toronto, passarono gli Stati
Uniti, la tristezza però non passava. Non avevo avuto
occasione di parlare con David, poiché non era mai solo, e
di certo non volevo parlare con lui di fronte alla band. Anche i
contatti con i Tokio Hotel si erano allentati, più che altro
cercavo di lavorare nel mio tourbus, recandomi da loro solo quando non
erano presenti, occhio non vede, cuore non duole giusto?
L'occasione
per parlare col manager arrivo appena approdati in Spagna, i ragazzi
facevano un'intervista e io ne approfittai per beccare l'uomo, rimasto
in hotel. Presi coraggio e mi recai nella sua stanza-ufficio.
-Signor
Jost, posso entrare?- domandai di fronte alla porta, entrando a cenno
affermativo.
-Buongiorno,
disturbo? Vorrei parlarle- alzò lo sguardo e mi
guardò un istante, capì che sapevo
perchè ero lì.
-Immagino
abbia saputo- lui annuì.
-E
immagino tu voglia chiedermi di lasciare il lavoro con un mese
d'anticipo- mordicchiai il labbro nervosa, -Sì- risposi, -E'
possibile?-
-Capisco
la situazione, ma ora come ora non è difficile trovare un
tecnico, su due piedi-
Avevo
pensato avrebbe risposto così, pensai a una soluzione, ed
ebbi il colpo di genio.
-E
se riuscissi a trovare qualcuno che mi sostituisca? Potrei chiamare
qualche compagna di università e informarmi-
-Mi
fido di te- disse solamente, risposi con un grazie e mi mossi subito
verso il tourbus, infatti nell'hotel alloggiava solo il manager, gli
altri relegati nel mezzo.
Percorsi
con la memoria i miei vecchi compagni di scuola, cercando qualcuno che
fosse adatto, non ci misi molto a collegare, pensai subito a lei, una
mia vecchia amica laureata con me, Martha. Per fortuna avevo ancora il
numero in rubrica!
-Pronto,
Martha? Sono Maia!- Era da un secolo che non la chiamavo
più, dopo gli esami ci eravamo perse di vista.
-Maia?
Ma sei ancora viva quindi?- ridacchiammo. -Come stai?-
domandò.
-Mh,
si tira avanti!- di certo non potevo dirle che stavo di merda
perché mi ero lasciata con il cantante dei Tokio Hotel, il
quale aveva anche dichiarato di non voler avere più un
contatto con me. -E tu?-
-Bene,
anche se non riesco a trovare lavoro, che palle! A te
laureata-col-massimo-dei-voti è andata meglio?- ecco
l'occasione che aspettavo.
-Ja..
ho chiamato anche per questo. Se ricordo bene.. ti piacevano i Tokio
Hotel, sbaglio?-
-Non
mi piacevano- rispose, oh cavolo! -Mi piacciono, gli amo, altro che!-
alzai un sopracciglio, per fortuna!
-Ecco,
se ti dicessi che lavoro per loro fino a marzo, ma che.. per cause di
"forze maggiori" devo rinunciare al lavoro e devo trovare un sostituto
a me per fare da tecnico alla band, che diresti? E... se ti dicessi che
avevo pensato a te?-
-Ti
direi che pensavo avessi smesso di fumarti le canne- scoppiai a ridere.
-Sto
dicendo sul serio, è per un mese, però immagino
sappia che hanno prolungato il tour, quindi avresti la
possibilità di farti altri tre mesi con loro-
Dall'altra
parte sentì silenzio, probabilmente stava elaborando la
cosa. -AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!- okay, aveva elaborato. -Ma, ma,
davvero? ODDIO! Ti amo, te l'ho mai detto? Oddio! Oddio! ODDIO!-
sorrisi divertita.
-E'
un si, quindi?-
-Si,
si, mille volte sì! Dimmi solo che devo fare!-
-Ti
lascio il numero di David, chiamalo subito! Voglio andarmene di qui-
aggiunsi piano, quasi senza accorgermene.
-Cosa,
perchè?- chiese lei curiosa. -Oh, nulla, sai che non sono
fan, quindi preferisco altri datori di lavoro- mentì.
Mugugnò poco convinta, ma non insistette.
Chiacchierammo
per una mezz'oretta, poi la lasciai per darle il tempo di chiamare il
manager, speravo tutto andasse in porto.
...
Per mia fortuna sì.
Mi
raggiunse il manager, comunicandomi d'aver parlato con la mia amica e
d'aver deciso di assumerla, dovevo resistere ancora tre giorni, poi lei
ci avrebbe raggiunti per l'ultima tappa in Spagna, e io avrei preso
l'aereo per la Germania, recuperando le mie ultime cose e partire
diretta per Los Angeles, solo tre giorni.
Solo
tre giorni, ce la potevo fare.
I due giorni successivi
passarono senza problemi, ero riuscita a evitare i contatti con la
band, speravo di poter continuare così, ma mi sbagliavo:
disgraziatamente il caro Gustav aveva combinato qualche disastro con
l'amato computer e l'aveva fatto "partire", m'aveva così
pregato di raggiungerlo e sistemare tutto, non potevo rifiutarmi,
così mi recai da lui, non prima d'aver accertato che Bill
non ci fosse, ovvio.
-Ehi
Gus- salutai entrando, -Ah, salve rossa, scopino, Hagen!- sorrisi.
-Ciao!-
risposero in coro. -Come siete carini, tutti coordinati!- feci una
linguaccia.
-Allora,
dov'è il malato Klaus?- domandai educata ma sbrigativa, me
lo indicò.
Mi
sedetti al tavolo e cominciai ad armeggiare, mentre gli altri
parlottavano accanto a me. Ero concentrata sul mio lavoro, quando venni
distratta da delle risate. Mi girai verso il vociare, e vidi comparire
due lunghe gambe magre. Il mio cuore prese a battere più
forte, non avevo più avuto contatti con lui, non avevo
più incrociato il suo sguardo, non ero più stata
nella sua stessa stanza. Gli occhi lo squadrarono bramosi e nostalgici,
cercando di imprimere ogni dettaglio di così tanta bellezza.
Si fermarono non appena notai qualcosa di insolito. La sua mano ne
teneva un'altra, un secondo dopo vidi entrare anche Gabrielle, che
rideva allegra e spensierata. Sentì il respiro farsi
irregolare, ero arrabbiata, triste, delusa, amareggiata. Socchiusi gli
occhi cercando di riprendere la calma, e sentì un tocco
sulla mia gamba, mi girai e vidi che la rossa s'era alzata, venendomi
vicino e guardandomi incoraggiante, cercava di non farmi scoppiare,
forse.
-Gustav,
ho finito. Vado, è stato un piacere ragazzi- comunicai
frettolosamente, uscendo dalla parte opposta.
...E' stato
un piacere ragazzi.
No,
non era una frase buttata lì, era stato un piacere lavorare
con loro. Momenti belli, divertenti, tristi. Esperienza assolutamente
indimenticabile.
Non
sarei passata a salutarli, odiavo gli addii. Preferivo così,
avrei sofferto meno.
Una
volta scesa, mi appoggiai al tourbus, cercando di riprendere il
controllo. Sentì la porta aprirsi, scese Anna, immaginavo
avrebbe intuito qualcosa.
-Che
significa "è stato un piacere ragazzi"?- domandò
diretta e senza giri di parole.
-Domani
sera parto- annunciai altrettanto schietta, spalancò gli
occhi sorpresa.
-Dio,
sapevo l'avresti fatto. Perché non volevi dircelo?-
-Non
deve saperlo nessun altro, okay? Non voglio soffrire inutilmente- mi
guardò con rimprovero.
-La
tua storia è troppo simile alla mia- soffiò piano.
-Te
l'ho già detto la differenza. Tu sapevi che Tom t'amava, io
questa certezza non ce l'ho più-
-Sei
cocciuta, non provo neanche più a farti cambiare idea, tanto
sarebbe inutile- sorrisi, mi sarebbe mancata.
-Quando
nascerà il bambino però, ti voglio qui.
Prometti?- domandò guardandomi negli occhi.
-Prometto- sostenni il suo sguardo e,
alla fine, ci ritrovammo abbracciate.
-Mi
ha fatto piacere conoscerti rossa-
-Anche
a me, nana bionda- le diedi una piccola gomitata.
-Mi
mancherai, sai?- affermò.
-Sei
mesi e ci rivediamo!-
...Non
sapevo quante cose sarebbero potute cambiare, in solo sei mesi.
|
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Capitolo 25 *** Vergessen. ***
Eccomi ancora qui!
Sono le nove di mattina
e non riesco a dormire :S (di solito non abbandono il letto prima delle
10)
Così ho
pensato di postare, venerdì non ci sarei riuscita..
La mia mente ora non
elabora, perchè.. domani ho il concerto dei MARS!
Quindi concludo qua
perchè potrei sparare qualche cavolata
ò.ò
E' un capitolo di
transizione, nulla di che!
Comunque, 299
recensioni:
wow e grazie.
* * * *
Venticinquesimo
capitolo: Vergessen (dimenticare)
Preparai
le mie valigie come al solito, questa volta però avrei preso
una destinazione diversa, non sarei volata con loro in Olanda, il mio
volo sarebbe atterrato ad Amburgo, riportandomi a casa.
Mi
godevo gli ultimi momenti come tecnico dei Tokio Hotel, dando l'ultima
aggiustata al sito, cercando di non soffermarmi su ciò che
le fans scrivevano e commentavano; soprattutto sotto certe foto, che
ritraevano il cantante in compagnia di Gabrielle. Dopo l'ultimo
incontro avuto con lui, durato neanche un minuto, me ne ero stata
rinchiusa nel tourbus, onde evitare scontri indesiderati, visto che
cercavo di dimenticarlo, inutilmente.
Era
sempre presente nei miei pensieri, aveva monopolizzato la mia vita fin
da settembre, travolgendomi. Sapevo che, dopo aver vissuto con lui, non
sarei riuscita a tornare come prima e non sapevo se era un bene o un
male
L'unica
cosa di cui ero certa era che stavo soffrendo terribilmente per la sua
assenza, mentre lui si consolava con l'inglesina. Neanche due mesi e si
sarebbe formata una nuova coppia, io probabilmente sarei rimasta single
ancora per un po'. Un bel po'.
Sospirai
guardando l'ultima volta la cuccetta che m'aveva accolta all'inizio
dell'avventura, poi abbandonata per trasferirmi in quella del cantante.
Mi
sarebbe mancato tutto, dalle pazze uscite con Valerie, alle giornate
passate con Anna. Senza dimenticare i momenti con quei ragazzi a cui
tanto m'ero affezionata. Sentì gli occhi inumidirsi,
ricacciai dentro le lacrime, afferrando trolley e uscendo. L'infame
destino volle che davanti a me si parasse Bill, probabilmente in attesa
dell'inglese. Rimanemmo immobili a fissarci per un istante che mi parve
infinito, lui vagava sulla mia figura, mentre io ero fissa sul suo
viso, chissà per quando tempo non l'avrei rivisto dal vivo.
Chissà se l'avrei mai rivisto...
Non
dicemmo nulla, non riuscivo più a sostenere quegli occhi,
così fissai i miei piedi, passando oltre.
Mi
destabilizzava, non sarebbe stato dimenticarlo, non sarebbe stato
facile per nulla.
Dimenticare.
Era la cosa esatta? Tanto non ci sarei riuscita, tanto valeva
aggrapparmi ai ricordi che mi mostravano felice, e in tutti c'era lui.
Tenendo
lo sguardo basso andai a sedermi, aspettando il mio volo. Misi le
cuffie dell'ipod nelle orecchie, per distrarmi. Mezz'ora dopo
annunciarono il mio volo, non aspettai oltre, mi fiondai nell'aereo che
m'avrebbe riportato in patria.
Il
volo passò relativamente veloce, talmente immersa nei miei
pensieri che persi la cognizione del tempo.
Una
volta atterrata tirai un sospiro di sollievo. La Germania mi era
mancata.
Girai
lentamente la chiave nella serratura, cercando di non far troppo
rumore.
-Ehiiiiii,
c'è qualcuno?- domandai entrando in casa. Sentì
solamente qualcuno che correva per le scale, poi mi ritrovai appoggiata
alla porta, dopo aver perso l'equilibrio a causa di un abbraccio dato
con forza non indifferente.
-Andrea!-
tossì, mi mancava il respiro! -Sono qui, ancora per poco se
stringi così!- ridacchiai.
-Maia!
Mi avevi detto saresti arrivata domani! Non ero pronta a vederti
piombare qui!- La squadrai e trattenni una risata. Nonostante l'ora,
era ancora in pigiama, coi capelli tutti arruffati, bellissima comunque
.
-Sono
così felice di vederti qui!- mi osservò bene
-Anche se, avrei preferito, per un motivo diverso- scrollai le spalle,
anche io.
-Allora,
come hai trattato le mie cose? Non hai utilizzato la mia cara Apathie?-
-No,
figurati se ho usato la tua macchina!-
-Okay,
spero solo non l'abbia strisciata altrimenti ti trucido- le feci
l'occhiolino.
-Beccata!
Quanto resti?-
-Tre
giorni, poi ho chiamato l'azienda ieri e ho sistemato tutto. Ho
già affittato un appartamento, sono pronta per la vita
nuova, quindi- dissi poco convinta.
-Los
Angeles.. oddio mi viene male se ci penso! E' così lontano!
-In
effetti...- riflettei un secondo, volevo domandarle una cosa che mi
frullava in testa da un paio di giorni -ma tu, potrei prenderti un po'
di ferie dal negozio?- la fissai speranzosa. Lei annuì
pensierosa.
-Che
ne dici di venire con me a Los Angeles per due settimane?
-Stai
scherzando spero- disse fissandomi stupita.
-No,
sono serissima! Dai, è da tanto che non passiamo tempo
insieme, mi sei mancata- brontolai, -E poi ho bisogno di una mano per
sistemare l'appartamento e scegliere i mobili!-
-Ah,
di la verità, hai bisogno di una schiavetta!- mi
rimbeccò.
-Dai
dai dai, ti prego! E poi ho bisogno di distrarmi, sai com'è-
sbuffai, poteva essere un'ottima scaccia-pensieri. Sentendomi dire
quelle parole si addolcì, sapevo le avrei fatto pena, ma
ciò serviva per raggiungere il mio obbiettivo,
cioè averla con me per quattordici miseri giorni.
-Se
me lo chiedi così, penso proprio accetterò-
rimase in silenzio per un attimo -Oddio! Ma partiamo fra due giorni,
giusto?- si fece nervosa -DEVO FARE LE VALIGIE!- detto questo
sparì al piano di sopra, correndo e aprendo le varie ante
del guardaroba. Ridacchiai, non cambiava mai.
Due
giorni dopo ero nuovamente scesa da un aereo, la differenza stavolta
era che, quest'ultimo, non m'aveva lasciato sulla mia terra ma in
quella che la sarebbe diventata, l'America; inoltre non ero sola,
acconto a me stava un'euforica Andrea. Sbatteva velocemente gli occhi
castani e scuoteva i capelli corvini avanti e indietro, curiosando
dappertutto, ridacchiai di fronte a tanta allegria.
-Che
c'è da ridere?- mi guardò male.
-Nulla,
mi piace vederti così- le sorrisi.
-Anche
a me- rispose, la fissai interrogativa. -Pensavo.. nulla lascia stare-
la soppesai con lo sguardo, avevo capito comunque che intendeva dire.
Pensava
mi sarei depressa, avrei pianto, avrei urlato, avrei preso i poster con
la faccia di Bill appesi nella sua stanza e bruciati. Probabilmente
pensava avessi creato una bambola vodoo con il suo corpicino, e armata
di spilli durante la notte la torturassi, sperando che il cantante
facesse la sua stessa fine.
Aveva
un'innata fantasia, ma passerei per bugiarda se dicessi di non averci
pensato.
A
parte quest'ultima parte, per il resto la spiegazione era semplice: non
ci pensavo.
Avevo
cancellato la mia vita da settembre a febbraio, deleted.
"Reset
your eyes, erase your mind"
Mi
ero costretta a farlo, altrimenti sì che avrei pianto, e non
poco. E non volevo, non dovevo, perchè io ero una persona
forte e non m'ero mai piegata a nessuno, soprattutto se la persona in
questione era un cantante di una band che, in fondo, neanche mi
piaceva.
Orgogliosa,
certo. Cocciuta? Anche. Senza dimenticare l'altro aggettivo, quello che
cercavo di far sparire dalla mia mente: illusa.
Smettere
di pensare a Bill Kaulitz valeva a dire smettere di pensare a tutto,
svuotare il cervello e rimanere apatica tutti il giorno. Lui occupava
ogni mio pensiero, prima. E avevo capito era da masochisti, ma al
momento m'andava bene così. Ora no, faceva solo male.
Così cercavo ogni diversivo per evadere dai ricordi, che si
presentavano furiosi senza lasciarmi in pace.
-Ehi,
ci sei?- la voce della mia amica mi risvegliò dallo stato di
riflessione, stava scuotendo una mano di fronte al mio viso.
-Si,
scusami. Momento rincretimento finito, andiamo.. l'appartamento non
è lontano, chiamo il taxi- mi scusai.
L'auto
ci portò brevemente a quella che sarebbe diventata la mia
nuova casa: una bella palazzina poco lontana dal centro, rimasi a bocca
aperta davanti alla mia nuova casa: altro che il mio vecchio
monolocale! Questa aveva anche un parcheggio, garage e pure
l'ascensore! Lusso impensabile dov'ero prima. Con grande soddisfazione
salimmo fino al mio piano, felici di non dover percorre scalini su
scalini. Quando aprì la porta, rimasi nuovamente sorpresa,
l'aera era spaziosa e luminosa, la prima stanza che vidi fu il salotto,
accanto v'era la cucina, poi un bagno grande e uno più
piccolo, due camere da letto. Quasi completamente arredata.
-Oddio,
che bella!- esclamai allegra, ricevendo l'approvazione di Andrea.
-Sarebbe
stata più carina se fosse localizzata in Germania- disse
mogia la mia amica, la guardai dolce, abbracciandola di slancio. Rimase
scioccata dal mio gesto, non ero molto affettuosa in genere.
-Non
fare la piagnona, mia casa è tua casa!- ridacchiai, -Lo sai
che non sono sentimentale, però.. per una volta posso fare
un'eccezione! Ecco, tu sei la mia migliore amica, ti voglio bene! E la
nostra amicizia sopravvivrà anche a questo- dissi
imbarazzata, facendola sorridere.
-Bene,
così ti voglio! Non permettere a nessuno di rovinare quel bellissimo
sorriso!- esclamò, per fortuna avevo lei, davvero.
Finito
questo breve scambio di effusioni, cominciammo a disfare le valigie,
operazione che occupò tutta la giornata, fino alla sera.
Appena sdraiate sul divano, esauste, suonò il telefono.
-Andrè,
puoi prendermi il telefono per favore?- domandai, ero già
sprofondata nel divano. Lei sbuffò, ma obbedì.
Prese
il cellulare e guardò il display -E' Anna!- disse
sorridendo, mentre io mi irrigidivo, Anna significava Tokio Hotel,
Tokio Hotel significava Bill Kaulitz, Bill Kaulitz significava ricordi,
ricordi significava lacrime, lacrime significava depressione,
depressione significava ancor più lacrime.
-Oh,
lascialo suonare- dissi, fingendo di non vedere lo sguardo contrariato
della mia amica, che mi fece segno di rispondere. Al mio ennesimo
rifiuto pensavo rinunciasse, invece accettò la chiamata.
-Ehi
Anna! Sono Andrea, un minuto e ti passo Maia, scusami- mi
passò l'aggeggio e lo fissai indecisa. La rossa mi
mancava..
-Pronto
rossa, come stai?- domandai dopo aver deciso di far uscire la voce.
-Di
la verità, non volevi rispondere- affermò
cogliendomi nel vivo. La mia risposta fu un mugugno indistinto.
-Bene,
almeno non inventi balle. Comunque sto bene, tu piuttosto?-
-Nè
bene né male, si tira avanti! E' già cresciuta la
pancia?-
-In
due giorni? Guarda, almeno il doppio- disse sarcastica.
-Okay,
meglio non scherzare con una donna incinta!-
-Ah,
lasciamo perdere! La casa com'è? Meglio del tuo vecchio
busco tedesco?- ridacchiò.
-Si,
finalmente una casa decente- sbuffai io, -Qualche novità?-
-Nulla
di rilevante- rispose, capì nascondeva qualcosa.
-Non
sai mentire! Dimmi, qualcosa che è meglio per me non
sapere?-
-Si
e no-
-Mh,
non voglio sapere, altrimenti cado davvero in depressione-
Parlammo
ancora per una buona mezz'ora, evitando sempre certi argomenti. Quando
chiusi la chiamata ero già più serena.
-Andrè,
io vado a letto, sono davvero stanca morta- dissi alzandomi e
dirigendomi in camera da letto. Diventai un tutt'uno col soffice
materasso e mi addormentai praticamente all'istante.
Mi abituai velocemente
alla vita nella città degli angeli, soprattutto grazie alla
mia migliore amica. Per fortuna non mi trovai in difficoltà
con l'inglese, il corso da me seguito aveva portato i suoi frutti!
Passarono così le prime due settimane, e Andrè
tornò in Germania, con la promessa di tornare il prima
possibile. Passò la terza, passò un mese.
L'operazione "dimenticare" procedeva.. era difficile però,
quando non lavoravo era difficile non pensare a lui, piano
piano ce
l'avrei fatta.
O
almeno, lo speravo.
* * * *
Al prossimo, bacio :*
(ricordo che recensire non uccide nessuno, io si ;D)
|
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Capitolo 26 *** Feelings. ***
Ecco il capitolo,
la prima parte
è la più soft, ci voleva no? ;)
Cambiamenti in arrivo!
* *
* *
Ventiseiesimo
capitolo: Feelings
Pdv Anna (Carotin)
Tourbus,
direzione Praga, Aprile: ore 8,35.
Dormivo
placidamente sulla cuccetta, quando mi accorsi di non aver nessuno
accanto e allora mi decisi ad aprire gli occhi. Venni colpita da un
fascio di luce che mi costrinse a richiuderli, maledetto Kaulitz!
Quante volte gli avevo ripetuto di chiudere quella maledetta tenda?
Sbuffai.
Mi
alzai a fatica, la pancia si stava ingrandendo e già non ne
potevo più! Mi sentivo una balena, a nove mesi come dovevo
sentirmi? Un elefante?
Mi
spogliai della tuta che indossavo come camicia da notte e mi infilai un
paio di jeans extra-large e una t-shirt altrettanto larga, raccogliendo
la riccia chioma rossa in una treccia laterale. L'ambiente era
silenzioso, i ragazzi sembravano spariti! Mi recai stancamente verso la
cucina, notandoli tutti seduti attorno al tavolo, c'era una strana
tensione.
-Buongiorno
ragazzi- salutai, ricevendo in risposta solo strani versi. -Che
succede?-
-Chiedilo
a Gustav e a Georg- risposero in coro Bill e Tom, spostai il mio
sguardo su di loro, interrogativa.
-Non
è successo nulla...- rispose il piastrato, chiaramente
mentiva.
-Mi
sto preoccupando, sapete che la preoccupazione non fa bene al bambino?-
sbuffai sedendomi a capotavola.
-Vi
conviene parlare ragazzi, quando tira in ballo il pupu c'è
solo da preoccuparsi- affermò il mio ragazzo.
-Grazie
Mopp, quindi?- insistetti, nulla.. silenzio.
-Senti,
se non si muovono.. Bill, dillo tu, io non ce la faccio!-
guardò il gemello, prendendosi la testa fra le mani. Le due
G si scambiarono un'occhiata preoccupata.
Il
cantante attese un secondo prima di parlare, nel frattempo io presi una
tazza di latte.
-Abbiamo
visto questi due- indicò bassista e batterista, -baciarsi
nelle cuccette, stamattina-
Strabuzzai
gli occhi, sentendo che tutto il latte m'andava di traverso, lo
sputacchiai nella tazza ma lo shock era troppo, continuai a tossire,
finché il chitarrista non mi diede dei piccoli colpetti
sulla schiena.
-Ma
cosa..- dissi non appena ripresi il controllo di me, -E' vero?-
domandai incredula, i due annuirono.
-Oh
b-beh..- balbettai in difficoltà. -Che devo dire? Mh..
I-insomma.. se vi amate beh, meglio p-per voi!- boccheggiai.
-Stai
scherzando? Già ci sono storie sul twincest, immagina un
Gustorg! O come cazzo lo chiameranno le fans!- intervenne agitato il
frontman.
-E
non è tutto, vero Georg? Perchè il signorino per
mantenere la facciata doveva anche uscire con ragazze. Ti ricordi la
bionda del mese scorso? Ecco, le ha messo la pagnotta in forno! Aspetta
un piccolo hobbit! Ti rendi conto?- No, non era possibile!
Non
sapevo che dire, restai con la bocca spalancata, poi non
sentì Tom tremare, seguito dagli altri tre ragazzi. Gli
guardai cercando di capire il perché del loro comportamento,
finché il mio consorte non scoppiò a ridere,
facendo sghignazzare gli altri, che ormai avevano le lacrime agli occhi.
-Dovresti..
vedere.. la tua.. fa-fa-faccia!- disse il piastrato nei momenti in cui
riprendeva fiato.
-Oddio!-
lo seguirono a ruota i gemelli.
-Anna..-
Gustav tentò di parlare, ma fu travolto da altre risate.
-MI
SPIEGATE CHE CAZZO C'E' DA RIDERE?- sbottai io. Il mio urlo gli
zittì. -Bene, parlate-
-Buon
pesce d'aprile!- esclamarono i quattro in coro, guardando la mia
reazione di sottecchi.
-Siete
degli stronzi, davvero pessimi! Cosa vi salta in mente a questi orari
di mattina? Mi farete impazzire!-
Pesce
d'aprile, primo d'aprile. Andando in tour si perde la cognizione del
tempo.
Appena
mi ripresi, fulminai la band con lo sguardo, lasciandomi andare a una
risata anche io. Il nostro momento ilare fu interrotto dall'arrivo di
Gabrielle, che fece il suo ingresso indossando un vestito primaverile
abbastanza corto, ovviamente bellissima.
Si
avvicinò a Bill e gli lasciò un bacio a stampo
sulle labbra, mente noi tre guardammo attoniti la coppia.
-Ditemi
che è un pesce d'aprile pure questo- sussurrai sorpresa, non
in senso positivo.
-Bill,
hai omesso qualcosa forse? C'è qualcosa che il tuo gemello,
quello che ti conosce da una vita più nove mesi, sangue del
tuo sangue?- fece melodrammatico Tom.
-Mh,
ci siamo messi insieme cinque giorni fa- rispose con
semplicità. –Insomma, ci piacciamo,
perché non provarci? Stiamo bene- spiegò
semplicemente, anche se con tono incerto.
-Ah-
fu la nostra risposta, lo fulminai con lo sguardo, guardando male anche
lei.
Il
mio pensiero corse a Maia..
-Ti
prego, dimmi che non vi siete abbracciati o altro in luoghi pubblici-
domandò Georg.
Il
silenzio seguente diceva più di mille parole. Perfetto,
probabilmente i paparazzi avevano già beccato i due e
spiattellati in tutti i giornali.
-Io
vado in camera- dissi senza salutare e fiondandomi sul computer, cercai
gli ultimi scoop sui Tokio Hotel e scossi la testa non appena vidi
certe foto che ritraevano Bill e la truccatrice che si abbracciavano,
una in cui si baciavano.
-Non
è possibile, merda, merda, merda!- esclamai.
-Ehi,
che succede?- domandò Tom, sbucando dal nulla e sedendosi
vicino a me. Gli indicai lo schermo ed ebbe la stessa mia reazione.
-Dio
che cretino!- affermò.
-Già!
Però.. sapevamo sarebbe successo- sospirai.
-Gabrielle
non mi piace. Guarda mio fratello come se fosse un essere inumano,
perfetto. Un dio, insomma. Sembra un cagnolino cazzo, ha quasi la bava
alla bocca quando sta con lui! Non voglio che stia con lei, preferisco
Maia- fece.
-Anche
io, devo sapere se l'ha scoperto.. spero di no!-
-Quando
l'hai sentita l'ultima volta?-
-Quattro
giorni fa, queste foto sono uscite tre giorni fa...-
-Come
ti è sembrata?- domandò sinceramente interessato.
-Normale,
sa nascondere bene il dolore, ma capisco che non è felice.
Sono due stupidi Bill e lei, non smetterò mai di ripetere-
-Hai
il numero di Andrea per caso?- domandò, io annuì:
la chiamammo.
-Ehi
Andrea, sono Anna!- salutai al telefono.
-Ciao,
da quanto! Tutto bene?- sorrisi al tono sempre allegro che aveva.
-Si,
mi sento una mongolfiera ma sopravvivo- Tom inarcò un
sopracciglio -Tu?-
-Anche,
sono reduce da una giornata un po' faticosa, ma tutto bene.- ci fu un
momento di silenzio -Credo di sapere il perché della tua
chiamata-
-Le
hai viste eh?- il suo sospiro disse tutto. -Anche lei-
annunciò. Guardai Tom preoccupata, ricambiò la
mia occhiata.
-Che..
che ha detto?-
-"Che faccia
da culo ha Gabrielle in quella foto, sembra un pesce lesso. Per il
resto il fotografo è stato bravo", testuali parole-
ridacchiai, tipico di Maia. -L'hai conosciuta, sa
nascondersi dietro il sarcasmo, ma ci è rimasta davvero
malissimo-
-Già.
Non riesco a vedere nessuna ragazza che non sia lei di fianco a Bill-
-E'
quello che ho sempre detto, la bionda non mi piace!-
-Neanche
tre mesi e si lasciano, credimi- intervenne la voce di Tom.
-Tom?
Ciao!- ridacchiò Andrea.
-Ma
Maia è orgogliosa, nonostante sia innamorata di lui, non lo
riaccoglierebbe a bracci aperte, Bill dovrebbe vedersela davvero dura- dissi.
-Hai
ragione, però sono convinta che ce la possano fare.
Speriamo! Ora devo andare, ci sentiamo presto!- salutò la
ragazza.
Misi
giù e guardai Tom, -Tuo fratello è un cretino-
sbottai.
-Lo
so, insomma, uno solo dei gemelli può venire intelligente, e
non è toccato a lui!-
Alzai
un sopracciglio, scettica. -Evita certe scene Kaulitz, credimi..
è meglio! Adesso chiamo Maia- ripresi il telefono e la
chiamai.
-Salve
neo-americana! Come stai?-
-Hei
rossa! Tutto bene, mi sto abbronzando, non sembro più una
mozzarella, mi sento realizzata! E tu?-
-Io
sono sempre il solito latticino, con qualche tonnellata in
più- dissi con tono lamentoso, facendola ridacchiare.
-Ti
sento allegra, novità?-
-Oh
no, solo che le cose vanno bene! Sono sempre single, cosa che qualcuno
lì non è più- concluse con tono
incolore.
-Già,
ce l'ha fatto sapere stamattina, ti giuro.. credevo fosse un pesce
d'aprile, ci sono rimasta di merda-
-Posso
capire, credimi- sospirò.
-Sinceramente,
come stai?- vidi Tom alzarsi e lasciarmi sola, gli sorrisi.
-Oh
come vuoi che stia? Preferisco non pensarci, a Bill.. a Gabrielle.. fa
meno male- sospirò.
-Secondo
me è peggio così, non puoi far finta di nulla!
Prima o poi ti troverai a fare i conti con quello che sta succedendo, e
ti crollerà tutto addosso. Devi capire cosa provi, non
nasconderlo- rimase in silenzio, meditando sulle mie parole.
-Non
mi serve meditare tanto sai? Lo amo ancora, è semplice la
cosa. E vederlo con l'altra mi fa stare di merda-
Rimasi
stordita da tanta sincerità, pensavo avrebbe nuovamente
sviato la cosa.
-Tu
non chiudere il tuo cuore, Bill entrerà nella tua vita
ancora, e sono convinta tu lo sappia- dissi convinta.
-Ripeto,
non ci voglio pensare, non voglio darci una possibilità ora
come ora. Se non succedesse nulla, allora si che starei male-
-Io
ti ho detto quello che penso, tu pensaci su okay?- rispose
affermativamente, anche se ero convinta non ci avrebbe meditato molto.
Pdv Maia
Los
Angeles, luglio: ore 15.00
La mia stagione
preferita era arrivata, così anche il mio meritato mese di
ferie. Non avevo programmato nulla di straordinario per le mie vacanze,
le avrei passate sotto il sole, ad abbrustolirmi. Da quando ero
arrivata nella città degli angeli, finalmente la mia
carnagione aveva perso il colore cadaverico, assumendo un'abbronzatura
uniforme; a forza di corse per la città e nuotate in mare
avevo perso anche qualche chilo, se non fosse stato per la mia altezza
limitata - molto limitata - sarei potuta passare per una di L.A.,
dovevo però indossare una parrucca, i miei capelli non erano
tipici del luogo. Per questo avevo cambiato acconciatura, una nuova
Maia, l'altra andava dimenticata (?) perchè portava troppi
ricordi con sè. Cambiamenti estetici però, dentro
invece ero la stessa ragazza dal carattere rompipalle, egocentrico,
forte ma nel contempo fragile.
Ero
stata brava in quei mesi, avevo rilegato il periodo del tour in un
angolo remoto della mia mente, ogni tanto i ricordi saltavano fuori, ma
non permettevo loro di toccarmi, Bill Kaulitz era un argomento
tabù.
Il
tour era finito da circa un mese, ma comunque i giornali non avevano
smesso di parlare della band: del loro successo, della gravidanza di
Anna e infine.. della rottura tra il frontman e la truccatrice. In un
certo senso tutti sapevano non sarebbe durata, l'attenzione mediatica
era dovuta soprattutto il fatto che, il cantante, non era mai stato
avvistato con nessuna prima, infatti si pensava fosse gay..
La
notizia della fine della storia me la diede la rossa per telefono,
avevo smesso di leggere riviste di gossip e di guardare canali musicali
in televisione, sempre paurosa di qualche brutta sorpresa, non so..
magari anche il moro aveva messo la pagnotta nel forno dell'inglesina,
o si sposavano, ormai da quei due mi aspettavo di tutto! La mia
reazione alla rottura fu inizialmente calma, mi ero dimostrata
disinteressata con Anna, poi, appena spento la chiamata, avevo
cominciato a saltellare allegra per il salotto. Non appena mi resi
conto di cosa stessi facendo, mi venne da sotterrarmi. Era stata una
reazione incontrollata, automatica.
La
rottura aveva risvegliato in me qualcosa, speranza?
Subito
quel sentimento venne impacchettato e sigillato. Stop, nascosto.
Delete.
Avevo
programmato di non sbatterci la testa per un bel po', non avrei letto
più una rivista di gossip né ascoltato i
pettegolezzi da Andrea.
Come
al solito, le cose non andarono come sarebbero dovute andare.
I
miei piani andarono in fumo, a causa di un messaggio ricevuto quel
pomeriggio di luglio.
"Kaulitz due sta per
nascere. Indovina? Ti sto aspettando. L'hai
promesso, Anna"
E fu
così che la mia vacanza se ne andò a farsi
fottere.
* * *
*
Spero vi sia piaciuto! Un
commento è gradito ;)
A presto con il prossimo!
|
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Capitolo 27 *** Old and new. ***
Formatto questo
capitolo mentre in sottofondo sento
delle giapponesine
cantare (argh!)
Non so che dire, stay
Tokio :3
Ps: Leggete la nota a
fine capitolo per favore! ;)
* * * * *
Ventisettesimo
capitolo: Old and new
Pdv Carotin
Non riuscivo
più a vedermi i piedi a causa della pancia; non li avevo mai
apprezzati particolarmente, ma da tre mesi a quella parte non avevo
più contatti visivi con la parte inferiore del mio corpo,
l'avevo predetto: ero diventata un elefante.
Senza
contare gli sbalzi d'umore dovuti alla gravidanza, e le voglie poi! Tom
aveva una pazienza infinita, lo tenevo sveglio la notte e lo mandavo a
comprarmi cibi strampalati a orari impensabile. Cosa non faceva fare
l'amore?
A
parte questi piccoli inconvenienti, quei mesi furono bellissimi. Il
tour fu un successo, tutte le date avevano registrato sold-out e
finalmente la gente aveva cominciato a guardare oltre il loro aspetto
fisico, apprezzando i testi più maturi e anche i ragazzi.
Avevano perso l'etichetta di "teen-band", da loro tanto odiata, e si
erano guadagnati il rispetto, se lo meritavano. Ancor di E dopo la
chiusura del tour ci eravamo rifugiati nella nostra casa di Amburgo,
dove vivevo sola con il mio ragazzo. Gli altri Tokio Hotel abitavano
nelle ville accanto, era chiaro non si sarebbero separati facilmente.
Mi
godevo il comodo divano, mentre il videoregistratore mostrava le
immagini del tour dei Tokio Hotel in cui avevo partecipato.
-Guarda
come sono bello lì!- disse il chitarrista, seduto vicino a
me, indicando il suo volto nello schermo.
-Sembra
tu stia avendo un orgasmo con la tua chitarra- ribattei io.
-...ma
sono comunque bello- ridacchiai, bloccandomi a causa di un dolore alla
pancia. Mi guardò allarmato.
-Carotin,
che succede? Tutto bene?-
-La..
p-pancia!- mi mancò il fiato.
-Chiamo
l'autoambulanza. Non ti muovere!- corse al telefono, chiamando prima
l'ospedale e poi il gemello. Nel frattempo io mi allungai sul divano,
prendendo il mio cellulare e inviando un messaggio a Maia "Kaulitz due
sta per nascere. Indovina? Ti sto aspettando. L'hai promesso,
Anna"
Nel
giro di mezz'ora mi ritrovai in una stanza d'ospedale, mentre un medico
mi visitava.
-Queste
fitte non sono normali, il parto dovrebbe essere il mese prossimo,
quindi aspettiamo ancora qualche ora e se le cose peggiorano procediamo
col cesareo- alla parola cesareo strabuzzai gli occhi, ero
terrorizzata! L'uomo poi se ne andò, lasciandomi sola con il
mio ragazzo, gli altri componenti della band erano fuori.
-Di
pure ai ragazzi di andare a casa, prevedo una lunga giornata- sbuffai,
tenendomi la pancia. Eseguì ciò che avevo chiesto
e tornò da me stringendomi la mano.
-Non
abbiamo neanche deciso il nome!- esclamai.
-Tom
Kaulitz secondo, Tom Kaulitz junior non ti piacciono? Se fosse un
maschio- lo guardai male, scettica. -Okay okay, sentiamo le tue idee
allora!- sbuffò.
-Per
un maschio non so, Chris? Per femmina Priska, che dici?-
sembrò pensarci un attimo.
-Mi
piacciono, anche se l'idea di un Tom II non mi dispiaceva-
ridacchiò.
-Ripeto,
sei pessimo!- Sentì il mio telefono squillare nuovamente, me
lo feci passare.
Sorrisi
guardando il messaggio, semplice e conciso: "Arrivo", di Maia.
-Perchè sorridi?- domandò curioso.
-Oh
niente, Maia mantiene la sua promessa- mi guardò confuso,
poi capì e sorrisi anche lui. -Speriamo che succeda qualcosa
tra lei e Bill-
-Lo
spero anche io!- armeggiai ancora col telefono, inviando un messaggio a
Louise e Benedetta. Purtroppo m'avevano già avvertita, non
avrebbero potuto muoversi durante l'estate, il lavoro non glielo
permetteva.
-Tom,
mi annoio- esclamai dopo due ore che eravamo in quella stanza.
-Anche
io- sbuffò -Partorisci quel bambino e torniamo a casa, no?-
affermò sarcastico.
-Ah-ah,
che simpatico- dissi con la faccia imperturbabile.
-Era
un'idea- scrollò le spalle.
Rimanemmo
in silenzio, ogni tanto qualche fitta mi colpiva, nulla di
insopportabile.
Passò
un'altra ora, poi due, finché non arrivò la sera.
-Mopp,
se vuoi puoi andare a casa, per stanotte non vuole uscire- indicai la
pancia .
-Non
ti lascio, sto qui- mi sorrise, accomodandosi meglio sulla sedia.
-Ti
rendi conto che fra poco da qui uscirà nostro figlio?- dissi
accarezzando il grembo.
-Il
nostro bambino- affermò lui a voce bassa e dolce, facendomi
battere forte il cuore. -Ti amo rossa, e amo anche l'essere
lì dentro-
Mi
sentì sciogliere, non c'era proprio niente da fare, l'amore
era amore. -Ti amo anche io Kaulitz-
Cominciò
a passare la sua mano fra i miei capelli, dolcemente. Grazie al suo
tocco mi addormentai, svegliandomi la mattina dopo, alle undici.
Mi
alzai lentamente dal lettino, notando Tom che dormiva vicino a me, con
la sua mano nella mia. Alzando gli occhi notai una terza presenza nella
stanza, che mi fissava dalla porta.
Non
la riconobbi subito. Era una ragazza dai capelli castani, fino alle
spalle, con un ciuffo sbarazzino sulla fronte. Occhiali da sole. Fisico
magro, non alta, abbronzata. Sul braccio troneggiava una scritta
"Eisenfrau". Il sorriso che fece mi tolse ogni dubbio, Maia.
-Salve
rossa!- salutò allegra, a bassa voce per non farsi sentire
da Tom.
-Bionda!
O almeno ex-bionda!- ridacchiai. -Fatti vedere un po'!- tolse gli
occhiali, lasciando vedere quei begli occhi verdi che tanto la
caratterizzavano e fece un giro su se stessa.
-Visto
che figurino? Sono dimagrita- fece un sorriso radioso.
-E
sei bellissima!- alzai involontariamente la voce, facendo svegliare il
mio ragazzo.
-Ehi
buongiorno- sussurrò con voce calda, poi voltò lo
sguardo -Ferlich! Ma chi si vede! E come siamo belle!- disse fissandola
dall'alto al basso.
-Ci
provi con me Kaulitz?- alzò un sopracciglio, continuando a
parlare -Nessuna novità ancora?- negai con la testa, proprio
in quel momento passò il dottore, avvisandoci della
decisione presa. -Le fitte continuano, quindi abbiamo deciso di
intervenire con il cesareo- il mio sguardo si fece terrorizzato.
-Non
si preoccupi, le faremo l'anestesia fra mezz'ora, bisogna fare in
fretta. In un paio d'ore potrete vedere il vostro bambino, o bambina-
Usò
un tono rassicurante, che però non ebbe l'effetto sperato,
ero agitatissima. Poi uscì.
-Ho
paura, ho paura! Non voglio partorire!- piagnucolai.
-Dai,
andrà tutto bene- mi rassicurò Tom, con uno
sguardo che non mi fece dubitare delle sue parole.
-Ragazzi,
io vi lascio, non reggo a un parto- se ne tirò fuori Maia.
-Bill.. Bill dov'è?- domandò con voce incerta,
prima d'uscire.
-E'
a casa sua, dovrebbe arrivare.. a momenti- disse il gemello. Vidi lo
sguardo della ragazza farsi preoccupato, indossò presto un
copri spalle e il paio di occhiali. -Io.. è meglio che
vada!- Le lasciai le chiavi di casa mia, sarebbe stata lì
finché non avrebbe prenotato un albergo.
Il
destino volle che proprio in quel momento il cantante stesse entrando,
così andò direttamente addosso a lei. Il frontman
balbettò qualche parola di scusa, mentre Maia
sparì velocemente, lasciandolo perplesso.
-Chi
era?- domandò curioso. Non badai alla sua domanda,
perché arrivarono le infermiere per farmi l'anestesia.
-Tooom,
ho paura- mi lamentai.
-Io
starò con te, cercando di non svenire- era tranquillo, anche
se ero certa fosse più nervoso di me.
-...Si
parte!- soffiai io, mentre mi sentivo sempre più stanca. Mi
addormentai, sentendo solo strani rumori di sottofondo, mentre una mano
calda stringeva la mia.
* * * *
Quando
mi svegliai, parecchie ore dopo, mi sentivo terribilmente stanca e..
vuota. Sulla mia pancia c'era un grande cerotto, accanto a me Tom si
guardava attorno, attendevo il mio risveglio.
-Amore..-
sussurrai a fatica, subito si girò verso di me, facendo quel
sorriso che amavo tanto.
-Ehi
piccola! Come stai?- mi spostò i capelli dalla fronte
sudata.
-Affaticata.
E..-
-lei
sta bene- mi bloccò.
-Lei?-
sentì gli occhi inumidirsi. La mia, nostra bambina.
-Rossella
Kaulitz, è bellissima. Ha i tuoi occhi e il colore dei tuoi
capelli-
-Oh-
mi tremava la voce dall'emozione -Sono mamma, sei padre- mi
asciugò una lacrima.
-Non
fare così, altrimenti mi metto a piangere anche io!-
sussurrò, -Sono papà, è
così strano. Non avrei mai pensato di avere un figlio,
né una ragazza. Poi sei arrivata tu e.. hai stravolto tutto-
tirai su col naso.
-Smettila,
altrimenti annego fra le lacrime- mi passai la mano sul viso -Voglio
vederla-
Mi
aiutò ad alzarmi, e tenendomi per un braccio mi
accompagnò all'incubatrice. Non resistetti, scoppiai a
piangere non appena vidi mia figlia. Un fagotto di appena tre chili
stretto in un vestitino rosa, con dei riccioli arancioni e gli occhi
socchiusi.
-E'
bellissima- Tom mi abbraccio. -Tutta la madre.. e il padre- mi girai e
gli lasciai un bacio dolce.
-Bill
dov'è?- domandai dopo un po'.
-Era
andato a prendere qualcosa al bar, dovrebbe essere in camera- rispose.
Feci
un sorriso furbo, era giunta l'ora di dare una forzatura al destino.
-Che
è quel sorriso sadico?- ammiccai e capì. -Ricorda
che non sei un'agenzia matrimoniale-
-Dici?
Mha, io dico di sì, è ora di dare una svegliata a
quei due, andiamo!-
Detto
ciò rientrammo in camera, trovandolo ad aspettarci.
-Bill,
puoi farci un favore? Potresti prendere la borsa che avevamo preparato
per l'ospedale a casa nostra? Dalla fretta ce ne siamo dimenticati!-
esclamò Tom. Lo guardai stranita. Il cantante
sbuffò, pigro come al solito, alla fine cedette e
uscì.
-"Bill,
puoi farci un favore?"- imitai la voce melliflua usata dal mio ragazzo
-E poi io sarei la sadica!-
Scoppiammo
a ridere, che i giochi abbiano inizio.
* * * *
Pdv Maia
La prima fatica l'avevo
conclusa, ero andata in ospedale e avevo salutato la coppia. Ovviamente
c'era stato un intoppo, ovvero un incontro troppo ravvicinato con Bill,
per fortuna non m'aveva riconosciuta. Bastò quel contatto
per mandarmi a fuoco le guancie e battere il cuore, mi ero illusa.
Pensavo d'averlo cancellato, o almeno in parte, il mio cuore pensava il
contrario però.
Corsi
fuori dall'ospedale, scombussolata, e mi recai a casa della coppia
Kaulitz-Schneider: mi avrebbero ospitata finché non avessi
trovato un albergo. Non avevo molto con me, non contavo di rimanere a
lungo. Mi spogliai dai vestiti del viaggio, indossato un comodo paio di
shorts e una canotta nera. Il volo aveva stimolato in me una certa
fame, perciò svaligiai la cucina, preparando un toast. Stavo
per spalmare sopra al pane un corposo cucchiaio di nutella quando
suonò il campanello. Infilai il cucchiaio in bocca e andai
ad aprire, convinta di trovare davanti Tom, purtroppo non trovai il
gemello che aspettavo.
Bill
Kaulitz era di fronte a me, vestito con una semplice t-shirt nera e un
paio di jeans; capelli lisci raccolti in una coda, trucco appena
accennato. Come piaceva a me. Io invece ero mezza nuda con un cucchiaio
di nutella che pendeva dalla mia bocca.
-Maia?-
domandò incerto, fissandomi negli occhi, destabilizzandomi.
-No,
Babbo Natale- risposi cercando di non far capire quanto mi metteva a
disagio essere lì con lui. Mi spostai, permettendogli di
entrare. Lasciai la posata sul tavolino, cercando di sembrare meno
ridicola.
-Sei..
diversa- disse squadrandomi attento. -Tu no- risposi io fredda.
-Che
devi fare qui?- domandai pratica, la sua presenza non era un bene per
me, no.
-Devo..
prendere una borsa per Tom e Anna-
Ecco,
borsa per loro due? Come no, cercavano di fare da cupido.
-Lascia
perdere la borsa, non c'è nessuna borsa- mi
guardò, inizialmente non capì, poi
c'arrivò.
Mi
appoggiai al muro, respirando lentamente. Ero in imbarazzo.
-Come
stai?- chiese incerto.
Come
voleva stessi? La vita andava avanti, con o senza di lui. Certo, quando
c'era lui tutto era più bello, dettagli. Senza contare le
lacrime e i mesi passati a vivere in una bolla, cercando di non
lasciarsi andare ai ricordi.
-Bene-
fu la mia secca risposta. -Mi dispiace che ti sia lasciato con
Gabrielle- dissi, mentendo.
-Bugiarda-
mi fissò, io evitai lo sguardo.
-Touchè-
il mio tono era piatto. Non lasciavo spazio alla conversazione.
-Che
hai fatto in questi.. mesi?-
-Sopravvissuto-
che allegria, pensai.
-Se
ti dicessi che mi sei mancata come reagiresti?- non risposi -E se
aggiungessi che mi sono pentito, per tutto quello che ho fatto?-
silenzio da parte mia, il mio cuore era in subbuglio -e se ti
dicessi..- fece una breve pausa -.. che ti amo ancora?-
addolcì la sua voce, che appariva tuttavia insicura.
-Non
so, finché non lo dici non mi pongo il problema- volevo
prendere tempo.
-Mi
sei mancata Angelika. Sono pentito per come ti ho trattata, non avevo
capito cosa avrei perso lasciandoti. E ti amo ancora- disse
ciò con tono più sicuro, ma ugualmente dolce.
-Non
puoi dirmi queste cose Bill, non puoi- scossi la testa, mi
guardò interrogativo, così mi spiegai, senza
guardare i suoi occhi.
-Hai
idea di come siano stati questi mesi senza di te? No, non puoi. Hai
idea di come mi sia sentita vedendoti felice con la truccatrice? No.
Hai idea di quanto sia brutto non cedere ai ricordi per non soffrire?
Hai idea di quanto sia degradante volerti odiare ma non riuscire a
smettere di amarti?-
Lo
sentì avvicinarsi pericolosamente a me, piantandosi davanti
alla mia figura incerta.
-Guardami
negli occhi- la sua voce era calda. Scossi la testa, non mi usciva la
voce. Delicatamente mi prese il mento, alzandomi il viso. Chiusi gli
occhi, per evitare il contatto visivo. Cosa diavolo mi toccava fare! Mi
vidi costretta a riaprirli quando sentì la sua bocca
sfiorare la mia. I miei occhi si piantarono sui suoi.
Quel
nocciola lo amavo.
Erano
così rassicuranti, azzeravano la mia volontà.
Come
due calamite ci ritrovammo a baciarci. Non feci nulla per bloccarlo,
perchè non volevo. Avevo sentito le sue parole, sincere. E
mi lasciai andare.
Sentì
il suo piercing sulla mia lingua, rabbrividì. Passai le mie
mani sui suoi capelli soffici, poi passai alla sua schiena,
stringendolo a me.
Le
sue mani vagarono per il mio corpo, frenetiche. -Dio quanto mi sei
mancata..- sussurrò al mio orecchio. -Anche tu, anche tu-
risposi a un soffio dalle sue labbra. Ci spostammo sul divano, sempre
attaccati. Mi lasciò una scia di baci umidi sul collo, io
gli mordicchiai l'orecchio, il suo punto debole.
Lentamente
giocherellò coi bordi della mia maglia, gettandola poi a
terra, lasciandomi con addosso un semplice reggiseno nero. Anche la sua
maglietta finì a terra, lasciandolo a petto nudo, passai le
dita sul tatuaggio, baciandolo avidamente. Anche i pantaloni furono di
troppo, tutto era di troppo.
Facemmo
l'amore, ritrovandoci dopo tanto tempo passato soli, prendendo
nuovamente coscienza dei nostri sentimenti. Amore, passione, amore.
-Ti
amo- sussurrai mentre mi sistemavo sulla sua schiena, con la testa sul
suo cuore, sentendolo battere più velocemente a quelle
parole.
-Grazie-
rispose, -Non farò più lo stesso errore. Non ti
lascio andare- sorrisi. -I promise
your right now, I'll never let you down- canticchiò.
-Perchè
Will? Devi rovinare ogni momento con le tue canzoncine- sbuffai
fintamente infastidita.
-E
tu con i tuoi commenti idioti- ridacchiò.
Mi
rotolai di fianco a lui, dandogli le spalle. Dovevo nascondere quel
sorriso ebete che non voleva andarsene. Due braccia sottili mi
circondarono la vita.
-Non
mi scappi più- disse sul mio orecchio, mi girai e mi
ritrovai vicinissima al suo viso.
-E
chi vuole scappare?- lo baciai nuovamente. Il contatto fu interrotto
dal telefono di Bill, che squillava. Si dovette alzare per vedere chi
era, con mio disappunto.
-E'
di Tom- disse.
-Che
dice?- feci curiosa.
-"Quanto ci
metti con questa borsa?"- scoppiai a ridere.
* * * *
Pdv Anna
Bill era andato via da
un paio d'ore, così non ricevendo notizie obbligai Tom a
mandare un messaggio.
-Che
hai scritto?- domandai appena appoggiò il telefono.
-"Quanto ci
metti con questa borsa?"-
sorrise ammiccante, facendomi ridere.
-Vediamo
che risponde- dissi impaziente, la risposta non tardò ad
arrivare. Dopodiché sorridemmo entrambi, soddisfatti del
nostro lavoro da cupido.
Anna
& Tom, l'infallibile coppia.
"Il ritrovamento della 'borsa'
ha richiesto più tempo del previsto.
Alla fine l'ho
(ri)trovata
Arriviamo""
* * * * *
E così è nata la piccola Kaulitz :) Rossella in
onore di una mia amica,
che mi sopporta sempre durante i miei scleri e è sempre
pronta a fantasticare
con me sui Kaulitz e sui Leto! Ti voglio bene Ross! :3
(Tanto con la tua anda leggerai questo fra.. un mese?)
Ah, ho cambiato account di facebook, sono qui ora:
CLICK!
Passando
alle cose serie.
....E
se vi dicessi che è l'ultimo capitolo?
Prossimamente con
l'epilogo di Stich ins Gluck.
|
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Capitolo 28 *** Epilogo. ***
epilogo
Leggete fino alla fine,
per favore.
Epilogo
5 maggio 2027, Oberhausen.
La città era in fibrillazione, il tempo sembrava
scorrere lentamente mentre l'arena della città si riempiva
di persone; c’era gente che probabilmente dormiva, chi ancora
era a lavoro, chi invece stava per vivere una serata a dir poco epica.
Avevano parlato di migliaia di partecipanti, sui venticinquemila, ma a
giudicare dalla folla ve n'erano almeno il doppio. In Germania faceva
caldo, il clima reso ancora più scottante da tutte le anime
che correvano e spingevano per ottenere un posto nelle prime file.
Era il concerto dell'anno, a sentire le più grandi
riviste musicali, anche i telegiornali ne avevano parlato. Fan da tutto
il mondo si erano riunite per quella tappa, che, a detta della band,
sarebbe stata l'ultima prima di una lunga pausa. C'erano ragazze e
ragazzi, donne adulte accompagnate dalle figlie, tutti uniti da quella
passione forte come tanto prima, se non di più. Quel gruppo
musicale sparato nelle scene ancora nell'età
dell'adolescenza, sopravvissuto a critiche, periodi duri, cali delle
vendite, crescita delle ascoltatrici.
Quattro ragazzi di Magdeburgo inizialmente immaturi, erano
cresciuti e col loro la qualità di ciò che
producevano. Avevano prodotto più di dieci album i quali
mostravano come fossero diventati grandi, nonostante le
difficoltà, loro erano sopravvissuti.
Quel concerto era la ciliegina sulla torta, la degna
conclusione di una carriera altrettanto grande.
In fondo tutti sapevano che non sarebbe stata la fine, erano
diventati grandi con la musica, non avrebbero smesso da un giorno
all'altro.
Come dicevano loro "wir sterben niemals aus", né
loro né la musica.
Cinquantamila persone erano accorse lì per loro,
per quello che sarebbe stato uno show indimenticabile. Da tutto il
mondo grazie ai social network si erano organizzati per parteciparvi,
sarebbe stato semplicemente epico.
I Tokio Hotel avevano promesso tre ore di show, tre ore di
canzone, tre ore di adrenalina ed emozioni. Dall'album Schrei, Schweig.
Da Grido a Silenzio, l'ultimo album, nonché disco di platino
in tutta Europa, Asia e città americane.
I Tokio Hotel ormai avevano fatto storia. Lo studio del
tedesco nelle scuole grazie a loro era cresciuto, avevano accompagnato
generazioni di ragazze, madri fan che contagiarono le figlie, ora
andavano anche al concerto insieme.
Prima dello show dal backstage si potevano sentire tutte le
grida delle fan, che intonavano le canzoni.
Bill, Tom, Gustav e Georg non erano più bambini,
erano uomini. Erano titani dei palchi, su questo non si discuteva, ma
erano spaventati di fronte a tanta affluenza. Nervosi, emozionati,
eccitati.
-Mi mancherà tutto questo- esclamò un
trentottenne Bill Kaulitz, preparandosi a fare il suo ingresso in quel
palco così grande. A guardarlo era difficile riconoscere il
bambino che correva sul palco a cantare “Leb die
Sekunde”, con il ciuffo nero e vestiti stravaganti; ora
portava un paio di pantaloni comunque attillati, una camicia bianca e i
capelli neri erano lasciati lisci sulle spalle, un accenno di trucco
nero sugli occhi, ma non come agli esordi. Eppure bastava fissare
quegli occhi nocciola per ritrovare l’adolescente del 2005,
il sorriso anche era uguale, la fama e i soldi non l’aveva
spento, neanche cambiato. Rimaneva sempre colui che si emozionava di
fronte a un pubblico che cantava con lui, per lui.
-Anche a me- risposero gli altri tre in coro, lanciandosi
occhiate complici.
-Regaliamo al nostro pubblico la serata più bella e
indimenticabile della loro vita- disse l'altro gemello, Tom Kaulitz.
Come il fratello aveva rinunciato a trecce o rasta, era passato a un
taglio più semplice, i capelli erano tornati biondi come
quand’era piccolo; portava comunque vestiti più
larghi del normale, non li avrebbe mai riposti via per indossare
qualcosa “su misura”, anche se in quegli anni aveva
sviluppato andando in palestra un fisico che era un peccato nascondere.
Si guardarono carichi, mentre il tecnico indicava che l'ora
era arrivata, lo show stava per partire.
Fremevano, i cuori battevano impazziti. Il sangue scorreva
nelle vene caldo, le mani si muovevano nervose. Panico, energia, amore.
Le luci si spensero, tutto buio. Lentamente il cantante
salì la passerella, posandosi al centro dell'impalcatura
buia. Si udivano urla di sottofondo, acclamavano i ragazzi, ignari che
fossero già di fronte a loro. Inforcò il
microfono con fare dolce e pronunciò una sola parola, con
voce profonda e dolcissima:
Il pubblico interruppe tutto il vociare, sorpreso di udire quella voce.
Una luce andò a illuminare ogni componente, sempre nel
silenzio più totale.
Soppesò il tono, cercando di farlo risultare caldo
e melodioso, come solo lui sapeva fare, e pronunciò una
frase, prima di cantare.
-Non
è il nostro ultimo concerto. Non è la nostra
ultima apparizione. Non è la fine. E' solamente una serata
che non avrà pari per molto tempo-
la folla pendeva dalla sue labbra, gli occhi
brillavano, nessuno parlava, catturato da ciò che usciva
dall'uomo. Qualche lacrima fuggiva al controllo della massa davanti a
lui. -Abbiamo pensato
parecchio a come iniziare, cercando una canzone degna di aprire la
serata. Siamo caduti sulla più banale, ma se non fosse per
lei, i Tokio Hotel non sarebbero qui ora. Avete capito no, di cosa sto
parlando?-
Un boato di risposta.
Le luci si spensero nuovamente, lasciando il pubblico in
trepidante attesa.
"Das Fenster öffnet
sich nicht mehr
hier drin ist es voll
von dir und mehr
und vor mir geht die
letzte Kerze aus.
Ich warte schon ne
Ewigkeit, endlich ist es jetzt soweit
da draußen ziehen die schwarzen Wolken auf."
Era da tantissimo tempo che non si esibivano su quella canzone
live, per tutti era un'emozione. Ognuno aveva dei ricordi legati ad
essa, le ragazze si ritrovarono catapultate indietro nel tempo quando,
durante un noioso pomeriggio, furono incuriosite dal ragazzo col ciuffo
nero che teneva una candela in mano, quella candela che, nonostante i
pareri contrastanti, non si sarebbe spenta per molto tempo,
poiché aveva continuato a illuminare la vita degli
“aliens” anche una decina d’anni dopo. E
la speranza continuasse a farlo ancora era viva.
Partì solo, senza accompagnamento. Non volava una
mosca. A cappella. Brividi, ecco ciò che provavano tutti.
Partì il ritornello, il palco si
illuminò, gli strumenti presero a suonare, la folla
cantò con lui.
"Ich muss durch den Monsun
Hinter die Welt
Ans Ende der Zeit bis
kein Regen mehr fällt
Gegen den Sturm am
Abgrund entlang
und wenn ich nicht mehr
kann denk ich daran
Irgendwann laufen wir
zusamm
durch den Monsun"
Bill Kaulitz da lassù poteva quasi sentire il cuore
di chi aveva di fronte battere, vedeva visi affannati e lacrime, vedeva
cartelloni, candele. Non era solo, l'arena cantava e saltava, seguendo
il ritmo della melodia. Lanciò un'occhiata agli altri amici,
vedendoli concentrati a suonare, ma con un sorriso in faccia che
significava più di mille parole. Era un uomo felice, aveva
raggiunto tutto quello che voleva nella sua vita, dalla fama all'amore.
Non poteva chiedere altro.
Quella serata era il culmine, era semplicemente perfetta. Si
sentiva un tutt'uno con la musica.
Terminata quella canzone, il pubblico applaudì
sinceramente, e i Tokio Hotel risposero inchinandosi a loro. A quella
che, in fondo, era una famiglia.
Passarono le canzoni, passarono le ore. L'aria si faceva
più frizzante e fredda, nessuno sentiva però quel
gelo, tanto era il calore emanato da quel palco.
Gli uomini, ormai ragazzi non l'erano più, si
muovevano con sicurezza, amando gli strumenti, amando la gente.
Tre ore dopo l'aria era densa di euforia, tristezza,
malinconia, amore, musica. Era arrivato il momento del congedo.
-Prima di concludere, vorremmo dire qualche parola- prese la
parola Georg, passando il microfono all'amico Gustav.
-Senza fare tanti giri di parole, grazie- disse diretto,
sorridendo allegro e stanco. Fu il turno di Tom.
-Ventuno anni, voi ci supportate da ventun'anni! Da quando
eravamo i quattro strani adolescenti di Loitsche, ora adolescenti non
lo siamo più. Anzi! Insomma, non ho più diciotto
anni, si lo so che comunque l’età che dimostro
è quella- ammiccò verso il pubblico, con il
solito cipiglio malizioso che lo caratterizzava, .Ma voi siete qui
comunque, e posso affermare di essere nervoso e agitato come le prime
volte che suonavo- guardò il gemello.
-Esatto. Siete cresciute con noi, e vedervi qui numerosi e
numerose è la cosa più bella che un gruppo possa
desiderare. Voi avete permesso la realizzazione del nostro sogno, e
speriamo che, con questa serata, di esser riusciti a ripagarvi almeno
in parte. Allora come va?-
Il pubblico rispose urlando e battendo le mani.
-Non vi sento, come procede la serata? LOUDER!-
dal rumore quasi tremava il terreno.
-Sapete ragazzi, per prepararci a questo show ci siamo
riguardati tutti i dvd, e vi posso giurare che mi si attanagliava lo
stomaco sempre di più con il susseguire dei minuti.
C’eravamo noi, quattro ragazzi con un sogno
comunque, e cavolo, se non fosse stato per voi non saremo riusciti a
realizzarlo, a diventare ciò che siamo ora.
Perciò grazie di tutto. Grazie perché sappiamo
essere fan di una band come la nostra non è stato facile,
soprattutto a causa della mia immagine- si fermò un secondo
e rise, -Nonostante ciò non ci avete abbandonato, siete
rimasti al nostro fianco. Noi siamo cresciuti con voi e voi con noi, ci
avete dato tanto e probabilmente non riusciremo mai a ripagare tanto
affetto, stasera ci abbiamo provato. Grazie ancora!-
Il pubblico davanti a lui era fermo, intento a imprimere ogni
parola del discorso nella memoria, quanto vere erano quelle parole!
-Questa è l'ultima canzone- riprese a parlare il
cantante, facendo una pausa dopo -... per stasera- ancora urla.
-Siamo nuovamente caduti nel monotono, ma abbiamo scelto una
canzone che amiamo tutti e quattro, e che ci rappresenta-
I quattro si misero al centro del palco, seduti su sgabelli,
uno vicino all'altro, anche il batterista.
Si lanciarono un'occhiata complice, e partirono.
"Viel zu viel Liebe, an
der Musik.
Viel zu viele Grenzen,
unbesiegt.
So viele
gedänken, und Wörter nicht beendet.
Ich glaube nicht das das, bald endet."
Il cantante si alzò e si avvicinò alle
prime file, invitando a cantare con lui, si levò un coro
uniforme, cuori e voci che andavano all'unisono.
"Wir bleiben immer, schreiben
uns in die Ewigkeit.
Ich weiss das immer,
irgendwo was bleibt.
Wir fühlen, wir
sind fürs Ende nicht bereit.
Wir sterben niemals aus,
Ihr tragt uns bis in alle Zeit"
Quando posarono gli strumenti, ci fu un altro momento di silenzio. Era
finito, chissà per quanto non avrebbero assistito a un live
del genere..
Successivamente solo un lungo applauso, quasi interminabile.
-Grazie mille!- Urlarono i Tokio Hotel in coro, inchinandosi. Gustav si
parò davanti alla folla, alzando le braccia e abbassandole.
La ola, la ola significava che fra poco se ne sarebbero andati.
Seguirono i suoi movimenti, mani che si alzavano in ordine, applausi,
cori. Poi non rimase altro che guardare i propri idoli andarsene sotto
una pioggia di coriandoli.
Ci volle tempo prima che l'arena si svuotasse, andarsene da
lì era come chiudere un capitolo, prendere coscienza di una
crescita.
Le guardie furono costrette a chiedere ai fan di lasciare lo
spazio, un'ora dopo era tornato tutto vuoto, anche se nell'aria si
manteneva una certa elettricità.
Tuttavia due figure spiccavano ancora nella prima fila, due
ragazze che ancora non se n'erano andate.
Nelle loro teste ancora l'immagine del gruppo. Loro erano
giovani, non avevano vissuto il periodo della chioma leoncina di Bill,
i rasta di Tom, cresta e treccine. Conoscevano solo il Bill Kaulitz dai
capelli lisci e neri, trucco più leggero, e il chitarrista
dai capelli biondi, lisci anch'essi. Le due G invece non erano
cambiate, sempre i sobri del gruppo.
Stavano in silenzio, cercando di riprendere il controllo di
loro stesse dopo tanta adrenalina.
-E' stato bellissimo. Dio, sapevo che i Loro concerti erano
belli, ma questo.. wow- disse la prima, fissando l'altra.
-Hai ragione, dovevo fidarmi di mia madre- rispose quella dai
capelli rossi e leggermente mossi.
-Tu, sai che alla mia non piacciono. Che palle!-
ribattè l'altra, dalla chioma bionda e occhi nocciola.
Si assomigliavano, alcune le scambiavano per sorelle, stessi
lineamenti, solamente dettagli diversi.
-Rossella, Serena! Che ci fate qui? I vostri genitori vi
stanno aspettando nel backstage!- li rimbeccò il manager
della band accompagnato dalla truccatrice Valerie, diventata la sua
compagna da un paio d’anni, dopo la rottura con
l’altra.
-Si David, scusa!- le due adolescenti si recarono subito
dietro al palco, vedendo i loro genitori ridere allegri, nonostante la
stanchezza.
-Papà! Sei stato fantastico! Mamma mia, hai cantato
benissimo! Mi hai fatto commuovere!- esclamò la
quattordicenne Serena, andando ad abbracciare Bill Kaulitz, suo padre.
Poi lanciò un'occhiata alla madre, una bella donna dai
lineamenti dolci e capelli chiarissimi. Attendeva dicesse qualcosa,
magari uno dei suoi commenti acidi sul gruppo, invece la
stupì.
-Devo ammettere che stasera avete fatto meno schifo! Anzi,
eravate quasi passabili!- fu la sua risposta neutra.
-Maia, non esagerare coi complimenti eh!- ridacchiò
la cognata, sapeva che ormai le piacevano, soprattutto gli ultimi
album, ma non l'avrebbe mai ammesso, giusto per non dare la
soddisfazione al marito.
-Cosa vuoi che ti dica Anna? Se esagero Bill non la smette di
vantarsi! Sai com’è fatto- alzò le
spalle.
-E comunque-, intervenne Rossella -Questa serata non se la
dimenticherà nessuno! Siete stati meravigliosi, soprattutto
tu papà!- disse facendo l'occhiolino al padre, che aveva
preso la moglie rossa per un fianco, sorridendo allegro.
-E' strano, non so quanto resisterò senza musica.
Cosa faccio tutto il giorno?- brontolò Bill. Sua moglie non
si fece mancare l'occasione.
-Potresti giocare un po' con Lukas, o cambiargli il pannolino,
non sia mai che il grande Kaulitz si annoi!- fece una linguaccia
indicando il bambino addormentato sulla poltrona. Sembravano due
bambini, nonostante fossero sposati da sette anni. Alla fine tutti i
Tokio Hotel si erano sistemati, i due gemelli avevano scelto di
sposarsi lo stesso giorni, uno il testimone dell'altro. Cerimonia
intima, niente di sfarzoso. Chi l'avrebbe immaginato che avrebbero
trovato le anime gemelle? Anche in quell’occasione si
potè ammirare la diversità dei Kaulitz: Tom alla
fine aveva ceduto alle richieste della ragazza, aveva perciò
indossato uno smoking nero, mentre lei un vestito lungo bianco.
Bellissimi, ovviamente.
L’altra coppia non aveva rinunciato
all’eccentricità: Bill portava sempre un paio di
pantaloni attillati e una camicia di seta nera, capelli lasciati lisci
e trucco accennato, Maia invece portava un vestito scuro alle
ginocchia, con pizzi ai bordi e ai piedi un paio di scarpe di vernice
con tacco alto. Indubbiamente inusuali, bellissimi anch’essi.
Sembrava ieri che la giovane Rossa si presentava ai provini per
partecipare al tour, sembrava ieri un nuovo tecnico del computer
stravolgesse la vita del cantante. Ne era passato di tempo invece..
-E Bill, se proprio ti annoi, puoi portare Chris all'asilo!-
intervenne la Schneider, cogliendo la palla al balzo.
-Ehm, penso troverò qualche modo per passare il mio
tempo invece!- Scossero la testa, non cambiava mai, il solito pigro.
Chi l’avrebbe mai pensato sarebbero diventati mariti
e padri? Serena nasceva solamente un anno dopo Rossella, alla fine Maia
aveva scelto di chiamarla con il nome che il ragazzo aveva detto di
amare, non aveva però pensato gli piacesse perchè
era possibile abbreviarlo in „Nena“. Gli ultimi
arrivati in casa Kaulitz erano Lukas e Chris, due carinissimi bambini,
vivaci come i genitori.
Ne era passata di acqua sotto ai ponti dal "Lass uns hier raus - wir wollen
da rein, in unserem Traum die ersten sein, halt' uns nicht auf, das ist
unser Traum“
Silenziosamente, dopo quello scambio di battute, andarono a
cambiarsi nel camerino e, una volta usciti, guardarono l'arena con
sguardo assente e malinconico. Le moglie salirono nelle auto, lasciando
un momento ai mariti, lasciando si godessero il palco.
I Tokio Hotel si guardarono intorno, nell’arena
ancora aleggiava l’adrenalina, sembrava di sentire i fan
urlare.
-Ci credete? Chi l’avrebbe mai pensato saremmo
durati così a lungo- esordì Gustav.
-Non so come farò senza suonare tutto il giorno-
ridacchiò Georg, -Mia moglie non mi permette di strimpellare
il basso quando voglio, che strazio. Dovrò comprare un
appartamento solo per questo-
-Quello che va meglio qui è Bill-
proferì il gemello maggiore, sotto gli sguadi interrogativi
degli altri.
-Oh insomma, a noi tocca arrangiarsi per suonare, ci tocca
sottostare alle ire funesti delle nostre mogliettine isteriche, mentre
lui può cantare sempre. Mi ricordo gli show che faceva sotto
la doccia quando giravamo per gli hotel, ti sentivo anche dalla stanza
affianco, raccapricciante!- affermò scoppiando a ridere.
-Qualcosa contro le mie esibizioni canore? Dovresti esser
stato felice di poter godere della bellezza della mia voce no? Insomma,
sei uno stronzo ingrato- annuì convinto.
-Sembrate due ragazzini- intervenne Gustav divertito.
-Qua il vecchio sei tu, noi siamo giovani, nonno- lo ripreso i
Kaulitz, facendo finta di non sentire il commento sottovoce del
batterista che gli apostrofava come idioti senza speranze.
-Penso.. sia ora di andare.- fece Georg.
I quattro rimasero immobili ancora un momento, chiedendosi
come avrebbero fatto senza tutto quello, senza i litigi del tourbus,
David che gli sgridava, le fan che li seguivano con amore, i
brividi dello show dal vivo..
Era arrivato però il momento di prendersi una
pausa, il momento di dedicarsi alla famiglia, il momento di staccare.
Avevano realizzato il loro sogno, erano diventati superstar.
Erano cresciuti, sposati, diventati mariti e padri. Idoli, modelli.
Sopravvissuti alle critiche, ad album migliori di altri, a fallimenti e
vincite. Premi guadagnati erano tantissimi, come i riconoscimenti. Su
quanti libri erano finiti? La prima band tedesca a uscire su un
giornale in Palestina, la prima a vincere un premio in Giappone, la
prima a far saltare centomila persone in Francia.
Di una cosa erano certi, avevano cambiato la vita di migliaia
di ragazzi, le loro canzoni erano in grado di dar forza, speranza.
Inoltre avevano stravolto quella di due in particolare, Anna e Maia. I
Tokio Hotel avevano scosso il mondo..
...e la loro
musica non si sarebbe estinta mai.
...Fine.
* * * *
Qua ci sono un bel
po’ di note, e vi chiedo di leggerle tutte per favore, vi
rubo due minuti! (Dai! :D)
Prima nota:
Il 9 luglio di sedici anni fa nascevo io, oggi
è il mio compleanno.. ho postato
l’epilogo, quindi come regalo chiedo solo un commento, non
costa troppa fatica, credo (; xD
Seconda nota:
Doveva essere la prima ma l’egocentrismo di voler ricevere
gli auguri ha prevalso lol
A parte questo, non posso credere sia davvero finita. Questa serie
– Louder love
– è iniziata con la pubblicazione del
primo capitolo di “Unter deiner Haut” il 20
ottobre, e si conclude con l’epilogo di “Stich ins
Gluck” il 9 luglio. Ne è passato di tempo eh? Le
mie piccoline! ç.ç
Terza nota:
Spero non vi abbia deluso come ho scelto di concludere, il fatto
è che cercavo qualcosa di originale, ormai i fatti
“clu” si erano svolti così ho deciso di
lasciarvi questo finale un po’.. non so come definirlo, direi
ideale. Questo spiega come mai non è possibile fare un
sequel, ormai le avventure dei quattro sono finite.
Quarta nota:
Tocca ai ringraziamenti.
Sinceramente non mi aspettavo tutto questo successo per questa serie,
chi mi conosce sa di quanta poca autostima godo e di quanto sono
insoddisfatta di tutto ciò che faccio xD perciò
ricevere tutti questi commenti è stata una sorpresa
moooooolto gradita! Anche perché mi hanno accompagnata in
questa avventura infinita! Non capisco come avete fatto a sopportarmi
così a lungo :3
Più in particolare, grazie a chi:
-L’ha
messa nelle preferite: (cioè 39
persone *___*), ossia: 1 - Abscheidbrief , ally92, Bambi483, Charls__ ,
chia94th, Dan, Deny_death, Diiva , Erchel , Freiheit_S , Funny_lady_ ,
gabry hurricane, gabry483, iolly21, Jessi Thatdaynevercame , kaggi11 ,
Kaledoscopio , kikka__nunu, LaIlla, LaPazza7, LittleTearOfBlood_483,
LoonyGirl , Lucilla88, Marty_483_, MaryBemycha, MaryKey , naik , On the
edge, Roxy Williams Tikey, SonnyScene, Stellina_Batuffolo , VannyGirl ,
VickyDupont , ylex98, Yoita, _Dark Echelon Angel_ 483, _Francesca_
,_MINA_ e _mOny483.
-L’ha
messa nelle ricordate: Bambi483, Elyo , gabry
hurricane, gabry483, Lady Rebecca, LaIlla, Lynn_Malfoy,
sel4ever e uranie.
-L’ha
messa nelle seguite: alessia96, Bambi483, bktafi
, BlumeInDerNacht , dani290691, Dita magiche, EhMaco, EnriLouder, gabry
hurricane, gabry483, Glael_87, Kaledoscopio, LaIlla,
LittleTearOfBlood_483, Louder_, marthine, Marty 483, _berridge89,
Nikikinki , nuria elena , OfeliaMillet , phantomrider tk (i cui
commenti mi fanno sciogliere ç.ç),piske, Raffuz ,
Roxy Williams Tikey, SchreiSoLautDuKannst483, shadow_shine ,
Silencecandestroy ,Tommasa , trilly1991, Veronica91, XxSoniaxX , Yoita,
Zimmer 483, Zimmer483, _Shikas_Shadow_ ,_Tombreath .
Ora che è
finita spero di ricevere un commento da tutte (;
Ovviamente un ringraziamento speciale a chi mi ha seguito capitolo per
capitolo, non metto i nomi perché non vorrei fare gaffe e
dimenticare qualcuna XD
Quinta nota: ripeto, è finita! Non ci credo D:
Sesta nota: Il
mio profilo di facebook - Anna LK
Louder
Aggiungetemi pure, :D mi fa piacere conoscere le mie lettrici e sapere
cosa pensano su ciò che scrivo *-* poi ogni volta che
aggiorno lo scrivo lì, quindi se volete essere informate
“sulle novità” sapete dove trovarmi ;D
Settima nota: Ho dimenticato di ringraziare le persone
grazie a cui questa storia è nata.
Chi se non Loro? I Tokio Hotel.
Un grazie è riduttivo, vi devo molto di più.
Ottava nota: Se siete arrivati fin qui avete la mia stima profonda!
Ora ne manca solamente una, e spero vi possa piacere! Con questa vi
chiedo magari di passare nelle mie altre storie :D
Ossia (vi linko le OS)
Nona e ultima
nota: Non sia mai che vi lasci senza nulla da
leggere! Ebbene sì, morto un papa se ne fa un altro no?
Ecco, finita questa serie si parte con la mia nuova long,
Atme die Liebe
Prossimamente in efp...
( oddio mi sento ridicola! LOL
Non appena vedete che rispondo alle recensioni diell'epilogo, vuol dire
che l'ho postata :D )
* * * *
Ho finito le
comunicazioni. Che triste. Okay, ora me ne vado. Vi
aspetto nell’altra storia.
Un bacione grande e grazie ancora di tutto.
...che stranezza
cliccare su "completa"...
Anna
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