A freak of the destiny

di NiNieL82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Epilogo: Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Per chi non lo sapesse ho pensato davvero molto se fosse o no il caso di scrivere questa storia e pubblicarla

Per chi non lo sapesse ho pensato davvero molto se fosse o no il caso di scrivere questa storia e pubblicarla.
Per è molto difficile parlare di Elijah Wood, non lo so perché, ma il fatto che sia il mio attore preferito mi ha sempre messo un po’ do problemi a scrivere qualche cosa su di lui.
Ora, quello che mi importa e sviluppare una storia che a Natale avevo cominciato, come one-shot. Chi l’ha letta lo sa.
Bene. Quella che vi apprestate a leggere è la mia prima fatica su Elijah Wood e spero con tutto il cuore che mi perdoni.

IMPORTANTE: la storia che vi apprestate a leggere è solo il frutto della mia fantasia (piuttosto malata). Qualunque cosa che riguardi i personaggi che citerò è puramente inventata. Non conosco Elijah Wood e la protagonista della storia è inventata. Mi scuso per gli insulti a Franka Potente, ex ragazza di Elijah. Non la conosco e non è mio intento minarne la sua immagine.


A freak of the destiny…

Capitolo 1: Grace

Un colpo. Un altro colpo. Il rumore netto della palla che andava a sbattere sul tabellone piazzato sulla porta di casa.
Grace sollevò la testa e sbadigliò, guardando fuori dalla finestra. C’era già la luce del mattino che illuminava tutto e che, con i suoi raggi colpiva il letto posizionato davanti alla finestra. 
Nel mentre fuori, qualcuno continuava a palleggiare, divertito.
“ADAM! HO SONNO IO!” gridò la ragazza mettendosi in ginocchio e affacciandosi alla finestra aperta pochi secondi prima.
La palla rimbalzò ancora una volta e si andò a sbattere contro la faccia della ragazza, che con un piccolo grido di dolore si accasciò sul letto. In un attimo fu tutto buio.

Grace Melanie Thompson, nata a Denver, Colorado, il 12 luglio 1982, da una coppia di giovani genitori, Fred Thompson, nato trentatre anni prima della venuta al mondo della piccola Grace; e Hope Thompson, che all’epoca aveva ventinove anni.
Quello che poco prima le aveva dato una pallonata in pieno viso, altro non era che Adam Thompson, fratello maggiore della piccola Grace, sette anni più grande, amante del basket e delle belle ragazze. 
Una famiglia normale. Segnata però da un gravissimo lutto. Fred, il padre di Grace, morì il 27 agosto 1984, due anni dopo la nascita della piccola Grace, in un incidente sul lavoro.
Nonostante questo, Grace, crebbe tranquilla, senza scossoni di alcun tipo. Certo. Non è mai facile per una bambina giustificare l’assenza di un padre ai compagni di scuola, specialmente conoscendo la purezza, alle volte bastarda, che caratterizza i bambini. Ma Grace ci riuscì e si rifugiò in un mondo che costruì lei, fatto di carta e penna, fabbricato affinché, quello che la vita le aveva fatto passare, potesse essere cancellato dalla sua fantasia. E così fu.
Grace cominciò a scrivere in tenera età. Si inventava storie dove un uomo, presumibilmente suo padre, la prendeva e la portava a vivere fantastiche avventure.
E questo l’aiutava a superare quel trauma che non aveva vissuto ma che, lei per prima, portava dentro come qualche cosa di difficile da dimenticare.
Ed è da questa giornata che vorrei cominciare a parlare di Grace. Della sua vita, del fatto che la letteratura, in breve, gli avrebbe portato quella tranquilla materiale che, sino ad allora aveva solo immaginato.

“Credi che sia rotto, mamma?” chiese Adam serio.
“Mi auguro di no. Ma dico io.. Hai quasi trent’anni, come puoi comportarti così…” disse Hope spazientita.
Adam tossicchiò imbarazzato e rispose:
“Non volevo tirarle addosso il pallone. Ha rimbalzato da solo…”
“Shhh” disse Hope. “Si sta svegliando…”
Grace, con qualche difficoltà schiuse lentamente gli occhi e disse, ancora intontita dal colpo:
“Adam.. La prossima volta quella palla te la infilo su per il cu…” ma venne bloccata da Hope che abbracciandola disse:
“Oh! La mia piccola sta bene, allora…” e la strinse in un soffocante abbraccio.
“Mamma. Va bene. Ho capito. Ti voglio bene anche io… Ma così mi strangoli… Mamma.. Adam aiuto…” cercò di liberarsi Grace dalla presa della madre inutilmente.
Quella era la famiglia di Grace. Quella che l’aveva accompagnata per tutti quegli anni scherzando e giocando. Quella che era stata il suo dolce rifugio. 
Quella formata da Hope e Adam. Le uniche persone che l’avevano realmente amata.

Qualche mattina dopo…

Grace si svegliò presto. Quel giorno non doveva lavorare. Entrò in cucina e, avvicinandosi guardò Hope, la madre, che preparava la colazione, baciandole poi una guancia.
Si mise a sedere e si versò un’abbondante dose di succo d’arancia nel bicchiere, bevendone qualche goccia, per poi, con calma, prendere un’altrettanto abbondante razione di uova e bacon, preparate in precedenza dalla madre.
“Allora Hope? Ci sono delle novità?” chiese la ragazza addentando un piccolo pezzo di pancetta.
“Niente. È arrivata della posta.. Per te” sorrise la donna voltandosi a guardare la figlia, che, smettendo di addentare il piccolo pezzo di pancetta, disse:
“Sei sicura? Non mi stai prendendo in giro?” e si sollevò correndo verso la madre che disse, porgendole una busta.
“Aprila che sono curiosa…”
Le mani di Grace scartarono in maniera febbrile la busta gialla. 
Poteva essere il manoscritto, rimandato indietro, pensò. Ma si persuase che non poteva essere il manoscritto. Troppo leggero.
Che cosa poteva essere?
Aprì la busta strappandola quando poteva. E con mani febbrili la lesse.
“Alla cortese attenzione della signorina Grace Melanie Thompson…
La casa editrice Book&Book inc. ha preso in esame il suo manoscritto. Siamo lieti di informarla che il suo libro verrà pubblicato…” si voltò guardò la madre e disse:
“Mi hanno pubblicato il libro… Mi pubblicano il libro… Mamma!!” e saltò abbracciando la donna.

Qualche giorno dopo

Grace guardò la mamma che commossa diceva.

"Se ti dovessero chiedere di rimanere a New York, promettimi di ritornare per le vacanze almeno.."

Grace sorrise alla donna e abbracciandola disse:

"Hope tranquilla. La tua bambina imbranata tornerà tra due settimane. Devo solo decidere quando e come e soprattutto cosa devo fare per l'uscita del mio libro..."

Adam sorrise e disse:

"Tranquilla mamma. Lo sai che tra un paio di giorni pagheremo per rimandarcela nella grande mela..."

Hope le diede un buffetto sulla spalla e disse:

"Uffa. Adam. Non sei orgoglioso di tua sorella? Pubblicherà un libro... La mia piccola Grace..." e l'abbracciò commossa.

[I PASSEGGERI DEL VOLO C9 753 IN PARTENZA PER NEW YORK, SONO PREGATI DI RECARSI ALL’USCITA 56. RIPETO….]

Grace guardò la madre e il fratello e sistemando la borsa disse:

“Bene miei prodi. Io vi lascio…”

Hope sorrise e salutò la figlia, dicendole:

"Riguardati Grace"

"Tranquilla... Tranquilla.."  disse Grace allontanandosi e movendo la mano, per poi sparire tra le colonne del gate a lei assegnato per l'uscita.


Quello che la piccola Grace non sapeva era che, da quel momento la sia vita sarebbe cambiata e che, da quel giorno, il destino le avrebbe giocato moltissimi scherzi.. Alcuni brutti. Alcuni belli.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ringrazio Marochan per il suo aiuto in questo capitolo

Ringrazio Marochan per il suo aiuto in questo capitolo. Grazie davvero. 
Buona lettura. Niniel.

Capitolo 2: Elijah

Un piccolo rumore di cocci rotti arrivò dal salotto della lussuosa villa. 
Che cosa diamine poteva essere?
Sentì una voce preoccupata. Quella di Zach che nervoso diceva:
“Ma è mai possibile che devi sempre prendere le sue cose? Hannah non sei più una bambina..”
Elijah si sollevò lentamente e si affacciò dalla porta della camera gridando:
"Hannah dimmi che il rumore dei cocci che ho sentito erano quelli del vaso antico cinese della nonna"
“Il vaso antico della nonna l’ho rotto il mese scorso…” disse la ragazza guardando verso le scale da dove proveniva la voce del fratello. Elijah, chiudendo gli occhi e, portandoci una mano sopra, cercando di mantenere la calma, disse:
“Non hai toccato la foto che abbiamo fatto l’ultimo giorno di riprese in Nuova Zelanda, vero Hann?”
Zach guardò la sorella sollevando un sopraciglio come volesse dire:
“Lo hai fatto tu il danno. Io non c’entro..”
“Si” disse a mezza voce la ragazza.
In quel momento il giovane ragazzo perse la pazienza e gridò:
"Hannaaaaaaaah hai preso di nuovo quella foto!!! Ti ho detto mille volte di non toccarla, per nessun motivo al mondo…” 
Era una delle poche rare volte in cui Elijah Jordan Wood, nato ventiquattro anni prima, il 28 gennaio 1981 a Cedar Rapid, Iowa, da Debra Wood e Warren Wood, si arrabbiava sul serio. Ed era impossibile da credere. Uno calmo come lui che si arrabbiava. Da non crederci.
Ma se lo faceva un motivo c’era.
Infatti, era intento a litigare con la sua spina nel fianco preferita, sua sorella Hannah, diplomata nel combinare danni di ogni sorta, ma sorella minore di Elijah che, da quando i genitori si erano separati, non aveva fatto altro che proteggerla e coccolarla come solo un fratello maggiore sapeva fare.
Zach, il fratello maggiore di Elijah gridò:
“Monkey! Dai! Calmati…”
“Zach stanne fuori...” gridò Elijah serio.
Il fratello con fare serio ritornò in cucina e, con un piccolo gesto, poggiando la mano dietro la schiena, fece entrare anche lei, mentre Hannah cosciente di quello che aveva fatto, guardò le scale con in cima il fratello, infuriato. Dentro di se sapeva di essere in colpa ma nel suo viso c’era un espressione tipo:
“Daiii! Non te la prendere con me che vuoi che c’entri io? Sono giovane e scavezzacollo…”
Elijah, però, esasperato da quel comportamento alle volte menefreghista di sua sorella disse:
“Fammi vedere la foto Hann!”
Hannah deglutì a vuoto e disse:
“Ne sei proprio sicuro?”
Elijah strinse gli occhi e rispose, facendo una domanda a sua volta alla sorella:
“Hannah? Cos’è successo a quella cavolo di foto?” e scese veloce le scale.
Si avvicinò alla sorella ed ebbe un colpo. La bellissima cornice elfica era distrutta. La foto, per qualche strano motivo non si era rovinata, ma la cornice si era davvero distrutta.
Elijah la guardò con gli occhi di fuori e disse:
“Sai quante ne esistono di queste cornici nel mondo?”
Hannah scosse la testa in segno di diniego. Elijah la guardò e disse:
“Tante quante il numero delle persone che ci sono ritratte… Queste le hanno fatte solo per noi quelli della Weta…”
“Non l’ho fatto apposta Elwood…”
“QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI NON TOCCARLA?” gridò Elijah. 
Hannah lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e disse:
“Mi sento in colpa e tu? Tu che fai? Mi urli contro.. sai che ti dico? Vai a farti fottere Monkey…” e uscì di corsa dalla sala lasciando Elijah da solo.
In quel momento pensò che aveva davvero trattato male sua sorella, ma che quello era il chiaro segnale che doveva lasciare per un po’ casa sua.

Debra lo guardò con la sua sacca e disse.
“Ritorna ogni tanto a Los Angeles..”
“Certo che ritorno, mamma. Non sono uno stupido…” disse Elijah abbracciandola, fingendosi infastidito.
Zach lo abbracciò e disse:
“Attento fratellino. New York è una città difficile da vivere…”
Elijah lo guardò e disse.
“Tranquillo fratellone… So cosa fare. Vivo da solo da quando ho diciassette anni. Stare da solo ora che ne ho ventiquattro sarà una passeggiata” e gli diede due pacche sulla schiena divertito.
Poi si voltò verso Hannah e con un sorriso disse:
“Fatti abbracciare…”
La sorella strinse il fratello commossa e disse:
“Allora! Non stai partendo per colpa mia. Vero?”
Elijah scosse la testa e disse:
“Tranquilla. Non sto partendo per colpa tua..”
La sorella sorrise e prendendo qualche cosa dalla borsa la porse al giovane attore, dicendo:
“Lo so che non è come nuova, però ho cercato qualcuno bravo e l’ho fatta riparare…” e sorrise porgendo la cornice.
Elijah aveva accantonato quella discussione, poi guardò la sorella e disse:
“Grazie…”
Hannah sorrise e disse:
“E di cosa.. piuttosto.. Fratellino stati attento e tieni il tuo pisello moscio lontano dalle punkettone di New York. Alle volte hai davvero uno strano gusto per l’orrido..” e gli diede una piccola spinta sul braccio sorridendo divertita…
[I PASSEGGERI DEL VOLO A9 753 IN PARTENZA PER NEW YORK, SONO PREGATI DI RECARSI ALL’USCITA 56. RIPETO….]
Elijah guardò la madre e i fratelli e sistemando la borsa disse:
“Bene ragazzi. Io vi lascio…”
“Ciao Monkey!” dissero tutti.
“Ciao” salutò l’attore allontanandosi e movendo la mano.
“Torna per Natale!” gridò Debra.
“Mamma ci vogliono tre mesi” rispose con un sorriso il ragazzo. 
“Sempre meglio ricordarsele prima queste cose” gridò la donna.
Elijah rise e salutò.
Anche lui non sapeva che la sua vita si apprestava a ricevere qualche cosa che non poteva immaginare.
Uno strano scherzo del destino che lo avrebbe reso felice.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Allora

Allora, visto che nel mentre scrivo questo capitolo non ho ancora pubblicato la storia, spero che chiunque l’ha letta, non si trovi deluso.
Ringrazio chiunque mi segue. Pochi o tanti essi siano. Un bacio a tutti.
Niniel.


Ps: Non può mancare… Buona lettura.

Capitolo 3:New York New York 

Start spreadin' the news, I'm leaving today.
I want to be a part of it,
New York, New York.


Allora era quella la grande mela. Proprio come Grace se la immaginava.
Grande. E.. Mela?!
La ragazza scese dal taxi. Si era fatta lasciare davanti alla casa editrice che aveva risposto alla sua lettera a e che aveva deciso di pubblicare il suo libro.
Era davvero emozionata. Non poteva negarlo. Per anni aveva rincorso un sogno, un sogno che molti avevano ostacolato, ma nel quale lei, Hope e Adam avevano sempre creduto.
Ed ora eccola. Ad esaudire il suo sogno. A parlare con qualcuno di importante affinché quella parte di se che parlava di quella persona che non aveva potuto conoscere, ma che sentiva di amare. Si chiese se suo padre da lassù avesse fatto qualche cosa, per farla arrivare fino a lì, fino alla casa editrice Book&Book inc. che avrebbe pubblicato, in data ancora da definire, il suo manoscritto.
Entrò nella grande sala d’ingresso, che era un via vai continuo di persone, vite che lei avrebbe incrociato quelle volte o che, molto probabilmente, non avrebbe mai più incontrato. Sorridente si avvicinò ad uno degli addetti per le informazioni e sorridente chiese:
“Scusi? Sto cercando il signor O’Connor, Steve O’Connor, avrei un appuntamento con lui…”
“Lei è la signorina Thompson?” chiese con noncuranza l’addetto.
“Si” rispose prontamente Grace.
“Allora, il signor O’Connor l’attende nel suo studio. Al settimo piano…”
Grace corse verso l’ascensore. 
Il suo sogno diventava realtà.


Da un’altra parte della città.

These vagabond shoes are longing to stray
right through the very heart of it,
New York, New York.


Aveva davvero viaggiato tantissimo nella sua vita. Non poteva negarlo. Ma quel viaggio era il più importante e grande di tutti.
Elijah camminava tranquillo, fumando la sua sigaretta, pensando che la sua vita quel giorno sarebbe diventata un po’ più movimentata. 
Certo, non sarebbe stato facile fare quello che voleva fare, ovvero aprire una casa discografica che pubblicizzasse band non ancora famose. Ma ci voleva provare. Credeva nel fatto che se, si aveva un sogno, questo andasse in tutti i modi coltivato. E lui, con questo progetto voleva essere il fautore di questi sogni.
Arrivò all’albergo. Salutò un uomo nella hall, che conosceva il giovane attore per le passate visite che aveva fatto nello stesso hotel e, dopo aver sistemato tutta la parte burocratica e aver pagato un piccolo acconto, prese posto in quella che, da quel giorno, in data ancora da definire, sarebbe stata la sua nuova casa, per una data da definire, ma, sicuramente, non per sempre.
E con un sospiro, dopo essere arrivato in camera, buttò la borsa da una parte e si lanciò nel letto, chiudendo gli occhi e cominciando a dormire beato.


La mattina dopo…

I wanna wake up in a city that doesn't sleep
and find I'm king of the hill, top of the heap. 
These little town blues are melting away.
I'll make a brand new start of it in old New York.

Quel risveglio per Grace sarebbe stato lieto anche se avesse dormito sui di un letto di chiodi. 
Il giorno prima aveva incontrato il signor O’Connor, un simpatico signore sulla settantina che amava giocare a golf, tanto che, persino nel suo studio aveva un piccolo tappetino verde dove lanciava le sue palline che , normalmente non finivano mai al primo colpo nella buca poco lontano.
A dire il vero, quello, non era stato il vero e proprio colloquio. Lo stesso direttore lo aveva detto (mentre le insegnava a usare un ottimo numero nove senza tendere troppo il braccio, facendo sbagliare anche lei nel lancio della pallina), dopo essersi informato di dove avrebbe passato la notte.
Grace aveva seguito quell’uomo, matto come un cavallo che non aveva fatto altro che farla ridere, ma che, al momento di parlare del suo libro aveva sorriso e aveva detto una frase che avrebbe ricordato per tutta la vita:
“Il tuo libro trasmette qualche cosa che raramente uno scrittore riesce a trasmettere. È triste, ma al contempo allegro. Riesce ad essere serio, ma allo stesso tempo allegro. Trasmette calore. E fa capire che la persona di cui parli provi un grande amore. Tu sei legata al tuo protagonista. È cosi, Grace?”
Grace amava il suo personaggio perché lo aveva creato basandosi sull’idea che si era fatta del padre, un uomo retto e coraggioso che aveva fatto di tutto per salvare i co-protagonisti della storia.
Sorrise scostando la cascata di riccioli castani che ballavano sulla schiena, liberi da ogni nodo. E stiracchiandosi guardando fuori dalla finestra si preparò ad affrontare una nuova giornata nella città delle grandi opportunità
.

If I can make it there, I'll make it anywhere.
It's up to you, New York, New York. 
New York, New York.


Da un’altra parte, in una stanza dello stesso albergo…

I wanna wake up in a city that never sleeps
and find I'm a number one, top of the list. 
These little town blues are melting away.
I'll make a brand new start of it
in old New York.


Elijah si svegliò e si stiracchiò. 
Pensava che da quando aveva lasciato Franka, anche risvegliarsi era stato difficile. Aveva amato molto la ragazza tedesca. Aveva cercato in lei un po’ di tranquillità, ma inutilmente. Al primo ostacolo si erano lasciati. E lui era l’unico che ancora ci soffriva.
Si mise a sedere nel letto in silenzio e si stiracchiò. Doveva cominciare una nuova giornata.
A New York…
Sapeva di poter fare qualche cosa lì. Nella città dove il vecchio si mischiava al nuovo e dove lui avrebbe sfruttato parte dei soldi guadagnati.
A New York…

If I can make it there, I'll make it anywhere.
It's up to you, New York, New York.
It's up to you, New York, New York


Elijah sapeva che bastava crederci. E lo avrebbe fatto. Quella era la città giusta. Quella era New York, il massimo per tutti….

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Un grazie a Marochan che mi da delle idee per questa storia per un motivo che lei ben conosce

Un grazie a Marochan che mi da delle idee per questa storia per un motivo che lei ben conosce..^__^
Ringrazio inoltre chi mi ha recensito: Alessiuccia, Paddina Uriko e Neith. Grazie. 
Buona lettura. Un bacio.
Niniel..


Capitolo 4: Quando si sta nella stessa città, nello stesso albergo ma non ci si incontra mai.

Ore 7:40: in camera di Grace.

La sveglia suonò più volte. Grace allungò il braccio brontolando nervosa.
Voglia di svegliarsi così presto non ne aveva e tanto meno di lanciarsi per le strade della affollata New York. Ma doveva farlo se voleva vedere il suo libro pubblicato.
Si mise a sedere nel letto e tirò su le braccia. E stiracchiandosi sbadigliò forte senza curarsi della maglietta che saliva scoprendo la pancia. Scese dal letto e scalza, si avvicinò alla moquette e accese la radio, conscia del fatto che le stanze erano insonorizzate e poteva ascoltare la musica tranquillamente.
Si mise a ballare con piccoli passi. E sorridendo entrò in bagno togliendo la maglietta e rimanendo a torso nudo.
La radio trasmetteva la canzone di Price mentre lei, aprendo il rubinetto della vasca, in falsetto, ripeteva le stesse parole cantando a tempo.

“U don't have 2 be beautiful 
2 turn me on 
I just need your body baby 
From dusk till dawn 
U don't need experience 
2 turn me out 
U just leave it all up 2 me 
I'm gonna show u what it's all about”

E facendo la matta, come solo lei sapeva fare, infilò due dita dentro l’elastico dei pantaloni e cantò, movendo sensualmente il bacino:

“U don't have 2 be rich 
2 be my girl 
U don't have 2 be cool 
2 rule my world 
Ain't no particular sign I'm more compatible with 
I just want your extra time and your”

Tolse i pantaloncini e gridando li lanciò dicendo 

“KISS” e gridando leggermente per la temperatura dell’acqua si infilò nella vasca mentre Prince continuava a cantare la seconda strofa della sua canzone.

U got to not talk dirty, baby 
If u wanna impress me 
U can't be 2 flirty, mama 
I know how 2 undress me (Yeah)……

Ore 8:50: l’arrivo alla casa editrice…

Grace sorrise all’impiegata del giorno prima e poi sentì qualcuno chiamarla felice, alle sue spalle.
Si voltò e vide il signor O’Connor che, allegro, col le braccia larghe disse:
“La più giovane scrittrice del momento. Fatti abbracciare Grace.. O non posso farlo? Sai magari hai qualche ragazzo che mi spaccherebbe volentieri il muso se lo facessi…” e rise abbracciandola.
Per Grace la vicinanza dell’editore era un toccasana. Era un uomo allegro e gioviale e, da quando era arrivata non aveva fatto altro che coccolarla e prendersi cura di lei. 
Dopo il saluto si voltò e vide gli altri funzionari. E piano disse:
“Quelli sono qui tutti per me?” 
Il signor O’Connor sorrise e annuì e piano rispose:
“Tranquilla. Non te l’ho detto ma ho una figlia della tua età. E in te rivedo molto di lei. quindi sappi che dentro il mio ufficio, in me troverai il miglior alleato. E ti giuro che non è una cosa di tutti i giorni…” e rise facendole l’occhiolino.
Grace sorrise e si allontanò con l’uomo che, con una mano dietro la schiena la guidò dentro l’ascensore.

Ore 10:30: Il risveglio dell’hobbit…

Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.
Elijah si sollevò e si guardò intorno un po’ spaesato e con un occhio aperto e l'altro chiuso, spettinatissimo, lesse il nome della persona che lo stava chiamando:
"Ob!" sorrise e rispose: "Brutta merda di un inglese in calore! Ti sembrano ore di chiamare queste?"
L'inglese rise divertito sistemando il cappellino strambo che portava in testa e, aspirando una boccata di fumo, disse:
"Sono le 10:30 hobbit gay, orario in cui tutte le persone normali sono in piedi da in pezzo" rispose alla provocazione il londinese sputando il fumo appena inalato.
"Da quando un figo come te è una persona normale Leg?" scherzò il californiano. Ogni volta la stessa storia. Se non si facevano a pezzi per un buon quarto d'ora non erano loro. Ma erano dei buoni amici, come poteva negarlo?
"Stare con Dom Monaghan ti ha fatto rincitrullire del tutto?" scherzò Orlando.
"A te però stare con Viggo non ha fatto nulla, vero Bloom?" rise Elijah entrando in bagno e guardandosi allo specchio disse: "A cosa devo la chiamata dell'uomo più sexy della terra?"
"Sono a New York e quella testa vuota di Billy mi ha detto che anche tu sei qui... E.. Ho sentito la tua mancanza.." disse Orlando fingendo di piangere per poi sorridere come solo lui sapeva fare.
"Davvero?" chiese Elijah felice di sentire che qualche faccia realmente conosciuta fosse nella grande mela. 
Quella notizia lo fece sentire meno solo.
"Si, Frodo dei miei stivali. Sono davanti all'Empyre.. Che ne dici se ci incontriamo?" e fece una voce suadente.
"Se fai così vuol dire che non c'è Kate lì con te? Cosa vuoi che mi metta? Il completino in pizzo o quello di pelle?" chiese malizioso Elijah.
"Se devo avere un rapporto omo, caro il mio Elijah, scusa, ma tu sei la mia ultima spiaggia.. Prima di Monaghan naturalmente..." e risero assieme.
"Dai Mi lavo e ti raggiungo" disse Elijah serio stavolta.
"Ci conto californiano" sorrise Orlando.

Ore 10:30: Da un'altra parte della città, Grace...

La riunione si rivelò molto tranquilla e leggere. O’Connor si rivelò un uomo davvero simpatico e amabile, specialmente nei suoi confronti, sembrava la volesse proteggere da quel mondo davvero strano, fatto di lupi e di squali tanto quanto quello degli attori e dei musicisti.
Parlarono del libro, delle sue potenzialità, del fatto che fosse una storia davvero toccante e che lasciasse il lettore con la voglia di saperne di più ogni pagina che girava. Una storia che in un determinato periodo dell’anno avrebbe fatto affari d’oro.
E quel periodo era quello migliore per le vendite di tutti i settori. Natale.
Grace accettò volentieri l’idea di tornare a New York per le vacanze, per l’uscita e la promozione del libro. Sapeva che Hope, sua madre, avrebbe protestato alquanto una volta appresa la notizia. Ma, per quanto fosse cattivo da dire, specialmente per una madre come la sua, Grace doveva vivere la sua vita. Nel bene e nel male. E se doveva rimanere a New York, Hope avrebbe fatto meglio a raggiungerla lì per le feste. Magari, per la prima volta in ventitre anni, tutta la famiglia Thompson, si sarebbe concessa una sana e rigenerante vacanza.
Certo però che quei pensieri vennero offuscati al momento di firmare il contratto. In quel momento la sua vita sarebbe cambiata. E forse lo avrebbe fatto per sempre.

Ore 10:50: Un appuntamento con un vecchio amico...

“Orlando dove hai detto che sei?” chiese Elijah mettendo la giacca e tenendo il cellulare tra la spalla e l’orecchio.
“Sono vicino all’Empyre, Elwood..” disse Orlando.
“Oh cazzo.. Io sono dall’altra parte della città Ob…” disse Elijah prendendo il telefonino con la mano destra, dopo aver sistemato la giacca.
“Dai! Ci incontriamo nel ristorante quello carino.. Quello italiano.. Come si chiama?” chiese l’attore londinese.
“Elaine's?” chiese Lij sorridente.
“Si quello sulla 2nd Avenue…” sorrise l’attore.
“Va bene…” disse Elijah “Prendo il primo taxi che trovo e arrivo” 
“A dopo..” disse Orlando.
“Se non mi vedi comincia ad entrare Ob…” sorrise Elijah. “Non vorrei che un’orda di ragazzine assassine ti seguisse non permettendoti di raggiungermi all’appuntamento…”
“Ok! Monkey.. A dopo…” e sorrise chiudendo la chiamata.
Elijah guardò l’orologio, poi, in fretta prese le chiavi della camera e uscì.

Ore 10:50: il ritorno di Grace all'albergo.

Sul taxi si sentì strana. Leggera come una piuma. Il sogno di una vita, quello che aveva sempre desiderato era accaduta davvero.
Ringraziò tacitamente il padre asciugando una lacrima commossa.
Guardò il veloce susseguirsi delle insegne dei negozi con la testa poggiata al finestrino.
Pensò a tutti i sacrifici e a tutto quello che aveva sofferto per arrivare fin lì. Ed ora c'era riuscita. Certo. Non aspirava al Nobel per la latteratura, ma sapere che la sua storia sarebbe stata letta da tantissime persone la elettrizzava.
Il taxi si fermò. Grace scese veloce, dopo aver pagato l'autista.
Quando ritornò all’albergo, la mano di Grace tremava ancora per l’emozione.Stava per entrare quando il tassista la chiamò dicendo:
“Signorina! La borsetta…” 
Grace si voltò e corse verso la macchina.

Ore 10:50: scontro mancato...

"Buongiorno signor Wood"
Elijah sorrise e diede la chiave della sua stanza dicendo:
"Sto uscendo Mr. Robinson.. Non è arrivato nulla per me?"
Il direttore sorrise e si voltò prendendo dalle piccole celle una busta bianca e dicendo:
"Questa è arrivata stamattina..." e gli diede la busta.
Elijah rigirò la busta tra le mani e lesse l'indirizzo. Ringraziò l'uomo e con un gesto della mano si allontanò.
Grace stava camminando a testa china. Era davvero stanca. Più che altro per la serie di emozioni che aveva provato tutte assieme, che l'aveva a dir poco spompata. 
Stava camminando a testa china quando si scontrò contro un fattorino che stava correndo con delle valigie su di una camera. Era un rito per Grace scontrarsi con qualsiasi oggetto in movimento. E anche quella volta ci riuscì benissimo.
Cadde rovinosamente in terra, sciorinando una serie di parolacce degne del miglior scaricatore di porto. Il ragazzo si avvicinò constatando se la ragazza stesse bene, mentre lei socchiudendo un occhio, con la lingua fuori, massaggiava il fondoschiena dolorante.
Nello stesso momento Elijah usciva dall’albergo. Se il facchino non fosse passato, sicuramente, la vittima prescelta di quello scontro sarebbe stata l’attore californiano.

Quello che entrambi non sapevano era che le loro storie, in quel momento, non si potevano ancora avvicinare. Il destino per loro aveva altro in mente. 
E quello che aveva in mente era un freddo Natale, cominciato male.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ho avuto dei problemi con internet e

Ho avuto dei problemi con internet e, per questo, non ho potuto aggiornare. Un paio di giorni fa ho letto la recensione di Ely90 (spero di non sbagliare. Grazie per aver letto la mia storia. E grazie per chi continua a farlo. Vi sono grata davvero.
Questo capitolo racconta il ritorno a Denver di Grace. 
Ci sarà l'introduzione di un personaggio importante. E le decisioni che porteranno alla famosa parte della storia che ho scritto a Natale.
Spero che la storia non vi deluda.
Un bacio. Niniel.


Capitolo 5: La vita mia di certo cambierà..

Denver. Eccola di nuovo. La sua città natale. Come poteva sembrare piccola ora che aveva visto New York. Eppure non era un buco. Era una delle città più importanti..
Ma non lo era più per lei.
Adam, quando la vide uscire dal suo gate, corse ad abbracciarla. E stringendola, disse, felice:
"Sorellina, quanto ci sei mancata. Per un po' i sopramobili di casa hanno avuto la certezza che nessuno li avrebbe distrutti.."
Grace si fece mettere giù e diede un buffetto al fratello che, divertito si massaggiò la parte offesa, dicendo:
"Ahia! Come siamo diventati violenti. Non è che ti hanno offerto un soggiorno premio nel Bronx, quelli della casa editrice..."
"Si! Magari. Almeno saprei come spaccarti la faccia, ogni volta che tu cerchi di spaccare la mia con una palla da basket.." disse Grace tirando il carrello.
Adam sorrise guardandola allontanarsi e disse:
"Mi sei mancata anche tu.."
Grace si voltò e sorrise, ma quando si rigirò, scivolò e cadde a gambe all'aria, facendo cozzare il suo carrello con quello di una coppia vicino e facendo cadere tutte le valigie, sia le sue, che quelle delle coppia.
"Ma porca miseria... Ma è mai possibile che non riesca a fare nulla senza far capitare un cataclisma?" gridò Grace togliendo la lingua e chiudendo un occhio, massaggiando la parte colpita durante la caduta.
Adam non poté far altro che ridere della scena.

Quando Hope vide la figlia entrare in casa corse ad abbracciarla.
Era commossa. E lo si vedeva mentre la stringeva. 
"Mamma. Mamma fai piano. Non stringere troppo.." si lamentò Grace.
"Perché? Cos'è successo?" chiese Hope guardandola preoccupata.
Adam rise coprendo la bocca con la mano e guardò la sorella che, sollevando la maglietta, fece vedere alla mamma un livido che cominciava ad espandersi sempre di più. Hope portò la mano alla bocca e chiese:
"Dove te lo sei fatta?"
"Indovina?" rispose un divertito Adam.
Hope la guardò e Grace disse:
"All'aeroporto.." imbarazzata e a testa china.
La mamma scosse la testa e disse:
"L'ho sempre detto io. Grace è un pericolo per tutte le cose che si possono muovere. Uomini. Animali. Oggetti con le ruote..."
"Mamma!" disse indignata la figlia guardandola allontanarsi.
Hope si voltò e la guardò, sorridente. E poi, con un cenno della mano, disse:
"Vieni. C'è una persona che ti vuole vedere per sapere come è andata a New York.." e si eclissò dietro la porta del salotto.
Adam la superò con una spinta al quale Grace rispose con un "ahia" risentito e mettendo il broncio.
Poi, mesta entrò nel salotto della casa. 
In un attimo il sorriso tornò nel volto della ragazza che, con un balzo si avvicinò alla tavola e gridò:
"Nonna!" e strinse la donna che stava seduta accanto alla madre.
"La mia piccola scrittrice..." disse divertita la donna.
"Nonna, non sai quanto mi sei mancata a New York..." disse Grace stringendo ancora la nonna.
La donna rise forte, mentre Hope, indignata, diceva:
"Che bello che a tua madre tu non abbia pensato nemmeno di dirlo che ti è mancata..."
Grace rise, quando la nonna, con un sorriso complice comunicò:
"Quando eri via ho fatto le carte..."
Grace non credeva agli oroscopi. E tanto meno alle cartomanti. Ma se c'era una persona che aveva la capacità di farla avvicinare un poco al paranormale quella era sua nonna. Una delle poche che potevano leggerle le carte, guardarle il futuro e farla sorridere dando delle previsioni positive.
Era stata la nonna a dirle che, se voleva diventare famosa, avrebbe dovuto pubblicare la storia che stava scrivendo. E che qualcuno l'avrebbe pubblicata. E non aveva sbagliato.
Hope credeva che la madre, molte volte, avesse una fortuna sfacciata. Grace no.
Ecco perché quando accennò al fatto dei tarocchi, la ragazza ascoltò interessata quello che aveva da dirle la nonna.
"Che cosa dicono?" chiese incuriosita Grace.
La donna la guardò con un lampo di contentezza negli occhi e piano disse:
"A New York ti scontrerai contro una delle occasioni più importanti della tua vita..."
"Allora siamo nella norma, anche se non capisco perché debba andare a New York. Lo fa benissimo anche a Denver a scontrarsi contro le perone..." disse Adam scatenando l'ilarità generale, mentre Grace lo guardava talmente torvo che il fratello si tenne a distanza rassicurante dalla sorella minore.
"Dicevi nonna?" chiese Grace guardano di nuovo la nonna.
"Dicevo.." continuò divertita la donna. "Che un uomo bruno ti cambierà la vita. Solo che vedo uno scontro. Non dannoso. Ma comunque uno scontro.." aggiunse poi seria.
Grace strinse gli occhi. E pensò che uomo potesse cambiare di nuovo la vita.
"Magari è un produttore che girerà il film..." disse Adam.
La madre guardò il figlio di sottecchi. Ma fu la stessa Grace a sorridere e dire:
"Forse. Infondo.. Non può essere un nuovo amore.. Ce l'ho già.." e baciando la nonna, prima, la mamma, poi, aggiunse allegra: "Anzi.. Devo assolutamente andare da lui, dato che mi ha detto che voleva assolutamente parlare con me, appena tornavo..."
Adam guardò la sorella un po' incupito. E arrabbiato disse:
"Ma è mai possibile che una ragazza intelligente come te si veda ancora con un'ameba come David?"
Grace sapeva che tra i due non correva buon sangue. David era stato  il migliore amico di Adam, un tempo. E dopo che il ragazzo decise di mettersi con lei, l'amicizia tra i due finì. A nulla valeva far vedere ad Adam che David era cambiato per lei e che del dongiovanni che era un tempo non c'era più traccia. Adam diceva di conoscere David e che non era di certo un esempio di rettitudine. E la sorellina se ne sarebbe accorta. E lui quel giorno gli avrebbe spaccato il muso.
Grace invece, come suo solito, cercava in tutti i modi di far tornare l'amicizia tra i due ragazzi. Ma inutilmente.
E anche quella volta lo fece.
"Dai! Sotterra l'ascia di guerra. Porca miseria.." disse dolce la sorella al fratello.
Adam non rispose. E arrabbiato se ne andò in camera sua.
Grace lo guardò con le lacrime agli occhi, ma voltandosi sorrise e disse:
"Va bene..Io vado. Tanto non cambia nulla.." e sorridendo, salutò la madre e la nonna e abbandonò la casa.
Quei cambi di umore, quando si parlava di Dav, erano all'ordine del giorno.

Dav e Grace si erano conosciuti grazie ad Adam. A dire il vero, come tutte le storie che cominciano così, fu la piccola Grace ad innamorarsi del migliore amico del fratello maggiore, tenendo la sua passione nascosta a tutti. Persino alla nonna, l'unica che sapeva ogni piccolo segreto della nipote.
Per tre lunghi anni, la ragazza soffrì in silenzio, vedendo tutte le ragazze che correvano dietro Dav. Quando si ama è difficile accettare che, il ragazzo dei tuoi sogni, baci la prima ragazza che incontra.
Grace in quel tempo aveva avuto delle storie, cose che il ragazzo nemmeno notò, lasciando la ragazza ancor più sconcertata e affranta.
Ma si sa che, alle volte, l'amore gioca brutti scherzi. E a Grace ne giocò uno davvero strano.
A quel tempo aveva diciannove anni. E stava con Sean, un ragazzo poco più grande di lei, spiantato, che non aveva studiato e che, tanto meno, aveva voglia di lavorare.
Una storia strana, dato che Grace era la migliore alunna del suo corso, con borsa di studio in tasca ogni fine anno. Infondo lo dice anche un famoso detto: alle volte l'amore è cieco. E Grace lo era davvero.
Dopo David, l'unico ragazzo che aveva voluto vicino era Sean. E nessuno poteva tenerla lontana da lui.
Finché, una sera, mentre camminava per le strade della città, vide un ragazzo fare lo sbruffone con gli altri amici. Rideva e li prendeva in giro, vantandosi di essere il più coraggioso di tutto il quartiere.
Grace riconobbe subito la vice di Sean e si avvicinò al gruppo in silenzio. Fu allora che lo vide chinato mentre tenendo una parte del naso con la mano sinistra, aspirava una strana sostanza bianca.
Il sangue di Grace si gelò. Sean si drogava e lei non ne sapeva nulla. scappò via, correndo. 
Non voleva più saperne di lui. dei suoi amici e di tutto quello che faceva, tanto era scioccata.
Fu quella sera che trovò Zampa. Un gattino ferito ad una zampa, che miagolava disperato. Lo raccolse e lo strinse nel cappotto per non fagli sentire freddo.
E fu così che la trovò David, con un gattino stretto al petto e gli occhi gonfi di pianto.
Così nascono gli amori più grandi e così Grace attirò l'attenzione dell'uomo che aveva sempre desiderato.
Scattò una scintilla quella sera. Per un anno cercarono di controllarsi, uscendo come semplici amici, ma fu inutile. Grace si innamorò perdutamente del ragazzo e anche Dave si accorse che la sorellina di Adam era davvero un bel bocconcino. 
Bastò un anno per distruggere l'amicizia di Adam e David. Bastò un anno per far nascere quell'amore tanto agognato.
Ma alle volte basta meno, forse poco, perché quell'amore finisca e rimanga solo il rimpianto. E se prima Sean si drogava,  stavolta Dave avrebbe fatto capire che il lupo perde il pelo ma non il vizio. E che un ragazzo abituato ad avere tante donne, non può star fermo nella stessa tana per troppo tempo.
E la paura di Adam, divenne una realtà.

Vedere David dopo un mese, per Grace significava solo una cosa. Farci l'amore. 
E appena si videro lo fecero, nel piccolo appartamento che si affacciava in una traversa della strada dove, quarantadue anni prima, Kennedy era stato assassinato.
Quando alla fine la ragazza si lasciò cadere di fianco al compagno lo abbracciò e lo baciò teneramente. E disse dolce:
"Non ti puoi immaginare quanto mi sei mancato.."
David sorrise debolmente, guardando il soffitto. Grace si rese conto che c'era una strana tensione nell'aria. Si sollevò e guardò il ragazzo. Gli accarezzò una guancia e lo baciò sulle labbra dicendo:
"C'è qualche cosa che mi devi dire?"
David sospirò e si sollevò dal letto e si mise i boxer.
Grace lo seguì con lo sguardo, coprendosi il seno con il lenzuolo. Sentiva delle vibrazioni negative, non poteva negarlo. E mentre David guardava fuori dalla finestra, le disse:
"Ti dovevo dire una cosa. Ecco perché ti ho detto che ti dovevo parlare. Io.. Ricordi Cecile?" e si voltò a guardarla.
Grace annuì senza rispondere. David si avvicinò e piano disse:
"Quando tu sei partita lei è venuta da me e mi ha detto di essere incinta.."
"Da chi?" chiese Grace mandando dietro l'orecchio la cascata di ricci.
David tossicchiò e rispose:
"Il bambino lo ha concepito con me. A casa sua, alla sua festa dei venticinque anni.." e si grattò la testa imbarazzato.
Grace sbarrò gli occhi che cominciarono a riempirsi di lacrime. E piano disse:
"Quella sera io non c'ero perché mi hai detto che non potevi andare alla festa. Mi hai detto che non ti interessava.."
"Lo so.. Ma io volevo vedere Cecile. Avevamo una relazione da un po' di tempo. Non volevo dirtelo perché ti amavo. E volevo che tu non soffrissi. Invece... La situazione mi è sfuggita di mano. E quella sera, ti ho detto che non andavo alla festa solo perché non volevo che tu fossi tra le gambe quando avrei deciso di lasciarla.
Invece anche quella volta decidemmo di fare l'amore. Avevo bevuto. Non ricordo di aver messo la protezione..."
Grace urlò cominciando a picchiare il ragazzo e piangendo gli disse:
"Sei un porco. Mi fai schifo.."
David non rispose alle accuse, cercò di parare i colpi, piangendo a sua volta e cercando di calmare la ragazza, abbracciarla e stringerla a se.
Ma fu inutile. Grace si staccò dalla presa e come una furia raccolse gli indumenti. E con le lacrime agli occhi, gridò:
"Me lo aveva detto Adam... Ma io, stupida, non gli volevo credere.... Mi fai schifo. Davvero. Non ne voglio sapere più. Né di te. Né di lei..." e rivestendosi corse fuori dalla casa. 
Pianse come una matta. Era incapace di sentire altro che dolore. E pensare che lei era capace sempre di sorridere. Ma quella volta le sembrava che le avessero preso il cuore e spappolato. 
Non ne avrebbe parlato ad Adam. No. Avrebbe trovato una scusa. . 
Camminò per le strade di Denver, piangendo, asciugando le lacrime di tanto in tanto con il palmo della mano. Si abbracciava da sola, stringendosi le braccia al petto. Quella sera un parte di lei era morta.
Non sapeva se credere più agli uomini.
Infondo era stata troppo tradita. 

Zampa miagolò quando Grace aprì la porta. In casa non c'era nessuno. Meglio.
Non avrebbe dovuto dare nessuna spiegazione a nessuno. Accarezzò il gatto, prendendogli la testa tra le mani e baciandolo tra le orecchie e disse: 
"Mio piccolo Zampa tu sei l'unico essere di sesso maschile capace di non tradirmi. E sei un gatto.." e sorrise malinconica.
Il gatto miagolò e fece la fusa alla padrona, strusciandosi sopra le sue gambe. Grace sorrise e si allontanò verso la cucina. Sopra la tavola c'era un biglietto della madre che l'avvertiva che lei e Adam erano fuori e sarebbero tornati tardi. 
Grace sospirò e addento il rosbif che Hope aveva preparato. E poi, con le lacrime agli occhi salì in camera. 
Non so dirvi quanto passò. Se un'ora, due.. O, semplicemente pochi minuti. Ma il telefono squillò. Grace prese la chiamata, pregando Dio che non fosse David.
"Pronto?"
"Grace, ho una notizia meravigliosa da darti..."
La voce era quella inconfondibile del signor O'Connor. Grace, spontaneamente sorrise e chiese:
"Che è successo?"
"Devi tornare a New York. Sai perché? La casa editrice vuole studiare con te dei dettagli che riguardano la pubblicazione. E ti pagheremo tutte le spese di soggiorno..."
Il cuore di Grace si fece leggero e cominciò volare. Stare lontana da Denver era l'unica cosa che voleva in quel momento. 
"E quando devo tornare?"
L'uomo sorrise e disse:
"Tra due settimane. Solo che.."
"Cosa?" chiese la ragazza mettendosi a sedere nel letto.
Il signor O'Connor tossicchiò e disse:
"Devi rimanere qui fino a che non uscirà il libro. E sicuramente anche dopo..."
Grace pensò a quello che poteva dire Hope sapendo una cosa simile. Ma in quel momento, la reazione della madre non le importava. Stava per andarsene via. Lontano da Denver, da David e da Cecile e il loro bambino.
E quello era importante.

Poco più in la, Prudence, la nonna di Grace, stava di nuovo leggendo i tarocchi, presagendo il futuro della nipote.
Dopo il dolore e le lacrime, si presentava di nuovo un uomo scuro, dl carattere buono che avrebbe scontrato la nipote, cambiandole la vita.
Sorrise poggiando l'ultima carta nel tavolo. E congiungendo le mani, chiese:
"Chi sei?" curiosa di sapere chi avrebbe cambiato la vita della nipote.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Ed eccomi qui

Ed eccomi qui. I problemi ad internet persistono, mentre scrivo questo capitolo. penso che comincio a perdere ogni speranza di pubblicare questi due capitoli.
Non so se molti lo hanno capito. Ma questa fic è una sorta di prequel e sequel (messi assieme, lo so che è strano ma è così) della ff Natale a N.Y. Per chiunque lo volesse sapere, l'incontro tra Grace ed Elijah avviene lì. E naturalmente nascerà l'amore. Con sono romantica...
Un bacio a chiunque continui a seguirmi...
Sono felice che la storia vi piaccia.
un bacio Niniel.
Buona lettura. Non può mancare.^__^


Capitolo 6: Spirito natalizio vendesi...


Pensava ancora a Franka. Non lo poteva negare. Lei era una parte di lui che difficilmente poteva cancellare e che, più difficilmente, poteva dimenticare. Specialmente dopo tutto il dolore che aveva dovuto sopportare quando l'aveva lasciato. Lui Frodo Baggins, l'eroe della Terra di Mezzo tolkeniana, si era trovato a piangere come un bambino, aiutato a superare quel triste momento da Dom, suo collega nel film, ed Hannah, sua sorella. Ed era stato un bel lavoro di nervi, data l'iniziale resistenza ad ogni aiuto da parte del povero Lij.
Era passato un po' da quando si erano lasciati. Non poteva negarlo. Ma quello strano senso di vuoto continuava a persistere ogni volta che si svegliava la mattina. E all'avvicinarsi delle feste natalizie si amplificava.
La mamma invitava la giovane star a tornare a casa prima delle vacanza, ma tra il lavoro e i vari impegni, Elijah rimandava sempre quella partenza, amplificando quel senso di inquietudine che provava giorno dopo giorno.
Quello che non sapeva è che il destino ha molta più fantasia di noi. E poi, lo dice il detto...
Morto un papa se ne fa un altro.
Ed Elijah era molto, molto vicino a farne un altro.

"Hann! La mia sorellina preferita. Ma come mai chiami il tuo povero fratello maggiore, relegato a soffrire per lo smog della grande mela, mentre tu ti trastulli sotto il sole californiano come se niente fosse?" chiese Elijah scherzando con Hannah, sua sorella, che, giornalmente lo chiamava, per aggiornarsi su possibili conquiste del fratello.
"Ecco a voi quella gran testa di cazzo di mio fratello Lij. Quello che riesce a togliere la poesia anche a Emily Dickinson" rispose Hannah sbuffando. "Ti avevo chiamato per sapere come stavi animale. E non per essere presa per il culo da te, Monkey..." si lamentò infine del comportamento del fratello.
Elijah non poté far altro che ridere e rispondere:
"Dai lo so che la tua vita non è più la stessa senza che ti stia vicino giorno dopo giorno.."
"Sicuramente è più tranquilla.... Piuttosto.. Quando torni? Dom che mi cerca di infilare la mani ovunque non lo reggo per molto.." scherzò Hannah parlando della corte serrata (forse scherzosa, o forse no?) del giovane manchesteriano.
Elijah rise. Quella era una sorta di abitudine dei due: cercarlo di far ingelosire con una loro presunta relazione.
"Ma allora dagliela Hannah. Fallo contento quel povero cristo... Cioè.. Mica capita tutti i giorni di avere un inglese che ti fa la corte..." scherzò l'attore.
Hannah sbuffò e rispose:
"Si. Difendilo... Fai pure..."
"Lo sai che non lo farebbe mai.. Non alla sorella di uno dei suoi migliori amici..." ribatté Elijah.
"See. E intanto tocca quel pazzo di un inglese. Piuttosto. La mamma chiede quando ritornerai alla casa base?" chiese con noncuranza Hannah.
Elijah sospirò e rispose:
"Questa è la.. Quarta.. Quinta.. Sesta volta che me lo chiede in un settimana?"
Era divertito. Anche la sorella se ne accorse, ma non poté fare ameno di fare una sorta di scenata che mirava esplicitamente a ferire il fratello.
"Che bello che il tuo spirito natalizio si così vivo. Si. Qua mettono le luminarie e tu a New York, lontano da chi ti ama... Sei senza cuore. Spero che i fantasmi di Dickson ti perseguitino giornalmente" e rise divertita.
"Dai! Non credo più a quella storia da ormai un paio di anni. E poi perché devo partire io. Potreste venire voi da me..."rispose Elijah.
Hannah rimase qualche minuto in silenzio e rispose:
"Sai che sarebbe un idea grandiosa... Io e te nella grande mela.. New York e i fratelli Wood.."
"Si! Non mi impazzire però.." scherzò ancora il giovane attore.
Hannah rise a sua volta e poi dolce disse:
"Dai.. Ne parlo con la mamma."
"Come mai tutta questa dolcezza, Hann? Cosa credi di lisciarmi così?" scherzò Elijah rompendo il momento di serietà che si era creato.
"Fanculo Monkey. Non sono disposta a stare a sentire le tue stronzate al telefono. Non vedo l'ora di venire a New York così passerai un 'bianco' Natale..." rispose Hannah marcando il tono di voce sulla parola bianco.
Elijah sorrise amaro e disse:
"Tranquilla. Vado in bianco anche senza la tua presenza..."
Hannah tacque qualche secondo, poi disse a bassa voce:
"Ancora per la crucca?"
Elijah annuì con un piccolo cenno della voce, lasciando la sorella per qualche minuto in silenzio. Stanco di quel mutismo, aggiunse:
"La storia con Franka mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Lo devo ammettere"
"E ci credo. Era una botte d'aceto quella stronza di un tedesca, non mi fido di Dom anche per questo. Per metà è tedesco.." sbottò la ragazza facendo ridere di gusto il fratello che rispose:
"Ma Dom è nato da degli inglesi trapiantati in Germania, mica è tedesco come Franka"
"Si. Si. Piuttosto faccio una pazzia e mi metto con Gollum. Ma non Andy.. Proprio lui. Gollum.."
"Fareste una bella coppia. Lo sai sorellina. Tutti e due con l'unico scopo di uccidermi.." rispose ironico Elijah.
"Ma tu senti..." rise la ragazza.
Continuarono per qualche secondo quando, Hannah si fece di nuovo seria.
"Visto che siamo in tema di cose che lasciano l'amaro in bocca.. L'ignoto ha chiamato da Cedar Rapid.."
Elijah deglutì a vuoto. E serissimo, chiese:
"Che voleva?"
"Parlare con noi, per quanto ho capito. Zack ci riesce, io poco e nulla. Lo sai come la penso su di lui. Hai tre figli tutto l'anno non solo a Natale e a Pasqua... Ma vai e faglielo capire... Non lo so. Alle volte mi chiedo che cosa abbiamo in comune con lui.." disse Hannah seria.
Non scherzavano mai quando parlavano del padre. Era un discorso serio dato che, Warren Wood, si era eclissato dalle loro esistenze quando Elijah aveva poco più di sei anni. Ed Hannah era solo un anno più piccola.
Però arrivava sempre quel momento in cui, una battuta, li costringeva a tornare quelli di sempre. E l'ultima affermazione di Hannah ne era la prova. Infatti Elijah colse la palla al volo e rispose:
"Il cognome?"
La ragazza, dall'altro capo rise e disse:
"Sei una testa di cazzo Monkey... Ma ti voglio bene" rispose dolce, nonostante l'affermazione.
"Anche io" sorrise l'attore.
"Ti richiamo per la risposta, per Natale.." disse ancora Hannah.
"Ok" sorrise ancora il ragazzo.
"Ah! Lij... Non pensare a Franka. Sei un ragazzo speciale.. Non il mio tipo. Ma comunque speciale. Altrimenti non saremo fratelli.."
Elijah rise divertito e rispose:
"Sempre la solita. Ti voglio bene Hann.."
"Anche io.." sorrise di nuovo la sorella.
Quando chiuse il ricevitore si guardò intorno. Si! Gli avrebbe fatto bene rivedere la sua famiglia.
Ogni volta che parlava di Franka, quella sensazione di vuoto si amplificava nel cuore e nella testa del ragazzo.
E quella era una di quelle volte...

Qualche settimana più tardi.

Elijah si preparava ad accogliere i suoi parenti a New York, lontano da telefonate invadenti del padre e dalle telecamere o dai teleobbiettivi dei paparazzi che, da quando era diventato famoso interpretando Frodo, non lo lasciavano un attimo in pace...
In quello stesso momento, anche se aveva orari differenti dai suoi, anche Grace stava all'albergo dove alloggiava Elijah. Ma il fato non permise ai due di incontrarsi, nemmeno in quel periodo.
Ma il fatidico incontro non era poi così lontano.

22 dicembre 2005: nella camera di albergo di Elijah...

Il telefonino trillò insistentemente sul comodino. Elijah allungò la mano e lo prese. Era prestissimo. In qualsiasi stato del nord America. Chi diavolo voleva ricevere di prima mattina una sonora litania di parolacce in ogni lingua umana, elfica e nanesca?
"Pronto?" chiese ancora assonnato il ragazzo.
"Monkey.. Scusa se ti disturbo.." disse una voce maschile dall'altra parte.
"Zach.. Ma che cazzo di ore sono?" chiese Elijah mettendosi a sedere nel letto e passando una mano sugli occhi. Fuori albeggiava appena nella città che non dorme mai.
"Non lo so. Qui è notte tarda.. " rispose il fratello maggiore con un tono di scusa. "Ti sto chiamando da un ospedale.. Hannah.."
"Che cazzo ha Hann?" chiese Elijah allarmato.
Zack sorrise e disse:
"Tranquillo. Niente di mortale..." aggiunse piano. "Stava scendendo le scale con la valigia. Ma era troppo pesante, ha perso l'equilibrio, è caduta e si è fratturata la gamba. Non ci possiamo muovere per le feste. Devi salire tu..."
"Ma io non posso!" esclamò Elijah, allarmato dalla notizia e dalla possibilità rimanere da solo.
Zach sospirò e disse:
"Non so che dirti fratellino.. Come mai non puoi venire?"
"Ho preso degli impegni inderogabili e impossibili da rimandare. Io non posso venire a Los Angeles..." disse l'attore disperato.
"Mi spiace" disse Zach realmente dispiaciuto. "Ma non credo che noi potremo muoverci.."
Natale da solo. Era questo che lo aspettava.
Vide la triste immagine della sua vigilia, nella triste camera d'albergo. E delle lacrime cominciarono a pungerle gli occhi. Ma non pianse davanti a Zach. Era una sorta di codice d'onore tra fratelli maschi, non farlo mai. E piano disse:
"Va bene. Vorrà dire che ci sentiremo per telefono."
Zach sorrise e rispose.
"Eccerto..Puoi contarci.."
Si salutarono, con meno moine di quando chiamava Hannah.
Poi, quando chiuse il telefono, con gli occhi lucidi, Elijah si lasciò cadere nel letto e sospirò forte.
Chissà perché, tutte le volte che pensava a qualche cosa di brutto o gli accadeva qualche cosa di triste, ripensava a Franka. E quella volta, il suo ricordo, lo fece piangere.

22 dicembre 2005: nella hall dell'albergo...

Elijah non riuscì più a prendere sonno e stanco di stare in camera scese nella hall. Con le mani in tasca e un umore cupo più del cielo fuori, camminando a testa china, pensava a quello che era appena successo, triste. In quello stesso, guardando nella borsetta, una rinnovata Grace, lontana dalle lacrime di Denver,come una furia, camminava velocemente, senza guardare dove metteva i piedi, nella direzione dell'attore.
Ma il destino non aveva scelto quel giorno per loro. Infatti, a impatto quasi avvenuto, un inserviente chiamò Elijah, informandolo dell'arrivo di una chiamata.
Il ragazzo accorse e Grace si schianto contro una signora e suo marito, facendo cadere tutti e due a gambe all'aria.
Il destino aveva in serbo di farli conoscere.
Ma che non fosse quello il giorno credo che sia chiaro a tutti.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ed ecco il capitolo fatidico

Ed ecco il capitolo fatidico. Spero che abbiate letto tutti la one shot Natale a New York, anche se questa è molto più, completa diciamo.
Grazie a chi mi segue. I capitolo che sto pubblicano sono tre, o quattro ora non ricorso. questo è il preludio della storia d'amore.
Enjoy it.
E buona lettura . Niniel.

Capitolo 7: Uno strano scherzo del destino....

Si era tolta dalla testa David in poco tempo. Era anche nel suo carattere reagire così. Lui era stato parte della sua vita per quasi tre anni. Poi aveva preso una strada diversa dalla sua. Di questo, Grace, non poteva far nulla. 
Cominciò la lavorazione per la pubblicazione del suo libro. Certo, Hope e Prudence non la presero per niente bene. Non sopportavano l'idea di avere Grace così lontana. Ma Grace aveva Adam dalla sua. E questo era quanto di più importante potesse capitarle dato che, tra un sorriso un altro, il fratello prendeva le sue parti e faceva i biglietti per raggiungerla a New York.
Perché quello sarebbe stato un Natale speciale per Grace. Un Natale a New York.

Elijah camminava tranquillo per le strade innevate della grande mela. 
C'era un freddo assurdo lì. E per lui, che per più di vent'anni aveva vissuto a Los Angeles, in quel di Venice Beach, non era tanto bello. Ma amava la grande mela. Amava New York. E amava quello che aveva creato lì.
Anche se..
Gli mancavano Hannah e la madre. Non poteva negarlo. Sarebbe stato un po' triste quel Natale senza di loro. Specialmente senza sua sorella. Hann, quando voleva sapeva essere rompiscatole, ma lui gli voleva un bene dell'anima.
Sputò una nube di fumo e buttò il mozzicone della sigaretta, ormai finita, per terra. E cominciò a mangiarsi le unghie da subito. I due suoi peggiori vizi.
Passò davanti al F.A.O. SCHWARZ, il più grande negozio di giocattoli di tutta la città, e guardò rapito la vetrina. Un enorme albero di Natale troneggiava tra mille giochi che avrebbero fatto felici bambini di ogni età, mentre, dalle ghirlande verdi, mille luci colorate si accendevano e si spegnevano. Poco lontano da lui un gruppo di ragazzi afro americani cantava un magnifico gospel. Sistemò la sciarpa e controllando nelle tasche prese qualche penny e lo gettò nel secchiello delle offerte.
Si avviò per le strade enormi della città, blindate per via della paura degli attacchi terroristici, ma comunque pieni di gente. Ecco un'altra cosa che amava di New York. Il suo essere cosmopolita, una babele di razze, colori, culture e lingue che si mischiavano quotidianamente, riversandosi nei mille budelli che formavano le enormi strade, continuamente trafficate, della città.
Accese l'ennesima sigaretta passando davanti all'albero di Natale della Rockefeller Plaza alto 22 m. e sorrise guardando le persone che pattinavano. E si sentì più solo. A testa china, con il cuore un po' intristito, si incamminò verso l'hotel.

Entrò nella porta girevole. Salutò l'addetto della reception e prese le chiavi della sua camera. Stava camminando, quando venne travolto da una persona che correva per la hall. 
Caddero assieme. Elijah imprecò qualche cosa, mentre la ragazza snocciolò una litania di parolacce degna del peggior scaricatore di porto, per poi, togliere la lingua fuori e strizzare un occhio, visibilmente dolorante.
Elijah sorrise e disse:
"Scusa. Non ti ho vista 'arrivare' diciamo.." e l'aiutò a rialzarsi. 
La ragazza guardò gli immensi occhi azzurri e disse:
"Scusa tu. Sono io che non sto attenta. E faccio sempre danni" prese la mano del ragazzo, si alzò, si spolverò i pantaloni e disse: "Non ti sei fatto male, vero?" e fece una buffissima faccia spaventata.
"No!" sorrise il ragazzo.
"Meno male. Non sarebbe bello fratturare le ossa a qualcuno il 23 dicembre.. Non trovi?" e sorrise.
"Credo di no" disse spiazzato il ragazzo.
In realtà il ragazzo guardò il viso della ragazza. I capelli ondulati e castani scappavano ribelli in una cuffietta messa storta o, forse, spostata dopo la caduta. Dei bellissimi occhi verdi, con striature dorate. Il corpo snello fasciato da un cappotto sagomato a quadrettoni colorati. I jeans scuri nascondevano delle scarpe da tennis colorate. E il viso, molto infantile, era truccato leggermente, lasciandolo pulito.
Venne distolto dal suo pensiero dalla stessa ragazza che disse:
"Grace.. " disse lei porgendole la mano.
"Come?" chiese Elijah confuso e imbarazzato.
"Mi chiamo Grace. Mi sa che la botta la hai presa in testa.." scherzò la ragazza.
Elijah rise e disse, stringendo la mano che la ragazza gli porgeva.
"Elijah"
"Uhm! Elijah. Che nome strano... Non è comune..." disse la ragazza con un sorriso dolcissimo.
"Non più di quello che sembra.." disse Elijah tranquillo.
"Beh!" disse Grace guardandolo negli occhi (che strano! Non aveva ancora detto: -Ma tu sei Frodo!- pensò Elijah) "Io devo andare. Ci vediamo in giro. Tanto stai qui? Vero?" disse la ragazza allontanandosi e camminando all'indietro.
"Si! Posso dire che ci abito qui.." rispose Elijah. 
"Allora ci vedremo di sicuro.." disse Grace e con un mano lo salutò dicendogli: "Bene Elijah. Allora ci vediamo e se non ci scontriamo per le feste.. Buon Natale"
"Anche a te" sorrise Elijah guardando la ragazza che, voltandosi di scatto si andò a scontrare contro un facchino, cadendo di nuovo e facendo cadere anche il povero ragazzo, che perse tutte le valigie.
-Quella ragazza è strana- pensò Elijah scotendo la testa ed entrando nell'ascensore per andare nella sua stanza.

"Ciao mamma" disse Grace, felice, parlando al cellulare mentre camminava per le strade della metropoli, cercando di non sbattersi ai passanti.
"Grace! Ti devo dare una brutta notizia. Qui a Denver sta nevicando da tre giorni ininterrottamente. Hanno cancellato tutti i voli. Io e Adam non possiamo venire a New York. Mi spiace davvero tanto..."
"Ma.. Uff! Questo significa che passerò Natale da sola?"
"Lo so piccola. E mi spiace. Ma io e tuo fratello non possiamo partire. Hanno cancellato tutti i voli tesoro."
A Grace si riempirono gli occhi di lacrime. Non aveva mai passato un Natale lontana da casa. Ora, dopo aver presentato il suo manoscritto ad una casa editrice importante, voleva che i suoi la raggiungessero nella grande mela, per festeggiare l'imminente pubblicazione del libro, del suo primo libro, dato che lei, per vari motivi, doveva stare lì per due mesi..
"Non c'è nemmeno un pullman che vi possa portare?" chiese Grace sconsolata.
"Piccola. Ci sarebbe. Ma non credo che nemmeno loro possano partire. E poi la distanza tra Denver e New York è talmente tanta che ci impiegheremo almeno qualche giorno per arrivare da te..."
Grace tirò su col naso. E sospirando disse:
"Va bene. Vuol dire che ci rivedremo più in la.."
"Lo sai che mi spiace davvero tanto non poter essere con te" disse la mamma triste.
"Lo so" ribatté Grace.
"Ricordati che sono fiera di te.."
"Me lo ripeti ogni volta che mi chiami" scherzò Grace nonostante avesse le lacrime agli occhi.
"Auguri piccola" disse dolce la donna.
"Auguri mamma" disse Grace.
Chiuse il cellulare e guardò la vetrina dove c'era esposto il regalo che voleva prendere per la madre. Ci poggiò sopra le dita e, con le lacrime agli occhi, pensò che tanto era inutile comprarlo in quel momento. Tanto a Natale sarebbe stata sola...

Elijah chiuse il telefono con un sorriso. Aveva parlato con Dom. quello si che era un pazzo. Riusciva a dire cose divertenti e assurde in qualsiasi momento, scrollandogli di dosso un po' di quella malinconia che gli era entrata nel cuore all'idea di passare il giorno della vigilia da solo.
Si vestì, dato che quando l'inglese lo aveva chiamato stava uscendo dalla doccia. Si guardò allo specchio e scese al ristorante.
-Buon Natale, Lij. Credo che sei arrivato ad un livello talmente basso che festeggi Natale nel ristornate dell'albergo.. E qualcosa mi dice che sarai solo anche lì..- e sospirando dispiaciuto, aprì la porta della camera e scese nella hall.

"Dashing through the snow 
In a one-horse open sleigh
Through the fields we go 
Laughing all the way.
Bells on bob-tail ring 
Making spirits bright
What fun it is to ride and sing
A sleighing song tonight...
"

Grace seduta al tavolo, si guardava intorno, spaesata. Sapeva che il ristorante dell'albergo aveva organizzato il cenone della vigilia, ma aveva paura che si sarebbe ritrovata da sola.
-Odio questo Natale. È il più triste della mia vita...- pensò la ragazza con le lacrime agli occhi.

"..Jingle bells, jingle bells 
Jingle all the way,
Oh what fun it is to ride 
In a one-horse open sleigh,
O Jingle bells, jingle bells 
Jingle all the way,
Oh what fun it is to ride 
In a one-horse open sleigh...
"

Ad un tratto sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Si voltò e vide due immensi occhi azzurri che la guardavano sorridenti. Si sentì subito sollevata e disse:
"Tu sei il ragazzo a con cui mi sono scontrata ieri..."
"Elijah.." disse lui sorridente.
"OH! Scusa. Mi sono dimenticata il tuo nome.." disse Grace sistemando un ricciolo dietro l'orecchio.
"Posso sedermi?" chiese Elijah indicando la sedia vuota.
"Certo. tanto non aspetto nessuno" rispose Grace intristendosi un po'.
Elijah si mise a sedere nella sedia. Pensò che quella ragazza, come lui, era sola. E che quella sera, qualche cosa, oltre che un a compagnia piacevole, la rendeva davvero bella.

"Allora.." disse Grace assaggiando il primo che il ristorante aveva propinato. "Siamo seduti qua da un'ora e non mi hai ancora detto nulla di te. Abbiamo parlato del tempo, di quanto sia bella New York a Natale, ma non ci siamo detti nulla di noi..."
"Non mi hai chiesto nulla. E io da vero gentleman non ho chiesto nulla..." la prese in giro Elijah assaggiando il primo a sua volta.
"Ma guarda questo..." disse Grace lanciandogli una mollica di pane. "Comunque... Comincio io.." disse maliziosa la ragazza.
"E chi lo ha deciso?" ribatté contrariato il ragazzo.
"Lo hai detto tu. Sei un gentleman. Allora la prima che deve fare le domande sono io. Sii sincero mi raccomando..." disse Grace con un sorriso.
Lij scosse la testa e disse:
"Mi hai messo in trappola. Va bene. Comincia tu cosa vuoi sapere?"
"Nome. Cognome. Data di nascita. Segno zodiacale. Professione. Stato civile. Genitori. Fratelli. Animali. Tendenze sessuali...." Disse Grace contandoli sulle dita.
"Ok! Ok! Quadro completo. Messaggio ricevuto." Disse il ragazzo mettendo le mani avanti e pulendo le labbra con un tovagliolo. "Allora. Mi chiamo Elijah Jordan Wood e sono nato a Cedar Rapid, nell' Iowa, il 28 gennaio 1981. Mia madre si chiama Debra Wood. Mio padre Warren Wood. Si sono separati quando io avevo poco più di sei anni. E da allora non vedo mio padre. Credo di potermi definire uno di quei casi da soap opera, dove il padre lascia i figli al proprio destino, ma con meno problemi. Ho un fratello maggiore e una sorella minore: Zach e Hannah. Sono alto un metro e sessantotto. E peso settanta chili. Ho due cani: Rascal e Levonne. Son del segno dell'acquario. Credo... Sono felicemente single da un paio di mesi. Sono un maniaco di Star Wars. Amo andare sui rollerblade. Canto a tempo perso. Leggo molto e i miei libri preferiti sono 'Il gobbo di Notre Dame' di V. Hugo e 'Lo Hobbit' di Tolkien.. Sono molto timido. Sono etero. Porto gli occhiali. Sono miope... Fumo. Mi mangio le unghie... Che altro posso dirti.."
"La professione.." disse Grace curiosa.
Elijah tossicchiò. Era possibile che non lo conoscesse?
"Attore.."
Grace sbarrò gli occhi e disse:
"Mamma mia... Ora che ci penso.. Tu sei quello che ha fatto quel fantasy.. quello che ha avuto tanto successo.."
-Ecco. Ora mi dice.. 'MA TU SEI FRODO!!'- pensò Elijah.
"..Harry Potter!" esclamò Grace facendo andare di traverso il boccone ad Elijah.
"Quello è Daniel Radcliffe. E non mi somiglio a lui.." rispose Elijah con la voce strozzata.
Grace lo guardò meglio e disse:
"Quello che ha fatto 'Spiderman'?"
"NO! Quello è Toby Maguire.." disse Elijah stupito (e anche un po' scocciato).
Grace lo guardò e disse:
"Eppure somigli a qualcuno che ho già visto..." e lo osservò meglio.
"Ero Frodo..." disse Elijah spazientito (quella ragazza era davvero strana!)
"AHHH! Il Signore degli Anelli! Ma non avevi i capelli neri e ricci" disse stupita.
Stavolta Elijah non poté trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata. E disse, asciugando le lacrime dagli occhi, venute per il troppo ridere:
"Quella era una parrucca..." e rise di nuovo. 
Quando riuscì a calmarsi, disse:
"Allora Grace? È il tuo turno. Voglio sapere tutto di te.." e poggiò il tovagliolo sul tavolo, fissandola negli occhi.
Grace sospirò e poggiando la schiena nella sedia disse:
"Allora mi chiamo Grace Melanie Thompson, come l'attrice, ma non siamo parenti. Allora.. Sono nata a Denver, Colorado, il 12 luglio 1982. Ho ventitre anni quindi. Uno in meno di te. Mia madre si chiama Hope Thompson. Mio padre si chiamava Fred Thompson. È morto che avevo due anni. Ho un fratello. Adam. Ha sette anni più di me. Sto per pubblicare un libro. Credo che esca nelle librerie dopo le feste, se tutto va bene. La mia opera prima. Sono molto distratta. Mia madre dice che sono irrimediabilmente distratta. E forse ha ragione. Ho un gatto, si chiama Zampa. E non mi chiedere perché. Quando l'ho trovato aveva una zampa rotta. E ho deciso di chiamarlo così.. Sono etero anche io.. Ma ho avuto tante brutte esperienze alle spalle. Non fumo. Non mi mangio le unghie ma sono miope e astigmatica. Pensa che sfiga. Mi sbatto a tutto, persone, oggetti.. basta che siano in movimento e io mi ci schianto di sicuro... Leggo tutto. E sono grafomane. Il mio libro preferito è 'La casa degli Spiriti' di Isabel Allende. Odio il film però è orribile... Che altro dire.."
Elijah la guardò. Era strana, si, ma qualche cosa lo attirava a lei. Forse quel suo essere così sopra le nuvole. Ad un tratto nella sala risuonarono le note di 'White Christmas'. Il ragazzo si voltò verso Grace e disse:
"Vuoi ballare?"
Grace sorrise e si sollevò dalla sedia. E porgendogli la mano, disse, con occhi luminosi:
"Va bene"

"I'm dreaming of a White Christmas,
Just like the ones I used to know,
Where the treetops glisten and children listen
To hear sleighbells in the snow.

I'm dreaming of a White Christmas,
With every Christmas card I write.
May your days be merry and bright
And may all your Christmas be white
"

"Grace?" disse Elijah col mento poggiato sulla testa della ragazza.
"Uhm?" disse lei con la testa poggiata sul suo petto.
"Grazie. Pensavo che avrei passato un Natale orribile. Invece, con te, è stato bellissimo. Grazie"
Grace sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi di Elijah. E sorridendo dolce, disse:
"Grazie a te Frodo..." e sorridendo si rimisero a ballare nella stessa posizione.

Stavano camminando per i corridoi dell'albergo ridendo, quando Grace si fermò davanti ad una porta e disse:
"Questa è la mia stanza. Non ti invito ad entrare non perché non mi fidi di te, ma perché è un vero disastro la dentro e non ti voglio spaventare"
"Sono un ragazzo. Reggerei al colpo" rise Elijah.
"Si. Ma non hai visto quello che c'è dentro la mia stanza. Davvero. È meglio che tu non lo sappia..." rise Grace.
Elijah mise le mani nelle tasche e disse:
"Non voglio che il nostro prossimo incontro sia dettato dal destino. Che ne dici se domani andiamo a pattinare al Rockefeller Center"
Grace sorrise:
"Ti devo avvisare di una cosa. Sono negata con i pattini..."
"Ti aiuto io..." disse Lij con una tale freschezza che fece sorridere la ragazza che baciandogli una guancia, disse:
"Va bene. Allora, domani, qui, alle cinque del pomeriggio, ok?"
"Fantastico!" disse il ragazzo felice.
"Ciao e auguri..."
"Auguri anche a te!" e si allontanò verso la propria camera.

Quando Grace rimase da sola, come un fulmine a ciel sereno, ritornò in mente la profezia della nonna.
Quel ragazzo era carino, non lo poteva negare. Ma in quel momento sperava che Prudence avesse letto bene le sue carte. Perché se quello era 'il ragazzo dell'incidente', allora sarebbe stata molto contenta.
Sganciò qualche bottone e lasciò cadere il vestito. E con un sorriso si vestì per la notte e si mise a dormire.
Infondo era stato un bel Natale.

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Capitolo 8
*** Capitolo8 ***


Piccola nota

Piccola nota: a differenza di Grace io non credo nei tarocchi. Non credo che sia possibile che una persona possa leggere il futuro di una persona da una carta. Solo che volevo rendere Prudence una donna di mezza età stramba. Stravagante. E diciamo che i tarocchi , per me, erano un segno di stravaganza...
Ora vi lascio. Buona lettura...
Niniel.

Capitolo 8: Pattini, orsacchiotti e un invito che ti può cambiare la vita.

La presenza i Elijah aveva salvato il Natale di Grace. E la ragazza non poteva immaginare che anche lei aveva reso meno doloroso la Vigilia del ragazzo. Certo. non aveva fatto una bella figura con lui. non riconoscerlo non era proprio una cosa di cui poteva andare fiera.
Però non poteva negare di essere allegra, felice di aver passato una serata diversa e che, per quanto la spaventasse mettere i pattini in linea, di andare a pattinare con il ragazzo.
Chissà che cosa sarebbe successo al Rockefeller Plaza?

"LIIIIIIIIIIIIIIIJJJJJJ! HO PAURA! QUANTE VOLTE TE LO DEVO DIRE? MAMMA MIA. RALLENTA...." gridava Grace mentre Elijah tenendola per la mano, la guidava sulla pista di pattinaggio.
La gente intorno pattinava tranquilla. Quello era il Natale newyorkese. L'albero gigante, qualcuno con cui pattinare nella pista sottostante.
"Mio Dio! Sei proprio una fifona con i fiocchi" rise il californiano tenendole le mani e guardandola mentre battagliava con i propri piedi che non volevano saperne dei pattini.
"Non ho mai pattinato in vita mia. Scusa se mi viene difficile mantenere l'equilibrio.."
"Cosa ti ho detto quando abbiamo cominciato? Che ti devi fidare di me. Allora zitta e seguimi. Ti tengo le mani. Non ti lascio cadere davvero..."
Grace lo guardò di sottecchi e disse:
"Piano però..."
"Piano. Sto andando piano.." disse il californiano.
Ma qualcuno che sui pattini ci sapeva andare urtò il ragazzo che perse l'equilibrio e cadde con la compagna, finendo sopra di lei.
"Oh mio Dio! Sei pesantissimo. Mi ha rotto tre costole di sicuro.." si lamentò scherzosamente (o quasi) Grace.
Elijah si fermò a guardarla. Era davvero bella. Se ne era accorto la sera prima. Ma ora, naturale, con solo un leggero velo di trucco negli occhi e il naso arrossato dal freddo, era ancora più bella. Le accarezzò i capelli e la guardò profondamente:
"Forse è meglio che ci alziamo o qualcuno si ammazzerà..." disse Grace piano.
Elijah, solo in quel momento si accorse di quello che stava facendo e, aiutandola a sollevarsi disse:
"Basta con i pattini per oggi. Che ne dici di prenderci una cioccolata calda? Conosco un bar qui vicino dove la fanno davvero buona."
"Dico che ci sto. Tutto basta che mi tolga queste armi si tortura dai piedi.." sorrise Grace.
Elijah le prese la mano e l'aiutò ad uscire fuori.

Stavano bevendo cioccolata calda. Grace aveva un golfo bianco col collo alto e largo, mentre Lij un golfo nero con una camicia celeste sotto.
"Com'è essere famosi?" chiese Grace sorseggiando la sua cioccolata. 
"Uhm! Non per essere immodesto, ma credo che la cosa bella è che tutti ti conoscono. A parte te.." disse il ragazzo prendendola in giro.
Grace rise e poggiò la tazza sul tavolo. E disse:
"Io sono un caso clinico, lascia perdere."
"Va bene. A parte te, molte volte mi trovo davanti a ragazze che mi chiedono autografi e che piangono perché le sto toccando. Nel senso buono intendo. Solo che... Io sono molto timido e non riesco a reagire a queste cose. E, per quanto finga, alle volte, certe situazioni mi imbarazzano.."
"Ti manca la vita anonima?"chiese Grace ricominciando a sorseggiare la cioccolata.
"Non l'ho mai conosciuta. Lavoro da quando sono un bambino..." rispose Elijah fissandola mentre bevevo.
"Caspita.. Deve essere stato duro per te.. Perché ridi?"
Elijah si indicò il naso e disse:
"Sei sporca di cioccolata sul naso..."
Grace si voltò verso la vetrata e notò la macchia di cioccolato. E prendendo un tovagliolo si pulì, mentre Lij diceva:
"Sei la persona più imbranata che abbia mai conosciuto"
Grace le fece una smorfia. Il ragazzo la guardò mentre si puliva. E pensò che qualche cosa lo attirava a quella ragazza, come il miele attira le api...

"Ed eccoci qua! Di nuovo davanti alla mia stanza" disse Grace dolce. "Allora.. ci vediamo..."
Elijah la guardò e disse: 
"Okay.." e si salutarono con un bacio sulla guancia.
Grace sentì uno strano sfarfallio allo stomaco e guardò il ragazzo allontanarsi, con la testa poggiata sullo stipite della porta aperta. Scosse la testa e pensò:
"L'ultima cosa di cui hai bisogno è innamorarti di un attore..." e chiudendo la porta entrò in camera.

"La devi vedere Dom. È una ragazza deliziosa.. Sa farti ridere. Sa farti divertire..." parlava Elijah concitato.
"Calma e sangue freddo. La conosci da meno di tre giorni Elwood!" disse l'inglese dall'altra parte.
"Dom. lei è una di quelle ragazze che non te le fai in un secondo. Ma che ti guardando dentro prima di pensare che sei un attore di successo..." disse Lij tranquillo.
"Elijah. Ti conosco abbastanza bene da dire che siamo due fratelli. Il problema per me sta nel fatto che tu sei solo. Hai trovato qualcuno solo come te e .. PATATRACK.. Ti sei preso una bella sbandata.." teorizzò l'inglese, facendo incavolare il californiano.
"Non è una cotta senza senso Dom e tu lo sai che non sono il tipo. Lei è diversa da tutte quelle che ho conosciuto.." disse Elijah serio.
"Anche Franka lo era. Devo ricordarti quanto sei stato male per lei?" disse Dom serio come non era mai stato.
Elijah sospirò. Non aveva voglia di litigare con Dom. e piano disse:
"Vado a prendere una boccata d'aria fuori. Ciao Sblomie" 
"Ciao Elwood.." sorrise il manchesteriano sorridente.
Elijah prese la giacca e uscì fuori. Nevicava leggermente. 
Camminava a testa bassa tra la gente, pensando a Grace. Com'era possibile che, una ragazza che conosceva da poco meno di qualche giorno, gli avesse riempito la testa, costringendolo (costringendolo?!) a pensare a lei tutti i momenti. Camminò senza meta quando si trovò davanti alla vetrina di SCHWARZ, il negozio di giocattoli. Fu allora che vide un orsacchiotto che aveva una faccia buffissima. La stessa faccia che faceva Grace quando faceva qualche cosa di sbagliato. La stessa che aveva fatto quando era caduta, il giorno che si erano scontrati/incontrati.
Entrò nel negozio, pieno di bambini nonostante Natale fosse passato. E avvicinandosi al pupazzo lo guardo curioso.
"Desidera?" disse una commessa che lo notò mentre stava a fissare il pupazzo. 
"Vorrei questo. E potrebbe farmi una confezione regalo?"

Grace stava uscendo dalla doccia quando sentì bussare.
Andò ad aprire e vide Lij. Aveva un pacco tra le mani. Le sorrise e disse:
"Buon Natale Grace Thompson..."
"Elijah.. Io... Io non me lo aspettavo. Non ho nemmeno pensato a farti un regalo..." disse Grace imbarazzata.
"Prendilo e basta. Non ammetto nessuna scusa" sorrise l'attore. 
Grace prese il pacco e lo scartò. 
"Quando l'ho visto ho pensato subito a te. Spero che ti piaccia"
Grace aprì il pacco e vide un peluche a forma di orsetto che teneva la lingua fuori. Grace rise e disse:
"Mi somiglia. Ha la stessa faccia che avevo..."
"Il giorno che ti ho incontrata..." sorrise Elijah.
Grace lo guardò. Abbracciò l'orsetto e disse:
"Grazie. Appena posso esco e ti faccio un regalo anche io.. Uhm?" disse Grace.
Elijah scosse la testa e disse:
"Niente regali materiali. Promettimi solo una cosa.."
"Cosa?" chiese Grace un po' turbata.
"Permettimi di passare il capodanno con te.." disse Elijah guardandola sorridente.
Grace sorrise e disse:
"Va bene" e abbracciandolo gli baciò una guancia.
"Ora vai. Oppure ti prenderai un bel raffreddore.
"Va bene. Ciao Lij. E grazie. Davvero di tutto" e salutandolo con la mano, chiuse la porta davanti a se.
Elijah poggiò la testa sull'uscio chiuso e sospirò. Grace le piaceva. Ma avrebbe aspettato il tempo necessario per qualunque cosa il destino avesse in serbo per loro.

"Mamma non ci potrai mai credere.." disse Grace felicissima senza aspettare nemmeno che la madre dicesse pronto.
"Che è successo piccola?" sorrise la donna.
"Sto uscendo con Elijah Wood" disse Grace felicissima.
"Sarebbe?" chiese la madre.
"Hope sei proprio senza speranze..." disse Grace.
"OH Dio! Questa te la potevi anche risparmiare. Comunque.. Chi è questo Elijah Bood?"
"Elijah Wood, mamma. È un attore e ha interpretato 'Il Signore degli Anelli'. Te ne rendi conto che mi ha invitato a passare il capodanno con lui?" disse Grace euforica.
"Grace.. Stai attenta. Mi raccomando. Sappi che i ragazzi a New York non sono come quelli di Denver. E che gli attori sono molto più smaliziati di quanto tu possa immaginare..." raccomandò Hope.
"Ma lui è diverso. Lo dovresti vedere. È dolce. Simpatico. Mi ha insegnato, vabbe ci ha provato.. Comunque. Mi ha portata a pattinare al Rockefeller Center. Ho passato una settimana bellissima grazie a lui.." disse Grace felicissima. "E mi ha fatto anche un regalo.."
"Non dirmi che ti sei presa una bella sbandata per l'attore?" scherzò Hope.
Grace non rispose. Si grattò la testa e disse:
"Non lo so. So solo che vorrei baciarlo. Ma mi vergogno da morire. E se non gli piacessi?"
"Hai detto che ti ha fatto un regalo.." disse la madre.
"Si. E dopo mi ha invitato a passare il capodanno con lui" continuò la ragazza.
Hope sorrise e disse:
"A capodanno facci un pensierino.."
"In che senso Hope Thompson?" chiese maliziosa Grace.
"Bacialo..." si corresse la donna.
"Ah! Potevi dirlo prima.." scherzò Grace.
"Ma tu guarda. Una figlia che mi prende in giro per telefono. Brava. Brava. Davvero brava. Comunque.. Per me, ance lui un pensierino lo ha fatto.. E poi tentar non nuoce. Hai la scusa dell'euforia per scusarti se ti respinge..." disse Hope.
"E se non lo fa?" chiese Grace.
"Te lo auguro.." sorrise la donna. 

"Elijah Jordan Wood.. Dimmi che cazzo hai fatto in questi gironi a New York di tanto importante da non poter chiamare nemmeno una volta la tua sorellina preferita. Brutta testa di cazzo.."
"Auguri di un felice Natale anche a te Hann. Sempre felice di sentire le tue dolci parole, così piene di affetto per il tuo fratello maggiore..." scherzò Elijah.
Hannah rise e disse:
"Allora che mi combini a New York, pisello moscio..." scherzò la sorella.
"Te lo ho mai detto che assomigli ogni giorno di più ad uno scaricatore di porto, sorellina?" scherzò ancora il californiano.
"Oh Dio. Quanto umorismo. Ma qualcuna ha fatto opera di beneficenza e te l'ha data?" continuò Hannah seguendo la via presa dal fratello. Infondo facevano sempre così.
Elijah rise e portando il pollice alla bocca rosicchiò un'unghia. E disse:
"Grace. Ventitre anni. È fantastica. Fuori di testa. Talmente imbranata che ci ha messo tre ore per indovinare che film avevo girato.."
"Mi sa che l'opera di beneficenza una volta tanto l'hai fatta tu Monkey" scherzò Hannah. "Anche se, per dartela, un po' menomate bisogna esserlo..." sorrise Hannah dall'altro capo.
"Non ci ho fatto nulla. Vipera..." ribatté Lij.
"Cazzo. Allora è una cosa seria" intervenne Hann.
"Se la potessi conoscere, capiresti che persona è. Migliore di tutte le persone che ho conosciuto fino a questo momento..." disse il ragazzo sognante.
"Se ti riferisci alla Potente, sappi che non ci vuole molto per essere meglio di quel manico di scopa vestito, tedesco e acido..." disse Hannah seria.
"Dai! Franka andava capita.." disse Elijah.
"No! Franka andava sparata. Caro il mio cetriolo. Lo so io tutto quello che hai passato per quella crucca del cazzo. Io e Dom ti abbiamo raccolto pezzetto per pezzetto. E non voglio che tu stia di nuovo male.." disse Hannah seria.
"Allora mi vuoi bene?" chiese Elijah sempre con fare scherzoso.
"No. È che sei un rompi coglioni con la C maiuscola quando stai male per qualcuno. E per questa Grace.. Provaci. A capodanno..."disse Hannah cominciando a masticare chewingum dall'altra parte.
"In che senso?" chiese malizioso il ragazzo.
"In tutti i sensi testa di cazzo. Lo so che non sei più vergine perché qualche disperata te l'ha data solo perché era un anima pia... Allora metti in atto le tue conoscenze sessuali e datti una mossa" disse la sorella.
"Sai Hannah. Ora ho capito perché Dom Monaghan ci ha provato con te. Tu sei la sua versione in gonnella. Davvero..." rise Elijah.
"Senti Elwood. Hai rotto. Io devo andare. Un bacio.." disse Hannah, fingendosi seccata.
"Ti voglio bene sorellina" sorrise Lij.
"Te ne voglio anche io fratellone" sorrise a sua volta Hannah.

Una cosa che Grace adorava erano le lunghe chiamate con la nonna. Era una delle poche che la facevano ridere di gusto, quando stava lontana e non poteva vedere la famiglia. E quella volta, quando la nipote cominciò a raccontare, Prudence ascoltò deliziata.
"Nonna. Quello che avevi visto nelle carte era vero. Un ragazzo moro, con cui mi sarei scontrata..."
La donna rise. Sapeva cosa voleva Grace. E senza fare inutili giri, chiese:
"Ho capito. Vuoi che prenda le carte e ti legga il futuro. Non è così?"
"Daiii! Ti prego..." implorò Grace sorridendo dall'altra parte.
Prudence sorrise e prese le carte dal mobiletto che aveva nel salotto di casa sua. E prendendo i tarocchi dalla loro confezione li dispose sul tavolo.
"Allora. Si chiama Elijah hai detto?"
"Si" rispose Grace allegra.
"Si. Credo che sia lui. visto che vedo la stessa cosa nel suo destino. Uno strano scherzo vi ha fatto il fato... Era destino che vi conosceste. Sono felice... Perché vedo che è un bravo ragazzo... E. ohoh!" esclamò Prudence allegra.
"Cosa nonna?" chiese curiosa Grace.
"Vedo amore. Molto amore. Ed è la stessa cosa che ho visto nelle tue carte.." sorrise Prudence.
Grace, sapendo di non poter essere vista alzò un braccio al cielo e saltò felice sul letto, trattenendo a stento un urlo di gioia.
Prudence, anche se non la poteva vedere, sapeva che la nipote, dato il suo carattere, stava facendo capriole dalla gioia e tranquilla disse:
"Grace. Lo sai che ti voglio un mondo di bene. Ma ricordati che i tarocchi sono una mera illusione. Io li leggo, ma voglio che tu viva la tua vita senza basarti solo su questo. Io voglio che tu sia felice. E spero che sia questo Elijah. E non perché è uscito nelle carte. Ma perché quando ne parli, nella voce, hai la stessa felicità che aveva tua madre quando parlava di tuo padre..."
Grace sorrise e portando una mano tra i capelli, li spostò dal viso e disse:
"Lo so nonna. E spero che Elijah non mi stia girando attorno per disperazione... Ti voglio bene. Lo sia Prudence?"
"Certo che lo so. E per quello non ci vogliono le carte. Ti voglio bene piccola pazza..." si finse indignata la donna.
"Ciao nonna. Buon Natale" disse Grace.
"Anche a te..." disse Prudence con un sorriso chiudendo il ricevitore.
Quello era il Natale più bello di Grace e, Prudence, lo sapeva.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Capitolo 9:Capodanno al Times Square...

Passarono assieme tutte le giornate che li dividevano dal 31. E furono giornate meravigliose. 
Passeggiarono per Manatthan. Misero dei fiori al Ground Zero. Si fecero scherzi di ogni tipo e genere. Andarono a vedere il negozio di gioielli più famoso al mondo, Tiffany e girarono i musei.
Per entrambi New York si vestiva di nuovo e si presentava diversa ai loro occhi.
E quando la sera ritornavano in albergo, passavano assieme il tempo rimanente, parlando fitto.
Continuarono così a conoscersi, dato che, dopo una settimana, per entrambi sembrò di conoscersi da una vita intera.
E non era ancora finita.

Quella mattina Grace si svegliò prestissimo. un po' perché non riusciva a riprendere sonno. un po' perché il cellulare aveva trillato annunciando l'arrivo di un messaggio e lei voleva leggere e sapere chi fosse.
Ci volle poco perché riemergesse da sotto le coperte, con gli occhi gonfi di sonno, prendendo il cellulare per leggere il messaggio.
"STASERA TI PORTO AL TIMES SQUARE. C'È IL MEGA CONCERTO DI Mtv. MI RACCOMANDO METTITI COMODA... ELIJAH..."
Grace sorrise e velocemente rispose al messaggio, dicendo:
"SE NON MI PORTAVI A VEDERE IL CONCERTO DI MTV MI ARRABBIAVO DAVVERO. CIAO A STASERA. GRACE..."
Poi scese dal letto e correndo in bagno cantò una canzone che quel giorno era più che rappresentativa:

Smile, without a reason why 
Love, as if you were a child, 
Smile, no matter what they tell you 
Don't listen to a word they say 
Cause life is beautiful that way. 
Infondo per lei, quel giorno la vita era davvero bella.

Elijah abbottonò i jeans e infilò il golfo e poi mise il giubbotto. Prese le chiavi e il telefono e uscì dalla camera. Quel capodanno avrebbe mangiato in un McDonald. Ma pensava che ne valeva davvero la pena.
Si avvicinò alla porta della camera di Grace e bussò delicatamente, mentre nella stanza la ragazza canticchiava tranquilla 'Nella vecchia fattoria iaiaoh'. L'attore rise, pensando ancora che la ragazza con cui aveva a che fare fosse realmente speciale, oltre che pazza, naturalmente. Stava ancora sorridendo,  quando Grace apparve, aprendo la porta e facendo il suo più  grande sorriso disse:
"Entra. Devo finire di truccarmi..."
Era la prima volta che il ragazzo entrava nella camera di Grace e, non lo poteva negare, che quello che aveva detto la ragazza, qualche giorno prima, ammettendo di essere disordinata, non erauna bugia. La camera era simile ad un girone dantesco, con vestiti sparsi in ogni parte, il letto in disordine come se sopra ci avessero dormito dei barbari e il bagno in condizioni indecenti.
Se lui e quelli della Compagnia avevano raggiunto dei livelli davvero bassi in Nuova Zelanda, rispetto l'ordine e l'igiene dei loro appartamenti, Grace li superava e, per essere una donna era tutto un gran dire.
Si mise a sedere nel letto, aspettando di vedere uscire qualche essere mostruoso dalle lenzuola, quando Grace dal bagno disse:
"Allora Elijah. Non ti disturba mangiare in un McDonald la notte della vigilia di Capodanno?"
Il ragazzo da fuori scosse la testa e allegro disse:
"Te l'ho già detto. Me la voglio godere tutta la festa. E l'unico modo è quello di mangiare qualche cosa veloci e andare subito a Times Square e vedere il concerto tra le prime file..."
Grace si affacciò dalla porta del bagno e sorrise dicendo:
"Pensavo che magari c'era qualche tuo amico attore che ti aveva chiesto di andare a cenare con lui e tu, per colpa mia, avessi rifiutato..."
Elijah scosse la testa e mosse la mano. Sorrise e disse:
"Tranquilla... Non mi hai costretto ad annullare alcun impegno. E poi, anche se ci fosse stato, avrei disdetto io. Sono io quello che ti ha invitato...."
Grace sorrise e facendo una strana smorfia mise il rossetto sulle labbra, dicendo, subito dopo aver compiuto l'azione, uscendo dal bagno:
"Andiamo allora mio prode cavaliere. La festa ci attende..." e sorrise prendendo il braccio che Elijah le porse e facendo gli scemi uscirono dalla camera. 

I McDonald non era il posto dove Grace preferiva mangiare. E sicuramente nemmeno Elijah amava quel tipo di catena alimentare globalizzata. E non ci volle molto affinché entrambi lo capissero. 
Politicamente parlando erano d'accordo. Nessuno dei due aveva votato George W. Bush ed erano contrari agli ideali di guerra e conquista per la libertà del loro presidente.
Erano pacifisti entrambi. E tutti e due avevano rispetto per le popolazioni dove c'erano le risorse, ma non c'erano soldi, per costruire fabbriche che permettessero di utilizzarle
Fu un discorso lungo che impegnò parecchio i due ragazzi e che colpì molto il giovane attore che, guardando gesticolare la ragazza, vedeva la passione che questa ci metteva nel spiegare le sue idee. E questo le garantiva molti punti in più di molte ragazze che fino ad allora lo avevano sfiorato e lasciato vuoto.

New York a capodanno è Times Square e il concerto che MTV organizzava per la fine dell'anno. 
Elijah, sapientemente tenne la mano di Grace guidandola tra la folla che si stringeva davanti al palco. Qualcuno riconobbe il giovane attore e, stranamente, qualche cosa, permise ai due di passare una serata tranquilla, ad ascoltare il concerto.
Parlarono fino a che il palco si illuminò e con dei fumogeni uscirono i presentatori del concerto da dietro le quinte.
Cominciò a spandersi la musica. E Grace ed Elijah si trovarono in mezzo. A divertirsi.
Inutile dire che, per due ragazzi giovani come loro, l'adrenalina salì alle stelle. Ballarono saltarono. Urlano con tutta la folla le canzoni che potevano conoscere e, quelle che non conoscevano, si divertivano solo a ballarle.
Si prospettava un bel Capodanno.
Prima del countdown finale, passò un ragazzo che vendeva delle bottiglie di spumante. Elijah ne prese una e Grace ridendo e indicandola disse:
"Non mi vorrai far bere una bottiglia di spumante. Vorrei ricordarti che sono una donna e che potrei denunciarti per tentata violenza..." e sorrise guardando l'espressione curiosa e maliziosa di Elijah che muovendo la bottiglia disse, sorridente:
"Tranquilla..Questa avrà più uno scopo coreografico. Avanzerà davvero poca roba da bere... E tranquilla. Non è nemmeno una mia intenzione ubriacarmi dato che, anche se per un ragazzo non è bello ammetterlo, non reggo molto l'alcool..." e rise assieme alla ragazza mentre le note della nuova canzone risuonarono.
Passò una mezz'oretta quando la presentatrice di Mtv, disse:
"Ragazzi! Tutti pronti per il countdown finale?"
Tra la folla si sollevò un vociare allegro di "SIII" e Grace ed Elijah si prepararono al botto.
"Allora..Manca meno di un minuto alla mezzanotte. Pronti? DIECI. NOVE. OTTO. SETTE. SEI. CINQUE. QUATTRO. TRE. DUE.. UNO..."
Il tempo si fermò per Grace e tutto divenne ovattato. Quel Capodanno lo stava passando con un attore che, inutile negarlo gli piaceva.. Era lì. Lontana da casa. Felice di aver passato quel Natale a New York, lontana dai suoi, con uno che sino a due settimane prima era un perfetto sconosciuto.
Poi un grido la riportò nel mondo reale. Elijah aprì la bottiglia con un botto ridendo divertito. E come aveva previsto la schiuma saltò fuori bagnando chiunque vicino a loro...
"HAPPY NEW YEAR..." gridarono tutti.
I due ragazzi si guardarono sorridenti e si abbracciarono forte.
Fu allora che si guardarono fisso negli occhi. E fu allora che si baciarono. Stretti l'uno all'altro. 
A Grace mancarono le gambe quando il bacio finì. Ad Elijah invece ribolliva il sangue dalla felicità.
"B-buon 2006, Mr. Wood" balbettò Grace arrossendo.
Elijah le sollevò il viso, la baciò di nuovo e disse:
"Facciamo che questo 2006 lo cominciamo assieme? Non mi importa di fare promesse che non manterrò. So solo che voglio che tu stia con me. Perché, davvero, erano anni che non stavo così bene con una persona.. Permettimi di cominciare con te. Uhm" e la baciò di nuovo.
Grace sorrise e staccandosi rispose:
"Fammi una promessa, allora Elwood. Se durerà... Tra un anno saremo qui. A festeggiare il Natale assieme"
Elijah sorrise e disse:
"Ok!" e mentre i fuochi d'artificio salivano in cielo, Lij e Grace si baciavano di nuovo.

Tornarono in albergo in taxi e nella hall camminavano mano nella mano, ridendo divertiti.
"Vieni in camera con me?" chiese Elijah una volta dentro l'ascensore, baciando il collo della ragazza che sorridente disse:
"Ho bevuto Wood. Ma non così tanto... Sono una ragazza all'antica, per tua informazione. E l'accesso al mio letto completamente nudo te lo dovrai guadagnare."
E sorridente scese nel suo piano seguita con un balzo da Elijah che baciandola, sorridente disse:
"Tranquilla. So aspettare... Infondo abbiamo molto tempo davanti a noi.. Me lo hai detto tu.." e le accarezzò una guancia.
Grace sorrise e dandole un piccolo bacio disse:
"Non entri lo stesso in camera..." e ridendo aprì la porta salutandolo con una mano...
Elijah rispose al saluto in un mix tra lo sconsolato e il divertito. E poi, fischiettando, prese l'ascensore e salì in camera sua.
Quella sera, qualche cosa gli diceva che Franka sarebbe stata fuori dalla sua testa e che, probabilmente, non ci avrebbe fatto ritorno.


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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Allora si sono messi assieme

Allora si sono messi assieme... Spero che siate contente...^^
Spero che il giorno dopo, quando Elijah e Grace faranno i conti con la loro storia appena iniziata, vi piaccia ugualmente.
Un bacio Niniel..
Buona lettura..
..


Capitolo 10: Una buona fine.. Un felice principio...

Elijah si svegliò lentamente.
Era tardi. Sicuramente più di mezzogiorno. Allungò la mano e prese il cellulare. Aveva sbagliato di mezz'ora. Erano le 12:30.
Sorrise guardando il soffitto e allargando le braccia. Quella sera aveva dormito come un ghiro, sognando, per la prima volta da quando l'aveva conosciuta Grace. Si diede mentalmente del cretino e del melenso. Ma sapeva che quella ragazza era  abbastanza speciale da meritarselo.
Qualcuno bussò alla porta mentre era perso in questi pensiero. E con un piccolo balzo si mise in piedi.
Aprì l'uscio e la vide.
Un paio di jeans, sopra ad un maglione a collo alto e il classico cappotto, lo stesso di quando l'aveva conosciuta. I capelli castani, ricci erano coperti da una piccola cuffia che conferiva al viso la straordinaria espressione buffa che la ragazza aveva sempre dipinta sopra.
"Allora? Il fatto che usciamo assieme, non significa che mi devi far diventare la rompiscatole che ti costringe a scendere dal letto quando ha voglia di uscire.." e guardando il ragazzo in mutande(ovvero dei boxer con una fantasia inguardabile a quadrettoni azzurri) disse, sarcastica: "Te lo immaginavi che venivo a prenderti... E ti sei fatto trovare in mutande. Meno male che sono una ragazza virtuosa e non mi lascio andare al fuoco fatuo della passione momentanea..."
Elijah si portò le mani sugli occhi e disse:
"E tu mi vuoi far vedere che sei una scrittrice, per caso?" e la fece entrare facendo un buffo inchino.
Grace guardò il ragazzo che si inchinava, sollevando un sopraciglio e disse, entrando:
"See. Prendi in giro. Guarda che anche se ieri mi hai chiesto di uscire assieme, non vuol dire che mi farai diventare di quelle ragazzine stupide che si rimbambiscono.. Non sono quel tipo..."
Elijah rise e disse:
"Lo so.. Sei rimbambita di tuo. Basta vedere come ci siamo conosciuti, una persona normale non può fare cose simili.."
Grace, che con un balzo si era buttata sul letto, disse, fingendosi seccata da quello che Elijah aveva detto:
"Ti uccido se non la smetti.. Non conosco ancora tua madre per avere rimorsi di coscienza riguardo quello che faccio..."
Il ragazzo rise e buttandosi sul letto, sovrastando Grace, la cominciò a baciare.
I baci si fecero via via più caldi e Grace, tra una pausa e l'altra, disse:
"Elijah?"
"Uhm?" chiese il ragazzo accarezzando i capelli della ragazza.
"Il fatto che sia passata una nottata da quando ti ho detto che non potevi entrare nel mio letto non cambia le cose..." rise Grace mentre Elijah la baciava con più trasporto, incurante delle proteste.
"E poi non posso farlo, oggi?" disse Grace abbracciando il ragazzo che aveva cominciato a baciarle il collo.
Elijah si sollevò e la guardò confuso. E piano disse:
"Perché?"
Grace si mise a sedere e guardando il ragazzo, accarezzandogli una guancia, disse:
"Hai dei boxer che fanno davvero schifo... Tolgono qualsiasi pensiero concupiscente nei tuoi confronti.." e si sollevò ridendo, mentre Elijah chinava la testa e guardava i boxer, sconcertato da quello che aveva detto la compagna.
Bel modo di cominciare una storia. Lo mandava in bianco e non solo. Lo prendeva in giro per via delle sue mutande preferite.

Come gli altri giorni, uscirono e girarono per la città, indicando dei palazzi importanti che erano messi anche nei film.
"Guarda!" disse Grace allargando le braccia. "Qua è stato girato un pezzo di uno dei miei film preferiti... In linea con l'assassino.... Col mitico Colin Farrell.."
Elijah sollevò un sopraciglio e disse, raggiungendola e abbracciandola:
"Non dirmi che ti piace Colin Farrell..."
Grace annuì e disse:
"Anche George Clooney..."
"Ma non è un po' vecchio per te?" chiese con un sorriso Elijah.
"Guarda che ho quasi ventiquattro anni.." disse Grace contrariata.
"E lui ne ha quasi quarantacinque.." rispose Elijah cercandola di baciare.
Grace si scansò e disse:
"Sai cosa dico io.. Che George Clooney è come il buon vino.. Migliora invecchiando..." e si allontanò strizzando l'occhio ad Elijah. 
Il ragazzo chinò la testa sorridente e la seguì. Una cosa l'aveva già annotata, mentalmente: se si fosse trovato nei paraggi Clooney o Farrell, sicuramente, avrebbe tenuto Grace sotto guinzaglio, giusto per evitare uno dei suoi scontri a massima velocità.

Quella sera, Elijah, si ritrovò nella camera da solo, dopo una giornata passata con Grace. 
Sentì il cellulare squillare e rispose:
"Pronto?"
"Allora Elwood..." disse una voce allegra dall'altra parte.
Era sua sorella che, senza aspettare risposta, disse:
"Allora Elwood... Cosa mi racconti di bello? Ce l'hai fatta con la ragazza di Denver?"
Elijah si mise a sedere, buttando la testa indietro, in una poltrona che aveva in camera e, sorridendo, disse:
"E mi chiami a quest'ora per dirmelo?"
"Certo!" disse Hannah. "Se è una ragazza con un po' di cervello, starà più che lontana dal tuo lettino... Sai ci sono delle persone che aspettano un po' prima di farlo con qualcuno..."
"E tu sei una di quelle?" chiese sarcastico Elijah.
Hannah stette qualche secondo zitta e poi disse:
"Vai a quel paese Monkey..."
"Daiii... Va bene. Farò il fratellino serio. E ti dico che quella ragazza, che si chiama Grace Thompson, è la ragazza con cui esco da un giorno.. Tra tre ore...."
Hannah sorrise e disse:
"Non posso saltare.. Sai.. Sono un po' impossibilitata..."
Elijah rise e disse:
"Tranquilla, basta il pensiero..."
"Allora la crucca?" chiese Hannah seria.
"Beh.. Era una botte d'aceto e poi.. Dopo tutto quello che avete fatto tu e Dom per tirarmi su, quando mi ha lasciato.." rispose scherzosa Elijah.
"Allora.. Finalmente non la sentirò più nominare?" rispose speranzosa la ragazza.
Elijah rise forte e poi, piano disse:
"Si!" e continuò a parlare con Hannah di come si sentiva da quando Grace era entrata nella sua vita.

Grace uscì dalla doccia con un sorriso un po' ebete stampato sulla faccia.
Era felice non poteva negarlo.
Subito dopo essersi sdraiata nel letto, il telefono squillò insistentemente.
Pensando che fosse Elijah, sorrise e prendendo il cellulare, rispose e disse:
"Allora che vuoi ora?"
"Ah! Adesso rispondi così a tua nonna?" disse Prudence dall'altra parte.
"Nonna!" disse la ragazza sollevandosi.
"Allora? Come hai passato il primo giorno del 2006?" chiese Prudence sorridendo maliziosa.
Grace si morse il labbro inferiore e disse:
"Beh! Indovina.. Le tue carte avranno già parlato.."
"Nelle carte leggo che un gatto con un nome strano si è fatto le unghie sulla sedia preferita di Fred. E che Hope è nera... In tutti i sensi.." scherzò Prudence.
"Zampa si è fatto le unghie sulla sedia del papà?" chiese Grace sorpresa.
"Si. Da quando sei a New York sta facendo un sacco di cose strane. Di sicuro le manchi. Però.. Uffa. Non è di questo che devo parlare..." rise Prudence. "Allora? Come è andata?" chiese sorniona. 
Grace sorrise e disse:
"Se la stampa mi dovesse vedere, sappi che sarei ufficialmente la ragazza di un ragazzo meraviglioso.."
Prudence sorrise compiaciuta e disse:
"Allora è successo. Tu e questo ragazzo misterioso, quello dello scontro state assieme" 
"Si. Stiamo provando. Non stiamo preparando le nozze. Però.. In una città così grande, abbiamo trovato il modo di farci compagnia diciamo.." sorrise la ragazza.
"Ecco. Alla tua nonna vai a confidare queste cose" si lamentò scherzosamente Prudence.
"Guarda che se pensi a quello, cadi male nonna. Io non sono una ragazza come le altre. Lo sai.. E sai che ci metterà un po', per quello. Deve proprio stupirmi per avere subito quel 'tipo di compagnia'" e rise divertita.
"Povero. Quasi quasi mi fa pena. Pensa tu.." rise la nonna assieme alla nipote.
Parlarono qualche minuto di Elijah e poi Prudence, poco prima di chiudere la comunicazione disse: 
"Non scappare da lui. E non pensare che sia uno come Dave. Non lo è. Ho il cuore buono per questa storia"
"Lo spero.." sorrise dolce Grace.
"Mi raccomando Grace. Comportati bene. Non sono pronta a diventare bisnonna, non ancora per lo meno..."
Grace sorrise dolce e disse:
"Tranquilla nonna. Buonanotte" 
"Buonanotte!" sorrise Prudence.
Grace chiuse il telefono e guardò nel vuoto. 
Elijah le mancava di già.
Prese le chiavi e sorrise. Uscì dalla camera e prese l'ascensore. E quando fu davanti alla camera di Elijah bussò con dolcezza.
L'attore aprì la porta. Aveva il cellulare all'orecchio. Sorrise e disse, all'interlocutore:
"Eccola. Stavo parlando con lei.."
Grace aggrottò la fronte senza capire chi fosse. Elijah sorrise e disse movendo le labbra:
"Hannah" e fece entrare la ragazza, che le baciò una guancia.
Fu allora che sentì il ragazzo dire:
"No. Non te la passo.. Dai smettila. Ci manchi solo tu che mi prendi in giro con la ragazza che esce con me.."
Ma non riuscì a finire la frase che Grace gli rubò il cellulare e disse:
"Pronto Hannah. Sono Grace. Elijah mi ha parlato molto di te.."
La ragazza sorrise e disse:
"La sai una cosa? Sono poche le ragazze di mio fratello che hanno fatto una cosa simile... E ti giuro. Mi piace davvero.."
Cominciarono a parlare mentre Elijah, sdraiato nel letto, guardava la ragazza un po'' risentito.
Poi quando le due ragazze chiusero la conversazione, senza aspettare che il fratello la salutasse, Hannah chiuse il cellulare.
L'attore ci rimase male e disse:
"Bene. Sono molto felice che mia sorella si ricordi del povero fratellino solo e abbandonato.."
Grace rise e sdraiandosi con lui disse, baciandole la bocca:
"Ho paura del buio, posso dormire con te?"
Elijah la guardò e speranzoso e disse:
"Allora?"
"No!" si sollevò sorridente Grace. "Ho davvero paura del buio, mica voglio fare chissà che cosa.." e sdraiandosi accanto al ragazzo disse: "Non riesco a dormire se sono sola in una camera. A meno che non abbia la luce accesa o sia a casa mia... quindi. Abbracciami e zitto. Che ho paura.."
Elijah scosse la testa abbracciandola. E poi spegnendo la luce, disse al buio:
"Buonanotte!"
"Buonanotte a te.." e abbracciati finirono la loro prima giornata assieme. Infondo quella era il miglior modo i finire l'anno.
E il migliore di cominciare.
Una buona fine e un felice principio.


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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


So che sono mancata davvero tanto tempo. Quindi chiedo scusa a chi magari ha aspettato e leggerà.. Se c'è ancora qualcuno che lo farà. Ma visto che sono una che scrive le cose e le porta a termine e che ho abbastanza tempo per poterlo fare, ho deciso di dare un finale alle fan fiction incomplete su internet, ma complete in blocchi di appunti sparsi per la mia casa.

Sono mancata per molto tempo. Ma c'è una spiegazione a tutto. Sono stata per tre anni a Londra e tra i vari impegni non ce l'ho fatta a seguire ciò che avevo cominciato. Così, ora che sono a casa a godermi una meritata vacanza, continuo da dove ho lasciato...

Se volete seguire e recensire sarò davvero contenta. Altrimenti è uguale. L'importante è terminare ciò che avevo cominciato...

A chiunque leggerà.. Spero che sia una buona lettura. Baci Niniel.




Capitolo 11: Ti presento un amico.


Elijah si sveglio con il braccio che gli faceva terribilmente male.

Sembrava quasi non avesse più un nervo, un muscolo irrorato dal normale scorrimento del sangue. Si voltò, pensando al fastidioso formicolio che avrebbe sentito quando avrebbe cominciato a muoverlo, permettendo così al flusso sanguigno di irrorare le parti che non aveva raggiunto bene, quando la vide.

Grace dormiva accanto a lui sorridente, con una mano vicino alla bocca, lasciata quasi al caso su quel cuscino bianco. I riccioli castani scappavano sul viso, cadendo indolenti sul naso e coprendo un po' la fronte della ragazza.

Si era mai reso conto di quanto fosse bella prima di quel momento?

-Se mi sentissero Dom e Hannah sarei proprio nei pasticci. Sembro uno degli attori di 'Beautiful'- e cercando di non disturbare il sonno di Grace, tolse lentamente il braccio da sotto la testa di lei.

Come preventivato, il braccio cominciò a formicolare e persino a fare male, come se mille spilli lo pungessero e piccole lame gli trafiggessero la carne.

Inveendo contro se stesso che aveva passato le ultime ore compresso (dolcemente, naturalmente) dalla testa di Grace, si guardò allo specchio. E sorridendo si rese conto di una cosa che non succedeva ormai da troppo tempo: il suo sorriso, si espandeva anche agli occhi, che con un guizzo di vitalità brillarono più azzurri alla vista del loro riflesso.

Questa è proprio il tipo di ragazza che potrebbe piacere davvero a mia madre. Già me la immagino.. “ e prendendo lo spazzolino, aprì l'acqua per bagnare le setole e facendo una divertentissima voce in falsetto disse: “... Ma Lij.. Non ti rendi conto che è davvero una ragazza meravigliosa, altro che quella Franka... Quella te l'ho detto da subito che ti avrebbe fatto soffrire...” e ridendo mettendo il dentifricio sullo spazzolino, scuotendo la testa aggiunse: “Peccato che fosse innamorata anche di lei...” e sorridendo chinò la testa nel lavandino e cominciò a spazzolare i denti.

Proprio in quel momento un cellulare prese a squillare.

Grace che sino a quel momento aveva dormito profondamente, venne svegliata dalla suoneria che vibrando e trillando, riempiva il silenzio della camera.

Lij! Il cellulare” disse schiacciando la faccia sul cuscino, con la voce assonnata. “LIIIIIJ!” urlò infine.

Elijah con la bocca piena di pasta dentifricia, uscì dal bagno e prendendo il cellulare disse:

Pvontvo...Vominic...Comve vtai? Cova.. Non vapisci vulla... Avetta...” entrò nel bagno e aprì l'acqua mentre Grace ripeteva confusa:

Vominic? Ma che caspita di nome è?”

Elijah uscì da il bagno e guardò sorridendo Grace che gli restituiva uno sguardo perplesso. Le fece l'occhiolino e continuò:

Si era dentifricio, mi stavo lavando i denti... Come mai una chiamata a quest'ora?”

Dom dall'altro capo sorrise e rispose:

Ho parlato con Hannah. Mi ha detto che tu e la ragazza di Denver state assieme. Quindi, da buon amico fraterno ho deciso che dovevo venire per vedere da vicino questa giovane ragazza che ti ha rubato il cuor”

Come al solito il ragazzo di Manchester non parlava seriamente e il solo fatto che avesse calcato sulla parola dovevo spiegava molte più cose di quelle che lasciava intendere.

Ma non fu il 'dovevo' forzato del Monaghan ad attirare l'attenzione di Elijah.

Sei a New York?!” esclamò esterrefatto.

Dom dall'altro lato guardò l'orologio e disse:

Per il momento sono al J.F.K. Sono atterrato nemmeno una mezzora fa”

Ma è fantastico!” disse Elijah davvero felice della notizia che aveva appena ricevuto. “Aspettaci lì. Mando Grace a cambiarsi e veniamo a prenderti”

Non c'è problema... Ho prenotato nel tuo stesso albergo. Vi raggiungo io...” cercò di conincerlo Dom.

Ma fu inutile. Elijah sorrise e rispose:

No. Non esiste. Prendiamo un taxi e veniamo da te. Facciamo un salto in albergo, lasci la valigia, ti dai una rinfrescata delle tue...”

Ma guarda tu che bastardo!” intervenne divertito Dom. “Cosa vorresti dire?”

Che come tutti gli inglesi non ti lavi Monaghan...” rispose Elijah esponendo con molta serietà la sua argomentazione.

Perché voi americani siete puliti!” continuò Dom.

Elijah sapeva che se continuavano così Dom avrebbe finito il controllo passaporti, preso il bagaglio e sarebbe arrivato all'albergo senza smettere quella discussione. Rise e disse:

Dom... Non mi freghi. Aspettaci lì. Meno di venti minuti e siamo da te”

Dom sorrise e rispose:

Ti aspetto nudo nella toilette degli uomini. Porta il frustino...”

Elijah scosse la testa divertito e rispose:

Ma perché non vai a rompere le palle a Orlando che fa il tuo stesso identico tipo di battute?”

Perché Orlando si fa rompere qualcos'altro da Viggo!” scherzò Dom.

Sei disgustoso Dom. E ammettilo che ti leggi quelle storie slash per prendere spunto per le tue battutine!” ribatté Elijah.

Le fan fiction sono il termometro della popolarità. Il giorno che smetteranno di scrivere su di noi allora mi preoccuperò!” ammise Dom.

Quindi che si scriva nel bene o si scriva nel male basta che si scriva, giusto?” chiese Elijah.

Esatto Wood. Ora preparati... Non sto più nella pelle e questo bagno fa schifo.. Puzza di morte talmente è sporco...” disse Dom schifato.

Grace guardava divertita Elijah che camminava avanti e indietro parlando con l'amico. Era sinceramente contento di sentire di nuovo una persona cara, e Grace sapeva cosa significava dato che, anche lei cominciava a sentire il bisogno di vedere le vecchie amiche.

Quando chiuse la chiamata la guardò e avvicinandosi, baciandola le disse:

Oggi conoscerai l'essere umano più scemo che ventre femminile abbia mai partorito!”

Più scemo di te!” finse stupore Grace.

Elijah socchiuse gli occhi, divertito e per niente offeso dalla battuta della compagna e prendendola per mano, facendola sollevare dal letto disse:

Ora vai in camera, ti lavi e ti vesti e ti fai bella. Sai Dom è il classico tipo a cui le belle donne piacciono..”

E tu, brutto maiale vuoi fargli vedere che stai con una bella donna?” concluse Grace guardandolo maliziosa.

Elijah annuì e Grace disse:

Caro il mio Lij dovrai fare a meno della sottoscritta se hai bisogno di una bella donna...” e alzandosi muovendo le dita per salutarlo aggiunse: “Mi faccio bella solo per conoscere il tuo amico di cui mi hai parlato tanto!”

Elijah la salutò e prima di uscire, cercando qualche cosa da mettere, disse:

Grace... Non chiedergli se è Merry o Pipino. È molto sensibile su questo tipo di argomento...”

Grace si mise sull'attenti, portando la mano sulla fronte e rispose:

Signorsi signore!” e correndo per baciargli una guancia, tornò indietro, salvo poi uscire subito dopo.

Elijah scosse la testa. Grace era diventata parte di lui in poco tempo. E ogni giorno imparava a volerle bene.


Dom stava seduto allo Sturbucks dell'aeroporto leggendo tranquillo il Sun.

-Sempre meglio tenersi informati di ciò che succede in patria- pensò scherzosamente quando lo comprò.

Sbadiglio stiracchiandosi e sistemando gli occhiali da sole vide una coppia avvicinarsi.

Lei non l'aveva mai vista. Era un po' più bassa dell'uomo, che non sembrava molto alto (parlava lui del resto che non era mai stato una cima!). Era magra e portava riccioli lunghi e castani liberi, su di un cappotto nero e sagomato. Il ragazzo lo conosceva anche troppo bene. Era Elijah. E già sorrideva guardandolo.

Monkey. Sembra passata un'eternità!” esclamò Dom saltando in piedi.

Elijah tese le braccia e strinse l'amico. Erano commossi entrambi, ma per quello strano codice morale che non permetteva agli uomini di farsi vedere deboli e/o con le lacrime agli occhi, fecero come se nulla fosse. Fu Elijah il primo a parlare dopo l'abbraccio e, allungando una mano verso Grace, disse:

Grace Thompson ti presento un amico... Si chiama Dominic Monaghan e siamo diventati più che fratelli in questi anni in Nuova Zelanda...”

Grace tese la mano e guardò il viso da folletto che le stava davanti. Era furbo e immensamente simpatico. Non era bello, ma risultava affascinante sotto certi aspetti. Biondo con le meçhes, occhi grigio azzurro e un sorriso impertinente. La scrutava a sua volta. C'era davvero un piglio indagatore, niente di malizioso in quello sguardo: infondo, se quello che immaginava era vero, Dom era lì anche per conoscerla e vedere di persona la ragazza di cui uno dei suoi migliori amici aveva parlato, lei sperava, tanto.

Piacere Grace” sorrise lei mite.

Dom strinse di più la mano, più per incoraggiarla che per spaventarla e scuotendole leggermente il braccio rispose:

Dom, amante segreto di Elijah..”

MMMM! Ancora con queste storie?” esclamò scherzoso Elijah.

Dom gli passò una mano sotto il mento e facendogli l'occhiolino rispose:

Amore, lo so che non vuoi che si sappia niente di noi, ma che vuoi che faccia, ti amo troppo per nascondermi.. Dai! Facciamo outing assieme...”

Davanti alla mia ragazza vai a adire queste cose?” si finse risentito Elijah prendendo per mano Grace e allontanandosi ridendo.

Dom fece una piccola corsa e li raggiunse dicendo:

Andiamo a mangiare prima o andiamo all'hotel per posare le cose?”

Devi dato che io e Grace stiamo in quell'albergo da una vita ormai...” puntualizzò Elijah.

See! Datti le arie da newyorker . Tanto rimarrai sempre un abitante di Los Angeles con la puzza sotto il naso..” rincarò Dom.

Elijah si bloccò un attimo e rispose:

Anche tu abiti a L.A.!”

Io sono un piccolo lord inglese trapiantato per bisogno negli States...”rispose Dom. E prendendo Grace sottobraccio allontanandola da Elijah, disse: “Cara ho riletto il nome dell'albergo.. Ma non sono sicuro... Come hai detto che si chiama l'albergo?”

Grace lo guardò sollevando un sopracciglio e rispose:

Non te l'ho detto!”

Dom portò una mano alla testa e ribatté:

Che sbadata che sono” e finse una voce femminile molto poco convincente, dato il vocione che aveva. “Si chiama..?”

Arabelle Hotel. 37 East 64th street..”

Dom si voltò e chiese:

Arabelle non è un nome un po' troppo femminile Elwood?”

C'è un ottimo ristorante che ha lo stesso nome....”rispose pratico Elijah.

Il viso di Dom si aprì un sorriso soddisfatto e disse:

Vedo che sei sempre uno di cui ci si può fidare...” e guardando Grace le chiese: “Presumo che anche tu sia qua per il ristorante...”

Grace scosse la testa.

Elijah aveva proprio ragione a dire che quel Dominic era l'essere più matto che una donna avesse mai partorito.




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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12: Il pagliaccio triste.


Grace stava addentando la sua insalata e guardava interessata i due ragazzi che, uno di fronte all'altro, aveva intavolato una discussione allegra dal quale lei era tagliata fuori solo perchè non conosceva la radice di quel discorso.

Nonostante questo non riusciva a sentirsi offesa di essere come una silente spettatrice di un incontro di tennis. Quei due assieme era una vera e propria forza della natura, capaci di ridere per niente, come solo due persone che sono molto amiche e molto affiatate riescono a fare.

"Ho visto Orlando!" sorrise Elijah passando il tovagliolo sulla bocca, appoggiandolo stropicciato sul tavolo.

Dom deglutì il suo boccone e fece:

"Uhm!" e dopo aver bevuto un grosso sorso di vino, disse: "Ed è ancora incazzato con me?"

Grace aggrottò la fronte e chiese:

"Orlando... Vorresti dire Orlando Bloom?"

Elijah annuì e Grace domandò ancora:

"E tu come fai a conoscerlo?"

Dom la guardò aggrottando la fronte e indicandola ad Elijah chiese:

"Mi prende in giro?"

Elijah scosse la testa sorridendo e in quel momento, Grace, si sentì un po' fuori luogo.

"Grace ha visto la trilogia. Ma non sa i nomi degli attori" spiegò Elijah.

Dom fece un cenno incomprensibile con la testa e disse:

"Beh! In effetti con quella parrucca bionda non lo avrebbe riconosciuto nemmeno sua madre ad Orlando!" e fece ridere Elijah.

"Un attimo... Quello con la parrucca bionda e le orecchie a punta era quel gra figo di Orlando Bloom?" chiese quasi incredula

"GRAZIE!" dissero un po' risentiti Elijah e Dom, sottolineando l'apprezzamento della ragazza al loro collega.

"Non farglielo incontrare!" aggiunse Dom bevendo un sorso di vino.

"Ora che ha detto così non ci penso proprio!" e risero tutti e tre.

"Comunque!" intervenne Dom riprendendo il discorso dove era stato interrotto. "Ho chiesto se OB è ancora incazzato con me!"

Elijah sorrise e scosse la testa ingoiando un boccone e disse:

"Per la storia del sexy mother fucker? Naaa!"

"Guarda che non mi ha rivolto per molto tempo a parola!" gli sottolineò Dom.

"Certo! Mentre ti intervistavano gli hai detto che lui era solo un maledettissimo sexy figlio di puttana!"rise forte Elijah.

Grace sollevò le sopracciglia e guardò sbigottita i due. In quasi ventiquattro anni di vita non aveva mai insultato un suo amico in quel modo, nemmeno per scherzo. E in un sussurro disse:

"Scusate? Perchè dovete insultare Orlando Bloom?"

"Perchè?" chiesero i due guardandola stralunati.

"Hai appena detto" disse Grace indicando Dom "che Orlando è un sexy figlio di puttana..."

Dom rise ed Elijah, scuotendo le mani, disse:

"No! No! Non è come pensi!"

"Scusa... L'ho detto io, lascia che spieghi!" s'intromise Dom.

Elijah gli fece un gesto come per dire 'avanti' e Dom, schiarendo la voce, disse:

"Quando finisci a girare un grosso film come 'Il Signore Degli Anelli' ti succede spesso, spessissimo di dover dare interviste a cani e porci! La cosa vale per gli attori protagonisti, quanto per quelli secondari... Visto che nella 'Compagnia' eravamo nove, la stampa con noi ci andava a nozze! Se non dicevano che eravamo coppie tra noi -ed ecco il spiegato il mio saluto ad Elijah in aeroporto- allora cominciavano a parlare del fatto che Orlando era bellissimo e che aveva tante fans!"

Elijah scoppiò a ridere e indicando Dom disse:

"Raccontale di quella giornalista che ti aveva detto se eri invidioso del fatto che le ragazzine seguissero tutte Orlando e che le tue fans erano tutte mature!"

"Chi? Quella che ha detto che sono uno che piace alle mamme e alle nonne più che alle figlie facendola passare per una mia affermazione?" chiese Dom un po' contrariato.

"Si!" replicò Elijah con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.

"Scusa?" chiese Grace che aveva voglia di ridere ma si stava trattenendo per rispetto al povero Dom!"

"Praticamente c'è un intervista dove IO dico che sono uno che piace alle mamme più che alle figlie! Niente di più falso! Semplicemente questa stronza che ha scritto questa menzogna ha visto una quarantenne -anche se devo capire in quale sistema decimale aveva quarant'anni quella!- che mi chiedeva un autografo. La domanda che c'era scritta, ovvero 'TI SENTI UN ATTORE CHE PIACE ALLE RAGAZZE, COME ORLANDO, OPPURE UNO CHE PIACE ANCHE ALLE MAMME?' se l'è fatta da sola. Da allora è nata una sorta di: ma come ti senti ad essere meno figo di Orlando Bloom?"

"Scherzi?" chiese Grace che quasi non poteva credere a tanta imbecillità.

"Giuro!" rispose Dom portando una mano nel cuore. "E da allora sono diventato quello che non brilla in bellezza, che forse ha complessi nei confronti di Orlando Bloom..."

"E così..." rise Elijah.

"Un giorno una giornalista mi ha detto che io ero solo un hobbit. Che non ero bello, nel film, come Orlando che era un elfo e tutte quelle cose... Al che ho risposto che sì! Orlando è davvero un bel ragazzo, con un bello sguardo, un sorriso da favola ed è atletico... Praticamente Orlando Bloom è un vero e proprio sexy figlio di puttana!" spiegò finalmente Dom, facendo scoppiare ridere Elijah e riuscendo a strappare un sorriso anche a Grace.

"All'inizio..." continuò Elijah "Orlando se la prese tantissimo. Non gli piacque leggere che era un sexy figlio di puttana..."

"Non abbiamo ancora capito se si è offeso per il sexy o per il figlio di puttana... O per tutte e due!" disse Dom serio, facendo ridere Grace che dovette tamponare un po' del vino che le era uscito dal naso.

Elijah fece finta di nulla e disse:

"Almeno fino a che non si sono chiariti, Orlando non ha rivolto la parola a Dom. Poi, una volta chiarito..."

"L'ho baciato sulla bocca davanti a tutti!" rise Dom.

Grace guardò Dom con gli occhi di fuori.

"Non ci credo!"

"Giuro. Ci sono anche le foto su internet! E un sacco di illazioni sulla mia sessualità!" sorrise malizioso Dom e indicando Elijah aggiunse: "E su quella di Elijah che dicono essere il mio ragazzo. "Ecco perché fingo di essere il ragazzo di Elijah quando lo vedo!"

Grace fece una buffissima 'a' con la bocca e bevve un lungo sorso d'acqua.

Guardò in silenzio Dom ed Elijah. Erano molto amici e l'unica cosa che poteva fare da esterna era quella di guardarli e capire del loro rapporto il più possibile. Non perché rappresentasse una minaccia. Ma perché quando entri nella vita di qualcuno lo devi fare in punta di piedi, salutando prima chi nella sua vita ci stava da prima di te.



Grace stava seduta nella camera di Elijah e giocherellava con un paio di calzini puliti che il ragazzo aveva tolto appallotolati da dentro il cassetto.

"Allora?" domandò Elijah cercando di scegliere tra due magliette che teneva in mano.

"Allora cosa?" rigirò la domanda Grace.

"Cosa ne pensi di Dom?" chiese Elijah mettendo a posto la maglietta chiara e optando per quella più scura.

Grace gli lanciò i calzini e guardò Elijah sedersi nel letto e seria disse:

"Non lo so. Ho visto che è simpatico, ma non lo conosco da abbastanza per darti un parere appropriato!"

"Vedrai che quando lo conosci, Dom si rivelerà per quello che è. Un grandissimo cazzone. Ma al quale affiderei la mia stessa vita..." rispose Elijah infilando i calzini. Poi voltandosi a baciarla, le disse: "Non vai a prepararti?"

Grace si sollevò e avvicinandosi alla porta, disse:

"Caro il mio Lij sappi che se ti metterai a fare il galletto con il tuo amico non te lo perdonerò!" e voltandosi gli fece un occhiolino.

Elijah sorrise e avvicinandosi a Grace baciandole la bocca con passione, poggiandole una mano sul viso, le sussurrò a fior di labbra:

"Sappi che Dominic Monaghan non ha nessuna attrattiva per me. E che appena potremo faremo una cenetta a lume di candela, tu ed io!"

Grace sorrise e morse il labbro inferiore del ragazzo rispondendo:

"Non mi tentare Wood. O qua finisce male!"

Elijah sospirò frustrato e chiese:

"Dobbiamo attendere ancora un po'?"

Grace annuì e aprendo la porta schioccando un tenero bacio sulla bocca di Elijah disse:

"Ci vediamo nella hall. E porta anche il tuo amico!"

Elijah la guardò allontanarsi. Camminava in una maniera che ti toglieva il fiato. La guardò entrare nell'ascensore e solo allora si rese conto di avere qualcuno vicino. Si voltò e vide Dom. Anche lui guardava Grace, ma non nello stesso modo in cui la guardava Elijah:

"Dom?" disse Elijah incrociando le braccia e sorridendo.

"Da quello che posso constatare, caro Monkey, la cara scrittrice ancora non te l'ha data!" replicò Dom voltandosi a guardarlo solo dopo che le porte dell'ascensore si chiusero.

"E tu? Perché guardi la mia ragazza con quell'aria? Non sei per caso fidanzato con una delle attrici più belle del momento?" lo punzecchiò Elijah.

Dom spostò Elijah e sorridendo si mise a sedere nel letto:

"Dove si va stasera?"

Elijah aggrottò la voce e serio chiese:

"C'è qualche cosa che devi dirmi per caso?"

Dom seduto sul letto continuò:

"Tranquillo. Tutto ok!" e prendendo una maglietta di Elijah la guardò e disse: "Bella! me la devi prestare!"

Elijah si avvicinò e prendendo la maglietta la piegò e rispose:

"Per non vederla più?" e mettendola a posto, domando di nuovo: "Dom? Davvero? Hai qualche problema con Evangeline?"

Dom si sollevò dal letto e guardò Elijah negli occhi. Era serio e un'espressione dura si era dipinta sul suo volto:

"Diciamo che per l'ennesima volta io ed Evangeline abbiamo litigato, uhm? E che il mio ruolo di cazzone sta cominciando ad andarmi stretto visto che anche lei pensa che non abbia nessuna intenzione di crescere!"

"Avete litigato o vi siete lasciati?" chiese Elijah serio.

Dom sorrise amaro e sollevando la testa disse:

"Diciamo che la seconda è la più indicata e che mi sento uno straccio senza che tu mi fai il predicozzo come tuo solito..."

"Io non voglio fare il predicozzo, Dom!"disse Elijah risentito.

"E allora fammi un piacere, Monkey! Non ne parliamo. E portami a divertire!"

Elijah guardò Dom. A Grace aveva detto che a lui avrebbe dato la sua stessa vita. E lo avrebbe fatto davvero. Ma Dom aveva un grande difetto. Grandissimo. Quello di tenersi dentro tutto fino ad arrivare al punto di rottura.

E se quello era uno di quei momenti, Elijah sapeva che al momento in cui Dom sarebbe scoppiato sarebbe stato meglio stare lontani chilometri e chilometri.



Grace non ricordò bene quello che successe quella sera.

Ricordava Elijah che ballava stretto con lei, Dom che rimorchiava le tipe più svariate. Ricordò Elijah che la baciava e le diceva che quella sera era davvero bella.

E subito dopo Dom cominciò a scazzottare con uno più grosso di lui. Ne stava uscendo notevolmente malconcio ed Elijah dovette intervenire.

Fu allora che il povero Elijah prese un cazzotto in pieno viso.

Grace ricordava bene di aver gridato e di essersi avvicinata ad Elijah che aveva un'escoriazione sullo zigomo destro che stava cominciando ad assumere una sfumatura pericolosamente bluastra.

Fu allora che sentì la voce di Dom dire qualcosa tipo:

"Mi spiace!"

Grace si voltò. Aveva gli occhi iniettati di rabbia e la vomitò tutta su Dom dicendo qualche cosa che, dopo, non avrebbe ricordato.

Ricordava di essersi voltata e di aver soccorso il suo ragazzo. Poi quando si era voltata Dom non era più lì.

Non lo avrebbe rivisto più per tutta la sera.



"AHIA!"

"Amore! Stai fermo. Devo pulire la ferita e coprirla. E ci dobbiamo mettere anche il ghiaccio"

Grace stava davanti ad Elijah che seduto ai piedi del letto, con il viso rivolto in alto verso la compagna, si faceva curare lo zigomo tumefatto.

"Peccato che tu non sia un'infermiera!" notò Elijah con sarcasmo.

"Guarda che ho seguito ER fino a che c'è stato George Clooney. Ti posso fare una tracheotomia ad occhi chiusi per tutte le volte che l'ho vista fare!" rispose seria Grace dopo essersi voltata per prendere una garza.

Elijah sbarrò gli occhi e con un filo di voce disse:

"Tesoro... Lo sai che quella è finzione, vero?"

Grace lo guardò con un sopracciglio sollevato e un'espressione indecifrabile. Poi voltandosi, con aria indifferente, disse:

"Ora capisco perché Duchessa non si è più svegliata quando l'ho operata!"

Elijah la guardò, se possibile, ancora più terrorizzato. Grace si voltò, lo guardò e rendendosi conto che gli occhi azzurri del ragazzo erano quasi vitrei dalla paura, rise e correndo ad abbracciarlo disse:

"Sto scherzando!" e lo baciò.

Si baciarono a lungo o almeno fino a che Elijah fece una smorfia e disse:

"Mi fa male!" e portò un mano alla guancia offesa con aria sofferente.

"Ohh!" sorrise Grace voltando il viso del ragazzo e schioccandogli un tenero bacio disse: "Va bene piccolo! Ora la mamma va a prendere il ghiaccio" e allontanandosi verso la porta aggiunse: "E vedi di chiamare Dom. Non credo che stesse bene. Mi sembra il caso che tu gli parli. Non è uno dei tuoi migliori amici?"

Elijah massaggiò la guancia, badando a non toccare la parte dolorante e guardando scettico Grace rispose:

"Credi che se lo meriti?"

"Credo che..." disse Grace aprendo la porta e guardando il compagno: "... se tu dici che a qualcuno doneresti la tua stessa vita, vuol dire che gli vuoi bene. E speri che questa persona ricambi il tuo affetto! Quindi... Chiama! E facci pace, Frodo!" e sorridendo uscì salutando con le dita il ragazzo che guardando la porta chiusa si lasciò cadere nel letto e sospirando disse:

"Quella mi farà morire uno di questi giorni!" e prendendo il cellulare cercò di chiamare Dom.



Grace si avvicinò al bancone del bar dell'albergo e mettendosi a sedere chiamò il barman e chiese:

"Un mio amico si è fatto male e avrei bisogno del ghiaccio!"

"Certo signorina, aspetti solo un attimo!" disse ossequioso il cameriere per sparire dietro una porta sospesa tipo quella dei saloon.

Grace si stava guardando intorno quando sentì un cellulare squillare. Aggrottando la fronte guardò dall'altro lato del bancone e vide Dom, con una birra in mano, una faccia tristissima giocherellava con il cellulare che continuava a suonare.

"Dom?" disse alzandosi e andando verso il ragazzo.

Il ragazzo sentendo chiamare il suo nome sollevò la testa e quando vide Grace chinò la testa, imbarazzato.

Lei si avvicinò e lo guardò, mettendosi a sedere e con un po' di durezza disse:

"Ora non mi guardi nemmeno in faccia?"

Dom bevve un lungo sorso di birra dalla sua bottiglia e disse:

"Se sei venuta qui per sparare a zero su di me e su come dimostro l'amicizia a chi mi sta vicino, puoi anche andare in camera e fare la perfetta innamorata con Lij! Riesco a commiserarmi abbastanza senza che tu ci metta del tuo!"

Grace aggrottò la fronte e replicò:

"Scusa?"

Dom si voltò e rispose:

"Ti sei dimenticata già quello che mi hai detto al locale? Io no! Mi hai sputato tanto di quel veleno che è tanto se non mi sono corroso e liquefatto sul posto!"

Grace sollevò un sopracciglio e rispose:

"Ero fuori di me per il semplice fatto che il mio ragazzo è venuto per aiutarti e si è beccato un cazzotto al posto tuo! Forse dovresti cercare di capire la gente che ti sta intorno invece di essere così preso da te stesso e dai tuoi problemi. Anche io ero come te, Dom! Ma a sei anni! E di certo le mie motivazioni erano più valide delle tue!"

Dom sorrise, anche se quella che sentiva era una fitta di dolore alla testa. Si voltò e vide Grace che si alzava. E quasi con cattiveria disse:

"E cosa ti era successo? Tua madre non ti aveva comperato il fiocco che volevi?"

Grace si bloccò e si voltò di scatto e guardando Dom con gli occhi che avrebbero lanciato fulmini se solo avessero potuto sbottò:

"Caro il mio Dom! Forse tu hai avuto la vita facile e sono davvero felice per te. Ma tu non mi conosci. Come io non conosco te. Io ti ho giudicato in base alle tue azioni e non alle mie supposizioni. Pensi che io sia una cretina che ha avuto tutto dalla vita? Bene ti sbagli! Sono una che ha dovuto lottare contro i suoi compagni di classe alle elementari perché è difficile spiegare ai bambini che tuo padre è morto quando avevi solo due anni e di lui non ti ricordi nemmeno la faccia! Ma se per te è più semplice pensare che io sono solo una stupida che pensa alle stronzate... Lascia che ti dica una cosa... Tu non sai un cazzo di me!"

"Signorina!" disse il cameriere.

"Si?" fece Grace ancora arrabbiata.

"Il suo ghiaccio!" rispose quasi intimorito il cameriere.

"Oh! Si... Scusi... Il mio..." e prese il ghiaccio che l'uomo le porgeva e senza dire nulla si allontanò.

Stava camminando a passo di marcia nella hall e stava salendo sull'ascensore, quando qualcuno lo bloccò. Grace guardò la mano con le unghie colorate di nero solo nella radice ed ebbe come un tuffo al cuore. Era Dom.

Lo vide apparire dentro l'abitacolo lui e il suo viso da folletto dispettoso. Aveva ancora la bottiglia di birra in mano e sorrideva spavaldo con la testa poggiata contro la parete interna dell'ascensore.

"Che vuoi?" chiese Grace mettendo un buffissimo broncio.

Dom si avvicinò e poggiando il collo della birra sulla guancia di Grace e sussurrò:

"Potrei anche voler bloccare l'ascensore e fare sesso selvaggio con te!"

Grace sbarrò gli occhi e balbettò:

"S-Stai scherzando, vero?"

"Beh! Non sarebbe poi tanto male... Basta che tu non lo dica ad Elijah..." e si avvicinò pericolosamente.

Grace si scansò e scattando verso il lato opposto dell'ascensore, brandendo il pugno, minacciosa disse:

"Prova ad avvicinarti e ti faccio pentire di essere nato!"

Dom rise. Una risata di gusto che durò qualche secondo e causò un forte imbarazzo a Grace che lo guardò interdetta e confusa.

"Che hai da ridere?"

"La... La... La tua faccia... Tu credi davvero che io potrei mai fare sesso con la ragazza del mio migliore amico..." rispose Dom piegandosi.

Grace boccheggiò sorpresa, mentre Dom rideva. Poi l'ascensore si bloccò e si fermò al piano e lei, uscendo, disse:

"Senti... Piccolo inglese di merda! Fottiti. Io vado da Elijah!"

Stava per uscire, ma Dom l'arpionò di nuovo dentro l'ascensore e schiacciò il tasto dell'ultimo piano. Grace si divincolò e gridando: "Lasciami!" schiaffeggiò il ragazzo.

Dom non si stupì di quella reazione. Tenne la guancia offesa e poi, passando la lingua nella parte interna della guancia che Grace aveva colpito disse:

"Tu credi davvero che potrei fare sesso con te! Non offenderti, ma Evangeline è una bomba e tu non sei alla sua altezza!"

"Grazie!" replicò Grace con le spalle poggiate nella parte opposta dell'ascensore.

Il ghiaccio cominciava a sciogliersi e nel piccolo secchiello che le era stato dato cominciava a formarsi dell'acqua.

"Ti ho detto di non offenderti!" ribadì Dom. "Volevo metterti alla prova. Vedere se stai con Lij solo perché è stato uno degli attori di uno dei film più importanti che sono stati girati negli ultimi dieci anni!"

"Ti ho detto mille volte che nemmeno vi conoscevo per nome!" sibilò Grace.

"E io ti ho detto che il film -o meglio I film- che abbiamo girato ci hanno portato dietro uno stuolo di persone che farebbero carte false pur di starci vicine un metro. E molte hanno mentito fingendo di conoscerci!" rispose Dom.

"Tu... Sporco..."mormorava Grace col fiato corto, mentre stava cominciando ad arrabbiarsi davvero. Possibile che non capisse che ci voleva davvero poco perché gli assestasse un gancio sul quel grugno ridicolo.

"Si! Sono un bastardo. Ma l'ho fatto per un amico. E per chiederti scusa! Per il mio comportamento inqualificabile sia qui nell'ascensore -e in quel momento il campanello trillò per avvisare di essere arrivato al piano. Dom schiacciò un bottone nella tastiera e le porte si chiusero-, per il mio comportamento meschino e da ubriacone asociale al bar... E per la scazzottata che ho provocato al bar!"

Grace rimase in silenzio, con la bocca spalancata. Quello era pazzo. Completamente pazzo, pensava tra sé e sé.

"Mi perdoni?" disse Dom inchinandosi "Sono uno che si è basato solo sulle supposizioni e non ha guardato obiettivamente quello che aveva davanti! Una persona che vuole bene al suo migliore amico e che sta cominciando una storia con lui!"

Grace aggrottò le sopracciglia e schiudendo le labbra rispose:

"Ti... Ti perdono!"

Dom sorrise e alzando la bottiglia in un brindisi privato, diede un lungo sorso che finì quando il ragazzo schioccò le labbra contento. Grace lo guardò ancora in silenzio, quando le porte dell'ascensore si aprirono sul piano dove stava la camera di Elijah e quella di Dom.

"Io... Devo..." e senza finire la frase, quasi spaventata dal fatto che le porte si potessero di nuovo chiudere e lei rimanere di nuovo bloccata, scese dall'ascensore e si diresse verso la camera del compagno. Credeva di aver lasciato Dom alle spalle, quando sentì:

"Posso andare io da Lij?"

Grace si voltò e lo guardò sempre più stupita.

"Se mi dai il secchiello vado io da Lij!" continuò Dom.

Grace allungò il braccio e Dom stava per prendere l'oggetto in metallo quando Grace lo ritirò. Il ragazzo di Manchester rimase per un lungo attimo interdetto, ma Grace allungando la mano spiegò:

"Io ti do il secchiello se tu mi dai la birra che stai bevendo!"

"Scusa?" sorrise Dom incredulo.

"Hai capito bene! Il ghiaccio per la birra, inglese! Credo che per stanotte tu ne abbia bevute abbastanza." e prendendo la bottiglia lasciò il secchiello a Dom e disse: "Non so perché ti stai riducendo così. Elijah mi ha detto che hai litigato con la tu ragazza. Allora, caro pagliaccio triste, che cerchi di far ridere tutti e poi ti metti in un cantuccio a piangere, fammi un piacere. Prendi il primo aereo per Los Angeles e se la ami davvero fai di tutto per tornare con lei, prima di farti fotografare con qualche sciacquetta qua a New York e fare un grosso casino" e salutandolo, sollevando la bottiglia per fare un brindisi, ne trangugiò un lungo sorso e sparì nella rampa di scale, lasciando Dom con una faccia perplessa e un cestello di ghiaccio che si stava sciogliendo.



"Sei un cazzone, Monaghan!" disse Elijah con il ghiaccio premuto sul viso.

"Ho imparato dal miglior maestro" disse Dom facendo zapping nella televisione dell'albergo. "Mi spieghi perchè le TV degli alberghi trasmettono solo canali porno?" e lanciò il telecomando nel letto dopo aver spento la televisione.

"E ti lamenti!? Sei un uomo!" scherzò Elijah.

Dom sollevò il dito medio e disse:

"Forte la tua ragazza!"

"Davvero?" chiese speranzoso Elijah.

"Si! Ha anche un culo niente male!" continuò Dom.

"Ehi!" disse contrariato Elijah.

Dom rise e rispose:

"Lo sai che scherzo Elwood! Piuttosto... Mi auguro che tu non faccia cazzate?"

"In che senso?" chiese Elijah rivoltando l'impacco di ghiaccio e poggiandolo sulla parte gonfia con una smorfia di dolore.

"Nel senso che, dopo stasera, ho capito che l'unica cosa che voglio è stare con Eve. E domani torno a L.A. per riprendermela. E tu rimarrai solo con la bella pulzella di Denver!" spiegò Dom.

"E allora? Eravamo già soli prima del tuo arrivo!" ribatté Elijah.

"E la lasci sempre così tanto da sola... No! No! No! Amico, non si fa così!" disse Dom.

Elijah sorrise e chiese:

"Mi stai forse sbattendo fuori dalla mia camera per fare del sesso con la mia ragazza?"

"E ti lamenti?" rispose Dom. "Sei un uomo, dovresti trovar diletto nella ginnastica da camera!" e ridendo si voltò e prese in faccia il fazzoletto fradicio che Elijah gli lanciò.



'Mai bere da sola e a stomaco vuoto! Ti prende la sbronza malinconica Grace' pensò Grace trattenendo il singhiozzo.

Stava guardando un canale a caso annoiata, senza nemmeno vedere quello che stavano trasmettendo, quando qualcuno bussò alla porta. Con passo incerto si avvicinò alla porta e disse:

"Chi è?"

"Elijah!" risposero da fuori.

Grace aprì e guardò il ragazzo che con lo zigomo tumefatto sorrideva a malapena. Lei sorrise e schioccandogli un bacio sulle labbra lo tirò per il collo della maglietta e lo fece entrare.

Si stavano baciando quando Elijah, fermandosi e accarezzando i capelli della ragazza, disse:

"Piccola! Sei ubriaca!"

"Lo so!" sorrise Grace mordendosi il labbro.

Elijah scosse la testa e sorridendo disse:

"E io come faccio a fare l'amore con una ubriaca?"

Grace sorrise e tirandolo verso il letto se lo fece cadere sopra.

Il ragazzo la guardò serio. Poi cominciarono a baciarsi.

Elijah quasi non ci credeva. Spogliò Grace che lo lasciò fare e cominciò a baciarle il collo, quando sentì un rumore strano, quasi soffocato. Sollevò la testa e guardò Grace.

Stava dormendo. E russava.

Sbuffando si lasciò cadere nel letto e coprì la ragazza. Era andato davvero vicino stavolta.

Ma non abbastanza. E abbracciandola si addormentò.



In una casa di Denver, qualcuno stava sul tavolo a fare i tarocchi. Era Prudence, la nonna di Grace.

Girava le carte e sorrideva.

"Il cavaliere oscuro. Elijah. L'amico tormentato... Non so chi sia! La carta di Grace... Il rapporto sessuale mancato!" e mentre leggeva i tarocchi ad alta voce, Prudence scoppiò in una fragorosa risata. E prendendo la carta del cavaliere disse:

"Devi aspettare caro Elijah! I tempi non sono ancora maturi!"





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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Allora... Visto che ogni promessa è debito... Chiaretta ecco il capitolo tutto per te...

Ringrazio te che mi segui e obbli... ehm... sproni a scrivere i capitoli. ^___^

Ringrazio i silenti lettori che passano leggono questa storia.

Ancora qualche capitolo e finalmente la chiudo e saprete che succede ai due piccioncini...

Baci a tutti e buona lettura.

La poesia iniziale è di Charles Bukowski.

Buona lettura. Niniel.






Capitolo 13: E alla fine arriva mamma.



Quando Dio creò l'amore non ci ha aiutato molto

Quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani

Quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma

Quando Dio creò l'odio ci ha dato una normale cosa utile

Quando Dio creò Me creò Me

Quando Dio creò la scimmia stava dormendo

Quando creò la giraffa era ubriaco

Quando creò i narcotici era su di giri

e quando creò il suicidio era a terra

Quando creò te distesa a letto

sapeva cosa stava facendo

era ubriaco e su di giri

e creò le montagne e il mare e il fuoco

allo stesso tempo

Ha fatto qualche errore

ma quando creò te distesa a letto

fece tutto il suo sacro universo.



Elijah sorrise chiudendo il libro di poesie. Era una raccolta di poesie d'amore e lui era stato attratto da quella strana ode all'amore di Charles Bukowski.

E dire che non era mai stato tipo da poesie. E che meno di un mese prima avrebbe riso in faccia a chi gli avrebbe detto che si sarebbe trovato nella sua camera da letto a leggerne una raccolta, per giunta. Infondo, lui, non era tipo da poesie.

Era sempre stato, al contrario, qualche cosa che aveva sempre ritenuto troppo femminile, poco incline alla natura maschile.

Ma in quel momento, mentre poggiava il libro sulle ginocchia, con il braccio poggiato sul bracciolo della poltrona, guardava Grace come se niente di più bello potesse esistere.

Anche nel sonno, per quanto possa essere possibile solo pensarlo, era disordinata. Forse perché era la sua natura essere un uragano. Anche mentre dormiva.

Era stata lei ad avergli comprato, come anticipo sul regalo di compleanno, quel libro di poesie. Lo aveva fatto quella mattina, mentre giravano per un vecchio quartiere di New York, mano nella mano, facendosi dispetti. Aveva visto lei per prima la libreria con la vetrina dipinta di verde e dentro tanti libri dall'aspetto logoro.

Era una di quelle librerie che comprano i libri e i dischi usati e che li rivendono valutandone il periodo di pubblicazione e se fosse o no una ristampa.

Grace costrinse Elijah ad entrare e invitandolo a farsi un giro da solo, cominciò a cercare tra i scaffali qualche cosa che potesse interessarle. Almeno in apparenza.

Anche lui diede un'occhiata in giro. Trovò qualche vecchio vinile dei Beatles e qualcuno dei Pink Floyd. Le copertine erano talmente vecchie e logore che quasi non credeva possibile che qualcuno avesse avuto anche solo il coraggio di portarle lì per venderle. Stava valutando quale delle due fosse la meno peggio per regalarla a Dom, quando la sua visuale venne oscurata. Fu costretto ad appoggiare i dischi e cominciò a toccare le mani che gli coprivano gli occhi, non ci volle molto alla fine per capire. E stringendo dolcemente le due mani, domandò:

Trovato qualche cosa che ti interessa?”

Grace annuì e indicando la borsetta disse:

Sì! È qua dentro!”

Elijah sorrise curioso e chiese ancora:

Posso vedere?” e si avventò sulla borsetta. Capita l'antifona, Grace si allontanò e ridendo disse:

Facciamo che andiamo al primo Starbucks qua vicino e ci prendiamo un caffè. O un bellissimo e golosissimo frapuccino, di quelli alla fragola che piacciono a me?”

Elijah rise e abbracciandola, schioccandole un tenero bacio, replicò:

Va bene! Vada per Starbucks e il frappuccino. Anche se un giorno mi dovrai spiegare che cosa ci trovi di tanto buono in quella cosa liquida con pezzo di ghiacci dentro e con un'infinità di coloranti!”

La panna montata piena di vaniglia e cannella!” sorrise Grace facendo una smorfia ad Elijah.

Poi, prendendogli la mano, lo portò al primo Starbucks che trovarono.

Fu solo quando ebbero ordinato e si misero seduti che Grace aprì la borsa e con un grosso sorriso stampato in faccia porse il libro ad Elijah.

Era un libro, dentro una busta in cartone con un ridicolo albero che annunciava che per produrla, la busta, non era stato tagliato nessun suo simile. Non era impacchettato e quando Elijah lo ebbe in mano lo mostrò a Grace e le chiese:

Raccolta completa e aggiornata delle più belle poesie d'amore...” lesse lui poco convinto. “Uhm! Interessante. Non è il mio genere, ma penso che sia bello. Lo hai comprato per la stesura del secondo libro?” le chiese poggiandolo sul tavolo, spingendolo verso Grace.

La ragazza fece un'espressione buffissima, un misto tra stupito e ferito che subito rese chiaro il quadro ad Elijah. Che naturalmente, con la stecca di legno con cui aveva girato il cappuccino in bocca, guardò Grace consapevole della cosa abominevole che aveva appena fatto e disse:

Lo hai comprato per me, per caso?”

Non ti piace?” chiese ferita Grace.

Elijah riprese il libro e solo aprendo la copertina, si rese conto della dedica che la ragazza le aveva scritto.

A te che sei arrivato quando meno me lo aspettavo. A te che mi hai fatto capire che si può voler bene a qualcuno anche quando non si crede sia possibile. A te regalo questo libro di poesie d'amore, per mostrarti la strada in un sentiero retto e senza curve a gomito, ma che può presentare insidie e trappole. Buon non compleanno Elijah Jordan Wood.

Sono un emerito coglione!” sospirò lui sorridendo forzatamente.

No!” rispose lei allungando la mano. E quando lui la guardò negli occhi, con un sorrisetto che era tutto un programma aggiunse: “Beh! Un po' forse... Ma non è questo. Volevo regalarti questo libro di poesie perché non sono le solite poesie d'amore. Dentro c'è Bukowski, Neruda, Baudelaire... Loro hanno scritto l'amore, ma in una loro visione, finendo vittime della censura. Non sono poesie da femminucce quelle che leggerai qui dentro. Leggerai di sesso. Di orgasmi. Di desiderio. E anche di amore profondo. Ecco perché te l'ho regalato. Perché l'amore è tutte queste tappe. E io voglio che assieme, tu ed io, le viviamo appieno tutte queste tappe. Ecco perché ho scelto questo libro!”

Elijah rimase un attimo in silenzio. Sorrise e allungandosi baciò Grace, che rispose al bacio ridendo come una bambina.

Non le disse un vero e proprio grazie, forse perché non gli sembrava abbastanza.

E quella sera, appena arrivati in albergo, dopo una bella doccia, si mise a sedere e inforcando gli occhiali cominciò a leggere. E quando lei uscì dalla doccia lasciò che si sedesse sulle sue ginocchia e lesse delle poesie assieme a lei.

E quando i suoi occhi furono troppo stanchi per continuare, poggiò il libro e guardò Grace.

Dom era partito una settimana prima e si era raccomandato con lui dicendogli:

Bada Elijah che di ragazze come quelle se ne trovano una ogni cento. Non fare il coglione. E non fartela scappare!”

Elijah guardò Grace a lungo. I boccoli castani che si sparpagliavano sul cuscino, la bocca socchiuda, la canotta nera un po' sollevata. La linea del corpo che si disegnava sotto le lenzuola. Un corpo che conosceva al tatto, ma di cui aveva appena assaggiato il sapore.

Sospirò poggiando il libro sul comodino e spegnendo la luce si mise a dormire vicino a lei. Anche quella sera non avrebbero fatto l'amore. Anche quella sera avrebbe dormito abbracciato a lei e basta. Ma quella sera, Elijah, sentiva che poteva bastare così: un fiore non si calpesta e non si scuote. Se lo si fa perde i petali e sfiorisce lentamente.

E lui non voleva fare mosse false e far si che questo potesse avvenire.


DRIIIN!

Grace si voltò e guardò intorno. Aveva le braccia sotto il cuscino e la magliettina leggermente spostata che lasciava intravedere la pelle bianca del seno e quella un po' più rosa del capezzolo.

Coprì veloce vedendo che Elijah dormiva vicino, poi spostò i capelli.

DRIIIN!

Si allungò ed Elijah si mosse nel sonno, mettendosi a pancia in su e svegliandosi proprio nel momento in cui la ragazza lo sovrastava.

Buongiorno!” sorrise malizioso. E la tirò a se facendola aderire al suo corpo.

DRIIIN!

Lij! Il telefono. Può essere qualcuno del lavoro! Se non la smetti subito chiedo immediatamente di tornare alla mia vecchia camera!”

Avevano deciso, infatti, di cominciare a dividere la stessa camera d'albergo, almeno fino a che non trovavano entrambi una casa.

Elijah sorrise e lasciandola rispondere, mettendo le mani dietro la testa, la guardò mentre sistemava i capelli.

Pronto?” rimase un attimo in silenzio e poi disse: “Hope Thompson! Sono le nove di mattina! Che è successo? Certo che sono felice di sentirti... Dai! Hope, lo sai che ti voglio bene! No! Mi sono fidanzata ma non mi sono dimenticata di voi...” e voltandosi verso Elijah sollevò gli occhi al cielo. “Dai! Tanto lo so che mi hai chiamato per dirmi le ultime sul quartiere... Che è successo?” e mangiucchiando una pellicina guardando fisso davanti a se, assorta ascoltava quello che le diceva la madre cadenzando con “Uhm! Davvero! E poi?”

Elijah sorrise e si alzò dicendo:

Vi lascio alle vostre chiacchiere da donne!” ed entrò in bagno.

Mentre si guardava allo specchio soppesando l'idea di farsi la barba sentì:

Cosa?”

Spaventato dall'urlo che Grace aveva appena lanciato uscì dal bagno e spaventato guardò verso la ragazza che preventivamente aveva messo la mano avanti per fargli cenno di tacere.

Elijah la guardò con la bocca spalancata per la sorpresa e l'indignazione e appoggiato allo stipite, guardò Grace ascoltando quello che aveva da dire.

Mamma! Lo sai che Janice è la mia migliore amica. Come ti è passato per la testa di dirmi che ha avuto un incidente! Sì! Mi hai fatto la lista completa di quello che ha detto la signora Burke sulla nostra vicina, i morti del mese e mi hai detto solo alla fine, buttandolo lì, che Jany ha avuto un incidente! Sai che ti dico.? Ora prendo il primo aereo per venire a Denver!”

Elijah la guardò incrociando le braccia. Doveva essere successo qualche cosa di terribile se, su due piedi, Grace voleva tornare a Denver.

Sì! E se scopro che non mi hai detto qualche altra cosa, mamma...” e chinando la testa, giocherellando con il lenzuolo aggiunse: “Fammi sistemare con il signor O'Connor e faccio il biglietto per venire da te!” e con un divertente broncio concluse: “Ciao mamma!” e riattaccò.

Elijah la guardò. Sempre con le braccia incrociate guardava la ragazza che seduta nel letto sospirava. E mettendosi a sedere vicino a lei, accarezzandole i capelli, disse:

Lo sai che a metà febbraio devo partire a Parigi per girare un film, vero?”

Grace sollevò la testa e lo guardò aggrottando la fronte, senza dire nulla. Ed Elijah continuò:

Hai detto che vuoi andare a Denver il prima possibile, vero?”

Sì! Una mia amica ha avuto un incidente ed è all'ospedale...” spiegò Grace, ma venne interrotta da Elijah che mettendo la punta delle dita sulle labbra della ragazza la interruppe:

Noi cosa abbiamo deciso qualche settimana fa, dopo che Dom se n'è andato?”

Di vivere assieme questi giorni!” pigolò Grace abbassando la testa.

Allora andiamo a Denver assieme!” sorrise Elijah.

Grace sollevò la testa e guardò il ragazzo negli occhi. E sorridendo lo abbracciò, salvo staccarsi subito e dire:

Sei cosciente del fatto che tutto il mio passato tornerà a galla?”

Elijah scosse la testa quasi disinteressato e disse:

Quello è passato. E non ho paura di quello che è finito!”

Grace sorrise e baciandolo disse:

Bene! Allora andiamo alla casa editrice! Devo chiedere al signor O'Connor se posso partire!”


Adam trascinava il trolley di Grace e sorrideva spintonandola come faceva sempre quando si trovavano fianco a fianco. Hope li guardava scuotendo la testa ed Elijah, sorridendo disse:

Sono molto uniti!”

Si!” rispose Hope. “Non so se lo sai... Mio marito è morto quando Adam e Grace erano molto piccoli. Mi sono fatta forza e mi sono trovata a crescere due figli da sola. Certo mi aiutata tantissimo Prudence, mia madre, ma l'immagine paterna è mancata tantissimo a miei figli!”

Elijah guardò Adam che attirava con un braccio la sorella e la scansava da un gruppo di studenti delle elementari che andavano in gita.

Di sicuro vanno all'Art Museum” sorrise Hope.

Chi?” chiese Elijah che stava guardando Grace ridere di cuore a chissà quale battuta del fratello.

Quei ragazzini!” rispose Hope. “Mi ricordo che Grace voleva sempre andarci. Invece Adam voleva rimanere a casa a giocare a pallacanestro. Se hai voglia i farti qualche tiro, una volta a casa, non metterti a fare qualche gara contro mio figlio, mi raccomando. È molto competitivo. Potrebbe anche spaccarti un braccio! Diciamo che quando gioca perde un po' il contatto con la realtà. Infondo adora la pallacanestro da quando era bambino. E al liceo era molto bravo. Non ha potuto seguir la carriera agonista per un brutto infortunio... Ci rimase molto male ai tempi. Ma quando può, a casa, gioca sempre.”

Elijah rise e stava per rispondere quando sentirono un rumore sordo, come quello di un gong. Hope ed Elijah si voltarono a guardare e videro Grace per terra, con Adam chinato sopra di lei che la guardava preoccupato. Aveva appena sbattuto la faccia contro un palo della luce.

Oddio!” disse Elijah correndo verso la ragazza.

Come ha fatto?” chiese Hope spaventata correndo assieme ad Elijah verso i figli.

Adam sollevò la testa e sorridendo disse:

Come fa sempre. Ci è andata a sbattere contro!”


Elijah stava seduto nella cucina di casa Thompson. Era una di quelle classiche cucine in perfetto stile americano, con la finestra sopra il lavabo, la cucina con il grosso forno e la tavola al centro, attorniata da pensili e lunghe basi con sopra appoggiati elettrodomestici e oggetti vari. Nulla a che vedere con la cucina fabbricata in Italia che aveva sua madre a Los Angeles.

Hope le aveva detto di aspettare lì e gli aveva offerto un buon caffè nero caldo. Ed Elijah aveva obbedito alla donna aspettando in religioso silenzio.

A prima vista, senza calcolare i facili entusiasmi, casa Thompson era una bella casa accogliente e calda, di quelle che vedi e ti viene da pensare subito alla famiglia.

Stava guardando verso il salotto, quando sentì qualcuno, molto velocemente e dai passi pesanti, scendeva le scale.

Si voltò e vide Adam che teneva tra le mani un libro. Era quello che Grace aveva regalato ad Elijah. Adam lo scosse e sorridendo domandò:

Scommetto che questo te lo ha regalato mia sorella!”

Elijah annuì e guardò il libro che veniva lasciato da Adam proprio davanti alla tazza del caffè che l'attore stava bevendo.
“Così tu sei Elijah. E sei un attore!” disse Adam poggiando i piedi sul tavolo e portando le mani dietro la testa, osservando Elijah fece: “Uhm!”

Elijah sollevò un sopracciglio e divertito chiese:

Uhm cosa?”

Adam si dondolò appena sulla sedia e rispose:

Sei un attore. E sei californiano!”

Da quando è una colpa essere un attore ed essere californiano?” sorrise Elijah in risposta alla provocazione di Adam.

Da quando l'attore californiano sta con mia sorella e sta a più di mille miglia di distanza da me!” replicò Adam mettendo la sedia dritta e poggiando le braccia sul tavolo.

Elijah lo guardò e si grattò il mento e serio disse:

Ti può far piacere sapere che io e tua sorella non siamo stati ancora a letto assieme. E viviamo perfino nella stessa camera. Se fossi stato il bastardo che dicevi, non credi che avrei fatto di tutto per portarmela a letto e scaricarla?”

Adam lo guardò fissò, con un sopracciglio sollevato. Rimase in silenzio e fermo in quella posizione a lungo. Nessuno dei due sembrava cedere il passo, o sbattere un ciglio, dal momento che Elijah reggeva alla grande lo sguardo del ragazzo.

Fu Adam il primo a parlare e dire:

Voglio molto bene a Grace. Certo! Sono suo fratello. Ma lei è una ragazza che è forte solo in apparenza. Lei dentro ha un buco grosso, di quelli difficili da colmare. Mio padre è morto che lei aveva appena due anni. Lei nemmeno lo conosceva. Quando sono venuti a dirci che mio padre era ricoverato in gravi condizioni dopo essere caduto da un'impalcatura, lei nemmeno sapeva parlare bene. La portarono da una vicina per non portarla all'ospedale. E quando mio padre, tre giorni dopo morì, mia madre la teneva in braccio, mentre lei piangeva come una matta. Sai cosa vuol dire non avere un padre per casa, Elijah? Non avere qualcuno che ti aiuta a crescere?”

Elijah sospirò. E guardando Adam rispose con una durezza che nemmeno aveva mai conosciuto nella sua voce:

Lo so meglio di quanto credi. Mio padre ci ha abbandonato quando io avevo sei anni. Prima ci chiamava. Poi si è dileguato lentamente. Nessuna chiamata, nessun lettera, nessun regalo per Natale. Forse tu non lo sai. Ma se fosse morto, forse avrei un po' d'affetto per lui dentro il cuore. Così invece non ho altro che un vuoto dentro. Un vuoto profondo che mi spaventa. Perché non lo provo per nessun altro. Forse non è il vuoto di Grace. Ma ti giuro che se stessi dentro di me, quando sono un po' depresso, ti sentiresti l'uomo più solo del mondo!”

Adam lo guardò con un mezzo sorrisetto che Elijah non seppe interpretare. Dondolò di nuovo sulla sedia e disse:
“Mi piaci ragazzo! E devo dire che 'Deep Impact' mi è piaciuto da matti! Anche se mia sorella preferiva 'Il Signore Degli Anelli'... Comunque... Non è questo che voglio dirti...” e guardandolo con aria di sfida: “Una partita uno contro uno?”

E se pareggiamo tiri liberi fino a venti!” propose Elijah con lo stesso fuoco di Adam negli occhi, dimenticando completamente quello che Hope gli aveva detto poco prima.

Ti farò mangiare la polvere ragazzino!” sghignazzò Adam.

Vedremo!” rispose nello stesso modo Elijah.

Un'oretta dopo, Grace -dopo essere ruzzolata dalle scale- arrivò nel cortile dietro la casa e vide Elijah gridare di gioia per l'ennesimo punto e prendendo la palla, indicando Adam, dire:

Diciotto a diciannove, Thompson! A chi è che facevi mangiare la polvere?”

Non cantare vittoria, Wood. Hai difronte uno dei più grandi giocatori di tutta Denver!” e cercò di rubare la palla ad Elijah che difese strenuamente e replicò:

Devo dire che siete scarsini allora!”

Grace scosse la testa e andò via. In primo luogo perché doveva andare all'ospedale da Janice. In secondo luogo perché quando suo fratello aveva una palla da basket in mano, prima di schiacciarla dentro il canestro, la schiacciava sul suo naso. E per quel giorno il suo setto nasale, già provato dall'urto contro il palo della luce, ne aveva davvero passate abbastanza.


Janice stava con una gamba in trazione, leggendo tranquillamente un rotocalco rosa.

Era una ragazza carina, non bellissima, con i capelli ricci tinti di biondo e qualche centimetro di ricrescita nero a testimoniare il vero colore dei suoi capelli.

Stava poggiata a dei cuscini e aveva una parte della faccia livida, quasi qualcuno l'avesse presa a pugni.

Quando Grace entrò e la vide si avvicinò al letto e togliendo la borsetta disse:

Jany!”

La ragazza sollevò gli occhi azzurri sulla persona che aveva detto il suo nome e quando vide Grace sorrise allargando le braccia:

Piccola stronza! Credevo che fossi diventata ricca su a New York. Non sei più venuta a Denver!”

Ma se ti chiamo sempre io. Se non lo facessi davvero non ci sentiremo più!” si lamentò scherzosamente Grace mettendosi a sedere nella poltrona vicino al letto di Janice.

Sei tu quella piena di soldi. Io rimango sempre una cameriera di Denver che non ha finito il liceo!” rispose Janice mettendosi a sedere, ma nel farlo tirò la gamba e con una smorfia di dolore esclamò: “Fottuta gamba. Quando mi faranno uscire di qua sarà sempre ora!”

Quando la smetterai di sminuirti sarò la donna più felice del mondo!” sorrise Grace sistemando i cuscini dietro la schiena dell'amica. “Perché non provi a tornare a scuola e prenderti quel dannato diploma?”

Perché sei sempre stata tu quella intelligente del gruppo, anche se hai sempre sbagliato le persone con cui stare. Tu eri quella che sapeva scrivere, io era quella che le ascoltava rapita!” rispose Janice con una certa amarezza nella voce. “Ecco perché tu farai soldi e io no. Però avrò un'amica da cui farmi fare tanti regali!”e le strizzò l'occhio.

Grace scosse la testa e rimettendosi a sedere, prendendo la rivista che l'amica stava leggendo, disse:

Magari. Di soldi ne ho visti pochissimi. A parte il fatto che mi hanno messo a spese della mia casa editrice in un albergo mica male. Mi pagano qualsiasi cosa. Ma in tasca o poco e niente!”

Si ma...” rispose con malizia Janice.

Grace sollevò la testa e sorridendo rispose:

Cosa vorresti dire?”

Dov'è? Dove lo hai messo? Lo sai che sono una sua fan dai tempi di 'Tempesta di ghiaccio'? E che quando l'ho visto nella trilogia per poco svenivo?” replicò Janice.

Grace tornò a guardare il giornale e sfogliandolo, senza nemmeno realmente guardarlo, disse:

L'ho lasciato a casa. Quando sono uscita era completamente sudato e stava prendendo botte da mio fratello perché stavano giocando a basket!”

Janice sbarrò occhi e bocca e rimase in silenzio, scatenando l'ilarità dell'amica che, stoicamente, fece finta di nulla continuando a leggere il giornale.

Poi, quando Grace meno se lo aspettava, Janice esordì:

Ma com'è a letto?”

Grace sollevò la testa con gli occhi spalancati e chiudendo il giornale, non sapendo se ridere o prendere a schiaffi l'amica rispose:

Io non ti ho mai chiesto com'è a letto Ralph!”

Perché lui non recita. Il tuo ragazzo si!” replicò pratica Janice facendo ridere, nonostante tutto, l'amica.

Grace cercò di ricomporsi e sospirando riprese a leggere il giornale. E sfogliandolo disse:

Non ci sono ancora andata a letto con lui!”

Non vide la faccia che aveva fatto l'amica dal momento che non sollevò la testa dal giornale che nemmeno stava leggendo, ma sentì chiaro e tondo quello che le disse:

OK! ORA HO LA CONFERMA CHE GRACE MELANIE THOMPSON È UNA PERFETTA IDIOTA! MA CHE TI DICE LA TESTA!”

Grace si guardò intorno e stavolta chiudendo definitivamente il giornale disse:

Shh! Il fatto che non ti possano cacciare non ti permette di metterti a sbraitare come una lavandaia!”

Ma ti rendi conto di quello che mi hai appena detto. Credevo che dopo l'ultima telefonata avessi combinato qualche cosa. Invece sembra quasi che vuoi passare per la verginella che non sei!” replicò fingendo sconcerto, forse, Janice.

Grace scosse la testa e disse:

Il fatto che sono uscita da una storia importante per te non conta nulla vero?”

David? Scusa se te lo dico, ma per stare con lui preferirei essere l'amante segreta di Kirk Douglas!” ribatté Janice prendendo il giornale.

Ma è vecchio!” esclamò schifata Grace.

Appunto!” rispose Janice che guardandola con la coda dell'occhio aggiunse: “Vedi di non fare la cretina. Sono cose da fan fiction quelle che ti stanno succedendo a te. Vedi di buttare tutto al cesso per colpa di David!”

Grace sospirò. Non le importava nulla di David, anzi, lo aveva proprio dimenticato. Ma non poteva negare di essere in qualche modo curiosa e di voler sapere che cosa stesse succedendo a lui e a Cecile. E guardando Janice, quasi facendo finta di nulla, nonostante quello che stava per chiedere, disse:

E quando nasce il bambino?”

Di Dav e Cecile? È una bambina!” rispose Janice senza pensarci: “A quanto pare però le cose non vanno bene. Sai... Il lupo perde il pelo...” poi bloccandosi, si voltò verso l'amica e seria domandò: “E a te che ti importa? Guarda che quella che tutti invidiano nel quartiere sei tu. Scema. Vai a pensare a Dav! Solo tu... Davvero!”

Grace sorrise. Andasse al diavolo tutto. Lei voleva bene ad Elijah. Ma era felice che quello che diceva il detto si fosse avverato e che il destino l'avesse vendicata.

Infondo, chi di spada ferisce...



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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Chiaretta... Adesso non puoi dire che non ti ho fatto contenta... Ecco il nuovo capitolo. Ma domani torno alla correzione di Almost Famous. E anche a quella di L'amore segreto: storia di un'amicizia particolare.

Non ci sei solo tu, infondo.

Ti mando un bacio.

E ringrazio chi legge comunque, anche senza recensire. Spero che sia una buona lettura. Baci. Niniel.




Capitolo 14: Il passato è passato.


Grace si rigirò nel letto sospirando infastidita. Non era più abituata a dormire in un letto da sola. Sentiva la mancanza del corpo di Elijah nel suo letto, ma non pensava che fosse giusto andare in camera di Adam e intrufolarsi nel letto di Elijah per dormire assieme.

Sbuffando, guardando il soffitto con le braccia abbandonate sul copriletto, Grace rimase immobile per qualche secondo. Poi, scostando le coperte, scese dal letto e uscì dalla camera.

Scese lentamente ogni gradino ed entrò nella cucina, accendendo tutte le luci nei luoghi in cui passava. Aveva davvero paura del buio, mica aveva trovato scuse stupide per dormire con Elijah.

Infastidita dal sonno che non accennava a tornare e spaventata dallo schermo nero della TV dal quale si aspettava da un momento all'altro veder uscire Samara, prese il latte dal frigo e se ne versò un bel bicchiere. Come diceva sempre Prudence, sua nonna, un bel bicchiere di latte ti calme e ti fa tornare il sonno.

Beveva tranquilla il liquido bianco, quando sentì che qualcun altro stava scendendo le scale. Come sempre quando sentiva dei rumori nel cuore della notte, Grace guardò terrorizzata verso la fonte del rumore, chiedendosi cosa o chi fosse.

Ci volle poco prima di vedere che l'intrusa era sua nonna che sorridendo dolce, sull'uscio della cucina le chiese:

Non riesci a dormire?”

Grace sorrise e scosse la testa e lasciò che la nonna le accarezzasse la testa poggiandole la testa sul ventre.

Quasi quasi mi faccio anche io un bel bicchiere di latte!”disse Prudence.

Nonna! Non si dice mi faccio un bicchiere di latte... Si dice mi verso un bicchiere di latte. Non sei una mucca per fare il latte!” sorrise Grace correggendo la nonna.

Non diceva sul serio. Grace era l'unica che si permetteva di fare così perché il rapporto con sua nonna era sempre stato profondo e più come quello di due amiche, nonostante la differenza di età.

Sei tu la scrittrice cara. Io non ho nemmeno fatto il liceo. Quando ero giovane io si pensava fare figli e a mandare la famiglia mentre gli uomini stavano la fronte. Io non ho avuto la fortuna di nascere in un periodo di pace apparente...” scherzò Prudence sedendosi e facendo una smorfia di dolore.

Ancora la sciatica?” chiese Grace preoccupata.

Prudence annuì e bevendo un sorso di latte rispose:

Quella non passa più!”

Se tu pensassi a curarti...” replicò Grace ma venne bloccata da Prudence che sorridendo, poggiando la mano su quella che Grace aveva posato sul suo braccio, disse:

Io volevo parlare di quel californiano. Quel ragazzo moro con gli occhi azzurri e grandi...” e le fece l'occhiolino.

Grace sorrise e portò alla bocca il bicchiere bevendo un lungo sorso di latte.

Prudence... Ma tu non sei quella che ha visto la guerra e che non può pensare alle stesse cose che penso io?”

Se vedo un bel ragazzo, naturale che ce lo butto l'occhio. Nonostante l'età sono comunque fatta di carne!” notò Prudence.

Le due risero e bevvero in silenzio il loro latte. Quando l'ultimo sorso venne mandato giù -e Grace fece schioccare le labbra sazia- Prudence disse:

Hai sonno?”

Grace scosse la testa e Prudence, voltando lo sguardo verso il salotto nella penombra, propose:

Che ne dici... Un giro di carte?”

Grace si illuminò e guardando l'orologio a muro disse:

Ma sono le due di notte... Se ci sente la mamma si arrabbia!”

Hope capirà. Quando sei partita io non ero a Denver e mi mancano tanto le nostre serate a parlare davanti ad una tazza di tè caldo. Facciamo che questo giro di carte è il giusto rimborso spese!” ribatté Prudence.

Grace sorrise e rispose:

Sì! Ma vai tu e accendi la luce”

Ancora paura del buio?” chiese stupita Prudence.

Sempre!” ammise sorridendo Grace.

Prudence sorrise complice e fece come chiesto dalla nipote, che la seguì silenziosa verso il tavolo tondo posizionato al lato sinistro della stanza, attaccato quasi alla carta da parati chiara.

Prudence frugò nel cassetto e tolse una bellissima di custodia in velluto scuro. Si avvicinò al tavolo stringendosi nel suo scialle rosso e lungo.

Grace la guardò mentre le mani lunghe e dalle vene in vista, con macchie scure sul dorso, mescolavano i tarocchi ormai consunti dal troppo uso.

Spacca con la mano sinistra e non tenere incrociate le gambe!” disse Prudence porgendo il mazzo.

Grace fece come ordinato e guardò le mani della nonna mettere le carte a croce sul tavolo, dividendole così in quattro piccoli mazzi.

Il mazzo più in alto era atto a rappresentare la testa, i pensieri di chi smazzava; quello sotto il cuore, quello a sinistra il presente e quello a destra il futuro.

Grace conosceva bene la disposizione delle carte e spesso, con la carte da gioco aveva imitato sua nonna, giocando con le amiche a predire il loro futuro, dipingendo sempre un quadro articolato dalla fantasia di Grace.

Lo schioccare delle carte sulla superficie riempì il silenzio, almeno fino a che l'ultimo tarocco non venne posato. Prudence prese per primo il mazzo più in alto e voltando le carte una ad una le studiò in silenzio. Poi, schiarendo la voce disse:

Nella testa c'è il tuo passato. Non è una cosa radicata, ma vedo che stai pensando di nuovo al tuo passato.”

Grace deglutì. Il cuore, ogni volta che sua nonna le faceva le carte batteva all'impazzata. Aveva quasi paura di sapere quello che le avrebbe detto, specialmente dopo che, facendo le carte ad Hope, nell'estate del 1984, le aveva annunciato che sarebbe morto qualcuno di lì a poco. Ma il gusto di sapere che cosa poteva succedere, attirava Grace che attendeva il responso della nonna anche con se aveva il cuore in gola.

Prudence prese il mazzo sotto e disse:

Nel cuore vedo un ragazzo, un nuovo amore. Questo è Elijah senza dubbio. Ma vedo anche un litigio. Niente di importante, ma qualche cosa legato a un altro uomo. E credo che questo sia legato al tuo passato, visto quello che mi diceva il mazzo della testa!”

Prudence prese quello a sinistra e lo voltò. Lo studiò e disse:

Nel presente vedo una bufera, legata alla lite con Elijah. Ma vedo anche un riscatto...” e sollevando la testa sorrise. “E vedo la carta del sesso...”

Grace avvampò. Non era una che amava parlare di sesso, nemmeno con le amiche. Parlarne con Prudence, quindi, la imbarazzava non poco.

Fece finta di nulla e indicando l'ultimo mazzo domandò:

E il futuro?”

Prudence guardò Grace di sottecchi e sorrise:

Il futuro eh? Mi sa che ci sarà un bambino... Vero?” e rise sommessa facendo arrossire di più la nipote.

Dai nonna! Sono curiosa!” sviò di nuovo Grace.

Prudence sorrise. Prese il mazzo di carte rimasto e lo voltò, girando lentamente ogni carta e mettendole vicine nell'ordine in cui le aveva trovate.

Rimase in silenzio. Guardò Grace e disse:

Mi è venuto sonno... Andiamo a dormire...”

Nonna!” esclamò delusa Grace.

Su a nanna!” replicò Prudence.

Ma io non ho sonno. E lo sai che non riesco a dormire quando ho paura!” rispose pratica Grace, risentita dal comportamento della nonna.

Prudence la guardò fisso con un sopracciglio sollevato e disse:

Se è un metodo per farti venire nel letto a dormire con me come quando eri piccola...”

Perché? Posso?” la interruppe Grace speranzosa.

Prudence rise e scosse la testa. E mettendo le mani sui fianchi rispose:

Comincia a salire. La luce è accesa in corridoio. E non c'è nessun mostro pronto a mangiarti. Promesso!”

Grace saltò al collo della nonna e baciandola disse felice:

Grazie!” e sparì su per le scale.

Prudence sorrise a sua volta guardando la nipote e poi prese gli ultimi tarocchi rimasti scoperti sul tavolo. Ne prese una e la guardò preoccupata. E fissò le altre due ancora più preoccupata. Nemmeno con Hope era successo.

La Stella. La Papessa. Il Mondo.

Tutte tre assieme.

-Non è detto...- pensò Prudence guardando la carta del mondo.

Era uscita anche ad Hope la Papessa e il Mondo...

-Ed è subito nato Adam...-

Guardò le tre carte spaventata. Mai era successo.

Il futuro eh? Mi sa che ci sarà un bambino...

-Questo è il segno di una gravidanza...- pensò Prudence prendendo le tre carte e rimettendole nell'astuccio.

Nonna!” chiamò Grace impaziente.

Prudence rimise le carte apposto e sospirando rispose:

Arrivo!”e salì le scale per raggiungere la nipote.



L'amore non deve implorare e nemmeno pretendere,

l'amore deve avere la forza di diventare certezza dentro di sé.

Allora non è più trascinato, ma trascina.


Herman Hesse!” disse Elijah chiudendo il libro.

Meno male che non sei tipo da poesie!” lo prese in giro Grace che si stava finendo di truccare.

Questo è un aforisma. Non una poesia!” rispose Elijah cingendole la vita con le braccia e affondando il naso nei lunghi capelli castani.

Grace sospirò e si morse il labbro. Da un po stava diventando impaziente anche lei. E quando Elijah la toccava il suo corpo reagiva con vampate di calore che si diffondevano in tutto il corpo.

E in quel momento, mentre Elijah le baciava il collo, il languore stava quasi diventando una sensazione dolorosamente piacevole.

Lj! Ci può vedere mia madre. O mia nonna...”

Il ragazzo sospirò e a malincuore lasciò andare Grace che sospirando, un po' accaldata, riprese a truccarsi.

Sei pronto?”

Elijah si lasciò andare sul letto, con le braccia larghe e sospirando. Poi, voltandosi verso Grace rispose:

Non lo so se sono pronto a conoscere tutti i tuoi amici!”

Grace si voltò lentamente e con un sopracciglio sollevato disse:

A me nessuno ha chiesto se volevo incontrare Dom, dal momento che una mattina mi sono svegliata e me lo sono trovata tra capo e collo!”

Ma tu adori Dom!” le fece notare Elijah risentito dall'affermazione

Si! Ma potevo benissimo dire la stessa cosa che hai detto tu. Peccato che non me lo abbiano permesso!” fece notare pratica Grace.

E secondo te non sarebbe stato carino che ti mi chiedessi se volevo andare ad un parco divertimenti assieme ai tuoi amici, prima di dirmi che tutto era bello e deciso?” rimbeccò Elijah.

Oh! Povero. Credevo che uno come te che ha visto tutto fosse felice del fatto di andare a divertirsi. O preferisci passare la nostra settimana prima della tua partenza a Parigi a casa con mia madre e mia nonna?” replicò quasi isterica Grace. “Comunque non vuoi venire. Bene! Chiederò a Leila di venirmi a prendere assieme a Dav!”

A quel nome le orecchie di Elijah si sollevarono. Dav? Non poteva essere lo stesso Dav!

Ma Dav... Cioè... Non stai parlando dello stesso Dav... Vero?” chiese incerto.

Non conosco nessun altro Dav, caro!” rispose Grace mettendo il lucidalabbra.

Elijah saltò in piedi e disse:

Vado a scaldare la macchina!” e uscì di malavoglia dalla stanza di Grace.

Grace sorrise guardandosi allo specchio e stava sistemando i capelli quando sulla porta vide la nonna. Sorrise e disse:

Nonna! Sto uscendo con Elijah e qualche amico...”

E cos'erano quelle voci che ho sentito?” chiese la donna guardando la nipote prendere il cappotto e la sciarpa.

Grace si catapultò sulla nonna, le baciò una guancia e disse:

Che ci prendi sempre. Io ed Elijah stavamo litigando!” e correndo disse: “Io vado nonna!” e manco finito di dirlo, cadde dalle scale.

Una brutta sensazione prese Prudence che seria si allontanò dalla stanza.

La Papessa. La Stella. Il Mondo.

Che ci prendi sempre. Io ed Elijah stavamo litigando...

-Al diavolo! Ho anche sbagliato alle volte...- pensò Prudence scendendo le scale proprio mentre la macchina si allontanava.


Il parco Elitch Gardens Theme era enorme. Elijah non lo aveva mai visto. E all'inizio gli piacque parecchio. Era un posto con un sacco di attrattive e di giochi di quelli che sarebbero piaciuti da morire a Dom e ad Orlando.

Lui e Grace si divertirono un mondo, almeno fino a che non arrivò Dav. E allora, Elijah, si fece silenzioso.

Non provò gusto a giocare con tutte quelle cose. Non stette più in compagnia con gli altri.

Grace se ne rese conto e cercò in tutti i modi di stare accanto al suo ragazzo, ma fu impossibile. In preda ad una insensata gelosia, Elijah si isolò e tenne il broncio per tutta la serata.

E dopo di un po', anche Grace, che non capiva che cosa avesse il suo ragazzo, smise di stargli dietro e giocò con tutti i suoi amici in quell'immenso parco divertimento, stando ben attenta a non rivolgere più la parola a Dav che, da quando era arrivato, senza Cecile -troppo incinta per quel parco- cercò in tutti i modi di stare dietro a Grace, ma senza il minimo successo.


Elijah fermò la macchina. Era ancora arrabbiato e non aveva parlato per tutto il tragitto dal parco alla casa di Grace. Quando la macchina fu al sicuro nel piccolo si poggiò al sedile sbuffando.

Grace sospirò a sua volta e voltandosi verso di lui gli domandò:

Che succede? Se ti sei annoiato, prometto che domani ti porto alla 16th Street Mall e ci facciamo una bella passeggiata. E magari ti compro un bel regalo alla Tattered Cover. E prometto non ti compro un libro di poesie stavolta!”

Non è per quello che sono arrabbiato!” rispose Elijah risentito.

Grace guardò l'orologio e sospirando disse:

Scusa... Ma ci manca ancora mezz'ora al tuo compleanno e porta male fare gli auguri prima del tempo...”

Cosa provi per David!” la interruppe Elijah.

Grace sollevò un sopracciglio e sorrise. Guardò davanti a se e rispose:

Che il passato è passato. E che tu sei nel mio presente. E se la smetti di comportarti così, sarai anche il mio futuro...”

Belle parole... Ma perché sei voluta andare al parco sapendo che c'era anche lui?” domandò Elijah.

Grace scosse la testa e ribatté:

Perché fa parte del mio gruppo. Ecco perché!”

Ma lo hai visto come si comportava? Non faceva altro che fare il cascamorto e mi dava fastidio...” cominciò Elijah.

Amore...” cercò di intromettersi Grace.

Faceva come se io non ci fossi!” incalzò il ragazzo.

Lij...”

HA cercato di metterti le mani nel culo...”

Mi vuoi ascoltare?”

Mi ha fatto sentire un perfetto idi...”

Elijah non riuscì a finire la frase.

Grace stava sopra di lui, baciandolo. Poi, schioccandogli un bacio sulle labbra e mordendogli il mento disse:

Piccolo idiota di Cedar Rapids. Io ti amo!”

Elijah sorrise e stringendola la baciò e all'orecchio le sussurrò:

Anche io ti amo!”

Grace sorrise. Scese dalla macchina e prendendogli la mano lo portò, stando attenta a non fare il minimo rumore, in camera sua. Chiuse la porta. E voltandosi, bloccandosi davanti a lui, lentamente cominciò a spogliarsi.

Elijah la guardava rapito.

Seguì ogni indumento cadere.

E lasciò che poi, lei stessa, lo spogliasse.

Si sdraiarono nel letto.

Fu lui che cominciò a baciare il collo di lei, le labbra, il seno, il ventre.

Era come fare l'amore per la prima volta. Come se non sapesse cosa fare. Come se non sapesse che cosa le potesse succedere. L'accarezzò, l'abbracciò, la baciò in ogni centimetro di pelle. E quando cominciarono a fare l'amore, si mosse piano su di lei, baciandola per non far sentire i gemiti, perché nessuno li sentisse.

E quando tutto finì Grace lo abbracciò e disse:

Ti amo piccolo venticinquenne californiano!”

Elijah sorrise.

Era il suo compleanno. Era vero.

Si strinse più a lei e disse:

Dormo qui stanotte. Metto la sveglia presto e vado in camera di tuo fratello all'alba...”

Grace sorrise e sovrastandolo rispose:

E tu credi che ti lascerei andare... Dopo quello che ho aspettato e dopo quello che hai detto stasera, non solo mi devo rifare, ma mi devo anche vendicare!” e baciandogli il collo ricominciarono a fare l'amore.


Prudence in cucina beveva un bicchiere di latte da sola.

Aveva visto Elijah entrare nella stanza di Grace, ma non aveva detto nulla. A che pro bloccarli se condividevano la stessa stanza a New York?

Lenta si avvicinò al tavolo e prese i tarocchi. Smazzò e tolse le carte.

La Papessa.

La Stella.

Il Mondo.

Di nuovo.

Che stava succedendo?

Prudence stava guardando le carte quando sentì un piccolo gemito di Grace e le risate soffuse dei due ragazzi.

E sistemando le carte, con un sospiro disse:

Speriamo almeno che sia femmina!” e senza nemmeno metterei tarocchi apposto risalì in camera, ignorando i piccoli gemiti che arrivavano dalla camera di Grace.




Piccolo dettaglio. La Papessa, il Mondo e la Stella sono carte che indicano la gravidanza.

Non lo dico perché Prudence ha paura che succeda. Ecco perché.


I luoghi di Denver citati esistono davvero. Se li inserite su Google li troverete tutti.

Baci da Niniel

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Ok! ok! Lo ammetto. Prudence è un personaggio che adoro anche io. Va bene chiaretta??? ^^ scherzi a parte...

Sono felice cara chiara che la mia storia ti piaccia tanto. Specialmente perché, se non fosse per te, non avrei più continuato a postarla e avrei deciso di cancellarla da EFP. Penso che sia inutile scrivere se non sai se qualcuno legge sul serio o quelle nel contatore sono solo semplici occhiate.

Vi ho lasciati con un dubbio. Le tre carte, lo ricordate???

Grace sarà rimasta incinta???

Elijah come la prenderà??

Prudence ha ragione?

E che oggi è finito LOST?

E che sto temporeggiando? Scherzo!

Ringrazio chiaretta che recensisce sempre e che mi chiede di postare. Purtroppo ti devo dare davvero una brutta notizia. Quattro cinque capitoli e la storia è finita.

È nata da una one-shot e ne ho tirato su una ventina di capitoli eh! Da una pagina venti capitoli mi sembra ragguardevole come risultato non trovi???

Ringrazio, se state leggendo e ci siete ancora, i lettori silenti! Magari fatevi sentire anche voi ogni tanto. Una recensione fa sempre bene al cuoricino di una scrittrice di fanfiction su EFP ^^

Spero che questo capitolo vi piaccia e che tutti ne rimaniate contenti.

Un bacio, di cuore a tutti.

Niniel 82!!!!!!!

Buona lettura!!!



Capitolo 15: Prudence non sbaglia mai!



Il ritorno a Denver fu il benvenuto per Elijah e Grace che riuscirono a vivere tranquilli la loro intimità nell'albergo dove alloggiavano fino alla partenza di Elijah a Parigi.

Furono due giorni molto belli e intensi che permise alla coppia di farsi un'importante promessa: cercare una casa assieme una volta tornati assieme a New York.


Grace? Tutto bene?”

Fuori dalla porta del bagno stava Julia, la ragazza mandata dall'agenzia per la pubblicazione del suo libro.

Seguiva Grace ovunque, perfino al bagno visto che in quel preciso istante cercava di parlare con Grace attraverso la porta del bagno extra lusso dell'hotel dove la casa editrice aveva deciso di presentare alla stampa il libro di Grace.

S-Si!” balbettò Grace tirando lo sciacquone.

Sicura che sia tutto ok?” chiese Julia preoccupata.

Grace aprì la porta del bagno e uscì. Aveva la fronte imperlata di sudore e la messa in piega stava su come per miracolo. Tirò su con il naso e passando una mano sulla guancia, Grace disse:

Deve essere per la tensione che sto così male. Non ho altre idee...”

Prova a mangiare qualche cosa di salato!” sorrise Julia materna.

Solo l'idea di mettere qualche cosa sotto i denti fece sentire di nuovo la nausea a Grace che respirando a fondo per trattenersi disse:

No! A meno che tu non voglia vedermi vomitare davanti alla stampa!”

Le due sorrisero e Julia prendendo un fazzoletto da dentro la sua borsetta lo porse a Grace e disse:

Allora! Sei pronta?”

Grace pulì il trucco che era un po' colato dagli occhi e sorridendo alla donna attraverso lo specchio, disse:

Se essere pronti è stare così... Sì! Sono prontissima. Altrimenti... Credo di avere una bella crisi di panico!”

O forse sei incinta! Io quando ho avuto Ethan vomitavo tutto quello che mettevo nello stomaco...” notò Julia.

Grace sbiancò. Si guardò allo specchio e sospirò profondamente.

Era stata a letto con Elijah, spesso, in quelle ultime settimane.

Poteva essere incinta.

O forse hai mangiato qualche cosa che ti ha fatto male. Alle volte succede sai?” continuò Julia frugando nella borsetta.

Grace si guardò allo specchio e cercò di ricordare che cosa avesse mangiato in quelle ultime settimane. La risposta non tardò arrivare: tra la partenza di Elijah e la pubblicazione del libro, era riuscita a mangiare poco e niente e ogni volta che mangiava sentiva una forte nausea.

Sbiancò ulteriormente, richiamando l'attenzione di Julia che guardandola allarmata le chiese:

Tesoro? Tutto ok?”

Grace avrebbe voluto dire di sì, ma la nausea stava tornando e senza nemmeno rispondere spostò la donna ed entrando in bagno vomitò di nuovo.


Signorina Thompson lei è una delle scrittrici più giovani del momento. E il suo libro è già un caso letterario. Si sente spaventata da tutto questo?”

Grace aveva le mani sudate e il cuore che batteva all'impazzata. Cercò di sorridere, nonostante il suo corpo fosse ancora sottosopra per colpa della nausea e rispose:

Io non penso al mio libro come un caso letterario. I casi letterari, alle volte vengono subito dimenticati. Certo! Non ho creato un personaggio come quello di Key Scarpetta. La Cornwell è certamente molto più brava di me e io devo aspettare una vita prima di diventare come lei. Quello che voglio dire è che ho scritto questo libro con l'intento di stimolare le persone, di portare a leggerlo tutto e una volta finito volerlo subito ricominciare. Qualcuno ha detto che è successo davvero. Qualcun altro ha ammesso di essersi annoiato a morte dopo la lettura. Io accolgo tutte le critiche, basta che siano costruttive e mi insegnino qualche cosa. Non credo sia giusto che qualcuno mi attacchi solo perché sono giovane e ritiene che non abbia abbastanza esperienza. Tutti abbiamo cominciato da qualche parte. E anche io sto cominciando e lo sto facendo con umiltà, senza alzare la voce, come spesso fanno molti giovani scrittori!”

Questa è una frecciatina non molto velata ai suoi colleghi più anziani che spesso snobbano i giovani scrittori ritenendoli inesperti?” chiese un altro giornalista.

Non voglio fare inutili polemiche” rispose tranquilla Grace. “Quello che voglio è che non venga giudicata l'età dello scrittore, ma il suo lavoro. Molte volte ci troviamo di fronte i libri con gli argomenti più ridicoli che vengono definiti capolavori. Penso che forse dovremmo ridimensionare la nostra idea di capolavoro. Eragon è un capolavoro. Eppure Christopher Paolini è molto giovane... Credo abbia un anno meno di me!” rispose sicura Grace.

E cosa ci può dire della sua relazione con Elijah Wood?”

Grace boccheggiò un attimo e guardò Julia che annuì. Era comunque pubblicità.

La mia vita privata deve rimanere tale!” rispose nonostante l'incoraggiamento Grace.

Ma molte foto la ritraggono in atteggiamenti intimi con l'attore!” esclamò un altro giornalista. Della serie: la vita è tua, hai ragione. Ma allora non andare in giro mano nella mano con il tuo ragazzo se non vuoi che ti vengano fatte domande.

Grace balbettò nervosa e rispose:

La relazione tra me e la persona che avete nominato è appena cominciata. Sono molto felice ma preferisco non parlarne in un pubblico, vi chiedo quindi di scusarmi e di fare domande solo ed esclusivamente sul mio libro!”

Grace si voltò e guardò Julia che sorrise annuendo. Quello era stato un modo fantastico di rispondere e in effetti, dopo quella risposta, le domande che le vennero rivolte riguardavano solo il libro.

Fu un intervista pesante e Grace si sentiva sempre più debole, quasi che il suo corpo stesse cedendo. Quando l'intervista fu dichiarata finita dal signor O'Connor, Grace fu davvero grata. Amava scrivere ed era davvero felice che il suo libro fosse stato pubblicato, ma non si sentiva pronta per le luci della ribalta. Quelle preferiva lasciarle a Lij!

Una volta lasciata la stampa alle spalle, il signor O'Connor si avvicinò a Grace e sorridendole le strinse la mano, prendendo quella di Grace tra due delle sue e disse:

Sei stata grande! E visto che per te è stato un mese difficile, con tutti gli spostamenti e tutte le altre cose, vorrei che ti prendessi un mese di ferie. Vai a casa, a Parigi dal tuo ragazzo. Fai quello che vuoi, ad una sola condizione!”

Grace che quasi non credeva a quello che stava dicendo il suo capo, sorrise e chiese:

Quale?”

L'uomo rise e rispose:

Che tu lasci il cellulare acceso a tutte le ore, affinché sappiamo sempre dove trovarti!”

Grace non si seppe contenere e per la gioia saltò al collo del suo capo che rise divertito, mentre Julia con una mano sulla fronte non sapeva bene se ridere o no.


Lo sai che sono davvero felice di questa improvvisata!”

La voce di Elijah arrivava da lontano, quasi anche per telefono ci fosse davvero tutta quella distanza e il mezzo di comunicazione non riuscisse ad annullarla nemmeno virtualmente.

Lo so che è una bella improvvisata. Ma voglio andare comunque a Denver prima!” esclamò risentita Grace.

Elijah rimase un attimo in silenzio. Dietro di lui stava passando una sirena. Stavano girando una scena di notte, visto l'orario e dovevano essere fuori dallo studio.

Ma poi passi a Parigi? Vero?”

Grace sospirò.

Di nuovo mal di pancia e di nuovo la nausea. E tutto perché aveva mangiato appena al ristorante dell'albergo.

O forse sei incinta! Io quando ho avuto Ethan vomitavo tutto quello che mettevo nello stomaco...

Grace tenne una mano sul ventre e guardandosi di profilo cercò anomalie, non prima che Elijah notasse il prolungato silenzio e dicesse:

Ehy! Gracie? Sei ancora lì?”

Sì!” rispose Grace sollevando la maglietta. In effetti aveva il ventre gonfio. E non aveva avuto le mestruazioni. Si mise a sedere nel letto e cercando di essere naturale disse:

Lij? Hai mai pensato ad un bambino?”
Il silenzio dall'altra parte fu molto più lungo e una spiacevole sensazione percorse con un lungo brivido la schiena di Grace.

Lij? Sei ancora lì?”

Beh!” spezzò il suo silenzio lui.

Grace lo poteva immaginare: dal suo tono era imbarazzato e probabilmente si stava grattando la testa, cercando qualche cosa di appropriato da dire.

Monkey?” disse Grace quasi inquisitoria.

Era la prima volta che usava uno dei nomignoli che aveva imparato da Dom quando il ragazzo di Manchester era stato a New York assieme a loro.

Elijah lo notò sicuramente, ma non fece osservazioni e con un fortissimo accento americano chiese:

Ehy! Ma che domande sono queste?”

Grace sapeva che il ragazzo aveva ragione: stavano assieme appena da due mesi e di certo parlare di bambini alla loro età era davvero avventato e inappropriato.

No! È che una mia amica è rimasta incinta e mi ha chiesto come avresti reagito tu che comunque qualche soldo in banca ce l'hai!”

Salva in corner! Stare con un attore le stava facendo bene. Riusciva a trovare scuse ogni momento per ogni cosa.

Elijah sorrise e rispose:

Beh! Di certo non invidio quel poveretto. Io non sono un tipo da impegni duraturi. Sono rimasto troppo scottato da quello che è successo ai miei genitori e a me per mettere su famiglia!”

Grace sentì una fitta fortissima alla pancia che quasi le bloccò la gamba, proprio in concomitanza con quella risposta. E forse quello bastò per capire: era incinta e sapere che Elijah non era d'accordo non la rendeva per niente felice, al punto che perfino il suo corpo si stava ribellando.

Sorrise tirata e cercando sempre di essere naturale disse:

Hai ragione! È proprio una stupidaggine...” e guardando l'ora disse: “Devo andare alla stazione a prendere i biglietti...”

Perché non vai in un'agenzia di viaggi e ordini i biglietti aerei per Denver e Parigi?”

Grace sorrise tirata e disse:

Amore... Vedo domani. Devo controllare quanti soldi ho sulla mia carta di credito...”

Li faccio io!” rispose in fretta Elijah.

NO!” rispose altrettanto precipitosamente Grace. E subito se ne pentì.

Amore non mi vuoi vedere per caso?” chiese Elijah dopo un lungo minuto di sbigottito silenzio.

Grace cercò di sviare e disse:

MA sei matto. Mi manchi da morire. Talmente tanto che sto pensando di cominciare a fumare le tue stesse sigarette per sentirti più vicino!”

Tu non fumi Grace!” sorrise Elijah alla battuta.

Non è mai troppo tardi per cominciare!” replicò Grace convinta.

Elijah rise, di quella sua risata piena, che alle volte, da buon fumatore incallito, gli faceva venire una terribile tosse.

Sai cosa ti dico... Che domani ti dico quando sono libero, nei prossimi giorni!” e bloccandosi un attimo aggiunse: “Ti amo piccola! Ci sentiamo domani!”

Mi manchi!” disse in fretta Grace.

Elijah rimase un attimo in silenzio. Lo aveva ammesso, Grace, alla fine. E non quando lo aveva chiesto lui, ma quando aveva deciso lei. Sorrise e rispose dolce:

E tu mi manchi da morire montanara!”

Ti amo!”

Ti amo anche io!”

Io di più!”

No. Io!”

Io!”

Elijah rise. Se solo lo avesse visto Dom. E tagliando la telefonata perché un operatore era quasi pronto a colpirlo con una mannaia per il suo ritardo, disse:

Tesoro. Qua mi ammazzano se non vado. Ti amo davvero. Ciao!”

Ciao!” rispose in fretta Grace, appena in tempo dato che Elijah chiuse la comunicazione.

Grace si lasciò cadere nel letto e sospirando guardò per qualche secondo il soffitto bianco. Poi sentì la nausea salire lenta e dovette correre a vomitare.

Non c'era verso. Doveva fare assolutamente il test di gravidanza.


Quando si ha un problema casa è sempre casa.

O per lo meno lo è nelle famiglie normali. Quando si parla della famiglia Thompson le cose cambiano notevolmente.

Grace si aspettava di poter stare tranquilla. Di poter parlare con Janice di quello che le stava succedendo. E magari fare un dannatissimo test di gravidanza.

Aveva anche già parlato con l'amica e si erano messe d'accordo.

Grace doveva solo andare in farmacia appena i suoi mollavano la presa e correre a casa di Janice dove avrebbero fatto il test assieme.

Ma sembrava quasi che dopo il suo arrivo, Grace non riuscisse a liberarsi per un solo attimo di Prudence e Hope che, quasi come due condor sulla preda, la guardavano preoccupate ogni volta che entrava in bagno e vomitavano.

E fu forse vedendole un giorno confabulare assieme che Grace capì.

O meglio ricordò una cosa a cui non aveva dato importanza.


Grace stava seduta al tavolo della cucina bevendo un bicchiere di latte, in barba alla nausea.

Beveva a piccoli sorsi, stando ben attenta a non voltarsi verso il soggiorno e verso il terribile schermo nero della tv spenta.

-Accidenti ad Adam e a me che mi faccio infinocchiare e guardo The Ring ogni volta!- pensò Grace picchiettando sul bicchiere.

E accidenti anche a te Samara...” aggiunse ad alta voce.

Con chi ce l'hai tesoro?”

Grace sobbalzò e diede un colpo al bicchiere che riversò tutto il suo contenuto sul tavolo.

Nonna!” esclamò Grace con una mano sul cuore.

Son qua!” sorrise la donna aprendo il frigo e prendendo il latte. E guardando la nipote sorrise amara scuotendo la testa. In quel silenzio innaturale, Prudence si versò il latte e si mise a sedere al tavolo guardando fissa la nipote. E scuotendo la testa, disse:

Prudence non sbaglia mai!”

Grace aggrottò le sopracciglia e disse:

Scusa?”

Io non sbaglio mai!” ripeté la donna.

Grace sospirò e replicò:

Nonna... C'è una cosa che voglio chiederti! La volta che sono venuta con Lij... Mi hai fatto le carte, ricordi?”

La donna annuì senza sorridere. Grace sospirò e continuò:

Hai visto qualche cosa nelle carte?”

Prudence sospirò e scuotendo la testa mormorò:

Prudence non sbaglia mai tesoro!”

Sì! Ok! Sono contenta per te nonna. Quello che voglio sapere è cosa hai visto nelle carte...” disse Grace impaziente.

Prudence le prese la mano e seria le chiese:

Hai sempre la nausea? Sempre o solo quando mangi qualche cosa o senti determinati odori?”

Grace ci pensò un attimo e disse:

Sì ma che c'entra?”

Quando ti ho fatto le carte è uscita la Papessa, la Stella e il Mondo. Anche a tua madre tanti anni fa uscirono alcune di quelle carte. Infatti uscì solo la Papessa e la Stella...” spiegò Prudence, ma venne bloccata da Grace che spaventata domandò:

Nonna non sta succedendo qualche cosa ad Elijah per caso?”

Prudence aggrottò le sopracciglia e rispose:

No! Che cosa te lo fa pensare?”

Grace tirò un sospiro di sollievo, notevolmente sollevata da quello che aveva detto la nonna. Stava bevendo un sorso del latte dal bicchiere della nonna quando Prudence disse:

Sei incinta, vero?”

Fu inevitabile. Il latte appena ingurgitato innaffiò la tavola e in parte la nonna di Grace. Prudence sospirò e disse:

Lo sapevo. Prudence non sbaglia mai!” e senza aggiungere altro salì le scale lasciando la nipote da sola in cucina con il peso di quella rivelazione addosso.


Il pallone da basket rimbalzò tre volte per terra e poi venne sbattuto contro il muro del garage che stava proprio sotto la finestra della camera di Grace.

Una volta, due volte, tre volte...

Tum! Tum! Tum!

Grace Thompson!” gridò Adam divertito.

Tum! Tum! Tum!

Ehy! Sorellina! Devo chiamare Elijah 'Stella di Hollywood' Wood per svegliarti?” disse ancora Adam.

Grace non si sollevò. Adam fermò la palla. Era strano. Molto strano. Normalmente, dopo tre pallonate Grace si svegliava infuriata e prendeva una pallonata in faccia, visto che calcolava sempre male i tempi.

Lasciando cadere la palla, Adam corse dentro la camera e salì le scale a due a due, ignorando la madre che gridava:

Adam Thompson! Che modi sono questi?”

Arrivato in cima corse verso la camera della sorella e la spalancò gridando:

Grace?”

La trovò sul letto, bianca come un cencio, che a malapena riusciva a muovere la testa. Quando vide il fratello, con gli occhi vitrei sorrise a malapena e mormorò:

Credo di non stare bene!”

Adam si catapultò accanto alla sorella e le toccò la fronte e le guance:

Mio Dio! Scotti!”

Grace non rispose. Adam la prese in braccio e voltandosi, davanti alla madre e alla nonna, disse:

Preparate la macchina. Dobbiamo andare all'ospedale! Grace sta male!”


Elijah non capiva bene come fosse passato dal romantico panorama di Parigi a quello più industriale di Denver. Ricordava solo una cosa: la chiamata di Adam che diceva che Grace era stata ricoverata d'urgenza.

Entrò nell'ospedale e alla receptionist chiese:

Sto cercando Grace Thompson. Mi hanno detto che è stata ricoverata qua d'urgenza!”

La donna lo guardò aggrottando la fronte.

Si voltò lentamente mormorando un semplice:

Aspetti un attimo!” e digitando veloce il nome di Grace sulla tastiera del PC che aveva alle sue spalle aspettò i risultati. Poi, voltandosi disse: “Grace Melanie Thompson è alla 404 , al decimo piano...”

Grazie!”disse Elijah e subito corse verso il piano che gli era stato indicato e alla volta della camera.

Quando la raggiunse bussò alla porta. Aspettò di sentire una voce femminile dire:

Avanti!” e solo allora entrò.

Grace stava a letto. Aveva un viso patito e delle occhiaie. Vicino a lei stava Hope, Prudence stava dall'altro capo del letto, sorridendo mesta. Adam stava da una parta, in piedi.

Amore!” disse debolmente Grace sorridendo ad Elijah.

L'attore californiano corse verso la scrittrice del Colorado e buttandosi al collo l'abbracciò forte.

Mio Dio! Non sai che paura mi sono preso. Mi hanno detto che sei stata molto male!”

Piano, piano! Non stringere così forte!” si lamentò ridendo Grace.

Scu-scusa... Ma tu davvero non puoi immaginare come sono stato io...” disse Elijah guardando Grace. Dal suo sguardo si capiva quanto fosse grato del fatto che la ragazza stesse bene. O meglio, fosse viva. “Ma ora mi potete dire che cosa è successo?”

Tutti guardarono Grace che sorridendo fece cenno di sedersi accanto a lei ad Elijah.

Il ragazzo fece come ordinato e prendendo la mano della ragazza ascoltò:

Ti ricordi che ti ho chiesto, poco tempo fa cosa avresti fatto se ti fossi scoperto padre?”

Elijah annuì e Grace con un sospiro continuò:

Quindi ricorderai che ti ho detto anche che era una mia amica ad essere incinta!”

Elijah annuì di nuovo, sempre senza interrompere Grace che con aria colpevole ammise:

Non era vero! Stavo male. Io credevo di essere rimasta incinta!”

In quel preciso istante il colorito di Elijah divenne simile a quello delle lenzuola del letto di Grace, deglutì a vuoto e aprì la bocca per dire qualche cosa, ma non uscì nessun suono. E questo permise di continuare il suo racconto a Grace.

Quando sono venuta qua, tra l'altro, la nonna mi ha detto che aveva visto nelle tarocchi tre carte particolari. La Papessa. La Stella. Il Mondo... E queste carte simboleggiano la gravidanza. Praticamente, nelle ultime settimane ho avuto tutti gli indizi, nausee mattutine incluse, che mi facevano pensare di essere incinta...”

Ma tu non sei...?” pigolò Elijah.

Grace sorrise e scansando le coperte sollevò la casacca del pigiama. Nel basso ventre c'era una medicazione in un posto che Elijah conosceva benissimo visto che gli avevano fatto la stessa operazione anche a lui quando avevano girato 'Il Signore Degli Anelli'.

Non sono incinta. Almeno che tu, quando fecondi le donne, non le lasci incinte di una bruttissima appendicite...”

Elijah abbracciò Grace ridendo grato. E baciandola disse:

Non sai che paura mi hai fatto prendere!”

Per cosa?” chiese sarcastica Grace: “Per il malore improvviso che ti ha fatto muovere il culo dritto da Parigi o per la presunta gravidanza?”

Io direi per la seconda!” scherzò Adam.

Tutti risero ed Elijah baciò di nuovo Grace. E lei, poggiando le mani su quelle che il ragazzo teneva sul suo viso, disse:

Prendi due biglietti! Appena mi dimettono parto con te a Parigi!”






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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Come non posso togliermi il capello e ringraziare chiaretta78 per la sua bellissima recensione? Grazie! Grazie! Grazie! Piuttosto dovremmo smetterla con tutto sto affetto o penseranno che abbiamo una relazione eheheheheheheheh. Più che altro non so come la prenderebbe il signor chiaretto78 e il piccolo chiarino78 sentendo una cosa simile...

Basta sclero...

Devo inoltre ringraziarti per la parte in francese. L'ha corretta chiaretta78 oh gente! Grazie ancora! =P

Avevo promesso a chiaretta che avrei cercato di postare quanto prima. E in attesa di poter leggere uno dei bellissimi capitoli della sua fanfiction che vi consiglio davvero di leggere dal momento che non solo è scritta bene, ma ha anche una bellissima trama, ecco il nuovo sospirato capitolo della ff su Lij.

Ho dovuto cercare qualche notizia su Parigi dal momento che non sono mai stata in questa città. Sognavo Londra, ma non Parigi da vedere. E ci sono riuscita per la prima.

Ringrazio di nuovo chiaretta78.

E spero che questo capitolo piaccia a lei e a tutti i lettori silenti che non recensiscono ma so che ci sono.

Spero che anche stavolta sia una buona lettura.

Baci a tutti. Niniel82.



Excusez-moi? D'aller à Montmartre?


Per chi arriva da una città come Denver che non è stata la culla di dure battaglie, che non è stata teatro della Rivoluzione che cambiò la storia dell'Europa, che non ha vissuto la terribile occupazione nazista, Parigi e le sue luci sono un suggestivo miraggio.

Grace guardava Parigi e si godeva il panorama dall'albergo nel quale alloggiava assieme ad Elijah, con la bocca aperta.

Ok! Non sto sognando Lij. Quella tutta illuminata a forma di piramide e tutta di ferro e la Torre Eiffel, vero?”

Sì!” sorrise Elijah abbracciandola e baciandole il collo.

Quindi non è vero che non è vero che la Torre Eiffel non si vede da tutti i punti di Parigi. Io la vedo!” continuò Grace sempre con entusiasmo.

Amore... Siamo vicinissimi alla Torre Eiffel, naturale che si vede!” disse Elijah baciandole la testa e scendendo vicino all'orecchio.

Sai cosa voglio fare? Andare al Montmartre, al Quartiere Latino e poi a vedere il Louvre. E ancora a visitare la Torre e la reggia di Versailles. E la Linea della Rosa... Era il primo meridiano che è stato creato. E poi voglio vedere gli Champs-Elysèe. E Place de la Concorde. E il Pigalle...”

Ehy! Ehy! Ehy! Aspetta. A parte che Place de la Concorde è negli Champs-Elysèe. E il Pigalle è un quartiere a luci rosse...” la bloccò sorridendo Elijah.

Davvero? Il Pigalle è un quartiere a luci rosse?” chiese delusa Grace, poi guardandolo con aria sospettosa, domando: “E tu come lo sai?”

Elijah sollevò un sopracciglio e sorridendo tirò Grace verso di se facendola cadere nel letto. Mossa falsa perché subito Grace gridò e disse tenendo il ventre:

I punti amore!”

Scusa!” disse Elijah preoccupato e baciandole la fronte.


Place del La Concorde era davvero bella.

Era enorme, con obelischi e con la sua grande ruota panoramica che si ergeva sulla piazza. Grace quasi non ci credeva. Era sulla piazza in cui più di duecento anni prima era stata ghigliottinata Maria Antonietta e suo marito.

Stava guardando attorno, con la bocca spalancata e la digitale in mano quando:

Je m'excuse si le désordre...”

Grace si bloccò e guardò chi le aveva fatto quella frase che lei non aveva capito.

Oui?” rispose Grace con un sorriso.

Davanti a lei stava un ragazzo con la carnagione mulatta, con gli occhi grigi come l'acciaio e un sorriso a trentadue denti, bianchissimi tra l'altro.

Il ragazzo la guardò da capo a piedi e disse:

Je suis désolé de vous déranger, mais je voulais vous dire que vous êtes la plus belle fille j'ai jamais vu dans ma vie” e sorrise di nuovo con il suo sorriso da pubblicità per il dentifricio.

Grace lo guardò, seguendo il movimento delle labbra senza capire una sola parola e disse:

Merci!”

Il ragazzo socchiuse gli occhi e divertito le chiese:

Vous ne comprenez pas ce que je dis, n'est-ce pas?”

Merci!” sorrise vuota Grace che continuava a non capire.

Oh! Quelle mignonne!”

Oui!” sorrise Grace. E stava per allontanarsi quando il ragazzo tenendole il polso chiese:

Désolé. J'ai été impoli” e indicandola disse: “D'où es-tu?”

Grace seccata rispose:

I'm so sorry! But I don't understand a word of French!”

Il ragazzo si illuminò e con un forte accento francese disse, in un impeccabile inglese:

Ma allora sei inglese!”

No! Sono americana!”rispose Grace fulminandolo con lo sguardo: “E non mi sembra carino continuare a parlare francese, nonostante conosci benissimo la mia lingua!”

Il ragazzo francese rise di cuore e indicando il petto, di nuovo in francese disse:

Tu as raison!”

Ancora?!” sospirò quasi risentita Grace mettendo un buffissimo broncio.

Scusami!” e ridendo disse: “Sai come succede! Sono per metà francese e quando vedo una bella ragazza non capisco più nulla!”

Grace lo guardò sollevando un sopracciglio e disse:

Caro mio, cadi male! Io tra meno di una settimana torno in America e non sono fatta per le storie a distanza!”

Il ragazzo sorrise divertito dall'impertinenza e dal forte accento americano di Grace. E incrociando le braccia disse:

Io sono molto persuasivo!”

Grace lo guardò seria e si allontanò senza aggiungere altro. In breve il ragazzo la raggiunse e con una mano sul cuore disse:

Ok! Sono un cafone e mi merito il tuo disprezzo. Ma concedimi una seconda opportunità!”

Grace lo guardò divertita e voltando la testa, riprendendo a camminare, disse:

E se tu fossi Jack lo Squartatore?”

Il misterioso francese la guardò a sua volta divertito e rispose:

Jack lo Squartatore è inglese. E questa è Parigi non Londra!”

Grace sbuffò, fingendosi infastidita e replicò:

Senti Asterix! Ho un appuntamento alle sette e devo andare almeno a vedere Montmartre. Quindi smettila di gigioneggiare e fammi andare, altrimenti finisce che a perdere tempo con te non vedo nulla!”

Il ragazzo con un salto mise la mano sul petto e disse:

Allora lascia che questo gigione ti mostri la strada per Montmartre e per le più belle attrazioni di Parigi!”

Grace lo guardò e sorridendo rispose:

Ok! Ma sappi che andremo solo in luoghi affollati e sappi dal principio che non ho nessuna intenzione di fare altro che passeggiare. Uomo avvisato...”

L'uomo annuì e sorridendo disse:

Lascia almeno che mi presenti!”

Grace tese la mano e disse:

Grace Thompson, Denver, Colorado!”

Fabien Blanc, Parigi, Francia!”

Ok, Fabien! Dove mi porti?” chiese Grace indicando la piazza davanti a loro.

Avevi detto che volevi vedere Montmartre. E ti porto a Montmartre!”

Grace lo guardò con interesse a annuendo rispose:

Sappi che mi aspetto un buon tour. Degno della migliore guida.”

E io ti prometto che non ti pentirai di avermi assunto!” rispose Fabien.

Grace aggrottò le sopracciglia e replicò:

Sappi che non sgancerò un solo euro per fare il tour con uno sconosciuto!”

Il ragazzo rise di cuore e guardandola intensamente negli occhi rispose:

Non ti chiederei una sola lira per poter stare al tuo fianco!”

Grace lo guardò con aria poco convinta e scoppiandogli a ridere in faccia -lasciando Fabien contrariato per la sua reazione- disse:

Scusa! È che non sono abituata ai ragazzi che fanno da lumaconi con me!”

LUMACONI!?” chiese Fabien divertito non capendo la connessione con il mollusco.

Grace fece cenno di lasciar perdere e curiosa chiese:

Invece... Sai dirmi se il Pigalle è davvero un quartiere a luci rosse?”


Alla fine Fabien si dimostrò una guida eccelsa.

Mostrò a Grace Parigi e la descrisse con gli occhi di un parigino innamorato della sua città, con quella stessa mania di grandezza che tutti i francesi hanno quando parlando della loro nazione. Un po' come gli americani del resto.

Videro il Louvre, Montmarte, la sua scalinata da cui si vedeva tutta Parigi; mangiarono le baguette e videro la basilica del Sacre Coeur; videro il Quartiere Latino e la chiesa Di Saint Etienne du Mont, che Fabien disse essere la chiesa più bella di Parigi; la Sorbona; l'Istituto del Mondo Arabo; presero il caffè a Place St-Michel; passeggiarono per gli Champs Elysees e impararono a conoscersi piano piano.

Grace si rese conto che Fabien era un ragazzo che studiava alla Sorbona Scienze Giuridiche e Politiche. I suoi genitori si erano separati e lui viveva con la madre, una donna molto ricca e molto attenta al suo corpo che stava cambiando lentamente e che lei ritoccava almeno tre volte l'anno con il botox o impiantando le più avanzate protesi al silicone. Gli interventi erano finanziati dal padre di Fabien, che il ragazzo stimava e che stava sempre in giro per il mondo per lavoro.

Gli studi di Fabien erano gli stessi che aveva fatto il padre e il ragazzo sperava di riuscire ad eguagliare il padre nella sua carriera mirabolante.

Grace raccontò di lei, non dicendo però di essere una scrittrice che aveva pubblicato un libro o qualcosa sulla sua relazione con Elijah. Era comunque un estraneo, Fabien, e Grace non sapeva come avrebbe reagito a tale notizia.

Quando arrivarono le sette, Grace nemmeno se rese conto. Sentì suonare il cellulare e guardò chi fosse e rendendosi conto solo in quel momento del ritardo che aveva fatto, guardò Fabien e disse:

Mi sa che ora devo proprio andare!”


Fabien si offrì di accompagnare Grace all'albergo dove alloggiava.

Naturalmente quando vide l'albergo, spalancò la bocca e disse:

Devi essere piena di soldi per poterti permettere di stare in questo albergo!”

Grace sorrise e mordendosi il labbro rispose:

Io no. Il mio ragazzo si!”

Fabien sollevò un sopracciglio e disse:

Non mi avevi detto che eri fidanzata!”

Non me lo hai chiesto!” rispose pronta Grace.

Fabien sorrise divertito e ribatté:

E chi sarebbe questo signore ricchissimo?”

Grace si voltò e stava per rispondere quando sentì:

Grace Thompson! Ti sembrano ore di arrivare queste?”

Fabien e Grace si voltarono e videro Elijah con le mani nelle tasche che li guardava con aria inquisitoria, di chi si sta chiedendo, giustamente, che cosa ci fa la sua ragazza con uno che non ha mai visto prima.

Grace si voltò verso Fabien e non poté non ridere guardandolo mentre fissava a bocca aperta Elijah.

Quello è il mio ragazzo!” disse allegra.

Fabien sollevò un sopracciglio e serio disse:

Ora capisco perché puoi permetterti di stare qua!”

Grace sorrise e in quel momento si avvicinò ad Elijah baciandolo sulla bocca. Fabien non sentì quello che si dicevano, ma vide che lei si voltò indicandolo e prese la mano del ragazzo e di avvicinarono a lui. Fu Grace a parlare dal momento che Elijah sembrava poco propenso a qualsiasi tipo di approccio nei confronti di quel ragazzo apparso dal nulla:

Elijah ti presento Fabien. Fabien ti presento Elijah!”

I due si strinsero la mano e Fabien disse solo:

Tu... Sei Frodo, vero?”

Elijah sorrise e rispose, più per cortesia che per altro:

Si! Sono Frodo e tu sei?”

Lui è il mio cicerone! Ha fatto quello che non hai fatto tu oggi! Mi ha portato in giro per Parigi e mi ha fatto vedere tante cose belle!”

Elijah si voltò risentito verso Grace e indicandosi, con una voce ferita che risultò essere davvero comica, rispose:

IO lavoravo! TU ti divertivi!”

Grace rise e lo baciò teneramente e rispose:

Lo so. Ma stai tranquillo. Ho lasciato che i posti più romantici li potessi visitare con te!”

Elijah sollevò un sopracciglio e guardando Fabien, con le mani nelle tasche dei jeans disse:

Ti sono grato davvero di essere stato il cavalier serviente della mia dama. E non so davvero come sdebitarmi per questa cortesia!”

Grace guardò sorridendo la bocca spalancata per la sorpresa di Fabien e sorridendo disse:

Credo che sia un tuo fan! Un autografo può anche bastare” e voltandosi verso Fabien domandò: “Vero Fabien?”

Fabien annuì serio e frugando nella tasca prese una ricevuta e la porse con una penna ad Elijah che scrisse:

A Fabien per aver mostrato il cuore di Parigi alla mia piccola Grace!” e porgendo il foglio guardò Grace a cingendole le spalle con un braccio disse: “Andiamo?”

Grace guardò Fabien che a testa china sistemava la ricevuta che Elijah aveva firmato.

Baciò Elijah dolcemente e disse:

Vai tu avanti! Io saluto Fabien!”

Elijah guardò poco convinto Fabien, ma fece come Grace gli aveva chiesto. E quando il ragazzo fu lontano, Grace si avvicinò a Fabien e disse:

Grazie. Graxie per questa giornata, lumacone francese! E grazie per avermi fatto assaggiare una baguette calda e fragrante. Per avermi offerto un caffè su di una piazza meravigliosa, per avermi mostrato il volto più bello di questa città. E scusami se non ti ho detto da principio chi ero: io sono una scrittrice e ho conosciuto così il mio compagno. E ti giuro, normalmente è gentile. Credo solo di averlo involontariamente fatto ingelosire...”

Fabien sorrise e rispose:

Grazie a te per esserti fidata di me!”

Grace sorrise grata e allungandosi schioccò un tenero bacio sulla guancia del ragazzo e disse:

Uno scrittore quando introduce un personaggio nel suo racconto lo fa con uno scopo preciso e anche se non lo si vede per tanto tempo, alla fine torna sempre e porta scompiglio. Nella vita non è così. So che ci siamo incontrati solo questa volta. E che dopo questa giornata bellissima non ci sarà più modo di vedersi. Voglio solo dirti che sono davvero felice che tu sia entrato nella mia vita per mostrarmi la bellezza. E sono felice che tu lo abbia fatto anche solo per pochi attimi!”

Fabien sorrise e porgendole la mano rispose:

Mai dire mai. Magari ci rivedremo. E magari lo faremo il giorno in cui tu e Frodo vi sposerete!”

Grace sorrise e baciando di nuovo la guancia di Fabien allontanandosi disse:

Per è stato davvero bello conoscerti! Grazie ancora!” e sparì dentro l'albergo illuminato con luci che sembravano far brillare d'oro il mobilio.

Ognuno per la propria strada, comparsa nella vita dell'altro anche solo per un giorno. Un giorno che avrebbero ricordato tempo dopo con un sorriso grato.


Elijah stava seduto sul letto e guardava la televisione annoiato.

Grace entrò e poggiando le mani sulla porta sorrise, dopo averla chiusa:

Ora sai cosa ho provato quando hai detto tutte quelle cose sul fatto del bambino!”

Elijah sollevò un sopracciglio e solo in quel momento si rese conto che il suo comportamento infantile davanti alla probabilità che Grace fosse rimasta incinta, non aveva reso le cose facili per Grace. L'aveva lasciata da sola in un momento delicatissimo e aveva usato la sua paura di mettere su famiglia visto quello che era successo ai suoi per districarsi dalle responsabilità.

Chinò la testa e sospirando rispose:

Scusa!”

Grace si avvicinò a lui e prendendogli una mano, gli sedette vicino e disse:

Io voglio solo sapere che mi posso fidare di te quando sono in difficoltà. E voglio sapere se posso contare su di te sempre, come è giusto che sia tra due persone che si amano!”

Elijah sorrise e poggiando la mano sulla guancia di Grace la bacio e si distese sopra.

Prometto!” e cominciandola a spogliare ci fece l'amore.

Quella era stata la prima volta in cui Grace aveva dimostrato ad Elijah il fatto che nel mondo non tutto girava attorno a lui e che dovevano essere uniti dal momento che stavano assieme. Quella notte fecero l'amore dolcemente.

Ed Elijah capì di amare per davvero Grace.


















Discorso ragazzo francese e Grace:

Scusi se la disturbo. Ma voglio dirle che lei è la ragazza più bella che ho visto in vita mia!”

Non capisci quello che dico, vero?”

Oh! Che dolce!”

Scusa non stato maleducato!” “Da dove vieni?”

Sono veramente spiacente, ma non capisco una parola di francese!”

Hai ragione!”


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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Chiedo scusa per il ritardo. Specialmente a chiaretta. Ieri dovevo postare ma c'era Titanic e non ho potuto resistere. L'ho guardato e poi sono crollata.

Ecco il nuovo capitolo. Spero di aver recuperato. Ho un po' di problemi con questa coppia.

Mancano tre capitoli alla fine. Vi mando un bacio. E grazie a chiaretta che mi recensisce sempre. E ai lettori silenti che ci sono e non recensiscono.

Buona lettura. Spero. Niniel.




Sempre la stessa storia.



"Mio Dio! È sempre la stessa storia. Ma io non capisco come facciano questi giornalisti del cavolo a scrivere tutte queste cavolate. Un giorno mi hai presentata ai tuoi genitori, un altro mi hai lasciato per una batterista di un gruppo punk ceco. Un altro aspetto un bambino. Un altro ancora ti ho lasciato io con un attore che nemmeno ho mai conosciuto..."

Grace chiuse il giornale e guardò Elijah quasi con le lacrime agli occhi. Lei non era abituata alle luci della ribalta. Lei era ancora quella ragazzina che prendeva pallonate in faccia da Adam la mattina appena sveglia, quando si affacciava gridando che aveva ancora sonno. Lei era quella che non ne combinava una giusta e si sbatteva contro qualsiasi cosa. Lei era anche quella che si teneva dentro tutto il dolore per il suo comportamento immaturo e poi glielo faceva notare con delicatezza in una stanza d'albergo, dopo una celata scenata di gelosia da parte di Elijah.

Elijah conosceva Grace. Dopo sette mesi assieme cominciava ad essere parte di lui, come se ormai fosse diventata qualche cosa di irrinunciabile.

E quasi ci stava male a vedere quella piccola ragazza dai ricci castani fare il broncio perché sul giornale avevano scritto che avevano litigato per colpa di Pamela Racine, percussionista dei Gogol Bordello che aveva conosciuto Elijah girando 'Ogni cosa è illuminata' e con il quale erano usciti la sera prima assieme ad altri colleghi. Elijah sapeva che erano solo cazzate messe su dai paparazzi e dai giornalisti che mettendo su foto dove Elijah e Pamela -che prendevano in giro Grace- andavano in giro per i parcheggi abbracciati, come una coppia. Alla vista di qualsiasi persona -come Prudence, la nonna di Grace che aveva visto il giornale e aveva chiamato Grace allarmata- la scena era indiscutibile: Elijah e un'altra donna uscivano assieme e Grace stava a casa a fare la maglia. Niente di più falso dal momento che, qualche passo più dietro stava Grace e un altro ragazzo! Peccato che il paparazzo fosse stato abbastanza bravo da non riprenderli.

Tesoro... Lo sai che sono degli idioti. Lascia perdere!” e lasciandosi scivolare dietro di lei la cinse con le gambe e stringendola disse: “Mi spieghi come posso prendermela con una ragazza che prima di bere la Coca-Cola la scuote per sgasarla?”

Grace sorrise tirata e accogliendo i baci sul collo del compagno, sospirando disse:

Però tu e Pamela fareste una bella coppia!” e mostrò il giornale al ragazzo.

Elijah piegò la testa per guardare la foto e rispose:

Naaa! È troppo alta per me. E poi un po' mi ricorda Franka. Con tutto quello che ho fatto per dimenticarla...” e riprese a baciare il collo della compagna.

Grace sollevò la testa, visibilmente compiaciuta e sospirando replicò:

Ed io ti ho aiutato a dimenticarla?”

Dal primo momento che ti ho vista!”sorrise Elijah mordendole l'orecchio.

Grace si avvicinò di più al ragazzo e voltandosi sorrise maliziosa e disse:

A quanto pare... Anche adesso non sei per nulla concentrato su quello che sta succedendo attorno a te. Il flusso del sangue non è diretto al cervello, vero Lij?”

Elijah sorrise e abbracciando la ragazza, con un sospiro che era tutto un programmo e la voce bassa e sensuale disse:

No! Sono concentratissimo sul profumo dei tuoi capelli... Lo sai che è molto buono?” e le baciò la nuca.

Grace si morse il labbro e sorridendo rispose:

Credo che sia il mio nuovo shampoo ai frutti rossi... Lij... Dobbiamo preparare la valigia. Se facciamo l'amore finisce che poi dobbiamo fare tutto in fretta!”

Elijah sorrise mordendo l'orecchio di Grace replicò:

Tranquilla. Non mi farò prendere dal panico!”

Grace fu costretta a cedere, si voltò e cominciò a spogliare Elijah lentamente e sulla poltrona fecero l'amore.

Il giornale era dimenticato. E con lui anche i bagagli.



Grace guardò le porte scorrevoli aprirsi davanti a lei. C'era molto gente che aspettava i nuovi arrivi da New York. Grace era nervosa. Quell'anno non solo avrebbe festeggiato ad Hollywood il suo compleanno, ma avrebbe conosciuto la famiglia di Elijah.

Te l'ho detto. È sempre la stessa storia. Quando devo conoscere i parenti del mio ragazzo mi innervosisco e faccio una marea di stupidaggini!”

Grace disse queste parole guardando davanti a se. E lo fece con un tono tutt'altro che allegro, tanto da far capire ad Elijah che non stava scherzando.

L'attore sorrise della preoccupazione della ragazza e mettendosi vicino a lei, spingendo il carrello, rispose:

Tranquilla. Mia sorella Hannah non è tanto differente da quella con cui hai parlato al telefono. Mia madre ha insistito per conoscerti. E mio fratello Zach... Beh! È mio fratello! Non ti morde mica!”

Grace sorrise forzatamente e guardò tra la folla. Vide subito una chioma biondissima e due occhi dello stesso azzurro di quelli di Elijah. Non c'erano dubbi: quello era il marchio Wood e quella era Hannah, la sorella di Elijah.

Infatti, non appena Grace ebbe formulato questo pensiero, la ragazza in questione sollevò la mano e in perfettissimo accento californiano disse:

Ehy! Ma quello è il gran palle secche Elijah Wood!”

Grace che stava rispondendo al saluto rimase con la mano a metà tra il busto e la faccia e le sopracciglia sollevate. Sapeva che Hannah dimostrava l'affetto per il fratello in quel modo boccaccesco, ma da lì a mettersi a gridare insulti, non propriamente veniali al fratello, le sembrava un tantino esagerato.

Elijah a quanto pareva era abituato a questo tipo di convenevoli e corse verso la ragazza abbracciandola e baciandola. Subito si aggiunse una donna con i capelli neri e un ragazzo simile ad Elijah, tranne qualche particolare.

Grace Thompson si trovò davanti alla famiglia di Elijah a due giorni esatti dal suo compleanno e in quel momento si rese conto di avere davanti una piccola fotocopia della sua famiglia. Mancava la nonna, ma anche lei, ogni volta che tornava a Denver aveva quattro persone ad attenderla allo sbarco.

Sorrise incrociando le braccia e in quel momento, la madre di Elijah si voltò e disse:

Lij! Sei un vero maleducato. Non ci hai ancora presentato questa bellissima ragazza!” e si avvicinò a Grace.

In realtà le due si erano sentite parecchie volte per telefono, ma quella era la prima volta che aveva l'occasione di vedersi di persona.

La madre di Elijah allargò le braccia e strinse Grace in un abbraccio spacca ossa. Grace cercò di rispondere, nonostante fosse impedita nei movimenti e solo l'intervento di Hannah la liberò da quella benevola morsa:

Mamma. Se la deve portare a letto Elijah non tu!”

Ecco! Era provato. Ora non avrebbe più guardato la signora Wood negli occhi per tutto il suo soggiorno nella città degli angeli.

Hannah Wood smettila di dire queste cose!” disse Debra voltandosi verso la figlia. “Non è carino mettere in imbarazzo la povera Grace. E non voglio che cominciamo a farci riconoscere!” e ritornando a Grace disse: “Sono felice che tu sia venuta a festeggiare il tuo compleanno da noi!”

Ve lo dovevo. Elijah ha festeggiato il suo da me a Denver. Ed era molto più importante di un insulso ventiquattresimo compleanno!”

Elijah la guardò e le fece l'occhiolino. Grace sorrise e Zach, mettendosi in mezzo, disse:

Allora! Questi due arrivano direttamente da New York. E per quanto siano ancora negli States, vi devo forse ricordare che hanno due fusi completamente differenti?”

Se non lo avessi sentito da National Geographic Channel non lo avresti di certo saputo che in America ci sono due fusi orari differenti!” replicò Hannah prendendo in giro il fratello maggiore.

Elijah sorrise di nuovo. Aveva avvisato che i suoi erano persone apposto, alla mano e che se lui non volava con la testa per aria come molti suoi amici, solo perché era diventato famoso, lo doveva anche un po' a loro. Grace guardò Zach prendere il suo bagaglio a mano. Cercò di tenerlo, imbarazzata. Ma Zach fu irremovibile. E mentre Hannah spingeva il carrello con il resto dei bagagli, Elijah abbracciava la mamma, Grace seguì la scia vicino al suo ragazzo, parlando sorridente con Debra e ridendo delle battute dei tre fratelli. Salvo andarsi a schiantare contro un carrello che arrivava dalla direzione opposta alla sua.



Dom corse verso la coppia a braccia aperte mentre Evangeline rideva divertita dietro di lui.

Elijah, dall'altra parte fece lo stesso, suscitando però l'imbarazzo -finto- della sua ragazza.

I due erano ormai vicini, quando Dom, all'ultimo momento schivò il ragazzo e corse verso Grace, stringendola in un abbraccio inaspettato che la fece urlare di sorpresa e per il divertimento.

Monaghan! Butta giù le mani dalla mia fidanzata!” disse Elijah fingendosi offeso dal mancato abbraccio e -per dare più enfasi- oltre al broncio, puntò le mani sui fianchi.

Scusa! Tu hai la mia a portata di mano e non fai nulla!?” disse Dom voltandosi e guardando Elijah con un sopracciglio sollevato, quasi incredulo che l'amico non ci avesse nemmeno pensato.

Ah! Ah! Ah!” rise forzatamente Elijah guardando Evangeline che si avvicinava a lui. “Dovresti saperlo ormai che io ed Evy non ci sopportiamo nemmeno!”

Grace sorrise a Dom che serio chiese:

Tu mi vuoi bene, vero?”

Grace rimase un attimo in silenzio e poi rispose:

Ci devo pensare!”

Dom la guardò esterrefatto dalla risposta e staccandosi di malo modo disse, fingendosi risentito:

Sappi che non farò più sesso assieme a te!”

Sai che gioia!” rispose Grace alla provocazione. Aveva imparato a trattare Monaghan da quando era stato a New York. “Non sento nulla quando faccio sesso con te!” aggiunse poi facendosi abbracciare da Elijah che rise divertito dalla risposta della sua compagna.

Amore! Ne stai uscendo malissimo!” intervenne Evangeline.

Dom le poggiò una mano sul fianco e baciandola dolcemente sulle labbra si voltò verso i due amici e disse:

Ho prenotato un tavolo per otto a Cafe La Boheme!”

Elijah sollevò un sopracciglio e ribatté:

Stai scherzando? Quel ristorante è un posto per persone veramente chic! E poi... Otto? Siamo la metà. Che vuoi due tavoli solo per te?”

Dom scosse la testa e rispose:

Tranquillo. Ho deciso assieme ad Evangeline...”

Non mi mettere in mezzo Monaghan!” si intromise Evangeline.

Va bene!” si corresse Dom. “HO pensato che Grace deve vivere Los Angeles da vera star. E quindi... Ho deciso che questa settimana che starete qua, prima di tornare alla vostra casetta a New York, dobbiamo fare quelle cose da super ricconi che non facciamo mai!”

Io non le faccio mai! Tu sei uno che sperpera Dom! Te lo devo ricordare?” rispose Elijah serio.

Dom scosse la testa e prendendo Grace per una mano, in maniera teatrale si allontanò, lasciando indietro Elijah ed Evangeline e dicendo:

Perle ai porci. Ecco cosa devo dare io! Perle ai porci. Porto un po' di classe...”

Non mi hai ancora spiegato perché hai prenotato per otto!” esclamò divertito Elijah.

Dom si voltò e facendogli l'occhiolino disse:

Quella è una sorpresa Lij. Seguimi e lo saprai!” e riprese a camminare proponendo a Grace le sue idee su come festeggiare il compleanno due giorni dopo.

Elijah lo guardò poco convinto e rivolgendosi ad Evangeline chiese:

Tu ne sai qualche cosa?”

L'attrice canadese scosse la testa ed Elijah aggiunse:

Bene. Ho capito. Dobbiamo seguirlo senza parlare. E la cosa, ti giuro, non mi piace per niente!” e facendo strada ad Evangeline seguirono i rispettivi compagni.



Dom. io avrei fame!” si lamentò Elijah. “Sei sicuro di non aver sbagliato e di aver detto un posto per un altro ai tuoi amici che devono raggiungerci!”

Dom gli fece una smorfia risentita e disse:

Guarda che so dare gli appuntamenti!”

Sì! Certo! Anche in un Nuova Zelanda sapevi dare gli appuntamenti. Come quella volta a Queenstown che hai mandato tutti noi ad un ristorante che aveva lo stesso nome del pub dove tu ci hai aspettato per tutta la serata!” rispose Elijah caustico.

Siete voi che mi avete dato bidone!” replicò risentito Dom.

Si! Certo. Si è anche incazzato il signorino. Ci ha chiamato smadonnandoci contro e dicendo che lo avevamo lasciato come un cretino da solo...” continuò Elijah.

Ed era vero! Mi avete lasciato come un cretino ad aspettarvi al pub e io mi sono anche ubriacato!” disse Dom che, a quanto pareva, sentiva ancora bruciare la cosa.

Io mi ricordo, invece, che non te la sei passata male. Quando siamo venuti a prelevarti avevi una biondina mica male attaccata al cavallo dei pantaloni!”

Grace si voltò verso Elijah con gli occhi sbarrati. Dovette aspettare qualche secondo per rendersi conto che il suo ragazzo non aveva parlato. E dovette aspettare un lasso di tempo ancora più breve per rendersi conto che al tavolo erano rimaste solo lei ed Evangeline che erano rimaste a guardarsi negli occhi senza capire che cosa stesse succedendo. Dovettero voltarsi e guardare Dom ed Elijah che abbracciavano forte un ragazzo che teneva per mano una donna con dei capelli biondi non molto lunghi.

Billy Boyd!”

Mio Dio! Allora eri tu la sorpresa!” disse Elijah stringendo l'amico.

Billy sorrise divertito e indicando dietro di se disse:

No! Ci sono anche Sean e Christine fuori...”

Elijah scattò e corse verso la porta. Grace lo guardò senza capire e risentita disse:

Lij! Lij dove vai?”

Billy sorrise e disse:

Immagino che tu sia Grace, quindi. Dom mi ha detto che ti dovevo assolutamente conoscere!”

Ah! Mi fa piacere!” notò divertita Evangeline guardando Dom che si grattò la testa imbarazzato.

Billy, Elijah, Sean ed io siamo amici da anni ormai. Tu li hai conosciuti tutti. Grace ancora no!” si scusò Dom.

Billy rise e tendendo la mano a Grace, disse:

Io sono Billy. Sono l'amico di Elijah, quello di cui parla sempre. Almeno spero, perché se non lo ha mai fatto, allora questa è proprio una grande figura di merda!”

A queste parole tutti risero e la ragazza che stava dietro a Billy, tese la mano a Grace e disse:

Allison. Quella che deve sopportare questo scozzese pazzo!”

Grace sorrise e rispose:

Piacere. Io sono Grace Thompson. A quanto pare quella che è stata scaricata dal suo ragazzo per un uomo!”

Fu in quel momento che entrarono Elijah e Sean, seguiti da una donna che teneva per mano il nuovo arrivato e che sorrideva assieme ai due uomini.

Fu il turno di Dom e Billy di alzarsi in piedi e correre verso il nuovo arrivato e lasciare, stavolta, tre donne ad osservare divertite la scena.



Dopo le giuste presentazioni, Grace e gli altri si misero a sedere e mangiare. Fu davvero bello sentire racconti su che cosa avevano fatto quando erano in Nuova Zelanda, mentre giravano la trilogia.

Come la volta che Dom era venuto a New York, Grace si trovò spettatrice, stavolta non del tutto unica, a sentire di racconti assurdi, a ridere di cose che, sì!, non aveva vissuto, ma che erano talmente divertenti da ascoltare che facevano venire il buon umore.

Fu facile divenire amica di quei ragazzi che si erano aggiunti. Sean che si fingeva serio; Billy che era il più anziano ma -Dom Monaghan docet- era un gran cazzone.

Passarono due ore in allegria, parlando di tutto e di niente, conoscendosi e scoprendosi. E fu davvero come se fossero sempre stati presenti nelle altrui vite.

E Orlando?” chiese Elijah a Dom.

Impegnato!” rispose Dom.

Ormai è da un po' che non lo si vede!” continuò Billy, bevendo un sorso dal suo bicchiere di vino rosso.

Deve sfruttare la popolarità. Sta girando film su film . Il problema è che sono tutti uguali e non se ne rende nemmeno conto che si sta fossilizzando in un unico cliché. Quello del cavaliere senza macchia e senza paura!” rispose serio Dom.

Elijah annuì e disse:

Il problema è che fino a che andranno i film così, tutto sarà apposto! Poi non lo so!”

Grace ascoltava con la punta della forchetta ancora dentro la bocca e guardò Elijah che aggiunse:

Credi che tra poco subirà qualche blocco?”

Beh! Le trame stanno cambiando... Non so dirti con esattezza se e come subirà un blocco! So che gli interessi stanno cambiando!”disse Sean serio.

Ti riferisci a quel libro sui vampiri che è uscito e che ha venduto un sacco di copie?” chiese Christine mangiando un pezzo del suo dolce.
“Si! Mi riferisco a Twilight. Quanto pensi che ci metteranno a farlo diventare un fenomeno di massa come lo è stata la trilogia?” rispose il marito.

Ho sentito che stanno pensando ad una trasposizione cinematografica... Ma non credo che si farà quest'anno!” replicò Elijah.

Beh! In quel caso, cari miei, sappiate che le cose cambieranno e che dovremmo stare molto attenti. Sappiamo tutti com'è il mercato del cinema. E sappiamo tutti quanto è facile essere dimenticati!” disse saggio Billy.

Dom sospirò. Se ne accorse Evangeline, ma se ne rese conto anche Grace. Era noto a tutti, ormai, che dopo la terza serie, Charlie Pace sarebbe morto e Dom non avrebbe più avuto un posto in cielo tra gli angeli che interpretavano LOST. E questo avrebbe significato anche non poter vedere Evy -come la chiamava lui- per tutto il tempo. E per quanto Grace era felice che lei ed Elijah, nonostante fossero ancora freschi per la loro relazione, non si vedessero sempre sempre sempre anche abitando assieme, per Dom e la sua tormentata storia con Evangeline non era il meglio.

Ma la smettiamo di parlare di cose tristi. Siete quattro attori validissimi. E anche Orlando troverà qualche parte in qualche film dove non è costretto a vestirsi a maschera.”

La voce di Grace risuonò allegra e tutti la guardarono. Dovette superare l'imbarazzo di essere, ora, il centro della conversazione e sorridendo come un personaggio di un manga giapponese -le mancava solo di diventare rosso e di avere gli occhi a X- disse: “Ormai è il mio compleanno, visto che ci manca pochissimo... Dove mi volete portare?”

Tutti cominciarono a parlare del nuovo argomento e anche Dom si riprese. Evangeline se ne accorse e sollevando il suo bicchiere, fece un brindisi silenzioso a Grace che sorridendo le fece l'occhiolino.

Era sempre la stessa storia. Lei era quella che doveva tirare su tutti. Anche quelli che non conosceva. Ma non le dispiaceva nemmeno un po'!



Elwood! Ma perché invece di dormire nella dependance, non dormi nella tua vecchia camera! Mi faresti felice!”

Debra guardava il figlio con occhi speranzosi, aspettandosi una risposta positiva alla sua proposta.

Elijah si grattò la testa imbarazzato. Grace sapeva, almeno per quello che gli aveva detto Elijah, che a casa della madre sarebbero stati liberi come a New York, dal momento che lui occupava la dependance della villa dove abitava prima di trasferirsi.

Quella domanda implicava quindi il fatto che quella notte, tutte le promesse più o meno velate di Elijah, che riguardavano il sesso e altri giochi divertenti, sarebbero andati a farsi benedire.

Nonostante fosse una donna all'avanguardia, Debra Wood era comunque la madre di Elijah e non sarebbe stata felice di sapere che suo figlio aveva rapporti sessuali con la sua ragazza nella camera che occupava da bambino.

Hannah guardò la scena in silenzio, osservando con attenzione i volti di Elijah, della mamma e anche quello di Grace.

Mamma... Non pensi che Lij e Grace vorranno un pochino di intimità?”

Per la seconda volta nella giornata, Grace, si sentì un personaggio manga, diventando completamente rossa e rendendo i suoi occhi due puntini.

Elijah si accorse dell'imbarazzo di Grace e sorridendo disse:

Mamma. Io e Grace pensavamo di stare nella dependance...”

Ma state assieme anche a New York. Che cosa ti costa stare qua stanotte?”

Elijah era in difficoltà e Grace piano disse:

Amore... Tua madre ha ragione. Stiamo assieme a New York... Dormi nella tua cameretta ed io...”

E tu dormirai con me...” disse Hannah e alzandosi salutando Elijah disse: “Monkey! Ti aspetto dopo per dare la buonanotte alla tua principessa!” e fece un occhiolino al fratello che sorrise divertito!”

Grace seguì Hannah. La casa dei Wood era grande, ma non si sarebbe mai detto che dentro abitava una super star. Era una casa normale, nonostante le dimensioni e dava l'idea di famiglia.

Camminarono per un lungo corridoio, dopo aver salito le scale e Hannah aprì la porta della sua camera. Era semplice. Un letto, un comò con un grande specchio sopra, un grande armadio e qualche orsacchiotto datato in piedi vicino alla colonna dei cd. Come la libreria che si trovava vicino alla finestra, era molto grande e a prima vista aggiornata dal momento che molti cd erano ancora cellofanati. Alla testata del letto aveva un poster cupo, di un gruppo punk che piaceva anche ad Elijah. Accanto al letto, un letto uguale.

Scusa il disordine!” disse Hannah entrando e buttando delle mutandine nel cesto dei panni sporchi; stesso destino toccò ad un paio di pantaloncini e ad una maglietta bianca stretch.

No! È bellissima. Complimenti!” esclamò Grace pensando alla sua camera che era meno luminosa e si trovava sopra il garage di casa Thompson.

Ti piace? L'ho arredata io! Quando ero piccola dormivo con Elijah. Avevo paura. Poi, quando lui ha cominciato a stare lontano da casa, mi sono fatta coraggio e ho preso possesso di questa camera!” e guardando Grace disse: “Vuoi aiutarmi a rifare il letto!”

Grace annuì e Hannah prese delle lenzuola dal suo armadio e tolse il copriletto. Le due cominciarono a fare il letto e Grace, sprimacciando il cuscino dopo aver messo la federa, disse:

Posso farti una domanda indiscreta?”

Dipende dalla domanda!” sorrise Hannah prendendo il lenzuolo di sotto e aprendolo sul materasso cercando gli angoli elasticizzati.

Grace sorrise e poggiando il cuscino da un lato, disse:

Una domanda su vostro padre...”

Hannah si bloccò un attimo mentre sistemava un angolo del lenzuolo, poi, sospirando rispose:

Warren Wood è un argomento tabù, o quasi, in casa Wood!” e guardando Grace domandò: “Elijah non te ne parla volentieri, vero?”

Grace annuì e Hannah continuò:

Lui vuole bene a papà. Solo che gli dà fastidio non essere presente nella vita dell'uomo che gli ha dato la vita. Sentirlo quasi uno sconosciuto!” e guardando Grace disse: “Tu sei più fortunata. Tuo padre è morto e non lo hai conosciuto per questo. Per noi non c'è... Ma lui nemmeno se ne cura. È sparito. Ecco tutto...”

Grace aggrottò la fronte e stava per ribattere quando Hannah disse:

Credo che sia per questo motivo che Elijah non vuole prendere impegni seri...”

In che senso?” chiese Grace colta di sorpresa da quell'affermazione, mentre stendeva il lenzuolo.

Nel senso che ha paura di prendersi le sue responsabilità. Non mi stupirei se a trent'anni non fosse ancora sposato...” replicò Hannah.

Grace rimase un attimo interdetta. Guardava Hannah come se fosse un'aliena. In un attimo ebbe davanti a se la sua immagine. Trentenne, senza figli, con un ragazzo eterno e con la paura delle responsabilità. Non era quello che voleva.

Grace!” sentì chiamare.

Sorrise, cadendo dalle nuvole e vide Elijah sulla porta. Le si avvicinò e abbracciandola disse:

Avevo un'idea differente per la serata precedente al tuo compleanno. Ma la mamma è sempre la mamma. E mia sorella non mi ha aiutato a dire di no!”

Smettila Lij. Voglio conoscere meglio mia cognata. Ecco tutto!”

Grace non stava ascoltando. Non pensava nemmeno che in poche ore sarebbe stato il suo compleanno.

Pensava solo a quello che aveva detto Hannah. E pensava che per una che vuole una famiglia, quella prospettiva non era per niente buona.



Grace stava dormendo. Sognava cose strane. Billy, Dom, Elijah e Sean che ridevano di lei vestiti da folletti.

Elijah che si allontanava e andava via con Pamela Racine, quella percussionista dei Gogol Bordello.

Stava sognando sua nonna che le faceva i tarocchi, quando sentì qualcuno chiamarla. Si svegliò e vide Elijah che posando il dito sulle labbra per chiederle silenzio, le fece cenno di seguirla.

Grace lo fece e seguì il ragazzo per i corridoi della villa di casa Wood. Scesero le scale e arrivarono all'ingresso. Elijah aprì la porta e Grace non le chiese che stesse facendo solo per paura che parlando avrebbe svegliato tutti.

La condusse verso la dependance della casa e aprì la porta. Una volta dentro accese la luce e allargando le braccia disse:

Il mio regno!”

Grace lo guardò sorridendo e non ebbe tempo di rispondere che Elijah le prese il viso tra le mani e la baciò con passione.

Elijah non prende responsabilità.

C'erano solo le sue labbra.

Se non prende responsabilità non vuole figli.

E le sue mani.

Io voglio un figlio.

E la sua bocca che baciava ogni lembo di pelle lasciato libero dalle mani.

Io voglio una famiglia.

La sua lingua che accarezzava il ventre.

Io voglio qualcuno con cui condividere la vecchiaia.

Si sdraiarono sul pavimento. C'erano solo i loro corpi che cominciavano la lotta dell'amore.

Grace emise un gemito ed Elijah la guardò mordendosi il labbro. Cominciarono a fare l'amore in quella casa che aveva ogni singola parete pregna del carattere di Elijah.

Fecero l'amore disperatamente. O forse solo lei lo fece così, consapevole che doveva lottare per cambiare quella felicità e salire il gradino dell'età adulta.

Ebbero assieme l'orgasmo e quando lui, guardando l'orologio nella parete disse:

Le due e dieci sono passate, Grace. Auguri di buon compleanno!” Grace lo strinse a se e pianse.

Per la prima volta in tre mesi aveva paura di perderlo.



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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Come non ringraziare la mia unica fan? Grazie chiaretta per la tua recensione. Anche se ho notato che hai avuto un qualche cosa di cui lamentarti: Evangeline. Ma come ho già spiegato... A quei tempi lei e Dom erano culo e camicia. Ora lo so che lo sta facendo stare male -la loro storia è finita da pochissimo infondo- ma allora era davvero parte integrante della vita dell'attore mancuniano.

Questo è il terzo capitolo prima della fine. Credevo di riuscire a sbrigarmi prima ma mi sono resa conto che dovevo per forza dividere in due parti...

Quindi... rimbocchiamoci le maniche signori e signore e cominciamo a scrivere il 18° capitolo. Il primo passo verso la fine di una fic lunga CINQUE anni... Mica male! Ringrazio anche i lettori silenti.

Un bacio a tutti.

Niniel82...


PAURA DEL FUTURO?


Mi spiace. Io non posso farci nulla!”

Grace sentiva gli occhi riempirsi di lacrime. Non poteva chiederle questo.

Sicuro di non poter far nulla?” chiese lei con voce rotta.

Il signor O'Connor scosse la testa desolato e rispose:

Il tuo libro sta per essere lanciato in tutta Europa. Dovrai stare due settimane in Italia, due in Francia, tre in Inghilterra. Poi dovrai andare in Canada, Russia, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Cina e Sud America. Ci vorranno come minimo tre mesi!”

Grace sospirò frustrata. Elijah doveva partire a sua volta per girare un film che si sarebbe intitolato Bobby e che avrebbe occupato comunque tre/quattro mesi canonici per la produzione di un film. Poi Elijah sarebbe comunque tornato a casa, a New York per la creazione, finalmente, della sua casa discografica, sogno per cui aveva raggiunto la Grande Mela.

-E io, ora, come glielo dico che starò via per tutto questo tempo!-

Naturalmente ti lasciamo una settimana per sistemare un po' tutto, preparare le valigie -anche se ti consiglio di non portare molte cose, farai shopping in tutte le città e dovresti tornare con due valigie- e per salutare i tuoi parenti... E se non può venire con te, il tuo ragazzo!”

Le parole del signor O'Connor arrivarono come da lontano.

Grace guardava le mani in silenzio, a testa china.

Sì! Il suo ragazzo. Quello che avrebbe girato con Lindsay Lohan. Come poteva salutarlo Grace, sapendolo con una che gli si sarebbe attaccata alla lampo dei jeans alla prima occasione utile, usando la semplice scusa dell'immedesimarsi nella parte, mentre Grace se ne stava a bere un drink guardando il sole tramontare sul mare di Singapore.

Tutto ok?” chiese il signore O'Connor.

Grace sollevò la testa e sorridendo tirata rispose:

Certo! Tutto ok! Il mio libro sta avendo successo. È quello che volevo, no?”

Il signor O'Connor sorrise poco convinto dalla risposta alla ragazza. E sollevandosi dalla sua poltrona rossa, si avvicinò a Grace e mettendole le mani sulle spalle, con fare paterno, disse:

Sono sicuro che puoi farcela. Tutta la nostra casa editrice crede in te, Grace Thompson. Davvero!”

Grace sorrise e stringendo la mano al suo capo e senza aggiungere altro scese le scale, verso la quinta strada. Prese un taxi. Ci volle qualche tempo prima che una macchina gialla si fermasse.

E quando lo fece e l'indiano alla guida le chiese l'indirizzo, dopo che lei disse la strada di Harlem dove abitava assieme ad Elijah, poggiando il mento sul pugno chiuso, guardò fuori dal finestrino piangendo in silenzio.


Elijah stava con la testa china, cercando di pensare.

Ma non le veniva niente in mente. Il massimo che erano rimasti divisi era stato per nemmeno un mese, quando Elijah stava girando a Parigi il suo ultimo film. Prima di allora, avevano fatto tutto assieme.

In quei otto mesi, non si erano mai separati.

Vengo con te a Denver!” disse Elijah sollevando la testa e guardando sorridente Grace.

Grace scosse la testa e rispose:

Lij... Non so nemmeno se voglio andare a Denver!”

Devi salutare la tua famiglia. Non la vedrai per molto tempo!” replicò Elijah serio.

Loro ci saranno sempre, quando tornerò!” pigolò Grace.

Elijah sollevò un sopracciglio e disse:

Scusa!”

Grace portò le mani tra i capelli ed emise uno strano rumore, quasi un ringhio, per la frustrazione. E lasciandosi cadere nel divano disse:

Ho paura Elijah. Ho paura di Lindsay Lohan. Ho paura di qualsiasi donna che ti può stare vicino. Ho paura di tutto... Possibile che tu non te ne sia reso conto? Che sono terrorizzata dall'idea di perderti? Che ho paura di qualsiasi donna lavorerà con te, ti starà vicino!”

Elijah la guardò e sollevando un sopracciglio sorrise.

Grace se ne rese conto e scuotendo la testa, disse:

Lij! Non c'è nulla da scherzare! Io me la faccio sotto davvero!”

Elijah scoppiò a ridere divertito, provocando anche un forte attacco di tosse, nella norma per un fumatore accanito come lui.

Grace lo guardò con tanto d'occhi e seria disse:

Elijah mi sto arrabbiando!”

S-s-scusa... Amore... Non volevo...” e tossì forte diventando tutto rosso in faccia: “... Non volevo...”

Grace si avvicinò al compagno e dandogli delle pacche sulle spalle, disse:

Calmati!”

Acqua!” disse Elijah ancora divertito, con la voce roca.

Grace andò verso la cucina e riempì un bicchiere d'acqua fresca. Una volta in salotto lo porse ad Elijah e seria domandò:

Stai meglio!”

Era arrabbiata ed Elijah lo capiva dal tono. Mandò giù il suo bicchiere d'acqua, lo poggiò sul tavolino e sorridendo accarezzò una guancia a Grace.

Sai che a me non mi importa di nessuna Lindsay Lohan. Che non mi importa di altre donne. E che appena posso, giuro, giuro davvero, prendo un aereo e ti raggiungo anche in Siberia. Perché te l'ho detto, te lo ripeto e non smetterò mai di ripeterlo: ti amo Grace Melanie Thompson. E non c'è bisogno che elenchi tutti i motivi per cui ti amo. Ma so che è così e devi smetterla di aver paura. Perché nessuna, mai, sarà come te. Alla tua altezza!” e sorridendo la baciò. Poi sulle labbra di lei, le chiese: “Quando devi partire?”

Tra due lunedì!” rispose Grace.

Uhm! Quindi abbiamo undici giorni!” disse Elijah malizioso baciandola di nuovo.

Grace annuì e lasciò che Elijah la baciasse di nuovo.

Avvisa i tuoi parenti di non cercarti durante il week end... Anzi... Di non cercarti da oggi fino a lunedì. E che martedì andiamo a Denver per tre giorni!” disse Elijah allegro.

Lij! Che stai dicendo?” chiese Grace che non capiva.

Elijah la guardò malizioso e baciandola propose:

Che ne dici se, ora, tu ed io ci chiudiamo in casa fino a lunedì e non rispondiamo al telefono, al postino, al lavoro... A nessuno? Solo tu ed io...” e la baciò di nuovo.

Grace sorrise e allontanandosi appena notò:

Abbiamo il frigo che sembra il Deserto del Gobi!”

Elijah rise e guardando l'ora rispose:

Bene! Allora appena torneremo dal supermercato, ci chiuderemo in casa fino a lunedì e non risponderemo al telefono, al postino...”

Ai vicini che chiedono lo zucchero...” aggiunse Grace baciandolo.

... ai datori di lavoro!” ricordò Elijah con voce bassa e sensuale.

Ai parenti!” continuò Grace ridendo sulle labbra del ragazza che assaporando il sapore della ragazza disse:

Se non la smetti di usare questo burro di cacao giuro che ti denuncio per molestie sessuali continuate... Mi sono dimenticato cosa dovevamo fare!”

Grace rise e indicando l'ingresso rispose:

Prima di murarci vivi come si usava fare nel Medioevo, dovremmo fare una cosa che ci aiuterà a sostenerci in questi giorni di esilio volontario... Andare al supermercato!”

Elijah annuì e serio si sollevò e prendendo in braccio Grace cercò di portarla verso l'ingresso, ignorando le grida della ragazza che diceva:

Mettimi giù. Elijah! Ti prego! Cadiamo! Non ce la fai a port...”

Non riuscì a finire la frase. Franarono miseramente sul pavimento, ridendo come due scemi.

Quando si dice: sei ancora un bambino!



Grace stava cucinando. Tutte le finestre erano state chiuse e il condizionatore cercava di contrastare la forte calura che c'era fuori per le strade della Grande Mela.

Ecco cosa mi manca di Denver. Che non fa caldo come fa qua!” disse Grace friggendo una cotoletta.

Elijah si avvicinò e cominciò a baciarle il collo. Giada sorrise mordendosi il labbro e sussurrò:

Lij! Sto friggendo. È pericoloso, lo sai?”

Davvero?” domandò lui continuandola a baciare.

Grace sospirò e cercando di scansare Elijah disse:

Prima del sesso... Ho bisogno di mangiare Wood” e guardandolo domandò: “Tu non hai fame?”

Elijah sorrise e rispose:

Si. Un po'!”

Grace poggiò la cotoletta fritta sul piatto e porgendoglielo rispose:

Allora porta a tavola che è pronto!”

Elijah fece come ordinato e apparecchiò la tavola. Grace lo raggiunse dopo poco e cominciarono a mangiare, ascoltando e commentando le notizie del telegiornale.

Finirono subito e quando anche l'ultima briciola venne raccolta, Elijah si avvicinò a Grace e baciandola disse:

Per quel discorso lasciato prima in sospeso?”

Grace sorrise e maliziosa disse:

No! Lo sai che appena mangiato viene tutto su! E non è bello ruttare in faccia al rispettivo compagno durante l'intimità!”

Elijah la guardò sollevando un sopracciglio e chiese:

Lo stai facendo apposta, vero?”

Grace si morse il labbro e mettendosi a sedere sul divano, battendo la mano sul posto vicino a lei, rispose:

Forse. Ma stasera c'è anche un bel film, sai?”

Elijah sollevò gli occhi al cielo e mettendosi a sedere guardò il canale che aveva selezionato la compagna e a bocca aperte, incredulo disse:

Stai scherzando, vero? Non ci posso credere!”

Grace rise di gusto e indicando lo schermo con il telecomando spiegò:

L'ho letto quando stavamo al supermercato. E siccome non l'ho mai visto...”

Non hai mai visto Deep Impact?” esclamò Elijah ancora più esterrefatto.

Grace scosse la testa e ammise:

Mio fratello amava più Armageddon! Mi spiace!”

Elijah si colpì la faccia, facendo scivolare la mano sulla guancia. E sospirando domandò:

Tesoro. Io ho girato questo film. Non puoi...”

Oh! Certo che posso! Io lo voglio vedere!” replicò indispettita Grace.

Ho il DVD a casa! Te lo porto quando vado a Los Angeles!” implorò Elijah.

Grace scosse la testa irremovibile. E zittendo Elijah disse:

Zitto! Sta iniziando!” e accucciandosi al compagno cominciò a guardare il film.


Guardare il film assieme ad Elijah fu divertente. Grace passò maggior parte del tempo a prenderlo in giro, salvo poi piangere come una bambina quando lui e la ragazzina che aveva sposato, su di una moto, lasciavano i genitori della ragazza dietro e portavano in salvo il fratello di lei appena nato.

Quando il film finì, dopo il discorso di Morgan Freeman, Grace guardò Elijah e sorridendo disse:

Ne valeva la pena, non trovi?”

Elijah sorrise e baciandola si sdraiò su di lei, ignorando i mugolii di protesta, tutt'altro che convincenti, di Grace, che ridendo cinse il collo del compagno e lasciò che il resto accadesse da solo.


Responsabilità.

Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!” una risata malefica nell'oscurità.

-Chi sta ridendo?- si chiese Grace allungando le mani. Erano vecchie e aggrinzite e piene di macchie.

Solitudine.

Sì! Lo sai che rimarrai sola!” disse una voce sconosciuta.

Chi sei?” domandò Grace spaventata.

Non ottenne risposta se non il riecheggiare della risata diabolica.

Stava per gridare ma non ci riuscì: venne risucchiata all'indietro, angosciata, spaventata da quello che poteva succedere.

E fu allora che si svegliò.



Grace si mise a sedere sul letto. Il lenzuolo scese soffice, lasciando i seni scoperti.

Passò una mano nella faccia e guardò Elijah che dormiva abbracciato al cuscino al suo fianco.

Sospirando si alzò e mise una maglietta dei New York Yankees di Elijah.

Scalza, scompigliando i ricci resi ribelli dal sesso e dal sonno, andò verso il frigo e lo aprì, non prima di aver acceso la lampada vicino al divano.

Guardò dentro e prese una Heinekenn. L'aprì e poggiandosi sul piano di lavoro della cucina guardò la stanza illuminata fiocamente dalla luce calda.

-Ci vogliono solo i sogni, adesso...” pensò Grace sorseggiando in silenzio la sua birra, evitando di guardare lo schermo della TV spento.

'Sì! Lo sai che rimarrai sola!'

-Solo suggestione. Grace è solo suggestione. Come i rumori che sentivi la notte, quando era tutto buio! Era solo un incubo. Uno stupido incubo...- e sorseggiò di nuovo la sua birra.

Perché aveva paura? Elijah non le stava forse dimostrando che voleva stare davvero con lei? Non aveva pensato lui stesso di stare a casa con lei, staccandosi dal mondo circostante non usando cellulari, telefoni e non aprendo a nessuno, per poter utilizzare a pieno i giorni assieme, prima che lei partisse?

Un modo per lasciarti un bel ricordo quando scoprirai che ha un'altra!

Dannata vocina che parlava dentro di lei nei momenti meno opportuni.

-Mi ha detto che mi ama!- lottò Grace silenziosamente.

Certo! Con tutte le belle ragazze che le capiteranno a tiro. E quella Lindsay Lohan, cara! Quella si che sa come tenersi un uomo tra le gambe!

Grace scosse la testa e replicò:

-Non è tipa per Elijah. Lui non è fatto per stare con ragazze simili!-

Cara! Raccontale a tua nonna queste cose. Io non ci credo nemmeno se lo vedo!

Grace sospirò e guardò verso la finestra. Il cielo newyorchese si stava schiarendo pian piano. L'alba del primo vero giorno lontano dal mondo stava cominciando.

Un modo per lasciarti un bel ricordo quando scoprirai che ha un'altra!

-Mi ama! Lo so. Mi ama! E non devo avere paura di niente!-

Bevendo un lungo sorso dalla sua bottiglia, Grace andò in camera da letto e spogliandosi sovrastò Elijah che svegliando non fece troppe domande e accolse felice la silente proposta della compagna che prese l'iniziativa e cominciò a fare l'amore con lui.



I giorni a seguire furono pieni di risate, fumo di sigarette, cibo, vino, coca-cola e birra, sesso, film alla TV e scommesse idiote, come quella che vinse Elijah quando Grace gli disse che non avrebbe avuto il coraggio di uscire in guardino nature. Grace non dovette aspettare molto dato che Elijah si spogliò in cucina e la stupì mettendosi nudo nel giardino ad innaffiare le piante, sorridendo e salutando i vicini. E anche la sfilata di moda di Grace, con addosso una ridottissima camicina da notte di seta nera e tacco a spillo finì tra le risate dei due quando la ragazza, dopo l'ennesimo capitombolo, uscì dalla stanza a carponi e con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.

Furono giorni belli che Grace sapeva avrebbe ricordato con nostalgia.

Nonostante ogni volta che chiudeva occhio finiva a fare incubi che al risveglio avevano il potere di lasciarla nel panico totale.



Hope allargò le braccia e sorrise dicendo:

La mia piccola Gracie!”

Grace rispose all'abbraccio mentre Adam aiutava Elijah a prendere le valigie della macchina.

Mamma!” disse lei abbracciandola.

Devo dire che è molto carino da parte tua non degnarmi di un saluto dopo che ti ho scaricato tutte le borse!” notò risentito Adam.

Grace si voltò e saltando al collo del fratello disse:

MA certo che mi ricordo di te, piccolo idiota!”

Ti voglio bene anche io, Grace!” rispose sarcastico Adam facendo ridere Hope ed Elijah.

Grace fece una linguaccia al fratello e voltandosi verso la mamma domandò:

Prudence?”

Tua nonna è andata a giocare a burraco con le sue amiche. Tornerà prima di cena!” rispose Hope.

Grace sollevò un sopracciglio e disse:

Hope Thompson! Ti rendi conto che tua madre ha una vita sociale più attiva della tua?”

Adam sorrise e passando vicino a Grace replicò:

Si vede sorellina che manchi tanto da Denver!”

Grace si voltò Adam e guardando la madre le domandò:

Che significa?”

Hope arrossì e prendendo il bagaglio a mano della figlia e salutando Elijah con un po' troppa enfasi -cosa che lasciò perplesso anche l'attore- invitò i due, farfugliando cose senza senso, ad entrare in casa.

Grace guardò Elijah che sollevò le spalle per indicarle di essere completamente allo scuro alla compagna.

Grace sospirò e prendendo Elijah per mano entrò a casa.

Si prospettava una vacanza breve ma intensa, quella di Grace ed Elijah a Denver.



Prudence sorrideva alla nipote accarezzandole il viso.

Piccola! Ti vedo strana. Sembri pensierosa!” disse la nonna alla nipote.

Grace si guardò intorno. Elijah stava parlando con Adam, mentre Hope si era rinchiusa in camera a chiamare qualcuno.

Facendosi coraggio, Grace prese le mani di Prudence e stringendole rispose:

Ho scoperto una cosa su Elijah!”

Prudence aggrottò la fronte e chiese:

Qualcosa di brutto?”

Grace scosse la testa in risposta. E guardando di nuovo verso il compagno, fece cenno alla nonna di avvicinarsi e le sussurrò:

Ho scoperto che non ha intenzione di prendere nessun impegno!”

In che senso?” chiese allarmata Prudence.

Grace rivolse un altro sguardo fugace in direzione di Adam ed Elijah e sospirando rispose:

Non si vuole sposare. Per via della storia di suo padre e sua madre!”

Prudence sollevò un sopracciglio e sorridendo disse:

Tesoro. Tu hai ventiquattro anni. Lui venticinque! Ti sembra normale fare questi discorsi?”

Grace guardò strabiliata Prudence. Non si attendeva una risposta simile.

Nonna! Tu alla mia età avevi già due figli!”

Appunto. E dovevo sfamarli durante la guerra. E poi ne ho avuti altri tre e ho dovuto spaccarmi la schiena quando la famiglia è cresciuta... Ti sei mai chiesta che cos'è il matrimonio per una donna? Ti sei mai chiesta che cosa vuol dire trovarsi sole a crescere due figli? Ti sei mai chiesta che cosa mi sarebbe piaciuto fare quando avevo la tua età, invece che stare a penare per mio marito in guerra e per dare da mangiare a miei figli?” e sospirando, accarezzando la guancia della nipote, aggiunse: “Tu non te ne rendi conto. Ma sei più fortunata di me e di tua madre messe assieme. Hai il mondo ai tuoi piedi. Hai la possibilità di fare cose che anche quando sei nata tu erano impensabili. Vuoi mettere a repentaglio la storia con un uomo che ti ama solo perché non si sente pronto a sposarsi? Piccola mia! Ma sai quanto è difficile trovare un uomo maturo come Elijah al giorno d'oggi? Lui ha paura di quello che ha vissuto con la separazione dei suoi genitori. Ha paura di far soffrire te e un vostro figlio se fa errori di valutazione dovuti alla fretta! Pensa come lui. E abbi pazienza. Non lo biasimo, Grace. Anzi! Ti dico di tenerlo stretto dopo questo. Perché è una prova della sua maturità...”

E se a trent'anni mi trovo che lui non si vuole sposare? E se rimango incinta? Devo forse ricordarti che quando gli ho detto di aspettare un bambino stava per avere un embolo?” replicò Grace.

Prudence sorrise e disse:

Trent'anni li avrai tra sei anni. E da qui al 2012 quanta acqua credi che sarà passata sotto i ponti? Te lo dice una che ha visto non solo i fiumi scorrere, ma ingrossarsi e allagare tutto oltre gli argini. Sii paziente. Ora è così. Domani pure. Ma dopodomani sia tu che lui cambierete... Fattelo dire da una povera vecchia pazza che legge tarocchi!”

Grace stava per rispondere quando il campanello di casa suonò. Adam si scusò con Elijah e andò ad aprire, mentre Hope, di fretta, scese le scale.

Ciao!” disse Adam tranquillo.

Grace si sollevò cercando di capire se fosse la ragazza di Adam. Zampa, il gattino vagabondo di Grace miagolò tranquillo, segno che conosceva la persona che stava entrando in casa. Grace preparò il suo miglior sorriso, che morì subito dopo.

Alla porta c'era un uomo alto e slanciato. Non doveva avere più di cinquant'anni.

George!” disse Hope avvicinandosi alla porta.

Grace guardò la madre abbracciare l'uomo e baciarlo. Sulla bocca. A lungo.

Adam si avvicinò alla sorella che guardava basita la coppia e disse:

Quello è George Green. Primario dell'ospedale dove sei stata ricoverata quando hai avuto l'appendicite!”

Lui e tua madre si sono conosciuti lì, dopo la tua operazione. Quando tu sei partita a Parigi hanno cominciato ad uscire assieme... E ora stanno assieme!” spiegò Prudence con un sorriso.

George parlò a bassa voce con Hope, mentre Grace li guardava. Fu allora che Hope si voltò e vedendo la figlia guardarla con tanto d'occhi, disse:

George. Lascia che ti presenti mia figlia. Anche se so che la conosci già! Questa Grace! La scrittrice di casa che adesso deve partire in tournée per il mondo...”

George sorrise e tendendo la mano a Grace disse:

Forse tu non ti ricordi. Ma ero io il tuo medico curante quando sei stata ricoverata!”

Grace guardò la mano dell'uomo e poi, non del tutto convinta la strinse dicendo:

P-Piacere!”

L'uomo strinse forte la mano di Grace e la ragazza osservò per un attimo le sue dita strette nella mano curata dell'uomo. Chi era quello sconosciuto? Che voleva da sua madre? Perché voleva entrare nella sua famiglia?

Si voltò e guardò Elijah.

Tutto cambia. Niente si conserva intatto nel tempo. Nemmeno gli oggetti. I sentimenti sono quindi mutevoli come l'aria. E questo le faceva terribilmente paura.



Tenendo Zampa in braccio, Grace scese le scale.

Sua nonna Prudence le aveva detto che quando voleva scacciare gli spiriti cattivi bastava che tenesse il gatto in braccio e quelli non le si avvicinavano.

Era stata una giornata pesante ed Elijah era stato quasi in disparte, anche quando le era stato vicino.

Conoscere George l'aveva sconvolta, sicuramente. Normalmente, quando ci si prende l'appendicite, tutto si pensa meno che tua madre flirti con il primario del tuo reparto.

A quanto pare, però, Hope aveva accettato la corte di questo dottoruncolo da strapazzo e -per quello che aveva capito a tavola (ed era davvero poco!)- sua madre stava pensando di portare George a casa e cominciare a convivere con lui.

Certo! Dopo appena tre mesi, convivere e la cosa migliore.

Anche se lei non doveva parlare, visto la sua storia con Elijah.

Stava accarezzando Zampa pensierosa e il gatto ronfava tranquillo tra le sue braccia, quando sentì:

Devo pensare che stai diventando un'adulta! Cominci a non dormire la notte. Segno che hai troppi pensieri per la testa!”

Grace sorrise guardando Prudence aprire il frigo e mostrandole il latte le chiese:

Un bicchiere anche per te, vagabonda?”

Grace annuì e lasciò che Zampa se ne andasse verso il salotto, a dormire sul divano.

Prudence porse il latte alla nipote e facendo un brindisi senza far toccare i bicchieri, bevvero in silenzio un lungo sorso di latte.

Fu la donna a parlare per prima:

Non hai preso bene la storia di tua madre con George, vero?”

Grace girò il bicchiere tra le mani e sospirando rispose:

Non è che non l'ho presa bene. Sono diversa dalla ragazzina di sette anni che ha fatto di tutto per rovinare la storia di sua madre con il suo maestro! È che non so se per lei vada bene mettersi tutta questa fretta!”

Prudence, che stava bevendo un sorso di latte, poggiò il bicchiere sul tavolo e sorridendo esclamò:

Cosa odono le mie orecchie? Grace Thompson parla di essere precipitosi? E allora con chi stavo parlando io, questo pomeriggio, prima che arrivasse Doug Ross in salotto? Mi sembrava la mia nipotina spaventata dall'idea di rimanere zitella a ventiquattro anni!”

Le due risero e Grace, sempre giocherellando con il suo bicchiere, replicò:

Non ho paura di rimanere zitella. Stasera ho pensato a quello che mi hai detto. Sì! Elijah ha paura di prendersi le sue responsabilità. Non gli do torto. Ha venticinque anni. È un bambino. E ha avuto tutti quei problemi riguardanti la separazione dei suoi... Ma ho capito una cosa stasera... Quando io stavo in silenzio, tutti si sono resi conto che qualche cosa non andava. Tutti, in un modo velato, per non essere maleducati con il dottor Green -è una battuta!- mi siete stati vicino a modo vostro... Anche la mamma. Elijah stava da una parte, in silenzio...”

E allora?” chiese Prudence incrociando le braccia.

Grace sospirò e rispose:

Voglio qualche cosa che mi dia sicurezza nonna. E non parlo di matrimonio! Parlo di certezze. Di sapere che anche se non vuole prendere un fottutissimo impegno, lui ci sarà quando starò male, senza che debba essere io a farglielo capire. O peggio... A dirglielo...”

E allora?” incalzò Prudence.

Grace la guardò e rimase qualche secondo in silenzio. Poi voltò lo sguardo verso il salotto e chiese:

Nonna? Mi puoi fare i tarocchi?”

Prudence sorrise e facendo cenno di alzarsi, guidò la nipote nel salotto.

Prese i suoi tarocchi dal solito cassetto e dopo averli mischiati, li fece smazzare alla nipote.

Li poggiò sul tavolo nella consueta posizione e cominciò a decifrare.

Gli Amanti... Siete voi. Ed è positiva. Un unione forte... L'Angelo del Giudizio... Ti aiuterà nel tuo lavoro, ti affermerai... L'Appeso è la saggezza... Quello che mi preoccupa è questa carta...” e prese il tarocco incriminato in mano: “La Torre. Non è una carta buona. È pericolo. Dolore. Separazioni!”

Grace deglutì e domandò:

Ed è nel contesto della storia?”

Prudence guardò bene le carte e disse:

Tesoro. Il quadro è complicato. Il dolore non è legato a lui. Potrebbe essere legato a tutto. Anche alla relazione di tua madre...”

Grace sbuffò e accogliendo Zampa in grembo, disse:

Non parto. È questo viaggio il problema. È la paura di non riuscire a tenere Elijah per me, ora che sto andando lontano... Ed è anche la paura della nuova storia della mamma. Tutto ora... Io... Io non posso partire, nonna!”

Non puoi ma devi!” ribatté Prudence riponendo i tarocchi.

Grace rimase per la seconda volta colpita dalla risposta della nonna che, senza lasciarle il tempo di ribattere, disse:

Questo è il tuo lavoro, Grace. Hai sempre sognato di scrivere, da quando eri bambina e ti inventavi storie sul tuo papà per raccontarle a scuola... Ti sembra giusto, ora che ce l'hai fatta, mollare tutto per la tua storia -importante, non c'è dubbio, ma non è un matrimonio per darle più importanza di quella che ha!- e per la storia che tua madre, dopo ventidue anni, ha cominciato con un uomo? Vuoi buttare al vento tutto quello che hai costruito?”

Grace non ribatté e Prudence continuò:

Prenderai quell'aereo. Dovessi portarti all'aeroporto io stessa. A calci nel didietro!”

Grace sorrise, immaginando Prudence che l'accompagnava all'aeroporto a calci. Poi, sospirando, disse:

Nonna... C'è una cosa che voglio chiederti... E non c'entra con Elijah, con George, con la mamma, con i tarocchi e con il mio viaggio”

Non ho un compagno se è quello che vuoi chiedermi!” scherzò Prudence.

Grace e la nonna risero sommessamente e Grace, accarezzando la testa di Zampa che ronfava grato, chiese:

Com'era papà?”

Prudence rimase in silenzio. In tutti quegli anni, con l'ausilio delle foto e con la sua fantasia, Grace aveva creato la sua immagine di Fred Thompson, senza chiedere niente alla madre o alla nonna. Sentirla quindi chiedere qualche cosa del padre, lasciò Prudence di stucco.

La vecchia si sistemò nella sedia e schiarendo la voce disse:

Fred era un uomo fantastico. E non è il solito buonismo fasullo che i vivi usano per parlare dei morti... Tuo padre era uno con le palle. Lui e Hope si sono sposati giovani. E si amavano da sempre. Credo che Hope, tua madre, non abbia mai amato un uomo come ha amato tuo padre. Quando nacque Adam, ricordo che stavo all'ospedale, con lui. Lui era orfano. Lo sai. Sua sorella abitava in Iowa. Era solo. C'ero solo io... Pianse tutto il tempo. Prima per la paura. Poi per la gioia. E quando prese Adam in braccio si illuminò e gli promise che gli sarebbe stato vicino. Che gli avrebbe insegnato a giocare a baseball, gli avrebbe insegnato ad andare in bici... Lo fece. Puntuale come un orologio... Quando gli sembrava il momento giusto, lui insegnava ad Adam quello che poteva. E quando scoprì che tuo fratello amava la pallacanestro piazzò il canestro sopra la porta del garage...”

E quando ha saputo che sarei nata anche io?”

Prudence sorrise e gli occhi divennero lucidi:

Tuo padre e tua madre ti hanno cercata. Per sette anni. E quando sei arrivata... Tuo padre non ci voleva quasi credere. Saltò per tutta la casa, ridendo come un matto. E poi... Poi... Quando abbiamo saputo che sarebbe nata una bimba... Lui ha tinto la tua camera di rosa. E ha sistemato la culla. E quando sei nata stava anche per ore a fissarti, dicendo incantato che eri piccola, troppo piccola. Molto più piccola di Adam...” e le due risero assieme: “Tuo padre amava i Queen. E Carlos Santana. Amava i Beatles. E questa passione smodata te l'ha contagiata. E amava ballare musica country abbracciato a tua madre. Mi chiamava mamma. E mi faceva commuovere ogni volta... Tuo padre era uno che si batteva se qualcuno calpestava i diritti di un suo compagno. Ed era patriottico. Molto più di Hope, di me, di mio marito che ha combattuto la Seconda Guerra Mondiale. Soffrì parecchio perché non lo presero a combattere in Vietnam per colpa della mononucleosi. Rispettava la bandiera. Rispettava i Presidenti. Era Repubblicano...”

Avremmo litigato come matti!” sorrise Grace.

No! Avrebbe disapprovato George W. Bush. Almeno credo...” e risero assieme: “Amava 'Il Padrino' e anche i film western. E tutti quei film pallosi, da intellettuali che guardava solo lui. E si commuoveva guardando Rossella O'Hara prendere la carota e giurare di non mollare mai, anche se non si faceva vedere, quando lo faceva...” e guardando Grace, con gli occhi pieni di lacrime, Prudence disse: “Aveva i tuoi occhi. E quando è morto l'ho pianto come un figlio...” e prendendo un fazzoletto dalla tasca del suo pigiama aggiunse: “Nemmeno a me piace George. Ma sai cosa penso. Hope è mia figlia. Amerà George. Ma mai come ha amato Fred!”

Grace sospirò. Stava piangendo anche lei. Per la prima volta in vita sua si rese conto di sentire un buco dentro. E stringendo la nonna, pianse in silenzio quel padre che non aveva conosciuto, ma che viveva in ognuno dei suoi tratti.



Elijah sospirò guardando davanti a se.

Era stato un errore andare a Denver senza informarsi. Se lo avesse fatto avrebbe saputo di George e avrebbe studiato un modo per preparare Grace senza dirle nulla. Invece si era trovato in mezzo a quell'uragano anche lui, sballottato e senza sapere cosa fare.

Zampa lo distrasse dai suoi pensieri ed Elijah lo prese in braccio. Lo accarezzò e solo allora si rese conto che Grace lo stava guardando in silenzio.

Grace mi hai fatto prendere un colpo!”

Scusa!” disse lei seria. E indicando il posto vicino ad Elijah chiese: “Posso sedermi vicino a te?”

Elijah annuì e Grace si lasciò cadere sulla panchina che stava nel piccolo giardino della sua casa.

Rimasero qualche secondo in silenzio. Poi Grace disse:

Penso che dobbiamo parlare, Lij!”

Elijah si voltò a guardare Grace e non rispose. Lei, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo disse:

Ho capito che non mi basta chiudermi in casa per essere tranquilla, Lij. Ho capito che non mi basta essere la ragazza di su di un giornale se poi basta che ti fotografano con una che non sono io e a mille chilometri posso immaginare tutto... Voglio una certezza Elijah. Voglio partire sapendo che ti ritroverò... Che ci sarai, nonostante la mia lontananza!”

Ma io ci sarò!” sorrise Elijah che non riusciva a capire dove volesse parare Grace.

Lei si voltò, lo guardò e replicò:

Voglio che tu prenda un impegno. Che tu non faccia solo una promessa formale, ma qualche cosa che mi leghi a te. E non mi faccia avere paura di nulla!”

Grace? Come ti viene?”

Grace si voltò e disse:

Adam si sposa tra poco, lo sai? Mia madre sta con uno. Lo hai visto... Io sto con te. Ti conosce la mia famiglia. Io conosco la tua. Molto bello. Ma io e te? Quando faremo un salto. Quando renderemo la nostra storia ufficiale? Quando cresceremo Elijah?”

Elijah la guardò. Non rispose. Grace sbuffò stizzita e rispose:

Ecco. Appunto!” e senza aspettare che Elijah potesse replicare, si alzò e se ne andò.

Aveva paura del futuro, Grace. Non capiva che con le sue paure stava mettendo a repentaglio uno dei pochi scogli sicuri della sua vita: la sua storia con Elijah.





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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Volevo ringraziare la mia nuova lettrice DiNozzo323 che ha recensito la mia storia e che... Sì! Non ha dovuto aspettare cinque anni per la fine. Anche se ormai gli anni sono sei... Madonna! Sono tantissimi!!!

Comunque. Spero davvero che la storia sia sempre di vostro gradimento o voi che leggete passate e non recensite. Spero anche che nessuno rimanga offerto da questo ultimo colpo di coda. Quello prima del gran finale.

Un bacio a tutti.

Niniel82.




Frodo e i suoi anelli.


Signorina Thompson. Il suo libro 'La leggenda del Principe di Babilonia' è un fantasy bellissimo che lei ha dedicato a suo padre, defunto da ormai molti anni. Nonostante il libro abbia riscosso un grande successo di critica e stia vendendo molte copie in tutto il mondo e lei è in viaggio per promuoverlo -ed ecco la sua presenza in Spagna!- tutti noi colleghiamo la sua immagine a quella dell'attore, suo coetaneo, Elijah Wood. La vostra storia ormai va avanti da quasi un anno. Quello che i nostri lettori e le nostre lettrici vogliono sapere è se sono vere le voci che vi vogliono marito e moglie a breve”

Grace sorrise sarcastica, guardando un punto imprecisato oltre il suo microfono. Quella domanda, fatta in quel preciso momento della sua vita, poteva costare un occhio nero al povero giornalista che ignaro l'aveva formulata.

No! Io ed Elijah non ci stiamo per sposare!”

Ci fu un po' di parapiglia, in cui tutti chiedevano l'attenzione del moderatore che avrebbe dovuto chiamare il prossimo giornalista.

Salve signorina Thompson. Sono Javiero Romero Sànchez e scrivo per 'Hola'(*)”

Buongiorno!” salutò educatamente Grace.

Buongiorno a lei! Volevo sapere se quello che si dice in giro da un po' di tempo, riguardo la sua relazione con Elijah Wood sia vero? È vero che vi state lasciando?”

Grace dovette davvero richiamare a se tutto il suo autocontrollo per non saltare al collo di quel giornalista e strangolarlo. Come si permetteva di farle quella domanda? Ma cosa fregava a tutti loro se lei era o no in procinto di sposarsi, di avere un bambino, di lasciarsi con Elijah? Ma che fine aveva fatto la sua vita privata? Anche alla Allende facevano queste domande del cavolo?

Trasse un profondo respiro e rispose:

Tempo fa, in America, mi sono state rivolte all'incirca le stesse domande. La mia risposta è stata questa: la mia vita privata, dalla morte di mio padre ai miei sentimenti riguardo la sua perdita, dalla mia famiglia alla mia storia con un attore comunque molto conosciuto, sono cose che preferisco tenere per me e che non hanno nessuna attinenza con il mio libro!”

Quindi non conferma e non smentisce?” continuò il giornalista di Hola.

Io non sto rispondendo perché non credo che alle persone che comprano il mio libro interessi davvero questa storia. Io mi esprimo tra le righe della carta di un libro, cercando di regalare emozioni a chi legge. Non voglio diventare cibo per le riviste patinate che vengono lette dal parrucchiere!”

La sua risposta può anche far sembrare che le cose stiano davvero andando così!” azzardò l'uomo scatenando la rappresaglia degli altri giornalisti che voleva un po' di spazio anche loro.

Il moderatore richiamò l'attenzione e Grace disse qualche cosa a Julia all'orecchio e subito, la donna, prendendo parola disse:

La signorina Thompson vuole che sappiate che qualsiasi domanda le verrà rivolta, d'ora in poi, riguardante la sua vita privata non otterrà alcuna risposta!”

Grace guardò Julia con un sorriso grato e sospirando guardò il moderatore a cui fece cenno di continuare l'intervista.

Nessuno lo poteva vedere ma Grace aveva un mal di stomaco assurdo e stava in piedi per miracolo. E la colpa era tutta di quei giornalisti, di quella stupida conferenza stampa e di Elijah Jordan Wood.


Rimise apposto la digitale e sospirò.

Plaça Reial era davvero molto bella, con la sua fontana al centro e le sue palme che stavano a decorare il perimetro quadrato della piazza. Ma Grace non era entusiasta.

Barcellona era davvero una città bellissima. Lei aveva visto quasi tutto: aveva girato la Ciutat Vella (la Città Vecchia), visitandone le piazze; Plaça Reial, appunto; Plaça de Catalunya, una piazza immensa dove tutte le metropolitane, o quasi, facevano capolinea e dal quale si poteva scendere la Rambla, guardando gli edifici, fotografando le cose più belle e arrivando fino alla statua di Colombo, nel Porto Vell (il Porto Vecchio). Fu allora che, sconsolata, Grace si mise a sedere e guardò la statua che da lontano indicava qualche cosa:

'Indichi la mia patria? Non sei simpatico sai?' pensò Grace rivolta alla statua alta sette metri.

'Non credo che se tu ti fossi fatto i fattacci tuoi ora io sarei qua. E non ci sarebbe stata l'America e tutte le cose che abbiamo fatto noi americani...' continuò guardando il navigatore genovese che dall'alto del suo piedistallo se ne fregava di tutto, compresi i pensieri di Grace.

'Sai che quello scemo non mi chiama? Quell'idiota di un attore da strapazzo non mi ha degnato di una sola chiamata da quando sono arrivata in Europa. Ma ti sembra il caso? Capisco tua moglie che non poteva sentirti quando sei partito a cercare le Indie. Forse anche si sarà messa il crespo nero visto quante persone credevano alla tua impresa... Ma nel 1492 non c'erano i cellulari. E nemmeno il telefono fisso o il telegrafo per mandarti messaggi alla Santa Maria, o alla Ninja o alla Pinta. Lei stava lì sperando che tu ce la facessi. Io, figlia della tecnologia moderna, con cellulari, telefoni fissi, telegrafi, segnali di fumo, internet, chat, e-mail... Sono stata abbandonata dal mio uomo capisci? Oddio! Parlare di abbandono dopo tre giorni che sono partita mi sembra esagerato. Ma nonostante tutto questo ben di Dio per comunicare, cosa che tu saresti impallidito solo all'idea di riuscirci a farlo, non l'ho ancora sentito! Non mi ha ancora chiamato, capisci?'

Grace sollevò lo sguardo e guardò il piccolo Colombo che puntava il suo dito.

'Ce l'hai con me? Dico... Ce l'hai con me?' pensò Grace mimando mentalmente De Niro. 'Dici che potevo chiamarlo anche io se volevo? Ma siamo pazzi? Ma dico...' passò le mani sul viso e sospirò e sollevandosi a guardare il famoso navigatore e scopritore, aggiunse: 'Tutto orgoglio il mio. Lo so. Ma non me la sento, Cris. Non me la sento proprio. Forse è meglio che non ci pensi...' e alzandosi andò verso la passeggiata del Porto Vell.

Triste come non mai.


Grace aveva ragione ad aver paura di Lindsay lohan. Quella ragazza era riuscita ad andare a letto con quasi tutto il cast, la crew e anche le comparse.

'Quando si parla di seri problemi mentali!'

Joshua Jackson, suo collega e quasi coetaneo, una sera, davanti ad un birra aveva detto:

Quella non è dipendente solo dalle droghe!”

Elijah aveva cercato di non ridere alla battuta non proprio cortese, ma la voce un po' impastata di Joshua e il suo sguardo vacuo fecero quasi uscire dal naso la birra ad Elijah.

Quella mattina si era andato oltre ogni umana ragione.

Elijah si stava cambiando, mettendo uno di quei ridicoli costumi anni Settanta. Si guardava allo specchio sistemando le basette -di quelle era molto fiero, però!- e sentì la porta della roulotte aprirsi.

Pensando fosse la truccatrice, Elijah nemmeno si voltò e disse sistemando la camicia dentro i pantaloni:

Cecil. Scusa! Sono in ritardo, lo so!”

Sentendo una risata sommessa, Elijah si voltò e vide Lindsay che gli sorrideva poggiata alla porticina della roulotte.

Cecil è chiusa fuori!”

Elijah sollevò un sopracciglio e cercando di essere il più gentile -non venisse mai detto che Elijah Wood non era educato- possibile replicò:

Ti vorrei ricordare che tra poco dovremmo andare a lavorare!”

Lindsay mosse la mano e rispose:

E io vorrei farti una domanda!”

Elijah deglutì e disse:

Spara!”

Lindsay so fece più vicina. Elijah arretrò di qualche passo -vada per l'educazione... ma quando il tuo vicino si prende libertà che non deve, allora è meglio correre ai ripari. Anche se si risulta maleducati- .

Mi chiedevo... Che fine ha fatto quella biondina della foto che tieni attaccata allo specchio!” domandò Lindsay con voce calda e seducente.

Elijah sorrise e si grattò la testa nervoso. Non rispose e Lindsay aggiunse:

La piccola scrittrice ti ha mollato per caso?”

Elijah era davvero imbarazzatissimo. Deglutiva la sua stessa saliva continuamente, terribilmente agitato da quello che potesse fare la sua collega mangia uomini e non solo!

No! Io e la mia ragazza stiamo assieme. E siamo felici!” rispose Elijah che sentiva mancare l'aria. Doveva andarsene da quella roulotte, prima che quella gli saltasse addosso.

E come mai non ti chiama mai?” sorrise maliziosa Lindsay giocherellando con il colletto della camicia di Elijah.

Elijah , stanco di quelle attenzioni, staccò le mani di Lindsay e sospirando disse scocciato:

Senti. Sono fidanzato da un anno. Amo la mia ragazza. E la amo perché è una ragazza meravigliosa. Nonostante sia piena di difetti, ha dei pregi che la rendono una persona migliore di quello che credi...”

Lindsay sbuffò infastidita dalla risposta e sistemando il giacchino di Elijah con uno strattone un po' più vigoroso del normale, replicò:

Tutti gli uomini finiscono per capitolare. Tutti. E tu non sei un santo Elijah. Anche se lei è speciale!” e uscendo, salutandolo con le dita, aggiunse: “Ci vediamo sul set, sweety!” e uscì dalla roulotte lasciando il posto a Cecil, la truccatrice che guardando sbalordita Lindsay uscire disse:

Lij... Lo so che non sono fatti miei. Ma non sei fidanzato?”

Elijah seduto sul ripiano del trucco, si voltò verso Cecil e rispose:

Tranquilla tutto apposto... Andiamo và. Altrimenti sgridano me!” e mettendosi a sedere aspettò che la fase trucco avesse inizio e lui potesse cominciare finalmente a lavorare.

Con la mangiatrice di uomini per eccellenza di Hollywood.


Il Tower Bridge.

Grace lo aveva sempre sognato quando da Denver pensava ai suoi viaggi impossibili in giro per l'Europa.

Londra era sempre la prima della lista, una città che attirava Grace per qualche motivo oscuro.

-Dicono che quando sei così legata ad una città anche senza averla mai vista, significa che in un'altra vita è stata parte della tua vita, una parte importante della tua vita- pensò Grace guardando le acque calme del Tamigi che scorreva sotto di lei, illuminato dalle luci della città inglese, poggiata al parapetto vicino all'entrata per visitare le Torri del ponte.

Sospirò e si strinse meglio nel cappotto. A Barcellona faceva freddo, ma non così tanto come a Londra.

E il freddo era il doppio. Sei giorni e solo due messaggi. Uno diceva:

Stai bene? Io sto lavorando come un matto. Mi manchi e vorrei che ci fossimo lasciati senza litigare. Accidentaccio! Ti amo amore... Elijah!”

Bello. Non c'era dubbio. Almeno le diceva di amarla. E aveva persino parlato del fatto che avevano litigato prima di partire. Se proprio si voleva parlare di litigata, tra l'altro.

Nel secondo, invece, si era tenuto sul vago, dicendo qualche cosa tipo:

Giornata pesante. Ho preso anche una strigliata dal regista. E tu lo sai che a me non piace essere strigliato!”

Niente solo quello. Delusa Grace aveva cominciato a passeggiare per quella città sconosciuta e le era stato facile trovare tutti i posti che voleva vedere, senza consultare una mappa o il suo 'AZ London'.

Doveva scriverci davvero un romanzo su questo conoscere cose o città che non abbiamo mai visto.

-Mi sento così sola e così triste...- e sospirando scese le scale per andare verso la Torre di Londra.


TU SEI SCEMO?”

Dominic Monaghan aveva strillato talmente forte quella domanda che suo fratello, vicino a lui, spaventato gli chiese:

Dom? Ce l'hai con me?”

No, Matt! Sono incazzato con quella scimmia idiota del mio amico Elijah!” rispose Dom tranquillo al fratello, salvo poi riprendere a strapazzare il povero amico: “Mi vieni a parlare di amore, di stare attento una volta che ho trovato una donna adatta a me e che cosa fai? Ti metti a scrivere messaggini cretini alla tua donna che sta dall'altra parte del mondo? Ma che ti dice la testa?”

Elijah sollevò gli occhi al cielo e disse:

Guarda che anche lei non si è comportata bene. A me nemmeno risponde ai messaggi!”

Dom rimase un attimo in silenzio. Dall'altra parte Elijah lo poteva immaginare con un sopracciglio sollevato che scuoteva la testa. Poi, dopo tutto questo silenzio, giustamente Dom sbottò:

Beh! Certo! Facciamo così. Lei non ti risponde ai messaggi cretini che le scrivi e tu non devi fare nulla per riprendertela. Certo Lij. Hai ragione! Il tuo ragionamento non fa una piega. Fai così. E quando la perdi... Sappi che sono solo fattacci tuoi!” e senza aspettare risposta chiuse il telefono.

Elijah rimase qualche secondo interdetto e visto che nei cellulari non si sente il disperato 'tuuu tuuu tuuu' che si sente con un telefono con i fili quando la comunicazione viene interrotta, rimase al telefono chiedendo:

Dom? Dom? Ci sei?”

Dovette guardare il telefono e solo allora si rese conto che l'amico gli aveva staccato la chiamata.

Scosse la testa e arreso disse:

Lo sapevo io che dovevo chiamare Billy!” e senza aggiungere altro andò verso il set, dove lo attendevano per girare una scena con Lindsay Lohan.


Nel frattempo, lo stesso Monaghan, facendo correre veloce i numeri della sua rubrica. Quando trovò quello che cercava, premette il tasto chiamata e attese una risposta dall'altro capo.

Pronto?” chiese una voce sorpresa dall'altro capo.

Signorina Grace Thompson buonasera. Sono il suo sogno erotico. Dominic Monaghan!”

Dom dovette davvero trattenersi, immaginando la faccia di Grace in quel momento. Attese qualche secondo e la risposta di Grace arrivò:

Monaghan! Il giorno che comincerò a sognare di avere rapporti sessuali con te... divento lesbica!”

Quello fu il colpo di grazia. Dom cominciò a ridere come un matto, mentre Grace, dall'altro lato, con un sopracciglio alzato ripeteva:

Non ridere! Dico sul serio!”

S-Scusa! Ma... Ma... Ma come ti vengono... Mi fai morire...” replicò Dom.

Basta che ti senta dire stronzate e mi salgono alla bocca...” sorrise Grace.

Ci fu un attimo di silenzio che venne rotto da Dom che tranquillo disse:

Sbaglio o stavi sorridendo?”

Grace non rispose subito. Aspettò qualche secondo poi replicò:

Non pavoneggiarti Monaghan. Sì! Sei riuscito a farmi ridere, anche se non ho nulla da ridere!”

Dom rise e disse:

Siete due scemi, lo sai? Come potete stare per tutto questo tempo lontani dopo che vi siete salutati litigando?”

Il silenzio che seguì dimostrò a Dom di aver colpito nel segno. Poteva immaginare Grace mettere un broncio simpatico e portare indietro i capelli prima di rispondergli:

Dom... Io sono una donna. Ho bisogno di certezze. Ne ha più mia nonna con i suoi tarocchi e i tornei di burraco, mia madre che esce con uno dei dottori che mi hanno operato di appendicite e mio fratello fidanzato da anni, che io. Lo so. Ho solo ventiquattro anni. Ma noi donne dobbiamo chinare la testa ad una cosa chiamata orologio biologico. E non so se lo hai capito... Ma il mio sta cominciando a suonare ed io devo trovare il modo di zittirlo nel bene o nel male...” tacque un attimo e aggiunse: “E poi vai a parlare tu che con Evangeline litigate un giorno sì e l'altro pure. Che uno parte a Los Angeles e l'altra se ne va ad Augusta in Canada a fare la missionaria dopo che quasi ve le siete dati di santa ragione!”

Dom rise e replicò:

Cara... Lo sai che Evy è una ragazza cattolica. Non guarda nemmeno la TV. Su! E poi, quando noi litighiamo, uno dei due corre dall'altro a fare pace... Ecco tutto!”

Sì! E so come fai pace tu! Idiota di un mancuniano. Mi spieghi perché sto a darti retta?” scherzò Grace.

I due risero divertiti.

Ora devo andare Monaghan, prima che Julia, la mia assistente sguinzagli i pastori tedeschi...” finì Grace.

Va bene! Quanto stai nel Regno Unito?” domandò Dom.

Un due giorni. Poi vado a Parigi... Credo mi manderanno a Roma o a Berlino...” rispose Grace vaga.

Italiano a parte parlo bene francese e tedesco. Se hai bisogno di un aiuto, chiamami. Io correrò!” si offrì Dom spontaneamente.

Grace rise e replicò:

Ma non eri tu quello che aveva la ragazza bella come una dea. Qua potrebbero cominciare a pensare che mi stai tampinando lo sai?”

Ti piacerebbe. Eh?” domandò malizioso Dom.

Ok! Ciao Dom!” replicò fingendosi seccata Grace e stava per chiudere quando Dom disse:

Grace?”

Si!”

Chiamalo!” e senza aggiungere altro chiuse il telefono.

Anche quel giorno, Dominic Monaghan aveva fatto la sua buona azione quotidiana!”


Pamela guardava gli anelli esposti nella vetrina. Fece segno ad Elijah di avvicinarsi e poggiandogli una mano sulla schiena disse:

Dear! Credo che questo sia bellissimo!”

Elijah sollevò la testa e guardò l'orefice che sorrideva a trentadue denti, come un modello della Durbans.

Mi può far vedere quello?” e indicò l'anello che Pamela gli aveva mostrato.

L'uomo aprì la vetrina e prese il brillante in oro bianco con un diamante in mezzo e disse:

Questo è l'anello della collezione Tiffany. Uno dei più belli la sua compagna ha fatto un'ottima scelta!” e porse l'anello a Pamela che lo provò.

Bello. Magari se lo fa un po' stringere?” disse Pamela porgendo il gioiello all'orefice.

Signora... È sicura... Credo che sia perfetto per lei” replicò l'uomo che quasi si sentiva svenire all'idea di restringere un anello di Tiffany.

Elijah rise e rispose:

Lei è una mia amica. L'anello è un regalo per la mia fidanzata! La devo rivedere tra tre giorni e volevo farle una sorpresa”

L'orefice guardò l'anello e sorridendo replicò:

Provo a vedere allora se è possibile far arrivare un altro anello il prima possibile!” e si voltò per telefonare.

Pamela, invece, guardò Elijah e chiese:

Allora è fatta. Ti sposi?”

Elijah sbarrò gli occhi e rispose:

Ma sei matta! È solo un regalo. Qualche cosa per rendere ufficiale un fidanzamento che non lo era...”

Pamela rimase un attimo in silenzio, osservando un paio di orecchini esposti. E seria, senza guardare Elijah negli occhi disse:

Quando è partita ti ha chiesto qualche cosa in più. Io sono una donna. I diamanti piacciono a me. E piacciono a tutte. Ma onestamente, Lij... Quanto credi che possa valere un diamante che brilla all'anulare quando hai paura anche di guardati allo specchio e scoprire che quello che sognavi non è alla tua portata eppure ti basta solo un piccolo salto per ottenerlo?”

L'orefice di avvicinò e disse:

Ho chiamato New York. L'anello arriverà dopodomani mattina!”

Elijah annuì e senza rispondere a Pamela pagò il conto. Uscirono in silenzio e quando furono fuori, il ragazzo abbracciò l'amica e sussurrò:

Grazie. Mi hai fatto capire che non posso perdere Grace per colpa delle mie paure!”


Come fai a leggere quella spazzatura Grace?” chiese Julia mentre all'aeroporto Charles De Gaulle lo speaker annunciava i prossimi imbarchi immediati.

Grace sfogliava una copia di Hello, comprata dall'edicola internazionale dell'aeroporto, al duty free.

Cerco notizie. Lo sai che Elijah ha finito di girare da una paio di giorni ormai e quando mi ha chiamato non mi ha chiesto dove dovevo andare? Capisci cosa vuol dire?” rispose Grace senza staccare gli occhi dal giornale.

Julia sorrise sotto i baffi. Lei era complice della congiura inscenata dall'attore per fare una sorpresa a Grace e incontrarsi nella bellissima città eterna.

Si mise a sedere vicino a Grace e vaga disse:

Magari ha in mente qualche cosa e non te lo vuole dire?”

Grace non staccò la testa dal giornale, ma voltò una pagina e non rispose a Julia.

L'assistente sospirò e disse:

Gracie... Su! Non puoi mettere il muso tutte le volte che lo difendo. Io ho visto Elijah. E ho visto come si comporta con te. E penso davvero che sia innamorato di te!”

Grace non rispose. Guardava fissa la pagina, in silenzio.

Grace. La vuoi smettere di fare la bambina? Su!” continuò Julia scuotendola.

Grace non dava nessun segnale. Julia la voltò e notò che gli occhi erano pieni di lacrime.

Ma che diavolo...?” esclamò l'assistente prendendo il giornale.

Fu allora che lo vide.

WAITY GRACIE HA PERSO. PAMELA VINCE IL BOTTINO!”

Una foto di Elijah che abbracciava Pamela Racine fuori da una gioielleria a Rodeo Drive. E sotto un articolo creato ad arte con didascalie per rafforzare tutto.

Elijah compra un anello alla nuova fidanzata. E Waity Gracie, in Europa, non sa nulla!” diceva la didascalia che mostrava una foto sfocata di Pamela che provava un anello.

Grace si alzò. E si mise a correre.

Grace aspetta!” gridò Julia.

Grace non capiva dove stava andando. Sapeva solo che doveva e voleva correre. Il cuore le si spezzava. Il petto si squarciava.

Si bloccò andando a sbattere contro una famiglia di giapponesi che si scusò per l'urto con inchini e in un inglese stentato.

Fu allora che Grace si mise a sedere e pianse. E fu allora che il cellulare squillò.

Era Elijah.

Grace lo guardò lampeggiare e prendendo il coraggio a quattro mani rispose:

Pronto?” disse asciutta.

Elijah rimase un attimo in silenzio. E serio chiese:

Amore che è successo?”

Grace respirò a fondo e con una calma strana anche per lei disse:

Chiedilo a quelli di Hello che hanno pubblicato un bel servizio su te e Pamela. Se non volevi più stare con Lij... Bastava dirlo e non illudermi. Mi sarei fatta da parte e forse saremo rimasti perfino amici... Ma ora non riusciremo nemmeno a salvare la faccia. Mi spiace!” e senza attendere risposta, spiegazioni, chiuse la chiamata.

Julia la trovò seduta, piangendo, mentre lo speaker annunciava.

I passeggeri del volo Alitalia FR458 con direzione Roma sono pregati di recarsi all'uscita 58. Ripeto...”

Julia si mise a sedere e indicando il soffitto, disse:

Credo che sia il nostro volo!”

Grace asciugò gli occhi e annuì. Julia le passò una mano sulla schiena e disse:

Se vuoi tornare a casa annulliamo tutto! Non c'è problema”

Grace scosse la testa e rispose:

No! Tornare a casa significherebbe rivederlo. E non sono pronta!”

Julia annuì e disse:

Allora andiamo” e sorridendo aggiunse: “La città eterna ci aspetta!”

Grace sorrise tirata e prendendo la mano che Julia, in piedi davanti a lei, le stava porgendo, si alzò e andò verso l'uscita segnata.

Grace non lo sapeva, ma in quello stesso momento, Elijah, come un pazzo comprava Hello e sfogliandolo con tanta veemenza che alcune pagine si stropicciarono o si strapparono -o entrambe le cose- arrivò all'articolo incriminato. Lo scorse veloce e con rabbia trattenne un grido mordendo il giornale.

Quella era una falsità. Pamela era solo un'amica. E lui non le stava regalando proprio niente.

E lui era stato uno stupido a farsi fotografare abbracciato con lei per le strade di Los Angeles, come un qualsiasi pivellino. E mentre Grace mostrava il suo biglietto all'hostess, Elijah componeva un numero.

Attese qualche secondo e quando il suo interlocutore rispose, disse:

Dom. Sono Elijah... Ho fatto una cazzata. E credo di essermi giocato Grace. Stavolta davvero!”














* Hola esiste davvero. Ho cercato un giornale che in Spagna si vende davvero per dare una parvenza di serietà a questo pezzo. Comunque Hola è tipo Gente, Oggi qua da noi.

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Capitolo 20
*** Epilogo: Capitolo 20 ***


Per i ringraziamenti dritti alla fine. Buona lettura. Niniel.


EPILOGO



Ancora un Natale a New York.


Via Condotti.

Grace si sentiva molto Audrey Hepburne in 'Vacanze Romane'. Ci mancava solo la Vespa ed erano apposto.

Quasi quasi non se ne voleva nemmeno andare. Elijah era conosciuto come Frodo lì, ma nessuno conosceva lei come la ragazza di. E questo nelle interviste che faceva era davvero utile.

Inoltre il tempo era clemente. Nonostante fosse quasi Novembre, non sentiva freddo e poteva girare con una giacca non molto pesante.

Stava pensando a questo quando sentì il cellulare squillare.

Sbuffando aprì la borsetta e lesse 'Adam Calling'. Era suo fratello.

Scostò i capelli freschi di messa in piega e poggiando il cellulare all'orecchio, disse:

Hello darling!”

Hello sweety. Sei già in Italia?” chiese Adam.

Grace sospirò e guardando i negozi di via Condotti e replicò:

Sì! Roma è davvero meravigliosa!”

Hai già visto il Colosseo?”

No! Mi porta domani Julia!”

E Piazza San Pietro?”

Sono andata ieri e ho visto anche i Musei Vaticani. Tu non puoi immaginare tutta la roba che c'è lì dentro!”

Dio! Come ti invidio!”

Fai bene fratellone. Sono in Paradiso. Per il momento ho visto solo città bellissime!”

Ci fu un attimo di silenzio e poi Adam domandò:

Ma è vero?”

Grace aveva capito, ma non voleva rispondere alla domanda e facendo la gnorri, quindi, sorridendo disse:

Che sono in Paradiso? Si fratellone! È vero...”

Smettila di fare la stupida. Non lo sei! Lo sai a cosa mi riferisco” sussurrò Adam.

E a cosa ti riferisci Adam? Io non ho ancora capito!” cercò di divagare ancora Grace.

Voleva tenere lontana la domanda riguardante Elijah. Sapeva che anche il solo evitare il problema la faceva sentire meglio, quasi il problema non esistesse. Non sapeva che, facendo così, il problema diventava solo più grande.

Ad Elijah! A chi sennò!” rispose scocciato Adam.

Grace sentì una punta di ferro trapassarle il cuore. Sentire il nome di Elijah aveva riportato su vecchi spettri. Che tanto vecchi non erano.

So quanto te. Non ho voluto parlargli!” rispose Grace greve.

Sai che magari parlando avreste chiarito!” replicò Adam stranamente serio.

Grace sbuffò guardando una vetrina di Bulgari. Pensava: a quello che aveva visto quando aveva sfogliato quel dannatissimo giornale in aeroporto; a cosa aveva sentito quando il suo sguardo cadde sull'abbraccio di Elijah con Pamela.

'Un modo per lasciarti un bel ricordo quando scoprirai che ha un'altra!'

La vocina riecheggiò nella sua testa, cattiva.

Non c'era nulla di cui parlare. Lui ha sbagliato e io... Io sono stata una stupida ad innamorarmi di un attore. Hanno troppi grilli per la testa. È un mondo diverso dal mio. Ecco tutto... Lui ha Pamela... Bene! Felicità. Spero che con lei diventi un po' più responsabile. E non la faccia soffrire come ha fatto con me!”

'…non mi importa di altre donne. E che appena posso, giuro, giuro davvero, prendo un aereo e ti raggiungo anche in Siberia. Perché te l'ho detto, te lo ripeto e non smetterò mai di ripeterlo: ti amo Grace Melanie Thompson. E non c'è bisogno che elenchi tutti i motivi per cui ti amo. Ma so che è così e devi smetterla di aver paura. Perché nessuna, mai, sarà come te ...'

Ieri ha chiamato!”disse Adam.

Lij?” chiese quasi incredula Grace.

Sì! Mi ha chiesto di aiutarlo. Che le cose che avevano scritto su quel giornale non erano vere. E che lui è ancora terribilmente innamorato di te!” spiegò Adam.

Grace scosse la testa. E pigolò, spaventata dalla risposta:

Adam... Tu cosa gli hai detto?”

Gli ho chiuso il telefono in faccia. Gli ho detto che mi ero fatto promettere di non farti soffrire e lui lo aveva fatto. Che non meriti tanto dolore. E che non puoi permettersi di giocare con i sentimenti di mia sorella... Ecco che cosa gli ho detto, Grace. Quello che avrebbe detto ogni fratello all'uomo che ha fatto soffrire sua sorella!” disse Adam.

Grace sbiancò e sentì una morsa allo stomaco. Quella che sentì era una sensazione differente da quella che provava normalmente quando pensava ad Elijah.

Grace? Che hai? Ci sei ancora?” chiese allarmato Adam.

Grace portò una mano alla gola. Voleva piangere e non sapeva nemmeno perché e questo la faceva arrabbiare come una matta.

Adam... scusami... Ho l'avviso di chiamata e devo chiudere. Ci sentiamo, prometto. E ti mando qualche foto con un MMS!”

Grace...” stava per dire Adam ma venne bloccato dalla sorella che secca disse:

Adam, sto bene! Devo andare!” e salutandolo con un freddo ciao chiuse la chiamata.

Via Condotti non era più bella, ma un vicolo che le toglieva l'aria. Con passo svelto andò in Piazza di Spagna e si mise a sedere sulle scale. Guardò la piazza piena di gente. Turisti, uomini eleganti, donne piene di buste.

Tutto era lontano da lei. Tutti con le loro risate e le loro vite.

Lei era sola. Aveva perso l'uomo che amava.

Anche se lui stava cercando disperatamente di parlare.


'Danielle sospirò guardando Piazza di Spagna. Aveva girato tanti posti, ma nessuno era come quello. Nessuno era casa come Roma. Eppure lei era americana. Figlia di una donna francese e di un americano. Che cosa la faceva sentire legata a Roma? Che cosa le rendeva così famigliari quelle strade che non aveva mai visto prima?'

Grace rilesse muovendo solo le labbra, il pezzo che aveva scritto.

Le piaceva anche se sentiva che mancava qualche cosa.

Sbuffò grattando la testa con la punta della matita quando sentì un rumore conosciuto. La casella postale aveva ricevuto un nuovo messaggio e guardando l'icona che saliva lentamente al lato destro del computer, lesse l'avviso di avere un messaggio di posta non letto.

Premette ed entrò nella sua casella personale di posta elettronica.

'DomMonaghan@yahoo.com (*)

ciao Grace. Sono io. Elijah. Lo so che non dovrei nemmeno scriverti. Ma sono convinto che sia l'unico modo per riuscire a parlarti. Ti conosco abbastanza bene per sapere che non smetterai di leggere fino a che non ci sarà l'ultimo puntino a chiudere la mia mail. E allora lascia che ti dica che anche se i giornali hanno pubblicato tutta quella spazzatura, io non ho nessuna intenzione di perderti senza lottare. Ti amo Grace. E davvero, sto a terra da quando tu non sei nella mia vita...

Ho deciso che ti scriverò una mail ogni giorno.

E in tutte queste mail ci saranno versi, citazioni, poesie intere che parleranno di noi. E che spero ti facciano capire quanto ti amo...

non rispondere non c'è bisogno...

Alla prossima mail. Lij.


Questo amore che impauriva gli altri

Che li faceva parlare

Che li faceva impallidire

Questo amore spiato

Perché noi lo spiavamo

Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato

Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato

Questo amore tutto intero

Ancora così vivo

E tutto soleggiato

E' tuo

E' mio

E' stato quel che è stato

Questa cosa sempre nuova

E che non è mai cambiata


Questo amore – Prevert'


Grace portò una mano alla bocca e pianse.

Era stato furbo, Elijah, aveva usato la mail di Dom per contattarla.

Questo significava che Dom stava cercando di aiutare l'amico in tutti i modi per riprendersela.

Sospirò frustrata.

'...io non ho nessuna intenzione di perderti senza lottare. Ti amo Grace. E davvero, sto a terra da quando tu non sei nella mia vita...'

Avrebbe voluto rispondere per mandargli una serie fitta di insulti e mandarlo al diavolo un volta per sempre. Ma non lo fece. Con il dito mosse il touchpad per cancellare la mail ma non lo fece. E abbassando lo sportellino si maledì in silenzio per aver letto quella dannatissima mail.


Julia stava nella hall del Parco dei Principi, un lussuosissimo albergo nei pressi di Villa Borghese. Un albergo bellissimo, molto chic, di quelli che Grace mai avrebbe sognato di visitare un giorno nella sua vita. Ora, stretta in un cappottino nero corto, il collo sollevato e la cinta chiusa nonostante avesse abbottonato i grandi bottoni, con i tacchi straordinariamente alti dei bellissimi stivali neri che arrivavano quasi al ginocchio e un gonna corta che mostrava le gambe asciutte e lunghe, spostando i capelli lisci, Grace sorrideva tranquilla.

Julia fischiò e disse:

Come mai così bella? Vuoi conquistare un italiano?”

Sono single da un paio di settimane, non ho nessuna intenzione di mettermi con qualcun altro!” sorrise Grace avvicinandosi e portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio aggiunse: “Programmi?”

Dobbiamo andare in videoconferenza con quelli della casa editrice. Mi hanno detto che ci sono delle grandi novità.”

Non mi vorranno licenziare?” chiese Grace preoccupata.

Tesoro. Se mai ti dovessero licenziare, io sarei la prima a prendere le tue parti. Il tuo libro sta vendendo tantissimo e la promozioni in giro per l'Europa sta dando risultati insperati. Sai che cosa significa? Che sei la punta di diamante dell'azienda. E non ti possono licenziare. Non senza un motivo valido!” rispose Julia seria.

Grace sbarrò gli occhi. Non sapeva tutte queste cose. E saperle tutte così in fretta l'aveva lasciata un po' frastornata.

Grace? Grace!” la chiamò Julia vedendo che la ragazza non dava segno di vita.

S-Si! D-Dimmi!”balbettò Grace.

Julia la guardò seria e disse:

Non dirmi che non lo sapevi!”

No!” rispose sincera Grace.

Le due si guardarono negli occhi per un attimo e poi scoppiarono a ridere.

Fu Julia a riprendersi e dire:

Andiamo cara. Che se tardiamo il cazziatone me lo prendo io dal capo, non tu!”

Grace si mise sull'attenti e replicò:

Agli ordini capo!” e prendendo sottobraccio Julia andò verso la sala conferenze dell'hotel dove era stata preparata tutta l'attrezzatura per la loro videoconferenza con l'America.


NON CI POSSO CREDERE!” esclamò Grace una volta finito.

Julia sorrideva guardandola divertita.

MA TI RENDI CONTO? IL MIO LIBRO DIVENTERÀ UN FILM! UN FILM!” continuò Grace completamente fuori di se dalla gioia.

Stava saltando sui tacchi quando, prendendo una storta, Grace cadde rovinosamente su di un cameriere che portava delle valigie.

Julia non riuscì a trattenersi scoppiò a ridere mentre Grace, rossa come un pomodoro, si scusava con il cameriere che quasi quasi, invece, si stava prendendo le colpe dell'accaduto.

Quando entrambi furono in piedi, Grace guardò Julia e disse:

Dobbiamo fare qualche cosa?”

Dobbiamo andare a mangiare qualcosa al Harry's Bar in Via Vittorio Veneto e poi magari farci un giro!” rispose Julia. “Non dirmi che non vuoi festeggiare il fatto che il tuo libro diventerà un film!”

Grace annuì mordendosi il labbro e disse:

Sai cosa! Qua sono le tre del pomeriggio. Dai miei saranno le prime ore del mattino, ma voglio dargli la notizia!”

Julia annuì e diss:

Vai! Hai ragione!” e guardando Grace domandò: “Vuoi che ti accompagni?”

Grace le fece una smorfia e rise allontanandosi. Corse all'ascensore e schiacciò il piano della sua stanza. Entrò in camera, si tolse il cappotto e lo buttò su di una sedia.

Prese il portatile e senza sapere perché si collegò alla casella postale.

E subito lesse l'indirizzo di Elijah.

Un'altra mail.

L'aprì.

CrazyMonkey@hotmail.com

ciao. Come va? So che sei sempre a Roma. Vedi? Sei più avanti di me. Io non l'ho mai vista. Dicono che sia una città bellissima e che gli italiani siano dei grandissimi lumaconi. Ok! La smetto di fare il geloso.

Allora. Oggi sono esattamente due settimane e tre giorni che stiamo lontani. A dire il vero siamo lontani da quando sei partita per Barcellona, ma sapere che non ti ritieni più la mia ragazza rende le cose un pelo differenti. Che ti dovrei dire? Che sono un cretino già lo sai. Che sono un idiota calzato e vestito che non prende le sue responsabilità, lo sai anche questo.

Ieri sera stavo rileggendo quel libro che mi hai regalato un po' di tempo fa, per il mio compleanno. C'è un aforisma di Ernest Hemingway che dice: 'Se tu non mi ami, non importa, sono in grado di amare per tutti e due.' La trovo una frase che rispecchia il mio stato d'animo in questo momento. Sto qua a New York, nella nostra casa ad Harlem e mi chiedo se mi ami ancora. E allora giro in cerca di te. E ti trovo ovunque. Nell'altra parte dell'armadio, nell'altra parte del letto. Questa casa sa di noi, infondo. E ho capito che io posso e devo avere la forza di ripartire da zero. Solo che ti chiedo tempo per le responsabilità. Non sono mai stato uno che ha sognato il matrimonio, i bambini. Sono uno semplice, che ride e si diverte con gli amici e vive le sue relazioni alla giornata. Almeno prima che arrivassi tu. Non ti ho mai chiesto di cambiare. La gente cambia da sola. Ti chiedo di non cambiarmi. Fai che avvenga senza che sia imposto, questo cambiamento. Fai che sia io a cominciare da solo a farlo. E giuro, quando accadrà saremo felici.

Nel frattempo ti dedico un'altra poesia.


Mi piaci quando taci perché sei come assente,

e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.

Sembra che gli occhi ti sian volati via

e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.


Poiché tutte le cose son piene della mia anima

emergi dalle cose, piene dell'anima mia.

Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,

e rassomigli alla parola malinconia.


Mi piaci quando taci e sei come distante.

E stai come lamentandoti, farfalla turbante.

E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:

lascia che io taccia col tuo silenzio.


Lascia che ti parli pure col tuo silenzio

chiaro come una lampada, semplice come un anello.

Sei come la notte, silenziosa e costellata.

Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.


Mi piaci quando taci perché sei come assente.

Distante e dolorosa come se fossi morta.

Allora una parola, un sorriso bastano.

E son felice, felice che non sia così.


Pablo Neruda- Mi piace quando taci.


Alla prossima.

Mi manchi. Lij.'

Grace sospirò. Guardò la lista di mail che gli aveva scritto in quegli ultimi giorni. Se lo avessero aiutato o no, doveva dire che era riuscito davvero a toccarla nel cuore.

In una mail, parlando del loro incontro, le aveva scritto:

'C'è una citazione di Wilde che mi è piaciuta parecchio. Diceva: Quando cerchi sinceramente l'amore, lo trovi che ti sta aspettando. E tu, quel giorno, quello scontro che ci ha fatti finire per terra nell'albergo, senza saperlo mi stavi aspettando. O forse è meglio dire che ero io ad aspettare te...'

L'aveva scritta persino su di un foglietto, Grace, quella frase per non dimenticarla.

In un'altra, alla fine della mail aveva scritto:

'Ma l'amore non fa baratti da mercato, né usa la bilancia del merciaiolo. La sua gioia, come la gioia dell'intelletto, è di sentirsi vivo. Il fine dell'Amore è amare; niente di più e niente di meno...'

Non sapeva davvero se era merito della loro crisi o se fosse davvero scattato qualche cosa in quel ragazzo che guardando lo stesso libro da cui prendeva citazioni d'amore per le mail, un anno prima le aveva detto che non era tipo per quelle letture.


Stretta in un vestito nero (*), con i capelli raccolti a crocchia, Grace stava aspettando, stretta in una stola per ripararsi dal freddo -ma senza successo-, Julia che le aveva dato appuntamento a Piazza di Spagna, davanti alla Fontana della Barcaccia.

Il problema era che l'appuntamento se l'erano dati alle otto. Erano le otto e mezza e di Julia ancora nulla.

Il freddo cominciava a farsi più pungente e Grace si chiedeva dove la volesse portare la sua assistente, se ci fosse un adeguato sistema di riscaldamento e se avrebbe fatto abbastanza in fretta da non trovarla morta in ipotermia.

Rabbrividì di nuovo dal freddo quando sentì qualcuno mormorarle all'orecchio:

You look beautiful!”

Grace si voltò di scatto e vide due enormi occhi azzurri. Il cuore le saltò in gola e quasi incredula disse:

E-Elijah?”

Il ragazzo si mise a sedere vicino a lei e sorridendo le disse:

Sai! A New York non avevo nulla da fare! Dom mi ha detto se volevo farmi un giretto da lui e io gli ho detto che avrei preferito di più andare a fare un giro a Roma. Giusto perché c'era una persona che non vedevo da tanto tempo... Ho chiamato Julia e le ho chiesto di mettere su un appuntamento inesistente. E mi sono presentato al posto suo.”

Grace lo guardava senza riuscire a parlare. Che cosa le stava succedendo. Due settimane prima gli avrebbe volentieri strappato gli occhi, poi dopo la prima mail aveva cominciato a raddolcirsi. Come poteva, dopo così poco tempo, essere riuscito a toccare quelle corde del suo cuore che nessuno prima di lui aveva toccato?

Rendendosi conto che la ragazza non diceva nulla, Elijah sorrise e prendendole la mano disse:

So che ci sono state delle prove a prima vista inconfutabili contro di me. Ma credo di averti insegnato qualche cosa in questi mesi. Che non è vero tutto quello che ti mostrano i giornali. E io voglio dimostrarti che ti amo e che voglio stare con te e che non c'è nessuna Pamela con me o qualsiasi altra donna!” e sollevandosi le chiese: “Mi vuoi seguire?”

Grace non rispose.


Fu una bella serata. Una serata in cui Grace con difficoltà, memore di tutte le mail scritte dal compagno, sentendo perfino il racconto che lui aveva fatto, sul fatto che fosse in gioielleria per comperare un regalo per lei e non per Pamela, come avevano voluto farle credere in quella dannatissima rivista. Fu strano per Grace credere a tutte quelle cose solo guardandolo negli occhi. Forse anche per il fatto che avesse chiamato a casa sua, avesse cercato perfino l'aiuto di Adam per poterle parlare, le aveva fatto capire che lei aveva sempre saputo la verità. Ed era che Elijah non le aveva mentito.

Accettò di seguirlo in silenzio. Salì con lui nella macchina che aveva noleggiato e raggiunsero la Terrazza del Pincio. Ai loro piedi Piazza del Popolo. Dietro di loro una piazza bellissima, storia di una città che aveva segnato la storia del mondo.

Grace si strinse nella stola, guardando San Pietro lontana e il Quirinale alla sua sinistra.

Roma era tutta una luce quella notte, solo per lei.

Sorrise stretta alla sua stola quando sentì la fodera della giacca di Elijah poggiarsi sulle spalle. Lei si voltò sorrise e con le braccia poggiate al parapetto disse:

Hai detto che avevi comprato un anello per me... Ma io l'anello non l'ho mica visto!”

Elijah rise e mettendo una mano nella tasca del pantalone tolse un cofanetto nero.

Sappi che non ho mai regalato un solo anello in vita mia. Ecco perché mi sono portato Pamela con me in gioielleria. Non sapevo dove mettere le mani!”

Grace sollevò un sopracciglio, guardandolo scettica, nonostante un sorriso divertito le avesse illuminato il volto.

Fammi vedere sto sbriloccone, va!” disse lei facendo un cenno con la mano.

Elijah stava per aprire l'astuccio, ma si bloccò e guardando Grace le chiese:

Mi devo mettere in ginocchio?”

Devo forse pensare che mi vuoi sposare?” rispose Grace divertita.

Elijah scosse la mano e aprì il cofanetto. Grace sentì il cuore in gola.

Era un anello bellissimo(*). Grace portò una mano sul collo e disse:

Questo è... Per me?”

Elijah annuì e mise l'anello al dito della ragazza. Era perfetto.

Ti piace?” chiese Elijah spaventato dall'idea di non aver centrato i gusti della sua compagna.

CERTO!” esclamò Grace subito e abbracciandolo disse: “Sono stato anche io una stupida orgogliosa Elijah. Sono stata io a partire con quella stupida litigata sul groppone. Che ti ho messo fretta senza pensare che siamo due ragazzini... Io voglio stare con te. E l'ho capito con tutte quelle mail che mi hai mandato. L'ho capito per il fatto che sei venuto fino a Roma pur di chiarire. E sono tante ore di volo dall'America. E l'ho capito anche stasera, quando mi hai messo la giacca sulle spalle. Sono una stupida. Hai ragione tu. Non ti devo cambiare. Lo farai. Crescerai. E quel giorno decideremo assieme del nostro futuro. Te lo prometto!”

Elijah sorrise e abbracciandola la baciò, salvò poi, una volta stretto a lei, mormorarle all'orecchio:

Se ti dico che mi ha aiutato Hannah per le mail, ti arrabbi?”

Grace si staccò un attimo, lo guardò trattenendosi dal ridergli in faccia, salvo poi farlo per davvero. E abbracciandolo replicò:

Elijah! Non mi importa di chi ha scritto quelle mail. Basta che tu ora sia qui!” e baciandolo notò che uno dei busti che si vedevano, era quello di Cristoforo Colombo. Lo osservò, sollevò il pollice e chiuse gli occhi.

Aveva fatto pace anche con lui. E era più tanto offesa dal fatto che avesse scoperto l'America.


Natale 2006...


Oh! La signora Thompson. È un onore per il nostro albergo ospitarla ancora una volta” disse il direttore dell’albergo quando arrivò la ragazza all’albergo.

Grace era diventata famosa. Il suo libro aveva venduto moltissime copie e stavano girando anche un film. Ma lei era rimasta sostanzialmente la stessa.

Il signor Wood è arrivato?” chiese la ragazza al direttore.

Si, signorina. L’aspetta alla 706...” rispose il direttore.

Grace sorrise e si diresse all’ascensore. Salì alla camera e aprì la porta. Elijah canticchiava sotto la doccia. Cercando di non fare il minimo rumore, si mise a sedere nel letto aspettando che il ragazzo uscisse.

Poco ci volle però che ad Elijah, vedendola sul letto, non gli prendesse un colpo. Superato lo stupore che durò pochi secondi, Elijah disse, avvicinandosi al letto:

Dillo Grace Thompson che non mi vuoi far arrivare al mio ventiseiesimo compleanno..” e si buttò addosso alla ragazza.

Si baciarono dolcemente.

Ti aspettavo per domani. Come mai qui?” chiese il ragazzo fregando il naso contro quello della ragazza.

Grace sorrise e disse:

Avevo paura che andassi a cozzare contro qualche bella ragazza. Sai. Visti i precedenti è meglio non correre nessun rischio” rispose maliziosa la ragazza.

Elijah sorrise e la baciò. E guardandola disse:

Allora anche questo Natale lontani da casa?”

Grace gli baciò il mento e rispose:

Noi siamo a casa. Passeremo un altro Natale a New York. Dove tutto è cominciato” e baciandolo le sfilò l’asciugamano che teneva stretto ai fianchi.


DRIIIN... DRIIIN.

Elijah sollevò la testa, guardando Grace che rispose scuotendo il capo.

Pronto?” chiese al telefono dell'albergo.

Signor Wood. Ci sono i suoi parenti e quelli della signorina Thompson che l'aspettano. Li faccio salire!” chiese il direttore.

Elijah sbarrò gli occhi e replicò.

NO!” e veloce aggiunse: “Stiamo scendendo noi... Gli dica di aspettare!”

Sarà fatto!” rispose l'uomo.

Chi è?”chiese Grace.

Non siamo lontani da casa questo Natale, vero?” chiese Elijah saltellando per infilare i pantaloni.

Beh! Avevamo casa qua, l'abbiamo venduta per prenderne una più bella a Los Angeles. Lo sai che io a New York mi sento a casa!”rispose Grace che non capiva.

Anche le nostre madri si trovano benissimo qua. Infatti ci stanno aspettando al piano di sotto. E vogliono salire. Quindi vestiti, in fretta. Mia madre saprebbe corrompere anche un santo e in men che non si dica ce la troveremo qua...”

Grace sbarrò gli occhi e corse a cercare la biancheria e il vestito che aveva fatto atterrare da chissà quale parte.

Inutilmente cercò di riavviare trucco e capelli, riuscendo un po' solo con il primo e sospirando si voltò verso Elijah e disse:

Pronti?”

Elijah annuì e prendendole la mano uscirono dalla porta.

Fu allora che sentirono dire:

Avete scopato. Vero?”

Elijah e Grace si voltarono e videro Hannah con le braccia incrociate poggiata al muro. Vicino a lei, alto il doppio, Adam.

Tu fai sesso con la mia sorellina!” si finse indignato Adam.

I quattro si guardarono, rimasero un attimo in silenzio e poi scoppiarono a ridere.

Ma come hai fatto a salire qua!” disse Elijah ad Hannah.

MA guarda come sei bella con questo vestito!” disse Adam ammirando la sorella prima di prenderla in braccio.

Ho sviato la vigilanza e sono salita con Adam...”rispose Hannah.

Si abbracciarono prendendosi in giro, facendosi un sacco di domande.

Poi, Hannah, seria disse:

Voi credevate davvero che vi avremmo lasciato da soli per due Natali di fila... Allora non avete proprio capito nulla!” e abbracciando entrambi aggiunse: “Sono contenta di essere qua con voi. Buon Natale!”

Grace ed Elijah la strinsero commossi e risposero:

Buon Natale anche a te!” e facendo un po' di spazio, abbracciarono anche Adam.

Una cosa era certa: New York li aveva fatti incontrare e innamorare in poco tempo; a New York avevano abitato in una casa bellissima fino a novembre, salvo poi trasferirsi a Los Angeles...

E a New York, la famiglia Wood e la famiglia Thompson avrebbe passato il Natale più memorabile che mai aveva trascorso prima di allora.





(*) importante ricordare che le mail segnate sono fittizie. Non conosco gli attori citati, quindi non usatele, prima che siano esatte per botta di culo e ci passo i casini io!!!! ^^'' non si sa mai.


(*) http://abitisera.altervista.org/immagini/abito-da-sera-impero08%5B1%5D.jpg vestito di Grace quando fa pace con Elijah.


(*) http://files.splinder.com/b88fa64fc94409a3a8b66c97c37c666c.jpeg l'anello.



RINGRAZIAMENTI: Allora. Siamo alla fine. Vorrei ringraziare chi ha letto questa storia dall'inizio anche se ora non sta più dalle parti di efp.

Vorrei ringraziare anche marochan, che non scrive più su efp e che ha visionato con me i primi capitoli della storia.

Vorrei ringraziare Chiara (chiaretta78) che mi ha dato un po' di fiducia e mi ha permesso di finire questa storia lunga cinque anni.

Vorrei ringraziare Claudia (nick DiNozzo323 è giusto vero????) che mi ha sorpreso con la sua recensione inattesa e che mi ha aiutato ugualmente a credere in quello che scrivo.

E vorrei ringraziare chiunque è passato e ha letto questa fan fiction. Spero che vi sia piaciuta, anche se non avete lasciato un commento.

Volevo postare assieme i capitoli finali ma dei problemi mi hanno impedito di farlo. Spero che il finale sia di vostro gradimento.

Scusate anche alcune libertà che mi sono presa. Non sono mai stata a Roma -me misera!!! ho visto quasi tutta Italia tranne Roma, faccio schifo -.-''- e non se dalla terrazza del Pincio si possono vedere tutti i busti presenti. La mia è una licenza. Perdonatemela...

Bene ragazzi, quasi non ci credo!

È finita!!!

Mano ai fazzoletti. Un sospirone. Si chiude il sipario.

Alla prossima spero. Per ora...


FINE.



Importante! Le poesie e le citazioni presenti nella storia non mi appartengono, ma fanno parte di tutto quell'insieme di letture che mi ha aiutato a crescere e a diventare un po' una sognatrice.


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