Paul Davidson e l'incantesimo della luce lunare

di murrone13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come tutto iniziò ***
Capitolo 2: *** La festa di Natale ***
Capitolo 3: *** Il Libro del Destino ***
Capitolo 4: *** Alla ricerca del Graal ***



Capitolo 1
*** Come tutto iniziò ***


Ah, già… da giovane scrittore come sono, la storia di Paul Davidson non l’ho mai raccontata nonostante sia la mia preferita. Beh, è una storia che comincia nel Galles del 1973, in una città chiamata Cardiff. Ma Paul non era un ragazzo normale: proveniva da una famiglia di maghi, e perciò, a tredici anni, avrebbe dovuto ricevere i poteri da suo padre. E quell’età era finalmente arrivata, e così, il giorno del suo compleanno, la sera, suo padre, Richard, lo chiamò: << Paul, vieni in salone, ti devo parlare. >> << Arrivo! >> rispose il ragazzo. Così, uscì da camera sua e arrivò in salone, dove trovò il padre, che, facendogli cenno di sedersi, iniziò a parlare: << Caro figliolo, tu sai bene che oggi è il tuo tredicesimo compleanno, sì? Bene, e tu sai bene che io possiedo poteri magici a mia volta ereditati da mio padre. Ed ora anche tu sei pronto per ottenere i poteri della famiglia… Ti farò frequentare una scuola per maghi e poi, quando finirai i corsi, se supererai l’esame, io eseguirò un incantesimo per far defluire tutti i miei poteri in me. >> << E perché non puoi tenerli pure tu? >> chiese Paul << Perché nella famiglia solo un membro è desinato a tenere i poteri, che vanno trasmessi di padre in figlio. Un giorno anche tu li cederai a tuo figlio, quindi vivili bene i tuoi anni con i poteri. Se foste stati più di un figlio (tu sei figlio unico) le cose sarebbero andate diversamente: solo il primogenito avrebbe dovuto tenere i poteri >> << Capisco… e quindi frequenterò una scuola per maghi, ma come posso frequentarla se non ho ancora i poteri? >> << Tranquillo – Richard estrasse dalla sua giacca una fiala blu – bevi questa pozione e avrai i poteri magici il tempo necessario per fare il corso e superare l’esame. Attento: se fallirai l’esame, non riceverai mai i poteri e la nostra famiglia perderà ogni qualità magica per sempre. >> Intimorito, il ragazzo chiese: << Quando cominciano i corsi? >> << Fra cinque minuti. Ti arriverà il materiale a scuola domani. Dovrai però dormire lì >> << Cosa? E come ci arrivo? >> << Non preoccuparti. >> Il padre prese da dietro la porta d’ingresso una cornice vuota e premette un pezzo delle decorazioni alla moresca che la circondavano. Subito, l’interno della cornice fu scosso da forte vento, e si aprì un varco di luce turbinante. << Saltaci dentro. >> disse Richard Anche se spaventato, il ragazzo prese la cornice, la mise a terra e ci saltò al centro. Subito la stanza attorno a lui si spiegò come un libro, e Paul si ritrovò nell’atrio principale della scuola. La sala era ampia, con dei trofei d’oro appesi alle pareti di marmo, illuminata dalla luce di mille torce infuocate. Al centro, stava una donna bassa e anziana vestita di un mantello verde smeraldo che, quando la sala sembrò colma, parlò: << Benvenuti, alunni, benvenuti alla scuola di magia per principianti Wizardhouse. Bene, io sono la preside della scuola, la dottoressa Fanny Shepfardt, e v’indicherò le vostre classi. Tutti gli alunni dell’età di undici anni si dirigano verso l’aula 2B, in fondo al corridoio. >> Un gruppo di ragazzi si diresse verso il corridoio che stava a sinistra dell’atrio, mormorando e chiedendosi come sarebbe stato il corso. Quando tutti gli alunni di undici anni se ne andarono, Shepfardt ricominciò a parlare: << Gli alunni di tredici anni, invece, all’aula 7C, prego. >> Tutti i ragazzi rimanenti si diressero verso il corridoio alla destra dell’atrio, e Paul li seguì. Faceva passare lo sguardo sulle targhe d’oro appese alle porte d’ebano, finché non trovò quella che recava la scritta “7C”. La professoressa Shepfardt, che aveva guidato gli alunni all’aula, sfiorò la maniglia con il dito indice, e la porta si aprì con un sibilo; e poi, facendo cenno agli alunni di sedersi ognuno a un banco, entrò e si mise in piedi di fronte alla cattedra. << Allora, cari alunni, prima che vi rechiate a cena e poi ai vostri dormitori, vi spiegherò alcune cose sulla nostra scuola. – la luce della luna che filtrava dalle finestre illuminava il volto di Shepfardt e i banchi in prima fila – Prima cosa: le lezioni inizieranno domani alle 8:30 nell’aula 3N per una lezione di orientamento. L’aula 3N è la prima a destra nell’altro corridoio. Secondo: è proibito l’uso di apparecchi audiovisivi magici durante le lezioni (quindi è vietato anche l’uso di visori bi-comunicativi) ed è vietato usare incantesimi pericolosi nei corridoi. I libri di testo vi verranno forniti dalla scuola domani prima della lezione di orientamento alle 8:15 nella sala 2F. Maggiori informazioni vi verranno offerti domani. Bene, vi mostrerò, ora, i dormitori. >> Così dicendo, uscì dalla classe facendosi seguire dagli alunni e si diresse verso la scala che portava al secondo piano. Il secondo piano era grande almeno quanto il primo, con le pareti di marmo verde e illuminato da grandi torce di pietra dentro cui ardeva dell’olio combustibile. Shepfardt iniziò a parlare: << Ora vi mostrerò i dormitori maschili, le ragazze mi seguiranno poi a quelli femminili. >>. Si diresse verso una piccola saletta dove vi era una sola porta che recava la scritta “Dormitori maschili”. Senza parlare, la Preside la aprì e si allontanò seguita dalle ragazze. Il primo a guardare dentro i dormitori fu un ragazzo dai capelli marroni e gli occhi neri, dietro il quale si misero in fila gli altri per entrare. Mormorii di stupore percorsero la stanza di fronte alla bellezza della sala: le pareti erano di roccia grezza coperta da fili d’oro e rossi, un grande camino ardeva al centro della stanza, e una lunga scala verso il primo piano conduceva i letti. Stanchi, i ragazzi si trascinarono verso la stanza al piano di sotto, dove trovarono le loro cose messe in ordine sul letto, insieme a una toga nera e a un biglietto che diceva: Benvenuti nella scuola di magia Wizardhouse. Eccovi i vostri bagagli e una toga nera inclusa come divisa scolastica. E’ obbligatorio presentarsi a lezione con tale toga. Paul lesse il biglietto e scostò tutte le sue cose dal suo letto sul pavimento di legno. Era molto stanco, e quindi si coricò direttamente sotto le coperte del letto. E mentre aspettava che le fulgide ali del sonno lo prendessero, cercava di calmare le emozioni che quel giorno nel cuore gli avevano cominciato a turbinare. La mattina seguente, il ragazzo si svegliò alle 7:38, svegliato dal mormorio degli altri alunni che a loro volta si stavano svegliando. Strofinandosi gli occhi, Paul guardò l’orologio che era appeso alla parete di fronte a lui e si alzò. Poi, si recò in bagno portandosi dietro la toga nera, un pail e dei jeans e si cambiò. E così fu la mattina che inaugurò il suo soggiorno nella scuola. Alle 8:10, nonostante ci mise dieci minuti a trovarla, si trovò nell’aula 2F per la consegna dei libri. Cinque minuti dopo, un uomo basso e grasso, calvo e con una folta barba bianca entrò con in mano un piccolo pacchetto di carta marrone che, dopo averlo messo sul tavolo, colpì con la mano destra ingrandendolo fino a farlo diventare delle dimensioni del banco su cui era posato, e cominciò a distribuire i libri che vi erano all’interno: magnifici tomi rilegati in pelle rossa e scritti d’oro. Paul ebbe giusto un quarto d’ora per sfogliare il libro, prima che la professoressa Shepfardt chiamò gli alunni di tredici anni per la lezione di orientamento. L’aula 3N era piccola e angusta, illuminata solo dalla luce di un piccolo abbaino in alto, e vi entravano a malapena sette persone, ma, miracolosamente, tutti gli alunni riuscirono a entrare comodamente nell’aula. La Preside entrò e parlò: << Buona mattina, alunni, spero che abbiate passato una bella notte e che abbiate dormito bene. Allora, se vi sono stati consegnati i libri, troverete a pagina 13 la tabella degli orari scolastici. Le lezioni avranno inizio tutti i giorni alle 8:30 nell’aula indicata sulla tabella. I bagni, come avete potuto vedere, sono nei dormitori al secondo piano e al primo piano si trovano alla destra e alla sinistra dell’atrio. E’ vietato usare i bagni dei professori. Alle 13:30 verrete chiamati per il pranzo nell’aula mensa, alla fine del corridoio a destra. L’intervallo durerà mezz’ora dalle 14 alle 14:30 e le lezioni finiranno alle 16:30. Dalle 16:30 alle 20 il castello e il parco saranno a vostra disposizione per attività ludiche o per fare i compiti assegnati. Alle 20 verrete chiamati per la cena, che durerà fino alle 21, dopo le quali vi verrà concessa un’ora libera. La fine dell’ora sarà annunciata dal suono di una campana, dopo il quale dovrete essere nei dormitori entro le 22:30. Grazie, maggiori informazioni a pagina 20 del vostro tomo. >>. Quando l’orologio rintoccò le 9:30, Shepfardt se ne andò, e gli alunni si diressero verso la sala 5H, dove li attendeva la professoressa Wisdomy, la loro insegnante di “Uso degli incantesimi”. Quando entrarono, la professoressa li fece subito zittire e iniziò a parlare: << Salve, ragazzi, sono la vostra insegnante di incantesimi, la professoressa Wisdomy, e… >> << Ah, ah! Wisdomy?! – le risate di una ragazza in fondo alla classe interruppero la professoressa – Incantesimi?! Ma non mi faccia ridere! Ci insegna forse a ricoprirla di brufoli? Ah, ah! Mia cara professoressa, se pensa di tenermi su un libro a imparare a usare la magia, se lo scordi! I poteri li otterrò con la forza dai miei genitori! >> << Cara signorina… >> << Lazinessy, Maeva Lazinessy, la migliore maga del mondo! >> << Beh, cara signorina Lazinessy, devo dire che il suo modo di pensare coincide con l’illegalità dello Statuto Magico. >> << E allora? A me che me ne frega? Tanto è solo una rottura di scatole il regolamento >> << Questo suo comportamento le costerà sette note negative. La avverto che, a tredici note negative, i poteri passeranno automaticamente a suo fratello Mathieu, quindi le sconsiglio di comportarsi così >> << Ma dai, scema, la lasci sta’! – un’altra ragazza, la signorina Enmities – Non lo vede che non glie ne frega niente? >> << Scema?! – Wisdomy era furiosa – Bene, questo le costerà ben dodici note negative! Un’altra sola nota e la sua famiglia perderà i poteri, dato che non ha fratelli >> << CRETINA! Così perderò per sempre la possibilità di diventare maga a pieni voti! No! >> << Cretina? Tredici note il primo giorno, mi consegni i suoi poteri! >> << Se lo scorda, non le darò mai i miei poteri! NO! N-O! S-E L-O S-C-O-R-D-A! >> << Allora li prenderò con la forza! >> Wisdomy si avvicinò alla signorina Enmities e le prese la fiala che portava al collo gettandola a terra e riducendola così in frantumi. Ne uscì un vapore viola evanescente che avvolse per un attimo la ragazza e poi si dissolse nell’aria producendo delle piccole bolle viola. Poi, prese per un braccio la ragazza e gridò: << Vai nel dormitorio, fai le valigie e vai a casa! >> Così, la signorina Enmities si trascinò lentamente fuori dall’aula e se ne andò. Maeva, impaurita, si calmò. Un ragazzo in seconda fila con i capelli marroni e gli occhi dello stesso colore alzò la mano, e, quando la professoressa gli diede la parola, fece una domanda: << Professoressa, come mai i poteri erano legati a quell’ampolla? >>. Wisdomy si sedette alla cattedra, sospirò e poi rispose: << A ogni mago ‘precario’, ossia che è nella vostra situazione scolastica, i poteri, essendo temporanei, vengono immagazzinati in un oggetto senza il quale non può eseguire incantesimi. Rovinare suddetto oggetto comporta la perdita dei poteri in esso immagazzinati. Quando avrete totalmente i poteri, non sarà necessario portarsi dietro un oggetto, ma per ora riteniamo che sia più giusto poter controllare i vostri poteri finché non sarete coscienti dei rischi e delle regole del mondo della magia. E proprio su questo si baserà la lezione di oggi, sull’immagazzinamento e lo stoccaggio dei poteri! Aprite i libri a pagina 22. >>. Accompagnato dal rumore del fruscio della carta degli altri libri, Paul aprì il libro alla pagina indicata da Wisdomy e diresse di nuovo lo sguardo verso la cattedra, ascoltando il discorso dell’insegnante: << Noi dobbiamo pensare ai poteri come una forma di energia inscindibile, ed è per questo motivo che il padre è costretto a cedere i poteri al figlio maschio e la madre alla figlia femmina se vuole che il figlio abbia poteri magici. I poteri vengono “ereditati” di generazione in generazione, e un giorno toccherà anche a voi cedere i poteri a vostro figlio. Ed è qui che arriviamo al nocciolo della questione: perché immagazzinare i poteri? I poteri sono un’energia magica che ci distingue dai mortali, donandoci doti molto grandi e una grande longevità. I poteri vengono automaticamente immagazzinati in qualcosa che sia fatto di materia, e viene riconosciuto perché qualunque vivente che si senta a contatto con quell’oggetto si sente rinvigorito. Quando l’oggetto in cui sono i poteri si danneggia gravemente, quest’energia si trasmette automaticamente alla prima materia che incontra, sulla Terra l’aria, dissolvendosi totalmente in esso. Quando viene superato regolarmente il test di fine anno, i poteri contenuti nel corpo del mago padre e quelli contenuti nell’oggetto magico… >>. Un ragazzo chiese: << Perché? >> Wisdomy si aggiustò gli occhiali sul naso e parlò: << Beh, vi è stata data da bere un’ampolla? Quella è una piccola parte dei poteri che si riescono a ottenere grazie ad alcuni incantesimi e distillati. Così ogni generazione è più potente della precedente. Quando viene bevuto il liquido contenuto all’interno della bottiglietta, l’oggetto che si sta guardando diventerà il contenitore dei poteri. Se invece si tenevano gli occhi chiusi, si diventa automaticamente maghi “precari” con i poteri all’interno del proprio corpo. Comunque, per sicurezza, i poteri noi li conserviamo in ampolline blu molto piccole appese al collo, e a qualcuno è già arrivata e a qualcun altro arriverà stasera. Bene, a furia di parlare, l’ora è volata, studiate per domani pagina 22. Domani interrogherò tutti. Ed ora andate alla classe successiva! >>. Gli alunni uscirono confusamente dalla classe e si diressero verso l’aula di lezione di pozioni, la 134H, dove li attendeva la professoressa Juliet Concotion. Mentre si dirigevano verso la classe, un ragazzo con folti capelli e occhi neri avvicinò Paul e gli parlò: << Sei tu Paul Davidson? >> Paul aggrottò la fronte e rispose: << Sì. >> << E’ arrivato un pacco per te adesso in segreteria. E’ l’ampollina dei poteri. >>. Il ragazzo si accese d’eccitazione, prese il pacco dalle mani dell’altro e lo aprì. Dentro vi era una minuscola ampollina di vetro contenente un liquido blu e avvolta in una spirale di filo d’oro. Agitato, se la infilò subito al collo, e subito si sentì scosso da un forte calore, e disse: << Grazie. >> Il ragazzo sorrise e disse: << Di niente. A proposito, se mi cerchi, io sono Daniel Likeables. >>. E così dicendo si diressero tutti e due verso l’aula di pozioni. E così la giornata passò, e, alle 16:30, la campanella indicò che era finito il primo giorno di scuola, così Paul uscì in giardino e finalmente vide l’esterno della scuola: un borgo medioevale con il tetto d’oro e un grande orologio sulla parete anteriore. Si sedette sull’erba ad aspettare la notte e, quando arrivò, dopo aver chiesto il permesso alla professoressa Shepfardt, alzò l’ampollina al cielo e pensò: << Vorrei che dalla mia ampollina escano dei fuochi d’artificio colorati che illuminino il cielo e… >>. Ancora prima che potesse finire la richiesta, la piccola ampollina che aveva al collo vibrò, e dal filo che lo avvolgeva uscirono delle scintille e degli spruzzi di luce verde, rossa e blu, che, andando in cielo, formavano la frase Buon anno scolastico! e illuminavano tutte le nuvole che stavano in cielo quella notte. Lo spettacolo finì dopo mezz’ora, e così Paul rientrò e cercò Daniel in tutta la scuola finché non lo trovò. << Daniel! – stava cercando di farsi vedere agitando le braccia – Daniel! >> Quando finalmente Daniel lo vide, ricambiò il saluto: << Ciao, Paul! Mi cercavi? >> Paul aggrottò la fronte e rispose: << Sì! Sto aspettando l’ora di cena, stavi facendo qualcosa di importante? >> << No, no. >> << Allora mi puoi aiutare a studiare? >> << Sì. Ci vediamo tra cinque minuti nel dormitorio maschile >> << Okay. >>. Così il ragazzo salì al secondo piano, girò a destra, entrò nel dormitorio e scese le scale che portavano ai letti. Lì già lo stava aspettando Daniel, con il libro sotto al braccio e la penna nella mano. << Bene, cosa ci hanno assegnato per domani? >> chiese Daniel << Beh, penso che ci abbiano… un attimo, no, ci hanno assegnato di imparare i primi tre incantesimi della lista e di preparare la pozione di pagina 19. Beh, quale compito facciamo prima? >> << Hm… Beh, cominciamo dalla lezione di Incantesimi. Andiamo nella sala 2W, al terzo piano. >> << Esiste anche un terzo piano? >> << Sì. >> << E perché andiamo nell’aula 2W? >> << Perché l’aula 2W è l’aula per gli allenamenti di incantesimi.>> << Okay.>>. Daniel afferrò una corda che pendeva dal soffitto e la tirò con forza. Il soffitto si aprì e scese una lunga scala a chiocciola. Preso il suo libro, Paul, seguito dall’altro, salì al terzo piano e, nonostante ci mise venti minuti per trovarla, entrò nella sala 2W. La stanza era rettangolare e lunga, con un grande buco senza fondo al centro delimitato da una ringhiera. Ai quattro angoli della stanza, vi erano delle piccole nicchie in cui erano conservati barattoli e ampolle di ogni dimensione e colore. << Qual è il primo incantesimo da fare? >> chiese Paul. L’altro aprì il libro e rispose: << Animazione di un oggetto. Comincio io. >> Daniel prese una statuetta raffigurante un cane e poi chiuse la mano destra a pugno su di essa. Le sue dita erano rosse, mentre cercava con forza di animare quell’oggetto, e il sudore scendeva lentamente sul suo volto, illuminato dalla luce delle torce che vi erano lì appese. Dopo pochi secondi, la coda del cagnolino iniziò a muoversi freneticamente, le zampe iniziarono ad agitarsi e, in un minuto, l’animale era ricoperto di peli neri e correva felicemente in cerchio intorno a Daniel, che, dopo essersi divertito un po’, riaprì la mano sul cane ed esso tornò di pietra. Dopo aver preso la stessa statua, stessa cosa fece Paul, che ebbe lo stesso effetto. << Bene, qual è il secondo? >> chiese quest’ultimo << La creazione di luce. >> rispose l’altro. Questa volta cominciò Paul, che, seguendo le istruzioni sul libro, iniziò a muovere lentamente la mano nell’aria creando un cerchio, al centro del quale lentamente si creò una piccola sfera di luce bianca e rossa che, finito l’incantesimo, iniziò a girare intorno al capo del mago. Poi, quando Paul le fece cenno di scomparire, essa si diresse verso il suo petto, dove fu assorbita dall’ampolla fino a svanire. Stessa cosa fece Daniel. Poi, come ultimo incantesimo, gli fu insegnato a proteggersi dagli oggetti e dagli incantesimi. Così, fecero come detto sul loro libro: tracciarono con della cenere un cerchio intorno a loro e poi vi gettarono sopra una piccola fiammella. Subito il cerchio si accese, e, gettandovi sopra altre sostanze magiche, si spense e si innalzò un fascio di luce blu e azzurra che li avvolse e scomparve. Per verificare l’incantesimo, Daniel prese un vaso e lo lanciò sul capo di Paul. Ma il vaso si spaccò a metà strada fra i due, e così riprovarono. Accadde la stessa cosa. Poi, dopo aver finito, uscirono dall’aula portandosi dietro i libri e si diressero verso il laboratorio di pozioni: la 8S. Nella sala vi erano dodici banchi disposti in tre file su ognuno dei quali vi erano due calderoni neri pieni di acqua. << Quale pozione dobbiamo preparare? >> chiese Paul << La Pozione del Patrono. >> rispose l’altro << Che cosa può fare? >> << Beh, è una variante dell’incantesimo-scudo. Chi la beve non può subire un incantesimo per un giorno. >> << Al lavoro, allora >> Così, incominciarono a prendere gli ingredienti dalle mensole appese alle pareti insieme alle torce spente. Accesero il fuoco sotto due calderoni, e poi iniziarono a seguire le istruzioni. Dopo un’ora di miscugli, la pozione fu finalmente completa: un liquido verde pieno di bolle e con striature nere. << Io non berrò quella roba. >> disse Paul << Lo farò io. >> rispose Daniel. Così afferrò un bicchiere dalla mensola, prese un sorso dal calderone e lo mandò giù tutto d’un fiato. Per vedere se il potere della pozione era valido, prese un sasso e se lo diede in testa. Niente. Il sasso cadde in frantumi non appena fu toccato dalla mano del ragazzo. Passarono, così, il pomeriggio a studiare gli incantesimi per il giorno successivo, finché il sole non tramontò dietro alle colline che circondavano il parco. Allora, scesero in cortile e iniziarono a chiacchierare sulla nuova scuola, finché la professoressa Concotion non li chiamò per la cena. Così, entrarono nella scuola, salirono al secondo piano e si diressero alla prima porta a sinistra, la 1983Z, ossia l’aula mensa. La stanza era alta, con una pianta a croce e con moltitudini di tavoli lunghi di legno che vi stavano in mezzo. E suddetti tavoli erano pieni di cibo: dal rost-beef al pudding, dalla torta al cioccolato alle lasagne. I due presero due piatti e posate da un’alta pila che stava a un angolo della sala e presero posto. Mentre cenavano, una ragazza scivolò sul succo di frutta che era stato buttato da qualcun altro, e Daniel, che era vicino alla ragazza, si alzò velocemente e la prese. << Grazie >> disse timidamente sottovoce lei mentre si alzava in piedi. Daniel per un attimo la fissò: aveva dei lunghi capelli biondi che le cadevano sulle spalle, la pelle pallida, quasi bianca, e gli occhi blu. << P-prego >> balbettò il ragazzo, che poi andò a sedersi. << Allora, Daniel? – un ragazzo con i capelli neri e gli occhi marroni, Alexander Dumass, aveva fatto un cenno a Daniel – Ti sei innamorato? >> Un attimo di silenzio, poi Daniel parlò: << No, no! Semplicemente l’ho aiutata >> << Strano: è Fewl Anderson, viene dagli Stati Uniti, ed è ammirata da tutti, sai? >> << No, certo non perderò la testa per una maga americana semplicemente perché l’ho aiutata >>. La cena continuò silente, rotta solo dalle chiacchiere degli altri alunni e dallo sfregare delle forchette sui piatti. Quando la cena finì, Paul si avvicinò a Daniel e sussurrò: << Ma è vero che non ti piace? >> L’altro sospirò e gli rispose: << Scherzi? E’ bellissima! Cosa vuol dire ‘ma è vero che non ti sei innamorato di lei’? Potevo forse dire a tutti che è bellissima e che mi piace? Però, devo capire se le piaccio anch’io! Mi devi aiutare! >> << Ehi, ma la conosci da pochi minuti! >> << Apposta! Non voglio delusioni >> << Come vuoi… puoi parlarle adesso nell’ora libera prima di cena >> << Okay >> E così, i due ragazzi iniziarono a seguire la ragazza, finché Daniel non decise di parlarle. Simulò un incontro casuale, e, quando le fu davanti, iniziò a parlare: << Fewl, che coincidenza! Dovevo dirti una cosa! >> << Cosa? >> Intanto, per evitare di essere visto, Paul agitò la mano e sussurrò: << Vorrei che quei due non possano vedermi! >> Improvvisamente, il ragazzo scomparve dalla loro vista e si avvicinò per sentire ciò che stavano dicendo: << Ecco, Fewl, volevo chiederti se tu, ecco, ti volessi mettere con me. >> << Beh, sì. >> << Davvero? >> << Certo! Girano molte voci su di te molto belle >> << Magnifico! >> E detto questo, Daniel le prese delicatamente le mani, e lei, per tutta risposta, lo baciò. E così Paul si fece indietro per lasciarli soli, ma cadde, perse la concentrazione e ricomparve a dieci metri da loro; ma non se ne accorsero. Stanco e assonnato, decise di ritornare nel dormitorio. Arrivato lì, vestito e sporco come era, si coricò nel letto osservando le prime nevi dell’inverno che già discendevano dal cielo.

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Capitolo 2
*** La festa di Natale ***


E così il tempo passò, alla Wizardshouse, e arrivò il tempo natalizio, e con esso le nevi e il freddo dell’inverno. Era la vigilia di Natale, i tetti delle torri del castello erano ricoperte di un manto spesso e candido di neve morbida, fiocchi cristallini di neve cadevano dal cielo lentamente, e tutti vestivano di cappotti e pellicce: ecco cosa vedeva Paul dal vetro della finestra del suo dormitorio. Erano circa le 7:45, e il ragazzo si era svegliato per via delle prime luci dell’alba. << Dài, la lezione di oggi sarà facile, Paul >> Era nell’aula di pozioni << Non ho dormito bene, stanotte, Daniel… E se sbaglio qualcosa? >> << Conosci Concotion, ti capirà. Su, non ti scoraggiare >> << Già… >> << Buon giorno, alunni – Concotion entrò in classe – oggi impareremo a preparare una pozione guaritrice… >> Un ragazzo alzò la mano e parlò: << A cosa serve? >> << Serve per guarire ogni tipo di lesione subìta. Per esempio, se una persona si ferisce un braccio e beve tale pozione, guarisce totalmente da tutte le lesioni subìte fino a quel momento… Bene, come prima cosa, prendete della cenere… >> E la lezione andò avanti fino al suono della campana, che annunciò la fine della lezione, e tutti gli alunni uscirono dall’aula. Nel tumulto di quei dieci minuti di cambio della lezione, Alexander Dumas, un ragazzo dello stesso anno di Paul, avvicinò il ragazzo: << Davidson, Davison! >> << Sì? >> rispose Paul << Ma è vero che a Likeables Daniel non piace Anderson? >> Paul si sentì cadere nel vuoto. Cosa dire? Dire che Daniel non era innamorato di Fewl facendolo sembrare uno stupido o dire del bacio che ha avuto con la stessa ragazza la sera precedente? Turbato da tutti questi problemi, il ragazzo disse timidamente sottovoce << Non lo so… >> e se ne andò senza aggiungere altro. Il sole, quella mattina, filtrava forte, attraverso le finestre dell’aula di incantesimi, e si proiettava su metà del volto di Wisdomy mentre faceva ruotare un piccolo sasso a mezz’aria. << Dunque ragazzi – incominciò la lezione – che di voi sa dirmi come animare un oggetto? >> Paul e Daniel alzarono la mano, e la professoressa chiamò il secondo: << Signor Likeable? >> << L’animazione di un oggetto – disse – può essere provocata se un mago stringe forte a pugno la mano destra sull’oggetto che desidera animare. Per ritrasformarlo, basta riaprire la mano >> << Eccellente, ti meriti ‘A’ >> Anche quest’ora passò, e, un minuto prima che suonasse la campana, la professoressa Victilius, la sottosegretaria generale, entrò nell’aula e parlò: << Allora, alunni, come è ormai consueto da 20192 anni, la scuola, in occasione della festività natalizia, ha organizzato una gita-studio, che quest’anno si terrà nel labirinto di Hampton Court. Il labirinto, di notte, viene popolato da fantasmi e poltergeist, e, proprio quando i cancelli chiuderanno, voi alunni entrerete e il vostro compito sarà quello di lavorare insieme più di quanto non avete mai fatto. Proprio così, dovrete cacciare tutti gli spiriti maligni dal labirinto prima che il sole sorga. Avrete 12 ore. Il numero degli spettri è circa 1000, e ne compaiono solo un po’ ogni ora. Si partirà stanotte >> Mentre Paul e Daniel stavano uscendo dalla classe per andare alla lezione di storia della magia, quest’ultimo chiese all’altro: << Paul, come facciamo a tenerci in contatto? >> << Beh – Paul aggrottò la fronte – possiamo usare le Messaggine. Sono delle palline di plastica colorata che, se viene detto un messaggio vocale indicando il destinatario, sfrecciano velocissime verso l’altro, aprendosi sulla sua testa e facendo cadere il messaggio sotto forma di testo scritto su un foglio. Ne ho giusto un paio in tasca – tirò fuori dalla tasca un paio di palline di plastica rossa – vediamo se funzionano. A Daniel Likeable, messaggio di prova >> Essa si alzò in aria e si spostò su Daniel, dove si aprì e lasciò cadere un messaggio: A: Daniel Likeable Da: Paul Davidson Messaggio di prova Inviato il: 20/12/1970 Il ragazzo guardò Paul e disse: << Funzionerà >> *** Quella stessa notte, alle 22, Victilius chiamò gli alunni tutti nell’aula magna, la 9C, dove erano stati deposti tre centinaia di scope di legno. Appena Paul le vide gli venne un dubbio: come si guida una scopa volante? Ma, appena formulata tale domanda, la vicepreside rispose: << Non dovrete guidarla, questa scopa, dovrete solo reggervi, saprà da sola dove andare. >> Così, tutti i ragazzi presero una scopa ciascuno e vi montarono sopra, ed essa si mise subito in volo e partì passando per la grande finestra ad arco che era spalancata a un lato dell’aula. E così, in pochi minuti, i cieli di Cardiff si riempirono di ragazzi a cavallo di manici di scopa, e, cosa strana, questo spettacolo non fu notato da nessuno. Più tardi, poi, ci si accorse che le scope erano state rese invisibili agli occhi dei non-maghi. Dopo tredici minuti di viaggio, finalmente atterrarono nella Piazza Centrale di Hampton Court, deserta e illuminata solo dalla luce dei lampioni. Trovato Daniel nella folla che si accalcava per entrare nel labirinto, Paul trovò Daniel e gli diede una Messaggina. Poi, finalmente, entrò. Le pareti erano di siepe, alte e verdi, oscurate dalle nuvole nere che coprivano la luna di quella notte. Iniziò a piovere. Alzò la mano destra verso il cielo e gridò con decisione: << Kal’im erah! >> Subito, intorno ai suoi piedi si formò un cerchio rosso di fuoco, che poi si alzò fino a un’altezza di dodici metri e si restrinse fino a esplodere circondato da raggi luminosi che abbracciavano tutto il terreno, il volto del ragazzo e l’aria stessa. La luce era così intensa che la luna, a confronto, pareva buia. << Beh – si scostò un ciuffo di capelli dagli occhi – è stato facile… ma ora cosa dovrei fare? >> Poi, un’idea illuminò la sua mente. Prese la Messaggina, l’aprì e parlò: << Messaggio per Daniel Likeable: ‘Daniel, ho bisogno del tuo aiuto. Fatti trovare all’entrata del labirinto prima possibile!’ >>. E detto ciò, la chiuse e la scagliò in aria. La pallina, così, illuminata da un piccolo e pallido raggio di luce lunare, scheggiò verso Daniel. Quando la piccola pallina scomparve alla sua vista, Paul si sedette al suolo e aspettò. Non passò molto tempo prima che una piccola colonna di ghiaia si alzò e ricadde mentre nel suo centro era comparso Daniel. << Bene, Paul, mi volevi? >> disse il ragazzo affannato << Sì – rispose l’altro – vorrei capire cosa devo fare… voglio dire, come pretendono che mandiamo via dei fantasmi in 12 ore e da soli? >> << Tranquillo, mi sono scritto una formula che ho copiato da un libro di testo, ma bisogna spingere i fantasmi dentro l’area dell’incantesimo, non posso recitare la formula senza alcun motivo. Ci sono! Tu spingerai dentro il cerchio che disegnerò attorno a me e io faccio l’incantesimo per catturarli. Ma avremo bisogno di una piccola bambola matrioska. >> << Fantastico, perché io giro sempre con le bambole russe in tasca. Adesso mi dici come faremo a fare l’incantesimo? >> << Tranquillo, ho detto che serviva una matrioska, non che ne disponevamo di una. >> e detto ciò estrasse dalla tasca una piccola bomboletta d’oro. << E’ una matrioska injail, una fra le più potenti dell’universo. Me l’ha prestata la professoressa Victilius prima che partissimo. Bene, tu vai a caccia di fantasmi, io preparo l’incantesimo. >> << Come faccio, Daniel, a spingere gli spiriti nell’area dell’incantesimo? >> << Beh… a questo ci ho pensato io. Se disegni un determinato simbolo magico, l’oggetto su cui l’hai disegnato acquisisce poteri magici, e se viene rotto, il mago che l’ha rotto acquisisce la magia dell’oggetto e tale trasfusione genera una grande luce. Usa tale luce per spingere gli spiriti nel cerchio! >> << Ricevuto! Ma cosa attira i fantasmi, Daniel? >> << Oh, ti troveranno loro. >> Impaurito, Paul si diresse verso un corridoio alla sua sinistra, mentre Daniel scomparve dalla parte opposta. Mentre l’incantesimo luminoso stava man mano affievolendosi, il ragazzo percorreva la strada di ghiaia, quando, a un certo punto, una nube evanescente delle sue dimensioni, comparve davanti a lui, e si rigirò su se stessa fino a formare una figura umana. Ecco il fantasma! Ma come fare per sconfiggerlo? Daniel aveva detto di disegnare ‘un determinato simbolo’, ma non ha detto quale. Mentre i dubbi tormentavano il ragazzo come lame che si piantavano nella mente, gli venne improvvisamente un’idea. Prese un piccolo ramoscello e vi puntò la piccola fiala che aveva al collo. Pian piano, carbonizzando il legno, stava comparendo la frase ‘un determinato simbolo’, e, quando la frase fu completata, il ragazzo ruppe il bastone e lo gettò al suolo. Il legno iniziò a bruciare di un fuoco blu luminoso che poi avanzò verso il resto della via. Lo spirito, intanto, che stava levitando ripetutamente senza eseguire alcun movimento, accortosi della forte luce che come un treno si incanalava verso di lui fra le pareti del labirinto, iniziò a scivolare sull’aria sempre più rapidamente eseguendo morbidi e tondi movimenti per cercare di evitare la luce, finché a un certo punto scomparve dietro l’angolo. Per capire dove quell’essere stava dirigendosi, lo seguì, e, appena svoltato l’angolo, vide Daniel in piedi davanti a un grande cerchio di cenere nera dentro il quale si trovava lo spirito, all’oscuro dell’accadimento. Poi, Daniel parlò: << Oh, Paul, finalmente sei qui! Tu devi fare l’incantesimo per catturare il fantasma >> Intimorito, Paul chiese: << Perché? >> << Perché tu hai più potere di me… quando hai rotto l’oggetto spedendo il fantasma verso di me, hai assorbito il potere dell’oggetto stesso. >> << Ah, già… beh, che devo fare? >> << Segui le mie istruzioni. Per prima cosa, vieni a metterti nel punto dove sono io. Poi recita la formula ‘ingenium in sphaera’. Ricordati: ‘ingenium in sphaera’. Oh, e prendi con te la matrioska >> E Daniel porse la bambola all’altro. Il ragazzo, così, si mise in piedi dove il suo compagno gli aveva indicato, tese la mano destra verso il cerchio e la sinistra verso il fantasma e gridò con tutto il fiato che aveva in corpo: << INGENIUM IN SPHAERA! >> Subito, lo spirito, entrò nella sagoma circolare che stava lì di fronte, e, a quel punto, Daniel sussurrò: << Ecco, lancia la bambola nel cerchio >> Paul, dopo averla presa dalla tasca, lanciò la matrioska, la quale, proprio al centro del cerchio, si aprì sprigionando una quantità di luce tale che impedì la vista finché non si spense. Quando l’abbagliante luce si affievolì, il fantasma era sparito, e la matrioska era diventata più grande e più pesante. E quindi così i due continuarono finché il sole non mostrò i primi raggi dell’alba. Allora, Daniel prese dalle mani di Paul la bambola – diventata delle dimensioni di un avambraccio – e l’aprì. Tutti i fantasmi uscirono, ma, appena bagnati dalla luce del sole, si dissolsero nell’aria come le nuvole scompaiono in cielo. Così, quando l’orologio di Daniel toccò le 6 del mattino, tutto piombò nel buio più assoluto, e, un attimo dopo, si ritrovarono nel salone centrale della scuola, insieme a tutti gli altri alunni, davanti alla professoressa Victilius. La professoressa iniziò a parlare: << Bravi, lavoro eccellente lavoro, alunni cari. Ma, come si suole da sempre, bisogna conferire un premio a chi ha catturato più spiriti. E il premio lo conferiamo a – l’eccitazione di Paul e Daniel cominciava a crescere – un ragazzo che ha preso ben 679 fantasmi… Alexander Dumas! >> << Cosa? >> si chiesero i due << Bene – la felicità era impressa sul volto di Victilius – Alexander, quale incantesimo hai usato per catturare così tanti spiriti? >> << Beh – si aggiustò i capelli – il modo che ho applicato io è stato l’incantesimo del cerchio. Sono stato l’unico a usarlo. >> Daniel sobbalzò: << Ma è quello che abbiamo usato noi! E il numero degli spiriti si aggira intorno a questo. Possibile che abbia sostituito la bambola con la sua? Ma come ha fatto a trovare un’altra bambola matrioska injail? Sono rarissime! Tu cosa ne pensi, Paul? >> << Sai, Daniel, Dumas è molto ricco, e le injail, per quello che ho capito, sono molto costose… >> << Oppure… ma sì, le bambole magiche vengono fatte grazie alla luce della luna! La luna alimenta tutta la magia bianca! >> << E quella nera? >> << Quella nera viene alimentata dal nero che avvolge la luna. Ma la luna ha più potere. Un mago è potente se nasce durante la luna piena. Io sono nato nei tre quarti, e sono il primo della famiglia. Tu, invece? >> << Io non lo so… Perché non lo chiediamo a mia madre? >> << Sì, possiamo usare il portale che è nell’aula 13H. Andiamo >> E così si diressero verso la sala suddetta, dove vi era un grande anello di pietra; Daniel lo fissò attentamente e iniziò a sussurrare formule: << Omnia dispereunt quicquid fuit ante, dat instans et nova mox anceps hora futura feret >> Subito, l’anello si alzò a mezz’aria e iniziò a ruotare fino a alzare un forte vento nell’aula, dopodiché si fermò improvvisamente e cadde al suolo facendo un grande tonfo assordante. Daniel diede un’occhiata a Paul, e l’altro intese subito: si gettò dentro esso e subito perse i sensi. Quando riaprì gli occhi, era nel salone di casa sua, seduto davanti a suo padre. << Ciao, papà >> disse il ragazzo << Cosa ci fai sul pavimento? >> chiese il padre << Beh, ho usato il teletrasporto di scuola. Volevo solo chiederti sotto quale luna sono nato. >> << Hm… beh, allora, forse è meglio che non te lo dica… chi non sa non soffre! >> << No, dai! Perché non posso saperlo? >> << Ecco… va bene, te lo dico: sei luna piena! Io e tua madre abbiamo cercato di nasconderlo da anni, è per questo che non hai mai saputo questa storia della luna. E sei fra una delle lune piene più potenti dell’ultimo secolo, solo un altro mago, per quello che so, è così potente. >> << E la seconda chi è? >> << Beh, credo che sia Fewl Anderson. Va alla tua stessa scuola. E detto ciò, vai a scuola. >> Paul chiuse gli occhi, e, quando li aprì, era nell’aula di pozioni davanti alla professoressa Concotion, dietro la cattedra. << Ah, si è degnato di venire alla nostra lezione di pozioni? >> disse la professoressa << Co-cosa? Sono svenuto… >> Paul era sconvolto << No, si è teletrasportato in classe. Dove è andato? >> << A… a trovare mio padre. >> << E cosa le ha detto suo padre? >> << N-niente… assolutamente niente. >> << Niente… vabbè, comunque è appena cominciata la lezione, prenda posto e apra il libro a pagina 37. >> Nonostante la confusione del ragazzo, la giornata continuò pacificamente, e così tutte le altre, finché non arrivò il 24 dicembre, giorno della vigilia di Natale. All’ora di pranzo, quando tutti gli alunni della scuola erano nell’aula mensa – addobbata con festoni e luci colorate – la professoressa Kardux, la coordinatrice scolastica, si alzò in piedi dal tavolo dei professori e girò i suoi piccoli occhi neri verso gli alunni e parlò: << Bene, alunni, domani, che sarà il giorno di Natale, per festeggiare l’anno nuovo, ci sarà una cena all’interno del parco, invece che qui. La cena inizierà alle 22. Invece, come già stabilito dalla professoressa Shepfardt, la direttrice, sarà una giornata che qui definiamo sin lecciones, ossia senza lezioni. Bene, buon appetito. >> Paul, intanto, cercava di trovare appetitose le uova con bacon che già da mezz’ora lo stavano “guardando”, ma era troppo eccitato dall’idea di essere uno fra i maghi più potenti del mondo; ma, a un certo punto, Daniel gli sussurrò: << Paul, ma non mi hai ancora detto che luna sei… >> << Ecco… hm… va bene, te lo dico: sono luna piena >> << Cosa? Luna piena? >> << Ma non ti ho detto niente, va bene? >> << Okay >> E la notte passò, e portò via tutti i pensieri e i crucci, e con essa arrivò il Natale. Paul si svegliò alle 10 del mattino, e rimase a letto fino alle 10:30 perché desiderava osservare la neve attecchire sui vetri del dormitorio e la gente che fuori si dilettava in incantesimi, pozioni o che semplicemente aiutavano i custodi della scuola a portare all’interno i sempreverde di Natale. Quella mattina, il dormitorio era addobbato con luci magiche e piccoli esseri simili a insetti luminosi che svolazzavano per la stanza, riempiendola di luci e colori. Così, Paul si alzò, prese la fialetta, la mise al collo e subito si ritrovò vestito con la tunica nera per la scuola. Poi, scese nell’aula mensa a fare colazione, mangiò due biscotti con una tazza di the caldo e uscì a cercare Daniel. Lo trovò sotto un pino in un angolo del parco circostante alla scuola insieme a Fewl, e stava facendo delle piccole linee luminose nell’aria che formavano la scritta ‘Buon Natale!’. Poi, quando la ragazza si congedò dal ragazzo, Paul si avvicinò e lo chiamò: << Daniel, Daniel! Buon Natale >> Quando l’altro lo notò, si avvicinò e cominciò a parlare: << Ciao, Paul! Buon Natale! Ho un regalo per te. >> tirò fuori dalla tasca un piccolo pacchetto viola e lo porse al ragazzo, che lo scartò e vi trovò dentro una piccola penna stilografica insieme a un foglio. Poi, continuò: << E’ una penna della realtà, qualunque cosa viene disegnata si realizza istantaneamente sul pavimento. << Anch’io ho qualcosa per te >> rispose Paul materializzando un lungo pacco verde fra le sue mani e dandolo a Daniel. Mentre il ragazzo lo stava aprendo, Paul continuò: << E’ una bacchetta ‘wizard power 3.2’, mi è costata 135 sterline. Così, quando avrai superato il test, potrai fare incantesimi potenti quanto quelli di maghi di luna piena. Così, saremo maghi alla pari. >> << E’ il miglior regalo che io abbia mai avuto, grazie! >> << Allora, come va, con Fewl? >> << Molto bene, abbiamo intenzione di fare una vacanza per Natale… alle isole Fiji. >> << Beh, buona fortuna! >> << Già… allora, ci vieni alla cena di Natale? >> << Sì, e tu? >> << No, io no. Parto oggi alle 5 >> E così, dopo le 17, dopo aver salutato Daniel, si sedette sulla neve fresca a osservare i rossi bagliori del tramonto di un sole che già scivolava dietro i monti viola dell’orizzonte, proiettando aguzze ombre triangolari sul prato del parco. Intanto, in lontananza, vi era un gruppo di ragazzi che si lanciavano a vicenda una piccola fiammella verde che a ogni lancio si faceva sempre più piccola, finché non scomparve del tutto. Poco dopo, Paul si alzò in piedi e incominciò a passeggiare, e si diresse verso l’interno della scuola, dove stavano preparando la cena per Natale. Desideroso di eseguire qualche incantesimo per svago, tese la mano verso una delle numerose fiamme danzanti sulle torce che illuminavano la sala, ed essa si contorse verso la sua mano, per poi staccarsi totalmente dalla fiaccola e andandosi a mettersi poco più in alto del palmo della sua mano. Poi, la prese e la lanciò in aria, per poi posarla di nuovo sulla torcia. La sera, così, arrivò la cena di Natale. Il tavolo fuori del parco era molto grande e abbondava di cibi vari e dolci ricoperti di cioccolata e crema. E così, sotto il cielo stellato e terso di quella notte, Paul cenò, ma immancabile fu la tristezza per l’assenza del suo grande amico, unica vera fonte di confidenza incondizionata. Ma la cena passò, e così la notte, e così il 1973, e arrivò il gennaio del 1974…

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Capitolo 3
*** Il Libro del Destino ***


E così, gennaio passò, e con esso anche le vacanze, e fu così che si avvicinò il ritorno a scuola, finché, la mattina del 7 febbraio, tutti gli alunni della scuola si diressero pigramente verso l’aula mensa per fare colazione. Poi, quando la campanella suonò le 8:30, tutti gli alunni erano già nella classe di incantesimi. Poi, cinque minuti dopo, Wisdomy entrò e tirò fuori dalla tasca due piccole bacchette di legno dicendo:
«Buon giorno, alunni. Oggi impareremo a utilizzare le bacchette magiche. Adesso che non avete superato il test magico (lo supererete a giugno) non potete ancora usarle, ma quando riuscirete a ottenere i poteri, dovrete osservare una fondamentale regola: siete gli unici con dei poteri magici, nelle vostre famiglie, e donde dovrete proteggere tutti i componenti di essa. Essere il mago della famiglia comporta un grande incarico, e la bacchetta può dare una mano, dato che incrementa i poteri del mago di un quarto di luna. La sua composizione è principalmente ebano con un grammo di pietra lunare polverizzata e versata in un piccolo vano costruito al centro della bacchetta. Le due bacchette che mi vedete in mano sono sofisticate, e vi permettono di essere usate anche prima del test. Adesso vi chiamerò due a due e a turno mi mostrerete un incantesimo con la bacchetta. Mi raccomando di non fare incantesimi pericolosi. Quindi, formate una fila da due davanti a me»
Tutti gli alunni si accalcarono davanti alla cattedra in fondo alla classe per mostrare per primi le proprie doti magiche, e ognuno diede il meglio di sé; si vide ogni tipo di incantesimo, dalle sfere di luce alle materializzazioni di animali, dalla creazione di fantasmi al creare fulmini in cielo. Quando poi fu il turno di Paul, si mise in mezzo alla classe, con la bacchetta di ebano alzata davanti al volto e con la punta illuminata da mille scintille. Nonostante l’ansia gli impedisse di riflettere, dopo aver pensato pochi secondi, ruotò freneticamente la bacchetta verso una penna posata sulla cattedra e poi la sbatté sul polso destro. Subito, la penna, senza emanare alcun suono o luce, si alzò e, a ogni comando del ragazzo, si muoveva nella stanza sulle teste di trenta ragazzi e ragazze stupiti. Poi, dopo qualche minuto, Wisdomy gli fece cenno di smettere e Paul fece ricadere la penna sul suolo. Poi, la professoressa parlò:
«Eccellente, Davidson. Un incantesimo da mago di 80° livello, mentre un alunno della sua età è solo al 13°. Ti meriti una ‘A+’! Perfetto!»
Alla fine della lezione, mentre Paul stava uscendo dalla classe, tutti gli alunni della classe lo osservavano, e fra loro scorrevano sussurri del tipo ‘ma è solo fortuna’ oppure ‘non ha la più pallida idea di quello che ha fatto’. E tali sussurri non sfuggirono all’orecchio del ragazzo, che però li ignorò. Pochi minuti dopo, mentre stava dirigendosi verso l’aula di storia della magia, all’improvviso, comparve davanti a lui Daniel vestito con la divisa scolastica e con un piccolo libro rosso sotto il braccio.
«Ciao, Paul – Daniel aveva il sorriso stampato sulla bocca – dove sei stato? Io avevo lezione di pratica magica»
«No, io ero stato a lezione di incantesimi – Paul era sorpreso ma ancora assonnato – tu, invece? Non ti vedo da quando sei partito per le isole Fiji.»
«Beh, sai, era così bello, lì, che abbiamo deciso di restare tutte le vacanze. A proposito, ho trovato questo»
Daniel diede a Paul il piccolo libro rosso che aveva con sé, e l’altro lesse la copertina: ‘incantesimi avanzati e controllo dei poteri per maghi di luna piena dell’anno Domini 1344’.
«Ma dove l’hai trovato?» chiese il ragazzo sorpreso
«Beh – l’altro sospirò – un giorno, io e Fewl siamo andati a visitare un vecchio castello spagnolo abbandonato, e l’abbiamo trovato in una nicchia nella torre est. Il titolo è in inglese mentre il testo è in spagnolo. Non so perché. Dai, aprilo.»
Paul aprì il libro. Le pagine erano di pergamena ingiallita dal tempo e le parole, scritte con una calligrafia svolazzante, erano di un inchiostro di un colore che una volta sarebbe dovuto essere blu. Ma, non conoscendo lo spagnolo, disse a Daniel:
«Ma come lo traduciamo, se è in spagnolo?»
«Beh – Daniel si mise a fissare il soffitto – c’è la professoressa Kardux, lei è spagnola… o più semplicemente possiamo tradurre con la magia… Bene, ora vorrei tradurre questo libro da spagnolo in italiano!»
Subito, tutte le lettere si misero a ruotare e a deformarsi sulle pagine finché non si posarono e divennero in lingua inglese. Ecco che le lettere divennero comprensibili: ‘capitolo I: animazione di oggetti’. Poi, alzò di nuovo il volto verso Daniel e parlò:
«Ma tu come conosci tutti questi incantesimi?»
«Beh, sai, mio padre è direttore del reparto incantesimi del ministero dell’amministrazione dei beni magici comunali e della difesa magica. Quindi conosco tutto quello che i miei genitori mi dicono.»
«Ah… beh, allora, siamo in ritardo di due minuti, corriamo in classe.»
«Okay.»
Così, corsero verso la classe di storia della magia per la lezione, dove li attendeva seduto dietro la cattedra, il professor Heathern. Quando arrivarono, però, non accennò minimamente al loro ritardo.
E così la giornata passò e finì, e arrivò il giorno dopo. Quella mattina era nuvolosa e grigia, con pochi fiocchi di neve che lentamente scendevano dal cielo. Come la giornata precedente, la prima ora era quella di incantesimi, e, quella mattina, Wisdomy entrò con una borsa piena di una risma di fogli, e li informò che quella mattina ci sarebbe stato il test di primo quadrimestre. Lo stupore gonfiò i cuori di tutti i presenti. Nessuno si era preparato. E poi in cosa consisteva il compito? E la risposta a questa domanda fu:
«Voi, in coppia, dovrete duellare uno contro uno, e i vincitori supereranno il test. Un punto per ogni incantesimo riuscito bene.»
Così, la professoressa formò le coppie, e Paul capitò in coppia con un ragazzo dai capelli biondi e occhi azzurri. Fece la prima mossa: agitò la mano verso l’avversario e da essa uscì un fulmine celeste che avvolse il ragazzo scagliandolo alla parete. Quando si rialzò, rispose lanciando una grande sfera luminosa rossa, ma Paul batté le mani ed essa si dissolse come fumo. Poi, unì le mani davanti al suo volto e le aprì: ne uscì una nuvola nera che avvolse l’altro e lo scaraventò verso il suolo. Così, vincendo 3 a 0, Paul si aggiudicò una ‘B’ sul voto dell’esame di primo quadrimestre e riuscì a guadagnarsi il rispetto di tutti.
Mentre, a fine lezione, stava uscendo dalla classe, Wisdomy, con un lungo mantello nero e un vecchio cappello a punta, lo afferrò per un braccio e gli disse:
«Davidson, come ti è venuto in mente di eseguire quegli incantesimi» aveva le rughe del volto contorte
«Ma, professoressa – Paul iniziò a balbettare – Io… io»
«Non voglio sentire ‘ma’! Hai vinto con successo, ed è dalla capacità di duellare che si vede il proprio potere, e tu te lo sei meritato in pieno. Ecco, ti conferisco una delle due mie bacchette speciali per maghi che non hanno ancora superato il test. Fanne buon uso.»
«Grazie!»
«Sì… ma ricorda che un mago potente non è per forza intelligente. Devi imparare a usare anche la testa se vuoi essere promosso con una A+»
Eccitato, si sedette un attimo su un gradino della grande scala che portava al piano superiore in quel momento colma di alunni e iniziò a osservare quella piccola asticella di legno che serrava fra le dita. Era lunga circa quindici centimetri, con il manico dell’ebano più scuro e levigato che avesse mai visto in vita sua e con la punta liscia e marrone come il legno del faggio. Dalla punta usciva lentamente un piccolo filo di fumo rosso che si disperdeva nell’aria poco dopo essere comparso.
Poi, dopo aver osservato attentamente e in modo ipnotico la bacchetta, Paul la ripose nella tasca dei suoi jeans sotto la tunica e salì con gli altri al secondo piano per la lezione di pozioni che quel giorno si sarebbe svolta nell’attico superiore. Così, tutti gli alunni, uno per volta, entrarono nella piccola porticella che si trovava in fondo a destra del corridoio e si ritrovarono nell’attico, pieno di banchi di legno massello su cui stavano moltitudini di provette, calderoni, pentole, fornelletti, bilance e tanto altro. Ognuno prese un posto, in piedi, dietro al proprio calderone, quando, all’improvviso, con un forte scoppio simile a quello di un palloncino di gomma, Concotion comparve di fronte a loro. Vestiva di un lungo mantello verde scuro con un grande cappello a punta nero sul capo e una bacchetta sotto il braccio. Iniziò la lezione:
«Buongiorno, alunni, oggi vi insegnerò a preparare una pozione del Patrono, una pozione, ossia, che protegge chiunque la beve da ogni incantesimo per ventiquattro ore, più precisamente ventitre ore, cinquantasei minuti e quattro secondi. Ora, ognuno di voi preparerà mezzo decilitro di pozione seguendo le istruzioni a pagina 110 e poi lo testerà su un altro alunno. Incominciate.»
Paul prese il libro dalla borsa che si portava appresso e lo aprì alla pagina indicata, e, mentre stava versando il primo ingrediente nel calderone, una messaggino si aprì su di lui e lasciò un messaggio:
‘Paul, ti va di provare la pozione uno sull’altro? Non mi fido degli altri ragazzi. Daniel’
Tese la testa verso il banco di Daniel, lo chiamò a bassa voce e annuì. Così, quando tutti finirono la pozione, Concotion fece disporre tutte le coppie in riga orizzontale davanti a lei, e, a turno, ognuno lanciò un incantesimo contro il proprio avversario. Qualcuno fu colpito, qualcun altro no, e qualche mago non riuscì nemmeno a eseguire l’incantesimo per via della qualità della pozione. E fu un tumulto, poiché gli incantesimi che non colpivano gli alunni andavano a scagliarsi contro gli alberi del bosco circostante e le colonne del porticato intorno all’attico, staccandone qualche pezzo. Impiegarono circa due ore di lezione. E così la giornata passò e la scuola finì, e tutti gli alunni si riversarono nel cortile in attesa della cena. Paul, Daniel e Alexander – che da qualche tempo aveva cominciato a frequentare i due più spesso – si misero in un piccolo spiazzo di terra con in mano una collanina di legno e la bacchetta di Paul sul suolo davanti a loro.
«Spiegamelo di nuovo – Alexander era perplesso – cosa dobbiamo farci con una bacchetta e una collanina, Daniel?»
«Beh, stiamo cercando di incantare questa collanina – la alzò davanti al volto – in modo da incrementare i poteri del portatore. Bene, mettetevi in cerchio intorno a questi due oggetti e prendetevi le mani.»
Così fecero, e, quando tutti e tre furono intorno ad essi, Daniel incominciò a recitare una formula:
«Di certo non gli oggetti
Agli uomini donano poteri
Che siano vecchi, ricchi poveri o reietti,
Ma un ausilio danno gli incantesimi veri
Se accesi dall’energia
Alimentata dalla magia.
Ora in questo luogo,
In quest’ora
Ci salviate dal rogo,
Dalla magia nera,
Dall’acqua,
Dal fuoco,
Dalla terra e dall’aria.
Così ho detto,
Così sia scritto
E così sia!»
A ogni verso della formula, i due oggetti si alzavano sempre più in aria ruotando intorno a loro stessi, e, quando il ragazzo terminò di parlare, caddero al suolo esattamente nel punto dove erano.
«E adesso?» chiese Alexander
«Indossa la collana, io intanto prendo la mia bacchetta» rispose Paul.
E così fece. Subito, la collana, come dotata di vita propria, avvolse il polso del ragazzo chiudendosi con un nodo e illuminandosi di un’innaturale luce rossa. Poi, Paul prese la bacchetta e la puntò contro Alexander agitandola. Ciò che ne uscì fu una scintilla verde che a metà strada tra Paul e l’altro scomparve come una piccola nuvola di fumo. Ma il parco, improvvisamente, piombò in un totale buio.
«Accidenti, il suolo sembra essere di gomma, è cambiato! Sembra… sembra…» Alexander era stranito. Poi, quando ricominciarono a vedere, la paura assalì i tre, e Paul gridò:
«UN CANOTTO!»
In effetti era vero, si erano ritrovati in un canotto di gomma su un fiume di lava in una grotta che sembrava senza fondo. Come vi erano finiti, lì?
«Cosa? Come? Oh, no! Dovremo usare l’astuzia e la magia! – esclamò Daniel – tu, Paul, tira fuori la tua bacchetta!»
Così fu. Fortunatamente, Alexander aveva ancora la collanina, Daniel aveva bevuto la pozione del patrono e Paul aveva la bacchetta. Forse non era tutto perduto. Ma chi o cosa voleva che si trovassero in quel posto? Mentre il mezzo scivolava lentamente sulla lava senza però essere minimamente danneggiato, in una piccola rientranza, su un ambone d’oro, Paul vide un grande libro con la copertina di corteccia. Forse vi era la risposta a tutto… Ma come raggiungerlo? Poi, gli venne un’idea: ruotò in aria la bacchetta tre volte, e, velocemente, il canotto virò schizzando lava sulla parete opposta e si scontrò addosso al leggìo, facendo cadere il libro nella lava. E per un attimo tutto sembrò perduto, ma, poco dopo, i tre si accorsero che il libro stava andandosene via senza però consumarsi. Quello fu il segno che convinse totalmente i tre che il libro era la chiave di quello strano accadimento e che il libro era incantato. Così, salirono di nuovo sul canotto, e, grazie alla magia dei loro poteri uniti, raggiunsero il libro e lo presero. Daniel osservò attentamente il tomo e poi gridò:
«Non è possibile! – l’eco profonda della grotta ripeteva le sue parole – questo è il Libro del Destino!»
Paul lo guardò perplesso e parlò:
«Libro del Destino?»
«E’ un libro che racconta la storia di tutto ciò che esiste, e, a volte, dà qualche accenno al futuro. Chiunque ha il permesso di leggerlo, ma nessuna su questa terra può scriverlo. In questo modo si mantiene l’armonia. Ma, ora, lo useremo per uscire via da qui. – fissò il libro – Grande volume, che racconti le storie degli uomini, degli animali, delle entità magiche e delle piante, mostraci come usciremo da qui!»
Subito, il Libro si alzò davanti al voltò del ragazzo e si aprì, iniziando a mostrare pagina per pagina tutta la sua vita, l’incontro con Paul, la notte a Hampton Court, finché non arrivò a mostrare le sagome di tre ragazzi che, unendo i loro poteri magici, riescono a plasmare lo spazio e il tempo. Ma le immagini erano sfocate, confuse e in alcuni punti scomparivano. Poi, quando finì, cadde sul canotto davanti a Daniel, che si voltò verso gli altri due amici e parlò:
«E quale incantesimo dobbiamo trovare per plasmare il tempo e lo spazio? Non ho abbastanza potere.»
«Sì, ma se uniamo i nostri poteri – Paul alzò la bacchetta davanti al volto dell’altro – possiamo eseguire un incantesimo abbastanza potente. Daniel, conosci un incantesimo capace di plasmare il tempo e lo spazio?»
«Uno solo… Datemi le mani!»
E così, una volta congiunte tutte le mani, iniziò a dire la formula:
«In un luogo e in un altro possiamo andare
E per farlo useremo la magia
Insieme dovremo lavorare
E reciprocamente ci doneremo energia.
Stesso vale per il tempo,
fuggevole e rapido,
possiamo tornare al punto di partenza!»
Il buio calò di nuovo sui loro occhi, e, quando videro di nuovo, erano nel punto e nel momento in cui erano partiti. Lo confermò Alexander, che, guardando l’orologio da polso, notò che erano precisamente le 16:55, l’ora in cui erano partiti. Così, nessuno si accorse di niente, tranne del fatto che Paul ora aveva sotto il braccio un grande e strano libro. Corsero in presidenza e parlarono con la professoressa Shepfardt dell’accaduto, e, finita la spiegazione, lei parlò:
«Sono al corrente delle vostre azioni, poiché vi ho mandato io.»
«Cosa?» chiese Paul allibito
«Sì, era necessario per il bene della scuola che tre maghi potenti recuperassero il Libro del Destino per poi trovare il Santo Graal. Vi spiacerebbe darmi il Libro, prego?»
«Il Graal?» chiese Daniel mentre prendeva dalle braccia di Paul il tomo e lo poggiava sulla scrivania dietro la quale sedeva la professoressa
«Sì, la coppa in cui bevve Gesù durante l’ultima cena. Solo quel sacro calice può salvare la scuola dall’imminente minaccia che incombe su di noi»
«Minaccia? – Alexander sgranò gli occhi – Quale minaccia? Non ci avete detto niente!»
«Certamente, per non evitare il panico fra gli alunni – Shepfardt si sistemò gli occhiali neri sul naso – E forse non avrei dovuto parlare anche con voi, ma ormai è tardi. Vi racconterò tutto, ma non dovrete dire niente.»
«Sì»
«Ritengo che sappiate chi fu il nostro fondatore, Merlino, no? Bene, suddetto mago, intenzionato a insegnare a altri come lui la magia, e così, anni orsono, fondò una scuola di magia. Ma la fata morgana, contro la quale aveva da poco vinto uno scontro, accecata dall’invidia  e dalla rabbia provocatale dalla sua sconfitta, aprì a sua volta una scuola di magia nera. Numerosissimi furono gli alunni in tutte e due le scuole, e da allora esse stesse si danno battaglia, ma in questi ultimi decenni la scuola è minacciata dal successore diretto di Morgana, Hatwoke, che ha dichiarato che ha intenzione di distruggere la nostra scuola e riuscire a trovare la Fonte del Potere, una fonte che ammalia gli uomini e dona potere a chi ne beve. Se riuscirà a trovare quella fonte, sarà inarrestabile, e i maghi sotto il suo comando invaderebbero tutto il mondo! Ma noi non possiamo arrestare il male da soli, abbiamo bisogno del potere divino del Graal per poter sconfiggere Hatwoke e rinchiuderlo nella prigione dei maghi! Ora cercheremo di capire dove potremo trovare ciò che cerchiamo – pose le mani sul libro – Grande tomo del Destino, che mostri e riveli tutto, mostraci, mostraci la posizione della nostra più grande fonte di potere, il Graal!»
Subito, il libro si aprì e mostrò di successione Roma, la basilica di San Pietro e gli archivi dei Musei Vaticani. Dunque era lì che il Graal giaceva. Ma come raggiungerlo? Questi dubbi vennero a Paul nella mente, finché non disse:
«Professoressa, con il vostro permesso desideriamo occuparcene personalmente. Andremo noi tre a Roma e recupereremo il Graal! E’ la mia parola.»
«Va bene, avrete i biglietti per il volo domani alle 8:00, e partirete lo stesso giorno alle 11. Ma come farai a entrare?»
Paul bisbigliò qualcosa nell’orecchio della professoressa e si congedò da lei.
Il giorno seguente, presi i biglietti, si recarono all’aeroporto di Cardiff e presero il volo per Roma. In viaggio, Paul, Daniel e Alexander discutevano sul loro compito:
«Sono così eccitato di vedere Roma, ma come faremo a raggiungere il Graal? E se qualcuno ci intralcia il percorso?» Alexander era quello più agitato di tutti
«Beh – Paul si aggiustò i capelli neri sulla fronte – mi stupirei a trovare tutto facile…»
Arrivarono alle 12:30, avrebbero cominciato a cercare il giorno seguente. Disponevano, però, solo di 110 sterline, una bacchetta magica e il Libro del Destino…

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Capitolo 4
*** Alla ricerca del Graal ***


La storia non è ancora pronta, lo sarà per agosto.

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