Nuvole Bianche

di Seren_alias Robin_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Don't forget me ***
Capitolo 2: *** Back to life ***
Capitolo 3: *** How deep is your love ***
Capitolo 4: *** Nuvole Bianche ***
Capitolo 5: *** Around the World ***
Capitolo 6: *** L'orologio degli dei ***
Capitolo 7: *** Someone to love ***
Capitolo 8: *** She moves in her own way ***
Capitolo 9: *** Lucky ***
Capitolo 10: *** Under the Bridge ***
Capitolo 11: *** Mad World ***
Capitolo 12: *** Otherside ***
Capitolo 13: *** Sunrise ***
Capitolo 14: *** Wherever you will go ***
Capitolo 15: *** E ora,Seren ringrazia. ***



Capitolo 1
*** Don't forget me ***


 

E così era veramente finita.
 

Harry Potter non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che era davvero,definitivamente,irrimediabilmente finita. L’ultimo compito che gli era stato affidato dal mago più grande che avesse mai conosciuto era stato portato a termine. Voldemort non esisteva più. Aveva visto nei suoi occhi spegnersi il fuoco. Non doveva più temere nulla,non avrebbe più dovuto nascondersi,cambiare luogo ogni due settimane,alla ricerca di oggetti ignoti sparsi nel mondo,ascoltare la radio nell’ansia di sentire nomi familiari. Poteva correre da Ginny,forse,scusarsi per averla protetta in un modo così brutale.
 

Harry per la prima volta dopo mesi,o forse addirittura anni,si sentiva in pace. Totalmente. Nonostante le fitte di dolore al pensiero degli amici che aveva visto morire in guerra,sapeva benissimo che i giorni di sole sarebbero arrivati presto.
 

E poi,c’era Piton.
 

Tutto l’odio e il rancore che gli aveva riservato nell’arco di sette lunghi anni gli era scivolato addosso nella sua tranquilla passeggiata incontro alla morte. Per un attimo,mentre si rigirava la fredda pietra della resurrezione nella mano per tre volte,credette di rivedere anche lui,ma probabilmente anche nel mondo dei morti il disprezzato insegnante di Pozioni non avrebbe sopportato la presenza di suo padre,James.
 

I sentimenti del ragazzo erano sconnessi verso Piton. L’affetto,si disse,sarebbe stato troppo. Ma egli aveva visto l’animo dell’uomo in profondità,e non poté fare a meno di chiedersi come sarebbero andate le cose se Piton in tutti questi anni l’avesse guardato come figlio di Lily,e non di James. Non sarebbero mai stati amici,ma senza gli antichi rancori forse avrebbero potuto comunicare come persone civili,magari avrebbe fatto qualche accenno a sua madre,come facevano spesso altri professori ad Hogwarts. E chissà,magari anche il suo rendimento in pozioni sarebbe nettamente migliorato.
 

Sorrise,mentre si toccava la cicatrice. Tutto per una maledettissima cicatrice. Si mise a rimuginare su quanto il corso degli eventi fosse sfuggito di mano all’intero mondo e di come il destino avesse premiato alla fine i suoi sforzi; la morte di Voldemort era il compenso per i sacrifici di sua madre,suo padre,il suo padrino,Silente,Moody,Fred,Lupin,Tonks e tante,troppe altre vittime ignote.
 

Lupin e Tonks. Avevano appena avuto un figlio. Il loro sacrificio,seppur nobile,aveva tolto ad un neonato il sorriso paterno,e le tenere carezze di una madre,per sempre. Harry,il suo padrino,sapeva cosa aspettava a quel piccino ancora prima di lui. Il suo stesso destino era capitato al povero Teddy.  
 

Ma poi pensò ai Dursley. E prima ancora,alla profezia. A Silente,e alla sua protezione magica mentre lo lasciava sulla soglia degli zii poco più che neonato. Si tocco di nuovo la cicatrice. No,pensò con un misto di tranquillità e sollievo,non proprio lo stesso. Ci sarò io con te,tutta la vita.  
Era finita,e probabilmente la saetta non gli avrebbe più fatto male. Mai più.
 
***
 
Ron Weasley  se ne stava in un’aula vuota del castello. La stessa aula dove l’anno prima Hermione gli aveva proiettato addosso uno stormo di canarini che aveva trasfigurato dal nulla.  Ricordò la scena con mezzo sorriso.
Si era allontanato dalla sua famiglia,voleva restare solo. Aveva gioito insieme agli altri mentre il corpo di Voldemort cadeva a terra,esanime.  Il successo del suo migliore amico,lo stupore e il sollievo di vederlo vivo e vincente. Il trionfo,finalmente,della luce,e non delle tenebre. Le parole del preside Silente non erano più così maledettamente incomprensibili,per una volta. L’amore aveva vinto.
Ma fu una felicità intensa,quanto passeggera.
Ron aveva perso un fratello. Fred non c’era più,cadendo da eroe sconsiderato,il sorriso per sempre impresso nel suo volto.
Era come se,avendo visto la morte così da vicino,gli fosse stata sottratta tutta la voglia di ridere,di rallegrarsi. Incomprensibilmente pensò di nuovo a Hermione. Non aveva detto nemmeno a lei dove fosse diretto,era rimasta affianco a Ginny e a sua madre senza dire una parola,ma stando comunque vicino alla famiglia Weasley in quel momento di smarrimento così immenso,e adesso Ron sentiva di aver bisogno di lei,della sua piccola mano intrecciata alla sua. Anche con lui sarebbe rimasta in silenzio,lo sapeva. Lo avrebbe guardato piangere,forse avrebbe pianto con lui,gli sarebbe rimasta accanto fino alla fine.
La fine,ma non era quella la fine?
Ed Hermione non era lì,non aveva la forza di andare a cercarla. Si guardò i piedi. Indossava le vecchie scarpe del gemello che se n’era andato. Una lacrima calda rimase sospesa per qualche secondo tra le ciglia chiare,per poi staccarsi e cadere a terrà,sul pavimento scuro.
Ron la osservò per qualche secondo,o minuto,o forse anche un’ora,finché non sparì. 
 

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Capitolo 2
*** Back to life ***


 

La Sala Grande piano piano iniziava a svuotarsi. Alla fine rimasero solo i membri dell’Ordine della Fenice e altri dell’Esercito di Silente. I signori Weasley cercavano di sorreggere i figli,in particolare George. Per lui,ancora di più che per gli altri,sarebbe stato impossibile tornare alla vita di prima.
 

C’era vita,dopo quella notte? Vedeva l’alba,i raggi del sole che gli illuminavano i capelli rossi, il calore sul viso pallido. Tutto questo era piacevole. Ma erano sensazioni offuscate. Tra sogno e veglia. Tra incubo e risveglio. Una parte di lui era morta. Era proprio così che si sentiva il gemello,una battuta raccontata a metà.
Affianco a lui Bill accarezzava piano i capelli dorati di Fleur,mentre Ginny e Hermione parlavano piano.
“Hai visto Harry e Ron?” mormorò Hermione. “Dopo che siamo stati nello studio di Silente,io sono tornata qui convinta che fossero dietro di me,ma erano spariti.”
“No,non li ho visti. Ho bisogno di staccarmi da qui anche io per un po’.” rispose Ginny,spostando dal viso una ciocca ribelle di capelli. “Andiamo a cercarli?”
L’amica annuì e insieme uscirono dalla Sala Grande,dirette verso la torre di Grifondoro. Fu un sollievo abbandonare il lutto che si faceva sempre più spazio nelle menti dei pochi rimasti,quasi cancellando l’euforia della vittoria. La signora grassa non chiese la parola d’ordine. Nel castello,ancora si aggirava un’atmosfera di confusione.
Harry era lì,steso sul divano nella sala comune,gli occhi chiusi. Non dormiva. Il suo respiro era troppo veloce,l’espressione del viso non del tutto rilassata. Ginny lo fissò ardentemente,finché lui non si accorse di non essere più solo. Si alzò a sedere immediatamente,gli occhi verdi in cerca di quelli nocciola di Ginny,ma lei aveva già distolto lo sguardo da lui,stava fissando dalla finestra.
Fu Hermione a rompere il silenzio. “Harry,ci chiedevamo dove diavolo eri finito.”
Il ragazzo sorrise. Gli faceva male la mascella. “Perdonami,ero così stanco che sono salito subito in sala comune e poi” continuò,gli occhi ancora fissi su Ginny “avevo bisogno di stare da solo,riassettare i pensieri,sai.”
“Capisco” rispose l’amica “ma potevate avvisare. Anche Ron è sparito prima che mettessi piede in Sala Grande. È su nel dormitorio?” chiese,con quello che doveva essere un tono disinteressato.
“Veramente no,credevo fosse con te.”
“Oh” rispose Hermione “beh,forse dovrei,dovrei…insomma,vado a cercarlo”
E senza aggiungere nient’altro uscì dal buco del ritratto,lasciando Harry e Ginny finalmente da soli.
La guerra era finita,ed entrambi sapevano che era solo questione di tempo prima che si unissero di nuovo. Questa volta senza nessun ostacolo. Questa volta anche il futuro di Harry era libero e sgombro. Questa volta,poteva vivere Ginny.
Lui tornò a guardarla,dopo una rapida occhiata ad Hermione che usciva. Era rimasta in silenzio da quando era entrata,immobile in piedi vicino al divano. Non lo guardava ancora,ma si mordeva il labbro inferiore con i denti,in attesa.
Harry si alzò e le si fece più vicino. A quel punto dovette cedere e guardarlo. Sembrava che non lo avesse mai visto veramente. I suoi occhi verdi sembravano penetrargli l’anima,mentre una mano incerta le ravvivava i capelli dietro l’orecchio,per poi poggiarsi delicata sul suo collo.
“Ginny” cominciò Harry.
Lei ostentava nel suo silenzio,ma il suo orgoglio stava scivolando piano piano,mentre si avvicinava anche lei. Un piccolo passo. Un piccolo respiro.
“È  finita Harry.”finalmente parlò. “che scusa inventerai stavolta,per scappare da me?” sorrise debolmente.
“Ma cosa dici,io…” lei lo mise a tacere poggiando il piccolo indice sulle sue labbra.
“Stavo scherzando.”
Di nuovo,Harry si abbandonò a un sorriso. La guardò. Seppure sconvolta,era di una bellezza sconvolgente. La carnagione chiara e luminosa si armonizzava perfettamente con i suoi lunghi e morbidi capelli rossicci.  La sua espressione non era dura,ma dolce e gentile. Era un vulcano,la piccola Weasley,un continuo mutamento di espressioni,stati d’animo,sensazioni.  Harry ne rimaneva ogni giorno più sorpreso,riusciva a regalargli ogni giorno qualcosa di nuovo da scoprire. Aveva il carattere di una tigre,ma sapeva essere tenera come un gattino. Come in quel momento.
Le prese il viso tra le mani,esitante. I respiri di lei diventavano man mano più pesanti.
“Ginny.” ripeté Harry.
La ragazza sorrise,e il familiare profumo i fiori inebriò Harry a tal punto che dovette lottare con tutte le cellule del suo corpo per non baciarla. Non ancora.
“Mi…mi dispiace tanto per Fred” Non sapeva perché l’aveva detto,e sperò con tutto il cuore che questo non la facesse piangere.
Ginny fece una smorfia di dolore e inaspettatamente si lasciò cadere tra le braccia di Harry. Non pianse. Si lasciò sfiorare i capelli  dalle dita  di lui,come se ogni carezza spazzasse via un po’ di dolore.
 
***
 
Hermione camminava nervosamente per i corridoi della scuola,salendo e scendendo scale,ma di Ron ancora nessuna traccia. Conosceva lo stato d’animo in cui si trovava il ragazzo,e ciò le procurava ancora più ansia. Voleva raggiungerlo il prima possibile.
Ma mentre camminava si rese conto che comunque sarebbe stato abbastanza inutile. Il suo supporto morale non era niente,niente. Non poteva far tornare indietro Fred,e non aveva minimamente idea di cosa sarebbe servito per consolare il ragazzo.
I suoi passi si fecero più lenti e controllati,ma non si diede comunque per vinta. Forse non era solo per il desiderio di consolarlo che stava cercando Ron. Forse era proprio lei ad avere bisogno di lui più di quanto lui ne avesse di lei. Si sentiva sola. Era quasi un anno che non vedeva ne aveva notizie dei suoi genitori. E Ron era diventato molto di più di quanto riuscisse ad ammettere con se stessa.
Mentre la sua mente formulava questi strani pensieri,le sembrò di scorgere un bagliore  proveniente da una classe a pochi metri da lei.  La riconobbe subito,era la stanza dove si era rifugiata dopo aver visto Ron baciare Lavanda,durante i festeggiamenti in sala comune per la vittoria contro i  Serpeverde,e dove poi lei aveva scagliato addosso al ragazzo quei canarini cinguettanti...
Entrò con cautela e vi trovò Ron,che aveva gli occhi lucidi e rossi e l’aria stanca.
“Ron” bisbigliò appena. Lui si voltò verso di lei,e nella sua espressione c’erano ancora tristezza e debolezza,ma stavolta miste a qualcosa di diverso…sollievo.
“Hermione” Si alzò subito e la abbracciò.
La ragazza,stupita,si strinse timidamente dentro le sue braccia. Per un attimo chiuse gli occhi,la testa poggiata sul suo petto. Ne respirò piano il profumo.
Sembrava che insieme ad Hermione fosse entrata tutta la speranza del mondo. La sola presenza bastò a Ron per strappargli un sorriso,mentre un calore sconosciuto si diffondeva nel suo corpo,e lui si sentiva molto più leggero,pronto per affrontare quel domani che in quel momento,con la ragazza che amava tra le braccia,sembrava decisamente meno buio.
Hermione alzò la testa. “Ron,ti ho cercato dappertutto.” E senza riuscire a trattenersi,scoppiò in lacrime.
“Ehi,ehi…” Ron le alzò il mento con un dito “cosa succede streghetta?”
“Ero così…così…preoccupata”
“Shhh” La strinse più forte,quasi cullandola “sono qui.”
E così anche Hermione si accorse che era un sollievo per entrambi quell’abbraccio.  Si rilassò,poggiando nuovamente la testa sul petto di lui,che le diede un leggero bacio tra  i capelli. “Hermione,siediti,sei sconvolta…”
La ragazza fu scossa da un brivido mentre Ron le sussurrava quelle parole all’orecchio.  Si staccarono,rimanendo comunque molto vicini,poi lui le prese la mano e si sedettero su una vecchia panca poggiata al muro.
“Come stai?” gli chiese Hermione.  Non piangeva più.
“Non benissimo,ma ora sto meglio” sorrise Ron. Era una sensazione meravigliosa,aver un motivo per sorridere.
Hermione posò la testa sulla spalla di lui,sospirando forte. “Anche io,molto meglio.”
“Hermione…”
“Si?”
“È bello che tu sia qui.”
“Davvero?” alzò la testa per guardarlo in faccia.
“Davvero,volevo restare da solo,ma sono contento che sei con me,ora.”
 Gli occhi azzurri di Ron la guardavano avidi. Si sentiva quasi in colpa per il suo stato d’animo. Suo fratello era morto,e lui stava lì a contemplarla,felice come non si sentiva da tanto…non pensava ad altro,se non a quel meraviglioso bacio. Sembrava fossero passati giorni e giorni,mentre si trattava solo di poche ore…
La vide arrossire leggermente,mentre i suoi occhi guardavano altrove. Era una sensazione incredibile lasciare Hermione senza parole. Evidentemente,stava ricordando la stessa scena di Ron.
Il silenzio aveva invaso l’aula,non si sentiva il minimo suono.
Ron continuava ad osservare rapito Hermione. Anche lei aveva i segni della battaglia,una piccola ferita sul labbro inferiore che non sanguinava più.  Lentamente alzò una mano e le sfiorò il taglio con la punta delle dita.  Lei tremò di meraviglia,gli occhi spalancati dallo stupore,ma a quel punto Ron aveva già ritratto la mano.
“Fa male?” chiese. La sua voce risuonò nell’aula e spezzò il silenzio.
“No,non più.”
“Hermione,io…”ma si fermò,riluttante.
“Dimmi.” Lo incoraggiò dolcemente Hermione.
“Senti io…io so che forse non è proprio il momento adatto ma ecco…io…”fu il suo turno ad abbassare gli occhi,mentre le mani presero a tremargli. Le infilò in tasta. Hermione era ancora in silenzio,in attesa.
Ron prese un gran respiro e continuò “Io continuo a pensare a quel bacio,Hermione. È  stato bellissimo.”
Lo disse tutto d’un fiato,e di certo Hermione non se lo aspettava,tanto che prese a balbettare “No,ecco…Ron forse non dovremmo…è appena finita…”
Ma Ron la mise a tacere con un nuovo bacio. Fu istintivo,e disperato. Hermione si sentì le labbra in fiamme,chiuse gli occhi un po’ in ritardo,ma si lasciò prendere totalmente dalle emozioni,rispondendo al bacio con quanto più amore poteva.
Si staccarono,entrambi affannati e scarlatti come dopo una lunga corsa,e nella stanza calò un silenzio impacciato. Fu Ron a parlare per primo.
“Hermione…Hermione…” ripeteva solo il suo nome,mentre si riavvicinava al suo viso senza sfiorarla,ma abbastanza da sentirne il profumo dolce.
La ragazza sembrò tornare in sé,anche se ancora le tremavano forte le mani. Si allontanò respirando a fondo e smise di guardarlo,concentrando il suo sguardo sui lacci delle sue scarpe. “Ron,per favore,andiamo. Tua madre è preoccupata,vogliamo tornare tutti alla Tana. Avremo tutto il tempo,tutto il tempo che vuoi.” E arrossì,ma alzò gli occhi su di lui. “Però adesso vieni?”
Di nuovo,Ron sorrise alzandosi,e le porse la mano. “Andiamo,Hermione.”
Sorrise anche lei di rimando,afferrando la sua mano ruvida,e insieme uscirono dalla classe.
 
***
 
Il ritorno alla Tana fu un sollievo. Alcuni in metropolvere,altri smaterializzandosi (nel caso di Ron e Hermione materializzazione congiunta),nell’arco di due ore tutti furono a casa.
I corpi delle vittime furono seppelliti ad Hogwarts,poco distanti dalla tomba bianca. Fu una scelta di comune accordo. Il loro ricordo sarebbe rimasto vivo negli anni a venire,fra tutte le anime che avrebbero varcato la soglia di Hogwarts e avrebbero visitato quei lunghi di riposo eterno,perché era anche grazie al sacrificio di quelle persone che si poteva finalmente parlare di futuro; e per quanto probabilmente fossero degni una sepoltura ancora più lunga,Harry fu lieto che invece si svolgesse velocemente,per non prolungare ancora di più il dolore di tutti.
Lui e Hermione si unirono ai Weasley,ma già coscienti che la loro sarebbe stata una visita breve.
Harry non aveva ancora pensato dove andare a vivere,di sicuro non al Grimmauld Place. Contava di trovare presto un lavoro e trovarsi una casa per conto suo,mentre Ron gli aveva confessato che avrebbe aiutato George con il negozio di scherzi.
Hermione dal canto suo parlava già di ritrovare i genitori in Australia e di completare i suoi studi ma per quanti sforzi facesse,nessuno dei due amici era intenzionato a seguirla. Non sarebbero tornati ad Hogwarts.
Una sera,mentre gli altri erano da tempo saliti nelle loro camere,Hermione scese al piano di sotto per prendere un bicchiere d’acqua e sentì dei singhiozzi soffocati.
In cucina,la signora Weasley piangeva piano,sfogando quel dolore che cercava di trattenere davanti ai figli. Il viso stanco in una maschera di un dolore troppo grande per mostrarsi completamente,lucido di commozione. Hermione esitò sulla soglia,chiedendosi se fosse il caso di scappare immediatamente e lasciare la signora Weasley libera di esprimere le sue strazianti emozioni. Ma poi la donna alzò gli occhi verso di lei e accennò un sorriso imbarazzato. Hermione si sedette accanto a lei.
“Signora Weasley,mi scusi tanto…io…io ero scesa solo…non sapevo ci fosse lei…”
Il sorriso della signora Weasley si tese anche se quando parlò sembrava avesse un forte raffreddore “Non preoccuparti cara,non preoccuparti. È colpa mia. Non è facile essere madre,sai? A volte i sentimenti degli altri vengono prima di ogni altra cosa. Come credi che reagirebbero Ginny,Ron o George…” e le sfuggì un singhiozzo,ma continuò a parlare con più forza. “Come credi che reagirebbero i miei figli vedendo la loro madre così. Io e Arthur siamo la loro forza ora,il loro sostegno,il loro conforto. Però…”
“Però a volte anche lei avrebbe bisogno di qualcuno che la consoli,non è vero?”
Molly la guardò negli occhi. Quella ragazza le ricordava lei da giovane. Così vitale,così curiosa. Forse a volte un po’ petulante in alcune situazioni,ma giusta. Non si meravigliò affatto che il più giovane dei suoi figli avesse perso la testa per lei.
“Si.” Rispose semplicemente.
Hermione le prese la mano. Fu un gesto molto naturale,vedeva la signora Weasley quasi come una seconda madre,oppure come la zia preferita in assoluto.
“Torneremo a vivere. Lo so che nulla ci può riportare indietro quello che è stato perso,ma torneremo a vivere. Non credo di poter capire a fondo come si sente,ma posso immaginarlo.”
La donna strinse di rimando la mano della ragazza. “Ti mancano tanto vero?”
Hermione abbassò lo sguardo. “Si,tanto.”
“Hermione,non credo che dovresti partire da sola,aspetta qualche altro giorno magari,posso accompagnarti io stessa,oppure Arthur…”
Hermione sorrise. “Non vi chiederei mai di allontanarvi dalla vostra famiglia,anche se si tratta di pochi giorni. Dovete restare tutti uniti. Lo ha appena detto lei che siete la sola forza che hanno. Quest’anno ho affrontato cose ben peggiori che un viaggio in solitudine…”
“Ma in ogni caso tu da sola in vai da nessuna parte.”
Non fu la signora Weasley a parlare stavolta,ma Ron.
“Ron!” Hermione arrossì violentemente. “cosa ci fai qui?credevo stessi dormendo…”
“Non avevo sonno.” Alzò le spalle. “tutto bene mamma?”
“Si,tesoro.” Effettivamente,sembrava che stesse molto meglio di come Hermione l’aveva trovata,anche se la sua voce era un po’ più bassa del solito.
“Bene. Quindi dicevamo?” Ron si accomodò su una sedia vicino alle due.
“Nulla che ti riguardi.” Esclamò Hermione con una punta di asprezza.
“Ah no?”
“No,Ron. Stavo solo per dire a tua madre che domani sera partirò per l’Australia,da sola.”rispose Hermione con particolare enfasi nell’ultima parola.
“Oh no che non lo farai.” Ribattè Ron tranquillo.
“Scusa,perché no?” sbottò lei stizzita. “Vuoi forse impedirmi di ritrovare i miei?”
“Da sola ti ho già detto che non vai da nessuna parte Hermione!”
“Ragazzi,non c’è bisogno di bisticciare per questo.” Si intromise la signora Weasley in tono di rimprovero prima che Hermione potesse ribattere,sempre più indispettita. “Ron,stavo giusto consigliando ad Hermione di non partire da sola,ma se vuole farlo è una sua scelta,non puoi impedirglielo.”
“Invece si! È la mia…”arrossì violentemente in zona orecchie,ma continuò,con voce più bassa. “è la mia migliore amica,e io mi preoccupo per lei,ecco.”
Hermione dovette trattenere un sorriso. Lo guardò intensamente e poi disse “Grazie,Ron.”
Lui ricambiò lo sguardo per un po’,in evidente imbarazzo,poi improvvisamente sorrise. “Ti accompagno io,Mione”
Hermione sgranò gli occhi. Si sentiva il viso in fiamme. Passare giorni completamente da sola con Ron era più di quanto potesse desiderare dopotutto,ma le sembrava anche il sogno più egoista mai immaginato.
“Ron,sei pazzo…tu…tu devi restare con la tua famiglia…non puoi venire…”guardò la signora Weasley un po’ cercando approvazione,un po’ per scusarsi,quasi come se fosse colpa sua se il figlio avesse avanzato una proposta tanto sciocca.
“Per niente,non sono impazzito. Non mi sembra il caso che tu parta da sola”
“Ma tu devi restare con la tua famiglia!”
“Si tratta solo di qualche giorno,poi tornerò da loro…andiamo,perché devi sempre fare la difficile?”
“Perché penso che in questo momento la tua famiglia abbia più bisogno di me di averti vicino,ecco perché!”
Per un po’ calò il silenzio mentre i due ragazzi osservavano la signora Weasley mordersi il labbro inferiore. Probabilmente stava lottando con se stessa,perchè alla fine disse. “Hermione,io non credo che sia una cattiva idea che Ron ti accompagni.”
Ron sorrise trionfante. Hermione era ancora incerta.
“Ma signora Weasley…”
“Ha ragione Ron,se tutto andrà bene si tratterà solo di qualche giorno,ma tu non hai la minima idea di dove si trovino,insieme potrete trovarli prima. Non è bello che una ragazza se ne giri da sola in Australia.”
“Beh ok,ma Harry?” disse,guardando il ragazzo. “dovresti rimanere con lui,è ospite a casa tua in fondo!”
“Oh,non credo proprio che Harry dispiacerà.” Rispose lui,in tono vago. Hermione sapeva che alludeva a Ginny.
Hermione tacque mentre cercava come attaccare di nuovo,incerta. Ron approfittò del vantaggio. “È  inutile che stai lì a cercare l’argomentazione giusta per controbattere,Hermione. Ormai è deciso.”
“Si” si arrese lei impotente. “credo proprio di si.”
E con questa ulteriore conferma Ron si alzò gongolante dalla sedia. “Bene,allora me ne vado a letto. Buonanotte mamma” e le diede un bacio sulla guancia. Poi sorrise a Hermione “Notte anche a te.”
E si allontanò a grandi passi verso le scale.
Hermione si sentiva molto più mortificata ora che era rimasta da sola con la signora Weasley. “Mi dispiace così tanto…”le disse.
Ma lei sorrideva. “A me no,cara. E in fondo Ron è un vero Weasley,quando si mette una cosa in testa difficilmente gliela si può levare. Sono molto orgogliosa di lui. Solo una cosa….” E il tono della voce cambiò,somigliando terribilmente a un rimprovero. “Vedete di comportarvi bene.”
E anche lei si congedò,augurando la buonanotte a Hermione e lasciandola da sola nel suo imbarazzo. 

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Capitolo 3
*** How deep is your love ***


 

Quella stessa notte Hermione raccontò tutto a Ginny,anche lei sveglia,intenta a leggere La Gazzetta del Profeta sul letto. La ragazza,come la madre,non era affatto turbata. Al contrario,credeva che quella sarebbe stata un’ottima occasione per far chiarezza nel suo rapporto con Ron.
 

“Finalmente avrete modo di parlarvi chiaramente.”disse,senza alzare gli occhi dal giornale.
“Ma,veramente Ginny,non so di cosa parli.”
“Ah no?” Ginny chiuse con delicatezza in giornale,lo ripose sul comodino e guardò l’amica. “Bene,ti dice niente il fatto che entrambi siete innamorati l’uno dell’altra?”
“Ginny! Zitta! Se ti sente…”
“Se mi sente magari si darà una mossa a dichiararsi!” Ginny alzò la voce,indispettita,poi sorrise. “E visto che ci sono,mi toccherà proprio andare a chiamarlo!”
Hermione provo ad acciuffarla,ma non ci fu storia. La piccola Weasley era già saltata giù dal letto ed era corsa alla porta. Nel corridoio,prima che Hermione potesse raggiungerla,andò a sbattere proprio contro il più piccolo dei suoi fratelli.
“Ops.”disse semplicemente. Era chiaro che non voleva veramente parlare con lui.
“Ginny,sei impazzita?Cosa ti salta in mente di metterti a correre per il corridoio alle due di notte?” La sua voce era bassa e controllata,per quanto fosse infastidito.
“Beh,tu invece che ci fai ancora in piedi?” rispose sulla difensiva,mentre Hermione si avvicinava timidamente ai due.
“Cercavo te,Mione.” Ron fece un cenno del capo verso di lei.
“Me?”            
Nell’oscurità il ragazzo non poté notare le guancie rosse di Hermione.
“Si,te! Volevo solo dirti che ho parlato con Harry,e lui non ha nulla in contrario sul fatto che io ti accompagni.”Sorrise compiaciuto.
“Da…davvero?”
“Davvero Hermione.” La voce era quella di Harry,che aveva lasciato la stanza di Ron per unirsi a quella strana riunione notturna in corridoio. “Assolutamente nulla,non so di cosa tu ti debba preoccupare.” Sorrideva,di un sorriso abbastanza strafottente,mentre faceva l’occhiolino a Ginny.
“Oh beh,quando è così…”Hermione non riuscì a trovare proprio niente di meglio da dire.
“Tranquilla,non preoccuparti per me. Buonanotte ragazzi. Gin,vieni un attimo?”e Harry la trascinò in camera della ragazza,tirandola per il polso. Ron trattenette l’impulso di urlargli contro,ma del resto sapeva che l’amico non agiva solo per il proprio tornaconto.
“Bene!”sussurrò Hermione,spazientita. “Benissimo,io ora dove dovrei dormire?”
“Hermione,per quanto in questo momento spezzerei le ossa ad Harry una ad una perché sta mettendo le mani addosso a mia sorella,tu puoi dormire con me…”Abbassò lo sguardo,in imbarazzo. “Voglio dire,finchè loro…”
“Va bene,Ron.” Lo mise a tacere lei.
“Va bene.” Ripeté lui. “Andiamo.”
 
***
 
 “Ron,com’è che sei così accondiscende con Harry?”
Il ragazzo arrossì,ma Hermione non lo notò nella penombra. Non c’era nulla di malizioso nella sua domanda,nulla se non pura curiosità.
Entrarono nella camera di Ron,che chiuse piano la porta.  Hermione si sedette subito sul suo letto,mentre le dita accarezzavano le coperte fresche,respirando l’odore familiare di quella camera. Presa in un’analisi dettagliata della stanza notò un piccolo oggetto sulla scrivania.
“Che ci fa qui il mio mp3?”chiese sorpresa. Lo aveva lasciato nella borsa di perline solo per ricordo,ma non lo aveva usato quasi mai. Un paio di volte aveva provato a spiegare a Ron come funzionava,che restava affascinato da qualsiasi oggetto tecnologico babbano.
Questa volta lo vide chiaramente arrossire. “Scusa,ma ho finalmente capito come funziona. È forte…”lo prese tra le mani “la musica babbana non è per niente male,sai…”
“Solo perché io ho ottimi gusti…”sorrise. “All’inizio credevo non funzionasse qui,sai con tutta la magia che c’è in giro…”
“Invece è perfetto.” Si sedette accanto a lei porgendole una cuffia,poi prese ad armeggiare con l’mp3. “Ecco,per esempio questa.”
Hermione la riconobbe alle prime note,ma fu sorpresa di come Ron avesse imparato a memoria le parole. Si avvicinò di più a lei e prese a cantargliela in un orecchio.
“I know your eyes in the morning sun,I feel you touch me in the pouring rain,and the moment that you wander far from me,I wanna feel you in my arms again…”
La strinse piano con un braccio.
“And you come to me on a summer breeze,keep me warm in your love, then you softly leave.
And it's me you need to show…how deep is your love?”
Le ultime parole le sussurrò piano al suo orecchio,senza cantarle. Lei lo guardò con gli occhi dilatati dalla sorpresa,le guance rosse d’amore.
E la canzone andò avanti da sola,mentre Hermione si avvicinava piano a lui,prima di dischiudere le labbra,rispondendo alla domanda di Ron.
Deep is your love,how deep is your love…I really need to learn 'cause we're living in a world of fools breaking us down,when they all should let us be…
“We belong to you and me.”concluse Hermione.
Larara...
 
***
 
Verso le sei del mattino Harry fece la sua comparsata in camera. I due ragazzi si erano addormentati con le cuffie nelle orecchie,la mano di Hermione era sul collo di Ron,mentre la testa di lui era poggiata sul petto della ragazza.
Cosa più strana di tutte,Ron non russava.
Ad Harry gli si spezzò quasi il cuore quando dovette svegliare l’amico. Comincio a strattonarlo per un braccio,sempre più forte,finchè non aprì gli occhi.
“Che vuoi?”disse mentre si alzava a sedere. “Che succede?”
“Ehm,amico,temo che ognuno debba tornare nei propri letti prima di colazione.”rispose Harry.
“Cavolo si.”si girò verso Hermione,che si era spostata di poco ma dormiva ancora profondamente,con un accenno di sorriso sul volto. Ron guardò Harry. “Ehm,Harry ti dispiace se…?”
“Non c’è problema,vado in bagno,torno tra venti minuti.”e lasciò la stanza.
Ron si voltò a guardare nuovamente Hermione. I primi raggi del sole che entravano prepotenti dalle tapparelle della finestra le illuminavano il viso,gli occhi chiusi,le labbra aperte a malapena…
Prese a baciarla piano sulle guancia,mentre respirava il profumo della sua pelle. Il respiro di Hermione cominciò a diventare più leggero finché non fu completamente sveglia. Alzò una mano e accarezzò i capelli di Ron,sorridendo.
“Buongiorno.”sussurrò in uno sbadiglio.
Smise di baciarla“Buongiorno Hermione…scusami se ti ho svegliato,ma sono le sei,e naturalmente non vogliamo che mia madre ti trovi qui.”
“Oh.” Si alzò dal letto. “Hai ragione Ron,torno subito in camera …”
“Aspetta!” Ron la tirò per un braccio,prima che potesse raggiungere la porta.
Lei lo guardò preoccupata. “Cosa c’è?”
Ma Ron sorrise tirandola a se. “Hai scordato una cosa.”
Hermione non fece in tempo nemmeno ad assumere un’aria interrogativa che Ron le diede un piccolo bacio sulle labbra.
“E ora fuori di qui.”ma lo disse con troppa dolcezza.  Hermione gli sorrise mentre si scioglieva dal suo abbraccio ed usciva dalla camera. In corridoio incontrò Harry.
“Buongiorno”bisbigliò sorridendo. “Ci vediamo più tardi a colazione!”
“A dopo Harry!”
Camminò cauta fino alla camera di Ginny. La rossa era addormentata profondamente addormentata. Abbracciava il cuscino,ed Hermione si chiese se stesse sognando di essere ancora con Harry. Era sicura che quella notte non l’avrebbero scordata nessuno di loro.
Sorrise mentre si sdraiava sul letto,consapevole che non avrebbe dormito più neanche dieci minuti. 

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Capitolo 4
*** Nuvole Bianche ***


Come al solito Hermione fu la prima ad alzarsi dei ragazzi. In cucina c’era solo la signora Weasley e suo marito. Salutò entrambi con un timido sorriso,poi prese ad aiutare la signora Weasley con la colazione.
“Tutto bene?”le chiese improvvisamente la donna con uno strano tono di voce.
Hermione alzò gli occhi dal pane tostato. “Ehm,certo.”
La signora Weasley non chiese altro,ma Hermione aveva la terribile sensazione che sospettasse qualcosa.
Verso le 10 scesero Harry,Ginny e George,mentre il signor Weasley era già andato al lavoro. Fu un sollievo per Hermione che l’attenzione della signora Weasley ora si concentrasse su sua figlia.
“Ginny cara,hai due occhiaie stamattina…dormito poco?”
“No mamma,ho dormito benissimo.”le rispose lei,e non appena la madre distolse lo sguardo fece l’occhiolino ad Harry.
George in tutta risposta fece uno dei primi veri sorrisi.
Decisamente,tutti sanno. Pensò Hermione.
Ron non scese prima delle 12,quando ormai erano tutti completamente svegli e le donne di casa si davano già da fare con il pranzo.
“Buongiorno.” Sbadigliò. Evidentemente lui,a differenza di Hermione,aveva dormito eccome.
Sedette cercandola con lo sguardo. Quando la vide le sorrise,ma lei arrossì e guardò altrove.
Ron non capì subito,ma sotto lo sguardo indagatore di sua madre abbassò lo sguardo sulla sua tazza di caffè.
Finì la colazione troppo in fretta.
E più tardi,ancora più in fretta finì il pranzo.
Harry e Hermione erano troppo silenziosi.
Ginny fischiettava mentre riordinava la tavola.
La signora Weasley dopo averli osservati mangiare uno ad uno senza dire altro uscì dalla stanza e Ron si rivolse subito ad Harry.
“Ma che diavolo succede oggi?”
“Credo che tua madre si sia accorta dello scambio delle stanze.” Rispose Harry tetro.
“Oh.”
“Ed è da stamattina che si comporta in modo strano.” Aggiunse Hermione.
“Ragazzi,vi state agitando troppo.”Si intromise Ginny,serena.
Ron la guardò male.“Ma come diavolo fai a stare così tranquilla?”
“Andiamo Ron è nostra madre! Credi davvero che non sappia tutto quello che facciamo? Povero illuso. E comunque se fosse arrabbiata starebbe già urlando talmente tanto da sentirla finanche giù al villaggio.”
Hermione rimase senza parole. Harry invece sorrise. “Benissimo.” E diede un bacio leggero sulle labbra di Ginny.
“Ehi!” Fece Ron indispettito.
“Che vuoi?”
“Potresti evitare…?”ma si interruppe. Sua madre era tornata. Ron si alzò dal tavolo e tornò in camera sua,non prima di aver lanciato uno sguardo esasperato ad Harry,che gli sorrise di rimando.
Sbattè la porta e frugò nell’armadio cercando qualcos’altro di fresco da mettere. La calura estiva era tremenda. Mentre infilava una t-shirt blu sentì bussare alla porta.
“Harry smamma.”
“Ehm…sono io Ron.”Hermione sbucò dalla porta timidamente.
Si sentì un’idiota e cercò di rimediare. “Scusami Mione. Vieni…”
La ragazza attraversò la stanza fino a raggiungerlo,con gli occhi fissi sul pavimento. “Scusami,ma sai,volevo chiederti come stai,prima non abbiamo avuto modo di parlare.”
Le orecchie di Ron presero fuoco. “Oh. Sto bene,molto bene…si…”
“Bene.”
“Bene.”ripetè lui.
Calò il silenzio,rotto solo dai rumori che provenivano da fuori. Nella stanza accanto Ginny continuava a fischiettare un motivetto allegro.
“Stanno uscendo…tua madre aveva delle commissioni  da fare al villaggio,e Ginny e Harry si sono offerti di accompagnarla. E George doveva sbrigare delle faccende per il negozio. Io rimango qui a sistemare le cose per stasera.”dichiarò improvvisamente lei,guardandolo a sottecchi mentre si sedeva sul letto.
“Giusto,dovremmo proprio.”
“Ron,sei sicuro di…”cominciò lei,ma Ron la ignorò interrompendola mentre si sedeva anche lui. “Ma come facciamo?Ci smaterializziamo?”
“Si trovano a Sidney. In ogni caso però sarà meglio usare mezzi di trasporto non magici. Ho prenotato un aereo. Ci smaterializzeremo davanti l’aeroporto.”
Aereo?”chiese perplesso.
“Ti piacerà.” Sorrise Hermione. “è un mezzo di trasporto che usano i babbani quando devono spostarsi in posti molto lontani. È più pesante dell'aria,ed è capace di volare.”
“Wow”sussurrò lui piano. Era esattamente la reazione che Hermione immaginava.
“Si,è forte.” Annuì lei.
“Hermione,non è pericoloso vero?”
“Certo che no! Hai paura Ronald?”
“Non ridere di me Granger.”le intimò lui avvicinandosi un po’. Come sempre la vide spalancare gli occhi scuri e arrossire lievemente sulle guance morbide. Ron osservò quanto tutto questo donasse a quel viso dolce. Alzò una mano per accarezzarla. Mentre sfiorava la sua guancia,lei chiuse gli occhi e sorrise. Poi tornò seria.
“Non c’è nulla da temere.”
“Certo che no.” Rispose lui affabilmente. “Saremo insieme.”
E allora gli sorrise di nuovo mentre si faceva più vicina,ma nello stesso istante sentirono dei passi sulle scale ed Hermione si affrettò ad alzarsi dal letto.
La porta si aprì ed entro la signora Weasley. Non aveva l’aria molto sorpresa,semmai sembrava che la sapesse lunga. Hermione ripensò alle parole di Ginny constatando che aveva ragione,e arrossendo ancora di più di vergogna.
“Oh siete qui.” Disse la donna. “Ron,sto andando al villaggio,ti serve qualcosa in particolare per il viaggio?”
“No grazie mamma sono a posto.”
La signora Weasley non provò nemmeno a chiedergli di accompagnarla,ma salutò entrambi e uscì seguita da Ginny ed Harry.
 
***
 
“Hermione,ti va se facciamo una passeggiata?In questa stanza c’è un caldo della miseria.”
“Oh si certo,va bene.”assentì lei con mezzo sorriso.
La tana era vuota e silenziosa. Fuori l’aria pomeridiana era più respirabile. Camminarono un po’ fianco a fianco senza mai toccarsi su e giù per il giardino,finchè Ron non propose di sedersi all’ombra di un albero.
Hermione si sedette mentre Ron timidamente poggiava la testa sulle sue gambe. Un leggero vento si insinuò tra i rami,mentre il ragazzo prese a guardare rapito le rade nuvole bianche in cielo.
Da piccolo si divertiva sempre a trovarvi dentro di esse immagini,volti,scene…la sua creatività gli regalava storie fantastiche. E nessuno dei suoi fratelli ci vedeva mai le stesse cose. Lui era di gran lunga il più ricco d'immaginazione. Ma in quel momento la presenza di Hermione gli faceva sembrare qualsiasi fantasia spenta e incolore. Respirò a fondò chiudendo gli occhi mentre una mano gentile prese ad accarezzargli i capelli. Quel momento era così incantevole e così tangibile che avrebbe potuto durare ancora,ancora e ancora…senza sosta. Sarebbe stato sufficiente per sempre. Poteva quasi sentire il cuore di lei battere incontrollato,mentre il suo profumo si armonizzava con quello dei fiori e delle foglie che portava il vento.
“Hermione…”sussurrò.
Il cuore di lei fece una capriola. Amava quando lui pronunciava il suo nome in quel modo. Per un attimo smise di accarezzarlo. “Cosa c’è Ron?”
“Io e te ci sposeremo,vero?”
Non sembrava affatto una richiesta,semmai solo un’inutile conferma.
Hermione tacque per qualche istante,poi rispose. “Si,suppongo di si.”
“Bene.” Sorrise lui girando leggermente la testa per guardarla. Gli occhi gli brillavano. “Perché sappi che voglio due figli. Due maschietti,ovviamente. Due piccoli campioni di Quiddich.”
“Cosa?”rispose lei con finto disdegno. “Ma non pensarci nemmeno! Anche io ne voglio due,e avremo due splendide bambine.” Ma arrossì sulla parola avremo.
Lui sorrise. “Maschi”
“No,assolutamente femmine.”
“Ma scusa che differenza fa?”
“Perché per te fa differenza?”
Ron la guardò accigliato per qualche secondo,tirandosi su. Poi scoppiò a ridere. “Miseriaccia,come se potessimo deciderlo sul serio! Sembriamo davvero una coppia di giovani sposi.”
“Già” Hermione si unì alla risata. Ron si alzò lasciandola da sola sotto il fresco dell’ombra per poco più di qualche secondo e quando tornò aveva in mano una rosa bianca.
“Tienila.”gliela porse. “In ogni caso se sarà maschio lo scelgo io il nome.”
“E sarebbe?”
“Hugo.”
“Hugo?Perchè proprio quel nome?”
“Non saprei Hermione,mi piace e basta.”
Lei rimase zitta riflettendo. Non era poi così male,Hugo. “E se invece fosse femmina?”
Ron la guardò dritto negli occhi,prima di tornare a sedersi affianco a lei,questa volta però abbracciandola da dietro.
“Beh…”le sussurrò nell’orecchio. “a te che nome piacerebbe?”
Lei guardò la piccola rosa nelle sue mani. Era ancora un timido bocciolo.
“Rose.” Rispose semplicemente. “Mi piacerebbe Rose.”
Ron la prese delicatamente per il mento facendola girare con la testa quel tanto che bastava per sfiorare le sue labbra con le proprie.
E la rosa cadde pigramente a terra,volando via accompagnata dal soffio del vento. 

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Capitolo 5
*** Around the World ***


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Tornare dentro e abbandonare la brezza del vento fu come una tortura,ma avrebbero dovuto davvero preparare qualcosa per la partenza. Hermione svuotò la borsetta di perline di parecchi libri e altri oggetti inutili che ripose in un angolo della camera di Ron,poi fece un incantesimo estensivo irriconoscibile anche sullo zaino di Ron,cosicché lui riuscì ad infilarci tutti i vestiti e gli oggetti indispensabili per il viaggio in tutta leggerezza. Parlarono poco mentre preparavano tutto,ma ogni tanto Ron vide Hermione sorridere tra sé. Il cielo si era fatto man mano più rose,le nuvole erano sparite e la casa era di nuovo piena.
“Allora cosa mi portate dall’Australia?”
“Ginny non stiamo andando a fare una gita.”sospirò Hermione. Man mano che si avvicinava la partenza,sentiva crescere una strana ansia dentro di se,come se di colpo si rendesse conto che il ritrovamento non fosse così facile come credeva.
Ron sembrò leggerle dentro,perché disse “Hermione,andrà tutto bene.”
“Certo che si.” Annuì Harry. “Se vi serve aiuto non esitate a chiamarmi ragazzi.”
“Grazie Harry.”                                
La signora Weasley irruppe nella stanza. “Tutto pronto?”
“Si mamma.”
“Bene” sorrise. “Venite a cenare,non vorrete mica partire a stomaco vuoto!”
Ma Hermione era troppo agitata per mangiare qualunque cosa. Scese sotto insieme agli altri e aiutò la signora ad apparecchiare,anche se le mani le tremavano terribilmente.
“Che succede Hermione?” chiese dolcemente la signora Weasley.
“Sono solo un po’ agitata.”rispose lei. Era pallida come un lenzuolo.
“Siediti tesoro,ti preparo una tisana. Ti calmerà.”
Hermione non se lo fece ripetere due volte. Si sedette sul divano,mentre Ron ed Harry la raggiungevano preoccupati.
“Mione che diavolo succede?”chiese subito Ron.
Fece un gran respiro. “Scusami Ron,è la partenza. E se qualcosa dovesse andare storto? E se gli fosse successo qualcosa? E se l’incantesimo della memoria non si infrangesse? E se…”
“E se ti rilassassi un poco?” suggerì Harry.
“Harry ha ragione,Hermione. Eri così tranquilla fino a poco fa. Sono certa che non appena avrai fatto il tuo contro incantesimo non vedranno l’ora di stringerti tra le braccia.”
La signora Weasley si avvicinò seguita da Ginny portandò una grossa tazza di tisana fumante e profumata. “Ecco cara,bevila finchè è calda. Ragazzi,mentre Hermione si riprende voi potete venire a tavola. La cena è pronta.”
Harry si alzò e seguì Ginny e la signora Weasley in cucina. Ron invece rimase accanto a Hermione.
“Posso fare qualcosa?”
Hermione gli sorrise. “No,grazie Ron. È già troppo quello che fai. Tra poche ore mi accompagnerai in uno dei viaggi più importanti della mia vita,e te ne sarò grata per sempre.”
Ancora una volta Ron arrossì in zona orecchie.
“Dovresti mangiare qualcosa.” Borbottò,dopo un lungo silenzio.
“Si.” Rispose lei alzandosi. “Andiamo.”
Tra le chiacchiere e l’ottima cucina Hermione si sentì pian piano meglio. Alle nove,con zaino e borsetta,Ron e Hermione salutarono i Weasley ed Harry e si smaterializzarono.
 
***
 
L’aeroporto non era molto affollato. Ron rimase affascinato da ogni cosa,a partire dagli aerei che decollavano nella notte a finire dalla divisa verde delle hostess,cosa quest’ultima che infastidì molto Hermione.
“Mentre tu ti rimetti gli occhi nelle orbite io vado a chiedere informazioni.”
Ron si lasciò cadere su una panchina sorridendo. Aveva imparato ad amare anche la sua gelosia,vederla mordersi le labbra e guardarlo pungente con gli occhi ridotti a fessure.
Osservò un bambino con i capelli rossi giocare con una palla. I genitori poco distanti da lui,erano presi a leggere le loro riviste babbane in attesa del loro volo. Ron osservò meglio il bambino. Era coperto di lentiggini proprio come lui,ma gli occhi erano di un nocciola scuro,molto profondi. In quel momento la palla rotolò fino ai suoi piedi. La prese tra le mani mentre il bambino correva verso la sua direzione.
“Ciao campione,come ti chiami?”
“Thomas. Potrei riavere la mia palla signore?”
“Certo,se però mi chiami con il mio nome. Ron.”
E gli restituì la palla sorridendogli. Hermione si era avvicinata,i due biglietti in mano,osservando incuriosita la scena.
"Dove stai andando?" gli chiese il bambino.
"Sidney. E tu Thomas?"
"In Italia,con i miei genitori. Quella è la tua fidanzata?"chiese lui con un ghigno divertito,indicando Hermione.
Ron arrossì,ma fu salvato dalle voci dei genitori di Thomas che lo chiamavano. Il bambino salutò allegramente i due e li raggiunse.
Hermione si sedette accanto al ragazzo. "Ti piacciono i bambini Ronald?"
"Si." rispose semplicemente. Sorrise.
"Il nostro volo è tra mezz'ora."
"Perfetto.” Dopo essersi accertati di avere tutti i documenti necessari aggiunsero il cancello di imbarco. Arrivarono appena in tempo.
“Miseriaccia!” fu l’esclamazione di Ron.
L’aereo era a tre file per un totale di trecento posti,alcuni dei quali già occupati.
“Vieni a sederti Ron,forza. Non dal lato del finestrino,quel posto è mio.” Sorrise.
“Oh va bene.”rispose lui,ancora imbambolato.
Nessun altro passeggero dava segno di stupore quanto lui. Al contrario,molti sonnecchiavano rannicchiati nei sedili. Dopo un po’ un’hostess si avvicinò a loro.
“Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza. Stiamo per decollare.” E con un freddo sorriso si allontanò.
A quelle parole Ron fu vinto dal panico. “Decollare? Ma Hermione che diavolo significa?”
“Significa semplicemente che partirà l’aereo.”
“E tutto ciò non è pericoloso?”
“Certo che no” rispose Hermione paziente.
Ron tacque. Si guardò in giro,prima di riattaccare“Hermione…”
“Cosa c’è?”
“E se l’aereo cadesse?”
“Oh ma andiamo Ron! Hai cavalcato un drago senza il minimo timore.” Gli sussurrò lei per non farsi sentire dagli altri passeggeri.
“Rispondimi Hermione,c’è la possibilità che l’aereo precipiti?”
“Oh beh,decisamente sono molto scarse.”
Ron si alzò sconvolto. “Molto scarse? Hermione mi prendi in giro? Avevi detto che era sicuro!”
“Ma Ron…”
“Si sieda per favore.” Si avvicinò la stessa hostess,un po’ meno paziente di prima.
Ron la guardò male per qualche secondo,poi si sedette iniziando ad armeggiare con la cintura di sicurezza. Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Così Ron.” E gliela sistemò ben salda.
“Oh,grazie.” Farfugliò lui.
Hermione lo studiò per qualche secondo,poi sbottò. “Si può sapere perché hai accettato di partire con me se eri così terrorizzato all’idea dell’aereo?”
Questo parve addolcire Ron e in un certo senso tranquillizzarlo. Cercò la sua mano sul sedile,la trovò e in un gesto delicato intreccio le sue dita con le proprie.
“Perché con te,Hermione,andrei dovunque. Sarei disposto a prendere questo maledetto aereo e restarci cento anni,se tu sei come. Con te andrei in tutto il mondo.” 

 

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Capitolo 6
*** L'orologio degli dei ***


Harry se ne stava disteso sul letto affianco a quello di Ron,fissando il soffitto su di lui senza vederlo veramente. In un angolo,una ragnatela era appena visibile attraverso i raggi di luna che entravano dalla finestra. Era una bella notte d’estate,con un cielo scuro pieno di stelle. Dalla finestra di Privet Drive non si vedevano così bene.
Sospirò a fondo. Si sentiva padrone del tempo. Per una volta non aveva scadenze. Sebbene molte cose fossero ancora sospese,la tranquillità che lo invadeva lo faceva sentire leggero.
Aveva Ginny. Non c’era stato bisogno di parole tra di loro,mai. Si erano semplicemente ritrovati,pur non essendosi mai persi del tutto. Il tempo,di nuovo,sembrò essere nelle sue mani. Aver sfiorato la morte così tante volte lo aveva cambiato. Rendeva ogni secondo importante,neanche una carezza era scontata.
Ron e Hermione dovrebbero essere appena partiti, pensò. Si mise su un lato,la faccia rivolta verso il muro,mentre i pensieri diventavano pian piano più vaporosi e confusi…
“Non dormire.”gli sussurrò una voce dolce all’orecchio.
Si girò di scatto,trovando il viso che più amava a pochi centrimenti dal suo,e sorrise.
“Stavo per sognare te.”e le diede un bacio sulle labbra morbide.
“Sono qui,che bisogno hai di sognarmi stupido? Dai fammi spazio.”
Si accoccolò tra le sue braccia e sospirò sul suo petto. Harry la strinse più forte.
“Sai Ginny,stavo pensando…Ti andrebbe di accompagnarmi uno di questi giorni a casa dei genitori di Tonks? Mi piacerebbe conoscere il piccolo Teddy.”
Lei lo guardò un pezzo prima di rispondergli. “Sai questa è una delle cose che amo più di te.” E gli posò una mano sul petto.
“Il mio pigiama?”rise lui.
“Idiota.”
Harry continuò a ridere mentre le accarezzava piano le spalle. “Allora,che cosa ne pensi?”
“Penso che sia un’ottima idea.”rispose Ginny,con un altro bacio.
Il ragazzo rimase per qualche momento in silenzio,esitante. “Hai deciso cosa farai dopo l’estate? Voglio dire,neanche tu hai finito…”
Ginny sapeva già la risposta. “Io tornerò ad Hogwarts con Hermione,Harry.”
Harry improvvisamente si sentì uno stretto alla gola,e la bocca diventò molto secca. Non volendo tradire nessuna emozione,continuò ad accarezzarla piano con la punta delle dita,respirandone l’odore inebriante,senza fiatare ne guardarlà direttamente negli occhi.
“Questa cosa ti turba?”riprese Ginny.
Harry ingoiò il nodo in gola e la guardò. Il suo sguardo era indescrivibile,sembrava fermamente convinta delle sue decisioni,ma nascondeva malamente una malinconica tristezza. Le sorrise.
“Non pensiamoci adesso.”
E a quel punto nessun altro parlò in quella stanza. Harry sentiva solo il respiro caldo di Ginny che si faceva pian piano più pesante mentre si addormentava,e il ticchiettio del suo orologio al polso.
Chiuse gli occhi,mentre altre immagini confuse gli roteavano nella testa,finchè non si addormentò anche lui.
 
***
 
Hermione aprì gli occhi all’improvviso,svegliata da una piccola turbolenza. La prima cosa che riuscì a distinguere fu una forte luce bianca. Dovevano essere quasi arrivati.
Ron affianco a lei dormiva tranquillamente,la testa ancora poggiata sulla sua spalla così come si era assopito e le dita ancora incollate alle sue. Sorrise. Era così bello mentre dormiva,con quell’espressione beata. Resistette all’istinto di baciarlo lì e subito,non voleva svegliarlo.
Poggiò la testa sulla sua,chiuse di nuovo gli occhi ascoltando il suo respiro ma questa volta non dormì.
La presenza di Ron la tranquillizzava un po’,ma i timori diventavano sempre più grandi e fastidiosi nella sua testa man mano che si avvicinavano a Sidney,quasi come se qualcuno glieli urlasse in un orecchio. 
Il suo cuore martellava nel petto,e gli faceva male.
Si voltò per guardare fuori,ma nel muovere la testa svegliò Ron urtandolo involontariamente. Il ragazzo si strofinò per un attimo gli occhi lasciandole la mano e Hermione si girò immediatamente verso di lui. “Oh,Ron,perdonami non ti volevo svegliare!”
“Non preoccuparti Mione. Buongiorno.”sorrise il ragazzo. Aveva ancora il viso assonnato.
Gli sorrise di ricambio.
Ron si stiracchiò. “Allora quanto manca per arrivare? Io ho fame!”
“Ti stanno portando la colazione,Weasley.”sospirò lei. “Dovremmo arrivare tra un’ora su per giù.”
“Ottimo.”
Tornò a guardare fuori,poggiando il mento sul pugno chiuso,leggermente infastidita. Dopo un po’ sentì di nuovo le dita affusolate di Ron tra le sue,piccole e fredde. 
Lo guardò sorridendo. “Come farai a mangiare tenendomi per mano?”
“Ti dà fastidio?”chiese lui con una punta di preoccupazione.
Hermione lo studiò un attimo,godendo di quella piccola angoscia che leggeva nei suoi occhi azzurri. Finalmente dopo qualche minuto smise di tormentarlo con il suo silenzio e rispose semplicemente“Neanche un po’.”
Ron arrossì seppur soddisfatto. Non riuscendo a guardarla negli occhi,le lasciò di nuovo la mano e prese a trafficare con la colazione. Ma la fame si era improvvisamente e assurdamente dileguata. Hermione continuò ad osservarlo con un sorrisetto per un po’,finchè non si alzò.
“Dove vai?”chiese Ron con tono agitato.
Hermione rise. “Calma Ron,che ti succede? Sto semplicemente andando in bagno.”
“Ah,ok.” Non gli piaceva affatto il tono di voce che aveva usato. Ancora una volta Hermione mostrava un grande talento nel farlo sentire un emerito idiota.
Forse lei si accorse del danno compiuto perché si chinò su di lui,lo costrinse a guardarla negli occhi tirandolo per il mento,e rubò un veloce bacio sulle sue labbra immobili e sorprese.
“Torno subito.”
E lo lasciò lì attonito come la prima volta che Hermione aveva preso l’iniziativa. Ancora prima che potesse togliersi quell’espressione da ebete sul viso,la ragazza era già tornata.
“Ehm Hermione,come faremo ad avvisare Harry che siamo arrivati?”
“Specchi gemelli,poco originale ma molto utile dato che non abbiamo potuto portare gufi con noi.”
“Brillante come sempre.”
Si sorrisero mentre l’aereo si preparava all’atterraggio. Ma Ron,troppo preso dal sorriso candido di lei,dimenticò di avere paura di volare. 

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Capitolo 7
*** Someone to love ***


“Harry! Harry!”
 

Qualcuno lo stava chiamando,ma non sapeva chi,né perché,né da dove provenisse quella voce. Mentre prendeva coscienza del suo corpo si sentì chiamare di nuovo,più forte. Allarmato,Harry Potter prese gli occhiali dal comodino,si alzò di scatto e cercò la fonte di quella voce familiare,ma nella stanza non c’era nessuno.
“Harry,lo specchio!”gridò di nuovo la voce. A questo punto Harry capì e si precipitò a prendere lo specchio gemello lasciato sulla scrivania.
“Hermione!”
La ragazza gli sorrideva nello specchio. Aveva l’aria meno pallida rispetto alla sera prima,ma la sua espressione svelava ancora un po’ di tensione.
“Harry,finalmente! Senti,mi spiace averti svegliato,ma sono già due volte che provo a chiamarti e continuavi a dormire.”
Harry guardò l’orologio. Erano le 12 e un quarto.
“Cavolo,ho dormito così tanto?”
“Sembrerebbe.”
“Com’è andato il viaggio?”
“Mmm…tutto tranquillo. A parte l’aerofobia di Ron.” Rise.
“Smettila.”la richiamò una voce dietro di lei.
“Ron!”
Il rosso si avvicino allo specchio. “Amico,non era mai successo che tu ti alzassi più tardi di me la mattina,abbiamo stabilito un nuovo record,credo. E tra l’altro stavi facendo venire una crisi isterica ad Hermione.”
“Ero solo preoccupata!” esclamò indignata lei.
Harry sorrise. Non cambieranno mai.
“Hai ragione Hermione scusa… la prossima volta terrò lo specchio sul comodino. Com’è l’Australia?”
Hermione smise di guardare accigliata Ron e rispose“Non abbiamo visto molto. Abbiamo preso un taxi,siamo arrivati in albergo e abbiamo cercato di metterci subito in contatto con te.”
“Capisco. Beh,scendo giù a vedere se mi hanno lasciato un briciolo di colazione,muoio di fame.”
“Voi due non pensate mai ad altro?” sospirò Hermione rassegnata.
“A più tardi Harry.” Lo salutò Ron alzando gli occhi al cielo.
 
***
 
La stanza di quell’albergo a tre stelle dopotutto non era così malvagia. Per qualche strana coincidenza,o forse per un segno del destino,era l’unica rimasta libera. Una doppia. Hermione la chiamava fortuna.
Gli addetti alla reception li guardarono stralunati vedendoli portare solo una borsetta e uno zaino quando dichiararono che sarebbero rimasti almeno tre giorni,ma non dissero nulla. La stanza era la la numero 7,con un bagno abbastanza grande,una finestra sotto la quale c’era una piccola scrivania con tanto di televisore,e ovviamente un unico letto matrimoniale. Appena lo vide,Ron guardò Hermione rosso e imbarazzato come non mai,ma lei non ci fece caso,presa com’era a cercare nella borsetta lo specchio gemello. Non appena riuscirono a mettersi in contatto con Harry si lasciò cadere sul letto.
“Benissimo sono qui da meno di tre ore e sono già esausta.”
Ron non rispose. Stava studiando per bene il telecomando che aveva trovato sul comodino. Hermione sorrise tra sé. Si sentiva stanca,eppure guardare Ron mentre lui era distratto la appagava e le riempiva il cuore.
Sono tremendamente innamorata.Finalmente,riusciva ad ammetterlo con se stessa,dopo anni di puro orgoglio. Aveva rifiutato quel pensiero finchè aveva potuto,ma era stata sopraffatta dal sentimento alla fine,tanto da arrivare a baciarlo senza freni inibitori,davanti al loro migliore amico.
E non se n’era pentita nemmeno per un istante.
Era assurdo. Sembrava che la principessa si fosse innamorata del cattivo. Perché amava Ron se la irritava così spesso e così sgradevolmente? Si,Ron a volte gli era risultato sgradevole. Privo di qualsiasi tatto. Insensibile.
Eppure aveva amato lui,dal primo momento. Non Victor,e nemmeno Harry stesso. Erano entrambi molto più amabili di Ron,sarebbe stato semplice e quasi scontato.
Ma solo Ron la capiva,Ron che era anche buono. Ron che sapeva essere gentile. Ron che alla fine era troppo puro. Il suo Ron…così coraggioso. Lui no che non era scontato. Soprattutto da quando aveva cominciato a rubarle quei baci saltuari,perfetti…
In realtà il loro rapporto era ancora tutto un forse. Non avevano ancora significato esplicito. Non c’erano state dichiarazioni aperte.
Ancora.
Chiuse gli occhi mentre lo sentiva muoversi. Qualche istante dopo sentì un peso sul letto. Ron si era sdraiato affianco a lei. Attese qualche secondo,poi riaprì gli occhi.
Ron la guardava come se non l’avesse mai vista prima. I suoi occhi splendevano come di luce riflessa,e le labbra accennavano un timido sorriso.
Hermione si sentì arrossire sotto quello sguardo,ma continuò a guardare dritto nell’azzurro dei suoi occhi,rapita. Non osava parlare o muoversi,era come se al minimo rumore o movimento l’incantesimo si sarebbe spezzato.
Fu lui invece a parlare. “Hermione,sei bellissima.”
Il sorriso della ragazza si tese. Un altro motivo per cui l’amava. Ron la faceva sentire così. Bellissima.
“Ci hai messo sette anni per accorgertene.”
“è troppo tardi?”
Si era fatto più vicino. Il suo profumo a quella distanza era più percettibile.
“No.” Rispose lei,respirando a fondo. “Non è troppo tardi.”
Ancora più vicino. Ormai occupavano solo la metà del letto.
 “Come ti senti?” le chiese.
“Stringimi e starò benissimo.”
E Ron la accontentò all’istante. Hermione aveva trovato un posto dove stare. Stava così bene tra quelle braccia grandi. Le sue paure restavano attaccate con gli artigli al suo cuore,ma poteva sopportarne il peso finchè lui le restava così vicino.  

 

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Capitolo 8
*** She moves in her own way ***


Le lenzuola erano fresche e candide,ma nessuno dei due ci fece caso.
 

A dire la verità,Hermione notò solo che erano azzurre,azzure come gli occhi di Ron.
Ogni volta che si abbracciavano,il ragazzo si stupiva di quanto gli sembrasse naturale e spontaneo quel gesto. Pareva che le sue braccia fossero fatte apposta per tenerla con sé,per cullare Hermione. Si sentiva nato per questo. Nessun libro avrebbe potuto insegnargli come fare,nemmeno Dodici Passi Infallibili per Sedurre una Strega.
Ricordava bene quando i gemelli gliel’avevano regalato. Fred aveva fatto un sacco di allusioni su come tutto ciò che vi avrebbe trovato dentro gli sarebbe stato utile con “una tizia ipotetica dai capelli ricci e dal cervello geniale”.
Gli sfuggì un sorriso che non passò inosservato.
“Perché sorridi?”
“Per niente.”
Hermione incarnò le sopracciglia. “E da quando sorridi per niente?”
“Da adesso.”
“Lo sai che è da stupidi?”
Ecco. Cominciava a sentirla,sempre più evidente nella sua voce mal controllata. L’irritazione.
Si staccò un po’ da lei. “Hermione,ma perché ti innervosisci?”
“Perché quando ti faccio una domanda gradirei una risposta.”
“Ho risposto!”
“Mi correggo,gradirei una risposta di senso compiuto.” Alzò la testa dal suo petto,e la poggiò con espressione altezzosa sul cuscino. Di nuovo,avanti a quell’espressione buffa Ron trattenne a stento il sorriso,cosa che irritò se possibile Hermione ancora di più. Si girò dall’altro lato,voltando le spalle a Ron.
“Idiota.”
Quella era la sua Hermione. “Acida.”
La sentì sbruffare,ma non si avvicinò. Voleva farla cuocere nel suo brodo un altro po’.
Sorrise un altro po’ vedendola muoversi indispettita e agitata. Lo stava aspettando. Stavano perdendo tempo a fare gli scemi,quando ancora non sapevano da che parte cominciare a cercare i signori Granger. Si sentì un po’ in colpa e si affrettò ad annullare la distanza tra di loro tirandola di nuovo a sé.
Hermione non fece resistenza,ma non lo abbracciò. Se ne stava immobile come una bambola di pezza,immusonita. Ron le carezzò la guancia con le dita,ma lei non cedette,ne lo guardò.
Sospirò. Hermione sapeva mettere a dura prova la sua limitata pazienza.
Si arrabbiava per nulla,orgogliosa e altezzosa come nessun altro.
Lasciò cadere la mano che la accarezzava pigra sul letto. Non si spostò,ma assunse lo stesso atteggiamento della ragazza.
Dopo qualche minuto di silenzio Hermione si tirò su a sedere,e si alzò dal letto. Ron la osservò dirigersi verso il bagno,ormai anche lui irritato senza un vero motivo. Non avevano litigato,ma lei gli era sfuggita dalle braccia costringendolo ad un brusco risveglio.
Tanto per fare qualcosa,aprì i cassetti vicino al letto. All’interno c’era un quotidiano babbano vecchio di qualche mese. Lo sfogliò con relativo interesse per qualche secondo,finchè cominciò a fissarlo a vuoto. La testa era troppo piena di lei.
Maledetta,odiosa ‘sottuttoio’ di una Granger.
Girò così forte la pagina del giornale che lo strappò. Sospirandogli occhi si focalizzarono su una parola familiare. Wilkins.
Si strofinò gli occhi per leggere meglio. Aveva visto bene: Wendell e Monica Wilkins.
Allegato ad un indirizzo,era un annuncio pubblicitario di uno studio dentistico al centro di Sidney.
Ron balzò giù dal letto.
“Hermione! Vieni fuori,sbrigati!”
Hermione spalancò la porta. “Che diavolo succede,adesso?”
La sua aria superficiale lo fece sentire ancora peggio.
“Tieni” le ficcò in mano il giornale aperto alla pagina in questione,poi tornò a sedersi senza dire una parola.
Hermione era ferma in piedi davanti a lui. Mentre leggeva l’irritazione le scivolò via dal viso. Quando ebbe finito alzò gli occhi su di lui,che guardava il nulla sul soffitto.
“Oh,Ron.”
“C’è anche un numero di telefono. Possiamo prendere un appuntamento.”ribattè lui continuando a tenere fissi gli occhi in su,con un tono di voce piatto che non tradiva alcuna emozione.
Due secondi dopo fu stritolato da un abbraccio. Hermione gli era saltata addosso.
“Scusami,scusami…non so che mi è preso prima,perdonami Ron. Per favore,perdonami.”cominciò a baciarlo per tutto il viso,indugiando volontariamente sulle labbra.
A Ron mancava il respiro. “Certo che ti perdono,se mi lasci respirare.”
Hermione sorrise spostandosi quanto bastava,ma rimase in braccio a lui.
“Sei un tesoro Ron.”
“Non ho fatto nulla.” Rispose lui a malincuore.
E di nuovo,Hermione lo aveva sorpreso. Nell’arco di pochi minuti l’aveva amata,poi odiata e adesso era di nuovo lì a godersi il suo sorriso giocoso,a riprovare le sue piccole labbra calde.
Perché questa era la sua Hermione. Soprattutto,amava fare pace in quel modo.
Le prese il viso tra le mani guardandola per qualche istante,poi la baciò.
Fu un bacio totalmente diverso dagli altri.
Ron si era fatto più sicuro,le mani scivolarono sui fianchi di lei mentre approfondiva il bacio. Muoveva le labbra appassionato e famelico e Hermione,dopo qualche secondo di incertezza,aveva risposto con altrettanto desiderio. Si ritrovarono di nuovo stesi sul letto. Il cuore di Hermione,in preda alle emozioni,picchiava frenetico,mentre sentiva il corpo di Ron su di lei.
Staccò dolorosamente le labbra dalle sue per poterlo guardare. Lui le sorrise,e si sdraiò affianco a lei. Entrambi avevano il respiro un po’ affannato.
“Hermione,tu mi distruggi.”
Lei rise cingendogli il collo con le braccia. “Sai che ore sono,Weasley?”
“No.”
“È l’una.”
 “Il pranzo!” la guardò come se fosse il colpevole del peggiore dei delitti. “Miseraccia Hermione,mi fai passare anche la fame.”
“Forza” disse lei,sollevandosi di nuovo da quel letto,questa volta tirandolo per una mano.“Andiamo.”
 “Dove?”chiese lui un po’ contrariato. Non voleva che gli sfuggisse di nuovo.
“Andiamo a pranzare.” Gli rivolse il più bello dei sorrisi. “Insieme.”
E prendendogli la mano,lo trascinò fuori dalla camera.  

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Capitolo 9
*** Lucky ***


La tana era diventata molto più silenziosa da quando Ron e Hermione erano partiti. Tanto per cominciare,nessuno litigava.
Leo,dopo le prime ore di agitazione,se ne stava nella sua gabbia in silenzio,a picchiettare pigramente il becco sui biscottini gufici.
George non era mai a casa. Era stato avvolto da una forza irrefrenabile,e passava ore ed ore a rimettere a posto il negozio di scherzi. Quelle poche volte che si fece vedere però,nel suo viso c’era ancora tutta la devastazione che la morte gli aveva impresso addosso,e quando sorrideva era ancora un sorriso forzato e ipocrita.
Ginny ed Harry avevano reso pubblica la loro relazione semplicemente perché non si staccavano mai. La signora Weasley era radiosa di soddisfazione,mentre suo marito semplicemente faceva finta di non notare la cosa.
Per quanto fosse affezionato ad Harry,Ginny restava la figlia preferita del signor Weasley e vederla così felice mentre era vicino al ragazzo,mentre lo guardava con occhi splendenti,era bellissimo ma gli stringeva il cuore tanto da fargli male. Aveva visto la stessa luce negli occhi di Ron mentre guardava Hermione,aveva visto addirittura il figlio maggiore sposarsi,ma non era lo stesso.
Si,lei era decisamente la sua preferita e ci avrebbe messo un po’ a mandar giù quel rapporto.
Dopo pranzo Ginny prese lo specchio di Harry e cominciò a chiamare il nome dell’amica. Al terzo tentativo la vide apparire riflessa nello specchio,sorridente.
“Ginny!”
“Hermione…come stai?”
“Benissimo.” Il suo sorriso si allargò. “Siamo stati fortunati,Ron ha trovato un annuncio sul giornale con indirizzo e numero di telefono dello studio dentistico dei miei appena siamo arrivati praticamente! Però,dato che è un giornale vecchio,non possiamo essere sicuri che sia quello,comunque è già qualcosa,no?…tu come stai?Harry?Tua madre?”
“Stiamo tutti bene.” Hermione aveva parlato talmente in fretta che a Ginny faceva male la testa. Si lasciò sfuggire un sorrisetto. “Dov’è mio fratello?”
“Si è addormentato dopo aver mangiato.”rispose dolcemente.
“Oh,ma sentila.”
“Cos’ho detto?”chiese Hermione stizzita.
“Oh,non importa. L’importante è come l’hai detto.”
Hermione le lanciò uno sguardo,poi continuò. “Lasciamo perdere.”
“Certo,lasciamo perdere. Ma nel frattempo vorrei ricordarti che un’occasione del genere ti ricapiterà pochissime volte,per cui non fare la scema.”
“A cosa ti riferisci?”
Ginny alzò gli occhi al cielo,sospirando.“E la chiamano la strega più brillante della sua età. Apri le orecchie,Hermione. Tu. Ron. Soli.”
Hermione arrossì. “Almeno non gridare! Potrebbe sentire tua madre e fraintendere.”
“Ma magari Hermione! Sono anni che ci fate penare,tu e Ron. Sarebbe ora di aprirvi una buona volta!”ribattè la rossa,che invece alzò la voce ancora di più.
Hermione sbruffò. “Ti odio.”
“Io no” Ginny sorrise soddisfatta. “Comunque non ti ho cercato per farti la predica,ma visto che c’ero una strigliatina fa sempre comodo”
“Strigliatina?Mi stavi urlando in faccia!”
“Il fine giustifica i mezzi.”
“E magari dovrei pure ringraziarti.”
“Oh si,dovresti.”la schernì Ginny con tono fintamente grave.
“Bene,benissimo. Sei davvero un tesoro Ginevra.”
“Lo so. Salutami Ron quando si sveglia.”
“Certo.”rispose Hermione,controllando la voce per non tradire emozioni. “Credo che quando si sveglierà vorrà parlare con voi.”
“Allora a dopo.”
Ginny poggiò lo specchio sul tavolo della cucina e uscì fuori. Era una giornata molto calda. Le foglie degli alberi brillanti al sole si muovevano piano,c’era pochissimo vento. Il cielo era di un azzurro limpidissimo,senza nuvole. Si lasciò cadere a terra. L’erba pungeva sulla pelle,ma lei non ci badava. Ne ascoltava il profumo. Per concentrarsi meglio chiuse gli occhi annullando gli altri sensi. Ora sentiva solo gli uccelli fischiare e il profumo di casa.
Dei passi si fecero sempre più vicini. Non dovette aprire gli occhi per riconoscere a chi appartenevano.
“Ho appena mandato un messaggio ad Andromeda. Dice che possiamo andare quando vogliamo. Che ne dici di domattina?”
“È  perfetto. Non vedo l’ora di vedere il piccolo Teddy.” Aprì gli occhi sorridendo.
Harry si era seduto affianco a lei. Non sorrideva. Guardava fisso davanti a sé con occhi spenti.
“Posso immaginare come ti senti.” Ginny si era tirata su e si era seduta vicino a lui. Poggiò la testa sulla sua spalla. Harry si rilassò.
“Non è solo Harry.”
“Lo so.”
“Ho appena parlato con Hermione.”
Harry sorrise. “Mi era sembrato di sentirti gridare.”
“Era solo per rafforzare il concetto.”
“Ancora nulla?”
“Oh non credo che nulla sia la parola giusta. Però con Hermione non vedo speranze.”
“Vale a dire?”
“Che toccherà a mio fratello fare il primo passo.”
Harry rise. “Ahia. Stiamo messi male.”
 
***
 
Erano di nuovo ad Hogwarts.
La cara vecchia Hogwarts.
La biblioteca era vuota,a parte loro due. Hermione come al solito era china sui suoi libri,con i capelli ricciuti e folti che le nascondevano il volto dall’espressione stanca ma soddisfatta. Stavano finendo un tema per Piton di cinquanta centimetri e scriveva frenetica sulla pergamena. Non appena ebbe finito,osservò per qualche istante il suo lavoro,poi alzò gli occhi su di lui.
“Smettila di copiare da me,Ron! Non imparerai mai nulla così!”
Ma lui non sentì una parola di quello che stava dicendo. Quando Hermione l’aveva guardato,seppur sprezzante e inviperita,aveva avuto una morsa allo stomaco. Era piccola,talmente piccola che avrebbe potuto stringerla a sé e proteggerla da qualunque cosa. Era piccola e bellissima.
“E non mi guardare così imbambolato! Io lo dico per il tuo bene,non perché mi dispiaccia a farti copiare e…”
“Hermione”la interruppe lui “Io ti amo.”
Un momento,non poteva essere vero. Lei era ancora quella ragazzina insopportabile che non gli permetteva di copiare,la sottuttoio,la rompiscatole fissata sui diritti degli elfi domestici.
 Hermione era la sua migliore amica.
 
***
 
Ron si svegliò di colpo e spalancò gli occhi. Era sudato e gli faceva male la testa. Prima ancora di potersi rendere conto che era stato tutto un sogno si sollevò dal letto e cercò Hermione ma la ragazza non era nella stanza. Guardò l’orologio. Erano le quattro e mezzo del pomeriggio.
Allarmato per l’assenza di Hermione si alzò dal letto e bussò alla porta chiusa del bagno. Niente.
La chiamò sempre più forte,infine aprì la porta del bagno vuoto,finchè non notò un pezzo di carta poggiato sulla scrivania. Una grafia aggraziata e familiare recitava le parole:
 
Ron,respira.
So che probabilmente sei agitato perché non sono in camera,ma non preoccuparti,mi puoi trovare al bar di fronte all’albergo,hanno la connessione ad internet,ti spiegherò bene a voce cos’è,semplicemente un modo più facile per trovare informazioni sui miei. Non volevo svegliarti,così ho pensato di lasciarti questo biglietto. Non ti arrabbiare. Ti aspetto.
Tua Hermione.
 
Ron seguendo il consiglio fece un bel respiro profondo e si tranquillizzò. Rimase a fissare quella calligrafia per qualche minuto,rileggendo sempre la stessa frase: Ti aspetto. Tua Hermione.
Mia. Mia,mia,mia.
Entrò in bagno per farsi una doccia veloce e raggiungere subito Hermione.  
Mentre l’acqua scivolava sul suo corpo Ron si abbandonò al ricordo del sogno strano che aveva fatto. Era reale,per quanto diventasse sempre più confuso man mano che si svegliava completamente,e nel sogno erano entrambi più piccoli di qualche anno.
Da quando aveva capito di amarla,si era sempre chiesto la stessa cosa. Perché proprio lei? Era la sua migliore amica,in fondo. Lei che aveva sempre tolto dai guai lui ed Harry. Forse era per questo motivo? Ma Harry non si era innamorato di lei.
L’unica cosa che avrebbe dovuto sentire verso Hermione era un sentimento fraterno,eppure ripensandoci,non era mai stato così.
Hermione,io ti amo.Si chiese se avrebbe avuto mai il coraggio e la forza di dirglielo,buttarla lì,semplicemente,come nel sogno. E soprattutto lo tormentava il dubbio di come avrebbe reagito lei se le avesse chiesto di diventare la sua ragazza. L’acqua fredda gli provocò un brivido. Si strofinò gli occhi,chiuse il rubinetto della doccia e si infilò l’accappatoio che Hermione aveva già lasciato pronto in bagno per lui. Sorrise. Nonostante tutto era fortunato ad essere innamorato della sua migliore amica.   

 

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Capitolo 10
*** Under the Bridge ***


 

Il bar era decisamente piccolo,ma accogliente. Era poco illuminato,con dei divanetti di pelle bianca e i muri dipinti da mani esperte che ritraevano grandi musicisti di altri tempi. Sul bancone era appesa una chitarra elettrica rosso fuoco,e dallo stereo la voce di Anthony Kiedis riempiva il locale.
 

 
Sometimes I feel
Like I don't have a partner
Sometimes I feel
Like my only friend
Is the city I live in
The city of angels
Lonely as I am
Together we cry



 
Il ragazzo al bancone si era mostrato subito gentile con quella bella ragazza riccioluta dall’accento inglese,ed era arrivato perfino ad offrirle il secondo caffè. Cercava qualunque scusa per parlarle,ma lei lo respingeva ogni volta,seppur educatamente,troppo presa a cercare qualcosa su Google. Il ragazzo notò che non sembrava troppo contenta. Si chiese cosa ci facesse tutta sola lì.
Dopo qualche ora però la vide sorridere. Era un sorriso splendido,che le rendeva radioso il viso e la faceva sembrare ancora più bella. La osservò alzarsi dalla sedia,che quasi rovesciò dalla fretta. Corse incontro ad un ragazzo dai capelli rossi e dall’aria un po’ stupida,e gli buttò le braccia al collo. Questi la strinse a sé per un attimo insicuro,poi sorridente e soddisfatto.
E il ragazzo al bancone finì di fissare la bella ragazza riccioluta,corrucciato.
“Oh Ron,ce l’hai fatta finalmente! Sono ore che ti aspetto.”
Ron si grattò la testa.“Potevi svegliarmi.”
“Potevo.”Hermione lo guardò con occhi da cerbiatta. “Ma non volevo.”
Ron si sentì un idiota,mentre sperava che la penombra del bar non lo tradisse e nascondesse il familiare rossore che si era fatto vivo nel suo viso.
Tacque per qualche minuto,portando le mani in tasca. “Allora,trovato qualcosa di interessante?”
“Non molto a dire il vero.”
Mentre si sedevano Ron fu rapito dallo schermo luminoso dal quale risaltava la scritta colorata Google. Hermione non riuscì a trattenere il sorriso davanti a quella espressione. Era come trovarsi davanti un bambino molto piccolo,che restava stregato da tutto. Lo osservò per un altro po’,poi rispose alla sua domanda silenziosa.
“Questo è un motore di ricerca Ron. In altre parole il modo più semplice per i babbani di cercare informazioni. Basta scrivere qui quello che si vuole,guarda si fa così…”e gli prese cautamente la mano. Ron rabbrividì al tocco delle sue dita,ma non si ritrasse,mentre Hermione gli insegnava ad usare il mouse. “E cliccando su cerca appaiono tutti i risultati.”
“Forte.”fu il solo commento di Ron.
“Si,è forte.”sospirò lei. “Talvolta possono essere migliaia,ma non ho trovato nulla su Wendell e Monica Wilkins. Credo che dovremmo chiamare quel numero. Tu che ne dici Ron?Ron?”
Ma il rosso non stava ascoltando. Stava muovendo divertito il cursore del mouse,e osservava la tastiera senza toccarla,come se quello strano aggeggio potesse scoppiare da un momento all’altro.
Il ragazzo al bancone lo osservava chiedendosi se avesse tutte le rotelle a posto. Hermione invece era di nuovo spazientita.
“Diamine Ron,ma mi ascolti?”
“Scusami!” Esclamò lui,sorpreso dal brusco cambiamento di voce.
Hermione incrociò le braccia. “Certo Ron,credi che bastino sempre e solo le scuse a risolvere le cose?”
“Miseriacca Hermione! Mi sono solo distratto un attimo!”
“È importante Ron! Cerca di essere serio una buona volta.”
“Che cosa vorresti dire?” chiese Ron con espressione ferita.
“Esattamente quello che ho detto! Mi chiedo cosa ci faccia tu qui,se non te ne importa nulla di quello che dico!”
Questo sembrò colpire Ron ancora di più. La guardò con occhi sgranati,come se quelle parole fastidiose fossero incomprensibili per lui.
“Ma che diavolo dici,Hermione? Sono qui con te,ho lasciato la mia famiglia e ho preso quel maledettissimo coso volante solo per poterti stare vicino!”
Hermione si morse il labbro,tremante. “Non c’è bisogno che me lo rinfacci. Puoi andartene.”
Per un attimo Ron si sentì mancare l’aria. Il bar era diventato molto più freddo e scomodo. Voleva uscire da lì,urlare talmente forte da spaccarsi il petto,correre lontano da quel gelo. Invece rimase ad osservarla immobile e in silenzio,mentre i battiti del cuore acceleravano senza controllo.
“Vuoi che me ne vada?” sussurrò infine.
Hermione lo studiò un attimo. Gli occhi che poco prima erano fuori dalle orbite per la collera,ora non riuscivano a guardarlo per più di qualche secondo. Fece un gran respiro,come se cercasse il coraggio nell’aria,poi rispose “È una tua scelta,Ron.”
“Bene. Perché io non andrò da nessuna parte finchè non avremo ritrovato i tuoi,che ti piaccia o no. Una volta che sarai con loro,allora me ne andrò.”
Si alzò dal tavolo e senza degnarla di uno sguardo uscì dal bar a grandi passi.
Il ragazzo al bancone guardò la bella ragazza dai capelli riccioluti perdere il rossore del suo viso. Era diventata pallida e spenta. Per un attimo si chiese se sarebbe svenuta. Ma poi la vide raccogliere le sue cose e uscire anche lei di gran fretta dal locale.
Era stata la sfuriata più veloce e intensa che avesse mai visto da quando lavorava lì.
 
***
 
Ron camminava piano per quella strada sconosciuta. Non si preoccupava di dove si trovava,voleva perdersi in quelle vie,non tornare più indietro,cancellare con ogni passo gli ultimi minuti.
Avvertiva ancora l’eco di quelle due maledette parole.Puoi andartene.
Era come se Hermione gli avesse strappato il cuore dal petto con prepotenza e dopo averci giocato un po’ glielo avesse restituito sporco e indebolito.Era devastato.
Mentre camminava continuava a ripetersi che la colpa non era stata forse tutta tua. Anzi,non lo era affatto. Era lei,sempre così maledettamente irritante,tanto sapiente da farlo sentire continuamente uno stupido,incapace di capirlo una volta tanto.
Evidentemente,erano incompatibili.
E i passi si moltiplicavano,ormai non ricordava più nemmeno il motivo del lite,la sua mente era interamente vuota. Sapeva solo che su una cosa poteva darle ragione. Era davvero uno stupido. Uno stupido a credere che tra di loro potesse funzionare,potesse nascere qualcosa…
Solo poche ore prima aveva fantasticato sul momento giusto per dirle quello che provava. Sembravano tempi lontani e dimenticati.
Adesso,cosa poteva farne di tutto quell’amore che aveva dentro? Era totalmente sprecato,inutile. Neppure nel mondo magico esisteva un rimedio per il mal d’amore. Non si poteva annullare,non c’erano incantesimi o pozioni. Avrebbe dovuto imparare a conviverci.
Passarono i minuti,seguiti dalle ore. Il sole stava tramontando,il cielo era dipinto di varie sfumature di rosso,quasi fosse amareggiato anche lui. Ma Ron continuava a camminare a testa bassa mentre la sera scendeva su di lui,incurante di cielo e nuvole. Solo quando fu completamente buio decise di tornare. Si smaterializzò in una via secondaria affianco all’albergo. Per strada non c’era nessuno a piedi,solo macchine che correvano troppo veloci per poterlo vedere. In preda alla più totale apatia entrò dentro.
Alla reception lo salutarono cordiali chiedendogli se avesse cenato. Fece un brusco cenno di assenso con la testa e prese a salire le scale con passo pesante.
La maniglia della stanza sembrava scottare,ma Ron la tirò giù con forza e entrò in camera.
La finestra era aperta,le tende candide spostate dal vento si muovevano piano.
Il letto era disfatto,ma a parte questo non c’erano segni di vita.
Ron in cuor suo si sentì sollevato e deluso allo stesso tempo. Si tolse le scarpe e si sdraiò. Poggiando la testa sul cuscino si accorse che era umido. Qualcuno ci aveva pianto su.
Carico di tristezza,girò il cuscino e chiuse gli occhi,obbligando il cervello a non pensare più a niente. Ma per quanto si sforzasse,ogni volta che chiudeva gli occhi il riflesso del viso di Hermione gli appariva davanti. Era estremamente frustrante.
Dopo quella che gli parve un’eternità sentì dei rumori provenire dal bagno. Il cuore prese a lottare con il petto tanto batteva forte. Si era sbagliato. Non aveva controllato tutta la camera.
Ed eccola lì Hermione. Era già nel suo pigiama corto di cotone. Aveva gli occhi molto rossi e gonfi,in contrasto con la pelle pallida. Il volto però non tradiva più alcuna emozione. Era spento e curiosamente calmo. Non guardava Ron,ma si sedette sul letto.
Il ragazzo tratteneva il respiro.
“Ho chiamato quel numero. È  tutto a posto. Ho preso un appuntamento con loro domani mattina alle nove.” Il tono di voce era perfettamente distaccato,come un disco registrato.
Ron cercò di ignorare il peso allo stomaco. “Perfetto.”
E il silenzio si fece di nuovo spazio tra di loro,come una barriera invisibile che li divideva. Ron si alzò e andò in bagno per infilarsi anche lui il pigiama,poi tornò da Hermione infilandosi sotto le sue stesse coperte,ma il più lontano possibile da lei,e tentò con tutta la forza di non bagnare anche l’altro lato del cuscino. 

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Capitolo 11
*** Mad World ***


 



Dormire era un’isola di rifugio in quegli abissi di angoscia.
Avrebbe voluto restare a letto per tutta la vita,protetto da quelle coperte,perché alzarsi da lì voleva dire affrontare le conseguenze del giorno prima,sbattere la testa davanti alla realtà e probabilmente ferirsi ancora,ancora e ancora. Era puro masochismo.
Era bello invece lasciarsi cullare dall’incoscienza,e non capire ne accettare nulla,restare in quello stato di convalescenza e oscillare nei dubbi. Eppure sapeva benissimo che non aveva senso,e sarebbe stata vigliaccheria inutile.
In fondo,nemmeno così si poteva dire che stava davvero bene.
Ron aprì gli occhi e si stiracchiò. Si accorse che Hermione non era vicino a lui dall’assenza del suo profumo. Fece un gran respiro,mentre gli occhi si abituavano piano alla luce che filtrava dalla finestra,e si alzò. Guardò l’orologio. Erano le 8 e un quarto.
Naturalmente Hermione era in bagno. Ne uscì dopo venti minuti che sembrarono un’eternità per chi la aspettava fuori da quel bagno . Era già pronta e vestita. Sussurrò un “buongiorno” tirato e gli annunciò che lo avrebbe aspettato sotto,e senza aggiungere nient’altro uscì dalla stanza.
Ron rimase qualche secondo imbambolato in mezzo alla stanza,senza dire o fare nulla se non guardare la porta da dove Hermione era appena uscita,sperando nell’angolo più sincero e sciocco del suo cuore di vederla tornare,corrergli incontro e dimenticare insieme il perché di quel rancore.
Ma ogni secondo era come se un estraneo fastidioso gli ricordasse con parole dure che non era affatto così semplice,che quella porta sarebbe rimasta chiusa. Hermione era troppo lontana.
Mentre entrava il bagno fu preso dal suo stesso riflesso nello specchio. La notte gli aveva regalato delle splendide occhiaie ed era anche il caso di farsi una barba. Il bel viso cereo non nascondeva affatto il suo stato d’animo. Si sciacquò ripetutamente,come se l’acqua annullasse i suoi sentimenti dipinti sulla faccia,ma era una battaglia persa. Lasciò la barba così com’era e si affrettò a vestirsi,indossando la prima cosa che trovò nello zaino,una semplice maglia di cotone verde,ripiegata con cura,e dei jeans chiari. Poi afferrò lo specchio che Hermione aveva lasciato sul comodino e pronunciò il nome del suo migliore amico.
Harry non lo fece attendere. “Ma come siamo allegri di prima mattina! Che succede amico?”
Con una certa forza di volontà Ron mantenne un tono quasi disinvolto. “Nulla,volevo solo sapere come state. Ah,e poi informarti che tra qualche ora potrei essere alla tana.”
Harry aggrottò le sopracciglia. “Di già?”
Un principio di sorriso colorò il volto spento di Ron. “Vedo che la mia mancanza si sente,eh?”
“Oh si ci struggiamo di dolore.”rise. “Scherzi a parte,credevo che ci avreste messo di più…con la ricerca e tutto intendo.”
“Si ma una volta che Hermione avrà fatto il suo controincantesimo io tornerò a casa,voglio dire…”gli sfuggì un sospiro. Pronunciare il suo nome sembrava avergli bruciato la gola.“Io credo che lei voglia restare da sola sai,con i suoi…”
Harry era perplesso. Conoscendo Hermione,non avrebbe avuto niente da ridire sul fatto che Ron restasse con lei…
“Ron,c’è qualcosa che non va?”
Il rosso esitò per un attimo,poi esplose. “La domanda da fare sarebbe: c’è qualcosa che va per il verso giusto? Sono stanco Harry,stanco di lei,dei suoi continui sbalzi di umore e delle sue sfuriate,della sua intolleranza e del suo disprezzo! Maledizione,dovevo capirlo subito,lei non voleva che partissi con lei,non lo ha mai voluto,sono un peso per lei,e allora sarà meglio senza di me,non appena mi assicurerò che sia con i suoi genitori,perché il cuore mi dice che non posso lasciarla sola. Ma lei vuole che me ne vada,mi sento un peso e…”
“Ron.”intervenne finalmente Harry. “Calmati.”
Il suo tono di voce,di una tranquillità innaturale,fu un calmante per Ron. Fece un altro profondo respiro e si lasciò cadere sul letto,nonostante lo specchio che tremava nella mano destra.
“Ora raccontami bene cosa è successo.”
E Ron gli spiegò tutto,di come una sciocchezza avesse portato a un litigio che era andato peggiorando secondo dopo secondo,di come le parole di Hermione erano gocciolanti di disprezzo puro,di quanto lo avesse ferito.
Harry attese qualche minuto prima di dire la propria,quando fu certo che Ron lo ascoltasse.
“Dimmi quanti anni sono che conosci ad Hermione?”
“Harry,ma che razza di…”
“Rispondimi!”
“Sette anni.”rispose immusonito.
“Sette anni.” Ripetè Harry. “E in sette anni quante volte ti ha maltrattato? Quante volte vi siete offesi a vicenda?Quante volte…”
“Harry tu non capisci! Miseriaccia,io la amo!”
E all’improvviso tutto tacque. Quell’idea,quel pensiero,aveva sempre vagato indisturbato nella sua testa continuamente e sempre più evidente,ma dirlo ad alta voce era un altro paio di maniche.
Era vero.
Concreto.
Tangibile.
E doloroso.
E la consapevolezza di quelle parole entrò in lui,avvolgendolo in un calore sconosciuto. Era anche assurdamente bello,per quanto gli facesse male.
Harry era rimasto in silenzio. Era come se involontariamente avesse violato la parte più intima e  privata di Ron. Sapeva da sempre cosa provava il suo amico,era una vita che lo sorprendeva a guardare Hermione come lui,Harry,non l’aveva mai guardata. Lo aveva visto consumarsi di gelosia,conosceva le sue paure,i suoi sogni e i suoi desideri,ma non erano mai stati così espliciti come in quelle tre parole sfuggite dalle sue labbra.
Attese,per dar modo all’amico di riprendersi dall’imbarazzo che gli aveva tinto le orecchie di rosso.
E infatti dopo un po’ Ron parlò. “Tornerò a casa entro stasera se tutto va bene,avvisa mia madre per piacere.”
“Oh,certo Ron…si.”
Un altro attimo di silenzio.
“Scusami per lo sfogo amico.”
Era quasi tranquillo,e anche Harry si sentì più sollevato. “Se c’è una cosa che non devi fare è chiedermi scusa per questo genere di cose,Ronald Weasley.”
“Forse hai ragione.”
Si scambiarono un sorriso di intesa e si salutarono.
Ron poggiò nuovamente lo specchio sul comodino,poi infilò le scarpe e uscì dalla stanza. Scese le scale con una lentezza calcolata e si stupì di come,nonostante tutto,Hermione ai suoi occhi fosse così incredibilmente bella.
Se ne stava vicino alla porta d’ingresso palesemente impaziente. Ron non aveva notato di come le stesse bene il vestito bianco di cotone che indossava,ne di come avesse raccolto con cura i capelli.
Si avvicinò a lei. Quando lo vide si limitò a sospirare e gli fece cenno di seguirla.
“Il taxi è qui già da cinque minuti.”dichiarò irritata.
“Perdonami.”rispose Ron semplicemente. Quella calma la spiazzò e non disse più nulla.
Il taxi sfrecciava nel traffico mattutino. Ron guardava fuori dal finestrino,a vuoto. Hermione cominciava ad essere nervosa. Giocherellava con la chiusura della borsetta quasi fino a romperla.
Era così agitata che le sfuggì un grosso sospiro. Ron non si girò ne diede segno di aver sentito qualcosa. Se l’avesse guardata,non avrebbe resistito a prenderla tra le sue braccia,o almeno a stringerle forte la mano.
Ma lei non vuole,ripetè a se stesso.
Una volta arrivati a destinazione,Ron non potè fare a meno di notare il tremore delle mani di Hermione mentre pagava il babbano del taxi. Ancora una volta dovette reprimere l’istinto di abbracciarla. Scesero dall’auto e si trovarono di fronte un bel palazzo bianco a più piani. Hermione si avvicinò al citofono per leggere i nomi che vi erano scritti.
“Credo che si trovino al quinto piano.” Sussurrò con un filo di voce. “Andiamo?”
“Certo.”
Entrarono dentro il palazzo. All’interno era tutto molto luminoso e abbastanza elegante. Si avvicinarono all’ascensore. Hermione gli lanciò uno sguardo supplichevole e spaventato insieme.
“Vai.”le fece cenno Ron,e insieme entrarono nell’ascensore.
Sembrò che andasse pianissimo. Hermione continuava a specchiarsi torturando i propri capelli,Ron invece era semplicemente silenzioso e fastidiosamente apatico.
Una volta arrivati al quinto piano si ritrovarono in un corridoio con molte porte di legno scuro. La seconda recitava su una targhetta dorata a caratteri piccoli e raffinati: “Studio dentistico Wilkins”.
Hermione fece un ultimo profondo respiro,poi bussò.
Si udirono dei passi,poi una giovane segretaria andò ad aprire. Sorrideva.
“Lei deve essere la signorina Granger:”
“Oh,si sono io.”
“Prego accomodatevi.”disse,spostandosi per farli passare. “Tra qualche secondo potrà entrare,nel frattempo il suo fidanzato può aspettare nella saletta.”
Nessuno dei due si prese la briga di puntualizzare che non erano fidanzati,ma si scambiarono uno sguardo indecifrabile. La segretaria lì guidò fino alla piccola sala d’attesa,che comprendeva qualche poltroncina nera e un tavolino al centro,e si allontanò. Non c’era nessun altro.
Entrambi restarono in silenzio finchè non tornò,annunciando che i medici erano pronti per la visita. Hermione si alzò di scatto,pallida come un lenzuolo. La segretaria le sorrise di nuovo.
“Paura del trapano?”
“Cosa?Oh,si…”farfugliò Hermione.
“Non si preoccupi,il signore e la signora Wilkins sono dentisti davvero capaci e attenti,stia pure tranquilla.”
Ron la guardò per qualche secondo. Avrebbe voluto baciarla,rassicurarla,dirle che sarebbe andato tutto bene,ma si limitò a osservarla entrare nella stanza adiacente,senza una parola.
Nell’attesa per un po’ sfogliò qualche giornale babbano,tremendamente tristi con quelle figure plastiche e immobili. Dopo dieci minuti cominciò a sentire l’impazienza.
Aveva con sé tutto quanto,lo zaino era poggiato a terra. Lo afferrò e cerco la sua bacchetta. 
Una volta trovata lanciò un incantesimo Confundus sulla segretaria che uscì dalla stanza canticchiando come una bambina,e si avvicinò alla stanza dove si trovava Hermione. Era semiaperta.
Cautamente vi spiò dentro quanto bastava e ciò che vide gli strinse il cuore di gioia. Hermione stava piangendo sulle spalle della madre che le accarezzava i capelli. Il signor Granger sorrideva seduto affianco alle due donne,entrambi i coniugi avevano un’espressione seppur confusa carica di felicità. Era andato tutto bene,l’incantesimo di Hermione aveva funzionato a meraviglia,e soprattutto aveva ritrovato i suoi genitori. Non avrebbe dovuto dividersene mai più.
E a quel punto la consapevolezza della sua scelta si presentò chiara davanti agli occhi di Ron.
Mise lo zaino in spalla e si smaterializzò.
Un dolore fortissimo al petto per un attimo gli fece credere di essersi spaccato ancora prima di aprire gli occhi. Sentiva l'odore degli alberi e rumori lontani,percepiva il vento sulla pelle,il terreno duro sotto i suoi piedi.
Aprì gli occhi. La Tana era di fronte a lui,illuminata dai raggi del sole. Le nuvole non erano più bianche come l'ultima volta che le aveva viste. E nemmeno tanto belle. Si guardò il petto,le gambe,le braccia. Tutto a posto. Non c'era stato nessuno spaccamento. Nemmeno di mezzo sopracciglio.
E così capì il perchè di quel dolore al petto. Semplicemente,aveva lasciato in Australia il suo cuore.
 
 
 
  

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Capitolo 12
*** Otherside ***


“Ginny,Harry,qualcuno mi sente?Ginny?Ginny,maledizione ti devo parlare!”
La piccola Weasley si sentì chiamare mentre attraversava il corridoio che portava alla sua stanza. Riconobbe subito quella voce,nonostante l’impazienza e l’ansia che trapelava. Corse indietro e afferrò il piccolo specchio dal comodino. “Hermione! Che bello vederti! So che è andato tutto bene con i tuoi,quando torni dall’Austr…”
“Ginny,dov’è tuo fratello?”chiese impaziente.
“Hermione,di fratelli ne ho…”
“Ron! Ron! Dove diavolo è?”gridò,interrompendola di nuovo. Era sull’orlo delle lacrime.
“Tesoro calmati! Ron ed Harry sono andati da Andromeda,oggi Teddy ha passato giornata con noi,sai quanto ci teneva Harry,e Ron l’ha accompagnato nel riportarlo a casa. Tutto qui.”
Hermione rimase immobile per una manciata di secondi,senza neanche respirare,poi scoppiò a piangere senza ritegno,tanto da spaventare Ginny.
“Hermione ma cosa diamine succede? Ron che stamattina riappare dal nulla e si rifiuta di dirmi qualsiasi cosa,tu che prima urli poi piangi,mi vuoi dire cosa è successo in Australia?”
Hermione si asciugò gli occhi con la mano. Aveva il labbro inferiore tremante.
“Alla fine se n’è andato davvero.”sussurrò solamente. I suoi occhi a contatto con le lacrime erano quasi verdi.
“Hermione io…”cominciò Ginny,ma ancora una volta Hermione non le permise di terminare la frase.
“Mi ha lasciata,e stavolta è tutta colpa mia Ginny. Me lo merito. Per favore,salutalo tanto da parte mia. Saluta anche tua madre,Harry e gli altri. Ci vediamo…”
“Hermione aspetta!”ma lo specchio era di nuovo vuoto.
Hermione era tornata nell’albergo in cui aveva soggiornato con Ron per quel brevissimo tempo. Era come trovarsi catapultata nel peggiore dei suoi incubi,rivivere gli attimi peggiori della sua vita. Ron era andato via. Di nuovo.
Il tempo sembrava non passare mai,prendendosi gioco di lei. Rimase in quella stanza solo per pochi minuti eterni,a respirare il profumo di Ron sul cuscino. Non pianse.
Semplicemente raccolse le sue cose e raggiunse i suoi genitori nella loro casa in Australia.
Avevano parlato a lungo,di tutto. Hermione aveva spiegato che era partita con Ron,ma che lui era dovuto scappare a casa per questioni familiari. E solo lei sapeva quanto in cuor suo sperava fosse vero. Sarebbero tornati nella loro casa a Londra,quella stessa sera avrebbero preso l’aereo.
Un ricordo nitidissimo le riempì improvvisamente la mente.
 
“E se l’aereo cadesse?”
 
Sorrise tra sé,ripensando al seguito di quel discorso. Sembrava trascorsa un’eternità.
 
“Si può sapere perché hai accettato di partire con me se eri così terrorizzato all’idea dell’aereo?”
 “Perché con te,Hermione,andrei dovunque. Sarei disposto a prendere questo maledetto aereo e restarci cento anni,se tu sei come. Con te andrei in tutto il mondo.”
 
Ed in quel momento fu come se un’enorme spina le si fosse conficcata nello stomaco. Altre parole,altre frasi meno felici sgomitarono e scoppiarono nella sua testa.
 
“Sono qui con te,ho lasciato la mia famiglia e ho preso quel maledettissimo coso volante solo per poterti stare vicino!”
 
E lei lo sapeva quanto Ron avesse ragione. Non c’erano più specchi su cui arrampicarsi.
Aveva ragione e se n’era andato.
E allora aveva provato a cercarlo,ma non era in casa. Si chiese se era vero,o magari aveva chiesto a Ginny di mentire per lui.
No,non è possibile. Il suo Ron non ne sarebbe stato capace.
Suo. Quel pronome possessivo era da dimenticare.
E così si preparò ad una nuova partenza,rimpiangendo l’ansia e l’entusiasmo che l’avevano accompagnata nel suo viaggio.
 
***
 
Harry e Ron tornarono per cena. Nessuno alla tana parlò molto,era come se Ron fosse in lutto e l’allegria non fosse concessa. Molly continuava a lanciargli sguardi preoccupati ma non chiese nulla sotto consiglio di Ginny. Fu il primo ad alzarsi dal tavolo,annunciando che sarebbe andato a letto,anche se erano solo le nove.
Una volta in camera sua Ron si tolse la maschera di indifferenza e cedette all’inquietudine. La sentì salire piano dentro di sé fino a raggiungere gli occhi che si riempirono di infelicità. Ma voleva restare in piedi. Se era questa la realtà,per quanto triste potesse essere,l’avrebbe accettata.
E cadde così nel dolore della consapevolezza. Non doveva amare un’illusione.
Si sdraiò sul letto e aspettò che un sonno confortante lo invadesse,ma sembrava l’impresa più ardua che avesse mai affrontato.
La sentiva.
Sentiva il suo pensiero e la sua tristezza,ma non voleva crederci.
Era quasi come se allungando un po’ le mani l’avrebbe trovata di nuovo vicino a lui,nessuno poteva separarli,ne tempo ne spazio. Era la sua parte più bella.
Dove altro poteva andare se non da lei? Quali altri posti meravigliosi esistevano oltre le sue braccia? Non c’era niente al mondo di più meraviglioso.
Si senti uno sciocco mentre formulava quei pensieri. Prese a pugni il cuscino,ma era ugualmente scomodo. Non riusciva a sentirsi a casa se non c’era lei.
Le voci di sotto sembravano lontane di mille miglia,mentre poteva sentire il respiro di Hermione chiaro come non lo aveva mai sentito.
Avrebbe voluto prendere a pugni anche questi pensieri folli.
E la notte trascorse lenta e odiosa,senza sogni.
La mattina dopo Ron si alzò molto tardi,ma nessuno poteva credere che avesse dormito. Le occhiaie sul suo volto ne erano la conferma.
Dopo un attimo di incertezza,sua sorella e il suo migliore amico si avvicinarono cautamente a lui.
“Come stai Ron?” chiese Ginny.
Ron la guardò per un attimo come se fosse impazzita,poi si costrinse a sorridere. “Bene sorellina. E tu come stai?”
“Ti volevo dire…”continuò Ginny,ignorando la domanda. “Che ieri ho parlato con…Hermione.”
Misurò le parole,quasi aspettandosi che il fratello le urlasse in faccia da un momento all’altro.
Ma Ron continuò a ostentare il suo sorriso tirato. “Oh,bene.”
“Mi ha chiesto di salutarti.”
Quest’ultima informazione sfidò il suo autocontrollo,per cui tacque. Ginny lo assecondò per qualche minuto poi ricominciò.
“Ehm Ron,non potresti…”
“No,Ginny.”
“Ma diamine,è da stupidi! State soffrendo entrambi inutilmente!”
“Non so di cosa parli.” Rispose freddamente. “Rimandale indietro i saluti,e arrivederci.”
“Ron…”si intromise Harry. “Hermione stava piangendo…”
“Probabilmente non avrà trovato il libreria uno dei suo stupidissimi libri.” Esclamò mantenendo lo stesso tono. Harry e Ginny si scambiarono uno sguardo e rimasero in silenzio. Ron ne approfittò per allontanarsi il più possibile da loro. Nella fretta urtò George inavvertitamente.
“E tu che ci fai qui?” chiese tetro Ron. “Non dovresti essere a lavoro?”
“Oggi riposo fratellino. In realtà volevo parlare con te.”
Ron lo guardò incuriosito. Da quando la guerra era finita non aveva mai parlato veramente con George. Non ne aveva avuto il coraggio. Non riusciva a trovare un po’ di conforto per il fratello,e questo lo faceva sentire tremendamente inutile. Aspettò che parlasse.
“Non devi fingere con me. Io so quello che provi.”
Non era una domanda,e George non si aspettava una risposta,quindi continuò.
“Vai da lei.”
“Cosa?” non era l’affermazione che si aspettava.
“Ho detto vai da lei. Ora. Muovi quelle chiappe e raggiungila!” gli sorrise.
“Non posso. Non capisci? Lei non mi vuole. È come se fosse morta.”
Non era la frase giusta da dire. George lo guardò con disprezzo. “Come se fosse morta eh? E se lo fosse davvero cosa diavolo faresti? Ci pensi a questo?”
“George scusami io…” ma il fratello ormai urlava quasi.
“Lo capisco il vuoto che senti…ma quello che non capisci è che tu puoi ancora riempirlo. Sento il tuo strazio,ma lei non se n’è andata! Io sono sicuro che ti aspetta,quando imparerai a capirla testone?”
Ancora una volta Ron era troppo spiazzato per dire qualcosa. Capiva quello che George voleva dire. Lo spettro di Fred era in quelle sue parole arrabbiate ma piene di affetto.  Senza rendersene conto si ritrovò ad abbracciare George. Non sentì le lacrime calde che gli scivolavano giù dal viso. Quel semplice gesto fraterno era quasi dimenticato.
Dopo un po’ Ron si staccò da lui,imbarazzato. “Mi sento un egoista a star male per lei mentre Fred…”
E ancora una volta George lo sorprese. Sorrise di nuovo e gli diede una pacca sulla spalla.
“Sai cosa ti direbbe Fred se fosse qui?”
“Cosa?”
“Che se non vai immediatamente da Hermione sei proprio uno zuccone.” 

 

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Capitolo 13
*** Sunrise ***


Quella mattina pioveva a dirotto.  La signora Granger era rimasta a casa,non avevano ancora riavuto il vecchio studio dopo quella sparizione ingiustificata di un anno,e lei e suo marito erano rimasti senza lavoro. Ma non se ne preoccupava ancora. L’unica cosa che le turbava il cuore era lo stato d’animo della sua unica figlia. Da quando erano tornate non l’aveva più vista sorridere. Non veramente.
Hermione se ne stava tutto il giorno tra i suoi libri,e quando usciva dalla sua camera girava a vuoto per casa. A volte apriva il frigorifero e lo richiudeva senza prendere nulla. Niente di quello che faceva,a parte aiutarla nelle faccende di casa,aveva un senso. Era come se volesse ammazzare un tempo che non passava mai,ma non sapeva cosa stesse aspettando,ne come aiutarla.
Una notte poi,tre giorni dopo il loro ritorno a casa,mentre tornava dal bagno,la sentì piangere. Si avvicinò in punta di piedi alla stanza della ragazza. Un altro forte sospiro carico di dolore. Per una madre era troppo avvertire un malessere tanto grande e non fare nulla. Bussò piano alla porta.
Hermione trattenne il respiro e si strofinò velocemente gli occhi. “Avanti!”
La signora Granger entrò cautamente in camera,chiudendo la porta,poi si sedette ai piedi del letto di Hermione,che se ne stava con la faccia affondata nel cuscino per nascondere quegli ultimi residui di lacrime.
“Tutto a posto piccola?” chiese la madre. In tutti questi anni,non aveva mai smesso di chiamarla così.
“Certo.” Rispose Hermione in un soffio. “Scusami mamma,vorrei riposare…”
Ma la signora Granger non sembrava affatto convinta. “Sicura che vada tutto bene? C’è qualcosa che vorresti dirmi?”
Hermione si sollevò un po’ e guardò la madre dritta negli occhi. “No,mamma. Voglio solo dormire. Ti prego.”
Mentre la signora Granger si alzava,Hermione fu scossa da un brivido inspiegabile,quasi volesse fermarla e piangere sulla sua spalle fino a finire le lacrime. Ma sapeva che neanche questo le avrebbe ridato indietro Ron.
C’era una cosa sola da fare.
Aspettò di sentire i passi di sua madre raggiungere la camera,poi si alzò di scatto dal letto,infilò la prima cosa che trovò nell’armadio e si smaterializzò.
Non sapeva nemmeno lei perché l’aveva fatto. Di certo sua madre si sarebbe preoccupata a morte se non l’avesse trovata nel letto. Era la cosa più folle che le fosse mai venuta in mente,ed era tutto dire. Folle,si.
Ma ora era lì,e non voleva pensare alle conseguenze.
Il cuore batteva all’impazzata. Nemmeno agli esami si era mai sentita così nervosa.
Erano le tre del mattino e lei era alla Tana.
Si avvicinò molto cautamente,mentre la parte razionale di lei prendeva il sopravvento. Cosa diavolo ci faceva alla Tana? A quell’ora poi…se qualcuno della famiglia l’avesse sentita probabilmente l’avrebbe scambiata per un ladro o qualcosa di simile,e le avrebbe scagliato una maledizione.
Ma non voleva ne poteva tornare indietro,lì c’era Ron e lei non avrebbe retto ancora quel silenzio. Gli avrebbe parlato e poi…e poi se ne sarebbe andata,oppure no.
Mentre formulava quei pensieri,con l’ansia che le scorreva nelle vene,sentì un rumore poco distante da lei. Sicura com’era di essere totalmente sola nel giardino dei Weasley si spaventò e cercò la sua bacchetta,mentre ascoltava. Erano dei passi. Finalmente trovò la bacchetta proprio mentre gli occhi distinguevano un’ombra in lontananza.
“Lumos” sussurrò.
Non appena vide il viso nascosto dall’ombra che l’aveva tanto spaventata,la bacchetta caddè dalle sue mani per lo stupore.
“Hermione.”
Ron era davanti a lei,vestito e con la bacchetta in mano come lei. L’espressione dapprima spaventata e guardigna come quella di Hermione,ora era una maschera di stupore e sollievo.
“Hermione…”ripetè,avvicinandosi a lei. “Cosa diavolo ci fai qui?”
Un sorriso sfuggì all’autocontrollo di Hermione. Era così contenta di vederlo.
“E tu,che fai,passeggiatine notturne tra gli gnomi? Romantico.”
Ron arrossì sotto i raggi della luna,che quella sera aveva deciso di essere più luminosa del solito. “Non si risponde a una domanda con un’altra domanda,me l’hai insegnato tu.”
Hermione per evitare di rispondere si chinò e raccolse la bacchetta da terra.
Fu di nuovo Ron a parlare.”Sai,è buffo. Stavo venendo proprio a casa Granger e mi ritrovo questa meravigliosa streghetta in giardino. È il mio giorno fortunato.”
Di nuovo la bacchetta le scivolò dalle dita. “Stavi venendo da me? Sul serio?”
Ron le raccolse la bacchetta. “Sul serio.”
“Ma perché?”
Ron si fece ancora più vicino,tanto che Hermione chiuse gli occhi. Non c’era vento quella sera. Il cielo era dipinto di stelle che lei non poteva vedere. Sentiva il battito del suo cuore e il respirò di Ron. Erano quasi sincronizzati. Prima ancora che si abituasse,le labbra calde di lui si posarono sulle sue. Era un bacio nuovo,lento e incerto. Ron la stava mettendo alla prova. Non sapeva come avrebbe reagito.
Eppure non avrebbe dovuto preoccuparsi. Hermione si aggrappò con tanta forza a quel bacio che dovette staccarsi lui stesso. Non appena le sue labbra furono libere da quelle di Ron,Hermione iniziò a blaterare frasi di scusa. Inutilmente. Quello che importava a Ron era che lei fosse lì. Di nuovo tra le sue braccia.
Alla fine la ragazza riuscì a dire solo: “Come al solito,ti ho preceduto.”
Ron rise stringendola a sé. “Mi sei mancata,Mione.”
“Anche tu.”
Un brivido di freddo le attraversò la schiena,che non sfuggì a Ron “Entriamo dentro.”
Ma Hermione scosse la testa. “Devo tornare a casa,prima che mia madre chiami i carabinieri. Ti prego non fare quella faccia…”gli disse,vedendo sparire il sorriso del rosso. “Domani mattina sarò da te…quando vuoi tu,appena ti svegli ti raggiungo” e prese a baciarlo.
Quel nuovo bacio rallegrò nuovamente Ron. “Metto la sveglia alle sei. Anche prima.”
“Sei uno scemo” sorrise Hermione,con un altro bacio. “Allora vado…”
“No,ti prego!” Ron la afferrò per un braccio.
“Ronald,sono le tre del mattino.”
“Si sono le tre del mattino,e io ti amo.”
Gli occhi di Hermione cercarono immediatamente l’azzurro dei suoi. Sul suo volto si dipinse chiaramente la sorpresa. Non se lo aspettava,e per un attimo temette di aver capito male.
“Sono le tre del mattino,e mi ami?”
“Già” sospirò Ron. “E mi metterei anche ad urlarlo,ma non voglio che mia madre si svegli e mi uccida. Voglio sposarti prima di morire.”
“Oh Ron!” si buttò dritta fra le sue braccia,mentre nuove lacrime le rigavano il viso senza che se ne rendesse conto o potesse impedirlo. Ron era impietrito.
“Miseriaccia Hermione,ti dico che ti amo e tu piangi?”
Lei si tirò sul col naso e fece un sorriso acquoso. “Ti amo anche io. Non mi lasciare più,non permetterti mai più a farlo,Ronald Weasley!”
Ron si rilassò e la strinse più forte. “Non ti ho mai lasciato veramente Hermione.”
E lei lo sapeva quanto avesse ragione. Lo fissò per un istante,per poi baciarlo ancora,ancora e ancora…
“Resta tra le mie braccia.”
E la notte scivolò via come le ultime lacrime,per fare spazio all’alba.
 
 
 
 
  

 

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Capitolo 14
*** Wherever you will go ***


Quella mattina Ron si alzò così presto che la signora Weasley fu presa da una strana inquietudine. Erano solo le nove,un record storico. Si chiese se il figlio stesse davvero bene,oppure se tutti questi ultimi avvenimenti gli avessero toccato irrimediabilmente qualche nervo del cervello. In più in faccia vi era disegnato uno strano sorriso,che di rado aveva visto apparire sul suo bel viso. Sembrava in un certo senso soddisfatto,ma Molly non riusciva proprio a spiegarsi a cosa fosse dovuto un simile cambiamento,per giunta in una sola notte.
“Mamma che è ‘sto silenzio stamattina?” le chiese il figlio,sempre lo stesso ghigno sul viso.
“Nulla caro.”rispose lei mite alle prese con le uova.
“Volevo dirti…” continuò Ron addentando il suo toast “che oggi a pranzo abbiamo un ospite.”
La signora Weasley si girò verso di lui stupita. “Chi,tesoro?”
“La mia fidanzata.” Sorrise Ron.
Sua madre si morse le labbra per un po’ prima di rispondere. Era chiaro che non sapeva cosa dire. Non poteva essere Hermione,dato che non avevano avuto modo di chiarirsi e Ron in quegli ultimi giorni non aveva ricevuto nemmeno un gufo da parte sua. In parte delusa,la signora Weasley riprese a trafficare con le uova.
“La conosco?” chiese con finto disinteresse.
“Certo che no.” Rispose Ron,che evidentemente aveva trovato la domanda alquanto buffa,e ridacchiava come uno scemo. Questo comportamento iniziava ad irritare sua madre.
“Va bene,è la benvenuta.” E versandogli bruscamente le uova nel piatto uscì dalla cucina,pensando che in realtà quella nuova ragazza in casa sua non sarebbe stata affatto benvenuta.
Salì le scale un po’ più in fretta del solito e aprì di scatto la porta della camera di Ginny.
Per fortuna Harry quella notte aveva fatto il bravo.
Si avvicinò cauta al letto della figlia,che dormiva beata con le mani sotto la testa,in una posizione che la facevano sembrare molto più piccola,quasi fosse una bambina.
Era un peccato svegliarla.
“Ginny alzati.”
“Buongiorno anche a te,mamma.” Esclamò seccata la ragazza,strofinandosi gli occhi con le dita.
“Ginny,ascoltami. Tuo fratello si è fidanzato.”
“Quale fratello?” chiese Ginny,improvvisamente sveglissima e attenta. Temeva quasi la risposta.
“Il più idiota. Ron.”
“Che cosa?!” la ragazza si sollevò tanto da trovarsi in piedi sul letto.
“Era proprio la reazione che mi aspettavo.” sospirò la signora Weasley,parlando più che altro con se stessa. Poi guardò la figlia. “Speravo che tu ne sapessi più di me,ora abbiamo la conferma che non è Hermione.”
“Mamma ma chi te lo ha detto?”
“Proprio lui,l’ha invitata a pranzo oggi.”
“Beh,casa nostra non è un pollaio. Io non voglio che qualche gallina qualsiasi venga a pranzare da noi!”
La signora Weasley fece un sorriso tra l’esasperato e il comprensivo. Ginny continuò.
“Non posso crederci. Fino a ieri piangeva per Hermione,che diavolo di sparate sono queste? Mamma ma sei proprio sicura di quello che dici? Come farò a guardare Hermione in faccia adesso?”
“Ginny,questa è una scelta di Ron. Noi non possiamo farci niente. Per quanto sia delusa,non posso impedirgli di portare questa sua… fidanzata a casa.”
Ginny fece una smorfia.
“Va bene,mamma. Benissimo. Ma oggi cucino io.”
 
***
 
Hermione si preparò con cura sotto lo sguardo indagatore della madre.
“Dove vai di bello oggi?”
“Pranzo a casa di un’amica di scuola,non la conosci.” Le fece un veloce sorriso,poi prese a guardarsi di nuovo allo specchio. Indossava un semplice abitino blu sulle ginocchia,stretto sotto il seno,e delle scarpe aperte. I capelli le ricadevano sulle spalle morbidi,ma non si truccò. Lei non amava molto truccarsi,e soprattutto da quello che aveva letto,faceva male alla pelle alla lunga.
Era abbastanza soddisfatta così.
“Devo dire…” continuò la madre “che nonostante sia un semplice pranzo da un’amica sei vestita di tutto punto piccola. Dovrebbe vederti tuo padre.”
Hermione la guardò per un attimo,poi scoppiò a ridere. “Lo prendo come un complimento,mamma.”
Effettivamente,Hermione non mentiva. Stava proprio andando a pranzare a casa di un’amica di scuola che sua madre non conosceva. La signora Granger non aveva mai conosciuto Ginny.
Ma la cosa buffa era che Ginny ancora non lo sapeva.
Fatta eccezione di un unico soggetto,nessuno alla Tana sapeva dell’arrivo di Hermione.
Era stata un’idea di Ron. Probabilmente senza senso,ma Hermione non si sarebbe mai persa la faccia di Ginny mentre Ron la presentava come sua fidanzata.
Fidanzata. Aiuto.
Era tornata a casa solo poche ore prima,ma fortunatamente sua madre si era addormentata molto profondamente e non se ne era accorta. Si sentiva un po’ stanca,ma appagata.
Si guardò l’ultima volta allo specchio e guardò l’ora. Erano le dodici e un quarto;salutò sua madre e uscì di casa. Dopo qualche metro si smaterializzò.
Di nuovo,a distanza di così poco tempo era in quel giardino. Avrebbe voluto togliersi le scarpe e correre da lui a piedi nudi,per sentire l’erba fresca sotto di sé… ma doveva mantenere un contegno.
Di nuovo avvertì un po’ di ansia al pensiero di quello che stava per fare.
In quella casa tutti la conoscevano semplicemente come Hermione,l’amica cervellona di Ron. Quanto poteva essere duro il cambiamento?
Prese a camminare più lentamente,misurando i propri passi,finchè non lo vide affacciato dalla finestra della cucina. La stava aspettando. Con mezzo sorriso,si avviò verso la porta di casa. Riusciva già a sentire la voce di Ginny.
“Ron hanno bussato,credo sia la tua fidanzata,vai ad aprire.”
Le venne  da ridere udendo il tono acido della sua amica. Prima che se ne rendesse conto,si ritrovò Ron davanti,anche lui con un ghigno sul viso di chi la sa lunga.
“Perché ti sei fatta così bella?” le chiese lui,attirandola a sé per baciarla. Hermione non fece molta resistenza.
“Per conoscere la tua famiglia.” Rise lei,le labbra contro quelle di Ron.
“Giusto. Andiamo.” Le prese la mano e la portò dentro.
Per qualche istante non successe nulla. I rumori provenivano tutti dalla cucina.
Aspettarono qualche secondo,poi  Ron le lasciò la mano ed entrò in cucina.
“Bene famiglia,è arrivato il momento di presentarvi la mia ragazza. Vieni fuori tesoro,non essere timida.”
Maledicendolo con tutta se stessa,Hermione fece la sua apparizione.
Accaddero molte cose contemporaneamente. Harry scoppiò a ridere,mentre gridava “Ginny,che ti dicevo? L’avevo detto io.”;la signora Weasley scoppiò a piangere e si precipitò ad abbracciare Hermione,che gli diede dei  timidi colpetti sulla schiena,imbarazzatissima; George diede una pacca a Ron,e disse a nessuno in particolare “Mio fratello,è mio fratello.”
Quando finalmente la signora Weasley si staccò da lei,gli occhi di Hermione cercarono Ginny,che era alle prese con la bacchetta sulla zuppa di cipolle che stava preparando.
“Scusa Hermione,ma sai… è un pochino avvelenata.”
“Ginny!”esclamò sua madre indignata.
“Niente di mortale! Volevo solo assicurare una bella forma di acne acuta alla mia sconosciuta cognata. Una pozioncina indolore!” e si precipitò a stringere a sua volta Hermione.
 
***
 
Ripensandoci,non era andata poi così male. Nonostante l’imbarazzo iniziale,il pranzo si svolse come sempre,e nessuno gli fece pesare il suo legame con Ron. L’unica differenza era che,se possibile,la signora Weasley trattava Hermione anche meglio del solito,e il signor Weasley aveva insistito perché si sedesse affianco a lui al tavolo. Ron era raggiante. Diventava rosso quando la madre esagerava un po’ con le sue carinerie,ma sapeva che quello era il prezzo da pagare,e soprattutto che prima o poi avrebbe smesso.
Forse.
Dopo aver aiutato a sparecchiare,Hermione fu presa in assalto dalle domande di Harry e Ginny. Non  nascondevano più la loro relazione,ed erano più legati che mai. L’interrogatorio durò quasi un’ora,finchè Ron esasperato non prese Hermione per una mano e la trascinò fuori.
Era bella,la sua Hermione. Più bella di sempre. Ogni secondo che passava diventava più bella. Non si sarebbe stancato mai di guardarla.
“Amerò per sempre questo giardino.” Gli sussurrò d’un tratto.
Ron la guardò con fare interrogativo,e lei sorrise. “Mi ami.”
“Certo che ti amo.”rispose lui sempre un po’ confuso. Gli occhi di lei guardavano altrove.
“Appunto. E io l’ho scoperto in questo giardino.”
E Ron capì. Si sdraiò sull’erba,senza smettere di guardarla.“Non lo avevi ancora capito? Sono anni che ti amo. La strega più brillante della sua età. Tzè.”
Hermione si girò verso di lui,regalandogli un sorriso che lo lasciò senza fiato per qualche secondo.
“Sai,Ronald… le persone,quando si innamorano,possono diventare molto stupide.”
“Sai,Granger… sorrisi del genere possono anche farmi venire un arresto cardiaco.”
Hermione rise sdraiandosi affianco a lui. “Allora sei parecchio innamorato.”
“Stando alla tua teoria,sono anche parecchio stupido.”
Hermione sospirò e si strinse un po’ di più a lui.
“Prima di sposarmi,c’è una cosa che devi fare.”
“Sentiamo.” Rispose lui con una punta di preoccupazione.
“Casa Granger ti aspetta.”
Con la coda dell’occhio,lo vide sbiancare,e non potè trattenere un sorriso.
“Amerò per sempre questo giardino.” Ripetè. “Sarà nel mio cuore ovunque andrò,un po’ come te.”
 
 
 

 

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Capitolo 15
*** E ora,Seren ringrazia. ***


 
 

Alla fine di ogni percorso,è normale voltarsi indietro…
Ringraziamenti.
Tanto per iniziare un ringraziamento va a tutti gli artisti che mi hanno ispirato in questa mia piccola storia,in ordine: Red Hot Chili Peppers,Giovanni Allevi,John Frusciante,Einaudi,Elisa,The Kooks, Jason Mraz, Gary Jules, Norah Jones e The Calling. Ogni nota ha dato vita ad una nuova parola,ogni accordo mi ha regalato un pensiero. In particolare,il mio gruppo preferito,che è sempre con me,e ha sempre la canzone giusta per ogni situazione. Grazie RHCP.
 
Alle mie amiche,che mi hanno seguito da sempre,che conoscono tutte le mie favole e mi appoggiano nei miei sogni di carta.
 
A tutti quelli che mi hanno recensito,dal primo all’ultimo.
 Con le vostre parole mi avete fatto tornare la voglia di scrivere,che credevo aver perso.
Vorrei potervi stringere uno ad uno,ma siete davvero tanti,mai mi sarei aspettata tanta approvazione. È un piccolo traguardo per me.
 
Alla mia scrittrice preferita,che mi ha regalato un sogno nel quale rifugiarmi ogni volta che voglio,fino alla fine. Joanne Kathleen Rowling
 
E anche a te,se passi di qua.
Concludendo questa storia ho concluso anche il mio dolore.
 
Seren.

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