Cassiopea - La Sacerdotessa Guerriero.

di aresian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 - Un'avventata virago. ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 - Il Comandante delle Guardie ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 - Caratteri a confronto. ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 - Un nuovo Sensei. ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 - Un'avventata virago. ***


cassiopea 1

DISCLAIMER:
I Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle serie sono copyright © di Masami Kurumada,  Toei Production  e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

CASSIOPEA - LA SACERDOTESSA GUERRIERO

CAPITOLO 1 – UN’AVVENTATA VIRAGO’

E’ così anche Shun si era “impiccato”. Ikki osservo il volto raggiante del fratello mentre, mano nella mano con Nemes salutava gli invitati al loro matrimonio. A ben vedere si trattava per lo più di persone che lavoravano a Villa Kido, il personale e i bambini dell’Orfanotrofio di Nuova Luxor dovere erano cresciuti, e gli immancabili compagni d’avventura. Insofferente alla bolgia in cui si era trasformata la festa a Villa Kido, nonché all’insopportabile cravatta che lo stava, letteralmente, soffocando Ikki si avviò verso il bosco, al limitare del giardino, alla ricerca di un po’ di pace e silenzio.
“Salve, Ikki. Ammetto che vederti in giacca e cravatta è stata una vera e propria sorpresa”.
Il tono dolcemente ironico di Shaina, lo fece voltare. Accanto ad un gigantesco platano la giovane sacerdotessa guerriero, per l’occasione priva dell’inseparabile maschera d’argento e fasciata in un elegante vestito da cerimonia, pareva disperatamente volersi isolare dal trambusto generale. Evidentemente non era il solo ad essere insofferente alle chiacchiere “inutili” da salotto.
Con una smorfia eloquente, dipinta sul volto, Ikki si tolse la cravatta, orrendo strumento di tortura, prima di slacciarsi il colletto dell’immacolata camicia. Il completo blu, giacca e pantalone, che Lady Saori lo aveva costretto ad indossare lo faceva sentire impacciato.
^Ikki, insomma, sei il testimone dello sposo, non puoi presentarti alla cerimonia in jeans e maglietta. Infilati questo e per una volta, cavaliere, non fare storie^.
Al pensiero di quanto fosse stata autoritaria in quell’occasione gli venne da sorridere.
Tornando a guardare Shaina notò la sua bellezza fuori dal comune, e l’incredibile somiglianza con Shun. Gli stessi colori tinteggiavano i loro capelli e i loro occhi. Bizzarro scherzo del destino.
“Anche tu non mi sembri particolarmente a tuo agio senza la maschera d’argento e l’inseparabile cloth guerriero” l’apostrofò dopo un attimo, appoggiandosi all’albero.
“Dove hai lascito Seiya?” la punzecchiò poi, dopo qualche istante di silenzio.
“Ad abbuffarsi di ogni ben di dio al buffet” fu la pronta risposta della giovane, con un vago tono di riprovazione.
Ikki guardò nella direzione indicata da Shaina e intravide, in mezzo alla ressa, la capigliatura castana dell’amico. Seiya era sempre lo stesso. Poco distante da lui Shyriu e Shunrei stavano discorrendo pacatamente con Lady Saori, mentre Hyoga e Flare erano affianco alla neo-coppia di sposi, presumibilmente con l’intento di fornir loro ragguagli sulle insidie della vita in comune.
Notando ove si fosse posato lo sguardo azzurro del cavaliere Shaina gli chiese, in tono tranquillo.
“Adesso che cosa farai, Ikki. Sparirai nuovamente per un periodo medio lungo, sino al prossimo evento rilevante, tipo la nascita di un nipote o hai deciso di mettere radici?”
Ikki ripensò a quanto era successo nell’ultimo periodo, al confronto avuto con Saga (vedi “Un confronto chiaritore” – N.d.A.). Ad essere onesto non aveva preso ancora una decisione in merito. Con tutta probabilità ne avrebbe discusso con Lady Saori nei giorni a venire.
“Credo che per ora resterò un po’ a Nuova Luxor. Poi si vedrà” fu la laconica risposta.
Shaina non fece commenti, ma si limitò a studiare il profilo deciso del ragazzo. Non poteva dire di conoscere bene Ikki, in effetti, non aveva mai avuto modo di frequentarlo molto, giacché spariva sempre. Aveva tuttavia l’impressione che qualcosa gli rodesse dentro, che lo rendesse irrequieto. Quel giorno, purtuttavia, gli parve diverso. Non c’era la solita ombra cupa ad oscurare i suoi occhi. In quel mentre, il gesticolare plateale di Seiya la richiamò al presente. O si sbrigava a raggiungerlo, o tutti gli invitati al ricevimento avrebbero riso per la sua spontanea, quanto esagerata, allegria.

Erano trascorsi due mesi da quel giorno. L’arroventato sole di Grecia, ed il profumo di ulivi ed oleandri, accolse l’arrivo di Ikki al Grande Tempio. Con l’immancabile cloth (armatura – N.d.A.) della Fenice al seguito si avviò lungo la marmorea scalinata che, più di quindici anni prima lo aveva visto impegnato nella sanguinosa lotta contro i Gold Saints fedeli ad Arles. Un pensiero da cancellare, un ricordo che andava bene esclusivamente per evitare di incorrere negli errori del passato ma che, come gli aveva suggerito Saga, non doveva lacerargli l’anima. Era passato, il presente ed il futuro contavano adesso. Gli fece in ogni modo effetto attraversare le case deserte di Mu e Aldebaran. Una sensazione particolare gli portò la vista della 3^ Casa, quella di Saga. L’armatura dei Gemelli era sempre lì, unica silente custode di quel luogo. Quando abbandonò il piccolo tempio, avvertì una strana sensazione di benessere, era come essere tornato a casa, anche se non sapeva bene il perché di quell’impressione. Tuttavia qualcosa lo lasciava perplesso. Era presumibile che Saori avesse avvertito i soldati del Grande Tempio del suo arrivo imminente, ma la facilità con la quale era giunto sino alla soglia della 9^ Casa di Sagitter era sconcertante. Possibile che non vi fossero guardie in giro? Si aspettò, per lo meno, di trovare Seiya a custodire la casa che fu di Aiolos, invece ad attenderlo… il silenzio più assoluto. Ottimo, di questo passo avrebbe raggiunto il sacrario, ove si ergeva la statua di Athena, assolutamente indisturbato. Cominciava a comprendere le ragioni di Lady Saori quando, una settimana prima, gli aveva proposto di trasferirsi al Grande Tempio con il ruolo di Comandante delle Guardie che costituivano l’Esercito di Athena. Gli venne il sospetto che avrebbe avuto un bel po’ di lavoro da fare. 
^Di certo non avrò di che annoiarmi^ pensò ironico.
All’improvviso, un movimento furtivo alle proprie spalle lo mise in allarme. Evidentemente qualcuno si era degnato di controllare la sua scalata al Tempio principale. Fingendo noncuranza, proseguì la salita verso la casa di Shura, i sensi in allerta. All’improvviso, l’ombra che lo seguiva, balzò in avanti con agilità, tentando di agguantarlo alle spalle, ma Ikki fu più lesto e con decisione afferrò il braccio che aveva tentato di ghermirlo per la gola e, con un brusco e repentino colpo di polso, catapultò il mal capitato oltre la propria testa, contro le bianche colonne che costeggiavano la scalinata. Rimase vagamente sorpreso nel notare l’agilità con la quale l’avversario si coordinò in volo, per usare la colonna come trampolino e lanciarsi, audacemente, in  un attacco frontale. Il luccichio al sole della maschera d’argento gli fece comprendere che aveva innanzi una sacerdotessa guerriero, ma di certo non era Shaina, giacché l’avversaria che ora lo incalzava con feroce rapidità aveva ricci e folti capelli neri. Evitando il suo nuovo attacco, la spiazzò con un modesto pugno all’altezza dello stomaco, che la fece indietreggiare di qualche passo.
“Chi diamine sei, straniero. Non sai che non è concesso salire al Grande Tempio?” domandò all’improvviso la giovane.
Ikki sogghignò leggermente, simpatica la ragazza prima attaccava e poi gli rivolgeva la parola.
“Conosco perfettamente le regole, sacerdotessa guerriero. Piuttosto mi sorprende l’inefficienza delle Guardie giacché sono giunto sin qui senza trovare ostacolo alcuno” rispose tagliente, mentre studiava la reazione della giovane guerriera.
“Beh, puoi considerarti fortunato ad essere giunto sin qui, perché la tua salita al Grande Tempio si conclude ora” fu la pronta risposta della ragazza, apparentemente per nulla turbata dalle parole del cavaliere, mentre il suo microcosmo si espandeva avvolgendola in un’aura d’energia.
^Però, decisa la ragazza^ pensò Ikki. Evidentemente, prima di ragionare con lei… bisognava batterla. Sarebbe stato uno scontro breve, ma divertente. Istantaneamente il cosmo vigoroso della Fenice avvolse il corpo del cavaliere, mentre partiva, questa volta per primo, all’attacco.
La giovane guerriera fu letteralmente travolta dall’impeto del Saint che, senza troppi complimenti, la scaraventò a più di sei metri di distanza, prima di sovrastarla, inchiodandole una spalla al suolo ponendovi sopra, un po’ di malagrazia, un piede.
Un gemito di dolore sfuggì alla giovane. Era stato talmente rapido che non lo aveva neanche visto attaccare.
“Lasciami!” urlò, furiosa, consapevole che al minimo gesto il cavaliere avrebbe potuto spezzarle il braccio, senza alcuno sforzo.
“Prima rispondi ad una semplice domanda. Dove posso trovare Seiya il Saint di Pegasus?” chiese Ikki, senza allentare minimamente la pressione del piede.
La ragazza parve sorpresa da quella domanda, ma non volle rispondere.
“Va al diavolo” esclamò furente, prima di sprigionare al massimo il proprio cosmo di fatto, costringendo Ikki a scostare il piede onde evitare di ustionarsi. Con felina rapidità la sacerdotessa schizzò in piedi, e con un paio di capriole si portò a distanza di sicurezza, massaggiandosi la spalla dolorante.
Ikki si stava spazientendo. Non era sua intenzione usare le maniere forti, ma quella testarda di una ragazza non gli stava offrendo alcuna via scelta.
“L’hai voluto tu, ragazzina. Ma poi non lamentarti se proverai dolore” disse ironico, prima di liberarsi dello scrigno ove riposava la sua sfavillante armatura. Non aveva bisogno delle sue vestigia di cavaliere per piegare la resistenza di quella mocciosa.
Perplessa la giovane, assunse istintivamente una posizione di difesa, sentiva che l’avversario si era stancato di “giocare”. Neanche il tempo di congetturare tali pensieri che la violenza devastante delle “Ali della Fenice” piombò su di lei, travolgendola. Per evitare di recarle gravi ferite, Ikki aveva notevolmente contenuto il colpo. Travolta da una sorta di uragano rovente, la giovane fu scagliata in aria e poi contro le scoscese rocce a strapiombo, prima di crollare dolorante e semi-svenuta al suolo. Non ebbe il tempo per riprendersi dalla violenza del colpo che Ikki l’aveva già agguanta per le spalle, stringendola in una morsa decisa e dolorosa.
“Allora, sacerdotessa guerriero, ti decidi ora a dirmi dove posso trovare Seiya, o debbo continuare?” le sibilò all’orecchio il Saint della Fenice.
“Basta così, Ikki. Lasciala andare” si intromise all’improvviso il tono deciso di Seiya, mentre osservava con rimprovero l’amico e i tagli che segnavano il corpo della giovane.
“Alla buon ora, Seiya. E’ in questo modo che proteggete il Grande Tempio? L’unico Gold Saint presente che si eclissa e una sacerdotessa, alle prime armi, non mi sembrano il massimo” fu la pronta risposta di Ikki, mentre lasciava andare la giovane che, con un rantolo sommesso, si lasciò scivolare al suolo.
“Va tutto bene, Cassiopea?” chiese Seiya, ignorando la sfuriata dell’amico. Certo che Ikki non c’era andato tanto sul delicato, un rivolo di sangue fuoriusciva da sotto la maschera, segno che la giovane aveva ricevuto un colpo sul viso.
“Insomma, Ikki. Che ragione avevi per conciarla in questo stato?”. Seiya pareva realmente arrabbiato. Ikki, non rispose, osservando il corpo tremante della giovane. Forse non aveva tutti i torti. Aveva contenuto, e parecchio, la sua forza, ma evidentemente non abbastanza. Vide Seiya chinarsi accanto alla giovane, con l’intento di sincerarsi sulle sue condizioni ma, quest’ultima scansò con un gesto violento la sua mano protesa.
“Volevo difendere il Tempio in vostra assenza, cavaliere. Ma non ne sono stata capace. Vi chiedo perdono” e prima che qualcuno potesse aggiungere qualcosa scattò in piedi, fuggendo lungo la scalinata.
“Di un po’, ma chi era quell’avventata virago?” chiese Ikki, perplesso.
Gli occhi castani di Seiya si restrinsero un attimo, mentre studiava il volto abbronzato dell’amico.
“Si chiama Cassiopea ed un’allieva di Shaina. Hai davvero esagerato con lei, Ikki. Non ha ancora completato l’addestramento, avresti potuto farle veramente male”. Il tono di Seiya era carico di rimprovero, ma il Saint della Fenice prevenne altre recriminazioni dell’amico dicendogli in tono deciso “In primo luogo è stata lei ad attaccarmi. In secondo luogo, non è certo un vanto di eccelsa organizzazione porre alla difesa del Tempio una principiante. Se invece del sottoscritto si fosse fatto vivo un nemico pronto a tutto, la ragazzina adesso sarebbe morta e non, leggermente ammaccata” fece notare, infatti, in tono duro.
Seiya abbassò lo sguardo, traendo un sospiro rassegnato.
“Hai ragione, ma dopo lo scontro con Hades, e la scomparsa dei Gold Saints, il Tempio è rimasto sguarnito, non mi hai trovato alla 9^ Casa perché ho l’abitudine di presiedere quella di Aphrodite, dalla cui cima riesco a vedere gran parte della Vallata. Di solito, alle altre case pensano i soldati capitanati da Shaina, ma oggi c’è stato un incendio al Villaggio e la maggior parte di loro sono andati a dare una mano” spiegò, riprendendo la salita verso il Tempio principale mentre Ikki, raccolto lo scrigno con il cloth, si incamminava al suo fianco.
“E Marin che fine ha fatto?” chiese lanciando un’occhiata in giro. Anche la Casa del Capricorno aveva un aspetto trasandato, come le precedenti.
“Si occupa dell’addestramento delle nuove reclute, dovrebbe essere all’Anfiteatro dei Tornei, in questo momento”.
“Dimmi un po’, eri al corrente del mio arrivo, o il messaggio di Saori non ti è pervenuto”.
Se neanche la posta funzionava più, al Grande Tempio erano proprio messi male.
“No, la lettera l’ho ricevuta. Non diceva però l’ora del tuo arrivo. Quando hai iniziato la lotta con Cassiopea ho riconosciuto il tuo cosmo e ti sono venuto incontro”.
Improvvisamente Seiya scoppio a ridere, di gusto.
“Sai amico, non ti ci vedo nelle vesti di Comandante delle Guardie del Tempio” rifletté poi, ad alta voce, attirandosi un’occhiataccia da parte dell’amico.
“Sì, certo. Come io non ti vedo in grado di gestire tutto questo complesso, data la spensierata sbadataggine che fa parte della tua indole” fu la pronta risposta di Ikki.
Seiya era già pronto a ribattere, quando uno sparuto gruppo di soldati si fece loro incontro.
“Cavaliere di Pegasus, volevamo informarla che l’incendio è stato domato. Tutti i soldati sono rientrati pochi minuti fa” disse uno di questi, chinandosi in un ossequioso saluto.
“Ehm. Molto bene. Dite loro…” iniziò a dire Seiya, prima di essere bruscamente interrotto da Ikki.
“Sono il Saint della Fenice e per ordine della Dea Athena da oggi assumo il comando della Guarnigione. Dite al vostro comandante che lo aspetto, entro mezz’ora, alla 5^ Casa. E’ tutto, puoi andartene”.
Il tono di Ikki non ammetteva repliche e, seppur confuso, il soldato si chinò prima di rivolgere uno sguardo a Seiya che annuì prontamente confermando, di fatto, l’autorità che Ikki aveva palesato.
“Vedo che hai deciso di prendere in mano la situazione fin da subito” costatò Seiya, incuriosito dal cipiglio severo apparso sul volto dell’amico.
“Non sono venuto per una vacanza. Torna pure alla casa di Aphrodite, io scendo a quella di Aioria. Ci vediamo dopo il tramonto, al Tempio”. Detto questo, senza neanche attendere la replica del cavaliere, Ikki girò sui tacchi e ridiscese la scalinata, sparendo oltre la curva naturale della montagna.
Seiya, perplesso, si passò una mano tra i folti capelli, prima di sorridere debolmente. Forse Athena aveva trovato l’incarico giusto per l’irrequieto cavaliere della Fenice.

- continua -

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Capitolo 2
*** Cap. 2 - Il Comandante delle Guardie ***


cassiopea 1

Note di Autore:  Mi scuso per il ritardo abissale. Cercherò di essere più celere ora. Riguardo le recensioni al Cap. 1 ho risposto direttamente ad esse. Grazie per chi ha letto e leggerà ancora la mia Fanfiction.

DISCLAIMER:
I Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle serie sono copyright © di Masami Kurumada,  Toei Production  e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

CASSIOPEA - LA SACERDOTESSA GUERRIERO

CAPITOLO 2 – IL COMANDANTE DELLE GUARDIE

Cassiopea irruppe nel quartiere delle Sacerdotesse, come una furia. Quel dannato l’aveva battuta, umiliata, e senza indossare nemmeno un’armatura. Non era riuscita a farli neanche un graffio, incapace di arginare il suo cosmo devastante. Con un gesto stizzito, si avviò al pozzo, dove si levò la maschera e si rinfrescò il viso. Un leggero taglio sulla guancia, ormai rimarginato, era il segno palese della sua sconfitta.
“Si può sapere che cosa ti è successo?” chiese ad un tratto la voce ben nota di Shaina alle sue spalle.
“Niente” bofonchiò, reindossando la maschera.
Il Silver Saint dell’Ofiuco non parve molto convinto da quell’affermazione. Aveva la netta impressione che si fosse scontrata con qualche pugno di troppo, e non certo delle compagne di addestramento. Tra le aspiranti all’investitura, Cassiopea era quella molto più dotata. Forse aveva avuto un duello d’allenamento con Marin. In ogni modo non aveva il tempo, ora, di occuparsi di quel problema. Doveva affrettarsi a raggiungere Ikki alla 5^ Casa. Nuovo Comandante della Guarnigione, se qualcuno le avesse detto, due mesi prima al matrimonio di Shun, che quello sarebbe stato il punto d’inizio di una nuova vita per il Saint della Fenice, lo avrebbe tacciato di pazzia. Comunque fosse, la lettera di Lady Saori era stata più che eloquente. Era pertanto il caso di non far attendere l’irascibile cavaliere. Sospettava che la decadenza, e a dirla tutta, scarsità di efficienza delle Guardie di Athena lo avessero irritato alquanto.

Anche se aveva indossato, per pochi istanti, il cloth dorato del Leone, Ikki non si sentiva affatto un potenziale successore di Aioria. Aveva accettato di presiedere a quella casa esclusivamente perché era l’unica armatura d’oro che fosse in grado di indossare, in caso di necessità ma lui sarebbe rimasto per sempre, solo e soltanto, il Saint dell’Araba Fenice. Mentre era perso in quelle filosofiche considerazioni avvertì il cosmo inconfondibile di Shaina, pertanto si avviò verso l’ingresso della “casa”.
“Sei puntuale” si limitò a dire, osservando la sacerdotessa salire rapidamente i gradini e piazzarglisi di fronte.
“E’ una qualità di cui, generalmente, faccio un vanto. Volevi vedermi?”.
^Sempre pungente, come i denti del Cobra che ti diverti a scagliare contro il nemico^ pensò divertito il cavaliere.
“Non ho gradito affatto, al mio arrivo, riscontrare la totale assenza di guardie non solo nelle varie “case”, ma e soprattutto all’accesso alla Scalinata” iniziò a dire, in tono deciso.
Shaina fece per interromperlo ma Ikki, con un gesto brusco della mano, la dissuase, giacché non aveva concluso la propria invettiva.
“Sono al corrente del problema occorso al Villaggio ma questo non giustifica il lasciare il Tempio totalmente sguarnito… o quasi. A proposito come sta la tua allieva?” concluse con un pizzico di ironia.
La maschera d’argento di Shaina lampeggio, per un istante, nella penombra del colonnato. Ecco con chi si era scontrata Cassiopea. Ora le era tutto chiaro.
“Direi piuttosto bene, orgoglio a parte.  Sono spiacente che ti abbia attaccato, ma ritengo che la responsabilità sia solo mia. Quando sono stata costretta a lasciare il mio posto di Guardia, si è offerta di sostituirmi ma mi sono scordata di avvertirla del tuo imminente arrivo. Ha ritenuto suo dovere indefesso fronteggiarti, al fine di impedirti di raggiungere il Tempio” spiegò quietamente. Il pensiero le corse alla ragazza. Cassiopea aveva avuto una dura lezione quel pomeriggio, che valeva come venti allenamenti. Non era, tuttavia, un male. Quest’esperienza l’avrebbe fatta maturare più rapidamente delle compagne. Era, tutto sommato, fiera del fatto che non si fosse tirata indietro, davanti ad un avversario temibile, era segno di carattere.
Ikki non era, tuttavia, intenzionato a perdersi in riflessioni e pertanto ordinò, in tono perentorio.
“Ora si cambia metodo. Hai 48 ore di tempo per presentarmi un elenco col numero esatto dei soldati, delle sacerdotesse e delle reclute che risiedono al Grande Tempio e procurami una carta sia del Tempio che di tutta la zona limitrofa, Villaggio compreso. Piazza una dozzina di uomini al posto di guardia poco oltre l’accesso alla 1^ Casa e metti due guardie fuori da ogni “Casa” incustodita. In ultima istanza, mandami qualcuno che conosca la zona, domani voglio fare un giro di perlustrazione”.
^Perfetto^ pensò la sacerdotessa, studiando il volto abbronzato e deciso del suo neo comandante. ^A quanto ne so ha comandato l’esercito dei Black Saints in passato, dato il cipiglio e il tono sicuro ed arrogante non mi sorprende affatto^.
“Come vuoi. Custodirai la 5^ Casa?” chiese in tono pacato, per nulla turbata dalla mole di lavoro che gli aveva appena affibbiato.
“Sì” fu la laconica risposta che ottenne.
“Molto bene. Ti mando la guida che hai richiesto” e senza aggiungere altro si allontanò, sparendo con la stessa rapidità con la quale era sopraggiunta.
Ikki si rilassò. Al contrario di quanto aveva voluto mostrare, non era affatto sicuro di se stesso e delle sue capacità di comando. Ma per niente al mondo avrebbe palesato ad altri questa sua perplessità. Il tempo, e Lady Saori, avrebbero detto se era in grado di portare a termine l’incarico ricevuto.

Rientrata al  quartiere dei soldati, Shaina impartì pochi e secchi ordini, disponendo affinché quanto richiesto da Ikki avvenisse nel più breve tempo possibile. L’unico problema, di fatto, era scovare la “guida” da appioppargli. Già era a corto di uomini, senza contare che le reclute non potevano certo essere distratte dal loro addestramento.  Era ancora dietro ad arrovellarsi il cervello quando vide sopraggiungere Marin in compagnia di Seiya.
“Ciao, Shaina. Com’è andato il colloquio con Ikki?” chiese quest’ultimo notando una certa rigidità nei movimenti della ragazza, sintomo che era vagamente irritata.
"Sai com’è fatto. Ha sproloquiato per dieci minuti sull’innefficenza delle guardie e, di fatto, del mio operato per poi sciorinarmi in scioltezza i suoi ordini” disse in tono ironico.
“E tu non hai ribattuto?” chiese incuriosita Marin, di fatto era difficile mettere a tacere Shaina.
“Come potevo? Quando è arrivato nessuno si è degnato di fermarlo e chiedergli chi fosse. Ero in torto marcio” bofonchiò la sacerdotessa, scrollando irritata la folta chioma verde.
“Beh, a dire il vero qualcuno ha tentato di fermarlo, ma con pessimi risultati. Come si sente Cassiopea?” chiese Seiya, vagamente divertito dall’evidente frustrazione della compagna.
“Cassiopea?! Ma certo… come ho fatto a non pensarci prima… Cassiopea è la donna che fa al caso mio” sbottò Shaina, lasciando completamente spiazzati i due, prima di fiondarsi alla ricerca dell’allieva.
La trovò seduta su una roccia, al promontorio che dava sul porticciolo di pescatori del villaggio, intenta ad osservare il mare mentre il giorno volgeva al tramonto.
“ho un incarico per te” esordì in tono freddo. Quello che solitamente utilizzava quando si allenavano.
Cassiopea si volse a studiare il suo volto, prima di alzarsi lentamente in piedi.
“Di che si tratta?”.
Shaina ponderò bene le parole, studiando la reazione della giovane.
“Il cavaliere che oggi ti ha messo al tappeto è il nuovo Comandante delle Guardie. Ha richiesto una guida. Questo incarico è tuo”.
“Che cosa?”.
Cassiopea si era irrigidita. Di male in peggio. Non solo si era fatta battere, come una novellina, ma per lo più aveva osato levare la mano contro il nuovo Comandante.
“Ma io…” balbettò confusa.
Incurante del disagio che permeava l’animo della ragazza Shaina si limitò a dire.
“E’ un ordine. Muoviti, ti sta aspettando alla Casa di Leo” e detto questo se ne andò.
Cassiopea doveva affrontare questa nuova situazione, era un’altra prova alla quale sottoporla. Inoltre, essendo nativa della Grecia, conosceva molto bene sia il Tempio che tutta la zona circostante. Era pressoché perfetta.

Il cielo era infuocato da uno dei caldi tramonti greci, quando Cassiopea raggiunse la 5^ Casa. Esitò per un istante sulla soglia, strano non percepiva alcun cosmo in quel luogo, forse il cavaliere si era allontanato. Indecisa sul da farsi si sedette sui gradini prospicienti l’ingresso, aspettandone il ritorno. L’aria della sera le scompigliava i riccioli scuri mentre ritemprava in parte il suo fisico dolorante. Non la stupiva più l’idea di aver perso miseramente lo scontro, quel pomeriggio. Se il nuovo cavaliere era stato nominato Comandante doveva essere, come minimo, un Silver Saints come Shaina.
“Che diamine ci fai tu qui?” esordì all’improvviso una voce, dolorosamente nota, alle sue spalle. Balzando in piedi di scatto la giovane si voltò a fronteggiare lo sguardo determinato e l’espressione interrogativa di due occhi azzurri freddi ed impenetrabili. Suo malgrado si sentì a disagio, e la cosa la indispettì.
“Shaina ha detto che richiedevate i servigi di una guida. Sono ai vostri ordini, cavaliere” disse tuttavia, con semplicità. Dopo che aveva osato attaccarlo, nel pomeriggio, rivolgergli una risposta al vetriolo non sarebbe stato molto saggio.
Ikki si rilassò, aveva percepito il suo micro-cosmo quando si trovava nella Casa di Libra, mentre rientrava dal suo incontro con Seiya. Almeno a prima vista pareva essersi ripresa rapidamente dallo scontro avvenuto poche ore prima. Tutto sommato era più resistente di quanto si fosse aspettato. Con tutta probabilità Shaina aveva mandato lei per farla riprendere dalle botte incassate, giacché, in teoria, avrebbe dovuto ancora seguire delle sedute di allenamento. Poco male, a lui serviva una guida, le ragioni della scelta del Cavaliere dell’Ofiuco, di fatto, non lo interessavano.
“Voglio controllare tutti i punti di approdo, e i vari punti di accesso alla Scalinata principale ed al Villaggio. Mi accompagnerai domattina” le spiegò deciso. La vide annuire brevemente, in attesa di altri ordini. Colse pertanto l’occasione di studiarla meglio. Aveva un fisico longilineo e ben formato. Come Shaina e Marin non palesava una muscolatura evidente, anche perché la vera forza di un cavaliere poggia sul cosmo non sulla mera forza fisica. Il suo cloth era quello tipico d’addestramento, di semplice cuoio. Fu attratto, tuttavia, dal curioso disegno serigrafato sulla sua maschera. Infatti, due ali spiegate di arancio dipinte, capeggiavano all’altezza degli zigomi. Sapeva perfettamente che quel tipo di decorazioni era lasciato alla libera fantasia delle ragazze, che spesso vi sintetizzavano le caratteristiche della costellazione di appartenenza, come Shaina, o più semplicemente la lasciavano intatta come Marin. Chissà quale significato avevano per la giovane quelle due ali…
Cassiopea si rese perfettamente conto dell’attento, e scrupoloso, esame alla quale la stava sottoponendo il cavaliere, pur senza sapere le ragioni di tale accurata “ispezione”. Favorita dalla maschera, che ne celava lo sguardo, si concesse tuttavia lo stesso onore. Ricordava che il Saint di Pegasus lo aveva chiamato Ikki, ma tutt’ora ignorava la sua Costellazione di appartenenza e quale armatura si celasse dentro lo scrigno che gli aveva visto in spalla. Doveva ammettere che era curiosa. Al di là dello strano colore dei suoi capelli, blu come l’oceano, erano i suoi occhi ad avere un’attrattiva particolare. Erano profondi e gelidi e davano l’impressione che attraverso essi lui riuscisse a “vedere” oltre le apparenze. Per assurdo, ebbe l’impressione che potesse vedere il suo volto oltre la maschera, per questo chinò repentinamente lo sguardo. Per mettere fine a quello strano silenzio, che la stava innervosendo sempre più si azzardò a dire.
“Mi spiace di avervi attaccato, questo pomeriggio. Nessuno mi aveva avvertito del vostro arrivo ed io…”.
“Non scusarti. Mi avresti deluso se non lo avessi fatto” fu la sorprendente risposta che ottenne. “E’ tutto, Cassiopea. Puoi andare”.
Un po’ spiazzata dalla risposta dell’uomo, la giovane rimase immobile per un attimo, prima di chinare il capo e allontanarsi rapidamente. Doveva chiedere a Marin informazioni su di lui. Shaina difficilmente si sarebbe sbottonata al riguardo. Non le piaceva ignorare la reale identità di chi le stava di fronte.

- continua -

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Capitolo 3
*** Cap. 3 - Caratteri a confronto. ***


cassiopea 1

Note di Autore: Mi scuso per il ritardo abissale. Cercherò di essere più celere ora. Riguardo le recensioni al Cap. 2 rispondo direttamente ad esse. Grazie per chi ha letto e leggerà ancora la mia Fanfiction.

DISCLAIMER:
I Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle serie sono copyright © di Masami Kurumada, Toei Production e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

CASSIOPEA - LA SACERDOTESSA GUERRIERO

CAPITOLO 3 – CARATTERI A CONFRONTO

Come d’abitudine Ikki si svegliò all’alba. La foschia si stava lentamente diradando, recando all’austero silenzio della Scalinata una sorta di aurea surreale. L’ultima volta che aveva frequentato quei luoghi non aveva certo avuto il tempo per osservare il panorama. A dire il vero non era questo il suo scopo neanche adesso, ma se doveva disporre opportune ed efficienti difese al Tempio era necessario che conoscesse ogni più piccolo spaccato di roccia, ogni singolo ulivo di quella brulla parte di Grecia. A tal proposito gettò uno sguardo verso la Casa di Cancer, intravvedendo l’elegante figura della sua intraprendente guida.
“Sei in ritardo” l’apostrofò duramente.
La giovane si strinse nelle spalle, con un gesto di noncuranza.
“Ho dovuto attendere le consegne di Shaina per il cambio della guardia. Mi spiace” si limitò a rispondere in un tono volutamente neutro. La sera prima lui non aveva precisato a che ora avrebbe dovuto recarsi da lui. Pertanto non si riteneva in torto.
“Spero che tu sia più precisa come guida, giacché come guerriero non sei un granché” fu l’ironica osservazione di Ikki, che istantaneamente la fece andare in collera. Contando sino a dieci prima di rispondere, e serrando i pugni per impedirsi di commettere il madornale errore di attaccarlo una seconda volta, Cassiopea gli chiese con un tono di voce che sperò sufficientemente pacato e incolore.
“Da dove vuole cominciare? Il porto o le scogliere?”.
“Dalla zona più facilmente abbordabile” rispose Ikki dopo avere studiato per un attimo la sua interlocutrice. Era ovvio che rinfacciarle la misera sconfitta del giorno precedente l’aveva alquanto indispettita, segno palese il prolungato silenzio e quei pugni serrati sino a farsi venire le nocche bianche. L’aveva stuzzicata di proposito per studiare la sua reazione e rimase sorpreso dal suo autocontrollo. Shaina, come minimo, avrebbe tentato di cavargli gli occhi per quell’affermazione.
La vide voltare lo sguardo verso le rocce, come se stesse valutando la sua domanda.
“Allora è meglio cominciare dal porto. E’ sicuramente il luogo più abbordabile di tutto il Tempio” sentenziò dopo un attimo, sicura.
“Fa strada”.
I due scesero pertanto, senza più rivolgersi la parola, sino alla base della lunga scalinata del Grande Tempio raggiungendo in breve il posto di guardia, ora custodito da una dozzina di soldati come richiesto espressamente da Ikki. Qui il cavaliere si fermò un attimo per dare nuove e più precise disposizioni mentre Cassiopea si teneva tranquillamente in disparte.
La sera prima, rientrata nel quartiere ove risiedevano le Sacerdotesse, era andata a cercare Marin con il puro intento di scoprire qualcosa di più su questo cavaliere. La donna, tuttavia, oltre le gloriose battaglie alle quali aveva preso parte, e pertanto la riconferma del suo grande valore di guerriero, non aveva saputo dirle molto di lui come persona.
*Ikki è un tipo solitario, per lungo tempo è stato al servizio di Arles, ovvero dell’oscurità, ma da quando si è liberato del controllo malefico del vecchio Gran Sacerdote è diventato uno dei migliori guerrieri delle schiere di Athena. Durante lo scontro con Arles gli è persino riuscito di sconfiggere il grande Shaka della Vergine, che tu non hai avuto la fortuna di conoscere. Ad essere onesta non l’ho mai visto in azione. Se vuoi sapere qualcosa di più su di lui devi chiedere a Shaina, che ha combattuto al suo fianco e a quello di suo fratello durante la Guerra di Asgaard. Sei stata fortunata a cavartela con qualche ammaccatura. Si racconta che quando combatte non abbia pietà per nessuno, indipendentemente dal fatto che sia uomo o donna*.
“Ci siamo incantate?” la riportò al presente una voce fredda e sardonica. Accidenti, ma possibile che non le riuscisse in alcun modo di non prendere secchi rimproveri da lui?
“Niente affatto. Proseguiamo?” chiese tuttavia, dandosi mentalmente dell’idiota.
Ikki si limitò a farle il cenno di incamminarsi verso valle e lei, desiderosa di evitare altri rimproveri al vetriolo, si affrettò ad obbedire. Una ventina di minuti dopo giungevano in vista del Villaggio di pescatori e del porto. Una grappolo di povere casupole bianche si stagliava contro il sole mattutino,mentre stretti viottoli, adornati di oleandri in fiore, scendevano dolcemente verso la baia e il mare. Al molo, occupati attorno a qualche malandata feluca o intenti a riparare le reti, un gruppo di anziani dalla pelle cotta dal sole mentre l’azzurro mare dell’Egeo lambiva dolcemente, con morbide e spumose onde, l’istmo di sabbia che dava verso nord. Quella era la sua terra e lei l’amava con l’orgoglio tipico di un greco. Fece per scendere verso il villaggio ma si accorse che Ikki si era inerpicato lungo le rocce a strapiombo. Evidentemente qualcosa aveva attirato la sua attenzione, pertanto si affrettò a seguirlo.
“Che cosa sono?” chiese deciso, non appena gli fu al fianco, additando alcuni ruderi rivestiti di piante erbacee.
Cassiopea li esaminò per qualche istante, chinandosi a studiare alcuni blocchi marmorei dall’insolita foggia.
“Direi i resti di un antico faro. Quello nuovo è ora dall’altra parte del promontorio” rispose tranquilla.
Ikki osservò ancora i ruderi, poi si volse a studiare la posizione rispetto al colonnato del Tempio, intravedendo tra gli gli spuntoni rocciosi l’Altura delle Stelle.
“Per quale ragione non hanno bonificato quest’area per costruire il nuovo faro?” chiese dopo un istante, perplesso.
Cassiopea studiò il suo volto deciso e fiero. L’espressione determinata del suo volto dava ad intendere che stesse riflettendo.
“Per quel che ne so perché nelle notti di tempesta il faro non era visibile da questa posizione. Pare che in epoca antica ci fossero stati diversi naufragi” gli rispose riferendo quanto raccontato spesso, quando era bambina, dagli anziani del villaggio.
“Così questo promontorio è difficilmente individuabile dal mare rispetto la punta ad est” in realtà Ikki non si aspettata una risposta, stava semplicemente riflettendo ad alta voce. Gli era venuta un’idea per rendere più sicura la baia.
“Vorrà dire che al posto del vecchio faro vi ergeremo una torre di guardia. La posizione è perfetta giacché questa parte di costa è visibile anche dall’Altura delle Stelle. Posta qui una torre, ed ivi una postazione di guardia, saremmo in grado di sapere, in tempo reale, l’eventuale approdo di ospiti indesiderati prima che tentino la scalata al Grande Tempio”.
Un sorriso compiaciuto si delineò sul volto di Ikki, mutandone la fisionomia austera, mentre faceva cenno a Cassiopea di tornare verso il villaggio.
La giovane non replicò, convinta che tanto a lui non interessasse il suo parere ma che avesse parlato ad alta voce per alimentare i suoi stessi pensieri.
Dall’alto i tetti bianchi delle case avevano celato il mezzo disastro causato dall’incendio del giorno precedente ma, come misero piede nelle vie del villaggio, le pareti annerite dal fumo e le strutture danneggiate balzarono immediatamente agli occhi. Cassiopea provò un senso profondo di sconforto nel vedere il disastro che ne era derivato. Gli abitanti non erano certo ricchi e quello sciagurato incendio aveva messo in ginocchio la loro già poco edificante esistenza. Con un gesto quasi timoroso la giovane scostò un paio di tronchi anneriti dalla strada, che si erano abbattuti sul tetto di un’abitazione devastandolo.
“Cassiopea!!!” strillò all’improvviso una bimbetta di poco più di cinque anni, correndole incontro, salvo bloccarsi di colpo alla vista del cupo cavaliere che le sostava al fianco.
“Miri” esclamò la sacerdotessa, chinandosi a terra allargando le braccia, ove la piccola si gettò di slancio iniziando a piangere.
Le si strinse il cuore a quei singhiozzi disperati. Con delicatezza la strinse al petto, carezzandole i corti capelli dimentica della presenza di Ikki alle sue spalle.
“Va tutto bene, Miri. Non piangere” le sussurrò quietamente, cullandola. Evidentemente le fiamme l’avevano spaventata, povera piccola.
“Ci sono stati dei feriti nell’incendio?” chiese ad un tratto Ikki, il tono deciso ma cortese.
“Qualche ferito lieve ma fortunatamente nessun morto” spiegò la giovane, allontanando leggermente la piccola, che si era calmata, rialzandosi in piedi tenendola teneramente per una mano.
Prima che potesse fermarla Miri si aggrappò alle gambe di Ikki, tirandogli i pantaloni con le piccole manine. Cassiopea fece per riprendere la piccola, dubitando seriamente che l’ombroso comandante apprezzasse quel genere di confidenze, ma rimase sorpresa nel vederlo chinarsi, poggiando un ginocchio a terra, per trovarsi all’altezza del viso della piccola.
“Che cosa vuoi dirmi?” lo sentì chiedere in tono serio mentre gli occhi azzurri abbandonavano il solito cipiglio altero per illuminarsi di una luce gentile.
“I cavalieri proteggono i bambini come me vero?” chiese in tono serio la piccola.
Con lo stesso tono Ikki le rispose “Certamente. E’ il nostro primo dovere”.
Miri fissò per un attimo il volto abbronzato del suo interlocutore poi, mettendosi un dito in bocca, un po’ intimidita proseguì.
“Mio fratello dice che ora che non c’è più la barca non possono pescare e che questo è un guaio. Puoi aiutarlo tu?”.
Sotto la maschera calde lacrime sgorgarono dagli occhi di Cassiopea, essere una sacerdotessa guerriero non le impediva, pur se avrebbe dovuto, di provare dei sentimenti. Povera piccola Miri….
“Vedrò cosa posso fare, Miri. E’ questo il tuo nome giusto?” chiese Ikki, sempre con lo stesso tono.
La piccola annuì.
“Molto bene ma in cambio devi promettere a questo cavaliere che non verserai più lacrime. Quello che è successo ieri è il passato. Ora devi vivere per il presente e sorridere in vista del domani. Se farai questo tuo fratello avrà nuovamente la barca”.
Cassiopea lanciò un’occhiata sorpresa al cavaliere mentre Miri si affrettava ad asciugarsi le lacrime e lo gratificava di un timido sorriso.
“Brava. Adesso torna a casa” concluse il cavaliere sorridendole debolmente, prima di arruffarle gentilmente i corti riccioli ribelli. Quel sorriso aveva mutato completamente la fisionomia del Cavaliere di Athena. Improvvisamente Cassiopea ebbe l’impressione di trovarsi innanzi ad uno sconosciuto. Qual’era il vero volto della Fenice?
Ignorando la perplessità della sua giovane amica Miri si affrettò di corsa verso casa salutando i due con un rapido gesto della mano mentre Ikki si rialzava in piedi, il sorriso scompariva dal suo volto e gli occhi azzurri tornavano distanti ed indagatori.
“Il nostro giro di perlustrazione, oggi, termina qui. Diamo un’occhiata qui attorno e vediamo quali sono le primarie necessità di questa povera gente”.
Il tono di Ikki era pacato e controllato. Proteggere il Grande Tempio da eventuali intrusi aveva la sua rilevanza ma anche ripristinare il Villaggio era un dovere che gli spettava giacché esso era sotto la protezione della Dea Athena ed in assenza di Lady Saori qualcuno doveva prendere in mano la situazione. Così i due trascorsero il resto della mattinata al villaggio, Ikki ad ispezionare le case danneggiate dalle fiamme, appurando l’entità dei danni, mentre Cassiopea si recava a far visita ai feriti per sincerarsi sulle loro condizioni. I pescatori erano povera gente, poco al di dentro di quanto accadeva oltre la Scalinata che conduceva al Tempio Sacro alla Dea Athena. Abbastanza abituati alla presenza di Cassiopea, che spesso si aggirava per l'abitato scambiando qualche parola con i più anziani mentre sostavano all’ombra di un ulivo, sorseggiando un bicchierino di Ouzo, rimasero turbati dalla presenza di Ikki. A dirla tutta era da tempo memorabile che i Saints del Tempio non si mischiavano con i comuni mortali. Il giovane cavaliere si rese conto dello scompiglio generato dalla sua presenza ma, volutamente, non vi diede peso. Constatò personalmente che un paio di casupole avevano riportato seri danni strutturali e che, pertanto, avrebbero necessitato di qualche riparazione prima di essere nuovamente abitabili.
“Non appena possibile vi farò consegnare il materiale necessario per riparare i danni, nel frattempo cercate una sistemazione alternativa, ad esempio alla taverna, non è prudente che restiate sotto questo tetto, è pericolante” disse deciso ad una coppia di anziani che lo osservarono come si osserva una sorta di apparizione. Talmente sorpresi per l’interesse da questi mostrato, e al contempo grati all’inverosimile, insistettero per offrire al cavaliere e alla giovane sacerdotessa le poche frittelle che avevano preparato per pranzo.
Cassiopea conosceva la spontanea generosità di quella gente e sapeva che un rifiuto, anche se dettato dal buon senso, li avrebbe offesi pertanto accetto una focaccia chinando la testa in segno di ringraziamento. Vide gli occhi opachi dell’anziana donna brillare di gioia, poi volse lo sguardo verso Ikki che, con fermezza, aveva invece posto un garbato rifiuto.
“Vi prego, cavaliere” insisté l’anziana signora protendendo, con le sue mani callose e scarne, la cesta di paglia con il povero, ed ancora caldo, cibo.
Cassiopea si intromise, prevenendo un rifiuto più netto e marcato del Saint, spiegando pacatamente.
“Il Cavaliere vi ringrazia ma gli è fatto divieto di accettare qualsiasi forma di ricompensa per compiti che sono considerati per lui, un dovere”.
Ikki non rispose, anche se un lampo ironico attraversò quelle iridi color del mare. Quella regola gli era nuova, o meglio la forma con la quale era stata espressa, giacché solitamente erano pochi gli umani che riconoscessero o, semplicemente, fossero a conoscenza di quanto i Saints di Athena facessero per loro. Non di meno era stata quella la ragione per la quale aveva rifiutato l’omaggio della donna, unitamente al fatto che non si sarebbe mai azzardato a privare una famiglia del poco sostentamento, faticosamente ottenuto, per avere semplicemente preso atto dei danni della loro misera casupola. Era, pur tuttavia, curioso che la giovane decantasse la regola dopo avere afferrato con placida tranquillità una bella focaccia fumante. Dopo un paio di minuti i due si allontanarono, inerpicandosi lungo la salita, mentre gli abitanti li salutavano certamente con maggior calore di quando li avevano visti arrivare, qualche ora prima.
“Vedo che riconosci il tuo status di inferiorità, Cassiopea, giacché non ti adegui alla regola del “perfetto Saint d’Athena” enunciata all’anziana di prima” fu l’ironico commento di Ikki non appena fu certo che nessuno potesse udire la loro conversazione.
Cassiopea si fermò di colpo, la focaccia ancora tra le dita.
“Ho accettato questo cibo perché conosco quella donna da quando avevo quattro anni. E’ lei che mi ha allevata, quando sono rimasta orfana, prima che entrassi tra le reclute del Grande Tempio. So che l’avrei offesa se non avessi accolto il suo gesto. Sono persone povere ma molto orgogliose” disse in tono gelido, mentre Ikki si voltava a guardarla sorpreso da quella confessione.
“Sono, inoltre, intervenuta a vostro favore con la favoletta della “legge dei Saints” esclusivamente per evitare che poteste offenderla con un rifiuto secco ed intempestivo, data l’arroganza di cui siete capace. E per dirla tutta sono convinta che l’abbiate rifiutata semplicemente perché una focaccia è troppo poco per il Comandante delle Guardie del Grande Tempio” non riuscì a trattenersi dal dire, esasperata dai suo continuo rinfacciarle l’inadeguatezza combattiva mostrata al suo arrivo.
Ikki si irrigidì all’istante, mentre l’irritazione prendeva posto dell’ironico divertimento.
“Scuserò l’insolenza delle tue parole solo perché è evidente che sei coinvolta emotivamente con quella gente, ma bada a quello che dici. Non permetto a nessuno di giudicarmi, tanto meno a chi non mi conosce affatto. Sono stato chiaro?”.
Il timbro di voce di Ikki era gelido e furente mentre osservava la maschera d’argento della giovane, rimpiangendo amaramente di non poter vedere, in quel frangente, il suo sguardo. Sarebbe stato interessante scoprire se manifestava rabbia, contrizione o timore.
“Cristallino” sibilò Cassiopea, fremente d’ira repressa. “Suppongo che questo sia un altro dei privilegi dei Saints nei confronti delle sacerdotesse guerriero” ritorse poi, per nulla disposta a ritirare l’offesa, ne aveva incassate anche troppe da lui.
“Si può sapere di cosa diamine stai blaterando?” sbottò Ikki, piazzandolesi innanzi, costringendola di fatto a sollevare il viso per poterlo guardare negli occhi.
“Sostenete che non posso giudicarvi giacché non vi conosco. Ragionamento che non fa una grinza e che mi porta, di fatto, a dovervi delle scuse per un’affermazione prematura e, a quanto pare, infondata. Tuttavia non vi siete minimamente posto il problema inverso, ovvero a non giudicare me, o ad offendermi, dato che neanche voi mi conoscete” ribatté prontamente cercando di riacquistare il controllo dei propri nervi. Tanto perdere le staffe non l’avrebbe portata da nessuna parte, se non a ricevere una punizione per insubordinazione.
Ikki soppesò l’affermazione della ragazza, riflettendo sul fatto che erano le scuse più singolari che avesse mai ricevuto. Era anche vero che Cassiopea aveva ragione. Forte della sua posizione di Comandante l’aveva punzecchiata in continuazione, divertito dai suoi misurati gesti di stizza. Stava per scusarsi a sua volta quando la sentì aggiungere, in tono amaro.
“Perché poi me ne stupisco, a voi cavalieri non interessa affatto non offendere una recluta” per poi, in pratica, dribblarlo e riprendere la salita verso il Tempio.
Ikki rimase perplesso per quell’ultima, amara, constatazione. Che diamine era successo al Grande Tempio durante gli anni trascorsi dopo lo scontro con Hades e, di fatto, l’inizio del suo errare meditabondo in giro per il globo? Quello era un argomento da approfondire. Senza indugio l’afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi.
“In primo luogo mi sa che siamo partiti, entrambi, con il piede sbagliato. Azzuffarci ieri, al mio arrivo, lo ammetto non è stato il massimo delle presentazioni. Ammesso e non concesso che posso avere esagerato con le battutine riguardo la tua inequivocabile sconfitta non ero al corrente del tuo legame con quei due anziani o mi sarei risparmiato quell’uscita infelice. Imparerai presto che non sono particolarmente avvezzo ai rapporti interpersonali così come il sarcasmo sia mio pane quotidiano, ma non farti un vanto del trattamento che ti riservo giacché tratto allo stesso modo tanto Seiya quanto Shaina. Inoltre, per la cronaca, nemmeno Shaina può battermi. Ora, se abbiamo finito di discutere, vorrei visitare gli altri punti di accesso al Tempio”.
Cassiopea rimase in silenzio per un bel po’, come a soppesare le sue parole. Stranamente Ikki si sentì a disagio, quanto detestava quella dannata maschera d’argento che gli impediva di intuire i suoi pensieri. Oh avrebbe potuto usare il suo cosmo per penetrarli, nel profondo, ma dubitava fortemente che la ragazza avrebbe apprezzato quella forzata intrusione senza tentare di tagliargli la gola. La sentì sospirare poi, cogliendolo completamente di sorpresa, la vide tendergli la mano.
“Piacere di conoscervi, Saint della Fenice. Mi chiamo Cassiopea e il prossimo punto d’accesso lo si raggiunge salendo da un sentiero dietro la 2^ Casa del Toro”.
Beh, qualunque cosa fosse frullata per la testa della ragazza pareva avere messo una pietra sopra alla loro spiacevole discussione. Con un sorrisetto ironico e, vagamente divertito, Ikki strinse quella mano tesa provando un’istintiva sensazione di calore e di forza. Un micro-cosmo potente che dormiva nell’inconscio della giovane. Una forza che non aveva percepito durante lo scontro del giorno precedente. Forse Cassiopea ne era ancora inconsapevole. Quel fuggevole contatto colpì anche la giovane. Un brivido la colse intuendo, in quella stretta, la vastità di un cosmo potente e lucente come decine di nove. Quale micro-cosmo si celava dietro a quell’apparenza sarcastica ed indolente del Saint? Un contatto fugace, che comunque la turbò nel profondo, più di quanto si aspettasse. Fu il Saint a spezzare il silenzio meditabondo sceso tra i due.
“D’ora in avanti, Sacerdotessa, vedi di chiamarmi semplicemente Ikki e dammi del tu, detesto i formalismi, mi rendono nervoso” e detto questo Ikki le fece cenno di fare strada. C’era ancora molto da fare ed avevano già perso tempo a sufficienza.


- continua -

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Capitolo 4
*** Cap. 4 - Un nuovo Sensei. ***


cassiopea 1

Note di Autore: Eccomi qui con il nuovo capitolo, questa volta sono stata decisamente più celere.^^

DISCLAIMER:
I Cavalieri dello Zodiaco, i suoi personaggi e tutti i film legati alle serie sono copyright © di Masami Kurumada, Toei Production e Shonen Jump.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

CASSIOPEA - LA SACERDOTESSA GUERRIERO

CAPITOLO 4 – UN NUOVO SENSEI

Nel giro di una settimana, Ikki si era fatto un’idea precisa di cosa occorresse al Grande Tempio, dal punto di vista della Sicurezza e dell’Organizzazione delle Guardie. Di fatto, Cassiopea si era rivelata un aiuto prezioso anche se un po’ bissoso, alle volte, giacchè aveva la fastidiosa abitudine di dire la sua su ogni cosa; comunque in un paio di occasioni le sue osservazioni si erano rivelate azzeccate. Il villaggio era stato rimesso non a nuovo ma quasi grazie a Seiya, che si era davvero fatto in quattro per aiutare a coordinare i lavori, compiuti per l’occasione dai paesani con l’ausilio di qualche recluta del Tempio. A vederlo aggirarsi per il villaggio, come un ragazzino volenteroso, nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sul fatto che fosse il più potente tra i Gold Saints di Athena. C’era una cosa che, tuttavia, preoccupava sia Ikki che Seiya. Shaina aveva scoperto che l’incendio presentava una strana dinamica. Di fatto aveva tratto origine in mdo anomalo giacchè aveva avuto inizio in una zona scarsamente infiammabile per propagarsi, con una rapidità, pertanto, sorprendente. Del resto non si erano rilevate tracce che potessero far pensare che fosse doloso. Nel dubbio Shaina stessa aveva suggerito una ronda notturna intorno al villaggio, per qualche tempo, giusto a sincerarsi che non si trattasse dell’opera di qualche vandalo particolarmente abile o di furfanti disposti a tutto pur di ottenere guadagno facile, approfittando del caos derivante da un incendio. Procedevano, peraltro, anche le sedute di addestramento delle nuove reclute. Marin, in particolare, stava seguendo due ragazzi che dovevano giocarsi un’armatura d'argento che era stata, un tempo, di un avversario di Seiya ovvero l’armatura di Aracne il Ragno. Shaina invece si ritrovava immersa in un vero e proprio tour de force giacchè affiancava al ruolo di capitano della Guardia anche quello di addestratrice. In particolare stava seguendo l’addestramento di un paio di ragazzi per l’armatura di quel che fu il Cavaliere di Bronzo della Fiamma, resa nuovamente disponibile, a discapito dell’addestramento di Cassiopea.

“Seiya, devo parlarti” esordì Shaina, irrompendo nella 9^ Casa di Sagitter, sapendo bene che a quell’ora del giorno il Saint di Pegasus soleva trascorrere il suo tempo nel piccolo sacrario dell’austero tempietto, a far cosa lo sapeva solo lui. Non si era sbagliata, giacchè lo vide uscire dal corridoio che si innerpicava per cento metri nel cuore della montagna.
“E’ successo qualcosa?” chiese questi, sorpreso per quell’improvvisata. Erano d’accordo di vedersi quella sera, dopo il tramonto, ma con Shaina niente era mai… stabilito in partenza.
“Ho bisogno che tu mi faccia un favore” esordì la donna, in tono meno autoritario di quando lo aveva “convocato”.
Il cavaliere si rilassò. Fortunatamente non si trattava di un problema da risolvere.
“Che genere di favore?” chiese concigliante.
La maschera d’argento della donna brillò all tenue luce delle fiaccole. Shaina sapeva bene che quanto stava per chiedere al compagno lo avrebbe innorgoglito, all’istante, per poi gettarlo nel… panico.
“Tra tre settimane le due reclute che sto seguendo si disputeranno, nell’Anfiteatro, l’armatura della Fiamma” iniziò a dire Shaina in tono piatto.
“Lo so, ne ero al corrente. Per l’occasione anche Lady Saori arriverà al Grande Tempio, così da consegnare personalmene l’armatura” interloquì Seiya, rammentando bene che era più che altro quella ragione, ovvero la visita di Athena, più che altro a spingerlo a far dare una sistemata a tutte e 12 le Case, più ovviamente la 13^ e più importante.
“Comprenderai anche tu che, proprio per questo, e per l’importanza dell’investitura di un nuovo Saint io debbo assolutamente dedicare il mio tempo a questi due ragazzi”.
“Ovvio” assentì il Saint domandandosi dove avrebbe parato dopo quella lunga premessa.
“Ne consegue che non potrò seguire l’addestramento di Cassiopea, pertanto vorrei che te ne occupassi tu” lo accontentò Shaina enunciando alfine la sua ricniesta.
Pegasus sbiancò all’istante per divenire, pochi secondi dopo, più rosso di un pomodoro.
“Ma… sei matta? Io non ho la più pallida idea di come si addestri una Sacerdotessa Guerriero. E poi lo sai che detesto combattere contro una donna, non riuscirei mai ad essere incisivo e deciso quanto occorre” protestò immediatamente. Al diavolo, Shaina non lo avrebbe incastrato con un compito del genere. Non voleva certo prendersi una simile responsabilità. Era da quattro anni e mezzo che Shaina addestrava la giovane, che terminasse lei, in fondo si trattava di allungare l’addestramento di tre settimane, mica di procastinarle alle calende greche.
“Insomma, Seiya. Quando mai ti ho chiesto un favore? Cosa ti costa darmi una mano” sbottò Shaina provando con la tattica, ormai consumata, del farlo “sentire in colpa”. Tuttavia, almeno in questa circostanza, parve non funzionare.
“E’ vero non me ne chiedi mai ma questo non posso fartelo, mi spiace. Perché non lo chiedi a Ikki? Del resto c’è già stato un primo round tra loro e poi sono certo che è più adatto di me” protestò il cavaliere, subito sulla difensiva.
Shaina stava per ripartire all’attacco quando qualcosa nel discorso di Seiya la colpì. Forse il compagno non aveva torto, Ikki avrebbe potuto rappresentare la soluzione ideale. Del resto, in quelle due settimane, avevano avuto modo di frequentarsi spesso visto che lei gli aveva fatto da guida.
“Come non detto. Riguardo stasera non venire a cercarmi, sai com’è sarò impegnata con un addestramento” ribattè comunque, in tono velatamente risentito, lasciando il povero Seiya con un’espressione interdetta dipinta sul volto.
^Perfetto. Adesso si è pure alterata, e chissà per quanto tempo me lo rinfaccerà?^ pensò il cavaliere, vedendola uscire dalla Casa, con quel suo incedere flessuoso e determinato al contempo.
“Caro Ikki, mi sa che la sua sfuriata te la becchi tu” borbottò alfine, ad alta voce, tornando nel sacrario. Tanto era certo che l’amico non si sarebbe fatto smontare facilmente, neanche dall’ira di Shaina.

Ad accoglierla il silenzio austero della 5^ Casa di Leo un luogo che, lo sapeva bene, Marin evitava quasi come la peste. Non sapeva nemmeno lei per quale ragione le fosse venuta in mente quella considerazione. Inconsapevolmente, lasciò che il pensiero corresse all’amica. Solo un’osservatore attento avrebbe notato l’atteggiamento leggermente confidenziale che passava tra Marin e Aiolia, il Gold Saint del Leone. Lei, tuttavia, che per molto tempo era stata costretta a tenere nascosto il proprio amore per Seiya, aveva intuito il forte legame che aveva unito Marin al Leone Dorato e comprendeva, ora, il dolore dell’amica per la sua perdita. Scacciando dalla mente quelle riflessioni Shaina meditò dove potesse essersi cacciato Ikki, giacchè la Casa di Leo era, palesemente, vuota. Rammentò, poi, che Cassiopea le aveva confidato di averlo visto spesso alla 3^ Casa di Gemini. Shaina lo aveva trovato alquanto strano, giacchè sapeva come non corresse affatto buon sangue tra il Saint della Fenice e Saga. A quanto le risultava Ikki lo odiava con ogni fibra del suo essere. Perché allora trascorrere così tanto tempo in quella Casa, che era stata del Gold Saint che l’aveva condotto all’oscurità per motli anni? Conosceva troppo poco, sul piano caratteriale, Ikki per poter comprendere le ragioni di tale strano contegno, ma tant’è doveva parlargli e pertanto si apprestò ad entrare. Immediatamente avvertì una strana sensazione, come una vibrazione stessa del proprio cosmo, che la mise in allerta. Cercando di non fare il minimo rumore si addentrò oltre il colonnato d’ingresso, fermandosi un istante per abituare lo sguardo alla penombra che permeava quel luogo. Strano, sembrava deserto. Eppure quella sensazione anomala non l’abbandonava. Spinta dalla curiosità tentò di rilevare la fonte generatrice di quelle sensazioni spingendosi addentro sino al corridoio che conduceva al Sacrario, anche qui sito all’interno della montagna come alla Casa di Sagitter. In fondo al corridoio, illuminato dalla luce del sole che filtrava da un piccolo lucernaio, ricavato perforando la roccia stessa della montagna, sostava lo splendido cloth dorato di Gemini. Le occorse qualche istante per rendersi conto che la fonte del turbamento del suo microcosmo era proprio il cloth.
“Ma bene, ecco scovata una piccola ladra” esordì all’improvviso la sarcastica voce di Ikki, facendola sobbalzare. Dannazione a lui, non lo aveva sentito arrivare. Sciocca, se fosse stato un nemico  si sarebbe ritrovata in difficoltà, un errore da non ripetere.
“Spiritoso” bofonchiò, abbandonando la posa di difesa istintivamente assunta, per fissare il volto diveritito del suo interlocutore.
“Piuttosto, ho avvertito una stranissima sensazione quando sono entrata nella Casa, come se ci fosse una forza occulta all’interno di essa. Può sembrarti strano ma sono certa che provenisse dal colth di Gemini” si decise poi a spiegare, per giustificare la sua presenza nel Sacrario giacchè, come Silver Saint, non le era concesso accedere al luogo ove erano custodite le armature dei Gold Saints.
Il sorriso sardonico abbandonò il volto di Ikki mentre un’espressione severa e pacata lo sostituiva.
“Lo so. L’ho avvertito anch’io. E’ il microcosmo di Saga” spiegò poi, avvicinandosi al cloth.
“Che cosa? Ma è impossibile. Saga è morto da più di dieci anni” sbottò Shaina, disorientata.
“Non è affatto soprendente. Hai forse dimenticato che è stato il microcosmo di Aioros, a suo tempo, a porre il cloth di Sagitter tra Seiya e Aiorla? “ le rammentò in tono brusco.
Shaina si azzittì all’istante. Era per questo, allora, che Ikki passava molto tempo nella Casa di Gemini? No, non aveva senso. Perché ricercare il residuo di un cosmo appartenuto ad un uomo odiato.
“Stavi cercando me, o bighellonavi alla caccia dei microcosmi dei Gold Saints?” le chiese all’improvviso Ikki, cambiando argomento, o quasi.
Shaina lo avrebbe volentieri strozzato, a volte quella sua sprezzante arroganza era alquanto irritante, poiché doveva chiedergli un favore si trattenne dal ribattere.
“Come sai tra tre settimane ci sarà l’investitura di due nuovi cavalieri. Come addestrastrice sono tenuta a seguirli sino all’ultimo giorno, ma  ne consegue che non potrò, per tre settimane, seguire gli allenamenti di Cassiopea. Ho bisogno di qualcuno che mi sostituisca per quel periodo. Ho pensato a te”.
Il tono di Shaina era pacato, serio e soprattutto determinato.
“Scordatelo. Non ho certo il tempo per fare la baglia di una Sacerdotessa in erba”  fu la secca risposta di Ikki mentre abbandonava il Sacrario costringendola, di fatto, a seguirlo.
“Lungi da me isegnarti come si gestisce la Sicurezza del Grande Tempio ma in qualità di  Comandante delle Guardie dovrebbe essere un tuo primo pensiero l’efficienza dei soldati e delle Sacerdotesse impegnate in questo delicato compito”.
Avere a che fare con la dialettica pungente di Shaina era come ingaggiare un duello all’arma bianca. Era pronto a scommettere che fosse passata prima da Seiya ma, innanzi al suo secco rifiuto, già ce lo vedeva l’amico alle prese con l’addestramento di quella viragò di Cassiopea, aveva dirottato la richiesta su di lui.
“Non cercare di infinocchiarmi con la questione dei doveri, giacchè essendo una tua allieva il dovere di addestrarla è esclusivamente tuo. In secondo luogo, non è una grave perdita se una Sacerdotessa Guerriero non si allena, con un sensei, per una ventina di giorni. Recupererà in seguito” fu la pronta risposta del Saint, che ritenne chiuso l’argomento. Fatto salvo rimanere spiazzato dall’affermazione successiva di Shaina.
“Cassiopea non può permettersi una sosta di tre settimane giacchè è da anni che la sto allenando per rinfoltire la scarna schiera dei Silver Saints”.
Che diamine aveva in mente Shaina? Si era battuto con Cassiopea, aveva una discreta tecnica ma era del tutto incapace di sviluppare il proprio microcosmo, anche se doveva ammettere che aveva percepito in lei una forza superiore a quella manifestata nel loro confronto.
“So cosa stai pensando. Il microcosmo che è in grado di sviluppare è, apparentemente, alla stregua di quello di un Bronze Saint ma ti garantisco che, nel corso di un allenamento, cinque mesi fa ha sprigionato una potenza impressionante che ha colpito anche Marin per la sua intensità. Da quel giorno non mi è più riuscito di tirargliela fuori, ma so che c’è. Se riuscirò a farla emergere ne farò un ottimo Silver Saint. Andiamo, Ikki, ti chiedo di seguirla per una ventina di giorni, non per l’eternità, cosa ti costa?”.
Ikki parve soppesare l’ultima osservazione della donna, per poi arrendersi all’evidenza della sua stessa curiosità. Se davvero Cassiopea nascondeva in sé le doti di un Silver Saint era quanto mai deciso a farle emergere.
“Essia. Ma se non tiene il passo con i miei allenamenti resterà al palo. Hai capito?” acconsentì in tono deciso.
Shaina si rilassò. Di certo per Cassiopea sarebbero stati venti giorni terribili, ma confrontarsi costantemente con un Saint del livello di Ikki sarebbe stato un banco di prova importante per scorprire sino in fondo le qualità latenti della giovane.

GRANDE TEMPIO – Il Promontorio delle Lacrime.
Quel lembo di terra brulla, sito sul retro della montagna ove si dipanava la Scalinata dello Zodiaco, ovvero quella intervallata dalle 12 Case dei Gold Saints, era da secoli uno dei luoghi che avevano conosciuto le lacrime, il sangue e la fatica di centinaia di aspiranti cavalieri e sacerdotesse guerriero. Quel nome, Promontorio delle Lacrime, era stato attribuito non già dal Gran Sacerdote, custode per secoli seppur con volti differenti di quel sacro luogo, ma dalle reclute che ivi avevano trascorso per anni ogni giorno della loro esistenza ad apprendere l’arte sopraffina e difficilissima del micro-cosmo e della “forza delle stelle”. Da un paio di giorni, Cassiopea, si intratteneva in quel luogo da sola, giacchè Shaina era occupata a completare l’addestramento di Drako e Desandro, i due contendenti al cloth della Fiamma. Nei momenti di libertà, ovvero quando non era intenta ad eseguire un ordine di Ikki piuttosto che di Shaina stessa nel suo ruolo di soldato del Grande Tempio, li trascorreva lassù a sperimentare una più profonda ed introspettiva conoscenza del proprio micro-cosmo. Non era comunque una novità per lei, giacchè spesso tendeva a sperimentare quegli esercizi da sola al di là degli allenamenti rituali con il suo sensei. Di fatto, Cassiopea era già stata eletta Sacerdotessa Guerriero, giacchè erano talmente scarsi i cavalieri da operare nomine anticipate per coloro che avessero compiuto più di quattro anni e mezzo di addestramento. Nella realtà le sue potenzialità non raggiungevano ancora il livello di un Bronze Saint. Ora, seduta a terra con le gambe incrociate innanzi al petto, la giovane stava richiamando, con lentezza esasperante, il proprio micro-cosmo per avvertire, di secondo in secondo, il suo fluire dall’interno del corpo ed espandersi verso l’esterno come ad ascendere verso le stelle che lo governavano. All’improvviso lo percepì, quell'esplodere violento di un cosmo avverso, provenire dalle proprie spalle. Senza esitazione alcuna balzò agilmente in piedi, voltandosi verso la fonte dell’avvertita minaccia, giusto in tempo per schivare un gancio in pieno viso mentre arretrava repentinamente sottraendosi al secondo colpo avversario.
“Che diamine ti prende?” sbottò poi la voce fredda e controllata mentre, dietro la maschera d’argento sua prigione e sicurezza, osservava il volto deciso di Ikki.
“Niente. Volevo solo mettere alla prova i tuoi riflessi, Sacerdotessa. Giusto per stabilire da dove iniziare la lezione odierna” fu la pronta risposta che ricevette.
Cassiopea sussultò a quell’affermazione. Mettere alla prova i suoi riflessi? Lezione odierna?…
“Ma di cosa stai parlando? Quale lezione?” balbettò confusa.
Un lampo attraversò le iridi azzurre di Ikki, che diamine così Shaina si era dimenticata di avvertire Cassiopea della novità, oppure… più semplicemente aveva ritenuto superfluo farlo.
“Come, Shaina non te lo ha detto? Poco male, vorrà dire che te lo spiegherò io. Da oggi, sino all’investitura del Saint della Fiamma, sarò io ad allenarti in vece del tuo sensei”.
Il tono di voce di Ikki era calmo e controllato, mentre un sorriso vagamente ironico si delineava sulle sue labbra. Di certo era divertito dalla possibile reazione che quelle parole le avrebbero suscitato, pensò la ragazza. Accidenti a Shaina, ma proprio a Ikki doveva chiedere di addestrarla? Era l’ultima cosa che avrebbe voluto, specie dopo il fallimentare combattimento che aveva consumato con lui qualche settimana addietro. Comunque fosse non esistevano alternative. Si era spesso domandata che genere di Saint fosse il suo sarcastico Comandante, ora avrebbe avuto ben tre settimane per scoprirlo.
“Ho capito. Da cosa vuoi cominciare?” chiese in tono piatto, non rivelando alcuno dei pensieri che le avevano attraversato la mente.
L’unica reazione di Ikki, alla sua composta risposta, fu un leggero innarcarsi del sopracciglio destro, in una vaga espressione di perplessità.
“Attaccami”.
Lapidario l’ordine, che non lasciava alcun adito ad incomprensioni. Evidentemente Ikki era uno di quei sensei che preferiva addestrare a suon di… pugni. Non si sarebbe certo lasciata intimidire per questo. Con decisione balzò in avanti, tentando di colpirlo con un calcio volante, ma rimase  esterefatta nel rendersi conto che aveva evitato il suo colpo senza, praticamente, spostarsi di un millimetro. Ma come diamine aveva fatto? Eppure, al suo arrivo al Grande Tempio, ricordava bene di essere riuscita a colpirlo o quasi giacchè aveva sempre parato tutti i suoi colpi con gli avambracci. Mentre realizzava questo, un poderoso pugno, in pieno stomaco, la feceva piegare in due, e il successivo calcio la scaraventava ad un paio di metri di distanza, a saggiare la dura terra riarsa dal sole.
“Tutto qui?” lo sentì chiedere in tono ironico. Accidenti a lui, neanche i suoi colpi era riuscita a vedere. All’apparenza non si era mosso eppure il pugno e il calcio li aveva sentiti, anche troppo bene.
“Mi stai prendendo in giro?” chiese, rimettendosi in piedi. Detestava quell’atteggiamento di arrogante sufficienza che gli vedeva dipinto sul volto.
Ikki sorrise divertito. Ecco che il proverbiale caratterino di Cassiopea riemergeva dal suo autocontrollo.
“Secondo Shaina avresti il potenziale di un Silver Saint ma onestamente ritengo che, allo stato attuale, tu verresti messa al tappeto da qualsiasi Bronze Saint, anche il più scarso” le disse placido. Voleva provocarla, giacchè nutriva il sospetto che solo in quel modo la giovane avrebbe raggiunto il limite del proprio micro-cosmo.
Cassiopea strinse i pugni, senza tuttavia cedere alla provocazione.
“Se continuerai a spostarti alla velocità della luce non avrò mai possibilità di colpirti. Non sono un’idiota, Ikki. Shaina mi ha già fatto, il primo giorno di addestramento, la lezioncina sulla differenza di velocità negli spostamenti e nei colpi tra le tre gerarchie di Saint. Giacchè, secondo te, non appartengo neanche a quella dei Bronze Saints mi spieghi come potrei colpire un Gold Saint?”.
Non c’era alcuna forma di irriverenza o accusa nel tono di Cassiopea, cosa che lo sorprese favorevolmente. A quanto pareva non era poi così avventata in battaglia.
“Quando Seiya ed io, insieme ai nostri compagni, abbiamo combattuto contro i Silver Saint del Grande Tempio e contro i Gold Saint fedeli ad Arles, eravamo dei Bronze Saints. Questo, purtuttavia, non ci ha impedito di sconfiggere i nostri avversari. Non prendere pertanto a scusante il tuo livello di combattimento. Davanti all’avversario devi sempre dare il meglio di te, per sopravvivere. Ricominciamo” fu la drastica spiegazione di Ikki, rendendo subito palesi i suoi intenti rispedendola nella polvere.
Il resto del pomeriggio, Cassiopea lo passò ad incassare un numero considerevole di colpi, nel vano tentativo di “vedere” da che parte arrivassero, e senza riuscire a sfiorare Ikki una sola volta. Decisamente sconfortante. Si sentiva a pezzi, inginocchiata a terra con le braccia che si ostinavano, ormai per puro orgoglio, a tentare di sorreggerla mentre disperatamente cercava di rimettersi in piedi.
Ikki osservò per un po’ gli sforzi della giovane, era certo che se l’avesse lasciata sola avrebbe finito col dormire lassù giacchè difficilmente avrebbe avuto la forza per tornare a valle. Era stato duro con lei, lo sapeva, ma era l’unico modo che conoscesse per addestrare qualcuno. Metterlo alle corde e costringerlo a tirare fuori tutto quello che aveva dentro, come aveva fatto con la giovane. Per quanto, con tutta probabilità, Cassiopea considerasse quella giornata un disastro completo, un’umiliante lezione impartita ad una giovane ed inesperta guerriera, non se l’era cavata poi così male. Era intelligente, tattica, aveva studiato la situazione di palese e imbarazzante svantaggio cercando di studiare una via di uscita. Shaina aveva visto giusto, in quella ragazza c’era del potenziale occorreva tuttavia trovare il modo per incanalarlo nella giusta direzione e farlo emergere.
“Per oggi abbiamo finito, Cassiopea. Puoi tornare nei tuoi quartieri” le disse duro, non lasciando trasparire alcun apprezzamento per l’operato dell’allieva. Se aveva carattere, come si aspettava, non si sarebbe arresa anzi avrebbe fatto di tutto per strappargli un cenno di consenso.
Cassiopea trassè un involontario sospiro di sollievo, se avesse preteso ancora un solo attacco sarebbe crollata definitivamente al tappeto. Accidenti, era talmente stanca da dubitare di avere la forza di tornare nel suo alloggio. Radunando ogni briciola di energia che le era rimasta si rimise in piedi, traballando sulle gambe malferme. Ikki la vide incamminarsi verso il sentiero che conduceva al Grande Tempio, mentre si sorreggeva alla parete di roccia per non cadere. Non fece nulla per aiutarla, del resto sarebbe stato considerato un gesto del tutto inopportuno, sapeva quanto fossero orgogliose le ragazze che indossavano la maschera d’argento, piuttosto sarebbe giunta al tempio ruzzolando per tutto il sentiero ma mai avrebbe accettato il suo aiuto. Scuotendo la testa, giacchè trovava alquanto incomprensibile quella dannata regola che imponeva alle donne di nascondere il viso dietro una maschera, scese a sua volta, lentamente, pronto ad evitarle, alla faccia del suo orgoglio, un quanto mai pericoloso giro turistico in un crepaccio.

Forse per la presenza di Ikki alle spalle, davanti al quale mai avrebbe mostrato la disarmante debolezza che la pervadeva, o forse per il suo atavico orgoglio, Cassiopea riuscì miracolosamente a tornare al quartiere della Sacerdotesse senza finire lunga e distesa al suolo. Qui, senza una sola parola per il cavaliere che l’aveva seguita, in silenzio si era infilata nella sua misera casupola ove, finalmente protetta da sguardi indiscreti, si era lasciata scivolare a terra... sfinita.

- continua -

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