La strega

di LisaAngius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Equo processo ***
Capitolo 2: *** Nuovi...acquisti ***
Capitolo 3: *** Colpervole ***
Capitolo 4: *** E...dopo questa figura.... ***
Capitolo 5: *** qualcosa di strano! ***
Capitolo 6: *** Finalmente soli ***
Capitolo 7: *** amici stretti? ***
Capitolo 8: *** Duello ***
Capitolo 9: *** Eppure ha un suo fascino ***
Capitolo 10: *** incidenti ***
Capitolo 11: *** tentato omicidio? ***
Capitolo 12: *** Cosa ho visto? ***
Capitolo 13: *** verità ***
Capitolo 14: *** Decisioni ***
Capitolo 15: *** Incubi rivelatori ***
Capitolo 16: *** La fuga ***
Capitolo 17: *** Spiegazioni ***
Capitolo 18: *** Destinati e non ***
Capitolo 19: *** Discorsi origliati ***
Capitolo 20: *** Saggezza Senile ***
Capitolo 21: *** Confessioni ***
Capitolo 22: *** L'ultima battaglia ***
Capitolo 23: *** Ultima battaglia II ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Equo processo ***


EQUO PROCESSO

 

Autrice: ehyyy lo so vi scasso vero? Ebbene rieccomi! Allora questa storia è prima di tutto liberamente ispirata al film l’ultimo dei templari e secondo completamente dedicata alla ragazza speciale di cui ho l’onore di essere amica e  che spero si goda il suo doppio di carta e per la quale ho scelto i nomi dei protagonisti. Un bacio a voi e un bacio alla ragazza che ha ispirato la mia protagonista una richiesta: commentate vi pregooo così capisco se vale la pena continuarla

 

I passi dei due uomini rimbombavano nel corridoio. Quelli del primo, armato e con gli stivali si sentivano molto di più di quelli del suo compagno che indossava i sandali come tutti i frati

“E mi dite che secondo voi tutta questa strage è stata causata da quella ragazza?...”.

Il giovane prete annuì convinto

“Si si! È senza dubbio una strega!...”

Un urlo femminile squarciò il silenzio. Jasper, che come cavaliere non tollerava che fosse fatto del male alle donne, arricciò il naso

“Mmh a quanto pare state cercando di farla confessare..”

Di nuovo il prelato annuì

“E’ molto resistente probabilmente la sta aiutando il maligno..”

Jasper assunse un’aria scettica. Ci credeva poco dopo aver visto decine di brave donne passare di lì.

Marcus, il prelato, aprì la porta di una cella davanti a lui e si spostò di lato per far passare il suo compagno

“Ecco capitano, lei è qui…”

Jasper entrò osservando curioso la figura piegata in avanti che stava sulla sedia

“Vedo che servite davvero qualcuno di misericordioso”

Marcus sibilò indignato

“Ecco vedete! Non può essere che una strega”

Jasper storse il naso dubbioso. Era piccola e esile c’era veramente da ridere al pensiero che potesse aver scatenato una tale pestilenza. Lui non si intendeva di queste cose ma era sicuro che, se era veramente un maleficio, doveva trattarsi di un maleficio potente e in tal caso ci voleva una certa forza…poteva veramente essere stata lei?

“Sembra incredibile che un cosino così piccolo abbia scatenato un tale disastro”

Marcus lo guardò con aria seria

“E’ sorretta da forze potenti!”

In effetti sembrava altrettanto impossibile che un cosino così piccolo potesse sopportare l’interrogatorio a cui l’avevano sottoposta.

“Va bene Marcus, quello che non capisco è il motivo di questa visita. Normalmente le donne accusate di stregoneria non sono usate come attrazione..”

“Beh ma se lei viene messa sul rogo prima che siano annullati i suoi poteri la pestilenza non finirà”

In altre parole, capì lui, le avrebbero buttato addosso un po’ d’acqua santa e poi magari l’avrebbero data in pasto al popolo assetato di sangue per l’esasperazione per placarlo

Scosse la testa contrariato. Lui credeva in colui che serviva, ci credeva fino in fondo, altrimenti non avrebbe esitato a mollare tutto. Ma il punto era, che erano le altre persone che lo servivano come lui a lasciarlo perplesso. Insomma la ragazza non aveva tutti i torti, una fede in un Dio misericordioso come poteva generare tanti delitti?

Per anni, da quando l’entusiasmo iniziale di un ragazzino nominato cavaliere di fresco era sfumato e aveva iniziato ad aprire gli occhi, questo quesito gli aveva bruciato la coscienza. Ma poi era arrivato alla conclusione che una cosa era la fede, una cosa gli uomini che la seguivano. Gli restava solo il rimpianto di non poter porre fine a quel bagno di sangue che carestie e pestilenza aveva reso sempre più violento

“Bene credo di aver capito e io cosa c’entro?”

La giovane alzò il viso di colpo per fissarlo e lui si ritrovò a trattenere di colpo il respiro come se qualcuno gli avesse dato un colpo tanto violento da fargli uscire l’aria dal petto.

Quella non poteva essere una strega. Quel viso da angelo con gli occhioni azzurri che lo fissavano puntati nei suoi senza la minima incertezza, dentro ai quali si poteva leggere solo innocenza, non potevano appartenere una strega

“Beh ecco dobbiamo portarla al monastero dove i monaci effettueranno il  rito per annullare la sua magia”

Jasper portò lentamente lo sguardo sul monaco

“Volete che la scorti?”

“Beh sapete gli uomini hanno paura…”

Un ghigno soddisfatto si fece largo sul volto del cavaliere. Esatto i suoi compagni dovevano avere paura che la strega li maledisse per cercare di scappare. Nessun altro avrebbe accettato quell’incarico..ergo, poteva permettersi di dettare le sue condizioni

“Bene dite al vescovo che accetto...” il monaco si mosse immediatamente per andare a riferire quando lui proseguì “ma ad una condizione”

Marcus si voltò a guardarlo sconvolto

“Come?”

“Avete bisogno del mio aiuto e io ve lo offro ma ad una condizione”

“Quale?”

Jasper prese da parte Marcus in modo che la ragazza non sentisse il resto del discorso. Strega o no, poteva darsi che cercasse di scappare e non voleva che pensasse che nel gruppo c’era una catena debole. In realtà la sua preoccupazione era per la sicurezza di lei, se anche fosse riuscita a scappare, e sarebbe stato molto difficile, l’avrebbe ripresa con facilità. Ma poi convincere gli altri che non fosse una strega sarebbe stato un guaio

“Accetto di scortarla ma al monastero voglio che sia sottoposta a un equo processo e, se non sarà riconosciuta  come strega, non permetterò che sia arsa sul rogo”

Marcus lo guardò allibito

“Tu scherzi!”

“Mai stato così serio!”

L’anziano monaco sospirò, era stato lui a istruire il capitano Jasper Noir, sapeva molto bene che se si metteva in testa qualcosa non c’era nulla che gli facesse cambiare idea.

“Vedrò cosa posso fare..”

Si avviò di corsa verso le scale ed entrò nella stanza del vescovo per uscirne qualche secondo dopo

“Ti vuole vedere”

Era parecchio malconcio, pensò Jasper guardando l’uomo che gli stava seduto davanti, gli anni cominciavano a farsi sentire

“Allora capitano Noir..ho sentito dire che volete un processo…”

Annuì con vigore

“Si e equo!”

“Mmh e giurate sul vostro onore di impedire che scappi?”. Chiese il vescovo scrutandolo da capo a piedi

Gli anni cominciavano a farsi sentire ma lo sguardo era sempre quello. Lo sguardo di uno che non si sa come riesce a capire tutto

“Avete la mia parola!”

“Ebbene allora accordato potete andare”

Annuì soddisfatto ritirandosi

“Ehy Jasper….mica ti sei fatto incantare?”. Chiese Marcus appena furono usciti

“Incantare?”

“Lo sai..non vorrei ti bastino due paia di occhioni azzurri…”

“Oh zitto vecchio”. Sbuffò il capitano allontanandosi

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Capitolo 2
*** Nuovi...acquisti ***


 

Nuovi…acquisti

 

Quella notte, Jasper si svegliò con uno strano senso di aspettativa, aveva l’impressione che dovesse succedere qualcosa ma non aveva la più pallida idea di cosa, eppure era sicuro che sarebbe stato importante. E il suo intuito non falliva, mai.

Andò al catino per lavarsi e si mise l’armatura, poi andò alla finestra spalancandola. L’aria fresca della notte servì a placare la  sua agitazione. Chissà forse si stava facendo suggestionare anche lui dalla storia della strega, pensò osservando il cielo. Piano, piano la vista di ciò che c’era sopra di lui riuscì a calmarlo, succedeva sempre, la volta stellata gli infondeva pace. E poi c’era una luna così bella!

Respirò un’ultima volta a pieni polmoni e chiuse la finestra con un colpo secco lasciando la sua stanzetta.

“Giorno capitano Noir”. Lo salutò Marcus, che lo aspettava già all’ingresso

Jasper scoppiò a ridere per l’appellativo rispettoso

“Ma piantala vecchio! Come se tu avessi rispetto del mio rango!”

Marcus ridacchiò

“Te l’ho detto tante volte ragazzino il rispetto te lo devi guadagnare…ah a proposito…abbiamo un volontario che ci accompagna”

Jasper ridacchiò

“Uuh dov’è questo temerario che osa sfidare l’ira della strega?”

“Sono io signore”

L’uomo che aveva parlato uscì dal buio permettendogli finalmente di vederlo. Era alto robusto e con un portamento che indicava l’abitudine a portare le armi

“Yan McFelson”. Annunciò con un sorriso bonario

“Lieto di averti tra noi…non temi che la strega ti maledica?”

Il giovane si strinse nelle spalle con noncuranza

“Oh tanto beccherebbe prima il capo”

Jasper scoppiò in una fragorosa risata dandogli una pacca sulla spalla

“Bravo bella risposta!”

“Grazie signore…mi dica come mai dovevamo alzarci così presto? Nel vostro letto vi mordevano le pulci?”

La risata si spense mentre l’altro si faceva molto serio

“Yan il popolo è arrabbiato…”

“E allora?”

“Allora vuole sfogarsi e noi abbiamo quella su cui vuole sfogarsi…perché complicarsi la vita lottando contro una folla inferocita quando possiamo semplicemente portarla via di notte senza che la veda nessuno?”

“Mmh…avete ragione capitano…”

“Se il tuo problema è il riposo, ci accamperemo appena usciti dal vilaggio”

“Oh bene!”

“Su andiamo ora, non perdiamo altro tempo”

Entrati nella cella, Yan sbarrò gli occhi alla vista dell’innocua creatura accusata di essere la strega che aveva causato una miriade di morti

“E’ lei?”

“Così credono..pronta ragazza?”

La giovane annuì.  Senza perdere tempo i tre la sistemarono in una gabbia montata su un carro, Marcus e Yan montarono a cassetta mentre Jasper seguiva a cavallo. A pochi metri dal villaggio, Jasper affiancò il carro e sussurrò qualcosa all’orecchio di Yan. Quando poco dopo una figura coperta dal mantello entrò nella radura, trovò solo il carro vuoto e, prima che facesse in tempo a fuggire, Jasper gli aveva puntato la spada alla gola

“Chi accidenti sei!”. Ringhiò appoggiando di più la lama

La figura si mosse fulminea liberandosi e estraendo una spada. Chiunque fosse, pensò Jasper, era bravo. Ma non abbastanza

“Fine dei giochi”. Esultò bloccandolo a terra

Quando gli scopri il viso dal cappuccio, Marcus sibilò indignato e Yan a momenti si strozzò con la sua saliva

“Una fanciulla?”. Balbettò

La giovane di cui ora erano visibili la massa di capelli biondi e i luminosi occhi castani rise divertita

“Beh l’ultima volta che ho controllato..ouì ero una fanciulla”

“Perché ci seguivi?”. Fece Jasper guardandola severo

“Voglio unirmi a voi”

Il sibilo di Marcus crebbe

“Non se ne parla noi non facciamo da balia a una fanciulla..non un’altra almeno!”

“Balia? Come avete visto mi difendo da sola e voglio assicurarmi che non scappi quella!”

Lo sguardo del capitano si fece ancora più gelido, come il suo tono di voce

“Sotto la mia sorveglianza non scappa NESSUNO ora torna dalla tua famiglia!”

“La mia famiglia è morta a causa sua..voglio assicurarmi che non vi scappi passandola liscia!”

Un ringhio disumano si levò dal carro mentre la ragazza nella gabbia sputava un fiotto di parole incomprensibili

“Non farmi arrabbiare torna a casa”. scandì Jasper

La giovane alzò la testa in un gesto deciso

“No! Non potete costringermi la strada è di tutti e posso percorrerla come mi pare..resta da decidere se con voi o dietro di voi”

Jasper sbuffò esasperato

“Essia”

La giovane sorrise soddisfatta

“Grazie..io sono Simòn”

“Io sono Jasper e loro sono Marcus e Yan..ora se non vi dispiace ci accampiamo!”

Yan esultò platealmente sottolineando la sua approvazione con uno sbadiglio

“Bene!”

Marcus, silenzioso fino a quel momento, si avvicinò tossicchiando

“Chi resta a sorvegliare la prigioniera?”

“Ma è legata che la sorvegliamo a fare?”. Rise Yan

“Questione di responsabilità”. Lo riprese il monaco indignato

“Faccio io il primo turno filate!”. Gli interruppe Jasper

I tre andarono a stendersi lasciandolo solo con la prigioniera

“Grazie…”. Sussurrò la ragazza

“Di cosa?”

“So che hai preso l’incarico di assicurarti che mi diano un equo processo…grazie”

Jasper alzò le spalle con aria indifferente

“Nulla, tutti abbiamo diritto a una giusta causa no?”

“Non la pensavano così gli altri”

“Peggio per loro..come ti chiami ragazza?”

“Alice..”

“Bel nome…”

Entrambi si ritrovarono a guardare verso l’alto, solo dopo qualche attimo di silenzio Jasper si accorse che fissavano entrambi il cielo

“Bello spettacolo eh?”

Credette di sentire un augurio sussurrato e la osservò perplesso

“eh?”

“Ho detto, si bella luna”

“Già oggi è piena”

“Si…bellissima”

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Colpervole ***


COLPEVOLE?

 

Autrice: ma insommaaa commentateeee

 

La giovane spostò i suoi occhi azzurri sulla persona accucciata al suo fianco. Davvero non riusciva a capire come mai aveva deciso di aiutarla. Insomma, ormai aveva confessato e tanto bastava per gli altri. Perché lui non aveva fatto come gli altri? Accontentandosi di quello che aveva confessato?

Eppure, lei era sempre stata brava a leggere nel cuore degli altri. E in quello del bel crociato leggeva una estrema sete di giustizia, ecco cosa l’aveva guidato, lui non avrebbe mai permesso che  fosse giustiziata senza essere sicuro che fosse davvero colpevole. Era un fatto buono,significava che avrebbe potuto contare su di lui

La domanda era..quanto avrebbe potuto contarci?

“Ehy stai pensando a farmi qualche incantesimo?”. Fece una voce divertita

Solo allora si accorse che anche lui la stava guardando e si era accorto di essere studiato

“No….ero persa nei miei pensieri…”

“Mmh deve essere una bella sensazione”

Lo guardò perplessa

“Perché a te non succede mai?”

Un sorriso amaro incurvò le labbra del capitano Noir mentre scuoteva la testa

“Sono un soldato, i miei pensieri certo non sono innocui come i tuoi”

Per un attimo si chiese perché accidenti gli stava parlando così, una perfetta sconosciuta e per altro accusata di aver scatenato una pestilenza che aveva ucciso tantissime persone

“Ne sei proprio sicuro?”. Rise la giovane

“Beh…dimenticavo di stare parlando con una che, secondo quanto si dice, avrebbe decimato con un solo incantesimo interi villaggio”

Si aspettava che lei ridesse o cose simili, invece si fece serissima

“Mi crederesti se ti dicessi la verita?”

Jasper lanciò un’occhiata eloquente alle sue braccia piene di lividi

“Cioè se mi dicessi che hai confessato perché smettessero di torturarti e che in realtà non ha causato nessuna pestilenza?”

“Più o meno”

“Oh che ipotesi inverosimile!”. La prese in giro

“Oh lo so non sarei la sola…”

“No non lo saresti…su ora tenta di dormire”

Alice inarcò un sopraciglio

“Mmh credi davvero che ci riuscirei?”

“Perché non dovresti?”

“Perchè ho pochi giorni di vita magari?”

Jasper sbuffò

“Oh sciocchezze non ti succederà nulla  se non sei colpevole”

“Credi davvero che permetteranno che io sia riconosciuta innocente?”

“Se lo sei perché no?”

“Non è quello che vuole la gente….scoppierebbe una rivolta se mi liberassero...”

“Sciocchezze! Se vieni riconosciuta innocente non vedo perché..”

“Perché vogliono una colpevole!”

“Senti..fidati di me, ok? Non ti succederà nulla!”

La giovane sorrise dolcemente

“Oh ma ti credo, ti credo”

“Brava ragazza!”. Esclamò Jasper sorridendo a sua volta

A dispetto delle sue intenzioni, Alice si accoccolò addormentandosi poco dopo.  Jasper, invece passò la notte sveglio con la schiena appoggiata al carro. Non gli era manco passato per la testa che lei avrebbe potuto approfittare che fosse di spalle, secondo lui non ne era capace e questo per lui chiudeva la questione.

A metà della notte, la grossa sagoma di Yan si materializzò poco lontano da lui

“Salve Jasper”

Sorrise allegro, aveva bisogno di compagnia

“Ehy  Yan non riuscivi a dormire?”

Yan ridacchiò sedendosi vicino a lui

“Ho pensato che  le belle cose vanno condivise…”

“Verissimo e infatti io condivido con te questo bellissimo compito…”

“Affascinante..”

“Si, si e pieno di emozioni!”

“Eh vedo, vedo…da quando dorme?”. Chiese Yan indicando la ragazza

“Da un’ora ormai…”

“Sei un’ora con la sola compagnia dei gufi?”

“Beh si..”

Yan storse il naso

“Bah! Che strazio…niente tentativi di evasione o rapimenti?”

Sembrava che prendesse come un insulto personale il fatto che la ragazza non avesse lanciato nemmeno un incantesimo letale

“A quanto pare…nulla di immediato almeno”. Rise il compagno

“Mmh una che ha fatto quello che dicono di lei che non è capace manco di liberarsi dalla gabbia?”

“Non ci ha tentato questo è certo…”

“Mmh strano..”

“Forse aspetta un momento più conveniente…”

“O forse semplicemente non è lei”. Suggerì Yan

“Tutto è possibile!”

“Scherzi apparte…secondo te è lei?”

“Che vuoi dire?”

“Pensi sia veramente la strega?”

“Come ho detto Yan..non sono un esperto…”

“Si ma voglio sapere lo stesso la tua opinione…”

“Mah…secondo me se davvero esistesse un incantesimo che possa creare lo sterminio di quella dannata pestilenza ci vorrebbe parecchia esperienza per praticarlo e lei quanta esperienza può avere avrà si e no diciassette anni…”

“Magari è molto precoce o non dimostra la sua età..ho sentito dire che queste fanno un patto con..con il loro padrone e ottengono l’eterna giovinezza”

Yan rabbrividì da vero soldato  coraggioso

“Mmh sarà ma lei non mi sembra una centenaria, neanche dallo sguardo”

“In effetti è difficile credere che quel cosino lì possa aver portato tanta rovina”

“Mah e chi può dirlo, ho visto donne distruggere uomini senza neppure alzare un dito”

“Un dito no ma qualcosa l’hanno alzato!”

Jasper gli fece un’occhiataccia

“Ehy fino a prova contraria dietro di noi c’è una fanciulla innocente”

“Ma dorme”

“Mi sfugge il senso della battuta cosa dovrebbero aver alzato?”. Chiese una voce perplessa

Jasper avvampò

“Dormiva, Yan, dormiva!”. Sibilò a denti stretti

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** E...dopo questa figura.... ***


E dopo questa figura…

 

Yan  guardò dispiaciuto Jasper che annaspava alla disperata ricerca di una risposta per Alice.

E alla fine aveva optato per la cosa più facile

“Niente una battuta tra uomini di cui una ragazza per bene non dovrebbe sapere nulla”

Ed ecco la risposta perfetta quando sei in dubbio su cosa rispondere a una donna, dille che una donna per bene non dovrebbe saperlo e ti risparmi le grane!

La giovane sbuffò seccata

“Oh per favore!  Sono accusata di essere un’assassina adoratrice del demonio secondo voi mi preoccupo di cosa non dovrebbe sapere una brava ragazza?”

Oh oh come non detto!

E ora cosa cavolo rispondeva? Si chiese guardandola perplesso

“Mettiamola così, Yan ha fatto la battuta, Yan ora te la spiega”. Fece affrettandosi ad allontanarsi

La ragazza osservò Yan curiosa aspettando la risposta e al poveretto non restò che battere in ritirata il più veloce possibile

“Ehy ehy capitano aspettami!”. Urlò il ragazzo seguendo Jasper

Jasper fece un sorriso diabolico. Così imparava!

“Fuggi dalla battaglia?”. Fece con un ghigno divertito

Yan sorrise

“Mmh beh sai il valore di un vero guerriero è di riconoscere i suoi limiti”

Jasper scoppiò a ridere

“Codardo”.

“Ehy capitano che fai ridi? Volevi spiegarglielo tu?”

“Beh tu hai fatto la battuta, tu glielo dovevi spiegare, caro mio!”

Yan sbuffò irritato. Questa era un’ingiustizia bella e buona!

“Ma io non l’ho fatto apposta, non pensavo fosse sveglia!”

“Beh la prossima volta imparerai che certe battute davanti a una signorina non si fanno mai!”

Yan sbuffò ironico

“Oh quante storie!  E va bene la prossima volta starò più attento”

Simòn si avvicinò osservandoli divertita. Erano come bambini, si provocavano e battibeccavano come se avessero cinque anni. Sorrise tra se, sarebbe stato facile convincerli a fare quello che voleva.

“Di cosa parlate?”. Chiese sorridente

Jasper la osservò un attimo. Quella ragazza non gli piaceva, era carina e con le armi era incredibile, certo, ma non l’avrebbe mai scelta come compagna di battaglia. Non le avrebbe mai potuto voltare le spalle. E a quanto pareva non era l’unico a non amarla particolarmente, si disse osservando la giovane Alice.

Sarebbe stato comprensibile che fosse l’altra a odiare Alice visto che aveva dichiarato che le aveva ucciso tutta la famiglia. Come mai invece era Alice a fissare Simòn con odio?

Sembrava un mistero di secondo piano dal momento che stava portando una delle due a un processo dove sarebbe stato stabilito se il morbo che stava decimando villaggi su villaggi era stato creato da lei. Eppure non riusciva a liberarsi di quel quesito

E manco riusciva a capire come mai quella domanda lo interessava tanto…

“Oh nulla di che Simòn non preoccuparti”

La ragazza ghignò sarcastica

“Non è un argomento adatto alle delicate orecchie di una gentildonna?”

Jasper annuì con aria seria

“Esattamente!”

Simòn roteò gli occhi

“Ma santo cielo! Perché invece è normale che una ragazza se ne vada in giro con due soldati e un monaco per scortare una strega?”

“No in effetti no…”

“E allora fammi il favore di dimenticarti che sono una donna”

Che era una donna se lo sarebbe anche potuto dimenticare ma che era una persona di cui non si fidava…quello no!

“Mmh va bene come vuoi”. Borbottò per farla contenta

Yan ridacchiò divertito

“Beh carina come sei difficile dimenticarlo!”

La battuta gli costò uno scappellotto dal suo capitano

“Ahia!”. Protestò massaggiando la nuca

“Ringrazia che non ti lascio a lei!”. Rise Jasper

Simòn annuì seria

“Se non ci avesse pensato lui avrei anche potuto sfidarti a duello”

“Non ne avresti il coraggio!”

“Mettimi alla prova!”

“Non stuzzicarla Yan!”. Rise Jasper

Anche perché aveva l’impressione che quella ci avrebbe messo poco a sfidarlo sul serio. E da quello che aveva provato lui stesso Yan sarebbe stato in serio pericolo

Marcus si avvicinò sbuffando

“La smettete di fare i bambini o vi devo mettere in punizione?”

Jasper sbuffò seccato

“Non stiamo facendo i bambini sono solo piccole discussioni!”

“Si e litigate come lattanti”

“In effetti rispetto a te siamo dei bambini..”. Ghignò il capitano Noir

Marcus gli fece un’occhiataccia

“Ehy porta rispetto ragazzino!”

“Il rispetto te lo devi meritare!”. Rise l’altro con la stessa frase che gli aveva detto lui giorni prima

Marcus scosse il capo con aria di rimprovero

“Ragazzino insubordinato!”

Una risata squillante giunse alle loro spalle. Alice stava ridendo di gusto

“Siete così buffi!”

“Ehy peste di ragazza guarda che ritiro la mia parola di proteggerti!”

Simòn la guardò curiosa

“Mi chiedo perché non ucciderla subito…”

“Devono essere annullati i suoi poteri prima!”. La ammonì Marcus

“Oooh quindi è vero quello che si mormorava? Devono farle un rito?”

“Si...se sarà riconosciuta colpevole”. Precisò Jasper

Simòn fece una smorfia di educata incredulità e prese la sua roba

“Mi spieghi una cosa?”. Fece Jasper perplesso

“Dimmi”

“Come pensi di starci sul carro?”

“Oh ma io non salgo sul carro!”. Rise Simòn

Fece un fischio sommesso e poco dopo un cavallo si avvicinò al loro accampamento

“E quello?”. Fece il capitano sorpreso

“Beh il mio cavallo…non è la regola numero uno non portarsi il cavallo se ti avvicini a qualcuno che segui?”

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** qualcosa di strano! ***


Qualcosa di strano!

 

“Bene signori se non è di troppo disturbo credo che sia il caso di andare!”

Jasper osservava uno a uno i suoi compagni di viaggio con l’aria di chi sa bene che i suoi ordini saranno eseguiti

Simòn fece un piccolo colpo di tosse guardandolo divertita

“Ah si…e signore…”.  Aggiunse Jasper guardando prima lei poi Alice

“Credo che possiamo partire”. Intervenne Marcus

Il piccolo gruppo si preparò in poco tempo. Appena una decina di minuti e tutti erano saliti sul carro o a cavallo. Tutti tranne la giovane prigioniera che non aveva dovuto fare altro che stare comoda nella paglia della gabbia dove era chiusa. Dopotutto quella storia non era poi così male, pensò accoccolandosi bene nel suo giaciglio, lei stava tranquilla e beata mentre gli altri la trasportavano e la cibavano..se solo avesse avuto un cambio di vestiti e non fosse stata a conoscenza della meta del viaggio sarebbe stato perfetto.

Già, la meta del viaggio..

Quella era una cosa che la tormentava. Non che avesse paura dei frati, sapeva già che non ci sarebbe arrivata, il problema era la battaglia che avrebbe dovuto affrontare prima o poi..e sfortunatamente non poteva evitare che i suoi compagni ci si trovassero in mezzo.

Qualcuno di loro si sarebbe fatto male?

Il suo sguardo si posò su Jasper. Lui era buono, era l’unico che si preoccupava di sapere se lei fosse innocente o no. Non meritava di farsi male, si disse, annuendo convinta, lei non lo avrebbe permesso. Il problema era però come evitare che accadesse, come lo teneva fuori dalla battaglia? Non poteva semplicemente dirgli che doveva fare da se, lui non avrebbe ne compreso ne accettato. Era brava a capire le persone e sapeva bene che Jasper era un uomo d’azione, non avrebbe mai voluto essere escluso da una cosa così importante, specialmente se era qualcosa che comportasse un pericolo per una donna. Di lui aveva capito un’altra cosa, non tollerava che una donna potesse essere messa in pericolo.

“Ehy signorina che succede?”

Alice alzò il viso curiosa. Davanti a lei, il capitano delle guardie del vescovo la guardava con un sorriso di educato interesse

“Che deve succedere?”. Chiese Alice con aria innocente

“Beh sembrava come se stessi pensando qualcosa di..importante…”

Alice lo fissò colpita da quella capacità di interpretare le sue espressioni. Perché le cose stavano proprio così, lei stava pensando a qualcosa di importante….una questione di vita o di morte per tante persone..loro in primis

“No ero solo sovrapensiero”. Fece con un sorriso che sperava convincente

Jasper le rivolse un’occhiata poco convinta

“Mmh sarà ma sembravi così seria..”

In effetti era cosa seria, molto seria

“Oh secondo te cosa posso pensare chiusa tutto il giorno qua di serio?”

Jasper storse il naso come se avesse un pensiero spiacevole

“A quello che ti aspetta al monastero?”

Alice scosse la testa. Stavolta non aveva problemi a dire la verità

“Non ho paura..”

Il capitano inarcò un sopraciglio scettico

“Non è possibile!”

“Perché?”

“Tu non credi che io riuscirò a convincerli a non giustiziarti”

“E allora?”

“Allora..non hai paura di poter morire?”

Alice scosse la testa

“Non puoi non aver paura, avanti, non ci credo!”

“Oh credici capitano…io non ho paura”

“Chiunque ne avrebbe…”

“Si…chiunque abbia qualcosa da perdere…ma io non ne ho!”.  Rispose la giovane con semplicità

Jasper la guardò colpito dalle sue parole

“Come sarebbe a dire!”

La giovane si lasciò andare a un sorriso sarcastico

“Una donna sola non dura comunque molto…voglio dire.. che cosa potrei fare per mantenermi?”

C’era qualcosa di sbagliato in quel sorriso, era troppo amaro e disincantato per quel viso dai tratti così innocenti. Forse dopotutto era davvero una strega e quel faccino faceva parte del maleficio

“Oh suvvia! Faresti quello che fanno tutte le ragazze, ti sposi!”

La piega amara sulle labbra di lei si accentuò

“Oh e chi pagherebbe la dote?”

Jasper inarcò un sopraciglio curioso e sorpreso

“Non hai un tutore?”

Alice scosse la testa divertita

“Nessuno”

“Ma..è ridicolo! I tuoi genitori…”

“Sono morti..e non avevano previsto che accadesse…non così in fretta…”

“Ma..beh se non c’è un tutore nominato…non dovrebbe spettare al parente maschio più vicino?”

Di nuovo un cenno negativo del capo

“Non ho parenti..non che io sappia…”

Il capitano Noir la osservò serio e attento. Orfana, nessun parente a proteggerla..non stupiva che guarda caso la prescelta per essere giustiziata come colei che aveva causato la pestilenza fosse stata lei. Troppo facile, troppo indifesa per non essere la candidata ideale. Strinse le redini rischiando di farsi disarcionare per lo strattone. Non era giusto che fossero sempre le creature più deboli e indifese a pagare

“Alice…mi dispiace…”

Non aveva dubbi che lui gli avrebbe detto così, dove  nessun altro avrebbe avuto l’oggettività di dispiacersi per lei sapeva che lui invece si sarebbe rivelato diverso

“Grazie Jasper…”

Il giovane ufficiale abbassò lo sguardo

“E’ una frase ovvia direi”

Più che ovvia, secondo lui, era proprio scontata, tanto da essere priva di senso alle sue stesse orecchie. Ma cosa poteva dirle se non che gli dispiaceva?

“Davvero? Chi altri darebbe le condoglianze a un’assassina?”

“Per me sei innocente fino a prova contraria”

“Sfortunatamente..tu sei un caso raro capitano..”

Finse di pavoneggiarsi per farla ridere. In fondo, dopo che l’aveva spinta a parlare di una cosa così triste era suo dovere ridarle il sorriso

“Oh lo so”

Con sua somma soddisfazione la risata tintinnante di Alice ruppe il silenzio

“Sembri un pavone!”

“Ehy! Non lo sai che è reato offendere una guardia del vescovo?”

“Oh ma non è un’offesa…trovo che il pavone sia un bellissimo animale!”. Rise la giovane

“Ah quand’è così allora suppongo sia un complimento”

“Oh lo è”. Assicurò la ragazza sempre molto divertita

Simòn si voltò incuriosita

“Ehy capitano che fai?”

“Nulla Simòn, nulla”

Jasper aveva un’aria imperscrutabile che diceva chiaro e tondo che non avrebbe risposto a altre domande mentre Alice assunse un’aria feroce, che non fece altro che convincere l’altro ancora di più a indagare sui motivi dell’odio di quella ragazza

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Finalmente soli ***


Finalmente soli

 

Una giovane correva davanti a lei, avrebbe voluto afferrarla  chiederle dove stesse andando, sapeva che era importante, vitale anche per lei ma per quanto corresse non riusciva a raggiungerla.

“Fermati ti prego”. Urlò

Ma la giovane fanciulla bionda non accennava manco a rallentare

“Aiutami! Aiutami ti prego”

Il fiato le si stava facendo sempre più corto per la fatica, i piedi le dolevano e l’aria le bruciava i polmoni al suo passaggio

“Fermati, come faccio ad aiutarti se non ti fermi?”

Ma la giovane sparì dalla sua vista dopo aver ripetuto la sua richiesta

“Alice aiutami”

Stavolta era un’altra la voce, era una voce maschile

“Mostrati”

“Non posso”

Si girava da una parte all’altra ma tutto quello che vedeva era una fitta oscurità

“Ma io come posso darti aiuto se non so dove sei?”

Quanto era snervante! Tutte le persone che avevano bisogno di lei che lei non poteva aiutare

“Aiutami Alice”

La voce aveva qualcosa di famigliare, lei sapeva di averla già sentita, sapeva di conoscerne il proprietario e chiunque fosse desiderava con tutto il cuore aiutarla ma non ci riusciva e quella voce continuava a ripetere il suo nome come una cantilena

Alice..Alice…Alice

 

“Alice …Alice?”

La giovane uscì lentamente dal sonno. La cosa strana, pensò riacquistando coscienza, era che il sogno era cessato ma la voce che la chiamava no

“Ehy Alice svegliati!”

Mani delicate che la scuotevano. Alice aprì gli occhi e si guardò attorno trovandosi davanti gli occhi ambrati del capitano Jasper Noir

“Oh..salve crociato…”

Jasper la guardò confuso

“Ti ho vista che ti agitavi e ho deciso di svegliarti”

Alice si accorse solo allora che la gabbia era aperta e che Jasper l’aveva portata fuori

“Ho avuto un incubo, tutto qui…”

Jasper la osservò perplesso

“Capisco…”

“Mi capita spesso…”

“Davvero?”

Come no! Lei praticamente non sapeva che significava una notte di sonno tranquillo

“Mmmh si..”

“Anche a me…”

Gli occhi azzurri della ragazza lo fissarono curiosi

“Davvero?”

Jasper rise

“Alice sono un soldato”

“E allora?”

“Allora il mio mestiere quando mi trovo davanti i nemici in battaglia è ucciderli”

“Si lo so..”

“Beh non dormi bene quando le tue vittime vengono a farti visita ogni notte”

La giovane gli sorrise comprensiva

“Jasper è il tuo lavoro lo hai detto tu”

“Si, è il mio lavoro…”

“Non è colpa tua è la tua vita punto e basta…i nemici che hai ucciso..avrebbero ucciso te se gliene avessi dato la possibilità!”

“No, non è una giustificazione…il mio lavoro implica anche..beh quello che sto facendo ora, condurre una persona innocente in un luogo dove potrebbe essere uccisa…”

“Ma stai cercando di difendermi”

“E’ la cosa più dignitosa che possa fare…come potrei guardarmi allo specchio se ti abbandonassi?”

“Gli altri lo fanno”

“Loro sono loro e io sono io…io credo in un Dio che è morto per salvare tutti non solo per quelli che credevano in lui….certo non qualcuno che vorrebbe vedere bruciata una ragazzina che non ha fatto nulla”

Alice sorrise ironica

“Sarebbe morto anche per me?”

“Mah ti dirò credo che tu fossi compresa nel contratto…dunque è mio dovere proteggerti”

“Jasper?...”

“Si?”

“Se è così misericordioso perché tutto questo”

“Piccola io credo che il giorno che gli uomini che hanno fatto tutto questo si troveranno davanti a lui saranno cavoli loro!”

“E per me?”

“Tu? Hai fatto nulla di male?”

“No”

“Allora sarai allegra e beata a svolazzargli sopra”. Ghignò Jasper facendole l’occhiolino

Alice rise divertita

“Oh  speriamo che sia così misericordioso da lasciare che gli sputi addosso”

“Non  si sa mai”  Rise Jasper alzandosi  “Su e ora di partire”

“Oh per quel che mi riguarda va bene tanto fate voi…”

Mentre il carro la trasportava, Alice lasciò vagare la mente meditando sul sogno che aveva fatto. Aveva detto la verità a Jasper, le capitavano spesso incubi, specie quel particolare genere di incubi. Sapeva benissimo di cosa si trattava, l’esperienza le aveva ormai insegnato a riconoscerli. Si trattava di sogni premonitori. Non sempre per sua sfortuna erano chiari, quella volta per esempio non lo era per niente il che la rendeva nervosa e le spingeva a sbattere la testa interrogandosi sui vari dettagli del sogno per poterlo capire. Tanto per cominciare, chi accidenti era la ragazza che stava rincorrendo all’inizio? Ricordava solo una massa di capelli dorati e lei non conosceva nessuna così. E poi, ammesso che magari era qualcuna che avrebbe conosciuto in seguito, che genere di aiuto poteva volere da lei? E l’uomo? Aveva un sospetto su chi poteva essere ma non aveva senso.

Il suo sguardo si posò sull’uomo che aveva davanti. Avrebbe giurato che fosse Jasper quello che aveva sognato ma lui non le avrebbe mai chiesto aiuto, la sua morale non glielo avrebbe permesso e, soprattutto, non le veniva in mente nulla di cui lui avrebbe potuto avere bisogno da lei.

Quando Jasper ordinò che si fermassero per la notte, la giovane rimuginò ancora per un poco poi si accoccolò per dormire. Stava per prendere sonno quando un’ombra comparve vicino a lei

“Alice”. Sussurrò una voce maschile

La ragazza guardò il nuovo venuto

“Ian mi hai fatto prendere un colpo”

Il giovane ghignò

“Da quando sei così paurosa peste?”

“Da quando sono chiusa in una gabbia…che cavolo ci fai tu in mezzo a questo casino?”

Il viso dell’uomo si fece serio

“Davvero credevi che ti avrei abbandonata?”

“Loro non sanno nulla eh?”

“Ma secondo te? Suvvia usa la testa!”

“Ovviamente no…”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** amici stretti? ***


Amici stretti?

 

Autrice: Ma...T T commentaateeeeee

Jasper guardava curioso il giovane davanti a lui. E dire che pensava di dover tenere d’occhio Simòn! Invece, a quanto pareva, era Yan quello che nascondeva qualcosa. Guardò il giovane pensieroso, lui aveva nascosto qualcosa ma era convinto che lo avesse fatto a fin di bene. In fondo, mettendosi nei suoi panni, comprendeva le sue ragioni, insomma, se lui avesse conosciuto fin da bambino una persona e questa fosse stata accusata di una atrocità come quella di cui era stata accusata Alice avrebbe voluto sapere la verità, specie se avesse pensato che quella persona fosse con molta probabilità innocente e, visto che dell’innocenza di quella ragazza se ne era convinto anche lui, non aveva difficoltà a credere che Yan ne fosse ancora più convinto. Senza contare che, a vedere la cosa onestamente, Yan avrebbe potuto liberare Alice molte volte in quei giorni.

“Capitano Noir?”

Jasper si voltò curioso verso Yan

“Si, Yan?”

Il giovane soldato spostava il peso del corpo da un piede all’altro imbarazzato

“Ecco io…”

Jasper ridacchiò divertito. Sapeva esattamente che cosa aveva Yan da dirgli ma non aveva nessuna intenzione di facilitargli le cose. In fondo, per quanto comprendesse le sue ragioni, una piccola vendetta per averlo preso in giro la doveva avere no?

“Ti ascolto, su dimmi…”. Lo sollecitò con aria innocente

Rischiò quasi di scoppiare a ridere guardandolo. Eccolo là il prode soldato che borbottava cose insensate e guardava a terra rosso come un pomodoro come una donnetta pudica

“Ecco…volevo ringraziarti”. Sputò dopo aver preso un lungo respiro

Jasper annuì

“Non c’è bisogno che mi ringrazi…”

“Oh si che c’è bisogno”. Protestò il ragazzo con enfasi “Insomma se non fosse stato per voi probabilmente saremo già su un rogo sia io che Alice”

Jasper scoppiò a ridere

“Oh santo cielo! Non essere esagerato Yan!”

“E’ la verità!”. Insistette determinato il ragazzo

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Capitolo 8
*** Duello ***


Duello

 

Autrice: Genteee perdono perdono perdono sono stata sommersa dalla mia tesi di laureaaa :( cmq vorrei sapere..ma qualcuno segue questa storia? non c'è anima viva se ci siete battete un colpo please Liz

Jasper osservava curioso la giovane seduta sul carro. Aveva detto che Ian era una specie di fratello per lei, non era una cosa molto comune, di solito quando c’era tanto affiatamento fra giovani che si conoscevano da tanto tempo veniva combinato subito il matrimonio, così tanto per stare sicuri.

“ Come fratelli…beh questo spiega perché si è precipitato a salvarti..”

Quella frase era un esca bella e buona e il capitano Noir lo sapeva benissimo, aveva volutamente finto di prendere per buono senza discutere quello che lei gli aveva detto sperando che Alice gli desse più particolari. In realtà non era per niente convinto che Ian si fosse preso la briga di correre a salvarla, col pericolo di farsi ammazzare assieme a lei, perché la considerava una sorella, sembrava più..quel tipo di amore che cantano i cortesi nei castelli.

Alice scoppiò a ridere divertita. Aveva quell’espressione tra l’esasperato e l’amorevole che hanno di solito le mogli davanti ai difetti del marito. Questa cosa non gli piaceva! Perché non gli piaceva? Insomma, che cosa gli importava se Alice era innamorata di Ian? Per altro  lui era anche il meglio che potesse augurarle, lui si sarebbe preso sicuramente buona cura di lei quando tutto questo fosse finito. Si, quando tutto questo fosse finito Jasper avrebbe raccomandato a Ian di controllare che  Alice non si cacciasse di nuovo nei pasticci e sarebbe tornato a fare il suo lavoro felice di aver salvato una vita, perché lui l’avrebbe salvata, su questo non c’erano dubbi. Così lei avrebbe potuto godersi quel futuro che gli era stato momentaneamente tolto, avrebbe avuto una famiglia, dei figli..ed era maledettamente antipatico pensare che in tutto questo lui sarebbe stato estraneo, uno a cui forse lei avrebbe pensato ogni tanto con gratitudine.

“Ian è fatto così, è convinto di dovermi proteggere da tutto e da tutti sempre!”

“Beh…è normale quando si  è affezionati a qualcuno…”

O un pochino più che affezionati..

Alice scosse la testa

“Ha sempre fatto l’eroe è un po’ della tua stessa pasta capitano Noir, gli piace sentirsi il cavaliere senza macchia e senza paura…”

Jasper la guardò perplesso. Come aveva capito che lui aveva il maledetto tallone d’Achille di voler difendere le persone più deboli e specialmente le donne…

“Oh si capisco…”

Alice ghignò divertita

“Solo che non si arrende all’idea che io non sono mai stata una donzella in difficoltà”

Jasper sussultò. Era una confessione?

“T-tutte le donne l-lo sono…”

Non balbettare Jasper sei un dannato ufficiale! E poi se quella fosse una strega? È in gabbia che vuoi che ti faccia?

Ma non era la paura di essere aggredito il problema, il problema era che temeva che Alice avrebbe potuto essere un nemico più difficile del solito da combattere, un nemico che non avrebbe voluto combattere.

Alice rise

“Non le donne che hanno ricevuto un addestramento militare..”

La guardò perplesso

“Che cosa?”

“Mio padre era un militare e io ero la sua unica figlia..era molto contrariato di non avere nessuno a cui trasmettere il suo sapere..poi ha scoperto che condividevo la sua passione per le armi”

Non era possibile! Aveva capito male!

“Alice mi stai dicendo che tu sai combattere?”

La giovane inarcò un sopraciglio con un’adorabile espressione maliziosa

“Vuoi batterti capitano? Penso che questo dovrebbe tenerti vigile!”

Jasper rise. Si certo come no! E magari si scopriva che era anche capace di batterlo..

“Massì divertiamoci!”

Aprì la gabbia e le diede la sua spada di riserva.

“Facciamo piano che se qualcuno scopre che ti ho dato una spada e ti ho fatta uscire mi cacciano via!”

Alice inclinò la testa osservandolo perplessa. In  effetti c’era da dubitare della sanità mentale del capitano Noir per quello che aveva appena fatto

“Beh farebbero bene ti rendi conto di cosa hai fatto?”

“Ho fatto uscire una sospetta di strage mediante stregoneria e le ho anche dato un’arma, si Alice so cosa ho fatto!”

“Ma..perchè?”

“Perché mi sto annoiando e so che tu non scapperai!”

Alice lo guardò curiosa

“Come sai che non scapperò?”

Jasper rise divertito

“Alice! Hai una spada ma sei e rimani la metà di me..credi davvero che riusciresti a scapparmi?”

Alice scosse la testa

“Jasper ti sfugge che in teoria io potrei saper usare la stregoneria?”

Jasper la fissò serio

“Tu non mi faresti del male Alice riconosco una persona innocente quando la vedo…e ora insomma possiamo combattere o no?” ridacchiò facendo il saluto con la spada

Ci sarebbe andato piano, non voleva farle male!

Dopo dieci minuti il Capitano Noir stava grondando sudore cercando inutilmente di eludere la guardia di Alice. Piano un cavolo quella dannata piccola peste non sbagliava un colpo che un colpo! Se fosse stata uno dei suoi allievi di sicuro avrebbe pensato di coltivarsela come suo secondo

“Tuo padre è stato un buon maestro piccola”

Alice fece un sorriso soddisfatto

“Oh grazie capitano sarebbe felice di sentirtelo dire”

“Ma chi era? È possibile che lo conosca?”

“Jean Polignaque”

Jasper si inchiodò sul posto e Alice ne approfittò per mirare con uno svolazzo alle sue gambe facendolo cadere.

“Mai perdere la concentrazione capitano”. Soffiò avvicinando il viso al suo divertita

 

Flashback

“Mai perdere la concentrazione ragazzino!”

Jasper Noir, undici anni appena compiuti e tutto l’entusiasmo della sua beata immaturità riversati nel suo impiego di fante, era stato appena scaraventato a gambe all’aria dal suo maestro, l’allora capitano delle guardie del vescovo Jean Polignaque.

Si era rialzato di scatto, lo sguardo acceso dall’entusiasmo

“Ancora! Ancora!”

Avevano ripreso a lottare e stavolta era riuscito a rimanere in piedi per la bellezza di un quarto d’ora

“Sto migliorando vero?. Chiese felice

Jean scoppiò a ridere

“Oh si stai migliorando piccolo, sono certo che un giorno sarai come me!”

Jasper si illuminò mentre il suo orgoglio raggiungeva livelli prossimi al farlo lievitare sul suolo

“Davvero?”

“Oh si! Sai mi ricordi la mia bambina!”

Il giovane spalancò la bocca

“Una bambina? Com’è?”

Sicuramente doveva essere una creatura paradisiaca essendo figlia di quel grand’uomo, uno per cui la sua stima non era mai venuta meno, tanto che quando il suo corpo esanime era tornato dalla battaglia lui aveva ripensato a quel giorno e si era ripromesso che lui avrebbe mantenuto quella aspettative, sarebbe diventato come il suo maestro!

 

Fine flash-back

 

E ora eccola la creatura paradisiaca, la figlia del suo mito. Alice

E dannazione lo aveva fregato con la stessa mossa che usava sempre suo padre, ce l’avevano con lui i Polignaque!

Riuscì a spostarla facendo leva con il suo peso e invertendo le posizioni

“Esatto miss Polignaque, esatto!”

Beh qualcosina l’aveva pur imparata crescendo!

Alice scoppiò a ridere

“Mi arrendo ok!”

Lo sguardo di Jasper si concentrò sui suoi occhi che in quel momento erano così luminosi e si spostò sulle sue labbra. Erano così..così…invitanti..

Era forse questo quello contro cui berciava sempre Marcus, era questa la tentazione? Era quello il genere di magia che esercitava Alice? Si domandò Jasper mentre avvicinava il suo viso a quello della giovane, come attratto da una forza irresistibile.

Una risata divertita ruppe l’attimo spingendo Jasper ad allontanarsi spaventato

“Ehi peste sei riuscita a trovare qualcuno che ti batta!”. Ridacchiò Ian

Forse quando tutto questo fosse finito dopotutto non avrebbe chiesto a Ian di occuparsi di Alice, perché forse lo avrebbe ucciso molto prima della fine di tutto questo

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Capitolo 9
*** Eppure ha un suo fascino ***


Eppure ha un suo fascino

 

Ian guardava divertito la sua amica d’infanzia che cercava di rassettarsi come poteva e soprattutto di evitare il suo sguardo. Già di per se sarebbe bastato il fatto che per la prima volta Alice era stata battuta in un duello, figurarsi se oltre a questo si aggiungeva il fatto che praticamente l’aveva vista quasi farsi baciare dal capitano Noir

“Ian..”. ringhiò Jasper con aria molto pericolosa

Ian lo guardò divertito

“Si capitano, lo so, io non ho visto niente”

“Grazie Ian”. Ghignò Jasper

Ian alzò le spalle con noncuranza

“Oh è il minimo dopotutto mi avete in un certo senso salvato la vita..”

La risata argentina di Alice arrivò da dietro i due uomini

“Non gli dia retta capitano sarà sicuramente geloso perché lui contro di me finiva sempre col sedere a terra!”

Ian la fulminò con uno sguardo truce mentre Jasper rideva fino a farsi uscire le lacrime agli occhi

“Entra dentro la gabbia o sveglio Simòn!”. Sibilò Ian indignato

Jasper sobbalzò. Accidenti Simòn! Si era quasi dimenticato dell’esistenza della biondina, grosso errore! Non avrebbe dovuto più farlo! Se al posto di Ian fosse stata Simòn a svegliarsi avrebbe rischiato di far ammazzare Alice oltre a farsi buttare fuori dalla guardia all’istante

“Ian ha ragione Alice su torna dentro!”

La ragazza tornò nella sua prigione senza battere ciglio. Il bello era, pensò mentre si adagiava sulla paglia osservando i due maschietti che tornavano ai rispettivi giacigli, che se davvero l’avesse voluto avrebbe potuto liberarsi all’istante e ne Jasper ne il suo amico, nonostante la loro bravura con le armi, avrebbero potuto fermarla. Ma non poteva, avrebbe rischiato di fare del male agli altri, e inoltre era troppo presto poteva far fallire la sua missione.

La mattina dopo, Ian cavalcava assorto al fianco di Jasper, lanciando di tanto in tanto qualche fuggevole occhiata alla sua amica. Alice avrebbe potuto negare fino allo sfinimento ma lui la conosceva troppo bene per farsi ingannare, la sua amica era decisamente innamorata del capitano Noir.  Non avrebbe potuto giurare che fosse ricambiata ma era certamente inequivocabile il modo in cui stava guardando Jasper quando li aveva sorpresi. Era veramente felice per la sua compagna di giochi, aveva pensato tante volte al suo futuro e per quante volte sua madre gli ripetesse che la loro amicizia avrebbe dovuto regolarmente sfociare in un onesto matrimonio aveva sempre saputo che tra loro non c’era quel tipo di attrazione e si era sempre augurato che la sua amica trovasse qualcuno che potesse amarla come una donna merita di essere amata. E ora finalmente l’aveva trovato, pensò sorridendo.

“Che hai da sorridere?”. fece una voce al suo fianco

Ian sollevò lo sguardo incontrando gli occhi azzurri di Simòn. Ecco lei somigliava tantissimo ad Alice, non poteva fare a meno di pensarci ogni volta che la guardava. La giovane guerriera aveva un visino coi lineamenti delicati, un nasino all’insù punteggiato da efelidi delicate che la facevano assomigliare a una bambina, specialmente con quei riccioli biondi. Esattamente come Alice era una combattente mascherata da bimba, l’unica cosa che le  rendeva diverse era lo sguardo di Simòn, i suoi occhi erano molto più freddi di quelli della sua piccola amica, erano quasi inumani. Eppure, a parte quegli occhi che lo rendevano inquieto, Ian si sentiva attratto inspiegabilmente da quella ragazza, avrebbe dovuto odiarla per i guai che stava creando ma non riusciva a non trovare affascinante il suo corpo agile e sottile, molto diverso da quello piccolo e curvilineo di alice, non riusciva a non osservare i riccioli setosi e non riusciva a non chiedersi se avesse un uomo, e  a rispondersi che, visto quanto era acerba, ne era sprovvista e probabilmente trovarne uno le avrebbe giovato molto all’umore

“Oh nulla Simòn, solo che è una bella giornata”. Rispose sorridendo

La giovane lo osservò stringendo gli occhi

“E perché lo sarebbe?”. Chiese attenta la biondina

Ian alzò uno sguardo verso il sole  caldo. Si vedeva solo una piccola porzione di cielo azzurro che sbucava dal verde della foresta dove si stavano inoltrando, ma era sufficiente a mettere il buon umore a chiunque.

“Beh nulla di che Simòn, solo che il cielo è azzurro, il sole splende e non abbiamo incontrato nessun pericolo ancora”

La giovane ghignò sarcastica

“Beh la tua amica è chiusa in gabbia per forza non c’è pericolo!”

Ian storse il naso

“Ehi bambolina la vuoi smettere? Non riuscirai a farmi venire il malumore!”

Simòn lo osservò storcendo il naso. Era nervosa, molto nervosa per quella ostentata allegria dello scozzese. Lui era troppo amico della piccola strega per essere fidato e la sua allegria poteva significare guai. Per esempio poteva significare che aveva trovato un modo di far fuggire la dannata peste che al momento era chiusa in gabbia.

“E perché dovrei volerti rovinare il buon umore? Che mi importa di te?”

“Fingi un po’ troppo disinteresse per essere una che ha fatto quasi in modo che venissi ammazzato”. La rimbeccò Ian con sguardo sarcastico

“Oh beh giusto mi correggo…di te non mi importa niente fino a che non tenti di far scappare la piccola peste”

Lo sguardo di Ian si fece più duro

“Che cosa accidenti ti ha fatto Alice per avere tutto questo odio?”

Simòn rise sarcastica e finse di pensarci

“Oh beh fammi pensare…forse che ha quasi fatto morire tutto il mio villaggio”

“Alice non ha fatto assolutamente nulla!”. Esclamò Ian

Simòn lo guardò con aria compassionevole

“Povero scemo! Tu credi davvero a quello che ti ha detto lei?”

Ian la guardò tranquillo negli occhi

“Ciecamente!”

La giovane scosse la testa con un risolino sarcastico

“Ma davvero? Ammirevole…dimmi secondo te se non è stata lei, chi potrebbe essere stato?”

Una risatina dietro di loro li fece sobbalzare

“Forse potresti essere tu Simòn!”. Ridacchiò Marcus

Ian scoppiò a ridere

“Oh si certo è stata Simòn!”

Marcus assunse un’aria sacente

“Bhe non è così strano magari ci segue perché così è sicura che nessuno sospetti di lei”

Il viso di Simòn divenne paonazzo

“Che stai dicendo stupidissimo vecchio!”. Urlò isterica

Jasper si voltò di scatto preso alla sprovvista da quell’improvviso sollevarsi dei toni

“Simòn che succede?”

“Succede che il tuo amichetto qui è completamente pazzo!”. Urlò la biondina

Marcus la guardò allibito

“Ma che..Simòn era solo..”

“Io avrei ucciso i miei genitori perciò? Eh?”

“Ma..ma Simòn stavamo solo scherzando”

Simòn lo fissò truce

“Non ammetto scherzi su queste cose!”

“Oh vedi di darti una calmata! Ma santo cielo questa ha bisogno di un uomo”. Sbuffò Ian

Simòn si voltò verso di lui con un ghigno sarcastico

“Ne vedi qualcuno monsieur?”

Ian scoppiò a ridere

“Se ne senti la mancanza ti aiuto volentieri”

“Non pensarci neanche!”

“Cara con quel caratterino è normale che gli uomini ti stiano alla larga!”

“Ah si?”

“Si..per tua fortuna a me piacciono le donne focose!”

Simòn si avvicinò con aria maliziosa

“Lo sai qual è il brutto delle ragazze focose?”. Domandò sfiorando la guancia dello scozzese

“Quale?”. Fece quello convinto

“ Che ti bruci!”. Sibilò Simòn  stritolandogli la mano tanto da strappargli un gemito

 

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Capitolo 10
*** incidenti ***


Incidenti

 

Autrice: ok sto cominciando a deprimermi...fa davvero così schifo?

La risata argentina di Alice arrivò dal carro mentre osservava l’amico che veniva quasi disarcionato dal cavallo per la stretta della bionda guerriera. Odiava Simòn con tutta l’anima ma insomma quella scena era veramente troppo bella per non trovarla apprezzabile.

Jasper si voltò inarcando un sopraciglio

“Alice vergognati! Gli sta facendo male!”. Sibilò divertito il capitano Noir preparandosi a intervenire

“Oh no ti prego Jasper non intervenire!”. Rise la moretta

“Ma..ma…Alice quella non scherza!”

“Oh a Ian farò bene ricordare che non tutte le donne sono deboli e indifese!”

Il guerriero scozzese grugnì fissando arrabbiato l’amica mentre Simòn si allontanava soddisfatta

“Alice! Peste dannata ma da che parte stai?”. Ruggì

“Io?”. Fece innocente la mora “Si chiama solidarietà femminile!”

Si insomma Simòn era l’ultima che poteva ispirarle solidarietà ma quello era un piccolo dettaglio

“Oh sei impossibile!”. Fece imbronciato l’amico

La piccola prigioniera non si unì alle risate degli altri, troppo presa da altri pensieri. Che  reazione che aveva avuto Simòn quando Marcus l’aveva accusata scherzosamente di essere lei la strega. Certo la sua rabbia era comprensibile, ma era sciocca, molto sciocca. E per una che calcolava tutto al dettaglio come Simòn era molto strano fare qualcosa di sciocco. Non era da lei perdere il controllo in quel modo, pensò preoccupata, ci doveva essere sotto qualcosa che lei non capiva..

“Ragazzi stiamo per arrivare a un villaggio!”. Sussurrò Jasper preoccupato

“E allora?”.  Chiese Ian perplesso

“E allora idiota non ci possiamo avvicinare con quella ragazza in gabbia, la ucciderebbero subito appena capissero chi è!”. Spiegò impazziente Marcus

“Sai che dipiacere!”. Frecciò Simòn

“Simòn taci!”. Sibilò Jasper mentre si allungava per aprire la gabbia di Alice

“Che accidenti stai facendo?”. Sbraitò la guerriera

“Mi pareva di averti detto di tacere Simòn”. Fece gelido il capitano Noir  “Comunque se lo vuoi sapere..l’idea è questa: voi attraverserete il villaggio con la gabbia dicendo che andate a prelevare un prigioniero nelle prigioni di Dorisfort…io porto Alice fuori dal villaggio, alla fine del villaggio ci ritroviamo”

Ian e Marcus annuirono, Simòn lo guardò inorridita

“Sei folle! Quella si infilerà  tra la calca e fuggirà appena possibile!”

“Non fuggirà perché io la terrò d’occhio Simòn”

“Perché devi farlo proprio tu?”

Jasper roteò gli occhi esasperato. Santo cielo non vedeva l’ora di liberarsi di quella arcigna voce della cosienza

“Perché Ian è sospettato di volerla far fuggire anche se mi ha dato la sua parola di non farlo e quanto a Marcus…se lei prende la corsa lui muore con il respiro spezzato prima ancora di pensare di rincorrerla!”

“Posso farlo io”. Provò la bionda

Jasper tremò alla sola idea. Certamente doveva essere una sua sciocca impressione ma avrebbe potuto giurare che aveva visto un lampo che non gli piaceva in quelle iridi azzurrine

“Certamente Simòn così potrai tagliarle la gola appena ti perdiamo di vista…accidentalmente…

La donna alzò il mento con aria ostinata

“Allora la seguiremo entrambi così la controlleremo a vicenda”

Bene la pazienza di un uomo ha i suoi limiti e Simòn aveva appena superato quelli della pazienza di Jasper Noir

“Simòn ho detto che la porto io esegui o tornatene a casa tua! IO do gli ordini qui ed esigo che TUTTI li rispettino”. Tuonò

La guerriera capì di aver superato un confine invisibile e si affrettò a obbedire. Maledizione! Si disse, aveva perso un’opportunità unica. Dannato capitano Noir la capiva troppo bene!

Dieci minuti dopo Jasper percorreva il villaggio con Alice appesa al braccio

“Ehm..”. Tossicchiò la giovane “ E’ necessario che camminiamo così..così vicini? È sconveniente!”

Un lampo malizioso attraversò gli occhi ambrati del capitanon Noir

“Alice se è per quello è sconveniente anche che una donna usi la spada!”. Sussurrò al suo orecchio

Il problema era, pensò la ragazzina mentre il respiro caldo di Jasper le solleticava l’orecchio. Che la 2vicinanza di Jasper la faceva sentire poco controllata. La pelle del suo braccio scottava dove lui stava posando le dita e il suo cuore continuava ad accelerare i battiti contro il suo volere. Dannato cuore!

“E comunque non sono scemo Alice, la paura della morte, e capisco che tu ne debba avere, fa fare cose stupide…fra cui tentare di infilarsi tra la folla!”. Aggiunse Jasper

“Ooooh adesso anche tu non  ti fidi di me?”. Gemette la ragazzina disperata

Il capitano Noir sorrise

“Non è questione di scarsa fiducia, io al tuo posto lo farei”

“E allora perché non mi lasci andare?”. Chiese la giovane

“Perché se tu scappi altri verranno mandati a cercarti e forse non sarebbero buoni come me!”

No, non avrebbe permesso che succedesse. Se Alice fosse scappata e l’avessero ripresa…non avrebbe permesso che accadesse questo!

La ragazzina rise

“In pratica è della mia sicurezza che ti preoccupi esatto?”

“Si brava hai capito tutto..e poi se facciamo in modo che ci prendano per marito e moglie daremo molto meno nell’occhio”

La ragazza annuì arrossendo.

“ Ecco io…d’accordo Jasper”

Jasper annuì soddisfatto

“Brava piccola! E ora rilassati e goditi il villaggio..oggi c’è mercato a quanto pare…”

La ragazzina si voltò verso il punto che Jasper le aveva indicato osservando l’ambiente attorno a lei affascinata

“Wow quanta gente!”. Esclamò allegra

Lui sobbalzò fissandola

“Ma…ma…Alice…la gente..mi stai dicendo che non hai mai visto un mercato?”

“No”. Esclamò la ragazza  “Non uscivo molto di casa”

Jasper la guardò perplesso

“Ah…”

“Oh Jasper guarda quante cose!”. Esclamò estasiata la ragazzina correndo verso le bancarelle

La fissò curioso mentre volteggiava tra le bancarelle affascinata praticamente anche dalle noccioline nel banco della frutta. Era così diversa…sembrava che le fosse sceso un peso dalle spalle, sembrava una bambina.

Alice sorrideva allegra frugando le merci. Era tanto che non si sentiva così. Lei era sempre vissuta concentrata sul suo compito, troppo per svagarsi. E anche se l’avesse voluto non avrebbe potuto comunque, lei non piaceva alla gente del villaggio e la gente del villaggio non piaceva a lei.  Dunque, meno usciva di casa e meglio era.

Si fermò affascinata davanti a una bancarella che vendeva gioiellini fatti a mano. Fra le varie cose c’era un bellissimo braccialetto con una luna. Una luna  fatta con una maestria notevole. Una luna come quella che lei portava sulla spalla

“Ti piace eh fanciulla?”. Chiese allegra la commerciante

Alice sobbalzò lasciando ricadere sul banco il bracciale, guardando Jasper spaventata.

Lui aveva visto l’espressione di intenso desiderio che era balenata sul viso della ragazzina.

Jasper non farlo!

Sembrava così affascinata da quell’oggetto..come se per lei avesse un significato

Jasper fermo è una sciocchezza

E quell’espressione da bambina che guarda un giocattolo tanto bramato le compariva così raramente sul viso

Jasper fermo finchè sei in tempo

“Quanto costa?”

Non era più un tempo.

Pochi minuti dopo Alice fissava ipnotizzata il bracciale al suo polso

“Sono contento che ti piaccia”. Sussurrò Jasper

“Non avresti dovuto!”. Protestò Alice

“Oh eddai è una stupidaggine e poi…”

Non finì mai la frase distratto dall’urlo che veniva poco distante da loro, nella foresta che avevano appena raggiunto. Era la voce di Marcus

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Capitolo 11
*** tentato omicidio? ***


Tentato omicidio?

 

Jasper estrasse la spada e cominciò a correre verso gli alberi con Alice alle calcagna

“Era Marcus quello?”. Chiese la fanciulla spaventata

“Si era lui”. Annuì Jasper senza fermarsi

Il colorito della giovane era persino più pallido del solito.

“Pensi che li abbiano aggrediti?”

“Nah Simòn e Yan sono troppo bravi per essersi fatti mettere sotto…stai tranquilla Alice si sarà agitato uno degli animali magari Marcus è caduto”

“E allora perché diavolo hai estratto la spada?”

“Beh…non si sa mai meglio non essere mai impreparati no? A proposito….”. Estrasse un pugnale e glielo passò “Nasconditelo sotto le gonne, se non è successo nulla e Simòn scopre che ti ho dato un arma mi uccide…ma se è accaduto qualcosa…corri nel bosco e se qualcuno ti si avvicina…spero tuo padre ti abbia addestrata a lanciarli…”

“Oh si che mi ha addestrata”. Assicurò Alice nascondendosi il pugnale sotto le gonne per poi riprendere a correre”

“Bene allora se ti ordino di nasconderti non tornare da noi verrò io a cercarti e se qualcuno ti trova mira al petto! Nessuna esitazione chiaro?”

Alice annuì in silenzio. Non poteva realmente prometterglielo perché il suo credo le impediva di sottrarre una vita..ma nulla le vietava di vendere cara la pelle perciò quel pugnale le sarebbe stato comodo in caso di necessità. Ora la sua più grande preoccupazione era cosa poteva essere accaduto agli altri, perché quella di Marcus era l’unica voce che si era sentita? Simòn e Yan erano forse fuorigioco? Un brivido percorse la giovane mentre pregava con tutte le sue forze perché il suo amico fosse ancora sano e salvo.

Finalmente gli alberi si diradarono e il carro dove normalmente veniva chiusa Alice comparve davanti ai loro occhi. Simòn e Yan erano illesi

“Dov’è Marcus?”. Chiese Jasper

Yan scosse la testa pallido come un  cencio

“Non ne ho la più pallida idea Jasper..ci hanno attaccati..un branco di dannati lupi e non so per quale motivo miravano a Marcus, noi glieli abbiamo tenuti lontani ma lui si è spaventato ed è scappato via…gli stavamo giusto per  correre dietro…”

Alice lo guardò perplessa

“Lupi che attaccano un solo umano?”

Simòn si avvicinò annuendo

“Forse hanno percepito che lui era il più indifeso…”

“Non abbiamo tempo di fare congetture!”. Tuonò Jasper  “Da che parte è andato Marcus?”

Yan indicò un punto alla loro destra e tutti e quattro cominciarono a correre verso quella parte. Trovarono Marcus dopo un paio di metri, circondato dai lupi. Jasper e Yan si fecero avanti e riuscirono a colpire i primi mentre si lanciavano contro Marcus

“Simòn che accidenti fai ferma qua”. Sibilò Alice prendendo il pugnale

La bionda la guardò divertita

“Credi davvero che due uomini e una fanciulla armata di pugnale più me riuscirebbero a batterli? È meglio scappare strega da retta a me”

Per un minuto Alice provò l’impulso di scagliare il pugnale contro di lei ma si trattene. Il povero Marcus rischiava la vita, quei dannati lupi stavano mirando a lui non c’erano dubbi, non si spiegava in altro modo il modo in cui cercavano di aggirare Jasper e Yan per colpire il monaco. E lei doveva proteggere Marcus aveva un debito nei suoi confronti da quando era piccola e pagava sempre i suoi debiti!

“Alice che accidenti fai?”. Chiese Jasper quando un preciso colpo della giovane mise in fuga un lupo

“Vi aiuto”. Fu la naturalissima risposta

 Il problema di fondo era che lei non voleva uccidere i lupi..e questo rendeva il suo compito un tantino difficoltoso. Però era strano, non aveva mai sentito di lupi che si comportavano in questa maniera…a meno che non fossero influenzati da qualcuno…e in tal caso forse poteva fare qualcosa…

Si guardò lentamente attorno. Simòn osservava Marcus quindi non l’avrebbe vista, Yan era impegnato a combattere e poi lui sapeva tutto e Marcus era troppo spaventato per notare qualunque cosa. Si concentrò come le aveva insegnato sua madre e pronunciò qualche parola in una lingua antica. I lupi indietreggiarono lentamente sparendo tra gli alberi.

“Sono andati via!”. Esclamò Yan

“Si così pare….”. Fece Alice simulando tranquillità

Marcus, che stava in un angolo tremando attaccato al suo crocifisso si guardò attorno spaventato

“S-sono andati v-via?”

Alice gli sorride dolce e gli tese la mano

“Si, signore sono andati via”

“E sarà meglio che andiamo via anche noi” . Fece Jasper osservando Alice con aria strana

Ian annuì mettendo la spada nel fodero

“Non si sa mai che quelle bestie le abbia spaventate qualcosa”

“In tal caso non vorrei avere  a che fare con il qualcosa che li ha spaventati”. Fece Marcus con un lungo brivido

Simòn li guardò sprezzanti

“Che pappemolli che siete”

“Grazie Simòn, il tuo intervento è stato determinante!”. Ringhiò Jasper passandogli affianco

Marcus alzò lo sguardo accorgendosi solo allora di chi gli aveva preso la mano. Fissò la ragazzina arrossendo

“Ehm gra-grazie Alice”. Sussurrò imbarazzato togliendo la mano

Alice ridacchiò. Com’era buffo quel vecchietto che non sapeva più come affrontare la situazione in cui si trovava.

Simòn fissò la mano di Alice, quella armata.

“E quello?”

Jasper tolse il pugnale dalle mani della bella moretta con uno scatto veloce

“Gliel’ho dato io Simòn era giusto che potesse difendersi se avessimo trovato qualcosa di pericoloso”

Il viso a cuore della buondina si arricciò in una smorfia furente

“Mon dieu! Sei davvero così stupido? E se te lo avesse infilato nelle costole e fosse scappata?”

Alice si affrettò a infilarsi nella gabbia

“Non è successo Simòn, fine della discussione!”. Sibilò Jasper

Simòn aprì la bocca con l’evidente intenzione di protestare ma fu bloccata da una botta alla spalla di  Ian

“Non esagerare Simòn potrebbe anche arrabbiarsi sul serio!”. Soffiò lo scozzese

La bionda lo guardò con aria di sfida

“E allora?”

“E allora perché devi avere problemi quando non è successo nulla per cui tu te li debba creare?”

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Capitolo 12
*** Cosa ho visto? ***


Cosa ho visto?

 

Alice rigirava pensierosa un pezzettino di erba tra le dita, si stava annoiando, si stava annoiando da matti. Non aveva patito granchè l’essere prigioniera, tutti quelli della sua scorta la trattavano con gentilezza..beh eccetto Simòn ma Simòn in ogni caso non le aveva comunque fatto del male.  Solo che fino ad adesso a sorvegliarla erano sempre stato Jasper oppure Yan ed entrambi facevano due chiacchiere con lei finchè non si addormentava mentre invece…quella notte toccava  a Marcus e lei non aveva ancora sonno…e il monaco era lì zitto zitto che non cercava di dimenticare che la gabbia non fosse vuota. Ok, era il momento di prendere in mano le cose

“Ehm…padre?”.  Chiese dolcemente

Il prete alzò lo sguardo e assunse un espressione prossima a farsi uscire il fumo dalle orecchie

“Si signorina?”

Alice scoppiò a ridere

“Mi potete chiamare Alice  vi assicuro che non vi maledirò”

Marcus fece un risolino imbarazzato

“Oh Alice io…”

“No va bene…sul serio…insomma..capisco il vostro problema Marcus…”

“No, davvero Alice non ho nessun problema con voi…è la gabbia che mi fa impressione”

Alice aggrottò le sopraciglia guardandolo confusa

“La gabbia?”

“Si insomma….vedere un essere umano in una gabbia…è disumano”

La risata argentina della ragazza riempì l’aria

“Cosa? Invece le torture?”

Marcus assunse un’aria oltraggiata

“Io su quello non c’entro voglio precisare che non ho mai approvato quelle cose!”

Il sopraciglio della fanciulla si sollevò all’insù

“Non mi pare di avervi sentito chiedere pietà per me”

“Io ecco..io…”

Aveva sempre odiato tutti quelli che avevano a che fare con la chiesa, insomma erano stati loro a uccidere sua madre e a ficcare in quella situazione…però vedere quel vecchietto che blaterava confuso le faceva veramente compassione

“Marcus calmatevi sarà meglio cambiare argomento”

“Oh ecco io..immagino di dovervi delle scuse..”

“Marcus? Scuse? Ma di che parlate! Insomma…io dal vostro punto di vista non sarei una indemoniata?”

“No, chiunque è innocente fino a prova contraria e nel vostro caso le prove non ci sono Alice…”

La ragazza lo guardò perplessa

“Siete uno strano prete Marcus”

“Come Jasper è uno strano uomo di armi?”

Alice ci pensò un attimo. Si, Jasper era un soldato strano, di solito loro sono violenti, amano uccidere, mentre invece Jasper usava la spada solo per difendere e il suo senso di colpa ogni volta che doveva uccidere era profondo, lo sapeva, glielo leggeva dentro.

“Si, Jasper è uno strano uomo di armi”

Marcus ridacchiò

“L’ho educato io modestamente!”

La ragazza guardò il monaco sbarrando gli occhi

“Davvero?”

Chissà come era stato Jasper da bambino, era vivace come era sempre stata lei? O era serio come adesso?

“Si, l’ho educato io…Jasper fu abbandonato da neonato nel convento dove io vivo…”

Gli occhioni azzurri della ragazza si fecero sarcastici

“Da non credersi quasi che quello si qualcuno cresciuto in un convento”

Il monaco ridacchiò

“Ve lo sareste aspettata con il rosario in mano eh?”

La fanciulla annuì

“Si in effetti si…e certo non con le sue idee”

“Quelle sono merito mio!”

Alice rise

“Le sue idee? Siete sicuro di conoscerle?”

“Intendi il fatto che Jasper non approva i metodi di alcuni ecclesiastici?”

“Di tutti gli ecclesiastici”

Il monaco sorrise indulgente

“Bambina quando avrai vissuto allungo come me saprai che non è tutto o bianco o nero…la chiese non è buona o cattiva..è fatta da uomini alcuni degni altri no”

“Vero…ma voi dovreste dare l’esempio”

“In un mondo ideale bambina, ma noi non viviamo in un mondo ideale”

“Me ne sono accorta” fece Alice indicando la gabbia

Marcus la guardò serio

“Alice per quello che vale se siete innocente farò in modo con Jasper e Yan che tu esca da quella gabbia”

Alice rise ironica

“Oh andiamo Marcus Yan e Jasper possono anche credere che riusciranno a liberarmi ma voi sapete come stanno le cose…non permetteranno che io sia scagionata, il popolo è arrabbiato, ha bisogno di un colpevole e sarete voi a essere ritenuti colpevoli se io vengo liberata”

Marcus alzò le spalle tranquillo

“E’ un problema dei miei superiori non mio bambina”

“I tuoi superiori comandano anche al monastero…”

“Si ma possiamo assicurarci che…non barino”

“Non ne hanno bisogno Marcus conosco i vostri mezzi…basta un neo particolare!”

Il monaco vece un verso simile a un grugnito

“Si lo so qualcuno ci crede davvero”

“Voi no?”

“Bambina…se ci fosse qualcuno in grado di interegire con…certe forze…credi davvero che lo porti scritto addosso?”

“Qualcuno lo crede..”

Il monaco fece un gesto infastidito con la mano

“Qualcuno! Io no!”

La voce di Jasper li raggiunse da un punto alla sua destra

“Marcus vai a letto ti do il cambio”

Il monaco annuì e si sollevò andando a unirsi ai fagotti degli altri mentre Jasper si sedeva affianco alla gabbia fissando Alice

“Alice?”

“Si?”

“Ho visto una cosa strana mentre combattevamo me la puoi spiegare?”

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Capitolo 13
*** verità ***


Verità

Perdonooo lo so che fa schifo ma mi laureo mercoledì sono troppo nervosa per scrivere bene

 

Alice fissava Jasper orripilata, ondate di paura si susseguivano l’una dopo l’altra per tutto il suo corpo. Come aveva potuto essere così avventata? Come aveva potuto non rendersi conto che qualcuno la stava guardando? Eppure era convintissima che Jasper e Yan fossero occupati a combattere, che non avrebbero potuto rendersi conto di quello che stava facendo lei.

Cosa aveva fatto? Si chiese disperata, per colpa della sua avventatezza si era messa nella posizione di perdere il suo unico alleato, ora Jasper ne avrebbe parlato agli altri e…un momento…perché Jasper non ne aveva parlato agli altri? Non era sicuro di quanto avesse visto realmente? C’era una possibilità di convincerlo che si era sbagliato?

“Dimmi, che cosa hai visto?”

Jasper l’aveva osservata attentamente e si era accorto del suo pallore improvviso quando le aveva detto di aver visto qualcosa di strano, troppo evidente per credere ora all’aria ingenua che aveva instaurato.

“Tu hai detto delle parole Alice…e quei lupi si sono ritirati di colpo”

Alice scosse la testa cercando di buttare fuori una risatina divertita..ma sembrava più il preludio a una crisi isterica, non era mai stata brava a fingere

“Jasper non dire sciocchezze io non parlo con gli animali”

“Oh si tu hai parlato con quegli animali Alice”. Insistette Jasper

Alice scosse di nuovo la testa

“Jasper capisco che l’atteggiamento di quegli animali ti sia sembrato strano ma…”

“Strano? Alice da quando in qua i lupi attaccano una persona sola? Quelli miravano con chiarezza a Marcus!”

La ragazzina annuì, quello sarebbe stato stupido negarlo

“Si lo so Jasper è strano…beh magari hanno mirato a lui perché è il più debole…”

Jasper alzò un sopraciglio scettico

“E non cercano minimamente di mettere fuori gioco noi che tentavamo di ucciderli?”

Alice alzò le spalle

“Non lo so Jasper lascia perplessa anche me…”

Jasper la fissò negli occhi

“Alice tu sai più di quello che dici!”

“Non ho cercato di far sbranare Marcus dai lupi se questo è quello che credi!”. sbuffò Alice arrabbiata “Non ne avevo nessun motivo!”

“Vendicarti per come ti hanno interrogata?”

“Marcus non mi ha mai toccata e in ogni caso perché mi sarei dovuta mettere a difenderlo se fossi stata io a volerlo morto?”

Jasper rimase un attimo in silenzio osservando l’espressione oltraggiata della ragazzina. In effetti non ci sarebbe stato motivo per Alice di rischiare la vita aiutando Marcus se dietro quella storia ci fosse stata lei.

Ma d’altra parte come si spiegava  che appena aveva sussurrato quelle parole i lupi erano partiti?

“E’ vero Alice in effetti non ha senso pensare che sia stata tu a far attaccare Marcus…ma hai fatto tu in modo che i lupi scappassero”

“No Jasper è stata una pura casualità”

Il capitano Noir scoppiò a ridere con ironia

“Un caso?”

“Si mi ero fatta male e ho imprecato e proprio in quel momento i lupi sono scappati…pura casualità”

Jasper scosse la testa

“No Alice tu non hai imprecato semplicemente!”

“Oh Jasper si l’ho fatto..sei solo suggestionato da quello che dicono su di me e dalla situazione strana che abbiamo vissuto…”

“No tu hai parlato in una lingua sconosciuta!”

La ragazzina scosse freneticamente la testa sempre più alle strette

“Hai sentito male!”

“No Alice io ho sentito benissimo, erano parole in una lingua sconosciuta!”

“E’ soltanto il mio dialetto!”

“Alice finiscila sono cresciuto nella tua stessa zona conosco il tuo dialetto!”

Alice lo osservò un attimo pensierosa. Che fare ora? Dirgli la verità poteva farla condannare istantaneamente a morte…ma d’altra parte Jasper sembrava aver capito molto bene quello che aveva fatto e se non l’aveva denunciata forse c’era una speranza di  convincerlo a crederle…

“Ok se ti dicessi che ho fatto in modo io che i lupi se ne andassero?”

Il capitano Noir sobbalzò come se avesse brandito contro di lui una spada

“Sei una strega?”

Alice storse il naso oltraggiata

“Wicca prego!”

Il capitano Noir la fissò con aria indecifrabile

“La differenza?”

“Beh semplice io non posso uccidere e io non c’entro niente con riti demoniaci e cose varie..è un tipo diverso di magia!”

“Tu non puoi uccidere?”

Alice annuì

“Jasper quello che devi capire è che la magia non è buona o cattiva a prescindere, intanto ci sono vari tipi di magia e poi…ecco è come avere una spada, la usi per quello che vuoi, bene o male dipende da te…chiaramente la differenza è che ci nasci con la magia per la maggior parte dei casi”

“E tu sei nata con dei poteri?”

“Si, non li ho chiesti io e ho scelto di usarli per motivi buoni”

“Dunque non sei stata tu a creare la pestilenza?”

“No ma i tuoi amici con la toga una cosa l’hanno capita giusta, si tratta di un’incantesimo…io non sono l’unica a saper usare la magia nei paraggi!”

Jasper la guardò serio

“Tu sai chi è stato?”

La ragazzina scosse la testa

“Non posso parlare di questo Jasper!”

Jasper annuì

“Capisco”

“Ora che farai lo dirai agli altri che uso la magia?”

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Capitolo 14
*** Decisioni ***


Decisioni

Autrice: Mie careeee. Mi sono laureata con 93 e il primo esame della seconda laurea è andato alla grande sono di ottimo umore XD

 

Jasper guardava  Alice mordendosi il labbro nervoso. E ora che accidenti faceva?  Si era messo in una condizione davvero pessima: se avesse coperto Alice e lei non fosse stata in buona fede avrebbe avuto centinaia di persone sulla coscienza…d’altra parte se non l’avesse coperta e lei avesse detto la verità avrebbe fatto ammazzare un’innocente. Guardò la ragazza negli occhi attentamente  cercando qualcosa che gli dicesse se mentiva o se poteva fidarsi, le iridi azzurrine come sempre gli trasmettevano solo innocenza

“Come faccio a sapere che non menti?”. Chiese con un lungo sospiro

La ragazzina scosse la testa guardandolo seria

“Jasper capisco la tua situazione davvero…ma io prove da darti non ne ho, ho solo la mia parola”

Il maggiore Noir annuì

“Facciamo una cosa…diciamo che ti credo ma sei sotto sorveglianza!”

Il cuore della ragazzina fece un balzo. Le stava dicendo  che la accettava anche se aveva quei poteri! Era molto più di quanto avesse sperato

“Grazie Jasper!”

“Non ringraziarmi, se scopro che hai mentito su  quello che fai coi tuoi poteri ti farò molto ma molto male!”

Alice scosse la testa

“Jasper no, sono sincera! Io non ho chiesto di avere dei poteri magici, ci sono nata non è colpa mia!”

Jasper scoppiò a ridere

“Ehi calma calma non sono i tuoi poteri il problema!”

La ragazzina lo fissò confusa

“Che vuoi dire?”

“Alice per me non è il fatto che tu abbia dei poteri il problema, è il fatto che sei accusata di averli usati in un certo modo”

Si certo come no! Pensò scettica  la ragazzina. Jasper era stato cresciuto in un ambiente in cui si credeva fermamente che solo chi faceva uso di pratiche oscure poteva fare incantesimi, difficilmente avrebbe creduto che le cose che faceva lei fossero innocenti

“Mmh quindi tu non hai nessun problema col fatto che io sia…hn..una specie di demone che fa magie?”

Jasper la guardò perplesso

“Che significa! Hai appena detto che non usi …un certo tipo di magia!”

Alice annuì

“Ma non è questo che ti hanno insegnato…”

“Appunto Alice, io di queste cose sinceramente non ne capisco un tubo piccola, ma penso che manco quelli che mi hanno insegnato che le streghe sono adoratrici del demonio e roba simile ne sapessero molto quindi…devo credere a quello che mi dici, che per altro mi sembra anche sensato. Onestamente, da come mi hai descritto la cosa, accusarti perché sai fare magie sarebbe come accusarti perché sei nata con gli occhi azzurri, non ha senso!”

Alice sorrise raggiante. Finalmente! Finalmente qualcuno che capiva che lei non aveva fatto nulla per essere diversa e, a dirla tutta, ne avrebbe anche volentieri fatto a meno potendo scegliere. Fin’ora l’unico di cui aveva creduto di potersi fidare era Ian.

“Lo pensi davvero?”

Il capitano Noir inarcò un sopraciglio divertito

“Oh mon dieu! Alice io sapevo benissimo che cosa avevi fatto…insomma non so magari come si fa un incantesimo ma se ne vedo uno così palese lo riconosco, se avessi pensato che fossi pericolosa avrei avvertito subito gli altri!”

“Sai Jasper insomma…non tutti la prenderebbero come te!”

Jasper rise

“Si, immagino mia cara sei stata fortunata che ti abbia vista io!”

Il viso della ragazzina si contrasse in una smorfia di terrore istintivo

“Si immagino benissimo se per esempio mi avesse vista Simòn!”

Un leggero scappellotto si abbattè sulla  nuca della giovane

“Ahia Jasper ma sei scemo!?”. Borbottò inviperita

“No sono furbissimo, talmente furbo da lasciarti un ricordino così non farai un’altra volta una fesseria simile!”. Sibilò Jasper

“Fesseria? Ehi ho salvato un uomo!”. Fu l’oltraggiata replica

“Si e per poco non ti fai ammazzare! Alice ti rendi conto che se ti avesse vista Simòn ti avrebbe fatta arrostire all’istante?”

Alice annuì

“Diciamo che ho valutato i rischi e ho deciso che valeva la pena di correrli!”

Le iridi nere del capitano delle guardie la fissarono serie

“E diciamo che io non sono d’accordo con la tua valutazione mia cara!”

La ragazzina alzò con naturalezza le spalle

“Succede, ognuno la vede a modo suo!”

“Alice! Piccola pazza io…”. Ruggì Jasper

“Shh parla piano!”

Gli occhi azzurri vagarono inquieti per la radura che gli circondava. L’erba era incolta, tanto che stando ben inchinata avrebbe coperto la sua figura nella gabbia e, a giudicare dal silenzio, erano ancora le uniche creature sveglie là dentro. Tirò un sospiro di sollievo sentendo i respiri regolari di tutti e tre i loro compagni

“Per poco non mi fai ammazzare tu!”

Un ringhio sommesso giunse alla sua destra

“Sembra che ti farei anche un favore a giudicare dal piacere con cui ti metti in pericolo!”

“Oh Jasper…”

“No! Non hai scuse signorinella potevamo farcela tu…hai corso uno stupido rischio stupidamente inutile!”

“Oh per cominciare sono grande abbastanza da decidere dei rischi che corro e punto secondo quei lupi erano in troppi ci avrebbe aggirati almeno uno prima o poi e allora…”

“E allora non erano affari tuoi!”

La ragazzina alzò il mento con aria di sfida

“Oh e da quando sono affari tuoi quello che capita a me invece?”

Jasper la trucidò con un’occhiataccia

“Sei sotto la mia responsabilità…”

“Sono adulta e vaccinata non sono sotto la responsabilità di nessuno!”

Jasper lanciò un imprecazione per la frustrazione e la rabbia. Dannata ragazzina, lo faceva impazzire!

“Alice metti la testa apposto!”

“Altrimenti?”

Un ghigno furbo increspò le labbra del bell’ufficiale

“Altrimenti dico a Ian che sei stata capace di fare una magia davanti a tutti…lui sa presumo…”

Oh oh oh! Quello era un colpo sotto la cintura e anche bello forte! Ian l’avrebbe sgridata sino a darle la nausea se avesse saputo

“Oh non oseresti!”. Sibilò indignata

Jasper avvicinò il viso a quello della ragazzina fin quasi a toccare le sbarre che li dividevano e le sfiorò lentamente la guancia con un dito in un gesto di sfida

“Oh tu non sai neanche lontanamente di cosa sono capace se mi metti alla prova signorina!”

Accidenti quella dannata carezza la distraeva, non le permetteva di pensare a una replica adeguatamente arrabbiata

“Oh piantala!”

Il sopraciglio del capitano scattò all’insù

“Di fare che?”

“Questo..mi distrae!”

“Ah ah stiamo ammettendo che ti piacciono le carezze?”

“Jasper?”

“Si?”

“Ti faccio una fattura che non te lo immagini nemmeno se non la pianti!”

Il comandante rise sarcastico

“Non puoi! Ti sei lasciata scappare che non puoi uccidere”

“No ma causare danni permanenti..ho detto di non poterlo fare?”

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Capitolo 15
*** Incubi rivelatori ***


Incubi rivelatori

 

“Tesoro presto nasconditi, sono arrivati!”

La ragazzina sgranò gli occhioni azzurri terrorizzata e piena di orrore, era successo ancora! Una sua visione si era avverata, ancora una tragedia annunciata da lei che si abbatteva. Forse, si disse, aveva ragione chi sosteneva  che portasse sfortuna, forse lei non prevedeva soltanto quelle cose, forse le faceva anche accadere.

“Alice su! Sbrigati!”. La incalzò la madre prendendola per un braccio e guadandola verso il nascondiglio tra le assi del pavimento

La ragazzina cercò di puntare i piedi, non voleva lasciare la madre sola, aveva paura che le facessero del male cercando lei

“Mamma no! È meglio se vado con loro, non possono provare che ho fatto qualcosa”

La madre scosse la testa esasperata

“Alice, piccola non hanno bisogno di prove lo sai benissimo!”. Le spiegò rinchiudendo la bottola sopra di lei e pronunciando le parole che avrebbero impedito ai soldati di vederla

 

Nel sonno, la ragazzina cominciò ad agitarsi, la parte della sua mente che  manteneva un contatto con il mondo reale sapeva quello che arrivava a questo punto e ne aveva terrore. Non voleva risentire quelle urla, il calore del fuoco che l’aveva costretta a uscire…

Ma stavolta il sogno cambiò e anziché seguire la fine della madre si trovò di nuovo in una sorta di radura buia, e la voce che già tante volte aveva invocato il suo aiuto in sogno riprese a tormentarla

 

La ragazzina si svegliò di soprassalto passandosi una mano sulla fronte sudata e cercando di calmare i battiti irregolari del cuore.

“Jasper…”. Sussurrò guardandosi attorno spaventata

Perché continuava a sognare Jasper che le chiedeva aiuto? Che cosa significava? Si chiese mentre l’ansia cominciava a morderla.

Avrebbe dovuto aiutare Jasper in qualche molto? Era in pericolo forse? E chi era l’altra ragazza che chiedeva il suo aiuto? Poteva essere qualcuna  che era in pericolo assieme a loro?  Ma chi?

“Non dormi bene piccola?”. Fece una voce divertita alla sua destra

I muscoli della moretta si irrigidirono mentre i suoi occhi si accendevano di odio e rabbia repressa

“No, Simòn non dormo bene…temo che l’ara della foresta non mi faccia bene”. Sibilò sarcastica

“Non riuscirai a salvarlo Alice!”. Proclamò con tranquillità la bionda

Gli occhi di Alice si fissarono in quelli dell’altra

“Non so di che parli!”

“Bugiarda…io so cosa sai fare piccola strega e so cosa stavi sognando…non salverai il capitano Noir se il suo destino è morire!”

Un tremito convulso percorse le mani di Alice tanto che le unghie affondarono nella carne delicata del palmo

“Non ti permetterò di fare del male anche a lui, non accadrà di nuovo!”

“Alice, piccola ingenua! Sei davvero divertente!”

“Oh sono divertente?”. Sbraitò furiosa la ragazzina “Non riderai così tanto quando ti ammazzerò”

Simòn inarcò un sopraciglio apertamente scettica

“Oh davvero? Cielo che paura! Come pretendi, mi piccola sciocca, di salvare qualcuno quando non sei riuscita a salvare tua madre che era sopra la tua testa?”

Alice urlò, di rabbia, di frustrazione perché quella dannata gabbia le impediva di saltarle addosso come avrebbe voluto

“Piantala ragazzina o ti prendereanno per pazza…non vorrei che morissi troppo presto!”. Rise sadicamente l’altra

“Simòn taci per oggi  hai detto abbastanza”. Ruggì la voce di Jasper

Il capitano Noir si avvicinò a grandi passi a Simòn. Era furioso, aveva sentito poco della conversazione e non ci aveva capito nulla…tranne una cosa: che Simòn sapeva qualcosa del passato di Alice e lo stava usando per tormentarla

“Ma…”. Balbettò Simòn

“Sparisci!”. Sibilò

“Ma è il mio turno di guardia!”. Protestò la biondina

“Ti sostituisco io! Levati dalle scatole ora!”

La bionda afferrò al volo il concetto e si affrettò a tornare al suo giaciglio prima che Jasper perdesse le staffe e le mettesse le mani attorno al collo

Il capitano Noir si sedette di fronte alla gabbia dove era sistemata Alice

“Vuoi parlarne?”

La ragazzina ricambiò lo sguardo come soppesando la proposta

“Meglio di no!”

“Senti Alice….qualcuno sa che cosa è successo tra te e Simòn?”

Aveva un’idea precisa a riguardo e quando la vide scuotere la testa fu certo che ci aveva visto giusto

“Nessuno sa?”

Di nuovo un diniego

“Alice non va bene….insomma questa cosa finirà per divorarti dentro!”

La ragazzina sospirò

“Non posso parlarne Jasper!”

“Perché?”

“Perché…perché è meglio così…”

Il maggiore ridacchiò scuotendo la testa

“Non lo sai neanche tu eh?”

Beh si in effetti non lo sapeva manco lei. Il problema era che era sempre stata abituata a tenersi per se tutto quello che la riguardava tranne che con la sua famiglia

“Beh ecco io…”

“Dai sfogati piccola…allora che significa che non hai saputo salvare tua madre?”

Gli occhi della ragazzina si velarono subito

“Vedi io a volte sogno delle cose…cose che poi accadono, perciò avevo visto che sarei stata accusata della pestilenza ma…sono venuti a prendermi prima che riuscissimo a organizzare una fuga e mamma mi ha dovuta far nascondere, ha detto che ero scappata di casa ma non ci hanno creduto…”

Jasper annuì gravemente. Aveva un’idea precisa di cosa fosse accaduto, conosceva bene i metodi dei suoi colleghi

“Alice  non potevi difenderla!”

Alice scosse la testa

“Non avrei dovuto nascondermi Jasper, io era quella che sapeva difendersi…”

“Alice erano tanti che pensi che avresti potuto fare per difenderti? Ti avrebbero fatta a pezzi!”

“Ma mamma…”

“C’erano i popolani fuori se anche fosse scappata ai soldati l’avrebbero presa loro!”

“Se avessi lasciato che mi prendessero…”

“Tua madre non si sarebbe salvata comunque! Sai che essendo tu accusata di essere una strega avrebbero pensato che fosse stata tua madre a insegnarti!”

La ragazzina sorrise amaramente

“Beh in effetti…anche mamma lo era!”

Jasper inarcò un sopraciglio

“Perché non avete usato la magia per salvarvi?”

“Perché avremo dovuto fare del male a quelle persone e la nostra legge non ce lo consente”

Il capitano Noir scosse la testa

“Pazzesco! Fareste vergognare il credente più puro”. Sospirò

Alice rise

“Grazie mille Jasper”

Le accarezzò dolcemente la guancia

“Tesoro smetti di tormentarti non è stata colpa tua!”

Forse, ma c’era ancora una cosa su cui tormentarsi.

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Capitolo 16
*** La fuga ***


La fuga

 

Jasper sbadigliò lanciando un’occhiata al giaciglio di fronte a lui. Alice dormiva beatamente protetta dalle sbarre della sua cella. C’aveva messo parecchio per rasserenarla ma alla fine sembrava esserci riuscito, almeno a giudicare dalla profondità del suo sonno.

Aveva sempre odiato fare la guardia ai prigionieri, era noioso stare seduto a fissare quelle sagome con cui il più delle volte non poteva manco aprire la bocca. Con Alice, in genere, la cosa era più piacevole, almeno poteva fare qualche chiacchiera.  In quel momento però, la  piccola peste era di ben poca compagnia e lui non sapeva come vincere la noia, ed era anche seccato dall’evidente inutilità della cosa, dal momento che Alice non era un pericolo per nessuno!

Forse, si disse al secondo sbadiglio, avrebbe potuto farsi una dormita. Massì tanto lui sapeva benissimo che Alice non aveva nessuna intenzione di fuggire, perciò al peggio avrebbe preso un predicozzo dai suoi compagni se l’avessero beccato, ma avrebbero trovato la ragazzina che dormiva placidamente nella sua gabbia e tutto si sarebbe sgonfiato.

Si sistemò comodo ma, subito dopo che ebbe chiuso gli occhi, sentì un fruscio alle sue spalle. Guardò verso i suoi compagni accertandosi che fossero tutti addormentati e si alzò per controllare che cosa avesse prodotto quel rumore.

Non si accorse che, nell’esatto momento in cui si alzò, Alice prese a muoversi nervosamente nel suo giaciglio.

Il rumore che aveva sentito, si ripetè più forte e più vicino e, questa volta, Jasper fu certo che non era prodotto da nulla di animale, quelli erano piedi calzati in stivali!

Estrasse la spada dal fodero e si fece più vicino fino a scorgere una figura, irriconoscibile a causa del buio. Gli si avvicinò lentamente pronto a prenderla alle spalle ma quella si voltò all’improvviso prima che lui potesse affondare il colpo. Il viso noto della persona davanti a lui lo fece impallidire, talmente spaventato da fare un paio di passi all’indietro

“Tu?”. Balbettò confuso

Sul viso diafano del suo interlocutore comparve un sorriso malizioso e sadico

“Paura dei morti Jasper?”. Chiese divertito

L’uomo lo guardava terrorizzato cercando di convincersi che quello non poteva veramente essere il ragazzino che aveva ucciso per sbaglio in battaglia, era morto! Morto a  miglia e miglia da lì, non poteva assolutamente essere lui

“Oh si sono io!”. Rispose divertito all’interrogativo mentale di Jasper, come se davvero avesse avuto la facoltà di sentirlo “Non ti alleggerisce la coscienza vedermi camminare?”. Chiese avanzando verso di lui

Jasper arretrò di un paio di passi. Non l’avrebbe mai fatto davanti a nessun’altro avversario, ma quello…quello era qualcosa contro cui non voleva e non poteva combattere, quello non era un semplice avversario, quella era la realizzazione dei suoi incubi, un mostro venuto fuori dalle sue notti tormentate per distruggerlo.

“Che cosa vuoi? Chi sei tu?”

Il ghigno si accentuò mentre il bambino gli si faceva più vicino, nascondendo una mano alla sua vista

“Sai bene chi sono e sai anche che cosa voglio!”

“Non ti devo nulla, nulla!”

“Oh si invece…tu hai preso la mia vita, mi devi la tua ora!”

 Vide la lama luccicare a poca distanza da lui ma, irrigidito dal terrore, non fu abbastanza veloce da evitarla.

Aspettò il dolore ma non venne, il ragazzino era davanti a lui ma il suo braccio era come bloccato

“Tu”. Ruggì fissando un punto alle sue spalle

“So chi sei, allontanati da lui!”

Quella voce lo fece voltare talmente in fretta che i nervi del suo collo urlarono per lo sforzo eccessivo, non era possibile! Lei era chiusa in gabbia, non poteva davvero esseri lì, non era lei quella che si stava avvicinando inferocita

“Allontanati da lui”. Ripetè decisa

Il bambino la fissò divertito

“Vuoi farmi male Alice?”

Jasper la afferrò per un braccio

“Alice piccola pazza cosa stai facendo? Andiamo via, dobbiamo andare dagli altri”

La moretta scosse la testa

“Non ci farà tornare dagli altri, ci vuole morti”

Lui credette di comprendere perfettamente quanto stava succedendo perciò annuì

“Mi vuole morto Alice, tu non c’entri nulla! E’ qui per me..tu devi tornare nella tua prigione, se scoprono che sei uscita….”

“Lo hanno già scoperto!”. Lo interruppe

“Che significa?”. Chiese Jasper continuando a tenere d’occhio la figura davanti a lui

“Non so chi vorrebbe farti credere di essere quella creatura…ma non è quello che tu credi di vedere, è Simòn”

Colto da quella rivelazione il capitano fissò la ragazzina distogliendo gli occhi dal presunto spettro

“Che stai dicendo?”

“Quella è Simòn non una creatura morta”

“S-simòn?”

La ragazzina annuì

“Ti avevo detto che io non sono l’unica a sapere usare la magia”

Gli occhi scuri si spalancarono quando comprese

“S-simòn è la strega che ha causato la pestilenza?”

“Avrei sperato che non ti credesse così in fretta ma visto  che tanto intendo comunque ucciderlo…”. Fece una voce femminile

Aveva perso di vista il ragazzino solo il tempo delle ultime poche frasi ma quando alzò il viso non era più là, c’era Simòn al suo posto, Alice aveva detto la verità

“Non essere così scontata cara!”. Sibilò Alice mettendosi davanti a lui

“Alice!”. Protestò Jasper cercando di spingerla via

La ragazzina si oppose con un vigore insospettabile in una  della sua taglia

“Jasper lascia perdere i cavallerismi, non siamo alla pari..io e lei sappiamo usare la magia, tu no, ergo è semplice, stai indietro e non distrarmi”

Una vampata di fuoco partì verso la ragazzina che fece appena in tempo a lanciarsi di lato per evitarla

“Sai che a giocare col fuoco ti bruci piccolina?”. Rise Simòn

Alice la fissò stringendo gli occhi

“Oh si…e sai perché non si sta vicino agli alberi?”

Un fulmine colpì il punto esatto dove si trovava Simòn, purtroppo però lei si era già scansata

“Sai giocare piccolina, ma non ho tempo ora…proseguiremo non temere”. Rise la donna

Un piccolo sasso si sollevò all’improvviso abbattendosi contro la testa della ragazzina che non fece in tempo a scansarsi.

Jasper avrebbe voluto reagire ma quando si voltò a cercare Simòn era scomparsa alla vista. Corse vicino a Alice constatando con sollievo che non era ferita gravemente

“Ha usato la magia”. Sussurrò la voce di Marcus

Quando il capitano Noir alzò lo sguardo, il monaco era davanti a lui, mortalmente pallido che si faceva segni della croce

E ora come lo convincevano a non bruciare Alice?

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Capitolo 17
*** Spiegazioni ***


Spiegazioni

 

La ragazzina aprì gli occhi azzurri guardandosi attorno perplessa, doveva essersi addormentata  perché la sua mente era confusa, come se ci fosse una fitta nebbia che la invadeva

“Mmh”. Mugolò infastidita dalla luce

Che strano, pensò, era pieno giorno a giudicare dalla luce che le feriva le palpebre eppure non erano ancora in marcia.

Solo quando mise completamente a fuoco l’ambiente circostante e la sua mente cominciò a elaborare si rese conto che era fuori dalla gabbia e che erano tutti attorno a lei

“Ah finalmente si sta svegliando”. Fece Marcus, che si era accorto per primo dei suoi movimenti

Ian la guardò preoccupato

“Alice stai bene?”. Chiese

Una voce che proveniva da poco sopra di lei rispose al suo posto

“Sta benissimo Ian tranquillo!”

In quel momento la ragazzina si accorse che la sua testa non era poggiata sopra l’erba ma su qualcosa di più compatto. Le gambe di Jasper

“Che accidenti fai Jasper Noir!”. Urlò saltando in piedi

Marcus indietreggiò facendosi ripetutamente il segno della croce

“Jasper bloccala!”

Il capitano Noir sbuffò infastidito

“Quante volte ti devo dire, vecchio gufo, che lei non è pericolosa?”

Marcus fece un verso che somigliava tanto a un topo schiacciato

“Non è pericolosa? Le ho visto far scende un fulmine!”

Jasper roteò gli occhi

“Marcus sei stato tu a dirmi che la magia non è sempre facile da comprendere, Alice ha usato la magia ma come fai a dire che sia un tipo di magia malvagia?”

Il viso del vecchio monaco si accese di un forte color porpora

“Non è malvagia? Insomma! Ha ucciso centinaia di persone!”

Ian e Jasper aprirono la bocca per replicare ma Alice li precedette. Scattò in piedi come una furia guardando il monaco con occhi lampeggianti

“Se non fosse che ho un debito nei tuoi confronti ti avrei  sfidato a duello! Non osare mai più insinuare che io abbia ucciso qualcuno!”

Marcus la fissò con un’aria tra il confuso e l’oltraggiato

“Tu hai un debito nei miei confronti? Di che diavolo parli!?”

Alice lo fissò divertita

“Beh non te lo puoi ricordare è stato una quindicina d’anni fa, io avevo quattro o cinque anni…i miei compaesani volevano darmi alle fiamme”

Marcus capì all’istante, non aveva mai dimenticato gli occhioni azzurri di quella piccolina spaventata che i paesani impazziti volevano uccidere. Come si poteva pensare che una bambina innocente fosse preda del demonio, si era detto al momento. Forse, si disse ora, i villici ignoranti e superstiziosi avevano avuto ragione, forse se avesse lasciato uccidere quella  bambina avrebbe salvato tante vite

“Tu…tu eri quella bambina?”. Balbettò

“Ti volevano bruciare?”. Chiese Jasper orripilato

Alice annuì per entrambe le domande

“Io vedo cose che accadranno da quando ero bambina, mamma mi diceva di tacere ma io…io non volevo che quelle cose accadessero, e quando ho visto morire mio cugino…mi sono aggrappata alle sue gambe, ho fatto di tutto per non farlo salire su quella dannatissima nave…ma lui voleva fare il mercante…quando è morto mia zia è impazzita e mi ha dato le colpe..i paesani le hanno creduto, non era la prima volta che annunciavo una disgrazia…e credevano che io portassi sfortuna…”

Jasper sibilò indignato

“Portare disgrazia una bambina piccola?”

Ian annuì con aria seria

“Alice sapeva sempre tutto, era scomoda più che inquitante, mi ricordo che tanti temevano che potesse leggere la mente”

“E mia zia aveva dato loro una scusa per sbarazzarsi di me…sono venuti a prendermi, mio padre non c’era, mamma non è riuscita a trattenerli…mi hanno legata a un legno….non ero molto lucida, ricordo poco..solo un uomo vestito di nero che urlava che il maligno non si serve di creature innocenti”

Marcus annuì

“Era talmente spaventata…ed era talmente assurdo pensare che una bambina di non più di quattro anni potesse essere presa dal demonio…”

Alice sorrise dolcemente

“Marcus, non hai sbagliato…io sono nata con questi poteri, non c’entra nulla il maligno anzi…siamo anche dalla stessa parte…”

Marcus aggrottò la fronte confuso

“Stessa parte?”

Alice annuì

“Una cosa l’avete capita bene…ci sono anche dei modi…non leciti, di acquisire potere quando non ci nasci, quello che voi intendete per stregoneria”

Marcus sbiancò

“Esiste sul serio?”

La ragazzina rise

“Ma certo! L’incantesimo per scatenare la peste è uno di questi!”

“Ma allora..”

“Io non c’entro Marcus, è stata Simòn!”

“Simòn?”

Alice annuì convinta

“Per questo ci ha seguiti, voleva che io non mi salvassi, io sono destinata a ucciderla!”

Jasper la guardò allarmato

“Destinata a cosa?”

“Secondo una profezia c’è in giro la strega più potente del nostro secolo,  e sempre secondo questa profezia sono destinata a farla fuori”

Marcus scosse la testa

“Follia”

La ragazzina lo fissò divertito

“Forse, ma a quanto pare io qui sono l’eroina”

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Capitolo 18
*** Destinati e non ***


Destinati e non

 

Alice guardò seria i tre uomini davanti a lei: Marcus, Jasper, Ian. A tutti e tre era legata per un motivo, nessuno dei tre avrebbe voluto vederlo ferito o ucciso per causa sua

“Ragazzi tornate indietro, è una battaglia che devo combattere da sola”

Ian scosse la testa

“Escluso piccola! Noi due abbiamo sempre fatto tutto assieme e questa non sarà diversa”

Jasper si voltò verso Ian, c’era un che di autorevole che lo infastidiva in quella frase, lui non avrebbe potuto dire nulla di simile su quella ragazzina e la cosa gli bruciava. Era gelosia?

Non lo sapeva e la cosa non gli interessava nemmeno, c’erano cose più urgenti al momento

“Io ho giurato di proteggerti e non intendo disonorarmi mancando al mio giuramento”

Alice lo guardò pensosa. Onore! Sapeva che lo avrebbe detto e il fatto era che per un qualche motivo la infastidiva essere solo una questione d’onore”

“Ian sai bene che stavolta le cose sono diverse quanto a te Jasper, tu hai giurato di proteggermi da un processo non equo non da una strega matta furiosa…quindi sei libero dal giuramento”

Jasper scosse la testa assieme a Ian

“Non è così facile, e comunque non è una faccenda solo tua mia cara, se quella ti scappa sarà il mondo intero a pagarne le conseguenze!”

“Esatto! Rassegnati Alice tu non combatterai da sola, dovessimo seguirti di nascosto!”. Rincarò Ian

Alice pestò un piede a terra

“Testardi! Finirete per farvi ammazzare!”

Ian rise

“E allora? Tanto comunque quella ci ammazza tutti se tu non la fermi”

“Dovrò sforzarmi il doppio se devo anche proteggere voi!”. Sbuffò la ragazzina

Jasper la guardò storto

“Ehi ragazzina! Tu saprai anche usare la magia ma anche noi sappiamo difenderci!”

Alice rise sarcastica

“Credi davvero che agitare la spada ti servirà con lei?”

Jasper ghignò

“Provare è lecito, no?”

“E’ farsi massacrare stupidamente che non è lecito”. Strillò la ragazzina

Mentre le sue ultime parole si perdevano nell’aria un tuono ruppe il silenzio

“Ehm Alice, calmati”. Sussurrò Ian spaventato

Jasper guardò il compagno perplesso

“E’ solo un tuono”. Rise

Ian scosse la testa

“No caro, forse tu non sai che quelle della famiglia di Alice hanno la peculiarità di influenzare gli elementi”

Jasper sgranò gli occhi

“E’ stata Alice?”

Ian annuì

“Non farla arrabbiare! Una volta ha fatto venire giù una tempesta di neve!”

Jasper tirò su col naso tornando a guardare gli occhi decisi di Alice

“Fai pure nevicare, non ti permetterò di combattere da sola!”

La ragazzina incrociò le braccia

“Mi costringi a piegarti con la magia”

“Tu non puoi usare la magia per fare del male!”

“No ma posso ipnotizzarti per convincerti a fare una cosa se è per il tuo bene!”

Jasper le lanciò uno sguardo di fuoco

“Non oserai!”

Alice ghignò

“Oh si lo farò se non la smetti di fare il testone! Non vi voglio in mezzo ai piedi!”

Ian la guardò con aria di sfida

“Beh sembra che dovrai ipnotizzarne due signorina!”

Alice roteò gli occhi

“Ti prego almeno tu sii ragionevole!”. Implorò

Il soldato scosse la testa

“Non se ne parla, io non ti lascio nei guai!”

Un tossicchiare costrinse i tre litiganti a girarsi verso Marcus, si erano dimenticati del vecchio monaco!

“Nessuno mi chiede che cosa voglio fare io?”

“Vuoi che ti aiuti a fare i bagagli?”. Chiese Alice speranzosa

Marcus scosse la testa

“Neanche per sogno! Non ti ho salvata quando eri una bambina per lasciarti ammazzare ora!”

Ian esultò

“Ah siamo in maggioranza netta signorina!”

La piccola Alice sibilò esasperata

“Padre voi vi renderete certo conto che non vi basterà agitare la croce…”

Il vecchio prete ridacchiò

“Eh? Signorina per chi mi hai preso per un mollaccione?”

Alice lo guardò confusa mentre Jasper scoppiò a ridere

“Di che cavolo parla?”. Chiese la ragazza guardando Jasper

“Chi credi che facesse addestrare Jasper dopo che è morto tuo padre?”

Alice sbarrò gli occhi

“Voi..voi…”

“Non sono sempre stato un monaco sai?”

Jasper rise dell’espressione confusa di Alice

“Da giovane è stato un discreto spadaccino”

Marcus annuì

“Poi ho optato per la vita contemplativa…forse rispolvererò le mie doti…”

Ian guardò Alice compiaciuto

“Tre contro uno…ti devi piegare!”. decretò

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Capitolo 19
*** Discorsi origliati ***


Padre in prestito

 

Alice fissava il cielo con un broncio quasi fanciullesco. La luna non brillava quella notte, e a lei le notti senza luna non erano mai piaciute. Un lieve luccichio attrasse il suo sguardo, il braccialetto che portava al polso rifletteva meravigliosamente la luce del fuoco affianco a cui era seduta. Jasper le aveva fatto davvero un bel regalo, si disse, avrebbe potuto vedere la luna anche quando non brillava in cielo.

Jasper…

Sospirò desolata passandosi la mano tra i riccioli neri. Lei aveva sempre saputo che prima o poi avrebbe dovuto scontrarsi con quella donna, lo sapeva dalla nascita, e non aveva paura, aveva persino imparato a convivere con l’idea che avrebbe potuto morire da un giorno all’altro, quando lei fosse venuta a cercarla. Quello a cui niente l’aveva preparata era il pensiero di poter vedere morire coloro che amava. Aveva sempre creduto che quando fosse stato necessario avrebbe potuto salvare le persone accanto a lei con le sue visioni, ora non era più tanto certa dopo che non era stata capace di salvare sua madre. E soprattutto, come faceva a salvare qualcuno che si stava mettendo in pericolo con la piena coscienza di quello che stava facendo?

Eppure non riusciva a rassegnarsi all’idea che Jasper potesse morire per averla seguita nella sua lotta. Certo lui avrebbe replicato che l’aveva scelto spontaneamente, ma lei si sarebbe comunque data la colpa di ciò che avrebbe potuto accadergli.

Tentò di calmarsi, di rilassare il respiro per cercare di vedere Simòn. Forse se avesse potuto sapere che cosa stava per fare ci sarebbe stata una speranza…

Ma la preoccupazione per i suoi compagni o forse il semplice fatto che le visioni venivano sole senza che lei le cercasse di norma, le impedirono di vedere qualunque cosa di utile e l’unico risultato che ottenne fu quello di ritrovarsi con una  frustrazione nervosa che le si arrampicava lungo la spina dorsale dandole la voglia di impugnare la spada e avventarsi contro qualunque cosa si trovasse a tiro

“Dannazione”. Borbottò

Così decisamente non andava! Il suo potere faceva cilecca e Simòn avrebbe potuto attaccarli da un momento all’altro cogliendoli di sorpresa! Lei avrebbe dovuto essere l’eroina di quella storia e invece si stava rivelando inutile come una spada spuntata.

“Qualcosa di storto?”. Chiese una voce alle sue spalle

Alice sobbalzò voltandosi verso l’uomo che era comparso davanti a lei

“Sera Marcus”. Sospirò

Il monaco le sorrise sedendosi accanto a lei

“Che cercavi di fare?”

La ragazzina rise

“Stregoneria, nulla che vorresti sapere credimi”

Marcus ammiccò con l’espressione di un bimbo impertinente

“Oh sono un uomo molto curioso”

Un lampo di sorpresa attraversò le iridi azzurre di Alice

“Davvero ti interessa?”

Il monaco annuì

“Sono tutto orecchie bambina”

“Beh…stavo cercando di avere una premonizione”

Marcus assunse un aria professionale annuendo di nuovo

“Capisco, suppongo tu volessi anticipare le mosse di Simòn”

“Beh…si…”

“E non ti riesce?”

La ragazzina scosse la testa frustrata

“Da cosa pensi dipenda?”

“Non ne ho la più pallida idea…di solito io non cerco le visioni, arrivano da sole”

“Allora forse stavolta non devi vederlo prima…”

Alice arricciò il naso

“Ma certo la divina provvidenza di sicuro non è d’accordo”

Marcus sorrise indulgente per l’accredine con cui aveva parlato la ragazzina. Poteva comprenderla, aveva un’idea precisa di come una ragazza “diversa” come Alice potesse aver subito con la scusa della religione. Era più che umano che lei avesse imparato a dare la colpa alla fede di quello che facevano i fedeli

“Chiamalo come vuoi Alice: caso, destino, divina provvidenza…è evidente che qualsiasi cosa guidi le tue visioni non vuole che tu veda cosa sta facendo Simòn”

La ragazzina annuì

“Ora parliamo la stessa lingua”

Il monaco la osservò un momento in silenzio

“Alice hai paura?”

“No, quando sono nata portavo i segni di una profezia, sono cresciuta sapendo a cosa andavo incontro perciò…ora non lo temo”

“Allora perché quell’aria crucciata bambina?”

“Per voi!”. Sibilò Alice adirata “Perché vi state lanciando in qualcosa che non conoscete nemmeno, voi...voi…vi farete uccidere!”

Marcus scosse la testa

“Alice questa non è solo la tua battaglia, Jasper e Ian hanno ragione!”

La ragazzina fece un verso seccato

“Oh santo cielo! Sono io quella che è nata per combatterla”

“Ma la posta in gioco non riguarda te! Riguarda tutto il nostro mondo Alice!”

“E allora? Per questo vi volete far ammazzare?”

“Si, il mondo non ti sembra forse una causa abbastanza nobile?”

“Il mondo!”. Sibilò Alice “Che vi sarà senz’altro grato di esservi fatti ammazzare!”

Marcus le diede un colpetto scherzoso

“Ehi  non vederla grigia, abbiamo una prescelta con noi”

La ragazzina lo fissò indignata

“Come fate a scherzare in un momento come questo?”

“Beh se devo morite preferisco che sia mentre rido che mentre piango…è una morte più piacevole no?”

Gli angoli della bocca di Alice tremarono qualche istante poi la ragazzina si abbandonò a una risata divertita

“Siete un folle!”

“Grazie lo prendo per un complimento”

“Non lo era!”

“Dettagli”

Mentre Alice si copriva la bocca con la mano per non svegliare i due compagni che dormivano con la sua risata, il braccialetto che portava al polso mandò un bagliore riflettendo ancora una volta il fuoco

“E quello?”. Chiese Marcus curioso

“Jasper…”

“Jasper ti ha fatto un regalo?”

“Strano, molto strano”

“Beh si è accorto che mi piaceva…”

“Mmh capisco…deve averti presa..in simpatia”. Rise il monaco

Alice arrossì furiosamente

“Padre non dite sciocchezze!”

“E perché mai? Sarebbe una cosa bella”

“Oh ora basta!”

Marcus rise

“Alice hai presente che prima dicevo che morire ridendo è meglio che morire col pianto?”

La ragazzina annuì

“Beh morire pensando all’amore è meglio che morire ridendo!”

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Capitolo 20
*** Saggezza Senile ***


Saggezza senile

 

Alice guardava Marcus con la mascella quasi a penzoloni. Il vecchio monaco stava suggerendo veramente quello che pensava lei? Naah non era possibile era fuori di testa, ok, questo senza dubbio ma non era mica così matto, era pur sempre un religioso

“Marcus non mi sembra il momento di pensare all’amore, non so neanche se vedrò l’alba del prossimo giorno…”

Il monaco ammiccò con lo stesso sorriso da bambino impertinente che aveva sfoderato qualche momento prima

“Motivo di più bambina, potrebbe non esserci un altro momento dunque…se non ora quando?”

Alice rise

“Volete sposarci voi magari?”

Marcus ghignò

“Beh questo è prematuro data la situazione!”

La ragazzina rise divertita

“In tal caso meglio che non mi avvicini a Jasper…non vorrei cadere in tentazione!”

“Ooooh quale tentazione temi bambina?”

La ragazzina divenne color pomodoro mentre il sangue le affluiva quasi completamente alle guance. Ma per chi l’aveva presa! Lei non era tipa da…non che con Jasper non le sarebbe dispiaciuto ma…oh al diavolo! Aveva cose serie a cui pensare e quel dannato monaco le parlava di….beh di cose che in quel momento non dovevano essere nelle sue priorità

“Ma che razza di uomo di Chiesa siete Marcus?”. Sibilò indignata

Marcus scoppiò a ridere

“Un uomo di Chiesa che ha vissuto a lungo”

“Marcus!”

“Calmatevi Alice suvvia vi stavo soltanto prendendo in giro”

Forse era meglio che glielo precisasse visto che era palesemente in iper-ventilazione

La ragazzina gli lanciò uno sguardo di fuoco

“Vorrei ben dire Marcus”

“Sennò mi fai il malocchio?”. Rise il monaco oltremodo divertito

“Sciocchezze superstiziose! Non esiste il malocchio”

Il monaco la osservò curioso

“Davvero voi non potete fare del male?”

“No, noi abbiamo delle leggi a cui obbedire!”

“E tra queste c’è quella di non usare il vostro potere per nuocere?”

“Solo agli innocenti”. Precisò la ragazzina

“E che altro?”. Chiese il monaco attento

“Mmh vediamo….non possiamo usarli per interesse personale…”

“E dovete tenerli segreti?”

La ragazzina alzò le spalle

“Diciamo che visto il clima preferiamo non mettere il bando”

Il monaco ridacchiò

“Immagino che avreste fatto questa scelta se anche non ci fosse stata la Santa Inquisizione”

La ragazzina annuì con vigore

“Beh chi non ha poteri magici ci assillerebbe in continuazione, non è simpatico”

“A proposito…tu sai fare incantesimi?”

La ragazzina ridacchiò vedendo il monaco attento come un bambino che impara a leggere

“Oh si naturale”

“Ci vogliono parole speciali?”

“Mah, dipende a volte basta anche solo un gesto”

“Come quello che hai fatto per far cadere quel fulmine?”

“Esattamente!”

Un sospetto si insinuò nella mente della bella moretta

“Marcus non è che ci volete provare?”

Il monaco scoppiò  a ridere divertito

“Non ho poteri magici Alice”

“Ah già…”. Sussurrò la ragazzina poco convinta

“E non userei mai certi metodi per acquisirli Alice”. Fece il monaco serio

Beh in effetti era stata una stupidaggine la sua, come aveva potuto pensare che  il vecchio Marcus avrebbe dato la sua anima per la magia! Anche se….

“Sapete Marcus non siete il primo che si perde per troppa curiosità…”

Il monaco annuì

“Si immagino bambina…ma l’intelligenza non è peccato, tutto sta nell’uso che ne fai!”

Alice fece un sorrisino divertito

“Non dicono così molti vostri confratelli”

Il monaco la fissò serio

“Alice te l’ho detto sono uomini e gli uomini sbagliano”

La ragazzina annuì

“Sono stati fatti parecchi sbagli”

“E altri ne sono stati evitati, tu sei l’esempio”

“Ma quanti sono saliti sul rogo e quanti invece sono stati salvati come me?”

Marcus annuì serio

“Troppi, hai ragione Alice”

“E molti non sapevano manco cosa fosse la magia”

“Come puoi affermarlo con certezza?”

Alice rise

“Marcus credetemi chi sa usare la magia non si fa catturare con tanta facilità!”

“Forse”. Concesse il monaco

“Molti dei miei forse siete riusciti a prenderli perché devono sottostare alle leggi…ma quelli che non obbediscono a nulla…quelli che voi dovreste combattere…quelli scorrazzerebbero liberi se non ci fossimo noi”

Il monaco ridacchiò

“Cioè siete delle sottospecie di inquisitori?”

La ragazzina lo trucidò con lo sguardo

“E’ una cosa seria! Sono incantesimi pericolosi, qualcuno si è pero cercando cacciare anime che non si erano separate dal corpo come avrebbero dovuto!”

Marcus aggrottò la fronte perplesso

“Che intendi?”

“Normalmente se uccidi un corpo l’anima non se ne va tranquilla  e beata in giro no?”

“Secondo la mia fede no”

“Bene ma chi ha venduto la sua anima non si separa dalla terra, cerca un altro corpo da abitare”

Il corpo del vecchio monaco fu scosso dai brividi

“Po-possessoine?”

Alice annuì

“Quelli che voi chiamate indemoniati, si Marcus! E il guaio è che lo spirito mantiene i suoi poteri!”

Il monaco si asciugò la fronte con una mano tremante

“Allora è tutto vero!”

“Sai si dice che ci sia una strega che cerca ancora un corpo da abitare”

“C-che strega?”

 “Una che a suo tempo fu spaventosa, ci sono voluti cinque di noi per ucciderla, il Cielo non voglia che trovi un corpo..anche se….dicono che il suo spirito fu rinchiuso non so dove perché non si riusciva  a mandarla all’altro mondo…”

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Confessioni ***


Confessioni

 

Marcus guardava spaventato la piccola Alice

“Tu mi stai dicendo che da un momento all’altro potrebbe spuntate qualcuno posseduto da questa portentosa strega del male?”

Alice rise

“Marcus rilassatevi, è una leggende che si tramanda da centinaia di anni, chissà quante lingue nel raccontarla ci hanno aggiunto particolari non veri”

Il monaco inarcò un sopraciglio scettico

“Ma…ma le leggende hanno sempre un fondo di verità..”

Alice alzò le spalle

“Tu dici? Voi siete convinti che noi siamo tutti diabolici…”

Il monaco annuì con vigore,gli occhi grandi di paura

“Appunto e c’è un fondo di verità, alcuni di voi sono malvagi infatti”

La ragazzina rise

“Magari questa strega era solo molto potente e c’è voluta fatica a ucciderla..”

“E se non fosse stata uccisa?”

La mano bianca e morbida della ragazza strinse quella callosa e abbronzata del monaco

“Suvvia Marcus occupiamoci di una strega nera alla volta no?”

Il monaco si grattò il mento pensieroso

“E se questa viene a dare manforte alla prima?”

La ragazzina scosse la testa

“I greci dicevano che gli dei non compiscano mai lo stesso uomo con due bastoni”

Marcus storse il naso

“E se invece i greci si fossero sbagliati”

La ragazzina alzò le spalle con tranquillità

“Voglio sperare che non siamo così sfortunati”

“Ehi vecchio gufo perché non impari un pochino da Alice? Pensa positivo!”. Fece una voce  beffarda dietro di loro

Marcus si voltò a fulminare con lo sguardo la persona che aveva parlato

“Impara a rispettare le persone più esperte di te ragazzino prima che te lo insegni io”

Il capitano Noir rise divertito

“Ah si? Mi fai tanta bua?”

Un ghigno perfido curvò le labbra dell’anziano religioso

“Oh peggio!”

“Addiritura?”

“Si, potrei ad esempio raccontare un sacco di aneddoti da ridere alla nostra Alice qui”

La ragazzina alzò il viso interessata

“Per esempio”. Chiese guardando avidamente Marcus

“Per esempio quella volta che…”

“Marcus vai a stendere le ossa su, ti do il cambio”. Lo interruppe Jasper

Alice lo guardò mettendo il broncio

“Ma non è finito il suo turno”. Obbiettò

“Beh farò quello che resta del suo turno”. Fece Jasper

“Non ce n’è bisogno!”. Assicurò Alice convinta

Jasper ghignò

“Oh ce n’è bisogno eccome se vuole vedere l’alba di domani!”

Marcus si alzò ridacchiando

“Va tutto bene Alice, cedo alla violenza”

La ragazzina rise

“Vuoi che ti difenda? Per questo la magia la posso usare”

Jasper la guardò male mentre Marcus le assestò un divertito colpetto sulla spalla

“No, no sono lieto di stendere le mie ossa stanche…dopotutto devo tenermi in forse nel caso ci sia una battaglia”. Rise mentre si allontanava

Jasper si sedette vicino ad Alice con un sospiro

“Alice se vuoi puoi andare anche tu a dormire, non è necessario che tu stia sveglia, ti chiamo se succede qualche cosa”

La ragazzina scosse la testa  sorridendo

“No, tanto ora non prenderei sonno”

“Ne sei certa? Ti vedo piuttosto provata…”

Alice rise

“Posso garantirti Jasper che ho visto di peggio”

Il capitano Noir annuì in silenzio. Si, in effetti se non l’aveva distrutta vedere uccidere sua madre, non l’avrebbe certo distrutta l’attesa della battaglia

“Hai ragione..posso farti una domanda Alice?”

La moretta annuì tranquilla

“Chiedi pure”

“Sei davvero forte come sembri o stai nascondendo la tua paura?”

Alice sospirò stanca

“Lo dicevo prima a Marcus, è tutta la vita che mi preparo per questo, non c’è nulla di inaspettato in tutto ciò”

“Deve essere brutto..”. Sussurrò Jasper

“Che cosa?”

“Svegliarsi senza sapere se arriverai a domani…voglio dire…devi aver passato la vita nel pensiero che prima o poi lei sarebbe venuta a prenderti”

Alice alzò le spalle

“Diciamo che cerco di vedere la prospettiva migliore, forse avrò finalmente una vita normale, forse non sono destinata a morire”

“Ma certo che non sei destinata a morire!”. Fece Jasper indignato

No, si disse, non avrebbe permesso che lei morisse, non sarebbe successo finchè lui era in vita. Ne aveva passate troppe quella ragazzina, non avrebbe permesso che le accadesse altro.

“Non è ne più e ne meno della vita che fate voi soldati no? Svegliarsi senza sapere se si arriverà a sera intendo”

Jasper annuì

“Si solo che noi lo scegliamo, tu ci sei nata, non hai potuto decidere”

“Si ma…”

Non seppe mai che altro avrebbe voluto dire Alice perché la voce le si spezzò e lo sguardo si fece di colpo remoto

“Alice?”. Chiese preoccupato

“Sta per attaccare, è arrivato il momento”. Sussurrò la ragazzina

 

 

 

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Capitolo 22
*** L'ultima battaglia ***


 

L’ultima battaglia

 

Alice e Jasper scattarono in piedi nello stesso momento guardandosi

“Jasper…”. Sussurrò la ragazzina

Se solo fosse riuscita a convincerla a lasciarla andare,le sarebbe bastato solo appena appena di vantaggio..

Il capitano Noir scosse risoluto la testa comprendendo esattamente quali pensieri si erano affacciati alla mente della moretta

“No Alice non se ne parla, adesso mi dici che cosa hai visto esattamente e poi svegliamo gli altri!”. Sibilò categorico

“Ma..tentò la ragazzina in tono supplice”

“Niente ma, Alice ne abbiamo già parlato ampiamente! Noi vogliamo combattere assieme a te, non ti lascerò andare da sola…e per altro preferisco affrontare la strega isterica che Marcus e Ian quando dovessi comunicargli che ti ho lasciata scappare per lottare da sola senza avvertirli”

Alice roteò gli occhi e sbuffò insofferente

“Potresti dire che sei stato costretto a lasciarmi andare”. Ringhiò

Jasper la guardò serio e incrociò le braccia sul petto

“D’accordo, prova ad aggredirmi!”

La ragazzina lo fissò severa

“Dai Jasper non è il momento di litigare”

L’espressione del capitano Noir rimase imperturbabile

“Appunto!”

“Jasper!”. Ringhiò Alice

“Oh andiamo non rendere le cose difficili piccola!”

La ragazzina ringhiò esasperata

“E va bene, cocciuto asino!”

Jasper sorrise soddisfatto

“Molto bene, che cosa hai visto?”

“Sta per venire a prenderci…non era chiarissimo ma credo che abbia lavorato per mettere su una specie di esercito…”

Finalmente un briciolo di ansia attraversò i lineamenti del bel soldato

“Si…per quello che conosco la sua magia potrebbero essere spiriti o corpi costretti  a obbedirli, o persone ipnotizzate”

“Noi siamo troppo pochi”. Sussurrò Jasper preoccupato

Il cuore del capitano pulsava dolorosamente di preoccupazione. Erano tre contro chissà quanti, sarebbero stati massacrati tutti, compresa Alice che aveva la sola colpa di essere stata ficcata in mezzo a quel casino dalla profezia di secoli prima, lei che a differenza loro non aveva scelto di combattere, era stata fatta nascere per combattere.

“Non ha ancora finito credo, altrimenti sarebbe in viaggio verso di noi…”. Pronunciò lentamente la moretta

Un filo di speranza alleggerì il cuore del soldato

“E se noi arrivassimo prima che ne abbia il tempo?”

Massi forse era questa la scelta ideale, forse dovevano coglierla di sorpresa. Se non avesse avuto il tempo di creare dei soldati al suo servizio tanto meglio, avrebbero lottato con più speranza, altrimenti…beh a lui non andava comunque l’idea di aspettare di essere condotto al macello

“Si è la sola speranza”. Fece una voce profonda dietro di loro

Alice e Jasper si voltarono trovando Ian e Marcus davanti a loro

“C-credevo dormiste”

Ian alzò le spalle

“Marcus ha un ottimo udito”

Il monaco sbuffò inorridito. Detto così lo faceva sembrare un impiccione

“Mi stavo coricando quando ti ho sentita parlare di battaglia”

Jasper guardò i due compagni

“Dunque concordate con la mia idea?”

Ian annuì

“In tutto! E grazie per non averle concesso di fregarci”

Jasper rise

“E permetterle di divertirsi senza di noi? Non sia mai!”

Marcus toccò la spalla di Alice delicatamente

“Piccola sai dov’è lei?”

La ragazzina annuì

“Al monastero”

Il monaco aggrottò la fronte perplesso

“Non è possibile i miei confratelli…”

“Potrebbe averli già ammazzati!”. Lo bloccò Alice

“Dobbiamo andare là e capire che sta facendo!”. Suggerì Jasper

Ian annuì convinto

“Si e subito prima che quella possa andare fino in fondo”

I quattro si guardarono,  Alice non tentò più di fermarli, erano consapevoli di cosa stavano facendo e volevano farlo poteva solo pregare che non si facessero del male.

“Alice..ehm piccola tu hai idea di che poteri abbia questa qui?”. Chiese Ian quasi timidamente quando furono in vista del monastero

La ragazzina scosse la testa

“No,non osavo fare qualcosa per metterla alla prova perché temevo che mi  vedeste fare magie…”

“Un vero peccato, ora ci sarebbe utile saperne di più”. Considerò il giovane

Jasper gli diede uno scappellotto

“Te la faresti solo maggiormente addosso sgorbietto!”

Ian lo fissò truce

“Mi stai dando del fifone?”

Jasper rise

“Soprattutto davanti a Simòn!”

Marcus li fulminò con lo sguardo

“Hei arieti in calore smettetela di prendervi a cornate, non siete utili  a fare a gara a chi è più uomo!”

Alice annuì

“Piantatela  o vi affatturo!”

Stavano per scoppiare a ridere per l’affermazione poco probabile di Alice quando arrivarono davanti al monastero.

E trovarono dieci monaci armati di lance a sbarrargli la strada.

Fine della voglia di ridere

“Ehm ecco il tuo esercito Alice!”. Sussurrò Marcus

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Capitolo 23
*** Ultima battaglia II ***


Ultima battaglia II

 

Alice guardò il Marcus che stava fermo  al suo fianco e poi i monaci davanti a lei

“Marcus tu pensi di poter lottare con loro?”

Il monaco la guardò preoccupato impugnando una spada

“C-credo di si Alice”

Jasper scosse la testa guardando prima Alice poi il suo vecchio maestro

“Gente a dirla tutta manco a me piace l’idea che dobbiamo fare del male a quei poveretti…in fondo sono solo stati ipnotizzati”

Ian annui lentamente

“Ragazzi non possiamo fare altrimenti purtroppo, speriamo che non facciano nulla che possa costringerci a ucciderli”

“Aspettate un momento…”. Sussurrò Alice

Si sistemò davanti ai tre compagni osservando con attenzione i monaci

“Che vuoi fare?”. Chiese Jasper allarmato vedendo i monaci che cominciavano ad avanzare

Alice ridacchiò

“Oh nulla di preoccupante, solo che Simòn non è la sola a sapere fare certe cose”

La ragazzina sussurrò alcune parole e i dieci monaci si bloccarono di colpo

“Che hai fatto?”. Chiese Marcus spaventato, facendo qualche passo in avanti

Alice fece scattare la mano fermando il monaco

“Ho solo avuto accesso alle loro menti, sta fermo devo finire il lavoro!”

La ragazzina si avvicinò ai monaci e continuò a parlare a bassa voce toccandone uno di tanto in tanto, i dieci monaci caddero addormentati.

Jasper fissava la scena allibito, se Alice era stata in grado di mettere  a terra dieci monaci in un secondo cosa poteva fare di loro Simòn? Come potevano sperare di aiutare Alice se la sua nemica avrebbe potuto ucciderli tutti con la stessa facilità con cui lei aveva addormentato i monaci?

“Wow bel trucco!”. Commentò Ian con un basso fischio

La ragazzina rise

“Oh è stato un gioco da ragazzi!”

Jasper storse il naso

“Spero che Simòn non lo faccia con noi”

Alice gli battè un colpetto sulla spalla intuendo i suoi pensieri

“Jasper loro avevano la mente già soggiogata da Simòn inoltre voi siete protetti da me!”

Il capitano sbuffò roteando gli occhi

“Oh che bello! Protetto da una donna!”

Marcus lo trucidò con lo sguardo

“Jasper Noir il tuo orgoglio lascialo perdere ora!”

“Ragazzi su andiamo non c’è molto tempo!”. Esclamò Alice

La ragazzina li guidò all’interno della cappella. Simòn era seduta su una delle panche

“Salve Alice, bello vederti!”

La ragazzina la fissò con odio

“Non posso dire altrettanto purtroppo”

Il viso della bionda si atteggiò a un broncio indispettito

“Ma che maniere piccola! Mamma non ti ha insegnato che non si risponde così?”

Alice fece uno scatto in avanti pronta ad avventarsi contro la donna ma Jasper fu più svelto e riuscì ad agguantarla per un braccio

“Ma sei matta Alice? È quello che vuole!”

La donna scoppiò a ridere

“Come siamo protettivi Jasper, ma tu sai bene che non c’è nulla che puoi fare per aiutarla, puoi solo guardarla lottare..e morire”

Alice aveva perso la minaccia di Simòn perché era distratta a osservare i suoi occhi, era successo qualcosa in quegli occhi avrebbe potuto giurare che fossero diventati castani per un istante e lei conosceva una sola spiegazione per questo: quello era un corpo preso da uno spirito estraneo!

Questo cambiava le cose, avrebbe dovuto mirare a cacciare la strega che si era impossessata di quella ragazza cercando di non ucciderla e soprattutto di non rischiare di venire presa a sua volta.

“Chi ha detto che sarò io a morire?”. Chiese con aria di sfida, mentre la sua mano stringeva con più forza possibile quella di Jasper

Fortunatamente il soldato comprese al volo e non fece nemmeno una smorfia

“Cosa c’è?”. Chiese avvicinandosi all’orecchio di Alice

La donna davanti a loro fece una risata oltremodo divertita

“Pensi davvero di battermi piccola?”

La ragazzina sorrise serena

“Niente è impossibile no?”

Si sporse leggermente verso Jasper sussurrando velocemente una parola: “posseduta”. Jasper capì quello che intendeva e si affrettò a riferire il messaggio

La donna rise di nuovo oltremodo divertita dall’audacia che stava dimostrando la ragazzina, Alice dentro di se esultò: suo padre le aveva insegnato che uno dei segreti per vincere in battaglia è sapere più cose di quelle che sa il suo avversario  e lei ne sapeva una in più di quella strega al momento: Simòn non poteva sapere che lei aveva capito con cosa aveva a che fare

“Vedi Alice, anche i tuoi amici sanno che non vincerai, guarda come sono spaventati!”. Affermò sarcastica la donna

Alice ghignò. Lei sapeva che era stato il messaggio che Jasper aveva trasmesso a spaventarli

“Vedi io ho un alleato che tu non conosci ancora”. Sussurrò

La donna rise

“Assì e chi?”

“Ce l’hai dentro di te”. Sibilò cominciando una lenta cantilena

Grazie Alice

La coscienza che toccò la mente della ragazzina la spaventò a tal punto che per poco non perse il controllo dell’incantesimo per la paura che fosse la strega che si stava impossessando di lei

Chi sei?

Io sono Simòn, quella vera non quella che hai conosciuto, ho diciassette anni come te, avevo sentito la leggenda secondo cui una strega terribile era nascosta sotto forma di spirito dalla nostra gente…volevo ucciderla e invece lei mi ha battuta

 

La giovane rabbrividì di paura. Se quella era la leggendaria strega di cui aveva sentito parlare, sarebbe morta o peggio, nel giro di poco tempo

 

Non temere Alice ti aiuto io La rassicurò la ragazzina capendo quello che lei provava

 

Tutto quello che i tre compagni di Alice videro furono la ragazzina che cantilenava e la strega davanti a lei che pareva afflosciarsi di minuto in minuto, poi ci fu una sorta di schiocco e tutti furono sbalzati in avanti.

Quando si furono ripresi Ian si guardò attorno. Davanti a lui Simòn li fissava perplessa

“Dove mi trovo?”

Ian la fissò perplesso

“Nell’abbazia…non ricordi nulla?”

“No ero in cerca di una strega e….”

“Alice”

L’urlo disperato di Jasper fece voltare tutti, la ragazzina giaceva a terra e dalla sua fronte scendeva un sottile rivolo di sangue

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Ian, Marcus e persino Simòn accorsero

Jasper l’aveva sollevata delicatamente e le accarezzava i capelli cercando di svegliarla

“Su piccola, torna qui, torna qui”. Implorò balbettando

Ian scosse la testa con le lacrime agli occhi

“Jasper…è andata”

Il capitano Noir scosse la testa

“No, no!”

Non poteva essere, se il Dio in cui lui aveva imparato a credere esisteva non poteva permettere che quella ragazzina innocente morisse e dopo che si era sacrificata per il suo mondo persino

Marcus sospirò

“Che ignobile destino, lei avrebbe salvato chiunque di noi a cui fosse accaduto questo”

Ian alzò la testa di scatto

“Si..si qualcuno come lei la potrebbe salvare!”

Jasper lo fissò con le sopraciglia aggrottate

“Che hai in mente?”

Ian fissò Simòn

“Tu sei una strega vero?”

La ragazzina annuì

“Bene quella ragazza là a terra ti ha appena salvata…direi che il minimo che tu possa fare è salvare lei!”

La ragazzina si chinò su Alice e mormorò alcune parole, gli occhi azzurri della moretta si aprirono di scatto

“Bentornata piccola”. Sussurrò Ian

Un’ora dopo, Alice fissava con un sorriso divertito sulle labbra Ian che faceva il pavone con la nuova Simòn, appena appena più dolce della versione precedente, ma solo di poco.

“Ce l’hai fatta!”. Le sussurrò Jasper sedendosi al suo fianco

“Si e pensa un po’ ho anche trovato una donna per Ian, lui a quanto pare dopo tutto questo avrà un sacco di gioie”

Jasper la fissò negli occhi

“E tu? Tu che farai?”

Alice sospirò. Lei sarebbe tornata al suo villaggio e avrebbe cercato di riprendere in mano la sua vita, senza Jasper

“Io tornerò a casa, credo”

“No perché…mi chiedevo se per caso ti va di vedere meglio Avignone….senza catene stavolta”

La ragazzina sorrise mentre una speranza le si accendeva nel cuore

“Con te?”

“Si capisce! Sennò come faccio a controllare che non ti attiri addosso l’ennesima calamità!”. Rise Jasper dandole un buffetto

“Ti odio”. Ringhiò la ragazzina

Le labbra del capitano delle guardie si posarono di colpo sulle sue

“Oh da qui ad Avignone ho un sacco di modi di farti cambiare idea, non è un problema!”

 

 

 

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