Per gioco o per amore

di pony
(/viewuser.php?uid=31560)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vacanze estive ***
Capitolo 2: *** Come cane e gatto. ***
Capitolo 3: *** Dimenticare. E basta. ***
Capitolo 4: *** l'irresistibile fascino delle Stazioni ***
Capitolo 5: *** Un sorriso e una proposta. ***
Capitolo 6: *** l'ultimo dannato desiderio di James ***
Capitolo 7: *** A volte bastano dieci minuti ***
Capitolo 8: *** Uno, nessuno e centomila ***
Capitolo 9: *** l'effetto farfalla. ***
Capitolo 10: *** al cuore si comanda. ***



Capitolo 1
*** Vacanze estive ***




Lily Evans quella mattina si svegliò con un diavolo per capello. Possibile che non potesse starsene tranquillamente a letto nemmeno in vacanza?

La sorella sbraitava come indemoniata, mentre la madre rispondeva ai suoi strilli sbattendo qualcosa di non ben definito -probabilmente un mestolo- sul tavolo.

Ma che diamine aveva Petunia al posto delle corde vocali, si poteva sapere? Se avesse alzato un altro pò la voce l'avrebbero sentita solo i cani, perchè avrebbe cominciato a esprimersi a ultrasuoni.

E perchè quel dannato mestolo la madre non glielo sbatteva in testa, cosa la finivano tutte e due? Fra il rimbombo dei colpi e gli strilli pareva si essere finiti nel bel mezzo di un film horror. Non si sarebbe stupita se improvvisamente avesse sentito il rumore di una sega elettrica di sottofondo, mentre il padre sbraitava loro di smetterla di urlare.

"VOLETE SMETTERE DI URLARE COSI'!!!!!!"

Eccolo lì. Detto fatto. Non c'era nessuna sega elettrica, ma di certo il tono del padre, Daniel Evans, aveva una tonalità piuttosto assassina.

Sconfitta dall'evidenza di avere una famiglia troppo rumorosa, Lily si alzò dal letto.

Non aveva dormito molto quella notte e non solo quella, era quasi un mese che era praticamente insonne. Sbadigliò mentre si passava una mano fra i capelli, gettando un sguardo di sfuggita alla propria immagine riflessa.

Era bella Lily Evans, peccato che lei non lo sapesse, troppo occupata a girarsene per il mondo con l'autostima che guerreggiava con quella di un ragno morto a chi fosse quella più accettabile, battaglia che si concludeva ogni volta con la tempestiva e schiacciante vittoria del ragno.

Questo non significava che passasse la vita a compiangersi o a frignare di fronte allo specchio catalogando tutti i suoi difetti, mettendo su adorabili complessi adolescenziali, tanto errati quanto difficili da eliminare, anzi.

Aveva pacificamente preso atto della propria mediocrità ed era andata avanti con la sua vita.

Non che fosse mediocre, intendiamoci. Era la persona meno mediocre che esistesse sulla faccia della terra con i suoi capelli rossi come il sangue, la pelle diafana come quella di una principessa d'altri tempi e gli occhi di un meraviglioso verde smeraldo, che tante volte avevano fatto tremare il cuore dei suoi compagni di scuola senza che lei nemmeno se ne accorgesse.

Passava la vita a non accorgersi, Lily.

Inconsapevolezza era il suo secondo nome.

Non era per questo quindi, che quando vide il proprio riflesso, la rossina distolse lo sguardo, quasi disgustata.

Quando si specchiava, ciò che vedeva, non era l'immagine di una ragazza troppo magra o troppo
grassa, troppo bassa o troppo alta, troppo rossa o troppo poco... L'apparenza non le era mai
interessata. Il problema era più profondo, la ferita più difficile da eliminare.

Quando si guardava lei vedeva l'immagine della sconfitta.

Il suo sguardo, che comunicava più di quanto facessero le sue parole, era quasi spento ormai. Era lo sguardo di è stato tradito, lo sguardo di chi è rimasto solo, lo sguardo di chi sa che fidarsi di nuovo non sarà per niente semplice.

Il proprio orgoglio ferito le diceva di non mollare, quello stesso orgoglio che tante volte l'aveva allontanata dalle persone, ora era l'unica cosa che le impediva di lasciarsi andare. Se avesse sentito ancora una volta dire che l'orgoglio rovina la vita, avrebbe mangiato la testa a qualcuno.

Intanto al piano di sotto la guerra degli Evans continuava.

"... ma mamma!!! Stasera ci sarà a cena Vernon! Io lo conosco: lui è un uomo concreto. Lily lo mette a disagio con tutte le sue scempiaggini! Non voglio che se ne vada!"

La rossina sospirò alzando gli occhi al cielo: Vernon Dursley. Il ragazzo di Petunia.

Già a definirlo un uomo ci voleva del coraggio. Pareva di più una specie di tricheco con i baffi.

Comunque non si giudica un libro solo dalla copertina, quindi, quando si era presentato in casa la prima volta, circa 4 anni prima, Lily aveva promesso a sè stessa che avrebbe cercato di farselo andare a genio. I rapporti con Petunia erano già difficili così.

Peccato che quando Tricheco-man aveva aperto bocca, aveva dimostrato senza ombra di dubbio e senza lasciarle una minima speranza di cambiare idea, che era un completo e odioso idiota.
Aveva parlato per ore intere del suo lavoro e della sua azienda di famiglia, con il classico sguardo alla Blade Runner: io ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. Pareva che costruisse navicelle spaziali perfettamente funzionanti con gli stuzzicadenti.

E invece produceva trapani.

Trapani. Cosa ci sarà mai da dire dei trapani? Bucano i muri e arrivederci.

Tuttavia Vernon aveva tantissime cose interessanti da raccontare in proposito: creazioni di nuove punte, nuovi motori che rendevano quegli aggeggi più potenti... Poi, siccome non riusciva a fare colpo sul signor Evans, che continuava a guardarlo con aria omicida stringendo spasmodicamente un coltello, aveva iniziato a raccontare poco credibili storie su trapani che avevano motori identici a quelli degli elicotteri.

Era ovvio che la storiella raccontata sui motori era completamente inventata, ma a peggiorare la situazione c'era il fatto, che Daniel Evans fosse un ingegnere meccanico. Non solo sapeva come si costruivano i trapani, ma sapeva pure progettare i motori degli elicotteri.

Il povero Vernon aveva quasi perso l'appetito quando l'aveva saputo, realizzando che tutte le cavolate di meccanica che aveva sparato per tutta la sera, erano state valutate con assoluta spietatezza dal signor Evans.

Lily adorava suo padre.

Alla fine comunque si era arresa, odiava il SuperTrichecoBaffuto con tutta sè stessa e se avesse avuto occasione un giorno l'avrebbe ucciso con uno dei suoi maledetti trapani.

C'era di positivo che un uomo così tremendo era perfetto per la sorella.

"Petunia, ti ho detto mille volte di finirla! Non posso buttare fuori di casa mia figlia ogni volta che il tuo ragazzo viene a cena!" sbraitò la madre, fuori di sè, sbattendo per l'ennesima volta il mestolo sul tavolo.

Cara mammina. Ogni volta tentava di difenderla.

Peccato che non ne fosse per niente capace.

Quando si innervosiva troppo infatti, la donna diventava praticamente violacea e cominciava a sparare frasi senza senso.

Hai la sensibilità di un pollo arrosto. Se mi capiti fra le mani ti strozzo con il sale. Mi fai diventare rossa come un coccodrillo... erano solo alcuni dei suoi cavalli di battaglia che erano passati alla storia come le frasi più insensate al mondo da utilizzare in una discussione.

C'era da dire però che quell'insensatezza aveva segnato la sconfitta del Signor Evans più di una volta, nel corso dei loro litigi: come facevi a rimanere arrabbiato quando una di sbraitava contro frasi del genere?

Quella mattina però era in forma. La storia di non poter buttare fuori di casa la figlia era pertinente, ma Petunia non demordeva e continuava a strillare come se la stessero sgozzando: sembrava un allarme antincendio. Almeno se qualcuno avesse avuto la malsana idea di tentare di rapirla, i soccorsi sarebbero arrivati in meno di un secondo.

Consapevole che la madre non avrebbe vinto la sua battaglia con la figlia, Lily iniziò a vestirsi.

Indossò un piao di pantaloncini di jeans, una maglietta azzurra e scese le scale scalza, cercando di non farsi sentire dalla due che ancora stavano litigando in cucina. Afferrò le infradito e scrisse un bigliettino per la madre:

"Stasera non rimango a cena, di a Petunia di non preoccuparsi"

Non aveva certo intenzione di discutere per rimanere a cena con il SuperEroe dei Trapani. Evitare quella cena non le dispiaceva affatto, anche se la feriva che la sorella volesse escluderla così dalla sua vita.

Aveva appena raggiunto la porta, quando una voce la chiamò, costringendola a voltarsi.

"Lily" disse l'uomo seduto su una poltrona vicina all'atrio.

"Papà..."

Daniel Evans, conosceva la figlia più di quanto si conoscesse lei stessa. Sapeva sempre quando c'era qualcosa che la turbava, sebbene lei non parlasse mai con i genitori, sapeva che non poteva capirla in pieno, visto che il mondo di lei era così diverso dal suo, e sapeva anche che questa cosa la faceva sentire tremendamente sola, ma non avrebbe permesso che lei si lasciasse andare senza aiutarla.

"Dove stai andando?"

"Esco." si limitò a dire lei, non sapendo bene cosa rispondere.

Non sapeva dove stava andando. Voleva solo andare via, lontana da loro, lontana da tutti, ma non voleva dire queste cose al padre, consapevole che l'uomo le avrebbe impedito di uscire, intenzionato a non lasciarla da sola.

"Questo lo vedo" rispose lui con voce bassa e profonda, ripose gli occhiali da lettura e il giornale, poi le sorrise "Vieni qui un momento, voglio parlarti."

Lily rimase ferma sulla porta, indecisa, lanciando uno sguardo fugace alla porta della cucina. Non aveva nessuna voglia di vedere Petunia.

"Si tratta solo di un secondo" insistte il padre, cosi la ragazza si avvicinò, lentamente e andò a sedersi di fronte a lui. "Allora bambina mia... che ti succede?"

"Niente, papà. Voglio solo evitare discussioni con Petunia."

"Non sto parlando di Petunia, cara... Sono arrivate diverse lettere di Allyson, ma ti ho visto gettarle nell'immondizia senza nemmeno leggerle, credevo che foste amiche..."

"Lo credevo anche io" rispose seccamente la ragazza, senza che la sua espressione mutasse, all'apparenza. Un osservatore più attento, però, che la conosceva bene come la conosceva lui, non poteva non notare l'ombra che era passata in fondo al suo sguardo, non poteva non notare il tono innaturalmente privo di sentimento.

Era chiaro che aveva toccato un tasto dolente, ma l'uomo continuò a parlare.

Voleva sapere che cosa le stesse succedendo.

"E il tuo ragazzo? Anche lui ti ha scritto spesso e..."

"Io e Russel ci siamo lasciati prima della fine della scuola, papà. Non mi importa se mi sta scrivendo, io non ho più niente da dirgli."

E cosi erano loro il problema: Allyson e Russel. La migliore amica e il fidanzato.

Suonava pericolosamente come l'inizio di una drammatica soap-opera.

Il padre tacque un secondo di troppo, così Lily ne approfittò per darsi alla fuga.

"Bene" disse alzandosi "se non hai altro da dirmi io andrei, ho già lasciato detto a mamma che non tornerò per cena. Ciao."

Uscì di corsa, appena prima che la madre e la sorella irrompessero nella stanza, senza che l'uomo riuscisse a rispondere al saluto.
 



Erano anni ormai che James Potter non passava una vacanza senza i suoi amici.

Quando era giunto ad Hogwarts sei anni prima, infatti, aveva conosciuto le tre persone che avrebbero segnato profondamente tutta la sua vita, da cui non voleva separarsi nemmeno in vacanza: i Malandrini.

Con loro aveva combinato talmente tanti guai che la metà dei loro compagni e praticamente tutto il corpo docenti erano afflitti da continui attacchi di panico, terrorizzati dall'idea che quel malefico quartetto avesse organizzato qualche cosa di nuovo. La McGrannit aveva minacciato più volte che li avrebbe uccisi, perchè pur di liberarsi di loro, avrebbe affrontato Azkaban con il sorriso sulle labbra.

Povera donna, quei ragazzi erano la sua croce e il suo orgoglio. Passavano dal fare incantesimi di trasfigurazione talmente perfetti da farle venire quasi le lacrime agli occhi, a scherzi infantili e imbecilli ai danni dei compagni, scherzi in cui -del tutto casualmente- rimaneva sempre coinvolta anche lei: per quattro volte consecutive si era trovata con i capelli pitturati di colori tanto orribili quanto sgargianti, che variavano dal rosa acceso al giallo limone. Alla fine visto che la sua credibilità di insegnante aveva cominciato a vacillare ed era veramente stufa dei loro comportamenti, aveva punito la mente di ogni loro operazione -Potter, ovviamente- togliendogli a tempo indeterminato la cosa a cui più teneva  dopo i suoi amici: il Quidditch.

Inutile dire che Potter aveva rischiato l'infarto. Dopo un mese intero senza Quidditch, quattro partite perse e parecchi tentativi di corruzione, i Malandrini si erano calmati, consapevoli che se non fosse tornato a giocare, James avrebbe tentato il suicidio.

I due mesi di tregua che seguirono, furono i più belli della vita della vicepreside, ma proprio quando si era convinta di aver finalmente calmato quegli animi inquieti, ecco che i Serpeverde ebbero la brillante idea di fare uno scherzo di cattivo gusto alla Grifondoro meno indicata, se non volevano subire più che spiacevoli ritorzioni.

Era, infatti, una cosa universalmente riconosciuta che James Potter avesse un debole per Lily
Evans e anche se lei non lo degnava della benchè minima attenzione, lui la considerava sotto la sua personale protezione. Fu per questo che quando i Serpeverde decisero di farle un incantesimo che l'avrebbe resa completamente calva, privandola dei suoi meravigliosi capelli rossi, la McGrannit seppe, come lo seppe tutta la scuola, che la tregua dei Malandrini era finita per sempre.

Poco importava che madama Chips le avesse fatto ricrescere i capelli nel giro di due minuti con un incantesimo, poco importava che la McGrannitt avesse punito i fautori dello scherzo con una durezza mai usata prima, poco importava che la stessa Lily Evans si fosse difesa più che egregiamente, schiantando i suddetti Serpeverde, dopo averli appesi al soffitto come salami: James voleva la sua vendetta. E i Malandrini lo avrebbero seguito, come lo seguivano sempre.
Gli scherzi fatti in quei mesi di fuoco furono tramandati di padre in figlio per anni, libri interi furono scritti a memoria di quella guerra che era esplosa senza lasciare scampo a nessuno... ma questa è un'altra storia.

Data la loro profonda amicizia, era chiaro che i quattro cercassero di passare meno tempo possibile lontano l'uno dall'altro.
Per farla breve i quattro ragazzi erano inseparabili. E lo erano per ottime ragioni.

Peter Minus non aveva mai avuto un amico prima di conoscere loro e sotto la loro protezione gli scherzi e le prese in giro che aveva dovuto sopportare per tutta l'infanzia erano finalmente finite.

Remus Lupin era un Lupo Mannaro. Convinto che loro non l'avrebbero accettato una volta venuti a conoscenza della sua vera natura, aveva mentito loro per due anni, prima che James scoprisse cosa nascondeva. I tre amici non solo non lo abbandonarono, ma anzi diventarono Animagi per lui, rimanendogli vicini anche durante la trasformazione.

Sirius Black viveva come un reietto. Non era mai andato daccordo con la famiglia, la madre era addirittura arrivata ad odiarlo e a sedici anni era fuggito di casa andando a rifugiarsi dai Potter, che lo avevano accolto a braccia aperte.

E infine James. Lui non aveva particolari problemi familiari, ma credeva fermamente dell'amicizia e avrebbe fatto di tutto per quei tre fratelli che aveva trovato in quella che lui considerava la sua seconda casa.

Tuttavia se erano tanto inseparabili, perchè James Potter vagava solitario e annoiato in un paesino dimenticato da Dio in Italia?

Per comprendere il perchè di ciò dobbiamo tornare indietro, a circa tre mesi prima, quando al ragazzo giunse una lettera piuttosto insolita scritta dalla madre, seguita immediatamente da un ancora più insolito bigliettino da parte del padre che lo pregava di non fare domande.

La lettera di Dorea Potter così recitava:

Caro James
come ormai avrai capito leggendo i giornali, la guerra è alle porte. Non so quanto passerà prima che esploda definitiviamente, gettandoci tutti nel caos più completo.
Tuo padre è un Auror, sarà in prima linea e so che nemmeno tu ti tirerai indietro quando sarà il momento di combattere.
Ho deciso quindi, che fino a che ne abbiamo la possibilità, è il caso di andare in vacanza insieme in un posto lontano da casa nostra, cambiare aria, passare i nostri ultimi giorni dorati di pace come famiglia felice.
So che è una scocciatura per te venire in vacanza con i tuoi vecchi genitori, ma si tratta solo di un paio di settimane.
Ci terrei veramente tanto.
Per favore.
Con affetto
Mamma.

Per una persona che non conoscesse Dorea bene come la conosceva James la lettera poteva non apparire così insolita: una madre che vuole passare gli ultimi giorni che precedevano una guerra insieme al marito e al figlio. Compensibile.

La signora Potter, però, non era il genere di donna che fugge dalle situazioni scappando in luoghi reconditi dell'Europa, fingendo che i problemi nel suo paese non esistano.

Se la guerra era alle porte, lei avrebbe combattuto. E lo avrebbe fatto fino all'ultimo respiro.
Tuttavia bisogna ammettere che la paura a volte fa brutti scherzi e che anche il più coraggioso di fronte a una minaccia come quella che rappresentava Lord Voldemort, si sarebbe potuto sentire un attimino vacillare.

Infatti, non era tanto ciò che diceva la lettera che aveva allarmato James, quanto il tono con cui era stata scritta, semraba quasi supplichevole. E questo era strano. Tremendamente strano.

Sua madre non pregava. Sua madre ordinava.

Se nella lettera ci fosse stato scritto: dannazione Potter, sei uguale a tuo padre!! Ho detto in vacanza! Subito!! il ragazzo non si sarebbe stupito per niente, ma quel per favore, scritto con l'inchiostro un pò sbavato, quasi vi fosse caduta su una lacrima, gli faceva sospettare che la donna nascondesse qualcos'altro.

Dorea Potter aveva un segreto.

E James l'avrebbe scoperto.

Peccato che quando erano arrivati in Italia la madre si era comportata esattamente come faceva sempre, senza particolari comportamenti sospetti.

Più volte il ragazzo aveva tentato di prenderla di sorpresa quando spariva. Irrompeva nelle stanze senza bussare, si calava dalle finestre... ma la sola cosa che aveva ottenuto era cogliere i genitori nel bel mezzo di atteggiamenti non proprio casti.

Alla fine si era arreso. Probabilmente si era sbagliato, Dorea era veramente solo spaventata.

Pareva che il Fato l'avesse attirato lì con l'inganno, quasi avesse qualcosa in serbo per lui.

Così a Potter non era rimasto altro che vagare per la città, aspettando che il suo destino si decidesse a compiersi, lasciando che i suoi pensieri vagassero con una frequenza allarmante su una certa rossina di sua conoscenza.

Chissà cosa stava facendo il quel momento.




Lily camminava senza meta per le strade della sua cittadina, senza avere la minima idea di dove andare.

Non era mai felice di lasciare Hogwarts. Era da quando aveva scoperto di essere una strega, infatti, che si sentiva un'estranea a casa sua.

All'inizio credeva che fosse solo questione di abitudine: presto la sorella avrebbe accettato la sua diversa natura e i genitori avrebbero cominciato a conoscere il nuovo mondo di cui lei faceva parte, ma si sbagliava.

Con il passare degli anni la situazione non faceva che peggiorare.

Le discussioni con Petunia erano diventate sempre più aspre e Lily aveva perso le speranze e soprattutto il desiderio di recuperare i rapporti con quella sorella che si ostinava a definirla un mostro. I genitori per quanto si sforzassero non riuscivano a capirla, non potevano.

Cercavano di essere partecipi della sua vita, chiedendole come andassero le cose a scuola e sforzandosi di imparare quanto più possibile sulla magia, ma allo stesso tempo Lily percepiva distintamente che tutte quelle cose a loro sconosciute, che sfuggivano a volte alla loro comprensione, lasciavano loro un senso di paura e inquetudine che non riuscivano a nascondere del tutto.

Non che avessero paura che la loro Lily potesse far loro del male o cose del genere, semplicemente al fianco della loro Strega prodigio, si sentivano fuori posto.

Lily faceva parte di un altro mondo.

Un mondo dove la sua diversità era la sua forza.

Un mondo che tuttavia la disprezzatava e la rifiutava. Esattamente come faceva la sorella.

Fra i Babbani era un Mostro.

Fra i Maghi una sudicia Mezzosangue.

Non avevano un solo amico al mondo. Tutti alla fine l'avevano abbandonata.
Prima c'era stata la rottura dell'amicizia con Severus. Ora Allyson.
Quando aveva incontrato Allyson, Lily si era davvero convinta di aver trovato un'amica. Le era sempre stata vicina nei momenti di difficoltà, anche se spesso di dimostrava un pò immatura.

Era la classica adolescente che utilizza tutti i luogi comuni che ha in repertorio per giustificare le proprie pazzie. Si vive una volta sola! Vivi la tua vita! I migliori agiscono. I perdenti parlano!! e cavolate varie, che Lily ascoltava pazientemente, con il sorriso sulle labbra.

Parlava d'amore come se fossero caramelle, parlava di vita come se ubriacarsi una sera significasse vivere, parlava degli attimi che dovevano essere colti, che ti sfuggivano fra le dita, ma soprattutto parlava di amicizia. Quella rara, magnifica amicizia di cui si parla nei libri e che pareva indistruttibile e incorruttibile, un'amicizia a cui Allyson diceva di credere con tutte le sue forze.

Che stupida che era stata, Lily. Solo una stupida. Così convinta di essere una delle poche disilluse che erano rimaste al mondo, una ragazza concreta, forse un pò cinica, ma di certo protetta da qualsiasi tipo di delusione e colpo basso. Nessuno può deluderti se non ti aspetti niente dalla gente e ormai credeva di aver imparato che anche il migliore degli amici poteva ferirti in modo indelebile. Ormai si credeva invincibile.

E invece la sua superbia l'aveva punita.

L'ultima di cui si era fidata l'aveva tradita come nessuno aveva mai fatto prima. Non si aspettava molto da Allyson. Certo era sua amica, ma sapeva che non era quel genere di amico che ti risolveva i problemi, che capiva quando stavi male anche se tu non dicevi niente, che riusciva a leggerti dentro con un solo sguardo, era solo una persona a volte un pò immatura a cui Lily voleva un bene dell'anima.

L'aveva sempre ascoltata quando lei aveva le sue assurde crisi, l'aveva aiutata quando credeva di aver trovato il principe azzurro e lui non l'aveva ricambiata, l'aveva protetta da chiunque l'avesse offesa, e lei cosa faceva?

Si scopava il suo ragazzo.

Nel suo letto.

Cosa c'era che non andava in lei? Perchè attirava persone che le facevano cosi deliberatamente del male?

Ricordava la scena di quando li aveva sorpresi insieme con una dolorosa chiarezza. Sapeva che non svrebbe mai dimenticato quel tradimento. Mai.

Stava cercando Russel in tutto il castello quel giorno. La sera precedente avevano litigato. Lui le aveva detto di essere innamorato di lei e Lily non aveva saputo rispondere.

Ti amo. Due parole. Cinque lettere.

Le cinque lettere che la terrorizzavano più di ogni altra cosa al mondo.

Pronunciarle significava esporsi. Pronunciarle significava gettarsi nel vuoto.

Aveva taciuto un secondo di troppo, così Russel se n'era andato, offeso e arrabbiato, lasciandola sola con i suoi dubbi.

Lily aveva poi passato l'intera notta insonne, a riflettere e alla fine era arrivata alla conclusione che non era una Grifondoro per niente. Lei ci teneva a Russel, gli voleva bene, anche se non era del tutto sicura di amarlo. Ma cos'era l'amore? Come avrebbe potuto riconoscerlo? Forse il segreto era buttarsi, senza pensare. Forse il segreto era vivere il proprio rapporto cun una persona senza timore.

La ricerca era andata avanti a lungo, tanto che alla fine la ragazza si era arresa ed era salita in dormitorio, sperando di trovarvi l'amica, Allyson e poterle svelare tutti i suoi problemi.

Peccato che quando aveva aperto la porta della stanza aveva trovato sia Allyson, sia Russel un tantino troppo impegnati per presarle attenzione.

Il dolore era stato talmente acuto, che non versò nemmeno una lacrima.

Era rimasta ferma, in silenzio, fissandoli come se nemmeno esistessero.

 Li guardò cercare di vestirsi in fretta, mentre cercavano di accampare qualche scusa, ma lei non poteva sentirli.

Si sentiva come se fosse appena caduta in acqua, i rumori ovattati, i gesti rallentati, i polmoni in fiamme, le forze che alla fine ti mancano a furia di lottare e il terribile desiderio di lasciarsi e finirla con una volta per tutte.

Aveta tentato di uscire dalla stanza, ma Russel l'aveva afferata per un braccio per un braccio, impedendole di muoversi.

"Lily, ti prego Lily ascoltami...." aveva detto lui senza trattenere le lacrime, stringendole ancora il braccio con una mano e con l'altra tentava di tener sù i pantaloni che non aveva ancora finito di riallacciare.

Era un bel ragazzo Russel, alto e atletico, a volte sapeva persino essere affascinante, ma adesso agli occhi di Lily era solo ripugnante.

Come osava piangere? Con quale coraggio piangeva di fronte a lei in quel modo dopo quello che aveva fatto?

Come? Come? Come?

Quelle lacrime false come lo erano state le sue parole, le avevano fatto perdere il lume della ragione. Aveva iniziato a scalciare e gridare, colpendo ogni parte del corpo del ragazzo che riusciva a raggiungere.

"Lily! Smettila!" aveva gridato Allyson.

La furia di Lily si era scatentata allora sull'amica, la vera traditrice in tutto quel frangente. Di lei si fidava dannazione! Si fidava ciecamente!

Ancora una volta aveva permesso a quelli che credeva suoi amici di ferirla.

Era solo una stupida.

Ma non sarebbe più successo.

Questa era una certezza.

Alzò lo sguardo proseguì il suo cammino a testa alta, ben decisa a non crollare nemmeno stavolta.

Lily Evans non crolla. Non crolla mai.

Era troppo immersa nei suoi pensieri per accorgersi che aveva appena imboccato la strada per Spinner's End.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Come cane e gatto. ***





Severus Piton era seduto di fronte alla finestra di casa sua. Era lì che passava gran parte delle sue vacanze, immerso in qualche strana e oscura lettura, evitando la luce del sole come la evita un vampiro.
Chiuso in casa da quando era tornato da scuola, ormai, la pelle del ragazzo aveva assunto un colorito malaticcio e giallognolo, mentre capelli unticci gli ricadevano sul volto, quasi tentasse di nascondere la sua espressione a qualcuno, sebbene fosse solo in casa.

Annoiato voltò una pagina del suo libro, continuando a leggere.

Si sentiva sempre sollevato quando i genitori uscivano di casa, la solitudine non lo disturbava affatto. Il padre passava le sue giornate vagabondando qua e là, fra un bar e l'altro, criticando e maltrattando sua madre, che non faceva assolutamente niente per difendersi.
 Tobias Piton era solo un Babbano. Per quale motivo la donna non si difendeva, mostrando la sua superiorità di Strega?

La Magia è potere.

Sua madre, però, aveva dimenticato da tempo la sua superiorità, costretta in quella vita in cui non poteva sentirsi felice e Severus aveva ben presto deciso che non avrebbe commesso lo stesso errore: lui era un Mago e mai e poi mai si sarebbe andato a confondere con degli insulsi Babbani che niente avevano a che fare con il suo mondo.
Sospirò, pensieroso e malinconico, mentre il suo sguardo si perdeva ad osservare il paesaggio fuori dalla finestra.

Non riusciva proprio a concentrarsi quel giorno, infatti, come spesso accadeva quando rimaneva solo, ed era solo per la maggior parte del suo tempo, i pensieri vagarono lontani e finirono inevitabilmente a posarsi su quella che un tempo era stata la sua migliore amica.
Lily Evans. L'unico raggio di sole in quella vita destinata alle tenebre, l'ultimo fragile legame che gli aveva impedito di cadere nell'abisso.
Ma quel legame s'era spezzato, la sua stella si era spenta per sempre e non sarebbe tornata.

Quanto stupido era stato a lasciare che quell'idiota di James Potter riuscisse ad allontanarlo da lei. L'aveva lasciato vincere!! Di certo era stato tutto premeditato, tutto organizzato per separarli, perchè a Potter era sempre piaciuta Lily e temeva l'amicizia che c'era fra di loro.

Eppure non è Potter che l'ha chiamata sudicia Mezzosangue, sei stato tu...

Di certo Severus non l'avrebbe fatto se Potter non gli avesse fatto quello stupido scherzo umiliandolo davanti a tutti, umiliandolo davanti a LEI.

Non è la pubblica umiliazione che vi ha separati. Certo, lo scherzo di Potter è imperdonabile, ma lei era intervenuta per difenderti perchè ti voleva bene e tu l'hai trattata in quel modo...

Ma... ma era furioso! Non ragionava. Non voleva ferirla, per nessuna ragione al mondo avrebbe volute farle del male... Quelle parole gli erano sfuggite, solo sfuggite, nemmeno sapeva come era potuto succedere.

Quali parole, Severus?

Non le avrebbe mai più ripetute. Lo avevano allontanato da lei, l'unica che l'avesse sempre apprezzato per quello che era.

Quali parole, Severus?

Aveva solo commesso un errore. Non pensava veramente ciò che aveva detto. Era imbarazzato, arrabbiato... Non voleva che lei lo vedesse in quelle condizioni! Avrebbe voluto essere lui, per una volta, ad aiutarla...

Quali parole, Severus?

Schifosa Mezzosangue.

Tu sai perchè ti sono sfuggite, vero? Le hai detto quelle cose perchè è quello che è. Una sudicia Mezzosangue, parte di quella feccia che vuoi eliminare dall'umanità...

Eliminare lei? No! Lei era... diversa.

Che cos'ha di diverso? E' figlia di Babbani, ha sottratto la sua Magia a qualcuno! Lei non è come te... Non è mai stata come te. Dovresti eliminarla, dai tuoi pensieri e dal mondo. Quella ragazza è niente, è solo una sporca Mezzosangue, nient'altro che questo... Per lei non dovresti provare altro che disgusto!

Avrebbe dovuto, certo. Ma non era certo quello il genere di sentimenti che provava e non poteva più negarlo a sè stesso.

Lui l'amava.

Aveva appena finito di formulare questo pensiero, quando guardando dalla finestra ciò che vide lo lasciò letteralmente senza fiato.
Illuminata dal sole, con i capelli rossi come il fuoco appena scompigliati dalla brezza mattutina, pareva una ninfa dei boschi.
Lily, la sua Lily, stava a pochi metri da lui, di fronte a casa sua.
Non dava segno di volersi fermare, ma il fatto che fosse lì poteva significare solo una cosa: c'era speranza.
Mollò il libro a terra e corse fuori per raggiungerla.





Remus Lupin viveva in un piccolo paesino Babbano a sud dell'Hampshire, insieme al padre. Nessuno sapeva che i due Lupin fossero Maghi e men che mai erano a conoscenza della sua condizione di Lupo Mannaro.
Verrebbe da pensare che due come loro fossero completamente fuori posto, in un luogo del genere, ma il signor Lupin per nessuna ragione al mondo avrebbe lasciato quel villaggio immerso nei boschi, dove aveva conosciuto Ariel, la madre di Remus.

Ariel e John si erano conosciuti circa 20 anni prima.
L'uomo a mala pena ricordava la motivazione che l'aveva spinto in quel minuscolo villaggio, quel giorno di settembre, ma non aveva importanza. Forse era solo il richiamo del destino che l'aveva condotto fino a lì.
Passeggiava, incerto e a disagio, per una minuscola stradina -la via principale del villaggio- quando la sua attenzione venne catturata dalla figura di una ragazza meravigliosa, che stava poco lontana da lui. Aveva i lunghi capelli castani intrecciati, la pelle arrossata a causa del caldo e due meravigliosi occhi ambrati che sembravano brillare di luce propria.

Bisogna dire che John Lupin non era mai stato un grande latin lover. Quando si avvicinava a una ragazza che gli piaceva si innervosiva e cominciava a balbettare frasi sconnesse e a dire cose che non c'entravano assolutamente niente con la conversazione che stavano avendo, lasciando la sua "preda" perplessa e con un profondo desiderio di darsi alla fuga.
Per sua fortuna la sua goffaggine fu trovata da Ariel assolutamente adorabile, così cominciarono a frequentarsi.
Lei era una Babbana, perciò all'inizio la loro relazione aveva avuto non poche difficoltà. In un primo momento lui non voleva rivelarle la sua natura, troppo timoroso di perderla per esporsi in quel modo e la loro storia era andata avanti cosi per un anno senza troppi problemi, mentre John aveva quasi dimenticato cosa fosse la magia. Quasi.

Era il giorno prima del matrimonio quando lei scoprì i suoi poteri.
Povera Ariel, che trauma vedere il futuro marito che faceva allegramente levitare in aria le scarpe, mentre una mano invisibile lo aiutava a vestirsi. Lei se n'era andata correndo dalla stanza e lui aveva creduto di averla persa per sempre, convinto che lei lo credesse un mostro.
Il mattino seguente John si era presentato all'altare, con la stessa allegria che si ha a un funerale, senza trovare il coraggio di dire ai conoscenti che il matrimonio era annullato. Non parlarne lasciava intatta quell'ultima sottile illusione che le cose non fossero cambiate, anche se nel profondo del cuore aveva la certezza che non fosse cosi.
Ariel, però, aveva sempre avuto il potere di sorprenderlo. Come se niente fosse accaduto il giorno precedente, lei si presentò alle sue nozze vestita come un angelo, i fiori nei capelli e un magnifico sorriso sul volto. Lui non poteva fare a meno di fissarla estasiato, senza sbattere nemmeno le palpebre per paura che fosse tutto un sogno. Giunta al suo fianco lei l'aveva guardato con un mezzo sorriso:

"Non mentirmi mai più" aveva detto e tutto sembrava essersi risolto per il meglio.

Circa un anno dopo era nato Remus. Un bimbo magnifico, in salute, sempre sorridente e solare. La gioia della sua mamma e del suo papà.
Un finale degno delle migliori fiabe. Peccato che fosse soltanto un magnifico inizio destinato a non continuare.

"Papà!!" chiamò Remus, sbadigliando "Papà, alzati! Devi andare a lavoro!"

Il ragazzo quella mattina si era alzato di buon ora. Voleva preparare la colazione, per potersi mettere a studiare al più presto. Sapeva, infatti, che nel giro di un mese al massimo, i suoi tre amici, James, Sirius e Peter, pazzi da legare, sarebbero venuti a prelevarlo -che lui lo volesse o meno, ovviamente- e lo avrebbero trascinato da qualche parte, sostenendo che senza di loro non sarebbero state vere vacanze.

Per quanto fingesse di lamentarsi, Lupin era ben felice di seguirli nelle loro spericolate avventure, che gli permettevano di dimenticare tutti i suoi problemi, ma allo stesso tempo non voleva rimanere indietro con lo studio.
Albus Silente gli aveva concesso di frequentare la sua scuola, quando nessuno l'avrebbe fatto, perciò Remus aveva giurato a sè stesso che sarebbe stato uno studente modello.
Ovviamente quella promessa personale non era stata mantenuta quasi per niente.
Insomma, lui era un Malandrino, parte di quel gruppo che la McGrannitt definiva il suo incubo, nonchè la disgrazia peggiore che Hogwarts avrebbe mai conosciuto, e in quanto Malandrino si cacciava in guai continui praticamente per definizione, ma comunque era sempre riuscito ad eccellere in tutte le materie, anche se questo significava a volte dover passare le sue notti insonni a studiare.

Remus si vestì in fretta e scese le scale.

Aveva una strana sensazione: spiacevole, quasi inquetante. Non era in grado di definire cosa ci fosse che non andava, ma per quanto fosse irrazionale non riusciva a calmarsi.
Era lo stesso senso di oppressione che provava nei giorni che precedevano la Luna Piena, quando sentiva la presenza bestiale e malefica del lupo risvegliarsi lentamente.
I suoi mostri di infanzia non erano mai stati sotto il letto. Remus, il mostro lo aveva nascosto nel cuore.

Non era per quello, tuttavia, che si sentiva irrequieto. La Luna Piena c'era stata solo un paio di giorni prima, l'angoscia per quel mese era passata.
Con le mani che quasi gli tremavano per l'agitazione si recò a bussare alla porta del padre, per controllare che stesse bene. Dopotutto quando l'aveva chiamato poco prima, lui non aveva risposto.

"Papà?" chiamò di nuovo, ma invano.

"Papà sei sveglio?"

Il letto della camera era intatto, segno evidente che nessuno vi aveva dormito. Le finestre erano chiuse, così come le tende. Nell'aria aleggiava un odore di chiuso e di polvere, come se la stanza fosse inutilizzata da mesi.
Remus sentì un campanello d'allarme risuonare nel suo cervello, mentre finalmente capiva che la sua inquietudine era tutt'altro che infondata.

"Papà?" provò ancora, mentre giungeva nel salottino. Stava per dirigersi verso la cucina quando sentì un gemito provenire da dietro il divano.

 John Lupin giaceva a terra nel suo stesso vomito. La barba incolta, spettinato e malconcio, con i vestiti sporchi ed in disordine, pareva un barbone che aveva passato la maggior parte della sua vita in strada, fra i riufiuti.

"Ti sei ubriacato di nuovo..." sussurrò stancamente Remus, mentre si chinava a terra per aiutarlo ad alzarsi.

"Forza papà, andiamo a farci una doccia, dai..."

Il giovane sussurrò un incantesimo con cui si aiutò a traspostarlo nel bagno. Lo infilò sotto la doccia e poi accese l'acqua.
Sotto lo scroscio d'acqua fredda John sembrò riprendersi, abbassò lo sguardo, colmo di vergogna, aprì la bocca per dire qualcosa ma gli mancarono le parole, così la richiuse, evitando lo sguardo ammonitore del figlio.

"Non dovresti ridurti cosi" disse Remus, con voce ferma, mentre iniziava a torgliergli i vestiti.

"Mi dis.. mi dispiace Remus..." biascicò John, senza riuscire ad articolare bene le parole "Mi dispiace. Mi dispiace!" ormai piangeva senza ritegno, aggrappandosi alle spalle del figlio, che impassibile continuava a spogliarlo.

"Non ti devi scusare con me, non è a me che stai facendo del male. Ora, guardami papà... ti ho detto guardami!"

Il signor Lupin alzò lentamente lo sguardo. Alla vista di quegli occhi arrossati e sofferenti, Remus si sentì stringere il cuore, ma il suo volto non tradì alcuna emozione.

"Finisci di farti la doccia. Cerca di riprenderti. Io vado a preparare un pò di caffè" disse, poi lo osservò ancora qualche secondo, cercando di capire se l'uomo era in grado di reggersi in piedi, ma lui lo allontanò, tornando finalmente padrone di sè tanto quanto bastava per non barcollare.

"Va bene figliolo... io... finisco di fare la doccia, si."

Remus fece un breve cenno con il capo, poi si voltò e uscì, chiudendosi la porta alle spalle, per dirigersi in cucina.
Respirò profondamente cercando di calmarsi: doveva stare calmo.
Doveva controllare la situazione.
Avrebbe dovuto, ma era difficile. Tremedamente difficile e lui era solo un ragazzo di 17 anni.
Era giusto che una persona come Remus dovesse portarsi dietro un simile fardello? Era giusto che la sua gioventù, la sua vita, fossero rovinate da un mago senza scrupoli e da un padre che non riusciva a vincere il senso di colpa?

No, non lo era. Non lo era affatto.

Si sedette su di una seggiolina di legno, prendendosi la testa fra le mani. Il tremore era aumentato visibilmente, il respiro affannato e spezzato, il cuore che gli batteva nel petto pareva sul punto di scoppiare da un momento all'altro.
Doveva calmarsi.
Doveva controllare la situazione.
Era forte, Lupin. La vita l'aveva temprato più di quanto fosse necessario.

"Preparo il caffè" sussurrò, parlando a sè stesso. "Mi calmo e preparo un maledettissimo caffè"

Ma quando entrò nella credenza e non ne trovò neppure una goccia, perse momentaneamente il lume della ragione.
Gridò, frustrato e arrabbiato, mentre prendeva a calci il muro, come impazzito.
Gridava contro il mondo. Così crudele e senza pietà.
Gridava contro suo padre. Che non trovava la forza di andare avanti.
Ma soprattutto gridava contro sè stesso e contro quel mostro che albergava nel suo cuore. Un mostro che lo faceva sentire indesiderato e pericoloso.
Ci volle qualche minuto prima che tornasse in sè.

Remus Lupin era un Lupo Mannaro da quando aveva cinque anni. Ricordava appena sua madre, Ariel, morta 12 anni prima nel tentativo di salvargli la vita.
John non era di certo l'unico a sentirsi corrodere dal senso di colpa.

"Papà!" urlò al padre che ancora stava sotto la doccia "Papà!! Esco a comprare il caffè!"

Non aspettò la risposta e uscì, diretto ad un'alimentari poco lontana.

"Ciao Betty" disse Remus entrando nell'alimentari, facendo tintinnare la porta mentre entrava. Betty era la proprietaria dell'alimentari e lo conosceva da quando era ancora in fasce.

"Remus! Sono cosi contenta di vederti! Non sapevo che tu fossi già tornato da scuola. Tuo padre come sta?"

"Bene" rispose il ragazzo sbrigativo "abbiamo solo bisogno di un pò di caffè per fare colazione. Non ne abbiamo neppure una gocciolina"

La donna lo osservò con un sorriso malinconico, lo sguardo acceso di una comprensione che Remus avrebbe preferito evitare, mentre prendeva una busta di caffè in polvere e lo porgeva al giovane.

"Hai bisogno di altro?" chiese Betty con dolcezza.

Lupin scosse la testa, mentre porgeva alla donna un paio di monete, poi si voltò per andarsene più in fretta che poteva. Voleva evitare domande scomode e discussioni che non era pronto ad affrontare, ma soprattutto voleva tornare da suo padre per controllare che si fosse ripreso.
Aveva già raggiunto la porta quando cambiò improvvisamente idea.

"Senti Betty..." iniziò guardandosi intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno "Volevo chiederti una cosa."

Lei annuì e attese che lui continuasse.

"Mio padre, quando... beh quando io non ci sono... Sono a scuola insomma... Lui... Lui si ubriaca spesso?"

Betty fece un lungo sospiro prima di rispondere.

Tutti in paese sapevano che John Lupin non si era mai ripreso dal trauma della scomparsa della moglie, morta in circostanze misteriose per salvare il figlio di soli 5 anni, che era rimasto a sua volta gravemente ferito.
In realtà le circostanze erano misteriose solo agli abitanti del paesino, sia John che Remus erano ben consapevoli di cosa fosse accaduto quella notte.
Fernir Grayback adorava i piccoli villaggi come quello dove vivevano i Lupin, dove la gente era più impressionabile, più facile da manipolare. Lui arrivava, convinceva tutti che qualche oscura maledizione si era abbattuta sul villaggio, scatenando il panico.
Il panico, lo adorava. Rendeva il sangue così dolce e succoso, oltre che la caccia tremendamente divertente.
Quante risate si faceva a vedere gli stupidi tentativi dei Babbani di tenere lontano il pericolo: sciocchi rituali, parodie di incantesimi, poco credibili pietruzze che stringevano al petto come se fossero amuleti. Tutte sciocchezze.
Quella volta però le cose non erano andate come sperava. Non solo non era riuscito a scatenare il consueto panico nel paesino, ma anzi era stato catturato e rinchiuso per tutta la notte in cui c'era stata la Luna Piena, in catene, senza riuscire ad ottenere il sangue che bramava.
Era stato uno stupido. Tutto si sarebbe aspettato tranne che trovare un mago in un luogo dimenticato da Dio come quello, ed era stato proprio quel Mago, John Lupin a rinchiuderlo.
Ma avrebbe pagato caro il suo affronto.
Gli aveva detto di andarsene, di non farsi più vedere e Grayback gli fece credere di aver ottenuto ciò che voleva.
Aspettò un anno prima di tornare al villaggio. Attese la Luna di Piena appostato dietro la casa di Lupin, deciso a ridurre a brandelli quel bel figlioletto a cui John teneva tanto. Già sentiva il sapore di quella giovane carne giù per la gola, già sentiva risuonare nelle orecchie le sue urle straziate di fanciullo.
Ma ancora una volta il piano non andò come aveva sperato.
Attirò il piccolo fuori e si avventò su di lui pronto a sbranarlo, ma Ariel si mise in mezzo.
Come poteva una giovane donna, anche piuttosto mingherlina, avere la meglio su un Lupo Mannaro, senza avere nemmeno la facoltà di utilizzare la Magia?
Ariel non era una Strega è vero, ma era una madre.
Una madre disperata.
Lottò con tutta sè stessa per quella giovane creatura che aveva messo al mondo. Lottò con la forza della disperazione, con la forza dell'amore sconfinato che provava per Remus.
Lo strappò dalle sue fauci, riuscendo a salvarlo, ma morì nel tentativo. Quando John arrivò per lei era troppo tardi e il bimbo era stato morso e cosi condannato a portare un fardello che gli sarebbe pesato per tutta la vita.

"Ragazzo, devi stare tranquillo." rispose Betty a Remus dopo qualche secondo "Tuo padre a volte si ubriaca, è vero, però... beh... non cosi spesso, quando tu non ci sei."

Il ragazzo rimase in silenzio, soppesando le parole.

"Quindi.. quando io sono a casa... si ubriaca... si ubriaca..."

"Più frequentemente, si." concluse per lui la donna.

"Ah" fu la risposta del giovane Lupin, mentre un barlume di comprensione gli attraversava la mente.

"Questo non significa che si ubriachi per colpa tua, Remus. Probabilmente quando tu non ci sei sa che beh... non... non lo so! Lui... Lui sa di essere da solo e che nessuno può aiutarlo se sta veramente male." disse frettolosamente Betty, comprendendo che le proprie parole avevano ferito Remus più di quanta fosse sua intenzione.

Lei voleva solo tranquillizzarlo, fargli capire che non sarebbe accaduto niente di male a suo padre quando lui era lontano.

"Non ti preoccupare Betty. Grazie per la risposta" il ragazzo sorrise, salutandola con un cenno della mano, poi uscì.

Remus ormai sapeva cosa fare. Il padre non sarebbe mai potuto andare avanti finchè fosse stato costretto a sentire le sue trasformazioni durante la luna piena chiuso giù in cantina, non sarebbe mai potuto andare avanti finchè lui fosse rimasto lì a ricordargli continuamente con la sua presenza quella che John riteneva essere una sua colpa imperdonabile.
Quando rientrò in casa il Signor Lupin era in cucina, si era ripulito e si era ripreso dalla sbornia, ma aveva sempre quell'aria sconfitta di chi ha perso tutto. Eppure l'uomo non aveva perso tutto, suo figlio era ancora lì. Peccato che fosse troppo preso dal senso di colpa per accorgersene.
Remus porse al padre il caffè appena comprato, senza una parola e lui, altrettanto silenzioso, iniziò a prepararlo.

"Esci oggi, papà?" si decise infine a chiedere il ragazzo.

"Si devo andare ad aiutare Dave a riparare il tetto del granaio. Sarà una questione di qualche ora non di più." rispose lui, senza guardarlo. Dopo un attimo di pausa continuò "Senti Remus, io..."

"Ti ho già detto che non devi scusarti di niente, davvero" lo interruppe il figlio e lui annuì.

Finirono di fare colazione in silenzio, poi John si alzò e prese gli attrezzi da lavoro:

"Allora vado. Non ci metterò molto... Ciao, Rem."

"Ciao. Ah, papà!" lo richiamò il giovane quando lui era già giunto alla porta.

"Si?"

"Ti voglio bene"

"Ti voglio bene anche io, figliolo"

John uscì con un sorriso, contento di quell'uscita del figlio, ma comunque perplesso.
Ancora non sapeva che non l'avrebbe più trovato a casa al suo rientro.




Sirius Black si stava annoiando.
Erano passati solo cinque giorni dalla partenza di James con la sua famiglia, e già il ragazzo si chiedeva come avrebbe potuto affrontare i restanti dieci.
Non che stesse con le mani in mano a lamentarsi, anzi.
Sirius era una persona molto attiva. Questo lo sapevano tutti.
E da Diagon Alley passavano un sacco di ragazze molto interessanti, fra turiste e compagne di scuola, che lui era ben felice di invitare a uscire e poi a fare un salto nella sua stanza al Paiolo Magico per mostrare loro la sua collezione di libri antichi.
Inutile dire che con la sua poco credibile scusa, il ragazzo avesse già beccato quattro schiaffi, insulti vari e solo un paio di successi.
Aveva fatto una scommessa con sè stesso: sarebbe stato un grande conquistatore anche da noioso bibliofilo!
Il problema era che senza James la scommessa non era altrettanto divertente e non aveva neppure Peter a sostenerlo e Remus a dargli dell'idiota, quindi il divertimento era praticamente pari a zero.

"Tieni Sir" disse Fortebraccio portando a Sirius il gelato alla nocciola che aveva ordinato "Niente
ragazze oggi?"

"Naaah" sospirò il bel Black stiracchiandosi, guardò distrattamente per strada dove due ragazze bionde, dall'aspetto sicuramente straniere, lo stavano guardando con vivo interesse, ma lui non ci fece troppo caso.

"Sai Florian" disse afferrando il cucchiaino e sventolandolo qua e là per enfatizzare il concetto

"Credo che ormai le ragazze non mi facciano più questo grande effetto."

Fortebraccio trattenne a stento un sorriso. A Sirius Black le ragazze non facevano più effetto. Se l'avesse detto a qualcuno l'avrebbero internato per gravi disturbi mentali.

"Si, ok. Magari mi piacere provarci per uscirci una sera... Mi piace invitarle nella mia stanza..."
"... a vedere i libri antichi." concluse per lui Florian, sempre più divertito.

"Si, ecco. I libri antichi. Ma a parte queste cose, basta. Non c'e altro.... cioè non ho mai provato quella sensazione... quel non so che.... capisci?"

"Certo che capisco. Le classiche farfalle nello stomaco, giusto?"

"Si! Si, proprio quelle. Non l'ho mai capita questa storia delle farfalle nello stomaco, Flo, te lo giuro. Mi ci sono anche impegnato, ma oh... niente. E come se non bastasse, c'è il colpo di fulmine. Anche quello mi è oscuro. Voglio dire, essere colpiti da un fulmine non è mica una cosa positiva! Ti elettrizzi tutto, nella maggior parte dei casi muori...Che diavolo di paragone è? E poi come dovrebbe funzionare la cosa, scusa? Tu guardi all'orizzonte e c'è lei..."

Si interruppe, senza fiato.

Proprio mentre stava iniziando la sua filippica anti-amore-a-prima-vista, ecco che una ragazza che Sirius non aveva mai visto apparve in fondo alla strada.

Sentì il cuore fermarsi per un secondo, prima di prendere a battere più forte che mai, come se fosse stato attraversato da una scarica elettrica e improvvisamente comprese.

Comprese cosa intendeva James quando diceva che si sentiva euforico e allo stesso tempo in punto di morte, quando vedeva la Evans.
Comprese che quelle maledette farfalle nello stomaco, non aspettano altro che tu la veda, per iniziare a volare tutte insieme, disordinate e fastidiose, facendoti sentire terribilmente nervoso e a disagio.
Comprese che quando il fulmine ti colpisce, forse non muori, ma per una frazione di secondo pensi che potresti anche farlo per poter ricevere un sorriso da parte della ragazza che ti ha fatto perdere la testa in quel modo.

"Sirius?" lo richiamo Fortebraccio, preoccupato per il silenzio troppo prolungato del ragazzo.

"Eh?"

"Stai bene?"

"No."

"Come sarebbe a dire no?"

"Cioè... sì!"

"Ma sì cosa?"

"Che ne so, me l'hai chiesto tu!"

Florian sospirò, cercando di capire che diamine fosse successo al bel Black. Un attimo prima faceva uno dei suoi soliti discorsi contro gli innamorati, un attimo dopo sembrava un deficiente a cui hanno fatto un incantesimo di Memoria mal riuscito.

"Sirius, ascoltami. Mi stavi parlando di come funzionano secondo te i colpi di fulmine, poi ti sei..."

"Ah i colpi di fulmine!" esclamò Black interrompendolo.

Ormai era chiaro. Era impazzito.

"Come funzionano i colpi di fulmine.... io non lo so come funzionano!!!" proseguì poi quasi allarmato.

Fortebraccio si lasciò cadere su una sedia, disperato.

"Lo so... le tue erano supposizioni..."

"Ahhhh... sì... ehm... qualche supposizione ce l'ho"

"E quali sarebbero?"

"Dicevo io.. uhm..." Sirius sospirò profondamente, cercando di riprendersi. Maledetti sentimenti del cavolo, volevano fare sempre come desideravano senza chiedere il permesso. Perchè diavolo non era nato sociopatico? Sarebbe tanto voluto fuggire via anni luce da quel luogo così opprimente, ma ormai aveva iniziato un discorso a Florian e, se non voleva fare la figura di un deficiente ancora peggiore di quello che immaginava, doveva cercare di concluderlo.

"Dicevo tu guardi all'orizzionte e c'è lei..." ancora una volta si perse a guardarla, mentre lei osservava le vetrine dei negozi "lei che cammina verso di te. E' bellissima. O no, forse non lo è, ma non ha importanza, tu la vedi bellissima. Illuminata dalla luce del sole come se fosse stato il cielo a mandartela, mentre avanza, sembra che stia uscendo da una foschìa che piano piano si dirada, perchè ogni minuto, ogni secondo che passi a osservarla, lei diventa più nitida nella tua mente, più indelebile. E ti domandi com'è possibile. Com'è possibile che vederla camminare per strada possa farti quell'effetto? Com'è possibile che lo faccia proprio a te, che mai e poi mai avresti creduto nel colpo di fulmine, che prendi in giro gli innamorati perchè sono così sciocchi, così illusi. Eppure, nonostante tutte queste domande, nonostante tutti i princìpi che avevi fino a un attimo prima, ora che quel sogno cammina verso di te, capisci che non vuoi svegliarti."

Si interruppe, distogliendo lo sguardo, mentre Florian lo guardava stupito.

Forse il bel Black, ne sapeva più di quanto volesse far credere sull'argomento.

"Beh si... credo che sia una cosa del genere" disse continuando a fissarlo.

La ragazza nel frattempo era entrata nel negozio di animali. Sirius si alzò deciso e frettoloso.

Lui era Sirius Black il più grande Latin Lover che Hogwarts avesse conosciuto -o meglio questa era la sua criticabile opinione- , quindi non c'era nessuna ragazza al mondo che l'avrebbe intimorito.

Lasciò Florian lì come uno stoccafisso e si lanciò all'inseguimento.

"Salve. Volevo comprare un gatto" disse lei alla commessa, che la guardò sorridente.

"Che genere di gatto voleva?"

Lei si strinse nelle spalle, perplessa.

"Ehm... boh! Un gatto. Che generi di gatti esistono?"

La donna dietro al bancone sospirò, cercando di trattenere una risata.

"Se mi aspetta un secondo signorina le porto qui una cucciolata che ci hanno portato ieri. I gattini hanno solo quattro mesi."

"Oooh si. Grazie!"

Sirius entrò nel negozio cercando di fingere noncuranza, senza riuscirci troppo bene.

Innanzitutto quando arrivò ebbe qualche difficoltà ad aprire la porta: aveva perso momentaneamente la capacità di distinguere il significato di spingere e tirare. Quando finalmente capì che se avesse tirato ancora un pò quella povera porta, sarebbe riuscito ad aprirla solo perchè l'avrebbe scardinata, si decise a spingere.
Peccato però che lo fece con eccessiva veemenza, sbattendola violentemente al muro, facendo spaventare un uccello non bene identificato, chiuso in una gabbia, che iniziò a starnazzare fastidiosamente.
Dopo la sua entrata trionfale, degna del peggiore degli imbecilli, Sirius sperò di riuscire a tornare a comportarsi come al suo solito, ma invano.
Per quanto gli costasse un'enorme fatica ammetterlo, Black era nervoso come non era mai stato in vita sua.
Camminò su e giù per il locale fingendo di osservare i gufi, quando in realtà cercava di inquadrare meglio la ragazza.
Era molto carina. Alta, ma non troppo, piuttosto magra, con lunghi capelli castani che arrivavano fino alle spalle.
Alla fine il giovane si decise e si avvicinò.

"Ciao" disse sfoderando un dei più seducenti sorrisi che aveva in repertorio "Sei nuova di qui?"

Lei si voltò a guardarlo e gli sorrise cortesemente, ma non parve troppo impressionata da lui.

"Si, mi sono appena trasferita dal Canada." rispose, tornando poi a volgere lo sguardo al bancone.

Ok, si era voltata di nuovo. Fine della discussione.

Bel colpo, Black. Davvero.
Avete parlato per ben quattro secondi e tre quarti, praticamente puoi chiederle di sposarla.
Indeciso su cosa fare, Sirius osservò meglio lo zaino che lei aveva alle spalle, cercando qualche spunto di conversazione, ma non trovo niente di particolare. Dopo due minuti buoni che la fissava, quando la ragazza aveva iniziato a sentirsi piuttosto infastidita, Black finalmente notò qualcosa di interessante: c'era una piccola targetta attaccata da una parte, c'era scritto Stella e qualcos'altro, ma non riuscì a leggere il cognome.

"Stella giusto?" tentò di nuovo pergendole la mano "L'ho letto sullo zaino" disse poi quando lei gli rivolse uno sguardo interrogativo.

"Si, molto piacere. E tu sei?" rispose lei sorridendo.

Il ragazzo sentì il cuore esultare. Finalmente aveva attirato la sua attenzione.

"Sirius Black per servirla, Madame"

La sua galanteria non suscitò tuttavia l'effetto sperato, anzi. Lei infatti ritirò rapida la mano e incrociò le braccia al petto, apparentemente offesa.

Il cuore sprofondò di nuovo. Aveva attirato la sua attenzione un corno.

"Ehm... Che ho fatto?" chiese perplesso Sirius.

"Oh per piacere! Come se tu non lo sapessi!" rispose Stella e si voltò nuovamente, scocciata.

Mamma mia! Con una pazza isterica doveva averlo quel maledetto colpo di fulmine! Si era offesa solo perchè lui si era presentato.

"No, mi dispiace ma non lo so."

"Dai le tue tattiche di addescamento sinceramente mi offendono un pò!"

E perchè mai? Per una volta che era gentile! Di solito se ne usciva con cavolate copiate dai baci perugina, oppure con frasi da grand'uomo d'altri tempi,tipo vieni con me se vuoi vivere... fanciulla ciò di cui hai bisogno, è un vero uomo... e cazzate del genere.

"Ah.. ehm... perchè?"

"Oh per piacere! Come se tu non lo sapessi!" ripetè lei ancora una volta, risentita.

Sirius stava cominciando a perdere la pazienza.

Non aveva fatto niente di male se non alzarsi dal letto quella mattina! Perchè non era rimasto a dormire?? Perchè???

"Senti non so cosa ho fatto di male, quindi se per favore vuoi dirmelo mi fai anche un piacere, altrimenti me ne vado! Non pensavo di disturbare tanto!"

La ragazza di voltò a guardarlo, stizzita.

"Oh andiamo... Leggi il mio nome, io mi chiamo Stella e tu, guarda un pò, ti chiami con il nome di una stella, Sirius. Ma per favore, dai! Nessuno chiamerebbe mai suo figlio in quel modo!"

Pensava che avesse mentito sul suo nome.

Nemmeno a quello credeva?

Sirius, caro, mi sa che come inizio non è dei migliori.

"Beh mia madre si. Ammetto che non mi abbia mai voluto troppo bene, ma comunque è una tradizione di famiglia, tutti ci chiamiamo con nomi di stelle o costellazioni."

"Se ti aspetti che ci creda sei fuori strada."

In effetti, non stava mentendo: Bellatrix, Regulus, Andromeda, Sirius... che i nomi dei suoi parenti fossero in linea con la tradizione, ra una vera fissazione per suo padre.

"Ok Stella, te lo spiego per l'ultima volta, non perchè stia tentando in qualche modo di addescarti come credi tu, ma solo perchè è incredibile che tu non voglia credere a come mi chiamo. Io mi chiamo Sirius. Tutti i famiglia abbiamo nomi di stelle o costellazioni. Forse non è il massimo dell'intelligenza ma è cosi, sono stato chiaro?"

Lei gli rivolse uno sguardo scettico.

"E sentiamo. Tuo padre per esempio come si chiama? Alfa centauri?"

Bel nome, davvero. Avrebbe chiamato così suo figlio, cosi avrebbe fatto almeno una cosa in linea con la sua famiglia. Alfa Centauri Black. Quando sarebbe arrivato a scuola l'avrebbe preso in giro perfino Gazza, ma era uno scotto che il bambino avrebbe pagato volentieri per portare un nome del genere.

"No. Orion"

Lei sbuffò di nuovo e borbottò ancora una volta un "Oh ma per favore"

Sirius stava per ribattere qualcosa di decisamente acido e scortese, quando per sua fortuna la commessa rientrò dal retro con uno scatolone contenente 5 gattini minuscoli, che miagolavano tirandosi sulle zampine sui bordi della scatola. Erano adorabili.
In particolare ce n'era uno, più vivace degli altri, che saltellava allegramente qua e là, che piaceva particolarmente alla ragazza. Era piccolo, rosso come il fuoco, con gli occhioni verdi e brillanti.
Appena i gattini videro Sirius si misero a soffiare spaventati, rizzando il pelo sul dorso.

"Sirius" disse la commessa "te l'ho detto un milione di volte. Mi fa piacere che tu mi venga a trovare però sai che effetto fai ai gatti..."

"Come l'ha chiamato?" domandò Stella con un filo di voce, sentendosi avvampare.

La donna la guardò perplessa.

"Sirius. Perchè? Non ti chiami più cosi?" scherzò lei, rivolgendosi al ragazzo.

"A quanto pare no" rispose lui guardando vittorioso Stella che nel frattempo aveva assunto l'aria di una che vorrebbe tanto avere una pala per sotterrarsi.
Che poi ripensandoci vittorioso, ma perchè? Finalmente lei credeva al suo nome, sai che conquista.

Un silenzio imbarazzato cadde nel locale, interrotto dal provvidenziale fracasso provocato dal gufo reale sul retro.

"Scusate, mi assento un secondo" disse la donna, ben felice di allontanarsi da quella strana situazione.

Rimasero senza parlare ancora qualche minuto, poi la ragazza cedette.

"Ok mi dispiace! Ho pensato che tu fossi il classico ragazzo che... beh vede la straniera... e pensa... non so di ingannarla... E ho pensato: se questo già mente sul nome, pensa per il resto." la voce si ridusse a un sussurro mentre lui continuava a guardarla in cagnesco "Scusa"

Maledizione a quegli occhi ambrati! Se fosse stata un'altra ragazza, l'avrebbe già mandata a quel paese da almeno tre ore. Ma come poteva andarsene ora che lei lo guardava così, con le gote arrossate per la vergogna, e quegli occhi... quegli occhi gli facevano perdere la testa...

Black sostenne ancora l'aria imbronciata per qualche secondo, poi scoppiò a ridere per l'assurda situazione.

"Tranquilla non preoccuparti, non è cosi grave." disse sorridendole. Esitò un secondo, poi si fece coraggio "Senti per farti perdonare magari stasera, potremmo vederci. Ti porto anche i documenti, te lo prometto..." disse Sirius tornato in modalità latin lover, posando il gomito sul bancone, proprio di fianco allo scatolone dei gattini.

Come gli aveva detto prima la commessa, Black sapeva bene di fare un bruttissimo effetto ai gatti. Forse percepivano l'anima canina che c'era in lui, forse fra Sirius e quegli animali c'era un odio reciproco che niente sarebbe riuscito a soffocare, o forse quel giorno il ragazzo era semplicemente destinato a fare una figura di merda, fatto sta il gattino rosso che tanto piaceva a Stella balzò fuori dalla scatola e si attaccò con gli artigli al braccio del povero Black.

"Toglilo!! Togliloooo!!" cominciò a sbraitare lui scuotendo il braccio nel tentativo di scrollarselo via.

La commessa nel frattempo era rientrata e tentava inutilmente di aiutare il giovane.

"Fermo Sirius!! Aspetta! Fermo! Fermo! Fermo!"

"Come diavolo faccio a stare fermooo! Questa bestiacca mi sta scannando il braccio!!"

"Fai piano Sirius. Non gli fare male!" esclamò Stella, mentre anche lei cercava di aiutarlo.

"Ma chi se ne frega di fare male al gattooo!!"

Alla fine, spazientito, afferrò l'animale per la collottola con una mano e lo scaraventò senza troppi complimenti contro il muro.

"Oh poverino ti sei fatto male!"

Stella sembrava sinceramente preoccupata. Forse in quella situazione del cavolo, poteva esserci almeno un lato positivo. Sirius mise su un'aria più addolorata del necessario, come un soldato in fin di vita che sta per fare l'ultima solenne dichiarazione della sua vita.
Ma era chiaro che aveva frainteso.
La ragazza, infatti, lo sorpassò senza nemmeno degnarlo di una sguardo e accorse a soccorrere il gattino che era stato appena lanciato.

"Il gatto." disse lui seccamente "Ti preoccupi se si è fatto male il gatto"

Lei nemmeno gli rispose e continuò ad accarezzare il gattino, premurosa.

"Oooh è una femminuccia." esclamò Stella entusiasta. "Una piccola principessina guerriera..."

"Una grande stronza, altro che principessina..." borbottò Black.

Non era possibile! Prima quella dannata porta che non si voleva aprire. Poi lei credeva che mentisse sul suo nome. E ora arrivava quella stramaledettissima gattina a sconvolgergli tutti i piani che stavano già andando abbastanza male senza il suo intervento!!

"Non offenderla, sai! Poverina, lei è una guerriera, si! Sì, una piccola guerriera" continuò lei rivolta alla gattina come se stesse parlando con un bimbo di pochi mesi, mentre quella cominciava a fare le fusa "Oooh ma non è adorabile?" chiese a Sirius.

"Stronza. Non mi vengono altri aggettivi quando guardo quella bestiaccia. Stronza."

"Com'è cattivo lui, non è vero tesoro?" continuò Stella ignorando i commenti del ragazzo
"Prendo questo!" disse poi rivolta alla commessa.

"Cosa??? Predi Psycostronza?" esclamò il giovane sempre più incredulo. "Ma... ma..."

" Non si chiama Psycostronza. La chiamerò... Anya. La mia piccola Anya."

Senza posare la gattina Stella pagò la commessa e uscì tutta contenta, lasciando Sirius a fissare nel vuoto. Quando sentì chiudersi la porta il ragazzo si ricosse e le corse incontro.

"Ehi! Ma allora per stasera?" le gridò dietro.

"Mi dispiace! Ho un impegno! Sarà per un'altra volta... Ciao!" gridò di rimando lei, allontanadosi.

Il giovane Black rimase immobile in mezzo alla strada, incerto se quello che gli era successo fosse soltanto un terribile incubo. Purtroppo però il dolore al braccio era fottutamente rale.
Tornò sui suoi passi diretto al Paiolo Magico, dove sperava che Tom l'avrebbe aiutato a medicarsi la ferita, mentre Florian Fortebraccio osservava la sua espressione allucinata da dietro il vetro del suo negozio, ridendo come non aveva mai fatto in vita sua.








Allora io ve lo giuro: avevo pubblicato già venerdì, ma non chiedetemi per quale assurdo motivo, quando sono andata a vedere se qualcuno mi aveva recensito il giorno dopo, il capitolo era sparito nel nulla O_O
Sono sempre sconvolta. O_O
Comunque se qualcuno per caso aveva recensito, mi dispiace veramente TANTISSIMO, ma la recensione è andata perduta nel cyberspazio (so per certo che il capitolo all'inizio c'era perchè una mia amica mi ha detto di aver commentato).
ehm... comunque.... torniamo a noi... ehm. Uffaaaaaa avevo fatto un discorsetto introduttivo bellissimo, dove vi ringraziavo per le recensioni, mi scusavo per non essermi presentata prima, ma avevo dimenticato di farlo... e ora... tutto scoparso ç__ç
Va beh facciamoci forza fanciulle e fanciulli!! La tecnologia non avrà a meglio su di me, ve lo garantiscoooo (N.d.Tutti: e chissenefrega!)
Uffi ç_ç.... va beh parliamo del capitolo.
So che in questo capitolo non sono presenti i nostri amati amori (James e Lily), ma pensavo fosse giusto iniziare a presentare gli altri coprotagonisti della storia.
Spero sinceramente che vi piaccia xD
Ahhhhhhh dimenticavo. L'intenzione sarebbe di pubblicare ogni venerdì sera, se efp non mi si ribella ancora, quindi in teoria, ci "vediamo" la prossima settimana xD. Spero che siate in molti!
E ultima ma non meno importante speranza xD xD, spero che vi siano arrivate le risposte alle recensioni. Se così non fosse segnalatemelo che vi rispondo di nuovo e vedo di dichiarare guerra al pc xD xD xD

A presto!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Dimenticare. E basta. ***



James Potter era seduto al bancone di un locale Babbano, non sapendo bene cosa prendere da bere.
Da quando era giunto a Viareggio insieme alla famiglia, aveva avuto ben poche occasioni di divertirsi. Aveva passato i primi tre giorni della vacanza a pedinare la madre, portandola sull'orlo di una crisi di nervi, dato che non poteva nemmeno lavarsi i denti in santa pace che James era lì ad osservarla. Alla fine a Dorea non era rimasto altro che buttarlo gentilmente fuori di casa.

"Fuori. Fuori. FUORIIII! E' estate, James. Divertiti, per Merlino!" aveva sbraitato e al giovane

Potter, non era rimasto altro che darsi all'eslporazione delle spiagge viareggine.
I seguenti tre giorni li aveva passati in riva al mare, lasciandosi cuocere al sole, scrivendo lettere agli amici e cercando avventurine estive con qualche ragazza del posto, ma il tempo sembrava non passare mai.
Era per questo, che quella sera aveva deciso di recarsi a un locale Babbano, sebbene ce ne fossero a bizzeffe magici: cercava di rendere la serata più interessante.

Il problema era, però, che non aveva la minima idea di come funzionassero i soldi Babbani, questi euro, quindi potevano tranquillamente mettergli una bibita 70 euro e lui non avrebbe fatto una piega.
C'era una sola cosa che sapeva: 50 euro sono troppo pochi per comprare una casa, ma sono troppi per un bicchiere d'acqua. E fine.

Non era molto, no?

Remus sarebbe stato tremendamente utile in quella situazione.

James guardò il menù perplesso, cercando di valutare i prezzi e soprattutto di decifrare i nomi dei cockails.
I giorni passati al mare gli avevano conferito un'abbronzatura dorata che gli faceva risaltare gli occhi nocciola, mentre gli indomabili capelli neri, resi ancora più ribelli a causa della salsedine, quella sera erano scarmigliati come lo erano stati poche volte nella sua vita, rendendolo più attraente che mai.

Era ovvio che un ragazzo del genere non avrebbe passato molto tempo solo e indisturbato ad un bancone di un bar.

Passarono solo cinque minuti, infatti, prima che una ragazza molto carina gli si avvicinasse con fare seducente.

"Indeciso su cosa prendere?" gli chiese, parlando in italiano.

James le sorrise, ma scosse la testa, senza capire che cosa lei stesse dicendo.

"Non parlo italiano..." disse lui, osservandola meglio.

Aveva i capelli biondi, perfettamente lisci, legati in una coda di cavallo, gli occhi marroni erano
pesantemente truccati di nero, mentre sulle labbra aveva solo un ombra di rossetto. Portava un miniabito nero, molto corto e scollato e ai piedi aveva un paio di scarpe con i tacchi alti, arancioni.
Potter rimase qualche secondo a fissarle le scarpe, sconvolto: non pensava che ne esistessero di un colore del genere.

Poco male, non era molto interessato alle scarpe, dato che -malgrado quegli orrori- la ragazza era senza ombra di dubbio una gran figa.

 Lei ripetè la domanda appena fatta in un impeccabile inglese.

"Ah... Si. Sai, dalle mie parti abbiamo cocktails diversi..." rispose Potter senza abbandonare il suo sorriso, che aveva fatto cadere tante fanciulle fra le sue braccia.

"Piacere.." disse lei, porgendogli la mano "Lucia, e tu sei?"

"James" rispose lui stringendogliela "Siediti ti offro qualcosa da bere"

Lei accettò e prese posto di fianco a lui.

"Allora cosa beviamo?" domandò Lucia scuotendo i capelli, mentre accavallava le gambe con fare provocante.

"Ehm.. non saprei. A te cosa piacerebbe?"

"Questo sembra buono..." disse lei indicando maliziosamente qualcosa sul menù.

"Sex appeal..." lesse James ricambiando il suo sguardo malizioso "Mi sembra che tu ne abbia già
abbastanza cosi..."

Lei rise lusingata e civettuola, mentre proponeva un'altra bibita. James annuì, poi lei cominciò a parlare: gli chiese da dove veniva, se si stesse divertendo in vacanza, ma lui non era del tutto concentrato sulla conversazione, perchè i suoi pensieri erano vagati in un luogo molto lontano da quello.

Odiava quando succedeva.

Era lì con una bella ragazza, perchè diamine doveva mettersi a pensare a Lily proprio in quel momento?

Lei lo aveva rifiutato e respinto nei più acidi modi concepibili, quindi a lui non era rimasto altra scelta che dimenticare. E basta.

Doveva dimenticare quei lunghi capelli rossi come il sangue, che ondeggiavano appena al vento. Doveva dimenticare quella pelle diafana, bianca e liscia come porcellana. Doveva dimenticare il desiderio, l'irresistibile desiderio di affondare il viso in quei capelli per poterne sentire il profumo, di accarezzare quella pelle velllutata... quanto avrebbe voluto averla fra le braccia...

No!! Dimenticare. E basta.

Doveva dimenticare lo splendore dei suoi occhi verde smeraldo, luminosi come una rara pietra preziosa, che nascondevano nel loro profondo un'ombra di inquietudine e di angoscia, che James avrebbe tanto voluto eliminare per sempre. E in effetti ci riusciva. Ogni volta che combinava qualcosa di stupido o che si comportava da deficiente, l'ombra spariva, sostituita da rabbia e rimprovero, che una volta scomparsi, facevano spazio a qualche minuto di serenità.
Doveva dimenticare quelle labbra, che per tanti anni avevano popolato i suoi sogni più reconditi. Quelle labbra così rosse e carnose... così invitanti....
Ma insomma!! Lui non era certo una pappamolla. Aveva deciso che l'avrebbe dimenticata e l'avrebbe fatto. E basta.

"Non sei daccordo?" domandò Lucia.

James la guardò perplesso, senza sapere minimamente a cosa si stesse riferendo.

Regola numero 1 del "Manuale di Sirius Black per far colpo sulle ragazze": quando non hai ascoltato una sola parola di quello che ha detto, sorridi nel modo più seducente che puoi e annuisci:  se ti ha chiesto di sposarla sei sempre in tempo a fuggire, se ti ha fatto una proposta indecente hai accettato, se ha detto una cosa di cui non ti importa, torna a pensare ai cavoli tuoi.

"Ovviamente" rispose Potter cercando di non sembrare troppo ebete.

"Sapevo che avresti capito! Lo sterminio degli animali è veramente una cosa tremenda... Io sono vegetariana infatti e tu?"

Regola numero 2 del "Manuale di Sirius Black per far colpo sulle ragazze": tu sei sempre daccordo con lei. Sempre. O dovresti spiegare perchè non lo sei e non ne hai nessuna voglia, lascia che sia lei ha esporre le sue motivazioni e tu continua ad annuire.

"Ovviamente" ripetè Potter sentendosi sempre più deficiente.

Se la Evans fosse stata lì sicuramente gli avrebbe detto che sentirsi deficiente era una buona cosa. Voleva dire che finalmente aveva capito qualcosa della vita.
Ancora James non aveva capito perchè lei ce l'avesse cosi tanto con lui.
Ok, forse era un tantino arrogante.
E si, andava in giro a lanciare incantesimi sulla gente fino a un paio di anni prima, come se fosse il re del mondo.
E va beh c'era il piccolo particolare che il soggetto preferito dei suoi dispetti fosse proprio quello che all'epoca era il migliore amico di Lily.
Ed era vero anche che lei era una persona piuttosto orgogliosa, anzi tremendamente orgogliosa, e lui l'aveva pubblicamente sfidata a non cedere al suo fascino: sfidare Lily Evans era come condannarsi a morte certa.

Ma a parte questo, cosa aveva fatto di male?

Assolutamente niente. Era lei che aveva i gusti difficili.

"... Oh mio Dio com'è caldo!" esclamò Lucia a un certo punto, facendosi aria con una mano.

"Non importa che tu mi chiami Dio, dalle belle fanciulle come te preferisco essere chiamato James." fu la risposta del ragazzo, che le prese la mano e la baciò dolcemente, senza smettere di guardarla negli occhi.

Ok forse non era tutta colpa di Lily se i rapporti fra di loro erano difficili.

A volte si faceva prendere un tantino la mano, però... insomma! Lui era James Potter e non sarebbe cambiato per nessuno!

Doveva solo dimenticare. E basta.

E non era una cattiva idea anche smettere di fare i discorsi da imbecille. Però non lo faceva per la Evans, sia chiaro. Lo faceva solo perchè era giusto che lui maturasse e diventasse un uomo.

"Ti va di fare un giro in spiaggia?" chiese lei ammiccante.

Regola numero 3 del "Manuale di Sirius Black per far colpo sulle ragazze": se una ragazza ti
propone di andare con lei in un posto appartato e romantico fingi di pensarci su, ma accetta. E quando dico accetta, intendo accetta tutto. Non fare come Remus che sul più bello si tira sempre indietro.

James rise fra sè e sè, pensando alla reazione indignata di Remus a quelle parole.

"E' un pò tardi però..." il ragazzo attese, mentre lei lo guardava speranzosa e alla fine, come da copione, accettò "... però per stare insieme a te, posso fare un eccezione."

Potter si alzò, pagò il conto e uscì dal locale insieme a lei, ma nonostante ciò la sua attenzione non era ancora rivolta completamente a Lucia.

Regola numero 4 del "Manuale di Sirius Black per far colpo sulle ragazze": non dico sempre ma quando riesci a conquistare una strafiga, almeno in quel momento, smettila di pensare alla Evans, dannazione!

Doveva dimenticare. E basta.

Ma non poteva, non voleva farlo.

Quella sera seguì il Manuale di Sirius quasi alla lettera, dirigendosi alla spiaggia, pronto ad accettare proprio tutto e magari a fare anche qualche proposta più o meno innocente, ma senza riuscire a smettere di pensare che avrebbe tanto voluto stare insieme a quella rossa che gli faceva dannare l'anima e il cuore.




Lily Evans vagava, ancora immersa nei suoi pensieri, per le stradine del suo quartiere, senza avere ancora una minima idea di dove passare la giornata, nè dove avrebbe mangiato quella sera: aveva lasciato detto che non sarebbe rimasta a cena e non aveva intenzione di cambiare i suoi piani. Non avrebbe potuto sopportare un litigio con la sorella.

Sembravano lontani secoli, gli anni in cui poteva confidarsi con Severus ogni volta che aveva dei problemi con la sua famiglia. Lui era il suo migliore amico, parte del mondo a cui apparteneva lei stessa e, proprio per questo, l'unico nell'arco di kilometri, che poteva capirla fino in fondo.
La loro amicizia però era finita. Spezzata da quella malattia, quel cancro del mondo che era la fede dei Mangiamorte, fede che la vedeva alla stregua di uno sporco animale.

Era sola. Non aveva nessuno al mondo.

Lily si passò una mano fra i capelli, mentre ragionava sul da farsi.
Magari sarebbe andata a fare un giro a Diagon Alley, bastava trovare un buon posto dove nessuno l'avrebbe vista e Smaterializzarsi. L'idea però non la convinceva troppo. Rischiava di trovarsi faccia a faccia con la nuova coppietta di Hogwarts che aveva creato tanto scalpore e che l'aveva fatta finire suo malgrado al centro di un vortice di pettegolezzi che lei avrebbe preferito evitare.

Allyson alla fine era riuscita a sconfiggere la più celebre amica Lily Evans.

Intanto per sconfiggere qualcuno, sarebbe il caso che ci fosse una guerra in atto, cosa di cui Lily non era assolutamente a conoscenza e poi da quando era celebre?

Era vero che spesso si trovava al centro dell'attenzione a causa di Potter, che le chiedeva in continuazione e con i metodi più disparati di uscire e sapeva anche con certezza che c'erano contonue scommesse pagate a suon di galeoni su quando lei avrebbe accettato, ma da lì al ritenersi celebre ne correva della strada.

In ogni caso ciò che sapeva o non sapeva la rossina, non aveva alcuna importanza.

Le varie Gossip Girl di Hogwarts avevano decretato che la guerra c'era ed era anche al massimo della sua spietatezza e vedeva una Lily Evans nettamente in vantaggio, battuta in modo definitivo e inderogabile da una furbissima Allyson McArthur.

Fra i tanti aggettivi che avrebbe rifilato ad Allyson per quello che le aveva fatto, di certo "furbissima" era l'ultimo che le sarebbe venuto in mente, ma l'opinione di Lily non importava un bel niente.

Detestava le chiacchere della gente con tutta sè stessa. Non che le importasse troppo delle opinioni altrui, ovviamente. Potevano anche ritenerla spodestata per sempre, alla fine lei non si era mai nemmeno accorta di essere seduta su un trono.

La cosa che la infastidiva era che, non si sa bene come, ogni santissima volta che le succedeva qualcosa, l'evento veniva modificato mostruosamente, quasi snaturato, trasformandosi in qualcosa di completamente diverso.

Come quella volta che Potter le chiese di uscire di fronte a tutto il mondo.

Oddio, dire solo quella volta non è molto chiaro. Potter le aveva chiesto di uscire di fronte a tutto il mondo almeno un miliardo di volte, ma quella volta in particolare la fantasia delle pettegole (e dei pettegoli, anche se i ragazzi si fingevano sempre all'oscuro di tutto) aveva dato il meglio di sè.

Lui era in piedi, qualche scalino più in alto rispetto a dove si trovava lei, appoggiato allo scorrimano in una posa che lui riteneva sicuramente irresistibile, ma che Lily trovava solo spocchiosa. La ragazza aveva finto di non vederlo ed era passata di fianco alla scalinata, sperando che lui per una volta la lasciasse in pace. Ovviamente non andò così.

"Ehi Evans!" aveva gridato lui, fingendo di averla incontrata per caso e non come se fosse stato appostato per due ore, cercando disperatamente una posa accattivante con cui farsi sorprendere dalla rossa.

Lei aveva alzato gli occhi al cielo. L'avrebbe mai lasciata in pace?

Lui si era lanciato con sorprendente agilità dalla scala atterrando di fronte a lei con un balzo, attirando numerosi gridolini di approvazione da parte di alcune ragazzine del primo anno.

No, l'avrebbe tormentata per sempre.

Lily l'aveva guardato con sufficienza.
"Era necessario, suppongo" aveva detto lei riferendosi al salto, cercando di non prenderlo a schiaffi per l'espressione di assoluta arroganza che aveva dipinta sul volto.

"So che oggi è il tuo compleanno, Evans" aveva iniziato lui, lasciandola basita.

Come faceva a sapere il giorno del suo compleanno? Lei di certo non gliel'aveva detto.

".... volevo farti gli auguri."

"Oh" aveva detto Lily, ancora piacevolmente stupita. Era il primo a farle gli auguri quel giorno. "Grazie, Potter. Sei molto gentile"

"E visto che è il tuo compleanno, ho deciso di farte il più bel regalo che una ragazza possa ricevere!"

"Potter, non dovev..." aveva tentato di dire la ragazza, arrossendo appena, ma James la interruppe.

"Un romantica uscita insieme a James Potter in persona"

Il rossore era immediatamente scomparso. Eccolo il James Potter che conosceva. Per un secondo l'aveva quasi ingannata.

Senza essersi accorto di essersi rovinato con le sue mani, Potter continuò.

"Rimani in silenzio, eh... Lo so, lo so... sei emozionata! E' normale. Tutte quelle che escono con James Potter lo sono. Comunque ho pensato..." 

"Hai pensato!! Allora i miracoli esistono!"

Potter si era interrotto, comprendendo finalmente, che lei non aveva preso troppo bene la sua proposta.

"Ehm si... sì, esistono. Comunque ho pensato che potremmo andare..."

"Ah no. Scherzavo. Se insisti, non esiste nessun miracolo. Se tu pensassi, sapresti già qual'è la mia risposta."

Com'era logico, lui s'era offeso.

"Evans, si può sapere perchè reagisci in questo modo???"

Com'era logico, lei aveva risposto.

"Potter, si può sapere perchè sei così deficiente???"

Come succedeva in partica ogni tre giorni, i due si erano messi a litigare furiosamente in mezzo alla scuola, incuranti che un centinaio di persone li stessero guardando.
Niente di particolarmente affascinante su cui spettegolare se non fosse che secondo le Gossip Girl la vicenda si era svolta in modo leggermente diverso.

Innanzitutto Potter non aveva affatto saltato tre scalini per raggiungerla, si era calato con una corda dalla Torre di Astronomia, mentre Black gli cantava la colonna sonora di Indiana  Jones per incoraggiarlo. Perchè l'avesse fatto nessuno sapeva dirlo.

Lily per qualche arcano motivo, quella mattina non aveva indossato la consueta divisa, ma un vestitino nero piuttosto aderente e scollatissimo, che James aveva tentato di strapparle di dosso appena atterrato.

Inoltre, a quanto pareva la ragazza si ricordava male, perchè Potter non le aveva affatto chiesto di uscire come regalo per il suo compleanno, ma le aveva fatto una proposta tamente indecente che le ragazzine l'avevano censurata e quando Lily aveva rifiutato, lui le aveva proposto di pagarla un milione di galeoni per la prestazione.

Giustamente lei si era offesa e l'aveva picchiato con una spranga, senza che James si ribellasse alle percosse, causando la diffusione di una voce che lo reputava un masochista.

Lily sorrise, ricordando quanto l'aveva fatta ridere la visione di Potter che fingeva di zoppicare per i corridoi, lamentandosi di quante botte gli avesse rifilato la sua rossa malefica.

La sua rossa malefica.

Le piaceva quella strana definizione che le aveva rifilato, anche se non l'avrebbe mai ammeso nemmeno sotto atroci torture.

Ricordava nitidamente che la cosa aveva infastidito parecchio Severus e Allyson. Entrambi sebbene non fossero amici e non si fossero mai parlati, nutrivano una particolare antipatia per James Potter. Antipatia che lei condivideva, certo, ma che da parte loro si acutizzava ogni volta che il moro si avvicinava per parlarle.

James Potter è un arrogante che voleva solo prenderla in giro.

Lei era daccordo, ovviamente, ma in quel momento non ne fu più tanto sicura.

Un pensiero le attraversò la mente, un pensiero che se da una parte la faceva stare meglio, dall'altra la gettava nel più profondo sconforto.

Per quanto supponente, per quanto odioso, per quanto convinto di essere l'uomo più figo della terra, era stato l'unico che l'aveva sempre apprezzata per com'era, senza chiederle di cambiare nemmeno una virgola di sè stessa. Lei gli aveva sparato contro tutto l'acido che riusciva a produrre e lui cosa aveva fatto? L'aveva corteggiata.

Per un attimo non riuscì a capire perchè non avesse mai accettato di uscire con lui almeno una volta.
Non era la prima volta che sbagliava a giudicare una persona.

Si diede mentalmente della stupida. Che diavolo le veniva in mente ora? Potter voleva uscire con lei solo perchè per lui era una sfida. Tutti sanno che James Potter non perde mai. Non c'era nessuna tenerezza nel suo comportamento, nessun lato positivo: lei era solo un trofeo da vincere.
O forse no?

Era ancora immersa nei suoi poco rassicuranti ragionamenti, quando una voce che mai avrebbe voluto sentire in quel momento gridò il suo nome, costringendola a voltarsi.

Severus Piton le stava correndo dietro chiamandola insistentemente.
Lily si guardò intorno perplessa, accorgendosi infine di essere finita in Spinner's End, spinta probabilmente dalla forza dell'abiutdine.
Tornò a guardare avanti a sè, furiosa. Non era pronta ad affrontare una discussione del genere. Era il momento meno indicato.

Per quanto fingesse di essere la persona più imperturbabile del mondo, Lily si sentiva fragile, come mai si era sentita in tutta la sua vita.

"Lily! Ti prego Lily aspetta! Voglio parlarti... Si tratta solo di un secondo!"

Stizzita inchiodò in mezzo alla strada, voltandosi a guardarlo.

"Parla rapidamente, Severus. Non ho tempo da perdere"

In realtà di tempo ne aveva eccome, ma non era certo fra i suoi progetti passarlo insieme ad un amico che gli aveva spezzato il cuore.

Severus aveva ora la possibilità di confessare i suoi sentimenti, di farsi perdonare, di conquistarla forse, ma giunto davanti a lei le parole gli mancarono.

"Ehm... io... ehm" balbettò sconclusionatamente il ragazzo.

Lily lo guardò truce per qualche secondo, poi visto che lui non si decideva a dire niente, si voltò e riprese il suo cammino, a passo di marcia.

"No! Aspetta... Aspetta.... Io... Mi dispiace!"

"Ti ho già detto tredicimila volte che non m'interessa" rispose lei, senza voltarsi, continuando a caminare, ma lui l'afferrò per un braccio.

La Evans gli lanciò uno sguardo che avrebbe congelato l'inferno.

"Mollami" sussurrò. Lui le obbedì immediatamente, ritraendo la mano come se si fosse scottato.

"Io, scusami. Volevo solo dirti che mi dispiace. So che non ti interessa! Ma devi capire che io non penso quello che ho detto."

"Quindi non credi che i Mezzosangue facciano schifo."

"No... cioè... Tu no"

"Io no" la ragazza rise istericamente "Io no? E dimmi, cosa avrei io di diverso? Il mio sangue è meno sporco? E stato forse purificato dai lunghi anni di amicizia con te? O forse io sono l'eccezione, l'unica Mezzosangue non infetta esistente al mondo? Avanti, parla!"

Era esausta, Lily. Sfinita dalla vita.
Da tempo sapeva che l'amore passionale e indomito di cui si parla nei film, o di cui leggiamo dei libri non esiste, ma ormai aveva capito che non esiste nemmeno un'amicizia cosi. Qualche sciocco che scriveva le frasi per i baci perugina un giorno ha detto: l'amore chiese all'amicizia perchè esisti se ci sono già io? E l'amicizia rispose: perchè io lascio un sorriso dove tu lasci una lacrima.

Lily non aveva mai pianto molto per amore, ma a causa dei suoi cosiddetti amici aveva pianto molte e molte volte. Non aveva mai avuto nessuno che le stesse vicino nei momenti in cui stava davvero male, non aveva mai conosciuto un'anima affine alla sua, che la capisse con un solo sguardo.

L'amicizia per la giovane Evans, non era altro che uno stato mentale, così come lo era credere ciecamente nell'amore.
Lei aveva sempre creduto in sè stessa. Solo che in quel momento le risultava dolorosamente difficile.

Piton tacque un secondo di troppo, così la ragazza tentò di andarsene per l'ennesima volta, ma lui la fermò.

"Noi non siamo daccordo su... sul modo di pensare.... di... beh di alcuni dei miei amici"

"Chiamali con il loro nome, Sev. Stai parlando di Mangiamorte."

"Ok, ok come vuoi. Però questo non cambia quello che c'è fra di noi. Quello che io provo per te!"

"Io non so di cosa tu stia parlando!"

"Io ti amo, Lily"

Per Lily quelle parole furono come una doccia fredda.

"Cosa?" esalò, mentre il cuore saltava un battito.

"Ti amo." ripetè Piton "Non mi importa quello che sei"

La scelta di parole non poteva essere peggiore.
Lily barcollò, sconvolta.

"Non ti importa quello che sono" era allucinata, non poteva credere a ciò che aveva sentito, non ci voleva credere. Sentì il mondo chiudersi su di lei, l'aria mancarle, mentre un altro doloroso ricordo si faceva strada nella sua mente.
Anche Russel le aveva detto di amarla. Lei non aveva saputo cosa rispondere, si era sentita un mostro, perchè non era stata in grado di ricambiare quelle magnifiche parole. 

Russel diceva d'amarla e la tradiva due secondi dopo.

Severus diceva di amarla, ma quelli come lei lo disgustavano.

Quanto poco valore avevano quelle parole? Con quanta leggerezza si poteva dire a una persona di amarla?

"Sparisci dalla mia vita" disse Lily e senza preoccuparsi che i Babbani avrebbero potuto vederla si Smaterializzò lontana da quel luogo così opprimente, diretta a Diagon Alley.




Quando Remus Lupin giunse di fronte al Paiolo Magico era già passato mezzogiorno. Il ragazzo si sentiva accaldato ed esausto, lasciare il padre gli era costata molta fatica e più di una volta era tornato sui suoi passi, indeciso, ma alla fine era riuscito ad andarsene, consapevole che la sua, fosse la scelta migliore.
Si sedette al bancone del bar e attese che Tom si decidesse ad uscire dal retro.

"Arrivo subito!" gridò l'uomo.

All'urlo dell'uomo seguì una serie di rumori soffocati e una voce stizzita che si lamentava.
Una voce molto familiare.
 
Remus si alzò, perplesso, e girò dietro al bancone.

"Sirius?" chiamò, insicuro "Sirius, sei tu?"

Entrò nella stanzetta e trovò l'amico che si dimenava sbraitando come un ossesso, mentre Tom cercava di medicargli il braccio sinistro, insanguinato e coperto di graffi.

"Ahiaaa! Mi fai male, Tom!!"

"Sirius, ti prego. Se non stai fermo mi spieghi come diamine faccio a fasciarti..."

"Non mi importa, non mi importa!! Dannati gatti. Odio i gatti!! Odio... tutti!! Tutte le bestie dell'universoooo. Tranne i cani. I cani effettivamente mi piacciono. Sono su un altro piano i cani, Tom, lo capisci anche tu. Vuoi mettere la bellezza di un cane con quella di un gatto?"

"Io in realtà preferisco i gatti..."

"Ma no Toooooom!!! Daaaaaiiii!! I cani sono meglio!!! Ora ti farò quella bestia indemoniata, senza cuore, che mi ha fatto questo voglio vedere dopo se...."

"Sirius, ma che diavolo hai fatto?" chiese infine Remus, guardandolo sconvolto.

Il giovane Black si voltò a guardarlo con un broncio assolutamente adorabile.

"Sono stato aggredito da una bestia crudele e sanguinaria, mandata da Satana in persona per..." si interruppe, ricordandosi che l'amico non sarebbe dovuto essere lì "Lunastorta! Che ci vai qui?"

"Ho deciso che passerò il resto dell'estate qui, se Tom può darmi una camera"

"Certo che posso!" rispose l'uomo, poi si rivolse a Sirius "Ok giovanotto è tutto a posto, puoi andare." Tornò nuovamente nel locale e consegnò una chiave a Remus "Stanza 113" disse "proprio di fianco a quella del tuo amico. Mando su il baule"

Agitò la bacchetta in aria e il baule sparì, diretto nella sua stanza al piano di sopra.

"Grazie, Tom." disse all'uomo, mntre lui si allontanava diretto alle sue solite occupazioni.
"Avanti, Sir. Parla. Chi ti ha ridotto così?" domandò poi ridacchiando senza ritegno.

Il bel Black lo trucidò con lo sguardo.

"Guarda amico che hai ben poco da ridere. Quella bestia era posseduta. Aveva gli occhi iniettati di sangue e mi guardavano in quel modo cosi... come se volesse uccidermi. Probabilmente qualcuno le aveva fatto un incantesimo, rendendola ancora più forte e assetata di sangue. E poi è agile, tremendamente agile, salta qua e là come se fosse un... non so un.. un giaguaro e..."

"Esagerato, è solo una povera gattina" lo interruppe inaspettatamente Stella, entrando nel locale con la suddetta bestiaccia in braccio.

Sirius boccheggiò, strabuzzando gli occhi.
"Che diamine ci fai tu qui??"

"Volevo prendere una stanza. Perchè? Non è più un luogo pubblico?" rispose lei stizzita dal tono con cui il ragazzo le si era rivolto.

"E' un luogo pubblico, certo, ma non accettano luride bestiacce sanguinarie, quindi..."

"Se hanno fatto un'eccezione per te, la faranno anche per Anya" rispose tranquillamente Stella, accarezzando con ostentata pacatezza il suo gattino.

"Mi stai dando della bestiaccia???"

Remus guardò l'amico con un misto di stupore e divertimento.
Che diamine gli stava succedendo? Sirius Black non litiga con le ragazze. Ci prova e basta.

"Santo Merlino, Coso.... come ti chiami... "

"Sirius!!"

"Ah già, sì la stella... Comunque.... io non voglio litigare con te, ma mi pare che tu abbia delle strane pretese nei miei confronti. Questo è un luogo pubblico e affittanto camere e, per tua informazione, accettano anche i gatti, quindi è inutile che ti lamenti, non ti sto a sentire. Sei scorbutico solo perchè non ho accettato di uscire con te stasera e..."

"Aspetta, aspetta, aspetta cosa?" la interruppe, Remus sempre più sconvolto.
Lei lo guardò perplessa, così il ragazzo decise di seguire le norme che prevedeva l'educazione e presentarsi, prima che li sguinzagliasse contro la sua temibile bestiaccia.

"Piacere, io sono Remus." disse, poi si rivolse alla gattina, cominciando ad accerezzarla dietro le orecchie, mentre lei faceva le fusa, contenta. "Tu devi essere il giaguaro sanguinario.."

La ragazza ridacchiò alle parole del ragazzo, poi gli rispose cortesemente,
"Piacere, Stella e lei è..."

"Psycostronza" la interruppe Sirius incrociando le braccia al petto, seccato.

Remus rise, divertito più dalla faccia che aveva messo su l'amico che da quello che aveva detto.
Stella lo ignorò, continuando a ricolgersi a Remus.

"No. Lei è Anya"

"Gran bel nome!" esclamò Lupin.

"Gran bel nome un corno!! Mi ha quasi staccato il braccio!" sbraitò Sirius, indispettito.

"Ma non fare il bambino, non ti ha affatto staccato il braccio. E' colpa tua che l'hai spaventata e..."

"L'ho spaventata? Mi sono avvicinato a quel dannato scatolone. Non sono più libero di muovermi come voglio perchè quell'indemoniata potrebbe saltarmi addosso?"

"Non è affatto indemoniata, sei tu che fai uno strano effetto ai gatti, l'ha detto anche la commessa!"

Mentre i due litigavano, Remus li osservava sconvolto.
Perchè James non era li quando serviva? Si sarebbero divertiti un mondo.

Nel frattempo la piccola gattina rossa, pomo della discordia fra Stella e Sirius, era scesa dalle braccia della padrona e con un agile balzo era saltata in grembo al nostro Lunastorta, che intanto si era messo a sedere, per gustarsi meglio la scena.

"Ciao..." le sussurrò ricominciando ad accarezzarla. Anya si girò sulla schiena e con le zampettine iniziò a giocherellare con il braccialetto che Remus portava al polso.

Era un braccialetto molto semplice d'argento, liscio e senza fronzoli. Niente di speciale, quindi, ma per lui era molto importante: apparteneva a sua madre, prima che morisse. Era credenza comune fra i Babbani pensare che l'argento fosse una specie di repellente contro i lupi Mannari, ma era solo una sciocchezza e al contrario Remus lo teneva come se la sua vita dipendesse dalla presenza di quel piccolo filo d'argento.

La piccola Anya, forse non era posseduta dal demonio, ma di certo era una combinaguai di prim'ordine. Con una zampata un pò troppo audace, infatti, riuscì a sganciare il bracciale e, dopo averlo preso fra i denti, si era lanciata  in una corsa sfrenata verso l'uscita.

"No!" gridò Remus alzandosi in piedi, cercando di afferrarla, ma lei gli sfuggì agilmente.  Si scontrò con diverse persone nel tentativo di raggiungerla, ma quel maledetto animale era veramente agile come un giaguaro.

Poco male, si accedeva a Diagon Alley solo attraverso il passaggio segreto e nemmeno quel gatto, per quanto perfido potesse essere, poteva aprirlo.

Peccato che quel giorno il Fato gli fosse avverso. Anya, infatti, giunse sul luogo dove si trovava il passaggio nello stesso momento in cui una giovane coppia lo stava aprendo, riuscendo a raggiungere facilmente Diagon Alley, passando fra i loro piedi.

Lui le corse dietro, disperato. Non poteva perdere quel braccialetto.

Stella e Sirius intanto, continuavano a discutere, talmente presi l'uno dall'altra, da non accorgersi nemmeno che la gattina e il ragazzo erano scomparsi.

Il giovane Lupin si guardò intorno, riuscendo a scorgere appena la figura della gattina rossa, che correva spiensierata e felice fra le persone intente ad osservare le vetrine dei negozi.

Correva da 5 minuti buoni quando la vide entrare dentro il Ghirigoro.

"Anya!" chiamò "Anya! Vieni qui stupida bestiaccia!!" ma non riuscì a scorgerla da nessuna parte. Si mise a terra carponi, gattonando in tutto il negozio nel tentativo di trovare quella bestia indemoniata. Era strano ammetterlo, ma per una volta Sirius aveva ragione.

"Stai cercando questa?"

Una voce femminile lo richiamò alla realtà e Remus si rese conto di cosa stesse facendo. Era a quattro zampe. In un negozio. E stava imprecando contro un gatto. Maledizione!
Il ragazzo osservò i piedi di fronte a lui, esitando un secondo prima di alzare lo sguardo. Aveva proprio dei bei piedi quella ragazza.

Ecco, fantastico. Ora si metteva pure a fare pensieri idioti.

Alzò lo sguardo, cercando di sorridere, consapevole che lei probabilmente lo stava guardando come si guarda un povero imbecille, ma si sbagliava.

La ragazza infatti lo osservava divertita, senza il minimo segno di compatimento nell sguardo.
Remus non potè fare a meno di pensare quanto fosse bella. Alta e snella, con i capelli biondi tagliati in un perfetto caschetto un pò spettinato, ma che proprio per questo risultava assolutamente affascinante. Gli occhi azzurri come il ghiaccio lo osservavano divertiti, mentre con le lunghe mani bianche ed affusolate accarezzava la malefica gattina.

"Ehm... scusa. Io si! Si cercavo proprio lei." disse lui cercando di ricomporsi, allungando le braccia per riprendersi il piccolo animale, che la giovane gli porse.

"Anya hai detto? E' un nome piuttosto interessante..."

"Vero? Ehm.. però non gliel'ho dato io... cioè insomma non è mia, è di una mia amica.... conoscente.... L'ho conosciuta un minuto fa!"

Bravo Remus continua così, si disse il giovane maledicendosi,se non aveva ancora capito che eri un completo idiota, ora ne aveva avuto la conferma.

"Volevi far colpo su di lei recuperandole il gatto?" scherzò la biondina, mentre si passava una mano fra i capelli.

"NO!" esclamò Lupin con eccessiva veemenza. "Ehm... in realtà la gattina mi aveva portato via un braccialetto e era importante per me... anzi l'hai visto?"

"Questo?" domandò la ragazza porgendo l'oggettino a Remus, che sospirò sollevato quando lo vide.

"Si, si è lui" lo prese con uno sguardo di gratitudine e dopo aver posato Xena su uno scaffale, tentò di allacciarlo, con scarso successo.

"Aspetta ti aiuto" intervenne la ragazza "Ecco." disse quando il braccialetto finalmente si chiuse intorno al polso del giovane.

"Grazie."

Remus rimase incantato ad osservarla per un secondo, poi lei si allontanò di un passo e lui ebbe l'irrefrenabile desiderio di fermarla. Ma cosa gli stava succedendo?

"Figurati" rispose e si girò diretta verso la cassa dove una pila di libri l'attendeva.

"Comunque io mi chiamo Remus" disse lui avvicinandosi di nuovo. Non poteva, ma soprattutto non voleva smettere di parlarle.

"Eileen, piacere"

Lei si voltò di nuovo verso il bancone e per una volta Remus rimpianse di non aver ascoltato Sirius quando declamava il suo dannato Manuale. Si concentrò, mentre riprendeva dallo scaffale la gattina, cercando di ricordarsi qualcosa, ma la mente era una tabula rasa.

"Ehm... allora..." ok innanzitutto non rimanere in silenzio come uno stoccafisso poteva essere una soluzione "Cosa ci fai qui?"

Cosa vuoi che ci faccia una ragazza in una libreria? Pianta patate?

"Sto finendo di comprare i libri per la scuola, più qualche altro romanzetto per me"

Fortunatamente lei era stata gentile. Scuola, ma quindi...

"Ecco dove ti ho visto!" ricordò all'improvviso Remus "Corvonero, giusto?"

Eileen stranamente, invece che essere offesa per non essere stata riconosciuta subito, dopo sei anni che avevano condiviso diverse lezioni, parve sorpresa oltremodoche lui si ricordasse di lei.
Per la prima volta da quando si erano incontrati fu lei a balbettare.

"Oh... ehm... si. Come... come...." si schiarì la voce, cercando di riprendersi "Come hai fatto a riconoscermi?"

"Beh... Siamo stati a scuola tanti anni insieme e..." si interruppe e lei annuì, poi cadde un silenzio imbarazzato.

Dove diavolo era il commesso?

Remus si avvicinò ancora e in cima alla pila dei libri ne vide uno piuttosto logoro, anche se ben conservato, un libro che conosceva molto bene.

"Cime tempestose. Gran bel romanzo."

"Oh l'hai letto? Io lo adoro, non posso fare a meno di rileggerlo almeno una volta l'anno" esclamò lei con un sorriso. Era straordinaria quando sorrideva.

All'improvviso Lupin ricordò che James e Sirius lo prendevano sempre in giro per la sua fissazione per quel romanzo. Dicevano che era un libro da donnicciola.

"Non sono gay" disse senza alcuna ragione che lei potesse comprendere, a un certo punto.

"Ne sono contenta, sarebbe un bello spreco."

Ci fu un attimo di silenzio poi entrambi scoppiarono a ridere.

"Scusa" disse lui fra una risata e l'altra "Intendevo dire che so che è un libro più tipicamente femminile, ma io l'ho letto e diverse volte anche perchè era il preferito di mia madre."

"Oh io non credo che esistano libri da donne e libri da uomo. Questo è un fantastico romanzo e sono contenta per te che tu l'abbia letto."

"Ecco qua." disse il commesso apparendo dal nulla. "Sono 10 galeoni, signorina."

Eileen pagò, rimpicciolì i libri con un colpo di bacchetta e li stipò in borsa, poi lei, Remus e Xena uscirono insieme dal negozio.
"Ehm.. sai Eileen, potremmo uscire insieme una di queste sere. Per ringraziarti di avermi recuperato il bracciale"

Lei sorrise, sconsolata.

"Mi dispiace, io la sera lavoro"

Remus annuì, era ovvio che non aveva potuto fare colpo con un comportamento del genere.

"Non ti preoccupare, ci vediamo in giro"

Eileen lo salutò con un cenno della mano e lui si voltò diretto al Paiolo Magico.

"Remus!" lo chiamò la ragazza, quando lui si fu allontanato di un paio di metri "Magari puoi venirmi a trovare a lavoro se ti va. Il locale si trova in centro a Londra, si chiama Unicorn, chiedi al tuo amico Sirius, lui sa dov'è"

"Ok! Allora ci vediamo stasera!" rispose immediatamente il giovane felice, senza avere il tempo di domandarsi come facesse lei a sapere che era amico di Sirius e soprattutto come sapesse che lui frequentasse quel posto.

Si voltò di nuovo con una nuova baldanza nei passi, curioso di sapere se l'amico e Stella avevano finalmente finito di litigare.








Come promesso sono tornata e sono riuscita a pubblicare di venerdì!!!! (N.d.Tutti: non ce ne frega nienteeeee) Uffaaaa a voi non vi frega mai di quello che dico ç_ç

Comunque u.u sono moooolto fiera di me. Spero che il capitolo vi piaccia. Risponderò a tutte le vostre recensioni domani.

Il momento dell'incontro fra James e Lily si avvicina, ve lo giuro, quindi abbiate pazienza.

A venerdì! (spero)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** l'irresistibile fascino delle Stazioni ***


Io ti amo, Lily.

Non m'importa quello che sei.

Io ti amo.

Ti amo.

Quelle parole che mai si sarebbe aspettata di poter sentire da Severus le rimbombavano dolorosamente nel cervello, senza che lei potesse fare niente per evitarlo. Aveva la sensazione che qualcuno le stesse urlando senza posa nelle orecchie, impedendole di sentire i propri pensieri, stordendola al punto, che sentiva la testa girare.

Io ti amo, Lily.

Forse da bambina aveva letto troppe favole, corredate dalle classiche principesse in difficoltà, salvate da provvidenziale intervento dei loro principi azzurri.
Forse per quanto negasse a tutti, ma soprattutto a sè stessa, di essere una romanticona tutta miele e cioccolatini, in realtà il suo cinismo era dovuto soltanto alle costanti delusioni che le avevano inflitto le persone che la circondavano e invece lei non desiderava altro che l'amore, quello incorruttibile ed eterno a cui diceva di non credere.
O forse, al contrario, detestava quelle cinque lettere con tutta l'anima.
Fatto sta che adesso aveva una tale confusione in testa, che non si sarebbe stupita se fosse esplosa da un momento all'altro.

Lily si era Materializzata direttamente all'interno del Paiolo Magico e senza nemmeno alzare lo sguardo, si era diretta a passo di marcia sul retro, sfuggendo ogni contatto con le persone presenti nel pub.

Voleva stare da sola. Voleva urlare. Voleva spaccare qualcosa. Soprattutto spaccare qualcosa. Qualcosa di solido, tipo.... una casa! Spaccare una casa l'avrebbe aiutata incredibilmente a scacciare tutta quella rabbia che sentiva in corpo. Non doveva essere una cosa troppo difficile. Doveva solo trovare una casa e farla a pezzi, dopo aver preso legali accordi con i proprietari.

"Salve sono Lily Evans, posso abbattere qualche vostro muro, strillando come un'ossessa?"

Forse l'avrebbero presa per pazza, ma pazienza. Lei stava impazzendo veramente.

Magari un sano ricovero in una clinica le avrebbe fatto bene. Qualche farmaco rilassante, un letto, nessuno che ti dice di amarti.... Un momento, questo non era poi così sicuro. E se si fosse innamorato di lei lo psichiatra?
Un convento. Ecco, di cosa aveva bisogno.

Ti amo.

"Che diamine vuol dire????" sbraitò, rivolta al cielo.

Aveva ormai raggiunto il retro, e si trovava di fronte al muro che separa il Paiolo Magico da Diagon Alley. Senza preoccuparsi del fatto che qualcuno sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro, camminva su e giù come un leone in gabbia, urlando al cielo come una pazza indemoniata.

"Che diamine vuol dire ti amo? Qualcuno me lo spieghi, per Merlino!!"

Mollò un calcio ad un sasso, mandandolo a sbattere contro il muro, mentre si passava le mani fra i capelli con una tale forza, che probabilmente presto se li sarebbe strappati tutti.
Il modo di comportarsi estremamente razionale e logico, aveva sempre contraddistinto il suo carattere, prima di quel giorno, ma ora le troppe informazioni, l'una dietro l'altra, l'avevano portata a punto di rottura e ormai la razionalità era andata definitivamente a farsi benedire, come dimostrava il fatto che lei stesse parlando da sola, nell'assurda imitazione di una coversazione fra due persone.

"Oh si, Lily cara, io ti amo. Sei una schifosa orribile Mezzosangue, ma ti amo. Quando avrò sterminato tutta la tua famiglia ci sposeremo, ok fiorellino?"

"Oh nooo! Io la amo di più!!" aveva cambiato tono di voce, cercando di averne una più profonda e baritonale, voltandosi dalla parte opposta "Io la amo tantissimo! Mi farò un giro con tuuuutte le sue amiche, magari anche con sua madre... non si sa mai... e poi la sposerò!"

"Ma cosa mi dici maaaai. Per amarla devi odiare la sua essenza. Detestare la sua stirpe. Rimanere disgustaato ad ogni suo passo. Altrimenti che amore è?"

"Ti sbagli, mio caro compagno ti sbagli. Per amarla, devi amare tutto di lei. Anche le sue amiche. Soprattutto le sue amiche"

Continuò così per due minuti buoni, prima di scoppiare in una risata isterica e lasciarsi scivolare a terra lungo il muro di mattoni, risata che si spense gradualmente, lasciando il posto ad un'espressiore angosciata e delusa.

"Calmati Lily... Calmati." sussurrò fra sè e sè la rossina con un profondo sospiro "Devi riprenderti, non puoi ridurti in questo modo... Calmati..."

Era così presa dalla sua crisi isterica, che non si era accorta che c'era qualcuno che la osservava con sommo sconcerto dalla porta del locale.

"Ehm... Evans?"

Era Sirius Black.

E ora che diavolo voleva lui da lei?

"Che vuoi Black?" voleva suonare acida e invece era sembrata solo terribilmente stanca.

"Stai bene?" chiese lui avvicinandosi preoccupato.

Poteva sembrare sciocco, forse pure infantile, ma dato che Ramoso era lontano e non poteva fare niente per la rossa del suo cuore, Sirius si era sentito in dovere di sostituirlo. Per questo motivo, quando l'aveva vista attraversare quasi correndo il locale, con una luce fra l'omicida e il suicida negli occhi, aveva mollato lì Stella a metà discorso, dicendole che non aveva tempo da perdere a discutere di un gatto psicopatico, e si era lanciato all'inseguimento di Lily.
Sapeva bene cosa aveva dovuto passare la ragazza alla fine della scuola e, anche se non la riteneva esattamente la sua migliore amica, visto che aveva fatto soffrire James come nessuna aveva potuto, decise di passare sopra ai suoi pregiudizi e tentare di aiutarla.

Il problema era che non aveva la più pallida idea di cosa dirle.

"No. Non sto bene. No." per la milionesima volta Lily respirò profondamente, poi alzo lo sguardo, incontrando gli occhi grigi di Black, che nel frattempo di era accucciato davanti a lei. Alla vista del ragazzo, la rossina parve recuperare un minimo di senno, tanto quanto bastava per fingere che andasse tutto bene, come faceva sempre "Ho avuto un calo di zuccheri e mi sono seduta per non cadere, non è niente di grave"

Sirius la guardò scetticamente. Quello non era lo sguardo di chi aveva avuto un calo di zuccheri. Quello era lo sguardo di chi aveva l'inferno nel cuore. Uno sguardo che lui conosceva fin troppo bene.

"Vuoi che ti porti qualcosa da bere?"

"No... No, Black sto bene." la Evans si alzò, scuotendo i vestiti dalla polvere.
 
"Sei sicura? Dai entra con me un momento, ti offro da bere."

"Perchè vuoi aiutarmi?" domandò lei voltandosi a guardarlo allucinata. Quel giorno tutto pareva andare al contrario, come in quegli incubi dove non c'è niente che abbia senso, dove spazio, tempo, niente è comprensibile dalla ragione che in mezzo a quel paradosso si sentiva vacillare, come sull'orlo di un burrone. "Perchè?"

Ci mancava solo che anche Sirius Black le dicesse di amarla e poteva dire senza la minima ombra di dubbio che era una schizofrenica afflitta da continue allucinazioni.

Sirius rise, sconcertato.

"Ci deve essere un motivo per forza?"

"No?"aveva chiesto allora smarrita. "Tu... ehm.... tu... non mi ami vero?"

Felpato strabuzzò gli occhi, strozzandosi quasi con la sua stessa saliva.

"Cosa??? No!!! Io non posso amare nessuno, non te l'hanno detto? Ma comunque che diavolo di domanda è? Si può sapere cos'hai oggi?" lei non rispose così Sirius continuò "Ascolta entra un secondo, bevi e mangia qualcosa, così ti calmi. Dopo potrai tornare a.... a chiedere alla gente se è innamorata di te."

"Io non chiedo alla gente se è innamorata di me!!"

"Con me l'hai appena fatto!!"

"Volevo essere sicura di non essere impazzita!"

"Il fatto che tu te lo stia chiedendo dovrebbe già essere una risposta!"

Non avrebbe mai pensato di dirlo nella sua vita, ma Black aveva ragione. Stava urlando contro il cielo, parlando da sola e chiedendo ad un ragazzo con cui aveva litigato per tutta l'adolescienza se era innamorato di lei.

Addio cervello. E' stato un piacere conoscerti.

"Ehm... ok. Credo che accetterò."

Effettivamente aveva bisogno di mangiare, erano almeno tre giorni che era quasi del tutto digiuna. Forse con un pò di cibo in corpo sarebbe riuscita a tornare padrona di sè.

"Accetti che sei pazza?"

"Noooo accetto l'invito a pranzare!" aveva risposto esasperata. L'intelligenza di Black era durata un secondo e mezzo. "Però per me pago io e tu.. beh non sei costretto a stare con me, so che non sono la persona che più ti sta simpatica sul pianeta"

"Oh finalmente ti riconosco! Andiamo" esclamò il bel Black cincendole le spalle con un braccio, visto che lei non sembrava ancora del tutto stabile sulle sue gambe.

Lily si sedette a un tavolo insieme a Sirius,  vagamente turbata per la strana situazione. L'ultima volta che avevano parlato lei gli aveva urlato contro che era un idiota, deficiente, senza cervello e che avrebbe tanto voluto prenderlo a calci. Ed ora pranzavano insieme come due amiconi che si ritrovano dopo un sacco di tempo: le stranezze quel giorno parevano non finire mai.
E, come se non bastasse, questa non era l'unica cosa che non le tornava in tutta la vicenda, ancora non era riuscita ad identificare cosa, ma aveva la netta sensazione che mancasse qualcosa.... o qualcuno.

"Potter dov'è?" domandò, capendo all'improvviso cos'era che non andava.

"In vacanza, ma sarà molto felice di sapere che ti manca" sorrise Black, mentre Tom si avvicinava al loro tavolo.
Sirius ordinò pollo fritto con patatine e Lily all'inizo fu tentata di ordinare un'insalatina leggera in modo da non fare la figura dell'ingorda di fronte al ragazzo. Poi si rese conto che dell'opinione di Black non gliene importava assolutamente niente, così cambiò idea e ordinò un triplo cheesburger e una burrobirra.

"Fame eh?" ridacchiò Felpato, osservandola. "Ti deve mancare proprio tanto James se affoghi i tuoi dispiaceri nel cibo."

Lily storse la bocca, gesticolando stizzita con la mano.

"Per tua informazione, non mi manca affatto" rispose "Mi sembrava strano che tu fossi qui da solo. Pensavo che voi due foste come quei pappagallini... come si chiamano... gli inseparabili! Che appena li dividi muoiono di solitudine."

"Per tua informazione" gli fece il verso Sirius "Io e James non abbiamo nessun tipo di problema a stare lontani, mica siamo fidanzati"

Tom portò loro ciò che avevano ordinato, così i due iniziarono a mangiare, ma la la Evans non aveva nessuna intenzione di seppellire l'ascia di guerra.

"Scommetto" disse Lily rubandogli una patatina con un sorrisetto che non prometteva niente di buono "che vi scrivete tutti i giorni"

"Quello che significa? Siamo amici, è normale che..."

"E scommetto anche" lo interruppe la rossa, fingendo di saperla lunga "che la fidanzatina sei tu."

Black strabuzzò gli occhi, sconvolto. Perchè diamine quel giorno le donne ce l'avevano tanto con lui? I giorni passati da grande Latin Lover sembravano lontani anni luce.
Addio Superfighissimo Sirius Black. Benvenuto Nuovo Bersaglio delle donne isteriche.

"Nota per me: non soccorrere mai più la Evans se non vuoi che la tua virilità subisca un tracollo emozionale." disse fingendo di parlare a un registratore invisibile, mentre la Evans rideva, divertita.

Sirius non potè fare a meno di notare che, sebbene la crisi sembrasse passata e la rossina stesse ridendo a crepapelle, prendendolo mortalmente in giro, il divertimento non riuscisse a diradare completamente l'ombra che oscurava il suo sguardo: con la bocca sorrideva, ma con gli occhi continuava a urlare.

"Che hai fatto al braccio? Hai tentato di tagliuzzarti perchè il dolore della lontananza si era fatto insopportabile?" continuò a deriderlo lei,  alludendo al suo braccio martoriato.

"L'unica insopportabile qui dentro sei tu, cara la mia Evans. Comunque questo me l'ha fatto una bestia posseduta dal demonio. Sì... posseduta. E' inutile che mi guardi con quell'aria scettica, se tu l'avessi vista saresti daccordo con me. Qualcuno doveva averle fatto una maledizione che la rendeva ancora più agile e potente..."

"Ancora? Ma possibile che tu esageri sempre tutto in questo modo?"
Ancora una volta, proprio mentre il giovane era immerso nella descrizione della bestia che secondo lui aveva tentato di ucciderlo, fu interrotto dall'unico testimone che poteva affermare senza ombra di dubbio che la bestia di Satana era in realtà una tenera micetta.

"Stella ti conosco da due ore, ma so già che tu e quel dannato animale mi rovinerete la vita se non mi allontano da voi!" sbottò il moro, addentando il suo pollo con fare stizzito "Che ci fai ancora qui?" domandò poi con la bocca ancora piena.

"Il mio gatto è sparito"

"Sia lode all'eroe trionfatoreee" cominciò a cantare allora Black, al colmo dell'entusiasmo, ma la sua gioia terminò presto perchè Remus era entrato nel Pub con in braccio la famosa gattina. "Ecco." sbuffò allora, mentre l'amico si avvicinava.

"Tieni Stella" disse Lupin con l'aria sognante porgendo Anya alla ragazza.
Ormai non era più arrabbiato con la gattina: altro che bestia di Satana, quell'animale era mandato dal Signore!

Sirius scrutò con attenzione il volto dell'amico, poi sorrise maliziosamente:

"Era cosi figa?"

Certo che lo era. Ma come diavolo faceva Felpato a sapere che aveva incontrato una ragazza? Remus sapeva controllare le proprie emozioni. Era praticamente impossibile che l'amico potesse leggergli negli occhi cosa stava pensando... o forse no?
In ogni caso non era importante, sapeva bene che entrare in quell'argomento con Sirius era un campo minato e non aveva nessuna intenzione di essere preso in giro fino alla fine dei suoi giorni, quindi avrebbe negato. Negato fino alla morte.

"Chi?" chiese cercando di temporeggiare.

"Quella che ti fa avere quello sguardo da triglia lessa e che ti fa perdere la consueta capacità di osservazione"

"Non ho affatto lo sguardo da triglia lessa! E poi cosa diamine dovrei osserv..." si interruppe notando che Lily Evans era seduta proprio di fianco a lui e lui non l'aveva nemmeno notata.
Cerco di evitare lo sguardo vittorioso di Sirius, mentre si dondolava sui gambi posteriori della sedia.

Sirius 1 - Remus 0, ma la partita non era ancora finita.

 "Lily!" esclamò, facendo finta di niente "Come stai, cara?"

"Bene, ti ringrazio" rispose lei, sorridendo, divertita dall'anomalo comportamento di Lupin.

"Ne sono contento! E come mai stai pranzando con Sirius? Non ti sta ricattando, vero?" aggiunse poi, osservando sottecchi Felpato con malcelato rimprovero.

"E con cosa dovrebbe ricattarmi, scusa?"

"Non so... io... meglio sempre assicurarsi che non stia facendo qualche cazzata."

"EHi!!" protestò Black, lasciandosi ricadere in avanti con un tonfo sordo. "Dicendo così sembra che io sia..."

"...un imbecille." concluse per lui, Remus con l'aria di chi sa quello che dice, facendo ridere Stella e Lily "Comunque Lily, perchè sei qui?"

La ragazza sorrise appena, cercando di trovare una risposta a quella domanda apparentemente innocente, tuttavia spiegare a Remus come era finita a mangiare insieme all'amico del suo incubo adolescenziale era tutt'altro che semplice: significava spiegare perchè la sua ragione aveva avuto dieci minuti di black-out. Non era una sciocca, sapeva che Sirius gli avrebbe raccontato tutto comunque, le urla, la crisi isterica e tutto il resto, ma non voleva essere lei ad esporsi. Non andava particolarmente fiera del suo comportamento.
Fu per questo motivo che decise di sviare la domanda. Osservò Remus con occhio critico, avvicinandosi anche il suo viso, tentando di decifrarne l'espressione e poi dichiarò con tutta la solennità di cui era capace: "Si, Black doveva essere proprio una gran figa"

Sirius sapeva bene che la rossina era una tipetta tutto pepe a cui non mancava di certo la risposta pronta, ma di certo tutto si aspettava fuori che un uscita del genere. Scoppiò a ridere sguaiatamente, quasi cadendo dalla sedia, con la sua risata cosi simile a un latrato, che facendo soffiare la piccola Anya, spaventata e innervosita, attirando l'attenzione sulla padrona, Stella, che ancora stava in piedi di fianco al tavolino.

"Perchè non ti siedi?" le disse Lily con gentilezza "Stella giusto? Io sono Lily."

"E' un piacere conoscerti"

"Il piacere è tutto mio te l'assicuro. E' un onore per me conoscere la padrona dell'animale che ha tentato di uccidere Black"

Sirius smise immediatamente di ridere e la guardò in cagnesco, mentre Remus si perdeva di nuovo nei suoi pensieri, iniziando a mangiare le patatine dal piatto dell'amico senza nemmeno chiedere il permesso.

"Non ti ho mai visto da queste parti, di dove sei?" domandò poi Lily a Stella, che rispose:

"Canada. Si lo so anni luce da qui, ma mio padre è un ambasciatore e quindi ci siamo dovuti trasferire e mi mancava solo l'ultimo anno di scuola. Sarà difficile ambientarsi, arrivando così, all'ultimo momento..."

"No aspetta, aspetta calma." la interruppe Sirius dopo aver mollato uno schiaffo sulla mano del suo ladro di patatine "Tu, l'anno prossimo, frequenterai Hogwarts?"

"Ehm si... perchè ci siete anche voi?"

"No, per noi esiste una scuola alternativa per idioti" aveva commentato sarcastico Black, afferrando un altro pezzo di pollo.

"Ma scusa come potevo saperlo! Potevate anche aver finito gli studi da un secolo per quello che potevo saperne"

"Invece siamo all'ultimo anno" intervenne Lily, osservando stranita Black che continuava a mangiare il suo pollo con una voracità animalesca ed uno sguardo imbronciato assolutamente adorabile. "Farai lo Smistamento con quelli del primo anno, quindi"

"Si, ancora non ho capito bene in cosa consiste, però..."

"E' una prova terribile!" le interruppe Sirius, saltando sulla sedia con rinnovato entusiasmo "Terribile! Ti costringono a uccidere il tuo gatto di fronte a tutta la scuola."

Lily era scoppiata a ridere e anche a Stella era sfuggito un sorriso, suo malgrado.

"Tu ti stai comportando in modo strano" affermò Remus rivolto a Sirius, risvegliandosi dal suo torpore, con la voce che sembrava quasi impastata dal sonno. Sognare ad occhi aperti doveva essere stancante.

"Io, eh? Tu invece giovane triglia in amore, ti stai comportando come al solito" commentò sarcasticamente l'altro.

"Beh più o meno si..." rispose il ragazzo, sorseggiando la burrobirra di Sirius. "Ah, senti, volevo chiederti una cosa..."
Lupin voleva sembrare casuale , cosa che non gli stava riuscendo per niente bene, e sapeva perfettamente che sarebbe stato meglio aspettare un pò prima di fare la domanda che aveva in mente all'amico, ma allo stesso tempo sapeva che non sarebbe riuscito ad rimenere all'oscuro un minuto di più.

Doveva sapere dove si trovava lo Unicorn. Doveva saperlo subito o il suo cervello sarebbe esploso.

Si schiarì la voce, temporeggiando ancora un pò, cercando di non porre la domanda in modo troppo precipitoso:

"Sai mica dov'è un locale... Mi pare che si chiami Unicorn"
 
Prese un altro sorso di burrobirra e attese, cercando di nascondere la propria espressione ansiosa.

"Certo che lo so. E' un locale di spogliarelliste."

Quella mattina il giovane Remus Lupin si trovò vicino alla morte più di quanto non fosse mai successo in tutta la sua vita.
E bisogna considerare che era stato morso da un lupo mannaro.
Il cuore si era fermato, la burrobirra gli era andata di traverso e se questo non bastasse, lo schock aveva rischiato di fargli perdere le capacità intellettive per sempre.

"STAI SCHERZANDO, VERO?!?!?" aveva sbraitato fuori di sè, mentre Sirius, Stella e Lily lo guardavano sconcertato.

"Ehm... veramente... no. Non capisco perchè ti preoccupi tanto..."

Un silenzio sconcertato cadde sul gruppetto, interrotto soltanto qualche minuto, quando Lily si decise a parlare.

"Cioè fatemi capire. La strafiga di Remus è una spogliarellista?"

Tutti tacquero ancora per un secondo, poi scoppiarono a ridere, Remus compreso, sebbene con meno entusiasmo degli altri.

"No... no, io non ho nessuna strafiga. Ho sentito due tizi che ne parlavano e ero solo curioso, tutto qua."

"Si si certo." disse Sirius poco convinto "Ne parliamo dopo in privato" aveva continuato poi in un sussurro perfettamente udibile dalle due ragazze.

"Comunque" intervenne Stella, rivolgendosi a Lily "visto che finiremo a scuola insieme ti scoccerebbe darmi una mano a cercare le cose che mi servono? Libri, uniformi... cose del genere."

"No! No, anzi mi farebbe molto piacere!" esclamò la Evans "Possiamo andarci anche oggi, sono qui tutto il giorno"

"Si! E magari anche domani possiamo fare un giretto esplorativo.."

"Si, si molto volentieri... ah, no aspetta. Io domani parto con la mia famiglia" ricordò improvvisamente la rossina, sentendo l'entusiasmo sgonfiarle nel petto.

"Oh." commentò dispiaciuta Stella "Non preoccuparti, ci accontenteremo di oggi."

Lily aveva di nuovo lo sguardo angosciato che aveva quando Sirius l'aveva scovata sul retro del Paiolo Magico. Evidentemente non partiva volentieri insieme ai parenti.

"Dove andate?" domandò gentile Remus, cercando di tirarla su.

"Andiamo in Italia, ad assistere il matrimonio di mia cugina. Rimarremo là per quasi un mese, dannazione! Perchè la cuginetta ha bisogno di aiuto con i preparativi..."

"In Italia dove?" chiese Sirius, ricordandosi che anche James si trovava li.

"Ah.. non lo conosci sicuramente. E' una cittadina piuttosto piccola, turistica, sul mare... si chiama Viareggio."

Per poco Sirius e Remus non si strozzarono.

"Sir! Ma non è dove si trova J... AHia!" aveva esclamato Lupin visto che l'amico gli aveva mollato un calcio da sotto il tavolo.

"Jane? Sì! E' dove si trova Jane quella con cui mi dovevo sposare, ma con cui tutto è finito perchè lei in realtà era di origini Normanne" rispose Sirius, dimostrando la sua innata capacità di inventare scuse che non avevano nè capo nè coda.

"Ahhh si"

"Noi dobbiamo andare!" esclamò il bel Black alzandosi in piedi, seguito a ruota da Remus. "Dobbiamo scrivere una lettera. Divertitevi ragazze!" e dopo aver pagato il conto a Tom anche per Lily corsero di sopra, lasciando le due ragazze attonite al tavolo.




La delirante lettera dei due amici giunse in Italia il giorno dopo, mentre la famiglia Potter stava facendo colazione.
Il gufo atterrò elegantemente di fronte a James, che con uno sbadiglio la tolse dalla zampa dell'animale, prima di farlo uscire di nuovo dalla finestra.

"E' Sirius che ti scrive?" domandò Dorea Potter allungando il collo per  dare una sbirciatina.

James le lanciò un'occhiataccia, avvicinandosi la lettera al petto per impedirle di leggere.
"Si, insieme a Remus... ho la sensazione che sia una cosa molto importante."


Ramoso dobbiamo dirti una cosa!!
Dai Sir ti pare il modo di cominciare una lettera? Intanto mettiamo la data, forza.
Londra, 12/06/1977
Caro James
Speriamo sinceramente che vada tutto bene
Oh andiamo Lunastorta, cosi non glielo diremo mai!!
Ho capito, ma dovremmo prepararlo un minimo alla notizia no?
Dai, è pronto. James, non crederai mai a cosa è successo.
Sirius è stato quasi ucciso da un gattino di tre mesi, mentre voleva fare colpo su una ragazza! Ahah lui e il suo stupido Manuale non servono a NIENTE!! Lei nemmeno credeva che si chiamasse Sirius...
Lunastorta, hai poco da ridere tu. Vogliamo raccontare al nostro James di quello che hai fatto tu? Glielo raccontiamo non c'è problema. Jim, hai presente il nostro amico, quello pacato che fa tanto il moralista, quello che mi rimprovera sempre per la mia eccessiva "lussuria"? Ecco, lui. Ha una focosissima relazione con una SPOGLIARELLISTA dello Unicorn!!!
Nonononono. Non è vero. Dissento. James, non credere a una sola parola di quello che dice. Non ho una focosissima relazione con nessuna, tanto meno con una spogliarellista. Ho solo sentito due tizi che parlavano del locale e mi sono incuriosito. Che poi come mai voi due conoscete tanto bene lo Unicorn?
Rem le tue domande sono assolutamente fuori luogo e servono solo a sviare l'attenzione. Magari io e James sappiamo dov'è lo Unicorn, ma di certo tu lo conosci in modo più "intimo".
Ma che diavolo stai dicendo? Finiscila con questa storia che poi James ci crede! Non era per queste scempiaggini che avevamo cominciato a scrivergli!!
Guarda che se non fosse per te, io avrei già detto a James ciò che volevo dirgli circa 13 milioni di righe fa! Sei tu che hai voluto temporeggiare per prepararlo psicologicamente.
Raccontargli fatti ASSOLUTAMENTE FALSI che mi riguardano non lo prepareranno affatto!!
E allora perchè gli hai raccontato del gatto di Satana????
Beh che c'entra. Quello innanzitutto è un fatto veramente accaduto e non frutto della fantasia, come la tua dannata spogliarellista, e poi era molto, molto, MOLTO divertente. Il fascino Black sta andando a farsi benedire!! Muaah come mi diverto!
Ti dico solo una parola: SPOGLIARELLISTA!
Allora io te lo dico per l'ennesima volta, NON è una spogliarellista!!
Non è una spogliarellista? Ma allora vedi che c'è una ragazza!!!!!
Non è ciò che ho detto.
Ooooh si invece!! Ti sei fregato da solo, Remmy! Allora dai, racconta a James che gli interessa, è cosi figa come dicevo?
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.
James c'è una ragazza davvero!!! Mi viene da piangere... il nostro bambino sta crescendo...
Ramoso, prima Sirius c'ha provato con Lily. Le ha offerto il pranzo.
EHi!!!! Cosa sono queste calunnie!!! James, sta MENTENDO!
Vuoi forse negare che le hai offerto il pranzo?
Ehm... no. Ok è vero le ho offerto il pranzo, ma solo perchè l'ho vista in difficoltà e allora ho pensato che, visto che tu non c'eri, James, era mio dovere morale prendere il tuo posto e...
provarci con lei.
NO! E aiutarla. Dai Rem, questo è sleale. Sai quant'è paranoico quando si parla della Evans.
Ok, ok. James sto scherzando. E' veramente intervenuto solo per aiutarla. Non ci stava provando ed ero presente anche io mentre pranzavano e c'era pure Stella, la santa donna proprietaria della gattina che ha aggredito Sir.
Ma perchè sono tutti felici che quella dannata bestia mi abbia attaccato!?! Anche la Evans stava li a decantare le lodi della bestiaccia e ci ha preso in giro mortalmente, James. Dice che siamo fidanzati. Però ha chiesto di te. So che ti farà piacere.
Va bene, detto questo ti salutiamo Ramoso. Spero che tu ti stia divertendo.
A presto!!!!
I tuoi amici Sirius e Remus.

Ps. Ecco ti abbiamo scritto tutta questa lettera infinita per dirti una cosa, ma per colpa di REMUS, mi sono distratto e alla fine non te l'ho detta.
Ma perchè deve essere colpa mia, me lo devi proprio spiegare.
Comunque!! James, siediti. La notizia potrebbe sconvolgerti. La Evans domani parte e indovina dova va?
A Viareggio!!
Quel posto è troppo piccolo, non potete non incontrarvi!
E poi ci andrà con i genitori, quindi con mezzi Babbani. Non sarebbe una cattiva idea fare un giretto alla Stazione, magari la incroci.
E ora non dire che non siamo tuoi amici!!!!

Pps: quando la vedi, ti prego, non fare il cretino come al solito. Altrimenti è tutto inutile.
Segui il Manuale!!
Ecco appunto. NON seguire il Manuale o ti mangia vivo. A presto amico!


Durante la lettura il nostro eroe, James Potter, aveva avuto una gamma talmente vasta di espressioni diverse, che la madre ebbe il terribile sospetto che presto sarebbe morto di crepacuore.
Era passato dal ridere sguaiatamente, rischiando più volte di cadere dalla sedia, ad un espressione talmente sconvolta e funerea che i coniugi Potter pensarono che nella lettera Sirius e Remus gli stessero comunicando la dipartita di qualcuno a lui molto caro.
Dopo qualche secondo si era ripreso, aveva tirato un sospiro di sollievo e aveva letto più volte la stessa parte, nell'evidente tentativo di convincersi che i due amici gli avessero solo tirato un brutto scherzo. Con il respiro sempre affannato, ma con un espressione un minimo più rilassata, Potter aveva proseguito nella sua appassionante lettura, prima di giungere a quella che senza ombra di dubbio era la rivelazione del secolo.

Il Signor Potter alla fine, preoccupato e curioso, aveva abbandonato del tutto il giornale e aveva cercato di attirare l'attenzione del figlio.

"James?"

Nessuna risposta. Il giovane continuava a fissare il foglio con intensità tale, che non si sarebbe stupito se avesse preso fuoco da un momento all'altro. Era talmente imbambolato che era difficile dire se la suddetta rivelazione fosse buona o assolutamente devastante.

"Jim, tesoro?" aveva provato allora la madre, ma anche lei ottenne lo stesso risultato. "Ehi!" aveva continuato la donna, scuotendolo dolcemente "Stai bene?"

Il ragazzo alzò lo sguardo dalla lettera, mentre una luce si impadroniva dei suoi occhi. Una luce che era riservata per una sola persona.

Ok, ok, aveva preso una decisione e avrebbe dovuto rispettarla, sapeva bene che doveva dimenticare.
Dimenticare. E basta.

Ma ora lei era li!!!!!!!!

Quante probabilità c'erano che si trovassero in vacanza nello stesso posto, nello stesso momento? Una su un milione?
E quante probabilità c'erano che Lily parlasse con i Malandrini e li informasse su dove avrebbe passato l'estate, quando tutti sanno che la Evans detesta il gruppetto con tutta sè stessa? Una su un miliardo?
Il fatto che lei stesse per raggiungerlo poteva voler dire solo una cosa.
Cosa che avvalorava tutte le teorie che il giovane Potter aveva elaborato durante gli anni passati a Hogwarts.

Erano fatti l'uno per l'altra.

E stavolta il Caso, o forse il suo parente nobile, il Destino, era finalmente intervenuto in suo favore.

Chissà quanto ci aveva messo la lettera ad arrivare, magari era già troppo tardi e il suo momento era passato. O magari se si fosse sbrigato sarebbe riuscito a trovarla appena in tempo. Doveva muoversi, doveva sbrigarsi. Doveva correre incontro al proprio futuro, al proprio destino.
Si alzò con l'entusiasmo che sprizzava da tutti i pori e con un espressione di assoluta speranza dipinta sul volte, oscurata appena dalla fretta.

"Arriverò in tempo! Fosse l'ultima cosa che faccio!!" sbraitò solennemente, rivolto ad un pubblico inesistente, rovesciandosi il caffè addosso.

"James si può sapere che cosa ti sta succedendo?"

Udendo la voce del padre, il ragazzo parve tornare alla realtà.

Quel giorno aveva promesso che sarebbe rimasto tutto il giorno insieme ai genitori. Doveva trovare una scusa per rimandare, visto che la ricera della Evans poteva anche richiedere molto tempo, alla fine non sapeva a che ora sarebbe arrivata.
Tuttavia non poteva dire che li abbandonava per una ragazza.
Gli avrebbero risposto che al mondo ce n'erano tante altre e che magari l'avrebbe incontrata in giro... cavolate del genere. Loro non capivano, non potevano capire. Non gli interessavano tutte le ragazze del mondo, lui voleva lei. Non gli interessava se avrebbe avuto tante altre occasioni per vederla, perchè quando ti accorgi che vuoi passare il resto della tua vita con qualcuno, vuoi che il resto della tua vita inizi il più presto possibile!

Doveva trovare una maledetta scusa.
Alla fine lui era James Potter, il capo dei Malandrini. Le scuse plausibili erano il suo mestiere.
Forse.

"Ma è tutto a posto... perchè me lo chiedi?"

Fase numero 1: temporeggiare.
Se non hai ancora deciso che scusa rifilare al soggetto, fingi che vada tutto come al solito, aspettando che il soggetto perda interesse nei tuoi confronti.

Charlus Potter guardò il figlio, inarcando un sopracciglio.

"Sono vecchio James, ma non sono stupido. Che ti sta succedendo? Cosa ti hanno scritto Remus e Sirius di tanto sconvolgente?"

"Papà non dire sciocchezze, non sei affatto vecchio! Anzi io ti trovo ringiovanito..."

"James! Dimmi cosa sta succedendo!"

Ok, la fase 1 non aveva funzionato troppo bene.

 Nel frattempo la madre, incurante delle norme della privacy che James le avrebbe voluto imporre e della discussione che stava avvenendo fra il marito e il figlio, aveva preso la lettera di Remus e Sirius e aveva cominciato a leggerla, senza che nessuno dei due Potter se ne accorgesse.

"Non sta succedendo niente, papà, però non credo che oggi verrò al mare insieme a voi come avevo detto. So che vuoi che passiamo un pò di tempo insieme, ma possiamo andarci domani! Oggi pensavo di andare a dare un occhiata alla Stazione"

Fase numero 2: inventare una scusa a cui tutti non possano fare a meno che credere.

"La stazione" ribattè secco Charlus, senza abbandonare la sua aria scettica. "E cosa avrebbe di tanto interessante la stazione?"

"Mi sento offeso! Non sai che io sono un grandissimo appassionato delle stazioni di tutto il mondo? E tu dici di essere mio padre?" domandò teatralmente il figlio.

Fase numero 3: a inventare le scuse fai schifo, James, di questo se ne sono accorti tutti. Ora non ti rimane che difendere la tua assurda scusa fino alla morte. Forse vincerai per sfinimento degli avversari.

"Charlie, davvero non sai cos'hanno di interessante le stazioni?" era intervenuta Dorea, dopo aver finito di leggere la lettera e averla posata sul tavolo.

Oh la sua adoratissima madre era intervenuta in suo aiuto! Lei sì che lo capiva, lei sì che lo amava. Per aiutarlo avrebbe fatto di tutto anche...

"Hanno di interessante che ci sono certe fanciulle dai capelli rossi che vi arrivano proprio oggi pomeriggio"

.... farsi i fatti suoi.

"Mamma!! Cosa avevamo detto della privacy?" disse con tono di rimprovero, mentre si reimpandroniva della lettera, con lo sguardo più truce che aveva in repertorio.

"La stessa cosa che avevamo detto riguardo alle tue scorribande notturne per la scuola. Ho deciso di usare la tua stessa tecnica e ignorare ciò che mi avevi chiesto" rispose Dorea con un sorriso che lo sfidava a ribattere.

Dannazione alle madri, sanno sempre come metterti a tacere.

"Scorribande notturne? Non so di cosa tu stia parlando."commentò il ragazzo, incrociando le braccia al petto, con finto sdegno.

"Invece di fare in finto tonto, non ti converrebbe muoverti? Rischi che la stazione non sia più cosi interessante se aspetti ancora"

James balzò in piedi, gettando uno sguardo all'orologio, mentre richiamava con un incantesimo una maglietta pulita, visto che quella che aveva era tutta imbrattata di caffè.

"Grazie 'ma! Ci vediamo stasera!!" esclamò allegro come lo avevano visto poche volte nella sua vita.

"E per una volta cerca di dare ascolto a Remus!!" gli urlò dietro Dorea, ma lui aveva già sbattuto la porta.

Charlus sospirò, riprendendo a leggere il giornale.

"Magari desse retta a Remus, quel ragazzo è l'unico con un minimo di coscienza in quel gruppo" disse alla moglie.

"Veramente a quanto dice Sirius ora esce con una spogliarellista..." commentò lei, sorseggiando il tè.

"Che cosa? Che spogliarellista? Dove l'ha incontrata? Quando? Io pensavo che fosse un ragazzo tranquillo! Finalmente Sirius è riuscito a mettergli intesta che deve divertirsi un pò... è così giovane. Però non pensavo che frequentasse luoghi dove poteva incontrare delle spogliarelliste, io..."

"Charlie, Charlie, Charlie!!" disse Dorea, interrompendo il lunghissimo monologo del marito, che aveva detto tutte quelle cose senza nemmeno prendere fiato per un secondo "Non avevi detto che dovevamo rispettare la privacy di nostro figlio?"

"Ehm... sì... sì infatti. Non dovresti leggere le cose di James. Ti ho fatto tutte queste domande per pura curiosità... così per parlare, tesoro. Io non so assolutamente niente della vita di James a parte quello che mi dice James stesso..."

"... e quello che ti dice Sirius" lo corresse la donna.

"Sì... sì è vero... anche quello che mi dice Sirius. Ma a parte loro due..."

"... e quello che ti dice Remus"

Ammettiamolo, Charlus Potter era un grande pettegolo, solo che non aveva nessuna intenzione di cedere di fronte alla moglie.

"Ok. Ma a parte loro..."

"E vogliamo parlare di Peter?"

"Senti Dorea. Non è che io obbligo i ragazzi a dirmi le cose, loro me le dicono di loro spontanea volontà, perchè io sono una figura molto... ehm... molto... saggia ai loro occhi. Ecco. Saggia, sì."

"Si, si... come vuoi tu. Allora la lettera che faccio la butto o..."

"No!" si affrettò a rispondere l'uomo, prima di nascondersi di nuovo dietro al giornale "Lasciala lì, James vorrà riaverla... dopo."

"Hai ragione." disse lei, guardandolo sorridente. Amava il suo marito pettegolo. "Allora io mi vado a vesitre, ok?"

"Ok."

Charlus aspettò che la moglie salisse le scale, prima di abbandonare il suo giornale e dedicarsi alla molto più interessante lettura della lettera di Remus e Sirius.




Lo soooo sono in mostruoso ritardo. Cioè mostruoso. Sono in ritardo di tre giorni. Ma comunque perdoooono. I tre lettori che si sono appassionati a me, probabilmente ora stanno... ehm... non stanno facendo niente, però... diciamo che sono tristi!
Eravate tristi vero, miei tre amatissimi lettori?
Comunque u.u come avrete notato, è finita l'epoca delle introduzioni e stiamo per entrare nel vivo della vicenda. Spero sinceramente che questo capitolo vi sia piaciuto e che la prossima volta i tre lettori che mi seguono siano almeno quattro xD
Alla prossima settimana!!
Vi giuro che proverò ad essere puntuale xD



Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Un sorriso e una proposta. ***


Lily Evans era prossima all'omicidio.
Si, ok, lo sapeva, purtroppo l'omicidio in Inghilterra era illegale e sapeva anche che, per aver assassinato fra atroci crudeltà una persona, la punizione che l'attendeva altro non era che passare il resto della vita ad Azkaban in mezzo ai Dissennatori...
...ma solo se l'avessero scoperta!!

E lei avrebbe nascosto il cadavere di Vernon Dursley molto, MOLTO bene. Nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. Forse nemmeno Petunia.

L'unica cosa che la frenava era il terribile dubbio: come compiere l'atto?  Un omicidio del genere voleva gustarselo in tutti i suoi sadici particolari.

Di stragolarlo non se ne parlava. Il SuperTrichecoBaffuto aveva praticamente 4 doppi menti e afferrarlo per il collo era pressochè impossibile. Va bene che era una Strega, ma non era certo in grado di fare miracoli.
Esclusa l'opzione soffocamento, Lily aveva pensato che sarebbe stato simpatico squartarlo in mille pezzi, ma si rendeva conto che una morte del genere era piuttosto banale e rischiava di essere scoperta con tutto il macello che avrebbe fatto.
Alla fine un'idea meravigliosa attraversò la sua mente, come un fulmine al ciel sereno.
L'avrebbe attirato in un vicolo buio con un dolcetto volante e poi gli avrebbe sbattuto in testa, con tutta la violenza di cui era capace, la colossale valigia della sorella, che non ne aveva voluto sapere di fare un incantesimo per renderla più spaziosa e leggera.
Sarebbe stato divertentissimo vedere Petunia corrosa dal dubbio: disperarsi per il tricheco perduto o per la valigia?

Persa in questi sadici pensieri, che se scoperti l'avrebbero probabimente condotta all'internamento al San Mungo fra i pazzi omicidi, Lily non si era accorta che erano ormai quasi giunti alla loro destinazione.

"Certo che tua sorella è proprio strana, Petunia. E' da quando siamo partiti da Pisa che non fa che sghignazzare... che stia escogitando qualcosa?" sussurrò Vernon in un sussurro perfettamente udibile da tutte le persone presenti nel vagone.

Petunia si strinse nelle spalle, continuando a sfogliare la sua rivista.

"Cosa vuoi che ne sappia, cucciolo. Chiedilo a lei" disse con un mezzo sbadiglio e un'occhiata malevola alla rossina.

Lily sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Possibile che ogni cosa facesse, venisse presa come un incredibile, pericolosa stranezza? Ok, forse stava pensando a come liberarsi di Dursley nel modo più crudele che le veniva in mente, ma mica lo avrebbe fatto davvero! Era solo un pensiero innocente e infondato.

"Ehi! Ehi TU!!"

Ok, forse non era così infondato.

"Che vuoi, Dursley?"

"Non stai pensando a qualche stranezza delle tue, vero? Petunia ci tiene molto al matrimonio di tua cugina e non vuole certo che sia tu a rovinarglielo!"

Chissà per quale arcano motivo, Vernon sceglieva sempre i momenti in cui il signor Evans non era presente per insultarla. Forse non era così stupido come sembrava e si rendeva conto che se l'avesse sentito il padre di Petunia e Lily, l'avrebbe appeso a testa in giù dal novantanovesimo piano di un grattacielo.
Maledetto codardo di un Dursley.

"No, Verny stai tranquillo. Stavo solo pensando a come farti fuori." rispose la rossina, con finta noncuranza, mentre volgeva nuovamente lo sguardo fuori dal finestrino.

Vernon, che appunto non si poteva definire un cuor di leone, finse di non essere rimasto impressionato dalle parole della ragazza, rimettendosi a sedere con quello che lui riteneva un dignitoso silenzio. Tuttavia dal modo in cui era sbiancato e aveva cominciato a sudare freddo, fu chiaro a tutti che il giovane Dursley aveva battuto in ritirata con la coda suina stretta fra le gambe.

Lily sorrise, soddisfatta di sè stessa. Terrorizzare il ragazzo di sua sorella era il nuovo gioco dell'estate. Quasi, quasi avrebbe coinvolto anche qualcun altro.

Il treno di fermò lentamente, producendo un fastidioso stridore metallico. La rossina si alzò e prese la sua borsa, in cui aveva stipato tutte le sue cose con l'aiuto di un incantesimo e scese dal vagone senza aspettare il resto della famiglia.
Quel giorno, infatti, si era svegliata con un'inaspettato buon umore e non voleva farselo certo guastare dalle solite discussioni familiari.

Dopo la crisi avuta il giorno precedente, Lily poteva dire con assoluta certezza, di aver toccato il fondo e come tutti sanno, dal fondo non si può far altro che risalire. Chissà cosa avrebbe combinato se Black non fosse intervenuto a salvarla, impedendole di fare gesti avventati....
Ovviamente non si poteva dire che adesso stesse bene, nè che le ombre del suo cuore si fossero diradate per sempre. Le ferite che aveva sull'anima continuavano a pulsare dolorosamente e costantemente e la rossina sapeva bene che non se ne sarebbe liberata con tanta facilità.

Tuttavia la giornata passata insieme ai due Malandrini e a Stella, le aveva donato una rinnovata speranza di potersi riprendere dalla situazione in cui si trovava, la speranza di poter tornare a sorridere veramente, senza dover fingere che andasse tutto bene.
In particolare l'incontro con Stella l'aveva risollevata. La conosceva solo da poche ore, quindi non poteva certo definirla la sua migliore amica e inoltre Lily aveva scoperto a sue spese di essere una frana completa a giudicare le persone, tuttavia la prima impressione che le aveva dato era quella di una brava ragazza.
Le due si capivano al volo, quasi completavano le frasi l'una dell'altra come due amiche se si conoscono da sempre.

Stella aveva parlato a lungo, dei suoi progetti per il futuro, della sua famiglia, dei problemi con suo padre, che a a causa del suo lavoro le faceva cambiare casa più spesso di quanto cambiasse i vestiti, del legame molto stretto che aveva con la sorellina... insomma, alla fine della giornata, Lily sapeva praticamente tutto di quella che fino alla mattina era stata solo una sconosciuta.

Lily, neanche a dirlo, non era stata altrettanto loquace. Dopo aver balbettato qualcosa sui suoi genitori e sulle lezione e i professori, la ragazza aveva ben presto finito gli argomenti di cui voleva parlare. Alla fine, dopo diverse insistenze da parte di Stella a raccontarle qualcosa di più su come andavano le cose ad Howarts, Lily era finita a parlare dell'ultimo argomento sulla terra che avrebbe pensato di tirar fuori.

Aveva parlato di Potter.

In tutta sincerità, la Evans non aveva la minima idea di come le fosse saltato in mente di parlare di lui. Era veramente insopportabile quel ragazzo. Tuttavia una volta persa nel racconto delle innumerevoli volte in cui lui aveva tentato di conquistarla nei modi più strampalati, delle volte in cui avevano litigato e in cui lei era quasi venuta alle mani, delle mlioni di miliardi di punizioni che Potter aveva dovuto scontare a causa sua, Lily si rese finalmente conto che il ragazzo le mancava moltissimo.

Le mancavano le discussioni, i corteggiamenti, i pazzeschi regali che le faceva trovare in fondo alle scale del dormitorio femminile ogni santa mattina, le mancava quella persona che, seppur nel modo più sbagliato che potesse esistere, la poneva sempre al centro della sua vita.

Mi manca Potter.

Non faceva che ripeterselo nella mente nel disperato tentativo di convinversi di quanto fossero sciocche quelle parole.
Sua madre glielo ripeteva sempre che qualsiasi parola ripetuta all'infinito alla fine suonava inevitabilmente strana e tutti sanno che le madri hanno sempre ragione.
Provate voi a ripetere un miliardo di volte Potter, Potter, Potter, Potter e vedrete che la parola perderà ogni significato. Vi incepperete, balbetterete, vi scorderete perchè diamine state facendo un gioco così stupido e quel cognome non potrà che sembrarvi assurdo.
Ripeterselo in continuazione. Ecco qual'era l'unica soluzione.

Mi manca Potter.
Mi manca Potter.
Mi manca Potter?
Maledizione, mi manca Potter!!

Ebbene sì, anche le madri sono fallibili.

Più se lo ripeteva, più le parole prendevano forma e significato nella mente di Lily e questo era l'esatto contrario di quello che voleva! Perchè il suo cervello era andato in vacanza, si poteva sapere? Un tempo era stata una ragazza tanto intelligente, tanto razionale... ora i pensieri idioti imperversavano tranquillamente qua e là, senza che lei potesse fare niente per impedirlo...

..però calma, aspettate un secondo.

A lei non mancava Potter. A lei mancavano i litigi con Potter.

Era una cosa ben diversa, se permettete. Il capo dei Malandrini altro non era che la sua valvola di sfogo, quindi in un momento di profonda tensione com'era quello che stava attraversando, non poteva fare a meno che mancarle qualcuno con cui litigare senza freni.

Attraversò il sottopasso diretta al bar della stazione, convinta che dopo aver bevuto qualcosa di fresco le si sarebbe snebbiato il cervello, poi cercò -con una certa difficoltà- di mettere insieme due parole in italiano per chiedere al barista che le portasse un succo di frutta ghiacciato e attese che glielo portasse.

Basta ormai ne era convinta. Non c'erano più dubbi: a lei mancava unicamente litigare con Potter e non Potter come persona. Non siete daccordo anche voi?
Siete daccordo, vero? Vero?
Ma sì che lo siete, anche perchè la rossina sapeva benissimo che se si fosse messa ad ascoltare i suoi pensieri non avrebbe fatto altro che sentire...

Mi manca Potter.

Ma dannazione! Ok, ok... doveva ammetterlo, forse un pochino le mancava, ma veramente un minimimo infinitesimale. Alla fine lo conosceva da così tanti anni che era normale che avesse prodotto un moto di affetti nei suoi confronti.
In fondo ci si affeziona anche agli animali.
E poi era emotivamente provata, poteva testimoniare anche Black in suo favore. Non sapeva più cosa provare, cosa pensare. Probabilmente il suo cervello le mandava a ripetizione messaggi pazzoidi nelle orecchie come campanello d'allarme per la sua sanità psicologica: fatti vedere da uno bravo, Lily, o domani andrai in giro petali di rose gridando frasi assurde tipo viva l'amore liberooo, compratemi un pony giallo e scempiaggini del genere.

Forse essere partita insieme alla famiglia, non era così male come credeva. Stare lontana per un pò dai luoghi e dalle persone che conosceva, non poteva farle altro che bene. Anche perchè peggio di così non poteva stare.

Riuscita finalmente nell'intento di rassicurarsi da sola, Lily bevve il suo succo di frutta con un sorriso compiaciuto sulle labbra, senza sapere che ciò che l'attendeva l'avrebbe sconvolta più di quanto avessero fatto tutti i pensieri assurdi che aveva avuto fino a quel momento. Si guardò intorno, iniziando ad osservare quella cittadina in cui avrebbe passato i prossimi tre mesi, ma ciò che vide la lasciò letteralmente senza fiato.
Il cervello si spense per sempre. I polmoni si svuotarono. Ma cosa ben più importante, il suo cuore mancò un battito.

James Potter era a meno di un metro da lei.

"Che diamine ci fai TU qui???"




James Potter stava perdendo la pazienza.
Era in quella maledetta stazione da più di tre ore e della Evans ancora nessuna traccia.  Gli era quasi sorto il dubbio che gli amici gli avessero giocato un brutto scherzo.
Una cosa era certa: se l'avevano fatto l'avrebbero pagata per sempre.
Comunque non era nel loro stile giocare su una cosa del genere. Va bene che erano Malandrini, ma sapevano bene che scherzare sulla rossina con James era un colpo decisamente troppo basso anche per loro.
Magari era semplicemente arrivato troppo tardi. La ragazza poteva essere arrivata anche nel cuore della notte per quello che ne sapeva.
O magari era terribilmente presto.
O magari era arrivata e lui non l'aveva vista.
Insomma, c'erano decisamente troppi fattori che potevano mandare a monte il suo brillantissimo piano. Che poi a definirlo brillantissimo ci voleva del coraggio. L'unica cosa che aveva deciso era che l'avrebbe cercata e una volta vista si sarebbe avvicinato a lei dicendole.... qualche sciocchezza. Come al solito.

James si passò le mani fra i capelli, nervoso. No, dai, doveva dire qualcosa di intelligente.
Ma cosa?

Ehi Evans sei un splendore, tesoro... Stavo pensando che noi....

CREPA POTTER!!!

Ma uffa. Pure quando se la immaginava lo offendeva senza pietà?
Conoscendola poi l'avrebbe accusato di essere una specie di stalker, che l'aveva seguita fino in Italia.
Forse per una volta avrebbe dovuto lasciar perdere tutte le sceneggiate che organizzava con tanta precisione per lei e chiederle semplicemente di uscire. Non poteva andare peggio di com'era andata tutte le volte precedenti, senza considerare che quello era un luogo pubblico stracolmo di Babbani e non avrebbe potuto lanciargli un'Orcovolante delle sue.
Aveva appena deciso che avrebbe seguito il consiglio di Remus, quando si voltò e la vide.

Bella come solo lei poteva essere ai suoi occhi, avanzava verso di lui con un sguardo a dir poco sconvolto.

"Che diamine ci fai TU qui??"

Ok, come inizio non era dei migliori.
Però, insomma! Quello era un maledettissimo luogo pubblico. Come si permetteva di parlagli così. Lui era James Potter, per Merlino!!

"Ciao Evans. Anche io sono contento di vederti"

Lei arrossì, rendendosi conto di quanto era stata scortese.

"Scusa, Potter, non volevo essere così maleducata. E' solo che mi è sembrato strano vederti proprio mentre stavo pensando a...." si interruppe, rendendosi conto che stava per commettere un errore così madornale che avrebbe voluto prendersi a calci da sola.

"...a?" domandò James, curioso e sconcertato. La Evans non rimaneva mai senza parole di fronte a lui, anzi. Quando parlavano lei inventata persino parole nuove per offenderlo meglio.

"...a... ehm... alla pizza."

Certo, Lily. Ora è tutto chiaro, vero James?

"E che c'entro io con la pizza?"

Ecco appunto.

"Beh... a te piace la pizza, no? Ecco, quindi mi è sembrato strano pensare alla pizza e vedere una persona a cui piace la pizza, proprio mentre stavo pensando alla pizza."

James la guardò senza aver capito una sola parola del suo discorso.
"La pizza.... E'... buona, sì."

"Ecco vedi! Ecco..." balbettò Lily senza sapere più cosa dire.

I due rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Lily si decise a parlare di nuovo per dire qualcosa di più sensato di prima, sperando di salvare un minimo la faccia.

"Che ci fai qui?" chiese, cercando di suonare cordiale.

Potter sospirò, sollevato. Almeno aveva capito cosa gli aveva chiesto.

"Sono in vacanza con i miei genitori, sono arrivato 5 giorni fa" rispose.

"E... se sei qui da 5 giorni, che ci fai alla stazione?"

Eh, bella domanda. Doveva immaginarlo che la Evans facesse domande perfettamente ragionevoli anche sotto shock. Quando si trattava di metterlo alle strette, era un vero talento quella ragazza.

"Ehm... Io... sono un appassionato di Stazioni, si."

Bravo James continua così, vedrai che se insisti le farai abbastanza pena e forse uscirà con te. Però una cosa non si può negare: fra tutti e due, non era chiaro chi fosse il peggiore nell'inventare scuse dell'ultimo minuto.

Lei lo guardò, dubbiosa: "Appassionato di Stazioni?"

"Si, si... Ogni volta che vado in una nuova città, vado a visitare la Stazione del luogo, le trovo piuttosto affascinanti... Non trovi che sia bellissima?"

In realtà la Stazione di Viareggio era un pò come tutte le stazioni, sporca e piuttosto grigia. Non erano posti fatti per essere osservati e visitati, erano i luoghi di passaggio per eccellenza.

"Beh... insomma..." rispose Lily, guardandosi in giro.

Alla fine a James non era rimasto altro che dirle la verità e sperare che lei sarebbe stata clemente nei suoi confronti. In fondo non aveva fatto niente di male.

"Fa schifo, lo so" ammise infine il ragazzo, sconfitto dall'evidenza dei fatti. "Sono qui perchè Sirius mi ha detto che saresti arrivata oggi e, dato che, come ti ho detto, mi trovavo qui con i miei genitori, ho pensato di darti il benvenuto."

"Ecco!" esclamò la Evans, illuminata improvvisamente di comprensione "Ho passato tutta la serata a cercare di capire la storia di Jane la Normanna.... e invece sei tu"

Bene, molto bene. Non gli aveva urlato contro, non lo aveva accusato di essere uno stalker, però lo aveva identificato con una certa Jane la Normanna. Non era sicuro che fosse una buona cosa.

"Jane come?"

"Niente, è una cosa che ha detto Black ieri quando gli ho detto che venivo in vacanza qui..." rispose lei ondeggiando una mano davanti al volto, come per scacciare una mosca molesta.

Cadde di nuovo un silenzio piuttosto imbarazzato fra i due, mentre il cervello di James cominciava a elaborare le parole della ragazza. Lei aveva parlato con Sirius e gli aveva detto dove sarebbe andata in vacanza. La cosa non lo convinceva per niente: che avesse ragione Remus e Felpato c'avesse provato con la Evans?

"C'ha provato con te?"

Ma si, chiediglielo con questa delicatezza. Vedrai che lei ti risponderà più che volentieri.

"Chi?"

"Sirius."

"Ma ti sei bevuto il cervello???"

Finalmente, sei riuscito a farti urlare contro! In effetti era alquanto inquietante che non l'avesse ancora fatto. Una voce nella sua testa, tremendamente simile a quella di Remus, gli ricordò che non doveva fare il cretino se voleva risolvere qualcosa.

"Ehm... Tu che ci fai qui, invece?" sviò allora in discorso Potter, sperando che non fosse troppo tardi per risolvere la situazione.

"Sono qui con la mia famiglia, si sposa mia cugina... "

"LILY!! ANDIAMO!!"

I genitori erano finalmente riusciti a portare su la valigia di Petunia e ora stavano sulla porta, ansiosi di andarsene.
La Evans guardò James, incerta.

"Ehm devo..."

"Devi andare certo... certo..."  James si guardò in giro, nel panico. Non doveva lasciarla andare così, doveva fare qualcosa, doveva fermarla, doveva...

"Evans!" la chiamò, senza avere ancora la minima idea di cosa dirle.

"Si?"

"Ehm... questo.." prese un foglietto e una penna da una tasca dei jeans e scrisse qualcosa "questo è il mio indirizzo. Se vuoi... non so... fare una passeggiata insieme, magari, o uscire una sera... potremmo mangiare quella pizza a cui stavi pensando... se ti va" concluse con un sorriso.

Non doveva fare altro per mandare in confusione Lily, più di quanto non fosse già.
Non c'era bisogno delle solite astruse preparazioni, i discorsi da grande uomo per colpirla, le pose accattivanti per sorprenderla. La rossina non era una scocca ragazzina in cerca del melodramma.
Bastava molto meno per convincerla. Un sorriso e una proposta.
Detta con qualche incertezza e tanta speranza.

La Evans rimase per un secondo in silenzio, prima di ricambiare il sorriso.
"Volentieri.."

La ragazza allungò la mano per prendere il bigliettino, ma James non glielo porse.
Pietrificato nella sua posizione, fissava Lily con gli occhi e la bocca spalancati, senza osare sbattere le palpebre per paura che quel sogno svanisse.

"Ehm... Potter?"

"LILY DAI!!! VIENI A SALUTARE TUA CUGINA!!"

"ARRIVO PAPA'!! Io dovrei andare..."

James alla fine si riscosse, tornando finalmente in sè e mollando il bigliettino.

"Certo... certo"

"Grazie" aggiunse la ragazza mentre lui continuava a fissarla imbambolato "Ci vediamo in giro allora..."

Ci vediamo in giro. Mai parole furono più dolci.

"Certo, divertiti..."

Ci vediamo in giro!!!
La osservò allontanarsi con il cuore al colpo della gioia. Poteva la sua giornata andare meglio di così?

Certo che poteva. E l'avrebbe fatto.

Solo che lui non poteva ancora saperlo.




Lily raggiunse la famiglia, confusa e -suo malgrado- euforica.
Aveva accettato di vedere Potter. Qualcuno le doveva aver dato un filtro dell'idiozia o qualcosa del genere!!

Lily!! Svegliatiii!! E' Potter!!!

Mi manca Potter.

Ecco, ti pareva.
Allora perchè non esultava se le mancava Potter? Non aveva niente di cui lamentarsi. Era anche vero, però, che aveva deciso poco prima che in particolare le mancavano i litigi con Potter e non Potter come persona. Quindi anche se uscivano insieme non doveva essere così emozionata.

No?

Cosa da fare prima di morire: fare pace con il cervello.

"Ciao Eva" salutò la rossina la cugina con un abbraccio. Erano anni che non la vedeva, ma ricordava abbastanza nitidamente di aver odiato ogni visita sua e della sua famiglia "E' un piacere vederti"

Faceva sempre comunella con Petunia e lei veniva esclusa da tutti i giochi perchè ritenuta troppo piccola per sapere cosa fare.
Eva somigliava molto alla maggiore delle Evans, ossuta, con il volto cavallino, i capelli biondi e lisci e l'aria altezzosa.

"Il piacere è tutto mio Lily" disse con un tono che le faceva capire chiaramente che non fosse cosi, poi si rivolse a Petunia e a Vernon, ignorandola completamente per il resto della conversazione.

A Lily non dispiacque troppo e i suoi pensieri tornarono a vagare sulla conversazione avuta poco prima. Certo che anche lui si era comportato in modo strano. Aveva balbettato,  in difficoltà, non aveva passato nemmeno una volta la mano fra i capelli e non aveva nemmeno di decantare le sue lodi in modo da convincerla che lui era l'uomo giusto per lei.
Chissà se era sempre nella stazione.

La rossina ci pensò un pò su e poi si arrischiò a dare un occhiata.
Potter era sempre li che vagava qua e la, fingendo di essere interessato alle pareti e all'orologio. Dopotutto lui era un grande appassionato di stazioni fatiscenti.

"..e cosi ho saputo che ti sei lasciata."

Eva si stava rivolgendo a lei, cosi Lily cercò di organizzare un sorriso.
Non le riuscì troppo bene.

"Si, purtroppo si"

"Peccato, avevo tanto sperato che tu e Russel foste entrambi presenti al matrimonio.."

Che strano, ora ricordavano anche che si chiamava Russel, e pensare che nelle partecipazioni era scritto Robert.
"... vorrà dire che cancellerò il posto del tuo accompagnatore. Verrai da sola, no?"

Lily guardò prima la cugina sorridere compiaciuta, poi la sorella e sentì il sangue ribollirle nelle vene. Avrebbe venduto un braccio pur di vedere quelli stupidi sorrisetti spegnersi per sempre.
Le avrebbe fatte smettere di gongolare per sempre quelle due asine giulive. Fosse l'ultima cosa che faceva.

"In realtà no." disse con un espressione serafica la rossina, mentre si osservava con vivo interesse le unghie della mano destra.

"No?!?" esclamarono in coro Eva e Petunia, mentre anche la madre di Lily si voltava a guardarla, timorosa di cosa avrebbe potuto dire la figlia.

"No, avevo pensato che visto che comunque avevate riservato un posto per Russel avrei potuto portare il mio nuovo ragazzo.... se non disturbo troppo ovviamente."

Nuovo ragazzo? Quale nuovo ragazzo? Lily Evans, che stai combinando? Tu sei single!

"Ah.. e chi sarebbe?" domandò Eva sconcertata.

Ecco... come stavamo dicendo Lily era completamente e -per quanto la riguardava- irreversibilmente single. Senza considerare che in quella maledettissima parte del mondo non conosceva anima viva.

La ragazza spalancò gli occhi, mentre si rendeva conto che un'anima la conosceva eccome ed era anche viva!
Quasi guidata da una forza invisibile si voltò verso la stazione, mentre il braccio si alzava ad indicare l'ultimo uomo sulla terra che avrebbe pensato di presentare alla sua famiglia.

"E'... E' LUI!"

James si voltò sentendosi chiamato in causa.
Perchè la Evans lo stava indicando? O Merlino, non voleva mica farlo arrestare vero?
Non avrebbe detto una sola parola, fino a che non fosse arrivato il suo avvocato, di questo era sicuro.  

"James vieni! Non essere timido!" gli aveva detto, continuando ad avvicinarsi "Ti presento alla mia famiglia!"

Cosa? Era impazzita!!
Era un miglione di volte meglio se lo voleva far arrestare!
Che diavolo le prendeva?
Un mese prima gli diceva che un giorno l'avrebbe sicuramente ucciso e il mese dopo lo presenta alla sua famigliola felice? Ma anche NO!
Le famiglie altrui lo spaventavano e la famiglia Evans lo spaventava ancora di più. No, no. La Evans poteva scordarselo. Se gli avesse chiesto di tirarsi da un grattacielo, facendo bungee jumping con un elastico per capelli, magari ci avrebbe fatto un pensierino... ma la sua famiglia! No. Non ci pensava nemmeno ad avvicinarsi.

"Ti prego reggimi il gioco" sussurrò Lily guardandolo implorante.

Ecco questo era sleale. Non poteva guardarlo con quei meravogliosi occhi verdi, così supplicante e bisognosa d'aiuto e sperare che lui mantenesse il controllo. Ma se credeva di abbindolarlo si sbagliava, non avrebbe ceduto cosi facilmente. Lui non era uno zerbino. Lui era James Potter.

Non voleva incontrare la sua famiglia e non l'avrebbe fatto.

"Certo Evans, come vuoi..."

Accidenti!

Lei lo prese a braccetto e lo condusse verso la famigliola, che intanto osservava la scena con un misto di incredulità e divertimento.

"James, questa è la mia famiglia. Famiglia, lui è il mio nuovo ragazzo, James"

Il mio nuovo ragazzo??? Ok, era ufficiale stava sognando.
Ora la Evans si sarebbe spogliata e avrebbe cominciato a ballare a fianco della macchina obliteratrice e gli avrebbe chiesto di fare cose assolutamente vietate ai minori di 14 anni con lei.

"Non mi avevi detto di avere un nuovo ragazzo" aveva detto truce quello che molto probabilmente era il padre di Lily.

Strano, di solito nei  sogni erotici di James non c'era il padre di Lily a guardarlo come se volesse ucciderlo.

"Lo so. Volevo farvi una sorpresa" disse la Evans, dando un colpetto alle costole di Potter, pregando che tornasse in sè.

Forse fu il dolore alle costole, forse fu il Signor Evans che lo guardava come un sanguinari guarda una delle sue vittime, forse fu il fatto che quella situazione non aveva niente di erotico, James capì che non era affatto un sogno e che forse poteva essere la sua occasione.

"E' un piacere conoscerla, Signor Evans" disse il ragazzo, mentre porgeva la mano all'uomo.

Lui lo guardò trucemente per un secondo, poi l'afferrò, stritolandogliela.

"Il piacere è mio, ragazzo"

"E lei deve essere la madre di Lily.. Ora capisco come mai è cosi bella, con una madre cosi splendida non poteva essere diversamente."

La donna sorrise, lusingata e strinse anche lei la mano al ragazzo.

"Io sono la sposa"

Ehi no, calma! Quale sposa? Lui era il nuovo ragazzo di Lily, quindi se proprio doveva sposarsi con qualcuno, si sarebbe sposato con lei.

"Si, James.. Mia cugina Eva. E' lei che ci ha invitato al matrimonio..." intervenne la rossina, vedendolo in difficoltà.

"Oh si... la cugina Eva" comprese finalmente il ragazzo "Congratulazioni" disse sfoderando il suo miglior sorriso alla James Potter, da cui lei parve abbagliata.

Ridacchiò, civettuola, mentre Lily gli dava l'ennesimo strattone.

"Dobbiamo andare, ragazzi. Gli zii ci aspettano" intervenne il Signor Evans piuttosto seccamente. "Ci vediamo al matrimonio allora" disse poi rivolto a James e così dicendo si voltò, uscendo dalla stazione seguito dalla nipote, Petunia e Vernon.

"E' stato un piacere, James, davvero. Spero di rivederti presto" disse la Signora Evans sorridendogli radiosa, per poi voltarsi e seguire il marito.

Rimasti soli Lily si voltò a guardarlo, angosciata.

"Potter, io... non so cosa mia sia preso, ho perso la testa. Davvero scusami, scusami tanto..."

"Evans non ti preoccupare, non c'è nessun problema..." iniziò lui, ma Lily lo interruppe.

"No e invece sono una stupida..."

"LILY, ANDIAMO!" sbraitò il padre da fuori.

"Devo andare. Ti cercherò e ti spiegherò tutto... per favore scusami... scusami!" disse per l'ultima volta, mentre usciva fuori ed entrava nel taxi insieme al resto della famiglia.

James rimase imbambolato ancora per qualche minuto, prima di rendersi conto di cosa fosse successo. Sorrise, con una nuova fiducia nel cuore: non si sarebbe lasciato sfuggire un'occasione del genere.





Dorea Potter era preoccupata per il figlio.
Quando era tornato dalla sua gita alla stazione, aveva cominciato a canticchiare e a ballare per tutta la casa qualcosa che somigliava molto a "avrei danzato ancooor fra le tue braccia amooor, leggeeero come un fior.."
Poi si era fermato e si era piazzato di fronte a uno specchio ed era rimasto a fissarsi, senza parlare per due minuti buoni.

"Finiscila di cantare o ti assumerà come amico gay, che l'aiuterà con il vestito da damigella. Tu non vuoi essere il suo amico gay" aveva detto poi, con una comica solennità "TU vuoi essere il suo ragazzo. E non per finta! Quindi organizza un piano!!"

Detto questo di era piazzato sul tavolo in terrazza, cominciando a scrivere con entusiasmo su un foglio.

A quel punto Dorea si era più o meno calmata. Il figlio non si era ripreso, ma almeno non si comportava in modo eccessivamente strano. Era andata in cucina a versarsi un bicchiere di succo di zucca ghiacciato, quando sentì una serie di colpi sordi provenire dalla terrazza.

Allarmata era accorsa, trovando James che sbatteva ripetutamente la testa sul tavolo.

"Cambierà idea. Cambierà idea. Cambierà idea." diceva ad ogni colpo.

La signora Potter aveva guardato il marito, che non sembrava particolarmente turbato dal comportamento del loro rampollo. Cosi lei si era stretta nelle spalle e se n'era andata, sperando tanto che il suo James tornasse in sè.

Ora era sdraiato sul divano, con lo sguardo perso nel vuoto.

Non era un granchè, ma almeno non dava testate al tavolino.

Il campanello suonò, cosi la donna si recò ad aprire la porta. Chi poteva essere?
Quando aprì si trovò davanti una ragazza con i capelli rossi molto carina, che la guardava timidamente, torcendosi le mani.

"Salve. James Potter abita qui?"

"Si, cara. Io sono sua madre"

"Oh salve, è un piacere conoscerla. Io sono Lily Evans una compagna di scuola di P.... di James."

Lily Evans. Quella Lily Evans?

"Potrei parlare un minuto con lui?"

No, non poteva essere lei. Lily Evans odiava James, di questo era abbastanza certa. La osservò meglio, invitandola ad entrare.

"James?" chiamò "James, c'è Lily!"

Si sentì un suono strozzato, poi un colpo e il rumore di qualcosa che s'infrangeva a terra. Seguirono una serie di imprecazioni, prima che James facesse la sua apparizione, sorridente come se niente fosse successo.

"Lily! Non ti aspettavo così presto" disse allegramente.

"Ho pensato di doverti dare spiegazioni il più presto possibile e alla mia famiglia non dispiace liberarsi di me"

James tacque osservando la madre, che si gustava la scena come ci si gusta una puntata della fiction preferita.

"Mamma noi usciamo a fare una passeggiata, ok?" disse seccamente, guardandola con rimprovero.

"Certo! Certo, Lily è stato un vero piacere conoscerti."

"Il piacere è stato mio signora. Arrivederci"

"Ciao. Ciao Jim" salutò ancora la donna, sorridendo divertita dalla buffa faccia di James.

"Ciao 'ma."

Dorea continuò a spiarli dalla finestra, fino a che i due non svoltarono l'angolo sparendo dalla sua vista.





yeeeeh sono tornata!! Woooh!! So di esserne felice solo io, ma illudetemi per un pò eh? graaaazie. Allora! Tadadadaaaaan! Siamo nel vivo della storia! James e Lily sono fidanzati. Per finta ma fa lo stesso.
Aloooooooora? Che ne pensate?
 Vi prego siate clementi ç_ç
Aspetto le vostre recenzioni miei amati!! E sono fiera di voi! I miei lettori sono diventati ben 4!!! Facciamo uno sforzino! Arriviamo a 5! E' numero primo... così affascinante xD
Ok la finisco di delirare. Alla prossima settimana. Non abbandonatemi!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** l'ultimo dannato desiderio di James ***



Remus Lupin era seduto insieme a Sirius alla gelateria di Fortebraccio.
Sembrava quasi impossibile a dirsi, ma il giovane Black, in quegli ultimi due giorni, si era fatto più insopportabile del solito e decisamente più logorroico. Abbandonato il suo solito passatempo estivo, che consisteva nel conquistare ragazze di ogni età, nazionalità e inclinazione religiosa, aveva preferito dedicarsi nella costante, perpetua, irritante e piuttosto ripetitiva telecronaca dei suoi incontri insieme a Stella.
 
A Remus quasi mancavano i resoconti di James sulla Evans.

"Dice che sono arrogante, ti rendi conto? Io. Sirius Black. Arrogante. Cioè ma ti pare possibile?"

"Figurati..." sbadigliò annoiato Lupin, senza smettere di scribacchiare sul foglio di pergamena che aveva davanti.

"Ecco, infatti. E' impossibile. Poi dice che un idiota perchè sono erroneamente convinto di conquistare ogni donna, ma è una sciocchezza, una assoluta, colossale sciocchezza. Io non ne sono convinto affatto, io lo SO. E che diamine vuol dire erroneamente? Ho milioni di miliardi di triliardi di testimoni oculari che possono affermare senza ombra di dubbio che...." si interruppe allarmato, lanciando uno sguardo ansioso in fondo alla strada.

Lupin sollevò finalmente gli occhi dal foglio.
"Non è lei.." sussurrò con un sorriso dopo essersi guardato alle spalle.

Sirius spalancò gli occhi, rendendosi conto di ciò che aveva fatto.

"Ehm... Lei chi?"

Se si potesse riassumere in una sola parola la storia dei Malandrini, certamente temporeggiare sarebbe quella più adatta da utilizzare.  

"Stella"

"Stella chi?"

"Quella di cui stai parlando da almeno tre ore"

"Ahhhh quella Stella..... Ehi!!! Non sto parlando di lei da tre ore!!!" esclamò improvvisamente Sirius, offeso "Ti stavo solo raccontando una vicenda della mia vita. Tu sei mio amico. E gli amici fra di loro parlano delle cose che succedono loro, no? Quindi ti stavo solo... ehm.... facendo partecipe.... sì, partecipe della mia vita. Ecco."

Remus sorrise, tornando a rivolgere la propria attenzione al suo foglio.

"Come vuoi..." sussurrò accondiscendente, senza smettere di sorridere con l'aria di chi la sa lunga.

"Non è come voglio!!! E' così e basta!"

Rimasero in silenzio per qualche minuto, Remus impegnato a scrivere chissà cosa e Sirius con lo sguardo perso nel vuoto e l'aria imbronciata da cucciolo bastonato, poi Lupin decise che non aveva nessuna intenzione di abbandonare il suo divertimento così presto. Se ci fosse stato James si sarebbero divertiti un mondo a punzecchiare Black senza pietà e visto che Ramoso era in Italia, rimaneva a lui tutto il lavoro sporco.
Per fortuna.

"Sirius, a proposito del discorso di prima..."

"Si?"

"Hai detto che tu puoi conquistare ogni ragazza, no?"

"Si. Certo che sì."

"Beh Stella è una ragazza. E anche una ragazza piuttosto carina. Tuttavia mi pare che non abbia nessuna intenzione di uscire con te.... come te lo spieghi?"

Felpato boccheggiò, sconvolto, mentre la sua faccia raggiungeva tutte le tonalità di rosso esistenti sulla faccia della terra.

"QUESTO NON VUOL DIRE ASSOLUTAMENTE NIENTE!!!!!" sbraitò furente, mentre Remus, ormai abbandonata la solita compostezza, rideva come un matto.

"Nemmeno lei piace a me!" continuò imperterrito Sirius "Sì, ok è carina, ma questo che significa? Non sono mica uno che si ferma solo all'aspetto fisico io!"

Lunastorta smise di ridere, mentre inarcava un sopracciglio con aria profondamente scettica.

"E da quando?"

"Come da quando? Senti, Remus, per favore, riponi il sopracciglio da battaglia. Io non sono un superficiale!! Per me il carattere di una ragazza è molto importante!"

"Cioè è molto importante che sia stupida e ingenua?"

"Ah ah. Simpatico. Innanzitutto sarebbe carino che non fosse una sadica arpia con un gatto assatanato e poi.."

"...deve concedersi con una certa facilità" concluse per lui Remus con un sorrisetto.

"Senti, tu, sudicia palla di pelo..."
Sirius non finì mai la sua minaccia, che sicuramente era molto colorita e piena di nuovi insluti freschi di conio, perchè fu interrotto dall'inaspettato arrivo di Stella, che senza rivolgergli nemmeno uno sguardo, si rivolse a Remus con aria allegra e gioviale.

"Remus! Ciao!"

"Ciao Stella, come va? Ho quasi finito di aggiornarti il programma che abbiamo fatto come mi avevi chiesto. Tranquilla, non ti manca molto per metterti in pari"

"O Merlino, meno male. Ero così in ansia. Grazie mille per la disponibilità... se non ci fossi stato tu non so come avrei fatto."

"Ma figurati è una cosa da niente..."

Sirius osservava l'amico e la ragazza conversare amabilmente con uno sguardo che meritava di essere incorniciato. Gli occhi e la bocca spalancati, il rossore di poco prima era solo una flebile sfumatura se paragonato a quello che si poteva ora vedere sulla faccia del giovane Black a cui, con tutta probabilità, sarebbero presto andati a fuoco i capelli, tanto era furente.

"Remus!! Cosa diavolo stai facendo?" domandò all'omai ex amico con un ringhio sordo.

Lupin si voltò a guardarlo, cercando di mettere su uno sguardo di pura e incontaminata innocenza, ma con scarso successo. Sul suo volto, infatti, non si leggeva altro che divertimento.

"Parlo con Stella" disse sottolineando l'evidenza, riuscendo a mantenere nonostante tutto, una voce piuttosto controllata e tranquilla.

"Questo lo vedo.... ma perchè?"

"Avevamo delle cose da dirci. Com'è che hai detto prima tu? Fra amici ci si raccontano le vicende delle rispettive vite... quindi diciamo che adesso la sto facendo partecipe della mia" concluse con un sorriso, rivoltando contro Sirius le sue stesse parole.

"E da quando...." Black si interruppe, cercando di controllare il tremito furioso che si percepiva nella sua voce. Perchè diamine quella ragazza doveva fargli un effetto così devastante? Lui non perdeva il controllo per una ragazza, non balbettava e soprattutto, lui non era geloso. Non sapeva nemmeno dove stava di casa la gelosia.
E allora perchè adesso che vedeva Remus parlare con lei, avrebbe tanto voluto spaccare la testa dell'amico contro un macigno?
"E da quando" risprese apparentemente più calmo "tu e lei siete amici?"

"Beh sai... visto che l'anno prossimo verrà a scuola con noi, ho pensato che fosse carino essere ospitali. L'aiuto con i libri e i programmi degli anni passati... cose del genere..."

"Ah. Bene. Bravo, complimenti. Sei molto gentile"  Sirius sputò l'ultima parola come se fosse la peggiore delle offese, poi incrociò le braccia al petto e prese a guardare con aria truce la strada davanti a lui, mentre Remus ridacchiava senza preoccuparsi di nascondere troppo il suo divertimento.


Stella li guardò come si guardano due poveri idioti, alzò lo sguardo al cielo e dopo aver sospirato qualcosa che somigliava molto a "uomini... sono tutti dei bambini" si rivolse di nuovo a Lupin, con l'aria paziente di una madre che spiega al proprio figlio perchè non può campare di sole caramelle.


"Ehm ehm... quando avete finito di punzecchiarvi come due sposini..." iniziò lanciando un'occhiata di sbieco a Black che si era mosso indignato sulla sua sedia "...volevo chiederti una cosa, Remus."


"Un'altra? Perchè non gli chiedi di farti i compiti per tutto l'anno, già che ci sei?" sbottò Felpato, voltandosi a guardarla.


"Perchè sono sicura che ha già il suo bel da fare a farli a te" rispose lei, seccata, poi tornò a parlare con Lupin, come se non fosse mai stata interrotta "Non è che il vostro amico... quello che è in Italia vi ha mandato una lettera in questi giorni?"


"James! Ora cosa vuoi da lui??" sbraitò Sirius, senza riuscire a tacere.


"Non ti ruberò la fidanzatina, Coso, volevo sapere solo se sapevate...."


"Coso a chi? Io mi chiamo Sirius, maledizione!!!!"


"Ok, ok... come ti pare. Posso parlare con Remus ora? Lily mi ha mandato una lettera e mi ha scritto che andrà a un matrimonio insieme a Potter, solo che io avevo capito che quei due si odiavano, perciò...."


Per l'ennesima volta Stella venne interrotta.


"CHE COSA?!?!" esclamarono in coro i due amici, sconvolti.


"Ti stai sbagliando, vedrai che hai capito male.." asserì con sicurezza Remus mentre scuoteva la testa.


"Si, non è possibile.." aggiunse Sirius.


"E' già un miracolo se non l'ha picchiato..."


"Picchiato? E' un miracolo se non lo ha pubblicamente affatturato!!"


"Affatturato? E' un miracolo se non l'ha SQUARTATO in mille pezzi!"


"Ehm ehm" si intromise Stella, spazientita "Avete reso l'idea, grazie per i dettagli. Rimane il fatto che Lily mi ha scritto questa cosa..." disse poi tirando fuori la lettera della ragazza dalla borsetta "le avevo dato il mio indirizzo e avevamo deciso che ci saremmo sentite. E... sentite qua" si schiarì la voce iniziò a leggere ciò che le aveva scritto la rossina "...ho incontrato Potter alla stazione. Non ci crederai mai, ma andremo al matrimonio di mia cugina insieme. Ti darò maggiori dettagli nella prossima lettera e blablabla..."


I due ragazzi la guardarono attoniti.


"Non è possibile..." ripetè Remus in un sussurro con gli occhi spalancati.


"Già è un miracolo se non gli ha staccato le dita e ci si è messa a giocare a shangai..." gli diede man forte Sirius


"Shangai? E' un miracolo se non gli ha staccato gli occhi dalle orbite e ci si è messa a giocare a Gobbiglie..."


Stella alzò nuovamente gli occhi al cielo, ora capiva perchè Lily facesse tanta fatica a sopportare quel gruppetto... e pensare che mancavano due membri della compagnia! Tutti insieme dovevano essere devastanti.
Mentre gli amici continuavano la loro solita tiritera dei miracoli, la ragazza incrociò le braccia al petto, sbattendo impazientemente a terra il piede, nell'attesa che i due smettessero, ma a quanto pareva la sua speranza era molto più che vana.


"Dargli fuoco? E' già un miracolo se non l'ha preso per un piede,l'ha messo a testa in giù in un formicaio e l'ha fatto divorare dalle formiche."


"Ma Sirius io non credo che le formiche divorino la gente..." obiettò Remus facendosi pensieroso.


"Non divoreranno la gente, ma di certo non sono contente, se invadi il loro territorio. Le formiche sono combattive! Se le minacci, ti divorano eccome!!"


"Sei sempre il solito coglione... la maggior parte delle formiche sono erbivore o al massimo saprofaghe, non si mettono certo a mangiare la testa di James infilata nel formicaio, a meno che non sia morto da giorni e giorni..."


"Lupin ti rendi conto che sei l'unico in questa Contea a sapere che diamine vuol dire saprocoblablafoghe?" sbottò Black innervosito.


"Saprofaghe, pezzo di canide che non sei altro, e comunque questa non è una C..."



"E comunque NON C'ENTRA UN CAZZO CON QUELLO DI CUI STAVAMO PARLANDO!!!!!!" sbraitò Stella, la sua solita pazienza andata definitivamente a farsi friggere, facendo sobbalzare i due giovani i quali, persi nelle loro inutili discussioni, avevano dimenticato che la ragazza era lì.


"Stella, mi sa che la tua gatta ti ha attaccato la schizofrenia..." sussurrò Sirius guardandola sconvolto.


"Invece di discutere come due idioti, perchè non andate a quel cazzissimo di Paiolo Magico a controllare se Potter vi ha scritto????"


I due ragazzi non osarono ovviamente ribattere, si alzarono in piedi e si diressero a passo di marcia al Paiolo Magico.




Tom stava pacatamente pulendo un bicchiere, osservando il suo locale.
Nelle ultime due settimane, il pover'uomo non aveva avuto un solo momento di pace, visto che, da quando quelle due maledette pesti note con il nome di Black e Lupin avevano preso una stanza nella sua pensione, c'era sempre qualche nuovo motivo per combinare guai a non finire.


Prima Black arrivava con un braccio martoriato e sanguinante e, dopo aver terrorizzato metà dei clienti con un'assurda storia di una bestia gigantesca che attaccava le brave persone come lui e aver macchiato di sangue tutta la moquette, si era deciso a lasciarsi medicare con non poche proteste e lamentele.


Poi era arrivato Lupin. Quello era un ragazzo tranquillo all'apparenza, quindi Tom era piuttosto sicuro che non avrebbe creato particolari problemi.
Quando si dice che le apparenze ingannano...
Era arrivato da nemmeno tre secondi che subito si era messo a prendere in giro l'amico aggredito, provocando esplosioni d'ira e astrusi tentativi da parte di Sirius di architettare una vendetta sadica e sanguinaria. Tentativi che -è inutile dirlo- si erano conclusi piuttosto miseramente, coinvolgendo gli ingari clienti del locale che si erano trovati con i capelli dipinti dei colori più disparati, con rane nelle borse e cose simili...
Come se tutto ciò non fosse abbastanza caotico, c'era il fatto che a quanto pareva, o meglio, a quanto diceva Sirius, Remus si era follemente innamorato di una ragazza dello Unicorn. Solo che non sapeva dov'era questo diamine di locale!
Ben deciso ad evitare ogni sorta di presa in giro e vendetta sanguinaria, il giovane Lupin era costretto a portare avanti le sue ricerche in gran segreto, sperando che l'amico non lo scoprisse.
Povero stolto.
Sirius poteva sembrare un imbecille, ma quando si trattava di farsi i fatti degli altri era un vero genio!
Aveva coinvolto tutto i clienti del locale in una sorta di nuovo gioco dell'estate, da lui stesso intitolato "spie russe". Il gioco consisteva nello spiare Remus e scoprire su di lui e sulle sue ricerche sullo Unicorn tante più informazioni possibili. Se qualcuno l'avesse scoperto a sbaciucchiarsi avrebbe addirittura vinto 10 galeoni. 20 se faceva una foto.

Ma non era finita qui!
C'era anche quella ragazza canadese, Stella, che, nonostante fosse giunta solo da pochi giorni, aveva già in atto una cruenta guerra con Black -che evidentemente se non litigava con tutto ciò che gli capitava a tiro non era contento- a causa della sua gattina.

Tom  ispirò profondamente, godendosi la sua ritrovata tranquillità... non sapeva però che tutto sarebbe finito molto presto.

"TOM!!"

"ToOOOOOooooooooOOOOOOOOM!!!!!!!!!!!!"

"Sirius non c'è nessunissmo BISOGNO che tu urli così per tutto il locale!!!"

Tom sobbalzò. Eccoli di nuovo. Ma perchè non lo lasciavano in pace?? Perchè?

"Tom una lettera!!" disse Black quando lo raggiunse, ignorando le proteste dell'amico riguardo i suoi modi non proprio eleganti.

"Sì Tom, dovrebbe esserci arrivata una lettera da un nostro amico, se per caso ti fosse arrivata, potresti cortesemente..."

"Santo Merlino, Lunastorta come sei prolisso! Dì quello che vuoi e basta!!"

"L'avrei già fatto se tu non mi avessi interrotto, stupido canide!"

"Stupido canide a chi? Se tu non avessi perso sei ore a parlare, a quest'ora avremmo già in mano la lettera di Ramoso!!"

I due ripresero a litigare. Come al solito. Riuscivano a discutere su qualsiasi cosa, erano incredibili. Stella sbuffò, spazientita.

"Senta, dovrebbe essere arrivata una lettera poco fa, di un certo James Potter, dall'Italia. Dovrebbe essere indirizzata o a Sirius Black o a Remus Lupin, o forse addirittura a entrambi, se ce la potesse portare ci farebbe un enorme favore."

L'uomo annuì, felice di allontanarsi da quei due, poi tornò con la lettera fra le mani.

"Ecco a lei" disse porgendola alla ragazza, che lo ringraziò.

"Mia!!!" esclamò Sirius strappandogliela dalle mani, appena la vide.

"Da qua, la leggo io! TU sei semi-analfabeta..." disse Remus, cercando di impadronirsene.

"Semi-analfabeta ci sarà tua sorella!"

"VOLETE LEGGERE QUELLA CAZZO DI LETTERA!?!?!?!"

I due ragazzi la guardarono, ancora una volta sconvolti dal suo attacco d'ira.

"Ripeto. Il gatto ti ha contagiato." disse di nuovo Sirius, sedendosi di fianco all'amico e cominciando a leggere.

Viareggio, 13/06/1977
(Hai visto Remmy ho messo la data!!)
Cari Remus e Sirius
sono stato molto felice di ricevere la vostra lettera (anche se era un tantino delirante) e soprattutto mi ha fatto piacere sapere che Remus si è deciso a intraprendere una focosa relazione con qualcuna. Se è una spogliarellista tanto meglio, gli farà da mentore sessuale.
Il nostro bambino, Sirius, non sei soddisfatto di come è cresciuto? Mi sembra che tutto l'impegno che abbiamo messo a farlo diventare un pervertito, sia finalmente stato ricompensato.
Queste sono SODDISFAZIONI.
Tu, invece, Felpato mi deludi. Quasi ucciso da un gatto?? E mentre ci provavi con una ragazza?? Che diamine ti sta succedendo? Credevo che il tuo Manuale fosse infallibile (MUAAH Rem avevano ragione noi! E' inutile!!)

Comunque visto che mi avevato scritto che la Evans sarebbe arrivata qui, sono andato a fare un salto alla stazione per vedere se la incrociavo. Ovviamente non mi sono precipitato, era che i programmi di quel giorno prevedevano di passarci vicino e quindi mi sono detto, perchè non entrare?
Già immagino i vostri visi guardare scettici il foglio, ma i vostri dubbi sono del tutto fuori luogo. Ormai la Evans non mi fa più lo stesso effetto che mi faceva prima, anzi l'ho quasi completamente dimenticata, come avevo detto che avrei fatto. (In ogni caso Sirius se ci provi con lei ti ammazzo)
Insomma, come ho detto, stavo passando CASUALMENTE dalla stazione, quando guarda caso incontro proprio la Evans insieme alla famiglia.
Ci ho parlato e ho evitato di fare il cretino, come mi aveva chiesto Remus, ma non ho seguito il Manuale. Quello, Sirius, funziona per far colpo sulle "ragazze", per Lily Evans ci vuole qualcosa di più. Fatto sta che alla fine della nostra conversazione io le ho dato un biglietto con il mio indirizzo e lei invece del consueto "crepa Potter" mi ha salutato dicendo "Ci vediamo in giro"
CI VEDIAMO IN GIRO!!!! Vi rendete conto!!!!!
CI VEDIAMO IN GIRO!!!! IO E LILY EVANS!
Comunque non è che mi abbia fatto tutto questo effetto che lei mi abbia salutato in questo modo. Come vi ho detto l'ho quasi dimenticata.
Stavo per andarmene quando la Evans mi richiama indietro. Mi porta di fronte alla sua famiglia e mi prensenta come il suo nuovo ragazzo.
So cosa state pensando, ma vi assicuro che non me lo sono sognato.
IO SONO IL NUOVO RAGAZZO DI LILY EVANS.
E' solo una finzione, ma la cosa suona tremendamente bene lo stesso, no?
Si, ve lo dico io.
In ogni caso ora devo andare a un matrimonio (credo della cugina) insieme a lei. Quindi avrei bisogno di diverse informazioni sui matrimoni Babbani, Remus o rischio di fare la figura dell'idiota.
Perchè si, ragazzi, l'ho quasi dimenticata. Ma non ho la minima intenzione di perdermi questa occasione.

il vostro amico
James.
Ps. Sirius attento alle gattine!!
Pps. Mi raccomando Remus, prendi tutte le precauzioni. Mantenere i bambini costa.


"Ecco hai visto cos'hai combinato?" domandò Remus imbronciato, quando ebbe finito di leggere.

"Io? Cosa?"

"Prendi le precauzioni!! Ma ti rendi conto? Crede davvero che stia con una spogliarellista!!"

"Beh... a me è sembrato un ottimo consiglio"

"E' ovvio che è un ottimo consiglio, ma con me è totalmente inutile!"

Stella sospirò, lasciandosi cadere su una sedia.
Quei due non l'avrebbero mai finita....




Lily e James camminavano fianco a fianco da almeno 10 minuti e la rossina non aveva avuto ancora il coraggio di proferire una parola.
Aveva passato tutta la sua adolescienza a dire che lo disprezzava a causa della sua arroganza e il suo modo da comportarsi da re del mondo, ma appena aveva avuto bisogno del suo aiuto non si era fatta il minimo scrupolo a gettarsi fra le sue braccia. Era una persona orribile.
E doveva le sue scuse a Potter.

Respirò profondamente, ricordando a sè stessa di non essere una Grifondoro solo per caso.

"Potter, io.... Mi dispiace" disse infine, cercando di controllare il tremito in fondo alla voce.

I due erano ormai giunti fino alla spiaggia e Lily evitava accuratamente lo sguardo del ragazzo, persa nella contemplazione del mare.

"Non ti preoccupare Evans, non è cosi grave" rispose lui con un sorriso, ma lei lo interruppe.

"Invece è grave. Ho mentito alla mia famiglia. Ho approfittato di te. Sono una dannata ipocrita..." sussurrò parlando più a sè stessa che a lui "...criticavo tanto il tuo carattere e poi, io mi comporto in questo modo!"

Potter la guardò, senza smettere di sorridere.
La sua rossa malefica era una complessata cronica.

"Andiamo Evans, non hai ucciso nessuno e non hai certo approfittato di me.... anzi se tu volessi approfittarti... beh io sono consensiente..."

"POTTER!!"

James scoppiò a ridere, buttando la testa indietro.
"Evans, dai. Dov'è finito il tuo senso dell'umorismo? Stavo solo scherzando!"

Lei lo guardò, sempre rossa in viso, ma con un piccolo sorriso che spuntava suo malgrado sulle sue labbra.
"Non ne sono così sicura..."

"E va bene a non esserlo" rispose sicuro James, prima di continuare "Comunque! Mi hai semplicemente chiesto un favore e io sono felice di darti una mano. E per quanto riguarda la tua famiglia... beh ok non è bello mentire a loro, ma insomma... non è una menzogna così terribile, senza considerare che anche loro devono aver sbagliato qualcosa per spingere Lily Evans a fingere di essere la mia ragazza"

Lei rimase per un pò in silenzio, pensierosa.

"Il fatto è che io e mia sorella non andiamo molto daccordo...." confessò alla fine "beh in realtà questo è un eufemismo, diciamo pure che lei mi odia. E anche mia cugina Eva, non mi sopporta. Io sarei dovuta andare al matrimonio insieme a Russel, ma... beh... sai lui..."

".. si so cosa è successo" la interruppe seccamente Potter, mentre chiudeva la mano a pugno e serrava irritato la mascella.

"Ecco. Quindi mia sorella e mia cugina stavano li a.... gongolare! E io volevo solo che smettessero di sorridere in quel modo... sono una stupida"

"No, non lo sei. Sei solo stata un tantino avventata e tu di solito ci pensi quattro miliardi di volte prima di fare qualcosa... Sei solo un pò scossa per la novità, ma non temere James Potter è qui per aiutarti!" esclamò il ragazzo, riuscendo a strapparle un sorriso.

"La smetti di parlare in terza persona di te stesso? Non sei un supereroe.." disse lei, continuando a sorridere.

"Beh questo lo dici tu. E poi pensavo che non è del tutto esatto chiamare questa... ehm... situazione una farsa. Puoi benissimo considerarlo un gioco. Un gioco dove l'impossibile diventa possibile: Lily Evans e James Potter, insieme."

Lily tacque, cosi il ragazzo continuò.

"Dai! Il destino ci ha avvicinato, Evans, non te ne sei accorta? Non avevamo praticamente nessuna possibilità di incontrarci e invece siamo qui! Io sono un fatalista, Evans, lo sono sempre stato, perciò sono convinto al cento per cento che tutto questo DEVE avere una motivazione. E la motivazione potrebbe anche essere -perchè no?- far morire di invidia tua cugina e tua sorella. Tutte le ragazze del mondo invidiano quella che esce con James Potter, non lo sapevi?"

"Io non ho mai invidiato le tue ragazze" commentò Lily divertita, guardando Potter come mai avrebbe pensato di fare.

"Beh TU non sei tutte le ragazze del mondo. Tu sei Lily Evans." rispose lui, sorridendole.

La ragazza non potè fare a meno di pensare, quanto fosse affascinante il moro quando sorridesse, e per un secondo pensò che forse tutte le ragazzine che gli gironzolavano intorno, non avessero tutti i torti a sospirare ammaliate, quando lo incontravano.

"Quindi io sarei al tuo completo servizio. Vuoi che sia un noiosissimo, pacato babbano? Lo sarò! Vuoi che sia un modello francese che ha lasciato la sua virilità nel barattolo dei biscotti? Sarò anche questo..."

Lily rise pensando al'immagine di un James Potter che se ne andava in giro con passo effemminato, parlando con un poco credibile accento francese.

"...ovviamente la mia disponibilità ha un prezzo."

Eccola là, la trappola. Stava cercando dove fosse l'inganno in tutta la meravigliosa proposta di Potter, ma ancora non era riuscita a scovarne nessuno. Fortuna che il ragazzo non ci avesse messo molto a chiarirle le cose.

"Mi pare giusto. Nessuno fa niente per niente. E sentiamo, quale sarebbe il prezzo?"

"Un'unica uscita insieme a me a Hogsmeade"

Ok, questo non se l'aspettava.
Da una parte era scontato, lo sapeva, eppure era sciocco chiederle di uscire quando per portare a termine il loro inganno si sarebbero dovuti vedere un miliardo di volte, e James Potter si poteva definire tutto tranne che uno sciocco.

"Tutto qui? Niente proposte indecenti?"

"Sembri delusa" ridacchiò James, alla faccia della rossa "se vuoi qualche proposta hard basta chiedere..."

"No, non ne voglio. Solo che... andiamo Potter, cosa c'è sotto? Ci vedremo praticamente tutti i giorni se accetti di fingere di essere il mio ragazzo, che senso avrebbe chiedermi un altro appuntamento?"

James sospirò.

"Beh, Evans. Io non mi accontento di una finzione, non è nella mia natura. Io voglio un vero appuntamento e se sarà l'unico, non importa, vuol dire che non era destino. Voglio solo avere la certezza di aver fatto tutto il possibile"

Lily rimase in silenzio, colpita dalle parole del ragazzo. Si passò una mano nei capelli, mentre rifletteva, poi si decise.

"Sai, Potter... credo che dopotutto potrebbe essere divertente"

"Ohhhhh finalmente ti sei decisa! Era ora! E ora, forza! Parlami della tua famiglia. ALmeno mi faccio un minimo di idea su come comportarmi."

La ragazza rimase un secondo in silenzio a riflettere prima di rispondere.

"Ok. Ehm... Vediamo... Mia sorella è quella bionda con la faccia da cavallo, stalle lontano o ti verrà voglia di tirarle il collo ed è già abbastanza lungo così. Il fidanzato è Veron Dursley, una specie di incrocio fra un tricheco e un maiale, anche con lui evita di parlare, è odioso. Poi c'è la sposa, mia cugina Eva, lei somiglia molto a mia sorella, ma più che un cavallo pare una specie di asino..."

"Santo Merlino Evans, ma tu vivi in una fattoria!" commentò James, immaginandosi con una certa inquietudine, un cavallo seduto su una poltrona che prendeva il tè in tutta tranquillità.

Alle parole del ragazzo, Lily rise, comprendendo come doveva essere apparsa la sua famiglia al povero Potter, con una descrizione del genere.

"No, magari vivessi in una fattoria, Potter, sarebbe sicuramente tutto più semplice." rispose lei, senza smettere di sorridere. "Ok, calma. Devo dirti le cose in un certo ordine..." continuò poi, pensierosa.

"Perchè non cominci con il raccontarmi dei tuoi genitori?" propose Potter, cercando di aiutarla.

"I miei genitori. Beh... i miei genitori non somigliano a nessun animale in particolare."

"E questa è già un ottima notizia"

"E poi... Mia madre mi somiglia molto fisicamente, ma come carattere è completamente diversa da me. Lei è espansiva, estroversa, tende a fidarsi con eccessiva facilità delle persone, quindi credo che si possa definire anche un pò ingenua, ma in realtà credo che sia più giusto dire che lei è la classica persona buona. Di quelle che quando si accorgono di amare, non si fanno cogliere da... stupidi dubbi e infinite pare mentali, amano e basta."

Lily si interruppe un secondo, riflettendo, poi continuò.

"Mio padre invece è uguale a me."

"Non so se è una buona notizia..." riflettè ad alta voce James.

"Perchè?"

"Se è come te, mi troverà sicuramente uno stupido pallone gonfiato arrogante e mi odierà più di quanto sia umanamente possibile. Non mi stupirei nemmeno se a un certo punto cercasse di mettermi in punizione e togliere qualche punto alla mia casa in qualità di Prefetto."

"Beh avevamo detto che saresti stato come volevo io, no?" rispose la Evans, con un inquietante sorrisetto sadico.

"Si... si certo..."

"Bene. Allora non devi preoccuparti. So per certo che non ha in particolare antipatia i modelli francesi che hanno lasciato la loro virilità nella borsa della mamma." concluse ridacchiando.

Ecco, doveva immaginarlo che quella rossa malefica avrebbe tentato di distruggerlo in qualche modo. Mise su l'aria da cucciolo bastonato e la guardò tentando di ispirarle compassione.

"Devo farlo davvero?" chiese, mentre lei continuava a ridere senza pietà.

"Ma no, Potter, non disperare in questo modo. Stavo solo scherzando. La tua virilità te la farò mantenere e non dovrai nemmeno fingere di essere francese. Però in effetti con mio padre dovrai fare uno sforzino..."

"Mmm tipo?" chiese James, cominciando a pensare che forse il suo compito non era facile come credeva.

"Innanzitutto niente autodecantazioni delle tue lodi di fronte a lui. Non fare il latin lover a destra e a manca, o penserà che mi tradisci. Ma soprattutto non devi fare una cosa."

"Sarebbe a dire?"

"Non parlare di te stesso in terza persona!!! James Potter qui... James Potter là... è una cosa assolutamente insopportabile!"

James rise, alzando gli occhi al cielo.

"Mi sforzerò" disse fingendo che la cosa gli costasse un'enorme fatica "anche se parlare di me stesso in quel modo fa parte del mio fascino..."

"Quale fascino?"

Possibile che non gliene facesse mai passare una?

"Evans, dovresti essere più gentile con quello che dovrebbe essere il tuo ragazzo, sai? Bene o male tu al mio fascino inesistente hai ceduto! Nella finzione, è chiaro, ma insomma..." scherzò James, poi le cinse le spalle con un braccio, sperando che non glielo staccasse e l'avvicinò a sè.

"Potter?" lo richiamò lei  sottovoce, guardandolo con rimprovero.

"Evans, sto solo entrando nella parte. Lo faccio per te. Anzi, ora che ci penso... visto che siamo fidanzati, non credi che dovremmo cominciare ad usare i nostri nomi?"

Lily lo guardò perplessa.

"Cioè dovrei chiamarti James?"

James ricambiò lo guardo scettico, trattenendo un sorriso.

"Beh si... è il mio nome"

"James..." provò a dire Lily, come se volesse vedere se era capace a pronunciarlo.

"Esattamente. E io ti chiamerò Lily. O preferisci che ti trovi qualche tenero soprannome? Cucciolina, per esempio, o amorino, oppure Lillina! Aspetta, aspetta che ne pensi di marmellatina?"

"Penso che se provi a chiamarmi in quel modo ti stacco la testa e me la mangio!"

Finalmente l'aveva minacciato. Senza la sua minaccia di morte quotidiana, James non si sentiva tranquillo.

"Come sei violenta, marmellatina mia, non credi che dovresti essere più dolce con il tuo Jamesuccio?"

Adorava provocarla. Adorava il modo in cui le si arrossavano le guance e come spalancasse quei magnifici occhi verdi. Adorava vedere le nocche delle sue dita che sbiancavano, tanto stringeva i pungi e quel modo di strillare il consueto...

"POTTER!!"

James rise, mentre lei gli ferrava una manata sul petto.

"Ahia!!" gridò teatralmente, quando lei lo colpì  "Waaah morirò!!" continuò gettandosi nella sabbia, fintamente agonizzante "Lily, di a Sirius che anche se sono morto... non può provarci con te!" disse contorcendosi a terra. "E nemmeno Remus!! Ah! AHia.... E nemmeno Peter!!"

Lily incrociò le braccia al petto, sorridendo suo malgrado.

"Tranquillo, Potter, riporterò questo messaggio cosi toccante ai tuoi amici. Ora ti decidi a morire?"

"Ma come?" domandò James scandalizzato "Muore il tuo ragazzo e tu reagisci così!?! "

"Beh cosa dovrei fare? La vita va avanti!"

Potter protese una mano verso Lily, tremante "Lily... devo... devo dirti il mio ultimo desiderio"

Lei non si mosse di un centimetro, guardandolo scettica.

"Ma come, un altro? Non era che i tuoi amici non ci provassero con me neanche dopo la tua dipartita?"

"No. Su Evans.. avvicinati.. sto morendo, non è che posso urlartelo il mio ultimo desiderio!!" esclamò James, mettendosi a sedere, fingendosi stizzito.

Lei si avvicinò riluttante, cosi lui tornò alla sua commedia, gettandosi a terra e afferrandole una mano.

"Lily, ora che sto morendo, vorrei che tu esudissi...."

"Non mi vesto da Catwoman. E' escluso." disse lei perentoria prima che il ragazzo concludesse.

"Ma dai, Evans sto morendo come puoi pensare che quello il mio ultimo desiderio?" esclamò James, spalancando gli occhi.

Certo che, pensandoci bene, la Evans vestita da Catwoman non doveva essere niente male...

"Me l'hai scritto tu al quarto anno. Mi mandasti una lettera con scritto che avevi una malattia molto grave -la evansite, per la precisione- e che saresti morto molto presto, quindi mi chiedevi di esaudire le tue ultime volontà. Vedermi vestita da una super super sexy catwoman e beh... in resto del desiderio puoi immaginarlo"

"Ah" disse James, pensieroso. "L'ho fatto davvero?" chiese sconvolto e lei annuì.
"Mmm... Ok scordatelo! Ora sto morendo di nuovo e non ho più 14 anni! Ho un desiderio molto più maturo!" disse, recuperando il suo entusiasmo, mentre si rigettava a terra. "Puoi entrare nella parte, Evans per favore? Fingiti un pochino addolorata!"

Lily ci pensò, prima di chinarsi su Potter. Alla fine giocare con lui era divertente.

"Oh James come farò senza di te? Come farò senza i tuoi continui scherzi idioti che mi fanno diventare matta? Chi mi chiamerà ancora marmellatina dopo di te? Chi?" sussurrò con finta angoscia "Io spererei nessuno in realtà..." commentò poi riprendendo il suo normale tono di voce.

"Evans!" la ammonì James cosi lei continuò.

"Mi mancherai James. Mi mancherai moltissimo. Ora dimmi cucciolotto, qual'è il tuo ultimo desiderio?"

"Innanzitutto che non mi chiami più cucciolotto e poi..."

"No no no. No. Hai un ultimo desiderio a disposizione. Uno solo. Quindi se non vuoi che ti chiami più cucciolotto, è fatta. Fine della scena" lo interruppe Lily, mettendosi a sedere, mentre incrociava nuovamente le braccia al petto.

"Ok. E allora chiamami cucciolotto!!" accettò riluttante Potter, cominciando a stizzirsi perchè ancora non era riuscito a dire a Lily cosa voleva veramente. Prese fiato per continuare, ma la ragazza lo interruppe di nuovo.

"Sei sicuro?"

"Si, Evans sicurissimo, ora..."

"Sicuro, sicuro?"

James alzò gli occhi al cielo. Era chiaro che la rossa si stava divertendo un mondo a rovinargli il gioco.

"Si! Sono sicurissimo. Puoi chiamarmi anche passerottino, per quel che mi riguarda. Tanto sarò morto, ora io vorrei dirti..."

"Ma sei sicuro di essere sicuro?" lo interruppe per l'ennesima volta la ragazza "perchè se ti piace tanto il nome passerottino, posso fartelo scrivere sulla lapide: qui giace il mio cucciolottino passerottino amoroso, dalla sua marmellatina."

"Ok. Scrivici quello che vuoi. Ora posso dirti il mio ultimo dannato desiderio?" chiese James esasperato e divertito insieme.

"Certo che ci metti un sacco a morire tu, Potter..."

"Allora visto che non mi rimane molto ascoltami!" esclamò il ragazzo afferrandole le mani. La guardò con una strana intensità prima di sussurrare:

"Lily, sei tu il mio ultimo desiderio e vorrei tanto che..."

James non riuscì mai a concludere il suo discorso, perchè fu interrotto ancora una volta.
Stavolta però non fu Lily a farlo.




Daniel e Rose Evans stavano passeggiando in spiaggia mano nella mano.

"Daniel, dai, non prenderla cosi male" ridacchiò Rose, osservando con divertimento la faccia imbronciata del marito.

"Non l'ho affatto presa male, Rose, è solo che quel ragazzo non mi piace!" rispose il Signor Evans senza abbandonare il suo cipiglio adorabile.

"Non ti piace solo perchè è il ragazzo della tua adorata bambina Lily. Io invece lo trovo molto simpatico... e attraente"

Daniel Evans strabuzzò gli occhi, sconvolto.

"Ma cosa vuoi che me ne importi se è attraente! E poi non lo trovo così attraente... è piuttosto magrolino e poi quei capelli. Vanno ovunque! Non hanno un minimo di.. di... di contegno!"

Rose rise, mettendogli le braccia intorno al collo.

"Daniel, non devi essere geloso se ho osservato che il nuovo ragazzo di nostra figlia è attraente, sai bene che il mio uomo preferito rimani comunque tu. Devi ammettere però che non hai fatto tutte queste storie sull'aspetto fisico di Vernon, eppure ce ne sarebbero state di cose da dire su di lui e anche la sua simpatia lascia un tantino a desiderare..."

"L'importante è che piaccia a Petunia." borbottò lui in risposta.

"La stessa cosa vale per Lily. Se le piace questo James, aspettiamo di conoscerlo prima di giudicare." gli sussurrò la donna a fior di labbra, mentre il marito sorrideva, sebbene non fosse ancora del tutto convinto.

Daniel la baciò, prima di sospirare e riprendere a camminare, senza lasciare la sua mano.

"Il fatto è che questo ragazzo è un mago e io.. per quanto mi sforzi... non capisco il loro mondo, il loro modo di fare. So che una relazione è comunque una relazione, anche se fra due persone con poteri magici come loro però, la cosa mi spaventa, Rose. La nostra bambina non parla con noi e lo fa perchè non si sente capita. Ad esempio sai perchè lei e Russel si sono lasciati o quando James sia saltato fuori? Se..." si interruppe prendendo fiato per un secondo "Se le cose dovessero andare male, potremmo aiutarla? Ne saremmo in grado?"

"Capisco ciò che provi. Lo so davvero. Solo che non possiamo chiudere nostra figlia in una campana di vetro solo perchè le cose potrebbero andare male e in ogni caso noi non avremmo altro modo di aiutarla se non starle vicino il più possibile quando ha bisogno di noi, senza magie, senza strane pozioni, ma solo con il nostro amore. E' la sua vita, Dan, è giusto che la viva senza timore."

Camminarono ancora qualche minuto, ognuno assorto nei suoi pensieri.

"Hai ragione. Lo so che hai ragione" ammise alla fine Daniel con una certa riluttanza "ma sono comunque preoccupato."

"Questo è naturale! Però promettimi che farai un piccolo sforzo con quel ragazzo."

L'uomo sospirò prima di rispondere.

"Ci proverò..."

"Bravo, il mio bambino" lo prese in giro Rose, pizzicandogli una guancia "Magari lo potresti invitare alla cena di fidanzamento di stasera." propose poi guardandolo di sbieco con un sorrisetto.

"Ecco, ora non esagerare. Invitalo tu, se proprio ci tieni! Perchè devo farlo io?" rispose stizzito l'uomo, mentre la moglie ridacchiava senza ritegno.

"Perchè mi hai promesso che avresti fatto un tentativo di essere gentile"

"No. Io ti ho promesso che avrei fatto un piccolo sforzo. Piccolo. Invece mi sembra che tu..." si interruppe, catturato dallo sguardo divertito della moglie.

Aveva gli occhi di un meraviglioso marrone caramello, che avevano il potere di scaldargli il cuore.

"...non è giusto che tu mi guardi in quel modo però." concluse, senza riuscire a distogliere lo sguardo.

"Quale modo?"

"Quel modo! Quello che mi convince a fare ogni cosa che ti passa per la mente"

Lei spalancò ancora un pò gli occhi e si avvicinò di più al viso dell'uomo, come a sottolineare che era esattamente quella la sua intenzione e alla fine lui cedette.

"Ok. Se e dico SE lo incontreremo lo inviterò alla cena di stasera"

Rose rispose all'affermazione del marito con un sorrisetto che non prometteva niente di buono.

"Che succede?" chiese lui, incuriosito.

"Guarda un pò" disse la donna gongolante "Là ci sono Lily e James."

Lui si girò e vide sua figlia e il ragazzo a pochi metri di distanza da dove si trovavano loro. Lui era sdraiato a terra, nell'evidente imitazione di un moribondo, mentre lei era seduta di fianco a lui, trattenendo a stento un sorriso.

"Guardala, Dan. Quanto tempo era che non la vedevi sorridere cosi?"

Il signor Evans osservò gli occhi verdi della figlia, cosi simili ai suoi, brillare di una spensieratezza che non le vedeva da diversi anni ormai, mentre rideva insieme a James.

"Un pò di tempo, è vero..." sospirò lui.

"Potrebbe essere la tua occasione di invitare James a cena!" lo incalzò la moglie, prendendolo di nuovo per mano e spingendolo ad avvicinarsi.

Ma cosa avrebbe potuto dire a quei due, senza suonare acido? Quando vedeva un ragazzo a meno di due metri dalla sua Lily immediatamente sentiva il sangue arrivargli al cervello.
Aveva appena deciso che sarebbe stata la moglie a parlare per prima, quando vide Lily chinarsi su James, che, sempre sdraiato a terra, la guardava in un modo che a lui non piacque per niente. Non era pronto ad assistere a una scena romantica fra i due.

"Lily!" esclamò, interrompendo il ragazzo, che immediatamente balzò in piedi, come se si fosse scottato.

"Papà, mamma. Che ci fate qui?" domandò lei alzandosi, scuetendo i vestiti dalla sabbia.

"Una passeggiata, tesoro. Ciao James, come stai?" disse Rose, rivolgendosi con un sorriso al giovane Potter.

"Bene, signora Evans, la ringrazio."

Potter sembrava estremamente a disagio, alzò lo sguardo e osservò il signor Evans, azzardando un sorriso, che l'uomo ricambiò solo dopo qualche minuto.

"Signor Evans? Lei sta bene?" provò il ragazzo, cercando di rompere il ghiaccio che c'era fra loro due.

"Certo." rispose seccamente Daniel, poi tacque.

"Siamo cosi felici di avervi incontrato. Daniel voleva chiederti una cosa, James. Vero Dan?"

L'uomo ci pensò un pò su, poi si rivolse a lui.

"Stasera c'è la festa di fidanzamento di mia nipote. Se vuoi venire a Rose farebbe molto piacere. E anche a me." aggiunse quando la signora Evans gli mollò un colpetto alle costole.

"Beh.. io... molto volentieri" balbettò James, non credendo alle proprie orecchie.

"Ma mamma James è qui in vacanza con la sua famiglia, vorranno stare insieme" intervenne Lily. Non erano ancora pronti per un'uscita pubblica, doveva cercare di salvare la situazione.

"Hai ragione, Lily, hai ragione." ammise Rose, annuendo, poi continuò "James porta anche loro."

"Che cosa!?!" esclamarono in coro i due ragazzi, sconvolti e preoccupati per la piega che stavano prendendo i fatti.

"Oh... Ovviamente se non vuoi, non c'è problema..." disse la donna, alla vista dello sguardo sconcertato della figlia e del ragazzo.

Il giovane Potter osservò prima lo sguardo gentile della signora Evans, poi il cipiglio severo del padre di Lily e alla fine si decise.

"Ci saremo."





Tadaaaaaaaaaaaaan!! Eccoci qui, puntuale come un orologio!! Siete felici mie tre adorabili lettrici/lettori! Allora tresori miei ci siamo. Sono quattro secondi che fingono di essere fidanzati e già sono nei guai... poveri i nostri amori!
Comunque! Via fatemi sapere che ne pensate!

Vi adorooooooo!

Ps. la prossima settimana non pubblicherò di venerdì xD con tutta probabilità pubblicherò lunedì prossimo prossimo (N.d.Tutti eh???) ossia il 29, mi pare... (N.d.Tutti ahhh! E chissenefrega!)

Comunque u.u vado.

A presto!!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** A volte bastano dieci minuti ***


James e Lily stavano ripercorrendo la strada che conduceva a casa del ragazzo. La rossina, sbattendo i piedi a terra con fare innervosito, precedeva James di qualche passo, mentre quasi correva per arrivare prima possibile alla sua destinazione.

"Io vorrei tanto capire che diavolo ti è salato in mente!!" sbottò la ragazza ad un certo punto, senza rallentare la sua marcia.
 "Accettare di venire a cena stasera va bene. Ma accettare di portarti dietro i tuoi genitori è un suicidio!!"

"Cosa avrei dovuto fare, Lily? Tua madre me l'ha chiesto e poi stava li a guardarmi con quello sguardo cosi... cosi... gentile! Come facevo a dirle di no?" protestò Potter.

"Avresti potuto inventare una scusa! Ora dovremmo mentire anche ai tuoi genitori..."

A quelle parole James si bloccò in mezzo alla strada, passandosi nervoso una mano fra i capelli.
"Senti, Lily... Noi non... Io non posso mentire ai miei genitori. Non posso proprio."

Lily si voltò a guardarlo, sconcertata e ferita.
"Perchè no?"

"Se mentissi su questa cosa a mia madre... lei... ne soffrirebbe troppo, lo so. E anche mio padre.. e in ogni caso sarebbe inutile perchè.." ma lei non lo lasciò finire.

Prima che avesse avuto la possibilità di concludere la frase, infatti, venne interrotto, perchè la ragazza aveva iniziato a tremare di rabbia, sconvolta e  mentre stringeva talmente tanto i pigni da piantarsi le unghie nei palmi delle mani.

"Lily cosa..?"

"Una bugia innocente, Lily, non ti preoccupare..." disse la rossina, ricordando le parole pronunciate poco prima dal ragazzo, quando ancora erano in spiaggia. Il loro momento di gioco e tranquillità sembrava ormai lontano anni luce, mentre la Evans continuava a gridare contro James "ma quando si tratta della TUA famiglia allora non esistono più bugie innocenti. Quando si tratta di TE cambia tutto, non è vero?"

James fece un passo verso di lei, ma Lily indietreggiò.

"Non è ciò che ho detto nè ciò che intendevo. Volevo solo dire che..."

"Mi hai convinta a mentire!! Mi hai convinta che non c'era niente di male e ora mi dici che tua madre ne soffrirebbe troppo se scoprisse che le hai mentito? Come credi che reagirebbe la mia? Come credi che reagirebbe mio padre?"

Stava gridando, piombata di nuovo nell'abisso da cui era appena riemersa. Si era lasciata ingannare da parole vuote ancora una volta, si era lasciata affascinare dalla promessa di un auto ancora una volta.

"Evans mi vuoi ascoltare un secondo?" chiese Potter, cominciando a infastidirsi.

"No." rispose seccamente lei, mentre gli voltava le spalle e si allontanava.

"Evans! EVANS! Senti io sono stanco di doverti correre dietro ogni maledettissimo minuto della mia vita, hai capito?"

Ormai gridava anche lui, incurante delle persone che si voltavano a guardarli.

"E allora non farlo!"

"Bene!" James si voltò furente, e si allontanò a passo di marcia.

Aveva fatto solo qualche metro, quando tornò sui suoi passi, riavvicinandosi alla ragazza.

"Sai cos'è che mi fa incazzare?" le disse serio come lei non l'aveva mai visto "non ti sei mai chiesta una sola volta quali fossero i miei sentimenti. Per te tutto quello che dicevo e che dico è solo immaturo, infantile e tremendamente egoista. Non ti sei mai presa la briga di scoprire se questa opinione cosi" si interruppe, concentrandosi per trovare il giusto aggettivo "superficiale abbia fondamento o meno. E ti dico un'altra cosa. Si, in questo caso quando si tratta di me la situazione cambia."


Tacque di nuovo, passandosi una mano frai capelli con rabbia.


"Non sei tu che hai parlato di me ai tuoi genitori per sei anni, come se non esistesse nient'altro al mondo. Non sei tu che hai raccontanto qualsiasi avvenimento della tua vita, precisando sempre quale fosse stata la mia reazione. Non sei tu che mi corri dietro da... da sempre, maledizione!"  

Sospirò, esausto, il discorso pareva avergli prosciugato tutte le sue forze "Quindi non giudicarmi, Evans. Tu non mi conosci. Non hai mai voluto conoscermi."

Lily rimase a guardare la schiena di Potter che si allontanava, sentendo il senso di colpa farsi largo nel suo cuore. Sapeva bene che quelle parole che aveva urlato contro di lui, altre non erano se non quelle che la sua coscienza rivoltava contro sè stessa. Si vergognava tremendamente di sè stessa, di dover essere arrivata a mentire in quel modo alla sua famiglia, per non far capire loro quanto in realtà fosse sola.
Per questo motivo, quando aveva visto quegli stupidi, odiosi sorrisetti sul volto della sorella e della cugina aveva pensato che se fosse apparsa migliore ai loro occhi, si sarebbe sentita diversa, si sarebbe sentita meno sporca, ma ovviamente sbagliava.
Stava cosi male con sè stessa che aveva sentito bisogno di sfogare la propria sofferenza con qualcuno, o meglio, contro qualcuno.

Tuttavia Potter non aveva nessuna colpa, non era giusto scaricare su di lui tutti i suoi problemi.
La sua anima urlava disperata, ma lei, troppo orgogliosa per mostrare la propria debolezza, continuava a guardare il ragazzo mentre si allontanava senza mostrare il minimo cenno di cedimento, nè osare chiamarlo.

Lui era riuscito a regalarle un sorriso, quando pensava di averne perso la capacità e a lei erano bastati solo dieci minuti per rovinare tutto.
Doveva fare qualcosa, forse sarebbe dovuta andare a casa sua a parlargli, ma cosa avrebbe fatto se lui l'avesse cacciata? Era nel suo completo diritto, ma lei sarebbe riuscita a sopportare un rifiuto?

L'orgoglio, il suo maldetto, dannato orgoglio le diceva che non poteva piegarsi in quel modo o avrebbe pagato cara la sua debolezza.
Lily sospirò incamminandosi verso casa.
Nonostante tutto, sapeva bene cosa doveva fare.




Remus camminava affranto per Diagon Alley.
Erano passati quattro giorni da quando aveva incontrato Eileen per la prima volta e ancora non l'aveva rivista nè era andato a trovarla al locale in cui la ragazza lavorava.
Ben deciso a non chiedere informazioni a Sirius riguardo dove si trovasse lo Unicorn, si era convinto che sarebbe riuscito a trovare comunque il posto senza bisogno di essere preso mortalmente in giro dall'amico, così si era messo a fare delle ricerche da solo. Il, tuttavia, compito non si era dimostrato semplice come credeva.

In realtà l'essere venuto a conoscenza che la ragazza lavorava in un locale di spogliarelliste l'aveva messo un pò a disagio, quindi non sapeva bene se il suo non trovare informazioni fosse dovuto al fatto che realmente non ce ne fossero o se fosse lui che nel suo subconscio non aveva il coraggio di andare a quel cavolo di Unicorn.

Nonostante ciò non riusciva a smettere di pensare a lei.

Era stupido, se ne rendeva conto. Alla fine l'aveva vista solo per quanto? Dieci minuti? Eppure ricordava quei dieci minuti con estrema precisione, come se gli si fossero marchiati a fuoco dentro. Se questo marchio fosse al cuore o al cervello, Remus ancora non sapeva dirlo, anche se secondo Sirius era situato in un organo un tantino più in basso.

In ogni caso il ragazzo sapeva con certezza che se non l'avesse cercata se ne sarebbe pentito per sempre.

Non che credesse alla storia che era meglio avere rimorsi che rimpianti, per carità.
Le frasi fatte gli facevano venire l'orticaria.
Era solo sicuro del fatto che se non l'avesse incontrata di nuovo, avrebbe finito con idealizzarla stupidamente, immaginando una specie di angelo biondo piovuto dal cielo o qualcosa del genere.

Stufo di vagare senza meta, decise di tornare a casa.

Non aveva più la sua camera al Paiolo Magico, Sirius l'aveva convinto a lasciarla un paio per andare a vivere con lui nella casa che aveva comprato, in modo che non fosse costretto a pagare l'alloggio al locale fino all'inizio della scuola e Remus era stato felice da accettare.
Il giorno prima, inoltre, erano stati raggiunti da un altro membro della compagnia, Peter Minus, unitosi a loro per celebrare l'inaugurazione della nuova casa del bel Black, quindi il gruppo era quasi al completo.

Giunto di fronte alla porta, Remus cercò le chiavi nella tasca anteriore dei Jeans ed entrò, convinto di trovare i due amici.

"Sirius?" chiamò quando entrò, ma nessuno gli rispose. "Peter?" ancora niente.

Si recò perplesso in cucina dove ad attenderlo appesi al frigo c'erano una cartina e 11 post-it verdi fosforescenti.
Prese la cartina in mano e la osservò, rappresentava Londra ed era stato segnato un percorso con un pennarello rosso che giungeva fino a un punto in centro. Il punto era segnato con talmente tanta forza che il foglio era bucato.
Era certamente opera di Sirius, ma ancora non aveva capito dove voleva andare a parare.
Staccò il primo post-it e lesse:

Lupin è giunto il momento della verita!!!!

Divertito Remus prese il secondo.

Ammetto che l'idea dei post-it è una cazzata però...

La frase era troncata a metà perchè Sirius con la sua calligrafia enorme aveva occupato tutto il foglietto. Con le lacrime agli occhi per le risate, Lupin prese il terzo.

Va bene va bene la smetto di sproloquiare altrimenti...

Anche stavolta Black non era riuscito a concludere ciò che voleva dire cosi, com'era prevedibile, aveva perso la pazienza con il quarto.

VI ODIO DANNATI MINUSCOLI FOGLIETTI!!

Alla fine probabilmente si era arreso e aveva dato il compito di scrivere a Peter che aveva una calligrafia molto più stretta e minuta.

Ciao Remus!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Aveva scritto il ragazzo nel quinto post-it, mettendo talmente tanti punti esclamativi da sprecare l'ennesimo foglietto per niente. A quel punto era intervenuto di nuovo Sirius, ma ancora una volta i post-it avevano avuto la meglio su di lui.

Cioè Pete, sei scemo hai usato tutto un foglio solo per...

Era strano che non li avesse strappati tutti per la rabbia, riflettè Remus guardandosi intorno. Non si stupì di trovare il pavimento cosparso di minuscoli coriandoli verdi. Piegato in due dalle risate afferrò il sesto foglietto, sperando che finalmente qualcuno gli spiegasse che volevano da lui, ma ovviamente le sue speranze furono disattese.

AHHHHHHH!!!!!

Stufi della battaglia che stava venendo vinta senza ombra di dubbio dai post-it i due amici si erano infine decisi a spiegarli come stavano le cose.

Rem questa sulla cartina è la strada per lo Unicorn.

La risata di Lupin immediatamente si spense, sostituita da un' espressione di assoluto stupore.

Tu fingi che non te l'abbiamo detta noi e

aveva scritto Peter

noi fingeremo che tu non ci sia andato.

aveva concluso Sirius.

Sporcaccione!!!

Con una mano tremante Remus aferrò nuovamente la cartina, poi un piccolo sorriso si dipinse sulle sue labbra.

Adorava i suoi amici.




"Sirius ma sei sicuro che ci andrà?"

Peter e Sirius erano appostati sulla terrazza dell'appartamento di Remus da almeno quattro ore. Dopo aver piazzato i post-it in cucina si erano nascosti in un angolo, attendendo con ansia che l'amico tornasse dalla sua passeggiata e trovasse la cartina.
Peccato che Lupin ci avesse messo molto più tempo di quello che pensavano a tornare.

Ormai quasi liquefatti dal sole, quasi gridarono di gioia quando il ragazzo varcò la porta, convinti che niente sarebbe più potuto andare storto, ma ovviamente si sbagliavano. Remus infatti, quando ebbe finito di leggere i bigliettini, invece di precipitarsi fuori come Sirius aveva supposto che avrebbe fatto, si era seduto pensieroso su una sedia, rimanendo per parecchi minuti a fissare nel vuoto.

"Ci andrà, Peter. Ci andrà.... O altrimenti, ti giuro, lo scotenno vivo con queste mie stesse mani!"

"Ma magari a lui quella ragazza non piaceva poi così tanto..." obiettò timidamente Peter, facendo sobbalzare Black per l'indignazione.

"Peter! Te l'ho detto un milione e mezzo di volte!" esclamò nervosamente, anche se in realtà aveva spiegato il piano all'amico piuttosto velocemente e sparando dettagli confusi a destra e a manca.  "Remus è cotto di quella tizia. COTTO. Dovevi vedere che faccia aveva l'altro giorno quando l'ha incontrata... quindi ci andrà. E basta."

"Ma magari aver scoperto che è una spogliarellista l'ha reso un pochino indeciso..."

"Ma non è sicuro che è una spogliarellista!!! Probabilmente lavora lì, al bar o... boh... fa la buttafuori! Oddio, la buttafuori sarebbe meglio di no... non ce lo vedo Remus con un armadio a muro... ma insomma! Può essere un milione di cose. La donna delle pulizie, la cassiera... qualunque cosa che includa i vestiti! Poi io non mi ricordo nessuna spogliarellista Eileen, ad essere sincero, quindi..."

"Ma magari" lo interruppe ancora Peter, mentre Srius sbuffava nervosamente "Il fatto che tu l'abbia preso in giro così tanto l'ha bloccato..."

"Sì, ora è colpa mia se con le ragazze è Mr. Indecisione!"

"Non ho detto questo. Ma magari..."

"Ma magari, ma magari, ma magari... ma magari si accorge che gli abbiamo fatto un enorme favore a dargli quel maledetto indirizzo, no?"

Minus annuì brevemente, mentre Sirius continuava.

"Ok, quella ragazza può essere una spogliarellista... e ok, magari non sono destinati a passare tutta la vita insieme, ma cosa ci rimette a provarci? Va là, la incontra e se si accorge che non fa per lui la lascia perdere. Sta sempre lì a farsi un milione di domande, senza capire che se una ragazza lo incotrasse e decidesse di mettersi con lui, sarebbe una ragazza molto, molto, MOLTO fortunata. E' un bravo ragazzo, gentile, intelligente e -anche se non me ne intendo- mi sembra anche un gran bel pezzo di fanciullo. Quindi adesso noi gli diamo questa... spintarella -chiamiamola così- e lui un giorno..."

Immersi nella loro discussione Sirius e Peter non si erano accorti che Remus li aveva scovati e stava da diverso tempo -abbastanza per sapere che Sirius stava tessendo le sue lodi- affacciato alla porta che dava sulla terrazza, con il sorriso sulle labbra.

"... verrà da noi saltellando con un squadrone di figli e ci dirà..."

"Grazie amici" sussurrò Lupin facendoli sobbalzare.

"Ehm...." balbettò Black arrossendo appena per essere stato scoperto a dire quelle cose sull'amico "di cosa?"

Temporeggiare, temporeggiare, temporeggiare e quando sei stato scoperto negare!!

"Lo sapete."

Remus si voltò e andò a cambiarsi.
Quella serata sarebbe stata molto più importante di quello che credeva.




Eileen era appoggiata al bancone del bar con aria afflitta. Era entrata a lavoro da due ore ormai, e anche quel giorno di Remus neanche l'ombra.
Passò una mano fra i capelli biondi con un sospiro, mentre una delle cameriere le si avvicinava.

"Ancora stai a pensare a quel ragazzo? L'hai visto per dieci secondi, bambina, lascialo perdere."

"Sono stata un' imbecille, Natalie. Gli ho detto di venire qui senza spiegargli che io non sono nè una spogliarellista, nè una prostituta. Lui è un ragazzo per bene... non vorrà sicuramente avere niente a che fare con me"

Natalie si sedette su uno sgabello di fronte alla ragazza sospirando.
"Beh se credi che sia quello il problema, perchè non lo vai a cercare e glielo spieghi?"

"Sono già stata al Paiolo Magico, ma lui e i suoi amici se n'erano andati. Sono stata tre ore sotto il sole ad aspettare di vedere se lo incrociavo, ma niente. Inizio a sentirmi una cretina, se permetti. L'ho visto solo per dieci minuti!"

"A volte dieci minuti sono sufficienti..."

Eileen si perse nei suoi pensieri osservando tristemente l'entrata, quando sentì mancarle un battito.

"Natalie... è lui!"



 
Remus entrò nello Unicorn che era già scattata la mezzanotte.
Aveva passeggiato per almeno un'ora di fronte al locale, nervoso e indeciso, poi alla fine si era fatto coraggio e, dopo aver tirato un sospiro lunghissimo, era entrato.
La musica era altissima, l'aria era talmente calda che quasi gli mancava il fiato, un odore di fumo e di sudore e chissà cos'altro aleggiava nell'aria, mentre una ragazza completamente nuda si stava esibendo in un palco posizionato proprio al centro del locale.
Cameriere con vestiti talmente succinti, che forse il termine vestito non era poi cosi appropriato, camminavano ancheggiando provocanti fra i tavoli, mentre uomini delle età più disparate le guardavano famelicamente.

Ora, se l'atmosfera nel suo insieme risultava estremamente eccitante, era vero anche che il tutto era molto squallido. Non ce la vedeva proprio Eileen in quell'ambiente.

"Remus!! Remus, sono qui!!"

Sentendosi chiamare il ragazzo si voltò.
"Eileen!!" esclamò sollevato. La biondina infatti lo stava salutando da dietro il bancone ed era -con sua somma gioia- completamente vestita.

La sua spogliarellista altro non era che la barista!

"Ciao! Io ehm... io... ehm.... sono qui" balbettò Remus, senza sapere bene cosa dire.
Lei fece per rispondere, ma venne interrotta da un uomo che, avvicinandosi barcollante al bancone, la chiamò con tutta la proverbiale grazia che dimostrano gli scaricatori di porto.

"EHi tu! Si tu biondina!! Porta il tuo bel culetto qui e portami un wiskey!"

Le si gelò il sorriso sulle labbra, mentre Remus lanciò uno sguardo di fuoco all'uomo, facendo per alzarsi.

"Non ti preoccupare, Remus." disse lei dolcemente posandogli una mano "Questo è un locale di spogliarelliste, la classe non è certo di casa"

Eileen si recò a portare il wiskey all'uomo che poi venne trascinato via da una delle cameriere.

"Allora che dicevamo?" chiese lui quando la ragazza tornò indietro.

Lei si poggiò con i gomiti al bancone, prendendosi la testa fra le mani.

"Pensavo che non saresti più venuto, Remus. Sono stata così sciocca a invitarti qui... chissà che trauma per te, scoprire che... insomma..."

"In effetti quando Sirius me l'ha detto ho rischiato l'infarto, non voglio mentirti. A proposito lui viene spesso qua?" chiese con un'espressione che fece ridere la biondina.

"Oh si.. diverse volte" disse "E' molto galante, sai? Le ragazze lo adorano. Non ha mai pagato un solo servizio"

Remus rise, passandosi una mano fra i capelli.

"Senti, io stacco all'una." azzardò Eileen, dopo averci pensato su "Il locale deve chiudere e le ragazze... beh vanno su con i clienti. Se ti va di aspettarmi, mi farebbe molto piacere"

"I clienti?" chiese Lupin un tantino a disagio.

"Si, i clienti."

"Ma tu... tu non hai mai... cioè..."

Eileen rise voltandosi a versare un bicchierino di wiskey anche al ragazzo.
"Non sono una prostituta" disse porgendogli il bicchiere, mentre lui ancora balbettava. "E non lo sono mai stata"

Lui sospirò enormemente sollevato, buttando giù in un sol sorso il suo wiskey.

"Ti offende se ne sono felice?" chiese.

"No" rispose Eileen, ridendo "Ne sono felice anche io"

Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi la ragazza parlò di nuovo.
"Senti Remus, tu... non sei obbligato a stare qui. Capisco di averti cacciato in una situazione che..."

"No!" la interruppe lui, guardandola negli occhi "No. No. No... voglio dire... no."

"Ok... no"

"No! Cioè... ascolta ci ho pensato tanto prima di presentarmi qui è vero, ma proprio perchè ci ho pensato così tanto, io so con assoluta certezza che era quello che volevo fare. Non ho più dubbi. E ora che sono qui voglio arrivare fino in fondo"

Sentì il sangue gelarglisi nelle vene, quando si rese conto di ciò che aveva detto, mentre due vocine nella sua testa estremamente simili a quelle di James e Sirius ridevano senza ritegno.

"No!" urlò per l'ennesima volta, in panico "Io non intendevo... non che tu non sia carina, anzi sei veramente bellissima e io... però non volevo dire fino in fondo in quel senso! Intendevo in fondo alla serata!"

Lei lo guardò per un secondo, in silenzio, poi scoppiò a ridere, divertita come non ricordava di essere mai stata in vita sua.

"Tranquillo, Remus... tranquillo. Allora è questione di un'ora, poi andiamo a fare una passeggiata, magari parliamo un pò..."

"Mi sembra un'idea fantastica"

L'ora passò in fretta e piuttosto piacevolmente per Remus, visto che la ragazza si assentava solo pochi minuti per preparare i cocktails e poi tornava a parlare con lui e ben presto i due si trovarono per strada a camminare l'uno di fianco all'altra, in preda a un silenzio molto imbarazzante.

"Stavo pensando una cosa" disse il ragazzo ad un certo punto "se Sirius ha frequentato il locale -e ho ragione di pensare che l'abbia fatto anche James- come mai non si sono mai accorti che tu stavi a Hogwarts? Voglio dire, non mi hanno mai parlato di te."

"Beh..." rispose Eileen, guardandosi i piedi "diciamo che io ho una capacità particolare nel non farmi notare."

"E' un pò difficile non notare una come te"

"Una come me in che senso?"

"Bellissima" rispose Remus con un sorriso.

Lei tornò a guardare la strada, evidentemente lusingata dal complimento, ma comunque pensierosa.
"Quindi secondo te si notano solo le persone bellissime"

Lupin rise, alzando gli occhi al cielo.
"Certo che no!"

"Ma sì ammettilo, fingiamo di essere profondi e alla fine siamo tutti uguali." si allonanò da lui con un sorriso, poi, dopo aver volteggiato un paio di volte su sè stessa iniziò a recitare "Alle sembianze il Padre, alle amene sembianze eterno regno diè nelle genti; e per virili imprese per dotta lira o canto..."

"... virtù non luce in disadorno ammanto" concluse per lei Remus, lasciandola piacevolmente stupita "E' vero, l'umanità è superficiale. Però devi ammettere anche tu che l'apparenza è la prima impressione che fai a una persona, so che non bisogna fermarsi ad essa, ma rimane il fatto che prima di conoscerti, prima di parlarti, io non potevo sapere quanto tu fossi intelligente e spiritosa, ma di certo sapevo che eri bellissima. Quindi quello che intendevo era che si può nascondere il proprio carattere, perchè chi non lo vuole scoprire non vi presterà attenzione, ma come si può nascondere una bellezza del genere?"

Eileen lo guardò dritto negli occhi, con un'intensità che per poco non lo fece arrossire, poi riprese a camminare con un sorrisetto divertito.

"Non ti trucchi, metti vestiti smessi di qualche taglia più grande della tua, ti pettini come una suora..."

"Ma perchè dovresti farlo?"

Improvvisamente la ragazza tacque, inspiegabilmente preoccupata.

"Remus, io..."

"Non devi parlarmene se non vuoi. Non credevo di aver chiesto una cosa che ti metteva così a disagio, mi dispiace."

"Io vorrei parlartene, davvero. Parlare con te è cosi... meravigliosamente semplice. Però non posso, è troppo presto."

Lui annuì comprendendo quello che Nadia intendeva, in un modo che lei poteva immaginare.

Immediatamente fu corroso dal dubbio.
Cosa gli era venuto in mente? Lui era un lupo Mannaro. Era pericoloso. Se le cose con lei fossero andate avanti, sarebbe stato costretto a rivelarle il suo segreto e lei sarebbe fuggita. Sarebbe riuscito a sopportarlo? E se le cose non fossero andate avanti sarebbe stato lo stesso sbagliato.

Camminarono ancora un pò, senza parlare, ognuno immerso nei propri pensieri, poi la biondina si fermò, indicando un edificio.

"Siamo arrivati. Questa è casa mia"

Lui annuì, l'indecisione gli aveva tolto le parole.

"Noi non dovremmo stare insieme" disse dopo qualche minuto "Ci sono cose di me che tu non sai. Potrebbe essere pericoloso."

"Anche tu non sai molte cose di me, cose che non immagini nemmeno.... quindi.... beh... hai ragione sarebbe la soluzione migliore, però..." si avvicinò posandogli le mani sul petto, avvicinando pericolosamente il suo viso a quello di lui.

"Però?"

"Non te ne andare" sussurrò talmente piano che Remus pensò di esserselo sognato.

Guardò quegli occhi meravigliosi troppo spesso offuscati da un dolore che lui ancora non poteva conoscere,osservarlo speranzosi, guardò quelle labbra rosse, appena socchiuse e invitanti e capì che in quel momento, per quanto le sue motivazioni fossero più che eccellenti, la ragione non avrebbe avuto la meglio.

Le prese il viso fra le mani e la baciò.





Remus aprì gli occhi, confuso.
Sentiva un peso non bene identificato all'altezza del petto. Alzò appena il capo, convinto che Sirius gli avesse fatto qualche strano scherzo, ma si sbagliava.
Accoccolata contro di lui, c'era una ragazza bionda, profondamente addormentata, con un'aria beata dipinta sul volto. Sembrava che non dormisse cosi da una vita.
Il ragazzo si voltò in modo da poterla vedere meglio, portandosi con il viso all'altezza del suo. Innaspettatamente lei si svegliò, spalancando gli occhi azzurri con il ghiaccio.

"Buongiorno" sussurrò con un sorrisino.

" 'giorno" rispose lui ricambiando il sorriso. Subito si ricordò dov'era e cosa ci faceva lì.

Dopo che si erano baciati lei l'aveva invitato a salire e lui aveva accettato.
Quando era arrivato nel piccolo appartamentino si sentiva al settimo cielo, euforico come non era mai stato nella sua vita, ma l'entusiasmo era stato ben presto sostituito da un cieco terrore.  Quando erano entrati, infatti, la casa non era vuota.
Ok, non avevano trovato nè serial killer, nè alieni e tantomento mangiamorte, quindi non erano in immediato pericolo di morte, ma da un certo punto di vista il nostro Remus avrebbe preferito di gran lunga un alieno puttosto che trovarsi di fronte lei: una baby-sitter.
Ad un primo sguardo una baby-sitter può non sembrare una presenza tanto tragica, ma a un occhio più logico e attento appariva subito chiaro che non era così. Una baby-sitter significava un bambino. Un bambino significava.... beh un bambino! Che diavolo poteva farci un bambino in casa di Eileen???

Prima pensava che fosse una spogliarellista, ora si trovava di fronte una potenziale ragazza madre. Non che avesse qualcosa contro le ragazze madri intendiamoci, ma già per lui era complicato avere una relazione normale con una persona, mettici in mezzo un bambino e la situazione diventava insostenibile!
Remus era impallidito a tal punto che Eileen si era preoccupata.

"C'è qualcosa che non va?"

Il ragazzo aveva tentato di rispondere, ma la bocca aveva definitivamente chiuso i legami con il cervello, rendendolo incapace di pronunciare una qualsiasi parola di senso compiuto.

"Ba-ba-ba-ba.." aveva balbettato. Poi si era arreso e aveva indicato la porta con uno sguardo disperato.

"Ceryl" aveva sussurrato la biondina senza capire "E' la baby-sitter... oh!" finalmente aveva compreso "Io non ho figli" aveva detto infine sperando di evitargli un infarto. "Ho un fratello di undici anni e visto che lavoro fino a tardi ho assunto una baby-sitter"

"A cosa stai pensando?" chiese lei, cercando una posizione pià comoda.

Erano sdraiati sul divano letto di Eileen. La casa era troppo piccola e aveva un'unica camera da letto che lei aveva concesso al fratellino, così era costretta a dormire nel salottino, dove la sera prima si era accomodata insieme a Remus.

Avevano parlato a lungo, per tutta la notte, interrompendosi soltanto per concedersi qualche bacio di tanto in tanto. Lui le aveva raccontato di sua madre, dei conflitti del padre e, sebbene non avesse mai accennato al suo problema, era stato completamente sincero, sentendosi libero di parlare come gli era successo molto di rado nella sua vita.
Anche lei gli aveva raccontato della sua vita. Gli anni passati all'orfanotrofio, di come aveva cresciuto il fratello, gli anni ad Hogwarts passati nell'ombra. Era evidente che anche lei aveva qualche segreto. Ad esempio non aveva mai spiegato che fine avessero fatto i genitori, o perchè si fosse condannata all'anonimato volontariamente in quel modo.
Alla fine si erano addormentati, l'uno nelle braccia dell'altra.

"A niente... pensavo solo a quanto devo esserti sembrato cretino ieri sera"

Lei ridacchiò, ma prima che potesse rispondere il fratello le sbraitò dalla sua stanza.

"SORELLAAAA!!! SVEGLIATI IMMEDIATAMENTE!"

Eileen alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

"Il mio amato fratellino è sveglio, hai sentito che vocetta delicata?" disse a Remus, che sorrise.  

Non aveva fatto in tempo a finire la frase, che il ragazzino aveva fatto la sua trionfale entrata nel salottino. Alto poco più di un metro e cinquanta con i capelli castano chiari sparati in tutte le direzioni e un adorabile pigiama blu con una miriade di paperelle gialle disegnate sopra.

"Eileen! Questa storia delle baby-sitter deve finire!! Quella lì che mi hai mandato... Ceryl... avrebbe potuto essere benissimo la mia ragazza, maledizione!"

"Si, certo Lucas... in un'altra vita" sbuffò lei in risposta, alzandosi su un gomito per vederlo meglio. "E come le conquisti? Mostri loro quel magifico pigiama a paperelle?"

"Innanzitutto le donne ADORANO questo pigiama! E poi..." si voltò, notando Lupin per la prima volta, osservandolo con uno sguardo che era degno di un James Potter dei tempi d'oro. "tu chi sei?"

"Io sono un amico di tua sorella"

Lucas sbuffò. "Si certo. Un suo amico. E hai dormito insieme a lei? Devi essere un amico piuttosto intimo..."

"Lucas smettila!" esclamò Eileen alzandosi dal letto. "Forza prepariamo la colazione. Remus, tu che vuoi?"

"Ehm... quello che prendete voi va bene, grazie"

Il ragazzino lo guardò sottecchi, sedendosi su uno sgabellino in cucina.

"Dove l'hai trovato uno per benino così? Non mi sembra tipo da Unicorn..." disse sgranocchiando un biscotto.

"Lucas smettila" ripetè la biondina mentre iniziava a scaldare il caffè. "Siediti Remus, non badare a Mr. Paperella."

"Ehi!!" protestò l'undicenne, indignato, mentre Lupin si sedeva di fianco a lui. Il ragazzino eistò un pò e poi parlò di nuovo, rivolto a Remus "Come vi siete conosciuti?"

"Siamo a Hogwarts insieme. Io sono un Grifondoro."

"Davvero un Grifondoro?? E' la mia casa preferita!!E' forse Grifondoro la vostra via, culla dei coraggiosi di cuore: audacia, fegato, cavalleria fan di quel luogo uno splendore!!! Fantastici!! Io spero di finire lì l'anno prossimo.... ehi aspetta un momento. Non cercare di sviare il discorso."

"Io non ho fatto proprio niente" rispose Remus sorseggiando il caffè che la ragazza gli aveva offerto.

"Si, si.. comunque..." disse Lucas, riprendendo il suo discorso "Vi siete conosciuti ad Hogwarts. E come mai tu appari solo ora?"

"Ci siamo incontrati al Ghirigoro qualche giorno fa e io l'ho invitata a uscire insieme una sera, ma lei mi ha detto che lavorava così sono andato a trovarla lì."

"Sei stato allo Unicorn?" gli domandò con gli occhi sgranati per lo stupore "E com'è? E' vero che le ragazze si esibiscono completamente nude? E le cameriere.. le cameriere... ehi aspetta un momento.." disse ancora una volta, tornando serio "Lo stai facendo un'altra volta! Ti ho detto di non sviare il discorso!"

"Un'altra volta... io non ho fatto proprio niente" rispose pazientemente Remus, senza scomporsi.

"Come fai a sopportare in questo modo?" esclamò Eileen sedendosi, mentre porgeva loro due piatti con uova e pancetta.

"Io vivo insieme a Sirius" disse come spiegazione e lei annuì, comprensiva.

"Comunque!" si intromise ancora Lucas "Ieri sera era la prima volta che uscivate insieme e tu sei già rimasto a dormire qui!"

"Non è successo niente, davvero.." provo a rispondere Lupin, ma venne interrotto.

"Pensi che abbia due anni!! Io mi accorgo di certi sguardi! E poi..."

"Lucas..." lo richiamò inutilmente Eileen.

"No, Eileen non mi interrompere! Stavo dicendo... Io..."

"Lucas..."

"No! Io continuo a parlare! Non mi interessa se..."

"Lucas oggi non ti porto a Diagon Alley" disse la biondina con un sorriso vittorioso.

Lui finalmente tacque strabuzzando gli occhi, sconvolto.

"COSA!!!" sbraitò fuori di sè "Dai Eileen ho un appuntamento!!"

"Non vedo perchè la cosa dovrebbe riguardarmi"

"Dai! TI prego! Non farò più il terzo grado a questo qui... questo Remus davvero. Mi farò i fatti miei per oggi. Daaaai portami a Diagon Alley! Tipregotipregotipregotipregotiprego!!"

"Mi sembra che sia abbastanza pentito" si intromise Remus, con un sorriso.

"Vedi lo dice anche lui! Daaaaaaaaai!"

"Dai, Eileen. Magari possiamo fare anche noi una passeggiata insieme, dopo che avrai accompagnato Lucas al suo appuntamento"

Lei lo guardò per un secondo negli occhi, prima di rispondere.

"Ok"sussurrò.

"Fingerò di non vedere gli sguardi che ci sono fra di voi, ma solo perchè il mio appuntamento è TROPPO importante"

Si alzò, dirigendosi verso la sua camera.

"Mi vado a vestire" disse "I vestiti mi piacciono, vorrei trovarveli sempre addosso quando tornerò"

"Lucas!!!" sbraitò Eileen, ma lui aveva già chiuso la porta.

"Scusalo. E' un bravo ragazzo davvero... è solo un pò vivace" disse poi rivolta a Remus.

"Non ti preoccupare, non è un problema." rispose il ragazzo "Senti, Eileen... io dovrei passare un minuto da casa. I miei amici saranno preoccupati per me. Se.. beh... se ti va potresti venire insieme a me, cosi potrei presentarteli. Anche Lucas è ovvio. E... e poi andiamo insieme a Diagon Alley."

"Mi sembra un'ottima idea"

Si guardarono per un secondo, in silenzio, poi lei si avvicinò alle sue labbra, ma prima che potesse sfiorarle un urlo li fece trasalire.

"EILEEN!! VAI A PREPARARTI!! NON VOGLIO ARRIVARE IN RITARDO!!!"

"Mancano 6 ore all'appuntamento!!" rispose la ragazza stizzita, alzandosi in piedi "Dannazione!!"

Remus si alzò, andando a piazzarsi di fronte a lei. Con la mano destra le accarezzò dolcemente una guancia, mentre con l'altra l'avvicinò a sè, coinvolgendola in un bacio appassionato.

"Vai a prepararti" le sussurrò a fior di labbra, quando si separarono "Ti aspetto qui"

"Davvero mi aspetterai?"

"Credo di averti già aspettato per tutta la vita."






Eccomi quiiiiiii!!!!!!!! D'anticipoooooo!!! Tataratatattttttaaataaaaaaaaaaaa!!
Ok fanciulli e fanciulle, questo capitolo non mi convince per niente. Non sono brava a rendere le situazioni amorose, quindi aspetto con maggiore ansia del solito le vostre opinioni.
Comuuuunque xD vado a rispondere alle vostre stupenderrime recensioni e vi dico che vi amo miei amati lettori.

A presto!!! (spero)xD
Ps. se qualcuno ha trovato o trovasse scritto Nadia al posto di Eileen in qualche parte MI SCUSO TANTISSIMISSIMISSIMO. Nella versione originale si chiamava e così e ci sta che mi sia sfuggito di cambiare. RIperdonatemi!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Uno, nessuno e centomila ***


Sirius stava dormendo stravaccato su di una scomodissima poltroncina girevole.  Aveva una mano mollemente appoggiata sul petto, mentre nell'altra stringeva un orsetto di Peluches. Al suo fianco l'amico Peter Minus era sdraiato a pancia in giù sul ben più comodo divano, russando in un modo tale che pareva un camion in avarìa.
Il bel Black aprì un occhio, sentendo una dolorosa fitta alla schiena. Gettò uno sguardo assonnato alla finestra, scoprendo con stupore che era già mattina inoltrata.

"Pete!" esclamò con la voce impastata dal sonno "Pete!! E' mattina, dannazione! L'abbiamo mancato!"

Il piccolo Peter Minus saltò in piedi, spaventato e spaesato.

"Vai a controllare se è un camera!" disse Sirius, cercando di alzarsi.

Peter obbedì, poi tornò in dietro quasi correndo.

"Non c'è!!" esclamò.

"Come sarebbe a dire non c'è!?!"

Black si alzò, andando a controllare di persona la camera, trovandola come era ovvio, vuota.

"Non c'è" ripetè appoggiandosi al muro.

"Non c'è" gli fece l'eco Peter, non sapendo se essere preoccupato, arrabbiato o cos'altro.

"Non c'è!!" disse per l'ennesima volta Sirius, ma con maggiore entusiasmo "Il mio bambino... è rimasto fuori tutta la notte... con una spogliarellista!!!" ora sembrava quasi commosso "Devo scrivere a James. Ahia!" esclamò quando tentò di fare uno scatto verso il tavolo della cucina "Dannatissima schiena!"

La notte passata ad annoiarsi su quella maledetta sedia girevole di pelle, tanto scenografica quanto scomoda, aveva finito con il devastargli la sua povera schiena e adesso si aggirava per casa gobbo e zoppicante come il celebre campanaro di Notre Dame.
Maledicendo per la milionesima volta l'amico, che non si era degnato di tornare ad un'ora decente, anzi, che, per essere precisi, non era tornato affatto, il ragazzo si mosse con maggiore catela verso la cucina, ben deciso ad avvertire Ramoso del miracolo appena accaduto, quando un familiare tintinnìo di chiavi lo fece sobbalzare.

"E' lui! Corri Pete!" sbraitò Black come se ne andasse della loro vita.

Allarmato, Peter corse per raggiungere la sua postazione con la sua nota e ben rodata agilità di un ippopotamo nel bel mezzo di una cristalleria, intralciando il già malconcio Sirius che si muoveva come un vecchietto di 90 anni, impedendogli così di arrivare alla poltrona in tempo.

"NO!!!!" ululò quando Remus entrò, lasciandolo pietrificato sulla soglia.

"Che...?"

"No no no!! Ti ho aspettato tutta la notte! Ora esci! FUORI!!" continuò a gridare Sirius, muovendosi con la grazia di un pachiderma verso la poltrona "Fuori!!"

Remus chiuse lentamente la porta, perplesso.

"Ma poi rientra!!" gli gridò dietro Peter.

"Bravo Pete! Sarebbe capace di andarsene quello lì..." commentò Black, sedendosi a fatica. "Aspetta!" urlò poi, vedendo la porta che si socchiudeva, mentre cercava il suo orsacchiotto "Aspetta... vai!"

Remus entrò di nuovo e ciò che vide lo lasciò ancora più perplesso.

La poltrona girevole di Sirius era voltata dalla parte opposta alla porta, mentre Peter stava in piedi impettito di fianco alla suddetta poltrona, nel tentativo, piuttosto vano in realtà, di avere un aria inquietante e minacciosa.
Lentamente Black si voltò, guardandolo con aria severa.

"Ti stavo aspettando..." disse con voce profonda, mentre accarezzava il suo orsacchiotto.

"Questa dovrebbe essere una scena del Padrino?" domandò Remus, sollevando scetticamente un sopracciglio.

"Non ti preoccupare. Cosa hai fatto tutta la notte , si può sapere? Se ti presenti così in ritardo non mi mostri il rispetto che merito..."

"Il padrino non aveva affatto una sedia girevole... e nemmeno noi prima di oggi" commentò Lupin, interrompendo di nuovo Sirius.

"L'ho comprata per l'occasione, ok!?! Ora dimmi. Stanotte. Dove sei..?"

"E poi perchè accarezzi un orsacchiotto? Il Padrino aveva un gatto"

"Senti Remus, io e Peter siamo un cane e un topo se avessimo portato un gatto in questa casa sarebbe successo un putiferio!!" esclamò spazientito Sirius "Ora mi vuoi dire dove diavolo..?"

Ma ancora una volta fu interrotto, perchè qualcuno stava bussando alla porta.

"Permesso?" chiese gentilmente Eileen, facendo capolino.

Alla vista della ragazza, il piccolo Minus immediatamente arrossì, imbarazzato da tutta quell'assurda situazione che Sirius aveva creato con tanto impegno, mentre il giovane Black spalancava gli occhi piacevolmente stupito, osservando quasi famelicamente la ragazza, mentre il suo sguardo brillava di una luce Malandrina che Remus conosceva troppo bene, per non pentirsi di aver portato la ragazza a conoscerlo.

"Sirius, Peter... lei è Eileen" tentò Lupin, sperando di evitare il disastro.

"Ohh finalmente ti conosciamo, Eileen. Il nostro Remus ci ha parlato così... TANTO di te." disse Sirius porgendo la mano alla ragazza, mentre si alzava con un agilità sorprendente, date le continue fitte alla schiena, dalla sedia.
Sirius Black non poteva certo mostrarsi rachitico di fronte a una ragazza. Anche se era la ragazza di uno dei suoi migliori amici.

"Sì sì... sei proprio splendida come Remus ci ha raccontanto nelle MILIONI di volte che ci ha parlato di te" proseguì, mentre Lupin alzava gli occhi al cielo.

"Ti ringrazio..." rispose lei sorridendo divertita. Aveva chiaramente capito il tentativo di Felpato di mettere in imbarazzo l'amico, che continuava a passare il peso del corpo da un piede all'altro, torturandosi le mani, dimostrando senza ombra di dubbio, che sapeva anche troppo bene cosa l'aspettava "... ma non credo che Remus vi abbia parlato cosi TAAANTO di me."

"Beh in effetti no. E' noiosamente riservato, dobbiamo cavargli le parole con il Veritaserum... comunque! Lo conosco troppo bene per non interpretare le sue reazioni e il suo sguardo dopo averti incontrata, mi ha parlato ECCOME!"

Lei rise, mentre Lupin si sbatteva una mano sulla fronte e Lucas si avvicinava timoroso e imbarazzato ai ragazzi.

"Lui è mio fratello, Lucas" disse Eileen continuando a ridere, mentre posava una mano sulla spalla del ragazzino, che immediatamente allungò la mano verso Sirius.

"Piacere io sono Lucas." disse senza alzare lo sguardo.

"Piacere Lucas!!! Io sono Sirius! E lui è Peter!" esclamò gioviale il ragazzo, mentre afferrava la sua mano con entusiasmo. "Ma non stiamo in piedi, sediamoci, forza! Avrete sicuramente un sacco di cose da raccontarci!! Vero Pete?"

Ovviamente Peter annuì, mentre tutti si sedevano sul divano e sulla poltrona, mentre Sir si lasciava cadere sulla sua amata poltroncina girevole.
"E allora Eileen..." esordì rivolgendosi alla bionda.

"Sirius non cominciare." lo interruppe immediatamente Lunastorta "La conosci da 4 secondi."

"Remus, non essere scortese. Volevo solo fare un pò di conversazione con la nostra ospite. Cosa dovrei fare, scusa? Stare qui in silenzio ad elogiare il mio orsacchiotto?"

"Non ti facevo tipo da orsacchiotto" gli disse Eileen ridacchiando.

"Ehm... infatti è di Peter!"

"Non è vero!!!" protestò indignato il ragazzo.

"Ok è mio... è un surrogato del gatto del padrino. Volevo spingere Remus a raccontarmi com'è andata la serata, ma dato che sei qui.... puoi raccontarmelo tu stessa"

Remus sospirò spazientito, abbandonandosi sulla poltrona.
"Perchè?" chiese rivolto al cielo "Perchè mi fai questo? Che ho fatto di male?"

"E' fatica sprecata non ti dirà niente" si intromise timidamente Lucas, guardandosi i piedi.

"In che senso?" domandò Sirius.

"Ho provato a chiedere loro cosa fosse successo ieri, ma non hanno fatto che ripetere: niente, niente, niente, abbiamo parlato, Lucas... ma intanto hanno dormito insieme sul divano!"

"Lucas!" lo richiamò Eileen, con un occhiataccia, ma ormai la bomba era stata sganciata.

Sirius rimase come gelato nella sua posizione, mentre la luce nei suoi occhi ormai risplendeva di luce propria. "Avete dormito insieme..." sussurrò quasi estatico "Bene, bene, bene..."

"Sirius, non ho nessuna intenzione di...!"

"Remus, ma io non ho detto niente. Ho detto qualcosa Pete?" Peter ovviamente negò "Vedi? Niente... Ho solo ripetuto le parole di Lucas. Certo che dormire insieme al primo appuntamento e non fare niente è piuttosto strano, ma se voi dite cosi..."

"Senti Black. Se io e Remus avessimo fatto qualcosa di ciò che intendi tu, Remus non avrebbe di certo quell'espressione.... forse non sarebbe nemmeno in piedi."

Un silenzio imbarazzato cadde nella stanza, mentre Felpato si voltava a guardarla, tanto stupito quanto felice. Adorava le sfide!!
Soprattutto se queste sfide comprendevano una lotta all'ultima maliza con la nuova fiamma di Remus.

"Nemmeno in piedi... Wow! Così ti piace farlo in modo violento?"

"Mi piace farlo in molti modi"

Non era così difficile da sconfiggere come credeva, la fanciulla. Certo, a Remus ormai era quasi esplosa la testa, ma poteva abbandonare la battaglia per un futile motivo come quello?
Che domande! Certo che no!!

"Per esempio?"

"Ok basta!!" gridò Remus, decidendosi ad intervenire, visto che non solo a lui stava per esplodere la testa, ma che anche il povero fratellino di Eileen era prossimo alla dipartita "Lucas non avevi un appuntamento, tu?"

"SI!" esclamò lui, che non voleva l'ora di porre fine a quell'angoscia, balzando in piedi.

"Siediti Lucas, è fra quattro ore!" rispose Eileen, sorridendo.

"Un appuntamento con una ragazza?" chiese Sirius.

"Tu devi farti proprio i fatti di tutti?" domandò stizzito Remus, alzando -di nuovo- gli occhi al cielo "Sei l'essere più petulante che esista sulla faccia della terra!!"

"Sì lo so. Ed è per questo che mi amate!!!" esclamò Black sorridendo "E non dire che non è vero... tanto non ti ascolto!!" disse poi, cercando di evitare il prevedibile commento dell'amico, che, suo malgrado, stava sorridendo "Allora? E' carina?" domandò tornando a rivolgersi all'undicenne.

Lucas parve recuperare il suo entusiasmo. "Sì, molto. Ha dodici anni!"

"E tu ne hai..?"

"Undici!"

"Wooooh cerchi già le ragazze più grandi eh! Furbacchione! Mmm undici anni...ma allora a settembre verrai ad Hogwarts!!!"

"Si! Spero di finire a Grifondoro! Ma anche Corvonero andrebbe bene... basta non finire a Serpeverde perchè mi stanno antipatici e Tassorosso... beh... mi sembrano abbastanza inutili."

"Cerca ragazze più grandi. Vuole andare a Grifondoro. Questo è il mio futuro discepolo!"

"Un'altra vita rovinata...." commentò Lupin con un sospiro "Mi dispiace, Eileen, è tutta colpa mia..."

"Oh non preoccuparti" rispose lei "Tanto se non si decide di buttare quel benedetto pigiama con le paperelle, la carriera da latin lover è finita in partenza."

"Ancora! Il mio pigiama con le paperelle è bellissimo!!" esclamò Lucas, poi si rivolse a Sirius "Serve per le ragazze molto più grandi di me. Mi butto sul tenero e coccoloso, così mi prendono in braccio."

Sirius lo guardò per un secondo senza battere ciglio, poi disse con una serietà quasi comica:
"Voglio un pigiama con le paperelle"

Tutti scoppiarono a ridere, ma Sirius non stava scherzando.

"No, davvero. Remus segnalo sulla lista della spesa!!"

"Abbiamo una lista della spesa?"

"Certo che sì, è sul frigo."

Lupin si alzò dirigendosi con aria scettica, per non dire allarmata, in cucina.
Afferrò il foglio che era attaccato al frigorifero e lesse "1. Una piscina gonfiabile. 2. Wiskey. 3. un pony 4. una piscina gonfiabile. 5. coso di plastica... una lista molto dettagliata... ah ecco qui: 11. una piscina gonfiabile. Ci tieni molto a questa piscina eh Sir?"

"Si, beh..." disse Sirius dondolandosi sulla sua sedia girevole, mentre Lucas e Eileen ridevano a crepapelle "Avevo paura di dimenticarla, così ogni volta che la telecosa passava la publicina.."

"Pubblicità" lo corresse Peter.

"Sì, insomma, quella lì... ogni volta io la riscrivevo nella lista."

"E con un pony che ci fai?" chiese Remus, non troppo sconvolto.
Dopotutto era con Sirius che stava parlando.

"Non lo so. Ma se l'ho scritto nella lista doveva essere importante. Pete tu ti ricordi...?"

"No no dai non mi interessa" lo interruppe Lupin "ma per esempio il latte ce l'abbiamo? Il pane?"

"Che vuoi che ne sappia! Mica posso segnare tutto io"

"Remus, anche tu, come sei esigente!" intervenne Eileen senza riuscire a smettere di ridacchiare "Comunque, se vi va, possiamo andarci insieme a fare la spesa, c'è un supermercato babbano proprio qui vicino. Non credo che abbiano pony, ma sono abbastanza certa che abbiano una piscina gonfiabile e forse -chissà- anche un pigiama con le paperelle"

"Supermercati Babbani!!! Non ci sono mai stato!!!" esclamò Sirius con eccessivo entusiasmo.

"Beh se non vuoi..."

"Andiamoci miei prodi!!!! Mi vado a vestire!!! Poi tutti alla volta dei supermercati!!"

Eileen si rivolse anche a Peter, temendo di essere stata troppo invadente.
"Certo, non vogliamo darvi fastidio... quindi se non..."

"Ma che fastidio e fastidio!!! Io e te abbiamo un discorso da terminare, mia cara! Andiamo Pete!! Vestiamoci per andare a questo supercoso! Come mi devo vestire per andare a un supercoso? E' un luogo sofisticato? Sportivo? Oppure nessuno ci fa caso? E devo venire armato o no? E' un luogo pericoloso? Tranquillo? O nessuno ci fa caso? E poi..."

"SIRIUS!!!"

"Remus non c'è nessun bisogno di gridare..."

"Sirius... vai a vestirti!"

Sirius se ne andò, lasciando Eileen e Lucas in preda alle risate, mentre Lupin sorrideva, consapevole che non sempre l'entusiasmo di Black era perfettamente gestibile.




In un luogo molto lontano da quello, durante la stessa sera in cui Remus aveva conosciuto la ragazza che aveva popolato i suoi sogni in quell'ultima settimana e in cui Sirius aveva cercato disperatamente di sorprendere l'amico al suo ritorno dalla sua serata galante, un altro dramma ben più doloroso si stava consumando.

Lily Evans stava seduta su un'elegantissima poltroncina bianca posizionata in un magnifico giardino, addobbato alla perfezione per celebrare l'imminente matrimonio della cugina.
Era da sola.
Non solo fisicamente in quel momento, ma universalmente.
Non aveva un solo amico al mondo, una sola persona con cui lei potesse confidarsi, sulla spalla della quale lei avrebbe potuto anche piangere, se ne avesse sentito il bisogno, o semplicemente una persona che si prendesse la briga di chiederle come stava, interessandosi realmente alla sua risposta.

L'unico che si fosse dimostrato disponibile a darle una mano in un momento di crisi, era James e lei l'aveva cacciato via nel modo peggiore possibile.
Il cieco terrore di dover affrontare una nuova sconfitta, un nuovo tradimento, l'aveva portata ad aggredire il ragazzo, prima ancora di avere il tempo di capire le sue parole. Parole che non facevano altro che rimbombarle in continuazione nella testa, impedendole di concentrarsi sulla festa che continuava imperterrita e indifferente intorno a lei.

Non sei tu che mi corri dietro da... da sempre, maledizione!
Quindi non giudicarmi, Evans. Tu non mi conosci. Non hai mai voluto conoscermi.

Non aveva mai voluto conoscerlo perchè l'aveva sempre ritenuto un sciocco bambinetto arrogante e viziato, ma se quell'arroganza, quella borìa altro non fosse che una maschera?
Maschere tali e quali a quelle che aveva portato lei per tanti anni. Maschere create per nascondere tutte le sue paure e le insicurezze dettate dal dover affrontare un mondo a lei sconosciuto. Maschera che spesso avevano dovuto celare il dolore dovuto alle delusioni provocati da quelli che lei credeva amici.
Centomila maschere, perchè Lily Evans non poteva accettare di non essere in grado di badare a sè stessa.
Talmente tante maschere che adesso non sapeva più chi era.


Non hai mai voluto conoscermi.

Se invece si fosse presa la briga di parlargli, di capire chi era quel ragazzo con i capelli arruffati e l'incantesimo facile, forse adesso le cose fra di loro sarebbero diverse.
O forse no.
Di se e di ma ne è pieno il mondo.

"Lily?"

Lily si voltò sentendo un tuffo al cuore.

"Ah... sei tu papà" pareva delusa, ma il padre non ci fece troppo caso.

"Quel ragazzo... quello ehm... quello spettinato... ehm"

"James" gli corse in aiuto Lily, visto che il padre dimostrava una comica avversione per quel nome.

"Lui! Dov'è?"

Lily sospirò mesta e malinconica.
"Non lo so" rispose soltanto tormentandosi le mani.

"Lui!! Luuuuui! Io! Si ora io... luuuuui!!! La testa io gliela... straaaack!"

La rossina strabuzò gli occhi, guardandando il padre con un misto di divertimento e stupore.

"Papà calmati. Ti verrà un attacco di cuore"

"La mia bambina... e luuuuuuui invece! Ah!"

"Papà... papà ascoltami."

"E poi sbang e sbeng... e se prova a fare un incantesimo io... stataaaaank!!"

"PAPA'!!"

Finalmente l'uomo decise di interrompere la sua sequela di suoni onomatopeici - a suo parere estremamente violenti e inquietanti- e si rivolse alla figlia, che lo guardava sorridendo, ma senza perdere la malinconia nel profondo del suo sguardo.

"Sì, bocciolino mio?"

"E' colpa mia, ok? Io avevo frainteso... sono stata solo una stupida"

Daniel si avvicinò di più alla figlia, cincendole le spalle con un braccio.
"Ma tesoro in una coppia sono cose che possono succedere. I litigi sono all'ordine del giorno. Non devi prendertela così"

"Però se era stato James a fare lo stupido tu avresti... come hai detto? Sbeng sbang spatatrack etc etc..." obiettò Lily con un sorriso triste.

"Oh beh... io mi devo preoccupare per il mio bocciolino di giglio! Del ragazzo spettinato, invece..."

"James"

"Sì lui. Di lui se ne occuperanno i suoi genitori"

La rossina sospirò, così il padre cercò di rincuorarla ancora.
"Hai parlato con lui, almeno?"

Lily aveva pensato di correre a casa sua, praticamente quattro secondi dopo il litigio, ma alla fine aveva optato per scrivergli una lettera. Non poteva non dirgli niente, dopo quello che aveva fatto, ma allo stesso tempo non aveva il coraggio di presentarsi di fronte alla sua porta e parlare chiaramente.
Vergognandosi profondamente di essere una Grifondoro solo di nome e per niente di fatto, la rossina aveva preso a scrivere la sua lettera, scoprendo, con suo sommo rammarico, che le emozioni che voleva esprimere erano così tante, che tutte le parole del mondo parevano non bastare.
Aveva iniziato circa 150 lettere, prima di capire che in quel momento non c'era bisogno d'altro che di una singola parola, l'unica che avesse importanza in quel momento: scusa.
Niente firme nè dediche. Sapeva per certo che lui avrebbe riconosciuto la sua calligrafia -consapevolezza che le scaldava il cuore in un modo che lei avrebbe definito inquietante, ma che chiunque avrebbe definito di una tenerezza infinita- e tanto bastava.

Tuttavia la sua speranza che il ragazzo decidesse di sua iniziativa di presentarsi alla festa, si era dimostrata vana. Il party era già in corso da tre ore e del ragazzo nessuna traccia.

"Diciamo di sì..." rispose laconicamente al padre. "Oh guarda papà lo zio ti sta chiamando!" esclamò poi indicando l'uomo che si stava sbracciando per avere l'attenzione di Daniel "Vai... ti prego! Preferisco stare da sola."

Senza osare obiettare l'uomo si alzò e si allontanò, dopo avere accarezzato teneramente una spalla.

"Mi merito di stare da sola" concluse quando lui era già lontano, mentre voltava le spalle alla festa, continuando a sorseggiare il suo cocktail.

Non passò molto prima che sentisse di nuovo qualcuno che si avvicinava a lei, camminando lentamente, come se fosse incerto sul da farsi.

"Papà ti prego! Ti ho detto che preferisco stare da sola."

"Sei bellissima" sussurrò una voce roca e profonda, che proprio non somigliava a quella del padre.

"James!" esclamò lei balzando in piedi. "Oh James... sono così contenta... non ci credevo più. Io... hai ricevuto il biglietto, quindi? Mi dispiace così tanto, io..."

"Evans, ho ricevuto il biglietto e non ho bisogno di altre scuse." disse James con un sorriso "Direi, inoltre, che la tua molto più che entusiata reazione alla mia presenza abbia risanato il mio ego per moooolti anni a venire"

"Oh no..." scherzò Lily, fingendosene dispiaciuta.

"Sei bellissima" ripetè di nuovo il ragazzo, senza riuscire a trattenersi.

Maledizione doveva proprio guardarla in quel modo? Era ovvio che le ragazzine si scogliessero ai suoi piedi! Avrebbe sciolto un iceberg con quello sguardo infuocato.
Ma Lily non si sarebbe fatta fregare. No! Lei era molto meglio di un iceberg! Lei era... lei era... era già liquefatta, per Merlino!
Maledetto Potter e i suoi occhi!
Tuttavia... se giocava d'astuzia, il ragazzo non se ne sarebbe accorto. Forse.

"Lo so" rispose, prima di allontanarsi di un passo e squadrarlo con occhio critico.

Grosso errore, piccola Evans. Grosso, grosso errore.
James indossava un completo nero, con camicia bianca. Il primo bottone della camicia slacciato e la cravatta leggermente allentata, conferivano al ragazzo un aria trasandata e allo stesso tempo incredibilmente affascinante.
Maledetto Potter e il suo fisico!
Com'era possibile che in tutti quegli anni non si fosse mai accorta quanto il Quidditch facesse bene all'anima e al corpo? Soprattutto al corpo.
Ora capiva tutte quelle oche giulive che se ne andavano strillanti e starnazzanti a vedere le partite pur non capendoci una mazza di sport!
Non pensava di essere così ingenua...

Comunque, dicevamo che non voleva farsi vedere sciolta di fronte a Potter. Il suo ego era già bello e risanato, l'aveva detto anche lui.
Quindi sarebbe stato il caso di smettere di guardargli languidamente le spalle.
Smettere... ora!
Ok.. ancora 5 minuti. Magari nel frattempo dava un'occhiatina agli addominali...

"Evans?"

Mentre gli ormoni di Lily continuavano a gridare di saltargli addosso, la sua testa le comunicò che stava facendo la figura dell'imbecille e che -cosa ben peggiore- Potter se ne stava accorgendo.

"Beh... anche tu sei carino" concluse finalmente il suo discorso Lily, con aria di sufficienza.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, mettendo su un'adorabile aria offesa.
"Carino? Evans, è con James Potter che stai parlando! Carino puoi chiamarci il gatto!!"

Lei rise e Potter continuò.
"Ci ho messo sei ore a sembrare un babbano!"

"Sei un babbano perfetto" sussurrò Lily, senza smettere di ridacchiare, mentre al povero Potter mancava un battito per l'emozione.

"Ok, è definitivo. Il mio ego è risanato per i prossimi MILLE ANNI!"

"Oh... sono venuti anche i tuoi genitori!" esclamò la Evans, guardando alle spalle di James.

"Sì, certo che sì. Tua madre li aveva invitati"

"Oh bene allora presentameli! Non vedo l'ora di conoscere tuo padre" esclamò Lily, lisciandosi il vestito "Ah... a proposito. Cosa hai raccontato loro?"

"La verità" rispose semplicemente James "Tu mi hai chiesto di fingere di essere il tuo ragazzo e io ho accettato"

"E loro che hanno detto?"

"Non ci volevano credere!" esclamò improvvisamente offeso Potter, incrociando le braccia al petto "Insistevano a dire: cosa hai fatto a quella ragazza? Non la stai ricattando vero? James lo sai che è illegale confondere la gente e blablabla. Ma uffa!"

Lily rise, la preoccupazione passata e l'entusiasmo recuperato.

Si avvicinarono ai signori Potter, che si guardavano curiosamente intorno.

"Salve signori Potter" disse Lily, quando fu arrivata di fronte aloro "Sono molto felice che siate venuti alla festa di mia cugina, è un vero piacere."

"Figurati, Lily, fa molto piacere anche a noi, vero Charlie?"

"Certo. Non abbiamo mai assistito ad una festa Babbana" rispose il signor Potter.

Somigliava molto al figlio, il volto magro, gli intensi occhi color nocciola, i capelli un tempo neri, ora striati di bianco, sparati in tutte le direzioni.

"Oh non è niente di speciale, davvero. Signora Potter il suo vestito è magnifico."

"Somiglio a una Babbana, vero?"

"Una Babbana perfetta!"

La donna sorrise felice.
"Davvero? Ah ah, hai visto Charlie? Mi sono travestita alla perfezione!" disse con fare vittorioso al marito.

"Ma amore non ti sei travestita. Mica è una festa in maschera!" protestò lui, alzando gli occhi al cielo.

"Si, si insomma! Mi hai capito!" lo liquidò lei con un gesto della mano.

"Venite, vi presento ai miei genitori" disse Lily, conducendoli dalla parte opposta della pista da ballo.

I genitori si presentarono e iniziarono a parlare.
Daniel Evans aveva programmato di rimanere imbronciato e in disparte a guardare i genitori di quel ragazzo che avrebbe potuto deflorare il suo dolce giglio con fare accusatore, in modo che loro si vergognassero di averlo portato a dover sopportare una situazione del genere.

Ovviamente il suo piano andò in fumo.

Rose, come sempre, era stata molto cordiale con i nuovi invitati, e nel giro di pochi minuti si era trovata a parlare delle differenze fra il mondo Babbano e quello magico con Dorea Potter, entrambe incuranti del fatto che qualcuno potesse sentirle.

Daniel quindi, non volendo essere troppo scortese e spinto dagli sguardi di fuoco della figlia aveva tentato di imbastire una conversazione con il signor Potter. Ma cosa mai potevano avere in comune un Auror e un ingegnere babbano? La risposta pià naturale sarebbe: assolutamente niente, ma sarebbe sbagliata in questo caso.

Charlus Potter infatti era un grandissimo appassionato ed esperto di barche a vela e motori, che Daniel casualmente produceva con la sua ditta. Ben presto furono immersi fino al collo in una discussione che riguardava regate e altre cose strampalate che nessuno riusciva a capire, e il signor Evans depose l'ascia di guerra, almeno per quel momento, deciso a far sentire in colpa i coniugi Potter in un prossimo futuro.

Lily osservava sorridente la scena, piacevolmente stupita che per una volta i suoi due mondi si fossero incontrati e andassero daccordo senza problemi, e per un istante si dimenticò di trovarsi lì insieme a James. Ma lui non si era dimenticato di lei.

"Mi concedi questo ballo?" soffiò il ragazzo all'orecchio di Lily con voce roca e tremendamente sensuale.

"Certo" rispose lei, lasciandosi condurre al centro della pista.

La serata fu ancora lunga, ma per lei i ricordi si sarebbero sempre fermati a quel momento.

Il momento in cui loro due ballavano insieme, talmente rapiti l'uno dall'altro, nonostante le loro divergenze, che il resto degli invitati parve sparire. Non esisteva niente oltre loro due e i magnifici occhi di Potter, talmente profondi che Lily si era sentita vacillare, ma quella vertigine non fu paura di cadere. Non quella volta. Aveva solo voglia di volare. Con James.

E quando questo pensiero attraverò la sua mente lei capì, finalmente, che in tutta quella situazione il ragazzo aveva avuto un incredibile potere.
Aveva saputo trasformare una sciocca farsa in un maginfico sogno.





Eccomi qua miei cari, spledidosa come sempre!!!!
Sono in ritardo lo so, me chiede veniaaaaa!! Ma non ho avuto tempo prima (dovrei in TEORIA prepararmi agli esami, in PRATICA guardo vacuamente il libro di algebra lineare senza capirci un' acca), ma torniamo a noi!!!
Vi presento il mio nuovo, poco convincente, ma scritto con il cuore xD, capitolo!
Ora qui sembra tutto rose e fiori, ma non illudetevi miei prodi. Il sentiero è ancoooora arduo e impervio... e losco. (adoro gli aggettivi!! *_*)
Il titolo infatti non è scelto a caso. (Tralasciamo tutto il relativismo di Pirandello che non ci riguarda xD il riferimento a lui è solo parziale.)(Ps. Lussissa sei pregata di non prendermi in giro per la mia fissa per i titoli)
Uno, nessuno e centomila sono i modi in cui si sente Lily, uno nel senso che si sente sola, nessuno nel senso che non sa più nemmeno chi è e centomila sono le maschere che indossa per non affrontare il mondo.
Ma ahimè, centomila sono anche le volte in cui cambia idea, quindi ripeto: sentiero arduo e impervio! E losco!Oh James... povera bestiolina. Tranquillo cucciolo, ci sono sette libri e otto film che possono testimoniare che alla fine avrai la meglio xD xD
Comunque xD ora che ho finito di annoiarvi, me ne vado definitivamente.(Nd.TUtti YeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeHHHHHHH)  Fatemi sapere che ne pensate anche perchè (anche stavolta) non sono per niente convinta del mio operato.

Vi aspetto numerosi miei tre amati lettori!!!!!!(N.d.tutti: non vuol dire niente questa frase. Nd.Lettore Intelligente: shhhhhhhhh che almeno se ne va!)
Ciao!!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** l'effetto farfalla. ***




Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo.



Erano appena le cinque del mattino e il sole stava sorgendo, illuminando con la sua calda luce rosata le vetrate di casa Potter. Se un passante avesse osservato l'elegante edificio in quel momento avrebbe di certo pensato che pareva uscito da una pubblicità del Mulino Bianco.
Con le sue pareti bianche e pulite, il tetto rosso e il giardino ben curato, ad un primo impatto non si poteva fare a meno di pensare che al suo interno ci fosse un'allegra famigliola che si stava appena svegliando, canticchiando tenere canzoncine d'altri tempi e intenta a fare delle cose che una famiglia normale non avrebbe mai fatto a quell'ora del mattino, come impastare il pane, giocare con la farina imbrattando tutto nelll'arco di mille miglia, fra una risata e l'altra... e altre sciocchezze del genere.

E' inutile dire che chiunque avesse fatto un pensiero del genere guardando casa Potter proprio quella mattina, avrebbe sbagliato. Avrebbe sbagliato di grosso.


E non avrebbe sbagliato solo perchè appena sveglio il rampollo della famiglia Potter riusciva ad articolare soltanto suoni che assomigliavano fin troppo bene ai rantoli di un cervo ferito e quindi era ben lungi dal saper cantare tenere canzoncine.

E nemmeno perchè il signor Potter, Auror stimatissimo in tutta la nazione, al risveglio diventava improvvisamente un perfetto imbecille per almeno mezz'ora, dotato, fra l'altro, di una pessima coordinazione mano occhio e quindi del tutto incapace di fare cose come impastare il pane.

E poi, intendiamoci, la signora Potter era diventata troppo suscettibile a causa delle bravate del figlio per permettere che in casa sua si giocasse con la farina. Come minimo avrebbe pensato che era cocaina.

Insomma, i Potter avevano tanta affinità con le famigliole del Mulino Bianco, quanta poteva averne Voldemort con Cupido.


Comunque, come se questo non fosse sufficiente, non erano questi gli unici motivi che rendevano quella casa tutt'altro che tranquilla, perchè quella era una mattinata speciale anche per una famiglia fuori dall'ordinario come la loro. Il tragico dramma che si stava consumando all'interno di quelle belle pareti bianche, infatti, era molto peggiore di qualsiasi altro che si fosse mai visto sulla faccia della terra.

Maya, abbassate la cresta, dopo questo giorno nessuna fine del mondo può spaventarci!

Mio caro Voldemort, mi dispiace deluderti, ma per quanto ti impegni questo giorno è mille volte più sconvolgente di qualsiasi Magia Oscura riuscirai ad inventarti!

Perchè questo è il giorno in cui Sirius Black si sposa.


Sì, avete capito bene e no, non è uno scherzo.

Sirius Black si sposa.

Lo so che è difficile da accettare, lo stesso James ci  aveva messo mesi interi prima di convincersene e, ad essere sinceri, non ci credeva nemmeno ora che il fatidico giorno era arrivato.


Dopo aver passato metà della sua esistenza a dire che non era un uomo adatto il matrimonio, o meglio, che non era il tipo d'uomo che era in grado di innamorarsi completamente e senza freni, ecco che infine aveva ceduto. Era riuscito ad aprire il suo cuore e la sua mente, riuscendo finalmente ad accettare i sentimenti che provava senza paura, ma ora che il giorno del matrimonio era arrivato, mille dubbi avevano affollato i suoi pensieri, mandandogli definitivamente in tilt il cervello.

Senza riuscire a rimanere a letto un minuto di più, Sirius si era alzato in preda alla smanìa, ma dopo aver vagato per i corridoi della casa del suo migliore amico per almeno due ore, in mutande, con un bicchiere di latte mezzo vuoto in mano, era stato preso da un improvviso e apparentemente ispiegabile terrore di muoversi, così si era sdraiato a terra, lì dov'era, senza osare contrarre un solo muscolo, come se anche il minimo movimento del suo corpo avrebbe potuto causare catastrofi di dimensioni mondiali.


"Ehm... Sir? Si può sapere che diamine ci fai lì in terra? Hai deciso che vuoi diventare un tappeto?"


Sirius sobbalzò. Non aveva sentito James arrivare perchè troppo immerso nelle proprio preoccupazioni. Si voltò ad osservare l'amico per un momento poi tornò a fissare il soffitto con sguardo vitreo.


"Sto pensando" rispose con una voce che pareva provenire dall'oltretomba.

"Addirittura!" esclamò Potter fingendosi sorpreso, mentre gli si sedeva a fianco "Stai pensando! Wow!! Sono mooolto fiero di te, ma... beh... ecco... visto che non l'hai mai fatto in tutta la tua vita, devi mettertici proprio oggi?"


Sirius si dimenò sul posto, indignato, senza tuttavia osare alzarsi.


"Guarda, bestia cornuta che non sei altro, che io penso continuamente!! Potrei persino essere considerato un filosofo da quanto penso! Anche ad esso, per esempio, ero arrivato a capo di una infinità di dispute teologiche, psicologiche, storiche...."

"Sì, certo." ribattè sarcastico James "L'avevo già riconosciuta la tua vena filosofica... dopotutto la storia è ricchissima di filosofi che riuscivano a pensare solo... IN MUTANDE!"

"Vedi che lo sai anche tu!!" esclamò Sirius fingendo di non aver percepito il sarcasmo che traboccava da ogni singola parola dell'amico "E' una cosa risaputa! Pensa a Socrate... anche lui riusciva a pensare solo in mutande."

"Ma se al tempo di Socrate le mutande non esistevano nemmeno!!"

"Come no? Ora ti pare che non esistessero le mutande? Le mutande sono nate insieme all'uomo. Anche Coso dell'Eden ce le aveva.... Adamo!!"


James sbuffò, mollando una pacca sulla schiena del giovane Black, che nel frattempo, dimenticatosi della sua immobilità a quanto pareva fondamentale per la salvezza del pianeta, si era messo a sedere per osservare meglio l'amico.


"Adamo aveva la foglia di fico. Questo lo sanno tutti" rispose Potter parlando con lo stesso tono conciliante con cui si parla ad un bambino di pochi anni.

"Certo che aveva la foglia di fico, ma come la teneva ferma secondo te? Con altre foglie di fico che gli cingevano la vita. Era una mutanda rudimentale, no?" spiegò Sirius tutto agitato, aiutandosi nella spiegazione con ampi gesti "Santo Merlino come sei ignorante... devo spiegarti tutto io."

"Siriussino mio bello... hai proprio ragione." disse James mettendo su un aria esageratamente melodrammatica, mentre si portava il dorso della mano alla fronte, come se fosse in procinto di svenire "Come farò d'ora in poi senza di te? Come farò ora che quella donna ti porterà via da me?"

"Quale donna?"


Un silenzio di tomba invase il corridoio mentre James e Sirius si guardavano l'uno l'altro, Potter con uno sguardo fra l'esterrefatto e l'esasperato, Black con uno sguardo decisamente perplesso.


"Come quale donna? La tua futura moglie, no?"

"Moglie???? Ma che diav..... oh."

"Eh."

"Ah."

"Ehm.... Uh?"


Sirius non rispose, lo sguardo perso nel vuoto e la bocca semiaperta, come inorridito.


"Sirius?" lo richiamò James divertito "Sirius? Ci sei?"

"Matrimonio!!!"

"Ohhhh santi numi! Bravo!! Oggi è il tuo matrimonio, quindi...."

"NON DEVO MUOVERMI!!!" sbraitò sconvolto in risposta, gettandosi a terra talmente velocemente che pareva che qualcuno gli avesse lanciato un incantesimo Pastoie-TotalBody.

"Ma perchè??"

"Perchè... perchè... hai mai sentito parlare dell'effetto farfalla?"

"Beh sì... ma non mi pareva che dicesse se vuoi scampare al tuo matrimonio sdraiati a terra a fingi di essere morto."

"Non lo dice infatti..." Sirius sospirò, improvvisamente serio "L'effetto farfalla non è altro che una locuzione che racchiude in sè la nozione maggiormente tecnica di dipendenza dalle condizioni iniziali. In sintesi, il semplice battito d'ali di una farfalla da una parte del mondo, può provocare un uragano dall'altra parte. Io non sono una farfalla, James, ma sono la condizione iniziale più catastrofica che ci possa essere. Io... è meglio se rimango qui a terra e non mi muovo. Non posso fare guai se non faccio niente."


James lo osservò, intenerito. Sirius era sempre stato in difficoltà ad esprimere i propri sentimenti e questa difficoltà l'aveva spesso portato a ferire le persone che amava, anche se involontariamente. Ora che aveva trovato una ragazza, che amava più di ogni altro cosa al mondo, esprimersi era diventato ancora più difficile per lui, ma la posta in gioco era più alta: la sola idea di ferirla gli straziava il cuore.


"Sirius, non dire sciocchezze" gli disse James sorridendo "L'unico guaio che puoi combinare, può essere solo quello di non presentarti al matrimonio e se continui a stare qui mezzo nudo senza muoverti è proprio quello che farai. Non hai niente da temere. Fidati di me. Lei ti ama, davvero."

"Perchè?"

"Perchè è pazza, è ovvio!"


Si guardarono per un secondo, poi scoppiarono a ridere entrambi.


"Non ho ancora nemmeno scritto le promesse di matrimonio... non sono bravo in queste cose... non ho la più pallida idea di cosa dire"

"Beh potresti iniziare a dire perchè lei è tanto importante per te"

"Sì, certo, come se fosse facile spiegarlo!" sbottò Sirius incrociando le braccia al petto.

"Provaci, almeno! Dillo prima a me... a me puoi dire tutto."


Black rimase un momento in silenzio, indeciso. Veramente non sapeva cosa dire. Era una questione di sensazioni, di emozioni, di sentimenti e quando si parla di questo genere di cose non importa che le lettere dell'alfabeto possano combinarsi in infinite parole diverse, sembra che non esista al mondo un verbo abbastanza efficace che sia in grado di descrivere ciò che proviamo.


"Sai... sai che i marinai babbani si servivano della stella polare per orientarsi in mare?"


James annuì.


"Se anche si perdevano nel bel mezzo dell'oceano, di notte, lontano da tutto e da tutti, loro erano comunque in grado di ritrovare la retta via solo grazie ad essa."


Potter rimase in silenzio, attendendo che l'amcio terminasse il suo discorso, cercando di capire dove volesse andare a parare.


"Ecco, Ramoso... Io ero perso. Avevo accettato di essere un reietto, rifiutato da tutti, dal mondo, da mia madre.... ma ora mi sono ritrovato e non posso più perdermi. Perchè ora ho trovato la mia guida... ora ho trovato la mia... Stella."





Sirius si risvegliò di soprassalto nel suo letto, madido di sudore, con il cuore che gli batteva a mille. Le ultime parole che aveva pronunciato nel sogno gli rimbombavano ancora nella testa, come se qualcuno gliele avesse urlate nelle orecchie.
Quella strana sensazione di sicurezza e appagamento che aveva provato poco prima continuava ad aleggiargli nel cuore, ma stava venendo affiancata da altre sensazioni, decisamente meno piacevoli, che si facevano sempre più forti ad ogni secondo che passava.

Frustrazione. Tristezza. Solitudine.

Sì, perchè niente di tutto ciò che aveva sognato purtroppo era vero.
Non era vero che aveva trovato la sua guida.
Non era vero che aveva finalmente smesso di essere un reietto. Lui era sempre il solito Sirius Black, il ragazzo in lotta con tutti, ma soprattutto con sè stesso. il ragazzo che provava un tale disgusto di sè che a volte sentiva quasi il bisogno morboso che anche gli altri provassero la stessa cosa.

Che diavolo gli era preso? Perchè fra tutte aveva sognato proprio lei? Stella.

E' vero, quella ragazza le piaceva, era inutile continuare a negarlo a sè stesso, ma era una cosa puramente fisica... Certo, lei era brillante, simpatica, arguta, l'esatto contrario del modello di ragazza che aveva cercato fino a quel momento. Spesso si trovava a punzecchiarla per il semplice gusto di sapere quale nuova offesa colorita avrebbe trovato per lui.

Solo per lui.

Perchè anche se era un'offesa era pur sempre un'attenzione, un trattamento esclusivo e personale che rivolgeva a lui soltanto e che quindi non doveva condividere con nessun'altro.

Improvvisamente comprese il bisogno malato di James di litigare continuamente con la Evans.

Sirius si alzò, cercando di muoversi il meno bruscamente possibile, nonostante il crescente nervosismo. Non voleva svegliare gli amici che ancora dormivano accampati da lui o avrebbe dovuto spiegare perchè era sveglio, ma soprattutto perchè era così sconvolto. Si recò in cucina e si lasciò cadere su una sedia, prendendosi la testa fra le mani.

Era semplicemente assurdo. Come gli era anche solo venuto in mente di paragonare sè stesso e un'assoluta e passeggera infatuazione per una ragazza conosciuta da pochi giorni, con la fissazione di James per la Evans?

James Potter e Lily Evans erano come... Tristano e Isotta. Romeo e Giulietta. Silente e i sorbetti al limone!!
Anche se non stavano insieme, lui li vedeva come La coppia. Forse di questo erano colpevoli tutte le notti insonni, passate ad ascoltare James che riusciva a parlare di cose come le lentiggini della Evans anche per mezz'ora di fila senza interrompersi mai.... ma questa è un'altra storia.

Rimase fermo a fissare nel vuoto per quello che parve un tempo infinito, mentre le parole che lui stesso aveva pronunciato nel sogno continuavano ad attraversargli la mente, quasi dolorosamente, come continue fitte di una ferita pulsante.


"Lei ti ama, davvero."

"Perchè?"


Perchè avrebbe dovuto in fondo?


"Perchè è pazza, è ovvio!"


Lui era pazzo. Era pazzo di lei.


"...non posso più perdermi".


E invece lo era e lo sarebbe sempre stato. Perduto. Rifiutato. Reietto.


"ora ho trovato la mia... Stella"


Ma non era sua e lui non aveva intenzione di chiederle di esserlo. Una ragazza come lei meritava molto più. Una ragazza come lei meritava ciò che lui non avrebbe mai potuto dargli... la felicità.


"Devo scrivere a James."






James ascolta, io.

Carissimo James
ti pongo i miei più vivi saluti ed è con viva e vibrante preoccupazione che...

Ciao coglione!! Come va?

Ramoso è successa una cosa terribile!! Mi sono sposato!!!! Non davvero eh... in un sogno, ma comunque...

Jim! Come butta bello? Oh ma lo sai che stanotte ho fatto un sogno proprio strano?

Ramoso non so cosa fare. Stanotte ho sognato che mi sposavo con Stella. Che cosa vuol dire? Perchè proprio lei? Perchè proprio un MATRIMONIO?? Io sono terrorizzato dai matrimoni...
Sono confuso, James. Aiutami.

Tuo Sirius.

Ps: Alla fine ci sei riuscito a farti la Evans?





James stava pranzando con i genitori quando la delirante lettera dell'amico arrivò a destinazione. La aprì senza aspettare di finire quello che aveva nel piatto, con uno strano senso di preoccupazione che non riusciva nemmeno a spiegarsi del tutto e iniziò immediatamente a leggerla, cercando nel frattempo di tenerla lontana dalla portata della madre.


"James? James cosa è successo? Remus è fuggito con la spogliarellista?" chiese Dorea ridacchiando, mentre si versava un bicchiere di succo di zucca "O è Sirius che ha deciso di impegnarsi a tempo indeterminato?"


Il ragazzo non rispose, continuando a fissare la lettera, senza sapere se scoppiare a ridere o continuare a preoccuparsi.


"Dorea non dire sciocchezze! Sirius impegnato a tempo indeterminato! Ha il terrore di impegnarsi, lo sai. Quando gli abbiamo fatto vedere il video delle nostre nozze e tu hai lanciato il boquet, lui si è nascosto sotto il divano!"

"E' vero!!" esclamò Dorea scoppiando a ridere "E ti ricordi quando abbiamo aperto lo champagne e gli ha picchiato il tappo addosso e James ha urlato: matrimonio entro l'annoooo! Se non vuoi sposarti rotolati a terra!! E' lui ha preso a rotolarsi a terra come se stesse andando a fuoco!!"


Anche Charlus scoppiò a ridere, ma James rimase ancora serio, lo sguardo perso nel vuoto e la mente che lavorava febbrilmente, cercando di trovare una soluzione al problema dell'amico.

Avrebbe dovuto dirgli che era solo una cottarella di poco conto e che doveva andare avanti con la sua vita come se niente fosse?
Avrebbe dovuto mandargli l'iscrizione al Club Malandrini Dai Cuori Infranti di cui lo stesso James era l'unico membro da quando frequentavano il secondo anno ad Hogwarts?
Avrebbe dovuto dirgli di confessare ciò che provava a Stella?

Non riusciva a capire se la situazione era veramente disagevole per Sirius come sembrava. Oltretutto lui questa Stella non la conosceva nemmeno, poteva benissimo essere una sadica arpia dai lunghi artigli blu, per quanto ne sapeva...

Non poteva consigliare niente a Sirius. Non prima di saperne di più.
E c'era un unico modo per sapere cosa stava succedendo: doveva contattare Lui. La spia. L'arma segreta. Il Malandrino Insospettabile... Remus Lupin.
Lui non solo avrebbe saputo spiegargli alla perfezione cosa stava succedendo, senza cadere ingannato dal comportamento di Sirius, che sicuramente avrebbe tentato di attribuire il suo sogno ad una mancata disgestione, ma sarebbe anche potuto intervenire attivamente in aiuto all'amico.


"Scusate... Devo scrivere a Remus" disse James, alzandosi.

"Non finisci nemmeno il pranzo?"

"No, mamma. Cose da Malandrini."


Dorea annuì mentre James iniziava a salire le scale, diretto nella sua camera, dove iniziò a scrivere una lunga lettera a
Remus.

Non era nemmeno arrivato a metà, quando Lily arrivò.
La preoccupazione per Sirius era tale che era riuscita perfino a fargli dimenticare un appuntamento con la Evans. Si infilò rapidamente una maglietta e cercò di dare un aspetto vagamente decente alla sua camera, in cui sembrava essere appena passato Annibale con una mandria di elefanti imbizzarriti.


"Ciao James! Come....Potter? Che stai facendo?"


Lily rimase bloccata sulla porta, senza osare credere ai suoi occhi: non sapendo più dove nascondere la catasta di vestiti, libri e altre cianfrusaglie varie prima dell'arrivo della ragazza, James aveva avuto la brillante idea di buttare tutto dalla finestra. O almeno lo avrebbe fatto, se la rossina non avesse fatto appena irruzione cogliendolo sul fatto.


"Lily che piacere vederti!!" esclamò gioviale il ragazzo, cercando di non far cadere la montagna di roba che aveva fra le braccia "Non ti aspettavo così presto!"

"In realtà sono in ritardo... Potter, non avevi intenzione di buttare tutto dalla finestra, vero?"

"Ma come ti viene in mente? Ti pare che ora io butti tutte le mie cose dalla finestra?? E' impossibile, assurdo, impensabile, incredib..."

"E allora dove vuoi mettere tutta quella roba?"

"Ehm... ehm.... ehm... beh... Mi scusi un momento?"


James lasciò la stanza ad una velocità sorprendente, sparendo giù per le scale e lasciando da sola la rossina nella camera.
Senza sapere bene come comportarsi, Lily si avvicinò al letto per sedersi, prima che un pensiero decisamente poco rassicurante le attraversasse la mente. Potter nel corso della sua vita aveva spesso dimostrato di essere un potenziale maniaco, avrebbe potuto fraintendere un gesto del genere... e di sicuro avrebbe iniziato a fare imbarazzanti battutine sconcie.

Spaventata, si allontanò rapidamente dal letto, urtando il comodino con un ginocchio.

Ecco, il comodino doveva essere un posto sicuro. Si sarebbe messa lì in piedi, di fianco a quel mobiletto del tutto innoquo. Dopotutto una cosa come il comodino non poteva avere richiami erotici neppure per uno come Potter.
Cosa mai poteva metterci sopra? Si avvicinò per osservarlo meglio.

Ecco, infatti: un abatjour, un calzino spaiato, un libro con una piuma d'oca fra le pagine a farne da segnalibro e.... una scatola preservativi!?!?!

Lily lanciò un gridolino strozzato, mentre si allontanava ad una tale velocità che finì con l'inciampare sui propri piedi e cadere rovinosamente a terra.


"Lily che diavolo ti prende?" sussurrò la rossina rivolta a sè stessa "Ti comporti come una bambinetta di 7 anni" proseguì aggrappandosi al letto per tirarsi sù "Non hai mai visto un preservativo?"

"Ehm... sì certo che ho già visto dei preservativi. Perchè?"


La rossina sentì il viso avvampare e il resto del corpo gelarsi sul posto, non si sarebbe stupita se avesse avuto la faccia rossa come un pomodoro e le gambe blu per mancanza di circolazione. James era tornato.


"Perchè è importante fare sesso sicuro." affermò lei, prima di darsi mentalmente della stupida.


Maledetta la sua linguaccia!! Ora Potter avrebbe sicuramente...


"Evans, stai tranquilla se hai intenzione di fare sesso adesso, io ho tutte le protezioni che vuoi"


Ecco, appunto.


"POTTER!!"


Lily strinse le mani a pugno, senza sapere cosa dire. Quello era di sicuro il momento più imbarazzante della sua vita, ma se si poteva vedere un lato positivo anche a quella situazione, era che dopo quel giorno, niente sarebbe più riuscita a farla vergognare!!


"James, cosa stai facendo?"


Come non detto.


"Mamma, niente, sto parlando con Lily." rispose il ragazzo per nulla turbato dall'arrivo della madre.

"Ho sentito Lily che ti rimproverava... non le avrai mica detto niente di male, vero?"


Terrorizzata dall'idea che James potesse veramente dire a sua madre ciò che aveva detto a lei poco prima, decise di intervenire.


"Oh no, signora Potter, grazie. Stia tranquilla noi..."

"...stavamo solo parlando di sesso sicuro" concluse per lei James, sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi malandrini.

"Ah." disse Dorea pensierosa "Beh il sesso sicuro è importante..." affermò sicura, facendo desiderare a Lily di avere una pala a disposizione per potersi seppellire metri e metri sotto terra "ma se parlaste del sesso DOPO IL MATRIMONIO sarei molto più contenta."

"Ma mamma..."

"Potter! Se non taci immediatamente parleremo del sesso DOPO IL TUO FUNERALE!!" sibilò Lily, senza più riuscire a trattenersi, con il volto che ormai era diventato quasi fluorescente per l'imbarazzo.

"A me basta che parliamo di sesso, poi mi sta bene tutto."


La rossina aprì la bocca per rispondere, ma stavolta fu miracolosamente salvata dall'intervento di quella santa donna di Dorea Potter, che ebbe abbastanza pietà di lei da mettere a stare quella lingua biforcuta di suo figlio.


"Oh Lily, mi dispiace tanto che mio figlio ti stressi così... E' tutto suo padre. Anche lui è un gran rompiscatole." affermò sorridendo "Però devi ammettere che è proprio bello il mio PicciPicci!! Il piccolino della mamma è bello come lei!! Sì sì, tesoooro!!"


Questa fu la volta di James arrossire, che mettendo su un'espressione che a suo parere doveva sembrare pacatamente indignata e che invece assomigliava adorabilmente a quella di un bambino a cui hanno appena negato le caramelle, disse, cercando di suonare glaciale:


"Mamma, sparisci."

"Così impari a comportarti da buzzurro!! Povera Lily... oh ma è tutto suo padre, non c'è che dire..." continuò la donna mentre si allontanava giù per le scale, senza smettere di parlottare.


James lanciò uno sguardo truce alla schiena di quella donna che pretendeva di considerarsi una madre e poi sbattè la porta, dirigendosi a passo di marcia verso la sedia della sua scrivania.

I due ragazzi rimasero in silenzio per qualche secondo, entrambi a corto di parole. James abbandonato sulla sedia e Lily in piedi, indecisa sul da farsi.


"Siediti, Evans, non vorrai mica rimanere in piedi tutto il giorno." disse infine Potter, decidendosi a parlare.

"Ok..." rispose Lily poco sicura, sedendosi con cautela sul bordo del letto.


James si voltò, facendo ruotare la sedia girevole, le braccia incrociate sul petto e il sorriso Malandrino di nuovo sul volto.


"Lily Evans nel mio letto. Questa idea mi farà compagnia nelle fredde notti invernali, quando sarò tutto solo nel mio lettino, pensando alla donna che vuole solo uccidermi..."


La rossina sbuffò.
"Potter, sei l'uomo più prevedibile del pianeta. Sapevo che avresti pensato una cosa del genere." disse cercando, con scarso successo, di avere un'aria sostenuta. "Ecco mi sdraio!!" disse gettandosi sul letto e appoggiandosi al cuscino "E ora che cosa pensi?"

"Oh Evans, sono più che certo che non hai la minima idea di cosa stia pensando in questo momento" disse James, la cui voce si era fatta improvvisamente più roca e sensuale.

"Oh... beh... io" balbettò la ragazza, arrossendo di nuovo.

"Non capisco perchè continui ad avventurarti in questi giochi, di cui, chiaramente, non conosci le regole..." le punzecchiò Potter, con un sorrisetto.

"Per tua informazione, io so giocare a quello che voglio!!" ribattè stizzita "Guarda, ora io... cos'è questa?"


Mentre Lily si stava muovendo, cercando una posizione più comoda sul letto, una mano era accidalmente scivolata sotto il cuscino di James.


"E' una foto" disse Lily, osservandola.

"Oh... io... io... ehm... foto? Non so come sia finita lì..."

"Ma... sono io."

"Tu? Allora è tua!"


Lily non rispose, continuando a fissare la foto, incredula. Era una sua foto di qualche anno prima. Doveva avere circa 14 anni. Era china su un libro, con una piuma d'oca in bocca e continuava a passarsi stancamente la mano fra i capelli.


"Quando hai fatto questa foto, James?" gli chiese, ignorando il commento fatto poco prima dal ragazzo.

"Io... ok. Quella foto l'ha fatta Sirius. Era parte del mio regalo di compleanno." ammise infine il giovane, vergognandosi come un ladro.


Lily sorrise, sentendo una strana sensazione che gli pervadeva lo stomaco, una sorta di piacevole calore, un ispiegabile senso di benessere che non riusciva proprio a spiegarsi. Era solo una foto! Potter non aveva fatto altro che confermare l'ipotesi che lei portava avanti da anni, ovverosia che era uno stalker. Eppure era uno stalker tanto dolce...


"Evans? Tutto bene? Non devi arrabbiarti. La tengo lì perchè... è un regalo di Sirius! Insomma, non posso buttare via un regalo di Sirius...."

"Ah perchè se non te l'avesse regalata Black l'avresti gettata via?"

"Certo che no!" esclamò James in difficoltà.


Come poteva dirle che teneva quella foto sotto il cuscino da quando aveva 14 anni e che se la portava dietro ovunque andasse? Come poteva dirle che una volta la sua elfa domestica l'aveva gettata via per errore e lui aveva passato tre giorni in mezzo ai rifiuti fino al collo, solo per ritrovarla? Come poteva dirle che una volta si era ubriacato insieme a Sirius e aveva tentato di farsela tatuare su una natica, cosa che avrebbe sicuramente fatto se non fosse stato per il tempestivo intervento di Remus?

Non poteva e non voleva dirglielo, ma per una volta non ebbe bisogno di inventarsi mirabolanti panzane per togliersi dai pasticci. Per una volta Lily parve leggergli nel pensiero, decidendo così di non fare ulteriori domande.


"C'è pure la dedica!" esclamò, con un sorriso "A James. E poi non dirmi che non ti voglio bene. Mi sono beccato una librata in testa dalla Pince per riuscire a farla. Sirius." lesse Lily, per poi scoppiare a ridere "Ricordo la volta in cui la Pince diede la librata a Black!! Che ridere... non faceva che dire che era colpa di quel trauma cranico se non faceva i compiti."


Potter scoppiò a ridere, ma lui risata si spense ben presto. L'arrivo di Lily gli aveva per un momento fatto perdere di vista i problemi dell'amico, ma non poteva rimandare ulteriormente. Sirius aveva bisogno di lui e nessuna donna - nemmeno la rossa del suo cuore- avrebbe potuto impedirgli di andare in aiuto del Malandrino.


"Evans, ti dispiace se finisco di scrivere una lettera a Remus? E' questione di un secondo..."

"No, certo che no."


James si voltò e riprese a scrivere la lettera da dove l'aveva lasciata, mentre Lily riponeva la foto che aveva trovato al suo posto, dopo averla osservata con un ultimo sorriso.
Il ragazzo finì di scrivere dopo pochi minuti, imbustò la lettera e la spedì immediatamente, per poi lasciarsi di nuovo cadere sulla sedia con un sospiro.


"E' successo qualcosa di grave?" chiese Lily, notando lo sguardo pensieroso del ragazzo.

"Beh... sì e no. Diciamo che Sirius ha scoperto di avere un cuore."

"Oh santo cielo, deve essere sconvolto! E deve essere stato molto doloroso, poveretto. Come per il Grinch!"

"Che diavolo è il Grinch?"


Lily strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca, sorpresa.


"Non sai chi è il Grinch??"

"No!!"

"Quello brutto, verde e peloso che vuole rubare il Natale!!"

"Ma... povero Sirius! Lui non è verde!"


Entrambi scoppiarono a ridere, divertiti.


"Vorresti dire che è brutto, peloso e vuole rubare il Natale?"

"Beh... noi non diciamogli che si può rubare il Natale e lui non ci proverà" disse James senza smettere di ridere.


Continuarono ancora per qualche minuto, poi Lily ricordò com'era nata quella loro stramba discussione.


"Insomma mi dicevi che il Gri.. Black ha scoperto di avere un cuore. Beh è già qualcosa... da quel che so lui aveva solo una vaga consapevolezza di avere un pene. E' migliorato."


Potter rimase in silenzio a guardarla truce per un secondo.


"Mai offendere Sirius davanti a me." disse perentorio, ma poi un sorriso si allargò sul suo volto "Comunque devo informarti che la sua consapevolezza di avere un pene è molto più che vaga"


Lily ridacchiò.


"Dai, stavo scherzando, non volevo offenderlo. Raccontami cosa è successo." proseguì poi incrociando le gambe sul letto e girandosi per guardare meglio James.

"Ecco... stamattina mi è arrivata una lettera. Lui... ha fatto un sogno. Ha sognato che si sposava. Il che è stranissimo perchè lui è terrorizzato dai matrimoni..."

"Beh lo capisco, cosa c'è di più spaventoso di un matrimonio?"

"Magari un funerale?"

"Non fare esempi stupidi. I funerali sono universalmente riconosciuti come tristi, i matrimoni invece sono erroneamente considerati momenti felici..."

"Erroneamente?"

"Ma si!! Ti dichiari legato ad una persona finchè morte non vi separi, ma come fai a sapere che non vorrai liberarti di lei dopo due giorni? Come fai a sapere se sei innamorato? Noi supponiamo di essere innamorati di una persona quando il cervello ci va in tilt, ma come facciamo a essere sicuri che non sia una semplice ossessione... o una forma di pazzia. E poi come facciamo a sapere che anche l'altra persona è innamorata? Non lo sappiamo! Il matrimonio non è altro che una Roulette Russa!"


James la guardò ad occhi spalancati. La cosa aveva un che di inquietante, ma quella che lui aveva ritenuto e continuava a ritenere da anni la donna della sua vita, parlava esattamente come quella sottospecie di canide del suo migliore amico.


"Ma Lily la vita intera è una Roulette Russa." disse il ragazzo, sperando che almeno lei gli prestasse ascolto, cosa che Sirius non aveva mai fatto in tutti quegli anni che di amicizia "Non puoi decidere di non innamorarti solo perchè l'altra persona potrebbe non ricambiarti, o perchè il vostro amore potrebbe finire male.  E' come decidere di non fare niente della propria vita perchè tanto domani potresti essere presa in pieno da un autobus!"


La rossina rimase in silenzio per un momento, riflettendo sulle sue parole.
"Hai ragione... però i matrimoni mi fanno paura lo stesso." disse con un mezzo sorriso "Ma hai provato a dire queste cose a Black? Magari lui è un po' come me..."


Un po'?? Erano gemelli separati alla nascita!


"Vedi, per lui la situazione è un po' diversa. Lui non ha solo paura di impegnarsi... lui è proprio convinto di non essere capace di amare davvero una persona. E'... una cosa complicata."


Lily lo osservò, cercando di trovare qulcosa da dire. James non poteva saperlo, ma lei comprendeva gli strani sentimenti di Sirius più di quanto si potesse immaginare. La ragazza abbassò lo sguardo con un sospiro. Quante volte aveva pensato di essere una specie di sociopatica. Quante volte aveva desiderato somgiliare di più alle ragazzine della sua età, per cui l'amore non era altro che un capriccio, un nuovo argomento di cui parlare con le amiche... ma lei non aveva amici con cui parlare. Non più.


"Evans... c'è qualcosa che non va?" chiese dolcemente James sedendosi di fianco a lei.

"Ehm.. no, certo che no. Che cosa hai intenzione di fare per Black?"


Potter tacque per un secondo. Non aveva intenzione di lasciar cadere l'argomento tanto fecilmente, era evidente che Lily aveva qualcosa che non andava, qualcosa che la faceva star male e di cui aveva un assoluto bisogno di parlare, ma poi capì che non era pronta. Non pronta a parlare dei suoi sentimenti proprio con lui. Perchè anche se stavano passando dei bellissimi giorni estivi insieme, lui era ancora James Potter, il ragazzino che lei aveva dichiarato essere il suo nemico giurato da quando aveva 11 anni.


"Allora?" insistette la ragazza, cercando con tutte le sue forze di impedire che il discorso cadesse su di lei.

"Beh è ovvio. Io, Remus e Peter organizzeremo un piano e costringeremo Sirius a fare i conti con sè stesso."

"Ma povera bestia, non potete costringerlo a fare una cosa del genere!"


James ridacchiò. Sirius una povera bestia... in effetti era appropriato.

"Come no? L'abbiamo fatto un triliardo di volte!! Ancora non so se cercheremo di farlo mettere insieme a questa tipa o no... prima devo avere ragguagli da Remus... Non voglio mica che il mio amico si metta con una serial killer!!"

"Ma si può sapere chi è questa donna del mistero?"

"Io non la conosco... è una certa Stella. Si è trasferita qui da poco..."

"CHE COSA???"


Lily balzò in piedi, senza credere alle sue orecchie.
Sirius Black si era innamorato della proprietaria della sadica gattina che a sentir lui aveva tentato di ucciderlo. Fra tante ragazze che esistevano sulla faccia della terra, lui aveva perso la testa proprio per la padrona di Psychostronza!!


"La conosci?"

"Ma certo che la conosco! Cioè.. l'ho conosciuta al Paiolo Magico prima di partire! Oddio non ci credo! Sirius ha perso la testa per Stella! Cioè sapevo che ci provava, ma lui ci prova anche con i cavalli, quindi io non me n'ero preoccupata."

"Insomma dimmi com'è!!"

"Chi?"

"Questa Stella!!"

"Ah beh... è molto carina. E' leggermente più bassa di me, castana, bellina davvero... e poi è simpatica!"

"Bene! Bene!"

"E poi quest'anno verrà a Hogwarts con noi, sai? La Smisteranno e frequenterà l'ultimo anno... Speriamo che finisca a Grifondoro!"

"Ad Hogwarts con noi... è fantastico!! E pensi che sia adatta per stare con Sirius?"

"Beh no. Lo odia."


L'entusiasmo di James immediatamente si sgonfiò.


"Come sarebbe a dire lo odia? Ma se lo conosce appena!"

"Sono quelle cose che capisci subito, no? A pelle..."

"Ma no! Sono sicuro che se lui saprà come corteggiarla, lei alla fine cederà!"

"Potter, ti scongiuro. Non creare un altro stalker."


All'improvviso James tacque, mentre un sorriso amaro gli si allargava sul volto.


"Hai ragione, in effetti. Non sono certo la persona più adatta per consigliare come conquistare una persona che ti odia."


Lily aprì e richiuse la bocca come un pesce lesso, senza sapere che cosa dire. Quel sorriso amaro era riuscita a farla sentire in colpa più di quanto avessero fatto tutte le parole che James le aveva riversato contro in tutti quegli anni. Era proprio una sciocca! Lui era stato così carino con lei in quegli ultimi giorni e lei riusciva solo a dire cose che lo facevano star male. Altro che Black... era lei il Grinch.


"James, io non ti odio! Ok, forse in questi anni non siamo esattamente andati daccordo, ma... beh... anche i migliori possono sbagliare a giudicare le persone, no?"

"Direi di sì." sussurrò il ragazzo pensieroso "Comunque!!" esclamò poi ritrovando la solita allegria "Mi dispiace, ma se anche lei odia Sirius farà bene a farselo piacere perchè il piano TroviamoLaFidanzataAFelpato ha appena avuto inizio!"

"Oh James... questa è una cosa che non si può pianificare!"

"Questo lo dici tu. I Malandrini possono pianificare tutto. Io ho nientedimeno che Remus Lupin a dispozione. Lui non ci ha mai deluso!"


Lily sbuffò incrociando le braccia al petto e lasciandosi cadere nuovamente sul letto.


"Andiamo quale sarebbe questo piano?"

"Non lo so ancora, in effetti."


La rossina sgranò gli occhi, sconvolta.


"Ma... se hai appena detto che ne hai uno!!"

"Ho detto che ho intenzione di attuare un piano, non che l'ho già organizzato!"

"Oh e quando hai intenzione di farlo?"

"Cosa?"

"Organizzare il piano, Potter!! Santo Merlino, hai la soglia di attenzione di una mangusta scema!"

"Non mi piacciano le manguste, posso essere un canguro?"

"E sia! Sei un canguro scemo!"


I due tacquero, perplessi.


"Perchè sono un canguro scemo?"

"Non lo so."

"Di che stavamo parlando?"

"Non lo so... manguste?"

"Non mi piacciono le manguste, possiamo parlare di canguri?"

"Sì, ok... NO! Potter stavamo parlando di far fidanzare Black!"

"Ah buona idea! Come hai intenzione di procedere?"

"IO?? Sei TU che devi organizzare il piano!"

"Ah già... beh non ho idee."


Lily scattò in piedi, esasperata. A volte dimenticava i livelli di frustrazione a cui poteva condurti Potter.


"Ma sei o non sei un Malandrino!! Voi riuscite ad organizzare piani anche per andare a colazione, tanto siete cretini!"

"Cosa vorresti dire con questo? Noi non siamo cretini! Organizziamo piani per fare in modo che le cose vadano esattamente come vogliamo che vadano!"

"E dimmi... quando mai uno dei vostri piano ha funzionato?"


James tacque, cercando di ricordare l'ultima volta che era successo.

C'era la volta in cui avevano deciso di tingere di rosa tutti i sotterranei, certi che così avrebbero colpito anche tutti i Serpeverde! Quello aveva funzionato!! Beh... più o meno. Sirius aveva finito con l'autotingersi i capelli di un favoloso rosa shocking e Peter era andato a sbattere contro un armatura del secondo piano, facendoli così scoprire dalla McGrannitt, che aveva inflitto loro due mesi di punizione... Ok forse quello non era stato uno dei loro più luminosi successi.


"Ehm..."

"Ecco, appunto. MAI. Non capisco perchè vuoi condannare il povero Black alla solitudine, povero cuore."

"Senti, tu non conosci Sirius come lo conosco io, se non interveniamo lui metterà a tacere tutto e andrà avanti come se niente fosse... e non credere che sia perch ciò che prova non è abbastanza forte, perchè non è così! Finirà con il farsi del male lo so. Ma io non glielo permetterò. Non se posso impederglielo."


Lily ascoltò le parole di James, mentre un leggero senso di malinconia di faceva strada dentro di lei. Avrebbe venduto l'anima al diavolo per poter avere un amico così, pronto a tutto pur di vederti felice.
L'amicizia esiste, ormai ne era certa. E James Potter ne era la prova vivente.


"Beh allora vediamo di organizzare qualcosa, dai. Stare qui a discuterne non servirà a niente." disse lei sedendosi di nuovo sul letto.


Il ragazzo rimase interdetto.


"Vuoi dire che ci darai una mano? Cioè ci aiuterai?"

"Tecnicamente sto aiutando Black, ma tu vedila come ti pare."


James la osservò con gli occhi spalancati, prima di voltarsi di nuovo a fissare il tappeto cercando di farsi venire in mente qualche cosa di decente.


"Che ne dici, se dico a Remus di prendere Sirius e quella ragazza... Stella e gli dico di chiuderli insieme a chiave in una stanza!!" esclamò a un certo punto, illuminandosi.

"Dico che è sequestro di persona. E poi non credo che basterebbe. Come minimo finirebbero con lo scannarsi a vicenda... no. Ci vuole qualcosa di più subdolo... di più... mentale."


L'entusiasmo di James si spense in un lampo per la seconda volta ed entrambi tornarono ad osservare il tappeto.


"E se scoprisse che Stella ha un ragazzo? Sarebbe geloso, no?" esclamò Lily "Questo dovrebbe costringerlo a confessare ciò che prova, no?"

"No. Questo lo costringerebbe a trovare un motivo per pestare a sangue il suddetto ragazzo. E a quel punto Stella lo considererebbe una specie di un violento omicida e non credo che vorrebbe più avere a che fare niente con lui."

"Ma ci sarà pure un ragazzo che non avrebbe il coraggio di pestare a sangue! O che non vorrebbe..."

"Gli unici che non vorrebbe pestare siamo noi e..."

"Remus!"

"Sì per noi intendevo anche Remus..."

"No! Remus potrebbe uscire con Stella!"

"Eh!?!?!"

"Stammi a sentire. Se Remus dicesse a Sirius di essersi innamorato di Stella e che non è mai uscito con lei prima perchè pensava che piacesse a lui, a quel punto Black sarebbe costretto a dire ciò che pensa, no?"

"Hai ragione. Quello di cui ha bisogno Sirius è un trauma!"

"Sì!!"

"Lily... questo piano è geniale" sussurrò infine Potter sbalordito. "Ti abbiamo trasformato in una Malandrina!"

"Non dirlo neanche per scherzo!!" sbraitò Lily afferrando un cuscino "Ripetilo se hai il coraggio, brutto fellone!!"

James non se lo fece ripetere due volte ed afferrò l'altro per poi gridare:
"En garde!"

"Ti distruggerò Malandrino dei miei stivali!!"


Iniziarono a lottare, scagliandosi cuscinate a tutto spiano. Dopo un primo momento di incertezza, in cui James aveva temuto di essere troppo brusco e di poter far male alla ragazza, aveva ben presto capito che la rossina era ben diversa dalle fanciullette spaurite di cui narrano i poemi di una volta. Lei era una specie di principessa guerriera.

Parlava come una principessa guerriera!

Si muoveva come una principessa guerriera!

Faceva male come una principessa guerriera!


"Ahia, Evans quello era il mio occhio!!"

"Oh mi scusi Madamigella, non la facevo così fragile!"

"Ma allora vuoi la guerra!!"


Lui fece per scagliargli un'altra cuscinata quando accadde l'inevitabile: scivolò su un foglio di pergamena che giaceva abbandonato a terra, cadendo in avanti e trascinando con sè la rossina a terra.


"Oddio scusami Lily, ti ho fatto male?" soffiò James preoccupato a due centimetri dal viso della ragazza.


"No... no, stai tranquillo." disse lei, perdendosi nei suoi occhi color nocciola.

"Oh beh... allora ho vinto" sussurrò lui, sorridendo, malandrino come sempre.

Lily prese ad avvicinarsi a lui, come attirata da una forza invisibile.

"Giammai..." disse, la voce ormai ridotta ad un sussurro appena percettibile.


Anche lui si avvicinò sempre di più, la lotta dimenticata, il piano per far fidanzare Sirius come lontano anni luce...

Era chiaro che per una volta nella sua vita il bel Black aveva avuto ragione, era chiaro l'effetto farfalla esisteva davvero, perchè se così non fosse, come aveva potuto una semplice lettera scatenare un tale uragano nei loro cuori?











Allora c'è una sola cosa che posso dire: PERDONATEMIIIIII!!! Lo so sono sparita per... boh un miliardo di anni senza più pubblicare, ma non mi abbandonate vi scongiuro!! Continuate a seguirmi miei fedeli 3 lettori, perchè io vi voglio taaaaaaaaaaanto bene!!  Purtroppo l'università mi ha assorbita del tutto e non sono più riuscita a trovare un minuto per scrivere. Senza considerare i vari problemi che ha avuto il mio pc.... insomma non è colpa mia è stato il FATO a impedirmi di scrivere. Proprio materialmente, eh! Mi aveva legato al letto!

Bene, ma ora parliamo del capitolo. Spero sinceramente che vi piaccia e spero anche che abbiate ancora voglia di leggerlo.
Ehm non so cosa altro dirvi... a parte PERDONATEMIII!!!! Ora risponderò una per una alle vostre recensioni, con la viva speranza di ricerne altrettante.

Vi adoro!! Spero di sentirvi presto!!!

(A proposito... auguri!!)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** al cuore si comanda. ***



Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.
Italo Calvino.


Il mondo aveva iniziato a girare al contrario, ormai non c'erano più dubbi.
Presto gli asini avrebbero preso a volare, i pony a cantare musica lirica, Sirius si sarebbe fatto prete e Remus avrebbe iniziato a girare film porno, mentre Peter si sarebbe trasferito a Venezia, diventando il Casanova del nuovo millennio.
 I Serpeverde sarebbero diventati i nuovi amici dei Nati Babbani, avrebbero promosso leggi in loro favore, dato le loro figlie in spose a ragionieri, commercialisti, ingegneri e l'avrebbero fatto con profonda gioia, perchè dopo quel giorno, niente sarebbe stato più come prima.

Quello era il giorno in cui James Potter esitava.

Ora, tralasciamo il fatto che James Potter non esita mai, sia che fosse sul punto di gettarsi nel vuoto da una scogliera alta metri e metri solo per scommessa, sia che avesse deciso di evocare un demone del caos per giocare insieme a lui una partita a scacchi.
La cosa più sconvolgente era che James di tanti momenti in cui avrebbe potuto esitare - e, diciamocelo, in cui avrebbe fatto un piacere all'umanità ad esitare- lui scegliesse proprio quello.

Non stava per rischiando la vita per gioco, non stava per fare il solito scherzo scemo tanto inutile quanto antipatico, non stava facendo la solita malandrinata di cui si sarebbe pentito il secondo immediatamente successivo. No.

Lui stava per realizzare il sogno di tutta una vita.

Lui stava per baciare Lily Evans.

Eppure non riusciva a decidersi.
Intendiamoci, non è che non fosse più interessato alla rossina. Lui la desiderava, in quel momento più che mai, tuttavia, per quanto ogni fibra del suo corpo reclamasse a gran voce quel bacio, la sua mente lo frenava. Per una volta la ragione aveva la meglio sui suoi istinti, sul suo desiderio di cogliere l'attimo sempre e comunque.

Lily per lui era troppo importante per agire nel suo solito modo sconsiderato.
Quello era davvero il momento adatto? Lily era veramente pronta?
Lei aveva sofferto talmente tanto nell'ultimo periodo, che forse la promessa di quel bacio altro non era che una richiesta di aiuto da parte di una persona che tante volte era stata tradita da chi amava, e che ora voleva solo essere amata, senza nessuno che le chiedesse di cambiare o che si approfittasse della sua fiducia per colpirla meschinamente alle spalle.

Certo, James non era una bambinetta romantica, sapeva bene che era solo un semplice bacio e non una promessa di matrimonio, eppure.... eppure era un bacio dato a lei. E quando si trattava di lei non esisteva niente di semplice.

Non poteva pensare che solo perchè non era riuscito a controllarsi, avrebbe rovinato il rapporto che era riuscito a creare in quei pochi giorni passati insieme.
Non poteva pensare che per la sua avventatezza, Lily pensasse che lui si fosse approfittato di lei, servendosi di un suo momento di debolezza per completare il suo album di figurine, riuscendo finalmente a far cedere l'ultima, la più restìa e proprio per questo la più desiderabile.
In questo modo avrebbe solo confermato l'idea che aveva sempre avuto di lui.

A fronte di tutti questi ragionamenti a James non restava che una soluzione: fermarsi.
Facile no?
Bastava che smettesse di avvicinarsi a quelle labbra che avevano popolato tutti i suoi sogni per gli ultimi sei anni e dicesse qualcosa tipo:
"Guarda Evans, so che mi vorresti baciare con tutta te stessa, ma oggi proprio non mi sento in vena."

Era un piano assolutamente perfetto! Così oltre che non ricevere il bacio che tanto aveva aspettato, era più che certo che avrebbe rimediato anche un trauma cranico, visto che Lily gli avrebbe con tutta probabilità fracassato in testa la lampada che stava sul comodino.
Se c'era una cosa che aveva imparato nella battaglia con i cuscini, era che la rossina non ci andava certo piano quando si trattava di arrivare alle mani.

In sintesi un secco rifiuto non era certo il modo migliore di agire, fra l'altro avrebbe rovinato il loro rapporto in modo ancor più rapido di quanto avrebbe potuto fare qualsiasi bacio di questo mondo.
Doveva trovare qualcosa di appropriato, gentile, ma anche.... convincente, ecco.


"Dille che hai le tue cose!!" esclamò nella sua testa una vocina inquietantemente simile a quella del suo presunto migliore amico Sirius, prima di scoppiare a ridere con la sua solita risata simile ad un latrato.


Fantastico, ora ci si mettevano i suoi stessi pensieri a prenderlo in giro.

Non era il momento di mettersi pensare cose idiote! Doveva prendere una decisione difficile! E alla svelta, anche.


"James, sono fiero di te, finalmente hai deciso di abbandonare il modo da troglodita di Sirius e ti sei messo a pensare." affermò una vocina stavolta simile a quella di Remus.


"Ma bacialaaaaa! Baciala! Santo Cielo non te la stai mica per fare!! Cioè... non te la stai per fare vero?" domandò la voce di Sirius, facendosi improvvisamente incerta.


Oh cazzo.


James sentì un brivido caldo attraversargli la schiena, mentre malediva la sua testa per l'ennesima volta.
Non aveva pensato a quell'opzione. E non era da lui non pensare ad una cosa del genere!! Che diavolo gli stava succedendo??
In ogni caso lei non pareva certo il tipo da concedersi a lui così, senza pensarci un secondo. Lily era la ragazza più riflessiva che conosceva, maledizione! Valutava ogni singola conseguenza prima di rivolgere parola ad uno sconosciuto, e ora era diventata una specie di assatanata?


"Eh James, si vede che sei una cattiva compagnia e l'hai traviata. Anche tu un tempo eri un assatanato, ricordi? Ricordi quando non facevi che pensare che avresti tanto voluto avere la rossa fra le braccia senza che lei si facesse tremila pare mentali? Ecco, ora ce l'hai! BACIALA, PER MERLINO!!!"


"James, non dare ascolto a questa bestia! Lily non è pronta! Sono sicuro che apprezzerà tantissimo il fatto che tu abbia pensato ai suoi sentimenti prima di avventarti su di lei come un animale in calore"


"Remus, tu ti rendi conto che ci terrà svegli a parlare del suo rimorso per non aver baciato la Evans quando poteva per i prossimi vent'anni, vero?"


"...."


"Non ci avevi pensato, eh, cervellone? L'unica speranza che abbiamo è che la Evans decida di mettersi davvero con James e a tempo indeterminato, quante possibilità abbiamo che succeda?"


"...."


"Ecco! Nessuna! Quindi..."


"Ehm ragazzi?" intervenne flebile flebile una voce, simile ad uno squittio, che chiaramente apparteneva a Peter "Non è molto carino quello che state dicendo. Dopotutto il povero James..."


"Il povero James è un cretino! " lo interruppe la voce di Sirius  "Meglio avere rimorsi che rimpianti!"
 

"Ma questa poi! Non è necessario fare una cazzata solo perchè se ne ha la possibilità!" sbriatò la voce di Remus.


Ora, sicuramente vi state chiedendo come diamine facesse James a pensare a tutto ciò quando si trovava a un millimetro dalle labbra della rossina, senza destare nessun sospetto nella mente della ragazza.

Beh, immaginatevi come possa sentirsi una persona che sta per essere investita da un camion.
Si dice che in quei pochi istanti che la separano dalla morte, questa persona veda passarsi tutta la sua vita davanti. Il cuore prende a battere all'impazzata, come se sapendo di essere prossimo a fermarsi, volesse esaurire tutti i battiti di una vita, mentre la mente viene affollata da una miriade di pensieri e domande a cui non si era ancora trovata una risposta. Dubbi e certezze, rimorsi e rimpianti, avrebbero tutti dovuto trovare una soluzione e avrebbero dovuto farlo subito, perchè non ci sarebbe stato un domani.

Ecco, Lily era il suo camion.

Baciarla avrebbe significato porre fine ad una parte della sua vita, per poi rinascere dalle sue stesse ceneri completamente cambiato.

Niente sarebbe più stato lo stesso. Lui non si sarebbe sentito lo stesso. Il vecchio James, quello per cui la sola idea di trovarsi nella stessa stanza della rossina senza litigarci era pura utopia, sarebbe scomparso per sempre, sostituito da un James che sapeva.
Un James che sapeva che stare con lei, ridere insieme a lei, fare a cuscinate con lei, era veramente fantastico. Un James che conosceva il sapore delle sue labbra.
Ed era questa la cosa che più lo terrorizzava: sapere. Perchè se lei, dopo avergli concesso quel  tanto agognato bacio, si fosse nuovamente fatta indietro, magari tornando persino a disprezzarlo, lui non sarebbe stato più in grado di sopportarlo.

Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.

Le sue voci interiori tacquero, mentre il cuore continuava a battere sempre più forte, come se fosse sul punto di scoppiare. Quei pochi secondi parvero durare una vita, tuttavia quella vita non fu sufficiente.
Era ad un soffio dalle labbra di Lily e ancora non sapeva cosa fare.

Fu allora che Merlino, per una volta ebbe pietà di lui.
James Potter non avrebbe dovuto scegliere fra ciò che voleva il suo cuore e ciò che voleva la sua mente.
Non quel giorno.
Il ragazzo sentì una dolorosa fitta alla testa e poi sprofondò nel buio.
 



James non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato, quando finalmente riaprì gli occhi.
Il dolore alla testa non era scomparso per niente e anzi, continuava a pulsare, annunciando con chiarezza la prossima nascita di un bernoccolo di dimensioni epocali; la vista era ancora appannata e, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare dove fosse e come fosse caduto a terra.

Il ragazzo si massaggiò cautamente la nuca, mentre iniziava a mettere a fuoco il paesaggio che lo circondava. Conosceva molto bene quel luogo, gli era forse più familiare della sua stessa casa, esso era stato lo sfondo di molte divertenti avventure che avevano animato numerose notti sue e dei suoi amici, nel corso della sua carriera scolastiche.
Era il parco di Hogwarts.

Tuttavia riconoscere il luogo non lo aiutava per niente a capire che cosa fosse successo, al contrario, lo confondeva come non mai. Non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma era abbastanza sicuro di essere in vacanza, quindi cosa ci faceva lì, lontano mille miglia da casa sua?

Si alzò lentamente guardandosi intorno, smarrito.


“Ehm… Lily?”


Nessuno rispose.


“Lily, ci sei?”


Non sapeva perché continuasse a chiamare Lily, quando le possibilità che la ragazza si trovasse insieme a lui da sola nel parco di Hogwarts era pressoché infinitesimale, eppure lui ne avvertiva la presenza, quasi fisicamente. Era una sensazione strana da spiegare e difficile da identificare, ma avrebbe giurato che lei fosse l' insieme a lui fino ad un secondo prima e che in qualche modo gli fosse vicina persino in quel momento, sebbene lui non riuscisse a scorgere nessuno nell'arco di metri e metri.


“LILY!!” provò ad urlare.


La sua voce rimbombò nel parco e quel suono parve alterare la pacifica e innaturale tranquillità che regnava fino a poco prima, come se James con le sue grida fosse riuscito a provocare una valanga.

La terra iniziò a tremare, mentre il cielo, che fino ad un minuto prima era di un azzurro acceso, completamente privo di nuvole, venne squarciato da un fulmine, tanto luminoso quanto inaspettato, che fece sobbalzare James.
Il fulmine colpì il suolo con una potenza inaudita, schioccando violentemente. Lampi di luce azzurra e bianca si diffusero tutt’intorno, mentre un vento talmente caldo che pareva provenire dalle viscere stesse della terra iniziò a soffiare con forza sollevando un polverone tale, che rendeva molto difficile a James riuscire a vedere alcunchè, impedendogli di capire che cosa stesse succedendo.

Lottando contro il vento che pareva volesse spazzarlo via, il giovane Potter cercò di avvicinarsi alla fonte di tutto quel putiferio e così facendo riuscì, finalmente, a scorgere la figura di un uomo in nero che si stagliava contro l’aria polverosa.
Aveva le mani in tasca e camminava tranquillo, del tutto incurante della tempesta che imperversava intorno a lui. Non faceva alcuna fatica a contrastare il vento, non aveva alcun bisogno di pararsi dai fulmini, persino i capelli parevano scompigliati da una leggerissima brezza che niente aveva a che fare con l'uragano che stava devastando il parco.


“Potter” disse l’uomo, con voce innaturalmente profonda.
Indossava un completo totalmente nero, camicia compresa. L’unica nota di colore era la cravatta, che era di un inquietante, quanto ammaliante rosso sangue. L'uomo teneva il capo chino, mantenendo così il volto in ombra, impedendo a James di capire chi fosse a parlare.


“Chi sei?” chiese Potter, cercando di sovrastare con la voce gli ululati del vento.


“Io sono il Male" rispose l'uomo tranquillo, senza fare alcuna fatica per farsi sentire "Io sono la quintessenza stessa della malvagità. Per te rappresento l’avventatezza, l’istinto, il desiderio quasi animale di fare ciò che si vuole nel momento stesso in cui si vuole farlo.”


L’uomo in nero fece un altro passo verso James.


“Io ho molti nomi. Lucifero, Diavolo, Satana, ma alcuni mi chiamano… Sirius!!!”


Immediatamente il vento smise di soffiare e i lampi smisero lampeggiare, la voce di Sirius tornò della solita tonalità di sempre e il parco di Hogwarts risuonò della risata del bel Black, che pareva divertirsi un mondo davanti alla faccia sconcertata e perplessa di James.


"Tatarataaaaa! Eccomi qua in tutto il mio splendore" si autoannunciò Sirius, con la voce ancora intrisa di divertimento. "Allora, come sto?" chiese facendo una piroetta su sè stesso per mostrare meglio il completo all'amico.


“Sembri un coglione”


"Un coglione estremamente elegante, ammettilo."


“Anzi mi rimangio tutto. Tu sei un coglione” rispose James con aria imbronciata.


“Sì sì, come ti pare. In ogni caso non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo parlare."


 Il ragazzo agitò distrattamente una mano e dal niente apparve fra lampi azzurri e bianchi come era apparso lui stesso,un enorme trono nero e rosso, formato da un intreccio di oscure figure demoniache, che culminava in alto con un colossale drago addormentato che pareva respirare veramente e da cui usciva fumo dalle narici.  
Sirius lanciò un'occhiata soddisfatta alla sua creazione, poi vi si sedette sopra senza alcuna grazia, assumendo la sua solita posizione stravaccata.


“Sobrio e raffinato, come sempre” commentò James con voce intrisa di sarcasmo.


"Senti, non ho tempo da perdere con le tue continue lamentele, il regolamento parla chiaro, ti devo spiegare chi sono, dove siamo, che cosa ci facciamo qui..."  


"Lo so già chi sei, sei quel coglione del mio amico e..."


"Shh ma allora! Vuoi farmi seguire il protocollo, sì o no? Io non sono quel coglione del tuo amico, perchè questo non è il mondo che conosci."


James rimase per un secondo ad osservarlo, aspettando con evidente scocciatura che Felpato ricominciasse a ridere. Era chiaro che si stava prendendo di nuovo gioco di lui.


"Ah no? Allora dov'è che siamo? A Narnia?"


"Sarebbe di sicuro molto più interessante, ci sarebbe quella gran figa della Regina di Ghiaccio o come cavolo si chiama, ma no. Non è Narnia."


James tacque, incrociando le braccia al petto, innervosito.


"Su, Potter, applicati!" sbottò a un certo punto Sirius dimenandosi sul suo trono "Cosa vedi intorno a te?"


Il ragazzo si guardò di nuovo intorno, sempre più perplesso.


"Beh... niente di particolare"


"Esatto! Niente. E questo cosa ti suggerisce?"


James tacque ancora, così il bel Black si decise a svelare il mistero.


"Siamo nella tua mente, pezzo di scemo!"


La grande rivelazione, che a giudicare dallo sguardo di Sirius, avrebbe dovuto illuminare di immenso la comprensione di James, non sortì minimamente l'effetto sperato, infatti il ragazzo continuava a fissare Sirius e il trono con l'aria di uno che si aspetta che qualcuno gli sveli che è tutto uno scherzo da un momento all'altro.

C'era comunque una cosa che non riusciva a capire, se anche era uno scherzo, come mai aveva completamente dimenticato come fosse arrivato lì? O meglio, come mai aveva dimenticato ciò che aveva fatto negi ultimi mesi?
Certo, agli amici piacevano un mondo gli scherzi e lui stesso ne aveva fatti alcuni che molte persone definirebbero un tantino esagerati, ma che fossero addirittura arrivati a drogarlo pesantemente per poi trascinarlo in mezzo al parco di Hogwarts, solo per mostrargli un Sirius tutto in tiro che faceva un'entrata degna di un film, gli sembrava eccessivo anche per loro.


“Nessuno ti ha drogato, James” disse Sirius, che stava perdendo il suo iniziale entusiasmo, visto che Potter si ostinava a non capire che cosa stesse succedendo.


Il ragazzo rimase interdetto. Lui non aveva espresso i suoi dubbi a voce alta, quindi come faceva Sirius a sapere che...


"So cosa hai pensato perchè -come già ti ho detto, zuccone- siamo nella tua mente, perciò non posso fare a meno di sapere cosa ti passa per la testa, non ti pare?"


"Se tu sai che cosa passa per la testa a me, perchè io non so cosa pensi tu?"


"E' la prima domanda intelligente che mi fai, Potter. Beh in realtà tu sai che cosa sto pensando, perchè i miei pensieri sono anche tuoi, solo che sei talmente confuso che non riesci ad articolarli come si deve ed è per questo che io sono qui. Per aiutarti a fare chiarezza nella tua testolina bacata."


James non era ancora del tutto convinto, gli sembrava tutto troppo assurdo.


"Ma allora come diavolo sono arrivato qui?"


"Sei svenuto" rispose semplicemente Black, osservandosi le unghie, annoiato.


“Se sono svenuto come mai non mi sono limitato a cadere in una specie di sonno senza sogni come fanno tutte le persone normali?”


“E da quando saresti normale, tu?”


Potter sbuffò, lasciandosi cadere seduto a terra, sconfitto.
"Ok, Sirius, fammi questa cavolo di presentazione da protocollo e vediamo se riesco a capirci qualcosa"


Sirius parve recuperare momentaneamente l'entusiasmo. Si mise a sedere più compostamente e guardò James con aria solenne dall'alto del tuo scranno.


"Come già ti ho detto quando sono arrivato, io rappresento il tuo istinto, l'avventatezza e il desiderio di agire senza pensare alle conseguenze. Ho quest'aspetto perchè... beh perchè tu mi vedi così. E la cosa in effetti mi offende un po', carino, perchè così sembra che io non ragioni mai e non è affatto vero... ma lasciamo stare, riprenderemo questo discorso in futuro... ehm... che stavo dicendo? Ah si. Sono l'istinto! Sono giunto qui per aiutarti a prendere una decisione che molto ti aveva turbato un momento prima di svenire, una decisione riguardante la donna che popola i tuoi sogni da secoli e secoli..."


"Lily?" domandò Potter, improvvisamente attento, sperando che Sirius potesse spiegargli quella strana sensazione che provava fin da quando si era risvegliato nel parco.


"Perchè ce n'è un'altra?" chiese allarmato Sirius, spalancando gli occhi.


"No!"


Il bel Black sospirò, passandosi sollevato una mano sulla fronte.
"Ahh meno male. Sei già abbastanza stressante con una, se ce ne fosse un'altra, giuro che tenterei il suicidio" affermò sollevato Sirius, poi, incrociando lo sguardo di fuoco di James, si decise a riprendere il suo discorso, fingendo che l'interruzione non ci fosse mai stata.
"Ehm ehm... dicevo...Prima di svenire tu ti trovavi insieme alla Evans, in camera tua, nella casa che i tuoi hanno affittato per le vacanze in Italia, ricordi ora?"


Improvvisamente a James parve tutto più chiaro, ricordò la solo farsa, il tempo passato insieme. Ricordò che avevano scherzato su Sirius, definendolo il Grinch, ricordò la loro battaglia con i cuscini e quanto fosse bella mentre combatteva, scarmigliata e sorridente, determinata a vincere anche in quel gioco senza importanza. E ricordò anche come era scivolato a terra, trascinandola con lui, per ritrovarsi a due millimetri dalle sue labbra.


"La stavo per baciare!" esclamò sconvolto James, portandosi una mano alla bocca.


"Esatto!"


"E il dubbio l'ho avuto riguardo a questo?"


"Esatto!"


James fissò il vuoto, sconcertato e sconvolto.
"Sono rimbecillito?"


“Sia lode a Merlino!!! Finalmente! Era ciò che cercavo di dirti anche prima! Baciala. Ma tu hai preso a farti mille pare e….”


“Ehi! Ehi! Ehi! Frenate un attimo!! Sirius tu stai giocando sporco! Secondo il protocollo non puoi dare consigli fino a che non mi sono presentato anche io!” sbraitò la voce di Remus proveniente da chissà dove.


"E allora presentati, su" sbuffò Sirius, lasciandosi nuovamente cadere sul trono.


A queste parole il cielo si dipinse di rosa, farfalle multicolori, che lasciavano una scia di stelline al loro passaggio, apparvero da ogni albero e ogni cespuglio riempiendo l’aria intorno a loro, mentre una musichetta simile a quelle che si sentono quando si aziona un carillon iniziò a risuonare in tutto al parco. In mezzo a questo tripudio di brillantini e colori sgargianti fece la sua apparizione Remus, che, al contrario di Sirius, era vestito in modo a dir poco orripilante.
Portava una lunga tunica azzurro cielo, sandali argentati e una un’orrenda aureola piena di paillettes sospesa sulla sua testa, il tutto corredato da un paio di alucce bianche piumate.
Alla vista dell'amico conciato il quel modo, Sirius scoppiò a ridere come un indemoniato, sembrava quasi che ululasse da quanto rideva, rotolandosi su sè stesso con le lacrime agli occhi.
James al contrario lo fissava come se non volesse credere ai propri occhi. Continuava a sbattere le palpebre, come se credesse che quello davanti a lui fosse solo un assurdo miraggio e che presto sarebbe scomparso, facendo posto ad un Remus vestito decentemente.
Visto che questo non accadeva e Lupin continuava a guardarlo imbronciato con le braccia incrociate al petto, Potter si decise a parlare.


"Perchè ti sei  vestito come un  deficiente?"


Gli ululati di Sirius, se possibile, si alzarono sempre di più, mentre il ragazzo quasi cadeva dal suo trono, incapace di controllarsi.


“Potter, devo forse ricordarti che siamo nella tua mente?" rispose piccato Remus, spattendo il piede sinistro a terra con aria irritata "Sei tu che mi hai vestito così, imbecille che non sei altro!”


Il ragazzo lanciò un occhiata di sbieco a Sirius e quando si accorse che, al contrario di lui, era vestito in modo assolutamente impeccabile, spalancò gli occhi, offeso come non mai.


"Perchè diavolo lui è vestito così???" sbraitò, la voce fattasi quasi stridula, tanto era incavolato.


"E' evidente, sono il suo preferito!!" riuscì a dire Sirius fra una risata e l'altra, con profonda soddisfazione.


"Va beh, lasciamo stare! Faremo i conti, Potter, ti giuro che ti rovino! Comunque passiamo alla presentazione."
Remus agitò in aria la mano, esattamente come aveva fatto Sirius poco prima per creare il suo trono, ma invece che un imponente scranno, il giovane Lupin riuscì solo a produrre una sgangherata sedia di legno.
“James, mi spieghi cosa ti ho fatto di male? Ti faccio copiare i compiti, ti copro quando combini le tue solite cavolate… ti voglio bene! Spiegami perché mi tratti in questo modo.”


"Remus, tu non ti puoi lamentare" affermò sicuro Black, smettendo di ridere e mettendo su anche lui un'espressione offesa "almeno tu per lui sei buono. Io sono uno scemo, senza cervello, rappresentazione del male!"


"Sirius, vedi, capisco il tuo punto di vista, ma" iniziò a dire apparentemente tranquillo Remus, poi tacque per un secondo riprese fiato e... "IO HO LE PAILLETTES IN TESTA!!!" sbraitò isterico "Poi li vedi questi sandali?" Lupin prese a saltellare su un piede, mentre con una mano indicava l'altro con aria eloquente "Sono argentati! E brillano!!"


"Remus, tu non capisci affatto! So di essere incredibilmente bello, ma io sono sempre bello!!"


Remus e James alzarono gli occhi al cielo, pronti a sorbirsi una delle solite menate da parte di Sirius in cui finge di lamentarsi di quanto sia difficile la vita per i belli come lui.
In realtà Black non credeva davvero a ciò che diceva, è ovvio.
Per quanto spesso potesse sembrare superficiale, il ragazzo aveva avuto ben altri problemi che niente avevano a che fare con l'essere belli che gli avevano insegnato fin troppo presto quanto dura potesse essere la vita, tuttavia torturare gli amici con questi discorsi -soprattutto Remus- era il suo passatempo preferito. Dopo l'andare a caccia di ragazze, ovviamente.


"E' così difficile essere belli. Tutti rimangono talmente incantati dal mio fascino, che non si preoccupano minimamente di scavare più a fondo... capire chi sono, cosa provo nel profondo del mio cuore..." disse Sirius con aria esageratamente melodrammatica, portandosi il dorso della mano alla fronte, per enfatizzare il concetto.
"Vedete, anche James è rimasto abbagliato dalla mia bellezza!"


"Ceeerto, sono settimane che non mangio, perchè mi nutro solo di quella" rispose James, sarcastico, ma Sirius lo ignorò.


"Infatti non è riuscito a rappresentarmi come realmente sono. Il Male! Ecco cosa sono per lui... Invece tu, mio fortunato amico" continuò poi rivolgendosi a Remus "tu per lui sei il Bene, la ragione, l'intelletto... Ahhh quanto ti invidio."


Sirius chiuse gli occhi voltandosi dall'altra parte, continuando con la sua teatrale sceneggiata.


"Mi invidi... molto bene..." sussurrò quasi sadicamente Remus, con un sorriso che lo portava lontano anni luce dall'interpretare l'angelo che avrebbe dovuto essere.


"Perchè molto bene?" chiese Sirius, preoccupato. Non era certo quella la reazione che si aspettava.


"James, vedi, hai due amici scontenti, ma visto che siamo nella tua mente, tu puoi risolvere la situazione" disse Lupin, senza abbandonare il suo sorriso.


"No! Io non ho certo detto che...!"


"Sirius, non ti devi preoccupare! Visto che sei tanto turbato, sono sicuro che James può scambiarci di posto."


"No!! Io non intendevo assolutamente...!"


James sbuffò. Vedere i due amici litigare e battibeccarsi era una continua fonte di divertimento per lui, tuttavia avrebbe avuto un sacco di tempo per vederli in seguito, quando finalmente avrebbe capito che diavolo gli stava succedendo.


"Se vi scambio di posto, ti deciderai a dirmi cosa sta succedendo, Remus?"


"Posso comunque dirtelo io!!" intervenne Sirius, ma James lo ignorò.


"Senza entrate esagerate, sceneggiate da melodramma e non troppo velate prese in giro nei miei confronti?" continuò Potter, fissando Remus dritto negli occhi


"Ovviamente, James."


"E sia."
Le parole del giovane Potter risuonarono nella radura, tetre come una condanna a morte.

A niente servirono le grida di protesta di Sirius, che si dividevano in incoerenti suppliche e minacciosi improperi. Il cielo si dipinse di nero, nel terreno che separava i due amici si formò una crepa da cui uscì un denso fumo grigio e per un attimo i due scomparvero alla vista di James.
Quando finalmente la nebbia che si era formata si diradò, ciò che vide, lo lasciò letteralmente senza fiato.




Lily Evans avrebbe tanto voluto non essere mai nata.
Non sapeva bene cosa avesse fatto di male per meritarsi tutte le sfortune di questa terra, ma era evidente che nella sua vita passata doveva essere stata una persona molto cattiva.

Prima veniva condannata ad una vita di continue e stressanti persecuzioni da parte del Re degli Stalker, alias James Potter, che evidentemente non aveva niente di meglio da fare che dare la caccia a lei. Non sapeva nemmeno più quante volte aveva sperato che si trovasse un'altra ragazza e si decidesse a lasciarla in pace, ma ben presto aveva capito che, per quanto di ragazze Potter se ne fosse trovate molte più di una, la cosa non avrebbe minimamente influito a lasciargli andare la sua preda preferita.
Alla fine la rossina era giunta alla conclusione che tentare di spiegargli come ad una persona adulta ed in modo del tutto educato che no, non era interessata a lui e sì, esistevano sicuramente ragazzi che erano più adatti a lei, era inutile come tentar di spiegare a una gallina la fisica quantistica.

Non le era rimasta, quindi, altra scelta se non quella di passare alle minacce di morte.

A mali estremi, estremi rimedi.

Nel corso di quegli anni aveva inventato modi talmente cruenti di uccidere una persona, che i serial killer di tutto il mondo avevano preso ad ispirarsi a lei quando erano a corto di idee.
Tuttavia un giorno tutto era cambiato.

Non sapeva dire se fosse stato un momento di debolezza, perchè lei si sentiva tanto sola e lui era stato buono con lei come nessuno era mai stato. Non sapeva dire se il fascino di James Potter che lo stesso Potter le aveva tanto decantato, alla fine avesse fatto effetto, facendola perdere in una meravigliosa ebbrezza, che aveva il potere di spegnere una volta ogni tanto tutti quei maledetti pensieri che le rendevano tanto difficile convivere con se stessa.
Non sapeva dire perchè, ma quel giorno l'avrebbe baciato.

E proprio quel giorno, quando finalmente aveva accettato, quando per una volta evitava di sbraitare che l'avrebbe ucciso... lui si decideva a schiattare?

Maledizione Potter, hai proprio un tempismo del cavolo.


"Potter, non è divertente" disse Lily, pregando con tutto il suo cuore che quello fosse solo uno dei soliti scherzi da Malandrino di James.


In cuor suo però la rossina sapeva bene che questo non poteva essere uno scherzo. Insomma, che fosse diverso o meno da come lei lo aveva immaginato e che quindi le persecuzioni fossero per vero interesse nei suoi confronti o per scommessa con i suoi amici, rimaneva il fatto che James aveva avuto l'occasione di baciarla.
Che senso aveva fingere un malanno?


"Potter. Potter? Potter!" continuò a chiamarlo la Evans, scuotendolo per le spalle. "Potter, io ti ordino di aprire gli occhi!!"


Ovviamente il perentorio ordine della giovane non sortì alcun effetto.


"Diciamo che te lo chiedo, va bene?" tentò di nuovo "Te lo chiedo per favore! Potter, io.... ti prego, ok? Ti prego di aprire gli occhi."


Ma per quanto Lily si sforzasse, i secondi passavano e James non aveva nessuna reazione. La rossina sentì il cuore sprofondarle nel petto, mentre la voce si faceva tremula per la preoccupazione.
"James? James, ti prego! Che ti è successo? Io..."


La ragazza si interruppe, perchè un minuscolo gufetto marroncino, che portava legata fra le zampe una scatolina di metallo appuntita, era passato a tutta velocità a un millimetro dal suo orecchio, rischiando quasi di colpirla.


"Allora sei tu che l'hai ucciso, stupido uccellaccio!!" sibilò isterica, rivolta al gufo killer, che continuava a svolazzare per la stanza come un indemoniato, senza dare il minimo segno di voler rallentare.


"Fermati, bestia!! Fermati subito o giuro che ti do fuoco!!"


Lily balzò in piedi, dimenticandosi completamente di avere fra le braccia un James senza sensi, che infatti, una volta lasciato andare, sbattè di nuovo la testa a terra con un tonfo.


"Oh Merlino... scusa, James, io..." stava dicendo, quando venne di nuovo interrotta dal gufo che, ancora una volta, le sfrecciò ad un millimetro dal volto, quasi volesse sfidarla.


"Bestiaccia, la tua ora è giunta"


La ragazza prese a saltellare a destra e a manca per tutta la stanza, cercando di acciuffare il malefico gufetto, che tuttavia era decisamente troppo veloce per lei. Nel tentativo di prenderlo -vivo o morto, ormai non aveva più importanza- Lily atterrò dolorosamente sulla scrivania di James frantumando una lampada, strappando pergamene e rischiando di perdere per sempre l'uso di uno dei suoi arti inferiori.
Solo quando rischiò cadere a peso morto su James, finendo così definitivamente di accopparlo, la Evans si decise ad abbandonare i metodi Babbani per passare alle maniere forti.

Ormai era una questione di onore.
Non poteva essere sconfitta da un maledettissimo gufo!

Con la stessa studiata lentezza che usano i cowboy per estrarre le loro pistole nei film western, Lily sguainò la sua bacchetta, balzando agilmente sul letto di James e si rimboccò le maniche.

Stava prendendo la mira, con un inquietante luce assassina nello sguardo, quando la madre di James, allarmata a causa di tutto il fracasso che aveva sentito, fece la sua trionfale entrata nella stanza.

Il tempo parve fermarsi.

Lily si gelò sul posto, rendendosi conto solo allora, che agli occhi della donna lei non poteva che apparire come una schizofrenica assassina.
Lo sguardo di Dorea passò dall'osservare la devastazione che Lily aveva creato cercando di acciuffare il gufo, al corpo a terra del figlio svenuto.


"Che cosa è successo?" chiese con un filo di voce.


Lily avrebbe tanto voluto rispondere, solo che dare una spiegazione a quella scena che pareva uscita da un film dell'orrore, era tutt'altro che semplice.
La ragazza aprì e richiuse la bocca per un paio di volte, senza riuscire a dire niente, prima di trovare quelle che sperava essere le parole adatte.


"Signora Potter, sono mortificata... il gufo è entrato.... e James è stato colpito. Io volevo solo prendere il gufo.. non so che mi è preso... non mi denunci! Io..."


"Lily" la interruppe Dorea, che ovviamente non stava capendo niente e che continuava ad osservare preoccupata il corpo senza sensi del suo James "Calmati un secondo e poi, con tutta calma... DIMMI COSA DIAVOLO E' SUCCESSO QUI DENTRO!!"


"Io non lo so!"
 

Le due tacquero, fissandosi con gli occhi spalancati per un secondo.


A rispondere infatti, non era stata Lily, ma James, che, con parlando con la stessa voce impastata di un bambino che borbotta nel sonno, era chiaramente immerso in una discussione con qualcuno di non bene identificato.


"Non lo so perchè sei vestito così, Remus, non posso farci niente!"




"Non lo so perchè sei vestito così, Remus, non posso farci niente!" ripetè James, cercando di avere una faccia rammaricata, mentre lottava con sè stesso per non scoppiare a ridere in faccia all'amico.
Quando la nebbia si era diaradata e si era trovato di fronte il nuovo abbigliamento dei suoi amici, Potter non aveva saputo se mettersi a ridere o darsela a gambe levate, visto che con tutta probabilità il povero Lupin avrebbe cercato di ucciderlo nel modo più cruento che riusciva a escogitare.


Il suo astuto piano per liberarsi dei suoi ridicoli vestiti, infatti, non era andato esattamente come sperava.


"Come sarebbe a dire che non puoi farci niente?? Siamo nella tua mente, maledizione! Ma perchè non posso essere vestito come era lui prima!!" sbraitò Remus, indicando con una mano Sirius che si stava rotolando a terra dalle risate.


Certo, era riuscito a eliminare l'assurda tunica azzurro cielo e i sandali argentati, peccato che il tutto fosse stato sostituito da una aderentissima tutina rossa di pelle e al posto dell'aureola con le paillettes si era ritrovato con un paio di corna tutte piene di brillantini che troneggiavano sulla sua testa.

Sirius invece, che nemmeno a dirlo aveva ripreso a ridere come un matto, tanto che era caduto di nuovo dal trono e aveva preso a rotolarsi a terra, aveva sostituito il suo impeccabile completo nero con un altrettanto impeccabile completo bianco, mentre la cravatta rossa era stata sostituita da un'altra color pervinca. Il trono nero era stato sostituito con meraviglioso trono dorato, ricco di fregi di figure angeliche e intarsi vari, che lo rendevano, se possibile, ancora più maestoso del precedente.


"James" esordì Remus, recuperando apparentemente la calma "è evidente che noi abbiamo un problema. Probabilmente ho fatto qualcosa che ti ha turbato in qualche modo. Se così fosse ti giuro che me ne rammarico profondamente, ma dati i lunghi anni di conoscenza e l'amicizia che ci lega vorrei che tu me ne parlassi in tutta tranquillità, così potremo chiarirci"


Era evidente che nell'animo del povero Lupin imperversava la peggiore delle tempeste, ma piuttosto che dare soddisfazione a quello squinternato del suo amico, che continuava a ridere rotolandosi a terra come un cane, si sarebbe fatto amputare entrambe le gambe. Perciò se ne stava in piedi, impettito come una statua cercando in tutti i modi di mettere su un'aria dignitosa... il tutto con scarsi risultati. Sembrava uscito da un film porno gay.

Dal canto suo, James si sforzava di capire come mai il suo subconscio infierisse in quel modo sull'amico, che effettivamente non aveva fatto niente di particolare che potesse averlo disturbato fino a quel punto.

Potter si passò una mano fra i capelli, come faceva sempre quando si sentiva in difficoltà.
Quel gesto che ormai per lui era diventato così naturale.
Quel gesto che Lily odiava tanto.

Fu come un fulmine al ciel sereno. La classica lampadina che si accende improvvisamente, illuminando la tua comprensione, proprio quando ormai avevi perso le speranze di capire.
Lily.
Avrebbe dovuto arrivarci prima. In qualche modo era sempre lei a dettare ogni sua azione o pensiero.

Guardò Remus con un mezzo sorriso divertito, cercando le parole adatte per spiegargli come mai la sua mente lo vedeva come una drag queen, ma non ci fu bisogno di parlare.

Il paesaggio intorno a loro cambiò, il parco di Hogwarts parve collassare su sè stesso per poi sparire, sostituito dalla Sala Comune di Grifondoro.
James guardò allarmato Remus, aspettandosi da un momento all'altro le risate di scherno dei compagni alla vista della tutina di pelle, risate che tuttavia non arrivarono.


"Siamo nella tua mente, zuccone" disse Sirius, che finalmente aveva smesso di ridere "Nessuno può vederti. Con tutta probabilità questo è solo un ricordo."


"Sì, siamo al quinto anno per essere precisi" intervenne Remus "Guardate, laggiù c'è la Evans"


"Oh andiamo, so che è odioso. Io sono la prima al mondo che lo odia. Ma non puoi certo dire che sia brutto!" stava dicendo Allyson,  convinta che nessuno, a parte Lily, la stesse a sentire. In realtà semi-nascosto dal mantello dell'invisibilità, un James quindicenne -Dio solo lo sa perchè- se ne stava rintanato proprio sotto il loro divano, perciò, che lo volesse o meno, era perfettamente in grado di sentire cosa le due stessero dicendo.


"Non dico che sia brutto" rispose la rossina "Solo che, ecco, non è il mio tipo."


"Merlino, che gusti difficili che hai, Lily. Ok, forse non è Black, ma..."


"Nemmeno Black è il mio tipo. Non mi piace per niente."


"Come fa a non piacerti Black!!! Pare un bronzo di Riace! Ma hai visto che fisico?"


Sirius si sollevò impettito a quelle parole e si sistemò la giacca bianca con grande soddisfazione.
"Avete sentito ragazzi? Un bronzo di Riac...."


"Shhh!!!!!!" lo interruppero in coro gli altri due, che ovviamente volevano sentire come proseguiva la conversazione fra le due ragazze.


"Invidiosi!" sibilò indispettito il bel Black, prima di rimettersi in ascolto.


"Sì,sì ok..." rispose la Lily quindicenne con sufficienza "sarà anche bello, ma nel cervello ha un procione in prognosi riservata, non ci si può fare un discorso!"


"Ehi!!! Non è affatto vero!!! Io...!" intervenne risentito Sirius, ma ancora una volta venne interrotto dagli amici.


"Shhhhhh!!"


"Oh santo cielo, Lily, sei uno stress!!" sbottò Allyson "Ora dimmi che anche Lupin è un cesso e allora...."
Allyson non concluse mai il suo discorso, perchè il suo sguardo fu catturato dal volto dell'amica che, arrossendo improvvisamente, aveva preso a guardare a terra cercando di simulare noncuranza, neanche a dirlo, senza alcun risultato.
"Perchè sei arrossita?"


La rossina si schiarì la voce e con fare  poco convincente:
"Beh... Lupin non è così male.. diciamo che è carino."


Sul volto di Allyson si allargò un malizioso sorrisetto che aveva ben poco di rassicurante.
"Oh. Mio. Dio"


"Cosa?"


"E' lui!"


"Lui chi? Cosa? Dai, Ally, facciamo che cambiamo discorso..."


"No no no, mia cara, ora tu confessi. E' lui!"


"Ma cosa!?!"


"Il soggetto del sogno erotico che hai fatto l'altra notte! Lo credo bene che non volevi dirmi chi era il fortunato seduttore... Ah e io che pensavo che fosse Potter!"


A quelle parole, il volto di Lily divenne, se possibile, ancora più scarlatto. Iniziò a dimenarsi sulla poltrona e ad aprire e chiudere a scatti la bocca come un pesce rosso. Chiaramente voleva trovare qualcosa di intelligente da dire, qualche astuta parolina che l'avrebbe tolta da quell'imbarazzante situazione, ma il suo cervello l'aveva abbandonata proprio nel momento del bisogno e più si sforzava nel cercare qualcosa da dire senza riuscirci, più il sorriso di Allyson si faceva soddisfatto.

Sotto il divano, il James del passato, giaceva come paralizzato a terra, il volto fattosi quasi  grigiastro, la bocca semiaperta in un espressione di orrore che non aveva voce, il corpo talmente rigido che pareva che l'avessero Pietrificato, ma come se quello che aveva sentito non fosse stato sufficiente a traumatizzarlo per tutto il resto della sua vita e forse anche oltre, la rossina parlò ancora.


"Con Potter?!" strillò sconcertata, la voce fattasi più alta di un'ottava "ma sei impazzita? Io non potrei mai, mai e ripeto MAI fare un sogno erotico su Potter! Bleah!"


"E cosi sogni di fartela con uno dei suoi migliori amici, ehhh!" ridacchiò Allyson.


"Io non...!"


"Senti da come hai reagito ci sono solo due opzioni, o hai sognato Lupin, o hai sognato Potter... o tutti e due!"


Lily tacque un momento. Nei suoi occhi si leggeva chiaramente la battaglia interiore che stava imperversando dentro di lei. Alla fine si decise:
"Ok, lo confesso. Ho sognato di fare sesso con Remus Lupin." disse solennemente la ragazza, mentre il James nascosto sotto il divano pareva sul punto di gettarsi da una torre "Eravamo nel bagno dei prefetti e noi...."


La scena sfumò e i tre amici che erano stati spettatori di quel ricordo, vennero nuovamente catapultati nel parco di Hogwarts.
Sirius tornò a sedersi sul suo scranno, osservando titubante James, che aveva assunto lo stesso colorito grigiastro che aveva quando aveva sentito la confessione di Lily la prima volta, mentre Remus aveva preso in mano la coda appuntita che spenzolava dalla sua tutina di pelle e se la rigirava imbarazzato fra le dita.


"Ramoso, mi dispiace, io... comunque era solo un sogno! Una volta Sirius ha sognato di fare sesso con la tipa anzianotta del negozio di liquori, questo non significa che c'andrebbe davvero, no?"


"Guarda che la tipa anzianotta del negozio di liquori, come la chiami tu, ha un nome e si chiama Yvette! E da giovane doveva essere una grandissima strafiga, per tua norma e regola...!" intervenne risentito Sirius, gesticolando per enfatizzare il concetto.


"Ora sai perchè non riesco a vestirti in modo decente, comunque." disse James, facendo un gran sorriso "Vedi, Remus, non posso pensare che Lily possa trovarti sexy"




"Oh Merlino santo! Il mio bambino è morto!!"
La signora Potter osservava sconvolta il corpo del figlio svenuto a terra, con le mani nei capelli per la disperazione.


"No! No, non è morto, ha solo perso i sensi, lui..."


"L'hai ucciso tu!! Sirius l'ha sempre detto che prima o poi l'avresti fatto fuori!!"


"Io!?! Non ho fatto niente! E' stato quel gufo maledetto, glielo giuro!"


Dorea Potter sbuffò sonoramente, mentre si inginocchiava di fianco a James e iniziava a scuoterlo per le spalle.
"Non posso credere che MIO FIGLIO sia stato ucciso da uno stupidissimo gufo! Sarebbe una morte terribilmente ingloriosa. Lui è James Potter!" disse come se il fatto che si chiamasse in quel modo potesse proteggerlo da qualsiasi male.


Lily non riuscì a trattenersi e alzò gli occhi al cielo. Ecco da chi aveva imparato James a ripetere in continuazione il suo nome con tutta quella soddisfazione, come se stesse annunciando che era il re del mondo.
"Sì, ok, lo so come si chiama, ma purtroppo il gufo è entrato veloce come un proiettile dalla finestra e poi..."


"Non dire parolacce!!" la interruppe nuovamente Dorea.


La rossina spalancò gli occhi, senza capire a cosa diavolo si riferisse la donna. Va bene che era sconvolta per tutta quell'assurda situazione, ma adesso cominciava pure a sentire le voci.
"Quali parolacce, scusi?"


"Protettile!!! Non so cosa sia e non lo voglio sapere, voglio solo che il mio bambino si risvegli. Jaaaaaameeeeees! JAAAMES!" sbraitò poi, scuotendo il povero Potter con maggiore forza.


Stranamente il ragazzo parve riprendersi, si mosse appena sul posto, mugugnò qualcosa e poi sorrise, prima di parlare:
"Vedi, Remus, non posso pensare che Lily possa trovarti sexy"


Lily arrossì furiosamente e prese a balbettare frasi sconnesse e insensate, ma aveva ben poca importanza quanto senso avessero, dato che Dorea non la stava ascoltando per niente. La donna infatti spalancò gli occhi e la bocca, inorridita come di fronte alla peggiore delle scene. Lo era al punto che lasciò andare il corpo del figlio che teneva appena sollevato, lasciando che picchiasse per l'ennesima volta la testa a terra.


"Gli hai detto che trovi sexy uno dei suoi migliori amici." disse con enfasi, guardando Lily come se fosse una sadica criminale.


"Non ho mai fatto niente del genere!!!" provò a difendersi la ragazza, ma inutilmente.


"Sì, gliel'hai detto!! E lui si è suicidato!!"


Dorea era fuori di sè, ma Lily non fu da meno. Il dover aver a che fare con quella donna che aveva chiaramente perso il senno, non migliorava affatto la sua già precaria condizione mentale.
La rossina abbandonò ogni riguardo, dimenticandosi che quella era la madre del suo finto ragazzo e che lei era la perfettina Lily Evans, la ragazza che sapeva sempre come comportarsi a seconda delle circostanze. Fece un lunghissimo respiro e poi iniziò a sbraitare anche lei, gettando al vento l'ultimo barlume di ragione che regnava in quella stanza.


"E sentiamo come si sarebbe suicidato!?!?! Si è buttato dal letto???" gridò serrando i pugni.


"Beh... insomma, ammetto che mio figlio non è mai stato... diciamo... il più grande dei geni quando si tratta di inventare piani."


"Uno che tenta di uccidersi buttandosi di sotto dal letto, è il più grande dei DEFICIENTI!"


"Se è tanto deficiente, come mai ci è riuscito? Voleva uccidersi buttandosi dal letto e il suo piano ha funzionato!"


"Non si è buttato dal letto, siamo caduti insieme e io stavo per baciarlo!!"


A quelle parole un innaturale silenzio cadde nella stanza. Dorea guardò Lily e Lily guardò Dorea, entrambe incredule di sè stesse e dell'altra.


"E cosi..." sussurrò la donna "è un infarto"


La Evans lanciò un gridò e si lasciò cadere a terra.
"Il gufo!" piagnucolò "E' stato il gufo!"


Il maledetto colpevole, che fino a un minuto prima aveva svolazzato per tutta la stanza come se fosse posseduto, proprio ora che doveva farsi notare se ne stava appollaiato sulla sedia di James. Con il capo inclinato da un lato, se ne stava tranquillamente intento a osservare le due che continuavano a battibeccharsi. Sembrava quasi che si divertisse.

La signora Potter ignorò ancora una volta la rossina.
"Il suo povero cuore non è riuscito a sostenere l'emozione" disse mentre accarezzava il volto del figlio con delicatezza, come se fosse di cristallo "L'aveva desiderato così tanto... così tanto e ora che poteva..."


"Il gufo... è stato il gufo. Sono innocente... è stato il gufo..."


Fu allora, in quella scena di devastazione e pazzia, che Charlus Potter, allarmato dal baccano e dalle grida della moglie, decise di entrare nella stanza. Ciò che vide lo lasciò letteralmente senza parole: il figlio svenuto, la moglie impazzita, Lily in preda ad una crisi di nervi...


"Ehm... cosa è successo?" chiese titubante.


"Un infarto." affermò sicura Dorea, stringendo al petto il corpo di James.


"Il gufo!" disse allo stesso momento Lily, guardandolo disperata, desiderando con tutto il cuore che almeno lui capisse.


Povera illusa.


"Il gufo ha avuto un infarto?"


Le due non si degnarono nemmeno di rispondere, così Charlus tirò fuori la bacchetta e si avvicinò a James, sperando che una volta risvegliato, almeno lui avrebbe saputo spiegare cosa era successo.




Nella mente di James intanto la conversazione immaginaria con i due amici continuava.

"Ok, Remus. Credo che non sia giusto punirti per una cosa di cui non hai colpa" disse Potter sempre sorridendo e alle sue parole l'orribile tutina di pelle, venne sostituita dal completo bianco con la cravatta color pervinca, mentre quello di Sirius tornava nero come quello precedente.
"E ora è giunto il momento di parlare" proseguì il ragazzo, mentre gli altri due gli sorridevano comprensivi "Cosa devo fare?"


"Direi che ormai la possibilità di baciarla è sfumata, no?" disse Sirius "Forse è persino meglio così.."


"Forse ha ragione Sirius" proseguì Remus "forse non avrai mai più un'altra possibilità di baciarla, ma potrebbe anche non essere di così. Potresti anche avere la possibilità di avere molto di più di un semplice bacio."


"E non sta parlando della possibilità di fartela" intervenne Black, ridacchiando "anche se è compresa nel pacchetto, è ovvio." Sospirò e poi proseguì "Devi darle tempo."


"Le ho dato sei anni!" rispose James.


"Sì ma in questi sei anni lei non ti ha ma conosciuto davvero, non ha mai voluto. Devi darle tempo di capire come sei veramente." gli disse Remus.


"Ovviamente se pensi che non ne valga la pena, lascia perdere, abbandonala lì dov'è e conquista tutte le ragazze che puoi!" esclamò Sirius "Ma credo che per te ne valga la pena, giusto?"


"Giusto"gli rispose James guardando a terra.


Il parco prese a vorticare intorno a lui e James vide gli amici allontanarsi sempre di più, l'imponente trono di Sirius si fece sempre più lontano, il parco sparì risucchiato dal vortice.

"Grazie, amici" riuscì a sussurrare, poi una luce fortissima gli investì gli occhi, acciecandolo completamente.




Intanto, in un luogo molto lontano da quello in cui si trovava James, una disputa che niente aveva di onirico si stava consumando nel piccolo appartamento di Sirius Black.


"Io la odio quella bestia, la odio! Buttala fuori da casa mia!!!" stava sbraitando il bel Black, completamente fuori di sè.


"Ma che fastidio ti da!!! Anya se ne sta qui... tranquilla, tranquilla..." gli rispose Stella, tenendo la piccola gattina rossa fra le braccia.


"Appena la poserai a terra, quella maledetta belva posseduta dal demonio in persona, si avventerà su di me e tenterà di uccidermi!!!"


Stella sbuffò, inarccando appena le sopracciglia.
"Ohh ti prego Black, fai tanto il figo grande e grosso e solo perchè non stai troppo simpatico ad una tenera gattina..."


"Quella bestia NON E' una tenera gattina, quella bestia è un mostro!! E attenzione gente..." disse come se intorno a lui ci fosse un foltissimo pubblico a cui rivolgersi, quando invece c'erano solo Remus e Peter, che negli utlimi giorni avevano sentito la storia della Gatta di Satana almeno un milione di volte. "... non vi fate ingannare da quell'aspetto cosi tenero, perchè quella bestia è MALVAGIA. Ha dei poteri che nemmeno immaginate! Li sfoggia solo con me perchè io sono l'unico che è stato abbastanza da intelligente da smascherarla!"


"Tu sei l'unico che è abbastanza IDIOTA da pensare che una gatta possa ordire un complotto!" sbottò Stella, contrariata "Ma comunque capisco che questa è casa tua, quindi se non hai simpatia per la mia gattina... ce ne andiamo."


Ce ne andiamo.
Questo significava che se ne sarebbero andate entrambe.
Il volto di Sirius esprimeva con estrema chiarezza, sebbene cercasse di nasconderlo, che l'idea di cacciare Stella da casa sua non gli andava esattamente a genio.

Certo, se qualcuno gliel'avesse chiesto, lui avrebbe risposto che non gliene importava un bel niente nè di Stella nè del suo gatto maledetto, ma Remus e Peter lo conoscevano troppo bene ed erano in grado di comprendere i sentimenti del bel Black persino meglio di lui.


"Ma no, Stella, sono certo che Sirius possa fare un piccolo sforzo... non vuole certo che tu te ne vada" intervenne in suo soccorso Remus, lanciando un occhiata pungente all'amico.


"Ah! Per me può andare dove vuole!" rispose in modo molto più che prevedibile Sirius, mentre Lupin alzava gli occhi al cielo.


Il comportamento di Sirius era sempre stato pessimo nei confronti di Stella, tuttavia quella mattina sembrava persino più scorbutico del solito. Non faceva che brontolare da quando si era alzato e non appena qualcuno pronunciava, anche accidentalmente, la parola stella, lui scattava come un Schiopodo Sparacoda.
Peter aveva rimediato un bernoccolo in testa solo perchè aveva detto che la sua merendina preferita era il Pandistelle!

Era ovvio che che c'era qualcosa dietro, qualcosa che il ragazzo non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto le più atroci torture.
Sirius aveva bisogno di aiuto e c'era una sola persona che lo conoscesse abbastanza da sapere quali tasti premere per fare breccia nella solida corazza che il bel Black si era costruito con tanta cura: James Potter.
 
Quindi, non appena Sirius si distrasse per medicare il neonato beronoccolo da lui provocato sulla testa di Peter, Remus si allontanò e scrisse una lunga lettera a James, dove gli spegò dettagliatamente tutte le sue impressioni: Sirius era cotto. Cotto della ragazza dal gatto assassino.
Negli ultimi giorni i tre amici l'avevano vista praticamente ogni pomeriggio e lei e Lupin andavano molto d'accordo. Stella era carina, simpatica e anche molto intelligente, era un vero piacere passare un pomeriggio insieme a lei.

O almeno lo sarebbe stato, se non fosse stato per Sirius che, non troppo entusiasta della nascente amicizia fra Remus e la ragazza, passava le giornate a esprimersi a suon di ringhi a chiunque gli ponesse qualche domanda.

Era ovvio che era geloso.

Tuttavia, per quanto evidente fosse agli amici ciò che provasse, non era certo facile come poteva apparire convincere Sirius a mettere da parte ogni riserva ed esprimersi liberamente, anzi. L'assoluta certezza di non poter essere amato da nessuna, lo faceva fuggire da situazioni del genere, rifiutava a tal punto ciò che provava, che alla fine si convinceva davvero di non aver mai provato niente.

Al cuore di Sirius Black si comanda. Si comanda di tacere.

Remus guardò ansiosamente fuori dalla finestra, sperando che la lettera di James si decidesse ad arrivare. Per sua fortuna non passo molto prima che scorgesse un bell'allocco appolliatato sul davanzale della finestra della cucina, con una lettera stretta alle zampe.


"E' la lettera di James?" gli chiese Peter in un sussurro, mentre Stella e Sirius continuavano a battibeccarsi come due vecchie comari.


"Sì, tu tienili occupati per..." Remus non riuscì a finire la frase perchè, non appena Stella posò la gattina a terra, la piccola si scagliò senza alcuna riserva contro la gamba di Sirius, che quindi era certamente troppo occupato per accorgersi di cosa stesse facendo l'amico ".. come non detto. Accertati soltanto che Anya rimanga attaccata allo stinco di Sirius per altri cinque minuti!"


"Vedi!! Te l'avevo detto, maledizione!!" sbraitò il povero Black fuori di sè, mentre tentava di allontanare la gattina.


"Santo cielo, non lo so perchè fa così!!!" strillò Stella di rimando, cerncando anche lei di togliere Anya "Lo fa solo con te!!"


"E allora??? Io e i gatti siamo nemici giurati, lo sanno tutti!!!" continuò a gridare Sirius "Siamo come... i Grifondoro e i Serpeverde! I Tassorosso e i Serpeverde! I Corvonorero e i Serpeverde! I  Serpeverde e i Serpeverde..... Maledetti Serpeverde!! Stanno rovinando Hogwarts!!!"


"Li odi proprio questi Sempreverde..."


"Ma che Sempreverde!!! Non sono mica abeti!!!"


Mentre la diatriba continuava, Remus aveva afferrato la lettera di James e aveva preso a leggerla il più rapidamente possibile, sperando che Sirius non si accorgesse della sua assenza.
 
Black non doveva sospettare niente, o tutto sarebbe andato perduto.


Nella lettera James diceva di essere più che sicuro che le impressioni di Remus non erano per niente errate, anzi, erano maledettamente corrette. Dopo aver raccontato all'amico, anche della lettera che Sirius gli aveva inviato proprio quella mattina, James si mise ad elencare tutti gli innumerevoli piani con cui avevano tentato di porre Sirius di fronte al proprio cuore, piani che -neanche a dirlo- si erano rivelati terribilmente fallimentari. Se avessero tentato nei soliti modi, James era certo al 100% che Felpato, non solo avrebbe evitato ogni contatto gentile con Stella, ma con tutta probabilità sarebbe anche sparito per un certo periodo, evitando proprio di starle vicino.

Gli articolati piani dei Malandrini quindi non potevano avere successo con una testa dura come quella di Sirius, ci voleva qualcosa di diverso. Qualcosa di traumatico.

Passarono circa dieci minuti prima che la prima lettera inviata da James, fosse seguita da un'altra, recapitata dall'esuberante gufetto di Sirius.


"Allora?" chiese Peter entrando nella cucina "James che ha detto?"


"Beh, ha detto che non sarà facile e che ci penserà su.." rispose con un sussurro Remus, mentre fissava perplesso il gufetto "Sirius ha inviato qualcosa a James?"


"Sì! Prima gli ha inviato lo specchio con cui comunicano sempre quando sono in punizione! James l'aveva lasciato a casa"


"Dimmi che non ha usato la scatoletta di metallo che era sul tavolo stamattina!" esclamò Remus, voltandosi a guardare Minus, che si guardò intorno intimorito prima di rispondere.


"In realtà ha usato proprio quella, perchè?"


"Oh andiamo Peter, questo gufo è psicopatico!!! Quella scatoletta di metallo può aver accoppato qualcuno, magari ha accoppato lo stesso James!!"


Lupin non sapeva quanto fosse andato vicino alla verità con la sua supposizione, ma l'avrebbe scoperto presto.
Remus sfilò la lettera dalla zampa del gufetto. Era indirizzata a lui e Peter, era molto leggera e, stranamente, era macchiata di sangue su un angolo.
La lettera recitava solo tre frasi.

Sirius mi ha quasi accoppato, quando torno lo strozzo.
Lily ha avuto un idea per Sirius (sì, proprio la MIA Lily).
Remus, aveva scritto infine con una solennità che traspariva da ogni lettera, traumatizzalo!

Chiaro, conciso, facile da ricordare. Il classico piano alla James Potter.

Remus dal canto suo sapeva bene cosa intendesse James, sebbene non avesse meglio specificato cosa fare: lui doveva uscire con Stella.
Sirius doveva morire di invidia e gelosia a tal punto che alla fine sarebbe stato costretto a fare i conti con sè stesso, che lo volesse o meno.

C'era solo un minuscolo dettaglio che poteva far crollare per sempre il piano perfetto di James: Eileen.

Come avrebbe fatto a spiegare alla ragazza che era fondamentale per la salvezza dell'amico convinto di non avere un cuore, che lui, Remus, uscisse con un'altra ragazza?
Sembrava una scusa assurda, persino peggiore di quelle che si inventava lo stesso Sirius per levarsi di torno le ragazze troppo appiccicose!

Tuttavia Eileen non era certo stupida e forse se Remus gli avesse spiegato in tutti i dettagli come stavano le cose, lei avrebbe capito e magari l'avrebbe pure sostenuto. Non faceva che ripetergli che una delle qualità che più apprezzava in lui, era la sua capacità di essere amico in quel modo.
Troppo spesso si confonde la conoscenza pacifica con l'amicizia e troppo spesso ci si trova sull'orlo del burrone completamente soli, proprio nel momento del bisogno.
Per i Malandrini non era così. Ogni cosa, buona o cattiva che fosse, veniva affrontata insieme.

Chissà se questa sua qualità che apprezzava tanto, l'avrebbe indotta ad accettare il trauma escogitato per Sirius senza tanti problemi. Forse sarebbe stato meglio che Remus aspettasse di parlarne con lei prima di agire...

Intanto i due litiganti, del tutto ignari del piano che stavano ordendo contro di loro, continuavano a gridarsi contro con tutto il fiato che avevano in corpo.
Sirius era finalmente riuscito a strpparsi Anya dalla gamba e ora la teneva stretta in una mano, con il braccio teso in alto, in modo che la piccola Stella non riuscisse a riappropriarsene.


"Non vale!! Te ne approfitti solo perchè un dannato spilungone!" disse Stella, mentre saltellava da un piede all'altro cercando di raggiungere la gattina, che miagolava e soffiava come un indemoniata.


"No! Prima dillo! Dillo che avevo ragione!"


"Non dirò mai che il mio gatto appartiene a Satana! E ancora meno dirò che tu sei intelligente! Sarebbe una cazzata troppo grossa, il mio cuore potrebbe non reggerla."


La ragazza provò ancora a saltare, stavolta con maggiore convinzione, ma perse l'equilibrio e cadde in avanti, dritta fra le braccia del bel Black. I due si osservarono, improvvisamente silenziosi. Una strana luce, una luce che aveva tentato di soffocare tante e tante volte, attraversò lo sguardo di Sirius. Fu solo un istante, prima che essa si spengesse di nuovo, inghiottita dalla solita ombra che si leggeva negli occhi del ragazzo da troppo tempo, ma quell'istante fu sufficiente per Remus.

Sirius sorpirò, abbassò la mano e restituì la gattina a Stella, che continuava a guardarlo come imbambolata, con la bocca semiaperta e lo sguardo fisso nel vuoto.
"Tieni il tuo stupido gatto" disse Black, cercando di suonare brusco. "Io... Io esco..."


La piantò in asso li dove si trovava e senza rivolgere alcuna parola agli amici, uscì sbattendosi la porta alle spalle.

Remus trasse un lungo sospiro. Non poteva aspettare il consenso di Eileen prima di portare a termine il piano. La ragazza aveva portato Lucas in un parco divertimenti Babbano per due giorni e là era irreperibile, visto che non potevano certo mandarsi gufi per comunicare.

No, non poteva aspettare così tanto.
Sirius aveva già cominciato ad erigere la sua corazza e se Lupin avesse esitato troppo, probabilmente sarebbe stato troppo tardi. Per quanto fosse difficile per Felpato far tacere il cuore quella volta, non lo era a sufficienza e Lupin sapeva che presto avrebbe dimenticato tutto, negando con tutto sè stesso di aver mai provato qualcosa.


"Beh io... io ragazzi vado da lui, è questione di un secondo, torno subito!" disse Remus prima di alzarsi e correre
 dietro a Sirius.


Peter balbettò un incerto saluto all'amico e poi si voltò verso Stella, che, non avendo udito una sola parola pronunciata da Remus, non si era nemmeno accorta che il ragazzo se n'era andato. Se ne stava lì, immobile come una statua, con il gatto in braccio e lo sguardo fisso verso la porta.
  
Sembrava che fosse stata colpita da un fulmine. E forse lo era.


"Sarà una gran testa di cocomero.... ma ragazzi, quanto è bello!!!"




Remus vagò a lungo prima di trovare l'amico seduto al bancone del Paiolo Magico, afflitto come non lo vedeva da anni, intento ad osservare con sguardo spento un bicchiere di burrobirra. Nel vederlo stare così male, Lupin riuscì a scacciare del tutto il pensiero di una potenziale reazione di Eileen: i Malandrini prima di tutto!
Certo, ciò che stava per fare non avrebbe fatto sentire meglio Black, non nell'immediato magari, ma com'è che si dice.... per belli apparire, bisogna soffrire!
Lupin si diede mentalmente dell'idiota per aver fatto un pensiero così imbecille in un momento così difficile e si avvicinò all'amico.


"Ciao, Sirius" disse con un sorrisino che non prometteva niente di buono.


"Oh oh oh, non sorridere così Lupin, sapevo benissimo che saresti arrivato" gli rispose Sirius guardandolo di traverso "e so anche cosa hai intenzione di dirmi, ma è tutto inutile. Grazie tante."


Remus, per nulla scoraggiato, si schiarì la voce e continuò:
"Sai, stavo pensando a Stella e..."


"Senti, Remus" lo interruppe immediatamente Sirius "non mi interessa se stavi pensando a Stella, non mi interessa se ci stava pensando Peter e non mi interessa nemmeno se ci stava pensando James, perchè so che avete in mente qualcosa, non sono stupido come credete. Ti dirò di più, non mi interessa nemmeno se ci stava pensando Albus Silente in persona! Io non ci stavo pensando e questa è l'unica cosa che conta!"


Il bel Black concluse il suo discorso sentendosi profondamente soddisfatto di sè, prese la burrobirra e ne tracannò un lunghissimo sorso, convinto di aver messo a tacere per sempre ogni tentativo da parte di Remus di fargli cambiare idea.
Tuttavia, quando posò gli occhi sull'amico, si trovò di fronte un'espressione che mai e poi mai avrebbe pensato di vedere in un momento del genere. Forse si sbagliava, forse Remus non aveva nessun piano in serbo per lui...


"Sai, sono contento che tu dica così.." disse Remus grattandosi la nuca con fare ansioso.


"Ah si?" Sirius era sempre più sconvolto.


"Sì! Vedi... desideravo così tanto chiedere a Stella di uscire!"


Il bel Black rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva. Bevve un altro sorso di burrobirra cercando di calmarsi e di risultare naturale, tuttavia la sua voce uscì un tantino più stridula del solito.


"CHE COSA??" strillò con voce talmente acuta, che fu un miracolo se non frantumò tutti i bicchieri del locale. "E Eileen??"


"Oh beh, io e Eileen non stiamo proprio insieme... ci frequentiamo, sì, ma da quando ho incontrato Stella non faccio che pensare a lei, solo che c'era la possibilià che piacesse a te e... ma lasciamo perdere, vedo che ti dispiace. Dovevo sospettarlo, perdonami..." balbettò Remus con aria dispiaciuta.


Ora al nostro Sirius non rimanevano che due possibilità. O ammetteva di avere un vero interesse nei confronti della ragazza, tanto da chiedere ad uno dei suoi migliori amici evitare ogni tentativo di provarci con lei, o lasciava che il suddetto amico la portasse da qualche parte, a fare una cena romantica, dopo la quale sarebbero potute succedere molte cose...
Non era certo una scelta facile.


"Io... beh... io... no."


"No, cosa?"


"No... no no! Nel senso di no, ecco."


"Nel senso che non devo provarci? Lo sapevo che ti interessava, ma..."


"No, no, no!!" ripetè per l'ennesima volta Felpato "Frena il cavallo, no! Sono solo... sorpreso. Sorpresoo, sì! Pensavo che le cose con Eileen andassero bene..."


"Eileen è fantastica davvero, ma tu puoi immaginare come sia quando un'idea fissa ti prende la mente. Stella mi piace in un modo che... vedi, non basterà trovare un'altra ragazza per sostituirla, per quanto bella possa essere... Io penso solo a lei."


Sirius annuì, sempre più confuso.


"Ma siccome avevo avuto l'impressione che Stella ti piacesse io avevo lasciato perdere. Ma se mi dai il tuo benestare..."


"Certo che si!" esclamò Felpato con aria fintamente cordiale "Certo! Non mi interessa se ci esci, anzi, ne sono molto felice!"


Remus si alzò e con un ultimo cenno di gratitudine all'amico si diresse all'uscita per recarsi da Stella.

Un attore perfetto. Il Malandrino insospettabile.

Sirius era troppo sconvolto per notare il sorrisino che si era dipinto sulla faccia di Lunastorta quando aprì la porta e uscì, pronto a portare a termine il suo piano.









Lo so meriterei di morire fra atroci sofferenze!! Sono sparita per quasi otto mesi!! A mio discapito posso dire che prima mi sono sentita male e mi hanno imbottito di talmente tanti medicinali che a stento riuscivo a scrivere come mi chiamavo e poi dulcis in fundo, mi si è rotto il pc. Insomma un disastro! In seguito sono rimasta mortalmente indietro con lo studio e solo ora che (FINALMENTEEE!) ho finito gli esami sono riuscita a postare di nuovo. In ogni caso non mi stupirei affatto se i miei amati quattro lettori avessero perso del tutto la voglia di leggere la mia fic, ma vi prego resisteteee! Questo capitolo è un tantino più lungo del solito e questo mese sono in vacanza quindi sono abbastanza sicura di postare ALMENO un'altra volta! Vi pregoooo perdonatemiiii! Potete bastonarmi se la cosa vi fa stare meglio u.u
Ora passiamo al capitolo. Uhm. Beh. Ok, spero taaaaaaaanto taaaaaaaaanto taaaaaaaaanto che vi piaccia perchè io mi sono divertita tanto tanto tanto a scriverlo. (Spero di non essere scaduta nel demenziale)
Inoltre come avrete notato per tutti i prossimi capitoli avrei intenzione di inserire una piccola citazione iniziale, che in un certo senso spiega il senso del capitolo. Non vi giuro che lo farò per sempre -tutto dipende dal trovare le frasi adatte- ma mi impegnerò al riguardo. Fatemi sapere se la cosa vi piace!
Secondo punto! La parte in cui Sirius sbraita contro stella e le dice che lui e i gatti sono nemici giurati come i Serpverde e i Grifondoro e blablablabla e chiaramente parafrasata dai Simpons quando Willie dice che i fratelli sono nemici giurati come gli Inglesi e gli scozzesii, gli irlandesi e gli scozzesi e blablabla.
Terzo punto. So che il commento di Stella quando Sirius se ne va è idiota, ma non sono proprio riuscita a non metterlo! Insomma voi come avreste reagito a due centimetri dalle labbra del MIO AMORE??? Io gli sarei saltata addosso altro che imbambolata!!!

Cmq credo di avervi detto tutto, ora vi mando un mess dove vi avviso che ho postato il capitolo e poi vado a letto che sono le.... uh cazzo le tre!!! Vi giuro che domani mattina risponderò a tutte le vostre recensioni! Vi voglio bene restate con me!!!!!!!!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=761959