Per gioco o per amore di pony (/viewuser.php?uid=31560)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vacanze estive ***
Capitolo 2: *** Come cane e gatto. ***
Capitolo 3: *** Dimenticare. E basta. ***
Capitolo 4: *** l'irresistibile fascino delle Stazioni ***
Capitolo 5: *** Un sorriso e una proposta. ***
Capitolo 6: *** l'ultimo dannato desiderio di James ***
Capitolo 7: *** A volte bastano dieci minuti ***
Capitolo 8: *** Uno, nessuno e centomila ***
Capitolo 9: *** l'effetto farfalla. ***
Capitolo 10: *** al cuore si comanda. ***
Capitolo 1 *** Vacanze estive ***
Lily Evans quella mattina si svegliò con un
diavolo per capello. Possibile che non potesse starsene tranquillamente
a letto nemmeno in vacanza?
La sorella sbraitava come indemoniata, mentre la madre
rispondeva ai suoi strilli sbattendo qualcosa di non ben definito
-probabilmente un mestolo- sul tavolo.
Ma che diamine aveva Petunia al posto delle corde vocali, si poteva
sapere? Se avesse alzato un altro pò la voce l'avrebbero
sentita solo i cani, perchè avrebbe cominciato a esprimersi
a ultrasuoni.
E perchè quel dannato mestolo la madre non glielo sbatteva
in testa, cosa la finivano tutte e due? Fra il rimbombo dei colpi e gli
strilli pareva si essere finiti nel bel mezzo di un film horror. Non si
sarebbe stupita se improvvisamente avesse sentito il rumore di una sega
elettrica di sottofondo, mentre il padre sbraitava loro di smetterla di
urlare.
"VOLETE SMETTERE DI URLARE COSI'!!!!!!"
Eccolo lì. Detto fatto. Non c'era nessuna sega elettrica, ma
di certo il tono del padre, Daniel Evans, aveva una tonalità
piuttosto assassina.
Sconfitta dall'evidenza di avere una famiglia troppo rumorosa, Lily si
alzò dal letto.
Non aveva dormito molto quella notte e non solo quella, era quasi un
mese che era praticamente insonne. Sbadigliò mentre si
passava una mano fra i capelli, gettando un sguardo di sfuggita alla
propria immagine riflessa.
Era bella Lily Evans, peccato che lei non lo sapesse, troppo occupata a
girarsene per il mondo con l'autostima che guerreggiava con quella di
un ragno morto a chi fosse quella più accettabile, battaglia
che si concludeva ogni volta con la tempestiva e schiacciante vittoria
del ragno.
Questo non significava che passasse la vita a compiangersi o a frignare
di fronte allo specchio catalogando tutti i suoi difetti, mettendo su
adorabili complessi adolescenziali, tanto errati quanto difficili da
eliminare, anzi.
Aveva pacificamente preso atto della propria mediocrità ed
era andata avanti con la sua vita.
Non che fosse mediocre, intendiamoci. Era la persona meno mediocre che
esistesse sulla faccia della terra con i suoi capelli rossi come il
sangue, la pelle diafana come quella di una principessa d'altri tempi e
gli occhi di un meraviglioso verde smeraldo, che tante volte avevano
fatto tremare il cuore dei suoi compagni di scuola senza che lei
nemmeno se ne accorgesse.
Passava la vita a non accorgersi, Lily.
Inconsapevolezza era il suo secondo nome.
Non era per questo quindi, che quando vide il proprio riflesso, la
rossina distolse lo sguardo, quasi disgustata.
Quando si specchiava, ciò che vedeva, non era l'immagine di
una ragazza troppo magra o troppo
grassa, troppo bassa o troppo alta, troppo rossa o troppo poco...
L'apparenza non le era mai
interessata. Il problema era più profondo, la ferita
più difficile da eliminare.
Quando si guardava lei vedeva l'immagine della sconfitta.
Il suo sguardo, che comunicava più di quanto facessero le
sue parole, era quasi spento ormai. Era lo sguardo di è
stato tradito, lo sguardo di chi è rimasto solo, lo sguardo
di chi sa che fidarsi di nuovo non sarà per niente semplice.
Il proprio orgoglio ferito le diceva di non mollare, quello stesso
orgoglio che tante volte l'aveva allontanata dalle persone, ora era
l'unica cosa che le impediva di lasciarsi andare. Se avesse sentito
ancora una volta dire che l'orgoglio rovina la vita, avrebbe mangiato
la testa a qualcuno.
Intanto al piano di sotto la guerra degli Evans continuava.
"... ma mamma!!! Stasera ci sarà a cena Vernon! Io lo
conosco: lui è un uomo concreto. Lily lo mette a disagio con
tutte le sue scempiaggini! Non voglio che se ne vada!"
La rossina sospirò alzando gli occhi al cielo: Vernon
Dursley. Il ragazzo di Petunia.
Già a definirlo un uomo ci voleva del coraggio. Pareva di
più una specie di tricheco con i baffi.
Comunque non si giudica un libro solo dalla copertina, quindi, quando
si era presentato in casa la prima volta, circa 4 anni prima, Lily
aveva promesso a sè stessa che avrebbe cercato di farselo
andare a genio. I rapporti con Petunia erano già difficili
così.
Peccato che quando Tricheco-man aveva aperto bocca, aveva dimostrato
senza ombra di dubbio e senza lasciarle una minima speranza di cambiare
idea, che era un completo e odioso idiota.
Aveva parlato per ore intere del suo lavoro e della sua azienda di
famiglia, con il classico sguardo alla Blade Runner: io ho visto cose
che voi umani non potete nemmeno immaginare. Pareva che costruisse
navicelle spaziali perfettamente funzionanti con gli stuzzicadenti.
E invece produceva trapani.
Trapani. Cosa ci sarà mai da dire dei trapani? Bucano i muri
e arrivederci.
Tuttavia Vernon aveva tantissime cose interessanti da raccontare in
proposito: creazioni di nuove punte, nuovi motori che rendevano quegli
aggeggi più potenti... Poi, siccome non riusciva a fare
colpo sul signor Evans, che continuava a guardarlo con aria omicida
stringendo spasmodicamente un coltello, aveva iniziato a raccontare
poco credibili storie su trapani che avevano motori identici a quelli
degli elicotteri.
Era ovvio che la storiella raccontata sui motori era completamente
inventata, ma a peggiorare la situazione c'era il fatto, che Daniel
Evans fosse un ingegnere meccanico. Non solo sapeva come si costruivano
i trapani, ma sapeva pure progettare i motori degli elicotteri.
Il povero Vernon aveva quasi perso l'appetito quando l'aveva saputo,
realizzando che tutte le cavolate di meccanica che aveva sparato per
tutta la sera, erano state valutate con assoluta spietatezza dal signor
Evans.
Lily adorava suo padre.
Alla fine comunque si era arresa, odiava il SuperTrichecoBaffuto con
tutta sè stessa e se avesse avuto occasione un giorno
l'avrebbe ucciso con uno dei suoi maledetti trapani.
C'era di positivo che un uomo così tremendo era perfetto per
la sorella.
"Petunia, ti ho detto mille volte di finirla! Non posso buttare fuori
di casa mia figlia ogni volta che il tuo ragazzo viene a cena!"
sbraitò la madre, fuori di sè, sbattendo per
l'ennesima volta il mestolo sul tavolo.
Cara mammina. Ogni volta tentava di difenderla.
Peccato che non ne fosse per niente capace.
Quando si innervosiva troppo infatti, la donna diventava praticamente
violacea e cominciava a sparare frasi senza senso.
Hai la
sensibilità di un pollo arrosto. Se mi capiti fra le mani ti
strozzo con il sale. Mi fai diventare rossa come un coccodrillo...
erano solo alcuni dei suoi cavalli di battaglia che erano passati alla
storia come le frasi più insensate al mondo da utilizzare in
una discussione.
C'era da dire però che quell'insensatezza aveva segnato la
sconfitta del Signor Evans più di una volta, nel corso dei
loro litigi: come facevi a rimanere arrabbiato quando una di sbraitava
contro frasi del genere?
Quella mattina però era in forma. La storia di non poter
buttare fuori di casa la figlia era pertinente, ma Petunia non
demordeva e continuava a strillare come se la stessero sgozzando:
sembrava un allarme antincendio. Almeno se qualcuno avesse avuto la
malsana idea di tentare di rapirla, i soccorsi sarebbero arrivati in
meno di un secondo.
Consapevole che la madre non avrebbe vinto la sua battaglia con la
figlia, Lily iniziò a vestirsi.
Indossò un piao di pantaloncini di jeans, una maglietta
azzurra e scese le scale scalza, cercando di non farsi sentire dalla
due che ancora stavano litigando in cucina. Afferrò le
infradito e scrisse un bigliettino per la madre:
"Stasera non rimango a
cena, di a Petunia di non preoccuparsi"
Non aveva certo intenzione di discutere per rimanere a cena con il
SuperEroe dei Trapani. Evitare quella cena non le dispiaceva affatto,
anche se la feriva che la sorella volesse escluderla così
dalla sua vita.
Aveva appena raggiunto la porta, quando una voce la chiamò,
costringendola a voltarsi.
"Lily" disse l'uomo seduto su una poltrona vicina all'atrio.
"Papà..."
Daniel Evans, conosceva la figlia più di quanto si
conoscesse lei stessa. Sapeva sempre quando c'era qualcosa che la
turbava, sebbene lei non parlasse mai con i genitori, sapeva che non
poteva capirla in pieno, visto che il mondo di lei era così
diverso dal suo, e sapeva anche che questa cosa la faceva sentire
tremendamente sola, ma non avrebbe permesso che lei si lasciasse andare
senza aiutarla.
"Dove stai andando?"
"Esco." si limitò a dire lei, non sapendo bene cosa
rispondere.
Non sapeva dove stava andando. Voleva solo andare via, lontana da loro,
lontana da tutti, ma non voleva dire queste cose al padre, consapevole
che l'uomo le avrebbe impedito di uscire, intenzionato a non lasciarla
da sola.
"Questo lo vedo" rispose lui con voce bassa e profonda, ripose gli
occhiali da lettura e il giornale, poi le sorrise "Vieni qui un
momento, voglio parlarti."
Lily rimase ferma sulla porta, indecisa, lanciando uno sguardo fugace
alla porta della cucina. Non aveva nessuna voglia di vedere Petunia.
"Si tratta solo di un secondo" insistte il padre, cosi la ragazza si
avvicinò, lentamente e andò a sedersi di fronte a
lui. "Allora bambina mia... che ti succede?"
"Niente, papà. Voglio solo evitare discussioni con Petunia."
"Non sto parlando di Petunia, cara... Sono arrivate diverse lettere di
Allyson, ma ti ho visto gettarle nell'immondizia senza nemmeno
leggerle, credevo che foste amiche..."
"Lo credevo anche io" rispose seccamente la ragazza, senza che la sua
espressione mutasse, all'apparenza. Un osservatore più
attento, però, che la conosceva bene come la conosceva lui,
non poteva non notare l'ombra che era passata in fondo al suo sguardo,
non poteva non notare il tono innaturalmente privo di sentimento.
Era chiaro che aveva toccato un tasto dolente, ma l'uomo
continuò a parlare.
Voleva sapere che cosa le stesse succedendo.
"E il tuo ragazzo? Anche lui ti ha scritto spesso e..."
"Io e Russel ci siamo lasciati prima della fine della scuola,
papà. Non mi importa se mi sta scrivendo, io non ho
più niente da dirgli."
E cosi erano loro il problema: Allyson e Russel. La migliore amica e il
fidanzato.
Suonava pericolosamente come l'inizio di una drammatica soap-opera.
Il padre tacque un secondo di troppo, così Lily ne
approfittò per darsi alla fuga.
"Bene" disse alzandosi "se non hai altro da dirmi io andrei, ho
già lasciato detto a mamma che non tornerò per
cena. Ciao."
Uscì di corsa, appena prima che la madre e la sorella
irrompessero nella stanza, senza che l'uomo riuscisse a rispondere al
saluto.
Erano anni ormai che James Potter non passava una vacanza senza i suoi
amici.
Quando era giunto ad Hogwarts sei anni prima, infatti, aveva conosciuto
le tre persone che avrebbero segnato profondamente tutta la sua vita,
da cui non voleva separarsi nemmeno in vacanza: i Malandrini.
Con loro aveva combinato talmente tanti guai che la metà dei
loro compagni e praticamente tutto il corpo docenti erano afflitti da
continui attacchi di panico, terrorizzati dall'idea che quel malefico
quartetto avesse organizzato qualche cosa di nuovo. La McGrannit aveva
minacciato più volte che li avrebbe uccisi,
perchè pur di liberarsi di loro, avrebbe affrontato Azkaban
con il sorriso sulle labbra.
Povera donna, quei ragazzi erano la sua croce e il suo orgoglio.
Passavano dal fare incantesimi di trasfigurazione talmente perfetti da
farle venire quasi le lacrime agli occhi, a scherzi infantili e
imbecilli ai danni dei compagni, scherzi in cui -del tutto casualmente-
rimaneva sempre coinvolta anche lei: per quattro volte consecutive si
era trovata con i capelli pitturati di colori tanto orribili quanto
sgargianti, che variavano dal rosa acceso al giallo limone. Alla fine
visto che la sua credibilità di insegnante aveva cominciato
a vacillare ed era veramente stufa dei loro comportamenti, aveva punito
la mente di ogni loro operazione -Potter, ovviamente- togliendogli a
tempo indeterminato la cosa a cui più teneva dopo
i suoi amici: il Quidditch.
Inutile dire che Potter aveva rischiato l'infarto. Dopo un mese intero
senza Quidditch, quattro partite perse e parecchi tentativi di
corruzione, i Malandrini si erano calmati, consapevoli che se non fosse
tornato a giocare, James avrebbe tentato il suicidio.
I due mesi di tregua che seguirono, furono i più belli della
vita della vicepreside, ma proprio quando si era convinta di aver
finalmente calmato quegli animi inquieti, ecco che i Serpeverde ebbero
la brillante idea di fare uno scherzo di cattivo gusto alla Grifondoro
meno indicata, se non volevano subire più che spiacevoli
ritorzioni.
Era, infatti, una cosa universalmente riconosciuta che James Potter
avesse un debole per Lily
Evans e anche se lei non lo degnava della benchè minima
attenzione, lui la considerava sotto la sua personale protezione. Fu
per questo che quando i Serpeverde decisero di farle un incantesimo che
l'avrebbe resa completamente calva, privandola dei suoi meravigliosi
capelli rossi, la McGrannit seppe, come lo seppe tutta la scuola, che
la tregua dei Malandrini era finita per sempre.
Poco importava che madama Chips le avesse fatto ricrescere i capelli
nel giro di due minuti con un incantesimo, poco importava che la
McGrannitt avesse punito i fautori dello scherzo con una durezza mai
usata prima, poco importava che la stessa Lily Evans si fosse difesa
più che egregiamente, schiantando i suddetti Serpeverde,
dopo averli appesi al soffitto come salami: James voleva la sua
vendetta. E i Malandrini lo avrebbero seguito, come lo seguivano sempre.
Gli scherzi fatti in quei mesi di fuoco furono tramandati di padre in
figlio per anni, libri interi furono scritti a memoria di quella guerra
che era esplosa senza lasciare scampo a nessuno... ma questa
è un'altra storia.
Data la loro profonda amicizia, era chiaro che i quattro cercassero di
passare meno tempo possibile lontano l'uno dall'altro.
Per farla breve i quattro ragazzi erano inseparabili. E lo erano per
ottime ragioni.
Peter Minus non aveva mai avuto un amico prima di conoscere loro e
sotto la loro protezione gli scherzi e le prese in giro che aveva
dovuto sopportare per tutta l'infanzia erano finalmente finite.
Remus Lupin era un Lupo Mannaro. Convinto che loro non l'avrebbero
accettato una volta venuti a conoscenza della sua vera natura, aveva
mentito loro per due anni, prima che James scoprisse cosa nascondeva. I
tre amici non solo non lo abbandonarono, ma anzi diventarono Animagi
per lui, rimanendogli vicini anche durante la trasformazione.
Sirius Black viveva come un reietto. Non era mai andato daccordo con la
famiglia, la madre era addirittura arrivata ad odiarlo e a sedici anni
era fuggito di casa andando a rifugiarsi dai Potter, che lo avevano
accolto a braccia aperte.
E infine James. Lui non aveva particolari problemi familiari, ma
credeva fermamente dell'amicizia e avrebbe fatto di tutto per quei tre
fratelli che aveva trovato in quella che lui considerava la sua seconda
casa.
Tuttavia se erano tanto inseparabili, perchè James Potter
vagava solitario e annoiato in un paesino dimenticato da Dio in Italia?
Per comprendere il perchè di ciò dobbiamo tornare
indietro, a circa tre mesi prima, quando al ragazzo giunse una lettera
piuttosto insolita scritta dalla madre, seguita immediatamente da un
ancora più insolito bigliettino da parte del padre che lo
pregava di non fare domande.
La lettera di Dorea Potter così recitava:
Caro James
come ormai avrai capito
leggendo i giornali, la guerra è alle porte. Non so quanto
passerà prima che esploda definitiviamente, gettandoci tutti
nel caos più completo.
Tuo padre è
un Auror, sarà in prima linea e so che nemmeno tu ti tirerai
indietro quando sarà il momento di combattere.
Ho deciso quindi, che
fino a che ne abbiamo la possibilità, è il caso
di andare in vacanza insieme in un posto lontano da casa nostra,
cambiare aria, passare i nostri ultimi giorni dorati di pace come
famiglia felice.
So che è una
scocciatura per te venire in vacanza con i tuoi vecchi genitori, ma si
tratta solo di un paio di settimane.
Ci terrei veramente
tanto.
Per favore.
Con affetto
Mamma.
Per una persona che non conoscesse Dorea bene come la conosceva James
la lettera poteva non apparire così insolita: una madre che
vuole passare gli ultimi giorni che precedevano una guerra insieme al
marito e al figlio. Compensibile.
La signora Potter, però, non era il genere di donna che
fugge dalle situazioni scappando in luoghi reconditi dell'Europa,
fingendo che i problemi nel suo paese non esistano.
Se la guerra era alle porte, lei avrebbe combattuto. E lo avrebbe fatto
fino all'ultimo respiro.
Tuttavia bisogna ammettere che la paura a volte fa brutti scherzi e che
anche il più coraggioso di fronte a una minaccia come quella
che rappresentava Lord Voldemort, si sarebbe potuto sentire un attimino
vacillare.
Infatti, non era tanto ciò che diceva la lettera che aveva
allarmato James, quanto il tono con cui era stata scritta, semraba
quasi supplichevole. E questo era strano. Tremendamente strano.
Sua madre non pregava. Sua madre ordinava.
Se nella lettera ci fosse stato scritto: dannazione Potter, sei uguale a
tuo padre!! Ho detto in vacanza! Subito!! il ragazzo non
si sarebbe stupito per niente, ma quel per favore, scritto con
l'inchiostro un pò sbavato, quasi vi fosse caduta su una
lacrima, gli faceva sospettare che la donna nascondesse qualcos'altro.
Dorea Potter aveva un segreto.
E James l'avrebbe scoperto.
Peccato che quando erano arrivati in Italia la madre si era comportata
esattamente come faceva sempre, senza particolari comportamenti
sospetti.
Più volte il ragazzo aveva tentato di prenderla di sorpresa
quando spariva. Irrompeva nelle stanze senza bussare, si calava dalle
finestre... ma la sola cosa che aveva ottenuto era cogliere i genitori
nel bel mezzo di atteggiamenti non proprio casti.
Alla fine si era arreso. Probabilmente si era sbagliato, Dorea era
veramente solo spaventata.
Pareva che il Fato l'avesse attirato lì con l'inganno, quasi
avesse qualcosa in serbo per lui.
Così a Potter non era rimasto altro che vagare per la
città, aspettando che il suo destino si decidesse a
compiersi, lasciando che i suoi pensieri vagassero con una frequenza
allarmante su una certa rossina di sua conoscenza.
Chissà cosa stava facendo il quel momento.
Lily camminava senza meta per le strade della sua cittadina, senza
avere la minima idea di dove andare.
Non era mai felice di lasciare Hogwarts. Era da quando aveva scoperto
di essere una strega, infatti, che si sentiva un'estranea a casa sua.
All'inizio credeva che fosse solo questione di abitudine: presto la
sorella avrebbe accettato la sua diversa natura e i genitori avrebbero
cominciato a conoscere il nuovo mondo di cui lei faceva parte, ma si
sbagliava.
Con il passare degli anni la situazione non faceva che peggiorare.
Le discussioni con Petunia erano diventate sempre più aspre
e Lily aveva perso le speranze e soprattutto il desiderio di recuperare
i rapporti con quella sorella che si ostinava a definirla un mostro. I
genitori per quanto si sforzassero non riuscivano a capirla, non
potevano.
Cercavano di essere partecipi della sua vita, chiedendole come
andassero le cose a scuola e sforzandosi di imparare quanto
più possibile sulla magia, ma allo stesso tempo Lily
percepiva distintamente che tutte quelle cose a loro sconosciute, che
sfuggivano a volte alla loro comprensione, lasciavano loro un senso di
paura e inquetudine che non riuscivano a nascondere del tutto.
Non che avessero paura che la loro Lily potesse far loro del male o
cose del genere, semplicemente al fianco della loro Strega prodigio, si
sentivano fuori posto.
Lily faceva parte di un altro mondo.
Un mondo dove la sua diversità era la sua forza.
Un mondo che tuttavia la disprezzatava e la rifiutava. Esattamente come
faceva la sorella.
Fra i Babbani era un Mostro.
Fra i Maghi una sudicia Mezzosangue.
Non avevano un solo amico al mondo. Tutti alla fine l'avevano
abbandonata.
Prima c'era stata la rottura dell'amicizia con Severus. Ora Allyson.
Quando aveva incontrato Allyson, Lily si era davvero convinta di aver
trovato un'amica. Le era sempre stata vicina nei momenti di
difficoltà, anche se spesso di dimostrava un pò
immatura.
Era la classica adolescente che utilizza tutti i luogi comuni che ha in
repertorio per giustificare le proprie pazzie. Si vive una volta sola! Vivi la
tua vita! I migliori agiscono. I perdenti parlano!! e
cavolate varie, che Lily ascoltava pazientemente, con il sorriso sulle
labbra.
Parlava d'amore come se fossero caramelle, parlava di vita come se
ubriacarsi una sera significasse vivere, parlava degli attimi che
dovevano essere colti, che ti sfuggivano fra le dita, ma soprattutto
parlava di amicizia. Quella rara, magnifica amicizia di cui si parla
nei libri e che pareva indistruttibile e incorruttibile, un'amicizia a
cui Allyson diceva di credere con tutte le sue forze.
Che stupida che era stata, Lily. Solo una stupida. Così
convinta di essere una delle poche disilluse che erano rimaste al
mondo, una ragazza concreta, forse un pò cinica, ma di certo
protetta da qualsiasi tipo di delusione e colpo basso. Nessuno
può deluderti se non ti aspetti niente dalla gente e ormai
credeva di aver imparato che anche il migliore degli amici poteva
ferirti in modo indelebile. Ormai si credeva invincibile.
E invece la sua superbia l'aveva punita.
L'ultima di cui si era fidata l'aveva tradita come nessuno aveva mai
fatto prima. Non si aspettava molto da Allyson. Certo era sua amica, ma
sapeva che non era quel genere di amico che ti risolveva i problemi,
che capiva quando stavi male anche se tu non dicevi niente, che
riusciva a leggerti dentro con un solo sguardo, era solo una persona a
volte un pò immatura a cui Lily voleva un bene dell'anima.
L'aveva sempre ascoltata quando lei aveva le sue assurde crisi, l'aveva
aiutata quando credeva di aver trovato il principe azzurro e lui non
l'aveva ricambiata, l'aveva protetta da chiunque l'avesse offesa, e lei
cosa faceva?
Si scopava il suo ragazzo.
Nel suo
letto.
Cosa c'era che non andava in lei? Perchè attirava persone
che le facevano cosi deliberatamente del male?
Ricordava la scena di quando li aveva sorpresi insieme con una dolorosa
chiarezza. Sapeva che non svrebbe mai dimenticato quel tradimento. Mai.
Stava cercando Russel in tutto il castello quel giorno. La sera
precedente avevano litigato. Lui le aveva detto di essere innamorato di
lei e Lily non aveva saputo rispondere.
Ti amo. Due parole. Cinque lettere.
Le cinque lettere che la terrorizzavano più di ogni altra
cosa al mondo.
Pronunciarle significava esporsi. Pronunciarle significava gettarsi nel
vuoto.
Aveva taciuto un secondo di troppo, così Russel se n'era
andato, offeso e arrabbiato, lasciandola sola con i suoi dubbi.
Lily aveva poi passato l'intera notta insonne, a riflettere e alla fine
era arrivata alla conclusione che non era una Grifondoro per niente.
Lei ci teneva a Russel, gli voleva bene, anche se non era del tutto
sicura di amarlo. Ma cos'era l'amore? Come avrebbe potuto riconoscerlo?
Forse il segreto era buttarsi, senza pensare. Forse il segreto era
vivere il proprio rapporto cun una persona senza timore.
La ricerca era andata avanti a lungo, tanto che alla fine la ragazza si
era arresa ed era salita in dormitorio, sperando di trovarvi l'amica,
Allyson e poterle svelare tutti i suoi problemi.
Peccato che quando aveva aperto la porta della stanza aveva trovato sia
Allyson, sia Russel un tantino troppo impegnati per presarle attenzione.
Il dolore era stato talmente acuto, che non versò nemmeno
una lacrima.
Era rimasta ferma, in silenzio, fissandoli come se nemmeno esistessero.
Li guardò cercare di vestirsi in fretta, mentre
cercavano di accampare qualche scusa, ma lei non poteva sentirli.
Si sentiva come se fosse appena caduta in acqua, i rumori ovattati, i
gesti rallentati, i polmoni in fiamme, le forze che alla fine ti
mancano a furia di lottare e il terribile desiderio di lasciarsi e
finirla con una volta per tutte.
Aveta tentato di uscire dalla stanza, ma Russel l'aveva afferata per un
braccio per un braccio, impedendole di muoversi.
"Lily, ti prego Lily ascoltami...." aveva detto lui senza trattenere le
lacrime, stringendole ancora il braccio con una mano e con l'altra
tentava di tener sù i pantaloni che non aveva ancora finito
di riallacciare.
Era un bel ragazzo Russel, alto e atletico, a volte sapeva persino
essere affascinante, ma adesso agli occhi di Lily era solo ripugnante.
Come osava piangere? Con quale coraggio piangeva di fronte a lei in
quel modo dopo quello che aveva fatto?
Come? Come? Come?
Quelle lacrime false come lo erano state le sue parole, le avevano
fatto perdere il lume della ragione. Aveva iniziato a scalciare e
gridare, colpendo ogni parte del corpo del ragazzo che riusciva a
raggiungere.
"Lily! Smettila!" aveva gridato Allyson.
La furia di Lily si era scatentata allora sull'amica, la vera
traditrice in tutto quel frangente. Di lei si fidava dannazione! Si
fidava ciecamente!
Ancora una volta aveva permesso a quelli che credeva suoi amici di
ferirla.
Era solo una stupida.
Ma non sarebbe più successo.
Questa era una certezza.
Alzò lo sguardo proseguì il suo cammino a testa
alta, ben decisa a non crollare nemmeno stavolta.
Lily Evans non crolla. Non crolla mai.
Era troppo immersa nei suoi pensieri per accorgersi che aveva appena
imboccato la strada per Spinner's End.
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Capitolo 2 *** Come cane e gatto. ***
Severus Piton era seduto di fronte alla finestra di casa sua. Era
lì che passava gran parte delle sue vacanze, immerso in
qualche strana e oscura lettura, evitando la luce del sole come la
evita un vampiro.
Chiuso in casa da quando era tornato da scuola, ormai, la pelle del
ragazzo aveva assunto un colorito malaticcio e giallognolo, mentre
capelli unticci gli ricadevano sul volto, quasi tentasse di nascondere
la sua espressione a qualcuno, sebbene fosse solo in casa.
Annoiato voltò una pagina del suo libro, continuando a
leggere.
Si sentiva sempre sollevato quando i genitori uscivano di casa, la
solitudine non lo disturbava affatto. Il padre passava le sue giornate
vagabondando qua e là, fra un bar e l'altro, criticando e
maltrattando sua madre, che non faceva assolutamente niente per
difendersi.
Tobias Piton era solo un Babbano. Per quale motivo la donna
non si difendeva, mostrando la sua superiorità di Strega?
La Magia è potere.
Sua madre, però, aveva dimenticato da tempo la sua
superiorità, costretta in quella vita in cui non poteva
sentirsi felice e Severus aveva ben presto deciso che non avrebbe
commesso lo stesso errore: lui era un Mago e mai e poi mai si sarebbe
andato a confondere con degli insulsi Babbani che niente avevano a che
fare con il suo mondo.
Sospirò, pensieroso e malinconico, mentre il suo sguardo si
perdeva ad osservare il paesaggio fuori dalla finestra.
Non riusciva proprio a concentrarsi quel giorno, infatti, come spesso
accadeva quando rimaneva solo, ed era solo per la maggior parte del suo
tempo, i pensieri vagarono lontani e finirono inevitabilmente a posarsi
su quella che un tempo era stata la sua migliore amica.
Lily Evans. L'unico raggio di sole in quella vita destinata alle
tenebre, l'ultimo fragile legame che gli aveva impedito di cadere
nell'abisso.
Ma quel legame s'era spezzato, la sua stella si era spenta per sempre e
non sarebbe tornata.
Quanto stupido era stato a lasciare che quell'idiota di James Potter
riuscisse ad allontanarlo da lei. L'aveva lasciato vincere!! Di certo
era stato tutto premeditato, tutto organizzato per separarli,
perchè a Potter era sempre piaciuta Lily e temeva l'amicizia
che c'era fra di loro.
Eppure non è
Potter che l'ha chiamata sudicia Mezzosangue, sei stato tu...
Di certo Severus non l'avrebbe fatto se Potter non gli avesse fatto
quello stupido scherzo umiliandolo davanti a tutti, umiliandolo davanti
a LEI.
Non è la
pubblica umiliazione che vi ha separati. Certo, lo scherzo di Potter
è imperdonabile, ma lei era intervenuta per difenderti
perchè ti voleva bene e tu l'hai trattata in quel modo...
Ma... ma era furioso! Non ragionava. Non voleva ferirla, per nessuna
ragione al mondo avrebbe volute farle del male... Quelle parole gli
erano sfuggite, solo sfuggite, nemmeno sapeva come era potuto succedere.
Quali parole, Severus?
Non le avrebbe mai più ripetute. Lo avevano allontanato da
lei, l'unica che l'avesse sempre apprezzato per quello che era.
Quali parole, Severus?
Aveva solo commesso un errore. Non pensava veramente ciò che
aveva detto. Era imbarazzato, arrabbiato... Non voleva che lei lo
vedesse in quelle condizioni! Avrebbe voluto essere lui, per una volta,
ad aiutarla...
Quali parole, Severus?
Schifosa Mezzosangue.
Tu sai perchè
ti sono sfuggite, vero? Le hai detto quelle cose perchè
è quello che è. Una sudicia Mezzosangue, parte di
quella feccia che vuoi eliminare dall'umanità...
Eliminare lei? No! Lei era... diversa.
Che cos'ha di diverso?
E' figlia di Babbani, ha sottratto la sua Magia a qualcuno! Lei non
è come te... Non è mai stata come te. Dovresti
eliminarla, dai tuoi pensieri e dal mondo. Quella ragazza è
niente, è solo una sporca Mezzosangue, nient'altro che
questo... Per lei non dovresti provare altro che disgusto!
Avrebbe dovuto, certo. Ma non era certo quello il genere di sentimenti
che provava e non poteva più negarlo a sè stesso.
Lui l'amava.
Aveva appena finito di formulare questo pensiero, quando guardando
dalla finestra ciò che vide lo lasciò
letteralmente senza fiato.
Illuminata dal sole, con i capelli rossi come il fuoco appena
scompigliati dalla brezza mattutina, pareva una ninfa dei boschi.
Lily, la sua Lily, stava a pochi metri da lui, di fronte a casa sua.
Non dava segno di volersi fermare, ma il fatto che fosse lì
poteva significare solo una cosa: c'era speranza.
Mollò il libro a terra e corse fuori per raggiungerla.
Remus Lupin viveva in un piccolo paesino Babbano a sud dell'Hampshire,
insieme al padre. Nessuno sapeva che i due Lupin fossero Maghi e men
che mai erano a conoscenza della sua condizione di Lupo Mannaro.
Verrebbe da pensare che due come loro fossero completamente fuori
posto, in un luogo del genere, ma il signor Lupin per nessuna ragione
al mondo avrebbe lasciato quel villaggio immerso nei boschi, dove aveva
conosciuto Ariel, la madre di Remus.
Ariel e John si erano conosciuti circa 20 anni prima.
L'uomo a mala pena ricordava la motivazione che l'aveva spinto in quel
minuscolo villaggio, quel giorno di settembre, ma non aveva importanza.
Forse era solo il richiamo del destino che l'aveva condotto fino a
lì.
Passeggiava, incerto e a disagio, per una minuscola stradina -la via
principale del villaggio- quando la sua attenzione venne catturata
dalla figura di una ragazza meravigliosa, che stava poco lontana da
lui. Aveva i lunghi capelli castani intrecciati, la pelle arrossata a
causa del caldo e due meravigliosi occhi ambrati che sembravano
brillare di luce propria.
Bisogna dire che John Lupin non era mai stato un grande latin lover.
Quando si avvicinava a una ragazza che gli piaceva si innervosiva e
cominciava a balbettare frasi sconnesse e a dire cose che non
c'entravano assolutamente niente con la conversazione che stavano
avendo, lasciando la sua "preda" perplessa e con un profondo desiderio
di darsi alla fuga.
Per sua fortuna la sua goffaggine fu trovata da Ariel assolutamente
adorabile, così cominciarono a frequentarsi.
Lei era una Babbana, perciò all'inizio la loro relazione
aveva avuto non poche difficoltà. In un primo momento lui
non voleva rivelarle la sua natura, troppo timoroso di perderla per
esporsi in quel modo e la loro storia era andata avanti cosi per un
anno senza troppi problemi, mentre John aveva quasi dimenticato cosa
fosse la magia. Quasi.
Era il giorno prima del matrimonio quando lei scoprì i suoi
poteri.
Povera Ariel, che trauma vedere il futuro marito che faceva
allegramente levitare in aria le scarpe, mentre una mano invisibile lo
aiutava a vestirsi. Lei se n'era andata correndo dalla stanza e lui
aveva creduto di averla persa per sempre, convinto che lei lo credesse
un mostro.
Il mattino seguente John si era presentato all'altare, con la stessa
allegria che si ha a un funerale, senza trovare il coraggio di dire ai
conoscenti che il matrimonio era annullato. Non parlarne lasciava
intatta quell'ultima sottile illusione che le cose non fossero
cambiate, anche se nel profondo del cuore aveva la certezza che non
fosse cosi.
Ariel, però, aveva sempre avuto il potere di sorprenderlo.
Come se niente fosse accaduto il giorno precedente, lei si
presentò alle sue nozze vestita come un angelo, i fiori nei
capelli e un magnifico sorriso sul volto. Lui non poteva fare a meno di
fissarla estasiato, senza sbattere nemmeno le palpebre per paura che
fosse tutto un sogno. Giunta al suo fianco lei l'aveva guardato con un
mezzo sorriso:
"Non mentirmi mai più" aveva detto e tutto sembrava essersi
risolto per il meglio.
Circa un anno dopo era nato Remus. Un bimbo magnifico, in salute,
sempre sorridente e solare. La gioia della sua mamma e del suo
papà.
Un finale degno delle migliori fiabe. Peccato che fosse soltanto un
magnifico inizio destinato a non continuare.
"Papà!!" chiamò Remus, sbadigliando
"Papà, alzati! Devi andare a lavoro!"
Il ragazzo quella mattina si era alzato di buon ora. Voleva preparare
la colazione, per potersi mettere a studiare al più presto.
Sapeva, infatti, che nel giro di un mese al massimo, i suoi tre amici,
James, Sirius e Peter, pazzi da legare, sarebbero venuti a prelevarlo
-che lui lo volesse o meno, ovviamente- e lo avrebbero trascinato da
qualche parte, sostenendo che senza di loro non sarebbero state vere
vacanze.
Per quanto fingesse di lamentarsi, Lupin era ben felice di seguirli
nelle loro spericolate avventure, che gli permettevano di dimenticare
tutti i suoi problemi, ma allo stesso tempo non voleva rimanere
indietro con lo studio.
Albus Silente gli aveva concesso di frequentare la sua scuola, quando
nessuno l'avrebbe fatto, perciò Remus aveva giurato a
sè stesso che sarebbe stato uno studente modello.
Ovviamente quella promessa personale non era stata mantenuta quasi per
niente.
Insomma, lui era un Malandrino, parte di quel gruppo che la McGrannitt
definiva il suo incubo, nonchè la disgrazia peggiore che
Hogwarts avrebbe mai conosciuto, e in quanto Malandrino si cacciava in
guai continui praticamente per definizione, ma comunque era sempre
riuscito ad eccellere in tutte le materie, anche se questo significava
a volte dover passare le sue notti insonni a studiare.
Remus si vestì in fretta e scese le scale.
Aveva una strana sensazione: spiacevole, quasi inquetante. Non era in
grado di definire cosa ci fosse che non andava, ma per quanto fosse
irrazionale non riusciva a calmarsi.
Era lo stesso senso di oppressione che provava nei giorni che
precedevano la Luna Piena, quando sentiva la presenza bestiale e
malefica del lupo risvegliarsi lentamente.
I suoi mostri di infanzia non erano mai stati sotto il letto. Remus, il
mostro lo aveva nascosto nel cuore.
Non era per quello, tuttavia, che si sentiva irrequieto. La Luna Piena
c'era stata solo un paio di giorni prima, l'angoscia per quel mese era
passata.
Con le mani che quasi gli tremavano per l'agitazione si recò
a bussare alla porta del padre, per controllare che stesse bene.
Dopotutto quando l'aveva chiamato poco prima, lui non aveva risposto.
"Papà?" chiamò di nuovo, ma invano.
"Papà sei sveglio?"
Il letto della camera era intatto, segno evidente che nessuno vi aveva
dormito. Le finestre erano chiuse, così come le tende.
Nell'aria aleggiava un odore di chiuso e di polvere, come se la stanza
fosse inutilizzata da mesi.
Remus sentì un campanello d'allarme risuonare nel suo
cervello, mentre finalmente capiva che la sua inquietudine era
tutt'altro che infondata.
"Papà?" provò ancora, mentre giungeva nel
salottino. Stava per dirigersi verso la cucina quando sentì
un gemito provenire da dietro il divano.
John Lupin giaceva a terra nel suo stesso vomito. La barba
incolta, spettinato e malconcio, con i vestiti sporchi ed in disordine,
pareva un barbone che aveva passato la maggior parte della sua vita in
strada, fra i riufiuti.
"Ti sei ubriacato di nuovo..." sussurrò stancamente Remus,
mentre si chinava a terra per aiutarlo ad alzarsi.
"Forza papà, andiamo a farci una doccia, dai..."
Il giovane sussurrò un incantesimo con cui si
aiutò a traspostarlo nel bagno. Lo infilò sotto
la doccia e poi accese l'acqua.
Sotto lo scroscio d'acqua fredda John sembrò riprendersi,
abbassò lo sguardo, colmo di vergogna, aprì la
bocca per dire qualcosa ma gli mancarono le parole, così la
richiuse, evitando lo sguardo ammonitore del figlio.
"Non dovresti ridurti cosi" disse Remus, con voce ferma, mentre
iniziava a torgliergli i vestiti.
"Mi dis.. mi dispiace Remus..." biascicò John, senza
riuscire ad articolare bene le parole "Mi dispiace. Mi dispiace!" ormai
piangeva senza ritegno, aggrappandosi alle spalle del figlio, che
impassibile continuava a spogliarlo.
"Non ti devi scusare con me, non è a me che stai facendo del
male. Ora, guardami papà... ti ho detto guardami!"
Il signor Lupin alzò lentamente lo sguardo. Alla vista di
quegli occhi arrossati e sofferenti, Remus si sentì
stringere il cuore, ma il suo volto non tradì alcuna
emozione.
"Finisci di farti la doccia. Cerca di riprenderti. Io vado a preparare
un pò di caffè" disse, poi lo osservò
ancora qualche secondo, cercando di capire se l'uomo era in grado di
reggersi in piedi, ma lui lo allontanò, tornando finalmente
padrone di sè tanto quanto bastava per non barcollare.
"Va bene figliolo... io... finisco di fare la doccia, si."
Remus fece un breve cenno con il capo, poi si voltò e
uscì, chiudendosi la porta alle spalle, per dirigersi in
cucina.
Respirò profondamente cercando di calmarsi: doveva stare
calmo.
Doveva controllare la situazione.
Avrebbe dovuto, ma era difficile. Tremedamente difficile e lui era solo
un ragazzo di 17 anni.
Era giusto che una persona come Remus dovesse portarsi dietro un simile
fardello? Era giusto che la sua gioventù, la sua vita,
fossero rovinate da un mago senza scrupoli e da un padre che non
riusciva a vincere il senso di colpa?
No, non lo era. Non lo era affatto.
Si sedette su di una seggiolina di legno, prendendosi la testa fra le
mani. Il tremore era aumentato visibilmente, il respiro affannato e
spezzato, il cuore che gli batteva nel petto pareva sul punto di
scoppiare da un momento all'altro.
Doveva calmarsi.
Doveva controllare la situazione.
Era forte, Lupin. La vita l'aveva temprato più di quanto
fosse necessario.
"Preparo il caffè" sussurrò, parlando a
sè stesso. "Mi calmo e preparo un maledettissimo
caffè"
Ma quando entrò nella credenza e non ne trovò
neppure una goccia, perse momentaneamente il lume della ragione.
Gridò, frustrato e arrabbiato, mentre prendeva a calci il
muro, come impazzito.
Gridava contro il mondo. Così crudele e senza
pietà.
Gridava contro suo padre. Che non trovava la forza di andare avanti.
Ma soprattutto gridava contro sè stesso e contro quel mostro
che albergava nel suo cuore. Un mostro che lo faceva sentire
indesiderato e pericoloso.
Ci volle qualche minuto prima che tornasse in sè.
Remus Lupin era un Lupo Mannaro da quando aveva cinque anni. Ricordava
appena sua madre, Ariel, morta 12 anni prima nel tentativo di salvargli
la vita.
John non era di certo l'unico a sentirsi corrodere dal senso di colpa.
"Papà!" urlò al padre che ancora stava sotto la
doccia "Papà!! Esco a comprare il caffè!"
Non aspettò la risposta e uscì, diretto ad
un'alimentari poco lontana.
"Ciao Betty" disse Remus entrando nell'alimentari, facendo tintinnare
la porta mentre entrava. Betty era la proprietaria dell'alimentari e lo
conosceva da quando era ancora in fasce.
"Remus! Sono cosi contenta di vederti! Non sapevo che tu fossi
già tornato da scuola. Tuo padre come sta?"
"Bene" rispose il ragazzo sbrigativo "abbiamo solo bisogno di un
pò di caffè per fare colazione. Non ne abbiamo
neppure una gocciolina"
La donna lo osservò con un sorriso malinconico, lo sguardo
acceso di una comprensione che Remus avrebbe preferito evitare, mentre
prendeva una busta di caffè in polvere e lo porgeva al
giovane.
"Hai bisogno di altro?" chiese Betty con dolcezza.
Lupin scosse la testa, mentre porgeva alla donna un paio di monete, poi
si voltò per andarsene più in fretta che poteva.
Voleva evitare domande scomode e discussioni che non era pronto ad
affrontare, ma soprattutto voleva tornare da suo padre per controllare
che si fosse ripreso.
Aveva già raggiunto la porta quando cambiò
improvvisamente idea.
"Senti Betty..." iniziò guardandosi intorno per accertarsi
che non ci fosse nessuno "Volevo chiederti una cosa."
Lei annuì e attese che lui continuasse.
"Mio padre, quando... beh quando io non ci sono... Sono a scuola
insomma... Lui... Lui si ubriaca spesso?"
Betty fece un lungo sospiro prima di rispondere.
Tutti in paese sapevano che John Lupin non si era mai ripreso dal
trauma della scomparsa della moglie, morta in circostanze misteriose
per salvare il figlio di soli 5 anni, che era rimasto a sua volta
gravemente ferito.
In realtà le circostanze erano misteriose solo agli abitanti
del paesino, sia John che Remus erano ben consapevoli di cosa fosse
accaduto quella notte.
Fernir Grayback adorava i piccoli villaggi come quello dove vivevano i
Lupin, dove la gente era più impressionabile, più
facile da manipolare. Lui arrivava, convinceva tutti che qualche oscura
maledizione si era abbattuta sul villaggio, scatenando il panico.
Il panico, lo adorava. Rendeva il sangue così dolce e
succoso, oltre che la caccia tremendamente divertente.
Quante risate si faceva a vedere gli stupidi tentativi dei Babbani di
tenere lontano il pericolo: sciocchi rituali, parodie di incantesimi,
poco credibili pietruzze che stringevano al petto come se fossero
amuleti. Tutte sciocchezze.
Quella volta però le cose non erano andate come sperava. Non
solo non era riuscito a scatenare il consueto panico nel paesino, ma
anzi era stato catturato e rinchiuso per tutta la notte in cui c'era
stata la Luna Piena, in catene, senza riuscire ad ottenere il sangue
che bramava.
Era stato uno stupido. Tutto si sarebbe aspettato tranne che trovare un
mago in un luogo dimenticato da Dio come quello, ed era stato proprio
quel Mago, John Lupin a rinchiuderlo.
Ma avrebbe pagato caro il suo affronto.
Gli aveva detto di andarsene, di non farsi più vedere e
Grayback gli fece credere di aver ottenuto ciò che voleva.
Aspettò un anno prima di tornare al villaggio. Attese la
Luna di Piena appostato dietro la casa di Lupin, deciso a ridurre a
brandelli quel bel figlioletto a cui John teneva tanto. Già
sentiva il sapore di quella giovane carne giù per la gola,
già sentiva risuonare nelle orecchie le sue urle straziate
di fanciullo.
Ma ancora una volta il piano non andò come aveva sperato.
Attirò il piccolo fuori e si avventò su di lui
pronto a sbranarlo, ma Ariel si mise in mezzo.
Come poteva una giovane donna, anche piuttosto mingherlina, avere la
meglio su un Lupo Mannaro, senza avere nemmeno la facoltà di
utilizzare la Magia?
Ariel non era una Strega è vero, ma era una madre.
Una madre disperata.
Lottò con tutta sè stessa per quella giovane
creatura che aveva messo al mondo. Lottò con la forza della
disperazione, con la forza dell'amore sconfinato che provava per Remus.
Lo strappò dalle sue fauci, riuscendo a salvarlo, ma
morì nel tentativo. Quando John arrivò per lei
era troppo tardi e il bimbo era stato morso e cosi condannato a portare
un fardello che gli sarebbe pesato per tutta la vita.
"Ragazzo, devi stare tranquillo." rispose Betty a Remus dopo qualche
secondo "Tuo padre a volte si ubriaca, è vero,
però... beh... non cosi spesso, quando tu non ci sei."
Il ragazzo rimase in silenzio, soppesando le parole.
"Quindi.. quando io sono a casa... si ubriaca... si ubriaca..."
"Più frequentemente, si." concluse per lui la donna.
"Ah" fu la risposta del giovane Lupin, mentre un barlume di
comprensione gli attraversava la mente.
"Questo non significa che si ubriachi per colpa tua, Remus.
Probabilmente quando tu non ci sei sa che beh... non... non lo so!
Lui... Lui sa di essere da solo e che nessuno può aiutarlo
se sta veramente male." disse frettolosamente Betty, comprendendo che
le proprie parole avevano ferito Remus più di quanta fosse
sua intenzione.
Lei voleva solo tranquillizzarlo, fargli capire che non sarebbe
accaduto niente di male a suo padre quando lui era lontano.
"Non ti preoccupare Betty. Grazie per la risposta" il ragazzo sorrise,
salutandola con un cenno della mano, poi uscì.
Remus ormai sapeva cosa fare. Il padre non sarebbe mai potuto andare
avanti finchè fosse stato costretto a sentire le sue
trasformazioni durante la luna piena chiuso giù in cantina,
non sarebbe mai potuto andare avanti finchè lui fosse
rimasto lì a ricordargli continuamente con la sua presenza
quella che John riteneva essere una sua colpa imperdonabile.
Quando rientrò in casa il Signor Lupin era in cucina, si era
ripulito e si era ripreso dalla sbornia, ma aveva sempre quell'aria
sconfitta di chi ha perso tutto. Eppure l'uomo non aveva perso tutto,
suo figlio era ancora lì. Peccato che fosse troppo preso dal
senso di colpa per accorgersene.
Remus porse al padre il caffè appena comprato, senza una
parola e lui, altrettanto silenzioso, iniziò a prepararlo.
"Esci oggi, papà?" si decise infine a chiedere il ragazzo.
"Si devo andare ad aiutare Dave a riparare il tetto del granaio.
Sarà una questione di qualche ora non di più."
rispose lui, senza guardarlo. Dopo un attimo di pausa
continuò "Senti Remus, io..."
"Ti ho già detto che non devi scusarti di niente, davvero"
lo interruppe il figlio e lui annuì.
Finirono di fare colazione in silenzio, poi John si alzò e
prese gli attrezzi da lavoro:
"Allora vado. Non ci metterò molto... Ciao, Rem."
"Ciao. Ah, papà!" lo richiamò il giovane quando
lui era già giunto alla porta.
"Si?"
"Ti voglio bene"
"Ti voglio bene anche io, figliolo"
John uscì con un sorriso, contento di quell'uscita del
figlio, ma comunque perplesso.
Ancora non sapeva che non l'avrebbe più trovato a casa al
suo rientro.
Sirius Black si stava annoiando.
Erano passati solo cinque giorni dalla partenza di James con la sua
famiglia, e già il ragazzo si chiedeva come avrebbe potuto
affrontare i restanti dieci.
Non che stesse con le mani in mano a lamentarsi, anzi.
Sirius era una persona molto attiva. Questo lo sapevano tutti.
E da Diagon Alley passavano un sacco di ragazze molto interessanti, fra
turiste e compagne di scuola, che lui era ben felice di invitare a
uscire e poi a fare un salto nella sua stanza al Paiolo Magico per
mostrare loro la sua collezione di libri antichi.
Inutile dire che con la sua poco credibile scusa, il ragazzo avesse
già beccato quattro schiaffi, insulti vari e solo un paio di
successi.
Aveva fatto una scommessa con sè stesso: sarebbe stato un
grande conquistatore anche da noioso bibliofilo!
Il problema era che senza James la scommessa non era altrettanto
divertente e non aveva neppure Peter a sostenerlo e Remus a dargli
dell'idiota, quindi il divertimento era praticamente pari a zero.
"Tieni Sir" disse Fortebraccio portando a Sirius il gelato alla
nocciola che aveva ordinato "Niente
ragazze oggi?"
"Naaah" sospirò il bel Black stiracchiandosi,
guardò distrattamente per strada dove due ragazze bionde,
dall'aspetto sicuramente straniere, lo stavano guardando con vivo
interesse, ma lui non ci fece troppo caso.
"Sai Florian" disse afferrando il cucchiaino e sventolandolo qua e
là per enfatizzare il concetto
"Credo che ormai le ragazze non mi facciano più questo
grande effetto."
Fortebraccio trattenne a stento un sorriso. A Sirius Black le ragazze
non facevano più effetto. Se l'avesse detto a qualcuno
l'avrebbero internato per gravi disturbi mentali.
"Si, ok. Magari mi piacere provarci per uscirci una sera... Mi piace
invitarle nella mia stanza..."
"... a vedere i libri antichi." concluse per lui Florian, sempre
più divertito.
"Si, ecco. I libri antichi. Ma a parte queste cose, basta. Non c'e
altro.... cioè non ho mai provato quella sensazione... quel
non so che.... capisci?"
"Certo che capisco. Le classiche farfalle nello stomaco, giusto?"
"Si! Si, proprio quelle. Non l'ho mai capita questa storia delle
farfalle nello stomaco, Flo, te lo giuro. Mi ci sono anche impegnato,
ma oh... niente. E come se non bastasse, c'è il colpo di
fulmine. Anche quello mi è oscuro. Voglio dire, essere
colpiti da un fulmine non è mica una cosa positiva! Ti
elettrizzi tutto, nella maggior parte dei casi muori...Che diavolo di
paragone è? E poi come dovrebbe funzionare la cosa, scusa?
Tu guardi all'orizzonte e c'è lei..."
Si interruppe, senza fiato.
Proprio mentre stava iniziando la sua filippica
anti-amore-a-prima-vista, ecco che una ragazza che Sirius non aveva mai
visto apparve in fondo alla strada.
Sentì il cuore fermarsi per un secondo, prima di prendere a
battere più forte che mai, come se fosse stato attraversato
da una scarica elettrica e improvvisamente comprese.
Comprese cosa intendeva James quando diceva che si sentiva euforico e
allo stesso tempo in punto di morte, quando vedeva la Evans.
Comprese che quelle maledette farfalle nello stomaco, non aspettano
altro che tu la veda, per iniziare a volare tutte insieme, disordinate
e fastidiose, facendoti sentire terribilmente nervoso e a disagio.
Comprese che quando il fulmine ti colpisce, forse non muori, ma per una
frazione di secondo pensi che potresti anche farlo per poter ricevere
un sorriso da parte della ragazza che ti ha fatto perdere la testa in
quel modo.
"Sirius?" lo richiamo Fortebraccio, preoccupato per il silenzio troppo
prolungato del ragazzo.
"Eh?"
"Stai bene?"
"No."
"Come sarebbe a dire no?"
"Cioè... sì!"
"Ma sì cosa?"
"Che ne so, me l'hai chiesto tu!"
Florian sospirò, cercando di capire che diamine fosse
successo al bel Black. Un attimo prima faceva uno dei suoi soliti
discorsi contro gli innamorati, un attimo dopo sembrava un deficiente a
cui hanno fatto un incantesimo di Memoria mal riuscito.
"Sirius, ascoltami. Mi stavi parlando di come funzionano secondo te i
colpi di fulmine, poi ti sei..."
"Ah i colpi di fulmine!" esclamò Black interrompendolo.
Ormai era chiaro. Era impazzito.
"Come funzionano i colpi di fulmine.... io non lo so come
funzionano!!!" proseguì poi quasi allarmato.
Fortebraccio si lasciò cadere su una sedia, disperato.
"Lo so... le tue erano supposizioni..."
"Ahhhh... sì... ehm... qualche supposizione ce l'ho"
"E quali sarebbero?"
"Dicevo io.. uhm..." Sirius sospirò profondamente, cercando
di riprendersi. Maledetti sentimenti del cavolo, volevano fare sempre
come desideravano senza chiedere il permesso. Perchè diavolo
non era nato sociopatico? Sarebbe tanto voluto fuggire via anni luce da
quel luogo così opprimente, ma ormai aveva iniziato un
discorso a Florian e, se non voleva fare la figura di un deficiente
ancora peggiore di quello che immaginava, doveva cercare di concluderlo.
"Dicevo tu guardi all'orizzionte e c'è lei..." ancora una
volta si perse a guardarla, mentre lei osservava le vetrine dei negozi
"lei che cammina verso di te. E' bellissima. O no, forse non lo
è, ma non ha importanza, tu la vedi bellissima. Illuminata
dalla luce del sole come se fosse stato il cielo a mandartela, mentre
avanza, sembra che stia uscendo da una foschìa che piano
piano si dirada, perchè ogni minuto, ogni secondo che passi
a osservarla, lei diventa più nitida nella tua mente,
più indelebile. E ti domandi com'è possibile.
Com'è possibile che vederla camminare per strada possa farti
quell'effetto? Com'è possibile che lo faccia proprio a te,
che mai e poi mai avresti creduto nel colpo di fulmine, che prendi in
giro gli innamorati perchè sono così sciocchi,
così illusi. Eppure, nonostante tutte queste domande,
nonostante tutti i princìpi che avevi fino a un attimo
prima, ora che quel sogno cammina verso di te, capisci che non vuoi
svegliarti."
Si interruppe, distogliendo lo sguardo, mentre Florian lo guardava
stupito.
Forse il bel Black, ne sapeva più di quanto volesse far
credere sull'argomento.
"Beh si... credo che sia una cosa del genere" disse continuando a
fissarlo.
La ragazza nel frattempo era entrata nel negozio di animali. Sirius si
alzò deciso e frettoloso.
Lui era Sirius Black il più grande Latin Lover che Hogwarts
avesse conosciuto -o meglio questa era la sua criticabile opinione- ,
quindi non c'era nessuna ragazza al mondo che l'avrebbe intimorito.
Lasciò Florian lì come uno stoccafisso e si
lanciò all'inseguimento.
"Salve. Volevo comprare un gatto" disse lei alla commessa, che la
guardò sorridente.
"Che genere di gatto voleva?"
Lei si strinse nelle spalle, perplessa.
"Ehm... boh! Un gatto. Che generi di gatti esistono?"
La donna dietro al bancone sospirò, cercando di trattenere
una risata.
"Se mi aspetta un secondo signorina le porto qui una cucciolata che ci
hanno portato ieri. I gattini hanno solo quattro mesi."
"Oooh si. Grazie!"
Sirius entrò nel negozio cercando di fingere noncuranza,
senza riuscirci troppo bene.
Innanzitutto quando arrivò ebbe qualche
difficoltà ad aprire la porta: aveva perso momentaneamente
la capacità di distinguere il significato di spingere e
tirare. Quando finalmente capì che se avesse tirato ancora
un pò quella povera porta, sarebbe riuscito ad aprirla solo
perchè l'avrebbe scardinata, si decise a spingere.
Peccato però che lo fece con eccessiva veemenza, sbattendola
violentemente al muro, facendo spaventare un uccello non bene
identificato, chiuso in una gabbia, che iniziò a starnazzare
fastidiosamente.
Dopo la sua entrata trionfale, degna del peggiore degli imbecilli,
Sirius sperò di riuscire a tornare a comportarsi come al suo
solito, ma invano.
Per quanto gli costasse un'enorme fatica ammetterlo, Black era nervoso
come non era mai stato in vita sua.
Camminò su e giù per il locale fingendo di
osservare i gufi, quando in realtà cercava di inquadrare
meglio la ragazza.
Era molto carina. Alta, ma non troppo, piuttosto magra, con lunghi
capelli castani che arrivavano fino alle spalle.
Alla fine il giovane si decise e si avvicinò.
"Ciao" disse sfoderando un dei più seducenti sorrisi che
aveva in repertorio "Sei nuova di qui?"
Lei si voltò a guardarlo e gli sorrise cortesemente, ma non
parve troppo impressionata da lui.
"Si, mi sono appena trasferita dal Canada." rispose, tornando poi a
volgere lo sguardo al bancone.
Ok, si era voltata di nuovo. Fine della discussione.
Bel colpo, Black. Davvero.
Avete parlato per ben quattro secondi e tre quarti, praticamente puoi
chiederle di sposarla.
Indeciso su cosa fare, Sirius osservò meglio lo zaino che
lei aveva alle spalle, cercando qualche spunto di conversazione, ma non
trovo niente di particolare. Dopo due minuti buoni che la fissava,
quando la ragazza aveva iniziato a sentirsi piuttosto infastidita,
Black finalmente notò qualcosa di interessante: c'era una
piccola targetta attaccata da una parte, c'era scritto Stella e
qualcos'altro, ma non riuscì a leggere il cognome.
"Stella giusto?" tentò di nuovo pergendole la mano "L'ho
letto sullo zaino" disse poi quando lei gli rivolse uno sguardo
interrogativo.
"Si, molto piacere. E tu sei?" rispose lei sorridendo.
Il ragazzo sentì il cuore esultare. Finalmente aveva
attirato la sua attenzione.
"Sirius Black per servirla, Madame"
La sua galanteria non suscitò tuttavia l'effetto sperato,
anzi. Lei infatti ritirò rapida la mano e
incrociò le braccia al petto, apparentemente offesa.
Il cuore sprofondò di nuovo. Aveva attirato la sua
attenzione un corno.
"Ehm... Che ho fatto?" chiese perplesso Sirius.
"Oh per piacere! Come se tu non lo sapessi!" rispose Stella e si
voltò nuovamente, scocciata.
Mamma mia! Con una pazza isterica doveva averlo quel maledetto colpo di
fulmine! Si era offesa solo perchè lui si era presentato.
"No, mi dispiace ma non lo so."
"Dai le tue tattiche di addescamento sinceramente mi offendono un
pò!"
E perchè mai? Per una volta che era gentile! Di solito se ne
usciva con cavolate copiate dai baci perugina, oppure con frasi da
grand'uomo d'altri tempi,tipo vieni
con me se vuoi vivere... fanciulla ciò di cui hai bisogno,
è un vero uomo... e cazzate del genere.
"Ah.. ehm... perchè?"
"Oh per piacere! Come se tu non lo sapessi!" ripetè lei
ancora una volta, risentita.
Sirius stava cominciando a perdere la pazienza.
Non aveva fatto niente di male se non alzarsi dal letto quella mattina!
Perchè non era rimasto a dormire?? Perchè???
"Senti non so cosa ho fatto di male, quindi se per favore vuoi dirmelo
mi fai anche un piacere, altrimenti me ne vado! Non pensavo di
disturbare tanto!"
La ragazza di voltò a guardarlo, stizzita.
"Oh andiamo... Leggi il mio nome, io mi chiamo Stella e tu, guarda un
pò, ti chiami con il nome di una stella, Sirius. Ma per
favore, dai! Nessuno chiamerebbe mai suo figlio in quel modo!"
Pensava che avesse mentito sul suo nome.
Nemmeno a quello credeva?
Sirius, caro, mi sa che come inizio non è dei migliori.
"Beh mia madre si. Ammetto che non mi abbia mai voluto troppo bene, ma
comunque è una tradizione di famiglia, tutti ci chiamiamo
con nomi di stelle o costellazioni."
"Se ti aspetti che ci creda sei fuori strada."
In effetti, non stava mentendo: Bellatrix, Regulus, Andromeda,
Sirius... che i nomi dei suoi parenti fossero in linea con la
tradizione, ra una vera fissazione per suo padre.
"Ok Stella, te lo spiego per l'ultima volta, non perchè stia
tentando in qualche modo di addescarti come credi tu, ma solo
perchè è incredibile che tu non voglia credere a
come mi chiamo. Io mi chiamo Sirius. Tutti i famiglia abbiamo nomi di
stelle o costellazioni. Forse non è il massimo
dell'intelligenza ma è cosi, sono stato chiaro?"
Lei gli rivolse uno sguardo scettico.
"E sentiamo. Tuo padre per esempio come si chiama? Alfa centauri?"
Bel nome, davvero. Avrebbe chiamato così suo figlio, cosi
avrebbe fatto almeno una cosa in linea con la sua famiglia. Alfa
Centauri Black. Quando sarebbe arrivato a scuola l'avrebbe preso in
giro perfino Gazza, ma era uno scotto che il bambino avrebbe pagato
volentieri per portare un nome del genere.
"No. Orion"
Lei sbuffò di nuovo e borbottò ancora una volta
un "Oh ma per favore"
Sirius stava per ribattere qualcosa di decisamente acido e scortese,
quando per sua fortuna la commessa rientrò dal retro con uno
scatolone contenente 5 gattini minuscoli, che miagolavano tirandosi
sulle zampine sui bordi della scatola. Erano adorabili.
In particolare ce n'era uno, più vivace degli altri, che
saltellava allegramente qua e là, che piaceva
particolarmente alla ragazza. Era piccolo, rosso come il fuoco, con gli
occhioni verdi e brillanti.
Appena i gattini videro Sirius si misero a soffiare spaventati,
rizzando il pelo sul dorso.
"Sirius" disse la commessa "te l'ho detto un milione di volte. Mi fa
piacere che tu mi venga a trovare però sai che effetto fai
ai gatti..."
"Come l'ha chiamato?" domandò Stella con un filo di voce,
sentendosi avvampare.
La donna la guardò perplessa.
"Sirius. Perchè? Non ti chiami più cosi?"
scherzò lei, rivolgendosi al ragazzo.
"A quanto pare no" rispose lui guardando vittorioso Stella che nel
frattempo aveva assunto l'aria di una che vorrebbe tanto avere una pala
per sotterrarsi.
Che poi ripensandoci vittorioso, ma perchè? Finalmente lei
credeva al suo nome, sai che conquista.
Un silenzio imbarazzato cadde nel locale, interrotto dal provvidenziale
fracasso provocato dal gufo reale sul retro.
"Scusate, mi assento un secondo" disse la donna, ben felice di
allontanarsi da quella strana situazione.
Rimasero senza parlare ancora qualche minuto, poi la ragazza cedette.
"Ok mi dispiace! Ho pensato che tu fossi il classico ragazzo che... beh
vede la straniera... e pensa... non so di ingannarla... E ho pensato:
se questo già mente sul nome, pensa per il resto." la voce
si ridusse a un sussurro mentre lui continuava a guardarla in cagnesco
"Scusa"
Maledizione a quegli occhi ambrati! Se fosse stata un'altra ragazza,
l'avrebbe già mandata a quel paese da almeno tre ore. Ma
come poteva andarsene ora che lei lo guardava così, con le
gote arrossate per la vergogna, e quegli occhi... quegli occhi gli
facevano perdere la testa...
Black sostenne ancora l'aria imbronciata per qualche secondo, poi
scoppiò a ridere per l'assurda situazione.
"Tranquilla non preoccuparti, non è cosi grave." disse
sorridendole. Esitò un secondo, poi si fece coraggio "Senti
per farti perdonare magari stasera, potremmo vederci. Ti porto anche i
documenti, te lo prometto..." disse Sirius tornato in
modalità latin lover, posando il gomito sul bancone, proprio
di fianco allo scatolone dei gattini.
Come gli aveva detto prima la commessa, Black sapeva bene di fare un
bruttissimo effetto ai gatti. Forse percepivano l'anima canina che
c'era in lui, forse fra Sirius e quegli animali c'era un odio reciproco
che niente sarebbe riuscito a soffocare, o forse quel giorno il ragazzo
era semplicemente destinato a fare una figura di merda, fatto sta il
gattino rosso che tanto piaceva a Stella balzò fuori dalla
scatola e si attaccò con gli artigli al braccio del povero
Black.
"Toglilo!! Togliloooo!!" cominciò a sbraitare lui scuotendo
il braccio nel tentativo di scrollarselo via.
La commessa nel frattempo era rientrata e tentava inutilmente di
aiutare il giovane.
"Fermo Sirius!! Aspetta! Fermo! Fermo! Fermo!"
"Come diavolo faccio a stare fermooo! Questa bestiacca mi sta scannando
il braccio!!"
"Fai piano Sirius. Non gli fare male!" esclamò Stella,
mentre anche lei cercava di aiutarlo.
"Ma chi se ne frega di fare male al gattooo!!"
Alla fine, spazientito, afferrò l'animale per la collottola
con una mano e lo scaraventò senza troppi complimenti contro
il muro.
"Oh poverino ti sei fatto male!"
Stella sembrava sinceramente preoccupata. Forse in quella situazione
del cavolo, poteva esserci almeno un lato positivo. Sirius mise su
un'aria più addolorata del necessario, come un soldato in
fin di vita che sta per fare l'ultima solenne dichiarazione della sua
vita.
Ma era chiaro che aveva frainteso.
La ragazza, infatti, lo sorpassò senza nemmeno degnarlo di
una sguardo e accorse a soccorrere il gattino che era stato appena
lanciato.
"Il gatto." disse lui seccamente "Ti preoccupi se si è fatto
male il gatto"
Lei nemmeno gli rispose e continuò ad accarezzare il
gattino, premurosa.
"Oooh è una femminuccia." esclamò Stella
entusiasta. "Una piccola principessina guerriera..."
"Una grande stronza, altro che principessina..." borbottò
Black.
Non era possibile! Prima quella dannata porta che non si voleva aprire.
Poi lei credeva che mentisse sul suo nome. E ora arrivava quella
stramaledettissima gattina a sconvolgergli tutti i piani che stavano
già andando abbastanza male senza il suo intervento!!
"Non offenderla, sai! Poverina, lei è una guerriera, si!
Sì, una piccola guerriera" continuò lei rivolta
alla gattina come se stesse parlando con un bimbo di pochi mesi, mentre
quella cominciava a fare le fusa "Oooh ma non è adorabile?"
chiese a Sirius.
"Stronza. Non mi vengono altri aggettivi quando guardo quella
bestiaccia. Stronza."
"Com'è cattivo lui, non è vero tesoro?"
continuò Stella ignorando i commenti del ragazzo
"Prendo questo!" disse poi rivolta alla commessa.
"Cosa??? Predi Psycostronza?" esclamò il giovane sempre
più incredulo. "Ma... ma..."
" Non si chiama Psycostronza. La chiamerò... Anya. La mia
piccola Anya."
Senza posare la gattina Stella pagò la commessa e
uscì tutta contenta, lasciando Sirius a fissare nel vuoto.
Quando sentì chiudersi la porta il ragazzo si ricosse e le
corse incontro.
"Ehi! Ma allora per stasera?" le gridò dietro.
"Mi dispiace! Ho un impegno! Sarà per un'altra volta...
Ciao!" gridò di rimando lei, allontanadosi.
Il giovane Black rimase immobile in mezzo alla strada, incerto se
quello che gli era successo fosse soltanto un terribile incubo.
Purtroppo però il dolore al braccio era fottutamente rale.
Tornò sui suoi passi diretto al Paiolo Magico, dove sperava
che Tom l'avrebbe aiutato a medicarsi la ferita, mentre Florian
Fortebraccio osservava la sua espressione allucinata da dietro il vetro
del suo negozio, ridendo come non aveva mai fatto in vita sua.
Allora io ve lo giuro:
avevo pubblicato già venerdì, ma non chiedetemi
per quale assurdo motivo, quando sono andata a vedere se qualcuno mi
aveva recensito il giorno dopo, il capitolo era sparito nel nulla O_O
Sono sempre sconvolta.
O_O
Comunque se qualcuno per
caso aveva recensito, mi dispiace veramente TANTISSIMO, ma la
recensione è andata perduta nel cyberspazio (so per certo
che il capitolo all'inizio c'era perchè una mia amica mi ha
detto di aver commentato).
ehm... comunque....
torniamo a noi... ehm. Uffaaaaaa avevo fatto un discorsetto
introduttivo bellissimo, dove vi ringraziavo per le recensioni, mi
scusavo per non essermi presentata prima, ma avevo dimenticato di
farlo... e ora... tutto scoparso ç__ç
Va beh facciamoci forza
fanciulle e fanciulli!! La tecnologia non avrà a meglio su
di me, ve lo garantiscoooo (N.d.Tutti: e chissenefrega!)
Uffi
ç_ç.... va beh parliamo del capitolo.
So che in questo
capitolo non sono presenti i nostri amati amori (James e Lily), ma
pensavo fosse giusto iniziare a presentare gli altri coprotagonisti
della storia.
Spero sinceramente che
vi piaccia xD
Ahhhhhhh dimenticavo.
L'intenzione sarebbe di pubblicare ogni venerdì sera, se efp
non mi si ribella ancora, quindi in teoria, ci "vediamo" la prossima
settimana xD. Spero che siate in molti!
E ultima ma non meno
importante speranza xD xD, spero che vi siano arrivate le risposte alle
recensioni. Se così non fosse segnalatemelo che vi rispondo
di nuovo e vedo di dichiarare guerra al pc xD xD xD
A presto!!!
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Capitolo 3 *** Dimenticare. E basta. ***
James Potter era seduto al bancone di un locale Babbano, non sapendo
bene cosa prendere da bere.
Da quando era giunto a Viareggio insieme alla famiglia, aveva avuto ben
poche occasioni di divertirsi. Aveva passato i primi tre giorni della
vacanza a pedinare la madre, portandola sull'orlo di una crisi di
nervi, dato che non poteva nemmeno lavarsi i denti in santa pace che
James era lì ad osservarla. Alla fine a Dorea non era
rimasto altro che buttarlo gentilmente fuori di casa.
"Fuori. Fuori. FUORIIII! E' estate, James. Divertiti, per Merlino!"
aveva sbraitato e al giovane
Potter, non era rimasto altro che darsi all'eslporazione delle spiagge
viareggine.
I seguenti tre giorni li aveva passati in riva al mare, lasciandosi
cuocere al sole, scrivendo lettere agli amici e cercando avventurine
estive con qualche ragazza del posto, ma il tempo sembrava non passare
mai.
Era per questo, che quella sera aveva deciso di recarsi a un locale
Babbano, sebbene ce ne fossero a bizzeffe magici: cercava di rendere la
serata più interessante.
Il problema era, però, che non aveva la minima idea di come
funzionassero i soldi Babbani, questi euro, quindi potevano
tranquillamente mettergli una bibita 70 euro e lui non avrebbe fatto
una piega.
C'era una sola cosa che sapeva: 50 euro sono troppo pochi per comprare
una casa, ma sono troppi per un bicchiere d'acqua. E fine.
Non era molto, no?
Remus sarebbe stato tremendamente utile in quella situazione.
James guardò il menù perplesso, cercando di
valutare i prezzi e soprattutto di decifrare i nomi dei cockails.
I giorni passati al mare gli avevano conferito un'abbronzatura dorata
che gli faceva risaltare gli occhi nocciola, mentre gli indomabili
capelli neri, resi ancora più ribelli a causa della
salsedine, quella sera erano scarmigliati come lo erano stati poche
volte nella sua vita, rendendolo più attraente che mai.
Era ovvio che un ragazzo del genere non avrebbe passato molto tempo
solo e indisturbato ad un bancone di un bar.
Passarono solo cinque minuti, infatti, prima che una ragazza molto
carina gli si avvicinasse con fare seducente.
"Indeciso su cosa prendere?" gli chiese, parlando in italiano.
James le sorrise, ma scosse la testa, senza capire che cosa lei stesse
dicendo.
"Non parlo italiano..." disse lui, osservandola meglio.
Aveva i capelli biondi, perfettamente lisci, legati in una coda di
cavallo, gli occhi marroni erano
pesantemente truccati di nero, mentre sulle labbra aveva solo un ombra
di rossetto. Portava un miniabito nero, molto corto e scollato e ai
piedi aveva un paio di scarpe con i tacchi alti, arancioni.
Potter rimase qualche secondo a fissarle le scarpe, sconvolto: non
pensava che ne esistessero di un colore del genere.
Poco male, non era molto interessato alle scarpe, dato che -malgrado
quegli orrori- la ragazza era senza ombra di dubbio una gran figa.
Lei ripetè la domanda appena fatta in un
impeccabile inglese.
"Ah... Si. Sai, dalle mie parti abbiamo cocktails diversi..." rispose
Potter senza abbandonare il suo sorriso, che aveva fatto cadere tante
fanciulle fra le sue braccia.
"Piacere.." disse lei, porgendogli la mano "Lucia, e tu sei?"
"James" rispose lui stringendogliela "Siediti ti offro qualcosa da bere"
Lei accettò e prese posto di fianco a lui.
"Allora cosa beviamo?" domandò Lucia scuotendo i capelli,
mentre accavallava le gambe con fare provocante.
"Ehm.. non saprei. A te cosa piacerebbe?"
"Questo sembra buono..." disse lei indicando maliziosamente qualcosa
sul menù.
"Sex appeal..." lesse James ricambiando il suo sguardo malizioso "Mi
sembra che tu ne abbia già
abbastanza cosi..."
Lei rise lusingata e civettuola, mentre proponeva un'altra bibita.
James annuì, poi lei cominciò a parlare: gli
chiese da dove veniva, se si stesse divertendo in vacanza, ma lui non
era del tutto concentrato sulla conversazione, perchè i suoi
pensieri erano vagati in un luogo molto lontano da quello.
Odiava quando succedeva.
Era lì con una bella ragazza, perchè diamine
doveva mettersi a pensare a Lily proprio in quel momento?
Lei lo aveva rifiutato e respinto nei più acidi modi
concepibili, quindi a lui non era rimasto altra scelta che dimenticare.
E basta.
Doveva dimenticare quei lunghi capelli rossi come il sangue, che
ondeggiavano appena al vento. Doveva dimenticare quella pelle diafana,
bianca e liscia come porcellana. Doveva dimenticare il desiderio,
l'irresistibile desiderio di affondare il viso in quei capelli per
poterne sentire il profumo, di accarezzare quella pelle velllutata...
quanto avrebbe voluto averla fra le braccia...
No!! Dimenticare. E basta.
Doveva dimenticare lo splendore dei suoi occhi verde smeraldo, luminosi
come una rara pietra preziosa, che nascondevano nel loro profondo
un'ombra di inquietudine e di angoscia, che James avrebbe tanto voluto
eliminare per sempre. E in effetti ci riusciva. Ogni volta che
combinava qualcosa di stupido o che si comportava da deficiente,
l'ombra spariva, sostituita da rabbia e rimprovero, che una volta
scomparsi, facevano spazio a qualche minuto di serenità.
Doveva dimenticare quelle labbra, che per tanti anni avevano popolato i
suoi sogni più reconditi. Quelle labbra così
rosse e carnose... così invitanti....
Ma insomma!! Lui non era certo una pappamolla. Aveva deciso che
l'avrebbe dimenticata e l'avrebbe fatto. E basta.
"Non sei daccordo?" domandò Lucia.
James la guardò perplesso, senza sapere minimamente a cosa
si stesse riferendo.
Regola numero 1 del "Manuale di Sirius Black per far colpo sulle
ragazze": quando non hai ascoltato una sola parola di quello che ha
detto, sorridi nel modo più seducente che puoi e
annuisci: se ti ha chiesto di sposarla sei sempre in tempo a
fuggire, se ti ha fatto una proposta indecente hai accettato, se ha
detto una cosa di cui non ti importa, torna a pensare ai cavoli tuoi.
"Ovviamente" rispose Potter cercando di non sembrare troppo ebete.
"Sapevo che avresti capito! Lo sterminio degli animali è
veramente una cosa tremenda... Io sono vegetariana infatti e tu?"
Regola numero 2 del "Manuale di Sirius Black per far colpo sulle
ragazze": tu sei sempre daccordo con lei. Sempre. O dovresti spiegare
perchè non lo sei e non ne hai nessuna voglia, lascia che
sia lei ha esporre le sue motivazioni e tu continua ad annuire.
"Ovviamente" ripetè Potter sentendosi sempre più
deficiente.
Se la Evans fosse stata lì sicuramente gli avrebbe detto che
sentirsi deficiente era una buona cosa. Voleva dire che finalmente
aveva capito qualcosa della vita.
Ancora James non aveva capito perchè lei ce l'avesse cosi
tanto con lui.
Ok, forse era un tantino arrogante.
E si, andava in giro a lanciare incantesimi sulla gente fino a un paio
di anni prima, come se fosse il re del mondo.
E va beh c'era il piccolo particolare che il soggetto preferito dei
suoi dispetti fosse proprio quello che all'epoca era il migliore amico
di Lily.
Ed era vero anche che lei era una persona piuttosto orgogliosa, anzi
tremendamente orgogliosa, e lui l'aveva pubblicamente sfidata a non
cedere al suo fascino: sfidare Lily Evans era come condannarsi a morte
certa.
Ma a parte questo, cosa aveva fatto di male?
Assolutamente niente. Era lei che aveva i gusti difficili.
"... Oh mio Dio com'è caldo!" esclamò Lucia a un
certo punto, facendosi aria con una mano.
"Non importa che tu mi chiami Dio, dalle belle fanciulle come te
preferisco essere chiamato James." fu la risposta del ragazzo, che le
prese la mano e la baciò dolcemente, senza smettere di
guardarla negli occhi.
Ok forse non era tutta colpa di Lily se i rapporti fra di loro erano
difficili.
A volte si faceva prendere un tantino la mano, però...
insomma! Lui era James Potter e non sarebbe cambiato per nessuno!
Doveva solo dimenticare. E basta.
E non era una cattiva idea anche smettere di fare i discorsi da
imbecille. Però non lo faceva per la Evans, sia chiaro. Lo
faceva solo perchè era giusto che lui maturasse e diventasse
un uomo.
"Ti va di fare un giro in spiaggia?" chiese lei ammiccante.
Regola numero 3 del "Manuale di Sirius Black per far colpo sulle
ragazze": se una ragazza ti
propone di andare con lei in un posto appartato e romantico fingi di
pensarci su, ma accetta. E quando dico accetta, intendo accetta tutto.
Non fare come Remus che sul più bello si tira sempre
indietro.
James rise fra sè e sè, pensando alla reazione
indignata di Remus a quelle parole.
"E' un pò tardi però..." il ragazzo attese,
mentre lei lo guardava speranzosa e alla fine, come da copione,
accettò "... però per stare insieme a te, posso
fare un eccezione."
Potter si alzò, pagò il conto e uscì
dal locale insieme a lei, ma nonostante ciò la sua
attenzione non era ancora rivolta completamente a Lucia.
Regola numero 4 del "Manuale di Sirius Black per far colpo sulle
ragazze": non dico sempre ma quando riesci a conquistare una strafiga,
almeno in quel momento, smettila di pensare alla Evans, dannazione!
Doveva dimenticare. E basta.
Ma non poteva, non voleva farlo.
Quella sera seguì il Manuale di Sirius quasi alla lettera,
dirigendosi alla spiaggia, pronto ad accettare proprio tutto e magari a
fare anche qualche proposta più o meno innocente, ma senza
riuscire a smettere di pensare che avrebbe tanto voluto stare insieme a
quella rossa che gli faceva dannare l'anima e il cuore.
Lily Evans vagava, ancora immersa nei suoi pensieri, per le stradine
del suo quartiere, senza avere ancora una minima idea di dove passare
la giornata, nè dove avrebbe mangiato quella sera: aveva
lasciato detto che non sarebbe rimasta a cena e non aveva intenzione di
cambiare i suoi piani. Non avrebbe potuto sopportare un litigio con la
sorella.
Sembravano lontani secoli, gli anni in cui poteva confidarsi con
Severus ogni volta che aveva dei problemi con la sua famiglia. Lui era
il suo migliore amico, parte del mondo a cui apparteneva lei stessa e,
proprio per questo, l'unico nell'arco di kilometri, che poteva capirla
fino in fondo.
La loro amicizia però era finita. Spezzata da quella
malattia, quel cancro del mondo che era la fede dei Mangiamorte, fede
che la vedeva alla stregua di uno sporco animale.
Era sola. Non aveva nessuno al mondo.
Lily si passò una mano fra i capelli, mentre ragionava sul
da farsi.
Magari sarebbe andata a fare un giro a Diagon Alley, bastava trovare un
buon posto dove nessuno l'avrebbe vista e Smaterializzarsi. L'idea
però non la convinceva troppo. Rischiava di trovarsi faccia
a faccia con la nuova coppietta di Hogwarts che aveva creato tanto
scalpore e che l'aveva fatta finire suo malgrado al centro di un
vortice di pettegolezzi che lei avrebbe preferito evitare.
Allyson alla fine era riuscita a sconfiggere la più celebre
amica Lily Evans.
Intanto per sconfiggere qualcuno, sarebbe il caso che ci fosse una
guerra in atto, cosa di cui Lily non era assolutamente a conoscenza e
poi da quando era celebre?
Era vero che spesso si trovava al centro dell'attenzione a causa di
Potter, che le chiedeva in continuazione e con i metodi più
disparati di uscire e sapeva anche con certezza che c'erano contonue
scommesse pagate a suon di galeoni su quando lei avrebbe accettato, ma
da lì al ritenersi celebre ne correva della strada.
In ogni caso ciò che sapeva o non sapeva la rossina, non
aveva alcuna importanza.
Le varie Gossip Girl di Hogwarts avevano decretato che la guerra c'era
ed era anche al massimo della sua spietatezza e vedeva una Lily Evans
nettamente in vantaggio, battuta in modo definitivo e inderogabile da
una furbissima Allyson McArthur.
Fra i tanti aggettivi che avrebbe rifilato ad Allyson per quello che le
aveva fatto, di certo "furbissima" era l'ultimo che le sarebbe venuto
in mente, ma l'opinione di Lily non importava un bel niente.
Detestava le chiacchere della gente con tutta sè stessa. Non
che le importasse troppo delle opinioni altrui, ovviamente. Potevano
anche ritenerla spodestata per sempre, alla fine lei non si era mai
nemmeno accorta di essere seduta su un trono.
La cosa che la infastidiva era che, non si sa bene come, ogni
santissima volta che le succedeva qualcosa, l'evento veniva modificato
mostruosamente, quasi snaturato, trasformandosi in qualcosa di
completamente diverso.
Come quella volta che Potter le chiese di uscire di fronte a tutto il
mondo.
Oddio, dire solo quella volta non è molto chiaro. Potter le
aveva chiesto di uscire di fronte a tutto il mondo almeno un miliardo
di volte, ma quella volta in particolare la fantasia delle pettegole (e
dei pettegoli, anche se i ragazzi si fingevano sempre all'oscuro di
tutto) aveva dato il meglio di sè.
Lui era in piedi, qualche scalino più in alto rispetto a
dove si trovava lei, appoggiato allo scorrimano in una posa che lui
riteneva sicuramente irresistibile, ma che Lily trovava solo
spocchiosa. La ragazza aveva finto di non vederlo ed era passata di
fianco alla scalinata, sperando che lui per una volta la lasciasse in
pace. Ovviamente non andò così.
"Ehi Evans!" aveva gridato lui, fingendo di averla incontrata per caso
e non come se fosse stato appostato per due ore, cercando
disperatamente una posa accattivante con cui farsi sorprendere dalla
rossa.
Lei aveva alzato gli occhi al cielo. L'avrebbe mai lasciata in pace?
Lui si era lanciato con sorprendente agilità dalla scala
atterrando di fronte a lei con un balzo, attirando numerosi gridolini
di approvazione da parte di alcune ragazzine del primo anno.
No, l'avrebbe tormentata per sempre.
Lily l'aveva guardato con sufficienza.
"Era necessario, suppongo" aveva detto lei riferendosi al salto,
cercando di non prenderlo a schiaffi per l'espressione di assoluta
arroganza che aveva dipinta sul volto.
"So che oggi è il tuo compleanno, Evans" aveva iniziato lui,
lasciandola basita.
Come faceva a sapere il giorno del suo compleanno? Lei di certo non
gliel'aveva detto.
".... volevo farti gli auguri."
"Oh" aveva detto Lily, ancora piacevolmente stupita. Era il primo a
farle gli auguri quel giorno. "Grazie, Potter. Sei molto gentile"
"E visto che è il tuo compleanno, ho deciso di farte il
più bel regalo che una ragazza possa ricevere!"
"Potter, non dovev..." aveva tentato di dire la ragazza, arrossendo
appena, ma James la interruppe.
"Un romantica uscita insieme a James Potter in persona"
Il rossore era immediatamente scomparso. Eccolo il James Potter che
conosceva. Per un secondo l'aveva quasi ingannata.
Senza essersi accorto di essersi rovinato con le sue mani, Potter
continuò.
"Rimani in silenzio, eh... Lo so, lo so... sei emozionata! E' normale.
Tutte quelle che escono con James Potter lo sono. Comunque ho
pensato..."
"Hai pensato!! Allora i miracoli esistono!"
Potter si era interrotto, comprendendo finalmente, che lei non aveva
preso troppo bene la sua proposta.
"Ehm si... sì, esistono. Comunque ho pensato che potremmo
andare..."
"Ah no. Scherzavo. Se insisti, non esiste nessun miracolo. Se tu
pensassi, sapresti già qual'è la mia risposta."
Com'era logico, lui s'era offeso.
"Evans, si può sapere perchè reagisci in questo
modo???"
Com'era logico, lei aveva risposto.
"Potter, si può sapere perchè sei così
deficiente???"
Come succedeva in partica ogni tre giorni, i due si erano messi a
litigare furiosamente in mezzo alla scuola, incuranti che un centinaio
di persone li stessero guardando.
Niente di particolarmente affascinante su cui spettegolare se non fosse
che secondo le Gossip Girl la vicenda si era svolta in modo leggermente
diverso.
Innanzitutto Potter non aveva affatto saltato tre scalini per
raggiungerla, si era calato con una corda dalla Torre di Astronomia,
mentre Black gli cantava la colonna sonora di Indiana Jones
per incoraggiarlo. Perchè l'avesse fatto nessuno sapeva
dirlo.
Lily per qualche arcano motivo, quella mattina non aveva indossato la
consueta divisa, ma un vestitino nero piuttosto aderente e
scollatissimo, che James aveva tentato di strapparle di dosso appena
atterrato.
Inoltre, a quanto pareva la ragazza si ricordava male,
perchè Potter non le aveva affatto chiesto di uscire come
regalo per il suo compleanno, ma le aveva fatto una proposta tamente
indecente che le ragazzine l'avevano censurata e quando Lily aveva
rifiutato, lui le aveva proposto di pagarla un milione di galeoni per
la prestazione.
Giustamente lei si era offesa e l'aveva picchiato con una spranga,
senza che James si ribellasse alle percosse, causando la diffusione di
una voce che lo reputava un masochista.
Lily sorrise, ricordando quanto l'aveva fatta ridere la visione di
Potter che fingeva di zoppicare per i corridoi, lamentandosi di quante
botte gli avesse rifilato la sua rossa malefica.
La sua rossa malefica.
Le piaceva quella strana definizione che le aveva rifilato, anche se
non l'avrebbe mai ammeso nemmeno sotto atroci torture.
Ricordava nitidamente che la cosa aveva infastidito parecchio Severus e
Allyson. Entrambi sebbene non fossero amici e non si fossero mai
parlati, nutrivano una particolare antipatia per James Potter.
Antipatia che lei condivideva, certo, ma che da parte loro si
acutizzava ogni volta che il moro si avvicinava per parlarle.
James Potter è un arrogante che voleva solo prenderla in
giro.
Lei era daccordo, ovviamente, ma in quel momento non ne fu
più tanto sicura.
Un pensiero le attraversò la mente, un pensiero che se da
una parte la faceva stare meglio, dall'altra la gettava nel
più profondo sconforto.
Per quanto supponente, per quanto odioso, per quanto convinto di essere
l'uomo più figo della terra, era stato l'unico che l'aveva
sempre apprezzata per com'era, senza chiederle di cambiare nemmeno una
virgola di sè stessa. Lei gli aveva sparato contro tutto
l'acido che riusciva a produrre e lui cosa aveva fatto? L'aveva
corteggiata.
Per un attimo non riuscì a capire perchè non
avesse mai accettato di uscire con lui almeno una volta.
Non era la prima volta che sbagliava a giudicare una persona.
Si diede mentalmente della stupida. Che diavolo le veniva in mente ora?
Potter voleva uscire con lei solo perchè per lui era una
sfida. Tutti sanno che James Potter non perde mai. Non c'era nessuna
tenerezza nel suo comportamento, nessun lato positivo: lei era solo un
trofeo da vincere.
O forse no?
Era ancora immersa nei suoi poco rassicuranti ragionamenti, quando una
voce che mai avrebbe voluto sentire in quel momento gridò il
suo nome, costringendola a voltarsi.
Severus Piton le stava correndo dietro chiamandola insistentemente.
Lily si guardò intorno perplessa, accorgendosi infine di
essere finita in Spinner's End, spinta probabilmente dalla forza
dell'abiutdine.
Tornò a guardare avanti a sè, furiosa. Non era
pronta ad affrontare una discussione del genere. Era il momento meno
indicato.
Per quanto fingesse di essere la persona più imperturbabile
del mondo, Lily si sentiva fragile, come mai si era sentita in tutta la
sua vita.
"Lily! Ti prego Lily aspetta! Voglio parlarti... Si tratta solo di un
secondo!"
Stizzita inchiodò in mezzo alla strada, voltandosi a
guardarlo.
"Parla rapidamente, Severus. Non ho tempo da perdere"
In realtà di tempo ne aveva eccome, ma non era certo fra i
suoi progetti passarlo insieme ad un amico che gli aveva spezzato il
cuore.
Severus aveva ora la possibilità di confessare i suoi
sentimenti, di farsi perdonare, di conquistarla forse, ma giunto
davanti a lei le parole gli mancarono.
"Ehm... io... ehm" balbettò sconclusionatamente il ragazzo.
Lily lo guardò truce per qualche secondo, poi visto che lui
non si decideva a dire niente, si voltò e riprese il suo
cammino, a passo di marcia.
"No! Aspetta... Aspetta.... Io... Mi dispiace!"
"Ti ho già detto tredicimila volte che non m'interessa"
rispose lei, senza voltarsi, continuando a caminare, ma lui
l'afferrò per un braccio.
La Evans gli lanciò uno sguardo che avrebbe congelato
l'inferno.
"Mollami" sussurrò. Lui le obbedì immediatamente,
ritraendo la mano come se si fosse scottato.
"Io, scusami. Volevo solo dirti che mi dispiace. So che non ti
interessa! Ma devi capire che io non penso quello che ho detto."
"Quindi non credi che i Mezzosangue facciano schifo."
"No... cioè... Tu no"
"Io no" la ragazza rise istericamente "Io no? E dimmi, cosa avrei io di
diverso? Il mio sangue è meno sporco? E stato forse
purificato dai lunghi anni di amicizia con te? O forse io sono
l'eccezione, l'unica Mezzosangue non infetta esistente al mondo?
Avanti, parla!"
Era esausta, Lily. Sfinita dalla vita.
Da tempo sapeva che l'amore passionale e indomito di cui si parla nei
film, o di cui leggiamo dei libri non esiste, ma ormai aveva capito che
non esiste nemmeno un'amicizia cosi. Qualche sciocco che scriveva le
frasi per i baci perugina un giorno ha detto: l'amore chiese
all'amicizia perchè esisti se ci sono già io? E
l'amicizia rispose: perchè io lascio un sorriso dove tu
lasci una lacrima.
Lily non aveva mai pianto molto per amore, ma a causa dei suoi
cosiddetti amici aveva pianto molte e molte volte. Non aveva mai avuto
nessuno che le stesse vicino nei momenti in cui stava davvero male, non
aveva mai conosciuto un'anima affine alla sua, che la capisse con un
solo sguardo.
L'amicizia per la giovane Evans, non era altro che uno stato mentale,
così come lo era credere ciecamente nell'amore.
Lei aveva sempre creduto in sè stessa. Solo che in quel
momento le risultava dolorosamente difficile.
Piton tacque un secondo di troppo, così la ragazza
tentò di andarsene per l'ennesima volta, ma lui la
fermò.
"Noi non siamo daccordo su... sul modo di pensare.... di... beh di
alcuni dei miei amici"
"Chiamali con il loro nome, Sev. Stai parlando di Mangiamorte."
"Ok, ok come vuoi. Però questo non cambia quello che
c'è fra di noi. Quello che io provo per te!"
"Io non so di cosa tu stia parlando!"
"Io ti amo, Lily"
Per Lily quelle parole furono come una doccia fredda.
"Cosa?" esalò, mentre il cuore saltava un battito.
"Ti amo." ripetè Piton "Non mi importa quello che sei"
La scelta di parole non poteva essere peggiore.
Lily barcollò, sconvolta.
"Non ti importa quello che sono" era allucinata, non poteva credere a
ciò che aveva sentito, non ci voleva credere.
Sentì il mondo chiudersi su di lei, l'aria mancarle, mentre
un altro doloroso ricordo si faceva strada nella sua mente.
Anche Russel le aveva detto di amarla. Lei non aveva saputo cosa
rispondere, si era sentita un mostro, perchè non era stata
in grado di ricambiare quelle magnifiche parole.
Russel diceva d'amarla e la tradiva due secondi dopo.
Severus diceva di amarla, ma quelli come lei lo disgustavano.
Quanto poco valore avevano quelle parole? Con quanta leggerezza si
poteva dire a una persona di amarla?
"Sparisci dalla mia vita" disse Lily e senza preoccuparsi che i Babbani
avrebbero potuto vederla si Smaterializzò lontana da quel
luogo così opprimente, diretta a Diagon Alley.
Quando Remus Lupin giunse di fronte al Paiolo Magico era già
passato mezzogiorno. Il ragazzo si sentiva accaldato ed esausto,
lasciare il padre gli era costata molta fatica e più di una
volta era tornato sui suoi passi, indeciso, ma alla fine era riuscito
ad andarsene, consapevole che la sua, fosse la scelta migliore.
Si sedette al bancone del bar e attese che Tom si decidesse ad uscire
dal retro.
"Arrivo subito!" gridò l'uomo.
All'urlo dell'uomo seguì una serie di rumori soffocati e una
voce stizzita che si lamentava.
Una voce molto
familiare.
Remus si alzò, perplesso, e girò dietro al
bancone.
"Sirius?" chiamò, insicuro "Sirius, sei tu?"
Entrò nella stanzetta e trovò l'amico che si
dimenava sbraitando come un ossesso, mentre Tom cercava di medicargli
il braccio sinistro, insanguinato e coperto di graffi.
"Ahiaaa! Mi fai male, Tom!!"
"Sirius, ti prego. Se non stai fermo mi spieghi come diamine faccio a
fasciarti..."
"Non mi importa, non mi importa!! Dannati gatti. Odio i gatti!! Odio...
tutti!! Tutte le bestie dell'universoooo. Tranne i cani. I cani
effettivamente mi piacciono. Sono su un altro piano i cani, Tom, lo
capisci anche tu. Vuoi mettere la bellezza di un cane con quella di un
gatto?"
"Io in realtà preferisco i gatti..."
"Ma no Toooooom!!! Daaaaaiiii!! I cani sono meglio!!! Ora ti
farò quella bestia indemoniata, senza cuore, che mi ha fatto
questo voglio vedere dopo se...."
"Sirius, ma che diavolo hai fatto?" chiese infine Remus, guardandolo
sconvolto.
Il giovane Black si voltò a guardarlo con un broncio
assolutamente adorabile.
"Sono stato aggredito da una bestia crudele e sanguinaria, mandata da
Satana in persona per..." si interruppe, ricordandosi che l'amico non
sarebbe dovuto essere lì "Lunastorta! Che ci vai qui?"
"Ho deciso che passerò il resto dell'estate qui, se Tom
può darmi una camera"
"Certo che posso!" rispose l'uomo, poi si rivolse a Sirius "Ok
giovanotto è tutto a posto, puoi andare." Tornò
nuovamente nel locale e consegnò una chiave a Remus "Stanza
113" disse "proprio di fianco a quella del tuo amico. Mando su il baule"
Agitò la bacchetta in aria e il baule sparì,
diretto nella sua stanza al piano di sopra.
"Grazie, Tom." disse all'uomo, mntre lui si allontanava diretto alle
sue solite occupazioni.
"Avanti, Sir. Parla. Chi ti ha ridotto così?"
domandò poi ridacchiando senza ritegno.
Il bel Black lo trucidò con lo sguardo.
"Guarda amico che hai ben poco da ridere. Quella bestia era posseduta.
Aveva gli occhi iniettati di sangue e mi guardavano in quel modo
cosi... come se volesse uccidermi. Probabilmente qualcuno le aveva
fatto un incantesimo, rendendola ancora più forte e assetata
di sangue. E poi è agile, tremendamente agile, salta qua e
là come se fosse un... non so un.. un giaguaro e..."
"Esagerato, è solo una povera gattina" lo interruppe
inaspettatamente Stella, entrando nel locale con la suddetta bestiaccia
in braccio.
Sirius boccheggiò, strabuzzando gli occhi.
"Che diamine ci fai tu qui??"
"Volevo prendere una stanza. Perchè? Non è
più un luogo pubblico?" rispose lei stizzita dal tono con
cui il ragazzo le si era rivolto.
"E' un luogo pubblico, certo, ma non accettano luride bestiacce
sanguinarie, quindi..."
"Se hanno fatto un'eccezione per te, la faranno anche per Anya" rispose
tranquillamente Stella, accarezzando con ostentata pacatezza il suo
gattino.
"Mi stai dando della bestiaccia???"
Remus guardò l'amico con un misto di stupore e divertimento.
Che diamine gli stava succedendo? Sirius Black non litiga con le
ragazze. Ci prova e basta.
"Santo Merlino, Coso.... come ti chiami... "
"Sirius!!"
"Ah già, sì la stella... Comunque.... io non
voglio litigare con te, ma mi pare che tu abbia delle strane pretese
nei miei confronti. Questo è un luogo pubblico e affittanto
camere e, per tua informazione, accettano anche i gatti, quindi
è inutile che ti lamenti, non ti sto a sentire. Sei
scorbutico solo perchè non ho accettato di uscire con te
stasera e..."
"Aspetta, aspetta, aspetta cosa?" la interruppe, Remus sempre
più sconvolto.
Lei lo guardò perplessa, così il ragazzo decise
di seguire le norme che prevedeva l'educazione e presentarsi, prima che
li sguinzagliasse contro la sua temibile bestiaccia.
"Piacere, io sono Remus." disse, poi si rivolse alla gattina,
cominciando ad accerezzarla dietro le orecchie, mentre lei faceva le
fusa, contenta. "Tu devi essere il giaguaro sanguinario.."
La ragazza ridacchiò alle parole del ragazzo, poi gli
rispose cortesemente,
"Piacere, Stella e lei è..."
"Psycostronza" la interruppe Sirius incrociando le braccia al petto,
seccato.
Remus rise, divertito più dalla faccia che aveva messo su
l'amico che da quello che aveva detto.
Stella lo ignorò, continuando a ricolgersi a Remus.
"No. Lei è Anya"
"Gran bel nome!" esclamò Lupin.
"Gran bel nome un corno!! Mi ha quasi staccato il braccio!"
sbraitò Sirius, indispettito.
"Ma non fare il bambino, non ti ha affatto staccato il braccio. E'
colpa tua che l'hai spaventata e..."
"L'ho spaventata? Mi sono avvicinato a quel dannato scatolone. Non sono
più libero di muovermi come voglio perchè
quell'indemoniata potrebbe saltarmi addosso?"
"Non è affatto indemoniata, sei tu che fai uno strano
effetto ai gatti, l'ha detto anche la commessa!"
Mentre i due litigavano, Remus li osservava sconvolto.
Perchè James non era li quando serviva? Si sarebbero
divertiti un mondo.
Nel frattempo la piccola gattina rossa, pomo della discordia fra Stella
e Sirius, era scesa dalle braccia della padrona e con un agile balzo
era saltata in grembo al nostro Lunastorta, che intanto si era messo a
sedere, per gustarsi meglio la scena.
"Ciao..." le sussurrò ricominciando ad accarezzarla. Anya si
girò sulla schiena e con le zampettine iniziò a
giocherellare con il braccialetto che Remus portava al polso.
Era un braccialetto molto semplice d'argento, liscio e senza fronzoli.
Niente di speciale, quindi, ma per lui era molto importante:
apparteneva a sua madre, prima che morisse. Era credenza comune fra i
Babbani pensare che l'argento fosse una specie di repellente contro i
lupi Mannari, ma era solo una sciocchezza e al contrario Remus lo
teneva come se la sua vita dipendesse dalla presenza di quel piccolo
filo d'argento.
La piccola Anya, forse non era posseduta dal demonio, ma di certo era
una combinaguai di prim'ordine. Con una zampata un pò troppo
audace, infatti, riuscì a sganciare il bracciale e, dopo
averlo preso fra i denti, si era lanciata in una corsa
sfrenata verso l'uscita.
"No!" gridò Remus alzandosi in piedi, cercando di
afferrarla, ma lei gli sfuggì agilmente. Si
scontrò con diverse persone nel tentativo di raggiungerla,
ma quel maledetto animale era veramente agile come un giaguaro.
Poco male, si accedeva a Diagon Alley solo attraverso il passaggio
segreto e nemmeno quel gatto, per quanto perfido potesse essere, poteva
aprirlo.
Peccato che quel giorno il Fato gli fosse avverso. Anya, infatti,
giunse sul luogo dove si trovava il passaggio nello stesso momento in
cui una giovane coppia lo stava aprendo, riuscendo a raggiungere
facilmente Diagon Alley, passando fra i loro piedi.
Lui le corse dietro, disperato. Non poteva perdere quel braccialetto.
Stella e Sirius intanto, continuavano a discutere, talmente presi l'uno
dall'altra, da non accorgersi nemmeno che la gattina e il ragazzo erano
scomparsi.
Il giovane Lupin si guardò intorno, riuscendo a scorgere
appena la figura della gattina rossa, che correva spiensierata e felice
fra le persone intente ad osservare le vetrine dei negozi.
Correva da 5 minuti buoni quando la vide entrare dentro il Ghirigoro.
"Anya!" chiamò "Anya! Vieni qui stupida bestiaccia!!" ma non
riuscì a scorgerla da nessuna parte. Si mise a terra
carponi, gattonando in tutto il negozio nel tentativo di trovare quella
bestia indemoniata. Era strano ammetterlo, ma per una volta Sirius
aveva ragione.
"Stai cercando questa?"
Una voce femminile lo richiamò alla realtà e
Remus si rese conto di cosa stesse facendo. Era a quattro zampe. In un
negozio. E stava imprecando contro un gatto. Maledizione!
Il ragazzo osservò i piedi di fronte a lui, esitando un
secondo prima di alzare lo sguardo. Aveva proprio dei bei piedi quella
ragazza.
Ecco, fantastico. Ora si metteva pure a fare pensieri idioti.
Alzò lo sguardo, cercando di sorridere, consapevole che lei
probabilmente lo stava guardando come si guarda un povero imbecille, ma
si sbagliava.
La ragazza infatti lo osservava divertita, senza il minimo segno di
compatimento nell sguardo.
Remus non potè fare a meno di pensare quanto fosse bella.
Alta e snella, con i capelli biondi tagliati in un perfetto caschetto
un pò spettinato, ma che proprio per questo risultava
assolutamente affascinante. Gli occhi azzurri come il ghiaccio lo
osservavano divertiti, mentre con le lunghe mani bianche ed affusolate
accarezzava la malefica gattina.
"Ehm... scusa. Io si! Si cercavo proprio lei." disse lui cercando di
ricomporsi, allungando le braccia per riprendersi il piccolo animale,
che la giovane gli porse.
"Anya hai detto? E' un nome piuttosto interessante..."
"Vero? Ehm.. però non gliel'ho dato io... cioè
insomma non è mia, è di una mia amica....
conoscente.... L'ho conosciuta un minuto fa!"
Bravo Remus continua così, si disse il giovane
maledicendosi,se non aveva ancora capito che eri un completo idiota,
ora ne aveva avuto la conferma.
"Volevi far colpo su di lei recuperandole il gatto?" scherzò
la biondina, mentre si passava una mano fra i capelli.
"NO!" esclamò Lupin con eccessiva veemenza. "Ehm... in
realtà la gattina mi aveva portato via un braccialetto e era
importante per me... anzi l'hai visto?"
"Questo?" domandò la ragazza porgendo l'oggettino a Remus,
che sospirò sollevato quando lo vide.
"Si, si è lui" lo prese con uno sguardo di gratitudine e
dopo aver posato Xena su uno scaffale, tentò di allacciarlo,
con scarso successo.
"Aspetta ti aiuto" intervenne la ragazza "Ecco." disse quando il
braccialetto finalmente si chiuse intorno al polso del giovane.
"Grazie."
Remus rimase incantato ad osservarla per un secondo, poi lei si
allontanò di un passo e lui ebbe l'irrefrenabile desiderio
di fermarla. Ma cosa gli stava succedendo?
"Figurati" rispose e si girò diretta verso la cassa dove una
pila di libri l'attendeva.
"Comunque io mi chiamo Remus" disse lui avvicinandosi di nuovo. Non
poteva, ma soprattutto non voleva smettere di parlarle.
"Eileen, piacere"
Lei si voltò di nuovo verso il bancone e per una volta Remus
rimpianse di non aver ascoltato Sirius quando declamava il suo dannato
Manuale. Si concentrò, mentre riprendeva dallo scaffale la
gattina, cercando di ricordarsi qualcosa, ma la mente era una tabula
rasa.
"Ehm... allora..." ok innanzitutto non rimanere in silenzio come uno
stoccafisso poteva essere una soluzione "Cosa ci fai qui?"
Cosa vuoi che ci faccia una ragazza in una libreria? Pianta patate?
"Sto finendo di comprare i libri per la scuola, più qualche
altro romanzetto per me"
Fortunatamente lei era stata gentile. Scuola, ma quindi...
"Ecco dove ti ho visto!" ricordò all'improvviso Remus
"Corvonero, giusto?"
Eileen stranamente, invece che essere offesa per non essere stata
riconosciuta subito, dopo sei anni che avevano condiviso diverse
lezioni, parve sorpresa oltremodoche lui si ricordasse di lei.
Per la prima volta da quando si erano incontrati fu lei a balbettare.
"Oh... ehm... si. Come... come...." si schiarì la voce,
cercando di riprendersi "Come hai fatto a riconoscermi?"
"Beh... Siamo stati a scuola tanti anni insieme e..." si interruppe e
lei annuì, poi cadde un silenzio imbarazzato.
Dove diavolo era il commesso?
Remus si avvicinò ancora e in cima alla pila dei libri ne
vide uno piuttosto logoro, anche se ben conservato, un libro che
conosceva molto bene.
"Cime tempestose. Gran bel romanzo."
"Oh l'hai letto? Io lo adoro, non posso fare a meno di rileggerlo
almeno una volta l'anno" esclamò lei con un sorriso. Era
straordinaria quando sorrideva.
All'improvviso Lupin ricordò che James e Sirius lo
prendevano sempre in giro per la sua fissazione per quel romanzo.
Dicevano che era un libro da donnicciola.
"Non sono gay" disse senza alcuna ragione che lei potesse comprendere,
a un certo punto.
"Ne sono contenta, sarebbe un bello spreco."
Ci fu un attimo di silenzio poi entrambi scoppiarono a ridere.
"Scusa" disse lui fra una risata e l'altra "Intendevo dire che so che
è un libro più tipicamente femminile, ma io l'ho
letto e diverse volte anche perchè era il preferito di mia
madre."
"Oh io non credo che esistano libri da donne e libri da uomo. Questo
è un fantastico romanzo e sono contenta per te che tu
l'abbia letto."
"Ecco qua." disse il commesso apparendo dal nulla. "Sono 10 galeoni,
signorina."
Eileen pagò, rimpicciolì i libri con un colpo di
bacchetta e li stipò in borsa, poi lei, Remus e Xena
uscirono insieme dal negozio.
"Ehm.. sai Eileen, potremmo uscire insieme una di queste sere. Per
ringraziarti di avermi recuperato il bracciale"
Lei sorrise, sconsolata.
"Mi dispiace, io la sera lavoro"
Remus annuì, era ovvio che non aveva potuto fare colpo con
un comportamento del genere.
"Non ti preoccupare, ci vediamo in giro"
Eileen lo salutò con un cenno della mano e lui si
voltò diretto al Paiolo Magico.
"Remus!" lo chiamò la ragazza, quando lui si fu allontanato
di un paio di metri "Magari puoi venirmi a trovare a lavoro se ti va.
Il locale si trova in centro a Londra, si chiama Unicorn, chiedi al tuo
amico Sirius, lui sa dov'è"
"Ok! Allora ci vediamo stasera!" rispose immediatamente il giovane
felice, senza avere il tempo di domandarsi come facesse lei a sapere
che era amico di Sirius e soprattutto come sapesse che lui frequentasse
quel posto.
Si voltò di nuovo con una nuova baldanza nei passi, curioso
di sapere se l'amico e Stella avevano finalmente finito di litigare.
Come promesso sono
tornata e sono riuscita a pubblicare di venerdì!!!!
(N.d.Tutti: non ce ne frega nienteeeee) Uffaaaa a voi non vi frega mai
di quello che dico ç_ç
Comunque u.u sono moooolto fiera di me. Spero che il capitolo vi
piaccia. Risponderò a tutte le vostre recensioni domani.
Il momento dell'incontro fra James e Lily si avvicina, ve lo giuro,
quindi abbiate pazienza.
A venerdì! (spero)
|
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Capitolo 4 *** l'irresistibile fascino delle Stazioni ***
Io ti amo,
Lily.
Non m'importa quello che
sei.
Io ti amo.
Ti amo.
Quelle parole che mai si sarebbe aspettata di poter sentire da Severus
le rimbombavano dolorosamente nel cervello, senza che lei potesse fare
niente per evitarlo. Aveva la sensazione che qualcuno le stesse urlando
senza posa nelle orecchie, impedendole di sentire i propri pensieri,
stordendola al punto, che sentiva la testa girare.
Io ti amo, Lily.
Forse da bambina aveva letto troppe favole, corredate dalle classiche
principesse in difficoltà, salvate da provvidenziale
intervento dei loro principi azzurri.
Forse per quanto negasse a tutti, ma soprattutto a sè
stessa, di essere una romanticona tutta miele e cioccolatini, in
realtà il suo cinismo era dovuto soltanto alle costanti
delusioni che le avevano inflitto le persone che la circondavano e
invece lei non desiderava altro che l'amore, quello incorruttibile ed
eterno a cui diceva di non credere.
O forse, al contrario, detestava quelle cinque lettere con tutta
l'anima.
Fatto sta che adesso aveva una tale confusione in testa, che non si
sarebbe stupita se fosse esplosa da un momento all'altro.
Lily si era Materializzata direttamente all'interno del Paiolo Magico e
senza nemmeno alzare lo sguardo, si era diretta a passo di marcia sul
retro, sfuggendo ogni contatto con le persone presenti nel pub.
Voleva stare da sola. Voleva urlare. Voleva spaccare qualcosa.
Soprattutto spaccare qualcosa. Qualcosa di solido, tipo.... una casa!
Spaccare una casa l'avrebbe aiutata incredibilmente a scacciare tutta
quella rabbia che sentiva in corpo. Non doveva essere una cosa troppo
difficile. Doveva solo trovare una casa e farla a pezzi, dopo aver
preso legali accordi con i proprietari.
"Salve sono Lily Evans, posso abbattere qualche vostro muro, strillando
come un'ossessa?"
Forse l'avrebbero presa per pazza, ma pazienza. Lei stava impazzendo
veramente.
Magari un sano ricovero in una clinica le avrebbe fatto bene. Qualche
farmaco rilassante, un letto, nessuno che ti dice di amarti.... Un
momento, questo non era poi così sicuro. E se si fosse
innamorato di lei lo psichiatra?
Un convento. Ecco, di cosa aveva bisogno.
Ti amo.
"Che diamine vuol dire????" sbraitò, rivolta al cielo.
Aveva ormai raggiunto il retro, e si trovava di fronte al muro che
separa il Paiolo Magico da Diagon Alley. Senza preoccuparsi del fatto
che qualcuno sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro, camminva
su e giù come un leone in gabbia, urlando al cielo come una
pazza indemoniata.
"Che diamine vuol dire ti amo? Qualcuno me lo spieghi, per Merlino!!"
Mollò un calcio ad un sasso, mandandolo a sbattere contro il
muro, mentre si passava le mani fra i capelli con una tale forza, che
probabilmente presto se li sarebbe strappati tutti.
Il modo di comportarsi estremamente razionale e logico, aveva sempre
contraddistinto il suo carattere, prima di quel giorno, ma ora le
troppe informazioni, l'una dietro l'altra, l'avevano portata a punto di
rottura e ormai la razionalità era andata definitivamente a
farsi benedire, come dimostrava il fatto che lei stesse parlando da
sola, nell'assurda imitazione di una coversazione fra due persone.
"Oh si, Lily cara, io ti amo. Sei una schifosa orribile Mezzosangue, ma
ti amo. Quando avrò sterminato tutta la tua famiglia ci
sposeremo, ok fiorellino?"
"Oh nooo! Io la amo di più!!" aveva cambiato tono di voce,
cercando di averne una più profonda e baritonale, voltandosi
dalla parte opposta "Io la amo tantissimo! Mi farò un giro
con tuuuutte le sue amiche, magari anche con sua madre... non si sa
mai... e poi la sposerò!"
"Ma cosa mi dici maaaai. Per amarla devi odiare la sua essenza.
Detestare la sua stirpe. Rimanere disgustaato ad ogni suo passo.
Altrimenti che amore è?"
"Ti sbagli, mio caro compagno ti sbagli. Per amarla, devi amare tutto
di lei. Anche le sue amiche. Soprattutto
le sue amiche"
Continuò così per due minuti buoni, prima di
scoppiare in una risata isterica e lasciarsi scivolare a terra lungo il
muro di mattoni, risata che si spense gradualmente, lasciando il posto
ad un'espressiore angosciata e delusa.
"Calmati Lily... Calmati." sussurrò fra sè e
sè la rossina con un profondo sospiro "Devi riprenderti, non
puoi ridurti in questo modo... Calmati..."
Era così presa dalla sua crisi isterica, che non si era
accorta che c'era qualcuno che la osservava con sommo sconcerto dalla
porta del locale.
"Ehm... Evans?"
Era Sirius Black.
E ora che diavolo voleva lui da lei?
"Che vuoi Black?" voleva suonare acida e invece era sembrata solo
terribilmente stanca.
"Stai bene?" chiese lui avvicinandosi preoccupato.
Poteva sembrare sciocco, forse pure infantile, ma dato che Ramoso era
lontano e non poteva fare niente per la rossa del suo cuore, Sirius si
era sentito in dovere di sostituirlo. Per questo motivo, quando l'aveva
vista attraversare quasi correndo il locale, con una luce fra l'omicida
e il suicida negli occhi, aveva mollato lì Stella a
metà discorso, dicendole che non aveva tempo da perdere a
discutere di un gatto psicopatico, e si era lanciato all'inseguimento
di Lily.
Sapeva bene cosa aveva dovuto passare la ragazza alla fine della scuola
e, anche se non la riteneva esattamente la sua migliore amica, visto
che aveva fatto soffrire James come nessuna aveva potuto, decise di
passare sopra ai suoi pregiudizi e tentare di aiutarla.
Il problema era che non aveva la più pallida idea di cosa
dirle.
"No. Non sto bene. No." per la milionesima volta Lily
respirò profondamente, poi alzo lo sguardo, incontrando gli
occhi grigi di Black, che nel frattempo di era accucciato davanti a
lei. Alla vista del ragazzo, la rossina parve recuperare un minimo di
senno, tanto quanto bastava per fingere che andasse tutto bene, come
faceva sempre "Ho avuto un calo di zuccheri e mi sono seduta per non
cadere, non è niente di grave"
Sirius la guardò scetticamente. Quello non era lo sguardo di
chi aveva avuto un calo di zuccheri. Quello era lo sguardo di chi aveva
l'inferno nel cuore. Uno sguardo che lui conosceva fin troppo bene.
"Vuoi che ti porti qualcosa da bere?"
"No... No, Black sto bene." la Evans si alzò, scuotendo i
vestiti dalla polvere.
"Sei sicura? Dai entra con me un momento, ti offro da bere."
"Perchè vuoi aiutarmi?" domandò lei voltandosi a
guardarlo allucinata. Quel giorno tutto pareva andare al contrario,
come in quegli incubi dove non c'è niente che abbia senso,
dove spazio, tempo, niente è comprensibile dalla ragione che
in mezzo a quel paradosso si sentiva vacillare, come sull'orlo di un
burrone. "Perchè?"
Ci mancava solo che anche Sirius Black le dicesse di amarla e poteva
dire senza la minima ombra di dubbio che era una schizofrenica afflitta
da continue allucinazioni.
Sirius rise, sconcertato.
"Ci deve essere un motivo per forza?"
"No?"aveva chiesto allora smarrita. "Tu... ehm.... tu... non mi ami
vero?"
Felpato strabuzzò gli occhi, strozzandosi quasi con la sua
stessa saliva.
"Cosa??? No!!! Io non posso amare nessuno, non te l'hanno detto? Ma
comunque che diavolo di domanda è? Si può sapere
cos'hai oggi?" lei non rispose così Sirius
continuò "Ascolta entra un secondo, bevi e mangia qualcosa,
così ti calmi. Dopo potrai tornare a.... a chiedere alla
gente se è innamorata di te."
"Io non chiedo alla gente se è innamorata di me!!"
"Con me l'hai appena fatto!!"
"Volevo essere sicura di non essere impazzita!"
"Il fatto che tu te lo stia chiedendo dovrebbe già essere
una risposta!"
Non avrebbe mai pensato di dirlo nella sua vita, ma Black aveva
ragione. Stava urlando contro il cielo, parlando da sola e chiedendo ad
un ragazzo con cui aveva litigato per tutta l'adolescienza se era
innamorato di lei.
Addio cervello. E' stato un piacere conoscerti.
"Ehm... ok. Credo che accetterò."
Effettivamente aveva bisogno di mangiare, erano almeno tre giorni che
era quasi del tutto digiuna. Forse con un pò di cibo in
corpo sarebbe riuscita a tornare padrona di sè.
"Accetti che sei pazza?"
"Noooo accetto l'invito a pranzare!" aveva risposto esasperata.
L'intelligenza di Black era durata un secondo e mezzo. "Però
per me pago io e tu.. beh non sei costretto a stare con me, so che non
sono la persona che più ti sta simpatica sul pianeta"
"Oh finalmente ti riconosco! Andiamo" esclamò il bel Black
cincendole le spalle con un braccio, visto che lei non sembrava ancora
del tutto stabile sulle sue gambe.
Lily si sedette a un tavolo insieme a Sirius, vagamente
turbata per la strana situazione. L'ultima volta che avevano parlato
lei gli aveva urlato contro che era un idiota, deficiente, senza
cervello e che avrebbe tanto voluto prenderlo a calci. Ed ora
pranzavano insieme come due amiconi che si ritrovano dopo un sacco di
tempo: le stranezze quel giorno parevano non finire mai.
E, come se non bastasse, questa non era l'unica cosa che non le tornava
in tutta la vicenda, ancora non era riuscita ad identificare cosa, ma
aveva la netta sensazione che mancasse qualcosa.... o qualcuno.
"Potter dov'è?" domandò, capendo all'improvviso
cos'era che non andava.
"In vacanza, ma sarà molto felice di sapere che ti manca"
sorrise Black, mentre Tom si avvicinava al loro tavolo.
Sirius ordinò pollo fritto con patatine e Lily all'inizo fu
tentata di ordinare un'insalatina leggera in modo da non fare la figura
dell'ingorda di fronte al ragazzo. Poi si rese conto che dell'opinione
di Black non gliene importava assolutamente niente, così
cambiò idea e ordinò un triplo cheesburger e una
burrobirra.
"Fame eh?" ridacchiò Felpato, osservandola. "Ti deve mancare
proprio tanto James se affoghi i tuoi dispiaceri nel cibo."
Lily storse la bocca, gesticolando stizzita con la mano.
"Per tua informazione, non mi manca affatto" rispose "Mi sembrava
strano che tu fossi qui da solo. Pensavo che voi due foste come quei
pappagallini... come si chiamano... gli inseparabili! Che appena li
dividi muoiono di solitudine."
"Per tua informazione" gli fece il verso Sirius "Io e James non abbiamo
nessun tipo di problema a stare lontani, mica siamo fidanzati"
Tom portò loro ciò che avevano ordinato,
così i due iniziarono a mangiare, ma la la Evans non aveva
nessuna intenzione di seppellire l'ascia di guerra.
"Scommetto" disse Lily rubandogli una patatina con un sorrisetto che
non prometteva niente di buono "che vi scrivete tutti i giorni"
"Quello che significa? Siamo amici, è normale che..."
"E scommetto anche" lo interruppe la rossa, fingendo di saperla lunga
"che la fidanzatina sei tu."
Black strabuzzò gli occhi, sconvolto. Perchè
diamine quel giorno le donne ce l'avevano tanto con lui? I giorni
passati da grande Latin Lover sembravano lontani anni luce.
Addio Superfighissimo Sirius Black. Benvenuto Nuovo Bersaglio delle
donne isteriche.
"Nota per me: non soccorrere mai più la Evans se non vuoi
che la tua virilità subisca un tracollo emozionale." disse
fingendo di parlare a un registratore invisibile, mentre la Evans
rideva, divertita.
Sirius non potè fare a meno di notare che, sebbene la crisi
sembrasse passata e la rossina stesse ridendo a crepapelle, prendendolo
mortalmente in giro, il divertimento non riuscisse a diradare
completamente l'ombra che oscurava il suo sguardo: con la bocca
sorrideva, ma con gli occhi continuava a urlare.
"Che hai fatto al braccio? Hai tentato di tagliuzzarti
perchè il dolore della lontananza si era fatto
insopportabile?" continuò a deriderlo lei,
alludendo al suo braccio martoriato.
"L'unica insopportabile qui dentro sei tu, cara la mia Evans. Comunque
questo me l'ha fatto una bestia posseduta dal demonio. Sì...
posseduta. E' inutile che mi guardi con quell'aria scettica, se tu
l'avessi vista saresti daccordo con me. Qualcuno doveva averle fatto
una maledizione che la rendeva ancora più agile e potente..."
"Ancora? Ma possibile che tu esageri sempre tutto in questo modo?"
Ancora una volta, proprio mentre il giovane era immerso nella
descrizione della bestia che secondo lui aveva tentato di ucciderlo, fu
interrotto dall'unico testimone che poteva affermare senza ombra di
dubbio che la bestia di Satana era in realtà una tenera
micetta.
"Stella ti conosco da due ore, ma so già che tu e quel
dannato animale mi rovinerete la vita se non mi allontano da voi!"
sbottò il moro, addentando il suo pollo con fare stizzito
"Che ci fai ancora qui?" domandò poi con la bocca ancora
piena.
"Il mio gatto è sparito"
"Sia lode all'eroe trionfatoreee" cominciò a cantare allora
Black, al colmo dell'entusiasmo, ma la sua gioia terminò
presto perchè Remus era entrato nel Pub con in braccio la
famosa gattina. "Ecco." sbuffò allora, mentre l'amico si
avvicinava.
"Tieni Stella" disse Lupin con l'aria sognante porgendo Anya alla
ragazza.
Ormai non era più arrabbiato con la gattina: altro che
bestia di Satana, quell'animale era mandato dal Signore!
Sirius scrutò con attenzione il volto dell'amico, poi
sorrise maliziosamente:
"Era cosi figa?"
Certo che lo era. Ma come diavolo faceva Felpato a sapere che aveva
incontrato una ragazza? Remus sapeva controllare le proprie emozioni.
Era praticamente impossibile che l'amico potesse leggergli negli occhi
cosa stava pensando... o forse no?
In ogni caso non era importante, sapeva bene che entrare in
quell'argomento con Sirius era un campo minato e non aveva nessuna
intenzione di essere preso in giro fino alla fine dei suoi giorni,
quindi avrebbe negato. Negato fino alla morte.
"Chi?" chiese cercando di temporeggiare.
"Quella che ti fa avere quello sguardo da triglia lessa e che ti fa
perdere la consueta capacità di osservazione"
"Non ho affatto lo sguardo da triglia lessa! E poi cosa diamine dovrei
osserv..." si interruppe notando che Lily Evans era seduta proprio di
fianco a lui e lui non l'aveva nemmeno notata.
Cerco di evitare lo sguardo vittorioso di Sirius, mentre si dondolava
sui gambi posteriori della sedia.
Sirius 1 - Remus 0, ma la partita non era ancora finita.
"Lily!" esclamò, facendo finta di niente "Come
stai, cara?"
"Bene, ti ringrazio" rispose lei, sorridendo, divertita dall'anomalo
comportamento di Lupin.
"Ne sono contento! E come mai stai pranzando con Sirius? Non ti sta
ricattando, vero?" aggiunse poi, osservando sottecchi Felpato con
malcelato rimprovero.
"E con cosa dovrebbe ricattarmi, scusa?"
"Non so... io... meglio sempre assicurarsi che non stia facendo qualche
cazzata."
"EHi!!" protestò Black, lasciandosi ricadere in avanti con
un tonfo sordo. "Dicendo così sembra che io sia..."
"...un imbecille." concluse per lui, Remus con l'aria di chi sa quello
che dice, facendo ridere Stella e Lily "Comunque Lily,
perchè sei qui?"
La ragazza sorrise appena, cercando di trovare una risposta a quella
domanda apparentemente innocente, tuttavia spiegare a Remus come era
finita a mangiare insieme all'amico del suo incubo adolescenziale era
tutt'altro che semplice: significava spiegare perchè la sua
ragione aveva avuto dieci minuti di black-out. Non era una sciocca,
sapeva che Sirius gli avrebbe raccontato tutto comunque, le urla, la
crisi isterica e tutto il resto, ma non voleva essere lei ad esporsi.
Non andava particolarmente fiera del suo comportamento.
Fu per questo motivo che decise di sviare la domanda.
Osservò Remus con occhio critico, avvicinandosi anche il suo
viso, tentando di decifrarne l'espressione e poi dichiarò
con tutta la solennità di cui era capace: "Si, Black doveva
essere proprio una gran figa"
Sirius sapeva bene che la rossina era una tipetta tutto pepe a cui non
mancava di certo la risposta pronta, ma di certo tutto si aspettava
fuori che un uscita del genere. Scoppiò a ridere
sguaiatamente, quasi cadendo dalla sedia, con la sua risata cosi simile
a un latrato, che facendo soffiare la piccola Anya, spaventata e
innervosita, attirando l'attenzione sulla padrona, Stella, che ancora
stava in piedi di fianco al tavolino.
"Perchè non ti siedi?" le disse Lily con gentilezza "Stella
giusto? Io sono Lily."
"E' un piacere conoscerti"
"Il piacere è tutto mio te l'assicuro. E' un onore per me
conoscere la padrona dell'animale che ha tentato di uccidere Black"
Sirius smise immediatamente di ridere e la guardò in
cagnesco, mentre Remus si perdeva di nuovo nei suoi pensieri, iniziando
a mangiare le patatine dal piatto dell'amico senza nemmeno chiedere il
permesso.
"Non ti ho mai visto da queste parti, di dove sei?" domandò
poi Lily a Stella, che rispose:
"Canada. Si lo so anni luce da qui, ma mio padre è un
ambasciatore e quindi ci siamo dovuti trasferire e mi mancava solo
l'ultimo anno di scuola. Sarà difficile ambientarsi,
arrivando così, all'ultimo momento..."
"No aspetta, aspetta calma." la interruppe Sirius dopo aver mollato uno
schiaffo sulla mano del suo ladro di patatine "Tu, l'anno prossimo,
frequenterai Hogwarts?"
"Ehm si... perchè ci siete anche voi?"
"No, per noi esiste una scuola alternativa per idioti" aveva commentato
sarcastico Black, afferrando un altro pezzo di pollo.
"Ma scusa come potevo saperlo! Potevate anche aver finito gli studi da
un secolo per quello che potevo saperne"
"Invece siamo all'ultimo anno" intervenne Lily, osservando stranita
Black che continuava a mangiare il suo pollo con una
voracità animalesca ed uno sguardo imbronciato assolutamente
adorabile. "Farai lo Smistamento con quelli del primo anno, quindi"
"Si, ancora non ho capito bene in cosa consiste, però..."
"E' una prova terribile!" le interruppe Sirius, saltando sulla sedia
con rinnovato entusiasmo "Terribile! Ti costringono a uccidere il tuo
gatto di fronte a tutta la scuola."
Lily era scoppiata a ridere e anche a Stella era sfuggito un sorriso,
suo malgrado.
"Tu ti stai comportando in modo strano" affermò Remus
rivolto a Sirius, risvegliandosi dal suo torpore, con la voce che
sembrava quasi impastata dal sonno. Sognare ad occhi aperti doveva
essere stancante.
"Io, eh? Tu invece giovane triglia in amore, ti stai comportando come
al solito" commentò sarcasticamente l'altro.
"Beh più o meno si..." rispose il ragazzo, sorseggiando la
burrobirra di Sirius. "Ah, senti, volevo chiederti una cosa..."
Lupin voleva sembrare casuale , cosa che non gli stava riuscendo per
niente bene, e sapeva perfettamente che sarebbe stato meglio aspettare
un pò prima di fare la domanda che aveva in mente all'amico,
ma allo stesso tempo sapeva che non sarebbe riuscito ad rimenere
all'oscuro un minuto di più.
Doveva sapere dove si trovava lo Unicorn. Doveva saperlo subito o il
suo cervello sarebbe esploso.
Si schiarì la voce, temporeggiando ancora un pò,
cercando di non porre la domanda in modo troppo precipitoso:
"Sai mica dov'è un locale... Mi pare che si chiami Unicorn"
Prese un altro sorso di burrobirra e attese, cercando di nascondere la
propria espressione ansiosa.
"Certo che lo so. E' un locale di spogliarelliste."
Quella mattina il giovane Remus Lupin si trovò vicino alla
morte più di quanto non fosse mai successo in tutta la sua
vita.
E bisogna considerare che era stato morso da un lupo mannaro.
Il cuore si era fermato, la burrobirra gli era andata di traverso e se
questo non bastasse, lo schock aveva rischiato di fargli perdere le
capacità intellettive per sempre.
"STAI SCHERZANDO, VERO?!?!?" aveva sbraitato fuori di sè,
mentre Sirius, Stella e Lily lo guardavano sconcertato.
"Ehm... veramente... no. Non capisco perchè ti preoccupi
tanto..."
Un silenzio sconcertato cadde sul gruppetto, interrotto soltanto
qualche minuto, quando Lily si decise a parlare.
"Cioè fatemi capire. La strafiga di Remus è una
spogliarellista?"
Tutti tacquero ancora per un secondo, poi scoppiarono a ridere, Remus
compreso, sebbene con meno entusiasmo degli altri.
"No... no, io non ho nessuna strafiga. Ho sentito due tizi che ne
parlavano e ero solo curioso, tutto qua."
"Si si certo." disse Sirius poco convinto "Ne parliamo dopo in privato"
aveva continuato poi in un sussurro perfettamente udibile dalle due
ragazze.
"Comunque" intervenne Stella, rivolgendosi a Lily "visto che finiremo a
scuola insieme ti scoccerebbe darmi una mano a cercare le cose che mi
servono? Libri, uniformi... cose del genere."
"No! No, anzi mi farebbe molto piacere!" esclamò la Evans
"Possiamo andarci anche oggi, sono qui tutto il giorno"
"Si! E magari anche domani possiamo fare un giretto esplorativo.."
"Si, si molto volentieri... ah, no aspetta. Io domani parto con la mia
famiglia" ricordò improvvisamente la rossina, sentendo
l'entusiasmo sgonfiarle nel petto.
"Oh." commentò dispiaciuta Stella "Non preoccuparti, ci
accontenteremo di oggi."
Lily aveva di nuovo lo sguardo angosciato che aveva quando Sirius
l'aveva scovata sul retro del Paiolo Magico. Evidentemente non partiva
volentieri insieme ai parenti.
"Dove andate?" domandò gentile Remus, cercando di tirarla su.
"Andiamo in Italia, ad assistere il matrimonio di mia cugina. Rimarremo
là per quasi un mese, dannazione! Perchè la
cuginetta ha bisogno di aiuto con i preparativi..."
"In Italia dove?" chiese Sirius, ricordandosi che anche James si
trovava li.
"Ah.. non lo conosci sicuramente. E' una cittadina piuttosto piccola,
turistica, sul mare... si chiama Viareggio."
Per poco Sirius e Remus non si strozzarono.
"Sir! Ma non è dove si trova J... AHia!" aveva esclamato
Lupin visto che l'amico gli aveva mollato un calcio da sotto il tavolo.
"Jane? Sì! E' dove si trova Jane quella con cui mi dovevo
sposare, ma con cui tutto è finito perchè lei in
realtà era di origini Normanne" rispose Sirius, dimostrando
la sua innata capacità di inventare scuse che non avevano
nè capo nè coda.
"Ahhh si"
"Noi dobbiamo andare!" esclamò il bel Black alzandosi in
piedi, seguito a ruota da Remus. "Dobbiamo scrivere una lettera.
Divertitevi ragazze!" e dopo aver pagato il conto a Tom anche per Lily
corsero di sopra, lasciando le due ragazze attonite al tavolo.
La delirante lettera dei due amici giunse in Italia il giorno dopo,
mentre la famiglia Potter stava facendo colazione.
Il gufo atterrò elegantemente di fronte a James, che con uno
sbadiglio la tolse dalla zampa dell'animale, prima di farlo uscire di
nuovo dalla finestra.
"E' Sirius che ti scrive?" domandò Dorea Potter allungando
il collo per dare una sbirciatina.
James le lanciò un'occhiataccia, avvicinandosi la lettera al
petto per impedirle di leggere.
"Si, insieme a Remus... ho la sensazione che sia una cosa molto
importante."
Ramoso dobbiamo dirti una
cosa!!
Dai Sir ti pare il modo
di cominciare una lettera? Intanto mettiamo la data, forza.
Londra, 12/06/1977
Caro James
Speriamo sinceramente
che vada tutto bene
Oh andiamo Lunastorta,
cosi non glielo diremo mai!!
Ho capito, ma dovremmo
prepararlo un minimo alla notizia no?
Dai, è pronto.
James, non crederai mai a cosa è successo.
Sirius è
stato quasi ucciso da un gattino di tre mesi, mentre voleva fare colpo
su una ragazza! Ahah lui e il suo stupido Manuale non servono a
NIENTE!! Lei nemmeno credeva che si chiamasse Sirius...
Lunastorta, hai poco da
ridere tu. Vogliamo raccontare al nostro James di quello che hai fatto
tu? Glielo raccontiamo non c'è problema. Jim, hai presente
il nostro amico, quello pacato che fa tanto il moralista, quello che mi
rimprovera sempre per la mia eccessiva "lussuria"? Ecco, lui. Ha una
focosissima relazione con una SPOGLIARELLISTA dello Unicorn!!!
Nonononono. Non
è vero. Dissento. James, non credere a una sola parola di
quello che dice. Non ho una focosissima relazione con nessuna, tanto
meno con una spogliarellista. Ho solo sentito due tizi che parlavano
del locale e mi sono incuriosito. Che poi come mai voi due conoscete
tanto bene lo Unicorn?
Rem le tue domande sono
assolutamente fuori luogo e servono solo a sviare l'attenzione. Magari
io e James sappiamo dov'è lo Unicorn, ma di certo tu lo
conosci in modo più "intimo".
Ma che diavolo stai
dicendo? Finiscila con questa storia che poi James ci crede! Non era
per queste scempiaggini che avevamo cominciato a scrivergli!!
Guarda che se non fosse
per te, io avrei già detto a James ciò che volevo
dirgli circa 13 milioni di righe fa! Sei tu che hai voluto
temporeggiare per prepararlo psicologicamente.
Raccontargli fatti
ASSOLUTAMENTE FALSI che mi riguardano non lo prepareranno affatto!!
E allora
perchè gli hai raccontato del gatto di Satana????
Beh che c'entra. Quello
innanzitutto è un fatto veramente accaduto e non frutto
della fantasia, come la tua dannata spogliarellista, e poi era molto,
molto, MOLTO divertente. Il fascino Black sta andando a farsi
benedire!! Muaah come mi diverto!
Ti dico solo una parola:
SPOGLIARELLISTA!
Allora io te lo dico per
l'ennesima volta, NON è una spogliarellista!!
Non è una
spogliarellista? Ma allora vedi che c'è una ragazza!!!!!
Non è
ciò che ho detto.
Ooooh si invece!! Ti sei
fregato da solo, Remmy! Allora dai, racconta a James che gli interessa,
è cosi figa come dicevo?
Mi avvalgo della
facoltà di non rispondere.
James c'è una
ragazza davvero!!! Mi viene da piangere... il nostro bambino sta
crescendo...
Ramoso, prima Sirius
c'ha provato con Lily. Le ha offerto il pranzo.
EHi!!!! Cosa sono queste
calunnie!!! James, sta MENTENDO!
Vuoi forse negare che le
hai offerto il pranzo?
Ehm... no. Ok
è vero le ho offerto il pranzo, ma solo perchè
l'ho vista in difficoltà e allora ho pensato che, visto che
tu non c'eri, James, era mio dovere morale prendere il tuo posto e...
provarci con lei.
NO! E aiutarla. Dai Rem,
questo è sleale. Sai quant'è paranoico quando si
parla della Evans.
Ok, ok. James sto
scherzando. E' veramente intervenuto solo per aiutarla. Non ci stava
provando ed ero presente anche io mentre pranzavano e c'era pure
Stella, la santa donna proprietaria della gattina che ha aggredito Sir.
Ma perchè sono
tutti felici che quella dannata bestia mi abbia attaccato!?! Anche la
Evans stava li a decantare le lodi della bestiaccia e ci ha preso in
giro mortalmente, James. Dice che siamo fidanzati. Però ha
chiesto di te. So che ti farà piacere.
Va bene, detto questo ti
salutiamo Ramoso. Spero che tu ti stia divertendo.
A presto!!!!
I tuoi amici Sirius e Remus.
Ps. Ecco ti abbiamo
scritto tutta questa lettera infinita per dirti una cosa, ma per colpa
di REMUS, mi sono distratto e alla fine non te l'ho detta.
Ma perchè
deve essere colpa mia, me lo devi proprio spiegare.
Comunque!! James,
siediti. La notizia potrebbe sconvolgerti. La Evans domani parte e
indovina dova va?
A
Viareggio!!
Quel posto è
troppo piccolo, non potete non incontrarvi!
E poi ci
andrà con i genitori, quindi con mezzi Babbani. Non sarebbe
una cattiva idea fare un giretto alla Stazione, magari la incroci.
E ora non dire che non
siamo tuoi amici!!!!
Pps: quando la vedi, ti
prego, non fare il cretino come al solito. Altrimenti è
tutto inutile.
Segui il Manuale!!
Ecco appunto. NON
seguire il Manuale o ti mangia vivo. A presto amico!
Durante la lettura il nostro eroe, James Potter, aveva avuto una gamma
talmente vasta di espressioni diverse, che la madre ebbe il terribile
sospetto che presto sarebbe morto di crepacuore.
Era passato dal ridere sguaiatamente, rischiando più volte
di cadere dalla sedia, ad un espressione talmente sconvolta e funerea
che i coniugi Potter pensarono che nella lettera Sirius e Remus gli
stessero comunicando la dipartita di qualcuno a lui molto caro.
Dopo qualche secondo si era ripreso, aveva tirato un sospiro di
sollievo e aveva letto più volte la stessa parte,
nell'evidente tentativo di convincersi che i due amici gli avessero
solo tirato un brutto scherzo. Con il respiro sempre affannato, ma con
un espressione un minimo più rilassata, Potter aveva
proseguito nella sua appassionante lettura, prima di giungere a quella
che senza ombra di dubbio era la rivelazione del secolo.
Il Signor Potter alla fine, preoccupato e curioso, aveva abbandonato
del tutto il giornale e aveva cercato di attirare l'attenzione del
figlio.
"James?"
Nessuna risposta. Il giovane continuava a fissare il foglio con
intensità tale, che non si sarebbe stupito se avesse preso
fuoco da un momento all'altro. Era talmente imbambolato che era
difficile dire se la suddetta rivelazione fosse buona o assolutamente
devastante.
"Jim, tesoro?" aveva provato allora la madre, ma anche lei ottenne lo
stesso risultato. "Ehi!" aveva continuato la donna, scuotendolo
dolcemente "Stai bene?"
Il ragazzo alzò lo sguardo dalla lettera, mentre una luce si
impadroniva dei suoi occhi. Una luce che era riservata per una sola
persona.
Ok, ok, aveva preso una decisione e avrebbe dovuto rispettarla, sapeva
bene che doveva dimenticare.
Dimenticare. E basta.
Ma ora lei era li!!!!!!!!
Quante probabilità c'erano che si trovassero in vacanza
nello stesso posto, nello stesso momento? Una su un milione?
E quante probabilità c'erano che Lily parlasse con i
Malandrini e li informasse su dove avrebbe passato l'estate, quando
tutti sanno che la Evans detesta il gruppetto con tutta sè
stessa? Una su un miliardo?
Il fatto che lei stesse per raggiungerlo poteva voler dire solo una
cosa.
Cosa che avvalorava tutte le teorie che il giovane Potter aveva
elaborato durante gli anni passati a Hogwarts.
Erano fatti l'uno per l'altra.
E stavolta il Caso, o forse il suo parente nobile, il Destino, era
finalmente intervenuto in suo favore.
Chissà quanto ci aveva messo la lettera ad arrivare, magari
era già troppo tardi e il suo momento era passato. O magari
se si fosse sbrigato sarebbe riuscito a trovarla appena in tempo.
Doveva muoversi, doveva sbrigarsi. Doveva correre incontro al proprio
futuro, al proprio destino.
Si alzò con l'entusiasmo che sprizzava da tutti i pori e con
un espressione di assoluta speranza dipinta sul volte, oscurata appena
dalla fretta.
"Arriverò in tempo! Fosse l'ultima cosa che faccio!!"
sbraitò solennemente, rivolto ad un pubblico inesistente,
rovesciandosi il caffè addosso.
"James si può sapere che cosa ti sta succedendo?"
Udendo la voce del padre, il ragazzo parve tornare alla
realtà.
Quel giorno aveva promesso che sarebbe rimasto tutto il giorno insieme
ai genitori. Doveva trovare una scusa per rimandare, visto che la
ricera della Evans poteva anche richiedere molto tempo, alla fine non
sapeva a che ora sarebbe arrivata.
Tuttavia non poteva dire che li abbandonava per una ragazza.
Gli avrebbero risposto che al mondo ce n'erano tante altre e che magari
l'avrebbe incontrata in giro... cavolate del genere. Loro non capivano,
non potevano capire. Non gli interessavano tutte le ragazze del mondo,
lui voleva lei. Non gli interessava se avrebbe avuto tante altre
occasioni per vederla, perchè quando ti accorgi che vuoi
passare il resto della tua vita con qualcuno, vuoi che il resto della
tua vita inizi il più presto possibile!
Doveva trovare una maledetta scusa.
Alla fine lui era James Potter, il capo dei Malandrini. Le scuse
plausibili erano il suo mestiere.
Forse.
"Ma è tutto a posto... perchè me lo chiedi?"
Fase numero 1: temporeggiare.
Se non hai ancora deciso che scusa rifilare al soggetto, fingi che vada
tutto come al solito, aspettando che il soggetto perda interesse nei
tuoi confronti.
Charlus Potter guardò il figlio, inarcando un sopracciglio.
"Sono vecchio James, ma non sono stupido. Che ti sta succedendo? Cosa
ti hanno scritto Remus e Sirius di tanto sconvolgente?"
"Papà non dire sciocchezze, non sei affatto vecchio! Anzi io
ti trovo ringiovanito..."
"James! Dimmi cosa sta succedendo!"
Ok, la fase 1 non aveva funzionato troppo bene.
Nel frattempo la madre, incurante delle norme della privacy
che James le avrebbe voluto imporre e della discussione che stava
avvenendo fra il marito e il figlio, aveva preso la lettera di Remus e
Sirius e aveva cominciato a leggerla, senza che nessuno dei due Potter
se ne accorgesse.
"Non sta succedendo niente, papà, però non credo
che oggi verrò al mare insieme a voi come avevo detto. So
che vuoi che passiamo un pò di tempo insieme, ma possiamo
andarci domani! Oggi pensavo di andare a dare un occhiata alla
Stazione"
Fase numero 2: inventare una scusa a cui tutti non possano fare a meno
che credere.
"La stazione" ribattè secco Charlus, senza abbandonare la
sua aria scettica. "E cosa avrebbe di tanto interessante la stazione?"
"Mi sento offeso! Non sai che io sono un grandissimo appassionato delle
stazioni di tutto il mondo? E tu dici di essere mio padre?"
domandò teatralmente il figlio.
Fase numero 3: a inventare le scuse fai schifo, James, di questo se ne
sono accorti tutti. Ora non ti rimane che difendere la tua assurda
scusa fino alla morte. Forse vincerai per sfinimento degli avversari.
"Charlie, davvero non sai cos'hanno di interessante le stazioni?" era
intervenuta Dorea, dopo aver finito di leggere la lettera e averla
posata sul tavolo.
Oh la sua adoratissima madre era intervenuta in suo aiuto! Lei
sì che lo capiva, lei sì che lo amava. Per
aiutarlo avrebbe fatto di tutto anche...
"Hanno di interessante che ci sono certe fanciulle dai capelli rossi
che vi arrivano proprio oggi pomeriggio"
.... farsi i fatti suoi.
"Mamma!! Cosa avevamo detto della privacy?" disse con tono di
rimprovero, mentre si reimpandroniva della lettera, con lo sguardo
più truce che aveva in repertorio.
"La stessa cosa che avevamo detto riguardo alle tue scorribande
notturne per la scuola. Ho deciso di usare la tua stessa tecnica e
ignorare ciò che mi avevi chiesto" rispose Dorea con un
sorriso che lo sfidava a ribattere.
Dannazione alle madri, sanno sempre come metterti a tacere.
"Scorribande notturne? Non so di cosa tu stia
parlando."commentò il ragazzo, incrociando le braccia al
petto, con finto sdegno.
"Invece di fare in finto tonto, non ti converrebbe muoverti? Rischi che
la stazione non sia più cosi interessante se aspetti ancora"
James balzò in piedi, gettando uno sguardo all'orologio,
mentre richiamava con un incantesimo una maglietta pulita, visto che
quella che aveva era tutta imbrattata di caffè.
"Grazie 'ma! Ci vediamo stasera!!" esclamò allegro come lo
avevano visto poche volte nella sua vita.
"E per una volta cerca di dare ascolto a Remus!!" gli urlò
dietro Dorea, ma lui aveva già sbattuto la porta.
Charlus sospirò, riprendendo a leggere il giornale.
"Magari desse retta a Remus, quel ragazzo è l'unico con un
minimo di coscienza in quel gruppo" disse alla moglie.
"Veramente a quanto dice Sirius ora esce con una spogliarellista..."
commentò lei, sorseggiando il tè.
"Che cosa? Che spogliarellista? Dove l'ha incontrata? Quando? Io
pensavo che fosse un ragazzo tranquillo! Finalmente Sirius è
riuscito a mettergli intesta che deve divertirsi un pò...
è così giovane. Però non pensavo che
frequentasse luoghi dove poteva incontrare delle spogliarelliste, io..."
"Charlie, Charlie, Charlie!!" disse Dorea, interrompendo il lunghissimo
monologo del marito, che aveva detto tutte quelle cose senza nemmeno
prendere fiato per un secondo "Non avevi detto che dovevamo rispettare
la privacy di nostro figlio?"
"Ehm... sì... sì infatti. Non dovresti leggere le
cose di James. Ti ho fatto tutte queste domande per pura
curiosità... così per parlare, tesoro. Io non so
assolutamente niente della vita di James a parte quello che mi dice
James stesso..."
"... e quello che ti dice Sirius" lo corresse la donna.
"Sì... sì è vero... anche quello che
mi dice Sirius. Ma a parte loro due..."
"... e quello che ti dice Remus"
Ammettiamolo, Charlus Potter era un grande pettegolo, solo che non
aveva nessuna intenzione di cedere di fronte alla moglie.
"Ok. Ma a parte loro..."
"E vogliamo parlare di Peter?"
"Senti Dorea. Non è che io obbligo i ragazzi a dirmi le
cose, loro me le dicono di loro spontanea volontà,
perchè io sono una figura molto... ehm... molto... saggia ai loro
occhi. Ecco. Saggia, sì."
"Si, si... come vuoi tu. Allora la lettera che faccio la butto o..."
"No!" si affrettò a rispondere l'uomo, prima di nascondersi
di nuovo dietro al giornale "Lasciala lì, James
vorrà riaverla... dopo."
"Hai ragione." disse lei, guardandolo sorridente. Amava il suo marito
pettegolo. "Allora io mi vado a vesitre, ok?"
"Ok."
Charlus aspettò che la moglie salisse le scale, prima di
abbandonare il suo giornale e dedicarsi alla molto più
interessante lettura della lettera di Remus e Sirius.
Lo soooo sono in
mostruoso ritardo. Cioè mostruoso. Sono in ritardo di tre
giorni. Ma comunque perdoooono. I tre lettori che si sono appassionati
a me, probabilmente ora stanno... ehm... non stanno facendo niente,
però... diciamo che sono tristi!
Eravate tristi vero,
miei tre amatissimi lettori?
Comunque u.u come avrete
notato, è finita l'epoca delle introduzioni e stiamo per
entrare nel vivo della vicenda. Spero sinceramente che questo capitolo
vi sia piaciuto e che la prossima volta i tre lettori che mi seguono
siano almeno quattro xD
Alla prossima settimana!!
Vi giuro che
proverò ad essere puntuale xD
|
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Capitolo 5 *** Un sorriso e una proposta. ***
Lily Evans era prossima all'omicidio.
Si, ok, lo sapeva, purtroppo l'omicidio in Inghilterra era illegale e
sapeva anche che, per aver assassinato fra atroci crudeltà
una persona, la punizione che l'attendeva altro non era che passare il
resto della vita ad Azkaban in mezzo ai Dissennatori...
...ma solo se l'avessero scoperta!!
E lei avrebbe nascosto il cadavere di Vernon Dursley molto, MOLTO bene.
Nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. Forse nemmeno Petunia.
L'unica cosa che la frenava era il terribile dubbio: come compiere
l'atto? Un omicidio del genere voleva gustarselo in tutti i
suoi sadici particolari.
Di stragolarlo non se ne parlava. Il SuperTrichecoBaffuto aveva
praticamente 4 doppi menti e afferrarlo per il collo era
pressochè impossibile. Va bene che era una Strega, ma non
era certo in grado di fare miracoli.
Esclusa l'opzione soffocamento, Lily aveva pensato che sarebbe stato
simpatico squartarlo in mille pezzi, ma si rendeva conto che una morte
del genere era piuttosto banale e rischiava di essere scoperta con
tutto il macello che avrebbe fatto.
Alla fine un'idea meravigliosa attraversò la sua mente, come
un fulmine al ciel sereno.
L'avrebbe attirato in un vicolo buio con un dolcetto volante e poi gli
avrebbe sbattuto in testa, con tutta la violenza di cui era capace, la
colossale valigia della sorella, che non ne aveva voluto sapere di fare
un incantesimo per renderla più spaziosa e leggera.
Sarebbe stato divertentissimo vedere Petunia corrosa dal dubbio:
disperarsi per il tricheco perduto o per la valigia?
Persa in questi sadici pensieri, che se scoperti l'avrebbero
probabimente condotta all'internamento al San Mungo fra i pazzi
omicidi, Lily non si era accorta che erano ormai quasi giunti alla loro
destinazione.
"Certo che tua sorella è proprio strana, Petunia. E' da
quando siamo partiti da Pisa che non fa che sghignazzare... che stia
escogitando qualcosa?" sussurrò Vernon in un sussurro
perfettamente udibile da tutte le persone presenti nel vagone.
Petunia si strinse nelle spalle, continuando a sfogliare la sua rivista.
"Cosa vuoi che ne sappia, cucciolo. Chiedilo a lei" disse con un mezzo
sbadiglio e un'occhiata malevola alla rossina.
Lily sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Possibile che ogni
cosa facesse, venisse presa come un incredibile, pericolosa stranezza?
Ok, forse stava pensando a come liberarsi di Dursley nel modo
più crudele che le veniva in mente, ma mica lo avrebbe fatto
davvero! Era solo un pensiero innocente e infondato.
"Ehi! Ehi TU!!"
Ok, forse non era così infondato.
"Che vuoi, Dursley?"
"Non stai pensando a qualche stranezza delle tue, vero? Petunia ci
tiene molto al matrimonio di tua cugina e non vuole certo che sia tu a
rovinarglielo!"
Chissà per quale arcano motivo, Vernon sceglieva sempre i
momenti in cui il signor Evans non era presente per insultarla. Forse
non era così stupido come sembrava e si rendeva conto che se
l'avesse sentito il padre di Petunia e Lily, l'avrebbe appeso a testa
in giù dal novantanovesimo piano di un grattacielo.
Maledetto codardo di un Dursley.
"No, Verny stai tranquillo. Stavo solo pensando a come farti fuori."
rispose la rossina, con finta noncuranza, mentre volgeva nuovamente lo
sguardo fuori dal finestrino.
Vernon, che appunto non si poteva definire un cuor di leone, finse di
non essere rimasto impressionato dalle parole della ragazza,
rimettendosi a sedere con quello che lui riteneva un dignitoso
silenzio. Tuttavia dal modo in cui era sbiancato e aveva cominciato a
sudare freddo, fu chiaro a tutti che il giovane Dursley aveva battuto
in ritirata con la coda suina stretta fra le gambe.
Lily sorrise, soddisfatta di sè stessa. Terrorizzare il
ragazzo di sua sorella era il nuovo gioco dell'estate. Quasi, quasi
avrebbe coinvolto anche qualcun altro.
Il treno di fermò lentamente, producendo un fastidioso
stridore metallico. La rossina si alzò e prese la sua borsa,
in cui aveva stipato tutte le sue cose con l'aiuto di un incantesimo e
scese dal vagone senza aspettare il resto della famiglia.
Quel giorno, infatti, si era svegliata con un'inaspettato buon umore e
non voleva farselo certo guastare dalle solite discussioni familiari.
Dopo la crisi avuta il giorno precedente, Lily poteva dire con assoluta
certezza, di aver toccato il fondo e come tutti sanno, dal fondo non si
può far altro che risalire. Chissà cosa avrebbe
combinato se Black non fosse intervenuto a salvarla, impedendole di
fare gesti avventati....
Ovviamente non si poteva dire che adesso stesse bene, nè che
le ombre del suo cuore si fossero diradate per sempre. Le ferite che
aveva sull'anima continuavano a pulsare dolorosamente e costantemente e
la rossina sapeva bene che non se ne sarebbe liberata con tanta
facilità.
Tuttavia la giornata passata insieme ai due Malandrini e a Stella, le
aveva donato una rinnovata speranza di potersi riprendere dalla
situazione in cui si trovava, la speranza di poter tornare a sorridere
veramente, senza dover fingere che andasse tutto bene.
In particolare l'incontro con Stella l'aveva risollevata. La conosceva
solo da poche ore, quindi non poteva certo definirla la sua migliore
amica e inoltre Lily aveva scoperto a sue spese di essere una frana
completa a giudicare le persone, tuttavia la prima impressione che le
aveva dato era quella di una brava ragazza.
Le due si capivano al volo, quasi completavano le frasi l'una
dell'altra come due amiche se si conoscono da sempre.
Stella aveva parlato a lungo, dei suoi progetti per il futuro, della
sua famiglia, dei problemi con suo padre, che a a causa del suo lavoro
le faceva cambiare casa più spesso di quanto cambiasse i
vestiti, del legame molto stretto che aveva con la sorellina...
insomma, alla fine della giornata, Lily sapeva praticamente tutto di
quella che fino alla mattina era stata solo una sconosciuta.
Lily, neanche a dirlo, non era stata altrettanto loquace. Dopo aver
balbettato qualcosa sui suoi genitori e sulle lezione e i professori,
la ragazza aveva ben presto finito gli argomenti di cui voleva parlare.
Alla fine, dopo diverse insistenze da parte di Stella a raccontarle
qualcosa di più su come andavano le cose ad Howarts, Lily
era finita a parlare dell'ultimo argomento sulla terra che avrebbe
pensato di tirar fuori.
Aveva parlato di Potter.
In tutta sincerità, la Evans non aveva la minima idea di
come le fosse saltato in mente di parlare di lui. Era veramente
insopportabile quel ragazzo. Tuttavia una volta persa nel racconto
delle innumerevoli volte in cui lui aveva tentato di conquistarla nei
modi più strampalati, delle volte in cui avevano litigato e
in cui lei era quasi venuta alle mani, delle mlioni di miliardi di
punizioni che Potter aveva dovuto scontare a causa sua, Lily si rese
finalmente conto che il ragazzo le mancava moltissimo.
Le mancavano le discussioni, i corteggiamenti, i pazzeschi regali che
le faceva trovare in fondo alle scale del dormitorio femminile ogni
santa mattina, le mancava quella persona che, seppur nel modo
più sbagliato che potesse esistere, la poneva sempre al
centro della sua vita.
Mi manca Potter.
Non faceva che ripeterselo nella mente nel disperato tentativo di
convinversi di quanto fossero sciocche quelle parole.
Sua madre glielo ripeteva sempre che qualsiasi parola ripetuta
all'infinito alla fine suonava inevitabilmente strana e tutti sanno che
le madri hanno sempre ragione.
Provate voi a ripetere un miliardo di volte Potter, Potter, Potter,
Potter e vedrete che la parola perderà ogni significato. Vi
incepperete, balbetterete, vi scorderete perchè diamine
state facendo un gioco così stupido e quel cognome non
potrà che sembrarvi assurdo.
Ripeterselo in continuazione. Ecco qual'era l'unica soluzione.
Mi manca Potter.
Mi manca Potter.
Mi manca Potter?
Maledizione, mi manca
Potter!!
Ebbene sì, anche le madri sono fallibili.
Più se lo ripeteva, più le parole prendevano
forma e significato nella mente di Lily e questo era l'esatto contrario
di quello che voleva! Perchè il suo cervello era andato in
vacanza, si poteva sapere? Un tempo era stata una ragazza tanto
intelligente, tanto razionale... ora i pensieri idioti imperversavano
tranquillamente qua e là, senza che lei potesse fare niente
per impedirlo...
..però calma, aspettate un secondo.
A lei non mancava Potter. A lei mancavano i litigi con Potter.
Era una cosa ben diversa, se permettete. Il capo dei Malandrini altro
non era che la sua valvola di sfogo, quindi in un momento di profonda
tensione com'era quello che stava attraversando, non poteva fare a meno
che mancarle qualcuno con cui litigare senza freni.
Attraversò il sottopasso diretta al bar della stazione,
convinta che dopo aver bevuto qualcosa di fresco le si sarebbe
snebbiato il cervello, poi cercò -con una certa
difficoltà- di mettere insieme due parole in italiano per
chiedere al barista che le portasse un succo di frutta ghiacciato e
attese che glielo portasse.
Basta ormai ne era convinta. Non c'erano più dubbi: a lei
mancava unicamente litigare con Potter e non Potter come persona. Non
siete daccordo anche voi?
Siete daccordo, vero? Vero?
Ma sì che lo siete, anche perchè la rossina
sapeva benissimo che se si fosse messa ad ascoltare i suoi pensieri non
avrebbe fatto altro che sentire...
Mi manca Potter.
Ma dannazione! Ok, ok... doveva ammetterlo, forse un pochino le
mancava, ma veramente un minimimo infinitesimale. Alla fine lo
conosceva da così tanti anni che era normale che avesse
prodotto un moto di affetti nei suoi confronti.
In fondo ci si affeziona anche agli animali.
E poi era emotivamente provata, poteva testimoniare anche Black in suo
favore. Non sapeva più cosa provare, cosa pensare.
Probabilmente il suo cervello le mandava a ripetizione messaggi
pazzoidi nelle orecchie come campanello d'allarme per la sua
sanità psicologica: fatti vedere da uno bravo, Lily, o
domani andrai in giro petali di rose gridando frasi assurde tipo viva
l'amore liberooo, compratemi un pony giallo e scempiaggini del genere.
Forse essere partita insieme alla famiglia, non era così
male come credeva. Stare lontana per un pò dai luoghi e
dalle persone che conosceva, non poteva farle altro che bene. Anche
perchè peggio di così non poteva stare.
Riuscita finalmente nell'intento di rassicurarsi da sola, Lily bevve il
suo succo di frutta con un sorriso compiaciuto sulle labbra, senza
sapere che ciò che l'attendeva l'avrebbe sconvolta
più di quanto avessero fatto tutti i pensieri assurdi che
aveva avuto fino a quel momento. Si guardò intorno,
iniziando ad osservare quella cittadina in cui avrebbe passato i
prossimi tre mesi, ma ciò che vide la lasciò
letteralmente senza fiato.
Il cervello si spense per sempre. I polmoni si svuotarono. Ma cosa ben
più importante, il suo cuore mancò un battito.
James Potter era a meno di un metro da lei.
"Che diamine ci fai TU qui???"
James Potter stava perdendo la pazienza.
Era in quella maledetta stazione da più di tre ore e della
Evans ancora nessuna traccia. Gli era quasi sorto il dubbio
che gli amici gli avessero giocato un brutto scherzo.
Una cosa era certa: se l'avevano fatto l'avrebbero pagata per sempre.
Comunque non era nel loro stile giocare su una cosa del genere. Va bene
che erano Malandrini, ma sapevano bene che scherzare sulla rossina con
James era un colpo decisamente troppo basso anche per loro.
Magari era semplicemente arrivato troppo tardi. La ragazza poteva
essere arrivata anche nel cuore della notte per quello che ne sapeva.
O magari era terribilmente presto.
O magari era arrivata e lui non l'aveva vista.
Insomma, c'erano decisamente troppi fattori che potevano mandare a
monte il suo brillantissimo piano. Che poi a definirlo brillantissimo
ci voleva del coraggio. L'unica cosa che aveva deciso era che l'avrebbe
cercata e una volta vista si sarebbe avvicinato a lei dicendole....
qualche sciocchezza. Come al solito.
James si passò le mani fra i capelli, nervoso. No, dai,
doveva dire qualcosa di intelligente.
Ma cosa?
Ehi Evans sei un
splendore, tesoro... Stavo pensando che noi....
CREPA POTTER!!!
Ma uffa. Pure quando se la immaginava lo offendeva senza
pietà?
Conoscendola poi l'avrebbe accusato di essere una specie di stalker,
che l'aveva seguita fino in Italia.
Forse per una volta avrebbe dovuto lasciar perdere tutte le sceneggiate
che organizzava con tanta precisione per lei e chiederle semplicemente
di uscire. Non poteva andare peggio di com'era andata tutte le volte
precedenti, senza considerare che quello era un luogo pubblico
stracolmo di Babbani e non avrebbe potuto lanciargli un'Orcovolante
delle sue.
Aveva appena deciso che avrebbe seguito il consiglio di Remus, quando
si voltò e la vide.
Bella come solo lei poteva essere ai suoi occhi, avanzava verso di lui
con un sguardo a dir poco sconvolto.
"Che diamine ci fai TU qui??"
Ok, come inizio non era dei migliori.
Però, insomma! Quello era un maledettissimo luogo pubblico.
Come si permetteva di parlagli così. Lui era James Potter,
per Merlino!!
"Ciao Evans. Anche io sono contento di vederti"
Lei arrossì, rendendosi conto di quanto era stata scortese.
"Scusa, Potter, non volevo essere così maleducata. E' solo
che mi è sembrato strano vederti proprio mentre stavo
pensando a...." si interruppe, rendendosi conto che stava per
commettere un errore così madornale che avrebbe voluto
prendersi a calci da sola.
"...a?" domandò James, curioso e sconcertato. La Evans non
rimaneva mai senza parole di fronte a lui, anzi. Quando parlavano lei
inventata persino parole nuove per offenderlo meglio.
"...a... ehm... alla pizza."
Certo, Lily. Ora è tutto chiaro, vero James?
"E che c'entro io con la pizza?"
Ecco appunto.
"Beh... a te piace la pizza, no? Ecco, quindi mi è sembrato
strano pensare alla pizza e vedere una persona a cui piace la pizza,
proprio mentre stavo pensando alla pizza."
James la guardò senza aver capito una sola parola del suo
discorso.
"La pizza.... E'... buona, sì."
"Ecco vedi! Ecco..." balbettò Lily senza sapere
più cosa dire.
I due rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Lily si decise a
parlare di nuovo per dire qualcosa di più sensato di prima,
sperando di salvare un minimo la faccia.
"Che ci fai qui?" chiese, cercando di suonare cordiale.
Potter sospirò, sollevato. Almeno aveva capito cosa gli
aveva chiesto.
"Sono in vacanza con i miei genitori, sono arrivato 5 giorni fa"
rispose.
"E... se sei qui da 5 giorni, che ci fai alla stazione?"
Eh, bella domanda. Doveva immaginarlo che la Evans facesse domande
perfettamente ragionevoli anche sotto shock. Quando si trattava di
metterlo alle strette, era un vero talento quella ragazza.
"Ehm... Io... sono un appassionato di Stazioni, si."
Bravo James continua così, vedrai che se insisti le farai
abbastanza pena e forse uscirà con te. Però una
cosa non si può negare: fra tutti e due, non era chiaro chi
fosse il peggiore nell'inventare scuse dell'ultimo minuto.
Lei lo guardò, dubbiosa: "Appassionato di Stazioni?"
"Si, si... Ogni volta che vado in una nuova città, vado a
visitare la Stazione del luogo, le trovo piuttosto affascinanti... Non
trovi che sia bellissima?"
In realtà la Stazione di Viareggio era un pò come
tutte le stazioni, sporca e piuttosto grigia. Non erano posti fatti per
essere osservati e visitati, erano i luoghi di passaggio per eccellenza.
"Beh... insomma..." rispose Lily, guardandosi in giro.
Alla fine a James non era rimasto altro che dirle la verità
e sperare che lei sarebbe stata clemente nei suoi confronti. In fondo
non aveva fatto niente di male.
"Fa schifo, lo so" ammise infine il ragazzo, sconfitto dall'evidenza
dei fatti. "Sono qui perchè Sirius mi ha detto che saresti
arrivata oggi e, dato che, come ti ho detto, mi trovavo qui con i miei
genitori, ho pensato di darti il benvenuto."
"Ecco!" esclamò la Evans, illuminata improvvisamente di
comprensione "Ho passato tutta la serata a cercare di capire la storia
di Jane la Normanna.... e invece sei tu"
Bene, molto bene. Non gli aveva urlato contro, non lo aveva accusato di
essere uno stalker, però lo aveva identificato con una certa
Jane la Normanna. Non era sicuro che fosse una buona cosa.
"Jane come?"
"Niente, è una cosa che ha detto Black ieri quando gli ho
detto che venivo in vacanza qui..." rispose lei ondeggiando una mano
davanti al volto, come per scacciare una mosca molesta.
Cadde di nuovo un silenzio piuttosto imbarazzato fra i due, mentre il
cervello di James cominciava a elaborare le parole della ragazza. Lei
aveva parlato con Sirius e gli aveva detto dove sarebbe andata in
vacanza. La cosa non lo convinceva per niente: che avesse ragione Remus
e Felpato c'avesse provato con la Evans?
"C'ha provato con te?"
Ma si, chiediglielo con questa delicatezza. Vedrai che lei ti
risponderà più che volentieri.
"Chi?"
"Sirius."
"Ma ti sei bevuto il cervello???"
Finalmente, sei riuscito a farti urlare contro! In effetti era alquanto
inquietante che non l'avesse ancora fatto. Una voce nella sua testa,
tremendamente simile a quella di Remus, gli ricordò che non
doveva fare il cretino se voleva risolvere qualcosa.
"Ehm... Tu che ci fai qui, invece?" sviò allora in discorso
Potter, sperando che non fosse troppo tardi per risolvere la situazione.
"Sono qui con la mia famiglia, si sposa mia cugina... "
"LILY!! ANDIAMO!!"
I genitori erano finalmente riusciti a portare su la valigia di Petunia
e ora stavano sulla porta, ansiosi di andarsene.
La Evans guardò James, incerta.
"Ehm devo..."
"Devi andare certo... certo..." James si guardò in
giro, nel panico. Non doveva lasciarla andare così, doveva
fare qualcosa, doveva fermarla, doveva...
"Evans!" la chiamò, senza avere ancora la minima idea di
cosa dirle.
"Si?"
"Ehm... questo.." prese un foglietto e una penna da una tasca dei jeans
e scrisse qualcosa "questo è il mio indirizzo. Se vuoi...
non so... fare una passeggiata insieme, magari, o uscire una sera...
potremmo mangiare quella pizza a cui stavi pensando... se ti va"
concluse con un sorriso.
Non doveva fare altro per mandare in confusione Lily, più di
quanto non fosse già.
Non c'era bisogno delle solite astruse preparazioni, i discorsi da
grande uomo per colpirla, le pose accattivanti per sorprenderla. La
rossina non era una scocca ragazzina in cerca del melodramma.
Bastava molto meno per convincerla. Un sorriso e una proposta.
Detta con qualche incertezza e tanta speranza.
La Evans rimase per un secondo in silenzio, prima di ricambiare il
sorriso.
"Volentieri.."
La ragazza allungò la mano per prendere il bigliettino, ma
James non glielo porse.
Pietrificato nella sua posizione, fissava Lily con gli occhi e la bocca
spalancati, senza osare sbattere le palpebre per paura che quel sogno
svanisse.
"Ehm... Potter?"
"LILY DAI!!! VIENI A SALUTARE TUA CUGINA!!"
"ARRIVO PAPA'!! Io dovrei andare..."
James alla fine si riscosse, tornando finalmente in sè e
mollando il bigliettino.
"Certo... certo"
"Grazie" aggiunse la ragazza mentre lui continuava a fissarla
imbambolato "Ci vediamo in giro allora..."
Ci vediamo in giro. Mai parole furono più dolci.
"Certo, divertiti..."
Ci vediamo in giro!!!
La osservò allontanarsi con il cuore al colpo della gioia.
Poteva la sua giornata andare meglio di così?
Certo che poteva. E l'avrebbe fatto.
Solo che lui non poteva ancora saperlo.
Lily raggiunse la famiglia, confusa e -suo malgrado- euforica.
Aveva accettato di vedere Potter. Qualcuno le doveva aver dato un
filtro dell'idiozia o qualcosa del genere!!
Lily!! Svegliatiii!! E' Potter!!!
Mi manca Potter.
Ecco, ti pareva.
Allora perchè non esultava se le mancava Potter?
Non aveva niente di cui lamentarsi. Era anche vero, però,
che aveva deciso poco prima che in particolare le mancavano i litigi con Potter e
non Potter come persona. Quindi anche se uscivano insieme non doveva
essere così emozionata.
No?
Cosa da fare prima di morire: fare pace con il cervello.
"Ciao Eva" salutò la rossina la cugina con un abbraccio.
Erano anni che non la vedeva, ma ricordava abbastanza nitidamente di
aver odiato ogni visita sua e della sua famiglia "E' un piacere vederti"
Faceva sempre comunella con Petunia e lei veniva esclusa da tutti i
giochi perchè ritenuta troppo piccola per sapere cosa fare.
Eva somigliava molto alla maggiore delle Evans, ossuta, con il volto
cavallino, i capelli biondi e lisci e l'aria altezzosa.
"Il piacere è tutto mio Lily" disse con un tono che le
faceva capire chiaramente che non fosse cosi, poi si rivolse a Petunia
e a Vernon, ignorandola completamente per il resto della conversazione.
A Lily non dispiacque troppo e i suoi pensieri tornarono a vagare sulla
conversazione avuta poco prima. Certo che anche lui si era comportato
in modo strano. Aveva balbettato, in difficoltà,
non aveva passato nemmeno una volta la mano fra i capelli e non aveva
nemmeno di decantare le sue lodi in modo da convincerla che lui era
l'uomo giusto per lei.
Chissà se era sempre nella stazione.
La rossina ci pensò un pò su e poi si
arrischiò a dare un occhiata.
Potter era sempre li che vagava qua e la, fingendo di essere
interessato alle pareti e all'orologio. Dopotutto lui era un grande
appassionato di stazioni fatiscenti.
"..e cosi ho saputo che ti sei lasciata."
Eva si stava rivolgendo a lei, cosi Lily cercò di
organizzare un sorriso.
Non le riuscì troppo bene.
"Si, purtroppo si"
"Peccato, avevo tanto sperato che tu e Russel foste entrambi presenti
al matrimonio.."
Che strano, ora ricordavano anche che si chiamava Russel, e pensare che
nelle partecipazioni era scritto Robert.
"... vorrà dire che cancellerò il posto del tuo
accompagnatore. Verrai da sola, no?"
Lily guardò prima la cugina sorridere compiaciuta, poi la
sorella e sentì il sangue ribollirle nelle vene. Avrebbe
venduto un braccio pur di vedere quelli stupidi sorrisetti spegnersi
per sempre.
Le avrebbe fatte smettere di gongolare per sempre quelle due asine
giulive. Fosse l'ultima cosa che faceva.
"In realtà no." disse con un espressione serafica la
rossina, mentre si osservava con vivo interesse le unghie della mano
destra.
"No?!?" esclamarono in coro Eva e Petunia, mentre anche la madre di
Lily si voltava a guardarla, timorosa di cosa avrebbe potuto dire la
figlia.
"No, avevo pensato che visto che comunque avevate riservato un posto
per Russel avrei potuto portare il mio nuovo ragazzo.... se non
disturbo troppo ovviamente."
Nuovo ragazzo? Quale nuovo ragazzo? Lily Evans, che stai combinando? Tu
sei single!
"Ah.. e chi sarebbe?" domandò Eva sconcertata.
Ecco... come stavamo dicendo Lily era completamente e -per quanto la
riguardava- irreversibilmente single. Senza considerare che in quella
maledettissima parte del mondo non conosceva anima viva.
La ragazza spalancò gli occhi, mentre si rendeva conto che
un'anima la conosceva eccome ed era anche viva!
Quasi guidata da una forza invisibile si voltò verso la
stazione, mentre il braccio si alzava ad indicare l'ultimo uomo sulla
terra che avrebbe pensato di presentare alla sua famiglia.
"E'... E' LUI!"
James si voltò sentendosi chiamato in causa.
Perchè la Evans lo stava indicando? O Merlino, non voleva
mica farlo arrestare vero?
Non avrebbe detto una sola parola, fino a che non fosse arrivato il suo
avvocato, di questo era sicuro.
"James vieni! Non essere timido!" gli aveva detto, continuando ad
avvicinarsi "Ti presento alla mia famiglia!"
Cosa? Era impazzita!!
Era un miglione di volte meglio se lo voleva far arrestare!
Che diavolo le prendeva?
Un mese prima gli diceva che un giorno l'avrebbe sicuramente ucciso e
il mese dopo lo presenta alla sua famigliola felice? Ma anche NO!
Le famiglie altrui lo spaventavano e la famiglia Evans lo spaventava
ancora di più. No, no. La Evans poteva scordarselo. Se gli
avesse chiesto di tirarsi da un grattacielo, facendo bungee jumping con
un elastico per capelli, magari ci avrebbe fatto un pensierino... ma la
sua famiglia! No. Non ci pensava nemmeno ad avvicinarsi.
"Ti prego reggimi il gioco" sussurrò Lily guardandolo
implorante.
Ecco questo era sleale. Non poteva guardarlo con quei meravogliosi
occhi verdi, così supplicante e bisognosa d'aiuto e sperare
che lui mantenesse il controllo. Ma se credeva di abbindolarlo si
sbagliava, non avrebbe ceduto cosi facilmente. Lui non era uno zerbino.
Lui era James Potter.
Non voleva incontrare la sua famiglia e non l'avrebbe fatto.
"Certo Evans, come vuoi..."
Accidenti!
Lei lo prese a braccetto e lo condusse verso la famigliola, che intanto
osservava la scena con un misto di incredulità e
divertimento.
"James, questa è la mia famiglia. Famiglia, lui è
il mio nuovo ragazzo, James"
Il mio nuovo ragazzo??? Ok, era ufficiale stava sognando.
Ora la Evans si sarebbe spogliata e avrebbe cominciato a ballare a
fianco della macchina obliteratrice e gli avrebbe chiesto di fare cose
assolutamente vietate ai minori di 14 anni con lei.
"Non mi avevi detto di avere un nuovo ragazzo" aveva detto truce quello
che molto probabilmente era il padre di Lily.
Strano, di solito nei sogni erotici di James non c'era il
padre di Lily a guardarlo come se volesse ucciderlo.
"Lo so. Volevo farvi una sorpresa" disse la Evans, dando un colpetto
alle costole di Potter, pregando che tornasse in sè.
Forse fu il dolore alle costole, forse fu il Signor Evans che lo
guardava come un sanguinari guarda una delle sue vittime, forse fu il
fatto che quella situazione non aveva niente di erotico, James
capì che non era affatto un sogno e che forse poteva essere
la sua occasione.
"E' un piacere conoscerla, Signor Evans" disse il ragazzo, mentre
porgeva la mano all'uomo.
Lui lo guardò trucemente per un secondo, poi
l'afferrò, stritolandogliela.
"Il piacere è mio, ragazzo"
"E lei deve essere la madre di Lily.. Ora capisco come mai è
cosi bella, con una madre cosi splendida non poteva essere
diversamente."
La donna sorrise, lusingata e strinse anche lei la mano al ragazzo.
"Io sono la sposa"
Ehi no, calma! Quale sposa? Lui era il nuovo ragazzo di Lily, quindi se
proprio doveva sposarsi con qualcuno, si sarebbe sposato con lei.
"Si, James.. Mia cugina Eva. E' lei che ci ha invitato al
matrimonio..." intervenne la rossina, vedendolo in
difficoltà.
"Oh si... la cugina Eva" comprese finalmente il ragazzo
"Congratulazioni" disse sfoderando il suo miglior sorriso alla James
Potter, da cui lei parve abbagliata.
Ridacchiò, civettuola, mentre Lily gli dava l'ennesimo
strattone.
"Dobbiamo andare, ragazzi. Gli zii ci aspettano" intervenne il Signor
Evans piuttosto seccamente. "Ci vediamo al matrimonio allora" disse poi
rivolto a James e così dicendo si voltò, uscendo
dalla stazione seguito dalla nipote, Petunia e Vernon.
"E' stato un piacere, James, davvero. Spero di rivederti presto" disse
la Signora Evans sorridendogli radiosa, per poi voltarsi e seguire il
marito.
Rimasti soli Lily si voltò a guardarlo, angosciata.
"Potter, io... non so cosa mia sia preso, ho perso la testa. Davvero
scusami, scusami tanto..."
"Evans non ti preoccupare, non c'è nessun problema..."
iniziò lui, ma Lily lo interruppe.
"No e invece sono una stupida..."
"LILY, ANDIAMO!" sbraitò il padre da fuori.
"Devo andare. Ti cercherò e ti spiegherò tutto...
per favore scusami... scusami!" disse per l'ultima volta, mentre usciva
fuori ed entrava nel taxi insieme al resto della famiglia.
James rimase imbambolato ancora per qualche minuto, prima di rendersi
conto di cosa fosse successo. Sorrise, con una nuova fiducia nel cuore:
non si sarebbe lasciato sfuggire un'occasione del genere.
Dorea Potter era preoccupata per il figlio.
Quando era tornato dalla sua gita alla stazione, aveva cominciato a
canticchiare e a ballare per tutta la casa qualcosa che somigliava
molto a "avrei danzato ancooor fra le tue braccia amooor, leggeeero
come un fior.."
Poi si era fermato e si era piazzato di fronte a uno specchio ed era
rimasto a fissarsi, senza parlare per due minuti buoni.
"Finiscila di cantare o ti assumerà come amico gay, che
l'aiuterà con il vestito da damigella. Tu non vuoi essere il
suo amico gay" aveva detto poi, con una comica solennità "TU
vuoi essere il suo ragazzo. E non per finta! Quindi organizza un
piano!!"
Detto questo di era piazzato sul tavolo in terrazza, cominciando a
scrivere con entusiasmo su un foglio.
A quel punto Dorea si era più o meno calmata. Il figlio non
si era ripreso, ma almeno non si comportava in modo eccessivamente
strano. Era andata in cucina a versarsi un bicchiere di succo di zucca
ghiacciato, quando sentì una serie di colpi sordi provenire
dalla terrazza.
Allarmata era accorsa, trovando James che sbatteva ripetutamente la
testa sul tavolo.
"Cambierà idea. Cambierà idea.
Cambierà idea." diceva ad ogni colpo.
La signora Potter aveva guardato il marito, che non sembrava
particolarmente turbato dal comportamento del loro rampollo. Cosi lei
si era stretta nelle spalle e se n'era andata, sperando tanto che il
suo James tornasse in sè.
Ora era sdraiato sul divano, con lo sguardo perso nel vuoto.
Non era un granchè, ma almeno non dava testate al tavolino.
Il campanello suonò, cosi la donna si recò ad
aprire la porta. Chi poteva essere?
Quando aprì si trovò davanti una ragazza con i
capelli rossi molto carina, che la guardava timidamente, torcendosi le
mani.
"Salve. James Potter abita qui?"
"Si, cara. Io sono sua madre"
"Oh salve, è un piacere conoscerla. Io sono Lily Evans una
compagna di scuola di P.... di James."
Lily Evans. Quella Lily Evans?
"Potrei parlare un minuto con lui?"
No, non poteva essere lei. Lily Evans odiava James, di questo era
abbastanza certa. La osservò meglio, invitandola ad entrare.
"James?" chiamò "James, c'è Lily!"
Si sentì un suono strozzato, poi un colpo e il rumore di
qualcosa che s'infrangeva a terra. Seguirono una serie di imprecazioni,
prima che James facesse la sua apparizione, sorridente come se niente
fosse successo.
"Lily! Non ti aspettavo così presto" disse allegramente.
"Ho pensato di doverti dare spiegazioni il più presto
possibile e alla mia famiglia non dispiace liberarsi di me"
James tacque osservando la madre, che si gustava la scena come ci si
gusta una puntata della fiction preferita.
"Mamma noi usciamo a fare una passeggiata, ok?" disse seccamente,
guardandola con rimprovero.
"Certo! Certo, Lily è stato un vero piacere conoscerti."
"Il piacere è stato mio signora. Arrivederci"
"Ciao. Ciao Jim" salutò ancora la donna, sorridendo
divertita dalla buffa faccia di James.
"Ciao 'ma."
Dorea continuò a spiarli dalla finestra, fino a che i due
non svoltarono l'angolo sparendo dalla sua vista.
yeeeeh sono tornata!!
Woooh!! So di esserne felice solo io, ma illudetemi per un
pò eh? graaaazie. Allora! Tadadadaaaaan! Siamo nel vivo
della storia! James e Lily sono fidanzati. Per finta ma fa lo stesso.
Aloooooooora? Che ne
pensate?
Vi prego siate
clementi ç_ç
Aspetto le vostre
recenzioni miei amati!! E sono fiera di voi! I miei lettori sono
diventati ben 4!!! Facciamo uno sforzino! Arriviamo a 5! E' numero
primo... così affascinante xD
Ok la finisco di
delirare. Alla prossima settimana. Non abbandonatemi!
|
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Capitolo 6 *** l'ultimo dannato desiderio di James ***
Remus Lupin era seduto insieme a Sirius alla gelateria di Fortebraccio.
Sembrava quasi impossibile a dirsi, ma il giovane Black, in quegli
ultimi due giorni, si era fatto più insopportabile del
solito e decisamente più logorroico. Abbandonato il suo
solito passatempo estivo, che consisteva nel conquistare ragazze di
ogni età, nazionalità e inclinazione religiosa,
aveva preferito dedicarsi nella costante, perpetua, irritante e
piuttosto ripetitiva telecronaca dei suoi incontri insieme a Stella.
A Remus quasi mancavano i resoconti di James sulla Evans.
"Dice che sono arrogante, ti rendi conto? Io. Sirius Black. Arrogante.
Cioè ma ti pare possibile?"
"Figurati..." sbadigliò annoiato Lupin, senza smettere di
scribacchiare sul foglio di pergamena che aveva davanti.
"Ecco, infatti. E' impossibile. Poi dice che un idiota
perchè sono erroneamente convinto di conquistare ogni donna,
ma è una sciocchezza, una assoluta, colossale sciocchezza.
Io non ne sono convinto affatto, io lo SO. E che diamine vuol dire
erroneamente? Ho milioni di miliardi di triliardi di testimoni oculari
che possono affermare senza ombra di dubbio che...." si interruppe
allarmato, lanciando uno sguardo ansioso in fondo alla strada.
Lupin sollevò finalmente gli occhi dal foglio.
"Non è lei.." sussurrò con un sorriso dopo
essersi guardato alle spalle.
Sirius spalancò gli occhi, rendendosi conto di
ciò che aveva fatto.
"Ehm... Lei chi?"
Se si potesse riassumere in una sola parola la storia dei Malandrini,
certamente temporeggiare sarebbe quella più adatta da
utilizzare.
"Stella"
"Stella chi?"
"Quella di cui stai parlando da almeno tre ore"
"Ahhhh quella Stella..... Ehi!!! Non sto parlando di lei da tre ore!!!"
esclamò improvvisamente Sirius, offeso "Ti stavo solo
raccontando una vicenda della mia vita. Tu sei mio amico. E gli amici
fra di loro parlano delle cose che succedono loro, no? Quindi ti stavo
solo... ehm.... facendo partecipe....
sì, partecipe della mia vita. Ecco."
Remus sorrise, tornando a rivolgere la propria attenzione al suo foglio.
"Come vuoi..." sussurrò accondiscendente, senza smettere di
sorridere con l'aria di chi la sa lunga.
"Non è come voglio!!! E' così e basta!"
Rimasero in silenzio per qualche minuto, Remus impegnato a scrivere
chissà cosa e Sirius con lo sguardo perso nel vuoto e l'aria
imbronciata da cucciolo bastonato, poi Lupin decise che non aveva
nessuna intenzione di abbandonare il suo divertimento così
presto. Se ci fosse stato James si sarebbero divertiti un mondo a
punzecchiare Black senza pietà e visto che Ramoso era in
Italia, rimaneva a lui tutto il lavoro sporco.
Per fortuna.
"Sirius, a proposito del discorso di prima..."
"Si?"
"Hai detto che tu puoi conquistare ogni ragazza, no?"
"Si. Certo che sì."
"Beh Stella è una ragazza. E anche una ragazza piuttosto
carina. Tuttavia mi pare che non abbia nessuna intenzione di uscire con
te.... come te lo spieghi?"
Felpato boccheggiò, sconvolto, mentre la sua faccia
raggiungeva tutte le tonalità di rosso esistenti sulla
faccia della terra.
"QUESTO NON VUOL DIRE ASSOLUTAMENTE NIENTE!!!!!" sbraitò
furente, mentre Remus, ormai abbandonata la solita compostezza, rideva
come un matto.
"Nemmeno lei piace a me!" continuò imperterrito Sirius
"Sì, ok è carina, ma questo che significa? Non
sono mica uno che si ferma solo all'aspetto fisico io!"
Lunastorta smise di ridere, mentre inarcava un sopracciglio con aria
profondamente scettica.
"E da quando?"
"Come da quando? Senti, Remus, per favore, riponi il sopracciglio da
battaglia. Io non sono un superficiale!! Per me il carattere di una
ragazza è molto importante!"
"Cioè è molto importante che sia stupida e
ingenua?"
"Ah ah. Simpatico. Innanzitutto sarebbe carino che non fosse una sadica
arpia con un gatto assatanato e poi.."
"...deve concedersi con una certa facilità" concluse per lui
Remus con un sorrisetto.
"Senti, tu, sudicia palla di pelo..."
Sirius non finì mai la sua minaccia, che sicuramente era
molto colorita e piena di nuovi insluti freschi di conio,
perchè fu interrotto dall'inaspettato arrivo di Stella, che
senza rivolgergli nemmeno uno sguardo, si rivolse a Remus con aria
allegra e gioviale.
"Remus! Ciao!"
"Ciao Stella, come va? Ho quasi finito di aggiornarti il programma che
abbiamo fatto come mi avevi chiesto. Tranquilla, non ti manca molto per
metterti in pari"
"O Merlino, meno male. Ero così in ansia. Grazie mille per
la disponibilità... se non ci fossi stato tu non so come
avrei fatto."
"Ma figurati è una cosa da niente..."
Sirius osservava l'amico e la ragazza conversare amabilmente con uno
sguardo che meritava di essere incorniciato. Gli occhi e la bocca
spalancati, il rossore di poco prima era solo una flebile sfumatura se
paragonato a quello che si poteva ora vedere sulla faccia del giovane
Black a cui, con tutta probabilità, sarebbero presto andati
a fuoco i capelli, tanto era furente.
"Remus!! Cosa diavolo stai facendo?" domandò all'omai ex
amico con un ringhio sordo.
Lupin si voltò a guardarlo, cercando di mettere su uno
sguardo di pura e incontaminata innocenza, ma con scarso successo. Sul
suo volto, infatti, non si leggeva altro che divertimento.
"Parlo con Stella" disse sottolineando l'evidenza, riuscendo a
mantenere nonostante tutto, una voce piuttosto controllata e tranquilla.
"Questo lo vedo.... ma perchè?"
"Avevamo delle cose da dirci. Com'è che hai detto prima tu?
Fra amici ci si raccontano le vicende delle rispettive vite... quindi
diciamo che adesso la sto facendo partecipe della mia" concluse con un
sorriso, rivoltando contro Sirius le sue stesse parole.
"E da quando...." Black si interruppe, cercando di controllare il
tremito furioso che si percepiva nella sua voce. Perchè
diamine quella ragazza doveva fargli un effetto così
devastante? Lui non perdeva il controllo per una ragazza, non
balbettava e soprattutto, lui non era geloso. Non sapeva nemmeno dove
stava di casa la gelosia.
E allora perchè adesso che vedeva Remus parlare con lei,
avrebbe tanto voluto spaccare la testa dell'amico contro un macigno?
"E da quando" risprese apparentemente più calmo "tu e lei
siete amici?"
"Beh sai... visto che l'anno prossimo verrà a scuola con
noi, ho pensato che fosse carino essere ospitali. L'aiuto con i libri e
i programmi degli anni passati... cose del genere..."
"Ah. Bene. Bravo, complimenti. Sei molto gentile"
Sirius sputò l'ultima parola come se fosse la peggiore delle
offese, poi incrociò le braccia al petto e prese a guardare
con aria truce la strada davanti a lui, mentre Remus ridacchiava senza
preoccuparsi di nascondere troppo il suo divertimento.
Stella li guardò come si guardano due poveri idioti,
alzò lo sguardo al cielo e dopo aver sospirato qualcosa che
somigliava molto a "uomini... sono tutti dei bambini" si rivolse di
nuovo a Lupin, con l'aria paziente di una madre che spiega al proprio
figlio perchè non può campare di sole caramelle.
"Ehm ehm... quando avete finito di punzecchiarvi come due sposini..."
iniziò lanciando un'occhiata di sbieco a Black che si era
mosso indignato sulla sua sedia "...volevo chiederti una cosa, Remus."
"Un'altra? Perchè non gli chiedi di farti i compiti per
tutto l'anno, già che ci sei?" sbottò Felpato,
voltandosi a guardarla.
"Perchè sono sicura che ha già il suo bel da fare
a farli a te" rispose lei, seccata, poi tornò a parlare con
Lupin, come se non fosse mai stata interrotta "Non è che il
vostro amico... quello che è in Italia vi ha mandato una
lettera in questi giorni?"
"James! Ora cosa vuoi da lui??" sbraitò Sirius, senza
riuscire a tacere.
"Non ti ruberò la fidanzatina, Coso, volevo sapere solo se
sapevate...."
"Coso a chi? Io mi chiamo Sirius, maledizione!!!!"
"Ok, ok... come ti pare. Posso parlare con Remus ora? Lily mi ha
mandato una lettera e mi ha scritto che andrà a un
matrimonio insieme a Potter, solo che io avevo capito che quei due si
odiavano, perciò...."
Per l'ennesima volta Stella venne interrotta.
"CHE COSA?!?!" esclamarono in coro i due amici, sconvolti.
"Ti stai sbagliando, vedrai che hai capito male.." asserì
con sicurezza Remus mentre scuoteva la testa.
"Si, non è possibile.." aggiunse Sirius.
"E' già un miracolo se non l'ha picchiato..."
"Picchiato? E' un miracolo se non lo ha pubblicamente affatturato!!"
"Affatturato? E' un miracolo se non l'ha SQUARTATO in mille pezzi!"
"Ehm ehm" si intromise Stella, spazientita "Avete reso l'idea, grazie
per i dettagli. Rimane il fatto che Lily mi ha scritto questa cosa..."
disse poi tirando fuori la lettera della ragazza dalla borsetta "le
avevo dato il mio indirizzo e avevamo deciso che ci saremmo sentite.
E... sentite qua" si schiarì la voce iniziò a
leggere ciò che le aveva scritto la rossina "...ho incontrato Potter alla
stazione. Non ci crederai mai, ma andremo al matrimonio di mia cugina
insieme. Ti darò maggiori dettagli nella prossima lettera
e blablabla..."
I due ragazzi la guardarono attoniti.
"Non è possibile..." ripetè Remus in un sussurro
con gli occhi spalancati.
"Già è un miracolo se non gli ha staccato le dita
e ci si è messa a giocare a shangai..." gli diede man forte
Sirius
"Shangai? E' un miracolo se non gli ha staccato gli occhi dalle orbite
e ci si è messa a giocare a Gobbiglie..."
Stella alzò nuovamente gli occhi al cielo, ora capiva
perchè Lily facesse tanta fatica a sopportare quel
gruppetto... e pensare che mancavano due membri della compagnia! Tutti
insieme dovevano essere devastanti.
Mentre gli amici continuavano la loro solita tiritera dei miracoli, la
ragazza incrociò le braccia al petto, sbattendo
impazientemente a terra il piede, nell'attesa che i due smettessero, ma
a quanto pareva la sua speranza era molto più che vana.
"Dargli fuoco? E' già un miracolo se non l'ha preso per un
piede,l'ha messo a testa in giù in un formicaio e l'ha fatto
divorare dalle formiche."
"Ma Sirius io non credo che le formiche divorino la gente..."
obiettò Remus facendosi pensieroso.
"Non divoreranno la gente, ma di certo non sono contente, se invadi il
loro territorio. Le formiche sono combattive! Se le minacci, ti
divorano eccome!!"
"Sei sempre il solito coglione... la maggior parte delle formiche sono
erbivore o al massimo saprofaghe, non si mettono certo a mangiare la
testa di James infilata nel formicaio, a meno che non sia morto da
giorni e giorni..."
"Lupin ti rendi conto che sei l'unico in questa Contea a sapere che
diamine vuol dire saprocoblablafoghe?" sbottò Black
innervosito.
"Saprofaghe,
pezzo di canide che non sei altro, e comunque questa non è
una C..."
"E comunque NON C'ENTRA UN CAZZO CON QUELLO DI CUI STAVAMO
PARLANDO!!!!!!" sbraitò Stella, la sua solita pazienza
andata definitivamente a farsi friggere, facendo sobbalzare i due
giovani i quali, persi nelle loro inutili discussioni, avevano
dimenticato che la ragazza era lì.
"Stella, mi sa che la tua gatta ti ha attaccato la schizofrenia..."
sussurrò Sirius guardandola sconvolto.
"Invece di discutere come due idioti, perchè non andate a
quel cazzissimo di Paiolo Magico a controllare se Potter vi ha
scritto????"
I due ragazzi non osarono ovviamente ribattere, si alzarono in piedi e
si diressero a passo di marcia al Paiolo Magico.
Tom stava pacatamente pulendo un bicchiere, osservando il suo locale.
Nelle ultime due settimane, il pover'uomo non aveva avuto un solo
momento di pace, visto che, da quando quelle due maledette pesti note
con il nome di Black e Lupin avevano preso una stanza nella sua
pensione, c'era sempre qualche nuovo motivo per combinare guai a non
finire.
Prima Black arrivava con un braccio martoriato e sanguinante e, dopo
aver terrorizzato metà dei clienti con un'assurda storia di
una bestia gigantesca che attaccava le brave persone come lui e aver
macchiato di sangue tutta la moquette, si era deciso a lasciarsi
medicare con non poche proteste e lamentele.
Poi era arrivato Lupin. Quello era un ragazzo tranquillo all'apparenza,
quindi Tom era piuttosto sicuro che non avrebbe creato particolari
problemi.
Quando si dice che le apparenze ingannano...
Era arrivato da nemmeno tre secondi che subito si era messo a prendere
in giro l'amico aggredito, provocando esplosioni d'ira e astrusi
tentativi da parte di Sirius di architettare una vendetta sadica e
sanguinaria. Tentativi che -è inutile dirlo- si erano
conclusi piuttosto miseramente, coinvolgendo gli ingari clienti del
locale che si erano trovati con i capelli dipinti dei colori
più disparati, con rane nelle borse e cose simili...
Come se tutto ciò non fosse abbastanza caotico, c'era il
fatto che a quanto pareva, o meglio, a quanto diceva Sirius, Remus si
era follemente innamorato di una ragazza dello Unicorn. Solo che non
sapeva dov'era questo diamine di locale!
Ben deciso ad evitare ogni sorta di presa in giro e vendetta
sanguinaria, il giovane Lupin era costretto a portare avanti le sue
ricerche in gran segreto, sperando che l'amico non lo scoprisse.
Povero stolto.
Sirius poteva sembrare un imbecille, ma quando si trattava di farsi i
fatti degli altri era un vero genio!
Aveva coinvolto tutto i clienti del locale in una sorta di nuovo gioco
dell'estate, da lui stesso intitolato "spie russe". Il gioco consisteva
nello spiare Remus e scoprire su di lui e sulle sue ricerche sullo
Unicorn tante più informazioni possibili. Se qualcuno
l'avesse scoperto a sbaciucchiarsi avrebbe addirittura vinto 10
galeoni. 20 se faceva una foto.
Ma non era finita qui!
C'era anche quella ragazza canadese, Stella, che, nonostante fosse
giunta solo da pochi giorni, aveva già in atto una cruenta
guerra con Black -che evidentemente se non litigava con tutto
ciò che gli capitava a tiro non era contento- a causa della
sua gattina.
Tom ispirò profondamente, godendosi la sua
ritrovata tranquillità... non sapeva però che
tutto sarebbe finito molto presto.
"TOM!!"
"ToOOOOOooooooooOOOOOOOOM!!!!!!!!!!!!"
"Sirius non c'è nessunissmo BISOGNO che tu urli
così per tutto il locale!!!"
Tom sobbalzò. Eccoli di nuovo. Ma perchè non lo
lasciavano in pace?? Perchè?
"Tom una lettera!!" disse Black quando lo raggiunse, ignorando le
proteste dell'amico riguardo i suoi modi non proprio eleganti.
"Sì Tom, dovrebbe esserci arrivata una lettera da un nostro
amico, se per caso ti fosse arrivata, potresti cortesemente..."
"Santo Merlino, Lunastorta come sei prolisso! Dì quello che
vuoi e basta!!"
"L'avrei già fatto se tu non mi avessi interrotto, stupido
canide!"
"Stupido canide a chi? Se tu non avessi perso sei ore a parlare, a
quest'ora avremmo già in mano la lettera di Ramoso!!"
I due ripresero a litigare. Come al solito. Riuscivano a discutere su
qualsiasi cosa, erano incredibili. Stella sbuffò,
spazientita.
"Senta, dovrebbe essere arrivata una lettera poco fa, di un certo James
Potter, dall'Italia. Dovrebbe essere indirizzata o a Sirius Black o a
Remus Lupin, o forse addirittura a entrambi, se ce la potesse portare
ci farebbe un enorme favore."
L'uomo annuì, felice di allontanarsi da quei due, poi
tornò con la lettera fra le mani.
"Ecco a lei" disse porgendola alla ragazza, che lo ringraziò.
"Mia!!!" esclamò Sirius strappandogliela dalle mani, appena
la vide.
"Da qua, la leggo io! TU sei semi-analfabeta..." disse Remus, cercando
di impadronirsene.
"Semi-analfabeta ci sarà tua sorella!"
"VOLETE LEGGERE QUELLA CAZZO DI LETTERA!?!?!?!"
I due ragazzi la guardarono, ancora una volta sconvolti dal suo attacco
d'ira.
"Ripeto. Il gatto ti ha contagiato." disse di nuovo Sirius, sedendosi
di fianco all'amico e cominciando a leggere.
Viareggio,
13/06/1977
(Hai visto
Remmy ho messo la data!!)
Cari Remus e Sirius
sono stato molto felice
di ricevere la vostra lettera (anche se era un tantino delirante) e
soprattutto mi ha fatto piacere sapere che Remus si è deciso
a intraprendere una focosa relazione con qualcuna. Se è una
spogliarellista tanto meglio, gli farà da mentore sessuale.
Il nostro bambino,
Sirius, non sei soddisfatto di come è cresciuto? Mi sembra
che tutto l'impegno che abbiamo messo a farlo diventare un pervertito,
sia finalmente stato ricompensato.
Queste sono
SODDISFAZIONI.
Tu, invece, Felpato mi
deludi. Quasi ucciso da un gatto?? E mentre ci provavi con una
ragazza?? Che diamine ti sta succedendo? Credevo che il tuo Manuale
fosse infallibile (MUAAH Rem avevano ragione noi! E' inutile!!)
Comunque visto che mi
avevato scritto che la Evans sarebbe arrivata qui, sono andato a fare
un salto alla stazione per vedere se la incrociavo. Ovviamente non mi
sono precipitato, era che i programmi di quel giorno prevedevano di
passarci vicino e quindi mi sono detto, perchè non entrare?
Già immagino
i vostri visi guardare scettici il foglio, ma i vostri dubbi sono del
tutto fuori luogo. Ormai la Evans non mi fa più lo stesso
effetto che mi faceva prima, anzi l'ho quasi completamente dimenticata,
come avevo detto che avrei fatto. (In ogni caso Sirius se ci provi con
lei ti ammazzo)
Insomma, come ho detto,
stavo passando CASUALMENTE dalla stazione, quando guarda caso incontro
proprio la Evans insieme alla famiglia.
Ci ho parlato e ho
evitato di fare il cretino, come mi aveva chiesto Remus, ma non ho
seguito il Manuale. Quello, Sirius, funziona per far colpo sulle
"ragazze", per Lily Evans ci vuole qualcosa di più. Fatto
sta che alla fine della nostra conversazione io le ho dato un biglietto
con il mio indirizzo e lei invece del consueto "crepa Potter" mi ha
salutato dicendo "Ci vediamo in giro"
CI VEDIAMO IN GIRO!!!!
Vi rendete conto!!!!!
CI VEDIAMO IN GIRO!!!!
IO E LILY EVANS!
Comunque non
è che mi abbia fatto tutto questo effetto che lei mi abbia
salutato in questo modo. Come vi ho detto l'ho quasi dimenticata.
Stavo per andarmene
quando la Evans mi richiama indietro. Mi porta di fronte alla sua
famiglia e mi prensenta come il suo nuovo ragazzo.
So cosa state pensando,
ma vi assicuro che non me lo sono sognato.
IO SONO IL NUOVO RAGAZZO
DI LILY EVANS.
E' solo una finzione, ma
la cosa suona tremendamente bene lo stesso, no?
Si, ve lo dico io.
In ogni caso ora devo
andare a un matrimonio (credo della cugina) insieme a lei. Quindi avrei
bisogno di diverse informazioni sui matrimoni Babbani, Remus o rischio
di fare la figura dell'idiota.
Perchè si,
ragazzi, l'ho quasi dimenticata. Ma non ho la minima intenzione di
perdermi questa occasione.
il vostro amico
James.
Ps. Sirius
attento alle gattine!!
Pps. Mi raccomando
Remus, prendi tutte le precauzioni. Mantenere i bambini costa.
"Ecco hai visto cos'hai combinato?" domandò Remus
imbronciato, quando ebbe finito di leggere.
"Io? Cosa?"
"Prendi le precauzioni!! Ma ti rendi conto? Crede davvero che stia con
una spogliarellista!!"
"Beh... a me è sembrato un ottimo consiglio"
"E' ovvio che è un ottimo consiglio, ma con me è
totalmente inutile!"
Stella sospirò, lasciandosi cadere su una sedia.
Quei due non l'avrebbero mai finita....
Lily e James camminavano fianco a fianco da almeno 10 minuti e la
rossina non aveva avuto ancora il coraggio di proferire una parola.
Aveva passato tutta la sua adolescienza a dire che lo disprezzava a
causa della sua arroganza e il suo modo da comportarsi da re del mondo,
ma appena aveva avuto bisogno del suo aiuto non si era fatta il minimo
scrupolo a gettarsi fra le sue braccia. Era una persona orribile.
E doveva le sue scuse a Potter.
Respirò profondamente, ricordando a sè stessa di
non essere una Grifondoro solo per caso.
"Potter, io.... Mi dispiace" disse infine, cercando di controllare il
tremito in fondo alla voce.
I due erano ormai giunti fino alla spiaggia e Lily evitava
accuratamente lo sguardo del ragazzo, persa nella contemplazione del
mare.
"Non ti preoccupare Evans, non è cosi grave" rispose lui con
un sorriso, ma lei lo interruppe.
"Invece è grave. Ho mentito alla mia famiglia. Ho
approfittato di te. Sono una dannata ipocrita..." sussurrò
parlando più a sè stessa che a lui "...criticavo
tanto il tuo carattere e poi, io mi comporto in questo modo!"
Potter la guardò, senza smettere di sorridere.
La sua rossa malefica era una complessata cronica.
"Andiamo Evans, non hai ucciso nessuno e non hai certo approfittato di
me.... anzi se tu volessi approfittarti... beh io sono consensiente..."
"POTTER!!"
James scoppiò a ridere, buttando la testa indietro.
"Evans, dai. Dov'è finito il tuo senso dell'umorismo? Stavo
solo scherzando!"
Lei lo guardò, sempre rossa in viso, ma con un piccolo
sorriso che spuntava suo malgrado sulle sue labbra.
"Non ne sono così sicura..."
"E va bene a non esserlo" rispose sicuro James, prima di continuare
"Comunque! Mi hai semplicemente chiesto un favore e io sono felice di
darti una mano. E per quanto riguarda la tua famiglia... beh ok non
è bello mentire a loro, ma insomma... non è una
menzogna così terribile, senza considerare che anche loro
devono aver sbagliato qualcosa per spingere Lily Evans a fingere di
essere la mia ragazza"
Lei rimase per un pò in silenzio, pensierosa.
"Il fatto è che io e mia sorella non andiamo molto
daccordo...." confessò alla fine "beh in realtà
questo è un eufemismo, diciamo pure che lei mi odia. E anche
mia cugina Eva, non mi sopporta. Io sarei dovuta andare al matrimonio
insieme a Russel, ma... beh... sai lui..."
".. si so cosa è successo" la interruppe seccamente Potter,
mentre chiudeva la mano a pugno e serrava irritato la mascella.
"Ecco. Quindi mia sorella e mia cugina stavano li a.... gongolare! E io
volevo solo che smettessero di sorridere in quel modo... sono una
stupida"
"No, non lo sei. Sei solo stata un tantino avventata e tu di solito ci
pensi quattro miliardi di volte prima di fare qualcosa... Sei solo un
pò scossa per la novità, ma non temere James
Potter è qui per aiutarti!" esclamò il ragazzo,
riuscendo a strapparle un sorriso.
"La smetti di parlare in terza persona di te stesso? Non sei un
supereroe.." disse lei, continuando a sorridere.
"Beh questo lo dici tu. E poi pensavo che non è del tutto
esatto chiamare questa... ehm... situazione una farsa. Puoi benissimo
considerarlo un gioco. Un gioco dove l'impossibile diventa possibile:
Lily Evans e James Potter, insieme."
Lily tacque, cosi il ragazzo continuò.
"Dai! Il destino ci ha avvicinato, Evans, non te ne sei accorta? Non
avevamo praticamente nessuna possibilità di incontrarci e
invece siamo qui! Io sono un fatalista, Evans, lo sono sempre stato,
perciò sono convinto al cento per cento che tutto questo
DEVE avere una motivazione. E la motivazione potrebbe anche essere
-perchè no?- far morire di invidia tua cugina e tua sorella.
Tutte le ragazze del mondo invidiano quella che esce con James Potter,
non lo sapevi?"
"Io non ho mai invidiato le tue ragazze" commentò Lily
divertita, guardando Potter come mai avrebbe pensato di fare.
"Beh TU non sei tutte le ragazze del mondo. Tu sei Lily Evans." rispose
lui, sorridendole.
La ragazza non potè fare a meno di pensare, quanto fosse
affascinante il moro quando sorridesse, e per un secondo
pensò che forse tutte le ragazzine che gli gironzolavano
intorno, non avessero tutti i torti a sospirare ammaliate, quando lo
incontravano.
"Quindi io sarei al tuo completo servizio. Vuoi che sia un noiosissimo,
pacato babbano? Lo sarò! Vuoi che sia un modello francese
che ha lasciato la sua virilità nel barattolo dei biscotti?
Sarò anche questo..."
Lily rise pensando al'immagine di un James Potter che se ne andava in
giro con passo effemminato, parlando con un poco credibile accento
francese.
"...ovviamente la mia disponibilità ha un prezzo."
Eccola là, la trappola. Stava cercando dove fosse l'inganno
in tutta la meravigliosa proposta di Potter, ma ancora non era riuscita
a scovarne nessuno. Fortuna che il ragazzo non ci avesse messo molto a
chiarirle le cose.
"Mi pare giusto. Nessuno fa niente per niente. E sentiamo, quale
sarebbe il prezzo?"
"Un'unica uscita insieme a me a Hogsmeade"
Ok, questo non se l'aspettava.
Da una parte era scontato, lo sapeva, eppure era sciocco chiederle di
uscire quando per portare a termine il loro inganno si sarebbero dovuti
vedere un miliardo di volte, e James Potter si poteva definire tutto
tranne che uno sciocco.
"Tutto qui? Niente proposte indecenti?"
"Sembri delusa" ridacchiò James, alla faccia della rossa "se
vuoi qualche proposta hard basta chiedere..."
"No, non ne voglio. Solo che... andiamo Potter, cosa c'è
sotto? Ci vedremo praticamente tutti i giorni se accetti di fingere di
essere il mio ragazzo, che senso avrebbe chiedermi un altro
appuntamento?"
James sospirò.
"Beh, Evans. Io non mi accontento di una finzione, non è
nella mia natura. Io voglio un vero appuntamento e se sarà
l'unico, non importa, vuol dire che non era destino. Voglio solo avere
la certezza di aver fatto tutto il possibile"
Lily rimase in silenzio, colpita dalle parole del ragazzo. Si
passò una mano nei capelli, mentre rifletteva, poi si decise.
"Sai, Potter... credo che dopotutto potrebbe essere divertente"
"Ohhhhh finalmente ti sei decisa! Era ora! E ora, forza! Parlami della
tua famiglia. ALmeno mi faccio un minimo di idea su come comportarmi."
La ragazza rimase un secondo in silenzio a riflettere prima di
rispondere.
"Ok. Ehm... Vediamo... Mia sorella è quella bionda con la
faccia da cavallo, stalle lontano o ti verrà voglia di
tirarle il collo ed è già abbastanza lungo
così. Il fidanzato è Veron Dursley, una specie di
incrocio fra un tricheco e un maiale, anche con lui evita di parlare,
è odioso. Poi c'è la sposa, mia cugina Eva, lei
somiglia molto a mia sorella, ma più che un cavallo pare una
specie di asino..."
"Santo Merlino Evans, ma tu vivi in una fattoria!" commentò
James, immaginandosi con una certa inquietudine, un cavallo seduto su
una poltrona che prendeva il tè in tutta
tranquillità.
Alle parole del ragazzo, Lily rise, comprendendo come doveva essere
apparsa la sua famiglia al povero Potter, con una descrizione del
genere.
"No, magari vivessi in una fattoria, Potter, sarebbe sicuramente tutto
più semplice." rispose lei, senza smettere di sorridere.
"Ok, calma. Devo dirti le cose in un certo ordine..."
continuò poi, pensierosa.
"Perchè non cominci con il raccontarmi dei tuoi genitori?"
propose Potter, cercando di aiutarla.
"I miei genitori. Beh... i miei genitori non somigliano a nessun
animale in particolare."
"E questa è già un ottima notizia"
"E poi... Mia madre mi somiglia molto fisicamente, ma come carattere
è completamente diversa da me. Lei è espansiva,
estroversa, tende a fidarsi con eccessiva facilità delle
persone, quindi credo che si possa definire anche un pò
ingenua, ma in realtà credo che sia più giusto
dire che lei è la classica persona buona. Di quelle che
quando si accorgono di amare, non si fanno cogliere da... stupidi dubbi
e infinite pare mentali, amano e basta."
Lily si interruppe un secondo, riflettendo, poi continuò.
"Mio padre invece è uguale a me."
"Non so se è una buona notizia..." riflettè ad
alta voce James.
"Perchè?"
"Se è come te, mi troverà sicuramente uno stupido
pallone gonfiato arrogante e mi odierà più di
quanto sia umanamente possibile. Non mi stupirei nemmeno se a un certo
punto cercasse di mettermi in punizione e togliere qualche punto alla
mia casa in qualità di Prefetto."
"Beh avevamo detto che saresti stato come volevo io, no?" rispose la
Evans, con un inquietante sorrisetto sadico.
"Si... si certo..."
"Bene. Allora non devi preoccuparti. So per certo che non ha in
particolare antipatia i modelli francesi che hanno lasciato la loro
virilità nella borsa della mamma." concluse ridacchiando.
Ecco, doveva immaginarlo che quella rossa malefica avrebbe tentato di
distruggerlo in qualche modo. Mise su l'aria da cucciolo bastonato e la
guardò tentando di ispirarle compassione.
"Devo farlo davvero?" chiese, mentre lei continuava a ridere senza
pietà.
"Ma no, Potter, non disperare in questo modo. Stavo solo scherzando. La
tua virilità te la farò mantenere e non dovrai
nemmeno fingere di essere francese. Però in effetti con mio
padre dovrai fare uno sforzino..."
"Mmm tipo?" chiese James, cominciando a pensare che forse il suo
compito non era facile come credeva.
"Innanzitutto niente autodecantazioni delle tue lodi di fronte a lui.
Non fare il latin lover a destra e a manca, o penserà che mi
tradisci. Ma soprattutto non devi fare una cosa."
"Sarebbe a dire?"
"Non parlare di te stesso in terza persona!!! James Potter qui... James
Potter là... è una cosa assolutamente
insopportabile!"
James rise, alzando gli occhi al cielo.
"Mi sforzerò" disse fingendo che la cosa gli costasse
un'enorme fatica "anche se parlare di me stesso in quel modo fa parte
del mio fascino..."
"Quale fascino?"
Possibile che non gliene facesse mai passare una?
"Evans, dovresti essere più gentile con quello che dovrebbe
essere il tuo ragazzo, sai? Bene o male tu al mio fascino inesistente
hai ceduto! Nella finzione, è chiaro, ma insomma..."
scherzò James, poi le cinse le spalle con un braccio,
sperando che non glielo staccasse e l'avvicinò a
sè.
"Potter?" lo richiamò lei sottovoce, guardandolo
con rimprovero.
"Evans, sto solo entrando nella parte. Lo faccio per te. Anzi, ora che
ci penso... visto che siamo fidanzati, non credi che dovremmo
cominciare ad usare i nostri nomi?"
Lily lo guardò perplessa.
"Cioè dovrei chiamarti James?"
James ricambiò lo guardo scettico, trattenendo un sorriso.
"Beh si... è il mio nome"
"James..." provò a dire Lily, come se volesse vedere se era
capace a pronunciarlo.
"Esattamente. E io ti chiamerò Lily. O preferisci che ti
trovi qualche tenero soprannome? Cucciolina, per esempio, o amorino,
oppure Lillina! Aspetta, aspetta che ne pensi di marmellatina?"
"Penso che se provi a chiamarmi in quel modo ti stacco la testa e me la
mangio!"
Finalmente l'aveva minacciato. Senza la sua minaccia di morte
quotidiana, James non si sentiva tranquillo.
"Come sei violenta, marmellatina mia, non credi che dovresti essere
più dolce con il tuo Jamesuccio?"
Adorava provocarla. Adorava il modo in cui le si arrossavano le guance
e come spalancasse quei magnifici occhi verdi. Adorava vedere le nocche
delle sue dita che sbiancavano, tanto stringeva i pungi e quel modo di
strillare il consueto...
"POTTER!!"
James rise, mentre lei gli ferrava una manata sul petto.
"Ahia!!" gridò teatralmente, quando lei lo
colpì "Waaah morirò!!"
continuò gettandosi nella sabbia, fintamente agonizzante
"Lily, di a Sirius che anche se sono morto... non può
provarci con te!" disse contorcendosi a terra. "E nemmeno Remus!! Ah!
AHia.... E nemmeno Peter!!"
Lily incrociò le braccia al petto, sorridendo suo malgrado.
"Tranquillo, Potter, riporterò questo messaggio cosi
toccante ai tuoi amici. Ora ti decidi a morire?"
"Ma come?" domandò James scandalizzato "Muore il tuo ragazzo
e tu reagisci così!?! "
"Beh cosa dovrei fare? La vita va avanti!"
Potter protese una mano verso Lily, tremante "Lily... devo... devo
dirti il mio ultimo desiderio"
Lei non si mosse di un centimetro, guardandolo scettica.
"Ma come, un altro? Non era che i tuoi amici non ci provassero con me
neanche dopo la tua dipartita?"
"No. Su Evans.. avvicinati.. sto morendo, non è che posso
urlartelo il mio ultimo desiderio!!" esclamò James,
mettendosi a sedere, fingendosi stizzito.
Lei si avvicinò riluttante, cosi lui tornò alla
sua commedia, gettandosi a terra e afferrandole una mano.
"Lily, ora che sto morendo, vorrei che tu esudissi...."
"Non mi vesto da Catwoman. E' escluso." disse lei perentoria prima che
il ragazzo concludesse.
"Ma dai, Evans sto morendo come puoi pensare che quello il mio ultimo
desiderio?" esclamò James, spalancando gli occhi.
Certo che, pensandoci bene, la Evans vestita da Catwoman non doveva
essere niente male...
"Me l'hai scritto tu al quarto anno. Mi mandasti una lettera con
scritto che avevi una malattia molto grave -la evansite, per la
precisione- e che saresti morto molto presto, quindi mi chiedevi di
esaudire le tue ultime volontà. Vedermi vestita da una super
super sexy catwoman e beh... in resto del desiderio puoi immaginarlo"
"Ah" disse James, pensieroso. "L'ho fatto davvero?" chiese sconvolto e
lei annuì.
"Mmm... Ok scordatelo! Ora sto morendo di nuovo e non ho più
14 anni! Ho un desiderio molto più maturo!" disse,
recuperando il suo entusiasmo, mentre si rigettava a terra. "Puoi
entrare nella parte, Evans per favore? Fingiti un pochino addolorata!"
Lily ci pensò, prima di chinarsi su Potter. Alla fine
giocare con lui era divertente.
"Oh James come farò senza di te? Come farò senza
i tuoi continui scherzi idioti che mi fanno diventare matta? Chi mi
chiamerà ancora marmellatina dopo di te? Chi?"
sussurrò con finta angoscia "Io spererei nessuno in
realtà..." commentò poi riprendendo il suo
normale tono di voce.
"Evans!" la ammonì James cosi lei continuò.
"Mi mancherai James. Mi mancherai moltissimo. Ora dimmi cucciolotto,
qual'è il tuo ultimo desiderio?"
"Innanzitutto che non mi chiami più cucciolotto e poi..."
"No no no. No. Hai un ultimo desiderio a disposizione. Uno solo. Quindi
se non vuoi che ti chiami più cucciolotto, è
fatta. Fine della scena" lo interruppe Lily, mettendosi a sedere,
mentre incrociava nuovamente le braccia al petto.
"Ok. E allora chiamami cucciolotto!!" accettò riluttante
Potter, cominciando a stizzirsi perchè ancora non era
riuscito a dire a Lily cosa voleva veramente. Prese fiato per
continuare, ma la ragazza lo interruppe di nuovo.
"Sei sicuro?"
"Si, Evans sicurissimo, ora..."
"Sicuro, sicuro?"
James alzò gli occhi al cielo. Era chiaro che la rossa si
stava divertendo un mondo a rovinargli il gioco.
"Si! Sono sicurissimo. Puoi chiamarmi anche passerottino, per quel che
mi riguarda. Tanto sarò morto, ora io vorrei dirti..."
"Ma sei sicuro di essere sicuro?" lo interruppe per l'ennesima volta la
ragazza "perchè se ti piace tanto il nome passerottino,
posso fartelo scrivere sulla lapide: qui giace il mio cucciolottino
passerottino amoroso, dalla sua marmellatina."
"Ok. Scrivici quello che vuoi. Ora posso dirti il mio ultimo dannato
desiderio?" chiese James esasperato e divertito insieme.
"Certo che ci metti un sacco a morire tu, Potter..."
"Allora visto che non mi rimane molto ascoltami!" esclamò il
ragazzo afferrandole le mani. La guardò con una strana
intensità prima di sussurrare:
"Lily, sei tu il mio ultimo desiderio e vorrei tanto che..."
James non riuscì mai a concludere il suo discorso,
perchè fu interrotto ancora una volta.
Stavolta però non fu Lily a farlo.
Daniel e Rose Evans stavano passeggiando in spiaggia mano nella mano.
"Daniel, dai, non prenderla cosi male" ridacchiò Rose,
osservando con divertimento la faccia imbronciata del marito.
"Non l'ho affatto presa male, Rose, è solo che quel ragazzo
non mi piace!" rispose il Signor Evans senza abbandonare il suo
cipiglio adorabile.
"Non ti piace solo perchè è il ragazzo della tua
adorata bambina Lily. Io invece lo trovo molto simpatico... e attraente"
Daniel Evans strabuzzò gli occhi, sconvolto.
"Ma cosa vuoi che me ne importi se è attraente! E poi non lo
trovo così attraente... è piuttosto magrolino e
poi quei capelli. Vanno ovunque! Non hanno un minimo di.. di... di
contegno!"
Rose rise, mettendogli le braccia intorno al collo.
"Daniel, non devi essere geloso se ho osservato che il nuovo ragazzo di
nostra figlia è attraente, sai bene che il mio uomo
preferito rimani comunque tu. Devi ammettere però che non
hai fatto tutte queste storie sull'aspetto fisico di Vernon, eppure ce
ne sarebbero state di cose da dire su di lui e anche la sua simpatia
lascia un tantino a desiderare..."
"L'importante è che piaccia a Petunia." borbottò
lui in risposta.
"La stessa cosa vale per Lily. Se le piace questo James, aspettiamo di
conoscerlo prima di giudicare." gli sussurrò la donna a fior
di labbra, mentre il marito sorrideva, sebbene non fosse ancora del
tutto convinto.
Daniel la baciò, prima di sospirare e riprendere a
camminare, senza lasciare la sua mano.
"Il fatto è che questo ragazzo è un mago e io..
per quanto mi sforzi... non capisco il loro mondo, il loro modo di
fare. So che una relazione è comunque una relazione, anche
se fra due persone con poteri magici come loro però, la cosa
mi spaventa, Rose. La nostra bambina non parla con noi e lo fa
perchè non si sente capita. Ad esempio sai perchè
lei e Russel si sono lasciati o quando James sia saltato fuori? Se..."
si interruppe prendendo fiato per un secondo "Se le cose dovessero
andare male, potremmo aiutarla? Ne saremmo in grado?"
"Capisco ciò che provi. Lo so davvero. Solo che non possiamo
chiudere nostra figlia in una campana di vetro solo perchè
le cose potrebbero andare male e in ogni caso noi non avremmo altro
modo di aiutarla se non starle vicino il più possibile
quando ha bisogno di noi, senza magie, senza strane pozioni, ma solo
con il nostro amore. E' la sua vita, Dan, è giusto che la
viva senza timore."
Camminarono ancora qualche minuto, ognuno assorto nei suoi pensieri.
"Hai ragione. Lo so che hai ragione" ammise alla fine Daniel con una
certa riluttanza "ma sono comunque preoccupato."
"Questo è naturale! Però promettimi che farai un
piccolo sforzo con quel ragazzo."
L'uomo sospirò prima di rispondere.
"Ci proverò..."
"Bravo, il mio bambino" lo prese in giro Rose, pizzicandogli una
guancia "Magari lo potresti invitare alla cena di fidanzamento di
stasera." propose poi guardandolo di sbieco con un sorrisetto.
"Ecco, ora non esagerare. Invitalo tu, se proprio ci tieni!
Perchè devo farlo io?" rispose stizzito l'uomo, mentre la
moglie ridacchiava senza ritegno.
"Perchè mi hai promesso che avresti fatto un tentativo di
essere gentile"
"No. Io ti ho promesso che avrei fatto un piccolo sforzo. Piccolo.
Invece mi sembra che tu..." si interruppe, catturato dallo sguardo
divertito della moglie.
Aveva gli occhi di un meraviglioso marrone caramello, che avevano il
potere di scaldargli il cuore.
"...non è giusto che tu mi guardi in quel modo
però." concluse, senza riuscire a distogliere lo sguardo.
"Quale modo?"
"Quel modo! Quello che mi convince a fare ogni cosa che ti passa per la
mente"
Lei spalancò ancora un pò gli occhi e si
avvicinò di più al viso dell'uomo, come a
sottolineare che era esattamente quella la sua intenzione e alla fine
lui cedette.
"Ok. Se e dico SE lo incontreremo lo inviterò alla cena di
stasera"
Rose rispose all'affermazione del marito con un sorrisetto che non
prometteva niente di buono.
"Che succede?" chiese lui, incuriosito.
"Guarda un pò" disse la donna gongolante "Là ci
sono Lily e James."
Lui si girò e vide sua figlia e il ragazzo a pochi metri di
distanza da dove si trovavano loro. Lui era sdraiato a terra,
nell'evidente imitazione di un moribondo, mentre lei era seduta di
fianco a lui, trattenendo a stento un sorriso.
"Guardala, Dan. Quanto tempo era che non la vedevi sorridere cosi?"
Il signor Evans osservò gli occhi verdi della figlia, cosi
simili ai suoi, brillare di una spensieratezza che non le vedeva da
diversi anni ormai, mentre rideva insieme a James.
"Un pò di tempo, è vero..." sospirò
lui.
"Potrebbe essere la tua occasione di invitare James a cena!" lo
incalzò la moglie, prendendolo di nuovo per mano e
spingendolo ad avvicinarsi.
Ma cosa avrebbe potuto dire a quei due, senza suonare acido? Quando
vedeva un ragazzo a meno di due metri dalla sua Lily immediatamente
sentiva il sangue arrivargli al cervello.
Aveva appena deciso che sarebbe stata la moglie a parlare per prima,
quando vide Lily chinarsi su James, che, sempre sdraiato a terra, la
guardava in un modo che a lui non piacque per niente. Non era pronto ad
assistere a una scena romantica fra i due.
"Lily!" esclamò, interrompendo il ragazzo, che
immediatamente balzò in piedi, come se si fosse scottato.
"Papà, mamma. Che ci fate qui?" domandò lei
alzandosi, scuetendo i vestiti dalla sabbia.
"Una passeggiata, tesoro. Ciao James, come stai?" disse Rose,
rivolgendosi con un sorriso al giovane Potter.
"Bene, signora Evans, la ringrazio."
Potter sembrava estremamente a disagio, alzò lo sguardo e
osservò il signor Evans, azzardando un sorriso, che l'uomo
ricambiò solo dopo qualche minuto.
"Signor Evans? Lei sta bene?" provò il ragazzo, cercando di
rompere il ghiaccio che c'era fra loro due.
"Certo." rispose seccamente Daniel, poi tacque.
"Siamo cosi felici di avervi incontrato. Daniel voleva chiederti una
cosa, James. Vero Dan?"
L'uomo ci pensò un pò su, poi si rivolse a lui.
"Stasera c'è la festa di fidanzamento di mia nipote. Se vuoi
venire a Rose farebbe molto piacere. E anche a me." aggiunse quando la
signora Evans gli mollò un colpetto alle costole.
"Beh.. io... molto volentieri" balbettò James, non credendo
alle proprie orecchie.
"Ma mamma James è qui in vacanza con la sua famiglia,
vorranno stare insieme" intervenne Lily. Non erano ancora pronti per
un'uscita pubblica, doveva cercare di salvare la situazione.
"Hai ragione, Lily, hai ragione." ammise Rose, annuendo, poi
continuò "James porta anche loro."
"Che cosa!?!" esclamarono in coro i due ragazzi, sconvolti e
preoccupati per la piega che stavano prendendo i fatti.
"Oh... Ovviamente se non vuoi, non c'è problema..." disse la
donna, alla vista dello sguardo sconcertato della figlia e del ragazzo.
Il giovane Potter osservò prima lo sguardo gentile della
signora Evans, poi il cipiglio severo del padre di Lily e alla fine si
decise.
"Ci saremo."
Tadaaaaaaaaaaaaan!!
Eccoci qui, puntuale come un orologio!! Siete felici mie tre adorabili
lettrici/lettori! Allora tresori miei ci siamo. Sono quattro secondi
che fingono di essere fidanzati e già sono nei guai...
poveri i nostri amori!
Comunque! Via fatemi sapere che ne pensate!
Vi adorooooooo!
Ps. la prossima settimana non pubblicherò di
venerdì xD con tutta probabilità
pubblicherò lunedì prossimo prossimo (N.d.Tutti
eh???) ossia il 29, mi pare... (N.d.Tutti ahhh! E chissenefrega!)
Comunque u.u vado.
A presto!!
|
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Capitolo 7 *** A volte bastano dieci minuti ***
James e Lily stavano ripercorrendo la strada che conduceva a
casa del ragazzo. La rossina, sbattendo i piedi a terra con fare
innervosito, precedeva James di qualche passo, mentre quasi correva per
arrivare prima possibile alla sua destinazione.
"Io vorrei tanto capire che diavolo ti è salato in mente!!"
sbottò la ragazza ad un certo punto, senza rallentare la sua
marcia.
"Accettare di venire a cena stasera va bene. Ma accettare di
portarti dietro i tuoi genitori è un suicidio!!"
"Cosa avrei dovuto fare, Lily? Tua madre me l'ha chiesto e poi stava li
a guardarmi con quello sguardo cosi... cosi... gentile! Come facevo a
dirle di no?" protestò Potter.
"Avresti potuto inventare una scusa! Ora dovremmo mentire anche ai tuoi
genitori..."
A quelle parole James si bloccò in mezzo alla strada,
passandosi nervoso una mano fra i capelli.
"Senti, Lily... Noi non... Io non posso mentire ai miei genitori. Non
posso proprio."
Lily si voltò a guardarlo, sconcertata e ferita.
"Perchè no?"
"Se mentissi su questa cosa a mia madre... lei... ne soffrirebbe
troppo, lo so. E anche mio padre.. e in ogni caso sarebbe inutile
perchè.." ma lei non lo lasciò finire.
Prima che avesse avuto la possibilità di concludere la
frase, infatti, venne interrotto, perchè la ragazza aveva
iniziato a tremare di rabbia, sconvolta e mentre stringeva
talmente tanto i pigni da piantarsi le unghie nei palmi delle mani.
"Lily cosa..?"
"Una bugia innocente, Lily, non ti preoccupare..." disse la rossina,
ricordando le parole pronunciate poco prima dal ragazzo, quando ancora
erano in spiaggia. Il loro momento di gioco e tranquillità
sembrava ormai lontano anni luce, mentre la Evans continuava a gridare
contro James "ma quando si tratta della TUA famiglia allora non
esistono più bugie innocenti. Quando si tratta di TE cambia
tutto, non è vero?"
James fece un passo verso di lei, ma Lily indietreggiò.
"Non è ciò che ho detto nè
ciò che intendevo. Volevo solo dire che..."
"Mi hai convinta a mentire!! Mi hai convinta che non c'era niente di
male e ora mi dici che tua madre ne soffrirebbe troppo se scoprisse che
le hai mentito? Come credi che reagirebbe la mia? Come credi che
reagirebbe mio padre?"
Stava gridando, piombata di nuovo nell'abisso da cui era appena
riemersa. Si era lasciata ingannare da parole vuote ancora una volta,
si era lasciata affascinare dalla promessa di un auto ancora una volta.
"Evans mi vuoi ascoltare un secondo?" chiese Potter, cominciando a
infastidirsi.
"No." rispose seccamente lei, mentre gli voltava le spalle e si
allontanava.
"Evans! EVANS! Senti io sono stanco di doverti correre dietro ogni
maledettissimo minuto della mia vita, hai capito?"
Ormai gridava anche lui, incurante delle persone che si voltavano a
guardarli.
"E allora non farlo!"
"Bene!" James si voltò furente, e si allontanò a
passo di marcia.
Aveva fatto solo qualche metro, quando tornò sui suoi passi,
riavvicinandosi alla ragazza.
"Sai cos'è che mi fa incazzare?" le disse serio come lei non
l'aveva mai visto "non ti sei mai chiesta una sola volta quali fossero
i miei sentimenti. Per te tutto quello che dicevo e che dico
è solo immaturo, infantile e tremendamente egoista. Non ti
sei mai presa la briga di scoprire se questa opinione cosi" si
interruppe, concentrandosi per trovare il giusto aggettivo
"superficiale abbia fondamento o meno. E ti dico un'altra cosa. Si, in
questo caso quando si tratta di me la situazione cambia."
Tacque di nuovo, passandosi una mano frai capelli con rabbia.
"Non sei tu che hai parlato di me ai tuoi genitori per sei anni, come
se non esistesse nient'altro al mondo. Non sei tu che hai raccontanto
qualsiasi avvenimento della tua vita, precisando sempre quale fosse
stata la mia reazione. Non sei tu che mi corri dietro da... da sempre,
maledizione!"
Sospirò, esausto, il discorso pareva avergli prosciugato
tutte le sue forze "Quindi non giudicarmi, Evans. Tu non mi conosci.
Non hai mai voluto conoscermi."
Lily rimase a guardare la schiena di Potter che si allontanava,
sentendo il senso di colpa farsi largo nel suo cuore. Sapeva bene che
quelle parole che aveva urlato contro di lui, altre non erano se non
quelle che la sua coscienza rivoltava contro sè stessa. Si
vergognava tremendamente di sè stessa, di dover essere
arrivata a mentire in quel modo alla sua famiglia, per non far capire
loro quanto in realtà fosse sola.
Per questo motivo, quando aveva visto quegli stupidi, odiosi sorrisetti
sul volto della sorella e della cugina aveva pensato che se fosse
apparsa migliore ai loro occhi, si sarebbe sentita diversa, si sarebbe
sentita meno sporca, ma ovviamente sbagliava.
Stava cosi male con sè stessa che aveva sentito bisogno di
sfogare la propria sofferenza con qualcuno, o meglio, contro qualcuno.
Tuttavia Potter non aveva nessuna colpa, non era giusto scaricare su di
lui tutti i suoi problemi.
La sua anima urlava disperata, ma lei, troppo orgogliosa per mostrare
la propria debolezza, continuava a guardare il ragazzo mentre si
allontanava senza mostrare il minimo cenno di cedimento, nè
osare chiamarlo.
Lui era riuscito a regalarle un sorriso, quando pensava di averne perso
la capacità e a lei erano bastati solo dieci minuti per
rovinare tutto.
Doveva fare qualcosa, forse sarebbe dovuta andare a casa sua a
parlargli, ma cosa avrebbe fatto se lui l'avesse cacciata? Era nel suo
completo diritto, ma lei sarebbe riuscita a sopportare un rifiuto?
L'orgoglio, il suo maldetto, dannato orgoglio le diceva che non poteva
piegarsi in quel modo o avrebbe pagato cara la sua debolezza.
Lily sospirò incamminandosi verso casa.
Nonostante tutto, sapeva bene cosa doveva fare.
Remus camminava affranto per Diagon Alley.
Erano passati quattro giorni da quando aveva incontrato Eileen per la
prima volta e ancora non l'aveva rivista nè era andato a
trovarla al locale in cui la ragazza lavorava.
Ben deciso a non chiedere informazioni a Sirius riguardo dove si
trovasse lo Unicorn, si era convinto che sarebbe riuscito a trovare
comunque il posto senza bisogno di essere preso mortalmente in giro
dall'amico, così si era messo a fare delle ricerche da solo.
Il, tuttavia, compito non si era dimostrato semplice come credeva.
In realtà l'essere venuto a conoscenza che la ragazza
lavorava in un locale di spogliarelliste l'aveva messo un pò
a disagio, quindi non sapeva bene se il suo non trovare informazioni
fosse dovuto al fatto che realmente non ce ne fossero o se fosse lui
che nel suo subconscio non aveva il coraggio di andare a quel cavolo di
Unicorn.
Nonostante ciò non riusciva a smettere di pensare a lei.
Era stupido, se ne rendeva conto. Alla fine l'aveva vista solo per
quanto? Dieci minuti? Eppure ricordava quei dieci minuti con estrema
precisione, come se gli si fossero marchiati a fuoco dentro. Se questo
marchio fosse al cuore o al cervello, Remus ancora non sapeva dirlo,
anche se secondo Sirius era situato in un organo un tantino
più in basso.
In ogni caso il ragazzo sapeva con certezza che se non l'avesse cercata
se ne sarebbe pentito per sempre.
Non che credesse alla storia che era meglio avere rimorsi che
rimpianti, per carità.
Le frasi fatte gli facevano venire l'orticaria.
Era solo sicuro del fatto che se non l'avesse incontrata di nuovo,
avrebbe finito con idealizzarla stupidamente, immaginando una specie di
angelo biondo piovuto dal cielo o qualcosa del genere.
Stufo di vagare senza meta, decise di tornare a casa.
Non aveva più la sua camera al Paiolo Magico, Sirius l'aveva
convinto a lasciarla un paio per andare a vivere con lui nella casa che
aveva comprato, in modo che non fosse costretto a pagare l'alloggio al
locale fino all'inizio della scuola e Remus era stato felice da
accettare.
Il giorno prima, inoltre, erano stati raggiunti da un altro membro
della compagnia, Peter Minus, unitosi a loro per celebrare
l'inaugurazione della nuova casa del bel Black, quindi il gruppo era
quasi al completo.
Giunto di fronte alla porta, Remus cercò le chiavi nella
tasca anteriore dei Jeans ed entrò, convinto di trovare i
due amici.
"Sirius?" chiamò quando entrò, ma nessuno gli
rispose. "Peter?" ancora niente.
Si recò perplesso in cucina dove ad attenderlo appesi al
frigo c'erano una cartina e 11 post-it verdi fosforescenti.
Prese la cartina in mano e la osservò, rappresentava Londra
ed era stato segnato un percorso con un pennarello rosso che giungeva
fino a un punto in centro. Il punto era segnato con talmente tanta
forza che il foglio era bucato.
Era certamente opera di Sirius, ma ancora non aveva capito dove voleva
andare a parare.
Staccò il primo post-it e lesse:
Lupin è giunto
il momento della verita!!!!
Divertito Remus prese il secondo.
Ammetto che l'idea dei
post-it è una cazzata però...
La frase era troncata a metà perchè Sirius con la
sua calligrafia enorme aveva occupato tutto il foglietto. Con le
lacrime agli occhi per le risate, Lupin prese il terzo.
Va bene va bene la smetto
di sproloquiare altrimenti...
Anche stavolta Black non era riuscito a concludere ciò che
voleva dire cosi, com'era prevedibile, aveva perso la pazienza con il
quarto.
VI ODIO DANNATI MINUSCOLI
FOGLIETTI!!
Alla fine probabilmente si era arreso e aveva dato il compito di
scrivere a Peter che aveva una calligrafia molto più stretta
e minuta.
Ciao
Remus!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Aveva scritto il ragazzo nel quinto post-it, mettendo talmente tanti
punti esclamativi da sprecare l'ennesimo foglietto per niente. A quel
punto era intervenuto di nuovo Sirius, ma ancora una volta i post-it
avevano avuto la meglio su di lui.
Cioè Pete, sei
scemo hai usato tutto un foglio solo per...
Era strano che non li avesse strappati tutti per la rabbia,
riflettè Remus guardandosi intorno. Non si stupì
di trovare il pavimento cosparso di minuscoli coriandoli verdi. Piegato
in due dalle risate afferrò il sesto foglietto, sperando che
finalmente qualcuno gli spiegasse che volevano da lui, ma ovviamente le
sue speranze furono disattese.
AHHHHHHH!!!!!
Stufi della battaglia che stava venendo vinta senza ombra di dubbio dai
post-it i due amici si erano infine decisi a spiegarli come stavano le
cose.
Rem questa sulla cartina
è la strada per lo Unicorn.
La risata di Lupin immediatamente si spense, sostituita da un'
espressione di assoluto stupore.
Tu fingi che non te
l'abbiamo detta noi e
aveva scritto Peter
noi fingeremo che tu non
ci sia andato.
aveva concluso Sirius.
Sporcaccione!!!
Con una mano tremante Remus aferrò nuovamente la cartina,
poi un piccolo sorriso si dipinse sulle sue labbra.
Adorava i suoi amici.
"Sirius ma sei sicuro che ci andrà?"
Peter e Sirius erano appostati sulla terrazza dell'appartamento di
Remus da almeno quattro ore. Dopo aver piazzato i post-it in cucina si
erano nascosti in un angolo, attendendo con ansia che l'amico tornasse
dalla sua passeggiata e trovasse la cartina.
Peccato che Lupin ci avesse messo molto più tempo di quello
che pensavano a tornare.
Ormai quasi liquefatti dal sole, quasi gridarono di gioia quando il
ragazzo varcò la porta, convinti che niente sarebbe
più potuto andare storto, ma ovviamente si sbagliavano.
Remus infatti, quando ebbe finito di leggere i bigliettini, invece di
precipitarsi fuori come Sirius aveva supposto che avrebbe fatto, si era
seduto pensieroso su una sedia, rimanendo per parecchi minuti a fissare
nel vuoto.
"Ci andrà, Peter. Ci andrà.... O altrimenti, ti
giuro, lo scotenno vivo con queste mie stesse mani!"
"Ma magari a lui quella ragazza non piaceva poi così
tanto..." obiettò timidamente Peter, facendo sobbalzare
Black per l'indignazione.
"Peter! Te l'ho detto un milione e mezzo di volte!" esclamò
nervosamente, anche se in realtà aveva spiegato il piano
all'amico piuttosto velocemente e sparando dettagli confusi a destra e
a manca. "Remus è cotto di quella tizia. COTTO.
Dovevi vedere che faccia aveva l'altro giorno quando l'ha incontrata...
quindi ci andrà. E basta."
"Ma magari aver scoperto che è una spogliarellista l'ha reso
un pochino indeciso..."
"Ma non è sicuro che è una spogliarellista!!!
Probabilmente lavora lì, al bar o... boh... fa la
buttafuori! Oddio, la buttafuori sarebbe meglio di no... non ce lo vedo
Remus con un armadio a muro... ma insomma! Può essere un
milione di cose. La donna delle pulizie, la cassiera... qualunque cosa
che includa i vestiti! Poi io non mi ricordo nessuna spogliarellista
Eileen, ad essere sincero, quindi..."
"Ma magari" lo interruppe ancora Peter, mentre Srius sbuffava
nervosamente "Il fatto che tu l'abbia preso in giro così
tanto l'ha bloccato..."
"Sì, ora è colpa mia se con le ragazze
è Mr. Indecisione!"
"Non ho detto questo. Ma magari..."
"Ma magari, ma magari, ma magari... ma magari si accorge
che gli abbiamo fatto un enorme favore a dargli quel maledetto
indirizzo, no?"
Minus annuì brevemente, mentre Sirius continuava.
"Ok, quella ragazza può essere una spogliarellista... e ok,
magari non sono destinati a passare tutta la vita insieme, ma cosa ci
rimette a provarci? Va là, la incontra e se si accorge che
non fa per lui la lascia perdere. Sta sempre lì a farsi un
milione di domande, senza capire che se una ragazza lo incotrasse e
decidesse di mettersi con lui, sarebbe una ragazza molto, molto, MOLTO
fortunata. E' un bravo ragazzo, gentile, intelligente e -anche se non
me ne intendo- mi sembra anche un gran bel pezzo di fanciullo. Quindi
adesso noi gli diamo questa... spintarella -chiamiamola
così- e lui un giorno..."
Immersi nella loro discussione Sirius e Peter non si erano accorti che
Remus li aveva scovati e stava da diverso tempo -abbastanza per sapere
che Sirius stava tessendo le sue lodi- affacciato alla porta che dava
sulla terrazza, con il sorriso sulle labbra.
"... verrà da noi saltellando con un squadrone di figli e ci
dirà..."
"Grazie amici" sussurrò Lupin facendoli sobbalzare.
"Ehm...." balbettò Black arrossendo appena per essere stato
scoperto a dire quelle cose sull'amico "di cosa?"
Temporeggiare, temporeggiare, temporeggiare e quando sei stato scoperto
negare!!
"Lo sapete."
Remus si voltò e andò a cambiarsi.
Quella serata sarebbe stata molto più importante di quello
che credeva.
Eileen era appoggiata al bancone del bar con aria afflitta. Era entrata
a lavoro da due ore ormai, e anche quel giorno di Remus neanche l'ombra.
Passò una mano fra i capelli biondi con un sospiro, mentre
una delle cameriere le si avvicinava.
"Ancora stai a pensare a quel ragazzo? L'hai visto per dieci secondi,
bambina, lascialo perdere."
"Sono stata un' imbecille, Natalie. Gli ho detto di venire qui senza
spiegargli che io non sono nè una spogliarellista,
nè una prostituta. Lui è un ragazzo per bene...
non vorrà sicuramente avere niente a che fare con me"
Natalie si sedette su uno sgabello di fronte alla ragazza sospirando.
"Beh se credi che sia quello il problema, perchè non lo vai
a cercare e glielo spieghi?"
"Sono già stata al Paiolo Magico, ma lui e i suoi amici se
n'erano andati. Sono stata tre ore sotto il sole ad aspettare di vedere
se lo incrociavo, ma niente. Inizio a sentirmi una cretina, se
permetti. L'ho visto solo per dieci minuti!"
"A volte dieci minuti sono sufficienti..."
Eileen si perse nei suoi pensieri osservando tristemente l'entrata,
quando sentì mancarle un battito.
"Natalie... è lui!"
Remus entrò nello Unicorn che era già scattata la
mezzanotte.
Aveva passeggiato per almeno un'ora di fronte al locale, nervoso e
indeciso, poi alla fine si era fatto coraggio e, dopo aver tirato un
sospiro lunghissimo, era entrato.
La musica era altissima, l'aria era talmente calda che quasi gli
mancava il fiato, un odore di fumo e di sudore e chissà
cos'altro aleggiava nell'aria, mentre una ragazza completamente nuda si
stava esibendo in un palco posizionato proprio al centro del locale.
Cameriere con vestiti talmente succinti, che forse il termine vestito
non era poi cosi appropriato, camminavano ancheggiando provocanti fra i
tavoli, mentre uomini delle età più disparate le
guardavano famelicamente.
Ora, se l'atmosfera nel suo insieme risultava estremamente eccitante,
era vero anche che il tutto era molto squallido. Non ce la vedeva
proprio Eileen in quell'ambiente.
"Remus!! Remus, sono qui!!"
Sentendosi chiamare il ragazzo si voltò.
"Eileen!!" esclamò sollevato. La biondina infatti lo stava
salutando da dietro il bancone ed era -con sua somma gioia-
completamente vestita.
La sua spogliarellista altro non era che la barista!
"Ciao! Io ehm... io... ehm.... sono qui" balbettò Remus,
senza sapere bene cosa dire.
Lei fece per rispondere, ma venne interrotta da un uomo che,
avvicinandosi barcollante al bancone, la chiamò con tutta la
proverbiale grazia che dimostrano gli scaricatori di porto.
"EHi tu! Si tu biondina!! Porta il tuo bel culetto qui e portami un
wiskey!"
Le si gelò il sorriso sulle labbra, mentre Remus
lanciò uno sguardo di fuoco all'uomo, facendo per alzarsi.
"Non ti preoccupare, Remus." disse lei dolcemente posandogli una mano
"Questo è un locale di spogliarelliste, la classe non
è certo di casa"
Eileen si recò a portare il wiskey all'uomo che poi venne
trascinato via da una delle cameriere.
"Allora che dicevamo?" chiese lui quando la ragazza tornò
indietro.
Lei si poggiò con i gomiti al bancone, prendendosi la testa
fra le mani.
"Pensavo che non saresti più venuto, Remus. Sono stata
così sciocca a invitarti qui... chissà che trauma
per te, scoprire che... insomma..."
"In effetti quando Sirius me l'ha detto ho rischiato l'infarto, non
voglio mentirti. A proposito lui viene spesso qua?" chiese con
un'espressione che fece ridere la biondina.
"Oh si.. diverse volte" disse "E' molto galante, sai? Le ragazze lo
adorano. Non ha mai pagato un solo servizio"
Remus rise, passandosi una mano fra i capelli.
"Senti, io stacco all'una." azzardò Eileen, dopo averci
pensato su "Il locale deve chiudere e le ragazze... beh vanno su con i
clienti. Se ti va di aspettarmi, mi farebbe molto piacere"
"I clienti?" chiese Lupin un tantino a disagio.
"Si, i clienti."
"Ma tu... tu non hai mai... cioè..."
Eileen rise voltandosi a versare un bicchierino di wiskey anche al
ragazzo.
"Non sono una prostituta" disse porgendogli il bicchiere, mentre lui
ancora balbettava. "E non lo sono mai stata"
Lui sospirò enormemente sollevato, buttando giù
in un sol sorso il suo wiskey.
"Ti offende se ne sono felice?" chiese.
"No" rispose Eileen, ridendo "Ne sono felice anche io"
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi la ragazza
parlò di nuovo.
"Senti Remus, tu... non sei obbligato a stare qui. Capisco di averti
cacciato in una situazione che..."
"No!" la interruppe lui, guardandola negli occhi "No. No. No... voglio
dire... no."
"Ok... no"
"No! Cioè... ascolta ci ho pensato tanto prima di
presentarmi qui è vero, ma proprio perchè ci ho
pensato così tanto, io so con assoluta certezza che era
quello che volevo fare. Non ho più dubbi. E ora che sono qui
voglio arrivare fino in fondo"
Sentì il sangue gelarglisi nelle vene, quando si rese conto
di ciò che aveva detto, mentre due vocine nella sua testa
estremamente simili a quelle di James e Sirius ridevano senza ritegno.
"No!" urlò per l'ennesima volta, in panico "Io non
intendevo... non che tu non sia carina, anzi sei veramente bellissima e
io... però non volevo dire fino in fondo in quel senso!
Intendevo in fondo alla serata!"
Lei lo guardò per un secondo, in silenzio, poi
scoppiò a ridere, divertita come non ricordava di essere mai
stata in vita sua.
"Tranquillo, Remus... tranquillo. Allora è questione di
un'ora, poi andiamo a fare una passeggiata, magari parliamo un
pò..."
"Mi sembra un'idea fantastica"
L'ora passò in fretta e piuttosto piacevolmente per Remus,
visto che la ragazza si assentava solo pochi minuti per preparare i
cocktails e poi tornava a parlare con lui e ben presto i due si
trovarono per strada a camminare l'uno di fianco all'altra, in preda a
un silenzio molto imbarazzante.
"Stavo pensando una cosa" disse il ragazzo ad un certo punto "se Sirius
ha frequentato il locale -e ho ragione di pensare che l'abbia fatto
anche James- come mai non si sono mai accorti che tu stavi a Hogwarts?
Voglio dire, non mi hanno mai parlato di te."
"Beh..." rispose Eileen, guardandosi i piedi "diciamo che io ho una
capacità particolare nel non farmi notare."
"E' un pò difficile non notare una come te"
"Una come me in che senso?"
"Bellissima" rispose Remus con un sorriso.
Lei tornò a guardare la strada, evidentemente lusingata dal
complimento, ma comunque pensierosa.
"Quindi secondo te si notano solo le persone bellissime"
Lupin rise, alzando gli occhi al cielo.
"Certo che no!"
"Ma sì ammettilo, fingiamo di essere profondi e alla fine
siamo tutti uguali." si allonanò da lui con un sorriso, poi,
dopo aver volteggiato un paio di volte su sè stessa
iniziò a recitare "Alle sembianze il Padre, alle amene
sembianze eterno regno diè nelle genti; e per virili imprese
per dotta lira o canto..."
"... virtù non luce in disadorno ammanto" concluse per lei
Remus, lasciandola piacevolmente stupita "E' vero, l'umanità
è superficiale. Però devi ammettere anche tu che
l'apparenza è la prima impressione che fai a una persona, so
che non bisogna fermarsi ad essa, ma rimane il fatto che prima di
conoscerti, prima di parlarti, io non potevo sapere quanto tu fossi
intelligente e spiritosa, ma di certo sapevo che eri bellissima. Quindi
quello che intendevo era che si può nascondere il proprio
carattere, perchè chi non lo vuole scoprire non vi
presterà attenzione, ma come si può nascondere
una bellezza del genere?"
Eileen lo guardò dritto negli occhi, con
un'intensità che per poco non lo fece arrossire, poi riprese
a camminare con un sorrisetto divertito.
"Non ti trucchi, metti vestiti smessi di qualche taglia più
grande della tua, ti pettini come una suora..."
"Ma perchè dovresti farlo?"
Improvvisamente la ragazza tacque, inspiegabilmente preoccupata.
"Remus, io..."
"Non devi parlarmene se non vuoi. Non credevo di aver chiesto una cosa
che ti metteva così a disagio, mi dispiace."
"Io vorrei parlartene, davvero. Parlare con te è cosi...
meravigliosamente semplice. Però non posso, è
troppo presto."
Lui annuì comprendendo quello che Nadia intendeva, in un
modo che lei poteva immaginare.
Immediatamente fu corroso dal dubbio.
Cosa gli era venuto in mente? Lui era un lupo Mannaro. Era pericoloso.
Se le cose con lei fossero andate avanti, sarebbe stato costretto a
rivelarle il suo segreto e lei sarebbe fuggita. Sarebbe riuscito a
sopportarlo? E se le cose non fossero andate avanti sarebbe stato lo
stesso sbagliato.
Camminarono ancora un pò, senza parlare, ognuno immerso nei
propri pensieri, poi la biondina si fermò, indicando un
edificio.
"Siamo arrivati. Questa è casa mia"
Lui annuì, l'indecisione gli aveva tolto le parole.
"Noi non dovremmo stare insieme" disse dopo qualche minuto "Ci sono
cose di me che tu non sai. Potrebbe essere pericoloso."
"Anche tu non sai molte cose di me, cose che non immagini nemmeno....
quindi.... beh... hai ragione sarebbe la soluzione migliore,
però..." si avvicinò posandogli le mani sul
petto, avvicinando pericolosamente il suo viso a quello di lui.
"Però?"
"Non te ne andare" sussurrò talmente piano che Remus
pensò di esserselo sognato.
Guardò quegli occhi meravigliosi troppo spesso offuscati da
un dolore che lui ancora non poteva conoscere,osservarlo speranzosi,
guardò quelle labbra rosse, appena socchiuse e invitanti e
capì che in quel momento, per quanto le sue motivazioni
fossero più che eccellenti, la ragione non avrebbe avuto la
meglio.
Le prese il viso fra le mani e la baciò.
Remus aprì gli occhi, confuso.
Sentiva un peso non bene identificato all'altezza del petto.
Alzò appena il capo, convinto che Sirius gli avesse fatto
qualche strano scherzo, ma si sbagliava.
Accoccolata contro di lui, c'era una ragazza bionda, profondamente
addormentata, con un'aria beata dipinta sul volto. Sembrava che non
dormisse cosi da una vita.
Il ragazzo si voltò in modo da poterla vedere meglio,
portandosi con il viso all'altezza del suo. Innaspettatamente lei si
svegliò, spalancando gli occhi azzurri con il ghiaccio.
"Buongiorno" sussurrò con un sorrisino.
" 'giorno" rispose lui ricambiando il sorriso. Subito si
ricordò dov'era e cosa ci faceva lì.
Dopo che si erano baciati lei l'aveva invitato a salire e lui aveva
accettato.
Quando era arrivato nel piccolo appartamentino si sentiva al settimo
cielo, euforico come non era mai stato nella sua vita, ma l'entusiasmo
era stato ben presto sostituito da un cieco terrore. Quando
erano entrati, infatti, la casa non era vuota.
Ok, non avevano trovato nè serial killer, nè
alieni e tantomento mangiamorte, quindi non erano in immediato pericolo
di morte, ma da un certo punto di vista il nostro Remus avrebbe
preferito di gran lunga un alieno puttosto che trovarsi di fronte lei:
una baby-sitter.
Ad un primo sguardo una baby-sitter può non sembrare una
presenza tanto tragica, ma a un occhio più logico e attento
appariva subito chiaro che non era così. Una baby-sitter
significava un bambino. Un bambino significava.... beh un bambino! Che
diavolo poteva farci un bambino in casa di Eileen???
Prima pensava che fosse una spogliarellista, ora si trovava di fronte
una potenziale ragazza madre. Non che avesse qualcosa contro le ragazze
madri intendiamoci, ma già per lui era complicato avere una
relazione normale con una persona, mettici in mezzo un bambino e la
situazione diventava insostenibile!
Remus era impallidito a tal punto che Eileen si era preoccupata.
"C'è qualcosa che non va?"
Il ragazzo aveva tentato di rispondere, ma la bocca aveva
definitivamente chiuso i legami con il cervello, rendendolo incapace di
pronunciare una qualsiasi parola di senso compiuto.
"Ba-ba-ba-ba.." aveva balbettato. Poi si era arreso e aveva indicato la
porta con uno sguardo disperato.
"Ceryl" aveva sussurrato la biondina senza capire "E' la baby-sitter...
oh!" finalmente aveva compreso "Io non ho figli" aveva detto infine
sperando di evitargli un infarto. "Ho un fratello di undici anni e
visto che lavoro fino a tardi ho assunto una baby-sitter"
"A cosa stai pensando?" chiese lei, cercando una posizione
pià comoda.
Erano sdraiati sul divano letto di Eileen. La casa era troppo piccola e
aveva un'unica camera da letto che lei aveva concesso al fratellino,
così era costretta a dormire nel salottino, dove la sera
prima si era accomodata insieme a Remus.
Avevano parlato a lungo, per tutta la notte, interrompendosi soltanto
per concedersi qualche bacio di tanto in tanto. Lui le aveva raccontato
di sua madre, dei conflitti del padre e, sebbene non avesse mai
accennato al suo problema, era stato completamente sincero, sentendosi
libero di parlare come gli era successo molto di rado nella sua vita.
Anche lei gli aveva raccontato della sua vita. Gli anni passati
all'orfanotrofio, di come aveva cresciuto il fratello, gli anni ad
Hogwarts passati nell'ombra. Era evidente che anche lei aveva qualche
segreto. Ad esempio non aveva mai spiegato che fine avessero fatto i
genitori, o perchè si fosse condannata all'anonimato
volontariamente in quel modo.
Alla fine si erano addormentati, l'uno nelle braccia dell'altra.
"A niente... pensavo solo a quanto devo esserti sembrato cretino ieri
sera"
Lei ridacchiò, ma prima che potesse rispondere il fratello
le sbraitò dalla sua stanza.
"SORELLAAAA!!! SVEGLIATI IMMEDIATAMENTE!"
Eileen alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
"Il mio amato fratellino è sveglio, hai sentito che vocetta
delicata?" disse a Remus, che sorrise.
Non aveva fatto in tempo a finire la frase, che il ragazzino aveva
fatto la sua trionfale entrata nel salottino. Alto poco più
di un metro e cinquanta con i capelli castano chiari sparati in tutte
le direzioni e un adorabile pigiama blu con una miriade di paperelle
gialle disegnate sopra.
"Eileen! Questa storia delle baby-sitter deve finire!! Quella
lì che mi hai mandato... Ceryl... avrebbe potuto essere
benissimo la mia ragazza, maledizione!"
"Si, certo Lucas... in un'altra vita" sbuffò lei in
risposta, alzandosi su un gomito per vederlo meglio. "E come le
conquisti? Mostri loro quel magifico pigiama a paperelle?"
"Innanzitutto le donne ADORANO questo pigiama! E poi..." si
voltò, notando Lupin per la prima volta, osservandolo con
uno sguardo che era degno di un James Potter dei tempi d'oro. "tu chi
sei?"
"Io sono un amico di tua sorella"
Lucas sbuffò. "Si certo. Un suo amico. E hai dormito insieme
a lei? Devi essere un amico piuttosto intimo..."
"Lucas smettila!" esclamò Eileen alzandosi dal letto. "Forza
prepariamo la colazione. Remus, tu che vuoi?"
"Ehm... quello che prendete voi va bene, grazie"
Il ragazzino lo guardò sottecchi, sedendosi su uno
sgabellino in cucina.
"Dove l'hai trovato uno per benino così? Non mi sembra tipo
da Unicorn..." disse sgranocchiando un biscotto.
"Lucas smettila" ripetè la biondina mentre iniziava a
scaldare il caffè. "Siediti Remus, non badare a Mr.
Paperella."
"Ehi!!" protestò l'undicenne, indignato, mentre Lupin si
sedeva di fianco a lui. Il ragazzino eistò un pò
e poi parlò di nuovo, rivolto a Remus "Come vi siete
conosciuti?"
"Siamo a Hogwarts insieme. Io sono un Grifondoro."
"Davvero un Grifondoro?? E' la mia casa preferita!!E' forse Grifondoro
la vostra via, culla dei coraggiosi di cuore: audacia, fegato,
cavalleria fan di quel luogo uno splendore!!! Fantastici!! Io spero di
finire lì l'anno prossimo.... ehi aspetta un momento. Non
cercare di sviare il discorso."
"Io non ho fatto proprio niente" rispose Remus sorseggiando il
caffè che la ragazza gli aveva offerto.
"Si, si.. comunque..." disse Lucas, riprendendo il suo discorso "Vi
siete conosciuti ad Hogwarts. E come mai tu appari solo ora?"
"Ci siamo incontrati al Ghirigoro qualche giorno fa e io l'ho invitata
a uscire insieme una sera, ma lei mi ha detto che lavorava
così sono andato a trovarla lì."
"Sei stato allo Unicorn?" gli domandò con gli occhi sgranati
per lo stupore "E com'è? E' vero che le ragazze si
esibiscono completamente nude? E le cameriere.. le cameriere... ehi
aspetta un momento.." disse ancora una volta, tornando serio "Lo stai
facendo un'altra volta! Ti ho detto di non sviare il discorso!"
"Un'altra volta... io non ho fatto proprio niente" rispose
pazientemente Remus, senza scomporsi.
"Come fai a sopportare in questo modo?" esclamò Eileen
sedendosi, mentre porgeva loro due piatti con uova e pancetta.
"Io vivo insieme a Sirius" disse come spiegazione e lei
annuì, comprensiva.
"Comunque!" si intromise ancora Lucas "Ieri sera era la prima volta che
uscivate insieme e tu sei già rimasto a dormire qui!"
"Non è successo niente, davvero.." provo a rispondere Lupin,
ma venne interrotto.
"Pensi che abbia due anni!! Io mi accorgo di certi sguardi! E poi..."
"Lucas..." lo richiamò inutilmente Eileen.
"No, Eileen non mi interrompere! Stavo dicendo... Io..."
"Lucas..."
"No! Io continuo a parlare! Non mi interessa se..."
"Lucas oggi non ti porto a Diagon Alley" disse la biondina con un
sorriso vittorioso.
Lui finalmente tacque strabuzzando gli occhi, sconvolto.
"COSA!!!" sbraitò fuori di sè "Dai Eileen ho un
appuntamento!!"
"Non vedo perchè la cosa dovrebbe riguardarmi"
"Dai! TI prego! Non farò più il terzo grado a
questo qui... questo Remus davvero. Mi farò i fatti miei per
oggi. Daaaai portami a Diagon Alley!
Tipregotipregotipregotipregotiprego!!"
"Mi sembra che sia abbastanza pentito" si intromise Remus, con un
sorriso.
"Vedi lo dice anche lui! Daaaaaaaaai!"
"Dai, Eileen. Magari possiamo fare anche noi una passeggiata insieme,
dopo che avrai accompagnato Lucas al suo appuntamento"
Lei lo guardò per un secondo negli occhi, prima di
rispondere.
"Ok"sussurrò.
"Fingerò di non vedere gli sguardi che ci sono fra di voi,
ma solo perchè il mio appuntamento è TROPPO
importante"
Si alzò, dirigendosi verso la sua camera.
"Mi vado a vestire" disse "I vestiti mi piacciono, vorrei trovarveli
sempre addosso quando tornerò"
"Lucas!!!" sbraitò Eileen, ma lui aveva già
chiuso la porta.
"Scusalo. E' un bravo ragazzo davvero... è solo un
pò vivace" disse poi rivolta a Remus.
"Non ti preoccupare, non è un problema." rispose il ragazzo
"Senti, Eileen... io dovrei passare un minuto da casa. I miei amici
saranno preoccupati per me. Se.. beh... se ti va potresti venire
insieme a me, cosi potrei presentarteli. Anche Lucas è
ovvio. E... e poi andiamo insieme a Diagon Alley."
"Mi sembra un'ottima idea"
Si guardarono per un secondo, in silenzio, poi lei si
avvicinò alle sue labbra, ma prima che potesse sfiorarle un
urlo li fece trasalire.
"EILEEN!! VAI A PREPARARTI!! NON VOGLIO ARRIVARE IN RITARDO!!!"
"Mancano 6 ore all'appuntamento!!" rispose la ragazza stizzita,
alzandosi in piedi "Dannazione!!"
Remus si alzò, andando a piazzarsi di fronte a lei. Con la
mano destra le accarezzò dolcemente una guancia, mentre con
l'altra l'avvicinò a sè, coinvolgendola in un
bacio appassionato.
"Vai a prepararti" le sussurrò a fior di labbra, quando si
separarono "Ti aspetto qui"
"Davvero mi aspetterai?"
"Credo di averti già aspettato per tutta la vita."
Eccomi quiiiiiii!!!!!!!!
D'anticipoooooo!!! Tataratatattttttaaataaaaaaaaaaaa!!
Ok fanciulli e
fanciulle, questo capitolo non mi convince per niente. Non sono brava a
rendere le situazioni amorose, quindi aspetto con maggiore ansia del
solito le vostre opinioni.
Comuuuunque xD vado a
rispondere alle vostre stupenderrime recensioni e vi dico che vi amo
miei amati lettori.
A presto!!! (spero)xD
Ps. se qualcuno ha
trovato o trovasse scritto Nadia al posto di Eileen in qualche parte MI
SCUSO TANTISSIMISSIMISSIMO. Nella versione originale si chiamava e
così e ci sta che mi sia sfuggito di cambiare.
RIperdonatemi!
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Capitolo 8 *** Uno, nessuno e centomila ***
Sirius stava dormendo stravaccato su di una scomodissima
poltroncina girevole. Aveva una mano mollemente appoggiata
sul petto, mentre nell'altra stringeva un orsetto di Peluches. Al suo
fianco l'amico Peter Minus era sdraiato a pancia in giù sul
ben più comodo divano, russando in un modo tale che pareva
un camion in avarìa.
Il bel Black aprì un occhio, sentendo una dolorosa fitta
alla schiena. Gettò uno sguardo assonnato alla finestra,
scoprendo con stupore che era già mattina inoltrata.
"Pete!" esclamò con la voce impastata dal sonno "Pete!! E'
mattina, dannazione! L'abbiamo mancato!"
Il piccolo Peter Minus saltò in piedi, spaventato e spaesato.
"Vai a controllare se è un camera!" disse Sirius, cercando
di alzarsi.
Peter obbedì, poi tornò in dietro quasi correndo.
"Non c'è!!" esclamò.
"Come sarebbe a dire non c'è!?!"
Black si alzò, andando a controllare di persona la camera,
trovandola come era ovvio, vuota.
"Non c'è" ripetè appoggiandosi al muro.
"Non c'è" gli fece l'eco Peter, non sapendo se essere
preoccupato, arrabbiato o cos'altro.
"Non c'è!!" disse per l'ennesima volta Sirius, ma con
maggiore entusiasmo "Il mio bambino... è rimasto fuori tutta
la notte... con una spogliarellista!!!" ora sembrava quasi commosso
"Devo scrivere a James. Ahia!" esclamò quando
tentò di fare uno scatto verso il tavolo della cucina
"Dannatissima schiena!"
La notte passata ad annoiarsi su quella maledetta sedia girevole di
pelle, tanto scenografica quanto scomoda, aveva finito con il
devastargli la sua povera schiena e adesso si aggirava per casa gobbo e
zoppicante come il celebre campanaro di Notre Dame.
Maledicendo per la milionesima volta l'amico, che non si era degnato di
tornare ad un'ora decente, anzi, che, per essere precisi, non era
tornato affatto, il ragazzo si mosse con maggiore catela verso la
cucina, ben deciso ad avvertire Ramoso del miracolo appena accaduto,
quando un familiare tintinnìo di chiavi lo fece sobbalzare.
"E' lui! Corri Pete!" sbraitò Black come se ne andasse della
loro vita.
Allarmato, Peter corse per raggiungere la sua postazione con la sua
nota e ben rodata agilità di un ippopotamo nel bel mezzo di
una cristalleria, intralciando il già malconcio Sirius che
si muoveva come un vecchietto di 90 anni, impedendogli così
di arrivare alla poltrona in tempo.
"NO!!!!" ululò quando Remus entrò, lasciandolo
pietrificato sulla soglia.
"Che...?"
"No no no!! Ti ho aspettato tutta la notte! Ora esci! FUORI!!"
continuò a gridare Sirius, muovendosi con la grazia di un
pachiderma verso la poltrona "Fuori!!"
Remus chiuse lentamente la porta, perplesso.
"Ma poi rientra!!" gli gridò dietro Peter.
"Bravo Pete! Sarebbe capace di andarsene quello lì..."
commentò Black, sedendosi a fatica. "Aspetta!"
urlò poi, vedendo la porta che si socchiudeva, mentre
cercava il suo orsacchiotto "Aspetta... vai!"
Remus entrò di nuovo e ciò che vide lo
lasciò ancora più perplesso.
La poltrona girevole di Sirius era voltata dalla parte opposta alla
porta, mentre Peter stava in piedi impettito di fianco alla suddetta
poltrona, nel tentativo, piuttosto vano in realtà, di avere
un aria inquietante e minacciosa.
Lentamente Black si voltò, guardandolo con aria severa.
"Ti stavo aspettando..." disse con voce profonda, mentre accarezzava il
suo orsacchiotto.
"Questa dovrebbe essere una scena del Padrino?" domandò
Remus, sollevando scetticamente un sopracciglio.
"Non ti preoccupare. Cosa hai fatto tutta la notte , si può
sapere? Se ti presenti così in ritardo non mi mostri il
rispetto che merito..."
"Il padrino non aveva affatto una sedia girevole... e nemmeno noi prima
di oggi" commentò Lupin, interrompendo di nuovo Sirius.
"L'ho comprata per l'occasione, ok!?! Ora dimmi. Stanotte. Dove sei..?"
"E poi perchè accarezzi un orsacchiotto? Il Padrino aveva un
gatto"
"Senti Remus, io e Peter siamo un cane e un topo se avessimo portato un
gatto in questa casa sarebbe successo un putiferio!!"
esclamò spazientito Sirius "Ora mi vuoi dire dove diavolo..?"
Ma ancora una volta fu interrotto, perchè qualcuno stava
bussando alla porta.
"Permesso?" chiese gentilmente Eileen, facendo capolino.
Alla vista della ragazza, il piccolo Minus immediatamente
arrossì, imbarazzato da tutta quell'assurda situazione che
Sirius aveva creato con tanto impegno, mentre il giovane Black spalancava gli occhi piacevolmente stupito, osservando quasi
famelicamente la ragazza, mentre il suo sguardo brillava di una luce
Malandrina che Remus conosceva troppo bene, per non pentirsi di aver
portato la ragazza a conoscerlo.
"Sirius, Peter... lei è Eileen" tentò Lupin,
sperando di evitare il disastro.
"Ohh finalmente ti conosciamo, Eileen. Il nostro Remus ci ha parlato
così... TANTO di te." disse Sirius porgendo la mano alla
ragazza, mentre si alzava con un agilità sorprendente, date
le continue fitte alla schiena, dalla sedia.
Sirius Black non poteva certo mostrarsi rachitico di fronte a una
ragazza. Anche se era la ragazza di uno dei suoi migliori amici.
"Sì sì... sei proprio splendida come Remus ci ha
raccontanto nelle MILIONI di volte che ci ha parlato di te"
proseguì, mentre Lupin alzava gli occhi al cielo.
"Ti ringrazio..." rispose lei sorridendo divertita. Aveva chiaramente
capito il tentativo di Felpato di mettere in imbarazzo l'amico, che
continuava a passare il peso del corpo da un piede all'altro,
torturandosi le mani, dimostrando senza ombra di dubbio, che sapeva
anche troppo bene cosa l'aspettava "... ma non credo che Remus vi abbia
parlato cosi TAAANTO di me."
"Beh in effetti no. E' noiosamente riservato, dobbiamo cavargli le
parole con il Veritaserum... comunque! Lo conosco troppo bene per non
interpretare le sue reazioni e il suo sguardo dopo averti incontrata,
mi ha parlato ECCOME!"
Lei rise, mentre Lupin si sbatteva una mano sulla fronte e Lucas si
avvicinava timoroso e imbarazzato ai ragazzi.
"Lui è mio fratello, Lucas" disse Eileen continuando a
ridere, mentre posava una mano sulla spalla del ragazzino, che
immediatamente allungò la mano verso Sirius.
"Piacere io sono Lucas." disse senza alzare lo sguardo.
"Piacere Lucas!!! Io sono Sirius! E lui è Peter!"
esclamò gioviale il ragazzo, mentre afferrava la sua mano
con entusiasmo. "Ma non stiamo in piedi, sediamoci, forza! Avrete
sicuramente un sacco di cose da raccontarci!! Vero Pete?"
Ovviamente Peter annuì, mentre tutti si sedevano sul divano
e sulla poltrona, mentre Sir si lasciava cadere sulla sua amata
poltroncina girevole.
"E allora Eileen..." esordì rivolgendosi alla bionda.
"Sirius non cominciare." lo interruppe immediatamente Lunastorta "La
conosci da 4 secondi."
"Remus, non essere scortese. Volevo solo fare un pò di
conversazione con la nostra ospite. Cosa dovrei fare, scusa? Stare qui
in silenzio ad elogiare il mio orsacchiotto?"
"Non ti facevo tipo da orsacchiotto" gli disse Eileen ridacchiando.
"Ehm... infatti è di Peter!"
"Non è vero!!!" protestò indignato il ragazzo.
"Ok è mio... è un surrogato del gatto del
padrino. Volevo spingere Remus a raccontarmi com'è andata la
serata, ma dato che sei qui.... puoi raccontarmelo tu stessa"
Remus sospirò spazientito, abbandonandosi sulla poltrona.
"Perchè?" chiese rivolto al cielo "Perchè mi fai
questo? Che ho fatto di male?"
"E' fatica sprecata non ti dirà niente" si intromise
timidamente Lucas, guardandosi i piedi.
"In che senso?" domandò Sirius.
"Ho provato a chiedere loro cosa fosse successo ieri, ma non hanno
fatto che ripetere: niente, niente, niente, abbiamo parlato, Lucas...
ma intanto hanno dormito insieme sul divano!"
"Lucas!" lo richiamò Eileen, con un occhiataccia, ma ormai
la bomba era stata sganciata.
Sirius rimase come gelato nella sua posizione, mentre la luce nei suoi
occhi ormai risplendeva di luce propria. "Avete dormito insieme..."
sussurrò quasi estatico "Bene, bene, bene..."
"Sirius, non ho nessuna intenzione di...!"
"Remus, ma io non ho detto niente. Ho detto qualcosa Pete?" Peter
ovviamente negò "Vedi? Niente... Ho solo ripetuto le parole
di Lucas. Certo che dormire insieme al primo appuntamento e non fare
niente è piuttosto strano, ma se voi dite cosi..."
"Senti Black. Se io e Remus avessimo fatto qualcosa di ciò
che intendi tu, Remus non avrebbe di certo quell'espressione.... forse
non sarebbe nemmeno in piedi."
Un silenzio imbarazzato cadde nella stanza, mentre Felpato si voltava a
guardarla, tanto stupito quanto felice. Adorava le sfide!!
Soprattutto se queste sfide comprendevano una lotta all'ultima maliza
con la nuova fiamma di Remus.
"Nemmeno in piedi... Wow! Così ti piace farlo in modo
violento?"
"Mi piace farlo in molti modi"
Non era così difficile da sconfiggere come credeva, la
fanciulla. Certo, a Remus ormai era quasi esplosa la testa, ma poteva
abbandonare la battaglia per un futile motivo come quello?
Che domande! Certo che no!!
"Per esempio?"
"Ok basta!!" gridò Remus, decidendosi ad intervenire, visto
che non solo a lui stava per esplodere la testa, ma che anche il povero
fratellino di Eileen era prossimo alla dipartita "Lucas non avevi un
appuntamento, tu?"
"SI!" esclamò lui, che non voleva l'ora di porre fine a
quell'angoscia, balzando in piedi.
"Siediti Lucas, è fra quattro ore!" rispose Eileen,
sorridendo.
"Un appuntamento con una ragazza?" chiese Sirius.
"Tu devi farti proprio i fatti di tutti?" domandò stizzito
Remus, alzando -di nuovo- gli occhi al cielo "Sei l'essere
più petulante che esista sulla faccia della terra!!"
"Sì lo so. Ed è per questo che mi amate!!!"
esclamò Black sorridendo "E non dire che non è
vero... tanto non ti ascolto!!" disse poi, cercando di evitare il
prevedibile commento dell'amico, che, suo malgrado, stava sorridendo
"Allora? E' carina?" domandò tornando a rivolgersi
all'undicenne.
Lucas parve recuperare il suo entusiasmo. "Sì, molto. Ha
dodici anni!"
"E tu ne hai..?"
"Undici!"
"Wooooh cerchi già le ragazze più grandi eh!
Furbacchione! Mmm undici anni...ma allora a settembre verrai ad
Hogwarts!!!"
"Si! Spero di finire a Grifondoro! Ma anche Corvonero andrebbe bene...
basta non finire a Serpeverde perchè mi stanno antipatici e
Tassorosso... beh... mi sembrano abbastanza inutili."
"Cerca ragazze più grandi. Vuole andare a Grifondoro. Questo
è il mio futuro discepolo!"
"Un'altra vita rovinata...." commentò Lupin con un sospiro
"Mi dispiace, Eileen, è tutta colpa mia..."
"Oh non preoccuparti" rispose lei "Tanto se non si decide di buttare
quel benedetto pigiama con le paperelle, la carriera da latin lover
è finita in partenza."
"Ancora! Il mio pigiama con le paperelle è bellissimo!!"
esclamò Lucas, poi si rivolse a Sirius "Serve per le ragazze
molto più grandi di me. Mi butto sul tenero e coccoloso,
così mi prendono in braccio."
Sirius lo guardò per un secondo senza battere ciglio, poi
disse con una serietà quasi comica:
"Voglio un pigiama con le paperelle"
Tutti scoppiarono a ridere, ma Sirius non stava scherzando.
"No, davvero. Remus segnalo sulla lista della spesa!!"
"Abbiamo una lista della spesa?"
"Certo che sì, è sul frigo."
Lupin si alzò dirigendosi con aria scettica, per non dire
allarmata, in cucina.
Afferrò il foglio che era attaccato al frigorifero e lesse
"1. Una piscina gonfiabile. 2. Wiskey. 3. un pony 4. una piscina
gonfiabile. 5. coso di plastica... una lista molto dettagliata... ah
ecco qui: 11. una piscina gonfiabile. Ci tieni molto a questa piscina
eh Sir?"
"Si, beh..." disse Sirius dondolandosi sulla sua sedia girevole, mentre
Lucas e Eileen ridevano a crepapelle "Avevo paura di dimenticarla,
così ogni volta che la telecosa passava la publicina.."
"Pubblicità" lo corresse Peter.
"Sì, insomma, quella lì... ogni volta io la
riscrivevo nella lista."
"E con un pony che ci fai?" chiese Remus, non troppo sconvolto.
Dopotutto era con Sirius che stava parlando.
"Non lo so. Ma se l'ho scritto nella lista doveva essere importante.
Pete tu ti ricordi...?"
"No no dai non mi interessa" lo interruppe Lupin "ma per esempio il
latte ce l'abbiamo? Il pane?"
"Che vuoi che ne sappia! Mica posso segnare tutto io"
"Remus, anche tu, come sei esigente!" intervenne Eileen senza riuscire
a smettere di ridacchiare "Comunque, se vi va, possiamo andarci insieme
a fare la spesa, c'è un supermercato babbano proprio qui
vicino. Non credo che abbiano pony, ma sono abbastanza certa che
abbiano una piscina gonfiabile e forse -chissà- anche un
pigiama con le paperelle"
"Supermercati Babbani!!! Non ci sono mai stato!!!" esclamò
Sirius con eccessivo entusiasmo.
"Beh se non vuoi..."
"Andiamoci miei prodi!!!! Mi vado a vestire!!! Poi tutti alla volta dei
supermercati!!"
Eileen si rivolse anche a Peter, temendo di essere stata troppo
invadente.
"Certo, non vogliamo darvi fastidio... quindi se non..."
"Ma che fastidio e fastidio!!! Io e te abbiamo un discorso da
terminare, mia cara! Andiamo Pete!! Vestiamoci per andare a questo
supercoso! Come mi devo vestire per andare a un supercoso? E' un luogo
sofisticato? Sportivo? Oppure nessuno ci fa caso? E devo venire armato
o no? E' un luogo pericoloso? Tranquillo? O nessuno ci fa caso? E
poi..."
"SIRIUS!!!"
"Remus non c'è nessun bisogno di gridare..."
"Sirius... vai a vestirti!"
Sirius se ne andò, lasciando Eileen e Lucas in preda alle
risate, mentre Lupin sorrideva, consapevole che non sempre l'entusiasmo
di Black era perfettamente gestibile.
In un luogo molto lontano da quello, durante la stessa sera in cui
Remus aveva conosciuto la ragazza che aveva popolato i suoi sogni in
quell'ultima settimana e in cui Sirius aveva cercato disperatamente di
sorprendere l'amico al suo ritorno dalla sua serata galante, un altro
dramma ben più doloroso si stava consumando.
Lily Evans stava seduta su un'elegantissima poltroncina bianca
posizionata in un magnifico giardino, addobbato alla perfezione per
celebrare l'imminente matrimonio della cugina.
Era da sola.
Non solo fisicamente in quel momento, ma universalmente.
Non aveva un solo amico al mondo, una sola persona con cui lei potesse
confidarsi, sulla spalla della quale lei avrebbe potuto anche piangere,
se ne avesse sentito il bisogno, o semplicemente una persona che si
prendesse la briga di chiederle come stava, interessandosi realmente
alla sua risposta.
L'unico che si fosse dimostrato disponibile a darle una mano in un
momento di crisi, era James e lei l'aveva cacciato via nel modo
peggiore possibile.
Il cieco terrore di dover affrontare una nuova sconfitta, un nuovo
tradimento, l'aveva portata ad aggredire il ragazzo, prima ancora di
avere il tempo di capire le sue parole. Parole che non facevano altro
che rimbombarle in continuazione nella testa, impedendole di
concentrarsi sulla festa che continuava imperterrita e indifferente
intorno a lei.
Non sei tu che mi corri
dietro da... da sempre, maledizione!
Quindi non giudicarmi,
Evans. Tu non mi conosci. Non hai mai voluto conoscermi.
Non aveva mai voluto conoscerlo perchè l'aveva sempre
ritenuto un sciocco bambinetto arrogante e viziato, ma se
quell'arroganza, quella borìa altro non fosse che una
maschera?
Maschere tali e quali a quelle che aveva portato lei per tanti anni.
Maschere create per nascondere tutte le sue paure e le insicurezze
dettate dal dover affrontare un mondo a lei sconosciuto. Maschera che
spesso avevano dovuto celare il dolore dovuto alle delusioni provocati
da quelli che lei credeva amici.
Centomila maschere, perchè Lily Evans non poteva accettare
di non essere in grado di badare a sè stessa.
Talmente tante maschere che adesso non sapeva più chi era.
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