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di AnUnderdog
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** 2.Domande ***
Capitolo 3: *** Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Nell'ombra ***
Capitolo 5: *** Cicatrice ***
Capitolo 6: *** Come ai vecchi tempi ***
Capitolo 7: *** Viaggio ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


1.Un nuovo inizio
 
Era tornato. Non era risorto come tutti si aspettavano che facesse, ma aveva lasciato un erede. Alcuni pensavano che fosse suo figlio, ma Harry sapeva che Lord Voldemort non avrebbe mai osato farlo. Avere un contatto non solo fisico, ma anche emozionale così diretto con chicchessia sarebbe stato un atto d’amore troppo grande. Il seguace di Voldemort non era da meno rispetto al suo maestro: uccideva senza alcuno scrupolo, creava scompiglio, agiva da solo ma si stava già creando un gruppo di sostenitori sempre più ampio.
Da quando aveva iniziato a sterminare Mezzosangue, l’intera società magica aveva contattato l’unico Auror in grado  di porre fine a quella situazione, colui che già una volta aveva combattuto il male e ne era uscito vittorioso: Harry Potter.
“Dannazione! Possibile che non abbiano imparato nulla dalle esperienze passate?” Harry era fuori di sé:possibile che la situazione si stesse ripetendo? Non solo un altro Voldemort, ma anche altri Mangiamorte, uomini pronti a seguirlo in tutto e che erano poco più di servi per lui. E per di più tutti non facevano altro che ripetere ad Harry che se ce l’aveva fatta una volta, la seconda sarebbe stata una passeggiata, ma loro non c’erano passati. Loro non avevano idea di cosa volesse dire avere il peso dell’intera società magica sulle proprie spalle.
“Harry, lo so: la gente continua a fare gli stessi errori. E’ come la Guerra dei Maghi contro i Folletti: entrambi ci sono caduti più e più volte prima di capire che era inutile continuare a combattere. E ancora oggi i maghi non vogliono rivelare ai folletti il segreto delle bacchette magiche e i folletti non hanno intenzione di svelarci i loro metodi per forgiare oggetti preziosi! Ma tornando a noi, questo non vuol dire che tutto sarà come prima: la comunità magica è preparata questa volta, sa quali sono i pericoli e prenderà senz’altro delle precauzioni!”
Hermione in quei 21 anni non era affatto cambiata: era sempre razionale ed esasperantemente ragionevole.
“Per non parlare del fatto che non si sa se quelle voci siano vere: insomma, il ritorno di Voldemort? Ma dai, non ha capito che è fuori moda quanto quella lagna di “Un calderone pieno di forte amor bollente” di Celestina Warbeck? Amico, ritirati!” Ron era assolutamente convinto che tutto si sarebbe risolto per il meglio, e questo faceva infuriare Harry ancora di più.. Sentiva già la pressione provocata dal peso degli eventi piombargli sulle spalle senza alcun preavviso. “Possibile che non capiate? E’  tornato! Io lo sento. La cicatrice ha ricominciato a bruciarmi”. Hermione sgranò gli occhi talmente tanto che sembravano grandi quanto le sfere che usavano a Divinazione, mentre a Ron andò di traverso la Cioccorana che stava azzannando con ferocia. A Harry sembrò di essere tornato ai vecchi tempi.





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Salve a tutti! Lo so: l'introduzione è molto breve, ma voglio sondare un pò il terreno: vi piacerebbe se continuassi questa storia? E' la mia prima storia qui su EFP e  ci tengo davvero molto. Mi raccomando, fatemi sapere se vi piace! Ogni critica è accettata purchè sia costruttiva ;D

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Capitolo 2
*** 2.Domande ***


2.
 
Una donna con una severa crocchia sulla cima della testa stava parlando con qualcuno, o meglio, con qualcosa. Si trovava in una stanza ornata di pochi delicati strumenti d’argento che emettevano ronzii e tranquilli borbottii, posti su tavolini snelli. Ritratti di uomini e donne sonnecchianti erano appesi alla parete dietro la scrivania.
“Albus,io… Non ho il coraggio. Non è possibile che dei ragazzi così giovani debbano trovarsi a combattere contro qualcuno con poteri infinitamente al di sopra delle loro conoscenze. Non sappiamo quanto quest’uomo sia potente, ma essendo seguace di Voldemort non ci possiamo aspettare nulla di promettente!”
La donna stava parlando con voce angosciata rivolta ad un quadro. Al suo interno un uomo con una lunga barba bianca e degli occhiali a mezzaluna posti sul naso storto annuì comprensivo.
“Minerva, lo so che non è facile. Quando io guardavo Harry, mi sembrava quasi che gli stessi rubando l’infanzia per il compimento di un’impresa senz’altro troppo grande per un ragazzo, e mi chiedevo se Sibilla non si  fosse sbagliata. Tuttavia alla fine tutto è andato per il meglio. Io ho avuto il coraggio di prendere in mano le redini della situazione, Minerva, e mi aspetto che tu faccia altrettanto in quanto non sei da meno rispetto a me.”
Minerva McGranitt distolse lo sguardo dal ritratto di Albus Silente, poi annuì.
Con un sospiro disse:
”Va bene, convocherò i ragazzi e i genitori qui domani stesso. Sei sicuro che…?”
“Assolutamente. Non dimenticarti di avvertire anche il professor Paciock!”
Minerva fece un cenno d’assenso e con aria decisamente combattuta si avviò verso le scale a chiocciola.
 
**********
 
Nella stanza era calato il silenzio. Nessuno dei tre aveva il coraggio di parlare. La prima a rompere il silenzio fu Hermione.
“Harry… Perché non ce l’hai detto prima? Insomma, avevi detto che la cicatrice non bruciava più. Come è possibile? L’Horcrux che ti era rimasto attaccato addosso… Non lo avevi distrutto?”
Harry si aspettava delle domande del genere.
“Sì Hermione, ho distrutto l’Horcrux, ma non ho idea del perché la fronte mi bruci ancora”.
“Ma… Non è possibile! Voglio dire… Tu hai ucciso Voldemort, quindi l’Horcrux deve essere stato  distrutto, no? Non potrebbe essere solo suggestione o qualcosa del genere?” disse Ron.
Harry lo fulminò con lo sguardo e Ron ammutolì, forse consapevole delle assurdità che aveva appena detto.
A quel punto l’orologio a cucù nella stanza suonò ed Hermione scattò in piedi.
“Sono già le sei! Oh no, oh no, oh no! Gerard mi ucciderà… Possiamo  continuare il discorso stasera?” e senza aspettare alcuna risposta si avvicinò a Ron, gli diede un bacio frettoloso ed in un lampo fu fuori dalla porta.
Hermione lavorava al  Ministero della Magia nel reparto Manutenzione Magica. Appena terminati gli studi, aveva presentato richiesta all’Ufficio, aveva fatto gli esami necessari, ed era passata con il massimo dei  voti.
Ron invece, come Harry ed Hermione, lavorava al Ministero, ma era il capo dell’Ufficio per i  Giochi e gli Sport Magici. Aveva dovuto fare l’esame due volte perché al primo si era dimenticato tutto per l’emozione, ma al secondo tentativo aveva sfiorato la perfezione, ed ora godeva di un’ottima reputazione all’interno del Ministero.
Harry fu distolto dai suoi pensieri a causa di uno strano ticchettio. Ron sembrava non essersi accorto di nulla e stava fissando le sue scarpe, leggermente pallido in faccia. Guardandosi intorno, Harry identificò la fonte del rumore: un gufo marrone dall’aria austera stava beccando con insistenza il vetro della finestra. Harry aprì, il volatile volò all’interno, si appoggiò sul tavolo e tese la zampa ad Harry che sfilò la lettera che vi era legata. Leggendola la fronte di Harry si riempì di rughe e le sue sopracciglia si alzarono talmente tanto da scomparire quasi nei suoi capelli indomabili.
“Amico, cosa succede?” chiese Ron.
“Leggi qua:
 
<< Cari signori Harry James Potter e Ginevra Molly Weasley,
vi preghiamo di recarvi urgentemente in sede della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts domani stesso. Purtroppo non mi è possibile spiegarvi via lettera il motivo della convocazione, ma esso vi sarà esposto al vostro arrivo in luogo. Mi scuso per il brevissimo preavviso, ma essendo un questione di estrema importanza, non  ho potuto rimandare oltre questo appuntamento.
Cordialmente
Minerva McGranitt
Direttrice >>
 
“Oh oh, cosa avrà combinato stavolta James?” disse Ron con un ghigno stampato in faccia.
Harry non fece in tempo a controbattere, che un nuovo rumore distrasse la sua attenzione. Il suo sguardo balenò alla finestra: era un altro gufo!
Harry l’aprì nuovamente, fece per sfilare la lettera dalla zampa dell’animale, ma lui lo beccò e volò verso Ron. Sorpreso, l’uomo prese la lettera. Il gufo volà via.
“Cosa dice?”
“La stessa cosa che dice a te, solo che inizia con ‘Cari signori Ronald Bilius Weasley e Hermione Jean Granger…’ ”.
I loro sguardi preoccupati si incrociarono: cosa potevano aver fatto stavolta i loro figli?
 

Salve a tutti!
 Eccomi qui, con un nuovo capitolo ed ansiosissima di farvelo leggere! Spero davvero che vi piaccia: ho cercato di delineare un po’ meglio ciò che è accaduto ai nostri personaggi in questi anni, e di porre alcune domande…
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Aggiornerò al più presto ;)

 

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Capitolo 3
*** Hogwarts ***


3.
 
Il giorno seguente Harry, Ginny, Ron ed Hermione si recarono ad Hogwarts e Ron quasi si Spaccò: si era scordato che entro i confini della scuola era impossibile Smaterializzarsi.
Ginny era ancora più pallida del solito, Hermione non la smetteva di parlare ed Harry e Ron continuavano a scambiarsi sguardi esasperati.
Varcarono la soglia del castello. Tutto era esattamente come lo avevano lasciato nonostante la scuola fosse stata distrutta. Giunsero infine allo studio della preside, che era sempre al solito posto. I due gargoyle, che dopo la guerra contro Voldemort erano stati aggiustati, chiesero:”Parola d’ordine?” .
Hermione rispose:”Smaterializzazione Congiunta”. I due gargoyle lasciarono libero il passaggio.
“Come fai a sapere sempre tutto?” chiese Ron, sconvolto.
“Semplice: la McGranitt mi  ha inviato un biglietto con scritta la parola d’ordine” disse divertita Hermione.
 
Una volta in cima alle scale a chiocciola, Ginny bussò.
“Avanti” disse una voce stanca. Aperta la porta, i quattro si  ritrovarono davanti a quella che era stata la loro professoressa. Era notevolmente invecchiata in quegli anni.
“Salve professoressa” disse Harry. Solo dopo si rese conto che ormai non era più la sua insegnante, ma chiamarla per nome per lui sarebbe stato troppo strano.
Lei sorrise e disse:” Salve ragazzi. Accomodatevi pure, a momenti dovrebbero arrivare anche i vostri figli”.
Nei minuti seguenti calò un silenzio imbarazzante durante il quale Harry stringeva un braccio a Ginny che era immobile, mentre Ron osservava Hermione che continuava a trocersi nervosamente le mani.
Finalmente si sentirono degli energici colpi, e cinque ragazzi entrarono. James entrò baldanzoso dalla porta della Presidenza come se ormai conoscesse quell’ambiente a menadito, e lo stesso fece Teddy Lupin, che ormai era all’ultimo anno. Decisamente più spauriti erano Albus e Rose e, ancora di più, Lily e Hugo. In fondo, dietro a tutti, talmente minuto da essere quasi nascosto da Lily, c’era un assolutamente fuori posto Scorpius Malfoy, che in un primo momento nessuno notò.
Ron balzò in piedi e disse:” Ahah, ecco gli screanzati! Che cosa hanno fatto? Adesso può dircelo, prof!”
“Ron!” squittì Hermione, agitatissima.
James lanciò un’occhiataccia all’uomo e disse:”Stavolta non sono stato io. Anzi, nessuno di noi sa cosa diavolo stia succedendo”.
“Ma… allora… Professoressa, può spiegarci perché siamo tutti qua?” chiese Ginny, che stava evidentemente combattenedo contro l’istinto materno di andare ad abbracciare i figli.
“Non ancora, sono spiacente, ma non siamo ancora al completo”. In quel momento fece irruzione nella stanza, tutto sudato e scarmigliato, Neville Paciock.
“Scusi preside, non ho fatto in tempo ad arrivare prima. Ho avuto dei problemi con la Mandragora…”
“Non si preoccupi professor Paciock, si accomodi e si rilassi”. Con un cenno distratto della bacchetta la McGranitt fece comparire una sedia sulla quale Neville, ansimante, si accasciò mentre faceva un cenno di saluto con la mano verso Harry e gli altri.
“Bene, ora possiamo iniziare. Vi chiedo la massima  attenzione… Santo cielo Lupin, cosa c’è adesso?” domandò la preside.
“Mi chiedevo solamente perché noi ragazzi dobbiamo stare in piedi!”
Sbuffando la McGranitt fece apparire altre sette sedie e ricominciò:” Dunque, la situazione è abbastanza difficile, perciò vi chiedo di non interrompermi fino alla fine del discorso. Come voi tutti sapete, gira voce che un erede di Voldemort stia tramando nell’ombra per continuare il lavoro del suo predecessore. Ebbene, è tutto vero, ed ognuno di coloro che sono riuniti in questa stanza fa parte di una profezia che vi sarà svelata a tempo debito. Per adesso tenete presente quello che sto per dirvi: tutti gli studenti qui riuniti dovranno abbandonare la scuola”.
“Ma, ma… Come? Io ho i voti più alti di tutta la scuola! Non può farmi  questo… E’ nei miei diritti-“ cominciò Rose.
“Signorina Weasley, non la sto cacciando dalla scuola e non la sto privando di alcun diritto. La prego di farmi continuare” disse la McGranitt. Rose arrossì e rimase zitta.
“Bene. Dunque, smetterete di frequentare le lezioni nell’edificio scolastico, tuttavia continuerete a studiare. Infatti dovrete seguire un duro addestramento magico ventiquattr’ore su ventiquattro. Non sarà facile, ma è necessario che tutti voi vi impegniate al massimo. La vostra istruzione magica che non sarà potenziata durante gli addestramenti, sarà recuperata il sabato. Le vostre famiglie saranno sotto costante controllo. D’ora in poi i ragazzi vivranno in un apposito edificio nella Foresta Nera, i genitori potranno invece scegliere se vogliono vivere con i figli o tornare ai loro impieghi abituali. Ci sono domande o commenti?”
Nel silenzio generale la voce del piccolo Scorpius, che era stato in disparte per tutto il tempo, disse:” Sì, ho una domanda: cosa ci faccio io qui?”.
Una voce alta e chiara si levò in risposta, ma non era quella della Preside:”Scorpius, tu sei fondamentale per la riuscita del piano. Non ti devi sottovalutare, ragazzo” disse Albus Silente. Tutti si voltarono a guardare il ritratto che sorrideva benevolo.
“Se non ti dispiace Minerva, adesso vorrei parlare io”. La McGranitt annuì.
“Tutto ciò che Minerva ha magnificamente esposto fa parte di un piano più grande. Vi prego di scusarmi, ma questo potrà esservi rivelato solo in un secondo momento. Ci sono altre domande?”
La mano di  Hermione scattò in aria, e per un attimo sembrò di essere tornati ai vecchi tempi. Harry e Ron si guardarono sghignazzando.
“Signorina Granger?” disse Silente.
“Mi scusi, ma chi si occuperà dell’educazione magica dei nostri figli?”
“Ah, ottima domanda come al solito! Ecco, l’insegnante di questi promettenti giovincelli dovrebbe essere il qui presente professor Paciock”.
Un forte colpo di tosse fece sobbalzare tutti. Era Neville che, sorpreso di essere chiamato in causa, si stava strozzando. Ginny gli si avvicinò e fece comparire dal nulla un bicchiere d’acqua che lui bevve in un sol sorso.
“Tutto a posto?” chiese preoccupata Hermione.
“Sì, credo… Ma professor Silente…Io? Perché io?”
“Perché così è scritto” rispose enigmaticamente l’ex-preside. “Ora se volete scusarmi, vorrei parlare solo con i genitori e il professor Paciock”.
I ragazzi e la McGranitt uscirono dalla stanza. “Allora, cosa ne pensate?” chiese il ritratto.
“Cosa ne penso? Mi scusi, ma a me sembra una follia! Perché proprio loro? Perché mettere a rischio la loro vita?” disse Ginny apprensiva.
“Già, e che mi dice della loro istruzione? Non mi sembra che sia possibile per Neville fare tutto…” rincarò Hermione.
“Mi dispiace che la pensiate così… E voi signori?” disse Silente.
“Io penso che dobbiamo lasciarli compiere quest’impresa. Anzi, in verità mi era venuta in mente un’idea… Potremmo aiutare Neville…?” disse Harry con un tono che sembrava quasi di domanda.
“Harry, sei impazzito? I ragazzi sono troppo giovani! Tu non puoi abbandonare il lavoro e… ‘POTREMMO’?” urlò Hermione.
“Noi eravamo giovani quanto loro quando abbiamo iniziato a combattere Voldemort! Non sto dicendo che sia esaltato all’idea di  fargli rischiare la vita, ma solo che se loro sono predestinati, non c’è modo grazie al quale riusciremmo tenerli lontani dal pericolo! E poi parlavo al plurale perché credo che insieme potremo dare un valido aiuto, ma ovviamente se non vuoi nessuno ti costringe. Per quanto riguarda il lavoro, quello degli Auror è così poco ultimamente, che sono praticamente inutile  al Ministero; te non hai mai preso delle ferie in tutti questi anni, tranne quelle di quando eri in gravidanza, e Ron ha un’ottima reputazione: non faticherà ad ottenere un permesso! Ginny… tu sei con me?” Harry guardò la moglie speranzoso.
“Ecco io…Beh, non vedo  quale sia il problema: così saremo anche più vicini ai nostri figli…” disse Ginny vedendo lo sguardo di Harry, ricco del vecchio desiderio di avventura. Harry sorrise la baciò: era la migliore.
“Ron…?”
“Cosa? Beh… Mi dispiace Hermione, ma sono d’accordo con loro due…”  disse Ron, che fu incenerito all’istante dallo sguardo assassino della moglie.
“Anche io sono a favore di questa soluzione” esclamò Neville, che sperava nell’aiuto degli amici in quella impresa.
“Ne devo dedurre che sono in minoranza?” chiese imbronciata Hermione.
 
 
*
“Cosa dicono? Dai Teddy, sbrigati con quell’Orecchio Oblungo!” disse impaziente Hugo.
“Aspettate… Dicono qualcosa a proposito del fatto che “siamo predestinati”…”tenerli lontani dal”…cunicolo? Quale cunicolo?” disse perplesso il più grande.
“Teddy, sei un incapace, lascia fare a me!” disse James.
“No, voglio fare io…” controbattè Hugo.
Mentre la battaglia per l’Orecchio Oblungo infuriava, Rose si avvicinò a Scorpius.
“Ehi, perché stai qui tutto solo? Non vuoi sentire quello che  dicono?” chiese la ragazza.
Scorpius la trafisse con lo sguardo e disse:” Che me ne frega? Tanto non possono scegliere per me…”
“E allora cosa hai intenzione di fare?” chiese Rose.
“Scriverò a mio padre, lui sistemerà tutto”.
“Ah… Quindi non hai il coraggio di salvare il Mondo Magico dall’erede di Voldemort?”
“Sì, ma… Senti stupida Mezzosangue, cosa vuoi da me? Tornatene dai tuoi amichetti!” disse arrossendo il ragazzo.
Guardando la ragazza dai capelli rossi scappare in lacrime, si chiese perché ogni volta che si sentiva provocato reagisse così… 






Salve cari,
spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ci tengo a specificare che anche se Teddy non dovrebbe essere ad Hogwarts l'ho inserito comunque...
Cosa ne pensate??
Baciiii!

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Capitolo 4
*** Nell'ombra ***


4. 



 
Dovevo trovarli a tutti i costi.
Dovevo trovarli ed eliminarli per far sì che il mondo diventasse un mondo dominato da me, il grande e potente Lord Richard.
Richard era il mio vero nome. Non avevo seguito le orme di mio padre: volevo muovermi nell’ombra, strisciare come un serpente ed attaccare tutti i Babbani, i Maghino, i Diversi, come li chiamavo io. Non volevo essere appariscente.
Ero seduto su di una poltrona dorata situata al centro di una stanza circolare.
Mi alzai e mi guardai allo  specchio. Il mio viso era perfetto: la mia pelle era liscia, i miei lineamenti duri, i miei occhi di un marrone scuro, il mio corpo bronzeo. L’unica cosa che avevo ripreso da mia madre erano i capelli, neri come la pece.
Quello era il giorno del mio ventitreesimo compleanno, ma io non volevo festeggiamenti: quello era un anno in più che si aggiungeva alla mia età, un anno in più che mi avvicinava inesorabilmente alla morte.
Mentre osservavo compiaciuto la mia immagine riflessa nello specchio, sentii bussare alla porta.
“Identificati”.
“Sono tua madre, Bella”.
“Entra”. Una donna con tantissimi capelli che una volta erano stati nerissimi, ma che ancora conservavano la foltezza ed i ricci anche se ormai erano bianchi, entrò e fece un inchino.
“Cosa vuoi, madre?” le chiesi con freddezza. Il suo sguardo era stomachevole: mi guardava con un misto di amore ed adorazione. “Se sei venuta qui solamente per guardarmi in quel modo ripugnante, come immagino che guardavi mio padre, esci da questa stanza” dissi schifato.
Il suo volto s’irriggidì improvvisamente, e con infinita asprezza mi ripetè per l’ennesima volta: “ Rich, Lord Voldemort non è tuo padre, lo sai. Lui è solo stato il tuo Maestro, ti ha preso sotto la sua ala sin da quando eri bambino, ti ha insegnato tutto ciò che sai, e ti ha affidato un compito che tu dovrai portare a termine”.
“Sì, madre, lo so, non c’è bisogno che mi ripeti la tua storia, che mi risulta ancor più stomachevole del tuo sguardo adorante. Ritengo comunque  che  lui, il Maestro, sia mio padre. Adesso esci e lasciami solo” le dissi.
I suoi occhi ardevano d’ira, ma si avviò verso la porta come le avevo ordinato. Sarebbe tornata da me ancora con quello sguardo impresso sulla faccia, lo sapevo: lo faceva sempre.
 
Quando Lord Voldemort capì che sarebbe potuto essere sconfitto, anche se non lo credeva veramente, sfruttò l’unica risorsa a sua completa disposizione: Bellatrix Lestrange. Quando lui glielo disse lei era esaltatissima, ma l’emozione provocata dall’ardente e stupido amore che provava per l’uomo si spense ben presto.
Egli, infatti, non aveva alcuna intenzione di avere rapporti fisici con mia madre, ma lei, quella sciocca, fece esattamente quello che lui le chiese: Voldemort scelse un uomo forte, potente, di bell’aspetto, ed incaricò mia madre di sedurlo. Lei non mi raccontò chi fosse l’uomo, e a me non interessava saperlo.
Il piano funzionò come sperato, e dopo nove mesi nacqui io. Lord Voldemort ordinò a Bellatrix di accudirmi con estrema cura, perché ero molto importante.
Quando fui abbastanza grande da poter controllare i miei poteri sufficientemente, poi, lui mi insegnò tutti gli incantesimi più potenti che conosceva, tutta la Magia Oscura che lui aveva appreso nei suoi anni di vita, e divenni un mago molto più potente di lui.
Le cose più importanti che mi insegnò, sono però due: non temere nulla all’infuori della morte e non fidarsi MAI di nessuno.
Il mio addestramento fu durissimo, e al suo termine Voldemort mi disse che mi aveva allevato in tale modo perché, se per qualche improbabilissimo motivo fosse morto, io avrei dovuto prendere il suo posto e continuare quello che lui aveva creato.
Ma io non l’avrei continuato. Avrei ricominciato daccapo, perché io ero molto più potente di lui, ero molto più forte e capace di mio padre, seppure lo venerassi.
Io ero Richard Riddle. 






Note dell'autore:
Salve a tutti!
In questo capitolo ho voluto farvi conoscere un pò meglio l'erede di Voldemort,  il suo carattere, il suo compito... Non è stato facile, ma alla fine credo di avercela fatta :)
Cosa  ne  dite?
Ringrazio chi segue costantemente questa storia.
Baci e al prossimo capitolo!

P.S: Sono emozionatissima perchè il 13 luglio, fra pochissimo, uscirà il finale cinematografico di Harry Potter.... Sono sicura che mi dovò portare un pacco di fazzoletti... Sob.

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Capitolo 5
*** Cicatrice ***


5.
 
“Allora ragazzi, oggi affronteremo un nuovo argomento in Difesa contro le Arti Oscure: l’Incanto Patronus. Qualcuno di voi sa cosa sia?”
Ad Harry era stato affidato il compito di occuparsi della Difesa contro le Arti Oscure e, insieme ad Hermione, di Incantesimi e Pozioni. Hermione, invece, teneva da sola le lezioni di Trasfigurazione e, di sabato, quelle di Storia della Magia e Astronomia. Neville e Ron insegnavano Erbologia, Cura delle Creature Magiche e Divinazione, ma avevano bisogno di Hermione per queste ultime due. Di fatto, perciò, la ragazza faceva più o meno tutto.
Ginny invece, con suo grandissimo disappunto, era stata nominata “custode della casa”: si occupava di trovare il cibo, cucinarlo, e tenere in ordine.
Erano ormai due settimane che si erano trasferiti nella casa costruita all’interno della Foresta Proibita, ed era altrettanto tempo che si tenevano le lezioni, che erano iniziate subito.
Una mano fendette l’aria. La sua proprietaria era, ovviamente, Rose Weasley, che aveva ripreso in tutto e per tutto l’intelligenza della madre.
“Sì, Rose?”
“L’Incanto Patronus è una specie di Anti-Dissennatore. Un guardiano che fa da schermo fra te e il Dissennatore”.
La risposta di Rose, con suo grande disappunto, fece ridere Harry: era esattamente quello che molto tempo fa Lupin gli aveva detto.
“Cosa c’è, ho risposto in modo non corretto?” chiese Rose a disagio.
“No, no, la risposta era perfetta”. Un sorrisetto compiaciuto comparve sulla bocca della graziosa ragazza. Scorpius, appena due banchi dietro, la fissava con uno sguardo indecifrabile.
All’improvviso un urlo scaturì dalla bocca di  Harry facendo sobbalzare gli alunni.
La fronte stava bruciando esattamente come ventuno anni fa. Non era stato il dolore a farlo urlare, ma la sorpresa. Come era possibile…?
“Papà, ti senti bene?” chiese un’ansiosissima Lily.
“Sì, tutto bene tesoro… Continuiamo. Per evocare un Patronus bisogna eseguire questo movimento con la bacchetta e dire ‘Expecto Patronum’, ma soprattutto si deve pensare a qualcosa che ci rende veramente felici”.
Dopo aver detto ciò, afferrò la sua bacchetta ed evocò il suo Patronus.
“Ohhhh, è un cervo!” esclamò Lily estasiata.
“Ogni Patronus ha una forma diversa. Non mi aspetto che riusciate subito ad evocarne uno, ma confido nel fatto che vi impegnerete al massimo delle vostre capacità.”
I ragazzi si misero diligentemente al lavoro e provarono a far uscire qualcosa dalla punta delle loro bacchette. Da quelle dei più piccoli sgorgavano solo delle piccole spruzzatine di polvere dorata, mentre i grandi riuscivano quasi ad evocarne uno con forma distinta.
L’unico Patronus corporeo era quello di Scorpius. Aveva la forma di uno scorpione.
Rose lo guardava risentita: il suo non era altro che una spruzzata di scintille.
Scorpius, orgoglioso, faceva girovagare il suo scorpione per tutto lo spiazzo adibito ad aula.
“Bene, bravo Scorpius!”
James e Teddy fulminarono Harry con lo sguardo. In quel momento una fitta lancinante alla cicatrice fece piegare Harry in due.
All’improvviso era diventato un uomo che si stava rimirando allo specchio superbamente. Si sentì bussare.
“Entra, Cory”. Un uomo bello ed imponente entrò nella stanza circolare, al centro della quale era posta una poltrona dorata.
“Che notizie mi porti?”
“Mio signore, non ho nessun indizio dei ragazzi Potter, sono spiacente. E’ ormai da due settimane che si sono perse le loro tracce. Basil e Charlie hanno setacciato in lungo ed in largo il Castello, ma non c’è traccia di loro.”
La furia divampò in Harry, ma poi si spense improvvisamente. Che ingenui, che sciocchi che erano se pensavano di potere aver setacciato tutta Hogwarts. L’impenetrabile castello era pieno di segreti ed insidie, e di esso non sapeva tutto neanche il sottoscritto.
“Va bene, Cory. Vai pure.”
L’uomo, sollevato per non aver subito alcun maltrattamento causato dalla pessima notizia, se ne andò ossequioso. Ci avrebbe pensato in seguito, a punirlo.
“Harry? Harry, stai bene?” un urlo lontano fece destare nuovamente l’uomo. Era Ginny che, pallidissima e scossa, era inginocchiata vicino a lui, steso sul terreno. Bastò uno sguardo ai due per intendersi.
“Ti porto a casa e…” cominciò Ginny.
“No. Devo assolutamente vedere il ritratto di Silente” il tono di Harry non lasciava altre opzioni. Bisognava fare così.
In quel momento Ron, Hermione e Neville giunsero ansimanti nella radura.
“Harry, tutto a posto?” chiese Neville.
“Sì, tutto bene. Tu rimani con Ginny a badare ai ragazzi. Ron, Hermione, mi accompagnereste nello studio della preside?”
I due annuirono contemporaneamente. 




***
Note dell'autrice:
Buondì! Lo so: per questo aggiornamento vi ho fatto aspettare un pò di più del solito, ma purtroppo le vacanze ci si mettono in mezzo... Mi piacerebbe molto se recensiste dicendo cosa ne pensate del nuovo capitolo :)

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Capitolo 6
*** Come ai vecchi tempi ***


6.
 
Harry, Ron ed Hermione fecero irruzione nell’ufficio della Preside.
La McGranitt non c’era, ma  i tre non ci fecero caso.
I quadri  borbottarono per la sfacciataggine di  quelle persone che avevano osato entrare nella stanza senza il permesso della Preside.
Solo uno, con sguardo benevolo, disse: “ Salve ragazzi, sedetevi pure”.
Harry si sedette e, con fare nervoso, disse: “ Professor Silente, sono venuto qua perché nella Foresta mi è successa una cosa… La cicatrice mi ha ricominciato a bruciare, ed io… l’ho visto. Ho visto l’erede di Voldemort”
Ron ed Hermione trattennero il fiato, ma l’ex- preside non si scompose. L’unico segno di sorpresa che comparve sulla sua faccia fu una ruga in più sulla fronte aggrottata.
“Davvero Harry?” chiese. Lui annuì  impaziente. Ci fu un minuto di silenzio durante il quale Silente sembrava essersi perso nei  suoi pensieri, e Ron ed Hermione guardavano Harry preoccupati.
“Sospettavo che una cosa del genere sarebbe accaduta. Per questo sono ormai due settimane che Minerva è lontana da Hogwarts: sta cercando dei  ricordi che potrebbero  esserci utili per sconfiggere il nemico, anche se sarà difficoltoso dato che non sappiamo nulla sul suo conto. Ma dimmi Harry, cosa hai visto?” chiese Silente con cortese curiosità.
“Ho visto un servitore dell’erede entrare nella stanza in cui lui si trovava. Ha detto che due dei suoi uomini avevano setacciato la scuola, ma non avevano trovato…i ragazzi Potter” disse Harry deglutendo. “Lui  ha risparmiato il servitore, Cory, ma lo avrebbe punito in seguito…”
“Così anche lui ha saputo della Profezia… Tutto sommato abbiamo fatto bene a nascondere i vostri figli: sarebbe stato pericolosissimo se fossero caduti nelle mani  di quell’uomo…”
Hermione era impallidita notevolmente, e con un filo di voce disse: “ Non crede che sia arrivata l’ora di metterci a conoscenza di quello che dice questa Profezia? Potrebbe essere decisivo!”
“Oh no, signora Granger. Vede, la Profezia è decisiva per il nostro avversario, solo perché lui vuole che lo sia, ma per noi conta ben poco. Vi verrà svelata solamente quando la Preside avrà recuperato qualcosa di utile. Piuttosto ho un compito per lei e la signora Weasley. Dovrete contattare tutti coloro che potrebbero essere interessati per costituire nuovamente l’Ordine della Fenice. Naturalmente non sarà possibile farlo  via gufo, poiché temo che la vostra posta sia controllata… “ Hermione era sorpresa e attonita.
“Ma…ma chi  potremmo contattare?” disse insicura.
“I vecchi componenti  dell’Esercito di Silente sarebbero perfetti!” esclamò Harry.
Hermione fece un sorrisetto e disse:” Riuscirete a cavarvela anche senza il mio aiuto e quello di Ginny?”
Ron le mise una mano sulla spalla. “Ce la faremo” disse.
Hermione annuì decisa verso Silente e aggiunse: “Credo proprio che Ginny accetterà, anzi, ne sarà molto felice: si sente inutile qui…” Harry convenne con lei: per Ginny “niente azione” era uguale a “nessun aiuto”.
“Peccato: spesso il lavoro di coloro che stanno dietro le quinte viene considerato inutile, ma senza di esso nulla potrebbe esistere… Comunque, se non le dispiace, lei e la signora Weasley dovreste partire domani stesso: è importante non perdere del tempo prezioso. Le stragi di Babbani continuano e sembrano non avere intenzione di smettere… Un’ultima cosa Harry: anche se l’erede  di Voldemort non sa del tuo speciale canale di comunicazione con lui, ti prego di  bloccare i  suoi pensieri. Non sottovalutare il nuovo nemico: è potente come, o forse più, del precedente.” Harry annuì.
I tre si congedarono da Silente. Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi. 

Note dell'autrice:
Ho scelto questo titolo per il capitolo perchè sembra ESATTAMENTE come quando i nostri tre eroi andavano al liceo: le chiacchierate con Silente, i  suoi consigli, la cicatrice di  Harry, gli sguardi sbigottiti di Ron ed Hermione... Ma non è come ai vecchi tempi. Loro sono invecchiati, Silente è solo un ritratto, e c'è di mezzo una nuova Profezia...
Per quanto riguarda la riformazione dell'Ordine della Fenice, cosa ne pensate? A me è sembrata  una buona idea per riunire tutti i  vecchi  compagni che hanno combattuto Voldemort con coraggio e bravura... Non vedo l'ora di inserirli *-*
Staremo a vedere cosa succede... ;)
Baci

AnUnderdog

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Capitolo 7
*** Viaggio ***


7.
 
“Mi raccomando, fate i bravi e comportatevi bene con i professori” disse Hermione con gli occhi lucidi.
Ginny stava baciando uno ad uno i suoi  figli, senza riuscire a spiccicare parola.
Sottovoce James disse al padre: “Ma non avevano detto che sarebbero state via solamente per qualche settimana?”
Harry si strinse nelle spalle. “Lo sai che la mamma non riesce a separarsi da voi… Sii affettuoso con lei ed Hermione.”
Tutto era stato predisposto: le due donne sarebbero uscite dai confini di Hogwarts sotto il Mantello dell’Invisibilità, poi si sarebbero Smaterializzate verso casa di Neville e Luna.
 
“Bene, credo sia ora di andare” disse Ginny con voce tremolante.
 
Proprio come previsto la ragazza aveva accettato immediatamente la proposta di  andare a reclutare persone per l’Ordine, ma a quanto pare aveva paura che staccandosi dai figli sarebbe potuto succedere loro qualcosa.
 
Ron baciò Hermione e la guardò sparire sotto il Mantello, con la preoccupazione dipinta in volto.
 
“Lo sai che andrà tutto bene, vero? Hermione è la ragazza più intelligente che abbia mai conosciuto e Ginny la più scaltra. Se la caveranno egregiamente” disse Neville avvicinandosi a Rone e mettendogli  una mano sulla spalla.
Lui annuì.
 “Lo so, ma sono comunque preoccupato. Non sappiamo nulla del nemico, stiamo  preparando i ragazzi a qualcosa che ci è completamente ignoto!”
Ron aveva ragione. Come potevano loro tre preparli idoneamente a combattere qualcuno di cui non conoscevano nulla?
 
“Penso che dovremmo entrare in azione” disse in tono serio Albus.
Tutti si girarono a guardarlo.
“Cosa stai dicendo Al? Non siamo affatto pronti!” disse spaventata Lily.
“Non dico di andare a scovare l’erede e cercare di  batterlo, sarebbe un suicidio! Secondo me dovremmo prima di tutto testare la forza dei suoi  scagnozzi, no?” disse Albus con la luce dell’avventura che gli splendeva negli occhi.
“Sì, sono d’accordo con lui. L’altro giorno sgattaiolando con James nelle cucine, ho sentito…” cominciò Teddy,  ma fu  interrotto da Ron, che con gli occhi  fuori dalle orbite chiese: “Aspetta, aspetta. Voi andate nelle cucine del castello?”
“Con un ghigno il ragazzo rispose: “Da dove credevate che prendessimo i dolci io e James? Comunque stavo dicendo che ho sentito una ragazzina di Corvonero dire alla sua amica che ultimamente i Mangiamorte stanno cercando di infiltrarsi nella scuola con l’appoggio del Ministero, e che grazie all’assenza della Preside ci stanno riuscendo. Qualche giorno fa hanno setacciato ogni classe ed ogni dormitorio alla ricerca di qualcosa…”
 
Nella radura c’era il silenzio più totale. Il frusciare delle foglie era l’unico suono.
“Ma come siete riusciti ad entrare? La professoressa McGranitt ha detto che tutte le entrate sono sorvegliate dai Dissennatori!”disse Rose.
“Quelli sono degli imbecilli, basta un Patronus e si dileguano in un attimo” rispose fiero James.
“Ma sono centinaia, anzi, migliaia!”
“Sì, ma davanti al passaggio dietro lo specchio del quarto piano se ne trovano solo una decina, ed esce proprio nella Foresta Proibita! In due si possono sconfiggere dieci Dissennatori…”
“Ma quell’entrata non era franata?” chiese Harry dubbioso.
“Sì, ma io e Teddy negli scorsi anni abbiamo fatto saltare in aria le rocce che bloccavano l’uscita” disse raggiante il ragazzo.
 
“Io sono d’accordo con Al. Dobbiamo conoscere il nemico per poterlo battere!” esclamò un eccitato Hugo.
Harry sospirò e disse: “Io, Ron e Neville ne dobbiamo discutere, ragazzi”. I tre adulti si avviarono verso la casa.
 
“Sono sicura che diranno di sì” disse Lily con un sorriso stampato in  faccia.
Rose si guardò attorno. Ma dove diavolo era finito Scorpius? Possibile che fosse sempre lei a dovergli fare da badante?
La ragazza si addentrò nel buio della foresta.
“Lumos” sussurrò. Rose continuava a camminare lentamente cercando delle tracce dell’amico scomparso, ma non riusciva a vedere nulla.
Si sentì un rumore di rami spezzati.
“Chi è?” domandò lei al nulla. Nessuno ripose. La ragazza continuò a  cercare Scorpius, ma si sentiva osservata. Qualcuno la stava pedinando. Rose cominciò a correre, ma era difficile vedere dove metteva i piedi, così inciampò in una radice d’albero perdendo la bacchetta.
Si rialzò e guardò dietro di sé.
Un urlo d’orrore le sfuggì dalla bocca.
 
***
 
Ginny ed Hermione atterrarono ai piedi della collina che si affacciava sul villaggio di Ottery St Catchpole.
Vicino alla casa che aveva una forma simile a quella di una tuba, ne era stata eretta un’altra.
Era  stata recintata da un enorme muro bianco a forma triangolare che la circondava, ma lasciava intravedere l’edificio, anch’esso bianco, che  aveva una forma ovale.
C’era una piccola porta sulla quale era scritto “Residenza Paciock”.
Hermione e Ginny si guardarono: Luna e Neville le avevano invitate più volte a casa loro, ma ogni volta che vedevano l’edificio rimanevano sorprese dalla sua stravaganza.
Spinsero la porta che dava accesso al giardino in cui erano coltivate piante di tutti i tipi, dal Tranello del Diavolo, isolato in una serra oscura, ai Bulbi Balzellanti.
All’interno del giardino c’era un altro muro bianco che tagliava il triangolo in due parti simmetriche,  in modo che, se vista dall’alto, nel complesso la struttura formasse il  simbolo dei Doni della Morte.
 
Luna stava aspettando le due ragazze davanti alla porta.
“Ciao Hermione, ciao Ginny. Vedervi non è affatto una sorpresa” disse  con un tono  di voce calmo.
“Sapevi che saremmo venute?” chiese stupita Hermione.
“Oh, no, non sapevo che sareste venute voi due, ma ieri sera uno di  quei genitili gnomi da giardino che risiede qua ha deciso di fare un buco nel muro che separa la sua colonia dall’orto di Neville, e distruggere qualche mandragora. Si sa, quando una mandragora versa del  succo significa che c’è una visita in arrivo. Ma entrate in casa, ho preparato del tè anche per voi” disse sorridente la stramba donna.
Hermione e Ginny la seguirono e si sedettero sul divano che aveva la forma del diadema di Priscilla Corvonero.
Luna porse loro due tazze di tè, e sorseggiò tranquillamente la sua guardando fuori dalla finestra.
Nonappena  Ginny prese un sorso del contenuto della tazza, lo sputò immediatamente.
 
“Luna, cosa diavolo è?” chiese ansimante.
“Oh, è tè alla bava di minotauro. E’ un po’ frizzante, avrei dovuto avvisarvi. Ma di cosa volevate parlarmi?” disse Luna.
“Vedi Luna, sai che l’erede di Voldemort, Lord Richard, stacreando parecchio scompiglio nel Mondo Magico e Babbano, no? Beh, io, Ginny, Ron, Harry e tuo marito stiamo addestrando i nostri figli, sotto ordine di Silente, per poterlo combattere, ma abbiamo bisogno del tuo aiuto, anzi, dell’aiuto dell’Esercito di  Silente. Vogliamo riformare l’Ordine della Fenice e sconfiggere l’Erede. Che ne dici?” chiese Hermione tutto d’un fiato.
Luna rimase in silenzio.
 
“Allora è questo il progetto segreto a cui Neville sta lavorando. Pensavo che fosse inagagiato dal Ministero per la ricerca dei Ricciocorni Schiattosi. Comunque sì, io ci sono! Chi altri è nell’Ordine?” chiese con tono sognante.
“Per ora solamente tu: sei la prima a cui lo chiediamo. Domani abbiamo intenzione di andare da George e Angelina.”
“Bene! Allora rimanete a dormire stasera?” chiese Luna.
“Volentieri!” rispose Ginny.
“Perfetto, allora mentre vi sistemate nella camera degli ospiti vado ad avvertire mio padre che per un po’ non potrò aiutarlo alla Redazione del “Cavillo” disse ed uscì di casa saltellando. 



Note dell'autrice:
Salve! Beh, finalmente il clima piatto della storia si sta un pò evolvendo: cosa sarà successo a Rose?
A me piace la parte in cui viene descritta la casa di  Luna, che poi è uno  dei miei personaggi preferiti **
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino.
Ringrazio tutti coloro che recensiscono o mettono tra le preferite/seguite!
Un bacione!

AnUnderdog

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