ss
S.O.S.
- Sos mi vida Hermione Granger
Per
una secchiona del calibro di Hermione Granger, restarsene con le mani
in mano lasciando che un Corvonero qualsiasi (con un'infima media di
Oltre Ogni Previsione)
preparasse una pozione sotto il suo naso - pozione che, per
inciso, avrebbe dovuto prendere lei, che avrebbe potuto
rivoluzionare la sua vita - era un'autentica tortura.
Ma
non poteva fare davvero nulla, se non limitarsi a passeggiare su e
giù per la stanza in tribolante attesa. Aveva appena trovato,
infatti, una disastrosa lacuna nel suo enciclopedico sapere: era
totalmente analfabeta in materia di incantesimi elettrizzanti,
fatture disinibenti e filtri sballanti. In classe il professor Piton
si guardava bene dall'insegnare pozioni di tal sorta e men che meno
rimedi del giorno dopo (post sbronza e post-... beh, avete capito) e
persino la tanto rinomata biblioteca di Hogwarts era del tutto
sprovvista di tale cultura.
Che
vergogna... e se fosse venuto fuori ai M.A.G.O.?!?!?!
A
sua discolpa, però, avrebbe potuto dire che fino a tre ore prima non
avrebbe mai e poi mai pensato di poter avere bisogno di un elisir
dell'euforia, tanto più che erano illegali e - cosa di non
trascurabile importanza - chi fosse stato sorpreso a trafficarci e a
trafficarli rischiava nell'ordine:
-
di
nuocere gravemente alla propria ed altrui salute
-
specialmente
a quella delle donne incinte
-
un
numero imprecisato di malattie mortali (infarto, tumori assortiti e
vari, ictus, etc)
-
impotenza
sessuale
-
finire
in prigione
Ma,
sopratutto, di essere espulso.
Hermione
Granger sbiancò.
-
Insomma, che pozione ci hai rifilato, avvelenatore dei miei stivali?
- sbottò Draco Malfoy a cui prudevano le mani per la gran voglia di
fare a botte. Più nello specifico: di picchiare a sangue Steeval e,
se avanzava un po' di tempo, anche Potter. Giusto perché, un giorno
sì e l'altro pure, darsele di santa ragione con lo Sfregiato era il
suo divertimento preferito. Un hobby innocente.
Ma
la Granger, la sua Granger, aveva detto che prima bisognava
risolvere quel pasticcio con le pozioni, e se lo diceva la sua
Granger...
Draco
sapeva solo che dopo, di Steeval sarebbe rimasto appena il
nome sul registro di classe.
-
Pozione? - domandò il Corvonero stupito e anche un tantino
scandalizzato. - Scherzi amico!?!?! Quella roba non vende più!
Stupefacenti e pasticche Weasley... ecco cosa chiede il mercato. E se
il mercato chiede, Terry risponde. -
-
Stai dicendo che praticamente sei un pusher? - s'informò Hermione
apprensiva. Anche per lo spaccio c'era l'espulsione.
-
Ma come ti permetti!!! - si offese l'altro. - Quello è Neville. Cosa
credi che faccia tutto il tempo nelle serre? - sbuffò prima di
chinarsi sul calderone e buttarci dentro una manciata di elleboro.
-
Che cosa fa? - domandò quell'anima candida di Harry, sbadigliando.
Si era appena svegliato da una pennichella ritemprante su un banco di
scuola.
-
Cosa ti suggerisce la parola “piantine”? - suggerì Terry
armeggiando con un grosso libro da cui usciva “Pompo nella Classe”
a palla.
-
Erba Potty, erba - spiegò un Malfoy fresco di rivelazione divina:
Paciock non era rimbambito. Era semplicemente strafatto tutto
il tempo.
-
Harry... - intervenne Hermione. – Vegan Riot e roba simile -.
-
Ahhhhhhhhh - si tranquillizzò immediatamente il Bambino
Sopravvissuto.
Seeee,
figuriamoci se aveva capito!!! Malfoy ci avrebbe scommesso:
faceva solo finta. Lasciando perdere l'insolubile e amletico quesito
“Potter è nato scemo o ci è diventato dopo essersi beccato una
maledizione in mezzo agli occhi”, si mise a curiosare tutto intorno
all'aula del club dei “Pozionisti Anonimi”. Una vera e propria
setta i cui accolti passavano il tempo libero a inventare ritrovati
più o meno medicinali e a pastrocchiare con gli ingredienti.
Praticamente una raffineria, dove, sotto la guida di quella svaporata
di Eloise Midgen - Presidentessa in carica per quell'anno - i
peggiori spacciatori in erba (non di erba, quelli li trovavi
dietro la serra numero tre se avevi bisogno) si procacciavano di che
sbarcare il lunario appena fuori da Hogwarts. Ovviamente, una volta
su due, i mefitici vapori sprigionatisi dai vari esperimenti facevano
finire in infermeria il club al gran completo, ma l'implacabile
Presidentessa - che si vociferava non tenesse particolarmente
all'associazione ma piuttosto allo scoprire un miracoloso unguento
contro la sua celebre acne - riusciva sempre, in un modo o
nell'altro, a far sì che il club restasse in piedi e Silente non li
sbattesse fuori dal castello in blocco. E a calci.
-
Ho quasi fatto - annunciò Terry teatrale. - Certo che è la prima
volta che qualcuno si lamenta del risultato di un mio filtro “botta
e via” - constatò funereo.
Hermione
e Draco gli lanciarono un'occhiata mortifera, ma lui non colse il
messaggio.
-
Insomma Harry, non ti ho mai visto ridere più contento di così e,
lasciatelo dire, di solito alle feste sfoggi una faccia!!! Sembra
sempre che ti abbiano trucidato la famiglia a suon di Avada
Kedavra... dovresti ringraziarmi. E tu Granger... mentre ti
dimenavi su quel divanetto eri una meraviglia. -
Lo
aveva detto come se nulla fosse, non realizzando che quello come
minimo gli sarebbe costato una ventina di pugni in più, si appuntò
mentalmente Draco Malfoy. Tutti sui denti.
-
Ecco, è diventata lilla! - esultò Steeval. - Stando al libro, a
questo punto dovrebbe essere pronta: bisogna solo lasciarla riposare
fino a mezzanotte... credo. Non lo so per certo... sapete com'è,
nessuno si cala un filtro per avere il coraggio di fare tutto quello
che gli passa per la testa (e che ha anche il vantaggio di far
dimenticare quel che ha combinato) e poi il giorno dopo venire da me
piagnucolando e pretendere di ricordarlo... tsè - borbottò
infastidito, intimamente offeso che quei tre avessero di che
lamentarsi.
-
Quindi la pozione è pronta? - tagliò corto Malfoy.
-
Possiamo berla? - chiese anche Harry preoccupato: non aveva un
aspetto rassicurante, gli ricordava vagamente la polisucco che
Hermione gli aveva rifilato al secondo anno.
-
Se ci riesci Potty, puoi anche fumartela! - sputò Draco. - Quindi tu
Steeval non servi più a niente in questo mondo, giusto? - si informò
con voce pericolosamente dolce. Poi estrasse la bacchetta e mormorò:
- Pietrificus Totalus. -
Nella
serra numero tre, Neville Paciock, che dormiva abbracciato ad una
curiosa piantina dalle foglie a sette punte, si svegliò di
soprassalto. Forse erano gli effetti del fumo, ma avrebbe giurato di
aver sentito un grido di pura agonia risuonare nel castello.
***
Hermione
ed Harry avevano aspettato che Malfoy terminasse il pestaggio di
Steeval e - anche se restare a guardarlo era stata un'autentica
soddisfazione - lo avevano interrotto appena prima che quel sadico di
un Serpeverde riducesse per sempre Terry a voce bianca.
Hermione
poi, con un colpo di bacchetta, aveva legato il Corvonero come un
salame e lo aveva lasciato appeso al soffitto a stagionare. Con un
po' di fortuna lo avrebbe ritrovato Piton l'indomani e sarebbe stato
abbastanza indignato, scoprendo qualcuno a bighellonare per il
castello, da lasciarlo lì, a fare l'insaccato almeno fino alla terza
ora.
Alla
faccia del nobile Godric che sosteneva che la vendetta non risolvesse
un bel nulla, la Granger appurò che, se non altro, funzionava
benissimo per calmare i nervi. Adesso restava solo un piccolissimo
problema: ingannare l'attesa. Cosa avrebbero potuto fare fino a
mezzanotte logorati dall'ansia, devastati da mille interrogativi,
rosi da dubbi e incertezze?
Hermione
fuggì in biblioteca, ricordando improvvisamente di essere appena al
quarto ripasso di Aritmanzia, Draco se ne andò a sfogarsi al campo
di quidditch ed Harry marciò fino al proprio letto, con tutta
l'intenzione di schiacciare un pisolino. Dopotutto, quella sera, gli
eventi lo avrebbero tenuto in piedi fino a tardi.
Metà
pomeriggio lo trascorsero così, ognuno preso da ciò che gli
riusciva meglio: Hermione a studiare, Harry a dormire (in fondo era
standosene disteso fra i morbidi guanciali della culla che aveva
sconfitto l'Oscuro Signore) e Draco a rompere le scatole alla gente.
Erano
ormai le cinque di un umido pomeriggio inglese quando, invece di
sorseggiare tè come tutti gli abitanti dell'isola, il rampollo dei
Malfoy afferrò con rabbia l'ennesima pluffa scagliandola lontano.
Quella
descrisse una parabola nell'aria e poi andò a sbattere contro il
metallo di uno degli anelli.
-
Palo - constatò incolore il portiere di Serpeverde, stufo di quella
manfrina che andava avanti da parecchie ore.
-
Merda!!! - gridò Draco indispettito. Si tuffò in picchiata verso la
sabbia sotto pali, recuperò la palla e tirò di nuovo. Il portiere,
fermo a mezz'aria sulla scopa, nemmeno si mosse, limitandosi ad
osservare la sfera che cadeva troppo in là.
-
Fuori. - annunciò grattandosi il mento.
-
Cazzo!!! - imprecò Draco.
-
Malfoy... veramente tu non saresti un cacciatore - gli ricordò
debolmente Goyle.
Gregory
era un energumeno di tre tonnellate col cervello delle dimensioni di
un boccino, ed evidentemente quel giorno nutriva un insano desiderio
di morire. Draco lo fissò in cagnesco e gli si scagliò addosso,
fregandogli la mazza dalle mani.
-
Veramente, Malfoy, tu non saresti nemmeno un battitore... - s'inserì
Tiger, altro colosso tutto muscoli e niente materia grigia.
-
Silenzio - intimò l'interessato, mettendosi a colpire i bolidi con
rabbia.
Maledizione,
ci era andato così vicino a mettere l'anello al dito della Granger,
e adesso rischiava di farsi sfuggire la felicità dalle mani
Si
esibì in un triplo tuffo carpiato seguito da un ardito avvitamento,
poi, con tutta la forza di quella manovra, colpì uno dei due bolidi
lanciandolo a caso. Quello rimbalzò a tutta velocità verso Tiger e
Goyle, pettinando il ciuffo di Gregory e lasciandolo quasi calvo.
Tempo
trenta secondi e la squadra di Serpeverde (casa da sempre arcinota
per l'abilità di salvare la pellaccia) aveva abbandonato al gran
completo il campo di quidditch rifugiandosi al sicuro negli
spogliatoi, imperturbando le porte e scagliando incantesimi di difesa
nel raggio di dieci metri. Malfoy restò in sella alla sua scopa
continuando a sfogare la rabbia in solitudine, lontano da chiunque
fosse dotato di un minimo istinto di autoconservazione.
Maledizione
a Potter, a Merlino, a Potter, a Morgana, al Mago di Oz, a Potter, al
Mago Forest... e a Potter.
Quella
testona non voleva proprio capire che ogni giovane strega, invece di
perdere tempo ad ammuffire sui libri, doveva - come lo stesso
ex-Presidente della Magia aveva consigliato più volte - sposare un
mago con un numero di zeri nel conto in banca piuttosto lungo (e lui,
modestia a parte, ce lo aveva più lungo di tutti).
Urgevano
rimedi drastici: ci aveva provato con la dolcezza, omaggiandola di
epiteti confidenziali e nomignoli affettuosi coniati solo per lei
(Mezzosague e
Zannuta, per esempio), e
persino con le cattive, affatturandola e prendendola a schiantesimi,
ma non aveva funzionato niente.
Non
gli restava che una cosa da fare...
Supplicarla
in ginocchio.
E
romperle le scatole, ovviamente.
Ancora
in arcione sulla Ninbus, i capelli scompigliati dal vento e le
ascelle pezzate per il duro allenamento, si precipitò dritto dritto
da Hermione Granger, ovvero in biblioteca, alle cinque e mezza di
domenica pomeriggio, un posticino intimo e riservato quanto Diagon
Alley una settimana prima della riapertura della scuola.
Teatrale
come sue solito, entrò da una finestra aperta, volando basso sui
tavoli e lasciandosi dietro una nuvola di fogli e appunti che
volevano da tutte le parti, nonché una lunga serie di maledizioni da
chi si era visto sfuggire il compito di pozioni per il giorno dopo.
-
Granger!!! - chiamò a squarciagola, mentre madama Pince diventava
bianca come un lenzuolo: mai, in tanti anni di onorata carriera, il
proprio Sacro Tempio era stato violato in quella maniera. Uno
studente che gridava, rovinava i libri e per di più volava a cavallo
di una scopa. La poverina stramazzò al suolo svenuta.
-
Granger, dove diavolo ti sei ficcata? - continuò a schiamazzare
Malfoy imperterrito.
-
Sono qui... - si udì la voce flebile di Hermione, sepolta sotto una
pila di libri che la furia demolitrice di Draco le aveva fatto
franare addosso.
-
Granger ti ho trovata, finalmente!!! - esultò lui scendendo dalla
scopa ed atterrando in cima ad un tavolo - Ti devo parlare!!! -
dichiarò scoccandole un sorriso a tremila denti che avrebbe fatto
sentire Gilderoy Allock un dilettante.
-
Ma davvero Malfoy? Non lo avrei mai detto... - sbuffò una ragazza di
Corvonero seccata.
Draco
la ignorò bellamente: - Lo so che può giungere inaspettato ma... -
-
Ma secondo voi che fa quel cretino? - interloquì un primino di
Tassorosso.
Una
volta dato il “la”, un coro di insulti si levò dalla platea, che
assisteva impotente al Malfoy-show.
-
Buffone! -
-
Stai zitto! -
-
Scendi dal mio compito di rune!!! -
Blaise
Zabini nascose la testa sotto il libro di incantesimi, vergognandosi
di condividere con Draco una profonda amicizia, una collezione di
alcolici introdotti a scuola di straforo e, non ultimo, la stessa
aria.
-
Vandalo! -
-
Distruttore! -
-
Malfoy, ma che ti stai dichiarando? -
-
Qualcuno ha visto un tema di astronomia? -
-
Silenzio!!! - intimò Draco. Madama Pince, che si era appena riavuta
dallo svenimento, ebbe un nuovo colpo apoplettico: proprio lui si
metteva a intimare il silenzio nella Sua Biblioteca. Inaudito.
-
Granger, oggi è stata una giornata assurda, lo so, però ti giuro
sull'onore dei Malfoy - (che, beninteso, non è mai esistito n.d.a) -
Che ho intenzioni molto serie. Sono innamorato di te dal terzo anno!
Dammi una possibilità!!! - .
Cadde
un silenzio sepolcrale.
Tutta
la biblioteca, e persino la rediviva bibliotecaria, si voltarono a
fissare Hermione Granger. Lei, rossa di vergogna, ficcò la testa
dentro quell'ammasso intricato di libri da cui aveva fatto tanta
fatica ad uscire fino ad un attimo prima. Adesso si augurava soltanto
che il pavimento le si aprisse sotto i piedi e la inghiottisse.
Ma
Hermione Granger era una donna dotata di bacchetta, una vera strega,
checché ne dicessero i purosangue.
Tirò
fuori la bacchetta e mormorò - Pietrificus Totalus! -
Quel
giorno quell'incantesimo andava di moda.
***
-
Dai, Granger, non farti pregare... -
-
No. -
Stavano
camminando per il corridoio davanti al bagno delle ragazze. Malfoy,
dopo che quell'anima pia di Pansy Parkinson - candidata ad una bella
fattura orcovolante non appena Hermione l'avesse beccata in un
corridoio senza testimoni - lo aveva liberato dal pietrificus, non
aveva fatto altro che perseguitarla.
-
No? Perché no? Che ti costa? -
-
Ho detto di no e basta. -
-
Farò il bravo, lo giuro. -
-
No. -
-
E lascerò in pace Paciock per almeno una settimana... -
-
La mia risposta è sempre no. -
-
Ma perché??? - si lagnò Draco, con tanto di labbro tremulo e vocina
piagnucolosa.
Dunque
da dove poteva incominciare? Ah sì:
-
Perché sei un cretino! - più chiaro di così... - E poi perché sei
un maledetto razzista, perché mi hai trattata malissimo per tutti
gli anni di scuola e poi perché... -
-
Ok, ok, ho capito. Ma mica ti sto chiedendo di sposarmi!!! - cosa
che, ad onor del vero, aveva già fatto - E' solo un appuntamento. Un
paio d'ore, niente di più... -
-
No! -
-
Potremmo andare a cena... -
Hermione
nemmeno si prese la briga di rispondergli.
-
Hermione? -
-
Sì? - evviva!!! Aveva cambiato monosillabo.
-
Hai smesso di rispondermi? -
-
Sì. -
-
Ti sto dando fastidio? -
-
Sì. -
-
Vuoi che la smetta? -
-
Sì. -
-
Esci con me? -
-
Sì... O cazzo!!! -
Draco
strabuzzò gli occhi: la Granger aveva detto di sì al suo
appuntamento (cosa che non si sentiva tutti i giorni) e aveva anche
pronunciato una parolaccia (evento ancora più raro). Il tutto nello
spazio di una sola frase.
-
Evviva!!! Hai detto di sì!!! - gongolò.
-
Ma io... veramente... non volevo... -
-
Eh no carina, che fai ti rimangi la parola data? E poi saremmo noi
Serpeverde quelli che non mantengono fede alle promesse!?!? -
-
Oh e va bene Malfoy, come vuoi. Basta che la smetti!!! - acconsentì
alla fine Hermione. Tutto pur di farlo tacere.
Draco
Malfoy sorrise. Implorare funzionava sempre, sopratutto per cinque
ore di fila.
Se
non altro aveva un bel sorriso, pensò Hermione, dandosi della scema
l'attimo dopo.
-
Bene adesso possiamo andare a raccattare Potter! - dichiarò Malfoy
giulivo.
-
In effetti dovrebbe già essere qui, dobbiamo prendere la pozione
tutti insieme... - tornò coi piedi per terra la Granger. Meglio
non indulgere in pensieri pericolosi...
Draco
non poteva essere meno interessato alla pozione, semplicemente non
vedeva l'ora di comunicare a Potter la lieta novella
dell'appuntamento con la Mezzosangue. Se era abbastanza fortunato ci
sarebbe rimasto secco. Gioia e sommo gaudio.
-
Avevamo appuntamento con lui più di mezz'ora fa, - considerò
Hermione guardando l'orologio. - Dove si sarà cacciato? -
Harry
Potter era in ritardo. Ovviamente si era appisolato. Restare sveglio
fino a tardi per chi era abituato a coricarsi con le galline era
un'impresa improba. Arrivò di corsa, quando l'orologio della torre
iniziò a suonare la mezzanotte.
Hermione
e Draco lo precedettero nel bagno di Mirtilla Malcontenta (che
stranamente non stava sguazzando in nessuna delle toilettes)
portandosi avanti ciascuno col proprio lavoro. La Granger servendo la
pozione di Steeval in tre bicchierini trasparenti, Draco tentando di
palpeggiarla e beccandosi una sonora cinquina dritta in faccia.
Harry,
trafelato, si accasciò sul pavimento, mentre la sua migliore amica
gli piazzava il bicchiere in mano.
-
Pronti? - chiese la ragazza mentre la voce le si rompeva sull'ultima
sillaba - Al mio tre... -
Sentì
la mano di Draco scivolare nella sua e stringerla forte. Stranamente
non trovò nessun motivo per protestare. - Uno... -
Draco,
Hermione ed Harry strinsero ciascuno il proprio bicchiere.
-
Due... -
Lo
portarono alle labbra.
-
E tre. -
***
La
stanza delle necessità era avvolta da un tripudio di luci colorate.
Qualcuno aveva incantato le pareti ed il pavimento, che brillavano
come cosparsi da minuscole stelle. Dalla bacchetta di Padma Patil
usciva a tutto volume la discografia completa di Celestina Warback e
in mezzo alla pista Ginny Weasley piroettava abbracciata a Lavanda
Brown, entrambe troppo ubriache per ricordare che - da sobrie - si
detestavano.
Daphne
Greengrass, con un vestito decisamente succinto, era sdraiata su un
tavolino, dove un più che felice gruppetto di Tassorosso ingollava
litri di tequila solo per leccare il sale cosparso sulla sua pancia e
prendere la fetta di limone che qualche anima misericordiosa le aveva
adagiato fra i seni.
Ronald
Weasley si era tolto la maglietta, rivelando un addome scolpito
quanto quello di Lumacorno, e aveva fatto scappare almeno una mezza
dozzina di impressionabili matricole. Il vello rosso che gli
ricopriva il petto e le goccioline di sudore non aiutavano la causa.
Addossato
ad una parete c'era un bancone improvvisato dietro cui si
affaccendavano, a turno, un paio di Corvonero che si divertivano a
mischiare - a caso - il contenuto di diverse bottigliette colorate.
Ridendo
come una iena, Pansy Parkinson incantava i bicchieri di chiunque le
capitasse a tiro affinché si riempissero autonomamente, mentre
Blaise Zabini conversava amabilmente con un secchio pieno del suo
vomito.
Neville
Paciock, tanto per cambiare, fumava in un angolo.
Quando
Hermione Granger - che ovviamente pattugliava i corridoi -
insospettita da un'insolita animazione nei quadri, dove una grassa
signora di epoca vittoriana ed un vecchio mago in frac avevano preso
a cantare “il
ballo del cavallo, e hop hop hop”,
aveva aperto la porta ritrovandosi davanti un tale spettacolo, il suo
primo impulso era stato pregare che qualcuno le scagliasse un
Oblivion. Quando poi aveva scorto il suo migliore amico, Harry
Potter, dimenare il bacino a ritmo di musica, strusciandosi contro il
palo da lap dance al centro della sala, aveva optato, invece, per
correre a rifugiarsi dalla McGranitt in lacrime, gridando allo
scandalo.
Draco
Malfoy - che per amore l'aveva seguita durante la ronda, non
riuscendo ad estorcerle nulla di più romantico di un “C.R.E.P.A!!!”
- la afferrò prima che potesse far espellere la scuola in blocco e
la spinse dentro la stanza, sigillandosi la porta alle spalle.
La
Tupin e Goldstain, da bravi padroni di casa, si erano precipitati ad
accogliere i nuovi venuti, salvo poi rischiare l'infarto non appena
accortisi che si trattava nientepopodimeno che dell'inflessibile
Caposcuola Granger, come amava definirsi lei, la sfigata
secchiona e
spiona, come la
chiamavano tutti gli altri.
Corner,
decisamente brillo, si era ritrovata a passare lì davanti proprio in
quel momento, con un vassoio di cocktail in mano. Guardando la faccia
sconvolta che Hermione sfoggiava per l'occasione e quella da scemo
che Malfoy invece si portava appresso quasi sempre, aveva afferrato
due calici pieni di un liquido scuro, denso e che mandava un
gradevole aroma di frutta. Molto democraticamente glieli aveva
piazzati in mano, urlando sopra alla musica qualcosa tipo “bevi che
ti passa sorella” e “Draco, tanto peggio di così...”.
Michael
Corner, si
appuntò mentalmente Hermione.
La
prima vittima delle sua ira funesta.
Il
Serpeverde non se lo era fatto ripetere due volte e la Granger, per
qualche strana congiunzione astrale, si era ingollata il contenuto
del bicchiere tutto d'un fiato, sperando che almeno quello potesse
aiutare a farle dimenticare il penoso balletto di Harry, ancora
abbarbicato al palo senza camicia. Qualcuno gli aveva procurato un
boa di piume di struzzo fucsia e dalla platea Colin Canon gli
soffiava dei bacini con tanto di schiocco e risucchio.
A
Draco Malfoy sorse un dubbio.
Ma
Potter, la pozione, l'aveva bevuta?
Poi
Harry scomparve dai suoi ricordi: c'erano solo lui ed Hermione, fino
ad una attimo prima fermi come salami a contemplare lo striptease di
Potter, gli intestini in subbuglio. Poi, nel giro di tre minuti, la
pozione aveva fatto effetto ed erano finiti spalmati su un divanetto,
con lui che cercava di arrivare all'intestino della Granger con la
lingua, ficcandogliela in gola con la stessa delicatezza del Ronald
Weasley dei tempi d'oro.
Accidenti
se Malfoy ci sapeva fare!!!
La Granger arrossì di vergogna... e anche un po' di piacere al
ricordo.
Improvvisamente
il silenzio scese sulla sala (considerando che la bacchetta di Padma
continuava a cantare a tutto volume, era davvero una cosa
incredibile) mentre tutti, ma proprio tutti - persino i Tassorosso
incantati dalle curve della Greengrass - si giravano a guardare lo
spettacolino hard che Draco ed Hermione stavano improvvisando,
strusciandosi l'uno contro l'altra.
La
ragazza si era seduta in grembo a Malfoy e gli aveva infilato le dita
fra i capelli; quelle di lui, invece, erano sparite da qualche parte
sotto la sua camicetta, mentre la sua celebre Lingua Lunga era –
finalmente!!! - impegnata in qualcosa di utile e non molesto per il
suo prossimo.
Sono
un grande!!!
Gioì
Draco aprendo un sacchettino di pop corn.
-
AAAAAAAAAAAAAAAARGH!!! - l'urlo delle grandi calamità. Quello
tradizionalmente associato all'assalto dei Mangiamorte, quello che
Ron riservava alle acromantule di Hagrid, quello che Paciock
associava al compito di pozioni sin dal primo anno. Questa volta lo
aveva lanciato Harry James Potter.
E
vorrei ben vedere!!!
Considerò quest'ultimo.
Tutta
la scuola stava osservano la sua migliore amica ed il suo peggior
nemico limonare appassionatamente, sbottonandosi reciprocamente la
camicia.
Cioè
insomma, possibile che tutti ritenessero la loro performance più
interessante del suo balletto??? Harry era offesissimo, e da “offeso”
ci mise poco tempo a diventare “oltraggiato” e poi “furioso”,
notando che il suo piccolo auditorium di allegri beoni non lo stava
calcolando nemmeno di striscio.
-
TUUUUUUU!!! - urlò saltando giù dal cubo e lanciando il boa come un
lazo attorno al collo di Malfoy. - Leva subito le tua manacce da
Hermione!!! - gli intimò - Come hai osato, maledetto? Vuoi sempre
stare al centro dell'attenzione, eh? -
Ok,
questo era un po' ipocrita da parte sua,
doveva riconoscerlo, decise Harry.
Draco,
cianotico ma ben intenzionato a non mollare le labbra della Granger
nemmeno sotto Cruciatus, iniziò a smanettare nelle tasche dei
pantaloni alla ricerca della bacchetta.
-
Ma dove tocchi pervertito!!! - si scandalizzò Potter, saltando sulla
poltrona e rifilando a Malfoy un bel pugno sul naso. Draco perse la
presa su Hermione e la ragazza si ritrovò distesa a gambe all'aria
sul pavimento, arrabbiatissima per l'interruzione.
Si
tirò in piedi veloce saltando sulle spalle dell'amico per placcarlo,
mentre lui e Draco prendevano a darsele di santa ragione.
Il
pubblico sbuffò annoiato.
Vedere
Potter improvvisare uno spogliarello non era evento di tutti i
giorni, vedere Malfoy e la Granger baciarsi men che meno, ma vedere
Serpeverde e Grifondoro scatenare la solita rissa era qualcosa di
visto e rivisto. Non faceva più audience.
A
colpi di bacchetta li buttarono tutti e tre fuori dalla stanza e poi
ripresero tranquillamente a bere, fumare e quant'altro stavano
facendo prima.
Harry
e Draco nemmeno se ne accorsero, continuando a picchiarsi in
corridoio e poi per le scale, mentre Hermione li inseguiva pregandoli
di fermarsi o almeno di pestarsi in silenzio, giusto nel caso in cui
mastro Gazza fosse stato nei paraggi. Gli studenti fuori dai
dormitori oltre il coprifuoco, che per di più facevano a botte,
rischiavano l'espulsione.
A
suon di calci e pugni - e di Silencio e di Mufflilato - si
ritrovarono nell'aula di Incantesimi, imperturbata dalla Granger, che
per l'occasione aveva anche lanciato un potentissimo Repello
Insegnanti, giusto per sottolineare che grossa perdita fosse per gli
organizzatori delle feste clandestine non poterla includere nello
staff.
-
Adesso basta!!! - strillò - Siete due maghi adulti, mica dei
bambini! -
Quella
fu davvero una pessima uscita: improvvisamente ricordatisi di essere
due esseri dotati di bacchetta (il doppio senso è solo un
impressione), Potter e Malfoy decisero che, se volevano davvero
finalmente mandare il proprio storico nemico al Creatore, era a
quella che dovevano ricorrere.
-
Dieci pollici di durissimo biancospino e crine di unicorno.
Sufficientemente elastica - si vantò Malfoy sguainando la propria.
-
Boo-hoo!!! Al massimo salice piangente! - lo derise Potter. -
Agrifoglio e piuma di fenice, undici pollici! - gongolò tirando
fuori la becchetta.
-
E sai dove te la puoi mettere? - gracchiò Draco furioso.
In
tasca? Nel mantello?
In effetti la Row non pensava mai che portarsela in giro fosse un
tantino scomodo.
Rifletté
Harry grattandosi il mento.
-
E dove andrebbe messa? - chiese perplesso.
-
In un posto Potter dove quegli undici pollici... - iniziò a spiegare
Malfoy.
-
Ah-ah!!! - trillò Potter, che ci aveva messo un po' di tempo ma ci
era arrivato - La mia bacchetta è più lunga della tua - si vantò.
-
Scommettiamo di no? - lo sfidò Draco ferito nell'orgoglio maschile.
Hermione
non avrebbe saputo dire bene come, ma all'improvviso la gara era
diventata quella più vecchia del mondo, quella in cui ogni singolo
maschio cercava di dimostrarsi superiore al proprio vicino (e dire
che il vicino di Malfoy era Zabini, che come tutti quelli del suo
colore...).
Draco
portò velocemente le mani alla zip e la slacciò, tirando fuori
l'altra
sua bacchetta.
Accidenti!!!
Ad
entrambe le Hermione Granger, quella del ricordo e quella reale,
cadde
la mascella sul pavimento per la sorpresa.
Malfoy
di smisurato non aveva solo l'ego!!!
Harry
ed Hermione presero a fissare il Serpeverde fra le gambe, con
accademico interesse.
-
E pensare che qui fa anche piuttosto freddo - si gloriò lui.
-
Accidenti... ma come... cioè, come si fa ad avere un coso così,
così... - iniziò a tartagliare la Caposcuola.
Harry,
invece, dopo aver contemplato il ragazzo nudo, incerto se terminare
quello che l'alcol aveva iniziato mettendosi a vomitare - perché,
diavolo, era sempre di Malfoy tutta quella roba - iniziò a perdere
sangue dal naso...
Ecco
perché Harry era tanto felice di avere un bambino,
compresero
finalmente Draco ed Hermione:
con
buona pace di Ginny Weasley, non sarebbe mai diventato papà.
-
Potter ma che schifo, ti sei eccitato? - ragliò il Serpeverde
mandandolo a stendere dall'altro lato della stanza con uno
Stupeficium, dritto dritto sopra i cuscini che il professore usava
per gli incantesimi di appello e di esilio.
-
Malfoy che diavolo fai?!?! - stillò la Granger arrabbiata,
riavendosi dallo stato catatonico in cui la visione del novello Draco
di Michelangelo l'aveva fatta precipitare. Il suo migliore amico
aveva appena fatto outing e Malfoy si comportava come il solito
insensibile.
Corse
velocissima verso Harry lanciando Epismendo a destra e a manca e
togliendosi una scarpa e un calzino.
-
Aguamenti - mormorò, in mancanza d'altro, contro il 100% misto
cotone. Poi lo schiaffò sotto il naso del Bambino Sopravvissuto (che
forse non sarebbe sopravvissuto all'odore).
Visto
che Potter era momentaneamente fuori combattimento tra lo
schiantesimo e i miasmi del calzino, Malfoy ne approfittò per
tornare alla carica con la sua adorata Granger e le si lanciò
addosso, riprendendo a baciarla proprio sopra i cuscini affianco a
Potter, che, come al solito, aveva trovato una scusa per dormire un
po' .
***
Il
ricordo si interruppe lì, segno che probabilmente Draco ed Hermione
avevano continuato a pomiciare fino a quando il sonno non li aveva
fatti smettere. La dormita aveva dato loro il tempo di smaltire
l'effetto del filtro e, quando si erano risvegliati, come previsto
negli effetti collaterali, non ricordavano più nulla.
Perché
anche Harry non ricordasse niente non era difficile da immaginare: in
fondo era Harry Potter, e come se questo non fosse stato abbastanza
esplicativo, era un Harry Potter addormentato (in tanti sensi), per
di più dopo uno stupeficium e con un fetido calzino sotto il naso.
-
Tutto è bene quel che finisce bene - trillò la Granger che, tutto
sommato, poteva dire di essersela cavata davvero a buon mercato: non
era incinta, non rischiava l'espulsione né malattie veneree e aveva
pure rimediato una bella sessione di sbaciucchiamenti. Adesso poteva
andarsene tranquilla e serena a fare il sesto ripasso di Rune
Antiche.
Potter
si rannuvolò. Nemmeno questa volta poteva farsi una famiglia.
Decise
di sfogare la delusione andandosene a letto. Magari dormendoci su le
cose sarebbero migliorate.
Draco
Malfoy, ringalluzzito all'idea che la Granger lo avesse baciato sì
sotto l'effetto di un filtro, ma comunque non contro la
propria volontà, si apprestò a fare quella che era, appunto, la sua
attività di elezione: romperle le scatole.
-
Beh, a questo punto potremmo metterci insieme, no? Tanto già mi hai
visto nudo e conosci... una grossa parte di me!!! - prese a dire
seguendola verso la biblioteca.
A
Potter non lo aveva detto, ma lo sapevano tutti che gli uomini sono
sessualmente attivi fino a settant'anni. Aveva un bel po' di tempo
per lavorarsi la sua famigliola felice.
***
.
E
i miei deliri finiscolo qui!!! Mi dispiace moltissimo per i miei
tempi biblici e se qualcuno nel primo capitolo immaginava una
Draco-Hermione-Harry “seria”, ma questo breve racconto è nato
dal mio desiderio di scrivere qualcosa che facesse sorridere, che
sfatasse i cliché più diffusi in questo fandom (in particolare in
quello inglese) e andasse “contro” le aspettative dei lettori. La
storia parte come semi-seria per poi passare a demente in crescendo:
non è per nulla casuale, infatti, far parlare prima Hermione, poi
Draco e in fine Harry... è un'escalation di follia pura!!!
ps.
Per chi me lo ha chiesto: io adoro Harry, ma per una volta ho scelto
di far fare a lui la parte del fessacchiotto di turno... che cavolo,
mica è giusto che tocchi sempre a Ron!!!
A
presto, con altre storie.
Come
sempre grazie a Valengel (versione sexy in rosso) e anche a chi mi ha
mandato messaggi privati (e minacce di morte) pur di farmi
aggiornare.
|