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di Audrine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di un capitolo ***
Capitolo 2: *** E se partissimo dal fondo ? ***
Capitolo 3: *** L'invadenza dei Ricordi ***



Capitolo 1
*** L'inizio di un capitolo ***


Oltre la poca luce che proveniva dalla cucina, in quella stanza regnava il buio pesto. Della musica fiacca scivolava dal salotto fino alla stanza da Letto, tenendo compagnia alle dita di Giulia che tamburellavano nell’aria, a ritmo, alternandovi strani movimenti del polso, disegnando la musica nel nulla. Una finestra aperta sul lato della camera regalava i primi spiragli di frescura primaverile, gentile, stropicciando le tende chiare che dividevano Loro dalla Vita reale.

< Lei era sveglia, poggiata con le spalle al muro e con le ginocchia ranicchiate al petto coperto dal lenzuolo, la testa completamente abbandonata all’indietro, bloccata dallo stesso muro. Se lui fosse stato sveglio, ne avrebbe arridittura visto gli occhi vaganti per la stanza, alla ricerca di non si sa cosa, i capelli sudaticci scesi su quelle spalle cadenti e debosciate, le labbra increspate ed il trucco sbiadito.
A distrarla dai suoi pensieri, su il vento.
Un’indiscreta folata di vento che, sgattaiolando tra il disordine arrivò dritto dritto al polso scoperto, facendo trillare in piccolo campanellino in oro –legato ad un filo di velluto nero – un paio di volte.
Campane : tremende campane. Ecco cosa giunse alle Orecchie della Ragazzina quando trillarono .
Un rumore tanto dolce che non avrebbe disturbato nessuno, ma che forse avrebbe potuto svegliare qualcuno.
Con uno scatto le dita dell’altra mano si fiondarono a bloccare il campanellino, stringendolo con una tale forza che avrebbe potuto deformarlo – se solo non fosse stato oro – o stacarlo dal filo, ma si limitò a lasciarlo una volta assicuratasi che non avrebbe più suonato.

Dopotutto Matt credeva sarebbe stata una buona idea legarle un campanello al polso, immaginava si sarebbe assicurato il privilegio di dormire con Lei, senza la paura di svegliarsi senza nessuno; l’avrebbe sentita andare via, se ne sarebbe accorto. Ma Non fu così.
Era passato un mese da quando quel laccio stringeva il polso di Sarah, ma i risultati erano scarsi.

Il Ragazzo fece per girare il viso in sua direzione, arricciando le labbra increspate gia di loro e schiudendo gli occhi con una tale lentezza, che la Ragazzina arricciò il naso, sospirando amaramente. < Stanca ? > Biascicò Matt carezzandole la caviglia.
< No. > Ribattè lei con un tono inquietante, Se solo ci fosse stata più luce, sono fermamente convinta che lui avrebbe avuto paura del suo sguardo .
< Sei arrabbiata? > ci provò in tutti i modi a farle dire qualcosa di più, ma con scarsi risultati.
Uno sbadiglio ruppe quel dolce silenzio ambito da molti, irrompendo in quella staticità di respiri e sospiri: < Scusa Giù, Vuoi bere qualcosa ? > le chiese facendo scivolare le dita su per la caviglia, cercando semplicemente il polso, toccando quella che presumeva fosse la sua assicurazione; un campanello di merda, ecco qual’era.
< Si. >
In meno di un minuto puntò i piedi nudi sul pavimento avvicinando a sé il vestito giacente a terra, chinandosi su di lui per imprimergli un bacio lascivo sulla guancia, non per doclezza, ma per recuperare il vestito con la mano e nasconderlo dietro la schiena nuda; dopotutto era semibuio.
< Sei stata bene? > le chiede assonnato, sicuro che sarebbe ritornata da lui a letto, convinto che la cucina sarebbe stata la meta di Giulia – e non la porta come sempre- .
< Come sempre, Matt .. > Aspettò che lui chiudesse gli occhi per far far scemare quel sorriso forzato.
In dieci minuti lei era via, Campanello o no, diretta verso casa a passo lento, quasi annoiato, passando sotto balconi pieni di gente che festeggiava compleanni nel quartiere bene di Roma, rallentando solo alla vista di un palazzo Verde, dal portone bianco che sembrò esserle familiare;
Li, al terzo piano, una ragazza leggeva una Mail.


- Possibile che sia tanto Coglione ?
Lui e quel campanello di Merda; a cosa vuoi che serva ?
Mag, io credo che sia scemo .. no davvero. Visto che non dormo con lui ha pensato bene di legarmi un cosetto rumoroso al polso, come se fossi un gatto pronto a scappare di casa !
Non lo capisce. Lui non capisce niente ..
o forse io non capisco nulla , due so le cose !

Lui non si impegna per avermi, almeno non ancora !

Me lo dico da una vita che arriverà quel giorno, Mag . E sarà bellissimo, te lo dico io che sarà stupendo.
Ci saranno fiori chiari a riempire lo spazio tra di noi, un profumo di Dolce ai lamponi appena sfornato e, ah si, vino rosso, che ne so.. gia pronto in due calici belli grandi che non calcoleremo mai. Poi cosa ? .. Ah si, musica, tanta musica tranquilla ma senza alcun significato preciso per noi due ; voglio sentire la musica ed ascoltare solo lui, ovviamente un sacco di carinerie ( mi piacciono, lo sai ) . Ci sarà la luna, poche luci e qualche candela profumata. Ci sarà la Luna quando ci diremo buona notte; ci sarà il sole quando ci diremo buon giorno.
Me lo dico da una vita, Mag.
Ogni volta che mi confessa di avere casa tutta per Se, ci spero. Oggi mi ha detto che i suoi non ci sono, magari è la volta buona che renderà tutto speciale, NO ? *_* eppure non ci vuole tanto; dei fiori di merda, una bottiglia di vino di merda, della musica del cazzo –quel cretino ha tanti di quei CD che mi fa venire il mal di mare- e .. profumo di dolce.
Potrei pensare anche di mangiare, sai ? non è poi una cattiva idea .. dopotutto sarà un dolce al lampone, con dei lamponi sopra , si vendono anche prefatti .. quelli che vedemmo la settimana scorsa all’ipermercato, che devi solo mettere in un cazzo di forno di merda. Sarah che abita al piano di sopra mi ha detto che non c’è stato tutta la giornata e che non l’ha visto portare nulla in casa apparte due Birre, ma sono sicura che s’è sbagliata, non può mica stare tutto il giorno a vedere che fa Matt , eh !? :S Io lo so per certo, oggi ha perso il pomeriggio a preparare qualcosa di .. u n i c o !

Me lo sento Mag, stanotte ci ameremo, almeno per qualche ora, tra i fiori ..
per poi addormentarci insieme.

Domattina verrò direttamente da te per raccontarti, sarai la prima a sapere quanto speciale mi son sentita, te lo prometto !

Baci,
Giulia.

La mattina nessuno bussò al suo campanello.
Di Giulia non si ebbero più notizie per mesi.

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Capitolo 2
*** E se partissimo dal fondo ? ***


.. era semplicemente seduto sulla scalinata sbagliata, ad aspettare la persona Sbagliata con l'unica cosa Giusta della giornata, del momento: Lei .
« Tento ancora di capire perchè stai cercando di cambiare così radicalmente!» biascicò il tizio incassando la testa tra le spalle, quasi per nascondere un'espressione contrariata che avrebbe fatto rabbrividire chiunque .
« Che? » tuonò Lei, scortese come sempre, voltandosi con quella poca educazione che le era rimasta, arronzandolo con un'alzata d'occhi al cielo limpido « per andare avanti, che razza domande fai !? » lo canzonò a mò di presa in giro, arricciando il naso come fosse arrivato un cattivo odore e scuotendo la testa un paio di volte a lato. « non ho avuto risultati decenti, no ? quello che ero non andava bene neanche più al mio Gatto,oramai! » scrollò infine la testa velocemente, come un animale si disfa della neve sul capo, accennando ad un brindisi di fortuna con la Birra economica che stringeva nella destra, arronzona come al solito.
« Cretina che non sei altro! .. a me andavi bene com'eri.
E non solo a me eh, intendiamoci » le gettò un'occhiata matura, manco fosse un padre innervosito « qui tutti adoravano il tuo modo di essere! » fece per dirle, lasciando che il tempo si fermasse per qualche secondo, che il vento si stoppasse di colpo permettendo ad ogni singola parola di giungere limpida alle orecchie -falsamente-distratte dell' altra; un colpo, forte e maledettamente preciso. Allungò il faccione verso il cielo, sbuffando teatralmente e stiracchiando le gambe fasciate da pantaloni scoloriti sui gradini della marmorea scalinata. « E' un buon motivo per fermarti e tornare indietro. Ovviamente parere mio! » .
Si lasciò sfuggire un'ultima confessione e si alzò svelto dall'accogliente scalino baciato dal sole primaverile per avviarsi a passo lento verso una figura lontana, insignificante,ma reale, lasciando l'Altra lì, poggiata al corrimano .

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Capitolo 3
*** L'invadenza dei Ricordi ***


Insomma era un pomeriggio come tanti. Il sole caldo di metà Maggio splendeva apatico su quella che sembrerebbe la piazza principale del paese, illuminando i portoni e la scalinata imponente che ne dominava il centro. Mentre qualche rivolo di calcare scivolavia via dalla grondaia pericolante – proprio in fondo alla piazza, unico posto in penombra a quanto pare- finendo sui motorini parcheggiati e sulle biciclette abbandonate con poca cura, probabilmente di proprietà del centro di Aggregazione Giovanile del Posto, il vento indiscreto accarezzava le mura della chiesa per rimbalzare violento sulle finestre semiaperte, sbattendole via con cadenza.
Ma in quell’insieme di delicati rumori, nel silenzioso meriggio, c’era almeno una figura a vagare li, tutta sola a far compagnia a qualche foglia secca e stanca.
Dopo tanto tempo - addirittura troppo a detta di alcuni – Giulia aveva deciso di Passare qualche ora al centro,come ai vecchi tempi: « Solo un salto, tanto per vedere che si dice! » si ripeteva da qualche mese, a mò di scusa, come a cercare un pretesto, o forse una semplice giustificazione per rimettere piede in un posto che non vedeva da almeno un Anno. Si, un Anno. Per chiunque fosse mai entrato al Centro, un anno di astinenza, voleva didire nulla di buono, ma non per chi –come Giulia- aveva un disperato bisogno di cambiamento, la lontananza dal Centro voleva dire “Libertà “.

Camminò dalla piazza fino al supermercato più vicino, trascinandosi dentro con discrezione, quasi a non volersi far vedere da nessuno, tanto per non essere annoiata da chiacchiere e sguardi vari . Per Abitudine si fiondò direttamente nel reparto meno salutare; riuscì a riempire una busta di ogni sorta di merendine e qualche Birra fatta bene, non le classiche schifezze che era abituata a bere, birra di primissima qualità – come la chiamavano i suoi Nuovi amici, a quanto pare – ora .
Con la musica nelle orecchie fu difficile capire che il tempo passava, ma quando si accorse di averne perso troppo in quel posto innaturalmente freddo, l’orologio segnava le 4.30 del pomeriggio, e mentre un sorriso beffardo solcava le labbra pallide, si avviò fuori, lasciando perdere anche le Domande indiscrete della cassiera, sempre troppo invadente, pagando con delle banconote Sicuramente non Italiane.
Infilò la busta nella borsa e si direse verso La fine della Piazzola, incredibilmente spedita, costeggiando i negozi ancora chiusi, forse per ripararsi dal sole, o forse per un insensato fastidio di camminare al centro della Piazza.

A detta di chi aveva avuto l’onore di vederla prima dell’inaspettata partenza, era cambiata.
Se n’erano accorti tutti in paese,almeno chi l’aveva vista o chi la consierava, ed i ragazzi del centro non avrebbero dovuto aspettare poi tanto. Solo un anno prima vantava strani ed assolutamente poco femminili record al centro, Appariva inspiegabilmente in tutte le foto della bacheca e, almeno quando la si vide partire, era tutto furchè una ragazza!
Un anno.
Via dal Paese per un Anno.
Cosa poteva mai essere cambiato ?! .
A quanto pare tutto.

Nel giro di qualche metro raggiunse il piccolo vialottolo che portava alla porta d’ingresso del centro, un posto surreale, ma terribilmente ospitale.
A dividere”Loro” dal “Mondo civile” non vi era altro che una staccionata oramai fracida, scolorita e mancante di pezzi: uno scenario da fil horror aveva sempre sostenuto Lei, e come se non bastasse quello spettacolo,in fondo al viale, dietro qualche bidone della spazzatura si poteva scorgere una porta verde, apparentemente chiusa, ma –non so perché se l’aspettavano sempre, tutti - saggiamente privata della maniglia.
Quando La mano curata spinse la porta con delicatezza, con il chiaro intento di non farsi assoluamente sentire,Lo stupore della ragazza quando trovò la sala vuota fu sconcertante !
Oltre qualche divanetto piazzato di fronte la televisione sgangherata, il grande tavolo pieno di pennelli e cartoncini, lo stereo perennemente acceso – ma che nessuno ascoltava, considerate le diatribe su qualche stazione impostare- e tenuto a basso volute, un balcone che dava sul giardinetto .. era vuoto.
Chiunque avrebbe fatto retrofronte, ma lei no: quella era anche casa sua .. almeno così credeva !

« Ci sarà qualche partita o cazzata del genere.. » Si suggerì a bassa voce mentre scivolò all’interno, appioppando un saluto ad un pupazzo spellacchiato appeso all’angolo della porta, impiccato !« Vero Spok ? »
Posò la borsa su di un angolo del divano con poca cura e si diresse direttamente allo stereo, legandosi i capelli in una coda arronzata.Fu un piacere per Giulia notare che li era tutto nell’erdine in cui lo ricordava.. o meglio; era tutto nel disordine che ricordava.
Lo stereo, quello sullo scaffale con un filtrino infilato nell’entrata USB era perennemente acceso, e quel giorno a deliziare l’ “ospite” Vi erano.. bhè ; l’ultimo dei Led Zeppelin, che novità.
Non fece alro che allugare l’unghia laccata ed alzare il volume, alto da sentirci bene ma non troppo da sovrastare il suo canticchìo snervante e fuori tempo, insomma era a casa sua! Dopo aver tirato un sospiro di sollievo sfilò una birra dalla borsa e si andò a sedere sul divanetto vicino al camino spento ed adibito a pattumiera, accavallò le gambe fasciate da un pantalone chiaro e stretto e lasciò che il piede libero seguisse il ritmo della musica, aggiungendo al complesso un rumore snervante provocato dai campanellini dei lacci legati alla caviglia della scarpetta sobria.
Passarono forse una decina di minuti prima che un rumore assordante anticipasse lo spalancare della porta vede.

«Sei uno sfigato Mess, manco più al bar ti fanno entrare! » Fu il biglietto da visita de primi due personaggi ch Giulia –ri-vide entrare: Mess e Tony. Due individui abbastanza buffi a vederli bene; Il primo era Tanto alto quanto ben formato, per avere solo diciassette anni se la cavava abbastanza bene, se non fosse stato pe quei capelli Chiari e tagliati alla francescana, sarebbe sembrato un vero duro; Il secondo, Tony,non era ne molto alto, ne molto muscoloso, aveva un viso più anonimo che altro, una zazzera di capelli rame che coprivano la fronte rovinata dall’acne ed un sorriso talmente contagioso che avrebbe messo di buon umore chiunque, in qualsiasi situazione.
« Tony ma vattene a » accompagnò uno spintone violento che fece sbattere Mess vicino un cassetto aperto, sempre violenti « fanc.. » fu l’unica cosa che riuscì a biascicare quando l’occhio scivolò nell’angolo del salotto dove era seduta Giulia, che ovviamente li fissava con un sorriso beffardo stampato in faccia, calma come sempre, giocherellando con la carta della birra che stringeva decisa.

« Fanculo, forse ? »Suggerì lei con un tono di voce caldo, buttando giù un altro sorso di birra Calda.. mentre il silenzio si fece spazio, invadente.

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