The truth is hard to say

di MissysP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata di scuola ***
Capitolo 2: *** Ricordi&Test ***
Capitolo 3: *** Telefonate&pettegolezzi fra ragazze ***
Capitolo 4: *** Il giorno dopo ***
Capitolo 5: *** Si entra in scena: Hinata sei davvero incinta? ***
Capitolo 6: *** Non c'è due senza tre: si parte tutte insieme ***



Capitolo 1
*** Una giornata di scuola ***


The truth is hard to say The truth is hard to say

Una giornata di scuola


Una ragazza era seduta sul sgabello del suo pianoforte color avorio, ultimo regalo della madre prima che morisse. Le dita sottili e delicate scorrevano sui tasti bianche, alternandosi a quelli neri. Una dolce melodia si espanse per tutta la stanza, donandole un’atmosfera di felicità. Dalla finestra, di fianco alla ragazza, illuminava la stanza, sui muri si potevano scorgere giochi d’ombre fatte con le foglie dell’albero che c’era dietro la finestra. La ragazza non aveva bisogno nemmeno bisogno di tenere gli occhi sul pentagramma dove erano scritte le varie note del brano a cui si stava dedicando, Concerto numero 21 per pianoforte di Mozart. Era il suo autore preferito e quasi sempre suonava una sua canzone. Dalla finestra aperta, un caldo venticello scompigliò i suoi lunghi capelli, color indaco, e la gonna blu della divisa scolastica. Sentiva il dolce profumo del legno del suo strumento preferito, il profumo dei ciliegi in fiore ed insieme alle note si potevano udire anche il dolce cinguettio dei passerotti, che sostavano sul davanzale.

Con leggeri ed eleganti movimenti, continuava a ripetere le note, rifiutandosi di far terminare quella melodia che tanto amava, ma l’interruzione brusca della porta che si spalancava, la costrinse a fermarsi, facendo riecheggiare l’ultima nota per tutta l’aula. La ragazza si voltò, osservando i due ragazzi con i suoi occhi lilla; i due si bloccarono sorpresi nel vederla in quella stanza. Nessuno proferiva parola, restarono solamente a guardarsi, aspettando che qualcuno dicesse qualcosa. Il ragazzo dai capelli neri, sbuffando, entrò nella stanza e si andò a sedere su una delle tante sedie a disposizione, il compagno lo seguì imbarazzato dal trovarla in quel posto. La ragazza li fissò ancora negli occhi, con sguardo ostinato. L’avevano interrotta e adesso pretendevano di restare? Fissò il suo sguardo in quello del moro, cercando di trasmettergli la sua irritazione, ma non parve riuscirci. Nei suoi occhi poteva leggerci, rancore, indifferenza e superiorità nei confronti del mondo che lo circondava, ma era sicuro che quando guardava Sakura o Naruto nei suoi occhi si poteva leggere la gratitudine per averlo salvato da un’oscurità. Sospirando cercò di convincere il suo amico a trascinarlo via ma nei suoi occhi, invece, non sapeva cosa leggerci. Sembrava pieno di speranza. Lentamente richiuse gli occhi e riprese a suonare. Decise di cambiare brano, girò la pagina dello spartito trovando il brano “La marcia turca”, ghignò e le sue mani presero a volare sui tasti. Chiuse nuovamente gli occhi, per concentrarsi meglio; gli uccellini ritornarono ad occupare il loro posto sul davanzale mentre il venticello era ritornato a soffiare. La calma più assoluta era ritornata a governare quella stanza. Percepiva su di sé lo sguardo dei due compagni, ma non se ne curò. Nel suo mondo perfetto esisteva solamente lei con il suo pianoforte.

Pochi altri tasti, poche altre note e la melodia terminò seguito da un profondo silenzio. Lentamente riaprì gli occhi, portandoli automaticamente verso i due ragazzi che occupavano le sedie in fondo. Nessuno dei due disse qualcosa, non subito.

“C-complimenti, Hinata-chan! Non sapevo che suonassi così bene” si complimentò Naruto. Hinata arrossì leggermente, il suo cuore perse un battito, non poté evitarlo.

“Grazie” borbottò, sempre più rossa. Sasuke osservava la scena senza il minimo interesse. Era stata brava, ma non tanto eccezionale. Naruto si alzò in piedi e la raggiunse, saltellando come un bambino.

“Insegnami!” esclamò con forza, la ragazza sgranò gli occhi. Sasuke sorrise. Ormai si era dimenticato di Sakura, la sua ragazza, e aveva aperto gli occhi rendendosi conto che Hinata era proprio carina. Da allora il biondino non fa altro che cercare qualche pretesto per passare del tempo con lei e le lezioni di pianoforte era il modo giusto.

“Be… Ecco… N-non saprei… Non sono molto brava” balbettò, in cerca di una scusa. Per quanto fosse innamorata di lui, temeva di fare qualche stupidata e fare una brutta figura. Gli occhi azzurro limpido del ragazzo non la smettevano di guardarla, facendosi sempre più grandi. Hinata allora cedette, non sarebbe mai riuscita a dirgli di no. In quel momento la porta scorrevole della classe si aprì di nuovo, rivelando la figura di un’altra ragazza dai capelli corti e rosa. Gli occhi verdi erano fin troppo vispi e quando si scontrarono con quelli lilla di Hinata divennero sorpresi nel trovarla lì, ma sembrava anche sollevata nell’averla trovata.

“Ciao Hinata” la salutò, con un cenno della mano. Fece vagare nella stanza il suo sguardo, trovando prima un sorridente Naruto e poi un imbronciato, come al solito, Sasuke che si era sistemato sulla sedia, con le gambe stravaccate su quella di fronte a lui e una mano poggiata sotto il mento. Era la sua posizione zen, la definiva Naruto. Quando era sommerso dai suoi pensieri era meglio non disturbarlo. Sakura continuò ad osservarlo, per poi ritornare sui due compagni che erano seduti davanti al pianoforte.

“Sakura-chan, tu lo sapevi che Hina-chan è una campionessa nel suonare il pianoforte?” disse, tutto divertito e quasi urlando, Naruto. Hinata arrossì ancora, presa in contropiede da tutti quei complimenti. Ora che ci faceva caso era da un po’ che incontrava Naruto quasi in ogni luogo che frequentava. Scosse la testa, ancora più rossa, al pensiero che l’aveva sfiorata; non era assolutamente possibile che Naruto incominciasse ad interessarsi a lei.

“Hinata, potrei parlarti?” domandò Sakura, raggiungendola verso il suo posto. La compagna la guardò, stranita da quel suo comportamento. Sembrava nervosa, continuava a spostarsi da un piede all’altro. Hinata continuava a guardarla, poi si alzò e la raggiunse.

“Okay” disse solamente. Entrambe uscirono dall’aula, lasciando lì da soli. Naruto  le guardò chiudere la porta.

“M-ma le mie lezioni?” domandò con qualche lacrima agli occhi. Sasuke invece era rimasto nella solita posizione. Non si era nemmeno accorto che Sakura era entrata, il biondino scosse la testa. Quel ragazzo era capace di far irritare tutti anche senza far nulla. Possibile che lo strano comportamento di Sakura fosse dovuto a quello del moro? Che si fosse stancata della sua indifferenza nei suoi confronti? S’alzò e raggiunse l’amico, osservandolo e aspettando che si accorgesse di lui. Passarono secondi e minuti. Ma Sasuke era rimasto nella stessa posizione. I poveri nervi di Naruto non ressero molto e alla fine scoppiò.

“Sasuke! Sasuke!” lo chiamò più volte fino a quando il diretto interessato, disturbato da quelle che sembravano più urla da gallina, si girò e fulminò con lo sguardo quello che doveva essere il suo migliore amico. Ancora non capiva cosa lo spingeva a sopportarlo, anzi che ignorarlo per tutto il tempo. Naruto lo stava guardando con irritazione, perché non andava a stressare la Hyuuga? Anche lei lo aveva cacciato perché era  insopportabile? Se ne era accorta?

“Perché non vai a rompere alla tua bella?” lo prese in giro, il biondino per tutta risposta gonfiò le guancie risentito. Si, Sakura aveva tute le ragioni ad essere arrabbiata con un tipo del genere. Non comprendeva le ragioni per cui si era innamorato proprio di un tipo del genere.

“Direi che sarebbe ora che tu ti svegliassi prima. Non hai notato Sakura?” gli chiese. Sasuke rimase impassibile a quella domanda e questo fece arrabbiare ancora di più. Possibile che non gli importava proprio nulla di lei?

“E allora?” chiese. Naruto strabuzzò gli occhi, non poteva credere che pensasse veramente quello che aveva appena detto.

“Proprio tu non te ne rendi conto, eh?” urlò il biondino, sbattendo le mani sulla sedia. Sasuke rimase impassibile a quella domanda.

“Ma non ti interessa nulla di lei? Allora perché ti sei messo insieme a lei?” continuò a parlare Naruto. Sasuke spostò il suo sguardo fuori dalla finestra, pensando a chissà cosa. L’altro ragazzo sospirò, capendo che non avrebbe ricevuto risposta.

“Senti, Sasuke, prima quando Sakura è entrata era strana? Io se fossi in te mi preoccuperei, magari si è stancata del tuo comportamento e questo non mi sorprenderebbe. Se vuoi un consiglio da amico io incomincerei a trattarla meglio” gli suggerì Naruto. Sasuke non rispose e si limitò a guardarlo con la coda dell’occhio, ma alla fine la sua attenzione fu catturata da qualcosa dietro a Naruto. Il biondino si girò, scorgendo così la figura di Hinata. Rimase sorpreso nel vederla lì, con le mani congiunte ed un’espressione triste sul volto.

“Scusate, non volevo origliare; ero venuta solamente per dire a Naruto-kun che se vuole ancora quelle lezioni lo aspetto a casa mia domani pomeriggio” e dopo aver parlato si girò di scatto e corse per raggiungere Sakura. Naruto cercò di fermarla, ma rimase con la mano alzata e le parole non volevano uscire. La vide correre, chiudere la porta per poi sparire dalla sua vista. Non capiva cosa gli fosse preso, ma sapve che in qualche modo era colpa sua, alla fine era sempre colpa sua.

In quel preciso momento la campanella suonò segnando così la fine delle lezioni, il vociare degli studenti riempirono il corridoio, felici che anche quella giornata fosse finita. Sasuke si alzò dalla sedia e s’incamminò verso l’uscita, seguito da un Naruto piuttosto silenzioso. I due camminarono per i corridoi fino ad arrivare all’uscita della scuola. Davanti a loro videro le ragazza parlare, Sasuke notò che Sakura aveva gli occhi lucidi. Qualcosa dentro di lui, il suo cuore, sembrò fermarsi. Hinata cercava di consolarla, conoscendola, con qualche parola dolce finendo con un abbraccio. Tuttavia anche lei sembrava nervosa, per qualche strano motivo. Sakura si accorse di essere osservata proprio da Sasuke e cercò di far finta di nulla. Si asciugò le lacrime con la manica della divisa e si costrinse a sorridere. Le due ragazze si avviarono verso di loro, per salutarli.

“Scusa Naruto se ti ho rubato Hinata ma dovevamo parlare” esordì Sakura. Naruto scosse la testa, imbambolato, per dire qualcosa mentre Sasuke si sforzava di rimanere impassibile come al solito. Dietro il sorriso finto di Sakura, il mondo parve precipitare e non c’era via d’uscita. Si sentiva oppressa e abbandonata, non sapeva più cosa fare.

“Allora ci vediamo domani, ragazzi. Hinata ti aspetto a casa mia” disse. Hinata sorrise ed annuì, poi salutò a sua volta i ragazzi e s’incamminò, seguendo l’esempio dell’amica. I due ragazzi rimasero fermi a guardare.

“Ho un brutto presentimento, amico mio” commentò solamente il biondino. E proprio in quel momento anche il cielo si fece più nuvoloso, pronto a far piovere.




Saaaalve xD
So benissimo che ho un'altra storia da scrivere ma questa è la mia prima ff dedicata tutta alla coppia SasuSaku, intendiamoci ci saranno anche gli altri personaggi ma saranno in secondo piano rispetto a loro.
Per questo spero che possa piacervi questo primo capitolo. Inizialmente l'idea mi era venuta per una storia Horror per un concorso ma poi ho deciso di cambiare e quindi la pubblico come una storia solamente, e poi ha anche uno svolgimento totalmente diversa dal "progetto originario" ^^
Magari il primo capitolo non è propriamente dedicata alla coppia principale ma dal prossimo cercherò di fare del mio meglio...
Intanto spero che la storia possa piacere a tutti i fan di questa coppia x9
Mi raccomando commentate in tanti!

Piccolo Spazio Pubblicitario_________________________________________________________________________________________________

Intanto spero che possa piacervi anche l'altra storia che sto scrivendo e nel cao qualcuno fosse curioso di sapere di che cosa parla io metto qui il link
La guerra degli Elementi

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Capitolo 2
*** Ricordi&Test ***


Ricordi&Test Ricordi&Test






 

Non faceva altro che guardare l’orologio, appeso sulla parete verde della sua camera. Il tempo non l’era parso mai così infinito e lento, l’agitazione la rendeva ancora più nervosa e di conseguenza le sue mani chiedevano pietà. Possibile che se ne fosse dimenticata o che le fosse successo qualcosa di grave? Non era da lei essere in ritardo, anzi era sempre la prima ad arrivare sul luogo dell’appuntamento e quando non poteva avvisava in tempo. Forse aveva trovato traffico e il suo cellulare non prendeva, in modo che lei non potesse avvisarla. I suoi occhi color smeraldo girovagavano per la stanza alla ricerca di una distrazione e così si ritrovò a guardare una vecchia fotografia di lei, Sasuke e Naruto. Era il primo giorno delle medie, la fortuna ha voluto che anche in quel periodo rimanessero insieme. Ma quel giorno era stato reso più speciale anche perché aveva consolidato la loro amicizia per sempre: il giorno in cui i suoi due cavalieri l’avevano difesa dalla strega cattiva. Il cattivo non era altri che Karin, che come al solito non smetteva un solo secondo di infastidirla.

 

Era felice quel giorno. E non perché era capitata nella stessa classe di Sasuke, quello ha solo contribuito ad aumentare la sua gioia, ma perché Sasuke si era offerto di accompagnarla a scuola. Così aveva allungato di molto il suo percorso verso l’edificio scolastico. A Sakura quel gesto non poteva far altro che piacere, ma nel momento esatto in cui aveva messo piede all’interno del giardino scolastico, aveva avuto l’impressione che qualcosa sarebbe andato storto. Tuttavia andando avanti, la giornata non faceva altro che migliorare: lei e Sasuke erano nella stessa classe, quella mattina si era presentata al suo fianco e per di più si era offerto anche il pomeriggio di riaccompagnarla nuovamente a casa.

La campanella suonò e quel suono fu il più apprezzato dall’inizio della mattinata. Sakura decise di andare in bagno, ma la brutta sensazione che aveva avuto prima ritornò. Era consapevole che appena ebbe messo il piede a scuola, accompagnata dal moro, tutte le altre ragazze sarebbero state gelose, tuttavia non gli importava. Quindi con un sorriso, che nessuno sarebbe stato capace di mandar via, entrò nel bagno delle ragazze.

Era lì ferma a specchiarsi, cercando di individualizzare qualche cambiamento. I suoi occhi verde smeraldo sembravano risplendere ancora di più, la sua pelle nivea era più rossa, forse a causa di quel ragazzo che le faceva battere forte il cuore, le labbra tese in un dolce sorriso ed infine i capelli lunghi e rosa le sembravano ancora più belli. Le pareva di risplendere di felicità e gli piaceva. In quel momento una porta dei bagni si aprì, rivelando la figura di Karin. Sakura cercò di ignorarla, ma le risultò difficile; non riusciva a sopportarla per il semplice fatto che era un’oca e ci provava con tutti i ragazzi con Sasuke in particolare. Però, quel giorno non sarebbe riuscita a rovinarglielo. Prese a lavarsi le mani, con il suo sorriso, e canticchiò fra sé e sé. Karin l’osservò, da dietro quei suoi occhiali. Le dava semplicemente il voltastomaco, era la classica ragazza acqua e sapone, per bene che piaceva ai ragazzi, ma non si sarebbe fatta sottomettere da una come lei, alla fine Sasuke sarebbe stato suo.

“Siamo di buon umore, Haruno?” domandò con voce stridula e acida. Sakura si trattenne dal risponderle a tono, doveva dimostrarsi superiore.

“In effetti, Hebi, oggi mi posso ritenere davvero soddisfatta” rispose, sfoggiandole a pieno viso il suo sorriso. Karin s’innervosì all’istante. La squadrò dall’alto.

“Senti, Haruno, tu per lui non significhi niente, sei solamente il suo passatempo momentaneo e prima o poi si stancherà di te” le disse con cattiveria. Sakura la ignorò, sapendo benissimo che quella era solo gelosia.

“Gelosa, Hebi?” domandò vittoriosa la rosa. A quel punto Karin non resistette più, l’afferrò per i capelli, strattonandola. Sakura fu presa ala sprovvista e cadde a terra. La rossa continuò a tirarle i capelli, mentre l’altra non poteva che assecondare i suoi movimenti. Con le mani cercava di graffiare quelle di Karin, per liberarsi ma questa non stava un attimo ferma e non ci riuscì. Dalle tasche della gonna tirò fuori un paio di forbici; sorridendo poi le avvicinò pericolosamente verso i capelli di Sakura.

“C-cosa vuoi fare?” domandò preoccupata; sapeva bene quello che avrebbe potuto fare ma sperava che alla fine la lasciasse andare. Karin si limitò a sorridere, con cattiveria.

“Entrambe sappiamo che a Sasuke piacciono le ragazze con i capelli lunghi. Chissà se ti guarderà ancora dopo che li avremo tagliati. Vogliamo fare un piccolo esperimento?” domandò Karin. Sakura prese a dimenarsi, certo che lo sapeva che a Sasuke piacevano le ragazze con i capelli lunghi; altrimenti perché li avrebbe fatti crescere? Ma in quel momento si sentiva impotente per quanto si agitasse, cercasse di liberarsi dalla sua presa, non ci riusciva. Sentì il flebile rumore della forbice che incominciò a tagliare qualcosa, i suoi capelli. Calde lacrime incominciarono a rigarle le guance; continuava ad agitarsi nella speranza che la smettesse ma non fu così. Vedeva ciuffi di capelli che svolazzavano di qua e di là e finivano il loro percorso sul pavimento. Sakura non poteva che piangere sempre di più.

“Basta… Basta… Basta…” continuava a ripetere mentre Karin rideva continuando a tagliarle i  capelli. Quando ebbe finito la sua opera le lasciò quel che restava dei suoi capelli e si mise di fronte a lei.

“Adesso vediamo se ti vorrà ancora” le sibilò, poi se ne andò. Piangendo, Sakura si trascinò verso la porta di un bagno e si sedette sopra il gabinetto. Si acquattò tutta accovacciata, circondandosi le gambe con le braccia. Si dondolava su se sessa, per scacciare quella sensazione di tristezza. La porta del bagno si aprì nuovamente e Sakura si sforzò di trattenere i singhiozzi.

“Sakura?” chiamò una voce, stranamente famigliare. Era quella di Sasuke, non c’erano dubbi. Non voleva vederlo, non voleva farsi vedere in quelle condizioni pietose. Cercò di far finta di non esserci ma non ci riuscì.

“Sakura lo so che sei qui” continuò a parlare, mentre sentiva il rumore delle porte che si aprivano. Alla fine vide che anche la sua si aprì e vide il ragazzo. L’osservò, con occhi sorpresi.

“Lasciami stare, non dovresti essere qui” disse fra i vari singhiozzi. Il ragazzo, però, non le diede ascolto. Richiuse la porta del bagno e l’abbracciò d’istinto. Sakura ne rimase sorpresa, Sasuke non si era mai lasciato andare a simili gesti.

“Sasuke?” domandò la ragazza incerta sul da farsi. Il ragazzo la guardò un’altra volta e poi poggiò le proprie labbra.

 

Sakura si toccò i capelli corti, in riflesso a quel pensiero. Sorrise spontaneamente, felice di quello che era successo quel giorno. Non avrebbe mai immaginato che quella giornata si sarebbe rivelata ancora più migliore di come era iniziata. Era felice di quello che era successo, perché da quel giorno avevano instaurato un legame indivisibile. Tuttavia, il pensiero che presto avrebbero dovuto separarsi la fece intristire. Riportò nuovamente lo sguardo sull’orologio e si sorprese che erano passati solamente tre minuti. Guardò il display del cellulare ma non segnalava nessun messaggio o chiamata. Sospirò, ritornando ad agitarsi silenziosamente. Che fine aveva fatto?

 

Hinata era consapevole di essere in ritardo, un’enorme ritardo. La colpa, però, era da attribuire a suo padre che l’aveva trattenuta più del dovuto. Il suo rapporto con lui era limitato semplicemente ad uno scambio di frasi nello stretto necessario e le era sembrato strano che avesse parlato più di quello che era capace a sopportare. Per di più era ancora più curioso il fatto che le avesse chiesto come andasse la scuola, l’unico argomento di cui parlavano era il “Clan”, di cui presto avrebbe dovuto prenderne le redini. Hinata scosse la testa, non era quello il momento di pensare ai suoi problemi, aveva detto a Sakura che sarebbe andata da lei, con quello che le aveva chiesto, e l’avrebbe fatto. Svoltò l’angolo ed entrò nella farmacia. Divenne rossa solo al pensiero di quello che stava per fare, ma lo faceva per la sua amica. Andò alla cassa, dietro al quale c’era una ragazza familiare, e prendendo fiato le si avvicinò. La ragazza, sicuramente più grande di lei e con i capelli biondi legati in quattro codini, l’osservò annoiata. Stava masticando qualcosa e poi la vide fare una bolla rosa, che scoppiò subito dopo. Ritornò a masticarla annoiata della sua intera giornata. La povera Hinata non poteva che arrossire ancora di più, imbarazzata.

“S-salve… E-ecco… Io… Mi… servirebbe…” balbettò in continuazione. Le parole erano scofusionate e quasi la ragazza non le udì, ma lei continuò a guardarla con il suo solito sguardo indifferente, aspettando che le dicesse quello che le serviva. Passarono diversi secondi e la ragazzina che aveva davanti continuava a balbettare, torturandosi gli indici e arrossendo sempre di più, al che perse la pazienza.

“Senti, tesoro, non ho voglia di restare qua ad ascoltare i tuoi balbettii. Per cui i sarei grata se mi dicessi subito cosa ti serve e la facessi finita” le disse sgarbatamente. Hinata la guardò terrorizzata per il modo in cui glielo aveva detto, ma non aveva tutti i torti. Per cui rassegata abbassò lo sguardo e le spalle.

“Ecco… mi servirebbe un test per la gravidanza” mormorò, cercando di farsi udire. La ragazza sembrò risvegliarsi dalla banalità della sua giornata e si tirò su a sedere, composta. Guardò quella creatura fragile che aveva davanti agli occhi, con sguardo malizioso, e le si fece vicino.

“Un test? Piccola non sei un po’ giovane?” le domandò e Hinata arrossì ancora di più, se possibile. Era vicina allo svenimento ma cercando una via di fuga con lo sguardo si rese conto che era tardissimo, Sakura avrebbe potuto ucciderla.

“Si, anche se ti dicessi che è per una mia amica non penso che tu  mi crederesti. Anzi dammene almeno tre, così sarò sicura” disse, cercando di non balbettare e arrossire ancora D’altra parte non era una cosa naturale fare sesso e rimanere incinta? Perché alcune cose dovevano essere tabù e far vergognare la gente?

La ragazza, con sguardo ammiccante, le porse tre tubi diversi e li spinse verso di lei, insieme allo scontrino. La ragazza dopo aver pagato e nascosto accuratamente le tre scatole, riprese a correre verso la casa di Sakura. Da dietro il bancone spuntò la testa ad ananas di Shikamaru.

“Ma quella non era Hinata?” domandò, sorpreso nell’averla vista comperare dei test per la gravidanza. Chi se lo sarebbe mai aspettato da lei? Insomma era considerata come la più casta dell’intera scuola e vederla in quella farmacia per dei test non era da tutti i giorni.

“Ah, la conosci?” domandò, divertita la compagna. Il ragazzo la guardò, sorridendole malizioso ma, rimettendosi la camicia, uscì da dietro il bancone e prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

“Mi dispiace, Temari, ma credo che continueremo un altro giorno” disse, dandole un bacio a fior di labbra e uscendo dal negozio. Digitò un numero e attese la risposta. Tu… Tu… Tu…

“Pronto?” domandò una voce seccata. Shikamaru si ritrovò a sbuffare, come faceva Naruto a sopportarlo.

“Sasuke devo dirti una cosa. Poi sarai tu a dirla a Naruto, visto che è il tuo migliore amico” comunicò. Non attese nemmeno la risposta da parte dell’altro. Gli raccontò quello che aveva sentito e basta.

Ed ecco il secondo capitolo ^^
Mi ha fatto piacere che il primo capitolo sia piaciuto ad alcuni di voi, soprattutto a ladyvampire90. Ringrazio soprattutto lei per la sua recensione.
In questo capitolo nel ricordo di Sakura mi sono ispirata ad una doujinshi che ho letto, anche se un pochi lo modificata. Mentre per quanto riguarda Temari come cassiera della farmacia, non so perché mi sia venuta in mente proprio lei. Ho pensato, Temari è più grande di loro e quindi potrebbe anche non frequentare la loro scuola. E così le ho trovato un ruolo un po' fuori dal comune ^^
E per di più c'era Shikamaru dietro il bamcnone, so cosa potreste pensare e non vi do torto xD, che lo ha detto a Sasuke. Certo che è così facile essere incompresi e come la prenderà il povero Naruto? Quello che più mi diverte è che è così facile manipolare la realtà xD
Va bene dopo quest'ultimo delirio vi lascio...
Vi chiedo solamente di lasciarmi qualche commento, visto che è la mia prima storia che dedico a questa coppia e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensa il lettore...
Bacioni e a presto!

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Capitolo 3
*** Telefonate&pettegolezzi fra ragazze ***


NAruto Telefonate & Pettegolezzi fra ragazze



Era rannicchiata fra le sue enormi coperte, che la tenevano al caldo, lo sguardo fisso davanti a lei. Era da un bel po' che non si muoveva da quella posizione e chi l'osservava da lontano poteva credere che si fosse addormentata. Invece, gli occhi, tenuti aperti a forza, guardavano il nulla disperso fra il copri materasso, fra le sue coperte. Non faceva altro che pensare a quel stramaledetto test ed al suo risultato. In entrambe le opzioni, di cui disponeva, avrebbe continuato ad andare avanti, aveva sempre fatto così e di sicuro non avrebbe smesso; e poi poteva contare sulla sua migliore amica Hinata. C'era anche Ino da informare, ma ancora non lo aveva fatto perché conosceva molto bene la sua parlantina e, non per cattiveria, non voleva rischiare che tutta la scuola venisse a sapere che s'era sottoposta ad un test per la gravidanza. Sperava che nessuno avesse visto, anche, Hinata comprarli perché non voleva che finisse nei casi pure lei.
La suoneria forte del suo cellulare la riportò alla realtà; quel suono feriva le sue orecchie e quando uscì dal caldo rifugio delle sue coperte, per osservare il display, anche i suoi occhio furono feriti dalla luce di quest'ultimo. Li richiuse, non abituata a quella luce intensa e, a tentoni, con una mano, allungata verso il comodino, lo cercò. La mano, al freddo della stanza, andò a sbattere contro ogni cosa che incontrava lungo la sua strada, fino ad arrivare all'oggetto del suo fastidio. La suoneria di  'Lei é' di Paolo Meneguzzi iniziava a dargli sui nevi. Quando, alla fine, la sua mano riuscì ad afferrare l'odiato oggetto accettò la chiamata senza controllare nemmeno chi fosse.
"Pronto?" sbottò irritata. Non le importava di chi fosse, poteva essere anche Sasuke ma non voleva essere disturbata non quella sera.
"Abbiamo la luna storta?" ridacchiò una voce femminile estremamente familiare, era Ino. Sakura incominciò a preoccuparsi, di solito la chiamava per aggiornarla sugli ultimi pettegolezzi della giornata. Ancora non aveva capito come facesse ad essere così ben preparata sui fatti degli altri.
"Ino per favore, in questo momento preferirei essere lasciata in santa pace. Quindi, dimmi, cosa vuoi?" domandò Sakura cercando di non aggredirla. Sapeva benissimo che non se la sarebbe presa comunque, anche si gli avrebbe urlato in faccia di non chiamarla. Ma non voleva essere scortese con lei, erano amiche fin dall'asilo.
"Okay, okay. Volevo solo avvisarti che la nostra cara e piccola Hinata sta crescendo" ridacchiò divertita da quello che aveva appena detto. Aveva preso subito in simpatia Hinata, lo sapeva bene, e quindi Ino non sparlava mai di lei, né di Hinata. Fu in quel momento che si alzò di scatto, riemergendo dalla miriade di coperte che la sovrastavano. Gli occhi esprimevano la loro confusione, non capiva di cosa stesse parlando. Ma non aveva di ulteriori problemi da aggiungere alla sua lista.
"Di cosa stai parlando? Spiegati meglio" voleva chiudere in fretta quell'argomento.
"Beh ecco... Una mia amica mi ha appena chiamato dicendomi d averla vista mentre comprava dei testa per la gravidanza, il che mi sembra piuttosto strano visto che non esce con nessuno. Da quel che so, non ha nemmeno il ragazzo!" esclamò offesa la bionda. Considerava Hinata come una sorella da proteggere, si erano sempre confidati i propri segreti, anche se alla fine non rimanevano tali a causa della sua boccaccia, ma che poteva farci? Non avrebbe mai pensato che l'avrebbe tenuta lontana da una simile notizia. Era tentata di fargliela pagare andando direttamente dal padre e raccontargli tutto, ma erano amiche da un sacco di tempo che non le sembrava giusto; inoltre, sapeva molto bene com'era fatto il padre della ragazza e di sicuro l'avrebbe messa in punizione o peggio.
"Ino ma come ti può venire in mente una cosa del genere? Spero che tu stia scherzando" disse Sakura. Sudava freddo non sapendo cosa fare per non esporsi troppo.
"E' la verità, Sakura, la pure e semplice verità. Non sparlerei mai male su Hinata, lei non se lo merita e poi siamo amiche da troppo tempo" si difese la bionda, ma non aveva ritirato le affermazioni di poco prima. Sakura si maledisse mentalmente, aveva cacciato Hinata in un bel pasticcio e come poteva tirarla fuori senza che ci andasse di mezzo lei? Nella sua mente si fece tutto nebuloso e confuso. La testa le faceva male e un senso di nausea si impossessò di lei. Chiuse gli occhi, cercando di respirare con calma e di non cadere nel panico assoluto.

“Non può essere, c’è lo avrebbe detto e sinceramente preferisco sentirmelo dire da lei. Spero che tu non lo abbia detto a nessun altro” disse, sperando che Ino si fosse rivelata più cauta di quello che i realtà era. Ma anche se avesse fatto il contrario non poteva fargliene una colpa, era sicura dell’affetto che provava nei confronti di Hinata semplicemente voleva ritrovarsi sempre in mezzo, sotto l’attenzione di tutti. La risposta da parte di Ino tardò ad arrivare.

“Ino?” domandò Sakura con voce tremante.

“Beh… ecco… prima di avvertire te, ho chiamato altre amiche… Ma sta sicura che non lo diranno in giro, mi sono raccomandata di tenere la bocca chiusa. Scusa!” s’affrettò a dire. Sakura si limitò a sospirare.

“Va bene, Ino. Non dire nulla in giro per favore, domani ne parliamo con Hinata e vedrai che tutto si sistemerà” mormorò la rosa, prima di salutare l’amica dall’altra parte del telefono e interrompere la chiamata.

Provò a chiamare Hinata tante volte, per avvertirla ma non riuscì a raggiungerla e alla fine si rassegnò a comunicarglielo il giorno dopo con la speranza di avvertirla prima di andare a scuola. Quella notte non dormì affatto, preoccupata per quello che il futuro gli serbava il giorno dopo. Aveva la tentazione di fingersi malata per evitare di andare a scuola il giorno dopo, ma poi le venne in mente quella dolce ragazza che rischiava di finire nei guai con la sua famiglia e di essere al centro dei pettegolezzi di tutta la scuola. No, il giorno dopo si sarebbe presentata come al solito a scuola e avrebbe affrontato tutto a testa alta, come al solito.

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Capitolo 4
*** Il giorno dopo ***


Il giorno dop


Il giorno dopo Sakura si svegliò con un mal di testa assurdo. La luce che filtrava fra le finestre, la colpì in pieno viso e la stordiva ancora di più. Si ributtò sotto le coperte, al caldo e al sicuro, ma la sveglia continuava a suonare. Non aveva dormito affatto quella notte e adesso se pagava le conseguenze. Cacciò fuori una mano e rabbrividì nel sentire quanto facesse freddo. Spense la sveglia, interrompendo così il suono fastidioso di quel dannato aggeggio. Di mala voglia si scoprì delle coperte e si alzò. Non appena si era alzata, la colse un capogiro e fu costretta a sedersi sul bordo del letto. Subito dopo fu assalita da un senso di nausea. Corse in bagno, tenendosi una mano sulla bocca, e poi vomitò tutto. Vomitò la cena della sera prima. Quella sensazione di nausea l’aveva lasciata scombussolata e priva di forze. Dalla porta del bagno accorse sua madre. Nel vedere la propria figlia china sul gabinetto l’aiutò, sollevandole i capelli. Era preoccupata per lei e continuava a chiamarla.

“Sakura? Sakura, stia bene?” continuò a domandarle, ma la ragazze era impegnata a rigettare tutto e non percepiva nemmeno la voce materna, preoccupata e premurosa. Continuò a tossire, sentendo in bocca il sapore amaro del proprio sangue, mischiato all’acido dello stomaco. Continuando a tossire si accasciò sul pavimento del bagno, i suoi occhi erano appannati dalle lacrime. Il suo peto era invaso dai singhiozzi e le lacrime le rigavano le guance.

“Sakura?” la chiamò ancora la madre. Sul viso si poteva vedere l’evidente preoccupazione per la figlia. Sakura annuì solamente e cercò di sorriderle, per tranquillizzarla. Non era sicura, però, di esserci riuscita. Vedeva ancora nei suoi occhi che non era convinta della sua risposta. Aveva compreso che non le aveva detto la verità, però non le aveva domandato null’altro. Si alzò e prese il bicchiere dal lavabo e lo sciacquò per bene per poi porgerlo, pieno d’acqua, a Sakura. Con mani tremanti lo prese e se lo portò alla bocca, ne bevve un sorso, aspettando un altro eventuale attacco di vomito e per fortuna non avvenne. Tirò un sospiro di sollievo e si rilassò contro il muro freddo del bagno.

Sakura aveva letto, presa dalla curiosità, dei libri sulla maternità e sapeva benissimo che le nausee duravano per i primi tre mesi ella gravidanza. A quel solo pensiero sbiancò ancora di più, terrorizzata nell’affrontare quelle nausee che l’avrebbero seguita ancora per molto, soprattutto di mattina. Tremò alla sola idea e si raggomitolò in posizione fetale, come a volersi difendere da quella prospettiva.

“Ti senti male? Vuoi restare a casa, oggi?” domandò la madre, risvegliandola dai suoi pensieri. Si sentiva una vile traditrice, non trovava la forza di rivelargli sul perché si sentisse così vuota e scombussolata. Aprì la bocca, per provare a rispondergli del perché stesse così male ma questa si chiuse, senza emettere nessun suono.

“No, mi sento meglio. Avrò preso freddo durante la notte. Meglio che mi prepari” rispose alla fine. A stento si rimise in piedi, traballando e ritornò nella sua stanza. La madre rimase ad osservarla, senza dirle nulla.

 

Il treno era arrivato in anticipo, stranamente. Si guardò attorno nella speranza di incontrare la sua amica. Non la vide, non vide nessuna chioma color indaco. Iniziava a preoccuparsi, di solito era lei quella in anticipo. Il suo turbamento, rimasto dalla serata precedente, aumentò ancora di più. Aveva un assoluto bisogno di incontrarla e di parlarle, prima di arrivare a scuola. La voce meccanica chiamò un ultima volta i passeggeri del suo treno e lei fu costretta a salirci sopra, prima di perderlo e arrivare ancora in ritardo. Hinata si sarebbe fatta accompagnare dalla sua limousine e sarebbe arrivata in tempo per l’inizio della scuola. Salì e spinse fra le varie persone che scendevano dal treno; quando le porte si chiusero , Sakura si guardò attorno e trovò un posto libero. Andò a sedersi immediatamente e si strinse nel suo caldo cappo invernale. Tirò su la sciarpa rossa, fino al naso, e poi si appoggiò allo schienale del sedile. Portò le gambe al petto e fece cadere lo zaino di lato. Poggiò la fronte al vetro freddo e subito si appannò per il calore del suo corpo. Vedeva le luci sfrecciare lungo la strada, erano confuse e troppo luminose. Lo sfondo era grigio, segno che l’inverno era ormai alle porte; anzi, si poteva dire che era arrivato con un certo anticipo. Sbuffò e vide il suo fiato condensarsi in una nuvoletta bianca di vapore. I suoi occhi verde smeraldo in quel momento stavano fissando un punto qualsiasi del pavimento del mezzo, ma era persa nei suoi pensieri. Quanto sarebbe riuscita a mantenere segreta la sua gravidanza? E Hinata? Come sarebbe uscita da quel guaio in cui l’aveva cacciata? Quel periodo si prospettava turbolento, senza contare che lo stress l’avrebbe uccisa.

Il suo cellulare prese a vibrare nella tasca dei jeans, costrinse una mano guantata a raggiungerlo e a tirarlo fuori. Guardò il display e sussultò nel leggere il nome di chi l’aveva chiamata. Sasuke. Il suo cuore prese a battere forte, per l’emozione. Doveva rispondere? Il suo dito decise per lei, obbligandola a portare l’apparecchio all’orecchio.

“Pronto?” domandò, esitante e la sua voce tradiva l’emozione.

“Sakura? Tutto bene?” domandò il ragazzo dall’altra parte della cornetta. Sakura si maledisse mentalmente, perché non riusciva ad apparire tranquilla?

“Si, stanotte non ho dormito molto bene” cercò di scusarsi, nella speranza che non percepisse la bugia che aveva appena detto. Il ragazzo non parlò subito e Sakura temette di non averlo ingannato. E adesso? Scosse la testa, aveva preso a dolerle per il mal di testa. No, non avrebbe resistito fino alla fine. Ecco perché doveva parlare con Hinata; con lei poteva parlare liberamente senza nasconderle nulla o temere che andasse a spifferare nulla in giro, magari senza farlo intenzionalmente. E con questo non voleva dire che Ino fosse una ficcanaso ma era meglio non dirle cose così importanti. Doveva ancora decidere che cosa fare.

“Sakura?” la chiamò il ragazzo. In quel momento lei si riscosse dai suoi pensieri e si concentrò sulla voce del suo fidanzato.

“Scusa, Sasuke. Come ti ho già detto non ho dormito e sono stanca. Va bene se parliamo  a scuola? Devi dirmi qualcosa d’importante?” domandò la ragazza. Chiuse gli occhi e si abbandonò totalmente al finestrino. La testa aveva preso a pulsare, ma il freddo del finestrino alleviò il suo dolore.

“Va bene, a dopo” disse prima di chiudere la comunicazione. Sakura aveva avvertito quella nota d’irritazione, perché non gli aveva prestato molto ascolto, ma lasciò perdere. In quel momento non voleva preoccuparsi della reazione che avrebbe potuto avere il suo ragazzo, solo perché non lo aveva considerato.

La voce meccanica del treno chiamò la sua fermata e di malavoglia si rimise in piedi, afferrò lo zaino e scese. Prese a camminare fra la gente, prese le cuffie dalla sua tasca del giubbotto e se le infilò. Accese l’Ipod, alzando il volume, e ignorò i mormorii della gente. Si concentrò solamente sulla canzone Smile di Avril Lavigne.

 

I cancelli della scuola erano aperti, il cielo grigio conferiva un’aria più lugubre del solito a quell’edificio che sembrava più un carcere. Le finestre erano sbarrate e nel vederle Sakura provò un senso di nostalgia verso l’estate. Quella bellissima stagione calda e piena di sole. Gli mancava il calore sulla pelle, il canto degli uccellini ogni volta che si svegliava, le giornate passate in compagnia dei suoi amici e di Sasuke, le gite fatte in mezzo ai boschi e le serate in disco, ma purtroppo tutte le cose belle devono finire, prima o poi. Emettendo l’ennesimo sospiro continuò a camminare verso l’edificio scolastico. Nel giardino c’erano pochi studenti, seduti su panchine, che si godevano gli ultimi minuti prima di iniziare un altro giorno di scuola. Sakura li sorpassò tutti, osservandoli uno per uno. C’era Lee, che come il suo solito si allenava, e il maestro Gai, insegnante di ginnastica; quei due andavano molto d’accordo e Sakura non si stupiva mai della somiglianza fra i due. Gli stessi capelli neri, lo stesso taglio a scodella e le stesse sopracciglioni folti. Poi c’era anche TenTen che ascoltava la sua musica nel su inseparabile Ipod. Vide anche Choji e Kiba che sgranocchiavano un pacchetto di patatine e ridevano fra loro due. Vide anche quell’insopportabile oca di Karin, che più volte aveva provato a rubarle Sasuke. Appena i loro sguardi si incrociarono si misero a ringhiare, per chi le guardava potevano anche affermare di vedere delle scintille scaturire dai loro occhi.

“Come mai siamo sole, Haruno? Sasuke ha deciso, finalmente, di scaricarti? Non mi stupirei piatta come sei” ghignò, soddisfatta della sua battuta, la rossa.

Sakura si limitò a guardarla, minacciandola di morte con lo sguardo, sapeva come risponderle.

“Ma lo ossigeni il cervello ogni tanto, prima di parlare? Ah, già. Dimenticavo che tu il cervello non c’è l’hai” rispose la rosa. Distolse lo sguardo dalla nemica e continuò a camminare, ignorando le sue imprecazioni rivolte a lei. Non valeva la pena di sprecare troppo fiato con quell’oca. Si diresse verso l’entrata della scuola e aprì la porta. Superò la bidelle ria, salutando cortesemente il professor Kakashi e dirigendosi verso la sua clase. Aveva bisogno di un attimo di pace, di restare in silenzio e di non essere disturbata. Appena entrò nell’aula, si diresse verso il suo posto: l’ultimo banco in fondo, vicino alla finestra. Lanciò malamente lo zaino, spense l’Ipod e si sedette come un sacco di patate sulla sedia. Sollevò le gambe e si accomodò bellamente sullo schienale della sedia, poggiando le gambe sul banco. Dal suo posto poteva osservare l’entrata del giardino scolastico. Poteva vedere tutti gli studenti che entravano e uscivano. Così avrebbe potuto vedere Hinata nel momento esatto che sarebbe arrivata. Prese il suo cellulare e guardò il display. Non c’era nessun messaggio da parte dell’amica e nessuna chiamata persa. Scorse la rubrica e cerca il nome di Hinata. Quando lo trova schiacciò il pulsante di inizio chiamata e attende una risposta. Il cellulare continua a suonare ma sembra che non lo senta. Sconsolata interrompe la chiamata e spegne il cellulare, per evitare che qualcuno chiamasse lei. Si coccolò meglio nella mega felpa e nella sciarpa e ritorna al suo problema.

Si sentiva ancora in colpa per aver messo Hinata in una simile situazione, non voleva che diventasse il centro dei pettegolezzi scolastici. Non se lo meritava e poi Naruto si sarebbe sentito tradito: aveva scoperto da poco la sua cotta per la corvina. Una cotta che l’altra sembrava ignorare. Sorrise, assente, al pensiero che quei due erano innamorati l’una dell’atro, senza nemmeno saperlo. Sperò con tutto il cuore che Ino non avesse commesso un danno irreparabile e che avesse chiamato poche persone. Ma sapeva molto bene che la notizia si sarebbe sparsa a macchia d’olio. Il suo sguardo fu catturato da Karin, che correva verso un ragazzo. Lo riconobbe subito, ma lasciò correre, e con lui c’era anche Naruto. Sasuke di sicuro non avrebbe dato corda a quell’irritante ragazza, per non definirla in modo peggiore. Sasuke alzò lo sguardo verso la loro classe e la vide, seduta al suo posto. Il suo sguardo era turbato, ma sul suo viso non era presente nessuna emozione, come al solito. Lasciò perdere Karin e si affrettò a raggiungerla. Sakura si mise composta sulla sedia, incominciò ad agitarsi. Non pensava che anche lui sarebbe arrivato così presto a scuola. Si guardò attorno, la classe era vuota e c’era un armadio attaccata alla parete, vicino alla porta. Per un attimo aveva avuto la tentazione di nascondersi la dentro, ma poi pensò che non aveva senso. Ormai l’aveva vista e di sicuro avrebbe controllato tutta ala classe. Sospirò rassegnata e proprio in quel momento fece la sua entrata nella classe, seguito a ruota dal suo migliore amico.

Okay ora puoi allarmarti, pensò Sakura nel vedere le loro facce così seriose. Era ancora arrabbiato per non averlo ascoltato prima? Scosse la testa, di certo non era tipo da portare rancore per una cosa così futile. Si limitò a stringersi nella sua felpa e ad abbassare lo sguardo. Percepì solamente il rumore della sedia di fianco a lei spostarsi e lo stesso fece la sedia davanti a lei. I suoi occhi guardavano insistentemente la macchia di indelebile, che aveva fatto durante un’ora di noia, ed evitare gli sguardi dei sue ragazzi. La mano di Sasuke la costrinse a guardarla, la teneva per il mento e non accennava a mollare la presa.

“Dobbiamo parlare” disse solamente. Sakura deglutì e con la coda dell’occhio guardò Naruto. Nei suoi occhi c’era lo sconforto e la tristezza, perché? Ad un tratto capì: la telefonata di Ino. Le aveva detto che prima di lei aveva chiamato qualcun altro e di conseguenza si era già sparsa la voce.

“Di cosa?” domandò, esitante. Sasuke la strattonò leggermente, costringendola a riportare l’attenzione verso di lui. Occhi impassibili ed era impossibile sostenere quello sguardo.

“Che cos’è questa storia di Hinata?” domandò il moro. Naruto la guardava con insistenza, aspettando una sua risposta. Ma Sakura non sapeva che cosa dire. Come avrebbe potuto smentire quella voce sull’amica, senza finire lei nei guai? Aprì la bocca più volte, ma senza dire nulla. Sasuke si limitava a guardarla solamente, aspettando che dicesse qualcosa. La sua pazienza, tuttavia, aveva un limite.

“Allora? Lo sappiamo che sei al corrente di qualcosa, ieri pomeriggio vi dovevate vedere” la spronò il fidanzato. Sakura no riusciva a reggere quella pressione, il senso di nausea era ritornato. Minacciava di sopraffarla da un momento all’altro; ma l’intervento prodigioso di un loro compagno di scuola, Neji, attirò la loro attenzione. Quando fu entrato in classe si bloccò nel vederli lì. Di solito era lui il primo ad arrivare.

“Che ci fate qui?” domandò il ragazzo.

“Ci annoiavamo e siamo entrati prima” si affrettò a rispondere Naruto. Quella storia di Hinata lo stava innervosendo, doveva sapere la verità e l’interruzione del cugino, della protagonista di tanti pettegolezzi, non aiutava la sua apprensione. Tuttavia dal suo sguardo tranquillo, comprese che non ne sapeva nulla. Tutti in quella scuola sapevano che era molto protettivo nei confronti della cugina e se avesse sentito quelle voci circolare sul suo conto, di sicuro avrebbe mostrato all’intera scuola la sua furia. E questo tutti lo volevano evitare.

Neji annuì solamente e andò a sedersi verso il suo banco e dopo un attimo sentirono la campanella suonare. Un suono che si riversava per l’ampio giardino.

“Neji, tua cugina dov’è?” domandò Naruto, incapace di trattenersi. Sasuke aveva abbandonato la sedia al fianco di Sakura per andare a sedersi al suo posto, vicino al biondo. Sakura sospirò sollevato. Neji si voltò verso Naruto e lo guardò con sospetto.

“Sta per arrivare” rispose. Continuò a guardarlo in silenzio scrutandolo. “Perché?” Naruto si raddrizzò, terrorizzato davanti a quello sguardo.

“N-niente” balbettò, agitando anche le mani. Neji non ne fu molto convinto e continuò a scrutarlo, fino all’entrata degli altri compagni di scuola.

Sakura li guardava uno a uno, ansiosa e agitata. Non vedeva Hinata e questa la preoccupava, nonostante il cugino avesse detto il contrario. Doveva rimanere solamente tranquilla. Con Hinata avrebbero trovato una soluzione a tutto, sperava.

––––•(-• Angolo Autrice •-)•––––

Bene e dopo un'infinità di tempo sono riuscita a postare un altro capitolo. Come vedete i sintomi della gravidanza incominciano a farsi vedere come le nausee della mattina.  Andando avanti cercherò di far notare le stranezze della gravidanza in Sakura. Solo adesso mi rendo conto che questo capitolo non è nulla di speciale, ma solamente un capitolo di transizione. Giusto per far intedere la situazione in cui si trova la protagonista. Non trovando null'altro da aggiungere rignrazio moltissimo che legge la storia, chi l'ha messa fra i preferiti, o le seguite e o tra quelle da ricordare e ringrazio soprattutto ladyvampire90 che ha commentato i capitoli ^^

Vi avviso che in questo capitolo avreste potuto notare degli errori e al più presto cercherò di rimediare. Vi ringrazio ancora e, magari, lasciatemi qualche commentino; mi piacerebbe conoscere il vostro parere. Bacioni

Ciao Ciao

MissysP

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Capitolo 5
*** Si entra in scena: Hinata sei davvero incinta? ***


ѕι єитяα ιи ѕ¢єиα: нιиαтα ѕєι ∂αννєяσ ιи¢ιитα?


I suoi occhi s’illuminarono quando vide una Hinata affannata correre in classe. La lezione era cominciata da poco e per fortuna il professor Kakashi non le aveva chiesto spiegazioni. Raggiunse al più presto il suo posto, vicino a Sakura, ma non la guardò in faccia. La ragazza cominciava a preoccuparsi. Come mai non la guardava? Che cos’era successo?

Come giornata si prospettava molto stressante e lunga. Le ore passavano inesorabilmente lente, Sakura non poteva che agitarsi sul posto. La sua mano tremava, la penna ticchettava sul banco e le gambe trottavano sul posto. Gli occhi color verde smeraldo si guardarono attorno freneticamente, cercando di incrociare quelli color perla dell’amica. Hinata, però, teneva lo sguardo fisso sul suo quaderno. Era ancora più bianca del solito. Sakura l’osservò meglio: gli occhi sgranati, penna in mano che non accennava a volersi muovere e il foglio degli appunti ancora in bianco. Quello non era il tipico comportamento di Hinata; appena incominciava la lezione, lei tirava fuori penna e fogli e riempiva interi quaderni di appunti. Non aveva mai capito come poteva riuscirci, ma apprezzava quel suo lato serioso. Almeno sapeva su chi contare per farsi prestare gli appunti o farsi dare ripetizioni.

Il suo sguardo cadde sulla schiena del moro. Prima era lui che l’aiutava nello studio, ma ogni volta finivano nel suo letto: impegnati in altri calcoli d’algebrica o nozioni storiche. Per quel motivo aveva smesso di chiedergli ripetizioni, non sarebbe mai riuscita a concentrarsi. Avrebbe ceduto e gli sarebbe saltata addosso alla prima occasione. Con Hinata era un’altra storia.

Sasuke si voltò verso di lei e la sorprese nell’osservarlo. Sorrise maliziosamente e Sakura arrossì. Dai suoi occhi, il suo sguardo, scese verso quelle fantastiche labbra che da un po’ non baciava. Divenne ancora più rossa in viso, a quei pensieri.

‘Dopo noi due, parliamo’ mimò con le labbra, sicuro di avere la sua attenzione. Sakura non poté che annuire come un’ebete. Abbassò lo sguardo e esplorò la classe. Il professor Kakashi era voltato verso la lavagna, scrivendo delle formule matematiche, parlando su chissà quale argomento. Anche l’uomo sapeva molto bene che nessuno dei suoi alunni lo stava guardando, perciò si limitò a parlare il meno possibile, sicuro che nessuno se ne sarebbe accorto. Sakura colse alcuni sguardi curiosi. Ma non guardavano lei, al contrario, erano tutti per Hinata. La guardavano con sospetto, fissandole soprattutto il maglione della divisa. Era troppo grande per il suo corpo esile, nascondendo tutte le sue forme prosperose. E, forse, fu proprio per quello stesso maglione troppo grande che le fissavano l’addome. Speravano di notare qualche cambiamento fisico?

Sakura si sentiva ancora più mortificata.

“Professore? Non mi sento molto bene, potei andare in bagno?” domandò Sakura, alzando la voce. In mezzo a quel silenzio si sentiva a disagio, ma si limitò ad alzarsi quando Kakashi gli diede il permesso. Corse fuori dalla classe, sotto lo sguardo di tutti, e si rifugiò nel bagno dei professori. Era l’unico bagno decente in tutta la scuola e ormai ogni studente aveva imparato l’orario esatto per intrufolarsi, senza essere beccati o disturbati: la prima ora. Sakura aprì il rubinetto dell’acqua fredda, mise le mani a coppa sotto il getto della fontanella e aspettò che l’acqua raggiungesse l’orlo della sue mani. Poi si sciacquò il viso, rabbrividendo a quel contatto così gelato. Prese un pezzo di carta e si asciugò con cura, per poi sedersi sopra il gabinetto, a gambe incrociate e si avvolse nella sua felpa. Stava rabbrividendo per il freddo, forse aveva fatto male a bagnarsi proprio con l’acqua fredda. La porta s’aprì di scatto, rivelando la figura di Hinata, con in mano un cappotto. Sakura sospirò di sollievo e si rilassò.

“Finalmente, Hinata!” esclamò, appoggiandosi al muro freddo. La mora la guardò tristemente e si appoggiò alla porta.

“Hai sentito quello che dicono di te?” domandò Sakura, vedendola così afflitta. L’altra annuì solamente, non riusciva ancora a dire una parola su quello che stava succedendo. Non sapeva come comportarsi, che cosa fare.

“Mi dispiace, Hinata. Ti giuro che troveremo una soluzione” esclamò con forza la compagna. Ma i suoi occhi mostravano solamente la disperazione che provava in quel momento. Hinata provò un senso di compassione, voleva aiutarla, ma sarebbe stata capace di sopportare tutti quegli sguardi? Tutti quei pettegolezzi sul suo conto? Guardò negli occhi l’amica e notò che i suoi occhi verdi si stavano riempiendo di lacrime. Non voleva vederla in quelle condizioni. Le sorrise dolcemente, solo come lei poteva fare. Incominciò a scuotere la testa e le porse il giubbotto. Sakura lo prese e se lo infilò.

“Non ti preoccupare, Sakura. Non mi pesa fingere di essere io quella incinta, almeno fino a che non lo dirai a Sasuke” le disse, cercando di confortarla. Sakura la guardò negli occhi e i suoi, verde smeraldo, incominciarono ad appannarsi; si era commossa davanti quella dimostrazione di generosità. Conosceva molto bene le conseguenze che sarebbero ricadute su di lei, nel caso suo padre lo venisse a scoprire. Per quanto Neji cercasse di difenderla, non avrebbe esitato ad informare Hiashi riguardo i pettegolezzi che giravano su sua figlia. In più, Sakura, ricordò anche l’espressione afflitta di Naruto al solo pensiero che Hinata fosse insieme a qualcun altro.

“Hinata, riguardo a Naruto...” incominciò, voleva spiegarle la situazione, ma non trovava il modo per proseguire. Hinata la guardò con interesse.

“Anche lui ne è a conoscenza?” domandò la corvina, sicura della risposta. Non c’era nemmeno bisogno di domandarlo. Nel momento esatto che era entrata in classe, aveva ben percepito tutti quegli sguardi su di lei. Era arrossita all’istante, credendo che la guardassero solamente per aver fatto ritardo. Invece, quelle occhiate erano andate avanti per tutta l’ora e sapeva il perché, solamente non voleva crederci. Si era già sparsa la voce che lei aveva comprato un test di gravidanza. Eppure era certa che nessuno che lei conoscesse l’avesse vista. Ecco, il punto. Lei aveva pensato in quel modo, ma non aveva tenuto conto delle altre persone; persone che magari la conoscevano di vista. Improvvisamente le venne in mente il volto della cassiera del negozio. Aveva avuto l’impressione di averla già vista da qualche parte, ma ancora non ricordava dove.

“Sakura, tu ti ricordi di una ragazza più grande di noi, capelli biondi raccolti in quattro codini e occhi azzurri?” domandò all’amica, che si era avvolta completamente nel giubbotto. Sakura alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi in quelli color lilla dell’altra. Ci pensò un poco, prima di dare la sua risposta. Ed infine annuì; Hinata si sentì sprofondare. Sgranò gli occhi e sperò che un fulmine la colpisse proprio in quel momento, oppure che il pavimento sotto di lei la inghiottiste per risparmiarle tutta quella vergogna.

“E’ la fidanzata di Shikamaru, ogni tanto lo viene a trovare a scuola e poi è anche amica di Ino. Non te la ricordi? Si chiama Temari” rispose Sakura. Il cervello di Hinata si rifiutava di accettare quella risposta. Come aveva fatto a dimenticarsi della ragazza di Shikamaru? Si diede un pugno sulla fronte, maledicendosi da sola. Ecco come tutta la scuola lo sapeva adesso, perché era sicura che quel fenomeno di occhiate non si sarebbe limitata solamente alla sua classe. Sospirando si rassegnò, sotto lo sguardo preoccupato di Sakura.

“Ritorniamo in classe, prima che il prof decida di venirci a cercare” suggerì Hinata, facendosi forza. Doveva rientrare, lo aveva promesso a Sakura e non si sarebbe tirata indietro. Per tutta la scuola sarebbe stata lei quella incinta. Si sforzò di sorridere, di mostrare il solito sorriso che indossava quando era turbata e insieme raggiunsero la classe. Si ritornava in scena.

 

La giornata passò lentamente, troppo lentamente. Hinata era, ormai, troppo esasperata. Troppi sguardi erano puntati su di lei, ma poteva farcela. Mancavano solamente le ultime due ore e poi sarebbe stata libera. Sfortuna volle che proprio in quell’ora ci fosse ginnastica. Nello spogliatoio, appena si era tolta i caldi vestiti che la proteggevano dal freddo autunnale, sentì subito ogni suo sguardo puntato sulla sua pancia. Era perfettamente piatta, ma quella situazione provocò l’arrossamento delle gote di Hinata. S’affrettò ad indossare la maglietta di ricambio e poi il resto della tuta. Appena fu pronta scappò fuori, dirigendosi direttamente in palestra. Per sua fortuna c’era solamente il professor Asuma. L’eco dei suoi passi l’accompagnò attraverso la palestra, fino alle grandi scalinate. Hinata percorse uno ad uno i grandi scalini, arrivando all’ultimo più in alto, sistemandosi in un angolino. Si portò le gambe al petto e restò in attesa. I suoi occhi erano puntati verso la porta d’entrata della palestra, voleva solamente essere lasciata in pace, ma sapeva molto bene che prima o poi qualcuno si sarebbe fatto avanti per chiederne conferma. Sospirando, chiuse gli occhi nascondendo la faccia fra le sue ginocchia. Restò in silenzio, interrotto solamente dal riscaldamento della palestra, che pian piano riscaldava la stanza. Altri passi leggeri le segnalarono l’entrata di un’altra persona. Sperò solamente che non andasse a scocciarla, ma a quanto pare era impossibile. Quando i passi furono vicini e si fermarono avanti a lei, alzò la testa di scatto pronta a sbranare contro chiunque avesse osato disturbarla. Hinata non era una ragazza violenta, anzi era la più timida di tutta la scuola, considerata la santarellina a causa del suo comportamento quasi da puritana.

Così era pronta a tirare fuori quel suo lato così aggressivo fino a quando non si accorse chi era di fronte a lei. Era quel ragazzo che tanto amava. I suoi capelli biondi e spettinati e quei occhi azzurri capaci di farla sciogliere, ma in quel momento non voleva incontrarlo. Nel momento esatto in aveva messo piedi a scuola, sapeva molto bene che tutti erano a conoscenza che lei aveva comprato un test per la gravidanza, era oggetto di discussione anche su Facebook. Tuttavia non voleva affrontare il ragazzo che amava. Abbassò ancora lo sguardo e si rannicchiò meglio su se stessa. Sentì il fruscio dei vestiti del ragazzo, s’era seduto vicino a lei, poteva percepire il suo calore rassicurante.

“Hinata... Io volevo chiederti se... Se è vero quello che si dice di te...” mormorò e Hinata sentì una fitta al cuore. In qualche modo aveva sperato che Naruto non credesse a quelle voci di corridoio, ma a quanto pare anche lui ci credeva. Hinata alla fine decise, alzò leggermente il volto, ma non lo guardò negli occhi.

“E anche se fosse? A te cosa importerebbe?” domandò.

In quel momento nella palestra entrarono anche gli altri ragazzi ma sembrava che non si fossero accorti di loro. La palestra si riempì delle voci dei loro compagni, mentre loro due restarono in silenzio. Hinata era in attesa di una risposta, mentre Naruto ne cercava una.

Era quello il momento di fargli capire che provava qualcosa per lei? E lei? Non aveva negato che non fosse incinta, ma non lo aveva nemmeno affermato. Naruto era tentato di svelargli tutto, ma temeva un suo rifiuto nel caso quelle voci fossero vere. Lei di sicuro amava il padre del figlio che forse portava in grembo. Solo in quel momento si accorse che nemmeno lui era sicuro di quelle voci che circolavano sul conto di Hinata. Però, memore di quella mattinata, Sakura non aveva risposto alle domande di Sasuke. Lui era troppo sconvolto anche solo per parlare.

Alla fine si decise. Sì, avrebbe rischiato il tutto per tutto. Avrebbe confessato a quella ragazza così timida ed impacciata che gli piaceva. Che l’ammirava. Fece per aprire la bocca, ma fu interrotto dall’arrivo di Sakura. Si notava che era irritata e per una volta non era colpa di Naruto. Si avvicinò all’amica e la prese per un polso facendola alzare e la trascinò con sé. Naruto le guardò immobile, mentre scendevano. Sasuke invece stava salendo. Quando Sakura e Sasuke si sfiorarono notò l’elettricità fra di loro. Ecco con chi aveva litigato. Allora era meglio non impicciarsi. Solamente che rimase deluso dal non poter parlare da solo con Hinata.

Sasuke si sedette al suo fianco e guardò le due ragazze che avevano incominciato a correre per la palestra. Andavano molto piano ed erano seguiti dagli sguardi del moro e del biondo, oltre che di tutti gli altri.

“Perché avete litigato?” domandò Naruto. Era raro che loro due litigassero, perché alla fine in un modo o nell’altro vinceva sempre Sakura e quando non succedeva era meglio girarle a largo, il più lontano possibile. Quella ragazza era dotata di una doppia personalità, oltre che di una forza sovrumana.

“Non vuole dirmi niente di quello che è successo ieri pomeriggio” si limitò a sbuffare Sasuke mentre si sdraiava, con le braccia incrociate dietro la testa. Naruto rimase in silenzio, anche lui voleva sapere che cos’era successo quel pomeriggio ma nessuno delle due dava loro risposta.

“Uchiha! Uzumaki! Muovete quelle chiappe e andate a fare allenamento insieme ai vostri compagni” urlò il professore. I due ragazzi si misero in piedi e ubbidirono. Era meglio avere la mente impegnata.

Note dell'Autrice

Chiedo perdono! Lo so che è da tantissimo che non pubblico un capitolo di quesa storia, ma ho avuto mille altri impegni. Ma vi giuro che cercherò di essere il spiù regolare possibile. Se, certo. Per quello che il tempo mi permette xD Beh, non c'è molto da dire sul capitolo, anzi, forse può risultare addirittura noioso ^^ Ma spero che vi sia piaciuto lo stesso. Siccome voglio farmi perdonare, per quel che mi è possibile, vi dico solamente che in futuro ci sarà un viaggio che cambierà i nostri protagonisti, soprattutto Sakura e Sasuke.
Intanto ringrazio ladyvampire90 che segue la mia storia e ha commentato i capitoli e poi ringrazio anche chi la legge solamente ^^
Un grande bacione e alla prossima!
Ciao Ciao
MissysP

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Capitolo 6
*** Non c'è due senza tre: si parte tutte insieme ***


иσи ¢'è ∂υє ѕєиzα тяє: ѕι ραятє тυттє ιиѕιємє


Quella mattina c’era troppo casino per i corridoi della scuola. Sakura era ancora stordita per le nausee di quella mattina. Sebbene ancora non ci fosse abituata, si sentiva meglio per modo di dire.

Da qualche settimana era preda dei cambiamenti d’umore, ma non era molto allarmante perché lo sapevano tutti quanto fosse normale per lei cambiare umore da un momento all’altro. In più sentiva anche il cambiamento del suo corpo, ma ringraziava che la divisa le stava larga, in questo modo nessuno se ne sarebbe accorto.

Camminava a testa bassa, fra le braccia i libri di scuola che le sarebbero serviti per quell’ora. Il vociare degli altri studenti si fece sempre più alto, fino a diventare insopportabile. Sakura alzò lo sguardo confusa  e notò che c’era una calca di studenti davanti alla bacheca, vicino alla presidenza. Si fermò proprio di fronte a quell’orda di ragazzi impazziti e si guardò attorno. I corridoi erano pieni di studenti, la campanella ancora non era suonata, ma la maggior parte dei suoi coetanei era lì di fronte a lei e non ne capiva il motivo. Si avvicinò alla calca, cercando di farsi spazio fra quei ragazzi fin troppo agitati per i suoi gusti. Come gli altri, anche Sakura prese a dare gomitate e spintoni in ogni direzione, cercando di avanzare sempre di più e alla fine ci riuscì. Riuscì ad arrivare di fronte alla bacheca. Incominciò a leggere i vari avvisi fino ad arrivare a quello che aveva destato tanta agitazione. Era un’offerta di viaggio formativa: a Parigi, in Europa. Non ci poteva crede, lei aveva sempre desiderato andare in Europa, più precisamente a Venezia, ma sapeva che il suo sogno non si sarebbe mai avverato. Per quanto lei lavorasse e mettesse da parte i soldi, avrebbe dovuto aspettare un bel po’ di tempo e poi Sasuke non sembrava interessato a voler viaggiare. Lesse meglio l’avviso cercando di capire come funzionasse la cosa.

In viaggio ci sarebbero andati solamente una decida di studenti, coloro che avessero superato l’esame sulla cultura del paese. Un esame per trovare gli studenti giusti, dandogli la possibilità di visitare un paese straniero per ben due settimane. A Sakura brillarono gli occhi. L’esame si sarebbe svolto fra due settimane e lei non vedeva l’ora. Senza esitazione prese una penna dai suoi libri e scrisse il suo nome, i suoi genitori non avrebbero obbiettato, anzi ne sarebbero stati contenti visto che insistevano nell’aiutarla a raggruppare i soldi. Ma Sakura era ben consapevole della situazione economica dei suoi genitori e quindi aveva sempre rifiutato. Scrisse il suo  nome e si sentì soddisfatta. Senza pensare si era iscritta, ma qualcosa le diceva di non parlarne anche con Sasuke; non perché non volesse fare quel viaggio insieme, semplicemente necessitava di avere del tempo tutto per sé e poi non si parlavano ancora. Era incredibile come quel ragazzo fosse così testardo quando si imputava e solo perché non voleva rivelargli di quel famoso pomeriggio. E poi doveva trovare il modo giusto di parlargli della sua gravidanza, in modo da togliere dai guai Hinata. Sospirando uscì da quell’orda, proprio nel momento esatto in cui anche la campanella suonò. Si diresse in classe e prese posto insieme ai suoi compagni. Hinata si sedette al suo fianco, ogni volta che la campanella suonava lei andava a rifugiarsi sul tetto a prendere una boccata d’aria. Sakura la guardò con i suoi occhi color smeraldo e rimuginò a come aiutarla. Entrambe avevano bisogno di un periodo di pausa da tutta quella faccenda e perché no svagarsi in qualche maniera. Gli venne in mente l’avviso che aveva letto poco prima e si aprì in un sorriso luminoso. Hinata la guardò non capendo il motivo di tanta felicità ma non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni che entrò la professoressa Anko, la vipera. Era buffo come quel soprannome ci azzeccasse molto con il suo carattere. Più volte aveva dimostrato di provare piacere nel “torturare” i suoi studenti e poi aveva una esse strascicata che ricordava il sibilo di un serpente.

“Bene ragazzi, non ammetto repliche quindi interrogo” esclamò divertita dalla frase appena. Gli altri compagni incominciarono a lamentarsi, ma sapevano che era inutile e non facevano che pregare che non fossero loro i “fortunati” che avrebbero dovuto sopportare  quell’interrogazione. Sakura scosse la testa, muovendo il dito in segno che dopo avrebbero riparlato. E poi prese a nascondersi dietro uno dei tanti libri. Non aveva voglia di essere interrogata e quindi cercò di essere il più invisibile possibile.

 

Quando la campanella suonò, Sakura afferrò per il polso l’amica e corsero fuori insieme. Attraversarono il corridoio sotto lo sguardo degli altri studenti e arrivarono fino al tetto. Sakura si trovava a disagio sotto quegli sguardi inquisitori. Sebbene non guardassero propriamente lei, la colpa era sua e presto avrebbe dovuto rimediare. Avrebbe dovuto affrontare Sasuke e dirglielo. Ma conosceva molto bene la “popolarità” del proprio ragazzo all’interno della scuola. Era il Playboy, il ragazzo più ammirato, corteggiato e invidiato di tutta la scuola e per la popolazione femminile, lei non era che il suo nuovo giocattolino. Sebbene Sasuke l’avesse rassicurata più volte del contrario, in lei era rimasta quella scintilla di dubbio che non voleva andarsene. Non voleva svegliarsi una mattina, con un bambino sulle spalle, e scoprire che Sasuke l’avesse abbandonata. Era l’ultima cosa che in quel momento desiderasse. Se non fosse per il sostegno di Hinata, forse sarebbe già impazzita. Doveva molto a quella ragazza timida che le stava a fianco senza chiederle nulla in cambio.

Erano arrivate sul tetto, l’aria era fredda ma loro erano avvolte nel loro giubbotto. Sakura si appoggiò alla ringhiera e si mise ad osservare il cielo nuvoloso. L’inverno stava arrivando, si capiva dal tempo. Hinata la seguì senza disturbarla. Conosceva abbastanza Sakura da lasciarle tutto il tempo che le occorreva. Quando se la sarebbe sentita, avrebbe incominciato a parlare. Sì, Hinata era proprio una ragazza d’oro. Un’amica da tenere stretta.

“Cambiamo aria” disse Sakura, spezzando quel terribile silenzio. Hinata rimase stupita da una simile proposta. Rimase senza parole, non sapeva che cosa dire. ‘Cambiare aria’ aveva molti significati e la mora incominciava a farsi prendere dal panico. Che avesse deciso all’ultimo momento di non informare più Sasuke della sua gravidanza. Di lasciarla in mezzo ai casini, sapendo che suo cugino avrebbe potuto scoprirlo e dirlo a suo padre. Hinata si fece travolgere dal panico immediatamente. Il suo respiro accelerò, come il suo cuore, che prese a battere dolorosamente contro la sua cassa toracica.

“Che c-cosa i-intendi per c-cambiamo aria?” domandò, balbettando Hinata. Sakura la guardo di sottecchi, ridacchiando leggermente. Aveva frainteso, ma non poteva biasimarla. D’altra parte era lei che sarebbe finita nei guai e non il contrario. Il padre di Hinata poteva diventare un vero despota, quando voleva. Sakura si voltò verso di lei e le sorrise gentilmente, rialzandosi e poggiando le mani sulla ringhiera.

“Semplicemente intendo di staccare la spina, di andarcene da qualche altra parte come l’Olanda” le rispose. Hinata metabolizzò la risposta. Ancora non capiva da dove gli fosse uscita quella proposta. Poi capì, anche lei doveva aver visto l’annuncio in segreteria. Ma non credeva che ci avrebbe mai fatto un pensierino sul viaggiare fino a Parigi. Certo l’Europa era una meta fantastica e anche a lei sarebbe piaciuto andarci e sfruttare la scusa di andarci in gita non era male. Alla fine sul volto della mora apparve un sorriso, uno di quelli che diceva che aveva compreso tutto. Sakura la guardò in attesa di una risposta, stringeva sempre di più la ringhiera. L’attesa era snervante. Voleva andarci insieme a lei, ma quella ragazza era talmente timida.

“Beh e proprio in Olanda vorresti andare? Con le tue condizioni?” chiese conferma la mora. Sakura sospirò, non le aveva detto di no. Ritornò a fissare il cielo e ci pensò un poco. Anche se si era iscritta poteva sempre ritirarsi.

“Si, non l’ho detto a Sasuke. Starei lontano un po’ da qui, da lui. Penserei su cosa fare. Nemmeno i miei genitori lo sanno e ho paura anche della loro reazione. Mia madre è spaventosa quando si arrabbia” disse la rosa. L’immagine di sua madre che s’infuria e che le sbraita contro si fece vivida nella sua mente. Era terribile quando quella donna si arrabbiava, nemmeno un treno in corsa la potrebbe fermare. Molti le dicevano che aveva quel lato in comune con lei. Sospirò. Immaginò realmente la reazione di sua madre alla notizia di diventare nonna. Di sicuro non si sarebbe limitata a urlargli contro, come minimo l’avrebbe sbattuta fuori di casa. E solamente nel migliore delle ipotesi. Quel pensiero non fece altro che sconfortarla ancora di più I problemi sembrarono aumentare, invece che diminuire. Sì, una bella vacanza ci voleva.

“Va bene. Se proprio ci tieni non vedo che male possa fare. Perché non lo vuoi dire a Sasuke?” domandò Hinata. Sakura fece per rispondere, ma fu interrotta dall’intervento da parte di un’altra loro amica: Ino. La bionda era salita sul tetto. Il suo comportamento era impeccabile. Il ciuffo biondo davanti all’occhio azzurro, la fluente chioma legata in una coda di cavallo con tanto di mollette colorate e la divisa scolastica valorizzava ogni sua forma. Sakura aveva sempre provato invidia nei confronti delle sue amiche. Lei era una tavola da surf, piatta, mentre Hinata e Ino erano formose.

“Che cosa non vuoi dire a Sasuke?” domandò la biondina. Le altre due si voltarono nella sua direzione, prestandole attenzione. Erano sorprese di quell’entrata da parte sua. Non avevano udito nessun suono estraneo e no si erano preoccupate di salire sul tetto di nascosto.  Ino sembrava avere la sua solita espressione offesa, questo voleva solamente idre una cosa: molte seccature, tanto per rubare la battuta a Shikamaru. Non era un bene che Ino fosse offesa e poi quando si trattava ti tenere il broncio proprio a loro due sapeva essere insopportabile. Hinata e Sakura si guardano. La rosa le chiede aiuto tramite il pensiero, sperando vivamente che la sua compagna afferri al volo la sua supplica.

“Allora?” domanda Ino. La sua voce si era alzata di una nota, brutto segno. Se una Ino offesa poteva essere difficile da gestire, una Ino arrabbiata era anche peggio. Sospirando Sakura gettò la spugna. Odiava quando Ino era arrabbiata e/o offesa con lei, e poi erano amiche fin dall’infanzia. Doveva svuotare il sacco, prima che decidesse di strozzarla con le proprie mani.

“Avevo pensato di andare a Parigi. Hai presente quell’avviso esposto sulla bacheca?” domanda Sakura, guardandola negli occhi. La bionda sembrò calmarsi e ragionare sul fatto se l’avesse visto oppure no. Alla fine annuì, il suo volto si distese e sia Sakura che Hinata poterono rilassarsi. Ino si era calmata per il momento, meglio così.

“E che cosa ha che fare con Sasuke?” domanda la ragazza, che nel frattempo si era avvicinata alle altre due vicino alla sbarra. Guardava Sakura con interesse. Negli ultimi giorni sia lei che Hinata l’avevano ignorata, non richiamandola e non rispondendo ai suoi messaggi, che per la precisione non finivano mai. Non la calcolavano nemmeno durante l’intervallo. Va bene che era stata lei a spifferare tutto in giro, ma non si meritava quel trattamento. Sakura non le rispose, ma continuava a guardare Hinata. Presa dal nervosismo, scoppiò.

“Sentite, se questa è una punizione per aver detto in giro che Hinata è incinta mi dispiace, va bene? Non l’ho fatto con cattive intenzioni, vi ho pure chiamato per farmi scusare e non vedo il motivo per cui voi mi dobbiate ignorare ancora. Lo sapete quanto questo mi dia fastidio e mi avete punito abbastanza, non trovate?” urlò Ino.

Hinata sgranò gli occhi e Sakura riportò l’attenzione sulla bionda. Non si sarebbero mai aspettate una reazione del genere. Eppure dovevano conoscerla ormai. Ancora una volta le due si guardarono e non sopportando più quell’atteggiamento grugnì e si voltò. Decise di andarsene, prima era meglio calmarsi. Infondo comprendeva che a volte la sua boccaccia dovrebbe far bene a stare zitta e comprendeva anche il loro rancore nei suoi confronti. Arrivò davanti alla porta, poggiò una mano sulla maniglia e l’aprì.

“Ino” esclamarono in coro le due ragazze, raggiungendola prima che fosse troppo tardi. La fermarono, afferrandole un braccio. Sakura sentiva il suo cuore battere forte, il mondo le girava attorno, le gambe le tremavano e la vista si stava offuscando, per non parlare del conato di vomito che sentì salirle lungo la gola. Cadde a terra, portandosi una mano alla bocca, ma non c’è la fece. Vomitò la colazione e temette il peggio. Si sentiva male, molto male. Il mondo si fece improvvisamente buio e lei cadde a terra perdendo i sensi.

 

Si risveglio a causa del dolore che le trapassava la testa. Le tempie le pulsavano e sentiva anche lo stomaco sottosopra. Aprì lentamente gli occhi e una luce bianca l’avvolse completamente. Si guardò attorno, spaesata, non capiva dove si trovasse. Si voltò e vide una finestra aperta. Si raddrizzò, comprendendo anche di trovarsi su un letto. Come c’era arrivata? Si guardò attorno, ancora una volta, ma non vide nessuno. Scostò le coperte, con l’intento di andarsene ma una voce la fermò.

“Dove pensi di andare, signorina?” domandò una voce femminile. Sakura alzò lo sguardo, scontrando i suoi occhi verdi con quelli color acquamarina di Ino. La rosa non poté che sorriderle, sollevata nel vedere qualche faccia amica. Ino, però era seria, anzi, dal suo sguardo si poteva ben notare che era anche arrabbiata. Da dietro le spalle della biondina spuntò fuori Hinata, che la guardava addolorata. Gli occhi verdi si alternavano da Ino a Hinata, guardandole confuse. Poi una lampadina le si illuminò, facendole comprendere il motivo dell’arrabbiatura di Ino. Molto probabilmente aveva costretto la povera Hinata a parlare, a confessare e questa aveva ceduto. Di certo non si sarebbe arrabbiata con lei, prima o poi era inevitabile che qualcun altro lo venisse a scoprire del suo status.

“E così lo sai... Ino, io te lo avrei...” incominciò a giustificarsi, poggiando i piedi nudi sul pavimento freddo. Rabbrividì e si mise le mani in grembo. Non guardò l’amica negli occhi, non ne aveva il coraggio. Non avrebbe sopportato il suo giudizio negativo.

“Me lo avresti detto?” riprese la bionda, completando la frase al posto dell’amica. Sakura ebbe il coraggio di guardarla, notando che non c’era rabbia nei suoi occhi, ma solamente nel suo tono. “Dovrei ritenermi offesa, visto che sia tu che Hinata mi avete nascosto questo fatto; ma in fondo ti capisco. Non ho esitato di mettere in giro la voce che fosse Hinata quella incinta e quindi è logico che non vi siete fidate di me” disse la ragazza. I suoi occhi si fecero lucidi, si stavano riempiendo di lacrime. In fondo si sentiva ferita da quella mancanza di fiducia ma era anche arrabbiata con se stessa. Maledizione, lei sapeva molto bene che non riusciva a mantenere i segreti altrui, ma era convinta di potercela fare almeno quando si trattava delle sue amiche. Le scappò un singhiozzo e Sakura si alzò di scatto abbracciandola e stringendola forte. Vedendo Hinata che si sentiva messa da parte, la tirò per un polso, in modo che potesse abbracciare anche lei. Ino si lasciò andare ai singhiozzi e si aggrappò all’amica. Odiava la sua linguaccia e per un momento aveva pensato che Sakura non volesse essere più sua amica. Che sciocca. Non poté che sorridere, rasserenata.

“Grazie” mormorò, Ino.

“Ti pare? Siamo amiche no? E visto che lo siamo sono sicura che vorrai venire con noi a Parigi, vero?” domandò Sakura. Sciolsero l’abbraccio e presero a guardarsi tutte e tre complici. La bionda annuì con il migliore dei suoi sorrisi.

“Devo dirlo a Sai!” esclamò Ino, eccitata all’idea di visitare la città più romantica di tutta l’Europa. Sakura si rabbuiò e Ino si preoccupò.

“Cosa c’è adesso, Sakura?” domandò, non capendo quell’improvviso cambiamento d’umore. Che fossero già gli ormoni? Probabile.

“Beh, preferirei che fossimo solamente noi tre, niente ragazzi. Non diciamogli niente, ci vuole una bella pausa. Non ti dispiace vero?” domandò Sakura. Un poco le dispiaceva costringere Ino a scegliere fra lei e il suo fidanzato, ma se fosse venuto lui, di conseguenza sarebbero venuti anche tutti gli altri e lei in quel momento aveva bisogno di staccare, senza lo stress di dover mantenere il segreto con Sasuke. D’altronde non doveva affrontare solamente lui, ma tutta la sua famiglia. E sapeva come potessero essere terribili quando volevano, soprattutto il padre. Non sembrava guardarla di buon occhio e temeva che adesso l’avrebbe proprio detestata. Sospirò e Ino non voleva vederla in quello stato.

“Okay, va bene. Vedrai che stavolta riuscirò a non dire nemmeno una parola e poi stiamo parlando di Parigi! La città della moda, non mi farei sfuggire un’opportunità del genere” esclamò, con gli occhi pieni di scintille. Sbuffava fumo, manco fosse stato un toro. Sia Sakura che Hinata scoppiarono a ridere per l’espressione buffa della loro amica. Si abbracciarono ancora una volta.

“Ritorniamo in classe, prima che le prof ci diano una bella strigliata. Cara principessina addormentata ormai l’intervallo è passato!” esclamò Ino, ritornando a sorridere come era solita a fare. Le altre due annuirono e insieme ritornarono in classe. 

Due settimane dopo le ragazze partrono. Sasuke si era dimostrato impasibile come al solito, non mostrando i suoi sentimenti. Si era sentito tradito in un certo senso ed era arrabbiato con la fidanzata. Aveva organizzato tutto senza dirgli nulla. E le sue amiche avevano contribuito a mantenere il segreto e a quanto pare anche Sai aveva aiutato a non dire una parola. Naruto, al suo fianco, stringeva i pugni. Non capiva il motivo e a Sasuke nemmeno importava. 

Guardava Sakura che gli sorrideva e gli faceva 'ciao ciao' con la mano e si dirigeva verso l'aereo insieme alle altre. Nemmeno lui sapeva che cosa sarebbe potuto accadere in quel lasso di tempo in cui sarebbero stati separati.







Note dell'autrice

Beh ecco un'altro capitolo della storia... Si lo so sono un'idiota perché non riesco ad aggiornare regolarmente, ma che ci posso fare? Tutta colpa della scuola!!! T.T
Vi auguro anche buon Halloween vsto che ci sono ^^ Ho deciso di finire que questa storia, con la loro partenza anche perché al mio cervellino malsano gli è venuta la brillante idea di comporre delle mini serie. In questo caso (non uccidetemi, ve ne prego! o.O) mi è venuta in mente la brillante idea di scrivere tre "stagioni" (pensandola in termini televisivi xD) la prima, The truth is hard to say, la seconda e la terza. E le ho divise un poco così: la parte iniziale in cui Sakura scopre di essere in dolce attesa, la parte in mezzo in cui la vacanza servirà a schiarirle le idee e la parte finale in cui succederà l'apocalisse. ^^
Per cui ringrazio chiunque abbia seguito questa prima stagione e non disperate state certi che la seconda non tarderà ad arrivare... Un ringraziamento speciale va a ladyvampire90 che ha recensito quasi tutti i capitoli, ma non importa ^^
Per cui alla prossima!!!
Bacioni!
MissysP

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