The truth is hard to say di MissysP (/viewuser.php?uid=80943)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una giornata di scuola ***
Capitolo 2: *** Ricordi&Test ***
Capitolo 3: *** Telefonate&pettegolezzi fra ragazze ***
Capitolo 4: *** Il giorno dopo ***
Capitolo 5: *** Si entra in scena: Hinata sei davvero incinta? ***
Capitolo 6: *** Non c'è due senza tre: si parte tutte insieme ***
Capitolo 1 *** Una giornata di scuola ***
The truth is hard to say
The truth is hard to say
Una giornata di scuola
Una
ragazza era seduta sul sgabello del suo pianoforte color avorio, ultimo regalo
della madre prima che morisse. Le dita sottili e delicate scorrevano sui tasti
bianche, alternandosi a quelli neri. Una dolce melodia si espanse per tutta la
stanza, donandole un’atmosfera di felicità. Dalla finestra, di fianco alla
ragazza, illuminava la stanza, sui muri si potevano scorgere giochi d’ombre
fatte con le foglie dell’albero che c’era dietro la finestra. La ragazza non
aveva bisogno nemmeno bisogno di tenere gli occhi sul pentagramma dove erano
scritte le varie note del brano a cui si stava dedicando, Concerto numero 21
per pianoforte di Mozart. Era il suo autore preferito e quasi sempre suonava
una sua canzone. Dalla finestra aperta, un caldo venticello scompigliò i suoi
lunghi capelli, color indaco, e la gonna blu della divisa scolastica. Sentiva
il dolce profumo del legno del suo strumento preferito, il profumo dei ciliegi
in fiore ed insieme alle note si potevano udire anche il dolce cinguettio dei
passerotti, che sostavano sul davanzale.
Con
leggeri ed eleganti movimenti, continuava a ripetere le note, rifiutandosi di
far terminare quella melodia che tanto amava, ma l’interruzione brusca della
porta che si spalancava, la costrinse a fermarsi, facendo riecheggiare l’ultima
nota per tutta l’aula. La ragazza si voltò, osservando i due ragazzi con i suoi
occhi lilla; i due si bloccarono sorpresi nel vederla in quella stanza. Nessuno
proferiva parola, restarono solamente a guardarsi, aspettando che qualcuno
dicesse qualcosa. Il ragazzo dai capelli neri, sbuffando, entrò nella stanza e
si andò a sedere su una delle tante sedie a disposizione, il compagno lo seguì
imbarazzato dal trovarla in quel posto. La ragazza li fissò ancora negli occhi,
con sguardo ostinato. L’avevano interrotta e adesso pretendevano di restare?
Fissò il suo sguardo in quello del moro, cercando di trasmettergli la sua
irritazione, ma non parve riuscirci. Nei suoi occhi poteva leggerci, rancore,
indifferenza e superiorità nei confronti del mondo che lo circondava, ma era
sicuro che quando guardava Sakura o Naruto nei suoi occhi si poteva leggere la
gratitudine per averlo salvato da un’oscurità. Sospirando cercò di convincere
il suo amico a trascinarlo via ma nei suoi occhi, invece, non sapeva cosa leggerci.
Sembrava pieno di speranza. Lentamente richiuse gli occhi e riprese a suonare.
Decise di cambiare brano, girò la pagina dello spartito trovando il brano “La
marcia turca”, ghignò e le sue mani presero a volare sui tasti. Chiuse
nuovamente gli occhi, per concentrarsi meglio; gli uccellini ritornarono ad
occupare il loro posto sul davanzale mentre il venticello era ritornato a
soffiare. La calma più assoluta era ritornata a governare quella stanza.
Percepiva su di sé lo sguardo dei due compagni, ma non se ne curò. Nel suo
mondo perfetto esisteva solamente lei con il suo pianoforte.
Pochi
altri tasti, poche altre note e la melodia terminò seguito da un profondo
silenzio. Lentamente riaprì gli occhi, portandoli automaticamente verso i due
ragazzi che occupavano le sedie in fondo. Nessuno dei due disse qualcosa, non
subito.
“C-complimenti,
Hinata-chan! Non sapevo che suonassi così bene” si complimentò Naruto. Hinata
arrossì leggermente, il suo cuore perse un battito, non poté evitarlo.
“Grazie”
borbottò, sempre più rossa. Sasuke osservava la scena senza il minimo
interesse. Era stata brava, ma non tanto eccezionale. Naruto si alzò in piedi e
la raggiunse, saltellando come un bambino.
“Insegnami!”
esclamò con forza, la ragazza sgranò gli occhi. Sasuke sorrise. Ormai si era
dimenticato di Sakura, la sua ragazza, e aveva aperto gli occhi rendendosi
conto che Hinata era proprio carina. Da allora il biondino non fa altro che
cercare qualche pretesto per passare del tempo con lei e le lezioni di
pianoforte era il modo giusto.
“Be…
Ecco… N-non saprei… Non sono molto brava” balbettò, in cerca di una scusa. Per
quanto fosse innamorata di lui, temeva di fare qualche stupidata e fare una
brutta figura. Gli occhi azzurro limpido del ragazzo non la smettevano di
guardarla, facendosi sempre più grandi. Hinata allora cedette, non sarebbe mai
riuscita a dirgli di no. In quel momento la porta scorrevole della classe si
aprì di nuovo, rivelando la figura di un’altra ragazza dai capelli corti e
rosa. Gli occhi verdi erano fin troppo vispi e quando si scontrarono con quelli
lilla di Hinata divennero sorpresi nel trovarla lì, ma sembrava anche sollevata
nell’averla trovata.
“Ciao
Hinata” la salutò, con un cenno della mano. Fece vagare nella stanza il suo
sguardo, trovando prima un sorridente Naruto e poi un imbronciato, come al
solito, Sasuke che si era sistemato sulla sedia, con le gambe stravaccate su
quella di fronte a lui e una mano poggiata sotto il mento. Era la sua posizione
zen, la definiva Naruto. Quando era sommerso dai suoi pensieri era meglio non
disturbarlo. Sakura continuò ad osservarlo, per poi ritornare sui due compagni
che erano seduti davanti al pianoforte.
“Sakura-chan,
tu lo sapevi che Hina-chan è una campionessa nel suonare il pianoforte?” disse,
tutto divertito e quasi urlando, Naruto. Hinata arrossì ancora, presa in
contropiede da tutti quei complimenti. Ora che ci faceva caso era da un po’ che
incontrava Naruto quasi in ogni luogo che frequentava. Scosse la testa, ancora
più rossa, al pensiero che l’aveva sfiorata; non era assolutamente possibile
che Naruto incominciasse ad interessarsi a lei.
“Hinata,
potrei parlarti?” domandò Sakura, raggiungendola verso il suo posto. La
compagna la guardò, stranita da quel suo comportamento. Sembrava nervosa,
continuava a spostarsi da un piede all’altro. Hinata continuava a guardarla,
poi si alzò e la raggiunse.
“Okay”
disse solamente. Entrambe uscirono dall’aula, lasciando lì da soli. Naruto le guardò chiudere la porta.
“M-ma
le mie lezioni?” domandò con qualche lacrima agli occhi. Sasuke invece era
rimasto nella solita posizione. Non si era nemmeno accorto che Sakura era
entrata, il biondino scosse la testa. Quel ragazzo era capace di far irritare
tutti anche senza far nulla. Possibile che lo strano comportamento di Sakura
fosse dovuto a quello del moro? Che si fosse stancata della sua indifferenza
nei suoi confronti? S’alzò e raggiunse l’amico, osservandolo e aspettando che
si accorgesse di lui. Passarono secondi e minuti. Ma Sasuke era rimasto nella
stessa posizione. I poveri nervi di Naruto non ressero molto e alla fine
scoppiò.
“Sasuke!
Sasuke!” lo chiamò più volte fino a quando il diretto interessato, disturbato
da quelle che sembravano più urla da gallina, si girò e fulminò con lo sguardo
quello che doveva essere il suo migliore amico. Ancora non capiva cosa lo
spingeva a sopportarlo, anzi che ignorarlo per tutto il tempo. Naruto lo stava
guardando con irritazione, perché non andava a stressare la Hyuuga? Anche lei
lo aveva cacciato perché era
insopportabile? Se ne era accorta?
“Perché
non vai a rompere alla tua bella?” lo prese in giro, il biondino per tutta
risposta gonfiò le guancie risentito. Si, Sakura aveva tute le ragioni ad
essere arrabbiata con un tipo del genere. Non comprendeva le ragioni per cui si
era innamorato proprio di un tipo del genere.
“Direi
che sarebbe ora che tu ti svegliassi prima. Non hai notato Sakura?” gli chiese.
Sasuke rimase impassibile a quella domanda e questo fece arrabbiare ancora di
più. Possibile che non gli importava proprio nulla di lei?
“E
allora?” chiese. Naruto strabuzzò gli occhi, non poteva credere che pensasse
veramente quello che aveva appena detto.
“Proprio
tu non te ne rendi conto, eh?” urlò il biondino, sbattendo le mani sulla sedia.
Sasuke rimase impassibile a quella domanda.
“Ma
non ti interessa nulla di lei? Allora perché ti sei messo insieme a lei?”
continuò a parlare Naruto. Sasuke spostò il suo sguardo fuori dalla finestra,
pensando a chissà cosa. L’altro ragazzo sospirò, capendo che non avrebbe
ricevuto risposta.
“Senti,
Sasuke, prima quando Sakura è entrata era strana? Io se fossi in te mi
preoccuperei, magari si è stancata del tuo comportamento e questo non mi
sorprenderebbe. Se vuoi un consiglio da amico io incomincerei a trattarla
meglio” gli suggerì Naruto. Sasuke non rispose e si limitò a guardarlo con la
coda dell’occhio, ma alla fine la sua attenzione fu catturata da qualcosa
dietro a Naruto. Il biondino si girò, scorgendo così la figura di Hinata.
Rimase sorpreso nel vederla lì, con le mani congiunte ed un’espressione triste
sul volto.
“Scusate,
non volevo origliare; ero venuta solamente per dire a Naruto-kun che se vuole
ancora quelle lezioni lo aspetto a casa mia domani pomeriggio” e dopo aver
parlato si girò di scatto e corse per raggiungere Sakura. Naruto cercò di
fermarla, ma rimase con la mano alzata e le parole non volevano uscire. La vide
correre, chiudere la porta per poi sparire dalla sua vista. Non capiva cosa gli
fosse preso, ma sapve che in qualche modo era colpa sua, alla fine era sempre
colpa sua.
In
quel preciso momento la campanella suonò segnando così la fine delle lezioni,
il vociare degli studenti riempirono il corridoio, felici che anche quella
giornata fosse finita. Sasuke si alzò dalla sedia e s’incamminò verso l’uscita,
seguito da un Naruto piuttosto silenzioso. I due camminarono per i corridoi
fino ad arrivare all’uscita della scuola. Davanti a loro videro le ragazza
parlare, Sasuke notò che Sakura aveva gli occhi lucidi. Qualcosa dentro di lui,
il suo cuore, sembrò fermarsi. Hinata cercava di consolarla, conoscendola, con
qualche parola dolce finendo con un abbraccio. Tuttavia anche lei sembrava
nervosa, per qualche strano motivo. Sakura si accorse di essere osservata
proprio da Sasuke e cercò di far finta di nulla. Si asciugò le lacrime con la
manica della divisa e si costrinse a sorridere. Le due ragazze si avviarono
verso di loro, per salutarli.
“Scusa
Naruto se ti ho rubato Hinata ma dovevamo parlare” esordì Sakura. Naruto scosse
la testa, imbambolato, per dire qualcosa mentre Sasuke si sforzava di rimanere
impassibile come al solito. Dietro il sorriso finto di Sakura, il mondo parve
precipitare e non c’era via d’uscita. Si sentiva oppressa e abbandonata, non
sapeva più cosa fare.
“Allora
ci vediamo domani, ragazzi. Hinata ti aspetto a casa mia” disse. Hinata sorrise
ed annuì, poi salutò a sua volta i ragazzi e s’incamminò, seguendo l’esempio
dell’amica. I due ragazzi rimasero fermi a guardare.
“Ho
un brutto presentimento, amico mio” commentò solamente il biondino. E proprio
in quel momento anche il cielo si fece più nuvoloso, pronto a far piovere.
Saaaalve xD
So benissimo che ho un'altra storia da scrivere ma questa è la
mia prima ff dedicata tutta alla coppia SasuSaku, intendiamoci ci
saranno anche gli altri personaggi ma saranno in secondo piano rispetto
a loro.
Per questo spero che possa piacervi questo primo capitolo. Inizialmente
l'idea mi era venuta per una storia Horror per un concorso ma poi ho
deciso di cambiare e quindi la pubblico come una storia solamente, e
poi ha anche uno svolgimento totalmente diversa dal "progetto
originario" ^^
Magari il primo capitolo non è propriamente dedicata alla coppia
principale ma dal prossimo cercherò di fare del mio meglio...
Intanto spero che la storia possa piacere a tutti i fan di questa coppia x9
Mi raccomando commentate in tanti!
Piccolo Spazio Pubblicitario_________________________________________________________________________________________________
Intanto spero che possa piacervi anche l'altra storia che sto scrivendo
e nel cao qualcuno fosse curioso di sapere di che cosa parla io metto
qui il link
La guerra degli Elementi
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Capitolo 2 *** Ricordi&Test ***
Ricordi&Test
Ricordi&Test
Non
faceva altro che guardare l’orologio, appeso
sulla parete verde della sua camera. Il tempo non l’era parso
mai così infinito
e lento, l’agitazione la rendeva ancora più
nervosa e di conseguenza le sue
mani chiedevano pietà. Possibile che se ne fosse dimenticata
o che le fosse
successo qualcosa di grave? Non era da lei essere in ritardo, anzi era
sempre
la prima ad arrivare sul luogo dell’appuntamento e quando non
poteva avvisava
in tempo. Forse aveva trovato traffico e il suo cellulare non prendeva,
in modo
che lei non potesse avvisarla. I suoi occhi color smeraldo girovagavano
per la
stanza alla ricerca di una distrazione e così si
ritrovò a guardare una vecchia
fotografia di lei, Sasuke e Naruto. Era il primo giorno delle medie, la
fortuna
ha voluto che anche in quel periodo rimanessero insieme. Ma quel giorno
era
stato reso più speciale anche perché aveva
consolidato la loro amicizia per
sempre: il giorno in cui i suoi due cavalieri l’avevano
difesa dalla strega
cattiva. Il cattivo non era altri che Karin, che come al solito non
smetteva un
solo secondo di infastidirla.
Era
felice quel giorno. E non perché era capitata nella stessa
classe di Sasuke,
quello ha solo contribuito ad aumentare la sua gioia, ma
perché Sasuke si era
offerto di accompagnarla a scuola. Così aveva allungato di
molto il suo
percorso verso l’edificio scolastico. A Sakura quel gesto non
poteva far altro
che piacere, ma nel momento esatto in cui aveva messo piede
all’interno del
giardino scolastico, aveva avuto l’impressione che qualcosa
sarebbe andato
storto. Tuttavia andando avanti, la giornata non faceva altro che
migliorare:
lei e Sasuke erano nella stessa classe, quella mattina si era
presentata al suo
fianco e per di più si era offerto anche il pomeriggio di
riaccompagnarla
nuovamente a casa.
La
campanella suonò e quel suono fu il più
apprezzato dall’inizio della mattinata.
Sakura decise di andare in bagno, ma la brutta sensazione che aveva
avuto prima
ritornò. Era consapevole che appena ebbe messo il piede a
scuola, accompagnata
dal moro, tutte le altre ragazze sarebbero state gelose, tuttavia non
gli
importava. Quindi con un sorriso, che nessuno sarebbe stato capace di
mandar
via, entrò nel bagno delle ragazze.
Era
lì ferma a specchiarsi, cercando di individualizzare qualche
cambiamento. I
suoi occhi verde smeraldo sembravano risplendere ancora di
più, la sua pelle
nivea era più rossa, forse a causa di quel ragazzo che le
faceva battere forte
il cuore, le labbra tese in un dolce sorriso ed infine i capelli lunghi
e rosa
le sembravano ancora più belli. Le pareva di risplendere di
felicità e gli
piaceva. In quel momento una porta dei bagni si aprì,
rivelando la figura di
Karin. Sakura cercò di ignorarla, ma le risultò
difficile; non riusciva a
sopportarla per il semplice fatto che era un’oca e ci provava
con tutti i
ragazzi con Sasuke in particolare. Però, quel giorno non
sarebbe riuscita a
rovinarglielo. Prese a lavarsi le mani, con il suo sorriso, e
canticchiò fra sé
e sé. Karin l’osservò, da dietro quei
suoi occhiali. Le dava semplicemente il
voltastomaco, era la classica ragazza acqua e sapone, per bene che
piaceva ai
ragazzi, ma non si sarebbe fatta sottomettere da una come lei, alla
fine Sasuke
sarebbe stato suo.
“Siamo
di buon umore, Haruno?” domandò con voce stridula
e acida. Sakura si trattenne
dal risponderle a tono, doveva dimostrarsi superiore.
“In
effetti, Hebi, oggi mi posso ritenere davvero soddisfatta”
rispose,
sfoggiandole a pieno viso il suo sorriso. Karin
s’innervosì all’istante. La
squadrò dall’alto.
“Senti,
Haruno, tu per lui non significhi niente, sei solamente il suo
passatempo
momentaneo e prima o poi si stancherà di te” le
disse con cattiveria. Sakura la
ignorò, sapendo benissimo che quella era solo gelosia.
“Gelosa,
Hebi?” domandò vittoriosa la rosa. A quel punto
Karin non resistette più,
l’afferrò per i capelli, strattonandola. Sakura fu
presa ala sprovvista e cadde
a terra. La rossa continuò a tirarle i capelli, mentre
l’altra non poteva che
assecondare i suoi movimenti. Con le mani cercava di graffiare quelle
di Karin,
per liberarsi ma questa non stava un attimo ferma e non ci
riuscì. Dalle tasche
della gonna tirò fuori un paio di forbici; sorridendo poi le
avvicinò
pericolosamente verso i capelli di Sakura.
“C-cosa
vuoi fare?” domandò preoccupata; sapeva bene
quello che avrebbe potuto fare ma
sperava che alla fine la lasciasse andare. Karin si limitò a
sorridere, con
cattiveria.
“Entrambe
sappiamo che a Sasuke piacciono le ragazze con i capelli lunghi.
Chissà se ti
guarderà ancora dopo che li avremo tagliati. Vogliamo fare
un piccolo
esperimento?” domandò Karin. Sakura prese a
dimenarsi, certo che lo sapeva che
a Sasuke piacevano le ragazze con i capelli lunghi; altrimenti
perché li
avrebbe fatti crescere? Ma in quel momento si sentiva impotente per
quanto si
agitasse, cercasse di liberarsi dalla sua presa, non ci riusciva.
Sentì il
flebile rumore della forbice che incominciò a tagliare
qualcosa, i suoi
capelli. Calde lacrime incominciarono a rigarle le guance; continuava
ad
agitarsi nella speranza che la smettesse ma non fu così.
Vedeva ciuffi di
capelli che svolazzavano di qua e di là e finivano il loro
percorso sul
pavimento. Sakura non poteva che piangere sempre di più.
“Basta…
Basta… Basta…” continuava a ripetere
mentre Karin rideva continuando a
tagliarle i capelli.
Quando ebbe finito
la sua opera le lasciò quel che restava dei suoi capelli e
si mise di fronte a
lei.
“Adesso
vediamo se ti vorrà ancora” le sibilò,
poi se ne andò. Piangendo, Sakura si
trascinò verso la porta di un bagno e si sedette sopra il
gabinetto. Si
acquattò tutta accovacciata, circondandosi le gambe con le
braccia. Si
dondolava su se sessa, per scacciare quella sensazione di tristezza. La
porta
del bagno si aprì nuovamente e Sakura si sforzò
di trattenere i singhiozzi.
“Sakura?”
chiamò una voce, stranamente famigliare. Era quella di
Sasuke, non c’erano
dubbi. Non voleva vederlo, non voleva farsi vedere in quelle condizioni
pietose.
Cercò di far finta di non esserci ma non ci
riuscì.
“Sakura
lo so che sei qui” continuò a parlare, mentre
sentiva il rumore delle porte che
si aprivano. Alla fine vide che anche la sua si aprì e vide
il ragazzo.
L’osservò, con occhi sorpresi.
“Lasciami
stare, non dovresti essere qui” disse fra i vari singhiozzi.
Il ragazzo, però,
non le diede ascolto. Richiuse la porta del bagno e
l’abbracciò d’istinto.
Sakura ne rimase sorpresa, Sasuke non si era mai lasciato andare a
simili
gesti.
“Sasuke?”
domandò la ragazza incerta sul da farsi. Il ragazzo la
guardò un’altra volta e
poi poggiò le proprie labbra.
Sakura
si toccò i capelli corti, in riflesso a quel
pensiero. Sorrise spontaneamente, felice di quello che era successo
quel
giorno. Non avrebbe mai immaginato che quella giornata si sarebbe
rivelata
ancora più migliore di come era iniziata. Era felice di
quello che era
successo, perché da quel giorno avevano instaurato un legame
indivisibile.
Tuttavia, il pensiero che presto avrebbero dovuto separarsi la fece
intristire.
Riportò nuovamente lo sguardo sull’orologio e si
sorprese che erano passati solamente
tre minuti. Guardò il display del cellulare ma non segnalava
nessun messaggio o
chiamata. Sospirò, ritornando ad agitarsi silenziosamente.
Che fine aveva
fatto?
Hinata
era consapevole di essere in ritardo,
un’enorme ritardo. La colpa, però, era da
attribuire a suo padre che l’aveva
trattenuta più del dovuto. Il suo rapporto con lui era
limitato semplicemente
ad uno scambio di frasi nello stretto necessario e le era sembrato
strano che
avesse parlato più di quello che era capace a sopportare.
Per di più era ancora
più curioso il fatto che le avesse chiesto come andasse la
scuola, l’unico
argomento di cui parlavano era il “Clan”, di cui
presto avrebbe dovuto
prenderne le redini. Hinata scosse la testa, non era quello il momento
di
pensare ai suoi problemi, aveva detto a Sakura che sarebbe andata da
lei, con
quello che le aveva chiesto, e l’avrebbe fatto.
Svoltò l’angolo ed entrò nella
farmacia. Divenne rossa solo al pensiero di quello che stava per fare,
ma lo
faceva per la sua amica. Andò alla cassa, dietro al quale
c’era una ragazza
familiare, e prendendo fiato le si avvicinò. La ragazza,
sicuramente più grande
di lei e con i capelli biondi legati in quattro codini,
l’osservò annoiata.
Stava masticando qualcosa e poi la vide fare una bolla rosa, che
scoppiò subito
dopo. Ritornò a masticarla annoiata della sua intera
giornata. La povera Hinata
non poteva che arrossire ancora di più, imbarazzata.
“S-salve…
E-ecco… Io… Mi…
servirebbe…” balbettò in
continuazione. Le parole erano scofusionate e quasi la ragazza non le
udì, ma
lei continuò a guardarla con il suo solito sguardo
indifferente, aspettando che
le dicesse quello che le serviva. Passarono diversi secondi e la
ragazzina che
aveva davanti continuava a balbettare, torturandosi gli indici e
arrossendo sempre
di più, al che perse la pazienza.
“Senti,
tesoro, non ho voglia di restare qua ad
ascoltare i tuoi balbettii. Per cui i sarei grata se mi dicessi subito
cosa ti
serve e la facessi finita” le disse sgarbatamente. Hinata la
guardò
terrorizzata per il modo in cui glielo aveva detto, ma non aveva tutti
i torti.
Per cui rassegata abbassò lo sguardo e le spalle.
“Ecco…
mi servirebbe un test per la gravidanza”
mormorò, cercando di farsi udire. La ragazza
sembrò risvegliarsi dalla banalità
della sua giornata e si tirò su a sedere, composta.
Guardò quella creatura
fragile che aveva davanti agli occhi, con sguardo malizioso, e le si
fece
vicino.
“Un
test? Piccola non sei un po’ giovane?” le
domandò e Hinata arrossì ancora di
più, se possibile. Era vicina allo svenimento
ma cercando una via di fuga con lo sguardo si rese conto che era
tardissimo,
Sakura avrebbe potuto ucciderla.
“Si,
anche se ti dicessi che è per una mia amica non
penso che tu mi
crederesti. Anzi dammene
almeno tre, così sarò sicura” disse,
cercando di non balbettare e arrossire
ancora D’altra parte non era una cosa naturale fare sesso e
rimanere incinta?
Perché alcune cose dovevano essere tabù e far
vergognare la gente?
La
ragazza, con sguardo ammiccante, le porse tre
tubi diversi e li spinse verso di lei, insieme allo scontrino. La
ragazza dopo
aver pagato e nascosto accuratamente le tre scatole, riprese a correre
verso la
casa di Sakura. Da dietro il bancone spuntò la testa ad
ananas di Shikamaru.
“Ma
quella non era Hinata?” domandò, sorpreso
nell’averla
vista comperare dei test per la gravidanza. Chi se lo sarebbe mai
aspettato da
lei? Insomma era considerata come la più casta
dell’intera scuola e vederla in
quella farmacia per dei test non era da tutti i giorni.
“Ah,
la conosci?” domandò, divertita la compagna. Il
ragazzo la guardò, sorridendole malizioso ma, rimettendosi
la camicia, uscì da
dietro il bancone e prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
“Mi
dispiace, Temari, ma credo che continueremo un
altro giorno” disse, dandole un bacio a fior di labbra e
uscendo dal negozio.
Digitò un numero e attese la risposta. Tu…
Tu… Tu…
“Pronto?”
domandò una voce seccata. Shikamaru si
ritrovò a sbuffare, come faceva Naruto a sopportarlo.
“Sasuke
devo dirti una cosa. Poi sarai tu a dirla a
Naruto, visto che è il tuo migliore amico”
comunicò. Non attese nemmeno la
risposta da parte dell’altro. Gli raccontò quello
che aveva sentito e basta.
Ed ecco il secondo capitolo ^^
Mi
ha fatto piacere che il primo capitolo sia piaciuto ad alcuni di voi,
soprattutto a ladyvampire90. Ringrazio soprattutto lei per la sua
recensione.
In questo capitolo nel ricordo di Sakura mi sono
ispirata ad una doujinshi che ho letto, anche se un pochi lo
modificata. Mentre per quanto riguarda Temari come cassiera della
farmacia, non so perché mi sia venuta in mente proprio lei.
Ho pensato,
Temari è più grande di loro e quindi potrebbe
anche non frequentare la
loro scuola. E così le ho trovato un ruolo un po' fuori dal
comune ^^
E
per di più c'era Shikamaru dietro il bamcnone, so cosa
potreste pensare
e non vi do torto xD, che lo ha detto a Sasuke. Certo che è
così facile
essere incompresi e come la prenderà il povero Naruto?
Quello che più
mi diverte è che è così facile
manipolare la realtà xD
Va bene dopo quest'ultimo delirio vi lascio...
Vi
chiedo solamente di lasciarmi qualche commento, visto che è
la mia
prima storia che dedico a questa coppia e mi farebbe piacere sapere
cosa ne pensa il lettore...
Bacioni e a presto!
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Capitolo 3 *** Telefonate&pettegolezzi fra ragazze ***
NAruto
Telefonate & Pettegolezzi fra ragazze
Era rannicchiata fra le sue enormi coperte, che la
tenevano al caldo, lo sguardo fisso davanti a lei. Era da un bel po' che non si
muoveva da quella posizione e chi l'osservava da lontano poteva credere che si
fosse addormentata. Invece, gli occhi, tenuti aperti a forza, guardavano il
nulla disperso fra il copri materasso, fra le sue coperte. Non faceva altro che
pensare a quel stramaledetto test ed al suo risultato. In entrambe le opzioni,
di cui disponeva, avrebbe continuato ad andare avanti, aveva sempre fatto così
e di sicuro non avrebbe smesso; e poi poteva contare sulla sua migliore amica
Hinata. C'era anche Ino da informare, ma ancora non lo aveva fatto perché conosceva
molto bene la sua parlantina e, non per cattiveria, non voleva rischiare che
tutta la scuola venisse a sapere che s'era sottoposta ad un test per la
gravidanza. Sperava che nessuno avesse visto, anche, Hinata comprarli perché
non voleva che finisse nei casi pure lei.
La suoneria forte del suo cellulare la riportò alla realtà; quel suono feriva
le sue orecchie e quando uscì dal caldo rifugio delle sue coperte, per
osservare il display, anche i suoi occhio furono feriti dalla luce di
quest'ultimo. Li richiuse, non abituata a quella luce intensa e, a tentoni, con
una mano, allungata verso il comodino, lo cercò. La mano, al freddo della
stanza, andò a sbattere contro ogni cosa che incontrava lungo la sua strada,
fino ad arrivare all'oggetto del suo fastidio. La suoneria di 'Lei é' di
Paolo Meneguzzi iniziava a dargli sui nevi. Quando, alla fine, la sua mano
riuscì ad afferrare l'odiato oggetto accettò la chiamata senza controllare
nemmeno chi fosse.
"Pronto?" sbottò irritata. Non le importava di chi fosse, poteva
essere anche Sasuke ma non voleva essere disturbata non quella sera.
"Abbiamo la luna storta?" ridacchiò una voce femminile estremamente
familiare, era Ino. Sakura incominciò a preoccuparsi, di solito la chiamava per
aggiornarla sugli ultimi pettegolezzi della giornata. Ancora non aveva capito
come facesse ad essere così ben preparata sui fatti degli altri.
"Ino per favore, in questo momento preferirei essere lasciata in santa
pace. Quindi, dimmi, cosa vuoi?" domandò Sakura cercando di non
aggredirla. Sapeva benissimo che non se la sarebbe presa comunque, anche si gli
avrebbe urlato in faccia di non chiamarla. Ma non voleva essere scortese con
lei, erano amiche fin dall'asilo.
"Okay, okay. Volevo solo avvisarti che la nostra cara e piccola Hinata sta
crescendo" ridacchiò divertita da quello che aveva appena detto. Aveva
preso subito in simpatia Hinata, lo sapeva bene, e quindi Ino non sparlava mai
di lei, né di Hinata. Fu in quel momento che si alzò di scatto, riemergendo dalla
miriade di coperte che la sovrastavano. Gli occhi esprimevano la loro
confusione, non capiva di cosa stesse parlando. Ma non aveva di ulteriori
problemi da aggiungere alla sua lista.
"Di cosa stai parlando? Spiegati meglio" voleva chiudere in fretta
quell'argomento.
"Beh ecco... Una mia amica mi ha appena chiamato dicendomi d averla vista
mentre comprava dei testa per la gravidanza, il che mi sembra piuttosto strano
visto che non esce con nessuno. Da quel che so, non ha nemmeno il
ragazzo!" esclamò offesa la bionda. Considerava Hinata come una sorella da
proteggere, si erano sempre confidati i propri segreti, anche se alla fine non
rimanevano tali a causa della sua boccaccia, ma che poteva farci? Non avrebbe
mai pensato che l'avrebbe tenuta lontana da una simile notizia. Era tentata di
fargliela pagare andando direttamente dal padre e raccontargli tutto, ma erano
amiche da un sacco di tempo che non le sembrava giusto; inoltre, sapeva molto
bene com'era fatto il padre della ragazza e di sicuro l'avrebbe messa in
punizione o peggio.
"Ino ma come ti può venire in mente una cosa del genere? Spero che tu stia
scherzando" disse Sakura. Sudava freddo non sapendo cosa fare per non
esporsi troppo.
"E' la verità, Sakura, la pure e semplice verità. Non sparlerei mai male
su Hinata, lei non se lo merita e poi siamo amiche da troppo tempo" si
difese la bionda, ma non aveva ritirato le affermazioni di poco prima. Sakura
si maledisse mentalmente, aveva cacciato Hinata in un bel pasticcio e come
poteva tirarla fuori senza che ci andasse di mezzo lei? Nella sua mente si fece
tutto nebuloso e confuso. La testa le faceva male e un senso di nausea si
impossessò di lei. Chiuse gli occhi, cercando di respirare con calma e di non
cadere nel panico assoluto.
“Non può essere, c’è lo avrebbe detto e sinceramente
preferisco sentirmelo dire da lei. Spero che tu non lo abbia detto a nessun
altro” disse, sperando che Ino si fosse rivelata più cauta di quello che i
realtà era. Ma anche se avesse fatto il contrario non poteva fargliene una
colpa, era sicura dell’affetto che provava nei confronti di Hinata semplicemente
voleva ritrovarsi sempre in mezzo, sotto l’attenzione di tutti. La risposta da
parte di Ino tardò ad arrivare.
“Ino?” domandò Sakura con voce tremante.
“Beh… ecco… prima di avvertire te, ho chiamato altre
amiche… Ma sta sicura che non lo diranno in giro, mi sono raccomandata di
tenere la bocca chiusa. Scusa!” s’affrettò a dire. Sakura si limitò a
sospirare.
“Va bene, Ino. Non dire nulla in giro per favore,
domani ne parliamo con Hinata e vedrai che tutto si sistemerà” mormorò la rosa,
prima di salutare l’amica dall’altra parte del telefono e interrompere la
chiamata.
Provò a chiamare Hinata tante volte, per avvertirla
ma non riuscì a raggiungerla e alla fine si rassegnò a comunicarglielo il
giorno dopo con la speranza di avvertirla prima di andare a scuola. Quella
notte non dormì affatto, preoccupata per quello che il futuro gli serbava il
giorno dopo. Aveva la tentazione di fingersi malata per evitare di andare a
scuola il giorno dopo, ma poi le venne in mente quella dolce ragazza che
rischiava di finire nei guai con la sua famiglia e di essere al centro dei
pettegolezzi di tutta la scuola. No, il giorno dopo si sarebbe presentata come
al solito a scuola e avrebbe affrontato tutto a testa alta, come al solito.
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Capitolo 4 *** Il giorno dopo ***
Il giorno dopo
Il giorno
dopo
Sakura si svegliò con un mal di testa assurdo. La luce che
filtrava fra le
finestre, la colpì in pieno viso e la stordiva ancora di
più. Si ributtò sotto
le coperte, al caldo e al sicuro, ma la sveglia continuava a suonare.
Non aveva
dormito affatto quella notte e adesso se pagava le conseguenze.
Cacciò fuori
una mano e rabbrividì nel sentire quanto facesse freddo.
Spense la sveglia,
interrompendo così il suono fastidioso di quel dannato
aggeggio. Di mala voglia
si scoprì delle coperte e si alzò. Non appena si
era alzata, la colse un
capogiro e fu costretta a sedersi sul bordo del letto. Subito dopo fu
assalita
da un senso di nausea. Corse in bagno, tenendosi una mano sulla bocca,
e poi
vomitò tutto. Vomitò la cena della sera prima.
Quella sensazione di nausea
l’aveva lasciata scombussolata e priva di forze. Dalla porta
del bagno accorse
sua madre. Nel vedere la propria figlia china sul gabinetto
l’aiutò,
sollevandole i capelli. Era preoccupata per lei e continuava a
chiamarla.
“Sakura?
Sakura,
stia bene?” continuò a domandarle, ma la ragazze
era impegnata a rigettare
tutto e non percepiva nemmeno la voce materna, preoccupata e premurosa.
Continuò a tossire, sentendo in bocca il sapore amaro del
proprio sangue,
mischiato all’acido dello stomaco. Continuando a tossire si
accasciò sul
pavimento del bagno, i suoi occhi erano appannati dalle lacrime. Il suo
peto
era invaso dai singhiozzi e le lacrime le rigavano le guance.
“Sakura?”
la
chiamò ancora la madre. Sul viso si poteva vedere
l’evidente preoccupazione per
la figlia. Sakura annuì solamente e cercò di
sorriderle, per tranquillizzarla.
Non era sicura, però, di esserci riuscita. Vedeva ancora nei
suoi occhi che non
era convinta della sua risposta. Aveva compreso che non le aveva detto
la verità,
però non le aveva domandato null’altro. Si
alzò e prese il bicchiere dal lavabo
e lo sciacquò per bene per poi porgerlo, pieno
d’acqua, a Sakura. Con mani
tremanti lo prese e se lo portò alla bocca, ne bevve un
sorso, aspettando un
altro eventuale attacco di vomito e per fortuna non avvenne.
Tirò un sospiro di
sollievo e si rilassò contro il muro freddo del bagno.
Sakura
aveva
letto, presa dalla curiosità, dei libri sulla
maternità e sapeva benissimo che
le nausee duravano per i primi tre mesi ella gravidanza. A quel solo
pensiero
sbiancò ancora di più, terrorizzata
nell’affrontare quelle nausee che
l’avrebbero seguita ancora per molto, soprattutto di mattina.
Tremò alla sola
idea e si raggomitolò in posizione fetale, come a volersi
difendere da quella
prospettiva.
“Ti
senti male?
Vuoi restare a casa, oggi?” domandò la madre,
risvegliandola dai suoi pensieri.
Si sentiva una vile traditrice, non trovava la forza di rivelargli sul
perché
si sentisse così vuota e scombussolata. Aprì la
bocca, per provare a
rispondergli del perché stesse così male ma
questa si chiuse, senza emettere
nessun suono.
“No,
mi sento
meglio. Avrò preso freddo durante la notte. Meglio che mi
prepari” rispose alla
fine. A stento si rimise in piedi, traballando e ritornò
nella sua stanza. La
madre rimase ad osservarla, senza dirle nulla.
Il treno
era
arrivato in anticipo, stranamente. Si guardò attorno nella
speranza di
incontrare la sua amica. Non la vide, non vide nessuna chioma color
indaco.
Iniziava a preoccuparsi, di solito era lei quella in anticipo. Il suo
turbamento, rimasto dalla serata precedente, aumentò ancora
di più. Aveva un
assoluto bisogno di incontrarla e di parlarle, prima di arrivare a
scuola. La
voce meccanica chiamò un ultima volta i passeggeri del suo
treno e lei fu
costretta a salirci sopra, prima di perderlo e arrivare ancora in
ritardo.
Hinata si sarebbe fatta accompagnare dalla sua limousine e sarebbe
arrivata in
tempo per l’inizio della scuola. Salì e spinse fra
le varie persone che
scendevano dal treno; quando le porte si chiusero , Sakura si
guardò attorno e
trovò un posto libero. Andò a sedersi
immediatamente e si strinse nel suo caldo
cappo invernale. Tirò su la sciarpa rossa, fino al naso, e
poi si appoggiò allo
schienale del sedile. Portò le gambe al petto e fece cadere
lo zaino di lato.
Poggiò la fronte al vetro freddo e subito si
appannò per il calore del suo
corpo. Vedeva le luci sfrecciare lungo la strada, erano confuse e
troppo
luminose. Lo sfondo era grigio, segno che l’inverno era ormai
alle porte; anzi,
si poteva dire che era arrivato con un certo anticipo.
Sbuffò e vide il suo
fiato condensarsi in una nuvoletta bianca di vapore. I suoi occhi verde
smeraldo in quel momento stavano fissando un punto qualsiasi del
pavimento del
mezzo, ma era persa nei suoi pensieri. Quanto sarebbe riuscita a
mantenere
segreta la sua gravidanza? E Hinata? Come sarebbe uscita da quel guaio
in cui
l’aveva cacciata? Quel periodo si prospettava turbolento,
senza contare che lo
stress l’avrebbe uccisa.
Il suo
cellulare
prese a vibrare nella tasca dei jeans, costrinse una mano guantata a
raggiungerlo e a tirarlo fuori. Guardò il display e
sussultò nel leggere il
nome di chi l’aveva chiamata. Sasuke. Il suo cuore prese a
battere forte, per
l’emozione. Doveva rispondere? Il suo dito decise per lei,
obbligandola a
portare l’apparecchio all’orecchio.
“Pronto?”
domandò, esitante e la sua voce tradiva l’emozione.
“Sakura?
Tutto
bene?” domandò il ragazzo dall’altra
parte della cornetta. Sakura si maledisse
mentalmente, perché non riusciva ad apparire tranquilla?
“Si,
stanotte non
ho dormito molto bene” cercò di scusarsi, nella
speranza che non percepisse la
bugia che aveva appena detto. Il ragazzo non parlò subito e
Sakura temette di
non averlo ingannato. E adesso? Scosse la testa, aveva preso a dolerle
per il
mal di testa. No, non avrebbe resistito fino alla fine. Ecco
perché doveva
parlare con Hinata; con lei poteva parlare liberamente senza
nasconderle nulla
o temere che andasse a spifferare nulla in giro, magari senza farlo
intenzionalmente.
E con questo non voleva dire che Ino fosse una ficcanaso ma era meglio
non
dirle cose così importanti. Doveva ancora decidere che cosa
fare.
“Sakura?”
la
chiamò il ragazzo. In quel momento lei si riscosse dai suoi
pensieri e si
concentrò sulla voce del suo fidanzato.
“Scusa,
Sasuke.
Come ti ho già detto non ho dormito e sono stanca. Va bene
se parliamo a
scuola? Devi dirmi qualcosa d’importante?”
domandò la ragazza. Chiuse gli occhi e si
abbandonò totalmente al finestrino.
La testa aveva preso a pulsare, ma il freddo del finestrino
alleviò il suo
dolore.
“Va
bene, a dopo”
disse prima di chiudere la comunicazione. Sakura aveva avvertito quella
nota
d’irritazione, perché non gli aveva prestato molto
ascolto, ma lasciò perdere.
In quel momento non voleva preoccuparsi della reazione che avrebbe
potuto avere
il suo ragazzo, solo perché non lo aveva considerato.
La voce
meccanica
del treno chiamò la sua fermata e di malavoglia si rimise in
piedi, afferrò lo
zaino e scese. Prese a camminare fra la gente, prese le cuffie dalla
sua tasca
del giubbotto e se le infilò. Accese l’Ipod,
alzando il volume, e ignorò i
mormorii della gente. Si concentrò solamente sulla canzone Smile di Avril Lavigne.
I cancelli
della
scuola erano aperti, il cielo grigio conferiva un’aria
più lugubre del solito a
quell’edificio che sembrava più un carcere. Le
finestre erano sbarrate e nel
vederle Sakura provò un senso di nostalgia verso
l’estate. Quella bellissima
stagione calda e piena di sole. Gli mancava il calore sulla pelle, il
canto
degli uccellini ogni volta che si svegliava, le giornate passate in
compagnia
dei suoi amici e di Sasuke, le gite fatte in mezzo ai boschi e le
serate in
disco, ma purtroppo tutte le cose belle devono finire, prima o poi.
Emettendo
l’ennesimo sospiro continuò a camminare verso
l’edificio scolastico. Nel
giardino c’erano pochi studenti, seduti su panchine, che si
godevano gli ultimi
minuti prima di iniziare un altro giorno di scuola. Sakura li
sorpassò tutti,
osservandoli uno per uno. C’era Lee, che come il suo solito
si allenava, e il
maestro Gai, insegnante di ginnastica; quei due andavano molto
d’accordo e
Sakura non si stupiva mai della somiglianza fra i due. Gli stessi
capelli neri,
lo stesso taglio a scodella e le stesse sopracciglioni folti. Poi
c’era anche TenTen
che ascoltava la sua musica nel su inseparabile Ipod. Vide anche Choji
e Kiba
che sgranocchiavano un pacchetto di patatine e ridevano fra loro due.
Vide
anche quell’insopportabile oca di Karin, che più
volte aveva provato a rubarle
Sasuke. Appena i loro sguardi si incrociarono si misero a ringhiare,
per chi le
guardava potevano anche affermare di vedere delle scintille scaturire
dai loro
occhi.
“Come
mai siamo
sole, Haruno? Sasuke ha deciso, finalmente, di scaricarti? Non mi
stupirei
piatta come sei” ghignò, soddisfatta della sua
battuta, la rossa.
Sakura si
limitò
a guardarla, minacciandola di morte con lo sguardo, sapeva come
risponderle.
“Ma
lo ossigeni
il cervello ogni tanto, prima di parlare? Ah, già.
Dimenticavo che tu il
cervello non c’è l’hai”
rispose la rosa. Distolse lo sguardo dalla nemica e
continuò a camminare, ignorando le sue imprecazioni rivolte
a lei. Non valeva
la pena di sprecare troppo fiato con quell’oca. Si diresse
verso l’entrata
della scuola e aprì la porta. Superò la bidelle
ria, salutando cortesemente il
professor Kakashi e dirigendosi verso la sua clase. Aveva bisogno di un
attimo
di pace, di restare in silenzio e di non essere disturbata. Appena
entrò nell’aula,
si diresse verso il suo posto: l’ultimo banco in fondo,
vicino alla finestra.
Lanciò malamente lo zaino, spense l’Ipod e si
sedette come un sacco di patate
sulla sedia. Sollevò le gambe e si accomodò
bellamente sullo schienale della
sedia, poggiando le gambe sul banco. Dal suo posto poteva osservare
l’entrata
del giardino scolastico. Poteva vedere tutti gli studenti che entravano
e
uscivano. Così avrebbe potuto vedere Hinata nel momento
esatto che sarebbe
arrivata. Prese il suo cellulare e guardò il display. Non
c’era nessun
messaggio da parte dell’amica e nessuna chiamata persa.
Scorse la rubrica e
cerca il nome di Hinata. Quando lo trova schiacciò il
pulsante di inizio
chiamata e attende una risposta. Il cellulare continua a suonare ma
sembra che
non lo senta. Sconsolata interrompe la chiamata e spegne il cellulare,
per
evitare che qualcuno chiamasse lei. Si coccolò meglio nella
mega felpa e nella
sciarpa e ritorna al suo problema.
Si sentiva
ancora
in colpa per aver messo Hinata in una simile situazione, non voleva che
diventasse il centro dei pettegolezzi scolastici. Non se lo meritava e
poi
Naruto si sarebbe sentito tradito: aveva scoperto da poco la sua cotta
per la
corvina. Una cotta che l’altra sembrava ignorare. Sorrise,
assente, al pensiero
che quei due erano innamorati l’una dell’atro,
senza nemmeno saperlo. Sperò con
tutto il cuore che Ino non avesse commesso un danno irreparabile e che
avesse
chiamato poche persone. Ma sapeva molto bene che la notizia si sarebbe
sparsa a
macchia d’olio. Il suo sguardo fu catturato da Karin, che
correva verso un
ragazzo. Lo riconobbe subito, ma lasciò correre, e con lui
c’era anche Naruto.
Sasuke di sicuro non avrebbe dato corda a quell’irritante
ragazza, per non
definirla in modo peggiore. Sasuke alzò lo sguardo verso la
loro classe e la
vide, seduta al suo posto. Il suo sguardo era turbato, ma sul suo viso
non era
presente nessuna emozione, come al solito. Lasciò perdere
Karin e si affrettò a
raggiungerla. Sakura si mise composta sulla sedia,
incominciò ad agitarsi. Non
pensava che anche lui sarebbe arrivato così presto a scuola.
Si guardò attorno,
la classe era vuota e c’era un armadio attaccata alla parete,
vicino alla
porta. Per un attimo aveva avuto la tentazione di nascondersi la
dentro, ma poi
pensò che non aveva senso. Ormai l’aveva vista e
di sicuro avrebbe controllato
tutta ala classe. Sospirò rassegnata e proprio in quel
momento fece la sua
entrata nella classe, seguito a ruota dal suo migliore amico.
Okay
ora puoi allarmarti,
pensò Sakura nel vedere le loro facce così
seriose. Era ancora arrabbiato per
non averlo ascoltato prima? Scosse la testa, di certo non era tipo da
portare
rancore per una cosa così futile. Si limitò a
stringersi nella sua felpa e ad
abbassare lo sguardo. Percepì solamente il rumore della
sedia di fianco a lei
spostarsi e lo stesso fece la sedia davanti a lei. I suoi occhi
guardavano
insistentemente la macchia di indelebile, che aveva fatto durante
un’ora di
noia, ed evitare gli sguardi dei sue ragazzi. La mano di Sasuke la
costrinse a
guardarla, la teneva per il mento e non accennava a mollare la presa.
“Dobbiamo
parlare” disse solamente. Sakura deglutì e con la
coda dell’occhio guardò
Naruto. Nei suoi occhi c’era lo sconforto e la tristezza,
perché? Ad un tratto
capì: la telefonata di Ino. Le aveva detto che prima di lei
aveva chiamato
qualcun altro e di conseguenza si era già sparsa la voce.
“Di
cosa?”
domandò, esitante. Sasuke la strattonò
leggermente, costringendola a riportare
l’attenzione verso di lui. Occhi impassibili ed era
impossibile sostenere
quello sguardo.
“Che
cos’è questa storia di Hinata?”
domandò il moro. Naruto la guardava con insistenza,
aspettando una sua risposta. Ma Sakura non sapeva che cosa dire. Come
avrebbe
potuto smentire quella voce sull’amica, senza finire lei nei
guai? Aprì la
bocca più volte, ma senza dire nulla. Sasuke si limitava a
guardarla solamente,
aspettando che dicesse qualcosa. La sua pazienza, tuttavia, aveva un
limite.
“Allora?
Lo sappiamo che sei al corrente di qualcosa, ieri pomeriggio vi
dovevate
vedere” la spronò il fidanzato. Sakura no riusciva
a reggere quella pressione,
il senso di nausea era ritornato. Minacciava di sopraffarla da un
momento
all’altro; ma l’intervento prodigioso di un loro
compagno di scuola, Neji,
attirò la loro attenzione. Quando fu entrato in classe si
bloccò nel vederli
lì. Di solito era lui il primo ad arrivare.
“Che
ci fate qui?” domandò il ragazzo.
“Ci
annoiavamo e siamo entrati prima” si affrettò a
rispondere Naruto. Quella
storia di Hinata lo stava innervosendo, doveva sapere la
verità e
l’interruzione del cugino, della protagonista di tanti
pettegolezzi, non
aiutava la sua apprensione. Tuttavia dal suo sguardo tranquillo,
comprese che
non ne sapeva nulla. Tutti in quella scuola sapevano che era molto
protettivo
nei confronti della cugina e se avesse sentito quelle voci circolare
sul suo
conto, di sicuro avrebbe mostrato all’intera scuola la sua
furia. E questo
tutti lo volevano evitare.
Neji
annuì solamente e andò a sedersi verso il suo
banco e dopo un attimo sentirono
la campanella suonare. Un suono che si riversava per l’ampio
giardino.
“Neji,
tua cugina dov’è?” domandò
Naruto, incapace di trattenersi. Sasuke aveva
abbandonato la sedia al fianco di Sakura per andare a sedersi al suo
posto,
vicino al biondo. Sakura sospirò sollevato. Neji si
voltò verso Naruto e lo
guardò con sospetto.
“Sta
per arrivare” rispose. Continuò a guardarlo in
silenzio scrutandolo. “Perché?”
Naruto si raddrizzò, terrorizzato davanti a quello sguardo.
“N-niente”
balbettò, agitando anche le mani. Neji non ne fu molto
convinto e continuò a
scrutarlo, fino all’entrata degli altri compagni di scuola.
Sakura
li guardava uno a uno, ansiosa e agitata. Non vedeva Hinata e questa la
preoccupava, nonostante il cugino avesse detto il contrario. Doveva
rimanere
solamente tranquilla. Con Hinata avrebbero trovato una soluzione a
tutto,
sperava.
––––•(-•
Angolo Autrice
•-)•––––
Bene e dopo
un'infinità di tempo sono riuscita a postare un altro
capitolo. Come vedete i sintomi della gravidanza incominciano a farsi
vedere come le nausee della mattina. Andando avanti
cercherò di far notare le stranezze della gravidanza in
Sakura. Solo adesso mi rendo conto che questo capitolo non è
nulla di speciale, ma solamente un capitolo di transizione. Giusto per
far intedere la situazione in cui si trova la protagonista. Non
trovando null'altro da aggiungere rignrazio moltissimo che legge la
storia, chi l'ha messa fra i preferiti, o le seguite e o tra quelle da
ricordare e ringrazio soprattutto ladyvampire90 che ha commentato i
capitoli ^^
Vi avviso che in questo
capitolo avreste potuto notare degli errori e al più presto
cercherò di rimediare. Vi ringrazio ancora e, magari,
lasciatemi qualche commentino; mi piacerebbe conoscere il vostro
parere. Bacioni
Ciao Ciao
MissysP
|
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Capitolo 5 *** Si entra in scena: Hinata sei davvero incinta? ***
ѕι
єитяα ιи ѕ¢єиα:
нιиαтα ѕєι
∂αννєяσ
ιи¢ιитα?
I
suoi occhi
s’illuminarono quando vide una Hinata affannata correre in
classe. La lezione
era cominciata da poco e per fortuna il professor Kakashi non le aveva
chiesto
spiegazioni. Raggiunse al più presto il suo posto, vicino a
Sakura, ma non la
guardò in faccia. La ragazza cominciava a preoccuparsi. Come
mai non la
guardava? Che cos’era successo?
Come
giornata si prospettava molto stressante e lunga. Le ore passavano
inesorabilmente lente, Sakura non poteva che agitarsi sul posto. La sua
mano
tremava, la penna ticchettava sul banco e le gambe trottavano sul
posto. Gli
occhi color verde smeraldo si guardarono attorno freneticamente,
cercando di
incrociare quelli color perla dell’amica. Hinata,
però, teneva lo sguardo fisso
sul suo quaderno. Era ancora più bianca del solito. Sakura
l’osservò meglio:
gli occhi sgranati, penna in mano che non accennava a volersi muovere e
il
foglio degli appunti ancora in bianco. Quello non era il tipico
comportamento
di Hinata; appena incominciava la lezione, lei tirava fuori penna e
fogli e
riempiva interi quaderni di appunti. Non aveva mai capito come poteva
riuscirci, ma apprezzava quel suo lato serioso. Almeno sapeva su chi
contare
per farsi prestare gli appunti o farsi dare ripetizioni.
Il
suo
sguardo cadde sulla schiena del moro. Prima era lui che
l’aiutava nello studio,
ma ogni volta finivano nel suo letto: impegnati in altri calcoli
d’algebrica o
nozioni storiche. Per quel motivo aveva smesso di chiedergli
ripetizioni, non
sarebbe mai riuscita a concentrarsi. Avrebbe ceduto e gli sarebbe
saltata
addosso alla prima occasione. Con Hinata era un’altra storia.
Sasuke
si
voltò verso di lei e la sorprese nell’osservarlo.
Sorrise maliziosamente e
Sakura arrossì. Dai suoi occhi, il suo sguardo, scese verso
quelle fantastiche
labbra che da un po’ non baciava. Divenne ancora
più rossa in viso, a quei
pensieri.
‘Dopo
noi
due, parliamo’ mimò con le labbra, sicuro di avere
la sua attenzione. Sakura
non poté che annuire come un’ebete.
Abbassò lo sguardo e esplorò la classe. Il
professor Kakashi era voltato verso la lavagna, scrivendo delle formule
matematiche, parlando su chissà quale argomento. Anche
l’uomo sapeva molto bene
che nessuno dei suoi alunni lo stava guardando, perciò si
limitò a parlare il
meno possibile, sicuro che nessuno se ne sarebbe accorto. Sakura colse
alcuni
sguardi curiosi. Ma non guardavano lei, al contrario, erano tutti per
Hinata. La
guardavano con sospetto, fissandole soprattutto il maglione della
divisa. Era
troppo grande per il suo corpo esile, nascondendo tutte le sue forme
prosperose. E, forse, fu proprio per quello stesso maglione troppo
grande che
le fissavano l’addome. Speravano di notare qualche
cambiamento fisico?
Sakura
si
sentiva ancora più mortificata.
“Professore?
Non mi sento molto bene, potei andare in bagno?”
domandò Sakura, alzando la
voce. In mezzo a quel silenzio si sentiva a disagio, ma si
limitò ad alzarsi
quando Kakashi gli diede il permesso. Corse fuori dalla classe, sotto
lo
sguardo di tutti, e si rifugiò nel bagno dei professori. Era
l’unico bagno
decente in tutta la scuola e ormai ogni studente aveva imparato
l’orario esatto
per intrufolarsi, senza essere beccati o disturbati: la prima ora.
Sakura aprì
il rubinetto dell’acqua fredda, mise le mani a coppa sotto il
getto della
fontanella e aspettò che l’acqua raggiungesse
l’orlo della sue mani. Poi si
sciacquò il viso, rabbrividendo a quel contatto
così gelato. Prese un pezzo di
carta e si asciugò con cura, per poi sedersi sopra il
gabinetto, a gambe
incrociate e si avvolse nella sua felpa. Stava rabbrividendo per il
freddo,
forse aveva fatto male a bagnarsi proprio con l’acqua fredda.
La porta s’aprì
di scatto, rivelando la figura di Hinata, con in mano un cappotto.
Sakura
sospirò di sollievo e si rilassò.
“Finalmente,
Hinata!” esclamò, appoggiandosi al muro freddo. La
mora la guardò tristemente e
si appoggiò alla porta.
“Hai
sentito
quello che dicono di te?” domandò Sakura,
vedendola così afflitta. L’altra
annuì solamente, non riusciva ancora a dire una parola su
quello che stava
succedendo. Non sapeva come comportarsi, che cosa fare.
“Mi
dispiace, Hinata. Ti giuro che troveremo una soluzione”
esclamò con forza la
compagna. Ma i suoi occhi mostravano solamente la disperazione che
provava in
quel momento. Hinata provò un senso di compassione, voleva
aiutarla, ma sarebbe
stata capace di sopportare tutti quegli sguardi? Tutti quei
pettegolezzi sul
suo conto? Guardò negli occhi l’amica e
notò che i suoi occhi verdi si stavano
riempiendo di lacrime. Non voleva vederla in quelle condizioni. Le
sorrise
dolcemente, solo come lei poteva fare. Incominciò a scuotere
la testa e le
porse il giubbotto. Sakura lo prese e se lo infilò.
“Non
ti
preoccupare, Sakura. Non mi pesa fingere di essere io quella incinta,
almeno
fino a che non lo dirai a Sasuke” le disse, cercando di
confortarla. Sakura la
guardò negli occhi e i suoi, verde smeraldo, incominciarono
ad appannarsi; si
era commossa davanti quella dimostrazione di generosità.
Conosceva molto bene
le conseguenze che sarebbero ricadute su di lei, nel caso suo padre lo
venisse
a scoprire. Per quanto Neji cercasse di difenderla, non avrebbe esitato
ad
informare Hiashi riguardo i pettegolezzi che giravano su sua figlia. In
più,
Sakura, ricordò anche l’espressione afflitta di
Naruto al solo pensiero che
Hinata fosse insieme a qualcun altro.
“Hinata,
riguardo a Naruto...” incominciò, voleva spiegarle
la situazione, ma non
trovava il modo per proseguire. Hinata la guardò con
interesse.
“Anche
lui
ne è a conoscenza?” domandò la corvina,
sicura della risposta. Non c’era
nemmeno bisogno di domandarlo. Nel momento esatto che era entrata in
classe,
aveva ben percepito tutti quegli sguardi su di lei. Era arrossita
all’istante,
credendo che la guardassero solamente per aver fatto ritardo. Invece,
quelle
occhiate erano andate avanti per tutta l’ora e sapeva il
perché, solamente non
voleva crederci. Si era già sparsa la voce che lei aveva
comprato un test di
gravidanza. Eppure era certa che nessuno che lei conoscesse
l’avesse vista.
Ecco, il punto. Lei aveva pensato in quel modo, ma non aveva tenuto
conto delle
altre persone; persone che magari la conoscevano di vista.
Improvvisamente le
venne in mente il volto della cassiera del negozio. Aveva avuto
l’impressione
di averla già vista da qualche parte, ma ancora non
ricordava dove.
“Sakura,
tu
ti ricordi di una ragazza più grande di noi, capelli biondi
raccolti in quattro
codini e occhi azzurri?” domandò
all’amica, che si era avvolta completamente
nel giubbotto. Sakura alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi
in quelli color
lilla dell’altra. Ci pensò un poco, prima di dare
la sua risposta. Ed infine
annuì; Hinata si sentì sprofondare.
Sgranò gli occhi e sperò che un fulmine la
colpisse proprio in quel momento, oppure che il pavimento sotto di lei
la inghiottiste
per risparmiarle tutta quella vergogna.
“E’
la
fidanzata di Shikamaru, ogni tanto lo viene a trovare a scuola e poi
è anche
amica di Ino. Non te la ricordi? Si chiama Temari” rispose
Sakura. Il cervello
di Hinata si rifiutava di accettare quella risposta. Come aveva fatto a
dimenticarsi della ragazza di Shikamaru? Si diede un pugno sulla
fronte,
maledicendosi da sola. Ecco come tutta la scuola lo sapeva adesso,
perché era
sicura che quel fenomeno di occhiate non si sarebbe limitata solamente
alla sua
classe. Sospirando si rassegnò, sotto lo sguardo preoccupato
di Sakura.
“Ritorniamo
in classe, prima che il prof decida di venirci a cercare”
suggerì Hinata,
facendosi forza. Doveva rientrare, lo aveva promesso a Sakura e non si
sarebbe
tirata indietro. Per tutta la scuola sarebbe stata lei quella incinta.
Si
sforzò di sorridere, di mostrare il solito sorriso che
indossava quando era
turbata e insieme raggiunsero la classe. Si ritornava in scena.
La
giornata
passò lentamente, troppo lentamente. Hinata era, ormai,
troppo esasperata.
Troppi sguardi erano puntati su di lei, ma poteva farcela. Mancavano
solamente
le ultime due ore e poi sarebbe stata libera. Sfortuna volle che
proprio in quell’ora
ci fosse ginnastica. Nello spogliatoio, appena si era tolta i caldi
vestiti che
la proteggevano dal freddo autunnale, sentì subito ogni suo
sguardo puntato
sulla sua pancia. Era perfettamente piatta, ma quella situazione
provocò
l’arrossamento delle gote di Hinata.
S’affrettò ad indossare la maglietta di ricambio
e poi il resto della tuta. Appena fu pronta scappò fuori,
dirigendosi
direttamente in palestra. Per sua fortuna c’era solamente il
professor Asuma.
L’eco dei suoi passi l’accompagnò
attraverso la palestra, fino alle grandi
scalinate. Hinata percorse uno ad uno i grandi scalini, arrivando
all’ultimo
più in alto, sistemandosi in un angolino. Si
portò le gambe al petto e restò in
attesa. I suoi occhi erano puntati verso la porta d’entrata
della palestra,
voleva solamente essere lasciata in pace, ma sapeva molto bene che
prima o poi
qualcuno si sarebbe fatto avanti per chiederne conferma. Sospirando,
chiuse gli
occhi nascondendo la faccia fra le sue ginocchia. Restò in
silenzio, interrotto
solamente dal riscaldamento della palestra, che pian piano riscaldava
la
stanza. Altri passi leggeri le segnalarono l’entrata di
un’altra persona. Sperò
solamente che non andasse a scocciarla, ma a quanto pare era
impossibile. Quando
i passi furono vicini e si fermarono avanti a lei, alzò la
testa di scatto
pronta a sbranare contro chiunque avesse osato disturbarla. Hinata non
era una
ragazza violenta, anzi era la più timida di tutta la scuola,
considerata la
santarellina a causa del suo comportamento quasi da puritana.
Così
era
pronta a tirare fuori quel suo lato così aggressivo fino a
quando non si
accorse chi era di fronte a lei. Era quel ragazzo che tanto amava. I
suoi
capelli biondi e spettinati e quei occhi azzurri capaci di farla
sciogliere, ma
in quel momento non voleva incontrarlo. Nel momento esatto in aveva
messo piedi
a scuola, sapeva molto bene che tutti erano a conoscenza che lei aveva
comprato
un test per la gravidanza, era oggetto di discussione anche su
Facebook.
Tuttavia non voleva affrontare il ragazzo che amava. Abbassò
ancora lo sguardo
e si rannicchiò meglio su se stessa. Sentì il
fruscio dei vestiti del ragazzo,
s’era seduto vicino a lei, poteva percepire il suo calore
rassicurante.
“Hinata...
Io volevo chiederti se... Se è vero quello che si dice di
te...” mormorò e
Hinata sentì una fitta al cuore. In qualche modo aveva
sperato che Naruto non
credesse a quelle voci di corridoio, ma a quanto pare anche lui ci
credeva.
Hinata alla fine decise, alzò leggermente il volto, ma non
lo guardò negli
occhi.
“E
anche se
fosse? A te cosa importerebbe?” domandò.
In
quel
momento nella palestra entrarono anche gli altri ragazzi ma sembrava
che non si
fossero accorti di loro. La palestra si riempì delle voci
dei loro compagni,
mentre loro due restarono in silenzio. Hinata era in attesa di una
risposta,
mentre Naruto ne cercava una.
Era
quello
il momento di fargli capire che provava qualcosa per lei? E lei? Non
aveva
negato che non fosse incinta, ma non lo aveva nemmeno affermato. Naruto
era
tentato di svelargli tutto, ma temeva un suo rifiuto nel caso quelle
voci
fossero vere. Lei di sicuro amava il padre del figlio che forse portava
in
grembo. Solo in quel momento si accorse che nemmeno lui era sicuro di
quelle
voci che circolavano sul conto di Hinata. Però, memore di
quella mattinata, Sakura
non aveva risposto alle domande di Sasuke. Lui era troppo sconvolto
anche solo
per parlare.
Alla
fine si
decise. Sì, avrebbe rischiato il tutto per tutto. Avrebbe
confessato a quella
ragazza così timida ed impacciata che gli piaceva. Che
l’ammirava. Fece per
aprire la bocca, ma fu interrotto dall’arrivo di Sakura. Si
notava che era
irritata e per una volta non era colpa di Naruto. Si
avvicinò all’amica e la
prese per un polso facendola alzare e la trascinò con
sé. Naruto le guardò
immobile, mentre scendevano. Sasuke invece stava salendo. Quando Sakura
e Sasuke
si sfiorarono notò l’elettricità fra di
loro. Ecco con chi aveva litigato.
Allora era meglio non impicciarsi. Solamente che rimase deluso dal non
poter
parlare da solo con Hinata.
Sasuke
si
sedette al suo fianco e guardò le due ragazze che avevano
incominciato a
correre per la palestra. Andavano molto piano ed erano seguiti dagli
sguardi
del moro e del biondo, oltre che di tutti gli altri.
“Perché
avete litigato?” domandò Naruto. Era raro che loro
due litigassero, perché alla
fine in un modo o nell’altro vinceva sempre Sakura e quando
non succedeva era
meglio girarle a largo, il più lontano possibile. Quella
ragazza era dotata di
una doppia personalità, oltre che di una forza sovrumana.
“Non
vuole
dirmi niente di quello che è successo ieri
pomeriggio” si limitò a sbuffare Sasuke
mentre si sdraiava, con le braccia incrociate dietro la testa. Naruto
rimase in
silenzio, anche lui voleva sapere che cos’era successo quel
pomeriggio ma
nessuno delle due dava loro risposta.
“Uchiha!
Uzumaki! Muovete quelle chiappe e andate a fare allenamento insieme ai
vostri
compagni” urlò il professore. I due ragazzi si
misero in piedi e ubbidirono.
Era meglio avere la mente impegnata.
Note
dell'Autrice
Chiedo
perdono! Lo so che è da tantissimo che non pubblico un
capitolo di quesa storia, ma ho avuto mille altri impegni. Ma vi giuro
che cercherò di essere il spiù regolare
possibile. Se, certo. Per quello che il tempo mi permette xD Beh, non
c'è molto da dire sul capitolo, anzi, forse può
risultare addirittura noioso ^^ Ma spero che vi sia piaciuto lo stesso.
Siccome voglio farmi perdonare, per quel che mi è possibile,
vi dico solamente che in futuro ci sarà un viaggio che
cambierà i nostri protagonisti, soprattutto Sakura e Sasuke.
Intanto
ringrazio ladyvampire90 che segue la mia storia e ha commentato i
capitoli e poi ringrazio anche chi la legge solamente ^^
Un
grande bacione e alla prossima!
Ciao Ciao
MissysP
|
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Capitolo 6 *** Non c'è due senza tre: si parte tutte insieme ***
иσи
¢'è ∂υє ѕєиzα тяє:
ѕι ραятє тυттє
ιиѕιємє
Quella
mattina c’era troppo casino per i corridoi della
scuola. Sakura era ancora stordita per le nausee di quella mattina.
Sebbene
ancora non ci fosse abituata, si sentiva meglio per modo di dire.
Da
qualche settimana era preda dei cambiamenti d’umore, ma
non era molto allarmante perché lo sapevano tutti quanto
fosse normale per lei
cambiare umore da un momento all’altro. In più
sentiva anche il cambiamento del
suo corpo, ma ringraziava che la divisa le stava larga, in questo modo
nessuno
se ne sarebbe accorto.
Camminava
a testa bassa, fra le braccia i libri di
scuola che le sarebbero serviti per quell’ora. Il vociare
degli altri studenti
si fece sempre più alto, fino a diventare insopportabile.
Sakura alzò lo
sguardo confusa e
notò che c’era una
calca di studenti davanti alla bacheca, vicino alla presidenza. Si
fermò
proprio di fronte a quell’orda di ragazzi impazziti e si
guardò attorno. I
corridoi erano pieni di studenti, la campanella ancora non era suonata,
ma la
maggior parte dei suoi coetanei era lì di fronte a lei e non
ne capiva il
motivo. Si avvicinò alla calca, cercando di farsi spazio fra
quei ragazzi fin
troppo agitati per i suoi gusti. Come gli altri, anche Sakura prese a
dare
gomitate e spintoni in ogni direzione, cercando di avanzare sempre di
più e
alla fine ci riuscì. Riuscì ad arrivare di fronte
alla bacheca. Incominciò a
leggere i vari avvisi fino ad arrivare a quello che aveva destato tanta
agitazione. Era un’offerta di viaggio formativa: a Parigi, in
Europa. Non ci
poteva crede, lei aveva sempre desiderato andare in Europa,
più precisamente a
Venezia, ma sapeva che il suo sogno non si sarebbe mai avverato. Per
quanto lei
lavorasse e mettesse da parte i soldi, avrebbe dovuto aspettare un bel
po’ di
tempo e poi Sasuke non sembrava interessato a voler viaggiare. Lesse
meglio
l’avviso cercando di capire come funzionasse la cosa.
In
viaggio ci sarebbero andati solamente una decida di
studenti, coloro che avessero superato l’esame sulla cultura
del paese. Un
esame per trovare gli studenti giusti, dandogli la
possibilità di visitare un
paese straniero per ben due settimane. A Sakura brillarono gli occhi.
L’esame
si sarebbe svolto fra due settimane e lei non vedeva l’ora.
Senza esitazione
prese una penna dai suoi libri e scrisse il suo nome, i suoi genitori
non
avrebbero obbiettato, anzi ne sarebbero stati contenti visto che
insistevano
nell’aiutarla a raggruppare i soldi. Ma Sakura era ben
consapevole della
situazione economica dei suoi genitori e quindi aveva sempre rifiutato.
Scrisse
il suo nome e si
sentì soddisfatta.
Senza pensare si era iscritta, ma qualcosa le diceva di non parlarne
anche con
Sasuke; non perché non volesse fare quel viaggio insieme,
semplicemente
necessitava di avere del tempo tutto per sé e poi non si
parlavano ancora. Era
incredibile come quel ragazzo fosse così testardo quando si
imputava e solo
perché non voleva rivelargli di quel famoso pomeriggio. E
poi doveva trovare il
modo giusto di parlargli della sua gravidanza, in modo da togliere dai
guai
Hinata. Sospirando uscì da quell’orda, proprio nel
momento esatto in cui anche
la campanella suonò. Si diresse in classe e prese posto
insieme ai suoi
compagni. Hinata si sedette al suo fianco, ogni volta che la campanella
suonava
lei andava a rifugiarsi sul tetto a prendere una boccata
d’aria. Sakura la
guardò con i suoi occhi color smeraldo e rimuginò
a come aiutarla. Entrambe
avevano bisogno di un periodo di pausa da tutta quella faccenda e
perché no
svagarsi in qualche maniera. Gli venne in mente l’avviso che
aveva letto poco
prima e si aprì in un sorriso luminoso. Hinata la
guardò non capendo il motivo
di tanta felicità ma non ebbe il tempo di chiedere
spiegazioni che entrò la
professoressa Anko, la vipera. Era buffo come quel soprannome ci
azzeccasse
molto con il suo carattere. Più volte aveva dimostrato di
provare piacere nel
“torturare” i suoi studenti e poi aveva una esse
strascicata che ricordava il
sibilo di un serpente.
“Bene
ragazzi, non ammetto repliche quindi interrogo”
esclamò divertita dalla frase appena. Gli altri compagni
incominciarono a
lamentarsi, ma sapevano che era inutile e non facevano che pregare che
non
fossero loro i “fortunati” che avrebbero dovuto
sopportare quell’interrogazione.
Sakura scosse la testa,
muovendo il dito in segno che dopo avrebbero riparlato. E poi prese a
nascondersi dietro uno dei tanti libri. Non aveva voglia di essere
interrogata
e quindi cercò di essere il più invisibile
possibile.
Quando
la campanella suonò, Sakura afferrò per il polso
l’amica e corsero fuori insieme. Attraversarono il corridoio
sotto lo sguardo
degli altri studenti e arrivarono fino al tetto. Sakura si trovava a
disagio
sotto quegli sguardi inquisitori. Sebbene non guardassero propriamente
lei, la
colpa era sua e presto avrebbe dovuto rimediare. Avrebbe dovuto
affrontare
Sasuke e dirglielo. Ma conosceva molto bene la
“popolarità” del proprio ragazzo
all’interno della scuola. Era il Playboy, il ragazzo
più ammirato, corteggiato
e invidiato di tutta la scuola e per la popolazione femminile, lei non
era che
il suo nuovo giocattolino. Sebbene Sasuke l’avesse
rassicurata più volte del
contrario, in lei era rimasta quella scintilla di dubbio che non voleva
andarsene. Non voleva svegliarsi una mattina, con un bambino sulle
spalle, e
scoprire che Sasuke l’avesse abbandonata. Era
l’ultima cosa che in quel momento
desiderasse. Se non fosse per il sostegno di Hinata, forse sarebbe
già
impazzita. Doveva molto a quella ragazza timida che le stava a fianco
senza
chiederle nulla in cambio.
Erano
arrivate sul tetto, l’aria era fredda ma loro
erano avvolte nel loro giubbotto. Sakura si appoggiò alla
ringhiera e si mise
ad osservare il cielo nuvoloso. L’inverno stava arrivando, si
capiva dal tempo.
Hinata la seguì senza disturbarla. Conosceva abbastanza
Sakura da lasciarle
tutto il tempo che le occorreva. Quando se la sarebbe sentita, avrebbe
incominciato a parlare. Sì, Hinata era proprio una ragazza
d’oro. Un’amica da
tenere stretta.
“Cambiamo
aria” disse Sakura, spezzando quel terribile
silenzio. Hinata rimase stupita da una simile proposta. Rimase senza
parole,
non sapeva che cosa dire. ‘Cambiare aria’ aveva
molti significati e la mora
incominciava a farsi prendere dal panico. Che avesse deciso
all’ultimo momento
di non informare più Sasuke della sua gravidanza. Di
lasciarla in mezzo ai
casini, sapendo che suo cugino avrebbe potuto scoprirlo e dirlo a suo
padre.
Hinata si fece travolgere dal panico immediatamente. Il suo respiro
accelerò,
come il suo cuore, che prese a battere dolorosamente contro la sua
cassa
toracica.
“Che
c-cosa i-intendi per c-cambiamo aria?” domandò,
balbettando Hinata. Sakura la guardo di sottecchi, ridacchiando
leggermente.
Aveva frainteso, ma non poteva biasimarla. D’altra parte era
lei che sarebbe
finita nei guai e non il contrario. Il padre di Hinata poteva diventare
un vero
despota, quando voleva. Sakura si voltò verso di lei e le
sorrise gentilmente,
rialzandosi e poggiando le mani sulla ringhiera.
“Semplicemente
intendo di staccare la spina, di
andarcene da qualche altra parte come l’Olanda” le
rispose. Hinata metabolizzò
la risposta. Ancora non capiva da dove gli fosse uscita quella
proposta. Poi
capì, anche lei doveva aver visto l’annuncio in
segreteria. Ma non credeva che
ci avrebbe mai fatto un pensierino sul viaggiare fino a Parigi. Certo
l’Europa
era una meta fantastica e anche a lei sarebbe piaciuto andarci e
sfruttare la
scusa di andarci in gita non era male. Alla fine sul volto della mora
apparve
un sorriso, uno di quelli che diceva che aveva compreso tutto. Sakura
la guardò
in attesa di una risposta, stringeva sempre di più la
ringhiera. L’attesa era
snervante. Voleva andarci insieme a lei, ma quella ragazza era talmente
timida.
“Beh
e proprio in Olanda vorresti andare? Con le tue
condizioni?” chiese conferma la mora. Sakura
sospirò, non le aveva detto di no.
Ritornò a fissare il cielo e ci pensò un poco.
Anche se si era iscritta poteva
sempre ritirarsi.
“Si,
non l’ho detto a Sasuke. Starei lontano un po’ da
qui, da lui. Penserei su cosa fare. Nemmeno i miei genitori lo sanno e
ho paura
anche della loro reazione. Mia madre è spaventosa quando si
arrabbia” disse la
rosa. L’immagine di sua madre che s’infuria e che
le sbraita contro si fece
vivida nella sua mente. Era terribile quando quella donna si
arrabbiava,
nemmeno un treno in corsa la potrebbe fermare. Molti le dicevano che
aveva quel
lato in comune con lei. Sospirò. Immaginò
realmente la reazione di sua madre
alla notizia di diventare nonna. Di sicuro non si sarebbe limitata a
urlargli
contro, come minimo l’avrebbe sbattuta fuori di casa. E
solamente nel migliore
delle ipotesi. Quel pensiero non fece altro che sconfortarla ancora di
più I
problemi sembrarono aumentare, invece che diminuire. Sì, una
bella vacanza ci
voleva.
“Va
bene. Se proprio ci tieni non vedo che male possa
fare. Perché non lo vuoi dire a Sasuke?”
domandò Hinata. Sakura fece per
rispondere, ma fu interrotta dall’intervento da parte di
un’altra loro amica:
Ino. La bionda era salita sul tetto. Il suo comportamento era
impeccabile. Il
ciuffo biondo davanti all’occhio azzurro, la fluente chioma
legata in una coda
di cavallo con tanto di mollette colorate e la divisa scolastica
valorizzava
ogni sua forma. Sakura aveva sempre provato invidia nei confronti delle
sue
amiche. Lei era una tavola da surf, piatta, mentre Hinata e Ino erano
formose.
“Che
cosa non vuoi dire a Sasuke?” domandò la biondina.
Le altre due si voltarono nella sua direzione, prestandole attenzione.
Erano
sorprese di quell’entrata da parte sua. Non avevano udito
nessun suono estraneo
e no si erano preoccupate di salire sul tetto di nascosto. Ino sembrava avere la sua
solita espressione
offesa, questo voleva solamente idre una cosa: molte seccature, tanto
per
rubare la battuta a Shikamaru. Non era un bene che Ino fosse offesa e
poi
quando si trattava ti tenere il broncio proprio a loro due sapeva
essere
insopportabile. Hinata e Sakura si guardano. La rosa le chiede aiuto
tramite il
pensiero, sperando vivamente che la sua compagna afferri al volo la sua
supplica.
“Allora?”
domanda Ino. La sua voce si era alzata di una
nota, brutto segno. Se una Ino offesa poteva essere difficile da
gestire, una
Ino arrabbiata era anche peggio. Sospirando Sakura gettò la
spugna. Odiava
quando Ino era arrabbiata e/o offesa con lei, e poi erano amiche fin
dall’infanzia. Doveva svuotare il sacco, prima che decidesse
di strozzarla con
le proprie mani.
“Avevo
pensato di andare a Parigi. Hai presente
quell’avviso esposto sulla bacheca?” domanda
Sakura, guardandola negli occhi.
La bionda sembrò calmarsi e ragionare sul fatto se
l’avesse visto oppure no.
Alla fine annuì, il suo volto si distese e sia Sakura che
Hinata poterono
rilassarsi. Ino si era calmata per il momento, meglio così.
“E
che cosa ha che fare con Sasuke?” domanda la ragazza,
che nel frattempo si era avvicinata alle altre due vicino alla sbarra.
Guardava
Sakura con interesse. Negli ultimi giorni sia lei che Hinata
l’avevano
ignorata, non richiamandola e non rispondendo ai suoi messaggi, che per
la
precisione non finivano mai. Non la calcolavano nemmeno durante
l’intervallo.
Va bene che era stata lei a spifferare tutto in giro, ma non si
meritava quel
trattamento. Sakura non le rispose, ma continuava a guardare Hinata.
Presa dal
nervosismo, scoppiò.
“Sentite,
se questa è una punizione per aver detto in
giro che Hinata è incinta mi dispiace, va bene? Non
l’ho fatto con cattive
intenzioni, vi ho pure chiamato per farmi scusare e non vedo il motivo
per cui
voi mi dobbiate ignorare ancora. Lo sapete quanto questo mi dia
fastidio e mi
avete punito abbastanza, non trovate?” urlò Ino.
Hinata
sgranò gli occhi e Sakura riportò
l’attenzione
sulla bionda. Non si sarebbero mai aspettate una reazione del genere.
Eppure
dovevano conoscerla ormai. Ancora una volta le due si guardarono e non
sopportando più quell’atteggiamento
grugnì e si voltò. Decise di andarsene,
prima era meglio calmarsi. Infondo comprendeva che a volte la sua
boccaccia
dovrebbe far bene a stare zitta e comprendeva anche il loro rancore nei
suoi
confronti. Arrivò davanti alla porta, poggiò una
mano sulla maniglia e l’aprì.
“Ino”
esclamarono in coro le due ragazze, raggiungendola
prima che fosse troppo tardi. La fermarono, afferrandole un braccio.
Sakura
sentiva il suo cuore battere forte, il mondo le girava attorno, le
gambe le
tremavano e la vista si stava offuscando, per non parlare del conato di
vomito
che sentì salirle lungo la gola. Cadde a terra, portandosi
una mano alla bocca,
ma non c’è la fece. Vomitò la colazione
e temette il peggio. Si sentiva male,
molto male. Il mondo si fece improvvisamente buio e lei cadde a terra
perdendo i
sensi.
Si
risveglio a causa del dolore che le trapassava la
testa. Le tempie le pulsavano e sentiva anche lo stomaco sottosopra.
Aprì
lentamente gli occhi e una luce bianca l’avvolse
completamente. Si guardò
attorno, spaesata, non capiva dove si trovasse. Si voltò e
vide una finestra
aperta. Si raddrizzò, comprendendo anche di trovarsi su un
letto. Come c’era
arrivata? Si guardò attorno, ancora una volta, ma non vide
nessuno. Scostò le
coperte, con l’intento di andarsene ma una voce la
fermò.
“Dove
pensi di andare, signorina?” domandò una voce
femminile. Sakura alzò lo sguardo, scontrando i suoi occhi
verdi con quelli
color acquamarina di Ino. La rosa non poté che sorriderle,
sollevata nel vedere
qualche faccia amica. Ino, però era seria, anzi, dal suo
sguardo si poteva ben
notare che era anche arrabbiata. Da dietro le spalle della biondina
spuntò
fuori Hinata, che la guardava addolorata. Gli occhi verdi si
alternavano da Ino
a Hinata, guardandole confuse. Poi una lampadina le si
illuminò, facendole comprendere
il motivo dell’arrabbiatura di Ino. Molto probabilmente aveva
costretto la
povera Hinata a parlare, a confessare e questa aveva ceduto. Di certo
non si
sarebbe arrabbiata con lei, prima o poi era inevitabile che qualcun
altro lo
venisse a scoprire del suo status.
“E
così lo sai... Ino, io te lo avrei...”
incominciò a
giustificarsi, poggiando i piedi nudi sul pavimento freddo.
Rabbrividì e si
mise le mani in grembo. Non guardò l’amica negli
occhi, non ne aveva il
coraggio. Non avrebbe sopportato il suo giudizio negativo.
“Me
lo avresti detto?” riprese la bionda, completando la
frase al posto dell’amica. Sakura ebbe il coraggio di
guardarla, notando che
non c’era rabbia nei suoi occhi, ma solamente nel suo tono.
“Dovrei ritenermi
offesa, visto che sia tu che Hinata mi avete nascosto questo fatto; ma
in fondo
ti capisco. Non ho esitato di mettere in giro la voce che fosse Hinata
quella
incinta e quindi è logico che non vi siete fidate di
me” disse la ragazza. I
suoi occhi si fecero lucidi, si stavano riempiendo di lacrime. In fondo
si
sentiva ferita da quella mancanza di fiducia ma era anche arrabbiata
con se
stessa. Maledizione, lei sapeva molto bene che non riusciva a mantenere
i
segreti altrui, ma era convinta di potercela fare almeno quando si
trattava
delle sue amiche. Le scappò un singhiozzo e Sakura si
alzò di scatto
abbracciandola e stringendola forte. Vedendo Hinata che si sentiva
messa da
parte, la tirò per un polso, in modo che potesse abbracciare
anche lei. Ino si
lasciò andare ai singhiozzi e si aggrappò
all’amica. Odiava la sua linguaccia e
per un momento aveva pensato che Sakura non volesse essere
più sua amica. Che
sciocca. Non poté che sorridere, rasserenata.
“Grazie”
mormorò, Ino.
“Ti
pare? Siamo amiche no? E visto che lo siamo sono sicura
che vorrai venire con noi a Parigi, vero?” domandò
Sakura. Sciolsero
l’abbraccio e presero a guardarsi tutte e tre complici. La
bionda annuì con il
migliore dei suoi sorrisi.
“Devo
dirlo a Sai!” esclamò Ino, eccitata
all’idea di
visitare la città più romantica di tutta
l’Europa. Sakura si rabbuiò e Ino si
preoccupò.
“Cosa
c’è adesso, Sakura?” domandò,
non capendo
quell’improvviso cambiamento d’umore. Che fossero
già gli ormoni? Probabile.
“Beh,
preferirei che fossimo solamente noi tre, niente
ragazzi. Non diciamogli niente, ci vuole una bella pausa. Non ti
dispiace
vero?” domandò Sakura. Un poco le dispiaceva
costringere Ino a scegliere fra
lei e il suo fidanzato, ma se fosse venuto lui, di conseguenza
sarebbero venuti
anche tutti gli altri e lei in quel momento aveva bisogno di staccare,
senza lo
stress di dover mantenere il segreto con Sasuke. D’altronde
non doveva
affrontare solamente lui, ma tutta la sua famiglia. E sapeva come
potessero
essere terribili quando volevano, soprattutto il padre. Non sembrava
guardarla
di buon occhio e temeva che adesso l’avrebbe proprio
detestata. Sospirò e Ino
non voleva vederla in quello stato.
“Okay,
va bene. Vedrai che stavolta riuscirò a non dire
nemmeno una parola e poi stiamo parlando di Parigi! La città
della moda, non mi
farei sfuggire un’opportunità del genere”
esclamò, con gli occhi pieni di
scintille. Sbuffava fumo, manco fosse stato un toro. Sia Sakura che
Hinata
scoppiarono a ridere per l’espressione buffa della loro
amica. Si abbracciarono
ancora una volta.
“Ritorniamo
in classe, prima che le prof ci diano una
bella strigliata. Cara principessina addormentata ormai
l’intervallo è
passato!” esclamò
Ino, ritornando a sorridere come era solita a fare. Le altre
due annuirono e insieme ritornarono in classe.
Due
settimane dopo le ragazze partrono. Sasuke si era dimostrato impasibile
come al solito, non mostrando i suoi sentimenti. Si era sentito tradito
in un certo senso ed era arrabbiato con la fidanzata. Aveva organizzato
tutto senza dirgli nulla. E le sue amiche avevano contribuito a
mantenere il segreto e a quanto pare anche Sai aveva aiutato a non dire
una parola. Naruto, al suo fianco, stringeva i pugni. Non capiva il
motivo e a Sasuke nemmeno importava.
Guardava
Sakura che gli sorrideva e gli faceva 'ciao ciao' con la mano e si
dirigeva verso l'aereo insieme alle altre. Nemmeno lui sapeva che cosa
sarebbe potuto accadere in quel lasso di tempo in cui sarebbero stati
separati.
Note dell'autrice
Beh ecco un'altro capitolo
della storia... Si lo so sono un'idiota perché non riesco ad
aggiornare regolarmente, ma che ci posso fare? Tutta colpa della
scuola!!! T.T
Vi auguro anche buon Halloween vsto che ci sono ^^ Ho deciso di finire
que questa storia, con la loro partenza anche perché al mio
cervellino malsano gli è venuta la brillante idea di
comporre delle mini serie. In questo caso (non uccidetemi, ve ne prego!
o.O) mi è venuta in mente la brillante idea di scrivere tre
"stagioni" (pensandola in termini televisivi xD) la prima, The truth is
hard to say, la seconda e la terza. E le ho divise un poco
così: la parte iniziale in cui Sakura scopre di essere in
dolce attesa, la parte in mezzo in cui la vacanza servirà a
schiarirle le idee e la parte finale in cui succederà
l'apocalisse. ^^
Per cui ringrazio chiunque abbia seguito questa prima stagione e non
disperate state certi che la seconda non tarderà ad
arrivare... Un ringraziamento speciale va a ladyvampire90
che ha recensito quasi tutti i capitoli, ma non importa ^^
Per cui alla prossima!!!
Bacioni!
MissysP
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