Mom, I saw daddy cry

di oldfairytale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The scars of your love, they leave me breathless ***
Capitolo 2: *** Comeback/Every part of me ***
Capitolo 3: *** As long as you're there ***
Capitolo 4: *** Empty ***
Capitolo 5: *** I miss everything ***
Capitolo 6: *** Only darkness still remains ***
Capitolo 7: *** This little light of mine, I'm gonna let it shine ***
Capitolo 8: *** Do you know what’s worth fighting for, when it’s not worth dying for? ***
Capitolo 9: *** People throw rocks at things that shine/ Let it snow ***
Capitolo 10: *** We will be rising from the ground like skyscrapers; like butterflies ***



Capitolo 1
*** The scars of your love, they leave me breathless ***


derta Mmmmm...non è proprio uscita come me l'aspettavo ma è ok. ahahahaha. Premetto che NON sono una scrittrice e che quindi è probabile che ci siano molti errori nella storia. Scusateeee. Vi ringrazio fin da subito anche solo per aver "scelto" di leggere la mia FF. Grazie davvero.
Le recensioni e maggiormente le critiche sono sempre bene accette =)
Buona lettura.



"Perchè" mi disse "Voglio solo sapere perchè"

Ero seduta sul divano, la faccia nascosta tra le mani, le lacrime che cercavano uno spiraglio tra le dita.
"Rispondimi Rachel, cazzo!"
Lo sentii tirare un pugno sul muro e il bellissimo quadro astratto appeso alla parete ormai da 5 anni cadde a terra.
Il vetro andò in mille pezzi, ma la cornice rimase integra.

Probabilmente Nick si sentiva così in quel momento, dentro di lui si era spezzato qualcosa, ma solo un emozione riuscivo a intavedere sul suo viso: rabbia.
Non un briciolo di delusione, non un briciolo di tristezza.

"Non lo so, Nick"

"Non lo sai?" sentii la sua voce spezzarsi; alzai
gli occhi.
Era appoggiato adosso al muro, gli occhi lucidi, il viso stanco.
Ora riuscivo a vederla la tristezza, la delusione; il male che gli avevo fatto.

Si sedette anche lui sul divano, distante da me, il capo chino, per nascondere le lacrime. Ma di lacrime non ne vidi. Gli avevo davvero fatto così male?
Sì.

"Nick io non..." mi fermai.
"Mi dispice" riuscivo a dire solo quello? dopo ciò che avevo fatto, riuscivo solo a scusarmi?
Sì.

Dentro di me; non so come spiegarlo, si era liberato qualcosa di nuovo, e ora si stava scatenando;
lo sentivo nel mio stomaco, nelle gambe, nelle mani, lungo le braccia, nella mia testa.
Volevo urlare, gridare, chidere aiuto.
Ma non potevo; non potevo perchè era colpa mia.
Era colpa mia.
Era forse un atroce senso di colpa ciò che si stava risvegliando dentro di me?
Forse.

Gli toccai la gamba con la mano. Lo amavo davvero?
Cinque anni fa ci eravamo sposati. Cinque anni.
Non erano molti, ma bastavano.
Tutto l'amore che provavo per lui era svanito così, all'improvviso?
Sì.

Prese la mia mano e la scostò dalla sua gamba.

Scoppiai in lacrime.

Volevo chiedergli scusa, dirgli che lo amavo ancora, dirgli che tutto si sarebbe sistemato e che il mattino dopo ci saremmo risvegliati, uno nelle braccia dell'altro; ancora innamorati. Ancora vivi.
Ma non sarebbe successo.
No.

"Da...da quanto tempo" si sfregò un occhio "da quanto tempo andava avanti?"

Verità o un altra bugia?
L'avevo già fatto soffrire abbastanza.
Verità.

"circa tre mesi"
In tutti gli anni del nostro matrimonio non avevo mai visto una lacrima sul viso di Nick.
Mai.
Anche adesso non stava piangendo, aveva solo gli occhi un po' lucidi, ma non stava piangendo.
No.

Si infilò una mano tra quei bellissimi riccioli castani dei quali mi ero follemente innamorata in una meravigliosa giornata di marzo, al liceo.
Non erano cambiati. Lui non era cambiato per ninete. Ero lo stesso ragazzino con lo stesso sorriso e gli stessi sogni.
Io ero cambiata. Ero cresciuta. Eravamo cresciuti entrambi, ma lui non era cambito.
Io sì.

"Nick perdonami ti prego..."
non credo di aver mai pianto così tanto in vita mia. Le lacrime continuavano a scendere, inesorabili, lungo le mie guance.

"Nick perdonami, io..." passai velocemente una mano tra i capelli "Merda..."
continuavo a singhiozzare, ma lui era rimasto impassibile, non un singolo segno di conforto, non un abbraccio, non una carezza, niente.
Come potevo biasimarlo d'altronde?

"Ho sbagliato"
In tutta la mia vito ero stata sempre fin troppo orgogliosa per ammettere i miei errori. E chiedere scusa.
Non volevo perderlo. Era una persona troppo importante.

Si alzò e ritornò verso il muro. Girò il viso verso di me.
Nei suoi occhi potevo vedere tutto o niente.
Quegli occhi...

Sospirò.

"Ti amavo, Rachel..." ritornai con il viso tra le mani, le lacrime ancora intrappolate tra le dita.
"Ti amavo davvero" lo sentìì salire le scale, aprire la porta della nostra camera e chiuderla, producendo il minimo rumore.
Anche la rabbia era svanita. Non una singola emozione. Niente.
Non riuscivo a sopportare il fatto che non esternasse i suoi sentimenti. Non l'aveva mai fatto. Ma mi amava.
Già, mi amava. Ora non più.

Guardai l'orologio.
Mezzanotte e mezza.
Ero stanca, ma non potevo andare da lui.

Entrai in cucina, presi del latte freddo dal frigorifero e mi sedetti al tavolo rotondo che si trovava al centro della stanza. E aspettai.
Aspettai tanto.
No, erano passati solo cinque minuti.

Il viso paffuto di mio figlio comparve sulla porta.
Le lacrime si erano seccate sulla mia faccia. Dovevo avere un aspetto orribile.

"Hey Harry, cosa ci fai ancora sveglio?"
"Avevo sete"
Mio figlio aveva 4 anni ed era il regalo più bello che Nick mi avesse mai fatto.
Harry prese una sedia e ci salì sopra, aprì la credenza alla ricerca di un bicchiere.

"Sono in lavastoviglie tesoro"
Gliene presi uno, lo riempii d'acqua e glielo porsi.
Lui lo appoggò sul tavolo e si sedette.
Mi guardò, poi cominciò a bere.
Aveva i riccioli ribelli di suo padre e i suoi stessi occhi. "Il bambino più bello del mondo", così lo chiama la nonna.
E ha perfettamente ragione. Il bambino più bello del mondo.

Appoggiò di nuovo il bicchiere sul tavolo e mi fissò.

"Ritorniamo a letto?"
Non mi rispose, si limitò a fissare il bicchiere.
Mi sedetti di fronte a lui.

"C'è qualcosa che non va Harry?"
Non mi rispose.

"Mamma, ho visto papà piangere"

Non so esattamente cosa successe, ma queste parole mi colpirono più forte di quando in terza liceo Beth Cooper mi colpì allo stomaco con una mazza da baseball.
Sentii le lacrime pizzicarmi il naso.
Quanto dolore, quanta sofferenza.
Non se lo meritava.

Come ho detto prima; non lo avevo mai visto piangere. Mai.

"Perchè piange? qualcuno gli ha fatto male?"
Sospirai.
"Si tesoro, qualcuno gli ha fatto male. Qualcuno di molto cattivo."
"Ma allora papà è ancora un bambino?"
"No Harry, anche le persone mature piangono a volte. Piangono in silenzio. Per non farsi sentire da nessuno."

"Ma papà non piangeva in silenzio. Aveva la testa nel cuscino e urlava. E piangeva. Tanto."
A quel punto gli occhi mi si coprirono di lacrime.
Odio vedere le persone soffrire, soprattutto se sono le persone che amo.
E odio ancora di più sapre che soffrono per colpa mia.

"Tu hai mai pianto mamma?"

Verità o bugia?
Bugia.

"No, la mamma è grande."

Harry si alzò e si avvicinò alla porta.

"Papà mi ha detto di dirti che ti vuole tanto bene. E... e che se te ne vuoi andare puoi farlo. Ha detto che lui non ti fermerà"
Un altro colpo, più forte del primo.
Nick mi amava, mi aveva sempre amato. E mi ama tutt'ora.

"Non te ne andrai vero, mamma?"

Rimasi in silenzio. Non sapevo veramente cosa rispondergli.

"Mamma...Non te ne andrai vero?"
Quegli occhi scuri mi fissavano in cerca di una risposta. Quant'erano belli.

Gli feci segno di venire in braccio a me.
I suoi occhi continuavano a guardarmi. Innocenti. E facevano male perchè erano anche i Suoi occhi.

"Prima, ti ho detto che una persona cattiva ha fatto del male al tuo papà."
Annuì.
"Quella persona cattiva è la mamma. Ho fatto sofrirre davvero tanto papà. E ora non so se mi ama ancora. E se papà non mi ama più, non posso restare, capisci?"

"No, non capisco"

Lo strinsi al mio petto.

"Mamma non te ne andare, papà ti vuole tanto bene. E anchio te ne voglio tanto"
Una lacrima mi scese leggera sulla guancia.
"No" sussurai "No, non me andrò"
Volevo troppo bene alla mia famiglia per andarmene. E ora dovevo rimediare.

"Mamma, stai piangendo"
Passò la sua manina paffuta sulla mia guancia bagnata.
" No, non sto...non"
ma un altra lacrima mi attraverò il viso.

"Mamma?"
"Si Harry?"
I suoi bellissimi occhi erano fissi nei miei.
"Ieri a scuola ci hanno letto una storia, non mi ricordo come si chiama, ma mi ricordo che diceva, non importa quanto proviamo a essere maturi; saremo sempre dei bambini quando veniamo feriti...e piangiamo." Scese dalle mie ginocchia.
"Penso che anche te e papà ora, come me, siete tornati bambini..." si fermò.
"...E sai cosa faccio quando litigo con la mia migliore amica?"
"Non lo so Harry" Sorrisi. quant'era innocente.
"Gli do un bacio sulla guancia"

Mi abbracciò e mi diede un piccolo bacio sulla guancia.
"Buonanotte mamma" sentii i suoi passi leggeri salire le scale.



Bene, fine primo capitolo. Come vi ho già detto è una FF cortissima, quindi oltre che il primo capitolo è anche il penultimo. che figataaa! ahahahah!
Quindo ora non siate timide, recensite in tante!
*abbraccio collettivo*
vi voglio già bene =]



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Capitolo 2
*** Comeback/Every part of me ***


derta2 Eccomi qua con il secondo capitolo *yuuuuhuuuuh*
Allora, vi avevo detto che i capitoli sarebbero dovuti essere solo 2 ma ho visto che il secondo stava diventando troppo lungo; quindi PROBABILMENTE ci sarà anche un terzo.
Grazie per essere ancora qui a sprecare il vostro tempo a leggere la mia storia. Lo apprezzo molto.
*Tanti abbracci coccolosi* =3


Ero davanti alla nosta camera.
Gli occhi chiusi.
La mano destra stringeva saldamente il pomo della porta.

Entrai.
Non stava dormendo. Non poteva.
Era seduto sul bordo del letto, quello rivolto alla finestra che dava sul nostro piccolo giardino.
Indossava solo un paio di boxer. I suoi vestiti erano sparsi sul pavimento, come se fossero stati gettati lì, così, per sfogare la rabbia.
La luce della luna entrava nella stanza attraverso le tende.
Quando non riusciva a dormire, fissava sempre la luna. Non so perchè.
Non so.

Sembrava che non si fosse neanche accorto della mia presenza.
Poi notai che non stava fissando la luna; aveva la faccia tra le mani e stava...piangendo.

No.
Era colpa mia, cavolo. Tutta colpa mia.
Non doveva piangere per me.
No.

Sentii dentro di me un vortice di emozioni, sovrastate dall'immenso senso di colpa che provavo per averlo fatto soffrire così tanto.
Per quelle stupide notti di divertimento con qualcuno che non era lui, e che non avrebbe mai potuto prendere il suo posto.
Mi accorsi che i miei sentimenti per lui non erano mai cambiati. Mai.

Veder piangere un angelo fa soffrire. E tanto.
Il mio stomaco era sempre più pesante.
Ricominciai a piangere, in silenzio. Versai altre lacrime su quelle precedentemente asciugate.
Sospirai, forse troppo rumorosamente, ma non si mosse.

Cosa avevo fatto?

Mi spogliai.
Presi il suo maglione da terra e lo indossai.
Era ancora abbastanza caldo.

Lui era ancora lì fermo. A piangere.
Mi si strinse il cuore.

Non ero pronta per dormire, anche se ero stanca so che non ce l'avrei mai fatta a chiudere gli occhi.
Quindi mi sedetti di fianco a lui. In silenzio.
Un silenzio terribilmente rumoroso.

Silenzio.

Lo osservai per un istante.
Colsi il morbido movimento dei sui riccioli in contemporanea con il suo respiro.
Poi ritornai a guardare il pavimento.

"Allora...hai deciso di andare da lui?"
Nella sua voce percepii una scintilla di speranza, la spernaza che la mia risposta fosse un no.
Feci per rispondergli, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono.

Si girò verso di me, gli occhi stanchi dal troppo piangere.
Potevo vedere sul suo viso tutto il male che gli avevo fatto. Sapevo per certo che il suo cuore era a pezzi.
Anche se erano sciupati, quegli occhi continuavano a brillare di luce propria.
Ritonai al liceo, il primo giorno che lo vidi; ritonai quella diciassettenne innamorata del capitano della squadra di football.
Ritornai me stessa.
In questo momento riprovai i sentimenti di allora. Il mio cuore cominciò a battere sempre più forte e le mani mi tremarono.
Mi ero innamorata di Nick Jonas. Di nuovo.
Ed era la sensazione più bella, liberatoria e meravigliosa che avessi mai provato.
Quella sensazione che provi quando per te non c'è nient'altro al mondo che i suoi occhi e il suo sorriso.
Volevo riaverlo, quel sorriso. Tutto per me.

"Ho parlato con Harry prima" dissi. Un accenno di sorriso spuntò sulle sue labbra.
"Mi ha detto che..." sorrisi "mi ha detto che quando litiga con la sua amica gli da un bacio sulla guancia; per fare pace"
Sentii le mie guance bruciare, ma non mi importava. Ero felice di essere ritornata quella diciassettenne innamorata e goffa.
Continuai a fissare il pavimento. Non sapevo cosa dire. Tutte quelle emozioni che prima si erano scatenate dentro di me erano scomparse e avevano lasciato un grande vuoto. Un vuoto che dovevo riempire.

"Nicholas io..." sussurai.
Altre lacrime stavano piano piano correndo verso i miei occhi.
Ma si fermarono subito quando sentii le sue labbra appoggiarsi leggermente sulla mia guancia.
Si staccò da me e finalmente potei rivedere quel suo splendido sorriso.

"Resterai?"


Quegli occhi.


"Si" annuii.
Lo abbracciai, impulsivamente.
"Mi sei mancato, Nick. Mi sei mancato tantissimo."
Sentivo le sue mani che mi accarezzavano delicatamente i capelli e la schiena.
Ero finalmente ritornata a casa.

"Mi dispice tantissimo. Non avevo capito che l'unica persona che amavo e che ho sempre amato...eri tu..." la mia voce si incrinò.
"So che non puoi perdonarmi e che non ti merito; voglio solo che tu sappia che sei l'unico che riesce ancora a farmi arrossire dal terzo anno del liceo fino ad ora."
"Shhh" mi strinse più forte a se.
"Ti avevo già perdonato dieci minuti dopo che mi dissi ciò che avevi fatto."
Mi prese il viso tra le mani e cominciò a baciarmi.

"Mi sei mancata anche tu, Rachel" mi baciò ancora e ancora.
"Non lasciarmi" ...e ancora e ancora e ancora.
Lo staccai dal mio viso.
"Mai"
Ripresi a baciarlo, con sempre più passione.

Mi tolsi il suo maglione e mi stesi sul letto. Lo tirai verso di me.
Cominciò a baciarmi nell'incavo del collo, fino ad arrivare al petto.
Le mie mani accarezzavano tremanti il suo corpo.

Mi slacciò il reggiseno e lo lanciò per terra, insieme ai suoi vestiti.
Le sue mani si riappropiarono, piano piano, di ciò che era sempre stato suo.
Le sue labbra sfioravano, lentamente, tutto il mio corpo: le spalle, le braccia, le mani, il seno, la pancia, le gambe...
Ritornò sulla mia bocca e riprese a baciarmi.
Lo sentii sorridere.

Avevo intenzione di ritrovare ogni pezzo del suo cuore e di rimetterlo insieme. So che non sarebbe bastata una serata di sesso per farlo, ma non mi arresi.
Ero solo sua. Ogni singola parte di me era sua.

Non era sesso. Era amore. Puro e semplice.
E non penso ci sia cosa più bella al mondo del suo corpo attaccato al mio, delle sue mani sul mio petto, delle sue labbra sulle mie, del suo respiro sul mio viso; di quelle parole che mi sussurrava mentre io ritornavo da lui. Per sempre.

Si addormentò abbracciato a me.
Restai sveglia tutta la notte a guardarlo, a osservare i suoi lineamenti, ad accarezzare i suoi capelli e a percepire ogni suo singolo respiro.
"Sei la parte più bella di me" gli sussurai.

La più bella, la più importante e la migliore parte di me.




Recensite pweeeeeeseee? mi serve un'opinione esterna ahahahahahahah
*Altri abbracci coccolosi*
A domeni (speriamo) =D



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Capitolo 3
*** As long as you're there ***


derta3 Ok. Scusate per il ritardo, ma la scuola mi sta letteralmente perseguitando.
Perdonatemi ancora, ma questo capitolo è uscito una vera merda. Non penso di aver mai scritto di peggio in tutta la mia vita.
Vi lascio alla lettura.
=)

La luce del sole si faceva lentamente strada sulle mie gambe fino ad arrivare al mio viso e al suo.
Era tiepida. Perfetta.
La sua testa era ancora appoggiata al mio petto.
Chiusi gli occhi. Riuscivo a percepire ogni singolo rumore.
Ogni singolo respiro.

"Hey"
sentii la sua voce impastata di sonno.
"Sei gia sveglia?"

"Si" i miei occhi erano ancora chiusi.
Mi diede un bacio sotto al mento. Sorrisi.

"Ti amo Rachel"
Aprii gli occhi e lo guardai.
Tesi una mano e gli accarazzai una guancia.

"Grazie"

Scostò il leggero lenzuolo che ci copriva e si mise sopra di me.
Riuscivo a vedere la mia felicità nei suoi occhi.

Cominciò ad accarezzarmi
e a baciarmi il seno.
Scostò i miei capelli dalle spalle e appoggiò l'orecchio al mio petto.
Gli accarezzai il viso.

"Cosa stai facendo?"
"Ascolto"

"Cosa?"
"Te"

Il mio cuore batteva all'impazzata. Arrossii.

Nick si alzò e mi sorrise.
"Mi mancava la tua timidezza"
La sua dolcissima risata risuonò tra le quattro pareti della nosta camera.

Si sedette su un lato del letto e rovistando tra i cassetti trovò un paio di boxer scuri e se li infilò.
Presi il lenzuolo e mi coprii.

Avanzai verso di lui e con la mano, piano piano, percorsi tutta la lunghezza della sua schiena.
Gli baciai una spalla.

"Ti amo anch'io Nicholas"
Girò il viso verso di me e mi baciò sulla guancia.
Mi sentivo al sicuro. A casa.

Finalmente,
a casa.

Mi stesi sul letto e chiusi di nuovo gli occhi.
Ripercorrevo ogni singolo attimo di quella notte trascorsa insieme, uno nelle braccia dell'altro.
Le mani intrecciate, le gambe che si incontravano, i nostri corpi nudi che combaciavano perfettamente. La sua bocca, il suo viso, i suoi occhi.
Il mio sorriso.

Lo sentivo infilarsi i pantaloni e la camicia.

"Nick?" gli chiesi, con gli occhi ancora chiusi.
"Si?"
"Promettimi..." mi interruppi.
"Promettimi di non lasciarmi mai, neanche quando sarò vecchia, rugosa e maleodorante"
fece una piccola risata, poi ritornò serio.
Sentivo i suoi occhi su di me.


"Te lo prometto, Rachel Fyfield"
Si infilò la giacca.

"Finchè campo, sarai l'unica donna che avrà il permesso di baciarmi e di prepararmi i pancakes; a parte mia madre"
Sorrisi.

Aprii gli occhi e mi misi seduta sul letto.
Lui stava aprendo la porta; era un po' in ritardo.

"Sei troppo importante Nicholas Jonas"
Lo vidi sorridere.
Alzò lo sguardo verso di me.
Quel sorriso, quel sorriso meraviglioso poteva dare fuoco ad ogni singolo centimetro di quella stanza.
Mi sentii il cuore in fiamme.

Sorrisi anch'io.
"Cosa?"

"Ho detto..."
Esitai
"SEI TROPPO IMPORTANTE NICHOLAS JONAS!"

"Shhh" si avvicinò al bordo del letto.
"Sono le 6 e mezza del mattino, sveglierai tutto il vicinato" disse, prendendomi il viso tra le mani.
"Tutti..." con le mie guance strette tra le sue mani, la mia voce era una cosa buffissima.
"...Devono sapere che sei troppo importante"

Mi diede un bacio veloce e scappò, giù per le scale.

Sul viso avevo sicuramente un sorriso da ebete; di quelli che vedi stampati sulle quindicenni innamorate.


*          *          *

"Dov'è papà?"
Harry aveva le guance piene di biscotti e stava lentamente riempiendo di briciole tutto il tavolo della cucina.

"E' ad un colloquio di lavoro"
"Dove?" mi guardò con quelle guanciotte paffute che adoravo pizzicare.
"In uno degli edifici al World Trade Cneter, credo"
"Allora dev'essere qualcosa di importante" prese un'altra cucchiaita di latte e se la infilò in bocca.

"Si" gli sorrisi e gli morsicai una guancia.
"Mamma!"
Passai una mano fra i suoi capelli. Era così bello e paffuto.

Ritornò concentrato sul suo latte.

"E' bello rivederti felice mamma"

"Già" lo guardai.

Mi sorrise con la bocca piena di biscotti al cioccolato.
"Harry ahahah"
"Cosa c'è? Perchè ridi?"

Non riuscivo a smettere di ridere. Era troppo buffo.

"Mamma, dimmelo. Sono sporco?"
"No" risposi.

"Rido perchè sei buffissimo."

Fece una faccia imbronciata.
"Adessso non dirmi che ti sei offeso"

Mi guardò.

Poi scoppiammo entrambi a ridere.

Mio figlio. Il mio piccolo Harry.

*           *           *

"Harry! Sbrigati che siamo in ritardo"
"Arrivo mamma!"

Lo vidi correre dal vialetto che partiva dalla porta d'ingesso di casa nostra e si fermava proprio di fronte alla fermata del bus che lo avrebbe portato all'asilo.
Portava in braccio un coniglietto di peluche.
Mr. Pollino

Era stato Nick a scegliere quel nome idiota.

"Eccomi mamma"
Aveva i capelli spettinati e le guance arrossate.

"Sei un disastro Harry"
Provai a sistemargli i capelli con le mani, ma c'era poco da fare con quei riccioli ribelli.

"Che giorno è oggi mamma?"
"Oggi è il giorno in cui ritorni all'asilo. Incontrerai di nuovo tutti i tuoi amici e le maestre. Sei contento vero?"

"Ma io intendevo il numero di oggi."

"Oggi è l'undici. Undici settembre 2001"

"When you're not there
Holding me, touching me, I swear
All of the rest could just disappear
And I wouldn't even care
As long as you're there"

[ As long as you're there; Sunshine Corazon + Vocal Adrenaline; Glee ]












Ed eccoci qua. Allora, nei miei piani originari questo capitolo doveva essere l'ultimo. Ma (ebbene si, c'è un ma) mi era venuto in mente un seguito, per fare questa fanfiction un po' più lunga (non tanto, massimo 10 capitoli); e non so quanto ci metterò a scriverli (causa: carenza d'ispirazione -.-").
Quindi ora sta a voi dirmi se volete fermarvi qui o continuare (a vostro rischio e pericolo ahahah).
Quindi recensite e ditemi cosa ne pensate.

Intanto vi auguro di finire EGREGIAMENTE l'anno scolastico
(notare il lessico acculturato ahahahah) e di inizire un'estate 2011 che spero si rivelerà fantastica.
*Abbracci coccolosi*
=D

Fatemi sapere ;D

P.S Ringrazio di cuore tutti quelli che stanno leggendo la mia storia e che recensiscono, lo apprezzo davvero molto =) grazie! *____*

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Capitolo 4
*** Empty ***


derta4 Oddio, scusatemi tantissimo per l'immenso ritardo. Scusa, scusa, scusa.
Mi sento terribilmente in colpa, ma avevo una totale mancanza d'ispirazione.
Scusatemiiiii :3

Allora, finalmente sono riuscita a scrivere il quarto capitolo e colgo l'occasione per ringraziare tutte quelle che hanno recensito l'ultimo capitolo e fatto si che la mia fanfiction andasse avanti (?). Quindi un caloroso grazie a:

Whenulookmeintheeyes

JemiLover  (pirofila xD)
serrycullen
Ale4Nick
itsclaire

Ringrazio anche tutte quelle che hanno messo la storia nelle seguite o preferite. Grazie davvero, significa moltissmo per me.
è un capitolo un po' schifosetto, di passaggio ma importante.
Ecco, ora vi lascio alla lettura.
=)




Correvo.
Riuscivo a sentire l'asfalto sotto ai miei piedi, che si sgretolava ad ogni passo che facevo.
Più veloce, sempre più veloce.
L'aria era piena di cenere e di terrore, paura, sofferenza, dolore. Disperazione.
Il mio cuore era pieno di angoscia e miei occhi erano coperti di nero.
Quel nero che vedevo dappertutto, nell'aria, nel volto delle persone che mi correvano addosso, mi spingevano, mi facevano cadere.
Lo vedevo nei bambini, stretti nelle braccia dei genitori.
Lo vedevo nelle macchine abbandonate per le lunghe strade di New York.
Lo vedevo ovunque.
Nero.
E lacrime, ancora lacrime.

Correvo.
Urlavo.
Cercavo aiuto.
Ma tutto quello che riuscivo a vedere era disperazione e morte.

"Signora, cosa sta facendo?!" un agente della polizia mi fermò. Non lo guardai nemmeno, continuai a dimenarmi tra le sue braccia, lo sguardo confuso alla ricerca di un appiglio, di una via di fuga.
Avevo fretta.

"Signora se ne vada, per piacere"
"Mio marito..." sussurrai.
"Signora la prego"
"Mio marito..."
"Signora..."
"Io devo trovare mio marito" lo fissai.

Era un ragazzio giovane, avrà avuto la mia età. Occhi azzurri, capelli biondi. La divisa era sporca e sgualcita. Lo sguardo fermo, immobile.
Mi lasciò andare.

Ripresi a correre. La polvere si faceva sempre più fitta, le urla più forti, la gente sempre più numerosa.
Avanzavo a fatica. Mi sporgevo sopra alla folla alla ricerca di qualcuno o qualcosa.
Non mi sarei arresa.

Riuscii ad arrivare a pochi metri da uno dei due edifici colpiti dagli aerei dirottati dai terroristi.
Non avevo mai visto uno spettacolo del genere.

Avevo perso la fede nell'umanità.

"Rachel! Rachel che cazzo ci fai qui?!" un pompiere mi prese per il braccio. Mi voltai a guardarlo.
"Jack"
Jack era il marito di mia sorella.
"Rachel andiamo" mi strattonò.
"Jack io..." la mia voce era un sussuro.
"Rachel perchè sei qua?!" La sua divisa era sporca, incrostata di sangue, i suoi occhi spenti. Non provavano alcun tipo di emozione.
"Nick..."
Smise improvvisamente di strattonarmi e si fermò. I suoi occhi ripresero vita.

Paura. Disperazione. Terrore.
Queste tre parole erano dappertutto.

"Rachel vattene, vado dentro io a cercare Nick"
"Jack non posso"
"Rachel ascoltami"
"Io non..."
"Lì dento non si vede niente" indicò la torre. "Moriresti soffocata in meno di due minuti. Ascoltami Rachel, vai a casa."

Un altro pompiere mi prese per l'altro braccio e cominciò a strattonarmi con violenza.
"Nooo!" cominciai a piangere.
"Jack per piacere..." le mie urla si confondevano insieme a quelle delle persone che uscivano dalla torre; e insieme a quelle delle persone che si buttavano dall'edificio in fiamme.
"Jaaaack!"

Mi staccai dal pompiere e cominciai a correre verso l'ingresso della torre.

Continuavano ad uscire persone da quell'inferno. Anime innocenti. Senza colpa. Pure.
Eppure sporche. Macchiate da quell'odio che non verrà mai lavato via dal loro corpo.

Entrai.
Non c'era aria. Non c'era più niente.
Riuscii a trovare le scale e sallii al primo piano.
Niente. Nessuno.
Secondo piano. Nessuno.
Terzo piano.

Urla. Riuscivo a sentire solo quello.
Nero.

Quarto piano. Nessuno.
Quinto, sesto, settimo.
Nessuno, nessuno, nessuno...

Ottavo.
Il nero era sempre più denso. Aveva invaso l'edificio.
Piano, piano.

Le gambe mi cedettero e caddi a terra.
Strisciai verso il muro.
Avevo bisogno di aria.
Respiravo affannosamente.

"Nick..."
"Nick dove sei?"

Sentivo le lacrime rigarmi la faccia, il fumo invadermi i polmoni, il nero coprirmi gli occhi, le urla riempirmi le orecchie.

Paura. Disperazione. Terrore.

Poi, più nulla.



*         *        *




Bip. Bip. Bip...

Le luci dell'ospedale erano intense.
Era da cinque minuti buoni che osseravavo la lampada al neon appesa al soffitto della mia camera, proprio sopra di me.

Nella stanza c'erano almeno altre quindici persone, se non venti.

Tanti.
Tanti avevano perso la vita.
Tanti avevano perso il proprio marito, la propria moglie, il vicino di casa, l'amico del cuore, la famiglia.

Tutti avevamo perso.

Non c'era stato un vincitore. Solo tanti, troppi viniti.
Vinti da quel sentimento chiamato Odio.

Non ci aveva uccisi Osama Bin Laden, no. Ci aveva ucciso l'odio che scorreva dappertutto intorno a noi. L'odio verso altre persone, l'odio verso l'umanità, l'odio verso la pace.

Eravamo stati uccisi dal nostro stesso odio.
Quell'odio così familiare che provavamo non appena il nostro nemico ci passava accanto.

Voltai la testa.
Il mio letto era vicino alla grande finestra che dava sul corridoio dell'ospedale.
Due infermiere stavano parlando al di là di quella finestra.

"...Ci sono i feriti meno gravi, in quella in fondo al corridoio ci sono i feriti più gravi, e in qusta qua di fronte ci sono i "senza speranza", come gli ha chiamati il dottor Kennan...Poi..."
Dal fascicolo che aveva in mano estrasse un foglio.

"...Dobbiamo trovare le identità dei pazienti che si trovano nella stanza C19. La maggior parte sono feriti molto gravi o "senza speranza" oppure sono già..."

Sospirò.

"...Già passati a miglior vita."
L'altra infermiera prese una cartella appoggiata al tavolo di fronte a loro.

"Ok, allora..." da essa estrasse una busta trasparente con alcuni oggetti all'interno.

"...Nelle tasche di alcuni pazienti è stato ritrovato il loro portafoglio contenente la carta d'identità, quindi io e il dottor Kennan siamo riusciti a identificare più di metà dei pazienti della C19..." rovistò all'interno della busta.

"Abbaimo trovato questo portafoglio, ma la carta d'identità è andata persa. Però..." fece una pausa e prese dalla busta un pezzetto di carta colorato e mezzo bruciato.
"...Il proprietario di questo portafoglio teneva in mano questa fotografia al momento del ritrovamento."
L'altra infermiera guardò il pezzetto di carta.
"Raffigura una giovane donna che abbraccia un bambino; probabilmente la moglie e il figlio."

Mi sistemai meglio sul letto per poter vedere la fotografia.

"Sul retro c'è una scritta ma si legge a malapena...Dovrebbe essere qualcosa tipo "Ti voglio bene papà da Harry" ma non ne sono sicura."

Le mani cominciarono a tremarmi.
Ogni singola parte del mio corpo mi provocava dolore.
Mi alzai.
Le gambe mi facevano male.

Mi avventai verso la finestra e feci di tutto per farmi notare dalle due infermiere.
I piedi mi bruciavano. Nella mia testa erano ancora presenti le urla.

"...M-mio figlio..." sussurai.
Le due infermiere si accorserso di me e una di loro entrò nella stanza e mi raggiunse.
"...H-harry" le parlole mi uscivano in un sussurro ma giuro che stavo urlando in quel momento.
"...è mio figlio."

"Signora io non..."
"è mio figlio, Harry è mio figlio"
Lo sguardo confuso della donna si distese.
Afferrai la foto che teneva in mano e vidi il viso di mio figlio che sorrideva, felice.

Uscii dalla stanza e mi ritrovai in corridoio. Chiesi all'altra infermiera dove si trovava la stanza C19 e la giovane me la indicò.
Cominciai a correre.
Il dolore era scomparso. Il terrore era scappato.

Mi affacciai alla finestra che dava sulla stanza C19.

"Nick..."
Appoggia le mani alla finestra.

"Nick..." la mia voce si incrinò.

Non avevo più lacrime da piangere. Non avevo più voce per urlare.





Ok, ed eccoci qua. Vi volevo solo informare che, come ho detto nel capitolo precedente, non so quanto tempo impiegherò per finire questa fanfiction (causa, appunto: mancanza d'ispirazione -.-")

Spero solo che continuate a seguirla a recensire. Le vostre recensioni, sia positive che negative sono davvero importanti.
Grazie mille belle donne.
=)

*abbracci coccolosi* :3

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Capitolo 5
*** I miss everything ***


derta5 Heilà! Scusate per il capitolo un po' schifosetto, ma come potevo non postare dopo aver ricevuto 6 recensioni in un solo giorno?
Donne, sappiate che mi avete resa felicissima e quindi un'altra carrellata di sinceri "grazie" per tutte voi.



La sua mano, i suoi capelli.
Immobile.
La sua bocca.

I miei occhi lo guardavano alla ricerca di un movimento.
Le mie orecchie percepivano ogni singolo rumore prodotto nella stanza.

"Nick?"
Gli presi la mano.
Non era fredda.
Non era nemmeno calda.

"Hey Nick?" abbozzai un sorriso.
"So che mi senti" gli accarezzai il braccio.
"Nick rispondimi, ti prego" la mia voce faceva schifo. La gola mi bruciava. Il petto era scosso da piccoli gemiti.

"Nick?" le lacrime ripresero a scorrermi sulle guance.

Lo chiamavo ma non mi sentiva.
"Perchè non mi rispondi?!"

Ero arrabbiata. Con lui, con me stessa, con Osama.
Ero piena d'odio.
Quell'odio che pensavo fosse la causa di tutto quel disastro era entrato dentro di me e non mi avrebbe lasciato.

"Rispondimi!" Stavo urlando.
"Rispondimi, cazzo!" gli strinsi la mano ancora più forte.

"Nick ti sto parlando, perchè non mi rispondi?!"
Immobile.
Gli tirai un pugno sulla spalla.

Immobile.

Sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
Non mi voltai per vedere a chi apparteneva.

"Perchè... Perchè non mi risponde?" chiesi.
La persona a cui apparteneva la mano mi si fece più vicina, e si inginocchiò di fianco a me.

"Gran parte delle persone in questa stanza non possono risonderle" mi guardai intorno.
Tutti immobili.
"Quindi, continui ad urlare quanto vuole, tanto non la sentiranno"

"Non è morto." Affermai.
Mi voltai verso il dottore che mi aveva appena parlato.

"No" rispose "se no a quest'ora non sarebbe in questa stanza"

"Ma non ci rimarrà per molto vero?"

Sospirò.

"Lei crede in Dio, signorina?"
Allentai la presa alla mano di Nick.
"Certamente"

"I miracoli accadono tutti i giorni"

Non capii se il dottore mi disse ciò per darmi una speranza o semplicemente per illudermi.
Ma io volevo credere alle sue parole con tutto il mio cuore.

"Adesso venga, sarà dimessa tra poco."
Non avevo più forze per combattere. Avevo perso.

Mi alzai dal pavimento e mi incamminai verso la mia stanza, senza voltarmi.

Immobile.


15 giorni dopo


Circa 3.000 vittime.

19 dirottatori suicidi.
2.752 civili.
343 vigili del fuoco.
60 poliziotti.

Non ascoltavo la radio. Non guardavo più la televisione. Non leggevo il giornale.
I miei occhi si erano spenti e il mio cuore non voleva ascoltare.
Non volevo sentire una singola parola.

*        *        *



"Rachel, vuoi andare tu a prendere Harry a scuola oggi?"
"No"
Ero seduta sul divano, stringevo un cuscino. Fissavo il muro.

Beth si sedette vicino a me.
"Non puoi continuare ad ignorare tuo figlio in questo modo. Quel bambino ha già perso il padre. Ha bisogno di te."
"Non ha perso il padre. Nick non è morto." Gli risposi freddamente, senza neanche guardarla.

"Continua a farmi delle domande" continuò.
"Su Nick, su di te. E io non so cosa rispondergli."

Mia sorella mi aveva aiutato molto dopo quel giorno. Lei e Jack si erano trasferiti a casa nostra e si erano occupati del piccolo Harry.
Non sapeva che Nick era in coma. Non sapeva che c'era un alta probabilità che suo padre non si sarebbe più risvegliato.
Non sapeva e non doveva sapere.

"Rachel, dovrai dirgli qualcosa prima o poi. Gli manca suo padre."
"Anche a me manca suo padre!" quelle parole uscirono dalla mia bocca più violentemente di quanto mi aspettassi.

Ero diventata una persona orrbile. Cattiva.
E mi odiavo per questo.

Nick mi mancava terribilmente.

Il suo sorriso, la sua voce.
I suoi stramaledetti riccioli.

"Scusa Beth, non volevo" dissi, senza emozione.
"Non importa Rachel" mi rispose, con un mezzo sorriso.
"Vado a prendere Harry"

Uscì di casa e rimasi sola.
Fissavo il bianco della parete di fronte a me.
Avevo buttato via la televisione.
Tutto ciò che trasmettevano non mi interessava.

Avrei dovuto ritinteggiare la parete. Ma non ora. Non oggi. Forse domani.
Mi avrebbe aiutata Jack.

Il suo respiro, la sua bocca.

Tutto, mi mancava tutto.
Spinsi il cuscino contro la mia faccia e cominciai ad urlare.

Le sentivo ancora, le urla.

*       *       *


Suonò il campanello.
Distesa sul divano, tolsi il cuscino dalla faccia.
I miei occhi si incollarono al soffitto.
Non volevo alzarmi. Non volevo camminare fino alla porta. ero stanca.

Un'altra scampanellata mi convinse ad alzare il culo dal divano.

Era impossibile che Beth fosse già tornata con Harry.
Probabilmente era Jack, quindi non badai ai capelli arruffati e al fatto che indossavo solo una camicia di Nick.
Aprii la porta.

"Ryan?"



Fine quinto capitolo. Quinto capitolo? Bè direi che siamo più o meno a metà fanfiction. Spero che continuerete questo viaggio con me fino alla fine (che sarà moooooooooooolto lontana dati i miei luuuuuuuuuuuunghi tempi di stesura dei capitoli xD).
Recensite e Grazie ancora ;D

*Baci* :3





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Capitolo 6
*** Only darkness still remains ***


derta6 E sono ancora qua... eeeeeh già ahahahahahah ok scusatemi.
Vi avverto che in questi giorni l'ispirazione era a livello - 10, quindi questo capitolo è di una monotonia assurda. Ma dovevo pur continuare no?
Quindi spero che troverete il tempo (e soprattutto la forza xD) per lasciare una piiiccola piiiccola recensione.
Grazie ancora di tutto.
=D



"Hey" disse.
Ero sorpresa, imbarazzata, confusa e stupita al tempo stesso.
"Ho...Ho saputo...Sai...di, di Nick e tutto il resto."
Abbassò lo sguardo e si infilò le mani nelle tasche.
Era sempre così impacciato.

"Tu come stai?" rialzò il suo sguardo e i suoi occhi incontrarono i miei.

Ryan era il migliore amico di Nick.
Era.

"Sto..." cercai di abbozzare un sorriso, ma la mia bocca decise di contorcersi in una smorfia. Non volevo fingere; non potevo.
"...Male. Sto male."

Ryan aveva i capelli di un marroncino chiaro chiaro, quasi biondo; gli occhi verdi e qualche lentiggine qua e là.
Poteva sembrare ancora un adolescente se non fosse per le sue braccia e il suo petto muscoloso.

Ryan era timido.
Dolce, simpatico e si affezionava in fretta alle persone.
Ryan era diventato anche il mio migliore amico.

Adorava le partite di baseball e spesso io, lui e Nick andavamo a qualche incontro degli Yankees o di qualche squadra locale.

Passava pomeriggi interi a giocare con Harry e Nick in giardino. Era come un fratello per lui.

Non era sposato e circa tre o quattro mesi fa si era lasciato con la sua ultima ragazza.

Ogni venerdì sera uscivamo solo noi tre per mangiarci un bel cheeseburger da McDonald's e poi ci guardavamo un thriller tutti insieme.
Ma tutto questo non sarebbe mai più successo.

Mai più, perchè io avevo tradito mio marito con il suo migliore amico.
E il suo migliore amico era andato a letto con sua moglie.

Niente sarebbe mai stato come prima.
Niente.


"Abbiamo sbagliato Rachel. Abbiamo sbagliato alla grande."
"Già." Guardai il pavimento.

Mi prese una mano.
Lo guardai; aveva gli occhi lucidi.
O forse era solo il riflesso del sole.

Mi strinse la mano e anch'io strinsi la sua.

"Ma io non rimpiango niente."
Si avvicnò al mio viso e mi abbracciò.

Non riuscii più a reggere le lacrime e appoggiai la testa sul suo petto.
"Mi manca così tanto."
Mi accarezzò i capelli e mi strinse più forte.

Sapevo che era sbagliato. Sapevo che Ryan provava ancora qualcosa per me. Sapevo che si sentiva in colpa per aver tradito il suo migliore amico. Sapevo che non dovevo abbracciarlo, che non dovevo piangere.

Ma non ce la facevo più.
Avevo bisogno di qualcuno per colmare il vuoto che avevano lasciato gli abbracci di Nick e il suo amore.
Avevo bisogno di essere amata.

"Resta" sussurai tra le lacrime.
"Ma certo che resterò."




*       *       *


"Siamo a casaaaa" la voce di Harry risuonò per tutto il salotto.
Cazzo quanto soffrivo per averlo trascurato in questi giorni.

"Ryan!"
lasciò cadere lo zainetto e si buttò tra le braccia di Ryan.

"Hey ometto. Caspita quanto sei cresciuto"
"Tu sei sempre più vecchio invece"
Ryan scoppiò a ridere.

Beth era rimasta in disparte dietro al divano. Mi guardava.
Sapeva tutta la storia; di me e Ryan.

Evitai il suo sguardo.

Respingevo le persone a cui volevo bene; ma in questo periodo non riuscivo nemmeno ad amare me stessa.

Povero Harry; oltre che un padre stava perdendo anche una madre.
Anche lui era solo.
Pieno di domande ma nessuna risposta.

"Usciamo a giocare a baseball, Ryan?"
"Certo piccolo Harry"
"Non sono piccolo" disse con una faccia imbronciata.
"Hai ragione, grande Harry"

Ryan prese Harry su una spalla a mo' di sacco di patate e uscì in giardino.

Beth si avvicinò al divano e si sedette di fianco a me.

"Dovrai dargli delle risposte prima o poi"
"Lo so" lo guardai che scorrazzava urlando in giardino.
"Ma è così piccolo."
"Lo so, Rachel, ma così sta soffrendo di più. Gli manca tantissimo suo padre."

Beth mi prese una mano e me la strinse forte.
"So che stai tenendo tutto dentro. Il dolore..."

Stavo scoppiando. Beth aveva ragione. Gli occhi mi facevano male per il troppo piangere. Quindi, esplosi.

"Di notte non riesco a dormire. Allora allungo la mano nel buio, tra le lenzuola, per cercarlo, ma non c'è. Mi alzo e apro l'armadio, prendo una suo camicia e riesco ancora a sentire il suo profumo e sorrido. Mi rimetto a letto, mi addormento. Mi sveglio, guardo dalla sua parte del letto, ma tutto ciò che vedo è un immenso vuoto che sta risucchiando tutto quello che amo e..."

Le parole mi si bloccarono in gola, le lacrime presero il loro posto.
Beth mi abbracciò, come faceva mia madre quando mi sbucciavo un ginocchio o cadevo dalla bicicletta.

"... E quelle urla... Sono dappertutto."
"... E la sua voce" sorrisi "Mi manca la sua voce, il suo respiro, i suoi occhi."
Il mio petto era scosso da piccoli singhiozzi.
"Mi sentivo al sicuro, con lui. E adesso... Non ho neanche più la forza di abbracciare Harry e dirgli che va tutto bene e che papà tornerà presto."

Volevo fermarmi ma quelle maledette lacrime non smettevano di scendere e farmi ancora più male; aprire sempre più ferite.

"Ti voglio bene, Rachel" mi strinse a se.
"E credo in te."

"Ce la faremo a superare tutto questo insieme, ok? Non sei sola."

Beth, mia sorella.
Mia sorella è la persona migliore che ci sia sulla faccia della terra.
Mia sorella è il mio sorriso; la mia risata.
Mia sorella.

L'abbracciai.
Ma mi sentivo sola comunque.

L'amore di una sorella, di una famiglia, era diverso dall'amore della persona che ti ha cambiato la vita. Per sempre.
E senza quella persona rimani sola, di notte. Quando tutti se ne vanno e le luci dei vicini si spengono.
Sola.


*       *       *



Bè, non ho niente da dire, quindi alla prossima e recensite.
Grazie belle fanciulle.
:3


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Capitolo 7
*** This little light of mine, I'm gonna let it shine ***


derta7 EEEEEEE.... settimo capitolo!
Caspita, non pensavo di poterci arrivare al settimo capitolo!
Non ho molto da dire a parte che che mi avete reso felicissima, dicendomi che molte di voi si sono immedesimate in Rachel, davvero.
Per una come me, il cui lavoro non è di certo quello di una scrittrice, è davvero una cosa importantissima e mi "commuovo" sempre nel leggere le vostre recensioni.
Quindi, nella speranza che continuiate a recensire e a dirmi quello che pensate, vi lascio al settimo capitolo =D


20 giorni dopo

Ottobre era appena iniziato.
Tirai fuori dai cassetti i cappotti, le sciarpe, i guanti, i cappelli di lana.
Il verde aveva ceduto il posto al giallo e all'arancione; il caldo lasciò il posto ai freddi spifferi che d'inverno si intrufolavano in casa e ti arrivavano fin dentro alle ossa e il sole lasciò il posto alle nuvole.
E al buio.

Dopo quell'11 settembre pensai che il mondo stesse per finire.
Ma il mondo non finì.

La vita andava avanti.
Quello che restava delle torri fu spazzato via.
I bambini ritornarono a scuola, le persone a lavorare.
Il ricordo restava,
la telvisione e i giornali non parlavano d'altro.
Le persone continuavano ad uscire per mangiare una pizza in compagnia o per andare al cinema.
Continuavano ad innamorarsi, a lasciarsi, a soffrire, a  sentirsi felici, a  sorridere, a perdere il treno, ad incazzarsi, ad urlare.

Anche per me la vita continuava.
Ma non come prima.
Era tutto completamente diverso.
Il caffè al mattino non era più lo stesso; i libri che leggevo erano cambiati, i film che guardavo,  ciò che mangiavo, ciò che indossavo.

Ogni giorno andavo in ospedale. Ad osservarlo.
A parlarci, a ridere insieme anche se la sua bocca rimaneva...
Immobile.
Come ogni singolo giorno dopo l'attentato.
Ogni singolo fottuto giorno.

Dicono che il tempo curi le ferite.
Ma ho paura che la mia sia troppo grossa, troppo estesa.
Ricopre tutto il mio corpo e lo distrugge.
Piano piano.

Lo sento sempre più lontano.
Stringo la sua mano, ma lui non stringe la mia.
Bacio la sua bocca, ma lui non bacia la mia.
Gli accarezzo i capelli, ma lui non accarezza i miei.
Gli parlo.
Ma lui non mi guarda nemmeno.

E piango.
Ogni giorno, da sola o con Ryan o con Beth.

E la notte mi stendo sul letto e guardo la luna.
E ho una fottuta paura che lui la possa raggiungere da un momento all'altro.
Allora mi addormento, ma il giorno dopo, al mio risveglio,
nulla è cambiato.
Solo il tempo.
Che trascorre, inesorabile e lento.



All'ospedale ho conosciuto un'infermiera.
Si chiama Emme.
Ha circa quarant'anni.
E' bassa, occhi e capelli molto scuri, quasi neri.
Mi saluta sempre.
Io provo a sorriderle.

Mi parla spesso di suo figlio, Jason, e io le parlo del mio.

Harry.
Ho avuto la tentazione di portarlo in ospedale qualche volta, di dirgli la verità.
Ma non ce l'ho fatta.

Ryan viene spesso a casa nostra per tenergli compagnia e fargli dimenticare il fatto che non vede suo padre da più di trentacinque giorni.

Beth se ne è andata.
Non di sua spontanea volontà.
Ho scelto io.
Non potevo costringerla a vivere una vita rinchiusa in casa, senza la possibilità di ritornare a essere felice.
Mi viene a trovare quasi ogni giorno.

Perchè devo soffrire così?
A volte vorrei mollare tutto e andarmene.
Ho sempre avuto questa pazza idea di visitare l'Europa. Londra.
Volevo visitarla con lui.
Ma lui non c'è.

Ho ricominciato ad andare in chiesa.
Parlo spesso con Dio e so che mi risponde.
Ma non riesco a sentirlo.

Le sento ancora, le urla.




*      *      *

"Ryan?"
Parlavo spesso al telefono con Ryan, visto che era molto impegnato a causa del lavoro.
La sua voce mi rendeva più sicura. Mi faceva sentire meno sola.
Lui era la mia luce.
Quel piccolo spiraglio bianco che a volte si intravede tra le rocce di un tunnel e diventa sempre più grande.
Una luce che volevo lasciar risplendere, alimentata dal bene che provavo per lui.

"Hey, ciao Rachel"
Non mi chiedeva "come va?" sapeva già la risposta.
"Stasera sei libero? Volevo..." mi fermai.
Poi le parole mi uscirono di bocca tutte d'un botto.
"Volevo portare Harry all'ospedale. Per...Per vedere Nick"

Dall'altra parte c'era silenzio.
Ryan era venuto solo una volta all'ospedale a trovare Nick.
Si sentiva troppo in colpa e allora ha passato tutta la mattinata a parlare con Emme di musica e giardinaggio.

"Ehm...Si, si sono libero"
"Grazie"
"Non c'è problema Rachel"
"Ho paura Ryan"

Impiegò un po' per rispondermi.

"Non ti preoccupare. Harry è un bambino forte"
"Ti voglio bene"
"Anch'io Rachel. Tantissimo"
Sorrisi.
"A dopo"
"Ok, a più tardi"


*      *      *

"Mamma, dov'è papà?"
Lo sguardo di Harry si posava dappertutto.
Tra le stanze da letto, nei corridoi, sui camici dei dottori e sulle divise delle infermiere.
Era alla ricerca del suo papà.

Io lo tenevo per una mano e Ryan per l'altra.

Nello zainetto teneva Mr Pollino.

Ci ritrovammo davanti alla stanza di Nick.
Un miscuglio di emozioni continuavano a rimescolarsi nel mio stomaco.
Volevo dire la verità a mio figlio, ma non volevo farlo soffrire.

"Rachel io..." Ryan mi guardò, le lacrime agli occhi.
"Non importa, puoi andare" gli sorrisi.
Lacsiò la mano di Harry e si sedette vicino ad Emme.

Entrai.
La stanza era illuminata di una luce artificiale.
Spenta. Senza vita.
Molti dei pazienti all'interno di essa erano vittime dell'attentato.
Vittime della furia dei terroristi.
Vittime di noi stessi, dell'uomo.

Nick era vicino alla finesta.
Immobile. Ancora.

Harry gli si avvicinò e gli toccò una mano.
Poi si voltò a guardarmi.

"Dorme, mamma?"
In un primo momento non seppi cosa rispondergli.

"...Si, si sta dormendo"
"E...E non si sveglia?"
"No, per il momento no tesoro" gli accarezzai la testa piena di riccioli.
Stava ritornando su tutto. Le lacrime. Il dolore.

Harry scoppiò in una risata.
"Come la bella addormentata."

Peter Pan diceva che ogni volta che un bambino ride, nasceva una fata.
Chissà com'era bella, questa fata.

"Si, Harry, come la bella addormentata" sorrisi.
Mio figlio.
Ryan era la luce, ma mio figlio era il sole.
E' incredibile come una creaturina così piccola possa sprigionare così tanta energia.

"Mamma, perchè non gli dai un bacio? Così si risveglia"
Riamsi intontita per un attimo.

"Perchè non glielo dai tu un bacino?"

Harry prese dal suo zaino Mr. Pollino e lo mise in mano a Nick.
Non si separava mai da quel coniglio.

"Tra maschi non funziona" mi rispose.
Sorrisi e abbracciai mio figlio.
Il mio piccolo Harry.



Ugh, è uscito ancora un po' monotono come capitolo, ma non vi preoccupate, i prossimi saranno, come dire... Un po' più movimentati, ecco :D
A presto e ricordatevi di recensire.
Grazie =]
 
P.s. Vi avverto che i prossimi quattro giorni sarò in vacanza, e non avrò la possibilità di aggiornare. Ce la farete a resistere? Ahahahahahahahah :D
Intanto recensite xD
Baci :3

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Capitolo 8
*** Do you know what’s worth fighting for, when it’s not worth dying for? ***


derta8
Ok, scusate per il ritardo ma ultimamente non c'è nemmeno un briciolo d'ispirazione nell'aria -.-"
E infatti il capitolo è uscito proprio una schifezza.
Spero recensiate ugualmente :3
Grazie ancora =)




Dicono che il dolore trasformi le persone.
Io questo non lo so.
So che sta trasformando me, ma non so in cosa.


Dicembre.

Le temperature erano calate. Fuori faceva davvero freddo.

Mi stesi per terra, sull'erba coperta dalla neve.
Cadeva dal cielo a grandi fiocchi.
Avevo freddo.
Tanto.

Guardai il cielo.
Era grigio.

Come le torri.
Le macerie. Il fumo. L'ospedale. Le persone.

Le mie mani erano bianchissime e mi facevano male.
Ormai ero distesa nella neve da più di due ore.
Non pensavo a niente. Non mi importava.

Sentivo chiaramente i miei denti sbattere e i brividi corrermi lungo la schiena.
Indossavo solo una camicia di Nick.


"Rachel?"

La sua voce.
"Nick?" cominciai a chiamarlo.

"Rachel sono qui"
Lo sentii ridere.
"Nick?" sorrisi.
"Vieni a cercarmi Rachel, vieni da me"
"Arrivo"

Le gambe mi facevano malissimo. Erano gelate.
Ma riuscii ad alzarmi lo stesso.

Lo sentivo ridere.
"Nick" urlai.

Scoppiai a ridere.
"Rachel"
"Dove sei?"
I miei occhi lacrimavano. Mi facevano male, ma non smisi di cercarlo.
Tra le piante, dietro alle macchine, vicino alle case.

"Rachel"

"Rachel, vieni da me"

"Vieni da me Rachel"
Rideva.

Chiusi gli occhi, mi facevano troppo male.
Continuai a ridere.
"Arrivo Nick"

"Ahahahahah"

Mi muovevo piano.
I fiocchi di neve che mi erano caduti negli occhi pungevano.
E facevano male.
Non riuscivo ad aprirli.
Ma non mi importava, lui era qui, dovevo solo trovarlo.

"Ahahahah"
"Niiiiick" stavo urlano.

Faceva freddo.
Tanto tanto freddo.
Sentivo la neve che mi si appoggiava sulle braccia e sulle gambe nude.
Faceva male.
Era fredda.

"Vieni Rachel, avanti"

"Vieni da me"

"Ahahahahahahahahah"

"Nick!"
"Sono qui Rachel, vieni avanti"

Avanzavo lentamente, i piedi nudi nella neve.

"Rachel!"

Continuavo a ridere.
Avevo freddo.
Ma lui era lì.

"Rachel, vieni"

"Sbrigati Rachel"

Mi avvicinavo sempre di più alla strada.
Sentivo il rumore lontano di qualche auto che passava di fronte a casa mia.

"Rachel"
"Sono qui Nick"

"Ahahahahahahahah"
"Ahahahahahahahah"

Nei miei occhi c'era solo il buio. E il freddo.
E faceva male.

I miei piedi andavano avanti, sempre più spediti.
Il rumore delle macchine era sempre più vicino.

"Rachel"
E anche la sua voce.

"Rachel"
"Ahahahahahah"

"Rachel..."

La sua voce si era fatta più preoccupata.
Avanzai, più velocemente.

"Rachel..."
Continuavo a ridere.
Non vedevo niente. Camminavo con le braccia in avanti.
Il rumore delle macchine mi entrava nelle orecchie e mi faceva male.

"Nick..." lo implorai.

"Rachel... Rachel..." urlava, quasi disperato.

"Rachel"
"Rachel!"

Sentii le sue braccia avvolgermi il corpo violentemente e buttarmi a terra.

"Rachel cosa cazzo stai facendo?!"
Non era la voce di Nick.
Smisi di ridere.

"Ryan...?" La mia voce era un sussurro.
Era tutto buio.

"Ryan eri tu?"
"Ero io cosa?"
"Ryan..."
La mia voce era impercettibile.
Sentivo le sue braccia intorno alle spalle, ma non riuscivo a vederlo.

"Ryan..."
Cominciai a piangere. Piano.
Non volevo fare uscire tutto.
Volevo tenerlo per me.
Era il mio dolore. Solo mio.


Se non piangi ti allaghi dentro.

Ero una marea in piena.


"Rachel, sono qui"
Mi sentii sollevare, i miei piedi non toccavano più il terreno.

"Ho f-freddo Ryan..."
Sentivo il suo respiro sulla mia testa, le sue braccia a contatto con il mio corpo facevano male.
Ma erano calde.

Mi portò in casa e mi appoggiò su una sedia, in cucina.
Tentai di aprire gli occhi ma erano come sigillati dal freddo e dal ghiaccio.
Ryan mi coprì con la sua giacca.

"Ryan non vedo" singhiozzai.

Lo sentii armeggiare vicino al lavandino. Fece scendere dell'acqua e poi chiuse il rubinetto.
Ritornò da me e mi tamponò gli occhi con un asciugamano.
L'acqua era bollente.

Piano piano il buio sparì.
I miei occhi erano liberi.

Mi sorrise.

"Chi sei Rachel?"
Era un sorriso triste.

"Non lo so" risposi in un sussurro.
"Non lo so Ryan"

Si avvicinò al mio viso e mi baciò gli occhi.
Poi le sue labbra scesero sulla mia bocca e la sfiorarono, delicatamante, come per non disturbare.

Si ritrasse subito.
Mi guardò.

I nostri occhi si stavano parlando, in silenzio.
Gli stavo dicendo un sacco di cose, che io volevo tenere dentro, ma che inevitabilmente avevo fatto uscire.
Stavano urlando e io volevo zittirli.

"Forse è meglio che ti fai un bagno caldo Rachel..."
"Sì..." la mia voce era ancora terribilmente impercettibile.
Mi alzai dalla sedia.

"Ryan io..."
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò.
Non un bacio violento e prepotente.

Ma un bacio dolce e leggero.
Un bacio impacciato e imbarazzato.

Continuò a baciarmi.
La bocca, il collo.
Sbottonò i primi bottoni della camicia e riprese a baciarmi.
Il petto, le spalle.

Lo spazio tra il mio corpo e il suo era inesistente.
La sua bocca ritornò sulla mia, le sue mani sui miei fianchi.

Mi spinse contro il muro.
La casa era avvolta nel silenzio.
Riuscivo a sentire solo il mio cuore e il suo respiro.

Le sue mani tremavano mentre finiva di slacciarmi la camicia.
Mi staccai da lui e gli sfilai velocemente la maglietta e i pantaloni.

Mi riprese fra le sue braccia e cominciò a baciarmi nell'incavo del collo.
Chiusi gli occhi.

I suoi movimenti erano imbarazzati, impacciati e maldestri, ma non violenti.
Le sue mani sfioravano il mio seno con delicatezza, quasi con la paura di rompermi.

Ripetevo il suo nome, come un soffio di vento, leggero, sussurato.

"Sei fredda..." gemette.

Io non risposi.
Le sue mani si facevano sempre più decise.
Mi prese una gamba e la fece salire sul suo fianco.
Lo strinsi.
La sua mano scorse velocemente dal mio ginocchio al mio sedere.

"Ryan..."
Le mie labbra si staccavano dalle sue solo per pronunciare il suo nome.

Fuori aveva cominciato a piovere violentemente.
Le goccie di pioggia si schiantavano sulle finestre della cucina come gli arei pilotati dai terroristi si erano schiantati sulle torri.
Violenti e carichi d'odio, pieni di persone innocenti, pronti ad ucciderne altre e con esse, la vita di chiunche altro gli fosse attorno.
Ripresi a piangere. In silenzio.

Continuai a baciarlo finchè non ci ritrovammo entrambi per terra nudi, a fare l'amore.
Ma io continuavo a pensare alle goccie. Agli arei. Al freddo.
A Harry.

A lui.

Come si può fare l'amore con un uomo e intanto pensare ad un altro?
Le lacrime scendevano piano sulle mie guancie.
Erano silenziose e asciutte.
E non smettevano di scendere.

Volevo staccarmi da lui, picchiarlo, urlare, piangere.
Volevo lottare.
Ma per cosa?

Stavamo combattendo entrambi.
Ma per cosa?
Per cosa stavamo combattendo?
Per sopprimere un sentimento che non ha nessuna colpa di essersi manifestato?
Per uccidere noi stessi?

Stavamo combattendo e facendo la pace contemporaneamente.
Eravamo i vinti e i vincitori.
Gli oppressori e gli oppressi.
I colpevoli e gli innocenti.
Eravamo l'odio e l'amore.

Eravamo due esseri umani.
Semplicemente due esseri umani.
Senza maschere, senza segreti.
Solo due esseri umani.

Perchè in fondo siamo questo, no?
Dietro alle nostre maschere di cera che indossiamo tutti i giorni si cela sempre e solo la stessa cosa: una persona.


Ripeteva il mio nome. Piano. Per non svegliare gli animali nascosti dentro di noi, pronti a distruggere tutto quello che fino a quel momento avevamo costrutito: l'amore. Semplice e delicato. Come un bambino.
Smisi di piangere.

Ryan era il mio migliore amico. Gli volevo bene, ma non lo amavo. Non come amavo Nick.
Ryan poteva essere la mia luce e Harry il mio sole, ma Nick era il mio cielo.
Si nascondeva grigio, dietro alle nuvole.
Ma era sempre presente.

C'era anche ora. Lo sentivo, dentro di me.
Nelle mie vene.
Nessuno poteva rubarmelo, neanche la morte.
Neanche Ryan.

L'amore è più forte di qualsiasi altra cosa.
L'amore è più rumoroso di qualsiasi pregiudizio o critica.
E' più potente di qualsiasi altro sentimento presente sulla faccia della terra.

Era anche più potente di noi.

Ed era nostro.
Solo mio e di Nick.

Ryan smise di baciarmi e si sdraiò di fianco a me.
I nostri corpi si toccavano appena.
Voltai la testa per guardarlo e lo vidi piangere.

Si alzò dal pavimento della cucina e si rivestì in fretta.
Io mi strinsi le ginocchia al petto.

Prese di nuovo il suo giubbotto e me lo mise sulle spalle.

"Ti amo Rachel"
Mi baciò un ultima volta, sull'angolo della bocca.
Poi se ne andò.
Avrebbe avuto freddo fuori, senza giubbotto.

"Grazie Ryan..." la mia voce era un sussurro. Un sussurro sporco e ovattato.
Guardai la finestra.
Le goccie di pioggia avevano smesso di schiantarsi contro il vetro della finestra.
Avevano smesso di fare vittime.
Avevano smesso.



"...Does it take your breath away
And you feel yourself suffocating?
Does the pain weigh out the pride?
And you look for a place to hide?
Did someone break your heart inside?
You’re in ruins..."


"...Something inside this heart has died
You’re in ruins."



Grazie per aver letto il capitolo e ricordate di dirmi cosa ne pensate =)
*Baci*



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Capitolo 9
*** People throw rocks at things that shine/ Let it snow ***


derta9 Ed eccoci qua, al capitolo 9.
Come sempre ci tengo a ringraziare tutte quelle persone che leggono la storia e recensiscono. GRAAAAZIEEEEEE!
Ciao belle donne ;) e ricordatevi di recensire

New York.
New York è bellissima.

Le luci, il profumo, le persone. Tutto.
La sua forza, la sua potenza, la sua statua.
E' la città dell'umanità.

Vive da sola, senza l'aiuto di nessun altro.
Viene ferita, risorge.

New York è forte.
New York è ispirazione, dolore, gioia.
New York è mia.

New York è di tutti.

New York è New York.
Non è solo grattacieli e grigio.
New York è Central Park.
New York è il venditore ambulante di hot dogs all'angolo di ogni palazzo.
New York è Times Square.
New York è musica, cinema, teatro, talento.
New York è il barbone che trasporta il suo carrello alla ricerca di cibo.
New York è fumo, rumore.
New York è moda, fascino, attrazione.
New York è...
Speranza.
Felicità.
Semplicità.

New York è viva.



Al telegiornale parlavano ancora degli attentati.
Se ne sarebbe parlato ancora per molto.

New York è il centro del mondo.

Spensi il televisore.
Lo guardai.
Gli presi una mano e la strinsi forte.
"Buon Natale amore"

Fuori nevicava.
Mi salirono le lacrime agli occhi.

"Ti ricordi..." sospirai.
"Ti ricordi quando ci sedevamo tutti intorno all'albero di Natale e cantavamo fino a notte fonda, svegliando sempre i vicini?"
Sorrisi.
"E poi quando venivano a chiamarci per dirci di non disturbare, spegnevamo tutte le luci e restavamo seduti in silenzio, trattenendo le risate; e poi la signora Phill andava di matto perchè non ci trovava e allora picchiava sulla porta con il bastone da passeggio e urlava senza dentiera."
"So che shiete lì dentro, venite fuori! Che Babbo Natale vi shishtemi per le feshte" dissi imitando la voce della signora Phill senza dentiera.
Scoppiai a ridere.

"Mi manchi Nicholas"
Gli accarezzai il dorso della mano con il pollice.
Una lacrima cadde sul suo braccio.

"
The weather outside is frightful, but the fire is so delightful, and since we've no place to go,

  Let it snow, let it snow, let it snow..."

Le parole di quella canzone mi uscivano come un sussurro.
Leggere.

"
...It doesn't show signs of stopping, and I brought some corn for popping; the lights are turned way down low,
  Let it snow, let it snow, let it snow... "

"Mamma! Mamma! Vieni a vedere cosa mi ha portato Babbo Natale..."

Non ero mai stata brava a cantare, ma le nostre voci insieme erano qualcosa di unico e magico.
Vorrei solo che si svegliasse per poter cantare con me.
Un ultima volta.

" ...When we finally say good night, how I'll hate going out in the storm; but if you really hold me tight, all the way home I'll be warm..."


"Mamma! Mamma..."
"Che belle macchinine Harry..."
"Papà..." sorrise.
"Guarda che belle"
"Sono bellissime Harry" gli scompigliò i riccioli con una mano e mi guardò complice.
Sorridendo.

"The fire is slowly dying, and, my dear, we're still good-bye-ing, but as long as you love me so..."
Le parole mi si bloccarono in gola.
Scoppiai a piangere, coprendomi il viso con le mani.

"Mamma..."



"Let it snow, let it snow, let it snow"
Smisi immediatamente di singhiozzare.

La sua voce.

Lo guardai.
I suoi occhi.
Quanto mi erano mancati i suoi occhi.

"Sei sempre stata una schiappa nel cantare" mi sorrise.
Lacrime di gioia mi scendevano incotrollate lungo le guance.
"Nick..." gli presi una mano tra le mie.
Era calda.

"Sono qui Rachel... Sono qui"
La sua voce era poco più che un sussurro, ma era il suono più potente che io avessi mai sentito.

"Dobbiamo tornare a casa Nick, il bastone della signora Phill ci sta aspettando"
Scoppiammo a ridere.
Non chiamai nessuno.
Ne Beth, ne Ryan, ne un dottore e nemmeno Emme.

Quel momento era solo nostro e lo sarebbe stato per sempre.

Lo accarezzai. Era bellissimo.
Sorrideva.
Il mio angelo, il mio cielo.
Nicholas.

Volevo urlare, abbracciarlo, andare da Osama e spiattellargli un bel "Vaffanculo" in faccia.

Ma non feci niente di tutto ciò.
Restai con lui per tutto il pomeriggio.
Ad osservarlo.
A parlare.
A ridere.
Ad amarci.
Ancora.

Non ti rendi mai conto di ciò che hai finchè non lo perdi.
Ma ora era tornato indietro.
Mi era mancata la sua voce, i suoi occhi, i suoi baci, le sue battute squallide e le sue mani.

Parlammo di Harry, della signora Phill, di Beth.
Non dissi niente di Ryan.

Adoravo il fatto che mentre parlavo, lui mi prendeva il viso tra le mani e mi baciava, interrompendo il mio discorso.
Non parlammo dell'attentato, dimenticammo quei tre mesi e mezzo di solitudine e sofferenze.

Poi, nessuno dei due parlò.
Guardavamo fuori dalla finestra, la neve che cadeva.
I rumori dell'ospedale.

"Mi mancherà la neve..."
Mi strinse una mano. Aveva le lacrime agli occhi.
"...Quando..."
Sorisse. Un sosrriso spento. Spezzato.

Avevo capito male.
Lo guardai. La mia faccia era un misto di stupore, disperzione, tristezza e incredulità.
Uno spettacolo orribile.

"Nick... Cosa... Cosa stai cercando di dirmi?"
"Mi mancherai Rachel"
Continuavo a non capire. Volevo non capire.

"Nick..." sospirai, implorandolo.
"Tu non stai per..." lo guardai.
I suoi occhi erano stanchi e spenti.
Grigi, come il cielo.

"Tu non..." non riuscivo a trattenere le lacrime.
"Avevi promesso, che non mi avresti mai lasciato. Lo avevi promesso"
"Ma io non ti lascerò mai Rachel. Sarò sempre con te, non importa con chi tu scelga di stare o andare..."
"Smettila, Nicholas, smettila"
Non volevo sentire. Non stava per morire. No.

"Me lo avevi promesso..."
"E Harry? Non puoi lasciarci Nick, non puoi farlo..." lo guardai, in preda alla disperazione.

"Ti amo tanto Rachel" alzò una mano verso il mio viso e mi accarezzò una guancia.
"Stammi bene, ok?" presi la sua mano tra le mie.
Era sempre più fredda.

Chiuse gli occhi.
La sua mano era diventata gelata.


Penso che la mia vita si fermò quando l'elettrocardiogramma vicino al letto di Nick cominciò a produrre un suono assordante.
Sullo schermo vedevo solo una linea retta.
Basta. Niente.
Più niente.

Tutto in quella stanza si fermò. Per sempre.
I suoni erano ovattati, come immersi nella neve.

Sentii la porta della stanza aprirsi e un paio di dottori e infermiere si fiondarono nella stanza.
Erano affannati, distratti.
Non si accorsero di me, delle mie urla.

Stavo piangendo come mai avevo fatto in tutta la mia vita.
Emme mi prese per un braccio e provò a portarmi via dal letto, ma io opposi resistenza, finchè due infermieri entrarono nella stanza e mi portarono in corridoio.

Probabilmente stavo ancora urlando perchè tutte le persone che si trovavano in quel momento nel corridoio dell'ospedale si girarono verso a di me, a guardarmi.
A osservare.
Anche se in realtà non c'era niente da vedere
.
Stavo urlando, piegata su me stessa.
Stavo facendo uscire tutto; tutto il dolore se ne stava andando.
Ero più potente e più forte di chiunque altro.

Rimasi lì, seduta per terra con la schiena attaccata al muro.
Vuota.
Era uscito tutto e avevo perso tutto.
L'unica cosa che mi era rimasta, erano le lacrime.
E quindi non potei fare altro che continuare a piangere.

Emme si sedette di fianco a me e mi abbracciò.
"Rachel, Nick..." sospirò.
"Lo so Emme" le accarezzai una mano.

"Ho pregato ogni giorno, Emme. Sono venuta qui ogni giorno. Non sono una brava persona Emme. Pregavo ogni giorno per essere io quella immobile nel letto e non lui" feci una pausa.
La guardai negli occhi.
"...E allora perchè Dio non ha ascoltato le miei preghiere? Perchè non mi ha risposto? Perchè se lo è portato via? Perchè muiono solo persone innocenti?"

Gettai la testa tra le miei mani e ripresi a piangere. Ero uno spettacolo pietoso.
Emme restò in silenzio per qualche secondo, poi parlò.

"Se ti trovassi davanti ad un prato pieno di fiorni, quali raccoglieresti? Quelli belli o quelli brutti?"








Attenzione:
Nick è morto, ma la fanfiction NON è finita; ci sono ancora due o tre capitoli in sospeso.

So che dopo che vi ho fatto crepare Nick non recensiterete più (D:) ma io continuerò lo stesso, nella speranza che finirete questo "viaggio" (chiamiamolo così) con me. =)
Grazie mille di essere rimaste con me per ben 9 capitoli. Grazie, grazie, grazie.
Mi piace condividere questa storia con voi e spero che voi condividerete le vostre opinioni su questa FF con me.
Recensite donzelle :3

E... Grazie ancora <3













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Capitolo 10
*** We will be rising from the ground like skyscrapers; like butterflies ***


derta10
HHHHHHHHHEEEEYYYOOOOOOOOOOH!!!
Ed eccoci qua. Decimo capitolo. Ho deciso di finirla qua, la storia, per due ragioni:

1- Non ho la benchè minima idea di come andare avanti
2- Non ho una seconda ragione, pensavo che una ragione sola fosse troppo poco per non andare avanti con la FF e quindi ho deciso di inventarmi questa seconda ragione xD (non so se c'avete capito qualcosa :$)

P.S. Alcune frasi (diciamo molte xD) le ho prese da un film, che forse -probabilmente- avete visto, quindi non è tutto frutto della mia immaginazione ;)

E ora bando alle ciance. Quelle le riserviamo a dopo.
EUREKA!
Ecco a voi
Il decimo e ultimo capitolo:
(P.P.S. Vi avverto, è solo un capitolo conclusivo, niente di speciale, ma mi farebbe molto piacere ricevere una vostra ultima recensione =D)



100 giorni dopo

Le persone imparano ad apprezzare ciò che gli resta, quando perdono ciò che hanno amato di più.


Non potevo tenere nascosta ad Harry la scomparsa di suo padre.
Cazzo, quanto gli assomigliava.
Il sorriso, i capelli, gli occhi di Harry. Tutto.
Tutto di lui mi ricordava Nick.

Attraverso Harry riuscivo ancora a stringere Nick tra le mie braccia, a baciarlo, a parlargli.
Faceva male, ma mi dava una sensazione di libertà indescrivibile.
Chiudevo gli occhi e lo ritrovavo.
Dentro di me.

Non mi avrebbe mai lasciato. Aveva promesso.

"Mamma, dov'è papà?"
Guardai mio figlio e lo abbracciai.
"Papà non c'è più tesoro" la voce mi tremava.
"E dov'è?"
I suoi occhi erano fissi nei miei. Brillavano. Non erano tristi.
"Adesso è..." mi fermai.
Lo presi in braccio e lo portai in giradino.

"La vedi quella nuvola là?"
"Si"
"Papà ci sta guardando da lì"

Harry sventolò la mano verso il cielo, coperto di nuvole che splendevano grazie al sole, dietro di loro.
"Ciao papà!" urlò.
Sorrideva.
Era felicissimo.

"Papà è un angelo" mi sorrise.
Rivolsi il mio sguardo verso il cielo.
"Si Harry, papà è un angelo"

Non ci avrebbe mai lasciato.
Il dolore, la sofferenza che ho provato dopo la morte di Nick erano ancora vivi dentro di me. Non so se mi avrebbero mai abbandanato.
I primi giorni dopo la sua scomparsa ero vuota. Inutile. Non ero più una persona.
Ero un oggetto devastato dal furore e dall'odio.

All'ospedale mi hanno detto di scrivere il mio dolore in una lettera. Contro Osama, contro i terroristi. Contro il mondo.
Non so se avevano in mente la vendetta.
Sospirai...


Caro Osama,
Mi chiedo se hai festeggiato quando hai saputo della morte di mio marito. Hai acceso la radio mentre dicevano 2.974 morti? Hai steso il tappeto e ti sei inginocchiato a pregare?
Io ho pregato.
Ho pregato perchè i morti arrivassero a 2.975, me compresa.
Dicono che il dolore è come un animale, Osama, vive di vita propria e nessuno vi si può sottrarre. Io questo non lo so.
Il dolore è il mondo che si è fermato, nel momento in cui mio marito l'ha lasciato. E' quella pioggerellina che non smette mai di cadere.
Ti sei mai innamorato di qualcuno Osama? Hai mai stretto la mano di una persona pensando che in quel preciso istante stavi stringendo tutto il mondo tra le tue mani?
Io si, e tu me l'hai portato via.
Dovresti provare anche tu, Osama, ad amare. E' una sensazione fantastica. Ti renderebbe ancora più potente e più forte.
Anche se hai portato via il mio mondo, io amo ancora. Ormai sono invincibile.
Non hai distrutto il mio amore Osama. Hai distrutto il tuo.
Ma non ti preoccupare, c'è ancora tempo per raccogliere tutti i pezzi del tuo cuore e rimetterli insieme.
Se ti serve una mano, chiamami. Sarò felice di aiutarti.
Dovevi esserci quell'11 settembre, Osama.
Sembrava l'inferno. Le torri sono cadute sotto il tuo potere, e con esse tutto ciò che si trovava al loro interno.
Il colpo è stato duro Osama, ma New York non si è arresa.
Eravamo devastati da quello che era successo. Ma noi siamo ritornati come gli zombi e abbiamo edificato sulle macerie. Siamo risorti dalle nostre stesse ceneri e ci siamo rialzati. Cadevamo a pezzi, ma non ci siamo fermati.
Potrai uccidere tutti i nostri grattcieli, Osama, le nostre case, i nostri parchi, la nostra città.
Ma New York ritornerà sempre. Siamo forti, Osama, siamo uniti.
New York è ancora viva.
Io sono la città, Osama, io sono il mondo intero. Ammazzami con le bombe e io mi ricostruirò ancora più forte.
Dicono che sei un mostro malvagio, ma io non credo nel male. Il tango si balla sempre in due.
So che sei arrabbiato con i leader dell'Occidente, vuol dire che scriverò anche a loro.
Sono morti anche dei bambini, durante l'attentato.
Hai mai guardato dentro gli occhi di un bambino? Non sono come noi adulti. Negli occhi di un bambino riesci a vedere il mondo intero. Brillano di luce propria. Ti sei dimenticato com'è, essere un bambino?
So che sei un uomo intelligente Osama, molto più di me; ma se vedessi mio figlio con tutto il tuo cuore, anche solo per un momento, la smetteresti di fare buchi nel mondo a forma di bambino, ti renderebbe troppo triste.
L'amore è non arrendersi, Osama. L'amore è impetuoso, coraggioso, rumoroso.
Era il fracasso che facevano mio marito e mio figlio, quando giocavano con le sue macchinine. Vorrei tanto che tu lo avessi sentito, quel rumore è il suono più potente e più forte della terra. Risuonerà fino alla fine del tempo perchè è più assordante delle bombe.
Vieni da me, vieni da me e faremo esplodere il mondo insieme con frastuono e furore.
Saremo invincibili, Osama, come i grattacieli di New York.
Invincibili.

Rachel

P.S.                    
Stammi bene, ok?






Infilai la lettera in una busta e uscii in giardino.
New York splendeva come non mai sotto un leggero sole di inizio aprile.
New York era rinata e io con lei.
Eravamo entrambe piene di ferite e ammaccature, ma continuavamo a stare in piedi.
Più forti di prima.

Imbucai la lettera nella cassetta vicino al limite che divideva il giardino dalla strada.
Non l'avrebbe mai letta nessuno. Sarebbe rimasta lì dentro per sempre.
Basta, era uscito tutto.
Ero tornata a casa, finalmente.

Nick mi sarebbe mancato fino alla fine dei miei giorni. Nessuno prenderà mai il suo posto.
Mi aveva cambiato la vita. Per sempre.
Sorrisi.

Non stavo indossando una sua camicia, non più.
Tutti i suoi oggetti erano in camera mia, chiusi dentro a degli scatoloni.
Non volevo dimenticare, ma non volevo nemmeno smettere di vivere.
La vita è un bene troppo prezioso per essere sprecato in lacrime e rimpianti.
Mi sarebbe mancato.
Ma lo avrei rivisto in tutto.
Lo avrei rivisto nella glassa che mettevo ogni giorno sui pancakes al mattino, lo avrei rivisto nei suoi mocassini marroni, che non ho avuto il coraggio di buttare. Lo avrei rivisto nei suoi cd preferiti e in Titanic, l'unico film dove ha versato una lacrima.
Lo avrei rivisto negli occhi di Harry e sulle nuvole.
E sulla sua luna.
Era con me, lo sentivo nell'aria.
Profumava di lui e di felicità.

Una macchina si fermò sul vialetto davanti a casa mia.
Scese un uomo.
Da lontano mio figlio prese la rincorsa e si buttò tra le sue braccia.



"Ryan!" urlò felice.
"Hey ometto!"
"La sai una cosa fantastica?"
"No, Harry, avanti racconta"
"Il mio papà fa il lavoro più fantasticissimissimo del mondo. E' il lavoro più megagalattico che esista"
"Ah si? E che lavoro fa tuo padre?"
"E' un angelo" I suoi occhi brillavano ancora.

Ryan mi guardò. Sorrise.

"E vola anche, il tuo papà?"
"Certo"
"Davvero? E allora dovrai imparare a volare anche tu, ometto"

Ryan lo prese su una spalla e gli fece spalancare le braccia. Si mise a correre per tutto il giardino con mio figlio sulle sue spalle che urlava di felicità.
Rideva.

"Sto volando mamma, sto volando"

Spalancai le braccia e corsi incontro a Ryan. Corsi su e giù per tutto il giardino. Harry imitò il rumore di un aereo.
Stavo volando anch'io.
Come una farfalla.
Ero libera.

Stavo volando anch'io.



"...We will be rising from the ground, like skyscrapers..."












Grazie mille per essere rimaste con me fino alla fine ahahahah grazie davvero.
Siete state importantissime dal primo fino all'ultimo capitolo.
Mi dispiace che ci siete rimaste male per la morte di Nick, ma non volevo fare una classica FF a lieto fine. Ormai sappiamo tutte come finiscono, no? Volevo qualcosa di diverso. Spero che sia andato bene lo stesso.
E' brutto che molte persone pensino che un film o un libro facciano schifo solo perchè non hanno un lieto fine.
A dir la verità, io apprezzo molto di più un libro o un film con un finale drammatico, inaspettato, diverso. Lo trovo molto più bello e affascinante. Mi stupiscono proprio i finali a sorpresa e mi piacciono un sacco.
Ma hey, ognuno ha le proprie opinioni, no? ;)
Grazie ancora.
<3


Qualcuno ha suggerito di far resuscitare Nick e a un certo punto mi è venuto pure lo schizzo di farlo scendere dal cielo con indosso una tunica, coperto da un'aureola di luce e con sottofondo la musichetta della chiesa; ma poi mi sono accorta che era una cosa troppo strana anche per i miei standard, ahahahahah!





E visto che siamo alla fine, devo assolutamente ringraziarvi tutte.
Quindi vivissimi grazie (sentite che parolona : vivissimi ù.ù ahahahahah) a tutte quelle belle donne che hanno recensito, preferito,seguito e addirittura ricordato la mia storia:

Whenulookmeintheeyes
Video_Girl98
Candyprincess
serrycullen
iAri
inseparable__
itsclaire
simple_freedom
Ale4Nick
NovaleeJ
Koalina
fearless13
xvampire
Iaia91
JemiLover
elenasirtori
NicoleJ_
crazy_mum64
I will shine
ItsBLONDIIE
JessyLittleStar
jotica90
JustCryJ
justdreams
Kykka96
NickJ92
__bea__
__Cam__
sel4ever
hheartshapedbox
inseparable
IoAmoJoe
itscritical
stellinalove
_layls

(Spero di non aver dimenticato nessuna =) P.S. vi ho messo in ordine sparso ù.ù)

All'inizio pensavo di non ricevere nemmeno una recensione quindi vi ringrazio davvero di cuore.
So che ci sono fantastiche FF su questo sito con millle e mille visualizzazioni e più di 10 o 15 recensioni per capitolo, ma a dir la verità, a me è piaciuto ciò che ho scritto. Anche se non ho tutte le visualizzazioni che hanno le altre, e tantissime recensioni, sono contenta che qualcuno abbia avuto il  tempo e la voglia e soprattutto il coraggio (xD) di leggere la mia FF, che, tengo a precisare, per i miei standard, non siete poche ;)
So che sono monotona, ma vi voglio bene <3 e regalo un enorme
GRAAAAAAAAAAAAAAAAZIE
a tutte voi
:)


Recensite, mie belle donzelle e a presto ;)

P.S. Visto che non avevo proprio un cazzo da fare, ho fatto un video-trailer schifoso per questa storia (è uscito una merda, non li so fare proprio i video, tipo che ci ho impiegato solo 3 minuti a finirlo -.-") vabbè, comunque se vi va di vederlo, il link è qui sotto:
 http://www.youtube.com/watch?v=J7QMHwcavPo&feature=channel_video_title

Mi farebbe molto piacere ricevere una vostra ultima recensione, arrivederci e grazie ancora di tutto ;)

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