Life goes on

di Orange Dream
(/viewuser.php?uid=100415)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pace ***
Capitolo 2: *** Vita da Hokage ***
Capitolo 3: *** Perle per il futuro ***
Capitolo 4: *** Semplice soluzione ***



Capitolo 1
*** Pace ***


Life goes on


La vita continua. Naruto, Sasuke, Sakura, Hinata e tutti gli altri hanno ancora molto da fare e da dirsi. La guerra contro Madara non ha fermato le loro vite, ma ha aperto nuove strade. Sta a loro decidere quale seguire.

Capitolo 1   -- Pace --

Pace.
La fine della guerra era giunta finalmente. La ricostruzione di Konoha era stata quasi ultimata e per le strade si potevano già sentire le risate dei bambini e il profumo che saliva dai ristoranti all'aperto.
Una grande folla occupava le strade e gridava a gran forza la voglia di vivere di quel piccolo villaggio che fino a poco tempo prima aveva perso innumerevoli giorni nel buio e nell'angoscia.
 
Temari guardava in silenzio lo scorrere degli avvenimenti fuori dalla finestra.
 Le sembrava quasi surreale, faceva fatica ad abituarsi a tanta serenità dopo un periodo così buio, anzi, le veniva spontaneo stare sempre all'erta.
Il vento trascinava pigro la polvere sulla via affollata fino alle nuvole e il brusio arrivava indistinto alla sue orecchie distratte.
-A cosa pensi?
Temari si voltò appena a guardare il suo interlocutore mentre si passava pensierosa le dita sul collo liscio e chiaro.
-E' tutto veramente tornato normale? La gente riesce davvero a ridere e a tornare a vivere come se non fosse successo nulla?
Il ragazzo alle sue spalle la guardò perplesso, poi comprensivo. 
Temari era sempre stata difficile da capire, da anticipare. Poteva essere una furia o fingerlo soltanto e la differenza era minima; oppure poteva mostrare quel suo lato sensibile e puro, che ben pochi avevano avuto il privilegio di conoscere.
 
Shikamaru si alzò dal letto sfatto e attraversò la piccola stanza in boxer schivando ora il grande ventaglio della sua ragazza, ora la sua giacca da jonin, gettata a terra la sera prima senza molti riguardi.
Temari indossava solo una vestaglia semitrasparente rossa e aveva lo sguardo perso sulla strada sottostante. Il giovane Nara approfittò della sua distrazione per abbracciarla da dietro, godendo del suo corpo magro e molto forte nonostante fosse una ragazza. Le appoggiò il mento sulla spalla per poterle sussurrare meglio all'orecchio.
-Non è il momento per essere tristi Temari... forse fare l'amore con me ti ammorbidisce a tal punto?
Temari sorrise beffarda sbuffando e agitandosi nella presa, irrequieta.
-Chi credi di essere Shikamaru? tu...
Shikamaru provò a zittirla con un bacio, ma Temari lo consumò velocemente, con ingordigia, per poter continuare. Non le era mai piaciuto quando comandava lui.
Si spostò dal davanzale tenendolo per mano e con un gesto del braccio che le scoprì il seno giusto l'attimo di essere notato, lo gettò sul letto dove Shikamaru cadde, in attesa di capire cosa volesse fare quella ragazza così selvaggia e, per questo e molto altro, speciale.
Temari si stese accanto a lui, strappandogli allo stesso tempo dalle mani la sigaretta che Shikamaru stava per accendere.
-Ascoltami. Fumi dopo e solo se voglio. Non volevi sapere a che pensavo?- Lui la guardò curioso.
-Dimmi Seccatura- e chiuse gli occhi.
Temari fissò il soffitto indecisa su dove iniziare. Giocherellò con i capelli che le ricadevano sulle spalle, liberi dai grossi codini in cui li costringeva, ma dall'aspetto altrettanto ribelle. Poi finalmente lo costrinse a guardarla negli occhi, girandogli il viso con una mano.
-Tu sei mio.- Puntualizzò con un tono tanto perentorio da attirare l'attenzione di Shikamaru che le scostò deciso il polso.
-Non sono il tuo schiavo. Io sto con te perchè lo voglio. Sono qui con te perchè ho voluto farlo. Sarebbe una vera seccatura essere di proprietà di qualcuno... fare tutto quello che mi dice... basta mia madre per questo.
-E perchè vuoi passare del tempo con me? Ti sono forse... necessaria?
Si guardarono sfidandosi nella luce soffusa che filtrava dalla veneziana e che a lei incorniciava il volto, le spalle e il seno fino alla vita magra, mentre a lui delineava le ombre del viso e dei muscoli sul petto quanto quelli sul basso ventre, tanto che guardarsi negli occhi divenne una necessità per non cadere vittima del fascino dell'altro. Del resto erano due ninja e avevano un forte autocontrollo... anche più forte del normale, perchè si stuzzicavano a vicenda, in un gioco di sguardi e doppi sensi. Le parole spesso erano superflue, e fin da quando si erano conosciuti il loro legame era stato molto forte e ora premeva così tanto tra loro che l'aria sembrava addensarsi e appesantirsi quando si guardavano
-E se anche fosse?- chiese Shikamaru, sospettando un capovolgimento della situazione.
-Non voglio che stai con altre ragazze. Non come siamo stati noi questa notte Nara, non so se mi intendi...-
Quello sguardo color acquamarina ,che sembrava voler trapassare ogni forma di incertezza pur di dimostrare di essere superiore, lo stava fissando deciso. I loro respiri si scontravano a pochi centimentri di distanza e il calore aumentava per entrambi.
-Voglio essere l'unica a stare con te. Del resto tu hai bisogno di me perchè senza saresti solo un Crybaby annoiato.
-E da quando lo hai deciso?
-Da ora. In avanti.
-Ma non può essere una decisione solo tua... sbaglio o devo avere anche io voce in capitolo? Mendokuse, Temari...- Shikamaru le accarezzò il profilo affilato della guancia - E se avessi già altre ragazze per la mente? -
Un lampo d'ira passò negli occhi della ragazza che strinse le unghie sul petto di lui al punto da fargli male. - Ti basta come risposta?- Gli sibilò all'orecchio.
Shikamaru sorrise, perchè sapeva fin troppo bene ciò che il cuore orgoglioso di Temari non voleva dirgli a voce alta. 
Lei lo amava, e lui non aveva bisogno di altre parole per capirlo, nonostante quel fiore della sabbia cercasse fino all'ultimo di mostrarsi indipendente da tutto e da tutti. 
Il Nara sbuffò, fingendosi seccato anche se quelle attenzioni mal celate gli garbavano non poco. Cercò di rabbonirla
-Ora la guerra è finita. Suna e Konoha torneranno all'alleanza che le aveva unite e presto gli scambi ricominceranno...-
Ma lo sguardo vivido di Temari si oscurò ancora di più -Non mi basta vederti agli esami chunin, non lo capisci, cazzo?!?- Sbottò, arrabbiata.
Si alzò dal letto e prese a cercare con furia le proprie cose per la stanza mentre tratteneva lacrime che non avrebbe fatto vedere neanche morta; finchè la mano fresca di Shikamaru non le si posò sul collo coperto dai suoi capelli spettinati.
-Neanche io.
Temari si girò con aria di sfida.
-Che cosa vuoi fare allora?
-Proporti come ambasciatrice e portavoce di Suna in stato permanente a Konoha. In quanto sorella del Kazekage e membro del consiglio puoi farlo e l'Hokage...bhè...mi ha già firmato l'autorizzazione.
Temari rimase in silenzio, il sopracciglio alzato, e un espressione scettica. Shikamaru le sventolò un foglio firmato davanti al viso e lei spalancò gli occhi, sorpresa, arrabbiata, felice... le parole le erano morte in gola davanti all'iniziativa che quel Nara aveva preso da solo... Indecisa se sentirsi offesa o lusingata Temari trattenne a stento un sorriso, stringendo le labbra come a fingersi veramente arrabbiata.
L'effetto fu così bizzarro per lei che Shikamaru scoppiò a ridere e l'abbracciò.
-Scusa, avrei dovuto dirtelo, questa non potevi saperla...
-Hai fatto tutto senza dirmi niente! e se non avessi voluto???
-Bhè su una cosa avevi ragione... mi annoierei troppo senza di te.
Neanche lei sapeva bene perchè era attratta da quel ragazzo, più piccolo in età per giunta.
Forse era il suo modo di fare annoiato ma non per questo disinteressato, che sembrava sempre aver la meglio su di lei, cosa che non poteva accettare. Forse era il fatto che nessuno la guardava come Shikamaru, come una donna. Tutti in lei vedevano solo il maschiaccio che era mentre combatteva, la grinta che mostrava nel fare le cose o la voglia prepotente di mostrarsi superiore a tutto. Shikamaru non solo apprezzava questo suo lato, ma vedeva il resto.
Non si riusciva mai a capire chi tra di loro era il migliore.
E nemmeno Shikamaru riusciva a prevederla, solo a comprenderla: gli piaceva il suo lato ribelle e menefreghista. Gli piacevano quei codini sfrontati e il suo modo grezzo di dimostrargli affetto. Gli piaceva trovare nei suoi gesti una naturalezza femminile e sensuale quanto le altre se non di più. 
 
Il loro orgoglio era pari e per questo Temari lo colpì forte sul petto, piena di sentimenti mai detti, eppure così chiari... poi lo prese per la nuca, appena sotto la grande coda di capelli che gli aveva meritato il titolo di Ananas oltre che di Crybaby, e lo baciò con passione, decisa  a mostrare che, nonostante tutto, il capo era lei. Gli tenne ferma la testa mentre le loro lingue si intrecciavano e anche Shikamaru la strinse a se respirando a pieni polmoni la felicità che gli dava quel gesto.
Quando si staccarono lei aveva già una domanda pronta, come a nascondere quel breve attimo di debolezza. Era forse Shikamaru l'unico uomo che riusciva a piegarla? - Come hai fatto a convincere Tsunade in così poco tempo?
-Bhè... se fosse stata Tsunade ci avrei messo di più in effetti...
-Cosa intendi dire? Non è stato l'hokage a firmar... Oh...-
-Ecco, vedo che hai capito, ma non dirlo a nessuno, lo sarà pubblicamente solo tra una settimana e per allora è un segreto.-
-Capisco... come sta? non l'ho più visto dalla fine della battaglia.
-E' combattuto... ora ha molti altri problemi da risolvere.
-Gli dobbiamo tutti moltissimo... spero che mio fratello possa dargli qualche dritta. Chissà cosa sta facendo ora...
Shikamaru si ridistese sul letto e con le mani incrociate dietro alla testa e, per riportare la sua attenzione in quella stanza, disse con fare insignificante -Lo sai che ho convinto anche Gaara a firmare il contratto?-
Temari lo guardò con gli occhi socchiusi e uno sguardo che non prometteva niente di buono, tanto che Shikamaru temette di averla fatta arrabbiare per non si sa quale motivo. Lei si avvicinò al suo orecchio minacciosa mentre gli afferrava i polsi con le mani, interrompendo il Nara che cercava di accarezzarle la spalla.
-Molto bene Crybaby, a questo punto non puoi più sfuggirmi...-

Attenzione!

Questo capitolo può essere collegato ad un'altra storia che ho scritto e che descrive bene il come Shikamaru e Temari abbiano parlato.
Ambientata negli ultimi capitoli la storia si chiama: Tu sei la MIA mendokuse
Grazie per l'attenzione =)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Vita da Hokage ***


Life goes on


La vita continua. Naruto, Sasuke, Sakura, Hinata e tutti gli altri hanno ancora molto da fare e da dirsi. La guerra contro Madara non ha fermato le loro vite, ma ha aperto nuove strade. Sta a loro decidere quale seguire.

Capitolo 2   -- Vita da Hokage --

 
-Ma ha capito quanto verrebbe a costare riparare anche l'ala est dell'ospedale?
-Ho capito sì, dattebayo, ma è un locale che dobbiamo assolutamente ricostruire, non le pare?
-Agli ordini Hokage- sama...
Il ninja sparì in una nebbia indistinta e Naruto potè finalmente rilassarsi sulla sedia da Hokage. Gli dava ancora i brividi pensare cosa significasse esserci seduto sopra. Era Hokage. Il suo sogno di una vita era realizzato e ora la felicità lo aiutava a sopportare anche gli incarichi più faticosi e ingrati del suo ruolo. Un'intera mattinata davanti a un susseguirsi di impegni, carte da firmare, case da controllare, bisticci tra paesani, pianificazione del villaggio, missioni da affidare e concordi tra villaggi da fare. 
E anche amici da ricevere, come aveva mostrato Shikamaru irrompendo a casa sua non più tardi delle 6 tre mattine prima e chiedendogli con fare indifferente, nonostante l'evidente imbarazzo, che Temari fosse portavoce permanente a Konoha. 
Naruto sorrise al pensiero della faccia che doveva aver fatto. Si era alzato gioioso a congratularsi con Shikamaru e questi aveva dovuto supplicarlo di abbassare la voce. 
Naruto aevva anche accolto l'occasione per solidificare i rapporti tra i due villaggi e un matrimonio tra il vicecapo degli strateghi  della foglia e la sorella del Kazekage era un'occasione perfetta che inoltre avrebbe risollevato il morale delle persone.
L'Uzumaki si alzò e calcando il grande copricapo da Hokage si affacciò alla finestra rimanendo investito dalla luce del sole che sporgeva a metà sulla linea dell'orizzonte, annunciando un nuovo giorno sul villaggio della foglia.
Non era così bello e splendente il giorno in cui si meritò il titolo che ora portava. 
Pioveva, una pioggia gelida e sferzante che lo colpiva e mischiava su di lui il sangue e il sudore causati dal combattimento con Madara.
Sasuke combatteva con quel traditore quando li aveva trovati. E se già era stato difficile trovare il comandante dell'esercito avversario e ingaggiare una battaglia con lui, ancora di più lo era combattere allo stesso tempo con il proprio migliore amico.
La situazione sembrava disperata quando, come se fosse stato chiamato, Itachi era apparso accanto a loro. Nonostante combattesse ancora contro i ninja della foglia e degli altri villaggi i suoi occhi erano altrove e le parole che aveva pronunciato erano sincere e non manipolate come i suoi gesti. Le sorti si erano ribaltate eTsunade alla fine della battaglia aveva conferito con gli altri Kage per stabilire di non considerare più Sasuke Uchiha come mukkeinin in seguito ai risvolti della guerra in suo favore.
 
Questo fu l'ultimo gesto del quinto Hokage. Naruto venne nominato al suo posto, ma le celebrazioni si sarebbero dovute tenere in seguito perchè era buon uso che un hokage facesse un periodo di comando prova di circa un mese prima di essere definito tale da tutti.
Inoltre erano anche delle norme di sicurezza che lo stabilivano, in modo che il nuovo capo del villaggio non fosse fin dai primi giorni bersaglio di possibili attentati.
Ora mancava solo una settimana alla sua nomina e Naruto era troppo emozionato. Tutto il villaggio se lo aspettava e non solo, tuttavia gli unici abbastanza vicini a lui da fargli gli auguri furono i suoi coetanei: Shikamaru, Choji, Ino, Kiba, Shino, Neji, Tenten e Lee, insieme ovviamente a Kakashi, Iruka e Gaara, giunto quest'ultimo con i due fratelli il giorno prima che Shikamaru bussasse alla sua porta imbarazzato.
 
Per tutti loro aveva un posto speciale nel cuore. Erano quelli che sempre gli erano stati vicini e sempre lui aveva ammirato. Tra di essi non c'era Hinata perchè non era stata lei a venire da lui, finito quell'incubo, ma il contrario. Non visto era stato proprio Naruto ad andare da lei.
La morte di Madara fu acclamata con una grande festa a cui parteciparono tutti i villaggi. Kabuto era fuggito, ma ricercato ovunque. Quando avevano interrotto la sua tecnica tutto l'esercito di morti era tornato a riposare in pace e anche questo era da festeggiare. Scambi, carovane e un'aria festosa si potevano incrociare ovunque e i traffici erano ripresi, nonostante la guerra avesse mietuto molte vittime.
Naruto stava giusto pensando ai cambiamenti che c'erano stati quando una figura esile fece capolino dalla porta.
-Ti ho portato del thè, caro.
-Hinata chan!- esclamò Naruto vedendola. - Grazie per essere qui.-
Corse alla porta e la abbracciò prima di stamparle un bacio sulla fronte. Adorava spostarle la frangia e rivelare quel bel volto giusto il tempo di posarvi le labbra. Lei era solo sua.
Da quando si era dichiarata non aveva fatto a meno di pensarla, e ripensarla. Anche se provava a concentrarsi su altro solo nuove notizie di Sasuke riuscivano a distrarlo. 
Per il resto si mostrava allegro come prima, ma in realtà dentro aveva un caos di emozioni contrastanti poichè quella dichiarazione lo aveva scosso parecchio: intanto non se ne era mai accorto e per questo si sentiva un idiota visto che l'amore della ragazza era fin troppo lampante; inoltre gli riaffioravano alla mente tutte le volte che ci aveva parlato, che si erano anche solo scorti e in ciascuno vedeva un amore e una dedizione silenziose, ma non una supplica.  Lei non lo aveva mai spinto, anzi, aveva rispettato i suoi sentimenti sapendo fin troppo bene cosa lui aveva provato a lungo per Sakura. 
Lei, pur desiderandolo tantissimo, non aveva pretese se non quella di essere simile a lui, di poter rivolgere il suo stesso sorriso luminoso per cui tanto lo amava, a quel mondo così buio. 
Tanta voglia di aiutare e tanta paura di non riuscirci. Era un fiore delicato, timido, introverso e oscuro, ma non andava protetta. Lei era già forte così. Si era creata uno scudo di queste sue debolezze e pur di rinnegarle aveva dato il massimo, a volte senza risultati, a volte superando se stessa. Per questo, nonostante lei fosse la più timida del villaggio e lui il più spaccone, erano così simili.
Per questo la amava. Non se ne era accorto subito, gli ci erano volute diverse settimane di duri scervellamenti per arrivarci. 
Ciò che Hinata era...
Naruto respirò a fondo il profumo di lavanda dei suoi capelli corvini mentre Hinata gli affondava il viso nel petto con un sorriso speciale che riservava solo a lui.
...non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
Avevano mantenuto segreta la loro relazione e solo Sakura e Sasuke ne erano al corrente. 
 
Una sera, pochi giorni dopo la fine della guerra, Naruto era andata a trovare Sakura in ospedale. Si era ferita in modo grave, ma aveva anche pregato i medici di non riferigli il come.   
-Insomma, vuoi dirmi che diavolo è successo? Cavolo, Sakura chan! Perchè non vuoi dirmelo?
-Preferirei di no...
-Insomma Naruto, sono appena tornato e tu già cominci a rompere?
Però per Naruto era difficile vedere sakura così malconcia, con un occhio bendato e molti lividi strani sottocuteni sulle braccia e sulle mani, senza poter dire niente. Non poteva accettarlo, anzi, si era molto arrabbiato per questo e solo la voce aspra di Sasuke che gli diceva di piantarla lo aveva fermato, anche se non tranquillizzato.
 
Lui e l'Uchiha avevano ucciso Madara insieme ed era stato proprio il moro a soccorrerlo quando tutti gli sembrava perduto. Insieme avevano dato il colpo finale. Tuttavia da allora non si erano più parlati fino a quel momento, per questo le sue parole lo avevano bloccato così facilmente.
Parlarono in privato, anche se all'inizio mentennero un lungo silenzio perchè sembrava non aver bisogno di parole. Sasuke gli aveva spiegato ciò che Sakura aveva fatto e perchè non voleva che lui sapesse di ciò: per non farlo preoccupare.
-Si sente in colpa- Disse amaramente Sasuke.
Naruto alzò lo sguardo sbigottito. Era forse difficoltà quella che aveva sentito nella voce dell'amico ritrovato???
-Perchè?- gli chiese il giovane Hokage, cercando ancora traccie di tale inaspettato comportamento.
-Perchè teme di essere stata inutile anche questa volta. Non è venuta in tuo soccorso, ma in mio e tu eri quello che combatteva contro il vero nemico. Ripeterle che altrimenti sarei morto non è sufficente. E... che hai da fissarmi con quella faccia da rincoglionito???
-Eh? oh... niente niente eheh...- Disse Naruto chiudendo la bocca e gli occhi spalancati e ridendo nervosamente.
-Non prendermi per il culo e dimmi che cazzo hai appena pensato, Naruto.-
Naruto sollevò un sopracciglio nella sua direzione e si divertì ancora di più quando vide che Sasuke si era innervosito.
-Ci tieni a lei eh?
-Baka...
-AH! lo sapevo! - poi però si fece immediatamente serio - Sasuke, io non nego di averla amata davvero fino a pochi mesi fa.- Sasuke lo guardava bieco e nei suoi occhi passò un lampo indefinito a quelle parole, tanto veloce che Naruto si chiese se effettivamente ci fosse stato
- E perchè avresti smesso ora?-
-Perchè ho capito che a Sakura ci tengo troppo per perdere la mia migliore amica. Mi ha detto che ti ama pur di rivederti... Non serve che sia io a dirti quanto è grande la sua devozione per un imbranato come te...-
-Attento a come parli - ringhiò Sasuke, anche se nella sua voce c'era una nota d'attenzione nascosta.
Naruto si alzò sogghignando.
-Bhè Sasuke, sappi  che io ti affido colei che tuttora considero mia sorella. Questa è una grande responsabilità che ti dò, non tradire la mia fiducia.-
Sasuke rimase turbato dallo sguardo che gli indirizzò Naruto mentre diceva quelle parole, turbato al punto da convincere Sakura a parlare personalmente con Naruto il giorno dopo.
L'Uzumaki però non era venuto da solo. Ad accompagnarlo c'era Hinata, nervosissima al pensiero di dover conoscere l'ex amore del suo Naruto kun e anche la persona per cui il biondo aveva sollevato un putiferio per anni.
Tuttavia il suo nervosismo fu quasi niente davanti alla sorpresa che ebbero Sasuke e Sakura nell'apprendere che stavano insieme.
Lei abbracciò Naruto con le lacrime agli occhi, augurandogli ancora e ancora tanta felicità, tra un chiedergli scusa e l'altro. Il breve pizzico di gelosia che l'aveva colta era svanito presto. Erano davvero fatti l'uno per l'altra quei due e lei non poteva essere sempre a proteggere Naruto come una sorella maggiore. Ora che avevano chiarito il malinteso della sua dichiarazione e Naruto aveva potuto renderla felice mostrandole che la voleva assolutamente in ogni caso come sua migliore amica, le cose erano molto più semplici.
Sasuke invece scuoteva la testa e si chiedeva mentalmente come facessero ad essere così tante le persone che amavano quell'idiota di Naruto, sebbene la risposta la conoscesse bene.
 
Quella mattina fu lei a parlare per prima. Hinata si staccò dal suo petto caldo e accogliente di Naruto giusto lo spazio per chiedergli -Come va?- ,con voce morbida. Da quando l'aveva baciata la prima volta durante la battaglia lei non aveva più balbettato. Era una donna forte e sicura di se.
-Fatica. Tutti vogliono qualcosa da me e, a parte Shikamaru, molti altri sono venuti...
-Il tuo lavoro ti porterà grandi soddisfazioni amore, pensa! Tra una settimana sarai ufficialmente Hokage... è meraviglioso.
Naruto guardò il sorriso aperto e radioso di Hinata. La avrebbe voluta sempre così. 
Le fece il solletico sui fianchi e lei si dimenò sorpresa e fingendosi offesa -Dai Naruto...- lo spintonò lei ridendo e appena rossa sulle guancie candide. I grandi occhi chiari le brillavano in maniera strana, si vedeva che non era solo per la colazione che era venuta. 
Naruto la mise a suo agio e si sedette sulla cattedra, facendo posto anche per lei che si divertì un mondo ad imboccarlo con i biscotti come un bambino. Erano una coppia semplice, sincera e quello che a tutti poteva sembrare un gioco stupido per loro era solo uno dei tanti modi di dire ti amo.
Quando il thè finì e non ci fu più niente da dire Hinata lo sorprese, ancora una volta.
-Vuoi andare a trovare Sakura?- gli chiese senza traccia di rabbia o altro. Solo guardandolo serena in attesa di una risposta.
-Perchè me lo chiedi?- disse Naruto baciandole il collo.
-Perchè oggi è stata dimessa dall'ospedale e magari... ho pensato volessi passare un po' di tempo con il tuo team.-
Naruto sorrise davanti la disponibilità e fiducia di lei.
-Sei così speciale Hinata-
-Non credo sai-  ribattè lei - per troppo tempo sono stata pressochè inutile. Non facevo altro che piangere ed arrendermi ancora prima di provare. Mi affidavo molto a Kiba e a Shino, e Kurenai più di una volta mi ha preso da parte per consigliarmi di smettere la vita del ninja e se anche io però ho voluto riuscirci comunque questo non toglie che a lungo non sia riuscita a superare le mie paure. Non posso essere utile solo quando sono terribilmente spaventata, capisci? Inoltre un po' di gelosia mi rimane... so che non è giusto eh... però... sapere che Sakura ti ha avuto vicino per tutto questo tempo...-  picchiettò piano sulla sua spalla e gli rubò il cappello da Hokage, mettendoselo lei.
-E allora ci alleneremo anche per questo perchè io farò di tutto per non vederti più spaventata, quindi è meglio se ti ci abbitui... Inoltre di Sakura ne abbiamo già parlato, non posso rinunciare a lei perchè ormai è parte del mio passato insieme a Sasuke e agli altri... Ho imparato ad apprezzarla fin da piccolo, come tu hai fatto con me quindi lo so che dici così solo per scherzare visto che neanche tu saresti capace di non pensarmi più. Semplicemente ora penso a lei in un altro modo, altrettanto bello e speciale... e sono io l'Hokage!- disse, riprendendosi scherzando il cappello e calcandoselo in testa.
Hinata sorrise e accarezzò la superfice piana del tavolo illuminata dal calore ardente del sole che stava sorgendo.
-Andrò questa sera da quei due.- Disse risoluto Naruto guardando oltre le sue spalle.
Hinata alzò o sguardo sorpresa -Non ora? -
-Ora voglio stare con te. E poi ho una sorpresa...-
-Una sorpresa???- chiese Hinata
-Vuoi vederla?
-Sì... mi devo preoccupare?- scherzò lei.
-Spero di no - rispose lui prendendola per mano e rovistando nel cassetto con l'altra per tirare fuori una foto sbiadita.
-Questi sono i miei genitori... e questa è tua madre.
-Oddio....- Hinata prese la foto con mani tremanti. Una ragazza con i capelli come i suoi e gli stessi occhi le sorrideva, abbracciata a un'altra con lunghi capelli rosso fuoco. Dietro di loro altri ninja appena promossi jonin ridevano allegri. La foto era vecchia, ma Hinata vide subito che c'era un uomo uguale a Naruto, solo con i lineamenti più affilati. 
-E' bellissima...
Naruto la circondò con un braccio -Come te, Dattebayò!-

Attenzione!

Questo capitolo può essere collegato ad un'altra storia che ho scritto e che descrive bene il come Naruto e Hinata abbiano parlato.
Ambientata negli ultimi capitoli la storia si chiama: During the War
Grazie per l'attenzione =)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Perle per il futuro ***


Life goes on


La vita continua. Naruto, Sasuke, Sakura, Hinata e tutti gli altri hanno ancora molto da fare e da dirsi. La guerra contro Madara non ha fermato le loro vite, ma ha aperto nuove strade. Sta a loro decidere quale seguire.

Capitolo 3   -- Perle per il futuro --

Il sole si mostrava sempre più accecante in quel mezzogiorno nel villaggio di Konoha. Shikamaru e Temari, ancora chiusi nella loro stanza, litigavano su una scacchiera di Shoji, se vinceva Shikamaru lei avrebbe dovuto lasciarlo dormire in pace, se vinceva Temari si tornava comunque a letto, ma per altro. La ragazza di Suna aveva il sospetto che quel dannato Nara la facesse vincere troppo spesso.
Naruto e Hinata stavano facendo una passeggiata per il villaggio, così che Naruto potesse sia adempire ai suoi doveri da Hokage, sia potesse portarla all'Ichiraku a mangiare una bella scodella di ramen. Sasuke invece si allontanava scazzato dalla residenza degli Uchiha, deserta tranne che per lui e per i muratori che stavano ricostruendo le parti crollate durante l'attacco. Nonostante non fosse più un traditore a detta di tutti, sarebbe dovuto rimanere per qualche mese in libertà vigilata.
-Dove vai?- lo fermò un anbu all'improvviso, comparendogli davanti.
-In ospedale- ribatté Sasuke tra i denti. Odiava essere seguito.
Ma anche nell'edificio bianco gli sguardi non erano tra i più solari nei suoi confronti. Diffidenza, dubbio, paura... curiosità o gratitudine li scorgeva ben poche volte.
 
Non era stato presentato tra gli eroi che avevano ucciso Madara, nonostante Naruto non avesse mai smesso di ripeterlo.
Idiota. Gli aveva mandato una lettera tre settimane prima, poco dopo che era venuto in ospedale con quella Hyuga, ed era tutta piena di quanto fosse importante che lui restasse, che lo consideravano parte del team, che avrebbe avuto i suoi riconoscimenti... aveva letto seccato quella lista di sciocchezze, ma ciò che gli aveva dato più fastidio era quella nauseante sensazione di malcelato piacere che aveva provato nel leggere.
Ciò che più lo aveva colpito e reso felice era la promessa di fare un funerale per Itachi destinato a rimanere nelle menti di ogni abitante per sempre.
I primi giorni era stato da solo. Girava per le vie del suo clan e rivedeva pezzi di case che da piccolo conosceva a memoria, luoghi familiari... rimpianse di averli voluti distruggere. Inoltre quel silenzio continuo gli permise di pensare come non faceva da tempo.
Suo fratello era un chiodo fisso da tempo. C'era altro a cui pensare. Una nuova vita forse?
Le prime volte che questo pensiero accennava ad affacciarsi Sasuke lo respingeva con fermezza, però quando cominciò a farsi sempre più frequente e martellante non potè più ignorare ciò che il suo cuore cercava di dirgli, di riportargli alla memoria.
Il passato con il suo Team, Naruto, Kakashi e Sakura come persone, come... amici. Gli era difficile anche solo pensare quella parola. Suigetsu, Karin, Jugo... Non aveva dimenticato nulla. E ora aveva pure un modo per ricollegare quei ricordi apparentemente così lontani e irreali al suo presente.
 
Oltrepassò il portone di vetro dell'ospedale e si diresse spedito verso la camera di Sakura. Naruto era il ponte tra il suo passato e il suo presente. Sakura ne era l'essenza. Lei per lui aveva passato quasi un mese in ospedale, sfiorando la morte come nessuno prima.
Sasuke era stato colpito da un tale gesto, circondato com'era solo da odio e vendetta: che lei, Sakura, provasse dei sentimenti per lui dopo tutto quel tempo, tutto quello che aveva fatto e sopratutto, dopo averla cercata di uccidere, era sconvolgente. Che poi si fosse quasi uccisa per salvarlo lo turbava davvero molto, ma ancora non sapeva dare un nome a questo turbamento, sopratutto perchè era sorto solo verso la fine della battaglia, prima aveva provato solo fastidio quando Naruto l'aveva salvata.
 
Circa cinque giorni dopo il suo ritorno al villaggio era andato a trovarla, ma vedendo che dormiva non l'aveva svegliata, si era limitato a fissare le sue labbra rosso ciliegia e gli occhi chiusi, di cui uno fasciato. Era bella, ora che aveva il tempo di guardarla senza dover rispondere a seccanti domande, poteva ammetterlo a se stesso; aveva un bel corpo e il viso era dolce e reso speciale dai capelli color petalo che tanto gli ricordavano gli alberi di casa sua.
Il giorno dopo lei era sveglia e nel vederlo entrare in camera era divenuta la rappresentazione materiale della sorpresa.
Sasuke stava per andarsene, ma lei lo invitò a restare, anche perchè potesse raccontargli ciò che aveva fatto e che nessuno gli aveva spiegato fino ad allora.
-Ti racconterò da quando Itachi è apparso e ti ha detto come sono successe veramente le cose con Madara...-
 
La situazione sembrava disperata quando, come se fosse stato chiamato, Itachi era apparso accanto a loro. Nonostante combattesse ancora contro i ninja della foglia e degli altri villaggi i suoi occhi erano altrove e le parole che aveva pronunciato erano sincere e non manipolate come i suoi gesti
Saske seppe la verità. Madara in passato aveva complottato con Danzoo, era stato lui a istigare la volpe e di conseguenza era sua la colpa se avevano dubitato degli Uchiha. Madara lo voleva controllare come aveva fatto con tutti i capi della foglia, in segreto.
A queste parole il giovane si era ritirato dalla battaglia scioccato, lasciando Naruto e Madara da soli e rifugiandosi su una roccia sovrastante il campo di battaglia.
Naruto lo lasciò andare, sapeva che le informazioni ricevute erano troppe e troppo forti; aveva visto negli occhi neri di Sasuke il terrore e il dubbio. Aveva continuato la sua battaglia.
 
Non fu lui dunque, ma Sakura, partita inizialmente per aiutare Naruto, ad avvicinarsi a Sasuke per prima. Lo trovò solo, che tremava sotto la pioggia scrosciante, che urlava al mondo la sua indignazione e il suo dolore. Voleva togliersi la vita. Sakura corse verso di lui e più correva più sembrava allontanarsi. I passi erano pesanti, troppo, troppo, troppo lenta! Con uno slancio fu dietro di lui, il cuore a mille.
-No.. Saskè....Fermati!-
Poche parole, urlate da una voce altrettanto disperata, altrettanto disposta a tutto per proteggere ciò che amava, lo avevano avvolto. Le braccia forti dell'Uchiha erano bloccate da quelle di Sakura nello stesso modo in cui lei, tanti anni prima, aveva fermato il suo segno maledetto nella foresta proibita.
Ciò che non avevano raccontato a Naruto erano state le parole che lei e Sasuke si erano detti dopo così tanto tempo.
 
-Saskè-kun... ti prego... fermati... torna... da noi. -
Il moro era immobile. Non si era scostato, nè l'aveva allontanata. Era troppo distrutto per tutto, anche solo per guardarla. Tutto ciò in cui aveva creduto lo spingeva a cercare altro sangue, altra vendetta, altra morte, eppure se dopo il risultato era quello di trovarsi ancora più assettati e vuoti di prima che senso aveva combattere? che senso aveva esistere se nulla poteva dare un senso ai tuoi gesti?
Prima aveva combattuto per il suo clan e ora per suo fratello, ma non aveva mai combattuto per se stesso, si era sempre lasciato andare al buio perchè era estremamente più facile, come arrendersi. La forza di volontà per rimanere sulla retta via non l'aveva mai cercata.
Forse perchè gli ricordava troppo i momenti più felici della sua vita, quando era un ragazzo normale, con un fratello maggiore fantastico e una famiglia che lo amava; quando aveva avuto dei sogni che non fossero di morte.
-Io... io ho saputo poco tempo fa chi era veramente Itachi... e anche se non posso immaginare il dolore che hai provato... posso capirlo. Non eri tu quello che mi ha attaccata. Non eri tu quello che ci ha lasciati... Niente di quello che farai potrà farlo ritornare...ti prego, ti prego! Tu puoi vivere anche per lui...-
Sakura non tratteneva più le lacrime. Sgorgavano folli dai suoi occhi insieme al fiume dei sentimenti del suo cuore. Aggrappata a Sasuke sentiva il calore della sua pelle anche sotto la pioggia battente, sentiva il corpo possente di quella persona fragile vicino a se, come aveva sognato per anni e sopratutto sentiva il battito dei loro cuori martellare sempre più forte.
Ora. Era ora il momento per cui lei era vissuta, per cui aveva combattuto e in cui aveva creduto.
Cercò di trasmetterglielo con tutta la sua forza, abbracciandolo stretto con le braccia bagnate di lacrime e pioggia. In quel momento pensò che pur non volendo lasciarlo mai più, lei era ancora completamente impotente con Sasuke, non avrebbe di certo potuto fermarlo da sola e tanto meno convincerlo a parole a restare. Il suo era un gesto disperato ed era da stupide pensare che due parole spezzate dai singhiozzi potessero bastare a redimerlo, ma non poteva farci niente. Era più forte di lei, più forte di qualsiasi decisione avesse mai preso. In quel momento lei doveva essergli accanto, e in nessun altro luogo.
Un'esplosione le ricordò che Naruto stava ancora combattendo e lei invece era al sicuro, inseguendo il suo egoismo e le lacrime sgorgarono più forti. Si era aggrappata ai suoi sogni, come le aveva detto l'Uzumaki, ma ora se Sasuke l'avesse abbandonata ancora... il buio non avrebbe tardato a calare sui suoi occhi smeraldo.
 
Sasuke cadde in ginocchio, ma la rosa non lo lasciò un istante e cadde con lui. L'Uchiha respirava forte, in cerca d'aria, sembrava che non riuscisse più a smettere di tremare. Gli occhi erano stretti davanti al mondo, cieco davanti a tutto, ma non totalmente estraneo a ciò che lo circondava. Sentì le parole di Sakura, e non gli scivolarono addosso come le gocce del temporale. Sentì che parlavano di una vita di speranza che Itachi aveva cercato di salvargli molto tempo fa.
Espirò l'aria che aveva dentro, pur non smettendo di piangere nemmeno lui. Fu con voce ferma e amara che parlò.
-Grazie.- mormorò, e anche se si sentì appena sotto lo scrosciare dell'acqua per Sakura non ci fu altro suono che la sua voce.
La Kunoichi sollevò la testa che fino ad allora aveva premuto sulla schiena nuda del compagno per soffocare i singhiozzi. "Arigatou" era stata l'ultima parola che le aveva rivolto anni prima, in una notte tanto oscura quanto quel giorno con il cielo coperto da nuvole nere.
Ma Sakura non ebbe il tempo di stupirsi. Era ancora con la bocca semiaperta per i confusi sentimenti che le stavano inondando il cuore come un fiume in piena quando Sasuke cadde indietro, non riuscendo più a sostenere il peso di ciò che gli era successo e delle ferite. Si abbandonò alla presa della ragazza, la sua nuca cadde sulla spalla di lei e svenne.
Sakura non perse tempo, lo trascinò sotto un albero e prese a medicarlo, frenetica. I suoi gesti erano convulsi e spesso mancava gli oggetti, andando a scatti. I capelli fradici le gocciolavano davanti gli occhi, oscurandole la visuale, ma lei non sentiva nulla, nemmeno le ferite che aveva riportato fino ad allora combattendo, ma queste la ostacolarono e quando giunsero al riparo Sasuke era ancora svenuto. Sakura si strappò i guanti neri e infuse tutta la sua arte medica nella guarigione del moro, che aveva ancora evidenti i segni della battaglia violenta. Combattere contro molti ninja e poi con Naruto non era stata una passeggiata. Passò le mani sul suo corpo, e quando vide che l'effetto curativo tardava, le lacrime cominciarono ad assalirla, le mani a tremare e la gola a stringersi in un nodo sempre più doloroso.
-No...cazzo, no... Saskè kun... Saske!!!
La ragazza si fermò un istante e trasse un profondo respiro. Doveva usarla, ora o mai più.
Guardò il volto pallido e gli occhi sanguinanti dell'uomo che amava e si chinò sopra di lui, infondendogli tutto il calore di cui era capace. Dandogli tutto l'amore del suo cuore spaventato.
Baciò appena le sue labbra di ghiaccio prima di cominciare la tecnica con la quale Chyo aveva resuscitato Gaara.
 
Buio.
I contorni si distorcevano sempre di più e il freddo era sempre più pungente, più accecante. La vita le stava passando attraverso i palmi che premevano senza indugio il petto di Sasuke.
Vide il corpo del ragazzo guarire, le ferite rimarginarsi e le ossa tornare al loro posto. Le orribili ferite di quel corpo martoriato erano guarite, ma il respiro ancora non tornava.
E lei era al limite. Sentiva già le ombre che la chiamavano a se.
Poi un soffio diverso dagli altri. Un soffio di vita.
Sasuke tossì forte. La gola gli bruciava come brucia a un essere al suo primo respiro vitale. Era disorientato. Prima era a un passo dal morire... Cosa ci faceva sotto l'albero? perchè non era ferito e sopratutto di chi era il corpo vicino a lui?
A fatica si girò su un fianco e con il braccio libero spinse lo sconosciuto a mostrarsi, ma questi non si muoveva.
Lo spinse ancora di più, ma vedere il volto immobile di Sakura lo fece raggelare. Che cazzo era successo?!?
Le posò una mano sul cuore e sentì che il battito c'era ma era così debole....
Deidara gli aveva parlato che Gaara era stato resuscitato e un dubbio lo assalì, facendogli pulsare il sangue nelle orecchie.
Spostò la mano tremante sul viso pallido e sporco di Sakura e le scostò i capelli rosa come aveva più volte, mai confessato a se stesso, sperato di fare.
-Sakura... Tu...
Si trascinò sopra di lei, il volto corrucciato e un nodo allo stomaco. In passato era stata l'unica ad attirare la sua attenzione tra le tante ragazze che lo seguivano, lei era diversa. E ricordava anche quando era arrivata appena ucciso Danzoo. Fissando il corpo di lei sempre più debole vide del sangue, ma non delle ferite che potessero giustificarne così tanto e lentamente la memoria riaffiorò.
Lei, la pioggia. La luce che tornava.
No. NO.
Non doveva finire così. Non era giusto. Itachi non avrebbe voluto. Lui non lo voleva!
Alzò debolmente la testa di Sakura e le fece la respirazione, anche se ormai sembrava un' impresa disperata.
La ragazza era esangue.
Uno. Due. Tre. Quattro.
Respirazione.
Uno. Due. Tre. Quattro
Respirazione.
Uno. Due...
Bum.
Sasuke si fermò. Il cuore aveva dato un segnale di ripresa. Forse non era tutto perduto. Cercò nella sacca medica della ragazza e trovò dei farmaci ricostituenti. Glieli diede.
Il sudore formava minute goccioline sul corpo già bagnato dell'Uchiha. Perchè lo stava facendo? Non lo sapeva con esattezza.
Sapeva che ora era giusto farlo, forse, era giusto lottare per la vita o almeno sapere il perchè lo si faceva.
Le palpebre chiare ebbero un tremito e Sakura lentamente socchiuse gli occhi, per richiuderli subito, troppo debole per rimanere sveglia.
_ bene, ora che è fuori pericolo che vuoi fare???_ Si chiese Sasuke con rabbia. Tornava bel bello alla foglia? Dopo tutto quello che era successo non avrebbero nemmeno voluto sentire il suo nome.
Guardò verso l'alto, senza risposte.
Poi prese una decisione.
Raccolse piano Sakura svenuta tra le braccia e corse verso la frontiera che gli era nemica fino a tre minuti prima. Corse e più correva più le forze tornavano. Non poteva essere in debito con qualcuno. Sopratutto con lei.
Quando lo videro arrivare chiamarono niente di meno che i 5 Kage. Lo bloccarono a distanza dalle palizzate e Sasuke sentì l'odio montargli al pensiero della sua vendetta.
Non disse nulla, ma cercò Tsunade e la vide strabuzzare gli occhi e ordinare a tutti di non attaccarlo.
Le fece un cenno e posò Sakura a terra. Quindì sparì avvolto dalle fiamme.
 
Mentre correva lontano, lasciandosi alle spalle le faccie sbigottite dei Kage, Sasuke si mordeva le labbra preoccupato. Era ben conscio che Madara era troppo forte perchè Naruto potesse sconfiggerlo da solo, ma se l'avesse aiutato forse quel bastardo avrebbe avuto ciò che si meritava.
Un sapore strano gli era rimasto sulle labbra. Era davvero inspiegabile che sapessero di ciliegia.
Quando raggiunse l'Uzumaki questo era allo stremo delle forze, consumato dalla sua stessa, potente, tecnica. Irradiava una luce accecante e il potere oscuro della volpe permeava l'aria. Sasuke si avvicinò quel tanto che bastava e annunciò la sua presenza evocando il Susanò intorno a se.
-Vedo che sei tornato pivello...- lo aveva provocato Madara.
-Pensavi davvero che io volessi aiutarti a vendicare il tuo clan? Povero sciocco, tu non sei stato altro che una pedina nelle mie mani fin dall'inizo! Quell'idiota di Itachi aveva anche provato a tenerti lontano da me... ma ogni suo gesto è stato inutile quanto la sua esistenza! -
-NON OSARE PARLARE DI LUI, PEZZO DI MERDA! Naruto, uccidiamo questo stronzo e ti prometto che ascolterò le tue cazzate ancora una volta.-
-Sasuke...!- Naruto lo guardò al colmo della gioia per un attimo, appena un istante in cui un sorriso di speranza gli riaffiorò sul volto. -Si- disse serio, tornando a fissare Madara e aumentando il chakra dorato intorno a se.
-Per Itachi...- ringhiò Sasuke
E la battaglia iniziò, violenta come non si era mai vista. Lampi d'ombra e luce colpivano a chilometri di distanza e il gelido chakra di Sasuke si fondeva con quello rovente di Naruto tanto che l'aria scoppiettava di scintille elettriche.
Il colpo finale lo diedero insieme. Corsero l'uno verso l'altro per la terza volta, Naruto con un grande rasengan, splendente come un sole nel suo palmo aperto. Sasuke manteneva un oblio nero e blu tenebra nella mano sinistra, i fulmini guizzavano tra le sue dita adunche, strette intorno al potere devastante.
Questa volta però le loro tecniche non si sarebbero scontrate. In mezzo ad esse Madara venne polverizzato.
Tra le sue vesti si sollevò un enorme fumo viola e del corpo non rimase altro che la maschera fumante del loro nemico.
 
Quando Sakura gli raccontò della tecnica che effettivamente aveva usato, Sasuke aveva subito ribattuto.
-Non sono in debito con te. Intanto non ti ho chiesto io di salvarmi, inoltre sono stato io a riportarti a quei buffoni degli Hokage, non ti aspettare chissachè....- ma suonava da giustificazione.
Sakura sorrise non vista con la testa chinata verso le lenzuola bianche.
-Non sei cambiato... ed è questo quello che conta. Il Sasuke che conoscevo non è morto, non voglio altro...
E si distese dandogli le spalle, il cuore spaccato a metà tra la soddisfazione di essergli riuscita a dire quelle parole e il dolore per un'illusione infranta, che seppur breve le aveva portato un po' di speranza, ma del resto quello sperava era impossibile.
Dopo circa una decina di minuti Sakura chiuse gli occhi, convinta che Sasuke se ne fosse andato, silenzioso come era venuto e senza salutare ovviamente.
Per lei dunque fu solo un sogno, non se ne accorse neppure, quando le labbra gelide e sottili di Sasuke si posarono un attimo, giusto un battito di ciglia, sulle sue, per non lasciare in sospeso neanche quel regalo segreto che Sakura gli aveva fatto prima di curarlo.
 
Sasuke era tornato a trovarla altre volte, finchè divenne un abitudine.
Lui stava zitto, in un angolo, senza salutare ne al suo arrivo, ne quando se ne andava. Eppure Sakura appena si accorgeva di lui pareva all'improvviso più felice e allegra. Gli raccontava aneddoti e missioni che avevano fatto mentre lui non c'era, le cavolate che aveva combinato Naruto, e altre cose.
Una delle rare volte che il ragazzo parlò per interromperla disse solo - Io vengo qui perchè non ho altro da fare... non farti strane idee-
Sakura non se ne curò. A volte stava anche in silenzio, semplicemente godendo della sua compagnia, e disegnava. Una volta disegnò loro tre, il team 7 e appena Sasuke vide il disegno indirizzato a lui, aveva preso e se ne era andato così su due piedi.
La mattina dopo non venne, però il disegno era sparito.
 
Anche quel mezzogiorno afoso quando vide Sasuke la ragazza non potè trattenere un sorriso. Aveva una piccola valigia con le sue cose e finalmente la benda sull'occhio era stata tolta. Qua e là le cicatrici rimanevano, ma appena appena. Naruto si era molto raccomandato che i migliori medici la seguissero.
 
Era appena uscita dalla sua camera e stava ringraziando le infermiere. Quando vide Sasuke con la coda dell'occhio; le salutò e si diresse verso l'uscita spedita.
-Sono guarita. Ora non serve più che tu mi venga a trovare in ospedale come probabilmente ti avrà costretto a fare Naruto....-
-Naruto non mi costringe a fare un cazzo....- Borbottò Sasuke
Sakura lo guardò perplessa, ma non proferì parola.
-Io vado allora...- disse con un timido sorriso, ma senza riuscire a guardarlo negli occhi.
-...-
Si incamminò silenziosa per i corridoi lindi dell'ospedale e raggiunse la strada affollata. Il sole le colpiva il viso creando varie ombre e giochi di luce, specie quando scintillava nei suoi occhi verdi.
Aveva fatto appena due metri che la mano che reggeva la valigia ebbe un crampo e lasciò andare il bagaglio, cadendo a terra aprendosi e sparpagliando in giro il contenuto.
-Eh che cazz...- disse Sakura tra i denti, mentre si chinava a raccogliere le sue cose.
Non fece in tempo a chinarsi che una grande ombra la oscurò. Sasuke le porse una maglietta e una gonna caduta. Poi vedendo che la ragazza non si muoveva, o piuttosto manteneva un'aria scioccata a fissarlo, le strappò infastidito la borsa, prendendo con l'altra mano gli oggetti sparsi e ficcandoceli dentro senza troppi riguardi. Poi si alzò sbuffando.
-Voglio farti vedere una cosa. Puoi seguirmi o devi andare di corsa da quell'allocco del biondo?
Sakura guardò indecisa la strada verso l'alto edificio rosso dell'Hokage e poi Sasuke, il quale prese male il suo indugiare.
-Come non detto, me ne vado.
-Nono, aspetta... ok vengo...-
Si incamminarono, lui davanti e lei dietro più titubante, verso la zona anticamente popolata dei membri del clan Uchiha.
Sakura era nervosa. Perchè la portava in un posto simile? Sasuke non le era mai sembrato così strano: prima la aiutava e poi le diceva di seguirlo.
-Questa era casa mia- disse all'improvviso Sasuke dopo un lungo periodo di silenzio. Entrò nella casa. Sakura si guardò intorno spaesata e chiese a voce alta, con la bocca impastata per la prolungata assenza di parole - Devo entrare?...-
La voce scura di Sasuke arrivò lontana alle sue orecchie. -Sì.-
Lei si tolse le scarpe sulla veranda e proseguì seguendo il rumore di passi sul legno scuro del pavimento. Si guardava intorno a metà tra lo speventato e il curioso. Quella era la casa dove era vissuto Sasuke... la penombra era pesante, ma una volta abbituata alla luce Sakura potè distinguere i mobili e le stanze. Era troppo vuota, quella casa sapeva di abbandono.
I passi si fermarono e lei quasi non si accorse di stare per andare a sbattere contro Sasuke finchè non parlò
-Questa è la stanza dove ho visto i miei genitori morti, a terra in un lago di sangue...- si girò all'improvviso e cominciò lentamente a camminare verso di lei che invece arretrava passo dopo passo.
-M-mi dispiace... non avevo un' idea di come fosse successo.
-Li rivedo ogni notte- Si avvicinò ancora. Sakura ormai era spalle al muro. 
-E vedo anche mio fratello sulla via qua davanti che piange sotto la luna.-
Sakura sbattè contro la parete e abbassò gli occhi non riuscendo a reggere quello sguardo carico di accuse.
-Perchè mi hai portato qui?- mormorò lei con lo stesso tono basso. -Io non c'entro nulla, NULLA con tutto questo e nemmeno gli abitanti del villaggio che un tempo avevi deciso a priori di uccidere! Ho sempre provato a immaginarmi come doveva essere stato, immedesimarmi in te e tutto, ma non ci sono arrivata nemmeno vicina. E' questo che vuoi? essere commiserato da tutti? Portare la tua maschera da vittima per sempre? Come la vendetta neanche questa è la strada giusta Sasuke, fidati di me per una volta. Tu dici che io e Naruto non abbiamo idea di cosa vuol dire perdere qualcuno, eppure per anni non abbiamo avuto notizie di te e questo era ancora peggio che saperti morto! Quando ho saputo di Itachi ho tremato al pensiero di cosa sarebbe significato per te. Non posso davvero comprendere quanto grande sia stato il suo sacrificio, ma se tu puoi allora non renderlo vano! Non gettare la tua vita nell'autocommiserazione e lotta per qualcosa...-
Le braccia di Sasuke si appoggiarono pesanti sulla parete ai lati della testa della ragazza. Sakura non aveva la forza di muoversi.
- Tu mi dici di vivere per mio fratello quando io non ho nemmeno la forza di vivere per me stesso.-
Sakura si rattristò moltissimo a sentire la nota di sofferenza nella sua voce. Il cuore la spingeva ad abbracciarlo, ma temeva di osare troppo.
-Hai noi Saskè... tu...hai me...-
Un silenziò carico di tensione seguì quelle parole. Sasuke rimase immobile finché un suono cristallino non si propagò timido e appena percettibile nell'aria. Una goccia che cadeva per terra. Una lacrima seguita da molte altre. Sasuke si stava finalmente aprendo, stava finalmente lasciando che ogni impurità, ogni sua mancanza uscisse con quelle piccole perle e ora non riusciva più a fermarsi, come era successo all'apprendere la verità su suo fratello. Non singhiozzava disperato, però il respiro era irregolare e spezzato.
Sakura non riuscì più a trattenersi e gli prese il viso tra le mani tremanti, sollevandolo quel tanto che bastava a guardarlo negli occhi. Anche lei li aveva lucidi.
-Farò tutto il possibile perchè tu sia felice, Saskè kun. Ti prego solo di accettarlo. -
Le labbra tremanti della ragazza si avvicinarono lentamente, spaventate e appena socchiuse, a quelle salate di lacrime del'Uchiha il quale si avvicinò anche lui, indeciso, fragile come in realtà era sempre stato.
Un bacio all'inizio incerto, poi via via sempre più appassionato li unì e li pacificò come mai avrebbero pensato. Nessuno li sarebbe venuti a cercare in quel posto. 
Avevano una vita per rifarsi di un passato trascorso in una impaziente attesa di felicità

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Semplice soluzione ***


Life goes on


La vita continua. Naruto, Sasuke, Sakura, Hinata e tutti gli altri hanno ancora molto da fare e da dirsi. La guerra contro Madara non ha fermato le loro vite, ma ha aperto nuove strade. Sta a loro decidere quale seguire.

Capitolo 4   -- Semplice soluzione --

 
Neji tamburellava le dita frustato sullo stipite di una porta. Dove diamine era finita
Dovevano trovarsi alle 11 per avere una scusa e non partecipare alle stupide gare con Lee e il sensei... Se Gai lo avesse trovato apparentemente senza nulla da fare lo avrebbe costretto come minimo a combattere con quel suo pupillo uguale a lui... cosa che Neji non$ aveva la minima intenzione di fare. Il sole della tarda mattinata gli colpiva di traverso il viso, scaldandogli la schiena. Sarebbe stata una giornata molto calda.
-Eccomi! scusa il ritardo Neji kun - gridò una voce acuta e solare alle sue spalle, accompagnata dal leggero alternarsi di passi sulla strada battuta.
Neji si voltò seccato, i capelli che gli ricadevano pesanti sulla schiena contribuivano ad aumentare il calore che provava quando sentiva quel tono cristallino.
-Dovevi arrivare mezz'ora fa...
-oh, Scusa, scusa, scusa... il problema è che Ino san ha voluto a tutti i costi fermarsi in una boutique appena aperta e lì abbiamo intravisto una cosa sconvolgente...
Neji sollevò un sopracciglio mentre la prendeva per mano senza interrompere quel fiume di parole, ed iniziavano a camminare lungo la via assolata di fronte alla casa di lei
-che sarebbe successo? Gai che si comprava un altro rasoio per sembrare più giovane?
-Nono! Non indovineresti mai... si tratta di Hinata!
-Hinata sama?
-Sì, tua cugina! l'ho vista nella boutique...
-Non mi sembra che ci sia da esserne così agitati... mi hai fatto preoccupare che fosse successo qualcosa di grave... tipo che si fosse messa con l'Uzumaki...-
-Eh...- Tenten bloccò repentina le parole che aveva già pronte in gola e mandò giù rumorosamente.
Neji la guardò corrucciato.
-... perchè lei... non l'hai vista con Naruto, vero?
-N-No no! Anzi eh, eh... stava solo comprando un vestito strano...-
-Mi stai nascondendo qualcosa...
-E tu non studiarmi come una cavia! ti ho detto mille volte che non lo sopporto!
Continuarono a battibeccare lungo tutta la strada, mentre Neji insisteva a saperne di più e Tenten si rifiutava categoricamente di parlarne.
Era sempre così tra di loro, una serie di bisticci fatti di un'implicita richiesta d'attenzione.
Tenten non era popolare al villaggio come le altre ragazze, nonostante il suo carattere allegro e ironico non mancasse mai di far sorridere. La ragazza detestava quando il suo modo di fare attirava ragazzi sciocchi o frivoli. Non li aveva mai sopportati, come del resto quelli troppo esuberanti, sebbene ormai sapesse trattare fin troppo bene con questi ultimi. Neji era l'unico che la capisse davvero. La ascoltava, a volte senza dire nulla, solo fissandola con i suoi occhi trasparenti e silenziosi e capendo quando un suo commento era voluto o meno. 
-A proposito... dove mi stai portando Neji Kun?
Neji le concesse uno dei suoi rari sorrisi.
-lo vedrai-
Tenten a quel punto era davvero curiosa, non era da Neji comportarsi così. Uscivano spesso insieme, ma temevano tanto per la loro amicizia che non avevano mai ammesso di voler entrambi qualcosa di più, sebbene fosse palese.
Neji mantenne un'espressione neutra, il cuore gli batteva molto più forte di quanto Tenten potesse immaginare.
Aveva paura, una di quelle paure che non puoi ammettere, che si mischiano con l'emozione e l'impazienza di veder realizzato il proprio piano. Conosceva Tenten e sapeva che ciò che le avrebbe mostrato le sarebbe piaciuto... temeva solo per la reazione di quella ragazza così sagace e spontanea.
 
Giunsero ad un piccolo parco, ormai ai limiti del villaggio e per questo rimasto pressochè intatto. La parte crollata era composta precedentemente da delle grandi statue in pietra raffiguranti animali che ora giacevano a terra a pezzi, ricoperti appena da edera ed erba. La natura non aveva tardato molto a prendere il sopravvento.
Tenten si guardava intorno perplessa e Neji la trascinava dietro di se, nel silenzio appena rotto dal cinguettare dei passeri. Si arrampicarono facilmente sulle macerie che per un normale abitante avrebbero rivelato una sfida non da poco, ma una volta in alto la vista li ripagò della fatica e Tenten, che stava seriamente per fermare il compagno e interrogarlo, rimase senza parole.
Una piccola calla verde lussureggiante era racchiusa davanti a loro, bloccata dalla parte del villaggio dai massi che avevano appena scalato e più in là dalla foresta che si presentava subito fitta. Subito sotto di loro un piccolo laghetto era continuamente infranto dalla limpida acqua di una cascatella. Era un posto da fiaba, ma la sorpresa non finiva qui. Neji, conoscendo molto bene i gusti della ragazza, aveva posizionato delle pietre e delle statue in modo da riprodurre un antico giardinetto zen, sogno nel cassetto che Tenten non aveva mai potuto realizzare per mancanza di fondi.
-E'-E' bellissimo!- disse entusiasta, alzando il tono man mano.
Prima che potesse dire alcunchè Neji la vide precipitarsi leggera sul laghetto, rimanendo dolcemente sospesa sopra il pelo dell'acqua prima di raggiungere la riva. Una piccola tana di volpe rivelò in quel momento tre musetti spaventati e la ragazza trattenne a stento un gridolino di gioia. Li guardò con affetto prima di sdraiarsi a pancia all'aria sull'erba, lasciando che il sole le colpisse giocoso il corpo, riflettendosi sulle cinghie del suo vestito. Aveva un corpetto in stile antico giapponese, simile alla sua tenuta ninja, ma di un bel verde brillante, con fibbie e bottoni color oro. La sua famiglia non era mai stata molto ricca... le scarpe che portava erano di finto camoscio, ma a lei andava bene così. Amava la natura e per lei era impensabile uccidere degli animali per farne degli accessori. La sua tipica acconciatura formata da due chignon stava particolarmente bene con il vestito senza maniche, ma come sempre qualche ciuffetto ribelle usciva e le ricadeva sulla fronte intelligente.
L'animo libero e senza freni della ragazza le permise di stendersi a pancia all'aria senza provare la minima vergogna, godendosi il sole e il rumore allegro dell'acqua. Era troppi giorni che era circondata solo da impegni, brutti ricordi della guerra... aveva bisogno di distrarsi e questo Neji l'aveva capito subito.
Il ragazzo le fu presto accanto, ma lei non se ne accorse neppure, tanto era immersa nel suo elemento. Il ragazzo la guardò in silenzio, un po' imbronciato dalla totale mancanza di ringraziamenti, un po' divertito dall'atteggiamento frizzantino di Tenten.
-Ti piace il posto?- le chiese retoricamente
-Ovvio che sì, baka. Lo adoro, è stupendo come si sia creato così per caso...- disse, girandosi su un fianco per non dargli le spalle.
-Veramente... l'ho fatto io...-
Tenten si tirò su di scatto, strabuzzando gli occhi 
-Cosa? D-davvero? Neji kun... non serviva...grazie...-
- Sai... non volevo essere solo il giorno del mio compleanno.-
Tenten lo guardò amareggiata.
-Hai rovinato tutto...-
-Cosa?!?
-Hai rovinato tutto... avevo preparato il tuo regalo da darti questa sera, dopo aver finto di essermelo dimenticata e ora mi tocca dartelo adesso!
Neji sbuffo sorridendo. Quella piccola tempesta riusciva sempre a sorprenderlo. Forse era la sua gioia e la sua allegria che illuminavano anche lui, oscuro di natura, ma Tenten era sempre stata così solare, oltre ad avere una buona dose di sarcasmo, che Neji apprezzava molto. Non era facile tenerle testa.
-Chiudi gli occhi-
Neji obbedì, sentendo che la ragazza frugava in tasca in cerca di qualcosa. Si trattenne anche dall'usare il byakugan per sbirciare. 
-Ecco qui!- cinguettò lei allegra.
Neji inclinò la testa di lato incerto. Cosa poteva contenere quel pacchetto così misterioso? Lo scartò con cura... e alla fine un sorriso sorse spontaneo sulle sue labbra sempre serie.
Una tigre bianca, bella, e dettagliata era acciambellata a formare una cornice luminosa sotto il sole. La foto dentro era una delle ultime che il maestro Gai aveva costretto i suoi allievi a fare.
Lee stava in piedi, dritto come un soldato, la mano alla fronte e quell'espressione di assoluta determinazione e semplicità che facevano ridere anche nei momenti più seri. Gai sensei era a mezz'aria all'altezza delle loro ginocchia, essendosi lanciato per entrare anche lui nella foto dopo aver scattato. Neji era all'estrema sinistra del quadretto, un sorriso non troppo convinto e Tenten con la testa appoggiata sulla sua spalla, una mano intrecciata nella sua e l'altra che strattonava Lee a farsi più vicino. Era una foto dolce, comica e unica al tempo stesso.
-Grazie-
-Lo sapevo che ti sarebbe piaciuta... in realtà sei sempre stato un tipo sensibile... eheh- ridacchiò lei piano.
Neji mantenne un'espressione indifferente e la guardò con insolenza.
-Sarebbe a dire?
-Sarebbe a dire che fai tanto il duro e non lo sei.-
-Ah bhè... scusa di averti deluso...-
-Però invece sei molto permaloso!- ridacchiò ancora Tenten
Il suono della cascatella e la sua risata erano quasi uguali.
Passarono tutto il pomeriggio sdraiati ora all'ombra, ora al sole. Avevano un giorno libero dai loro impegni da chunin e jonin, che c'era di meglio per evitare Gai e Lee? Quello che facevano non era un torto, visto che comunque quei due si sarebbero divertiti, fosse anche una gara a scavare un fossato di tre metri...
L'unico momento di tensione si ebbe quando, accaldata, Tenten spinse in acqua Neji, per scherzo certo, ma che risultò ben riuscito visto che il ragazzo riuscì a bagnarsi completamente in appena un metro e mezzo d'acqua. 
-Tenten! Mi hai bagnato totalmente, ma ti sembra?
-E daaaaai Neji! non hai caldo anche tu?- disse lei a fatica tra le risate nel vederlo bagnato fradicio.
-Anche? ANCHE? allora vacci anche tu in acqua!
Però Tenten fu più pronta di riflessi e quando lui la spinse lei aveva già pronto il chakra sui piedi, così non affondò, però non potè evitare gli schizzi che Neji mirava dritto ai capelli, tanto che presto li ebbe così bagnati da doversi sciogliere i codini. Pure vendicativo era il suo amico!
Si stesero ancora al sole ad asciugarsi, lei con i capelli finalmente sciolti sembrava un'altra persona. Neji a petto nudo su una roccia la guardava non visto. Quello era un bel compleanno.
 
La sera tardava a scendere, eppure Tenten insistette a muoversi che il sole non era ancora tramontato. Erano appena le sette.
-Dai muoviti! - gli urlò dal basso dei macigni
-Ma perchè tanta fretta dico io???-
-Perchè sì! vieni!
Neji si insospettì di nuovo. Vieni dove?
La seguì per le vie di Konoha illuminate da lanterne di carta e luci delle bancarelle. C'era molta gente per le strade e Tenten lo stava conducendo proprio dove sembrava esserci più calca. Neji, che non aveva mai amato la confusione, non capiva cosa centrasse quel trascinarlo qui e là tra la folla.
Poi finalmente vide un enorme ristorante gremito di gente: Kiba sull'uscio ci stava provando con quella ragazza dai capelli rossi e la carnagione scura che veniva dal paese del fulmine. Dall'entrata poteva intravedere solo Shino che stava appoggiato sul muro, perfettamente immobile, veramente spiazzato dalla situazione in cui si trovava: una ragazza con grossi occhiali e una coda di capelli biondi che dormiva sulla sua spalla??? Persino Neji che non si impressionava facilmente strabuzzò gli occhi  e non fu l'unico.
-Hanno iniziato senza di noi!- protestò Tenten
-Cosa hanno iniziato senza di noi? Ten, mi vuoi spiegare...-
-SORPRESA!-
Prima che Neji potesse accorgersene una folla di facce note lo aveva trascinato dentro: tutti i ragazzi del sua età e persino alcuni che aveva visto pochissimo, come quel tipo con i capelli bianco-azzurri e gli occhi viola che pomiciava in fondo alla sala con l'altra tipa, sempre quasi sconosciuta, con i capelli scalati rossi e gli occhiali. Sembrava che il mondo si fosse rovesciato, ma proprio per questo il suo compleanno fu un successo.
Certo, gli venne quasi un colpo a sapere che sua cugina stava con quell'idiota di Naruto, ma poco aveva da lamentarsi ora che quell'idiota era l'Hokage... Sasuke stava in disparte e Sakura gli teneva compagnia cercando, senza forzarlo, di coinvolgerlo nella festa.
Naruto e Choji facevano a gara a chi mangiava più ramen, da una parte Hinata con un grembiule da cuoca incitava il biondo e dall'altra la bionda Ino incitava l'Akimichi con la foga della più accanita cheerleader. Shikamaru sorrideva, trattenendo a stento un sorriso ogni volta che batteva a shoji Kankuro, venuto a Konoha con il fratello Kazekage e la sua ragazza Matsuri, ora valletta della principessa Temari, la quale bellamente intenta a chiaccherare con Tenten, le stava suggerendole all'orecchio cose di oscura natura. Aveva uno sguardo forse troppo malizioso...
Più in là il timido Sai era attorniato di belle ragazze, ma le trattava con una tale indifferenza, forse ingentilita da un sorriso difficile da interpretare, che ne attirava ancora di più. Gai e Rock Lee, abbondantemente ubriachi, erano legati come salami su un divano, per impedir di far danni. Kakashi stava vicino a Kurenai, nel caso le servisse aiuto col piccolo Asuma che la giovane donna teneva tra le braccia. 
La confusione era totale, ma l'imbarazzo di  Neji raggiunse la soglia più alta quando una Tenten fuori di se dall'allegria urlò tanto forte da sovrastare il baccano.
- E' ora del regalo!
-Ma non me l'avevi già dato il regalo?
-Quello è da parte di tutti... questo è solo mio- disse lei con il più bello dei sorrisi.
Lo trascinò in piedi sopra un tavolo traballante e prima che Neji se ne rendesse conto la ragazza gli aveva preso il viso tra le mani, baciandolo con forza prima di staccarsi sotto le grida di approvazione di tutti i presenti.
 
Sì, decisamente quello era il più pazzo, imprevedibile, rumoroso, affollato e stupendo compleanno che Neji Hyuga avesse mai fatto.
 
---------------------------------------
Perfetto, con questo capitolo si conclude la raccolta Life goes on. Spero che vi sia piaciuta nonostante man mano che si avvicinasse la fine diventasse sempre più improbabile. Contiene tutte le coppie che amo e seguo e spero che riescano a reimpirvi il cuore come fanno con me.
Ognuna rappresenta qualcosa: Shikatema: la sfida  
Naruhina: la dolcezza Sasusaku: la passione Nejiten: l'allegria
Tutte le altre coppie mi sono care e forse farò una fiction per approffondire anche queste. ^^ a presto
Un abbraccio a tutti quelli che hanno finito questa mia prima serie: commentate numerosi!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=750761