Life goes on
La vita continua. Naruto, Sasuke, Sakura, Hinata e tutti gli altri hanno ancora molto da fare e da dirsi. La guerra contro Madara non ha fermato le loro vite, ma ha aperto nuove strade. Sta a loro decidere quale seguire.
Capitolo 3 -- Perle per il futuro --
Il sole si mostrava sempre più accecante in quel mezzogiorno nel villaggio di Konoha. Shikamaru e Temari, ancora chiusi nella loro stanza, litigavano su una scacchiera di Shoji, se vinceva Shikamaru lei avrebbe dovuto lasciarlo dormire in pace, se vinceva Temari si tornava comunque a letto, ma per altro. La ragazza di Suna aveva il sospetto che quel dannato Nara la facesse vincere troppo spesso.
Naruto e Hinata stavano facendo una passeggiata per il villaggio, così che Naruto potesse sia adempire ai suoi doveri da Hokage, sia potesse portarla all'Ichiraku a mangiare una bella scodella di ramen. Sasuke invece si allontanava scazzato dalla residenza degli Uchiha, deserta tranne che per lui e per i muratori che stavano ricostruendo le parti crollate durante l'attacco. Nonostante non fosse più un traditore a detta di tutti, sarebbe dovuto rimanere per qualche mese in libertà vigilata.
-Dove vai?- lo fermò un anbu all'improvviso, comparendogli davanti.
-In ospedale- ribatté Sasuke tra i denti. Odiava essere seguito.
Ma anche nell'edificio bianco gli sguardi non erano tra i più solari nei suoi confronti. Diffidenza, dubbio, paura... curiosità o gratitudine li scorgeva ben poche volte.
Non era stato presentato tra gli eroi che avevano ucciso Madara, nonostante Naruto non avesse mai smesso di ripeterlo.
Idiota. Gli aveva mandato una lettera tre settimane prima, poco dopo che era venuto in ospedale con quella Hyuga, ed era tutta piena di quanto fosse importante che lui restasse, che lo consideravano parte del team, che avrebbe avuto i suoi riconoscimenti... aveva letto seccato quella lista di sciocchezze, ma ciò che gli aveva dato più fastidio era quella nauseante sensazione di malcelato piacere che aveva provato nel leggere.
Ciò che più lo aveva colpito e reso felice era la promessa di fare un funerale per Itachi destinato a rimanere nelle menti di ogni abitante per sempre.
I primi giorni era stato da solo. Girava per le vie del suo clan e rivedeva pezzi di case che da piccolo conosceva a memoria, luoghi familiari... rimpianse di averli voluti distruggere. Inoltre quel silenzio continuo gli permise di pensare come non faceva da tempo.
Suo fratello era un chiodo fisso da tempo. C'era altro a cui pensare. Una nuova vita forse?
Le prime volte che questo pensiero accennava ad affacciarsi Sasuke lo respingeva con fermezza, però quando cominciò a farsi sempre più frequente e martellante non potè più ignorare ciò che il suo cuore cercava di dirgli, di riportargli alla memoria.
Il passato con il suo Team, Naruto, Kakashi e Sakura come persone, come... amici. Gli era difficile anche solo pensare quella parola. Suigetsu, Karin, Jugo... Non aveva dimenticato nulla. E ora aveva pure un modo per ricollegare quei ricordi apparentemente così lontani e irreali al suo presente.
Oltrepassò il portone di vetro dell'ospedale e si diresse spedito verso la camera di Sakura. Naruto era il ponte tra il suo passato e il suo presente. Sakura ne era l'essenza. Lei per lui aveva passato quasi un mese in ospedale, sfiorando la morte come nessuno prima.
Sasuke era stato colpito da un tale gesto, circondato com'era solo da odio e vendetta: che lei, Sakura, provasse dei sentimenti per lui dopo tutto quel tempo, tutto quello che aveva fatto e sopratutto, dopo averla cercata di uccidere, era sconvolgente. Che poi si fosse quasi uccisa per salvarlo lo turbava davvero molto, ma ancora non sapeva dare un nome a questo turbamento, sopratutto perchè era sorto solo verso la fine della battaglia, prima aveva provato solo fastidio quando Naruto l'aveva salvata.
Circa cinque giorni dopo il suo ritorno al villaggio era andato a trovarla, ma vedendo che dormiva non l'aveva svegliata, si era limitato a fissare le sue labbra rosso ciliegia e gli occhi chiusi, di cui uno fasciato. Era bella, ora che aveva il tempo di guardarla senza dover rispondere a seccanti domande, poteva ammetterlo a se stesso; aveva un bel corpo e il viso era dolce e reso speciale dai capelli color petalo che tanto gli ricordavano gli alberi di casa sua.
Il giorno dopo lei era sveglia e nel vederlo entrare in camera era divenuta la rappresentazione materiale della sorpresa.
Sasuke stava per andarsene, ma lei lo invitò a restare, anche perchè potesse raccontargli ciò che aveva fatto e che nessuno gli aveva spiegato fino ad allora.
-Ti racconterò da quando Itachi è apparso e ti ha detto come sono successe veramente le cose con Madara...-
La situazione sembrava disperata quando, come se fosse stato chiamato, Itachi era apparso accanto a loro. Nonostante combattesse ancora contro i ninja della foglia e degli altri villaggi i suoi occhi erano altrove e le parole che aveva pronunciato erano sincere e non manipolate come i suoi gesti
Saske seppe la verità. Madara in passato aveva complottato con Danzoo, era stato lui a istigare la volpe e di conseguenza era sua la colpa se avevano dubitato degli Uchiha. Madara lo voleva controllare come aveva fatto con tutti i capi della foglia, in segreto.
A queste parole il giovane si era ritirato dalla battaglia scioccato, lasciando Naruto e Madara da soli e rifugiandosi su una roccia sovrastante il campo di battaglia.
Naruto lo lasciò andare, sapeva che le informazioni ricevute erano troppe e troppo forti; aveva visto negli occhi neri di Sasuke il terrore e il dubbio. Aveva continuato la sua battaglia.
Non fu lui dunque, ma Sakura, partita inizialmente per aiutare Naruto, ad avvicinarsi a Sasuke per prima. Lo trovò solo, che tremava sotto la pioggia scrosciante, che urlava al mondo la sua indignazione e il suo dolore. Voleva togliersi la vita. Sakura corse verso di lui e più correva più sembrava allontanarsi. I passi erano pesanti, troppo, troppo, troppo lenta! Con uno slancio fu dietro di lui, il cuore a mille.
-No.. Saskè....Fermati!-
Poche parole, urlate da una voce altrettanto disperata, altrettanto disposta a tutto per proteggere ciò che amava, lo avevano avvolto. Le braccia forti dell'Uchiha erano bloccate da quelle di Sakura nello stesso modo in cui lei, tanti anni prima, aveva fermato il suo segno maledetto nella foresta proibita.
Ciò che non avevano raccontato a Naruto erano state le parole che lei e Sasuke si erano detti dopo così tanto tempo.
-Saskè-kun... ti prego... fermati... torna... da noi. -
Il moro era immobile. Non si era scostato, nè l'aveva allontanata. Era troppo distrutto per tutto, anche solo per guardarla. Tutto ciò in cui aveva creduto lo spingeva a cercare altro sangue, altra vendetta, altra morte, eppure se dopo il risultato era quello di trovarsi ancora più assettati e vuoti di prima che senso aveva combattere? che senso aveva esistere se nulla poteva dare un senso ai tuoi gesti?
Prima aveva combattuto per il suo clan e ora per suo fratello, ma non aveva mai combattuto per se stesso, si era sempre lasciato andare al buio perchè era estremamente più facile, come arrendersi. La forza di volontà per rimanere sulla retta via non l'aveva mai cercata.
Forse perchè gli ricordava troppo i momenti più felici della sua vita, quando era un ragazzo normale, con un fratello maggiore fantastico e una famiglia che lo amava; quando aveva avuto dei sogni che non fossero di morte.
-Io... io ho saputo poco tempo fa chi era veramente Itachi... e anche se non posso immaginare il dolore che hai provato... posso capirlo. Non eri tu quello che mi ha attaccata. Non eri tu quello che ci ha lasciati... Niente di quello che farai potrà farlo ritornare...ti prego, ti prego! Tu puoi vivere anche per lui...-
Sakura non tratteneva più le lacrime. Sgorgavano folli dai suoi occhi insieme al fiume dei sentimenti del suo cuore. Aggrappata a Sasuke sentiva il calore della sua pelle anche sotto la pioggia battente, sentiva il corpo possente di quella persona fragile vicino a se, come aveva sognato per anni e sopratutto sentiva il battito dei loro cuori martellare sempre più forte.
Ora. Era ora il momento per cui lei era vissuta, per cui aveva combattuto e in cui aveva creduto.
Cercò di trasmetterglielo con tutta la sua forza, abbracciandolo stretto con le braccia bagnate di lacrime e pioggia. In quel momento pensò che pur non volendo lasciarlo mai più, lei era ancora completamente impotente con Sasuke, non avrebbe di certo potuto fermarlo da sola e tanto meno convincerlo a parole a restare. Il suo era un gesto disperato ed era da stupide pensare che due parole spezzate dai singhiozzi potessero bastare a redimerlo, ma non poteva farci niente. Era più forte di lei, più forte di qualsiasi decisione avesse mai preso. In quel momento lei doveva essergli accanto, e in nessun altro luogo.
Un'esplosione le ricordò che Naruto stava ancora combattendo e lei invece era al sicuro, inseguendo il suo egoismo e le lacrime sgorgarono più forti. Si era aggrappata ai suoi sogni, come le aveva detto l'Uzumaki, ma ora se Sasuke l'avesse abbandonata ancora... il buio non avrebbe tardato a calare sui suoi occhi smeraldo.
Sasuke cadde in ginocchio, ma la rosa non lo lasciò un istante e cadde con lui. L'Uchiha respirava forte, in cerca d'aria, sembrava che non riuscisse più a smettere di tremare. Gli occhi erano stretti davanti al mondo, cieco davanti a tutto, ma non totalmente estraneo a ciò che lo circondava. Sentì le parole di Sakura, e non gli scivolarono addosso come le gocce del temporale. Sentì che parlavano di una vita di speranza che Itachi aveva cercato di salvargli molto tempo fa.
Espirò l'aria che aveva dentro, pur non smettendo di piangere nemmeno lui. Fu con voce ferma e amara che parlò.
-Grazie.- mormorò, e anche se si sentì appena sotto lo scrosciare dell'acqua per Sakura non ci fu altro suono che la sua voce.
La Kunoichi sollevò la testa che fino ad allora aveva premuto sulla schiena nuda del compagno per soffocare i singhiozzi. "Arigatou" era stata l'ultima parola che le aveva rivolto anni prima, in una notte tanto oscura quanto quel giorno con il cielo coperto da nuvole nere.
Ma Sakura non ebbe il tempo di stupirsi. Era ancora con la bocca semiaperta per i confusi sentimenti che le stavano inondando il cuore come un fiume in piena quando Sasuke cadde indietro, non riuscendo più a sostenere il peso di ciò che gli era successo e delle ferite. Si abbandonò alla presa della ragazza, la sua nuca cadde sulla spalla di lei e svenne.
Sakura non perse tempo, lo trascinò sotto un albero e prese a medicarlo, frenetica. I suoi gesti erano convulsi e spesso mancava gli oggetti, andando a scatti. I capelli fradici le gocciolavano davanti gli occhi, oscurandole la visuale, ma lei non sentiva nulla, nemmeno le ferite che aveva riportato fino ad allora combattendo, ma queste la ostacolarono e quando giunsero al riparo Sasuke era ancora svenuto. Sakura si strappò i guanti neri e infuse tutta la sua arte medica nella guarigione del moro, che aveva ancora evidenti i segni della battaglia violenta. Combattere contro molti ninja e poi con Naruto non era stata una passeggiata. Passò le mani sul suo corpo, e quando vide che l'effetto curativo tardava, le lacrime cominciarono ad assalirla, le mani a tremare e la gola a stringersi in un nodo sempre più doloroso.
-No...cazzo, no... Saskè kun... Saske!!!
La ragazza si fermò un istante e trasse un profondo respiro. Doveva usarla, ora o mai più.
Guardò il volto pallido e gli occhi sanguinanti dell'uomo che amava e si chinò sopra di lui, infondendogli tutto il calore di cui era capace. Dandogli tutto l'amore del suo cuore spaventato.
Baciò appena le sue labbra di ghiaccio prima di cominciare la tecnica con la quale Chyo aveva resuscitato Gaara.
Buio.
I contorni si distorcevano sempre di più e il freddo era sempre più pungente, più accecante. La vita le stava passando attraverso i palmi che premevano senza indugio il petto di Sasuke.
Vide il corpo del ragazzo guarire, le ferite rimarginarsi e le ossa tornare al loro posto. Le orribili ferite di quel corpo martoriato erano guarite, ma il respiro ancora non tornava.
E lei era al limite. Sentiva già le ombre che la chiamavano a se.
Poi un soffio diverso dagli altri. Un soffio di vita.
Sasuke tossì forte. La gola gli bruciava come brucia a un essere al suo primo respiro vitale. Era disorientato. Prima era a un passo dal morire... Cosa ci faceva sotto l'albero? perchè non era ferito e sopratutto di chi era il corpo vicino a lui?
A fatica si girò su un fianco e con il braccio libero spinse lo sconosciuto a mostrarsi, ma questi non si muoveva.
Lo spinse ancora di più, ma vedere il volto immobile di Sakura lo fece raggelare. Che cazzo era successo?!?
Le posò una mano sul cuore e sentì che il battito c'era ma era così debole....
Deidara gli aveva parlato che Gaara era stato resuscitato e un dubbio lo assalì, facendogli pulsare il sangue nelle orecchie.
Spostò la mano tremante sul viso pallido e sporco di Sakura e le scostò i capelli rosa come aveva più volte, mai confessato a se stesso, sperato di fare.
-Sakura... Tu...
Si trascinò sopra di lei, il volto corrucciato e un nodo allo stomaco. In passato era stata l'unica ad attirare la sua attenzione tra le tante ragazze che lo seguivano, lei era diversa. E ricordava anche quando era arrivata appena ucciso Danzoo. Fissando il corpo di lei sempre più debole vide del sangue, ma non delle ferite che potessero giustificarne così tanto e lentamente la memoria riaffiorò.
Lei, la pioggia. La luce che tornava.
No. NO.
Non doveva finire così. Non era giusto. Itachi non avrebbe voluto. Lui non lo voleva!
Alzò debolmente la testa di Sakura e le fece la respirazione, anche se ormai sembrava un' impresa disperata.
La ragazza era esangue.
Uno. Due. Tre. Quattro.
Respirazione.
Uno. Due. Tre. Quattro
Respirazione.
Uno. Due...
Bum.
Sasuke si fermò. Il cuore aveva dato un segnale di ripresa. Forse non era tutto perduto. Cercò nella sacca medica della ragazza e trovò dei farmaci ricostituenti. Glieli diede.
Il sudore formava minute goccioline sul corpo già bagnato dell'Uchiha. Perchè lo stava facendo? Non lo sapeva con esattezza.
Sapeva che ora era giusto farlo, forse, era giusto lottare per la vita o almeno sapere il perchè lo si faceva.
Le palpebre chiare ebbero un tremito e Sakura lentamente socchiuse gli occhi, per richiuderli subito, troppo debole per rimanere sveglia.
_ bene, ora che è fuori pericolo che vuoi fare???_ Si chiese Sasuke con rabbia. Tornava bel bello alla foglia? Dopo tutto quello che era successo non avrebbero nemmeno voluto sentire il suo nome.
Guardò verso l'alto, senza risposte.
Poi prese una decisione.
Raccolse piano Sakura svenuta tra le braccia e corse verso la frontiera che gli era nemica fino a tre minuti prima. Corse e più correva più le forze tornavano. Non poteva essere in debito con qualcuno. Sopratutto con lei.
Quando lo videro arrivare chiamarono niente di meno che i 5 Kage. Lo bloccarono a distanza dalle palizzate e Sasuke sentì l'odio montargli al pensiero della sua vendetta.
Non disse nulla, ma cercò Tsunade e la vide strabuzzare gli occhi e ordinare a tutti di non attaccarlo.
Le fece un cenno e posò Sakura a terra. Quindì sparì avvolto dalle fiamme.
Mentre correva lontano, lasciandosi alle spalle le faccie sbigottite dei Kage, Sasuke si mordeva le labbra preoccupato. Era ben conscio che Madara era troppo forte perchè Naruto potesse sconfiggerlo da solo, ma se l'avesse aiutato forse quel bastardo avrebbe avuto ciò che si meritava.
Un sapore strano gli era rimasto sulle labbra. Era davvero inspiegabile che sapessero di ciliegia.
Quando raggiunse l'Uzumaki questo era allo stremo delle forze, consumato dalla sua stessa, potente, tecnica. Irradiava una luce accecante e il potere oscuro della volpe permeava l'aria. Sasuke si avvicinò quel tanto che bastava e annunciò la sua presenza evocando il Susanò intorno a se.
-Vedo che sei tornato pivello...- lo aveva provocato Madara.
-Pensavi davvero che io volessi aiutarti a vendicare il tuo clan? Povero sciocco, tu non sei stato altro che una pedina nelle mie mani fin dall'inizo! Quell'idiota di Itachi aveva anche provato a tenerti lontano da me... ma ogni suo gesto è stato inutile quanto la sua esistenza! -
-NON OSARE PARLARE DI LUI, PEZZO DI MERDA! Naruto, uccidiamo questo stronzo e ti prometto che ascolterò le tue cazzate ancora una volta.-
-Sasuke...!- Naruto lo guardò al colmo della gioia per un attimo, appena un istante in cui un sorriso di speranza gli riaffiorò sul volto. -Si- disse serio, tornando a fissare Madara e aumentando il chakra dorato intorno a se.
-Per Itachi...- ringhiò Sasuke
E la battaglia iniziò, violenta come non si era mai vista. Lampi d'ombra e luce colpivano a chilometri di distanza e il gelido chakra di Sasuke si fondeva con quello rovente di Naruto tanto che l'aria scoppiettava di scintille elettriche.
Il colpo finale lo diedero insieme. Corsero l'uno verso l'altro per la terza volta, Naruto con un grande rasengan, splendente come un sole nel suo palmo aperto. Sasuke manteneva un oblio nero e blu tenebra nella mano sinistra, i fulmini guizzavano tra le sue dita adunche, strette intorno al potere devastante.
Questa volta però le loro tecniche non si sarebbero scontrate. In mezzo ad esse Madara venne polverizzato.
Tra le sue vesti si sollevò un enorme fumo viola e del corpo non rimase altro che la maschera fumante del loro nemico.
Quando Sakura gli raccontò della tecnica che effettivamente aveva usato, Sasuke aveva subito ribattuto.
-Non sono in debito con te. Intanto non ti ho chiesto io di salvarmi, inoltre sono stato io a riportarti a quei buffoni degli Hokage, non ti aspettare chissachè....- ma suonava da giustificazione.
Sakura sorrise non vista con la testa chinata verso le lenzuola bianche.
-Non sei cambiato... ed è questo quello che conta. Il Sasuke che conoscevo non è morto, non voglio altro...
E si distese dandogli le spalle, il cuore spaccato a metà tra la soddisfazione di essergli riuscita a dire quelle parole e il dolore per un'illusione infranta, che seppur breve le aveva portato un po' di speranza, ma del resto quello sperava era impossibile.
Dopo circa una decina di minuti Sakura chiuse gli occhi, convinta che Sasuke se ne fosse andato, silenzioso come era venuto e senza salutare ovviamente.
Per lei dunque fu solo un sogno, non se ne accorse neppure, quando le labbra gelide e sottili di Sasuke si posarono un attimo, giusto un battito di ciglia, sulle sue, per non lasciare in sospeso neanche quel regalo segreto che Sakura gli aveva fatto prima di curarlo.
Sasuke era tornato a trovarla altre volte, finchè divenne un abitudine.
Lui stava zitto, in un angolo, senza salutare ne al suo arrivo, ne quando se ne andava. Eppure Sakura appena si accorgeva di lui pareva all'improvviso più felice e allegra. Gli raccontava aneddoti e missioni che avevano fatto mentre lui non c'era, le cavolate che aveva combinato Naruto, e altre cose.
Una delle rare volte che il ragazzo parlò per interromperla disse solo - Io vengo qui perchè non ho altro da fare... non farti strane idee-
Sakura non se ne curò. A volte stava anche in silenzio, semplicemente godendo della sua compagnia, e disegnava. Una volta disegnò loro tre, il team 7 e appena Sasuke vide il disegno indirizzato a lui, aveva preso e se ne era andato così su due piedi.
La mattina dopo non venne, però il disegno era sparito.
Anche quel mezzogiorno afoso quando vide Sasuke la ragazza non potè trattenere un sorriso. Aveva una piccola valigia con le sue cose e finalmente la benda sull'occhio era stata tolta. Qua e là le cicatrici rimanevano, ma appena appena. Naruto si era molto raccomandato che i migliori medici la seguissero.
Era appena uscita dalla sua camera e stava ringraziando le infermiere. Quando vide Sasuke con la coda dell'occhio; le salutò e si diresse verso l'uscita spedita.
-Sono guarita. Ora non serve più che tu mi venga a trovare in ospedale come probabilmente ti avrà costretto a fare Naruto....-
-Naruto non mi costringe a fare un cazzo....- Borbottò Sasuke
Sakura lo guardò perplessa, ma non proferì parola.
-Io vado allora...- disse con un timido sorriso, ma senza riuscire a guardarlo negli occhi.
-...-
Si incamminò silenziosa per i corridoi lindi dell'ospedale e raggiunse la strada affollata. Il sole le colpiva il viso creando varie ombre e giochi di luce, specie quando scintillava nei suoi occhi verdi.
Aveva fatto appena due metri che la mano che reggeva la valigia ebbe un crampo e lasciò andare il bagaglio, cadendo a terra aprendosi e sparpagliando in giro il contenuto.
-Eh che cazz...- disse Sakura tra i denti, mentre si chinava a raccogliere le sue cose.
Non fece in tempo a chinarsi che una grande ombra la oscurò. Sasuke le porse una maglietta e una gonna caduta. Poi vedendo che la ragazza non si muoveva, o piuttosto manteneva un'aria scioccata a fissarlo, le strappò infastidito la borsa, prendendo con l'altra mano gli oggetti sparsi e ficcandoceli dentro senza troppi riguardi. Poi si alzò sbuffando.
-Voglio farti vedere una cosa. Puoi seguirmi o devi andare di corsa da quell'allocco del biondo?
Sakura guardò indecisa la strada verso l'alto edificio rosso dell'Hokage e poi Sasuke, il quale prese male il suo indugiare.
-Come non detto, me ne vado.
-Nono, aspetta... ok vengo...-
Si incamminarono, lui davanti e lei dietro più titubante, verso la zona anticamente popolata dei membri del clan Uchiha.
Sakura era nervosa. Perchè la portava in un posto simile? Sasuke non le era mai sembrato così strano: prima la aiutava e poi le diceva di seguirlo.
-Questa era casa mia- disse all'improvviso Sasuke dopo un lungo periodo di silenzio. Entrò nella casa. Sakura si guardò intorno spaesata e chiese a voce alta, con la bocca impastata per la prolungata assenza di parole - Devo entrare?...-
La voce scura di Sasuke arrivò lontana alle sue orecchie. -Sì.-
Lei si tolse le scarpe sulla veranda e proseguì seguendo il rumore di passi sul legno scuro del pavimento. Si guardava intorno a metà tra lo speventato e il curioso. Quella era la casa dove era vissuto Sasuke... la penombra era pesante, ma una volta abbituata alla luce Sakura potè distinguere i mobili e le stanze. Era troppo vuota, quella casa sapeva di abbandono.
I passi si fermarono e lei quasi non si accorse di stare per andare a sbattere contro Sasuke finchè non parlò
-Questa è la stanza dove ho visto i miei genitori morti, a terra in un lago di sangue...- si girò all'improvviso e cominciò lentamente a camminare verso di lei che invece arretrava passo dopo passo.
-M-mi dispiace... non avevo un' idea di come fosse successo.
-Li rivedo ogni notte- Si avvicinò ancora. Sakura ormai era spalle al muro.
-E vedo anche mio fratello sulla via qua davanti che piange sotto la luna.-
Sakura sbattè contro la parete e abbassò gli occhi non riuscendo a reggere quello sguardo carico di accuse.
-Perchè mi hai portato qui?- mormorò lei con lo stesso tono basso. -Io non c'entro nulla, NULLA con tutto questo e nemmeno gli abitanti del villaggio che un tempo avevi deciso a priori di uccidere! Ho sempre provato a immaginarmi come doveva essere stato, immedesimarmi in te e tutto, ma non ci sono arrivata nemmeno vicina. E' questo che vuoi? essere commiserato da tutti? Portare la tua maschera da vittima per sempre? Come la vendetta neanche questa è la strada giusta Sasuke, fidati di me per una volta. Tu dici che io e Naruto non abbiamo idea di cosa vuol dire perdere qualcuno, eppure per anni non abbiamo avuto notizie di te e questo era ancora peggio che saperti morto! Quando ho saputo di Itachi ho tremato al pensiero di cosa sarebbe significato per te. Non posso davvero comprendere quanto grande sia stato il suo sacrificio, ma se tu puoi allora non renderlo vano! Non gettare la tua vita nell'autocommiserazione e lotta per qualcosa...-
Le braccia di Sasuke si appoggiarono pesanti sulla parete ai lati della testa della ragazza. Sakura non aveva la forza di muoversi.
- Tu mi dici di vivere per mio fratello quando io non ho nemmeno la forza di vivere per me stesso.-
Sakura si rattristò moltissimo a sentire la nota di sofferenza nella sua voce. Il cuore la spingeva ad abbracciarlo, ma temeva di osare troppo.
-Hai noi Saskè... tu...hai me...-
Un silenziò carico di tensione seguì quelle parole. Sasuke rimase immobile finché un suono cristallino non si propagò timido e appena percettibile nell'aria. Una goccia che cadeva per terra. Una lacrima seguita da molte altre. Sasuke si stava finalmente aprendo, stava finalmente lasciando che ogni impurità, ogni sua mancanza uscisse con quelle piccole perle e ora non riusciva più a fermarsi, come era successo all'apprendere la verità su suo fratello. Non singhiozzava disperato, però il respiro era irregolare e spezzato.
Sakura non riuscì più a trattenersi e gli prese il viso tra le mani tremanti, sollevandolo quel tanto che bastava a guardarlo negli occhi. Anche lei li aveva lucidi.
-Farò tutto il possibile perchè tu sia felice, Saskè kun. Ti prego solo di accettarlo. -
Le labbra tremanti della ragazza si avvicinarono lentamente, spaventate e appena socchiuse, a quelle salate di lacrime del'Uchiha il quale si avvicinò anche lui, indeciso, fragile come in realtà era sempre stato.
Un bacio all'inizio incerto, poi via via sempre più appassionato li unì e li pacificò come mai avrebbero pensato. Nessuno li sarebbe venuti a cercare in quel posto.
Avevano una vita per rifarsi di un passato trascorso in una impaziente attesa di felicità.
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