Black&White

di AnUnderdog
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Black&White

 
 
 

<< Lo sai che  non è un addio, vero Rachel? >> disse la ragazza fissandosi le scarpe.
 

<< Sì, Emily, lo so >> risposi io con le lacrime agli occhi.
 

  La prima era piccola e minuta, aveva una pelle bianca come il latte e dei capelli neri. Anzi, nessuno  dei suoi compagni sapeva come fossero veramente i suoi capelli, perché ogni mese cambiava colore. All’inizio dell’anno li aveva rossi, poi verdi, poi blu, poi neri, poi di nuovo rossi, e adesso… Beh,quei pochi che erano rimasti erano del loro colore naturale: nero pece. Emily non era affato affascinante, vestiva in un modo tutto suo, non aveva mai avuto un ragazzo e non era mai stata veramente innamorata. All’apparenza era una ragazza forte, prendeva in giro tutto e  tutti, ascoltava musica metal,  hard-rock, e appena le si presentava l’occasione faceva  scoppiare  una rissa. Sosteneva, però, tutte le cause come la lotta contro l’omofobia, l’accettazione dei disabili, e cose del genere.
 
Io, invece, ero una ragazza normale, non fuori dal comune come Emily. I miei capelli castani erano intatti, non avevano mai cambiato colore, né l’avrebbero mai fatto. Non ero fra le più popolari della scuola come Emily, ma tutti mi volevano un gran bene a causa del carattere gentile e solare. Il modo in cui vestivo era normalissimo, avevo avuto un paio di ragazzi, ma nessuna storia seria. Spesso ero la vittima  di prese in giro a causa dei suoi gusti musicali, ma non li avrei mai  cambiati per tutto l’oro del mondo. Scherziamo? Barattare i Jonas Brothers in cambio della mancanza di prese in giro? Pfui, non l’avrei fatto neanche per tutto l’oro del mondo.
 
<< Emily, piantala di fumare come una dannata. Possibile che tu mi debba intossicare i polmoni fino all’ultimo? >> dissi con un mezzo sorriso. Oramai c’ero abituata.
 
<< Scusami Rach, ma lo sai che quando sono nervosa fumo… Cazzo, quanto mi mancherai… >>
<< Fine come sempre Emm, vero? Anche tu mi mancherai da morire, ma noi ci rivedremo, non ti preoccupare. Lo sai che è così: un’amicizia non può finire a causa della distanza, almeno non la nostra... >> Quelle parole venivano dal cuore, ma sarebbe stato possibile rispettarle?
 
Il clacson suonò per la tredicesima volta.
<< Emily, forse stavolta dovresti scendere… >> le suggerii.
<< Lo sai che non mi va. Perché devo lasciare la mia casa, la mia famiglia, la mia amica, la mia vita? Solo per quella stronzata. >> disse rabbiosa.
Quando il  clacson suonò di nuovo diede un calcio alla sua borsa già malandata e si incamminò. Mentre stava per varcare la soglia della sua camera, la richiamai: << Aspetta. C’è una cosa che voglio darti prima che tu parta. So che non ti piacciono gli addii strappalacrime, ma ti ho preparato una cosa… >> Dalla mia borsa estrassi un libro finemente rilegato. Glielo porsi e lei lo sfogliò.
<< Cos’è? >> chiese curiosa.
<< E’ la nostra storia >>. 
Lei sorrise e mi abbracciò.



Note di AnUnderdog:
Salve ragazzi!
Come state? Finalmente le vacanze sono iniziate!!
Io voglio assolutamente andare a Milano il 17 per vedere Joe, ma non so se sarà possibile... Uffa...
Comunque sono piuttosto fiera di questa long, quindi spero che vi piaccia. 
Fatemi sapere che ne pensate!
Baciii!

  

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Capitolo 2
*** II ***


2.
 

 
 

Tutto cominciò in quella assolata e calda giornata d’estate.
Sentii suonare il campanello e quando  mi affrettai ad aprire la porta non mi aspettavo di certo di vedermi davanti la ragazza più popolare e, a mio parere, più odiosa della scuola con una gamba coperta di sangue.
 
<< Emily…Cosa ti è successo?!?! Come mai sei ridotta così? >> le chiesi spaventata.
<< Nulla. Per favore fammi entrare >>. Non aggiunse altro.
La feci entrare e la portai in camera mia, sul letto.
Nonostante la gamba sanguinasse notevolmente, lei non aveva emesso un solo gemito, si era semplicemente aggrappata a me, che cercavo di sorreggerla.
 
Corsi velocemente in bagno e presi delle bende e l’achool. Fortunatamente la ferita era solo superficiale, perciò me la cavai con quel poco che sapevo di medicina.
 
Dopo averla fasciata accuratamente, le feci la domanda che mi pulsava insistentemente in testa da quando me l’ero  trovata davanti:
<< Senti, capisco che tu non voglia parlare con me di quello che ti è successo, ma almeno dimmi  una cosa: perché non sei andata a casa tua o a casa delle tue amiche? Noi ci conosciamo a malapena, senza contare che casa tua è molto più vicina a quella di Lesley.  Perché non sei andata da lei? Non è la tua migliore amica? >> chiesi un po’ spaventata: quella ragazza mi intimoriva…
 
<< Quando Lesley mi ha vista si è presa talmente tanta paura da chiudermi la porta in faccia. Scommetto che stanotte non dormirà talmente le ho fatto impressione. Comunque ti ringrazio per l’ospitalità. Me ne andrò domani stesso. >> Sul viso di Emily comparve un velo di amarezza.
 
<< …E dove andrai? >>
<< Non so... Forse scapperò da questa città di merda ed andrò a New York con l’autostop, o qualcosa del genere… >>
<< Con l’autostop? Ma è pericoloso, soprattutto nelle tue condizioni!...
Senti, normalmente non aiuterei una persona che non ha fatto altro che rendere la mia vita un inferno, ma non posso lasciarti fare quel che hai detto: è troppo rischioso. Facciamo che tu rimarrai qui finchè non starai meglio, poi potrai fare quello che vorrai. >> dissi io.
 
Emily rimase in silenzio come per soppesare la mia proposta, poi disse: << Grazie, Rachel. >>
Certo che era strano, fino ad un giorno fa neanche mi salutava, e adesso mi ritrovavo addirittura ad ospitarla qua, in casa mia.
 
<< Vado ad avvertire i miei… Non torneranno qui  prima di lunedì sera, ma non vorrei che venissero prima e  trovassero una ragazza con una gamba sanguinante stesa sul mio letto. Sai, non credo che mi lascierebbero di nuovo a casa da sola. >> dissi.
Emily annuì pensierosa ed io corsi in cucina  a prendere il telefono per chiamare mamma.
 
Quando tornai in camera vidi Emily che stava sfogliando il mio diario segreto.
<< Ma che cazzo stai facendo?!?!? Mettilo subito giù! >>
<  Comunque è una lettura molto interessante… Senti qua! “Oggi Joe mi ha sorriso. Esatto caro diario, proprio quel figo pazzesco di Joe Jonas!”. Ti vai ad innamorare proprio del bullo della scuola?  >> disse ridacchiando.
Io arrossii violentemente. La voglia di darle uno schiaffo era enorme, ma mi trattenni e cercai di uscire da quella situazione nel modo più dignitoso possibile: mentendo.
<< Esatto, non è un segreto. Tutte le mie amiche lo sanno, e forse anche lui, perciò non mi sembra una gran scoperta >> dissi il  più disinvoltamente possibile.
<< Sai Rachel, solo per informarti… Io sto con Joe Jonas. >>
Cosa? Non era possibile, no, no, no! Il falso sorriso che avevo montato scomparve tutto d’un tratto e, in contemporanea, la sua bocca modellò un sorrisetto.
<< Cara Rachel, sarai anche brava a recitare, ma la regina del bluff sono io. Comunque non mi interessa nulla di Joseph, quindi non andrò  a dire in giro che sei innamorata di lui. >>
Tirai un sospiro di sollievo e lei mi guardò all’improvviso rattristata.
<< Sai, non sono mai stata innamorata di nessuno, tu sei fortunata. Dev’essere una bella cosa.
Oh, ma che cazzo dico? Perché ti sto confidando queste cose? Dev’essere l’effetto della canna di ieri… >>
Storsi il naso. Una canna? Bene, non pensavo che si drogasse, ma avrei dovuto sospettarlo: da un tipo come lei ci si poteva aspettare di tutto.
Frugò nella sua borsa e ne tirò fuori una sigaretta, la accese con un accendino con sopra scritto “Anarchy is Order” e mi fiatò una nuvola di fumo addosso.
Tossii: non ero affatto abituata al fumo.
Lei rise e disse << Vuoi fare un tiro? >>
<< Ma sei matta? Fumare fa male! Perché lo fai? Guarda che non serve a farti sembrare più grande o importante… >>
<< Bene, qui abbiamo la dottoressa Monchel. E mi dica qual è la diagnosi? Quanto mi rimane da vivere? Spero non due giorni: dopodomani ho l’appuntamento dal parrucchiere… >> disse Emily beffarda.
 
La guardai sbalordita: come faceva a dire cose del genere con tanta leggerezza?
<< Emily, la vita è bella, non buttarla via! >> esclamai.
Lei mi soffiò nuovamente del fumo in faccia e con calma mista ad un disprezzo che non faceva altro che innervosirmi, rispose:  << Si vede che vivi nella bambagia, Monchel. Questo mondo di merda sta andando a puttane, e tu dici che la vita è bella?
E allora che mi dici della povertà, della fame nel mondo, della cattiveria dell’uomo, del governo del cazzo che cerca di comandare le nostre vite, dei diritti insesitenti degli extracomunitari, dei disabili, dei gay, delle persone con una pelle differente dalla nostra? Rispondi. >>
 
<< Attualmente tu stai calpestando i miei diritti cercando di sovrastare le mie idee ed i miei pensieri, perciò tu stessa stai infrangendo le regole morali che ti sei imposta. >> Emily parve rimaenere indifferente, ma non ebbe nulla da ridire.
 
Suonò il campanello. Sorrisi.
<< Sarò qui in un baleno. Aspetta. >> mi spazzolai i capelli in fretta e volai di sotto, cosapevole di avere addosso lo sguardo di Emily.
 
Spalancai la porta. Stavolta era lui,non una ragazza con parti del corpo sanguinanti.
Sorrise solo come solo lui sapeva fare.
<< Ciao Rachel, il professore mi ha detto di passare per prendere la scheda che ha dato ieri, visto che ero assente. >>
<< Certo, sali su! >> Mi ero fatta miliardi di volte quel film mentale, perciò ero sovreccitata.
Entramo nella mia stanza, ma inciampai in Emily che origliava dalla porta.
 
<< Emily St. James? Cosa ci fai qua? >> chiese Joe sorpreso.
<< Fatti i cazzi tuoi, Jonas >> disse Emily con disprezzo, sdraiandosi sul letto.
 
<< Ecco la scheda, Joe! >> dissi sventolandogli il foglio praticamente sotto il naso, nel disperato tentativo di recuperare la sua attenzione, senza successo.
 
Joe stava fissando Emily con uno sguardo strano.
Lentamente le si avvicinò e le disse con fare ammiccante: << St. James, che ne dici di fare un giro sotto le lenzuola con me?>>
Lei si avvicinò a lui con un sorrisetto stampato in faccia.
Volevo urlare: “Ehi, sono qui! Che cazzo fate?”, ma con mia grande sorpresa, proprio mentre Joe stava per posare la mano sul fianco di Emily, lei gli diede un pugno dritto sul naso.
<< Ecco quello che volevi Jonas: un giro sotto le lenzuola dell’ospedale! Non provarci mai più! >>  urlò la ragazza minuta.
 
Corsi a soccorrere il ferito. Casa mia era per caso diventato un ospedale all’improvviso?
Feci per tamponare il naso sanguinante, probabilmente rotto, ma Joe si ritrasse e si avviò verso la porta. Prima di uscire da camera mia, però, ululò: << Me la  pagherai St. James, giuro che me la pagherai >>. Da camera mia sentimmo sbattere il portone.
Emily non era affatto sconvolta, anzi, sembrava quasi divertita.
 
<< Ma sei matta? >> le chiesi, ancora sotto schock.
Lei si limitò a ridere e a stendersi nuovamente sul mio letto. 





Note di AnUnderdog:
Lo so, questo capitolo non è un granchè, ma è solo una specie di introduzione per far capire un tantino meglio come sono i caratteri di Emily e Rachel. Spero comunque che vi piaccia almeno un pochino...
Cosa ne pensate?

Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo :)
Baci

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Capitolo 3
*** III ***


3.
 
<< Emily! Emily svegliati! >>
<< Che cosa vuoi? Voglio dormire! >>
<< Beh, non puoi! Sono le dieci, ti devi preparare! Sotto c’è tuo padre che… >>
<< COSA? Sotto c’è mio padre? Lo hai fatto entrare?!?!? >>
<< Sì, non lo potevo mica lasciare fuori…! >>
Per la prima volta nella mia vita vidi il volto di Emily trasformarsi in una maschera di terrore.
<< Merda, merda! Perché lo hai fatto? >> Velocemente si infilò dei pantaloni e una maglietta e prese quelle poche cose che aveva con sé.
<< Aspetta… Dove vai? Mi vuoi spiegare? >> le chiesi.
<< Senti, non c’è tempo. Adesso me ne devo andare, ma poi ti spiegherò, forse. >> disse mentre si avviava alla finestra.
<< Dove andrai? >>
<< Non lo so… Non qui. Senti, inventati una scusa con mio padre >> Saltò fuori dalla finestra…  Menomale che ero a piano terra! Fece per scappare, nonostante zoppicasse ancora per la ferita, ma io le bisbigliai in modo che potesse udirmi: << Mi libero di tuo padre, ma stasera torna da me e raccontami tutto! >>, lei annuì frettolosamente e scappò.
 
Scesi le scale. Cosa potevo dire a quell’uomo che conoscevo così poco?
<< Mi dispiace signor St. James, ma Emily deve essersene andata stamattina senza che io me ne sia accorta… >>
L’uomo si alzò di scatto e mi prese per le spalle: << Non mentirmi ragazzina, io lo so che Emily è qui! >>
<< S-signore, io non le sto mentendo. Lei non c’è. Controlli lei stesso se non mi crede! >>
I suoi occhi mi facevano paura: per un momento credetti che volesse picchiarmi, ma poi sembrò tornare in sé, corse alla porta e la sbattè dietro le sue spalle.
 
 
Ancora un po’ scossa, presi le chiavi ed uscii di casa. Mi avviai verso il solito bar dove tutti  i giorni, tranne il mercoledì, mi vedevo con le mie amiche.
Arrivai in un battibaleno. Le vidi sedute al solito tavolino, intente a bere i soliti drink.
<< Ehi, ciao Rachel! Vieni, siediti! >> disse Elizabeth.
<< Ciao ragazze. Come state? >> chiesi loro.
<< Ah, non mi lamento. Le mie lezioni di canto per il coro della chiesa stanno andando alla grande! >> rispose Jenny.
<< Sì, inoltre il pianista è un figo assurdo! Si chiama Luc, ed ha origini francesi. Il suo accento mi fa impazzire! Comunque, come va a te? >> disse Celine.
<< Oh, tutto normale. Cameriere! Prendo il solito frappè alla banana… >> In effetti nulla era normale da ieri, ma qualcosa mi diceva che era meglio non rivelare nulla alle mie amiche, anche perché, altrimenti, sarebbe divenuto di dominio pubblico.
Cominciai a riflettere mentre loro tre spettegolavano sul nuovo pianista della chiesa, Luc, o come si chiamava…
Sicuramente Emily era scappata di casa a causa di suo padre… Insomma, sembrava un uomo normale, ma quello scatto di stamattina mi aveva davvero impaurita… Non sembrava pericoloso, ma…
<< Ehi, Rach, guarda chi si avvicina! E’ Joe Jonas! Ed è sottobraccio a Luc, il pianista! >> disse Elizabeth sgranando gli occhi.
<< Salve bellezze! Vi presento mio cugino francese Luc. E’ venuto qua per studiare l’americano, perciò rimarrà per un po’ >> Le ragazze fecero dei risolini stupidi. Le fulminai con lo sguardo: odiavo quando facevano le ochette.
Sorrisi al nuovo arrivato e gli chiesi scusa con gli occhi per l’infantilismo delle mie amiche.
Lui mi sorrise di rimando.
<< Joe, che fai, non mi presenti a queste belle donzelle? >>
<< Ah, sì. Allora, qua abbiamo Jenny, poi Elizabeth, Celine, ed infine Rachel >> disse distrattamente mentre cercava di sbirciare sotto la gonna della cameriera che passava. Un moto di gelosia mi trafisse il cuore. Lo dicevo sempre che quelle cameriere indossavano abiti troppo corti!
<< Molto piacere di conoscervi! >> disse Luc, baciando una per una la mano di tutte noi, fra i risolini isterici delle altre.
Quando si avvicinò a me, notai i suoi occhi. Erano bellissimi: avevano il colore del mare, non erano molto grandi, ma infinitamente espressivi…
<< Voi due non avete proprio nulla in comune! Non sembrate affatto parenti… >> esclamò Celine.
<< No, effettivamente no. >> rispose Luc.
Mentre gli altri si misero a chiacchierare, Joe mi sussurrò: << Rachel, hai per caso visto la St. James? >> Occielo! Era la seconda volta in due giorni che mi chiamava per nome! Trovai a malapena le parole per rispondergli.
<< N-no… Mi dispiace… >> lui sembrò deluso, ma fece un sorrisino e disse: << Va bene, grazie. >>
Joe, il bullo, che diceva grazie? Ok, il mondo si era decisamente capovolto: ragazze popolari che venivano a casa mia, il più fico della scuola che mi chiamava per nome e mi sorrideva… ero capitata per caso in un universo parallelo? Beh, se questo significava mettersi con Joe Jonas, non sarei di certo tornata nel solito noioso universo…
<< Scusate ragazze, adesso dobbiamo proprio andare… Ci si vede! >> disse Luc sorridente.
<< Oh, di già? Beh, quando vuoi vieni a fare un salto al club della castità, mi troverai senz’altro lì! >> gli urlò Elizabeth mentre lui se ne andava.
<< Sicuro! >> disse lui ridendo.
<< Non è fantastico? >> disse Elizabeth con lo sguardo sognante.
Passai altre due ore a sorseggiare frappè alla banana e a far finta di ascoltare gli stupidi pettegolezzi delle mie amiche.
Alle sei, come al solito, ci incamminammo verso le nostre case.
Quando giungemmo davanti alla mia, che era la più vicina, Celine mi diede un bacio e disse: << Domani devi assolutamente venire in chiesa a sentire Luc suonare il pianoforte: è divino! >>.
L’abbracciai e dissi: << Non mancherò di certo! >>
Celine era dolcissima, era da sempre la mia migliore amica, ma adesso ci stavamo un po’ allontanando: talvolta accade dopo che ci si conosce da tanti anni.
 
Estrassi le chiavi dalla borsa, e nonappena entrai mi ritrovai una ragazza dai capelli blu scuro davanti.
<< Come cavolo hai fatto ad entrare? >> le chiesi leggermente scombussolata.
<< Hai lasciato la finestra dalla quale sono uscita aperta, geniaccio! >> mi rispose ridendo Emily.
<< Spero vivamente che tu non ti sia tinta i capelli nel mio bagno! >> Mia madre mi avrebbe uccisa se avesse trovato della tintura blu nel bagno.
<< No, non ti preoccupare: sono andata nel bagno di un bar a farlo >>  disse.
Risi e la accompagnai in salotto. La feci mettere sul divano: ancora non camminava benissimo.
<< Adesso rispondimi sinceramente: è stato tuo padre a ridurti così? >> le chiesi guardandola negli occhi.
Distolse lo sguardo, e chiese: << Come hai fatto a scoprirlo? –preoccupata mi osservò- Non ti ha fatto del male stamattina, vero? >>
<< No… Quindi ho ragione? >>
<< Sì. Giovedì mi ha beccata mentre stavo fumando una canna. Era ubriaco. Mi ha preso ed ha incominciato a picchiarmi. Poi mia madre è entrata nella camera e ha tentato di fermarlo. Lui si è bloccato per un attimo, ed io ho colto l’occasione per scappare. Spero che non se la sia presa con mamma… >>
Rimasi in silenzio per un po’. Non sapevo cosa dire: non mi aspettavo una confessione del genere. Non volevo dire che mi dispiaceva: era troppo banale e, anche se ero sinceramente addolorata per quello che le era accaduto, sapevo che sarebbe suonato falso, come una frase fatta usata per togliersi d’impaccio.
Allora feci una cosa che non mi sarei mai aspettata da me: mi avvicinai a lei e la abbracciai. Emily all’inizio rimase rigida, ma poi si lasciò andare. Sono quasi sicura che un paio di lacrime abbiano bagnato il mio braccio, ma quando parlò la sua voce era ferma: << Perché? >>
Quella domanda avrebbe potuto significare tante cose: perché a me? Perché la mia vita è così?
Ma io sapevo cosa intendeva: perché lo stai facendo?
<< Non lo so >> le risposi con semplicità.
Mi sciolsi dall’abbraccio e lei, cambiando discorso, mi chiese: << Allora, come va con “Jonaslostronzo”? >>
<< Abbastanza bene. Oggi l’ho visto. Mi ha chiesto di te. >>
<< E tu gli hai detto di andarsene a fanculo? >>
<< No. Gli ho detto la verità: che non sapevo dove eri >>
<< Peccato: un’altra rissa ci sarebbe stata bene! >>
Tutte e due ridemmo. Sentii  che tra noi due era nato qualcosa di profondo. 



Note dell'autore:
Questo è il mio capitolo preferito di Black&White, per ora. Forse perchè ci ho inserito un pò della mia anima... Non saprei.
Comunque ecco come mi immagino
Emily e Rachel :) (cliccate sui nomi per vedere le immagini)

Spero che questo capitolo vi piaccia! Fatemelo sapere con una recensione!
Bacioni

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Capitolo 4
*** IV ***


4.
 


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<< Ciao Emily. Io vado a messa, tu svegliati quando vuoi. >> dissi alla ragazza dai capelli blu stesa nel mio letto.
<< Oramai mi hai svegliata… Tanto vale che venga in chiesa. >>
<< Cosa?!?! Mi prendi in giro? Tu ogni giorno bestemmi almeno un centinaio di volte… >>
<< E allora? Non lo faro in chiesa. Dov’è andata a finire quell’ospitalità di cui voi cristiani andate tanto predicando? >>
<< Non sto dicendo che non puoi venire, ma solo che sembrava strano… >>
Mezz’ora dopo eravamo in chiesa. Il Vangelo oggi recitava il mio passo preferito.
Luc suonava magnificamente, stavolta Celine non aveva esagerato.
Alla fine della messa mi riuscii ad avvicinare a lui prima che fosse inghiottito da una massa di ragazze.
<< Complimenti Luc, sei davvero straordinario! Si vede che ti piace molto. >>
<< Sì, suonare è la mia più grande passione fin da quando ero piccolissimo. >>
Mi sorrise e si passò una mano fra i capelli color del rame, imbarazzato. Era davvero carino.
A quel punto sopraggiunse Celine: << Ciao Rach! Hai sentito come suona divinamente Luc? >>
<< Sì, è davvero bravissimo. >>
Mentre Cel si sperticava in complimenti rivolti al bel ragazzo, io mi guardavo intorno: dove era finita Emily? Era dall’inizio della messa che non la vedevo…
Sentii una voce provenire da dietro di me.
<< Bravo, davvero complimenti. >> era Emily.
<< Ma dove eri finita? >> chiesi leggermente infastidita.
Lei alzò le spalle e disse: << Mah, ho preferito seguire la messa da una posizione privilegiata… >> e indicò la sommità dell’enorme crocifisso posto dietro l’altare.
Luc ridacchiò, ma Celine lo fulminò con lo sguardo e, furibonda, disse: << Cosa? Ma sei pazza? Potevi farti male o potevi rompere il crocifisso o… >>
<< Ehi, ehi, calmati biondina. Non c’è nulla di cui preoccuparsi dato che non è successo nulla. Comunque tu, Luc, suoni davvero bene. Io ed un paio di amici abbiamo una band. Che ne diresti di fare un’audizione? Potresti suonare la pianola… >>
Lui annuì divertito e disse: << Fantastico! Allora se mi dai il tuo numero di cellulare poi ti chiamo e… >>
Mentre Emily e Luc parlavano, mi si avvicinò un’imbronciata Celine.
<< Senti, non è che la St. James ci sta provando con Luc? No, perché se non si fosse capito lo sto  facendo io… >> Io risi. Emily e Luc? Non ci sarebbe mai potuta essere coppia più strana.
<< Non ti preoccupare Cel, lui non è proprio il suo tipo. >>
<> Alzai gli occhi al cielo: quando Cel s’innamorava era sempre timorosa che qualcuno le portasse via l’amato.
<< Sai benissimo chi mi piace. >>
<< Ah già… Joe. Scusa, è che lo sai come sono fatta… >>
<< Sì, lo so, e sei fantastica così come sei. >> All’improvviso mi sentii cattiva: Cel era la mia migliore amica dai tempi delle medie. Non potevo certo abbandonarla così a causa di Emily!
La abbracciai e le dissi: << Senti, che ne dici se domani vengo a prenderti al club della castità ed andiamo insieme da qualche parte? E’ da tanto che non lo facciamo… >>
Il suo viso s’illuminò e mi rispose immediatamente: << Certo, hai ragione: è da troppo tempo che non usciamo insieme! >>
Le sorrisi.
<< Comunque secondo me anche Luc è cotto di te. Basta guardarlo mentre parlate: è incantato. Ma se ti fa sentire più sicura, scambio qualche parola con Emily a riguardo… >>
<< Grazie Rach. Comunque come mai tu e la St. James siete venute in chiesa insieme? E perché sembrate andare così d’accordo? >> chiese Celine con aria sospettosa.
Non avevo alcuna voglia ora come ora di raccontarle tutta la storia, ma non volevo nemmeno mentirle…
<< Ehmmmm… E’ solo una casualità che oggi siamo venute in chiesa insieme, e ti assicuro che non andiamo affatto d’accordo. >> Beh, era vero: era stato un caso il fatto che Emily avesse voluto venire con me, e poi non andavamo affatto d’accordo, anzi, litigavamo sempre!
<< Ok, sarà solo un’impressione… Scusa, adesso devo andare: voglio parlare con Luc. >>
Tirai un sospiro di sollievo, dissi: << Ok! >> e le sorrisi.
Io ed Emily uscimmo insieme dalla chiesa. Lei era tutta sorridente.
Oh, no! Non è che Cel ha visto giusto…?
<< Senti Emily, devo farti una domanda… >>
<< Spara! >> mi disse.
<< Ti piace Luc? >> le chiesi il più velocemente possibile, come se lo sputare quelle parole le rendesse più accettabili.
Lei rise ma  si rabbuiò un po’.
<< No, non è proprio il mio tipo. Certo, è  figo, ma è troppo perfettino. >>
<< Lo immaginavo… >> le dissi mentre lei estraeva dalla sua borsa marroncina un i-pod con delle cuffione attaccate.
<< Posso ascoltare? >> le chiesi, curiosa di scoprire i suoi gusti musicali.
<< Ok, anche se non credo  che sia il tuo genere… >>
Estrassi dalla tasca lo sdoppiatore* e vi infilammo le nostre rispettive cuffie.
Furono i quindici minuti più lunghi della mia vita. Quella musica hard rock/ heavy metal messa al massimo volume mi stava perforando i timpani.
Quando giungemmo a casa lodai il Signore per avermi sottratto a quella tortura spacca-timpani.
<< Allora, ti è piaciuto? >> chiese Emily sogghignando: le smorfie che avevo fatto durante il traggitto avevano parlato per me.
Dopo aver pranzato vedemmo un film scelto da me tra le proteste dell’altra: “The Last Song”.
Lei si addormentò sul divano, mentre io piansi come una fontana, come ogni volta che vedevo quel dvd.
Mentre stavamo sparecchiando la tavola dopo la cena, Emily mi disse improvvisamente: << Sai… Io non sono mai stata innamorata. >>
Dal tono di voce con cui lo disse mi accorsi che era sincera.
<< Come… Com’è innamorarsi? >> mi chiese malinconicamente.
<< E’ meraviglioso. Non è una semplice attrazione fisica, ma molto di più. E’ qualcosa che ti fa stare bene e male allo stesso tempo. E’ un’avventura… >>
<< Da come ne parli sembra quasi una droga. >> Scoppiai a ridere.
<< Beh, in un certo senso lo è. >> Lei rise, poi tornò nuovamente seria.
<< Il massimo  che io ho provato è  stata attrazione fisica, purtroppo. >> disse amaramente.
<< Per chi? >>
<< Per Ben.>>
<< Il fidanzato di Lesley? Ma… Allora perché è la tua migliore amica? >> le chiesi stupita.
<< Nonostante me lo abbia “rubato”, le sono rimasta amica perché è l’unica che mi ascolti. Pensavo fosse la mia unica amica, ma dopo che mi ha negato l’aiuto quando ne avevo più bisogno non la considero più come tale. Sarò anche popolare, ma a cosa serve esserlo se tutti coloro che ti circondano sono persone false? Sono sola. >> disse Emily.
<< No, non lo sei. Adesso ci sono io. >> le dissi posandole una mano sulla spalla.
Lei si voltò verso di me, mi guardò negli occhi e mi sussurrò con una sincera riconoscenza negli occhi: << Grazie… >>




Note dell'autrice:
*se non sapete cos'è uno sdoppiatore eccone uno: http://www.google.it/imgres?imgurl=http://media-cloud.bestshopping.com/images/more/mediashoppingelectro/medium200/a65b65219020cd0634167b5b8aa5bd00-b6alp046.png&imgrefurl=http://it.bestshopping.com/category/Accessori%2BMp3%2Be%2BIpod/&usg=___aDwBGenQj9GJDggaOacp5z0Zak=&h=200&w=200&sz=20&hl=it&start=0&sig2=EeIa7QE3317Aap3_ZmlOyw&zoom=1&tbnid=oLWZ05dMhhspMM:&tbnh=116&tbnw=113&ei=SxMPTovGDsqo8APpnJS8Dg&prev=/search%3Fq%3Dsdoppiatore%2Bipod%26hl%3Dit%26biw%3D1024%26bih%3D512%26gbv%3D2%26tbm%3Disch&itbs=1&iact=hc&vpx=801&vpy=140&dur=406&hovh=160&hovw=160&tx=110&ty=105&page=1&ndsp=18&ved=1t:429,r:17,s:0&biw=1024&bih=512
Si inseriscono due cuffiette nei buchi e si attacca all'ipod :)
Comunque dal prossimo capitolo ci  saranno molti colpi di scena, quindi questo è solamente un "capitolo di passaggio" :)
Spero che vi piaccia! Comunque quel banner schifoso che vedete l'ho fatto io, perfavore ditemi sinceramente cosa ne pensate e, se potete, aiutatemi a farne uno migliore :S
Bacioni
AnUnderdog

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Capitolo 5
*** V ***


5.
 



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<< Emily, svegliati! >> urlai lunedì mattina.
<< Possibile che in questa casa non  si  possa dormire in santa pace?>> chiese esasperata un’assonnata Emily.
<< E’ Lunedì! C’è scuola! E’ tardissimo, sbrigati! >>
Emily mi lanciò un’occhiata esasperata e si alzò dal letto.
<< Tu lo sai che io non arrivo mai a scuola in tempo, vero? >
<< Sì, ma io non sono mai arrivata in ritardo e non ho intenzione di incominciare oggi. >>
Ci preparammo in tutta fretta e corremmo a scuola, o meglio, io corsi.
Emily si fermò a metà strada e mi disse che sarebbe entrata a scuola in seconda ora. Quella ragazza era irrecuperabile…
Appena arrivata davanti al portone della scuola mi preparai alla solita storia che si ripeteva ogni mattina: due ragazzi mi aspettavano all’entrata, mi buttavano addosso della spazzatura e  mi rubavano il pranzo. Ma oggi sarebbero rimasti a bocca asciutta: non avevo avuto il tempo di prepararmi il pasto. Si sarebbero dovuti accontentare del misero cibo offerto dalla mensa.
<< Bene, bene, ciao Monchel, cosa mi dici? >> chiese Justin con fnto interesse.
<< Tutto a posto fino ad ora, grazie. Adesso potete sbrigarvi con la spazzatura? Vorrei andare in classe… Ah, viavverto: oggi non ho il pranzo. >>
La loro espressione da stupida passò a sbigottita. Non avevo mai parlato loro così,  ma adesso mi erodavvero stufata di quella situazione.
Justin sorrise: << Che grinta, da dove l’hai tirata fuori Monchel? Mi piace, sai… >>disse avvicinandosi a me. Eravamo ormai appiccati, io stavo per urlare, quando una voce venne in mio aiuto.
<< Lasciala stare, Justin! >> mi girai riconoscente verso il proprietario di quella voce. L’avrei riconosciuto fra mille.
Justin egli altri se la diedero a gambe.
<< Grazie, Joe. Mi hai salvata. >>
<< Figurati. Justin è solo un coglione… >>
Ehmmm… Parlava quello che fino a venerdì agiva nello stesso modo…
<< Senti, non è che hai visto Emily? >> chiese improvvisamente interessato.
<< Sì. Entra in seconda. >>
<< Ok, grazie >> mi sorrise e se ne andò.
Avevo perfettamente capito che era interessato ad Emily, ma non volevo ammetterlo a me stessa. L’unica cosa che fui capace di fare era rimanere imbambolata a causa di quel sorriso perfetto.
La giornata scolastica passò velocemente, ed io non vidi Emily a nessun cambio dell’ora.
Il pomeriggio, finite le lezioni, passai a prendere Celine al club della castità.
Io non ne facevo parte solamente perché lo trovavo eccessivo, ma di certo non criticavo la mia amica per questo…
<< Ciao Celine, come va? >>
<< Tutto bene, grazie. Tu invece? >> mi chiese con un grande sorriso sulle labbra.
<< Anche io. Allora, che ne dici se andiamo al nuovo luna park che hanno costruito in città? Mi hanno detto che è favoloso… >>
Lei acconsentì e cominciammo ad incamminarci. Mi accorsi quanto fosse facile parlare con lei, e mi ricordai quando fino ad un anno fa eravamo inseparabili… E poi mi sentii in colpa per non averle detto nulla a proposito di Emily. Ma d’altra parte non volevo tradire la sua fiducia spifferando tutto a Celine.
Proprio in quel momento vedi una chioma blu spuntare dal lato della strada ed avvicinarsi a me. Quando si parla del diavolo…
<< Ciao Emily. >>
<< Ciao Rachel. Non mi avevi detto che saresti uscita con quest’ochetta. Volevo andare al luna park con te... >>
Oh no…
<< Cosa? Ma cosa sta succedendo? Perché voi due vi  chiamate per nome e addirittura dovreste uscire insieme? >> chiese stralunata Celine.
Emily mi lanciò un’occhiata indecifrabile.
<< Non glielo hai detto? >> mi chiese.
<< No… Non sapevo se potevo… >> dissi a disagio.
<< Grazie, ma non ti devi preoccupare. Non temo la compassione di un’ochetta del genere. Puoi anche raccontarglielo se il tacere ti mette a disagio. >> mi disse Emily.
<< Va bene… Se la metti così… >>
Così raccontai per filo e per segno tutta la serata di venerdì e quelle successive durante le quali Emily aveva dormito da me.
Celine era sconvolta.
<< Emily, ma tu devi chiamare la polizia! Se tuo padre fa così la tua vita e quella di tua madre sono in pericolo! >> disse.
<< No! Tu non sai niente! >> urlò Emily improvvisamente angosciata. Era visibilmente scossa da quell’affermazione.
Le misi una mano sulla spalla. << C’è qualcosa che non va? >> le chiesi preoccupata.
Lei abbassò la testa e disse. << Mio padre prima non era così. Ha cominciato  ad ubriacarsi due anni fa, dopo l’incidente… >> i suoi occhi si riempirono di lacrime, ed Emily strinse i pugni. Non me la sentii di chiederle di più. Celine la guardava curiosa e comprensiva al tempo stesso, ma neanche lei le chiese nulla.
<< Piuttosto voi  due perché siete amiche? Mi  sembrate così diverse… >> disse Emily cercando di sviare il discorso su qualcosa che lei pensava essere più “leggero”.
Questa volta era il  turno di Celine nel sentirsi a disagio. La guardai e lei annuì, ma  quando feci  per parlare disse: << No, glielo dico io. >>
<< Tre anni fa, quando ero ancora alle medie, ero innamorata persa di un ragazzino. Lui mi ricambiava, ma prima che uno dei due potesse fare una mossa, una mia amica di allora me lo portò via. Fu un attimo. Tutti i  miei sogni  e le mie speranze si dissiparono. Lei era magrissima, così una mia amica mi disse che forse se fossi  dimagrita lui sarebbe tornato da me… Così cominciai a dimagrire sempre di più. Inizialmente non avevo intenzione di dimagrire a dismisura,  solo un po’, ma poi iniziai a  sentirmi sempre più grassa. Quando mi guardavo allo specchio non vedo me stessa, ma solo una massa informe di carne, carne che doveva essere eliminata. Dapprima nessuno si accorse che stavo diventando anoressica, che non accettavo più il mio corpo, ma poi divenne evidente che non mangiavo abbastanza quando incominciai a svenire in  continuazione. Nessuno riusciva a convincermi a mangiare, neanche i  miei genitori: mi mettevo le dita in gola e vomitavo tutto quello che mi avevano fatto ingoiare a forza. Fu allora che mi  si avvicinò Rachel. Lei mi fece capire che avevo bisogno di  aiuto, che quella situazione mi  avrebbe portata a morte sicura, e mi stette vicina. Ancora oggi sono convinta  che sia il mio  angelo  custode. Il  rehab mi insegnò ad accettare nuovamente il mio corpo  e mi rimise in forma. So che ala lotta contro il mio corpo durerà per tutta la vita, ma so  che potrò uscirne vincente. Inoltre, fu sempre allora che mi avvicinai così tanto alla religione. Prima i miei genitori erano cristiani, ma non praticanti. Fui io a far diventare la mia famiglia così credente. >>
Ero sorpresa: Celine non ne aveva mai parlato con nessuno. Era stato un atto di grande coraggio  da parte sua.
Emily era sorpresa, ma  non eccessivamente.
<< Beh, non me lo aspettavo. Credevo che fosse un’amicizia nata dal comune amore per Zac Efron o  qualcosa del genere, ma di  sicuro non perché Rachel ti aveva aiutata. Comunque mi  dispiace per quello che ti è successo. Sono sicura che vincerai la tua lotta contro il tuo corpo. >> disse Emily. Quando voleva sapeva essere gentile.
Finalmente arrivammo al luna park. Era grandissimo, probabilmente per provare tutte le attrazioni avremmo dovuto starci una settimana intera.
Dopo una discussione di dieci minuti, decidemmo di  andare per prima cosa sulle altissime montagne russe.
Ci mettemmo in fila e continuammo a chiacchierare con allegria e,  con mia sorpresa,  sembrava che Emily e Celine non stessero  sul punto di scannarsi  a vicenda.
<< Sai, se non ti comportassi come un’ochetta insieme alle tue amiche mi staresti simpatica. >> disse Emily.
Celine stava per controbbattere, ma una voce profonda la interruppe.
<< Ciao ragazze. >> era Luc. A Celine sbrilluccicavano gli occhi, ed ero sicura che fosse sull’orlo dell’infarto.
<< Ciao Luc! >> disse lei con un sorriso spiazzante. Lui le sorrise dolcemente di rimando.
<< Senti Emily, posso parlarti un attimo? >> chiese lui.
<< Certo! >> rispose lei. I due si allontanarono dalla fila.
Celine stava bruciando di rabbia e gelosia, e non faceva nulla per nasconderlo.
Io ero perplessa… Ma Luc a che gioco stava giocando?
 
Salve cari lettori!
Vi ringrazio immensamente per tutte le recensioni che mi avete lasciato: mi avete fatta davero felice!
Allora, in questo capitolo conosciamo ancora meglio i nostri personaggi, in particolar modo Celine. Quella ragazza così solare ed apparentemente un pò superficiale nascondeva un segreto e, a quanto pare, c'è chi ne nasconde altri...
Lo scopriremo nei prossimi capitoli!
Bacioni


AnUnderdog
P.S.: Vi piace il nuovo banner? Credo che sia molto migliore dell'altro... Che ne dite?

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Capitolo 6
*** VI ***


6.




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Mi ero stufata di aspettare che quell’interminabile fila per le montagne russe scorresse, perciò decisi di andare a cercare Emily lasciando lì Celine.
Lei  e Luc si  erano diretti verso destra, dalle parti della Casa degli Orrori, dunque anche io andai lì.
Ad un certo punto sentii la voce di Luc provenire da dietro alcuni cespugli e dire: “ Devi credermi, Emily! Ti prego!”
Mi  accovaccia dietro un albero ed ascoltai Emily dire: “Le prove Luc, voglio le prove. Non posso credere al primo sconosciuto  che dice una cosa del genere. Adesso devo andare.”
Mi  affrettai a correre via da lì e mi  nascosi nel vialetto pieno di violette lì vicino. Cosa diavolo stava succedendo?
Seguii Emily, stavo per raggiungerla quando vidi un  ragazzo dai capelli neri che indossava degli occhiali da sole sbucare dal nulla. Era Joe! E stava prendendo Emily per il braccio trascinandola dietro una casupola, probabilmente quella del custode del parco.
Quella ragazza non faceva altro che attirare guai…
Mi avvicinai per poter vedere quello che quei due stavano facendo.
“ Emily… da quel giorno non riesco a smettere di pensarti. Non ce la faccio proprio…” stava dicendo Joe con una voce forte, ma non sicura come al  solito.
“Da quando? Dal giorno in cui ti ho assestato quel bel pugno sul naso? Oh, davvero romantico…” disse Emily.
Joe fece un risolino nervoso… Sembrava davvero a disagio!
“Emily, ti prego… Sii seria per un attimo. Tu  sei  una tipa tosta, non ho  mai incontrato una ragazza come te. Vorresti darmi una possibilità, per favore?”
“Jonas, ma cosa stai dicendo? Sai  benissimo  che Rachel ti va dietro da non so quanto tempo!” Sentendo il mio nome il cuore mi balzò in gola.
“Lo so… Ma non ci posso fare nulla. Sappiamo  entrambi che al cuore non si comanda…” cominciò Joe, che però non riuscì a terminare, perché Emily lo interruppe: “Ascoltami bene Jonas. Non solo Rachel è una  ragazza fantastica e merita il tuo amore, ma è  anche mia amica. Io non farei mai una cosa del genere ad una mia amica. Smettila di provarci con me e smettila di cogliermi di sorpresa trascinandomi in posti strani quando dovremmo  essere a scuola come stamattina. Finiscila.”
Emily stava per andarsene, ed io mi preparavo a fuggire, quando Joe la bloccò per il braccio e la fissò intensamente.
“Ok, non ti  costringerò a fare nulla, ma sappi una cosa: domani sera alle otto io ti  aspetterò davanti alla fermata dell’autobus vicino  a scuola. Se tu verrai saprò di avere una possibilità con te, altrimenti ti lascerò in pace”.
“Preparati ad un due di picche, Jonas.”
 
Corsi indietro, alla fila dove Celine aspettava ansiosa.
“Allora, hai sentito qualcosa? Cosa stavano facendo quei due?” chiese Celine.
Non potevo dirle la verità su Luc ed Emily, anche perché non sapevo di cosa stessero parlando…
“Ah,  nulla, stavano solamente discutendo di cose noiose sulla band…”
Celine sembrò rassicurata.
Emily arrivò tranquilla in apparenza ed estrasse dalla borsa sigarette ed accendino.
Ficcò la sua Winston in bocca, la accese, ci soffiò del fumo addosso, e senza troppe cerimonie disse: “Ma quando cavolo è il nostro turno?”
 
Alla fine della giornata avevo una nausea che non aveva nulla a che fare con l montagne russe…
Emily era stata leale a rifiutare Joe, davvero una buon’amica,  ma sembrava pensierosa.
Continuava a fumare all’impazzata, perfino più del solito.
Intanto il ricordo del discorso  con Joe continuava a ritornarmi insistentemente nel cervello, come un disco rotto che non ha intenzione di fermarsi.
Ogni volta che rivivevo quelle immagini nella mia testa, queste sembravano farmi sempre più male, ed apparire sempre più irreali.
“Mi dai una sigaretta?” chiesi io. Volevo solo dimenticare, fare qualcosa di stupido e  dimenticare quelle immagini che mi torturavano.
Emily mi fulminò con lo sguardo: “Stai scherzando?”
“Nient’affatto” dissi.
Emily mi guardò, si sedette sul letto e disse: “C’è qualcosa che non va?”
Così, senza che neanche me ne accorgessi, le lacrime cominciarono a scendere.
Ma perché avevo il pianto così facile? Odiavo questa cosa…
Singhiozzavo sulla spalla di quella ragazza che mi stringeva forte e  mi lasciava sfogare.
Alla  fine, in mezzo ai singhiozzi, sussurrai un “grazie”.
“Per cosa? Per averti lasciata sfogare?”
“No,  per aver rifiutato Joe… Sei  un’amica leale. Sì, esatto, ho  visto e sentito tutto.”
“Mi dispiace…” disse sinceramente Emily
“Non hai nulla di cui scusarti, anzi. Adesso, però, è mio compito e dovere chiederti una cosa importante… A te lui piace?”
Lei distolse lo  sguardo e rispose: “Quello che conta è ciò  che provi tu, non io…”
“Ma che diavolo dici? Quello che provi  tu conta eccome! Rispondimi sinceramente” le dissi guardandola con gli occhi umidi, perché già sapevo la risposta.
“Credo di sì. Mi dispia…”
“Non scusarti mai  per i sentimenti  che provi. Non lo fare mai: è una cosa insensata. Senti, domani vai all’appuntamente con Joe.”
Lei mi guardò di sottecchi, con  espressione confusa. Per la prima volta sembrava smarrita.
“Se sei innamorata di lui  è giusto che sia così.”
Mi infilai  sotto le coperte e spensi la luce. Ero sicura che non sarei  riuscita a dormire, ma non aveva importanza: il  buio mi avvolgeva ed io preferivo stare al buio, come se i miei pensieri così fossero più protetti.
Sentii Emily mormorare “grazie” e “buonanotte”, ma non risposi, dandole l’illusione che stessi  dormendo.
 

Note dell'autrice:
Scusatemi  se ho aggiornato a distanza di così tanto tempo...
Sì, questo capitolo fa piuttosto schifo, me lo immaginavo nettamente migliore...
Vabbè, spero che vi accontenterete e che lo recensirete u.u

Un bacio!
AnUnderdog

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