Ad un passo da me.

di pikkola_dany_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi? C'eravamo incontrati in un sogno. ***
Capitolo 2: *** Il cuore in festa. ***



Capitolo 1
*** Ricordi? C'eravamo incontrati in un sogno. ***


Capitolo 1.
Ricordi? C'eravamo incontrati in un sogno.



Passeggiavo in riva al mare. Il vento giocava con i miei capelli, e la sabbia bagnata si intrufolava tra le dita dei miei piedi. Era una sensazione bellissima.
Mi voltai verso quel mare calmo, e ad un tratto vidi un’onda gigante, arrivare veloce verso di me.
Come cazzo è possibile?
Mi coprii gli occhi, cercando di evitare di essere travolta.
Sentii  qualcuno abbracciarmi, e portarmi via.
Riaprii gli occhi ed eccolo. Un ragazzo bello, maledettamente bello.
Eh no! Basta ragazzi. In quest’estate appena trascorsa, me ne era bastato uno che valeva per cento.
Aveva ridotto il mio cuore in mille pezzi, e solo ora ero riuscita a ricomporli tutti.
Certo, le cicatrici c’erano ancora. Ma mi ero promessa che non avrei permesso a nessuno di romperlo un’altra volta.
Eppure quello splendido ragazzo era lì, davanti a me. Mi aveva appena salvata.
‘Grazie’ sussurrai timidamente.
‘E’ un mio dovere!’ strizzò l’occhio. ‘Mi chiamo…’

‘driiiiin..’

E’ il suono della sveglia, quella piccola stronza che interrompe sempre i miei sogni sul  più bello.
No! Cazzo. Ora voglio sapere come si chiama. Provo a riaddormentarmi con l’inutile speranza di riprendere il sogno da dove è stato interrotto.  Che stupida. Apro gli occhi. Sono appena le sette.
Stamattina, fortunatamente, si entra alla seconda ora.  Posso prepararmi con calma e andare a fare colazione al solito bar.
Prendo il cellulare e lo preparo per la solita conversazione a tre mattutina.
‘Io sono svegliaaaaa!’
‘Cazzo Amelia! Io no! Ora sto aprendo gli occhi. Evita di urlarmi nell’orecchio…’  la voce rauca e assonnata di Emma si sente appena.
‘Buongiorno ragazze!’ le interrompo dolcemente.
‘Buongiornooooooo!’ risponde Amy, urlando di nuovo.
‘Urla un’altra volta e giuro che chiudo!’
‘Scusa Em!’ stavolta Amelia quasi sussurra.
‘Ragazze, tra mezz’ora al Bar del Corso? Come al solito?’ la mia domanda sembra quasi inutile.
‘Ok’ rispondo in coro.
Chiudo e vado a prepararmi velocemente.
Scendo le scale e leggo il biglietto che mi ha lasciato mamma: ‘Ale, non ci sono per pranzo. A dopo.’
Quante volte le ho detto che non mi piace quando mi chiama Ale.
Se proprio vuole trovare un diminutivo di Alessandra, che sia Sandra! O Sandrina. O, come dice Em, Sandrì.

Esco di casa, e inizio ad avviarmi verso il Bar del Corso. Non è molto distante.
In cinque secondi mi ritrovo faccia a faccia con il cemento.
Queste figuracce solo io posso farle. Ma dico io, le pietre sporgenti non le possono togliere? Secondo me sono messe lì apposta per far inciampare le povere ragazze che al mattino sono più rincoglionite del solito.
‘Ehi tu! Se inciampata?’
La voce di un ragazzo mi demoralizza ancora di più. Pensavo, o meglio speravo, che non mi avesse visto nessuno.
‘No! Che dici? Stavo solo abbracciando il marciapiede’ la mia risposta è molto ironica. L’unica soluzione ad una domanda così cretina.
Alzo gli occhi ed eccolo lì. Uno stangone alto circa un metro e ottanta e con due occhi color nocciola che mi guarda e mi tende la mano. La afferro e mi rialzo.
‘Grazie’ balbetto.
‘E di che? E’ un mio dovere!” strizza l’occhio.
Aspetta, aspetta, aspetta. Tu, esserino appena incontrato, con i capelli meravigliosamente scompigliati e quegli occhi così profondi, che cosa hai detto?
‘Puoi ripetere?’
‘E’ un mio dovere! Aiutare le ragazze in difficoltà…’
Ok. Non è possibile. E’ la prima volta che sogno qualcosa e che accade.
Vabbè capirai. E’ una frase del cavolo. La potrebbe dire chiunque, pure un carabiniere che ha appena arrestato un ladro. ‘E’ un mio dovere!’. Dai Sandra, scendi dalle nuvole.
Però questo ragazzo è veramente bello. Non ho parole.
‘Ho capito, mister  TI SALVO MA NON TI DICO IL MIO NOME.’
‘Ahah, sono Nicola Figliomeni! Per gli amici Nick’
‘Ok, Nicola’ sottolineo il suo nome, come a ricordargli che noi non siamo amici.
‘Ora qualcun'altra dovrebbe presentarsi’
‘Sì sì, ok. Io sono Alessandra Gervasi. Chiamami come ti pare, ma non Ale’ ci tengo a precisarglielo in anticipo.
‘Ok… Ale!’ scoppia in una risata.
‘No, dico, ma ti senti spiritoso?’ lo guardo fingendomi irritata.
‘Uhmmm… sinceramente sì!’
 Questo tipo ha uno spiccato senso dell’umorismo. Mi piace, ma cerco di non farglielo notare.
‘Allora, posso darti un passaggio?’ mi domanda.
Lo guardo attentamente: ‘Certo, e con cosa me lo daresti un passaggio?’
‘Abito qui…’ dice, indicandomi un’enorme villa gialla. ‘Questo è il mio scooter.’
‘Mi fa piacere, ma non accetto passaggi dagli sconosciuti’ anche se questi sconosciuti sono molto, molto carini.
Mi sorride. ‘Come vuoi…’ sorride, mentre si mette il casco. Poi accende lo scooter e mi fa un cenno con la testa.
Io mi volto, e continuo a camminare verso il bar.
Mi bruciano un po’ i gomiti ma per fortuna niente sangue.
Sono due anni che vivo in questo piccolo paese sul mare, e giuro di non aver mai visto in giro quello schianto di ragazzo, nonostante abiti a cinque minuti da casa mia.
Forse è un turista, forse non abita nemmeno lì. Forse… diamine! Perché continuo a pensare a lui?
Mi ero promessa di non pensare più a nessuno. E invece ecco il mio cuore, questo masochista del cavolo, che batte a mille per uno che ho appena incontrato e che sicuramente non rivedrò più.
Sembra volermi uscire dal petto.

Arrivo al bar, dove già mi attendono Em ed Amy. Mi siedo anche io, con loro, mentre aspettiamo Chris, il fidanzato di Emma.
Non posso fare a meno di pensare alla nostra amicizia, mentre le osservo. Siamo completamente diverse, sia fisicamente, che caratterialmente. Eppure è da due anni che siamo inseparabili.
Amelia ha quei bellissimi e lunghissimi capelli neri, così lisci che farebbero invidia a qualsiasi ragazza. Ama i cerchietti, specialmente quelli con il fiocco grande di lato. Oggi ne ha uno rosso, come la maglia che indossa e le scarpe. E poi, quegli occhi meravigliosamente azzurri. Sono così belli! Rimango incantata ogni volta che li guardo.
Emma invece non è così sofisticata. E’ l’opposto di Amy. Ha i capelli corti e biondi, sempre scompigliati.
L’unica pecora nera sono io. Ho sempre odiato i miei capelli castani e mossi, anche se tutti ogni volta che mi vedono mi dicono: ‘Che bei boccoli che hai!’. E poi i miei occhi: semplicemente castani. Li avrei voluti verdi, come quelli di Em.
Inizio a guardarmi attorno: gli alberi sono ancora così meravigliosamente verdi, e nel cielo colorato d’azzurro, non c’è nemmeno l’ombra di una nuvola.

Amo settembre , e amo il primo giorno di scuola. Oggi infatti sarà uno di quei rarissimi giorni in cui a scuola non faremo nulla. Solo parlare. Ci saranno i professori più antipatici (fra questi, sicuramente la Meleca) che inizieranno a parlare del programma che hanno intenzione di svolgere durante l’anno, dei metodi che adopereranno, e come se non bastasse, ci ricorderanno che ormai siamo nel terzo e dobbiamo prendere la scuola seriamente. Al contrario, i professori più simpatici ci chiederanno come abbiamo passato l’estate e cos’abbiamo fatto. Ogni anno il Repaci fa la solita domanda ad Emma, strizzandole l’occhio: ‘Ehi nipotina! Te lo sei trovato il fidanzatino quest’anno?’. E quest’anno Em mentirà, rispondendo il solito ‘no!’.
Eh già, sono davvero felice che finalmente quest’anno abbia incontrato Christian.
Chris è un ragazzo dolcissimo, e molto timido, come Em. Ormai è da tre mesi che sono insieme, e sono una coppia stupenda.
Amelia invece è felicemente single. Anche se c’è Fabio, che la corteggia ininterrottamente da tre anni; lei non ammetterà mai che anche a lei piace lui. Fabio è un ragazzo un po’ imbranato mentre Amy è determinata e vanitosa. Ma le vogliamo bene, un gran bene.
Di me meglio non parlare. Anzi, parliamone. Lorenzo, un ragazzo che mi piaceva da ormai due anni. Finalmente ero riuscita a conquistarlo. Ci stavamo frequentando; lui sapeva che io ho un carattere un po’ particolare. Sono timida con i ragazzi, e sono molto diffidente. E questo lo sapeva benissimo anche Elisa, mia cugina. Ma a lei non è interessato molto. Lei, molto più spigliata di me. Le ci è voluto un attimo per portarmelo via.
Ma quel masochista del mio cuore non vuole darmi ascolto.

‘Oh, ma la cameriera non arriva più?’ brontola Amy.
In effetti stiamo aspettando da circa un quarto d’ora.
‘Vado a chiamarla’ propongo. Mi alzo e mi avvio verso la porta del bar quando ad un tratto un ragazzo che nel frattempo stava uscendo, mi scaraventa involontariamente il proprio caffè addosso.
‘Scusami, scusami tanto! Per fortuna il caffè è freddo…’
Oh no! Ancora quella voce. Alzo gli occhi sperando che non sia il ragazzo di prima e invece è proprio lui.
‘Ancora tu!’ anche lui sembra sbalordito. Io invece non riesco a parlare. Lo guardo fisso negli occhi, con tanta rabbia.
‘Ti posso accompagnare a casa se vuoi cambiarti!’ propone lui.
‘No, no, no!’ ribatto gesticolando. ‘Hai già fatto troppi danni oggi! Cazzo, la mia maglietta!’ rispondo, osservando l’enorme macchia di caffè.
Lui mi guarda dispiaciuto, e senza alcuna vergogna o alcun imbarazzo, si toglie la sua e me la porge.
‘Che stai facendo?’ gli domando, spalancando gli occhi. Sono molto più imbarazzata di lui. A torso nudo è veramente stupendo.
‘Vado a casa a prenderne un’altra tranquilla. E poi il rosa non piace alle ragazze?’ sorride.
‘No. A me piace il verde. E comunque dovrei mettere la maglietta di uno sconosciuto? Maschio, per giunta.’
‘Non siamo più tanto sconosciuti... E comunque, se preferisci stare con indosso una sporca di caffè, fai pure.’
Senza pensarci molto, raggiungo la conclusione che sarei morta di vergogna a stare tutto il giorno con la mia magliettina bianca sporca di caffè. Prendo la sua e me ne vado al bagno, senza salutarlo.
In fin dei conti non sembra tanto da maschio la polo rosa.
Quando esco dal bar, lui non c’è più. In compenso, ci sono Em ed Amy che mi guardano scioccate.
‘No, dico. Voglio sporcarmi anche io di caffè se poi arriva un ragazzo stupendo che mi da la propria maglietta!’ commenta Amy, ironicamente.
Così racconto a loro la mia insolita mattinata.
Mentre chiacchieriamo, ci accorgiamo però che è arrivata l’ora di avviarci a scuola, così entriamo nella macchina di Chris, che nel frattempo si era unito a noi.

La nostra scuola è in una delle zone migliori. Dall’esterno è davvero bella. L’interno invece è un po’ deludente.
Gli alberi del cortile sono alti, ma non abbastanza da fare ombra a quel parallelepipedo di cemento giallo situato nel mezzo.
Scendiamo dalla macchina. Un po’ mi è mancato questo grande edificio che sei ore al giorno mi tiene prigioniera.
Inizio a guardarmi in giro e a salutare i miei vecchi amici.
‘Ciao ragazze!’ la voce di Vincenzo Sansotta è inconfondibile.
‘Ciao Vi!’ rispondiamo in coro. Noto che gli si sono allungati un po’ i capelli. Gli stanno molto bene.
‘Dite che le ragazze del primo sono troppo piccole per me?’ ride.
‘Devo proprio rispondere?’ gli domando. Mi guarda e ridendo mi da un bacio sulla guancia.
Entriamo in classe. Notiamo dei compagni nuovi.
‘Ehm… scusate mi sa che abbiamo sbagliato classe’ Vincenzo sembra imbarazzato.
‘No tranquillo… hanno solo unito due corsi dell’anno scorso. Il corso a, e il corso c, per formare un’unica sezione’ risponde una ragazza dall’aria sveglia.
‘La sezione i… i di imbranato!’ gli dico. Gliel’avevo detto un miliardo di volte quest’estate, ma come al solito se l’era dimenticato.
Mi vado a sedere in fondo, vicino alla finestra, con Amy ed Em.
Davanti a noi c’è Francesca Bianchini, una ragazza che a prima vista mi sta alquanto antipatica.
E’ molto bella e quando l’ho vista quest’estate, aveva i capelli biondi, mentre ora sono color cioccolato. Devo dire che le stanno meglio così. Poco dopo arriva anche il professore Repaci.
Inizia a fare l’appello. Em è la prima. Del resto, sono pochi i cognomi che iniziano con la lettera A, da queste parti. Alvaro è uno fra i più diffusi. Anche Amelia ha un cognome diffuso, Chiricosta.
Poi, prima del mio nome, il professore pronuncia un nome che nell’elenco è nuovo, anche se quella mattina quel nome ce l’avevo stampato bene in testa.
Poi qualcuno bussa alla porta. E’ lui.
Tempismo perfetto.
‘Scusate professore. Ho avuto un imprevisto’
‘Tranquillo Figliomeni, siediti’ risponde il prof.
Non so perché ma il mio cuore inizia a battere forte, un’altra volta.
Devo ammettere che sono felice di vederlo, e di sapere che staremo tutto l’anno insieme.
Certo, questa contentezza a lui non la mostrerò. Almeno per ora.
Si siede vicino a Francesca e le da un lungo bacio sulla guancia.
Ed io inizio a farmi tremila film mentali. Cazzo, è fidanzato.
‘Gervasi…’ il professore pronuncia il mio cognome sorridendo.
‘Eccomi!’ alzo la mano. Nicola si volta lentamente. Poi mi guarda sbalordito.
‘Ma allora è destino!’ sorride. E’ bellissimo mentre lo fa.
‘Che destino crudele!’ ribatto.
‘Sei sempre così simpatica come una coltellata al fianco?’ chiede ironicamente.
‘No, di solito sono molto peggio!’ ribatto.
‘Allora dovrei sentirmi onorato. Ti ringrazio’ sorride ancora.
‘Vorrei poterlo fare anche io, ma non ringrazierei mai la causa di tutte le mie disgrazie!’ faccio spallucce.
Mi guarda fissa, mantenendo il suo splendido sorriso.
Poi Francy gli prende la mano. Lui si volta e le sorride.
Le prime ore di lezione passano in fretta, anche se io non faccio altro che osservare Nick.
I suoi movimenti, i suoi gesti, il suo sorriso.
Dannazione, è davvero bellissimo.
Durante l’intervallo Nick e Francy sono stati tutto il tempo insieme.
Ciò conferma la mia teoria: sono fidanzati.
E durante l’ora di ragioneria, Francy ha appoggiato la testa sulla spalla di Nick.
Finite le lezioni, esco dall’aula e mentre Em, Amy ed io aspettiamo che Chris venga a prenderci, Nick si avvicina a noi.
‘Ciao nuove compagne, volevo darvi gli inviti per una festa.  Sabato sera, all’Ymca. Ci sarete vero?’
‘Odio le feste’ lo interrompo.
‘Va bene, però gli inviti ve li do lo stesso’ mi risponde, mentre tira fuori dalla tasca dei biglietti.
‘Ciao ragazze’ ecco, ora è arrivata anche Francesca. ‘Scusate se vi interrompo ma devo dire un attimo una cosa a mio cugino.’
Cosa? Sono cugini! Che stupida che sono stata. D’un tratto mi ritorna il sorriso sulle labbra. Appena finiscono di parlare, prendo i biglietti dalle mani di Nick e gli sorrido.
‘Te l’ho mai detto che adoro le feste?’
Mi guarda confuso. Ma sorride anche lui.

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Capitolo 2
*** Il cuore in festa. ***


Capitolo 2.
Il cuore in festa.
 

Non vedo Nicola da lunedì, il giorno che mi ha invitata alla festa di stasera.
Sono un po’ preoccupata. Non l’ho visto nemmeno in giro.
Ho deciso: se non viene a scuola nemmeno stamattina chiederò a Francesca che fine abbia fatto suo cugino.
Francy si è rivelata l’opposto di come l’avevo immaginata.
E’ simpaticissima e molto gentile, e in questi giorni abbiamo passato gli intervalli insieme.
Le ho confessato l’antipatia che provavo inizialmente nei suoi confronti, e lei mi ha risposto che sta antipatica a tutti quelli che non la conoscono. Per un attimo mi sono sentita sollevata.
Adora fare fotografie; credo che in questi quattro giorni me ne abbia fatte almeno una cinquantina.
E’ molto estroversa e dice tutto quello che pensa.

Amy ed Em hanno deciso di entrare alla seconda ora; io non ho molta voglia di starmene in giro.
Salgo le scale e… rieccomi faccia a faccia col pavimento.
‘Ma hai fatto un abbonamento speciale con le cadute?’ mi domanda.
Dimmi che non è lui, dimmi che non è lui… cazzo! E’ lui.
‘Non è possibile! Non sono mai caduta in vita mia. Mai! Nemmeno quando ho imparato a camminare la prima volta. E ora, sono due volte che ti vedo e due volte che cado!’
‘Alt!’ mi interrompe, come se volesse difendersi. ‘Sono due volte che cadi, e due volte che mi vedi’ mi corregge. In effetti lo vedo sempre dopo che cado. ‘Si vede che dobbiamo incontrarci così’ ride.
‘Senti, preferire non incontrarti proprio. Sono stata benissimo questi quattro giorni senza vederti’ mento.
‘Mi mancava la tua dolcezza’ sorride ancora.
‘Come mai sei mancato in questi giorni?’ cambio discorso.
‘Sono stato in vacanza con i miei’ ride.
Ed io che mi ero preoccupata. Che stupida.
‘Entriamo alla seconda?’ mi propone.
Penso ad Amy ed Em; le avevo ‘abbandonate’ per entrare alla prima. Ma non si può dire no al sorriso meraviglioso e a agli occhi dolci di Nick.
Perciò accetto.

Usciamo e mentre attraversiamo il cortile della scuola, raccoglie una rosa dal cespuglio.
‘Questa è per lei, miss simpatia’ me la porge.
‘Odio le rose’ del resto, non potevo essere simpatica proprio ora.
‘Odi le rose? Sei la prima ragazza che me lo dice’ alza un sopracciglio.
‘Ho… una mia teoria’ sussuro.
‘Racconta, abbiamo un’ora di tempo’
‘Sono belle. Ma hanno le spine. Quindi in un certo senso tradiscono. I girasoli invece sono più belli, e sono così, come li vedi. Guardano in faccia il sole, senza aver paura’ racconto.
Mi guarda, sembra davvero interessato. E annuisce dandomi ragione.
‘Allora, tu sei un girasole’ mi dice. Lo guardo, non capendo. ‘Sei bella, e non hai paura di niente’ continua.
‘Non è vero che non ho paura di nulla, sono solo un po’ fredda a volte’  spiego.
‘Sai, a volte le persone più fredde sono quelle che in realtà sono più sensibili e più affettuose’ mi sfiora il naso con l’indice. Sento le mie guance che si colorano di rosso. Ha ragione; io sono una ragazza molto affettuosa e molto sensibile.
Mi offre la colazione, mentre parliamo un po’ di tutto. Come due persone che si conoscono da una vita e che si rivedono dopo tanto tempo.
Lui mi fa sentire a mio agio. Ed è strano, perché di solito io sono molto diffidente. Ma con lui sto bene.
‘Avevo ragione, non sei così antipatica come pensavo’ mi confessa.
‘Pensavi che io fossi antipatica?’
‘Lo sembri. Ma basta conoscerti un pochino di più. Basta fare una semplice chiacchierata per cambiare idea’
Sorrido.
‘Lo vedi? Quando sorridi sei più bella’
Divento rossa. ‘Tentativo di fare un complimento, fallito’ commento, imitando una vocina robotica.
‘E vabbé, riuscirò a farti innamorare di me prima o poi’ scherza.
‘E’ una minaccia?’  rido
‘E’ una promessa!’ ride anche lui.

Torniamo a scuola e la mattinata passa velocemente.
Amy ed Em non se la sono presa per il fatto che io sia entrata alla seconda, anzi, mi hanno detto che ho fatto bene.
Il pomeriggio decido di andarmene in spiaggia. Mi piace osservare il mare mentre lascio scorrere un po’ di sabbia tra le dita.
Mi fa sentire tranquilla, mi rilassa.
Osservo le piccole onde infrangersi contro uno scoglio.
E’ così bello il mare. Amo immergermi sott’acqua, d’estate. Per un attimo non penso a nulla.
E’ come se ci fosse un altro mondo, là sotto. Un mondo calmo e silenzioso.
Tiro via le scarpe e inizio a passeggiare sulla riva del mare. L’acqua è fredda. Mi piace.
Quasi non mi accorgo dell’ora che si è fatta. Meglio tornare a casa, se non voglio fare tardi stasera.
 
Siderno, nel periodo estivo sembra un altro mondo.
Tutte le persone che di solito si vedono solo il sabato sera, durante l’estate le vedi tutti i giorni, a qualsiasi ora. Se passeggi sul corso puoi ammirare gli splendidi negozi, pieni di vestiti firmati. Sembra “Reggio Calabria” in miniatura, come diceva Em. Certo, Reggio è grande il triplo.
Ma Siderno, più degli altri paesi di questa zona, è pieno di gente che passeggia o se ne sta seduta al Tentazioni o all’Helios, i due bar più ‘in’.
La sera invece sono i pub a riempirsi di ragazzi in cerca di divertimento.
L’YMCA è il lido più frequentato. Di giorno è un posto tranquillo per coloro che desiderano affittarsi un ombrellone e starsene sulla spiaggia nel periodo estivo, o semplicemente bersi un caffè; di sera si trasforma in una mini discoteca.
Siamo sull’entrata, e un grosso omone ci chiede i biglietti.
Mi viene la tachicardia nel pensare che ho lasciato il mio biglietto a casa.
‘Hai dimenticato il tuo?’ mi domanda Em. Annuisco. ‘Devo averlo messo nei pantaloni, quando me l’ha dato Nick’ cerco di ricordare.
‘Sei amica di Nick?’ mi domanda l’omone.
‘Sì, sono una sua compagna’ preciso. Credo di aver appena trovato il modo per entrare.
Infatti, mi fa entrare senza problemi.
L’interno del lido è addobbato in stile hollywoodiano. Mi piace. Molti ragazzi portano gli occhiali da sole, come le rockstar, anche se è sera.
Altri hanno pailette sui vestiti.
Io ho un semplice vestitino nero, e delle scarpe col tacco odiose.

Intravedo Nick in lontananza. Amelia mi spinge per andare a salutarlo. Le sorrido e ci vado.
‘Ehi ciao!’ urlo, anche se la musica copre la mia voce.
‘Sei venuta!’ esclama.
‘Già, senza invito, ma ce l’ho fatta!’ rido.
‘E come hai fatto ad entrare senza invito?’
‘Mi è bastato dire che sono Alessandra Gervasi’ mento. Lui mi guarda, alzando un sopracciglio ed io scoppio a ridere e sputo la verità.
Poi un ragazzo si avvicina a lui e gli sussurra una cosa all’orecchio. Nick cambia espressione e annuisce.
‘Scusami, devo andare un attimo fuori. Ci sono i soliti guastafeste che litigano e devo andare a calmare le acque’ mi da una pacca affettuosa sulla testa.
Mi volto verso Amelia; è con Fabio. Stanno parlando. Meglio lasciarli ‘soli’.
Em è con Chris e non voglio fare la terza in comodo. Vado da Francy che mi saluta affettuosamente, esclamando un ‘Sei venuta!’. Balliamo tutta la sera insieme.
Mi piacciono le feste. Amo la musica a palla, ballare senza pensare a niente e nessuno.
‘Sandrì!’ è Em che mi chiama. ‘Sandrì, Fabio si è sentito male. Nulla di grave ma ha bevuto troppo e gli gira la testa. Ora lo riaccompagniamo a casa. Due minuti e torniamo’ mi bacia sulla guancia.
Poi decido di uscire a prendere un po’ d’aria e vado sul lungomare.
Ho una scarpa in mano (visto che la fortuna mi vuole bene,e mentre ballavo mi si è rotto il tacco) e l’altra al piede. Cerco una panchina per sedermi e toglierla ma sono tutte occupate da ragazzi che mi guardano come se non avessero mai visto una ragazza.
Mi agito. Forse non sarei dovuta uscire da sola. Ormai è troppo tardi, c’è una fila enorme per rientrare.
Inizio a camminare velocemente, a testa basta, quando sbatto contro qualcuno.

‘Sei tu!’ Ha il solito tempismo perfetto. Sto iniziando a pensare che il destino voglia che ogni volta sia lui a ‘salvarmi’.
‘E da quando sei felice di vedermi?’ mi domanda. In effetti è la prima volta che glielo dimostro.
‘Da adesso’ lo abbraccio. Poi stacco l’abbraccio e noto il suo imbarazzo. Guarda i miei piedi e la scarpa che ho in mano.
‘Di solito non cammino scalza. Ma si è rotta!’ spiego.
‘Ti accompagno a casa?’ mi domanda.
‘No, sto aspettando Em ed Amy’
‘Non penso che si offenderanno! Chiamale’ mi da il suo telefono.
Ma preferisco mandare un messaggio con il mio ad entrambe. Conoscendo Em, non risponde ai numeri estranei, mentre Amy legge solo i messaggi.
Poi Nick mi accompagna alla macchina. Salgo e mi allaccio la cintura.
Lui scoppia a ridere. ‘Hai paura?’ mi domanda.
‘No, ma sono abituata a metterla. Fallo anche tu’ sembra quasi che la mia richiesta sia una supplica. Mi ascolta.
 ‘Comunque non sembri di qua, hai un accento strano’ mi dice.
Ok, mi ha sgamata.  ‘Mi sono trasferita qui da un annetto. Prima abitavo a Milano. Sono nata lì. Venivo qui solo d’estate, in vacanza. E avevo più amici qui’
‘Ah, ecco! E’ carino l’accento da milanese’ ride.
‘Lo odio’ replico.
Arrivati davanti casa mia, lo saluto con un lungo bacio sulla guancia e lo ringrazio.
Così, entro in casa e salgo in camera. Mi cambio e mi infilo sotto le lenzuola  e ripenso alla serata meravigliosa che ho appena passato..
Poi, il display del mio cellulare si illumina. Lo prendo.

«Ehy Girasole! 
L’unica cintura che metto di solito è quella per i pantaloni.
Comunque mi sono divertito con te.»
-    Numero sconosciuto
 
Il cuore mi batte a mille. Non mi aspettavo un suo messaggio. Mi ci vuole un po’ per trovare la giusta risposta. Cerco di non essere troppo sdolcinata.
 
«Bhè, d’ora in avanti quando mi dovrai riaccompagnare, sarai obbligato a metterti la cintura anche mentre guidi. Comunque anche io mi sono divertita.»
-    Sandrì.
 
Intanto memorizzo il suo numero. Metto via il cellulare, quando il display si illumina un’altra volta.
 
«Allora non sono proprio antipatico, se ti sei divertita anche tu.
Dolce notte, Ale.»
-    Nick.
 
Vorrei rispondergli male, ma non mi da più tanto fastidio da quando è lui a chiamarmi così. Poi credo di essermi addormentata. Con un dolce sorriso sulle labbra e il cellulare tra le mani.
 
 
 
 
 
 

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