Please, Tell Me That Is True di Blue Flower (/viewuser.php?uid=106639)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Terribile e Bellissimo. ***
Capitolo 2: *** Stefan Salvatore. ***
Capitolo 3: *** La storia... si ripete? ***
Capitolo 4: *** Verità condivise ***
Capitolo 5: *** Darei la vita per te ***
Capitolo 6: *** Diversa ***
Capitolo 7: *** 7. Klaus si vendica sempre ***
Capitolo 8: *** 8. Scusa, ricordi... ***
Capitolo 9: *** 9. Mi sono perso qualcosa? ***
Capitolo 10: *** 10. E' un sì ***
Capitolo 11: *** 11. Io? Ah sì... Io. ***
Capitolo 12: *** 12. Si stava innamorando: merda! ***
Capitolo 13: *** 13. Tutte le strade portano a Klaus. ***
Capitolo 14: *** 14. Il ricordo di Bianca. ***
Capitolo 15: *** 15. Vampiro. ***
Capitolo 16: *** 16. Accettarsi. ***
Capitolo 1 *** Terribile e Bellissimo. ***
Dove sei, piccola?
Bianca rimase immobile dentro l'armadio. Sapeva che non sarebbe servito
a niente, ma è sempre meglio sperare... no? Aveva paura,
come non ne aveva avuta mai in vita sua. Ma non era solo lui quello da
cui si nascondeva. Lei cercava di nascondersi da una verità
ineluttabile che aveva tenuto nascosta per così tanto tempo:
non era come gli altri ed era spaventata da questo.
Era questione di secondi ed il suo incubo l'avrebbe trovata. L'incubo
che tormentava le sue notti da un po' di tempo a quella parte.
Ma stavolta si era preparata.
"Eccoti..." disse aprendo l'armadio. I suoi occhi, in cui la brama di
sangue si agitava come un cobra, la scrutarono per qualche secondo
prima che le sue labbra si avvicinassero al collo di Bianca. Successe
tutto in un secondo: quando sentì i canini che le
affondavano nella carne sorrise ed impugnò con forza la
siringa piena di liquido trasparente. Gliela conficcò nella
schiena e quello, dopo un gemito impercettibile cadde a terra, avvolto
dagli spasmi.
"Verbena..." riuscì a sibilare.
Compiaciuta si sedette vicino a lui, a gambe incrociate. "Fa male
vero?" domandò sarcastica. "Piccola stronza..."
sussultò. Bianca sapeva di trovarsi davanti ad un individuo
potente e di sicuro centenario. "Mi devi qualche spiegazione" lui
scosse il capo repentino. Insieme a lui si mossero i suoi folti capelli
neri.
"Perché mi perseguiti?" con fatica quello
pronunciò qualche parola biascicata: "Il tuo sangue... E'...
Tu... Non... Umana". La ragazza rabbrividì. Con orrore si
accorse che la verbena stava finendo l'effetto sul ragazzo.
Lo guardò negli occhi, reggendo il confronto ma rimanendone
incantata. In quegli occhi di un azzurro glaciale c'era qualcosa di
indecifrabile: andavano oltre all'odio e alla brama di sangue. Per un
momento, Bianca avrebbe giurato di averci visto qualcosa di
estramamente umano.
Era bello.
Quello non lo poteva negare nessuno. Il suo fisico tonico avrebbe fatto
invidia a qualsiasi altro ragazzo della scuola. Ma era terrificante. La
ragazza lo aveva impresso nella memoria come un demone, con gli occhi
neri ed i canini appuntiti. "Uccidimi adesso" disse risoluto, mentre
lei lo scrutava ancora. "Come?" rise amaramente. "Tanto so che lo
farai... quindi tanto vale essere veloce. Dov'è il paletto?"
era incredibile come quel ragazzo, quell'uomo pensava che tutti fossero
come lui: cattivi e assetati di sangue. "Non c'è nessun
paletto... Quello che voglio lo ottengo, ma si da il caso che il mio
desiderio non sia quello di ucciderti" "Allora cosa vuoi?" lei prese un
respiro. "Come ti chiami?" lui rise.
"E perché te lo dovrei dire?" ecco che sulla sua faccia
apparve un sorrisetto strafottente. "Vediamo... Prima di tutto
perché posso benissimo impalettarti con un'asse della mia
scrivania di mogano" "Simpatica la ragazza..." l'espressione sul volto
di lei si indurì. "Allora?" lui si alzò a fatica,
dirigendosi verso la finestra, vicino alla libreria. Si mise ad
esaminare i tomi nelle mensole bianche come se fosse stata casa sua.
"Damon, Damon Salvatore"disse poi sicuro. A Bianca quel nome ricordava
qualcosa ma la sua memoria negli ultimi tempi faceva cilecca. Damon,
estrasse vittorioso un libro dalla mensola più in basso.
"Eccolo qui!" lo lanciò alla ragazza che lo prese al volo.
"Qui puoi trovare qualche informazione sul mio conto e ora... Se non ti
dispiace taglio la corda" detto questo saltò fuori dalla
finestra e le fece un cenno per salutarla.
La ragazza, si rigirò tra le mani il libro che gli aveva
dato il vampiro... Il
Diario Del Vampiro, lo aveva ricevuto per il suo
compleanno da una sua amica fissata con i vampiri, ma non lo aveva mai
letto veramente. Aveva solo dato un'occhiata alla trama. In quel
momento si ricordò dove aveva sentito per la prima volta il
nome "Damon". Nella trama, era nella trama.
Si sedette sul letto ed iniziò a leggere avidamente.
In quel momento sapeva solo che non avrebbe scordato facilmente Damon Salvatore:
terrificante e bellissimo.
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Capitolo 2 *** Stefan Salvatore. ***
Il fatto di esser stata per tutta la notte sveglia a finire quello
stupido libro, dava a Bianca serissimi problemi ad alzarsi e ad andare
a scuola. Inoltre, la sua ferita sul collo, era solo in parte
cicatrizzata e le faceva un male cane.
Ancora sonnacchiosa, spense la sveglia che si era fatta sin troppo
insistente. Buongiorno!
Cadde dal letto e si guardò intorno spaventata. L'aveva
sentita... Aveva sentito la sua voce. Non c'erano dubbi sul fatto che
fosse stato Damon a parlare, ma la stanza era deserta se non si
contavano lei e la sua gattina Nala che schiacciava un pisolino sulla
poltroncina all'angolo. "Dove sei?" domandò con la voce
tremante. Dentro la tua
testa! Oddio oddio oddio! Che casino assurdo che stava
succedendo. Non poteva essere eppure... Lo dovresti sapere se quando me
ne sono andato hai letto il libro... Ma non poteva essere
successo proprio a loro... Non poteva entrarle nella mente
così! Certo
che posso... E sei così carina quando ti incazzi!
Aspetta... Come faceva lui a saperlo. STAI ZITTO! Gli
urlò mentalmente. Doveva prepararsi per andare a scuola e la
giornata non sarebbe stata per niente facile con quel rompiballe nel
cervello. Hmm...
Rompiballe non è la parola giusta le
sussurrò mentre lei preparava frettolosamente la cartella e
si pettinava i lunghi capelli castani. Lasciami perdere, mi hai
tormentato per tutte queste notti e non ti permetterò di
incasinarmi pure la vita. Un ghigno le giunse dalla sua
stessa testa. Non ti
voglio incasinare... Voglio solo... si interruppe. Diciamo che voglio solo
conoscerti meglio. Lei sobbalzò. Sei ridicolo.
Si fiondò fuori dalla camera e prese la tazzina di
caffè che sua madre le aveva lasciato sul ripiano della
cucina. Eddai... Non ti
costa niente. Bianca sospirò, evidentemente ad
alta voce perché la sua sorellina, seduta al tavolo la
guardò con aria interrogativa. "Tu stai zitta!" le disse
bruscamente. Hai
qualche problema di rapporti con tua sorella? Nah,
nonostante tutto la ragazza voleva bene a sua sorella Mandy.
Mai quanto tu e tuo
fratello... Vi siete uccisi a vicenda. Pensò
lei per controbattere. Mah,
è successo così tanto tempo fa... La
ragazza alzò gli occhi al cielo. E dato che lui ha un minimo di
senso umano adesso è con Elena e tu sei solo come un cane...
Anzi no, stai rompendo a me. Sentii che rideva amaramente.
Elena è
morta... Nella mente di Bianca, quelle parole
rimbalzarono. Impossibile.
Una pausa. Anche Damon aveva amato Elena, in qualche modo. Sai, non sempre c'è
un "felici e contenti" come nelle favole...
Per un attimo la ragazza dai capelli castani si ritrovò a
pensare che magari Damon aveva solo bisogno di qualcuno, ma era solo.
Per un attimo provò una sorta di compassione mista a pena.
Una parte nascosta di lei, sapeva che se lui fosse stato materialmente
lì, lo avrebbe abbracciato. L'altra, la parte più
razionale, pensava di odiare con tutto il cuore quell'essere comparso
come per un incubo nella sua vita.
Solo il tempo le avrebbe rivelato quale parte sarebbe prevalsa
sull'altra.
Uscì di casa barcollando.
Posso farti una domanda? Lei non rispose. Perché rinneghi
ciò che sei? Mi ricordi tanto mio fratello... disse
saracastico. Bianca affrettò il passo per raggiungere
più velocemente la scuola. Certo, non si sarebbe mai
immaginata di poter incontrare un grosso corvo nero appollaiato su un
cespuglio. Sapeva cosa voleva dire.
Solo guai.
Due secondi dopo, al posto del corvo si materializzò il
vampiro dagli occhi azzuri che iniziò a camminarle accanto.
"Sai benissimo che potrei prenderti quell'anello e farti friggere alla
luce del sole" "Ma non lo farai" disse lui mostrando un sorriso
abbagliante. "Hmm... Probabilmente no, ma posso sempre cambiare idea,
sai?" lui rise. "Quindi... Tu sei un ibrido" a quelle parole Bianca
rabbrividì, ma si ridiede subito un contegno. "E quindi tu
sei uno stronzo" "Aaaaah... Questo si sapeva già. Magari
ibrido è un po' offensivo, per te. Diciamo... Mezza
vampira?" lei sbuffò. "Mettiamola così se proprio
sei contento" era al suo fianco e la cosa le metteva i brividi. "Sai...
i libri non dicono molte cose buone su di te" "Questo è
perché evidentemente non sanno che io ho un lato... Come
posso spiegarlo?" sembrava assorto in un ragionamento mentale di fisica
quantistica. "Carino e coccoloso... Ecco" Bianca scoppiò a
ridere. "Tu? Carino e Coccoloso??" "Io... Damon Salvatore. Te l'ho
detto. Ti voglio conoscere" Bianca si girò per guardarlo
negli occhi e dovette alzare un po' il mento. Sul suo volto era dipinto
un sorriso, ma non era strafottente. Era un sorriso sincero. Come era
possibile? Due secondi dopo, lo vide di nuovo assorto nei pensieri, la
mascella un po' contratta. "Ehi, penso che tu sia arrivata... E anche
io" "E questo significa..." "Tranquilla, non ti assillerò
anche a scuola. Purtroppo per me sarà qualcun altro di mia
conoscenza a farlo..." disse d'un fiato. "Quindi ci salutiamo qui?"
domandò Bianca perplessa dall'affermazione di Damon.
"Sì, direi di sì" lui si abbassò un
po', guardandola negli occhi. Davanti all'entrata c'erano le sue amiche
ad aspettarla e la ragazza era certa che la stessero guardando
perplesse, anzi, che stessero guardando ammirate il lato B del vampiro
davanti a lei. Il viso di Damon era così vicino al suo che
un brivido la percorse interamente. Cosa aveva intenzione di fare?
Sentiva il suo respiro su di lei, ma in un secondo cambiò
traiettoria e le diede un bacio sulla guancia, di cui Bianca
sentì lo schiocco. "Promettimi che penserai al fatto di
conoscermi meglio..." lei sorrise. "Ho altra scelta, Sherlock?"
"Probabilmente no, Watson!" detto ciò si dissolse nella
folla di ragazzi e professori davanti al cancello di entrata.
Appena si avvicinò a loro -Stella, Erica e Ambra- la
tartassarono di domande. "Uhm... Un amico" rispose dubbiosa. Amico?
Così si poteva definire un vampiro che la stava costringendo
a conoscerlo. Ed ecco di nuovo quella sua sensazione. Sì,
voglio che sia mio amico. Lo voglio. Scacciò quel pensiero
poco conveniente e disse alle ragazze: "Novità?" loro
annuirono e la colse alla sprovvista una pioggia di parole da parte di
tutte e tre. "Girati" disse poi Ambra. A diversi metri di distanza da
lei, c'era un uomo sulla trentina, non particolarmente alto, con
capelli biondo cenere e un profilo marcato. Era sicura di poterlo
collegare a qualcuno ma... Nah! "Quello non è il tuo amico?"
domandò Stella. Damon stava parlando con quel tizio.
Sarà stata quella la persona che avrebbe dovuto dare il
pilotto a Bianca in assenza di Damon? "Chi è quel tizio?"
domandò curiosa. "Il nuovo prof di sociologia e filosofia...
Quelli del 3B ne parlano bene. Dicono che è fuori dal
comune" Bianca rise di gusto.
"Ehm... Ne ho abbastanza di cose fuori dal comune" Che ci fai lì?
domandò poi mentalmente a Damon sperando che fosse in
ascolto. Uhm... Niente
di che. Sto salutando il mio vecchio fratello Stefan.
Bianca rimase pietrificata.
T... tuo fratello? Ma non doveva essere più piccolo di te?
Notò che quello che doveva essere Stefan, non doveva essere
molto contento di vedere il fratello. E' quello a cui sto
provvedendo. Quando è morta Elena, ha chiesto a una stupida
streghetta di Salem di avere di nuovo la sua umanità e di
invecchiare... E... Tada! Streghe di Salem... Bianca ne
conosceva solo una e si da il caso che fosse la sua migliore amica, ma
non si fidava di Damon a tal punto da fargli ritrasformare suo fratello
in un giovane e forte vampiro. Mio
fratello non è una minaccia. Pensò
risoluto lui. L'unico
motivo per il quale lo rivoglio immortale è
perché mi rimane solo lui. Bianca si
sentì colpita da quella rivelazione. Ma si poteva fidare di
uno che aveva odiato fino a quella mattina? Poteva anche minimamente
pensare che fosse stato solo per amore fraterno. Ti prego Bianca, se conosci una
strega di Salem dimmelo. La sua voce nei pensieri della
ragazza era supplicante. Non se la sentiva di dirgli di no. Oggi, a casa mia a mezzanotte.
Detto questo Damon le lanciò un'occhiata grata da lontano.
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Capitolo 3 *** La storia... si ripete? ***
"Stella?" la ragazza brunetta si girò verso Bianca,
guardandola spaventata. "Quello è un vampiro, Bianca" lei
annuì. "Lo so... Ho raggiunto un accordo con lui ma ho
bisogno del tuo aiuto o non mi lascerà in pace" la ragazza
dalla carnagione olivastra la guardò per un lungo istante e
capì che quello che diceva era vero. "Dimmi" "Devi fare un
sortilegio. Un sortilegio che può fare solo una Strega di
Salem" si guardarono intensamente negli occhi. Erano amiche da sempre,
da quando all'asilo si erano scambiate qualche parola. "Io non ti posso
assicurare che ci riuscirò" Bianca sospirò.
"Sì, ma io mi fido di te" disse poi decisa. "Quando?"
"Stanotte, a casa mia. Chiedi a tua madre se puoi fermarti a dormire da
me. Domani è sabato e non abbiamo scuola" lei
annuì.
La campanella suonò insistente.
"Bianca..." "Sì?" Stella sembrava terribilmente spaventata.
"Ho bisogno di sapere chi sono i due vampiri in questione" la ragazza
dai capelli castani deglutì rumorosamente e a disagio. "Ciao
Bonnie" una voce dietro Bianca. Aspetta... Bonnie? Damon non rispondeva
alla sua chiamata telepatica. Che non glielo volesse spiegare? Oddio,
cosa stava succedendo? La faccia di Stella si indurì in un
secondo e subito dopo la ragazza sibilò: "Stefan...". Dietro
di loro c'era proprio il prof di filosofia. Stella si girò
di nuovo verso Bianca: "Non mi avevi detto che lo avrei dovuto
ritrasformare in vampiro..." "Stella, spiegami perché ti ha
chiamato Bonnie" quello che uscì dalla mia bocca fu un
ordine. "Perché lei è Bonnie. Bonnie Bennett"
vicino al professore c'era anche Damon. "Ciao, Bianca" disse
sbrigativo. La ragazza era sicura che in fondo Damon volesse bene a suo
fratello e non lo voleva vedere invecchiare fino alla morte. "No,
Bianca. Non sono disposta. Tu sei la mia migliore amica ma... Elena,
loro la hanno uccisa" io strabuzzai gli occhi. "Cosa?!" sapevo che nel
libro Bonnie era la migliore amica di Elena, ma Damon non mi aveva
detto di aver ucciso Elena. "Sai benissimo che non è andata
così" sibilò il vampiro dai capelli neri.
"Sì, invece" insistette Stella/Bonnie. I suoi occhi verdi da
strega di Salem, lampeggiavano di una luce pericolosa. Bianca sapeva
benissimo che se avesse voluto, la sua amica avrebbe potuto uccidere in
quel momento Stefan e Damon. O come minimo li avrebbe fatti soffrire
davvero molto.
"E' stata impalettata da Isobel, sua madre vampira" disse Stefan con
uno sforzo immane. Se amava quella ragazza tanto quanto diceva il
libro, allora al momento della sua caduta aveva sofferto da morire.
"Non è colpa né mia né di mio
fratello" sussurrò Damon furioso. "Tutto ciò che
è successo è colpa vostra. Perché voi
siete vampiri. Stefan è tornato umano perché ha
ancora l'umanità dentro di sè... E lui vuole
morire" sibilò Stella inchiodandolo con lo sguardo. Bianca
guardava e ascoltava sempre più confusa.
Il suo cervello cercava di elaborare tutte le informazioni, ma lei era
sicura che avesse iniziato a fumare per il sovraccarico di pensieri. Oddio, non voglio morire con il
cervello fritto! pensò spaventata.
"No, non più" sussultò il professore. Bianca fu
sicura che il suo sguardo per un attimo si spostasse su di lei.
Stella fece per andarsene e disse: "Stanotte ci sarò...
Vediamo di fare una cosa veloce" detto ciò si
allontanò velocemente farfugliando qualcosa del tipo "Tsh...
Alla faccia di paese in cui la storia si ripete".
Guardò Damon, in un misto tra incazzatura e altro. "Tu mi
devi spiegare qualcosa prima di stasera, non trovi?" lui sorrise
imbarazzato.
Damon Salvatore... imbarazzato? Oddio cosa stava succedendo? E
soprattutto... Stava succedendo a Bianca. Era sicura che sugli zigomi
marmorei del ragazzo fosse comparsa una punta di rossore. Possibile?
"Ti accompagno a casa... Ci dobbiamo preparare per stanotte"
dettò ciò la prese per mano e si
allontanò da Stefan che, a insaputa di Bianca, continuava a
guardarla.
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Capitolo 4 *** Verità condivise ***
"Ehm... solo una curiosità: pretendi che io ti presenti a
mia madre?" Damon fece spallucce, divertito. "Volendo..." "Tu, che non
frequenti la mia scuola, che hai qualche anno in più di me,
che non sei una persona esattamente raccomandabile..." lui
alzò le braccia in segno di resa. "Okay, okay. So come
fare... Spero per te che non ti faccia schifo tenere un animaletto
domestico" Bianca rabbrividì perché aveva
già capito cosa intendeva fare quel vampiro psicopatico.
"No... no no no no!" lui rise. "Sì, invece" e detto
ciò accanto a lei si materializzò un grosso corvo
nero. Oddio...
perché un corvo?? Il corvo le girò
attorno e gracchiò. Fa
molto film dell'orrore. Fu la risposta risoluta. Si
avvicinarono velocemente alla casa di Bianca e il corvo aprì
con il becco la cartella della ragazza per entrarci dentro. Sbrigati e saliamo in camera
tua... Questa posizione non è esattamente comoda.
Bianca aprì la porta che emise un leggero cigolio. "Ciao
ma', sono tornata" sussurrò. Ma sua madre non l'aveva
sentita: era occupata a fare altro. La ragazza inorridì
quando vide sua madre che si.. ehm... dava da fare insieme a un tizio.
"No" sussultò Bianca, e una lacrima iniziò la
discesa lungo la sua pelle diafana. Si accovacciò lentamente
dietro al muretto che divideva la cucina dal salotto e si
portò le mani al petto. Non se ne era accorta ma il
corvo-Damon era sgusciato fuori dal suo nascondiglio e con un fruscio
d'ali, ecco il vampiro accovacciato vicino a lei che le asciugava le
lacrime. "Bianca mi..." sussurrò. "No" lo bloccò
la ragazza. "Non ho bisogno anche della tua compassione. Me ne fotto"
lui le prese il volto tra le mani. "Ascoltami Bianca: non mi interessa
ciò che fa tua madre. Non mi interessa, hai sentito? E non
voglio compatirti. Familiari complicati? Ce ne ho e ce ne ho avuti.
Spettacoli del genere? Ne ho visti un bel po'. Se un giorno mi vorrai
raccontare io sono a tua disposizione" la profondità di
quegli occhi la inebetiva. Ma riusciva comunque a sentire le parole del
ragazzo. Erano intense, piene di sentimento. Prese una decisione
repentina, senza pensarci troppo. Strinse la mano del vampiro e si
alzò: "Ciao mamma. Sono tornata" la madre la
squadrò per un attimo, poi vide Damon accanto alla figlia.
"Lui è un mio amico di scuola... Sai, è
all'ultimo anno ed è il mio mentore. Mi insegna come
muovermi nel triennio" disse ancora prima che la madre potesse
domandare chi fosse. "Comunque sia, noi andiamo su" trascinò
il ragazzo lungo tutto il salotto e scomparirono su per le scale.
Percorsero il corridoio e Bianca aprì la porta della sua
camera.
"Stai bene?" le domandò Damon scioccato. "Sì,
tutto a posto" e gli fece cenno di sedersi sul letto vicino a lei.
"Ascolta, non so perché te lo sto dicendo, ma sento di
potermi fidare di te" prese un respiro e incominciò a
raccontare. "Mia madre è sempre stata così. Anche
alla mia età. A sedici anni ha conosciuto mio padre... Lui
era uno dei tanti e a lei non importava di conoscerlo, non le importava
di sapere nemmeno di che razza fosse. Lui era un vampiro, di almeno
cinquecento anni. Rimase incinta e... decise di tenermi. Non fu lo
stesso per mio padre, però. Lui se ne andò poco
dopo, lasciandomi solo una lettera, nascosta in un vecchio album di
foto. Sapeva che prima o poi lo avrei sfogliato e infatti a dodici anni
ho letto la lettera. Sono cresciuta praticamente da sola: mia madre si
alterna ancora oggi tra lavoro e... quello" disse schifata la ragazza.
D'un tratto sentì la stretta di Damon sulla sua mano. Il
vampiro la guardava. "Come si chiamava tuo padre?" lei prese un
respiro. "Klaus" tutti e due sapevano cosa significasse. "Il creatore
di Katherine" Bianca annuì. "L'ho scoperto stanotte mentre
leggevo il libro e... non riuscivo a crederci, tutto qua. Ma poi, ho
trovato questo in un cassetto della camera di mia madre" la ragazza si
alzò e prese una scatolina di velluto rosso dal cassetto del
suo comodino. La aprì.
Dentro, c'era un piccolo anello tempestato dagli zaffiri. Damon lo
prese, i suoi occhi si fecero d'un tratto malinconici e senza tempo.
Poi tornò a fissare Bianca. "Scusa... E' che... Il primo
amore non si scorda tanto facilmente. Comunque pensavo che l'anello ce
l'avesse Stefan" "No" disse la ragazza scuotendo il capo. "Penso che
Klaus gliel'abbia preso nel momento in cui..." deglutì.
"Damon, chi ha ucciso Elena" il vampiro sbarrò gli occhi
sbigottito. "Oddio... L'anello di Katherine. E poi di Elena" Bianca
annuì. "E' quello a cui ho pensato anch'io. Siamo in
pericolo? Klaus è ancora vivo?" Damon scosse il capo. "L'ho
ucciso... Qualche anno fa. Bianca, c'è una cosa che dovresti
sapere. Io l'ho scoperta adesso" la ragazza guardò negli
occhi il vampiro che le restituì un sorriso. "Ho ucciso
Klaus nel 1994" la mezza vampira lo scrutò ancora una volta.
"L'anno della mia nascita" disse poi inorridita.
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Capitolo 5 *** Darei la vita per te ***
"Cerca di capire, Bianca!" sbraitò Damon che rincorreva la
ragazza per tutta la stanza. "Klaus era malefico. Viveva per il solo
gusto di uccidere, e a me non interessava tanto questo, quanto il fatto
che avesse ucciso Elena! L'unico amore di mio fratello, la mia migliore
amica che speravo diventasse qualcosa di più un giorno! Lui
era cattivo come Katherine, come me tanti anni fa. Ti prego, Bianca" le
parole si susseguivano velocemente. "Allora perché?"
domandò lei. "Perché mi ha scritto questa
lettera?" disse sventolando un foglio ingiallito davanti al naso di
Damon. Il ragazzo la prese e iniziò a leggere.
Figlia mia,
quando tua madre
è rimasta incinta non ero consapevole neanch'io del fatto
che i maschi della nostra specie fossero fertili. Sei stata un errore,
ecco. Ma sei comunque mia figlia ed è per questo che voglio
essere io a raccontarti la verità. Tu sei diversa da tutte
le tue amichette: scometto che almeno una volta hai sentito il richiamo
del sangue che pulsava sotto la pelle dei tuoi compagni di classe.
Scommetto che almeno una volta hai sentito il sangue salirti alla testa
e hai sentito i canini che si affilavano. Tu sei un ibrido, Bianca.
Vivi sospesa tra la vita e la morte. Un giorno, avrai bisogno di
qualcosa per proteggerti dal sole e sono sicuro che lo troverai. Basta
cercare.
Addio, Klaus.
Quella lettera, così breve aveva fatto accapponare la pelle
persino a Damon, paralizzato. Quel foglio era stato toccato da lui: il
creatore della donna che gli aveva rovinato la vita inesorabilmente.
"Visto?" disse Bianca. "Questo non significa che lui ti volesse bene!
Non devi fidarti delle parole di un mostro del genere. Ha rovinato la
mia vita, quella di mio fratello e probabilmente anche quella di
Katherine! E vogliamo parlare di Elena?!" Damon cercò gli
occhi di Bianca ma lei distolse subito lo sguardo. In un battito di
ciglia, il vampiro era davanti alla ragazza. "Ti sto chiedendo di
credere in chi ti ama"
disse calcando l'ultima parola. Damon si avvicinò ancor di
più alla ragazza, incerto come un ragazzino di tredici anni
davanti a una bella cheerleader. Fu un attimo. Le loro labbra si
sfiorarono in un gesto quasi impercettibile che fece vibrare tutto
intorno a Bianca. "Io
sono una di quelle persone". Lei lo guardò, impaurita. Poi
lui fece un gesto che la ragazza non si sarebbe mai aspettata. "Devi
essere molto debole, e mi dispiace perché è colpa
mia" Damon avvicinò il suo stesso polso ai canini che si
facevano affilati e si tagliò. Un rivolo di sangue scuro gli
scese lentamente lungo il braccio. "Bevi" le disse avvicinando il polso
ferito alla bocca di Bianca. "La ferita non sarà aperta per
molto, perciò sbrigati" avvicinò ancora di
pù il braccio. "Non ti preoccupare. Te lo devo" la ragazza
avvicinò le labbra alla ferita e poi tutte le sue
terminazioni nervose sprizzarono elettricità. Era un
piacere, un inebriante piacere che le scaldava la gola e ad ogni sorso
si sentiva più forte. Ed era un rapporto intimo, qualcosa di
piacevole e proibito. Stava instaurando un rapporto con Damon. Si
staccò dal polso del ragazzo poco dopo e, senza nemmeno
accorgersene, si accovacciò vicino a lui. "Dormi un po',
Bianca. E ricorda... Io
darei la vita per te".
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Capitolo 6 *** Diversa ***
Era sera.
Bianca aprì gli occhi e si ritrovò sdraiata sul
letto della sua cameretta. Forse era stato tutto un sogno-incubo, forse
niente di tutto quello che era successo la riguardava. Le si strinse il
cuore: l'idea che Damon non fosse vero la fece rabbrividire. Poi,
sentì la presenza di qualcuno accanto a lei e una parte di
lei gioì silenziosamente. Damon. Era lì e dormiva
come qualsiasi persona normale. Le sembrava diverso da come lo aveva
visto prima: più... lucente. Splendido. Cercò di
alzarsi senza svegliarlo, ma appena mise un piede per terrà,
trovò il ragazzo proprio dietro di lei, seduto a gambe
incrociate sul letto. Si girò e gli sorrise dolcemente. Poi,
si accorse che Damon stava dormendo senza camicia, senza canottiera,
solo con i jeans. "Oh, scusa. E' che... la camicia si era sporcata e...
mi dava un po' fastidio. Poi mi sono messo sul tuo letto e non volevo
sporcare la trapunta..." parlava a vanvera, come se fosse stato
agitato. "N... non ti preoccupare" poi lui la scrutò. "Wow"
lei lo guardò interrogativa, assicurandosi di avere i
vestiti, dato che da Damon ci si poteva aspettare solo quello wow. No,
i vestiti ce li aveva. "Wow, che?" "Guarda tu stessa" le disse
portandola delicatamente vicino allo specchio della sua camera.
Dapprima Bianca si concentrò solo sugli addominali scolpiti
del vampiro sulla superficie riflettente. In seguito, scorse la sua
immagine e rimase sbigottita. I suoi
capelli neri si erano allungati ed ora le scendevano fluenti lungo la
schiena, le labbra di cui si era sempre lamentata perché
troppo sottili avevano quasi raddoppiato il loro volume ed erano rosse,
quasi come il sangue. Gli occhi sembravano quelli di un innocente
cerbiatto smarrito e il suo corpo era delineato da curve che lei non
si era mai nemmeno sognata di avere. Girò un attimo su
sé stessa, ottenendo un fischio di ammirazione da parte di
Damon. Mise sotto esame il suo abbigliamento: maglietta e reggiseno
troppo stretti, jeans troppo larghi sul girovita. Li tirò
su, sicura che se avesse mosso un altro passo le sarebbero caduti a
terra. "COSA. MI. HAI. FATTO?!" "Uh, non pensavo che avessi bevuto
così tanto sangue" lei inarcò un sopracciglio
avvicinandosi al ragazzo. "Cosa significa, Damon Salvatore?!" "Che se
uno assume troppo sangue di vampiro poi... cambia. Ma non nel giro di
un'ora e mezza! Ci vogliono almeno un paio di settimane, se non di
mesi" "Oh, certo! Perché io sono diversa! E ora come faccio
ad uscire di casa? Sai, di solito non compro roba che non sia della mia
taglia" lui rise sotto i baffi. "C'è sempre il guardaroba di
tua madre" "Cosa?! No, non se ne parla" "Facciamo così:
prendi qualcosa da quel guardaroba e andando a casa mia facciamo un
salto da H&M per rinnovare il tuo guardaroba" Bianca
sbuffò e poi scomparve dentro la cabina armadio di sua
madre.
Là dentro non c'era niente di decente. Cercando per diversi
minuti, riuscì a trovare un maglioncino nero, un paio di
jeans a sigaretta che a sua madre toglievano il respiro ma che alla
nuova Bianca stavano bene e un paio di stivaletti con un tacco non
troppo esagerato. Quando uscì dalla cabina armadio, Damon
sembrò deluso. "Che c'è?" "Speravo in qualcosa di
più scollato..." disse, e nemmeno tentando di nascondere
quel sorriso malizioso. "Non serve passare da H&M... O almeno
non oggi. Cosa dobbiamo passare a prendere a casa tua?" "Una maglietta
per me" disse alzando il pollice. "E il cambio per il mio fratellino
stanotte" terminò alzando anche l'indice.
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Capitolo 7 *** 7. Klaus si vendica sempre ***
“Posso
chiederti una cosa?” domandò d’un tratto
Bianca a bordo
della vistosissima Ferrari color giallo canarino di Damon.
“Tutto quello che
vuoi” “Perché io?” il vampiro
si girò lentamente nella sua direzione e parve
perplesso. “Non lo so…” forse
è per
quegli occhi che mi fanno perdere la testa ogni volta che li incrocio, avrebbe
voluto aggiungere. Ma non ci era riuscito. Con Bianca non riusciva ad
essere il
solito stacanovista strafottente di sempre: l’idea di farla
soffrire o di
offenderla gli faceva paura. E così anche l’idea
di metterla in imbarazzo,
anche perché non sapeva cosa fossero
loro due in quel momento. “Almeno dimmi cosa… siamo” ecco la domanda
tabù, un’altra domanda a cui Damon Salvatore
non riusciva a rispondere. Iniziavano a diventare davvero troppe eh?
“Questo è
tutto da vedere. Sta a te sceglierlo” anche Bianca era
indecisa e impaurita.
Lui sembrava così freddo rispetto a come si era comportato
poche ore prima…
Solo
in quel momento la ragazza si accorse che la macchina era
ferma. “Scendiamo?” domandò Bianca dato
che il ragazzo non si muoveva. “Sto
aspettando una risposta” lei sospirò.
“Damon, ti… chiedo solo un po’ di tempo!
Non voglio essere una delle tue sgualdrinelle di turno” detto
ciò aprì la
portiera ma lui la bloccò tenendola per una mano.
“Non ti farei mai una cosa
del genere… Con te è diverso.
Io non
sono mai stato una brava persona, e penso che questo tu lo debba
sapere. Ma
potessi marcire all’inferno, potesse conficcarsi un paletto
nel mio cuore se io
ti facessi del male!” le lasciò la mano e scese
dalla macchina senza proferire
parola.
Si
sentiva
stupido.
Con
Bianca era
tornato un inesperto adolescente alle prese con la sua prima cotta. E
la cosa
lo irritava da matti perché con lei avrebbe voluto dare il
meglio di sé. Era
come la cheerleader inarrivabile, che tutti i ragazzi della scuola
sognano e
lui di certo non si sentiva il quarterback pronto a prenderla tra le
braccia
alla fine di una partita!
“Questa
è casa
tua?” disse la ragazza guardandosi attorno. Si trovava
davanti a una villa
ricoperta in parte dall’edera e con un’ampia
vetrata che dava su quello che
doveva essere il soggiorno. Lui annuì.
“Wow… non è un po’ grande per
una sola
persona?” “In realtà, ci abitavano anche
Stefan e Elena ma poi… beh il resto è
storia” disse con una punta di amarezza mentre apriva il
portone di mogano con
un’ingombrante mazzo di chiavi. “Scusa se ne parlo
ma… Con Elena è finita la
dinastia dei Petrova? Cioè, lei è stata
l’ultima doppelganger?” “A quanto pare
sì… Cioè, non penso che abbia fatto un
figlio di nascosto” “Ma…
perché Klaus la
ha uccisa? Ormai era una vampira. Non gli serviva più a
niente” Damon la guardò
con aria di rimprovero. “Klaus si vendica sempre”
“Mi dispiace” disse d’un
tratto Bianca. “Non importa.. non è colpa
tua” la porta si aprì con un cigolio
e la ragazza si trovò davanti all’autentico
soggiorno del pensionato dei
Salvatore.
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Capitolo 8 *** 8. Scusa, ricordi... ***
“E’
molto
luminosa per essere una casa di vampiri…”
osservò lei con una punta di sorpresa
nel tono. “Beh… E’ una casa di vampiri
forniti di anelli!” Bianca rise mentre
Damon alzava il dito medio per farle vedere l’ingombrante
anello di zaffiro. “Fico…”
“Vieni” le disse lui prendendole la mano e
trascinandola su per le scale. Aprì
una porta e si ritrovarono in una camera davvero incasinata. Sulla
parete di
sinistra c’era una libreria probabilmente lavorata a mano,
piena di tomi che
variavano dai classici di Shakespeare alla saga di Anne Rice. Nella
parete centrale
c’era un letto matrimoniale con una trapunta bianca e a terra
erano sparse
miradi di cd, dvd, magliette… “Scusa il disordine.
Sai, non pensavo di avere
ospiti” Damon si fece spazio e andò ad aprire un
enorme armadio che occupava
tutta la parete di destra. Rimase un attimo in contemplazione
e poi prese una maglietta blu elettrico a maniche
corte e una giacca di pelle dall’aria vissuta.
“Ehm… ti dispiace?” domandò
impacciato
a Bianca. “Fa’ pure…” sorrise
lei. Si levò la camicia e infilò subito la
maglietta, come se si vergognasse. Oh,
no. Questo non è per niente da me!
Pensò preoccupato. Se si fosse trovato
in altre condizioni, con un’altra ragazza nella camera
avrebbe esibito di certo
il suo fisico da modello, perché era quello il lavoro che
faceva. “Okay, io ho
fatto! Adesso andiamo a prendere qualcosa nell’armadio di
Stefan… Ho bisogno di
un tuo consiglio!” uscirono dalla stanza e Damon
aprì la porta di una camera
adiacente. Quando vi fu dentro, Bianca si accorse che era
l’esatto contrario
della camera in cui era appena stata. Ordinata ed equilibrata, con
spazi ben
disposti e- soprattutto- sembrava che non ci avesse vissuto nessuno per
molti,
ma molti anni. Un secondo dopo la ragazza realizzò che
stavano proprio così le
cose. Damon la sorpassò e si andò a sedere sul
letto, triste. “Cosa c’è?”
domandò lei intuendo già la risposta, che sarebbe
stata mio fratello ha dei pessimi gusti!
Quello che però non si
aspettava, era che una piccola, impercettibile lacrima rigasse la
guancia di
quell’immortale. “Scusa” disse lui, con
la voce mozzata. “Ricordi…” Bianca non
riusciva nemmeno ad immaginarsi un Damon così indifeso.
Lui
ha bisogno
di essere abbracciato.
Così
gli si
avvicinò e mise le sue braccia attorno alle spalle del
ragazzo. Ragazzo, perché
in quel momento non
poteva essere niente di più e niente di meno. Era
così umano da sembrare ancora
più splendido della maschera da freddo vampiro che assumeva
sempre. Di nuovo
tornò la sensazione che l’aveva avvolta poche ore
prima nella sua camera da
letto: Damon era cambiato.
“E’
da tanto che
non vieni in questa stanza, eh?” disse Bianca accarezzandogli
delicatamente i
setosi capelli neri. Lui si limitò ad annuire. “Ti voglio bene, Damon” non
riusciva ancora a dirgli con la voce quelle
due parole, quelle cinque lettere che il suo cuore urlava.
“Anche
io
Bianca. Io ti amo” disse alzando la testa e sostenendo lo
sguardo della
ragazza. “Forza, dobbiamo o non dobbiamo ad andare ad uno
spaventosissimo
rituale condotto da una strega?” “Hai ragione, fra
poco riavrò almeno mio
fratello. E poi ho te” disse alzandosi e aprendo
l’armadio di Stefan. “Allora?
Cosa gli prendiamo? Il look da professore per bene è passato
da un pezzo, non
trovi?” “Oh sì” disse ridendo
Bianca. “Facciamogli ritrovare gli anni della
gioventù!” Damon frugò
nell’armadio per poi estrarre trionfante una maglia nera
dell’Hard Rock Cafè di New York, dei jeans a vita
bassa, un paio di sneakers e
una giacca di pelle nuova di zecca. “Ecco… Lui ed
Elena erano andati a New York
per una specie di luna di miele, ma
Stef non ha avuto il tempo per mettersi queste
cose…” Bianca annuì comprensiva
ed abbracciò un’altra volta Damon, facendogli
cadere tutti i vestiti per il
fratello sul letto.
Bianca
non lo
poteva sapere, ma l’impavido vampiro stava arrossendo.
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Capitolo 9 *** 9. Mi sono perso qualcosa? ***
“E’
tutto
pronto?” “Affermativo capo!” rispose
Damon scherzando sul tono da militare di
Stella. “Manca solo il soggetto
dell’incantesimo…” osservò
laconica la ragazza
dal colorito olivastro. “Ehi Bianca! Ma tu e Stefan vi siete
mai conosciuti?
Voglio dire… a lezione, a scuola…” lei
scosse il capo. “Non ho ancora avuto
lezioni di sociologia e filosofia” disse lei sollevata.
“Altrimenti sarebbe
stato imbarazzante… non trovi?” Damon
annuì divertito. “Ehi coso,
hai portato una foto di tuo
fratello da vampiro?” “Coso ha un nome! Comunque
sì, l’ho portata Bonnie…”
il vampiro sorrise
sventolandole una foto davanti al naso. “A proposito di
questo… Stella, mi
piacerebbe avere delle spiegazioni, sai?” Stella/Bonnie stava
per aprir bocca,
quando una macchina si accostò sul vialetto di casa Blake.
“Non ora… Ti sto
facendo un favore. O meglio, lo sto facendo al tuo amichetto”
disse la strega avviandosi verso la macchina. Quando
arrivò dal “professore” lo prese per
mano e lo guidò a passò di danza su una
sottospecie di altare fatto di pietre che aveva portato lì
Damon poco prima. “Salve,
figlio del sole” disse Stella solenne. “Salve a te,
figlia di Saturno” rispose
il prof./Stefan. “Siamo tutti riuniti qui per riportare il
qui presente Stefan
Salvatore tra i figli di Marte come suo fratello”
intonò poi avvicinando i due
Salvatore. “Tu, sei disposto ad abbandonare la tua vita
mortale, per diventare
un dannato, bruciare al sole e bramare il sangue più di ogni
altra cosa?” “Sì,
sono disposto” “Allora sdraiati
sull’altare” lui fece quello che la strega gli
ordinava, ma Bianca percepì la crescente paura
dell’uomo. Non sapeva cosa
sarebbe successo a quel punto ma Stella le metteva i brividi ed era
certa che
non ci sarebbe stato niente di buono. “Per il potere
conferitomi da mia madre
Morgana, prima strega e madre di tutte quelle come
me…” la ragazza fece
scivolare qualcosa fuori dalla giarrettiera verde.
Un
pugnale.
Bianca
voleva
urlare, scappare, ma magari doveva usarlo come una bacchetta
magica… no? “… Io
prendo questo pugnale e rispedisco te, Stefan Salvatore”
l’uomo sull’altare
aveva chiuso gli occhi in un evidente sforzo di restare calmo.
“… Nel regno dei
morti!” urlò Stella.
Poi,
tutto si
susseguì velocemente. La strega alzò il pugnale
in cielo per poi piantarlo con
un gesto repentino, dritto nel cuore del professore. Una chiazza rossa
si
propagò velocemente per tutta la camicia bianca. Il corpo
sull’altare diventò
bianco e duro come il marmo. Gli occhi di Damon si fecero scuri appena
potette
saggiare l’aria e fece per avventarsi sul corpo esanime, ma
Stella lo trafisse
con lo sguardo e lui cadde a terra sovrastato dal dolore. Senza nemmeno
accorgersene, Bianca aveva urlato. Un urlo disumano.
Tutti
si
girarono verso di lei e in men che non si dica Damon le fu accanto.
“Oddio! Lo
avete ucciso! E tu… volevi bere il suo sangue!”
sembrava una pazza isterica
sull’orlo di una crisi epilettica.
“Bianca…” cercò di spiegare
Damon con la
massima calma. “Io pensavo che fossi una persona diversa!
Stavo seriamente
pensando alla tua proposta e… E poi cosa fai? Uccidi tuo
fratello! Un’altra
volta!” “Bianca!” la richiamò
all’ordine l’amica. “E anche tu! Non mi
aspettavo
che ti abbassassi ai suoi livelli!” la ragazza si era messa
le mani nei capelli
mentre Damon e Stella guardavano verso di lei, o dietro di lei,
sull’altare.
Sembrava che tutti e due trattenessero a stento le risate. Poi,
d’un tratto
scoppiarono. Ridevano così forte che Bianca ebbe paura che i
vicini si
venissero a lamentare e trovassero un cadavere su un’altare e
la prendessero
per una satanista. “Ridete?! Ridete?! Voi siete…
siete…” la ragazza fu
interrotta da una voce di ragazzo dietro di lei. “Buongiorno!
Mi sono perso
qualcosa?”
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Capitolo 10 *** 10. E' un sì ***
Dietro
di lei
appoggiato su un gomito alle pietre dell’altare,
c’era un ragazzo a cui non
avrebbe dato più di diciott’anni, con i capelli
scompigliati e degli occhi
verdi davvero molto seri. In quel momento però, sembrava
davvero divertito.
Bianca, invece, era paralizzata e rossa come un peperone.
Damon
la
sorpassò e diede una pacca sulla spalla al fratello, per poi
consegnargli gli
abiti che avevano
scelto
insieme. “Come
stai, fratellino? Beh sai… Bonnie ti ha ucciso!”
“Ehm… Bene, penso. Mi ero
scordato come ci si sentisse. Ma… ti sembrava il caso di
prendere questi vestiti?”
“Eddai! Hai bisogno di
una rinfrescata al guardaroba!” “Cazzone”
disse ridendo. “Ehi Bianca!” disse Damon
svegliandola dalla trance e prendendola per la mano. “Stai
assistendo ad uno
dei rarissimi sorrisi di Stefan Salvatore! Mi raccomando, non ti ci
abituare o
rimarrai delusa!” il ragazzo davanti a lei sorrideva
radiosamente. “Oh, non vi
siete ancora presentati! Stefan, lei è Bianca Blake, la
mia… amica” “Piacere,
Stefan” disse lui tirandosi su i calzoni cadenti.
“Scusa, ma ora dovrei andare
a cambiarmi… Non è che hai anche un po’
di cera in bagno?” “Ecco il ritorno di
cera-man! Ti è mancata la tua dannata scatoletta
eh?” domandò Damon. “Oh sì
molto” “Secondo scaffale a destra”
rispose Bianca.
“Ciao
Stefan!”
lo salutò Stella. “Ehi, Bonnie! O dovrei chiamarti
Stella?” lei sbuffò e poi
abbracciò il ragazzo. “Ci sei mancato
quaggiù” disse con un tono cantilenante.
“Io
tolgo il disturbo!” disse Stella andando verso la sua
macchina. Stefan andò
verso la casa di Bianca, e rimasero solo lei e Damon.
“Mi
hai fatto
prendere davvero uno spavento!” “Beh…
Hai detto che stavi seriamente pensando a
quello che ti avevo chiesto…” Bianca
arrossì. “Aspetta. Qualsiasi sia la tua
risposta ci tengo a farti sapere una cosa. Io ti amo Bianca: ora ne
sono certo.
Quando ti vedo sento… le farfalle nello stomaco. Il che
è strano se consideri
che io sono morto! E poi molte volte se ti guardo negli occhi, non
riesco più a
essere coerente. Fino a poco fa non capivo perché con te non
riuscissi a essere
sexy e… provocante. La verità è che mi
sono innamorato, Bianca. Mi sono
innamorato di brutto, come non mi era mai successo in più di
cinquecento anni,
nemmeno con Katherine. Con te mi sento umano” Bianca lo
guardò.
Poi
lo baciò.
Tutte
le
preoccupazioni che la avvolgevano in quel periodo- Klaus, sua madre,
ciò che
era- sparirono in un colpo e tutti e due si sentirono completi come non
si
erano mai sentiti. Perché Damon completava Bianca, e Bianca
completava Damon.
Lui
percorse il
contorno delle labbra della ragazza e poi la strinse in un abbraccio.
Ma il
bacio continuò. Sì, adesso si sentiva sicuro. Con
Bianca sarebbe potuto essere
quello che era veramente e l’impacciataggine iniziale se ne
era andata via,
insieme al dubbio.
“Quindi…
E’ un sì?”
domandò lui sfoggiando un sorriso malizioso e allo stesso
tempo pieno di
speranze. “Sì” disse lei. Una lacrima
scese lungo la sua guancia, ma venne subito
raccolta da una carezza.
E
poi fu lui a
baciarla, mettendole le mani nei capelli, accarezzandola, facendola
sentire
felice come non lo era mai stata.
Quello
che però
nessuno dei due sapeva, era il fatto che un certo fratello si era
cambiato, e dall’ombra
di un pino, li osservava. Ancora incerto sul da farsi.
Perché per lui era
iniziata una nuova vita, anzi, una nuova esistenza.
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Capitolo 11 *** 11. Io? Ah sì... Io. ***
Era
passata una settimana.
Una
settimana dalla sua nuova vita, una settimana dal suo ritorno al regno
dei
non-morti.
Una
settimana dal suo primo vero incontro con Bianca.
Bianca
e i suoi occhi grandi e spesso spaventati, Bianca e le sue labbra rosse
e
piene, Bianca e la sua adorabile indecisione sul da farsi.
Bianca,
Bianca, Bianca.
Quel
nome rimbombava nella testa di Stefan Salvatore da sette giorni ormai,
senza
dargli una minima tregua o un attimo di respiro. Non aveva pensato ad
altro.
Nascosto
sulla sommità di un pino, la osservava dormire.
La
osservava e basta: come si fa con qualcosa di prezioso, da preservare a
costo
della vita, o della morte nel caso di Stefan. Eppure non aveva il
coraggio di
andare a parlarle: aveva il terrore che quella sua perfetta illusione
si
sarebbe spezzata in mille pezzi, rivelando una Bianca del tutto diversa
da
quella del suo immaginario poetico-notturno.
Doveva
ancora riabituarsi al suo corpo di eterno adolescente, così
perfetto e
cristallizzato. Doveva ancora ritrovare i suoi occhi in quel profondo
verde
bosco che era il colore delle sue iridi.
Pensò
ad Elena.
Dov’era
in quel momento? Lo stava guardando? Lo amava?
Una
stretta gli serrò il cuore: la sua Elena.
Da
umano si era ripromesso di non pensarla, di dedicarsi alla sua vita che
tanto
prima o poi sarebbe finita in un sonoro puff!
donandogli il riposo eterno una volta per tutte. Non gli
importava se fosse
stato tra le fiamme dell’Inferno o nei canti del Paradiso:
l’importante era
vivere e poi finire. Così la figura del suo primo, grande
amore era sfumata nel
ricordo opaco che aveva dei suoi giorni da vampiro.
Ma
ora che era tornato immortale, era come se riuscisse a sentire ancora
il sapore
delle labbra della ragazza contrapposte alle sue. Riusciva ancora a
udire i
suoi dolci respiri prima di addormentarsi e quando si guardava allo
specchio,
vedeva il ragazzo che Elena Gilbert aveva amato alla follia fino alla
fine.
Aspettavano
anche… No! Non ci doveva pensare. Di sicuro al tempo si
stavano sbagliando… Le
vampire non sono fertili, c’è solo una
possibilità su un milione di concepire
un bambino.
Non
doveva piangere due persone, no.
Solo
una: Elena.
Bianca
intanto, si stava agitando nel sonno. Quella notte non c’era
Damon a farle
compagnia: era impegnato con il lavoro, che lo aveva portato fino ai
confini
dello stato per una campagna pubblicitaria di una nuova marca della
quale
Stefan proprio non riusciva a ricordare il nome.
Ed
era per questo motivo che lui, il fratello minore, si era offerto di
fare la
guardia ai sogni di Bianca Satin.
Arrossì
lievemente, pensando al fatto che la ragazza, appena una settimana
prima, si
era tanto preoccupata per lui quando Bonnie lo aveva
“ucciso”.
Bianca
aveva qualcosa di diverso dalle altre ragazze e non solo
perché era un ibrido,
ma anche perché Stefan non sapeva nulla delle sue origini,
eppure la sua aura
vitale lo attirava come la luce attira una falena. Era così
gonfia di potere
represso, che non sembrava affatto umana. Nemmeno per metà.
Suo
padre non doveva essere un vampiro normale. Forse non era nemmeno un
vampiro.
Ma
Damon era sempre stato vago sulla discendenza di ibridi alla quale
apparteneva
la sua nuova ragazza: cambiava spesso discorso e lui era
così bravo in questo,
che Stefan si scordava di avergli posto una domanda su Bianca.
Le
stelle erano così belle quella sera d’autunno:
limpide come il cielo, così blu
e perfetto che sembrava avessero steso una coperta su tutto il mondo
per
facilitare il sonno agli umani.
Stefan
paragonò le stelle agli anni che aveva passato, da umano e
da vampiro.
Incontabili. E tutti diversi, ma con una propria luce anche se
minuscola.
Si
era distratto guardando il cielo appoggiato ad un ramo di pino. Si era
distratto così tanto da non accorgersi che Bianca si era
alzata dal letto per
andare a prendere una boccata d’aria in giardino. Non la vide
arrivare, ma
sentì il suo respiro proprio sotto il pino.
“S-Stefan?
Cosa ci fai qui?” il vampiro fece un balzo così
alto che per poco non cadde dal
suo osservatorio.
“Io?”
domandò incosciente che la sua bocca si fosse mossa.
“Ah, sì. Io”.
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Capitolo 12 *** 12. Si stava innamorando: merda! ***
Bianca
guardò sbigottita Stefan, che stava appollaiato su un grande
pino nel giardino
di casa. “Io… Ecco” le fece quasi
tenerezza con quei capelli un po’ sparati e
gli occhioni tristi.
Sembrava
Bambi.
Okay,
pessima battuta.
“Sembro
Bambi?” domandò Stefan, ridendo. “Cosa?
L’ho detto ad alta voce?!” Bianca iniziò
a diventare color porpora. Adesso non riusciva neanche a trattenere i
suoi
pensieri all’interno del
cervello?
“No,
no. Penso di averlo… sentito. Nel flusso dei tuoi
pensieri” le sorrise e lei
respirò. “Comunque… tu sei qui
per…?” Stefan, che intanto aveva ripreso la
padronanza delle parole, disse: “Mio fratello non
c’è e quindi… pensavo di
farti da guardia io. E poi avevo bisogno di un po’ di
compagnia” stavolta fu
Bianca a ridere. “Beh, se avevi bisogno di compagnia potevi
svegliarmi. Entrare
in casa…” lui fece spallucce. “Non sono
stato invitato… E tua madre potrebbe
svegliarsi, no?” un’ombra coprì il volto
radioso di Bianca come una nuvola
oscura il sole in un giorno d’estate. Indesiderata.
Stefan
si era accorto di aver toccato un argomento tabù.
“Sotto
questo punto di vista, la mia vita fa schifo”
sussurrò lei. “No, mia madre non
c’è. Come quasi tutte le sere” concluse.
La
avrebbe voluta abbracciare, e lei avrebbe voluto abbracciare lui.
Bianca
non sapeva perché, ma riusciva a fidarsi di quel ragazzo.
Pur
non conoscendolo.
Eppure
nessuno dei due si mosse, per paura di fare un enorme, tragico passo
falso.
“Ti
va di parlarne davanti a una tazza di cioccolata calda?”
azzardò Stefan, con un
piccolo sorriso che affiorava sulle labbra.
“Accetto.
Entra, in casa dovrebbero esserci due di quelle bustine di
Ciobar… E lo
zucchero è sullo scaffale” Bianca aprì
la porta, e con un cenno invitò Stefan
Salvatore ad entrare.
E
parlarono, parlarono per tutta la notte senza tregua.
Fino
a quando non sorse il sole della domenica.
Poche
ore prima, Stefan aveva paura che parlando con Bianca avrebbe infranto
una
volta per tutte l’ideale romantico e immaginario che
aleggiava intorno a quella
ragazza.
Ma
non era stato così.
Era
successo di peggio.
Lui,
Stefan Salvatore, si era accorto di iniziare a provare qualcosa di
più che la
compassione nei confronti di quella fragile ragazza dal passato
nascosto nella
nebbia.
Era
la peggiore delle ipotesi: si stava innamorando di lei.
Merda!
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Capitolo 13 *** 13. Tutte le strade portano a Klaus. ***
Bianca
era confusa.
Molto
confusa.
Stefan
era un ragazzo così dolce che, nonostante tutto, si era
preoccupato per lei
così tanto da starla a sentire silenziosamente per tutta la
notte, commentando
ogni tanto e dandole qualche consiglio, raccontando aneddoti di epoche
diverse
da quella.
Comunque,
lei continuava a non capire.
Pensava
che Stefan Salvatore fosse l’ultima persona cui sarebbe
interessato il suo
stato d’animo, considerando che lei era la figlia di colui
che aveva distrutto
il suo unico grande amore.
La
figlia di Klaus, l’ibrido metà vampiro e
metà licantropo.
Aveva
supposto che il ragazzo, dopo la notte del sacrificio, fosse andato a
parlare
con Damon e avesse capito che lei era la figlia di Klaus.
Così, vederlo seduto
sulla cima del pino di casa sua quella notte, l’aveva
sconvolta e costretta a
rivalutare la bontà d’animo di quel ragazzo. Quale
cuore poteva perdonare un
gesto del genere? Certo, non era stata Bianca ad aver ucciso Elena, ma
se lei
fosse stata Stefan, non avrebbe avuto pietà per la figlia di
un mostro del
genere.
Ogni
tanto, si constringeva a rileggere la lettera di suo padre. Sembrava
così
sincero, che lei si dimenticava sempre che quell’uomo aveva
rovinato tante
vite, compresa quella di sua madre.
Immersa
nei suoi pensieri, guardava il soffitto della sua camera, in attesa che
Damon
tornasse. Doveva essere lì a momenti, dopo tre giorni interi
che non lo vedeva.
Riusciva a sentire la sua presenza, la sua essenza che si avvicinava
lentamente
ma che comunque era sempre un passo più vicina a dove si
trovava lei.
Fremeva
d’emozione, sperava che il tempo passasse in fretta, ma ogni
minuto sembrava un’eternità.
E non stava più nella pelle.
In
quei tre giorni di noia, era andata a fare shopping con Stella - o
forse adesso
la doveva chiamare Bonnie?- dato che nessuno dei suoi vestiti le stava
più bene
dopo il piccolo… cambiamento. In quel momento stava
indossando una camicia a
quadri di Abercrombie & Fitch e dei jeans, mentre faceva
rimbalzare una
pallina di gomma sul soffitto.
Toc,
toc!
Qualcuno
aveva bussato alla porta, ma non era Damon. Ormai lo conosceva: sarebbe
passato
direttamente dalla finestra, senza preavviso e soprattutto sotto forma
di corvo
e non di garbato umano che bussa.
“Avanti”
disse Bianca. Era sua madre. “Tesoro,
c’è qualcuno al piano di sotto per te”
la
ragazza sembrò sbalordita, ma poi si alzò e
andò verso le scale.
Ad
aspettarla c’era… sì.
Era
Damon.
Vestito
di tutto punto, ancora con lo smoking. Questo le faceva pensare che lui
non
fosse tornato a casa, ma che fosse venuto direttamente da lei subito
dopo aver
finito la cena il giorno prima.
Gli
occhi di Bianca si fecero grandi per lo stupore e poi gli
saltò addossò. Lui,
senza sforzo, la prese in braccio. In quel momento a nessuno dei due
importava
che la madre di Bianca li stesse osservando da sopra le scale.
“Mi
sei mancata” le sussurrò posandole un dolce bacio
sul collo e appoggiando la
testa alla sua. Era un gesto senza alcuna malizia, ma così
pieno di passione
che fece rabbrividire Bianca.
“Anche
tu” rispose lei.
“Ho
una sorpresa per te… ma dobbiamo andare a casa
mia” disse lui posandola con i
piedi per terra. “Ci sto. Mamma, noi usciamo!”
urlò, sicura che sua madre fosse
ancora nei paraggi. “Okay, fate attenzione!” e
così Bianca corse verso l’uscita,
prendendo Damon per mano.
Felice.
Stavolta felice davvero.
Sentiva
di appartenere a qualcuno. No, non a qualcuno.
A
lui. E lui apparteneva a lei.
Uscendo
di casa però, Bianca urtò qualcosa e
inciampò. Damon fu svelto a prenderla
prima che finisse con la faccia a terra.
Era
un pacco, e al pacco era attaccata una lettera.
C’era
scritto per Bianca, così
lei la aprì.
Bianca,
il
papà
sta per venire a farti visita per vedere quanto sei cresciuta. Intanto,
stai
attenta a quel che fai e considera questo come un regalo per liberarti
dei
malintenzionati.
-K
Bianca rimase
immobile.
Fu Damon ad
aprire il pacco.
Dentro c’era un
paletto appuntito e ben levigato che giaceva in bella mostra sul
cartone appena
aperto.
“Klaus”
sussultò
la ragazza.
|
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Capitolo 14 *** 14. Il ricordo di Bianca. ***
Le
acque si erano placate e ora Damon la stava rassicurando, sussurrandole
parole
dolci all’orecchio e accarezzandole i capelli.
“Sai,
è come si ci conoscessimo da secoli…”
osservò Bianca sicura di quello che
diceva. Damon rimase in silenzio a guardarla. “Sì,
a questo proposito…” lei gli
tappò la bocca. “Ora voglio solo riposare.
Buonanotte” e si addormentò tra le
sue braccia.
A
Damon Salvatore non sembrava vero riaverla lì, dopo tutti
quegli anni di
assenza.
Ignorava
il perché del fatto che Klaus si fosse presentato come suo
padre e non come
quello che era in realtà, ovvero suo… Oh, no. Non
ci doveva pensare.
Bianca
era umana, e tale sarebbe rimasta.
Il
fato aveva dato loro una seconda possibilità di amarsi e non
l’avrebbero
sprecata. Per nessun motivo.
Damon
decise di tacere ciò che sapeva per rendere la vita
più facile a tutti, ma non
immaginava che un altro vampiro stava tornando e che voleva solo il
bene della
sua cara sorellina.
In
quel momento, la sorvegliava da dietro le tende in attesa che si
addormentasse,
in modo da diffondere i ricordi in quel suo corpo incosciente.
Era
l'agosto del 1352.
Sentivo
un caldo atroce sotto il pesante
e ampio vestito di mussola che portavo. Ed ero in viaggio. Di nuovo. La
nostra
vecchia casa in Francia era già diventata troppo sospetta:
la gente iniziava a
domandarsi perché nessuno della nostra famiglia non
invecchiasse, perché i
segni del tempo sembravano non scalfirci.
Così
eravamo tornati in Italia, la patria
nella quale ero nata, alla volta di Firenze.
Vedevo
la campagna toscana che
sommergeva il panorama notturno, quasi a voler abbracciare la nostra
carrozza
che correva velocemente alla volta della città nella quale
avremmo passato gli
anni successivi.
Guardai
i miei fratelli: Elijah e Nikolaus.
Nonostante
la loro somiglianza fisica,
erano molto diversi caratterialmente e ogni volta che io e Klaus,
afflitti da
anni di solitudine, ci presentavamo al mondo come moglie e marito e non
come
fratello e sorella, vedevo Elijah che storceva il naso. Lui riteneva i
nostri
giochi di Potere qualcosa di estremamente stupido e effimero, di certo
non
degno di essere ricordato.
Il
punto è che, per quasi quattromila
anni, l'unica cosa alla quale mi ero interessata veramente era appunto
il
Potere. Non mi importava che per averlo avrei dovuto uccidere qualcuno,
scavalcare persone o usarle: mi importava solo di me stessa.
Ripensadoci,
ero terribile. Ma quelli
erano gli anni con meno rimorsi, senza alcun rimpianto e nei quali
potevo
saziare la mia sete in qualsiasi modo possibile.
La
carrozza si fermò.
Qualcuno
era sulla nostra stessa strada:
riuscivo a sentirne il pulsare ritmico del cuore, il sangue che
scorreva nelle
vene, il respiro quieto... E altri cavalli. "E' un'altra carrozza"
osservai ad alta voce, rivolgendomi ai miei fratelli. "Sì, e
ora tocca a
te... Non ci hanno ancora visti: ti va di fare il nostro giochetto?"
domandò ammiccante Klaus. Io annuii e scesi dalla carrozza.
Lui si stese a
pancia in su sul terreno brullo, mentre io già correvo verso
il veicolo ancora
in movimento.
"Aiuto!
Aiuto!" urlai, fino a
quando qualcuno mi sentì e arrestò la carrozza.
Era un uomo con una pancia
prominente e il fiato che puzzava di birra. "Signorina, voi cosa ci
fate
su una strada deserta a quest'ora della notte?" "Oh, io e mio marito
stavamo tornando verso casa, quando dei briganti lo hanno assalito! Vi
prego,
aiutateci. E' steso lì per terra" indicai mio fratello, che
fingeva
perfettamente di essere morto. Non vedevo nemmeno l’alzarsi e
l’abbassarsi del
petto.
Il
signore si avvicinò a mio fratello,
cercando di sentire il battito cardiaco. Di sicuro non si aspettava che
il
morto lo agguantasse e gli perforasse il collo.
Bevemmo
tutti e due, uno a sinistra e
uno a destra. Il suo sangue, non era dei migliori ma di sicuro era
meglio di
niente. Elijah si rifiutò di scendere: pensava di dare
nell'occhio.
"Signor
Lombardi? Cosa succede là
fuori?" era la voce di un ragazzo.
Scappammo
velocemente dietro agli
alberi, in modo che il garzone che stava scendendo non ci potesse
vedere. Mi
pulii il sangue dalle labbra con il fazzoletto da taschino di mio
fratello e
poi, coperta dall'oscurità che avevo attirato a me, osservai
silenziosamente il
garzone.
Rimasi
stupita quando vidi che non era
vestito da umile ragazzo fiorentino, ma con un ampio mantello rosso e
pregiati
stivali di pelle. Aveva i capelli biondo scuro e due magnetici occhi
verdi,
vivi e accesi.
Ogni
tanto, mi mancava essere
propriamente viva... Soprattutto quando vedevo ragazzi pieni di vita
proprio
come quello. Immaginai il sapore del suo sangue sulla lingua e questo
quasi
bastò a farmi saltare la copertura. "Damon! Vieni subito
fuori!"
dalla carrozza uscì un altro ragazzo ben vestito...
avrà avuto circa due anni
in più di quello con gli occhi verdi, ma ciò che
mi stupì a quel punto non fu
il mantello, ma il suo viso.
Era
perfetto, fin troppo per un ragazzo
umano. E i suoi occhi erano di un azzurro così chiaro che
faceva quasi paura:
occhi di ghiaccio, più chiari dei miei. Mi venne voglia di
mettere le mani nei
folti capelli scuri di quel ragazzo e poi di morderlo e prosciugarlo
fino
all'ultima goccia di sangue.
E' ora
di fare la parte dei buoni
samaritani, mi sussurrò mentalmente Nikolaus.
Io
annuii e piombammo al di fuori
dell'oscurità.
"Bontà
divina, cos'è successo a
quest'uomo?" domandai fingendomi terrorizzata. "E' il nostro
cocchiere, il signor Lombardi... qualcosa lo ha assalito" disse il
ragazzo
con gli occhi verdi. "Oh, quindi non sapete come tornare a casa?"
quando
pronunciai quella frase, mi accorsi che occhi di ghiaccio mi stava
fissando in
maniera strana.
Certo,
era ovvio che con il mio aspetto
attirassi l'attenzione, anche perché al tempo le donne non
avevano molto tempo
per badare alla loro immagine. Avevo capelli castani mossi come un mare
in
tempesta, occhi azzurri e un fisico che le "ragazze" di diciott'anni
- tutte ormai maritate e con almeno due figli- non potevano neanche
fantasticare di possedere.
Ma il
modo in cui mi osservava, mi
scrutava l'anima, mi mise quasi in imbarazzo.
"Dove
siete diretti?" domandò
Klaus. "A Firenze" rispose occhi di ghiaccio continuando a perforarmi
l'anima con lo sguardo. "Perfetto. Vi potremmo accompagnare noi... Ci
stiamo trasferendo lì perché nostro padre ci ha
lasciato un feudo"
esclamai cercando di non interessarmi al ragazzo che ancora mi
guardava. Ma
qualcosa mi spingeva a guardare anche lui, come se fossi stata
obbligata da
qualcosa con più Potere di me.
"Permettete
di presentarci. Io sono
Niklaus Djokovic e questa è mia..." "...sorella" conclusi
io,
dando ragione per una volta ad Elijah. "Il mio nome è
Bianca" strinsi
la mano a tutti e due. Quando toccai la pelle di occhi di ghiaccio,
ebbi una
scossa.
L'attimo
durò un'eternità.
Poi mi
riavvicinai a Nikolaus, mentre
loro si presentavano. A parlare fu proprio occhi di ghiaccio. "Il mio
nome
è Damon Salvatore e questo è mio fratello, Stefan
Salvatore. E' una vera
fortuna che ci siamo incontrati... Il nostro feudo è vicino
al nostro e stavamo
tornando verso Firenze proprio perché ve lo avremmo dovuto
mostrare l'indomani"
li guardai.
Occhi
di ghiaccio, Damon.
Di
sicuro non mi sarei scordata mai quel
nome.
Mi
svegliai di soprassalto, con il fiatone e gli occhi grandi di paura.
Urlai.
Damon
corse vicino a me, abbracciandomi e dicendo che andava tutto bene.
“Klaus…”
sussultai io, con gli occhi sbarrati. “Lui… mio
fratello” riuscii a dire.
Non
so come, ma avevo capito subito che quello non era un sogno, ma un
ricordo.
E
Damon, il mio dolce, impulsivo Damon, mi aveva mentito per tutto quel
tempo.
Con
una rabbia che non pensavo di custodire in corpo, presi la giacca e
corsi fuori
da quella casa.
Quando
mi sbattei la porta alle spalle, mi accorsi di essere triste.
Non
sapevo nulla del mio passato.
Ed
ero sola.
“Non
proprio sola…” sentii una voce provenire da dietro
una quercia secolare. Lo
vidi e lo riconobbi all’istante.
Elijah.
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Capitolo 15 *** 15. Vampiro. ***
Damon
era distrutto.
Ormai
Bianca era scomparsa da due settimane e Stefan non stentava ad
immaginare dove
fosse diretta: stava cercando Klaus per capire chi fosse lei e che cosa
ne
avrebbe dovuto fare della sua vita.
Dopo
la sua dipartita nel 1353, Bianca era apparsa solo una volta a Stefan e
lui se
la ricordava come se fosse passato solo un giorno… del
resto, la ragazza era
stata la sua unica migliore amica.
Quel
giorno, lui si era saziato con qualcosa di simile a undici giovani
vergini
fiorentine e Damon era già partito per cercare la redenzione
che ovviamente non
avrebbe trovato.
Nel
momento in cui stava per prosciugare la dodicesima, il suo volto
mutò e si
ritrovò davanti a quello di Bianca Djokovic che lo guardava
supplichevole. “Che
cosa stai facendo, Salvatore?” gli domandò con un
tono freddo come il ghiaccio,
mentre prendeva possesso del corpo della ragazza morente.
“B… Bianca?” lei
annuì, mentre si alzava dal sofà e passava
attraverso i cadaveri disseminati
nella stanza a casaccio.
Ad
un certo punto, si avvicinò ad una delle tante e le
sfiorò il collo intriso di
sangue. “Oh Stefan, Stefan… anche io sono stata
tentata dal sangue in vita” “Di
cosa parli? Tu non puoi sapere… eri umana”
“Oh sì, lo sono stata… Ma ti ricordi il
signor Lombardi? Indovina un po’ chi ha
assaggiato il suo sangue?” Stefan scosse la testa.
“No, non è possibile…
Tu…” “Sì
che è possibile, mio dolce bignè alla crema! Sei
sempre stato così ingenuo e
alla fine ti sei fatto soggiogare da una stupida, insulsa
doppelganger… Ti
facevo più furbo” Bianca si portò il
dito sporco di sangue alle labbra e gli
occhi della ragazza, ancora posseduta dallo spirito
dell’amica di Stefan, si
fecero neri come la pece: erano gli occhi di un demone. “Non
può essere…” “E
invece è così. Ma io mi sono pentita delle mie
azioni… E infatti non ho
trasformato né Damon né te… Mi sono
trasformata per voi. E infine sono morta” silenzio.
“Ma non siamo qui per parlare di me. Sei tu quello che ha un
problema” si
sedette ancora una volta vicino a Stefan e i suoi occhi, che fino a
quel
momento erano stati di ghiaccio, si sciolsero e tornò
l’amica di un tempo. “Che
cosa stai facendo Stefan?” la sua voce era rotta dal pianto.
“Non finire come
me. Non farlo!” urlò aggrappandosi alla camicia
sporca di sangue dell’amico. “No,
aspetta!” ma il viso della ragazza posseduta stava diventando
grigio e marcio
in un modo rivoltante e l’urlo di Bianca rimase impresso
nelle pareti del
casato Salvatore.
Della
ragazza rimase solo un mucchio di polvere.
Questo
ti aspetta se continui a
uccidere. La
voce di Bianca rimbombò
nella sua mente come una eco in stanze grandi e deserte.
Da
quel momento in poi, Stefan bevve solo sangue animale e tutte le volte
che si
sentiva tentato, pensava a Bianca.
All’insaputa
del fratello, uscì dalla loro casa nella disperata ricerca
di Bianca.
Sperando
che non fosse stato troppo tardi.
Sperando
di darle la salvezza, come lei l’aveva data a lui anni prima.
“Stefan
sta arrivando” disse Elijah mentre entrava nella stanza in
cui la sorella stava
sorseggiando una tazza di thè.
“Che
venga pure” disse lei.
Ora
si ricordava tutto, grazie a suo fratello.
Lei
era Bianca Djokovic, una degli Originari e Klaus era suo fratello
così come lo
era Elijah.
Nel
1352 si era perdutamente innamorata di Damon Salvatore, un giovane
signore
italiano che però era decisa
a non
trasformare. Così, decise di diventare lei
un’umana per vivere una vita felice
insieme a lui, ma il Potere di una Originaria era troppo da incanalare
in un
corpo umano così è morta l’anno
seguente.
Si
ricordava di aver vagato sulla Terra per diversi anni, nella spasmodica
speranza di salvarsi dall’Inferno che la attendeva a braccia
aperte. E aveva
visto Stefan tornare sulla giusta via, Damon passare
all’oscurità
dopo una serie di tragici eventi… Era stata
spettatrice passiva della vita dei fratelli Salvatore per tutti quegli
anni,
fino al momento nel quale la sfortunata combinazione di sua madre con
suo
fratello l’aveva riportata in vita.
E
Damon le aveva mentito, aveva omesso tutto ciò che sapeva di
lei.
Un
ricordo la assalì: risaliva alla primavera nella quale Damon
era ritornato dall’esercito.
Quando lo aveva conosciuto, lui ancora non aveva perso i classici
tratti del
ragazzino e non si era innamorata esattamente dal primo istante, ma
conoscendolo. Per lei era stato un duro colpo lasciarlo andare verso la
guerra.
Guardavo
la mia immagine riflessa nel
sontuoso specchio della mia casa.
Ero
bella. E i sei terribili mesi di
solitudine erano passati. O quasi. Damon sarebbe tornato la settimana
dopo, ma
non sapevo cosa aspettarmi. Era cambiato? Non mi voleva più
come amica?
Volteggiai dentro al mio abito rosso fuoco, con tanto di corpetto
ricamato.
Quel giorno sarei andata a pranzo insieme alla mia famiglia a casa dei
Salvatore,
anche se l’idea di Klaus ed Elijah seduti allo stesso tavolo
di comuni umani mi
inquietava non poco. Avevo passato molto tempo lì durante
gli ultimi anni. Stefan
era l’unico che, ogni tanto, mi faceva sorridere. Io avevo
diciott’anni, lui
sedici ma mentalmente era più grande… Sembrava
che fosse nato adulto. Tra
di noi si era instaurata una bella
amicizia e ci eravamo convinti ad andare avanti l’uno con
l’aiuto dell’altra.
Strinsi il nastro del mio vestito ed ero pronta. Qualcuno
bussò alla porta. Io
aprii e mi trovai davanti a Stefan, che aveva un sorriso smagliante.
“Ehi!” mi
salutò con un cenno del capo ed entrò
trotterellando nella camera. Era
cresciuto molto negli ultimi tempi e sfiorava il metro e ottantacinque.
Aveva
messo su delle spalle larghe e in confronto a me sembrava un
grandissimo
armadio. “Ti va di parlare un po’?”
domandò. Io annuii e ci sedemmo sulle due
poltrone della camera. “Mi manca
tantissimo…” dissi abbassando il capo. Le
lacrime stavano affiorando lentamente. “Magari si
è scordato di me e tornerà
con una stupida provinciale” “No. Lui non si
scorderebbe mai di te” il mio
amico sembrava risoluto. “Oh, l’esercito cambia le
persone… Non mi sorprenderei
se non volesse più tornare” sussultai.
“Non lasciarti andare proprio adesso…
Manca poco più di una settimana. E poi oggi ci
divertiremo” sorrise dandomi una
gomitata scherzosa. Cercai di non annientare la sua
felicità. Ma le persone
cambiano durante sei mesi di assenza. Cambiano e magari non in meglio.
“Ti
voglio bene… So che anche a te è mancato
Damon” gli misi una mano sulla spalla
e lui sembrò apprezzare il gesto. Nella stanza irruppe
Giacomo, il maggiordomo
che sussurrò qualcosa all’orecchio del mio amico.
I suoi occhi verdi si fecero
grandi e brillanti. “Ci vediamo più tardi,
Bianca” detto ciò corse verso
l’uscita con una foga che non avevo mai visto in lui. Che
maleducazione! Non
feci in tempo a chiedere cosa stesse succedendo perché era
già lontano e il mio
vestito impediva i movimenti. Sbuffai. Mancava poco all’ora
di pranzo ed io non
ero ancora uscita di casa. Decisi di fare una passeggiata nel giardino,
dato
che mi stavo annoiando a morte. Uscii dalla villa e mi diressi verso lo
stagno,
quello percorso da un incantevole ponte che portava con sé
mille ricordi. Al di
là del ponte c’era il giardino dei Salvatore, dove
avevo corso tante volte.
Okay, il vestito che indossavo non era esattamente da passeggio ma mi
potevo
adeguare. Il corpetto era troppo stretto e le scarpette facevano un
male
tremendo. L’erba del prato, durante quel marzo del 1353 era
d’un verde simile
agli smeraldi e le rose rosse crescevano nelle siepi. Mi avvicinai per
godere
del loro profumo quando sentii delle voci concitate
dall’altra parte del
laghetto.
Andai
in quella direzione, soffermandomi
all’inizio del ponte. “E’ un gioco che
loro chiamano calcio” qualcuno stava
parlando con Stefan. “Ma questa palla è troppo
pesante per essere lanciata” si
lamentava il mio amico. “Infatti, va calciata” a
parlare era un uomo dai folti
capelli neri, vestito di tutto punto. Era alto circa come Stefan
e… “Ehi!”
esclamò il mio amico. Si voltarono entrambi verso di me.
Quel ragazzo…
Quell’uomo, più che altro… Chi poteva
essere? Anche lui sembrava perplesso
quanto me. Poi, i nostri sguardi si incrociarono.
Occhi
azzurri e profondi.
Era
lui.
Il
respiro si mozzò sul colpo e per un
istante che parve interminabile tutto fu avvolto da una calma
inverosimile.
“Bianca” sussurrò lui.
“Damon” ribattei io. Mossi il primo passo, lui il
secondo e in meno di un attimo ci trovammo avvinti in un abbraccio. Non
avevo
immaginato che quel momento sarebbe stato così…
commovente. I miei occhi si
fecero umidi e sprofondai nell’incavo della sua spalla. Anche
lui si commosse,
ma non pianse. “Come fai a non piangere?” gli
domandai tra le lacrime. “Ti
avevo promesso che non sarei più stato il Dan fifone.
Mantengo le mie promesse
nei confronti di una persona importante” e mi strinse ancor
di più nel suo
forte abbraccio. Stavo scomparendo tra quelle braccia muscolose e
inaspettatamente mi ritrovai a volerlo baciare. No, lo volevo
tempestare di
baci. Volevo affondare le mani in quei capelli neri come la notte e
perdermi
negli occhi azzurri di un tempo. Mi vergognai anche solo di averlo
pensato. Di
sicuro lui non provava lo stesso per me…
L’abbraccio si sciolse lentamente.
Solo a
quel punto mi accorsi quanto
fosse grande, con dei tratti… adulti. Mi sembrava quasi
impossibile che fosse
lo stesso bambino singhiozzante che avevo salutato sei mesi prima.
“Non sei più
il bambino paffuto eh?” gli domandai sorridendo. “E
tu sei sempre la stessa,
bellissima donna Bianca Djokovic” “Io sono nella
norma Damon” ribattei. “Ah sì?
E chi è il fortunato che si è aggiudicato la tua
mano?” arrossii di colpo
davanti a quel Dan rinnovato. “Nessuno” lui
sembrò quasi sollevato.
Mi
sorrise e una rughetta d’espressione
comparse vicino agli occhi.
A quel
punto capii una verità
inequivocabile: mi ero innamorata.
Quel
ricordo le provocò un vuoto al petto, dove una volta il suo
cuore batteva
grazie al suo sangue e non a
quello
di altri.
“Bianca?
Ti ha trasformata?” Stefan. La guardava
dall’entrata e Bianca sentiva che aveva
ricollegato la sua immagine di vampiro a quella di cinquecento anni
prima. Sorrise
di nascosto vedendo quel faccino sempre tormentato e triste.
Era
stata lei a renderlo così?
Lo
stava facendo soffrire ancora?
“Stefan,
possiamo parlarne?” domandò incerta.
“No, capisco perfettamente” e corse fuori
dalla stanza. “No, Stefan!” gli urlò
mentre lo rincorreva. Era già in strada e
non la ascoltava.
Lo
raggiunse in un secondo e lo abbracciò da dietro, sentendosi
minuscola rispetto
a lui che era una montagna di muscoli e folti capelli biondi.
“Stefan?”
lo chiamò, rimanendo stretta a lui. “Continuo a
volerti bene” lui si girò e la
abbracciò normalmente, sovrastandola e dandole un senso di
pace che mai aveva
provato da quando era diventata una vampira, da quando era tornata a
rivestire
il suo ruolo di Originaria. “Anche io te ne voglio”
sorrise lui. “Pensavo che
per una volta sarei stato io a salvarti da
un’eternità di sofferenza” lei
scosse il capo, rimanendo attaccata a lui. “Non lasciarmi, ti
prego” “Non lo
farei mai, ma tu devi tornare da Damon” “Lui mi ha
mentito” “Lo ha fatto per il
tuo bene” si guardarono. “Non mi accetterebbe mai
come vampiro” disse infine
lei. “Tu almeno provaci” Stefan sorrise.
“Lo
farò” concluse Bianca, mentre i suoi occhi si
illuminavano di speranza.
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Capitolo 16 *** 16. Accettarsi. ***
Damon
fissava la parete davanti a lui.
Era
immobile e pensava che avrebbe
dovuto dirle la verità dal principio. Doveva dire che
l’amava, che l’aveva
sempre amata con tutto sé stesso e che avrebbe solo voluto
averla tra le sue
braccia per sempre.
Se
era diventato un vampiro dopo la
morte della ragazza, era solo perché non aveva potuto
proteggere Bianca con le
sue forze umane e sentiva il bisogno di proteggere Katherine con una
potenza in
più, che avrebbe voluto anche prima, quando il suo unico
amore era ancora vivo.
Sentì
Stefan che rientrava in casa.
Per
fortuna aveva ancora lui: quel
fratello che aveva disprezzato per tempo immemore, ma al quale sentiva
di
essere legato più di quanto pensasse prima.
“Ciao
Dam…” aveva una voce strana.
“Cià”
rispose lui, senza dargli tanta importanza.
“Va
meglio?” “Ovviamente no” Stefan
sospirò. “Ti va di sfogarti?”
“Non lo so” probabilmente gli andava, ma non
voleva far vedere quel lato del suo carattere a nessuno.
“Cosa
diresti a Bianca se in questo
momento lei ti stesse ascoltando?” Damon sospirò,
con lo sguardo perso nel
vuoto cercando di concentrarsi sull’immagine di Bianca da
umana.
“Le
direi che la amo più di quanto abbia
mai amato me stesso o qualsiasi altra persona. Le direi che senza di
lei, per
me non avrebbe senso vivere o continuare ad esistere, ma mi basta
sapere che
lei sta bene. Se è felice senza di me, va bene ma nessuno si
deve azzardare a
farla soffrire, perché lei è stata la mia nascita
e in seguito la mia
rinascita. A questo punto potrebbe essere anche uno schifoso licantropo
con cinque
zampe pelose, ma io continuerei ad amarla, perché
è sempre lei: Bianca”
silenzio.
Bianca
sentì il suo cuore battere all’impazzata,
come se si fosse alzato in volo e fosse diretto proprio sul divano dove
era
seduto Damon.
Damon.
Damon.
Damon.
Il
suo nome, la certezza che lui l’amasse
riempiva tutti gli spazi vuoti della sua vita e del suo essere, che sin
dall’albore
dei tempi era stato incompleto. Lui era il suo mare, l’aria
che respirava, il
suo prato fiorito dove andare a rifugiarsi, il suo porto sicuro.
Lui
era il sangue che nutriva la sua anima.
Il
sangue della sua anima.
“Purtroppo
non mi sono trasformata in
uno schifoso licantropo con cinque zampe… Spero che tu ti
possa accontentare di
una mediocre vampira di soli quattromila anni” Damon si
voltò verso di lei e i
suoi occhi si fecero grandi e lucidi mentre le correva incontro.
Le
sue braccia circondarono il corpo
esile ed etereo di Bianca.
Ora
lui sentiva di poter amarla, di
poterla proteggere.
Lei
sentiva la sicurezza sotto quelle
grandi spalle fredde e capì di aver trovato il suo posto nel
mondo, per sempre.
“Grazie
al cielo, mio piccolo amore!” la
voce del grande vampiro spaventoso era rotta dal pianto.
“Avevo paura di averti
persa per sempre” rimasero avvinti in
quell’abbraccio per diverso tempo.
“A
quanto pare staremo insieme ancora
per molto tempo” disse lei dopo un po’.
“E abbiamo così tante cose da
raccontarci ora che tu ricordi”
concluse lui baciandola teneramente a fior di labbra.
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