Il non Angelo

di yolima90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Tredici anni dopo ***
Capitolo 3: *** Dove sono finiti tutti? ***
Capitolo 4: *** Chi sei? ***
Capitolo 5: *** Conoscenze ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


"Lo sai che in futuro, sarai tu a prendertene cura?" domandò la donna all'uomo che guardava il fagotto con aria distratta.

Il fagotto si muoveva, spuntarono due manine e una testolina rosea, la neonata guardò i presenti, l'uomo distolse lo sguardo e guardò altrove, la donna sorrise alla piccola e la cullò, si avvicinò alla culla che si trovava vicino al cammino acceso, ma ad un tratto la bambina si mise a piangere disperata agitando le manine verso l'uomo che non la considerava per niente.

"vuole te"

"Balle. Falla smettere di piangere e andiamocene" disse lui brusco

"vuole te" ripetè lei, senza dire niente mise la neonata tra le braccia di lui.

"Visto? Ha smesso di piangere" disse la donna con un mezzo sorriso, ed era vero..la neonata aveva smesso di strillare quando si era trovata tra le braccia dell'uomo con aria severa. 

"Vorrà sempre te, ti cercherà ovunque Alan. E tu non potrai farci nulla"

L'uomo guardò la donna che ora sorrideva, pensò che fosse bella..molto bella

" ...e se io ti dicessi che voglio te,invece di lei?"

la donna si strinse nelle spalle e fece un passo in avanti verso di lui, ora i loro visi si toccavano,lo cinse a sè e guardò le neonata

" Lei è nostra, giurami che te ne prenderai cura.." lo guardò dritto negli occhi " giuramelo!"

Alan sospirò, non amava fare promesse, non erano il suo forte. Di solito era un gran bugiardo,mentiva a tutti senza sentire nessun rimorso.Ma lei..lei era impossibile mentirgli, a lei non poteva dire una bugia e così promise.

" Lo prometto, mi prenderò cura della mocciosa." fece una buffa espressione che fece scoppiare in una risata la donna di fronte a lui. 

"Oh Alan, sei sempre il solito guastafeste" lo baciò " ora diamogli un nome alla..mocciosa."

guardarono la neonata che sorrideva e agitava le manine per toccare il mento di Alan.

Dopo una lunga discussione tra i due, arrivarono alla conclusione. La neonata si sarebbe chiamata Joanne, come la nonna di lei, ma avrebbe avuto la bellezza di sua madre e gli occhi del padre. 

Era il momento di dirsi addio, Alan mise nella culla la bambina, la donna le diede un bacio sulla fronte e mormorò qualcosa che sfuggì alle orecchie di lui.

"Vieni" disse lei prendendolo per mano, la guardarono per l'ultima volta e poi sparirono dietro alla porta. 

La neonata si era addormentata  e se ora fosse stata sola, in futuro avrebbe avuto qualcuno che avrebbe pensato a lei, l'aveva promesso..e le promesse si mantengono.

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Capitolo 2
*** Tredici anni dopo ***


Tredici anni dopo...
"Joanne!Joanne!"
il direttore dell'istituto " Le piume rosse" corse sù per le scale infuriato, di nuovo quella ragazzina dai capelli rossi aveva combinato un'altro disastro.
Lei e i suoi nuovi giochi avevano rischiato di spaccare la schiena alla signora Lisa Mally, ricca donna borghese che finanziava l'istituto.
"Joanne!" tuonò "Joanne Evans , vieni subito qui! "
spalancò ogni porta del dormitorio femminile e quello maschile ma niente nessuna traccia di lei. 
Il direttore era un'omone grosso quanto un'armadio, barba incolta grigia, occhi piccoli, e testa pelata , lucida come una palla da bowling che ora era rossa dalla rabbia.
Finalmente la trovò,nascosta nel ripostiglio dell'istituto
"Evans " mormorò quando la vide, Joanne si alzò di scatto e provò a scappare passando sotto le sue gambe, ma l'uomo fu più veloce e la bloccò.
La prese per le spalle e la spinse fuori dallo sgabuzzino, e la trascinò per tutto il corridoio e poi giù per le scale, senza stare attento alla sua sicurezza, voltarono a sinistra e poi a destra per continuare dritto e arrivare in una grande sala illuminata con in mezzo un lungo tavolo del novecento.
"Ora tu chiedi scusa alla signora Mally, per il tuo stupido scherzo"
disse con voce autoritaria alla ragazzina dai capelli rossi e lentiggini sul naso.
Joanne rimase in silenzio e il suo sguardo era fisso sul pavimento, avrebbe voluto ridere fino a morire, quello scherzo era stato perfetto e ben organizzato, doveva ringraziare Matt per avergli trovato un intero sacco di palline e Dick per avere distratto tutti quando lei apriva il sacco e lasciava scorrere quelle palline e bè..poi quello che era capitato dopo ..lo si sapeva già.
Tanto casino, chi inseguiva ,chi scappava e chi rideva..e chi cadeva come un sacco di patate.
"Evans, chiedi immediatamente scusa!"
Joanne scosse la testa, il direttore e i signori Mally la guardarono stupiti da quel gesto
"Cosa?! Chiedi scusa!!" la scosse forte, strinse forte il braccio della ragazzina quasi fargli male, ma lei rimase in silenzio, non le passava minimamente chiedere scusa a quella donna con la puzza sotto il naso. La trovava antipatica e brutta.
Si guardò intorno, doveva scappare, ma come?
Il direttore era un tipo tosto,non l'avrebbe mai e poi mai lasciata andare, con lui non funzionava la tattica "occhi dolci"..doveva passare al piano B.
E così fu, prese fiato, guardò la coppia e disse
" Le chiedo scusa" la presa rallentò " Spero che mi possa perdonare"
stava per rispondere quando Joanne con un movimento del braccio riuscì a liberarsi e corse via ma prima si voltò
" Ciao palla di lardo!" e scappò con tutta l'energia che aveva nelle gambe , trattenne ancora il sorriso e si lasciò andare solo quando era certa che nessuno la inseguisse più. 
Trovò nascondiglio nella sua vecchia camera, che era piena di ragnatele e polvere. 
C'era ancora l'armadio che le metteva paura, era nero e aveva qualcosa che non le era mai piaciuto..forse perchè era gigante. Si avvicinò e lo aprì, tossendo per tutta la polvere che vi era depositata in tutti quegli anni, c'era ancora uno dei suoi disegni infantili, lo prese in mano e sorrise, aveva disegnato una giraffa con un leone, se la cavava con il disegno.
Si sedette per terra, con la testa appoggiata all'armadio, e ci rimase. 
Aveva deciso di aspettare che le acque si calmassero, forse avrebbe dovuto aspettare per anni, prima di mettere il naso fuori, si strinse nelle spalle e vabbè..non le interessava molto. 
Si guardò intorno, disse tra di sè che quella stanza era troppo buia, c'era bisogno di luce..andò verso la finestra e spalancò tutto,lasciò che i raggi del sole entrassero e la riscaldassero. Certo, così facendo il direttore avrebbe saputo dove vi era , ma pazienza, amava guardare fuori osservando la gente che passava.
Londra era bellissima quel giorno d' inizio d'estate, mise fuori la testa e guardò giù , la gente camminava veloce senza guardare per davvero dove mettevano i piedi, troppo presi dal loro lavoro.
Rimise dentro la testa,stava iniziando ad annoiarsi, scivolò giù..cosa poteva fare per ingannare il tempo?
Avrebbe voluto volentieri il suo pc, almeno poteva guardarsi qualche suo film preferito, come per esempio "una settimana da Dio" con Jim carrey o Shining di Kubrick..e così via. Ma ovviamente lei non era nella sua stanza dove si trovava il suo amato pc.
Sbadigliò, ormai la giornata stava per finire, tra poco i lampioni si sarebbero accesi e la notte sarebbe calata, ma Londra sarebbe rimasta sempre viva.Sentiva già il caos proveniente del pub di fronte al suo istituto, si stava riempiendo piano piano di ragazzi che non vedevano loro di bere e fare casino.
 

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Capitolo 3
*** Dove sono finiti tutti? ***


Quando si svegliò, c'era qualcosa che non andava...

Non si ricordava nemmeno quando era scivolata nel sonno,visto che non aveva nessuna intenzione di dormire, si ricordava solo il pub che si riempiva di ragazzi, e il caos..poi il nulla.

Si tirò sù, si strofinò gli occhi e guardò intorno..silenzio. 

Il direttore non l'aveva ancora trovata e sicuramente aveva lasciato perdere, si alzò e andò verso la porta, mise la testa fuori nel corridoio, nessuno...

Una cosa strana, molto strana, pensò, di solito il corridoio sarebbe stato pieno di ragazzi urlanti , ci sarebbero stati porte che sbattevano e corse lungo le scale..ma ora tutto questo era come se fosse stato cancellato. Alice chiuse la porta e si avviò, l'unico rumore di quel posto erano le sue scarpe e il suo respiro, i suoi occhi si muovevano veloci e il suo cuore batteva forte, deglutì e continuò a camminare, voleva pronunciare qualcosa..un nome..ma l'idea che la sua voce poteva fare solo da eco, gli faceva venire i brividi.

Scese le scale piano, a volte guardandosi indietro come se si aspettasse di vedere qualcuno, ma non c'era nessuno alle sue spalle, il silenzio regnava ancora e la paura cresceva ad ogni scalino. Il portone dell'istituto era chiuso, nessuno aveva tolto la serratura, quindi nessuno era uscito..che dormissero ancora?

Sorrise, certo! Lei non sapeva che ore fossero, potevano essere benissimo le sette del mattino o le sei. Però un'altro dubbio entrò in lei, il direttore si svegliava sempre presto, era il primo di tutti, così decise di andare a vedere nel suo ufficio, sicuramente sarebbe stato lì..ancora in pigiama e vedendola l'avrebbe sgridata per il suo comportamento del giorno prima, ma lei questa volta non avrebbe fatto il broncio o non sarebbe scappata via , ma si sarebbe sentita sollevata, perchè tutte le sue paure si erano rivelati fasulle.

Corse verso l'ufficio, con il sorriso sulle labbra e spalancò la porta con la scritta"Direttore" tutta felice

"Buongiorno!" gridò

Il suo saluto doveva essere rivolto a una persona,invece fu rivolto a uno studio deserto e perfetto.

Alice rimase a fissare quel luogo con nessun dentro, nessun omone seduto sulla sua poltrona nera di pelle che esaminava alcuni documenti con aria concentrata,nessuno..non c'era nessuno.

E la paura che per quei pochi minuti era sparita ritornò allegra e riprese il corpo della ragazza..

Ritornò di corsa all'ingresso e iniziò a chiamare

"Hey dove siete finiti!!!! Svegliaaaa!!"

e ci fu  quello che aveva temuto..il suo eco le rispose, sospirò e si passò una mano fra i capelli.

A testa china salì le scale e andò in camera sua, quella ufficiale, non quella di prima, scacciò tutti i pensieri cattivi che stavano crescendo dentro il suo cervello spaventato, non diede ascolto al suo cuore che batteva forte,e se si concentrava sentiva il suo rumore. Spalancò la porta e si trascinò sul letto, guardò i quattro letti che erano in quella stanza dei suoi amici, vuoti..sembrava che nessuno ci avesse dormito, erano ancora ben intatti,come il suo.

Deglutì, si distese sul letto e ci rimase.

Passò tre giorni,e ancora l'istituto rimaneva "abbandonato", Alice passata la paura si diede alla pazza gioia, era arrivata a pensare che ora che non c'era nessuno era lei il Capo dell'edificio e poteva fare tutto quello che voleva, passava la mattina a dedicarsi alla sua colazione gigantesca e correre per tutto l'edificio urlando divertita, per poi passare a spalancare tutte le finestre per farsi coraggio, la luce l'aiutava, e poi accendeva la radio e passava interi pomeriggi  a giocare alla Play che era appartenuta a David,ma ora visto che lui non c'era lei poteva usarla quanto le pareva.

Giocava e ballava con il sole, ci parlava anche, aveva accolto in casa sua un gattino che miagolava una mattina davanti al portone,l'aveva chiamato Leo, i due non si lasciavano mai ,erano pappa e ciccia.

Una mattina mentre per l'ennesima volta ballava una canzone che le metteva allegria "Chocabeck" di Zucchero, sentì un rumore che proveniva dal portone. Si bloccò di colpo e stette ad ascoltare, Leo si era nascosto dietro alle sue gambe e ascoltava anche lui.

Qualcuno era entrato, ma chi? Che fossero ritornati? Si guardò intorno, il Direttore si sarebbe arrabbiato molto se avesse visto il casino che regnava..

Prese fiato e andò versò il portone, il rumore continuava ancora, ora erano dei passi...passi che stavano andando verso di lei!

Trattenne il fiato e aspettò, voleva nascondersi ma il suo corpo era come se fosse bloccato,non si muoveva..doveva solo aspettare. Guardò davanti a sè e si preparò ad affrontare l'intruso nel suo istituto, ma quello che vide non era un mostro o una persona che la voleva uccidere o altro, era un bambino, solamente un bambino scalzo moro che l'osservava incuriosito, le sorrise.

"Chi sei?" disse con voce poco convinta.

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Capitolo 4
*** Chi sei? ***


il bambino fece un passo in avanti e Alice un passo indietro, lui continuò a sorridere, sembrava sollevato

" Ciao! " fece un sorriso a 36 denti e si avvicinò a lei

" Chi sei?" ripetè la domanda, non conosceva quel bambino, non l'aveva mai visto prima d'ora, e come aveva fatto ad entrare? E se non era entrato dal portone, da dov'era sbucato? Aveva visitato tutto l'edificio e c'era solo lei, ne era pienamente sicura.

Ma ora davanti a lei c'era questo bambino solare, che fosse un'illusione, stava iniziando a diventare matta? 

Scosse la testa

" è bello qui" disse il bambino guardandosi intorno " mi piace!" esclamò

" Come hai  fatto ad entrare?" domandò lei incerta, gli occhi grigi la fissarono per un momento poi si addolcirono 

" Dal portone" disse con tono allegro, e si strinse nelle spalle come se fosse ovvio "Sennò da dove, se non dal portone?" rise

Alice deglutì e fece altri due passi indietro, Leo si era nascosto dietro alle sue gambe e fissava il nuovo ospite, come Alice anche lui ne aveva timore.

" Ho fame, hai qualcosa da mangiare?" si toccò lo stomaco  " è da tanto che non metto niente sotto i denti, e se non mangio qualcosa , potrei svenire"

Alice annuì, gli disse di seguirla, l'avrebbe portato in cucina e lì lui avrebbe potuto mangiare tutto quello che voleva, ma allo stesso tempo avrebbe dovuto rispondere alle domande poste da lei, il bambino accettò volentieri e si fece guidare dalla ragazzina dai capelli rossi. Trovata tutto l'edificio molto bello, non aveva mai visto prima d'ora un luogo così pieno di colori e com'era grosso!

Spalancò la bocca quando vide la cucina, Alice chiamò quel posto "la mensa" e lui pensò che aveva un nome buffo quella stanza che era piena di tavoli e sedie, la ragazzina dai capelli rossi gli spiegò che non era una mensa brutta, anzi era molto più decente di altre mense del luogo, di solito erano grigie e spente, questa invece era ben  illuminata e vi era qualche colore in più. 

Visitarono la cucina, dove vi era un gigantesco frigo, quando l'aprì al bambino venne quasi da piangere da quanto cibo c'era dentro, lo fissò come si fissa qualche idolo della musica o del cinema, con gli occhi che brillavano da tanta bontà.

" Prendi tutto quello che vuoi e mettilo qui" disse lei, e indicò con il dito il tavolo nero al centro della cucina " però niente pesce, io odio il pesce e non sò come cucinarlo..e neanche la minestra." 

lui annuì

"...e neanche i cetrioli o altra roba strana che ha un gusto orribile,ci siamo capiti?" 

il bambino annuì,e  ritornò a guardare il frigo con occhi sognanti

Alice si sedette sull'unica sedia che vi era, di solito era il Direttore a cucinare per tutti, con l'aiuto di un cuoco che veniva qualche volta..

Non avevano abbastanza soldi per ingaggiare un vero staff di cuochi che cucinassero per loro, costavano troppo.

La ragazza si lasciò andare a un sospiro, non avrebbe mai e poi mai voluto dirlo, ma le mancava quell'omone grosso che si incavolava sempre con lei...non aveva mai avuto una famiglia, e quando ce l'aveva avuta accadeva sempre qualcosa per far si che il giorno dopo la riportassero indietro come se fosse stato un oggetto di poco valore. Il direttore era per lei una figura paterna e anche se lo faceva arrabbiare, in fondo al cuore sapere che le voleva bene, come voleva bene a tutti i suoi ragazzi dell'istituto.

" prendo questo! mi aiuti a cucinarlo?"

la voce del bambino la risvegliò 

"C-cosa?"

Aveva tirato fuori un vassoio di torta alle verdure congelato

" Vuoi quello?"

il bambino annuì

"Okay, lo dobbiamo mettere in forno..." scese dalla sedia e iniziò a trafficare intorno al forno, dopo dieci minuti era riuscita ad accenderlo.

Ma si sà che quando si ha molta fame, una torta di verdura non basta e così tirarono fuori una bistecca e delle patatine fritte, insieme a una buona zuppa all'inglese, anche se Alice quando la vide storse il naso.

 

La notte scese sù Londra, i due bambini passarono una serata allegra insieme, misero tavola e con cura misero il cibo nei vassoi, parlarono molto e risero anche, cenarono in mensa con Leo che gli teneva compagnia su una delle tante sedie di quelle stanza, Alice trovò nascosto con cura in cucina le bibite, nascoste sempre dal Direttore per lei, dopo una sera di mal di pancia per aver bevuto troppa aranciata, questo ricordo la fece sorridere. 

" Non mi dovevi fare delle domande?" gli ricordò

" Vero!" diventò seria,ma per poco " Allora, come sei entrato?"

" Te l'ho detto dal portone"

scosse la testa e guardò il suo nuovo amico

" Come hai  fatto? Era chiusa con la serratura...."

lui si strinse nelle spalle 

" Bho, io sono entrato, forse non l'avevi chiusa bene.."

"okay, diciamo che non ho chiuso bene la porta, per aprirla comunque serve una chiave.."

" Una chiave?" disse lui leggermente stupito

"Certo! Servono le chiavi per aprire tutte le porte"

" Non lo sapevo, dove abito io non c'è ne bisogno"

addentò una patatina

" Come ti chiami?"

Alice dovette aspettare che finì le sue patatine fritte , prima di avere una risposta

" ..ho tanti nomi, mi chiamano in tanti modi."

Alice lo guardò incuriosita,che avesse più di un nome, come la sua amica Elena che ne aveva tre di nomi?E tutti la chiamavano in modo diverso e lei si incavolava, perchè voleva farsi solo chiamare Elena e non Geltrude o Gippy, l'ultimo era un nome così..ad arte, come aveva detto sua madre quando avevano deciso i nomi.

" ..okay e tu come vuoi che ti chiamo?"

il bambino ci pensò sù e poi disse

" Matt! Chiamami Matt!"

disse sorridente

" Va bene Matt, come mai sei entrato qui?"

" Così, ho visto questo istituto e mi ha incuriosito"

"Quanti anni hai, Matt?"

il bambino fece un sorrisino e addentò la bistecca 

" Non lo sò" disse alla fine 

" Come non lo sai?!" disse stupita " Avrai sette o otto anni..." 

" Ecco si , avrò sette o otto anni" disse tranquillo annuendo, Alice rimase lì a guardarlo, cosa nascondeva quel bambino ? 

Dormirono nella stessa stanza, Alice non gli disse che era felice che ci fosse qualcuno con lei a tenerle compagnia quella notte, odiava dormire da sola, sembrava che la notte faceva cambiare tutti i rumori intorno a lei in rumori e voci  strane e sinistri, da mettere i brividi.

Leo si mise ai piedi del letto, nel suo angolino, non era un gatto maleducato, come quei che si mettevano nel tuo cuscino o da qualche parte del tuo letto e tu eri costretto a dormire da cane per non disturbarlo, no lui non era un gatto di quelli, lui pensava a te e ed era lui che si sacrificava per te. 

Quella notte non ci fu nessun rumore da film horror che disturbò i due bambini, c'era solo il silenzio che regnava, Alice dormì profondamente, dormì come non aveva dormito dal giorno che aveva scoperto di essere l'unica rimasta in quell'istituto, senza volere allungò la mano e trovò la mano del bambino che la strinse piano e i due sorrisero nel sonno.

Nessuno era solo, almeno quella notte.

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Capitolo 5
*** Conoscenze ***


La luce entrò piano piano nella camera dove i due nuovi amici stavano ancora dormendo, Leo si nascose sotto le coperte di Alice, la quale imitò l'animale, Matt si girò dall'altra parte e continuò a dormire tranquillamente, vedendo che non disturbava nessuno la luce allora entrò e fece sua tutta la stanza e ci rimase, facendo brillare tutto quello che incontrava sulla sua strada.

Quel giorno faceva molto ma molto caldo, così tanto caldo che i due amici andavano in giro in canottiera e pantaloncini corti, Leo era sempre continuamente alla ricerca di posti freschi della casa, ma era dura...

Alice mise due aranciate nel frigo e tirò fuori del gelato al limone insieme a quello al cioccolato fondente, con cura lo mise nelle apposite tazze da gelato e lo porse all'amico che lo accettò con gioia.

Un'altra cosa che mise ancora più dubbi alla ragazza sù chi fosse veramente Matt, fu quando le disse che non aveva mai e poi mai mangiato del gelato in vita sua, una cosa veramente strana, visto che i bambini amano il gelato, per esempio lei lo adorava, se fosse stata per lei lo avrebbe mangiato tutto l'anno.

Dedicarono il pomeriggio all'ozio puro, sdraiati sul divano guardando la tv accesa e facendo poco movimento, massimo allungavano la mano per versarsi l'aranciata fresca nei bicchieri di vetro.

Alice aveva una grandissima voglia di andare in piscina, il Direttore ogni estate organizzava gite alla piscina comunale di Londra, e come si divertivano! Adorava tuffarsi e sentire l'acqua gelida che s'impadroniva del suo corpo caldo e tutto sudato che si muoveva per prendere una palla ad un amico e così via. In piscina aveva organizzato i migliori scherzi che potessero esistere sulla terra, si lasciò andare a un sorriso a quei giorni che ora sembravano così lontani..

La tranquillità di quel posto venne di nuovo interrotta una notte, faceva così tanto caldo che i due amici avevano deciso di lasciare la finestra aperta , per far passare un pò d'aria fresca se ne esisteva e se ne era rimasta dopo tutto questo caldo che regnava su Londra , ormai più da una settimana. 

Gli abitanti dell'edificio "Le piume rosse" stavano dormendo, persi nei loro sogni , quando qualcosa gli svegliò di colpo.

"Hai sentito?"

domandò Matt che spalancò gli occhi di colpo e ora seduto sul letto si stava guardando intorno

"Sarà Leo, che avrà fatto cadere qualcosa" disse Alice e si rigirò nel letto, ma Matt rimase con gli occhi spalancati e sforzò il suo orecchio per sentire ogni minimo rumore di quell posto, ma poi vedendo che la sua amica si era rimessa a dormire, la imitò, ma non riuscì ad addormentarsi, c'era qualcuno..non erano soli e Alice lo doveva sapere. 

Si chiese come faceva a dormire così tranquillamente, mentre lui si sentiva l'adrenalina scorrere come una matta nelle sue vene, e il cuore battere forte come non mai, girò la testa verso la porta chiusa, c'era qualcuno , ne era pienamente convinto e senza accorgersene , si trovò in piedi accanto al letto.

Fece un grosso sospirone e piano andò alla porta, si volse e vide che Alice stava ancora dormendo tranquillamente, sospirò e scosse la testa, in quel momento avrebbe voluto avere il suo orsacchiotto Tom, gli avrebbe dato coraggio.

Aprì piano la porta e si trovò nel freddo corridoio, pensò che quel corridoio così lungo di notte non era così bello e interessante, prima di intraprendere il viaggio nell'istituto si guardò i piedi, la sua nuova amica gli aveva dato delle pantofole di paperino che gli erano immediatamente piaciute quando le aveva viste.

Ci fu un'altro sospiro prima di avventurarsi in quel luogo così terribilmente silenzioso, da mettere i brividi. Avrebbe voluto affianco a sè Alice, ma lei stava dormendo beatamente, ignora di quello che stava succedendo al suo amico Matt.

Scese le scale, si preparò ad affrontare il buio e i suoi rumori che lo avevano svegliato.

Alice si svegliò per andare in bagno, vide che il letto di Matt era vuoto, si strinse nelle spalle, "sarà andato anche lui in bagno" , così pensò. Chiuse la finestra piano e si avviò per il bagno a piedi nudi, le piaceva andare a piedi nudi e sentire tutto quel fresco dei pavimenti, era una vera goduria con questo caldo.

Arrivata in bagno, si guardò allo specchio..sembrava uno zombie e aveva bisogno di una doccia, fece pipì e poi si bagnò il viso e il collo, poi fece ritorno in camera sua.

Il bambino non era ancora ritornato, lei non se ne preoccupò e si rimise sotto le coperte e si riaddormentò come se non fosse nulla.

 

Matt si trovava in cucina, stava seguendo i rumori, era sicuro che ci fosse qualcuno in cucina, ma quando vi era arrivato non aveva trovato nessuno.

Però quei rumori continuavano ad esserci, per sicurezza aveva messo anche la testa fuori dalla finestra per vedere se provenivano dalla strada, ma no..erano lì dentro.

E così si era rimesso a cercare quei benedetti rumori, era incavolato con Alice che non si era per niente interessata alla sua ricerca, sicuramente era ancora sotto le coperte a sognare, mentre lui era in piedi a dare alla caccia a qualcosa che aveva solo sentito.

Per un attimo ripensò di scappare sù e nascondersi sotto le coperte all'ennesimo rumore sinistro che arrivò alle sue povere orecchie, ma poi scosse la testa e riprese a cercare.

Doveva essere tardi quando Alice si svegliò,perchè in strada c'era già parecchio casino, si passò una mano fra i capelli e si tirò sù..Matt non era nel suo letto.

Che fosse a fare colazione? 

Scese dal letto scalza e si lasciò andare a un grosso sbadiglio. Con aria ancora addormentata cercò i vestiti e si diresse in bagno per il lavaggio dei denti.

Quando fu pronta scese e andò a prepararsi la colazione,ma non trovò Matt ad aspettarla, e la cucina era ancora troppo pulita per aver ospitato quel pasticcione del suo amico. Tirò fuori la Nutella e tagliò due fette di pane, prese il coltello e iniziò a spargere sulla fetta, ne mise tanta, e poi l'addentò. Era una cosa fuori dal comune, era come se ti trovassi in paradiso, questo era quello che pensava la ragazza quando la nutella toccò la sua bocca.

Alice si domandò ancora di nuovo dove fosse finito il suo amico, ritornò in camera, forse era ritornato a dormire, ma niente, lui non era lì..si sentì triste quando non lo vide, la sua compagnia gli aveva fatto bene, aveva scacciato quella paura che c'era stata nei giorni precedenti, la paura della solitudina...la paura di sentirsi questa volta davvero abbandonata.

Spalancò la finestra e lasciò che la luce entrasse, si mise a guardare la gente che passava di sotto, c'era Philip con la sua bancarella di cialde calde anche d'estate che strillava ai passanti, Alice sorrise quando lo vide inseguire con lo sguardo una bella ragazza straniera con pantaloncini super corti o quando provò a vendere delle cialde a dei innocenti turisti cinesi che se la diedero a gambe il più fretta possibile, poi alzò lo sguardo e la vide, la salutò e la invitò ad assaggiare una cialda e lei disse di sì.

Corse giù per le scale, con movimento veloce aprì il portone e fu fuori.

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