Il tempo di sdoppia

di Hepona
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Artemìs Potter e Minerva Malfoy ***
Capitolo 2: *** Che fatica pulire ***
Capitolo 3: *** Weasley o Senza Nome? ***
Capitolo 4: *** Litigi e antiche alleanze ***
Capitolo 5: *** Voci al crepuscolo e attacco all' alba ***
Capitolo 6: *** Prima della battaglia !(6) ***
Capitolo 7: *** BATTAGLIA! ***
Capitolo 8: *** BATTAGLIA! II ***
Capitolo 9: *** Strano sogno ***
Capitolo 10: *** Occhi viola parte I ***
Capitolo 11: *** Occhi viola II ***
Capitolo 12: *** Persi per strada!( ***
Capitolo 13: *** Ricordi ***
Capitolo 14: *** Voi mi appartenete! ***
Capitolo 15: *** "Voi mi appartenete!" - II parte ***
Capitolo 16: *** Dove siamo finiti? ***
Capitolo 17: *** Scambio di posti ***
Capitolo 18: *** "E' tutta colpa tua Potter!" ***
Capitolo 19: *** Il mio amore che lei non conosce ***
Capitolo 20: *** Presentazioni ***
Capitolo 21: *** Esasperati ***
Capitolo 22: *** Twister e Bellasorte ***
Capitolo 23: *** conversazioni ***
Capitolo 24: *** Ricerche e piani di vendetta ***
Capitolo 25: *** Tentaivi d comuicazione ***
Capitolo 26: *** Visite per Gabriel Potter e Silver Malfoy ***
Capitolo 27: *** Incontro sgradito ***
Capitolo 28: *** Pista interrotta e una tregua ***
Capitolo 29: *** Voldemort nel passato, Harry nel futuro ***
Capitolo 30: *** Ritorno sul fronte ***
Capitolo 31: *** chiacchere al chiaro di luna ***
Capitolo 32: *** motivo di rispetto ***
Capitolo 33: *** contatto ***



Capitolo 1
*** Artemìs Potter e Minerva Malfoy ***


Due ragazze guardavano con tristezza l' edificio che per tante volte, in passato, era stato simbolo di speranza

Due ragazze guardavano con tristezza l' edificio che per tante volte, in passato, era stato simbolo di speranza.

Illuminata dalla luna Hogwarts si innalzava abbandonata di fronte a loro.

"Andiamo?" chiese una ragazza con il capuccio scuro che le copriva il viso.

"Andiamo!" rispose l' altra.

"E' incredibile come la foresta proibita si sia espansa in questi anni. Ha ricoperto tutto il parco" Disse la ragazza con il capuccio. I suoi movimenti erano sinuosi e si muoveva tra i rami con la stessa fluidità dell' acqua.

"Hai ragione" rispose l' altra ragazza. Si muoveva con la stessa grazia, ma in lei si avvertiva qualcosa di selvaggio, sembrava un felino.

Non portava un cappuccio e nemmeno una tunica. Nell' istante in cui un raggio lunare passò tra i rami e la illuminò, facilmente sarebbe stata scambiata per un amazzone: il vestito in pelle, la gonna  a due pezzi, gli stivali col pelo, le cinture. L' altra ragazza non toglieva il capuccio e la tunica ricopriva interamente la sua figura, ma tra le pieghe del capuccio si muovevano delle ciocche ribelli di un biondo abbagliante.

Nel folto della foresta sembravano delle ombre che si muovevano.

 

"Lo sai che questo posto ormai è ritenuto maledetto, e che circolano voci che demoni ora abitano il castello?" chiese la ragazza con il capuccio. La sua voce era calma e non tradiva alcuna emozione.

"Ma certo!" disse con un sorriso l' altra "Per questo ho deciso di venire, per chiederli gentilmente di lasciare il castello a noi!" finì con allegria.

La ragazza col capuccio si voltò per guardarla mentre questa le sorrideva, scosse la testa e torno a guardare verso il castello.

Arrivarono davanti ai portoni di quercia e si fermarono.

La ragazza dalle ciocche bionde si voltò verso l' amazzone

"Hai davvero intenzione di parlare civilmente con loro?".

"Perchè me lo chidi?" disse l' amazzone con sguardo infantile.

"Perchè sò che ne saresti capace. certe volte mi chiedo se la tua mente ha la stessa età del tuo corpo" parlò sempre con lo stesso tono calmo di una persona che prende il tè.

L' altra ragazza gli rispose con lo stesso sorriso enigmatico di un bambino che nasconde un segreto.

"Che importanza ha l' età? Guarda quei demoni sono più vecch di noi, eppure, noi, li batteremo in un battito di ciglia e quello che potranno fare sarà aggiungersi alla polvere e farci faticare di più nelle pulizie!" lo disse con allegra semplicità.

"Anche se conosco già la risposta te lo chide lo stesso: non hai alcuna intenzione di desistere dal tuo sogno?"

"No." disse la mora tranquillamente."Ma se non vuoi venire non ti obbligo." disse maliziosamente.

"Se pensi che riuscirai a liberarti di me così facilmente, sogni! Non saranno un paio di demoni deboluccci a farmi ritornare sui miei passi!"

Detto questo spalancò le porte ed entrambe si fiondarono all' interno.

 

Come misero piede sulle antiche pietre, dal fondo del corridoio si levò un boato e due sfere di fuoco le mancarono di poco, accendendo sulla scia delle torce.

Ora si potevano vedere perfettamente i lunghi capelli neri che riflettevano il rosso delle torce, i grandi occhi verdi della ragazza vestita da amazzone, che le conferivano un' aria da bambina sperduta. La sua pelle abbronzata e il dolce delinearsi dei muscoli scattanti.

L' altra ragazza aveva lo sguardo fisso sul corridoio poi fece scivolare il cappuccio.

Una cascata di oro bianco le incorniciava il viso dalla pelle d' avorio e due occhi di ghiaccio scrutavano la creatura che le aveva attaccate. Poi con un movimento fluido da sembrare illusorio prese in mano la bacchetta "Stupeficium!". L' incantesimo si mosse veloce come la sua padrona. La creatura non ebbe nemmeno tempo di spostarsi, che fu colpita da un fascio di luce rossa e sbattutta contro la parete. Il demone emise in suono stridulo e si ridusse in cenere.

"Che fortunata!" esclamò la ragazza mora "Era solo un piccolo demone dei labirinti, probabilmente avrà scambiato questo corridoi per l' entrata ad un labirinto. Non è che sia andato molto lontano, Hogwarts era nota per essere molto simile ad un labirinto."

"Uno a zero per me!" La bionda si scostò alcune ciocche bionde dalla fronte. "Dobbimo fare una mappa del castello per segnalare le zone che ripuliamo." disse sempre con voce pacata.

"Insomma Minerva! Le emozioni non sai cosa siano,sei proprio una Malfoy! Siamo ad Hogwarts, la più grande scuola di magia di tutti i tempi e tu non ti emozioni nemmeno un po'! Parola mia, a essere così rigida finirai col diventare una statua!" esclamò la mora.

La giovane Malfoy la guardò con un brillo pericoloso neglio occhi.

"Invece tu Atemìs, ti lasci trascire troppo spesso dalle emozioni. Non è difficile riconoscerti per quello che sei, una Potter" calcò la parola come se non volesse crederci "Fortuna che ci sono io a tirarti fuori dai guai quando perdi la testa."

"Lingua tagliente come al solito he."

Artemìs la guardo e poi scoppiò a ridere.

"Ha ha ha... pensa che direbbbero i nostri Padri se sapessero che loro ultime discendenti sono amiche ha ha ah!" Artemìs era piegata in due dalle risate, che finirono per contaggiare anche l' altra ragazza.

"Ha ha ha ha...pensa alle loro facce, credo che sarebbero troppo sconvolti per dire chichessia! Ha ha ha" rispose Minerva, che si era appoggiata al muro per non cadere dalle risate.

Sembrava che nessuna avesse intenzione di smettere.

"Ha ha ha Basta! Ha ha...megli andare avanti, sennò domani mattina siamo ancora qui!"

Artemìs si asciugò le lacrime che le erano venute dal gran ridere.

"Secondo le mappe dei libri la Sala grande dovrebbe essere questa!" disse indicando un doppio portone aperto.

La Sala grande era ricoperta di uno spesso strato di polvere e di ragnatele così grandi e fitte da sembrare tende stinte. Probabilmente ora la sala era la tana di un ragno.

Alcune  ragnate ondeggiavano leggermente al soffio del vento.

"Questa era una delle sale più belle, e ora è ridotta così." Minerva guardava il soffitto dalle travi in legno e le colonne che si innalzavano agli angoli delle  enormi volte a crociera. Non rispecchiava l' esterno."La magia non c' è più" sussurò.

"Non è vero!" esclamo Artemìs una scintilla di rabbia gli bruciava negli occhi "Non è vero che la magia non c' è più, è solo assopita Stà aspettando che qualcuno la risvegli" 

Atemìs cominciò a camminare tra i lungi tavoli. "Hogwarts non è morta come dico tutti, è viva! Stà solo dormendo, aspettando di essere abitata come una volta, allora si risveglierà e la magia ritornerà a vibrare di nuovo." Il volto da bambina atteggiato in un espressione sognante.

Minerva passò le lunghe dita sul tavolo vicino a lei "Serpeverde, Grifondoro, Tassorosso e Corvonero" mormorò proseguendo con le dita tutta la lunghezza del tavolo "Ritorneranno e faranno risplendere Hogwarts come non mai. Alzò lo sguardo verso la sua compagna . "Sia chiaro voglio che Hogwarts ritorni solo per esaudire un mio desiderio." disse guardandola dritto negli occhi.

"E quale sarebbe, se è lecito saperlo?" 

"Guai a te se ti azzardi a ridere." disse Minerva mentre la fulminava con lo sguardo.

"Non rido, promesso."

"Poter insegnare la magia a tutti senza discriminazioni dettate dalle regole sacerdotali"

Artemìs era rimasta senza parole, guardava la sua amica non potendo credere alle sue orecchie.

"Ma tu sei veramente una Malfoy?" chiese senza pensare.

"Ma certo che lo sono!" disse infastidita  Minerva "E smettila di guardarmi come se fossi un fantasma."

"No, hai appena detto che vuoi insegnare la magia a 'tutti'? Da quando i Malfoy hanno smesso di essere razzisti?"

"La vita nei boschi e lontano dalla civiltà ti ha fatto rimanere in dietro con i tempi." disse la bionda con un sorriso mellifluo " La famiglia Malfoy ha deciso di cambiare strada all' epoca del suo più grande esponente..." si fermò, aspettando che continuasse la mora, ma vedendo che non aveva intenzione di parlare

"Draco Malfoy." disse il nome con una vibrazione di orgoglio nella voce.

"Nooooo, giura! Nello stesso periodo di Harry? Si è redento alla fine." disse divertita la mora.

"Ma è vero che era bello quasi come Harry?"

"Anche di più." disse gelida la giovane Malfoy.Odiava quando comparavano i Malfoy ai Potter. Invece Artemìs si divertiva a trovare le differenze e le cose in comune.

"Mha, sarà...!"Stava dicendo la mora con scetticismo "Allora è per quasto che te ne sei andata via dall' ordine? Ma una volta elette Gran Sacerdotesse, non lo è a vita ?"

"Me ne sono andata per far crollare il sistema. Il ministero non può eleggere una Gran Sacerdotessa se quella precedente non è morta. E se decide di andarsene con le sue gambe il consiglio, non avendo più una guida, crollerà insieme a tutte le sue stupidi leggi."

Artemìs era curiosa di conoscere l' origine di tanto risentimento verso il consiglio, ma non credeva fosse il momento giusto. Invece chiese.

"Non pensi che verranno a cercarti?"

"Probabile, ma non sono la Gran Sacerdotessa mica per niente. Basta che provino ad avvicinarsi..." Un lampo crudele brillò per un attimo nei suoi occhi di ghiaccio."Almeno io non sono ricercata con una taglia sulla testa" finì.

"Insomma sono sempre degli esagerati al consiglio. Uno non può neanche esporre le proprie opinioni che viene marchiato come ricercato, tsk tsk!" disse L amora scuotendo la testa con finta disapprovazione.

"Sicuro, perchè esporre le proprio idee come hai fatto tu non è contro le leggi."

"Forse ho infranto una o due leggi, ma che vuoi farci, noi amazzone abbiamo questa abilità nel non rispettare le leggi."

"Non andare tanto lontano, basta essere un Potter per avere l' istinto di violare le regole" disse gelida l' altra.

La bella mora rispose con un' alzata di spalle. Il suo volto da bambina era proprio biricchino.

La sacerdotessa ripercorse all' incontrario il tavolo fino a raggiungere la mora, che vi era seduta sopra.

"A parte questo non credo che nessuno con il cervello a posto verrebbe in questo luogo infestato." Affermò la bella bionda guardando le fitte ragnatele e i centimetri di povere.

"Gratta e Netta!" Esclamò la giovane Potter puntando il dito verso l' alto.

La polvere scomparve e le ragnatele svanirono in volute di fumo.

La sala grande era ritornata al suo antico splendore.

Dietro al tavolo degli inseganti stavano gli stendardi delle quattro case disposti ai lati di uno più grande raffigurando un leone, un serpente, un tasso, e un corvo attorno ad un enorme H. Lo stemma di Hogwarts.

Un brivido le fece voltare verso l' entrata.

 

Delle lunghe zampe, artigliate seguite da un corpo tozzo, stavano entrando nella sala.

Con dei bisbigli agghiaccianti il ragno alla loro vista si fermò all' istante.

Era enorme. Alto almeno due metri, con le lunghe zampe ricoperte di ispidi peli, che terminavano con uncini, avrebbero facilmente squartato un uomo adulto.

Gli ottusi occhi acquosi le fissarono un istante. Poi il mostro si lanciò all' attacco, le zampe che si appigliavano ai muri, gli uncini che scattavano. Probabilmente aveva pensato che quelle ragazze sarebbero state un facile pasto.

Prima ancora che arivasse a metà strada Artemìs era balzata con scatto felino, lasciando campo libero a Minerva, che aveva già sfoderato la bacchetta e puntata contro il mostro.

"Stupeficium!"

L' incantesimo fermò solo per alcuni istanti la carica del mostro. In quel lasso di tempo l' amazzone lo accecò con la spada, facendo sgorgare sangue nero dalle orbite ferite. Il mostro impazì di dolore, non riuscendo più a vedere chi lo aveva attaccato cominciò a muoversi a caso nella sala sputando ragnatele ovunque. Un incino scattò pericolosamente vicino a Minerva, che pur riuscendo a spostarsi non potè evitare uno strappo alla tunica. 

"Maledizione" impreco la bionda.

A quelle parole il mostro si voltò di scatto verso di lei cominciando a sputare fasci di ragnatela con l' intento di bloccare chi aveva parlato. Un fascio colpì la gamba destra della Malfoy bloccandola a pochi metri da dove l' uncino l' aveva sfiorata. Artemìs non rimase con le manoi in mano, ponendosi di fronte all' amica punto l' indice proprio in faccia al mostro.

"Reducto!" 

Il fascio di luce gialla colpì il mostro in pieno, proprio a pochi centimetri da dov' erano loro. L' enorme ragno cominciò a tremare, poi le zampe si ritarono nel corpo che emise un liquido bianco fino a ridursi alle dimensione di una formica.

"Tutto bene?" chiese la mora.

La bionda rispose con un cenno d' assenso, puntò la bacchetta contro il fascio di ragnatele che le bloccava la gamba "Ivanesco" e si dissolse in volute di fumo.

Il ragno era bloccato dalle sue stesse ragnatele e si agitava come un forsennato. La Malfoy si avvicinò con sguardo gelido e schiacciò il ragno con un piede, poi fece volare ciò che ne restava fuori dalla finestra lasciando la sala nuovamente immacolata.

"Questo era già più tosto!" asserì la Potter con sguardo distratto.

La bionda la fulminò.

"Uno dei tanti parenti di Aragog" disse fredda Minerva mentre si avvicinava alla finestra. La giovane Malfoy sembrava quasi irreale alla luce della luna. Come tutti i Malfoy aveva un fascino misterioso ricordava vagamente le statue delle dee greche, bellissime, nella loro freddezza.

"Ugh" la mora fece un gesto strinse il braccio destro, che aveva il proteggi avambraccio.

"Fà vedere!" la bionda si avvicinò prendendo il braccio.

"No, lascia perdere passa subito" l' amazzone si scostò.

"Non dovevi usare la magia , Incoscente!"sbottò la sacerdotessa

"Non dirmi cosa devo o non devo fare!" ribatte l' amazzone con rabbia.

"Non puoi usare la magia con quel braccio, cosa credi l' ho notato. Usi la magia senza bacchetta e solo col braccio destro. Fà vedere!" rispose Minerva prendendo il braccio.

"HAA!" Artemìs non potè trattenersi. Era come se centinaia di spilli infuocati si fossero conficcati nelle ossa dell' avambraccio.

"Ma cos' è" Minerva aveva tolto la protezione e scoperto un tratto di pelle livido.

"Non è niente lascia stare." disse La mora cercando di dissuadere l' amica però senza riuscirci.

"Ferma! Fammi vedere maglio.... Ma..ma è una bacchetta! hai una bacchetta al posta di un osso del braccio?!." Minerva guardava l' amica, che teneva lo sguardo basso

"Che significa?" chiese un pò alterata " Che ci fa una bacchetta dentro al tuo braccio?"

"Me lo sono rotto da piccola" disse Artemìs liberando il braccio dalla sua stretta.

"Dove vivevo, solo mio nonno conosceva la magia, ma ormai era vecchio e le pozioni non gli riuscivano bene, tantomeno gli incantesimi complicati come la sistemazione delle ossa. Allora decise di trasfigurare la sua bacchetta in un osso e di metterla al posto di quello che mi ero rotto." Artemìs si era rimessa la protezione.

"Perchè allora ti fà male?"

"Non lo sò capita ogni volta che pronuncio gli incantesimi in un lasso di tempo ristretto"

"...Però quella bachetta è troppo potente per essere stata solo di tuo nonno." Minerva la guadava inflessibile aspettando una risposta alla domanda sottointesa 'Di chi è quella bacchetta?'.

"In effetti non era esattamente di mio nonno , ma del nonno di mio nonno" Minerva la guadò male

"E va bene" disse Artemìs con un sospiro " Era la bacchetta di Harry Potter,contenta!"

"Non mi stupisco" Ribatte immutabile la Malfoy.

"Dio quanto sei insopportabile quando fai così" sospirò la Potter.

Minerva non l' ascoltava persa nei suoi pensieri guardando la sala grande.

"Non mi ascolta neanche" l' amazzone scosse la testa. Sapeva che quando la sua compagna faceva così era inutile continuare a parlarle fintantochè non finiva le sue riflessioni.

"Ancora mi chiedo come Hogwarts sia caduta così" sussurò Minerva con tristezza

 

 

 

 

E con questo è finito il primo cap, Speriamo che piaccia aspetto commenti, critiche , suggerimenti e rimproveri, praticamenti di tutto!!

So che al momento centra poco o niente con i nostri beniamini, ma prometto che nei capitoli futuri riusciranno ad avere il loro spazio nella storia, abbiate solo un po' di pazienza ^^, è la mia seconda fanfic su Harry Potter, ma la prima a capitoli. L' altra è 'LACRIME NEL SILENZIO' leggetela! è nella sezione libri. Spero di riuscire ad aggiornare il più in fretta possibile.

CIAO ALLA PROSSIMA

 

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Capitolo 2
*** Che fatica pulire ***


Che fatica pulire!(2)

Ormai erano due mesi che Minerva Malfoy e Artemide Potter avevano iniziato la 'disinfestazione' di Hogwarts.

"Uff!" sbuffò Artemìs sedendosi per terra.

"Fin' adesso abbiamo abattuto: 5 Troll delle montagne, 2 Demoni del fuoco, 7 parenti di Aragog, 12 Mollici, 3 Vampiri, un Maentwrog e addirittura dei Dissenatori" al ricordo di quelle creature capaci di risucchiare la felicità un brivido gli passò la schiena.

Anche Minerva si era lasciata scivolare sulla parete a riprendere fiato.

"Dimentichi l' Incubus che abbiamo appena abbattuto" aggiunse la bionda.

"E pensare che abbiamo disinfestato meno di un decimo del castello" guardò Artemìs.

"Una pausa?" suggerì la mora ormai a terra.

"Aggiudicato!" disse con un sorriso la bella bionda. 

"Allora" cominciò a dire Minerva "Questo è il corridoio nord del terzo piano" e con la bacchetta colpì il corrispondente corridoio su di una cartina tridimensionale, che aveva fatto comparire. La zona da verde divenne rossa.

"Sai non pensavo che i mostri fossero così tanti " asserì Artemìs.

"Cosa credevi che fosse una scampagnata far rinascere Hogwarts?" la punzecchiò la giovane Malfoy con ancora un po' di fiatone.

"Che dici di ripulire la biblioteca come prossima tappa?" suggerì la Potter.

"Mh, sì! I libri d' incantesimi potrebbero risultarci utili... specialmente quelli della sezione proibita contro le Arti Oscure"

"Bhè, allora andiamo!" disse Artemìs andando a raccogliere la spada. Minerva dal canto suo era ancora appoggiata alla parete.

"Non dovresti utilizzare la magia" L' ammonì improvvisamente

"Cos' è da quando sei così premurosa nei miei confronti?"  chiese irritata la mora.

La Malfoy non rispose, invece disse "Se andiamo avanti così, fra cent' anni saremmo ancora qui. Non possiamo farcela solo in due"

"E' quello che ho pensato anch' io. Spero che tu non ti arrabbi, ma ho mandato un messaggio al vecchio gruppo. Se non ci sono problemi dovrei ricevere una risposta nei prossimi giorni."

Minerva si alzò e gli diede una pacca sulla spalla.

"Allora dov' era questa famosa biblioteca?"

 

 

Avevano trovato la biblioteca e ripulita dai mostri. Stavano consultando alcuni libri del reparto proibito 'Come sconfiggere un vampiro in 80 secondi' e 'Guida rapida alla trasfigurazione in lupo mannaro' quando un' acquila entrò dalla finestra posandosi sopra un libro che stava leggendo Artemìs, facendo rovesciare una bocchetta d' inchiostro sul foglio su cui stava prendendo appunti.

"Horus!" esclamò la bella morena.

Al sentir nominare il proprio nome il bel rapace allungò la zampa che stringeva tra gli artigli un rotolo un po' malridotto.

"E' la risposta! finalmente è arrivata, brava Horus!"

Artemìs prese il  rotolo e cominciò a leggere.

 

"Ciao ragazze,

 abbiamo ricevuto la vostra lettera e abbiamo dovuto discutere un po' per la questione, alla fine samo giunti alla conclusione che... ragazze e lo chiedete?

Non aspettavamo altro! Saremo da voi appena Marcus sarà tornato dalle sue gite notturne.

                                                                       Pacche e abbracci Kami e il gruppo."

 

"Da quando Marcus fà il nottambulo?" chiese Artemìs

"Da quando è diventato lupo mannaro!" rispose  calma Minerva.

Artemìs rimase di sasso a quell' affermazione. Mentre Minerva, senza darlo avedere, se la godeva un mondo, quando voleva sapeva come scioccare la sua amica.

 "Cosa, Come... Ma quando è successo? L' ultima volta che l' ho visto stava benissimo!"

"Quando è stata l' ultima volta che lo hai visto?" il tono di Minerva era talmente calmo da dare sui nervi.

"Bhè saranno stati...alcuni anni fa" concluse triste la Potter.

Minerva smise di scrivere incrociò le braccia sul tavolo e cominciò a parlare con fare assente.

"E' stato poco dopo che che tu eri diventata un Amazzone e io entrata nel sacerdozio. Si diceva il giro che ormai che la foresta era sicura e che tutte le bestie feroci erano state abattute.  Ricordi la festa che fecero quando andasti via?"

La mora fece segno d' assenso.

"Bhè, c' è poco da dire Marcus era andato nel bosco per ritornare a casa, quando venne morso dal lupo. Lo ritrovammo due gioni dopo, troppo tardi."

La giovane Malfoy aveva mantenuto un tono di voce indifferente, come se stesse parlando di qualcosa di noioso, che della disgrazia di un amico."Perciò se non ho capito male dovrebbero arrivare..."

"Domani!" esclamò la mora con un battito di mani con un sorriso che fece diventare il suo volto da bambina ancora più infatile.

L' acquila la guardò severa e fece scattare il becco.

"Non sei preoccupata di avre un lupo mannaro come amico?" chiese tranquilla la bionda

"No." rispose semplice Artemìs "Anche se ora è un lupo mannaro Marcus resta sempre Marcus, e io gli vorrò bene come gliel' ho sempre voluto."

La bella morena si mise a saltellare per gli scaffali, come ballando, alla ricerca di un altro libro.

Minerva scosse il capo.

"Non riesco ancora a capire come tu sia la regina delle amazzoni. Sei talmente infantile" disse contraria la givane Malfoy.

"Te l' ho già detto tempo fà" Artemìs sbucò da uno scaffale "Tra le Amazzoni si elegge la regina con una specie di gara di forza, non fisica, ma del cuore e della mente . Si và nella Foresta e la prima che riesce a tornare a cavallo di un unicorno viene riconosciuta regina. Come ben sai gli unicorni capiscono il cuore degli esseri viventi, umani o bestie che siano. Se si ha un cuore malvagio non riesci neanche a vedere l' ombra di unicorno" la givane Potter si sistemò i capelli dietro la schiena a aprì il libro che aveva preso 'Come prendere per il naso i nasomolle'.

Immprovvisamente la Sacerdotessa si alzò, bacchetta in mano, e si diresse verso la finestra. Si avvicinò senza il minimo rumore.

"Che c'è"

"Schh!"

Minerva si apposto dietro il vetro... poi di colpo portò il braccio fuori dalla finesta ritirandolo seguto da una testa di capelli rossi con il corpo al seguito, che cadde a terra con un sonora 'Tonf '.

"Louis!" esclamò Artemis

"Hai hai ragazze, ma trattate così tutti i bei ragazzi che trovate?" Chiese il ragazzo con un sorriso

Effetivamente il rosso era proprio un bel ragazzo, i capelli tagliati corti tranne una treccina dietro la nuca gli conferivano un aria da ladruncolo. I vestiti lievemente larghi con i loro colori sgargianti gli davano un aspetto zingaresco, che veniva confermato da un piccolo orecchino d' oro che luccicava. Il volto dai lineamenti marcati , ma non sgradevoli, la bocca carnosa e dolcissimi occhi d' ambra.

"No, ma tu non rientri nella categoria" disse con voce vellutata la bionda.

"Le tue parole mi feriscono snifh" e Louis imitò un bambino in lacrime.

"Poverino" intervenne in suo aiuto Artemìs "Ti tratta male"

I tre si guardarono e poi scoppiarono a ridere. Il rumore spaventò Horus che volò fino alla cima di uno scaffale emettemdo un verso contrariato.

"Caspità ragazze, mi siete mancate!" abbracciando prima Artemìs e poi Minerva

"Fatevi vedere, accipicchia siete diventate veramente uno schianto!" confermò con un lungo fischio. Guardando la scura tunica di Minerva ricamata con fili d' argento e acquamarina, lievemente attillata in vita e la sollatura, che lascava intavadere la bianca pelle della Malfoy. Anche se era un po' sgualcita le stava divinamente, facendo giustizia a tutte le sue forme. Poi posò gli occhi sul vestito d' amazzone di Artemìs, che lasciava scoperte braccia e gambe dello stesso colore della cannella.

"Senti fratello di Pippi calze lunghe" lo punzecchiò Minerva

"Non chamarmi così" rispose Louis

"Come mai se già qui?" continuò Minerva facendo finta di non sentire " Vi aspettavamo domani"

"E' vero, Horus è arrivata oggi con la lettera..." l' animale planò con tutta la sua grazia sulle gambe della morena " e.... ma sei solo?" notò Artemìs che aveva cominciato ad accarezzare il folto piumaggio dell' acquila.

"E' che volevo farvi una sorpresa, ma alla fine non è riuscita. Un vero peccato" Louis scosse la testa con fare sconsolato.

"Bhè per oggi qui abbiamo finito" disse la biona chiudendo di scatto il libro che stava leggendo e facendo un impercettibile occhiolini ad Artemìs, che colta la palla al balzo

"Giusto" fece, stiracchiando le braccia dietro la schiena. Horus alzò la testa piumata cercando di capire cosa avesse interrotto le sue coccole.

"Senti Louis ormai che sei qui ci daresti una mano con un certo lavoretto?"

"Quello che vuoi bellezza!" rispose gaio il rosso   

"Sai c' è una pianticina nella serra n4 che non riusciamoa togliere" cominciò Artemìs

"Se non vado errato tu ti vantavi di avere un pollice verde favoloso" Minerva cercava di provocarlo

"Certo, sono un dio con le piante! Serra n4 avete detto" e così dicendo si avviò e uscì dalla biblioteca

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Weasley o Senza Nome? ***


Weasley o Senza Nome?(3)

 

Appena Louis uscì dalla biblioteca le due ragazze non poterono fare a meno di ridacchiare.

"Voglio proprio vedere come se la cava" sogghignò Minerva.

"Io dico che riesce a toglierla e a ripulire la serra"

"Scomettiamo? Io dico che viene buttato fuori nel giro di pochi minuti"

"Accetto!" dise la mora.

 

 

Intanto Louis era fermo alla serra n4.

L' aspetto esterno del locale non era dei migliori. Rami escivano dalle finestre e quelle integre erano bloccate. Muschio e  erbacce erano cresciute dappertutto. Il vecchio sentiero non esisteva più, ma le ragazze ne avevano uno nuovo.

"Conoscendo quelle due" stava pensando il ragazzo " Qui ci deve essere una pianta un po' particolare" e aprì la porta.

Quello che vide avrebbe fatto invidia alla foresta pluviale. Rampicanti e liane si stagliavana in alto tra i rami alti e medio bassi creando un magnifico effetto d' ombra.

Alcuni rami si erano avvinghiati alle sbarre delle finestre bloccandole e in alcuni casi sfondandole.

L' umidità era veramente alta e una lieve nebbiolina aleggiava sul terreno.

"Altro che pianticina!"  esclamò il rosso con un basso fischio.

"Questa è la foresta Amazzonica!"

Comnciò a camminare tra le piante osservandone i colori, le forme e in alcune le pericolose spine e artigli.

"E' incredibile...woow!" Louis era affascinato non aveva mai visto così tante piante magiche tutte insieme e così rigogliose.

"Mh...non mi và di rompere questo equilibrio perfetto... vediamo...come posso fare? Forse.."

Puntò la bacchetta su di un cactus rosso con piume bianche al posto di spine e scagliò un incantesimo congelante.

Il fascio azzurra colpì la pianta,proprio quando questa aveva rizzato le piume, pronte a scattare come dardi avvelenati.

Louis si sedette ad una distanza di sicurezza aspettando la fine dell' incantesimo. Dopo alcuni minuti il cactus cromatico smise di essere gelato e le piume ritornarono ad aflosciarsi, innoque.

"Mh... l' incantesimo di congelamento ha una buona presa, ma non dura molto" stava rimuginando tra sè , quando, senza accorgersene, si appoggiò ad  un Bocca di Leone Scorbutico. Una pianta molto simile al omonomo fiore solo molto, molto più grande con delle liane robuste alla base del busto.

Il Bocca di Leone Scorbutico non apprezò il gesto e in un batter d' occhio avvinghiò il rosso in una stretta formidabile e lo scaraventò fuori dalla serra.

"Che ti avevo detto?" Louis sentì la voce di Minerva "L' anno buttato fuori nel giro di 15 minuti"

"Bhè decisamente il tempo più lungo" ribattè Artemìs.

"Comunque ho vinto la scommessa" stava dicendo Minerva quando Louis si alzò da terra e puntata la bacchetta alla serra pronunciò "Gelo Totalis!" il fascio di luce azzurra ricoprì tutta la serra, congelandola.

"Wingardium Leviosa!" e la serra comincò a levitare.

"Dove la mando, dove la mando!" Louis stava pensando velocemente un luogo dove non desse fastidio.

"Mettila nella Foresta Proibita!" esclamò Artemìs "Là" e indicò una sporgensa rocciosa non molto lontana.

Il rosso posò la serra sulla roccia proprio un istante prima che l' incantesimo di congelamento finì.

"Stavi dicendo Minerva?" punzecchiò la morena

"Che ho vinto io." disse tranquilla la bionda.

"Come hai vinto tu, Louis ha disinfestato la serra"

"Già, peccato che ora la serra non ci sia più" osservò gelida Minerva

"Ragazze che succede?" chiese il rosso curioso

"Avevamo scommesso sulla tua riuscita. Io diceva che ce l' avresti fatta, invece Minerva che saresti stato buttato fuori" Spegò velocemente l' amazzone

"Ed è esattamente quello che è successo" ribattè la sacerdotessa "Tu sei stato buttato fuori, e non hai disinfestato la serra, ma semplicemente spostata."

Louis non era rimasto scioccato dalla freddezza della Malfoy, al contrario il passatempo preferito era provocarla. Passatempo con conseguenze disastrose.

"Su, su, cherry! Non vorrai negare che ho fatto un bel lavoro, e poi non dovresti arrabbiarti sennò ti riempi di rughe!"

Se uno sguardo avrebbe potuto incenerire Louis sarebbe stato polverizzato.

"Non mi abbasso a risponderti" disse altera Malfoy, che si avviò al castello con i lucenti capelli oro, che ondeggiavano ad ogni passo.

Quando la ragazzo era ormai lontana Louis sospirò.

"Non è bellissima?"  disse guardando la ragazza entrare nel castello.

"Senti Romeo, guarda che se continui così non sò dove arriverai" L' osservazione della morena lo riscosse dai suoi pensieri

"O dolcezza, sapessi. Minerva è troppo per me. Viene da una delle famiglie di maghi più antiche e ora è anche la Gran Sacerdotessa"

"Per tua informazione se ne è andata dal Consiglio"

"Lo sò, ma rimane sempre la Gran Sacedotessa, e poi" Louis assunse uno sguardo perso "E' così bella!"

"Yuhuu, Terra chiama Luois. Minerva è sulla Terra non tra le nuvole!" lo conzonò Artemìs

"Ha, ha molto spiritosa, la mia è una storia impossibile, ma mi hai visto? Sono uno zingaro, un Senza Nome!"

"Sei un Weasley" disse seria Artemìs "Non dovresti dimenticarlo. Sei uno zingaro solo di nome, ma non di fatto. Perciò il problema della famiglia non esiste dato che i Weasley sono una dinastia potente come i Malfoy" Il suo tono si raddolcì

"Se solo tu non la stuzzicassi ogni volta"

"E' bella anche con il visino imbronciato" disse Louis tornando con la testa nell' aere.

Artemìs sorrise e gli diede un buffetto sulla testa.

"Su Romeo andiamo dalla tua Giuglietta"

"Che fai porti sfiga?" chiese Louis conoscendo la triste stori dei due innamorati.

Artemìs rise "Daccordo allora sei Tamino che deve superare le prove dell' amino per raggiungere la sua adorata Pamina. E' una storia a lieto fine" disse con allegria.

"Allora va bene" fece Louis e si incamminarono verso il castello.

 

 

Lo sò, questo cap è più corto degli altri, ma voglio iniziare in quarto cap con la prossima scena. Sono commossa ho ricevuto dei commenti stupendi addirittura Ecco Il secondo e terzo cap su EFP!! Praticamente per riuscire a postare i cap devo fare una specie di Odissea perchè il mio comp non ha il programma giusto per far leggere la mia storia in maniera decente dal sito. Praticamente ogni volta devo uscire per poter postarlo... conseguenza abbiate pazienza se posto lentamente ^^.

Grazie a Seery-Black ciao tesoro, grazie per essere così fedele!! Lo schemino lo farò più avanti come su ff.it . Diana bellissimo nick (praticamente è il nome romano di Artemide^^). Ringrazio anche a  ^_^ (non hai messo il tuo nick) per il comm di LACRIME NEL SILENZIO per Pozione Irresistibile credo che dovrai aspettare un po' ma abbi fede la metterò al più presto (Ho già tradotto l' ottavo cap EVVIVA) ^^!!!! Caillean mi sono dimenticata di mettere One-shot nelle particolarità della storia LACRIME NEL SILENZIO non continuerà sorry. Sara grazie per il bellimo commento^_^!!! Per favore continuate così

Per la cronaca Tamino e Pamina sono i protagonisti de "IL flauto magico" una commedia scritta da  Mozart, dove lui nelle sue prove viene affiancato da Papagero, il domatore di uccelli, un personaggio veramente esilarante, in perenne ricerca della sua colombina. ve l' ho riassunto veramente al massimo se vi capita tra le mani leggetela è bella veramente.

Con questo è tutto.

CIAO ALLA PROSSIMA!

Hepona.

 

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Capitolo 4
*** Litigi e antiche alleanze ***


Litigi e antiche alleanze

 

 

 

"Attento!"

"Brum!"

"Maledizione, Stupeficium!"

"Dietro di te! Glaccio terra!"

"Kiaaaaa! Hhisssss!"

"E' ancora in piedi! ...Adesso!"

Svariati fasci di luci colorate partirono da altettante bacchette andando a colpire la Chimera abbattendola definitivamente.

"Tutto bene?" chiese una ragazza di colore dai capelli raccolti in tante piccole treccine.

"Samuel?"

"Ok!" rispose il ragazzo, che si stava pulendo una ferita sulla fronte.

"Marcus?"

"A posto Kami" rispose un altro ragazzo dai capelli nerissimi e gli occhi cobalto "Morgan ha un taglio sul braccio" disse soccorendo l' amico. Il ragazzo in questione aveva un braccio luccicante di sangue, i capelli chiari sporchi di polvere.

"Dov' è Albert? E' bene che ti faccia curare da lui" disse Kami.

"Lo accompagno al quartiere" si offrì Marcus "Non si sa mai potrebbe saltare fuori chissà quale bestia e usarlo come spuntino" scherzò il ragazzo

"Qualcuno sa dove sono le ragazze?" chiese Samuel.

Tutti capirono che per ' ragazze' si riferiva a quelle due scapestrate di Potter e Malfoy.

"Non lo sapevi, il trio si è ritrovato: Potter, Malfoy e il Senza Nome" Morgan pronunciò l' appellativo di Louis con disgusto.

"Weasley" lo corresse Kami "Si chiama Louis Weasley"

Morgan fece una smorfia.

"Bhè, qualcuno sa dirmi dove sono?" stava richiedendo Samuel

"Cercavi noi?" Artemìsera entrata nella grande aula di Trasfigurazione.

"Sì" confermò Marcus "Sai dov' è Albert, Morgan si è ferito con le zanne della testa del serpente"

"Si, è con Minerva, Louis e Varus nell' aula di Pozioni. Dicono di aver trovato alcune misture ancora in ottimo stato. Bleah!"

"Il parediso per Albert!" ridacchiò Kami.

"Stavate parlando di me?" disse un giovane sulla ventina dai capelli bianchi e occhi neri e brillanti come una notte stellata. Vestiva uguale a Louis, ma il suo orecchino era un grosso cerchio d' oro. Aveva addirittura una fascia in testa alla piratesca. Alle cinture portava borsette  e borselli con altre cose indefinibili, bracciali e braccialetti ai polsi che provocavano rumore ad ogni movimento. Una persona decisamente particolare anche per essere uno zingaro.

" Già qui?" chiese l' Amazzone" finito di guardare quegli intrugli?"

"No" rispose il medico " Minerva ti cerca ha detto di aver trovato una cosa che potrebbe interessarti particolarmente"

"Daccordo" disse la mora e uscì dalla stanza.

"Albert,Morgan è ferito, potresti curarlo?" chiese gentilmente Kami

Albert guardò male il ragazzo ferito, che conrtaccambiò con altrettanto malevolo sguardo.

Si avvicinò con la faccia che esprimeva tutta l' antipatia nei suoi confronti.

"Ti aiuto perchè sono un medico e curo tutti indiscriminatamente" e cominciò a ripulire la ferita.

"Se non fossi un medico?" chiese Morgan.

"Ti lascerei qui senza complimenti" ribattè secco Albert "E ora stà fermo bisogna cicatrizzare" puntò la bacchetta sulla ferita e pronunciò

"Salute!" Il taglio si rimarginò lasciando la pelle liscia. "Ecco fatto come nuovo!" disse Albert allontanandosi "Il dolore potrebbe rimanere per un pò, ma non ti creerà problemi" e uscì dalla stanza dirigendosi verso l' aula di Pozioni.

 

 

Artemìs si diresse verso i sotterranei. Le torce illuminavano i corridoi scuri e i passi rimbombavano cupi.

Entrò dentro l' aula di Pozioni. Decisamente non era la sua aula preferita: scaffali alti fino al soffito, pieni di barattoli con contenuti da far venire il mal di stomaco. Radici, animali e parti di organi in liquidi vischiosi.

Minerva stava controllando un catalogo, ogni tanto alzava lo sguardo per controllare.

"Mi cercavi Minni?" chiese Artemìs.

"Non chiamarmi con quel nome assurdo." disse stizzita Minerva."Si, ti cercavo" appoggiò il catalo su un banco "Vieni, ho trovato una cosa che sono sicura ti piacerà"

e la condusse fuori dall' aula.

Camminarono per un po'.

"Allora cos' hai trovato?" chiese la Potter curiosa.

"Aspetta e vedrai." rispose Minerva.

Attraversarono un passaggio dietro un arazzo, dove un cavagliere, piuttosto bislacco, stava menando fendenti contro un avversario invisibile, finendo per fare una piroetta e cadere a terra. Quando le vide si alzò velocemente e fece un inchino impacciato.

"Gentili madamigelle, Sir Cardogan al vostro servizio! Se qualche fellone vi inopportuna chiamatemi la mia spada sarà sempre al vostro servizio!" e mosse altri fendenti per aria.

Minerva e Artemìs si scambiarono uno sguardo eloquente.

"Non si preoccupi messere, la chiameremo se mai avremo bisogno" rispose Minerva.

Passarono oltre.

"Caspita Sir Cardogan potrebbe far concorrenza a Don Chisciotte!" disse Artemìs con un sorriso.

"Hai già visto la Sala dei Trofei?" chiese la bionda.

"No, non ho ancora avuto tempo. Jacob e i suoi fratelli l' hanno già ripulita?"

"Guarda tu stessa!" la sacerdotessa si spostò permettendo alla mora di vedere.

La sala era tutto un lucicchio, le coppe e le teche ripulite dagli anni d'abbandono risplendevano orgogliose. Al centro della sala troneggiava una statua in marmo bianco e rosa raffigurante l' alleanza delle case. Due ragazze sorridenti sedute alla base di una roccia, guardavano fiere due ragazzi che si sringevano la mano. Gli stemmi sui loro mantelli li definivano come Grifondoro e Serpeverde, e se qualcuno, con un po' di conoscenza evesse osservato con attenzione li avrebbe riconosciuto come Harry Potter e Draco Malfoy.

Artemìs era rimasta senza parole, gurdava commossa la statua.

Minerva , da canto suo, era orgogliosa di essere una Malfoy

"Sono bellissimi " disse la Potter quasi a se stessa.

"Hai letto la scritta?" la sacerdotessa indicò una targa ai piedi delle due ragazze con queste parole.

 

                                       "In ricordo della fine della guerra

                                       e dell' inizio di una nuova amicizia

                                       contro pregiudizi e discriminazioni.

                                     Questa statua è innalzata

                                       per tutte le persone che hanno creduto

                                     e per quelle che non credevano "

           

                                                                          Hogwarts  /////

 

-Harry Potter-Draco Malfoy-

 

   

 

"E' innalzata alla loro amicizia e alla fine delle ostilità tra le case di Grifondoro e Serpeverde" disse Minerva. il suo tono di voce solitamente freddo e impassibile ora era coldo e pieno d' emozioni.

"E' bellissimo! ripetè Artemìs "Ma la data non si legge" osservò

"E' accaduto durante il loro settimo anno. Dopo la loro alleanza Voldemort fu definitivamente distrutto" disse Minerva.

"Lo sapevo che quei due assieme sarebbero stati imbattibili!" ad Artemìs brillavano gli occhi dall' emozione. A causa della sua vita d' amazzone non conosceva molto della dinastia dei Potter.

Dei rumori ai piani superiori le fecero tornare coi piedi per terra.

"Ma che stà succedendo la sopra?" Minerva era scocciata, le poche volte che si lasciava andare veniva sempre riportata bruscamente alla realtà.

Artemìs sperava in una semplice discussione,ma quando arrivarono alla Sala Grande, ormai adepta a loro quartier generale, sentirono Morgan provocare Louis con parole velenose.

"Lo sò cosa vuoi aiutandoci" stava dicendo Morgan con il disgusto dipinto sulla faccia "Quando Hogwarts ritornerà ad essere la scuola di magia di un tempo, tu vorrai essere riconosciuto ed avere un nome, ma"

"Morgan!" Kami stava cercando di zittirlo.

"Ma tu non avrai un nome: Senza Nome sei adesso e Senza Nome resterai per sempre!" finì Morgan sputando le parole.

"Adesso smettila!" gridarono Kami e Samuel

"Cos' è ti fai difendere dagli altri adesso?" la voce di Morgan era proprio derisoria

La risposta non si fece attendere. Louis coprì con passi veloci la distanza che li separava, la sua espressione era una maschera di rabbia. Prese Morgan per il bavero della tunica e lo alzò.

"Come ti permetti di insinuare che voglio la rinascita di Hogwart per un mio tornaconto!!" Louis stringeva così forte che la faccia di Morgan stava diventando rossa.

"Louis smettila!" gridò Artemìs, che lo strattonò cercando di staccarlo dal ragazzo.

"Separo!" esclamò la sacerdotessa. I due ragazzi vennero catapultati a tre metri l' uno dall altro

"Che sta succedendo qui!?" chiese Minerva. alla sua vista Louis si calmò di colpo.

"Abbiamo sentito un gran fracasso e siamo venute a vedere che cosa succede. Allora?!" il suo tono di voce diceva che si stava arrabbiando, brutto segno.

"Questi idioti!" cominciò Samuel "Si sono messi a litigare"

"Come se non bastassero i mostri!" aggiunse Kami.

"Come possiamo pretendere di far rinascere Hogwarts se litighiamo tra di noi?" disse la regina delle Amazzoni

"Chiedetevi scusa"  ordinò Artemìs

Louis e Morgan si guardarono storto

"Adesso!" insistette la mora.

I due ragazzi dissero un "Scusa" burbero e sputato.

"Hogwarts non rinascerà mai se non andiamo d' accordo incominciando da noi" disse la Malfoy " Non voglio più vedere una scena simile!" concluse secca

"Ora tornate ai vostri compiti c'è ancora molto da fare!"

 

 

 

Ecco il quarto cap  mi ritrovo ad aggiornare in modo lentissimo, sorry a tutti quelli che leggono la ia fic , fosse per me aggiornerei ogni due o tre giorni (per i primi venti cap, che sono già pronti^^) ringrazio a Diana che mi ha lasciato addirittura due commenti ed e stata l’ unica ad avermi commentato i cap scorsi un BIGG KISS a te, sei un tesoro.

Per la cronaca ho messo Sir Cardigan in un arazzo perché ce lo vedo meglio.

Per questa volta è tutto.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

 

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Capitolo 5
*** Voci al crepuscolo e attacco all' alba ***


Voci al crepuscolo e attacco all' alba

Voci al crepuscolo e attacco all' alba!(5)

 

"Stiamo facendo-chiomp-un ottimo lavoro-chiomp!"

"Jacob potresti parlare quando hai finito di mangiare!" chiese Xara.

"Ma certo-chomp-sorellina!"

Stavano cenando tutti insieme seduti ad uno dei lunghi tavoli della Sala Grande. Occupavano meno di mezzo tavalo, ma nonostante la cena un po' magra si respirava un aria soddisfatta.

"E' fantastico come stiamo andando avanti alla 'disinfestazione'!" disse Artemìs

"Già , se andiamo così di questo passo, per il soltizio d' estate Hogwarts sarà pronta per essere abitata nuovamente!" concordò Marcus.

"Dormitori,le vecchie aule,disboscare il parco..."

"Cosa stai facendo Minerva?" chiese Louis.

"Elencando le parti più importanti che dobbiamo ripulire" rispose la bionda.

"Del disboscamento se ne possono occupare Louis e Artemìs" suggerì Florence, la sorella maggiore di Jacob.

"Ma prima che venisse disboscato volevo parlare un po’ con le creature che abitano quella parte di foresta. Ho notato che in quella zona abitano delle creature diverse!" intervenne Marcus

"Allora io e Minerva ci occupiamo delle vecchie aule del secondo piano disse prontamente Louis. "Non ti dispiace di far coppia con me bella bionda?"

"Dipende se fare coppia con un esaltato è un dispiacere" disse la Malfoy.

"Ma solo un altra esaltata può fare coppia con un esaltato" La punzecchiò Louis. Minerva stava per risponderli a tono, quando all' immagine del rosso si frappose quella di un ragazzo biondo con i suoi stessi occhi di ghiaccio.

"Il tempo è giunto" sussurrò

"Minerva, hei sveglia!"

L' immagine del ragazzo biondo si dissolse e ricomparve Luois che gi stava sventolando una mano di fronte agli occhi.

"Ci sei?" chiese Louis

"Ma certo." disse irritata la bionda

"Mi sa che la stanchezza  si fa sentire" asserì il ragazzo.

"Noi, allora, ci occupiamo delle aule del terzo piano e della torre di Astronomia" stava dicendo Kami indicando se stessa, Samuel e il più grande dei fratelli di Jacob, Rimini.

"Noi dell' ala Nord e del dormitorio dei Tassorosso" dissero Jacob e  Florence      

"E noi finiamo di ristemare il primo piano e le aule di incantesimi!" disse Xara, includendo Morgan e Jemi.

"Noi finiremo la sistemazione dei sotteranei" finirono Albert e Samuel.

"Allora è fatta " esclamò Artemìs sorridendo e battendo le mani.

"Il tempo è giunto" disse flebile una voce al suo orecchio. La morena si volse cercando chi avesse parlato, ma nella sala c' erano solo loro.

"Chi ha parlato?" chiese quasi a se stessa.

"Cosa?" domandò Marcus, che sedendole accanto credeva che parlasse con lui.

"Quella voce" disse la mora.

Marcus si mise in ascolto.

"Io non sento niente" dichiarò il ragazzo

"Sarà stata un' allucinazione uditiva?"

"Cos' ha detto?"

"Ha detto 'Il tempo è giunto" rispose accigliata la ragazza.

"Forse sei solo un po' stanca. Insieme a Minerva siete stanche quelle che hanno lavorato di più!" minimizzò Marcus.

Artemìs non era molto convinta, ma gli ragione, ripromettendosi di Parlarne con Minerva se l' avesse sentita di nuovo.

 

 

La mattina dopo tutti si alzarono all' albeggiare, però sembrava che nessuno avesse dormito molto bene.

Se si sarebbe fatta una gara per chi aveva il colorito peggiore avrebbe vinto Louis.

Aveva gli occhi gonfi , i rossissimi capelli in disordine e il codino che gli andava di traverso sulla testa. I vestiti poi, la camicia gitana era slacciata e i pantaloni tenuti da una fascia rossa legata in vita a mo’ di cintura ed era scalzo.

"YHAAW-buongiorno ragazze!" salutò entrando nella sala.

"Buongiorno! Accipicchia, Louis, sei proprio messo male!" dissero Xara e Florence appena lo videro entrare per la colazione. Si era deciso che le ragazze dormissero in Sala Grande, ovviamente sistemata per impedire notturne intrusioni, e i ragazzi nella sala accanto, che era facilmente divisibile per non far sentire Marcus troppo solo nelle notti di luna piena.

"Mi aiuteresti voi, a riprendere colore?" rispose il ragazzo adocchiando un vassoio pieno di frittelle fumanti che Florence aveva appena appoggiato al tavolo.

Due paia di braccia si strinsero attorno  alle ragazze.

"Buoooongiorno" dissero con un lungo sbadiglio Jemi e Varus appoggiandosi alle spalle delle sorelle rispettivamente a Xara e Florence.

"Ciao amore" disse Florence e scioccò un bacio sulla guancia del fratello.

"Mhhh. Che buon odorino cosa avete preparato di buono?" chiese Varus, che allungò il braccio e prese una frittella fumante.

"Jami, sei pesante!" si lamentò Xara, che era la più piccola dei fratelli insieme a Jemi.

"Mmmm, sorreggimi" rispose Il fratellino ancora con gli occhi chiusi.

"UFF, sù siediti e mangia qualcosa, le frittelle le ha fatte Florence e io ho fatto la torta di mele." e dopo aver fatto sedere il fratellino, che appoggiò la testa sul tavolo scambiandolo per un cuscino. Varus,  Rimini e Jacob erano già seduti al tavolo. Tutti i fratelli avevano la pelle molto chiara. Anche Xara e Jemi, nonostante avessero una madre diversa dagli altri, avevano questa particolarità. Florence, Jacob, Varus e Jemi vestivano con tuniche da mago, invece Xara e Rimini avevano indumenti babbani molto colorati.

Florence teneva i lunghi capelli bruni sciolti che li ricadevano a boccoli sulle spalle, essendo la sorella più grande si era occupata dei suoi fratelli come una madre e ora aveva il corpo e la postura di una donna, ma aveva poco più di una ventina d' anni. Jacob teneva i bruni capelli corti con una frangetta che faceva ombra sui begli occhi chiari, anche il suo aspetto lo faceva sembrare più grande di quello che era in realtà, come Florence si era occupato di suoi fratelli più piccoli. Rimini, come Xara, aveva i capelli del grano maturo lunghi fino alle orecchie e gli occhi nocciola, su di lui c' è da dire che l' apparenza inganna, dato che pur non essendo muscoloso possedeva una forza incredibile. I capelli di Varus erano i più crespi di tutti, ma gli incorniciavano il dolce viso, e portava un paio di piccoli orecchini. Xara teneva i capelli chiari legati con una coda di cavallo ed era l' unica ad averli lisci come la seta, senza neanche un' onda e i grandi occhi nocciola guardavano il mondo con profondo interesse. Jemi era il più piccolo della truppa, assomigliava molto a Florence, più degli altri fratelli, infatti chiunque parlasse male delle sue sorelline poteva dire le sue preghiere se lui era nei paraggi, cosa che valeva per tutti gli altri fratelli.

"Secondo voi gli elfi domestici torneranno qui?" chiese Louis, mentre si sedeva accanto a Varus e addentava una frittelle fumante.

"Se torneranno gli accoglierò con gioia, così potremmo riposarci un po'" rispose Morgan, che entrato poco dopo si era seduto di fronte a Xara e stava mangiando una fetta di torta dopo aver scolato un bel bicchiere di succo di Zucca.

Neanche lui aveva un bell' aspetto i capelli scompigliati e maglietta larga stropicciata denotavano che aveva avuto un sonno piuttosto agitato.

"Sono perfettamente d' accordo!" concordò Jami alzando la testa e socchiudendo gli occhi. Si sbrigò ad accaparrarsi una delle ultime frittelle, prima che sparissero magicamente anche quelle.

"Caspita siete riusciti a farle sparire in meno di 10 minuti, questa volta avete superato ogni recor!" esclamò Xara.

"Anche la tua torta è stata un sucessone" disse Florence."Marcus da solo ne ha mangiato tre pezzi!"

"Continua così, sorellina, e diventerai brava come Florence" disse Jacob "Sai quando Florence aveva la tua età ha provato a fare una torta. Il giorno dopo siamo rimasti tutti a casa. Causa: avvelenamento!" disse Jacob che si guadagnò un' affettuosa padellata in testa dalla diretta interessata.

"Dov' è Artemìs?" chiese Marcus

"E Minerva?" chiese Luois

"Artemìs l' ho sentita uscire presto. Qualcosa a che fare col voler vedere l' alba" ripose Varus.

"Cose d' Amazzone" cominciò Morgan "Non riescono a vivere per un lungo tempo circondate da muri di pietra. Per quanto lo spazio sia ampio e bello. Mi chiedo come farà quando Hogwarts sarà una scuola a tutti gli effetti."

"Che non sopportava di stare troppo tempo dentro un luogo chiuso già si sapeva, per questo l' ammiro. Nonostante tutto non vuole lasciare Hogwarts!" disse Marcus

"L' ammiri e basta?" chiese malizioso Louis sorseggiando il suo succo di Zucca. "Guarda è ancora presto, se ti sbrighi riesci a raggiungerla prima che spunti l' alba"

"Sarebbe un bellissimo momento romantico" disse Xara.

Marcus assunse un bel colorito cremisi farfugliando qualcosa come ".. ammiro..basta!"

"Ti sei scelto proprio una bella ragazza!" disse Jemi

"Piccoletto aspetta che ti cresca un po’ di barba!" disse Marcus

"Vostro fratello è proprio precoce!" disse con un sorrisino Albert, che addocchiò Florence.

"Dai, perché non ti fai avanti?" gli chiese Florence

Marcus mantenne il suo colorito acceso."No, lasciate perdere. Forse prima aveva qualche speranza, ma ora non più!" concluse triste il ragazzo.

"Se ti riferisci al fatto di esser diventato un licantropo, sappi che ad Artemìs non gliene importa niente!" intervenne Minerva aggiungendosi alla compagnia insieme a Kami, e si sederono rispettivamente accanto a Louis e Samuel.

"E tu come lo sai?"

"Gliel' ho chiesto" gli rispose Minerva "E mi ha detto 'Marcus resta sempre Marcus e io gli vorrò bene come gliel' ho sempre voluto' parole sue. Perciò se ti lasci bloccare da una cosa così credo che faresti bene a darti dell' idiota!" disse calmissima Minerva, si sistemo le maniche della tunica azzurro-grigia per non sporcarle e acchiappò una frittella ancora calda.

"Zitti!" esclamò improvvisamente Jemi. Il silenzio calò nella sala.

Jemi era un sensitivo, cosa che compensava la sua scarsa abilità magica. Guardava il vuoto poi si strinse le braccia intorno al  corpo tremando.

"Jemi! Jemi, cos' hai visto?" chiese Jacob, mentre Florence stringeva in un abbraccio e accarezzava la bionda testa  del più piccolo dei fratelli.

"Si ..si sono nascosti!" disse Jemi.

"Chi?" chiese Kami

"Sono nella foresta non molto lontani ho sentito i loro spiriti. Hanno visto le luci del castello accese. Non vogliono che la scuola viva. Sono venuti per ucciderci!" disse ancora tremando il piccolo uomo.

"Sai chi sono?" chsee Minerva prendendogli la testa tra le mani per trasmettergli un po' di calma.

Il piccolo scosse la testa. "I loro spiriti mi hanno fatto paura. Odio, crudeltà, buioo...sono scappato via" abbassò lo sguardo in senso di scusa.

"Non ti devi preoccupare hai fatto bene ad andare via, se si fossero accorti di te il tuo spirito sarebbe rimasto bloccato nelle loro menti e, senza le dovute difese, probabilmente saresti morto. Non cercare di metterti in contatto con loro" concluse seria.

Jemi annuì stringendosi a Florence.

"Vado  a chiamare Artemìs" disse Marcus 'Questo non è proprio in momento giusto per delle avance'.

"Non ce ne bisogno sono qui!" Artemìs era apparsa sul davanzale di una finestra, vide Jemi in braccio a  Florence.

"Jemi li ha sentiti?" non era una domanda, ma un affermazione.

"Hai visto qualcosa nella foresta?" domandò Kami

"No, ma c' è uno strano odore che viene da nord" entro in sala "Non avevo mai sentito un odore simile" disse allarmata. I capelli bagnati le ricadevano sulle spalle e alcuni ciuffi sul viso arrossato dal freddo. Probabilmente aveva fatto un bagno nel lago, indossava i suoi vestiti d' amazzone e la spada perennemente al fianco.

"Allora che aspettiamo, prepariamo il benvenuto!" disse Morgan con gli occhi che brillavano d' aspettativa.

"Per una volta sono d' accordo con te!" disse Louis con la stessa luce negli occhi "Andiamo" e uscirono dalla sala.

"Vi diamo manforte!" e anche Jacob, Rimini e Varus li seguirono fuori dalla sala.

"Come stai Jemi?" chiese Artemìs

"C' è...un altra cosa..." cominciò il piccolo, ma si interruppe.

"Cos' altro c'è?" Minerva si era fermata con i piatti in mano

"C' erano...c'erano degli occhi viola..."

"Occhi viola?" lo interruppe l' amazzone

"Vai avanti" lo esortò Minerva

"...Mi hanno visto...credo...sono diventati rossi c'era una voce nella testa che vi cercava" finì il più piccolo dei fratelli.

"Ci cercava?" Artemìs non capiva

"Ha detto qualcosa?" domandò la sacerdotessa

"Parlava una strana lingua , ho capito solo Potter e Malfoy" disse il ragazzino che si staccò dall' abbraccio della sorella maggiore.

I presenti nella sala guardavano le ultime discendenti dei Potter e dei Malfoy.

"A quanto pare Occhi Viola sa chi siamo" disse l' amazzone prendendo l' ultima delle fritelle.

"Ma non può , cioè nessuno a parte noi sa chi siete!" cominciò Xara, che stava sfibrando il bordo della maglietta dalla tensione.

"Sbagliato. Al monastero il Vecchio sapeva che io ero una Malfoy e giravano voci che la regina delle Amazzoni fosse l' ultima dei Potter"

"Marcus ti va di andare da quel tipo e fargli diventare la pelle dello stesso colore degli occhi?"

Marcus esitò un nanosecondo prima di rispondere "Sarò lieto di combattere al tuo fianco regina delle Amazzoni.!"

"Direi che è inutile stare qui ad ad aspettare, raggiungiamo gli altri!" esclamò Samuel così tutti usciro per prepararsi all' attacco. Marcus prese in disparte Artemìs.

"Senti Artemìs ...io...io volevo dirti ..che..bé ...insomma.."

La bella mora fermò il suo farfugliare con un bacio casto sulle labbra. Marcus sgranò gli occhi. " Stà sera ne parleremo con calma" e si volse per uscire Marcus la trattene per il bracco "Aspetta!" la volse e si diedero un bacio appassionato.

Si staccarono per riprendere fiato. 

"Combatti e sopravvivi."  gli sussurrò Artemìs a fior di labbra.

"Per sta notte" gli disse Marcus con gli occhi blu che brillavano di felicità.

"Per sta notte" concordò la ragazza e uscirono anche loro dalla sala.

 

 

 

FINITOOOOOO!!!! Che fatica, questo capitolo l' avrò rifatto almeno cinque volte per che non mi piaceva.

Molti mi hanno chiesto perché Louis è un Senza Nome, infatti mi sono resa conto che non sono stata molto chiara. Allora Louis è uno zingaro, e gli zingari( nella storia, a scanso di equivoci)  non hanno nome, sono appunto Senza Nome, anche se lui è un Weasley non si riconosce ancora come tale. Magari più avanti....fatto stà che deve fare i conti lo spirito libero dello zingaro fortemente radicato in lui. Spero di riuscire a spiegarlo meglio nei prossimi capitoli. Finalmente sono riuscita a mettere insieme Artemìs e Marcus. Non avrei mai immaginato che scrivere una storia d' amore fosse così difficile!! Mi sono incasinata la vita con tutti questi personaggi, aiutatemi voi con i vostri commenti!!!! Ringrazio chi lo sta già facendo!

ALLA PROSSIMA!!

Hepona

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Capitolo 6
*** Prima della battaglia !(6) ***


 

 

Prima della battaglia !(6)

 

Ombra si muovevano tra le ombre, sussurri si nascondevano nel silenzio. Nel folto della Foresta Proibita non una foglia vibrava. Occhi bianchi brillavano nelle ora più buie prima dell' alba. Paura, terrore, al loro passaggio anche l' aria diventava pesante.

"Signore le abbiamo viste!"

"In questi mesi hanno brillato come lucciole!"

Sussurri

"Signore le abbiamo osservate!"

"In questi giorni sono diventate più vive!"

Sussurri nel buio

"Signore le abbiamo sentite!"

"Lei sta tornando più forte!"

Sussurri nella notte

"Dobbiamo fermarle!"

"Dobbiamo spegnerle!"

"Dobbiamo ucciderle!"

Sussurri.

"Lei non deve tornare!"

"Lei non deve svegliarsi!"

Le ombre si fermarono sul crinale della montagna, per osservare le luci di Hogwarts.

"Signore loro la vogliono svegliare!"

"Loro sono uomini, lupi mannari, mezzelfi!"

 Il sussurrare divenne un brusio all' arrivo di una figura umana, l' unica realmente concreta. Il giovane senza età attraversò un cono di fioca luce lunare.

Alto, lunghissimi capelli neri come l' inchiostro gli ricadevano sulle spalle e sulla tunica scura, pelle pallida come la stessa luce che lo illuminava, due schegge d' ametista per occhi.

"Chi li comanda?"

Voce morbida come velluto e letale come veleno.

"Una sacerdotessa e un amazzone Signore!"

"Signore ci sono due Senza Nome!"

"Sono pericolosi!"

"Sono furbi!"

Le voci delle ombre erano sussurri di un vento gelido sulla pelle.

"Descrivetemi la sacerdotessa e l' amazzone"

"Ghiaccio e fuoco!"

"Disciplina e potenza!"

"La Gran Sacerdotessa e la regina delle Amazzoni!"

"Sono loro che vogliono svegliarla!" risposero le ombre

"Divertente, potrò verificare di persona come sono le ultima discendenti dei Potter e Malfoy, se sono all' altezza del loro nome" il giovane sorrise crudele."Portatemi quelle due. Badate le voglio vive!" finì con voce che non ammetteva repliche.

Un brusio provenne dalle ombre

"Che cosa vuole da loro Rouw Signore?"

Al sentire il proprio nome il giovane si infuriò, con uno scatto prese la gola dell' ombra che aveva parlato, questa divenne concreta: un rettile antropomorfo con scaglie rosso scuro, fauci nere e gialli artigli aguzzi. Si divincolava e sferzava a terra la coda scagliosa cercando di liberarsi dalla presa d' acciaio che gli impediva di respirare. I bei lineamenti del giovare si erano induriti, il volto oscurato e fiammeggianti occhi viola avrebbero fatto tremare di paura anche il più temerario degli uomini.

"Vi ho detto di NON nominare MAI il mio nome!" strinse ancora di più la gola della creatura.

"Per..do..no...Si...gnore...per..do...no..!" cominciò a supplicare il rettile. Rouw lo guardò dritto negli occhi sporgenti.

"E sia per questa volta passi, ma che non accada mai più!" Lasciò la gola del rettile, che cade a terra prendendo fiato.

"Ma per essere sicuri che non accada mai più ti lascerò un promemoria." Puntò la bacchetta.

"No! Signore, gli occhi , no!"

"Vista Inflamo!"

La luce rossa colpì in pieno gli occhi del rettile che urlò di dolore alla privazione della vista per mezzo delle fiamme ardenti. Le altre ombre tremavano e bisbigliavano terrorizzate all' idea di subire la stessa sorte.

"Essere inutile torna a strisciare tra la polvere e la sporcizia come si addice alla tua razza!" setenziò Rouw.

La creatura, continuando a gemere dal dolore, ritornò ad essere l' ombra incorporea di prima.

"Signore perché lei non deve svegliarsi?"

"Perchè deve dormire per sempre?" chiesero sussurrando le ombre.

"Perché finché Lei dorme" comincio Rouw "Nessuno potrà contrastare il mio potere. Nessuno verrà istruito all' arte della magia e io vivrò in eterno! Per questo Hogwarts deve rimanere nel  suo sonno eterno" fisso il castello "E  adesso le uniche persone che possono creare un minimo pericolo abitano in quel castello"

"Signore potremo bruciarle?"

"Divorarle ?" 

"Straziarle?"

Potremo tormentarle e torturarle?" bisbigliarono le ombre.

"Si, ve li lascio come svago, ma non dovrete toccare la sacerdotessa e l' amazzone"

Un mormorio eccitato percorse le ombre servili.

Il cielo cominciava ad albeggiare quando Rouw percepì un contatto mentale con qualcuno. Chi era che aveva penetrato la sua mente? cercò di approfondire il contatto e lo vide.Un ragazzino sui 12-13 anni. Occhi chiari, capelli morbidi e bruni. Lesse la voglia di vivere dei bambini. Quel ragazzino abitava nel castello. Cercò di condizionare la mente del giovinetto, ma prima di riuscire a terminare, il contatto si era sciolto il ragazzino era scappato.

"Cambiamento di piani" disse alla sue ombre."Attaccate chiunque si metta sul mio cammino, ma non uccidete nessuno" gli occhi inumani brillavano crudeli "Ho altri progetti"

"Perché all' alba signore?"

"Perché alla luce?" chiesero le ombre

"Perché dove c'è la luce le ombre sono più fitte" rispose il Rouw

Attesero.

Al primo raggio di sole attaccarono.

 

 

 

Anche questo è un cap corto, ma volevo mettere anche il punto di vista del cattivo. Sembra che a chiarezza io sia proprio una frana!^^ Ho letto i vostri commenti e poi il  lo scorso cap e mi sono resa conto che avete ragione, chi è fratello di chi?A grande richiesta illustro la situazione famigliare del gruppo. Per somma gioia di Laila che mi ha chiesto uno schemino

Allora prima vi metto i singoli

Artemìs, Minerva, Kami, Luois, Samuel, Morgan, Albert, Marcus.

Adesso vi metto la famiglia di Jacob che non ho ancora deciso se chiamare con un nome del libro oppure lo invento.

Florence, Jacob, Rimini, Varus, Xara, Jemi.

Rimini e Xara hanno una madre diversa, ma stesso padre.

Spero che non creino più confusione.

La frase di Rouw mi è stata inspirata dall' uomo ragno, in un avventura contro Goblin.

Mi è venuta in mente e l' ho messa^^.

Grazie ha  Laila e Diana per i commenti spero che la pazienza non vi abbia abbandonate, perciò vi ho messo due cap in una sola volta visto che brava^^

ALLA PROSSIMA!!

Hepona

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Capitolo 7
*** BATTAGLIA! ***


Battaglia

Battaglia!(7)

 

Dal loro avamposto Louis e Morgan videro spuntare il sole. Una sfera d' oro si innalzava in un orrizzonte cremisi. Banchi di nuvole si stavano avvicinando minacciose.

"Senti Morgan è bene che cominciamo ad andare d' accordo" cominciò Louis

"Io ti ignoro e tu fai lo stesso, che vuoi di meglio?" lo interruppo Morgan ironico

"No, dobbiamo collaborare. Non dico diventare amici, sarebbe un utopia, ma almeno sopportarci, sarebbe già un bel passo avanti"

"Sei un sognatore Senza Nome. Io non sopporto quelli come te!"ribattè secco Morgan

"Hei! Non ho idea di cosa ti abbiano fatto gli zingari, perciò cazzo smettila!"

"Non sarai certo tu a farmi smettere, cagnolino della sacerdotessa. Le vai dietro che sei peggio della sua ombra, ma lei non ti caga neanche! Scometto però che a letto deve saperci fare"

Louis non lo fece finire. Sentir parlare male di Minerva lo mandava in bestia. Lo atterrò con un pugno

"Bastardo! Non ti permettere di parlare male di lei!" ribattè furioso Louis

"Fermi!" Samuel si frappose tra i due "Possibile che non possiate stare insieme per più di cinque minuti senza saltarvi alla gola!"

"Non dovete distrarvi con i litigi" li rimproverò Jacob "Fra poco le creature che ha sentito Jemi attaccheranno. Dobbiamo restare all' erta!"

Nessuno si accorse dei movimenti alla base delle mura.

 

Scivolavano silenziose. Si spostavano da una macchia nera all' altra, veloci, implacabili. Le creature d' ombra, i Mehwet, salirono le mura e si nascosero in attesa di un momento di distrazione delle sentinelle.

Non dovettero aspettare molto, le due sentinelle si misero a litigare poco dopo. Aspettarono un attimo ancora, infatti arrivarono un' altro essere umano e un mezzelfo. Sicure che non ci fosse più nessuno attaccarono.

 

"Adesso calmatevi non dobbiamo farci prendere di sorpresa" Kami pronunciò le ultime parole famose

I Mehwet schizzarono fuori dalle ombre e piombarono su di loro in meno di un istante

"I Mehwet delle Ombre!" esclamò Samuel sfoderando spada e bacchetta. Gli enormi rettili antrpomorfi con le palpitanti scaglie rosso cupo e i demoniaci occhi bianchi gli avevano accerchiati.

"Maledizione anche il sole si è oscurato"  imprecò Morgan

"Il sole è contro di voi!" sibilavano i rettili.

"Non potete sfuggire!"

"Non potete vincere!"

Le voci dei Mehwet stridevano sulle orecchie e ottenebravano i sensi.

"Faciamoli tacere! O finiremo a tappeto senza poter reagire!" esclamò Kami, puntò la bacchetta al Mehwet più vicino."Vista inflamo!"

Con un grido di battaglia i ragazzi si lanciarono contro i loro assalitori, bacchette e spade sguainate.

 

Nel parco le cose non erano diverse.

Albert  sembrava ballare e le sue sciabole colpivano implacabili. Non da meno erano le frecce di Jemi, sempre a colpo sicuro. Florence e Varus li coprivano le spalle con gli incantesimi all' ultima scintilla. Ma ad ogni colpo i Mehwet rispondevano con altettanta foga. Le fauci nere e gli artigli scattavano cercando di lacerare le carni. Emettendo in continuazione sibilli e sussurri. Questo rendeva le cose più difficili, i Mehwet non sembravano avere intenzione di ucciderli.

I ragazzi erano in netto svantaggio numerico. Per ogni Mehwet che abbattevano due ne prendevano il posto. Alcune creature erano cadute vittime delle illusioni create da Jemi, ma la maggior parte resisteva.

Albert non aveva mai visto tanti Mehwet delle Ombre tutti insieme. Qualcuno doveva averli riuniti e mandati contro di loro. Ma chi?

Florence abbatteva tanti rettili quanti provavano ad attaccarla. Una vampata di fuoco da parte di un Mehwet le fece fare una piroetta con i capelli che le incorniciavano il volto. Scaglio un incantesimo a chi l' aveva attaccata e lanciò un coltello che colpì inpiena fronte un rettile alle spalle del piccolo Jemi.

"Grazie"

La sorella gli rispose con un canno del capo prima di bloccare l' attacco di un altra creatura.

"Sono troppi!" esclamò Albert spalla a spalla con Florence.

Erano stai circondati  

 

 

Sulla sponda del lago le cose si svolgevano allo stesso modo.

L' attacco aveva diviso Artemìs e Minerva da Marcus Xara e Rimini.

L' amazzone si muoveva qual cacciatrice, che non accettava di essere sconfitta da simili avversari, con la spada si abbatteva inesorabile sui suoi assalitori. Minerva dal canto suo non prendeva la sconfitta neanche in considerazione, i suoi incantesimi non lasciavano scampo. Combattevano fianco a fianco respingendo l' attacco dei rettili.

"Ci siamo staccate dagli altri" disse la sacerdotessa all' orecchio della mora "Dobbiamo tornare indietro!"

"Non possiamo" le rispose questa "Più cerchiamo di tornare da loro e più ci spingono dalla parte opposta!"

Un Mehwet attacò alla loro destra emettendo quel basso sibilo che offuscava i sensi. Artemìs barcollò un attimo sotto quel suono che gli riempiva le orecchie.

"Statua lignis!" Minerva trasformò il rettile in un a scura statua di legno con le rudi fattezze della creatura. Questo fece indiettregiare i rettili circospetti.

"Alzati!" la sacerdotessa tirò sù l' amazzone che era caduta in ginocchio

"Questo suono" cominciò la Potter "Non lo sopporto, mi fa impazzire!"

Non che la ragazza non avesse mai affrontato creature simili, ma mai così tante e tutte insieme. Per di più non possedeva né il rigido controllo della sacerdotessa ne la sua profonda conoscenza della magia. Era un' amazzone e come tale combatteva.

Se non avressero fatto presto qualcosa le avrebbero prese.

"Concentrati sul momento" le stava dicendo Minerva "Lascia fuori dalla tua mente tutto ciò che ti circonda, tutto ciò che senti e concentrati sul momento!"

Artemìs si coprì le orecchie con le mani "Non lo sopporto! Non lo sopporto più questo rumore!" Si lamentava la Potter e senza rendersi conto di quello che diceva urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. "NOVA!"

Un inferno di fulmini si scatenò attorno alle due ragazze, espandendosi in cerchi concentrici. I fulmini colpirono tutti i Mehwet attorno a loro, riducendoli in polvere. 

 

 

"KYYYAAAAAHHHH!!!" i Mehwet sulle mura videro ciò che era successo ai loro compagni nel parco e si ritirarono nelle ombre delle guglie

"Potenza si è scatenata!"

"Il fuoco ci vuole bruciare!"

"Signore aiutateci!"

"Signore ha ucciso i nostri fratelli!"

"Signore punitela!"

I Mehwet stridevano gli artigli sulle rocce e facevano scattare le fauci.

Le loro voci erano bene udibili anche ai ragazzi che ora aspettavano le mosse dei loro avversari.

Louis e Morgan ne avevano abbattuti molti, ma recavano ferite e ustioni molto vistose e preoccupanti.

Samuel Jacob e Kami avevano corso da una parte al altra delle mura, per avitare che li prendessero di spalle. Gli incantesimi non erano stati risparmiati a nessuno.

Ma anche loro avevano graffi e bruciature ovunque.

"Cos' è stato?" chiese Jacob con il fiato corto.

"Non mi interessa cos' è stato, ma pare che li abbia spaventati parecchio" disse Morgan. Si passò la mano sulla fronte spostando ciocche di capelli insanguinati

"Li ha fatti retrocedere" concordò Samuel

"E' stata Artemìs!" esclamò Louis gettando un occhiata alla sponda del lago

"Impossibile, Artemìs non ha tutta questa potenza!" disse Morgan.

Perlavano rimanenedo sempre all' erta al più piccolo movimento attorno a loro.

"Invece sì che ce l' ha" ribattè Kami"Forse è addirittura più potente di  Minerva"

"Se è potente come la Gran  Sacerdotessa, perchè non li fa fuori tutti in una volta?!" chiese Morgan, una vena cominciò a  pulsare insistente sulla tempia.

"Minerva è potente per la sua rigida autodisciplina e per l' apprendistato al monastero. Artemìs invece manifesta la sua potensa con scatti esplosivi d' incantesimi d' altissimo livello" spiegò Jacob.

"A che cosa serve tutta questa potenza se non la puoi utilizzare?"

"Non utilizzare la magia è stata una sua libera scielta!"

Morgan scosse la testa.

I Mehwet erano furiosi, i loro compagni al parco erano stati distrutti e ridotti in polvere

"I vostri compagni hanno ucciso i nostri fratelli" I rettili erano tornati al loro aspetto concreto con gli occhi che ardevano d' ira "Per la nostra vendetta vogliamo le vostre vite!"

 

 

CE L' HO FATTA!! Eccovi il nuovo cap e anche questa volta è stata una faticaccia puff puff! Ultimamente sono un sacco impegnata con la scuola e ho poco tempo per scrivere. Caspita non me ne ero accorta , ma sono già arrivata al settimo capitolo WOW che BELLO!! Ringrazio tantissimo Diana e Lallotta.

Per la cronaca in nome Mehwet l' ho preso da un libro di Terry Brooks, precisamente da 'Le pietre magiche di Shannara', ma i loro poteri è tutta farina del mio sacco!

Continuate con i commmenti, strano fino ad adesso non ho ricevuto neanche un acritica,o significa che scrivo bene, contrariamente a quello che dice mio fratello o siete troppo buoni per criticarmi. spero la prima^^

CIAO CI SI VEDE ALLA PROSSIMA!    

Hepona

 

 

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Capitolo 8
*** BATTAGLIA! II ***


Battaglia II(8)

 

"A TERRA!!" urlò Albert appena un istante prima che i fulmini si scagliassero su di loro.

Il rumore dei tuoni copriva i sibilli dei Mehwet, che presi di sorpresa furono presi in pieno dall' incantesimo. Le grida, i tuoni e i rombi creavano una cacofonia di suoni dove non potevi sentire il proprio cuore battere.

I fulmini erano squarci bianchi tra nuvole cremisi che avevano ricoperto il cielo.

 

"Xara! Dietro di te!" Rimini avvertì la sorellina che schivò per un soffio l' artiglio della creatura indirizzato alla gola. Colpì il rettile con la lama del lunga lancia che usava come arma.

"Rimini, cosa succede!? Cosa sono tutti questi fulmini, mi spaventano!" disse la piccolina stringendosi al fratello.

Rimini si rese conto che Xara  aveva solo sentito raccontare dagli altri gli scatti di potenza di Artemìs, ma non ne aveva mai vissuto uno. I rombi e fulmini cadevano attorno a loro minacciosi.

"Non preoccuparti Artemìs ci stà difendendo. Stammi vicino e non ci succederà niente. Abbi fiducia" gli disse il ffratello cercando di rincuorarla.

 

 

Dalla foresta Rouw era rimasto piacevolmente colpito dall' uscita dell' Amazzone.

Una potenza incontrollata ed esplosiva viveva in quella ragazza dal volto da bambina.

"Vorrei fossi mia" sospirò Rouw. "Le mie ombre sono cadute ai tuoi piedi. Niente ti può resistere."

Fissò la giovane Potter che veniva scossa dalla sacerdotessa nell' intento di far smettere quella danza di luce.

Spostò lo sguardò sulle mura dove i Mehwet continuavano a combattere contro le sentinelle. Sentì le loro invocazioni, ma non se curò. Se non erano in grado di combattere con i poteri che aveva conferito loro, non erano degni di servirlo.

Tornò con lo sguardo sul parco e vide il piccolo ragazzino con i morbidi capelli bruni a terra protetto da una donna che gli somigliava molto. Lo aveva incuriosito quel ragazzino, che era riuscito a penetrare nella sua mente.

Ma prima di tutto doveva occuparsi della bell' amazzone ancora a terra.

Si avviò verso la sponda dl lago.

I fulmini tuonavano tutt' attorno a lui.

 

 

"CALMATI!" la sacerdotessa stava scuotendo l' amazzone con la speranza di farle riprendere il controllo della sua magia, ma la morena non sembrava volersi riprendersi. Con le palme delle mani premute sulle orecchie  e  accucciata a terra sembrava proprio una bambina spaventata. 

"Ti prego riprenditi Artemìs, torna in te! Vuoi colpire anche i tuoi amici!?" Minerva si stava preoccupando seriamente.

"RIPRENDITI!" urlò e la scosse ancora più forte.

Una saetta  piombò tra la morena e la bionda, lanciando la sacerdotessa a terra.

Minerva sapeva che quando Artemìs perdeva il controllo della magia neanche il 'Finite Incantaem' funzionava. Doveva farla smettere o i Mehwet sarebbero diventati un problema secondario.

Si rialzò e con determinazione prese le spalle della giovane Potter e le fece alzare il volto.

"Guardami! Artemìs chi sono? Dì il mio nome, Chi sono?" strinse le spalle alla morena che sussurrò "...Min...ni...?"  i fulmini cominciarono a diminuire.

"Si Artemìs, Minni. Ora richiama la magia non ne abbiamo più bisogno." disse la bella bionda con voce calma e ferma.

I fulmini tornarono potenti come prima. Il richiamo della sacerdotessa era caduto a

vuoto.

 

Marcus stava cercando in tutti i modi di raggiungere la bella morena, ma era difficile capire dove sarebbero caduti i fulmini. Xara si era stretta a Rimini spaventata a morte da quei fulmini che illuminavano coma tanti piccoli soli.

"MARCUS!" chiamò Rimini cercando di sovrastare il suono dei rombi "Perchè non smette!?"

"Non lo so! Artemìs ha perso il controllo della magia! Devo andare da lei!"

"COSA?!"

"DEVO ANDARE DA LEI!HA BISOGNO DI ME!" e sensa curarasi se Rimini l' avesse sentito o meno cominciò ad avvicinarsi alle ragazze.

Più di una volta dovette retrocedre per evitare di essere carbonizzato. Al suo posto finì un Mehwet troppo convinto di riuscire a prenderlo di sorpresa per preoccuparsi della pioggia di fulmini.

"MINERVA!" gridò il ragazzo, ma la sua voce veniva sovrastata dai tuoni sempre più forti.

"MINERVA! " niente da fare la bionda non lo sentiva, figurarsi a rispondergli cosa era successo ad Artemìs.

Nonostante ciò continuò ad avvicinarsi.

 

 

Sulle mura ormai si svolgeva uno scontro uno contro uno.

I ragazzi , nonostante stessero combattendo con foga, stavano perdendo terreno. Le ferite riportate nel primo scontro si stavano facendo sentire.

Morgan stava combattendo contro un Mehwet particolarmente feroce. Una vampata da parte di questo lo costrinse ad entrare nelle torre. 

"Ti ucciderò!"Stava sibilando la creatura "Mi ciberò della tua carne e diventerò più forte!"

"Non ci contare lucertola! Non morirò di certo per mano di un essere patetico come te!" rispose Morgan. 'Se lo facciò arrabbire perdera il controllo' stava pensando' mi sarà più facile sconfiggerlo'

"Non puoi scappare!Non puoi sconfiggermi! Io sono il più potente di tutti i Mehwet!"

esclamò e si mise ad annusare l' aria.

Morgan era immobile sul pavimento di pietra e notò gli occhi bruciati della ceatura. Questo poteva giocare a suo vantaggio. Se solo fosse riuscito a prendere la bacchetta!

Era a pochi centimetri alla sua destra, solo pochi centimetri. Il rettile si stava avvicinanado velocemente al ragazzo.

Non aveva più tempo.

Accadde tutto in un istante. Morgan si tuffò alla sua destra e prese in mano la bacchetta, il Mehwet gli era addosso chiuse le zanne sulla spalla del ragazzo, fiotti di sangue sciesero sul braccio del giovane, che non si lasciò distrarre dal dolore accecante che lo investì in pieno.

"VAPOR OXIGENO INCENDIO!"

Pronunciò per trattenere subito dopo il respiro. L' aria della stanza cambio di consistenza , divenne più densa. Il rettile annusò l' aria e commise il suo più grande errore. Il suo corpo cominciò a bruciare dall' interno.

Fumo trasudò dalla pelle scagliosa, uscì dalle orecchiè, dalla bocca. Il Mehwet ormai impazzitò cercando si spegnere questo fuoco che lo consumava per dentro si buttò sul lago , ma non servì a niente prima di riuscire a toccare la superficie dell' acqua si era consumato nel fuoco.

Morgan fece un gesto con la mano e l'aria tornò come prima. Ricominciò a respirare e si rilassò.

Grosso errore.

Un Mehwet lo attaccò di spalle e lo atterrò . Il biondo non aveva più la forza per reagire.

"STUPEFICIUM!"

Urlò la voce di Louis.

L' incantesimo strappò la creatura da Morgan e la fece sbattere violentemente al muro. Il rettile si accasciò a terra

Louis si era pesantemente appoggiato allo stipite della porta. I bei vestiti gitani macchiati di sangue. Aveva una grossa ferita sul fianco e un braccio li pendeva inerme.

Morgan lo guardò e per la prima volta non vide il Senza Nome, ma semplicemente Louis.

"Grazie" sussurrò

"Ma di chè" gli rispose Louis scivolando per terra" tra compagni ci si aiuta no?" 

"Già.." disse Morgan esitante "Tra compagni...ci si aiuta!" e gli sorrise grato.

 

"Albert che cosa stà succedendo!? Perchè Artemìs non richiama l' incantesimo!?"chiese Florence a meno di una spanna dal viso d' Albert.

"Non lo so! Sono laggiù sulla sponda del lago! Non riesco a vedere bene con tutti questi fulmini!!"

"Artemìs deve smetterla o finiremo arrosto anche noi!" concluse Varus cercando di sdrammatizzare la situazione, che stava degenerando

 

I fulmini continuavano a rovesciarsi sulla terra

"ARTEMIS! TORNA IN TE!" stava gridando Minerva "RICHIAMA LA MAGIA NON  NE ABBIAMO BISOGNO!"

Ma non ottenne risposta. La bionda abbracciò l' amica "Richiama la magia, Artemìs, richiamala o ti perderai, richiamala!" calde lacime cominciarono a scendere sulle guance prlacee della ragazza. Si sentiva così impotente quando alla sua amica venivano queste esplosioni di potenza.

Qualcuno si avvicinò e posò delicatamente una mano sui bei capelli neri dell' amazzone.

I fulmini cessaro all istante.

Minerva guardò il ragazzo che si era avvicinato. Alto con lunghissimi capelli neri li ricadevano morbidi sulle spalle e sulla tunica scura.  Pelle bianca come la sua e degli enigmatici occhi neri la stavano guardando con dolcezza.

"Chi sei?" chiese sospettosa, stringendo ancora di più l' amica svenuta.

"MINERVA!"  Marcus corse accanto alla bionda e prese tra le braccia la bella morena acarezzandogli il capo.

Minerva non si fece distrarre "Chi sei? chiese nuovamente al ragazzo misterioso.

"Mi chiamo Tristar, vivo nelle Foresta Proibita vi ho visto in difficoltà."

Si chinò ad accarezzarei morbidi capelli dell' amazzone. Marcus lo guardava sospettoso. Non gli paceva l' odore di quel ragazzo. Il suo istinto da lupo lo mettevano in guardia. Lo guardò truce. Tristar gli sorrise coi profondissimi occhi enigmatici.

"Non preoccuparti non voglio farle del male"

"Non mi fido di te" gli disse con poche parole Marcus, ma non poteva non essergli riconoscente per aver calmato Artemìs.

"Tristar grazie per aver tranquillizzato la mia amica" Minerva aveva ripreso immediatamente il cipiglio impassibile di sempre " Pe ringraziarti permettici di ospitarti, per oggi, nel castello"

"Accetto  volentieri il vostri invito e vi ringrazio per la cortesia"

 

 

 

Nell' infermeria Louis e Morgan erano stai curati egreggiamente da Albert ed ora riposavano sotto sedativi. Louis aveva riportato una profonda ferita al fianco sinistro e due costole incrinate ed aveva delle brutte ustioni sulle gambe. Il braccio destro era rotto, ma con l' intruglio di Albert sarebbe guarito entro la notte. Morgan aveva fratture multiple alla spalla azzannata da Mehwet ora pesantemente fasciata con bianche bende e un bruttissimo taglio al torace e il collo rosso per le bruciature.

In linea di massima erano quelli messi peggio. Tutti gli altri se l' erano cavata con graffi e scottature. Quello messo meglio di tutti era Marcus. Certe volte essere un lupo mannaro poteva avere i suoi lati positivi avendo i riflessi da lupo aveva schivato tutti gli attacchi dei Mehwet. Era seduto affianco al letto di Artemìs che continuava a dormire.

Minerva sedeva accanto a Louis e gli passava un panno baganato sulle ferite.

Tristar aveva sorpreso tutti affiancando Albert nel curare i ragazzi. Stava finendo di  curare la piccola Xara quando Jemi gli pose la domanda che volevano cheidergli tutti.

"Tristar perchè non sei venuto prima al castello?"

Tristar finì la fasciatura e, guardando Jemi con quei occhi enigmatici, rispose.

"Non mi sono mai preoccupato di chi abitasse il castello. Fosse uomo o bestia"

"Ci sono altri come te?" domandò Jacob. Quel ragazzo gli aveva ispirato subito simpatia.

"No, ma ci sono tante creature che sarebbero molto felici di aiutarvi nel far tornare la scuola"

"Come lo sai?" lo interrogò Marcus

"Bè direi che non state ripulendo il castello solo per vederlo senza polvere" rispose Tristar sorridendo in maniera affabile."Sono convinto che far rinascere Hogwarts sia una delle migliori cose che possiate fare in questi tempi bui"

"Se pensi questo perchè non sei mai venuto da noi per far parte di questo 'grande progetto'?" ribattè sarcastico Marcus.  

"Come ho già detto prima non mi sono mai curato di chi abitasse il castello. Vivo in solitudine la mia vita. Vi ho aiutato, questa volta, perchè vi ho visto in difficoltà" e diede uno sguardo molto eloquente ad Artemìs "Credo che la vostra amica debba imparare ad usare la magia" 

"La sa usare quel che basta!" ribattè Marcus

"Non ne sono convinto, dato che poco fà ha rischiato di perderne totalmente il controllo"

"Questo dovresti dirlo a lei quando si sveglia" intervenna Minerva "Artemìs odia che si prendano decisioni per il suo conto senza essere interpellata. Anche se sono per il suo bene." 

Xara accanto a lei stava passando un panno sulla fronte di Morgan. Era rimasta scioccata dalla potenza di Artemìs. Spesso i suoi fratelli maggiori le avevano raccontato di queste esplosioni di magia, ma mai avrebbe pensato che fossero così spaventose.

"Tutto bene piccola?" Rimini si era preoccupato Xara non aveva più aperto bocca da quando erano entrati al castello.

"E' sempre così?" domandò con voce flebile

"No, Se devo essere sincero questa volta è stata la peggiore. Ti posso assicurare che di solito dopo pochi istanti che pronuncia l' incantesimo, la magia si dissolve come un incantesimo qualunque."

Xara si rassicurò. Dopo tutto voleva bene ad Artemìs come ad una sorella maggiore e l' ammirava molto per le sue scelte di vita.

"Mi permetterete di stare con voi fino a quando non si sveglia?" chiese Tristar in generale, ma guardando la sacerdotessa. Minerva lanciò un occhiata a Marcus, che dopo un attimo annnuì.

"Non credo che si sveglierà prima di domani. Nell' attesa una visita al castello pottrebbe interessarti. Marcus ti accompagnerà" disse Minerva. Marcus per un secondo volle strozzare la bionda 'Come le veniva in mente di mandarlo in giro per il castello quando Artemìs stava male!' ma poi si calmò. Quella volpe di Malfoy doveva avere in mente qualcosa, intuizione che venne confermata quando, ormai fuori dall' infermeria, gli giunse il messaggio mentale

'Non perderlo di vista!'

 

 

 

Questo cap è bello lungo, come piacciono a me.

Avete visto cosa succede, che casino! riuscirò a sbrogliarmi da questa matassa in cui mi sono messa con le mie stesse mani? Lo saprete più avanti.

Per chi legge  mi farebbe molto piacere ricevere anche solo due parole,  farebbero andare avanti la storia più velocemente grazie comunque a chi mi ha sempre commentato UN BACIONE!

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

 

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Capitolo 9
*** Strano sogno ***


html xmlns:o="urn:schemas-microsoft-com:office:office" xmlns:w="urn:schemas-microsoft-com:office:word" xmlns="http://www.w3.org/TR/REC-html40"> Strano sogno

 

 

Strano sogno.(9)

 

Si stava bene in quel bianco immacolato

"Svegliati"

La voce. Artemìs la riconobbe, era la stessa voce che le aveva sussurrato nella Sala Grande

Aprì gli occhi in quel luogo senza spazio e sanza tempo.

"Ciao"

L' immagine indistinta di un ragazzo le stava di fronte. Provò a metterlo a fuoco, ma la figura rimase sfocata. Artemìs notò che indossava la vecchia, scura divisa di Hogwarts.

"Chi sei?"

"Una persona che ti vuole bene, e non desidera altro che la tua felicità e quella delle persone che ti sono care."

La voce del ragazzo era calda e rassicurante.

La giovane Potter gli credette.

"Come ti chiami?"

"Non posso dirtelo" rispose il ragazzo "Non mi crederesti, non ancora"

Il ragazzo si avvicinò all' amazzone. Che strano Artemìs aveva la sensazione di conoscerlo da sempre.

"Dove siamo qui?" chiese indicando lo spazio bianco che li circondava.

"Siamo in un luogo che è a metà tra il sonno e la veglia"

"Mi hai chiamato tu? Sentivo la tua voce nella testa durante la battaglia. La battaglia! Oddio ho di nuovo perso il controllo! Avrò fatto del male ai ragazzi? Non potrei sopportarlo!" Artemì si portò le mani tra i capelli cominciando a camminare avanti e indietro "Come ho potuto perdere il controllo così, non ma era mai successo! Ho sentito Minerva, ma poi...ho sentito di nuovo la tua voce" Si fermò di fronte al ragazzo.

"Perchè mi hai chiamato? cosa vuoi da me?" chiese lievemente alterata.

"Non voglio niente da te. Ti ho richiamata in questo luogo per parlarti. Devo avvisarti, il male è tornato di nuovo. Questa volta sotto diverse sembianze."

"E cosa dovrei fare?"

"Devi stare attenta. Tu e Minerva Malfoy"

"Perchè, cosa vuole da noi?" Artemìs non si meravigliò che il ragazzo conoscesse la sua migliore amica.

"Tu e Minerva possedete una grande forza, che costituisce un ostacolo e un pericolo per il nuovo male" 

"Ci vuole uccidere?"

"No, non uccidere" la corresse il ragazzo " Ma fermare. Vi vuole. Vi vuole per i suoi scopi, specialmente..."

"La conoscenza di Minerva e la mia potenza" finì Artemìs per lui.

Avvertì l' ombra di un sorriso triste nel viso sfocato del ragazzo.

"Mi sembra che la cosa non ti giunge nuova" notò il giovane.

"No" gli rispose l' amazzone "Sono ricercata dal Consiglio, per aver espresso le mie idee riguardo il potere dei maghi" il volto della mora prese un sorriso soddisfatto "Ho fatto scoppiare le statue raffiguranti le 'Glorie del consiglio'." disse il tittolo delle opere facendo le virgolette con le dita "Tutti gli incantesimi antidistruzione che avevano messo sono stati inutili.  Quelle statue umiliavano tutte le creature che non erano maghi o streghe. Quando hanno visto cosa avevo fatto, sapendo che non mi sarei mai fatta comprare, hanno messo una taglia sulla mai testa. Un bel di gruzzoli per chi porterà, viva, davanti al consiglio. Per Minerva invece, non conosco bene i motivi del suo gesto, ma ha lasciato il Consiglio dopo aver ottenuto la carica di Gran Sacerdotessa. Naturalmente non possono mettere una taglia sulla sua testa, perciò la cercano in segreto"

Il bianco aveva lasciato spazio ad un paesaggio di baita, con le montagne innevate all' orizzonte.Artemìs si sedette su un muretto. "Vorrei proprio vederli a prendere con la forza una Malfoy"

"Tu non hai problemi vero?" provò a provocarla il ragazzo "Basta che utilizzi la tua potenza e niente e nessuno può resisterti, giusto?" 

"Non uso la magia!" ribattè la giovane Potter "Preferisco combattere all' arma bianca!"

"Ho l' impressione che tu non conviva molto bene con questo Dono"

"Hai avuto l' impressione giusta" rispose Artemìs " Non ci convivo molto bene, ma ce l' ho e me lo tengo."

Il moretto di fronte a lei sembrò rattristarsi

"La tua potenza è uno dei motivi per cui sei qui."

"Succede così tutte le volte" sospirò Artemìs." Perdo il controllo e mi ritrovo, in questo luogo così strano"

Il paesaggio di baita era svanito e al suo posto ora c'era l' immagine di un Hogwarts al massimo del suo splendore

"Devo parlarti di Hogwarts"

"Hogwarts?"

"Non potrà mai tornare se il suo cuore è tenuto in una prigione d' oblio. Prima di farla tornare come scuola dovete riportare il suo cuore alle calde fiamme della magia"

"E dov' è il cuore di Hogwarts?"

Il ragazzo scosse la testa "Non lo , è stato nascosto nelle nebbie del tempo, per impedire che nesuno lo trovi" si volse verso la Potter "Ma voi potete trovarlo. Insieme a tutte le persone che voglio la rinascita della scuola"

"Non ci puoi dare neanche una pista da seguire?" il ragazzo scosse la testa "Neanche una traccia?"

"Solo questo, lasciatevi guidare dalla magia è la migliore guida che possedete"

Artemìs si oscurò in viso e scosse la testa.    

"Perchè ti rifiuti così ostinatamente di utilizzare questo Dono?" 

"Non mi piace utilizzare la magia" rispose Artemìs sperando che al ragazzo bastasse come risposta. A quanto pare non bastò.

"Perchè?" insistette il ragazzo

L' amazzone guardò il cielo terso. "Per rompere le catene invisibili che il mio nome porta con se. Fin da piccola ho desiderato una vita libera ed indipendente."

"E ci sei riuscita?" Il ragazzo si sedette accanto a lei.

La givane Potter lo gurdò in volto e notò il colore dei suoi occhi, nonostante i linemanti indistinti e l' immagine sfocata. Erano di un verde stupefacente, come i suoi.

"Sì,"rispose "Fino adesso ho vissuto la mia vita come ho voluto. Ho dei magnifici amici e una persona che amo con tutta me stessa"

"Credo che adesso sia finito il tempo dei sogni. E' ora che tu prenda il tuo giusto posto. Artemìs Potter..."

"Sentiamo e quale sarebbe!" scattò furiosa l' amazzone "Ma chi ti credi di essere? Neanche mi conosci e mi vieni a dire quello che devo fare! Nessuno può dirmi cosa devo o non devo fare!" Artemìs era i piedi, le mani strette a pugno.

"Ascoltami!" ora anche il ragazzo si era alzato in piedi.

"Non ti voglio ascoltare!" esclamò la ragazza voltandogli le spalle

"E' importante! Devi ascoltarmi! Non dovete farvi ingannare...!" 

Ma non riuscì a finire la frase, una forza esterna ruppe il contatto. Tutto divenne scuro e la figura del ragazzo scomparve.

 

 

Artemìs si svegliò che era  ormai giorno fatto.

Si guardò intorno . Era nell' infermeria , nei letti di fronte a lei dormivano Morgan e Louis.

Marcus sonnecchiava, su una sedia, accanto a lei. Il bel capo reclinato con i morbidi ciuffi di capelli corvini, che li ricadevano sull viso gli conferivano quell' aria non curante, ma tremendamemente accattivante.

Artemìs rimase ad osservarlo, fino a quando Marcus non si svegliò,rivelando quei magnifici occhi cobalto. Quanto amava quei occhi.

"Ciao mia regina" la salutò amorevolmente il giovane.

"Ciao mio re" gli rispose con dolcezza l' amazzone

Marcus sis avvicinò e gli diede un dolce bacio sulle labbra.

"La nostra notte è sfumata." disse Artemì a fior di labbra "Spero che mi darai un altra possibilità" finì con un sorrisino malizioso.

"Sicuro mio amore" gli rispose il bel licantropo dandogli un altro bacio, che questa volta venne risposto con passione.

"E bravi piccioncini vi date da fare!"

Artemìs e Marcus si staccarono rossi in viso.

"Ma tu non eri sotto sedativi?" domandò Marcus un po’ risentito che gli avesse interrotto quel bel momento  

"Mi sono svegliato prima" rispose il rosso.

Marcus si alzò verso il letto di Morgan

"Dove vai?"

"Controllo che nessun altro si sia 'svegliato prima'"

Artemìa e Louis ridacchiarono

"Anche tu dovresti darti da fare" disse Artemìs maliziosa a Louis

"Ma figurati, Minerva merita di meglio"

"Allora anche il grande Louis è stato colpito dalle frecce di cupido!?" lo canzonò il moretto.

"Accidenti  a te Artemìs!" escalmò il rosso accorgendosi della gaffa commessa.

"Non sono sicura di cosa pensa Minni, ma sta sicuro che non gli sei indifferente"

"Già, ora che ci penso quando ti ha visto conciato così male ti ha curato personalmente e ti è stata accanto fino a pochi minuti fa" osservò Marcus.

"Davvero?"

"Giuro!"

Il ricordo della battaglia fece tornare in mente ad Artemìs lo strano sogno che aveva fatto.

Ne parlò con i ragazzi. Parlò dello strano luogo in cui si era trovata a parlare con il ragazzo. Tenne per la parte che riguardava lei e Minerva.

"Direi di metterci alla ricerca di questo cuore !" disse Luois

"Però non ha detto che è nascosto nelle 'nebbie del tempo'?

"Già non ho capito neanche io cosa volesse dire, ha solo detto di affidarci alla magia"

"A proposito della magia c'è una nuova persona interessata" disse Marcus e parlò di Tristar  "Era accanto a te quando l' incantesimo si è dissolto. Non mi è piaciuto come ti guardava"

"Marcus, sei geloso?" chiese Artemìs

Louis represse a stento una risata

"Io? naaa!"

"Vuoi dire che se un altro ragazzo mi farebbe la corte ti sarebbe indifferente?" chiese Artemìs punzecchiandolo deliberatamente

"No, lo ammazzerei seduta stante!" asserì il bel licantropo

"Ma tu non sei geloso?"

"No, cioè... volevo dire che.."

"...Sei geloso!" dissero in coro l' amazzone e lo zingaro.

"Non devi pensar male Marcus, sono lusingata della tua gelosia, basta che non esageri!" disse Artemìs dandogli un bacio all' eschimese.

"Così questo Tristar ha calmato la nostra esplosiva amica" scherzò Louis tornado la discorso iniziale, ma notando lo sguardo mortificato della mora si affretto ad aggiungere

"Bellezza non ti devi preoccupare per quello che è successo"

"Mi dispiace ragazzi ho di nuovo perso il controllo e..."

"E non ti devi preoccupare" la interruppe il bel licantropo

"Giusto, guarda che senza il tuo incantesimo probabilmente i Mehwet ci avrebbero sconfitto"

"Esatto!" Albert era appena entrato in infermeria " Come stai Artemìs?"

"Bene, grazie"

"Vedo che ti svegliato anche tu" disse rivolto a Louis

"Insomma che cos' è tutto questo parlottare?" disse la voce impastata di Morgan "Uno non può neanche più dormire in pace!" il biondo si era alzato a sedere. Aveva un magnifico ciuffo dietro la testa che gli dava l' impressione di aver appena preso la scossa.

"Buongiorno Morgan. Dormito bene?" chiese Louis

"Sì, più o meno."

Tutti lo guardarono.

"Che avete da guardare?"

"Non lo hai insultato!?" disse Marcus

"Non lo guardi male!?" aggiunse Artemìs

Albert si limitò a restare senza parole.

"Le persone cambiano" rispose serafico Morgan, che si alzò e si diresse in bagno.

"Ha sbattuto la testa!" affermò Marcus

"Credo proprio di essermi persa qualcosa d' importante. Louis a rapporto!" disse Artemìs ad un Louis ormai a terra dalle risate per lo sconcerto dei suoi amici.

In quella entrò Minerva seguita da Tristar.

 

 

 

Che bello ho letto i commenti , grazie sono felicissima dei vostri complimenti, mi danno più energia per andare avanti. Ma come non avete capito chi è il tipo misterioso nella foresta? in questo capitolo viene solo citato, se non lo capite anche qui aspettate il prossimo si svelerà completamente!!

Per la cronaca un bacio all' eschimese è quando ci si strofina i nasini.

Spero di non aver fatto confusione nel dialogo anche sta volta^^, .

Grazie tantissimo a Diana, ciccia, sembra quasi che scriva questa storia solo per te^^!

Anche per questa volta è tutto.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

 

 

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Capitolo 10
*** Occhi viola parte I ***


 

 

Occhi Viola.(10)

 

Entro nell' infermeria e la vedo seduta su un letto che ride con quei insulsi amici.

Che bella la sua risata cristallina.

Fra poco sarà rivolta a me e a me soltanto.

Tutto di lei mi apparterà.

I suoi capelli di seta, la bocca di rose, i suoi occhi come gemme preziose saranno rivolti solo verso di me.

'Nessun altro ti avrà. Nessuno.'

Conserverò la tua bellezza nel freddo dell' eternità e trasformerò le tue fiamme travolgenti in fiamme azzurre che purificheranno e conserveranno in eterno, nella perfezione della morte, tutto ciò che toccheranno.

E il tuo viso rispecchierà la più bella delle emozioni, l' assenza di emozioni.

E siederai al mio fianco.

Sarai la mia regina.

Tutti ti temeranno e ti ameranno, sarai la terribile regina che governerà il mio mondo.

Vestirai di seta e oro. Il diamante sarà sporcizia in confronto alla tua bellezza.

E la tua potenza si piegherà solo al mio volere, e io non ti metterò freni.

Niente saprà opporsi a te.

Niente saprà opporsi a me.

Vedo un ragazzo seduto accanto a te, che ti parla e ti sorride .

L' ho capito subito che è innamorato di te, ma questo amore sarà del tutto inutile.

Mi libererò di lui con la stessa facilità con cui si schiaccia un insetto fastidioso.

Soffrirà per aver osato innamorarsi di te.

Che sei solo mia.

Che mi appartieni da sempre.

Come la tua amica, voi mi appartenete. Ancora non lo sapete. Ma è così, siete mie, è solo questione di tempo.

E con voi diventeranno miei anche i vostri poteri. La sua conoscenza e la tua potenza.

Tutti i tuoi altri amici moriranno, ma non ti devi preoccupare, tu non soffrirai.

Non lo permetterò.

Tu come la tua amica non soffrirete mai più.

Senza i sentimenti non c'è neanche la sofferenza.

La tua amica mi presenta a te, e tu mi rivolgi lo sguardo. E ancora di più penso.

Tu sei solo mia!.

     

 

 

Questa è la prima parte, di Occhi Viola.

Spero che piaccia, anche se cortissimo. Spero di essere riuscita a dare l' impressione che volevo. Commentate e ditemi voi^^.

Anche per questa volta è tutto!

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

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Capitolo 11
*** Occhi viola II ***


Occhi Viola II parte(11)

Occhi Viola II parte(11)

 

"Artemìs questo è Tristar" presentò Minerva.

"E' un  onore parlare con te. Regina delle amazzoni" disse Tristar con voce morbida come velluto, facendo il baciamano.

Marcus avrebbe voluto incontrarlo nella sua versione lupesca  e dimostrargli tutta la sua simpatia. Luois stava facendo del suo meglio per non ridere. Minerva si sedette accanto a lui e si mise a controllore le bende. Albert aspettava il ritorno di Morgan dal bagno, doveva rimedicare le sue brutte bruciature.

"L' onore è mio, Tristar..?"

"Tristar d' Eterium per servirti" rispose con gli enigmatici occhi neri che brillavano.

"I miei amici mi hanno parlato di te. Vivi nella foresta, sei un eremita?"

"Si e no." il ragazzo sorrise alla propria affermazione "Vivo nella foresta, ma lì non si è mai veramente soli. Ci sono creature che non si svelano mai, ma sono sicuro che a voi si mostrerebbero"

"Sono lusingata di tanta fiducia"

"E' riposta giustamente" Tristar non smetteva di fissare gli occhi verdi della ragazza.

Marcus, che ormai stava per raggiungere il limite, se quel tizio avesse continuato a fissare Artemìs i suoi amici sarebbero stati testimoni di un omicidio premeditato.

"Da quanto tempo vivi a tu per tu con la natura?" domandò cercando di controllare il tono di voce.

"Da quando ho memoria" rispose quieto Tristar

Marcus guardava Tristar con la palese intenzione di farlo scomparire. Di rimando Tristar lo guardava con una profondissima calma.

"Temo che tu abbia una brutta impressione di me"

"Vedi, non mi fido del primo arrivato. Anche se apparentemente" e qui calcò molto sulla parola "si comporta come un ottimo amico" rispose Marcus

"Marcus non credi d' esagerare ad attaccarlo in quel modo?" domandò Morgan che era tornato dal bagno. Albert lo prese ,lo fece sedere sul letto e prese a medicandogli le scottature sul collo, che non potevano scomparire con un semplice tocco di bacchetta.

"Sto solo cercando di capire che tipo di persona sei Tristar." rispose il bel licantropo."Fino adesso abbiamo incontrato solo demoni e creature ostili, poi 'magicamente' appari tu e tutti si calmano. Non so voi, ma a me sembra una strana coincidenza. Smentiscimi se sbaglio."

"Ho sempre avuto una particolare attitudine con demoni e creature normalmente ostili all' uomo. Personalmente credo che nessuno è cattivo o buono, sono gli altri, con i loro atteggiamenti e pregiudizi, che li trasformano in creature ostili"

"Discorso che non fa una piega" intervenne Minerva "Ma questo è vero solo sulle persone o creature, che non possiedono una forte personalità"

"Giusta osservazione Gran Sacerdotessa, ma quante forti personalità esistono a questo mondo?" chiese in modo affabile "Veramente poche non credi?"

 

 

 

 

Mentre  in infermeria Tristar e Marcus facevano reciproca 'amicizia', in sala Grande Jemi e Xara si stavano arrovellando il cervello per risolvere un' enigma posto dalla sfinge, che insediava la torre d' Astronomia.

 

                                   "Con un pizzico di rosso il furore,

                                    con una punta di blu la malinconia.

                                    Questi sono lo specchi dell' anima.

                                    Ora mischia e dimmi un po' tu,

                                    con chi sto parlando a tu per tu?"

 

"Uff, questo indovinello, per me, non ha senso" si stava lamentando Xara. Aveva letto e riletto l' enigma almeno cento volte, ormai lo sapeva a memoria "Ci vorrebbe Morgan"

"Già" concordò il fratello minore " Peccato che al momento è fuori uso sotto sedativi. Riproviamo!"

"Perché ha cambiato indovinello, quello di prima era più facile e avevamo ormai la risposta" si lamentò Xara.

"Con un pizzico di rosso...con una punta di blu...furore, malinconia" cominciò a leggere ad alta voce Jemi quasi in attesa di un illuminazione.

"Sembra la descrizione di un carattere" notò Xara "Ma non capisco cosa centrino i colori"

" questa persona deve esser un po' lunatica se prima è furiosa e poi malinconica" osservò Jemi

"Allora la risposta è Rimini! No aspetta, ci sono è Minerva!" sentenziò Xara

Fratello e sorella si guardarono e misero a ridacchiare.

"Sai che Varus ha pensato la stessa cosa?" gli confessò Jemi

"E cosa è successo?"

" la sfinge si è alzata e ha spiccato un salto. Varus si è ritrovato a pochi centimetri dal suo naso"

"Davvero, e cosa ha fatto?"

"Siccome non aveva le ferite completamente guarite e ha chiuso ermeticamente la porta della torre. Questa è la sua versione dei fatti, secondo me si è reso conto che la sfinge era per metà felino e gli è presa di nuovo la sua paura per i gatti." Xara e Jemi si misero a ridere immaginandosi la scena.

"Non è carino ridere delle disgrazie altrui " enfatizzò la voce di Varus con finto tono serio.

"Stiamo cercando di risolvere l' indovinello della sfinge" disse Xara

"Con scarsi risultati " confessò Jemi.

"Proviamoci insieme. Analizziamolo da capo" disse Varus prendendo la pergamena su cui Jemi aveva scritto l' enigma e sedendosi nella poltrona accanto alla sorellina. "E senza saltare a conclusioni affrettate" aggiunse con un sorrisino.

"Allora...'Questi sono lo specchi dell' anima' secondo voi che cosa sono?"

"E' un espressione babbana!" disse Xara ricordandoselo solo a quel momento.

"Ah si?" disse curioso Varus

"E' vero!" concordò Jemi " Ora che mi ricordo,...fammi pensare...sì, si riferisce agli occhi, vengono definiti lo specchio dell' anima e della mente. Per i babbani gli occhi non possono mentire."

"Bene, bene, questa non la sapevo." disse Varus compiaciuto dalla conoscenza della sorellina e del fratellino. "Quindi questa persona ha degli occhi particolari, che... fanno vedere furore e malinconia?"

"Forse non si riferisce alle emozioni" osservò Xara "Ma ai colori?"

"Con il rosso e il blu si ottiene il viola" disse senza pensare Jemi

"Occhi Viola?" sussurrò Xara e notò lo sguardo di Jemi, che aveva aperto gli occhi come se la soluzione dell' enigma gli avesse rivelato chissà quale verità

Un capanello di allarme scattò nella testa di Xara, che capì. E assunse un espressione atterrita.

", cosa sono quelle facce è solo un colore degli occhi un po' insolito" osservò Varus sorpreso dalle facce spaventate della sorella e del fratellino.

"Varus per caso hai visto qualcuno durante la battaglia?" chiese Xara con gli occhi colmi d' ansia alla risposta del fratello."

"Tristar!" esclamò Jemi e si fiondò fuori dalla sala, seguito a ruota da Xara, che aveva capito, diretti all' infermeria.

Varus era rimasto solo nella sala Grande con la risposta all' enigma della sfinge.

"Ma che gli è preso a quei due?"

 

 

 

Fratello e sorella correvano per i corridoi  più veloci di uno schioppodo con la coda in fiamme.

"Pensi che sia lui!?" chiese Xara

"No, non lo penso ne, sono convinto!" esclamò Jemi "Ora capisco perché non sentivo i suoi pensieri, né le sue emozioni."

"Davvero?"

"Sì, all' inizio pensavo fosse perchè ero stanco, ma poi non capivo perché non sentivo niente! E' lui Xara!"

"E se non è lui?"

"E' lui!" il suo tono di voce non ammetteva dubbi.

Correvano con tale fretta da non accorgersi di due persone che giravano l' angolo.

Xara e Jemi finirono rovinosamente a terra.

"Insomma ragazzi cosa vi salta in mente di correre in quella maniera per i corridoi?!" li rimproverò Florence.raccogliendo i libri che le erano caduti.

"Anche se il castello è quasi deserto dovreste fare attenzione" rincarò Jacob, che aiutò la sorella maggiore ad alzarsi.

"Stavamo andando in infermeria..."  cominciò Xara.

"Abbiamo capito chi ci ha mandato contro i Mehwet!" esclamò Jemi, lascinandoli di stucco.

"Hai di nuovo avuto  un contatto con lui?" chiese Florence "Minerva ti aveva detto di non provare ad..."

"No!" la interruppe la sorellina "Non ha avuto nessun contatto. E' stata la sfinge, che ci ha avvisato con un indovinello!"

"Chi ci ha mandato contro i Mehwet, è qui!" esclamò Jemi

"Nel castello, ma come?" domandò Jacob

"E' Tristar!" esclamò Xara.

"Non dire sciocchezze, Xara! Tristar ci ha aiutati calmando Artemìs!" rispose il fratello maggiore.

"E poi non ha neanche gli occhi viola" osservò Florence

"Che c' entrano gli occhi viola?" Jabon non c' era quando Jemi parlò di quei terribili occhi.

"Avrà cambiato colore degli occhi con un incantesimo!" Jemi non sapeva come spiegarlo, ma era lui e loro dovevano capirlo " Vi dico che è lui! Dovete credermi!"

"Adesso basta Jemi!" si arrabbiò Florence "Lascia in pace Tristar!"

"Pensaci se ci volesse uccidere non credi che l' avrebbe fatto prima? Non è lui il capo dei Mehwet." e detto questo Jacob e Florence si diressero verso la biblioteca.

"Xara, non ci vogliono ascoltare!"

"Chiederemo agli altri. Rimini..."

"E' dall' altra parte del castello con Kami e Samuel."

"Allora faremo da soli! Minerva ci ascolterà!" disse risoluta la sorella. "Andiamo!"

E percorserò velocemente gli ultimi due corridoi che li separavano dall' infermeria.

Arrivati al locale entrarono sparati, ma non videro Tristar ne Artemìs ne Marcus.

 

 

 

"Secondo voi che cosa voleva di così privato Tristar da portarsi via la nostra amazzone.?"

stava chiedendo Louis

"Mha, l' ho visto particolarmente interessato ad Artemìs" disse Morgan con un tono di voce che diceva tutto.

"E' vero non gli toglieve gli occhi di dosso" concordò il rosso.

"Ma non avete visto lo sguardo assasino di Marcus?" fece notare Minerva "Poco ci mancava e lo avrebbe morso"

"Però ha ragione Marcus" cominciò Morgan. "In tutto questo tempo che siamo stati al castello non è venuto nessuno. Ci attaccano i Mehwet ed ecco che compare questo Tristar. E per di più calma Artemìs in uno dei suo scatti di potenza più terribili che le siano mai capitati."

"Vero" concordò Albert che era rimasto colpito dal radicale cambiamento di Morgan."Rimane la domanda. 'Chi ci ha mandato contro i Mehwet delle ombre?' "

"Marcus è molto sospettoso" disse Minerva

"A parte geloso" la interruppe Louis

"Motivo in più per non volerla lasciare un attimo da sola" gli venne dietro Albert.

"L'avete sentito anche voi. E secondo me ha ragione." concluse Minerva

"Ma tu ti fidi di lui?" chiese Louis alla bella bionda

"No, almeno non completamente" rispose la ragazza "Ricordate quando Jemi ci avvisati dell' arrivo dei Mehwet? Poco dopo che siete usciti ha detto d' aver visto degli occhi viola diventare rossi."

"Occhi viola? Cosa c' entrano gli occhi?" domandò Morgan non capendo dove volesse andare a parare Minerva.

"Il colore degli occhi è l' unica traccia che abbiamo di chi comanda i Mehwet" rispose la bionda.

"Di che colore sono gli occhi di Tristar?" chiese distrattamente Morgan

"Sono neri" rispose Albert.

"Se procediamo per ipotesi e mettiano lui come capo dei Mehwet" cominciò Louis "Può aver cambiato il colore degli occhi con un incantesimo"

"Ma gli incantesimi di modificazione durano poco" fece notare Albert "Specialmente quelli che cambiano il colore degli occhi durano al massimo poche ore"

Stavano discutendo su questo quando entrarono, qual bolidi,  Xara e Jemi.

"Hei, cos' è tutta questa fretta!" chiese Louis

"Dov' è Tristar!" chiesero in coro fratello e sorella.

"Non è qui" rispose Morgan facendo alzare Xara, che nella foga aveva inciampato cadendogli addosso

"Scusa" disse la ragazzina. Un allegro rosso acceso le colorava le guance.

"Tranquilla. E' uscito con Artemìs e Marcus" si interruppe ai volti spaventati dei due ragazzini.

"Ma cosa sono quelle facce spaventate?"

"E LUI!" esclamò Xara. Portandosi le mani alla bocca per la paura. Che cosa avrebbe fatto alla sua amica?

"E' lui, chi?" chiese Louis

"Tristar! E' di lui che parlate?" disse Minerva. Non era una domanda, ma un affermazione.

"Tristar è 'Occhi Viola'!" setenziò Jemi.

 

 

 

Rieccomi con la seconda parte del capitolo. Accidenti devo stare attenta a non perdermi e a tenere tutto a mente ... com' è difficile!!^^,

Avete capito adesso chi è il misterioso della foresta? Forse l' ho svelato troppo presto che dite? Dovevo aspettare un altro po'?

Per la cronaca gli occhi viola esistono veramente, ma sono rarissimi. Elizabhet Taylor (famosa attrice) ha gli occhi viola.! Grazie a Diana sempre fedele e Asinadra 87 ho già fatto la pubblicità oculta su PI.

 NOTTE DI TEMPORALE? Sigh sigh^^,,) 

CIAO ALLA PROSSIMA

Hepona

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Capitolo 12
*** Persi per strada!( ***


Persi per strada

 

Minerva reallizzò immediatamente che cosa voleva Tristar da Artemìs e senza perdere tempo in parole. Uscì dall' infermeria ad una velocità tale, che la scopa più veloce sarebbe stata lenta al confronto.

"Vado ad avvisare gli altri!" esclamò Albert e si diresse spedito verso l' altra parte del castello.

"Sei sicuro Jemi?" chiese Morgan mentre finiva velocemente di vestirsi.

"Sì, sicurissimo. E' lui!" rispose risoluto il ragazzino.

"Come mai te ne sei accorto adesso?" chiese di nuovo

"E' stata la sfinge. Con un indovinello ci ha avvisato" rispose Xara che era lievemente arrossita e si era voltata dall' altra parte.

Louis e Morgan  non persero altro tempo, si legarono alla cintura le proprie armi, magiche e non, ed uscirono come bolidi dietro ai passi di Minerva.

Jemi e Xara li seguirono a ruota.

In pochi attimi si ritrovarono al fianco della giovane Malfoy.

Dalla Sala Grande Varus li vide correre verso l' uscita.

"Dove andate?!" urlò loro dietro, ma non ricevette risposta, i ragazzi erano passati senza degnarlo di uno sguardo.

Varus decise di seguirli, ma proprio quando era dietro di loro cadde in una botola misteriosamente comparsa sotto i suoi piedi. Il pavimento si alzò e attorno a lui ci fu solo l' oscurità. Picchio fortemente la testa contro qualcosa e i suoi occhi si chiusero.

 

 

Intanto dall' altra parte del castello Kami, Samuel e Rimini, del tutto ignari di cosa stava succedendo, stavano tranquillamente ripulendo il dormitorio dei Tassorosso.

A prima vista la sala comune sembrava un ampia e accogliente mansarda, con il tetto alto e spiovente, e larghe finestre sul tutta la lunghezza del muro esterno.

Le lunghe tende gialle bordate in raso nero erano state tirate e ora la sala era completamente illuminata dal sole.

Nella sala c'erano tante poltrone e grandi cuscini, coperte di polvere, disposti attorno a tondi tavoli piuttosto  bassi, ugualmente coperti di polvere.

"E così è questa la sala dei Tassorosso!" disse Kami camminando tra i cuscini e i tavoli.

"Devo dire che ha un che di... non so..diverso!" fece notare Samuel.

""Già non è strutturata come gli altri dormitori" concordò Rimini "Sembra quasi che l' architetto costruendo questa sala si ispirato vagamente all' architettura mediorientale." si avvicinò alle pareti, dove colonne e archi a sesto acuto erano scolpiti con grande maestria. "Guardate, queste sono colonne tipiche dell' arte mediorientale. E guardate questi basso rilievi " ora indicava i suddeti, che erano posti sotto un grande arazzo.

Kami e Samuel si guardarono in maniera molto esplicita.

"Ormai è andato."  disse Kami

"Già, ora prima di tornare con noi ci avrà spiegato tutta la pittura, architettura e quantaltro riguarda l' arte midiorentale" Samuel si rassegnò e si lasciò cadere su un grande, morbido cuscino, con il risultato di ritrovarsi in una nuvola di polvere.

"Coff..coff...accidenti Samuel, Gratta e Netta! Potevi almeno ricordarti di togliere la polvere prima di buttarti a peso morto su questi cuscini" Kami si sedette su un cuscino accanto al ragazzo, senza sollevare nessuna polvere. Rimini continuava a parlare a voce alta. Ora era passato all' osservazione della filigrana di un candelabro.

"Però è strano" cominciò Samuel e si scostò alcune ciocche di capelli color dell' erba fresca dalla fronte " Non c' è nessun demone che insedia la sala?"

"Anche nei corridoi non abbiamo incontrato nessuna creatura. E' come se ad un tratto fossero scappate."

"Come se qualcosa le avesse spaventate?" domandò il mezzelfo "Ma cosa può aver spaventare a tal punto dei demoni da costrigerli a lasciare il castello?"

Portò la mano al mento con fare pensieroso.

Kami lo guardò: seduto all' indiana con quell' aria pensosa e i bellissimi occhi castani ... il suo mezzelfo era proprio un angelo disceso dal cielo

"Ma mi state ascoltando?" domandò ad un certo punto Rimini, che aveva continuato a parlare al vento fino a quel momento.

"E' stata una lezione molto interessante" rispose Samuel che aveva ascoltato più della ragazza.

Rimini notò il piccolo cerchio di cuscini puliti e il resto della sala ancora coperta di polvere.

"Kami, sei migliorata, ora l' incantesimo ha un raggio d' azione superiore al mezzo metro."disse Rimini.

"Vero? Mi sono esercitata molto" disse Kami. 

"Però direi di finire il lavoro" I tre ragazzi si misero a ripulire la sala un po’ con la magia un po’ alla maniera tradizionale. Alla fine la sala risplendeva veramente bellissima. Il giallo delle lunghe tende rifletteva la luce in tutta la sala.

I cuscini foderati dello stesso colore e bordati di raso nero, sparsi per tutta la sala davano un tocco arabeggiante. I candelabri appesi al soffitto e quelli appoggiati sui mobili, di cui Rimini aveva già apprezzato le fattezze, rilucevano nelle loro raffinate forme. Nel grande camino erano state riportate alla luce due magnifiche statue che sorreggevano come due colonne la mensola del camino.  

"Bel lavoro" disse Kami osservando la sala comune. Stanca si appoggiò un secondo al muro accanto al camino, che senza preavviso scomparve per riapparire subito dopo che la ragazza cadde dall' altra parte.

"KAMI!" urlò Samuel vedendola scomparire davanti ai suoi occhi.

Ma non riuscì a fare niente, il muro aveva chiuso il passaggio e non dava la minima intenzione di voler lasciare il passo libero.

"KAMI!! Kami dove sei!!" Samuel sbatte violentemente i pugni sulle fredde pietre.

"Calmati.! A far così il passaggio non si riaprirà di sicuro.!"

."Ma..."

"Ragiona Samuel, Kami non è in pericolo. E' stata Hogwarts ad aprire il passaggio. Muoviamoci come si è mossa Kami" e così dicendo si appoggiò nella stessa maniera in cui si era appoggiata la ragazza e come prima il muro scomparì per riapparire appena Rimini finì dall' altra parte.

Samuel si calmò e segui i suoi amici nel passaggio.

 

 

Finisco questo cap così. Spero che non mi linciate per questo^^,

Anche questo è un altro cap un po' corto, ma ho fatto un disastro con i fogli ho pezzi di storia vaganti che devo recuperare.

Grazie profondamente per i commenti a Marty 91 che bello una nuova commentatrice!!!!!! E Diana, sempre fedele un grande bacio!

Per la sala di Tassorosso volevo mettere qualcosa di diverso. Spero di non aver rovinato niente.

Anche per questa volta è tutto.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

   

 

 

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Capitolo 13
*** Ricordi ***


Ricordi (13)

 

 Il gruppetto con a capo la Gran Sacrdotessa correva veloce. Ma ad ogni passo sembrava che i corridoi si allungassero allontanandoli sempre di più dal lago.

"Se si azzarda a farle del male risparmio la fatica a Marcus" stava sussurrando Minerva."Lo uccido prima io!"

Il rapporto, che con il passare degli anni aveva avuto con la Potter, l' aveva portata a considerarla non solo come un' amica fidata, ma come una sorella di sangue.

 

*Flashback*

 

"Perchè lei non gioca?"

"Mia mamma dice che non dobbiamo giocare con lei"

"La mia mamma dice, che appartiene a una famiglia di maghi oscuri"

"E' vero...i Malfoy"

"Mio nonno mi ha raccontato che al tempo della guerra del Terrore la sua famiglia era la più grande sostenitrice di Voldemort"

"Ma è successo secoli !"

"Non dobbiamo giocara con lei. Porta sfortuna!"

Un gruppetto di bambine parlava nel parco lanciando ogni tanto degli sgurdi scuri ad una  lontana bambina bionda, che stava leggendo un libro, seduta su un oblò.

'Perchè non stata zitte? Stupide, parlate lontano ma io vi sento ugualmente.

E' pericolosa! E' diversa! E' una Malfoy!

Pettegole ignoranti. Guardate, guardatemi! Vorrei non essere costretta a passare le giornate a leggere libri per non sentirmi troppo sola. Vorrei giocare e tornare a casa sporca con i vestiti rovinati, ma felice. Guardatemi! Vorrei non avere come unica compagna di giochi la mia ombra!'

Che ne sapete voi di me se non fate nemmeno lo sforzo di conoscermi? Che ne sapete? Gudicate per quello che vi dicono gli altri, come tante bambole senza pensiero!'

Qualcuno le si era parato davanti facendole ombra. Stava per dire a quella persona di spostarsi quando questa la precedette.

"Vuoi essere mia amica?"

Minerva alzò gli occhi dal libro che stava leggendo presa totalmente di sprovvista. Una bambina poco più piccola di lei con dei grandi occhi verdi, le stava di fronte con una palla in mano e le sorrideva.

"Perchè non lo chiedi a loro?" e indicò con un gesto del capo il gruppetto di ragazzine che si erano zittite subito.

La piccola scosse caparbia la nera testolina, mandando di quà e di là le scure treccine.

"Non voglio! Vuoi essere mia amica?"

'Che strana questa bambina' pensò Minerva."Come ti chiami?"

"Artemìs!" rispose con entusiasmo la piccola.

"Sai chi sono io Artemìs?"

Sorrise alla bambina che ora scuoteva la testa.

"Sono una Malfoy"

"E allora?" fece notare Artemìs, che continuò imperretterita "Vuoi giocare con me? Come ti chiami?"

'Possibile che questa bambina non abbia paura di me?' pensò Minerva.

"...Minerva"

"Vuoi giocare con me Minerva?" insistette Artemìs.

Minerva non sapeva bene come comportarsi. Era la prima volta che qualcuno della sua età gli chiedeva di giocare. Più semplicemente era la prima volta che qualcuno della sua età gli rivolgeva la parola.

La biondina esitò un attimo di troppo. Il gruppetto di bambine, che erano rimaste zitte, preoccupate per la bambina mora, si avvicinarono e presero la piccola moretta e la portarono lontano da lei. Continuando sempre a guardare truci la piccola Malfoy.

"Lasciatemi!" gridava la bambina "lascitemi non voglio andare via!"

Minerva per un attimo fu tentata di alzarsi, strappare Artemìs dalle mani di quelle stupide e portarla via con . Ma non lo fece, si limitò a riprendere la lettura. Era meglio che non si illudesse, appena Artemìs avesse reallizzato con chi aveva parlato l' avrebbe guardata allo stesso modo delle altre bambine.

Quello che però fece Artemìs, pochi secondi dopo, stupì ulteriormente Minerva. Per liberarsi dalla stretta aveva morso la bambina che la teneva, la quale era scoppiata a piangere. La madre dell' assalita era accorsa dalla figlia rimproverando, in modo un po' pesante, Artemìs. La bambina stava zitta mentre un uomo, che si rivelò essere il nonno, si scusava con la signora.

"VOSTRA NIPOTE E' UNA SELVAGGIA! TENETELA LONTANA DA MIA FIGLIA!" urlato questo la donna se andò, portando con se la 'ferita'.

L' uomo si inginocchiò ad Artemìs

"Perchè l' hai fatto?"

"Mi hanno preso con la forza! Io non volevo giocare con loro! Mi sono difesa, come ho potuto! Come mi dici sempre tu, non devo mai lasciare che gli  altri mi pestino i piedi, no?! " Artemìs aveva parlato con la voce di qualcuno che se non avesse detto tutto e subito sarebbe stato giustiziato.

Il nonno la prese in braccio e, accarezzandole i nerissimi capelli, si allontanò.

Minerva era rimasta completamente colpita dall' atteggiamento di Artemìs.

 

Non la rivide per molto tempo.

 

Ormai era arrivata l' estate.

Stava seduta su di una panchina ricavata da un tronco d' albero, nell' enorme giardino di Malfoy Manor. Come al solito stava leggendo un libro, l' aveva trovato nella bibblioteca di famiglia.

Si stava godendo il sole sul viso pallido quando qualcosa urtò le sue scarpette. Abbassò lo sguardo e vide che la quel qualcosa era una polla rossa. Sentì i passi frettolosi di qualcuno che correva. Dal boschetto accanto sbucò la bambina mora e si avvicino velocemente a Minerva ripendendo la rossa sfera.

La biondina si ritrovò gli enormi occhioni verdi di Artemìs davanti.

"Ciao!" la salutò allegra la piccola.

"Ciao." gli rispose Minerva "Come hai fatto ad entrare nel parco?" chiese

Come risposta la piccola alzò le spalle a dire 'Non importa'

 

"Vuoi giocare con me?"

Questa volta Minerva non aspettò che un gruppetto di mocciose la prendesse e la portasse lontano da lei.

Chiuse il libro e saltò in piedi. Era poco più alta di Artemìs.

"A cosa giochiamo?" chiese incerta.

"A palla!" esclamò Artemìs e lanciò in aria la sfera rossa che aveva in mano.

 

L' ultima discendente dei Malfoy ricordava la propria sorpresa alla scoperta che Artemìs era la discendente della dinastia Potter.

Quel giorno aveva invitato la famiglia di Artemìs, che si componeva solo dal nonno, a passare alcuni giorni al Malfoy Manor.

Ricordò con divertimento che solo il primo giorno Artemìs si era persa quattro volte nell' enorme maniero.

"E mi dica Gabriel, esattamente dove abitate?" stava chiedendo Silver, padre di Minerva  "Da mia figlia ho saputo che venite da queste parti per insegnare a vostra nipote a relazionare. Devo dedurre che non ci siano altre persone, oltre a voi, nel luogo dove vivete." 

Le dirette interessate intanto erano sedute su un magnifico tappetto naìn e giocavano spensierate. 

"Si è così" rispose l' ospite "Viviamo nelle Highlands, ma la zona è protetta con incantesimi anti babbano, e con questi tempi sono indispensabili per la sicurezza nostra e dei nostri cari."

"Già" convenne Silver " I babbani hanno sviluppato una loro 'magia' molto potente e pericolosa. Generalmente la chiamano tecnologia, se non sbaglio." sospirò incrociando elegantemente le dita sopra il tavolo " Ora più che mai non devono scoprire di noi." Si volse a guardare la propria figlia che rideva felice. "Da quando Minerva è diventata amica di vostra nipote, ha ritrovato il sorriso. Ma ditemi," si rivolse nuovamente a Gabriel "Fin adesso non mi avete detto il nome del vostro casato."

"Io e mia nipote siamo gli ultimi rimanenti della dinastia dei Potter" rispose tranquillamente Gabriel.

Lo stupore che per un istante aveva velato gli scuri occhi di Silver fu immediatamente rimpiazzato da una sincera allegria. Il i biondissimi capelli venivano scossi dalla genuina risata del proprietario di Malfoy Manor. Gabriel sorrideva capendo la comicità della situazione. I Potter e i Malfoy sotto lo stesso tetto che chiaccheravano come  vecchi amici.

Minerva aveva reagito rimanendo senza parole.

"Davvero sei una Potter...ti chiami Artemìs Potter?"

"Veramente mi chiamo Artemìs Isabell Potter!"rispose allegra la piccola. Poi vedendo che l' amica non accennava a smettere di guardarla aggiunse con apprensione "Cambia qualcosa?"

 La piccola Malfoy scosse la testa "No." disse e sorridendo riprese a giocare.

 

Ricordava perfettamente anche la prima volta che la vide piangere.

 

Era passato un anno da quando aveva fatto amicizia con quella bambina che, con il sorriso sulle labbra, riusciva a metterle sempre il buonumore. 

Stava tranquillamente camminando nel boschetto del parco quando senti dei singulti.

"SIGH!SIGH!SIGH!"

Segui i suoni fino alla loro fonte.

Minerva si fermò davanti ad un' antica e grande quercia. Guardò in alto, sui fitti rami, i singhiozzi provenivano da lì.

"Artemìs? Sei tu?" domandò la biondina. Ma non ricevette risposta i lamenti cessarono.

"SIGH! SIGH! SIGH!"

"Artemìs rispondimi!" la piccola Malfoy cominciò ad arrampicarsi sul maestoso albero.

Si arrampicò molto in alto fino da arrivare in cima alla grande chioma.

Artemìs era accucciata tra i rami e piangeva sconsolatamente.

"Artemìs che ti prende? Perchè piangi?" chiese Minerva. Vederla così triste la faceva star male.

"Sigh...sigh...sniff...Minni...sigh?" Minerva aveva accettato il nomignolo che la piccolina le aveva dato, anche se le aveva chiesto più volte di non chiamarla così, ma era inutile.

"Artemìs cosa ti è successo? Qualcuno ti ha fatto male? Dimmelo ti prego!"

"Sigh...tutti dicono-sigh-che sono una barbara,-sigh-" la piccola si mise a piangere nel petto della sua amica più grande, bagnando il bel vestitino di Minerva con i grandi goccioloni "Dicono che sono una selvaggia,-sigh-che sono una bambina-sigh, sniff-che non conosce le buone maniere.Che-sigh, sigh-nessuno mi vorrà bene!"

Minerva, che possedeva una grande maturità per la sua età, accarrezzò dolcemente la testolina mora della sua piccola amica.

"E hai creduto che anche io pensassi lo stesso, vero Artemìs?"

La piccola non rispose, ma ricominciò a piangere con singhiozzi ancora più forti.

"Se hai pensato questo hai sbagliato" continuò la giovane Malfoy "Solo perchè tua madre era un amazzone, questo non significa che sei una selvaggia o qualsiasi altra cosà malvagia abbiano detto. Ricordi cosa ci disse tuo nonno? 'Non credere a chi ti comanda, a chi ti punisce, a chi ti ammaestra, a chi ti insulta, a chi ti deride, a chi ti lusinga, a chi ti inganna, a chi ti disprezza. Essi non sanno che tu sei ancora un uomo libero.' Anche se in questo caso dovremmo dire bambine libere"

Artemìs sorrise, i suoi singhiozzi diminuirono. Si asciugò gli occhioni con le mani e con voce un po' roca disse.

"Davvero non pensi questo di me, Minni?"

"Sicuro!"

"Davvero, davvero?"

"Lo giuro" disse Minerva e fece il segno della croce sul cuore.

"Grazie Minerva!" disse Artemìs calmandosi e abbracciandola forte "Anch' io prometto," continuò con voce più risoluta "Prometto, che non mi preoccuperò più di quello che dicono gli alti. Amiche per sempre?" e allungò il mignolo verso Minerva che lo strinse con il proprio rispondendo

"Amiche per sempre!"

 

 

*Fine flashback*

 

Finalmente uscirono dal castello, ma ciò che viderò ghiacciò il sangue nelle vene a tutti. Minerva, guardando nella direzione del lago, sentì salirgli un' ira incontrollata come solo ai Malfoy può venire. Corse velocemente fino alla sponda del lago con il furore dipinto negli occhi.

 

 

 

 

Fine..

...cap, ovviamente ^^ .

Il flashback volevo metterlo a tutti i costi.!! E alla fine ce l' ho fatta  a scrivere tutte le parti che volevo. La frase che dice Minerva è di Marcello Bernardi. Io credo che sia profondamente vera.  Spero che questa volta sia stata abbastanza chiara e che si sia capito il rapporto d' amicizia tra Artemìs  Minerva. Vi piace il nome Gabriel? E' il secondo nome di mio fratello maggiore. Bello vero? Invece Isabel è il terzo di mia madre. Mi pice molto e volevo metterlo. Ditemi se vi piacciono i flashback, avrei in mente di metterne un altro, ma dal punto di vista dei ragazzi. Grazie a Diana  tranquilla ho come 15 cap già pronti, don’t worry^^. Serry_Black caspita ti davo per dispersa, è bello che mi commenti la storia, anche se fino a questo momento, la sai già. Un Kiss. Marty91 sono contenta che ti piaccia accoti altri due cap dopo una lunga attesa.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

 

 

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Capitolo 14
*** Voi mi appartenete! ***


 

"Voi mi appartenete!"(14)

 

Tristar e Artemìs avevano appena lasciato l' infermeria e ora camminavano tranquilli sulla sponda del lago. Marcus li seguiva a distanza ravvicina, ma non poteva sentire quello che si dicevano.

"Allora, Tristar, di cosa mi vuoi parlare?" chiese l' amazzone.

"Volevo chiederti se mi posso unire a voi, nella rinascita della scuola. Ovviamente vi aiuterò con tutti i mezzi in mio possesso." 

La voce del ragazzo suonava così sincera.

"Se vuoi questo, non devi parlare solo con me, ma con tutto il gruppo. Io non parlo per gli altri" rispose Artemìs.

"Hai ragione, ma principalmente non era di questo che volevo parlarti"

Si zittì un momento per cercare le parole.

"Io so chi siete, tu e la tua amica Minerva"

Artemìs si arrestò.

"L' ho capito subito che siete speciali, e che queste qualità particolari vi creano tanta sofferenza" si avvicinò alla bella amazzone, prendendole le mani tra le sue.

 

Marcus non apprezzò affatto il gesto "Come si permetteva quel tipo di prendersi tanta confidenza con Artemìs!?" Si avvicinò con uno sguardo che non presagiva niente di buono.

 

"Tristar, credo che ti sia sbagliato." Artemìs si scostò, ma il ragazzo non le lasciò le mani.

"Sei tu che ti sbagli Artemìs, regina delle Amazzoni...Permettimi di aiutarti" disse il ragazzo con voce soave, e si avvicinò di nuovo.

"Che cosa credi di fare!? Giù le mani!"

Marcus lo scostò bruscamente dalla sua ragazza.

"Marcus, calmati..." Artemìs tentò di tranquillizzarlo.

"Giusto, e bene che segui il suo consiglio e ti sposti." disse con calmo Tristar contenendo l' impulso di uccidere quello stupido seduta stante.

"No!" fu la risposta del ragazzo moro.

"Tu non puoi  impedirmi di aiutarla"

"Ma quale aiuto e aiuto, tu non la vuoi aiutare! La vuoi utilizzare! L' ho capito sai, ma non te lo permetterò! Te lo dico ora e che ti entri nella testa, io l'amo e non ti permetterò di farle del male!!"

"Cosa pensi di poter fare contro di me? Tu che sei come un cucciolo nei miei confronti." Tristar non si era arrabbiato aveva urlato. Al contrario aveva parlato con voce calma e suadente.

Non avrebbe potuto incutere più paura di così.

Marcus però restò davanti  a Tristar frapponendosi tra lui e Artemìs, che stranamente non si muoveva faceva alcun intento di difendersi

"E' fin dall' inizio che non mi fido di te! Il tuo non è un odore normale, e la tua improvvisa apparizione dopo l' attacco dei Mehwet mi ha insospettito!"

"Ma bravo, allora oltre ad usare il naso come i cani, usi anche il cervello."

Tristar decise che era stufo di quella farsa e di quel licantropo in particolare. In quel momento l' incantesimo di modificazione agli occhi cessò e ritornarono al loro colore originario; il viola.

Marcus notò il cambiamento e suoi dubbi vennero confermati.

"Sei tu!" esclamò.

"Già" sorrise crudele Tristar, la maschera completamente caduta, schioccò le dita.

Le ombre schizzarono fuori dalla foresta Proibita. I Mehwet si materializzarono tutti intorno a loro. Ma questa volta, notò Artemìs che si era destata da quella strana sonnolenza in cui era caduta, c' erano anche figure incappucciate e mascherate.

Marcus e Artemìs non si mosserò, bachetta e spade sguainate. Spalla a spalla cercavano una falla nell' accerchiamento.

Tristar li guardava.

L' incanto che aveva messo ad Artemìs si era rivelato insufficente. Sarebbe dovuta cadere addormentata, ma aveva sorto solo l' effetto di una lieve sonnolenza.

Quell' illuso, bisogna ammettere che ne aveva di coraggio di dirgli in faccia di amare la sua regina. Si pentirà anche di questa insolenza.

Lo scontro non durò molto. Erano in due contro cento. Vennero velocemente sopraffatti. Marcus fu allontanato dalla giovane Potter e fatto inginocchiare ai piedi di Tristar.

Questa volta non se l' era cavata bene. La maglietta era stata lacerata laddove gli artigli avevano tagliato la carne. Dal labbro e da un sopracciglio spaccato scendevano dei rivoletti di sangue.

"Ma chi sei tu!?" domandòtra i denti.

"Devi sentirti onorato Marcus. Non rivelo il mio nome ai vivi, ma siccome tu fra poco non farai più parte di questa categoria  te lo dirò. E' un privilegio sai."

"Fottiti!" ribatte il bel licantropo.

Tristar gli diede un calcio al costato che lo fece cadere a terra. Si inginocchiò e li sollevò la testa per i capelli.

"Imprimiti bene queste parole nella testa, perchè te le porterai nella tomba! Artemìs Potter e Minerva Malfoy appartengono a Rouw d' Eterium. Il nuovo Signore Oscuro!" Gli sussurò maligno all' orecchio.

"NO! Bastardo! Non ti permetterò di portarle via! Non te lo permetteremo!" urlò Marcus cercando di liberarsi dalla presa dei Mehwet, che li conficcaroro ulteriormente gli artigli nelle braccia.

Rouw rise crudele " E chi me lo impedirà, tu? O sarà il Senza Nome con i capelli rossi, o il mezzelfo o pensi che basti la bella famigliola felice a fermarmi?" Rouw gli si avvicinò di nuovo "Spiacente deluderti, ma chiunque si affacci sul lago, in questo momento, vede me e la regina delle Amazzoni passeggiare tranquillamente sulla sponda del lago"

Marcus strattonò ancora una volta i suoi assalitori. Voleva spaccare quella faccia da bravo ragazzo che si ritrovava a soli pochi centimetri dal naso.

"Sei un fottuto bastardo!" 

Un incapucciato gli storse un braccio per avvertimento. Il ragazzo urlò dal male, i muscoli e i tendini erano stati strappati. I Mehwet risero.

"MARCUS!!"

Artemìs poco lontana non sopportava di vedere la persona importante per lei venire trattata in quella maniera.

A uno schiocco delle dita di Rouw le ombre che occupavano la sponda ritornarono veloci e silenziose nelle profondità della foresta

Rouw raccolse la bacchetta di Marcus e con un il volto impassible gliela puntò al petto.

"FERMO!NON FARLO!"

Artemìs aveva gridato, immaginandosi cosa stava per fare Tristar al suo amore.

Certe volte la realta supera l' immaginazione.

"Non fare cosa?" domandò Tristar.

"Non ucciderlo!"

"Sì, devo dire che ci ho pensato, ma mi è venuta in mente un idea migliore"sorrise crudele.

"Qualunque cosa sia, ti prego, non farla!"

"Mi preghi?"

Tristar si avvicinò alla ragazza che stava cercando con tutte le sue forze di guadagnare tempo. 

"Artemìs Potter che mi prega di risparmiare questo ragazzo.."

'Cosa posso fare..pensa..pensa Artemìs..la magia! Devo usarla ..Devi concentrarti..'

"Sei innamorata di questo animale?" chiese Tristar con l' ira che gli oscurava gli occhi e i bei lineamenti.

"Non è un animale e' una persona! E sì, lo amo! E' da sempre che lo amo e non accetto che gli venga fatto del male!." 

Tristar scosse la testa e guardò con occhi tristi la regina delle Amazzoni "Mi dispiace, ma ho deciso e non cambierò idea! Non devi preoccuparti fra poco non soffrirari più a causa sua."

Puntò nuovamente la bacchetta su Marcus e pronunciò "SEMPER LUPI FORMA, SERMO ET MEN.."  non riuscì a completare la formula perchè venne circondato da fulmini. Artemìs stava controllando la magia e aveva incanalato i fulmini su Tristar, impedendogli di finire la formula.

Nonostante questo il fascio di luce partito dalla bacchetta colpì ugualmente Marcus.

Il ragazzo a terra sentì le ossa cambiare dolorosamente forma, il corpo incurvarsi, il volto si allungò e si ricoprì di peli. Si contorse a terra per il dolore. Finche al posto del bellissimo ragazzo moro non ci fu un magnifico lupo dal manto nero e gli occhi cobalto.

 

 

 

 

Eccomi!! Finalmente le cose cominciano ad entrare nel vivo! Fra poco succederà, fra poco succederà...cosa? Abbiate pazienza e vedrete. he he he come sono cattiva^^.

'Non potevi mettere tutto in un solo cap?'  Vi starete chiedendo voi, ma ovviamente no! Sennò che fine fa la suspance (se cosi si può chiamare^^,).Anche questo cap l' ho rifatto un sacco di volte, ho almeno due fogli con tutte le varianti!

Lo so in questo periodo sono un su di giri, sopportatemi!

Se Tristar o Rouw, come preferite,(tanto sono la stessa persona) vi è sembrato un po' incoerente, don't worry, è esattamente l' impressione che doveva dare! L' incantesimo, come avrete sicuramente notato, è in latino. Dovrebbe significare 'Per sempre dei lupi la forma, linguaggio e men...' ovviamente chiunque conosca il latino per bene è pregato di non infierire su eventuali errori. Per riuscire a prendere la suff di lat ho dovuto spaccarmi la schiena sui libri!! Ciò significa fare quasi ogni giorno circa 15 frasi della suddetta materia o una versioncina di DUE ore! Sicuramente in futuro metterò altre frasi di questa meravigliosa lingua (peccato che sia così complicata!) perciò aspettatevi i più terribili  strafalcioni.

Grazie  tutti quelli che leggono la mia fic e per favore lasciate quattro parole di commento se potete.

Anche per questa volta è tutto!

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

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Capitolo 15
*** "Voi mi appartenete!" - II parte ***


"Voi mi appartenete

"Voi mi appartenete!" II parte(15)

 

Artemìs era rimasta sconvolta. Marcus aveva le sembianze del lupo nonostante non ci fosse la luna piena.

"NOOOO!! Cosa gli hai fatto?! COSA GLI HAI FATTO!! MALEDETTO, NON TE LO PERDONO!!"

Artemìs non si trattenne più. Per la prima volta nella sua vita liberò la magia di propria volontà. Esplose come un mare in tempesta. Si schiantava contro le ossa, scorreva nel sangue. L' energia percorreva fluida ogni singola fibbra. I suoi assalitori vennero sbalzati via.

"Perfetto" sussurò Tristar.

L' avambraccio destro di Artemis era circondato da scie luminose quasi fili di d' oro e fuoco. Si attorcigliavano, fondendosi a creare nuovi fili, con gli stessi movimenti del fumo d' incenso.

La giovane Potter si preoccupo solo di non coinvolgere il bel lupo nero, ancora steso a a terra poco lontano da lei.

Tristar fece scivolare fuori dal mantelo una piccola sfera blu e la tenna nascosta nel palmo della mano.

Artemìs sapeva quasi d' istinto che non aveva bisogno di pronunciare formule o parole complicate per invocare l' incantesimo. Lo evocava con la mente  e basta.

Puntò in palmo della mano destra su Tristar. L' ira che la percorreva aveva la stessa intensità di un fiume in piena.

Dal dito indice scaturì un pontente fascio di luce azzurra. L' intensità della magia era spaventosa, l' aria sembrò fondersi al suo passaggio.

Tristar lo schivò di bruciapelo prendendolo di striscio. Il braccio sinistro si gelò all' istante.

Artemìs lanciò un altro incantesimo e un fascio violetto andò dritto a scontrarsi contro la barriera protettiva di Tristar, che approffitò di quei pochi istanti per curarasi il braccio. La protezione resse per alcuni secondi, poi alcune fessure apparirono e in fine andò in mille pezzi.

Anche questa volta Tristar prese di striscio l' incantesimo, sulla schiena apparve una lunga ferita che lasciò intravedere la carne viva.  Il ragazzo lanciò veloce un incantesimo di blocco sotto forma di rete argentata. 

Prendere la giovane Potter si stava rivelando più difficile del previsto.

La rete avvolse la ragazza, che non fece altro che aumentare la concentrazione per romperla. Purtroppo Artemìs non poteva immaginare che la rete dissolvendosi avrebbe creato una fittissima nebbia.

Divenne tutto silenzioso e di un bianco perlaceo.

Artemìs fece alcuni passi e il suono rimbobò ovattato tutto attorno a lei.

Avvertì Tristar prima che questi gli comparisse davanti, lanciò un incantesimo, ma l' immagine del ragazzo svanì subito.

"Maledizione!" imprecò la ragazza.

Le illusioni continuarono, davanti, dietro, a destra e a sinistra. Si muovevano tutto attorno a lei. Avevano consistenza fino all' attimo prima che lei le colpisse, fosse con incantesimi o con la spada.

Decise che ne aveva abbastanza e con un potente vento fece dileguare la nebbia. Riapparve il lago, il castello, il bel lupo, ma di Tristar neanche l' ombra

Artemìs era confusa non riusciva a capire dove si era nascosto, non avvertiva la sua presenza, nè il suo odore.

Questo era l' attimo che Tristar aspettava.

La prese di sorpresa, apparendogli alle spalle. Con un braccio gli bloccò le spalle mentre con l' altro sospinse dentro la schiena la piccola sfera blu, che entrò nella carne, con la stessa facilità di un sassolino che entra nelle profondità di un lago.

Artemìs sputò sangue.

"Fa male vero? Non ho dubbi, ma non preoccuparti fra pochi minuti non soffrirai mai più, te lo prometto." gli disse dolcemente all' orecchio

"Cos.."  altro sangue  "..mi hai..fatto?"

Tristar non rispose invece, accarezzandogli dolcemente i neri capelli, disse.

"Sono anni che aspetto qualcuno come te e come la Gran Sacerdotessa..."

Artemìs sentiva che qualcosa le stava risucchiando tutta la forza, non riusciva più a reggersi in piedi, pur maledicendo con tutta se stessa Tristar, finì per appoggiarsi a lui.

Lui la sorresse amorevolmente con le forti braccia attorno alla vita, ma Artemìs provava un profonde disgusto nei suoi confronti per quello che aveva fatto a Marcus.

"...Tanto, tanto tempo, che mi sembrava d' impazzire." continuò Tristar "voi diventerete la mia forza, le mie regini incontrastabili nel mondo che creerò."

"Cosa..vuoi..da..noi?"   

"Il vostro amore" gli sussurò al orecchio, baciandola dolcemente a fior di labbra.

"Io..amo Marcus!" e dette queste parole fece espodere contro Tristar le ultime energie che le rimanevano pima di cadere nell' oblio.

L' ondata d' energia ruppe l' illusione di Tristar proprio quando Minerva, Luois e Morgan e i due fratelli uscivano dal castello.

 

 

L' illusione cadde in frantumi, e l' immagine di Marcus in forma di lupo in un piccolo laghetto cremisi e Artemìs inerte con il viso pallido tra le braccia di Tristar, fece andare il sangue alla testa a Louis e Morgan. Orami non cerano più dubbi riguardio all' identità di Tristar.

Si fiondarono contro di lui, che richiamò le ombre bloccando la loro avanzata.

Minerva era la personificazione dell' ira. Non si fece pregare, nelle sue mani la bacchetta si trasfigurò in un bastone per incanalare meglio la magia. Scaraventò lontano i suoi assalitori in scia diretta verso Tristar. L' incantesimo era forte della rabbia che provava per quel bastardo che aveva osato alzare le mani sulla sua migliore amica. Le fiamme violette crepitarono sui resti degli incappucciati.

I suoi gelidi occhi bruciavano di furia.

Jami e Xara avevano ricevuto l' ordine di rimanere all'entrata e di abbattere chiunque avese provato ad entrare nel castello

Louis  e Morgan tenevano terreno attorno a Marcus.

Minerva raggiunse rapidamente Tristar e gli puntò il bastone al livello del cuore.

"Lasciala!"

"Sennò cosa mi fai?" domandò Tristar, di nuovo la luce crudele gli illuminava gli occhi inquietanti.

"Ti dimostrerò che so essere una Malfoy degna del mio nome."

A quell' affermazione Tristar si mise a ridere, stringendo sempre tra le braccia Artemìs. 

"Se mi colpisci rischi di colpire anche la tua amica. Non credo che tu voglia questo." disse sereno.

"Non sbaglierò bersaglio." ribatte Minerva e il bastone fremette di magia.

Tristar richiamò fuori dal corpo della giovane Potter la piccola sfera blu che adesse ricchiudeva al suo interno una piccola fiammella.

"Ora la sua scintilla appartiene a me" Tristar guardava teneramente la ragazza inerme tra le sua braccia "Come il suo corpo"

"Toglile le mani di dosso! VOLUPTAS ABROGATIO!"

Tristar non si diede nemmeno la pena di spostarsi. Richiamo una sua ombra  e la utilizzò come scudo. L' ombra prese le sua sembianze di rettile antropomorfo e cadde in ginocchio, totalmente privo di propria volontà.

"Ma che interessante incantesimo. Molto simile al Imperio, ma senza possibilità di liberarsi." Si complimentò Tristar " Vedo che, contrariamente alle mia fonti, c' è ancora qualcuno che possiede una più che profonda conoscenza della magia. Avada Kedavra!" 

L' anatema mortale colpì Il Mehwet che si acasciò al suolo senza vita.

"Vedrai, questo è solo inizio! " affermò l' ultima discendente dei Malfoy.

"Non puoi togliermi ciò che è gia mio." Sparì e un istante dopo era a pochi centimetri dal viso di Minerva. "Come te. Anche tu mi appartieni" le accarezzo il viso dalla pelle chiara e liscia come il marmo.

"Toglimi le mani di dosso maledetto bastardo." e lo colpì violentemente con il bastone provocandogli un taglio sulla guancia "Non ti azzardare a toccarmi mai più. Lascia Artemìs!" gli ordinò Minerva con sguardo gelido che avrebbe fatto ingorgliosire perfino Lucius Malfoy.

"Non ricevo ordini da nessuno" rispose quieto Tristar "Men che meno da una ragazzina come te! IMPERIO!"

Minerva venne colpita dall' incantesimo, ma si liberò facilmente. Cosa che non fece altro che esaltare ulteriormente Tristar.

'Questa volontà, quest'orgoglio apparterranno presto a me!' 

Tristar e Minerva entrarono nel pieno di un duello pericolosissimo per entrambi. La Gran Sacerdotessa doveva mantenere una concentrazione altissima per non colpire Artemìs pur lanciando anatemi molto potenti. Allo stesso modo Tristar schivava e rispondeva ai suoi attacchi con precisione fulminea. Non si lasciavano un attimo di tregua.  

Quest' ultimo era così preso dalla battaglia che non venne preso alla sprovvista da Marcus, che ripresosi, tentò di azzannarlo alla gola.

"Stupido animale! Non intralciarmi ulteriormente o ti ucciderò!"

Ma si sà distrarsi durante una battaglia può decretare vittoria o sconfitta. Il fascio di luce gialla colpì in pieno volto il giovane. Dalla sorpresa e dal dolore Tristar mollò la presa su Artemìs che venne recuperata dal magnifico lupo nero che ormai era Marcus.

 

 

 

Caspita che lungo questo cap. non finisce più!!

E' più lungo perchè l' ho rimaneggiato troppo, ogni volta aggiungendo qualche frase quà e là.

Vi  avviso di già per il prossimo cap dovrete, forse, aspettare un pò, perchè in questo periodo sono piena di conpiti in classe. I proffessori ci voglioni morti!! C'è troooppo da studiare sigh, sigh!!

Grazie per i comm a Diana, Alessandra87,e Marty91. Ringrazio anche Dania e Theowill che pur non riuscendo ad arrivare su questo sito sono riuscite a mandarmi i commenti. GRAZIE!

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

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Capitolo 16
*** Dove siamo finiti? ***


Dove siamo finiti

Dove siamo finiti?(16)

 

Tristar tentò di riprendersi la ragazza, ma Marcus ringhiò e mostrò le bianche zanne affilate come rasoi.

"Maledetta bestiaccia, questa volta ti uccido davvero!"

"IMPEDIMENTA!"

Lo schiantesimo di Minerva allontanò Tristar dal licantropo, che se non avesse avuto il peso della giovane Potter sulle spalle, lo avrebbe sbranato a morsi.

"Vediamo come reagisci a questo!" esclamò Tristar.

Il neoeletto Signore Oscuro fece levitare la piccola sfera blu difronte a se, che cominciò a pulsare febbrilmente. La piccola scintilla si gonfiò creando un piccolo inferno di fuoco all' interno delle pareti che la racchiudevano. Ad un gesto del ragazzo la sfera vomitò dardi di luce intensissima. Marcus li evitò, proteggendo anche Artemìs, mentre Minerva parò i colpi con uno scudo magico.

Intanto Morgan e Louis combattevano una battagli senza quartiere contro i Mehwet e le creature incappucciate.

"STUPEFICIUM!"

"STATUA SALIS!"Lo sfortunato mehwet che venne colpito si trasformò in una statua di sale che venne prontamente distrutta dai suoi compagni

I due ragazzi si coprivano le spalle a vicenda

"TREMORTERRA!"

Morgan lanciò l' incantesimo contro un incappucciato dietro a Louis. La terra sotto i suoi piedi si aprì inghiottendolo, dopodichè la spaccatura si richiuse con un sinistro suono di ossa rotte.

"Bello questo! Se usciamo vivi da quì me lo devi insegnare!RICTUSEMPRA!"

"Contaci! SERPENSORTIA!"

"Ma dove è finito Albert?" notò Louis parando un pericoloso artiglio indirizzato alla gola.

"Ormai sarebbe ora che venga a darci una mano! Non può essersi perso!" rispose Morgan tagliando in due un incappucciato che si aflosciò a terra in un insieme confuso di vesti scure.

"STA' GIU'!" gridò Louis.

Morgan si buttò a terra e rotolò di lato.

"INFLAMMO CORPUS!"

L' incappucciato prese fuoco e si allontanò gridando andando ad infiammare altri suoi compagni.

Morgan prese una lancia caduta e la scagliò contro l' ennesimo Mehwet.

Gli assalitori si fermarono attorno a loro, guardigni.

"Non riusciremo a mantenere un ritmo simile" sussurò Morgan. I due ragazzi erano ancora covalescenti della battaglia di tre giorni fa e alcune ferite si erano riaperte.

Il cerchio attorno a loro si strinse.

 

Mentre all' esterno del castello si svolgeva una pericolosa battaglia, al suo interno Albert cercava disperatamente Rimini, Kami e Samuel.

Nel domirtorio dei tassorosso non c'erano eppure erano stati lì, perchè ora il dormitorio era perfettamente pulito.

"Ma dove sono finiti? Maledizione!"

In quel momento il trio  stavano percorrendo uno scuro corridoio.

"Ma dove stiamo andando?" domandò Samuel. "Questo corridoio è tutto in discesa."

"Fa sempre più freddo"si lamentò Kami. Samuel le si avvicinò e le pose il suo mantello sulle spalle

"Va meglio?"

"Sì, grazie." Kami si mise ad osservare il suo angelo dalle orecchie a punta. Samuel, del tutto ignaro delle particolari attenzioni da parte della ragazza si era rivolto verso Rimini, che si era fermato.

"Che succede?" domandò il mezzelfo.

"Guarda" rispose Rimini e alzò ulteriormente la bacchetta. Il raggio luminoso di due bacchette non bastò ad illuminare la grande sala in cui erano finiti. Un enorme ventre scavato nella roccia viva da mettere soggezzione. Non da meno erano le tre entrate di fronte a loro, davano la netta impressione di bocche spalancate pronte a chiudersi dietro a chiunque le avrebbe attraversate.  

"Ma dove siamo finiti? Fanno impressione." disse Samuel colpito.

"Come può esserci un luogo così dentro Hogwarts?" Domandò Kami "Perchè siamo ancora dentro al castello di questo non ho dubbi."

"Sei sicura?" chiese Rimini

"Lo so per certo, abbiamo percorso al massimo una sessantina di metri e dopo la curva erano tutti verso l' interno del castello."

"Chissà dove portano queste strade" Samuel si avvicinò a quella centrale.

"Consiglerei di dividerci" propose Rimini

"No" ribatte Samuel " è meglio di no, non abbiamo la più pallida idea di dove portino queste strade. E' meglio se ne percorriamo una alla volta tutti insieme"

"Dici che ci potrebbero essere dei trabocchetti?" domandò Kami. Non le erano mai piaciuti i luoghi bui.

"E' anche possibile che troviamo qualcosa d' interessante" pensò ada alta voce il suo angelo.

"A star qui non lo scopriremo di sicuro!" fece notare Rimini " Allora, quale strada prendiamo per prima?"

"Lascio questo compito a Kami. In quanto a scegliere la strada giusta è sempre la migliore."

"Caspita che complimento." disse Kami, che dentro di se fece i salti dalla gioia.

"E' vero" concordò Rimini "Anche nei labirinti più complicati riesci sempre a prendere la strada per l' uscita al primo colpo"

Kami si avvicinò alle tre bocche. Prima si mise davanti a quella centrale poi a quella di destra, quindi si spostò a quella di sinistra e poi di nuovo al centro, destra e ancora centro.

"E' questa." disse indicanto la bocca centrale.

"Allora andiamo"

I tre ragazzi passarono l' entrata colossale, lasciandosi alle spalle l' enorme ventre di pietra.

 

 

"Hai, hai..che botta!"

Varus si mise a sedere.

"Ma dove sono finito?" si chiese mentre come alla moviola gli venivano in mente le immagini di Minerva seguita da Luois e Morgan e da Jemi e Xara. Lui che li chiama, loro che non rispondono poi la botola sotto i piedi, la caduta nel buio e la botta, che gli venne prontamente ricordata da una fitta alla testa.

Si massaggiò la testa e si guardò intorno. Ora che si era svegliato i suoi occhi si erano adattati al buio e notò di essere finito nel bel mezzo di un corridoio relativamente pulito. Non c'era molta polvere sul pavimento, anche se le sue erano le uniche impronte che si vedevano. Un raffinato mosaico geometrico percorreva tutto il pavimento e le pareti erano coperte da marmoree chiare e scure. Varus provò a riconoscere i colori al buio, di sicuro c'era il bianco e l' altro... non si capiva era troppo buio.

"Lumus!"

La punta della bacchetta illuminò le pareti e il pavimento attorno a lui. Ora vedeva chiaramente il complicato disegno ai suoi piedi e i colori delle tasselle che lo componevano: bianco, grigio e verde.

" guarda, i colori di Serpeverde. Vuoi vedere che questo è un altro dei passaggi segreti creati da loro."

Osservò meglio il mosaico ai suoi piedi ed ebbe la netta sensazione che si muovesse. O meglio era questa l' immpressione che dava, perche le tasselle non si erano spostate di un millimetro.

"Magnifica illusione" commentò. "Tipico dei Serpeverde, fare sempre le cose in grande"

Spostò la bacchetta e la luce venne catturata dalle piccole tesserine espandendosi verso un senso del corridoio. Varus seguì la scia luminosa con la stessa curiosità di Doroti nel percorrere la strada dai mattoni gialli.

Alla fine il corridoio si allargava in una piccola stanza circolare. L' unico mobile era un tavolino intarsiato al centro. Varus si avvicinò e notò un libricino aperto, soffiò per togliere la polvere, che con i secoli di abbandono, si era depositata su quele gialle pagine.

Le parole erano scritte in un sobrio inchiostro nero con una calligrafia molto chiara e raffinata.

 

    

'Non posso più continuare così, devo prendere una decisione, e in fretta. E' strano in tutte le scelte della mia vita, fino adesso, hanno sempre deciso gli altri per me, quasi avessero paura che prendessi una strada a loro non congeniale.

Ora però temo le conseguenze della mia decisione, perchè una volta presa non potrò tornare indietro e se anche potessi non lo farei. Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto.'

 

 

"Ma chi è?" Si chiese Varus prendendo in mano il  diario e rigirandoselo tra le mani cercando il nome del propietario. Niente, neanche  iniziali o pseudonimi.

"Magari è scritto dentro."

Aprì alla prima pagina  e capì al volo a chi apparteneva quel diario. Non c'era il nome esplicito, ma uno stemma che parlava da solo. Lo stemma dei Malfoy.

"Questo deve leggerlo Minerva!"

E detto questo prese il diario e ripercorse a ritroso il corridoio fino alla fine.

Sbucò dietro un imponente arazzo nella sala comune dei Serpeverde e senza neanche badare uno sguardo alla sala uscì diretto a tutta velocità verso  l' uscita del castello.

 

 

 

 

 

Eccomi qui con un altro chap ^.^

Dopo un periodo di silenzio sono tornati anche gli altri componenti del gruppo. Questa parte sta diventando più complicata del previsto!! All' inizio era una cosa molto semplice, tanto semplice che mi è sembrata banale e ritoccando qua e là è venuto fuori questo casino, che è solo l' inizio di un grosso guaio.. ma è meglio non anticipare nulla ^^,!!

Grazie a marty91 sei un tesoro a scrivermi anche solo quattro parole, un bacio.

ALLA PROSSIMA

Hepona

 

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Capitolo 17
*** Scambio di posti ***


Scambio di posti! (17)

 

Kami cominciava a dubitare della propria scelta. Ormai erano parecchi minuti che camminavano con la sola luce delle loro bacchette e non avevano ancora trovato niente.

'Non capisco siamo dentro Hogwarts eppure ho la strana sensazione di non essere più all' interno del castello' pensava senza riuscire a capire la fonte di tanta inquietitudine.

"Guardate" disse Samuel in testa indicando una serie di piccole luci davanti a loro.

"Sono fuochi.." esclamò Rimini "..immensi fuochi."

Dopo alcuni passi il corridoio rozzamente scavato nella roccia si spalancò in enorme cattedrale. Enormi bracieri sospesi a mezz' aria la riscaldavano.

"WOW" esclamò Samuel.

"Che spettacolo!" rincarò Rimini

Kami si limitò a restare senza parole e contemplò la cattedrale. L' enorme ventre di pietra di poco prima sembrava un misero tentativo di prepararli all' enorme soggezione che quel luogo incuteva.

Camminarono all' centro della navata centrale. Fasci di colonne in marmo rosso si innalzavano ai suoi lati terminando in capitelli con ricche ed elaborate riproduzioni di fiori e piante.

Circa a metà navata c'erano due pulpiti sorretti da cariatidi alate, la luce proiettata dei fuochi creavano uno spettacolare effetto di ombre sulle statue, rendendole quasi vive. Rimini sia avvicinò ad una colonna, quattro uomini avrebbero fatto fatica a circoscriverla. La luce entrava a fasci colorati da altissime e lunghe vetrate e illuminava il lucido mosaico pavimentale. I loro passi riecheggiavano nella sala

I tre ragazzi giunsero in mezzo alla cattedrale. Tutta la chiesa sembrava fatta apposta per incutere un senso di colpa nel violare un luogo così sacro. Persino i demoni torturatori di anime, scolpiti con morbosa perfezione,  sembravano presagire la punizione per i profanatori.

"Ma che cosa ci fa una chiesa dentro una scuola di magia? Per quanto possano essere stati credenti i fondatori non ne vedo l' utilità." esordì Rimini rompendo l' opprimente silenzio.

Kami andò ad una delle altissime finestre e  l' unica cosa che vide all' esterno fu un bianco sconfinato.

"Non avrei mai pensato che dentro Hogwarts ci potesse essere una chiesa così grande." disse Samuel con il naso per aria, cercando di cogliere con lo sguardo tutta la maestosità della sala.

"Infatti non siamo più dentro Hogwarts" decretò Kami con una nota di nervosismo nella voce.

"Sé non siamo dentro il castello allora dove siamo?" domandò Rimini "Non possiamo esserne usciti. Tu stessa l' hai detto poco fa all' entrata del corridoio e non abbiamo fatto molta strada fino adesso"

"Non mi sono spiegata bene. Non siamo dentro al castello eppure lo siamo . Non capisco nemmeno io." affermò in tono di scusa.

"Venite a vedere!" disse Samuel "Là!" ed indicò quattro capitelli alla base della cupola centrale. In ogni capitello era stato scolpito un animale: un serpente in malachite con occhi d' argento , un tasso in Occhio di Tigre, un corvo in Ossidiana con occhi in lapislazzuli e un leone in marmo rosso con la criniera dorata.

"Sono stati loro non ci sono dubbi" disse Rimini "Ma ancora non capisco, perché questa chiesa?"

"Questo luogo ostenta un senso di sacralità incredibile, molto più delle chiese normali, è sconcertante." disse Rimini.

"Non avete notato?" domandò kami con una concreta nota di panico nella voce "Non è sporca, non un granello di polvere o un filo di ragnatela, niente, e' perfettamente pulita, anche troppo!"

"Kami calmati. Magari qui hanno lasciato un incantesimo che non permette al tempo di lasciare i suoi segni" cercò di rincuorarla Samuel.

"Non hai capito Samuel è proprio questo che mi spaventa: in tutta Hogwarts non abbiamo trovato altro che stanze piene di polvere e tutte le creature più orribili che si possano immaginare, invece qui niente, NIENTE! Dov' è il mostro da abbattere o lo sporco da togliere..." ormai la ragazza era andata in panico e la sala opprimente non la aiutava di certo a riprendere lucidità.

"Per favore Kami non fare così!" ritentò Samuel.

"Andiamo via!" 

Kami strattonò Samuel verso l' uscita.

"Via."

Il mezzelfo guardò Rimini scuotere la testa, prima di venire trascinato da Kami.

Si lasciarono alle spalle l' opprimente cattedrale con i suoi sguardi di pietra

 

 

Varus ormai aveva raggiunto la Sala Grande. Lanciò uno sguardo dalle finestre vide la battaglia e, lasciato il diario su uno dei tavoli,  superò in gran carriera la sala. Ora sentiva più chiaramente le urla dei Mehwet e gli incantesimi dei compagni.

"Il diario aspetterà!"

All' entrata scaraventò, con un poderoso pugno, un Mehwet che stava sovrastando Xara.

"Che sta succedendo qui? Siate concisi!"

"Tristar.." cominciò Xara alzandosi in piedi aiutata dal Jemi "..è lui che ci ha mandato contro i Mehwet!"

"Ora ha fatto qualcosa ad Artemìs e vuole fare la stessa cosa a Minerva!"

"Ha trasformato Marcus in lupo!"

"Rimanete qui, non vi muovete per niente al mondo!"detto questo si precipitò dagli amici, nel pieno dello scontro.

 

 

Minerva dietro allo scudo magico proteggeva Marcus e Artemìs.

'Ma da dove l' ha presa tutta questa forza' pensò 'Sembra quasi che..'

"Abbia la potenza della Regina delle Amazzoni?" finì il Tristar per lei.

Minerva lo fissò, ma non perse la concentrazione lasciandosi stupire.

"Che cosa le hai fatto?" chiese in tono duro.

"Ho concretizzato la sua essenza in una fiammella" avvicinò la piccola sfera blu al viso "e l' ho racchiusa qui. Mi starà sempre accanto."  le diede un dolce bacio. 

Marcus ringhiò.

"Io le ho offerto la serenità con le buone, ma lei ha stupidamente rifiutato per amore!" I dardi magici si intensificarono contro il lupo nero "Ma una volta che tu sarai scomparso dalla faccia di questo mondo lei sarà libera, e sarà mia!"

Marcus non sopportò oltre. Con un ululato da far venire i brividi richiamò la tempesta e la bufera. Cumuli di nuvole nere e inquietanti si crearono sopra di loro, seguite da un fortissimo vento che  sferzò improvviso ed inclemente sui ragazzi.

Tristar interruppe la pioggia di dardi e si parò il viso con un braccio.

I servi di del neo Signore Oscuro si spaventarono. Le bufere erano il territorio delle Banshee, loro nemiche mortali. I Mehwet non erano famosi per il loro acume, infatti nessuno di loro si era accorto che la bufera era stata chiamata da un lupo mannaro. In queste bufere le Banshee potevano attaccare solo chi voleva il licantropo.

I primi lamenti agghiaccianti cominciarono subito farsi sentire.

Tra le nuvole le Banshee ballavano con i lampi, che illuminavano il cielo plumbeo.

Marcus ululò nuovamente e le Banshee cominciarono a lanciare le proprie grida lancinanti contro Tristar. L' attacco fu soffocante. Gi urli delle Banshee facevano impazzire chiunque fino a portarlo alla morte, ma a quanto sembrava a Tristar non facevano effetto.

"Credevi,  che bastavano un paio di urletti per contrastarmi?" disse quest' ultimo rivolto a Marcus "Allora non hai proprio capito con chi hai a che fare!"

Tristar strinse nuovamente la piccola sfera blu preparandosi a lanciare un nuovo attacco.

Minerva fece brillare il suo bastone, che vibrava carico di magia, e si pose accanto a Marcus, che aveva posato il corpo esanime di Artemìs.

"Spostati Gran Sacerdotessa, non voglio farti del male, non costringermi" disse Tristar con calma, ma Minerva non mosse un muscolo

"Anche tu, stolta come la regina delle Amazzoni. Vorrà dire che subirai lo stesso trattamento." disse rassegnato "La raggiungerai al mio fianco. E sarai una magnifica e gelida regina che equilibrerà il mio mondo."

"NON OSARE TOCCARLA, PAZZO FURIOSO!"

Louis si scaraventò addosso a Tristar.

"LOUIS NO!!" urlò Minerva.

I due ragazzi ruzzolavano a terra, strattonandosi a vicenda.

Morgan si affiancò veloce a Marcus e alle due ragazze.

La spada in mano, mentre con la bacchetta minacciava i rimanenti Assalitori. Con il volto coperto di graffi, le bende insanguinate non incuteva molto terrore, ma il suo sguardo presagiva morte per chiunque si sarebbe avvicinato.

In quel momento Varus si unì a fianco di Morgan abbattendo i Mehwet sul suo cammino.

 

Florence e Jacob dopo essere andati in biblioteca si erano diretti verso un ala del castello ancora da disinfestare. Purtroppo per loro la sala era un covo di Incubus. Furono costretti ad abbatterli uno ad uno adescandoli sul corridoio, altrimenti gli Incubus gli avrebbero ipnotizzati, facendoli finire vittime di allucinazioni mortali. Florence stava abbattendo un Incubus quando sentì l' inconfondibile grido delle Banshee. Dalla finestra vide ciò che prima non c'era: un lupo nero vicino a Minerva e accanto a loro il corpo esanime di Artemìs.

"JACOB!"

"Ho visto! Andiamo giù, presto!"

 

Marcus richiamò ancora le Banshee, che lanciarono le loro grida seguite dai rombi dei tuoni come una lugubre danza nuziale.

Tristar scansò Luois con un colpo sul torace, dove ormai le bende si erano colorate di un rosso intenso.

"CAPTIVITAS TERRAE!"

L' incantesimo fece innalzare artigli di roccia dal terreno che bloccarono, alla stregua di catene, il ragazzo a terra.

"FINITEM INCANTATEM!"  Minerva annullò l' effetto della prigione di pietra su Louis, che si rialzò faticosamente in piedi.

"COME OSI!"  il volto di Tristar si era tinto di rosa a causa della rabbia, ma si calmò subito e con una voce quasi supplicante si rivolse di nuovo a Minerva. "Perchè mi fai questo? Perché mi costringi a farti del male? Non voglio che finisca come la tua amica. Vieni con me, vieni con me.."

"Non ti seguirò mai." rispose Minerva con voce calma ma più tagliente di una lama.

"SCIOCCA, sciocca!" Tristar scosse la testa. Sembrava non riuscire a capire la ragazza.

"Ma si può sapere che cosa vuoi da noi?" chiese all' improvviso Varus con i ricci capelli alzati dal forte vento.

"Da voi niente." rispose il ragazzo dagli occhi inquietanti "Le uniche persone che mi interessano sono la Regina delle Amazzoni e la Gran Sacerdotessa. Voi non potete darmi nulla." e detto questo allontanò Varus, Morgan e Louis con un noioso gesto della mano facendoli sbattere sulle fredde pietre del castello, e con un ampio movimento delle braccia delimitò il campo di battaglio in un cerchio, avente come centro lui, le due ragazze e il lupo nero.

"Ora nessuno più ci potrà interromperci" sentenziò il nuovo Signore Oscuro.

Minerva non gli lasciò la prima mossa. Si mosse fluida in modo quasi sovrumano e lanciò un raggio bordeaux verso il cuore di Tristar, che lo blocco non senza difficoltà.

"Miri al cuore con grande precisione. Non vuoi farmi soffrire?" 

"A differenza di te non mi diverto a vedere il mio nemico agonizzante."

Minerva  deviò un fascio verde e giallo, indirizzato a Marcus, rispedendolo al mittente.

"Un vero peccato che tu non abbia ereditato questa particolarità dalla tua famiglia!" Tristar annullò il proprio incantesimo prima che lo colpisse.

"La cosa non mi dispiace per niente."

Minerva lanciò un incantesimo congelante che venne contrastato da un incantesimo di fiamma. Ora oltre al vento implacabile, alle grida stridenti delle Banshee e ai rombi dei tuoni aleggiavano sul piccolo cerchio una lieve nuvoletta di vapore, che riempì l' aria d' umidità appiccicando i vestiti alla pelle.

Il bel vestito blu notte di Minerva era diventato una figura sbiadita che guizzava di qua e di là, mentre Marcus era un punto fisso accanto al corpo di Artemìs.

I ragazzi esclusi dalla battaglia restavano impotenti a guardare. Morgan teneva a forza Louis lontano dal limite del cerchio. Perché nonostante le profonde ferite il ragazzo non si rassegnava a lasciare Minerva da sola contro quel invasato.

"Ti vuoi calmare!" lo strattonò Morgan, mentre Varus lo aiutava a tener calmo l' amico, che seppur pieno di ferite aveva ancora una grande forza in corpo.

"NO, guardala è da sola! Voglio andare ad aiutarla!"

"Ora le saresti solo d' impiccio e poi non dimenticare che è la Gran Sacerdotessa, è perfettamente in grado di affrontare quel pazzo!"

"Deve proteggere anche Artemìs e Marcus, non puo fare tutto da sola!"

"LOUIS!" Jemi e Xara avevano lasciato l' entrata del castello. Ormai i Mehwet erano fuggiti dopo l' attacco delle Banshee, mentre gli incappucciati erano stati abbattuti.

"Che ci fate voi qui!? Vi avevo detto di non lascire l' entrata!" Varus inveì contro di loro.

"Ormai non ci sono più Mehwet" disse Xara "Non si può entrare?"

"No" rispose Morgan "ci ha chiuso fuori"

Un Mehwet a terra lanciò la propria arma con le sue ultime forze.

"ATTENTI!" Varus spinse a terra i due fratellini e schivò lui stesso per pelo la lancia. Il Mehwet  si accasciò definitivamente al suolo.

"State bene?"

"S-si" rispose Xara, Jemi guardava fisso la lancia. "Guardate dov' è caduta...è al di là del cerchio..." si alzò in piedi e prese il proprio arco. "Credo che Tristar abbia dimenticato un particolare" disse Jemi tendendo l' arco e puntandolo. "Noi non possiamo entrare, ma le nostre armi sì!" e fece scattare la corda.

La freccia sibilò nell' aria come una frusta. Passò il cerchio, ma non era indirizzata al ragazzo bensì alla piccola sfera blu nella sua mano. Venne colpita proprio quando Tristar stava formulando un incantesimo di dislocazione.

La freccia toccò la piccola sfera blu e si scatenò un inferno di fiamme blu venefico seguite da un densissimo fumo dello stesso colore.

Persino le Banshee zittirono le loro grida e tuoni smisero di suonare. Tutto divenne pesantemente silenzioso. La nube persistette per alcuni lunghissimi minuti, il tempo si dilatò in maniera crudele per i ragazzi che aspettavano fuori dal cerchio.

Il fumo cominciò a dissiparsi mentre le fiamme morivano in una lenta agonia crepitando sul erba. Le due ragazze e il lupo nero erano scomparse. Il fumo si diradò ulteriormente fino a quando non furono ben visibili due ragazzi che si guardavano attorno con sguardi allarmati e confusi.

 

 

 

Ecco ho finito il diciassettesimo cap per la mia e vostra gioia sono riuscita a esprimermi come volevo ^.^ !!

questo cap è bello lungo, veramente.

Passate bene le vacanze di Natale? Io mi sono fatta un totale di quasi DODICI ore in macchina per quattro giorni a Barcellona dal mio fratellone, ma ne è valsa la pena

Lo so, forse sto diventando un po’ monotona con le descrizioni in chiave così artistica, ma mi piacciono molto i luoghi di questo genere. Non siete mai rimasti affascinati dalla bellezza dei luoghi a Siena o a Firenze o semplicemente dalla perfezione dei capolavori(anche incompleti) di Michelangelo?

, io sì.(e forse anche troppo^^,)

Per la cronaca le Banshee sono spiriti annunciatori di morte. Con le loro grida annunciano la morte di una persona o membro di una famiglia, lugubre, no?

Per quanto riguarda la richiesta di disegni sui personaggi: ho già fatto un paio di disegni su Artemìs e Minerva, ma siccome non ho lo scanner non so come metterli sul computer ^^, sigh!

E anche per questa volta è tutto!

Siate generosi con le parole, non costano niente.^^

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

 

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Capitolo 18
*** "E' tutta colpa tua Potter!" ***


"E' tutta colpa tua, Potter"(18)


Riiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.

Come al solito il lunedì mattina si desidera che fosse ancora domenica.

Ed era esattamente questo il desiderio di un certo ragazzo che si era svegliato tra morbide e calde coperte .

Allungò il braccio per trovare e mettere a tacere la fonte dell' odioso suono che l' aveva svegliato. Ritirò il braccio e si rigirò nelle coperte.

"Harry, Harry svegliati." Ron lo scosse, ma non ebbe risultato "Abbiamo la McGrannit la prima ora, te lo sei dimenticato?"

Queste semplici parole funzionarono meglio di una cannonata, Harry scattò a sedere come se nel materasso al posto delle piume ci fossero stati dei carboni ardenti.

"Cosa! La McGrannit alla prima ora, me l' ero totalmente dimenticato!"Saltò giù dal letto. "Le scarpe, la divisa, la cravatta, dov' è finita la cravatta..." mentre faceva l' elenco dei vestiti che gli capitavano tra le mani si vestì alla velocità della luce. Insieme a Ron scese le scale del dormitorio salutando al suo passaggio gli altri compagni di stanza, intravide Seamus che sghignazzava, questo gli diede una mezza idea di chi gli avesse sabotato la sveglia.

Nella sala Grande riuscì a prendere al volo un paio di tramezzini prima che suonasse la campanella dell' inizio delle lezioni.

Era iniziata così una normale giornata di una normale settimana del suo settimo anno di scuola.

Harry e Ron si sedettero accanto ad Hermione che scoccò ad entrambi uno sguardo severo, molto simile a quello della McGrannit.

"Stavate per arrivare in ritardo."

"Non è colpa nostra, qualcuno ha 'sabotato' la mia sveglia che ha suonato tardi" rispose Harry.

"Hermione siamo arrivati in tempo, no?"

"Non è questo il punto Ron. Il prossimo anno usciremo dalla scuola e la puntualità e una qualità importantissima nel lavoro."

"Herm ti prego, per adesso risparmiaci" chiese Harry con gli occhi ancora lievemente assonnati mentre tirava fuori dalla borsa pergamene, penna e calamaio.

La professoressa McGrannit finì la lezione sulla trasfigurazione umana assegnando un tema di cinquanta centimetri su 'Come un incantesimo di trasfigurazione sbagliato influenzasse la costituzione umana e i modi per neutralizzarlo'.

"Cinquanta centimetri! Cinquanta centimetri!" si stava lamentando Ron "E' già tanto se riuscirò a farne trenta!"

"Cos' abbiamo adesso?" chiese Harry ormai abituato a Ron, che si lamentava tanto ma dall' inizio dell' anno che studiava come un pazzo prendendo alla fine voti soddisfacenti.

"Difesa Contro le Arti Oscure" rispose Hermione che ormai sapeva l' orario a memoria.

"Sono contenta che il Proff Lupin sia tornato ad insegnare, è il migliore insegnante di difesa che abbiamo mai avuto"

"Se non fosse, che una volta al mese dobbiamo sorbirci Piton sarebbe fantastico" ironizò Ron.

Anche Difesa contro le Arti Oscure passo veloce e il proff Lupin assegnò una ricerca sulle creature d' Ombra e una lettura extra sui popoli che vivevano a contatto con loro.

"Se anche Hagrid ci darà dei compiti farò prima a sotterrarmi sotto una pila di libri" riattaccò Ron. Hermione era rimasta in dietro a parlare col proff Lupin.

"E' dall' inizio dell' anno che dici così, ma alla fine prendi sempre buoni voti" Harry lo prese al collo avvicinandosi al suo orecchio "Sei tu che mi stai diventando un secchione ho sono le lezioni extra di Herm che ti aiutano molto?"

"Ma che dici!?" Rispose Ron allontanandolo e diventando tutto rosso.

"Io non ho detto niente" si difese Harry.

"Sì, invece, hai detto.."

"Che forse sono le lezioni di Herm che ti danno una mano , tutto qui. Tu cosa hai capito?"

"No, tu hai ins-" stava dicendo Ron quando venne interrotto da Hermione che arrivò di corsa dietro di loro.

"Ragazzi, dobbiamo sbrigarci, la campanella è già suonata"

"Tranquilla Herm ora abbiamo Hagrid" disse Ron

"Ron! Anche se abbiamo Hagrid questo non significa che possiamo arrivare in ritardo alle sue lezioni, la puntualità-"

"E' una qualità importantissima, lo sappiamo, lo sappiamo" dissero in coro i due ragazzi.

"Se lo sapete allora perchè siamo ancora qui? Muovetevi."


Poco dopo di loro arrivò Hagrid.

La lezione si sarebbe svolta sul prato ai margini del lago

Questa volta il loro insegnante era arrivato con alcuni piccoli sacchi che fece distribuire alla classe.

"Cosa vuole questa volta?" Harry sentì la voce inconfondibile di Draco Malfoy dietro di lui "Che proviamo a farli abbaiare facendogli il solletico?" I Serpeverde risero alla battuta del loro Leader.

"Hagrid che cosa sono questi sacchi?" chiese il ragazzo che se non si fosse distratto da Malfoy si sarebbe girato e lo avrebbe preso a pugni fino a cambiarli i connottati. Un idea che spesso gli era venuta in mente.

"Apri Harry, vi piacerà vedrai." Disse l' omone tutto sorridente.

Il trio si guardò perplesso, Hermione aveva le mani che le tremavano leggermente, sapevano che tipo di creatura piacevano ad Hagrid e non rientravano esattamente nella categoria del carino o del bello collettivo.

Harry, Ron e Hermione aprirono simultaniamente i propri sacchi e rimasero stupiti da ciò che videro, minuscole creaturine saltarono fuori lasciando scie colorate al loro passaggio. Erano fatine, piccolle ninfee, spiritelli, allegri folletti. Le creturine alzarono le testoline e i grandi occhi completamente scuri luciccarono . Sbatterono le ali si fermarono all' altezza dei loro visi.

Ce n' erano dei più svariati tipi e colori, alcuni vestite con petali di fiori o foglie colorate, altre davano l' impressione di non avere un corpo proprio ma la loro figura si intravedeva tra un piccolo vortice di vento o d'acqua, tra piccolle fiammelle dalla grandezza di una mano o più semplicemente erano piccoli corpi che riflettevano la luce del sole brillando ad ogni piccolo movimento.

La classe del settimo anno era stupita, queste creature erano meravigliose.

"Ma Hagrid, sono bellissime" disse Hermione mentre un spiritello giocava con i suoi capelli.

"Lo sapevo che vi sabbero piaciute, sì, anche se ci trovavo meglio cominciare con le Chimere ci ero quasi riuscito procurarmene una, sarà per un altra volta" sembrava veramente dispiaciuto, al contrario Hermione tirò un profondo sospiro di sollievo. Si guardò in torno e notò che le creaturine avevano preso tutta l' attenzione dei compagli. Non potè credere ai suoi occhi, Draco Malfoy che faceva ballare una graziosa fatina avvolta da piccole fiammelle sul palmo della propria mano. Strano si sarebbe aspettata che la stringesse tra le dita minacciandola di strapparle le ali o qualcosa di simile.

"Bene, ora che ci avete aperto i sacchi vi spigo che cosa dovete fare"

"Perchè queste farfalline fanno qualcosa oltre che svolazzare?Hai!" disse Malfoy

Harry rise, insieme a Ron ed Hermione, notando con piacere che la fatina di Draco si era offesa e gli aveva scottato la mano.

"Bhè possono fare molto più, ma prima di questo ci dovete imparare a distinguere le diverse specie" Si avvicinò a Ron che aveva un folletto, appollaiato ad un orecchio, totalmente vestito di diverse tonalità di verde, due piccolli cornetti gli spuntavano tra i capelli dello stesso colore. Il folletto saltò sull' enorme palmo della mano di Hagrid. "Questo è un folletto" cominciò, mentre il diretto interressato iniziò a ballare facendo capriole, piroette e saltelli scambiando la mano di Hagrid come se fosse una pista da ballo lanciando occhiate e baci volanti alle ragazze vicine."Ai folletti ci piace molto ballare e fare scherzi. Abitano i luoghi molto umidi dove ci è molto muschio, come le cortecce degli alberi e le caverne. Sono quasi considerati cugini degli spiritelli" e qui lo spiritello, che ormai stava placidamente sdraiato tra i capelli di Hermione, si alzò e volò fino alla manona di Hagrid improvvisando un duetto con il lontano 'cugino'. "Qual' è la differenza tra i folletti e gli spiritelli?"

Come al solito la mano di Hermione scattò fulminea prima degli altri.

"La prima differenza è che gli spiritelli possiedono ali molto simili a quelle delle fate mentre i folletti no." Il suo spiritello ritornò da lei con un grandissimo sorriso come ha dire 'è la mia amica umana, non poteva essere da meno'.

"Un altra differenza " intervenne Patìl, che aveva due ninfee sedute sulle spalle "è che i folletti vivono principalmente durante il giorno, mentre gli spiritelli sono creature notturne"

"Bene!" Hagrid era contentissimo, era la sua prima lezione con gli studenti del settimo anno in cui c' era così tanta partecipazione "Ora,si, gli spiritelli sono la versione maschire delle fatine..."

Harry non prestava molta attenzione a quello che diceva Hagrid. Le parole suonavano lontane e ovattate, era strana la sensazione che sentiva come se dovesse succedere qualcosa da un momento al altro, ma l' accantonò con stizza nel fondo della sua mente.

"Hei, Potter!" la voce di Malfoy lo riportò rudemente alla realtà, il ragazzo biondo gli si era avvicinato "Anche il grande Harry Potter si distrae durante le lezioni, ma non posso darti torto ormai questa materia è caduta troppo in basso per meritare attenzione."

"Malfoy far ricadere sugli altri i propri difetti è tipico del tuo stile" rispose con tono piatto senza voltarsi. La fatina di Harry aveva smesso di volare incorporea attorno al ragazzo, e si era fermata sul dorso della sua mano, riflettendo sfolgorante i dorati raggi del sole, con le piccole ali che sbattevano lievi.

"Potter, mi sorprendi, ora sei capace di risponderemi con frasi più complesse dei soliti vocaboli elementari e scontati" lo stuzzicò ulteriormente il serpeverde.

Harry si voltò, con la chiara intenzione di mandare Malfoy a quel paese, ma si sorprese a notare che il ragazzo non era spalleggiato da Tiger e Goyle. La fatina di fuoco gli volava attorno conferendogli un aria surreale, le macchie danzanti di luce rossa sembravano sangue e spiccavano fortemente sulla sua pelle bianca riflettendosi crudeli nei suoi freddi occhi di ghiaccio.

Harry battè un attimo le palpebre rimanendo per un secondo senza parole, Malfoy faceva impressione.

"Come mai senza le tue guardie del corpo? Si sono resi conto che la compagnia di uno schioppodo è migliore della tua? Meglio tardi che mai." disse sarcastico.

"Anche i tuoi amichetti ti hanno lasciato tutto solo, Potter" ribattè Malfoy. Infatti Ron e Hermione erano un po' lontani e stavano seguendo attentamente la lezione di Hagrid, totalmente dimentichi di Harry.

Harry fece un sospiro esasperato non aveva proprio voglia di litigare "Gira al largo Malfoy e ti eviterai l' ennesima figura d' idiota" detto questo gli diede nuovamente le spalle, l' attenzione ricatturata nuovamente dalla sua fatina che era ritornata ad avere l' aspetto fluido e luccicante, con i raggi del sole che si riflettevano cento e cento volte più intensi, illuminandogli il volto pacato di luce dorata.

Draco però voleva assolutamente stuzzicarlo, si divertiva troppo a fargli perdere il controllo, e questo avrebbe 'movimentato' una lezione tremendamente noiosa. Gli si avvicinò leggero all' orecchio e gli sussurrò diabolico.

"E' ancora per quella insulsa faccenda di Black?"

Harry fissò intensamente lo sguardo sui lampi di luce emanati dalla sua fatina. Sirius era morto da tempo però il vuoto che gli aveva lasciato lo aveva portato a diventare più taciturno e serio, la sua morte l' aveva costretto a maturare. Malfoy si rese conto d' aver toccanto un nervo scoperto, perchè il corpo di Harry s' irrigidì in maniera quasi impercettibile

"Mi deludi Potter, ancora a pensare a quell' reietto incapace..."

Harry non sopportò oltre, Draco l' aveva deliberatamente provocato e ora doveva assumersi le conseguenze. Lentamente si alzò in piedi e si voltò.

Ora era il turno di Draco di rimanere senza parole. Harry era calmo, ma era l' inquietante gioco di luci e tenebre sul suo volto che lo colpì.

"Malfoy," cominciò Harry con tono basso "hai coraggio a parlarmi di Sirius Black quando tuo padre è finito ad Azkaban proprio per quella faccenda"

"Ti rinfresco la memoria, Potter, è stato ritenuto innocente e rilasciato"

"Solo perchè ha comprato i giudici, e tu lo adori come un verme strisciante-"

Non riuscì a terminare la frase, perchè Malfoy gli fù addosso facendogli perdere l' equilibrio.

Hagrid stava spiegando come medicare le creaturine che gli alunni avrebbero avuto in cura per tutto l' anno, quando fù interrotto dalla lite tra Harry e Malfoy.

Diresse lo sguardo ai due litiganti e si accorse che si erano allontanati dalla classe, avvicinandosi pericolosamente ai bordi del lago.

Ora tutta la classe stava guardando il duello clandestino.

Harry, riuscito a riprendersi la bacchetta, stava lanciando un incantesimo di blocco su Draco, che lo evitò lanciando lui stesso un incantesimo di prigionia. Harry lo rispedì al mittente. Da quel momento in poi le sequenze del duello, nonostante si svolgessero veloci e fulminee,sembravano rallentare per gli spettatori.

Ad un certo punto entrambi lanciarono contemporaneamente un incantesimo di dislocazione sull' avversario con la chiara intenzione di spedirlo nel lago o in qualche atro luogo altamente pericoloso, ma al contatto i due incantesimi non si deviarono(contrariamente ad ogni logica previsione), bensì esplosero.

Sfortunatamente per i due ragazzi quello era esattamente il luogo e l' attimo in cui, anni nel futuro, un ragazzino con forti poteri telepatici, mandava in frantumi una sfera satura d' energia magica proprio mentre questa stava liberando un incantesimo di dislocazione.

La luce sprigionata dai due incantesimi abbagliò tutti e per alcuni minuti nessuno potè vedere niente altro che un' intensa luce.

I due duellanti si coprirono gli occhi dalla luce intensa, che piano piano si oscurò lasciando spazio ad un denso fumo blu venefico.

Quando la cortina fumogena si dileguò Harry notò con grande sconcerto che Hagrid e i loro compagni non c' erano più, al loro posto vide un gruppetto di persone ferite e insanguinate che li guardavano confusi.

Le prime parole che Malfoy gli rivolse dopo lo shock furono.

"E' tutta colpa tua Potter!"




Yeaaaaaaa!!! finitoooooo!!!

E con questo cap incomincia la parte che mi piace di più.

Per un po' nei prossimi cap parlerò degli altri personaggi Morgan Luois, Albert....

Così potrò mettere anche i fleshback, che mi piacciono tanto^^!!.

Per la cronaca la descrizione dei folletti, fatine e spiritelli è completamente frutto della mia immaginazione.

Grazie per i commenti a: Marty91 sono contenta che ti piacciano le descrizioni in chiave. Per la domanda chùredo ce ci sei arrivata ormai^^. Diana sempre fedele, figurati, sono comunque contenta che mi dici il tuo parere. Alessandra87 adesso ti arrabbierai moltissimo perchè non ti ho avvisato, ma non potevo postare prima ^^.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

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Capitolo 19
*** Il mio amore che lei non conosce ***


Il mio amore che lei non conosce (19)


Luois guardava i due ragazzi senza poter dire niente. Chi erano quei due? Dov' era Minerva? Dov' era la ragazza che amava?



* Flashback*


I topi scappavano dalla luce e dal rumore. Due figure si stavano avvicinando.

"Schhhhh. Louis non fare rumore" Suo fratello lo rimproverò.

Il bambino quasi non emise fiato finchè non raggiunsero un piccolo spiazzo.

Le fogne non erano certo un posto ideale per un ragazzino, ma a Louis non facevano effetto, ormai era da un paio d' anni che suo fratello lo portava insieme a lui nelle sue escursioni. Andava in giro nei luoghi più disparati: caverne, foreste, cimiteri nascosti, templi abbandonati.

L' unico posto dove non erano ancora stati era il Tempio del Consiglio.

"Ora Louis" il ragazzino si voltò verso il fratello che aveva richiamato la sua attenzione "Svoltando a destra entreremo nelle segrete del tempio. Qui " disse indicando un insieme di quadratini sulla mappa che si erano portati "saremo sotto le cucine. Noi dobbiamo sorpassarle insieme ai dormitori e ai saloni esterni e arriveremo qui" picchiettò il dito sulla vecchia pergamena indicando un grande quadrato "Il Salone Delle Udienze." guardò il fratellino "Fino a qui tutto chiaro?"

Louis fece sì con la testa "E se ci beccano?"

"Tu dovrai scappare il più veloce che le tue gambe lo consentono"

"Ma io voglio combattere!" disse caparbio il ragazzino

"Sei ancora troppo piccolo, e non discutere sono ancora in tempo per rispedirti in dietro"

"Non lo farai , ti servo come palo" rispose Louis guardandolo con un sorrisino saputo sul visino.

"Questo non cambia niente. Non oso immaginare che cosa mi farà la mamma se scopre che ti porto con me. Perciò è anche nel tuo interesse. Non devi farti scoprire"

"Non voglio restare a casa" fece Louis imbronciato

"Allora devi promettermi che non ti farai prendere"

Luis affermò deciso con la testa.



'Non c' e nessuno' pensò Luois. Suo fratello lo aveva lasciato, appunto, a fare il palo mentre lui andava a fare chissà cosa nella Stanza delle Carte.

'Tutta questa fatica per quattro fogli' cominciò a pensare scocciato. Sibirciò la sala dalla fessura nella porta 'Quante persone ci staranno? Magari faranno anche dei banchetti o cacce al tesoro. Vincerei sicuramente, nemmeno Albert può battermi' gongolò 'Chissà cosa si prova a stare in mezzo alla sala. E' tutto silenzioso, non c'e nessuno'

Gli passò vagamente l' avertimento che il fratello gli aveva detto solo poco tempo fa, ma sparì subito. Aprì lentamente la botola facendo attenzione a non fare rumore, sgaiattolò fuori dal piccolo nascondiglio e si fermò nel mezzo del Salone Delle Udienze.

Non c'era nessuno, ma solo il silenzio.

Chiuse gli occhi e aprì le braccia cominciando a roteare.

Gli era sempre piaciuto ballare, specialmente i balli gitani. Adorava la sera quando ci si riuniva attorno al falò a ballare a ritmo di flauti e tamburello. Ora non c'era bisogno di oggetti per creare la musica, la sentiva nell' anima e si muoveva di conseguenza: saltava, piroettava faceva acrobazie seguendo un ritmo conosciuto solo a lui. I rossi capelli lunghi fino alle spalle si muovevano quasi fili di fuoco. I larghi vestiti si gonfiavano a seconda dei movimenti. Si perse nella danza.

"E tu chi sei?"

Louis si fermò di colpo e si volto con il viso accaldato e vide una ragazzina più o meno della sua stessa età che lo gurdava con occhi legermenti stupiti. Vestita con una tunica bianca, un cappuccio della stessa leggera stoffa le copriva i capelli ma gli azzurrissimi occhi che lo guardavano lascivano trasparire solo una lieve curiosità.

Louis era rimasto senza parole la guardava aprendo e chiudendo la bocca senza emettere suono.

"Sei muto o stai facendo l' imitazione di un pesce lesso?"

Questa uscita sblocco la sua momentania afonia "Non stò facendo l' imitazione di un pesce lesso" rispose Louis.

"Peccato avresti avuto un futuro come giullare"

"Non ci penso nemmeno!" disse Louis visibilmente indignato."Tu piuttosto chi sei?"

"Mha, giro tranquillamente per il Tempio, vesto di bianco, già chi potrei essere?"

"Una novizia." disse tra i denti Louis "Come ti chiami allora?" chiese nuovamente, ma sfortuna volle che dei passi si avvicinassero. Farsi scoprire da una novizia era un conto farsi scoprire da qualcun' altro era totalmente un' altra storia. Più veloce del vento scappo dentro la botola chiudendo la porta senza aspettare la risposta.




"Louis!" Il ragazzo sobbalzò

"Che c'è?"

Albert si sedette accanto a lui porgendogli una scodella fumante.

"Mangia," e gli mise la scodella tra le mani "Almeno avrai una scusa per tua madre quando ti chiederà perchè alla terza danza non hai ancora ballato"

"Sono solo stanco"

"Provane un' altra, questa è poco convincente"

Louis fece una smorfia.

"Anche oggi sei andato in 'giro'?" chiese Albert mentre si versava una copiosa dose di burrobirra corretta con whisky incendiario.

"Si, ma ..." si blocco

"Ti ascolto" disse Albert incitandolo a continuare "Cosa è successo?"

"Niente" disse Louis con il tono più naturale possibile

"Louis, Louis lo sai bene che a me le bugie non riesci a dirle. E' successo un casino e tuo fratello ti ha fatto promettere di non dire niente?"

"No, non è questo" disse "Magari lo fosse" aggiunse sospirando.

Albert tirò un lungo sorso dal suo bicchiere "Louis ti sei innamorato?"

Il rossino lo guardò con tanto d' occhi "Perchè sai, hai tutti sintomi di questa terribile malattia" disse sorridendo e indicando la ciottola in mano al ragazzino ancora intatta.

"Innamorato" disse Louis quasi con disgusto "Di quella?" scosse la testa "Non esiste"

"Quella chi?" chiese Albert.

Louis non rispose mentre cominciava a mangiare senza gustare veramente il delizioso cibo.

"Ah, mi sono dimenticato di dirti che ho aggiunto una goccia di veritaserum alla tua porzione, sai per renderla più saporita"

Louis si bloccò con la forchetta a mezz' aria e guardò allarmato Albert.

"Scherzavo sciocchino, non ho aggiunto niente ha-ha!" lo tranquillizzòil ragazzo più grande dandogli un paio di colpetti sulla schiena.

"Allora" riattaccò "non mi vuoi proprio dire come mai non balli?"

"Non ne ho voglia"

"Con questa risposta potresti far venire un infarto a tua madre"

"Uffa, come sei seccante" scoppiò il ragazzino "Nemmeno Artemìs è così cocciuta"

"Perchè non hai avuto occasione di conoscerla meglio, ma non cambiare discorso, non me ne andrò da qui finchè non avrò una risposta soddisfacente"

"Addio" Louis pose a terra la ciotola, ormai vuota, e si alzò. Albert lo prese per la larga camicia tipicamente zingaresca

"Dove scappi?"

"Vado a ballare" rispose serafico il ragazzino e si liberò dalla stretta per gettarsi nelle danze con il chiaro intento di togliersi dalla mente l' immagine della novizia.





"Hei, pss, tu" Louis cercava in tutti i modi di attirare l' attenzione della novizia senza farsi notare. Non riusciva a capacitarsi che una ragazzina potesse creargli tanta curiosità. Voleva sapere chi era.

"Oh, insomma" sussurrò scocciato "Girati e guardami, sù, girati, girati"

Ma la ragazzina proprio non ne voleva sapere di girarasi anzi uscì addirittura dalla stanza

'Perfetto! E adesso dove è andata?'

Si spostò tra i cunicoli tra un muro e l' altro e la ritrovò nel giardino del quadriportico.

'O la va o la spacca' Louis uscì dal suo nascondiglio e le andò in contro guardandosi attorno nervoso.

"Hei ragazzina" la chiamò per venire fulminato da un paio di occhi di ghiaccio 'Pessimo inizio' si disse

"Sei ancora tu? cosa vuoi?"

"La scorsa volta non sono riuscito a sapere il tuo nome"

"Ti interessa così tanto?"

"No, se a te non da fastidio che ti chiami 'Hei ragazzina' "

"Minerva" rispose questa che si era tirata giù il cappuccio rivelando dei chiarissimi capelli biondi .

Come la prima volta che l' aveva vista Louis rimase con la bocca aperta.

"Hai la stessa espressione da pesce lesso della scorsa volta, sicuro di non voler fare il giullare?"

"Gli zingari non fanno i giullari. Noi siamo liberi non ci abbassiamo a umiliarci per servire un signore" Rispose Louis con le guance lievemente arrossate per la rabbia.

"Uno zingaro, he? Allora credo che sia inutile chiederti il nome, dato che non ne avete" finì Minerva con lieve freddo sorriso.

"Puoi chiamarmi come mi chiamano tutti: Louis"

Minerva reclinò la testa da una parte con fare pensieroso

"Louis, 'luce'...chissà poi perchè ti chiamano così, io non vedo nessuna luce particolare"

"Io volevo solo sapere come ti chiami il significato del nome non mi interessa, nè cosa comporta chiamarsi in un certo modo"

"Non credo alle mie orecchie uno zingaro che non gli interessa cosa significa il proprio nome, da scriverlo sulla Gazzetta Del Profeta. Quello che dici è veramente ciò che pensi?"

"Non l' ho detto io"

"Lo immaginavo era un pensiero troppo profondo per essere di uno zingaro"

"Credo in queste parole, me le ha dette una cara amica." disse cocciuto Luois

La ragazza di fronte a lui si mise ad osservarlo "Anche io ho un amica che non gli importa come ti chiami, ti accetta così come sei"


*Fine flashback*


Louis l' aveva capito già da allora, si era innamorato di quella ragazzina dagli splendidi occhi chiari, nell' istante stesso in cui l' aveva vista con quella tunica bianca quasi a simulare l' essenza di un essere perfetto. Per lui fu l' apparizione di un angelo in terra. Però ciò che lo convinse a non rivelarsi mai a lei fu scoprire che era una Malfoy. Una pugnalata in pieno petto. Come avrebbe fatto lui zingaro senzanome (anche se Artemìs continuava a ripetergli che era un Weasley) a far innamorare di sè una Malfoy?Impossibile. Semplice risposta a una semplice domanda.

Qualcuno gli aveva detto 'Se esiste una soluzione per un problema, perchè preoccuparsi. Se non esiste soluzione , perchè preoccuparsi' Allora lui aveva deciso che sarebbe stato suo amico, il 'suo' amico quello che la stuzzica, che la prende in giro, che la elogia nei suoi pensieri. Si sarebbe accontentato di questo e sarebbe stato sempre nei suoi pensieri.

Ma adesso la situazione gli era sfuggita di mano.

Tristar, quel bastardo, voleva portargliela via, voleva togliergli la sua luce e adesso ci era riuscito. Minerva non era scomparsa insieme ad Artemìs e Marcus. Non c'era più.

No, non l' avrebbe perdonato.

Mai.

Non gliene immportava niente di quei due che erano apparsi al posto dei suoi amici. L' unica cosa che adesso voleva era riavere indietro Minerva e uccidere Tristar, niente di più.

"Insomma Luois! Adesso smettila!" la voce di Varus lo destò dai suoi pensieri.

"E' stato lui. Me l' ha portata via!"

"Smettila di agitarti o le ferite peggioreranno!"

"Lasciami! Voglio spaccargli la faccia!"

"Ridotto come sei sarai tu a finire a pezzi"

"Me l' ha portata via" Louis aveva le lacrime agli occhi e cadde in ginocchio "Me l' ha portata via!"




Ed ecco a voi un altro piccolo flashback, vi è piaciuto? A me tanto ^^.

Per la cronaca: NON credete assolutamente a quello che ho scritto a proposito del nome di Louis. Mi sono lasciata guidare dal suono e dalla pronuncia francese e dal nomignolo spagnolo (Lucio) e ho cercato le parole latine più simili. Potevo ipotizzare due significati: Luis=Lues= Pestilenza, forza distruttiva,calamità, flagello o Lucio=Lucius=Lucifer= Portatore di luce, illuminante.

Lo so, sono collegamenti assurdi che solo io posso fare, ma mi sembravano logici, quindi ho dato il significato di 'Luce' al nome di Louis, ma non prendetelo per vero!!

Comunque ditemi cosa ne pensate di questo flashback OK? Per i prossimi cap cercherò di dare un ritmo ai cap presenti e passati perchè dovrò parlare sia del tempo in cui sono Harry e Draco sia di quello in cui sono Minerva e compania bella, cercando di mantenere un giusta congruenza... perchè ho ideato una fic così complicata sigh !!!!

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

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Capitolo 20
*** Presentazioni ***


Presentazioni(20)


La luce cominciò a diminuire d' intensità, gli alunni e Hagrid cominciarono ad intravedere due figure, una in piedi e l' altra iginocchiata a terra, si attenuò ancora e in braccio alla figura in ginocchio c' era un altra.

La luce sparì del tutto e la classe del settimo anno si ritrovò a guardare attonita una ragazza bionda che aveva un lieve taglio sul viso dove erano scese alcune gocce cremisi a macchiare la sua chiara carnagione, il ragazzo che aveva la camicia e i nerissimi capelli sporchi di sangue e un vistoso taglio al petto, il viso era graffisto e un braccio visibilmente gonfio, ma non aveva smetto neanche un secondo di stringere la ragazza mora tra le sue braccia.

Tutti e tre erano chiaramente appena usciti da una rissa o qualcosa di simile....

Che fine avevano fatto Draco Malfoy e Harry Potter?

Il silenzio regnò sovrano ancora per alcuni attimi finchè Ron non lo interruppe

"Chi siete? dov' e Harry?" poi con un' udibile nota di rabbia nella voce "Se è un' altro tiro mancino di Malfoy giuro che stavolta gli tiro il collo!"

"Weasley vorrei farti notare che anche Draco non c' è più!" inveì Pansy Parkinson contro Ron "Anche noi possiamo pensare che sia uno scherzo di Potter"

"Harry non farebbe mai niente di simile!" si intromise Hermione.

"Zitta Granger, ho possiamo credere che tradisci il tuo ragazzo con San Potter"

Questa uscita fece diventare Ron dello stesso colore dei suoi capelli, e non solo per l' imbarazzo.

A questo puntò si alzò un forte scontro verbale e non solo, a quanto pare la comparsa delle tre figure era passata totalmente in secondo piano.

"Minerva" cominciò titubante Marcus "cosa stà succedendo?" sperando con tutto il cuore che la ragazza gli potesse dare una qualche spiegazione per quanto assurda possibile.

Minerva si limitò a scuotere la testa, sconcertata, si volse verso il ragazzo e ancora più stupita disse "Marcus, sei tornato normale, guardati!"

Marcus che ancora stringeva Artemìs tra le braccia non si era reso conto che aveva riaccquistato le sue sembianze umane. Si guardò il corpo, la maglietta stracciata e sporca di sangue, si passò le dita sul viso. Si era tornato se stesso. Poco mancò che si metesse a urlare e saltare dalla gioia, ma l' incomprensibile situazione in cui erano finiti lo fece desistere dal tentativo.

Erano stanchi. Volsero lo sguardo alla piccola zuffa di fronte a loro. Hagrid era intervenuto ed era riuscito a dividere Ron, Seamus e Hermione da Tiger Goyle e Pansy, tutti riporatavano almeno un paio di vistosi lividi.

"Non è questo il modo di comportarci, sì, ora buoni o chiederò al Platano Picchiatore di farvi la guardia." la minaccia dell' omone non cadde a vuoto perchè i ragazzi si tranquillizzarono subito "Bene" poi si volse verso il trio misterioso "E voi chi siete?"

Per la prima volta nella sua vita Minerva non aveva la risposta pronta, la rivelazione dei loro veri nomi era fuori discussione. Aveva riconosciuto l' omone che aveva parlato era il mezzogigante Hagrid, insegnante di Cura delle Creature Magiche ad Hogwarts durante il periodo in cui Draco Malfoy frequentava la scuola.

Semplicemente non era possibile.

"Chi siete?" ripetè Hagrid.

Gli alunni sostavano lo sguardo dalla ragazza al ragazzo aspettando.

"Mar-cus, Marcus " rispose il ragazzo moro "e... loro sono.." Minerva lo stava guardando con occhi scintillanti "...loro sono, Minerva" indicò la ragazza bionda "e Artemìs" guardò triste la ragazza che portava in braccio.

"Dov' è Harry?" domandò Ron

"E Draco?" venne dietro Pansy.

Minerva e Marcus si guardarono ancora più sorpresi.

"Non lo sappiamo." comiciò Minerva con voce calma e estremamente controllata "Eravamo a casa nostra quando ad un tratto ci siamo ritrovati qui"

'Con qualche dettaglio in più e andata prorio così' pensò Marcus. Artemìs sospirò tra le sue braccia e richiamò la sua attenzione

"Artemìs?"

Niente. Guardò supplicante Minerva che si era avvicinata con sguardo attento "Fa qualcosa, ti prego, qualsiasi cosa, ma dimmi che stà bene"

"Non ho capito cosa è successo, so solo che la sfera si è rotta"

"Allora Artemìs..."

"Non ci si può smaterializzare all' interno dei confini di Hogwarts" disse ad un certo punto Hermione, catturando l' attenzione di tutti, che come un sol' uomo si volsero nuovamente verso lo strano trio con una muta domanda.

"Non ci siamo smaterializzati" disse Minerva

"Mhmm...comincio..a stufarmi... di svenire ogni volta... nel bel mezzo del combattimento" sussurrò Artemìs, che venne quasi soffocata dall' abraccio di Marcus.

"Artemìs stai bene! Come sono contento che ti sei svegliata!" disse Marcus ancora fortemente stretto a lei. Cosa che fece rattristare molte ragazze presenti, perchè nonostante l' aspetto malconcio di Marcus si capiva benissimo che era un bel ragazzo.

"Ci hai fatto prendere uno spavento come pochi" aggiunse Minerva abbassandosi per guardare l' amica negli occhi "Quando ho visto quello che Tristar aveva fatto a te e a Marcus non ci ho visto più. Se fossi stata sveglia avresti potuto vedere un magnifico spettaccolo"

"Dei stupefacenti fuochi d'artificio, da brivido" aggiunse Marcus sorridente.

"Marcus!" esclamò Artemìs.

Il ragazzo si voltò all' erta, ma non vide nessuno, quando ritonò con lo sguardo alla ragazza sulle sue braccia vide che aveva gli occhi lucidi.

"Artemìs cos' hai? Ti fa male da qualche parte?"

"No sciocchino, sono solo troppo felice che tu sia tornato normale." lo guardò profondamente in quei occhi cobalto che sembravano le profondità burrascose di un mare calmo "Come è possibile? Avevo chiaramente sentito la parola 'semper' all' interno della formula" concluse quasi tristemente.

"Ma come io torno normale e tu fai quella faccina triste? Non mi vuoi più?" fece il moro con una vocina da bambino ferito.

"Ma piantala scemo" rispose Artemìs con un largo sorriso dandogli una lieve spinta con la mano. Tutto questo non fece altro che oscurare ulteriormente il viso delle ragazze che avevano già messo gli occhi addosso al ragazzo.

"Da quando state insieme?" domandò all' improvviso Minerva "Perchè credo di essermi persa qualche capito importante di questa storia"

I due arrossirono in zona viso. "Bhe, ecco. Sai com' è!" rispose Marcus allegro

La paura, l' angoscia e la tristezza erano sparite come fumo al soffio di un vento più forte, i tre erano visibilmente sollevati quasi avessero gettato via una pesante cappa grigia. Ora l' unico problema era... come avrebbero fatto adesso?

"Non riesco a stare bene in equilibrio" disse Artemìs facendo una smorfia di disappunto, mentre si appoggiava a Marcus per stare in piedi. Minerva accanto a lei guardava la classe del settimo anno che aveva mantenuto gli occhi addosso a loro.

Nessuno aveva mai visto qualcuno vestito come lei o come Artemìs. Primo: perchè il corpo delle sacerdotesse ancora non esisteva, e secondo: perchè le amazzoni non si vedevano tutti i giorni...specialmente in quell' epoca. Minerva sapeva benisso che durante le lezioni di Difesa Contro Le Arti Oscure spesso venivano citate nel capitolo di 'Soggetti Pericolosi o Ambigui' alla stregua dei Veela e dei Damphyr.

Il quel momento suonò la campanella di fine lezione, gli alunni furono praticamente spinti da Hagrid a tornare al castello per la prossima lezione.

"Hem... tu sei Artemìs, vero?" la ragazza chiamata il causa tolse la sua attenzione dal difficile compito di non cadere come un sacco di patate anche se sapeva che Marcus non l' avrebbe mai fatta cadere, e la rivolse ad un' altra ragazza con dei terribili capelli ricci.

"Si, piacere....?" e le tese la mano

"Hermione, Hermione Granger e lui è Ron Weasley" disse Hermione indicando l' allampanato ragazzo rosso al suo fianco.

Artemìs le strinse la mano mentre la guardava con tanto d' occhi 'Che stà succedendo?' ma prima che potesse chiedere alcunchè Minerva la precedette

"Potresti indicarci dov' è l' infermeria? I miei amici avrebbero bisogno di alcune cure"



La notizia della sparizione di Harry Potter e Draco Malfoy fece il giro della scuola a velocità record. Nel giro di una lezione tutta la scuola non parlava d' altro. Anche i professori erano allarmati. Le uniche persone che erano relativamente tranquille, in quel momento stavano in infermeria.



"Hermione? QUELLA Hermione Granger?"

Stava chiedendo Artemìs letteralmente sotto shock, seduta su un candido letto che l' infermiera, una certa Madama Chips, le aveva dato.

Minerva annuì

"Quindi quel ragazzo era QUEL Ron Weasley?"

Altra domanda altra affermazione.

"Ma non è possibile" fù l' unico commento della ragazza mora. "Come è successo? Cosa ha fatto Tristar?"

"Rouw" la corresse Marcus scuro in volto al solo udire il nome di chi aveva tentato di togliergli la sua regina.

"Rouw?"

"E' questo il suo vero nome. Me l' ha detto prima di trasformarmi in lupo" chiarì il bel licantropo.

"Ci ha giocato tutti quanti" disse Minerva con una chiarissima rabbia verso se stessa nella voce.

"Non tutti, Marcus non gli ha creduto fin dall' inizio" fece notare Artemìs lanciandogli un dolce sorriso" Se non ci fosse stato lui, forse a quest' ora non saremo qui"

"Ho solo seguito il mio istinto" disse calmo il ragazzo, particolarmente compiaciuto per il complimento della sua ragazza... un momento, certo si era dichiarato ad Artemìs, e lei lo aveva richambiato, però non era una cosa ufficiale. Aveva notato alcuni sguardi che i ragazzi gli avevano rivolto nei corridoi per l' infermeria...non gli erano piaciuti, per niente!

Ora che era sicuro dei suoi sentimenti incrollabili per Artemìs non voleva perderla, però non voleva nemmeno che fosse infelice...'Ma che problemi ti fai Marcus? Tu la ami, lei anche...che vuoi di più?' si disse, ma una vocina cattiva rispose per lui 'Sei un licantropo, credi che lei ti amerà sempre? Illuso.'

"Marcus?" Artemìs lo riportò alla realtà, preoccupata, aveva notato lo sguardo assente del ragazzo. Marcus si rispecchiò in quei verdissimi occhi ora coperti da una lieve ombra di preoccupazione, sorrise, l' ombra svanì. Marcus Bellasorte in quel momento capì che non gli importava di essere un licantropo, semplicemente lei lo amava e lui non si sarebbe chiuso in se stesso alla prima esitazione o dubbio, l' avrebbero affrontato quando ce ne sarebbe stato bisogno, sempre insieme.


Discusserò per un bel po' di tempo, Artemìs spiegò cosa era successo dopo che Marcus era stato trasformato in lupo e Minerva tutto quello che era successo dopo il suo svenimento, con un sostanzioso aiuto da parte di Marcus, che non si risparmiava a esprimere a chiare lettere quello che pensava del neoeletto Signore Oscuro.

"Direi che ormai è chiaro" disse Minerva ad un certo punto "Ci siamo scambiati i posti con i nostri Padri, ma con chi ha fatto lo scambio Marcus?"

"I Bellasorte ancora non esistono, sono una famiglia magica d' origine babbana, ricordate?" fece notare il ragazzo, mentre cercava senza risultato di mantenere ordinata una lunga ciocca di capelli.

"Forse sei qui perchè eri all' interno del cerchio?" ipotizzò Artemìs

"Certo che se è così allora è qui anche Rouw." concluse Minerva

"Al posto di Voldemort?!" domandò quasi orripilato Marcus "Volete dire che me lo ritroverei tra i piedi anche qui?!"

Alla sua faccia le due ragazze scoppiarono a ridere "Non è divertente" fece notare il ragazzo moro.

"Mi dispiace, ma l' hai detto in un modo troppo buffo" disse Minerva mentre cercava di ricomporsi. "Non lo sopporti proprio, he?"

"No" rispose secco.

Il quella entrò Madama Chips che li informò di rimanere a letto e dietro di lei comparve il preside: Albus Silente in persona.

"Grazie Poppy"

"Preside" rispose l' infermiera e uscì chiudendo la porta.

Il preside fece comparire una poltroncina e si sedette. All' apparenza poteva sembrare un vecchio dalla lunga barba bianca, ma il vivido luccichio che attraversava i gentili occhi azzurri esternava tutta la forza che ancora possedeva quel corpo all' apparenza debole.

"Non credo che sia qui per una visita di piacere. E' venuto per sapere che cosa è successo, giusto?"

Minerva aveva subito preso la parola. Preside o non preside non si era mai lasciata intimidire da chi possedeva un' alta carica.

Albus Silente sorrise bonario "Minerva suppongo" la ragazza annuì "La dea della sapienza e della guerra giusta, non perde tempo in convenevoli." avvicinò le punta delle dita, mantenendo sempre il rassicurante sorriso "E' vero sono qui perchè sono scomparsi due alunni di questa scuola nel bel mezzo di una lezione. Non è cosa di tutti i giorni, ancor meno la comparsa di sconosciuti all' interno dei confini della scuola"

"Non ci siamo smaterializati" disse Artemìs, aggiunse piano "Io non ne sono ancora capace"

"E non abbiamo usato nemmeno delle passaporte." aggiunse Marcus

"Spiegatemi, io vi ascolto" li incitò il preside più famoso della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Il trio si scambiò uno sguardo, Minerva fece un cenno col capo, Artemìs e Marcus annuirono.

"Minerva Malfoy" si presentò la ragazza bionda.

"Artemìs Isabel Potter" disse la ragazza vestita d' amazzone

"Marcus Bellasorte" concluse il ragazzo moro.




Ecco il nuovo cap, ad un certo punto ero andata in crisi perchè non riuscivo più ad andare avanti, per fortuna mi sono sbloccata e ho finito il...VENTESIMO cap!!!!!!! BISOGNA FESTEGGIARE!!!

Brindiamo tutti con un bel bicchiere di champagne !!

Scherzi a parte questa parte della storia è la più difficile, in poche parole commentate se volete che continui velocemente ^_^.

Per tutte le fan di Marcus: visto l' ho fatto tornare momentaneamente normale, sono stata brava, no?

Ringraziamenti a: Alessandra87 miagola miagola, che mi mancava un gattino. Grazie per i commenti a voce. Diana sempre fedele eccoti accontentata^^. Trevor come sono contenta di sentire una ve4cchia conoscenza, mi fa estremamente pacere che anche i maschi leggano la mia fanfiction. Un bacio a tutti.!!

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona.




Esasperati(21)


Harry era rimasto senza parole, mentre Draco si guardava in torno nervoso.

Erano ancora ad Howarts, su questo non c' erano dubbi, ma allo stesso tempo non poteva essere Hogwarts.

Il parco era quasi inesistente, quasi completamente coperto dalla Foresta Proibita, la capanna di Hagrid era sparita. Lo stesso castello non emanava quella sensazione di sicurezza che lo aveva sempre accolto negli anni di scuola.

"Insomma, Potter, cos' hai fatto sta volta?"

Malfoy riusciva sempre a riportarlo bruscamente con i piedi per terra.

"Cosa, Malfoy? Dovrei farti io questa domanda, dato che sei sempre tu quello che crea problemi per mettermi nei guai."

Malfoy ignorò totalmente le parole di Harry e si rivolse verso i ragazzi malconci non poco lontano da loro. Ce ne era uno che assomigliava vagamente a Weasley.

Notò che nessuno portava la divisa di Hogwarts.

A parte loro e quei ragazzi non c'era nessun altro.

"Chi-chi siete" domandò un ragazzino che teneva ancora un arco a mezz' aria.

Draco lo guardò male notando che indossava alcuni vestiti babbani, e gli rivolse uno sguardo di sufficienza "Draco Malfoy"

Harry non aveva sentito, aveva lo sguardo fissò sul castello (con il naso per aria), ora aveva notato cosa lo disturbava....era in decadenza.

Hogwarts era in decadenza.

Ma com' era possibile? Le mura esterne possedevano ancora la lora indiscutibile solidità, ma in alcune parti il muschio e l' edera macchiavano di verde il grigio severo della malta e della roccia.

Notò che qualcuno stava cercando di curare il castello dalla malattia dell' abbandono...

Il silenzio lo stupì, si guardò in torno e noto che lo stavano guardando.

"e ...tu chi sei?" chiese nuovamente il ragazzino che ormai aveva tirato giù l' arco.

"Harry Potter" rispose Harry riportando l' attenzione al castello.

Se all' affermazione di Draco i ragazzi erano rimasti senza parole con quella di Harry erano rimasti con la bocca aperta, totalmete increduli.

"Se, come no!" sbuffò una ragazzina

"Se voi siete Draco Malfoy e Harry Potter io sono la Mc Granitt"

Draco si irritò non poco che qualcuno non credesse che lui fosse veramente un Malfoy.

"Ragazzina come acidità ci sei molto vicina alla Mc Granitt, ma non accetto che si dubiti che io sia il figlio di Lucius Malfoy" .

"Malfoy, vuoi attaccar brigha anche con i più piccoli?" commentò Harry "Giusto, dimenticavo che senza i tuoi tirapiedi puoi prendertela solo con chi è più piccolo di te" Harry aveva un sorrisino sul viso e gli occhi brillavano di una luce oscura

"Potter, posso finire il lavoro di prima" disse Draco alzando la bacchetta con fare minaccioso.

"Quando vuoi Malfoy, se non ricordo male stavo vincendo"

I due erano sul punto di ricominciare il loro duello interrotto quando dall' entrata del castello una donna li disarmò.

"Che stà succedendo qui?" chiese mentre le bacchette le finivano in mano.

Il suo tono di voce ricordò a Harry la madre di Ron, Molly Weasley, anche se la donna al portone non gli assomigliava per niente.


"Florence!" Varus chiamò l' attenzione della sorella maggiore. Louis era svenuto, le ferite sanguinavano copiose e ora il rosso aveva assunto un preoccupante colore cinereo.

"Florence bisogna curarlo subito."

"Sù, aiutami a portarlo" Florence passò un braccio dietro la schiena di Louis poi lanciò uno sguardo davanti a sè.

"Voi due, venite a dare una mano!"

Harry vedendo che erano in difficoltà si avvicinò per aiutarli. Anche se non li conosceva non riusciva mai ad evitare di dare una mano a chi gli chiedeva aiuto.

Al contrario Malfoy si avvicinò, ma non mosse un dito.

"Restituiscimi la bacchetta!" ordinò

Florence lo guardò malissimo. "Qui non si danno ordini, se vuoi la tua bacchetta in dietro seguici"


Dentro il castello, un giovane uomo con dei capelli bianchi e vestito in un modo estremamente bizzarro si mise subito al lavoro su Louis e anche sugli altri ragazzi che non erano proprio messi bene.

"Ma che diavolo è successo qui? Silente non è riuscito a tenere il posto di preside? Quel mentecatto, l' ho sempre detto che sarbbe stato la rovina della scuola"

"Hei, Malfoy bada a come parli, qui non c' è l' influenza di tuo padre a salvarti"

"Almeno io un padre ce l' ho"

Nel giro di un secondo Harry fu addosso a Malfoy e cominciarono una rissa alla babbana.

"Dio santo questi due sono peggio di Morgan e Luois." commentò Jacob "Comincio a credere che siate veramente chi dite di essere." e con non poche difficoltà li divise

"Ora sono troppo stanca per le spiegazioni complicate" disse Xara stancamente "Voglio solo capire che fine hanno fatto Artemìs, Minerva e Marcus"

"Anche Tristar è scomparso" fece notare Jemi.

"La cosa non può che rallegrarmi" Varus era tornato dalla Sala Grande con un libricino in mano.

Fece per parlare, ma le parole gli rimasero in bocca perchè le pagine del diario adesso erano completamente vuote.

"No... erano piene... sono sicuro" sussurò

"Dove hai preso quel diario?" domandò Draco con fare inquisitorio.

"Questo?" Varus si rigirò il libricino tra le dita "L' ho trovato in un passaggio segreto dei Serpeverde, dato che l' uscita porta alla loro sala comune"

Draco fissò il diario nelle mani di Varus "Cosa c' è scritto?" domandò col tono più vago possibile.

"Non l' ho letto, l' ho portato a Minerva, ma adesso non sappiamo più dove sia finita" finì quasi con rabbia.

"Cosa è successo ad Hogwarts?" domandò finalmente Harry che non riusciva a focalizzare il motivo dello stato d' abbandono del castello

"Ma dove hai vissuto fino adesso?" domandò Xara che non credeva minimamente che loro fossere Draco Malfoy e Harry Potter. "è da cinque secoli che il castello è stato abbandonato. Nemmeno i fantasmi abitano più quì, si sono rifugiati nei cimiteri o nei vecchi manieri. Gli unici esseri viventi che troverete, a parte noi, sono demoni e cresture oscure"

Qualcosa scattò nella testa si Harry, ma sperò VIVAMENTE di sbagliarsi... perché gli veniva in mente la giratempo che usava Hermione al terzo anno?

"In che anno siamo?" chiese con voce lievemente allarmata

"Ma che domande fai Potter? Immagino che non hai un calendario decente a casa, oppure è il tuo cervello che ha smesso di ragionare?"

"Taci, Malfoy. Per una volta fa una cosa intelligente" Harry volse di nuovo lo sguardo alla ragazzina con cui stava parlando.

"Siamo nel 776 della Seconda Era" rispose Xara come se fosse la cosa più ovvia, ma dallo sguardo confuso di Harry capì che per lui non era poi tanto ovvio.

"Seconda Era? cos'è?"

"Parte dall' istaurazione del Consiglio" intervenne lo zingaro dai capelli bianchi "Hanno fatto partire un nuovo calendario, chiamando il nuovo periodo la 'Seconda Era', idiozzie. Senza offesa piccola" disse a Xara che aveva messo il broncio "Ma nessuno l' ha mai seguito veramente. Secondo la vecchia datazione dovremmo essere circa ...nel...3576 anno più anno meno"

Questa volta nemmeno Draco riuscì a mascherare la propria incredulità.

"Stai scherzando!?" quasi urlò 'Ma che diavolo stavano dicendo quelli? 3576? Assurdo!'

"Potter, cos-"cominciò Draco con voce chiaramente arrabbiata, ma stavolta Harry non lo lasciò nemmeno finire, l' aveva esasperato.

"Malfoy, adesso hai rotto! Possibile che per ogni cosa che succede dai sempre la colpa a me?"

"Perchè sei tu quello che è sempre nei guai"

"La maggior parte dei quali sono creati da te, ti faccio ricordare"

I due si fronteggiarono in silenzio. Si poteva tranquillamente vedere la tensione nell' aria.

"Ma Artemìs, Minerva e Marcus sono vivi, vero?" domandò all' improvviso Xara con voce ansiosa e preoccupata.

"Su questo non c' è dubbio, quello che mi preoccupa veramente è dove sono"

"Io direi non tanto il 'dove' come il 'quando'" precisò Jacob

"Perchè il quando?" chiese Xara stranita

"Perchè se loro sono veramente Draco Malfoy e Harry Potter, e sono qui" ipotizzò Jemi che fino allora si era limitato ad osservare "E' possibile che Artemìs, Minerva e Marcus siano stati catapultai nel passato... giusto?"

"Esattamente" confermò Morgan. Le sue ferite erano state rifasciate e parlare gli costava, ma non voleva stare fuori dalla discussione.

A Draco non interessava assolutamente niente di quei tre spariti, nè tantomeno di questo assurdo gruppo che gli ricordava anche troppo l' odiosa famigliola felice dei Weasley. L'unica cosa che al momento gli interessava era riprendersi la bacchetta e dare una lezione a Potter.

"Hei, voi due! Ascoltate è anche nel vostro interesse per tornare a casa"

"Io non ho problemi, ma - Potter sono sicuro che muore dalla voglia di tornare dai suoi adorati zii Babbani, scommetto che almeno questa volta dopo questa storiella ti daranno un po' da mangiare"

Harry accusò il colpo e rispose "Hogwarts e il mondo magico sono la mia casa"

"Allora dovresti tenerla un po' meglio la tua 'casa', ma con un esempio come Weasley che cosa si può pretendere... quella topaia"

"Non offendere la famiglia di Ron, tu piccolo serpente... mi hanno detto che casa tua è grande, i tuoi genitori l' hanno fotta apposta per non vederti? Un purosangue Serpeverde che si fa battere in tutto e per tutto dai babbanofili Grifondoro" fece un ghigno "Che onta"

"Potter come osi!" e detto questo gli saltò addosso e cominciarono l' ennesima lotta con completo di pugni calci e morsi.

"ORA BASTA! SEPARO!" esplosero Florence e Jacob dividendo Harry e Draco. "Non abbiamo più dubbi sulla vostra identità, solo Harry e Draco potevano litigare così." i due ragazzi la guardarono arrabbiati e malconci

"Ma siccome al momento siete bloccati qui da noi, mettiamo subito le cose in chiaro. Finchè non riuscirete a trovare un accordo o per lo meno un armistizio temporaneo" Jacob fece una pausa "Le bacchette potete scordarvele!"



ECCOMI QUI con in nuovo cap, a dire la verità il 21° cap l' avevo già pronto, ma alla fine lo posterò come 22° e ho dovuto rifare il 21 da capo, ma spero che mi perdonerete la lunga assenza. ^^,

Grazie per i commenti a:

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona.


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Capitolo 21
*** Esasperati ***


Esasperati(21)


Harry era rimasto senza parole, mentre Draco si guardava in torno nervoso.

Erano ancora ad Howarts, su questo non c' erano dubbi, ma allo stesso tempo non poteva essere Hogwarts.

Il parco era quasi inesistente, quasi completamente coperto dalla Foresta Proibita, la capanna di Hagrid era sparita. Lo stesso castello non emanava quella sensazione di sicurezza che lo aveva sempre accolto negli anni di scuola.

"Insomma, Potter, cos' hai fatto sta volta?"

Malfoy riusciva sempre a riportarlo bruscamente con i piedi per terra.

"Cosa, Malfoy? Dovrei farti io questa domanda, dato che sei sempre tu quello che crea problemi per mettermi nei guai."

Malfoy ignorò totalmente le parole di Harry e si rivolse verso i ragazzi malconci non poco lontano da loro. Ce ne era uno che assomigliava vagamente a Weasley.

Notò che nessuno portava la divisa di Hogwarts.

A parte loro e quei ragazzi non c'era nessun altro.

"Chi-chi siete" domandò un ragazzino che teneva ancora un arco a mezz' aria.

Draco lo guardò male notando che indossava alcuni vestiti babbani, e gli rivolse uno sguardo di sufficienza "Draco Malfoy"

Harry non aveva sentito, aveva lo sguardo fissò sul castello (con il naso per aria), ora aveva notato cosa lo disturbava....era in decadenza.

Hogwarts era in decadenza.

Ma com' era possibile? Le mura esterne possedevano ancora la lora indiscutibile solidità, ma in alcune parti il muschio e l' edera macchiavano di verde il grigio severo della malta e della roccia.

Notò che qualcuno stava cercando di curare il castello dalla malattia dell' abbandono...

Il silenzio lo stupì, si guardò in torno e noto che lo stavano guardando.

"e ...tu chi sei?" chiese nuovamente il ragazzino che ormai aveva tirato giù l' arco.

"Harry Potter" rispose Harry riportando l' attenzione al castello.

Se all' affermazione di Draco i ragazzi erano rimasti senza parole con quella di Harry erano rimasti con la bocca aperta, totalmete increduli.

"Se, come no!" sbuffò una ragazzina

"Se voi siete Draco Malfoy e Harry Potter io sono la Mc Granitt"

Draco si irritò non poco che qualcuno non credesse che lui fosse veramente un Malfoy.

"Ragazzina come acidità ci sei molto vicina alla Mc Granitt, ma non accetto che si dubiti che io sia il figlio di Lucius Malfoy" .

"Malfoy, vuoi attaccar brigha anche con i più piccoli?" commentò Harry "Giusto, dimenticavo che senza i tuoi tirapiedi puoi prendertela solo con chi è più piccolo di te" Harry aveva un sorrisino sul viso e gli occhi brillavano di una luce oscura

"Potter, posso finire il lavoro di prima" disse Draco alzando la bacchetta con fare minaccioso.

"Quando vuoi Malfoy, se non ricordo male stavo vincendo"

I due erano sul punto di ricominciare il loro duello interrotto quando dall' entrata del castello una donna li disarmò.

"Che stà succedendo qui?" chiese mentre le bacchette le finivano in mano.

Il suo tono di voce ricordò a Harry la madre di Ron, Molly Weasley, anche se la donna al portone non gli assomigliava per niente.


"Florence!" Varus chiamò l' attenzione della sorella maggiore. Louis era svenuto, le ferite sanguinavano copiose e ora il rosso aveva assunto un preoccupante colore cinereo.

"Florence bisogna curarlo subito."

"Sù, aiutami a portarlo" Florence passò un braccio dietro la schiena di Louis poi lanciò uno sguardo davanti a sè.

"Voi due, venite a dare una mano!"

Harry vedendo che erano in difficoltà si avvicinò per aiutarli. Anche se non li conosceva non riusciva mai ad evitare di dare una mano a chi gli chiedeva aiuto.

Al contrario Malfoy si avvicinò, ma non mosse un dito.

"Restituiscimi la bacchetta!" ordinò

Florence lo guardò malissimo. "Qui non si danno ordini, se vuoi la tua bacchetta in dietro seguici"


Dentro il castello, un giovane uomo con dei capelli bianchi e vestito in un modo estremamente bizzarro si mise subito al lavoro su Louis e anche sugli altri ragazzi che non erano proprio messi bene.

"Ma che diavolo è successo qui? Silente non è riuscito a tenere il posto di preside? Quel mentecatto, l' ho sempre detto che sarbbe stato la rovina della scuola"

"Hei, Malfoy bada a come parli, qui non c' è l' influenza di tuo padre a salvarti"

"Almeno io un padre ce l' ho"

Nel giro di un secondo Harry fu addosso a Malfoy e cominciarono una rissa alla babbana.

"Dio santo questi due sono peggio di Morgan e Luois." commentò Jacob "Comincio a credere che siate veramente chi dite di essere." e con non poche difficoltà li divise

"Ora sono troppo stanca per le spiegazioni complicate" disse Xara stancamente "Voglio solo capire che fine hanno fatto Artemìs, Minerva e Marcus"

"Anche Tristar è scomparso" fece notare Jemi.

"La cosa non può che rallegrarmi" Varus era tornato dalla Sala Grande con un libricino in mano.

Fece per parlare, ma le parole gli rimasero in bocca perchè le pagine del diario adesso erano completamente vuote.

"No... erano piene... sono sicuro" sussurò

"Dove hai preso quel diario?" domandò Draco con fare inquisitorio.

"Questo?" Varus si rigirò il libricino tra le dita "L' ho trovato in un passaggio segreto dei Serpeverde, dato che l' uscita porta alla loro sala comune"

Draco fissò il diario nelle mani di Varus "Cosa c' è scritto?" domandò col tono più vago possibile.

"Non l' ho letto, l' ho portato a Minerva, ma adesso non sappiamo più dove sia finita" finì quasi con rabbia.

"Cosa è successo ad Hogwarts?" domandò finalmente Harry che non riusciva a focalizzare il motivo dello stato d' abbandono del castello

"Ma dove hai vissuto fino adesso?" domandò Xara che non credeva minimamente che loro fossere Draco Malfoy e Harry Potter. "è da cinque secoli che il castello è stato abbandonato. Nemmeno i fantasmi abitano più quì, si sono rifugiati nei cimiteri o nei vecchi manieri. Gli unici esseri viventi che troverete, a parte noi, sono demoni e cresture oscure"

Qualcosa scattò nella testa si Harry, ma sperò VIVAMENTE di sbagliarsi... perché gli veniva in mente la giratempo che usava Hermione al terzo anno?

"In che anno siamo?" chiese con voce lievemente allarmata

"Ma che domande fai Potter? Immagino che non hai un calendario decente a casa, oppure è il tuo cervello che ha smesso di ragionare?"

"Taci, Malfoy. Per una volta fa una cosa intelligente" Harry volse di nuovo lo sguardo alla ragazzina con cui stava parlando.

"Siamo nel 776 della Seconda Era" rispose Xara come se fosse la cosa più ovvia, ma dallo sguardo confuso di Harry capì che per lui non era poi tanto ovvio.

"Seconda Era? cos'è?"

"Parte dall' istaurazione del Consiglio" intervenne lo zingaro dai capelli bianchi "Hanno fatto partire un nuovo calendario, chiamando il nuovo periodo la 'Seconda Era', idiozzie. Senza offesa piccola" disse a Xara che aveva messo il broncio "Ma nessuno l' ha mai seguito veramente. Secondo la vecchia datazione dovremmo essere circa ...nel...3576 anno più anno meno"

Questa volta nemmeno Draco riuscì a mascherare la propria incredulità.

"Stai scherzando!?" quasi urlò 'Ma che diavolo stavano dicendo quelli? 3576? Assurdo!'

"Potter, cos-"cominciò Draco con voce chiaramente arrabbiata, ma stavolta Harry non lo lasciò nemmeno finire, l' aveva esasperato.

"Malfoy, adesso hai rotto! Possibile che per ogni cosa che succede dai sempre la colpa a me?"

"Perchè sei tu quello che è sempre nei guai"

"La maggior parte dei quali sono creati da te, ti faccio ricordare"

I due si fronteggiarono in silenzio. Si poteva tranquillamente vedere la tensione nell' aria.

"Ma Artemìs, Minerva e Marcus sono vivi, vero?" domandò all' improvviso Xara con voce ansiosa e preoccupata.

"Su questo non c' è dubbio, quello che mi preoccupa veramente è dove sono"

"Io direi non tanto il 'dove' come il 'quando'" precisò Jacob

"Perchè il quando?" chiese Xara stranita

"Perchè se loro sono veramente Draco Malfoy e Harry Potter, e sono qui" ipotizzò Jemi che fino allora si era limitato ad osservare "E' possibile che Artemìs, Minerva e Marcus siano stati catapultai nel passato... giusto?"

"Esattamente" confermò Morgan. Le sue ferite erano state rifasciate e parlare gli costava, ma non voleva stare fuori dalla discussione.

A Draco non interessava assolutamente niente di quei tre spariti, nè tantomeno di questo assurdo gruppo che gli ricordava anche troppo l' odiosa famigliola felice dei Weasley. L'unica cosa che al momento gli interessava era riprendersi la bacchetta e dare una lezione a Potter.

"Hei, voi due! Ascoltate è anche nel vostro interesse per tornare a casa"

"Io non ho problemi, ma - Potter sono sicuro che muore dalla voglia di tornare dai suoi adorati zii Babbani, scommetto che almeno questa volta dopo questa storiella ti daranno un po' da mangiare"

Harry accusò il colpo e rispose "Hogwarts e il mondo magico sono la mia casa"

"Allora dovresti tenerla un po' meglio la tua 'casa', ma con un esempio come Weasley che cosa si può pretendere... quella topaia"

"Non offendere la famiglia di Ron, tu piccolo serpente... mi hanno detto che casa tua è grande, i tuoi genitori l' hanno fotta apposta per non vederti? Un purosangue Serpeverde che si fa battere in tutto e per tutto dai babbanofili Grifondoro" fece un ghigno "Che onta"

"Potter come osi!" e detto questo gli saltò addosso e cominciarono l' ennesima lotta con completo di pugni calci e morsi.

"ORA BASTA! SEPARO!" esplosero Florence e Jacob dividendo Harry e Draco. "Non abbiamo più dubbi sulla vostra identità, solo Harry e Draco potevano litigare così." i due ragazzi la guardarono arrabbiati e malconci

"Ma siccome al momento siete bloccati qui da noi, mettiamo subito le cose in chiaro. Finchè non riuscirete a trovare un accordo o per lo meno un armistizio temporaneo" Jacob fece una pausa "Le bacchette potete scordarvele!"



ECCOMI QUI con in nuovo cap, a dire la verità il 21° cap l' avevo già pronto, ma alla fine lo posterò come 22° e ho dovuto rifare il 21 da capo, ma spero che mi perdonerete la lunga assenza. ^^,

Grazie a tutti quelli che commentano!!

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona.






  • Artemide e Minerva sono le discendenti delle più potenti famiglie magiche e insieme vogliono riportare Hogwarts all' antico splendore dei loro Padri. Harry e Draco erano veramente accerrimi nemici? E che cosa c' entrano le Amazzoni e le Sacerdotesse? Tra mostri, sentimenti futuri e passati, incomprensioni e un pizzico d' amore si svolgerà la mia storia.


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Capitolo 22
*** Twister e Bellasorte ***


Twister e Bellasorte (22)


"Allora siamo d' accordo. Signor Bellasorte" si volse verso il ragazzo "Signorine Twister. Spero di vedervi presto a lezione."Si alzò e con un brillo divertito negli occhi se ne andò.


"Hai visto che carino?"

"Bellissimo! Sai chi è?"

"E' quello nuovo, Marcus Bellasorte"

"In quale Casa sta?"

"Tassorosso, sono fortunata è nella mia casa" rispose una ragazza con i capelli raccolti in una coda di cavallo.

"Dai Susan, lo sai che ti vogliamo tanto bene, presentacelo per favore!" le ragazze sedute nel cortile non avevano tolto gli occhi di dosso al ragazzo dai nerissimi capelli e dai profondi occhi cobalto seduto poco lontano su una spartana panca di pietra.

Leggeva assorto un grosso libro appoggiato sulle ginocchia. I lividi sul viso erano scomparsi grazie ad un portentoso unguento di Madama Chips, mentre il braccio era guarito con la pozione Ossofast.

Marcus guardò il sole impaziente, Artemìs era in ritardo.

Due mani gli chiusero gli occhi "Chi sono?"

Marcus sorrise "Ma non saprei" prese le mani tra le sue "forse... Artemìs?" si girò con un sorriso biricchino che facevano sempre sorridere la dolce amazzone che ora vestiva i colori di Griffondoro. Artemìs era china su di lui, Marcus si mosse veloce e gli diede un leggero bacio sulle labbra, cosa che scatenò il vociare delle ragazzine non molto lontane. Si spinse fin all' orecchio della ragazza "Pettegole" sussurò.

Artemìs rise e gli restituì il leggero bacio.

"Hem-hem"

Si volsero verso Minerva "Capisco che stare in due case diverse possa essere una tortura per voi due" si avvicinò ai due "Se volete provocarle" lanciò lo sguardo sulle ragazze dall' altra parte "Almeno datevi un bacio come si deve" sorrise maliziosa.

"Minerva, ha perfettamente ragione" rise Artemìs

"Carissima sono d' accordo"disse Marcus e diede un bacio passionele ad Artemìs che ricambiò pienamente.

Le ragazze dall' altra parte se ne andarono via arrabbiate e deluse, portandosi dietro il loro vociare fastidioso.

"Hei Twister!" Justin Finch-Fletchley di Tassorosso attirò l' attenzione delle due ragazze.

"Alla prossima partita Tassorosso contro Corvonero tiferete per noi? L' invito è esteso anche agli altri Griffondoro e " esitò un attimo "Serpeverde"

"Non ti crucciare inutilmente" gli rispose Minerva con un sorriso gelido"Gli altri Serpeverde non verrano di sicuro."

"Bè, d'accordo, allora ci vediamo, ciao!" Alzò la mano in segno di saluto e se andò.

"Sorelle Twister avete troppi corteggiatori" disse scherzando Marcus "Specialmente tu" si rivolse ad Artemìs stringendola in un abraccio biricchino.

Minerva aveva lo sguardo altrove, severo e inespressivo.

"Minerva cosa pensi?" gli chiese Artemìs

"Che una situazione più assurda di questa non poteva capitarci" sorrise rassicurante, ma non convinse nessuno.

Artemìs la guardò, come sempre era inutile insistere bisognava aspettare che fosse Minerva a voler parlare, invece disse "Già chi l' avrebbe mai detto, sorellina" calcò molto sull' ultima parola.

"Possiamo unirci anche noi al gruppo?" chiese all' improvviso una voce non tanto sconosciuta.

Hermione si era avvicinata seguita a ruota da Ron. I due si erano subito avvicinati al trio con il chiaro intento di sapere cosa era realmente successo quel giorno, ma dopo due settimane ormai erano diventati qualcosa di molto simile a degli amici. Infatti Hermione aveva notato l' inusuale velocità con cui la notizia della sparizione di Harry e Malfoy aveva fatto il giro del castello, ma la cosa più strana era che entro la sera della stesso giorno dopo il discorso di Silente, nessuno sembrava più preoccupato per la loro assenza e i tre erano stati smistati davanti a tutta la scuola, finendo ogni uno in una casa diversa. Certo che era strano che due sorelle, gemelle per lo più, fossero finite in due case opposte.

Hermione e Ron si sedettero su una panca di pietra accanto a loro.

Si misero a studiare Difesa Contro le Arti Oscure. Hermione e Ron aiutavano molto Marcus e Artemìs che avevano più difficoltà invece Minerva sapeva tantissime cose e sembrava non aver bisogno di alcun ripasso tuttavia 'tenere la mente allenata',a detta di lei, faceva sempre bene.

"Ma questa è una balla clamorosa"! disse ad un certo punto Artemìs "Chi ha scritto questo libro?" era visibilmente indignata.

"Fa vedere?" Minerva lesse


"Zingari: comunemente considerati reietti o emarginati, sono riuniti in tribù nomadi. Alcuni gruppi si spostano con il vento. La maggior parte di loro sono babbani, ma ci sono anche molti maghi esiliati dal mondo magico. Il grande pericolo che comportano è prorprio questo la loro convivenza con i babbani senza bisogno di nascondersi. Le loro abitudini sono tribali e selvagge. Non acettano leggi nè costrizioni e questo li rende doppiamente pericolosi, perchè inducono al caos e al disordine. Il loro lavoro consiste nel rubare, saccheggiare e in caso di necessità uccidere..."


Minerva scorse le ultime frasi senza leggerle con il volto che si oscuriva sempre più.

"E' inaudito!" Si volse verso Harmione che era leggermente scioccata dalla sua rabbia repressa "Avete questa-questa spazzatura come libro di testo?"

"Non è un libro di testo" disse Hermione riprendendosi il libro "E nemmeno spazzatura"

"La metà di quello che dice sono balle!" disse Marcus

"Ma chi l' ha scritto?" domandò Artemìs

"Gilderoy Allock" rispose Hermione

"Andiamo bene" sussurò Ron alzando gli occhi al cielo "Hermione ma anche dopo quello che è successo al secondo anno continui a credere a quello che scrive quell' imbroglione da competizione?"

"Deve pur aver preso le notizie da quelche parte, non trovi? Prima di prendere questo libro mi sono informata: un grande esperto aveva perso la memoria riguardo ai suoi studi sulle popolazioni umane. Perciò quello che ha scritto Allock deve essere vero se ha rubato i ricordi ad un esperto"

"Chi era questo 'esperto'?" domandò Minerva con una lieve nota di sarcasmo

Hermione per un attimo non rispose gli era sembrato per un istante di aver visto una versione femminile di Draco Malfoy. Scacciò il pensiero con un gesto della mano.

"Frank De Umanis"

"Frank De Umanis" ripetè Minerva "Perse la memoria a debito di un incidente poco dopo la conclusione delle sue ricerche, nessuno ha mai ritrovato i suoi appunti. Ma che ti dà la certezza che Allock ha preso le informazioni da lui?" chiese di nuovo.

"Frank perde la memoria sui suoi studi e pochi mesi dopo Allock pubblicò il suo libro che ebbe un grande successo"

"Esperto o no metà delle cose scritte qui sono sbagliate" disse Artemìs.

"Ma come fate a saperlo?" domandò Ron "Non avrete mica un amico zingaro"

"Qualcosa contro gli zingari" lo gelò Minerva "Non dovresti parlare tu sei quasi come loro"

"Minerva!" l' avvertì Artemìs, l' amica si volse a guardarla. Artemìs si stupì di vedere una rabbia confusa sotto la maschera dei suoi brillanti freddi occhi.

Minerva si alzò e si allontanò veloce senza una parola.

Artemì le venne dietro.

"Dovete scusarla" Marcus si lasciò sfiggire un lungo sospiro mentre vedeva la chioma scura di Artemìs scomparire dietro la colonna dell' entrata. Come al solito lo lasciavano a fare da riappacificatore. "Minerva ha un grande amico che è uno zingaro, e gli dà molto fastidio che la gente parli male di loro affidandosi solo alle voci di piazza. Non voleva offenderti Ron ha solo reagito attaccandoti. Scusala."

"Non fa niente" disse Ron un po' risentito "Anche se, ad essere sinceri, capisco perchè il Cappello Parlante l' ha mandata a Serpeverde ha la stessa linga affilata di Malfoy. Se non sapessi che è sorella di Artemìs direi quasi che è la sorella di Malfoy"

Marcus riprese a respirare, per un istante aveva temuto che avessere capito... ma per fortuna non era così. Tirò un altro sospiro, questa volta di solievo, cammuffandolo con la stanchezza.



Et voilà! (siamo sicuri che si scriva così?)

finito anche questo cap...cominciano i primi dubbi, e quindi i primi sospetti.

Che ne dite come sto andando? Se devo essere sincera mi trovo meglio a gestire i personaggi miei e Ron ed Herm che non Harry e Draco, con loro due faccio una fatica!! Per il cognome delle due ho pensato che Twistwer sia il più adatto, chi più di loro riesce a stravolgere le cose come i tornadi.

Grazie mille per i preziosi commenti a: Diana grazie sei un tesoro, veramente! Serry_Black e Giodan fa sempre piacere ricevere commenti da assidue lettrici!

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona.



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Capitolo 23
*** conversazioni ***


Conversazioni(23)


Ormai Harry e Draco avevano più o meno capito la loro situazione: erano bloccati nel futuro a causa di un incidente con gli incantesimi di dislocazione, al posto loro nel passato erano bloccate le loro discendenti, che, oltre la loro comprensione, erano grandi amiche e guide di quel gruppo di squilibrati, a detta di Malfoy, che stavano cercando di far tornare in 'vita' Hogwarts.

Si perchè da quello che avevano estorto dai loro 'coinquilini' Hogwarts era caduta secoli fa, a quelle notizia Harry aveva sentito come una voragine aprirglisi nel petto 'Voleva dire che Voldemort aveva vinto? Che tutta la fatica di Silente, la morte di Sirius, i suoi genitori, tutto era stato inutile?'

Nessuno aveva voluto rispondergli a queste domande, ma i loro volti era stati rassicuranti nel dirgli che non doveva preoccuparsi per quello.


Ormai erano passati parecchi giorni dallo 'scambio' e ancora nessuno riusciva a mettersi in contatto con le ragazze.

"Hei Potter!"

'Perchè Malfoy riesce sempre a portarmi così bruscamente alla realta?' si chiese Harry mentre si alzava a sedere sull' erba.

Malfoy si stava avvicinando con passo leggero. Harry ebbe l' impressione che una tigre gli si avvicinasse affascinante, ma pericolosa mortalmente.

Nessuno dei due indossava più la divisa scura di Hogwarts anche se Malfoy continuava imperterrito ad indossare solo abiti verdi o neri, assurdo l' aveva definito Harry.

"Che vuoi Malfoy?" chiese con tono neutro... per un istante credette di vivere un deja vù, scosse leggermente la testa.

"Che fai, Potter? Cerchi di far funzionare il cervello dandogli qualche scossone?"

"Evita Malfoy," disse Harry "dimmi cosa vuoi e poi sparisci. Ti fai un favore"

Sì, perchè da quando erano arrivati in quella situazione, i loro 'coinquilini' li avevano praticamente costretti ad una convivenza forzata. Nessuno dei due ne poteva più dell' altro e ora che finalmente Harry era riuscito a trovare un po' di tempo per sé stesso chi lo viene a scocciare, Malfoy.

Harry non ne poteva davvero più dell' insopportabile biondo, durante la scuola lo vedeva solo a lezione e in maniera sporadica nei corridoi, invece adesso ne era a contatto 24 ore su 24, letteralmente un incubo. Dall' altra parte aveva notato come Malfoy ne fosse insofferente, non aveva mostrato nessuna emozione a parte la solita arroganza e disprezzo, Harry era arrivato alla conclusione che quel ragazzo non sapesse cosa fossero le emozioni.

"Non voglio dirti niente, Potter, ma semplicemente stare un po' in pace" rispose il ragazzo.

"E devi venire proprio qui? In tutto lo spazio che c'è devi venire proprio qui?" chiese stanco Harry. Ormai aveva perso il conto di tutte le litigate che avevano fatto il quei giorni. Ne era completamete stufo e ormai non scattava più ad ogni provocazione di Draco.

"Potter a cosa li usi gli occhiali? Non vedi che il parco è coperto dalla Foresta Proibita e il resto del castello è inacessibile come l' altra sponda del lago" Gli sedette accanto con un ghigno quasi divertito"Faresti prima a non usarli"

ma prima che Harry rispondesse continuò con voce atona... sembrava stanco "Certò che è assurdo, mi trovo bloccato nel futoro in una Hogwarts decadente, senza bacchette e insieme al mio peggior nemico"

"Perché non aproffitti della situazione?" chiese ad un certo punto Harry voltandosi a guardarlo serio "Tuo padre ne sarebbe fiero se sapesse che sei riuscito a togliere di mezzo il nemico del suo Signore, sono sicuro che ti promuoverebbe subito Mangiamorte, non è il tuo sogno?" non c' era nessuna emozione a colorare la voce di Harry e per un istante Malfoy si stupì di sentire da lui una voce così fredda, ma il suo volto non mostrò la sua sorpresa.

"Primo, Potter, mio padre non è qui e secondo cosa ne sai dei miei sogni, non sai nemmeno i tuoi e vieni a dirmi i miei? Sei ridicolo"

Ecco, Harry lo sapeva per un secondo gli era quasi sembrato di intravedere una fessura d' umanità nella maschera impassibile di Draco Malfoy, quasi un riflesso distorto della luce del sole al suo Zenit. Per quello stesso secondo gli era sembrato incredibile che stessero facendo una conversazione diversa dai soliti botta e risposta, ma Draco era riuscito nell' istante dopo a rompere quell' ipotesi e a cancellare completamente ogni possibilità di capire chi ci fosse veramente dietro a Persona.

'Perchè senza il tuo papà hai paura delle conseguenze delle tue azioni?' avrebbe voluto dirgli, ma si trattenne, era nauseato dai loro litigi e in quel istante non gli importava. Si lasciò cadere con la schiena, lasciando un lieve sbuffo

"Pensa quello che ti pare, Malfoy" disse stanco. Per sua sorpresa Malfoy non disse niente rimase solo a guardare il lago in silenzio finchè non si alzò e se ne andò.


Dentro al castello intanto Albert si preparava per andare nella Londra babbana.

"Albert sii prudente" lo raccomandò Florence mentre gli legava la bandana sulla fronte con nervosismo "Non dare nessun motivo ai babbani che dubitino di te" la giovane donna era preoccupata e con ragione: i babbani erano pericolosi. Le loro città erano oscure e piene di trappole. Utilizzavano la Tecnologia come un cane da guardia contro gli intrusi: contro i maghi.

Per fortuna che la magia non poteva essere rilevata con un esame del DNA altrimenti il mondo magico sarebbe già caduto da tempo. Si era tornati ai tempi del Medioevo... la caccia alle streghe. Con gli stessi risultatai di allora: l' unica differenza che ora le streghe non venivano messe al rogo.

"Tranquilla Florence, sarà come le altre volte. Mi spaccerò per uno del Bronx e i miei vestiti mi aiuteranno, il mondo babbano è pieno di zingari metropolitani uno più uno meno non c'e differenza."

"D'accordo, però non smettere di stare all' erta, me lo prometti?"

"Florence, non è la prima volta che vado da mia cugina, perchè ti preoccupi così tanto?" chiese Albert mentre accarezzava con tenerezza il dolce viso della giovane donna.

"Perchè questa volta ho un brutto presentimento"

"E su cosa?"

"Non lo so" Florence coprì con la propria mano quella di Albert sulla sua guancia "So solo che ho un brutto presentimento. Fa' attenzione, d' accordo?"

"D' accordo, mia dolce Florence, ma non metterti in ansia per me" gli accarezzò il viso e Florence venne rapita dai profondissimi occhi dello zingaro scuri come l' ebano e brillanto come una notte stellata. Si scambiarono un dolce bacio.


"Dai spostati, fammi vedere" sussurrò arrabiata Xara a Jemi .

"Non vedo niente neanche io" ribatte Jemi

I due ragazzini stavano spiando da dietro la porta la bella coppia che si stava dando un dolcissimo bacio.

"Ma insomma Jemi e te queste cose non dovrebbere interessare" disse un po' risentita la sorellina

"Perché?" Jemi si volse a gurdarla e Xara aproffittò "Hei, non vale hai barato!"

"Perché sei un maschio" rispose Xara fermamente decisa a non lasciare la postazione.

"E questo che c' entra?"

"Voi maschi siete così poco romantici" disse la sorella

"Si, perché tu sai tutto sui maschi" ribatte il fratello

"Ho quattro fratelli e abbiamo sempre vissuto insieme a Morgan, Samuel e Marcus." fece una pausa per bloccare un tentativo di rimozione forzata da parte di Jemi "Posso dire di saperne qualcosa sui maschi, e poi ormai sono grande"

"Anche io sono grande e-"

"E che ci fate voi qui?" la voce divertita di Albert interruppe il loro piccolo litigio

"Noi, bè..." cominciò Jemi senza parole aguardando Xara in richiesta d' aiuto

"Noi stavamo... stavamo" provò Xara

"Guardando dalla fessura?" li aiutò Florence

"Noi? Noo!" dissero all' inisolo i due

"Noi stavamo parlando quando ci siamo persi e ci siemo ritrovati qui"

'Non regge, non regge' gemette Jemi alla balla clamorosa detta dalla sorella

"E dove volevate andare di preciso?" domandò Florence con quel tono di voce a metà tra lo scherzoso e intimidatorio, che faceva sempre innervosire i due fratellini.

"In biblioteca" sparò Jemi.

"Bne, ora potete andare, cosa vi trattiene" disse Albert e vide i due sparire alla velocità della luce. Interiormente ringraziò i due ragazzini che pur senza volerlo avevano allegerito la tensione.

"Ma sei sicuro che qui non troverai niente?"

"Sì, se voglio sapere qualcosa di segreto sul periodo di presidenza di Albul Silente devo chiedere a mia cugina."

"Va bene, salutala e dagli un bacio da parte mia"

"Lo farò senz altro"



Al Paiolo Magico le cose non erano molto cambiate se non per il fatto che si vedevano chiaramente i contatti con il mondo babbano. Ormai la Tecnologia era penetrata anche nel mondo magico.

Alberti si sedette al banco.

"Oh, ciao Albert" lo salutò un ragazzo dall' altra parte del bancone con dei piccollisimi occhiali da vista. "E' tanto tempo che non venivi. Cosa prendi?"

"Mi va bene tutto anche se preferirei un bel bicchiere di BloodyMary" disse con un sorriso

"Lo sai che il BloodyMary non lo so fare"

"Evvero, per questo ti chiedo un bicchiere di wischy incendiario"

"Questo te lo posso dare" e gli mise davanti un bicchiere che riempì con il forte liquido ambrato. Albert lo prese e lo bevve tutto d' un sorso.

"Grazie Bill" disse lo strano zingaro lasciando un paio di galeoni sul tavolo

"Quando vuoi Albert, ciao!"

"Ciao!" rispose il giovane uomo dai capelli bianchi e uscì nella Lodra babbana.




CIAO!! Lo so che lo scorso cap era privo di azione (e anche questo a dir la verità), ma avevo bisogno di capitoli di transizione.

Per la cronaca (da quanto tempo) : 'Persona' è il nome latino con cui venivano chiamate le maschere usate nelle rappresentazioni teatrali, amplificavano la voce e

avevano l' utilizzo di identificare il personaggio perchè nei teatri antichi le donne non potevano recitare e quindi gli uomini dovevano utilizzare le maschere anche per fare i ruoili femminili....Maschilisti non trovate?. Il BloodyMary è un alcolico fatto con succo di pomodoro, Worcestershine souce (una salsa particolare), pepe, Wodka o Jin.

I miei dicono che è buono, ma una volta ho assaggiato il suco di pomodoro e sinceramente non mi è piaciuto per niente (bleha).

Grazie per i commenti, sono sempre graditi, a: Serry_Black per gli errori di battitura stò veramente facendo del mio meglio ma o sempre poco tempo quando posto il capitolo e non ho la correzzione automatica sul coputer a casa comunque grazie per fasrmelo ricordare... certe volte me lo dimentico completamente^^. Giodan SCUSA ma dal tuo nick non si capiva, comunque che forttunato 5 sorelle, io ho due fratelli maschi. Diana non ti preoccupare ricwevere un commento così positoivo solleva sempre il morale. Mariademolay che bello rivederti tra le commentatrici!! Concordo questa storia è complicatissima, forse quando il mio cer5vello ha cominciato a re alizzarla avevo mangiato pensante.

Un avviso per tutte le persone che leggono..lasciate due paroline mi aiutano ad andare avanti più velocemenete bigg kiss!!

ALLA PROSSIMA!!

Hepona.

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Capitolo 24
*** Ricerche e piani di vendetta ***


Ricerche e piani di vendetta (24)


Albert non aveva nessuna difficoltà nel trovarsi in mezzo ai babbani, anzi in un certo senso gli piaceva camminare in mezzo a loro. Si divertiva ad osservare le loro invenzioni, e i loro sistemi per compensare la mancanza della magia... doveva ammettere che il genio dei babbani lo sorprendeva ogni volta di più, macchine enormi e pesanti che si riduceva alla grandezza di un sassolino, tavole che volavano come le scope, vestiti cercapersone per non perdere i bambini...

Si decisamente i babbani avevano sempre esercitato una cerca curiosità su di lui e un sano divertimento andava a braccetto con essa.

Il medico zingaro girò l' angolo di una casa di un quartire del Bronx londinese, con i suoi fumi nebbiosi, che a qualunque ora del giorno rendevano estremamente suggestivi quei luoghi. La luce del sole raggiungeva le strette strade dei vicoli illuminando il pulviscolo, e le pareti metalliche luccicavano come argento vivo sotto la polvere e il fumo. Quelle strade e quei quartieri erano il rifugio dei maghi che vivevano tra i babbani, perchè lì, nel insieme più omogeneo e bizzarro di personalità diverse e atipiche, nemmeno i babbani avrebbero potuto riconoscerli. Bussò tre volte ad una porta di un forte arancione acceso.

Dopo un po' la porta scivolò di lato lasciando libero accesso al giovane che entrò.

Una marea di capelli bianchi come i suoi gli cadde addosso facendogli per poco perdere l' equilibrio.

"Albert! Cugino! Come sono contenta di rivederti dopo tutto questo tempo!"

"Anche io sono felice di rivederti Mekare!"

Mekare Silente abbracciò ancora per un po' il cugino zingaro e poi richiuse la porta scorrevole. Si raccolse i capelli mossi di quel colore così innaturale con un fulard rosso e oroin una morbida coda. Vestiva come una normalissima donna babbana, però non potevano mancare due enormi cerchi d'oro agli orecchi e un paio di polsiere d' acciaio lavorato ai polsi e un sorriso radioso sul viso gioviale.

"Dimmi cosa ti porta qui? Ancora la tua inguaribile curiosità per i babbani?"

"No, purtroppo questa volta sono per un motivo serio" disse Albert con un' ombra di ansia negli occhi "Davanti a una tazza di tè, magari corretto con un po' di Wiscky incendiario, potrò raccontarti tutto"

Si fece sera prima che Albert finisse il suo racconto. Mekare aveva trattenuto il respiro quando il cugino le raccontò dei due attacchi e allo scambio emise un sussultò soffocato. Alla fine Mekare aveva un cipiglio molto assorto e leggermente battagliero, non c' erano dubbi che avrebbe combattutto insieme al cugino contro il nuovo Signore Oscuro.

"Tempo fà avevo sentito delle voci su delle strane sparizioni, persone morte si vociferava, ma i corpi non sono mai stati ritrovati, solo degli idizi che lasciavano intuire un assassinio. Ma erano solo voci e il panico si è un po' calmato, tra il mondo babbano le morti misteriose sono sempre connesse alla magia, lo sai." Si portò la mano al mento con fare meditativo "Mi chiedo se non centrino qualcosa. Mi preoccupa anche il problema di Artemìs, avere una bacchetta al posto di un osso del braccio... non credo che passerà innosservata." sorrise "Il nonno di Artemìs, Gabriel, è riuscito a dargli la bacchetta di Harry senza destare troppi sospetti"

"Finchè non si toglie il copri avambraccio nessuno potrebbe immaginare una cosa simile" finì per lei il cugino.

Gli occhi di Mekare si illuminarono e si rivolse direttamente verso il cugino "Hai detto che Draco Malfoy e Harry Potter sono bloccati nel nostro tempo, mmhpf, vorrei proprio conoscerli" disse reprimendo una risatina

"Ahh! Ora come ora non li sopporteresti nemmeno 10 minuti. Sono esasperanti, da quando sono arrivati ho perso il conto di quante volte hanno litigato. Pensa, da quello che mi ha raccontatao Varus, Florence ha sequestrato le loro bacchette giusto due minuti dopo la loro comparsa e non le ha ancora restituite. Al castello li obblighiamo ad una convivenza forzata. Prima o poi dovranno riuscire a dirsi almeno due parole senza azzannarsi a vicenda"

"E di questo Tristar, che mi dici?"

"So poco o niente, ma quello che mi preme veramente e sapere cosa è sucesso nel passato dove ora sono intrappolati Marcus, Minerva e Artemìs."

"Per questo non credo che ci sia un grande problema. Custodisco tutti i documenti riguardanti gli anni di presidenza di Albus Silente, dopotutto è o non è un nostro grande avo degno di stima?"

"Vorrai dire tuo avo, ricordi? Vengo dall' altro ramo della famiglia" la corresse Albert dando finta importanza al particolare.

"Oh, hai ragione" gli diede corda la cugina "Mi dimentico ogni volta il perchè della tua pazzia" e poi aggiunse con fare sconsolato "Hai preso tutto il megio di Aberforth Silente" finì sorridendo, il fratello di Albus Silente di certo non era stato noto per il suo genio brillante.

Si alzarono dal piccolo salottino dirigendosi verso una piccola rampa di scale in legno, in un angolo della cucina, che portava alla soffitta.

"Certo che è incredibile" cominciò Mekare mentre spostava un cassattone dall' aspetto pesante "Ogni volta che ci ritroviamo finiamo sempre in soffitta"

"Mi sembra naturale" rispose Albert "E' il posto più 'magico' di tutta la casa"

"Oh, eccoli" esultò Mekare dopo aver aperto un baule dalle molte serrature, porse un consistente plicco di fogli al cugino e un altro lo prese lei, si sedettero per terra su un tappettino "Ora non ci resta altro che cercare"

"Al lavoro!" disse Albert a mò di via.



Il ritmico scrosciare delle onde in lontananza lo riportò piano piano al mondo reale, aprì gli occhi, che sotto la luce del sole lanciarono scintille ametiste. Il ragazzo dall' età indefinibile si alzò in piedi e si guardò attorno, guardò il sole che per un istante lo abbagliò...

'Maledizione!'

'Maledizione!'

'Maledetti!'

Ricordò cosa gli era capitato: lo scontro con la regina delle Amazzone, l' incantesimo a quello stupido lincatropo, la battaglia con la Gran Sacerdotessa, la dannata intrusione del rosso Senza Nome, l' esilio di quegli idioti dal suo campo di battaglia e...

Rouw abbassò lo sguardo e lo puntò di fronte a sè con una smorfia di rabbia sul viso.

...e quel bambino dai poteri esp e la sua stramaledetta freccia...aveva distrutto la sfera dove aveva intrappolato l' essenza della regina delle Amazzoni...l' essenza dell' ultima dei Potter, ovviamente se non si contava quell' irritante uomo di suo nonno...Gabriel Potter...veramente irritante.

Rouw, dietro un' impeto di rabbia si buttò in ginocchio sulla sabbia, stringendo convulsamente i pugni sulla terra, urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

"MALEDDETTO TU SIA GABRIEL POTTER!!"

Lo sapeva, LUI lo sapeva, ed era tutta colpa sua. Se non avesse fatto amicizia con Silver Maximo Malfoy, la Gran Sacerdotessa non sarebbe mai corsa in aiuto della regina delle Amazzoni e lui avrebbe vinto.

Nessuno poteva batterlo.

NESSUNO!.

Nessuno avrebbe dovuto batterlo!.

Maledetti.

Maledetto.

Ma non era finita qui. Aveva constatato che Artemìs Potter e Minerva Malfoy erano degne dei nomi che portavano. Le aveva sottovalutate e aveva soppravalutato le sue Ombre. Non sarebbe più accaduto. Si sarebbe vendicato, ma prima...

Avrebbe avuto un incontro ravvicinato con Gabriel Potter e Silver Maximo Malfoy.

La sua vendetta sarebbe cominciata da loro.

Rouw regolò il respiro affannoso, si alzò nuovamente in piedi. Sì, prima di tutto doveva calmarsi, la vendetta era un piatto che andava consumato freddo e lui si sarebbe preso tutto il tempo necessario.

Camminava per i prati dell' irlanda, perchè era lì che era finito. Aveva subito riconosciuto la terra che per eccellenza veniva definita terra del Piccolo Popolo.

Il vento fresco gli scompigliava i lunghi capelli neri come l' inchiostro e faceva frusciare i vestiti scuri lievemente rovinati. Il volto bianco sembrava di marmo alla luce del sole al suo massimo splendore. Aveva perso la nozione del tempo ad ascoltare la musica ammalliante del mare, incantatrice come le voci delle sirene, tentatrici, rassicuranti e pericolose.

Rouw rise a quel pensiero, in certo senso si rivedeva in quelle creature così uniche e piene di magico carisma pericoloso.

Bene, poteva essere un' idea agire come le donne marine; prima li avrebbe ammaliati, utilizzando le illusioni più fini, avrebbe carpito la loro fiducia e alla fine li avrebbe traditi utilizzando i loro stessi compagni. Si leccò il labbro inferiore in pregustazione del suo impeccabile piano.

"Si alzi il sipario, lo spettacolo sta per cominciare"




Finalmente riesco a postare il nuovo cap.

In questo ultimo cap incominciano i preparativi per un bel po' di azione Olè!

Per quanto riguarda la Londra babbana volevo creare un' immagine post apocalittica futuristica con quell' atmosfera scura e opprimente. Ci sono riuscita?

Per la cronaca: il nome di Mekare l' ho preso in prestito da 'La regina dei dannati' di Anne Rice. Volevo mettere un nome particolare e mi è venuto in mente il suo personaggio, assomiglia vagamente a quello che ho creato, ma veramente molto vagamente.

Grazie per i commenti bellissimi a Serry_Black, visto che roba, già al 23° cap anch' io sono contenta!! Per Draco e Harry (con sforzi sovraumani) riusciranno a essere più civili, per i capitoli sul passato si va ad altalena in modo più o meno regolare ^^,. Giodan grazie per il complimento sono sempre molto apprezzati!!

E anche questa volta è tutto.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona



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Capitolo 25
*** Tentaivi d comuicazione ***


Tentativi di comunicazione(25)


Minerva Twister, sedeva tranquilla ad un tavolo della biblioteca leggendo un libro preso dalla Sezione Proibita. Grazie ad una nota del preside, che conosceva la situazione sua, di sua sorella e di Marcus, poteva accedere al Reparto Proibito, anche se ogni volta doveva far vedere il foglietto firmato da una pignola Madama Pince che lo sottoponeva alla luce della lampada.

Dopo l' incontro di Quidditch tra Tassorosso e Corvonero aveva chiesto scusa a Ron senza sbilanciarsi, dopotutto era sempre una Serpeverde... non che fosse un problema, ma doveva pur vivere con i suoi compagni di casa. Difficoltà non ne aveva trovate, sembrava aver preso, almeno in parte, il ruolo di Draco: nessuno le faceva domande su quello che faceva e alcuni ragazzi, piuttosto carini, gli si erano anche avvicinati, ma li aveva respinti tutti. Perché poi, non se lo spiegava.

Da quando erano arrivati aveva sentito una lieve angoscia crescergli dentro, non ne capiva il motivo, ma non riusciva ad ignorarla.

Minerva scosse la testa, riportando la concentrazione al libro che stava leggendo 'Comunicare nel Tempo'.

Era un problema che la assillava 'Come mi metto in contatto con i ragazzi nel futuro?' Questa semplice frase la tormentava. Aveva già letto una mezza decina di libri decisamente 'pesanti', come li avrebbe definiti Louis...

"Oh insomma, Minerva! Ti vuoi concentrare!" si rimproverò girando la pagina ingiallita e macchiata.

Non aveva chiesto aiuto ad Artemìs né alla sua dolce metà, sorrise, quei due per un po' li avrebbe lasciati in pace. Li aveva già assillati fino allo sfinimento, nelle scorse settimane avevano passato più tempo nella biblioteca che altro, anche per il fatto che Artemìs doveva imparare un insieme d' incantesimi piuttosto considerevole per mettersi al passo con la scuola... scuola era un termine difficilmente combinabile con la sua amica. Sapeva che aveva ricevuto una buona istruzione da suo nonno, ma per lo più gli aveva insegnato tutto ciò che riguardava il mondo babbano, certo sapevo tantissime cose sulle creature magiche ma all'ddestramento delle Amazzoni non insegnano di certo Storia Della Magia o Pozioni Avanzate, quello che sapeva della Storia del mondo magico glielo aveva raccontato lei.

Riprese la lettura con più concentrazione. "Eppure c' è ne un modo, ne sono sicura. Ci deve essere" aggiunse con preoccupazione, quando la sua attenzione venne catturata da una frase.


'Tutto quello che possiamo sapere del passato ci è pervenuto grazie alla scrittura, e prima della sua invenzione, alle incisioni e pitture rupestri ancora visibili e giunte fino a noi'


Libri.. .pitture... incisioni...

"Può essere!" esclamò la ragazza bionda che ricevette un rimprovero dalla bibliotecaria di fare silenzio. Minerva non la sentì nemmeno uscì dalla biblioteca con il libro sottobraccio e si diresse alla ricerca della dolce coppia.

Tanto era presa dalla ricerca che non si rese conto di un ragazzo che camminava assorto nei suoi pensieri. Finirono entrambi a terra e il libro che era volato dalle mani di Minerva cadde proprio sulla testa del ragazzo.

"Scusa Blaise, non ti avevo visto" disse pacata Minerva.

Blaise scosse dolcemente la testa prese il libro e aiutò la ragazza ad alzarsi. "Nemmeno io, Twister, perciò siamo pari" gli rispose il bruno Serpeverde per niente arrabbiato.

"Me lo puoi ridare ora" disse Minerva riferendosi al libro Blaise stava rigirando tra le mani.

"Questo è un libro del Reparto Proibito" disse Zabini notando il timbro rosso nella prima pagina.

"'Comunicare nel tempo'... vuoi parlare con la tua pronipote o con i tuoi avi, per caso? A cosa ti serve?"

"Non è cosa che ti riguarda, grazie" disse Minerva fermamente tendendo la mano.

Blaise non batté ciglio e gli restituì il pesante tomo che gli aveva procurato un bernoccolo in testa

"La prossima volta cerca di mantenere una presa più salda sui libri che prendi dalla biblioteca, non tutti sono felici che gli cada un tomo in testa." disse con dolcezza mentre si allontanava.

'Blaise Zabini' pensò l' ultima Malfoy 'Assomiglia un po' a Louis...' scosse vigorosamente la testa ' Ma cosa penso, Blaise non assomiglia nemmeno lontanamente a Louis! Minerva torna in te!'

Sospirò "Questa situazione è veramente ai limiti del mio controllo." disse stanca mentre ricominciava a cercare i suoi amici di avventura.


Intanto nel futuro.

"No, non riesco a creare un contatto" disse sconsolato Jemi "Non rispondono ai richiami e non sento i loro spiriti"

Il ragazzino si accasciò stanco sulla sedia, Xara gli porse un bicchiere di acqua fresca, sotto lo sguardo preoccupato di Florence.

"Per adesso basta Jemi, sei troppo stanco per continuare" gli disse la sorella maggiore.

"No! voglio provarci finché non ci riesco"

"Faresti bene ad ascoltare il consiglio di tua sorella" disse improvvisamente una voce annoiata, Draco Malfoy era appoggiato alla parete vicino alla porta.

"Tu che vuoi? Nessuno ha chiesto il tuo parere" lo attaccò Xara.

"Xara" la riprese sottovoce Florence.

"Ma è vero!" continuò imperterrita la ragazzina incurante dello sguardo di rimprovero della sorella maggiore "Viene qui e da consigli quando nemmeno sa di cosa si sta parlando. Non aiuta mai nelle faccende piccole o grandi che siano, e non fa altro che criticare. Da quando è arrivato non ha fato altro che lamentarsi 'mezzosangue di qua filobabbani di là'" disse imitando il cipiglio disgustato di Draco riguardo a certi argomenti "Muovesse almeno un dito invece che dare solo fiato alla bocca. Almeno Harry ci dà una mano" concluse riprendendo fiato "Non riesco a credere che è stato anche grazie a lui che V-"

"Xara ora basta!" la sgridò Florence con gli occhi che scintillavano di rabbia.

"Ma-"

"Niente 'ma' avrai una punizione per questo" la zitti dura.

Draco aveva lasciato che le parole della ragazzina gli scivolassero addosso senza toccarlo. Anche se quando aveva fatto il paragone si era leggermente irritato, e poi... era sicuro che l' ultima frase era stata interrotta apposta, che cos' era che non volevano che sapesse? No, si corresse, che non volevano che sapessero. Nemmeno a Potter avevano detto niente.

Bé avrebbe indagato.

"Ragazzina dovrai rimangiarti le tue parole" e mise in vista un libro che aveva in mano 'Comunicare nel tempo' "Su questo libro c' è scritto come comunicare nel tempo. L' unico inconveniente è che il canale di collegamento deve partire dal passato" si avvicinò al tavolo, sotto lo sguardo assassino di Xara, e appoggiò il libro davanti a Florence "Ma se quello che dite è vero e la mia propronipote è nel passato" e qui fece un sorrisino saputo "Non dovremmo aspettare molto".

Detto questo senza lasciare tempo a nessuno di rispondere si allontanò e uscì dalla sala con la sua tipica andatura sicura di chi ha sempre l' ultima parola.




Eccomi qua! Da oggi 29 luglio sono maggiorenne da due giorni ^^ yuppiiiee!!!!! Anche se non ho potuto festeggiare (causa l' incidente che ho avuto due settimane fa) mi sono arrivati un sacco di auguri dalle mie amiche, come sono contenta!!!

Comunque mi sono divertita^^!!

Tornando a noi, avete già indovinato come farà Minerva a comunicare? Anche lei comincia a manifestare i primi sintomi dell' amore inconsapevole hehehe. Draco invece è sempre il solito rompiscatole. Ho fatto entrare in scena Blaise la tentazione era troppo grande, non potevo non farlo apparire^^.

Rigrazio per i comm a: Giodan visto alla fine ci siamo arrivati. Vi prego ditemi cosa ne pensate un bacione e tutti.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona


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Capitolo 26
*** Visite per Gabriel Potter e Silver Malfoy ***


Visite per Gabriel Potter e Silver Malfoy(26)


Un giovane dai nerissimi capelli e dallo sguardo calmo era in attesa nel salotto d' attesa di Malfoy Manor.

Tristar stava aspettando impaziente il momento in cui avrebbe assoparato la morte dei due uomini che avevano avuto la capacità di rovinare i suoi piani, anche se indirettamente, ma questi erano solo dattagli. Un sorriso diabolico si formò sulle sue labbra.

Oh sì, non aspettava altro.

Era stato così semplice entrare nei territori dei Malfoy, era bastato nascondere ogni sentimento negativo e di minaccia nei confronti di Malfoy Senior per evitare che scattassero gli allarmi.

In più era stato deliziato dal sapere che anche Gabriel Potter era lì, niente di meglio, niente di più facile.

Avrebbe preso due piccioni con una fava.


*Flashback*


Tristar sapeva che se voleva diventare il nuovo Signore Oscuro avrebbe dovuto cominciare da loro... i Potter.

Quel giorno aveva richiamato i venti furiosi del nord per scatenare una bufera in modo da dividerli e eliminarli con calma. Quasi scoppiò a ridere pensando in che situazione era finita la più famosa famiglia di maghi... i discendi del Salvatore del Mondo Magico erano solo tre misere persone... e una bambina. Ridicolo. Una famiglia con un tale carisma e possibilità di avere il potere più grande si limitava a vivere in mezzo alle montagne delle Higtlands lontano da tutti e da tutto.

Ma ormai era tempo di far loro da promemoria "...Potter, siate nati con un signore oscuro, nascondete segreti più bui della notte, che avete dimenticato e lasciati trascinare dall' oblio. Nelle ore più buie risplendete come la stella Polare.... ma è giunto il tempo di spegnere la vostra luce ..."

Tristar guardò il grazioso chalet di fronte a sé, mentre il vento soffiava sulle cime degli alberi urlando con la sua voce storie cupe e pericoli lontani, ululando all' unisolo con i lupi del bosco. Vide un uomo che si affrettava verso la costruzione prima dello scoppio della bufera.

Nel prato attorno alla casetta una bambina piccola stava giocando tranquillamente con dei nastrini colorati incurante delle raffiche di vento.

"Artemis! Entra subito in casa, presto!" sentì l' uomo urlare alla bambina, che si alzò e entrò dentro casa.

'...e sotto il nuovo Signore Oscuro morirete'


Si avvicinò allo schalet, stava meditando sul modo in cui avrebbe ucciso i Potter quando improvvisamnete si dovette fermare. I lupi avevano fiutato la sua vena omicida e lo avevano accerchiato.

"Interessante... barriere magiche contro i babbani e... animali contro gli intrusi indesiderati"

Attorno ai lupi si erano avvicinati anche altre creature del bosco, tutte con il chiaro intento di fermarlo.

"Tu chi sei?"

Tristar si voltò e si rotrovò a pochi metri dall' uomo che aveva visto prima: alto, pelle tostata dal sole, viso dai tratti sicuri e decisi, neri capelli spettinati striati di grigio. Un uomo come gli altri all' apparenza. Dalle sue informazioni doveva essere il più vecchio della famiglia 'Un allegro uomo pazzo, dalle idee bizzarre. Troppo magicamente debole anche per creare le pozioni più semplici' così lo avevano definito al villaggio di maghi nella valle.

'Bene, vorrà dire che comincerò da lui. Una preda facile'

Non poteva sbagliarsi di più.

Infatti Gabriel Potter si rivelò tuttaltro che un 'vado l' uccido e torno'. Gli tenne testa in maniera egregia, nonostante il tempo proibitivo, respingendolo.

Tristar per rendorgli noto che avrebbe potuto ucciderli come e quando avrebbe voluto pochi giorni dopo attirò il figlio di Gabriel e sua moglie in una trappola sottrando loro l' essenza della loro magia rinchiudendola in due piccoli oggetti: due polsiere d' argento che portava sempre con sè.


*fine flashback*


Ma il caro nonnino non lo sapeva questo, non sapeva nemmeno che i suoi piani erano cambiati, ora aveva puntato la sua cara nipotina, ma un ennesimo e alquanto fastidioso inprevisto gliel' aveva portata fuori dalle mani... insieme alla giovane rampolla Malfoy...

Tristar si sistemò meglio sulla sedia dell' atrio.

Minerva Malfoy... un bel soggetto, non c'erano dubbi. Bella quanto pericolosa. Di lei sapeva che nutriva un forte rancore nei confronti del Consiglio, ma era ancora all' oscuro della ragione precisa.

Aveva avuto fortuna la scorsa volta ad avvicinarsi così tanto a loro, considerando tutti i fastidiosi insetti che ronzavano attorno a loro. A partire da quel dannato Senza Nome...

Stava meditando su questi pensieri quando un rumore di passi lo riportò alla realtà.

Due uomini si stavano avvicinando al giovane.

Capelli biondi come fili di platino, vestiti eleganti, pelle come il marmo, Silver Maximo Malfoy avrebbe risposto a tutte le caratteristiche tipiche della sua famiglia se non fosse stato per gli occhi scuri come l' ebano. Era incredibile come i Malfoy mantanessero intrinseco un fascino incantatore. Tristar sapeva che la famiglia del maniero possedeva la magia Veela e anche se ormai il sangue magico si era affievolito molto le caratteristiche fisiche persistevano ancora.

Voltò lo sguardo all' uomo accanto a lui...Gabriel Potter aveva un espressione giuliva e i capelli più bianchi dell' ultima volta, ma Tristar sapeva che poteva diventare ancora più pericoloso di Malfoy Senior. Alzò lo sguardo e un paio di allegri occhi dorati gli sorrisero cordiali. Gabriel Potter amava la vita e cercava di infondere la sua gioia anche alle persone che gli stavano accanto. Con la nipote ci era riuscito perfettamente.

Tristar li riconobbe immediatamente e nell' istante sucessivo il riconoscimento fu visibile anche negli occhi di Gabriel Potter.

"Tu?" disse l' uomo

"Sì, io" disse semplicemente Rouw e sfilò la bacchetta dal mantello.




FINALMENTEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!

Questo cap non ne voleva sapere di finire ci ho messo più tempo per scriverlo che in nessun altro.

Purtroppo le cause di forze maggiori più una ispirazione che non vuole ispirare mi hanno tenuto su questo cap per un tempo lungissimo. Nonostante questo mi è venuto relativamente corto ,^^.

Per la cronaca l' idea dei Malfoy col sangue veela l' ho presa dalla fic IMAGO MUNDI di mariademolay (pubblicità occulta, mi farò pagare per il servizio ^^, scherzi a parte aggiorna presto please).

Ringrazio per i commenti a: Giodan, a dfir la verità non ci avevo pensato a questa soluzione, ma l' idea che mi è venuta non è tanto diversa, aspetta e vedrai^^. Mariademolay, a dir la verità il mio Blaise è solo una comparsa, non sono in grado di renderlo un personaggio completo e complesso , alla fine risulterebbe solo una brutta copia del tuo. Purtroppo di Blaise è quella l' idea che ho, e sinceramente mi piace trfoppo per volerla cambiare.

E anche per questa volta è tutto. Scusatemi se aggiorno così lentamente, ma il mio compiuter ha deciso di darmi nuovamente filo da torcere e così, tanto per cambiare, sono nuovamente senza connessione a internet e gli @point costano.... siate paziente e fiduciosi che non lascerò le mie storie traduzioni e non all' oblio e anche se lenta come una lumachina alla fine arrivo anch' io.^^

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona


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Capitolo 27
*** Incontro sgradito ***


Incontro sgradito(27)


Gabriel Potter sapeva cosa si diceva di lui al villaggio, dopotutto lui stesso aveva alimentato le voci. 'E' solo un allegro pazzo' era la frase preferita dalla gente riferita alla sua persona, alcuni aggiungevano addirittura vecchio, ma non era così vecchio.. Insomma si teneva in forma. Artemìs si arrabbiava sempre quando lo chiamavano vecchio. La sua cara nipotina aveva uno strano modo di ribattere in questo argomento

"Se proprio volete far capire che ha tanti anni chimatelo antico, suona meglio. Vecchio è così brutto"

Si decisamente strano pensò mentre si infilava gli stivale di pelle.

Si. perché il più antico dei Potter quel giorno era stato invitato alla mansione dei Malfoy dal suo stesso proprietario: Silver Maximo Malfoy.

Un uomo brillante senza dubbio, sfortunatamente uno dei pochi. Se solo un decimo dei zoticoni al Consiglio fossero stati come il capostipite della nobile famiglia, allora le cosa forse avrebbero funzionato veramente.

Bha, era inutile pensarci.

Gabriel prese il mantello dal gancio alla parete e uscì. Camminò un po' per i terreni attorno allo schalet (sentiva le barriere contro i babbani vibrare, fermamente al loro posto) fino a raggiungere un piccolo praticello. Un vero peccato che i terreni dei Malfoy fossero così lontani, dall' altra parte del Regno Unito in effetti, altrimenti ci sarebbe volentieri andato a piedi.

Inspirò l' aria del bosco selvaggio e si smaterializzò sparendo nella stessa aria con un leggero 'pop'. Unici testimoni scoiattoli e un piccolo cervo.



Il luogo per Apparire e Smaterializzarsi nei possedimenti dei Malfoy era all'interno del castello, nel cuore della tenuta. La stanza dava subito a intendere la nobiltà della famiglia. Affreschi dai colori pastello adornavano delicatamente le semplici pareti della camera, stranamente spoglia da qualsiasi mobile o finestra.

Una porta si aprì per permettere a Gabriel di uscire e stringere la mano al suo amico.


La giornata trascorse serena, i due uomini discussero su alcune decisioni prese dal Consiglio riguardo alcune questioni politiche; Silver era convinto che l' unico modo per il Mondo Magico di sopravvivere con il cambio dei tempi, era di insegnare alle nuove generazioni i particolari meccanismi delle macchine dei babbani, se non tutti almeno i concetti basilari. Non puoi difenderti da qualcosa che non conosci. Aveva detto e fermamente convinto dei suoi principi aveva illustrato all'amico alcuni progetti di macchine tecnologiche dai complicati disegni. Guardandoli Gabriel aveva chiesto dove si fosse procurato simili carte, al che Silver si era limitato a sorridere rispondendo casualmente che alcune abitudini dei Malfoy erano dure a morire.

La conversazione continuò: in alcuni punti accesa in altri accordante. Gabriel aveva espresso la propria opinione osservando che per poter conoscere le macchine dei babbani, almeno quelle che interessavano il Mondo Magico, bisognava seguire i corsi speciali nelle accademie babbane, e questo comportava un' avanscoperta nel loro mondo, se non addirittura mandare i propri figli nelle loro scuole - comportava un grosso rischio, meglio di no. Al momento riteneva giusto limitarsi alla difesa.

Silver capiva in parte la scelta dell' amico, ma non poteva accettarla, il mondo andava avanti con o senza i maghi.

A questo punto Silver, esprimendo una propria curiosità, aveva chiesto a Gabriel come avesse fatto la nipote ad entrare tutte quelle volte all' interno della tenuta, nonostante gli incantesimi di protezione. Nonno Potter rispose che Artemìs non glielo aveva mai detto, ma poteva immagine che un aiuto glielo avevano dato i piccoli abitanti invisibili del maniero.


I due uomini stavano camminando per il prato attorno al castello quando un inserviente arrivò, avvisando il padrone che il giovane che lo aveva contattato qualche giorno fa era arrivato. Silver diede istruzioni di farlo attendere nel salottino degli ospiti dicendo che l' avrebbe raggiunto subito.

Entrarono nella sala e Gabariel notò subito il ragazzo, educatamente seduto su una poltrona. Questi girò lo sguardo calmo verso il padrone di casa e rivolgendo un leggero gesto di saluto all'ospite al suo fianco.

Per un' istante Gabriel Potter ebbe la vaga impressione di conoscerlo, dove aveva già visto quegli occhi viola? Poi il fulminante ricordò lo colpì violentemente.

Non poteva essere la stessa persona di anni fa il ragazzo seduto nell' atrio di Malfoy Manor. Eppure era lì davanti a lui senza che il tempo lo avesse scalfito

"Tu?" disse Gabriel Potter.

"Si, io" rispose il ragazzo e sfilò la bacchetta dal mantello.



Lo so - questo capitolo è veramente corto, ma chiudere il quel modo il capitolo precedente non mi suonava giusto, ecco. E poi dopotutto, non avevo mai chiarito bene i personaggi di Gabriel Potter e Silver Maximo Malfoy. Non che in questo capitolo abbia fatto granché, ma è sempre meglio che niente. Mi sono divertita a scrivere delle abitudini dure a morire dei Malfoy, vi lascio immaginare quali... e poi nella maggior parte delle versioni la famiglia Malfoy viene descritta estremamente conservatrice, il che poteva essere giustificato nel periodo in cui si svolge la storia canonica (ma neanche tanto), ma nel mio mondo i maghi conservatori hanno poche speranze, dato che devono vivere con la mutevole minaccia del progresso babbano.

Non puoi difenderti da ciò che non conosci (è uan citazione ma non ricordo che l' ha detta^^'). Frase estremamente vera e ce la vedevo benissimo in bocca al capofamiglia dei Malfoy. Voi che dite? Dopotutto la nobile famiglia non ha perso i suoi contatti con la politica come i Potter, anzi tutt' altro, considerando che Minerva è Gran Sacerdotessa.

Ringrazio tantissimo per i commenti a: Serry_Black che bello risentirti. Mariademolay Blaise ha sempre il suo fascino. Giodan sempre fedele, spero che anche questo capitolo ti piaccia.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona



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Capitolo 28
*** Pista interrotta e una tregua ***





Pista interrotta e una tregua (28)


La luce che filtrava dalla piccola finestra tonda conferiva una piacevole sensazione di calore e famigliarità al posto. Senza contare le innumerevoli 'cianfrusaglie' che occupavano il pavimento, le mensole e ogni luogo possibile della stanza. Il rumore delle pagine sfogliate si estendeva per tutta la piccola soffitta.

flap-flap-flap

Albert appoggiò il blocco di pergamene che aveva in mano, si alzò, si stiracchiò come un gatto e si risiedette ricominciando a cercare tra le pergamene ingiallite.

Il sole raggiunse lo zenit e continuò il cammino attraverso la volta celeste senza che il soffice suono di pagine girate smettesse.

flap-flap-flap

"Albert!" chiamò Mekare dalla cucina. "Albert vieni giù, é ora di mangiare!"

Albert non rispose, troppo preso dalla sua ricerca.

"Albert?" Mekare era salita in soffitta "Albert, a tavola!"

"Oh, si scusami, non ho sentito" disse Albert poggiando l' ennesimo blocco di fogli sul piccolo tappetto, si stiracchiò con un sospiro d' insoddisfazione.

"Ancora niente, he?"

"No, niente di niente" affermò il cugino.

Mangiarono, al solito con poco appetito spendendo il tempo necessario per mangiare e rimettere a posto le stoviglie per poi risalire nella soffitta e ricominciare a cercare.

Anche quel giorno stava per finire con un niente di concluso.

"Questo è l' ultimo plico" annunciò Mekare "Se non c' è niente neanche qui allora non saprei dove andare a cercare" lo divise a metà e una la diede a Albert.

Erano passati dieci minuti quando Albert esclamò "Forse ci siamo" mise le pergamene che aveva in mano nel piccolo spazio tra sé e sua cugina e cominciò a leggere:


'Credevo di aver visto tutto nella mia via, ma a quanto pare devo ricredermi e riconoscere che una vita, per quanto lunga non è mai abbastanza per dire di sapere tutto di questo mondo. E non posso dimenticarmi che la magia, come tutte le cose è sempre in continua evoluzione creando fenomeni sempre nuovi e affascinanti'


I due cugini alzarono gli occhi per incontrare i rispettivi sguardi.

"Spero che si tratti di quello che cerchiamo" disse seria Mekare

"Lo spero anch' io" sussurrò Albert.

Continuarono a leggere quando a un certo punto "Qui il paragrafo è interrotto" disse Albert girando l' ultimo foglio del plico "Ci deve essere dell' altro." disse deciso

"Purtroppo se c'è non è arrivata a noi, perché quello è l' ultimo foglio che Silente abbia scritto in mio possesso" disse Mekare avvilita.

"Maledizione!" disse lo zingaro, si massaggiò le tempie con le dita "Calma. Ci vuole calma" prese un profondo sospiro "Mekare, cugina mia, a questo punto non so proprio cosa fare"

Rimasero in silenzio per un lungo momento poi Mekare parlò con voce speranzosa "Forse, forse le pergamene non sono andate perdute, ma - ricordi cosa è successo prima che la nostra famiglia riuscisse ad aprire l' ufficio del preside?"

"Sì" disse Albert "Nessuno prima d' allora era riuscito ad aprire quella stanza perché solo il legittimo preside poteva starci e siccome non c' erano più presidi, quella stanza sarebbe rimasta sigillata fino alla rinascita della scuola. Cosa che tra l' altro nessuno credeva possibile... ma non capisco dove vuoi arrivare" disse alla fine, il corpo in avanti e i gomiti sulle gambe incrociate.

"Tutto quello che hai detto è esatto" affermò Mekare "Ma chi ti dice che prima della caduta qualcuno, qualcuno a conoscenza di questo fatto ovviamente, non abbia preso le pergamene e portate in un altro posto?"

"Non so, questo qualcuno deve aver previsto la violazione dell' ufficio del preside e lo scambio di persona, se ha portato via le pergamene. Ma il punto rimane: perché e soprattutto dove"

"Bé, per il posto deve essere possibilmente un luogo dove sia facile mantenere sotto controllo le persone che vengono e che vanno..."

"Una casa?" suggerì Albert

"No, è facile che i ladri possano rubare in una casa, no. Ci vuole un luogo dove anche i ladri hanno paura d' andare"

"I templi abbandonati? Casa tua?"

A quest' ultimo suggerimento Mekare lo guardò male e a Albert scappò un piccolo ghigno.

"Così non aiuti di certo, sai?"

"Posso provare a dirti tutti i posti dove 'sia facile tenere sotto controllo le persone e dove i ladri non rubano per paura', giusto?"

"Sì, ma non è sufficiente per identificare un luogo preciso" Mekare si lasciò sfuggire un sospiro.

"Cos' altro ci può essere? forse più che tenere sotto controllo le persone si tiene sotto controllo quello che sanno?" disse Albert pensando a voce alta.

"Ma certo!" disse Mekare con esultanza alzando in piedi di botto.

"Cosa?"

"Il Tempio Del Consiglio! La Stanza Delle Carte!"

"La Stanza Delle Carte? Ma non è un luogo così inaccessibile" le fece notare il cugino

"Come no. Nessuno che non sia un Sacerdote o Sacerdotessa o che non faccia parte integrante del Consiglio può entrarci"

"Dimentichi che allora Minerva avrebbe dovuto saperlo" continuò Albert ragionando: se le pergamene rubate erano finite in mano al Consiglio allora la Gran Sacerdotessa avrebbe dovuto essere a conoscenza della loro esistenza.

"No. Minerva non lo sa perché è andata via troppo presto dopo la nomina, e anche se tuttora è la Gran Sacerdotessa, il Consiglio ha messo una taglia nascosta sulla sua testa"

"Come lo sai?" chiese Albert un po' sorpreso dalla notizia

"Hai, dimentichi chi sono, la migliore fornitrice d' informazioni del Mercato nero" rispose con un piccolo sorriso la dolce cugina.

"Giusto" affermò Albert con un sorriso gentile "Quindi Minerva non ne sapeva niente..."

"Albert" lo richiamò la cugina con fare curioso "Perché hai detto che la Stanza Delle Carte non è inaccessibile come dovrebbe essere."

"Cugina, ad avere amici come Luis sai per certo che nessun posto è inaccessibile. Quando mi ha raccontato che in una delle sue 'gite' insieme ed uno dei suoi fratelli erano entrati nel Tempio del Consiglio e nella Sala delle Carte." fece una pausa "Basterà chiedergli come ci è arrivato e il gioco è fatto"

"A proposito come sta?" chiese Mekare

"Ho ricevuto una lettera da parte di Florence. Louis si è ripreso, ma lo obbligano a prendere una pozione calmante regolarmente, altrimenti le ferite non posso guarire del tutto se continua a muoversi"

"Dev' essere stato un duro colpo per lui. Veder sparire davanti ai tuoi occhi la persona che ami senza poter fare niente. Non lo auguro a nessuno"

Albert annuì grave.


Ormai era scesa la sera e il cielo aveva acquisito il tipico colore cobalto prima di cedere il posto alla scura notte.

Albert aveva finito di sistemare il suo bagaglio per il ritorno al castello di Hogwarts. Si era procurato alcuni ingredienti per unguenti e pozioni.

"Porta anche questo" gli disse la cugina porgendogli un vasetto con una crema di un forte arancione all' interno. "Aiuterà Louis a guarire più velocemente"

"Grazie, Mekare." disse Albert e gli diede un bacio sulla guancia e un' abbraccio, poi uscì nel nebbioso Bronx Londinese.

Giunse senza troppi problemi al Paiolo Magico, se non si contava una donna di strada che aveva provato prima ad avvicinarlo e poi a derubarlo e il tentativo di un ragazzo di farlo entrare in una rissa... sì, decisamente doveva smettere di andare in giro nel mondo babbano con tutti quei braccialetti addosso, l' oro attirava definitivamente troppo l' attenzione.

Al Paiolo Magico come al solito prese un bicchierino di un liquore preferibilmente forte e poi entrò in Diagon Alley... e da lì si smaterializzò davanti al castello di Hogwarts.



Al castello Draco si stava dilettando nel suo hobby preferito... tormentare Potter. Un vero peccato che adesso il Ragazzo Sopravvissuto non reagisse subito alle sue provocazioni. Infatti era da un po' che il Grifondoro sembrava decisamente insofferente alle sue stilettate, una vera seccatura a parer suo, non c'era divertimento se Potter non si arrabbiava, e Draco stava cominciando a stufarsi dell' inreattivo ragazzo.

"Potter!" disse avvicinandosi al Grifondoro seduto ad un banco dell' aula di Trasfigurazione

Harry si stava prendendo cura della sua bacchetta, ( Florence le aveva finalmente restituite, minaciandoli chiaramente che le avrebbe requisite di nuovo se gliene avessero dato motivo.) dopo i fatti del Ufficio Misteri al suo quinto anno aveva sviluppato una sorta di cura assidua della bacchetta. Era arrivato alla conclusione che non poteva permettersi di avere una bacchetta mal funzionante o in deprecabili condizioni a causa della sua trascuratezza. Alzò a malapena gli occhi per vedere Malfoy entrare dalla porta dell' aula; riportò l' attenzione sul suo lavoro.

"Potter, sei sordo?" cominciò Malfoy

"No, Malfoy ci sento benissimo" rispose inespressivo Harry "Cosa vuoi?"

"Cosa ti dice che voglio qualcosa? Da te poi." rispose Draco con fare annoiato e irritante.

Harry non smise di lucidare la sua bacchetta e non alzò nemmeno lo sguardo su Malfoy né si degnò di rispondergli. Questo irritò non poco Draco, ma non lo diede a vedere, in cambio si mise ad osservare l' aula camminandoci attraverso, fino ad arrivare alla finestra che dava sul lago.

"Sei irritante Sfregiato, lo sai?" disse ad un certo punto con voce calma e senza quel intonazione annoiata, dicendolo come se fosse un dato di fatto.

Harry stavolta si girò a guardare Malfoy, che voltato verso la finestra gli dava le spalle "Anche tu" rispose con la stessa semplice voce usata da Draco.

Dracò si girò a metà, il necessario per vederlo in faccia, e dopo un attimo di silenzio disse "Puoi ingannare quegli idioti che vivono qui, Potter, ma non me" Harry alzò un sopracciglio interrogativo, ma non disse niente, lasciando che il Serpeverde continuasse "Odi quanto me questa situazione: bloccati in un tempo che non ci appartiene senza sapere niente del 'nostro' tempo. Ci trattano come dei prigionieri in gabbie d' oro - zitto, lasciami finire" disse vedendo che Harry aveva aperto la bocca per parlare "Ci proibiscono di andare a più di due metri dal castello, non ci permettono di entrare in aule 'ancora non disinfestate' - potevano inventarsi una balla migliore - e in più non ci dicono niente. Niente Potter." e qui Draco sapeva di aver toccato il tasto giusto, perché vide la mascella di Harry irrigidirsi appena. Aveva capito che il Grifondoro odiava che gli venissero tenuti segreti che lo riguardavano personalmente... la litigata per sapere qualcosa del perché e del come erano finiti lì che aveva avuto con il tipo dai capelli paglia, un certo Morgan, gliel' aveva solo confermato. Stranamente Potter, che cercava sempre di stare calmo e gentile quella volta aveva proprio perso le staffe. Come riuscisse ad andare d' accordo con quel tipo dopo l' accaduto andava al di là della sua comprensione.

"E allora?" disse alla fine Harry "Almeno non cerco di rendere le cose peggiori come fai tu. Non aiuta per niente farci nemici o farci rientrare nelle antipatie di questa gente, dato che adesso sono le uniche persone su cui possiamo... contare" disse l' ultima parola con una certa acredine.

Malfoy lo stava guardando con attenzione, anzi lo stava esattamente studiando, non si era aspettato un ragionamento di quel genere dal Ragazzo d' Oro, un ragionamento così Serpeverde. 'Ma bravo Potter, allora non sei così innocente come fai credere.' pensò Draco con un ghigno quasi compiaciuto "Ti propongo un patto Potter" disse invece.

Questa volta fu il turno di Harry di osservare Malfoy con attenzione, cosa si poteva nascondere questa volta sotto Persona? Malfoy era infido come i serpenti e Harry non doveva dimenticarselo.

"Cosa?"

"Questa situazione comincia a essere alquanto stressante e per quanto possa sembrarti strano non ci tengo a diventare pazzo." fece una pausa inclinando la testa di lato con fare pensieroso "Quella che ti propongo è una tregua, per il tempo in cui staremo qui cercherò di essere cortese con te e con il gruppo di svitati, e collaborerò come posso." fece una pausa aspettando una reazione da parte di Harry "Ci stai?" chiese senza umore.

Harry lo fisso ancora più attentamente "Cosa c'è sotto Malfoy? Come mai questo impulso di bontà improvviso?" aveva finito di lucidare la bacchetta e aveva appoggiato la testa su una mano, dalla sua figura sprigionava solo sicurezza di sé. Ma Malfoy era un maestro del liguaggio corporale e capì il nervosismo di Harry perché non aveva messo via la bacchetta, ben salda nell' altra mano. Si avvicinò al Grifondoro fermandosi a pochi metri di distanza.

"Semplice," disse Draco "prima le ricerche di un modo per farci tornare in dietro finiscono, prima torneremo nel nostro tempo, prima riprenderò la mia vita e tu la tua" fece un pausa "Oppure vuoi restare qui per sempre Potter?"

Si risparmiò una battuta tagliente perché voleva che Harry accettasse e non che rifiutasse su due piedi, come era solito fare con qualsiasi cosa Draco gli proponesse; e questo Harry l' aveva, se non capito, fiutato.

"D'accordo" disse Harry e si alzò, stava per andarsene quando Draco li tese la mano, lui la guardò come non capendo.

"Un patto è un patto" disse Draco.

Harry lo guardo dritto negli occhi e strinse la mano con foga."Un patto è un patto"


Nessuno dei due si accorse dei piccoli osservatori clandestini, che scambiandosi sguardi increduli e confusi, avevano ascoltato tutto quello che Harry e Draco si erano detti prima che i due ragazzi uscissero dall' aula prendendo strade diverse.




Ecco un altro capitolo concluso. Possibile che il tempo e l' ispirazione non bastino mai? (Specialmente il tempo). Finalmente sono arrivate le vacanze di Pasqua tanto agognate e meritate oserei dire.

Sapete che sono su questa fanfiction da quasi due anni? E' incredibile anche per me^^.

Ringrazio particolarmente per i commenti a: Kristima P.I. L' ho già aggiornata se vai a vedere l' ultimo capitolo c' è. Giodan eccoti accontentato. IN realtà il capitolo precedente non è erqa stato programmato, ma ho dovuto scriverlo. Serry_Black è bello sentirti ogni tanto comunque non temere nonno Potter è forte. E anche per questa volta è tutto.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona.


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Capitolo 29
*** Voldemort nel passato, Harry nel futuro ***


Voldemort nel passato, Harry nel futuro (cap29)


Minerva si era sempre ritenuta una persona seria dalla mente acuta. Non si era mai smentita e non l' avrebbe fatto nemmeno questa volta, dopotutto era una Malfoy.

L'aveva trovato. Dopo ricerche insistenti finalmente l' aveva trovato, il modo per poter comunicare con i compagni.

Camminava sotto il portico che dava al giardino interno del castello; teneva tra le braccia un libro fine dall' aspetto delicato e l' euforia si rifletteva nel brillo dei suoi occhi.

"Minerva!" la voce di Artemìs la raggiunse prima della sua proprietaria. La ragazza bionda si volse verso quella che secondo i terzi doveva essere sua sorella gemella. Silente poteva inventarsi una copertura migliore. Da qualsiasi punto le si guardasse non non si assomigliavano in nessun modo.

"Artemìs, cercavo proprio te" disse la bionda e guardò dietro alla sorella "Dov' è Marcus? Riguarda anche lui"

"E' dal Preside," disse Artemìs un po' col fiatone prendendo Minerva per un braccio e senza nemmeno riprendere fiato si avviò verso le scale che portavano al gargoyle di pietra a guardia dell' ufficio del Preside.

"Ma- Artemìs che stai facendo?" esclamò la Gran Sacerdotessa in borghese.

"Presto Minni devi venire - ti ho cercata per tutto il castello, ho persino chiesto aiuto a Mirtilla Malcontenta" Artemìs represse un brivido "Mai più! Non voglio vedere mai più quella fantasma finché campo!"

"Hai chiesto aiuto a Mirtilla?" Minerva quasi non ci credeva, poi, immaginandosi la scena nascose un sorriso nascente con il libro che portava con la mano sinistra, dato che la destra era nella morsa ferrea di Artemìs.

La prima volta che Mirtilla Malcontenta aveva visto Artemìs l' aveva scambiata per niente popodimeno che.... Harry. Certo che ce ne voleva per fare un errore simile. Mirtilla dopo lo schock iniziale aveva praticamente cominciato a riversare la sua ovvia infatuazione per Harry su Artemìs. La povera amazzone aveva dovuto attaccarsi a Marcus in modo particolarmente divertente, dal punto di vista di Minerva, finchè Mirtilla non si era rassegnata ad un semplice amore platonico. Minerva era sicura che non appena Harry Potter sarebbe tornato avrebbe avuto il suo bel da fare per evitare il fantasma dei gabinetti.

Artemìs si rese conto del divertimento della sua gemella e si scurì ulteriormente "Non è divertente!"

Minerva alzò un sopraccigliò divertita, ma la sua espressione cambiò con la velocità di un battito quando vide dove stavano effettivamente andando.

"Perchè Silente ci chiama? E' successo qualcosa?"

Artemìs annuì grave. "Marcus è già lì. Sembra che Voldemort abbia attacco di nuovo. Pare abbia percepito l' assenza di Harry tramite quello strane legame che li lega. Anche se non ho ancora capito perché ha chiamato noi"

Arrivate davanti al gargoyle di pietra pronunciarono la parola d' ordine, salirono la scala a chiocciola e entrarono nell' ufficio del Preside.

Marcus era ad un angolo accarezzando distrattamente la fenice Fanny. Appena entrarono si affiancò ad Artemìs e Minerva.

Albus Silente entrò subito dopo seguito dalla proffessoressa McGranitt e dal professor Piton, che si misero ai fianchi del Preside dall' altra parte della scrivania rispetto ai ragazzi.

"Prego sedetevi" disse Silente sedendosi e indicando le sedie davanti alla scrivania. I ragazzi presero posto senza fiatare.

"Silente, resto dell' opinione che non dovremmo-" cominciò la McGranitt, ma Silente la interruppe con la mano. "Minerva, sono convinto che desiderano sapere che le cose sono diventate più rischiose del previsto" disse il vecchio uomo senza distogliere lo sguardo dai tre giovani davanti a sé.

I tre guardavano i due professori ai lati del Preside senza espressione, non sicuri di cosa pensare della situazione. Silente venne loro incontro "Non preoccupatevi, sanno già della vostra particolare situazione, anche se è sempre buona educazione presentarsi" disse con il solito scintilliò neglio occhi azzurri.

"Se sanno già della nostra situazione non è insensato presentarsi di nuovo?" chiese Marcus educatamente, era una cosa stupida presentarsi a persona che già ti conoscono.

Silente sorrise bonario "Ho lasciato questa parte per adesso, l' ho ritenuto più opportuno."

L' alunno Tassorosso lo guardò e poi alzò le spalle "Marcus Bellasorte" e qui niente di nuovo dato che era il suo vero nome.

Fu la volta della ragazza accanto a lui "Artemìs Isabell Potter, Regine delle Amazzoni" alla sola pronuncia del nome 'Potter' si era potuto vedere una reazione naturale di disgusto dipinta negli occhi di Piton. Peccato, Artemìs era brava in pozioni ed era l' unica studente Grifondoro a cui Piton non aveva ancora tolto punti, con questa rivelazione probabilmente era finito il suo periodo d'oro con il professore di pozioni.

"Minerva Malfoy, Gran Sacerdotessa" disse la supposta gemella Twister.

E con questo il colpo di grazia era stato dato alla McGranitt che, non si sa come, aveva preso in simpatia Minerva e più di una volta avevano fatto lunghe chiaccerate sui metodi di Trasfigurazione. La professoressa nonostante fosse rimasta shokkata, si era velocemente ripresa, ma si capiva chiaramente che si sentiva tradita. Minerva lo notò "Professoressa-" provò a dire, ma fu interrota dall' adulta "Non adesso signorina Malfoy, ascolti quello che ha dire il Preside" e si velse verso l' interpellato.

Silente si dispiaceva, sapeva che la rivelazione dei loro veri nomi avrebbe portato di nuovo a galla certi pregiudizzi da parte dei professori, ma questo avrebbe fatto capire -e aprire gli occhi - che il nome non è tutto, sperava che il professor Piton e la professoressa McGranitt capissero e non cambiassero la loro attitudine nei confronti dei loro studenti. Fanny si avvicinò al suo padrone cantando leggera la sua canzone. Finalmente si decise a parlare.

"Per essere chiaro vi dirò subito che Voldemort si è di nuovo mosso, e temo che abbia percepito la strana assenza di Harry nel loro legame. Speravo che l' Occlumanzia praticata da Harry gli avrebbe causato più problemi per percepirne la mancanza, ma a quanto pare non è stato sufficiente." fece una pausa e accarezzò assente il magico uccello rosso-dorato.

"Non capisco cosa possiamo centrare noi?" chiese Marcus; veramente non capiva il punto della situazione. Il problema era che Voldemort aveva capito che Harry non era più presente nel loro legame... e allora?

"Dove ha attaccato Voldemort?" chiese Artemìs per curiosità, non sapeva perchè ma le sembrava un particolare importante.

"Una cittadella a sud dell' Irlanda, molto piccola; in verità un paesino" disse la Professoressa McGranitt, la voce il più possibile controllata.

Artemìs alzò un sopracciglio in un modo che ricordava troppo il cipiglio Malfoy quando Minerva trovava qualcosa strano.

'E allora questo cosa c' entra con noi?' stava per dire Artemìs quando capì. Oh-oh, se era come pensava erano problemi veramente, veramente seri. Aprì la bocca sperando che i suoi dubbi venissero tolti quando Minerva, che aveva fissato Silente finché il vecchio mago non le aveva annuito gravemente, cominciò a parlare con voce chiara "No, oh no, no, non esiste." disse alzandosi in piedi (il libro che fino allora le era in grembo scivolò rovinosamente a terra) e appoggiando le mani sulla scrivania del preside mentre la sua voce cresceva d' intensità "Come è venuto a saperlo? Non aveva detto che il legame tra lui e Harry era interrotto? O forse c' è una spia a Hogwarts? Come. Fa. Ha. Saperlo? Ci aveva assicurato la completa sicurezza di questo posto, o devo pensare che le dicerie sulla illusoria inespugnabilità di Hogwarts siano vere?"

Perfino Artemìs e Marcus, che erano rimasti entrambi con la parola in bocca la guardarono allibiti. Quando la Grande Sacerdotessa si arabbiava era meglio portarsi a distanza di sicurezza; più o meno il più lontano possibile.

"Signorina Malfoy si sieda." disse Piton secco. E fissò l' alunna finchè non si sedette, rigida come un busto dalla rabbia.

"Come ha capito la signorina Malfoy, Voldemort ha attaccato quella che in futuro dovrebbe diventare la nuova capitale del Regno Unito. Non sappiamo se ha agito per caso o intenzionalmente, ma posso assicurarvi che il legame tra Harry e Voldemort se non momentaneamente estinto e considerevolmente diminuito-"

"Questo vuol dire che Voldemort può entrare nella mente di Harry mentre è nel futuro?" interruppe Artemìs e si prese uno sguardo di rimprovero da parte della sua Capo Casa.

"Lo credo poco probabile," rispose Silente "il tempo è una distanza difficilmente calcolabile, e l' Occlumenzia praticata da Harry renderebbe l'atto ancora più difficile. Perché ciò avvenga ci sarebbe bisogno di una situazione di volontà accordanti da entrambe le parti"

"Se Potter non si è comportato come suo solito non dovremmo avere questo problema" disse Piton con il suo solito tono e calcando volutamente ogni singola parola.

"Quel ragazzo sembra attirare i guai come le mosche il miele" disse la McGranitt cercando di difendere il Griffondoro.

"Più che attirare i guai se li va sconsideratemente a cercare" ribatté il professore di Pozioni.

Marcus, che fino a quel momento aveva asistito zitto alla scena fece uno strano suono con la bocca che poteva facilmente sembrare un tentativo di camuffare una risata nascente.

I due professori smisero immadiatamente la loro guerra di battute e guardarono il ragazzo seduto dall' altra parte della scrivania.

"Cos' è che trova così esilarante signor Bellasorte?" chiese Piton con lo stesso tono di sempre.

"Particolarmente niente, professore" disse Marcus, cercando disperatamente di non sorridere nemmeno "ma mi siete sembrate esattamente uguali agli studenti che tanto vi creano problemi".

Piton aveva la risposta sulla lingua quandi Silente si alzò, nello sguardo la stessa gravezza di prima, riportà la serietà nella stanza. Marcus non ebbe più nessun problema a non ridere. Il vecchio mago disse "Purtroppo date le circostanze devo chiedervi di metterci in contatto con i vostri compagni appena trovato il modo. Ormai questa guerra non riguarda più solo noi e questo tempo"






Non ci credo, c' è lo fatta, davvero! Finalmente sono riuscita ad arrivare ad uno dei punti più complicati della storia. Ora resta solo un problema la tanto agognata comunicazione tra i due tempi diversi. Giuro che mi ci metterò d' impegno per tirare fuori qualcosa di bello, ho già in mente un paio di idee che ho sparpagliato per i capitoli... chissà chi di voi l' ha capito, è troppo ovvio ^^.

Ditemi cosa ve ne pare di questa discussione tra i professori e gli alunni, sinceramente ho sempre trovato un po' infantile la faida tra Piton e la McGranitt nei confronti non solo di Harry ma anche sulle loro Case in generale.

Rigrazio per i commenti a: giodan grazie per il commento e sì è l' inizio del miracolo.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

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Capitolo 30
*** Ritorno sul fronte ***


Ritorno sul fronte (30)

Ritorno sul fronte (30)

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Le nuvole di polvere ormai si avviavano ad adagiarsi di nuovo sul terreno e l'ansare di due uomini era facilmente udibile nel grande salone.

"Silver?" Gabriel chiamò il padrone del maniero attraverso la polvere. Aveva perso di vista l' uomo dopo che aveva parato un' attacco del ragazzo - no - si corresse. Il nuovo Signore Oscuro era più infido di quanto si potesse credere. "Silver Malfoy?!"

"Ci sento benissimo Gabriel. Non urlare" rispose una voce pacata, ma copriva a malapena il dolore sotto la superficie.

Gabriel si diresse zoppicando verso la figura seduta appoggiata alla parete. Si lasciò cadere sul pavimento, facendo attenzione con un braccio visibilmente gonfio - forse rotto.

"Questa è nuova" cominciò Malfoy Senior "E' la prima volta dopo secoli che un Signore Oscuro non metteva piede in questa casa" si permise una leggera risata forzata che interruppe con una smorfia "A quanto pare questa volta l' ha fatto con un' entrata d' effetto" un lieve attacco di tosse lo colse facendogli sussultare il corpo "Mi sono rammollito" disse con evidente rimprovero verso se stesso.

"Meno male,"cominciò l' altro uomo " perché credevo di essere l' unico ad essersi rammollito" disse il più vecchio dei Potter con l' evidente intenzione di alleggerire l' aria pesante che improvvisamente era scesa sulla sala. La bella sala d' ingresso con le pareti delicatamente decorate e i mobili di deliziosa fattura, adesso assomigliava decisamente di più ad un campo di battaglia.

"Come sei messo?" chiese Gabriel "Qualcosa di rotto?"

Silver rimase zitto per un momento, controllando mentalmente le ingiurie al proprio corpo poi disse "Una spalla lussata, forse. Indubbiamente qualche costola rotta" questo avrebbe spiegato il dolore acuto che provava quando respirava.

Le porte che portava al resto del maniero si aprirono e entrarono alcuni servitori con le facce preoccupate.

"Per Merlino!" disse una donna con già i capelli grigi e il volto vissuto, che rimase un secondo sulla porta prima di avvicinarsi velocemente al suo signore mentre dava l' ordine di preparare dell' acqua calda e delle bende.

"Signori, vi prego non muovetevi." disse ai due uomini. La della donna impallidì leggermente quando notò del sangue macchiare l' elegante camicia del Lord e un rivoletto rosso scendere per una tempia del Signor Potter. Ma riprendendosi velocemente chiamò un giovane servitore "Gald vieni occupati del Signor Potter, di Lord Ariento mi occupo io"

Ariento, solo Gloria si permetteva di chiamarlo così, dopotutto quella vecchia donna era la governante della casa, abitava nel maniero da molto più di lui. A volte lo aveva addirittura sgridato per un comportamento non corretto, ma la sua devozione al signore non era mai vacillata o venuta meno. Era l' unica serva di cui Silver Malfoy si fidasse veramente.

Un giovinetto portò acqua calda e un po' di bende per un immediata pulizia delle ferite, prima di passare alla cura vera e propria. Gabriel fu fatto sedere su una sedia riparata, riusciva a stare in piedi da solo, ma non era messo meglio del suo compagno.

Silver senza preavviso gli chiese "Sai cosa stanno cercando di fare mia figlia e tua nipote?" la sua voce era difficilmente interpretabile, qualcosa tra la durezza dell' acciaio e la preoccupazione. Gloria si stava occupando di lui con attenzione.

"Sì, lo so" rispose Gabriel, senza interrompere il contatto visuale. Fece una pausa mentre il giovinetto gli puliva un taglio con un panno umido "Speravo solo che non avrebbe prodotto simili conseguenza. Avere di nuovo una scuola come Hogwarts non può portare altro che benefici.." finì la frase con un sussurro

"Ma?" lo sollecitò Silver.

"Ma un nuovo Signore Oscuro non me lo ero proprio aspettato."

"Mi era parso che lo conoscessi" notò l' uomo biondo.

Gabriel scosse la testa lasciando che alcune ciocche di capelli striate di grigio gli cadessero in fronte "L' avevo già incontrato, tempo fa, sono passati parecchi anni e sembra che per lui siano passati solo pochi giorni. Per questo all' inizio non l' avevo riconosciuto, non poteva essere la stessa persona " fece una pausa quasi calibrando le proprie parole "Credevo che dopo quella sconfitta non si sarebbe fatto più vedere. Mi era sembrato solo un giovane esaltato. Però dopo quel fatto ho comunque fortificato gli incantesimi contro le presenze ostili. Ora riconosco di essere stato solo estremamente cieco." fece un sospiro triste "Qualche tempo dopo lo scontro con lui, sia mio figlio che sua moglie sono spariti senza lasciare traccia"

"I genitori di Artemìs" disse Silver mentre lo alzavano in piedi; non era una domanda.

Gabriel annuì

Silver Malfoy rispettò il momentaneo silenzio da parte del più vecchio dei Potter. "Ora capisci cosa voglio dimostrare quando dico che la magia da sola non potrà sopravvive a lungo in tempi come questi." disse con voce un po' vacillante per il dolore ma sicura "Basta poco per aggirarla e eluderla. Per quanto possano essere complicati e efficaci ogni incantesimo porta con se un margine di errore. Questo errore se scoperto dai Babbani potrebbe significare la nostra fine. Alcune dello loro macchine possono già percepire gli impercettibili cambiamenti nel campo magnetico causati dalla magia con la bacchetta." fece una pausa mentre Gloria lo aiutava a camminare, le costole rotte gli mandavano fitte di dolore nel petto, un vero fastidio. "Aspettare ancora può essere un errore"

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Gabriel Potter doveva ringraziare la sua buona stella che con l' età non aveva ancora perso la sua forza. Dopo un paio di giorni era già in forze accanto a Silver Malfoy nella stanza per la Smaterializzazione.

"Una volta fatto il passo, la tua sarà una presa di decisione" disse il Padrone del maniero, poi aggiunse con un ghigno tra l' ironia e la simpatia "Non pensi di essere troppo vecchio per queste cose?"

"Sarà divertente essere sul fronte. E sono convinto che i ragazzi avranno bisogno di un aiuto sia in prima linea che in retroguardia." si posizionò al centro della stanza "Ah, una cosa" disse girandosi verso l' uomo biondo "Non sono vecchio sono antico" disse con sorriso divertito prima di sparire e comparire davanti ad un ragazzino biondo vestito con dei pantaloni neri e una maglietta verde, che lo fissò con penetranti occhi di ghiaccio.

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Ciao bella gente!! Sono tornata con nuovo capitolo! Visto che brava^^? Questo capitolo l' avevo iniziato incentrandomi su una cosa, poi mi sono resa conto che strideva troppo con il resto della storia e creava un interruzione nel susseguirsi delle azioni.

Ditemi che ve ne pare dell' idea di far andare al fronte anche nonno Potter?

Troppe grazie a: giodan lo so è una vita che non aggiorno ma da quando sono tornata dalla Spagna il mio computer era morto. Non ne voleva sapere di collaborare e di internet non se ne poteva parlare^^. Spero che questo capitolo piaccia a te e tutti quelli che leggono la mia storiella.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona.

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Capitolo 31
*** chiacchere al chiaro di luna ***


Chiacchierate al chiaro di luna(31)

Chiacchierate al chiaro di luna(31)

Il vento della tarda sera era fresco sulla sua pelle ambrata. Artemìs si scostò una ciocca ribelle dagli occhi mentre contemplava il mare verde-scuro della Foresta Proibita con desiderio assopito. Il sole era sceso da un paio di ore ormai e non c' era nessuno in giro per il castello. Il vento soffiò ancora una volta e fece svolazzare il mantello scuro attorno alla sua figura seduta sul vano di una finestra ad arcate. Un paio di braccia maschili le circondarono la vita.

"Che fai qui da sola mia regina?" chiese una voce bassa e gentile al suo orecchio. Artemìs non si mosse, ma si appoggiò al petto dietro di lei.

"Allora?" insistette la tranquilla voce di Marcus.

"Niente" rispose Artemìs "Guardavo solo la luna. Questa sera è piena e così luminosa..."

"Già." concordò Marcus "Era da tanto tempo che non vedevo la luna senza la preoccupazione di mutarmi in lupo."

Artemìs volse lo sguardo verso il suo ragazzo che aveva il viso rivolto alla luna. "Sai riesco a sentire il lupo dentro di me che si agita, sotto la mia pelle - percepisco tutti i suoi istinti. Ma non mi trasformo in animale"

Finalmente abbassò il viso e incontro lo sguardo serio di Artemìs. "Non riesco ancora a capire perché." finì la frase con un sorriso calmo sul viso.

"Riesci a sentirlo," disse Artemìs premendo una mano sul petto del ragazzo. "Qui?"

Marcus appoggiò una propria mano su quella della sua Regina, più piccola e delicata "Sì" rispose serio "E sento anche il tuo desiderio per la Foresta" Gli occhi cobalto di lui brillavano con riflessi argentati per la luce della luna, che splendeva in un cielo senza nubi.

"Non è niente di grave" rispose placida Artemìs "Posso controllarlo". Appoggiò il proprio corpo ancora una volta a quello di lui e chiuse gli occhi sospirando. Sentì l' odore selvaggio del suo ragazzo, la faceva sentire bene, sicura. Sul suo volto da bambina apparve un' espressione appagata.

Rimasero così, Artemìs - seduta sul vano della larga finestra - appoggiata al corpo fermo di Marcus, per alcuni minuti. Il vento soffiava leggero su di loro, scompigliando i loro capelli scuri.

"Dovresti dormire di più, lo sai?" disse Marcus mentre accarezzava distratto le chiome nere di Artemìs.

Artemìs sospirò e guardò nuovamente la scura Foresta Proibita che si estendeva al di là del parco del castello, i suoi occhi scintillarono "Non riesco a dormire" i suoi occhi verdi brillavano verso la Foresta Proibita.

"Perché non chiedi a Madama Chips una pozione per dormire, o a Minerva?"

"L' una è un' arpia, anche se una brava donna, l' altra come riscatto mi rinchiuderebbe dentro la biblioteca... sono stanca di stare rinchiusa"

Marcus strinse l' abbraccio attorno ai fianchi di lei "Dovresti parlarne col Preside"

Ricevette un mugugnio come risposta.

"Devo interpretarlo con un sì o con un no?" chiese Marcus

Artemìs sospirò "Proverò a parlarne con il Preside"

Non venne pronunciata più nessun' altra parola mentre il vento sussurrava dolce ai due innamorati che godevano della reciproca presenza silenziosa e la luna illuminava debolmente il corridoio dietro di loro. Ad un certo punto Artemìs disse qualcosa e con un bacio Marcus la lasciò ai suoi pensieri.

A metà corridoio girato l' angolo un' ombra si stacco dalla parete e Minerva palesò la propria presenza.

La giovane Malfoy lo guardò con i penetranti occhi di ghiaccio mentre camminava accanto a lui. Il silenzio della sera portò la sua domanda inespressa al ragazzo.

"Non dorme, non mangia come suo solito - è sempre più silenziosa e quando sorride non trasmette quella sua allegria così sua"

"Sì, l' ho notato anch' io" rispose pacata Minerva. Non l' avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura - anche se per le persone che la conoscevano era palesemente ovvio - ma l' allegria di Artemìs aveva sempre avuto un effetto positivo su di lei, come su la maggior parte delle persone che conoscevano l' Amazzone. "Le amazzoni non vivono bene circondate da muri di pietra" recitò con voce piatta.

Ad un bivio i cui si dividevano le strade per i dormitori di Serpeverde e Tassorosso si fermarono.

"Mi chiedo perché semplicemente non sia andata nella Foresta Proibita, come ha sempre fatto quando eravamo nella Hogwarts del nostro tempo" disse Marcus ad alta voce guardando il cielo del colore dei suoi occhi da una finestra alta. La preoccupazione dipingeva la sua voce.

"Nel nostro tempo le barriere di protezione non sono più funzionanti e non c' è nessun preside a cui porti un grande rispetto a fermare le tue azioni. Considera che qui siamo in piena Guerra del Terrore e tutte le protezioni possibili sono poste sul castello" Minerva fece una pausa e guardò intensamente il ragazzo moro "Che mi dici di te?"

Marcus riportò lo sguardo e i pensieri sulla terra "Ho parlato con Lupin" un angolo della bocca si curvò in un sorriso appena accennato "Mi ha confessato che ha capito cosa sono appena ho messo piede nell' aula. Insomma abbiamo parlato molto e non siamo ancora giunti a una conclusione. Ma abbiamo un' ipotesi per quanto assurda possibile." Il silenzio di Minerva lo invitò a continuare "L' ipotesi è questa: siccome l' incantesimo fatto da Rouw è stato attuato nel futuro, nel passato 'teoricamente' non dovrebbe esistere; e siccome influenzava largamente sulla mia natura di lupo mannaro ha bloccato il lupo dentro il mio corpo umano. Nemmeno con la luna piena mi trasformo" fece una pausa meditativa "Ho paura a pensare cosa mi succederà una volta tornati al futuro"

"Troveremo un sistema" disse Minerva seria, con la voce che non accettava dubbi "Ce l' abbiamo fatta per trovare un modo di comunicare con i ragazzi ci riusciremo anche con questo" appoggiò una mano sul braccio di lui stringendo leggermente la presa "Fidati"

"Mi fido" fu tutto quello che disse il ragazzo, credendo in quelle due parole.

Minerva lasciò la presa e accennò un lieve sorriso, quasi un ombra agli angoli della bocca. "Preoccupati solo di Artemìs, Marcus, è tanto buona quanto testarda e certe volte è cieca a ciò che le fa bene."

Sul volto di Marcus nacque un sorriso sincero "D' accordo cognata, avrò cura di tua sorella"

"Bene cognato buon per te" disse la bionda , ma era chiaro il tono scherzoso nella sua voce.

Si salutarono con cenno del capo e ogni uno andò per la propria strada.

Nel futuro il paesaggio notturno era lo stesso: la luna piena brillava padrona di un cielo senza nuvole. Draco stava osservando pensieroso il riflesso dell' astro notturno sulle acque scure del lago.

Appoggiato su un parapetto pensava.

L' espressione sul suo volto non cambiò quando un leggero vento soffiò scompigliandoli i capelli incredibilmente biondi.

I suoi pensieri volavano sui fatti che gli erano accaduti, uno più assurdo dell' altro e tutti indiscutibilmente gli avevano portato da pensare.

Erano passati circa una decina di giorni da quando aveva stipulato l' accordo con Potter e cinque da quando era arrivato il Vecchio. Un altro Potter altri guai...

Ma la sua apparizione gli aveva procurato delle preoccupazioni crescenti che riusciva a malapena a nascondere sotto Persona. Se la famiglia di Potter esisteva ancora allora anche la sua... o no? Dopotutto gli avevano detto che anche la sua proproetc nipote era nel futuro… Sperò solo che un possibile declino della sua famiglia non avesse a che fare con la sconfitta di Voldemort - perché ormai aveva capito che sarebbe stato sconfitto; non ci voleva un genio per capirlo, anche se probabilmente Potter non c' era ancora arrivato. I segni erano tutti lì. Primo fra tutti non sentiva la tensione portata dal terrore che per lui era diventata così famigliare - una fedele compagna che sia a scuola che a casa non l' aveva mai abbandonato. Secondo, be, la presenza del Vecchio Potter la diceva lunga sul fallimento di Voldemort di uccidere Santo Protettore dei Mezzosangue e Affini, a meno che il Ragazzo d' Oro non fosse così Santo come sembrava...

Un leggero ghigno gli apparve sul viso impassibile.

Potter aveva cominciato a sorprenderlo piacevolmente. In un paio di occasioni aveva potuto constatare che forse sarebbe potuto essere un buon Serpeverde...

"Malfoy non te la detto nessuno che chi ride da solo ride delle proprie cattiverie?" disse Harry mentre si avvicinava al ragazzo biondo.

"Prezioso detto da te Potter, ultimamente ti ho visto sorridere da solo un sacco di volte, devo dedurre che sei diventato un bambino cattivo che fa le cose di nascosto?"

Harry emise un suono a metà tra un sospiro e un grugnito rispondendo con una noncurante alzata di spalle. "Stare a contatto con te tutto il tempo può portare questi effetti collaterali" finì con un tono leggero mentre appoggiava i gomiti al parapetto vicino ai piedi di Draco.

"Molto divertente Potter" rispose Malfoy "Dimmi cosa vuoi così potrò continuare a immergermi in me stesso fingendo che tutto questo è solo frutto del lato più contorto della mia mente" Draco continuava a mantenere gli occhi inchiodati sul lago scuro sotto di loro.

Harry permise che un sorriso gli curvasse le labbra, dopotutto Malfoy aveva uno strano senso dell' umorismo.

"Volevo solo dirti che domani si disinfesteranno i sotterranei dei Serpeverde"

Draco spostò lo sguardo dal lago ad Harry e lo fissò con i suoi penetranti occhi chiari.

"Solo questo? Grazie per il disturbo ora puoi andare." disse con la solita voce strascicata riportando lo sguardo dov' era prima.

Harry lo guardò di sottecchi ma non disse nulla né si mosse da dov' era.

Il vento soffio ancora una volta sui due ragazzi; Harry si strinse di più il mantello attorno al corpo, il vento era decisamente freddo.

"Potter sapevo che eri masochista, ma per prendersi la polmonite fai prima a buttarti direttamente nelle acque del lago invece che andare in giro con dei vestiti di carta velina"

Harry questa volta si permise una breve risata "Ti preoccupi per me Malfoy? Sono commosso"

Draco fece orecchie da mercante e continuò a guardare silenzioso la luna sulla superficie del lago, un pesce (o qualcosa di simile) distorse per un' istante l' immagine chiara che ritornò velocemente allo stato originale.

Il vento soffiò di nuovo, più forte questa volta, quasi a invitare i due ragazzi a rientrare nei locali caldi del castello.

"Starai qui ancora per molto?" chiese ad un certo punto Harry.

"No, sto aspettando che tu te ne vada per buttarmi nel lago. Sinceramente Potter non dovrebbe interessarti"

"Non mi interessa,” ammise Harry “era solo un tentativo di cominciare un discorso" rispose un po' stanco, la giornata era stata pesante ma era reticente ad andare a dormire.

"Un po' misero come tentativo, potresti cominciare con un' introduzione a 'Sono Harry Potter-fantasie e segreti nascosti del Ragazzo Sopravissuto’, potrebbe essere interessante." Draco guardò la reazione di Harry di sottecchi con un mezzo ghigno sulle labbra.

Harry alzò gli occhi al cielo e sospirò invitando la calma. Erano cose come queste che mettevano a dura prova il patto d' armistizio che avevano stipulato, certo che Malfoy - anche se non cercava più la lite aperta - non aiutava molto. Massaggiandosi le tempie si riappoggiò al parapetto.

"Perché hai preso il Diario di Varus?" chiese ad un certo punto. Aveva visto Draco prendere il piccolo libricino in un modo così casuale che fino adesso nessuno se ne era accorto.

Silenzio.

"Cercherò di essere cortese con te." cantilenò Harry ripetendo le parole di Draco stipulate nel patto.

Draco soffiò l' aria dal naso. "Il diario mi appartiene" rispose in tono un po' scocciato.

"E' tuo? Scrivevi, cioè, scrivi un diario? Voglio dire, a Hogwarts, nel nostro tempo?"

"No è un’ autobiografia scritta apposta per queste povere menti. Veramente Potter certe volte penso che tu lo faccia apposta ad essere così ostinatamente ingenuo."

Harry fece una smorfia "Semplicemente non sembri la persona che si mette a scrivere un diario, Malfoy. Veramente, è difficile vederti scrivere Caro Diario, oggi ho fatto..."

"Molto divertente Potter"

Harry sghignazzò "Sul serio Malfoy, che ci scrivi in un diario?"

Ci fu un momento di silenzio da parte di Malfoy, fu così lungo che Harry era convinto che non gli avrebbe più risposto "Tutto quello vuoi" rispose alla fine, con la voce stranamente carica di emozioni tenute perennemente in uno scrigno attentamente sigillato.

"Io non riuscirei ad avere la costanza da scrivere un diario." confessò Harry "Voglio dire, anche per il fatto che verba volant scripta manent, c' è sempre la possibilità che qualcuno legga quello che hai scritto, con permesso o senza." girò gli occhi verso Draco "Come nel tuo caso"

Draco rise "Viva la sincerità Potter, almeno sei cosciente di uno dei tuoi tanti difetti. Per quanto riguarda il problema che temi così tanto ho prese le mie precauzioni. A proposito quali pensieri scabrosi passano nella tua mente contorta da temere che qualcuno ne venga a conoscenza? "

Harry ignorò maestosamente la domanda facendone una a sua volta "Che precauzioni?"

"Precauzioni" rispose criptico Draco. Harry rimase in silenzio, ma in realtà aspettava una spiegazione che sperava arrivasse.

Dovette aspettare alcuni minuti; quando il vento soffiò più forte e freddo e Draco saltò giù dal parapetto gli rivolse di nuovo la parola "Tutte le parole scritte al suo interno spariscono come viene rimosso dalla stanza dove l' hanno trovato" disse Malfoy

"Piuttosto ingegnoso" commentò Harry soprapensiero, mentre si affiancava a Malfoy nella strada per il loro dormitorio. "Non c' è il rischio di rivivere i ricordi del proprietario come in un Pensatoio"

"Devo dedurre che hai esperienza nel mettere in naso dove non devi, ma che stupido questo era già di dominio pubblico" rispose Draco con un mezzo ghigno sul viso.

"E tu non riesci a tenere la bocca chiusa, ma anche questo era già di dominio pubblico" ribatté Harry.

Il mezzo sorriso di Malfoy non vacillò sembrava, come dire, divertendosi.

Svoltarono l'angolo e la luna rimase sola ad illuminare il vuoto parapetto dalle finestre ad arcate.

Hello People! Così ho finito anche questo capitolo. Che ve ne pare? Lo so è l' ennesimo capitolo senza azione, ma devo sbrogliare un paio di nodi e questo capitolo mi è servito per alcuni. Non sono sicura della citazione in latino, sono andata a memoria, perciò vi lascio immaginare, se qualcuno sa la frase corretta me la può dire? Così la correggo^^.

Ringrazio profondamente a: giodan, sempre fedele, un bacio. Hitch, grazie per aver postato la mia storia in un altro sito, io non ne avrei proprio il tempo^^. Bacione anche a te.

Anche per questa volta è tutto.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona.

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Capitolo 32
*** motivo di rispetto ***


Motivo di rispetto(32)

Motivo di rispetto(32)

Malfoy non avrebbe mai immaginato che una chimera potesse essere tanto coriacea a morire. Altrimenti non l’ avrebbe mai affrontata da solo - pardon, c’ era anche Potter; anche se non credeva che il Grifondoro avesse affrontato molte Chimere in vita sua..

Il mostro aveva fatto il proprio nido nei sotterranei dei Serpeverde e non aveva gradito lo sfratto. Draco si spostò in mezzo alla polvere che si era alzata. Il terreno sporco degli avanzi delle prede della kokatrice e di macerie, tra cui si riconoscevano chiaramente i lineamenti di esseri pietrificati, non rendevano il compito meno insopportabile; Draco odiava stare in mezzo alla sporcizia, ma sentiva quasi una sorta d’ obbligo ripulire il sotterraneo; non che lo facesse per qualche motivo sentimentale, la Sala Comune di Serpeverde non era meglio del salotto di suo padre, ma qui aveva sempre avuto la libertà di ritirarsi in camera senza dare giustificazioni.

Vide accanto a se un ombra tra la polvere - Potter – lui era lì semplicemente perché non aveva nient altro da fare, si era offerto di aiutarlo quale buon Grifondoro.

La kokatrice caricò e riuscì ad evitare l’ assalto avvertendo la direzione da dove proveniva il rumore delle zampe artigliate. Draco sbattè le spalle contro una statua che una volta doveva essere stata un centauro piuttosto grosso e dallo sguardo feroce, la testa della statua schizzò via mentre la coda del mostro sferzava nella sua direzione; Potter aveva lanciato un paio d incantesimi che avevano distolto l’ attenzione della kokatrice e adesso caricava verso il Grifondoro.

Quel idiota non si era reso conto che si era messo con le spalle al muro, Draco vide al rallentatore Potter che si tuffava di lato dentro un grande mucchio di resti di pietra solidificati tra loro

Essere piccoli aveva i suoi vantaggi dopotutto.

La kokatrice allungava le zampe artigliate all’ interno del buco per cercare di aggrappare la sua preda, Draco si era avvicinato in modo di avere il mostro a portata di mira senza doverla guardare in faccia, il mostro apparteneva a quella categoria di chimere che pietrifica con lo sguardo e questo i ragazzi dovevano tenerlo sempre presente, cercava di ricordarsi qualche incantesimo insegnatoli dal padre da usare contro mostri simili.

Malfoy sbrigati!” provenire dal nascondiglio di Potter, dalle fessure tra un resto e l’ altro vide Potter cercare di retrocedere il più possibile e le zampe del mostro raspare furiose a poca distanza dal Grifondoro; gli venne in mente un incantesimo e lanciò una vampa di fuoco all’ ala della chimera che stridò di dolore cominciando a sbattere su tutto ciò che incontrava per spegnere le fiamme.

Potter esci di lì!” Draco era accanto al nascondiglio dove si era rifugiato Harry. “Sbrigati!”

Harry uscì con una mano al fianco macchiato di rosso “Per fortuna che non tramuta in pietra con gli artigli.”

“No, ma ti può sempre ammazzare con gli artigli” fu la spassionata risposta di Malfoy.

“Cos’ era quel incantesimo?” chiese Harry “Non l’ ho mai visto a scuola” ammise Harry

E non lo vedrai mai, è Magia Nera” rispose Draco, il messaggio sotto inteso era persino troppo chiaro.

Non videro arrivare la coda del mostro che prese Draco in pieno stomaco lanciandolo lontano proprio sul giaciglio del mostro.

Draco tossì, il colpo lo aveva lasciato senza fiato e la botta gli aveva intorpidito il corpo, ma riuscì comunque a rotolare di lato e evitare una raffica di piume che si conficcarono nella pietra come dardi di balestra, rotolò sul fianco per alcuni metri sul pavimento polveroso evitando i dardi piumati meglio che poté, ma l’ ultimo colpo lo prese in piena gamba, la piuma gli trapassò dolorosamente la coscia conficcandosi sul terreno: non poteva muoversi.

Vide l’ ombra della chimera su di sé, non poteva girarsi sarebbe finito pietrificato e Potter era mezzo morto dall’ altra parte della stanza; Draco cominciava a maledire la propria sfortuna.

Guardando l’ ombra cercò di colpire il mostro con un’ altro incantesimo di fuoco, di quelli utili.

MA SEI IDIOTA, MALFOY? VOLEVI AMMAZZARMI?!” la voce di Potter quasi fece traboccare il vaso della sua pazienza. Aveva un mostro che pietrificava gli esseri viventi a pochi passi dalla sua schiena, non poteva preoccuparsi anche per Potter!

Uno strido da parte della kokatrice gli fece rizzare i capelli in testa, seguito da un potente tonfo, Draco non poté fare a meno di girarsi; il mostro era a terra. La creatura doveva essere inciampata nelle macerie pietrificate delle proprie vittime, nell’ istante in cui Draco alzò lo sguardo sul muso del mostro un’ ombra tonda gli parò la vista e un suono orrendo di carne che si disfa lo inorridì. Un corpo gli cadde addosso a peso morto; Potter. Il solito eroe. Il solito idiota.

Con la ferita al fianco che aveva si era mosso per coprirlo con un grosso scudo, Draco guardò il disco d’ ottone, doveva essere anche piuttosto pesante. Ma perché Potter doveva sempre strafare, se poi ci rimane anche secco chi lo sente il Vecchio Pazzo.

Però non poteva fare a meno di pensare che dopotutto il Grifondoro aveva il suo genio. Come nella leggenda di Medusa la Gorgone. Sconfitta dal suo stesso sguardi riflesso nello scudo di Perseo.

Però poteva anche evitare di cadergli addosso, la gamba gli faceva un male atroce. Spostò sgraziatamente il corpo privo di sensi di Harry e con la bacchetta fece sparire il dardo piumato che gli aveva trapassato la gamba, ma la ferita rimaneva e adesso sanguinava copiosamente.

Né lui né Potter potevano muoversi in quelle condizioni e con un altro incantesimo una scia di scintille blu volò veloce verso gli altri che stavano ripulendo il resto dei sotterrai, si spera con più fortuna.

...

Certo che Potter gli aveva salvato la vita…

Ecco un altro capitolo (cough-cough, adesso ci lascio anche un polmone) spero che vi sia piaciuto, forse non c’ è così tanta azione, ma a me piace^^.

Ringrazio sempre tutti quelli che commentano le mie storie. E anche per questa volta è tutto.

CIAO ALLA PROSSIMA!!

Hepona

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Capitolo 33
*** contatto ***


Contatto(33)

Contatto(33)

Il giorno dopo a lezione d' Incantesimi Artemìs cercava di ricordarsi per l' ennesima volta di non usare la bacchetta con il braccio destro. Una delle prime cose che Minerva aveva fatto era stata (con l' aiuto di una McGranitt simpatizzante) comprare una bacchetta visibile ad Artemìs, l' ultima cosa che la giovane Malfoy voleva era attirare; l' attenzione più di quanto non facessero già.

"Maledizione, che dolore!" sibilò tra i denti Artemìs reggendosi il braccio al terzo incantesimo della giornata scagliato con la destra, la bacchetta-osso cominciava a farsi sentire troppo spesso ultimamente. Forse avrebbe potuto andare da Madama Chips a farsela togliere... se come no, e poi avrebbe dovuto dare spiegazione sul come c' era finita nel suo braccio - no, meglio di no e soffrire per un po'.

Fortunatamente nella solita confusione di quella materia quasi nessuno sentì la sua imprecazione.

"Artemìs, qualcosa che non va?" chiese Hermione alla compagna di Casa, il cui udito a volte raggiungeva livelli sovrumani.

“Va tutto bene Herm, non preoccuparti”.

Hermione stava cercando di capire il mistero che avvolgeva le gemelle Twister e Marcus. Certo si poteva definire una loro amica, ma non lo era ancora abbastanza perché le confidassero ciò che voleva sapere e poi... Artemìs ad una prima occhiata assomigliava veramente tanto a Harry - non c' era da stupirsi che all' inizio Mirtilla Malcontenta l' avesse scambiata per lui. Come la sua gemella (c' era anche in questo qualcosa che stonava, ma ancora non riusciva a venirne a capo) era straordinariamente simile a Malfoy sia nell' aspetto che nel comportamento. Certo non era così insopportabile come Malfoy, però certe volte dava l' impressione di essere sua sorella.

Pensava a come porre la domanda che l’ assillava mentre scagliava l’ Incantesimo di Lavorazione della Materia; il pezzo d' argilla che era sul banco davanti a lei divenne liquido e prima di risolidificarsi prese la forma di una piccola statuina femminile. Ron accanto a lei cercava di portare allo stato solido quella che doveva essere una statua del portiere de Cannoni di Chunney. Ma almeno lui era riuscito a dare forma al suo blocco d' argilla. Artemìs fino adesso era riuscita solo a farsi venire una forte fitta al braccio destro.

"Adesso ci riprovo" disse più che altro a se stessa. Questa volta usò la bacchetta con la mano sinistra, lanciò l' incantesimo e la luce azzurrina colpì il blocco d' argilla che divenne liquido, ma rimase lì: un’ informe massa a mezz' aria.

Ora doveva muovere il polso di metà giro in senso antiorario e concentrarsi nell’ immagine mentale della forma che volva far prendere all’ argilla. Era così concentrata che non vide la porta dell’ aula aprirsi e una figura dai stupefacenti capelli biondi entrare parlare un secondo con il professore e poi dirigersi verso di lei.

Una mano sul braccio la sorprese e girò la testa per ritrovarsi in occhi di ghiaccio nei quali brillava una scintilla di vittoria.

“Ciao Minerva che fai qui? Non dovresti essere ad Aritmanzia?” chiese Artemìs

“Vieni con me sorellina, ho già dato al professore il permesso della McGranitt” disse sottovece così che solo la mora poté sentirla.

“Un momento” sussurrò Artemìs. Fece i movimenti contorti con il polso e disse la parola magica; l’ ammasso liquido informe divenne un grazioso diadema. Minerva alzò un sopracciglio vedendo l’ oggetto d’ argilla, ma non disse niente.

Artemìs salutò Hermione e Ron dandosi appuntamento a pranzo e seguì Minerva fuori dall’ aula.

“Allora cosa è successo?” chiese non appena furono abbastanza lontani.

“Oggi possiamo celebrare il rito per comunicare con i ragazzi” disse Minerva con vivacità.

“Scusa, ma un Maestro delle Ombre non è uno spirito? Non sarebbe meglio la notte per chiamarlo?” chiese Artemìs.

“Effettivamente sì, ma noi non vogliamo schiavizzare lo spirito, solo chiedere un servizio” chiarì la giovane Malfoy, mentre rigirava tra le mani il sottile libro dall’ aspetto precario trovato qualche giorno prima nella Sezione ProIbita.

Whaawwwbene” disse Artemìs sopprimendo uno sbadiglio.

“Non dormi?” chiese Minerva guardandola in modo particolare.

“Non tanto effettivamente. A proposito, dove hai intenzione di celebrare il rito?” disse la sorella spostando deliberatamente l’ attenzione dalla sua persona al rito prossimo.

Nel ufficio di Silente. E’ il posto migliore per non essere interrotti da persone indesiderate”

Artemìs si permise una lieve sghignazzata, sapeva esattamente a cosa si riferiva Minerva perpersone indesiderate’

“Aspetta, com’era? A sì. ‘Bellissima Dea ti prego ti andrebbe di iniziarmi a nuove conoscenze umane?’” Artemìs distorse al ennesima potenza la voce incantata di Dean dei Grifondoro, per finire con una risata allegra.

“Sopporto solo perché è da un pezzo che non ti sento ridere, ma la prossima volta che mi fai ricordare quella mezza tacca non ti salverai.” la Minaccia di Minerva era palesemente vana sottolineata dal fatto che era stata detta con il sorriso sulle labbra.

La ragazza mora annuì energicamente.

O Marcus” disse Minerva vedendo il ragazzo moro che si avvicinava.

A Marcus vedendo la sua ragazza ridere così allegramente gli si alleggerì il cuore. Corse in contro alla giovane Potter e la strinse in un caldo abbraccio. “Era da tanto che non ti vedevo ridere così. Mantenne la stretta sul corpo della ragazza che ricambiò “E’ così bello vederti di nuovo allegra

Marcus, guarda che se continua a stringerla così la ucciderai per soffocamento” Minerva era contenta che Artemìs avesse ripreso la propria allegria. La scampagnata nella Foresta Proibita di qualche giorno fa era stata utile alla fine, ma ora dovevano assolutamente parlare con i loro compagni nel futuro e avevano anche perso fin troppo tempo.

“Su è tempo di ristabilire un contatto con i nostri amici” disse ritornando un po’ più seria

Sia Marcus che Artemìs la guardarono scotendo la testa rassegnati.

Malfoy fino al midollo”

“Non c’ è speranza”

“Andiamo. Coppia di Innamorati o volete restare qui per sempre?” disse Minerva alzando un sopracciglio con finto fare interrogativo.

“Veniamo, veniamo”

Quando arrivarono nell’ ufficio del preside i professori McGranitt e Piton era già lì insieme al vecchio insegnante, il libro trovato da Minerva spiegava bene che più persone rafforzavano la richiesta dell’ evocatore più alte erano le probabilità che lo Spirito Oscuro accettasse.

“Bene” comincio Silente “direi che ci siamo tutti. Possiamo cominciare il rito”

Minerva si posizionò al centro della stanza mentre la sua bacchetta diventava un lungo bastone affusolato e aprì il libro appoggiandolo davanti ai piedi. Artemìs invece si sedette a gambe incrociate davanti a lei, la luce arancione delle torce creava un lieve tepore in tutta la stanza, e le fiamme baluginanti facevano ballare le ombre.

Minerva all’ improvviso piantò con forza il bastone al centro del libro sul pavimento e una forte luce bianca scaturì dalla sua cima. Così forte che creò ombre di profonda oscurità alle spalle delle due ragazze.

“Per il tempo di questa luce dono la mia ombra come mezzo per il Maestro delle Ombre di manifestarsi e ascoltarci” la regina delle Amazzoni recitò con voce atona e impassibile; l’ eco delle parole risuonò ancora per alcuni istanti nella stanza circolare fino a morire con cupo rimbombo.

“Per la durata di questa luce apro il portale del Regno delle Ombre per permettere al Maestro delle Ombre di manifestarsi e ascoltarci” la voce della Gran Sacerdotessa risuonò con lo stesso cupo rimbombo di quella della Regina delle Amazzoni.

Quando ci fu di nuovo silenzio l’ ombra della giovane Potter si staccò dal suo corpo e si gonfiò fino ad acquisire la sagoma di un vecchio coperto da un’ oscuro mantello.

“Figlie non nate di padri ignari, perché mi chiamate?” parlò lo spirito con voce fredda e rimbombante.

“Maestro delle Ombre, per te a cui il tempo non significa niente, ti chiedo di portare questo messaggio ai nostri compagni nel tempo ancora non vissuto. E’ una supplica la mia” Minerva seguendo il rito parlava allo spirito con dovuto rispetto.

“E’ solo la tua voce in supplica?”

“La mia supplica si unisce alla sua per renderla più forte” recitò Marcus. La stessa frase dissero Silente McGranitt e Piton

E la ragazza che mi ha donato la sua ombra?” chiese lo spirito oscuro.

“La mia voce è la sua voce” rispose la sacerdotessa – chi donava la propria ombra al Maestro delle Ombre perdeva momentaneamente la percezione di se stesso e del mondo che lo circondava.

Qual’ è la tua supplica Gran Sacerdotessa?” domandò lo spirito.

“Ti chiedo il permesso di creare un contatto attraverso il Mondo delle Ombre per parlare con i nostri compagni.

“Dove deve giungere il vostro messaggio?” la voce dello Spirito Oscuro rimbombava lugubre nell’ ufficio del preside.

“In questo stesso luogo; in un altro tempo” rispose Minerva “E’ una supplica la mia” ripeté.

Ci fu un attimo di silenzio poi lo spirito che continuava a sovrastare Artemìs con la sua oscurità e dimensione allargò un braccio, la tunica nera di cui era vestito creò un largo arco oscuro. La superficie sembrava un inquietante specchio nero.

Un piccolo vortice viola e blu cominciò a mulinare al suo interno. Lentamente alcune figure presero forma, i colori però rimanevano dell’ innaturale intonazione.

La prima persona che videro chiaramente fu Rimini: il ragazzo stava facendo scivolare velocemente e con maestria la punta di una matita su di un foglio prima di interrompersi bruscamente e voltarsi dalla loro parte pietrificandosi dallo stupore.

Ecco mancava un ultimo tocco e l’ avrebbe finito. Bastava giusto fare un ritocco qua e uno là e avrebbe finalmente concluso il ritratto di un enigma. La Sala Grande era avvolta dalla pallida luce delle poche candele ritornate a fluttuare a mezz’ aria e delle torce appese alle pareti, ma era sufficiente.

Rimini sapeva che in un modo o nell’ altro la strana cattedrale sotto Hogwarts – almeno così dava l’ impressione di essere – avrebbe avuto un ruolo per la rinascita della scuola. Solo non riusciva a capire quale.

Ad un certo punto le ombre del tavolo si infittirono diventando più scure; cominciarono a gonfiarsi e ad alzarsi fino ad assumere la sagoma di un vecchio con un braccio alzato con al veste nera che creava un lungo arco; all’ interno dell’ arco apparve un’ immagine violetta e blu di Artemìs seduta di spalle davanti a Minerva, poco distante al suo fianco stava Marcus e dietro a quest’ ultimo stavano tre persone che non aveva mai visto. Riconobbe immediatamente la stanza: lo studio del preside.

Lo schok fu tale che per alcuni secondi rimase pietrificato dallo stupore.

“Ragazze! Marcus!” disse alzandosi in piedi e portandosi a pochi centimetri dallo specchio scuro poi girò la testa verso la porta aperta infondo alla sala e gridò “Samuel! Kami! Andate ad avvisare gli altri si è aperto il contatto con il passato, veloci!”

I due sparirono in battito di ciglia fuori dalla porta. Tempo di contare tre che erano già di ritorno con tutta la tribù compresi Harry, Draco e ‘nonno’ Potter.

Florence prese parola “Minerva! Finalmente, siamo stati così in pensiero. Disse la giovane donna, con la gioia nelle parole.

Florence, è bello rivedervi tutti quanti, ma abbiamo poco tempo e dobbiamo avvisarvi di alcuni fatti” disse la Gran Sacerdotessa notava già che il colorito d’ Artemìs cominciava a sbiadire. Si volse verso Silente che si avvicinò “Lieto di conoscervi signora Florence non vorrei sembrare rude ma come le ha già detto la signorina Malfoy abbiamo veramente poco tempo a nostra disposizione e molto di cui parlare, perciò suppongo sia meglio arrivare subito al dunque. Ho già garantito alla Signorina Malfoy, alla signorina Potter e al signor Bellasorte che farò tutto ciò che è in mio potere per permettere un nuovo scambio. Silente fece una piccola pausa “Inoltre, Harry, voglio sapere se recentemente hai avuto incubi su Voldemort o ti ha fatto male la cicatrice”

Da questa parte dello specchio scuro l’ immagine blu dai contorni violetti di Harry si avvicinò un po’ “No signore”

“Capisco. Harry vorrei che tu cercassi di tenerti il più possibile lontano dalla conoscenza di fatti futuri, e chiedo la stessa cosa anche a lei Signor Malfoy; per la sicurezza di entrambi. Voldemort ha già attaccato una cittadella che in futuro dovrebbe avere un importante ruolo, e bene che non abbia nessuna possibilità di venire a contatto con informazioni che potrebbero cambiare il corso della storia.”

“Signore” intervenne Malfoy per la prima volta “Come è stata risolta la nostra scomparsa e quando potremo tornare al nostro tempo?”

“Con la signorina Artemìs e il signor Bellasorte abbiamo discusso molto e crediamo che l’ utilizzo delle Giratempo sia il mezzo più sicuro e efficace, purtroppo credo che sia una via impercorribile”

Perché” chiese Harry

“La signorina Malfoy mi ha informato che sono state tutte distrutte, una grande perdita veramente”

Cosa sono le Giratempo?” chiese sottovoce Samuel a Kami.

“Sono degli oggetti che ti permettono di viaggiare nel tempo.”Rispose la ragazza “Alcune ti portano solo indietro altre anche avanti nel tempo. Però sono andate tutte distrutte durante l’ incendio del 2715 nel vecchio palazzo dei Ricordi”

“E non c’ è un’ altro modo?” chiese Gabriel Potter “Lo sguardo di Silente si spostò sull’ uomo “Sono Gabriel Potter nonno della ragazza che ha donato l’ ombra” si presentò.

Silente fece un gesto di riconoscimento con la testa. “Bisognerebbe trovare un luogo in cui si possa catalizzare una grande fonte di magia per permettere un nuovo scambio”

“La cattedrale” sussurrò Kami.

“Come?” chiese Varus

“La cattedrale!” ripeté Kami ad alta voce mentre si portava davanti allo specchio scuro affiancata dall’ ormai inseparabile mezzelfo Samuel. “Signor Silente! C’ è una cattedrale sotto Hogwarts io, Samuel e Rimini ci siamo stati!” disse indicando i due ragazzi.

“Signorina…?”

Kami

Silente sorrise “Signorina Kami, non so niente di una cattedrale sotto Hogwarts” disse Silente prestando attenzione alla ragazza.

“C’è un passaggio segreto che comincia accanto alla statua femminile del camino nella Sala Comune dei Tassorosso” disse Samuel “C’è un lungo percorso da fare che porta alla Cattedrale… Veramente Signore lei non ne sa niente?” Samuel sembrava quasi stupito che Silente non ne fosse a conoscenza. “No, ma suppongo che sia solo una dei tanti segreti di Hogwarts” rispose Silente

“Sulla mappa non c’ è” disse Harry.

“La mappa non è infallibile, Harry, è possibile che i suoi creatori non sapessero l’ esistenza di un simile luogo all’ interno del castello.”

“Ma sarebbe un luogo perfetto” disse comunque Samuel “La cattedrale è l’ unico luogo che non ha risentito dell’ abbandono”

Mentre Samuel e Kami spiegavano come arrivare alla Cattedrale e perché dopo tutto quel tempo non avevano detto niente Louis non distoglieva lo sguardo dalla figura violetta dai contorni azzurri di Minerva. Com’ era bella; anche solo guardandola attraverso uno specchio scuro con quei colori così innaturali era un grande dono.

Da quando erano scomparse era stato il più agitato di tutti. Inizialmente Albert gli somministrava dei tranquillanti per non fargli fare movimenti che avrebbero allontanato la sua guarigione, ma anche adesso che ormai era completamente guarito Albert non smetteva di obbligarlo a bere un calice di uno strano liquido che gli faceva venire una leggera sonnolenza e debolezza.

Ora però che vedeva l’ immagine della ragazza che amava davanti a sé – non avrebbe più avuto bisogno più di quella miscela dolciastra – la prova che Minerva fosse viva gli aveva infuso nuovamente il buon senso.

Per tutta la discussione non aveva aperto bocca né si era mosso da dov’ era. Poteva sentire distrattamente la voce di Silente che si congedava dandosi appuntamento alla Cattedrale fra sette giorni.

Gurdami’ dicevano i pensieri di Louis ‘Guardami, ti prego’ e come se li avesse espressi ad alta voce Minerva si volse verso di lui.

Il contatto si chiuse.

L’ immagine da questa parte del Maestro delle Ombre svanì in un turbine oscuro. Le ombre della Sala Grande ritornarono alla normale oscurità dettata dalla luce della candele.

La luce sul bastone di Minerva era quasi esaurita quando il Maestro delle Ombre abbassò il braccio chiudendo il contatto.

Minerva non poteva mantenere ancora per molto la luce tanto ché anche il corpo di Artemìs cominciava a risentire dell’ effetto dello Spirito Oscuro che traeva forza dalla sua ombra. La Gran Sacerdotessa poteva già vedere che i capelli neri dell’ amazzone cominciavano ad essere traslucidi.

“Per la durata di questa luce ti abbiamo richiamato a questo mondo, è tempo che le Ombre riabbiano il loro Maestro”

“Ritorno al mio mondo d’ oscurità. Che questa amazzone riabbia la propria ombra.” E con queste ultime parole la sua figura cominciò a collassare su se stessa e lentamente l’ ombra di Artemide ritornò alla sua normale forma e legittima padrona.

Molto lontano nel futuro Tristar congedò il Maestro delle Ombre che si dileguò con un turbinio di oscurità. Il NeoSignore Oscuro si avvicinò alla finestra. Quella notte la pioggia batteva inclemente sulle vetrate del suo castello. Tristar sorrise al tempestoso spettacolo davanti a sé.

Prese un lungo sorso dal boccale tra le sue dita. Assaporò il liquido violaceo in bocca prima di mandarlo giù.

Il suo potere era grande ma fino adesso non aveva saputo sfruttarlo in modo adeguato.

Il gruppo che aveva cominciato ad abitare al castello era cresciuto. Da quello che il Mestro delle Ombre gli aveva riferito ora altri mezz’ elfi, zingari, semi-umani e umani abitavano il castello; ma anche includendo il piccolo gruppo di amazzoni nella Foresta Proibita superavano a mala pena la novantina. Un gruppo che ancora poteva sottomettere.

Bevve un’ altro sorso di vino.

Era strano che il Consiglio non fosse ancora intervenuto; Le feste invernali erano prossime e i Sacerdoti non avevano ancora mosso dito. Dubitava fortemente che non fossero a conoscenza della situazione ad Hogwarts. Dopotutto erano stati proprio i Sacerdoti e il Consiglio a rodere le fondamenta che mantenevano la scuola. Scuola caduta, nessun preside con cui dividere il potere o entrare in contrasto, controllo ferreo del sapere della magia. Questi erano i piani del primo Consiglio. Tristar stesso sapeva che l’ ultimo punto stava particolarmente a cuore ai Sacerdoti.

Un lampo particolarmente forte illuminò i prati davanti alla fortezza. Nel castello il rombo della pioggia veniva escluso dagli incantesimi silenziatori, ma ugualmente l’ interno della fortezza non era silenzioso; in profondità un costante rombo interno faceva palpitare le mura, come un enorme cuore che pompa senza sosta.

Svuotò il bicchiere e lo abbandonò sul tavolo.

Questa volta nessun errore.

Bene che ne dite? E’ tempo di riportare un po’ di azione in questa storia. Questo capitolo mi è venuto più lungo degli altri, che bello^^!

PS. Siccome ho sempre meno tempo da dedicare a questa storia cercherò di finirla nei prossimi capitoli. Grazie mille a tutti quelli che mi lasciano quattro paroline^^.

CIAO! ALLA PROSSIMA!!

Hepona

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