The reconstruction

di Jay Boulders
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Zuccotti, Piperille e Api Frizzole. ***
Capitolo 2: *** Insicurezze e chiacchiere notturne. ***
Capitolo 3: *** MAGO & Auror ***
Capitolo 4: *** Fotografie. ***
Capitolo 5: *** Incubi e cuscini ***
Capitolo 6: *** Quidditch, dichiarazioni e bivi. ***
Capitolo 7: *** Decisioni, segreti e visite. ***
Capitolo 8: *** Schiantesimi, misteri e sorprese. ***
Capitolo 9: *** Riunioni, cuscini e partenze. ***
Capitolo 10: *** Soffitti, Firebolt e pianti. ***
Capitolo 11: *** Rivelazioni, e scomode realtà. ***
Capitolo 12: *** Docce, colazioni e progetti. ***
Capitolo 13: *** Tour, insegnanti e annunci. ***
Capitolo 14: *** Primi baci, congratulazioni e proposte ***
Capitolo 15: *** Attese, equivoci e segreti. ***
Capitolo 16: *** Scatoline, piani e anelli. ***
Capitolo 17: *** Stanze, scommesse e dichiarazioni. ***
Capitolo 18: *** Disastri, nuotate e riunioni. ***
Capitolo 19: *** Indagini, alunni e disastri. ***
Capitolo 20: *** Delusioni, Gufi e svolte. ***
Capitolo 21: *** Ritorno, tentativi e doni. ***
Capitolo 22: *** Pericoli, Egoismi e Riconciliazioni. ***
Capitolo 23: *** Vestiti, balli e bagni. ***
Capitolo 24: *** Annunci, timori e scherzi. ***
Capitolo 25: *** Mutande, battute e sorprese. ***



Capitolo 1
*** Zuccotti, Piperille e Api Frizzole. ***


Sul ponte ormai devastato che dava l’accesso ad Hogwarts, Harry Potter teneva per mano i suoi due migliori amici.
Che lo avevano accompagnato in quella lunga missione, che gli erano stati accanto lottando contro tutti e tutto, rischiando la loro vita.
E finalmente tutto era finito, o meglio, iniziato.
Cosa avrebbe fatto adesso? Questo ancora non lo sapeva, ma di certo avrebbe avuto tutto il tempo per fare qualunque cosa avesse voluto.
A quel pensiero un sorriso gli si dipinse sul volto.

«Scusate, non vorrei essere insensibile ma avrei fame»

Gli occhi della ragazza che gli era accanto e di Harry, dopo di lei, saettarono sul volto del rosso in un’espressione di rassegnamento e divertimento.

«Sei sempre il solito, Ronald.» aggiunse Hermione sospirando e tentando di nascondere un sorriso sommesso.

«A dire il vero anche io ho una gran fame, Hermione!» fu Harry stavolta a manifestare il suo disagio, «Credo proprio che ce lo siamo meritati un buon pasto»

«Puoi dirlo forte, amico!» lo spalleggiò Ron, «Abbiamo o no appena salvato il mondo? Un po’ di cibo mi sembra il minimo!»

«Oh, voi due. Siete senza speranza!» esclamò Hermione passando le sue braccia dietro le spalle dei due, e portandoseli più vicino.

«Non mi dire che non hai fame! Alla Testa di Porco ti sei fatta fuori anche gli Zuccotti di Harry!» la canzonò il rosso mentre erano diretti all’interno del castello.

«C-Cosa dici?! Harry non ne voleva! Vero, Harry?» cercò l’appoggio dell’amico ma lo vide assorto nei suoi pensieri.

«Ehi, amico. È tutto ok?» lo richiamò, stavolta Ron.

Il ragazzo scosse la testa tornando con i piedi per terra, «Si, scusate. Voi iniziate ad andare, vi raggiungo dopo. Devo prima fare una cosa»

«Vuoi che veniamo anche noi?» domandò sospettosa Hermione vedendolo allontanarsi a passo svelto.

«Ci vediamo dopo in cucina!» gli urlò correndo via in una destinazione a loro sconosciuta.

 

*

 

Nella Sala Grande, i corpi dei caduti erano stati spostati per lasciare il posto ai soli feriti e alle loro famiglie.
Arthur Weasley e sua moglie erano andati sulle sponde del lago dove si sarebbero svolti di lì a qualche ora i funerali.

I loro figli, si erano separati, tentando di aiutare come meglio potevano i sopravvissuti. Tutti tranne George, che non riuscendo a sopportare le continue attenzioni di compassione delle persone, si era allontanato per trovare un po’ di tranquillità e contemplare in completa solitudine la grande perdita che l’aveva ormai segnato in modo indelebile.

«Signor Paciock! Signor Paciock!» la professoressa McGranitt si destreggiava a destra e manca tentando di ristabilire l’ordine, «Riporti immediatamente la spada di Grifondoro nell’ufficio del preside! Non è un giocattolo, lei e il signor Finnigan siete pregati di smetterla di giocarci!... Oh signor Gazza la prego la smetta di spazzare a terra! Per Merlino non vede che non è una priorità al momento!» tuonò la donna mettendosi le mani ai capelli.

«Professoressa, ha visto Harry?» chiese improvvisamente una ragazza minuta con i lunghi capelli rossi.

«Oh, signorina Weasley» le si avvicinò la donna con un tono di voce pacato, «L’ho visto poco fa con suo fratello e la signorina Granger, credo sia ancora qui nelle vicinanze. Se lo trova le potrebbe riferire che vorrei parlargli in privato non appena ha un momento?» domandò cortesemente ottenendo un altrettanto garbato accenno in risposta.

Ron ed Hermione scesero insieme nelle cucine stupendosi di quanto tutto fosse irrealmente in ordine, rispetto al caos e alle macerie di pochi piani sopra.

«Sembra quasi che qui il tempo si sia fermato» disse pensierosa la ragazza, sfiorando con un dito la superficie di un lungo tavolo di metallo che si ergeva al centro della sala.

«Non credo che l’assalto alle cucine fosse tra gli obiettivi principali di Tu-Sai-C… di Voldemort» ammise sospirando lui.

«E’ veramente finita, Ron?» le domando improvvisamente lei, non nascondendo un tremito nella voce.

Il ragazzo le si avvicinò cingendole le spalle con un braccio e posando un bacio sul suo capo, «Non potrà fare più male a nessuno, Hermione» la rassicurò continuando a tenerla stretta a se.

Lei dal canto suo, si lasciò facilmente cullare da quel gesto, rannicchiandosi nel petto di lui con tutto l’egoismo di cui era capace. «Mi sembra tutto così…»

«Irreale?»

Sollevò il volto andando ad incontrare gli occhi del ragazzo, «Si» sussurrò appena.

Rimasero in silenzio alcuni minuti, al termine dei quali Hermione fece qualche passo in avanti sfilandosi da quella dolce presa con un respiro profondo. «Weasley, volevi o no mangiare? Cerchiamo qualcosa anche per Harry»

«Hermione, non pensi dovremmo… parlare?»

«Di cosa?» domandò lei trafficando con i cassetti, ma senza guardarlo. In un tono di voce molto più acuto del normale.

«Ecco…» riprese lui impacciato, «…non c’è nulla di cui credi ci sia bisogno di parlare

«Mmh» continuò a trafficare in giro senza degnarlo di uno sguardo, «Del tipo?» chiese con fare vago.

«Nulla, lascia perdere» concluse lui freddamente, aprendo un’enorme frigorifero che si stanziava dopo il tavolo cottura.

La ragazza lo spiò con la coda dell’occhio senza farsi vedere, osservandolo con l’espressione corrucciata e in parte delusa. Si morse silenziosamente il labbro inferiore.

«Andranno beni questi?» domandò improvvisamente il ragazzo alludendo ad un vassoio pieno di Piperille.

«C-Cosa, scusa?»

«Queste…» alzò in alto il vassoio, «Ci sono solo queste qui dentro»

«Oh, beh se non c’è molta altra scelta…»

Si avvicinò al tavolo sopra il quale Ron aveva poggiato il cibo.

«Pare che gli elfi preparassero tutto al momento. Lo dico sempre io che bisogna avere una scorta per i casi critici»

Hermione osservò il rosso apparentemente tornato alla normalità.

«Va tutto bene?» domandò infine lui.

«Cosa?»

«Sei assente. Sicura vada tutto bene? Vuoi riposarti un po?»

«Sto bene» tentò di rassicurarlo lei.

«Ok, allora portiamo questi di sopra o me li finirò tutti»

Il ragazzo afferrò il vassoio con due mani, e si diresse verso la porta.

«Ron, aspetta!»

Si bloccò istantaneamente, voltandosi e vedendo la ragazza che aveva fatto un passo in avanti nella sua direzione, con la mano protesa verso di lui per tentare di richiamarlo.

Lui rimase in silenzio aspettando che parlasse, ma ciò non accadde. Si limitava a guardarlo con l’espressione struggente in volto.

Tornò indietro, posando il vassoio nel tavolo accanto e avvicinandosi a lei.

«Hermione, cosa c’è? Non dirmi che va tutto bene, ti conosco miseriaccia…»

«Mi sento in colpa, Ron…» ammise finalmente lei, abbassando lo sguardo e fissandosi i piedi.

«In colpa?» domandò spiazzato, «In colpa per cosa?»

La ragazza non fece o disse nulla, continuò a guardare a terra.

«Hermione, guardami» gli chiese lui, non come ordine ma dolcemente, «Parlami, te ne prego…» la supplicò quasi.

Finalmente i loro sguardi si intrecciarono nuovamente. E solo ora si rese conto della vicinanza che avevano.

«Io…» ma le parole da lei non uscirono.

Lui sospirò pesantemente, «Ho capito»

«H-Hai capito?» domandò spiazzata.

«Ti senti in colpa perché hai fatto delle… cose, durante la battaglia perché pensavi saremmo morti. E ora che siamo sopravvissuti, ti senti in colpa perché pensi di avermi in qualche modo… illuso»

«Oh, Ron. No, non è così!» protesto lei con forse troppa foga, scorgendo solo ora gli occhi provati di lui.

«Hermione, ascolta. Io non mi pento di nulla. Sarebbe facile da parte mia rimangiarmi tutto ma non posso farlo. Io lo capisco… non sono mai stato particolarmente brillante come te o Harry ma…»

«Ron Weasley, smettila immediatamente! Io non mi rimprovero assolutamente nulla, rifarei tutto dall’inizio alla fine…» vide il ragazzo guardarla confuso, così facendo un respiro profondo, continuò, «Ho visto morire intorno a me talmente tante persone… Lupin, Tonks… Fred» Ron deglutì sonoramente udendo quel nome, ma tentò di rimanere imperturbabile, «Io… mi sento talmente tanto… felice se ti sono accanto» gli rivelò, poggiandogli una mano sul petto. «Che il solo pensiero di tutte le persone che ora non ci sono più mi fa… sentire in colpa in una maniera talmente intensa e profonda… dovrei essere distrutta per loro, e Merlino lo sono! Ma è vero anche… che non riesco a non essere anche completamente felice se ti sono accanto»

Ron dischiuse le labbra in segno di stupore, ma capì che non aveva finito, e la lasciò continuare.

«Quando nella stanza delle necessità mi hai appellato come la tua… ragazza» entrambi arrossirono, «O quando mi hai preso per mano poco fa… vorrei dire al mio cuore di fermarsi di battere talmente forte dal farmi male, quando mi sfiori, o anche quando solo mi guardi in quel modo… come stai facendo adesso. Ma non riesco a controllarlo, Ron. Non riesco… e mi sento tremendamente in colpa perché l’unico sentimento che non dovrei provare ora, è proprio la più pura e totale felicità che invece mi pervade quando ti sono accanto. Ora penserai che sono una stupida ragazzina-»

«Non dirlo neanche per scherzo» la blocco immediatamente lui, «Hermione, io provo esattamente le stesse cose. Con l’unica eccezione che credo fermamente che tutti, Fred compreso, volessero che i loro cari andassero avanti, vivessero anche per loro. Credo che ti senta disorientata perché abituata come sei ad avere il controllo di tutto, non riesci ad averlo su te stessa…»

«Perché hai la presunzione di sapere cosa penso?»

«Hermione, ti ho appena detto che provo le stesse cose che provi tu. E l’unica cosa che sai dirmi è che sono presuntuoso?» domandò lui guardandola teneramente.

La ragazza arrossì non riuscendo a sostenere il suo sguardo in modo continuativo, e facendolo vagare da lui, agli interessanti quadri appesi sui muri.

«Pensi che io sia in grado di… controllare i miei sentimenti? Sono completamente in balia di loro. Me ne frego di quello che pensano gli altri, o di poter essere ferito. Non sono mai stato una persona che segue la testa, a differenza tua»

«Cosa vorresti dire? Che sono insensibile?»

«No, forse se fossi intelligente come te, anche io mi affiderei completamente alla ragione. Ma ci sono cose che bisogna prendere così come sono»

Ron le mise una mano sulla spalla, avvicinandosi a lei, «Hermione…» sussurrò appena.

La ragazza era visibilmente combattuta, una battaglia interiore si stava svolgendo dentro di lei.

Così come la prima volta, cedette buttandogli le braccia al collo, e facendo collidere non troppo dolcemente le loro bocche.
Anche questo bacio, come il primo, era pieno di necessità, di urgenza. Di un desiderio che non si era affatto spento, soltanto rafforzato da allora.
La ragazza si separò appena, Ron con l’aria di chi ha appena preso un bolide in testa, non le permise di indietreggiare, rimanendo con la fronte contro la sua.

«Hermione, lasciati andare…» le sussurrò affannato.

«Ron…» mormorò lei, non facendo alcuna resistenza mentre lo sentiva prendere nuovamente il possesso delle sue labbra, dei suoi sensi.
Sentì la sua lingua insinuarsi nella propria bocca, e la accolse con una partecipazione e un entusiasmo tali, da stupirsi lei per prima.

 

*

 

Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto due volte, chissà con quali nuovi appellativi lo avrebbero chiamato. La sola idea lo inorridì.
L’unica cosa che adesso voleva, era una vita tranquilla e noiosa. Magari non troppo, ma di certo non così movimentata.

«Harry!»

Una voce a lui molto familiare lo fece voltare, la vide in fondo al corridoio corrergli incontro ed abbracciarlo.

«E’ da tanto che ti cerco…»

«Anch’io» confessò lui, separandosi da lei per poterla guardare negli occhi.

«Tra poco ci saranno i funerali… poi verrai con noi alla Tana, vero?» domandò lei piena di speranza quanto addolorata per la morte del fratello.

«Vorrei… vorrei trasferirmi a Grimmauld Place, Ginny. Credo che sia per questo che Sirius me l’ha lasciata. E certamente la sento più mia di quanto non sia la casa dei Dursley a Privet Drive»

«Avrai tutti il tempo per farlo… nel frattempo stai da noi, te ne prego, Harry!»

«Ginny… non lo so è che penso dobbiate stare soltanto tra voi, è un momento delicato non voglio imporre la mia presenza»

«Non dire sciocchezze! Anche Hermione verrà, non le ho ancora parlato ma sono certa che lo farà. E la mamma ti vede come un figlio, perché non ti vorrebbe a casa?»

«E tu?»

«Io?»

«Mi vedi come un fratello?»

La ragazza rise di gusto, «Non ho pensieri incestuosi sui miei fratelli, Harry. E tanto meno ho un passato del nostro tipo con loro…» lo guardò allusiva, facendolo arrossire.

«Pensi che potrei…?» il ragazzo si avvicinò a lei.

«Avremo tutto il tempo per questo. Tutto il tempo del mondo» gli sorrise prendendogli la mano.

«Hai ragione, ho tutto il tempo»

«Dobbiamo andare, la celebrazione sta per iniziare. Ah e la McGranitt ha detto di raggiungerla dopo i funerali. Dove sono mio fratello ed Hermione?»

«Ah, gia… gli avevo detto che li avrei raggiunti nelle cucine. Andiamo a chiamarli o nessuno li troverà lì»

I due percorsero le strette rampe di scale che davano ai piani inferiori, arrivando davanti alla maestosa porta che li interessava.

Con un gesto da vero gentiluomo, Harry la aprì facendo passare per prima Ginny.

«Oh per tutte le api frizzole!» esclamò la ragazza mettendosi una mano davanti alla bocca e spalancando gli occhi.

Hermione, seduta sul tavolo, e Ron in piedi, davanti a lei, con le gambe di lei contro i suoi fianchi, intenti a baciarsi avvinghiati molto poco castamente.

Scattarono entrambi, lei scendendo, lui voltandosi rosso in volto.

«Oh Merlino… cosa significava quello?!» esclamò esterrefatta la più giovane dei Weasley.

I due ragazzi, cercarono aiuto guardando l’amico, che li liquidò con una scrollata di spalle.

«Noi…» iniziò Hermione annaspando.

«Vi stavate mangiando vicendevolmente la faccia! E il collo! E le mani! Harry hai visto le loro mani?! Hai visto come vagavano?!»

«Gi-Ginny!» la rimproverò Hermione.

«Oh, ho visto che stavate facendo! Risparmiatevi i dettagli, ormai ho impresso indelebilmente nella memoria mio fratello avvinghiato alla mia migliore amica…»

I due arrossirono ancora più se possibile, pur sapendo di non aver fatto nulla di sbagliato, non riuscivano a non sentirsi completamente in imbarazzo.

«Allora? Cosa significava?» domandò con urgenza la rossa, «Siete caduti in tentazione, avete fatto un errore o posso iniziare a sperare che Hermione diventerà mia cognata un giorno? Insomma, ho visto o devo far finta di non aver visto?» domandò, stavolta rivolta al fratello il quale guardò sottecchi la ragazza al suo fianco in cerca di risposte.

«Hai visto tuo fratello…» fu proprio Hermione a riprendere, «intento a… dimostrare»

«Affetto» riprese lui.

«Si, Ronald. Affetto…» proseguì lei, «Affetto a… alla sua…»

«Ragazza» esclamò il rosso trionfante, pur continuando ad essere nel più completo imbarazzo.

«Si» gli sorrise lei, dimenticandosi per un attimo di Ron e Ginny, «Alla sua ragazza»

Ron ricambiò in pieno il suo sguardo, guardandola intensamente.

«Scusate, potete evitare di riprendere a dimostrarvi affetto, con noi due presenti?» stavolta fu Harry ad intervenire, interrompendo l’idillio che si era creato.

«Sta per iniziare la celebrazione, dobbiamo andare. Ah, e chiamatemi quando lo direte alla mamma. Voglio vedere se inizierà a preparare prima il corredo nuziale o i vestitini per i miei nipotini» enunciò Ginny, vedendo i due avvicinarsi a lei con aria seccata.

«Hermione!» la chiamò sotto voce, «Sai vero, che dovrai raccontarmi tutto? E dico tutto? Visto che è evidentemente successo qualcosa che non so, mi sono persa parecchio»

La ragazza annuì sorridendole, mentre sentiva le dita della mano di Ron intrecciarsi alle sue con aria vagante.

La celebrazione fu delle peggiori alle quali avevano mai partecipato.
Decine di famiglie impegnate a piangere sulle lapidi dei propri cari.
Hermione rimase tutto il tempo accanto a Ron, non si separò da lui un solo secondo tenendogli la mano sperando di infondergli tutta la forza che aveva.

Harry fece lo stesso con Ginny, non la vide piangere, non più. Ma sapeva quanto stesse male dentro.

Per non contraddire la signora Weasley, al termine dei funerali sia lui che Hermione acconsentirono senza resistenze a passare i giorni successivi alla Tana.
Si smaterializzarono congiuntamente insieme a tutta la famiglia.

 

Ciao a tutti!
Vi chiederete che fine ha fatto l’altra fanfiction, presto detto.
In pratica ora non sono a casa, sto in vacanza col portatile dietro. E intelligentemente ho lasciato il file anche con i nuovi capitoli nel pc che non ho qui.
Ma dato che nei momenti post-pranzo morti nei quali non posso farmi il bagno perché devo digerire, e quindi me ne sto all’ombra, ho pensato di scrivere finalmente una fanfiction che avevo in mente da tempo di fare, ma che volevo aspettare di vedere l’ultimo film prima di scrivere.

Quindi per ora aggiornerò solo questa, l’altra se ne riparlerà quando riavrò il possesso dell’altro mio pc, ovvero quando tornerò dalle vacanze, ovvero spero più tardi possibile xD

 

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Capitolo 2
*** Insicurezze e chiacchiere notturne. ***


Arrivati alla Tana, si apprestarono tutti a sistemarsi come meglio potevano. Non preoccupandosi solo della sporcizia e delle ferite accumulate, ma anche di tutti quei pensieri che li attanagliavano.
La signora Weasley fu la prima a rifocillarsi e ritirarsi immediatamente in camera, seguita dal marito che in quelle ore, era stato più taciturno che mai.

George fu il secondo a prendere possesso del bagno, sparendo poco dopo senza dare modo a nessuno di chiedergli come stesse.

Harry non era tornato con loro. La professoressa McGranitt l’aveva trattenuto reclamandolo su questioni urgenti a cui provvedere il prima possibile.
Si era quindi congedato dai Weasley assicurandogli che li avrebbe raggiunti quanto prima.

Bill e Fleur avevano deciso di rimanere qualche giorno e stare accanto alla signora Weasley, avevano quindi preso possesso della vecchia stanza di Percy, che non era invece tornato con loro.
Hermione in corridoio, aspettava che l’amica con la quale divideva la stanza, finisse di riassestarsi.

Sentì la porta del bagno spalancarsi, e Ginny in pigiama portare i suoi vestiti sporchi tra le mani.

«Spero di non averci messo troppo» si scusò lei, la sua voce era visibilmente esausta e addolorata date le circostanze.

«Stai tranquilla, vai pure a dormire, non aspettarmi sveglia» le raccomandò Hermione dandole un abbraccio ed entrando in bagno al suo posto.

Una volta sola, si rese conto di non esserlo più stata da… non sapeva neanche quanto tempo. Ma stranamente questo non le era mancato affatto.

Sospirò pesantemente sfilandosi il giacchetto di jeans e la felpa, poggiandoli alla buona sull’appendi abiti.

Prese uno dei grossi asciugamani sul ripiano, e lo mise vicino alla doccia, liberandosi degli ultimi vestiti che la opprimevano.

Sistemandosi sotto il getto caldo, vide ai suoi piedi un vortice di acqua sporca che veniva risucchiata dallo scarico. Era completamente coperta di polvere e sentiva i tagli e le ferite pulsare per via della temperatura elevata.

Inclinò la testa all’indietro chiudendo gli occhi, e perdendosi in quella sensazione rilassante e piacevole, sperando di liberarsi non solo dallo sporco, ma anche della tristezza che la attanagliava.

Quando ebbe finito, richiuse la manopola dell’acqua e afferrò l’asciugamano avvolgendosi in esso ed incastrandolo sotto le ascelle.

Arrivando davanti al lavandino, si specchiò vedendo i tagli sul suo volto ancora rossi vividi.
Sfiorò appena quello che aveva sul labbro ma rabbrividì dalla fitta di dolore che quel lieve tocco le provocò.
Come aveva fatto solo poche ore prima a… baciare Ron in quel modo, senza sentire nulla? O almeno cose del tutto contrarie al dolore… completamente opposte.
Arrossì al pensiero di loro in quegli… atteggiamenti.
Scosse la testa tentando di darsi un contengo allontanando quei pensieri tutt’altro che puri.

Usò un altro asciugamano per far assorbire l’acqua in eccesso dai capelli, poi lo tolse stendendolo sul filo che tagliava il bagno a metà.

Si riaffacciò nella cabina della doccia prendendo da terra il suo shampoo.

Sentì un rumore ma non riuscì a distinguerlo per via dell’anta della cabina che le offuscava i suoni.
Tirandosi in piedi vide Ron entrare tranquillamente lanciando di lato la maglia impolverata che si era appena tolto.
Mentre stava armeggiando con la cinta dei pantaloni, il ragazzo si rese finalmente conto che non era solo.

«C-C-Cosa ci fai qui?» balbettò il rosso con la voce un’ottava sopra del solito.

«Che ci fai tu qui! Era occupato se non lo avessi capito!» tentò di ribattere lei nel più completo imbarazzo, cercando di coprirsi come meglio poteva con l’asciugamano e pregando che il nodo non si sciogliesse proprio in quel momento.

«Pensavo foste tutti a letto… e miseriaccia se mi avevi visto potevi avvisarmi! Mi stavo spogliando!»

«Ero nella doccia!» tentò di giustificarsi lei, pur sapendo che per alcuni istanti era rimasta imbambolata a fissarlo senza pensare minimamente a far notare la sua presenza lì.

«Ok… senti abbassiamo la voce o sveglieremo tutti» disse il ragazzo, cercando di darsi un contegno.

«Potevi bussare!» insistette lei, sussurrando in modo udibile e scandendo bene le parole.

«L’ho fatto! E non hai risposto, perché credi sia entrato altrimenti? Pensavi che volessi vederti nuda?»

Il ragazzo si rese conto solo un istante dopo di ciò che aveva detto.
L’espressione di Hermione si rabbuiò tutto d’un colpo.

«No, certo che no» tagliò corto lei, «Ora se vuoi scusarmi, dovrei finire di vestirmi»

«Herm-Hermione io non intendevo…»

«Cosa non intendevi, Ronald?»

«Io… niente. Ti lasciò cambiarti» ed uscì dal piccolo bagno a testa bassa e a dorso nudo, non preoccupandosi neanche di recuperare la maglietta.

Hermione sospirò pesantemente, raccogliendogliela da terra e portandola al volto. Inalò il suo odore chiudendo gli occhi.

Poco dopo, uscì a sua volta guardandosi intorno, ma non trovando nessuno.
Lasciò accostata la porta e si diresse in camera di Ginny dove la trovò immersa in un sonno profondo, doveva essere distrutta.

Tentò di fare il meno rumore possibile, poggiando il suo beauty case sul primo ripiano che tastò, evitando di aprire i cassetti e tanto meno accendere la luce.

Arrivò nel suo letto, infilandocisi dentro e cercando la posizione più comoda.

Improvvisamente a spezzare il più inviolabile silenzio, Hermione udì sussurrare la voce dell’amica, che non sembrava affatto assonnata. «Allora? Vuoi raccontarmi?»

«Pensavo dormissi…» convenne la castana voltandosi di fianco verso il letto dell’amica, pur non potendola vedere a causa delle tenebre.

«Ci ho provato, tempo perso. Sono tutt’orecchi» la invitò ancora la rossa.

«Ginny… non mi pare il caso di parlare di cose del genere, non oggi almeno…»

«Proprio perché è oggi è ancora più il caso di parlarne. Voglio pensare ad altro, a qualcosa di bello»

La ragazza rimase in silenzio per un po’, «Ci siamo baciati» ammise, non riuscendo a nascondere un sorriso ma essendo grata del fatto che la sua interlocutrice non lo potesse vedere.

«Si, l’ho visto bene. Fin troppo bene, direi»

«Oh» le immagine di ciò che era successo nelle cucine le tornarono nuovamente alla mente, in tutta la loro vividezza, «Non mi riferivo a… quel bacio»

«Hermione Jean Granger» esordì la rossa, in un tono di voce più alto e stizzito, «Da quanto va avanti?»

«Durante la battaglia… io e lui eravamo andati nella Camera dei Segreti per recuperare delle zanne di basilisco, ci servivano per… beh per distruggere una cosa»

«Non ho bei ricordi collegati a quel posto, o almeno al poco che ne ricordo. Ero praticamente incosciente quando ero lì. Ma ricordo bene quando Harry a dodici anni mi salvò…» ripensò lei con aria sognante, «Comunque, avete preso dei dentoni putridi e poi?»

«Poi abbiamo… distrutto la cosa che dovevamo distruggere» disse lei, convenendo mentalmente alla stupidità della formulazione di quella frase, «E ci ha travolto dell’acqua… molta acqua. L’oggetto era maledetto»

«Posso sapere perché ve ne andavate in giro a distruggere roba affatturata invece di lottare con gli altri?»

«E’ lungo da spiegare Ginny, quello che stavamo facendo era per rendere Voldemort vulnerabile» rispose lei stizzita.

«Ok, ok, chiedo scusa. Non ti interromperò più e non metterò più in dubbio nulla. Quindi vi siete fatti una mega doccia e poi? Mio fratello ha detto qualcosa e ti ha baciata?»

«Ecco… no, non proprio»

«Ti ha detto qualcosa e l’hai baciato tu?» ritentò la rossa.

«Non ci siamo… parlati. Abbiamo tralasciato quella parte» ammise lei arrossendo e rendendosi conto solo in quel momento di quanto assurda fosse stata la dinamica di quel bacio.

«Non vorrai dirmi che vi siete baciati tutto d’un botto senza motivo? Vi struggete dietro a vicenda da anni, e quando finalmente vi lasciate andare non c’è niente che l’ha fatto scaturire?»

«Non… non so cosa ha pensato Ron. Oh, Ginny… so soltanto che in quel momento avevo talmente paura che saremmo morti in quella battaglia, che non ho resistito all’impulso e gli sono saltata tra le braccia… solo mentre lo stavo facendo mi sono resa conto che anche lui…»

«Aveva avuto la stessa brillante idea?» ipotizzo la rossa, ricevendo un mugugno di assenso.

«Qualcosa mi dice che hai dei dubbi, Hermione»

«Non sono dubbi… è che… è stupido forse»

«Anche mio fratello, perciò parla»

«Ron non è stupido, a volte sa esserlo incredibilmente tanto. Ma è anche talmente sensibile… riesce a capire cose che io…» la ragazza si arrestò immediatamente, immaginando l’espressione canzonatoria che doveva aver l’amica in quel preciso istante, «Comunque, il fatto è che credo… che io non gli piaccia completamente»

«Completamente? Spiegati meglio, non ti seguo»

«Credo di non piacergli sotto tutti i punti di vista»

«Mio fratello ti adora, ti sbava letteralmente dietro, Hermione» disse onestamente l’amica tentando di confortarla.

«Ginny non dire sciocchezze» si affrettò a riprendere un Hermione imbarazzata, «Intendo dire… fisicamente non credo di piacergli molto… in fin dei conti non mi reputo neanche carina… però di solito nelle… relazioni, dovrebbe esserci un minimo di attrazione fisica. Tu ed Harry ad esempio, lui ti piace anche fisicamente, no?»

«Certo che mi piace, e certo che siamo reciprocamente attratti l’uno dall’altra» disse la rossa con una semplicità quasi allarmante, «E il sentirti dire certe cose mi porta a chiederti perché pensi baggianate del genere»

«Perché oggettivamente non sono una bella ragazza, Ginny»

«Oh, smettila con questa scusa. Un campione internazionale del calibro di Viktor Krum non ti avrebbe certo sbavato dietro per anni se non fossi una bella ragazza. E poi dico, ti ricordi al matrimonio di Bill e Fleur come ti guardava Ron? Era ammaliato peggio che con una Veela

Hermione arrossì vistosamente, sentì le guance pulsarle ed iniziare a sudare, si scoprì un po’, ringraziando mentalmente per l’ennesima volta della presenza del buio circostante.

«Sono sicura che ti sbagli…»

«Vedi? Ne ero sicura! C’è dell’altro, sei tanto convinta che sono certa che c’è un motivo se hai questa opinione. Avanti, arriva al punto. È successo qualcosa? Ti ha detto qualcosa di stupido?»

Hermione rimase in silenzio per alcuni secondi, «Prima… ero in bagno, appena uscita dalla doccia, ed è entrato pensando fosse vuoto perché non lo avevo sentito bussare-»

«Non ci avrà provato spudoratamente con te, vero?»

«Ginny, non avevi detto che non mi avresti più interrotto?» la rimproverò lei per l’assurdità di quell’intervento.

«Labbra cucite! È entrato con te mezza nuda in bagno, e…?»

«Ecco… mi ero agitata perché era entrato e… mi ha sottolineato nuovamente che non sapeva ci fossi io e che non voleva di certo vedermi nuda» disse lei tutto d’un fiato.

Inaspettatamente, sentì Ginny soffocare una risata sul cuscino.

«Ti-Ti sembra il momento?!»

«Oh, scusa ma… è incontrollabile!» rise un altro istante prima di ricomporsi, «Hermione, e per questo, sei certa che tu non gli piaccia fisicamente?»

«Fino a prova contraria se qualcuno mi piace fisicamente ho piacere nel vederlo nudo» la ragazza si maledisse non solo mentalmente per quell’affermazione tanto spudorata.

«Hermione, sarai anche una strega dotatissima ma a volte sai essere talmente ottusa!» disse Ginny tra una risata e l’altra. «Cosa ti aspettavi ti dicesse? “Scusami non sapevo fosse occupato, però comunque grazie, mi ha fatto piacere vederti nuda”?»

«Non centra nulla… poteva tralasciare la parte del vedermi nuda visto che come ne sei convinta, non avrebbe potuto essere sincero al riguardo»

Ginny non aggiunse altro, Hermione pensò che si fosse addormentata quando la sentì nuovamente parlare, «Al quinto anno… o meglio il vostro sesto anno, sono entrata nello spogliatoio maschile un’ora dopo l’allenamento di Quidditch perché Ron aveva dimenticato il caschetto e dato che dovevo passare da Hagrid, ero andata a riprenderglielo. Ovviamente non pensavo di trovare più nessuno, ma Harry si era trattenuto da solo per allenarsi a riprendere il boccino e l’ho trovato con solo i boxer addosso, anzi a dire il vero ho visto per intero il lato B perché ancora doveva tirarli su…» disse lei riflettendoci e sorridendo a quel ricordo, «Comunque, gli dissi la stessa cosa che ti ha detto Ron. E indovina un po? Harry poche settimane dopo mi baciò ugualmente. Se avesse pensato che dopo quella mia osservazione non mi piacesse fisicamente, non avrebbe di certo neanche provato a baciarmi. Soprattutto visto che stiamo parlando di Harry Potter, il bambino sopravvissuto con complessi di insicurezza e accettazione»

Hermione riflette per alcuni momenti soppesando quel racconto e tentando di capire che riscontro avesse con la sua situazione.

«Hermione, gli piaci completamente. Anzi, quello che prova va molto oltre questo. Lo stesso vale per te… mettiamoci a dormire ora, inizio ad avere sonno»

«Grazie Ginny» Hermione non seppe mai se quel ringraziamento arrivò o no alla diretta interessata, l’unica cosa certa era che non avrebbe potuto soffermarsi a delle convinzioni prive di prove certe. Domani sarebbe stato un altro giorno, e prima che se ne rendesse conto, il sonno inghiottì anche lei.

 

*

 

Le prime luci del mattino filtrarono alla finestra, a giudicare dall’altezza del sole, era ben oltre che l’alba.
Distrutta com’era dopo tutto lo stress accumulato in quegli ultimi mesi, aveva dormito della grossa in un vero letto.

Stropicciandosi gli occhi, vide che quello di Ginny era vuoto e rifatto.
Era abituata ad alzarsi sempre molto presto, a volte anche prima della signora Weasley. Si disse mentalmente che per una volta avrebbe potuto fare un’eccezione, continuando a rigirarsi nel letto.

Sentì lo scricchiolio della porta, seguito da una testa rossa che faceva capolino all’interno della stanza.
Con gli occhi ancora impastati dal sonno, tentò di distinguere quella sagoma scorgendo indistinguibili i suoi occhi.

«Ron?» lo chiamò visibilmente rintontita.

«Ti sei svegliata?» convenne lui in una domanda del tutto metaforica.

Entrò nella stanza poggiandole qualcosa sul comodino, ed avvicinandosi alla finestra spalancandola.
Un’ondata di luce riempì la stanza. Le ci volle un po’ per far abituare il suo sguardo.

«Quanto ho dormito?» domandò tirandosi su col busto.

«Il giusto per riprendersi» disse lui, porgendole il vassoio che aveva poggiato poco prima sul comodino.

Hermione guardandolo confusa, lo afferrò.

«La mamma è rimasta al letto, ognuno si è arrangiato per conto suo per la colazione. Ho pensato di salvare qualcosa prima che lo mangiassero gli altri… o me. Ecco, il latte non c’era, spero che il thè vada bene lo stesso»

Hermione spalancando gli occhi, finalmente sveglia, guardò la tazza di the e le fette di pane e marmellata gia pronte disposte davanti a lei.

«Mi hai… preparato la colazione?»

«Io… no, ecco…» le orecchie del ragazzo diventarono completamente rosse, «Ne avevo preparate troppe…»

«Tu hai sempre fame, non hai mai lasciato qualcosa in vita tua» si apprestò a contestare lei, «Grazie Ron» gli sorrise nel modo più solare e sincero di cui era capace, poggiando il vassoio accanto a lei e afferrando la tazza, «Però non dovevi… dovrei essere io ad aiutarvi. Ho dormito veramente troppo, dovevate svegliarmi»

«Sciocchezze, bevi prima che si freddi. Torno di sotto, fai pure con calma. Harry ancora non è arrivato ma ci ha mandato un gufo qualche ora fa, dovrebbe arrivare nel pomeriggio»

«Ron… ti va di farmi compagnia?» disse sporgendo verso di lui una fetta di pane.

Lui felice di quella richiesta, si andò a sedere accanto a lei, prendendole il pane dalle mani e addentandolo voracemente.

«Hai dormito bene?» domandò Hermione mentre si apprestava a mangiare.

«Come un bambino. Mi sono svegliato presto perché Fleur ha fatto cadere tutte le stoviglie a terra stamattina, non le hai sentite? Anche Ginny è saltata in piedi dal fracasso!»

«No, ero veramente distrutta credo…» ammise continuando a mangiare.

«A proposito, Ginny mi ha detto che dovevi chiedermi qualcosa. Di che si tratta?»

Un pezzetto di pane per poco non le andò di traverso, tossì tentando di riprendersi. «Non… non ricordo adesso. Poi mi riverrà in mente» disse posando il vassoio ormai vuoto di nuovo sul comodino. «Sei tutto sporco» sorrise lei, alludendo alla marmellata stanziata sugli angoli della bocca del ragazzo.

«Sul naso?» la canzonò lui, alludendo al loro primo incontro.

«No, stupido!» rispose lei simulando falsa irritazione, «Non fare il bambino, pulisciti» lo invitò, porgendogli il tovagliolo ancora immacolato.

«Puliscimi» sogghignò lui, alzando il mento e sfoderando la sua migliore espressione infantile.

Non seppe mai cosa le prese in quel preciso istante, fatto sta che lo assecondò pulendolo, ma non come entrambi si sarebbero aspettati.
Ancora prima di rendersene conto, era intenta a depositare piccoli baci sugli angoli della sua bocca, per poi passare ad un più serio bacio alla francese che il ragazzo, completamente colto di sorpresa e ancora crogiolandosi in quella bellissima situazione, ricambiò con un entusiasmo tale da non essere secondo a nessuno.

Senza quasi capire cosa stava succedendo, Ron le si avvicinò ancora, per approfondire il bacio. Sempre più vicino fino a ritrovarsi sdraiato di fianco accanto a lei, premendogli una mano dietro lo schiena tentando di avvicinarla il più possibile a lui. I loro corpi aderivano perfettamente, Hermione aveva intrecciato una gamba con quella del ragazzo per riuscire ad avere una stabilità di movimento maggiore.

Improvvisamente però, fu proprio lei a staccarsi.
Di botto, senza preavviso, senza sorrisi imbarazzati del post-bacio che si è dovuto interrompere per mancanza di ossigeno. Semplicemente, si distanziò di scatto.

«Cosa…?» domandò Ron, ancora visibilmente in balia di lei.

«Scusa… io… non dovevo…» ammise dimostrando una evidente agitazione.

«Hermione, calmati… non hai fatto nulla per cui tu debba scusarti» disse lui, tentando di tornare un attimo lucido dopo aver toccato il cielo con un dito, o forse con tutta la mano.

«Io so di non piacerti…»

Il ragazzo strabuzzò gli occhi in cerca di qualche dettaglio che quello fosse soltanto uno scherzo, ma vedendola seria e scossa in quel modo, capì che credeva veramente a ciò che aveva appena sentito.

«Perché dovresti pensare una cosa del genere? Mi sembra che ieri io sia stato piuttosto chiaro su quello che provo…»

«Oh, Ron… so di piacerti, ma… so anche che non lo è altrettanto fisicamente» ammise infine lei.

Il rosso aggrottò le sopracciglia confuso «Non mi piaceresti fisicamente?»

«Non devi tentare di essere… carino per non ferirmi. Voglio che tu sia onesto. So di non essere una bella ragazza… non come Lavanda almeno» ammise lei onestamente, «E poi ciò che hai detto ieri notte… vorrei solo che tu me lo dicessi chiaramente, così che io la smetta di pensarci e ripensarci tentando di venire a capo di qualcosa»

«Hermione, ma cosa dici? Cosa centra Lavanda? E cosa avrei detto ieri notte?»

«A te piacciono persone esteticamente come lei… e io non ho una sola cosa in comune»

«Per fortuna! Se mi sono messo con lei è stato solo per farti ingelosire dopo che avevo scoperto cosa c’era stato tra tre e Krum al quarto anno…» ammise con decisione lui lasciandola a bocca aperta. «Senti, lo so che è stato meschino e crudele da parte mia. Ma in quel momento l’unica cosa che volevo era farti capire ciò che avevo provato, facendolo provare a te…»

«Molto maturo, Ronald»

«Oh, Hermione. Andiamo! Ormai è acqua passata… e non dirmi che tu non hai fatto lo stesso con McLaggen! Piuttosto vuoi dirmi cosa avrei detto ieri notte che ti ha messo in testa questa assurda convinzione?»

La ragazza arrossì vistosamente «Tu… non vuoi vedermi…»

«Non voglio vederti… cosa?»

«Ecco…»

Il ragazzo improvvisamente capì a cosa si stava riferendo e scoppiò in una risata liberatoria. «Oh, andiamo Hermione! Tutta questa storia perché ho cercato di essere… delicato

«Delicato? Il dirmi che non vuoi vedermi… il farmi capire che non ti piaccio fisicamente ti sembra qualcosa di delicato?» esclamò lei shockata.

«Cosa avrei dovuto dirti? Che è da quando ho quattordici anni che ti sogno… in quel modo?»

La ragazza sbarrò gli occhi completamente spiazzata da quella rivelazione.

«Tu… cosa?»

«Io ti trovo bellissima, Hermione»

Sentendo quelle parole, perse un battito, sentì quasi le lacrime raggiungere i suoi occhi.

«Non… non devi dire certe cose se non le pensi…» sussurrò appena lei.

Il ragazzo la guardò intensamente, in parte ferito.
Le afferrò una mano, «Fino a poco fa ci stavamo baciando» affermò lui in tono serio.

Hermione non cogliendo a cosa era dovuto quel riferimento, sentì la mano che le teneva, venire trascinata verso il basso, non staccò mai un attimo lo sguardò dai suoi occhi, pur sentendo il cuore in gola.

Percepiva la stoffa della camicia di lui scorrerle sotto le dita che passavano prima sul tessuto di cotone, tra i vari bottoni per poi arrivare a distinguere distintamente il freddo della cinta di cuoio, e venire tirata ancora più in basso… trattenne il respiro.

A quel punto, la sua espressione mutò in puro stupore misto ad imbarazzo e si sentì completamente… lusingata. Non gli aveva tolto gli occhi di dosso un solo secondo, vedendolo serio ma imbarazzatissimo, completamente spoglio.

«…questo è quello che mi provochi, senza neanche toccarmi…» ammise lui bisbigliando appena con la voce mozzata e tentando di regolarizzare il respiro che sembrava farsi sempre più accelerato.

Portò via la mano di lei da lì, stringendosela al petto.

«Ora… pensi che io sia una specie di maniaco, non è così?» gli chiese lui, con evidente il timore nella voce.

Hermione si sciolse dalla maschera di imbarazzo che si era impadronita di lei, spostando la mano dal petto di lui, e portandosi la sua sul volto, posandogli un dolce bacio e tenendosela vicino, incontrando l’occhiata di stupore di lui.

«Io ne sono… lusingata. Non pensavo di poter avere un… effetto del genere su qualcuno. Tanto meno su di te…» gli rivelò lei, mettendosi a nudo così come lui aveva fatto poco prima.

«Perché ti sottovaluti tanto?»

«Forse perché ti ho girato intorno per anni, senza ricevere nessun cenno da parte tua che ti piacessi…»

«Sono un idiota, vero?»

«Completo» sottolineo lei, sorridendogli.

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Capitolo 3
*** MAGO & Auror ***


Ginny era ai fornelli insieme a Fleur, tentando di preparare qualcosa di commestibile per pranzo, e non far distruggere il resto alla francese.

«Sta bruciando lo stufato!» tuonò la rossa.

«Oh, mon dieu! L’ho completomonte dimenticato!» tentò di fare ammenda salvando dal fuoco una poltiglia bruciata che dava tutta l’aria di essere tossica.

Ginny sbuffò rassegnata, «Gira qui in senso orario, non devi fare altro. Quello lascialo a me» disse prendendole il pentolino dalle mani e passandole un mestolo.

«Cos’è questo odore?» domandò Hermione entrando in cucina.

«Oh, grazie a Dio!» il volto di Ginny si illuminò vedendo avvicinarsi l’amica, «Stufato al carbone, e lì nel lavandino puoi ammirare dello sformato annacquato. Ti prego, ci pensi tu allo spezzatino? Vado a chiedere alla mamma se vuole scendere o devo portarle su il pranzo. Ah, Hermione…» sussurrò avvicinandosi alla ragazza, «Tieni d’occhio Flebo o appiccherà un incendio prima che tu possa dire Avvincino

Hermione sorrise annuendo complice all’amica, prendendo posto in cucina e tentando di aiutare come meglio poteva.

Nel cortile nel frattempo, Bill si era appena smaterializzato andando incontro al fratello che cercava di riportare le galline nel pollaio.

«Ehi, qual è la situazione alla Gringott?» domandò Ron acciuffando un pennuto fuggitivo.

«Un gran caos, come un po dappertutto. La mamma?» chiese lui di rimando, aiutandolo a chiudere il recinto.

«Ancora in camera, credo sia uscita soltanto per andare in bagno. Papà è con lei. George è nelle stesse condizioni…» ammise amaramente.

«Hanno bisogno di tempo… per quanto volessimo bene a Fred, il rapporto che si ha con un figlio o con un gemello è diverso dal nostro. Tu invece?»

«Io?»

«Come procede?»

«Procede. Per i primi tempi sarà dura… grazie di essere rimasto, anche se penso che Ginny uscirà pazza a forza di stare dietro a Fleur»

«Non la sopporta proprio?» domandò Bill ridendo.

«Competizione femminile o roba del genere» disse Ron, scrollandosi delle piume di dosso.

«Piuttosto… c’è qualcosa che vorresti dire al tuo fratellone? Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa, vero?»

Il ragazzo gli mandò un’occhiata confusa, «A che proposito?»

«Ieri notte ti ho visto uscire dal bagno mezzo nudo, mentre c’era Hermione dentro» affermò con compiacimento Bill guardando il fratello completamente rosso.

«Non… non è come sembra. Non mi aveva sentito bussare, sono uscito subito» tentò di chiarire immediatamente lui.

«Non devi giustificarti, certo se ti avesse visto la mamma sarebbe stata un’altra storia… lei comunque mi piace molto, Ron»

Ron lo osservò con un misto tra lo spiazzato e lo sconvolto.

«Ma che…? Cosa hai capito? Sono sposato per Morgana! Intendevo come persona!» contestò ridendo rassegnato, «Sei sempre stato geloso fin da bambino, tu. Ti ricordi quando ti avevamo fatto credere che Percy avesse una cotta per lei, e non gli hai parlato per una settimana?» ritornò indietro con i ricordi ridendo di gusto.

Ron arrossito ed imbarazzato, tentò inutilmente di sviare il discorso facendolo ricadere su altro, ottenendo soltanto di essere ulteriormente canzonato dal fratello maggiore su quanto fosse tenero mentre cercava di svagare pur di non parare di quanto fosse cotto della sua ragazza.
Per quanto fosse seccato da quelle prese in giro, nel momento in cui Bill appellò Hermione in quel modo, non poté fare a meno di sentirsi ruggire trionfante dentro.

 

*

 

Ginny aiutata da Hermione e Fleur, terminava di apparecchiare la tavolata.
Sua madre e George non avevano intenzione di scendere giustificandosi col la mancanza di appetito, questo non aveva comunque impedito alla ragazza di tenere da parte una parte del pranzo per loro, e tentare più tardi di fargli mangiare qualcosa.

«Oh, Bill! Bontornato!» cinguettò Fleur abbracciando affettuosamente il marito appena entrato a casa insieme al fratello.

Quest’ultimo si scambiò uno sguardo imbarazzato con Hermione, che dall’altra parte della sala, finiva di portare in tavola le stoviglie.

Bill non si lasciò sfuggire quel dettaglio, mandando un’occhiata complice al fratello quando era sicuro che nessun altro lo avrebbe potuto vedere, ma venendo ignorato malamente da lui.

Sedendosi intorno al tavolo, iniziarono a consumare il pasto dopo le domande di rito su come stessero gli assenti e quando avrebbero mangiato.

«Mi sento leggermente di troppo» esordì improvvisamente Ginny, osservando accigliata Fleur che imboccava il fratello, ed Hermione che continuava a scambiarsi occhiate sdolcinate ed espressioni inebetite con l’altro suo fratello.

«Sorellina, hai detto che Harry arriverà in giornata, giusto?»

Ginny rimase in silenzio arrossendo, e concentrandosi sugli interessanti pezzetti di carne rimasti sul suo piatto.

Hermione e Ron soffocarono una risata mentre Fleur non sembrava capire quelle chiare allusioni e quei riferimenti.

Al termine del pranzo, Ginny riempì due vassoi di piatti e si offrì di andare a portarli a sua madre e George.

Hermione e Fleur iniziarono a sparecchiare la tavolata, aiutati da Ron e Bill.

Quest’ultimo dopo aver portato ed infilato gli ultimi piatti nel lavello della cucina, esordì «Fleur, ci pensa Ron ad aiutare Hermione a pulire i piatti. Non è vero Ron?» domandò sorridendo non troppo chiaramente lui.

Ricevette un cenno impacciato dal fratello mentre lo vedeva asciugare i piatti che Hermione aveva lavato.

«Andate pure» li invitò lei, «Ci pensiamo noi»

«Oh, non ho dubbi al riguardo» le fece l’occhiolino lui, andando via con Fleur.

«Cosa… Cosa voleva dire?» domandò la ragazza a Ron, passandogli delle forchette.

«Chi? Bill? Non ne ho idea» rispose con fare vago mentre era intento ad asciugare ogni minima gocciolina sul freddo metallo delle stoviglie.

«Mmh sei riuscito a parlare con George?» domandò improvvisamente lei.

«Non mi apre la porta, credo sia ancora presto. Al suo posto anche io avrei reagito in quel modo»

«Hai letto la Gazzetta del Profeta? Kingsley è diventato Primo Ministro»

«Finalmente qualcuno di non corrotto, cosa dicevano di Harry?»

«Il bambino che è sopravvissuto per due volte salva il mondo magico ed annienta Tu-Sai-Chi» citò a memoria lei.

«Bene, tutti rischiano la vita, soprattutto noi due, e lui si prende da solo tutto il merito»

«Ron!» lo ammonì lei, «Harry non è di certo responsabile di ciò che la gente scrive su di lui. E noi non lo abbiamo di certo aiutato per comparire in qualche giornale da strapazzo. ognuno sa il contributo che ha dato, non c’è bisogno che sia sbandierato ai quattro venti»

«Però è sempre lui il solo che fa la figura dell’eroe…» borbottò a basa voce lui, liberandosi dal panno dopo aver asciugato gli ultimi bicchieri.

«Perché hai sempre contestato il fatto che fosse il solo ad essere citato?»

«Perché lo hai sempre difeso?» domandò lui di rimando.

«Oh, Ronald. Perché come ti ho detto non dipende da lui ciò che viene scritto?»

«Sarò un invidioso, ma vorrei che i meriti fossero riconosciuti a tutti. E scusami se non mi farebbe schifo passare da eroe agli occhi della gente per una volta» si apprestò a dichiarare lui, facendo qualche passo lontano da li.

«Ronald, pensi di non esserlo solo perché quella carta straccia non lo dice?» domandò intenerita e rassegnata lei.

«Quando vedono me pensano all’amico dell’eroe. A quello che l’ha aiutato a comportarsi eroicamente da eroe» ammise a testa bassa il rosso, lasciando che la ragazza gli si avvicinasse.

«Chi ti conosce sa qual è la verità. Non sei qualcuno in funzione di Harry, ti sei comportato col coraggio di un eroe quanto lui, quanto un vero Grifondoro»

Il ragazzo incrociò lo sguardo con lei, «Lo pensi davvero?» domandò a disagio.

La ragazza gli sorrise teneramente, «Certo che lo penso… non posso parlare a nome di altri. Ma tu, ai miei occhi, sei sempre stato un… eroe. Ed ora più che mai»

Ron per quanto si sentisse lusingato da quelle parole non riuscì a celare un’espressione pensierosa in volto, «Non lo stai dicendo solo per tirarmi su, vero? Non lo sopporterei, mi sentirei preso in giro…»

Hermione sospirò comprensiva prendendogli le mani, «Quando eravamo nella tenuta dei Malfoy e Bellatrix mi stava… torturando» ingoiò per un attimo a vuoto, ripensando a quella notte, «…ho sentito la tua voce. Urlavi il mio nome, e se sono riuscita a rimanere sveglia, a non perdere i sensi, è stato perché ti sentivo, Ron. Mi hai salvato, mi hai portata via da lì… sei molto più che il mio eroe… mi hai salvato la vita»

Il ragazzo esternò uno sguardo colpevole, «Se veramente ti avessi salvata, non avresti… quello» disse alludendo alla cicatrice che si ergeva sul braccio candido di lei, «Sei ti avessi salvato, non faresti degli incubi su quella notte» concluse infine.

«Tu, come… come fai a saperlo?» domandò spiazzata.

«Stanotte ti ho sentita… urlavi. Ginny era gia sveglia, ero venuto a vedere se lo eri anche tu e ti ho sentita»

«Io… queste non sono cose dipese da te. Poteva andare molto peggio»

«O molto meglio»

«Odio quando fai così» si spazientì lei lasciandogli le mani.

«E io non sopporto quando vuoi avere sempre ragione» ribatté prontamente il ragazzo.

«Ronald, stiamo litigando per chi ha la colpa di… non so neanche cosa!»

«Gia» rispose lui stizzito, «Lo stiamo facendo»

I due si guardarono scuri in volto, poi lei, scoppiò in una risata rumorosa trascinando in essa anche il ragazzo che aveva di fronte.

 

*

 

Harry, grazie alla passaporta che gli aveva messo a disposizione la professoressa McGranitt, si ritrovò poco distante dalla Tana. Stanco com’era, aveva volentieri evitato di doversi smaterializzare da solo.

Si diresse all’interno della casa, non stupendosi di non trovare la solita atmosfera allegra all’interno di essa.

«Harry!» Hermione dopo averlo visto, gli era corsa incontro abbracciandolo, e facendosi da parte poco dopo per dare modo anche a Ginny, seduta fino a poco prima accanto a lei, di salutarlo.

«Ehi, amico» fu il turno di Ron, al quale strinse affettuosamente la mano.

«Cosa voleva la McGranitt?» domandò curiosa Ginny, facendolo sedere in salotto.

«Ora vi dirò tutto, devo parlare proprio con voi tre. Ma prima ditemi, come va qui?» domandò tentando di usare più tatto possibile.

«Procede» rispose Ron, «Avanti, siamo curiosi»

«Tu sei curioso, Ronald. Harry come stai? Hai avuto modo di dormire un po?» domandò premurosa Hermione, ignorando il rosso accanto a lei che sbuffava per essere stato ripreso per l’ennesima volta.

«Non proprio, o almeno non quanto avrei voluto. Se non è un problema vorrei buttarmi ora sul letto, ma prima devo parlarvi. Ho parlato con la McGranitt e Kingsley» rivelò lui.

«Ehi, lo sai che è diventato Primo Ministro?» lo interruppe Ron.

«Oh, ma certo che lo sa sciocco! Era con lui, non l’hai sentito?»

Ron gli lanciò l’ennesima occhiataccia e lasciò continuare l’amico.

«Arriverò subito al punto, ci sono delle proposte per noi»

«Proposte? Di che tipo?» domandò incuriosita Ginny.

«Sia sul fronte formativo che su quello lavorativo. La McGranitt ha detto che tutti quelli che hanno frequentato il settimo anno ma che per ovvi motivi non lo hanno portato a termine, potranno riscriversi per prendere i M.A.G.O»

«Cosa che non riguarda noi tre» ammise tristemente Hermione, «Noi non abbiamo affatto cominciato il settimo anno a differenza di Ginny»

«E’ per questo che mi ha voluto parlare da parte, chi di noi volesse riscriversi potrebbe farlo, anche se non è esattamente consentito. Una specie di concessione per meriti resi alla patria, così l’ha definita»

Lo sguardo di Hermione si illuminò improvvisamente, poi tutto d’un tratto, si spense, «Voi due non avete inestensione di tornare… non è così?» domandò seria ai due ragazzi seduti vicino a lei.

Ron abbassò la testa, Harry invece continuò a guardarla, «Se i M.A.G.O. mi fossero stati necessari per iniziare una carriera da Auror sarei tornato, Hermione» ammise onestamente lui, «Ma è proprio questa l’alternativa di cui ancora non ho parlato»

I tre rimasero in silenzio ad ascoltarlo.

«Kinglsey ritiene che per i partecipanti alla battaglia che sono interessati ad intraprendere una carriera nel corpo Auror, non è necessario frequentare il settimo anno. Per esperienza sul campo» Harry guardò negli occhi Ron, che lo fissava assorto.

«Frequenterai l’accademia?» domandò pacata, Ginny.

«No, non proprio. Kinglsey ha un bel da fare al momento, sta cercando di riorganizzare tutto al ministero e tentare allo stesso tempo di far calmare le acque, ma alcuni Mangiamorte che se l’erano data a gambe sono ancora in circolazione. Ognuno di loro deve essere processato in base ai crimini che ha commesso, con Voldemort morto, non sono più riuniti, alcuni hanno abbandonato quella strada, ma altri tenteranno di prevalere per prendere il suo posto. Non sono da escludere degli attacchi futuri che anche se non così potenti, non sarebbero di certo tranquilli. Si sta formando un corpo Auror che si occuperà di ritrovare i seguaci sopravvissuti»

Ginny inghiottì a vuoto, «Ed ovviamente, tu ne farai parte, non è così Harry Potter?»

Il ragazzo lanciò uno sguardo pacato alla rossa.

«L’ho sempre saputo che avresti avuto una vita movimentata… mi farai stare molto in pena, lo sai questo?»

«Ginny…» la chiamò con un’espressione colpevole lui.

«Ma so anche che se non lo facessi, se non mettessi la tua esperienza al servizio della parte giusta, non ti amerei così»

Harry arrossì prendendole la mano, e tornando con i piedi per terra solo udendo Ron che si schiariva la gola.

«Ci siamo anche noi» gli fece notare.

«Si… gia» disse quasi seccato da ciò, «Massimo tra un paio di giorni devo far sapere a Kingsley e alla McGranitt chi di noi vuole tornare ad Hogwarts, e chi invece entrare a far parte del corpo Auror… quindi pensateci»

«Io so gia cosa farò» esordì Ginny, «Voglio prenderei quei dannati M.A.G.O. e poi chissà, entrare a far parte di qualche famosa squadra di Quidditch femminile» disse la rossa sognante, rubando un sorriso ai presenti.

«Penso sia la scelta giusta» convenne Harry, «Voi invece? Avete gia un idea al riguardo?» domandò il ragazzo, guardando per prima l’amico.

«Tornerò ad Hogwarts» disse improvvisamente Hermione. Per quanto quella risposte era prevedibile e scontata, la tensione che regnava non era quantificabile.
Ora tutti gli occhi erano diretti verso quelli di Ron, che continuava a guardarsi intorno a disagio.

«Verrà con te, Harry» riprese nuovamente Hermione, alludendo chiaramente al ragazzo.

«Non… non rispondere per me» contestò irritato.

«E’ ciò che vuoi, lo sai bene» lo guardò posandogli una mano sul braccio.

Il ragazzo però, si alzò in piedi lasciando il salotto senza dire nulla.

Harry guardò l’espressione addolorata di Hermione, «Credo che se glielo permettessi, tornerebbe ad Hogwarts con te»

«Non voglio che faccia qualcosa che non vuole, per me» ammise la ragazza dolorosamente, «Per quanto vorrei averlo vicino, non posso essere tanto egoista…»

Ginny le passò un braccio intorno alle spalle, stringendosi a lei «Siamo ragazze d’oro Hermione, non tutte metterebbero la felicità dei loro ragazzi davanti alla propria»

Harry si guardò intorno a disagio.

«Fila via, sei un maschio. Ora sei di troppo. Vai a riposarti prima di svenirmi qui» lo ammonì scherzosamente Ginny, vedendolo andare via dopo aver abbracciato Hermione,

Harry salendo in camera, trovò Ron seduto sul davanzale della finestra, intento a guardare fuori con espressione assente.

«Amico»

«Ehi» si voltò verso di lui guardandolo sedersi sul letto, «Vuoi che me ne vada? Ti lascio dormire»

«Tranquillo, vorrei prima farmi una doccia. Ora c’è Fleur in bagno, credo che ne avrà per molto»

«Puoi giurarci. Quella donna ha più bagnoschiuma e profumi di un intero negozio!»

Harry sogghignò divertito. «Sei pensieroso per via di Hermione? Non permetterà di farti venire ad Hogwarts, lo sai questo?»

Il ragazzo riassunse un’espressione accigliata.

«Sarà al sicuro lì anche senza me e te» lo tranquillizzò lui.

«Lo so…»

«Cosa ti preoccupa? Non è soltanto la sua mancanza, non è così?»

«Arrì, il bagno è liberò» lo avvertì Fleur, affacciandosi nella stanza.

«Vado dalla mamma, tu lavati ne hai proprio bisogno. Fai schifo!» lo ammonì giocosamente il rosso, abbandonando impensierito la stanza.

Scese le scale, trovandosi davanti alla camera da letto dei genitori, bussò due colpi ricevendo di risposta la voce di sua madre che domandava chi fosse.
Senza risponderle, dischiuse la porta entrando in essa.
Le tapparelle erano completamente abbassate facendo filtrare solo isolati raggi di sole.

«Mamma, sono io»

«Ronnie, va tutto bene?» domandò stancamente la donna, sdraiata sul letto sopra le coperte. La sua voce era spezzata e stanca. Aveva gli occhi gonfi e le occhiaie, doveva aver passato la notte sveglia a piangere.

Il ragazzo le si avvicinò, «Chiedi a me come va? Hai mangiato qualcosa, mamma?»

«Ginevra ha portato qualcosa prima, ma non ho molta fame» ammise, alludendo ai piatti abbandonati su un ripiano ai piedi della stanza.

«Papà dov’è?»

«E’ andato al Ministero, Percy gli ha consigliato di raggiungerlo per qualche ora. Caro, è arrivato Harry?»

«Si, poco fa. Pensi di scendere per cena? Fleur si sta impossessando della casa, la tua presenza è fondamentale, mamma!» tentò di sdrammatizzare lui, rubando un sorriso forzato alla donna.

«Caro, se me la sentirò prometto di raggiungervi»

«Mamma, devi mangiare qualcosa… so che è difficile ma devi farti forza»

La donna trattenne a stento un singhiozzo.

Ron dopo aver abbandonato la stanza, decise di riprovare ad andare dal fratello.
Bussò sulla porta chiusa che recava la scritta ‘Stanza dei Gemelli, lasciate ogni bacchetta o voi che entrate

Non ci fu nessuna risposta. «George, sono Ron. Fammi entrare…»

Ci fu un silenzio, Ron si voltò per andarsene quando sentì un fruscio di passi seguito dal chiavistello che girava.
Tornò cautamente alla porta aprendola, e vedendo il fratello seduto sul letto a castello in basso, quello che apparteneva a Fred.

Senza chiedere altro, entrò chiudendosi la porta alle spalle.

Il pavimento era ricoperto di foto strappate e scatole dei Tiri Vispi Weasley distrutte.
Raccolse un libro a terra “Dodici passi infallibili per sedurre una strega”. E si andò a sedere accanto a lui sfogliandolo.

«Questo me lo avevate regalato per Natale» osservò Ron, «Mi avete messo in un bel casino dandogli retta…»

«Lavanda Brown è ciò che di più assillante esista al mondo» convenne lui, finalmente parlando.

Aveva la voce bassa, non c’era traccia di risate ed ironia in essa.

«Eccolo, Passo otto: Fatela ingelosire e sarà lei a venire da voi

«Hai decisamente scelto la persona più appiccicosa del pianeta per farla ingelosire» convenne il gemello, arricciando appena gli angoli della bocca.

«Diciamo che è stata più lei ad aver scelto me, io ho soltanto colto la palla al balzo»

Calò il silenzio in quella stanza tanto intrisa di ricordi da fargli stringere lo stomaco, «Che ne dici di dormire da me? C’è posto, io ed Harry ci faremo stretti»

«Per quanto vorrei contribuire a darvi una scusa per dormire insieme, preferisco rimanere qui» disse tacitamente, «Però… grazie del pensiero»

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Capitolo 4
*** Fotografie. ***


Hermione aveva trascorso l’ultima mezzora a spolverare in giro. Non aveva voglia di stare con le mani in mano dopo aver dormito tanto quella mattina, e dato che era presto per iniziare a preparare la cena, aveva deciso di sistemare un po.
Facendolo, trovò un album di foto della famiglia. Ogni scompartimento era dedicato ad un figlio, la signora Weasley doveva averle raccolte ed ordinate negli anni.
Andrò diretta al punto che le interessava, sorridendo mentre vedeva delle foto di Ron che faceva i suoi primi goffi passi, o che appena nato tentava inutilmente di scacciare l’enorme peluche di un Ragno che i gemelli cercavano di mettergli nella culla.
Vedendo questa ultima foto, non riuscì a trattenere una risata.

«Puoi tenerla se vuoi, cara»

Udendo quella voce, la ragazza fece cadere a terra la foto, voltandosi repentinamente, «Signora Weasley… scusi stavo spolverando e…»

La donna si chinò a terra raccogliendo la foto e porgendogliela, «Non dire sciocchezze, prendila. Ne abbiamo così tante»

La ragazza arrossendo, riprese la foto dalle mani della donna e la riguardò sorridendo teneramente.

«Ti ringrazio, Hermione»

«Per cosa? Aiutare in casa è il minimo che possa fare per ricambiare la vostra ospitalità»

«Oh, ma non mi riferivo a quello. O meglio non solo»

La donna si andò a sedere sul divano, sembrava ancora piuttosto stanca e provata, Hermione le si avvicinò sedendole accanto dopo essere stata invitata da un cenno della mano.

«Sei sempre stata una ragazza forte, Hermione» convenne la donna, guardandola con orgoglio, «Forse è per questo che lui stravede per te»

Hermione abbassò lo sguardo imbarazzata.

«Mai come ora, Ronald ha bisogno di te» le disse, prendendole saldamente le mani.

«Signora Weasley, anche io ho bisogno di lui» si affrettò a rispondere lei, rendendosi conto solo dopo dell’ammissione che aveva fatto proprio a sua madre.

La donna sorrise teneramente, «Ne sono sicura, cara».

«Mamma sei scesa?» domandò dall’altra parte della sala, la voce del ragazzo oggetto della discussione.

«Non sono stata una mamma molto solida, non volevo farvi preoccupare» disse la donna alzandosi in piedi ed abbracciando il figlio.

Hermione notò un’espressione di sollievo negli occhi del ragazzo, gli sorrise.

La signora Weasley sciolse il figlio dall’abbraccio, «Cerco di mettermi in contatto con tuo padre, sai dov’è Errol?»

«L’ho mandato poco fa a dire il vero… ma dovrebbe tornare in serata. Puoi usare Leotordo, è in piccionaia»

La donna annuì lasciando i due soli.
Ron prese il posto della madre sedendosi accanto ad Hermione. «Cos’è quella?» chiese accigliato riferendosi alla foto che teneva ancora in mano.

«Oh, un regalo» gli sorrise infilandola nella tasca della felpa.

«Era una foto?» insistette lui, «Dai, fammela vedere»

«Non pensavo fossi così diretto, fratellino» la voce di Ginny distrasse i due.

«Non dire sciocchezze!» la ammonì Hermione imbarazzata.

«Ok, tolgo il disturbo. Hermione, mi raccomando non cedere!»

E se ne andò schivando una scarpa che il fratello le lanciò.

«Quella stupida…»

«E’ tua sorella, cosa ti aspettavi?»

«Cos’è una frecciatina questa?» domandò in tono di sfida lui.

Tutto d’un colpo Hermione tornò seria, «Andrai con Harry?»

Ron non aveva bisogno di domandare a cosa si riferisse per capirlo, «Non ho ancora deciso»

«Perché no? Non è ciò che vuoi?»

«Non so ciò che voglio Hermione, non in questo momento. O almeno…» la guardò intensamente negli occhi, «…non in quel caso»

La ragazza pur arrossendo, continuò a sostenere lo sguardo di lui.

«Mi prometti che lo dirai prima a me che ad Harry?»

«In modo che tu possa farmi cambiare idea prima che diventi definitivo?» gli sorrise lui.

«Se la tua decisione sarà tanto ferma, perché dovresti aver paura che ciò accada?»

«Perché sai manipolare le persone, sei una strega»

«Grazie, Ronald» gli sorrise lei, «E’ una promessa?»

«Cosa ne ricavo io a dirtelo prima?»

«Arriva al punto» disse lei rassegnata, «Cosa vuoi in cambio?»

«Non lo so…» disse lui imbarazzato, «Potresti…»

«Mmh…?» domandò lei con fare vago.

«La… foto. Potresti farmi vedere quella foto»

La ragazza gli donò un sorriso, «Qualcun altro al posto tuo se ne sarebbe potuto approfittare, sai?»

«Forse qualcuno più furbo di me» ammise lui ricambiando il sorriso.

«Oppure qualcuno meno dolce» disse prendendo la foto dalla tasca, e porgendogliela.

Il ragazzo la prese esitante, assumendo un’espressione da ebete appena la vide, «Perché hai…?»

«Tua mamma ha voluto regalarmela perché ha visto che la stavo guardando» ammise onestamente lei. «Eri veramente un bel bambino, Ron»

«Si, terrorizzato da tutto» disse il rosso sorridendo mentre contemplava la sua foto.
Poi alzò nuovamente gli occhi su di lei, riconsegnandogliela, «Perché la volevi?»

«Non… non l’ho chiesta io, è stata tua madre a volermela dare»

«Perché hai accettata?» insistette lui.

Hermione rimase in silenzio. Si sporse su di lui tenendogli fermo il volto con le mani, e baciandolo stavolta in una lentezza da rendere tutto insopportabilmente intenso.
Percepì Ron gemere contro le sue labbra. Un’ondata di soddisfazione la travolse, si rese conto che amava fargli provare certe cose… e amava che avvenisse anche il contrario.

Staccandosi, fu lui il primo a parlare, «Questa è una risposta?» domandò con la faccia completamente rossa.

«Qualcosa non ti è chiaro?»

«Quando mai ho avuto tutto limpido e cristallino?»

«Mi spiace, non do ripetizioni oggi» rispose lei, con un pizzico di malizia che Ron colse al volo.

«Sei sorprendente, tu»

«Sono più ordinaria di quanto credi»

«Potrai essere petulante a volte, o testarda. Ma non sei di certo ordinaria, ‘Mione»

«Era… da tanto che non mi chiamavi così» ammise lei a bassa voce.

Ron sbarrò gli occhi sorpreso, «Non pensavo di piacesse…»

«Non mi fa impazzire di certo, ma… ammetto che amo essere chiamata in quel modo solo da te»

Il ragazzo sentì una fitta al petto. «Se ti fa piacere saperlo, sei l’unica persona a cui ho mai permesso di chiamarmi col mio nome per intero, a parte mia madre»

Lei sorrise di gusto, «Questo si che mi fa sentire speciale, Ronald»

«Lo sai, vero?» domandò lui serio all’improvviso, dopo una pausa.

«Sapere cosa?»

«Quello che…»

L’arrivo di Percy e del signor Weasley spezzò l’idillio che si era creato.

Ron balzò in piedi andando incontro al padre e prendendogli la giacca, sembrava affaticato.

Un’ora dopo, erano di nuovo tutti riuniti intorno al tavolo per la cena, anche Percy si era trattenuto, tutti tranne George.

Fu il signor Weasley ad introdurre l’argomento, «Ho incontrato Kinglsey, mi ha parlato della proposta che vi ha fatto. Che ne pensate?»

«Quale proposta, Arthur?» domandò corrucciata sua moglie.

«Ci hanno proposto di entrar a far parte del corpo Auror fin d’ora, oppure se eravamo interessati di poter terminare gli studi ad Hogwarts» rispose Harry al posto suo.

«Oh… Ronald, cosa hai deciso di fare?» domandò timorosa la donna, «E tu, Harry caro?»

«Io ho gia accettato, domani in serata dovrò dare le altre risposte» disse Harry.

«Devo ancora pensarci, mamma» rispose frettolosamente Ron, continuando a mangiare.

«Io ed Hermione torneremo ad Hogwarts»

«Oh, Ginevra. Sono così felice che voi due terminiate i vostri studi… ma non avevo nessun dubbio. Ronnie tesoro, non pensi sia meglio anche per te tornare? Ed Harry caro, sei certo della tua scelta? Lì fuori sarà talmente pericoloso… mi farete morire di paura…»

«Vedrà che andrà tutto bene signora Weasley»

Ron rimase in silenzio per il resto della serata, Hermione più volte lo spiò con lo sguardo non riuscendo però mai ad incrociarlo con il suo.

Al termine della cena, Hermione si offrì volontaria per sparecchiare, permettendo alla signora Weasley, visibilmente ancora provata, di ritirarsi nella sua stanza.

Grazie al maldestro aiuto di Fleur, finì quanto prima e salendo in camera sua e trovandola vuota, si recò in quella di Ron, trovandolo in compagnia di Harry e Ginny.

«Ehi, ce l’hai fatta!» la canzonò lui.

«Se uno di voi mi avesse aiutata, avrei perso meno tempo nel cercare di fermare Fleur dal distruggere la cucina» disse sedendosi non troppo delicatamente sul letto di Harry, accanto ai tre.

Ginny si alzò in piedi, attirata da qualcosa su una mensola, afferrò l’oggetto incriminato che si rivelò essere una vecchia e impolverata macchina fotografica magica. «Facciamoci una foto» disse poggiandola sulla scrivania e tentando di inquadrare tutti.

Harry fece passare un braccio su Hermione, e uno su Ron, loro ricambiarono la stretta.
Ginny dopo aver scattato, corse velocemente sdraiandosi su di loro tentando di non rotolare giù.

«Quanto hai mangiato?!» le domandò il fratello prendendola per le gambe.

«Ti sembrano domande da fare ad una signorina?» gli pizzicò una guancia tra le risate generali.

La macchinetta emise un suono, seguito dall’uscita della foto da una fessura posta sul davanti.

Ritraeva perfettamente la rossa che si lanciava sui tre e per poco non ruzzolava a terra. «Mmh non male ma possiamo fare di meglio! Ron stavolta scattala tu» chiese prendendo il suo posto tra Harry ed Hermione.

«Perché io?»

«Perché sei il più alto»

«E questo cosa dovrebbe significare?»

«Forza! Si sta facendo giorno!» lo ammonì la sorella.

Il ragazzo sbuffando premette il bottone e tornò velocemente tra loro, accucciandosi a terra mentre Ginny ed Harry gli tiravano i capelli.

Quest’ultima si alzò andando a recuperare la foto, «Questa è gia meglio!» prese la macchinetta avvicinandosi a loro, «Fateci una foto» domandò, sedendosi sulle ginocchia di Harry e ricevendo un’occhiataccia dal fratello.

Hermione afferrò la macchinetta e li riprese mentre la rossa depositava un bacio sulla guancia del ragazzo mentre la guardava imbarazzato.

«Vedere vedere!... Perfetta! Avanti, tocca a voi»

Hermione e Ron si guardarono impacciati.

«Oh, forza! Non vi ho mica chiesto di fare chissà cosa! Ron, avvicinati ad Hermione!»

Il ragazzo a testa bassa si avvicinò a lei, in piedi come uno stoccafisso.

«Sembrate due Marines!»

«Oh, che croce sei!» sbuffò seccato il fratello abbracciando la ragazza da dietro.

Hermione non aspettandosi quel gesto, gli avvolse istintivamente le braccia che sentiva stringerla sull’addome.

Si scambiarono uno sguardo dolce ed imbarazzato. Poi, colti dal rumore dello scatto, si separarono.

Ginny guardò la foto a lungo, sorridendo gliela porse.
Hermione reggendola, permise a Ron di vederla a sua volta, si scambiarono l’ennesimo sguardo imbarazzato alla visione di quel quadretto tanto perfetto.

«Ho sonno, me ne vado a letto. Hermione tu che fai?»

«Vengo con te»

«Te ne vai gia?» chiese deluso lui, forse troppo.

«Harry…» sussurrò appena lei.

Il ragazzo voltandosi, lo video addormentato sul letto con la schiena contro il muro.

Ginny gli si avvicinò posandogli un bacio sulla guancia senza farlo svegliare, poi uscì lasciando la porta accostata.

Ron ed Hermione rimasero fermi al centro della stanza.

«Allora… vado» sussurrò lei.

«Si… buonanotte Hermione» le augurò lui imbarazzato.

«Notte» rispose lei freddamente voltandosi ed uscendo dalla stanza, lasciandolo lì imbambolato.

Senza perdere tempo, la seguì fuori dalla stanza raggiungendola a grandi falcate.

«Hermione»

«Cosa c’è?» rispose lei seccata.

«Perché sei diventata così… distaccata tutto d’un botto?»

«Distaccata?» domandò di rimando fulminandolo.

«Mi hai salutato in modo freddo…» ammise in modo infantile lui.

«Cosa volevi che facessi scusa? Che ti dessi il bacio della buonanotte?» lo attaccò lei scura in volto.

Il ragazzo aggrottò la fronte spaesato, «Cosa ho fatto? Perché sei arrabbiata?»

«Niente, Ronald. Non hai fatto proprio niente» sospirò pesantemente lei.

«Allora perché mi assali in questo modo, si può sapere?»

«Vuoi sapere perché?» domandò lei alzando troppo la voce, «Forse perché è proprio questo il problema, non fai niente. Sono sempre stata io a… a prendere l’iniziativa. Tu non fai mai nulla, aspetti sempre che faccia io il primo passo» ammise adirata lei. «Senti, lascia stare. Vado a letto sono stanca»

Ma non riuscì ad allontanarsi perché le afferrò un polso con forza tenendola accanto a se, «Dammi quella foto»

«Pre-Prego?»

«La foto che ci siamo fatti, la voglio»

Hermione guardò l’altra sua mano in cui la teneva, poi il suo sguardò tornò accigliato sul ragazzo. Gliela porse, e le lasciò andare il polso.

La ragazza se ne andò via e lui la lasciò fare.

Arrivò in camera, trovando Ginny sdraiata a sfogliare una rivista.
Si infilò immediatamente sotto le coperte.

«Cosa ha fatto stavolta?» domandò la rossa continuando a guardare le pagine.

«Cosa?»

«Ti ho sentita alzare la voce»

Hermione sospirò, «Bene, bella figura»

«Neanche fosse la prima volta che vi sentiamo litigare!»

«Scusa, non è nulla di importante, ora non ho voglia di parlarne» disse spengendo la lampada sul suo comodino, e voltandosi dall’altra parte.

«Come vuoi, ma parti sempre dal presupposto che è uno stupido. Cosi tutto sembrerà di minore importanza»

Mezzora dopo, stava ancora cercando di prendere sonno, e il fatto che l’amica dormisse beatamente, non la faceva sentire affatto meglio.
Si alzò dal letto trovando con i piedi al terzo tentativo le ciabatte, ed uscì silenziosamente dalla stanza.

Risalendo le scale, si ritrovò quasi inconsciamente davanti alla sua camera. Stette lì alcuni istanti a fissarla, per accorgersi solo dopo che la porta era accostata.
Spingendola e tentando di non farle emettere nessun cigolio. Vide Harry che dormiva della grossa, e il letto di Ron illuminato da una lampada, ma lui non c’era.
Poco prima di richiudere la porta, qualcosa attirò la sua attenzione.
Entrò in punta di piedi nella stanza, avvicinandosi al suo letto e vedendo vicino alla luce, che aveva sostituito il porta-ritratto con la foto della sua prima partita di Quidditch con… la foto che si erano fatti quella sera.
Un sorriso si dipinse sul suo volto.
Poco prima di riposare il ritratto sul comodino, vide alle sue spalle un braccio che ne posava sopra un bicchiere d’acqua. Si volto, e sentì le braccia muscolose di Ron che la avvolgevano e la sollevavano.
Venne baciata con una dolcezza estrema, sentiva le mani di lui che le accarezzavano contemporaneamente la schiena, per poi essere rimessa a terra.

Hermione aveva gli occhi lucidi, Ron accorgendosene, la guardò colpevole.

«Ho esagerato… perdonami» sussurrò lei tentando di non svegliare Harry.

Il ragazzo le sorrise con tenerezza vedendo solo in quel momento che stava ancora tenendo in mano il porta ritratto.
Glielo prese dalle mani rimettendolo al suo posto.

«Avevi ragione» bisbigliò stavolta lui, «Sono talmente abituato a trattenere certe cose che… ora che posso finalmente lasciarmi andare, riesco solo ad agire passivamente»

Si chinò nuovamente su di lei rubandole un altro bacio, stavolta superficiale ma non per questo meno dolce.

«Diciamo che eravamo in torto tutti e due?» suggerì lei sorridendogli.

«Amo quando la mia ragazza trova sempre la frase giusta»

Hermone arrossì dandogli un bacio sulla fronte, «Torno a dormire. Buonanotte Ron»

«Hermione aspetta…» la richiamò lui, prima che si voltasse per andarsene. «Perché non resti qui?» azzardò lui, tradendo un’espressione agitata.

La ragazza spalancò gli occhi, «Qui? Intendi…»

«Qui»

«Ron» gli sorrise dolcemente, «Non posso dormire qui… poi c’è Harry»

«Abbiamo dormito tutti insieme in una tenda per dei mesi. Questa mattina… non mi sono svegliato presto perché Fleur faceva casino, ho meglio si, ma ero gia sveglio. Senza nessuno qui, non sono riuscito a chiudere praticamente occhio» svelò lui.

«Ron… perché non me lo hai detto?»

«Perché anche tu avevi i tuoi grattacapo con quegli incubi… resti?»

«Dove… dove dovrei dormire?» domandò lei, gia conoscendo la risposta.

Il ragazzo guardò il proprio letto impacciato, Hermione arrossì, «Se entra qualcuno? E se Harry si sveglia?»

«Harry ci vedrà dormire, e non entrerà nessuno» tentò di rassicurarla lui.

«Harry non vi vedrà dormire» disse una voce assonnata dall’altra parte della stanza.
I due si voltarono di scatto vedendolo cercare a tentoni gli occhiali ed infilarseli, con un occhio ancora mezzo chiuso, ed alzarsi dal letto col cuscino sotto al braccio.

«Si, mi avete svegliato. E si, me ne sto andando»

Senza aggiungere altro, se ne andò davanti agli occhi esterrefatti dei due, che guardandosi appena richiuse la porta, scoppiarono a ridere.

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Capitolo 5
*** Incubi e cuscini ***


«Si, mi avete svegliato. E si, me ne sto andando»

Senza aggiungere altro, se ne andò davanti agli occhi esterrefatti dei due, che guardandosi appena richiuse la porta, scoppiarono a ridere.

 

Si misero vicendevolmente una mano sulla bocca per bloccare l’altro. Non era certamente l’ora delle risate e tanto meno potevano farsi trovare insieme in una camera da soli in piena notte.
Quando finirono di ridere, continuarono a guardarsi sorridendosi a vicenda.

Ron senza dire o fare nulla, si infilò nel proprio letto coprendosi col lenzuolo.

«Ora non c’è più il problema del posto» disse il ragazzo porgendole un cuscino e guardando il letto di Harry.

La ragazzo sbuffò dandogliela vinta, e andò a sdraiarsi nel letto ancora caldo dell’amico.
Ron spense la luce dopo averle augurato la buona notte.

Trascorse un lasso di tempo non bene indentificato durante il quale il ragazzo, contro ogni previsione, non riuscì ugualmente a chiudere occhio. Si girava e rigirava nel letto senza pace.
Sentiva il respiro regolare di lei, sembrava dormisse come un angelo.

Sospirò cambiando posizione per l’ennesima volta e chiedendosi allo stesso tempo, dove fosse andato a dormire Harry, anche se la risposta che temeva, era la più probabile.

 

Sdraiata a terra sentivo il viso premuto contro il pavimento da una mano, e il braccio bloccato dall’altra.

«Dove è la spada? Parla!» tuonò una voce che non presagiva nessuna sanità mentale.

«Non lo so ho detto!» urlai tra le lacrime.

«Menzogne! Sporca mezzosangue!»

«Expelliarmus!» tuonò dal fondo della stanza.

Ron fiancheggiato da Harry, si lanciarono in uno scontro contro Draco Malfoy e sua madre Narcissa.

Ero rimasta a terra, senza forze, sentii una lacrima rigarmi il volto. Poi improvvisamente trascinarmi in piedi dalla stessa persona che fino a poco prima mi aveva torturata e che ora mi stava puntando un coltello alla gola. Sospirai terrorizzata.

«Fermi! Fermi tutti! Giù le bacchette o la ammazzo!»

Udii un rumore secco di legno lasciato cadere.

«Bene, bene, bene. Harry Potter completamente rimesso a nuovo. Forza, Draco. Chiamalo!»

Ne conseguì un silenzio, seguito dalla voce di Lucius Malfoy, «Ci penso io»

Un cigolio di metallo, catturò l’attenzione di tutti. Vidi Dobby armeggiare sul lampadario sopra le nostre teste, il quale un istante dopo, precipitò a terra.
Bellatrix urlò spingendomi via, volai pochi metri più avanti tra le braccia di Ron, mentre il lampadario si distruggeva con un fracasso assordante.

«Avada Kedavra!»

Ron si mise tempestivamente a farmi scudo col suo corpo, non permettendomi di poter fare nulla per evitarlo.

«Protego!» udii Harry urlare dall’altro lato della stanza non appena ebbe recuperato una bacchetta, proteggendoci con uno scudo magico che si infranse subito dopo quando lo tramortirono con un colpo ben assestato.

«Lasciami!» tentai di inutilmente di sfuggire dal suo abbraccio.

«Stai ferma!» mi redarguì lui.

«Non hai la bacchetta!» anche il solo parlare mi arrecava dolore, «Spostati ti prego!»

Vidi Lucius Malfoy afferrarlo per il bavero della camicia, e scaraventarlo a terra, lontano da me.

«Ron!»

L’uomo gli andò incontro tirandolo su, e bloccandolo con l’avambraccio mentre lo vedevo tentare inutilmente di sciogliersi da quella presa.

Harry era stato fermato da Narcissa mentre Bellatrix alzandosi da terra, e sistemandosi il vestito, si avvicinava con la sua andatura irregolare.
Prese il pugnale e lo puntò sul volto di Ron.

Io ero a terra, senza forze. «NO!» urlai col poco fiato che mi rimaneva. Ma quello che sembrava un ordine, uscì fuori come una debole supplica.

Lo guardavo negli occhi e non leggevo la paura, ma solo il timore sulla mia sorte.
Trattenni a stento le lacrime.

«Ragazzina, te lo ripeto. Vediamo se col tuo amichetto sarai più sincera. Dove diavolo è la spada di Grifondoro?! Come avete fatto ad entrare nella mia camera blindata?!» urlò in modo terrificante.

«Non lo so! Sto dicendo la verità! Non siamo entrati alla Gringott!» tentai inutilmente di far valere le mie parole.

La sentii ridere istericamente mentre giocava col pugnale vicino al viso di Ron, «Che ne dici se inizio da un occhio?» tracciò un taglio profondo sulla sua guancia, dal quale fuoriuscì poco dopo un fiotto di sangue.

Urlai disperata di smetterla tra le lacrime, «BASTA! Ti prego basta!»

«Allora parla, dannazione!»

«Ho detto la verità! Lo giuro! Lascialo stare!»

«Vedremo se dopo che lo avrò squartato avrai ancora voglia di dire le bugie»

«Prendi me! Lui è un purosangue, lascialo andare! Prendi me!» tuonai disperata.

«NO!» riuscì lui a sibilare tra i denti, ricevendo un pugno in pieno stomaco da Lucius.

La donna mi si avvicinò a grandi falcate guardandomi incuriosita «Perché dovresti voler prendere il suo posto?» mi stridette ad un centimetro dal naso.

Le lacrime ormai scendevano incontrollabili, «Lo amo… perché lo amo! Ti prego lascialo andare! Ti dirò tutto ciò che vuoi ma lascialo andare!»

Bellatrix iniziò una risata incontenibile, «Non posso crederci, è inconcepibile!» esclamò continuando a ridere istericamente, «Una mezzosangue innamorata di un purosangue!»

Si voltò versò di lui, che tentava inutilmente di liberarsi.

«E tu!» gli corse incontro puntandogli il pugnale in mezzo agli occhi, «Quella lurida mezzosangue è pronta a sacrificarsi per-»

«NON CHIAMARLA IN QUEL MODO!» tuonò Ron, ricevendo l’ennesimo calcio nello stomaco, stavolta più deciso, tanto da farlo crollare a terra piegato in due dal dolore in mezzo ai conati di tosse.

«Hermione…» sentii la sua voce chiamarmi.

Bellatrix gli si avvicinò sfoderando la sua bacchetta, «Sei un disonore! Un traditore del tuo sangue!» la alzò in alto.

«NO! RON!»

«Hermione…»

«Non puoi farlo! Te ne prego! Lo amo!»

«Hermione!»

La ragazza annaspò tirandosi velocemente su col busto.
Ron la abbracciò immediatamente, sentendola tremare in maniera incontrollabile.

«Hermione, era un incubo… va tutto bene» tentò lui di confortarla stringendola forte a se.

La ragazza però, continuava ad essere scossa dai tremiti e dai singhiozzi.

«Tesoro, è tutto a posto. Sei sveglia adesso» Ron le tirò su il volto, vedendoglielo completamente rosso e rigato dal pianto. Era sconvolta.
Gli si strinse il cuore a vederla in quello stato.

«Ti stava per uccidere…» disse lei tra un singhiozzo e l’altro.

«Era soltanto un incubo. Sono qui, sto bene» tentò di rassicurarla lui, «E’ tutto finito Hermione. Respira lentamente»

La ragazza iniziando a riprendere contatto con la realtà, iniziò a calmarsi.

«Era tutto così reale…» ammise rabbrividendo ancora.

«Ma non lo era» le tocco la fronte accorgendosi solo in quel momento che era completamente fradicia di sudore, «Hai bisogno di toglierti di dosso questo pigiama, ti porto in bagno»

La ragazza continuando a tremare, passò una mano dietro le spalle del ragazzo, permettendogli di alzarla e poggiandosi completamente su di lui. Questi afferrò una manciata di vestiti dal cassetto e si diresse verso il corridoio.

«Ron» lo chiamò continuando a tremare vistosamente, «Cosa… cosa mi… succede?»

«E’ una leggera crisi di panico, cerca di non pensarci o sarà peggio. Poggiati a me»

Arrivarono in bagno, Ron la portò dentro la doccia. Provando a distanziarsi da lei si rese conto che non era in grado di tenersi in piedi da sola. Rimase così accanto a lei sorreggendola.

«Ora apro l’acqua, va bene?» domandò cautamente lui, ricevendo un lieve cenno d’assenso da parte della ragazza.

Il getto uscì debole dalla doccia attaccata in alto alla cabina.
Ron la trascinò sotto la traiettoria, non potendo evitare di uscirne asciutto.
Hermione si sentì relativamente meglio, quasi svegliata dal torpore e dai tremiti che la percuotevano.

Osservo il ragazzo che la sorreggeva abbracciandola.
Dopo alcuni istanti, girò la manopola dell’acqua e la fece sedere nel vano doccia.

«Ce la fai a… cambiarti? Ho portato dei miei vestiti»

«Si…» rispose debolmente lei.

«Ok… allora, accosto la tendina, quando hai fatto dimmelo e te li passo» disse imbarazzato chiudendola e voltandosi di spalle.

Sentì il fruscio di vestiti fradici abbandonare il corpo della ragazza.

«Ron… passami prima un asciugamano» lo pregò debolmente lei.

«Oh… ah… si giusto»

Corse dall’altra parte del bagno prendendone uno dal ripiano e passandoglielo da sopra l’anta della cabina. Vide la sagoma di lei, le sue linee completamente spoglie… pur non potendo vedere altro.

«Ti lasciò qui anche i vestiti» si apprestò a sottolineare mentre si levava di dosso il sopra del pigiama fradicio, sostituendolo ad un altro. Fortunatamente i pantaloni si erano salvati.

«Ho finito» lo informò lei, Ron aprì la tendina trovandola appoggiata instabilmente alla manopola della doccia.
Aveva i capelli raccolti nell’asciugamano, e la sua maglietta arrivarle fino a metà coscia.

Deglutì vistosamente maledicendosi mentalmente per averlo fatto.
Hermione gli passò le braccia al collo, aiutandosi ad uscire dalla doccia.

«Ok… torniamo in camera. Hai… tutto? Intendo…»

«La biancheria non si è bagnata…» ammise lei diventando rossa

«Si… si bene. Andiamo allora»

Tornarono stavolta con meno difficoltà in camera, e Ron la fece sdraiare nuovamente nel letto di Harry.

«Vuoi un po d’acqua?»

«No… scusa io… non so cosa mi sia preso»

«Non dire sciocchezze, non c’è proprio nulla per cui tu debba scusarti. Se hai bisogno di qualcosa chiamami, se non ti rispondo lanciami il cuscino!»

«Aspetta…» la ragazza si spostò nel letto verso il muro, lasciando libero poco più di mezzo materasso.

Ron la fissò sorpreso, «Vuoi che dorma con te?»

Hermione abbassò lo sguardo, «Se ne hai voglia…»

Il ragazzo si allontanò verso il proprio letto, spense la lampada e tornò da lei, infilandosi impacciatamente sotto il lenzuolo.
Sentì i piedi di lei ancora umidi, tentò di rimanere ad una distanza ragionevole che non rendeva possibile il potersi sfiorare.

«Ho detto… qualcosa?»

«Co-Prego?»

«Ho detto qualcosa prima…?»

Il ragazzo rimase in silenzio per un po’, «No, hai soltanto gridato»

«Ok» rispose lei tradendo un sospiro di sollievo. «Mi dispiace averti svegliato…»

«Non stavo dormendo» rispose onestamente lui, «Non riuscivo a prendere sonno e poi… ti ho sentita gridare»

«E’ stato… imbarazzante»

«Spaventoso vorrai dire, mi sono preoccupato…»

«Mi dispiace…»

«Smettila di chiedermi scusa»

«Scusa»

Ron soffocò una risata sul cuscino, non la vedeva ma avrebbe giurato che lei avesse fatto lo stesso.

Entrambi sentivano il cuore pulsargli in gola.
Avrebbero volentieri urlato in quel momento per scaricare tutta quella tensione che li circondava.

«Posso… avvicinarmi?» domandò esitante il rosso.

«Cosa aspettavi?» bisbigliò lei.

Il ragazzo sorpreso, si avvicinò a lei tentando goffamente di abbracciarla, ma fu la ragazza ad alzare il busto poggiandosi con il capo contro la sua spalla.
Lui si limitò a stringerla a se, depositandole un bacio sulla testa e carezzandole per un po’ i capelli, finché non sentì il suo respiro regolarizzarsi insieme al proprio, e cadere insieme in un sonno profondo.

 

*

 

«Harry… svegliati!»

Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, guardandosi intorno e rendendosi conto di stare dormendo abbracciato ad un cuscino.
La voce di Ginny richiamò la sua attenzione, era in piedi accanto al letto.

«Che… che ore sono?»

«E’ presto, ma devi svegliarti o qualcuno ti troverà qui»

Guardandosi intorno, si rese conto di non essere nella stanza di Ron.
I ricordi riaffiorarono alla memoria, si alzò di scatto dal letto.

«Si è alzato qualcuno?»

«Dormono ancora tutti, ma per poco. Ho sentito Fleur che gracchiava» disse lei scoprendolo dal lenzuolo.

«Come faccio a cambiarmi? I miei vestiti sono in camera di Ron…»

«Oh, questo non è di certo affar mio. Non entro di sicuro lì dentro. I miei occhi non sono preparati allo spettacolo che potrebbero trovare»

«Ma Ginny… è tuo fratello!»

«Appunto, Harry! Appunto.» rispose sbrigativamente lei. «Potevi portarti dietro un ricambio invece di sgattaiolare qui nel cuore della notte solo con un cuscino, che tra parentesi, c’era gia» disse alludendo a quello inutilizzato sul letto di Hermione.

«Non ero esattamente sveglio e scattante in quel momento, sai com’è? Dormivo»

«L’ho notato nel momento in cui ti sei sdraiato sopra di me»

«Non ho… preso bene le misure»

«Certo, come no. Usa un’altra scusa, ipocrita. Adesso muoviti, e visto che ci sei di ad Hermione di uscire da quella stanza se quei due non vogliono essere la causa di un disastro diplomatico»

«Ma…»

«Niente ma! Forza! Sei Harry Potter per Morgana! Hai sconfitto il mago più potente di sempre, entra in quella miseriaccia di stanza!»

Il ragazzo sbuffando riprese con se il suo cuscino, e dopo essersi affacciato in corridoio ed aver avuto la certezza di non essere visto da nessuno, si infilò velocemente fuori diretto in camera di Ron.

Arrivato lì davanti, iniziò a bussare, senza ricevere alcuna risposta.

«Ron!» tentò di chiamarlo lui, senza alzare troppo la voce in modo da non svegliare gli altri.

Non ci fu neanche stavolta un cenno, o un rumore che lo avessero sentito.

«Cosa stai facendo?»

La voce di Bill gli fece rizzare la schiena. «Co-Cosa sto facendo?»

«Te l’ho appena chiesto, Harry»

«Sto… svegliando Ron»

«E per quale motivo sei fuori dalla sua stanza, invece che dentro? E con un… cuscino

«Questo perché, è il cuscino che… usava il demone che recitava la parte di Ron malato di spruzzolosi! E quindi… gli ho cambiato la federa»

Bill lo guardò con un cipiglio alzato, «E gliela cambi la mattina?»

«Che state facendo tutti qui?» domandò Ron, uscendo fuori dalla stanza ancora in pigiama e con l’aria addormentata ed irritata.

«Chiedevo ad Harry come mai fosse qui»

«Harry, dove eri finito?» domandò assonnato Ron.

«Lunga storia, è il caso che ci cambiamo. Ci vediamo giu, Bill» disse spingendo Ron all’interno della camera e chiudendosi la porta alle spalle.

«Razza di idiota! Hai idea della figuraccia che mi hai fatto fare?!» esclamò stizzito Harry guardandosi intorno e non vedendo nessuno.

«Non è colpa mia se non sei in grado di mentire» si giustificò il ragazzo andandosi a sedere sul letto e sbadigliando vistosamente.

La porta si aprì per la seconda volta, facendo capolino c’era però Hermione, vestita e preparata di tutto punto.

«Buongiorno Harry!» disse radiosa come ogni mattina.

«’Giorno» rispose stizzito lui.

Hermione lanciò uno sguardò interrogativo a Ron che scrollando le spalle risposte, «Si è trovato davanti a dei piccoli inconveniente per tornare qui»

«A dire il vero Bill mi ha appena chiesto se io e Ginny avessimo lenzuola e federe in camera… mi è sembrato piuttosto curioso» rifletté lei ad alta voce.

Harry e Ron scoppiarono in una risata che lei non poté comprendere.

«Sto andando giu ad aiutare per la colazione, tieni» disse la ragazza, porgendo una maglietta blu al rosso.

«Tienila se vuoi…» rispose lui imbarazzato, davanti allo sguardo dell’amico.

«Ma… è tua Ron» replicò la ragazza.

Il ragazzo le si avvicinò squadrandola da capo a piedi, le prese poi una mano sfilandole un braccialetto di cuoio che ricordava avessero comprato insieme a Diagon Alley all’inizio del sesto anno.

«Mi prendo questo allora» esclamò lui trionfante infilandoselo al polso.

La ragazza gli sorrise acconsentendo, e lasciando la stanza tenendo ancora con se la maglietta.

«Che cosa romantica» convenne Harry, seduto ancora sul suo letto.

«Zitto tu. Credi che non sappia che hai dormito con mia sorella?»

«Co-Come lo sai?»

«Non lo so infatti, me lo hai detto ora tu»

Harry rimase di stucco dalla genialità di quella mossa, «Ehi, cosa ne hai fatto del mio ottuso amico?»

Ron grignò soddisfatto pur essendo non poco infastidito da quell’informazione.

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Ragazzi tornata a casa ma riparto domani per un luogo sconsolato dove l'unico internet che avrò sarà quello dell'iphone. Quindi ci si risente quando tornerò! Buone vacanze a tutti :D

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Capitolo 6
*** Quidditch, dichiarazioni e bivi. ***


Tutti, o quasi, in salotto. Trascorrevano il tempo post-pranzo tentando di digerire le ingenti quantità di cibo che la signora Weasley aveva preparato. Era chiaro a tutti che fosse nella fase “tenersi occupati per non pensare”, ed assecondarla era attualmente il miglior modo per aiutarla.

Bussarono vigorosamente alla porta.

«Vado io» annunciò la voce di Ginny, allontanandosi al fianco di Harry, occupato nel portare avanti una fitta partita a scacchi col suo amico.

La ragazza tornò seguita da una moltitudine di ragazzi.

«Buongiorno Weasley!» esclamò uno piuttosto alto con i capelli corti, che rispondeva al nome di Oliver Baston.

«Speriamo di non disturbare» aggiunse Katie Bell facendo un passo in avanti, accanto all’amica Angelina, «Non volevamo piombare così senza avvertire».

«Basta con i convenevoli! Dov’è George?» domandò Lee Jordan, non nuovo in casa Weasley.

Molly guardò tutti sorpresa, «Siete venuti per George?»

«Certo signora» risposero tutti in coro.

«Oh… è di sopra, non è molto incline al dialogo, ma spero che con voi farà un’eccezione»

«Li accompagno io, mamma» si offrì Ron volontario, lasciando in sospeso la partita di scacchi, e precedendoli sulla rampa scale.

Una volta che il gruppetto salì, la donna guardò incuriosita Hermione, Harry e Ginny.

«Sapevate sarebbero venuti?»

I tre scossero la testa disorientati.
Sentirono i passi di ritorno dei ragazzi, con inaspettatamente insieme a loro George, anche se all’apparenza piuttosto contrariato.

«Mamma, andiamo fuori a fare una partita a Quidditch. L’attrezzatura è nel capanno?»

«Oh, si è tutto dove l’avete lasciato» rispose frettolosamente la donna sorridendo felice per la presenza del gemello.

«Perfetto!» aggiunse Ron sorridente, «Forza, muovetevi» disse diretto ai presenti rimasti in salotto.

Ginny ed Harry si alzarono seguendo gli altri diretti al capanno, mentre Hermione rimase seduta accanto alla signora Weasley.

«Andiamo?» la chiamò confuso il ragazzo, rimasto solo.

«Io?»

«No, la mamma. Certo che tu! Non abbiamo tutta la giornata»

«Cosa dici? Sai bene che odio volare, e tanto meno sono in grado o voglio giocare…»

«Sai le regole alla perfezione, tanto basta. E volerai con me»

«Non… non si può volare in due-»

«Hermione, non è la finale della Coppa del Mondo, è soltanto una partitina… per George»

Quell’ultima aggiunta, per quanto sembrasse una mossa sporca, spinse la ragazza ad alzarsi riluttante.

«Ronald caro, tratta come si deve Hermione e non fatevi male» lo redarguì sua madre.

Il rosso prese per mano la ragazza con disinvoltura trascinandosela dietro, «Tutto sotto controllo, mamma!»

Ron prese una mazza e una protezione per la testa, infilandola ad un Hermione piuttosto contrariata.

«Non giochi da portiere?» le domandò sistemandosi la protezione, mentre raggiungevano gli altri mano nella mano nello spazio libero poco di fronte la Tana.

«No, potresti farti male»

«Ce l’hai fatta Weasley!» lo chiamò gia in volo Oliver Baston, mentre fremeva nell’attesa di giocare.

«Le squadre?» domandò il rosso impugnando la scopa.

«Weasley contro questi Zoticoni» rispose inaspettatamente George, rubando un’occhiataccia di sfida ad Angelina.

«Vedremo quanto vi umilieranno questi zoticoni!» rispose prontamente la ragazza.

«Mio fratello ti ha convinta a giocare?» domandò shockata Ginny ad Hermione.

«Ecco…»

«Cavolo! Complimenti fratellino! Forza, iniziamo»

«Ron, dove gioca Harry?» domandò Hermione.

«Nella nostra squadra come cercatore, dove se non qui?»

«Pensavo…»

«Fate parte della famiglia. Team Weasley all’attacco!» ruggì fiero lui, mentre i giocatori iniziavano a sfrecciare con le loro scope.

Hermione sorridendo lusingata, saltò sulla scopa stringendo i fianchi di Ron.
Raggiunsero velocemente gli altri.

Al termine della partita, atterrarono tutti esausti a terra.
George si sdraiò, seguito da altri sul prato.

«Credo proprio che qualcuno tornerà a casa piangendo da mammina» disse il gemello.

«Non vantarti troppo! Ci sarà la rivincita, sappiatelo» si sbrigò a sottolineare Oliver, «Dovevamo avere Harry in squadra!»

«Spiacenti, fregategli la ragazza e potrete giocare nella sua stessa squadra. Ma non credo che mia sorella sia molto d’accordo»

«No, decisamente non lo sono» disse schioccando un’occhiata maliziosa ad Harry.

«Di certo non avete perso solo per lui. Devo ricordarvi quanti punti vi abbiamo fatto io e George prima che prendesse il boccino?» aggiunse trionfante Ron, smontando dalla scopa insieme ad Hermione che al posto dei capelli aveva un vero e proprio caos informe.

«Senza contare che Ron era rallentato dal mio dolce peso» aggiunse puntigliosa Hermione, cogliendo uno sguardo di cameratismo da tutti i Weasley.

«Ben detto!» la assecondò il ragazzo.

«C’è qualche novità, a questo proposito? Siamo qui da quanto? Due ore? E ancora non avete iniziato a scannarvi voi due» osservò ghignando Lee Jordan.

«Litigano a sufficienza, te lo assicuro» rispose Ginny.

«Sai Hermione, Lee ha sempre avuto una cotta per te» svelò improvvisamente George.

Ron mandò un’occhiataccia al ragazzo che alzò le mani in segno di tregua, «Ma ho sempre saputo di non avere chance, e visto come è andata a finire tra voi, avevo ragione»

Hermione arrossì abbassando lo sguardo, mentre Ron guardava tutti, imbarazzato ma soddisfatto.

«Che ne dite di rientrare? Conoscendo la mamma ci avrà preparato caraffe di succo di Zucca» suggerì Ginny, con acclamazione di tutti.

I ragazzi tornarono nel capanno posando l’attrezzatura, per poi entrare nella Tana trovando ciò che si erano aspettati.

«Allora?» domandò Ron ad Hermione, camminandole a fianco.

«Allora?» gli rispose di romando, sorridendogli.

«Sei diventata un pappagallo, tu?»

«Sei stato tu, non è così?»

«A cosa… ti riferisci?»

«A chiamarli» disse sorridendogli dolcemente.

Il ragazzo rimase in silenzio, visibilmente a disagio.

«Ieri quando tua madre aveva bisogno di Errol hai detto che lo avevi mandato tu. E facendo due più due…»

«Ok… dovevo aspettarmelo da te. Non poteva essere altrimenti dopotutto» disse grattandosi la testa a disagio.

La ragazza diventò seria tutto d’un botto, «Hai chiamato i migliori amici di tuo fratello per cercare di tirarlo su, e l’hai fatto senza volere che nessuno lo scoprisse. Pur sapendo che questo tuo gesto fosse… magnifico. Hai preferito non prenderti i meriti di essere riuscito a farlo uscire da quella stanza…» fisse tutto d’un fiato con occhi sognanti.

Il rosso sembrava piuttosto in imbarazzo da quelle parole.

«C’è qualcosa che devo dirti… che non penso solo da ora ma che, forse avrei dovuto dirti prima. O forse no… non lo so. So solo che adesso… dopo quello che hai fatto… devo farlo. Voglio che tu lo sappia» disse decisa lei, incontrando lo sguardo di lui.

«Cosa? Mi stai spaventando…» domandò il ragazzo preoccupato.

Hermione sospirò, tentando di incanalare insieme l’aria anche le forze, «Io… Ecco…»

«Hermione Granger che non trova le parole?» domandò, guardandola teneramente.

«Stupido» lo ammonì lei arrossendo, «Ti amo, Ron» disse finalmente tutto d’un fiato.
Il ragazzo rimase in silenzio a fissarla.

«Ecco… lo so che magari è presto… però io gia lo ero da prima, da anni» ammise lei con difficoltà, «E dopo quel bacio durante la battaglia ho pensato che fosse arrivato il momento di dirtelo ma… avevo paura che… che ti spaventassi… non so che altro dire. Ti amo talmente tanto che non riuscivo più a tenermelo dentro»

«Lo so» sussurrò appena lui.

La ragazza sbarrò gli occhi, «Lo… sai?»

«Ho mentito» ammise lui, «Ieri notte… non avevi soltanto gridato»

Hermione alzò le sopracciglia sorpresa e imbarazzata allo stesso tempo, ripensando al momento in cui l’incubo si era interrotto.

«NO! RON!»

«Hermione…»

«Non puoi farlo! Te ne prego! Lo amo!»

«Hermione!»

Improvvisamente, il suo volto si tinse completamente di rosso. «Perché non… non hai detto niente?»

«Perché sembravi terrorizzata all’idea che ti avessi sentita… e ho preferito far finta di niente. Se fosse stato solo un sogno tale sarebbe rimasto, se invece ciò che ascoltai fosse stato… reale, allora me lo avresti detto tu stessa. E…»

«…e così è stato» riprese lei, «Sei maturato in così poco tempo, tu»

«Meglio tardi che mai? Si dice così tra i Babbani?»

La ragazza abbassò lo sguardo a disagio, sentì le braccia di Ron cingerle e sussurrargli all’orecchio, «Quello che hai detto…»

«Oh, scusatemi» Baston, affacciatosi fuori per vedere dove fossero finiti, li colse in flagrante.

I due si separarono immediatamente, Ron però, fulminò malamente il ragazzo, «Arriviamo»

«Non vi vedevamo più e…»

«Arriviamo, ho detto» sottolineò sempre più irritato.

Baston sorridendo infantilmente, rientrò in casa.

«Dicevo…» riprese il rosso, ma sentirono distintamente la voce del disturbatore che annunciava agli altri ospiti il contesto in cui li aveva appena beccati.

«Credo che… faremmo meglio a rientrare. Non vorrei dar adito ad altre storie…» sorrise confortante Hermione.

Rientrò in casa insieme a Ron, accolti da fischi ed applausi.

 

*

 

Su invito della signora Weasley, i ragazzi rimasero anche per cena per poi congedarsi dopo una buona fetta di torta che la donna aveva fatto portare dal marito, di ritorno dal lavoro.

«Beh, vado a dormire. Sono piuttosto stanco» annunciò George dando un bacio alla madre e salendo le scale.

La donna appena lo vide abbandonare il piano, si sedette su una sedia iniziando a singhiozzare.

«Mamma…»

Ron e Ginny si avvicinarono contemporaneamente a lei, tentando di confortarla.

«Oh, sto bene cari. Sono soltanto così sollevata…» ammise la donna asciugandosi il viso con un angolo del grembiule.

«La presenza degli amici di George è stata fondamentale, signora Weasley» affermò Hermione, lanciando un sorriso al suo ragazzo.

«Si, hai perfettamente ragione! Come sempre, d’altronde… sono stati tanto cari a venire fin qui per Georgi…»

«Mamma, vai a letto. Ci pensiamo noi a finire di sistemare qui» la invitò gentilmente Ginny, ottenendo il consenso di sua madre.

La donna diede un bacio sul capo di entrambi i suoi figli, senza tralasciare Hermione ed Harry.

«Andate a dormire presto» li redarguì lei, per poi lasciare la cucina augurando a tutti la buona notte.

«Forza, sputate il rospo» esordì improvvisamente la rossa, «Chi gli ha chiamati?»

Harry fece spallucce, Ron ed Hermione invece, si scambiarono uno sguardo curioso.

«Siete stati voi due?» domandò la ragazza.

«No» rispose subito il rosso.

«Oh, andiamo! Ron ha avuto l’idea e l’ha portata a termine. È stato assolutamente geniale!» esordì Hermione entusiasta, ricevendo un’occhiataccia del ragazzo.

«Mi dispiace concordare su qualcosa che metta in buona luce mio fratello, ma sono d’accordo con te, Hermione. Seppur non con la stessa euforia»

«Grazie tante» grugnì lui.

«Bando alle ciance. Ho sonno ma se non finiamo qui non vedrò un letto»

«Noi togliamo il disturbo» esordì Ron, trascinandosi dietro l’amico.

«Harry James Potter! Non provare ad andartene!»

«Ma… Ginny, sapete bene che non sappiamo muoverci in cucina, vi saremmo solo d’intralcio»

La rossa sbuffò seccata, «E sia, però… Hermione ti dispiace dormire con mio fratello? Di nuovo? Devo parlare con Harry di una cosa importante»

«Non esiste che voi due dividiate nuovamente la stessa stanza!» esclamò seccato Ron.

«Lo stesso letto, vorrai dire» ribatté la ragazza con aria di sfida, «Cosa ti da il diritto di poter dormire con la tua ragazza e negare a me di dormire col mio?»

Harry ed Hermione si guardavano intorno imbarazzati mentre assistevano al litigio dei due fratelli.

«Che sono più grande di te!»

«Di un anno miseriaccia! Sai contare? Un anno!»

«E’ irrilevante di quanto. Non dormirai proprio con nessuno»

«Sei stupido o cosa? Non ci tieni a dormire con Hermione?»

«Non… non ti riguarda»

«Oh, eccome se mi riguarda dato che da questo dipende la mia disposizione della camera!»

«Sentite… perchè ognuno non dorme nel suo letto e risolto il problema?» suggerì timoroso Harry.

«Vedi? Non vuole neanche dormire con te!» rilanciò Ron, facendo infuriare la sorella che gli tirò uno straccio addosso.

«G-Ginny non è vero… solo che se ci vedesse qualcuno, o ancora peggio tua madre…»

«Non mi sembravi così preoccupato ieri notte quando ti sei infilato nel mio letto!»

Ron lanciò un’occhiataccia all’amico.

«Vi sembra maturo litigare sul dove o con chi dormire?» parlò finalmente Hermione seccata alzando improvvisamente la voce.

Tutti rimasero in silenzio guardandola.

«Voi due» disse diretta ai ragazzi, «Lasciate me e Ginny finire di mettere a posto e andatevene a letto. Vedetevela voi sul quale stanza infilarvi, basta che la smettiate di litigare!»

«Hermione…» tentò di richiamarla Ron.

«Muovetevi, ho detto!»

I ragazzi si allontanarono borbottando tra loro.

«Cosa pensi faranno?» domandò poi la rossa all’amica, ridendo.

«Harry dimostrerà se tiene abbastanza a dormire insieme a te pur avendo paura di essere scoperto, e Ron farà lo stesso dimostrando o meno di tenerci mettendo da parte il fatto che non vuole che dormiate insieme» affermò la ragazza semplicemente.

«Sei un genio, tu» osservò la rossa con un sopracciglio alzato.

«Perchè sembri tanto sorpresa?»

Terminati i lavori domestici, le ragazza risalirono in camera loro, arrivate davanti alla porta si fermarono.

«Mi affaccio, se c’è Harry vai da Ron, se la stanza è vuota domani voleranno piatti!» sussurrò Ginny facendo capolino nella stanza per un breve momento, per poi richiudere la porta.

«Allora?» domandò Hermione curiosa.

«C’è qualcuno, ma non è per me» le sorrise lei allontanandosi verso le scale.

Hermione si infilò nella stanza trovando Ron pesantemente addormentato nel suo letto.
Sorrise a quell’immagine così infantile.

Controllando che stesse veramente dormendo, sfruttò la presenza delle tenebre per cambiarsi.
Solo una volta rimasta in intimo però, si rese conto che il suo pigiama era sotto il cuscino.

Si avvicinò al letto, alzando delicatamente un angolo di quest’ultimo e localizzando l’oggetto da recuperare.
Afferrando un lembo si rese però conto che era incastrato sotto al peso del ragazzo.
Iniziò a tirare lentamente ma così facendo, si portò via anche il cuscino facendo svegliare improvvisamente il rosso che si guardò intorno assonnato.
Hermione rimase impietrita.

«Sei nuda?» domandò con la voce impastata dal sonno lui.

«Ecco…»

Il ragazzo si sdraiò nuovamente dandogli le spalle e tornando a dormire.

Hermione alzò spiazzata il sopracciglio.

«Ehi!» lo strattonò non troppo gentilmente facendolo voltare.

«Cosa c’è?» domandò lui ancora rintontito.

«Cosa… Cosa c’è?? C’è che sono… nuda! E l’unica cosa che sai fare è rigirarti dall’altra parte e tornare a dormire?!» esclamò lei stizzita.

Lo vide tirarsi su col busto e fissarla accigliato.
Improvvisamente, un suono secco le annunciò che si era appena dato uno schiaffo in pieno volto da solo, per poi continuare a guardarla, stavolta con occhi diversi.

«S-Sei… nuda!»

«Te ne accorgi ora razza di idiota?!»

«N-No… I-Io pensavo fosse un… sogno. Perché sei nuda??» domandò shockato con la voce fastidiosamente acuta.

La ragazza gli sfilò immediatamente il lenzuolo coprendosi, «Ti… ti eri sdraiato sul mio pigiama!» spiegò imbarazzata lei, «E… anche se fosse un sogno non… non fai nulla, scusa??»

«Hermione cosa… cosa dici??»

La ragazza si voltò offesa sedendosi sul letto e dandogli le spalle.
Sentì il ragazzo muoversi arrivandole di fianco.

«’Mione non… non fare così»

Continuò ad ignorarlo.

«Mi… mi pare io ti abbia gia dimostrato che non mi sei affatto indifferente sotto quel punto di vista…»

Lei finalmente lo guardò, «Allora perché non hai fatto nulla?»

«Oh, Hermione… stiamo litigando perchè non ci ho provato con te?»

«Non è questo…»

«Perchè continui ad essere così insicura? Sai di piacermi, lo sai benissimo»

«Perchè non mi sento… carina» ammise riluttante con un qualcosa di infantile nei gesti.

«Merlino, Hermione! Ma ti sei guardata?» esclamò esasperato lui.

«Si, e non ho visto niente che dovrebbe o potrebbe piacerti»

La ragazza si sentì improvvisamente presa per le spalle e spinta verso il materasso, vide il corpo di Ron che la sovrastò mentre la guardava serio.

«Non ti immagini neanche lontanamente la fatica che io faccia a non saltarti addosso o prenderti e sbatterti al muro per baciarti ogni volta che incrocio il tuo sguardo… e fidati, non potresti mai immaginare quanto sia difficile per me resisterti vedendoti mezza nuda…» svelò lui, respirando pesantemente.

Hermione sbarrò gli occhi spiazzata.
I due rimasero in silenzio in quella posizione per diversi istanti, al termine dei quali la ragazza sentì Ron con i muscoli in flessione pronto tirarsi su, gli afferrò la schiena fermandolo.

«Non voglio che ti trattenga ancora» sussurrò lei con un filo di voce, ma abbastanza perchè il ragazzo la sentisse.

Lo vide annaspare l’aria senza riuscire a spiccicare parola, «Hermione…» la sua voce appariva più profonda e bassa del solito, «Sai cosa significa ciò che hai detto? Perchè non voglio che uno dei due fraintenda o-»

«Voglio fare l’amore con te»

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Capitolo 7
*** Decisioni, segreti e visite. ***


Ginny era seduta sul letto del fratello a gambe incrociate, mentre osservava in cagnesco il suo ragazzo che dormiva della grossa nel letto poco distante da lei.

Prendendo il cuscino dietro di lei, lo lanciò senza troppi ragionamenti facendolo sobbalzare.

Si guardò intorno allarmato, trovando gli occhiali a tentoni ed infilandoseli, mettendo a fuoco l’immagine che aveva di fronte.

«Ti sembra il modo di svegliarmi?» disse rilanciandole il cuscino.

«Hai convinto mio fratello a lasciarti la stanza, così se la mamma entrerà sarà colpa mia, io sarò fuori posto. Razza di imbroglione!»

«Ma… Ginny-»

«Nessun ma! Hai rovinato la grande prova d’amore che potevi darmi!»

«Prova… d’amore?» domandò disorientato lui, alzandosi in piedi e raggiungendola sull’altro letto.

«Proprio così» annuì lei soddisfatta mentre lo vedeva distendersi accanto, «E’ la teoria di Hermione, e sai quanto è intelligente»

«Assolutamente» concordò, accogliendole la testa sulla spalla e cingendola dolcemente, «Tutta via converrai con me che per quanto possa esserlo, non è molto ferrata in questioni di cuore. Ti dicono qualcosa sette anni prima di mettersi con tuo fratello?»

«C’è da dire che anche lui ha fatto la sua parte… o meglio non ha fatto nulla» sottolineò sistemandosi meglio in quell’abbraccio.

«Piuttosto, ti ha detto cosa ha deciso? Tornerà ad Hogwarts o lavorerà con te come Aurors?»

«Mi ha fatto promettere di non parlartene»

«E perché avrebbe dovuto?»

«Perché sa che lo diresti subito ad Hermione, ovviamente»

«Le ha promesso che ne avrebbe parlato prima con lei. Quando lo scoprirà la farà andare su tutte le furie quello zuccone! Voi maschi siete pessimi, veramente pessimi, Harry!»

«Perché fai di tutta l’erba un fascio?»

«Cosa faccio…?»

«Nulla… lascia stare»

I due si addormentarono poco dopo, lasciando da parte qualsiasi discorso per quella notte.

 

*

 

La mattina successiva la signora Weasley, trovò Ron nella stanza di George, intento ad avere una fitta conversazione col fratello.
Si proibì dall’origliare seppur molto curiosa dall’oggetto della chiacchierata.

Svoltando nel corridoio, incrociò sua figlia minore, dall’aria assonnata.

«Ginevra? Sei gia in piedi?»

«Ma-Mamma! Io… si ero andata in bagno. Torno a dormire» disse simulando uno sbadiglio, ed infilandosi velocemente nella sua stanza.

Facendo una rapida panoramica, trovò la finestra e le serrande alzate, ed Hermione che terminava di vestirsi.

«Sei gia sveglia?» la chiamò squadrandola.

«Oh, buongiorno! Si, stavo per scendere di sotto. Tutto bene?» le rispose sorridendo la ragazza, mentre sistemava nel cassetto dei vestiti.

«Si… mai quanto te, però»

«Mmh?» mugugnò lei, continuando a muoversi da una parte all’altra della stanza leggiadra con un sorriso stampato in volto.

«Sei raggiante… sei… aspetta un attimo!» urlò tutto d’un botto avvicinandosi a lei. «C’è qualcosa che dovrei sapere?» le sussurrò con gli occhi spalancati, per niente assonnata.

La ragazza rimase impassibile, continuando a mantenere il sorriso stampato e un sospetto rossore sulle guance.

«Hermione Jean Granger! Cosa aspettatavi a dirmelo?!» urlò spiazzata la rossa abbracciando velocemente l’amica per poi tornare a guardala, «Quando? Cioè, so quando. Com’è stato? Dov’è Ron?»

Hermione rise vedendo l’entusiasmo dell’amica, «Ecco è… è andato via presto per evitare di incrociare qualcuno fuori»

«Sai che ti si illuminano gli occhi quando si parla di lui, vero? Non che non succedesse prima, ma stavolta giuro su Morgana che sembrano voler prendere fuoco!»

Hermione tentò inutilmente di replicare arrossendo imbarazzata.

«Allora?»

«Non vorrai parlare di certe cose? È tuo fratello!»

«Niente dettagli, riassumi. Com’è stato?»

«Ecco…» temporeggiò lei continuando a non fare a meno di sorridere, «non trovo le parole per descriverlo… non credo ne esistano che potrebbero dare solo una lontana idea di come sia stato…»

«Hermione Granger che non trova le parole… Mio fratello è un dio del sess-»

«Ginny!»

 

*

 

Ron rientrò nella propria stanza trovando Harry intento a stiracchiarsi.

«Ci ho parlato, tutto sistemato. Quando vedrai Kingsley?»

«Questo pomeriggio, raggiungerò tuo padre al ministero. Va tutto bene?»

«Perché?» domandò con una strana espressione il rosso.

«Sembri… diverso. Non so… felice

«Felice?» ribatté lui, non riuscendo a togliersi un’espressione ebete di dosso.

«Sembri più sicuro. Più…» il ragazzo pensò confuso continuando a guardarlo, «Tranquillo? Come se…» improvvisamente gli si accesero gli occhi, «Come se finalmente dopo sette dannatissimi anni forri riuscito ad avere la ragazza dei tuoi sogni!» esclamò trionfante Harry. Vedendo l’amico arrossire ed ottenendo la sua conferma.

«E’ così evidente?» sussurrò appena lui prendendosi una pacca sulla schiena.

«Merlino, si che lo è! Ma come…»

«Me lo ha chiesto lei…»

«Prego?» il ragazzo sbarrò gli occhi sorpreso. «Hermione? La nostra Hermione?»

«Quante ragazze credi che abbia?»

«Ti ha chiesto di…»

«Non farlo sembrare osceno! Eravamo… in una situazione equivoca. E… mi ha detto che voleva, ecco.»

«E tu?»

«Che dovevo fare? Non potevo prendere e saltarle addosso, anche se tecnicamente era ciò che mi aveva chiesto. Le ho chiesto se fosse sicura… che una volta fatto non si tornava indietro e cose così…»

«Ronald Weasley, non ti facevo tanto gentiluomo…»

«Per chi mi hai preso? Per un maniaco forse??»

«Certo che no, ma cavolo… se avessi davanti la ragazza di cui sono cotto da anni che mi chiede di farlo, di certo non avrei l’autocontrollo giusto per fare conversazione…» il ragazzo sembrò riflettere estraniandosi per un attimo dalla stanza.

«Non starai parlando con cognizione di causa, vero?!»

«E’ di te che stiamo parlando!» si affrettò a rispondere il ragazzo. «Cos’è successo dopo?»

«Nulla… mi ha detto che era sicura. Se lo ero anch’io, se la… volevo anch’io» ammise lui arrossendo.

«E…?» lo incitò l’amico guardandolo sorridendogli.

«Ed è… successo»

«Perché ho la netta sensazione che ci sia qualcosa che ti turba?»

«Ieri mi ha detto che… mi ama. Mi ha detto che mi ama, Harry»

Harry lo guardò comprensivo, «Ed è un problema questo?»

«Me lo ha ridetto anche stanotte…»

«Perché sembra che non ti faccia piacere?»

«Non immagini quante volte ho immaginato… o anche solo sperato che provasse qualcosa del genere per me. Ed ora, che tutto questo è diventato reale… non riesco a…»

«Non glielo hai mai detto?» spalancò gli occhi sorpreso.

«Non ci riesco… non perché non lo pensi. Merlino solo sa quanto sono cotto di lei…»

«Un po tutti lo sanno, a dire il vero» ci tenne a puntualizzare Harry, «Capirei se non te lo avesse detto, e avessi paura a farlo per primo. Ma ti ricambia, perché non riesci?»

«Ho paura di non essere abbastanza, Harry… con le sue qualità potrebbe avere chiunque…»

«Non vuole chiunque, vuole te. E se c’è una cosa che ho imparato, è che non bisogna chiedersi ossessivamente il perché delle fortune che ci capitano tra le mani, ma soltanto tenercele ben strette»

«Forse hai ragione amico… Piuttosto, Harry… stavo pensando una cosa»

Il ragazzo fu piuttosto sorpreso dall’improvvisa espressione pensierosa dell’amico «Riguardo?»

«Il ministero si è preso carico di localizzare i suoi genitori, giusto?»

«Così mi hanno detto. Ma con tutte le cose che avranno da sistemare dopo la guerra, penso richiederà più tempo del previsto»

«Credo che lei… ne soffra. Non me lo ha detto, non ne abbiamo proprio parlato al dire il vero. Ma al suo posto io non ci starei bene»

«Beh… credo anch’io»

«Ho paura che si senta in qualche modo costretta a restare qui. Penserà che c’è bisogno di lei ora, e questo potrebbe bloccarla dal partire ed andarli a cercare personalmente. Non credi anche tu che se la situazione fosse stata diversa gia sarebbe partita?»

«Onestamente, lo credo anch’io. A cosa avevi pensato?»

«Ecco… a qualcosa a dire il vero. Ma ho bisogno del tuo aiuto…»

 

*

 

Hermione e Ginny, erano sedute al tavolo intente a consumare la propria colazione.
Vedendo i due ragazzi scendere di sotto, gli sorrisero simultaneamente.

Ron non preoccupandosi troppo della presenza di sua madre nella cucina adiacente, posò un bacio veloce, ma non troppo, sulle labbra della sua ragazza, andandosi a sedere accanto a lei.

Hermione gli passò una delle scodelle vuote davanti a se, porgendogli poi la caraffa di latte mentre lo vedeva intento a spalmare marmellata su fette di pane tostato, due delle quali sarebbero poi finite nel suo piatto.

«Sembrate una coppietta di sposini» osservò Ginny con un cipiglio alzato, guardando in modo complice Harry.

«Smettetela… c’è tua madre di là» sussurrò imbarazzata Hermione.

«Oh, andiamo. Come se avesse dei paraocchi!»

«Chi ha dei paraocchi, Ginny cara?» domandò la signora Weasley avvicinandosi al tavolo.

«Nessuno mamma» si affrettò a rispondere Ron, lanciando un’occhiataccia alla sorella che rideva sotto i baffi.

«Signora Weasley, avrebbe altro burro?» si intromise Harry.

«Oh, ma certo caro. E te l’ho gia detto, chiamami Molly. Sempre che tu non preferisca chiamarmi mamma» sorrise la donna tornando in cucina dopo aver lanciato uno sguardo amorevole in direzione sua e della figlia.

«Chi è che sembra la coppietta sposata, ora?» ribatté Ron, ottenendo trionfante il silenzio della sorella.

Quando la colazione terminò, Hermione si alzò pronta a recuperare le stoviglie quando sentì sul collo il respiro di Ron.

«Devo parlarti subito» le sussurrò all’orecchio.

La ragazza seppur ormai abituata alla sua vicinanza, non poté fare a meno di sentire un batticuore per quell’improvvisa prossimità.

«Devo… sistemare qui. Puoi aspettarmi?»

«E’ urgente» insistette lui, «Ci penserà Ginny ad aiutare la mamma, visto che stamani è tanto in vena di scherzi»

E senza attendere una sua risposta, la trascinò via afferrandole la mano.
Arrivarono fuori dalla Tana, «Facciamo due passi» la invitò lui.

Camminarono per diversi minuti.

«Ron… mi stai facendo preoccupare. Di che si tratta?»

Il ragazzo si fermò, «Ho deciso cosa fare riguardo la proposta di Kingsley e della McGranitt. Ieri sera mentre aspettavamo te e Ginny l’ho detto ad Harry… perfavore non adirarti. So che avevo promesso di dirlo prima a te. Ma lui vedrà Kingsley solo dopo pranzo, avrai tutto il tempo per le tue manipolazioni prima di allora, se non concorderai sulla mia scelta. Sei arrabbiata?»

La ragazza rimase in silenzio, «No, apprezzo che tu sia stato sincero da subito anche se avrei preferito saperlo prima»

«Volevo dirtelo ieri sera, ma…»

I due arrossirono simultaneamente.

«Comunque…» riprese lei tentando di combattere l’imbarazzo generale, «Cosa hai deciso di fare?»

«Ecco… non entrò a far parte del corpo Auror, almeno non per ora»

«Ron… non voglio che tu venga ad Hogwarts… non è ciò che vuoi, non posso permettertelo»

«Non tornerò ad Hogwarts»

La ragazza lo osservò disorientata.

«Anche se devo ammettere che ho preso in considerazione fino all’ultimo l’ipotesi… ma come hai detto fin dall’inizio, l’avrei fatto solo e soltanto per te»

Seppur aveva combattuto in tutti i modi per non permettergli di seguirla, Hermione non riuscì a non sentirsi lusingata da quelle parole, e in fondo, dispiaciuta.

«Allora cosa vuoi fare?»

«Ho parlato con George, vorrei aiutarlo al negozio di scherzi. Almeno per i primi tempi. Cosa… cosa ne pensi?» domandò timoroso lui.

Hermione dischiuse la bocca, per poi far comparire sul suo volto un tenero sorriso, «Penso che tu sia la persona più dolce e splendida che io abbia mai conosciuto» ammise sinceramente, guardandolo con adorazione.

«Credi… credi davvero? Cioè che sia, la scelta giusta?»

«Non avresti potuto rendermi più fiera di te, Ronald Weasley» dichiarò carezzandogli una mano per poi afferrargliela, «Sono talmente orgogliosa della persona che sei diventata…» sospirò mestamente.

Il ragazzo abbassò lo sguardo a terra, «Sono più debole di quanto immagini…»

«Non devi sempre tentare di apparire forte e sicuro. Non con me…»

Ron alzò il volto guardandola.

«Voglio che tu sia sempre te stesso quando sei con me. Se ti senti giu non voglio che tenti di sforzarti ad apparire sereno. Credo che questa sia una delle cose che accade tra due persone quando…»

«Quando stanno insieme?»

«Si, credo di si»

«Hermione… come stai? Dopo… stanotte intendo»

«Oh… sto bene. Benissimo»

«Bene…» affermò imbarazzato, «Non ti sei pentita?»

«Ti sei pentito?» domandò timorosa lei.

«Co…? Certo che no miseriaccia! È stato dannatamente straordinario per Merlino!»

Resosi conto solo dopo della foga con cui aveva ribattuto, si vergognò non poco sotto lo sguardò stupito e compiaciuto della ragazza.

 

*

 

Nel pomeriggio, Harry si diresse al ministero per incontrare Kingsley, accompagnato da Ron su richiesta di quest’ultimo per occuparsi al termine del colloquio, di un’altra faccenda che avevano concordato.

Dopo aver incontrato il Primo Ministro infatti, si diressero entrambi in una stradina babbana che entrambi conoscevano bene.

Si smaterializzarono nel retro di una casa situata al numero 4 di Privet Drive.
Facendo il giro, entrarono dalla porta di ingresso.

Un cumulo di polvere li fece tossire insieme.

«Miseriaccia Harry! C’è un esercito di germi qui dentro!»

«E’ disabitata da più di un anno, cosa credevi di trovarla pulita e limpida?» ribatté infastidito spalancando la finestra e facendo entrare un po d’aria e luce.

Aprirono tutte quelle del primo piano della casa, per poi spostarsi nel vecchio ufficio del signor Dursley, ancora arredato così come lo aveva lasciato.

Harry seguito da Ron, fece il giro della scrivania mettendosi seduto ed accendendo un vecchio computer.

«E’ questo il compitor?» domandò il rosso prendendo una sedia e posandola accanto a quella dell’amico, osservando rapito le immagini che si susseguivano sul monitor.

«Computer. Si, è questo, sembra funzioni ancora»

Dopo qualche minuto in cui Harry trafficò con quell’aggeggio, incitò Ron ad afferrare carta e penna del cassetto alla sua sinistra, spiegandogli in breve come si riuscisse a scrivere con un bastoncino di plastica senza l’ausilio di piuma ed inchiostro.

«Prima di tutto» iniziò Harry, «Cosa sappiamo di preciso? Ogni informazione può esserci utile»

«Ora credono di chiamarsi Monica e Wendell Wilkins, sono in Australia in chissà quale dannata città e lavorano come… dentitori?»

«Dentisti. Altro?»

«Non basta?» domandò allarmato il rosso.

«Non è molto, ma proviamoci» rispose Harry, iniziando a digitare lettere sulla strana lastra con i bottoni che Ron vedeva davanti al televisore.

Trascorsero diversi minuti, al termine dei quali Harry dettò a Ron una lista di una dozzina di nomi ed indirizzi di probabili candidati.

Il rosso rilesse per la terza volta i nomi che aveva trascritto, «Ora come facciamo a sapere chi sono i Granger? Non possiamo certo chiedergli “Salve, sapete per caso se la figlia che non sapete di avere vi ha cancellato la memoria e spedito dall’altra parte del mondo per salvarvi la vita?”»

«Passami quel telefono»

«Telecosa?»

Harry sbuffando si alzò, afferrando il telefono e digitando il primo numero.

 

*

 

Alla sera, i ragazzi tornarono a casa accolti dalla signora Weasley e da George, sceso inaspettatamente di sotto.

«Siete stati fuori a lungo» gli fece notare la donna piuttosto in apprensione, «Potevate avvertici»

«Dovevamo sistemare una cosa, scusaci mamma. Dov’è papà?»

«In cucina. Dove siete stati?»

Il ragazzo filò di corsa dal padre ignorando la domanda e lasciando Harry a sbrigarsela da solo.

«Eccovi finamente!» esclamò Ginny seguita da Hermione, scendendo le scale.

«Quasi dimenticavo» riprese la signora Weasley, «Domani verranno a trovarci la cugina Favilla e suo figlio»

«Mamma, ti prego dimmi che la zia ha avuto altri figli dopo Theodore, ed è di loro che parli!» esclamò un irritato Ron, di ritorno seguito dal padre.

«Ronnie, non siete più bambini. Non vedo il bisogno di attaccarsi a futili bisticci d’infanzia»

«Mi dispiace dirlo, ma stavolta ha ragione» intervenne Ginny, «Quel ragazzo è quanto di più odioso ed irritante possa esserci!»

«Arriveranno domani a farci visita, e sarete tutti qui presenti. Non si discute, il discorso è chiuso» si intromise il signor Weasley.

«Papà!» lo chiamò George, «Neanche tu li sopporti!»

«Preferisco sorbirmi loro per qualche ora, che tua madre per i giorni a venire, quindi cercate di comportarvi bene»

«Ma… caro! Ti sembrano cose da dire?» esclamò la moglie imbarazzata.

Ron prendendo Hermione per mano, si defilò dalla discussione entrando in cucina.
La ragazza prendendogli il volto tra le mani, lo tirò verso di lei baciandolo con forse troppa foga.

«Mmh e questo per cos’era?» sussurrò lui a fior di labbra compiaciuto.

«Mi sei mancato, sei stato fuori tutto il giorno. Cosa avete fatto?»

«Commissioni» si affrettò a rispondere lui baciandole la guancia.

«Te lo dicevo che si erano appartati da qualche parte» udirono la voce di Ginny sulla soglia, con accanto Harry.

«E’ possibile che tu debba essere ovunque?» la guardò seccato il fratello.

«E’ possibile che tu utilizzi ogni secondo libero per sbaciucchiarti con la tua ragazza?»

«Voi invece? Cosa cercavate a quest’ora di sera in cucina?» intervenne improvvisamente Hermione scoccando un’occhiata colpevole dai due.

«Adoro questa ragazza» la strinse a se Ron, vittorioso.

«Piuttosto» riprese Ginny, «Che pensi di fare domani con Theodore sono-il-migliore-di-tutti Weasley?»

«L’ipotesi della fuga è stata prontamente sventata da papà. Non ci restano molte alternative»

«Cosa mai potrà averti fatto?» domandò confusa Hermione.

«Mi ha solamente rovinato l’infanzia con i suoi modi di superiorità. Il più bello della famiglia, quello più bravo a Quidditch, negli studi, con più ragazze»

«Non potreste semplicemente ignorarlo?» suggerì Harry.

«Non si può ignorare Theodore Weasley, te ne accorgerai» rispose la rossa.

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Capitolo 8
*** Schiantesimi, misteri e sorprese. ***


Aprendo gli occhi gli ci volle un po per mettere a fuoco ciò che lo circondava. Ma a giudicare dal poster dei Cannoni sopra la propria testa, si trovava senza dubbio nella sua camera.

Si mosse appena, rendendosi conto che aveva dormito con la testa sulla spalla di lei, mentre lo abbracciava come si farebbe con un bambino che non riesce a prendere sonno.
Sorrise pensando a quanto dannatamente dolce fosse quella visione che lo vedeva come uno dei due protagonisti.

Senza bisogno di muoversi troppo, posò un bacio sotto il suo collo, nel punto in cui aveva poggiato fino a poco prima la fronte.
Sentiva il mento di lei sul suo capo, si mosse appena, quasi impercettibilmente.

Le posò altri baci, stavolta sulla clavicola e vicino l’orecchio, la sentì rabbrividire e sospirare ancora priva di sensi.

Compiaciuto dall’effetto che riusciva ad avere su di lei, si svegliò completamente applicandosi a fondo, ricoprendola di baci nei punti in cui aveva imparato, fosse più sensibile. Dietro l’orecchio, seguendo la sagoma della mascella e per finire, al lato del collo.

Vide che i brividi la pervasero, tremando appena mentre iniziava a svegliarsi.
Dischiuse gli occhi, sorridendo assonnata appena identificò chi fosse e cosa le stesse facendo.

«Buongiorno» gli sussurrò a fior di labbra, posandogli un bacio veloce.

«Dubito lo sarà visto gli ospiti previsti per oggi» rispose il rosso, posando nuovamente il capo sulla sua spalla e lasciandosi carezzare i capelli.

«Che ore sono?» domandò lei, mentre lo vedeva quasi ipnotizzato dai brevi movimenti circolari che stava esercitando sulla sua testa.

«Mmh le sette forse»

Improvvisamente si arrestò, «Devo andare in camera mia allora»

Ron tirò su il busto mentre la vedeva intenta ad infilarsi la maglia finita sul comodino accanto a lei.

«Non puoi semplicemente restare qui?»

«Devo vestirmi, sai bene che ho tutto in camera di Ginny» gli rispose lei pacata, mentre si sistemava come meglio poteva i capelli.

«Potresti portare la tua roba qui, ho dei cassetti liberi» suggerì lui, vedendola fermarsi tutto d’un botto e voltarsi incontrando il suo sguardo, con un’espressione tenera in volto.

«Poi i tuoi capirebbero» gli disse comprensiva.

«Lasciali capire, sanno che stiamo insieme, l’hanno capito da un pezzo»

«Intendo dire che capirebbero che dormiamo insieme»

«E anche se fosse?» ribatté lui serio, «Sei la mia ragazza, che male c’è nel voler dormire insieme?»

«Forse che sono ospite in casa tua? E che abbiamo diciotto anni e viviamo a casa dei tuoi?»

«Appunto, siamo maggiorenni gia da un anno ormai» controbatté lui.

«Ron…» lo ammonì lei, «Tua madre andrebbe su tutte le furie se ci trovasse qui, lo sai bene»

«Bill e Fleur hanno sempre dormito insieme quando erano qui» affermò lui corrucciato.

«Sono sposati… non è un qualcosa che si può paragonare»

«Anche prima di sposarsi dormivano insieme in questa casa» sottolineò lui soddisfatto.

«Si, ma erano fidanzati» puntualizzò lei.

«Anche noi stiamo insieme, ‘Mione»

«Ron, c’è differenza tra lo stare insieme ed essere fidanzati» sospirò divertita dall’insistenza di lui nel voler cambiare le cose.

«E quale sarebbe scusa?»

«Che si può stare insieme senza essere fidanzati, ma non si può essere fidanzati senza stare insieme»

«Sai che ciò che hai detto non ha senso, vero? Parla in modo umanamente comprensibile, perfavore»

La ragazza sbuffò, «Essere fidanzati significa essere promessi ufficialmente, Ronald. È il periodo in cui ci si scambia la promessa, che in un tempo più o meno breve ci si sposerà»

«Solo perché non ci sposeremo domani, non significa che non siamo fidanzati»

Hermione sbarrò gli occhi spiazzata, dischiudendo appena le labbra, «Cosa… Che vorresti dire?»

«Che Bill aveva gia da tempo un lavoro fisso alla Gringott e una casa sua. Quindi aveva una situazione adatta per sposarla, no?» disse semplicemente lui, «Solo perché ne io ne te abbiamo ancora un lavoro, non significa che il nostro stare insieme sia meno ufficiale del loro, prima che si sposassero» concluse lui con ovvietà nel tono di voce.

«Intendi che… quando avremo un’indipendenza economica mi chiederai di… sposarti?» azzardò lei completamente rossa.

Ron non fu da meno, sentendo il volto inondato di un improvviso calore, «E-Ecco… detto così… No… cioè, si… Ecco, se… se avessi un lavoro e una casa tu… tu non mi sposeresti

Hermione non riuscì a mantenere lo sguardo con lui, distogliendolo più volte, mentre trafficava agitata con le mani sul lenzuolo, «Stai… stai scherzando

«Scherzando?» domandò lui confuso, «Scherzando se ti dico che un giorno vorrò sposarti?» tornò serio improvvisamente.

«Ron… non mi hai neanche mai detto che… e ora tu parli di… volermi sposare…»

Il ragazzo sospirò pesantemente, capendo finalmente il perché di quei dubbi.

«Hai ragione… come sempre» la guardò serio in volto, «Hermione…»

La porta si spalancò improvvisamente, mostrando l’ingresso di Harry, «Tua madre sta per salire qui» annunciò agitato infilandosi nel suo letto ancora immacolato.

Hermione senza esitare un attimo, saltò in piedi recuperando le pantofole ed uscendo fuori, si fermò un istante sulla soglia per guardarlo, poi se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

 

*

 

I ragazzi ci misero come al solito più tempo a scendere, consumarono la colazione in fretta, la signora Weasley voleva tutto pronto e pulito per l’arrivo di sua cugina e del nipote.

I quali poco dopo, puntuali come un orologio svizzero, fecero il loro ingresso alla Tana.
Fu proprio quest’ultima ad accoglierli, «Favilla, che piacere rivederti!» la abbracciò senza molti preamboli.

«Molly, una vita. Veramente troppo» disse squadrando i presenti.

Poco dietro di lei, si mostrò un ragazzo alto e dal fisico asciutto, con capelli raso, rossi. Che lanciò uno sguardo emblematico a Ron il quale ricambiò con uno sprezzante.

«Theodore, come sei cresciuto!» convenne il signor Weasley, accorso da poco a dare il benvenuto agli ospiti.

«Ti trovo bene, zio» parlò con una certa sicurezza e strafottenza apparentemente irritanti.

«Oh, ma entrate» li invitò la signora Weasley.

«Tu sei Harry Potter!» esclamò improvvisamente la donna.

«Si… piacere di conoscerla» disse a disagio il ragazzo stringendo la mano della donna.

«Harry è di famiglia qui» si vantò non troppo implicitamente Molly, posandogli una mano sulla spalla e cogliendo un’occhiata d’invidia dalla cugina.

«Si, vedo» convenne quest’ultima continuando a squadrare i presenti.

La signora Weasley vide che lo sguardo della donna andava verso l’altra loro ospite, «Oh, giusto. Lei è Hermione Granger, fa parte della famiglia quanto Harry, avevo dimenticato non vi conosceste. E’ la ragazza di Ronald»

La ragazza arrossì di botto, sapeva certo che i signori Weasley non fossero stupidi, ma di certo non si aspettava una presentazione del genere.

Strinse con cordialità la mano alla donna, «E’ un piacere conoscerla»

«Ronnie ha una ragazza?» parlò improvvisamente l’alto ragazzo, «Questa si che è magia»

Ron lanciò uno sguardo glaciale contro il cugino, pronto a ribattere ma venne anticipato dalla madre che condusse gli ospiti nel retro del cortile, dove aveva preparato un thè.

Rimasero finalmente soli, «Quando finirà questa tortura?» sbottò Ginny, «zia Favilla non ha fatto altro che squadrarmi! Neanche avessi preso dieci chili! O meglio si, ma… l’ultima volta che mi aveva visto avevo 8 anni!»

Hermione notò in Ron la mascella contratta dal nervosismo, gli mise una mano sulla spalla, «Lascialo parlare, non dare importanza a ciò che dice»

«Non ti ha tolto gli occhi di dosso tutto il tempo» convenne lui freddo, «Posso ignorare ciò che dice, ma di certo non lascerò passare ciò che fa»

Hermione allarmata ma anche lusingata da quell’improvvisa gelosia, si rese conto di non essersi minimamente accorta delle attenzioni che Ron affermava di aver notato.

«L’importante è che sia io a non avere occhi per nessun altro all’infuori di te» tentò di rassicurarlo lei, apparentemente riuscendoci dal sorriso apparso sul volto del ragazzo.

«Mi spiace interrompervi» fece capolino improvvisamente George, «Ma vi reclamano fuori, e aggiungerei che da solo non reggo più quel damerino da quattro galeoni. Quindi siete pregati di seguirmi all’inferno» indicò il cortile col braccio, facendo cenno ai ragazzi di seguirlo.

Si sorbirono un’ora di gonfiate e frivole storie di Favilla su quanto fosse perfetta la sua vita e suo figlio, e su quanto fosse piccola la Tana per tutte quelle persone.

«…per non parlare dei M.A.G.O. che è riuscito a totalizzare! Strabiliante oserei dire, non è così Theo?»

«Nulla per il quale mi sia applicato troppo a fondo» rispose semplicemente lui, tornando a guardare ostentatamente Hermione.

Ebbene si, Ron aveva visto giusto, ormai era chiaro a tutti. Quel ragazzo non aveva fatto altro per tutto il tempo che fissarla.
Ed Hermione dal canto suo, aveva tentato in tutti i modi di tranquillizzare Ron, seduto accanto a lei, tenendogli la mano stretta tra la sua, e lanciandogli occhiate talmente piene di affetto e amore che sarebbero riuscite a calmare, almeno momentaneamente, chiunque.

«E tu Ronald?» riprese improvvisamente la donna, nel mezzo di uno dei suoi ennesimi monologhi, «Ho sentito che non ha completato i tuoi studi, pensi che quest’anno sia la volta buona?»

«Io non-»

«Ronald ha deciso di aiutare suo fratello nel negozio di famiglia» si affrettò a rispondere sua madre, «Un’iniziativa talmente lodevole che mi ha commosso, quando ne sono stata messa al corrente!»

«Oh, beh si. E’ senza dubbio una strada… alternativa. Ma non per questo non apprezzabile. Certo, lavorare in un negozio di giocattoli non è il massimo delle ambizioni, ma per Ronald credo andrà benissimo»

«E’ un negozio di scherzi magici» si intromise improvvisamente George, che fino a quel momento aveva cercato di defilarsi da qualsiasi argomento di dialogo.

«Oh, si. quel che è»

«Volete altro thè?» domandò la signora Weasley, captando la pesante aria di tensione che si stava andando a creare.

«Grazie Molly, avevo giusto un po di arsura»

«Vorrei ben vedere, parla ininterrottamente da un’ora» sussurrò Ginny al fratello.

«Hai detto qualcosa, Ginevra?» lo riprese la zia.

«Nulla, zia. Proprio nulla»

La donna sorseggiò dalla sua tazzina, per poi tornare a guardarli, «E tu, Hermione, giusto? Ho sentito che sei nata Babbana»

«Si signora» rispose fiera e cordiale lei, «I miei genitori sono entrambi Babbani»

«E come hanno preso il fatto di avere una figlia strega?»

Hermione si rattristì improvvisamente al pensiero di loro due, dispersi ancora chissà dove.

«Sono fieri di lei, è una delle streghe più brillanti dei nostri anni», si intromise serio Ron.

La donna rimase piuttosto interdetta e stupita da quell’improvviso dibattito, «Ne sono sicura, ritieniti fortunato allora che una strega tanto brillante ti abbia scelto»

«Mi ci sento ogni giorno, zia» la sfidò con gli occhi, restando serio.

Hermione si sentì completamente a disagio, seppur grata di essere in una situazione che le avesse permesso di udire delle parole tanto forti da parte sua.

«Ragazzi» li chiamò Molly, «Perché non portate Theodore a fare una passeggiata qui intorno? Sarete stanchi di stare seduti»

I ragazzi con riluttanza, accolsero il suggerimento della donna, riuscendo almeno a distanziarsi da quella zia talmente irritante che ancora per poco avrebbero sopportato.

Camminarono per qualche minuto in direzione del lago.

«Quindi» parlò improvvisamente loro cugino, «Com’è che passate le vostre giornate qui?»

«D’estate non c’è molto da fare» rispose atono George, giocando con un rametto che aveva raccolto poco prima.

«Uno spasso, insomma» convenne il ragazzo mentre lanciava l’ennesima occhiata ad Hermione, che tentava in tutti i modi di ignorarlo.

«Come vi siete conosciuti, voi due?»

«Ad Hogwarts» rispose seccato Ron, prendendo Hermione per mano, «Sette anni fa»

«Ed ora tu ci tornerai, giusto?» domandò il ragazzo riferendosi ad Hermione, la quale annuì. «Non molte storie resistono ad una lontananza tanto grande. Un anno non è poco se ci si pensa»

«Torniamo indietro» si intromise Ginny, «E’ quasi ora di pranzo»

«Concordo, voglio vedere quali manicaretti ha preparato zia Molly»

E si incamminò davanti a loro, come un re, seguito dai proprio servi.

«Non lo sopporto più» grugnì Ron a denti stretti.

Tornarono alla Tana, facendolo accomodare in casa.

Il signor Weasley si affacciò improvvisamente, «Ronald, devo parlarti riguardo quella faccenda»

Il ragazzo annuì e seguì il padre distante da loro.

«Di quale faccenda?» chiese Hermione a Ginny.

«Non ne ho idea. Rientriamo?»

«Voi andate, io lo aspetto qui»

La ragazza si sedette sul portico, non aveva certo voglia di rientrare ed essere nuovamente mira di quegli sguardi o delle osservazioni con doppio fine della madre di quel tipo.

«Hermione? Posso sedermi?»

E senza darle il tempo di rispondere, si ritrovò proprio lui sedutole accanto.

«Che fai qui tutta da sola?»

«Prendo una boccata d’aria» si affrettò a rispondere lei, tentando di non essere troppo scortese.

«Da Ronnie? Gia sei stanca di lui?» rise divertito lui.

«No, non di lui» rispose guardandolo fermamente.

«Oh, è una frecciatina questa?»

«Interpretala come meglio credi»

Il ragazzo rimase in silenzio, poi trattenne una risata, «Hai un bel caratterino tu» osservò, «Perché proprio mio cugino? Non è intelligente, ne particolarmente atletico o carismatico»

«Posso assicurarti che non lo conosci affatto bene»

«Difendi il tuo amato?»

«Riconosco le sue qualità, niente di più»

«Qualità? E quali sarebbero?»

«Cose che di certo non hai la fortuna di conoscere»

«Ti stai scaldando?»

Hermione lo fulminò con lo sguardo.

«Hermione» si sentì chiamare da Ron, voltandosi lo ritrovò in piedi a pochi passi da loro, «Che fai qui?»

La ragazza si alzò in piedi prendendolo per mano e sorridendogli, «Aspettavo te. Andiamo?»

Un po spiazzato, acconsentì guardando in cagnesco il cugino che non si era alzato dai gradini neanche per facilitare ai due il passaggio.

 

*

 

Dopo il pranzo, che non si rivelò più piacevole del previsto, il signor Weasley annunciò che suo malgrado, doveva passare al lavoro per sistemare alcune faccende, e che avrebbe portato suo figlio Ron.

I due si alzarono dopo aver fatto un saluto generale, dirigendosi alla porta.

Hermione si avvicinò prima che potessero uscire.

«Ronald, ti aspetto fuori» disse il signor Weasley sorridendo ad Hermione che sembrava tutt’altro che serena.

«Perché vai anche tu? Che sta succedendo?»

«Nulla, papà vuole farmi incontrare delle persone…»

«Mi stai nascondendo qualcosa» osservò lei seria rabbuiandosi e distogliendo lo sguardo.

«Hermione… non c’è niente per cui tu debba preoccuparti, ok?» le domandò, dopo averla afferrata per le spalle e costretta a guardarlo.

«Allora perché non me ne parli? Non ci sono mai stati segreti tra noi, e pensavo che adesso… dovessero essercene ancora di meno…»

«Non ci saranno segreti. Ci sono soltanto cose che devono essere dette nel momento giusto»

«E quando mi dirai cosa sta succedendo?» rispose lei preoccupata.

«Presto» le posò un bacio sulle labbra, «Hai la mia parola»

«Niente segreti?» domandò seria.

«Niente segreti» le rispose lui dolcemente, stringendola a se e carezzandole la schiena.

La sentì sospirare, era ovvio fosse preoccupata, ma non poteva di certo parlarle ora.
Però aveva ragione, non dovevano esserci segreti tra loro.
La distanziò, afferrandole una mano e baciandole il palmo, chiuse gli occhi e sospirò più volte a fondo.

«In verità, un segreto c’è. Hermione, io…»

Il rumore della porta che si riapriva li fece bloccare.

«Scusate…» parlò a disagio il signor Weasley, «Ronald, dovremmo andare… la passa-porta si sta per attivare»

«Arrivo subito» l’uomo dopo un cenno, uscì nuovamente dandogli l’ultimo istante di privacy.

«Vai» gli sussurrò lei.

«Ci vedremo tra qualche ora…» la salutò lui.

Arrivò vicino alla porta, poi si voltò e parlò nuovamente, «Non scherzavo stamattina»

 

*

 

Il pomeriggio non fu dei migliori, Hermione non riusciva a non pensare a lui. A cio che si erano detti e al perché non le spiegasse i motivi dei suoi pomeriggi passati lontani dalla Tana.

Aveva bisogno di stare un po sola, con una scusa scese in cucina, disabitata solitamente a quelle ore del pomeriggio, ma sfortunatamente trovò l’ultima persona con la quale avrebbe avuto voglia di parlare.

«Ah… non sapevo ci fossi tu qui»

«Se non lo sapevi, perché sei venuta qui?» domandò strafottente lui.

«Appunto, tolgo il disturbo» ma si sentì bloccata per il polso. Si voltò seccata, gia il suo umore non era dei migliori.

«Perché non resti a farmi compagnia? Cercavo qualcosa da mangiare, sai se c’è qualcosa di pronto?»

«Penso che con la tua grande intelligenza tu sia in grado di prepararti da solo qualcosa»

«Perché sei tanto sulla difensiva con me, Hermione?»

«Se permetti, vorrei andare»

Il ragazzo però, le si avvicinò prepotentemente, «Sai che se casualmente, succedesse qualcosa qui dentro, tra noi, non direi nulla a mio cugino, vero?»

Hermione lo fulminò con lo sguardo, «Se mai succedesse qualcosa tra noi, dovrei senza dubbio essere portata d’urgenza al San Mungo, Theodore. Con permesso»

Fece per andarsene ma sentì la mano di lui lungo la sua schiena che la trascinava verso di se, il volto di lui che si avvicinava verso le sue labbra.

«Stupeficium!» eseguì lei, dopo averli puntato la bacchetta addosso facendolo volare dall’altra parte della cucina.

La guardò con gli occhi sbarrati tentando di rimettersi in piedi.

Poco dopo, la signora Weasley seguita dagli altri accorsero per via dei rumori.

«Ma cosa…?»

«Mi… ha tentato di…» cercò di giustificarsi Hermione tra l’imbarazzo e il disagio di ciò che aveva appena fatto. Ginny le arrivò accanto abbracciandola.

Harry arrivando dall’altro lato della cucina lo afferrò per la camicia scuotendolo, «Come ti sei permesso??»

«Ho solo provato a baciarla! Ma che avete siete tutti pazzi?!» si scrollò dalla sua presa sistemandosi i vestiti.

«Theo!» urlò chiamandolo la madre correndogli incontro, «E tu…! Come osa una mezzosangue-»

«Favilla! Vattene immediatamente da questa casa!» tuonò solenne la signora Weasley, «Non ammetto atteggiamenti del genere verso i miei figli!»

Hermione sentì le lacrime riempirgli gli occhi, udendo quelle parole.

La donna inorridita afferrò il figlio per un braccio trascinandoselo dietro, non degnando di uno sguardo i presenti.

Dal salotto, si sentì il classico rumore scaturito da una smaterializzazione.

La signora Weasley sospirò pesantemente, Hermione sciogliendosi dalla presa di Ginny, le si avvicinò con aria colpevole.

«Signora Weasley… la prego mi perdoni. Sono mortificata… Ho perso il controllo e-»

«Cara, perdonami tu. Non avrei dovuto permettere che persone del genere entrassero in casa»

«Non deve scusarsi…» la pregò la ragazza avvilita.

«Hermione» udì la voce di Ginny accanto a lei, «Fidati che hai reso un servizio prezioso a questa famiglia. Non immagini quante volte ognuno di noi avrebbe pagato oro pur di fare ciò che tu hai fatto»

«Mi dispiace di aver reagito in quel modo» si scusò a sua volta Harry.

«Smettetela voi due» li abbracciò forte la donna, «I figli acquisiti si rivelano decine di volte migliori dei parenti»

«Tranne Fleur» sottolineò ridendo Ginny.

 

*

 

Dopo aver ricevuto un Gufo dal marito, la signora Weasley avvisò gli altri che lui e Ron sarebbero rincasati tardi.
Cenarono e si ritirarono a letto.
Ginny chiese ad Hermione se per quella notte, avesse preferito dormire con lei, ma la ragazza sminuì il tutto invitando Harry, ad entrare nella stanza dell’amica.

Salì le scale e si infilò nella stanza deserta di Ron, senza farsi vedere. Ed indossato il pigiama, si infilò a sua volta nel letto del ragazzo. Respirando a pieni polmoni il suo profumo.

Si addormentò mezz’ora dopo, sommersa dai dubbi sul perché del suo ritardo e su cosa avesse fatto tutto il giorno.

 

*

 

Poco dopo l’alba, Ron e suo padre si dirigevano a gran passo verso casa.

«Siamo quasi arrivati» affermò l’uomo, diretto alle due persone che li seguivano.

Arrivarono alla Tana, trovando la signora Weasley appena alzata, ancora in vestaglia mentre preparava la colazione.

«Siete tornati finalmente! Oh, ma voi…»

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Capitolo 9
*** Riunioni, cuscini e partenze. ***


I signori Granger salutarono la donna.

«Signora Weasley… non sappiamo come ringraziarvi per esservi presi cura di nostra figlia»

«Non dite sciocchezze, questa è anche casa sua ormai da tempo. È di sopra a dormire, volete andare a svegliarla o preferite aspettarla qui?»

Ron improvvisamente, venne raggiunto da un timore.

«Posso andare a chiamarvela? Tanto sarà sveglia a momenti» suggerì lui.

«Oh, ottima idea Ronald» rispose la madre, «Arthur, accompagna in cucina i signori Granger, avranno senza dubbio fame»

L’uomo annuì, facendogli strada mentre la moglie si avvicinava minacciosa al figlio, «Tu e tua sorella dovete smetterla di scambiarvi le stanze, è chiaro? Che figura mi avreste fatto fare se fossero saliti loro a svegliarla?!»

Il ragazzo la guardò spiazzato e imbarazzato, «Co-Come…?»

«Pensi che tua madre sia nata ieri? Non ti sei mai rifatto il letto in diciotto anni di vita, Ronald. Senza contare il cuscino di Harry…  Buon Dio quel ragazzo non fa che lasciarlo da una stanza all’altra della casa!»

Ron trattenne a stento una risata, mentre tentava di rimanere serio.

«Ora vai a chiamarla, svelto» lo redarguì la donna facendo un pesante sospiro.

Ron entrò nella sua stanza, trovandola addormentata con stretta a se, una sua maglietta.

Si sedette sul letto guardandola amorevolmente. Le tolse dal volto una ciocca di capelli ribelle, portandogliela dietro l’orecchio.

«Tesoro…» le sussurrò chinandosi su di lei, e posandole un bacio sul capo.

Hermione, lentamente aprì gli occhi, stropicciandoseli e facendoli diventare due fessure, gli sorrise carezzandogli una mano.
Dopo poco però, si tirò di scatto su col busto. «Dove sei stato?!»

«Dovevo occuparmi di quella cosa…»

«Mi hai fatto preoccupare, razza di stupido insensibile!»

«Abbiamo mandato un gufo…»

«Potevi mandarmi un Patronus!» disse lei seccata ed irritata.

«Ti spiegherò tutto…»

«Allora fallo» incrociò le braccia con aria di sfida.

«Ho bisogno che ti fidi di me, scendiamo di sotto e capirai ogni cosa»

«No, Ronald. Voglio capirlo adesso, qui.»

«Hermione… perché miseriaccia sei così testarda?!»

«Perché tu sei così misterioso?!»

«Scendiamo, ti dico!»

«Ti ho detto di no, non prima che mi avrai detto tutto!»

Il ragazzo si tirò su in piedi sospirando, la guardò.

«Cosa c’è?» domandò lei seccata.

«Non dirmi che non l’hai voluto te»

Non dandole il tempo di replicare, la prese in braccio passandole una mano sotto le ginocchia mentre l’altra le cingeva la schiena, alzandola dal letto e dirigendosi verso la porta.

«Ro-Ronald Weasley! Lasciami subito!» tentò di liberarsi lei, ma la stretta poderosa del ragazzo non le lasciavano molto movimento mentre percorreva il corridoio.

«Stai buona!» la redarguì lui, «Se per una volta la smettessi di essere così cocciuta…!»

«Non voglio scendere! Voglio che mi spieghi!» protestò lei mentre cercava di far valere i suoi diritti, arrivati ormai in salotto.

«Ti giuro che sei non mi spieghi sub-»

«Hermione»

Quella voce, l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Voltando la testa in direzione della voce, vide sua madre in piedi che la guardava commossa, raggiunta poco dopo da suo padre.

Sentì Ron metterla a terra, ancora in pigiama a piedi nudi.
Fece qualche passo esitante verso i genitori, i quali completarono il tragitto in breve tempo accogliendola in un abbraccio che la fece piangere a dirotto.

Ron senza dare nell’occhio, si infilò in cucina trovando lì i genitori, per darle la privacy di cui avevano bisogno.

«Hai fatto una cosa bellissima per lei» affermò fiero suo padre.

«Non sarei riuscito a fare proprio nulla senza l’aiuto tuo e di Harry»

«Non è questo ciò che conta, caro» riprese sua madre poggiandogli le mani sulle spalle.

 

*

 

Hermione si staccò dopo diversi minuti dai genitori, ancora provata, «Ma come…?»

«Ci hanno gia raccontato tutto cara, non siamo arrabbiati» la tranquillizzo sua madre.

«Anche se avremmo preferito che le cose fossero andate diversamente…» si affrettò a sottolineare suo padre.

«Oh, ma l’importante è che ora tutto si sia risolto!» affermò la moglie radiosa.

«Come avete fatto ad arrivare qui?» domandò Hermione ancora spiazzata.

«Il signor Weasley ha preso contatti col vostro Ministero magico e ci ha fatto trasferire qui, hanno pensato loro alla faccenda della memoria credo. Almeno da quanto ci hanno spiegato. Ovviamente non ricordiamo questa parte» rispose suo padre.

«E’… sembra un sogno…»

«Ci hanno trovati grazie a Ronald» aggiunse la donna, «Ha portato avanti delle ricerche per suo conto»

Hermione si portò una mano alla bocca, trattenendo un sussultò.

La donna la guardò complice in volto, «E’ diventato un bel ragazzo, Hermione»

«Faremmo meglio a raggiungere i signori Weasley, non vorrei sembrare scortese. Hanno gia fatto molto» si intromise suo padre.

Arrivarono in cucina, trovandoli vicino al tavolo.
Gli occhi di Hermione cercarono immediatamente quelli del ragazzo, lo vide donarle un sorriso imbarazzato.

Gli corse incontro scalza lanciandogli le braccia al collo e stringendolo quasi disperatamente a se, «Grazie» gli disse tra le lacrime, «Grazie… Grazie… Grazie…»

La signora Granger guardò teneramente quella scena, mentre osservava la figlia mettersi in punta di piedi, e rubare un bacio al ragazzo che, poco dopo, si distanziò completamente rosso in volto ed imbarazzato.

Il signor Granger guardò sorpreso sua moglie, che invece non lo sembrava affatto.

«Ragazzi» li chiamò la voce della signora Weasley, «Che ne dite di svegliare Ginny ed Harry? Preparerò a tutti una bella colazione»

I due annuirono, Ron tentò di defilarsi il prima possibile, Hermione lo fece più lentamente, non riuscendo a nascondere però un forte imbarazzo dallo slancio di entusiasmo avuto poco prima.
Diede un bacio sulla guancia della madre, e seguì Ron di sopra.

«Accomodatevi» li invitò Arthur mentre la moglie disponeva le stoviglie sul tavolo.

«Quindi… stanno insieme o qualcosa del genere?» domandò pensieroso il signor Granger prendendo posto accanto alla moglie.

«Se mi permette» rispose Molly, «Era solo questione di tempo ormai, e noi in famiglia ne siamo tutti entusiasti, anche se rammaricati che ci abbiano messo tanto. Ma sa, mio figlio tra le qualità che possiede non ha quella dell’iniziativa»

«Pensavo fossero soltanto molto amici» rifletté l’uomo ad alta voce.

«Oh, tesoro. Hermione parlava sempre in modo diverso di Ronald rispetto ad Harry, non l’avevi notato? Era talmente chiaro» riprese sua moglie sorridendogli in modo molto simile alla figlia.

«No, affatto a dire il vero»

 

*

 

Ron ed Hermione salirono lentamente le scale dirette alla camera di Ginny.

«Sono stata talmente ottusa… perdonami, avrei dovuto saper pazientare…»

«Non è colpa tua se sei incapace di accettare situazioni in cui non hai tutto sotto controllo!» la prese in giro lui, ricevendo un colpetto sulla spalla di protesta.

Arrivarono davanti alla porta, rimasero fermi per alcuni istanti, «Se tento di picchiare il mio miglior amico, affatturami»

«Se proprio insisti» rispose lei, spalancandola e trovando gli oggetti della loro discussione, in piedi, gia vestiti.

Ron squadrò l’interno della stanza.

«Buongiorno!» esclamò squillante Ginny.

«Perché sei gia vestito?» domandò il rosso ad Harry.

«Abbiamo sentito dei rumori e ci siamo affrettati» disse allacciandosi le scarpe.

Il ragazzo vide l’anta di un armadio aperto che conteneva vestiti sicuramente non da donna. «Perché ci sono i tuoi vestiti qui??»

«Perché… abbiamo pensato di tenerne un po qui, in modo da evitare corse mattutine per recuperarli in camera tua»

Il rosso si voltò seccato verso Hermione, incrociando le braccia serio, «Visto?» esclamò alzando il naso.

«Ancora questa storia?» ribatté rassegnata lei passandosi una mano sulla fronte.

«La mamma sa tutto» disse improvvisamente lui.

«Per i pantaloni di Merlino! Che stai dicendo??» si agitò Ginny.

«Se qualcuno la smettesse di rifare letti o portarsi in giro cuscini, non lo avrebbe capito» disse fulminando i due.

«Ok, svuoto l’armadio» disse Harry, dirigendosi verso il mobile ma venendo bloccato da Ginny. «Non svuoti proprio niente!»

«Ha detto che dovremmo smetterla…»

«Miseriaccia Ron! Che facciamo?»

«Non mi sembra ora il momento per pensarci, di sotto ci sono i genitori di Hermione»

«Ce l’avete fatta?» domandò sorridendo Harry.

«Tu… anche tu lo sapevi?» si intromise Hermione.

Il ragazzo deglutì sonoramente, «Ron, hai saputo di cosa è successo ieri con tuo cugino?»

«Non cambiare discorso!» lo ammonì la ragazza.

«Theodore? Che cosa ha fatto?» domandò allarmato il rosso.

«Ha provato a saltarle addosso» disse tranquillamente Ginny, vedendo il fratello sbarrare gli occhi e guardare la propria ragazza.

«Non… Ci ha solo provato, non è successo nulla!»

«Quel brutto-»

«Hermione lo ha schiantato!» cantilenò ridendo Ginny.

«Co… Hai fatto cosa??» ribatté sempre più spiazzato Ron.

«Ecco…» Hermione abbassò lo sguardo imbarazzata, «E’ stato un… riflesso incondizionato»

«Come se non avessi provato soddisfazione nel farlo! Quanto ti invidio… avrei voluto pensarci io!» esclamò grintosa la rossa.

Ron prese in braccio Hermione sollevandola da terra, «Sei fenomenale, tu!»

«Perché questo tono sorpreso?» sorrise lei, tornando con i piedi per terra.

«Mi spiace interrompere la festa, ma scendiamo o la mamma verrà a controllare di non essere ancora diventata nonna!» aggiunse Ginny divertita.

 

*

 

«Hermione vuole quindi frequentare l’ultimo anno di scuola?» domandò il signor Granger alla signora Weasley.

«Proprio così, tornerà insieme a mia figlia Ginevra. E’ una ragazza talmente acculturata che non poteva lasciare incompiuta la propria istruzione»

«Hermione è sempre stata molto diligente, le sue scelte si sono rivelate mature fin da piccola» convenne sua madre, lieta di udire quella notizia. «E per quanto riguarda vostro figlio ed Harry? Non torneranno con loro?»

«Harry inizierà a lavorare al ministero in una sorta di… sezione di sicurezza magica. Ronald invece aiuterà suo fratello al negozio di famiglia. Abbiamo… perso un figlio durante la guerra. Uno dei gemelli, Fred» ammise dolorosamente il signor Weasley, stringendo la mano della moglie.

«Noi non… non immaginavamo… siamo così dispiaciuti…»

«E’ un eroe del mondo magico, non siatelo» udirono la voce di Ron verso la porta, con a seguito la figlia e gli altri ragazzi.

I suoi genitori lo guardarono orgogliosi mentre si avvicinava a loro.

«Eccovi, sedetevi, vado a prendere la colazione» annunciò la signora Weasley declassandosi in cucina.

Hermione si sedette accanto ai genitori sorridendo alla madre.

«Harry, è un piacere rivederti» disse sorridendo la donna.

«Il piacere è mio signora Granger, signor Granger»

«Tu devi essere Ginevra» gli strinse la mano il signor Granger, «Nostra figlia ci ha molto parlato di te, sei una delle sue più care amiche»

«E lei lo è per me» rispose soddisfatta facendo l’occhiolino all’amica.

«Allora, Ronald» riprese improvvisamente l’uomo, «Da quanto tu ed Hermione… uscite insieme?»

Il ragazzo deglutì a disagio, «Ecco… non molto a dire il vero» disse afferrando un pezzo di ciambellone ed infilandoselo in bocca.

«Non fraintendermi, se Hermione è felice lo sono anch’io. Ma sappiamo molto poco su di te, avrei piacere a conoscerti meglio»

«Oh, si credo che sia… giusto» convenne imbarazzato lui.

«Caro, non terrorizzarlo» gli sorrise la moglie mentre vedeva il marito squadrarlo.

«Devi sapere Ronald, che nel nostro mondo. Il padre è solito conoscere meglio il ragazzo di sua figlia previo scontro con armi da taglio. Spade, pugnali, lame e cose del genere. Per valutare la sua preparazione. hai un infarinatura di questa arte?»

Il ragazzo sbiancò improvvisamente, mentre sentiva la moglie ridere.

«Papà! Smettila di spaventarlo! Sta scherzando, Ron…!» lo rassicurò Hermione, seppur trattenendo a stento le risate.

«A mio marito piace scherzare, Ronald. Ma saremmo felici di invitarti a cena appena avremmo sistemato alcune faccende burocratiche»

Il ragazzo sprofondò sotto terra dalla vergogna, annuendo appena.

La mattinata trascorse nel migliore dei modi, a differenza del giorno precedente, gli ospiti erano decisamente più graditi e piacevoli.

Si spostarono dopo poco tutti in salotto. Hermione sembrava radiosa, come se si fosse tolta un enorme macigno che la opprimeva.

«Signori Granger» entrò nella stanza Arthur, «Ho parlato proprio ora col ministero, casa vostra è agibile e pronta a riaccogliervi non appena lo riteniate necessario, così come il vostro trasferimento lì»

I due coniugi si scambiarono un’occhiata sollevata, «Potremo mai ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per noi e per nostra figlia?»

«Suvvia» rise la signora Weasley, «Siamo quasi parenti, dopotutto» disse lanciando una chiara occhiata al figlio e ad Hermione.

«Quando pensate di andare?» domandò Harry, tentando di togliere dall’imbarazzo i due amici completamente rossi.

«A dire il vero, credo che la cosa più saggia sia iniziare fin da subito ad organizzare il tutto, siamo piuttosto stanchi. Per non parlare del jet-lag…» ammise la signora Granger.

«Parlerò immediatamente col ministero allora, nell’arco di un paio d’ore dovrebbe essere tutto pronto» disse prontamente il signor Weasley.

«Oh, grazie»

«Se nel frattempo volete riposarvi un po, potete andare di sopra. Sarete distrutti» suggerì la signora Weasley.

«Non vorremmo abusare troppo della vostra ospitalità…» dischiarò l’uomo guardando la moglie.

«Oh, non dite sciocchezze! Ginny cara, accompagna i genitori di Hermione nella stanza di Bill. Se vorrete rinfrescarvi il bagno è proprio accanto» li incitò cordialmente la sdonna.

La coppia, salutò la figlia e si ritirò in salotto.

«Sei sollevata?» domandò Harry ad Hermione, stirandosi.

«Si… e grazie anche a te per aver aiutato questo stupido» rispose guardando teneramente il ragazzo che le sedeva accanto.

«Ehi!» protestò mettendo il broncio lui, ma corrompendosi con poco, dopo aver ricevuto un bacio veloce dalla ragazza.

«Non traumatizzate il mio ragazzo, perfavore!» esclamò Ginny sedendosi in braccio ad Harry, di ritorno dalla stanza di Bill.

«Casa tua sarà piena di polvere come quella dei Dursley!» convenne Ron riflettendo.

«Hermione quindi… andrai via anche tu tra un paio d’ore?» esordì improvvisamente Ginny.
Gli sguardi dei due ragazzi, come illuminati da una consapevolezza che non avevano ancora raggiunto, si diressero sul volto del soggetto di quella domanda tanto ovvia quanto inaspettata.

«Veramente non… Non lo so» ammise onestamente lei.

Si voltò al suo fianco, incontrando lo sguardo del suo ragazzo che la fissava tentando di gestire le emozioni che provava in quel momento.

«Dovresti stare con la tua famiglia» disse infine lui, «E’ passato talmente tanto da quando vi siete visti l’ultima volta… avrete tantissime cose di cui parlare, tanto da recuperare»

Hermione tentò di decifrare il suo sguardo, ma l’unica cosa che riuscì a captare, fu lo sforzo di dire la cosa giusta, pur andando contro i propri interessi.

«Con questo non significa che non ti vogliamo più qui» si affrettò a sottolineare Ginny, «Qualunque cosa dovrai, vorrai o potrai fare, questa resta anche casa tua. Puoi rimanere o tornare qui quando vuoi, non scordartelo»

«Parole sante, Ginny cara» esordì la signora Weasley appena tornata dal cortile, «E spero che queste parole dette da mia figlia, ti riprovino che non sono prodotto di eccessiva ospitalità o cortesia»

«Ginny non è certo famosa per queste caratteristiche» si apprestò a sottolineare Harry.

«Ehi!» la ragazza gli diede un pizzicotto sul fianco facendolo contorcere di dolore.

«Non fate troppo rumore, cari. I signori Granger stanno riposando» li redarguì la donna.

«Harry Potter, non obbligarmi a renderti il bambino che stavolta non è sopravvissuto!» lo minacciò lei con il dito puntatogli contro.

«Pace! Chiedo venia!»

«Harry! Era così stabile la tua posizione da ritrattarla così?» lo ammonì Hermione ridendo di gusto a vederlo terrorizzato dalle avvisaglie dell’amica.

Ron improvvisamente, si alzò in silenzio dirigendosi verso la porta.
I tre lo guardarono attenti mentre spariva dal loro raggio visivo.

Hermione si voltò verso di loro.

Lo sguardo di Harry fu eloquente, vai.

Uscì a poca distanza da lui, trovandolo con la schiena poggiata contro il muro della casa, con lo sguardo fisso verso il vuoto.

«Ehi» gli sorrise poggiandosi a sua volta, di fianco a lui.

La guardò ricambiando il sorriso, per poi tornare a fissare davanti a se.

«Va tutto bene?» gli domandò timorosa.

«Certo. Ho contribuito a renderti serena, ovvio che vada tutto bene»

Hermione rimase in silenzio per un po, dopo il quale si distanzio dal muro andandosi a frapporre tra lui e il punto indecifrabile che insisteva nel fissare.
Vide il suo sguardo tornare e focalizzarsi su di lei.

«Non voglio andarmene» sussurrò lei.

Il ragazzo la osservò a lungo, «Devi»

«La decisione è solo mia» controbatté lei.

«Cio non toglie che la cosa giusta da fare sia andare»

«Lo è…» sospirò profondamente, «…ma tra poco più di un mese tornerò ad Hogwarts»

«Lo so» fu l’unica cosa che riuscì a dire lui, rimanendo freddo come il ghiaccio.

«Sono sicura che se decidessi di restare… i miei capirebbero» gli disse speranzosa lei.

«Torna a casa, Hermione»

La ragazza sentì un nodo alla gola, «Vuoi che me ne vada?» sussurrò appena.

«Si» rispose secco lui.

«Ti sei gia stancato di avermi intorno?»

Il ragazzo rimase in silenzio, distogliendo lo sguardo.

La sentì allontanarsi poco dopo, e quello che udì nel momento in cui la porta si stava richiudendo, era sicuro fosse stato un singhiozzo.

 

*

 

I signori Granger dopo essersi svegliati, vennero messi a conoscenza dal signor Weasley che tutto era pronto per il trasferimento a casa loro.

Si trovarono tutti nel salotto della Tana.

«Cara, sei sicura di voler ripartire subito assieme a noi? Se vuoi rimanere qualche altro giorno capiremmo… non possiamo pretendere di sradicarti da un giorno all’altro senza preavviso…» tentò di parlarle sua madre.

«Verrò con voi subito» la rassicurò lei, seppur mantenendosi fredda all’apparenza.

«Hermione, appena ne hai modo, vieni a mangiare qui, anche senza avvisare» la redarguì la signora Weasley.

«Tanto la mamma cucina sempre per cinque persone in più» la abbracciò Ginny stringendola, «Sei sicura vada tutto bene?» le sussurrò all’orecchio, sentendo il capo di lei che annuiva non troppo convinto.

Si separò dando modo ad Harry e George di salutarla, guardò Ron dall’altro lato della stanza, poggiato allo stipite della porta avvicinarsi a lei, «Fai buon viaggio…» le disse a disagio, davanti a tutti. Non ricevendo alcuna risposta.

Poco dopo, se ne andarono.

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Capitolo 10
*** Soffitti, Firebolt e pianti. ***


«Amico» Harry gli si avvicinò, «Che ne dici se stasera torno a dormire in camera tua? Sai, dopo che tua madre ha scoperto tutto…»

«Sai bene che se avesse voluto, avrebbe gia fatto una scenata. Sto bene, resta pure con mia sorella» lo rassicurò lui salendo le scale velocemente.

Harry e Ginny si scambiarono un’occhiata preoccupata.

«Si può sapere cosa è successo?» gli domandò la signora Weasley dopo aver assistito al freddo saluto che si erano scambiati poco prima.

«Non lo so… credo che l’abbia spinta ad andare ferendola di proposito, o cose del genere. Cose stupide in buona fede tipiche di Ronald Weasley» rifletté ad alta voce Ginny.

«Quel ragazzo…» sospirò sua madre pensierosa, «Andate a dormire ora, tenterò di parlargli domani e capirci qualcosa»

I due annuirono e fecero per voltarsi.

«Harry caro» lo richiamò la donna, «Se metti incinta la mia bambina prima dei 25 anni, Arthur tenterà di cruciarti, e io glielo lascerò fare» lo avvertì sorridendo la donna per poi ritirarsi anch’essa in camera sua.

«Sta-Stava… scherzando, vero??»

«Vuoi scoprirlo?» lo guardò maliziosamente lei.

«Merlino…»

 

*

 

Ron sdraiato sul suo letto, fissava il soffitto con le mani sotto la nuca.
Sentiva ancora l’odore di lei tra le lenzuola, non aveva nessuna voglia di disfare il letto per immergercisi completamente, non quella notte.

 

*

 

I Granger tornarono nel tardo a casa loro.
Si misero a lavoro per spolverare e rassettare le due camere da letto, in modo da evitare di passare la notte in mezzo agli acari.
Terminarono a serata inoltrata.

«Tesoro, io e tuo padre andiamo a dormire. Se ti viene fame ho messo gli avanzi della cena nel forno» esordì sua madre, vedendo la figlia seduta sul letto che fissava il vuoto.

«Co-Cosa?»

La donna la guardò comprensiva, facendo il giro del letto e sedendosi accanto a lei, le passò una mano sulla schiena.

«E’ successo qualcosa con Ronald?»

Hermione non rispose, mordendosi il labbro inferiore come per fermare il dolore che sentiva dentro.

«Litigare è del tutto normale, anche io e tuo padre lo facciamo di continuo» tentò di confortarla lei.

«Non abbiamo… litigato» rispose tempestivamente, tradendo stanchezza e sofferenza nella voce, «Non c’è stata alcuna discussione…»

La donna tentò di decifrare la figlia, «Cosa ti turba allora? Sembravate talmente… felici. Tu sembravi radiosa con lui accanto»

«E’ questo il problema» sospirò pesantemente lei, «Non mi vuole accanto… si è stancato di avermi intorno» ammise con dolore lei, deglutendo a fatica e tentando di ricacciare dentro le lacrime minacciose che volevano emergere.

«Perché mai pensi una cosa del genere?» domandò confusa la donna alla figlia, «Il modo in cui ti guardava, non era certo quello di un ragazzo infastidito dalla tua presenza, tutt’altro» convenne certa lei.

«Non lo penso, me lo ha detto chiaramente» rispose, iniziando ad essere assalita dalla rabbia.

La donna rimase in silenzio riflettendo, «Credi a queste sue parole?»

«Credo nel fatto che abbiamo passato un anno insieme ogni singolo giorno, ed ora che mi ritrova anche a casa sua, non è così assurdo che inizi a stancarsi di me…» una lacrima scese solitaria sul suo viso.

La donna la strinse a se, sentendola finalmente lasciarsi andare. Ma se quella mattina le lacrime che le aveva visto versare erano state di gioia per averli rivisti, queste erano di tutt’altro tipo.

«Mamma…» si strinse a lei tentando di scacciare via il dolore e la paura di perderlo che la stavano invadendo.

 

*

 

Passata oltre un’ora, Ron Weasley ancora non riusciva a chiudere occhio.
Non si era mosso, ancora vestito sul suo letto, non smetteva di guardare il soffitto.
Una rabbia mai vista lo pervadeva completamente.
Strinse il pugno talmente forte da sentire le ossa scricchiolare, per poi dare un pugno secco sul materasso che produsse un tonfo sordo.

Si alzò mettendosi seduto e poggiando i gomiti sulle ginocchia, sorreggendosi la testa e massaggiandosi le tempie.

 

*

 

La signora Granger carezzava il capo della figlia, seduta sul suo letto mentre l’aveva fatta distendere.

«Cara, vado di sotto a prepararti una camomilla»

«Non c’è… bisogno» sussurrò lei ancora scossa dai singhiozzi.

«Oh, si che ce ne è» disse la donna alzandosi, «Cerca di tranquillizzarti nel frattempo»

«Mamma, sei… stanca, vai a letto. Sto… bene»

«Ho riposato dai Weasley, non preoccuparti per me. E ora mettiti giù»

 

*

 

Ron continuava a trattenere a stento la rabbia tentando di focalizzarsi a fissare un punto di fronte a se.

«Dannazione!» urlò dando l’ennesimo pugno sul materasso, stavolta alzandosi in piedi.

Camminò su e giù per la stanza a grandi falcate, in modo confuso. Finché dopo aver fatto un profondo respirò, schizzò fuori nel corridoio.

 

*

 

La signora Granger trafficava con la teiera e l’acqua calda nella cucina, ancora in parte coperta dai teli di plastica.

La feriva vedere la figlia in quello stato. E seppur le fosse stato chiaro fin dall’inizio che le parole del ragazzo erano state dette col solo scopo di farla tornare a casa con loro, non avrebbe potuto comunque rivelarle la verità. Se aveva creduto tanto ciecamente a quella balla così evidente, non avrebbe di certo dato ascolto alle parole di una madre che avrebbe detto o fatto qualsiasi cosa, ai suoi occhi, per tentare di risollevarla.
Quando si è innamorati si diventa ciechi, pensò.

 

*

 

Ron arrivò al piano terra senza preoccuparsi di non fare baccano.
Si fermò per allacciarsi le scarpe che non aveva neanche avuto modo di sistemarsi e si diresse nello stanzino delle scope, accanto alla sala da pranzo.

«Ronald? Cosa stai facendo?» domandò la signora Weasley in camicia da notte, impugnando un cero che sprigionava una modesta quantità di luce.

«Mamma… Dov’è la Firebolt di Harry?»

«A cosa dovrebbe servirti a quest’ora?» domandò la donna allarmata.

«Devo… devo andare da Hermione. Ho fatto un casino devo…» il ragazzo rimase in silenzio, con un lieve fiatone, sotto lo sguardo severo di sua madre.

«E pensavi di andartene in piena notte senza avvertire ne me ne tuo padre?!»

Il ragazzo deglutì colpevole.

La donna accese la luce della cucina e si sedette pesantemente su una sedia. «Se aspetti domattina, ti accompagnerà Arthur fino al ministero, da lì ci sono diverse vie rapide per arrivarci» tentò ragionevolmente la donna di farlo desistere.

«Devo andare ora, devo parlarle» la guardò serio in volto, forse come non mai in vita sua.

La donna sospirò ancora, «Come pensi di arrivare lì da solo?»

«Andrò a Diagon Alley e userò il passaggio del Paiolo Magico»

«Ronald Bilius Weasley, hai idea di quanto sia lontano da raggiungere con un manico di scopa?»

«Per questo mi serve la Firebolt di Harry! Mamma, ti prego…»

«Te ne sei andato per più di un anno senza chiedermi il permesso, perché ora lo stai facendo?»

Il ragazzo abbassò lo sguardo colpevole.

«Giusto, andresti comunque… è nel capanno degli attrezzi»

Il ragazzo balzò davanti alla madre abbracciandola.

«Non ho finito! Mandami un Patronus appena arrivi, non mi interessa a che ora. È chiaro? Se non ho tue notizie in un lasso di tempo accettabile, giuro che domani non la passerai liscia! Sarai anche maggiorenne, ma finchè abiterai sotto questo tetto dovrai sottostare alle nostre regole!»

«Grazie mamma!» il ragazzo corse fuori.

«E stai attento per Morgana!» lo redarguì rassegnata sua madre, lasciandosi cadere nuovamente sulla sedia e riflettendo su quanto fossero cresciuti i suoi figli.

 

*

 

La signora Granger portò con attenzione la tazza al piano superiore della casa, entrò nella camera della figlia, ancora sdraiata e scossa dal pianto.

Le passò la tazza restando accanto a lei, «Bevi finché è caldo»

La ragazza fece tre sorsi per poi poggiare la tazza sul comodino illuminato dalla lampada.

«Dovremmo parlare di questo anno passato… ed invece non riesco a fare altro che essere in questo stato…» disse con una punta di disgusto nella voce.

«Proprio per questo, mi sono persa un anno della vita in cui ti sarei potuta essere vicino. Ed ora che ne ho l’opportunità, non pensare che non voglia farlo» la rimproverò sua madre.

«So che può sembrare tutto talmente… futile»

«Oh, cara. Non l’ho pensato neanche per un secondo. Si tratta di una persona che per te è molto importante, per quale motivo dovrebbe essere stupido star male per questo?»

«E’ tutto così… confuso, mamma»

 

*

 

Ron sorvolò a gran velocità le case sottostanti, in sella alla Firebolt di Harry.
Stava iniziando a sentire un freddo insopportabile, avrebbe dovuto saperlo che pur stando in estate, a quell’altezza e a quella velocità la temperatura sarebbe stata molto diversa rispetto a quella in camera sua.

Dopo una quantità di tempo indefinito atterrò vicino al Paiolo Magico, entrando a passo accelerato all’interno, tenendo in mano la scopa.

«Scusi, dove sta andando?» un uomo, apparentemente appartenente al ministero, lo fermò.

«Non mi serve una stanza, devo soltanto usare il passaggio» rispose frettolosamente lui.

«Dove è diretto, signore?» insistette solennemente l’uomo.

«Dovrei dirlo a lei… perché?»

«Da quando la guerra è finita, il Ministero ha intensificato le misure di sicurezza soprattutto lungo i collegamenti tra il mondo Babbano e quello magico. Ci sono alcuni superstiti tra i Mangiamorte in circolazione, non possiamo permetterci sviste»

Il ragazzo sospirò, «Sono Ronald Weasley, ho lottato al fianco di Harry Potter durante la battaglia ad Hogwarts, non sono un Mangiamorte. Sto andando da una persona molto importante se mi permette di passare»

L’uomo lo squadrò da capo a piedi, «Vada»

«Steve, non controlliamo i suoi dati attraverso la bacchetta?» gli disse un altro uomo con la medesima divisa, poco lontano da lui mentre Ron dopo un cenno con la testa, percorreva velocemente il passaggio, saltando nuovamente in sella alla scopa.

«Mi ricordo di lui, c’ero anch’io quella notte ad Hogwarts»

 

*

 

«Hermione, hai voglia di farti una doccia? Trovo sia piuttosto utile a conciliare il sonno» le suggerì sua madre vedendola sospirare.

«Si… sono in uno stato pietoso… Mi dispiace averti tenuta sveglia fino ad ora»

«Non dire sciocchezze, ora vai. Cambio le lenzuola nel tuo letto e torno da tuo padre, se non riesci a prendere sonno neanche dopo, vieni a chiamarmi»

Posò un bacio sulla fronte della figlia mentre la vedeva entrare nel suo bagno personale.

La donna si avvicinò all’armadio, ed aprendo l’anta tirò fuori da una piccola cassettiera delle lenzuola pulite.

 

*

 

Ron sorvolava le case Babbane a grande velocità, praticamente al buio e dovendola riconoscere solo dal tetto, di notte, non era affatto facile localizzare la casa.
Senza contare che non poteva abbassare troppo la rotta per non rischiare di farsi vedere da qualche Babbano.

Dopo diversi giri dell’isolato, quando fu certo che fosse la casa giusta, e che nessuno in finestra o in strada stesse guardando, si avvicinò in picchiata verso il piccolo balcone del secondo piano che sapeva desse dalla sua stanza.
Atterrò non producendo il minimo rumore, con la scopa in mano, e fu lieto di vedere che metà anta della porta-finestra fosse spalancata.

Guardando all’interno della stanza vide la fioca luce di una lampada illuminare pacatamente la camera.
Vide una figura muoversi intorno al letto di Hermione, ed il rumore dell’acqua di una doccia scendere copiosamente lì vicino.

La donna con le lenzuola vecchie in mano, si voltò sentendo una presenza, e trovando il ragazzo con un piede in balcone e l’altro all’interno della camera.

«Ronald?» lo chiamò tentando di riconoscere bene la sua sagoma tra la penombra della camera.

«Si… io…» disse facendo qualche passo in avanti, e permettendo di farsi riconoscere.

La donna sospirò profondamente, «Anche se a fin di bene, non posso sopportare che tu faccia soffrire mia figlia, lo capisci?»

Il ragazzo sorpreso da quelle parole, rimase a bocca aperta, «Mi… mi dispiace…»

«Non devi dirlo a me, questo. Sta facendo una doccia, puoi aspettarla qui» gli sorrise comprensiva.

«Grazie signora Granger…» la guardò grato.

La donna si avviò verso la porta, per poi fermarsi, «Ronald»

«Si…?»

«Mio marito ha veramente della armi da taglio, è un’amante del Giappone» e si ritirò accostando la porta.

Il ragazzo deglutì intimorito, chiedendosi se scherzasse o meno, ma avendo paura che stavolta ciò che era stato detto, corrispondesse al vero.

Posò la scopa in un angolo della stanza, si guardò poi intorno. Vide la libreria completamente zuppa di libri, c’era da aspettarselo.
Sulla scrivania e in una bacheca, comparivano diverse foto che ritraevano loro tre, e in alcune Ginny e Luna.
Ne prese una scattata durante il quarto anno, ma la riporse subito dopo.

Tirò fuori la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni.

«Expecto Patronum»

Una luce scaturì dalla bacchetta del ragazzo, andando a creare la sagoma di un Jack Russell Terrier.
Ron sorrise tra se e se, ogni volta che evocava il suo Patronus, non poteva fare a meno di pensare di quanto fosse beffardo il destino. Il Jack Russell era una razza canina soprattutto nota per essere usata nella caccia alle lontre, e quest’ultima rappresentava proprio il Patronus di Hermione.

«Sono arrivato ora, è andato tutto bene. Vi avvertirò non appena starò per ripartire»

Il cane corse via passando attraverso il muro e lasciando dietro di se una scia di luce azzurra.

Ron si sedette pesantemente sul letto, era esausto. Quella traversata non era stata decisamente da poco, tanto meno fatta in così poco tempo.

Si lasciò cadere indietro col busto, in attesa che fosse tornata.

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Capitolo 11
*** Rivelazioni, e scomode realtà. ***


Hermione uscita dalla doccia, afferrò il grosso telo appeso accanto a lei, avvolgendocisi e legandoselo sotto le braccia.
Tolse il vapore dallo specchio con una mano, scoprendosi gli occhi ancora gonfi ed evidentemente arrossati.

Prendendo un piccolo asciugamano dalla credenza, tentò alla buona di far assorbire l’acqua in eccesso dai suoi capelli. Non aveva di certo voglia di asciugarseli ora.
Lanciò il piccolo asciugamano nella doccia ed aprì la porta con tutta l’intenzione di lasciarsi andare nel suo letto ancora umida, e perdercisi completamente, senza pensare a nulla, senza pensare a lui.

Ma ciò le restò piuttosto complicato vista la presenza di lui addormentato sul suo letto.
Si stropicciò gli occhi, sicura di essere stata per troppo tempo sotto il getto d’acqua bollente.

Ma, contro ogni previsione, quando riaprì gli occhi, lui era ancora lì. Addormentato come non mai.

Gli si avvicinò, notando la Firebolt di Harry poggiata in un angolo della stanza.
Allungò una mano verso il suo volto, arrivando a sfiorargli la guancia ma ritrasse velocemente la mano… era gelido. Aveva percorso tutti quei chilometri in piena notte per… vederla?
Non riusciva a darsi una spiegazione per la sua presenza.

«Ron» lo chiamò lei tentando di mascherare un tono di voce distaccato e freddo.

Sapendo quanto fosse pesante il suo sonno, lo scosse per una spalla continuando a chiamarla, «Svegliati»

Il ragazzo finalmente aprì gli occhi, tirandosi su a sedere, «Mi sono… addormentato»

«Cosa ci fai qui?» si apprestò a chiedere lei, con le braccia conserte sia per tenere l’asciugamano addosso, che per proteggersi quasi da lui, e dal suo potere di ferirla se avesse voluto. Quelle parole sapevano essere più dolorose di qualsiasi incantesimo.

Tentò di non incantarsi a fissare il corpo di lei avvolto soltanto dall’asciugamano, «Ho visto tua madre, sa che sono qui…» iniziò col rassicurarla lui.

«Ti ho chiesto perché sei qui» insistette lei.

Il ragazzo si tirò in piedi, sovrastandola in altezza, ciò gli aveva sempre donato anche se in minima parte, sicurezza nel parlarle, «Per te» sussurrò lui.

«Non ho bisogno di te, puoi tornartene indietro» disse severa in volto.

«Stai… stai tentando di ferirmi perché io l’ho fatto con te, vero?»

«No, dico soltanto ciò che penso. E ora se permetti, vorrei andare a dormire» disse tentando di avvicinarsi al letto, ma trovando il corpo di lui a sbarrarle la strada.

«Sono venuto fin qui per te… sai quanta strada ho fatto? Ho rischiato anche l’assideramento! Potresti almeno lasciarmi parlare-»

«No, Ronald. Hai parlato gia abbastanza oggi. Visto che la mia presenza ti è diventata tanto scomoda, sei pregato di andartene. E visto che ci sei, non cercarmi più»

«Mi stai lasciando?»

Hermione per quanto chiaro fosse il suo intento con quelle parole da poco pronunciate, non riuscì a finire l’opera confermando e rispondendo in modo positivo a quella domanda.
Il nodo alla gola che fino a poco prima l’aveva tormentata, ritornò prepotentemente ad assillarla.

Abbassò lo sguardo cercando di aggirarlo, ma fu più veloce di lei e la bloccò. «Dimmi che è finita e me ne andrò»

«E’ finita!» urlò lei con il volto rigato dal pianto che ormai era diventato incontrollabile.

Ron sentì che i suoi occhi stavano per fare la stessa fine, ma non poteva certo permetterlo.

Si diresse verso l’angolo della stanza, afferrando la Firebolt e dirigendosi convinto verso il balcone.

Hermione lo vide saltare in sella, e partire velocemente senza neanche voltarsi.

Si buttò sul letto, sprofondando la testa nel cuscino e tentando di controllare i singhiozzi indomabili che da quanto erano forti, rischiavano di svegliare i suoi genitori.
Stringeva con le mano violentemente il cuscino, tentando di calmare i brividi che le percorrevano il corpo.
La sofferenza che provava in quel momento era tanta da mozzarle il respiro.

 

*

 

Ron sorvolava a grande velocità la Londra Babbana.
Le lacrime che gli rigavano il volto erano gelide, raffreddate dal vento scorrevano lungo le sue tempie, facendolo rabbrividire.
Stringeva il manico di scopa, sfrecciando come una saetta proteso in avanti.

Improvvisamente però, tirò verso di se il manico, arrestandosi dopo alcuni metri di frenata.
Si voltò, dirigendosi ancora più velocemente di prima nella casa che aveva appena abbandonato.

 

*

 

Hermione completamente distrutta, giaceva su di un fianco col cuscino completamente bagnato attaccato ad una guancia.
Non si era preoccupata neanche di sciacquarsi il volto, la doccia che si era fatta si era rivelata completamente inutile.

Allungò la mano tremante verso la lampada, premendo l’interruttore e guardando atona la fioca luce che abbandonava la stanza, facendola piombare nel buio smorzato soltanto dalla luce dei lampioni proveniente dalla strada.

Sentì improvvisamente, un suono sordo alla sua finestra, si voltò in quella direzione riuscendo a scorgere soltanto un’ombra.

Non le ci volle tempo per capire chi fosse, lo vide lasciar cadere la scopa a terra ed avvicinarsi sicuro verso di lei.

«Sentimi bene» il suo tono di voce era volutamente basso nel tentativo di non svegliare nessuno, «Se ti ho detto quelle cose, era soltanto perché volevo che tornassi qui con i tuoi. Perché non volevo essere egoista nel chiederti di restare con me. L’idea di non averti intorno ogni giorno mi terrorizzava. E se vuoi continuare a credere che non ti voglio accanto… sei una stupida

La ragazza accese la lampada sporgendosi sul comodino, trovandoselo accucciato accanto al letto, quasi nascosto.

Entrambi videro finalmente il volto dell’altro. Ambedue con gli occhi rossi e gonfi e il viso bagnato dal pianto.
Si sorrisero davanti a quella visione.

Ron si sollevò sedendosi sul letto, «Non volevo ferirti… ho fatto un casino. Perdonami»

La ragazza lo guardò indecifrabile, ma non più fredda come traspariva poco prima.

«Sono innamorato pazzo di te, e se non te l’ho mai detto fino ad ora… è soltanto perché avevo talmente paura di ammetterlo…»

«Mi hai dato della stupida» sussurrò corrucciata lei.

«Hermione… ti ho appena detto che ti amo e l’unica cosa che prendi in considerazione è questa?!» ribatté lui rassegnato.

«Mi… ami?» sussurrò appena lei, come resasi conto solo in quel momento di quelle parole e quasi ipnotizzata da esse.

«E’ quello che ho detto mi sembra…» improvvisamente, tutta la determinazione che aveva sfoggiato poco prima, svanì. Lasciando posto a molto imbarazzo e disagio.

«Dillo ancora» sussurrò lei tirandosi su col busto.

Ron la guardò ammagliato, «Ti amo, Hermione. Ti amo da morire»

«Ron…» una lacrima le rigò il volto per l’ennesima volta.

«Non dire più che… vuoi lasciarmi…» sussurrò lui con la voce spezzata.

«Non dire più che ti sei stancato di me…» gli sorrise carezzandogli la guancia.

Il ragazzo le si avvicinò baciandola. Il bacio più dolce ma allo stesso tempo salato che avesse mai dato o ricevuto.

Le ricoprì il volto di baci, portandosi via quel gusto salato, e lasciandogli la pelle profumata dal bagnoschiuma. Amava l’odore della sua pelle.

Hermione si distese nuovamente con la schiena sul materasso, attirandolo per la felpa verso di lei.

«Ti voglio» sussurrò lei a fior di labbra, ma con serietà.

Il ragazzo spalancò gli occhi, allontanandosi col volto quanto bastasse per guardarla.

Dal poco che poteva scorgere con la fioca luce della lampada, aveva il volto arrossato, i capelli ribelli e ancora umidi intorno, le spalle scoperte e l’asciugamano che le copriva a mala pena il petto.

Deglutì a fatica davanti a quella vista, tentando di controllarsi, «Ci sono i tuoi genitori…» annaspò con un lieve ma consistente fiatone.

«Alla Tana c’erano i tuoi» convenne la ragazza guardandolo intensamente negli occhi.

«Si, ma… due piani sopra di noi. Non nella stanza accanto…»

Hermione fece scivolare la mano sulla schiena del ragazzo, sempre più in basso, lo sentì gemere, sorrise scendendo sempre di più, fino ad arrivare nella zona posteriore dei suoi jeans.
Gli sfilò la bacchetta dalla tasca, e la agitò abilmente in direzione della porta,

«Muffliato»

Posò la bacchetta sul comodino e tornò a guardarlo mentre era intento a sfilarsi la felpa non troppo tranquillamente, facendola ricadere sul pavimento chissà dove.

«L’ho sempre detto io che la scuola serve a qualcosa» affermò sorridente, mentre era intento a scioglierle il nodo dell’asciugamano.

«Oh, ma da che pulpito!» lo ammonì, seppur ridendo cristallinamente.

Il ragazzo concentrato nella sua opera, non riusciva a prestarle abbastanza attenzione mentre la sentiva intenta a baciargli il collo.
Le mani gli tremavano rendendo tutto più complicato.

«Lascia stare, faccio io» disse lei spostandogli le mani e sfilandosi con un solo movimento deciso, l’asciugamano di dosso.

Ron deglutì incantato, Hermione diventata rossa, fece per allungare il braccio per spegnere la lampata.

«No… voglio guardarti»

«Ron…»

«Mi togli il respiro» ammise lui incantato dalla sua vista.

Un sorriso comparse sul volto della ragazza.

 

*

 

Ginny si alzò di buon ora quella mattina, scendendo di sotto trovò come sempre sua madre indaffarata con le pulizie.

«Buongiorno mamma!» esclamò la ragazza dandole un bacio.

«Ciao cara, siediti è gia tutto pronto»

La ragazza si sedette intorno al tavolo vuoto, «E’ strano senza Hermione» rifletté ad alta voce.

«Lo è… mi sembra quasi di aver perso una figlia»

«Oh, mamma. È solo andata a casa sua, vedrai che tornerà presto! Piuttosto Ron dorme? Deve dirmi cosa Merlino è successo ieri!»

«Tuo fratello non c’è. È andato stanotte dai Granger»

«Cosa? Da solo?» la ragazza spalancò gli occhi sorpresa.

«Sai che è impossibile farlo ragionare…»

«…soprattutto se di mezzo c’è la sua ragazza» concluse la rossa, «L’hai sentito stamattina?»

«Non ancora, suppongo sia rimasto a dormire da loro. Ho mandato Errol poco fa per accertarmene. Tieni cara» disse porgendole un piatto con la sua solita colazione. «Harry dorme?»

«Mmh si. L’hai terrorizzato ieri sera»

«Oh, povero caro. Ha creduto veramente alla storia del Cruciatus?» domandò ridendo la signora Weasley.

«Sappiamo entrambe che non scherzavi, mamma. Ma dirglielo in quel modo è stato un tantino crudele, non trovi?»

«Tesoro, capirai che il modo migliore per tenere sotto controllo un ragazzo della sua età, è il terrore psicologico»

 

*

 

La signora Granger ci impiegò un po a rendersi conto di dove si trovasse, una volta sveglia.
Ma le pareti di camera sua, erano decisamente diverse da quelle dell’appartamento in cui avevano in Australia.

Voltandosi vide il marito sveglio, sdraiato accanto a lei intento a leggere delle carte.

«Buongiorno amore» gli disse scambiandosi con lui un bacio.

«Hai dormito bene?»

«Come un sasso» gli sorrise lei.

«Cos’è successo ieri sera? Ho sentito Hermione piangere»

«Una piccola incomprensione con Ronald. Credo sia gia tutto sistemato, è venuto fin qui per lei ieri notte»

«E’ venuto fin qui?» domandò poggiando i fogli e togliendosi gli occhiali.

«Si, tiene molto a lei. Non avrebbe fatto tutto quel viaggio da solo a quell’ora se così non fosse»

«E’ rimasto qui tutta la notte?» domando allarmato il padre.

«Non lo so, probabilmente» disse la donna alzandosi da letto ed infilandosi la vestaglia.

«Probabilmente?? Cara, la stanza degli ospiti è ancora inagibile, se è rimasto qui stanotte dove pensi abbia dormito?!»

«Insieme a nostra figlia?» domandò pacatamente sua mogie, mentre faceva il nodo alla cintura di stoffa.

«Per la Regina! E sei così tranquilla di fronte a questa eventualità?» disse saltando in piedi allarmato.

«Caro, Hermione ha diciotto anni. Se le proibissimo qualcosa farebbe l’esatto opposto, non ricordi come eravamo noi alla sua età?»

«Ma… è sempre stata una ragazza ubbidiente e giudiziosa!»

«Proprio per questo mi fido di lei e delle sue scelte, e poi caro, solo perché tu non te ne sia mai reso conto, non significa che bisogna negare l’evidenza. Hermione è innamorata di quel ragazzo da quando ne ho memoria. Di certo non è insieme al primo che ha incontrato»

«Ma… la mia bambina…» protestò infantilmente l’uomo.

La donna sorridendo si avvicinò al marito tentando di consolarlo, «La nostra bambina è diventata una donna, una splendida e forte donna, tesoro. Ed accanto ha una persona che la guarda come tu guardi me. Non potremmo desiderare di meglio per lei. Non credi anche tu?»

«Se la fa soffrire gli mostrerò la mia collezione di armi bianche» disse lui sovrappensiero guardando corrucciato davanti a se.

«Oh, caro» disse ridendo la donna, «Di questo l’ho gia informato personalmente ieri notte, stai tranquillo»

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Capitolo 12
*** Docce, colazioni e progetti. ***


Hermione si svegliò dal rumore provocato dall’acqua della doccia.
Guardandosi intorno, trovò il suo letto vuoto, tiepido.
Si tirò su a sedere guardando fuori, non dovevano essere più delle otto.
Rendendosi conto di essere completamente nuda, cercò con gli occhi l’asciugamano che indossava ieri notte, e non trovandolo, si avvolse nella felpa di lui, abbandonata ai piedi del letto.

Si avvicinò alla porta del bagno, spingendo verso il basso la maniglia e venendo investita da una vampata di vapore proveniente dal suo piccolo bagno.
Entrò richiudendosi la porta alle spalle, e vedendo la sagoma di lui attraverso l’anta della cabina doccia.
Stava canticchiando? Sorrise tra se e se avvicinandosi.
Si sfilò la felpa, appendendola nell’attacca panni, e scostando piano l’anta della doccia, tentando di non far uscire troppa acqua, si infilò all’interno della cabina.
Ron sentendola, si voltò allarmato sorridendole una volta averla vista.

Hermione lo guardò mentre aveva ancora le mani nei capelli, intento ad insaponarseli a fondo. Si potevano distinguere ciuffi rossi sparsi in un casco di sapone che si era creato.

Posò le proprie mani sulle sue spalle, facendolo voltare dandole la schiena, ed iniziando a massaggiargli la testa, risciacquandogliela poi con l’acqua della doccia.
Il ragazzo si voltò guardandola attentamente, prendendo la bottiglia di bagnoschiuma, per poi versarselo sulle mani ed iniziare a cospargerglielo sul corpo, dalle spalle, all’addome, alle braccia snelle.
La ragazza lo lasciò fare, girandosi poco dopo per permettergli di insaponarle la schiena, ed iniziando a massaggiargliela in un modo che aveva molto poco di puro.

Sentiva il tocco delle mani di lui, la rilassante sensazione data dall’acqua calda che gli scivolava addosso.
Alzò il mento buttando indietro la testa insieme ai suoi capelli, invitandolo con quel gesto a prendere possesso del suo collo.
Ron non aspettò due volte, iniziando a lasciarle una scia di baci lungo di esso, sentendo il sapore del sapone e dell’acqua calda inebriarlo.

«Hermione…» mugugnò mentre continuava a baciarla, facendo scorrere le sue mani sul suo corpo, insieme all’acqua,

Si guardarono negli occhi, nessuno dei due era minimamente lucido, «Qui…?» domandò lei guardando quello sguardo in particolare che conosceva bene.

«Qui… Adesso…» la pregò lui, con la voce ovattata e profonda, coperta dallo scroscio dell’acqua.

La ragazza venne completamente sopraffatta da quelle sensazioni, da quei desideri, per quanto irrazionali potessero essere. Ne era completamente vittima.

 

*

 

La signora Granger, dopo essersi sistemata, bussò alla stanza della figlia. Non ricevendo alcuna risposta, aprì lentamente la maniglia dando una rapita occhiata nella stanza, apparentemente deserta.

Vide il letto ancora disfatto e la scopa del ragazzo lasciata solitaria a terra.
Non le ci volle molto a capire dove fossero, guardando l’unico antro non visibile della stanza.

 

*

 

Hermione armeggiava inutilmente con la spazzola davanti allo specchio, tentando di dare una parvenza umana ai suoi capelli.

Vedeva il ragazzo alle sue spalle rivestirsi saltellando a destra e sinistra nel tentativo di infilarsi una gamba dei jeans.

«Io andrei» disse infine lui, sistemandosi la maglietta e recuperando la felpa, chiedendosi mentalmente quando l’avesse portata li.

Hermione si voltò incrociando le braccia, «Ne abbiamo gia parlato mi sembra»

«Si, e dal momento in cui le nostre opinioni al riguardo sono completamente divergenti, come al solito aggiungerei, è il caso che vada»

«Perché hai paura dei miei?»

«Non ho paura dei tuoi, ma non mi pare il caso scendere tranquillamente giu a fare colazione dopo essere venuto qui nel cuore della notte senza preavviso»

«La mamma sa bene che sei qui»

«E’ irrilevante» disse inginocchiandosi a terra ed allacciandosi la scarpa, «Quello per cui sono venuto fin qui l’ho fatto, quindi posso andare»

«E sarebbe? Infilarti nel mio letto in piena notte e scappare come un gigolò all’alba?»

«No…» disse alzandosi in piedi ed avvicinandosi a lei sorridendogli teneramente, «Per dirti che sono innamorato di te, e che sono stato uno stupido»

«Allora non continuare a comportartici!» disse lei corrucciata.

«Hermione…»

«Non voglio che te ne vai» lo pregò lei mettendo momentaneamente da parte il tono sarcastico e tagliente.

Ron la vide incrociare le braccia e sospirare a disagio «Pensi che non vorrei restare ancora? Ma poi domani? O dopodomani? O quando tornerai ad Hogwarts?»

La ragazza sbarrò gli occhi confusa, «Cosa vuoi dire?»

«Voglio dire che siamo stati ogni giorno insieme per oltre un anno durante la caccia agli horcrux, ed abbiamo continuato a stare insieme alla Tana dopo la guerra. Tra poche settimane dovremo separarci e se non riusciamo ora a prendere un po le distanze poi sarà… peggio»

«Proprio per questo dovremmo cercare di passare ogni momento che possiamo insieme, Ron. Perché durante l’inverno e in primavera non ci sarà possibile vederci se non raramente o durante le vacanze» ribatté prontamente lei.

«Hermione… mi dispiace. Se vuoi pensa che non ti voglia intorno, tanto qualsiasi cosa dicessi al riguardo non mi ascolteresti. Quello che dici ha senso e tutto… ma non lo ha per me. Non riesco a… se non inizio ad abituarmi non riuscirò a…»

«Saresti capace di lasciarmi prima che partissi per Hogwarts solo per non sentire la mia mancanza?» domandò diretta lei, col timore della voce.

«Ma… che miseriaccia stai dicendo? Certo che no! Perché continui a fraintendere ciò che dico? Perché non cerchi di capirmi?»

«Cercare di capirti? Pensi che per me sarà una passeggiata salutarti da un giorno all’altro così, di punto in bianco?» alzò improvvisamente la voce lei, con la voce rotta, «Non pensare di giudicare cosa possa capire o no, Ronald Weasley! Io a differenza tua voglio passare ogni momento con te, fregandomene che poi il distacco sarà più doloroso. È un prezzo che sopporterei volentieri, che varrebbe la pena. Ma dato che per te chiaramente non è così, allora vattene. Rivediamoci direttamente a maggio, quando avrò preso i M.A.G.O., e quando tutto sarà più facile, sei contento così? È questo ciò che vuoi?»

«Cosa…? No che non voglio!»

Un bussare catturò l’attenzione dei due.

«Avanti» sussurrò Hermione, tentando di contenere l’irritazione.

A Ron si gelò il sangue tentando in un breve momento di inventare una storia su due piedi per giustificare la sua presenza lì, scalzo.

Sua madre fece capolino guardandosi intorno, «Buongiorno» esclamò con un sorriso cordiale ad entrambi, «Se volete scendere di sotto, la colazione è pronta. Ronald, ti fermi con noi, vero?»

«No, stava andando mamma» rispose immediatamente Hermione in tono glaciale.

Il ragazzo le lanciò un’occhiataccia di ammonizione, «Ne sarei felice, signora Granger. Spero di non darvi troppo disturbo»

«Non dire sciocchezze, sbrigatevi allora o si fredderà» disse la donna precedendoli di sotto.

«Cosa credi di fare ora?» domandò stizzita la ragazza, «Andarmi contro?»

«Fare colazione» rispose semplicemente lui, infilandosi le scarpe e tentando di ignorarla.

«Sai essere incredibilmente incoerente! Non puoi cambiare idea da un momento all’altro come se-»

«E tu sai essere incredibilmente saccente e petulante» disse alzandosi in piedi ed avvicinandosi alla porta.

«Un motivo in più per andartene!» esclamò raggiugendolo, «Cosa aspetti?»

«Merlino Hermione! Smettila con questa storia, chiaro? Non me ne vado da nessuna parte, non ti lascerò mai che ti vada o no. Quindi smettila di sfidarmi a farlo o di tentare di farmi allontanare da te! Perché non succederà. Ho gia fatto una volta l’errore di lasciarti e non accadrà di nuovo!» disse di colpo lui, non riuscendo a trattenere il tono di voce alto, conscio del fatto che l’incantesimo Muffliato lanciato la sera prima, fosse ancora in atto.
La ragazza sbarrò gli occhi sorpresa da quell’improvviso sfogo, con la bocca dischiusa non riuscì a dire nulla.

«Ora se non ti dispiace avrei fame, e vorrei mangiare prima che tuo padre inizi ad infilzarmi con quelle spade che ha, dopo che avrà capito che ho dormito con sua figlia» sottolineò sorridendole e posando la mano sulla maniglia, pronto ad abbassarlo.
Ma venne fermato dalla lieve pressione della mano di lei sulla propria.

La guardò vedendola con gli occhi gonfi di lacrime.

«Herm-Hermione… io non… non era una minaccia o altro…»

La ragazza lo abbracciò sprofondando il capo nel suo petto e trattenendo a stento dei singhiozzi che la percuotevano.
Ron la strinse a se confuso, non capendo il perché di quella reazione.

«Scusa io… non faccio altro che farti piangere» sospirò dolosamente lui, distanziandola da se per fare in modo di guardarla negli occhi.

Ma ciò che vide non era ciò che si aspettava, stava… sorridendo tra le lacrime?

«Dillo ancora…» sussurrò appena lei.

«Dire… cosa?» la guardava completamente ammaliato e confuso.

«Che non mi lascerai mai» rispose lei.

Il ragazzo sorrise sospirando, «Ti ho gia detto che solo perché non ci sposeremo domani, non significa che non siamo fidanzati» le asciugò le lacrime con i pollici, prendendole il volto tra le mani, «Non ti lascerò Hermione, è l’unica certezza che ho al momento… a meno che non mi tradirai ovviamente»

«Non è tra i miei progetti a lungo termine» rispose lei sorridendo e sentendosi posare un bacio sulla punta del naso.

«Perfetto allora» sospirò lui baciandola stavolta sulle labbra, «Ora vai a sciacquarti la faccia e scendiamo di sotto. Non voglio dar adito ad altre congetture sul perché del nostro ritardo a scendere»

 

*

 

Harry raggiunse assonnato la cucina della Tana, trovandovi la signora Weasley e Ginny, ancora intenta a mangiare.

«Buongiorno» esclamò stirandosi il ragazzo, e sedendosi accanto alla più giovane dei Weasley.

«Oh, Harry caro. Ben alzato. Latte?»

«Grazie» sorrise porgendo la tazza vuota di fronte a se, e permettendo alla donna di versare il contenuto della caraffa nel suo interno.

«Ron dorme?» domandò guardandosi intorno «C-Cioè intendo… non l’ho visto in camera stamattina e…» tentò di correggersi inutilmente.

«Harry caro, non offendere la mia intelligenza. Ieri sera penso di essere stata piuttosto chiara sulla faccenda. Per quanto non mi vada giu la situazione, siete entrambi maggiorenni e spero con la maturità e il controllo necessario per condividere un letto al solo scopo… riposante»

Il ragazzo diventò completamente rosso mentre sentiva Ginny ridere sotto i baffi.

«Ron è partito questa notte in una romantica impresa» lo canzonò la ragazza.

«Stanotte?» domandò confuso Harry addentando una fetta biscottata.

«Quel ragazzo mi farà morire di preoccupazione un giorno all’altro!» esclamò la signora Weasley esasperata, lasciandosi cadere pesantemente su una sedia.

«Non è ancora tornato?»

«Sarà rimasto a casa dei Granger a… condividere in modo maturo un letto a solo scopo riposante» disse la ragazza, calcando sulle ultime parole.

«Ginevra Molly Weasley!» la apostrofò sua madre, «Non scherzerei troppo su questa faccenda fossi in te, vista la situazione in cui ti trovi»

La ragazza abbassò il capo sogghignando.

«Ehm… potrei raggiungerli li?»

«Oh, non ce ne sarà alcun bisogno Harry caro. Se Ronald non mi rimanderà indietro Errol entro mezzogiorno non avrai nessun amico da andare a recuperare»

 

*

 

Ron mangiava a disagio la sua colazione sentendo lo sguardo pressante dell’uomo che aveva di fronte, che lo squadrava neanche troppo implicitamente mentre era intento a bere un caffè.

«Altro pane?» gli offrì cordialmente la signora Granger.

«Oh, no. Grazie, sono a posto così» si affrettò a rispondere altrettanto educatamente lui.

«Mamma, avete gia sistemato la faccenda dello studio?»

«Non ancora, dobbiamo sbrigare cose più urgenti prima. Ronald, ti fermerai anche per pranzo? Non c’è molto al momento, ma Hermione potrebbe farti fare un giro qui intorno e al ritorno potreste passare al supermercato»

«Non vorrei dare ulteriore disturbo, gia sono piombato qui senza preavviso…»

«Nessun disturbo» tuonò improvvisamente l’uomo, «Io e mia moglie dovremmo senza dubbio conoscere meglio il ragazzo di nostra figlia. I tuoi hanno avuto modo di passare molto tempo con Hermione, purtroppo per noi non è stato lo stesso. Abbiamo molte cose da recuperare anche con te»

«Papà, Ron è un bravissimo ragazzo, non capirai altro che questo conoscendolo meglio»

«Non ho dubbi cara, ma vorrei imparare a conoscerlo con i miei occhi invece che con i tuoi racconti che seppur avvincenti ed impeccabili, sono riportati da una ragazza non esattamente obiettiva sull’argomento»

Hermione arrossì di bottò, seguita dal ragazzo sedutole accanto.

«Oh, caro. Non metterli a disagio. Ronald, se ne avrai voglia saremo lieti di averti con noi a pranzo. Decidi tu come è meglio» gli sorrise cordialmente la donna.

Il ragazzo annuì sorridendo e terminando la sua colazione.

Poco dopo, i due risalirono in camera trovando Errol appollaiato sulla balaustra del terrazzino.

«Cavolo… ho completamente dimenticato di parlare con la mamma» disse preoccupato prendendo la lettera che il gufo stringeva fieramente a se.

«Gli do un po’ d’acqua» disse Hermione entrando in bagno mentre il ragazzo tirava fuori il foglio.

Ronald Bilius Weasley! Razza di incosciente! Hai idea dell’ansia che mi hai messo addosso facendomi svegliare senza trovare nessuna tua notizia?! Giuro su Merlino che se non saprò che fine tu abbia fatto entro mezzogiorno, manderò una ricognizione di Auror a recuperarti! E ti assicurò che sarà la parte più tranquilla di tutto ciò che ti accadrà in seguito!

Salutami i signori Granger e scusati da parte mia per la tua imboscata notturna!
Ah e come stai Hermione, cara? Cerca di sopportare mio figlio, capisco perfettamente il fardello a cui ti sei voluta far carico, ma confido che sette anni accanto a lui ti abbiano resa perfettamente in grado di continuare ad occupartene.

Con le più sentite minacce in caso di tuoi ulteriori silenzi, tua madre.

Il ragazzo rabbrividì passando il foglio alla ragazza che lo leggeva ridendo.

«Direi che è il caso che tu le risponda» disse tirando fuori dal cassetto di una scrivania un foglio ed una penna. «Per facilitare e velocizzare il tutto, scriverò io. Prego, mi detta ciò che vuole dire e sarà fatto» disse sorridendole mentre si sedeva sulla sedia.

«Ok… allora. Se le dicessi che mi sono svegliato ora?»

«Ronald» lo ammonì tra l’esasperato e il divertito lei. Iniziò a scrivere leggendo ad alta voce man mano che lo faceva, “Mi dispiace non averti avvertito prima, ma le questioni che avevo da risolvere hanno richiesto più tempo del previsto. Fortunatamente Hermione con la grande pazienza che ha, mi è venuta incontro”

«Ehi, non sono un bambino!»

«Non è difficile capire chi dei due è il più maturo, Ronald. Poi cosa vuoi dirle?»

«Che va tutto bene, di non preoccuparsi e…»

«E…?» lo incitò lei? «Partendo ora dovresti arrivare in tempo per il pranzo, credo sia il caso avvertirla. Non sia mai che tu salti un pasto, le conseguenze potrebbero essere terribili» sorrise lei con fare canzonatorio.

«Io a dir la verità volevo accettare l’invito a pranzo dei tuoi e il tour nella tua zona. Ma se preferisci che vada…»

«Ron… non sei obbligato a farlo… quando dicevo che avrei passato ogni minuto libero con te non intendevo… o meglio si, ma…»

«Non mi sento obbligato. Vorrei solo…»

«Cosa?»

«Vedere il posto in cui sei nata, dove sei cresciuta…» ammise a disagio lui. «Intendo… prima degli undici anni, almeno»

La ragazza lo guardò teneramente, «Sai essere incredibilmente dolce a volte, lo sai questo?»

«Non… non dire cose così…» affermò diventando rosso, «Ecco di che tornerò per cena e che… non so»

Hermione scrisse sorridendo tra se e se, per poi passare il foglio a Ron, una volta finito. Il quale dopo una breve revisione lo approvò.

Diedero la lettera ad Errol sperando che non si fosse perso come al solito.

 

*

 

Ginny dopo aver terminato di aiutare sua madre a sistemare la cucina, si spostò in salotto trovando Harry intento a sfogliare un opuscolo. Gli si sedette in braccio sbriciando tra le pagine.

«Corso Auror? Non avevi detto che non avresti fatto nessun corso?»

«Proprio per questo sto vedendo se ho i requisiti giusti pur non avendo fatto formazione»

La ragazza prese il fascicolo posandolo sul posto vuoto accanto a loro, «Hai sconfitto Lord Voldemort soltanto insieme ad Hermione e a quel fesso di mio fratello. Mi pare un requisito sufficiente, non trovi?»

«Come fai ad avere sempre dannatamente ragione, tu?» disse sorridendo e posandogli un bacio sulla bocca, dopo essersi accertato di non essere visto.

«Ron ha ereditato l’altezza, io l’intelligenza»

«Mmm si ho notato» disse squadrandola.

«Ehi! Solo perché sei alto un paio di centimetri più di me non mi vanterei!»

«A proposito di tuo fratello, pensi abbiano risolto?»

«Forse si, forse no. Tanto sai bene che continueranno a litigare sempre e comunque. Il loro rapporto è una lunga e duratura litigata intervallata ad attimi di tregua apparente. Si ritroveranno a discutere anche sul nome da dare al loro primogenito, non ho dubbi al riguardo»

«Non credi di essere troppo tagliente? Dopotutto Ron stavolta ha agito in buona fede…»

«Stupidamente in buona fede. È il suo problema da sempre. Crea disastri ma non lo fa mai con cattiveria. Fatto sta che li crea. Sono perfetti l’uno per l’altra, Hermione lo perdonerà sempre e comunque»

«Mmm e noi?»

«Io non ti perdonerò in ogni situazione» rispose fiera lei.

«Oh, non intendevo questo. Noi siamo perfetti l’uno per l’altra?»

«Harry, sto insieme al ragazzo del quale mi innamorai della sua fama ancor prima di conoscerlo»

«Quindi è solo perché sono famoso giusto? Sfrutterai la mia notorietà per arrivare in alto professionalmente, e lasciarmi di punto in bianco con due figli, da solo»

«Mmm no, facciamo tre. Ho sempre voluto averne tre»

«Poteva andare peggio, accordato allora»

«Cosa intendi?»

«Che avendo una famiglia numerosa non sarebbe stato illogico se ne avessi voluti di più»

«Oh, ma proprio per questo mi fermerei a tre. Essere subissata da sei fratelli non è affatto facile. E poi hai idea di quanto la mamma si sia fatta in quattro per crescerci tutti? No, grazie»

Un rumore secco proveniente dall’esterno li fece sobbalzare.
Uscirono nel cortile trovando Errol disteso a terra, probabilmente dopo essersi schiantato contro il muro.

«Cos’è successo?» domandò la signora Weasley arrivando allarmata.

«Errol» si apprestò a rispondere semplicemente Harry, prendendolo in braccio mentre Ginny si apprestava a strappargli via la busta dal becco e porgerla alla madre.

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Capitolo 13
*** Tour, insegnanti e annunci. ***


Hermione e Ron camminavano tenendosi impacciatamente per mano lungo il marciapiede del quartiere residenziale in cui viveva la sua famiglia.

Oltre lanciarsi frequenti ed imbarazzati sguardi e sorrisi, proseguivano lentamente guardandosi intorno, e di tanto in tanto sentendo le storie della ragazza che si celavano dietro un determinato luogo.

«Questa era la mia scuola» disse Hermione guardando verso un edificio circondato da un alto recinto.

«Scuola?» ribatté perplesso il ragazzo fermandosi ad osservarla.

«Si, prima di Hogwarts. L’istruzione dei bambini babbani inizia da molto piccoli. Tu non sei andato in nessuna scuola prima?»

«No… o meglio in teoria c’era un posto del genere. Ma la mamma ha sempre voluto occuparsi personalmente della nostra istruzione prima degli undici anni»

«Hermione Granger?»

Una voce dietro di loro li fece voltare.
Davanti a loro una donna di mezza età li squadrava attenta.

«Ehm… si» rispose disorientata la ragazza.

«Oh mio Dio. Quanto sei cresciuta! Quanti anni hai adesso?»

«Ecco… diciotto» sorrise la ragazza tentando di mettere a fuoco la persona che aveva davanti.

«Non ti ricordi di me, vero? D’altronde è passato così tanto tempo, ed eri così piccola. Sono la signora Paxton, mi occupavo della tua classe qui alla St. Jude»

Gli occhi di Hermione si spalancarono riuscendo finalmente ad identificare al donna, «Io non… non l’avevo riconosciuta. Come sta? Insegna ancora qui?»

«Oh, si» disse alzando la ventiquattrore che teneva in mano, «E tu cara? Mi avevano detto che avevi frequentato un college all’estero, i tuoi si sono trasferiti, vero?»

«Ecco, sono tornati ieri, dall’Australia. Quanto a me… si ho frequentato una sorta di… accademia»

Improvvisamente Hermione si rese conto che il ragazzo al suo fianco si guardava intorno spaesato e a disagio.

«Scusatemi, non vi ho presentati. Lui è Ronald. Ron la signora Paxton, era una mia insegnante nelle scuole primarie»

Il ragazzo le strinse la mano.

«E’ il tuo ragazzo se posso essere invadente?»

Hermione arrossì appena, «Si» lo guardò sorridendogli, «E’ il mio ragazzo»

«Oh, quanto tempo è passato… sembra una vita. Ti tratterrai a lungo in città?»

«Per le prossime settimane, poi dovrò tornare in… accademia a terminare il mio ultimo anno e diplomarmi»

«Sono sicura che otterrai ottimi risultati»

«Prenderà il punteggio più alto di tutta la scuola, senza dubbio» rifletté fiero Ron, infilandosi nella conversazione.

«Oh, non ne ho dubbi. Gia da piccola era talmente diligente e desiderosa di conoscere»

La ragazza arrossì vistosamente.
La donna guardò l’orologio. «Oh, si è fatto tardi. La campanella sta per suonare… ora che ci penso, questa settimana si svolgeranno le riunioni tra gli studenti. Tu cara… hai terminato i tuoi studi qui nel 1997, dico bene?»

«Ehm» la ragazza fece un rapido calcolo, «Si, in quell’anno»

«Oh, bene. La riunione della tua classe si svolgerà questo venerdì allora. A quanto so la scuola si era preoccupata di contattare tutti gli ex-studenti, ma dato il trasferimento della tua famiglia probabilmente non è riuscita a mettersi in contatto con voi. Quindi in caso volessi venire, saremmo lieti di averti. Ovviamente potresti portare anche il tuo fidanzato, cara»

«Oh, allora cercherò di venire»

«Mi farebbe molto piacere rivederti, a me e agli altri insegnati. Ora devo proprio scappare, spero di rivederti presto. Ronald, è stato un piacere»

«Piacere mio, signora»

E la donna se ne andò in gran velocità verso l’interno dell’edificio.

«Una persona piuttosto esuberante» convenne Ron riprendendo a camminare.

«Si, decisamente… trascinante. Avrei preferito incontrare un altro maestro al quale ero molto più legata. Continuai a sentirlo anche un paio d’anni dopo, mentre frequentavo Hogwarts con te ed Harry»

«Allora? Ci andrai?» domandò improvvisamente il ragazzo.

«Ah… non, non credo a dire il vero. In quegli anni non avevo legato molto con nessuno»

Ron ripensò al loro primo anno ad Hogwarts, alla situazione di Hermione prima di diventare amica sua e di Harry. La sua apparenza da perfetta so tutto io e saccente bambina, non le avevano di certo facilitato il farsi degli amici. Senza contare che i suoi ex compagni non potevano sicuramente essersi trovati nella situazione di stringere amicizia con lei, dopo uno scontro quasi mortale dato dalla presenza di un troll gigante nella scuola.

«Credo che dovresti andarci» disse infine lui.

La ragazza si voltò guardandolo sorpresa, «Credi?»

«Cos’hai da perdere? Sarete tutti cambiati dopo questi anni. E poi potresti rivedere questo tuo famoso insegnante»

«Pensi… che io sia cambiata molto?» le domandò esitante lei.

«Sei sicuramente più… meno legata, trattenuta di prima. Credo che questa gente abbia visto soltanto la tua apparenza, non come sei veramente. Se no saresti stata piena di amici, saresti piaciuta a tutti. Ma in quegli anni non eri esattamente miss simpatia. Eri troppo preoccupata a prendere il massimo dei voti in tutto per preoccuparti del lato sociale della cosa»

«Ero antipatica anche a te infatti» sorrise tristemente lei.

«Ehi… non ti conoscevo. Però non mi sono fermato all’apparenza, no?»

I due continuarono a camminare, quando improvvisamente Hermione esordì, «Tu mi piacevi»

«Prego?» domandò il ragazzo assorto.

«Mi piacevi. Quando sull’espresso per Hogwarts al nostro primo anno entrai nel vagone tuo e di Harry per cercare il rospo di Neville… sapevo che lui era gia passato a chiedere da voi. Ma sapevo che c’eri seduto tu e volevo… conoscerti»

Il ragazzo si fermò sbarrando gli occhi, vedendola vulnerabile ed imbarazzata davanti a se.

«Ron, non… non fissarmi così»

«Che significa che ti piacevo? Non ci eravamo mai parlati. Neanche visti… credo»

Hermione vide poco lontano da loro un parco con dei giochi per bambini, che data l’ora, era deserto. Ci si avvicinò seguita dal ragazzo, sedendosi su un’altalena. Lo vide prendere posto a quella vuota accanto a se.

La ragazza si dondolava appena con le gambe puntate a terra, «Ti avevo visto al binario 9 e ¾ prima di salire. Era difficile non vedere la tua famiglia-»

«Per la confusione»

«No» gli sorrise, «Veramente stavo per dire per il colore dei vostri capelli. Staccavate dal resto dei passanti»

Il ragazzo ghignò compiaciuto.

«Ti ho visto mentre salutavi i tuoi, i gemelli ti avevano fatto lo sgambetto davanti a tutti e tua madre ti aiutò a rialzarti e ti fece salire sul treno. È lì che vidi il vagone nel quale salisti, per questo dopo quando Neville venne da me chiedendomi del suo rospo, mi offrii di aiutarlo a cercarlo, e venni direttamente da voi. Avevo una… scusa per parlarti»

Il ragazzo la osservava incuriosito ed in parte onorato da quelle attenzioni così inattese che aveva ottenuto da bambino.

«E perché… ti piacevo? Mi avevi a malapena visto… e non dire per il mio aspetto che lo prenderei come una presa in giro!» la canzonò lui.

«Sono figlia unica. I miei genitori per quanto affettuosi sono sempre stati molto… contenuti. E l’unico modo che avevo per venire elogiata da loro era attraverso la scuola. A quell’età d’altronde non avevo molti altri modi per farmi apprezzare da loro. E la tua famiglia era… così diversa dalla mia. Così… scomposti. Non in senso negativo, sia chiaro… mi ritrovai a sorridere osservandovi. Fu lì che ti vidi. Capii da subito che avevi la mia stessa età. Sembravi spaesato anche se desideroso di salire su quel treno. Volevo… parlarti. Volevo parlare con una persona che veniva da una famiglia talmente diversa dalla mia. Volevo conoscerti…»

Ron aveva continuato ad osservarla in silenzio per tutto il tempo, sorridendole a volte, «Sembrava fossi più interessata ad Harry, sai?»

«Oh, Ron. Non vorrai continuare con quella storia?»

«Sto solo dicendo che… di certo non mi sembrasti molto catturata dalla mia presenza lì, tutt’altro»

«Cosa pensavi avrebbe fatto una bambina di undici anni? Mi sentivo in imbarazzo, non sapevo neanche che Harry fosse entrato in quel vagone prima di vederlo. Non riuscivo a parlarti e… riconoscendo lui lo usai come… diversivo per rimanere lì più a lungo con voi»

«Se ce l’avessi chiesto ti avremmo fatta sedere»

«Oh, Ron. Mi odiavate entrambi. Volevo almeno presentarmi e sperare che… una volta ad Hogwarts fossimo smistati nella stessa casa…»

«E così è stato» concluse lui prendendole la mano che si stava torturando.

«A volte mi chiedo cosa sarebbe successo se… le cose fossero andate diversamente»

«Mi sono sempre chiesto perché non sei stata smistata in Corvonero… lì è pieno di cervelloni»

La ragazza improvvisamente si ammutolì, «A dire il vero… ho chiesto io di essere smistata lì»

Il ragazzo sbarrò gli occhi confuso, «Ma è impossibile Hermione, sei stata smistata prima di me. Come potevi sapere dove mi avrebbe messo il Cappello Parlante?»

La ragazza arrossì a disagio, «I tuoi fratelli erano tutti lì…»

«Miseriaccia! Pensavo che Harry fosse stato l’unico ad aver scelto dove essere smistato. Ricordi? Il cappello voleva mandarlo in Serpeverde, ma lui chiese di essere smistato in Grifondoro e quel cappellaccio lo accontentò!»

«Il Cappello prende sempre in considerazione i… i desideri dei ragazzi, Ron. Cerca di indirizzarli ma se nella persona intravede le qualità di quella casata, può accontentarci»

«E dire che ero talmente in ansia di essere smistato da qualche altra parte… sai poi le prese in giro dei miei fratelli? Piuttosto significa che… sei voluta andare in Grifondoro per… me?» domandò arrossendo lui.

«Male che fosse andata Grifondoro era la casa più rinomata, te lo dissi no? Anche lo stessa di Silente ne aveva fatto parte. Avevo gia letto tutto al riguardo…»

«Però il motivo principale fui io!» rignò trionfante lui.

«Il tuo ego si sta allargando a vista d’occhio, sai?»

«Perché non me lo hai mai detto prima?»

«Mi è capitato spesso di rimproverarti per questo, a dire il vero»

«Oh, non cambiare discorso! Sai a cosa mi sto riferendo! Io non pensavo di… piacerti gia dall’inizio… non in quel modo almeno»

«Non è che fossi… innamorata. Ero solo una bambina!» tentò di contrattare lei.

«Però ti piacevo!»

«Come amico! O come… aspirante tale»

«Però poi questo sentimento è… cresciuto, no?» domandò con timore lui.

La ragazza sbuffò, «Secondo te, stupido troll? C’è una voragine da quella specie di sbandata infantile, ad una cotta adolescenziale, a…»

«…a?» la incitò lui a metà tra l’imbarazzato e il desideroso di conoscere il resto.

«A… questo» svagò non troppo implicitamente lei, mandando lo sguardo oltre il parco.

«Questo?» ribatté lui, senza voler lasciar cadere il discorso. «Questo cosa?»

«Mi pare che tra i due, non sia io ad aver temporeggiato prima di… essere chiara sui propri sentimenti» lo ammonì lei.

«Mi piace quello che abbiamo, ‘Mione» esordì improvvisamente lui.

«E tu?» domandò curiosa lei, «Quando hai, capito…?»

«Capito cosa?»

«Non fare il finto tonto!»

«E’ quasi ora di pranzo, non dovremmo andare in quel… supercoso?»

«Supermercato, Ronald»

«Quel che è. Se non ci procuriamo cibo non ci sarà nessun pranzo. Forza» disse saltando in piedi e porgendogli la mano.

«Non credere che mi dimenticherò che sei in debito di una risposta»

«Oh, ma non ho nessun dubbio al riguardo, amore. Sbrighiamoci ho fame!»

La ragazza sorridendo gli avvolse il braccio e lo indirizzò verso la strada senza riuscire a reprimere la felicità che in quel momento sentiva dentro.

 

*

 

Ginny distesa su una sdraio in cortile, godeva della fresca brezza estiva all’ombra della Tana, poggiata al busto del suo ragazzo che dietro di lei, faceva svolazzare magicamente un sasso.

Entrambi udirono l’inconfondibile rumore seguito dalla smaterializzazione di qualcuno.

Video Bill e Fleur tenersi per mano e venirgli incontro sorridenti.

«Ehi, Ginny, Harry!» li salutò lui avvicinandosi.

«Hai avvertito la mamma del vostro arrivo?» domandò Ginny.

«Si, io sto bene, e tu sorellina?»

«Sci discpiasce essere venutì qui all’ultimo momonto» si affrettò a parlare Fleur, rimasta in silenzio fino a quel momento.

«Abbiamo delle… novità. Dov’è sono gli altri?»

«George è di sopra, la mamma qui intorno e Ron da Hermione»

«Da Hermione?»

«E’ ripartita ieri con i suoi genitori. Tornerà in serata»

«Capisco. Beh…» il ragazzo si voltò verso la moglie, «Potremmo aspettare stasera per parlarne, che ne dici? Così ci saranno anche Ron e papà»

«Scerto, Bill. Como vuoi tu»

«Ehi non starete per sposarvi, vero? Oh, no aspettate. È gia successo» rise Ginny sotto i baffi.

«Molto simpatica, Gin. Molto.» la ammonì il fratello.

 

*

 

Ron camminava svogliatamente trasportando tre buste piene di cibo.
Hermione arrivata finalmente davanti al cancelletto di casa sua, lo aprì con la chiave reggendoglielo e permettendo al ragazzo di entrare.

«Miseriaccia Hermione! Quante persone pensi che saremo a pranzo? Qui c’è da mangiare per un reggimento intero!»

«Oh, il frigo è vuoto e siamo tornati ieri!»

Il ragazzo arrivò esausto all’interno della casa, posando le buste sul tavolo e sospirando pesantemente, «I tuoi?»

La ragazza vide un foglietto attaccato al frigo, «Torneranno più tardi. Cuciniamo noi. O meglio, io cucino. Tu apparecchia»

«Non dovrei essere un ospite?»

«Ti risulta che io fossi servita e riverita in casa tua? Aiutavo come tutti, mio caro. Quindi vai in bagno a darti una rinfrescata, e torna qui»

«Dittatrice» mugugnò lui.

«Come scusa?»

«Con piacere» disse allontanandosi verso il bagno.

Hermione iniziò a tirar fuori i prodotti dalle buste, sorridendo tra se e se ed iniziando ad accendere i fornelli.

Dopo quaranta minuti, un invitante profumino era emanato dalle pentole e dalle padelle sul fuoco. Mentre Ron, dopo aver apparecchiato la tavola di tutto punto, aveva tentato più volte di assaggiare, fallendo miseramente.

«Oh, andiamo! Solo un po! Ho fatto da mulo, ora ho fame!»

«No, non finché non sarà pronto»

«Ma tu hai assaggiato!» si lamentò infantilmente lui.

«Per vedere se era cotto, stupido!»

Improvvisamente sentirono la porta di casa spalancarsi, e i signori Granger accaldati entrare e raggiungerli in cucina.

«Che profumino» esclamò sua madre posando la borsa.

«Quelle faccende hanno richiesto più tempo del previsto» si apprestò ad aggiungere suo padre raggiungendo la figlia e sbirciando le pentole.

«E’ tutto risolto, ora?» domandò alla madre.

«Si, il grosso è fatto. Se tutto va bene potremo riaprire il nostro studio gia dalla prossima settimana»

«Menomale…» sospirò sollevata Hermione, «Papà smettila e mettiti seduto!»

«Voglio soltanto vedere cosa c’è!»

«E’ inutile signor Granger», esclamò improvvisamente Ron, seduto e corrucciato intorno al tavolo, «Una battaglia persa» aggiunse.

L’uomo fu scosso da un moto di riso, che contenne subito dopo.

«Forza caro, vai a lavarti le mani. Ci penso io ad aiutare Hermione»

L’uomo seguì il consiglio della moglie, tornando e sedendosi intorno al tavolo mentre osservava le due donne trafficare ai fornelli.

«Dove siete andati?» domandò l’uomo.

«Qui intorno» rispose assorta la figlia, «Gli ho fatto vedere la zona, nulla di particolare»

«Siete passati davanti alla tua vecchia scuola?»

«Oh si…»

«Abbiamo incontrato una vecchia insegnante» aggiunse Ron, «Com’è che si chiamava?»

«Paxton, vi ricordate di lei?»

La madre di Hermione improvvisamente esordì, «Oh, si. quella donna piuttosto… esuberante?»

Ron rise tra se e se «Lo è tutt’ora a quanto ho visto»

«Ti ha riconosciuto subito?» domandò il signor Granger alla figlia.

«Si, io ci ho messo un po»

«Eri talmente piccola che non sarebbe stato strano che non te ne fossi affatto ricordata, cara» si apprestò a sottolineare sua madre, «Cosa ti ha detto?»

«Nulla, cosa facevo al momento e del trasferimento. Ah e di una… riunione di ex compagni di classe o qualcosa del genere, per questo venerdì»

«Mi sembra una buona iniziativa, pensi di andare?»

«Non… non so. Non credo, non ho tutta questa voglia di rivedere i miei compagni. Molti di loro ricordo a mala pena il viso»

«Tesoro, secondo me sarebbe divertente andarci. Poi potrebbe esserci anche il professor Tyler, ricordi quanto ne eri affezionata? Avevi una sorta di adorazione per quell’uomo»

Ron si rabbuiò tutto d’un botto, tentando di non darlo a vedere.

Hermione portò il primo a tavola, seguita dalla madre e prendendo posto accanto a Ron, mentre la donna faceva lo stesso col marito.

«Vedrò, c’è ancora tempo. In caso… ti va di venire?» domandò con nonchalance al rosso che prendeva una grande forchettata di cibo.

Ron non riuscì a scacciare dalla mente l’invito di lei durante il sesto anno, alla festa del Luma-Club, «Sarebbe un onore accompagnarti»

Hermione alzò gli occhi dal piatto puntandoli su di lui piena di stupore e colpita da quelle parole. Guardandolo, si rese conto anch’essa che le era gia capitato di invitarlo venendo però completamente ignorata. Gli sorrise sotto gli occhi furtivi di sua madre.

«Ronald, quando inizierai ad aiutare tuo fratello al negozio?» domandò improvvisamente il signor Granger.

«Credo che riapriremo a settembre, con l’anno nuovo ad Hogwarts ci sono molti clienti in quel periodo a Diagon Alley»

«E’ un peccato che non starete insieme quest’anno…» esordì rattristita la signora Granger.

«Possono cambiare talmente tante cose in un anno, sono giovani…» convenne il signor Granger tra un boccone e l’altro.

«Che vorresti dire papà?»

«Semplicemente che non me ne preoccuperei. Le cose andranno come devono andare»

«Solo perché siamo giovani pensi che stiamo giocando?» ribatté seccata la ragazza.

Il padre la squadrò, «Non capisco perché tu debba prendertela in questo modo. Le storie nascono e terminano. Non sareste certamente i primi. I sentimenti sono passeggeri a quest’età. Se così non sarà, tra un anno sarete ancora insieme, solo il tempo mostrerà le cose per ciò che sono»

«Se quello che… provo. Fosse tanto passeggero, non lo avrei di certo continuato a sentire anche quando Ron… era insieme ad un'altra persona»

L’uomo guardò immediatamente il ragazzo imbruttendolo.

«Prima… prima che noi due ci…» si apprestò a giustificarsi Ron.

«Caro, questo discorso è privo di motivo. Devono vivere la loro vita e sarà ciò che sarà, ovviamente vi auguriamo il meglio e di essere felici»

Ron improvvisamente sospirò, «Signor Granger»

L’uomo andò nuovamente ad incrociare lo sguardo con quello del ragazzo.

«Non le dirò che sono il ragazzo perfetto per sua figlia o roba del genere, perché non mi sento perfetto per nessuno e tanto meno lo sono singolarmente. Come dice lei, tra un anno o anche meno Hermione potrebbe lasciarmi. Ogni giorno mi chiedo perché stia con me…»

«Ron…»

«Tuttavia è così. E i miei genitori mi hanno insegnato a non sprecare le cose belle che ci capitano. Se c’è qualcosa che posso dirle è che non credo ci sia ne ora ne mai qualcuno che tenga a sua figlia quanto me. È la persona più importante per me, e… ho intenzioni serie con lei. Non le nasconderò che se entrambi avessimo gia un lavoro fisso ed una casa, le avrei gia chiesto di sposarmi»

L’uomo rimase immobile, con gli occhi fissi su di lui.
Hermione si portò una mano alla bocca per placare il sussultò che scaturì udendo quelle parole.
La signora Granger lanciò uno sguardo amorevole alla figlia.

«Se scopro che stai soltanto giocando con lei, non sarò gentile con te»

«Non ho dubbi su questo»

Hermione giurò di intravedere un sorriso da parte del padre, ma fu tanto furtivo e veloce che non seppe mai se fosse stato soltanto una proiezione di ciò che avrebbe voluto accadesse, o la realtà.

 

*

 

Dopo aver terminato il pranzo ed aiutato a sparecchiare, decisero di ritirarsi in camera di Hermione per dare modo a Ron di riposarsi prima di ripartire. Con la porta lasciata aperta, su richiesta del signor Granger, il quale dopo quella conversazione col ragazzo, sembrava molto meno scontroso e sospettoso.

Videro un gufo che all’apparenza non conoscevano appollaiato sulla scrivania.
Hermione si avvicinò leggendo il mittente della lettera ‘Bill’ lesse ad alta voce passando la lettera a Ron che la afferrò corrucciato.

«Bill?»

Fratellino, come va? Spero tutto bene. Sono arrivato questa mattina alla Tana, io e Fleur dovremmo parlare di una cosa a tutta la famiglia, non sapevamo non ci fossi quindi abbiamo deciso di trattenerci anche per cena e dare l’annuncio quando sarai presente anche tu, quindi cerca di non arrivare in ritardo.

Dovrei anche parlarti di una cosa in privato poi, Ginny mi ha aggiornato su alcune cose e mi è passata un’idea in mente. Allora a stasera, salutami tanto Hermione, spero di vederla presto.

Con affetto, William Weasley.

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Capitolo 14
*** Primi baci, congratulazioni e proposte ***


«Di cosa pensi debba parlarmi?» domandò pensieroso il ragazzo.

«Non ne ho idea onestamente. Qualcosa relativo al lavoro forse?»

«Mmh, alla Gringott? Nah non credo. Sentirò stasera»

Hermione si sedette sul letto rifatto, sistemando il cuscino in modo da stare col busto sollevato.

«Non vieni?»

«Se qualcuno si affacciasse…»

«Ci vedrebbe abbracciati e forse addormentati. Terribile, non trovi?» lo canzonò mentre lo vedeva avvicinarsi sbuffando, e sdraiarsi accanto a lei.

Si voltarono di fianco, in modo da ritrovarsi voltati l’uno contro l’altra, con il capo a pochi centimetri di distanza.

Ron prese una mano di Hermione intrecciando le dita con le sue.

«Sei stato… stupendo»

«Cosa?»

«Prima, con papà. L’hai colpito. E ti assicuro che non è facile»

«Sono stato sincero. E ho avuto paura che mi lanciasse una forchetta in mezzo agli occhi mentre parlavo…» ammise lui.

«Non è così cattivo come vuole far sembrare, tutto il contrario. E giurerei che inizi a piacergli»

«Per quanto possa piacergli il ragazzo di sua figlia appena diciottenne»

«Dopotutto sei il primo che gli presento, non ha tutti i torti»

«Krum non…?»

«Ma cosa dici? Certo che no! Sapeva a malapena che mi sentivo tramite lettera con lui»

«E perché non… non l’hai mai invitato qui?»

«Oh, Ron. Sai bene che non è stato nulla di serio. È stato qualcosa andato avanti soltanto durante la sua permanenza ad Hogwarts il quarto anno»

«Però lui… è a lui che hai dato il tuo primo bacio»

«E tu a Lavanda. Il primo, il secondo e…»

«Non… non centra niente. E poi anche quell’idiota di McLaggen!»

«Non ho mai baciato Cormac se ci tieni a saperlo. Ci sono soltanto uscita»

«Come miseriaccia faceva a piacerti quel-»

«Non mi piaceva. Ed è stato Viktor a baciare me se vogliamo essere fiscali»

«Tu glielo hai lasciato fare»

«Si, Ron. Gliel’ho permesso. Sarei dovuta morire aspettando che ti svegliassi e ti accorgessi di me? Non avevo garanzie al riguardo, e tanto meno sul fatto che io ti interessassi in un senso che andava oltre l’amicizia»

Ron mugugnò seccato.

Hermione tornò seria, «Sarebbe bastata una tua parola, un gesto, che mi avesse fatto capire che tenevi a me e adesso… non avremmo sprecato tutto questo tempo»

«Ehi aspetta. Siamo in due, e da parte tua non ho mai visto tutti questi segnali!»

La ragazza si tirò su col busto a sedere, «Secondo te perché mi sono arrabbiata tanto al Ballo del Ceppo?! Oltre a non avermi invitato ti eri anche lamentato che fossi andata con qualcun altro!»

«Non… non centra niente, io-»

«Oh, non ripetere le stesse parole di quella notte! Non è colpa mia se sei ottuso»

«Ottuso io? Da cosa avrei dovuto capire che ti interessavo?»

«Dal fatto che non ti ho parlato per mesi dopo che ti sei iniziato a sbaciucchiare con la prima oca che si è fatta avanti dopo che ti avevo esplicitamente invitato al party di Lumacorno?»

«Non… poteva benissimo essere gelosia tra… amici»

«Non essere stupido, Ron. E ammetti che i segnali da parte mia ci sono stati eccome, sei tu a non aver fatto niente al riguardo»

«Miseriaccia! Secondo te perché sono stato sempre talmente geloso di quel Bulgaro o dell’idiota di Cormac? E con Lavanda… non avevo mai baciato nessuno, ero l’unico e… e Ginny se ne uscì che perfino tu avevi baciato Krum e-»

«E mi hai voluta ferire?!»

«No, io non… non volevo essere l’unico a non averlo mai fatto… e tu non dirmi che non sei uscita con McLaggen solo per farmi un dispetto. Harry me lo ha detto!»

Hermione si morse il labbro adirata, «Non avrebbe dovuto! E questo di certo non ti giustifica, stai girando intorno al nocciolo della questione. Da parte tua non hai mai dimostrato di vedermi sotto una luce diversa!»

«In infermeria io-» improvvisamente il ragazzo si bloccò, pentendosi di quelle parole.

Hermione spalancò gli occhi… «Tu… ricordavi tutto! Mi hai… usata per mollare quell’oca!»

«Non… non ho detto il tuo nome di proposito, io…»

«Però ricordavi benissimo di averlo fatto una volta cosciente, razza di imbroglione!»

«Potevi… farti due domande. Diavolo se chiamo il nome di una ragazza mentre ho perso i sensi cosa credi che significhi?»

«Se ho degli incubi posso benissimo urlare il nome di Malfoy, ma di certo non significa che io provi qualcosa per lui che vada oltre il disgusto!»

Il ragazzo si sentì battuto, «Ok… però prima che iniziassimo a cercare gli Horcrux… al matrimonio di Bill… ti ho fatto dei complimenti e… ti ho chiesto di ballare. Non è questo un segnale?»

«Anche Ginny mi ha fatto dei complimenti, ma non significa che io le interessi. Quella tua osservazione sembrava più… un momento di shock dopo essersi resi conto che la propria migliore amica non è un mostro ambulante. E mi hai chiesto di ballare solo perché hai visto che Viktor stava venendo ad invitarmi»

Il ragazzo ricevette l’ennesima sconfitta.

«Non ti sei mai comportato in modo diverso da quello di un amico con me» ammise tristemente lei, «Di un ottimo amico, ma nulla di più. Mi sei stato vicino, mi hai sostenuta durante quest’anno. Ma sono cose che avresti potuto benissimo fare anche per Harry. Tu… sapevi bene cosa provavo per te, Ron. L’hai sempre saputo. Non sono particolarmente abile a nascondere i miei sentimenti, e ti ho sempre trattato in modo… diverso da tutti. È anche per questo che ho reagito così male quando hai iniziato ad accusarmi di essere coinvolta sentimentalmente con Harry… l’hai sempre saputo, Ron. E hai sempre ignorato ciò che provavo… come potevo… fare un altro passo verso di te sapendo che non sembravi apprezzare ciò che sentivo per te?»

La ragazza si intristì improvvisamente.

Ron abbassò gli occhi colpevole, «Io… lo sapevo. Però non ho mai trovato il coraggio di fare nulla perché… finché non me lo avessi fatto capire esplicitamente non ne avrei mai avuto la certezza. Avevo paura di rovinare la nostra amicizia se tutto ciò si fossero rivelate solo delle mie fantasie, mi sembrava talmente assurdo che potessi interessarti a me in quel senso… sei talmente intelligente, e bella Hermione… perché avresti dovuto?»

Gli occhi di lei si addolcirono, sospirò rilasciando la tensione che aveva trattenuto fino a poco prima.

«Credo che… sia colpa di entrambi. Dovevamo essere più… chiari» convenne lei, carezzandogli il volto.

«Penso che sia il caso di dormire un po» disse lui stendendosi nuovamente e trascinandosela dietro.

Hermione teneva gli occhi chiusi, col  capo sopra il petto di Ron, lo sentiva respirare in modo irregolare.

«Non so quando è cominciato tutto» iniziò sotto voce.

La ragazza aggrottò le sopracciglia senza muoversi da quella posizione tanto confortante, «A cosa ti riferisci?» sussurrò lei.

«Non so quando sono nati i miei sentimenti per te. So quando mi sono reso conto ci fossero, ma chissà da quanto c’erano gia» disse riferendosi alla conversazione di quella mattina al parco.

Ne seguì un silenzio, «Te ne sei reso conto in infermeria?»

«No» sospirò lui, «Durante il quarto anno, dopo che ti ho visto scendere quelle scale al Ballo del Ceppo e… vederti andare incontro ad un altro» ammise a fatica il ragazzo, stringendo appena i pollici.

Hermione sentì il cuore di lui battere più velocemente.

«I contatti fisici tra noi… quando eravamo bambini. Sono stati sempre al minimo, quasi assenti i primi anni. Penso perché… perché inconsciamente gia mi piacevi e non riuscivo a… starti troppo vicino, a darti anche solo un abbraccio senza sentirmi confuso dall’ammasso di sensazioni che avrei provato. Gia solo sfiorarti una mano…»

Hermione finalmente alzò il volto poggiando il proprio petto contro il busto di lui, e guardandolo, «E’ passato talmente tanto tempo… mi sembra di aver gia trascorso una vita accanto a te. Non ricordo quasi nulla degli anni prima di conoscerti…»

Il ragazzo le sorrise, «Venerdì avrai modo di rifarti»

«Sei sicuro che vuoi venire? Perché a dire il vero non ho tutta questa voglia di andarci…»

«Penso faresti bene, Hermione. E poi voglio conoscere questo insegnante per cui ti eri presa una cotta»

La ragazza arrossì, «Non… non era una cotta, lo stimavo solamente…»

«Sei arrossita» la riprese lui.

«Stupido»

Gli posò un bacio sulle labbra, «Dormi, o arriverai distrutto stasera»

«Andrò subito a letto»

«Devi parlare con Bill» lo riprese lei, posandogli un bacio sulla fronte.

«Non credo di riuscirci se continui a… baciarmi. Per quanto questo non mi dispiaccia»

«Sono… soltanto baci a stampo!»

«Ti assicuro che bastano a farmi andare su di giri»

La ragazza ridendo riprese il suo posto con il capo sul braccio di lui, facendosi abbracciare.

«Ti amo, Hermione» sussurrò lui sistemandosi meglio e chiudendo gli occhi.

La ragazza sorrise contro la sua maglietta, «Pensavo sarebbero passati altre sette anni prima che me lo avresti ridetto» sussurrò appena, ma lui gia dormiva profondamente.

 

 

*

 

Nel primo pomeriggio, la signora Weasley lieta della visita del figlio, era allo stesso tempo in ansia per ciò di cui gli avrebbe parlato di li a qualche ora.
A nulla valsero le richieste di sua madre di anticiparle qualcosa, Bill era irremovibile.

Ron ed Hermione intorno alle sei, si svegliarono consci del fatto che di lì a poco si sarebbero dovuti salutare.
Il ragazzo scese in salotto salutando e ringraziando i coniugi Granger dell’ospitalità, e acconsentendo di tornare quanto prima da loro, anche in compagnia di Harry e sua sorella se ne avessero avuto voglia.

I due si ritrovarono così nella camera di lei.
Ron gia aveva afferrato la Firebolt di Harry, pronto ad andarsene.

«Allora…» disse lei, avvicinandoglisi e tarandogli su la lampo della felpa, «Non prendere freddo, e avvertimi appena arrivi»

«Si mamma» le sorrise lui.

«Ci vedremo presto?» domandò lei speranzosa, senza però volergli mettere troppa fretta o pressione.

«Non farai neanche in tempo a sentire la mia mancanza che gia staremo nuovamente insieme» la rassicurò lui, «Oppure nella visione cruda e reale della cosa, non farai in tempo a tirare un sospiro di sollievo che gia tornerò a distruggere la tua quiete»

«Stupido» lo ammonì lei scherzosamente dandogli un colpetto sulla spalla, non riuscendo a nascondere la sua espressione triste.

Ron le si avvicinò, bloccandola con una mano dietro la schiena e baciandola con un certo trasporto, che la lasciarono senza respiro.
Lo sentiva irrequieto da quel bacio.

«Ok» disse separandosi da lei, «Ora posso andare»

«Stai attento»

«Si mam-»

«Se mi chiami un’altra volta in quel modo ti infilo la Firebolt-»

«Non essere scandalosa, Granger»

E partì dopo essersi preoccupato di vedere se qualcuno lo vedesse.

Hermione si sedette alla scrivania sospirando pesantemente.
Poco dopo, sentì dei passi e il busto di sua madre fare capolino all’interno della stanza, «E’ andato via?»

La ragazza annuì non tentando di nascondere la tristezza che in quel momento la pervadeva.
La donna le si avvicinò, poggiandosi alla scrivania e carezzando i capelli della figlia, «Vi rivedrete presto, non riuscirebbe a starti lontano troppo a lungo neanche volendo. Quel ragazzo è completamente cotto di te»

«M-Mamma!» esclamò completamente rossa in volto Hermione.

«Oh, suvvia. Ti ha implicitamente chiesto di sposarti di fronte a noi, non mi pare il caso di imbarazzarsi per tanto poco adesso»

«Non… non mi trovo a mio agio a parlare di certe cose»

«Sento lo stesso il desiderio di chiederti qualcosa…»

Hermione aggrottò le sopracciglia con aria interrogativa.

«Cara, voi due… avete gia…?»

Gli occhi della ragazza saettarono a destra, seguito dal suo volto che si girò di scatto incapace di fare altro in quel momento.

Sentì la mano di sua madre posarsi sulla sua spalla, sollevò lentamente lo sguardo sentendo le guance che le pulsavano.

«Hermione, è perfettamente naturale scendere in intimità col proprio ragazzo. So che sei matura e diligente, ma vorrei avere la certezza che tu faccia, attenzione»

«Mamma… noi stiamo molto… attenti. Io… prendiamo precauzioni» tentò di rispondere nel modo meno impacciato e imbarazzato possibile non riuscendo affatto nel suo scopo.

«Sei cresciuta così tanto…» convenne la donna guardandola malinconica.

 

*

 

Data l’ora non troppo tarda, la traversata di Ron fu senza dubbio migliore dell’andata, a partire dal clima.

Arrivò a casa perfettamente in tempo per la cena, e con un anticipo sufficiente a trovare il tempo di chiudersi in camera e mandare un Patronus ad Hermione.

«Expecto Patronum»

«Sono alla Tana, non ho molto tempo devo scendere per cena. Credo andrà per le lunghe, ti farò sapere di Bill per lettera, così domattina troverai un gufo alla finestra. Manderò Leotordo, mamma mi ha detto che Errol… si è nuovamente schiantato contro il muro quando è tornato. Sogni d’oro Hermione»

Il cane corse velocemente verso il muro, lasciandosi dietro l’inconfondibile scia azzurra.

Ron sentendo la voce di sua madre avvertirlo che la cena fosse pronta, scese velocemente di sotto.

Iniziarono a mangiare, ma tutti erano piuttosto curiosi di quell’inaspettato annuncio. Anche se nessuno osava chiedere nulla.

Al termine dell’ultima portata, fu George a parlare, «Credo di parlare a nome di tutti dicendo “Che diavolo nascondete?”» esordì il gemello.

«George caro, non essere scurrile» lo riprese sua madre, «William… di cosa si tratta?»

«Molly cara, ce ne parlerà quando ne avrà voglia» la rimproverò bonariamente il signor Weasley, «Se tuttavia vuoi iniziare ad accennarci a larghe linee, saremo felici di ascoltarvi» lo invitò il padre.

Bill rise sonoramente, guardando Fleur e ricevendo un cenno di assenso da parte sua.

«Dunque famiglia, non voglio farvi aspettare oltre. E dato che ci siamo tutti, arriverò al punto…» si alzò dalla sedia posando una mano sulla spalla della francese, «Io e Fleur aspettiamo un bambino»

La signora Weasley lanciò un gridolino talmente acuto che Ron dovette scuotere la testa per farselo uscire dalle orecchie.
Vide la madre correre verso il figlio ed abbracciarlo forte, spostandosi poi verso la nuora, colpita da tanto entusiasmo.

«Congratulazioni!» esordì il signor Weasley stringendo la mano di Bill.

Ginny batté le mani lanciandosi sul fratello, seguita da Harry e George.

Fu poi il turno di Ron a congratularsi, «Beh, cosa si dice in questi casi?» abbracciò il fratello e lo sentì sussurrargli qualcosa all’orecchio, «Devo parlarti in privato, vediamoci in camera tua dopo cena»

Il ragazzo annuì confuso, tornando poi a sedere e pronto a mangiare il dolce che la signora Weasley aveva preparato, ammettendo di aver sperato che si trattasse di quello, o comunque di una buona notizia che non è tale, a detta sua, se non è accompagnata da un buon dolce.

Dopo cena, quando tutti iniziarono a ritirarsi nelle proprie camere, Ron vide Fleur da sola, con sua madre intenta a lavare i piatti. Guardandosi intorno non vide il fratello, capì così che era giunto il momento di salire in camera, infatti lo trovò lì.

«Allora?» disse avvicinandosi a lui, «Il primo Weasley della nuova generazione, eh?»

«Così pare, ormai nessuno di voi può battermi sul tempo. Ho il primato» sogghignò lui sedendosi sul letto ed invitandolo a seguirlo.

«Di cosa devi parlarmi?»

«Come va con Hermione?»

Il ragazzo aggrottò la fronte, «Bene, ma… è questo che volevi sapere?»

«Oh, no. O meglio anche. Arriverò subito al dunque. Ho parlato con Ginny dei piani che avevate voi quattro per il prossimo anno. Ah comunque sono fiero di te, Ron. Scegliere di andare a lavorare con George è veramente… ammirevole»

«Grazie, ma… continuo a non capire»

«Presto detto. Nei prossimi mesi Fleur avrà bisogno di aiuto con la gravidanza, e io non potrò stare sempre con lei lavorando alla Gringott, i suoi genitori sai che abitano in Francia e non potranno darci un grosso aiuto, se non negli ultimi mesi prima del termine. Quindi abbiamo deciso che fosse il caso di ritrasferirci qui, durante la gravidanza e anche dopo che nascerà il bambino, ci servirà aiuto e lì allo Shell Cottage per quanto bello sia, saremmo un po isolati, e per i primi tempi non è di certo il più indicato per una situazione del genere»

«Quindi tornerete qui? Aspetta ho capito, volete sfrattarmi, giusto? Ora che Harry divide la stanza con Ginny, la mia che è per due persone è sprecata solo per me, e volete spostarvi qui»

Bill rise scuotendo la testa, «No, affatto. O meglio, non so ancora molto sulla disposizione delle stanze, potrebbe anche essere. Ma è d’altro che devo parlarti»

«Arriva al punto, ci capisco sempre meno!»

«Ok, ascolta. Sarò molto diretto, ho pensato di dare il Cottage a te e Ginny. Ne ho gia parlato con lei ed ha acconsentito, anche con un certo entusiasmo»

Ron spalancò gli occhi, «Vuoi… darci la tua villa?»

«Staremmo un po stretti tutti qui, siete cresciuti ed avete bisogno dei vostri spazi. Inoltre è un peccato lasciarla disabitata dopo averla ristrutturata»

«Stai… scherzi? Cioè, dici sul serio?»

«Serissimo. È collegata qui, quindi per tornare potete sia smaterializzarvi che utilizzare la metro-polvere, ho gia spiegato tutto ad Harry e-»

«Harry? Verrà anche lui con noi?»

«Pensavi che Ginny volesse trasferirsi lì senza di lui? Non essere ottuso. Così come è ovvio che l’invito è esteso anche ad Hermione»

Ron diventò improvvisamente rosso, «Herm…Hermione?»

«Non dirmi che non ti era neanche passato per la testa? C’è abbastanza spazio per tutti e quattro. Non è un qualcosa di troppo espansivo, lo sai. Ma non stareste di certo stretti»

Ron iniziò a fantasticare su quell’eventualità. Avrebbe chiesto ad Hermione di… andare a vivere con lui? E Ginny, ed Harry. Ma in fondo… era una sorta di convivenza vista da un certo punto di vista.

«Ehi mi stai ascoltando?»

«Eh?»

«Ti ho chiesto se ti sta bene, non ne ho parlato con la mamma, volevo prima sentire se l’idea vi piaceva. So che potresti dividere con George l’appartamento sopra il negozio, ma pare che Lee Jordan andrà con loro. Poi collegandolo con la metro-polvere è come se vivessi gia lì. Che ne pensi?»

«Che sei il mio fratello preferito, lo sai?» disse balzandogli addosso.

«Il tuo e di Ginny, a detta sua. Ora forza scendiamo di sotto, devo dire a Fleur che è tutto sistemato e parleremo con la mamma»

«Pensi acconsentirà?»

«Siete tutti maggiorenni, tornate qui il più spesso possibile e vedrai che non avrà molte proteste da fare»

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Capitolo 15
*** Attese, equivoci e segreti. ***


Hermione la mattina successiva, aprì gli occhi dando uno sguardo al terrazzino in cerca di Leotordo.
Più volte vedendo la balaustra vuota, tornò a dormire, quando infine durante una delle successive sbirciatine, lo vide che la fissava attentò attraverso il vetro della finestra.

Saltò giu dal letto facendolo entrare, e prendendogli la lettera dal becco.
La tirò fuori dalla busta con una gran fretta.

Ehi! Ciao! È piuttosto tardi mentre ti scrivo, sto per andare a letto sono distrutto.
Bill e Fleur aspettano un bimbo. O una bimba. Questo ancora non lo so, non credo che neanche loro lo sappiano, per ora almeno. Comunque un figlio barra figlia. È ancora magra quindi non credo lo sappiano da molto. La pancia inizia a crescere dopo molto? Comunque, ti salutano entrambi.

Per quanto riguarda il resto… Bill mi ha fatto una proposta su una questione. Ma preferirei parlartene a voce. So che mi odierai se non te ne faccio parola ora ma non è cosa di cui parlare per lettera…

La mamma mi ha chiesto di invitarti per pranzo o per cena domani, cioè oggi. Dato che Leo sarà arrivato in mattinata.
Di cibo ce ne è a sufficienza, non c’è bisogno che avverti prima, puoi venire direttamente, o non so. Se ne hai voglia.
Ecco, si insomma… mi piacerebbe se venissi. Manchi a tutti di gia qui.
Chiedono a me come stai, come vanno le cose. Ma dovresti essere tu a rispondere, no? …Ok, la verità è che non credo chiuderò occhio senza averti vicino. Ti sento gia sorridere soddisfatta della dipendenza a cui mi hai legato a te!

Quindi non ti darò altre soddisfazioni, e me ne andrò a letto.
Spero di vederti domani, cioè oggi. Ma se così non fosse farò di tutto per tornare lì il prima possibile.

Con tanta voglia di vederti, Ron.

 

Hermione sorrise stringendosi al petto la lettera, balzò giu dal letto rendendosi conto solo in quel momento che non si era preoccupata di far rifocillare il povero gufo che aveva volato tutta la notte per venire fin li.

Dopo essersi resa presentabile, scese in vestaglia di sotto, trovando i suoi genitori gia alzati e pronti di tutto punto.

Diede un bacio a sua madre, e a suo padre, che spostò il giornale permettendole di avvicinarsi.

«Dormito bene, tesoro?» domandò la donna porgendole la colazione.

«Si» rispose frettolosamente lei, «Ho delle notizie, bellissime notizie. Uno dei fratelli di Ron. Bill, aspetta un figlio da sua moglie»

«Oh, ma è magnifico! Manda le nostre congratulazioni a tutta la famiglia Weasley per piacere»

«Sarà una buona cosa per loro» convenne il padre, «Un nipotino porta sempre pace e felicità»

Hermione lo squadrò sorpresa.

«Non… per chi è grande, adulto e sposato!» si affrettò ad aggiungere.

«Comunque, mi hanno invitato per pranzo o per cena. Vorrei andare per congratularmi di persona con loro»

«Oh, certo. Non ci sono problemi, vero caro?» domandò la donna al marito, che annuì grugnendo.

«Perfetto! Vado subito ad avvertirli allora!» disse alzandosi in piedi entusiasta e correndo su per le scale.

«Ti sembrava il caso di farla gia andare? Non si vedono da neanche un giorno…» grugnì il marito.

«E’ un’occasione particolare. E poi non ci vedo nulla di male»

«Tu non vedresti nulla di male neanche in quella specie di stregone cattivo che stava per ucciderli tutti» convenne l’uomo portandosi una mano alla fronte e scuotendo la testa rassegnato.

 

*

 

Ron come previsto, non riuscì a chiudere occhio.
Rifletté tutta la notte su quanto riuscisse a mancarle quella ragazza, dopo solo poche ore. E a come le avrebbe chiesto se… si, quello.
Oltre al fatto che l’eventualità che non avesse voluto, o potuto era la più probabile.
Poteva voler rimanere con i suoi genitori, che non vedeva da oltre un anno. Per non parlare del fatto che avrebbe abitato ad Hogwarts. Si, era vero che durante le vacanze  le pause sarebbe tornata, ma… avrebbe detto di no, era troppo presto per lei. Suo padre non l’avrebbe mai lasciata andare. Anche se avesse voluto, ma non avrebbe voluto.

Verso le dieci, decise che era inutile continuare a rimuginare e scese di sotto trovando gran parte della famiglia in piedi.

«Per Morgana! Ma sei gia sveglio?» lo canzonò Ginny vedendolo arrivare.

«Simpatica» si guardò intorno vedendo gli altri lontani da loro, «Bill ha gia detto tutto alla mamma?»

«Oh, te ne ha parlato ieri sera? Non è fantastico? Certo che lo è! Sarà un sogno! Hermione cosa ha detto?»

«Le parlerò di persona. Harry?»

«Oh, lui era un po restio. Pensa che la mamma lo affatturerà quando saprà ciò che vogliamo fare. Ma confido che Bill la faccia ragionare, quindi rispondendo alla tua domanda. No, ancora non le ha parlato. Ma penso lo stia facendo ora in cortile. Mi  ha fatto un cenno e l’ha seguita poco dopo. Hermione verrà oggi?»

«Non ne ho idea, ho appena messo piede qui»

Il ragazzo vide Harry aggirarsi furtivamente poco distante da loro. «Buongiorno»

Lo chiamò lui, ricevendo un saluto.

«Stanno parlando» disse tenendo le orecchie alzate, «Vostra madre ha urlato, si ne sono certo. Non vi va di fare un giro? Potremmo giocare a Quidditch. Oh si, perfetto. Vado a chiamare George-»

Ginny lo afferrò per la maglietta prima che potesse avvicinarsi alle scale, «Nessuno ti ucciderà, chiaro?»

«Eccovi voi tre!» esclamò la voce della signora Weasley alle loro spalle, fiancheggiata da Bill che li guardava divertiti.

Si voltarono tutti non nascondendo una certa agitazione.

«Cosa ho fatto di male per allevare dei figli che complottano alle mie spalle? Cosa, Bill?!»

Domandò la donna al figlio che fece spallucce sorridendole.

«Ragazzi, la mamma è d’accordo»

I tre lo guardarono accigliati.

«La mamma vi chiuderà in cantina e butterà la chiave se sarà messa la prossima volta davanti a fatto praticamente compiuto!» esclamò la donna rassegnata. «Siete così giovani… e tu Ginny cara, se la più piccola…»

«Mamma torneremo anche ogni giorno, vero?» domandò guardando torva i due ragazzi che annuirono deglutendo.

«Oh, non posso certo costringervi a restare… mi mancherete talmente tanto… Ronnie caro, per l’appunto. Hermione arriverà per pranzo. Ha mandato un Patronus poco fa»

Il ragazzo aggrottò la fronte.

«Cos’è sei geloso che abbia avvertito la mamma e non te?» lo canzonò la sorella ricevendo uno sguardo torvo in risposta.

 

*

 

Hermione dopo aver messo alcuni oggetti di prima necessita in una tracolla, scese di sotto avvertendo i genitori che stava per andare, e dopo aver preso i rituali avvertimenti genitoriali sullo stare attenta ed avvertire appena arrivata, si smaterializzò.

Arrivò nel cortile della Tana, non sapeva perché ma sentiva una strana agitazione dentro.

Entrò senza preoccuparsi di bussare, sentendo un irreale silenzio.
La cucina era vuota, così come il salotto.

Salì di sopra constatando che il silenzio non si era impadronito solo del piano terra.
Senza molti indugi e notando la stanza di Ginny vuota, si diresse verso quella di Ron trovandola con suo disappunto, anch’essa priva del proprietario.
Sbuffò incupita.

«Cerca qualcuno?»

Non ebbe bisogno di voltarsi per capire chi fosse. Gli arrivò davanti buttandogli le braccia al collo. E baciandolo con trasporto.

«Dove sono gli altri?» disse scompigliata una volta distanziata da lui.

«Cos’è, non ti basto più soltanto io?»

La ragazza lo guardò accigliata.

«Ok, ok. La mamma è a Diagon Alley con Bill e Fleur. Vuole gia comprare cose per il bambino, è leggermente su di giri. Ginny ed Harry saranno qui intorno a sbaciucchiarsi…» rabbrividì per un attimo, «George è con papà per occuparsi dei permessi per riaprire il negozio e… penso sia tutto. Io sono di ritorno dal bagno se puo interessarti»

«Sei incredibilmente idiota, lo sai questo?» disse sorridendogli e posando la tracolla sulla scrivania.

«Allora? Come stai, zio?» sorrise non resistendo all’impulso di baciarlo ancora.

«Mmh… mi sento vecchio»

«Non stai mica per diventare nonno! Cosa dovrebbero dire i tuoi allora?»

«Ma loro sono… vecchi» disse con estrema ovvietà su come lei non ci fosse gia arrivata.

La ragazza lo guardò ammonendolo con lo sguardo allo stesso tempo rassegnato, «Cosa dovevi dirmi che non poteva essere scritto?» domandò infine desiderosa di sapere.

«Ecco! Lo sapevo! Sei venuta qui soltanto per pure sete di curiosità e di cibo. E poi perché hai avvertito la mamma che saresti venuta e non me?»

«Geloso?» domandò lei con un sopracciglio alzato.

«Di mia madre?»

«No, di non essere il primo a cui ho pensato di dirlo»

«No» rispose rabbuiato sedendosi sul letto.

La ragazza si avvicinò a lui sedendosi sulle sue ginocchia, «Bugiardo»

Ron rimase in silenzio fingendosi offeso.

«E’ lei che si occupa del pranzo, ho trovato giusto avvertire lei. Anche perché l’invito è partito da tua madre»

«Vorresti dire che io non ti voglio?»

«Mmh no. Ma forse che sei troppo orgoglioso per ammettere che gia ti mancavo e che mi volevi qui» disse baciandogli la guancia più volte.

Il ragazzo non dicendo nulla, la fece sdraiare sotto di se appropriandosi del suo collo ed ignorando le risate di lei.

«Ron mi fai… mi fai il solletico!» protestò inutilmente tra una risata e l’altra, fin quando riuscì finalmente a bloccarlo.

«Sei il mago del cambiare discorso tu!» lo ammonì ridendo ancora lei.

Lo vide tornare improvvisamente serio e rimettersi a sedere, fece lo stesso.

«Di cosa devi parlarmi? È… successo qualcosa?»

«Nulla di brutto. Spero almeno… cioè non per me…»

«Ti ascolto»

Il ragazzo giocò con le lenzuola incapace di spiccicare parola, «Ecco… mi è stata fatta una… proposta»

«Una proposta?»

«Si… da Bill. Ed… ecco…»

«Devo preoccuparmi?» domandò in ansia lei.

«No, certo che no…»

«…Quindi?»

«Forse… forse è meglio se ne parliamo dopo, che dici?»

«Dico che non so cosa rispondere dato che non so di cosa si tratta» rispose secca lei iniziando ad irritarsi.

Improvvisamente, sentirono la porta spalancarsi seguita da un gran trambusto.

«Sono tornati» esclamò grato lui saltando in piedi, «Andiamo dai»

La ragazza lo seguì in silenzio.

«Buongiorno!» esclamò radiosa Hermione, tentando di nascondere l’irrequietezza di poco prima.

«Oh, ben arrivata cara!» la signora Weasley posando delle buste, andò a salutare la ragazza.

Poco dopo sulla soglia comparvero suo figlio e sua nuora.

«Congratulazioni!»

«Oh, grassie Ermiòn»

«E’ un piacere vederti» le sorrise Bill salutandola a sua volta.

«Avete fatto shopping…» osservò Ron vedendo la miriade di buste che li circondavano.

«La mamma è inarrestabile… piuttosto aiutami a portare tutto di sopra»

«Mi hai preso forse per un mulo?»

«Ronald! Aiuta immediatamente tuo fratello!» lo ammonì sua madre, andando in cucina seguita da Fleur.

Sulla soglia apparvero Harry e Ginny, che salutarono calorosamente Hermione.

«Da quanto sei arrivata?» domandò Harry.

«Poco, neanche mezz’ora fa»

«Che ne pensi?» domandò entusiasta il ragazzo, incontrando lo sguardo fulminante di Ron.

«Harry, aiuta me e Bill con queste buste»

Il ragazzo annuì disorientato salendo le scale con gli altri due ragazzi.

Ginny afferrò Hermione per il braccio e se la trascinò in salotto. «Allora? Hai saputo?»

«Certo, ne sono felicissima» rispose sorridendo la ragazza, non pensando di trovare l’amica talmente entusiasta.

«Davvero? Oh, menomale! Pensavamo non lo saresti stata!»

«Che dici? Perché non avrei dovuto? È una notizia bellissima per tutti»

«E i tuoi cosa hanno detto? Gliene hai gia parlato?» domandò curiosa l’amica.

«Beh si, a dire il vero si…» convenne dubbiosa la ragazza.

«E…?»

«Ovviamente ne sono felici anche loro. Mio padre la ritiene la migliore cosa che potesse capitare al momento, vista la situazione dopo la guerra e tutto il resto…»

«E dire che quello zuccone del tuo ragazzo era talmente agitato nel dirtelo!»

«Perché avrebbe dovuto?» domandò confusa la ragazza.

«Beh Hermione, un minimo d’ansia mi pare normale in questi casi. Dopotutto anche se ci saremo io ed Harry, si tratta pur sempre di chiedere alla propria ragazza di andare a vivere insieme»

La ragazza sbarrò gli occhi e le labbra sconvolta.

Ginny vedendo la reazione dell’amica, deglutì a fatica, «Non dirmelo ti prego… non lo sapevi ancora…?»

«Io… parlavo della gravidanza di Bill e Fleur! Cosa… che significa? Di cosa parli?»

«Oh per Morgana… mi ucciderà… Ti supplico Hermione fa finta che non ti abbia detto niente!»

«Ginny… se non mi spieghi tutto subito…»

«Lo farò! Prometto che lo farò! Ma tu promettimi che non dirai nulla te ne prego!»

La ragazzo sospirò trattenendo l’agitazione.

 

*

 

«Ok, abbiamo finito! Io andrei a farmi una doccia, sono esausto!» sentenziò Bill levandosi la maglietta.

«Mai uscire a fare shopping con delle donne, motivo in più se si tratta della propria moglie e della propria madre» lo canzonò Ron ricevendo in faccia la maglietta del fratello e vedendolo andare via.

«Allora? Si può sapere cos’è successo? Non è d’accordo a trasferirsi lì con noi?» si affrettò a domandare Harry.

«Non gliel’ho ancora detto. E stavi per combinare un bel macello tu!» lo ammonì l’amico sospirando.

«Come no? È arrivata da mezzora, ed eravate soli in casa. Il tempo o la privacy non vi è di certo mancata per parlarne»

«Non… non è questo…»

 

*

 

«…e questo è tutto. Ero sicura te ne avesse gia parlato se no non avrei mai detto nulla. Mi dispiace così tanto…» si lamentò Ginny sentendosi in colpa, davanti ad un Hermione che sembrava tutto tranne che rilassata.

«Lui… ha cercato di parlarmi di qualcosa, ma… era come se cercasse di cambiare discorso, se non volesse farlo» rifletté lei ad alta voce.

«Oh, sai come è fatto Ron. Avrà semplicemente temporeggiato per tastare il terreno. Vedrai che te lo chiederà quanto prima. Piuttosto… quale sarà la tua risposta?»

«Preferirei prima aspettare che me lo chieda. Perché sinceramente ora come ora mi viene soltanto da pensare che non voglia farlo»

«Ma non dire sciocchezze! Sai quanto è impacciato, e perché poi non vorrebbe?»

«Ginny… tu ed Harry state insieme da più di un anno ormai. Io e lui invece… è così poco. Potrebbe benissimo pensare che sia troppo presto, un passo troppo affrettato…»

«Tu pensi lo sia?»

«Co-Cosa?»

«E’ affrettare le cose per te?»

«Quello che penso io non è necessariamente corrispondente a ciò che pensa lui. Anzi, il più delle volte è l’esatto opposto…»

«Ed è per questo che pensi che non voglia, non è così? Vedrai che te lo chiederà, per il momento cerca di far finta di niente»

 

*

 

«Sai che temporeggiare non ti porterà da nessuna parte, Ron?»

«Non farmi la predica, ti prego… non esiste qualche incantesimo che mi faccia gia avere la risposta senza chiederglielo? In modo da parlargliene solo se so che dirà di si?»

«Non sono io quello che ha un Eccezionale in Incantesimi. Chiedi a lei»

«Certo, come no. Così quando poi capirà perché gliel’ho chiesto mi affatturerà!»

 

*

 

Durante tutto il pranzo, Ron non riuscì a guardare Hermione in viso. In parte data la sua incapacità di parlarle, in parte dal terrore che qualcuno menzionasse la faccenda. Aveva redarguito Harry dal farlo, ma non poteva assicurarsi che gli altri facessero lo stesso.
Qualcosa inoltre gli diceva che se la fosse particolarmente presa per il suo silenzio di quella mattina, anche lei non lo guardava. Ma forse era soltanto una sua impressione.

Al termine del pasto, quando erano tutti ancora intorno al tavolo, fece vagare la sua mano sotto al tavolo alla ricerca di quella di lei, che una volta trovata, sentì sfilarsi distrattamente.

Ron finalmente si voltò verso di lei, la quale però non fece nessun cenno verso di lui.
Attese che gli altri si alzarono da tavola per portarla in disparte.

«Cosa c’è?»

«Va… va tutto bene?» domandò lui.

«A meraviglia» rispose sarcasticamente lei, allontanandosi e lasciando la cucina sotto lo sguardo spiazzato del ragazzo.

Seduta sotto la grande quercia fuori dalla Tana, Hermione fissava il vuoto davanti a se.
Quella giornata, era partita con i migliori propositi per poi trasformarsi in un qualcosa che tutto aveva tranne che di positivo.
Sentì il fruscio dell’erba sotto dei passi, e qualcuno sedersi accanto a lei.

«Che fai qui tutta sola?» domandò l’amico, giocherellando con una foglia.

«Ne sei felice, Harry?»

«Di cosa?»

«Di andare a convivere con la persona di cui sei innamorato» sussurrò appena lei, abbracciando le ginocchia al petto.

Il ragazzo la guardò spaesato, «Ti… come…?»

«Ginny» si limitò a dire lei, «Non sapeva che non me ne avesse parlato»

«Oh…»

Il ragazzo guardò l’amica che sembrava sull’orlo del pianto, le passò un braccio sulle spalle. Rimasero così in silenzio per alcuni momenti.

«Pensavo che le cose andassero bene… lui ha... mi ha detto che mi ama. Pensavo fosse un bel passo per lui, più difficile da fare rispetto a chiunque altro…»

Il ragazzo rimase in silenzio, ascoltandola.

«Invece… non so cosa pensare»

«Non pensare Hermione. Per una volta, non farlo. Almeno non fin quando non te ne avrà parlato. Poi avrai tutto il tempo a pensare su quale sia la decisione più giusta»

«Il problema non è cosa rispondergli, Harry. È che non si è minimamente degnato di chiedermelo. Non… pensa sia affrettato, vero?»

Il ragazzo fece per parlare, ma venne interrotto da un cenno di lei.

«So che sei il suo migliore amico, ma sei anche il mio. Dimmi la verità, pensa questo?»

Il ragazzo sospirò pesantemente, «Ora che state insieme, per me non è molto facile… entrambi vi confidate con me, mi mettete in una posizione delicata… non voglio stare dalla parte di nessuno. Ma non vorrei neanche tradire la fiducia di uno di voi due. Se te ne parlassi… tu come ti sentiresti se avessi rivelato cose a lui che tu mi avessi precedentemente rivelato in confidenza?»

La ragazza sorrise sommessamente, «Hai ragione… sono così stupida. Mi dispiace, non volevo metterti a disagio…»

«Non scusarti, non ce ne è motivo. Accetta solo il mio consiglio, non pensare a nulla. Non trarre conclusioni senza prima aver parlato con lui»

«E’ lui che non mi parla, Harry. Non mi ha neanche guardato per tutto il pranzo, figuriamoci parlarmi»

«Questo non significa che non vuole farlo. Solo che non… riesce»

«Non sei molto convincente»

«Nessuno sarebbe abbastanza convincente per farti cambiare idea una volta che ti fissi qualcosa in testa» disse sospirando.

«Mi stai dando della testarda, Harry Potter?» domandò schiaffeggiandogli il braccio.

«C’è questa eventualità, si» le sorrise lei, rubandole una risata che per quanto breve, la fece sentire anche se per poco meglio.

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Capitolo 16
*** Scatoline, piani e anelli. ***


Hermione sedeva in veranda, conscia del fatto che di li a poche ore sarebbe dovuta tornare a casa.
Sentì nuovamente dei passi, stavolta però, non appartenevano ad Harry.

«Dove eri finita? Ti cercavo»

«Non hai cercato bene evidentemente, sono sempre stata qui fuori»

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, «Ce l’hai con me? Ho fatto qualcosa?»

«Io ce l’ho sempre con te, Ronald» disse lei sospirando pesantemente.

Il rosso le si sedette accanto, «Volevo sapere qualcosa»

La ragazza sollevò lo sguardo deglutendo e tentando di apparire naturale, «Cosa?»

«Ecco… mi chiedevo cosa avessi deciso per venerdì alla fine. Per quella specie di riunione no? Ci andiamo?»

Gli occhi della ragazza si riempirono di delusione ed ammarezza, «Si» disse alzandosi in piedi, «Ma ci andrò da sola»

«Pe-Perché? Pensavo che…»

«Cosa pensavi, Ronald? Cosa?»

La guardava allarmato senza capire come comportarsi, «Mi dici cosa diavolo ti succede? È tutta la mattina che ti comporti in modo strano con me!»

«Io? E tu? Non mi hai rivolto uno sguardo per tutto il pranzo!»

Ron abbassò lo sguardo colpevole, «Quello… non centra»

«Certo, solo i miei di comportamenti sono giudicabili, no? Tu invece puoi fare ciò che vuoi! Mi dispiace dirti che non vanno così le cose»

Scese i gradini del portico allontanandosi a gran passo da lui, non lo avrebbe sopportato a lungo, non sapendo ciò che non le stava dicendo.
Sentì i passi di lui seguirla e non mollarla.

«Aspetta!» disse afferrandole la mano.

«Ho aspettato abbastanza» disse fulminandolo con lo sguardo.

Il ragazzo lasciò la presa, «Sai tutto?» sussurrò serio.

«Si, so tutto Ronald»

Calò il gelo tra i due, l’unico rumore udibile era provocato dal fruscio degli alberi intorno a loro.

«Chi te lo ha detto?»

La ragazza spalancò gli occhi, «E’ questa l’unica cosa che ti interessa? Come l’ho saputo?!»

«Non… non avresti dovuto… non così»

«E in che altro modo? Da chi altro? Forse da te? Oh, no aspetta. Non sei proprio te che mi ha ignorato tutto il giorno?»

«Hermione… così sei ingiusta»

«Ingiusta? Ingiusta io? Se avessi avuto il coraggio e l’onestà di dirmi che volevi trasferirti lì per conto tuo, perché non te la sentivi ancora di fare un passo così importante, avrei capito!»

«Non… non capisci»

«Chi sei tu per stabilire a prescindere cosa io possa o non possa capire?!»

«Perché non hai mai la dannata pazienza di aspettare-»

«Ti ho aspettato per sette anni! Sette! Se non fossi stata paziente stai certo che se non avessi raccolto il coraggio prima, non mi avresti trovata!»

La ragazza sentiva la gola che le bruciava, si voltò trattenendo un singhiozzo.
Ron rimase lì a pochi passi da lei, a guardarla addolorato.

Non la fece voltare afferrandola per un braccio, fu lui ad arrivarle di fronte.

Si guardarono, stavolta per davvero.

«Ti avrei detto di si…» sussurrò lei, «Se me lo avessi chiesto… ti avrei detto di si. E questo mi fa sentire ancora più patetica, visto che a conti fatti non hai mai avuto l’intenzione di chiedermelo…»

Il ragazzo afferrò qualcosa dalla tasca interna della propria felpa.

«Come hai detto tu, è un passo importante-»

«Per questo avrei capito se non te la fossi sentita. Il fatto che io… che io avrei voluto, non significa che anche per te sarebbe stato lo stesso. Io… perché hai dubitato che potessi capirti?» domandò desiderosa di conoscere quella risposta.

I toni ormai erano del tutto diversi da quelli irati di poco fa, quasi arrivati come suppliche.

«Non ho dubitato… non potrei mai dubitare di te. Io volevo solo… non volevo parlartene come se ti stessi chiedendo di andare a cena fuori»

La ragazza lo guardò confusa.
Lo vide sporgere la mano ed aprirla, mostrandole una scatoletta blu scuro di velluto.
Spalancò gli occhi incredula.

Ron si affrettò ad aprirla, mostrando al suo interno non un anello, bensì una chiave con un fiocco rosso.
Hermione portò una mano alla bocca trattenendo un sussulto.

«Ecco… è più o meno così che avrei voluto andasse…» deglutì a disagio, «Questa mattina stavo per dirtelo quando eravamo soli, ma… mi sono reso conto che non volevo parlartene così… che mancava qualcosa per renderlo, speciale sai? Qualcosa che tra trent’anni quando ti avrebbero chiesto di noi, avresti potuto ricordare con gioia…»

Hermione afferrò la mano del ragazzo, spingendolo a guardarla, «Chi ti dice che tra trent’anni staremo ancora insieme?» domandò sorridendo tra le lacrime che oramai scendevano a piede libero sul suo volto.

Ron sorrise diventando rosso, «Se… se dopo quello che è successo hai cambiato idea, va bene. Nel senso, quando vorrai-»

«Voglio» lo zittì immediatamente lei, «Però… chiedimelo come si deve»

Il ragazzo sorrise, «Hermione Jean Granger, vuoi venire a vivere con me?... Ed Harry… e Ginny»

Gli si avvicinò guardando la scatolina, «No»

«E’ una vendetta questa?»

«Si» sorrise lei.

«Posso baciarti? E’ passato troppo dannato tempo dall’ultima volta» disse lui avvicinandosi a lei.

«No»

«Quindi possiamo andarci a sdraiare sotto quella sequoia e pomiciare per il resto del pomeriggio finché non dovrai andare via?»

«Mmh»

«Purtroppo non è contemplata come risposta» disse prendendola in braccio e portandola via con se ignorando le finte proteste di lei.

 

*

 

Ginny osservava pensierosa la scacchiera di fronte a se, «Se facessi… questo» disse muovendo le pedine.

«Il cavallo non può muoversi in quel senso, Gin» disse Harry, rimettendo nella posizione originaria la pedina.

«Questo gioco è… limitativo!»

«Ha delle regole, come tutti i giochi. Anche nel Quidditch ci sono, ma dato che lì te la cavi bene non hai nulla da ridire» la canzonò lui ricevendo un pizzico accanito di rimando.

Sentirono la porta aprirsi e Ron ed Hermione entrare mano nella mano. Si osservarono per qualche istanti.

«Era ora!» esclamò Ginny trionfante.

«Eri stata tu a dirglielo allora??» le si avvicinò minaccioso il fratello.

«Ron, non prendertela con lei adesso!» lo trattenne Hermione.

Harry schioccò un cenno ad Hermione, che gli sorrise sospirando.

«Allora? Come vogliamo organizzarci?» inizio Harry, «Voi due tra qualche settimana andrete ad Hogwarts, non abbiamo molto tempo» disse riferendosi alle ragazze.

«Ehi, non sarà che voi due maschietti soli a casa, vi lancerete in strani passatempi quando sarete soli?» si intromise Ginny improvvisamente.

«Ok, ora mi viene da vomitare…» esordì Ron tossendo schifato.

«Torniamo un attimo seri» richiamò Hermione all’ordine, «Dal momento in cui nello stesso periodo voi due inizierete a lavorare, non abbiamo tempo da perdere»

«Non vedi l’ora di vivere col mio fratellino?»

«Ginny!» la azzittirono entrambi.

«Ehi vi si sono arricciate le bacchette? Sentite, c’è poco da parlarne. Domani iniziamo a portare la nostra roba. Bill mi ha detto che la casa è gia svuotata, le poche cose che hanno lasciato sono inscatolate e messe in soffitta per quando ne avranno bisogno, quindi non ci saranno d’intralcio»

«Va bene per te?» domandò il rosso ad Hermione, «Non è… troppo presto? Dovresti parlarne con i tuoi ancora, poi se preferisci stare ancora con loro e raggiungerci in un secondo momento-»

La ragazza gli sorrise rassicurante, «No, andrà bene. Gli parlerò appena tornata a casa ed inizierò immediatamente a raggruppare le mie cose. Tanto più che non avevo ancora disfatto la valigia»

«Questo è lo spirito giusto!» esordì la rossa, «Allora direi di andarci domani subito dopo pranzo, a pancia piena. Ron tu vai da Hermione e smaterializzatevi insieme, io ed Harry partiremo da qui»

«Stranamente, anche se detto da te ha un senso» accettò il fratello ricevendo un cuscino del divano in testa.

Hermione guardò l’orologio, erano le sei e mezza. «Penso sia il caso che vada allora»

«Vuoi che venga con te?» si premurò di domandare lui.

«Tranquillo, è meglio che ci parli da sola»

«E se… se non volessero?»

«Ron» lo richiamò teneramente lei, «Sono maggiorenne, ma vedrai che capiranno» disse prendendogli una mano tra le sue.

«Prendetevi una stanza voi due!»

Il cuscino che Ron ancora teneva in mano, tornò al mittente.

 

*

 

Hermione poco dopo essersi preoccupata di salutare tutti e di ricevere indicazioni e raccomandazioni dalla signora Weasley sul trasferimento, si smaterializzò.

Trovò i suoi genitori in salotto intenti a guardare un documentario in televisione.
La casa sembrava molto più vissuta rispetto a quella mattina, sua madre si era dovuta dar da fare per sistemarla dopo la loro lunga assenza.

«Cara, vieni» la richiamò quest’ultima a sedersi accanto al loro sul divano, «Hai passato una buona giornata?»

«Non iniziata al meglio, ma terminata bene»

«Hai portato al figlio degli Weasley le nostre congratulazioni?»

«Si, vi ringraziano e sperano che verrete quando ci sarà la festa per la nascita del bambino» la ragazza si schiarì la voce, «Devo… parlarvi di una cosa»

Il signor Granger conoscendo il tono solenne della figlia, spense immediatamente la televisione portando tutta la propria attenzione su di lei.

«Tutto bene, tesoro?» le domandò preoccupata sua madre.

«Si, ecco a dire il vero… ci sarebbero delle novità»

«Non sarai incinta anche tu??» esordì improvvisamente il padre, bianco come un lenzuolo.

«Papà! Ma che dici??»

L’uomo si lasciò cadere contro lo schienale della poltrona tirando un profondo sospiro, «Grazie a Dio…»

La signora Granger non riuscì a trattenere una risatina, «Cara, prima che tuo padre fantastichi ulteriormente, dicci di cosa si tratta» la invitò cordialmente a proseguire.

«Sentite… non c’è un modo semplice per dirlo. Sto per trasferirmi insieme a Ginny Weasley, Harry e… Ron»

L’espressione di suo padre era rimasta immutata, quella di sua madre invece, stranamente tranquilla.

«Dove andreste a stare?» domandò la donna.

«Il cottage in cui abita Bill… il fratello di Ron che aspetta un bambino. Loro torneranno alla Tan… a casa per via della gravidanza e della nascita e lasceranno a noi il cottage»

La signora Granger parve riflettere, «Penso sia una cosa splendida per voi»

Hermione spalancò gli occhi grata, «Tu… credi?»

«Avendo la possibilità di usufruirne, trovo che sarebbe sciocco non farlo. Inoltre non è forse il sogno di tutti andare a vivere assieme ai propri migliori amici e il proprio ragazzo?»

Hermione sorridendo alla madre, volse il suo sguardo verso il padre, ancora statico non aveva battuto ciglio.

«Papà?»

«Cosa vuoi che ti dica? Ci hai semplicemente rivelato la tua decisione, non ci hai chiesto il permesso per andare. E questo per quanto mi dolga ammetterlo è sintomo di maturità. La vita è tua, arriva il momento di prendersi la responsabilità delle proprie scelte e sbattere la testa se si riveleranno sbagliate»

«Quindi… ti sta bene?»

«Non salto certo dalla gioia all’idea che mia figlia diciottenne vada a vivere col suo ragazzo, ma suppongo sia un qualcosa di genetico in tutti i padri verso le proprie figlie femmine»

La ragazza lanciò le braccia al collo del padre, «Verrò a trovarti ogni momento libero!»

«E ci farebbe piacere se passassi parte delle vacanze con noi, oltre che con i Weasley, cara»

«Ve lo prometto!»

«Quando inizieranno i preparativi?»

«Ecco… a dire il vero dato che io e Ginny andremo ad Hogwarts tra poche settimane… domani dopo pranzo»

«Così presto?» domandò suo padre.

«Oh tesoro, Hermione ha ragione, il tempo è prezioso. Quando vi sarete sistemati potremo venire a trovarvi?»

«Verreste? Sarebbe fantastico! Sono sicura che farebbe piacere anche a loro»

«Si, soprattutto a Ronald» bofonchiò suo padre ricevendo un’occhiataccia della moglie.

«Come arriverai a questo cottage?»

«Domani Ron passerà a prendermi e ci… andremo lì insieme. Harry e Ginny ci precederanno»

«Perfetto, prima di andare farò quattro chiacchiere con lui» esclamò il padre soddisfatto, ponderando mentalmente il modo migliore per comunicare barra terrorizzarlo.

«Non spaventarlo, caro. Te ne prego»

 

*

 

Ron camminava a grandi falcate quella sera, in camera sua. Tentando di calmarsi mentre aspettava notizie da Hermione su come l’avessero presa i suoi alla notizia.

Finalmente dopo non sapeva quanti chilometri percorsi in tre metri quadri, Leotordo tornò con le informazioni che attendeva tanto bramosamente.

Caro Ron,

Ho parlato con i miei genitori, e per quanto questo stupisca anche me… sono entrambi favorevoli! Soprattutto mia madre… è rattristita dal fatto che io me ne vada, ma anche entusiasta per me. Papà stranamente invece, non ha protestato affatto. Forse pensando che fosse una battaglia persa.
Ah, credo che domani ti prenderà in disparte per farti un discorso a quattr’occhi, preparati psicologicamente e non credere ad eventuali minacce che ti farà. Scherza.

Torno a finire di preparare le mie cose, ti aspetto domani dopo pranzo.

Con amore,
per sempre tua, Hermione.

 

Il ragazzo si lasciò cadere a peso morto sul letto, respirando a pieni polmoni e togliendosi dallo stomaco un peso non indifferente. Poteva filare tutto così liscio? Gli sembrava talmente… meraviglioso miseriaccia!

Sentì battere due colpi contro l’uscio della sua porta, si tirò su col busto, «Avanti»

Molly Weasley fece il suo ingresso nella stanza con una pila di magliette in mano.

«Caro, avrei bisogno di parlarti»

«A proposito di…?»

La donna si sedette accanto al figlio, posando al suo fianco le magliette stirate.

«Non abbiamo avuto molto tempo di parlare da quanto… da quando la guerra è finita»

Il ragazzo annuì poco convinto.

«L’anno scorso… quando siete andati via, tu Hermione ed Harry. Eri appena un ragazza, ed ora…»

La donna trattenne un singhiozzo, il figlio le mise una mano sulla spalla confortante, «Mamma… verremo anche ogni giorno. Soprattutto quando Hermione e Ginny andranno ad Hogwarts, io ed Harry moriremmo di fame senza di te!»

«Oh, caro… non sono poi così indispensabile. Ve la siete cavati benissimo da soli…»

«Mamma vuoi scherzare? Mangiavamo bacche e funghi selvatici! È stato terribile…» disse metà scherzosamente e metà ricordando con orrore la verità di quella affermazione.
La donna rise rincuorata carezzando la spalla del figlio.

«Oh diamine, non sono venuta qui per comportarmi da madre apprensiva e malinconica. Vorrei darti qualcosa, Ronald»

«Del tipo?»

«Devi prima rispondermi onestamente. Quanto sta diventando seria la tua storia con Hermione?»

Il ragazzo spalancò gli occhi sorpreso da quella domanda, «Cosa… cosa intendi? Perché me lo chiedi così di punto in bianco?»

«Ho bisogno che tu mi risponda senza essere influenzato dal motivo per cui te lo sto chiedendo, caro. Sii soltanto sincero» lo pregò sua madre.

Ron diventò serio vedendo la madre altrettanto seria, «Non è una cosa così…» il ragazzo si fermò a soppesare le parole che gli uscivano dalla testa, «Non potrebbe essere altrimenti… non con Hermione…» sussurrò con ovvietà, spostando lo sguardo di lato assorto, «Non sarei me stesso senza di lei… è come giocare una partita di Quidditch senza il boccino miseriaccia!» il ragazzo osservò lo sguardo perplesso della madre dopo la sua ultima affermazione, «Cioè… sai, no? Come se ti mettessi a cucinare e non ci fosse nessuno a mangiare. Sarebbe insensato, non pensi? Io non… non so che sto dicendo»

La donna lo guardò con uno sguardo indecifrabile, «E’ cio che mi aspettavo… o meglio non in questi termini. Ma è il concetto che conta»

Il ragazzo la guardò perplesso mentre tirava fuori qualcosa dalla tasca della vestaglia.
Vide un sacchetto apparentemente piuttosto vecchio venire aperto e celare…

«Questo è l’anello di fidanzamento che mi regalò tuo padre. È la cosa più preziosa che abbiamo, non solo affettivamente. Venderlo in molti momenti ci sarebbe stato veramente d’aiuto… ma non ho mai voluto darlo via»

«Perché mi stai… dicendo questo?»

«Voglio darlo a te, in modo che tu possa donarlo ad Hermione al momento giusto. E non è importante se questo accadrà tra uno, due o dieci anni. Quando quel momento arriverà, tu avrai questo con te»

«Ma… mamma, io non posso accettare…» ribatté il ragazzo colto di sorpresa da quel gesto.

«Devi» disse la donna aprendogli la mano, e mettendogli l’anello nel palmo, per poi richiudergliela, «Voglio che sia tu ad averlo»

«Ma…»

«Niente ma» lo ammonì lei, «Per quanto la tradizione voglia che sia il figlio maggiore ad ottenerlo, sai che Fleur inizialmente non era… tra le persone che avrei sperato che Bill sposasse. Quanto a Charlie… beh sai bene che sarebbe molto più probabile che sposasse un drago»

Ron soffocò una risata, tornando subito serio, «Percy? Oppure George?»

«Non ho mai voluto darlo a nessuno dei gemelli, caro. Sarebbe stato come scegliere, e ora non farebbe differenza. Non voglio che George pensi che l’ho dato a lui perché…» la donna sospirò pesantemente, «Quanto a Percy, è più probabile che faccia la fine di Charlie… oh quel povero ragazzo non ha certo la qualità del carisma…»

«Se lo dessi ad Harry… per quanto mi spaventi ammetterlo sappiamo tutti che finirà per sposarla. Dandolo a lui rimarrebbe a Ginny in modo indiretto… non pensi che-»

«Oh, caro. Smettila di cercare di farmi cambiare idea. Ginny è gia una Weasley. E io non vorrei altro che fosse Hermione ad indossare questo anello. Anche tuo padre è perfettamente d’accordo con me. Cosa decidi di fare? Lo accetti oppure-»

«Certo che si! Io… non avrei mai pensato che…»

«Dal momento in cui l’ho ospitata in casa mia quell’estate di tanti anni fa, ho capito che sareste finiti così. Ci sono cose talmente evidenti che non potrebbero mai sfuggire agli occhi di una madre»

Il ragazzo lasciò andare via la sua espressione imbarazzata, sostituendola con una colpa di gratitudine.

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Capitolo 17
*** Stanze, scommesse e dichiarazioni. ***


Il giorno successivo immediatamente dopo pranzo, Ron si ritrovò a bussare contro l’uscio di casa Granger.
Si era smaterializzato in un vicolo lì vicino dato che ormai conosceva abbastanza bene la zona, ed aveva pensato fosse il caso di non presentarsi nuovamente nel terrazzino di loro figlia.

Fu la signora Granger ad accoglierlo con entusiasmo.

«Accomodati, Ronald. Hermione sta per scendere è andata a fare una doccia prima di partire» disse la donna facendogli strada e facendolo accomodare in salotto. «Un po di thé, caro?»

«Oh, se non è un disturbo giusto una tazza»

«Con piacere» rispose la donna sorridente, «Resta qui, vado a prendertelo in cucina»

«Ciao ragazzo» disse una voce maschile alle sue spalle.

Ron vide il signor Granger prendere posto nella poltrona di fronte a lui e scrutarlo serio.

«Buongiorno signore» lo salutò il ragazzo, notando solo in quel momento che alle spalle dell’uomo, appeso al muro in un espositore, scintillava la lama di una spada orientale.

«Ho saputo di tuo fratello, stai per diventare zio» convenne l’uomo per rompere il ghiaccio.

«Io… si, sembra di si»

L’uomo sembrò riflettere senza nasconderlo troppo, «In sostanza, oggi sei venuto qui per prendere mia figlia e portartela via» convenne infine lui.

Il ragazzo deglutì forse troppo rumorosamente, «E-Ecco… io…»

«Sai cosa faccio per vivere, ragazzo?»

«Il… den…tista?»

«Esattamente. Hermione ti ha informato bene. E sai in preciso in cosa consiste questa professione?»

«Credo… lei cura i denti della gente?»

«Altra risposta esatta. Ed entrando nello specifico, per raggiungere tale obiettivo, ho a disposizione una serie di utensili attraverso i quali rimuovo carie e pulisco i denti. Non sono affatto grandi o difficili da maneggiare, tutt’altro. Hanno dimensioni pari ad una penna. E sai qual è il mio utensile preferito?»

Il ragazzo scosse la testa schockato.

«Il trapano. Ne hai mai visto uno?»

«…mio padre… ne ha portato una a casa una volta» disse con la voce forse troppo acuta.

«Oh, giusto. Tuo padre è affascinato dagli oggetti nel nostro mondo, me ne aveva parlato quando siete venuti a prenderci all’aeroporto. Sentimi bene, Hermione è mia figlia. Ed è la cosa più preziosa che ho. Come padre perché pensi dovrei lasciarla a te?»

«Io… le ho gia detto quanto tenga a lei»

«Si, potrei benissimo credere nelle tue parole. Ma questo di certo non basta. Ciò in cui vi state imbarcando è qualcosa di grosso. E il tenere a lei diventa quasi secondario… devi proteggerla, ed occuparti di lei. Deve essere la tua priorità in qualunque cosa, mi hai capito bene?»

«Si… sissignore»

«Sei un giovane uomo, Ronald. E mi aspetto che ti comporti da tale. Non sognarti di farla soffrire, neanche lontanamente. Sarebbe troppo buona per spezzarti le ossa personalmente, ed è qui che entra in gioco la figura paterna»

Ron rimase in silenzio a fissarlo.

In quel momento la signora Granger entrò in salotto con un vassoio contenente thé e biscotti che poggiò sul tavolino davanti a loro.

«Scusate l’attesa. Va tutto bene, Ronald? Ti vedo un po… pallido» domandò la donna squadrando il marito che fece spallucce.

«Si… tutto a meraviglia»

«Ron?» una voce a lui famigliare, richiamò la sua attenzione verso le scale, vedendo la ragazza venirgli incontro ancora con i capelli umidi, «Sei arrivato da molto?» disse avvicinandosi a lui e dandogli un bacio sulla guancia che lo mise non poco a disagio.

«Io… no, da poco»

«Scusami, dovevo finire di sistemare delle cose e ho fatto tardi. Sono pronta devo soltanto mettermi le scarpe»

«Cara, vi vedremo domani sera? Andrete alla riunione della St. Jude, giusto? Potreste cenare qui e poi andare»

La ragazza si voltò verso il proprio ragazzo che annuì, «Si, va benissimo. Credo sia il caso di iniziare ad andare, le mie cose sono tutte su, possiamo smaterializzarci lì» disse al ragazzo seduto accanto a lei.

Si alzò in piedi abbracciando la madre, «Avvertimi appena arrivate, promesso?»

Fu poi il turno del padre che le diede un altro impacciato abbraccio, «Se capirai di trovarti male lì, torna subito a casa, è chiaro?»

«Oh, papà. Non essere sciocco!»

«Ronald, ricorda ciò che ti ho detto!»

Il ragazzo annuì rabbrividendo, sotto lo sguardò confuso e incuriosito delle due donne.

Salì in camera di Hermione che aveva radunato tutte le sue cose vicine, in modo da smaterializzarle con loro.

«Ok, sei pronto?» gli domandò dopo essersi chiusa la felpa.

«Mmh, no» rispose avvicinandosi a lei e rubandole un bacio veloce, «Ora si»

Gli sorrise prendendolo per mano, poco dopo, un vortice li travolse lasciando la stanza nel più assoluto silenzio.

 

*

 

Harry e Ginny si smaterializzarono davanti alla porta della villa.

«L’incantesimo dell’ordine funziona!» esordì la ragazza, «Non ci si può smaterializzare all’interno della casa»

«E’ strano che Bill non l’abbia rimosso dopo la fine della guerra»

«E togliersi della privacy per lui e Flebo? Mio fratello non è stupido, Harry»

«Non sarai un po troppo maliziosa, Ginny?»

«Oh, forza entriamo!» disse spalancando al porta e facendo capolino all’interno.

Non era una casa ampia o vissuta come la tana, ma di certo più moderna.

Il primo piano conteneva un salottino, una cucina con un tavolo di modeste dimensioni ed una porta che probabilmente conteneva uno stanzino.

«Conviene aspettare Ron ed Hermione prima di portare la nostra roba in camera, visto che non sappiamo ancora chi prenderà quale!»

Non fece in tempo a terminare di parlare, che un suono sordo li avvisò dell’arrivo dei due.

«Tempismo perfetto!»

«Siete arrivati da molto?» domandò il rosso trascinandosi dentro le valigie di Hermione.

«Pochi minuti fa. Lasciamo tutto qui e andiamo a spartirci le camere, forza!» disse entusiasta Ginny salendo frettolosamente su per le scale.

Vicino alla rampa, si trovava l’unico bagno disponibile, contenente fortunatamente anche una vasca oltre che la cabina doccia.

Dopo aver fatto un veloce sopralluogo al suo interno, sentì gli altri tre raggiungerla.

Erano tre le stanze da letto, una in cui dormivano Bill e Fleur, la più grande. E le altre due, praticamente identiche e di dimensioni leggermente minori che contenevano rispettivamente un letto a castello ed uno matrimoniale.

«Quindi…?» domandò improvvisamente Ron dopo attimi in cui continuavano a guardarsi fitti.

«Io voglio quella di Bill» esordì improvvisamente Ginny.

«Il mio quindi era riferito al come decidere per la spartizione, è ovvio che tutti vogliamo quella di Bill, è la migliore. Se no non sarebbe stata la loro visto che vivevano qui»

«Sono la più piccola, potresti anche lasciarmela senza storie!»

«Proprio perché lo sei dovrei prenderla io!»

«Avanti, vi sembra il caso di litigare per questo?» si intromise Harry.

«Harry ha ragione, a me va bene una stanza qualsiasi, non ho preferenze» aggiunse Hermione.

«Lo stesso vale per me» riprese Harry.

«Ma è la più grande!» protestò il rosso.

«Allora dormiteci voi due» si intromise Harry trattenendo una risata.

«Stai rischiando di dormire da solo nella stanza col letto singolo, Harry Potter» lo riprese Ginny.

Il ragazzo tossì distrattamente.

«Ron sei un ragazzo! Lo spazio non ti serve e lì c’è un armadio gigante!»

«Ma ci sarà anche…» improvvisamente si voltò distratto verso Hermione, «Noi… divideremo la stanza, giusto? Cioè… si?»

La ragazza diventò tutta rossa guardandolo imbarazzata, «R-Ron che… che domande fai…?»

«Ma certo che si, razza di stupido! Siete sgattaiolati per settimane l’uno nella camera dell’altro e ora te ne esci con domande idiote?» intervenne la sorella, «Senti, giochiamoci la stanza»

«Partita a gobbiglie?» lanciò lui.

«Andata. Qualcuno le ha portate?» domandò guardandosi intorno e ricevendo una scrollata da entrambi.

«Che ne dite di comportarvi in modo più maturo voi due?» esordì Hermione rassegnata.

«Lo stiamo facendo ‘Mione! Invece di litigare ce la giochiamo lealmente… spara schiocco?»

«Qualcuno ha le carte?» domandò la rossa ricevendo l’ennesimo dissenso. «Ma è possibile che nessuno di noi si sia premurato di portare qualche gioco per Morgana?»

«Io ci rinuncio, entro stasera vedete di decidervi, vado di sotto» disse Hermione seguita poco dopo da Harry.

I due fratelli rimasero soli a scrutarsi in cagnesco.

«Rinunci fratellino?»

«Scordatelo»

«Allora… una sfida. Non devi baciare Hermione fino a stasera, e io farò lo stesso con Harry. Il primo dei due che cede ha perso la stanza!»

«Stai scherzando vero? Quei due non si presterebbero mai a questo»

«Infatti non devono saperlo, idiota! Se no potrebbero benissimo decidere di aiutarci. Invece così partiamo allo stesso livello»

«Sai che tutto questo è stupido?»

«Rinunci?»

«…e sia! Ma dovremo rimanere tutti di sotto, o muoverci insieme fino all’ora di cena! Andata?» disse sporgendo la mano.

La sorella gliela strinse, «Andata!»

 

*

 

Hermione sistemava alcuni selezionati libri che si era preoccupata di portare da casa, nella libraria vuota del salotto, mentre Harry la guardava buttato sul divano, «Pensi arriveranno ad una decisione?»

«O lo faranno entro stasera, o lo faremo noi per loro. Quanto possono essere infantili quando ci si mettono?»

«Ehi, non parlate male di noi!» disse Ginny scendendo per le scale seguita dal fratello e sedendosi sul bracciolo del divano accanto ad Harry.

«Ron, mi passi quella scatola?»

Domandò la ragazza in equilibrio su una sedia per arrivare allo scaffale più alto.

«Scendi, faccio io. Passameli in ordine»

La ragazza scese guardandolo strana, «Da quando sei diventato così gentiluomo?»

«Da quando tuo padre mi trapanerà la bocca se ti succede qualcosa… e poi non mi va che fai certe cose, è pericoloso. Puoi chiedere a me o ad Harry»

«Ehi non ci siamo preoccupati di portare del cibo! Come faremo stasera a mangiare?» domandò Ginny.

Harry si alzò diretto in cucina, ed aprendo il frigo con sua grande sorpresa lo trovò pieno, con un biglietto.

Sopravvivrete almeno per i prossimi due giorni, fate i bravi.
Bill

«Amo il mio fratellone!» esclamò entusiasta Ginny.

«Puoi dirlo forte! Deve aver fatto scorta ieri quando è venuto a prendersi la sua roba» annuì compiaciuto Ron.

«Cosa vogliamo fare per passare tempo fino a stasera?» domandò la rossa.

«Che ne dite di una passeggiata sulla spiaggia? Avendola così vicino è quasi un peccato non sfruttarla» suggerì Hermione.

«Aggiudicato» riprese Ginny, «Andiamo tutti insieme» concluse lanciando un’occhiata al fratello.

I quattro superarono il piccolo giardino e camminarono per pochi metri prima di ritrovarsi sulla spiaggia che purtroppo racchiudeva anche brutti ricordi.

Ron quasi leggendole nella mente, passò un braccio sulle spalle di Hermione, tenendola stretta a se.

Ginny si tolse le scarpe lasciandole a terra e correndo sul bagnasciuga, «E’ caldissima!» urlò sbracciandosi mentre gli altri le si avvicinavano tranquilli.

«Dovremo venire a fare una nuotata quanto prima, che ne dite di domani?» propose Hermione.

«Ottima idea! Tanto andremo dalla mamma solo per cena, abbiamo tutto il resto della giornata per noi. Voi due avete quell’impegno la sera, giusto?»

«Si» rispose il fratello, «Non ci saremo neanche per cena, saremo dai suoi genitori»

Ginny prese Harry per le mani trascinandolo verso il bagnasciuga con lei.

Ron togliendosi la maglietta e rimanendo a petto nudo, la posò a terra sedendocisi sopra e facendo cenno ad Hermione di fargli compagnia.

Rimasero in silenzio a fissare le onde quiete, mentre il vento portato dal mare gli scompigliava i capelli.

Ron si ritrovò improvvisamente a fissarla mentre osservava assorta i colori dell’acqua.

«Sei un angelo» sussurrò appena.

La ragazza si voltò di scatto, arrossendo non troppo controllatamene.
Gli sorrise imbarazzata, amava essere guardata in quel modo. Era uno sguardo che riservava solo a lei da sempre.

Gli prese la mano posandogli un bacio sul palmo, gli si avvicinò lentamente.
Ron dopo essersi ridestato da quell’incantesimo sotto quale era caduto, si spostò indietro tentando di non renderlo troppo evidente.

«Hai freddo?» domandò impacciato.

«Io… no, ho caldo a dire il vero»

Il ragazzo guardò con la coda dell’occhio la sorella, poco distante da loro, che lo fissava con un mancato sguardo di vittoria negli occhi.

Ginny sentì delle gocce d’acqua venirle addosso, si voltò verso di Harry.

«Perché li stai fissando?» domandò pensieroso.

«Fissando chi? Non sto fissando nessuno io!» rispose prendendo una manciata d’acqua lanciandogliela addosso, che si rivelò anche piena di sabbia.

La ragazza sbarrò gli occhi ridendo dopo aver visto come lo aveva ridotto.

Harry si tolse gli occhiali pulendoseli, andandole incontro con fare minaccioso, «Ah si?»

«No, no! Ti prego!» rise la rossa indietreggiando e scivolando finendo sdraiata a terra.

Il ragazzo le arrivò vicino, inginocchiandosi davanti a lei e minacciandola con un mucchio di sabbia in mano.
Senza che i due se ne rendessero conto, si ritrovarono vicini.

Lui poso la sabbia a terra, e facendosi leva col braccio, le si avvicinò.

Ron osservando i due, scattò in piedi.

«Ron, pensavo avessi superato la faccenda!» lo rimproverò Hermione.

Ignorando questa affermazione, vide Ginny sfilarsi dalla presa di lui e camminare via lontano sciacquandosi velocemente la schiena.

Dopo un paio d’ore, tornarono a casa pieni di sabbia e salsedine.

«Chi fa per primo una doccia?» domandò Harry.

«Vado io, ho sabbia anche nelle mutande!» esclamò Ginny non troppo delicatamente.

Ron la guardò ghignante sapendo il rimanere solo con Hermione cosa avrebbe significato.

«Anzi no… Ron vai tu»

«Prima le signore!»

«Insisto!»

«Si può sapere che succede? È da prima che siete…. strani» protestò confusa Hermione incrociando le braccia.

Ron si allontanò verso la cucina con disinvoltura, «Ronald Weasley! Non pensarci nemmeno!» lo ammonì la ragazza.

«E’… è stata una sua idea!» disse puntando il dito contro la sorella.

«No… hai acconsentito! Ci sei dentro quanto me specie di traditore spione!»

«Di che state parlando?» domandò confuso Harry.

I due rimasero in silenzio a testa bassa.

«Harry,» lo chiamò Hermione, «Abbiamo portato del Veritaserum insieme alle pozioni di prima necessità?»

I due si guardarono deglutendo, «E va bene!» esclamò la rossa, «Ma è stato solo per… sbrigarcela da soli sulla questione della stanza»

«E ripeto che è stata una sua idea, sua soltanto!»

«Ginny?» domandò Harry.

«Abbiamo… scommesso. E chi avrebbe vinto avrebbe preso la stanza di Bill» ammise la ragazza.

«Scommesso cosa?» domandò Hermione a Ron.

«Ecco…»

«Oh, andiamo! Niente baci fino a stasera» disse di getto la rossa.

«Pr-Prego??» ribatté Hermione guardando solo in direzione del suo ragazzo il quale rimase in silenzio.

«Vi sembriamo forse dei giocattoli?» domandò deluso Harry, «Da trattare come meglio vi aggrada?»

«Per cosa poi?» riprese Hermione, «Una stanza leggermente più grande?»

«Hermione…» il ragazzo provò a sfiorarle un braccio ma lei si ritrasse.

«No, Ron. Vi dico io cosa farete, voi due dormirete in quella dannata stanza, ed io ed Harry prenderemo le altre due» Harry annuì serio salendo di sopra seguito dall’amica.

«E’ tutta colpa tua!» le urlò il fratello.

«Prenditi le tue responsabilità razza di stupido troll!»

Trascorse un’ora, durante la quale i fratelli Weasley rimasero soli in salotto, salendo solo per farsi una doccia, senza però incrociare Harry ed Hermione i quali scesero soltanto prima di cena.

«Hermione…» tentò di parlarle Ron, venendo brutalmente ignorato da lei, che lo aggirò superandolo.

«Hai intenzione di tenermi il muso ancora per molto? Ti ho detto che mi dispiace…»

«Non mi interessa, sono stufa dei tuoi continui casini. Non facciamo altro che litigare»

«’Mione… dimmi cosa posso fare per rimediare… farò qualsiasi cosa!»

«Potevi pensarci prima!» e si voltò diretta in cucina.

Sentì le braccia di lui avvolgerla da dietro.

«Ron… lasciami» protestò lei tentando di sfilarsi dalla sua presa.

«Mai! Ti ho gia detto che non lo farò mai!»

La ragazza sospirò pesantemente.
Ron allentò la presa permettendole di voltarsi.
La vide alzare le mani, per poi prendergli il volto e tirarlo verso di lei.

Chiuse gli occhi, sentendo il suo respiro sempre più vicino, poi… il nulla.
Dopo alcuni istanti li riaprì vedendola che lo osservava basita.

«Che…?»

«Pensi che tu possa fare come ti pare, e non io? Cos’è, adesso volevi forse un bacio da me?» domandò ovvia lei.

«Io…»

«Mi hai barattata con una stanza»

«Non è assolutamente vero!»

«Non saranno state queste le tue intenzioni iniziali, ma a conti fatti è ciò che è stato»

«Scusa… volevo la stanza più bella per noi due…» disse lui a bassa voce.

«Sentimi bene. A me non interessa assolutamente quanto grande sia la stanza, o l’armadio, o i colori della carta da parati! Sarei felice con te anche se dovessimo stare in uno sgabuzzino delle scope razza di stupido!»

Il ragazzo abbassò lo sguardo colpevole, «Sono un idiota…»

«Ti ci stai comportando veramente troppo spesso, Ron…»

«Mi perdoni?» domandò speranzoso lui.

La ragazza sospirò annuendo.
Si sentì sollevare in aria con entusiasmo.

«’Mione qui c’è uno stanzino delle scope, credo dovremo andare a controllarlo personalmente»

La ragazza lo guardò maliziosa mentre gli permetteva di farsi trascinare via.

 

*

 

«Devo ricordarti che te ne sei andato per un anno lasciandomi a casa?» ribatté Ginny.

«Per quanto ancora vuoi risolvere ogni nostra discussione rinfacciandomelo? Avevo dei motivi e sai bene quali sono»

«E io ti ho perdonato! Quindi ora tocca a te farlo» lo guardò lei implorante.

«Avete esagerato…» convenne lui rassegnato, «Però non voglio trascorrere il primo giorno qui senza parlarti, quindi…»

La ragazza lo abbracciò con entusiasmo, «Ottima scelta!» disse posandogli un bacio sulle labbra. «Ora andiamo a mangiare? Ho una gran fame!»

«Credo che tra te e Ron, tutti i nostri soldi andranno a finire spesi in cibo…» convenne lui rassegnato, prendendola per mano e portandola in cucina.

«Dov’è Hermione? Deve aiutarmi a cucinare. Tu e Ron apparecchiate» lo redarguì lei.

Improvvisamente, sentirono delle risatine provenire dalla porta accanto al frigorifero.

Si guardarono accigliati.

Harry si avvicinò, sollevando il braccio per andare a posare la mano sulla maniglia, quando la ragazza lo fermò con un cenno.

Prese il suo posto bussando fragorosamente.
Le risate e i rumori cessarono improvvisamente. Arrivò un silenzio prolungato al termine del quale il cigolio si fece strada.

Ron uscì dallo stanzino con aria tranquilla, «Mangiamo?»

Poco dopo, dietro di lui, comparve la figura di Hermione, con i capelli irrimediabilmente scompigliati che si guardava intorno non altrettanto tranquillamente.

Ginny lanciò ai due uno sguardo malizioso, poi tornò a guardare Harry, «Perché noi due non facciamo pace come loro? Ora capisco perché litigano così spesso se la riconciliazione avviene così…»

«Ginny prendi le pentole, ora» la redarguì Hermione superandola.

«Sissignora! Fratellino, hai la camicia al contrario comunque, come hai fatto con i bottoni?»

Lo sguardo di Ron saettò verso il suo petto, sbuffando seccato mentre si allontanava con l’amico verso la credenza.

Al termine della cena, portarono finalmente le loro cose in camera.
La disposizione fu scelta in base al lancio di un galeone.

Ron saltellava sul letto mentre Hermione terminava di sistemare le sue cose, «’Mione!... ‘Mione!» la chiamò saltando, «Visto?... Avevo… ragione!» affermò atterrando di pancia, con un’evidente fiatone.

«Sei sicuro che tu non abbia l’età per dormire in una culla?» domandò la ragazza sedendosi sul letto e guardandolo divertita.

«E’ morbidissimo e spaziosissimo!» protestò lui corrucciato.

«Allora non ci sarà bisogno di dormire abbracciati come facevamo alla Tana, visto che il tuo materasso era singolo» affermò ovvia tentando di non sorridergli.

Lo sentì lanciarsi contro di lei afferrandola e portarsela vicino.

«Ron!» lo richiamò lei ridendo, «Sei una piovra o cosa? Sei pesante!»

«’Mione abbiamo una casa!» esclamò lui sorridendo e affondando la sua testa contro il petto di lei, la quale gli prese ad accarezzare i capelli.

«Ti amo, Ron… da morire»

Il ragazzo sollevo la testa guardandola, «E’ l’unica cosa che conta per me»

 

*

 

Harry e Ginny dormivano profondamente in piena notte, improvvisamente, Harry si svegliò seccato. Guardandosi di lato, vide il comodino vuoto, si sollevò seduto, per poi alzarsi facendo attenzione a non svegliarla, cosa che però accadde nel tentativo impacciato di recuperare i suoi occhiali.

«Che… dove vai?» domandò la ragazza assonnata stropicciandosi gli occhi.

«Ho sete, torna a dormire piccola» disse dandogli un bacio sul capo e vedendola girarsi dall’altra parte.

«Lumos»

Scese e scale facendo attenzione a non cadere a terra.

Arrivando in cucina, aprì il frigorifero vedendo con suo grande disappunto che tutte le scorte d’acqua erano finite quella sera stessa a cena.
Guardò verso il lavandino non ricordandosi se l’acqua fosse potabile o meno, ma nell’indecisione, si rese conto che un’intossicazione era decisamente da evitare.

Aprì una piccola credenza in alto, individuando delle ampolle di vetro piene d’acqua.
Dovevano essere di scorta, erano calde ma di certo meglio di niente, ne prese una bevendo avidamente così da scacciare la sete che lo aveva svegliato durante quella dormita tanto rilassante con Ginny.

Dopo aver richiuso lo sportello, si diresse nuovamente verso il piano superiore.
Camminando davanti alla porta di Ron, lo sentì russare sonoramente. Si voltò verso l’interno della stanza osservando divertito la scena, fu in quel momento che vide Hermione sdraiata di fianco, mentre Ron la abbracciava stretta da dietro.

Sentì qualcosa dentro di se cambiare.
La luce della luna che filtrava attraverso la finestra, gli permise di rendere non necessaria la luce della bacchetta.

Si avvicinò al letto, guardando rapito Hermione.
Le assi di legno sul quale camminava, scricchiolarono sotto il suo peso.

La ragazza si svegliò improvvisamente dopo aver udito quel rumore tanto prossimo, vedendo in piedi a pochi passi da lei l’amico.

«Harry…?» domandò con aria interrogativa.

Si tirò su col busto sfilandosi dall’abbraccio di Ron, il quale continuava a dormire della grossa.

«E’ successo qualcosa? E’ tutto ok?» domandò osservandolo.

«Hermione» sussurrò lui avvicinandosi ed inginocchiandosi accanto al letto. Le prese le mani tra le sue, «Io ti amo!»

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Capitolo 18
*** Disastri, nuotate e riunioni. ***


La ragazza sgranò gli occhi incredula, «Pr-Pre… Prego?!» ribatté con una voce acuta come non mai.

«Ti amo! Con tutto me stesso!» rispose con trasporto ed apparente seriosità nel tono.

«Co… Che? T-Ti sembra l’ora di scherzare??» disse sfilandosi dalla sua presa terrorizzata.

«Scherzare? Non sono mai stato così serio in vita mia!»

«Harry… se questo è uno scherzo che avete architettato tu e Ginny…»

«Hermione, sono innamorato di te, non potrei mai mentire su questo!»

La ragazza deglutì sonoramente annaspando l’aria.

Ron improvvisamente, iniziò a muoversi grugnendo seccato «Mmh… ‘Mione?» chiamò la ragazza non sentendola più tra le sue braccia, e vedendola seduta contro la spalliera del letto.

Tirò su la testa con un occhio aperto, rendendosi conto solo in quel momento della presenza di Harry. «Ma che ore sono…? E che ci fai qui?» domandò confuso all’amico.

«Sta… facendo una specie di scherzo stupido!» lo giustificò lei.

«Sono venuto a parlare con Hermione, dovevo dirle che la amo, Ron»

Il rosso si svegliò completamente sbarrando entrambi gli occhi e tirandosi su in ginocchio, «Che miseriaccia dici? Stai sognando o cosa? Sei diventato sonnambulo adesso?» disse guardando la ragazza e ricevendo un’alzata di spalle da lei, visibilmente a disagio.

«Mi dispiace Ron, so che anche tu provi lo stesso per lei. Ma i miei sentimenti sono sicuramente più grandi dei tuoi. Non potevo più far finta di niente, dovevo dirglielo, mi dispiace»

I due capendo che non si trovavano davanti ad uno scherzo di cattivo gusto, si guardarono con gli occhi sbarrati.

«Amico, tu sei impazzito! Completamente fuso!»

«Perché? Perché la amo? Allora dovresti esserlo anche tu!» ribatté irritato il ragazzo.

«Harry… ti è chiaramente successo qualcosa…» tentò Hermione di calmare le acque.

«Si, mi sono innamorato di te. Hermione tu provi lo stesso per me, vero?»

Ron lo guardò visibilmente irritato, volse poi lo sguardo sulla ragazza che restava in silenzio.

«Cosa c’è?» domandò lei al rosso.

«Non gli rispondi?»

Ron ricevette un colpo sulla testa, «Ahi!»

«Allora smettila immediatamente! Cosa dovrei dirgli scusa?!»

«…Che ami me?» buttò lì azzardando.

«Ronald Weasley! Non mi sembra decisamente il momento di essere geloso!»

«Si può sapere che succede?» domandò un’assonnata Ginny entrando nella stanza, ed osservando la scena.

«Succede che il tuo ragazzo è impazzito! Ecco cosa succede»

«Harry? Che ci fai qui?» domandò confusa.

«Ginny, mi dispiace… ma io amo Hermione»

La rossa rimase statica, guardandolo assente.

«Ginny! Sta… gli è sicuramente successo qualcosa!» tentò di rassicurarla Hermione.

«Si, Hermione… gli sta sicuramente per succedere qualcosa!» disse prendendo la ciabatta che si era sfilata dal piede.

Hermione saltò giu dal letto trattenendo l’amica che brandiva l’arma impropria lanciando minacce insensate contro il ragazzo.

«Ron! Portalo giu, ora!» le ordinò Hermione vedendo Ron che prendeva svogliatamente Harry per un braccio trascinandoselo via.

Una volta fuori dal suo raggio d’azione, la rossa si calmò con evidente affanno, «Che storia è questa?!»

«Non lo so! Stavo dormento e me lo sono trovato in camera che mi fissava! Sarà stato affatturato o-»

«Certo Hermione. Affatturato dagli gnomi che sono in giardino o dall’elfo domestico che non abbiamo??»

«Non penserai che ciò che dice sia vero?» domandò spiazzata.

«So solo che mi sono svegliata senza il mio ragazzo accanto e che l’ho trovato con te mentre dichiarava di amarti ai quattro venti!»

«Senti Ginny… spero che ciò che stai insinuando sia solo dettato dalla situazione atipica. E non gli darò peso. Quindi ti prego di non andare oltre, scendiamo e tentiamo di risolvere la situazione. In modo tranquillo senza minacciare nessuno»

La rossa voltandosi, raggiunse le scale senza ribattere.

Scendendo, videro Harry seduto sul divano che si guardava tranquillo intorno.
Ron era in piedi, a pochi passi da lui e lo controllava a vista irritato.

«Oh Hermione, eccoti finalmente!» le sorrise felice Harry vedendola.

Quest’ultima, ignorandolo completamente si avvicinò a Ron, «Ha detto altro?»

«Che ti ama, che vuole avere tre bambini con te e un cane di nome Black» rispose stizzito.

La ragazza sospirò, «Allora… Ginny ti sei accorta quando ha lasciato la vostra stanza?»

«Solo che si era alzato per… non ricordo forse andare in bagno, stavo dormendo non l’ho neanche ascoltato»

«Ok, Ron vai in bagno a vedere se c’è qualcosa di strano»

«Io non ti lascio da sola con lui… potrebbe saltarti addosso!»

«Ronald, muoviti immediatamente!» gridò improvvisamente la sorella, «Lui non salterà addosso proprio a nessuno finché ci sarò io qui, a nessuno all’infuori di me»

Il rosso deglutendo salì le scale di corsa, lasciando il piano terra.

«Harry… cosa è successo dopo che ti sei alzato?» domandò Ginny, tentando di mantenere un tono di voce calmo.

«Sono andato da Hermione, che domande. Mi mancava incredibilmente tanto!» rispose con ovvietà lui.

«Ginny… non penso che questa sia la tattica migliore» si intromise Hermione.

«Allora pensaci tu, visto che sei sempre quella che sa tutto di tutti!» ribatté stizzita la rossa.

Hermione ignorò la sua ultima affermazione, voltandosi verso Harry, «Harry ascolta, non c’è niente di… strano che è successo prima che tu venissi da me? Cerca di sforzarti, è importante»

«Strano? Nulla di strano, Hermione. L’unica cosa strana qui è tu che ignori i tuoi sentimenti per me! Lo sai bene che tra noi c’è sempre stato qualcosa, lo pensavano tutti! Anche Ron quando eravamo dentro la tenda, ti ricordi? Se ne è andato perché aveva capito tutto!»

Ginny guardò fulminante Hermione, «Che storia è questa?»

«Ma nulla! Lo sai come è fatto tuo fratello riuscirebbe ad essere geloso anche di Grattastinchi…»

«Grattastichi? Che centra quel gattaccio adesso?» domandò Ron, di ritorno dal bagno.

Hermione gli lanciò un occhiataccia che lo portò a non indagare oltre.

«Nulla di strano al bagno» affermò lui,

La ragazza osservo il rosso a fondo, tentando di capire se avesse detto il vero o se ciò che era successo ad Harry, fosse accaduto anche a lui, «Ami me…?» domandò improvvisamente e visibilmente imbarazzata.

Il ragazzo le sorrise confortante, «La sola e unica»

«Ehi voi due, non mi sembra il momento. Stiamo cercando di far rinsavire il mio ragazzo qui! Non siamo alla fiera delle sdolcinatezze»

«Hermione» si intromise improvvisamente Harry, «Credo fermamente che dovremmo sposarci quanto prima, che ne pensi?»

La ragazza si portò una mano sulla fronte sospirando profondamente.

 

*

 

Trascorsero tutta la notte tentando inutilmente di venire a capo di quella situazione.

Hermione seduta al tavolo della cucina, rifletteva mentre Ron era rimasto in salotto con Harry.
Ginny le si avvicinò mettendole una mano sulla spalla, «Mi… mi dispiace per prima. Ero solamente così… spiazzata»

«E’ tutto apposto» le sorrise lei, «L’importante è non dare peso a ciò che dice, capisco che per te non sia facile… Ginny tra me ed Harry c’è soltanto una forte amicizia, nulla di più. Con lui ho lo stesso rapporto che hai con Ron»

«Lo so… mi sono comportata da stupida»

«Cerchiamo soltanto di pensare, adesso. Qualcosa deve essere necessariamente successo nel lasso di tempo intercorso da quando si è alzato dal letto a quando è entrato in camera mia e di Ron»

 

*

 

Ron scrutava in cagnesco l’amico che si guardava intorno pacato.

«Credi che io piaccia ad Hermione?» domandò tranquillamente lui.

«Come amico, niente di più» si affrettò a sottolineare il rosso.

«Te lo ha detto lei o lo pensi te? C’è molta differenza, non vorrei preoccuparmi per nulla…»

«Harry, se scopro che non sei affatturato nulla mi fermerà dal picchiarti anche se sei il mio migliore amico»

Il ragazzo lo guardò confuso.

 

*

 

«Allora…» si massaggiò le tempie Hermione, «Cosa può fare una persona di notte oltre andare in bagno?»

«Forse aveva fame?» ipotizzo Ginny.

«Sarebbe stato più probabile se si fosse trattato di tuo fratello…» convenne lei, «Ho gia controllato nel frigo, non manca nulla»

Ron entrò nella cucina sedendosi al tavolo.

«Ti ha detto nulla?» gli domandò la sorella.

«Nulla di utile»

«Penso che non sia una buona idea lasciarlo solo»

«E’ occupato a scriverti una lettera d’amore, ne avrà per molto è solo alla terza pagina»

«Ehi, quello cos’è?» disse improvvisamente Ginny, alludendo ad una bottiglietta di vetro poggiata su un davanzale.

Hermione si alzò prendendola ed annusandone il contenuto, «Petali di rosa… peperoncino… Questo è un filtro d’amore!» esclamò spiazzata la ragazza.

«Amortentia??» domandò sollevata Ginny.

«No…» annuso nuovamente lei, «Un derivato, simile a quello dei Tiri Vispi»

«Ma come è possibile si sia innamorato di te? Non sei stata tu a prepararlo, e tanto meno ci sono finiti tuoi capelli li dentro!» protestò Ron.

«Non ho detto che sia Amortentia, probabilmente basta per innamorarsi della prima persona che si vede… salendo di sopra avrà dato uno sguardo in camera nostra e avrà visto me»

«Grazie a dio… Ma ora come facciamo? Serve un antidoto o cosa?»

«L’amortentia esaurisce il suo effetto entro 24 ore se non viene somministrata giornalmente, questa non trattandosi di essa non ne ho idea… ma probabilmente è questione di qualche ora»

«Si può sapere che ci faceva un filtro d’amore qui dentro, comunque?» si intromise Ron, pensieroso.

«Più che altro dove diavolo lo avrà preso, quello stupido?»

«Pensate dovremmo chiamare qualcuno?» domandò esitante Hermione.

«Penserebbero che non siamo in grado di prenderci le nostre responsabilità. Dobbiamo vedercela tra noi»

«Sentite… io potrei andare dai miei genitori appena farà giorno, Ron potresti raggiungermi per cena. Così passata la giornata probabilmente-»

«Non se ne parla, non vai da nessuna parte»

«Ron, ha ragione» affermò Ginny, «Se in poche ore svanirà l’effetto, dobbiamo solo avere qualche accortezza in più. Ora torniamo a dormire, domattina andremo al mare come avevamo previsto. Non lasceremo che una cosa del genere rovini il nostro trasferimento qui!»

«Ginny, non vorrei infastidirti ma… non voglio trovarmi nuovamente Harry in camera nel cuore della notte»

«Lo porteremo nell’altra stanza e lo chiuderemo dentro, e levategli la bacchetta se no sarà tutto inutile!»

«Siete sicuri che… sia la cosa giusta da fare?» si intromise Hermione.

«E’ l’unica fattibile, ci penso io a portarlo di sopra, voi iniziate ad andare» li invitò Ginny.

I due annuendo tornarono nella loro stanza.

 

*

 

La mattina successiva fecero di tutto per bloccare sul nascere i tentativi di corteggiamento di Harry, a spese della povera Hermione che non sapeva come comportarsi.

Come stabilito, scesero in spiaggia con costumi ed asciugamani.

«Harry, smettila di fissarla!» lo redarguì Ron fulminandolo.

«Ma è bellissima! Non trovi?» domandò incantato.

Hermione facendo finta di non ascoltare, li ignorò camminando avanti a loro fianco a fianco con Ginny che tentava di fare altrettanto.

«Si che lo è. Ma è mia, chiaro?»

Le ragazze ascoltarono le inutili spiegazioni di Ron.
Hermione udendo quelle parole arrossì.

«Vorrei che Harry fosse più geloso di me a volte» convenne improvvisamente Ginny, guardando davanti a se, «Ron sarà uno stupido possessivo ma dimostra di tenere molto a te»

«Oh, Ginny. Harry ti ama, lo sai bene. Te lo dimostra in modo diverso, hanno caratteri diversi. Facciamo un bagno?» la invitò lei, la quale annuì all’offerta.

Le ragazze si spostarono verso il bagnasciuga mentre Ron prendeva posto sull’asciugamano accanto ad Harry, dopo aver bloccato il tentativo di quest’ultimo di seguirle.

Sospirò stanco di quella situazione.

Osservava Hermione entrare esitante nella fredda acqua mattutina, mentre Ginny minacciava di schizzarla.

«Non senti nulla in questo momento per mia sorella?» domandò improvvisamente il rosso.

«Chi? Ginny?»

«Ho solo una sorella, Harry»

Il ragazzo spostò lo sguardo da Hermione, a quello della rossa. Che sorrideva allegra insieme all’amica. Rimase per alcuni secondi in silenzio ad osservarla.

«No.. io non…» parlò confusamente.

Ron lo guardò a fondo, «Che ne dici di provare a baciarla?»

«Co-Che dici? Io amo Hermione non potrei mai baciare un’altra!»

Ron non gli rispose, riflettendo per alcuni istanti. Al termine dei quali si alzò in piedi, «Harry, rimani qui, ok?»

«Non posso venire con te? Vorrei farmi un bagno»

«Non ancora, Hermione ha detto che non vuole. Verrà lei a prenderti quando ne avrà voglia, non vorrai farla arrabbiare vero?»

Il ragazzo scosse deciso la testa mentre vedeva l’amico raggiungere le ragazze.

Ron entrò nell’acqua senza esitazioni, raggiungendo Hermione e Ginny.

«Che ci fai qui?» domandarono le due.

«Ginny, non pensavo sarei mai arrivato a dire una cosa del genere, ma… vallo a baciare»

La ragazza sbarrò gli occhi confusa, «Prego?»

«Gli piaci, è confuso per via del filtro ma gli piaci. Non protesterà se lo baci»

«E cose otterrei facendolo?»

«Vuoi fidarti di me una buona volta? Prima che cambi idea possibilmente!»

La ragazza guardò l’amica, che scrollando le spalle la guardò senza risposte.

Uscì dall’acqua dirigendosi verso gli asciugamani, sotto lo sguardo di Hermione e Ron.

La videro inginocchiarsi davanti a lui, che la guardava tranquillo, prendergli il volto tra le mani e stampargli un bacio in bocca.
Harry in un primo momento tentò di protestare, ma poco dopo, si lasciò andare.

«Come…?» domandò spiazzata Hermione al ragazzo.

«Quel filtro l’aveva solo stordito, i suoi sentimenti per mia sorella sono sempre stati lì. Lei doveva solo… risvegliarli in qualche modo»

«Brillante!» Hermione lo guardò con estrema ammirazione, «Sai che sei sorprendente tu?»

«Impressionata?»

«Si» disse abbracciandolo mentre l’ennesima onda la spingeva lontana da lui.

«Merito anch’io un bacio?»

«Mmh solo perché questi tuoi colpi di genio ti rendono molto attraente» disse posando le proprie labbra contro le sue, e sentendo un sapore salato sulla lingua.

Diverso tempo dopo, i due tornarono cautamente agli asciugamani.

Harry vedendoli arrivare, si alzò dirigendosi a gran passo verso di loro.

«Ecco… ci risiamo» sussurrò Ron esasperato.

«Hermione perdonami!» chiese il ragazzo con gli occhi che chiedevano pietà.

«Ti… senti bene? Intendo…»

«Hermione intende dire se il tuo umore attuale ti porta ancora a volerle dare la tua spessa lettera» si intromise Ron speranzoso.

«Sto bene! Mi dispiace così tanto…»

«Menomale Harry!» sospirò grata la ragazza, «Era tutta colpa di quella pozione, non preoccuparti…»

«Senza dubbio! Se no non avrei mai detto certe cose!»

La ragazza lo guardò torva.

«Cioè… non che tu non sia una ragazza… amabile»

«Ehi, stavolta un pugno sul naso non te lo leva nessuno, amico!» lo minacciò scontroso Ron.

«Non assalite il mio stupendo ragazzo» si aggiunse improvvisamente Ginny raggiungendoli e prendendolo sotto braccio.

«Piuttosto voi due stasera quando andrete alla Tana, parlate in privato con Bill e cercate di capire che diavolo ci faceva un filtro d’amore a casa sua! Senza menzionare il piccolo incidente possibilmente…» li redarguì Ron.

«Tranquillo» rispose la sorella, «Non ci tengo a sbandierare ai quattro venti che il mio ragazzo corteggiava insistentemente la ragazza di mio fratello. Non è decisamente qualcosa di cui vantarsi!»

«Ginny…» la chiamò Harry, «Potremmo semplicemente dimenticare tutto? Sono ancora piuttosto scosso ed incredulo…»

«Ne passerà del tempo prima che io smetta di rinfacciarti tutto, Harry Potter!»

Ron passò un braccio sulle spalle di Hermione, «Amore mio, lasciamo questi due boicottatori ai loro bisticci, abbiamo una cena che ci aspetta!» disse in modo teatrale, tanto da rubarle una risata mentre si incamminava con lui verso Villa Conchiglia.

 

*

 

Dopo essersi preparati adeguatamente, Ron ed Hermione salutarono i loro coinquilini, smaterializzandosi a casa Granger dove avrebbero cenato.
Dopo un paio d’ore si diressero a piedi nella vecchia scuola elementare di Hermione, la St. Jude.

«Sicura di non aver freddo?» domandò il ragazzo tenendole la mano.

«Avevi qualche metodo in mente per riscaldarmi?» gli domandò lei apparentemente in modo innocente.

«Nulla che potrei attuare qui, specie di piccola pervertita»

La ragazza rise, rendendosi poi conto di trovarsi nuovamente davanti a quel cancello.

«Pronta?»

Fece un bel respirò ed annuì decisa, incamminandosi con lui all’interno dell’istituto.

Nell’atrio, video un banco con dietro due ragazzi incaricati di custodire i soprabiti.

«Prego, dai a me» Chiese cordialmente una ragazza a Ron, il quale dopo averla osservata timoroso, gli passò la giacca dopo un cenno d’assenso da parte di Hermione, la quale fece poco dopo lo stesso.

«Scusate» un uomo con un quaderno li richiamò, «Voi siete?»

«Granger, Hermione Granger. Classe 1997, lui è il mio accompagnatore»

L’uomo scorse con la penna la lista, segnando con una spunta una riga in particolare.

«Potete accomodarvi nella sala conferenze in fondo al corridoio, buona serata»

Hermione prese Ron per mano incamminandosi attraverso il corridoio, arrivata davanti alla sala, la vide completamente spoglia dalle sedie che ricordava ci fossero.

Su un lato una lunga fila di banchi si ergevano, con sopra un buffet.
In un angolo, un dj aveva allestito la sua attrezzatura.

Gruppetti di persone parlavano fitto, qua e la qualche ex professore.

«Ti sembra di riconoscere qualcuno?»

«Cosa?»

«Va tutto bene? Sei tesa…»

«Si, si va tutto bene. È soltanto… strano tornare qui» lo rassicurò lei.

«Che ne dici di mangiare qualcosa invece di stare qui impalati? Magari qualcuno che conosci o che ti conosce è da quelle parti»

«Hai fame, Ronald?»

Il ragazzo si schiarì la voce.

«A volte ho seriamente pensato che se il cibo fosse umano, mi tradiresti volentieri» disse rassegnata, trascinandolo al buffet.



_______________

Era da un po troppo tanto che non c'era il mio angolino inutile :D
Volevo innanzitutto ringraziare tutti coloro che commentano le mie ff, e anche chi solo la legge. Siete in tanti e ogni volta mi fa strapiacere leggervi^^
Alcune recensioni veramente mi fanno ridere come una stupida davanti al monitor xD
Quindi nulla volevo solo ringraziarvi, ah e per chi me lo ha chiesto o se lo chiede, l'altra mia ff anche se tornerò a casa domani, non la aggiornerò finchè non terminerò questa. Dato che come momento temporale trattano lo stesso, non vorrei confondere le varie cose quindi è meglio fare una cosa per volta fatta decentemente che due fatte alla cavolo.
Quindi niente, ancora grazie a tutti e per chi mi ha chiesto se avessi Facebook trova il link qui :) http://www.facebook.com/massi179

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Capitolo 19
*** Indagini, alunni e disastri. ***


Harry e Ginny avevano da poco terminato di cenare alla Tana, rassicurando tutti che stava filando tutto liscio, omettendo qualche dettaglio ovviamente.

La ragazza d’un tratto, vide il fratello uscire a prendere una boccata d’aria, lo intercettò seguendolo a gran velocità, dopo aver fatto un cenno ad Harry il quale però, impegnato in una conversazione col signor Weasley non poté seguirla.

Uscendo fuori nel cortile, lo trovò seduto sulla vecchia panchina.

«Bill!»

Il ragazzo sobbalzò, «Ehi, mi hai spaventato!»

Ginny gli andò vicino, «Non sono brava a parlare. E i giri di parole non mi piacciono. Che ci faceva un filtro d’amore in casa tua?»

Il ragazzo sbarrò gli occhi sorpreso, «Un cosa?»

«Oh, non fare il finto tonto! L’abbiamo trovato!»

«Ginny… non so veramente di cosa tu stia parlando»

Improvvisamente, Harry corse fuori, avvicinandosi affannosamente a loro, «Eccomi! Tuo padre mi stava chiedendo come funzionasse una lavastoviglie…» si giustificò lui.

«Una cosa?» domandò Bill.

«Non è il momento. Bill, sii sincero miseriaccia!»

«Ma non ho idea di cosa tu stia parlando, Gin! Perché dovrebbe esserci un filtro d’amore in casa mia?»

«Allora come spieghi-»

«Ginny aspetta» la chiamò Harry, «Se dicesse la verità? Non era il solo ad abitare lì»

 

*

 

«Questi trasmezzini sono formidabili!» disse il rosso addentandone un altro furiosamente.

«Tramezzini, Ronald. E la capacità che hai di stupirti del cibo… sorprende me ogni volta!»

«Hermione?»

Una voce alle loro spalle richiamò la loro attenzione, una ragazza minuta, probabilmente della loro età, li guardava attenta.

«Hermione Granger?» riprovò lei.

«S-Si… sono io»

«Vanessa, Johns. Eravamo all’ultimo anno insieme»

«Oh, si. Eri seduta in seconda fila?» azzardò Hermione.

«Esatto!» esordì allegra lei, «Stentavo a riconoscerti, sai? Sei tornata in città? Girava voce ti fossi trasferita in qualche collegio»

«Si, in un certo senso. Non vivo più qui»

Hermione notò che la ragazza guardava il rosso accanto a lei con una certa curiosità.

«Oh, scusate. Lui è Ronald Weasley»

Il ragazzo strinse la mano alla ragazza, mormorando un piacere.

«Ronald…?» tentò di pensare lei.

«Oh, no. Non è un nostro ex-compagno. Mi ha accompagnata qui»

«Oh, menomale! Pensavo di aver perso improvvisamente il conto! Ho ripassato tutto l’annuario prima di venire qui, per evitare figuracce. Ma dimmi, hai incontrato gia qualcuno?»

«A dire il vero no, siamo arrivati da poco»

«C’è ancora poca gente della nostra classe, la maggior parte dei presenti appartiene ad altre. Ho incontrato prima Eveline Count, ora starà parlando con qualche insegnante, non ha perso negli anni il suo spirito di assecondare gli altri…»

Improvvisamente una voce richiamò l’attenzione dei presenti.

Una donna, in piedi sul palco, chiamava tutti al silenzio parlando in un microfono malandato.

«Innanzitutto salve a tutti, è un piacere rivedervi. Vi ringrazio per aver partecipato alla riunione degli ex-studenti di questa scuola, classe 1997. Vi auguro di trascorrere una gradevole serata»

Un applauso seguì il discorso di apertura della donna, che aveva tutta l’aria di essere la vecchia preside.

«Quella donna è ancora viva!» ribatté Vanessa Johns togliendo i pensieri di testa ad Hermione, la quale sorrise. «Piuttosto, ora cosa fai? Ti sei gia diplomata o lavori?»

«Quest’anno frequenterò l’ultimo anno»

«Con lui?» domandò curiosa la ragazza, riferendosi a Ron che continuava a mangiare avidamente.

«Oh, no, non proprio»

«Da quest’anno lavorerò con mio fratello»

«Frequentavamo la stessa accademia fino agli anni passati» si apprestò a sottolineare lei.

«Oh, capisco. Quindi siete ex-compagni di scuola anche voi?»

«Ecco… beh si»

«Cosa te ne pare della nostra scuola, Ronald?»

«Spaziosa» disse guardandosi intorno, «E il cibo non è male» aggiunse alludendo ai tramezzini che brandiva in mano.

La ragazza rise forse troppo apertamente.

«Hermione? Sei proprio tu?»

Eveline Count si avvicinò a loro con una voce sgradevole come si ricordavano entrambe.

«Ehm… si»

«Wow… sei cambiata tantissimo!» osservò lei forse in modo troppo scortese.

«Guarda chi c’è» udirono una voce maschile avvicinarsi, appartenente ad un ragazzo alto e abbronzato. «Tobey?» disse vedendo le espressione interrogative della ragazze presenti, «Avery?»

«Tobey Avery!» esclamò Eveline.

«Sai fare due più due vedo!» esclamò il ragazzo.

«Sempre il solito maleducato» lo redarguì Vanessa.

«Ciao anche a te, Johns! E ciao a… ci conosciamo?» domandò diretto ad Hermione, la quale non fece in tempo a rispondere che venne preceduta dalla ragazza accanto a lei.

«E’ Hermione Granger! Incredibile eh?» esclamò Eveline al ragazzo.

Quest’ultimo la squadrò per bene, «Non ci credo! Hermione Granger? Che ne hai fatto di quella bambina saputella? Sei uno schianto!» osservò non troppo pacatamente lui.

La ragazza arrossì a disagio, guardando con la coda dell’occhio Ron il quale sembrava tutt’altro che tranquillo.

 

*

 

Ginny parlava sottovoce in un angolo del salotto ad Harry, «Pensi veramente che sia di Flebo?»

«Erano in due a vivere lì, e se Bill dice che non è suo… mi sembrava sincero, Ginny»

«Si ma ora chi glielo chiede a lei? Fallo tu! Io ho parlato con Bill»

«E’ tua cognata…»

«Potrei iniziare a diventare volgare e manesca se scopro che la causa di tutto ciò che è successo è lei! Quindi è decisamente meglio se le parli tu»

Il ragazzo annuì senza molte altre alternative.

 

*

 

Hermione e Ron si erano ritrovati intrappolati dentro una fitta conversazione.

«Non vi ricordate il professor Brown quanto fosse noioso? Si addormentava da solo ascoltandosi!»

Vanessa, improvvisamente, si rivolse a Ron, «Ronald, che ne dici se ti faccio fare un giro della scuola? Hermione per te non è un problema, vero?»

La ragazza sapeva cosa ribattere, non poteva sembrare possessiva ma non voleva certo lasciarlo andare con quella vipera.

«Lui è?» domandò improvvisamente Tobey.

«Un compagno del collegio di Hermione» si affrettò a rispondere Vanessa, «Dai, andiamo?»

Ron volse lo sguardo verso Hermione, la quale lo liquidò con un freddo, «Vai»

Il ragazzo si separò dal gruppo accigliato e pensieroso.

«Allora Granger» riprese Tobey Avery, «Ti ho gia detto che rivederti è un grande ed inaspettato piacere?»

«Oh, Tobey, non fare il cascamorto con lei!» lo riprese Eveline accigliata.

«Scusatemi» li interruppe Hermione, «Dovrei andare alla toilette, ci rivediamo dopo» disse sfilandosi da loro prima che potessero ribattere.

Camminò pensierosa tra le persone, come diavolo aveva potuto lasciarlo andare? Venire lì era stata un’idea completamente sbagliata.

Improvvisamente, sbatté contro il corpo di qualcuno, «Oh, mi scusi»

«Testa tra le nuvole?» domandò una voce che le appariva familiare.

Sollevò lo sguardo per vedere a chi appartenesse.

L’uomo, all’incirca sulla trentina, la scrutò attentamente, spalancando poi gli occhi, «Hermione?»

«Professor Tyler?» domandò lei sorpresa.

«In persona! Sono invecchiato molto?» domandò ridendo.

«No, io non… ero sovrappensiero. Sono felice di rivederla!» esclamò sincera lei.

«Anche per me è sempre un piacere rivedere una delle mie migliori allieve»

La ragazza arrossì.

«Come stai? Mi è dispiaciuto aver perso i contatti con te»

«E’ colpa mia… il collegio mi richiedeva talmente tanto tempo che-»

«Oh, no. Non giustificarti. Anche io ho avuto le mie colpe. Ma l’importante è esserci ritrovati. Piuttosto che ti è successo in questi ultimi… cinque anni? E soprattutto perché eri talmente pensierosa da esserti schiantata contro di me poco fa?»

 

*

 

«Forza, muoviti!» sussurrò Ginny al ragazzo seduto accanto a lei.

«Ma… Ginny»

«Fleur!» urlò improvvisamente Ginny, richiamando l’attenzione della ragazza che gli si avvicinò.

«Si, Ginì?»

«Harry vorrebbe, farti vedere una cosa in… cucina»

La francese spostò lo sguardo sul ragazzo che sembrava disorientato, «Ah… si. in cucina… puoi, venire un attimo?»

Annuì confusa seguendolo.

 

*

«E questa è la palestra! Non farti ingannare dalle dimensioni, la nostra squadra di atletica era la migliore della città!» disse fiera Vanessa mentre Ron si guardava intorno.

«Beh, grazie del tour allora. Ora potremmo… tornare dentro?»

«A dire la verità ci sono altre cose che potrei farti vedere. Il giardino è molto bello, ma effettivamente senza cappotti farebbe piuttosto freddo»

«Veramente preferirei tornare… non vorrei lasciare troppo tempo Hermione sola»

«Oh, ma non preoccuparti di questo. Tobey si starà sicuramente occupando di lei, le stava sbavando dietro, non lo hai notato?»

Ron deglutì tentando di mantenere un contegno, «Preferirei occuparmi personalmente della mia ragazza, a dire il vero»

Vanessa sbarrò gli occhi confusa, «La tua ragazza? State insieme?»

 

*

 

Hermione passeggiava per la sala in compagnia del suo professore.

«E così Vanessa Johns si è portata via il tuo ragazzo dopo dieci minuti dall’aver fatto la sua conoscenza?»

«Ecco… si, in sostanza»

«Quella ragazza non cambierà mai, ricordi al quarto anno quando fece traslocare di banco Peyton perché voleva stare vicino al suo nuovo “fidanzatino”?»

Hermione rise ricordando quella atipica e teatrale scena a cui aveva assistito.

«Piuttosto, perché non hai messo subito le cose in chiaro dicendo che fosse il tuo ragazzo? Lo hai presentato come un tuo compagno di collegio, no?»

«Ecco, io… non volevo rispondere a domande personali, credo»

«Sei stata sempre molto personale dopotutto. E sono anch’io dell’idea che le relazioni personali, dovrebbero rimanere tali»

 

*

 

Fleur osservava incuriosita il ragazzo che le stava davanti.

«Cosa devi farmi vedore, Arrì?»

«Ecco… a dire la verità nulla, vorrei… chiederti qualcosa»

«Cosa…?»

«Ecco… per caso abbiamo trovato allo Shell Cottage delle… pozioni» la buttò via, tastando il terreno, osservando lo sguardo disorientato della giovane.

«Pozionì? Che tipo di pozionì?»

«Ecco… un filtro d’amore a dire il vero… ci chiedevamo se tu ne sapessi qualcosa»

«Filtri d’amour in casa? Siete sicurì?»

 

*

 

Ron entrò a gran passo nella sala conferenze, guardandosi irritato intorno. Individuò Tobey, rendendosi conto solo in un secondo momento che la ragazza con cui ci stava chiaramente provando, non era Hermione.

Camminò tra la folla vedendola finalmente parlare animatamente con un tizio piuttosto giovanile, stava ridendo.
Deglutì stringendo i pugni e tentando di controllarsi, avanzò velocemente verso di loro.

«Oh, eri assolutamente negata negli sport! Non c’è ombra di dubbio in questo» la stuzzicò divertito il professore.

«Non dica così!»

«Hermione» la voce del ragazzo richiamò la sua attenzione, sembrava teso come una corda di violino.

«Ron, finalmente! Stavo per venire a cercarti…»

Il ragazzo però, sembrava intento solo a guardare in cagnesco l’uomo.

«Devi essere Ron Weasley!» esclamò sorridendogli quest’ultimo, «Piacere di conoscerti» disse sporgendo la mano, che venne stretta solo dopo un lungo silenzio.

«Ron, lui è il professor Tyler. Ti ho parlato di lui, ricordi?»

«Potrei parlarti, in privato?» domandò il ragazzo improvvisamente.

La ragazza lo guardò confusa.

«Fate pure, ho visto un paio di persone. Ci rivediamo più tardi Hermione. Ron, è stato un piacere»

La ragazza lo afferrò per la manica trascinandolo verso un angolo isolato, «Che ti salta in mente? Perché sei stato così scortese?»

«Perché non mi presenti come il tuo ragazzo? Ti vergogni di me? Mi hai lasciato andare con quella specie di gatta in calore!»

«C-Ci ha provato con te??»

«Certo che ci ha provato! Mi voleva saltare addosso!»

«Tu… non-»

«Per chi mi hai preso? Mi sono defilato appena ho potuto! È così vero? Ti vergogni di me?»

«Ron… certo che non mi vergogno di te! Ma come ti viene in mente?»

«Allora perché l’hai tenuto praticamente segreto con tutti? Quel tizio di prima, quell’Avery, ci stava provando! Se avesse saputo che accanto avevi il tuo ragazzo si sarebbe sicuramente dato una regolata!»

«Scusa, io… hai ragione ho sbagliato»

Il ragazzo strabuzzò gli occhi, «Hai… sbagliato?»

«Avrei dovuto mettere subito le cose in chiaro, solo che… non mi piace l’invadenza della gente, visto che conoscevo bene il tipo di persone che frequentavano questa scuola. Non volevo mettere a disagio anche te con raffiche di domande su noi due…»

«Tu hai sbagliato!» esclamò puntandole il dito contro, «L’hai ammesso! Hai sbagliato miseriaccia e l’hai ammesso!»

«Ron! Ti sembra… ti sembra il momento??»

«Ehi! Non capita tutti i giorni che tu ammetta una cosa del genere!»

«Forse perché è molto più probabile che a sbagliare sia tu?»

«Dettagli privi di fondamento! Piuttosto… il tuo professore è giovane. Ecco perché tua madre diceva che avessi una cotta…»

«Stupido! È un interesse puramente accademico, e la stima va solo alla sua persona, niente di più. È sposato e ha una bambina, Ron»

«Mmh forse dovrei scusarmi per come mi sono comportato…»

«Si, forse dovresti… prima però è bene che io chiarisca qualcosa»

Il ragazzo guardandola con una faccia interrogativa, si sentii afferrare per la mano e venire tirato verso l’interno della sala. Dopo aver aggirato dei gruppetti, arrivarono poco distanti da quello dove parlottavano fittamente Eveline, Tobey e Vanessa che da poco li aveva raggiunti.

«Che cos-»

Ron si sentì tirare verso il basso da Hermione che l’aveva afferrato per il colletto della camicia mentre lo teneva fermo passando una mano tra i suoi capelli.
Il ragazzo sorrise contro le sue labbra, passandole un braccio dietro la vita ed avvicinandola talmente tanto da farla aderire perfettamente al suo corpo.

Il rosso rispose con entusiasmo togliendole completamente il respiro, separandosi si guardarono.
Lei gli sorrise, lui fece altrettanto, passandogli una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio.

Non ebbero bisogno di voltarsi per immaginare le espressioni impietrite di quei tre.

 

*

Harry e Ginny erano in piedi nel salotto.

«Dite a quello scellerato di mio figlio e ad Hermione cara, di venire presto a trovarci» li redarguì la signora Weasley, poco prima che si smaterializzassero.

Un vortice li avvolse, facendoli ricomparire davanti all’uscio di Villa Conchiglia. Harry girò la chiave entrando in casa.

Ginny lanciò il giacchetto sul divano stiracchiandosi, «Ah casa dolce casa!»

«E’ bello sentirtelo dire»

«E’ bello dirlo» ribatté lei abbracciandolo.

«Non ne siamo venuti a capo… pensi che Bill e Flebo dicessero la verità?» domandò lei.

«Non sono molto esperto in capire se qualcuno menta o no… ma credo di si. Che motivo avrebbero per farlo?»

«Forse Flebo ha avvelenato mio fratello in questi anni! Non ci sono altre spiegazioni, per questo le ha chiesto di sposarla!»

«Non essere cattiva, conviene piuttosto controllare che ce ne siano altre in giro»

I due si spostarono in cucina ed iniziarono a frugare dappertutto.

«Se ti ricordassi dove l’hai trovata staremmo gia a letto!»

«Ero mezzo assonnato… e poi quel filtro mi ha rintontito. Ehi, aspetta un attimo» fisse Harry, fissando una credenza in alto. Aprendola, vide una dozzina di bottigliette della stessa tipologia di quella.

Le tirò giu mettendole sul tavolo.
I due le scrutarono, «Pensi siano tutti filtri d’amore?» domandò Ginny.

«Non ne ho idea, prova ad annusare»

«Ti sembro una che riconosce una pozione dall’odore? Mi sento quasi offesa! Senti lasciamole qui sopra e domattina chiederemo ad Hermione di identificarle, ora andiamocene a letto»

Disse prendendogli la mano e trascinandolo in camera da letto.

 

 

*

 

Il resto della serata di Ron ed Hermione, trascorse decisamente meglio della prima parte.

«Oh, convivete gia?» domandò una vecchia coppia di compagni di Hermione.

«Si, da pochissimo» rispose Ron con soddisfazione.

«Noi progettiamo prima di sposarci, i genitori di Mandy sono talmente tradizionalisti e religiosi che non ci lascerebbero mai convivere»

«E’ quasi assurdo che voi due siate rimasti insieme… a dieci anni avere il ragazzo è praticamente un gioco e invece…» convenne Hermione.

«L’ho trovato e non l’ho più lasciato andare» rispose Mandy sorridente, stringendosi nella presa del suo ragazzo.

«Ron, che ore sono?»

«Mezzanotte passata. Sei stanca?»

«Un po» ammise lei, «Iniziamo a tornare?»

Il ragazzo annuì, e dopo aver salutato i due, si diressero verso l’uscita.

«Ron, vorrei salutare il professor Tayler, non lo abbiamo più visto…»

«Sono rimaste poche persone, se ci fosse ancora l’avremmo trovato di certo»

Incamminandosi fuori, lo videro sulla soglia del cancello al telefono probabilmente con la moglie.

«Ehi voi due! Andate via?» domandò riponendo il cellulare in tasca.

«Si, sono un po stanca»

«Senta… mi dispiace per prima» si intromise Ron improvvisamente, «Sono stato sgarbato con lei senza motivo»

«Tranquillo, senza rancore. Vi serve un passaggio? Sto andando anch’io»

«Grazie ma abitiamo piuttosto lontani, abbiamo la… macchina qui dietro» tentò di improvvisare Hermione.

«Spero di rivederti presto, teniamoci in contatto stavolta»

«Glielo prometto» sorrise lei.

Ron gli strinse la mano, «Tratta bene la mia studentessa più brillante, mi raccomando» gli disse facendo l’occhiolino.

Dopo aver girato l’angolo ed essersi assicurati di essere soli, prendendosi per mano si smaterializzarono.

Entrando in casa si resero conto che tutte le luci erano spente.

«Fai piano o li sveglieremo» lo avvertì sotto voce Hermione, «Vado in bagno per prima, sono tutta sudata fa caldissimo. Non vieni?»

«Ti raggiungo, tu intanto vai»

La ragazza dandogli un bacio veloce, salì silenziosamente

Ron entrò in cucina, non preoccupandosi di accendere la luce, effettivamente data la vicinanza al mare faceva un caldo dannato!

Si avvicinò alla finestra spalancandola, vedendo sul tavolo delle bottiglie ne prese distrattamente una svitandola e bevendone il contenuto.

«Ora va decisamente meglio!» dichiarò pulendosi i lati della bocca con la manica.

Si diresse verso il piano superiore vedendo la porta del bagno chiusa.
Entrò in camera liberandosi delle scarpe e dei vestiti, infilando velocemente il pigiama che Hermione gli aveva piegato e riposto sotto il cuscino. Sorrise vedendo la foto di lei, che teneva sempre li sotto, stavolta in bella vista sul comodino in un porta foto vicino ad altri che ritraevano loro due insieme.

Si sedette sul letto stirandosi ed aspettando il ritorno di lei.

La ragazza dopo essersi sciacquata, prese le sue cose e si diresse in camera da letto, entrò chiudendosi la porta alle spalle.
In parte la brutta esperienza con Harry, in parte per il loro bisogno di avere una maggiora privacy, aveva deciso che era decisamente meglio e più sicuro non lasciarla aperta.

«Ehi ce ne hai messo» disse il ragazzo, seduto dall’altra parte del letto dandole le spalle mentre si sfilava i calzini, si alzò dirigendosi verso la porta.

«Il bagno è tutto tuo!» lo redarguì lei.

«Come te!» rispose lui ghignando, guardandola intenta a spogliarsi.

«Sposiamoci»

La ragazza sbarrò gli occhi, «C-C-Cosa??»

Ron le corse incontro afferrandole le mani e mettendosi in ginocchio, «Sposami!»

La ragazza annaspò l’aria, «Stai… Stai… Stai bene? No, non stai bene» farfugliò lei.

«Sto benissimo! Ti amo da impazzire! Voglio sposarti, voglio avere dei figli da te. Tanti! Mi sposerai? Domani? Sposiamoci domani!»

«HARRY!» urlò improvvisamente la ragazza.

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Capitolo 20
*** Delusioni, Gufi e svolte. ***


Ron si spaventò da quell’improvviso grido. Si udì un tonfo, dei passi e la porta che si spalancava.

«Che succede?!» domandò il ragazzo con i capelli scompigliati e gli occhiali ancora in mano.
Poco dopo alle sue spalle, comparve Ginny altrettanto assonnata ed allarmata.

«Avete trovato altre ampolle?!» urlò isterica.

«Che… ah si un po… le abbiamo messe in-» improvvisamente il ragazzo vide l’amico inginocchiato verso Hermione, con gli occhi completamente annebbiati.

Deglutì sonoramente iniziando ad indietreggiare mentre l’amica lo guardava minacciosa avanzando verso di lui.

«Non dirmi che… Ron hai bevuto le bottiglie che erano sul tavolo??» domandò Ginny nevrotica.

«L’acqua? Si avevo una gran sete! La volevi forse tu?» domandò il ragazzo non capendo il perché di tutta quella confusione.

«Come vi è saltato in mente di lasciarle lì in bella vista?!» esclamò irrequieta Hermione ai due che si facevano sempre più piccoli.

«Noi non…»

«Hermione come pensi potevamo prevedere che quell’idiota andasse a bere qualcosa senza sapere cosa fosse dopo quello che è successo ieri? Ragiona!» tentò di farla calmare Ginny, ma il tentativo non sembrò del tutto fondato.

«Hermione» lo chiamò improvvisamente il rosso, alzandosi da terra, «Vorrei la mia risposta, ci sposiamo domani o no? Perché dovremmo iniziare a preparare la lista degli invit-»

La ragazza afferrò per il pigiama il rosso trascinandoselo dietro brutalmente.

Hermione e Ginny si fecero velocemente da parte, lasciandole libero il passaggio. Affacciandosi in corridoio la videro entrare in bagno.

«’Mione ma che stai facendo?»

«Chiedimelo di nuovo»

Il rosso sbarrò gli occhi stralunato, «Vuoi che… te lo chieda di nuovo?»

«Si, come si deve. Muoviti» disse lei incrociando le braccia.

Il ragazzo entusiasta fece come gli era stato detto, si inginocchio a terra ma non fece in tempo a ripete la domanda che vide la ragazza estrarre la bacchetta e puntargliela contro, «Mangia-lumache»

Una luce verde lo avvolse. Iniziando a tossire, si guardò intorno afferrando il bordo del sanitario di fronte a lui e rigettando in esso una lumaca, che si rivelò solo la prima di una lunga serie.

Hermione aggirandolo, uscì dal bagno richiudendosi la porta alle spalle mentre Ginny ed Harry la guardavano terrorizzati.

«Cosa avete da guardare?»

«Cosa… Che gli hai fatto?» domandò esitante la rossa.

«Non è l’incantesimo che aveva lanciato contro Malfoy al secondo anno?» azzardò Harry.

«Vomiterà lumache tutta la notte finché non espellerà anche quel dannato filtro. E voi due! Non azzardatevi mai più a fare una cosa tanto stupida, è chiaro??»

I due annuirono deglutendo.

«Tornatevene a letto» disse autoritaria, mentre si avvicinava alle scale.

«Dove… vai?» domandò impaurito Harry.

«A disfarmi di quella roba, cosa che avreste dovuto fare voi!» e sparì al piano di sotto.

Arrivata in cucina, iniziò a prendere le bottiglie e svuotarle una ad una nel lavandino, assicurandosi di aver sciacquato tutto per bene. Deglutì stanca asciugandosi la fronte.

Risalendo al piano di sopra, aprì lentamente la porta del bagno trovando il ragazzo ancora intento a vomitare lumache, occupato com’era, non si accorse neanche della presenza della ragazza che poco dopo se ne andò.

Finalmente tornata in camera, si cambiò infilandosi il pigiama e sdraiandosi sul letto, spense la luce rimanendo al buio e tentando di riordinare i pensieri.

Un tempo non definito dopo, sentì la porta del bagno aprirsi e dei passi in direzione della sua camera.
Vide la sua sagoma fare il giro del letto, e salirci sopra fino a sdraiarsi accanto a lei.

«Come ti senti?» domandò fredda senza voltarsi, rimanendo di fianco.

«Svuotato…» ammise lui.

La ragazza si voltò, «Mi dispiace ma era l’unico modo anche se brutale»

«Almeno ha funzionato… posso abbracciarti?»

«Ti sei…?»

«Fatto una doccia e lavato i denti tre volte»

La ragazza si accucciò contro di lui.

«Non ti sei arrabbiata per il fatto in se ma per ciò che ho detto, vero?»

Non sopraggiunse nessuna risposta, Ron non seppe mai se era a causa del sonno o meno.

 

*

 

Hermione dormiva della grossa, ciò che era accaduto la sera prima l’aveva senza dubbio destabilizzata.

Sentì uno strano profumo, poi delle leggere pressioni su tutto il suo viso.
Aprì lentamente gli occhi vedendo Ron che le depositava baci ovunque, seduto accanto a lei.

«Mmh che ore sono?» mormorò.

«Le nove. Buongiorno splendore!»

«Perché sei… gia sveglio?» si tirò su a sedere, «Vestito e con… mi hai portato la colazione a letto?»

«A lei!» disse porgendole il vassoio.

«Sei così dolce…» disse abbracciandolo velocemente.

«Non più del previsto, ha preparato tutto Ginny, io ho solo fatto la consegna»

«Mmh si sentirà in colpa»

«Tipico di lei» osservo il rosso.

«Comunque come mai gia in piedi? Per te è l’alba»

«Sto per uscire con Harry, abbiamo delle commissioni da fare, torneremo per l’ora di pranzo»

«Commissioni?»

«Si, nulla di importante. Mi dispiace averti svegliata ma volevo salutarti prima di andare»

«Hai fatto bene. Piuttosto… come ti senti dopo…?»

«Dopo la nausea da lumache che mi hai rifilato? Ho dormito come un bambino se non lo avessi notato»

«Si, l’ho notato a dire il vero» rifletté ad alta voce lei.

«Ma toglimi una curiosità. Perché con Harry non hai avuto quella brillante idea di fargli vomitare l’anima e il filtro mentre per il tuo adorato ragazzo si?»

«Perché non ero abbastanza arrabbiata» disse lei tranquillamente sorseggiando il suo latte.

 

*

 

Un’ora dopo, Ron percorreva le affollate strade della Londra babbana in compagnia del suo amico.

«Hai almeno un’idea a grandi linee di cosa vuoi comprarle?» domandò Harry evitando le spallate di un paio di passanti.

«Vedrò qualcosa in qualche vetrina che mi ispirerà, no?»

«Non ti sembra presto per farle un regalo per la partenza ad Hogwarts?»

«Non ho deciso quando darglielo, ma intanto voglio comprarlo»

«Vuoi per caso farti perdonare ciò che è successo ieri? Ci è rimasta molto male?»

«Non lo ammetterebbe mai, la conosci»

L’attenzione del ragazzo fu attirata da una scintillante vetrina.

«Ehi, sei sicuro che puoi permetterti ciò che vendono qui?»

«Entriamo a dare un’occhiata»

 

*

 

Hermione dopo essersi vestita, si concesse un lungo bagno. Al termine del quale scese di sotto incontrando Ginny e rivolgendole un rapido saluto.

«Sei ancora arrabbiata con me?»

«No… vorrei solo capire che diavolo ci facevano tanti filtri d’amore qui»

«Ieri abbiamo chiesto sia a Bill che Flebo ma non ne sanno nulla, o almeno così dicono»

«Questa faccenda non mi piace affatto»

Improvvisamente, un tonfo sordo attirò l’attenzione delle due ragazze.
Alla finestra videro un guro che raspava impaziente per entrare.
Ginny aprì la finestra facendogli strada, e togliendogli dal becco due lettere uguali, portanti il timbro di Hogwarts.

«Sono arrivate» disse passandole la sua all’amica.

Alla stimata Hermione Jean Granger,

La preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Minerva McGranitt, è lieta di invitarla a frequentare il corrente anno scolastico per permetterle di terminare il suo corso di studi e conseguire i M.A.G.O.

Le comunichiamo inoltre, che è stata scelta come Caposcuola in merito alle sue innumerevole qualità.

La attendiamo con gioia il primo settembre al binario 9 e ¾ dove partirà l’espresso per Hogwarts.

Cordialmente,
Minerva McGranitt

 

«Wow! Caposcuola Hermione!»

«Meno tempo da dedicare allo studio»

«Oh, andiamo! È il nostro ultimo anno, dobbiamo anche divertirci!»

«Ti ricordo che Harry e Ron non ci saranno»

«E devi iniziare a deprimerti ora?»

Dei rumori provenienti dal soggiorno le avvertirono del ritorno dei due ragazzi.

Ginny corse incontro ad Harry con la lettera in mano abbracciandolo, «Indovina chi ha preso il tuo posto come capitano della squadra di Quidditch?»

«Fammi pensare… è un ragazzo o una ragazza?»

«Stupido!»

Ron aggirò i due andando verso Hermione sorridente, «Fammi indovinare, caposcuola?»

«E’ così ovvio?»

«Non penso che ci sia qualcuno di altrettanto petulante e rispettoso delle regole ad Hogwarts oltre te»

«Questo dovrebbe essere un complimento o in insulto?» domandò lei incrociando le braccia al petto.

«Quale delle due alternative mi da diritto ad attenzioni e coccole?»

Hermione sorrise prendendolo per il polso e tirandolo verso di lei ed abbracciandolo, sospirò.

«E’ una mia impressione o non sembri felice?»

«Lo sono, Ron… è solo che il tempo sta trascorrendo così in fretta…»

Il ragazzo le prese il volto tra le mani, «Verrò tutti i week end ad Hogsmade e se dovrai trascorrere le vacanze con i tuoi genitori, mi autoinviterò da voi pur di stare con te»

«Mi mancherai così tanto… e se non fosse la cosa giusta per me tornare? E se-»

«Non c’è nessuno più di te che dovrebbe tornare, è importante per te. Anche se ora ti sembra uno sbaglio poi te ne pentiresti, e non vorrei mai che vivessi con il rimpianto di non essere tornata per me»

«Non so se posso farcela senza di te…» ammise la ragazza, «Se Hogwarts è stato una seconda casa per me, era perché c’eravate tu ed Harry. Senza di voi diventerà come la St. Jude…»

Ron rimase in silenzio stringendola a se, riflettendo.

«Ehi, che succede?» gli chiamò Ginny avvicinandosi, «Va tutto bene?»

Hermione sospirando si separò da Ron assumendo un’espressione distesa, «Non posso abbracciare il mio ragazzo?» scherzò lei.

«Ragazzi, io ed Hermione non ci tratteniamo per pranzo» esordì improvvisamente il rosso.

«Dove ve ne andate?»

«A sistemare una cosa» rispose frettolosamente lui, prendendo Hermione per mano e trascinandola fuori di casa.

«Ron! Dove stiamo andando?»

Il ragazzo si voltò verso di lei, «Ad Hogwarts»

Un vortice li inghiottì facendoli sparire.



_______

Come probabilmente avrete notato, questo capitolo è un po più corto rispetto agli altri. Per scelta ho deciso di dividerlo qui perchè volevo finisse così xD
Visto che ci sono rinnovo i ringraziamenti a tutti voi che mi seguite, leggervi mi fa sempre strapiacere *-*

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Capitolo 21
*** Ritorno, tentativi e doni. ***


Ricomparvero in una radura desolata se non data la presenza di qualche casa sparsa qua e là.

Hermione quasi perdendo l’equilibrio, si aggrappò al petto del ragazzo appena smaterializzati.

«Ron… ma cosa? Che ci facciamo qui?» domandò guardandosi intorno, e rendendosi conto che quei sentieri a lei familiari, congiungevano la cittadina di Hogsmeade al castello di Hogwarts.

«Non ci si può smaterializzare dentro Hogwarts, non l’hai forse detto tu decine di volte?»

«Hai capito cosa intendo. Perché dovremmo andarci?» domandò lei inquieta.

«Perché tu tra due settimane ci tornerai» disse afferrandole la mano ed iniziando a camminare verso il sentiero.

«Ron!» lo chiamò lei puntando i piedi, «Voglio che mi spieghi perché siamo qui ora»

«Senti, non lo so Hermione ok? Voglio parlare con la McGranitt, e prima che tu mi chieda per dirle cosa, non lo so. Mi verrà in mente qualcosa, possiamo andare?»

«Non… non penso sia una buona idea»

«Tutte le idee che abbiamo avuto io ed Harry pensavi fossero brutte faccende, ma non tutte si sono rivelate da buttare, no?»

«Non capisco…»

«Hermione, se vuoi torna indietro. Proseguirò da solo»

«Non pensavo avresti voluto rimettere piede lì, dopo…»

Il ragazzo allungò il braccio verso di lei, facendolo restare a mezz’aria.
Lei si avvicinò afferrandogli la mano ed iniziando a camminargli fianco a fianco.

Non si rivolsero parola durante il tragitto, fin quando improvvisamente Hermione gli lasciò la mano uscendo di qualche metro dal sentiero, ed avvicinandosi ad una recinzione che dava su una vasta radura.
Il ragazzo rimase dietro di qualche passo.

«La stamberga strillante» sussurrò lei.

Ron rimase in silenzio.

Si voltò ad osservarlo, «Vuoi venire più vicino?»

«Per vederla meglio?» domandò Ron sorridendole.

«No, non ho più bisogno di una scusa» rispose, lanciandogli lo sguardò più dolce che avesse mai visto.

Ron le arrivo vicino, abbracciandola da dietro e posando il proprio mento sulla sua spalla. «Non ne hai mai avuto bisogno, a dire il vero».

Hermione gli coprì le braccia con le proprie, «Che stiamo facendo, Ron?» sussurrò appena, non riferendosi ovviamente a quel preciso istante.

«Ci amiamo…» rispose lui, «Ed agiamo di conseguenza»

Si incamminarono nuovamente verso la loro destinazione, arrivati ai cancelli, videro il nuovo ponte che passava sopra al fosso, ergersi in tutta la sua maestosità.

Non sembrava che pochi mesi prima, una guerra avesse sconvolto quel luogo. A parte isolati muri demoliti, e calcinacci raggruppati qua e là, tutto stava tornando alla normalità.

Respirarono a fondo.

«Hermione? Ron?»

Una voce grossolana arrivò alle loro orecchie, videro Hagrid intento a trasportare un pesante tronco d’albero chissà dove.

«Che ci facete qui voi due? C’è anche Harry?»

«Ciao Hagrid!» lo salutò calorosamente Hermione.

«Harry non è venuto, come stai?» gli domandò sorridente Ron.

«Bene bene! E anche voi, io credo…» osservò alludendo al fatto che si tenessero per mano.

Arrossendo, gli sorrisero imbarazzati.

«Come mai qui? La scuola inizierà tra un po ancora!»

«Volevamo parlare con la McGranitt» rispose Ron, «Sai dov’è?»

«Oh, ma ora lei non è qui. E’ andata via stamattina, per fare delle cose burocratiche. Sapete tutta la cartaccia per riaprire questa scuola, è al ministero ma credo torna presto. Venite a prendere un thè da me! Ho da poco rimesso a posto casa mia, sapete?»

I due annuirono con entusiasmo seguendo il mezzogigante lungo i prati che circondavano il castello.

Entrati in casa, si sedettero attorno al tavolo.
Hagrid prese posto su un ampio sgabello di fronte a loro, porgendogli delle tazze.

«Allora voi due? Sapete, io ce l’avevo sempre saputo che finivate insieme!»

Hermione si schiarì a voce, «Ehm Hagrid, come procedono le cose qui?»

«Oh, vanno avanti. Abbiamo quasi finito di ricostruire tutto. Manca la facciata ovest, per il resto tutto tornato a nuovo»

«Quasi non si direbbe che c’è stata una guerra qui» convenne Ron pensieroso.

«Piuttosto, cosa ci dovete dire a Minerva di così importante a farvi venire fino a qui?» domandò incuriosito.

Hermione si voltò verso Ron, «Ecco, una sorta di… permessi»

La porta del capanno si spalancò, permettendo l’ingresso al vecchio Gazza, «Dov’è la legna?» domandò sgarbatamente.

«Giusto, mi ho dimenticato! Ron, Hermione io deve tornare a dare una mano. Voi potete aspettare la preside nel suo ufficio, non credo che gli dispiace»

«Studenti qui? Non potete stare qui! L’anno non è iniziato!» protestò animatamente l’uomo.

«Oh, Gazza! Questi qui non sono mica studenti normali, per bacco! Sono miei amici e degli eroi. Quindi non darci fastidio e lasciali andare»

I due dopo aver salutato Hagrid, si liquidarono velocemente ignorando le proteste di Gazza.

Rientrarono al castello, per poi arrivare davanti alla scalinata che dava all’ufficio della preside.
Si sedettero sui gradini aspettandola.

«Sei sicuro di quello che stiamo facendo? Non sappiamo neanche cosa dire o fare…» si strusse Hermione sedendosi un gradino sotto di lui, all’interno della sue gambe e facendosi stringere.

«Provare non costa nulla… Fidati di me»

Il ragazzo le massaggiò delicatamente i capelli sentendola pian piano rilassarsi sotto al suo tocco.

Si abbandonò completamente a lui, poggiando la schiena contro il suo petto.
Cercò la sua mano, intrecciando con lui le dita.

«So che posso sembrare egoista e frivola… ma non voglio separarmi da te…» sussurrò lei.

«Credi non ti capisca? Da quando siamo tornati a casa, sono diventato incapace di chiudere occhio senza di te al mio fianco… patetico»

«Non è patetico!» lo rimproverò voltandosi, «E’ molto dolce invece»

«Per una ragazza forse, non per un maschio, Hermione»

Rise alzandosi in piedi, e salendo di un gradino finendo sulle ginocchia di lui, «Peso?»

«Come un fuscello» rispose baciandole la punta del naso. «Hermione, ascolta…» tornò serio di botto, «Rispondimi onestamente, te ne prego… ieri sera ciò che ho detto quando ero sotto l’effetto di quel filtro, avresti voluto sentirlo in altre… circostanze?»

La ragazza rimase qualche secondo in silenzio, «Dopo la conversazione che abbiamo avuto con Mandy e il suo ragazzo, alla riunione. Per un secondo, solo per un istante ho pensato che quella domanda me l’avevi posta essendo in te, e capendo subito dopo che qualcosa in te era diverso, mi sono sentita una completa stupida per aver pensato che fosse vero…» ammise abbassando lo sguardo.

«Tesoro…» la chiamò dolcemente lui, «Quando te lo chiederò sul serio, perché sappiamo entrambi che accadrà prima o poi. Potresti… evitare di affatturarmi?»

«Ti sembra il momento di scherzare?» disse dandogli un colpetto sulla spalla mentre rideva incontrollato.

«Weasley? Granger?»

Udendo quella voce, Hermione si alzò immediatamente in piedi, seguita poco dopo dal ragazzo che si schiarì la voce.

La donna li squadrò sistemandosi gli occhiali e lanciando un sorriso emblematico alla ragazza.

«A cosa devo l’onore della vostra presenza? Va tutto bene in casa tua, Weasley?»

«Sissignora. Volevamo parlarle di una… faccenda»

La donna li superò sulle scale, «Suppongo di sapere quale sia l’argomento» disse facendogli strada.

Arrivarono davanti alla porta in cima alle scale, «Puffola Pigmea» esordì solennemente la donna, vedendo la porta aprirsi al suo passaggio.

«Accomodatevi» li invitò, indicandogli le sedie poste davanti alla scrivania, della quale fece il giro sedendosi nella poltrona del preside.

Hermione si guardava intorno a disagio, «Congratulazioni per la… promozione, professoressa» disse capendo solo dopo averlo detto, quanto strano suonasse.

«Grazie mille, signorina Granger. Lo apprezzo molto»

«Oh, si… congratulazioni!» si apprestò ad aggiungere Ron.

«Molto spontaneo, signor Weasley. Direi di non sprecare tempo e venire direttamente al motivo che vi ha portato qui. Che deduco sia collegato al fatto che poco fa stavate amoreggiando sulle scale a chiocciola del mio ufficio»

«Professoressa non equivoci la prego…»

«Signorina Granger, l’anno non è ancora cominciato e per quanto io trovi inappropriato sorprendere due ex-studenti a dimostrarsi affetto qui fuori, non sono nella posizione o nella volontà di infliggere a nessuno di voi una posizione. Se me lo permettete vorrei dire che era decisamente ora» affermò la donna, lanciando uno sguardo complice ad Hermione, rossa in volto. Mentre Ron tentava di trattenere a stento una risata.

«Quindi, mi sembra superfluo chiedervi il motivo della vostra visita. Ciò che mi duole dirvi e che non saprei come aiutarvi senza infrangere decine di regole» disse addolorata la donna, «Signor Weasley, sa bene che è vietato a chiunque non sia uno studente o che non faccia parte del corpo insegnanti entrare qui se non per motivi rilevanti. E ciò che potrei darle io, è soltanto un permesso univoco non ripetibile. Ma dubito che farebbe molta differenza per voi dato che si presuppone che la signorina Granger debba restare qui l’intero anno scolastico»

«Professoressa» fu Ron stavolta a parlare, «Non le stiamo chiedendo di infrangere delle regole, magari di… aggirarle?»

«Vada avanti, Weasley»

«Senta se… se facesse un’eccezione sul divieto di non potersi smaterializzare entro le mura di Hogwarts? So che la preside può farlo, quindi teoricamente potrebbe anche permetterlo a qualcun altro…»

«Partendo dal presupposto che cio che lei crede di sapere sia vero, anche se le permettessi di farlo, le ho gia detto che solo gli studenti sono ammessi qui»

«Non parlavo di me, professoressa. Ma di Hermione»

La donna e la ragazza lo guardarono stralunate.

«Mi faccia parlare! Hermione a differenza degli altri è diversa-»

«Oh, ai suoi occhi non ho dubbi che lei lo sia, come è sempre stato. Senza offesa Granger»

Il ragazzo si schiarì la voce, «Non è quello che intendevo… intendo dire che Ginny e gli altri del suo anno sono tornati per frequentare il settimo, mentre Hermione teoricamente è stata ammessa in modo straordinario avendo saltato il suo ultimo anno. Le è stato permesso di tornare, è un’eccezione visto che ne io ne Harry torneremo. Capisce cosa intendo?»

«Vorrebbe farla studiare qui senza alloggiare nel dormitorio? Fuori sede?»

«Esatto! Se le permettesse di smaterializzarsi qui, potrebbe continuare a vivere a… casa»

La donna rimase in silenzio soppesando quella proposta, mentre osservava Hermione che sembrava spiazzata da tutto ciò.

«Scusate se mi intrometto, ma pur permettendo tutto ciò, in che modo feliciterebbe la quantità di tempo che potreste condividere? Anche se così fosse, tornerebbe a casa appena per cena e dovrebbe tornare qui la mattina successiva molto presto»

I due rimasero in silenzio arrossendo.

La donna si sistemò gli occhiali aggrottando la fronte, «Voi due vivete insieme?»

«Con Harry e mia sorella…» ammise lui in imbarazzo.

«Questo si che è bruciare le tappe… Comunque, signorina Granger, lei cosa pensa di tutto questo?»

«Io… a dire il vero non avevo mai pensato all’eventualità… è… sarebbe possibile?» domandò speranzosa.

«Sarebbe un caso unico» disse la donna riflettendo e camminando dietro la scrivania, «Senza contare che significherebbe per lei dover rinunciare alla sua carica di Caposcuola. Non vivendo qui, non potrebbe adempire a tutti i suoi doveri»

«Non è un problema» disse lei risoluta.

«Sei sicura?» domandò sottovoce il ragazzo, vedendola annuire decisa.

«E’ talmente atipico vederla rinunciare ad un’onorificenza tanto importante… vedo che le sue priorità sono cambiate radicalmente» osservò la donna sorridendo, guardando il ragazzo sedutole accanto.

«Io… con tutto il rispetto per la carica. Ma in questo momento per me ci sono cose molto più importanti. Non che io non sia stata entusiasta del fatto che voi docenti abbiate deciso di assegnarla a me, soltanto che… riuscirei a vedermi senza ricoprire quel ruolo, ma non senza… senza riuscire a vedere Ronald quotidianamente. So che può sembrare stupido, un capriccio…»

La donna sospirò combattuta.

«Andiamo Minerva» una voce provenne dalle spalle della donna, «Penso che per questi due giovani innamorati, un’eccezione si possa fare, non credi?» domandò col suo solito sorriso pacato, il ritratto del professor Silente.

«Albus… non farmi sembrare la cattiva, qui. Sai bene che fosse per me, li aiuterei»

«Ma dipende da te, mia cara. Sei diventata preside, non ricordi?» rise allegro l’uomo.

«Non essere superficiale, Albus. Aiutando loro, appena gli altri studenti si renderanno conto che la signorina Granger non vive qui, chiederebbero per quale motivo è stato attuato un trattamento diverso con loro. E come potrei negare qualcosa a qualcuno che ho concesso ad un altro? L’equità è inscindibile»

«Mia cara Minerva, come il signor Weasley ti ha fatto notare ingegnosamente poco fa, la presenza della signorina Granger è gia di per se un eccezione avendo disertato la scuola per un anno. Converrai quindi con me che questo gioca a suo favore, rendendola soggetta ad una regolamentazione leggermente diversa dagli altri» disse facendo l’occhiolino ai ragazzi che gli sorrisero grati.

La donna si voltò nuovamente verso di loro, sospirando rassegnata, «E sia. Ma non ammetterò ritardi di alcun tipo anche per il rispetto alla sua casata»

Ron guardò entusiasta Hermione sorridendogli.

«Professoressa grazie!»

«Aspettate per ringraziarmi, dovrò prima pensare bene a come far svolgere il tutto e come giustificarlo… l’anno ancora deve iniziare e gia ho questi grattacapi. Weasley, riesci a darmi problemi anche non frequentando più questa scuola!»

I due si alzarono in pedi, mentre Ron sogghignava.

«Vi manderò le disposizioni che stilerò al riguardo. E lei, non si azzardi ad infastidirla o distrarla! Se noterò un rendimento negativo andrà tutto a monte, sia inteso!»

Hermione dopo aver ringraziato ancora la donna, trascinò via il ragazzo che non riusciva più a smettere di ridere.

Minerva rimasta sola, tornò stancamente alla sua scrivania.

«Hai preso la decisione giusta» osservò Silente dall’alto del suo quadro.

«Come se fossi stata io a prenderla, come potevo dire di no?»

«Semplicemente non avresti potuto, perché non volevi dirlo» convenne allegro l’uomo, «Tuttavia, mi duole ricordarti della nostra piccola… chiamiamola scommessa, in merito al lasso temporale in cui la signorina Granger e il signor Weasley avrebbero impiegato a comprendere, che i loro continui bisticci non erano altro che una manifestazione singolare del loro reciproco affetto. E se non erro mia cara Minerva, eri dell’idea che ciò sarebbe accaduto prima dei loro M.A.G.O.»

«Ovvero si è verificato esattamente ciò che avevo previsto, Albus»

«Affatto, mi spiace farti notare che il signor Weasley non essendosi iscritto al settimo anno, non conseguirà i suoi M.A.G.O»

«Ti rendo conto che questo è barare, vero?»

«Oh, vedo soltanto le cose ad un’altra prospettiva. Qui in alto c’è meno confusione ed un’aria più frizzantina»

Ron ed Hermione riscesero velocemente le scale a chiocciola.
Arrivati in corridoio, il ragazzo la abbracciò stretta, «Hai visto? Te l’avevo detto!»

«Ronald Weasley sei un pazzo! Completamente fuori di testa!»

Il ragazzo afferrandola per la mano, corse via in direzione della Sala Grande.
Entrando in essa, non fu sorpreso nel vederla esattamente come la ricordava, eccezione fatta per i tavoli completamente vuoti invece di contenere le solite leccornie.

«Che stai facendo?» domandò la ragazza dopo che lo vide lasciarle la mano e salire sulla panca, per poi spostarsi sul tavolo, in piedi.

Pix aleggiava lì intorno allegro come sempre, «Oh, ma guarda te! C’è Weasley il nostro Re, che ogni due ne fa tre!»

«Hermione» la guardò lui esaltato, «Ti amo!» le disse con un tono di voce forse troppo alto.

La ragazza distese le labbra in un sorriso limpido, «Oh, Ron... Ora però scendi!»

«No, non ne ho alcuna intenzione!»

Pix girava intorno ai due vorticosamente, «Una dichiarazione! Che grande occasione!»

«Hermione, vieni qui» disse sporgendo la mano verso di lei.

«Ma è… illogico e-»

«Cosa importa?» le domandò sorridendole.

La ragazza sospirò, e prendendogli la mano, salì prima sulla panca per poi arrivare sul tavolo accanto a lui.

«Ti amo» le ripeté lui avendola davanti, «Non dovremmo mettere tutto in stand-by per un anno… inizia tutto ora, noi due…» gli disse speranzo e completamente sereno.

«No, Ron… è iniziato tutto dal momento in cui ci siamo dati quel bacio» gli rispose, con gli occhi lucidi che risplendevano.

«Voltati» le chiese lui.

«Perché?»

«Fallo e basta»

La ragazza fece come le era stato chiesto.

Sentì un fragore seguito dalle mani di lui che passavano intorno al suo collo.
Lo vide agganciarle un ciondolo e tirarle delicatamente fuori i capelli dalla catenina.
Lo sguardo di Hermione si abbassò vedendo il ciondolo con una R e una H incastonati tra loro, legati indissolubilmente.

Si voltò con lo sguardo pieno di stupire, «Non… non dovevi. Ti sarà costato una fortuna! Dio… Ron»

«E’ il primo regalo che ti faccio, Hermione. Doveva essere qualcosa di speciale… ti… ti piace?»

«Stupido…» lo rimproverò abbracciandolo stretto.

«E’ un si?» gli sussurrò lei.

«Qualsiasi cosa accadrà, qualsiasi litigio, per quanto grave… ricorda che io sarò per sempre tua, Ron. Per sempre, non c’è nulla che possa cambiarlo»

«Perché mi stai dicendo questo?» domandò lui allarmato.

«Dopo aver vissuto un anno come quello passato, voglio mettere le cose in chiaro. Nulla di più… portami a casa adesso» gli chiese guardandolo raggiante.

 

*

 

Harry era comodamente sdraiato sul divano, con la testa poggiata sulle gambe di Ginny, intenta a sfogliare distrattamente una rivista di Quidditch.

Sentirono un rumore provenire dall’esterno, seguito da risate e sussurri.
Videro la porta d’ingresso spalancarsi, e Ron ed Hermione avvinghiati, intenti a baciarsi e allo stesso tempo avanzare verso l’interno della casa.

«Mmh il piede» mormorò lei baciandolo con trasporto.

«Scusa» mugugnò lui per niente dispiaciuto, sospingendola indietro mentre poggiava il mazzo di chiavi a tentoni vicino l’ingresso.

«Muoviti» ribatté lei persa nell’affondare le mani nei suoi capelli.

Sentirono lo schiarirsi della gola di qualcuno, si voltarono lentamente di lato vedendo Ginny ed Harry che li guardavano tra lo sconvolto e il compiaciuto.

«Oh…» fu l’unica cosa che convenne Hermione.

«Dimenticavate che non siete gli unici inquilini qui?»

I due si guardarono imbarazzati intorno.

«Noi andiamo a riposare» esordì il ragazzo.

«Riposare» sottolineò lei.

«Siamo un po stanchi»

«Oh, si. Stanchi… a dopo»

Si congedarono velocemente salendo le scale lentamente, per poi accelerare il passo una volta fuori dal raggio visivo dei due.

«Harry che ne dici di un po di musica?» propose pacatamente Ginny.

«Non credo sia il caso, li hai sentiti? Potremmo svegliarli»

«Harry James Potter… a volte mi stupisco di quanto tu sia tonto»

«Perché? Pensi che non fossero stanchi sul serio?»

Improvvisamente, sentirono delle risate incontrollate alternate a frasi sconnesse.

«Credi si stiano facendo il solletico?» domandò la rossa sarcastica, ricevendo in risposta un colpo di tosse dal ragazzo.

«Forse è il caso di… di mettere un po di musica» convenne infine lui.

Trascorso del tempo durante il quale i due non fecero altro che rilassarsi sul divano, sentirono qualcuno bussare sull’uscio della porta.

«Chi sarà?» domandò Harry ridestato dal leggero sonno nel quale era caduto.

«Sono sicura che aprendo lo scopriremo» rispose Ginny.

«M-Mamma!»

«Oh, Ginny cara, mi fai entrare o no?» domandò allegra la donna guardandosi intorno.

Harry balzò in piedi raggiungendo le due.

«Oh, Harry vieni qui!» lo abbracciò la donna, «Ero fuori per delle compere e ho deciso di passare a salutarvi» disse continuando a guardarsi intorno, «Beh, vi siete sistemati bene vedo, e nulla è andato ancora a fuoco» convenne la donna.

«Mamma ma che dici!»

«Oh, suvvia stavo solo scherzando. Dove sono Ron ed Hermione?»

Ginny ed Harry si scambiarono un’occhiata allarmata.

«Dormono»

«Sono usciti»

Si guardarono innervositi.

«Sono usciti o stanno riposando?» domandò confusa la donna.

«Sono usciti prima e ora… sono tornati e andati a dormire» rispose fingendo tranquillità Ginny.

«Oh, ma che peccato. Ero passata anche per salutarli contando che ieri sera non sono potuti venire a cena… pensate si sveglieranno tra molto?»

«Harry?» lo chiamò Ginny.

«C-Cosa?»

«Vai a vedere se… dormono»

Il ragazzo sbarrò gli occhi, «Ma Ginny… non vorrei… svegliarli»

«Ma si arrabbieranno se sapranno che non sono riusciti a salutare la mamma, no?» disse grata come non mai che in quel momento nella casa l’unico suono udibile nel salotto era quello della musica che avevano lasciato accesa.

«Però… non so se sia il caso entrare in camera loro, mentre… dormono. Potrebbero arrabbiarsi!»

«Oh, voi due» esordì la signora Weasley, «Vado io visto che siete tanto terrorizzati che possano prendersela con voi!» disse la donna incamminandosi verso le scale.

«No!»

«No!»

Esclamarono i due all’unisono. La donna gli guardò con un cipiglio alzato, «Cosa mi state nascondendo voi due?»

«Niente… MAMMA, proprio niente!»

La donna gli lanciò un’occhiata confusa, e salì diretta i gradini che davano al piano di sopra.

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Capitolo 22
*** Pericoli, Egoismi e Riconciliazioni. ***


«E ora che facciamo??» domandò Harry sottovoce una volta che la donna non era più a portata d’orecchio.

«Per le mutande di Merlino, Harry! Dovevi andare tu ad avvertirli!»

«E vederli in quegli… atteggiamenti??»

«Pensi che quello sia meglio?!» disse alludendo al fatto che sua madre stesse andando su a… svegliarli.

La donna arrivata al piano superiore, guardandosi intorno vide le stanze vuote e l’unica con la porta chiusa in fondo.

Davanti l’uscio, bussò.

Non sentendo alcuna risposta, lo aprì lentamente facendo capolino all’interno.

«Signora Weasley!» esclamò Hermione sorpresa, seduta sul letto intenta ad allacciarsi le scarpe. Si alzò andandola a salutare.

«Oh, ciao cara. Quante volte ti ho detto di non darmi del lei? Ero venuta a vedere se vi eravate svegliati» si accorse solo in quel momento che dall’altra parte del letto, suo figlio dormiva della grossa completamente ricoperto dal lenzuolo.

«Scendiamo subito, ora lo sveglio»

La donna si guardò intorno, «Si, cara, meglio sia tu a farlo. Vi aspetto di sotto allora» e se ne andò richiudendosi la porta alle spalle.

Hermione cadde a peso morto sul letto, sospirando sollevata, «Sbrigati a vestirti»

«E’ questo il modo di trattarmi?» disse il ragazzo smettendo di fingersi addormentato.

«Si, se tua madre mi sta per beccare da sola con suo figlio completamente nudo sotto il lenzuolo, divento piuttosto suscettibile, Ronald» disse lanciandogli addosso i boxer e la maglietta che aveva prontamente nascosto sotto al letto.

«Avrei fatto in tempo anche io a vestirmi se non lanciassi via i miei vestiti in quel modo» sogghignò lui infilandosi la maglietta.

«Ron, sono senza reggiseno, è il terzo che rompi! Io almeno non distruggo i tuoi indumenti!»

«Non è colpa mia! Quel coso è un aggeggio infernale, neanche un Alohomora riuscirebbe a scassinarlo!» si giustificò imbarazzato saltando giu dal letto.

La ragazza sospirò inquieta, «Pensi che abbia capito qualcosa?»

«Del tipo? Che suo figlio maggiorenne fa l’amore con la sua ragazza con la quale convive? Veramente terribile!»

«Vestiti» gli ordinò lei scocciata.

 

*

 

La signora Weasley riscese tranquilla le scale, raggiungendo Ginny ed Harry in salotto, che si guardavano intorno terrorizzati.

«Do-Dormivano?» domandò esitante Ginny.

«Hermione era sveglia, tra poco scenderanno» rispose pacata sua madre, prendendo posto sul divano.

Ginny guardò sottecchi il suo ragazzo, il quale scrollò le spalle disorientato.

Poco dopo i due raggiunsero i presenti, prendendo parte alla lunga lista di raccomandazioni da parte della donna, ed accettando di buon grado le scorte di cibo che aveva portato.

Verso sera, la accompagnarono alla porta, «Ricordatevi di tagliare il prato, e state attenti agli gnomi, qui ce ne sono di particolarmente selvatici!»

«Si mamma» annuì Ginny.

«Venite presto a casa, mi raccomando»

I quattro la abbracciarono rassicurandola che sarebbero passati quanto prima.

«Ah, Ronnie caro. Quando si fa finta di dormire, si presuppone che gli occhi rimangano chiusi, entrambi» osservò la donna, «A breve avrò gia un nipote di cui occuparmi, non intendo farmi aumentare il carico da voi due. Sia chiaro»

E senza dare il tempo ai due di ribattere si smaterializzò.

Rientrarono in casa, spostandosi in cucina.

«Allora? Cosa siete andati a fare ad Hogwarts?» domandò curiosa Ginny.

«Abbiamo parlato con la McGranitt» rispose Ron, «Ah, Harry. Ti saluta Hagrid, dice di passarlo a trovare quando vuoi»

«Con la McGranitt?» ribatté confusa la rossa, «A che pro?»

«Siamo riusciti a convincerla ad offrire ad Hermione un permesso speciale che le permetta di frequentare solo i corsi ad Hogwarts, continuando a vivere qui» rispose il rosso vittorioso.

Ginny uscì dalla porta che dava nel giardino senza spiccicare parola.
I tre ragazzi si guardarono perplessi.

«Siamo stati… egoisti» disse improvvisamente Hermione.

Ron la guardò spiazzato, «Di cosa parli?»

«Harry e Ginny non potranno vedersi… lei dovrà rimanere ad Hogwarts»

«Hermione, non avete fatto nulla di male. La tua iscrizione lì è diversa da quella di Ginny… vedrai che capirà. È meglio che la raggiunga adesso» disse Harry tranquillo.

«Vado io» lo anticipò la ragazza abbandonando la cucina.

I due ragazzi si guardarono a disagio.

«Amico, mi dispiace… a dire il vero non avevo proprio pensato a questo…»

«Tranquillo, Ron»

«Senti… dato che probabilmente non avremo un'altra occasione per parlare da soli. C’è qualcosa che devo dirti…»

«Riguardo?»

«Le ampolle… sai che fine hanno fatto?»

«Hermione se ne è disfatta ieri sera mentre tu eri sotto l’effetto di quel filtro, perché lo chiedi?»

«Ecco… credo che… non si trattasse di un filtro d’amore quello che ho bevuto io»

«E cosa?» gli domandò confuso.

«Veritaserum»

 

*

Hermione si avvicinò all’amica, poggiata contro la staccionata che incorniciava il giardino della villetta.

«Ginny, io…»

«Non dire niente, Hermione»

«Mi dispiace… non volevo-»

«Cosa non volevi? Uno stratagemma per continuare a vedere il tuo ragazzo? È questo che non volevi, Hermione? Perché mi dispiace informarti che è proprio ciò che hai ottenuto»

«Anche se avessimo chiesto una soluzione per te ed Harry, la McGranitt non avrebbe comunque potuto fare nulla, è stata chiara al riguardo e-»

«Ora non voglio parlarti, Hermione»

«Ginny-»

«Senti, pensavi che non capissi quanto soffrissi all’idea di non vedere Ron per tutto quel tempo? Ero nella tua stessa barca, ma almeno saremmo state insieme! Credi che soltanto perché non ne parlavo apertamente, sarebbe stato facile per me non vedere Harry ogni volta che volevo? Ti ricordo che nell’anno passato, non ho avuto sue notizie e più volte ho pensato fosse morto! Tu sei stata ogni giorno con Ron, ogni dannato giorno! Ti assicuro che la mancanza che sentirò io, sarà sicuramente più grande della tua! Ma il fatto che entrambe fossimo nella stessa situazione, insieme a farci forza, mi confortava. Perché sapevo che tu mi avresti capito se fossi stata giu… ma ora mi rendo conto che non è così»

Hermione tentò di sfiorare il braccio dell’amica, ottenendo un freddo rifiuto, «Ho detto che non voglio parlarti ora»

Senza insistere oltre, si allontanò in silenzio.

 

*

 

«Che vuoi dire? Perché credi fosse Veritaserum?» domandò Harry confuso.

«Perché le ho detto esattamente ciò che pensavo…»

«Ron… dato che eri gia innamorato di lei, gli effetti di un filtro d’amore potrebbero essere confusi… dovrebbero aumentare ed amplificare ciò che senti, quindi potrebbe essere frainteso»

«No, Harry. Io la sentivo esattamente allo stesso modo e con la stessa intensità. Mi sentivo solamente più… sincero e diretto riguardo determinate cose»

«Questo è… un problema. Glielo dirai?»

«Non lo so… te ne ho parlato in modo che me lo dicessi tu!»

La porta del cortile si spalancò nuovamente, facendo entrare una Hermione affranta all’interno.

«Ehi» la chiamò inutilmente Ron vedendola attraversare la cucina ed andarsene.
Volse uno sguardo ad Harry che scrollò le spalle, «Vado da Ginny. E riguardo quello di cui stavamo parlando, è il caso che tu glielo dica ma al momento giusto»

«E sarebbe?»

«Non ne ho idea» gli disse dandogli una pacca sulla spalla ed uscendo in cortile.

Ron entrò in salotto, trovandola rannicchiata sul divano, le si sedette accanto.

«Hermione… conosco mia sorella. Quando è irritata è intrattabile con chiunque, non dare peso a ciò che ha detto…»

«Ha ragione Ron… siamo stati egoisti, non ho minimamente pensato a lei… al fatto che non avrebbe potuto vedere Harry o che sarebbe stata sola al dormitorio…»

«Ginny è piena di amiche e non è certo una ragazza che fa fatica a socializzare, le passerà vedrai»

«E’ diverso per te… Sei suo fratello, le aspettative che ha su di te non sono certo alte quanto quelle che ha per un’amica… l’ho delusa profondamente» ammise addolorata.

 

*

 

Ginny vedendo avvicinarsi il ragazzo, non gli diede il tempo di arrivare che lo trattò in malo modo, «Non voglio parlare con nessuno, vattene»

«Chi ha detto che voglio parlare? Posso stare in silenzio tutto il tempo che voglio» disse poggiandosi sulla staccionata accanto a lei e guardando in avanti con le mani incrociate.

«Voglio stare da sola allora, ok?»

«Stacci, nessuno ti vieta di farlo. Anzi, ti dirò che ho avuto la tua stessa idea. Possiamo stare da soli insieme?»

Alla rossa scappò un mezzo sorriso, sospirando. «So gia cosa mi dirai Harry. Che al posto suo avrei fatto lo stesso, e che solo perché non ne abbiamo l’opportunità noi, non significa che non debbano sfruttarla loro»

«A dire il vero volevo semplicemente chiederti se stasera potevi cucinare lo sformato che ha portato tua madre, però si, penso tutto ciò che hai detto»

«Pensi… sia io ad essere egoista?» domandò timorosa.

«Penso che nessuna delle due lo sia. Essere molto legati a qualcuno non esclude che ci possano essere incomprensioni. Che ne dici di rientrare?»

 

*

 

«’Mione… non fare così…» disse abbracciandola e carezzandole al testa.

«E se… se rinunciassimo all’alternativa dello studiare fuori sede? Potremmo comunque vederci ad Hogsmeade i fine settimana…»

«Io non… non posso obbligarti a fare nulla, faremo come vuoi tu»

«Veramente non ti arrabbieresti?» gli domandò con gli occhi lucidi.

«Come potrei arrabbiarmi con te? Non potrei mai fare qualcosa di proposito che non ti facesse essere serena. Se ciò che vuoi è questo, ci vedremo ad Hogsmeade e durante le vacanze» gli disse sospirando.

«Sono pessima come ragazza…»

«Sei una splendida amica, e un’ancora migliore ragazza. E non ti vorrei mai diversa da come sei. Domani manderemo un gufo alla McGranitt dicendole che non se ne fa più nulla»

«Non manderete nessun gufo»

Si voltarono vedendo Ginny sulla soglia della cucina.

«Ginny…» disse Hermione alzandosi in piedi, «Avevi ragione tu, mi sono comportata da egoista senza pensare minimamente a te… ma ora che l’ho fatto non voglio farti un torto, non potrei»

«E io non potrei sopportarti mentre ti lamenti su quanto ti manchi mio fratello» sorrise lei.

«Io non…»

«Hermione, sto scherzando! So che non sei il tipo che piagnucola. L’egoista sono stata io, mi dispiace. Avrei solo preferito che me ne avessi parlato prima, ma visto che non potevi neanche saperlo… è tutto ok»

«Vorrei comunque rimanere lì a tempo pieno»

«Oh, non dire sciocchezze! Non sarò certo io la causa per cui non potrai vedere quello zuccone di Ron tutti i giorni. Se hai scelto di sopportarlo chi sono io per impedirtelo?» le domandò facendo l’occhiolino.

Hermione le andò incontro abbracciandola. «Scusa… mi dispiace così tanto»

«Ah, tranquilla! Siamo andati pari dopo il piccolo incidente delle pozioni…»

«Ora che ci penso, si può sapere di chi diavolo sono?» si intromise Ron.

«Non lo so ancora, ma stai certo che lo scoprirò. E’ diventato qualcosa di principio!» ghignò la rossa trionfante.

«Ora io ed Hermione andiamo a prepararvi da mangiare prima che iniziate a lamentarvi»

«Ah, ‘Mione. Stavo pensando, se domani a pranzo invitassimo sia i tuoi genitori che i miei? Li avevi detto di venire qui una volta che ci saremmo sistemati, no? E la mamma non potrebbe piu dire che abbiamo disertato la famiglia»

«Oh, mi sembra un’ottima idea» acconsentì la ragazza.

«Per me non ci sono problemi» anticipò la rossa.

«Perfetto. Io ed Harry torniamo tra un’oretta» gli disse l’amico facendogli un cenno.

«Dove andate?»

«Troppi gnomi selvatici!» urlò il rosso trascinandosi l’amico fuori casa.

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Capitolo 23
*** Vestiti, balli e bagni. ***


Hermione e Ginny trafficavano in cucina per assicurare il pasto serale ai loro ragazzi.

«Alla fine penso sia un bene che tu rimanga qui, come sarebbero sopravvissuti Harry e Ron ai fornelli? Molto probabilmente avremmo trovato la casa bruciata al nostro ritorno» notò la rossa mettendo una pentola sul fuoco.

«Sicura che per te non sia un problema? Dico sul serio, Ginny»

«Oh, sicurissima! Ehi… e quella?» disse prendendo tra le mani, il ciondolo che oscillava al collo dell’amica.

«Un… regalo» rispose lei arrossendo.

«Siete dannatamente smielati, lo sai questo?»

 

*

 

Ron ed Harry di ritorno a villa Conchiglia, tentavano di accelerare il passo per non mancare la cena.

«Hai intenzione di entrare in casa completamente sporco?» gli domandò Harry mentre vedeva l’amico posare dietro il recinto la pala che teneva in mano.

«Mi smaterializzerò in bagno e-»

«Non ricordi l’incantesimo di protezione?»

«Dovrebbero fare delle eccezioni per i padroni di casa quei dannati incantesimi»

«Ti consiglio di trovare in fretta una scusa che spieghi lo stato in cui ti trovi»

«Sono caduto e… rotolato a terra e…»

«Ed una tempesta di sabbia proveniente dal deserto del Sahara ti ha travolto, ma è stata circoscritta, per questo io sono pulito» continuò l’amico in tono sarcastico.

«Molto simpatico, Harry. Tu entra e coprimi, io filo di sopra a cambiarmi»

E senza dar modo all’amico di protestare, corse per le scale senza farsi vedere.

Fortunatamente, le due ragazze erano ancora in cucina intente a preparare da mangiare.

«Ehi, dove siete stati? Forza apparecchia!» gli ordinò la rossa.

«Dov’è Ron?»

«In… bagno. Un’urgenza»

«Chissà le schifezze che si è mangiato. Ho trovato carte di Cioccorane sotto al materasso» sospirò rassegnata Hermione.

Pochi minuti dopo, quando tutto in tavola era pronto, il ragazzo li raggiunse pulito di tutto punto.

«Eccomi! Dov’è il cibo?»

«Perché ti sei cambiato?» domandò Hermione con un cipiglio alzato.

Gli occhi di Harry saettarono allarmati verso quelli dell’amico.

«Cambiato? No, cosa dici…»

«Avevi la maglietta rossa prima, ora è blu. Come me no spieghi?»

«Ero sudato, me la sono cambiata»

«Allora perché hai appena detto di non averlo fatto?»

«Amore, ti sembra il caso di discutere sul colore della mia maglietta?»

«Io sto solo dicendo, Ronald. Che non-»

«Hermione, mi passeresti il sale?» domandò Harry improvvisamente.

«Ci arrivi benissimo» lo ammonì Ginny squadrandolo.

«Siete strani voi due»

«Ok, hai ragione» disse improvvisamente il rosso, «Harry avanti, diglielo» disse guardando la sorella.

«Dirle… cosa?»

«Non c’è più motivo di tenerglielo nascosto, no? Dille che domani avevi intenzione di portarla a fare un giro nella Londra babbana… visto che dovevi andarci per… per portare qui i genitori di Hermione, no?»

«Oh… oh si. Proprio così! Ne hai voglia? Non siamo mai andati lì insieme e pensavo che… potesse essere carino»

La rossa lo squadrò a fondo, «Non credo minimante che ciò che nascondiate sia questo. Ma va bene, almeno passeremo un po di tempo fuori insieme»

Il resto della cena, si svolse in modo tranquillo.
Hermione si occupò di lavare i piatti, aiutata da Ron. Mentre Ginny ed Harry si presero la serata libera ritirandosi in camera loro.

«Si può sapere dove siete andati prima di cena tu ed Harry?» gli domando dopo aver riposto l’ultimo piatto al suo posto.

«Due passi, volevamo stare un po soli. Quel ragazzo ha una tale adorazione per me!»

«Ci rinuncio!» disse alzando le mani in segno di resa. «Sono un po stanca, andiamo a letto? Mi farò la doccia domattina, ho troppo sonno adesso»

«Ottima idea»

«Ron, sono stanca sul serio» ci tenne a sottolineare lei mentre salivano in camera.

«Intendevo ottima idea per la doccia. Lavarsi è sopravvalutato!» disse chiudendosi la porta alle spalle.

La ragazza ignorandolo, si avvicinò al letto per prendere il pigiama, e si infilò in esso. Poco dopo, il sonno prese il sopravvento.

«Amore… mi senti?»

La ragazza alzò lievemente le palpebre guardando assonnata il ragazzo che le era accanto.

«Faresti una cosa per me?» le domandò serio.

«Mmh?»

Ron scese dal letto e si avvicinò all’armadio, spalancandolo e tirando fuori di esso, un vestito rosa appeso ad una stampella.

«Ma quello…» si avvicinò facendo scorrere il tessuto sotto le sue dita, «Me ne ero disfatta anni fa, come…?»

«Non proprio…» disse lui arrossendo, «Avevi chiesto a Ginny di farlo e lei… ha pensato di conservartelo. Ti… ti andrebbe di indossarlo per me?»

La ragazza lo guardò intensamente negli occhi, «Anche al Ballo del Ceppo lo indossai per te… soltanto che-»

«Ero troppo stupido per capirlo» terminò lui la frase dandole la stampella. «Ti aspetto di sotto, so che sei stanca ma-»

«Ma… che ore sono?»

«Le quattro, credo… ti aspetto di sotto» ed uscì dalla camera prima che potesse protestare.

Hermione si infilò il vestito, guardandosi davanti allo specchio, le sembrò che il tempo non fosse trascorso affatto, ed invece erano passati ben quattro anni da quel giorno…

 

«Stai fraternizzando con il nemico… ecco cosa!» tuonò il rosso esitante.

«Stai scherzando spero!»

«Perché non torni dal tuo Vicky piuttosto? Si starà iniziando a chiedere dove sei finita»

«Sei… sei un idiota, Ronald Weasley!»

«Ti sta usando!»

«Che cosa? È questo che pensi?»

«Certo!»

«E allora sai qual è la soluzione? La prossima volta che c’è un ballo, invitami prima che lo faccia un altro… e non come ultima risorsa!»

«Questo non… non… non centra niente!»

«Ronald hai rovinato tutto!» urlò lasciandosi cadere sulla scalinata.

«Err-my-oni?»

«Oh… Viktor» disse asciugandosi una guancia col palmo della mano, «Scusami ero… qui»

«Fa tutto bevne? Tu sta piangevdo»

«Io…»

«Andiamo a prenfere aria fuori?»

E fu quella sera, che quasi per ripicca, per una sorta di vendetta personale che Hermione Jean Granger diede il suo primo bacio, ma alla persona sbagliata.

La sera, quando tornò nel suo dormitorio, si sentiva distrutta.
Si tolse immediatamente quel vestito che aveva scelto con tanta cura, soltanto per colpire lui. Per dimostrargli che era vero che era una ragazza. E farlo sentire uno stupido per non essersene accorto prima.

«Hermione? Cos’hai?» la voce di Ginny la fece voltare.

«Io… niente. Com’è andata la tua serata?»

«Noiosa. Ma stai piangendo… è stato mio fratello, vero?»

«Non dovrei neanche dare peso ormai a ciò che dice, solo che…» guardò il vestito abbandonato malamente sul suo letto, «Potresti disfartene per me? Io non… non voglio più neanche vederlo»

«Ma… sei sicura? Eri bellissima con quel vestito, ed abbiamo passato un pomeriggio intero ad Hogsmeade per trovarlo»

«Si, te ne prego Ginny»

 

*

 

Hermione scese le scale, trovando Ron in piedi alla fine di esse, con una mano poggiata sullo scorri-mano e vestito con uno smoking che le ricordava molto quello che indossò al matrimonio di Bill.

«Mi togli il fiato» gli disse prendendole una mano, una volta arrivata all’ultimo gradino.

La ragazza arrossì, «Anche tu sei… affascinante»

«Ecco io… avrei dovuto mettermi quel vestito ma… tutti quei merletti. A dir la verità l’ho bruciato e ho detto alla mamma di averlo perso»

Alla ragazza sfuggì una risata, «Meglio così»

«Hai voglia di… fare due passi? So che hai sonno, ma-»

«Si» annuì serena, «Ne ho voglia»

I due uscirono di casa, camminando nella stradina che costeggiava la spiaggia.

«Hermione, togliti le scarpe, andiamo in spiaggia»

«Non si vede nulla, è tutto buio…»

«Avanti, poggiati a me»

I due si addentrarono verso il mare.

Hermione sentiva la sabbia fresca passarle sotto le piante dei piedi e l’aria provenire dal mare scompigliarle i capelli.

Vide Ron tirare fuori il deluminatore dalla tasca posteriore dei pantaloni, lo fece scattare piu volte scaturendo delle luci che si andarono a sistemare intorno a loro circondandoli.

Hermione si guardò intorno sorpresa.

«So che non c’è la musica, ma mi concederesti ugualmente un ballo?»

La ragazza gli si avvicinò circondandogli il collo con le braccia, mentre sentiva stringersi i fianchi.

Oscillarono stretti per diverso tempo.
Improvvisamente, il sole fece capolino all’orizzonte, iniziando ad illuminare con i suoi raggi tutto ciò che incontrava.

Hermione vide il volto illuminato del ragazzo che aveva stretto a se fino a quel momento.
Si mise in punta di piedi, sentendosi affondare appena sotto la sabbia per posargli un bacio sulle labbra.

Lo sentì sfilarsi da lei, e farsi di lato, guardando dietro di loro.
Lei seguendo lo sguardo di lui, intravide un qualcosa a terra, a pochi metri da loro.

Dei canali scavati nella sabbia, quasi a formare… parole.
Fece un passo in avanti in modo da poter avere una panoramica dell’intero quadro.
Il respiro le si bloccò.

‘Mi sposerai?’

Non seppe dire per quanto tempo fissò ossessivamente quella scritta, tentando da una parte di capire se quelle parole, non erano frutto della sua immaginazione, di un’interpretazione errata di un mucchio di piccole dune.
Dall’altra parte per rendersi conto che ciò era reale, che non si stava inventando nulla.

Si voltò per la prima volta verso di lui, trovandolo inginocchiato con lo sguardò deciso come non lo aveva visto mai.
In mano aveva un anello che non le sembrava del tutto nuovo.

«Prima che tu dica che è troppo presto… io non ho trovato un solo motivo che mi fermasse dal chiedertelo. Ho passato i giorni tentando di frenarmi, ma l’unica cosa che voglio è che il nostro legame diventi eterno… quindi… se conosci un motivo per cui io stia sbagliando in questo momento, te ne prego di dirmelo…»

La ragazza si inginocchiò chiudendogli la mano che teneva l’anello e guardandolo negli occhi con le lacrime che le rigavano il volto.

«Per una persona come me… calcolo tutto nei minimi dettagli, tutto ciò che è irrazionale mi spaventa… in fondo al cuore, sono sempre stata terrorizzata da te, dal potere che avevi sulle mie emozioni. Che erano e sono tutt’ora incontrollabili… Dirti sì adesso significherebbe… andare contro a tutto ciò che sono. Perché ti rendi conto anche tu, che sposarsi alla nostra età è assolutamente… pazzesco»

«Mi vuoi sposare?» gli sussurrò lui, mantenendo lo sguardo diretto con lei.

«Ron…»

«Hermione, vuoi sposarmi?» ripeté lui, rimanendo impassibile.

«Non… non fare così. Io…»

«Se non vuoi, dimmelo chiaramente»

«Non è così semplice…»

«Si che lo è. Dimmi che non vuoi, e torneremo in casa e faremo come se tutto questo non fosse mai accaduto»

«Io… non posso dirtelo»

«Hermione… devi darmi una risposta, qualsiasi essa sia. Voglio solo che tu sia onesta con me. Non mi hai mai preso in giro, te ne prego non iniziare a farlo proprio ora…»

«Tu mi rendi felice… come non lo sono mai stata in vita mia. Ho talmente paura che le cose cambino… che un cambiamento del genere sconvolga tutti gli equilibri tra noi…»

«Hermione, credo che dopo aver avuto il coraggio di rischiare ed iniziare una relazione dopo essere stati amici per anni, ormai il fattore cambiamento con noi non è più di molta importanza. Capisco… che tu non ti senta pronta. E va bene, aspetterò finché non arriverà il momento giusto, che chiaramente non era questo» sospirò amaramente lui.

«Non fraintendermi, io…»

Lo vide mettere l’anello nella tasca della giacca e sfilarsela.
Seguita dal gilet e dalla camicia.

Camminò verso la riva, arrivando a bagnarsi i piedi.

«Ron… che stai facendo?!» gli urlò lei, senza essersi praticamente mossa.

«Un bagno!» le rispose lui, senza voltarsi. Con la voce incrinata.

Entrò dentro fino a metà coscia, raccogliendo una manciata d’acqua tra le mani e versandosela sulla testa, mandandosi i capelli indietro e rimanendo a fissare l’orizzonte.

Ron sentì il frusciare dell’acqua accanto a lui, vedendo la ragazza con mezzo vestito completamente zuppo.

«Il tuo vestito…» disse lui rattristito.

«E’ solo acqua» disse lei, scompigliandogli i capelli zuppi.

«Andiamo a casa?» gli domandò lui sospirando.

«Te ne eri reso conto, vero?» domandò improvvisamente la ragazza.

«Di quanto fossi idiota? No, non così tanto»

«Che fosse Veritaserum quello che avevi bevuto»

Il ragazzo sbarrò gli occhi spiazzato.

«Ho sentito l’odore dall’ampolla» ammise lei imbarazzata.

«Perché non me lo hai detto?»

«Perché non volevo che ti sentissi obbligato a… fare tutto questo»

«Però l’ho comunque fatto»

«Sposiamoci»

«Che…?»

«Prima quando ti sei allontanato da me… mi sono sentita morire. Voglio passare il resto della mia vita con te, questo gia lo sapevo, ma ora… mi sono resa conto che non riuscirei ad avere nessun altro accanto all’infuori di te. Mai nessuno mi ha fatta sentire così… speciale come fai tu»

«Vuoi… tu vuoi sposarmi?»

«Si» gli sorrise radiosa, «Per quanto questo mi spaventi… non voglio più scappare o negare ciò che provo e che voglio, come ho fatto negli ultimi anni. Voglio sposarti Ronald Weasley»

«No»

«Cosa…?»

«La proposta non è più valida, mi hai rifiutato! Pensi che non abbia un briciolo di orgoglio?»

«Oh… credo che… che tu abbia hai ragione…»

«No che non ce l’ho!» si affrettò a rispondere prendendole la mano e portandola nuovamente sulla sabbia, dove poco prima aveva abbandonato la sua giacca.
La tirò su da terra, alzando un gran polverone, e tirando fuori dalla tasca l’anello di poco prima.

«Ma non mi rimetterò di nuovo in ginocchio!» sottolineò lui.

«Penso di essermelo meritata» gli rispose sorridendogli e porgendogli la mano, alla quale il ragazzo infilò l’anello.

«Va… va qui, giusto?»

Hermione annuì guardandosi la mano, «E’ di tua madre, vero?»

«Voleva… che lo dessi a te al momento giusto»

Un nodo alla gola le impedì di dire qualsiasi altra cosa. Si sporse su di lui baciandogli il volto salato dall’acqua del mare.

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Capitolo 24
*** Annunci, timori e scherzi. ***


La mattina successiva, Harry e Ginny seduti intorno al tavolo, consumavano lentamente la loro colazione.

«Pensi staranno ancora dormendo? Tra poco andremo a prendere i genitori di Hermione, potrebbero almeno prendersi la briga di scendere» osservò Ginny irritatati.

«Sono stati occupati»

«Che vorresti dire?»

«Nulla»

«Oh, è da ieri che fate i misteriosi!»

In quel momento, i soggetti di quella conversazione scesero di sotto, ancora in pigiama tenendosi per mano.

«Dobbiamo dirvi una cosa» iniziò Ron sorridendo.

«Si, buongiorno anche a voi. Ho dormito bene, grazie per averlo chiesto»

Harry guardò l’amico, non mettendoci troppo a capire che fosse andato tutto bene. Non riuscendo ad aspettare, si alzò andando ad abbracciarli.

«Ok, questo è strano. Grottesco quasi…» disse la rossa schifata.

«Ginny» la chiamò Hermione, «Io e Ron… ci siamo fidanzati»

La rossa sbarrando gli occhi, abbracciò con foga l’amica urlando frasi sconnesse ed incomprensibili.

«Ehi, non dovresti congratularti anche con me?» domandò scocciato suo fratello.

«Soltanto perché una volta tanto hai fatto qualcosa di buono, non significa che bisogna riconoscerti il merito!»

«Piuttosto, io e Ginny stavamo per andare a prendere i tuoi genitori, Hermione. Pensate… beh di fare l’annuncio per pranzo?»

«Ecco…» la ragazza guardò Ron, «Avremmo preferito farlo anche quando fossero stati presenti Bill e George ma dato che è l’occasione in cui più persone possibili saranno sotto lo stesso tetto… si, pensavamo di farlo oggi»

Ginny batté le mani con entusiasmo, «Fantastico! Allora noi andiamo! Poi devi raccontarmi tutti i dettagli, non provare a tralasciare nulla!»

Hermione si avvicinò al davanzale dopo aver salutato i due, mentre Ron prendeva posto in una delle sedie intorno al tavolo.

La ragazza gli posò davanti una tazza di latte, sedendosi accanto a lui.

Ron si incantò a fissarla mentre gli versava i cereali nel latte.

«Non… non hai l’anello?» gli domandò all’improvviso vedendo la mano che afferrava il cartone dei cereali, spoglia.

«Da quando si porta alla mano destra?» disse alzando la sinistra e mostrandogliela, sul cui anulare risplendeva quel piccolo gioiello.

«Ah…» disse abbassando lo sguardo nella ciotola.

«Hai paura che abbia cambiato idea?» gli domandò con dolcezza.

«Mmh» grugnì lui appena, non alzando gli occhi dal suo latte.

La sentì alzarsi in piedi e prendergli il braccio per poi spostarglielo dal tavolo, sedendosi sulle sue ginocchia.

Si ritrovò costretto a guardarla.

«Mi dispiace che tu abbia preso quella mia… esitazione, come manifestazione della mia incertezza. Se non fossi stata convinta al cento per cento, non ti avrei mai detto di si»

«E’ solo che… mi sembra tutto talmente irreale» ammise lui.

«Ron… stare con te. L’ho desiderato per così tanto che… ora che tutto si è avverato mi sembra di immaginarmi ogni cosa, di vivere in un sogno. Quindi non parlare a me di cosa è reale e cosa non lo è» lo rimproverò sorridendogli.

«Quando… quando prenderai i M.A.G.O. noi…»

«…Ci sposeremo» sorrise imbarazzata.

 

*

 

Harry e Ginny si smaterializzarono in un vicolo deserto poco distante da casa Granger.

«Abiterebbero… qui?»

«Certo che no!» rise il ragazzo, prendendola per mano e trascinandola in strada, «Mi serviva un posto vuoto»

«Harry Potter, che intenzioni hai?» gli domandò maliziosa.

«T-Ti sembra il momento?»

«Uff non si può mai scherzare! Forza, andiamo!» disse incamminandosi decisa per poi fermarsi e voltarsi, «Dov’è che sono?»

«Da questa parte» le indicò lui, iniziando a camminare fianco a fianco.

«Cosa ne pensi?» domandò improvvisamente la ragazza.

«Riguardo?»

«I futuri sposini ovviamente»

«Si amano e vivono insieme. Ron ha gia un lavoro ed Hermione… beh non tarderà a trovarne uno appena presi i M.A.G.O., i dipartimenti del ministero faranno a gara per averla. Il matrimonio è solo una cornice a tutto questo»

«Pensi che sia una cosa superflua?»

«No, solamente non necessaria. Se due persone si amano che bisogno hanno di volerlo mettere per iscritto? Non giudico chi lo fa, solamente per come la vedo io, è un valore aggiunto e nient’altro»

«Mmh quindi pensi sbaglino?»

«Affatto. Penso che per due persone che come loro si sono inseguite per anni, il matrimonio è una sicurezza maggiore al fatto che saranno insieme per sempre. Ma anche senza essere sposati, sai bene che non si lascerebbero mai in modo definitivo»

«Sembri un po cinico, sai?»

«Tu vorresti… sposarti un giorno?»

«C-Cosa…?»

«Intendevo… un giorno vorresti… sposarti col tuo ragazzo di quel… giorno?» domandò Harry trovando quella frase totalmente insensata.

«E se continuerai ad essere tu quel ragazzo?» domandò improvvisamente seria lei.

«Credo che… tua madre mi obbligherà a chiedertelo entro i ventisei anni in quel caso» le disse sorridendole e facendo decadere il discorso.

 

*

 

Hermione riordinava freneticamente la casa, facendosi aiutare dallo svogliato ragazzo che le sbuffava intorno.

«Finisci tu qui. Io devo iniziare a cucinare o ci ritroveremo a mangiare cibo precotto»

«Tesoro mi sembri un tantino agitata»

«Agitata?! Dobbiamo soltanto dire ai nostri genitori che vogliamo sposarci, perché dovrei esserlo secondo te??»

«Oh, andiamo! Te l’ho detto, è stata la mamma a darmi quell’anello. Se non avesse voluto non l’avrebbe fatto»

«Potrebbe benissimo pensare sia presto. Ed onestamente Ronald, è dei miei genitori che mi preoccupo»

«Tuo padre… non dirlo a me»

«Se ne farà una ragione» disse afferrandolo per la manica e trascinandoselo dietro.

Lo spinse verso il muro, avvicinandosi a lui.

«Cosa fai?»

«Mmh… sbaciucchio il mio fidanzato?»

«Dov’è tutta la fretta che avevi nel preparare il pranzo?» la punzecchiò lui.

«Ho convenuto che sia il caso per entrambi, che ci occupiamo prima a…» lo baciò sulle labbra, «…calmarci e rilassarci» disse continuando a baciarlo.

«Amore, ti assicuro che questo mi fa molto agitare…» disse sentendo i baci di lei dietro l’orecchio. «’Mione…»

«Mmh?» mugugnò continuando nella sua opera, si sentì sollevare da terra.

Ron la fece sdraiare non troppo delicatamente sul divano, sdraiandosi sopra di lei, «Meglio…» sussurrò baciandola con una certa foga.

«Non abbiamo tempo, per… questo» disse tentando di rimanere lucida, mentre lo sentiva sul suo collo.

«Non sei affatto convincente»

 

*

 

Harry bussò due volte sull’uscio di casa Granger.
Una donna, a lui familiare gli venne ad aprire.

«Oh, Harry! Quanto tempo!» gli disse abbracciandolo calorosamente.

«Ginevra, è un piacere rivederti»

«Piacere mio signora, siamo venuti a prendere lei e suo marito. Hermione vi aveva avvertiti?»

«Oh, certamente. Vi stavamo aspettando. Entrate, mio marito sta per scendere» i due si accomodarono in casa sorridendo cordialmente.

 

*

 

«George caro, sicuro che non hai bisogno di nulla?» domandò apprensiva la signora Weasley al figlio.

«Tranquilla mamma! Fleur sfamerà me e Bill a dovere. Tanto più che uscirò presto per sbrigare le ultime faccende col negozio. L’apertura è ormai imminente»

«Oh, come preferisci… Arthur tesoro, non vorrai venire conciato in quel modo vero?» domandò al marito mentre si avvicinava tranquillamente a lei.

«Non vado bene?» domandò guardandosi confuso.

«Certo che no! Ci saranno anche i genitori di Hermione, devo forse ricordartelo? Avanti, renditi presentabile! Non mi sembra il caso che tu indossi quella camicia così vecchia. Metti quella del matrimonio di Bill, mi sembra senza dubbio più adatta»

«Quella, Molly cara? Ma è così… scomoda e rigida»

«Mamma, è solo un pranzo. Non vedo quale sia il problema» si intromise George per salvare il padre che gli fece un cenno di gratitudine.

«Oh, ma dobbiamo fare buona impressione sui Granger! Ci conoscono talmente poco…»

«Cara, vedrai che il fatto che Ron ed io li abbiamo ricondotti qui a Londra, è gia di per se un buon punto a nostro favore. Senza contare che non vorrai arrivare tardi? Quello si che sarebbe una brutta impressione… tuttavia, se preferisci che io indossi abiti più consoni, sarò felice di accontentarti»

«Oh, si farà tardi…» rifletté lei, «Forza, andiamo!»

La donna uscì a gran passo dalla Tana sotto lo sguardo divertito del figlio e di suo marito, che fu richiamato all’ordine poco dopo.

 

*

 

Hermione armeggiava diligentemente ai fornelli, lanciando spesso occhiate alle sue spalle assicurandosi che Ron stesse terminando di apparecchiare.

Lo sentì dietro di lei baciarle la nuca, sussultò.

«Ehi» la chiamò lui.

«Hai finito?»

«Di apparecchiare o fare… questo» disse continuando a depositarle piccoli baci che la fecero rabbrividire.

«La prima… cioè, entrambe!» si riprese lei arrossendo.

«’Mione non essere così ingessata! Pensavo ti fossi rilassata…»

«No, ho semplicemente ridotto il tempo in cui potevo preparare qualcosa di decente»

Il ragazzo la afferrò per i fianchi facendola voltare, «Sei fantastica. Non essere sempre così modesta. Tutto ciò che fai rasenta la perfezione, miseriaccia!» la rimproverò serio.

«Io…» abbassò incerta lo sguardo.

Il ragazzo si appropriò delle sue labbra in modo non troppo discreto.
Hermione senza fare nessuna resistenza, prese il volto di lui tra le mani, tirandolo più verso di lei.

Lo sentì alzarla dai fianchi e farla sedere sul davanzale vuoto, lo avvicinò avvolgendolo con le gambe.

«Mmh… tutti quei complimenti… era questo il tuo unico scopo, vero?»

«Per chi mi hai preso?» disse continuando a baciarla, «Credevo in tutto ciò che ho detto» le sorrise.

La ragazza soffocò una risata sentendo nuovamente le labbra di lui sopra le proprie.

Improvvisamente, udirono lo schiarirsi di una voce.
Ron si staccò da lei voltandosi, e vedendo sulla soglia della cucina sua madre e suo padre.

Sentì Hermione spingerlo per permettersi di scendere e sussurrare qualche tipo di imprecazione che nessuno riuscì ad udire.

«Ma-Mamma… siete gia arrivati?»

«Tua madre preferisce un elegante anticipo, ad un irrispettoso ritardo» decretò il signor Weasley, quasi in tono di scusa.

«Buo-Buongiorno…» tentò impacciatamente di salutarli Hermione, completamente rossa in volto.

«Oh, lo è senz’altro cara» rispose la donna alludendo chiaramente a ciò a cui aveva appena assistito.

Sentirono dei passi dietro di loro, seguiti dalla presenza di Harry per primo.

«Mamma!» la chiamò felice la figlia, andando ad abbracciarla, per poi salutare il padre.

I successivi minuti furono impiegati dai saluti e dalle domande di rito.

Decisero di ritirarsi tutti in salotto per permettere alle due ragazze di completare i preparativi per il pranzo.

Hermione e Ginny armeggiavano con padelle e pentole.

«Cos’erano quella strana atmosfera appena siamo arrivati?» domandò la rossa.

«Ecco… i tuoi sono arrivati… all’improvviso»

«Miseriaccia ma non riuscite a stare mezzora senza mangiarvi la faccia a vicenda, voi due?»

«Ti sembra il momento?» la rimproverò l’amica.

Sentirono dietro di loro i passi della signora Weasley.

«Avete bisogno di aiuto, care?»

«Tutto sotto controllo mamma»

«Ginevra, potresti raggiungere i signori Granger di là?»

«Ma qui non ho finito…» incontrò lo sguardo della madre, quello sguardo. «Ma in fin dei conti credo che Hermione se la cavi benissimo da sola, ha fatto tutto lei. Allora vado»

Hermione guardò confusa la scena.

Vide la signora Weasley abbracciarla improvvisamente.
Tentò di ricambiare goffamente quel gesto così inaspettato.

«Signora Weasley… è tutto ok?»

«Oh, si cara, scusami» disse sedendosi su una sedia poco distante da loro ed invitandola a fare altrettanto.

«Senta… mi dispiace per poco fa… noi-»

«Oh, e per quale motivo dovresti scusarti? Non stavate facendo nulla di male, determinati atteggiamenti intimi sono del tutto normali»

«Quindi… ehm cosa…?»

«Sono felice che te lo abbia chiesto» rispose semplicemente la donna, non tradendo una certa commozione.

Hermione sbarrò gli occhi sorpresa, per poi rendersi conto solo in un secondo momento che non si era preoccupata di togliersi l’anello, «Oh… Vi avremmo detto tutto non appena finito di mangiare… signora Weasley, grazie per… questo» disse alludendo all’anello, «Ron mi ha raccontato tutto… mi sento… onorata a portarlo, è così importante per la vostra famiglia e-»

«Ed è per questo che io ed Arthur lo abbiamo dato a Ron» disse afferrandole la mano tra le sue, «Perché volevamo lo desse a te e a nessun altra… so che hai gia dei genitori, degli splenditi genitori. Ma io e mio marito ti abbiamo in parte cresciuta e… ti abbiamo sempre vista come una figlia, a prescindere dal ruolo di Ronald nella tua vita. Anche se sapevamo che sareste finiti così, questo era ovvio»

Hermione si commosse visibilmente.
Vide sua madre fare capolino all’interno della cucina.

Si asciugò frettolosamente gli occhi, mentre la signora Weasley faceva lo stesso dandosi un contegno.

«Va tutto bene?» domandò stupita la signora Granger.

«Oh… si»

«Tesoro, c’è qualcosa di strano in te…» osservò preoccupata la donna.

«A dire il vero… qualcosa c’è» disse la ragazza dopo un cenno di incoraggiamento della signora Weasley, accanto a lei.

Sua madre le si avvicinò esitante, «E’ successo qualcosa?»

«Si…» abbassò lo sguardo verso la sua mano sinistra. La donna di fronte a lei fece lo stesso.

Hermione seppe con esatta precisione il momento in cui lo vide, e capì.
Tornò a guardarla mettendosi una mano sulla bocca. Le corse incontro stringendola forte.

La ragazza sorrise sorpresa dal vedere la madre esternare così chiaramente i suoi sentimenti, sempre composta com’era di solito.

Si separarono entrambe rosse in viso.

«Sono così felice per voi…» guardò con uno sguardo complice la futura con-suocera.

«E’ pronto?» domandò la voce di Ron provenire dall’altro lato della cucina, «Che… succede?» domandò osservando lo strano quadretto.

«Vieni qui» gli ordinò la madre. «Credo che sia il caso che voi due andiate di là e comunichiate la notizia ai vostri padri» suggerì la signora Weasley. «Ci pensiamo noi a finire di preparare, forza cari»

Ron guardò Hermione confuso mentre veniva trascinato via da lei, mano nella mano.

La signora Weasley sorrise alla madre di Hermione, «Pare che diventeremo presto consuocere»

«Mi sembra soltanto ieri che io e mio marito accompagnammo Hermione a King’s Cross…» disse la donna malinconica, «Di ritorno dal suo primo anno, non fece altro che parlare di Ronald ed Harry»

«Sono cresciuti così tanto… e lo hanno fatto insieme, mi duole ammetterlo ma Hermione conosce il mio Ronnie meglio di quanto possa farlo io stesso che sono sua madre. Si prenderanno cura l’uno dell’altra, vedrai…»

 

*

 

Hermione e Ron avevano preso posto in salotto accanto ad Harry.

«E’ una tradizione talmente antica e misteriosa signor Weasley, mi creda. L’arte della katana è così ricca di segreti che non si stanca mai di leggerne al riguardo»

«Affascinante!» esclamò l’uomo dai capelli rossi, «Ma mi parli ancora della loro forgiatura. Si possono ricavare lame perfettamente taglienti solo con dell’acciaio fuso?»

«Certamente» annuì compiaciuto l’uomo, «Ed arroventandola su delle pietre appositamente create per lo scopo!»

Ron si avvicinò all’orecchio di Hermione, «Pensi ne avranno ancora per molto?» le sussurrò.

«Temo di si…» ammise lei sospirando.

«Ehi… dovete fare ora il grande annuncio?» domandò Harry sotto voce.

I due annuirono all’unisono.

«Dovete aspettare! Ginny è in bagno!» protestò lui non troppo tacitamente.

«Ma lo sa gia!» affermò seccato il rosso.

«Mi ucciderà se, cito testuali parole, si perderà lo spettacolo»

«Ron, tra poco sarà pronto in tavola» riprese Hermione, «Come pensi di… aprire il discorso?»

«Non eri diventata tu l’esperta? Lo hai detto a tua madre e alla mia senza neanche proferir parola!» sussurrò il ragazzo mentre i due uomini erano ancora presi da un’entusiasmante conversazione.

«Cosa mi sono persa?» domandò Ginny sedendosi tra loro dopo averli visti parlottare.

«Glielo stanno per dire» le rispose Harry.

«Di gia? Fantastico!»

«Non sei al cinema! È una cosa seria!» la ammonì il fratello vedendola sbuffare contrariata.

«Ehm scusate» esordì improvvisamente Hermione, catturando l’attenzione dei due uomini, «Non vorremmo disturbarvi… ma io e Ron dovremmo dirvi una cosa importante»

Il ragazzo la guardò male per l’improvviso ed inaspettato slancio, ma si alzò in piedi accanto a lei.

«Va tutto bene ragazzi?» domandò tranquillo il signor Weasley.

«Ci sono… novità» rispose il figlio.

Hermione vide suo padre iniziare ad agitarsi dal modo in cui si muoveva sulla poltrona.

«Ecco…» iniziò la ragazza.

«Dobbiamo preoccuparci?» domandò improvvisamente il signor Granger.

I due deglutirono a fatica.

«Ron ed Hermione si trasferiranno in Olanda. Ah, ed Hermione è incinta. Cresceranno là il loro bambino, o bambina. Ancora non lo sanno. Ma torneranno ad ogni natale, lo hanno promesso»

Tutti i presenti si voltarono verso Ginny sbarrando gli occhi incapaci di proferire parola.

Il signor Granger scattò in piedi, «C-Che c-c-osa??»

«Pa-Papà non è vero! Ginny che diav-… che ti salta in mente?!» la riprese shockata Hermione mentre Ron tentava di assalirla inutilmente vista la presenza di Harry tra lui e la sorella.

«Hermione che storia è questa?!» tuonò suo padre sconvolto.

«Ginny sta scherzando! Non è niente di tutto ciò!» tentò di calmare le acque lei.

«Allora cosa?!»

«Ci sposiamo» rispose deciso Ron.

Il suo sguardo rimase fisso su quello del signor Granger per alcuni secondi, al termine dei quali lo vide tornare a sedersi sospirando sulla poltrona.

«Beh… allora congratulazione, ragazzi!» gli si avvicinò il signor Weasley abbracciandoli, mentre dava una pacca sulla spalla al figlio.

«Papà…?» lo chiamò Hermione vedendolo sconvolto.

«Ho creduto di… morire» disse sospirando ancora l’uomo, «Il pensiero che te ne andassi a chilometri di distanza con… mio nipote» si schiarì la voce l’uomo a disagio vedendo Hermione e Ron rossi in volto.

«Ti… ti sta bene, quindi?» domandò esitante lei.

«Sapevo sarebbe successo prima o poi… onestamente me lo aspettavo» disse alzandosi e permettendo alla figlia di abbracciarlo.

Ron si avvicinò esitante a loro.

«Ronald, dopo pranzo gradirei scambiare due parole in privato con te. Me lo devi visto che non mi hai formalmente chiesto la mano di mia figlia, non trovi?»

«Oh… si, io… credo che sia giusto» annuì inquieto lui mentre sentiva la voce di sua madre chiamarli per il pranzo.

Rimase volutamente indietro insieme ad Hermione.

«Che diavolo ti è preso?!» urlò alla sorella.

«Ehi, li ho preparati al peggio così questa per loro è stata una lieta novella rispetto all’altra!» disse allegra lei, «Ma tranquilli, non ringraziatemi. Mi asterrò dal farvi un regalo di nozze adeguato dato che vi ho gia reso un utile servigio!»

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Capitolo 25
*** Mutande, battute e sorprese. ***


Il pranzo trascorse scandito dalle domande della signora Weasley su come si fosse svolta la proposta, se avessero pensato ad una data e dove avrebbero voluto che il matrimonio avesse avuto luogo.

Finito di mangiare, decisero che fosse una buona idea spostarsi in giardino per godere della fresca brezza portata dal mare.

Ron, come prestabilito, si diresse verso la spiaggia col signor Granger per il loro discorso a quattr’occhi.

Hermione vide la signora Weasley parlare amabilmente con sua madre, presumibilmente riguardo il matrimonio.

Si avvicinò ad Arthur Weasley.

«Signor Weasley potrei… parlarle di una cosa?»

«Oh, ma certo Hermione» rispose positivamente, seppur sorpreso. Fecero due passi poco al di fuori della villa, vedendo in lontananza Ron e il signor Granger parlare in spiaggia.

«Tranquilla, non gli farà nulla. Sa che sei in buone mani. Piuttosto, di cosa avevi piacere di parlarmi?»

«Stavo ripensando che in questo stesso periodo, prima che iniziassimo il nostro quarto anno, andammo ad assistere a quella partita della Coppa del Mondo di Quidditch, ricorda?»

«Oh, ma certo. Gran bella giornata. Beh, a prescindere dal modo in cui si era conclusa, ovviamente» osservò pacato l’uomo.

«Ecco… se non sbaglio si svolge ogni quattro anni, quindi…»

«Esattamente, attualmente si sono gia svolte le eliminatorie, e i quarti. Le semifinali termineranno a breve, se non erro proprio domani ci sarà la finalissima. Piuttosto, non sapevo fossi affascinata dal Quidditch, come mai questo interesse?»

 

*

 

Ron camminava teso accanto l’uomo. Lo vide improvvisamente fermarsi ed ammirare il panorama.

«Così glielo hai chiesto» osservò lui.

Il ragazzo annuì pur sapendo che si trattava di una semplice constatazione.

«Signor Granger… mi spiace non averne parlato formalmente con lei. Non è stato per mancarle di rispett-»

«La renderai felice, vero?»

«E’ mia intenzione farlo»

«E se non ci riuscissi?»

Ron sospirò, fece poi qualche passo deciso verso l’uomo, «Signor Granger, la proteggerò, la renderò felice e farò di tutto affinché possa portare avanti le sue aspirazioni, i suoi sogni. Non c’è nient’altro che voglio, vedere Hermione sorridere…»

«E’ un qualcosa di unico» riprese l’uomo.

Ron sporse la mano, «La prego, ci dia la sua benedizione. Mi permetta di… renderla felice»

L’uomo lo squadrò a fondo, gli afferrò poi la mano con vigore, «Se non lo farai, sai che dovrai vedertela con me. Non c’è bisogno che te lo ripeta. Quindi se sei un uomo rispetta la promessa che mi hai fatto oggi»

«Manterrò la mia parola» annuì convinto lui.

 

*

 

Nel tardo pomeriggio, i Granger e i Weasley convennero che fosse l’ora di andare.
Si salutarono calorosamente.

Ginny ed Harry si offrirono volontari a riportare i genitori di Hermione a casa.
Quest’ultima avrebbe giurato che lo avessero fatto di proposito per lasciarli un po soli.

Si ritrovarono così abbracciati sul divano.

«Mio padre ti ha minacciato con le sue spade anche oggi?» domandò la ragazza scivolando verso il basso con la schiena, per andare a poggiare il capo sulle gambe del ragazzo, che prese ad accarezzarle i capelli.

«Ora che mi ci fai pensare no»

«Cosa vi siete detti?» domandò curiosa.

«Cose da uomini» tagliò corto lui.

«Oh, andiamo!» protestò la ragazza.

«Gli ho promesso una cosa. E prima che tu possa chiedermi cosa, sappi che non risponderò»

«Ma non ci devono essere segreti tra noi!» ribatté contrariata.

«Niente da fare. Piuttosto, mi sembra che sia andato tutto bene» constatò lui soddisfatto.

«Domani mattina passiamo alla Tana per dirlo a George e Bill. Tua madre ha detto che non dirà nulla, anche se dubito ci riuscirà» rise lei.

«Non possiamo andarci con calma nel pomeriggio? Avevo in mente di rimanere a letto fino all’ora di pranzo con te!»

«Sai che non accadrà, vero?»

«Perché uccidi le mie speranze in modo così crudele?»

«Mmh andiamo a dormire? Sono un po stanca, tutta questa giornata è stata…»

«…stressante. Puoi dirlo forte!»

Ron si alzò prendendola in braccio.

«Che fai?» domandò lei sorridendogli mentre si muoveva verso le scale.

«Porto la mia fidanzata a letto. Ti consiglio di sfruttare l’occasione, tra qualche anno diventerò vecchio e stanco e non riuscirò a stare in piedi neanche da solo»

«Mmh allora ti sfrutterei anche per una tappa intermedia in bagno. Vorrei farmi un bagno»

«Ottima idea, quella vasca così capiente e allettante…»

«Non eri tu a dire che lavarsi era sopravvalutato?»

«Riesci a rendere tutto così… invitante» disse guardandola da capo a piedi e ricevendo un colpetto in testa.

 

*

 

La mattina successiva si ritrovarono di buon ora in cucina, pronti dopo aver fatto colazione mentre Harry e Ginny dormivano ancora profondamente.

«Era necessario alzarci tanto presto? I miei fratelli non scappano mica…» protestò scocciato lui.

«E’ da un ora che ti lamenti, Ronald»

In quel momento, videro un piccolo gufo grigio alla finestra.

Hermione si avvicinò prendendo la lettera, e riconoscendo distintamente il sigillo, «E’ di Hogwarts»

«Sarà da parte della McGranitt»

 

Alla gentile attenzione della signorina Hermione Jean Granger,

Avendo soppesato la richiesta da lei avanzata nei giorni passati, siamo lieti di comunicarle di aver positivamente risposto ad essa.

Con questa missiva, speriamo di illustrare in modo chiaro ed esaustivo le norme che regolamenteranno la sua frequentazione all’Accademia di Magia e Stregoneria di Hogwarts, per l’anno scolastico in partenza a breve.

 

  • Le sarà possibile usufruire in via del tutto eccezionale della possibilità di smaterializzarsi entro i confini del castello, al fine di raggiungerlo in tempi del tutto minori rispetto ad altri metodi di spostamento.
  • La suddetta smaterializzazione, potrà essere effettuata solo e soltanto nell’ufficio della Preside, affinché altri studenti non sollevino obiezioni al riguardo. La preghiamo pertanto di visualizzare bene il luogo indicato prima della smaterializzazione, per evitare disguidi.
  • Le sarà permesso frequentare le lezioni, e pernottare a casa sua. È quindi esentata dal trascorrere le domeniche al castello, purché prive di lezioni straordinarie o ricorrenze particolari.
  • Ogni ritardo non giustificato, sarà preso in considerazione ai fini dell’annullamento delle norme sopra descritte.

 

L’attuazione di tutto ciò, sarà portata avanti soltanto se il rendimento scolastico non subirà cali drastici rispetto alle sue medie passate, la invitiamo pertanto a concentrarsi sullo studio affinché riuscirà a totalizzare dei punteggi gratificanti nei M.A.G.O. che intenderà prendere.

La invitiamo inoltre a non divulgare i motivi dietro i quali le è stato concesso tutto ciò, per non creare disparità con gli altri studenti.

La attendiamo il giorno 1° settembre a prendere parte al banchetto di apertura del nuovo anno scolastico.

Con stima,
Minerva McGranitt
Preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Post Scrittum: Mi è giunto nella serata di ieri un gufo da parte di Molly Weasley, le faccio pertanto le mie più sentite congratulazioni ed un buona fortuna per l’enorme impegno di cui si è fatta carico.

«Che vorrebbe dire?» domandò seccato Ron.

«Che il matrimonio è un impegno ovviamente» tagliò corto lei, «Forza, sei pronto?»

«Se proprio dobbiamo…»

 

*

 

«Mamma! Dove sono le mie mutande?» domandò saltellando a piedi scalzi George, mentre la madre frugava nella cesta del bucato.

«Oh, quanto riesci ad essere disordinato?»

Il cigolio della porta, avvertì dell’arrivo di Ron ed Hermione in casa, che andarono a salutare i presenti.

«Ehi fratellino! Capiti giusto a proposito, devo farti vedere dei nuovi prodotti per l’inaugurazione della prossima settimana»

«Ok… c’è Bill?»

«E’ di sopra anche lui» rispose velocemente il gemello.

Hermione fece un cenno elusivo al ragazzo, che seguì il gemello su per le scale.

«Oh, cara. Arthur è qui fuori, mi ha chiesto di dirtelo non appena foste arrivati»

Hermione ringraziò la donna ed uscì nel cortile.

 

*

 

Ron, seduto nel letto della camera di Bill, agitava le diverse boccette che aveva di fronte.

«Un filtro della verità, pastiglie vomitose in versione liquida da poter versare nelle bevande e dulcis in fundo… una spruzzatina di quel profumo, e terrai lontano chiunque per ore!» elencò fiero il ragazzo, «Sono campioni gratuiti, puoi prenderli. E provali su qualche gnomo, Bill dice che ce ne sono molti in giardino, vero fratello?»

«Troppi direi» confermò il ragazzo ripiegandosi una maglietta.

«Ehi, non dovrebbe pensarci la tua mogliettina a quelle cose?»

«E’ incinta, George»

«Appunto, in due si fa prima!»

«Ehm… dovrei dirvi una cosa» si intromise improvvisamente Ron.

«Harry si è infilato nel tuo letto nel cuore della notte e ci ha provato?»

«George!» lo riprese Bill, «Lascialo parlare. Che succede? Tutto bene a Villa Conchiglia? Non… non l’avrete bruciata o fatta esplodere, vero?» domandò assalito dal timore.

«Per chi ci hai preso? Un’orda di piromani?!» protestò offeso il ragazzo.

«Cos’è successo allora, Ronnino piccino?»

 

*

 

Hermione entrò lentamente nel capanno degli attrezzi, trovando il signor Weasley intento a studiare una vecchia moto.

«Oh, Hermione. Vieni entra»

La ragazza si avvicinò osservando il veicolo, «Questa è…?»

«Proprio lei. La moto di Sirius. Harry mi chiese di aggiustarla, eh be… credo sia arrivato il momento di… provarci almeno. Ma sono a buon punto ti dirò! Sarebbe certamente una bella sorpresa natalizia»

«Senza dubbio! È veramente un bel gesto»

«Oh, sciocchezze. Il minimo che io possa fare dopo tutto ciò che ha fatto… insieme a te e Ronald, ovviamente. Ma riguardo il motivo per cui sei qui, tieni» disse porgendole una vecchia ruota di bicicletta.

«La passaporta?» domandò lei.

«Esattamente, e si attiverà esattamente tra…» tirò fuori l’orologio dalla manica della camicia, «Quattordici minuti. Sarà bene che iniziate a prepararvi, per quanto riguarda i biglietti potete ritirarli direttamente lì a nome mio»

«Signor Weasley… quanto le devo per-»

«Non voglio neanche sentire cose del genere. E’ la prima volta che ti rivolgi a me, e ne sono stato felice. Senza contare la splendida idea che hai avuto. Non mi devi assolutamente nulla. Non ci sono debiti in famiglia»

«Allora… grazie… senza di lei non avrei saputo cosa fare»

«Avresti comunque trovato una soluzione, non faccio fatica a pensarlo. Diciamo che ho velocizzato il tutto grazie alle mie conoscenze. Ora prendi questa e passate una buona giornata»

 

*

 

«Matrimonio??» domandò George.

«Vi sposate?» disse sorridendo Bill.

«Un matrimonio preclude il fatto che qualcuno si sposi, di solito…» rispose Ron a disagio.

«Per Morgana, fratellino! Hermione non sarebbe scappata di certo, perché tutta questa fretta?»

«Ognuno ha i suoi tempi» rispose Bill, «Senza contare che non sono per niente stupito. Il figlio più giovane sarà il secondo a sposarsi!» disse soddisfatto stringendogli la mano.

«Sempre se in questi mesi Percy non troverà qualcuno disposto a sposarlo in tempi lampo»

Calò un silenzio tra i tre, seguito da una risata fragorosa da parte loro.

Hermione bussò allo stipite della porta, affacciandosi all’interno della stanza.

«Ecco la mi cognata preferita! Senza offesa per Fleur, Billy» applaudì George facendo baccano.

«Suppongo lo sappiate» sospirò lei rassegnata dalla reazione del gemello.

«Bel colpo Hermione!» disse Bill facendole l’occhiolino.

«Smettetela di prenderla in giro» intervenne Ron avvicinandosi a lei.

«La difende! Visto Bill? Ronnino difende l’onore della sua fidanzata come un cavaliere senza macchia e senza paura!»

«Tua madre mi ha detto di darti la tua biancheria, George» disse la ragazza porgendogliela, «E’ piegata in ordine di colore e grandezza, e mi ha chiesto di dirti di non perderti i boxer la prossima volta»

Il ragazzo rimase in silenzio mentre Ron e Bill ridevano di gusto elogiandola.

Poco dopo, li salutarono e scesero insieme di sotto.

«Torniamo direttamente a casa?» domandò Ron una volta arrivato nel cortile della Tana.

«A dire il vero, no» rispose la ragazza prendendo la vecchia ruota poggiata contro il muro della casa.

«Vuoi fare un giro in bicicletta, amore? Perché mancano un po di pezzi» disse osservando l’oggetto.

«Molto divertente, Ronald. È una passaporta»

«Una passaporta…?»

«Devo illustrarti cosa sia?»

«So cos’è!» rispose lui imbronciato, «Perché ne hai una in mano? E soprattutto dove porta?»

«Troppe domande» disse porgendogliela ed invitandolo ad afferrarla.

«Ma almeno dimm-»

L’oggetto iniziò a girare vorticosamente su se stesso, trascinandoli via e facendoli riapparire in una radura.

Ron si ritrovò inginocchiato a terra, con evidente disorientamento.

Hermione rimase in piedi a stento, ma con una certa soddisfazione.

«Mis… Miseriaccia! Potevi dirmelo che stava per attivarsi!» disse alzandosi da terra mentre si scrollava di dosso la polvere.

«Secondo te quale sarebbe stata l’utilità di farti afferrare una passaporta non attiva?»

Il ragazzo si guardò intorno, non riuscendo ad identificare il luogo in cui si trovavano.
Riusciva soltanto a sentire dei rumori proveniente dalla stessa direzione, poco lontani da loro. E gruppi di persone passargli accanto, dirigendosi verso il punto da cui proveniva il baccano.

«Ma dove…?»

Hermione gli si avvicinò incerta afferrandogli la mano ed iniziando a camminare mentre lo vedeva guardarsi attorno confuso.

Dopo aver superato una piccola collinetta, videro a valle un enorme stadio che si ergeva in mezzo al nulla, contornato da bancarelle, tende, e stormi di persone vestite con colori accesi e sgargianti.

La ragazza si voltò verso di lui, lo vide con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata fissare quel quadro che gli si parava dinnanzi.

«Questo… è quello che… penso?» domandò continuando a guardare quasi incantato.

«Si… credo. È la finale della Coppa del Mondo…» rispose impacciata lei.

Finalmente lo vide voltarsi, aveva uno sguardo che non gli aveva mai visto prima.

«Cosa… perché…?»

«Perché… mi hai riempito di attenzioni… promesse e sorprese da quando stiamo insieme, e… volevo fare anch’io qualcosa per te» ammise imbarazzata.

il ragazzo rimase colpito da quelle parole, sospirò profondamente, «Dio Hermione… se non te lo avessi gia chiesto ti avrei domandato di sposarmi in questo preciso istante…»

«Sei felice di… essere qui? So che l’ultima volta la giornata non si è conclusa al meglio… però prima che arrivasser-»

La zittì completamente pressando ogni centimetro contro il suo corpo, e baciandola con un trasporto tale da farla sussultare.

Quando l’ossigeno iniziò a scarseggiare per entrambi, si separò rimanendo comunque accanto a lei.

«Miseriaccia… nessuno ha mai fatto una cosa del genere per me…» ammise commosso, «Nessuno ha neanche mai pensato di voler fare qualcosa solo per me…»

«Era ora che qualcuno lo facesse allora» gli sorrise radiosa.

«Ti amo da impazzire, Hermione Granger. Lo sai, vero?»

Sentì il viso arroventarsi dal calore, «Iniziamo ad andare? Dobbiamo ritirare i biglietti. Ah il rientro è previsto in serata, ho preferito evitare di dormire qui dato che abbiamo passato l’ultimo anno dentro una tenda»

«Perfettamente d’accordo con te, anche se questo non accade spesso»

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