Blood and Fire. di braver than nana (/viewuser.php?uid=58382)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 - Mattina [Neff] ***
Capitolo 2: *** 02 - Pomeriggio [Flichard] ***
Capitolo 1 *** 01 - Mattina [Neff] ***
Made a wrong turn
Once
or twice
Dug
my way out
Blood and fire
01 - Mattina.
Mistreated, misplaced,
missundaztood
Miss “no way
it’s all good”
It didn’t slow me
down
Mistaken
Always second guessing
Underestimated
Look, I’m still
around
La sveglia era suonata da
poco, aveva ancora il tintinnio scalpitante di quell'aggeggio infernale
piantato nel cervello ma, al contrario di quanto si possa immaginare,
era tranquillo, in pace con il mondo. Aveva aperto gli occhi, sentito
il piccolo grugnito del suo compagno di stanza venire dal suo letto, ed
era rimasto steso tra le coperte, attorcigliate attorno alle sue gambe,
con gli occhi chiusi e le braccia spalancate come nell'attesa di un
abbraccio. Sorrise al soffitto bianco macchiato da qualche ombra
dell'umidità dell'Ohio e sospirò alzando un polso
per assicurarsi dell'orario. Erano le sei e trentasei minuti, aveva
ancora tempo prima della prima lezione di quel giorno anche se presto
avrebbe dovuto cercare di tirare giù dal letto quel pigrone
di Jeff.
Girò
il volto verso il suo amico, con il viso piantato nei cuscini e
un'espressione corrucciata. Non stava dormendo, il rumore lo aveva
svegliato esattamente come aveva fatto con lui ma stava cercando di
riposare ancora, di ricadere nel mondo dei sogni dal quale era stato
prepotentemente strappato solo qualche minuto prima. Era sempre la
stessa routine e questo, a Nick, andava benissimo.
La
vita alla Dalton gli piaceva, i professori forse erano un po' troppo
esigenti e il carico di compiti che gli assegnavano era decisamente
pesante ma comparando tutto quello alla sensazione di avere tante belle
persone attorno, alle amicizie che si era fatto, la stanchezza
scompariva anche se non era stato sempre così. Ma quando quel ragazzo era
entrato nella sua vita qualcosa era nettamente cambiato.
Era
arrivato lì a quattordici anni sentendosi un alieno, lontano
da casa, lontano dalla rassicurante quotidianità, sbattuto
in un dormitorio insieme ad altre centinaia di persone ed era stato
tragico. Il primo giorno ancora se lo ricordava ancora, perfettamente
vivido nella sua memoria, con una valigia in una mano e tante lacrime
trattenute negli occhi. Gli avevano piantato un paio di divise pulite
in una mano e le chiavi della sua stanza nell'altra e gli avevano detto
di sistemarsi velocemente per poi ritrovarsi nell'Auditorium per una
prima assemblea, come succedeva tutti gli anni. La sala, vista dalla
sua statura, era gigantesca e colma fino all'orlo di persone
sconosciute che sembravano fissarlo e giudicarlo, di adulti dall'aria
imponente e ragazzi con sorrisi inquietanti. Ed aveva solo quattordici
anni, e si sentiva infinitamente piccolo immerso in quella
maestosità.
Si
ricordava il discorso del preside che con la sua voce possente aveva
parlato delle responsabilità, dei compiti, degli oneri e
degli onori di studiare in una scuola importante e prestigiosa come la
Dalton Accademy, aveva elencato alcune delle regole del dormitorio e
aveva presentato la prima, grande esibizione del Glee della scuola.
Accolti come delle celebrità avevano cantato una canzone
bellissima che per qualche istante gli aveva fatto dimenticare di tutta
la tensione ma quando, dopo i dovuti applausi da stadio e gli inchini,
i ragazzi in divisa blu e rossa erano scomparsi dietro le tende del
palco si era ritrovato catapultato di nuovo nella realtà.
Ricordava di aver tremato quando tutta la scuola si era alzata,
dirigendosi verso l'uscita, di essersi sentito come traspostato da una
forte corrente, incontrastabile e feroce, terrorizzato dall'idea di
rimanerne schiacciato e maltrattato.
Quella
scuola era grande, era imponente e lui aveva solo quattordici anni. E
sembrava che il mondo si stesse chiudendo le sue porte, lasciandolo
lontano e estraneo, incurante del suo bisogno di essere capito.
Però lui aveva iniziato a correre, e i giorni erano passati,
e aveva fatto degli sbagli, aveva tentato ed era inevitabilmente
arrivato secondo, ma non si era arreso. Aveva stretto i denti, aveva
studiato come un pazzo cercando di farsi notare e alla fine, un giorno
di Gennaio aveva incontrato lui.
Alto
e con un'aria svampita era in piedi sulle scale con vicino una grossa
valigia, con un paio di divise pulite in una mano e le chiavi della sua
stanza nell'altra. L'espressione stranita, intimorita dalla possenza
dell'ingresso della scuola, ma felice. Avevano riso dal primo istante,
quando si erano ritrovati stesi sul pavimento per colpa dei suoi
compagni di classe che avevano deciso di divertirsi a loro modo e
quando gli aveva aperto la porta della stanza che avrebbero condiviso
tutto era diventato perfetto.
Si
alzò dal letto, cercando di districare il nodo di coperte in
cui si ritrovava ogni mattina, e si avvicinò a quello di
Jeff che dormicchiava tranquillo. Chissà se si era mai
accorto di quanto la sua vita era migliorata dal suo arrivo, di come
avesse scombinato la sua vita rigirandosela su di un dito per poi
sistemarla nel verso giusto. Si accovacciò all'altezza del
suo viso e con lentezza misurata si avvicinò, posando un
bacio sulle sue labbra.
«Sveglia,
pelandrone.» aveva sussurrato e il biondo aveva aperto
un'occhio. Gli aveva sorriso con solo un angolo della bocca e dopo aver
mugugnato qualcosa nella sua strana lingua mattutina si era sporto un
po' per catturare un altro bacio del buongiorno. Nick lo aveva
accontentato e poi si era alzato per il suo turno in bagno, mentre
prendeva lo spazzolino da dentro il suo contenitore si era guardato
allo specchio e aveva visto il suo viso decorato da un sorriso felice,
lo stesso che aveva dal giorno in cui aveva conosciuto Jeff.
Da
quel giorno era tutto assolutamente, fottutamente perfetto.
Fine.
Non
riesco a togliermi dalla testa questa canzone, Fucking Perfect di P!nk
e quindi ho deciso di scriverci questa storia, che verrà
seguita da altre due in una piccola raccolta. Divise in mattina,
pomeriggio e sera/notte -devo ancora decidere- la prossima
sarà dedicata alla Flichard, per il mio amore D, e l'ultima
sarà una Hummerwood, per Jess. Questa, che ovviamente una
Neff, è dedicata a Lisa e Gaia. Ogni fic avrà
come base una strofa della canzone e ognuna sarà
fottutamente perfetta. Ok, sulla perfezione non ci contate ma io mi ci
impegno, ok? Questa mi è uscita strana, non so
perché ma mi piace. Un piccolo Nick di quattordici anni mi
mette tanta tenerezza e loro due appena svegliati sono un amore.
Vista
l'ora assurda a cui posto sempre, vi dò la buonanotte.
Domani sera o lunedì mattina la Flichard.
Un
bacio, Nacchan.
P.S. il titolo, non c'entra nulla con le storie, ma mi piaceva troppo.
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Capitolo 2 *** 02 - Pomeriggio [Flichard] ***
Made a wrong turn
Once
or twice
Dug
my way out
Blood and fire
02 - Pomeriggio.
You’re so mean
When you talk
About yourself
You are wrong
Change the voices
In your head
Make them like you
Avevano deciso di incontrarsi
in cortile, alla panchina sotto la quercia secolare, e quando Richard
era arrivato con qualche minuto di anticipo era rimasto sorpreso dal
trovare il suo ragazzo già seduto tutto concentrato nella
lettura di uno dei suoi grossi libri. Gli occhi azzurri seguivano
velocemente la linea delle righe stampate sulla pagina e non si accorse
di lui fino a quando, con poca eleganza, si sedette al suo fianco.
Flint aveva allora alzato lo sguardo, gli aveva sorriso e con movimenti
automatici aveva raccolto il segnalibro dal suo fianco e lo aveva
infilato nel libro, per poi appoggiarlo sulle gambe. Si era alzato un
po' per dargli un bacio sulle labbra e gli aveva preso una mano,
stringendola stretta.
Stavano
bene insieme anche se le cose tra di loro erano evolute talmente
velocemente che quasi gli sembrava irreale la storia che ne era nata.
Lo
aveva sempre guardato da lontano, erano sempre stati amici -non ottimi
o semplicemente buoni amici, solo amici- ma poco più di un
mese prima qualcosa era scattato e si erano avvicinati. Erano bastati
alcuni sguardi, poche carezze e si era trovati, come se per anni
avessero vagato nel buio, incontrandosi senza mai vedersi veramente e
alla fine avessero trovato la luce. Ed era sempre stata a portata di
mano ma tra di loro c'era Jeff e c'erano i Warblers e tutto il resto
della scuola. Sembrava che tutti fossero decisi a rimanere saldi nelle
loro posizioni, pronti ad attaccare per difendere i loro piedistalli, a
impegnarsi per tenerli separati.
Le
sentiva ancora, se chiudeva gli occhi e si concentrava, le parole di
disprezzo che aveva dovuto sopportare in quel periodo quando tutti si
opponevano e parlavano, dando fiato alla bocca senza sapere di cosa
stessero parlando. Perché loro però non erano
presenti le notti in cui quel ragazzo che adesso aveva vicino piangeva,
le volte in cui devastato lo cercava per farsi rassicurare che
sì, sì andava tutto bene. Che aveva ancora lui
quando tutti gli andavano contro, che anche se ogni singola persona che
credevano amica sembrava essersi trasformata in un giudice della corte
suprema pronto a condannare con ogni mezzo le loro scelte, loro erano
insieme. Ed erano insieme quando Flint aveva paura, e voleva mandare
tutto all'aria perché si sentiva perso e con cattiveria
parlava di sé come un traditore, come un immorale che stava
facendo del male a tutto compreso a Richard, verso il quale ormai non
poteva più negare di provare un sentimento troppo profondo,
e a sé stesso.
In
quei momenti, toccava solamente a lui prendere il volto rigato dalle
lacrime tra le grandi mani callose per colpa dello sport e guardarlo
dritto negli occhi per dirgli di ignorare tutte quelle voci che gli
affollavano la testa, di pensare col cuore, di essere forte,
perché credeva in lui e in quello che li legava. Sussurrava
parole dolci, tenendolo stretto fino a quando non si addormentava con
ancora il cuore in tumulto e gli occhi tinti di un blu scuro che
descrivevano la tempesta che il moro doveva affrontare per stare in
pace.
La
mattina si svegliava già stanco, voleva sembrare forte e
affrontava la giornata a testa alta, riempiendosi di tutte le voci di
corridoio che cercavano di farlo affondare, ma era stanco.
Il
tempo poi era passato e tutti, perfino Jeff che con il cuore spezzato
era stato riluttante ad andare avanti, avevano capito.
Era
bastato che tutti aprissero gli occhi scostando quel velo di pregiudizi
per finalmente vedere
i due insieme, i piccoli cambiamenti che entrambi avevano fatto per
completarsi a vicenda, quelle attenzioni che si rivolgevano con sorrisi
innamorati. Il primo che aveva compreso era stato Ethan che, con un
sorriso timido, si era avvicinato e gli aveva fatto i complimenti,
erano davvero una bella coppia.
Da
quel giorno Flint aveva iniziato a essere meno stanco, a dormire meglio
la notte, rilassandosi istintivamente e trovando tra le braccia del
compagno l'incavo perfetto per incastrare il suo corpo. I suoi
bellissimi occhi erano tornati di quel celeste così intenso
da ricordare il cielo primaverile e avevano iniziato, insieme, a vivere
la loro storia. Certo, avevano i loro alti e bassi, le loro litigate
stavano diventando leggenda all'interno del loro dormitorio ma poi fare
la pace era sempre il momento migliore della giornata, quando si
guardavano negli occhi pentiti o pronti a perdonare e facevano
semplicemente l'amore.
«Allora,
andiamo?» aveva detto Flint che si era alzato dalla panchina
e lo aveva tirato in piedi, continuandolo a guardare con un sorriso. Il
cielo era sgombro da qualsiasi nuvola ed era dello stesso perfetto
colore degli occhi del ragazzo che gli stringeva la mano.
Era
semplicemente perfetto. Loro due, il parco, la loro vita, il futuro che
sentivano di avere davanti, insieme. Anche soltanto quel pomeriggio che
avrebbero trascorso tra un bacio e l'altro, tra qualche pagina letta
dal libro che il più piccolo si portava dietro e magari
qualche bisticcio sul ragazzo carino che passerà davanti e
che uno dei due guarderà un po' troppo.
Un
pomeriggio perfetto, fottutamente perfetto per loro due.
Fine.
Come
promesso sto postando stasera anche la Flichard che, come al solito,
è da diabete. Non ce la faccio a scrivere qualcosa che non
sia così smielato quando c'è Flint di mezzo,
è più forte di me per colpa del GDR in cui ormai
facciamo coppia fissa da più di un mese e io -che sono
Richard- lo amo da morire! Nonostante tutto u.u
Allora,
ho cercato di adeguare la canzone con il loro rapporto e teoricamente
dovrebbe essere uno spin-off della fic di Jess/Chemical Lady "Blaine
Anderson present the Pips" nella quale Flint e Jeff stanno insieme ma
che io ho fatto scoppiare XD le reazioni, vi posso assicurare, sono
proprio come ho descritto XD comunque, per domani o al massimo
lunedì posterò la Hummerwood. Forse, se sono in
vena potrei anche scrivere una Klaine ma forse non starà in
questa raccolta visto che da come me la immagino sarà fuori
lo schema che sto seguendo. Naturalmente, le storie sono tutte
indipendenti una dall'altra trattando, come dire, universi diversi
nonostante stiamo sempre alla Dalton. Non mi sono spiegata immagino, ma
fa niente.
Naturalmente è dedicata a D, che mi ha betato e che quindi
già la conosce, e volevo solamente dire che accetto la sua
amicizia con Ethan e questo diciamo che era il mio modo per dimostrarlo
u.u
Baci,
Nacchan.
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