Blood and Fire.

di braver than nana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 - Mattina [Neff] ***
Capitolo 2: *** 02 - Pomeriggio [Flichard] ***



Capitolo 1
*** 01 - Mattina [Neff] ***


Made a wrong turn
Once or twice
Dug my way out
Blood and fire

01 - Mattina.
Mistreated, misplaced, missundaztood
Miss “no way it’s all good”
It didn’t slow me down
Mistaken
Always second guessing
Underestimated
Look, I’m still around

La sveglia era suonata da poco, aveva ancora il tintinnio scalpitante di quell'aggeggio infernale piantato nel cervello ma, al contrario di quanto si possa immaginare, era tranquillo, in pace con il mondo. Aveva aperto gli occhi, sentito il piccolo grugnito del suo compagno di stanza venire dal suo letto, ed era rimasto steso tra le coperte, attorcigliate attorno alle sue gambe, con gli occhi chiusi e le braccia spalancate come nell'attesa di un abbraccio. Sorrise al soffitto bianco macchiato da qualche ombra dell'umidità dell'Ohio e sospirò alzando un polso per assicurarsi dell'orario. Erano le sei e trentasei minuti, aveva ancora tempo prima della prima lezione di quel giorno anche se presto avrebbe dovuto cercare di tirare giù dal letto quel pigrone di Jeff.
Girò il volto verso il suo amico, con il viso piantato nei cuscini e un'espressione corrucciata. Non stava dormendo, il rumore lo aveva svegliato esattamente come aveva fatto con lui ma stava cercando di riposare ancora, di ricadere nel mondo dei sogni dal quale era stato prepotentemente strappato solo qualche minuto prima. Era sempre la stessa routine e questo, a Nick, andava benissimo.
La vita alla Dalton gli piaceva, i professori forse erano un po' troppo esigenti e il carico di compiti che gli assegnavano era decisamente pesante ma comparando tutto quello alla sensazione di avere tante belle persone attorno, alle amicizie che si era fatto, la stanchezza scompariva anche se non era stato sempre così.  Ma quando quel ragazzo era entrato nella sua vita qualcosa era nettamente cambiato.
Era arrivato lì a quattordici anni sentendosi un alieno, lontano da casa, lontano dalla rassicurante quotidianità, sbattuto in un dormitorio insieme ad altre centinaia di persone ed era stato tragico. Il primo giorno ancora se lo ricordava ancora, perfettamente vivido nella sua memoria, con una valigia in una mano e tante lacrime trattenute negli occhi. Gli avevano piantato un paio di divise pulite in una mano e le chiavi della sua stanza nell'altra e gli avevano detto di sistemarsi velocemente per poi ritrovarsi nell'Auditorium per una prima assemblea, come succedeva tutti gli anni. La sala, vista dalla sua statura, era gigantesca e colma fino all'orlo di persone sconosciute che sembravano fissarlo e giudicarlo, di adulti dall'aria imponente e ragazzi con sorrisi inquietanti. Ed aveva solo quattordici anni, e si sentiva infinitamente piccolo immerso in quella maestosità.
Si ricordava il discorso del preside che con la sua voce possente aveva parlato delle responsabilità, dei compiti, degli oneri e degli onori di studiare in una scuola importante e prestigiosa come la Dalton Accademy, aveva elencato alcune delle regole del dormitorio e aveva presentato la prima, grande esibizione del Glee della scuola. Accolti come delle celebrità avevano cantato una canzone bellissima che per qualche istante gli aveva fatto dimenticare di tutta la tensione ma quando, dopo i dovuti applausi da stadio e gli inchini, i ragazzi in divisa blu e rossa erano scomparsi dietro le tende del palco si era ritrovato catapultato di nuovo nella realtà. Ricordava di aver tremato quando tutta la scuola si era alzata, dirigendosi verso l'uscita, di essersi sentito come traspostato da una forte corrente, incontrastabile e feroce, terrorizzato dall'idea di rimanerne schiacciato e maltrattato.
Quella scuola era grande, era imponente e lui aveva solo quattordici anni. E sembrava che il mondo si stesse chiudendo le sue porte, lasciandolo lontano e estraneo, incurante del suo bisogno di essere capito. Però lui aveva iniziato a correre, e i giorni erano passati, e aveva fatto degli sbagli, aveva tentato ed era inevitabilmente arrivato secondo, ma non si era arreso. Aveva stretto i denti, aveva studiato come un pazzo cercando di farsi notare e alla fine, un giorno di Gennaio aveva incontrato lui.
Alto e con un'aria svampita era in piedi sulle scale con vicino una grossa valigia, con un paio di divise pulite in una mano e le chiavi della sua stanza nell'altra. L'espressione stranita, intimorita dalla possenza dell'ingresso della scuola, ma felice. Avevano riso dal primo istante, quando si erano ritrovati stesi sul pavimento per colpa dei suoi compagni di classe che avevano deciso di divertirsi a loro modo e quando gli aveva aperto la porta della stanza che avrebbero condiviso tutto era diventato perfetto.
Si alzò dal letto, cercando di districare il nodo di coperte in cui si ritrovava ogni mattina, e si avvicinò a quello di Jeff che dormicchiava tranquillo. Chissà se si era mai accorto di quanto la sua vita era migliorata dal suo arrivo, di come avesse scombinato la sua vita rigirandosela su di un dito per poi sistemarla nel verso giusto. Si accovacciò all'altezza del suo viso e con lentezza misurata si avvicinò, posando un bacio sulle sue labbra.
«Sveglia, pelandrone.» aveva sussurrato e il biondo aveva aperto un'occhio. Gli aveva sorriso con solo un angolo della bocca e dopo aver mugugnato qualcosa nella sua strana lingua mattutina si era sporto un po' per catturare un altro bacio del buongiorno. Nick lo aveva accontentato e poi si era alzato per il suo turno in bagno, mentre prendeva lo spazzolino da dentro il suo contenitore si era guardato allo specchio e aveva visto il suo viso decorato da un sorriso felice, lo stesso che aveva dal giorno in cui aveva conosciuto Jeff.
Da quel giorno era tutto assolutamente, fottutamente perfetto.

Fine.

Non riesco a togliermi dalla testa questa canzone, Fucking Perfect di P!nk e quindi ho deciso di scriverci questa storia, che verrà seguita da altre due in una piccola raccolta. Divise in mattina, pomeriggio e sera/notte -devo ancora decidere- la prossima sarà dedicata alla Flichard, per il mio amore D, e l'ultima sarà una Hummerwood, per Jess. Questa, che ovviamente una Neff, è dedicata a Lisa e Gaia. Ogni fic avrà come base una strofa della canzone e ognuna sarà fottutamente perfetta. Ok, sulla perfezione non ci contate ma io mi ci impegno, ok? Questa mi è uscita strana, non so perché ma mi piace. Un piccolo Nick di quattordici anni mi mette tanta tenerezza e loro due appena svegliati sono un amore.
Vista l'ora assurda a cui posto sempre, vi dò la buonanotte. Domani sera o lunedì mattina la Flichard.
Un bacio, Nacchan.

P.S. il titolo, non c'entra nulla con le storie, ma mi piaceva troppo.

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Capitolo 2
*** 02 - Pomeriggio [Flichard] ***


Made a wrong turn
Once or twice
Dug my way out
Blood and fire

02 - Pomeriggio.
You’re so mean
When you talk
About yourself
You are wrong
Change the voices
In your head
Make them like you

Avevano deciso di incontrarsi in cortile, alla panchina sotto la quercia secolare, e quando Richard era arrivato con qualche minuto di anticipo era rimasto sorpreso dal trovare il suo ragazzo già seduto tutto concentrato nella lettura di uno dei suoi grossi libri. Gli occhi azzurri seguivano velocemente la linea delle righe stampate sulla pagina e non si accorse di lui fino a quando, con poca eleganza, si sedette al suo fianco. Flint aveva allora alzato lo sguardo, gli aveva sorriso e con movimenti automatici aveva raccolto il segnalibro dal suo fianco e lo aveva infilato nel libro, per poi appoggiarlo sulle gambe. Si era alzato un po' per dargli un bacio sulle labbra e gli aveva preso una mano, stringendola stretta.
Stavano bene insieme anche se le cose tra di loro erano evolute talmente velocemente che quasi gli sembrava irreale la storia che ne era nata.
Lo aveva sempre guardato da lontano, erano sempre stati amici -non ottimi o semplicemente buoni amici, solo amici- ma poco più di un mese prima qualcosa era scattato e si erano avvicinati. Erano bastati alcuni sguardi, poche carezze e si era trovati, come se per anni avessero vagato nel buio, incontrandosi senza mai vedersi veramente e alla fine avessero trovato la luce. Ed era sempre stata a portata di mano ma tra di loro c'era Jeff e c'erano i Warblers e tutto il resto della scuola. Sembrava che tutti fossero decisi a rimanere saldi nelle loro posizioni, pronti ad attaccare per difendere i loro piedistalli, a impegnarsi per tenerli separati.
Le sentiva ancora, se chiudeva gli occhi e si concentrava, le parole di disprezzo che aveva dovuto sopportare in quel periodo quando tutti si opponevano e parlavano, dando fiato alla bocca senza sapere di cosa stessero parlando. Perché loro però non erano presenti le notti in cui quel ragazzo che adesso aveva vicino piangeva, le volte in cui devastato lo cercava per farsi rassicurare che sì, sì andava tutto bene. Che aveva ancora lui quando tutti gli andavano contro, che anche se ogni singola persona che credevano amica sembrava essersi trasformata in un giudice della corte suprema pronto a condannare con ogni mezzo le loro scelte, loro erano insieme. Ed erano insieme quando Flint aveva paura, e voleva mandare tutto all'aria perché si sentiva perso e con cattiveria parlava di sé come un traditore, come un immorale che stava facendo del male a tutto compreso a Richard, verso il quale ormai non poteva più negare di provare un sentimento troppo profondo, e a sé stesso.
In quei momenti, toccava solamente a lui prendere il volto rigato dalle lacrime tra le grandi mani callose per colpa dello sport e guardarlo dritto negli occhi per dirgli di ignorare tutte quelle voci che gli affollavano la testa, di pensare col cuore, di essere forte, perché credeva in lui e in quello che li legava. Sussurrava parole dolci, tenendolo stretto fino a quando non si addormentava con ancora il cuore in tumulto e gli occhi tinti di un blu scuro che descrivevano la tempesta che il moro doveva affrontare per stare in pace.
La mattina si svegliava già stanco, voleva sembrare forte e affrontava la giornata a testa alta, riempiendosi di tutte le voci di corridoio che cercavano di farlo affondare, ma era stanco.
Il tempo poi era passato e tutti, perfino Jeff che con il cuore spezzato era stato riluttante ad andare avanti, avevano capito.
Era bastato che tutti aprissero gli occhi scostando quel velo di pregiudizi per finalmente vedere i due insieme, i piccoli cambiamenti che entrambi avevano fatto per completarsi a vicenda, quelle attenzioni che si rivolgevano con sorrisi innamorati. Il primo che aveva compreso era stato Ethan che, con un sorriso timido, si era avvicinato e gli aveva fatto i complimenti, erano davvero una bella coppia.
Da quel giorno Flint aveva iniziato a essere meno stanco, a dormire meglio la notte, rilassandosi istintivamente e trovando tra le braccia del compagno l'incavo perfetto per incastrare il suo corpo. I suoi bellissimi occhi erano tornati di quel celeste così intenso da ricordare il cielo primaverile e avevano iniziato, insieme, a vivere la loro storia. Certo, avevano i loro alti e bassi, le loro litigate stavano diventando leggenda all'interno del loro dormitorio ma poi fare la pace era sempre il momento migliore della giornata, quando si guardavano negli occhi pentiti o pronti a perdonare e facevano semplicemente l'amore.
«Allora, andiamo?» aveva detto Flint che si era alzato dalla panchina e lo aveva tirato in piedi, continuandolo a guardare con un sorriso. Il cielo era sgombro da qualsiasi nuvola ed era dello stesso perfetto colore degli occhi del ragazzo che gli stringeva la mano.
Era semplicemente perfetto. Loro due, il parco, la loro vita, il futuro che sentivano di avere davanti, insieme. Anche soltanto quel pomeriggio che avrebbero trascorso tra un bacio e l'altro, tra qualche pagina letta dal libro che il più piccolo si portava dietro e magari qualche bisticcio sul ragazzo carino che passerà davanti e che uno dei due guarderà un po' troppo.
Un pomeriggio perfetto, fottutamente perfetto per loro due.

Fine.

Come promesso sto postando stasera anche la Flichard che, come al solito, è da diabete. Non ce la faccio a scrivere qualcosa che non sia così smielato quando c'è Flint di mezzo, è più forte di me per colpa del GDR in cui ormai facciamo coppia fissa da più di un mese e io -che sono Richard- lo amo da morire! Nonostante tutto u.u
Allora, ho cercato di adeguare la canzone con il loro rapporto e teoricamente dovrebbe essere uno spin-off della fic di Jess/Chemical Lady "Blaine Anderson present the Pips" nella quale Flint e Jeff stanno insieme ma che io ho fatto scoppiare XD le reazioni, vi posso assicurare, sono proprio come ho descritto XD comunque, per domani o al massimo lunedì posterò la Hummerwood. Forse, se sono in vena potrei anche scrivere una Klaine ma forse non starà in questa raccolta visto che da come me la immagino sarà fuori lo schema che sto seguendo. Naturalmente, le storie sono tutte indipendenti una dall'altra trattando, come dire, universi diversi nonostante stiamo sempre alla Dalton. Non mi sono spiegata immagino, ma fa niente.
Naturalmente è dedicata a D, che mi ha betato e che quindi già la conosce, e volevo solamente dire che accetto la sua amicizia con Ethan e questo diciamo che era il mio modo per dimostrarlo u.u

Baci, Nacchan.

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