Attraverso i tuoi occhi

di Bluemoon Desire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo ***
Capitolo 2: *** Ferite Incancellabili ***
Capitolo 3: *** Il passato che ritorna ***
Capitolo 4: *** A un passo dal Paradiso ***
Capitolo 5: *** Un attimo di pace ***
Capitolo 6: *** Un Momento Può Cambiare La Vita ***
Capitolo 7: *** Uno spiacevole risveglio ***
Capitolo 8: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 9: *** Ricominciare a vivere ***
Capitolo 10: *** Attraverso i tuoi occhi ***



Capitolo 1
*** Solo ***


CAPITOLO PRIMO
                                                                                                                       
                                    SOLO

(DANNY'S POV)

Nascosto in un angolo della sala relax resto ad osservarti a lungo, in silenzio.
Concentrata sulle tue preziose analisi di laboratorio, escludo perfino che ti sia resa conto del mio sguardo che ti scruta da lontano.
Quante cose vorrei dirti, Lindsay...non immagini neppure quanto stia soffrendo in questo momento...
L'ultima cosa che avrei voluto era allontanarti da me ma non sono un mago in questo genere di cose, non ho mai saputo cosa significasse condividere la propria vita con qualcun'altro e d'altra parte non me n'è mai importato niente...
Avevo il mio lavoro, gli amici, relazioni saltuarie...questo era tutto ciò che volevo dalla vita!
Fino a quando non sei comparsa tu...la ragazza di campagna trapiantata nella Grande Mela...
Ho sempre pensato che innamorarsi fosse da stupidi, insomma, chi mai vorrebbe impegnarsi a lungo termine se si ha la possibilità di essere liberi di poter uscire con chiunque?
Mi sembrava di vivere una vita perfetta...ma mi sbagliavo. 
La mia vita non era perfetta, le mancava qualcosa...mancavi tu...
I mesi trascorsi insieme a te, non li cambierei per nulla al mondo e mi tortura il fatto di non poter venire da te e aprirti il mio cuore...buttare fuori tutto il dolore e la frustrazione che mi stanno lacerando l'anima da giorni ormai... 
Flack ha ragione. Sono un idiota.
Per la prima volta nella mia vita ho veramente bisogno di avere qualcuno accanto e la sola persona che potrebbe farmi sentire meglio, è l'unica alla quale non posso rivolgermi...
"Messer stai bene?"
La voce di Flack mi distoglie bruscamente dai miei pensieri.
"Sì,tutto bene" gli rispondo quasi meccanicamente "Tu piuttosto, che ci fai qui? Non dovresti essere con Mac e Stella a casa di quel tizio...Martins?"
Annuisce.
"Siamo appena tornati" dice, prendendo posto di fronte a me "Quel poveretto non smetteva un secondo di piangere...per la disperazione sono dovuto uscire dalla stanza..."
"Pensate che c'entri con la morte della moglie?" gli domando.
Scuote la testa.
"Lo escludo" dice "L'amava troppo per farle del male...in quel modo poi..."
Bussano alla porta.
"Scusate..."
Il suono della tua voce mi fà ancora venire i brividi.
"Avrei bisogno di un caffè ma se disturbo torno più tardi..."
I tuoi occhi si soffermano su di me per un istante.
Un lungo interminabile istante...
Da quando tra noi è finita, è la prima volta che mi rivolgi uno sguardo.
Rimango a fissarti come un pesce lesso, senza riuscire ad aprire bocca.
"Ma quale disturbo" esclama infine Flack rompendo quel silenzio alquanto imbarazzante.
Si alza in piedi. 
"...me ne stavo giusto andando via...Stella mi aspetta qui fuori per andare ad interrogare un sospettato del caso Martins..."
"Avete già sentito il marito?"gli domandi interessata.                                                                                                                                                                                                     "Sì, l'abbiamo ascoltato ma non ne è uscito nulla di interessante" risponde lui e, prima che uno di noi due possa aggiungere qualcosa, è già scomparso dalla stanza.
Ho ancora lo sguardo fisso sulla porta, quando mi accorgo che mi stai osservando con la coda dell'occhio.
Stringi forte tra le mani la tua tazza di caffè caldo.
La tua espressione è indecrifrabile.
La tensione aleggia minacciosa sopra di noi, come un enorme nuvolone scuro, pronto a rilasciare fulmini e saette da un momento all'altro.
Com'è possibile che ci siamo ridotti in questo modo?
Al pensiero di come eravamo, mi si stringe il cuore.
"Ne vuoi un pò anche tu?" mi domandi all'improvviso.
Colto in contropiede, riesco a malapena a scuotere la testa.
Tre settimane di silenzio e questo è tutto ciò che riesco a tirare fuori?!
Sono decisamente un IDIOTA.
"Cosa pensi del caso di Mac e Stella?" mi chiedi in tono puramente professionale.
"Non saprei" rispondo, incerto "Sembrerebbe un omicidio a sfondo passionale ma le prove raccolte non sono ancora abbastanza per poterlo affermare con certezza..."
Annuisci, senza commentare.
"Flack dice che il marito sembra pulito..."aggiungo, cercando di prolungare il più possibile la nostra conversazione"...amava troppo la moglie per poterle fare del male e inoltre il suo alibi sembra reggere bene, anche Stella lo ha confermato!".
"A volte anche il troppo amore può fare male" ribatti, con un fil di voce.
Le tue parole mi arrivano come un violento pugno dritto nello stomaco.
Sapevo di averti ferita ma non immaginavo fino a questo punto.
"Lindsay,io..."                                                                                                      
"E' meglio se adesso torno al lavoro" intervieni prontamente "Ci vediamo, Danny..."
E prima che io possa fare qualcosa per fermarti, mi volti le spalle e scappi via.
Continuo a ripetermi che un giorno o l'altro mi perdonerai ma più vado avanti con la mia vita, più mi rendo conto che forse quel giorno non arriverà mai.
Mi sento solo senza di te, Lindsay....SOLO.
..

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Capitolo 2
*** Ferite Incancellabili ***


CAPITOLO SECONDO
                                   FERITE INCANCELLABILI


(Lindsay POV)

Attraverso di corsa il corridoio del laboratorio.
Il cuore mi batte all'impazzata nel petto e sento le lacrime pungermi gli occhi.
Spalanco con violenza la porta dello spogliatoio e mi ci fiondo dentro.
Perchè? Perchè tutto questo è dovuto succedere proprio a noi? 
Perchè non mi hai permesso di starti vicino come avrei voluto?
Sei stato proprio tu ad aiutarmi a distruggere la corazza di ghiaccio che avevo costruito intorno a me in tutti questi anni e adesso che finalmente ero riuscita a lasciarmi andare e ad affidarmi completamente a qualcuno, tu mi hai gettata via...come se il tempo passato insieme non avesse significato nulla per te!
Ma forse è soltanto colpa mia...sapevo com'eri fatto...lo sapevo perfettamente fin dalla prima volta che ci siamo incontrati...
Mi ero illusa di poter costruire qualcosa di speciale con te, ma la verità è che le persone come me e te non potranno mai stare bene insieme...vogliamo cose diverse, viviamo le nostre vite su binari completamente opposti e per quanto questa verità possa far male, penso che sia meglio imparare ad accettarla...
"LINDSAY APRI..." l'eco della tua voce risuona minaccioso al di là della porta "...HO BISOGNO DI PARLARTI...APRI!!!!".
"VATTENE VIA" urlo di rimando.
Possibile che tu non capisca quanto tutto questo possa farmi star male?
"DAMMI UN MINUTO..." replichi con fermezza "...UN SOLO MINUTO E POI SPARIRO' DALLA TUA VITA..."
Con leggera esitazione, mi avvicino alla porta e la socchiudo,poi mi sposto da un lato per lasciarti passare.
"Grazie..." mormori imbarazzato, entrando.                                                                                     
“Hai un minuto a disposizione, vedi di non sprecarlo"replico caustica, cercando di mascherare i miei veri sentimenti.
"Hai ragione" rispondi "Avrei bisogno di dirti tante cose ma prima di tutto voglio scusarmi per il modo in cui ti ho trattata in queste ultime settimane...la morte di Ruben mi ha completamente devastato...non riesco a smettere di colpevolizzarmi e continuo a pensare che se fossi stato più attento e più responsabile, lui sarebbe ancora vivo! Ho cercato di passare del tempo da solo, a riflettere, sperando che questo potesse aiutarmi a migliorare la situazione...mi sbagliavo..."
"Hai finito?" domando, seria.
"No" mi rispondi, con la tua solita aria da cucciolo bastonato "Ti ho ferita...ti ho ferita profondamente, lo so, e forse non riuscirò mai a rimediare a questo, ma voglio dirti che non rimpiango e non rimpiangerò mai i giorni trascorsi insieme e inoltre...mi manchi...mi manchi da morire..."
Una dichiarazione di questa portata farebbe girare la testa a chiunque, ma come posso fidarmi ancora di te?
"Hai detto che non te la sentivi più di vivere la nostra storia" ribatto, trattenendo a stento le lacrime "Io ce l'ho messa tutta per accettare la tua decisione, o almeno ci ho provato...ho tentato di dimenticarti, di cancellare i sentimenti che provavo per te e non puoi neppure immaginare quanto mi sia costato visto che continuavo ad averti intorno dalla mattina alla sera..."
"Lo capisco ma io voglio..."
"No, invece tu non capisci un bel niente..."
Ho come l'impressione di non riuscire più a respirare.
I tuoi occhi azzurri incollati ai miei non mi lasciano scampo.
"Ti prego, Lindsay...non distruggiamo tutto" sussurri dolcemente.
Silenziose lacrime mi scorrono lungo le guance.                                                                                                                                                                                                  Stringo forte gli occhi, vorrei poterti cancellare dalla mia mente...vorrei poter allontanare dal cuore questo dolore insopportabile...
Accidenti a te, Messer...
"Non ci riesco" mormoro tra i singhiozzi "Vorrei buttarmi tutto alle spalle, ma non ce la faccio..."
"Possiamo fare un tentativo" suggerisci, sorridendo "Andiamo, Montana...lo so che anche tu vorresti recuperare il nostro rapporto...te lo leggo negli occhi..."
"Non ce la faccio, Danny" ribadisco "Ci sono ferite che neppure il tempo può sanare e io ne ho accumulate fin troppe in questi anni...ho lottato contro me stessa per impedire al mio cuore di odiarti,ma non chiedermi più di questo, ti prego...non ne avrei la forza..."
Senza aggiungere altro, ti avvicini alla porta.
"Mi mancherai, Montana..."
Un solo istante e sei già scomparso.
L'ho capito.                                                                                       
Ci siamo detti addio.

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Capitolo 3
*** Il passato che ritorna ***


CAPITOLO TERZO

                                    IL PASSATO CHE RITORNA


(Danny POV)


Mi sveglio ancora una volta di soprassalto.
La fronte imperlata di sudore freddo e un tremore diffuso che mi percorre da capo a piedi.
L'ho rivisto di nuovo.
Stavolta molto più chiaramente.
E' morto da quasi un anno ormai.
Perchè questi terribili incubi sono comparsi a distanza di così tanto tempo?
Lancio un' occhiata al display a cristalli liquidi della sveglia.
Segna le cinque e un quarto del mattino.
Con un balzo sono già fuori dal letto.
Inutile che continui ad illudermi, in queste condizioni non riuscirei a chiudere occhio neppure se mi dessero una botta in testa!
Ho appena messo piede in cucina, quando sento un rumore in lontananza, una specie di battito leggero...rimango immobile cercando di capire da dove provenga e alla fine mi rendo conto che qualcuno stà bussando alla porta.
Chi potrà mai essere a quest'ora?
Con cautela, mi avvicino e osservo dallo spioncino.
E' Flack.
"Che diavolo ci fai qui?!" esclamo, aprendo la porta.
Lo guardo in volto.
E' stranamente serio, direi quasi preoccupato.
"Hai dato un'occhiata al tg della notte, Messer?" mi chiede a bruciapelo.  
"No, le persone normali di notte dormono, specialmente se devono alzarsi alle sei per andare al lavoro" rispondo ironico.
Mi guarda in cagnesco.
"Non avevo sonno e così ho acceso la tv..." dice, spazientito "...comunque sia, farai meglio a chiudere il becco e ad ascoltarmi perchè la faccenda è seria..."
"Stai bene?" gli domando.
"Non direi" risponde vagamente "Stammi a sentire, adesso...è necessario che tu ti trasferisca per qualche giorno in un altro appartamento..."
"Cos'ha il mio che non và, scusa?" esclamo, sorridendo.
"Danny non stò scherzando" sbotta Flack "Sassone è evaso stanotte dalla prigione in cui era rinchiuso!".
"Sassone dei...dei Tanglewood Boys?" balbetto incredulo.
Flack annuisce.
"Tuo fratello non può più dargli fastidio ormai, ma tu rappresenti ancora una grossa minaccia per lui..." aggiunge senza mezzi termini"...senza contare poi che è incavolato nero perchè lo hai spedito in gattabuia per l'omicidio di quel ragazzo al Giants Stadium..."
"Cosa dovrei fare secondo te?" lo interrompo bruscamente.
"Parlane con Mac" mi suggerisce.
"A che scopo?" esclamo, rabbioso "Non voglio che mi inseriscano in un programma di protezione, non voglio stravolgere la mia vita..."
"Se non ci permetti di aiutarti, finirai per perderla del tutto la vita" ribatte duramente Flack "Sai meglio di me quanto siano pericolosi Sassone e i suoi compari...non dimenticare che hanno ammazzato di botte tuo fratello...te lo ricordi Louie, vero? Ricordi che è morto per mano di questi bastardi?"
"CERTO CHE ME LO RICORDO!"urlo, scagliando con violenza una sedia attraverso la stanza.
Respiro con affanno e le tempie mi pulsano dolorosamente.
Mi sento come se il mondo mi stesse letteralmente crollando addosso.
"L'ho sognato, Don" dico in un soffio.
"Louie?" mi chiede.
Annuisco.
"Non può essere solo una semplice coincidenza..." aggiungo "...sogno mio fratello e poco dopo vengo a sapere dell'evasione di Sassone..."
"Non sò interpretare i sogni, Danny" replica Flack "Posso dirti una cosa però...tuo fratello non avrebbe mai voluto che tu rischiassi inutilmente di morire...ha sacrificato la sua stessa vita per impedire che venissi condannato a morte con l'accusa omicidio e sono sicuro che se adesso fosse qui con noi ti prenderebbe a calci nel sedere..."
Mi lascio andare ad un leggero sorriso.
Già, probabilmente lo farebbe.
"E se ti dicessi che non voglio coinvolgere nessun altro in questa storia?" esclamo in tono di sfida.
"Ti direi che sei un idiota, Messer" ribatte Flack.
"Sarò anche un idiota ma preferisco affrontare tutto questo da solo" rispondo, serio "E' una questione tra me e Sassone..."
"Ancora non hai capito che fare parte di una squadra, significa anche spalleggiarsi a vicenda nei momenti difficili,aiutarsi l'un l'altro a superare i problemi" aggiunge lui "Per colpa del tuo stupido orgoglio hai già perso Lindsay, mi domando quanto ancora tu sia disposto a sacrificare prima di riuscire ad aprire gli occhi..."
Si dirige verso la porta e io non faccio niente per fermarlo.
Ho deciso che affronterò questa sfida da solo...non voglio che altre persone facciano la fine di mio fratello per proteggermi...chiuderò il conto in sospeso con Sassone.
Stavolta per sempre.
 

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Capitolo 4
*** A un passo dal Paradiso ***


CAPITOLO QUARTO 

                                    A UN PASSO DAL PARADISO



N.B. Le parti in corsivo sono ricordi di Lindsay



L'improvviso squillo del cellulare mi fà sobbalzare per lo spavento.
Guardo fuori dalla finestra.
E' ancora buio.
Cercando di non svegliarlo, allungo il braccio per raggiungere il cellulare appoggiato sul mio comodino.
E' così dannatamente tenero quando dorme...sembra quasi un bambino.
"Lindsay" dico, rispondendo al telefono.
"Ciao, sono Mac" replica la voce del mio boss all'altro capo dell'apparecchio "Abbiamo ricevuto una chiamata a Brooklyn, un duplice omicidio...io e Hawkes siamo già sul posto, ti aspetto e dì anche a Danny di venire..."
"Perchè pensi che sappia dove sia Danny,scusa?" domando, fingendo la massima indifferenza.
"Non sò...magari perchè hai risposto al suo cellulare?" ribatte lui.
In sottofondo sento Hawkes ridacchiare.
Ecco fatto, penso, è finita la pacchia...


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"Non sò davvero che cosa fare, Lindsay" mi confida Flack, agitato "Ho provato a parlargli ma quel testone non vuole sentire ragioni...lo sai meglio di me com'è fatto, no? Si è messo in testa di poter risolvere da solo la situazione e non accetta l'aiuto di nessuno..."

"Non mi stai dicendo nulla di nuovo, Don" dico, scuotendo la testa "Non capisco perchè sei venuto a raccontarmi questa storia, cosa ti aspetti che faccia? Che lo convinca a desistere?"

Flack mi lancia un'occhiata più che eloquente.

"Sei l'unica a cui darebbe ascolto" risponde semplicemente.

"No, non se ne parla proprio!" dichiaro in tono perentorio.

"Sò che hai sofferto a causa sua, però..."

"Non ho sofferto..." lo interrompo "...stò ancora soffrendo..."

Faccio per allontanarmi ma lui mi si para davanti, sbarrandomi la strada.

"E' in pericolo, Lindsay..." mi sussurra "...se non facciamo qualcosa per aiutarlo, Sassone lo troverà e lo farà fuori, esattamente come ha fatto fuori suo fratello! Vuoi farmi credere che lo odi fino al punto di volerlo vedere morto?!".

"Sai bene che non potrei mai desiderare una cosa simile" ribatto inviperita.

"Certo che lo sò" risponde Flack "Sò anche che nonostante quello che ti ha fatto, gli vuoi ancora molto bene...per questo sono venuto a parlarti..."

"Non mi ascolterebbe..."

"Facciamo almeno un tentativo..." insiste lui.

Tiro un profondo sospiro.

Sono certa che questa storia finirà per ritorcersi contro di me, ma Flack ha ragione...tengo ancora troppo a Danny per permettergli di rischiare così stupidamente la sua vita.

DIECI MINUTI PIU' TARDI...

Ancora una volta mi ritrovo davanti alla porta di casa sua.

Per un breve istante, ho come l'impressione che queste ultime settimane non siano mai passate.

Busso.

Sento un rumore di passi in avvicinamento, poi la porta si spalanca davanti ai miei occhi.

"Ciao" lo saluto freddamente.

"Ciao" risponde lui, fissandomi come se fossi una specie di alieno.

Chiaramente non si aspettava di ricevere una mia visita.

"Avevamo forse un appuntamento?" mi domanda infatti, confuso.

"No" rispondo, sforzandomi di sorridere "Ho bisogno di parlarti di una cosa importante....posso entrare?"

Si sposta da un lato per lasciarmi passare.

L'appartamento è totalmente immerso nel caos.

Chissà da quanto tempo non dà una pulita...

"Allora..." esordisce "...di cosa volevi parlarmi? Pensavo che ci fossimo già detti tutto ciò che c'era da dire o no?"

Bella frecciatina, penso.

Me la sarei dovuta aspettare da parte sua.

"Ho parlato con Flack e mi ha raccontato di Sassone" gli dico tutto d'un fiato "Entrambi pensiamo che sia un'enorme sciocchezza quella che vuoi fare...non puoi affrontare da solo un simile avanzo di galera..."

"Che diavolo ne vuoi sapere tu?" mi aggredisce Danny "Tu sei una ragazzina di campagna, non sai che cosa significa crescere in città, in un quartiere malfamato come quello in cui sono cresciuto io...non sai che cosa significa dover affrontare ogni giorno la paura mettendo un piede fuori di casa!"

"Il posto in cui siamo cresciuti, non cambia ciò che siamo" gli rispondo "Tu sei cresciuto in mezzo a spacciatori e assassini, tuo fratello faceva parte di una banda criminale, ma nonostante questo guardati...sei diventato un poliziotto, hai fatto la tua scelta e hai deciso di intraprendere una strada migliore di quella che ti si prospettava..."

Danny mi lancia un'occhiata di fuoco.

"E credi sul serio che questo mi aiuterà quando dovrò scontrarmi con Sonny?!" ribatte, in tono aspro "Lui vuole me e non mollerà fino a quando non avrà raggiunto il suo obiettivo....chiunque ruoti intorno a me è in pericolo...tu stessa adesso sei in pericolo! Torna da Flack e digli che ho preso la mia decisione e che non intendo tornare indietro..."

"No" esclamo, decisa.

Mi fissa dritto negli occhi.

"Non ti permetterò di mettere in pericolo la tua vita in un modo così stupido, Montana" dice, caustico.

"Io non mi schiodo da qui..." insisto. 

I nostri sguardi s'incrociano un'ultima volta.

Danny mi viene incontro e prima che io possa dire o fare qualcosa, mi afferra per un braccio e mi attrae con forza a sè.

Il profumo della sua pelle annebbia totalmente i miei sensi.

Sento le sue labbra impossessarsi prepotentemente delle mie.

Con trasporto, gli getto le braccia al collo.

Dio, quanto mi è mancato!

E' ufficiale...sono a un passo dal Paradiso...

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Capitolo 5
*** Un attimo di pace ***


QUINTO CAPITOLO

                                                                                    UN ATTIMO DI PACE



(Danny POV)


"Mac ci ucciderà se nessuno di noi due oggi si presenta al laboratorio" le dico in un soffio, accarezzandole piano i capelli.

Lindsay sorride.

"Mac capirà" dice, appoggiando la testa sul mio petto "Non voglio pensare a nient'altro che a noi...in questo momento non m'importa di niente e di nessuno..."

"E se ci licenzia in tronco?"aggiungo, divertito.

"Ci facciamo una bella vacanza ai Caraibi” ribatte prontamente lei.

Sorridendo, la stringo forte a me.

Vorrei tanto poter chiudere fuori il mondo con tutti i suoi casini e rimanere per sempre così…abbracciato a lei in questo letto, senza pensieri...

"Vivere separati come due perfetti estranei non mi è piaciuto per niente, lo sai?" le confido d’un tratto.

“Davvero?”

“Ti sembra così strano?” le domando.

“Non è questo” mi risponde, sorridendo ”E’ solo che pensavo che i playboy come te riuscissero a dimenticare facilmente le loro ex …”

Ci penso un attimo.

“A dir la verità, in passato non mi sono mai fatto troppi problemi a riguardo…” dico poi in tutta sincerità ”…con te è diverso…ogni cosa con te è stata diversa…”

Mi rendo subito conto di essermi addentrato in un terreno pericolosamente minato,così cambio rapidamente argomento.

“…e comunque noi due eravamo colleghi prima di iniziare ad uscire insieme,perciò per il bene della squadra era necessario che le nostre grane sentimentali rimanessero fuori dalla sfera lavorativa…”

“Come riesci a sviare tu gli argomenti, Messer, non ci riesce nessuno!” ridacchia Lindsay.

“Ma di che parli?” esclamo, fingendo di cadere dalle nuvole.

Lindsay scuote la testa, sorridente.

“Un giorno o l’altro riuscirò a farti pronunciare quelle parole” mi sussurra poi in tono malizioso, sfiorandomi il volto con un dito.

“Mi stai forse minacciando, Montana?”ribatto in tono giocosamente provocatorio.

“Mmm...può darsi” risponde lei, baciandomi.

Approfittando della situazione, la afferro saldamente per la vita e la faccio scivolare sopra di me.

La sua risata argentina echeggia tra le pareti della mia camera da letto.

“Sai che potrei anche denunciarti per quello che hai appena fatto, Messer?” mi dice con aria forzatamente severa.

“Ma davvero?!”replico, beffardo.

“Come no! Aggressione a pubblico ufficiale…da due a tre anni di carcere…”

“Non è stata un’aggressione, mia cara” ribatto, stando al suo gioco ”Fino a prova contraria, tu eri consenziente…”

“E questo chi lo dice, scusa?”

“Lo dico io”

“Beh, tesoro, visto che sei tu l’imputato, la tua parola conta meno di niente…”

“E se facessimo semplicemente la pace, senza ricorrere a cause legali?” aggiungo, sfiorandole il collo con le labbra.

DRIIIIIN DRIIIIIN...

Il suono del campanello interrompe la conversazione proprio sul più bello.

“Rimani ferma qui, torno subito” le dico, baciandola sulla fronte.

“Ricevuto” fà lei con un sorriso.

Mi alzo dal letto e indosso al volo la tuta da ginnastica.

Sarà sicuramente Flack, penso tra me e me, vorrà sapere se Lindsay mi ha convinto o meno a lasciar perdere la faccenda di Sassone.

Mi precipito ad aprire la porta.

I miei occhi incrociano i suoi per un secondo….quasi un’eternità…mi sembra di poter leggere tutta la rabbia e l’odio del mondo nel suo sguardo.

“Chi non muore si rivede, Messer!” sibila sottovoce.

“Avrei preferito non rivederti mai più, Sonny” ribatto freddamente.

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Capitolo 6
*** Un Momento Può Cambiare La Vita ***


SESTO CAPITOLO



                                 UN MOMENTO PUO’ CAMBIARE LA VITA


(Danny POV)

Lo sai che ho sempre amato le sorprese, Danny” sibila Sonny.

La mia casa è sotto sorveglianza…” mento spudoratamente ”…verranno a prenderti da un

momento all’altro…


Scoppia a ridere.

Una risata fredda…quasi disumana….

Non prendermi in giro, lattante” mi sussurra a pochi centimetri dal volto ”Ti conosco da quando eri

un frugoletto che non sapeva nemmeno camminare, perciò non azzardarti a fare la scena del

cowboy con me, è chiaro? Sapevi che appena fuori di prigione ti sarei venuto a cercare per

pareggiare i conti…io conosco te e tu conosci me…


Tu non mi conosci affatto, Sonny” sbotto, trattenendomi a stento dal prenderlo a pugni ”Non sai

quello che stò provando in questo momento, non immagini neppure lontanamente la voglia che

ho di prendere la mia pistola e scaricarti l’intero caricatore addosso…hai ucciso mio fratello…a

sangue freddo, come fosse un cane…


Se l’è meritato” ribatte lui con aria strafottente ”Aveva tradito i Tanglewood Boys, voleva

consegnarci agli sbirri…tutto questo per proteggere dalla galera il suo prezioso fratellino…lo

stesso fratellino che si è costruito una vita da persona perbene e ha cancellato con un colpo di

spugna il suo passato e la sua famiglia! Noi siamo stati la sua famiglia in tutti questi anni e lui da

gran bastardo aveva deciso di pugnalarci alle spalle…


ERA MIO FRATELLO E TU LO HAI AMMAZZATO!” urlo.

Sassone estrae di colpo la pistola.

E’ stato talmente veloce che non sono riuscito neppure a vedere da dove l’abbia tirata fuori.

Prova a gridare adesso se hai il coraggio” dice, premendomi la canna contro il petto, in direzione

del cuore ”Mi hai condannato a due anni di inferno in prigione, Messer…nessuna punizione

sarebbe abbastanza crudele per te…


L’improvviso cigolìo di una porta che si apre attrae la nostra attenzione.

Posa quell’arma, Sassone!

Mi volto di scatto.

Lindsay è in piedi sulla soglia della camera da letto, la pistola di servizio ben stretta tra le mani e

puntata contro Sonny.

Hai mandato la tua ragazza a fare il lavoro sporco, eh Messer?” sghignazza Sonny, lanciandomi

un’occhiata divertita.

In uno scatto d’ira, mi getto su di lui.

Lo afferro per il polso e con un gesto secco gli faccio scivolare via la pistola dalla mano, poi lo

sollevo di peso e lo scaravento con tutta la forza possibile contro il muro alle mie spalle.

Il suo corpo si accascia a terra come un sacco vuoto e rimane così….immobile…

Lindsay mi viene incontro.

Stai bene?” mi domanda, allarmata.

Annuisco.

Saresti dovuta rimanere nascosta in camera da letto, al sicuro” le dico in tono di rimprovero ”Devi

toglierti dalla testa l’idea di essere Wonder Woman…


Falla finita, Danny” protesta lei ”Tu avresti fatto lo stesso per me e poi non sono il tipo che si tira

indietro davanti al pericolo, altrimenti avrei scelto un’altra professione ti pare?
”.

Preferisco non replicare.

In questi due anni trascorsi insieme ho accumulato abbastanza esperienza da sapere che non

servirebbe a niente.

Mi chino sul pavimento per raccogliere la pistola di Sassone.

L’ho appena sfiorata con la punta delle dita, quando sento qualcosa di freddo e metallico

premere con forza dietro la nuca.

Uno sbirro in gamba come te avrebbe dovuto saperlo, Messer, non si và mai in giro con una sola

arma a portata di mano...


Sonny mi afferra per i capelli e mi tira in piedi.

Lindsay è di fronte a noi, la pistola puntata contro la testa di Sassone.

Socchiudo gli occhi per un istante e un’atroce consapevolezza s’impossessa dei miei

pensieri...questi potrebbero essere gli ultimi istanti della mia vita.

Con le buone o con le cattive, Sassone” esclama Lindsay, cercando di essere il più convincente

possibile ”Stà a te decidere…

Per quanta sicurezza possa ostentare, so bene che non ha alcuna intenzione di sparargli.

Il rischio di colpire entrambi è fin troppo alto.

Lasciami uscire da questo posto, bambolina, e non ti succederà niente” le intima Sonny con un

tono viscido da far venire il voltastomaco ”Non voglio fare del male a te…mi piaci…sembri una in

gamba…


Lindsay scuote piano la testa.

Non ti permetterò di mettere piede fuori di qui con le tue gambe…

VATTENE DA QUI, MONROE!” le urlo a quel punto, con tutto il fiato che ho in corpo.

Immediatamente, qualcosa di grosso e di pesante mi colpisce dietro alla nuca con una forza

spaventosa.

Accecato dal dolore, crollo in ginocchio sul pavimento.

Non vedo più niente…immagini confuse mi scorrono davanti agli occhi…suoni e rumori mi giungono

ovattati…smorzati…

Sento delle urla…tante urla…

Uno sparo.

Un altro ancora…

Mi sembra di riconoscere la voce di Mac…

Il dolore è troppo forte…insopportabile…

Buio…

Vedo solo il buio…
 

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Capitolo 7
*** Uno spiacevole risveglio ***


SETTIMO CAPITOLO

                         UNO SPIACEVOLE RISVEGLIO


(Danny POV)

Pian piano apro gli occhi.
Una luce bianca e accecante mi investe brutalmente…è come se i fari di un intero stadio di football fossero puntati su di me…
Mi rendo subito conto di essere sdraiato su una lettiga, circondato da non meno di una decina di tubicini e monitor d’ogni forma e dimensione.
Ruoto leggermente la testa da un lato ma una dolorosa fitta alla base della nuca mi fà desistere all’istante.
“Era ora che ci degnassi di nuovo della tua presenza” esclama all’improvviso una voce familiare.
Mac è in piedi accanto al letto e mi sta’ sorridendo.
Uno dei suoi soliti sorrisi caldi e rassicuranti.
Faccio per parlare ma tutto ciò che esce è una specie di rantolo incomprensibile.
Mac mi versa dell’acqua in un bicchiere e me l’avvicina alle labbra.
Bevo un paio di sorsi e mi sembra di stare già un po’ meglio.
“Che è successo?” gli domando in un bisbiglio.
“Sassone ha colpito ancora” risponde lui.
“Non ricordo molto di quello che è successo” mormoro, confuso.
“E’ naturale” ribatte Mac, sedendosi sul bordo del letto ”Hai subìto un violento trauma cranico…i medici hanno detto che probabilmente i primi giorni avrai qualche problema con la memoria a breve termine…”
“Ottimo” commento, sarcastico.
Mac mi rivolge una strana occhiata.                                                
Sembra nervoso.
“Tutto bene?”gli domando.
“Forse questo non è il momento adatto per raccontarti la verità…”dice cupo, evitando di guardarmi in faccia”…sei in convalescenza e dovresti startene a riposto e rilassarti…ma …ecco…si tratta di Lindsay…”
Il mio cuore inizia a battere all’impazzata nel petto.
“Tu ancora non lo ricordi ma...ecco...lei si trovava insieme a te quando Sassone ti ha aggredito…”
“Cosa le ha fatto?” lo interrompo bruscamente.
Mac abbassa di colpo lo sguardo.
“CHE DIAVOLO LE HA FATTO, MAC?!” urlo in preda alla rabbia mentre la spiacevole sensazione che le sia accaduto qualcosa di orribile si impossessa dei miei pensieri.
Con uno sforzo immane, cerco di mantenere il controllo.
“Come sta’?” domando ancora una volta.
“Non bene, purtroppo” risponde Mac con un fil di voce.
“Che è successo?” chiedo.
“Quando ha visto Sassone colpirti alla testa con il gancio della pistola, ha sparato un colpo e lo ha centrato alla spalla sinistra…a quel punto il bastardo ha reagito sparandole a sua volta…”
“Lei è…è ancora…insomma…”
“Viva?” mi anticipa Mac ” Sì…sì,è viva..”
“Ma?" incalzo agitato "Perché esiste un ma, vero?”
Annuisce.
“I medici non sembrano molto ottimisti riguardo le sue possibilità di sopravvivenza” mi confessa infine ”E’ in coma ormai da una settimana e a quanto pare il suo organismo non sta’ reagendo bene alla terapia farmacologica…”
“No, escluso” ribatto con estrema sicurezza” Io la conosco meglio di chiunque altro,Lindsay non è il tipo che molla…lei ce la farà!”
“In questi casi la volontà non ha molto peso” risponde Mac ”Le ferite che ha riportato sono gravissime e mentre la trasferivano con l’ambulanza qui in ospedale, ha avuto tre crisi respiratorie a distanza di pochi minuti e i paramedici sono riusciti a salvarla per un pelo…io ero presente e ti assicuro che in questo caso parlare di un miracolo non sarebbe affatto fuori luogo…”
“Molte persone si risvegliano dal coma, Mac”
“Sì, hai ragione” ribatte lui, abbozzando un leggero sorriso ”Il punto è che più il tempo passa, più le possibilità che possa svegliarsi diminuiscono…”
“Non chiedermi di smettere di sperare, non potrei mai farlo!” esclamo, rizzandomi di colpo a sedere.
Mac scuote la testa.
“Non ti chiederei mai di fare una cosa del genere e lo sai” mi dice in tono paziente”Spero che Lindsay apra gli occhi più di te…stò solo cercando di proteggerti da un ennesimo dolore…”
“Lei ce la farà” ribadisco con fermezza.
“E se non dovesse andare a finire così?” ribatte Mac ”Cosa faresti Danny? Te lo dico io…finiresti per gettarti nuovamente in quel tunnel oscuro che ti aveva ingoiato dopo la morte di tuo fratello, di Aiden e di Ruben Sandoval. Sto solo cercando di farti aprire gli occhi,posso facilmente immaginare come ti senti in questo momento…ci sono passato prima di te, ricordi?”.
Prima che possa aggiungere altro, gli dico che voglio restare da solo.
“D’accordo” ribatte, comprensivo ”Quando sarai pronto a vederla fammelo sapere e ti accompagno nella sua stanza, okay?”
“Okay” faccio annuendo ”E grazie per tutto, Mac…davvero…”
“Figurati, Messer” risponde lui, prima di scomparire oltre la soglia.
Non riesco a pensare ad altro che a lei.
E se Mac avesse ragione?
Se non dovessi rivederla mai più?
Ci sono ancora così tante cose che vorrei dirle…tante piccole cose a cui non avevo mai neppure pensato fino a questo momento e che invece adesso mi sembrano dannatamente importanti…
Come diavolo è possibile che tutto possa finire così...in un istante?
Un attimo prima sei felice, fai sogni ad occhi aperti, pensi a costruirti un futuro con la persona che ami…e un attimo dopo…
E’ finito tutto.



Ok...ci stiamo avvicinando al gran finale, ragazzi...
Non uccidetemi ma amo essere drammatica nelle mie storie, devo avere la tragedia nel sangue...non so che dirvi XD
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, anche se è un pò breve.
A presto con il prossimo ;D

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Capitolo 8
*** Sensi di colpa ***



CAPITOLO OTTAVO

                                       SENSI DI COLPA 



La vidi arrivare lungo il molo poco dopo le otto.
Indossava un paio di calzoncini corti e una deliziosa camicetta a righe rosse e bianche a maniche corte.
“Non hai freddo?!” feci andandole incontro.
Lei rise.
“Fammi il piacere, Messer” disse, colpendomi sul braccio con un leggero pugno ”Il freddo di qui è nulla in confronto a quello a cui sono abituata…piuttosto…sarei proprio curiosa di vedere come te la caveresti tu a vivere tra le montagne!”.
Le lanciai un’occhiataccia.
“E’ inutile che fai tanto la spiritosa, Montana” esclamai, fingendomi offeso ”Io sono un tipo che si adatta facilmente, sai?”
“Certo come no” ribatté lei, per nulla convinta.
Ci lasciammo il molo alle spalle e ci incamminammo sulla spiaggia.
Mi resi subito conto quanto fosse facile parlare con lei, non molto più difficile in effetti che parlare con Don o con uno qualunque degli altri miei amici.
Quella sera era la prima volta che uscivamo insieme come una vera coppia.
Il fatidico primo appuntamento.
Niente omicidi,né intricate indagini di laboratorio…soltanto io e lei…
“Era da molto tempo che non passavo una serata come questa, sai?” mi confessò d’un tratto.
La guardai.
“La stessa cosa vale anche per me” le risposi.
Lindsay si fermò e mi si mise di fronte.
“Non voglio essere una delle tante, Danny” mi sussurrò dolcemente ”Tu sei speciale e io vorrei esserlo altrettanto per te…”
Scoppiò a ridere.
“Mi dispiace se sono così impacciata…” aggiunse poi ”…il fatto è che non parlo quasi mai di queste cose, neppure con le persone che mi sono più vicine…triste ma vero, non sono un tipo che si lascia andare facilmente…”
“Me n’ero accorto” commentai, ironico.
Sollevai una mano e le sfiorai delicatamente la guancia.
Socchiuse gli occhi.
“Ho tanta paura di non riuscire ad essere la ragazza che desideri avere al tuo fianco” mormorò, stringendosi a me.
“Sei già la ragazza che desidero avere al mio fianco, Lindsay” le sussurrai all’orecchio.
Lei mi sorrise e senza dire altro mi baciò.


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La porta della stanza si spalanca ed entra la corpulenta infermiera Thompson.
E’ arrivata l’ora delle medicazioni.
“Come andiamo stamattina, signorino?” mi domanda sorridente.
Le rivolgo uno sguardo torvo.
“Vorrei saltare giù dalla finestra e scappare via a gambe levate da questo posto insopportabile” rispondo stizzoso.
“Te lo sconsiglio caldamente, ragazzo mio…” ribatte lei ”…qui siamo al settimo piano e ho idea che ti faresti piuttosto male!”.
In altre circostanze avrei anche potuto trovare interessante il nostro scambio di battute,ma stamattina non riesco a pensare ad altro che a qualche buon piano di fuga che possa portarmi via da qui il più presto possibile.
Non sopporto di starmene relegato tra queste quattro mura, con le mani in mano, mentre Sonny è ancora là fuori a piede libero.
“Stamattina sono arrivati i genitori della sua collega ricoverata in terapia intensiva…” mi dice all’improvviso l’infermiera Thompson ”…poveretti…sembravano distrutti…”
Mi sento assalire dai sensi di colpa.
Sono quasi dieci giorni che Lindsay è ricoverata in terapia intensiva e io non ho ancora trovato il coraggio di andarla a trovare.
“Niente miglioramenti, vero?” le domando, quasi in bisbiglio.
Scuote la testa.
“Niente, povera ragazza” risponde ”I medici continuano a dire che solo un miracolo potrebbe riportarla indietro…è chiaro che ormai hanno perso tutti le speranze…”
“Io non ho affatto perso la speranza” la interrompo bruscamente ”Lindsay non è spacciata, so che si sveglierà…”
“E’ bello sapere che c’è ancora qualcuno che fa il tifo per lei” replica la Thompson, poi afferra il suo carrellino dei medicinali e si allontana.
Lentamente mi alzo dal letto e mi avvicino alla finestra.
Non posso continuare ad ignorare la verità.
Lindsay sta’ lottando tra la vita e la morte…e per colpa mia…


Qualche ora più tardi…

La stanza è deserta.
I genitori devono essersi allontanati un attimo.
Con il cuore in gola,mi avvicino al suo letto.
Sembra così piccola e fragile!
Mi chino leggermente su di lei e le bacio la fronte.
“Quanto vorrei poter mandare indietro il tempo, Lindsay” le sussurro a fior di labbra.
Afferro la sua mano e la stringo forte tra le mie.
“Avevo una paura matta di venirti a trovare, sai?” aggiungo poi, sorridendo ”Lo so, sono stato un codardo e mi dispiace da morire. Ero convinto che facendo finta che tutto questo non fosse mai successo, l’incubo sarebbe finito e tu ti saresti risvegliata…pensavo che se fossi venuto a trovarti e ti avessi vista in questo letto, allora l’incubo si sarebbe trasformato in realtà…”
Le scosto con una mano i capelli dalla fronte.
“La sai una cosa, Montana? Non credo di averti mai detto quanto mi piaci con questa pettinatura…ti dà un’aria sbarazzina e ribelle…”
Un nodo mi blocca le parole in gola.
“In realtà sono tante le cose che non ti ho mai detto…un po’ per paura, un po’ perché sono un’idiota! La verità è che ci sono cose che neanche le parole possono esprimere…come ciò che provo per te…la nostra storia è stata un casino fin dall’inizio, è vero, ma non ho mai condiviso con nessun’altra ragazza le sensazioni e le emozioni che abbiamo condiviso io e te insieme e questo per me conta più di qualsiasi parola d’amore inutile e sdolcinata. Non so se riesci a sentire quello che stò dicendo ma voglio credere che sia così…”
Avvicino la sua mano alle mie labbra.
“Non ho mai capito veramente quanto fossi importante per me fino a quando non ti ho persa e Dio solo sa quanto ho lottato per cercare di dimenticarti e di andare avanti…la verità è che non potevo farcela perché non volevo farlo! Stare con te, per quanto autodistruttivo e complicato sia stato, è stata la cosa in assoluto più bella che mi sia mai capitata da quando sono venuto al mondo e il fatto che tu adesso mi abbia riaccolto nella tua vita e nel tuo cuore è qualcosa di meraviglioso a cui non ho alcuna intenzione di rinunciare…la morale di questo interminabile monologo è che…ti amo…ti amo e non voglio passare la vita a rimpiangere di non avertelo mai detto in faccia…perciò…adesso la palla stà a te, Montana! Questo è il tuo playoff personale, nessuno può aiutarti a vincere questa partita, ma voglio che tu sappia che sono accanto a te e lo sarò sempre…qualsiasi cosa accada…”




Angolo personale dell'autore: Ed eccomi qua con un altro capitolo della mia ff su Danny e Lindsay. Spero che l'attesa sia valsa la pena, in caso contrario...scusate XD
Alla prossima ^^

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Capitolo 9
*** Ricominciare a vivere ***




Capitolo Nono

                                               RICOMINCIARE A VIVERE



(Danny POV)


"Abbiamo mandato un'impresa di pulizie a ripulire tutta la moquette mentre eri ricoverato in ospedale..." dice Flack, aprendo la porta del mio appartamento"...comunque...tu sei libero di fare come vuoi, ma io resto dell'idea che non sei ancora pronto a tornare a vivere qui..."
"Non ricominciare con questa storia, ti prego" esclamo, esasperato "Ti ho già detto e ripetuto mille volte che stò bene e che non c'è bisogno di trattarmi come un lattante!"
Don mi lancia un'occhiata perplessa poi senza aggiungere altro, si dirige verso la sala da pranzo e inizia a spalancare tutte le finestre.
Mi sento assalire dal rimorso.
Non avevo alcun motivo per aggredirlo in quel modo.
Sò bene che lui e tutti gli altri del laboratorio mi stanno così tanto addosso per farmi sentire il loro affetto e il loro sostegno, ma a volte preferirei essere lasciato in pace. Non sò che farci, questa è la mia natura. Ogni volta che ho un problema tendo ad isolarmi e a chiudermi a riccio, escludendo tutti quelli che mi circondano,compresi gli amici più stretti e i parenti.
L'unica persona a cui sia mai riuscito ad aprire il mio cuore è stata Lindsay.
Il solo pensare a lei mi fà star male da morire.
"Cos'hai in programma per stasera? Ti và una pizza insieme al solito biliardo?" mi propone Flack all'improvviso.
"Non ho granchè fame in realtà..." gli rispondo "...preferisco farmi una birra davanti alla tv e poi buttarmi nel letto..."
"Mmm...un programmino allettante!" commenta lui, con una smorfia.
"Cosa pensavi che avrei fatto? Una serata in disco e fiumi di alcol fino all'alba?" lo sfotto.
"Più o meno"ribatte, ironico.
Fà una breve pausa di silenzio, poi...
"A parte gli scherzi, Messer..." aggiunge serio "...siamo tutti preoccupati per te e non azzardarti a dire che è inutile perchè ci siamo resti conto che l'incidente di Lindsay ti ha distrutto..."
"Quale incidente, Don?" intervengo prontamente "Sonny le ha sparato volontariamente, così come ha sparato volontariamente a mio fratello Louie!"
"Hai ragione" replica Flack "Cosa vorresti fare allora? Trasformarti nel Giustiziere della notte e vendicarli con le tue stesse mani?"
"E se anche fosse? Me lo impedireste?"ribatto.
"Certo" risponde lui con fermezza "Nè Lindsay, nè Louie vorrebbero che tu lo facessi...e lo sai...Sonny è un bastardo assassino e pagherà per le sue colpe ma devi permettere alla giustizia di fare il suo corso...ha già rovinato troppe vite, vuoi permettergli di portarsi via anche la tua?"
"No"
"Bene. Stammi a sentire allora..."
Alzo lo sguardo.
"Ho parlato stamattina con un mio collega di Washington" dice "I suoi uomini hanno ricevuto delle telefonate di testimoni che affermano di aver incrociato Sassone in città. Alcune testimonianze non sembrano molto affidabili ma ne hanno ricevute almeno un paio molto interessanti...una donna ha detto che è ferito ad una spalla e questo dettaglio coincide con la ricostruzione che hanno elaborato Mac e Stella confrontando le traiettorie dei proiettili rinvenuti sulla scena..."
"Se è ferito avrà bisogno di un medico o comunque di qualcuno che gli medichi la ferita..."
"Esattamente"
"Hanno controllato gli ospedali e gli ambulatori?"
"Fatto, ma non hanno trovato niente"
"Come diavolo è possibile?"sbotto.
"Un'idea ce l'avrei..." risponde Flack con aria eloquente.
"Pensi che abbia un contatto a Washington?"gli domando, cogliendo al volo la sua allusione.
Annuisce, sorridendo.
"Precisamente la sorella minore..."risponde.
"E allora che aspettiamo a catturarlo?" esclamo, impaziente.
Flack mi batte una mano sulla spalla.
"Raffredda i bolllori, Rambo" fà ironico "Sassone è un osso duro, lo sai meglio di me, sà che gli stiamo alle costole e ora che è ferito sà di essere più vulnerabile...non sarà così idiota da farsi catturare...dobbiamo essere più scaltri di lui,non possiamo permetterci di perderlo di nuovo!".

DRIIIIIN....DRIIIIIIN....

Sentiamo suonare il campanello della porta.
Mi alzo dalla poltrona e vado ad aprire.
Non ho mai visto prima l'uomo che mi stà di fronte ma quegli occhi...quel sorriso...non potrei mai confonderli con nessun'altra cosa al mondo...
"Buonasera, signor Monroe" esclamo "Posso fare qualcosa per lei?"
"Vorrei scambiare quattro chiacchiere con te, se non ti dispiace" ribatte gentilmente lui.
"Certo, si accomodi pure"
Mi sposto da un lato per lasciarlo entrare in casa.
Intuita al volo la situazione, Flack mi fà un rapido cenno di saluto con la testa, poi si dilegua furtivamente dall'appartamento.
"Vuole qualcosa da bere?" domando un pò impacciato.
"No, grazie" fà lui, scuotendo la testa.
"Meglio così, perchè altrimenti si sarebbe dovuto accontentare di acqua e succo di frutta" butto lì, ironico.
Abbozza un lieve sorriso.
"Forse non ricordi di avermi visto..." riprende imperterrito "...ma io mi ricordo benissimo di te...ci siamo incontrati di sfuggita in tribunale, il giorno in cui Lindsay doveva testimoniare contro quell'assassino..."
"Sì, me lo ricordo"
"Era così nervosa all'idea di ritrovarsi faccia a faccia con quel farabutto, nessuno di noi riusciva a tranquillizzarla, ma poi sei comparso tu...quando ti ha visto entrare in quella sala, il suo sguardo si è illuminato...sei stato tu a donargli la forza necessaria a combattere la paura e non ti ringrazierò mai abbastanza per questo!".
"Non credo di aver fatto niente di così eclatante" ribatto, imbarazzato"Sapevo che era nervosa e preoccupata e volevo offrirle il mio sostegno..."
"Tu non capisci, figliolo" mi interrompe lui "Nessun ragazzo, amico o parente era mai riuscito ad avvicinarsi così tanto a mia figlia dopo quella terribile tragedia...sei stato il primo ad aver raggiunto l'obiettivo! Ogni volta che viene a trovarci in Montana, non fà altro che parlare di te....Danny dice questo, Danny ha fatto questo...sei una specie di mito per lei e penso che sia stata una fortuna averti incontrato..."
"Invece si sbaglia" esclamo, in tono quasi rabbioso "Sarebbe stato meglio se le nostre strade non si fossero mai incrociate perchè in quel caso adesso non starebbe lottando tra la vita e la morte in quel maledetto letto d'ospedale!"
"Non mi risulta che sia stato tu a spararle" replica il signor Monroe.
"Dettagli" rispondo "Quel tizio era venuto qui per me e invece ha fatto del male a lei...dovrei essere al suo posto in questo momento...dovrei esserci io in ospedale, non Lindsay!"
"Sei innamorato di lei, non è così?"mi apostrofa lui, con un sorriso.
"Credo...credo di sì" balbetto, terribilmente in imbarazzo.
Mi sento impacciato come un ragazzino al primo incontro ufficiale con i genitori della sua ragazza.
Pazzesco.
"Glielo hai mai detto? Intendo prima della sparatoria?"mi chiede.
Scuoto la testa.
"Avrai tante occasioni per parlarle..." aggiunge, appoggiandomi una mano sul braccio "...come si dice...l'attesa viene sempre premiata..."
Alzo di colpo lo sguardo su di lui.
Il cuore sembra voler esplodere nel petto.
"Lei è...si è svegliata?"sussurro con la voce roca dall'emozione.
"Ha aperto gli occhi circa un paio di ore fa" risponde lui.
Tiro un sospiro di sollievo e improvvisamente mi sento molto più leggero...come se l'enorme peso sul cuore che da tante settimane mi stava opprimendo fosse scomparso di colpo...
Sono talmente felice che mi metterei a piangere dalla gioia.
Lindsay si è svegliata e presto la rivedrò.
Questo pensiero mi mette un'emozione addosso che non avevo mai provato prima.
Cosa farò? Che cosa le dirò?
Ora come ora preferisco non pensarci.
Quello che conta è che lei stia bene...per tutto il resto c'è sempre tempo...adesso lo sò...
Sò che i miracoli possono accadere.

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Capitolo 10
*** Attraverso i tuoi occhi ***



Capitolo Decimo

                                                                      Attraverso i tuoi occhi 



(Lindsay POV)


Stanotte non sono riuscita ad addormentarmi.
I medici dicono che è più che comprensibile dopo quello che ho passato nelle ultime settimane, ma io so che la verità è un’altra…più semplice e decisamente meno cervellotica…
Chiudo gli occhi cercando di rilassarmi.
E’ incredibile!
Ogni volta che ho a che fare con lui non riesco a mantenere il mio autocontrollo.
E’ una cosa che mi fa diventare matta.
Qualsiasi cosa io faccia, non riesco a controllare le mie emozioni…è più forte di me.
Sono appena riuscita a socchiudere leggermente gli occhi, quando un rumore improvviso mi fa sobbalzare…
Il leggero cigolio di una porta che si apre…
“Chi è?” mormoro in un bisbiglio, sollevando piano la testa dal cuscino.
La luce che illumina la stanza è fioca, quasi inesistente…però anche al buio riuscirei a distinguere la sua sagoma…
Un groppo mi sale velocemente in gola, bloccandomi le parole.
“Buongiorno ragazzina…come ti senti?” mi chiede sorridente.
Cercando di non lasciar trasparire il mio stato d’animo…
“Abbastanza bene, grazie” rispondo, impacciata.
Sento la sua mano posarsi sulla mia.
“Ci hai fatto spaventare lo sai?” aggiunge, serio ”Tutti qui dicevano che non ce l’avresti fatta,che soltanto un miracolo avrebbe potuto salvarti, ma noi sapevamo che avresti vinto anche questa sfida…”
“Noi?”
“Beh sai…io, Don, Mac, Sheldon, Adam, Stella…i tuoi genitori…”
“Oh giusto”
“Avevamo fiducia in te e non ci hai deluso”
Gli sorrido.
“Il merito non è mio, Danny, io non ho fatto nulla” rispondo.
“Non è vero” ribatte con decisione ”Dipendeva tutto da te, invece…da quanto fosse forte il tuo desiderio di vivere…”
“Sì certo…e anche dalla bravura dei medici di questo ospedale!”
Mi rivolge uno sguardo severo.
“I medici si erano arresti dopo qualche giorno…” dice ”…e se non fosse stato per la tua forza interiore e il tuo coraggio adesso non staremmo qui insieme a parlare!”
La serietà con cui ha pronunciato quelle parole mi fa sorridere.
“Ci credi davvero, eh?” lo prendo in giro.
“Io ho sempre creduto in te” risponde lui, accarezzandomi una guancia.
Il tocco della sua mano mi provoca un brivido di piacere.
“Stai tremando…hai freddo?” esclama Danny, traendomi a sé.
“Un pochino…”
Le sue braccia grandi e forti mi circondano in un caldo abbraccio e, prima che me ne renda conto, mi perdo nel profumo inebriante del suo dopobarba.
“Dì la verità, Montana…ti sono mancato?” mi sussurra all’orecchio.
Abbozzo un leggero sorriso.
“Non puoi neanche immaginare quanto, Messer” rispondo in un soffio.
Ride.
“Sai…”aggiunge poi, staccandosi dall’abbraccio ”…mentre eri in coma, ho provato a parlarti ma dubito che tu abbia capito una sola parola di quello che ti ho detto…”
“Hai ragione”
“Come sospettavo…però non è importante, perché tuo padre mi ha convinto comunque a giocare a carte scoperte con te, così…”
“Aspetta un momento” esclamo, drizzandomi di colpo a sedere ”Che c’entra mio padre?”
“E’ stato lui ha dirmi che ti eri risvegliata” risponde Danny ”Mac deve avergli detto dove abitavo e così ieri si è presentato nel mio appartamento e abbiamo fatto due chiacchiere tra uomini…”
Inarco le sopracciglia.
“Cos’è dovrei preoccuparmi?” esclamo.
“Ma no…tuo padre è un tipo a posto”
“Non ne dubito…” ribatto ”…ma devi sapere che quando si tratta dei suoi figli può diventare un degno erede di Stalin…credimi sulla parola…”
“Ti credo, ma posso assicurarti che con me è stato fantastico”
“E di che avete parlato?” domando incuriosita.
“Te l’ho detto…cose da uomini…niente di particolare, sta’ tranquilla!” mi risponde vagamente Danny.
“Ad esempio?” insisto ”Donne? Motori? Cinema? Sport? Avrete parlato di qualcosa, non penso che abbiate…”
Danny mi chiude la bocca con un bacio.
“I segreti di quella conversazione moriranno con me, tesoro, perciò temo che dovrai rassegnarti a rimanerne all’oscuro” mi sussurra a fior di labbra.
“Cattivo” borbotto, ingendo di mettere su il broncio.
In quel momento, la squadra della scientifica al completo fa ingresso nella stanza.
“Bentornata tra di noi, agente Monroe” esclama Stella, precipitandosi ad abbracciarmi ”Abbiamo avuto il terrore che già ti fossi stufata di noi e volessi mollarci per sempre…”
“Non potrei mai staccarmi da voi, ragazzi…ormai dovete rassegnarvi ad essere la mia seconda famiglia!” ribatto con un largo sorriso.
“Accidenti, ci chiedi uno sforzo enorme!” fa Sheldon ironico.
Mac si accosta al letto e mi porge un enorme mazzo di rose rosse.
“Da parte dell’intero laboratorio, come augurio di una pronta e completa guarigione” dice abbracciandomi.
“Grazie, sono meravigliosi!” mormoro con gli occhi pieni di lacrime ”Voi siete meravigliosi…”
 
DUE GIORNI DOPO…

“Sono venuto a rapirti, Montana” esclama Danny irrompendo nella mia stanza ”Infilati al volo una vestaglia che ti porto a fare un bel giro nel parco…”
Rimango a fissarlo a bocca aperta.
Porta tra le braccia un enorme cestino di vimini carico di ogni ben di Dio dell’arte culinaria…mi viene il sospetto che c’entrino qualcosa i miei genitori…
“E’ quasi ora di pranzo, Danny, le infermiere arriveranno tra poco e si accorgeranno subito che sono uscita dalla stanza senza permesso…” gli faccio notare ”…vuoi farmi mettere nei guai?”
“Tu segui alla lettera le mie istruzioni e vedrai che nessuno scoprirà niente” mi assicura lui.
“D’accordo…se lo dici tu…”
Indosso la mia vestaglia di seta nuova di zecca, che mia madre ha insistito ad acquistare in un costosissimo negozio d’abbigliamento sulla quinta strada, e seguo Danny fuori dalla stanza.
Non appena metto il naso fuori dall’ospedale mi sento come rinata.
Il calore del sole sul volto,il profumo dell’erba appena tagliata…perfino il caos del traffico cittadino non mi sembra più tanto male…
Danny mi trascina in un angolo nascosto del parco e dopo aver steso una coperta di plaid sul prato mi aiuta a prendervi posto,poi si inginocchia accanto a me e inizia a trafficare con le cose del cestino.
Lo guardo divertita mentre sistema accuratamente il cibo nei piatti di carta.
“Vuoi spiegarmi perché hai organizzato tutto questo?” gli domando.
“Non ti piace?” esclama, con aria preoccupata.
“Oh no…è meraviglioso…stupendo…” mi affretto ad aggiungere.
“E allora piantala di lamentarti e goditi il panorama…” fa lui sorridente, tornando alle sue occupazioni.
Più tardi, mentre mangiamo ho come l’impressione che mi stia nascondendo qualcosa.
E’ nervoso…scatta per la minima cosa…
Non l’ho mai visto così.
“Ti senti bene?” gli domando d’un tratto.
“Certo, perché?” replica.
“Niente è solo che….beh…mi sembri particolarmente nevrotico oggi..”
Ride.
“E’ vero, scusa, hai ragione” risponde.
“E’ successo qualcosa?”
“A dire il vero non ancora…o meglio…diciamo che sta’ per accadere e non so davvero se riuscirò ad affrontare questa cosa nel modo giusto…”
“Se vuoi parlarmene io sono qui…lo sai…”
Mi rivolge un’occhiata penetrante che mi raggela dalla testa ai piedi.
Improvvisamente si inginocchia davanti a me, mi afferra entrambe le mani e le stringe forte tra le sue.
Tira un profondo sospiro,poi…
“Ci conosciamo da quanto, forse tre anni? Bene, a me sembra di conoscerti praticamente da tutta la vita…”
Non riesco a capire dove voglia arrivare…
Che diavolo sta succedendo?
“Non ho mai incontrato una ragazza come te, Lindsay, qualcuno con cui poter condividere l’amore per il lavoro, per lo sport, per la musica…non sei soltanto una valida partner lavorativa, sei anche la mia migliore amica e questo ti rende diversa dalle altre ragazze…ti rende speciale. Io non mi sono mai trovato in una simile situazione prima d’ora, anche perché ho sempre fatto di tutto per evitarlo, ma con te è stato diverso perché tu non mi hai dato il tempo di razionalizzare. Sei entrata nella mia vita come un tornado e l’hai distrutta e ricostruita in un battibaleno…in senso buono, ovviamente…”
Mi viene quasi da ridere nel vederlo così impacciato.
“Ogni volta che i miei amici mi raccontavano del rapporto meraviglioso che avevano con le loro ragazze, io non facevo altro che prenderli in giro, perché pensavo che la storia dell’anima gemella e della metà della mela fossero tutte cavolate…sai…quelle cose che i poeti sdolcinati si divertono a mettere nelle loro poesie ma quando ho conosciuto te mi sono ricreduto…la verità è che la nostra storia era già scritta nel nostro destino e niente e nessuno potrà mai cambiare questo e anche se devo ammettere che i sentimenti che provo per te mi terrorizzano e il mio istinto di sopravvivenza mi suggerisce di fuggire via a gambe levate, il mio cuore mi dice che è questo il mio posto…accanto a te. So bene di non essere un fidanzato modello e non voglio illuderti dicendoti che posso cambiare perché mi conosco e so di non esserne capace, perciò mi limiterò a dirti una sola cosa…forse la più importante…”
Sento le lacrime pungermi gli occhi ma continuo ugualmente a tenerli fissi nei suoi.
“Io ti amo Lindsay…ti amo da morire e non immagini neanche lontanamente quello che ho passato in queste settimane,il terrore che ho provato realizzando che forse non avrei mai potuto confessarti i miei sentimenti…sai, è vero quello che si dice…ti rendi conto di amare davvero una persona quando non puoi averla più al tuo fianco…io non voglio più stare senza di te…mai più…”
“Nemmeno io” esclamo, gettandogli con trasporto le braccia al collo.
Mi stringe forte a sé.
“Te l’avevo detto che sarei riuscita a fartelo dire, ricordi?” lo prendo scherzosamente in giro.
Mi allontana dolcemente un ciuffo di capelli dalla fronte.
“E’ vero…avevi ragione…” sussurra in un bisbiglio ”…però non mi avevi mai detto che fosse così stupendo…”
“Che cosa?” gli domando, perplessa.
“ Riuscire a comprendere sé stessi attraverso gli occhi di qualcun altro” risponde.
“In che senso?”
“Nel senso che grazie a te sono riuscito a capire chi sono davvero e ciò che sono in grado di fare nella mia vita…nessuno mi aveva mai spinto a dare il massimo,a superare i miei limiti e a migliorarmi, o almeno non avevo mai provato il desiderio di farlo per nessuno…poi sei entrata nella mia vita e tutto è cambiato…ero una specie di mito per te e questo mi lusingava e mi spingeva a migliorare…sai…per non deluderti. E’ stato solo grazie a te che ho capito chi ero e soprattutto chi potevo essere…attraverso i tuoi occhi ho riscoperto me stesso, ho tirato fuori il meglio di me e non ti ringrazierò mai abbastanza per questo…”
Ha appena finito di pronunciare queste splendide parole, quando il suo cellulare si mette a suonare riportandoci bruscamente alla realtà.
“Danny” fa rispondendo.
Mi sembra di riconoscere la voce di Flack all’altro capo dell’apparecchio.
“Dici sul serio?” esclama all’improvviso Danny, chiaramente al settimo cielo ”E’ meraviglioso…siete stati impagabili,tutti quanti…e ringrazia anche il tuo collega di Washington…”
Non appena chiude la conversazione gli domando cosa sia successo.
“Sassone” risponde lui con un sorriso ”Flack e gli altri lo hanno arrestato dieci minuti fa a Washington e adesso lo stanno portato qui a New York…”
“Questo significa che è tutto finito? Non siamo più in pericolo?” mormoro, con il cuore palpitante di gioia.
“No, non siamo più in pericolo” risponde Danny, cingendomi in un forte abbraccio ”E’ finita, amore…è finita…”
Sollevo lo sguardo su di lui.
“Dimmi un po’, mi hai appena chiamata “amore” o sbaglio?” esclamo.
“Esattamente” ribatte lui per nulla intimorito” L’ho detto e lo sottoscrivo …”
Affondo il volto nel suo petto, respirando il suo odore a pieni polmoni.
“Era ora…amore…era davvero ora…” 



Ed ecco qui. 
Siamo arrivati alla fine di questa storia.
Spero che vi sia piaciuta e che continuerete a seguire le mie ff.
Un ringraziamento particolare a chi ha recensito i capitoli. :D

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