Strane Compagnie di cleomery (/viewuser.php?uid=17053)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Strane compagnie -prologo
Prologo
"E se divento
un Serpeverde?"
Il sussurro era
destinato solo a suo padre, e Harry capì che il momento
della partenza aveva spinto Albus a rivelare quanto grande e sincera
fosse la sua paura. Harry si accovacciò in modo che il viso
di Albus fosse appena sopra il suo. Era l'unico dei suoi tre figli ad
aver ereditato gli occhi di Lily.
"Albus Severus"
mormorò, in modo che nessuno sentisse al di fuori di Ginny,
e lei, con molto tatto, finse di salutare Rose, già sul
treno.
"Tu porti il nome di due Presidi di
Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e, probabilmente, l'uomo
più coraggioso che io abbia mai conosciuto."
"Ma se..."
"... Vorrà
dire che la Casa di Serpeverde avrà guadagnato un ottimo
studente, no? A noi non importa, Al. Ma se per te è
importante, potrai scegliere Grifondoro invece di Serpeverde. Il
Cappello Parlante tiene conto della tua scelta."
"... Davvero?"
"Con me l'ha fatto."
confermò Harry.
Quando
mise piede sulla barca che lo avrebbe trasportato sull'altra sponda del
lago e fino
al castello, Albus sentì il cuore esplodergli nel petto. Rose, di
fianco a lui, gli
posò la mano tiepida sulla gamba cercando di
tranquillizzarlo. L'emozione che provava trapelava dagli occhi di giada
contagiando chiunque gli fosse vicino.
"Papà
ha detto che mi sentirò come se fossi a casa."
"Sono
sicura che ci divertiremo Al. Vedrai, sarà bello.
E poi la mamma ha detto che c'è una biblioteca
bellissima! E anche un grande campo da Quiddich e tante aule
dove ci insegneranno gli incantesimi!" rispose tutta eccitata la bimba
senza smettere di sorridere nemmeno per un istante.
Quando
misero piede sulla soglia della scuola furono tutti coscienti del
"oooooh" generale che fuoriuscì dalle loro bocche.
"Benvenuti
ad Hogwarts."
sentenziò una voce nodosa alle loro spalle. Si
voltarono tutti per ascoltare meglio il discorso della donna con uno
strano cappello da stregha in testa. "Avrà luogo tra poco lo
Smistamento, non dimenticate che è una cerimonia
importantissima. La Casa a cui sarete
assegnati sarà
la vostra per i prossimi sette
anni. Le quattro case si chiamano Grifon..."
Albus
aveva smesso di ascoltare la McGrannitt, la mente era troppo occupata a
fantasticare sul futuro che lo aspettava per prestare attenzione alle
regole che sicuramente Rose gli avrebbe ripetuto più tardi
una volta in Sala Comune. Qualche passo e tutti gli studenti del primo
anno si trovarono in fila, aspettando entusiasti il loro turno per
essere smistati.
"Meno male
che finiremo entrambi a Grifondoro, così possiamo stare
insieme, no? E poi James mi prenderebbe in giro per sempre se finissi
in un'altra casa, anche se probabilmente mi prenderà in giro
lo stesso..."
Sul volto
della piccola Weasley comparve un'espressione neutrale che
faceva trapelare quanto in realtà fosse indifferente alla
casa di appartenenza che le sarebbe
capitata. Le bastava
essere lì, ad Hogwarts, dove tutto era possibile e la magia
era presente in ogni briciola di pane. Rose annuì comunque, sorridendo, e
lo spinse avanti avendo sentito la Preside chiamare il cugino per il
grande momento.
"Non
a Serpeverde, non a Serpeverde." sussurrò il
bambino appena la McGrannit gli posò il Cappello sul capo.
"Il
secondo figlio di Harry Potter! Disse lo stesso anche tuo padre,
giovanotto. Anche tu vuoi compiere gesta eroiche come lui? Non
c'è dubbio comunque, non posso di certo sbagliare, sei
destinato ad una sola casa..." affermò il Cappello con voce
allegra.
"Ti
prego non Serpeverde, ti prego, ti prego!"
"GRIFONDORO!"
Albus
si tolse il cappello appena in tempo per godersi tutti gli applausi
provenienti dal tavolo rosso e oro. Il fratello maggiore lo guardava
orgoglioso facendogli l'occhiolino mentre cori e urla di
gioia lo investivano. Si accomodò sulle panche
lasciando un po' di spazio per la cugina e si mise in attesa. Quando
Rose salì spavalda sullo sgabello l'ordine era tornato sul
tavolo dei coraggiosi, che
già covavano un altro applauso tra le mani, pronti a farlo
esplodere non appena fosse stato pronunciato il verdetto.
Quello
che nessuno si aspettava era che il Cappello pronunciasse a gran voce
"Serpeverde".
Albus
e James rimasero sgomenti quanto tutto il resto della Casa.
L'applauso
delle Serpi non fu caloroso come il precedente ma gli slogan di
giubilio su come il tavolo avesse acquisito una Weasley già
risuonavano nell'aria. Dopo la Grande Battaglia di diciannove anni prima, nessuno
si esprimeva più su questioni di sangue pubblicamente,
sebbene ci fosse ancora qualcuno che ostinatamentecercava
di tramandare certe idee bizzarre.
Serpeverde non era più la casa dei figli dei Mangiamorte, anche
se continuava ad essere quella delle vipere.
La
bimba si avvicinò a testa bassa al tavolo e prese posto in
mezzo a due ragazze poco più grandi di lei. Cercò
di sorridere il più possibile, senza
mai voltarsi in direzione delle due coppie di occhi che le trafiggevano
la schiena dall'altro capo della Sala Grande.
"Per
tutte le Pluffe, Papà non sarà contento." pensò
Rose fingendosi interessata alla conversazione delle due giovani che le
raccontavano gli ultimi pettegolezzi post-estate.
"E
quindi tu sei la figlia di Hermione Granger e
Ron Weasley? E come ci sei finita qui tesoro?" le chiese una delle due
puntando verso di lei il suo naso all'insù.
"Come
fai a sapere chi sono i miei genitori?" rispose sospettosa la novellina
del tavolo verde e argento.
Quella
rise di gusto e pensando di farle un complimento le disse che era
davvero ironica come una di loro. Aggiunse poi che ovviamente doveva
essere molto fiera di essere la figlia dei salvatori del Mondo Magico e
poi tornò a spettegolare su quanto fosse ingrassata Zoe
Armstrong o su quanto fosse fuori moda l'abbronzatura di alcune delle
compagne.
Con
un paio di domande che le ronzavano nella testa, Rose
puntò gli occhi di fronte a sè trovandosi davanti
un ragazzino alquanto silenzioso che la fissava in uno strano modo.
"Weasley
non è così? Mio padre mi ha parlato di
voi." Le scoccò uno sguardo da sotto le ciglia
lunghe e biondissime proprio mente riabbassava la testolina sul piatto
trovandolo stranamente interessante.
"Perchè
tutti continuano a far sembrare la mia famiglia piuttosto famosa?"
chiese lei con aria innocente.
"Perchè
lo sono. Hanno ucciso il cattivo e salvato tutti gli altri."
Rose
ci pensò su un attimo e ritenne che fosse probabile. C'erano
sempre un sacco di persone a casa loro e tutti guardavano la mamma e il
papà con tanta ammirazione. Quello che non capiva era il
motivo per cui tutti sembravano sapere tranne lei. Magari James le
avrebbe raccontato qualcosa.
Si
sentiva stranamente sollevata di non essere finita nella Casa a cui
erano appartenuti i suoi genitori, ma non
riusciva a trovare una risposta al perché. Osservava il
ragazzino di fronte a lei senza smettere di studiarlo e probabilmente
lui se ne accorse perchè ogni pochi attimi sollevava gli
occhi per controllare se lo stesse ancora fissando. Le ispirava una
certa fiducia e la mamma le diceva sempre che aveva un talento naturale
nel capire le persone a primo impatto.
"Possiamo
essere amici?" chiese dopo un altro minuto di riflessione senza paura
di un rifiuto.
Scorpius
Malfoy capì in quel momento che la ragazza che aveva di
fronte era davvero strana. Nonostante tutto accennò
un sorriso fugace e annuì senza esitazione.
"Per
tutte le Pluffe. Papà non sarà contento."
Spazio
autrice:
Eccomi
qui, torno con un nuovo racconto dopo una lunga assenza.
Delle amiche mi hanno fatto tornare la voglia di scrivere su Harry
Potter e ho provato a scrivere qualcosa. Non so ancora cosa aspettarmi
da questa fic quindi non me lo chiedete, potrebbe essere una long fic o
una raccolta di piccole one shot, non ne ho idea. L'unica cosa di cui
sono certa è che sarà incentrata sulla Nuova
Generazione come avete potuto notare.
Probabilmente svilupperò il tutto intorno a tre o quattro
personaggi principali ma ve l'ho detto è ancora tutto da
decidere.
Il primo paragrafo in corsivo è ripreso dall'epilogo di
Harry Potter e i Doni della Morte come tanti di voi avranno capito,
mentre le parole "Non a Serpeverde, non a Serpeverde" sempre in corsivo
che pronuncia Albus sono le stesse riportate da Harry durante il suo
smistamento.
La Rowling ci dice che Albus e Scorpius assomigliano incredibilmente ai
loro padri e che Rose ha i capelli rossi quindi
terrò fede a questa decisione mentre per gli altri
personaggi cercherò di stravolgere un po' l'opinione che ci
siamo fatti di loro ovviamente secondo quella che mi sono fatta io.
EDIT: Nelle virgolette alla fine della frase e in mezzo prima della
frase "Rose pensò..." dovrebbe esserci scritto "Per tutte le
Pluffe, papà non sarà contento" ma non si vede.
Appena riesco cerco di sistemare tutto!
Bene, spero di aver detto tutto, tutti i commenti sono apprezzati
soprattutto se contengono le vostre critiche su questo piccolo prologo.
A presto. Marian.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1 corretto
Capitolo 1
Sei anni dopo.
Nemmeno
le fiamme vigorose del camino riuscivano a sciogliere la tensione
accumulata in quella lunga mattinata. La Sala Comune era
pressochè deserta: a quell'ora erano tutti in Sala
Grande a pranzare ma lui non ne aveva proprio voglia. Il groviglio che
aveva nello stomaco gli impediva quasi di respirare, figuriamoci di
ingerire qualcosa di solido.
Strapazzò
ancora per un po' la chioma indisciplinata che aveva in testa e poi si
gettò su uno dei divanetti al centro della stanza. Con il
capo appoggiato sui cuscini trapuntati, non riusciva a dimenticarsi
quella scena. Respirò a fondo, iniziando a torturare l'orlo
del golf della divisa.
La sua
lingua sfiorava ogni centimetro del collo della ragazza.
Si
alzò di scatto dal divano e ricominciò
a camminare su e giù davanti al camino come un
disperato. Albus provò chiedersi se le intenzioni della
giovane Serpeverde fossero quelle di rovinargli puntualmente le
giornate. Quando l'aveva vista in lontananza svoltare l'angolo del
corridoio ed entrare poi nel bagno delle ragazze del primo piano non
pensava che avesse quelle intenzioni.
Era entrato senza troppi preamboli, sperando di poter chiacchierare un
po'. Era da molto che non si incontravano da soli, senza strane amiche
in giro e parenti pronti ad innervosirli entrambi.
Ovviamente
le cose con lei non erano mai facili, sempre qualche sorpresa pronta ad
attenderlo. Ma mai
avrebbe immaginato di trovarsela davanti mentre se ne stava pacatamente
incollata al muro con il Capitano della squadra di Corvonero a passare
un quarto d'ora piacevole tra una lezione e un'altra.
Sapere
delle sue avventure da terzi era sopportabile ma vederla in azione no!
La
parte davvero sconcertante era stata lo scambio di battute che avevano
avuto. Lei aveva probabilmente sentito la porta
aprirsi e distolta l'attenzione da Will Carter per controllare
chi fosse l'intruso, lo aveva notato
sconcerato ancora sullo stipite.
Gli
aveva rivolto un banalissimo "Ehi Al." seguito da un "ti dispiace? Ci
vediamo dopo!" alludendo al tipo che noncurante di tutto continuava a
baciarla senza esitazione.
Era
uscito da lì imbizzarrito come un centauro e aveva
smesso di borbottare insulti solo quando la Signora Grassa lo aveva
bloccato all'entrata della Sala Comune. Si sarebbe sicuramente
preso la sua piccola rivincita alla prossima partita contro Corvonero: un
bel bolide in pieno viso non glielo toglieva nessuno a quel cretino!
Sua
sorella emerse dal buco del ritratto a distrarlo dalle sue
riflessioni.
"Non
vieni a mangiare? Ti stiamo aspettando da almeno mezz'ora! Potevi
almeno mandare un gufo se proprio non avevi voglia di
vederci." Lily lo rimproverò con sguardo severo,
ottenendone uno ancora più torvo in cambio.
"Non
ho fame e sono incazzato fino alla punta dei piedi Lil, lasciami in
pace per favore."
"Cosa
ha combinato Rosie stavolta?" gli chiese andandosi ad acciambellare sul
tappeto dai toni caldi in mezzo ai divani.
"Se
ti sentisse chiamarla ancora con quel nomignolo ti schianterebbe
all'istante!" rispose lui tornando a sorridere dopo ore di paralisi
facciale da ira.
Le
raccontò l'accaduto e non vedendo nessun segno di
sconvolgimento sul suo viso tentò di rimarcare che si stava
facendo il Capitano della squadra di Quiddich di Corvonero.
"Sinceramente
pensavo che vedesse ancora quell'altro, come si chiama, dai il
battitore!"
Quattordici
anni di vita buttati pensò Albus immediatamente vedendo la
sorella parlare degli innumerevoli ragazzi della cugina senza il minimo
sdegno.
"Comunque
non mi sembra un buon motivo per saltare il pranzo. Alzati subito e
scendi giù con noi." gli ordinò la ragazzina.
In
quei momenti somigliava tremendamente a Ginny, con i capelli rossi
sciolti sulle spalle e gli occhi diffidenti e materni che,
allo stesso tempo,
osservavano fieri l'interlocutore. Vedendolo ancora immobile sul divano
Lily scosse la testa ed uscì da sola dirigendosi verso la
Sala Grande. Si
inserì tra James e Roxanne, cercando di mettersi comoda
sulla panca e cercò subito di incrociare lo sguardo di Rose
che era impegnata in una conversazione con il suo amico serpente.
Quando la Weasley
alzò gli occhi notò la cugina farle
cenno di andare via, sicuramente per parlare con Albus.
Lasciò cadere la forchetta nel piatto e stizzita
incrociò le braccia al petto.
"Hai finito di mettere il broncio? Non mi sembra di aver detto una
grossa assurdità, semplicemente ritengo che Eva Cox sia un
battitore migliore di Thurstan Harris. Dovrebbero cacciarlo se non
riesce nemmeno a tenerti lontano gli avversari, e io di Quiddich ne
capisco poco. Oggi i Grifondoro vi fanno di nuovo il culo,
vedrai."
Ascoltava le parole di Scorpius senza dare troppo peso al discorso.
Albus era di nuovo arrabbiato con lei e non si era presentato a pranzo.
Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di non discutere di nuovo. Non sarebbe
salita a cercarlo, fine della storia.
"Non mi stai dando retta Rose."
"Scusa, stavo solo pensando alla strategia per la partita di
oggi. Il
Capitano vuole cambiare schema e gli altri non
riescono a metterlo bene in pratica." si girò verso il
biondo che la fissava stranito, odiava non essere ascoltato.
Cercò di riprendere la conversazione come se niente fosse e
poi si alzò dal tavolo per andare a prepararsi.
La scuola era in fermento per la prima partita del
campionato, già vedeva alcuni striscioni che lievitavano per
la Sala Grande. Non sarebbe riuscia a concentrarsi quel giorno e Albus
non l'avrebbe mollata un minuto.
Maledetti parenti.
"Dieci punti a Serpeverde!" Il cronista scatenò i
cori della squadra in vantaggio che aveva appena segnato di nuovo, a
dispetto delle previsioni su quella partita.
Gli occhi verdissimi cercavano il boccino guardando oltre le lenti
della mascherina che aveva indossato contro la pioggia.
"Allora, Will ti ha passato gli schemi stamattina?" eccolo
lì, sulla sua Nimbus pronto a sgridarla come se fosse suo
padre.
"Al, non mi serviva nessuno schema. Smettila di comportarti come se
avessi potere decisionale sulle mie scelte." il boccino d'oro le
sfrecciò davanti ed entrambi partirono per prenderlo, le
scope che quasi si sfioravano per la vicinanza.
"Io non mi sto affatto comportando male, sei tu quella che si fa mezza
scuola, non credere che non lo sappia!"
"Non sono fatti tuoi."
"Ah no?! Da quando hai smesso di parlarmi delle tue cose?" le disse con
sguardo allarmato.
"Da quando fai il bacchettone! Lasciami in pace e smettila di starmi
incollato, non riesco a prendere il boccino!"
"Sarebbe anche il mio scopo Rose, non farti prendere il boccino
così posso farlo io! E comunque non sono diventato
bacchettone."
Rose cercò di spingerlo via senza grandi risultati. Una o
due spinte non gli avrebbero comunque fatto male, non avrebbe certo
osato renderle pan per focaccia.
"Mi spieghi che cosa ti prende? E' quasi da un anno che hai allentato
qualsiasi tipo di rapporto, anche con me!"
"Diamine l'ho perso di nuovo!" esalò Rose
riprendendo fiato ed evitando la domanda del ragazzo. Si fermarono
all'unisono, l'uno di fronte all'altra. La pioggia incalzò
nuovamente scrosciando su di loro. Grifondoro aveva segnato due volte e
la partita non sembrava voler finire.
"Dovresti smetterla di comportarti come una stupida Serpeverde una
buona volta!" le urlò addosso tutta la rabbia che
aveva accumulato quel giorno.
Osservò i capelli, una volta di un acceso rosso Weasley ora
tinti di un caldo color cioccolato, scivolarle sulla schiena come scie
di terra bagnata e non potè far a meno di pensare a quanto
si impegnasse per essere diversa da loro.
Dalla sua famiglia. E lui non poteva fare niente per farla
tornare la bambina con cui aveva passato giornate intere a giocare a
casa sua. Ribolliva di rabbia e niente sembrava calmarlo.
"Ma io sono una Serpeverde, vuoi capirlo? Non ti sei mai rassegnato,
sono sei anni che continui a credere che io non l'abbia fatto di
proposito! Non volevo essere una semplice Weasley quado avevo undici
anni e non lo voglio ora! E adesso scusami ma ho una partita da
vincere." si allontanò in sella alla sua scopa
all'inseguimento del boccino. Non si voltò indietro nemmeno
quando Albus continuò a chiamarla per finire la
discussione.
Non aveva mai accettato che lei non avesse chiesto al Cappello di farla
finire a Grifondoro per stare con lui. Non aveva mai accettato che
avesse smesso di parlare con suo padre da quando Hermione l'aveva
lasciato. Non aveva mai accettato niente di lei da quando erano ad
Hogwarts.
"Rose Weasley ha preso il boccino! Serpeverde ha vinto la prima partita
di campionato signori!"
I sotterranei dove era situato il dormitorio Serpeverde non erano mai
stati un luogo accogliente. Le pareti di mattoni erano occupate da
stendardi verde e argento e le fiamme blu e verdi del camino non davano
sicuramente l'impressione di un luogo caldo. Eppure Rose preferiva quel
posto alla Sala Comune Grifondoro che suo cugino Albus le aveva fatto
vedere una volta. Si sentiva più a casa lì, tra
bassi divani e spade agganciate alle mura che nell'accogliente villetta
di famiglia.
Natale si stava avvicinando e non voleva assolutamente tornare a casa
sua, nella desolazione di un divorzio. Suo padre non era mai stato
granchè capace di capire le donne. Aveva trascurato l'unica
cosa che dovrebbe contare nella vita: la famiglia. Hermione era una
donna esigente, forte, paziente, ma non abbastanza da sopportare un
uomo che non la guardava nemmeno più. E così
aveva deciso di lasciarlo e di gettare tutti loro in quella situazione
di merda.
Strinse la mano di Scorpius che le stava raccontando quanto fosse
felice per la vittoria di quel pomeriggio. Si voltò a
guardarlo oltre la sua spalla e gli sorrise strizzando
un'occhio.
"Che voleva Albus oggi durante la partita?" le chiese d'un
tratto.
Non pensava che se ne fosse accorto qualcuno ma evidentemente l'amico
aveva notato il loro scambio di parole durante la caccia al boccino.
"Litigare, come sempre. Stamattina mi ha vista con Carter dopo la
lezione di Erbologia e ha dato di matto. Non capisce."
"Lascia perdere, domani ci parlo io. Così una buona volta la
smette di farsi mille paranoie. Perchè non pensa a
quello che fa Kalinda invece di stare dietro alle tue cazzate, proprio
non lo capisco. E tu l'hai fatto di proposito vero? Non hai combinato
niente con Carter a giudicare da quanto era
incazzato oggi in Sala Grande."
La ragazza scoppiò a ridere e annuì tornando a
porgergli il collo dove Scorpius stava lasciando invisibili tratti con
le dita.
"E poi sai quanto gliene importa di quella. Stanno insieme ma ancora
non mi spiego il motivo. Dovrebbe cercarsi una ragazza
più..."
"..più simile a me?" Rebecca Marie Netherwood fece
un giro su se stessa facendo svolazzare i lunghissimi boccoli biondi.
Si accomodò in un angolino del divano dove erano sdraiati
gli altri due e sorrise a trentadue denti facendo spuntare quelle
fossete adorabili nelle guance.
"Non so, ma sicuramente non a quella svampita che somiglia in tutto e
per tutto a sua madre Calì! Come si fa ad essere
così pettegole? Mi stupisce soprattutto che piaccia
a mio cugino."
"Stupisce anche me questo fatto. Ed è per questo che
organizzerò qualcosa per incontrarlo e fargli vedere quanto
io sia superiore a quella mezza indiana!" rimasero a chiacchierare
ancora per un po' poi Rebecca se ne andò lasciandoli di
nuovo soli.
"La tua migliore amica si metterà contro mezza Grifondoro."
proferì Malfoy ghignando proprio come suo padre.
"Lo so, ma mi piacerebbe molto vederla in battaglia contro quegli
spavaldi. Sarà divertente camminare sui loro corpi quando li
farà a pezzi!"
"Non scherzare, Kalinda ha un sacco di amiche che potrebbero stenderla
con un solo incantesimo, se prova a mettersi tra lei e Potter rimani
senza amiche donne."
"Ma figurati, Albus non riuscirebbe a mentirle su un incontro segreto
con un'altra ragazza quindi non ci andrà e basta. Lo
conosco, fidati." si girò per scoccargli un sonoro bacio
sulla guancia e poi se ne andò nel dormitorio femminile.
Scorpius sorrise in modo involontario prima di pensare a quanti guai
avrebbe portato quel nuovo anno.
Non ne aveva nemmeno una vaga idea.
Spazio
d'autore:
Salve a tutti!
^^
Questo
primo capitolo è ambientato come ho scritto
all'inizio sei anni dopoil prologo ovvero durante il sesto anno dei
nostri giovani protagonisti. Ricordo a tutti che Lily è
più piccola di Albus e ha due anni in meno quindi frequenta
il quarto anno in questo caso.
Kalinda
è la ragazza di Albus come avete potuto notare, ed
è la figlia di Calì Patil e un ragazzo francese
incontrato al ballo del Ceppo, non so se la Rowling abbia mai parlato
del suo futuro ma ho immaginato che avesse acciuffato il francesino!
Se avete altre
domande o comunque volete chiarimenti su alcuni punti in cui non sono
stata chiara chiedete pure sarò felice di rispondervi
attraverso il servizio mail di EFP.
Spero che
abbiate apprezzato. Ringrazio tutti quanti per le recensioni e per aver
inserito la storia tra i preferiti e le storie seguite. Sono contenta
che vi sia piaciuta tanto.
Se avete
due minuti per commentare anche questo e farmi sapere cosa ne pensate.
Un bacio a tutti. Marian.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
capitolo 2 corretto
Capitolo
2
I
giardini di Hogwarts, all'inizio dell'inverno, regalavano uno scenario
mozzafiato e tanta tranquillità ai pochi visitatori che non
si facevano intimidire dal freddo. Ghirigori di neve candida
abbracciavano i sottili rami degli alberi dei cortili, cadendo a volte
sulle panchine di marmo grigio e sull'erba gelata.
L'intera
scuola era ancora assopita e solo le antiche mura si beavano delle
prime luci della giornata, insieme ad uno studente che di dormire ormai
non ne aveva più voglia.
Albus
Severus Potter si sentiva proprio come una pozione messa a bollire
sulla fiamma a fuoco lento. E malediceva quella ragazza per le parole
che gli versava addosso ogni volta, ma soprattutto malediceva se stesso
per l'importanza che le dava, per non riuscire a contrastare
quell'assurdo sentimento che lo invadeva ed infestava i suoi pensieri
quotidianamente.
Si
girò nel letto senza trovare una posizione comoda,
stropicciando le lenzuola sotto il suo peso. Era sveglio
da ore, aveva visto l'alba trafiggere le fioche stelle che
brillavano sul castello:
non era riuscito ad addormentarsi dopo l'incubo che aveva interrotto il
suo sonno tranquillo e ora il silenzio lo imprigionava in una trappola
di pensieri da cui non riusciva ad uscire.
E
pensare che in quelle settimane aveva cercato di tenersi occupato ogni
minuto per non avere il tempo di pensare se non prima di addormentarsi
-e aveva cercato di esaurire le energie durante il giorno, per
accorciare anche quel
frangente di tempo- ma nulla ora gli impediva di affrontare quei
ricordi che lo tormentavano da mesi.
Doveva
smettere di pensare a lei.
Sbuffò sonoramente, infastidendo i compagni di dormitorio
che ancora sonnecchiavano beati.
Si
alzò dal letto a baldacchino ormai in preda all'ira. Non
aveva più senso cercare di riprendere sonno, così
decise di farsi una doccia e cercare qualcosa da fare prima della
colazione.
Gli
occhi verdi nello specchio appannato dal vapore del bagno gli
rimandavano l'immagine di uno spettro, un ragazzo che non era in
sè ormai da tempo.
Afferrò
con entrambe le mani il lavandino e vi si appoggiò
incassando la testa fra le spalle.
Prese
fiato e andò a vestirsi, pronto ad affrontare quella
giornata che si prospettava orribile.
Il
Natale non sarebbe stato una passeggiata quell'anno.
"Scorpius
faremo tardi! Datti una mossa."
La
giovane Weasley scosse il corpo che le giaceva di fianco senza un
minimo di delicatezza. Il dormitorio maschile si era svuotato e
finalmente non era più soggetta agli sguardi indagatori dei
compagni maliziosi.
Si
era addormentata nel letto dell'amico mentre chiacchieravano e al
risveglio erano stati sottoposti ad interrogatori e occhiate loquaci. E
c'era chi sosteneva che i Serpeverde si facevano i cazzi
loro!
Continuò
a tentare l'impresa impossibile: svegliare il biondino dopo avergli
fatto fare le ore piccole.
"Dai
Scor, oggi è l'ultimo giorno prima delle
vacanze di Natale e poi siamo finalmente liberi per un po', smettila di
fare storie e alzati!" lo rimproverò con cipiglio severo,
sperando che si accorgesse di qualcosa e non fosse ancora in fase rem.
"Odio
il Natale... lasciami dormire." mugugnò infilando la testa
bionda sotto il cuscino.
"Lo
so, me lo ripeti da sei anni, adesso tirati su e non fare il bambino."
rispose la mora mettendosi le mani sui fianchi, già
esasperata da quella giornata.
"Quando
fai così sembri proprio una Weasley." ruggì
Malfoy da sotto il piumone e in risposta la ragazza gli
lanciò il cuscino uscendo dal dormitorio senza esitazione.
"Quindi
state insieme adesso?" Braxton Zabini, Prefetto
Serpeverde, uscì dal bagno tamponandosi i capelli
scuri con un asciugamano e stringendosi con l'altra l'accappatoio
addosso. Credeva che fossero usciti tutti e invece quella
serpe era ancora lì a spiarlo.
"Non
dire stronzate, si è
addormentata mentre parlavamo. Figurati se anche solo l'ipotesi di una
storia possa passarci per la testa. Non reggeremmo nemmeno come
trombamici." rispose ghignando per quell'assurda possibilità.
Quell'essere
malefico sembrava voler diventare la sua coscienza. Si conoscevano da
una vita, i loro genitori erano amici d'infanzia e poteva dire che
fosse la persona
più simile ad un fratello per lui. Il moro gli
lanciò un'altra occhiata mentre se ne stava sulla porta ad
attendere una risposta.
Non
aveva mai pensato a lei in quel senso, probabilmente erano troppo amici
per pensare di intraprendere una relazione. Scacciò via quel
pensiero e si alzò dal letto, si preparò in
fretta e furia vista l'ora tarda e scese in Sala Grande con una fame
che l'avrebbe divorato di lì a poco.
Appena
allungò la mano per afferrare un paio di fette biscottate, i
piatti sparirono dal tavolo lasciandolo a bocca aperta e asciutta.
Imprecò
sonoramente e chiuse gli occhi per cercare di calmarsi. Doveva
aspettare fino all'ora di pranzo per mettere qualcosa sotto i denti,
maledizione.
Si
trovò di fianco Rose che ghignò di fronte alla
sua faccia snervata. La Sala Grande era ingombra di festoni e ai
quattro angoli della stanza c'erano gli alberi di Natale addobbati con
i colori delle case.
"Odio
il Natale" proferì di nuovo. Chissà
perchè tutti erano così entusiasti del
Natale.
"Lo
so, Grinch."
"E
chi cazzo è adesso questo Grinch?!"
L'amica
gli lanciò una ciambella con su scritto "Merry Christmas" e
lui l'addentò affamato anche se un po'
controvoglia.
"Ti
adoro."
"So
anche questo."
Le
prime lezioni della mattinata erano state una noia mortale. Storia
della Magia e Divinazione erano state talmente soporifere che, anche
tra i più reticenti ad ammetterlo, tutti erano contenti di
correre nell'aula di Trasfigurazione.
Dopo
la morte di Silente, la professoressa McGrannitt aveva preso il suo
posto come preside nella scuola e trovare un sostituto per la cattedra
non era stato facile. Non fin quando una delle sue allieve preferite si
era offerta per il posto d'insegnante.
Hermione
Granger aveva sempre avuto un amore sconfinato per lo studio e questo
era risaputo. Dopo la separazione dal suo storico amore aveva deciso di
occupare le giornate lavorando sodo e quello di insegnante era uno di
quegli impieghi che le permettevano di lavorare a contatto con
ciò che le piaceva e di stare con i figli il più
possibile.
Un
po' meno entusiasti di quella scelta erano stati proprio Rose e Hugo
che però, dopo diversi anni, si erano rassegnati all'idea di
sopportare una madre insegnante.
Serpeverde
e Grifondoro quella mattina avevano lezione insieme e così
quando tutti gli studenti del sesto anno si riversarono sui banchi,
rigorosamente Grifoni seduti da un lato e Serpi dall'altro, la Granger
si lasciò sfuggire un sorriso. Non erano cambiati poi tanto
i ragazzi in quegli anni, pensò con nostalgia.
Cercò
di non sbilanciarsi troppo nel salutare sua figlia, che odiava essere
vista dagli altri studenti con sua madre, e poi cominciò la
lezione senza troppi preamboli.
Seguirono
le parole della prof che stava spiegando
come trasformare un sasso in un cerbiatto e cercavano di mostrare un
minimo di interesse, ma dopo la prima mezz'ora tutti furono costretti a
ricredersi: neanche Trasfigurazione era poi tanto divertente.
"Per
finire, posso annunciarvi che non sarete liberi
dallo studio nemmeno durante queste vacanze. Esercitatevi a trafigurare
oggetti inanimati in qualcosa che respiri e poi portatemi una bella
relazione, diciamo sei fogli di pergamena, sulle difficoltà
dell'esercizio e sui vantaggi che implica. Potete andare. Ah, signor
Nott, la prego di non trasformare il suo cucchiaino in un altro mostro
preistorico. Eviterei di dare fuoco all'albero di Natale con un drago
ancora una volta."
I
ragazzi sghignazzarono un po' di fronte al rossore del timido
Serpeverde e augurarono buone feste alla prof correndo via dall'aula
prima che assegnasse loro compiti extra.
Albus
terminò di rimettere le cose in ordine e, stando a testa
china, non si accorse della donna che lo osservava un pelino
preoccupata.
"Qualcosa
non va tesoro?" chiese l'ex Grifoncina con aria materna.
"No
prof, tutto bene."
"Sai
che odio essere chiamata così fuori dall'orario di lezione.
Puoi parlarmene se vuoi. Sono sempre stata abbastanza brava ad
ascoltare i problemi di voi Potter."
Il
ragazzo sorrise ricordando la complicità che lei, suo padre
e lo zio Ron avevano sempre avuto in quegli anni.
"Sono
solo un po' nervoso, tutto qua. E' stata una settimana un po'
pesante."
"E
c'entra qualche ragazza." disse sicura notando il suo lieve
imbarazzo.
"Non
è solo quello, se vuoi la verità è
Rose che mi fa un po' preoccupare. E' sempre così...
così dannatamente Serpeverde!
Ormai si chiude a riccio, non parla più con nessuno di noi e
quelle poche volte che lo fa è per litigare."
Si
appoggiò stanco alla cattedra di fianco alla donna che gli
stava gentilmente carezzando una spalla.
"E'
anche colpa mia Albus, dopo che io e suo padre ci siamo lasciati
è peggiorata. E' stato doloroso per tutti ma io non potevo
andare avanti in quelle condizioni. E l'ho fatto soprattutto per loro,
perchè non crescano con un'idea sbagliata di famiglia. Ron
si è inasprito con gli anni e io ne avevo abbastanza. Ma
Rosie è così, non puoi farci niente. Non lo fa di
proposito, la sua è una difesa, capisci? Non vuole essere
come suo padre, non vuole essere nemmeno come me se è per
questo, ma la comprendo. Ha scelto una strada... ma vedrai che presto
si accorgerà di ciò che è in
realtà."
"Lo
spero perchè mi sta facendo dannare. Sembra che voglia a
tutti i costi allontarci." sospirò e lasciò che
il capo gli ciondolasse all'indietro.
"Non
essere così duro con lei, vedrai che pian piano si
scioglierà. Devi darle del tempo." Hermione sorrise di
nuovo. Albus le ricordava Harry quando aveva la sua età, con
mille problemi e altrettante insicurezze. Era soltanto grata che i
ragazzi non dovessero affrontare quella guerra che aveva stremato loro
durante gli anni ad Hogwarts; sperava con tutto il cuore che non si
facesse viva nessuna minaccia all'orizzonte ma non sapeva
ancora quanto si sarebbe rivelato veritiero quel presentimento.
I
preparativi per la festa di Natale erano giunti al termine. Gli
studenti se ne tornavano ai rispettivi dormitori per mettersi in
ghingheri e i professori tiravano un sospiro di sollievo in vista di
quelle meritate vacanze.
Nelle
stanze di Grifondoro le ragazze erano in fermento. Nell'aria si sentiva
il vociare delle studentesse che lanciavano incantesimi arricciacapelli
e quant'altro, pronte a mettersi in mostra come tutti gli anni. Urletti
isterici provenivano da tutti gli angoli e facevano sobbalzare perfino
gli orgogliosi ragazzi di Grifondoro che dalla Sala Comune attendevano
le rispettive dame per andare finalmente a godersi la cena.
"Come
se queste maledette feste fossero una gara a chi ha l'abito
più bello o i capelli acconciati nel modo più
ridicolo!" se ne uscì James accendendosi una sigaretta di
fianco al camino noncurante del regolamento.
"Tanto
lo sai che è così tutti gli anni, probabilmente
ritengono ancora di poter trovare il principe azzurro o cose simili
quando invece sanno bene quello che vogliamo da loro, che poi
è quello che vogliono anche le ragazze, una sana e
rigenerante scop--" Scott Forst si ammutolì quando la
giovane e ancora innocente sorella di James si avvicinò,
impedendogli di terminare la frase.
Fasciata
in un abito azzurro ghiaccio, con la chioma fulva domata alla
perfezione da un fermaglio a forma di farfalla, faceva davvero la sua
bella figura per avere solo quattordici anni. Sorrise amabile a tutti i
presenti in sala notando poco dopo di essere l'unica ragazza in orario.
"Ragazzi,
tutto bene? Vi vedo un po' impazienti." proferì mentre
rubava la sigaretta al fratello per gettarla subito fra le fiamme.
"Questa roba ti fa male, e poi è vietato fumare all'interno
della scuola! Lo dice sempre zia Hermione che il regolamento va
rispettato."
"Ma
da chi avrai preso?
Nemmeno mamma e papà sono mai stati così ligi al
dovere. Devi avere qualche gene fuori asse sorellina."
ridacchiò Potter lanciandosi sul divanetto.
Incrociò le braccia al petto e si mise a sbuffare
impaziente.
"Con
chi è che vai alla festa alla fine? Se non sbaglio quello
schianto della Preston ti aveva invitato..." chiese Forst scrutando
attentamente l'amico.
"Ma
scherzi, quella è una pervertita e appena può mi
mette le mani addosso, non la sopporto. Le donne che prendono
l'iniziativa così schiettamente non mi piacciono. Ho
accettato l'invito di Meredith Hollis, sesto anno e un corpo
da favola!"
I
due si batterono il cinque e si rimisero in attesa fino a quando dal
dormitorio maschile uscì Albus, con felpa e pantaloni della
tuta e si gettò malamente su una poltroncina con un tomo
enorme sulle ginocchia.
"Non
dirmi che non vieni nemmeno quest'anno." piagnucolò Lily
ancorandosi al bracciolo della sua poltrona e facendo anche fatica a
stare in quella posizione, visto l'abito che le imponeva una certa
compostezza.
"Non
mi piacciono le feste, non mi sono mai piaciute, non so ballare e mi
fanno schifo tutte queste stronzate da reginetta del ballo!"
ringhiò il moretto tuffando il naso tra la pagine ingiallite
del tomo
che aveva preso quella mattina in biblioteca.
"Ma
dai, staresti benissimo in abito da cerimonia e poi Kalinda con chi ci
va, scusa? Non si perderebbe la festa per niente al mondo!"
ribattè la rossa con poco tatto.
"Esatto
Al, che cosa ci fai ancora così? Mi avevi promesso che
saresti venuto..." la giovane in questione si
precipitò giù dalle scale fino a piazzarsi di
fronte al suo ragazzo con aria bellicosa.
"Lemaire
non farti prendere dall'ira, sai che odia queste cose."
cercò di intervenire James in aiuto al fratello
minore.
"Un
corno! Per la barba di Merlino, cosa succede?"
"Ma
dai, lo conosci, non fanno per lui le feste." tentò ancora
il maggiore dei Potter vedendo il povero malcapitato mettersi le mani
nei capelli di fronte alla rabbia della sua ragazza.
Kalinda
Lemaire non era certo una tipa tranquilla. Pettegola come poche, ma con
un cuore tenero, in fondo era pur sempre una Grifondoro. Erano
abbastanza famose le sue sfuriate, come lo era il suo codazzo di amiche
che sempre in prima fila le reggeva il gioco. Avevano in mano tutte le
iniziative di Hogwarts, in quanto membri del consiglio studentesco, e
ne facevano di tutti i colori a quei poveri studenti. Non perdevano
occasione per organizzare feste
(una più bizzarra dell'altra) e tiravano fuori sempre gare
che facevano sbiancare i più sobri studenti.
Per
tutta risposta, quella specie di strega mezza indiana e mezza francese
si girò con aria di sfida e capita l'antifona si
allontanarono tutti per lasciarli soli.
"Kali
sei bellissima...." cercò di ammansirla Albus, ma
la ragazza non si fece raggirare nonostante sapesse bene che lo pensava
sul serio. E voleva anche vedere se dopo aver speso una cifra
esorbitante per quell'abito e mezzo pomeriggio a prepararsi non sarebbe
risultata splendida!
"Non
me ne frega proprio niente dei tuoi stupidi complimenti in questo
istante! Adesso fili a cambiarti o di me non sentirai nemmeno parlare
d'ora in poi!"
"Mi
dispiace ma non verrò. Non sopporto l'idea di dover stare in
mezzo a tutta quella gente imbalsamata. Però quando torni se
vuoi stiamo un po' insieme, ti aspetto sveglio."
"Senti
se vuoi litigare non è proprio la serata giusta, mi sono
stancata di questi tuoi continui atteggiamenti da essere superiore, e
mi sono stancata di questa scusa ogni volta che c'è qualcosa
di divertente da fare! Chi credi di essere, sai quanti ce ne sono
lì fuori pronti a prendere il boccino al volo? Ne hai almeno
una vaga idea? Stiamo insieme e mi fai questo, te ne rendi
conto?"
"Ti
prego non fare così..." le si avvicinò con aria
da cucciolo e le prese le mani, portandosene una alle labbra.
La
ragazza si addolcì un poco e sorrise vedendo quanto gli
costasse quel gesto di fronte a tutta Grifondoro.
"Non
pensare di esserti guadagnato il paradiso Albus, ti voglio in sala
entro mezzanotte, almeno per il brindisi di auguri!"
Il
moro abbassò il capo pensando che non sarebbe riuscito a
fare pace con lei se non avesse davvero fatto come diceva. La vide
uscire dal buco del ritratto ancora indispettita e poi si
ributtò sulla poltroncina con fare disperato.
Gli
studenti ridacchiarono e suo fratello gli diede dello zerbino facendo
aumentare l'ilarità generale.
"Cos'avete
da guardare?! Non avete per caso un ballo voi altri?" furono le ultime
parole che urlò prima di sbattersi la porta del dormitorio
alle spalle, imbarzzato e indispettito.
Quando
i festeggiamenti inziarono ufficialmente, il chiacchiericcio su
quell'ultima faccenda non si era ancora fermato. E la voce giunse anche
a Serpeverde dove più di una persona si fece una sana risata.
"Io
non lo costringerei mai a fare qualcosa che non vuole. Quella vipera
è insopportabile." sbuffò Rebecca mettendosi
seduta in mezzo ai due amici.
"Dite
tutte così, poi alla prima occasione vi mettete a stringere
le catene e a reprimerci come se fossimo ippogrifi!" rispose Scorpius,
storcendo il naso da purosangue solo all'idea.
"Ma
sentitelo, pronto a difendere il genere maschile a suon di stupeficium!
Come se la colpa fosse sempre nostra e voi non combinaste guai di
continuo." disse Rose pronta ad attaccare briga.
"Noi?
Guarda che non siamo noi a fare i melensi e i carini per attirare la
vostra attenzione per poi inchiodarvi al letto e gestire le vostre vite
eh!"
"Come
se vi dispiacesse, ma falla finita!" e così dicendo si
alzò dal divanetto facendo frusciare l'abito di seta verde
che aveva scelto per quella sera.
Malfoy
lanciò un'occhiataccia all'amica ancora seduta di fianco a
lui.
"Ma
io volevo soltanto offendere quella stupida Grifondoro!" si
difese prontamente lei aggiustandosi meglio una ciocca bionda dietro
l'orecchio.
"Quella
la prende sempre sul personale e tu
tiri ancora fuori
certi discorsi?" si imbronciò anche lui come un bambino e
stizzito uscì in terrazzo senza dire più una
parola.
L'aria
fredda di dicembre e l'odore dell'inverno gli fecero tornare a galla
tanti ricordi. Sua madre lo portava sempre a passeggiare nella neve
quando era piccolo. Diceva che sembrava di camminare nell'infinito
quando i grandi campi di Malfoy Manor erano coperti da quel manto
bianco e si vedevano solo le luci della città in lontananza.
Si
accese una sigaretta e se la infilò tra le labbra con
pigrizia. I suoi erano sempre stati abbastanza affiatati come coppia ma
l'ultima volta che era stato a casa li aveva visti un po' strani.
Sperava soltanto che il rientro del giorno successivo non gli avrebbe
riservato qualche sorpresa.
Si
voltò verso l'entrata e vide Rose danzare aggraziata con un
Tassorosso dall'aria presuntuosa. Era davvero bella quella sera, con
l'abito verde smeraldo che metteva in risalto il suo orgoglio
Serpeverde e i capelli mossi lasciati liberi sulle spalle.
Il
soriso
gli si spense sulle labbra quando nel suo campo visivo entrò
James Potter a chiedere un ballo alla cugina. Rose accettò
senza dire una parola, tanto già sapeva cosa volesse da
lei.
"Allora,
chi ti accompagna stasera, Rosie?"
Storse
il naso sentendo quel nomignolo pronunciato con una punta di sarcasmo.
"Sono
venuta con Scorpius, nessuno dei due aveva voglia di trovarsi una
comparsa serale. E tu invece? Ti ho visto con la Hollis, non ti
scollava gli occhi di dosso. Adesso che ci faccio caso ti sta
fissando ancora e sta ridendo con qualche frivola amica."
"Sei
sempre un tesoro. Anche Albus ha cominciato a ricevere il trattamento che
riservi a noi comuni mortali vedo."
"Se
volevi fare lo spiritoso bastava fermarmi in mezzo ai corridoi, non
serviva invitarmi a ballare. Ah, ma voi Grifondoro fate le cose con
stile, non fate piazzate. Tuo fratello mi rimprovera durante la partita
di Quiddich, tu durante un ballo, chissà cosa si
inventeranno Lily e Hugo invece. Sono proprio curiosa di vedere quale
altro asso tireranno fuori da quelle loro maniche rosse e
oro!"
"Certo,
sputare nel piatto dove hai sempre mangiato deve essere divertente per
te. Un po' meno per noi, ma se è contenta vostra
altezza.
E comunque non volevo parlarti di questo. E' di Albus che volevo
parlare. Devi parlargli, è diventato insopportabile quasi
quanto te." ammise sorridendo appena.
"Non
sono affari miei, non devo fare proprio niente. Dovrebbe crescere e
rassegnarsi all'idea che io non sia come voi." lo rimbeccò
la Weasley distogliendo lo sguardo da quello intenso del cugino.
"Per
favore Rose, parlagli,
fallo contento."
Sentire
James chiedere qualcosa con quel tono supplichevole la fece ridere di
cuore. Lui se ne accorse e arrossì lievemente, spingendosi
gli occhiali dalla montatura moderna sul naso.
"Vedrò
cosa posso fare. Adesso raggiungo gli altri." si staccò
dolcemente da lui mentre le faceva un inchino ironico, poi si
voltò ed uscì in terrazza dove aveva appena visto
un certo biondino farsi i cazzi suoi.
"Allora,
vedo che ti stai divertendo." constatò sarcastica alludendo
al fatto che fosse lì da solo con una faccia lunga che
faceva invidia a quella della preside.
"Odio
il Natale."
"E'
la terza volta che me lo dici oggi, l'ho capito."
"Si
si...vedo che anche tu te la stai spassando, sembravi entusiasta di
passare un po' di tempo con quel coglione di tuo cugino." si accese
un'altra sigaretta per tenere le mani occupate ma Rose gliela
rubò con aria birichina senza avere intenzione di
restituirgliela.
"Dovevo
ingannare il tempo visto che il mio cavaliere non mi invita a ballare
perchè non ne è capace." lo stuzzicò
guardandolo di sottecchi. Sapeva che odiava essere messo in
discussione. Poco dopo infatti le prese una mano e con l'altra le cinse
la vita senza chiederle il permesso.
Ballarono
lì da soli, in terrazzo, con la musica che arrivava dalla
Sala Grande. Sentivano le risate dei ragazzi, il freddo sulla
pelle e il ghiaccio sotto i piedi che li rendeva un po' impacciati, ma
in quel momento ad entrambi pareva di essere in una bolla. Come se si
fosse creata una certa magia.
Scorpius
le regalò uno dei suoi meravigliosi e rari sorrisi e lei lo
ricambiò appoggiando poi il capo sulla sua spalla. Le note
del lento sembravano interminabili ma per una volta non le parse una
sofferenza. Stava bene, stava sempre bene con lui ma in quel momento si
sentiva leggera.
La
sigaretta che Rose aveva tra le dita si consumò rapidamente
e le bruciò la pelle. Si lasciò sfuggire
un'imprecazione e si scostò da Scorpius im modo un po'
brusco.
Guardò
di sfuggita la sala e vide entrare suo cugino Albus in quell'istante.
Non fece in tempo ad incrociare il suo sguardo perchè Malfoy
le prese l'indice tra le dita per controllare che non si fosse fatta
male.
"Sei
davvero maldestra Weasley..." sollevò lo sguardo mentre la
ragazza alzava gli occhi al cielo.
"Chi
è che non sa ballare insomma?" le prese la mano facendole
una linguaccia e la trascinò dentro cercando con gli occhi
la Netherwood che li stava aspettando su un divanetto.
Buttò
un'altra occhiata verso l'angolo in cui Albus e Kalinda stavano
chiacchierando. Lei sembrava davvero felice di vederlo ma il ragazzo,
senza cravatta e con la camicia un po' in disordine, si
guardava in giro senza ascoltare realmente la sua interlocutrice.
Non
si accorse nemmeno che lo stava trascinando verso la pista da ballo
perchè aveva fissato gli occhi in quelli verde-azzurro della
Weasley.
Si
rese conto di essere stato invischiato nelle danze solo quando
sentì il contatto con la folla, ma era troppo tardi e
distolse lo sguardo per cercare di uscire da quel pasticcio perdendo di
vista Rose.
"Andiamo
via dai, la festa è diventata noiosa." disse la mora con
tono piatto portandosi via i due amici.
Quelli
la seguirono senza fare storie ma giunti in corridoio la biondina
incontrò una vecchia fiamma e visto il tasso alcolico se ne
infischiò dei due che la guardavano allibiti e disse che
sarebbe rientrata tardi quella sera.
Giunti
nei sotterranei si fecero due
risate e con un piccolo incantesimo Rose riuscì a far
entrare
anche Malfoy nel dormitorio femminile dove si gettarono esausti sul
letto della strega.
"Quella
è fuori come un balcone, hai visto come ci ha piantati
stasera?" si lagnò Scorpius togliendosi giacca e
camicia.
"Già.
Ma è così da sempre, sei tu che non te ne sei mai
accorto. Soltanto quando parla di mio cugino in quei termini dovresti
renderti conto della sua follia. Ah, Scor ti ricordi che mia madre ti
ha invitato il 26 da noi?"
Lui
annuì e Rose gli lanciò un pacchetto, sparendo
poi dietro ad un un paravento dai motivi orientaleggianti.
"Che
novità...! Non fai mai regali a Natale, dici che
è uno spreco di tempo ed energie... anche se poi non dai
certo indietro quelli che ti facciamo noi puntualmente."
Scartò
il pacchetto stando attento a non rovinare la confezione e ne
tirò fuori una palla di vetro al cui interno si agitava una
specie di nebbiolina. Gli sembrò di vederci l'amica che
sorrideva gentile ma sparì in un lampo senza dargli il tempo
di capire.
"E'
una sfera dei desideri, ti mostra ciò che vorresti di
più nel momento in cui ci guardi dentro. L'ho vista l'altro
giorno ad Hogsmade e te l'ho presa senza neanche pensarci. Non dirlo a
Becky però, si infurierebbe se sapesse che ti ho comprato un
regalo."
Lo
raggiunse con indosso solo una maxi maglia con la stampa di una famosa
band babbana e si accoccolò vicino a lui cercando di non
guardare nella sfera. Non voleva sapere cosa le avrebbe
mostrato.
Malfoy
poggiò il regalo sul comodino e le diede un bacio sulla
fronte ringraziandola per quel pensiero.
Lasciò
che lo abbracciasse e si beò delle leggere carezze che
lasciava sul suo torace.
"Non
avevo mai notato questo neo."
gli disse indicando la clavicola. Ci passò le dita
iniziando a fare dei cerchi concentrici intorno a quel puntino scuro
con delicatezza, facendo scorrere le dita su e giù sulla
pelle
serica dell'amico.
Scorpius
pensò che lui, invece, non aveva mai notato quanto fosse
bella... ma si diede subito dello sciocco e distolse l'attenzione dalle
lunghe gambe nude della sua migliore amica. Risentì la voce
di Braxton che quella mattina gli aveva chiesto se stessero insieme e
lo maledisse per avergli fatto venire quelle strane idee.
Aspettò
che Rose si addormentasse poi la mise sotto le coperte e, preso il
regalo, se la filò prima che quegli assurdi pensieri
mettessero in moto delle reazioni pericolose.
...
Non si sarebbero visti fino alla cena a cui l'aveva invitato la
madre
di Rose e, se prima non vedeva l'ora che arrivasse quel giorno per
fuggire un po' dal clima natalizio di casa, in quel momento
pensò che invece avrebbe
fatto bene a stare un po' lontano
da lei... magari
sarebbe rinsavito.
Spazio
autrice:
Ragazzi
scusate il ritardo mostruoso ma tra i problemi con la linea,
l'ispirazione che viene e va e tutto il resto non sono riuscita a fare
di meglio. Il capitolo è ricco di contenuti stavolta, le
cose si
stanno evolvendo e, visto che ho già iniziato a buttare
giù quello successivo, vi dico solo di tenere gli occhi
aperti!
Alcuni particolari sono importanti.
Anche se un
po' in ritardo vi auguro un buon anno e per chi è
cattolico anche un buon Natale. E' tutto direi, se avete da chiedere
non esitate e fatemi sapere se vi è piaciuto o meno il
capitolo.
Ringrazio ancora tutti coloro che hanno inserito la storia tra i
preferiti e tra le storie seguite/da ricordare. E un grazie va anche a
chi ha commentato, ma soprattutto devo ringraziare la mia beta che mi
sopporta pazientemente e fa un lavoro splendido ogni volta! Non so cosa
farei senza di lei che mette a posto tutte le virgole e il resto nel
testo (è probabile che infatti mi sia sfuggita qualche
virgola
rossa tra le righe ma abbiate pazienza!)
Bene, alla
prossima. Con affetto, Marian.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3 corretto
Capitolo ripubblicato,
mi hanno fatto gentilmente notare che alcune frasi non si leggevano.
Spero che adesso vada tutto bene.
Capitolo 3
Il Natale per i maghi era tutt'altra storia che per i babbani.
Per i purosangue, il Cattolicesimo era spesso pura follia, ma lo stesso
era anche per i mezzosangue che
avevano vissuto nel mondo babbano fino agli undici anni, : dopo
la scoperta della magia, non risultava più
credibile.
E' difficile credere in una figura divina che fa miracoli, se tu stesso
sei capace di moltiplicare pani e pesci essendo un mago. E dopo le
svariate resurrezioni di Lord Voldemort anche il più grande
dogma del Cristianesimo non risultava più così
impensabile.
Si poteva benissimo presupporre che Cristo fosse un mago.
Eppure le tradizioni di quella religione, radicate nell'animo umano,
erano dure a morire.
Il Natale ne era un chiaro esempio. Non c'era da stupirsi: anche i
maghi erano mortali e come tali necessitavano di un appiglio, di una
base più o meno discutibile su cui fondare le proprie
domande esistenziali; quella festività rappresentava il loro
concetto di unione e famiglia, il loro momento di speranza.
Hermione Granger era sempre stata poco credente e molto pragmatica, ma
chi era lei per privare i suoi figli di un giorno unico come il Natale?
Anche quell'anno aveva preparato con cura l'albero: Hugo aveva fatto
levitare le palline di vetro bianche e oro in modo aggraziato e lei lo
aveva osservato con occhi orgogliosi mentre le faceva posare sui rami
folti e profumati dell'abete. Certo, avrebbe preferito che sua figlia
prendesse parte a quel momento intimo e raccolto, ma non gliene fece
una colpa.
Rose, dalla sua poltrona, aveva gettato occhiate ogni tanto, scuotendo
il capo
da dietro la sua rivista, quando sua madre e suo fratello si lanciavano
qualche addobbo scherzando. Con le gambe accavallate e un gomito
poggiato sul bracciolo di broccato color panna, l'ultimo numero di
Whitches 2000 in una mano e un bicchiere di Idromele nell'altra dava
proprio l'idea del puro relax. Non si sognava per
alcun motivo di alzarsi per attaccare stelle di ghiaccio sui vetri
delle finestre, però apprezzava lo sforzo che sua madre
faceva per rendere la casa accogliente.
Era il primo Natale senza suo padre, il primo in cui la sua testa rossa
non sarebbe comparsa nella foto di famiglia, il primo in cui nonna
Molly non avrebbe consegnato i suoi maglioni colorati la sera della
Vigilia.
Non odiava sua madre per la scelta che aveva fatto, non odiava nemmeno
suo padre per aver lasciato andare tutto in frantumi. Era abbastanza
grande da sapere che l'amore eterno non era reale ed aveva una mente
abbastanza aperta per capire che Hermione, idealista com'era, non
avrebbe più accettato un matrimonio senza amore. Non c'erano
stati troppi pianti, nessuna tragedia al momento della separazione,
nessuno aveva strappato fotografie o lanciato piatti in preda all'ira.
Era successo tutto in silenzio, senza sollevare polvere. Hugo in
principio non aveva accettato la situazione ma pian piano si era
ripreso anche lui.
Sua zia Ginny aveva dato dello sciocco a suo fratello, che non aveva
saputo apprezzare una moglie come la Granger, ma poi aveva dovuto
ascoltare Hermione ed era stata costretta a riconoscere le sue ragioni.
"Non lo
amavo più nemmeno io ormai. Ci trascinavamo in una sequenza
di gesti quotidiani, senza dare più peso alle parole. Non
voglio un matrimonio finto, fatto di brevi parole e indifferenza. Ho
amato Ron, ma ora le cose non stanno più così."
le aveva detto la riccia con un sorriso malinconico in viso.
Rose osservò ancora una volta sua madre, con i boccoli
castani raccolti in una coda alta e qualche ruga sottile sul volto, -
riconobbe che era ancora molto bella. Durante il suo primo anno ad
Hogwarts le avevano raccontato per sommi capi le gesta eroiche del
magico Trio e ne era rimasta colpita. I suoi genitori avevano salvato
il mondo magico insieme allo zio Harry. Era la figlia di due eroi e ad undici
anni le era sembrata una figata spaziale! ... Col tempo si era resa
conto di quanto avessero sofferto in quegli anni e chiedendo ai
diretti interessati aveva scoperto quante e quali rinunce avessero
dovuto sopportare per arrivare alla vittoria.
Ora guardava quella donna che un tempo aveva combattuto con tenacia e
le leggeva negli occhi la fatica di una vita, ma anche la gioia che
quella stessa vita le aveva portato.
Il suono del campanello la ridestò da quei pensieri cupi e
prima che gli altri si accorgessero di qualcosa lei si era
già alzata per aprire la porta. Il brutto presentimento che
non avrebbero pranzato da soli la raggiunse solo quando dallo spioncino
vide Lily che sistemava la giacca di suo fratello James. E con loro
c'era anche Albus.
Sbuffò, poi aprì, sforzandosi di sorridere, e
venne investita dalla cugina senza neanche riuscire a dire una
parola.
"Rosieee! Che bello vederti." le disse la rossa con un sorriso a
trentadue denti.
"Ci siamo viste fino all'altro ieri Lil, non mi sembra un grosso lasso
di tempo!"
"Sentito pulce? Sua
maestà non è contenta di
vederci." ironizzò James appoggiandosi allo
stipite.
"Non dire sciocchezze, sono felicissima di vedervi, solo non mi
aspettavo che sareste
venuti."
e gli permise di baciarle la mano con un sorrisetto furbo sulle
labbra.
"Se non foste cugini penserei che stai cercando di rimorchiare mia
figlia caro."
Albus arrossì lievemente a quelle parole indirizzate al
fratello ma poi fece spazio ad Hermione che li abbracciò con
calore e li invitò ad accomodarsi in soggiorno.
Da sempre le due famiglie cenavano insieme alla Tana ma viste le
circostanze l'ex Grifoncina si era dovuta adattare. Non le sembrava
proprio il caso di infilarsi in mezzo a tutta la famiglia Weasley dopo
il divorzio.
"Ti trovo benissimo Hermione" accennò il Bambino
Sopravvissuto quando furono in cucina.
"Ti aspettavi di trovarmi più brutta, davanti alla
televisione con una confezione di gelato in mano?"
"Perchè devi sempre vedere qualcosa dietro ad un
complimento?"
"Perchè lei non fa mai complimenti senza un fine signor
Potter."
"Lei è sempre la solita prevenuta signora Granger."
La donna rise di gusto dandogli pienamente ragione poi chiese a Rose e
Albus di apparecchiare mentre loro andavano a sedersi in salotto. Fece
l'occhiolino a suo nipote che arrossì vistosamente visto che
la cugina osservava quella scena con curiosità.
"Hai parlato con mia madre." gli disse non appena si trovarono da soli
nella sala da pranzo.
"Cosa te lo fa pensare?"
"Il fatto che ci abbia mandati qui da soli e ti abbia fatto un cenno di
approvazione direi." rispose un po' seccata la mora.
"Non ho visto niente di simile."
"Non dirmi stronzate, ti sei anche imbarazzato. Ti conosco troppo bene
per credere alle tue piccole bugie." e dicendolo sorrise spontaneamente
sciogliendo la tensione.
Quando faceva così era di nuovo la sua Rose, quella
ragazzina che lo difendeva sempre dalle prese in giro di James e
fantasticava con lui su come potesse essere Hogwarts.
Gli tornò in mente un pomeriggio d'inverno in cui voleva
farle una sorpresa ed era uscito a cercare dei fiori senza grandi
risultati, vista la stagione. Era tornato da lei con uno sguardo
desolato e un gambetto verde e fragile da cui pendeva un fiore che
stava appassendo. Rose gli aveva sorriso e in un attimo lo aveva
trasfigurato in un bocciolo dai colori sgargianti.
"Ora
è perfetto" gli aveva detto abbracciandolo di
slancio.
Sì, era tutto perfetto prima, nessun
peso sulle spalle e progetti per un futuro limpido.
"Sei venuto al ballo alla fine." disse per rompere quel silenzio carico
di ricordi.
"Kalinda non mi ha lasciato via di scampo, ma sono rimasto pochissimo.
Tu, Becky e la Serpe invece siete andati via presto."
"Non ci divertivamo più e abbiamo deciso di prendere il
volo... anche se poi Rebecca ci ha piantati. E' incredibile come
diventi volubile quando mette mano sugli alcolici."
"Già, l'ho vista in corridoio con Preston mentre..." non
finì la frase perchè un lieve rossore gli
imporporò le guance e come se niente fosse finì
di sistemare i piatti sulla tovaglia rossa.
"Ah, che tenerezza che mi fai, verginello!" lo prese in giro Rose
dandogli un buffetto sulla guancia.
"E tu cosa ne puoi sapere, scusa?"
"Le voci girano e la Lemaire non è certo una che tiene la
bocca chiusa, si è lagnata con delle amiche nel bagno del
primo piano e Mirtilla mi ha raccontato tutto l'altro giorno."
Albus abbassò la testa ormai al limite dell'imbarazzo. Era
impressionante come ancora riuscisse ad
intimidirsi di fronte a lei. Si conoscevano da sempre e non
poteva credere che dopo tutti quegli anni ancora non si sentisse a
proprio agio parlando di determinate cose.
"Quale giorno esattamente? Lo stesso in cui ti stavi facendo quel
Corvonero o il giorno successivo mentre eri lì con
Scorpius?" rispose poi cercando di riprendere un contegno.
"Primo, non mi stavo facendo nessuno e secondo, io e Scorpius eravamo
lì a farci una canna. Ti pare che mi metto a provarci con il
biondastro? E comunque smettila di fare l'incazzato con me."
"Certo, tanto tu non fai mai niente di male e non ti preoccupi degli
altri. A volte ha proprio ragione James, - ma
come ho fatto a sperarci ancora?!"
"Puoi smetterla di fare il bambino? E poi non vedo davvero i motivi per
cui dovresti scaldarti tanto!"
"Perchè mi scaldo?! Perchè non sopporto di stare
lì a vederti fare l'idiota quando in realtà non
sei così e..." ma non finì la frase. Non poteva
certo spiegarle tutto, non avrebbe capito. Nessuno di loro avrebbe
capito.
"Ah già, sei ancora convinto che io sia una nobile e
coraggiosa Grifondoro. Mi dispiace dovertelo ricordare ogni volta, : non
sono come voi."
"Tu sei solo convinta di essere una persona che non sei! Non vuol dire
che tu debba essere simile ad uno di noi. Semplicemente dovresti
ammettere con te stessa che stai sbagliando. Sono stanco di queste
discussioni, non hanno più senso..." le
voltò le spalle deciso a non guardarla più in
faccia.
"Al..."
"Al un corno!" ruggì esasperato
Rose lo afferrò per un polso e lo costrinse a girarsi verso
di lei. C'era una supplica in quegli occhi che non sarebbe mai riuscito
a dimenticare. Quello sguardo così intenso e cristallino che
non rispecchiava affatto i suoi modi, era quello
il punto debole, era quello
che non gli permetteva di abbadonarla, che non
lo lasciava dormire la notte... che
gli faceva battere il cuore.
Non sapeva proprio resisterle quando si metteva a fare gli occhi dolci.
Annuì anche se mentalmente si diede dello stupido.
Gliel'aveva fatta un'altra volta.
Raggiunsero gli altri e, cercando lo sguardo di Hermione, Albus sorrise
in un muto ringraziamento.
Malfoy Manor la sera di Natale era tutta uno scintillio. Astoria
Greengrass aveva la stessa mania di sua suocera per le feste. Il grande
viale d'ingresso era illuminato dalle innumerevoli candele che
volteggiavano nell'aria e parecchie carrozze erano ferme all'entrata.
La sala da pranzo era gremita di donne in splendidi abiti da sera e di
uomini che stavano stretti nei loro pregiatissimi smoking di alta
sartoria.
La lunga tavolata era colma di vassoi e brocche che si riempivano da
sole una volta vuote e i commensali, ormai quasi sazi, gustavano il
dessert facendo attenzione a non sporcare le loro camicie perfettamente
inamidate.
Draco Malfoy e suo figlio sedevano vicini e non facevano nessuno sforzo
per non sembrare annoiati da quella interminabile cena.
"Spero almeno di riuscire a stordirmi con lo Scotch per non sentire le
porcate di questi vecchi dell'alta società, quando poi
dovrò sorbirmeli nello studio." disse al figlio cercando di
non farsi sentire dal resto della compagnia.
"Almeno non dovrai difenderti dalle avance di Cassandra
Carter."
"Ai tempi mi sono difeso da quelle di sua madre Pansy, quindi fidati se
ti dico che ne so qualcosa. E poi puoi sempre parlare di Quiddich con
suo fratello Will, ho sentito dire che è un ottimo
battitore."
"Si e anche un grandissimo porco a quanto ho sentito io. Gli infilerei
volentirei quella sua scopa in un posto preciso." ghignò
Scorpius in perfetto stile Malfoy ricordando la disavventura del
Capitano dei Corvonero con la sua amica.
"Non hai affatto ereditato l'eleganza e la delicatezza di tua
madre vedo. Almeno quest'anno ci ha risparmiato la foto per i biglietti
di auguri. Ha detto che visto che aveva dovuto invitare per forza
quell'odiosa di Betty Brown non avrebbe sopportato di mandarle anche l'invito con
tanto di cordiali saluti. Sia lodato Salazar."
Draco poggiò le posate e si rilassò sulla sedia
cercando di non stravaccarsi del tutto come avrebbe voluto in
realtà.
"Domani sei a cena dai Weasley?" continuò poi cercando di
intavolare una conversazione con l'unico essere che riteneva fosse
dotato di ingegno in quella sala.
"Si, non vedo l'ora di uscire un po', queste feste mi soffocano." e
quando lo disse il padre nascose un sorriso con la mano. Erano talmente
simili che sapeva riconoscere quando bolliva qualcosa nel calderone e
se aveva intuito bene quel qualcosa
era più che altro un qualcuno.
"Come sta Rose?" chiese allora per provocare un po' il biondino.
"Bene, mi ha mandato un gufo oggi pomeriggio per ricordarmi della cena
di domani, altrimenti me ne sarei dimenticato."
"Ma non hai appena detto che non vedevi l'ora di andarci?
Un'evento così lieto è facile da
ricordare."
Preso in castagna il ragazzo cercò di riprendersi da quella
svista e disse che ci aveva pensato dopo aver letto il biglietto
dell'amica.
Malfoy senior ghignò al suo solito e gli diede una pacca
sulla spalla.
"Non è male quella ragazza: ha un
acume non indifferente e la risposta velenosa come pochi."
"Già,
dovresti vederla alle prese con i Grifondoro, li fa secchi."
"Immagino, scommetto che è la prima della classe come lo era
sua madre all'epoca." disse ricordando gli anni trascorsi ad Hogwarts.
"No, non è una che ci tiene molto allo studio, potrebbe fare
moltissimo ma si limita a sopravvivere."
"E poi è molto bella anche se è una
Weasley."
"Sì molto, ha degli splendidi occhi e un fisico mozzafiato."
ma appena terminò la frase si morse la lingua, capendo che
suo padre voleva semplicemente arrivare a quel punto del discorso. Lo
guardò di sottecchi e lo vide ridere di gusto.
"Ed è la mia migliore amica quindi non farti strane idee."
aggiunse prima che Draco potesse dire qualcosa.
"Quali strane idee, stai facendo tutto tu moccioso."
Scorpius si allontanò dalla tavola lasciando il padre ancora
gongolante e si diresse al piano superiore chiudendosi nella sua
stanza. Pensava di essere sfuggito alle grinfie della Carter e
così chiuse la porta a chiave... solo
che al contrario se la ritrovò proprio lì che
osservava le cornici appoggiate sul comodino. Guardava curiosa una foto
di lui, Rose e la Netherwood che si prendevano a cuscinate nella Sala
Comune di Serpeverde.
"Ciao Scor, spero non ti dispiaccia se mi sono intrufolata qui, cercavo
un po' di pace." gli disse con un sorrisetto furbo sulle labbra.
"No fai pure come se fossi a casa tua..." rispose ironico lanciando la
giacca sul letto e chiudendosi la porta del bagno alle spalle. Quella
non lo avrebbe mollato, se lo sentiva.
"Stai bene in smoking, non ti avevo mai visto così
elegante." gli disse quando finalmente tornò nella stanza.
Si era seduta sul morbido piumone bianco e aveva studiato accuratamente
la posizione: aveva accavallato le gambe un po' di traverso in modo
tale che lo spacco nell'abito di un intenso color vinaccia lasciasse
intravedere le autoreggenti col bordo in pizzo. Lo squadrava come se
fosse un qualcosa di delizioso che stava
per assaporare.
Scorpius fece spallucce, cercò di tenersi occupato aprendo
la finestra e prendendo una sigaretta dal pacchetto, le diede
elegantemente le spalle e se l'accese senza tante cerimonie. Lei non si
arrese e gli arrivò da dietro infilando le mani nelle sue
tasche anteriori.
"Giù era un mortorio, sono venuta qui sperando di divertirmi
un po'." e dicendo questo prese a risalire con le dita sul tessuto
sottile della camicia, andando a massaggiargli le spalle
larghe.
"Immagino." le rispose voltandosi di scatto e ritrovandosela addosso
con le mani ora poggiate sul suo torace.
Fece un altro tiro e poi la ragazza gli afferrò il polso
prendendo lentamente la sigaretta tra le labbra carnose, senza mai
distogliere lo sguardo dal suo. Si avvicinò pericolosamente
al suo viso e senza esitazione lo baciò facendogli scivolare
il fumo in gola, carezzandogli il palato con la lingua. Gli si trinse
addosso facendo aderire i loro corpi in maniera perfetta.
La carne è carne, pensò il biondo facendo una
lieve pressione col bacino. Cassandra non se lo fece ripetere due volte
e lo spinse dolcemente sul letto.
Gli sbottonò la camicia e partendo dal lobo che aveva preso
a saggiare, non si lasciò sfuggire nemmeno un centimetro di
pelle. Fece scorrere la lingua sulla clavicola e sogghignò
quando lo vide rabbrividire appena.
"E' sexy questo neo." disse passandoci sopra l'indice. Scorpius chiuse
gli occhi pensando che l'aveva notato anche Rose la sera del ballo poco
prima di addormentarsi, il suo ultimo pensiero fu proprio Rose, chiaramente la sua
idea di divertimento.
"James, ti vuoi muovere?!" urlò Albus cercando di sovrastare
il rumore della doccia.
Il fratello non rispose e così si mise a picchiare sulla
porta pensando più volte di buttarla giù. Aveva
lasciato la bacchetta in bagno e se non fosse arrivato suo padre a
salvarlo avrebbe davvero iniziato a scardinare la massiccia porta in
legno. L'uomo si piazzò davanti alla porta
sbuffando e scoccando un'occhiataccia al figlio, gli diede una pacca
sulla spalla e gli fece segno di osservare con attenzione.
"Alohomora. E pensare che questo incantesimo ve lo insegnano al primo
anno." shignazzò Harry superando Albus per entrare nel bagno.
"Simpatico Pà. Se questo idiota non chiudesse a chiave tutte
le volte io non dovrei fare casino."
"Se tu invece non dimenticassi le tue cose in giro per casa, non
dovresti stare a scardinare porte alla babbana!" rispose a tono il
maggiore dei tre figli mettendo la testa fuori dalla doccia.
Albus lasciò il padre e quel cretino di suo fratello a
ridere ed uscì scocciato andando subito a chiudersi in
camera sua. Prima o poi l'avrebbero mandato al manicomio, se lo
sentiva.
Si lanciò sul divano in fondo alla stanza e
afferrò un libro dal comodino, scostando la posta che ancora
non aveva avuto modo di leggere, poi accese un ipod babbano decisissimo
a non farsi più disturbare.
Sperava di poter stare un po' in santa pace ma vide
vibrare il cartello con su scritto "Keep calm and please don't kill the
person outside the door" appeso all'interno della sua porta. Qualcuno
stava bussando ma si convinse che prima o poi avrebbe abbandonato
l'impresa e continuò a leggere alzando ancora il volume
della musica.
Quel chiunque non si arrese affatto e bussò di nuovo e con
più insistenza, tanto che il cartello cadde a terra con un
rumore metallico che Albus non percepì.
"La volete smettere?! Sto cercando di starmene lontano da voi per un
po'." gridò sperando che capissero l'antifona. Sua madre e
sua sorella erano uscite a trovare qualche amica e lui non voleva certo
passare il pomeriggio con quei due idioti che l'avrebbero preso in giro
senza sosta.
Quando bussarono di nuovo si alzò lanciando il libro e
l'ipod per aria deciso a dire quattro parole ad entrambi, ma si
trovò davanti Kalinda che lo guardava un pelino sconvolta.
"Oh, sei tu! Scusa, credevo fossero mio padre e James, mi danno il
tormento oggi." la fece entrare ma lei non gli diede nemmeno il tempo
di respirare perchè lo baciò senza dire una
parola.
Albus si imbarazzò e chiuse di scatto la porta.
"Sei pazza? Se ci hanno visti sai che risate che si fanno?"
"Non mi sembra di aver ucciso qualcuno, sei il mio ragazzo ed
è normale che mi comporti così. E comunque sono
usciti, hanno detto che tanto non avresti approvato la loro meta e
quindi avevo fatto bene a venire."
Quei due sicuramente erano andati al parco a far spaventare i babbani
facendo esplodere qualcosa, così Albus tornò a
sedersi sul divano e lei gli si accomodò sulle ginocchia
chiedendogli cosa stesse leggendo prima che arrivasse.
"Niente di particalrmente interessante. Come mai sei venuta qui?"
perchè dopo non ebbe più il tempo di pensare
visto che quella maledetta era scivolata giù e gli stava
mostrando
"Al, è così strano che io volessi
soltanto passare del tempo con te? Sono tre giorni che non ci vediamo,
mi mancavi."
Lo baciò di nuovo, stavolta con più foga,
mettendosi più comoda su di lui. Gli passò una
mano tra i capelli morbidi e gli tirò un po' indietro la
testa per poter scendere a lambire la pelle del collo. Dio, se
le era mancato, non vedeva l'ora di poterlo avere tutto per sé
per qualche ora.
Senza pensarci fece scorrere una mano fino alla sua cintura, tendando
di slacciarla il più velocemente possibile ma Albus la
fermò con un gesto repentino e ribaltò le
posizioni in un istante.
"Ehi ehi, cos'è questa fretta?" disse alzandosi e girandosi
verso la porta per non mostrarle quanto in realtà fosse
imbarazzato.
Lei non si perse certo d'animo e lo raggiunse cingendogli la vita.
Appoggiò il mento sulla sua spalla e prese tra le labbra un
lobo, mordicchiandolo appena.
"Ti voglio, ti voglio adesso."
"Kali...potrebbero tornare da un momento all'altro."
"Sono appena usciti, non abbiamo niente di cui preoccuparci." rispose
con la voce appena arrocchita dal desderio voltandolo per poterlo
baciare meglio.
Non lo fece rispondere, non gliene diede il tempo perchè lo
spinse sul letto e gli scivolò lentamente sopra.
"Kalinda non mi sembra veramente il caso." cercò di
insistere il moro provando a scostarla ma lei non lo ascoltò
e aprì velocemente la zip della felpa, passandogli le mani
sul torace e sull'addome, muovendosi in modo sensuale su di
lui, facendo pressione sul bacino, ansimando lievemente per
l'eccitazione.
Albus non era ancora convinto e anche se un po' a fatica
riuscì a scostarsi per riprendere fiato. L'espressione
stupita della ragazza fu come una stoccata al cuore: non sopportava
l'idea di doverle dare ancora un dispiacere ma non era ancora il
momento, non era la situazione e non era la persona giusta.
"Per favore lasciamo perdere." le disse rivestendosi.
"Al mi spieghi cosa c'è che non va? Non ho mai
sentito nessun ragazzo lamentarsi perchè la sua fidanzata
vuole fare l'amore. Diamine non hai mai preso l'iniziativa e non
accetti che lo faccia io. Potevo capire, ti ho sempre capito ma adesso
non ci riesco più! Volevi andarci piano e mi stava bene ma
stiamo insieme da due anni e tu non hai mai provato ad andare oltre.
Spiegami perchè diamine non vuoi fare l'amore con me,
spiegami perchè devo sempre sentirmi così
umiliata!" attese in silenzio ma sapeva che la risposta che aspettava
non sarebbe uscita dalle labbra ancora umide del suo ragazzo. Le
sfuggì una lacrima dalle ciglia nere ma la lasciò
scivolare sul viso senza nemmeno sfiorarla. Si alzò dal
letto sistemando l'abitino che le fasciava le curve gentili e
uscì laciandosi alle spalle un silenzio fatto di parole non
dette.
Albus sentì la porta al piano inferiore sbattere e poi
più niente. Si maledisse ancora una volta e diede una
testata al muro, tanto per imprimersi meglio in mente quell'ultima
stronzata che aveva fatto. Avrebbe dovuto strisciare per giorni prima
di poter essere perdonato.
Perdono.
In quel momento non sapeva nemmeno se lo voleva davvero, quel
perdono.
Scese le scale e prendendo il cappotto uscì anche lui,
deciso a farsi un giro a Diagon Alley e prendere un po' d'aria.
Inforcò la scopa e una volta disilluso si alzò in
volo.
Respirò fino a senitre ogni singolo soffio di vento
riempirgli i polmoni e chiuse gli occhi per un secondo.
Riuscì a calmarsi un po' e prendendo quota si
sentì meglio, lassù isolato dal mondo sembrava
che niente potesse toccarlo: ogni pensiero svaniva e percepiva solo il
rumore della scopa che tagliava l'aria. Sferzava tra le poche
nuvole che macchiavano l'azzurro vivace del cielo e cercò di
non pensare alla sua vita. Sembrava che tutto stesse andando a rotoli.
Avvistò il Paiolo Magico e deviò rapidamente
perdendo quota.
Mollò la scopa in un angolo del bar, salutò Tom
con un cenno del capo e uscì trovandosi di fronte al muro su
cui battè la bacchetta per aprirsi il varco.
Il tortuoso viale era affollato come al solito ed essendo Santo Stefano
la presenza di tante famiglie era pienamente giustificata. C'era ancora
qualche ritardatario che cercava disperato qualcosa da regalare e chi
invece si godeva i pochi raggi di sole che quella fredda giornata stava
regalando alla cittadina di Hogsmade.
Infilò le mani in tasca e tirò su il collo del
cappotto coprendosi quasi fin sotto al naso. Le luminarie natalizie
volteggiavano come animate di vita propria e riuscì a
scorgere in lontananza anche un folto gruppo di folletti che
intonavano White
Christmas. Vagò per un po' senza una meta, poi
scorse due presenze familiari su una panchina all'ingresso di un
parchetto e le raggiunse senza pensarci.
Le due ragazze lo videro avvicinarsi e mentre una delle due
salutò con un gesto pigro, l'altra si illuminò in
viso e quasi si sbracciò per farsi notare.
"Rose, Rebecca, come state?"
"Ciao Albus, benissimo, facevamo due chiacchiere, tu? Sei da solo?"
chiese speranzosa la bionda stringendosi addosso all'amica per fare
posto al ragazzo di fianco a lei.
"Si sono da solo, avevo voglia di fare un giro. Come stanno andando le
feste?"
"Al solito: cene di famiglia, cocktail con noiosissime signore
dell'alta società, niente di particolare." rispose la
Netherwood sventolando una mano con fare annoiato.
"Già non deve essere poi così divertente la vita
da nobili." ironizzò lui sorridendo appena.
"Parla proprio il figlio del Bambino Sopravvissuto, chissà
quanti rompiscatole vi girano intorno in questi giorni."
"Veramente siamo in un periodo di calma piatta, ormai sono anni che ci
siamo chiamati fuori da certi giri e a parte qualche intervista che mio
padre concede alle riviste di tanto in tanto, devo dire che passiamo
per una comunissima famiglia."
"Non hai niente di comune se posso essere sincera." ribattè
prontamente la ragazza cercando di adularlo un po'.
Albus le sorrise e Rose decise di lasciare all'amica il monopolio della
conversazione. Con una scusa si allontanò lasciandoli soli e
svoltò l'angolo appena prima di poter notare una certa
Grifondoro osservare quella scena con sguardo minaccioso.
Kalinda Lemaire non era famosa solo per le scenate di gelosia, i
pettegolezzi e le assurdità che organizzava insieme al
comitato studentesco;
- ciò che la metteva in cima alle ragazze più
pericolose di tutta la scuola erano le sue vendette: nessun torto
passava inosservato, nessuno smacco veniva ignorato e chi come lei
sapeva di poter contare su un discreto numero di amiche pronte a
reggerle il gioco era sempre sicuro della riuscita della
rivalsa.
"La tua serenità ad Hogwarts ha le ore contate
piccola infida serpe.
Non è vero ragazze?"
Dietro di lei, un gruppetto di Grifondoro sorrideva malignamente.
Grifondoro non era sempre sinonimo di orgoglio, spesso era molto di
più.
"Non mi avevi detto di aver invitato tutti i tuoi amici."
"Non l'ho fatto, veramente. Si sono imbucati e l'unico che tra l'altro
hai chiamato tu non è ancora qui."
Hermione le porse il cucchiaio per farle assaggiare il sugo
all'italiana che aveva tentato di preparare e dall'espressione della
figlia il suo esperimento doveva essere riuscito.
Rose fece levitare il vassoio con gli aperitivi che aveva preparato sua
madre e lo fece depositare dolcemente sul tavolino del soggiorno.
Sorrise vedendo suo cugino e la sua migliore amica intenti in una
profonda conversazione che vedeva Emma Woodhouse contro Elizabeth
Bennet* e cercò di capire come mai un mago come Albus
leggesse romanzi babbani.
Prese posto vicino a
Hugo che intanto osservava curioso quella scena e gli carezzo la testa
riccioluta con affetto. Suo fratello non aveva rifiutato il rosso
Weasley che lo rendeva riconoscibile anche in mezzo ad una scolaresca.
Lui aveva accettato i fatti, anche se con un po' di fatica, ma almeno
quando sua madre aveva spiegato che lei e Ron stavano per divorziare
non aveva chiesto cosa ci fosse per cena. Non aveva dovuto sentirsi
addosso gli sguardi compassionevoli di chi sapeva che quelle reazioni
erano dovute ad un'enorme sofferenza, non aveva esitato ad abbracciare
sua madre quando l'aveva trovata in lacrime, non aveva reagito come lei.
"Stanno bene insieme." le disse puntando il nasino pieno di
efelidi verso di lei.
"Sì è vero, ma ti ricordo che lui ha
già una ragazza e che Becky finirà male,
anzi, malissimo se
prova a sfidare quella maledetta indiana."
"Ma che dici, Kalinda è così dolce con tutti che
non ce la vedrei proprio a vendicarsi di qualcuno."
"Piccolo ingenuo." bisbigliò Rose alzando gli occhi al
cielo.
"Ma come fai a sostenere che Lizzy sia più tenace di Emma!?"
la voce della Netherwood si alzò di parecchi decibel e Albus
fu costretto a darle ragione o non sarebbe più uscito da
quella situazione. Non era certo una che mollava quella
lì!
"Ancora a discutere di babbanità?
Organizzate un falò al lago con quei libri quando torniamo a
scuola e già che ci siete portate qualcosa di forte da bere!
E comunque Emma batte Elizabeth dieci a zero."
L'arrivo di Scorpius, che li colse alle spalle, li prese di sorpresa e
mentre la Weasley concordava con lui sul falò accompagnato
da una bella sbronza, Rebecca gli si buttò tra le braccia
abbracciandolo forte.
"Finalmente qualcuno che comprende la differenza tra un galeone e una
falce!"
"Veramente non so chi sia, ma ti ho sentita urlare ai quattro venti la
superiorità di quella tizia e ho preferito darti ragione per
farti tacere, tesoro." ghignò quello in risposta.
La bionda si imbronciò e si ributtò sul divano
con l'intenzione di non aprire più quel discorso in presenza
di quei profani.
Quando Hermione li richiamò in sala da pranzo ormai avevano
tutti una gran fame e si gettarono sugli spaghetti come lupi.
"Allora Scorpius, come stanno i tuoi? Ricordati di salutarmeli quando
torni a casa." disse materna l'ex Grifoncina sorridendogli.
"Se non avranno di nuovo una discutibile festa a cui partecipare lo
farò. Ultimamente mia madre sembra voler godere di ogni
singolo attimo di vita sociale."
"Non sono poi tanto male quelle occasioni, ogni donna desidera
indossare abiti eleganti e chiacchierare di frivolezze in questi
giorni." mentì la Granger pensando che in realtà
lei detestava quelle stupide cerimonie dell'alta società.
"Sarebbero divertenti se qualche manifestante del basso ceto li
attaccasse con uova e farina e macchiasse le loro pellicce." rispose
pronta la Weasley che era una convinta animalista.
"A proposito di attacchi, avete sentito di quello che è
successo nel Dormset? Pare che una famiglia intera di babbani sia stata
uccisa ieri sera." disse Rebecca con leggerezza tanto per parlare di
qualcosa.
Hermione sussultò e la fissò stupita. Non aveva
ancora letto la Gazzetta quel giorno e mentre un brivido le percorse la
schiena cercò di ingoiare il boccone che le era rimasto in
gola.
"E come sanno che è stata opera di un mago scusa?" le chiese
Scorpius addentando un pezzo di torta al cioccolato.
"Porte chiuse, allarme inserito e tracce di schiantesimi sulle pareti.
A quanto sembra la polizia babbana lo ha definito un tentativo di furto
ma ovviamente non si spiegano come mai non ci siano segni di
effrazione. C'è già qualcuno che teme il ritorno
dei...dei Mangiamorte."
A quel punto anche Malfoy sobbalzò e pregò con
tutto il cuore che fosse solo un falso allarme.
Rose cercò di alleggerire la conversazione notando il
leggero tremolio delle mani di sua madre, poi afferrò i suoi
amici e li trascinò in terrazzo per la meritata sigaretta
post-pasto.
Appoggiò la schiena contro il torace di Scorpius e
accendendo la sigaretta dalla sua si fece abbracciare sotto le occhiate
fugaci di Albus, che proprio in quel momento venne distratto da un gufo
che planò sul cornicione di marmo sollevando una zampetta.
Il ragazzo lesse l'intestazione della busta rossa e chiuse gli occhi
riconoscendo la grafia della sorella.
"Attenzione, qualcuno ha appena ricevuto una strillettera signori,
vediamo un po' cosa dice." ghignò Rose rubandogli la busta
dalle mani mentre aspirava una corposa boccata di fumo. La
aprì sotto gli occhi sbarrati del cugino che pregava
vivamente non fosse una cosa troppo imbarazzante e attese che iniziasse
lo spettacolo.
"Albus
Severus Potter!" la voce di sua sorella Lily si
propagò a macchia d'olio tra gli ascoltatori e il povero
malcapitato incassò la testa tra le spalle arrossendo fino
alla radice dei capelli "Come hai osato?! Come hai potuto trattarla
in quel modo?
So tutto e non ho intenzione di fartela passare liscia! Sei un
disgraziato, un codardo e un perfetto idiota! Se pensavi di poter
riservare un trattamento del genere alla tua ragazza e poi far finta di
niente ti sbagliavi di grosso! Domani facciamo i conti." la lettera
perse vita poco dopo tra le risate dei ragazzi che concordavano sul
fatto che Albus arebbe avuto un dolce risveglio
l'indomani.
"E' proprio uguale a sua madre quella lì. Saprebbe far
vergognare anche un santo."
"Odio le coalizioni femminili." borbottò il moro incrociando
le braccia al petto.
"Cosa lei hai fatto stavolta? Non le avrai mica dato di nuovo il due di
picche?" chiese Rose fregandosene altamente di spifferare i suo
problemi di coppia davanti agli altri.
"Fatti gli affari tuoi."
"Quindi ho visto giusto?"
"Rose lascialo stare, magari lei semplicemente non è quella
giusta." replicò Rebecca sorridendo tronfia per quella
notizia succulenta.
"E da quando credi che ci sia una persona giusta per
fare sesso?" la stuzzicò Scorpius ricevendo in
risposta un pugnetto sulla spalla.
Albus lasciò perdere e tornò dentro seguito a
ruota dalla bionda che gentilmente, e ovviamente senza nessun doppio
fine, si stava proponendo per ascoltare tutti i suoi problemi
esistenziali.
Rimase solo un silenzio imbarazzante tra i due Serpeverde che adesso
sentivano tutto il peso della conversazione avuta a tavola.
Scorpius non riusciva a smettere di pensare che la sensazione
che aveva avuto al ballo sui suoi genitori fosse reale.
"Sei preoccupato per i tuoi?"
"Perché, tu no?" rispose lui con una di quelle
espressioni sarcastiche tipiche del ramo maschile della sua famiglia.
Si rabbuiarono entrambi. Al contrario dei loro genitori non erano
assolutamente abituati a fronteggiare nemici e difficioltà
di quel genere. Avevano sempre sentito parlare di guerre ma erano state
favole per loro, storie della buona notte in cui gli eroi uscivano
sempre illesi.
Hermione Jane Granger li fissò dalla finestra e
cercò di ignorare il nodo allo stomaco che la piegava in
due. Anni e anni di lotte le avevano insegnato che una goccia di
pioggia poteva essere seguita da un'ingente tempesta e lei quando
sapeva che dei babbani erano stati uccisi ci vedeva sempre e solo
Voldemort, o almeno quello che ne era rimasto.
Vide sua figlia chiacchierare con Scorpius e sorrise perchè
non avrebbe mai immaginato di vedere una Weasley e un Malfoy parlare
civilmente. Ricordò che il suo ormai ex marito aveva
esplicitamente detto alla figlia di stare lontano da quel ragazzo sul
binario per Hogwarts e non riuscì a trattenere un altro
sorriso.
Sfortunatamente si voltò poco prima di vedere l'abbraccio a
cui si lasciarono andare quei due perchè altrimenti la sua
irrefrenabile curiosità avrebbe tenuto testa alle risposte
sferzanti di sua figlia.
Rimise in ordine la cucina con impeccabile precisione e poi prese
finalmente in mano la Gazzetta del Profeta. L'articolo era a pagina
cinque, nascosto tra notizie che volteggiavano sulla carta come se
volessero metterlo in secondo piano, far passare la notizia in secondo
piano.
"Uccisa
un'intera famiglia babbana. Il terrore torna tra la popolazione magica.
La
scorsa notte la famiglia Collins, di origini babbane, è
stata barbaramente assassinata per opera di maghi. Chiari segni di
magia sono stati ritrovati dagli Auror infiltrati tra le forze
dell'ordine babbane. Nessuna firma, nessun indizio può
portarci ancora ai colpevoli che hanno fatto tremare le vene della
popolazione magica. I due coniugi e i tre figli di quattordici, otto e
tre anni sono stati ritrovati nei loro letti, con i chiari sintomi di
chi è stato colpito dall'anatema che uccide. Gli occhi
rovesciati all'indietro di quelle povere persone che non hanno potuto
difendersi, ci hanno riportato alla mente avvenimenti tragici accaduti
ormai più di vent'anni fa.
Harry Potter ha davvero sconfitto le forze del male una volta per
sempre? Chi si nasconde dietro questo brutale attacco? C'è
qualcuno che medita vendetta e agisce
da dietro le quinte o è opera di un unico, folle assassino
dal sangue freddo? E cosa più importante, sarà un
evento isolato o il primo di una lunga serie? Il passato ritorna? I
maghi oscuri sono di nuovo tra noi, pronti a seminare terrore? Speriamo
solo di non dover raccogliere cadaveri ancora una volta. Tenetevi
strette le bacchette cari lettori, forse non siamo più al
sicuro."
La giornalista aveva voluto spaventare i lettori
intenzionalmente. In precedenza quel giornale non avrebbe mai
pubblicato un articolo del genere se non di fronte all'evidente ritorno
delle forze oscure. Harry era stato definito un pazzo e un visionario
proprio dallo' editore
e adesso lo stesso si premurava di far sapere a
tutti di quell'omicidio?
Chiuse il giornale e lo gettò violentemente sul ripiano
della cucina. Sperava di poter vivere finalmente in pace, tutti loro
avevano combattuto perchè i loro
figli vivessero in un mondo dove non fossero costretti a guardarsi
sempre le spalle e adesso quella nuova minaccia aleggiava tetra
nell'aria. Si ripromise di chiedere informazioni ad Harry, voleva
essere al corrente delle novità. Pensò che
dovevano agire per cercare di arginare al più presto i
danni, poi si ricordò che i vecchi tempi in cui erano loro a
combattere il male erano passati e lei non era un Auror.
Sospirò e si appoggiò allo stipite della porta:
doveva mantenere la calma e non farsi prendere da vecchi istinti
eroici.
Immaginò l'assassino con la bacchetta puntata verso i corpi
inermi della famiglia Collins e si sentì male. Quante volte
aveva visto quella scena? Quante volte aveva temuto per i suoi
genitori, quante volte aveva pregato affinchè non accadesse
niente né a lei né ai suoi amici? Al solo
pensiero che una nuova guerra potesse tormentarli di nuovo le cedettero
le gambe; non erano più soli, dovevano rimanere in vita
anche per i propri figli, lo dovevano a loro. No, pensò,
sarebbero dovuti essere al sicuro, niente
avrebbe dovuto sfiorarli e lei avrebbe di nuovo lottato
affinchè la pace continuasse a regnare come aveva fatto in
quei lunghi ventcinque anni.
Note: *Emma Woodhouse ed Elizabeth Bennett sono le protagoniste di
"Emma" e "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen. Ho pensato che anche
i maghi potessero leggere romanzi babbani! ^^
Spazio Autore:
Ecco, ce l'ho fatta finalmente, sono riuscita ad aggiornare. E come al
solito sono in ritardo, lo so. Non ho tempo per chiarimenti sul
capitolo (batteria del portatile scarico e cavo dell'alimentazione
appena rotto!) Spero non ci siano di nuovo problemi con il font, se
invece persistono perdonatemi ma Nvu mi fa sclerare! XD
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito anche se credo di aver
già risposto tramite il servizio di mail di EFP e un grazie
va
anche a tutti quelli che leggono insieme ad un invito a farmi sapere
cosa ne pensano come sempre.
Spero di non aver lasciato nessun pezzo per strada....Alla prossima! ^^
Baci, Marian.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4 corretto
Capitolo 4
Postumi, terribili
postumi si erano abbattuti su di loro, a ricordare che nel non ricordare il numero di
bicchieri mandati giù durante il cenone di capodanno,
qualcosa di sbagliato c'era.
Rose appoggiò
i piedi sul
pavimento freddo del dormitorio e non appena si alzò venne
colta
da un capogiro che andò a fare compagnia a tutti gli altri
sintomi.
Maledisse gli
alcolici e provò ad arrivare indenne fino al bagno.
Si infilò
sotto la doccia
mezza vestita e, non appena se ne accorse, biascicò
un'imprecazione tra i denti per poi lanciare il pigiama sul pavimento.
Osservò il
suo riflesso nello
specchio: rimandava l'immagine di una ragazza paricolarmente disastrata
con una macchia rossastra alla base del collo.
Questa volta
l'imprecazione le sfuggì ad alta voce e la risatina della
sua
migliore amica le arrivò alle orecchie nitidamente.
"Dovrai mettere in moto
quel tuo
cervellino da Weasley se non vuoi che Max ti rimanga incollato a vita."
le suggerì Rebecca, appoggiata
allo stipite della porta.
"Maledizione! Esattamente cosa dovrei
dirgli? Mi sfuggono alcuni dettagli della nottata..." rispose lei
cercando di non far trapelare che in realtà non riusciva a
ricordare proprio un bel niente
del cenone appena trascorso.
"Tesoro, mi dispiace
dirtelo ma hai apprezzato molto la compagnia del signor Tequila, della
signora Vodka e di Max Powell ieri sera."
"Ah, Max. E dove diavolo
è stato in tutti questi anni questo ragazzo misterioso?"
chiese Rose ormai un pelino agitata.
La Netherwood scosse la
testa in preda allo sconforto.
"Tassorosso, settimo
anno."
uscì dalla stanza lasciandola sola sotto il getto della
doccia
"Devi smetterla di bere!" le urlò poi come se quel concetto
non
fosse ben impresso nella sua mente.
James Potter non era
tipo da "storie serie". In questo era molto simile al suo omonimo nonno, almeno stando
ai racconti di suo padre.
I risvegli bruschi in
letti non suoi erano la sua specialità: riusciva sempre ad inventare
scuse bizzarre per fuggire lontano dall'ultima conquista, ma quella
mattina sembrava che la sua fantasia fosse annegata in uno dei
bicchieri di frizzanbolle che aveva bevuto allo
scoccare della mezzanotte.
Fece scivolare il
braccio sotto la testa bionda della ragazza che dormiva pacifica e si
alzò dal letto senza fare rumore.
Sarebbe semplicemente
uscito, si disse mentre raccoglieva i vestiti sparsi sul pavimento del
dormitorio femminile.
Infliò i
pantaloni e aprì la porta che ringraziando Merlino e Morgana
non cigolò come al solito.
Era la sua giornata
fortunata, pensò, mentre
si chiudeva la porta alle spalle e con l'altra mano tentava di
indossare la camicia che aveva stropicciato la sera prima.
Sorrise sornione mentre
si spingeva gli occhiali sul naso e poi salutò con un cenno
Kalinda che usciva dalla sua stanza.
La ragazza lo
osservò con la
faccia di chi crede di essere ancora in preda agli effetti dell'alcool
poi si piazzò davanti a lui pronta per interrogarlo.
"Come sei salito qui?"
chiese incrociando le braccia al petto.
"Come tutti gli altri,
se esiste un incantesimo per vietarci di salire ne esiste anche uno per
aggirarlo, non
credi?" rispose Potter finendo di chiudere i bottoncini della camicia.
"Uomini, tutti uguali,
sempre pronti ad approfittare del nostro buon cuore."
"In realtà
approfittiamo di
ben altro ma puoi metterla anche in questo modo se vuoi."
ghignò
ironico dandole un buffetto sulla spalla per poi oltrepassarla.
"James
aspetta!" lo
richiamò mentre stava scendendo le scale del dormitorio
"Dove
è stato Albus ieri sera? Non lo vedo da una settimana
quasi."
disse a capo chino mentre con le mani tormentava l'orlo dell'abito di
lana rosa cipria.
"Ha passato quasi tutto
il tempo
chiuso nella sua stanza. Praticamente si può dire che non
è uscito." rispose lui cercando di dirle una mezza
verità.
"Quasi non vuol dire
sempre, dove è stato?" provò ad insistere lei, ben
sapendo che non avrebbe cavato un gorgosprizzo dal buco.
"Un po' qua, un po'
là.
Parlane con lui, saprà essere più preciso. Sai
benissimo
che non frequentiamo le stesse compagnie qui a scuola." detto questo, se ne
andò prima che quella maledetta indiana potesse fargli
qualche altra domanda a cui non avrebbe saputo rispondere.
"Non riuscirò
a mangiare se continui a raccontarmi i particolari scabrosi del tuo
capodanno!"
"Rose, solo perché tu
non li ricordi non puoi pretendere che sia lo stesso per tutti. E sono
sincero quando ti dico di aver esaurito le fantasie erotiche che mi
passavano per la testa. Quella ragazza è un portento,
capisco
solo adesso i vantaggi dellaginnastica
artistica che ha praticato prima di venire ad
Hogwarts! Ad un certo punto ha fatto passare le mani sotto..."
"Se non la smetti ti
schianto! Non
voglio sentire altro, il numero del burro mi è bastato."
Rose lo
fermò prima che potesse aggiungere altre oscenità
e prese
posto al tavolo dei Serpeverde.
"Schizzinosa."
brontolò Scorpius sedendosi vicino a lei.
"Passami quel succo di
zucca e chiudi la bocca Malfoy." ordinò stizzita servendosi
della zuppa di legumi.
Rebecca li raggiunse
poco dopo: saltellava per la Sala Grande mentre rivolgeva sorrisi a
tutti.
"Ti prego dimmi che ti
sei soltanto svegliata di buon umore e non hai combinato disastri
mentre venivi qui."
"Mi sveglio sempre di
buon umore ma
voi non potete immaginare cosa ho visto mentre salivo le scale! Questa
è una giornata fan-tas-ti-ca." disse continuando a sorridere
mentre sillabava l'ultima parola.
I due ragazzi si
guardarono e poi fecero spallucce. Non volevano saperne delle sue beghe
e continuarono a mangiare con pigrizia.
"Davvero non avete
intenzione di
chiedermi cosa è successo? Siete due pessimi amici.
Vorrà
dire che terrò questa preziosa informazione solo
per me e
non la condividerò con voi né ora né mai. E
poi non venitevi a lamentare se non siete mai a conoscenza di
quello che succede in questa scuola, perché
nessuno di voi si sforza minimamente di avere una vita sociale degna di
nota e..."
"Scorpius ti prego falla
smettere, il mio mal di testa sta aumentando."
Il biondo
sbuffò e
lanciò le posate nel piatto, scoccò
un'occhiataccia alla
Weasley e poi chiese a Rebecca cosa fosse successo di tanto importante.
"Sapevo che morivate
dalla voglia di saperlo!" disse mentre quei due alzavano gli occhi al
soffitto "Albus e quella specie di
ragazza con cui si ostina a stare stavano litigando nel bel mezzo del
corridoio. Urlavano. E lei piangeva! Vi rendete conto? Si stavano
sicuramente lasciando e questo volge a mio favore perché
cosa
c'è di meglio di un'amica pronta ad ascoltarti nel giorno in
cui
rompi con la tua ragazza?" disse poi tutto d'un fiato.
Rose e Scorpius si
guardarono per una frazione di secondo poi, quasi nello stesso istante,
sospirarono e ripresero a mangiare.
"Allora? Non siete almeno un po' contenti
per me?" continuò la Netherwood ticchettando le unghie
perfette sul tavolo.
"Glielo dici tu o lo
faccio io?" disse Scorpius rivolgendosi alla Serpeverde di fianco a lui.
"Tesoro, non si
sono lasciati. Fanno così da due anni e lui non ha le palle
per farlo. E tu,
tu stai al tuo posto e non fare danni. Non ho voglia di sistemare i
tuoi casini come al solito." rispose stizzita la Weasley infilzando un
pezzo di pollo con aria disinteressata.
"Ti dico che ne sono
quasi sicura. E
comunque smettetela di smontare il mio entusiasmo! Che vi prende oggi?"
Rebecca si alzò e senza lasciare loro il tempo di rispondere
se
ne andò.
"Ma pensa un po', uno le
dice la verità e lei s'incazza. Però ha ragione,
che hai, postumi a parte?"
Rose aprì la
borsa e sfilò la Gazzetta del Profeta lanciandogliela sotto
il naso.
"Seconda pagina, sulla
prima avrebbe
fatto venire un infarto a mezza popolazione magica." disse la ragazza
continuando a mangiare svogliatamente.
Il quotidiano riportava
un articolo
scritto da una giornalsta emergente, giornalista che d'ora in
poi
avrebbe avuto successo, aggiunse Malfoy mentalmente.
Altri tre babbani erano
stati assassinati.
Il suo sangue blu
gelò all'interno delle vene, delle arterie e ovunque potesse
farlo.
Lesse tutto l'articolo,
ovvio e scadente tra l'altro, e poi fece evanescere la copia della
Gazzetta senza troppi preamboli.
"Dannazione! Cosa cazzo
stanno combinando?" chiese più a se stesso che all'amica.
"Quello era mio!" disse
sbuffando "Ne hai parlato con i tuoi?" aggiunse poco dopo con aria
preoccupata.
"Ovviamente no. Se anche
ci fossero invischiati fino al collo, mio padre negherebbe tutto e mia
madre farebbe spallucce."
Rose sembrò
rifletterci su e
poi si convinse che quella versione dei fatti non era poi
così
lontana dalla realtà.
"E poi non saprei
affrontare
l'argomento. Sarebbe troppo imbarazzante parlarne senza riuscire ad
accusarli." continuò lui arrovellandosi in quei pensieri.
"Se vuoi ti posso
aiutare io. Posso introdurre l'argomento e magari farli sbottonare un
po'."
"Scherzi? Se ci fosse
una minima
possibilità di farli parlare, una come te non sarebbe
inclusa
nel quadretto." rispose Scorpius gettando il capo all'indietro.
"Cosa intendi
con una come me? Una Weasley? Una mezzosangue?
Una a cui non frega un beneamato cazzo della purezza?"
sbottò Rose alzandosi dalla panca.
"Ma che dici, non
intendevo dire questo..."
"Vaffanculo Scorpius,
vaffanculo."
Se ne andò
lasciandolo lì, allibito.
Era la seconda volta che quel giorno lo mollavano senza farlo parlare.
"Donne."
biascicò sbattendo le posate sul piatto.
Il Ministero della Magia
era sempre stato un'istituzione marcia.
Questo era quello che
pensava Harry Potter almeno.
Camminando per i
corridoi scuri gli
tornò in mente la statua, quella che si ergeva sui corpi dei
babbani, che il Lord Oscuro aveva fatto costruire durante il suo breve
momento di potere.
Dio, ne era passato di
tempo.
Adesso c'era un nuovo
monumento al
centro del Ministero: un mago stringeva la mano di una babbana mentre
osservava una culla, il figlio mezzosangue vi dormiva
pacifico.
Credevano che sarebbe
bastato quello
per far cambiare idea ai più restii? Gli avvenimenti di quei
giorni dimostravano il contrario.
Entrò
nell'ascensore e, con
galanteria, tenne aperta la porta per una donna che stava correndo
trafelata per entrarvi, poi attese che si mettesse in moto.
La strega lo
osservò per qualche istante, poi sorridendo distolse lo
sguardo.
Era giovane, sulla
trentina, non
l'aveva mai vista in giro. Nel complesso era molto graziosa ma
aveva lineamenti anonimi, tipicamente inglesi; i lughi capelli castani
erano raccolti in una coda molto alta e gli occhiali dalla montatura
grande e moderna le sfioravano quasi la punta del naso.
"Terzo piano: ufficio
regolazione della magia."
La donna spinse il
pulsante per la chiusura delle porte e dopo aver controllato l'orologio
sbuffò.
Scesero entrambi
all'ultimo livello e dopo averla salutata con cortesia, Harry
marciò spedito nel corridoio.
Notò che la
donna lo stava
seguendo solo quando svoltò a destra verso gli uffici delle
più importanti cariche del Ministero. Sperava vivamente che
non
fosse una giornalista. Pregò che non lo fosse.
Entrò nella
sala d'aspetto situata prima dell'ufficio del Ministro e si
accomodò su una poltroncina.
La donna dell'ascensore
entrò con lui e, dopo
averlo squadrato di nuovo, andò
a sedersi dietro una scrivania.
Era la segretaria del
Ministro.
Sistemò le
sue cose nei
cassetti, controllò una pila di fascicoli appoggiati sul
ripiano
superiore, rimise tutto in ordine con la bacchetta e poi
buttò
un paio di post-it che svolazzavano intorno alla sua testa.
"Signore, posso offrirle
qualcosa mentre aspetta?" chiese dopo aver finito di farsi i fatti suoi.
"No la ringrazio, sono a
posto così. Senta, ho un appuntamento con il Ministro."
"Il Ministro in questo
momento ha
un'altra udienza. Tra pochi minuti la riceverà, non si
preoccupi." rispose con vocetta stucchevole la donna.
Era sicuramente nuova
quella
lì. Non aveva tempo da perdere, doveva scendere al piano
inferiore e sistemare alcune cose nel suo ufficio e lei lo stava
facendo aspettare.
"Mi scusi per
l'insistenza, può dirgli che sono qui? Ho un po' di fretta."
"Le ho già
detto che c'è un'altra persona con il Ministro. Qualche
istante di pazienza."
Rispondeva senza nemmeno
guardarlo in
faccia e continuava a scartabellare tra montagne di fascicoli. Non
aveva proprio idea di chi fosse.
Harry rimase impaziente
sul bordo
della poltroncina. Picchettava nervosamente il piede a terra e
continuava a guardarsi intorno nella speranza di trovare qualcosa di
interessante sulle pareti.
"Senta, ho davvero fretta.
Può chiedere al Ministro di ricevermi subito?"
"Signore mi dispiace,
non posso fare altrimenti. Qualche secondo ancora."
"Non ci siamo
presentati, lei deve essere nuova, io sono..."
"So benissimo chi
è lei,
Signor Potter, e, sì, sono nuova ma non incompetente. La
prego
di pazientare." disse lanciandogli un'occhiataccia da sopra occhiali.
Si rassegnò e
sprofondò
nella poltrona nel momento esatto in cui la porta dell'ufficio del
ministro si aprì.
"Grazie ancora. Spero di
avere sue notizie al più presto Signor Malfoy."
Quando Harry si
alzò si trovò davanti niente meno che Draco Malfoy con
tanto di capelli biondi e bastone di famiglia in mano.
"Potter."
proferì quello senza accennare minimamente ad un segno di
cortesia.
"Malfoy." rispose il moro
rimanendo fermo in piedi davanti a lui.
Era lo stesso ragazzino
spocchioso a
cui aveva salvato il culo ad Hogwarts, pensò il Bambino
Sopravvissuto mentre lo superava senza esitazione.
Entrò
nell'ufficio e si accomodò sulla poltrona di fronte alla
scrivania senza invito.
"Bene, vedo che non ha
tempo da perdere Signor Potter."
L'attuale Ministro in
carica non era
una delle tante bandierine che Harry aveva conosciuto negli anni. Il
Winzegamot non era famoso per saper scegliere con cura la carica
più alta del Ministero, questo lo sapevano bene,
ma negli
anni era riuscito a fare qualche passo avanti.
Patrick Fielding era un
omone di un
metro e novanta, con larghe spalle e una forte stretta di mano. Ex
Auror a capo di una delle più importanti squadre, era stato
eletto per disperazione.
La popolazione magica ne
aveva
passate tante e anche dopo la caduta di
colui-che-non-deve-essere-nominato erano stati eletti Ministri
incompetenti.
Un po' di sale in zucca
a quegli idioti del consiglio era rimasto però: avevano
eletto quell'uomo tutto d'un pezzo che sembrava un generale pronto per
il consiglio di guerra.
Non era molto
diplomatico né aveva
lo spirito da politico ma se c'era da prendere una decisione importante
aveva il pugno di ferro.
D'altro
canto da lui volevano tutti una sola cosa.
"Infatti, e credo di
sapere il motivo
di questo colloquio. Lei vuole che io rassicuri il mondo magico su
questi nuovi omicidi, non è così?"
"Per Merlino, Potter!
Per chi mi ha preso? Non sono Caramell, io! Se lei è qui il
motivo non è certo questo."
Harry lo
guardò stupito. Non voleva un portavoce per i giornali? Il
mondo doveva essere stato ribaltato.
"Come sicuramente
saprà, altri
tre babbani sono stati uccisi ieri sera. Quello che voglio da lei
è un piano d'azione. Cosa facciamo?" disse Fielding
incrociando
le mani sotto il mento.
"Non saprei, non mi
aspettavo una domanda simile in tutta onestà. Sono domande
che dovrebbe fare al capo degli Auror."
"Santo cielo, non dica
sciocchezze.
Credevo che lei fosse pronto all'azione. In questo caso sarà
meglio avvertire il Consiglio, ne parlavo qualche attimo fa con il
Signor Malfoy e lui è d'accordo."
Harry per poco non cadde
dalla sedia. Di quale consiglio stava parlando? E cosa diamine
c'entrava con Draco Malfoy?
Il rumore delle piume
che scrivevano sulle pergamene stava diventando
insopportabile.
Le mancavano ancora due
pagine di relazione e poi sarebbe stata libera.
Diamine, e adesso cosa
ci scriveva in quelle due dannatissime pagine?
Rose sbuffò e
sfogliò ancora
il libro di Pozioni in cerca di qualche notizia in più
sull'Ago
di Artemide ma si rassegnò subito dopo. La Sala Grande era
quasi
vuota e poco distante da lei sedeva Scorpius, intento a scrivere un
altro foglio di pergamena con la sua grafia fitta e precisa. Andava
avanti così da più di due ore e non si era
fermato un
attimo.
Da lì non
riusciva a vedere niente, di solito copiava le relazioni da lui ma
visto come avevano litigato a pranzo, non le
sembrava proprio il caso.
Il biondo
alzò gli occhi
proprio in quell'istante e incrociando lo sguardo con il suo
poggiò la piuma sul tavolo e incrociò le braccia
senza
smettere di fissarla.
La Weasley
abbassò gli occhi
sul libro e riprese a leggere distrattamente gli effetti di quel
particolare tipo di legno che se ridotto ad uno spillo, poteva essere
intinto in una particolare pozione ed
essere usato
contro i vampiri.
Sollevò gli
occhi poco dopo e
trovò l'amico ancora intento a guardarla. Lo vide
raccogliere le
sue cose e spostarsi di fronte a lei.
Continuò a
leggere imperterrita, senza più capire
cosa ci fosse scritto sul tomo ancora nuovissimo.
Malfoy lasciò
cadere la borsa sulla panca e si accomodò pacificamente
continuando a fissarla.
"Puoi prendere la mia e
aggiungere
quello che ti manca, non c'è molto su quel libro e io ho
raccolto informazioni in biblioteca."
"Una come me può
farcela benissimo da sola, non ha bisogno del tuo compito da
purosangue." rispose lei senza degnarlo di uno sguardo.
"Smettila di fare la
bambina, non troverai
nient'altro su quel libro." disse porgendole i suoi dieci fogli di
pergamena.
"Ti ho detto che non ne
ho bisogno,
cos'è adesso pensi che non possa nemmeno riuscire a
completare
una relazione? Mia madre era mezzosangue eppure era la più
brava
ai suoi tempi. Credo di poter riuscire a finire il compito anche senza
il tuo sangue blu." rispose stizzita allontanando i fogli malamente.
"Sai benissimo che oggi
non volevo
dire questo. Con quelle parole intendevo dire che se i miei sono
passati dall'altra parte non parleranno di certo con la figlia di
Hermione Granger e Ron Weasley. Era un complimento, non un'offesa."
affermò lui prendendole il polso per costringerla a
guardarlo.
Rose si arrese a quelle
parole, non
tanto per gli accenni alla sua famiglia, quanto per lo sguardo che le
rivolse il biondo nel parlare della propria.
Sciolse la presa delle
dita sul suo polso e gli strinse la mano, disegnando con l'altra linee
sottili sul dorso.
"Credi davvero che siano
dei...
Mangiamorte?" chiese con un tono di apprensione nella voce senza
riuscire a guardarlo negli occhi.
"No, ma stanno
combinando qualcosa.
Mio padre è sempre stato su quella linea d'onda ma era
troppo
codardo per tirare fuori la bacchetta."
"Non parli mai di loro,
tua madre che persona è? L'ho vista poche volte ma non mi
è sembrata una cattiva persona."
"Non lo è, ma
si nasconde
dietro quella stessa facciata frivola che aveva mia nonna. Non voglio
finire nei casini per colpa loro." ammise infine posando l'altra mano
sulla sua.
"Non sei come loro, non siamo come
loro. Vedrai che non è niente. Ogni tanto capita, non tutti
i
maghi che uccidono i babbani sono Mangiamorte pur essendo assassini."
Scorpius
scavalcò il tavolo agilmente e si sedette vicino a lei per
abbracciarla.
Poco lontano, Albus
osservava la scena senza battere ciglio.
Solo amici eh? Non
sembrava proprio.
Sua sorella di fianco a
lui intercettò la traiettoria del suo sguardo e si mise a
pensare.
Aveva lo stesso intuito
di sua madre.
Le potevano sfuggire molte cose, ma quello sguardo lo conosceva bene:
era carico di rabbia e rammarico e lo aveva visto spesso negli occhi di
suo fratello.
Se all'inizio pensava
che fosse dovuto all'allontanamento di Rose, adesso ne comprendeva i
reali motivi.
Adesso collegava i vari
comportamenti strani che aveva assunto quel cretino in quelle settimane.
Scosse la testa e
catturò l'attenzione del fratello.
"Che c'è?" le
chiese lui distrattamente.
"Fattela passare. Lo
dico per il tuo bene."
"Di cosa stai parlando?"
le chiese arrossendo fino alla radice dei capelli.
"Della cotta che hai
per lei.
E' nostra cugina e comunque non fa per te, e tu hai già una
ragazza." rispose Lily volgendo lo sguardo ai due che in fondo alla
Sala erano ancora abbracciati.
Albus non rispose, non
provò
nemmeno a negare: le bugie non erano il suo forte e sua sorella
somigliava a sua madre più di quanto potesse immaginare.
Rimise i libri nella
borsa e si alzò senza dire una parola.
Percorse i corridoi come
un automa,
senza pensare. Aveva in mente solo Rose che se ne stava beata fra le
braccia di Malfoy. E sua sorella aveva capito tutto. Era in un mare di
guai: se fosse andata a riferire tutto proprio a lei si sarebbe
vergognato così tanto da non uscire più dalla sua
stanza,
per non parlare di quello che ne avrebbero pensato a casa.
Sperava solo nel buon
senso di sua sorella mentre Rebecca lo salutava dal fondo del
corridoio.
Cosa ci faceva vicino
alla Sala Comune dei Grifondoro?
Attese che si
avvicinasse e si sforzò di sorridere.
"Albus, ciao!"
"Becky, cosa ci
fai qui?" chiese lui infilando le mani in tasca.
"Ti cercavo. Non vorrei
essere
indiscreta ma oggi ti ho visto litigare con la Lemaire e volevo sapere
come stai." rispose la Netherwood poggiandogli una mano sulla spalla.
"Ah, già. E'
una giornataccia.
Non so se stavolta riusciremo a risolvere." disse rimanendo sul vago.
Il litigio con Kalinda gli era proprio passato di mente. Aveva ragione
Lily, lui aveva già una ragazza e invece continuava a
pensare a
quella maledetta serpe.
"Per tutti i centauri!
Mi dispiace. Se vuoi parlarne io sono qui. Non sopporto di vederti
così, non deve essere facile..."
Si sedettero per terra,
in mezzo al corridoio, e si
lasciarono trasportare dalla conversazione.
Non si accorsero del
buco
del ritratto che si aprì. Avendo sentito dei rumori
provenire da fuori, Kalinda si sporse dalla porta giusto il tempo di
osservare quella scena, poi la richiuse con dolcezza senza fare
rumore.
Era ora di rimettere le
cose in ordine. Hogwarts ne avrebbe viste delle belle questa volta.
Spazio autrice:
Lo so, sembrerà una specie di allucinazione ma in
verità sono io che aggiorno dopo secoli. Per chi
è arrivato in fondo al capitolo e sta davvero leggendo
quello che scrivo: scusate per il ritardo secolare!
Ho avuto un blocco e so che non mi giustifica ma è
così. Sto già scrivendo il successivo quindi il
prossimo aggiornamento non vi farà aspettare così
tanto. Spero che qualcuno stia seriamente seguendo questa storia e io
non stia parlando al muro! XD
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate. ^^
Baci, Marian.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5 betato
Capitolo
5
Hermione Granger aveva
sempre pensato che "avere paura del buio" fosse un'espressione
totalmente inadatta. Si aveva paura di ciò che il buio
poteva celare agli occhi e lei, mentre illuminava con la bacchetta quel
posto che sapeva di muffa e di qualcosa a cui non voleva dare un nome,
temeva che il grande Harry
Potter le avesse rifilato un altro guaio da risolvere.
Il corridoio buio e umido di un seminterrato non era sicuramente il
posto migliore dove preferiva passare la domenica pomeriggio.
Continuò a percorrerlo a grandi falcate, tendendo le
orecchie per percepire qualsiasi rumore.
Scendeva le scale facendo attenzione a dove poggiava i piedi: anni di
esperienza le avevano insegnato che ogni gradino, ogni pietra, ogni
ramoscello che scricchiola sotto la suola può essere
fatale.
Dannazione, a quarant'anni suonati si sentiva ancora come una ragazzina
in quel genere di situazioni.
Pensandoci bene non era mai stata un'adolescente spensierata: la vita
non le aveva certo riservato un trattamento d'onore e la sua giovinezza
era stata segnata dalle responsabilità e dall'ansia che ti
accompagna quando sai di rischiare il collo ogni giorno.
Nonostante tutto, non rimpiangeva un singolo istante del suo passato:
se era diventata quel tipo di donna, lo doveva solo alle esperienze che
aveva vissuto.
Però in quel
momento, sobbalzando per un topo - sperava che non fosse qualcosa di
meno innocuo - che le passò di fianco, rimpianse di essere
la migliore amica di Harry Potter.
Il gufo che aveva dovuto rimpiazzare Edvige aveva beccato la sua
finestra verso l'ora di pranzo e il biglietto che le aveva consegnato
con la zampetta tesa conteneva solo un indirizzo, un orario e le
iniziali di quell'incosciente, vergate con una grafia scomposta.
Aveva imparato a fidarsi di Harry sui banchi di scuola e, sebbene lui
non avesse mai avuto un grande fiuto per il pericolo e anzi, ci si era
spesso buttato senza pensare, quell'assurdo istinto materno che la
portava a seguirlo ovunque non l'aveva mai abbandonata.
Quando però capì che il corridoio era ancora
lungo, che gli incantesimi di protezione che vi erano stati imposti le
avrebbero rubato più tempo di quello che avrebbe desiderato
perdere, e che le sue scarpe non sarebbero mai tornate quelle di un
tempo, non poté impedirsi di pensare che un modo per farla
pagare al Bambino
Sopravvissuto ci sarebbe dovuto essere.
Sperò con tutto il cuore che non si fosse cacciato in
qualche altro pasticcio, di cui ovviamente non l'aveva ancora
informata, e aprì lentamente la porta disastrata che si
trovò di fronte.
-Rebecca Marie Netherwood.-
Kalinda Lemaire scandì ogni singola sillaba con le labbra
voluttuose. Si soffermò sugli accenti e accennò
ad un sorriso che nascondeva una certa malizia.
Quando la Serpeverde, nel bel mezzo
di un corridoio deserto, si voltò aspettandosi di trovare
l'indiana da sola, vide che dalle scale arrivavano altre due ragazze
con la divisa rosso e oro.
Con le dita sfiorò la bacchetta che aveva nella tasca della
gonna e rinunciò alla pace prevista per la sua domenica.
-Una piccola Grifondoro che scende verso i sotterranei, che piacere.-
rispose con aria pacata ed un tono
di voce che tradiva il suo reale stato d'animo.
Fece due conti e comprese di
avere solo un paio di possibilità. In fondo se lo aspettava
e non vedeva l'ora di arrivare ad uno scontro con la quasi-ex-ragazza
di Albus.
Se Lemaire avesse tirato fuori la bacchetta l'avrebbe schiantata.
Sarebbe riuscita in pochi secondi ad attaccare una delle due ragazze
che si facevano sempre più vicine, avrebbe creato uno scudo
giusto in tempo per parare un attacco e poi avrebbe lanciato un
incantesimo alla terza. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani,
probabilmente sarebbe uscita indenne dal duello e avrebbe raggiunto la
Sala Comune senza un graffio.
-Sono giusto di passaggio. Volevo fare due chiacchiere tra donne, non
è vero ragazze?-
Adesso le riconosceva, le gemelle Gunther, con i loro occhi azzurri e i
loro capelli di uno strano biondo aranciato. Una di loro, non avrebbe
saputo dire quale, era un'ottima duellante, l'altra sapeva a malapena
aprire una porta. Le due tedesche però, espulse da
Durmstrang, avevano un fisico androgino che assicurava loro una
vittoria schiacciante in uno scontro corpo a corpo. Se con la magia
poteva cavarsela, a mani nude avrebbe sicuramente portato a casa una
sconfitta umiliante.
Pregò per la sua manicure e per il suo trucco appena rifatto
e cercò di continuare a fare pensieri frivoli per non farsi
prendere dal panico.
-Vedo che hai già compagnia, ti lascio chiacchierare con le
tue amiche. Magari la prossima volta rimango, oggi ho un po' fretta.-
Rebecca si voltò lentamente e senza farsi notare
tirò fuori la bacchetta e fece un paio di passi.
-Non ci siamo capite. Petrificus Totalus.- proferì Kalinda
con aggressività.
Il "Protego" che stava pronunciando le morì sulle labbra.
Cadde a terra come una statua, bella certo, ma di marmo. Gli occhi
spalancati e vigili le conferivano un'aria strana e spettrale e le
labbra semichiuse che pronunciavano una "u" davano l'idea di una buffa
fotografia babbana.
Il primo calcio le arrivò direttamente nello stomaco e
nonostante il suo corpo volesse piegarsi in due per il dolore fu
costretta a rimanere in quella posizione innaturale.
Probabilmente le era stato dato da una delle gemelle, vista la forza.
Avrebbe tanto voluto girarsi ma al secondo calcio, dritto sullo sterno,
non riuscì nemmeno a tossire.
Non pronunciarono una parola,
riuscì solo a sentire qualche risata ovattata in lontananza.
Agnes e Jutte Gunther la sollevarono tenendola per le braccia rigide e
Kalinda cominciò a schiaffeggiarla e a prenderla a pugni
come se praticasse quello strano e violento sport babbano da
tempo.
Stordita e ancora pietrificata, perse la cognizione del tempo; le
sembrava di essere ferma da ore e
il dolore continuava a sparire da alcune zone del corpo per
intensificarsi in altri punti.
-Magari la prossima volta impari a farti i fatti tuoi
Netherwood.-
Rose Weasley aveva sempre creduto che Hogwarts fosse uno dei posti
più belli al mondo.
Con le sue torri ed i suoi tetti spioventi, i grandi giardini, i
portici e le scale cangianti l'aveva sempre affascinata, fin dal suo
primo ingresso. Ancora ricordava quanto fosse eccitata prima del suo
smistamento.
Il posto che preferiva in assoluto però, in perfetto stile
Weasley, era il campo di Quiddich. L'atmosfera che vi regnava la faceva
stare bene, in pace con se stessa, e al contempo le faceva provare una
frizzante eccitazione che solo il boccino le poteva dare. Se non aveva
nulla da fare e si sentiva inquieta andava a vedere gli allenamenti e
poi, quando le squadre se ne andavano verso gli spogliatoi, si sedeva
al centro del campo a guardare gli spalti vuoti.
Quel giorno, alcune gocce di pioggia che le caddero sul viso come
lacrime le fecero abbandonare i suoi proggetti di meditazione.
Si incamminò verso il Castello senza
accorgersi che la pioggia sottile si era trasformata in temporale e che
le sue gambe avevano iniziato a correre prima che lei potesse
riflettere.
I piedi arrancavano a fatica nel fango e le suole scivolavano sull'erba
umida ma nonostante
tutto si ritrovò a ridere come non faceva da tempo. Rideva
senza un motivo e poteva sentire la propria voce rimbombarle allegra
nelle orecchie. Non se ne capacitava: correva sotto la pioggia e
rideva, con i capelli che le aderivano alla schiena ed i vestiti
bagnati.
Si sentiva bene.
Tutti i pensieri svanirono: la guerra, suo padre, Albus. Tutto le
sembrava lontano.
Raggiunse il portone d'ingresso in pochi minuti e vi si
appoggiò per riprendere fiato.
Fregandosene altamente delle impronte che avrebbe lasciato sul
pavimento, e dei successivi rimproveri che Gazza le avrebbe fatto se
l'avesse scoperta, oltrepassò la Sala Grande ed
inforcò la scala che conduceva ai sotterranei.
Ovviamente cambiò direzione.
Sorrise e sospirò cercando di capire dove l'avesse condotta
mentre percorreva il corridoio.
Dannazione, erano tutti uguali!
Scorse l'aula di Pozioni e finalmente riuscì ad orientarsi.
Stava per voltarsi e andare verso la Sala Comune Serpeverde quando una
voce femminile le giunse alle orecchie con un'imprecazione poco fine.
Incuriosita si avvicinò piano alla porta e cercò
di captare qualcosa del discorso.
-Maledizione! Ti ho detto di non cercarmi quando sono a scuola...certo
che l'ho fatto. Il biglietto non è rintracciabile, gli Auror
non arriveranno mai a te. Credi che sia stupida?-
Rose accostò l'orecchio alla serratura per cercare di capire
chi stesse parlando all'interno dell'aula. Sentì dei suoni
che le sembravano provenire da un telefonino babbano ma sapeva
benissimo che la ricezione all'interno del castello era
pressoché pari a zero.
-Senti, non mandarmi quel gufo stanotte, non ho nessuna intenzione di
farmi beccare. Ah si, non te ne frega niente?! Bene. Se perdi la talpa
all'interno della scuola sono cazzi tuoi.-
Percepì un rumore di tasti e un'imprecazione che
seguì la chiusura della telefonata.
Corse a perdifiato per il corridoio con la paura di essere scoperta e
finì per inciampare in qualcosa mentre continuava a
controllare se ci fosse qualcuno alle sue spalle.
Cadde a terra ferendosi ad un ginocchio -Porca puttana che male-, disse
mentre controllava i danni e cercava di capire quale fosse l'oggetto
che l'aveva fatta inciampare.
Un urlo di terrore le uscì dalle labbra alla vista del corpo
dell'amica sul pavimento freddo; si alzò spaventata e le
girò intorno senza toccarla per paura di creare altri
guai.
-Rebecca, dannazione cosa ti è successo?-
bisbigliò come se la ragazza potesse realmente risponderle.
Era stata pietrificata, a giudicare dalla posizione innaturale in cui
si trovava. In quel momento non ricordava il controincantesimo e colta
dal panico ricominciò a correre verso i dormitori.
Non appena entrò scorse un ragazzino di primo che leggeva
una lunga pergamena su uno dei divanetti. Lo chiamò senza
tante cerimonie e gli ordinò di andare a chiamare Scorpius
nel dormitorio.
Quando il biondo si presentò sulla porta che dava sul
corridoio si mise a ridere.
-Cosa diamine ti è successo Rose?-
-Non ho tempo per spiegartelo, devi assolutamente venire con me.
Rebecca è...ferita, diamnine non lo so! Corri.-
Gli occhi spalancati e il volto pallido, Malfoy percepiva il battito
cardiaco accelerare.
Quando raggiunsero Rebecca la trovarono ancora distesa in mezzo al
corridoio accerchiata da tre o quattro studenti con le mani a coprire
le bocche spalancate.
Scorpius si fece spazio tra i ragazzi cacciandoli malamente poi si
chinò sul corpo dell'amica scorgendo ecchimosi
ovunque.
-Relascio- pronunciò dopo averle tastato il polso e subito
la ragazza prese a tossire e a gemere.
Riuscì a sedersi sul pavimento dopo alcuni minuti. Rose e
Scorpius erano chini su di lei e cercavano di verificare i danni prima
di portarla in infermeria.
-Chi è stato?- chiese la Weasley sibilando quella domanda
tra i denti.
Rebecca non rispose, gettò le braccia al collo dei suoi
amici e si lasciò andare ad un pianto trattenuto fino a quel
momento.
Ancora non poteva crederci.
Maledetti tutti gli Auror, i Ministri, gli amici e gli idioti che le
avevano quasi fatto venire un colpo trascinandola in quel posto.
Quando Hermione Granger aveva
spalancato la porta malridotta di uno scantinato, bacchetta alla mano e
sangue freddo, non si era certo aspettata di trovare una stanza
illuminata a giorno, con tutti i confort e una tavola che ospitava un
comizio di guerra.
C'erano davvero molte persone, alcune delle quali non le erano per
niente familiari: moltissimi Auror, di cui una dozzina già
in pensione, i pochi sopravvissuti del vecchio Ordine della Fenice
e fra i
tanti volti anche quello del suo ex-marito.
Ron era lì, con lei, nella stessa stanza.
Gli fece un cenno del capo giusto per non sembrare troppo maleducata e
tentò di mettere a tacere il mostro rabbioso che le ruggiva
nel petto, poi fulminò Harry con un'occhiata e si mise
composta sulla sedia cercando di rimanere calma.
Lo sapeva, se lo sentiva che quel bastardo di Harry Potter le avrebbe
creato di nuovo problemi!
-Visto che siamo tutti, direi che possiamo dare inizio alla seduta del
Consiglio.- proferì il Ministro alzandosi in piedi dopo
averle stretto la mano.
Con Consiglio,
tutti lì dentro sapevano che si trattava del Consiglio dei
Fedeli.
Era un'organizzazione nata nel secondo dopoguerra, in vista dei
problemi che potevano crearsi.
Aveva contribuito segretamente alla cattura dei pochi Mangiamorte
fuggiti al controllo del Ministero e cercava di tenere a bada la
situazione senza fare troppo chiasso. Un po' come il vecchio Ordine
della Fenice che era ormai stato smembrato.
Hermione aveva ricevuto un invito qualche giorno prima ma, in poche
righe, le comunicavano soltanto che avrebbero gradito la sua presenza
all'incontro successivo, senza specificare nient'altro.
Ovviamente sapeva dell'esistenza di quell'organizzazione: ad Hermione
Granger non sfuggivano
cose come quella ma era consapevole che bisognasse esserne membri per
poterne sapere qualcosa in più.,
-Otto babbani, e dico otto signori, sono morti nell'ultima settimana.
Sotto i nostri occhi. Sono presenti chiari segni di magia sui
cadaveri, sicuramente morti a causa dell'Anatema che Uccide.- disse
Fielding spostando lo sguardo su Potter -...e di fianco all'ultimo
corpo ritrovato è stato rinvenuto un biglietto magico che i
nostri Auror hanno già provato ad analizzare. Cito
testualmente le parole dei nostri assassini "Gli impuri stanno per
essere sterminati, siamo di nuovo tra voi.". Signori e signore urge
fare qualcosa e voi lo sapete bene. Siamo di nuovo di fronte ad un
gruppo di assassini e non possiamo permettere che il folle che li
manovra porti scompiglio dopo venticinque anni di pace."
Era calato il silenzio tra i partecipanti, tutti intenti ad ascoltare
le parole del Ministro mentre le menti cercavano invano di trovare una
soluzione.
Fielding era stato nominato Capo del Consiglio prima di
diventare Primo Ministro e Hermione era contenta che fosse lui a
ricoprire entrambe le cariche. Sembrava uno a posto anche se ci aveva
scambiato solo poche parole.
Con tono autoritario, Patrick Fielding continuò a parlare di
indizi e mancanza di prove.
Lo sguardo di Hermione tornò a scorrere i presenti,
rendendosi conto che in fondo alla sala vi erano anche Draco Malfoy e
consorte che sedevano con aria preoccupata.
Era compiaciuta del fatto che quel codardo fosse passato dalla parte
dei giusti e allo stesso tempo contrariata per la sua presenza: non
aveva mai nascosto le sue idee da purosangue e non capiva come potesse
essere cambiato così radicalmente da prendere parte a
quell'evento.
Qualcuno le doveva sicuramente spiegazioni.
-Siamo risaliti ad un Magonò che vive sulla stessa strada di
Richard Gordon, l'ultimo babbano ucciso. Ci ha detto che il
31 dicembre, poco dopo il tramonto, ha visto tre persone aggirarsi nei
pressi della casa della vittima. Ha dato una descrizione sommaria dei
due uomini e della donna che, ovviamente, erano molto coperti e poco
riconoscibili. Non sappiamo se sono loro gli assassini ma, se dovessimo
riuscire ad identificarli, vi faremo sicuramente sapere.- disse uno
degli Auror che sedevano di fianco ai Weasley.
La Granger guardò di nuovo Ron.
Non si aspettava di vederlo, non era preparata.
Perse una buona parte del discorso di Matt Further, un famoso
alchimista che stava spiegando alcuni particolari sull'inchiostro usato
per scrivere il biglietto ritrovato dopo l'ultimo attacco, e
continuò a vagare altrove con la mente.
Dopo tutti quegli anni, dopo tutto quello che avevano passato erano di
nuovo lì, pronti per fronteggiare un nuovo nemico.
Una stanchezza improvvisa le gravò sulle spalle. Si
sentiva vecchia e
spossata dalle ingiustizie subite.
Osservò Harry che invece aveva una luce nuova negli occhi. A
lui le battaglie erano sempre state fin troppo familiari: le sentiva
sue, erano parte di lui e viverle non lo disturbava più come
una volta, forse.
Vennero congedati poco dopo, senza nessuna disposizione particolare,
con l'unico consiglio di tenere gli occhi aperti ed aspettare che gli
Auror trovassero qualche indizio in più.
Hermione si alzò con lentezza e venne raggiunta da alcune
vecchie conoscenze che si buttarono a capofitto in chiacchiere da
salotto.
-Stai benissimo cara, sembri persino più giovane di prima.
Qualcosa deve aver giovato alla tua salute.- le stava dicendo la moglie
di Connor Darfin, uno degli Auror in pensione, con una certa malizia.
-Posso portarvela via un minuto?- la voce di Ron le arrivò
alle spalle e prima che potesse fuggire fu costretta a salutare
cordialmente la Signora Darfin per voltarsi verso il suo ex-marito.
-Ciao Hermione.-
-Ron.- rispose secca senza riuscire a moderare il tono di voce per
farlo sembrare meno duro.
-Come stai?- chiese timidamente mentre le sue orecchie cominciavano a
tingersi di rosso.
-Molto bene, grazie. Spero che sia lo stesso per te.- esitò
una manciata di secondi poi bisbigliò a mezza voce
di dover andare.
-Ti prego aspetta!-
Le afferrò il polso mentre tentava di andarsene e la
costrinse a guardarlo negli occhi.
Sì, si sentiva vecchia, con un divorzio alle spalle, il
magone che le stringeva la bocca dello stomaco e uno strano senso di
sconfitta all'altezza del cuore. Aveva fallito, come moglie e come
donna. Non le importava che la colpa non fosse sua, in quel momento, di
fronte all'amore della sua vita, sentiva di non aver fatto
abbastanza.
-Volevo dirti una cosa importante. Ti ruberò solo pochi
istanti.- cercò di convincerla mentre continuava ad
arrossire.
-Ronald, davvero, ho delle cose da sbrigare e sono già in
ritardo.-
-Hermione, prima che tu lo venga a sapere da altri: sto con un'altra
donna.-
Quelle parole vennero pronunciate così velocemente da
lasciare Hermione interdetta per qualche secondo.
L'imbarazzo di Ron era palese, il rossore aveva contagiato tutta la
zona centrale del viso e gli occhi si erano spostati sul pavimento in
un istante.
Hermione sentì il nodo allo stomaco farsi più
stretto. Le sembrava banale solo pensarlo ma sentiva davvero cederle la
terra sotto i piedi.
Aspettò che sciogliesse la presa sul suo braccio e
se lo massaggiò come se le avesse fatto male.
-Congratulazioni.- se ne andò senza dire una parola e,
prendendo al volo un bicchiere di scotch babbano da un vassoio,
cercò il bagno e vi si infilò respirando a fatica.
Bevve un lungo sorso e poi lo tossì nel lavandino.
Dannazione, non era affatto abituata a bere e l'alcool le bruciava
nella gola senza darle tregua.
Svuotò il resto del bicchiere nel lavandino e vi si
appoggiò guardandosi allo specchio.
Che cosa le stava succedendo?
Hermione Granger non beveva, non si chiudeva nei bagni come
un'adolescente col cuore infranto e soprattutto non aveva il cuore
infranto! Lei aveva superato la separazione, era stata forte e l'unico
sentimento che provava era nostalgia per i tempi andati.
Non era lei quella donna con gli occhi arrossati dal pianto e le labbra
tremanti che la guardava dallo specchio.
Non era lei che si faceva prendere alla sprovvista.
Non
era lei, maledizione!
Sbatté il palmo della mano con forza sul lavandino e si
sentì ancora peggio per il dolore che le provocò.
Qualcuno bussò alla porta.
Cercò di ricomporsi strofinando le lacrime che le scendevano
sul viso e aprì.
Harry la guardò con preoccupazione e senza farla parlare
chiuse la porta e l'abbracciò.
Ricominciò a piangere stringendo forte le spalle del suo
migliore amico.
-Mi dispiace, avrei dovuto dirti che sarebbe venuto anche lui.-
sussurrò con il viso nei suoi capelli.
-Ha un'altra. Sta con un'altra donna e me lo dice come se niente fosse,
con due parole, senza preoccupazioni!-
Harry la strinse di più a sé. Sapeva che le
avrebbe fatto male ma non immaginava quanto.
La sua mente andò ai figli di Hermione.
Rose non l'avrebbe presa per niente bene.
Spazio Autrice:
Scusate il ritardo, non ho scuse stavolta. Spero solo che abbiate
apprezzato il capitolo e che abbiate voglia di lasciarmi una piccola
opinione. Grazie a tutti quelli che hanno commentato e anche a chi ha
solo letto! ^^ Baci, Marian. Alla prossima!
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