Strane Compagnie

di cleomery
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Strane compagnie -prologo

Prologo

"E se divento un Serpeverde?"

Il sussurro era destinato solo a suo padre, e Harry capì che il momento della partenza aveva spinto Albus a rivelare quanto grande e sincera fosse la sua paura. Harry si accovacciò in modo che il viso di Albus fosse appena sopra il suo. Era l'unico dei suoi tre figli ad aver ereditato gli occhi di Lily.

"Albus Severus" mormorò, in modo che nessuno sentisse al di fuori di  Ginny, e lei, con molto tatto, finse di salutare Rose, già sul treno.

"Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e, probabilmente, l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto."

"Ma se..."

"... Vorrà dire che la Casa di Serpeverde avrà guadagnato un ottimo studente, no? A noi non importa, Al. Ma se per te è importante, potrai scegliere Grifondoro invece di Serpeverde. Il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta."

"... Davvero?"

"Con me l'ha fatto." confermò Harry.

 

Quando mise piede sulla barca che lo avrebbe trasportato sull'altra sponda del lago e fino al castello, Albus sentì il cuore esplodergli nel petto. Rose, di fianco a lui, gli posò la mano tiepida sulla gamba cercando di tranquillizzarlo. L'emozione che provava trapelava dagli occhi di giada contagiando chiunque gli fosse vicino.

"Papà ha detto che mi sentirò come se fossi a casa."

"Sono sicura che ci divertiremo Al. Vedrai, sarà bello. E poi la mamma ha detto che c'è una biblioteca bellissima! E anche un grande campo da Quiddich e tante aule dove ci insegneranno gli incantesimi!" rispose tutta eccitata la bimba senza smettere di sorridere nemmeno per un istante.

Quando misero piede sulla soglia della scuola furono tutti coscienti del "oooooh" generale che fuoriuscì dalle loro bocche.

"Benvenuti ad Hogwarts." sentenziò una voce nodosa alle loro spalle. Si voltarono tutti per ascoltare meglio il discorso della donna con uno strano cappello da stregha in testa. "Avrà luogo tra poco lo Smistamento, non dimenticate che è una cerimonia importantissima. La Casa a cui sarete assegnati sarà la vostra per i prossimi sette anni. Le quattro case si chiamano Grifon..."

Albus aveva smesso di ascoltare la McGrannitt, la mente era troppo occupata a fantasticare sul futuro che lo aspettava per prestare attenzione alle regole che sicuramente Rose gli avrebbe ripetuto più tardi una volta in Sala Comune. Qualche passo e tutti gli studenti del primo anno si trovarono in fila, aspettando entusiasti il loro turno per essere smistati.

"Meno male che finiremo entrambi a Grifondoro, così possiamo stare insieme, no? E poi James mi prenderebbe in giro per sempre se finissi in un'altra casa, anche se probabilmente mi prenderà in giro lo stesso..." 

Sul volto della piccola Weasley comparve un'espressione neutrale che faceva trapelare quanto in realtà fosse indifferente alla casa di appartenenza che le sarebbe capitataLe bastava essere lì, ad Hogwarts, dove tutto era possibile e la magia era presente in ogni briciola di pane. Rose annuì comunque, sorridendo, e lo spinse avanti avendo sentito la Preside chiamare il cugino per il grande momento.

"Non a Serpeverde, non a Serpeverde." sussurrò il bambino appena la McGrannit gli posò il Cappello sul capo.

"Il secondo figlio di Harry Potter! Disse lo stesso anche tuo padre, giovanotto. Anche tu vuoi compiere gesta eroiche come lui? Non c'è dubbio comunque, non posso di certo sbagliare, sei destinato ad una sola casa..." affermò il Cappello con voce allegra.

"Ti prego non Serpeverde, ti prego, ti prego!"

"GRIFONDORO!" 

Albus si tolse il cappello appena in tempo per godersi tutti gli applausi provenienti dal tavolo rosso e oro. Il fratello maggiore lo guardava orgoglioso facendogli l'occhiolino mentre cori e urla di gioia lo investivano. Si accomodò sulle panche lasciando un po' di spazio per la cugina e si mise in attesa. Quando Rose salì spavalda sullo sgabello l'ordine era tornato sul tavolo dei coraggiosi, che già covavano un altro applauso tra le mani, pronti a farlo esplodere non appena fosse stato pronunciato il verdetto.

Quello che nessuno si aspettava era che il Cappello pronunciasse a gran voce "Serpeverde".

Albus e James rimasero sgomenti quanto tutto il resto della Casa. 

L'applauso delle Serpi non fu caloroso come il precedente ma gli slogan di giubilio su come il tavolo avesse acquisito una Weasley già risuonavano nell'aria. Dopo la Grande Battaglia di diciannove anni prima, nessuno si esprimeva più su questioni di sangue pubblicamente, sebbene ci fosse ancora qualcuno che ostinatamentecercava di tramandare certe idee bizzarre. Serpeverde non era più la casa dei figli dei Mangiamorte, anche se continuava ad essere quella delle vipere.

La bimba si avvicinò a testa bassa al tavolo e prese posto in mezzo a due ragazze poco più grandi di lei. Cercò di sorridere il più possibile, senza mai voltarsi in direzione delle due coppie di occhi che le trafiggevano la schiena dall'altro capo della Sala Grande.

"Per tutte le Pluffe, Papà non sarà contento." pensò Rose fingendosi interessata alla conversazione delle due giovani che le raccontavano gli ultimi pettegolezzi post-estate.

"E quindi tu sei la figlia di Hermione Granger e Ron Weasley? E come ci sei finita qui tesoro?" le chiese una delle due puntando verso di lei il suo naso all'insù.

"Come fai a sapere chi sono i miei genitori?" rispose sospettosa la novellina del tavolo verde e argento.

Quella rise di gusto e pensando di farle un complimento le disse che era davvero ironica come una di loro. Aggiunse poi che ovviamente doveva essere molto fiera di essere la figlia dei salvatori del Mondo Magico e poi tornò a spettegolare su quanto fosse ingrassata Zoe Armstrong o su quanto fosse fuori moda l'abbronzatura di alcune delle compagne.

Con un paio di domande che le ronzavano nella testa, Rose puntò gli occhi di fronte a sè trovandosi davanti un ragazzino alquanto silenzioso che la fissava in uno strano modo.

"Weasley non è così? Mio padre mi ha parlato di voi." Le scoccò uno sguardo da sotto le ciglia lunghe e biondissime proprio mente riabbassava la testolina sul piatto trovandolo stranamente interessante.

"Perchè tutti continuano a far sembrare la mia famiglia piuttosto famosa?" chiese lei con aria innocente.

"Perchè lo sono. Hanno ucciso il cattivo e salvato tutti gli altri." 

Rose ci pensò su un attimo e ritenne che fosse probabile. C'erano sempre un sacco di persone a casa loro e tutti guardavano la mamma e il papà con tanta ammirazione. Quello che non capiva era il motivo per cui tutti sembravano sapere tranne lei. Magari James le avrebbe raccontato qualcosa.

Si sentiva stranamente sollevata di non essere finita nella Casa a cui erano appartenuti i suoi genitori, ma non riusciva a trovare una risposta al perché. Osservava il ragazzino di fronte a lei senza smettere di studiarlo e probabilmente lui se ne accorse perchè ogni pochi attimi sollevava gli occhi per controllare se lo stesse ancora fissando. Le ispirava una certa fiducia e la mamma le diceva sempre che aveva un talento naturale nel capire le persone a primo impatto.

"Possiamo essere amici?" chiese dopo un altro minuto di riflessione senza paura di un rifiuto. 

Scorpius Malfoy capì in quel momento che la ragazza che aveva di fronte era davvero strana. Nonostante tutto accennò un sorriso fugace e annuì senza esitazione.

"Per tutte le Pluffe. Papà non sarà contento."

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccomi qui, torno con un nuovo racconto dopo una lunga assenza.
Delle amiche mi hanno fatto tornare la voglia di scrivere su Harry Potter e ho provato a scrivere qualcosa. Non so ancora cosa aspettarmi da questa fic quindi non me lo chiedete, potrebbe essere una long fic o una raccolta di piccole one shot, non ne ho idea. L'unica cosa di cui sono certa è che sarà incentrata sulla Nuova Generazione come avete potuto notare.
Probabilmente svilupperò il tutto intorno a tre o quattro personaggi principali ma ve l'ho detto è ancora tutto da decidere.
Il primo paragrafo in corsivo è ripreso dall'epilogo di Harry Potter e i Doni della Morte come tanti di voi avranno capito, mentre le parole "Non a Serpeverde, non a Serpeverde" sempre in corsivo che pronuncia Albus sono le stesse riportate da Harry durante il suo smistamento.
La Rowling ci dice che Albus e Scorpius assomigliano incredibilmente ai loro padri e che Rose ha i capelli rossi  quindi terrò fede a questa decisione mentre per gli altri personaggi cercherò di stravolgere un po' l'opinione che ci siamo fatti di loro ovviamente secondo quella che mi sono fatta io.
EDIT: Nelle virgolette alla fine della frase e in mezzo prima della frase "Rose pensò..." dovrebbe esserci scritto "Per tutte le Pluffe, papà non sarà contento" ma non si vede. Appena riesco cerco di sistemare tutto! 
Bene, spero di aver detto tutto, tutti i commenti sono apprezzati soprattutto se contengono le vostre critiche su questo piccolo prologo. 
A presto. Marian.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 corretto
Capitolo 1

Sei anni dopo

Nemmeno le fiamme vigorose del camino riuscivano a sciogliere la tensione accumulata in quella lunga mattinata. La Sala Comune era pressochè deserta: a quell'ora erano tutti in Sala Grande a pranzare ma lui non ne aveva proprio voglia. Il groviglio che aveva nello stomaco gli impediva quasi di respirare, figuriamoci di ingerire qualcosa di solido.

 Strapazzò ancora per un po' la chioma indisciplinata che aveva in testa e poi si gettò su uno dei divanetti al centro della stanza. Con il capo appoggiato sui cuscini trapuntati, non riusciva a dimenticarsi quella scena. Respirò a fondo, iniziando a torturare l'orlo del golf della divisa.

 La sua lingua sfiorava ogni centimetro del collo della ragazza.

 Si alzò di scatto dal divano e ricominciò a camminare su e giù davanti al camino come un disperato. Albus provò chiedersi se le intenzioni della giovane Serpeverde fossero quelle di rovinargli puntualmente le giornate. Quando l'aveva vista in lontananza svoltare l'angolo del corridoio ed entrare poi nel bagno delle ragazze del primo piano non pensava che avesse quelle intenzioni. Era entrato senza troppi preamboli, sperando di poter chiacchierare un po'. Era da molto che non si incontravano da soli, senza strane amiche in giro e parenti pronti ad innervosirli entrambi.

 Ovviamente le cose con lei non erano mai facili, sempre qualche sorpresa pronta ad attenderlo. Ma mai avrebbe immaginato di trovarsela davanti mentre se ne stava pacatamente incollata al muro con il Capitano della squadra di Corvonero a passare un quarto d'ora piacevole tra una lezione e un'altra.

 Sapere delle sue avventure da terzi era sopportabile ma vederla in azione no!

 La parte davvero sconcertante era stata lo scambio di battute che avevano avuto. Lei aveva probabilmente sentito la porta aprirsi e distolta l'attenzione da Will Carter per controllare chi fosse l'intruso, lo aveva notato sconcerato ancora sullo stipite.

 Gli aveva rivolto un banalissimo "Ehi Al." seguito da un "ti dispiace? Ci vediamo dopo!" alludendo al tipo che noncurante di tutto continuava a baciarla senza esitazione.

 Era uscito da lì imbizzarrito come un centauro e aveva smesso di borbottare insulti solo quando la Signora Grassa lo aveva bloccato all'entrata della Sala Comune. Si sarebbe sicuramente preso la sua piccola rivincita alla prossima partita contro Corvonero: un bel bolide in pieno viso non glielo toglieva nessuno a quel cretino!

 Sua sorella emerse dal buco del ritratto a distrarlo dalle sue riflessioni. 

"Non vieni a mangiare? Ti stiamo aspettando da almeno mezz'ora! Potevi almeno mandare un gufo se proprio non avevi voglia di vederci." Lily lo rimproverò con sguardo severo, ottenendone uno ancora più torvo in cambio. 

"Non ho fame e sono incazzato fino alla punta dei piedi Lil, lasciami in pace per favore." 

"Cosa ha combinato Rosie stavolta?" gli chiese andandosi ad acciambellare sul tappeto dai toni caldi in mezzo ai divani.

"Se ti sentisse chiamarla ancora con quel nomignolo ti schianterebbe all'istante!" rispose lui tornando a sorridere dopo ore di paralisi facciale da ira.

Le raccontò l'accaduto e non vedendo nessun segno di sconvolgimento sul suo viso tentò di rimarcare che si stava facendo il Capitano della squadra di Quiddich di Corvonero.

"Sinceramente pensavo che vedesse ancora quell'altro, come si chiama, dai il battitore!" 

Quattordici anni di vita buttati pensò Albus immediatamente vedendo la sorella parlare degli innumerevoli ragazzi della cugina senza il minimo sdegno.

"Comunque non mi sembra un buon motivo per saltare il pranzo. Alzati subito e scendi giù con noi." gli ordinò la ragazzina.

In quei momenti somigliava tremendamente a Ginny, con i capelli rossi sciolti sulle spalle e gli occhi diffidenti e materni che, allo stesso tempo, osservavano fieri l'interlocutore. Vedendolo ancora immobile sul divano Lily scosse la testa ed uscì da sola dirigendosi verso la Sala Grande. Si inserì tra James e Roxanne, cercando di mettersi comoda sulla panca e cercò subito di incrociare lo sguardo di Rose che era impegnata in una conversazione con il suo amico serpente. 

Quando la Weasley alzò gli occhi  notò la cugina farle cenno di andare via, sicuramente per parlare con Albus. Lasciò cadere la forchetta nel piatto e stizzita incrociò le braccia al petto.

"Hai finito di mettere il broncio? Non mi sembra di aver detto una grossa assurdità, semplicemente ritengo che Eva Cox sia un battitore migliore di Thurstan Harris. Dovrebbero cacciarlo se non riesce nemmeno a tenerti lontano gli avversari, e io di Quiddich ne capisco poco. Oggi i Grifondoro vi fanno di nuovo il culo, vedrai." 

Ascoltava le parole di Scorpius senza dare troppo peso al discorso. Albus era di nuovo arrabbiato con lei e non si era presentato a pranzo. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di non discutere di nuovo. Non sarebbe salita a cercarlo, fine della storia.

"Non mi stai dando retta Rose."

"Scusa, stavo solo pensando alla strategia per la partita di oggi. Il Capitano vuole cambiare schema e gli altri non riescono a metterlo bene in pratica." si girò verso il biondo che la fissava stranito, odiava non essere ascoltato. Cercò di riprendere la conversazione come se niente fosse e poi si alzò dal tavolo per andare a prepararsi.

La scuola era in fermento per la prima partita del campionato, già vedeva alcuni striscioni che lievitavano per la Sala Grande. Non sarebbe riuscia a concentrarsi quel giorno e Albus non l'avrebbe mollata un minuto. 

Maledetti parenti.
 


"Dieci punti a Serpeverde!" Il cronista scatenò i cori della squadra in vantaggio che aveva appena segnato di nuovo, a dispetto delle previsioni su quella partita.

Gli occhi verdissimi cercavano il boccino guardando oltre le lenti della mascherina che aveva indossato contro la pioggia. 

"Allora, Will ti ha passato gli schemi stamattina?" eccolo lì, sulla sua Nimbus pronto a sgridarla come se fosse suo padre.

"Al, non mi serviva nessuno schema. Smettila di comportarti come se avessi potere decisionale sulle mie scelte." il boccino d'oro le sfrecciò davanti ed entrambi partirono per prenderlo, le scope che quasi si sfioravano per la vicinanza.

"Io non mi sto affatto comportando male, sei tu quella che si fa mezza scuola, non credere che non lo sappia!" 

"Non sono fatti tuoi."

"Ah no?! Da quando hai smesso di parlarmi delle tue cose?" le disse con sguardo allarmato.

"Da quando fai il bacchettone! Lasciami in pace e smettila di starmi incollato, non riesco a prendere il boccino!"

"Sarebbe anche il mio scopo Rose, non farti prendere il boccino così posso farlo io! E comunque non sono diventato bacchettone."

Rose cercò di spingerlo via senza grandi risultati. Una o due spinte non gli avrebbero comunque fatto male, non avrebbe certo osato renderle pan per focaccia. 

"Mi spieghi che cosa ti prende? E' quasi da un anno che hai allentato qualsiasi tipo di rapporto, anche con me!"

"Diamine l'ho perso di nuovo!"  esalò Rose riprendendo fiato ed evitando la domanda del ragazzo. Si fermarono all'unisono, l'uno di fronte all'altra. La pioggia incalzò nuovamente scrosciando su di loro. Grifondoro aveva segnato due volte e la partita non sembrava voler finire. 

"Dovresti smetterla di comportarti come una stupida Serpeverde una buona volta!" le urlò addosso tutta la rabbia che aveva accumulato quel giorno.  

Osservò i capelli, una volta di un acceso rosso Weasley ora tinti di un caldo color cioccolato, scivolarle sulla schiena come scie di terra bagnata e non potè far a meno di pensare a quanto si impegnasse per essere diversa da loro.  Dalla sua famiglia. E lui non poteva fare niente per farla tornare la bambina con cui aveva passato giornate intere a giocare a casa sua. Ribolliva di rabbia e niente sembrava calmarlo.

"Ma io sono una Serpeverde, vuoi capirlo? Non ti sei mai rassegnato, sono sei anni che continui a credere che io non l'abbia fatto di proposito! Non volevo essere una semplice Weasley quado avevo undici anni e non lo voglio ora! E adesso scusami ma ho una partita da vincere." si allontanò in sella alla sua scopa all'inseguimento del boccino. Non si voltò indietro nemmeno quando Albus continuò a chiamarla per finire la discussione. 

Non aveva mai accettato che lei non avesse chiesto al Cappello di farla finire a Grifondoro per stare con lui. Non aveva mai accettato che avesse smesso di parlare con suo padre da quando Hermione l'aveva lasciato. Non aveva mai accettato niente di lei da quando erano ad Hogwarts.

"Rose Weasley ha preso il boccino! Serpeverde ha vinto la prima partita di campionato signori!" 

 


I sotterranei dove era situato il dormitorio Serpeverde non erano mai stati un luogo accogliente. Le pareti di mattoni erano occupate da stendardi verde e argento e le fiamme blu e verdi del camino non davano sicuramente l'impressione di un luogo caldo. Eppure Rose preferiva quel posto alla Sala Comune Grifondoro che suo cugino Albus le aveva fatto vedere una volta. Si sentiva più a casa lì, tra bassi divani e spade agganciate alle mura che nell'accogliente villetta di famiglia. 

Natale si stava avvicinando e non voleva assolutamente tornare a casa sua, nella desolazione di un divorzio. Suo padre non era mai stato granchè capace di capire le donne. Aveva trascurato l'unica cosa che dovrebbe contare nella vita: la famiglia. Hermione era una donna esigente, forte, paziente, ma non abbastanza da sopportare un uomo che non la guardava nemmeno più. E così aveva deciso di lasciarlo e di gettare tutti loro in quella situazione di merda. 

Strinse la mano di Scorpius che le stava raccontando quanto fosse felice per la vittoria di quel pomeriggio. Si voltò a guardarlo oltre la sua spalla e gli sorrise strizzando un'occhio. 

"Che voleva Albus oggi durante la partita?" le chiese d'un tratto. 

Non pensava che se ne fosse accorto qualcuno ma evidentemente l'amico aveva notato il loro scambio di parole durante la caccia al boccino. "Litigare, come sempre. Stamattina mi ha vista con Carter dopo la lezione di Erbologia e ha dato di matto. Non capisce." 

"Lascia perdere, domani ci parlo io. Così una buona volta la smette di farsi mille paranoie.  Perchè non pensa a quello che fa Kalinda invece di stare dietro alle tue cazzate, proprio non lo capisco. E tu l'hai fatto di proposito vero? Non hai combinato niente con Carter a giudicare da quanto era incazzato oggi in Sala Grande." 

La ragazza scoppiò a ridere e annuì tornando a porgergli il collo dove Scorpius stava lasciando invisibili tratti con le dita.

"E poi sai quanto gliene importa di quella. Stanno insieme ma ancora non mi spiego il motivo. Dovrebbe cercarsi una ragazza più..."

"..più simile a me?" Rebecca Marie Netherwood  fece un giro su se stessa facendo svolazzare i lunghissimi boccoli biondi. Si accomodò in un angolino del divano dove erano sdraiati gli altri due e sorrise a trentadue denti facendo spuntare quelle fossete adorabili nelle guance.

"Non so, ma sicuramente non a quella svampita che somiglia in tutto e per tutto a sua madre Calì! Come si fa ad essere così pettegole? Mi stupisce soprattutto che piaccia a mio cugino." 

"Stupisce anche me questo fatto. Ed è per questo che organizzerò qualcosa per incontrarlo e fargli vedere quanto io sia superiore a quella mezza indiana!" rimasero a chiacchierare ancora per un po' poi Rebecca se ne andò lasciandoli di nuovo soli.

"La tua migliore amica si metterà contro mezza Grifondoro." proferì Malfoy ghignando proprio come suo padre.

"Lo so, ma mi piacerebbe molto vederla in battaglia contro quegli spavaldi. Sarà divertente camminare sui loro corpi quando li farà a pezzi!" 

"Non scherzare, Kalinda ha un sacco di amiche che potrebbero stenderla con un solo incantesimo, se prova a mettersi tra lei e Potter rimani senza amiche donne."

"Ma figurati, Albus non riuscirebbe a mentirle su un incontro segreto con un'altra ragazza quindi non ci andrà e basta. Lo conosco, fidati." si girò per scoccargli un sonoro bacio sulla guancia e poi se ne andò nel dormitorio femminile.  

Scorpius sorrise in modo involontario prima di pensare a quanti guai avrebbe portato quel nuovo anno.

Non ne aveva nemmeno una vaga idea.






Spazio d'autore:

Salve a tutti! ^^
Questo  primo capitolo è ambientato come ho scritto all'inizio sei anni dopoil prologo ovvero durante il sesto anno dei nostri giovani protagonisti. Ricordo a tutti che Lily è più piccola di Albus e ha due anni in meno quindi frequenta il quarto anno in questo caso.
Kalinda è la ragazza di Albus come avete potuto notare, ed è la figlia di Calì Patil e un ragazzo francese incontrato al ballo del Ceppo, non so se la Rowling abbia mai parlato del suo futuro ma ho immaginato che avesse acciuffato il francesino!
Se avete altre domande o comunque volete chiarimenti su alcuni punti in cui non sono stata chiara chiedete pure sarò felice di rispondervi attraverso il servizio mail di EFP.
Spero che abbiate apprezzato. Ringrazio tutti quanti per le recensioni e per aver inserito la storia tra i preferiti e le storie seguite. Sono contenta che vi sia piaciuta tanto.
Se avete due minuti per commentare anche questo e farmi sapere cosa ne pensate. Un bacio a tutti. Marian.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


capitolo 2 corretto

Capitolo 2

I giardini di Hogwarts, all'inizio dell'inverno, regalavano uno scenario mozzafiato e tanta tranquillità ai pochi visitatori che non si facevano intimidire dal freddo. Ghirigori di neve candida abbracciavano i sottili rami degli alberi dei cortili, cadendo a volte sulle panchine di marmo grigio e sull'erba gelata. 
L'intera scuola era ancora assopita e solo le antiche mura si beavano delle prime luci della giornata, insieme ad uno studente che di dormire ormai non ne aveva più voglia. 

Albus Severus Potter si sentiva proprio come una pozione messa a bollire sulla fiamma a fuoco lento. E malediceva quella ragazza per le parole che gli versava addosso ogni volta, ma soprattutto malediceva se stesso per l'importanza che le dava, per non riuscire a contrastare quell'assurdo sentimento che lo invadeva ed infestava i suoi pensieri quotidianamente.

Si girò nel letto senza trovare una posizione comoda, stropicciando le lenzuola sotto il suo peso.  Era sveglio da ore, aveva visto l'alba trafiggere le fioche stelle che brillavano sul castello: non era riuscito ad addormentarsi dopo l'incubo che aveva interrotto il suo sonno tranquillo e ora il silenzio lo imprigionava in una trappola di pensieri da cui non riusciva ad uscire. 

E pensare che in quelle settimane aveva cercato di tenersi occupato ogni minuto per non avere il tempo di pensare se non prima di addormentarsi -e aveva cercato di esaurire le energie durante il giorno, per accorciare anche quel frangente di tempo- ma nulla ora gli impediva di affrontare quei ricordi che lo tormentavano da mesi.

Doveva smettere di pensare a lei. Sbuffò sonoramente, infastidendo i compagni di dormitorio che ancora sonnecchiavano beati. 

Si alzò dal letto a baldacchino ormai in preda all'ira. Non aveva più senso cercare di riprendere sonno, così decise di farsi una doccia e cercare qualcosa da fare prima della colazione.

Gli occhi verdi nello specchio appannato dal vapore del bagno gli rimandavano l'immagine di uno spettro, un ragazzo che non era in sè ormai da tempo.

Afferrò con entrambe le mani il lavandino e vi si appoggiò incassando la testa fra le spalle. 

Prese fiato e andò a vestirsi, pronto ad affrontare quella giornata che si prospettava orribile. 

Il Natale non sarebbe stato una passeggiata quell'anno.





"Scorpius faremo tardi! Datti una mossa."  

La giovane Weasley scosse il corpo che le giaceva di fianco senza un minimo di delicatezza. Il dormitorio maschile si era svuotato e finalmente non era più soggetta agli sguardi indagatori dei compagni maliziosi. 

Si era addormentata nel letto dell'amico mentre chiacchieravano e al risveglio erano stati sottoposti ad interrogatori e occhiate loquaci. E c'era chi sosteneva che i Serpeverde si facevano i cazzi loro! 

Continuò a tentare l'impresa impossibile: svegliare il biondino dopo avergli fatto fare le ore piccole. 

"Dai Scor, oggi è l'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale e poi siamo finalmente liberi per un po', smettila di fare storie e alzati!" lo rimproverò con cipiglio severo, sperando che si accorgesse di qualcosa e non fosse ancora in fase rem.

"Odio il Natale... lasciami dormire." mugugnò infilando la testa bionda sotto il cuscino.

"Lo so, me lo ripeti da sei anni, adesso tirati su e non fare il bambino." rispose la mora mettendosi le mani sui fianchi, già esasperata da quella giornata. 

"Quando fai così sembri proprio una Weasley." ruggì Malfoy da sotto il piumone e in risposta la ragazza gli lanciò il cuscino uscendo dal dormitorio senza esitazione.

"Quindi state insieme adesso?"  Braxton Zabini, Prefetto Serpeverde, uscì dal bagno tamponandosi i capelli scuri con un asciugamano e stringendosi con l'altra l'accappatoio addosso. Credeva che fossero usciti tutti e invece quella serpe era ancora lì a spiarlo.

"Non dire stronzate, si è addormentata mentre parlavamo. Figurati se anche solo l'ipotesi di una storia possa passarci per la testa. Non reggeremmo nemmeno come trombamici." rispose ghignando per quell'assurda possibilità.

Quell'essere malefico sembrava voler diventare la sua coscienza. Si conoscevano da una vita, i loro genitori erano amici d'infanzia e poteva dire che fosse la persona più simile ad un fratello per lui. Il moro gli lanciò un'altra occhiata mentre se ne stava sulla porta ad attendere una risposta. 


Non aveva mai pensato a lei in quel senso, probabilmente erano troppo amici per pensare di intraprendere una relazione. Scacciò via quel pensiero e si alzò dal letto, si preparò in fretta e furia vista l'ora tarda e scese in Sala Grande con una fame che l'avrebbe divorato di lì a poco.

Appena allungò la mano per afferrare un paio di fette biscottate, i piatti sparirono dal tavolo lasciandolo a bocca aperta e asciutta.

Imprecò sonoramente e chiuse gli occhi per cercare di calmarsi. Doveva aspettare fino all'ora di pranzo per mettere qualcosa sotto i denti, maledizione.

Si trovò di fianco Rose che ghignò di fronte alla sua faccia snervata. La Sala Grande era ingombra di festoni e ai quattro angoli della stanza c'erano gli alberi di Natale addobbati con i colori delle case.

"Odio il Natale" proferì di nuovo. Chissà perchè tutti erano così entusiasti del Natale. 

"Lo so, Grinch."

"E chi cazzo è adesso questo Grinch?!"

L'amica gli lanciò una ciambella con su scritto "Merry Christmas" e lui l'addentò affamato anche se un po' controvoglia. 

"Ti adoro." 

"So anche questo."





Le prime lezioni della mattinata erano state una noia mortale. Storia della Magia e Divinazione erano state talmente soporifere che, anche tra i più reticenti ad ammetterlo, tutti erano contenti di correre nell'aula di Trasfigurazione. 

Dopo la morte di Silente, la professoressa McGrannitt aveva preso il suo posto come preside nella scuola e trovare un sostituto per la cattedra non era stato facile. Non fin quando una delle sue allieve preferite si era offerta per il posto d'insegnante.

Hermione Granger aveva sempre avuto un amore sconfinato per lo studio e questo era risaputo. Dopo la separazione dal suo storico amore aveva deciso di occupare le giornate lavorando sodo e quello di insegnante era uno di quegli impieghi che le permettevano di lavorare a contatto con ciò che le piaceva e di stare con i figli il più possibile. 

Un po' meno entusiasti di quella scelta erano stati proprio Rose e Hugo che però, dopo diversi anni, si erano rassegnati all'idea di sopportare una madre insegnante.

Serpeverde e Grifondoro quella mattina avevano lezione insieme e così quando tutti gli studenti del sesto anno si riversarono sui banchi, rigorosamente Grifoni seduti da un lato e Serpi dall'altro, la Granger si lasciò sfuggire un sorriso. Non erano cambiati poi tanto i ragazzi in quegli anni, pensò con nostalgia. 

Cercò di non sbilanciarsi troppo nel salutare sua figlia, che odiava essere vista dagli altri studenti con sua madre, e poi cominciò la lezione senza troppi preamboli.

Seguirono le parole della prof che stava spiegando come trasformare un sasso in un cerbiatto e cercavano di mostrare un minimo di interesse, ma dopo la prima mezz'ora tutti furono costretti a ricredersi: neanche Trasfigurazione era poi tanto divertente.
 
"Per finire, posso annunciarvi che non sarete liberi dallo studio nemmeno durante queste vacanze. Esercitatevi a trafigurare oggetti inanimati in qualcosa che respiri e poi portatemi una bella relazione, diciamo sei fogli di pergamena, sulle difficoltà dell'esercizio e sui vantaggi che implica. Potete andare. Ah, signor Nott, la prego di non trasformare il suo cucchiaino in un altro mostro preistorico. Eviterei di dare fuoco all'albero di Natale con un drago ancora una volta." 

I ragazzi sghignazzarono un po' di fronte al rossore del timido Serpeverde e augurarono buone feste alla prof correndo via dall'aula prima che assegnasse loro compiti extra. 

Albus terminò di rimettere le cose in ordine e, stando a testa china, non si accorse della donna che lo osservava un pelino preoccupata. 

"Qualcosa non va tesoro?" chiese l'ex Grifoncina con aria materna.

"No prof, tutto bene." 

"Sai che odio essere chiamata così fuori dall'orario di lezione. Puoi parlarmene se vuoi. Sono sempre stata abbastanza brava ad ascoltare i problemi di voi Potter."  

Il ragazzo sorrise ricordando la complicità che lei, suo padre e lo zio Ron avevano sempre avuto in quegli anni. 

"Sono solo un po' nervoso, tutto qua. E' stata una settimana un po' pesante." 

"E c'entra qualche ragazza." disse sicura notando il suo lieve imbarazzo. 

"Non è solo quello, se vuoi la verità è Rose che mi fa un po' preoccupare. E' sempre così... così dannatamente Serpeverde! Ormai si chiude a riccio, non parla più con nessuno di noi e quelle poche volte che lo fa è per litigare."  

Si appoggiò stanco alla cattedra di fianco alla donna che gli stava gentilmente carezzando una spalla. 

"E' anche colpa mia Albus, dopo che io e suo padre ci siamo lasciati è peggiorata. E' stato doloroso per tutti ma io non potevo andare avanti in quelle condizioni. E l'ho fatto soprattutto per loro, perchè non crescano con un'idea sbagliata di famiglia. Ron si è inasprito con gli anni e io ne avevo abbastanza. Ma Rosie è così, non puoi farci niente. Non lo fa di proposito, la sua è una difesa, capisci? Non vuole essere come suo padre, non vuole essere nemmeno come me se è per questo, ma la comprendo. Ha scelto una strada... ma vedrai che presto si accorgerà di ciò che è in realtà." 

"Lo spero perchè mi sta facendo dannare. Sembra che voglia a tutti i costi allontarci." sospirò e lasciò che il capo gli ciondolasse all'indietro. 

"Non essere così duro con lei, vedrai che pian piano si scioglierà. Devi darle del tempo." Hermione sorrise di nuovo. Albus le ricordava Harry quando aveva la sua età, con mille problemi e altrettante insicurezze. Era soltanto grata che i ragazzi non dovessero affrontare quella guerra che aveva stremato loro durante gli anni ad Hogwarts; sperava con tutto il cuore che non si facesse viva nessuna minaccia all'orizzonte ma non sapeva ancora quanto si sarebbe rivelato veritiero quel presentimento.





I preparativi per la festa di Natale erano giunti al termine. Gli studenti se ne tornavano ai rispettivi dormitori per mettersi in ghingheri e i professori tiravano un sospiro di sollievo in vista di quelle meritate vacanze. 

Nelle stanze di Grifondoro le ragazze erano in fermento. Nell'aria si sentiva il vociare delle studentesse che lanciavano incantesimi arricciacapelli e quant'altro, pronte a mettersi in mostra come tutti gli anni. Urletti isterici provenivano da tutti gli angoli e facevano sobbalzare perfino gli orgogliosi ragazzi di Grifondoro che dalla Sala Comune attendevano le rispettive dame per andare finalmente a godersi la cena.

"Come se queste maledette feste fossero una gara a chi ha l'abito più bello o i capelli acconciati nel modo più ridicolo!" se ne uscì James accendendosi una sigaretta di fianco al camino noncurante del regolamento.

"Tanto lo sai che è così tutti gli anni, probabilmente ritengono ancora di poter trovare il principe azzurro o cose simili quando invece sanno bene quello che vogliamo da loro, che poi è quello che vogliono anche le ragazze, una sana e rigenerante scop--" Scott Forst si ammutolì quando la giovane e ancora innocente sorella di James si avvicinò, impedendogli di terminare la frase. 

Fasciata in un abito azzurro ghiaccio, con la chioma fulva domata alla perfezione da un fermaglio a forma di farfalla, faceva davvero la sua bella figura per avere solo quattordici anni. Sorrise amabile a tutti i presenti in sala notando poco dopo di essere l'unica ragazza in orario.

"Ragazzi, tutto bene? Vi vedo un po' impazienti." proferì mentre rubava la sigaretta al fratello per gettarla subito fra le fiamme. "Questa roba ti fa male, e poi è vietato fumare all'interno della scuola! Lo dice sempre zia Hermione che il regolamento va rispettato."  

"Ma da chi avrai preso? Nemmeno mamma e papà sono mai stati così ligi al dovere. Devi avere qualche gene fuori asse sorellina." ridacchiò Potter lanciandosi sul divanetto. Incrociò le braccia al petto e si mise a sbuffare impaziente. 

"Con chi è che vai alla festa alla fine? Se non sbaglio quello schianto della Preston ti aveva invitato..." chiese Forst scrutando attentamente l'amico.

"Ma scherzi, quella è una pervertita e appena può mi mette le mani addosso, non la sopporto. Le donne che prendono l'iniziativa così schiettamente non mi piacciono. Ho accettato l'invito di  Meredith Hollis, sesto anno e un corpo da favola!" 

I due si batterono il cinque e si rimisero in attesa fino a quando dal dormitorio maschile uscì Albus, con felpa e pantaloni della tuta e si gettò malamente su una poltroncina con un tomo enorme sulle ginocchia. 

"Non dirmi che non vieni nemmeno quest'anno." piagnucolò Lily ancorandosi al bracciolo della sua poltrona e facendo anche fatica a stare in quella posizione, visto l'abito che le imponeva una certa compostezza.

"Non mi piacciono le feste, non mi sono mai piaciute, non so ballare e mi fanno schifo tutte queste stronzate da reginetta del ballo!" ringhiò il moretto tuffando il naso tra la pagine ingiallite del tomo che aveva preso quella mattina in biblioteca.

"Ma dai, staresti benissimo in abito da cerimonia e poi Kalinda con chi ci va, scusa? Non si perderebbe la festa per niente al mondo!"  ribattè la rossa con poco tatto.

"Esatto Al, che cosa ci fai ancora così? Mi avevi promesso che saresti venuto..."  la giovane in questione si precipitò giù dalle scale fino a piazzarsi di fronte al suo ragazzo con aria bellicosa.

"Lemaire non farti prendere dall'ira, sai che odia queste cose." cercò di intervenire James in aiuto al fratello minore. 

"Un corno! Per la barba di Merlino, cosa succede?" 

"Ma dai, lo conosci, non fanno per lui le feste." tentò ancora il maggiore dei Potter vedendo il povero malcapitato mettersi le mani nei capelli di fronte alla rabbia della sua ragazza.

Kalinda Lemaire non era certo una tipa tranquilla. Pettegola come poche, ma con un cuore tenero, in fondo era pur sempre una Grifondoro. Erano abbastanza famose le sue sfuriate, come lo era il suo codazzo di amiche che sempre in prima fila le reggeva il gioco. Avevano in mano tutte le iniziative di Hogwarts, in quanto membri del consiglio studentesco, e ne facevano di tutti i colori a quei poveri studenti. Non perdevano occasione per organizzare feste (una più bizzarra dell'altra) e tiravano fuori sempre gare che facevano sbiancare i più sobri studenti.

Per tutta risposta, quella specie di strega mezza indiana e mezza francese si girò con aria di sfida e capita l'antifona si allontanarono tutti per lasciarli soli. 

"Kali sei bellissima...." cercò di ammansirla Albus, ma la ragazza non si fece raggirare nonostante sapesse bene che lo pensava sul serio. E voleva anche vedere se dopo aver speso una cifra esorbitante per quell'abito e mezzo pomeriggio a prepararsi non sarebbe risultata splendida!

"Non me ne frega proprio niente dei tuoi stupidi complimenti in questo istante! Adesso fili a cambiarti o di me non sentirai nemmeno parlare d'ora in poi!" 

"Mi dispiace ma non verrò. Non sopporto l'idea di dover stare in mezzo a tutta quella gente imbalsamata. Però quando torni se vuoi stiamo un po' insieme, ti aspetto sveglio."

"Senti se vuoi litigare non è proprio la serata giusta, mi sono stancata di questi tuoi continui atteggiamenti da essere superiore, e mi sono stancata di questa scusa ogni volta che c'è qualcosa di divertente da fare! Chi credi di essere, sai quanti ce ne sono lì fuori pronti a prendere il boccino al volo? Ne hai almeno una vaga idea? Stiamo insieme e mi fai questo, te ne rendi conto?" 

"Ti prego non fare così..." le si avvicinò con aria da cucciolo e le prese le mani, portandosene una alle labbra.

La ragazza si addolcì un poco e sorrise vedendo quanto gli costasse quel gesto di fronte a tutta Grifondoro.

"Non pensare di esserti guadagnato il paradiso Albus, ti voglio in sala entro mezzanotte, almeno per il brindisi di auguri!"  

Il moro abbassò il capo pensando che non sarebbe riuscito a fare pace con lei se non avesse davvero fatto come diceva. La vide uscire dal buco del ritratto ancora indispettita e poi si ributtò sulla poltroncina con fare disperato.

Gli studenti ridacchiarono e suo fratello gli diede dello zerbino facendo aumentare l'ilarità generale.

"Cos'avete da guardare?! Non avete per caso un ballo voi altri?" furono le ultime parole che urlò prima di sbattersi la porta del dormitorio alle spalle, imbarzzato e indispettito.

Quando i festeggiamenti inziarono ufficialmente, il chiacchiericcio su quell'ultima faccenda non si era ancora fermato. E la voce giunse anche a Serpeverde dove più di una persona si fece una sana risata.

"Io non lo costringerei mai a fare qualcosa che non vuole. Quella vipera è insopportabile." sbuffò Rebecca mettendosi seduta in mezzo ai due amici.

"Dite tutte così, poi alla prima occasione vi mettete a stringere le catene e a reprimerci come se fossimo ippogrifi!" rispose Scorpius, storcendo il naso da purosangue solo all'idea.

"Ma sentitelo, pronto a difendere il genere maschile a suon di stupeficium! Come se la colpa fosse sempre nostra e voi non combinaste guai di continuo." disse Rose pronta ad attaccare briga.

"Noi? Guarda che non siamo noi a fare i melensi e i carini per attirare la vostra attenzione per poi inchiodarvi al letto e gestire le vostre vite eh!"

"Come se vi dispiacesse, ma falla finita!" e così dicendo si alzò dal divanetto facendo frusciare l'abito di seta verde che aveva scelto per quella sera.

Malfoy lanciò un'occhiataccia all'amica ancora seduta di fianco a lui. 

"Ma io volevo soltanto offendere quella stupida Grifondoro!"  si difese prontamente lei aggiustandosi meglio una ciocca bionda dietro l'orecchio.

"Quella la prende sempre sul personale e tu tiri ancora fuori certi discorsi?" si imbronciò anche lui come un bambino e stizzito uscì in terrazzo senza dire più una parola.

L'aria fredda di dicembre e l'odore dell'inverno gli fecero tornare a galla tanti ricordi. Sua madre lo portava sempre a passeggiare nella neve quando era piccolo. Diceva che sembrava di camminare nell'infinito quando i grandi campi di Malfoy Manor erano coperti da quel manto bianco e si vedevano solo le luci della città in lontananza.

Si accese una sigaretta e se la infilò tra le labbra con pigrizia. I suoi erano sempre stati abbastanza affiatati come coppia ma l'ultima volta che era stato a casa li aveva visti un po' strani. Sperava soltanto che il rientro del giorno successivo non gli avrebbe riservato qualche sorpresa.

Si voltò verso l'entrata e vide Rose danzare aggraziata con un Tassorosso dall'aria presuntuosa. Era davvero bella quella sera, con l'abito verde smeraldo che metteva in risalto il suo orgoglio Serpeverde e i capelli mossi lasciati liberi sulle spalle. 

Il soriso gli si spense sulle labbra quando nel suo campo visivo entrò James Potter a chiedere un ballo alla cugina. Rose accettò senza dire una parola, tanto già sapeva cosa volesse da lei. 

"Allora, chi ti accompagna stasera, Rosie?" 

Storse il naso sentendo quel nomignolo pronunciato con una punta di sarcasmo.

"Sono venuta con Scorpius, nessuno dei due aveva voglia di trovarsi una comparsa serale. E tu invece? Ti ho visto con la Hollis, non ti scollava gli occhi di dosso. Adesso che ci faccio caso ti sta fissando ancora e sta ridendo con qualche frivola amica." 

"Sei sempre un tesoro. Anche Albus ha cominciato a ricevere il trattamento che riservi a noi comuni mortali vedo."

"Se volevi fare lo spiritoso bastava fermarmi in mezzo ai corridoi, non serviva invitarmi a ballare. Ah, ma voi Grifondoro fate le cose con stile, non fate piazzate. Tuo fratello mi rimprovera durante la partita di Quiddich, tu durante un ballo, chissà cosa si inventeranno Lily e Hugo invece. Sono proprio curiosa di vedere quale altro asso tireranno fuori da quelle loro maniche rosse e oro!" 

"Certo, sputare nel piatto dove hai sempre mangiato deve essere divertente per te. Un po' meno per noi, ma se è contenta vostra altezza. E comunque non volevo parlarti di questo. E' di Albus che volevo parlare. Devi parlargli, è diventato insopportabile quasi quanto te." ammise sorridendo appena.

"Non sono affari miei, non devo fare proprio niente. Dovrebbe crescere e rassegnarsi all'idea che io non sia come voi." lo rimbeccò la Weasley distogliendo lo sguardo da quello intenso del cugino.

"Per favore Rose, parlagli, fallo contento." 

Sentire James chiedere qualcosa con quel tono supplichevole la fece ridere di cuore. Lui se ne accorse e arrossì lievemente, spingendosi gli occhiali dalla montatura moderna sul naso.

"Vedrò cosa posso fare. Adesso raggiungo gli altri." si staccò dolcemente da lui mentre le faceva un inchino ironico, poi si voltò ed uscì in terrazza dove aveva appena visto un certo biondino farsi i cazzi suoi.

"Allora, vedo che ti stai divertendo." constatò sarcastica alludendo al fatto che fosse lì da solo con una faccia lunga che faceva invidia a quella della preside.

"Odio il Natale." 

"E' la terza volta che me lo dici oggi, l'ho capito." 

"Si si...vedo che anche tu te la stai spassando, sembravi entusiasta di passare un po' di tempo con quel coglione di tuo cugino." si accese un'altra sigaretta per tenere le mani occupate ma Rose gliela rubò con aria birichina senza avere intenzione di restituirgliela.

"Dovevo ingannare il tempo visto che il mio cavaliere non mi invita a ballare perchè non ne è capace." lo stuzzicò guardandolo di sottecchi. Sapeva che odiava essere messo in discussione. Poco dopo infatti le prese una mano e con l'altra le cinse la vita senza chiederle il permesso. 

Ballarono lì da soli, in terrazzo, con la musica che arrivava dalla Sala Grande. Sentivano le risate dei ragazzi, il freddo sulla pelle e il ghiaccio sotto i piedi che li rendeva un po' impacciati, ma in quel momento ad entrambi pareva di essere in una bolla. Come se si fosse creata una certa magia.

Scorpius le regalò uno dei suoi meravigliosi e rari sorrisi e lei lo ricambiò appoggiando poi il capo sulla sua spalla. Le note del lento sembravano interminabili ma per una volta non le parse una sofferenza. Stava bene, stava sempre bene con lui ma in quel momento si sentiva leggera.

La sigaretta che Rose aveva tra le dita si consumò rapidamente e le bruciò la pelle. Si lasciò sfuggire un'imprecazione e si scostò da Scorpius im modo un po' brusco. 

Guardò di sfuggita la sala e vide entrare suo cugino Albus in quell'istante. Non fece in tempo ad incrociare il suo sguardo perchè Malfoy le prese l'indice tra le dita per controllare che non si fosse fatta male.

"Sei davvero maldestra Weasley..." sollevò lo sguardo mentre la ragazza alzava gli occhi al cielo. 

"Chi è che non sa ballare insomma?" le prese la mano facendole una linguaccia e la trascinò dentro cercando con gli occhi la Netherwood che li stava aspettando su un divanetto.

Buttò un'altra occhiata verso l'angolo in cui Albus e Kalinda stavano chiacchierando. Lei sembrava davvero felice di vederlo ma il ragazzo, senza cravatta e con  la camicia un po' in disordine, si guardava in giro senza ascoltare realmente la sua interlocutrice.

Non si accorse nemmeno che lo stava trascinando verso la pista da ballo perchè aveva fissato gli occhi in quelli verde-azzurro della Weasley.

Si rese conto di essere stato invischiato nelle danze solo quando sentì il contatto con la folla, ma era troppo tardi e distolse lo sguardo per cercare di uscire da quel pasticcio perdendo di vista Rose.

"Andiamo via dai, la festa è diventata noiosa." disse la mora con tono piatto portandosi via i due amici. 

Quelli la seguirono senza fare storie ma giunti in corridoio la biondina incontrò una vecchia fiamma e visto il tasso alcolico se ne infischiò dei due che la guardavano allibiti e disse che sarebbe rientrata tardi quella sera.

Giunti nei sotterranei si fecero due risate e con un piccolo incantesimo Rose riuscì a far entrare anche Malfoy nel dormitorio femminile dove si gettarono esausti sul letto della strega.

"Quella è fuori come un balcone, hai visto come ci ha piantati stasera?" si lagnò Scorpius togliendosi giacca e camicia. 

"Già. Ma è così da sempre, sei tu che non te ne sei mai accorto. Soltanto quando parla di mio cugino in quei termini dovresti renderti conto della sua follia. Ah, Scor ti ricordi che mia madre ti ha invitato il 26 da noi?" 

Lui annuì e Rose gli lanciò un pacchetto, sparendo poi dietro ad un un paravento dai motivi orientaleggianti.

"Che novità...! Non fai mai regali a Natale, dici che è uno spreco di tempo ed energie... anche se poi non dai certo indietro quelli che ti facciamo noi puntualmente." 

Scartò il pacchetto stando attento a non rovinare la confezione e ne tirò fuori una palla di vetro al cui interno si agitava una specie di nebbiolina. Gli sembrò di vederci l'amica che sorrideva gentile ma sparì in un lampo senza dargli il tempo di capire.

"E' una sfera dei desideri, ti mostra ciò che vorresti di più nel momento in cui ci guardi dentro. L'ho vista l'altro giorno ad Hogsmade e te l'ho presa senza neanche pensarci. Non dirlo a Becky però, si infurierebbe se sapesse che ti ho comprato un regalo." 

Lo raggiunse con indosso solo una maxi maglia con la stampa di una famosa band babbana e si accoccolò vicino a lui cercando di non guardare nella sfera. Non voleva sapere cosa le avrebbe mostrato. 

Malfoy poggiò il regalo sul comodino e le diede un bacio sulla fronte ringraziandola per quel pensiero. 

Lasciò che lo abbracciasse e si beò delle leggere carezze che lasciava sul suo torace.

"Non avevo mai notato questo neo."  gli disse indicando la clavicola. Ci passò le dita iniziando a fare dei cerchi concentrici intorno a quel puntino scuro con delicatezza, facendo scorrere le dita su e giù sulla pelle serica dell'amico.

Scorpius pensò che lui, invece, non aveva mai notato quanto fosse bella... ma si diede subito dello sciocco e distolse l'attenzione dalle lunghe gambe nude della sua migliore amica. Risentì la voce di Braxton che quella mattina gli aveva chiesto se stessero insieme e lo maledisse per avergli fatto venire quelle strane idee. 

Aspettò che Rose si addormentasse poi la mise sotto le coperte e, preso il regalo, se la filò prima che quegli assurdi pensieri mettessero in moto delle reazioni pericolose.

... Non si sarebbero visti fino alla cena a cui l'aveva invitato la madre di Rose e, se prima non vedeva l'ora che arrivasse quel giorno per fuggire un po' dal clima natalizio di casa, in quel momento pensò che invece avrebbe fatto bene a stare un po' lontano
da lei... magari sarebbe rinsavito.






Spazio autrice:


Ragazzi scusate il ritardo mostruoso ma tra i problemi con la linea, l'ispirazione che viene e va e tutto il resto non sono riuscita a fare di meglio. Il capitolo è ricco di contenuti stavolta, le cose si stanno evolvendo e, visto che ho già iniziato a buttare giù quello successivo, vi dico solo di tenere gli occhi aperti! Alcuni particolari sono importanti.

Anche se un po' in ritardo vi auguro un buon anno e per chi è cattolico anche un buon Natale. E' tutto direi, se avete da chiedere non esitate e fatemi sapere se vi è piaciuto o meno il capitolo. Ringrazio ancora tutti coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti e tra le storie seguite/da ricordare. E un grazie va anche a chi ha commentato, ma soprattutto devo ringraziare la mia beta che mi sopporta pazientemente e fa un lavoro splendido ogni volta! Non so cosa farei senza di lei che mette a posto tutte le virgole e il resto nel testo (è probabile che infatti mi sia sfuggita qualche virgola rossa tra le righe ma abbiate pazienza!)

Bene, alla prossima. Con affetto, Marian.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 corretto
Capitolo ripubblicato, mi hanno fatto gentilmente notare che alcune frasi non si leggevano. Spero che adesso vada tutto bene.



Capitolo 3


Il Natale per i maghi era tutt'altra storia che per i babbani.

Per i purosangue, il Cattolicesimo era spesso pura follia, ma lo stesso era anche per i mezzosangue che avevano vissuto nel mondo babbano fino agli undici anni, : dopo la scoperta della magia, non risultava più credibile. 

E' difficile credere in una figura divina che fa miracoli, se tu stesso sei capace di moltiplicare pani e pesci essendo un mago. E dopo le svariate resurrezioni di Lord Voldemort anche il più grande dogma del Cristianesimo non risultava più così impensabile.

Si poteva benissimo presupporre che Cristo fosse un mago. 

Eppure le tradizioni di quella religione, radicate nell'animo umano, erano dure a morire. 

Il Natale ne era un chiaro esempio. Non c'era da stupirsi: anche i maghi erano mortali e come tali necessitavano di un appiglio, di una base più o meno discutibile su cui fondare le proprie domande esistenziali; quella festività rappresentava il loro concetto di unione e famiglia, il loro momento di speranza.

Hermione Granger era sempre stata poco credente e molto pragmatica, ma chi era lei per privare i suoi figli di un giorno unico come il Natale?

Anche quell'anno aveva preparato con cura l'albero: Hugo aveva fatto levitare le palline di vetro bianche e oro in modo aggraziato e lei lo aveva osservato con occhi orgogliosi mentre le faceva posare sui rami folti e profumati dell'abete. Certo, avrebbe preferito che sua figlia prendesse parte a quel momento intimo e raccolto, ma non gliene fece una colpa. 

Rose, dalla sua poltrona, aveva gettato occhiate ogni tanto, scuotendo il capo da dietro la sua rivista, quando sua madre e suo fratello si lanciavano qualche addobbo scherzando. Con le gambe accavallate e un gomito poggiato sul bracciolo di broccato color panna, l'ultimo numero di Whitches 2000 in una mano e un bicchiere di Idromele nell'altra dava proprio l'idea del puro relax. Non si sognava per alcun motivo di alzarsi per attaccare stelle di ghiaccio sui vetri delle finestre, però apprezzava lo sforzo che sua madre faceva per rendere la casa accogliente.

Era il primo Natale senza suo padre, il primo in cui la sua testa rossa non sarebbe comparsa nella foto di famiglia, il primo in cui nonna Molly non avrebbe consegnato i suoi maglioni colorati la sera della Vigilia. 

Non odiava sua madre per la scelta che aveva fatto, non odiava nemmeno suo padre per aver lasciato andare tutto in frantumi. Era abbastanza grande da sapere che l'amore eterno non era reale ed aveva una mente abbastanza aperta per capire che Hermione, idealista com'era, non avrebbe più accettato un matrimonio senza amore. Non c'erano stati troppi pianti, nessuna tragedia al momento della separazione, nessuno aveva strappato fotografie o lanciato piatti in preda all'ira. Era successo tutto in silenzio, senza sollevare polvere. Hugo in principio non aveva accettato la situazione ma pian piano si era ripreso anche lui. 

Sua zia Ginny aveva dato dello sciocco a suo fratello, che non aveva saputo apprezzare una moglie come la Granger, ma poi aveva dovuto ascoltare Hermione ed era stata costretta a riconoscere le sue ragioni.

"Non lo amavo più nemmeno io ormai. Ci trascinavamo in una sequenza di gesti quotidiani, senza dare più peso alle parole. Non voglio un matrimonio finto, fatto di brevi parole e indifferenza. Ho amato Ron, ma ora le cose non stanno più così." le aveva detto la riccia con un sorriso malinconico in viso. 

Rose osservò ancora una volta sua madre, con i boccoli castani raccolti in una coda alta e qualche ruga sottile sul volto, - riconobbe che era ancora molto bella. Durante il suo primo anno ad Hogwarts le avevano raccontato per sommi capi le gesta eroiche del magico Trio e ne era rimasta colpita. I suoi genitori avevano salvato il mondo magico insieme allo zio Harry. Era la figlia di due eroi e ad undici anni le era sembrata una figata spaziale! ... Col tempo si era resa conto di quanto avessero sofferto in quegli anni e chiedendo ai diretti interessati aveva scoperto quante e quali rinunce avessero dovuto sopportare per arrivare alla vittoria.

Ora guardava quella donna che un tempo aveva combattuto con tenacia e le leggeva negli occhi la fatica di una vita, ma anche la gioia che quella stessa vita le aveva portato. 

Il suono del campanello la ridestò da quei pensieri cupi e prima che gli altri si accorgessero di qualcosa lei si era già alzata per aprire la porta. Il brutto presentimento che non avrebbero pranzato da soli la raggiunse solo quando dallo spioncino vide Lily che sistemava la giacca di suo fratello James. E con loro c'era anche Albus.

Sbuffò, poi aprì, sforzandosi di sorridere, e venne investita dalla cugina senza neanche riuscire a dire una parola. 

"Rosieee! Che bello vederti." le disse la rossa con un sorriso a trentadue denti.

"Ci siamo viste fino all'altro ieri Lil, non mi sembra un grosso lasso di tempo!" 

"Sentito pulce? Sua maestà non è contenta di vederci." ironizzò James appoggiandosi allo stipite. 

"Non dire sciocchezze, sono felicissima di vedervi, solo non mi aspettavo che sareste venuti." e gli permise di baciarle la mano con un sorrisetto furbo sulle labbra. 

"Se non foste cugini penserei che stai cercando di rimorchiare mia figlia caro." 

Albus arrossì lievemente a quelle parole indirizzate al fratello ma poi fece spazio ad Hermione che li abbracciò con calore e li invitò ad accomodarsi in soggiorno.

Da sempre le due famiglie cenavano insieme alla Tana ma viste le circostanze l'ex Grifoncina si era dovuta adattare. Non le sembrava proprio il caso di infilarsi in mezzo a tutta la famiglia Weasley dopo il divorzio. 

"Ti trovo benissimo Hermione" accennò il Bambino Sopravvissuto quando furono in cucina. 

"Ti aspettavi di trovarmi più brutta, davanti alla televisione con una confezione di gelato in mano?" 

"Perchè devi sempre vedere qualcosa dietro ad un complimento?" 

"Perchè lei non fa mai complimenti senza un fine signor Potter." 

"Lei è sempre la solita prevenuta signora Granger."

La donna rise di gusto dandogli pienamente ragione poi chiese a Rose e Albus di apparecchiare mentre loro andavano a sedersi in salotto. Fece l'occhiolino a suo nipote che arrossì vistosamente visto che la cugina osservava quella scena con curiosità.

"Hai parlato con mia madre." gli disse non appena si trovarono da soli nella sala da pranzo. 

"Cosa te lo fa pensare?" 

"Il fatto che ci abbia mandati qui da soli e ti abbia fatto un cenno di approvazione direi." rispose un po' seccata la mora.

"Non ho visto niente di simile." 

"Non dirmi stronzate, ti sei anche imbarazzato. Ti conosco troppo bene per credere alle tue piccole bugie." e dicendolo sorrise spontaneamente sciogliendo la tensione.

Quando faceva così era di nuovo la sua Rose, quella ragazzina che lo difendeva sempre dalle prese in giro di James e fantasticava con lui su come potesse essere Hogwarts. 

Gli tornò in mente un pomeriggio d'inverno in cui voleva farle una sorpresa ed era uscito a cercare dei fiori senza grandi risultati, vista la stagione. Era tornato da lei con uno sguardo desolato e un gambetto verde e fragile da cui pendeva un fiore che stava appassendo. Rose gli aveva sorriso e in un attimo lo aveva trasfigurato in un bocciolo dai colori sgargianti.

"Ora è perfetto" gli aveva detto abbracciandolo di slancio.

Sì, era tutto perfetto prima, nessun peso sulle spalle e progetti per un futuro limpido.

"Sei venuto al ballo alla fine." disse per rompere quel silenzio carico di ricordi.

"Kalinda non mi ha lasciato via di scampo, ma sono rimasto pochissimo. Tu, Becky e la Serpe invece siete andati via presto." 

"Non ci divertivamo più e abbiamo deciso di prendere il volo... anche se poi Rebecca ci ha piantati. E' incredibile come diventi volubile quando mette mano sugli alcolici." 

"Già, l'ho vista in corridoio con Preston mentre..." non finì la frase perchè un lieve rossore gli imporporò le guance e come se niente fosse finì di sistemare i piatti sulla tovaglia rossa.

"Ah, che tenerezza che mi fai, verginello!" lo prese in giro Rose dandogli un buffetto sulla guancia.

"E tu cosa ne puoi sapere, scusa?" 

"Le voci girano e la Lemaire non è certo una che tiene la bocca chiusa, si è lagnata con delle amiche nel bagno del primo piano e Mirtilla mi ha raccontato tutto l'altro giorno." 

Albus abbassò la testa ormai al limite dell'imbarazzo. Era impressionante come
ancora
riuscisse ad intimidirsi di fronte a lei. Si conoscevano da sempre e non poteva credere che dopo tutti quegli anni ancora non si sentisse a proprio agio parlando di determinate cose. 

"Quale giorno esattamente? Lo stesso in cui ti stavi facendo quel Corvonero o il giorno successivo mentre eri lì con Scorpius?" rispose poi cercando di riprendere un contegno.

"Primo, non mi stavo facendo nessuno e secondo, io e Scorpius eravamo lì a farci una canna. Ti pare che mi metto a provarci con il biondastro? E comunque smettila di fare l'incazzato con me." 

"Certo, tanto tu non fai mai niente di male e non ti preoccupi degli altri. A volte ha proprio ragione James, - ma come ho fatto a sperarci ancora?!"

"Puoi smetterla di fare il bambino? E poi non vedo davvero i motivi per cui dovresti scaldarti tanto!"

"Perchè mi scaldo?! Perchè non sopporto di stare lì a vederti fare l'idiota quando in realtà non sei così e..." ma non finì la frase. Non poteva certo spiegarle tutto, non avrebbe capito. Nessuno di loro avrebbe capito.

"Ah già, sei ancora convinto che io sia una nobile e coraggiosa Grifondoro. Mi dispiace dovertelo ricordare ogni volta, : non sono come voi." 

"Tu sei solo convinta di essere una persona che non sei! Non vuol dire che tu debba essere simile ad uno di noi. Semplicemente dovresti ammettere con te stessa che stai sbagliando. Sono stanco di queste discussioni, non hanno più senso..."  le voltò le spalle deciso a non guardarla più in faccia.

"Al..."

"Al un corno!" ruggì esasperato 

Rose lo afferrò per un polso e lo costrinse a girarsi verso di lei. C'era una supplica in quegli occhi che non sarebbe mai riuscito a dimenticare. Quello sguardo così intenso e cristallino che non rispecchiava affatto i suoi modi, era quello il punto debole, era quello che non gli permetteva di abbadonarla, che non lo lasciava dormire la notte... che gli faceva battere il cuore.

Non sapeva proprio resisterle quando si metteva a fare gli occhi dolci. Annuì anche se mentalmente si diede dello stupido. Gliel'aveva fatta un'altra volta. 

Raggiunsero gli altri e, cercando lo sguardo di Hermione, Albus sorrise in un muto ringraziamento.  




Malfoy Manor la sera di Natale era tutta uno scintillio. Astoria Greengrass aveva la stessa mania di sua suocera per le feste. Il grande viale d'ingresso era illuminato dalle innumerevoli candele che volteggiavano nell'aria e parecchie carrozze erano ferme all'entrata.

La sala da pranzo era gremita di donne in splendidi abiti da sera e di uomini che stavano stretti nei loro pregiatissimi smoking di alta sartoria.

La lunga tavolata era colma di vassoi e brocche che si riempivano da sole una volta vuote e i commensali, ormai quasi sazi, gustavano il dessert facendo attenzione a non sporcare le loro camicie perfettamente inamidate.

Draco Malfoy e suo figlio sedevano vicini e non facevano nessuno sforzo per non sembrare annoiati da quella interminabile cena. 

"Spero almeno di riuscire a stordirmi con lo Scotch per non sentire le porcate di questi vecchi dell'alta società, quando poi dovrò sorbirmeli nello studio." disse al figlio cercando di non farsi sentire dal resto della compagnia.

"Almeno non dovrai difenderti dalle avance di Cassandra Carter." 

"Ai tempi mi sono difeso da quelle di sua madre Pansy, quindi fidati se ti dico che ne so qualcosa. E poi puoi sempre parlare di Quiddich con suo fratello Will, ho sentito dire che è un ottimo battitore." 

"Si e anche un grandissimo porco a quanto ho sentito io. Gli infilerei volentirei quella sua scopa in un posto preciso." ghignò Scorpius in perfetto stile Malfoy ricordando la disavventura del Capitano dei Corvonero con la sua amica. 

"Non hai affatto ereditato l'eleganza e la delicatezza di tua madre vedo. Almeno quest'anno ci ha risparmiato la foto per i biglietti di auguri. Ha detto che visto che aveva dovuto invitare per forza quell'odiosa di Betty Brown non avrebbe sopportato di mandarle anche l'invito con tanto di cordiali saluti. Sia lodato Salazar." 

Draco poggiò le posate e si rilassò sulla sedia cercando di non stravaccarsi del tutto come avrebbe voluto in realtà. 

"Domani sei a cena dai Weasley?" continuò poi cercando di intavolare una conversazione con l'unico essere che riteneva fosse dotato di ingegno in quella sala.

"Si, non vedo l'ora di uscire un po', queste feste mi soffocano." e quando lo disse il padre nascose un sorriso con la mano. Erano talmente simili che sapeva riconoscere quando bolliva qualcosa nel calderone e se aveva intuito bene quel qualcosa era più che altro un qualcuno.

"Come sta Rose?" chiese allora per provocare un po' il biondino.

"Bene, mi ha mandato un gufo oggi pomeriggio per ricordarmi della cena di domani, altrimenti me ne sarei dimenticato."  

"Ma non hai appena detto che non vedevi l'ora di andarci? Un'evento così lieto è facile da ricordare."

Preso in castagna il ragazzo cercò di riprendersi da quella svista e disse che ci aveva pensato dopo aver letto il biglietto dell'amica.

Malfoy senior ghignò al suo solito e gli diede una pacca sulla spalla. 

"Non è male quella ragazza: ha un acume non indifferente e la risposta velenosa come pochi." 

"Già, dovresti vederla alle prese con i Grifondoro, li fa secchi." 

"Immagino, scommetto che è la prima della classe come lo era sua madre all'epoca." disse ricordando gli anni trascorsi ad Hogwarts.

"No, non è una che ci tiene molto allo studio, potrebbe fare moltissimo ma si limita a sopravvivere." 

"E poi è molto bella anche se è una Weasley."

"Sì molto, ha degli splendidi occhi e un fisico mozzafiato." ma appena terminò la frase si morse la lingua, capendo che suo padre voleva semplicemente arrivare a quel punto del discorso. Lo guardò di sottecchi e lo vide ridere di gusto. 

"Ed è la mia migliore amica quindi non farti strane idee." aggiunse prima che Draco potesse dire qualcosa.

"Quali strane idee, stai facendo tutto tu moccioso." 

Scorpius si allontanò dalla tavola lasciando il padre ancora gongolante e si diresse al piano superiore chiudendosi nella sua stanza. Pensava di essere sfuggito alle grinfie della Carter e così chiuse la porta a chiave... solo che al contrario se la ritrovò proprio lì che osservava le cornici appoggiate sul comodino. Guardava curiosa una foto di lui, Rose e la Netherwood che si prendevano a cuscinate nella Sala Comune di Serpeverde.

"Ciao Scor, spero non ti dispiaccia se mi sono intrufolata qui, cercavo un po' di pace." gli disse con un sorrisetto furbo sulle labbra.

"No fai pure come se fossi a casa tua..." rispose ironico lanciando la giacca sul letto e chiudendosi la porta del bagno alle spalle. Quella non lo avrebbe mollato, se lo sentiva.

"Stai bene in smoking, non ti avevo mai visto così elegante." gli disse quando finalmente tornò nella stanza. Si era seduta sul morbido piumone bianco e aveva studiato accuratamente la posizione: aveva accavallato le gambe un po' di traverso in modo tale che lo spacco nell'abito di un intenso color vinaccia lasciasse intravedere le autoreggenti col bordo in pizzo. Lo squadrava come se fosse un qualcosa di delizioso che stava per assaporare. 

Scorpius fece spallucce, cercò di tenersi occupato aprendo la finestra e prendendo una sigaretta dal pacchetto, le diede elegantemente le spalle e se l'accese senza tante cerimonie. Lei non si arrese e gli arrivò da dietro infilando le mani nelle sue tasche anteriori. 

"Giù era un mortorio, sono venuta qui sperando di divertirmi un po'." e dicendo questo prese a risalire con le dita sul tessuto sottile della camicia, andando a massaggiargli le spalle larghe. 

"Immagino." le rispose voltandosi di scatto e ritrovandosela addosso con le mani ora poggiate sul suo torace. 

Fece un altro tiro e poi la ragazza gli afferrò il polso prendendo lentamente la sigaretta tra le labbra carnose, senza mai distogliere lo sguardo dal suo. Si avvicinò pericolosamente al suo viso e senza esitazione lo baciò facendogli scivolare il fumo in gola, carezzandogli il palato con la lingua. Gli si trinse addosso facendo aderire i loro corpi in maniera perfetta. 

La carne è carne, pensò il biondo facendo una lieve pressione col bacino. Cassandra non se lo fece ripetere due volte e lo spinse dolcemente sul letto.  

Gli sbottonò la camicia e partendo dal lobo che aveva preso a saggiare, non si lasciò sfuggire nemmeno un centimetro di pelle. Fece scorrere la lingua sulla clavicola e sogghignò quando lo vide rabbrividire appena. 

"E' sexy questo neo." disse passandoci sopra l'indice. Scorpius chiuse gli occhi pensando che l'aveva notato anche Rose la sera del ballo poco prima di addormentarsi, il suo ultimo pensiero fu proprio Rose, chiaramente la sua idea di divertimento.






"James, ti vuoi muovere?!" urlò Albus cercando di sovrastare il rumore della doccia.

Il fratello non rispose e così si mise a picchiare sulla porta pensando più volte di buttarla giù. Aveva lasciato la bacchetta in bagno e se non fosse arrivato suo padre a salvarlo avrebbe davvero iniziato a scardinare la massiccia porta in legno. L'uomo si piazzò davanti alla porta sbuffando e scoccando un'occhiataccia al figlio, gli diede una pacca sulla spalla e gli fece segno di osservare con attenzione.

"Alohomora. E pensare che questo incantesimo ve lo insegnano al primo anno." shignazzò Harry superando Albus per entrare nel bagno.

"Simpatico Pà. Se questo idiota non chiudesse a chiave tutte le volte io non dovrei fare casino." 

"Se tu invece non dimenticassi le tue cose in giro per casa, non dovresti stare a scardinare porte alla babbana!" rispose a tono il maggiore dei tre figli mettendo la testa fuori dalla doccia.

Albus lasciò il padre e quel cretino di suo fratello a ridere ed uscì scocciato andando subito a chiudersi in camera sua. Prima o poi l'avrebbero mandato al manicomio, se lo sentiva. 

Si lanciò sul divano in fondo alla stanza e afferrò un libro dal comodino, scostando la posta che ancora non aveva avuto modo di leggere, poi accese un ipod babbano decisissimo a non farsi più disturbare.

Sperava di poter stare un po' in santa pace ma vide vibrare il cartello con su scritto "Keep calm and please don't kill the person outside the door" appeso all'interno della sua porta. Qualcuno stava bussando ma si convinse che prima o poi avrebbe abbandonato l'impresa e continuò a leggere alzando ancora il volume della musica.

Quel chiunque non si arrese affatto e bussò di nuovo e con più insistenza, tanto che il cartello cadde a terra con un rumore metallico che Albus non percepì.

"La volete smettere?! Sto cercando di starmene lontano da voi per un po'." gridò sperando che capissero l'antifona. Sua madre e sua sorella erano uscite a trovare qualche amica e lui non voleva certo passare il pomeriggio con quei due idioti che l'avrebbero preso in giro senza sosta.

Quando bussarono di nuovo si alzò lanciando il libro e l'ipod per aria deciso a dire quattro parole ad entrambi, ma si trovò davanti Kalinda che lo guardava un pelino sconvolta.

"Oh, sei tu! Scusa, credevo fossero mio padre e James, mi danno il tormento oggi." la fece entrare ma lei non gli diede nemmeno il tempo di respirare perchè lo baciò senza dire una parola. 

Albus si imbarazzò e chiuse di scatto la porta. 

"Sei pazza? Se ci hanno visti sai che risate che si fanno?" 

"Non mi sembra di aver ucciso qualcuno, sei il mio ragazzo ed è normale che mi comporti così. E comunque sono usciti, hanno detto che tanto non avresti approvato la loro meta e quindi avevo fatto bene a venire." 

Quei due sicuramente erano andati al parco a far spaventare i babbani facendo esplodere qualcosa, così Albus tornò a sedersi sul divano e lei gli si accomodò sulle ginocchia chiedendogli cosa stesse leggendo prima che arrivasse.

"Niente di particalrmente interessante. Come mai sei venuta qui?"
perchè dopo non ebbe più il tempo di pensare visto che quella maledetta era scivolata giù e gli stava mostrando  

"Al, è così strano che io volessi soltanto passare del tempo con te? Sono tre giorni che non ci vediamo, mi mancavi." 

Lo baciò di nuovo, stavolta con più foga, mettendosi più comoda su di lui. Gli passò una mano tra i capelli morbidi e gli tirò un po' indietro la testa per poter scendere a lambire la pelle del collo. Dio, se le era mancato, non vedeva l'ora di poterlo avere tutto per sé per qualche ora. 

Senza pensarci fece scorrere una mano fino alla sua cintura, tendando di slacciarla il più velocemente possibile ma Albus la fermò con un gesto repentino e ribaltò le posizioni in un istante. 

"Ehi ehi, cos'è questa fretta?" disse alzandosi e girandosi verso la porta per non mostrarle quanto in realtà fosse imbarazzato. 

Lei non si perse certo d'animo e lo raggiunse cingendogli la vita. Appoggiò il mento sulla sua spalla e prese tra le labbra un lobo, mordicchiandolo appena. 

"Ti voglio, ti voglio adesso." 

"Kali...potrebbero tornare da un momento all'altro." 

"Sono appena usciti, non abbiamo niente di cui preoccuparci." rispose con la voce appena arrocchita dal desderio voltandolo per poterlo baciare meglio.

Non lo fece rispondere, non gliene diede il tempo perchè lo spinse sul letto e gli scivolò lentamente sopra.

"Kalinda non mi sembra veramente il caso." cercò di insistere il moro provando a scostarla ma lei non lo ascoltò e aprì velocemente la zip della felpa, passandogli le mani sul torace e sull'addome, muovendosi in modo sensuale su di lui, facendo pressione sul bacino, ansimando lievemente per l'eccitazione.

Albus non era ancora convinto e anche se un po' a fatica riuscì a scostarsi per riprendere fiato. L'espressione stupita della ragazza fu come una stoccata al cuore: non sopportava l'idea di doverle dare ancora un dispiacere ma non era ancora il momento, non era la situazione e non era la persona giusta.

"Per favore lasciamo perdere." le disse rivestendosi.


"Al mi spieghi cosa c'è che non va? Non ho mai sentito nessun ragazzo lamentarsi perchè la sua fidanzata vuole fare l'amore. Diamine non hai mai preso l'iniziativa e non accetti che lo faccia io. Potevo capire, ti ho sempre capito ma adesso non ci riesco più! Volevi andarci piano e mi stava bene ma stiamo insieme da due anni e tu non hai mai provato ad andare oltre. Spiegami perchè diamine non vuoi fare l'amore con me, spiegami perchè devo sempre sentirmi così umiliata!" attese in silenzio ma sapeva che la risposta che aspettava non sarebbe uscita dalle labbra ancora umide del suo ragazzo. Le sfuggì una lacrima dalle ciglia nere ma la lasciò scivolare sul viso senza nemmeno sfiorarla. Si alzò dal letto sistemando l'abitino che le fasciava le curve gentili e uscì laciandosi alle spalle un silenzio fatto di parole non dette.

Albus sentì la porta al piano inferiore sbattere e poi più niente. Si maledisse ancora una volta e diede una testata al muro, tanto per imprimersi meglio in mente quell'ultima stronzata che aveva fatto. Avrebbe dovuto strisciare per giorni prima di poter essere perdonato.

Perdono.

In quel momento non sapeva nemmeno se lo voleva davvero, quel perdono. 

Scese le scale e prendendo il cappotto uscì anche lui, deciso a farsi un giro a Diagon Alley e prendere un po' d'aria. Inforcò la scopa e una volta disilluso si alzò in volo. 

Respirò fino a senitre ogni singolo soffio di vento riempirgli i polmoni e chiuse gli occhi per un secondo. Riuscì a calmarsi un po' e prendendo quota si sentì meglio, lassù isolato dal mondo sembrava che niente potesse toccarlo: ogni pensiero svaniva e percepiva solo il rumore della scopa che tagliava l'aria.  Sferzava tra le poche nuvole che macchiavano l'azzurro vivace del cielo e cercò di non pensare alla sua vita. Sembrava che tutto stesse andando a rotoli.

Avvistò il Paiolo Magico e deviò rapidamente perdendo quota. 

Mollò la scopa in un angolo del bar, salutò Tom con un cenno del capo e uscì trovandosi di fronte al muro su cui battè la bacchetta per aprirsi il varco.

Il tortuoso viale era affollato come al solito ed essendo Santo Stefano la presenza di tante famiglie era pienamente giustificata. C'era ancora qualche ritardatario che cercava disperato qualcosa da regalare e chi invece si godeva i pochi raggi di sole che quella fredda giornata stava regalando alla cittadina di Hogsmade.

Infilò le mani in tasca e tirò su il collo del cappotto coprendosi quasi fin sotto al naso. Le luminarie natalizie volteggiavano come animate di vita propria e riuscì a scorgere in lontananza anche un folto gruppo di folletti che intonavano White Christmas. Vagò per un po' senza una meta, poi scorse due presenze familiari su una panchina all'ingresso di un parchetto e le raggiunse senza pensarci.

Le due ragazze lo videro avvicinarsi e mentre una delle due salutò con un gesto pigro, l'altra si illuminò in viso e quasi si sbracciò per farsi notare.

"Rose, Rebecca, come state?" 

"Ciao Albus, benissimo, facevamo due chiacchiere, tu? Sei da solo?" chiese speranzosa la bionda stringendosi addosso all'amica per fare posto al ragazzo di fianco a lei. 

"Si sono da solo, avevo voglia di fare un giro. Come stanno andando le feste?" 

"Al solito: cene di famiglia, cocktail con noiosissime signore dell'alta società, niente di particolare." rispose la Netherwood sventolando una mano con fare annoiato. 

"Già non deve essere poi così divertente la vita da nobili." ironizzò lui sorridendo appena.

"Parla proprio il figlio del Bambino Sopravvissuto, chissà quanti rompiscatole vi girano intorno in questi giorni."

"Veramente siamo in un periodo di calma piatta, ormai sono anni che ci siamo chiamati fuori da certi giri e a parte qualche intervista che mio padre concede alle riviste di tanto in tanto, devo dire che passiamo per una comunissima famiglia."

"Non hai niente di comune se posso essere sincera." ribattè prontamente la ragazza cercando di adularlo un po'.

Albus le sorrise e Rose decise di lasciare all'amica il monopolio della conversazione. Con una scusa si allontanò lasciandoli soli e svoltò l'angolo appena prima di poter notare una certa Grifondoro osservare quella scena con sguardo minaccioso.

Kalinda Lemaire non era famosa solo per le scenate di gelosia, i pettegolezzi e le assurdità che organizzava insieme al comitato studentesco; - ciò che la metteva in cima alle ragazze più pericolose di tutta la scuola erano le sue vendette: nessun torto passava inosservato, nessuno smacco veniva ignorato e chi come lei sapeva di poter contare su un discreto numero di amiche pronte a reggerle il gioco era sempre sicuro della riuscita della rivalsa. 


"La tua serenità ad Hogwarts ha le ore contate piccola infida serpe. Non è vero ragazze?" 

Dietro di lei, un gruppetto di Grifondoro sorrideva malignamente. Grifondoro non era sempre sinonimo di orgoglio, spesso era molto di più.




"Non mi avevi detto di aver invitato tutti i tuoi amici." 

"Non l'ho fatto, veramente. Si sono imbucati e l'unico che tra l'altro hai chiamato tu non è ancora qui."

Hermione le porse il cucchiaio per farle assaggiare il sugo all'italiana che aveva tentato di preparare e dall'espressione della figlia il suo esperimento doveva essere riuscito.

Rose fece levitare il vassoio con gli aperitivi che aveva preparato sua madre e lo fece depositare dolcemente sul tavolino del soggiorno. Sorrise vedendo suo cugino e la sua migliore amica intenti in una profonda conversazione che vedeva Emma Woodhouse contro Elizabeth Bennet* e cercò di capire come mai un mago come Albus leggesse romanzi babbani. 

Prese posto vicino a Hugo che intanto osservava curioso quella scena e gli carezzo la testa riccioluta con affetto. Suo fratello non aveva rifiutato il rosso Weasley che lo rendeva riconoscibile anche in mezzo ad una scolaresca. Lui aveva accettato i fatti, anche se con un po' di fatica, ma almeno quando sua madre aveva spiegato che lei e Ron stavano per divorziare non aveva chiesto cosa ci fosse per cena. Non aveva dovuto sentirsi addosso gli sguardi compassionevoli di chi sapeva che quelle reazioni erano dovute ad un'enorme sofferenza, non aveva esitato ad abbracciare sua madre quando l'aveva trovata in lacrime, non aveva reagito come lei.


"Stanno bene insieme." le disse puntando il nasino pieno di efelidi verso di lei.

"Sì è vero, ma ti ricordo che lui ha già una ragazza e che Becky finirà male, anzi, malissimo se prova a sfidare quella maledetta indiana."

"Ma che dici, Kalinda è così dolce con tutti che non ce la vedrei proprio a vendicarsi di qualcuno."

"Piccolo ingenuo." bisbigliò Rose alzando gli occhi al cielo. 

"Ma come fai a sostenere che Lizzy sia più tenace di Emma!?" la voce della Netherwood si alzò di parecchi decibel e Albus fu costretto a darle ragione o non sarebbe più uscito da quella situazione. Non era certo una che mollava quella lì! 

"Ancora a discutere di babbanità? Organizzate un falò al lago con quei libri quando torniamo a scuola e già che ci siete portate qualcosa di forte da bere! E comunque Emma batte Elizabeth dieci a zero." 

L'arrivo di Scorpius, che li colse alle spalle, li prese di sorpresa e mentre la Weasley concordava con lui sul falò accompagnato da una bella sbronza, Rebecca gli si buttò tra le braccia abbracciandolo forte. 

"Finalmente qualcuno che comprende la differenza tra un galeone e una falce!" 

"Veramente non so chi sia, ma ti ho sentita urlare ai quattro venti la superiorità di quella tizia e ho preferito darti ragione per farti tacere, tesoro." ghignò quello in risposta.

La bionda si imbronciò e si ributtò sul divano con l'intenzione di non aprire più quel discorso in presenza di quei profani.

Quando Hermione li richiamò in sala da pranzo ormai avevano tutti una gran fame e si gettarono sugli spaghetti come lupi. 

"Allora Scorpius, come stanno i tuoi? Ricordati di salutarmeli quando torni a casa." disse materna l'ex Grifoncina sorridendogli.

"Se non avranno di nuovo una discutibile festa a cui partecipare lo farò. Ultimamente mia madre sembra voler godere di ogni singolo attimo di vita sociale."

"Non sono poi tanto male quelle occasioni, ogni donna desidera indossare abiti eleganti e chiacchierare di frivolezze in questi giorni." mentì la Granger pensando che in realtà lei detestava quelle stupide cerimonie dell'alta società.

"Sarebbero divertenti se qualche manifestante del basso ceto li attaccasse con uova e farina e macchiasse le loro pellicce." rispose pronta la Weasley che era una convinta animalista.

"A proposito di attacchi, avete sentito di quello che è successo nel Dormset? Pare che una famiglia intera di babbani sia stata uccisa ieri sera." disse Rebecca con leggerezza tanto per parlare di qualcosa.

Hermione sussultò e la fissò stupita. Non aveva ancora letto la Gazzetta quel giorno e mentre un brivido le percorse la schiena cercò di ingoiare il boccone che le era rimasto in gola.

"E come sanno che è stata opera di un mago scusa?" le chiese Scorpius addentando un pezzo di torta al cioccolato.

"Porte chiuse, allarme inserito e tracce di schiantesimi sulle pareti. A quanto sembra la polizia babbana lo ha definito un tentativo di furto ma ovviamente non si spiegano come mai non ci siano segni di effrazione. C'è già qualcuno che teme il ritorno dei...dei Mangiamorte." 

A quel punto anche Malfoy sobbalzò e pregò con tutto il cuore che fosse solo un falso allarme.

Rose cercò di alleggerire la conversazione notando il leggero tremolio delle mani di sua madre, poi afferrò i suoi amici e li trascinò in terrazzo per la meritata sigaretta post-pasto
.

Appoggiò la schiena contro il torace di Scorpius e accendendo la sigaretta dalla sua si fece abbracciare sotto le occhiate fugaci di Albus, che proprio in quel momento venne distratto da un gufo che planò sul cornicione di marmo sollevando una zampetta. Il ragazzo lesse l'intestazione della busta rossa e chiuse gli occhi riconoscendo la grafia della sorella.

"Attenzione, qualcuno ha appena ricevuto una strillettera signori, vediamo un po' cosa dice." ghignò Rose rubandogli la busta dalle mani mentre aspirava una corposa boccata di fumo. La aprì sotto gli occhi sbarrati del cugino che pregava vivamente non fosse una cosa troppo imbarazzante e attese che iniziasse lo spettacolo.

"Albus Severus Potter!" la voce di sua sorella Lily si propagò a macchia d'olio tra gli ascoltatori e il povero malcapitato incassò la testa tra le spalle arrossendo fino alla radice dei capelli "Come hai osato?! Come hai potuto trattarla in quel modo? So tutto e non ho intenzione di fartela passare liscia! Sei un disgraziato, un codardo e un perfetto idiota! Se pensavi di poter riservare un trattamento del genere alla tua ragazza e poi far finta di niente ti sbagliavi di grosso! Domani facciamo i conti." la lettera perse vita poco dopo tra le risate dei ragazzi che concordavano sul fatto che Albus arebbe avuto un dolce risveglio l'indomani.

"E' proprio uguale a sua madre quella lì. Saprebbe far vergognare anche un santo." 

"Odio le coalizioni femminili." borbottò il moro incrociando le braccia al petto.

"Cosa lei hai fatto stavolta? Non le avrai mica dato di nuovo il due di picche?" chiese Rose fregandosene altamente di spifferare i suo problemi di coppia davanti agli altri.

"Fatti gli affari tuoi."

"Quindi ho visto giusto?"

"Rose lascialo stare, magari lei semplicemente non è quella giusta." replicò Rebecca sorridendo tronfia per quella notizia succulenta.

"E da quando credi che ci sia una persona giusta per fare sesso?"  la stuzzicò Scorpius ricevendo in risposta un pugnetto sulla spalla.

Albus lasciò perdere e tornò dentro seguito a ruota dalla bionda che gentilmente, e ovviamente senza nessun doppio fine, si stava proponendo per ascoltare tutti i suoi problemi esistenziali.

Rimase solo un silenzio imbarazzante tra i due Serpeverde che adesso sentivano tutto il peso della conversazione avuta a tavola.  Scorpius non riusciva a smettere di pensare che la sensazione che aveva avuto al ballo sui suoi genitori fosse reale. 

"Sei preoccupato per i tuoi?"

"Perché, tu no?" rispose lui con una di quelle espressioni sarcastiche tipiche del ramo maschile della sua famiglia.

Si rabbuiarono entrambi. Al contrario dei loro genitori non erano assolutamente abituati a fronteggiare nemici e difficioltà di quel genere. Avevano sempre sentito parlare di guerre ma erano state favole per loro, storie della buona notte in cui gli eroi uscivano sempre illesi.

Hermione Jane Granger li fissò dalla finestra e cercò di ignorare il nodo allo stomaco che la piegava in due. Anni e anni di lotte le avevano insegnato che una goccia di pioggia poteva essere seguita da un'ingente tempesta e lei quando sapeva che dei babbani erano stati uccisi ci vedeva sempre e solo Voldemort, o almeno quello che ne era rimasto. 

Vide sua figlia chiacchierare con Scorpius e sorrise perchè non avrebbe mai immaginato di vedere una Weasley e un Malfoy parlare civilmente. Ricordò che il suo ormai ex marito aveva esplicitamente detto alla figlia di stare lontano da quel ragazzo sul binario per Hogwarts e non riuscì a trattenere un altro sorriso. 

Sfortunatamente si voltò poco prima di vedere l'abbraccio a cui si lasciarono andare quei due perchè altrimenti la sua irrefrenabile curiosità avrebbe tenuto testa alle risposte sferzanti di sua figlia. 

Rimise in ordine la cucina con impeccabile precisione e poi prese finalmente in mano la Gazzetta del Profeta. L'articolo era a pagina cinque, nascosto tra notizie che volteggiavano sulla carta come se volessero metterlo in secondo piano, far passare la notizia in secondo piano. 


"Uccisa un'intera famiglia babbana. Il terrore torna tra la popolazione magica.

La scorsa notte la famiglia Collins, di origini babbane, è stata barbaramente assassinata per opera di maghi. Chiari segni di magia sono stati ritrovati dagli Auror infiltrati tra le forze dell'ordine babbane. Nessuna firma, nessun indizio può portarci ancora ai colpevoli che hanno fatto tremare le vene della popolazione magica. I due coniugi e i tre figli di quattordici, otto e tre anni sono stati ritrovati nei loro letti, con i chiari sintomi di chi è stato colpito dall'anatema che uccide. Gli occhi rovesciati all'indietro di quelle povere persone che non hanno potuto difendersi, ci hanno riportato alla mente avvenimenti tragici accaduti ormai più di vent'anni fa.

Harry Potter ha davvero sconfitto le forze del male una volta per sempre? Chi si nasconde dietro questo brutale attacco? C'è qualcuno che medita vendetta e agisce da dietro le quinte o è opera di un unico, folle assassino dal sangue freddo? E cosa più importante, sarà un evento isolato o il primo di una lunga serie? Il passato ritorna? I maghi oscuri sono di nuovo tra noi, pronti a seminare terrore? Speriamo solo di non dover raccogliere cadaveri ancora una volta. Tenetevi strette le bacchette cari lettori, forse non siamo più al sicuro." 

La giornalista aveva voluto spaventare i lettori intenzionalmente. In precedenza quel giornale non avrebbe mai pubblicato un articolo del genere se non di fronte all'evidente ritorno delle forze oscure. Harry era stato definito un pazzo e un visionario proprio dallo' editore e adesso lo
stesso
si premurava di far sapere a tutti di quell'omicidio? 

Chiuse il giornale e lo gettò violentemente sul ripiano della cucina. Sperava di poter vivere finalmente in pace, tutti loro avevano combattuto perchè i loro figli vivessero in un mondo dove non fossero costretti a guardarsi sempre le spalle e adesso quella nuova minaccia aleggiava tetra nell'aria. Si ripromise di chiedere informazioni ad Harry, voleva essere al corrente delle novità. Pensò che dovevano agire per cercare di arginare al più presto i danni, poi si ricordò che i vecchi tempi in cui erano loro a combattere il male erano passati e lei non era un Auror. Sospirò e si appoggiò allo stipite della porta: doveva mantenere la calma e non farsi prendere da vecchi istinti eroici. 

Immaginò l'assassino con la bacchetta puntata verso i corpi inermi della famiglia Collins e si sentì male. Quante volte aveva visto quella scena? Quante volte aveva temuto per i suoi genitori, quante volte aveva pregato affinchè non accadesse niente né a lei né ai suoi amici? Al solo pensiero che una nuova guerra potesse tormentarli di nuovo le cedettero le gambe; non erano più soli, dovevano rimanere in vita anche per i propri figli, lo dovevano a loro. No, pensò, sarebbero dovuti essere al sicuro, niente avrebbe dovuto sfiorarli e lei avrebbe di nuovo lottato affinchè la pace continuasse a regnare come aveva fatto in quei lunghi ventcinque anni.







 
Note: *Emma Woodhouse ed Elizabeth Bennett sono le protagoniste di "Emma" e "Orgoglio e Pregiudizio" di Jane Austen. Ho pensato che anche i maghi potessero leggere romanzi babbani! ^^


Spazio Autore:


Ecco, ce l'ho fatta finalmente, sono riuscita ad aggiornare. E come al solito sono in ritardo, lo so. Non ho tempo per chiarimenti sul capitolo (batteria del portatile scarico e cavo dell'alimentazione appena rotto!) Spero non ci siano di nuovo problemi con il font, se invece persistono perdonatemi ma Nvu mi fa sclerare! XD
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito anche se credo di aver già risposto tramite il servizio di mail di EFP e un grazie va anche a tutti quelli che leggono insieme ad un invito a farmi sapere cosa ne pensano come sempre.

Spero di non aver lasciato nessun pezzo per strada....Alla prossima! ^^ Baci, Marian.




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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 corretto Capitolo 4

Postumi, terribili postumi si erano abbattuti su di loro, a ricordare che nel non ricordare il numero di bicchieri mandati giù durante il cenone di capodanno, qualcosa di sbagliato c'era.
Rose appoggiò i piedi sul pavimento freddo del dormitorio e non appena si alzò venne colta da un capogiro che andò a fare compagnia a tutti gli altri sintomi. 
Maledisse gli alcolici e provò ad arrivare indenne fino al bagno.
Si infilò sotto la doccia mezza vestita e, non appena se ne accorse, biascicò un'imprecazione tra i denti per poi lanciare il pigiama sul pavimento.
Osservò il suo riflesso nello specchio: rimandava l'immagine di una ragazza paricolarmente disastrata con una macchia rossastra alla base del collo.
Questa volta l'imprecazione le sfuggì ad alta voce e la risatina della sua migliore amica le arrivò alle orecchie nitidamente. 
"Dovrai mettere in moto quel tuo cervellino da Weasley se non vuoi che Max ti rimanga incollato a vita." le suggerì Rebecca, appoggiata allo stipite della porta.
"Maledizione! Esattamente cosa dovrei dirgli? Mi sfuggono alcuni dettagli della nottata..." rispose lei cercando di non far trapelare che in realtà non riusciva a ricordare proprio un bel niente del cenone appena trascorso.
"Tesoro, mi dispiace dirtelo ma hai apprezzato molto la compagnia del signor Tequila, della signora Vodka e di Max Powell ieri sera."
"Ah, Max. E dove diavolo è stato in tutti questi anni questo ragazzo misterioso?" chiese Rose ormai un pelino agitata.
La Netherwood scosse la testa in preda allo sconforto.
"Tassorosso, settimo anno." uscì dalla stanza lasciandola sola sotto il getto della doccia "Devi smetterla di bere!" le urlò poi come se quel concetto non fosse ben impresso nella sua mente.


James Potter non era tipo da "storie serie". In questo era molto simile al suo omonimo nonno, almeno stando ai racconti di suo padre.
I risvegli bruschi in letti non suoi erano la sua specialità: riusciva sempre ad inventare scuse bizzarre per fuggire lontano dall'ultima conquista, ma quella mattina sembrava che la sua fantasia fosse annegata in uno dei bicchieri di frizzanbolle che aveva bevuto allo scoccare della mezzanotte.
Fece scivolare il braccio sotto la testa bionda della ragazza che dormiva pacifica e si alzò dal letto senza fare rumore.
Sarebbe semplicemente uscito, si disse mentre raccoglieva i vestiti sparsi sul pavimento del dormitorio femminile.
Infliò i pantaloni e aprì la porta che ringraziando Merlino e Morgana non cigolò come al solito. 
Era la sua giornata fortunata, pensò, mentre si chiudeva la porta alle spalle e con l'altra mano tentava di indossare la camicia che aveva stropicciato la sera prima. 
Sorrise sornione mentre si spingeva gli occhiali sul naso e poi salutò con un cenno Kalinda che usciva dalla sua stanza.
La ragazza lo osservò con la faccia di chi crede di essere ancora in preda agli effetti dell'alcool poi si piazzò davanti a lui pronta per interrogarlo.
"Come sei salito qui?" chiese incrociando le braccia al petto.
"Come tutti gli altri, se esiste un incantesimo per vietarci di salire ne esiste anche uno per aggirarlo, non credi?" rispose Potter finendo di chiudere i bottoncini della camicia.
"Uomini, tutti uguali, sempre pronti ad approfittare del nostro buon cuore." 
"In realtà approfittiamo di ben altro ma puoi metterla anche in questo modo se vuoi." ghignò ironico dandole un buffetto sulla spalla per poi oltrepassarla.
"James aspetta!" lo richiamò mentre stava scendendo le scale del dormitorio "Dove è stato Albus ieri sera? Non lo vedo da una settimana quasi." disse a capo chino mentre con le mani tormentava l'orlo dell'abito di lana rosa cipria.
"Ha passato quasi tutto il tempo chiuso nella sua stanza. Praticamente si può dire che non è uscito." rispose lui cercando di dirle una mezza verità.
"Quasi non vuol dire sempre, dove è stato?" provò ad insistere lei, ben sapendo che non avrebbe cavato un gorgosprizzo dal buco. 
"Un po' qua, un po' là. Parlane con lui, saprà essere più preciso. Sai benissimo che non frequentiamo le stesse compagnie qui a scuola." detto questo, se ne andò prima che quella maledetta indiana potesse fargli qualche altra domanda a cui non avrebbe saputo rispondere.


"Non riuscirò a mangiare se continui a raccontarmi i particolari scabrosi del tuo capodanno!" 
"Rose, solo perché tu non li ricordi non puoi pretendere che sia lo stesso per tutti. E sono sincero quando ti dico di aver esaurito le fantasie erotiche che mi passavano per la testa. Quella ragazza è un portento, capisco solo adesso i vantaggi dellaginnastica artistica che ha praticato prima di venire ad Hogwarts! Ad un certo punto ha fatto passare le mani sotto..."
"Se non la smetti ti schianto! Non voglio sentire altro, il numero del burro mi è bastato." Rose lo fermò prima che potesse aggiungere altre oscenità e prese posto al tavolo dei Serpeverde.
"Schizzinosa." brontolò Scorpius sedendosi vicino a lei.
"Passami quel succo di zucca e chiudi la bocca Malfoy." ordinò stizzita servendosi della zuppa di legumi.
Rebecca li raggiunse poco dopo: saltellava per la Sala Grande mentre rivolgeva sorrisi a tutti.
"Ti prego dimmi che ti sei soltanto svegliata di buon umore e non hai combinato disastri mentre venivi qui."
"Mi sveglio sempre di buon umore ma voi non potete immaginare cosa ho visto mentre salivo le scale! Questa è una giornata fan-tas-ti-ca." disse continuando a sorridere mentre sillabava l'ultima parola.
I due ragazzi si guardarono e poi fecero spallucce. Non volevano saperne delle sue beghe e continuarono a mangiare con pigrizia.
"Davvero non avete intenzione di chiedermi cosa è successo? Siete due pessimi amici. Vorrà dire che terrò questa preziosa informazione solo per me e non la condividerò con voi né ora né mai. E poi non venitevi a lamentare se non siete mai a conoscenza di quello che succede in questa scuola, perché nessuno di voi si sforza minimamente di avere una vita sociale degna di nota e..."
"Scorpius ti prego falla smettere, il mio mal di testa sta aumentando."
Il biondo sbuffò e lanciò le posate nel piatto, scoccò un'occhiataccia alla Weasley e poi chiese a Rebecca cosa fosse successo di tanto importante.
"Sapevo che morivate dalla voglia di saperlo!" disse mentre quei due alzavano gli occhi al soffitto "Albus e quella specie di ragazza con cui si ostina a stare stavano litigando nel bel mezzo del corridoio. Urlavano. E lei piangeva! Vi rendete conto? Si stavano sicuramente lasciando e questo volge a mio favore perché cosa c'è di meglio di un'amica pronta ad ascoltarti nel giorno in cui rompi con la tua ragazza?" disse poi  tutto d'un fiato.
Rose e Scorpius si guardarono per una frazione di secondo poi, quasi nello stesso istante, sospirarono e ripresero a mangiare.
"Allora? Non siete almeno un po' contenti per me?" continuò la Netherwood ticchettando le unghie perfette sul tavolo.
"Glielo dici tu o lo faccio io?" disse Scorpius rivolgendosi alla Serpeverde di fianco a lui.
"Tesoro, non si sono lasciati. Fanno così da due anni e lui non ha le palle per farlo. E tu, tu stai al tuo posto e non fare danni. Non ho voglia di sistemare i tuoi casini come al solito." rispose stizzita la Weasley infilzando un pezzo di pollo con aria disinteressata.
"Ti dico che ne sono quasi sicura. E comunque smettetela di smontare il mio entusiasmo! Che vi prende oggi?" Rebecca si alzò e senza lasciare loro il tempo di rispondere se ne andò.
"Ma pensa un po', uno le dice la verità e lei s'incazza. Però ha ragione, che hai, postumi a parte?" 
Rose aprì la borsa e sfilò la Gazzetta del Profeta lanciandogliela sotto il naso. 
"Seconda pagina, sulla prima avrebbe fatto venire un infarto a mezza popolazione magica." disse la ragazza continuando a mangiare svogliatamente.
Il quotidiano riportava un articolo scritto da una giornalsta emergente,  giornalista che d'ora in poi avrebbe avuto successo, aggiunse Malfoy mentalmente.
Altri tre babbani erano stati assassinati. 
Il suo sangue blu gelò all'interno delle vene, delle arterie e ovunque potesse farlo. 
Lesse tutto l'articolo, ovvio e scadente tra l'altro, e poi fece evanescere la copia della Gazzetta senza troppi preamboli.
"Dannazione! Cosa cazzo stanno combinando?" chiese più a se stesso che all'amica.
"Quello era mio!" disse sbuffando "Ne hai parlato con i tuoi?" aggiunse poco dopo con aria preoccupata.
"Ovviamente no. Se anche ci fossero invischiati fino al collo, mio padre negherebbe tutto e mia madre farebbe spallucce." 
Rose sembrò rifletterci su e poi si convinse che quella versione dei fatti non era poi così lontana dalla realtà. 
"E poi non saprei affrontare l'argomento. Sarebbe troppo imbarazzante parlarne senza riuscire ad accusarli." continuò lui arrovellandosi in quei pensieri.
"Se vuoi ti posso aiutare io. Posso introdurre l'argomento e magari farli sbottonare un po'."
"Scherzi? Se ci fosse una minima possibilità di farli parlare, una come te non sarebbe inclusa nel quadretto." rispose Scorpius gettando il capo all'indietro.
"Cosa intendi con una come me? Una Weasley? Una mezzosangue? Una a cui non frega un beneamato cazzo della purezza?" sbottò Rose alzandosi dalla panca.
"Ma che dici, non intendevo dire questo..."
"Vaffanculo Scorpius, vaffanculo." 
Se ne andò lasciandolo lì, allibito. Era la seconda volta che quel giorno lo mollavano senza farlo parlare.
"Donne." biascicò sbattendo le posate sul piatto.

Il Ministero della Magia era sempre stato un'istituzione marcia. 
Questo era quello che pensava Harry Potter almeno. 
Camminando per i corridoi scuri gli tornò in mente la statua, quella che si ergeva sui corpi dei babbani, che il Lord Oscuro aveva fatto costruire durante il suo breve momento di potere. 
Dio, ne era passato di tempo. 
Adesso c'era un nuovo monumento al centro del Ministero: un mago stringeva la mano di una babbana mentre osservava una culla, il figlio mezzosangue vi dormiva pacifico. 
Credevano che sarebbe bastato quello per far cambiare idea ai più restii? Gli avvenimenti di quei giorni dimostravano il contrario.
Entrò nell'ascensore e, con galanteria, tenne aperta la porta per una donna che stava correndo trafelata per entrarvi, poi attese che si mettesse in moto.
La strega lo osservò per qualche istante, poi sorridendo distolse lo sguardo. 
Era giovane, sulla trentina, non l'aveva mai vista in giro. Nel complesso era molto graziosa ma aveva lineamenti anonimi, tipicamente inglesi; i lughi capelli castani erano raccolti in una coda molto alta e gli occhiali dalla montatura grande e moderna le sfioravano quasi la punta del naso.
"Terzo piano: ufficio regolazione della magia." 
La donna spinse il pulsante per la chiusura delle porte e dopo aver controllato l'orologio sbuffò.
Scesero entrambi all'ultimo livello e dopo averla salutata con cortesia, Harry marciò spedito nel corridoio. 
Notò che la donna lo stava seguendo solo quando svoltò a destra verso gli uffici delle più importanti cariche del Ministero. Sperava vivamente che non fosse una giornalista. Pregò che non lo fosse.
Entrò nella sala d'aspetto situata prima dell'ufficio del Ministro e si accomodò su una poltroncina.
La donna dell'ascensore entrò con lui e, dopo averlo squadrato di nuovo, andò a sedersi dietro una scrivania. 
Era la segretaria del Ministro.
Sistemò le sue cose nei cassetti, controllò una pila di fascicoli appoggiati sul ripiano superiore, rimise tutto in ordine con la bacchetta e poi buttò un paio di post-it che svolazzavano intorno alla sua testa.
"Signore, posso offrirle qualcosa mentre aspetta?" chiese dopo aver finito di farsi i fatti suoi.
"No la ringrazio, sono a posto così. Senta, ho un appuntamento con il Ministro." 
"Il Ministro in questo momento ha un'altra udienza. Tra pochi minuti la riceverà, non si preoccupi."  rispose con vocetta stucchevole la donna.
Era sicuramente nuova quella lì. Non aveva tempo da perdere, doveva scendere al piano inferiore e sistemare alcune cose nel suo ufficio e lei lo stava facendo aspettare.
"Mi scusi per l'insistenza, può dirgli che sono qui? Ho un po' di fretta." 
"Le ho già detto che c'è un'altra persona con il Ministro. Qualche istante di pazienza."
Rispondeva senza nemmeno guardarlo in faccia e continuava a scartabellare tra montagne di fascicoli. Non aveva proprio idea di chi fosse.
Harry rimase impaziente sul bordo della poltroncina. Picchettava nervosamente il piede a terra e continuava a guardarsi intorno nella speranza di trovare qualcosa di interessante sulle pareti.
"Senta, ho davvero fretta. Può chiedere al Ministro di ricevermi subito?"
"Signore mi dispiace, non posso fare altrimenti. Qualche secondo ancora."
"Non ci siamo presentati, lei deve essere nuova, io sono..."
"So benissimo chi è lei, Signor Potter, e, sì, sono nuova ma non incompetente. La prego di pazientare." disse lanciandogli un'occhiataccia da sopra occhiali.
Si rassegnò e sprofondò nella poltrona nel momento esatto in cui la porta dell'ufficio del ministro si aprì. 
"Grazie ancora. Spero di avere sue notizie al più presto Signor Malfoy." 
Quando Harry si alzò si trovò davanti niente meno che Draco Malfoy con tanto di capelli biondi e bastone di famiglia in mano. 
"Potter." proferì quello senza accennare minimamente ad un segno di cortesia.
"Malfoy." rispose il moro rimanendo fermo in piedi davanti a lui.
Era lo stesso ragazzino spocchioso a cui aveva salvato il culo ad Hogwarts, pensò il Bambino Sopravvissuto mentre lo superava senza esitazione.
Entrò nell'ufficio e si accomodò sulla poltrona di fronte alla scrivania senza invito.
"Bene, vedo che non ha tempo da perdere Signor Potter."
L'attuale Ministro in carica non era una delle tante bandierine che Harry aveva conosciuto negli anni. Il Winzegamot non era famoso per saper scegliere con cura la carica più alta del Ministero, questo lo sapevano bene, ma negli anni era riuscito a fare qualche passo avanti.
Patrick Fielding era un omone di un metro e novanta, con larghe spalle e una forte stretta di mano. Ex Auror a capo di una delle più importanti squadre, era stato eletto per disperazione. 
La popolazione magica ne aveva passate tante e anche dopo la caduta di colui-che-non-deve-essere-nominato erano stati eletti Ministri incompetenti. 
Un po' di sale in zucca a quegli idioti del consiglio era rimasto però: avevano eletto quell'uomo tutto d'un pezzo che sembrava un generale pronto per il consiglio di guerra.
Non era molto diplomatico né aveva lo spirito da politico ma se c'era da prendere una decisione importante aveva il pugno di ferro.
D'altro canto da lui volevano tutti una sola cosa. 
"Infatti, e credo di sapere il motivo di questo colloquio. Lei vuole che io rassicuri il mondo magico su questi nuovi omicidi, non è così?"                                                                                          
"Per Merlino, Potter! Per chi mi ha preso? Non sono Caramell, io! Se lei è qui il motivo non è certo questo."
Harry lo guardò stupito. Non voleva un portavoce per i giornali? Il mondo doveva essere stato ribaltato. 
"Come sicuramente saprà, altri tre babbani sono stati uccisi ieri sera. Quello che voglio da lei è un piano d'azione. Cosa facciamo?" disse Fielding incrociando le mani sotto il mento.
"Non saprei, non mi aspettavo una domanda simile in tutta onestà. Sono domande che dovrebbe fare al capo degli Auror." 
"Santo cielo, non dica sciocchezze. Credevo che lei fosse pronto all'azione. In questo caso sarà meglio avvertire il Consiglio, ne parlavo qualche attimo fa con il Signor Malfoy e lui è d'accordo."
Harry per poco non cadde dalla sedia. Di quale consiglio stava parlando? E cosa diamine c'entrava con Draco Malfoy?


Il rumore delle piume che scrivevano sulle pergamene stava diventando insopportabile. 
Le mancavano ancora due pagine di relazione e poi sarebbe stata libera. 
Diamine, e adesso cosa ci scriveva in quelle due dannatissime pagine? 
Rose sbuffò e sfogliò ancora il libro di Pozioni in cerca di qualche notizia in più sull'Ago di Artemide ma si rassegnò subito dopo. La Sala Grande era quasi vuota e poco distante da lei sedeva Scorpius, intento a scrivere un altro foglio di pergamena con la sua grafia fitta e precisa. Andava avanti così da più di due ore e non si era fermato un attimo.
Da lì non riusciva a vedere niente, di solito copiava le relazioni da lui ma visto come avevano litigato a pranzo, non le sembrava proprio il caso.
Il biondo alzò gli occhi proprio in quell'istante e incrociando lo sguardo con il suo poggiò la piuma sul tavolo e incrociò le braccia senza smettere di fissarla. 
La Weasley abbassò gli occhi sul libro e riprese a leggere distrattamente gli effetti di quel particolare tipo di legno che se ridotto ad uno spillo, poteva essere intinto in una particolare pozione ed essere usato contro i vampiri.
Sollevò gli occhi poco dopo e trovò l'amico ancora intento a guardarla. Lo vide raccogliere le sue cose e spostarsi di fronte a lei. 
Continuò a leggere imperterrita, senza
 più capire cosa ci fosse scritto sul tomo ancora nuovissimo. 
Malfoy lasciò cadere la borsa sulla panca e si accomodò pacificamente continuando a fissarla.
"Puoi prendere la mia e aggiungere quello che ti manca, non c'è molto su quel libro e io ho raccolto informazioni in biblioteca." 
"Una come me può farcela benissimo da sola, non ha bisogno del tuo compito da purosangue." rispose lei senza degnarlo di uno sguardo.
"Smettila di fare la bambina, non troverai nient'altro su quel libro." disse porgendole i suoi dieci fogli di pergamena.
"Ti ho detto che non ne ho bisogno, cos'è adesso pensi che non possa nemmeno riuscire a completare una relazione? Mia madre era mezzosangue eppure era la più brava ai suoi tempi. Credo di poter riuscire a finire il compito anche senza il tuo sangue blu." rispose stizzita allontanando i fogli malamente.
"Sai benissimo che oggi non volevo dire questo. Con quelle parole intendevo dire che se i miei sono passati dall'altra parte non parleranno di certo con la figlia di Hermione Granger e Ron Weasley. Era un complimento, non un'offesa." affermò lui prendendole il polso per costringerla a guardarlo.
Rose si arrese a quelle parole, non tanto per gli accenni alla sua famiglia, quanto per lo sguardo che le rivolse il biondo nel parlare della propria.
Sciolse la presa delle dita sul suo polso e gli strinse la mano, disegnando con l'altra linee sottili sul dorso.
"Credi davvero che siano dei... Mangiamorte?" chiese con un tono di apprensione nella voce senza riuscire a guardarlo negli occhi.
"No, ma stanno combinando qualcosa. Mio padre è sempre stato su quella linea d'onda ma era troppo codardo per tirare fuori la bacchetta."
"Non parli mai di loro, tua madre che persona è? L'ho vista poche volte ma non mi è sembrata una cattiva persona."
"Non lo è, ma si nasconde dietro quella stessa facciata frivola che aveva mia nonna. Non voglio finire nei casini per colpa loro." ammise infine posando l'altra mano sulla sua.
"Non sei come loro, non siamo come loro. Vedrai che non è niente. Ogni tanto capita, non tutti i maghi che uccidono i babbani sono Mangiamorte pur essendo assassini."
Scorpius scavalcò il tavolo agilmente e si sedette vicino a lei per abbracciarla. 
Poco lontano, Albus osservava la scena senza battere ciglio.
Solo amici eh? Non sembrava proprio.
Sua sorella di fianco a lui intercettò la traiettoria del suo sguardo e si mise a pensare.
Aveva lo stesso intuito di sua madre. Le potevano sfuggire molte cose, ma quello sguardo lo conosceva bene: era carico di rabbia e rammarico e lo aveva visto spesso negli occhi di suo fratello.
Se all'inizio pensava che fosse dovuto all'allontanamento di Rose, adesso ne comprendeva i reali motivi.
Adesso collegava i vari comportamenti strani che aveva assunto quel cretino in quelle settimane.
Scosse la testa e catturò l'attenzione del fratello.
"Che c'è?" le chiese lui distrattamente.
"Fattela passare. Lo dico per il tuo bene." 
"Di cosa stai parlando?" le chiese arrossendo fino alla radice dei capelli.
"Della cotta che hai per lei. E' nostra cugina e comunque non fa per te, e tu hai già una ragazza." rispose Lily volgendo lo sguardo ai due che in fondo alla Sala erano ancora abbracciati.
Albus non rispose, non provò nemmeno a negare: le bugie non erano il suo forte e sua sorella somigliava a sua madre più di quanto potesse immaginare.
Rimise i libri nella borsa e si alzò senza dire una parola.
Percorse i corridoi come un automa, senza pensare. Aveva in mente solo Rose che se ne stava beata fra le braccia di Malfoy. E sua sorella aveva capito tutto. Era in un mare di guai: se fosse andata a riferire tutto proprio a lei si sarebbe vergognato così tanto da non uscire più dalla sua stanza, per non parlare di quello che ne avrebbero pensato a casa.
Sperava solo nel buon senso di sua sorella mentre Rebecca lo salutava dal fondo del corridoio. 
Cosa ci faceva vicino alla Sala Comune dei Grifondoro?
Attese che si avvicinasse e si sforzò di sorridere.
"Albus, ciao!" 
"Becky, cosa ci fai qui?" chiese lui infilando le mani in tasca.
"Ti cercavo. Non vorrei essere indiscreta ma oggi ti ho visto litigare con la Lemaire e volevo sapere come stai." rispose la Netherwood poggiandogli una mano sulla spalla.
"Ah, già. E' una giornataccia. Non so se stavolta riusciremo a risolvere." disse rimanendo sul vago. Il litigio con Kalinda gli era proprio passato di mente. Aveva ragione Lily, lui aveva già una ragazza e invece continuava a pensare a quella maledetta serpe.
"Per tutti i centauri! Mi dispiace. Se vuoi parlarne io sono qui. Non sopporto di vederti così, non deve essere facile..."
Si sedettero per terra, in mezzo al corridoio, e si lasciarono trasportare dalla conversazione. 
Non si accorsero del buco del ritratto che si aprì. Avendo sentito dei rumori provenire da fuori, Kalinda si sporse dalla porta giusto il tempo di osservare quella scena, poi la richiuse con dolcezza senza fare rumore. 
Era ora di rimettere le cose in ordine. Hogwarts ne avrebbe viste delle belle questa volta.





Spazio autrice:

Lo so, sembrerà una specie di allucinazione ma in verità sono io che aggiorno dopo secoli. Per chi è arrivato in fondo al capitolo e sta davvero leggendo quello che scrivo: scusate per il ritardo secolare!
Ho avuto un blocco e so che non mi giustifica ma è così. Sto già scrivendo il successivo quindi il prossimo aggiornamento non vi farà aspettare così tanto. Spero che qualcuno stia seriamente seguendo questa storia e io non stia parlando al muro! XD
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate. ^^
Baci, Marian.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5 betato Capitolo 5

Hermione Granger aveva sempre pensato che "avere paura del buio" fosse un'espressione totalmente inadatta. Si aveva paura di ciò che il buio poteva celare agli occhi e lei, mentre illuminava con la bacchetta quel posto che sapeva di muffa e di qualcosa a cui non voleva dare un nome, temeva che il grande Harry Potter le avesse rifilato un altro guaio da risolvere.
Il corridoio buio e umido di un seminterrato non era sicuramente il posto migliore dove preferiva passare la domenica pomeriggio.
Continuò a percorrerlo a grandi falcate, tendendo le orecchie per percepire qualsiasi rumore.
Scendeva le scale facendo attenzione a dove poggiava i piedi: anni di esperienza le avevano insegnato che ogni gradino, ogni pietra, ogni ramoscello che scricchiola sotto la suola può essere fatale. 
Dannazione, a quarant'anni suonati si sentiva ancora come una ragazzina in quel genere di situazioni. 
Pensandoci bene non era mai stata un'adolescente spensierata: la vita non le aveva certo riservato un trattamento d'onore e la sua giovinezza era stata segnata dalle responsabilità e dall'ansia che ti accompagna quando sai di rischiare il collo ogni giorno.
Nonostante tutto, non rimpiangeva un singolo istante del suo passato: se era diventata quel tipo di donna, lo doveva solo alle esperienze che aveva vissuto.
Però in quel momento, sobbalzando per un topo - sperava che non fosse qualcosa di meno innocuo - che le passò di fianco, rimpianse di essere la migliore amica di Harry Potter. 
Il gufo che aveva dovuto rimpiazzare Edvige aveva beccato la sua finestra verso l'ora di pranzo e il biglietto che le aveva consegnato con la zampetta tesa conteneva solo un indirizzo, un orario e le iniziali di quell'incosciente, vergate con una grafia scomposta.  
Aveva imparato a fidarsi di Harry sui banchi di scuola e, sebbene lui non avesse mai avuto un grande fiuto per il pericolo e anzi, ci si era spesso buttato senza pensare, quell'assurdo istinto materno che la portava a seguirlo ovunque non l'aveva mai abbandonata.
Quando però capì che il corridoio era ancora lungo, che gli incantesimi di protezione che vi erano stati imposti le avrebbero rubato più tempo di quello che avrebbe desiderato perdere, e che le sue scarpe non sarebbero mai tornate quelle di un tempo, non poté impedirsi di pensare che un modo per farla pagare al Bambino Sopravvissuto ci sarebbe dovuto essere. 
Sperò con tutto il cuore che non si fosse cacciato in qualche altro pasticcio, di cui ovviamente non l'aveva ancora informata, e aprì lentamente la porta disastrata che si trovò di fronte.


-Rebecca Marie Netherwood.- 
Kalinda Lemaire scandì ogni singola sillaba con le labbra voluttuose. Si soffermò sugli accenti e accennò ad un sorriso che nascondeva una certa malizia.
Quando la Serpeverde, nel bel mezzo di un corridoio deserto, si voltò aspettandosi di trovare l'indiana da sola, vide che dalle scale arrivavano altre due ragazze con la divisa rosso e oro.
Con le dita sfiorò la bacchetta che aveva nella tasca della gonna e rinunciò alla pace prevista per la sua domenica.
-Una piccola Grifondoro che scende verso i sotterranei, che piacere.- rispose con aria pacata ed un tono di voce che tradiva il suo reale stato d'animo.
Fece due conti e comprese di avere solo un paio di possibilità. In fondo se lo aspettava e non vedeva l'ora di arrivare ad uno scontro con la quasi-ex-ragazza di Albus. 
Se Lemaire avesse tirato fuori la bacchetta l'avrebbe schiantata. Sarebbe riuscita in pochi secondi ad attaccare una delle due ragazze che si facevano sempre più vicine, avrebbe creato uno scudo giusto in tempo per parare un attacco e poi avrebbe lanciato un incantesimo alla terza. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani, probabilmente sarebbe uscita indenne dal duello e avrebbe raggiunto la Sala Comune senza un graffio.
-Sono giusto di passaggio. Volevo fare due chiacchiere tra donne, non è vero ragazze?- 
Adesso le riconosceva, le gemelle Gunther, con i loro occhi azzurri e i loro capelli di uno strano biondo aranciato. Una di loro, non avrebbe saputo dire quale, era un'ottima duellante, l'altra sapeva a malapena aprire una porta. Le due tedesche però, espulse da Durmstrang, avevano un fisico androgino che assicurava loro una vittoria schiacciante in uno scontro corpo a corpo. Se con la magia poteva cavarsela, a mani nude avrebbe sicuramente portato a casa una sconfitta umiliante. 
Pregò per la sua manicure e per il suo trucco appena rifatto e cercò di continuare a fare pensieri frivoli per non farsi prendere dal panico.
-Vedo che hai già compagnia, ti lascio chiacchierare con le tue amiche. Magari la prossima volta rimango, oggi ho un po' fretta.- Rebecca si voltò lentamente e senza farsi notare tirò fuori la bacchetta e fece un paio di passi.
-Non ci siamo capite. Petrificus Totalus.- proferì Kalinda con aggressività.
Il "Protego" che stava pronunciando le morì sulle labbra. Cadde a terra come una statua, bella certo, ma di marmo. Gli occhi spalancati e vigili le conferivano un'aria strana e spettrale e le labbra semichiuse che pronunciavano una "u" davano l'idea di una buffa fotografia babbana.
Il primo calcio le arrivò direttamente nello stomaco e nonostante il suo corpo volesse piegarsi in due per il dolore fu costretta a rimanere in quella posizione innaturale. 
Probabilmente le era stato dato da una delle gemelle, vista la forza. Avrebbe tanto voluto girarsi ma al secondo calcio, dritto sullo sterno, non riuscì nemmeno a tossire. 
Non pronunciarono una parola, riuscì solo a sentire qualche risata ovattata in lontananza. Agnes e Jutte Gunther la sollevarono tenendola per le braccia rigide e Kalinda cominciò a schiaffeggiarla e a prenderla a pugni come se praticasse quello strano e violento sport babbano da tempo. 
Stordita e ancora pietrificata, perse la cognizione del tempo; le sembrava di essere ferma da ore e il dolore continuava a sparire da alcune zone del corpo per intensificarsi in altri punti. 
-Magari la prossima volta impari a farti i fatti tuoi Netherwood.- 


Rose Weasley aveva sempre creduto che Hogwarts fosse uno dei posti più belli al mondo. 
Con le sue torri ed i suoi tetti spioventi, i grandi giardini, i portici e le scale cangianti l'aveva sempre affascinata, fin dal suo primo ingresso. Ancora ricordava quanto fosse eccitata prima del suo smistamento. 
Il posto che preferiva in assoluto però, in perfetto stile Weasley, era il campo di Quiddich. L'atmosfera che vi regnava la faceva stare bene, in pace con se stessa, e al contempo le faceva provare una frizzante eccitazione che solo il boccino le poteva dare. Se non aveva nulla da fare e si sentiva inquieta andava a vedere gli allenamenti e poi, quando le squadre se ne andavano verso gli spogliatoi, si sedeva al centro del campo a guardare gli spalti vuoti. 
Quel giorno, alcune gocce di pioggia che le caddero sul viso come lacrime le fecero abbandonare i suoi proggetti di meditazione. 
Si incamminò verso il Castello senza accorgersi che la pioggia sottile si era trasformata in temporale e che le sue gambe avevano iniziato a correre prima che lei potesse riflettere. 
I piedi arrancavano a fatica nel fango e le suole scivolavano sull'erba umida ma nonostante tutto si ritrovò a ridere come non faceva da tempo. Rideva senza un motivo e poteva sentire la propria voce rimbombarle allegra nelle orecchie. Non se ne capacitava: correva sotto la pioggia e rideva, con i capelli che le aderivano alla schiena ed i vestiti bagnati. 
Si sentiva bene. 
Tutti i pensieri svanirono: la guerra, suo padre, Albus. Tutto le sembrava lontano. 
Raggiunse il portone d'ingresso in pochi minuti e vi si appoggiò per riprendere fiato. 
Fregandosene altamente delle impronte che avrebbe lasciato sul pavimento, e dei successivi rimproveri che Gazza le avrebbe fatto se l'avesse scoperta, oltrepassò la Sala Grande ed inforcò la scala che conduceva ai sotterranei. 
Ovviamente cambiò direzione. 
Sorrise e sospirò cercando di capire dove l'avesse condotta mentre percorreva il corridoio. 
Dannazione, erano tutti uguali! 
Scorse l'aula di Pozioni e finalmente riuscì ad orientarsi. Stava per voltarsi e andare verso la Sala Comune Serpeverde quando una voce femminile le giunse alle orecchie con un'imprecazione poco fine. Incuriosita si avvicinò piano alla porta e cercò di captare qualcosa del discorso. 
-Maledizione! Ti ho detto di non cercarmi quando sono a scuola...certo che l'ho fatto. Il biglietto non è rintracciabile, gli Auror non arriveranno mai a te. Credi che sia stupida?- 
Rose accostò l'orecchio alla serratura per cercare di capire chi stesse parlando all'interno dell'aula. Sentì dei suoni che le sembravano provenire da un telefonino babbano ma sapeva benissimo che la ricezione all'interno del castello era pressoché pari a zero. 
-Senti, non mandarmi quel gufo stanotte, non ho nessuna intenzione di farmi beccare. Ah si, non te ne frega niente?! Bene. Se perdi la talpa all'interno della scuola sono cazzi tuoi.- 
Percepì un rumore di tasti e un'imprecazione che seguì la chiusura della telefonata. 
Corse a perdifiato per il corridoio con la paura di essere scoperta e finì per inciampare in qualcosa mentre continuava a controllare se ci fosse qualcuno alle sue spalle. 
Cadde a terra ferendosi ad un ginocchio -Porca puttana che male-, disse mentre controllava i danni e cercava di capire quale fosse l'oggetto che l'aveva fatta inciampare. 
Un urlo di terrore le uscì dalle labbra alla vista del corpo dell'amica sul pavimento freddo; si alzò spaventata e le girò intorno senza toccarla per paura di creare altri guai. 
-Rebecca, dannazione cosa ti è successo?- bisbigliò come se la ragazza potesse realmente risponderle. Era stata pietrificata, a giudicare dalla posizione innaturale in cui si trovava. In quel momento non ricordava il controincantesimo e colta dal panico ricominciò a correre verso i dormitori. 
Non appena entrò scorse un ragazzino di primo che leggeva una lunga pergamena su uno dei divanetti. Lo chiamò senza tante cerimonie e gli ordinò di andare a chiamare Scorpius nel dormitorio. 
Quando il biondo si presentò sulla porta che dava sul corridoio si mise a ridere.
-Cosa diamine ti è successo Rose?- 
-Non ho tempo per spiegartelo, devi assolutamente venire con me. Rebecca è...ferita, diamnine non lo so! Corri.- 
Gli occhi spalancati e il volto pallido, Malfoy percepiva il battito cardiaco accelerare.  
Quando raggiunsero Rebecca la trovarono ancora distesa in mezzo al corridoio accerchiata da tre o quattro studenti con le mani a coprire le bocche spalancate.
Scorpius si fece spazio tra i ragazzi cacciandoli malamente poi si chinò sul corpo dell'amica scorgendo ecchimosi ovunque. 
-Relascio- pronunciò dopo averle tastato il polso e subito la ragazza prese a tossire e a gemere.
Riuscì a sedersi sul pavimento dopo alcuni minuti. Rose e Scorpius erano chini su di lei e cercavano di verificare i danni prima di portarla in infermeria.
-Chi è stato?- chiese la Weasley sibilando quella domanda tra i denti.
Rebecca non rispose, gettò le braccia al collo dei suoi amici e si lasciò andare ad un pianto trattenuto fino a quel momento.



Ancora non poteva crederci. 
Maledetti tutti gli Auror, i Ministri, gli amici e gli idioti che le avevano quasi fatto venire un colpo trascinandola in quel posto.
Quando Hermione Granger aveva spalancato la porta malridotta di uno scantinato, bacchetta alla mano e sangue freddo, non si era certo aspettata di trovare una stanza illuminata a giorno, con tutti i confort e una tavola che ospitava un comizio di guerra.
C'erano davvero molte persone, alcune delle quali non le erano per niente familiari: moltissimi Auror, di cui una dozzina già in pensione, i pochi sopravvissuti del vecchio Ordine della Fenice e fra i tanti volti anche quello del suo ex-marito.
Ron era lì, con lei, nella stessa stanza. 
Gli fece un cenno del capo giusto per non sembrare troppo maleducata e tentò di mettere a tacere il mostro rabbioso che le ruggiva nel petto, poi fulminò Harry con un'occhiata e si mise composta sulla sedia cercando di rimanere calma.
Lo sapeva, se lo sentiva che quel bastardo di Harry Potter le avrebbe creato di nuovo problemi!
-Visto che siamo tutti, direi che possiamo dare inizio alla seduta del Consiglio.- proferì il Ministro alzandosi in piedi dopo averle stretto la mano.
Con Consiglio, tutti lì dentro sapevano che si trattava del Consiglio dei Fedeli. 
Era un'organizzazione nata nel secondo dopoguerra, in vista dei problemi che potevano crearsi. 
Aveva contribuito segretamente alla cattura dei pochi Mangiamorte fuggiti al controllo del Ministero e cercava di tenere a bada la situazione senza fare troppo chiasso. Un po' come il vecchio Ordine della Fenice che era ormai stato smembrato. 
Hermione aveva ricevuto un invito qualche giorno prima ma, in poche righe, le comunicavano soltanto che avrebbero gradito la sua presenza all'incontro successivo, senza specificare nient'altro. 
Ovviamente sapeva dell'esistenza di quell'organizzazione: ad Hermione Granger non sfuggivano cose come quella ma era consapevole che bisognasse esserne membri per poterne sapere qualcosa in più.,
-Otto babbani, e dico otto signori, sono morti nell'ultima settimana. Sotto i nostri occhi. Sono presenti chiari segni di magia sui cadaveri, sicuramente morti a causa dell'Anatema che Uccide.- disse Fielding spostando lo sguardo su Potter -...e di fianco all'ultimo corpo ritrovato è stato rinvenuto un biglietto magico che i nostri Auror hanno già provato ad analizzare. Cito testualmente le parole dei nostri assassini "Gli impuri stanno per essere sterminati, siamo di nuovo tra voi.". Signori e signore urge fare qualcosa e voi lo sapete bene. Siamo di nuovo di fronte ad un gruppo di assassini e non possiamo permettere che il folle che li manovra porti scompiglio dopo venticinque anni di pace." 
Era calato il silenzio tra i partecipanti, tutti intenti ad ascoltare le parole del Ministro mentre le menti cercavano invano di trovare una soluzione.
Fielding era stato nominato Capo del Consiglio prima di diventare Primo Ministro e Hermione era contenta che fosse lui a ricoprire entrambe le cariche. Sembrava uno a posto anche se ci aveva scambiato solo poche parole. 
Con tono autoritario, Patrick Fielding continuò a parlare di indizi e mancanza di prove.
Lo sguardo di Hermione tornò a scorrere i presenti, rendendosi conto che in fondo alla sala vi erano anche Draco Malfoy e consorte che sedevano con aria preoccupata. 
Era compiaciuta del fatto che quel codardo fosse passato dalla parte dei giusti e allo stesso tempo contrariata per la sua presenza: non aveva mai nascosto le sue idee da purosangue e non capiva come potesse essere cambiato così radicalmente da prendere parte a quell'evento.
Qualcuno le doveva sicuramente spiegazioni.
-Siamo risaliti ad un Magonò che vive sulla stessa strada di Richard Gordon, l'ultimo babbano ucciso. Ci ha detto che il  31 dicembre, poco dopo il tramonto, ha visto tre persone aggirarsi nei pressi della casa della vittima. Ha dato una descrizione sommaria dei due uomini e della donna che, ovviamente, erano molto coperti e poco riconoscibili. Non sappiamo se sono loro gli assassini ma, se dovessimo riuscire ad identificarli, vi faremo sicuramente sapere.- disse uno degli Auror che sedevano di fianco ai Weasley.
La Granger guardò di nuovo Ron. 
Non si aspettava di vederlo, non era preparata. 
Perse una buona parte del discorso di Matt Further, un famoso alchimista che stava spiegando alcuni particolari sull'inchiostro usato per scrivere il biglietto ritrovato dopo l'ultimo attacco, e continuò a vagare altrove con la mente.
Dopo tutti quegli anni, dopo tutto quello che avevano passato erano di nuovo lì, pronti per fronteggiare un nuovo nemico. 
Una stanchezza improvvisa le gravò sulle spalle. Si sentiva vecchia e spossata dalle ingiustizie subite. 
Osservò Harry che invece aveva una luce nuova negli occhi. A lui le battaglie erano sempre state fin troppo familiari: le sentiva sue, erano parte di lui e viverle non lo disturbava più come una volta, forse.
Vennero congedati poco dopo, senza nessuna disposizione particolare, con l'unico consiglio di tenere gli occhi aperti ed aspettare che gli Auror trovassero qualche indizio in più.
Hermione si alzò con lentezza e venne raggiunta da alcune vecchie conoscenze che si buttarono a capofitto in chiacchiere da salotto. 
-Stai benissimo cara, sembri persino più giovane di prima. Qualcosa deve aver giovato alla tua salute.- le stava dicendo la moglie di Connor Darfin, uno degli Auror in pensione, con una certa malizia.
-Posso portarvela via un minuto?- la voce di Ron le arrivò alle spalle e prima che potesse fuggire fu costretta a salutare cordialmente la Signora Darfin per voltarsi verso il suo ex-marito.
-Ciao Hermione.-
-Ron.- rispose secca senza riuscire a moderare il tono di voce per farlo sembrare meno duro.
-Come stai?- chiese timidamente mentre le sue orecchie cominciavano a tingersi di rosso.
-Molto bene, grazie. Spero che sia lo stesso per te.- esitò una manciata di secondi poi bisbigliò a mezza voce di dover andare.
-Ti prego aspetta!-
Le afferrò il polso mentre tentava di andarsene e la costrinse a guardarlo negli occhi.
Sì, si sentiva vecchia, con un divorzio alle spalle, il magone che le stringeva la bocca dello stomaco e uno strano senso di sconfitta all'altezza del cuore. Aveva fallito, come moglie e come donna. Non le importava che la colpa non fosse sua, in quel momento, di fronte all'amore della sua vita, sentiva di non aver fatto abbastanza. 
-Volevo dirti una cosa importante. Ti ruberò solo pochi istanti.- cercò di convincerla mentre continuava ad arrossire.
-Ronald, davvero, ho delle cose da sbrigare e sono già in ritardo.- 
-Hermione, prima che tu lo venga a sapere da altri: sto con un'altra donna.- 
Quelle parole vennero pronunciate così velocemente da lasciare Hermione interdetta per qualche secondo. 
L'imbarazzo di Ron era palese, il rossore aveva contagiato tutta la zona centrale del viso e gli occhi si erano spostati sul pavimento in un istante. 
Hermione sentì il nodo allo stomaco farsi più stretto. Le sembrava banale solo pensarlo ma sentiva davvero cederle la terra sotto i piedi.
 Aspettò che sciogliesse la presa sul suo braccio e se lo massaggiò come se le avesse fatto male.
-Congratulazioni.- se ne andò senza dire una parola e, prendendo al volo un bicchiere di scotch babbano da un vassoio, cercò il bagno e vi si infilò respirando a fatica.
Bevve un lungo sorso e poi lo tossì nel lavandino. Dannazione, non era affatto abituata a bere e l'alcool le bruciava nella gola senza darle tregua. 
Svuotò il resto del bicchiere nel lavandino e vi si appoggiò guardandosi allo specchio. 
Che cosa le stava succedendo? 
Hermione Granger non beveva, non si chiudeva nei bagni come un'adolescente col cuore infranto e soprattutto non aveva il cuore infranto! Lei aveva superato la separazione, era stata forte e l'unico sentimento che provava era nostalgia per i tempi andati.
Non era lei quella donna con gli occhi arrossati dal pianto e le labbra tremanti che la guardava dallo specchio.
Non era lei che si faceva prendere alla sprovvista.
Non era lei, maledizione!
Sbatté il palmo della mano con forza sul lavandino e si sentì ancora peggio per il dolore che le provocò.
Qualcuno bussò alla porta.
Cercò di ricomporsi strofinando le lacrime che le scendevano sul viso e aprì.
Harry la guardò con preoccupazione e senza farla parlare chiuse la porta e l'abbracciò.
Ricominciò a piangere stringendo forte le spalle del suo migliore amico. 
-Mi dispiace, avrei dovuto dirti che sarebbe venuto anche lui.- sussurrò con il viso nei suoi capelli.
-Ha un'altra. Sta con un'altra donna e me lo dice come se niente fosse, con due parole, senza preoccupazioni!- 
Harry la strinse di più a sé. Sapeva che le avrebbe fatto male ma non immaginava quanto. 
La sua mente andò ai figli di Hermione. 
Rose non l'avrebbe presa per niente bene.



Spazio Autrice:

Scusate il ritardo, non ho scuse stavolta. Spero solo che abbiate apprezzato il capitolo e che abbiate voglia di lasciarmi una piccola opinione. Grazie a tutti quelli che hanno commentato e anche a chi ha solo letto! ^^ Baci, Marian. Alla prossima!

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