Odio il fatto che non ti odio

di laNill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Quarta Parte ***
Capitolo 5: *** Quinta Parte ***
Capitolo 6: *** Sesta Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Odio il fatto che non ti odio
~ Prima parte ~


Non voleva farlo, ma fu più forte di lei.
La situazione le era sfuggita di mano, sia per il fatto che lui continuava a parlarle ininterrottamente sia perché la pedinava quasi ovunque lei andasse, perciò successe quel che era successo.
E dire che voleva tranquillità e serietà in quella missione, inoltre l’avrebbe voluta svolgere completamente da sola.
Odiava che qualcuno le mettesse i bastoni tra le ruote in una prova dove era coinvolta anche lei; voleva, anzi doveva superare tutto ciò che le veniva sottoposto con livelli eccelsi e senza il minimo errore né distrazione alcuna.
Ma, purtroppo, questa volta non poté dire di non aver fatto qualche piccolo errore di percorso.

Quel tipo, Shima, l’aveva sempre infastidita in maniera eccessiva, quasi maniacale, chiedendole il numero o proponendole di uscire con lui; a volte era pure arrivato a domandarle l’indirizzo di casa con il suo conseguente pedinamento per diversi chilometri fino a che lei, accortasi già da un bel po’ della sua presenza, non gli sguinzagliava contro i suoi demoni protettori.
E più andava avanti, più la situazione peggiorava ulteriormente raggiungendo livelli insopportabili, tanto che lei non ne poté più.
“Izumo-chaa~n, non vieni a mensa con noi?”
La voce trillante e gaia del giovane dai capelli rosa le giunse alle orecchie con un suono fastidioso, tanto da metterle i brividi.
Continuò a camminare, senza alcuna piega, con l’amica Paku affianco, l’unica delle due che si era voltata in direzione del giovane salutandolo cordialmente.
“No. E il perché non ti riguarda.”
Fredda, gelida e incurante di come avrebbe reagito lui. Questo era il mondo con cui gli rispondeva sempre, e Shima continuava imperterrito ad attaccarle bottone, nonostante tutto.
Questa era una delle cose che più la lasciavano perplessa.
Era stupido o cosa?
“Uh~ Più fredda del solito, eh, Izumo-chan?” rispose sornione, sorridendo bonariamente e continuando a mantenere il passo della compagna di classe lungo quel corridoio infinito, anche se con visibile difficoltà. “S..senti, non potresti diminuire l’andatura? Faccio fatica a starti dietro.. tu no, Paku-chan?”
La moretta stirò le labbra in un sorriso forzato, lanciando uno sguardo all’amica.
“In.. in effetti..”
“Ascoltami bene.” Esordì lei bloccandosi all’istante, magari con talmente poco preavviso che Shima fu sul punto di finirle addosso, inciampando sui suoi stessi piedi ed indietreggiando poi all’istante nel vedere che aveva sorpassato i limiti di distanza consentiti dalla ragazza stessa. “Non voglio sapere perché tu continui a starmi dietro o tenti di iniziare una conversazione con me anche quando è evidente che non voglio, quindi inizia a tenere a mente questo: Mi dai suoi nervi e sei fin troppo stupido perché una come me ti possa anche solo prendere in considerazione.”
Voce neutrale ed uno sguardo sprezzante gli dipingevano il viso.
Questo era quello che pensava ed era ciò che gli aveva riferito, niente di più e niente di meno. Era fatta così, quello era il suo modo di fare e, se non gli andava bene, poteva anche iniziare a girare i tacchi ed andarsene, che sarebbe stata la miglior cosa possibile da fare.
Paku si fece leggermente da parte guardando preoccupata prima l’uno poi l’altro, aspettandosi una possibile reazione da parte del ragazzo.
Ma questa non avvenne.
Tutto, infatti, Izumo si sarebbe aspettata tranne che avesse continuato a sorriderle in quel modo, a suo parere, così.. così stupido; e fu la cosa che più la lasciò perplessa, immobile e con le labbra leggermente dischiuse.
Di solito le persone la indicavano rispondendogli per le rime, offesi, o correndo via piangendo per aver ferito i loro sentimenti.
Invece a lui, a quanto pareva, non faceva lo stesso effetto.
“Lo so, ma non mi importa.” Disse semplicemente sotto lo sguardo attonito di lei e anche abbastanza perplesso dell’amica.
E per un momento, per una frazione di secondo, sembrò che il suo cuore avesse mancato di un battito.
Ma forse era solo la sua impressione.
“E poi lo so che io, in fondo in fondo in foooondo al tuo cuore, ti piaccio. Sono uno dei ragazzi più belli in circolazione, dove lo trovi uno come me?” iniziò a dire avvicinandosi a lei, mettendosi in posa, con le mani sotto al mento e un luccichio narcisistico nello sguardo, rivolto verso un punto in alto non ben identificato. “Il mio sex appeal ti lascerà di stucco una volta che ci saremmo messi insieme, te l’assicuro. Tu aspetta e vedrai che un giorno ti farò cadere ai miei piedi, non saprai resistere alla mia stupenda bellez-mpabhd!”
Un cartellata in pieno viso gli bloccò le parole in bocca, stendendolo con un sol colpo.
“Stai zitto, stupido. Come potrei mai farmi piacere un idiota narcisista come te. Tsk.”
Detto ciò, una volta inserita la chiave nella toppa, aprì la porta, lasciò che Paku facesse un veloce inchino nella sua direzione per poi raggiungerla e, lanciandogli un’ultima occhiata sprezzante, la richiuse in un solo colpo, non prima di aver udito la voce gaia e leggermente roca di Shima.
“Ciao Izumo-chan, ci rivedremo presto~”
A quella sbuffò stizzita e anche abbastanza irritata, continuando a camminare inviperita.
“E’ proprio uno stupido, non si ricorda che da domani iniziano le vacanze estive e non ci rivedremo per tutto il mese?”
Fu solo la sera che si ricordò di un piccolo, piccolissimo particolare che aveva tralasciato: la missione che si sarebbe svolta un paio di giorni dopo.
Si pietrificò, a quel pensiero, sulla sedia della propria stanza, con un pensiero orribile nella testa.
Non è che.. Shima.. con me… in missione..?
No, no, no, no. Assolutamente no.
Scosse violentemente la testa, mettendosi le mani tra i capelli e cercando di rilassarsi.
In fondo non poteva succedere che sarebbero capitati di nuovo nella stessa squadra per due volte di seguito. C’era stata in team l’ultima volta assieme a Rin, di certo avrebbero cambiato i componenti, non potevano fare altrimenti.
Dovevano cambiarlo. Erano obbligati a farlo.
…Forse.

Il giorno dopo, mentre si incamminava verso il cancello d’ingresso, non poté fare a meno di fare scongiuri su scongiuri incrociando le dita e le mani assieme alle braccia mentre serrava gli occhi più che poteva per concentrarsi meglio sulle sue preghiere.
Quasi quasi avrebbe incrociato anche le dita dei piedi e i piedi stessi ma così facendo non avrebbe potuto camminare e sarebbe arrivata in ritardo all’appuntamento, quindi evitò.
“Fa che non ci sia. Fa che non ci sia. Fa che non ci sia. Fa che non ci sia. Fa che non ci sia..”
Fu quando giunse a qualche metro dal punto di arrivo che sentì, con suo sommo rammarico, la voce energica del compagno dai capelli rosa.
“Eeehi~ Izumo-chaa~n!”
…Le stava per venire da piangere, davvero.
Perché Dio era così crudele con lei, cosa aveva fatto per meritarsi una punizione così dolorosa e sofferente tutti i santissimi giorni, persino nelle missioni e nelle vacanze estive?
Fissò il ragazzo senza realmente osservarlo mentre questo la raggiungeva estremamente felice, fin troppo per i gusti di Izumo che di prima mattina già era un miracolo se riusciva scambiare due parole di numero, ovvero ‘Salve’ e ‘Anche a lei’, con la vicina di casa appena usciva.
Il suo sguardo, così come il suo viso, erano una maschera di cera senza il minimo segno di felicità, gioia, rabbia, delusione, pena o qualsiasi altro sentimento.
Alla vista di Shima, ogni suo sentimento si era andato a farsi un bel giro da qualche parte lasciandola completamente svuotata.
“Oooi, c’è nessuno?” la chiamò lui, interrogativo, sventolandogli una mano davanti agli occhi. “Stai ancora dormendo? E... Izumo-chan, come mai hai le braccia in quella posizione così strana?”
Fu questione di un secondo che il giovane si ritrovò a terra con entrambe le mani strette attorno alla caviglia sinistra quasi del tutto spappolata dal potente calcio che la ragazzina gli aveva sferrato, senza escludere nemmeno un minimo della sua forza.
Non ti devi avvicinare.”
Fu più un sibilo, che una versa frase, quella che gli uscì dalle labbra accompagnato da uno sguardo truce e quasi demoniaco.
“Ah ah ah, di cattivo umore già di prima mattina, eh.” Lo sentì dire, mentre lei raggiungeva il professore, con la sua solita voce bonaria. “Ma sono felice di rivederti in forze, Izumo-chan. Non sai quanto ho aspettato questo giorno.”
Lo guardò di sottecchi mentre si rialzava cercando presa solida sul muro e tentando di riappoggiare il piede a terra ma con scarso, scarsissimo risultato dato il dolore che quell’azione gli provocava.
Mph.. stupido.”
“Oh, eccoti qui.” Principiò il professore dal mento fin troppo pronunciato e le ciglia allungate, una volta che la ragazza con le codine gli fu di fronte. “Con te possiamo dirci al completo.”
“Mh? Chi è l’altro membro?”
“In verità questa volta sarete in quattro per via della difficoltà leggermente più elevata della prova.” A quella l’uomo volse la testa verso l’interno del cortile scolastico, con la schiena inclinata all’indietro. “Ehi, voi due. Venite qui che vi spiego la missione!”
Le due figure di Rin e Shiemi comparvero da dietro il muretto che costeggiava tutto l’esterno dell’Accademia; lei teneva tra le mani un paio di margherite dalle diverse colorazioni mentre il giovane teneva la maglietta in modo tale da contenere più fiori possibili, probabilmente raccolti dalla compagna, lasciando Izumo sospirare pesantemente guardandoli con espressione stanca mentre loro la salutavano cordiali, principalmente la ragazzina bionda.
Una squadra così poco equilibrata non si era mai vista.
Secondo il suo punto di vista gli unici che avrebbero potuto fare veramente qualcosa di utile erano lei e magari Rin, ma Shiemi e quell’idiota di Shima era completamente inutili.
Scosse flebilmente la testa, sconsolata.
Tanto valeva che ci andava da sola, in missione.
“Allora, ascoltatemi attentamente ragazzi. Il luogo dove starete in questi giorni sarà il tempio di Itsukushima, vicino ad Hiroshima. Ci hanno segnalato la presenza, da un paio di mesi a questa parte, di un demone non ancora identificato che rende impure le acque all’interno del tempio e che ha provocato danni, anche se lievi, di alcune strutture di principale importanza per i monaci.”
“Sapevo che i monaci di Itsukushima hanno un maniacale senso della purezza.” S’intromise Shima, interrogativo. “Come mai hanno aspettato così tanto per chiamare aiuto?”
“Non lo so, sta di fatto che da soli loro non riescono a cacciarlo. E qui entrate in gioco voi: dovete risalire all’origine del demone ed eliminarlo seduta stante.”
“Solo questo? Yeeeh sarà una passeggiata, non vedo l’ora!” esclamò Rin, entusiasta, rischiando di far cadere e schiacciare un paio di boccioli che teneva in grembo.
“Rin! Stai più attento, gli fai del male!” lo ammonì Shiemi, gonfiando lievemente le guance.
“S..sì, scusami.”
Izumo lo scrutò con le labbra piegate in un’espressione amara.
Che stupidi.
“Un’ultima cosa. Nel tempio di Itsukushima le donne non sarebbero ammesse al suo interno ma, per questa volta, hanno deciso di fare un’eccezione. A voi ragazzi non diranno nulla se verrete vestiti come state ora, ma le ragazze dovranno indossare l’abbigliamento da Miko.”
“C..cosa!?” esclamò Izumo, non volendo credere alle proprie orecchie.
“Aaah, vedrò Izumo-chan e Shiemi-chan vestite da Miko. Immagino già come saranno splendide e altamente sensuali.” Alle parole di Shima, la brunetta si voltò fulminandolo con lo sguardo tanto da fargli alzare le mani in segno di scuse e indietreggiare leggermente. “Non preoccuparti Izumo-chan, tu sarai la più bella ne sono sicuro.”
Un altro calcio lo colpì, questa volta alla bocca dello stomaco, e mentre lui se ne stava a terra piegato in due dal dolore, con Rin che cercava di aiutarlo, lei era rimasta impassibile e continuava ad ascoltare ed osservare con attenzione il professore davanti a lei.
“Professore io non ce l’ho il vestito da Miko, l’ho lasciato a casa.”
“Ah.. se è per questo, io ne ho un paio di riserva.” Esclamò Shiemi tra l’imbarazzo e la felicità nel poter essere d’aiuto all’amica. “Li indosso per fare ginnastica ma, in questo caso, ci possono essere utili.”
“Perfetto. Allora andate subito a cambiarvi mentre noi aspettiamo il pullman.”
“M..ma.. io non..”
Ma la giovane con le codine non aveva altra scelta che quella che aveva appena detto il professore quindi, sotto le spintarelle di quest’ultimo e l’esuberanza di Shiemi, fu costretta ad andare a casa sua ed indossare un abito che, per le sue misure, era troppo largo tanto sulla vita quanto sul petto, cosa che la fece innervosire ancora di più.
Alla fine, dopo aver stretto fino all’inverosimile i lacci dei pantaloni attorno ai fianchi tanto da fasciarla alla perfezione e dopo aver constatato che non potevano, invece, fare altro sul giacca bianca, lasciandola quindi con un leggero bozzetto sul davanti, scesero al cancello dove un pulmino azzurrino li attendeva.
Un lieve rossore gli imporporava le guance non appena gli occhi dei ragazzi si puntarono su di loro, più per il fatto di indossare qualcosa fuori dall’ordinare che per altro (o era proprio perché c’era il suo, di sguardo?)
“Whoo, che schianto che siete!” Esclamò, come da copione, Shima con gli occhi che gli brillavano.
Rin, per contro, aspettò che Shiemi si avvicinasse a lui e, con il viso coperto di un sottile strato rossastro, così come quello di lei, riuscì a borbottare con un filo di voce.
“Ti..ti sta bene.. come sempre..”
“G..grazie, Rin.”
Izumo osservò la scena con non poco ribrezzo pensando che quei due, a volte, riuscivano a farle salire il voltastomaco più di quanto non facesse l’eccesso di dolci.
Non si accorse però che Shima l’aveva raggiunta, forse con fin troppa esuberanza, costringendola ad indietreggiare sia per lo spavento quanto per la vergogna.
“Sei molto carina vestita così, sai, Izumo-chan!”
“E’.. è solo un vestito da Miko. Lo metto, a volte, quando sono a casa; non è niente di particolare.” Borbottò lei, volgendo il viso alla sua destra per non incontrare quello del ragazzo.
Cos’era quell’agitazione che aveva? Perché il cuore le stava battendo così forte sul petto?
Non poteva essere..
“Mh? Perché qui c’è un bozzo?” chiese d’improvviso lui, indicando un punto del petto della giovane. “ Non mi dirai che non hai le tet-bmpuh!”
Un nuovo pugno lo colpì in faccia, lasciandolo a terra col naso sanguinante mentre lei, infuriata ma ancora con il volto arrossato, se ne andava in tutta fretta lontano da lui.
“Ah ah ah, stavo scherzando Izumo-chan! Mi piaci comunque così come sei!” gli urlò dietro, mentre lei saliva le scalette del pullman.
Di nuovo un colpo al cuore la colpì, costringendola a fermarsi per un secondo per poi riacquistare la sua usuale razionalità e mettersi a sedere in uno dei primi posti, con il gomito poggiato sul bordo del finestrino e la mano a sorreggerle la testa reclinata da un lato.
Attese che tutti furono saliti e che il mezzo si mettesse in moto.
Nessuno, ai posti dietro, poté vedere una Izumo che, con il palmo della mano, tentava di coprirsi le labbra e che il suo sguardo così come il suo viso arrossato palesavano un imbarazzo quasi totale ed un’incapacità di rendersi conto del motivo.
Le stava piacendo.
Shima Renzou iniziava a piacerle.
“…Stupido.”


Note dell'autrice:
Nyao gente ^^
Sono ritornata con una nuova coppietta, una che nessuno per nessunissimo motivo farebbe mai.. e la faccio io :D
Siamo in pochi a favorire questo pairing quindi, a chi piace è ben accetto :3
Non so perchè mi stia piacendo questa coppia, probabilmente per il loro caratteri così diversi ma comunque abbastanza compatibili; sta di fatto che l'ho fatta e ho voluto incorniciarla con una storiella simil episodio - se leggerete tutto lo scoprirete, e vedrete proprio il succo della coppia proprio verso la fine :D -
Che dire altro, spero di non essere andata troppo OC con i personaggi e di non aver scritto troppo approssimativamente, dati gli intoppi che a volte mi prendono ^^''
E' tutto, see ya :3

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Odio il fatto che non ti odio
~ Seconda Parte ~


Arrivarono al Tempio dopo una manciata di ore che, a detta di Rin, furono le più lunghe e le più noiose di tutta la sua vita.
Appena misero piede sul terreno che attorniava per circa un quarto il tempio, una ventata di aria pulita e frizzantina gli solleticò il naso.
Era aria di mare.
“Aaah, questo sì che è un posto dove mi piacerebbe venire a vivere!” esclamò Rin, sgranchendosi le gambe e le braccia.
“Credo che sarebbe il posto stesso che ti rinnegherebbe.” Esordì una voce atona ma con una leggera venatura ironica.
Tutti i quattro ragazzi si voltarono verso la direzione della voce, incontrando la figura snella e slanciata di un giovane, un monaco del luogo vista la capigliatura del tutto assente e il colorito tendente all’ambrato.
“Eh? Che vorresti dire, pelatino?” rispose Rin, inarcando un sopracciglio.
“Sei troppo rumoroso per un luogo sacro come questo. Da ora in avanti ti conviene abbassare il tono della voce o, meglio ancora, startene zitto.”
Lo sguardo gelido, così come le sue iridi, fecero innervosire il giovane esorcista che iniziò ad avvicinarglisi contro, mostrando i denti.
“Ehi, tu.. chi pensi di esse-”
“Rin, calmati.” Lo richiamò Shiemi, tentando di frapporsi tra i due, aiutata poi da Shima che prese il compagno per un braccio, bloccandolo.
“Chi sei tu?” principiò, dunque, Izumo fredda tanto quanto lui.
“Mi chiamo Deisuke, appartengo ai monaci apprendisti di questo tempio e sono stato incaricato dal Sommo Sacerdote di vegliare su di voi per tutto il periodo della vostra permanenza.”
“Voglio parlare con questo Sacerdote, non ti accetto come accompagnatore.” Si lamentò Rin, digrignando i denti.
“Il Sommo Sacerdote è un uomo fin troppo impegnato per poter stare dietro a noi impuri e, di certo, non parlerà con un’animale rozzo come te.” Disse tagliente tanto con le parole quanto con lo sguardo, per poi portare nuovamente lo sguardo sul resto del gruppo e, voltandosi parzialmente, concluse. “Prego, vogliate seguirmi.”
E sotto le lamentele e i borbottii di Rin, il gruppo di ragazzi lo seguì all’interno dell’immenso Tempio.
Osservarono il colore arancione dare luminosità a tutto l’edificio, che si estendeva, pareva, per lunghezze infinite, costituito poi da lunghi corridoi costeggiati da colonne di legno del medesimo colore, sormontati da appuntiti tetti dalla forma delicata e tradizionale, che davano su una distesa d’acqua limpida e cristallina proveniente dal mare che circondava l’intero complesso.
“Whaa, che meraviglia.” Esclamò Shiemi estasiata, avvicinandosi al bordo sinistro di uno dei corridoi principali, sporgendosi leggermente in avanti ed osservando la sua immagine riflessa nello specchio d’acqua.
Lo stesso fece Izumo, raggiungendola, limitandosi ad osservare il tutto con meraviglia mista ad interesse, senza l’eccessivo entusiasmo della compagna ovviamente.
“L’intero complesso del tempio è costruito su un sistema di sostegni simile a quello delle palafitte, che resta in secca quando la marea è bassa e da l'impressione che il santuario galleggi con l'alta marea. Di solito è pieno di turisti che vengono a visitare il tempio, ma di questi tempi, con il demone che aleggia tra queste acque, abbiamo precluso l’accesso a tutti.”
Lo sguardo del giovane, mentre si avvicinava e posava le mani sulla balaustra, parve oscurarsi per poi continuare imperterrito a camminare in quella rete intricata di ponti e corridoi.
“A questo proposito.” Intervenne Rin, quasi affiancandolo, con espressione sostenuta. “Di che tipo di demone si tratta? L’avete mai visto?”
Deisuke gli lanciò un’occhiata torva e insufficiente, per poi ritornare a guardare dritto davanti a lui e rispondergli.
“Alcuni monaci più anziani hanno detto che era una figura argentea, evanescente, quasi come un fantasma notturno.”
“Quand’è stata la prima volta che l’avete visto?” chiese Izumo.
“Dicono che si trovava a galleggiare su queste acque, la prima notte che fu scorta, e questo è ciò che né è conseguito.” Esordì indicando l’altro lato del corridoio.
Diversamente da quella di cui si erano meravigliate poco prima le due ragazze, la parte d’acqua di destra era completamente ricoperta da uno strato nero, molto simile a petrolio, lasciando solo qualche piccola chiazza azzurra qua e là. “Nessuno riesce ancora a dare una spiegazione del perché si sia propagata solo all’interno del monastero e non anche nel mare circostante. Solo dopo altri avvenimenti simili si è giunti alla conclusione che si trattava di un demone, probabilmente delle acque.”
I ragazzi rimasero abbastanza sorpresi nell’osservare le acque putride dell’altro lato del monastero, proprio di fronte alla struttura portante di tutto il tempio, il luogo che conteneva la statua della divinità protettrice dei marinai e che conteneva anche le preghiere del Sommo Sacerdote.
Ma ad Izumo c’era qualcosa che la lasciava perplessa.
“Perché parli degli altri monaci? Tu non l’hai visto il demone?”
Gli occhi azzurri del giovane monaco si posarono, gelidi, su quelli scrutatori della mora, parlandole soppesando ogni parola che pronunciava.
“Io non sono mai riuscito a vederlo in prima persona, nella sua prima comparsa ero appena giunto al monastero e stavo compiendo i riti di completa purificazione per poter essere degno di farvi parte.”
I due ragazzi continuarono ad osservarsi, l’uno più freddo dell’altro. Entrambi con l’obbiettivo di non farsi mettere sotto dall’altro.
Per diversi secondi restarono in silenzio, dove la tensione poteva essere facilmente palpabile e che fece rabbrividire il resto del gruppo.
Shima si frappose tra i due, ponendosi davanti ad Izumo e sorridendo gaio, anche se leggermente in difficoltà, nei confronti del giovane monaco.
“Su su, cos’è tutto questo astio. Siamo qui per sconfiggere un demone; se litighiamo tra di noi, non ne ricaveremo un ragno da buco.” Poi, voltandosi verso la ragazza, sorridendole. “Giusto?”
Lei si limitò a incrociare le braccia al petto e a sbuffare, spazientita, mentre volgeva lo sguardo a terra, soffermandosi su alcuni tagli alla base di una delle palafitte al loro fianco.
Deisuke continuò a scrutare la ragazza, per poi posarsi sulla figurina minuta di Shiemi, la quale si era avvicinata a lui, con movimenti gentili ed espressione cordiale.
“Scusami, Deisuke-kun, perché non abbiamo incontrato nessun monaco?”
“Il motivo è semplice: sono tutti rinchiusi nelle loro stanze a pregare e a scongiurare affinché il demone che aleggia nel tempio se ne vada. Forse voi non ve ne rendete conto, ma questo non è un viaggio turistico da prendere alla leggera.”
“N..no, io non..”
“Questo tempio era il più puro e prosperoso di tutti quelli presenti in Giappone e di gran lunga il più antico. La venuta di questo demone ha portato il malcontento nei monaci e in tutta l’isola i Miyajima. Fareste bene ad occuparvene il prima possibile, altrimenti potete anche andarvene subito.”
“Oi!” lo richiamò Rin, furente, andandogli incontro. “Cosa te la prendi a fare con Shiemi? Ti aveva solo fatto una domanda!”
“Allora vedete bene di porgere le vostre domande con più accortezza e ingegno. Ora, se volete seguirmi, vi porto alle vostre stanze.”
Sotto i borbottii e gli insulti che Rin mandò al giovane monaco, in una manciata di minuti raggiunsero una piccola struttura, leggermente in disparte rispetto a quella monumentale del tempio stesso.
Le camere, una di fianco all’altra, davano tutte sulle acque che dal mare entravano all’interno della baia del tempio; quelle, a differenza delle altre vedute poco prima, erano limpide e cristalline e nessuna palafitta o colonna in legno impediva di sedervi sul ciglio del corridoio e immergervi i piedi.
“E’ così silenzioso.” Sussurrò entusiasta Shiemi.
“E spero ci rimanga, silenzioso, se qualcuno non inizi ad urlare nel mezzo della notte.” Principiò Deisuke, guardando con la coda dell’occhio un Rin che si guardava attorno, interessato a quelle grandi strutture.
“Cos’è quella?” chiese perplesso, non avendo fortunatamente sentito la frecciatina del giovane.
Gli sguardi di tutti si posarono su una struttura a parte, che si innalzava dalle acque profonde del mare davanti al Tempio.
“Quello è un Torii, una seggiola Tengu che permette l’ingresso all’interno del monastero e che conferisce ai marinai un segno per l’arrivo nell’isola.”
“Possiamo andare a vedere?” chiese titubante la biondina, ricevendo un’occhiata sferzante dal monaco.
“Ho detto che non siete in villeggiatura-”
“Potrebbe servirci per scoprire di più sul demone.” Intervenne Izumo. “Siamo Esorcisti, è nostro compito vedere quante più cose possibili del monastero per ricercare il luogo dove si annida quel demone. Vuoi o non vuoi che lo distruggiamo?”
Il giovane stava per ribattere ma, non avendo nulla da dire alle sue parole, preferì tacere, accusando il colpo inferto dalle parole della ragazzina, che si limitò a sogghignare sotto i baffi quando egli acconsentì alla loro richiesta.
Per contro, Shima aveva osservato perplesso il battibecco dei due e, ancor più, gli sguardi che si lanciavano tra di loro.
Principalmente si soffermava sul viso di lei e su come reagiva alle sue parole, ma Izumo, di questo, non se ne accorse minimamente.
“Andremo su due barche. Le ragazze verranno con me e remerò io, voi avete abbastanza forza da remare da soli, giusto?” affermò Deisuke una volta raggiunte delle imbarcazioni al limitare esterno sinistro del Tempio.
“Ma.. io voglio stare con Izumo-chan.” Si lagnò, con un paio di lacrimucce agli occhi, Shima mentre Izumo afferrava la mano che le veniva offerta da Deisuke per salire sulla pagoda.
“E chi ti dice che io voglio stare nella stessa barca con te.” Lo fulminò lei.
“Quanto sei cattiva, perché mi tratti sempre così male?” Pianse il giovane, salendo malvolentieri su quella di fianco, preceduto da Rin.
“Perché è quello che merita uno stupido come te. E vedi di finirla con questa storia, mi stai innervosendo.”
Deisuke osservò con attenzione il comportamento dei due, valutandone bene i comportamenti e gli sguardi, soffermandosi poi su quello burbero di Izumo.
“E daa~i, cosa ti costa avermi con te. Prometto di non saltarti addosso.”
“Vorrei vedere che non mi salti addosso, tu vicino a me non ci vieni!” ribatté lei guardandolo tra l’irato e il sorpreso sotto la lieve e roca risata del ragazzo nel vederla reagire così.
Una risata che si placò man a mano quando si rese conto degli occhi del giovane monaco che si stavano puntando fin troppo a lungo sulla figura di Izumo.
“Io però non capisco..” s’intromise Rin, in difficoltà, seduto di fronte a Shima. “Perché tutti voi dovete litigate con me nel mezzo!?”
“Volete continuare o possiamo procedere?” chiese alla fine, Deisuke, iniziando a spazientirsi.
In meno di dieci minuti, dunque, raggiunsero il Torii nel mezzo del mare anche se solo dopo aver impiegato metà del tempo ad insegnare a Rin come si vogasse, aiutato fondamentalmente da Deisuke e in seguito anche da Shima, il quale rischiò seriamente di ricevere un remo in pieno viso per colpa della svista dello stesso compagno.
“Whoo, quant’è alto!” esclamò alla fine, mettendosi una mano sulla fronte per ripararsi dal sole ed osservarlo con più attenzione in tutta la sua altezza.
“Non pensavo potesse essere così tanto alto, non ho mai visto una cosa del genere. Sono felice!” continuò Shiemi mentre la barchetta dove si trovava si avvicina ad uno dei pilastri color arancio acceso, quasi sfiorandolo.
“E’ uno dei portali più imponenti, alto sedici metri. Ha lo stile dei quattro pilasti, Yotsu-ashi, e nell’antichità si era soliti passare prima da questa porta per poi entrare nell’isola in modo tale da mantenere fuori gi spiriti maligni.”
“Quante cose che sai, apprendista monaco.” Principiò Izumo alzandosi con lo sguardo verso l’alto, sottolineando volontariamente l’ultima frase.
Non gli piaceva quel tipo, per nulla.
Sapeva fin troppe cose sul monastero, per esservi solo venuto da soli due mesi; in più, anche se fiocamente e con poca chiarezza, sentiva aleggiare attorno a lui una strana aura, particolare, che non presagiva nulla di buono.
Shiemi si alzò in fretta dal suo posto, avanzando verso il lato opposto della barca per poggiare le mani sulla colonna, come porta fortuna, ma ci fu qualcosa che fece andare storto il suo proposito.
Nel mentre avanzava in avanti il legno umido dell’imbarcazione, a contatto con i suoi sandali laccati, la fece scivolare e cadere involontariamente in avanti; caduta accompagnata da un suo urletto acuto e che, fortunatamente ai suoi riflessi, anche se lievi, venne bloccata dalla balaustra della barca, impedendogli di cadere in acqua.
Lo sballottamento della pagoda, però, avvenne con troppa irruenza da far sbilanciare eccessivamente la figura di Izumo all’indietro, verso il pilastro al quale si erano momentaneamente fermati.
Con gli occhi sbarrati e il respiro bloccato tra i polmoni e la gola, attese inerme che il colpo alla nuca e alla schiena giungesse, pronta a sopportare il dolore che ne sarebbe scaturito.
Ma, con suo stupore, ciò non avvenne.
Deisuke era stato più veloce di quanto potesse immaginare.
La mancina era posata sulla palafitta di modo da mantenere saldi tanto il suo quanto il peso di lui stesso, mentre l’altra le reggeva con fermezza e delicatezza la testa, impedendo che vi sbattesse contro.
Tutti rimasero diversi secondi senza fiatare, osservando attoniti l’azione del monaco nei confronti di Izumo, la quale in quel momento tentava di reggersi con le sue sole forze al pilastro e ritornare a reggersi da sola con i piedi per terra.
I suoi occhi erano incollati a quelli cerulei di Deisuke, scrutando ogni suo minimo movimento.
Era stupita per ciò che aveva appena fatto, su questo non c’erano dubbi, ma per un momento aveva avuto seria paura che le volesse far del male più di quanto non si sarebbe potuta fare lei stessa andando a sbattere sul pilastro.
“S..sc..scusami tanto, Izumo-chan!”
La prima a rompere quel silenzio fu Shiemi, che rimessasi in piedi, si era avvicinata alla compagna con il viso segnato da una profonda colpevolezza.
“Non era mia intenzione, davvero, so.. sono scivolata e.. e la barca si è mossa da sola. Io.. io non volevo. Mi dispiace.”
“La prossima volta vedi di fare più attenzione.” La redarguì Izumo, innervosita, per poi, osservando le lacrime che si stavano facendo largo sul visino tondo della biondina, addolcì lievemente lo sguardo e il tono con cui le si rivolse. “Comunque non mi sono fatta nulla, non preoccuparti. E, ancora di più, non piangere: non sei più una bambina.”
A quelle parole, dopo un attimo di perplessità, Shiemi annuì con un leggero sorriso a piegargli le labbra.
Non si ricevevano tutti i giorni delle rassicurazioni da parte di Izumo, dopotutto.
“Che..”
Rin saltò da una barca all’altra, avvicinandosi estremamente serio in viso, per contro, guadando prima la compagna e poi il monaco. Ed in un battito di ciglia i suoi occhi si illuminarono e la sua espressione divenne molto simile a quella di un fan alla vista del proprio eroe.
“Che ficata, Deisuke!” esordì lui, entusiasta. “Come diamine hai fatto? Insegnamelo anche a me, ti prego!”
“Ah, mica è preoccupato che mi potessi far male. Gli interessa di più il monaco e del come ha fatto!” si lamentò Izumo, senza parole, sospirando e con uno sguardo eloquente.
“Oh, giusto. Come stai Kamiki? Tutto bene?”
“Idiota.” Borbottò, volgendo lo sguardo da tutt’altra parte per non vedere più quanto stupido potesse essere l’amico.
E mentre Rin e Shiemi erano tutte e due concentrati su Deisuke e sulle sue abilità, Izumo non poté non notare l’espressione del compagno dai capelli rosa, colpevole più di quella di Shiemi, con lo sguardo rivolto verso il basso, tanto da farle nascere in petto un enorme e sofferente peso, quasi come se fosse colpa sua e di come si era comportata.
Ma non capiva il motivo né il modo con cui lo avesse potuto ferire.
E ciò le faceva ancora più male.

Quella stessa sera, a notte fonda, un fragore squarciò il religioso silenzio del monastero.
Per chiunque si trovasse sveglio, avrebbe potuto notare una donna dai lunghi capelli neri, occhi scuri e profondi simili a pozze nere, pelle diafana e lunghe vesti bianche aleggiare sulle acque calme del mare all’interno del tempio.
Si soffermò per qualche minuto di fronte ad una balaustra del corridoio centrale, osservandone non le striature ma qualcosa di più profondo e esterno. In un battito d’ali, con la sua sola unghia dell’indice, sradicò quella sezione del ponte, distruggendo completamente ogni singolo frammento di legno, per poi scomparire subito dopo.
Il fremito del legno sotto ai loro corpi, costrinsero i giovani esorcisti a svegliarsi di soprassalto e, ancora mezzi addormentati, uscirono velocemente fuori dalle proprie camere.
“Cos’è successo? Che è stato quel rumore?” chiese Rin, con la spada serrata saldamente nella mano ma con gli occhi ancora semichiusi.
“Rin, Izumo-chan guardate!”
Ciò che Shiemi indicò, lasciò i ragazzi perplessi e sconvolti nel vedere come parte di un ponte era stata distrutta, pareva, dal nulla.
Corsero nel luogo dove era appena avvenuto il fatto, osservando il consistente tratto spazzato via nella sua totalità.
“Chi cavolo ha fatto una cosa del genere?”
“Tu che dici?” rispose sorniona Izumo, alla domanda di Rin. “Il demone, no? Sennò non saremmo qui in missione.”
“Ma come ha potuto fare questo e scomparire con così tanta velocità.” Domandò Shiemi, interrogativa.
E la giovane Miko stava per rispondere quando il suo sguardo si posò verso le assi di legno ai suoi piedi, ricoperti da leggeri graffi e segni, facendole venire in mente che anche quella mattina erano passati su quel ponte, lo stesso dove li aveva fatti passare Deisuke.
“Oi, ragazzi! Avete senti.. to.” La voce di Shima si spense non appena, avvicinandosi, si rese conto di ciò che era accaduto. “Whau, che casino! Come avete fatto a ridurlo così?”
“Non l’abbiamo fatto noi, stupido!” lo redarguì Izumo, notando solo in quel momento delle occhiaie marcate attorno agli occhi scuri del compagno.
“Ooh, Izumo-chan in pigiama~!” affermò esultante lui, avvicinandosi eccessivamente a lei con sguardo estasiato.
Quella vicinanza, come le altre volte dopotutto, la fecero arrossire in maniera eccessiva e la costrinsero a reagire con uno scatto ritardato, dopo alcuni secondi.
“D.. devi starmi lontano, non l’hai capito!?” borbottò abbassando lo sguardo e premendogli le mani sul petto per scansarlo. Lui, per contro, rimase con lo sguardo fisso sul suo, interrogativo.
“Mh? Izumo-chan hai la febbre per caso?” chiese ponendogli la mano destra sulla fronte.
Quella semplice mossa le bloccò il fiato in gola per un periodo che le parve infinito, e ciò la rese ancora più rossa di quello che era sottolineando ciò che aveva realizzato il giorno prima sull’autobus.
“Non mi prendi a pugni come fai sempre!”
Quella conclusione detta quasi sogghignando come suo solito fece ripartire il cuore della giovane forse fin troppo violentemente da non farla agire di sua spontanea volontà e, assecondando i suoi istinti, finì per darglielo sul serio un pugno sul naso.
“Sei felice ora?” ringhiò, irata. “Non mi provocare, Shima, o ti farai più male di così!”
D’improvviso un lampo argenteo saettò nel cielo, illuminando la notte con un rombo molto più potente ed intenso di quello precedente, facendo tremare per diversi minuti la terra dell’intera isola.
E sotto allo sguardo sconvolto di tutti e quattro, più della metà del Torii sospeso nell’acqua venne spazzato via da una corrente argentea che, dal basso, lo trasportò verso l’alto con una tale forza e prepotenza da farli impallidire di terrore.
“Penso.. che abbiamo trovato il demone.” Affermò roco Rin, con goccioline di terrore che gli solcavano la fronte.
In quel momento, però, nessuno poté notare la figura di Deisuke correre verso l’esterno del monastero, coperto solamente dal buio della notte, che gli costituiva un mantello pressoché invisibile.
Nessuno, tranne Shiemi.


Note dell'Autrice:
Eccomi con il 2° capitolo :3
Penso che questa storia vada leggermente per le lunghe ma cerchero di non fare più di 5 capitoli. Ho il brutto vizio di essere molto descrittiva, quindi una scena di due minuti la posso far lunga persino 3 pagine...gomen >.<
Una noticina: per quanto riguarda gli occhi di Shima, documentandomi tanto sul manga quanto su internet, io ho messo che sono scuri anche se in qualche episodio dell'anime sono azzurri. Ho tenuto fede a ciò che mi veniva detto dai siti dove ho controllato quindi non fatemene una colpa xD
And noooow passiamo alle risponste di chi ha lasciato un commentino:

@dark dream: Ti ringrazio tanto, sia per questo commento sia per quello alla ShiemixAmaimon :3 Sono felice che ti inizia a piacere questa coppia e, devo dire la verità (che nessuno mi ammazzi per ciò che sto per dire D:) a me non è che piaccia tanto la ShiemiRin.. *fuggissima via* Ancora grazie, quindi ^-^ *inchino*

@Mepphychan: Eeeeh penso proprio che una Izumo così, come si comporterà alla fine, non si sia mai vista e non si vedrà mai.. anche se spero infinitissimamente che la Kato ci regali una scena del genere *-* (Sssh smettila di spoilerare tutto sulla fine! ndIzumo) (Wha! Gomen >^
@VelenPortuguese: Ti ringrazio! Sono felice che questa coppia piaccia perchè, davvero, penso stiano benissimo insieme ** Spero che questo capitolino ti sia piaciuto ^^

Per il resto ringrazio tutti coloro che hanno letto questo primo capitlo (e non pensavo potessero essere così tanti o///o)!
Alla prossima, see ya :3

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


Odio il fatto che non ti odio
~ Terza parte ~


Era mattina inoltrata ma il sole riscaldava la pelle delle due giovani più di quello che avrebbe potuto fare in pieno pomeriggio, sedute sul ciglio del corridoio di fronte alle loro stanze con le dita dei piedi a sfiorare delicatamente le acque fresche del mare.
“E’ rinfrescante, non trovi Izumo-chan?”
“Sì, è una piacevole sensazione.” Asserì lei, osservando i segni circolare che produceva, uno di seguito all’altro. “Però non capisco perché dobbiamo stare con questi vestiti così pesanti. Non ne avevi di indumenti estivi, tu?”
In effetti, i vestiti da Miko che entrambe indossavano non erano proprio adatti per la stagione estiva; il tessuto, nonostante non fosse tanto spesso, era però sempre troppo pesante per non far sudare le giovani esorciste, leggermente arrossate in viso per il caldo.
“Scusami, avevo solo questi.” Si giustificò Shiemi, in colpa, congiungendo le mani in grembo e abbassando lievemente il volto.
“Mph, vabbeh quello che è fatto, è fatto. Ora il problema è un altro: scoprire dove si trova il demone dell’altra sera.”
“E anche il motivo per cui distrugge questo monastero.” Lo sguardo della bionda si soffermò volutamente sul Torii sventrato, visibilmente dispiaciuta. “Un così bel portale, che causa ci può essere per il suo odio verso qualcosa di così bello e antico.”
“Probabilmente è in collera con i monaci per qualche motivo oppure per semplice divertimento, visto che ci troviamo nel monastero più visitato di tutto il paese.” Rifletté sospirando la mora, puntando i palmi delle mani sulle assi e reclinandosi leggermente indietro, con il viso esposto al sole e alla lieve brezza marina. “L’unica cosa da fare è scoprire dove si nasconda ed agire di conseguenza.”
“Però non è giusto che si dia da fare solo Deisuke per cercare di risolvere la situazione. Tutti gli altri monaci, ho saputo, sono rintanati nelle loro stanze a pregare per paura che ricompaia Satana, come la notte blu di sedici anni fa. Ma anche lui ha paura, penso, perché ieri l’ho visto correre veloce, subito dopo che il Torii è stato spazzato via.”
“Cosa hai visto, scusa?”
Izumo drizzò repentinamente la schiena a quelle parole, perplessa.
“Ho visto Deisuke, ieri sera.”
“Come hai fatto a vederlo che era tutto buio? Non c’era nemmeno una luce accesa, a quell’ora di notte.”
La ragazzina sorrise, imbarazzata.
“Vedi io sono abituata a guardare di notte. Alcune volte, quando piove, sono costretta ad alzarmi e a coprire le piante con dei teli e, visto che lo faccio da quando sono piccola, ormai non mi servono nemmeno più delle fiaccole per illuminare il giardino; riesco a trovarle anche da sola le cose, e senza alcun fastidio. Quindi mi è risultato facile vedere che stava correndo su quel pontile.” Principiò indicando due ponti più in là alla loro sinistra, notando in quel momento proprio la figura del diretto interessato camminarvi lentamente, tenendo tra le mani una grande cesta. “Oh, guarda un po’. C’è proprio Deis- I..Izumo-chan!”
L’esorcista dai lunghi codini non aspettò affatto che la compagna terminasse ciò che aveva da dire perché, alzandosi con uno scatto fulmineo, iniziò a correre verso il monaco, raggiungendolo in una manciata di minuti.
“Ehi, giovane monaco!” lo chiamò atona, costringendolo a fermarsi e voltarsi parzialmente.
Sul suo viso si potevano notare delle leggere occhiaie attorniargli gli occhi che, in quel momento, avevano assunto una luce vagamente perplessa.
“Buongiorno anche a te. C’è qualcosa di cui vuoi parlarmi, con così tanta foga?”
“Sì, esattamente. Dove sei stato ieri sera, quando sia il ponte principale che il Torii venivano distrutti da quel demone?”
Il ragazzo parve sorprendersi di quella domanda, chiedendosi come avesse potuto vederlo in piena notte e senza una luce ad illuminare la sua figura.
E quel visibile disagio, fu per la ragazza un chiaro segno della sua colpevolezza.
“Stavo.. nella mia stanza, ovviamente. Dove avrei potuto essere a quell’ora di notte!? E nonostante quel frastuono mi abbia svegliato vi sono rimasto fino alla fine, per paura che Satana potesse fare di nuovo la sua comparsa. Mi sembra di avervelo già detto questo.” Il suo tono e il suo sguardo si fecero più duri. “Perché secondo voi gli altri monaci non sono usciti? Perché hanno paura. Tutti l’abbiamo, quindi non venirmi a fare la predica o a fare domande inopportune.”
“Domande inopportune, eh?” un sorriso serafico piegò le labbra della ragazza. “Ieri sera Shiemi ti ha visto che correvi dal luogo dove era avvenuto il fatto verso l’esterno dell’edificio. Spiegami dunque cosa stavi facendo, se mi hai detto che sei rimasto tutta la sera nella stanza.”
Ci furono alcuni minuti di silenzio, durante i quali i due si scrutarono, scettici l’uno dell’altra.
Nel frattempo Shiemi era rimasta ad osservare l’amica, perplessa, fino a quando non la fece sobbalzare la voce sonora di Rin uscire fuori da una delle stanze alle sue spalle.
“Aaah, ma perché deve essere così umido oggi.” Si lamentò, con un ventaglio tra le mani. “Nemmeno se mi spoglio starei bene.”
Si sdraiò a terra, con la testa a penzoloni verso l’acqua, sventolandosi per darsi quel poco di refrigerio che quel ventaglio gli avrebbe saputo dare.
“Però senza quel bagno fresco saremmo stati ancora peggio. Non so come facciate ad indossare quei vestiti che sembrano così pesanti.” Proferì Shima, appoggiando la schiena ad una colonna vicino, al fianco di Rin.
“Non sembrano, Shima-kun, lo sono.” Rise Shiemi, bagnandosi di più i piedi. “Infatti prima Izumo-chan si stava lamentando proprio di questo, anche lei soffre molto il caldo.”
“A proposito, ora dov’è?”
“Sta parlando con Deisuke, laggiù.” Affermò, suscitando l’interesse di Shima che drizzò lievemente la schiena mentre osservava i due parlare. “Appena gli ho parlato di lui, si è alzata subito e l’ha rincorso. Non capisco ancora, però, perché si sia alzata così velocemente.”
Mentre la ragazzina continuava a parlare, il suo viso assunse un’espressione completamente seria, nettamente in contrasto con il suo modo di essere solito.
“Mmh?” Anche Rin si voltò verso il punto dove si trovavano i due, anche se controvoglia. “Quella lì si comporta fin troppo stranamente con quel tipo, da quando stiamo qui. Va bene che anche io non lo sopporto, ma almeno lo dimostro. Lei invece sembra continuare a volerci parlare; sarà che forse hanno lo stesso carattere, mi pare.”
“Ragazzi,” li chiamò l’esorcista dai capelli rosa, sorridendo nervoso. “Visto che ho paura che quei due potrebbero scannarsi da un momento all’altro, io vado a controllare se sia tutto apposto.”
“Non ho detto di esservi rimasto tutta la sera,” continuò Deisuke freddo. “Ma solo fino alla fine del frastuono; dopo sono andato a controllare le imbarcazioni nella struttura che dava sul mare, alla fine di questo ponte, e se tutto fosse stato apposto. Infatti ho portato via queste reti e questi talismani di terracotta,” ed indicò un agglomerato di reti da pesca al cui centro vi erano riposti una manciata di piccole tavolette marroni con delle iscrizioni antiche dipinte in nero. “Che ora sto appunto riportando indietro.”
“E perché proprio queste tavolette sei andato a prendere in un momento così pericoloso?”
“Queste sono tavolette che risalgono alla costruzione del santuario, venivano e vengono ancora oggi usate per portare buon augurio alle uscite in barca e per non far ricadere sulla barca cattivi auspici e buona pesca. Sono rari, questi amuleti, solo pochi templi li usano e ne hanno solo in pochi esemplari.”
Izumo rimase in silenzio, non avendo nulla contro cui ribattere.
Eppure c’era qualcosa che non la convinceva nella storia di quel monaco, ma non sapeva dire cosa. C’entrava qualcosa in quelle distruzioni, ma non aveva le prove per confermarlo né qualcuno che testimoniasse per lei.
“Ora, se vuoi scusarmi andrei a svolgere i compiti che mi sono stati assegnati. E dì al tuo amico che sta arrivando che può evitare di farmi domande che tentino di far ricadere la colpa su di me.”
Lo sguardo del ragazzo si posò per brevi attimi sulla figura di Shima, costringendo anche Izumo a girarsi a guardarlo, per poi voltarsi nuovamente ed andarsene.
“Oh, se n’è andato. E dire che volevo salutarlo.” Affermò Shima, una volta raggiunta la ragazza.
“Si può sapere tu che cosa ci sei venuto a fare qui?” lo sgridò lei, sbuffando nervosa e voltandosi a guardarlo.
“Avevo timore che iniziavate a menarvi. Sai com’è, siete tutti e due un po’ scontrosi; poi già è tanto che ne meni uno, di monaco, se arrivi a due Dio si arrabbierà sul serio con te e non vorrei che ciò accada.”
“AH! Sarei scontrosa eh!?”
Izumo, sentendosi punta nell’orgoglio, dopo aver dato una pedata al piede del ragazzo, girò i tacchi e se ne andò seguita a ruota da lui.
Poi realizzò una cosa che aveva del tutto tralasciato ma che, in quel momento, le tornava particolarmente utile.
“Shima, tu sei un monaco!”
Più che una domanda era un’affermazione.
“Sì, perché? Inizio a piacerti perché sono un monaco?”
“No, stupido! Hai mai sentito parlare di alcune tavolette che difendono le imbarcazioni nei giorni di pesca e danno buon auspicio? Sono di questa dimensione, su per giù, di terra cotta e hanno una strana forma, quasi a limone con dei riccioli alle estremità.” Affermò gesticolando con le mani per rendere ancor più l’idea di come fosse fatto l’oggetto.
“Delle tavolette, eh? Mmmh..” Il ragazzo parve riflettere, scrutando le tavole di legno sotto ai loro piedi. “Mi sembra di averne sentito parlare ma non ricordo bene come si chiamassero. Ricordo però nei libri del nostro monastero, una volta Konekomaru mi aveva fatto vedere diverti tipi di oggetti contro il male e, se non ricordo male, doveva esserci anche un qualcosa del genere.”
“Contro il male?”
“Sì, su questo sono sicuro. Non so però se serva anche per la pesca o per i mariani. Ma bada che sono più una leggenda che delle vere e proprie tavolette quindi non ne sono sicuro.”
“Che vuoi dire?”
“Sono molto antiche, non si trovano praticamente quasi più in circolazione. Solo un paio di monasteri possono vantare questi oggetti e sicuramente vengono custoditi come dei cimeli da collezionisti incalliti.”
Izumo assunse un’espressione pensierosa, cercando di far combaciare tutti i pezzi del puzzle. Ma c’era sempre qualcosa nel racconto di Deisuke che sicuramente non quadrava.
Ed ora che Shima gli aveva detto questo, ne era ancora più certa.
Era così tanto pensierosa e con la mente da tutt’altra parte da non accorgersi che Shima si era chinato alla sua altezza e la scrutava, curioso.
“Sai che ti verranno le rughe se sei così seria ogni giorno?”
Solo allora gli occhi di Izumo incontrarono quelli scuri di Shima, così vicini da riuscire a vederne le striature dell’iride.
Fu proprio quella vicinanza a farle perdere momentaneamente contatti con la realtà, reagendo a scatto ritardato.
“Eh?”
“Qui,” indicò lui  il punto sopra il setto nasale e tra le due sopracciglia senza toccarlo. “Ti verranno le rughe, e sarebbe davvero un peccato se un visino così carino si imbruttisse così presto.”
Sorrise, come solo lui sapeva fare. Quel sorriso ironico e spensierato, sbarazzino, tanto da farle placare il cuore e riempirlo di tutto il calore possibile.
Solo lui riusciva a darle quelle sensazioni.
Ma di certo non glielo sarebbe andata a dire, non in quel momento. Sarebbe stato troppo imbarazzate per lei ammettere di essersi presa una cotta per un maniaco simile.
Dunque, come ci si poteva aspettare da una come lei, gli scansò con un gesto secco la mano allontanandosi quel tanto necessario per raggirarlo e per continuare a camminare.
“Non sono affari tuoi se mi vengono le rughe. E poi non avevi detto che sono scontrosa? Che cosa continui a girarmi ancora intorno!”
“Ma stavo scherzando, Izumo-chan. Non prendere le mie parole come un’offesa!” cercò di giustificarsi, continuando a sorridere per cercare di sdrammatizzare la cosa.
“Come dovrei prenderla, sentiamo?”
“A dire la verità, mi piace quando fai la scontrosa; sei divertente.”
Il cuore della ragazza mancò di un paio di battiti, costringendola ad abbassare il volto in modo tale da nascondere il lieve rossore che era comparso sulle guance.
Ecco che di nuovo le faceva quell’effetto.
Perché, perché proprio lui?
“St..stai zitto, inizi ad infastidirmi.”
“Posso farti una domanda?” chiese lui di punto in bianco suscitando la perplessità della giovane, volgendosi parzialmente a scrutarlo con la coda dell’occhio.
“Mh?”
“Come mai sei così interessata a Deisuke?”
Era una sua impressione o il tono con cui le stava rivolgendo quella domanda si era fatto vagamente serio?
“Che? Che domanda sarebbe scusa?”
“Così, per curiosità. Ci parli molto spesso nonostante litighiate e vi punzecchiate in continuazione. Rin ci sta alla larga, perché tu no?”
“Perché tu invece non ti fai gli affari tuoi?”
Shima restò per brevi attimi in silenzio, mantenendo il suo sguardo fisso sulla ragazza di spalle, per poi parlare nuovamente con tono vagamente sornione.
“Guarda, Izumo-chan, che potrei ingelosirmi se continui a parlare più con lui che con me.”
La ragazza fu sul puntò di avere una specie di blocco cardiaco, dopo quelle parole, ma riuscì a mantenere la calma e la razionalità che gli erano propri.
Era palese che stava scherzando, sapeva che Shima era quel tipo di ragazzo che ci provava praticamente con tutte. Chissà quante volte aveva usato quella tattica per abbindolare qualcuna.
..Però perché, pensare ciò, le provocava così male al petto?
“Che cosa? Non dire cretinate, Shima, ti ho detto che devi stare zitto. Possibile che devi sempre assillarmi con questi discorsi? Non attaccano con me, te l’ho già detto l’altro giorno.”
“Ma è la verità! In fondo sono anche io un monaco, perché non ti innamori di me anziché di lui; poi è pure pelato, non dirmi che ti piacciono i pelati!? Per te sarei anche disposto a rasarmi a zero.. anche se preferirei che ci ripensassi su due volte, eh.”
“Aaah, vuoi stare zitto!?”
“Se vuoi ti do il mio numero di cellulare, il tuo ancora non me l’hai dato; me lo darai un giorno o l’altro? Ne sarei felice poterti sentire tutti i giorni quando ci saranno le vacanze. Mi mancherà sentire la tua voce per tutto quel tempo, magari potremmo anche uscire insieme. Che dici, me lo concederesti un appuntamento?”
“Zitto! Zitto!”
“Oppure potremmo anche andare al mare, eri così carina l’ultima volta con quel costume da bagno. Volevo farti una foto ma sono sicuro che mi avresti spaccato la macchina fotografica in faccia. Dai, Izumo-chan, ti prego. Dammi un’opportunità, cosa ti costa? Vedrai che ti renderò felice, te lo prometto.”
E in quel momento non seppe più trattenersi.
Lo baciò.
Era stato un attimo, ancor meno di un istante, le labbra di Izumo si premettero irruente e leggermente tremanti su quelle di Shima.
Aveva serrato gli occhi per non guardare quale espressione avesse assunto il compagno, probabilmente attonita e, in parte, anche abbastanza felice. In fondo non stava aspettando altro, lui.
E lei, andando contro il suo cervello e orgoglio, l’aveva fatto.
Doveva ammetterlo che in parte l’aveva fatto per farlo tacere una volta per tutte, sapeva bene che non sarebbero bastate le botte, le minacce o tutti gli insulti che avrebbe potuto fargli o dirgli; l’unica cosa che avrebbe bloccato il suo sproloquio poteva essere solo quello.
Poi l’aveva fatto perché… perché voleva farlo.
Osservare da vicino il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra gli aveva fatto scattare qualcosa, tra lo stomaco e il petto, che la spinse a quel gesto tanto assurdo e improvviso quando bello.
Ma non gliel’avrebbe detto, il suo orgoglio glielo negava.
Si staccò, dunque, contenendo il rossore e l’imbarazzo sul suo viso e guardandolo neutrale, per quanto possibile, indietreggiando un paio di passi.
Come aveva previsto, era rimasto sconvolto dal suo gesto, con le labbra e gli occhi spalancati, e un lieve rossore a imporporargli le guance, cosa che la fece innamorare ancora di più.
“Potresti chiudere la bocca, ora?”
Indietreggiò ancora per poi voltarsi e continuare a camminare più lentamente.
Shima, rimasto immobile e scombussolato dalla situazione, si sfiorò le labbra con la manica della felpa per poi correrle dietro.
“I..Izumo-chan..”
Essere chiamata con quella voce roca e dal tono lievemente basso le fece venire dei brividi piacevoli lungo la schiena ma si limitò a sospirare.
“Stai zitto, Shima.”
“Ma.. quello è stato il nostro primo-”
Il nostro primo cosa?” chiese sorniona, girandosi verso di lui, costringendolo a fermarsi a sua volta.
Sul volto gli si poteva chiaramente leggere tutta la sua perplessità per la situazione e per quel particolare fatto.
“Non pensare che, solo per un bacio, io sia pazza di te. L’ho fatto solo per farti chiudere il becco, mi stavi innervosendo.”
Fu il suo orgoglio a parlare, non il suo cuore, e non riuscì a trattenere le parole che uscirono dalle sue labbra.
E l’espressione che assunse Shima, dapprima attonita poi ferita e delusa, le fece contorcere lo stomaco per un profondo senso di colpa. Vedeva quanto gli avevano fatto male quelle parole e quanto fosse irato per averlo baciato, e questa cosa la fece sprofondare a terra.
“Cos’era quel bacio, Izumo?” Gli chiese, allora, estremamente serio il ragazzo, spiazzandola.
Cos’aveva significato, eh?
Che era cotta di lui, ovviamente.
Che avrebbe voluto che anche lui provasse le stesse sensazioni che provava lei quando si guardavano o si parlavano, che lui doveva essere solo suo e non di tutte quelle ragazze che aveva tentato di rimorchiare senza successo e che non voleva essere presa in giro solo per avere un appuntamento o un numero di telefono.
Ma lui questo non lo capiva, non gli importava.
Si puntellò il fianco, dunque, con la mancina chiusa a pugno, tremante così come tutto il suo corpo.
“Ovviamente nulla. Era solo un bacio, non te l’ho dato per motivi particolari. Ti sarebbe piaciuto se ci fosse stato qualcosa, vero? Un’altra conquista per te-”
Le sue parole furono bloccate dall’avvicinarsi di lui, che gli posò le mani a serrargli le spalle.
Lo sguardo fisso negli occhi di lei.
“Rispondimi: dare un bacio a me sarebbe stato uguale se avessi dato un bacio a Deisuke?”
“Sì..”
Una risposta sussurrata, detta a stento ma senza rifletterci, abbassando lo sguardo di lato, colpevole.
Non voleva vedere i suoi occhi, non voleva vedere il suo viso né la sua voce.
Non si stava innamorando di lui, non doveva farlo.
Si stata solo prendendo gioco di lei e del suo orgoglio; se al suo posto non ci fosse stata lei, in quella missione, avrebbe fatto le stesse cose con un’altra.
Mentre le mani di lui allentavano la presa, annullandola poi del tutto, e lentamente lui si allontanava Izumo poté chiaramente sentire il suo cuore che si incrinava e un principio di lacrime fasi largo agli angoli degli occhi.
Si voltò parzialmente, infine, verso di lui.
Lo sguardo fisso sulle sue spalle e la bocca premuta sul dorso della mano.
...

“No, non sarebbe stata la stessa cosa..”



Note dell'Autrice:
Rieccomi con il terzo capitolo!
Devo ammettere che la fine di questo mi piace da matti, sono così carini e la scena è così malinconica ;_; (Porca miseria Izumo dovevi dirgli di NO D: ndLady)(..guarda che sei tu che scrivi -.- ndIzumo) *coaf coaf*
Dunque passo a rispondere alla recensioncina che mi è giunta:

@VelenPortuguese: Sono felice che ti piaccia TT^TT qualche giorno fa son stata un pochino giù per il fatto che non sapessi scrivere o, se riuscivo, scrivo solo storie stupide D: Quindi tante grazie >///< Per il povero Deisuke.. sssi, ammetto di averlo fatto abbastanza stronzetto in questi capitolini ma 'non tutto è oro quel che luccica' .. e già ho detto troppo xD Alla prossima! =)

E ringrazio anche tutti quelli che si limitano semplicemente a leggiucchiare ciò che scrivo, invitandoli comunque a recensire! :3

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Capitolo 4
*** Quarta Parte ***


Odio il fatto che non ti odio
~ Quarta parte ~



“Allora, iniziamo.”
Principiò in un sussurro Deisuke, in ginocchio, con i quattro ragazzi disposti a cerchio e rivolti nella sua direzione, in ascolto.
“Rin, tu starai nel ponte di estrema sinistra; Izumo in quello di centro, alla destra della sala principale, e mettiti in una posizione più interna rispetto a Rin, di modo da proteggere la statua del dio, nel caso; Shiemi disponiti di fronte alle stanze mentre io starò ala fine del ponte adiacente a te, in prossimità delle barche esterne. Shima ho notato che anche tu sei un monaco e che porti dietro il K’rik.” Tutti gli sguardi si puntarono sul giovane dai capelli rosa, il quale mantenne uno sguardo neutrale nei confronti del monaco più giovane.
L’unica il cui sguardo si era fatto perplesso fu Izumo che, da qualche minuto a questa parte, scrutava scettica il giovane, ascoltandone attentamente le parole.
“Penso che tu conosca i sutra di protezione e purificazione.” All’annuire dell’esorcista, egli continuò. “Bene, allora dovrai metterti davanti al tempio del dio e purificare le acque impure che ha contaminato quel demone. Pensi di riuscirci?”
Izumo parve intuire il piano che stava cercando di attuare Deisuke e tentò di ribattere.
“Ma..”
“Ok, farò come hai detto.”
La ragazza incontrò lo sguardo atono di Shima, provando un senso di nervosismo misto ad irrequietezza per il tono che aveva utilizzato.
Sapeva che quello che si erano detti quella mattina stava influendo pesantemente sul suo modo di comportare, principalmente nei suoi confronti, ma non aveva idea che le sarebbe pesato così tanto il fatto che lui le parlasse in quel modo freddo, come invece era solita fare lei con lui, e al più non le rivolgesse nemmeno la parola.
La infastidiva e, ancor più, le faceva male.
“Perfetto, iniziamo subito a prendere le posizioni. Il sole è già calato e il demone potrebbe farsi vedere da un momento all’altro.” Principiò alzandosi e osservando ognuno degli esorcisti diritto in volto. “E ricordate di non farvi vedere. Non è stupido, quel demone, si accorgerà della vostra presenza anche con un piccolo movimento. Intesi?”
“Sì.”
Ed ognuno si diresse alle rispettive postazione, Izumo con più riluttanza di tutti continuando a tenere d’occhio i movimenti e le azioni di Deisuke.
Al suo fianco Rin e Shima.
“Rin, non abbassare mai la guardia. Ho paura che ci sia qualcosa sotto al piano di Deisuke.” Gli sussurrò, perplessa.
“Mh? Tu dici?” domandò interrogativo Rin, con le mani dietro la nuca, osservando con la coda dell’occhio la figura di Deisuke. “Devo dire che quello lì mi è stato antipatico dalla prima volta che l’ho visto, ma addirittura a dubitare di lui..”
“C’è qualcosa che non mi convince ma non l’ho mai visto con le mani nel sacco. Se stasera farà qualcosa di strano, saprò dirlo con certezza, ma fino ad allora dobbiamo restare con gli occhi aperti. Capito?”
L’esorcista annuì ed Izumo si aspettò che anche Shima, poco più avanti, dicesse qualcosa o asserisse come il compagno ma ciò non avvenne. E questo la fece ancora di più innervosire.
“Hai capito Shima!?”
Ma lui continuava a camminare senza degnarla di una parola, al ché decise di prendere la situazione per le corna e iniziare a farsi rispettare.
Nessuno ignorava Izumo Kamiki.
Lui più di tutti.
Con un paio di falcate lo raggiunse, afferrandolo per l’avambraccio e costringendolo a fermarsi e a guardarla negli occhi.
“Mi hai sentito o sei diventato sordo!?”
Ma lo sguardo che gli lanciò Shima la lasciò senza fiato e senza più la grinta che aveva pochi secondi prima.
Non che avesse qualcosa di diverso da quello che aveva avuto per tutta la giornata, ma in quel momento, vedendoselo rivolto unicamente contro di lei, le fece dolere il petto.
L’ira e il nervosismo si frantumarono di fronte al suo viso.
Nella sua anima ci furono solo sofferenza e infinita colpevolezza.
“Ho capito, Kamiki.”
E questo le fece ancora più male, tanto da farle quasi ritornare le lacrime agli occhi.
Si costrinse a trattenersi, mordendosi il labbro mentre lui si voltava e prendeva posto di fronte al Tempio, con gambe incrociate e il bastone allungato a sfiorare il sottile strato d’acqua.
Sospirò profondamente, dandosi un pizzicotto sul dorso della mano per ritornare sé stessa e si avviò velocemente sul ponte che le era stato affidato.
Doveva pensare alla missione. Solo a quella e nient’altro.
Si inginocchiò a terra, dietro ad una colonna più grande di ampiezza e spessore, e attese.
Passarono secondi, minuti, ore durante le quali dava sporadiche e fugaci occhiate d’intesa con Rin, più lontano e più in fondo di dove si trovava lei, e poi a Shima che, ad occhi chiusi, continuava a ripetere il suo sutra con voce bassa, alternando tre tocchi di bastone sul legno e un tocco lieve dei sei anelli sulla superficie dell’acqua.
Si sorprese nel constatare quanto fosse attraente mentre era concentrato a ripetere quelle formule.
…Attraente?
Pensava davvero che Shima potesse essere attraente?
Scosse violentemente la testa, imbarazzandosi, e coprendosi il volto con entrambe le mani, esasperata.
Non poteva continuare così, che cosa le stava succedendo?
“Oi, Izumo!”
Alla voce di Rin, parve risvegliarsi dai suoi pensieri sobbalzando su sé stessa e puntando lo sguardo sulla figura del compagno correre in fretta verso l’interno del tempio.
Si alzò con uno scatto portando l’attenzione alle sue spalle, verso un paio di ponti più in là e, principalmente, al tratto di mare che si trovava di fronte alle camere.
Una figura argentea e dagli abiti bianchi era apparsa a sorvolare quelle acque ed in quel momento si stava dirigendo verso la povera Shiemi che, atterrita, oltre che richiamare il suo spirito custode non seppe cos’altro fare per poterlo attaccare.
“Dannazione!”
A quella l’esorcista dagli occhi blu saltò sulla balaustra del suo ponte, alle sue spalle, nemmeno fosse un gatto.
“Si può sapere a cosa stavi pensando!?”
“Stai zitto! Non accetto che uno come te mi faccia la predica!”
E con un movimento fluido e rapido afferrò dall’interno della giacca bianca un paio di foglietti, ognuno dei quali era costituito da cerchi magici per il richiamo dei suoi spiriti custodi.
Prese uno spillo che teneva per riserva, puntandosi il dito indice e facendo uscire una piccola goccia di sangue, per poi esordire con voce austera.
“Invoco umilmente gli Dei della Mietitura. Soddisfate i miei desideri, nessuno deve essere irrealizzato!”
Due spire bianche, evanescenti, le si crearono davanti innalzandosi fino alla sommità del tetto per poi ridiscendere elegantemente prendendo la forma di due candide ma temibili volpi bianche.
“Andate e compite ciò che vi ho ordinato. Distruggetelo!”
Al suo comando, le volpi partirono veloci nella direzione da lei indicata, pronte a colpire. Ma ci fu qualcosa che impedì loro di proseguire oltre, distruggendole persino con la conseguente rottura dei sigilli. La barriera protettiva di Shima.
“Merda! I sutra di Shima non fanno passare i demoni, sono come un muro.. come ho fatto a dimenticarmene!”
E Rin, che stava proprio sul punto di saltare verso l’altro ponte, bloccò lo slancio a metà del suo compimento, finendo per tenersi stretto alla balaustra ma rischiando di cadere nelle acque esterne del mare.
“Che ti prende? Salta e vai da Shiemi, no?” gli urlò Izumo, che stava correndo verso la fine del ponte per tentare di raggiungere a piedi la compagna e il demone.
“N..non penso io ci riesca.” Mentì lui, con piccole goccioline di sudore per la paura di essere sbalzato via da quella barriera e di poter essere, quindi, scoperto. “Ti seguo a piedi, è meglio.”
Shima, avendo osservato ciò che era successo ai demoni di Izumo, stava sul punto di smettere il salmo che stava recitando, ma venne bloccato dalla voce severa della ragazza.
“Non smettere!” gli disse mentre gli passava alle spalle, indicando il K’rik che teneva in mano. “Non devi smettere. Stai di guardia al tempio e proteggilo dall’interno. Noi penseremo all’esterno.”
Si lanciarono un’ultima fugace e rapida occhiata, l’uno con l’altro, per poi pensare ognuno al proprio compito.
“Shiemi!” urlò Rin, correndo più che poteva, superando la stessa Izumo e fiondandosi sul corpicino tremante della ragazzina, con la schiena poggiata su una parete. Ma qualcuno lo precedette in tempistica.
Il demone, dal viso coperto da un lungo scroscio di chioma scura, si portò davanti alla giovane e, con le braccia nascoste da lunghe maniche, tendendole lievemente in avanti, la ricoprì della sua veste, circondando il suo corpo simile ad un baco da seta per poi scappare con lei.
“Shiemi!!”
E mentre l’esorcista dagli occhi blu tentava di rincorrere il demone più che poteva, per riuscire a riprendere la sua Shiemi, Izumo non poté fare a meno di pensare dove diavolo fosse andato a finire Deisuke, visto che nella sua postazione non lo vedeva.
Fu in quel momento, appena uscirono fuori dal tempio nella radura che costeggiava la foresta, a qualche metro di distanza, che lo vide; correva verso la selva fitta di alberi di pino e, ciò che le fece scattare la molla per un suo possibile coinvolgimento, fu la presenza attorno a lui, di un’aura argentea, la stessa che vide provenire dal demone pochi secondi prima e simile a quell’uragano che spazzò via il Torii.
Lui era il demone.
“Rin! E’ lui. Rincorrilo, presto!”
Quel ragazzo, pensava Izumo, correva peggio di un centometrista.
Era inaudito quanto potesse correre e a che velocità, poi!
Ma in quel momento non è che le importava tanto come facesse, nonostante a volte se lo domandava; ora doveva pensare a catturare Deisuke e a farlo parlare. A tutti i costi.
Appena entrarono nella foresta, dopo un inseguimento forsennato tra gli alberi e le radici rialzate, tanto che Rin cadde un paio di volte per non averle viste in tempo, quest’ultimo con un balzo riuscì ad afferrarlo per le spalle e ad atterrarlo.
“Non mi scappi più, bello.” Esordì affannato, premendogli entrambe le mani sulla schiena per non farlo rialzare.
“E..ehi, ma.. che diavolo fai!? Lasciami, idiota!” si lamentò Deisuke, con il viso premuto a terra, lateralmente, tentando di alzarsi o per lo meno di togliersi il peso di Rin da sopra al schiena.
“Continua a tenerlo fermo, Rin.” Principiò fredda Izumo, sopraggiungendo alle sue spalle, anche lei con un principio di affanno.
Deisuke la guardò tra il perplesso e l’infuriato.
“Che!? Ma vi è dato di volta il cervello! Lasciate-”
“Oh no, non ti lasceremo andare così facilmente. Ora tu ci dirai perché ti affannavi così tanto a correre nella foresta poco dopo che il demone è comparso di nuovo.”
Il giovane rimase in silenzio a guardare gli occhi della ragazza, un leggero astio si poteva notare sul suo volto ma i suoi occhi, ora rivolti al terreno, dimostravano ben altro. Forse rammarico.
Ed Izumo lo prese come una resa di sconfitta.
Ghignò serafica, incrociando le braccia al petto.
“Allora è così, giovane monaco; o forse dovrei chiamarti demone.” Alle parole della giovane tanto Rin, quanto più Deisuke, rimasero attoniti e perplessi. “Sei tu il demone che distruggeva ogni cosa che toccava o imputridiva le acque del tempio: è accaduto per il ponte che hai toccato, per il Torii su cui ti sei poggiato e per le acque con cui, appena arrivasti due mesi fa, hai compiuto il rito di purificazione. Prova il contrario, se ne hai il coraggio?”
“Ti ho detto che quando è stato distrutto il Torii io stavo tornando nella mia stanza con le tavolette!” ribatté lui ma senza alcuno scampo.
“Ah si? Quelle tavolette, ho saputo, sono un cimelio antico in Giappone, solo un paio di monasteri li hanno con sé ma si tratta di pochissimi esemplari esistenti. E tu vorresti farmi credere che avresti potuto prenderli e portarli in giro per il pontile come se niente fosse? Ne dubito fortemente. Quella era solo una scusa per l’evidenza dei fatti che avvennero quella notte: Shiemi ti ha visto correre verso l’esterno subito dopo che il Torii era stato distrutto, o meglio che tu hai distrutto, e con te non avevi proprio nulla, men che meno quelle tavolette. Shiemi l’avrebbe notata quella cesta che, la mattina dopo, hai riportato indietro. Ma non l’ha fatto perché tu non avevi niente con te.”
“Ti stai sbagliando, io non ho fatto nulla e figuriamoci se sono il demone che tenta di distruggere il tempio! Ti prego, Rin, lasciami andare. Non ho.. non ho più tempo!” implorò lui, agitandosi sotto al ragazzo, il quale era rimasto davvero colpito dall’intelligenza della compagna.
“Whau, sei proprio un genio a volte, sopraccigliona!”
“A volte!? E a chi hai dato della sopraccigliona, EH!?” Si infervorò lei, irata.
In quel momento un esserino saltò sulla testa di Rin, facendolo sobbalzare dalla sorpresa ed alzare lo sguardo, tentando di osservare cos’è che l’aveva colpito.
“Ni-Nii~”
Izumo lo osservò, interrogativa.
“Ma.. non è lo spirito protettore di Shiemi?”
“Uh? Nii-chan?” Il ragazzo lo prese tra le mani, portandoselo davanti al viso per vederne meglio l’espressione apprensiva e il comportamento agitato del demone. “Cos’è successo? Dov’è Shiemi?”
“Nii~ Ni-Ni-Nii~ Ni-Nii~”
“Cos..? Davvero!?”
“Ni-Nii~”
Il piccolo demone saltò giù a terra, per poi prendere una parte dei pantaloni di Rin e iniziare a tirarli, indicando un punto dentro la foresta.
“Sei sicuro?”
“Nii~”
Nel frattempo, tanto Izumo quanto Deisuke osservavano la discussione tra i due con relativa perplessità non capendo una parola di ciò che si stavano dicendo e, principalmente, del perché Rin capiva e loro no.
“Ragazzi, dobbiamo sbrigarci!” esordì lui, preoccupato e lievemente agitato. “Shiemi è in pericolo, il demone le farà qualcosa di brutto se non ci sbrighiamo. Nii-chan dice che si trovano in quella direzione.”
I due guardarono dapprima l’indicazione del ragazzo e poi lui stesso con espressione eloquente che dimostrava pienamente l’assurdità della situazione.
“Scusa, ma come hai fatto a capirlo?” chiese Izumo, perplessa.
Solo in quel momento Rin si rese conto di ciò  che aveva appena detto e fatto, congelandosi all’istante e iniziando a sudare freddo. Tanto freddo.
“Eh.. eh-eh, no è che... ho cercato di andare ad intuito.” Tentò di arrampicarsi sugli specchi, lui, grattandosi debolmente la nuca, con un sorriso tirato sulla labbra. “Sapete, ho una sorta di intuito nel capire le situazioni al volo, quindi.. Poi, vedete? Il braccino di Nii indica quella parte quindi ho dedotto che Shiemi si trovasse da quella parte!”
Per quanto Rin tentasse di fare finta di nulla, si vedeva lontano un miglio che qualcosa non quadrava nel suo discorso. E questa cosa era sottolineata dal fatto che continuava a sudare e a ridere come un pazzo.
“Hai detto che sa dov’è la vostra amica!?”
Fortunatamente Deisuke era fin troppo preoccupato per il demone che stare a sentire i suoi comportamenti deliranti, quindi accantonò in fretta il discorso.
Dunque, estremamente serio in viso, si avvicinò al piccolo demone parlando direttamente con il diretto interessato.
“S..sì-”
“Saprebbe dirci la strada da fare?”
“Ehi ehi, fermo un momento.” Intervenne Izumo, mettendogli una mano davanti al petto, fermando la sua avanzata. “Sei tu il demone, sei tu che tieni nascosta Shiemi. E’ inutile che tenti di cercare vie alternative per non farti scoprire.”
“Cinque minuti. Dammi cinque minuti e ti proverò che non sono io ciò che cercate.”
Le sue parole erano per lei una nota dolente da udire, non potendo credere ad ogni minima cosa che gli usciva dalle labbra. Il suo viso e i suoi occhi, però, le parevano così sinceri e clementi di fiducia da stringerle il cuore.
Sospirò, infine, mettendosi una mano alle tempie.
Come aveva fatto a ridursi in quel modo? Tutta colpa di Shima, ci scommetteva.
“E va bene.. Intanto la verità l’abbiamo scoperta. Tu lo sei, fine del discorso.”
Deisuke le sorrise, grato. Il primo sorriso che gli vedeva fare da quei giorni che aveva avuto modo di conoscerlo.
E quel fioco bagliore le scaldò il cuore, anche se di poco, facendola imbarazzare lievemente.
Dunque, senza ulteriori giri di parole, corsero più che poterono verso la direzione che Nii indicava loro, stretto nel palmo di Rin.
Non seppe con precisione quanto internamente, nella foresta si era spinti.
Realizzò soltanto che quello che vide, all’apertura di una piccola radura, la lasciò senza fiato e senza la momentanea capacità di fare, dire o agire.
Lei così come i due ragazzi al suo fianco.
Nonostante l’avesse potuta vedere pochi minuti prima, all’interno del Tempio, non poteva immaginarsi che quel demone altro non era che una donna, una splendida ed affascinante donna.
“Una.. Yuurei..” sussurrò lei, osservando il lungo vestito bianco/argenteo lungo tutta la sua figura, quest’ultima attorniata da un’aurea del medesimo colore. Gli occhi scuri, profondi, intensi così come i suoi lunghi e mossi capelli, appena erano apparsi sulla radura, scrutavano ognuno di loro come se volesse nutrirsi della loro anima.
“Allora.. non eri tu il demone..”
“E’ quello che ho cercato di dirvi.”
“Quale piccolo insolente sei stato.” Principiò solenne lei, con voce ultraterrena ma delicatamente melodiosa. Il suo sguardo si posò su Nii, che istintivamente si nascose tra le pieghe della giacca del ragazzo dagli occhi blu. “Siamo entrambi creature speciali, come puoi fare la spia a questi insulsi umani.”
Parola fredde, glaciali, soppesate una ad una, non avendo fretta alcuna, pareva.
“Ni-Nii~”
Gli angoli delle labbra le si piegarono impercettibilmente in quello che sarebbe dovuto essere un sorriso sornione.
“Fedeltà, tu dici?”
Lunghe ciglia ad incorniciare un paio di occhi a mandorla, scuri, che lentamente si posarono dapprima a terra per poi, nel pronunciare le sue parole, sulla figura del ragazzo nel mezzo.
Su Deisuke.
“La mia fedeltà l’ho perduta il giorno in cui sono morta.” Poi, ritornando sul piccolo demone. “La tua, invece, finirà presto; nel momento in cui questa ragazza cesserà di respirare.”
Le dita di una mano coperta dall’ampia manica afferrarono un lembo di abito minimo per scoprire, dietro di lei, la figura svenuta di Shiemi.
“SHIEMI!” la chiamò Rin, più sul disperato che irato, avanzando di un paio di passi, con la spada in mano, in posizione di attacco. “Che le stai facendo!? Lasciala!”
“Quelle bende che le ricoprono il corpo hanno il potere di risucchiare la vita a chiunque ne venga a contatto. Io le indosso, sì, ma non ho il suo stesso timore, no?”
Una risata gutturale uscì flebilmente dalle sue labbra, azione che fece montare un’enorme rabbia su di Rin.
“Lasciala ho detto!”
“Chi sei tu? Cosa mai potresti fare da solo?”
“Non è da solo.” Intervenne atona Izumo, in ginocchio a terra, con due pezzi di carta incisi da due cerchi magici simili.
Gli occhi di Rin si dilatarono dalla sorpresa; quelli di lei, invece, erano fissi su quelli del demone.
Nessuno la ignorava, nessuno poteva e doveva ignorarla.
“Invoco umilmente gli Dei della mietitura. Soddisfate i miei desideri, nessuno deve restare irrealizzato.”
Nuovamente le due volpi protettrici le comparvero davanti, in attesa di ordini che avvennero con un tono più austero e prepotente del solito.
Nessuno la ignorava.
Nemmeno Shima.
“Tu, Maru*, ascolta ciò che ti ordino.” Principiò alla volpe con solo un fazzoletto rosso stretto al collo.

“Prendi un Arashime tra le mani e ripuliscilo,
prendi un Nigoshime tra le mani e purificalo.
Fanne otto coppe di sacro liquore,”

Il demone sbarrò gli occhi, pietrificandosi.
“No! Come puoi, tu, conoscere quel rito!? Non te lo permetto!”
La voce della donna si era fatta improvvisamente più cavernosa e il suo sguardo più crudele, quasi demoniaco mentre si lanciava con uno scatto verso di lei.

“Al suono pacifico e armonioso di quattro battiti di mani.
Ascoltami, oh Dio.
Ama no Oomiki!”**

Ma la sua corsa sfrenata venne bloccata prima che giungesse al suo termine.
La volpe, infatti, con una spira verso l’alto si era trasformata in un’enorme ciotola di coccio, il cui liquido denso e trasparente venne versato contro la donna, bloccandola a qualche passo di distanza dalla giovane, nonostante Deisuke, con sua somma meraviglia, si era frapposto tra i due per proteggerla.
Grida strozzate e agonizzanti si espansero per la foresta.
Il corpo della donna si contorse all’interno, come se fosse stata bruciata da potenti fiamme, allontanandosi dai due, barcollando mentre si copriva il volto con le mani.
“Rin, occupati di Shiemi.” Urlò Izumo allontanando brevemente Deisuke per continuare il rito.
“Tu, Moro*, ora ubbidiscimi.” Posizionò una mano davanti al petto, in senso verticale mentre con l’altra disegnava in aria ciò sembrava una stella pentagonale.

“Uno, due, tre, quattro, cinque.
Trema come una foglia, trema come ho detto.
Spezzati e rompi le tue catene.
Libera i fedeli e punisci i peccatori.”**

La volpe, così come la precedente, si spiralizzò verso l’alto e con uno scatto si portò alle spalle del demone, riducendo poi a brandelli ogni filo del suo vestito che teneva prigioniera Shiemi, sotto lo sguardo irato della donna.
Rin fu un lampo nel prendere e portare in salvo la ragazzina, allontanandola il più possibile dalla sua figura e tentando di farla rinvenire con piccoli scrolli di spalle.
“Oi Shiemi! Svegliati, Shiemi!”
La biondina aprì lentamente gli occhi, sbattendo in un primo momento le palpebre per cercare di mettere meglio a fuoco ciò che le stava attorno.
“R..Rin?”
“Meno male, non ti ha fatto nulla.” Sospirò il ragazzo, constatando poi la perplessità della giovane. “Ti aveva catturato, Shiemi, e ti avrebbe ucciso se Nii non ci avesse avvisato di dove ti trovavi.”
A quella il piccolo demone saltò aggrappandosi ad una ciocca di capelli della ragazzina, sorridendo felice.
“Nii~ Nii~”
“Nii-chan!” lo prese delicatamente tra le mani, avvicinandolo alla guancia e carezzandolo leggermente. “Ti ringrazio tanto.”
Dunque gli occhi verdi di lei si puntarono sulla figura della donna demone a pochi passi dalla piccola figura di Izumo, sulla sua espressione sofferente.
Le sue forze erano al limite, evocare due spiriti contemporaneamente e cercare di coordinarli a fare due cose del tutto diverse tra loro era un dispendio di energia circa il quadruplo di quello normale.
Si morse il labbro inferiore, incurvandosi lievemente in avanti mentre osservava la lotta tra i suoi spiriti con il demone che pareva non risentire più dell’acqua santa che gli era stata prima versata né dei sutra che Deisuke stava ripetutamente pronunciando dietro di lei.
Cosa avrebbe potuto fare?
“Rin! Prova ad usare la tua spada per-”
E proprio in quel momento la donna demoniaca riuscì a liberarsi delle due volpi, graffiandole con le lunghe unghia delle sue mani e facendoli scomparire in un acuto lamento.
Fu questione di pochi secondi.
Gli occhi scuri della giovane si volsero saettanti sulla sua figura del demone qualche attimo prima che questa le arrivasse a qualche passo di distanza.
Il suo viso assunse una venatura di paura e terrore mentre il corpo si sbilanciava all’indietro, cadendo a terra, mentre osservava la mano unghiata avvicinarsi al suo corpo con l’intenzione di ferirla a morte.
Non ebbe nemmeno il tempo di pensare o fare qualcosa.
Cos’altro avrebbe potuto fare, dopotutto?
Non c’era possibilità di evitare quell’attacco a così breve distanza.
Dunque serrò gli occhi, cadendo e raggomitolandosi su un fianco, e l’unica cosa che riuscì ad udire in quel momento fu la voce acuta di Shiemi richiamare il suo spirito custode e un rombo sordo scaturire dal nulla.
Sentì le unghie, rapide, entrare nella sua carne.
Ed altrettanto rapidamente uscirvi con fin troppa riluttanza da sembrare volontario.
Ma nessun dolore..
Aprì, quindi, gli occhi, spalancandoli poi vedendo ciò che era successo.
Un enorme tronco d’albero aveva circondato la donna per tutta la sua figura, impedendole qualsiasi movimento possibile, nonostante questa tentasse con tutta sé stessa di uscirvi fuori.
Le saettò alla mente che c’era solo una persona con un potere simile, di far spuntare piante o alberi dal nulla. Shiemi.
Il suo sguardo si posò sulla sua figurina minuta, tenente in grembo il piccolo demone, con espressione decisa e, a detta sua, quasi divertente  da vedere.
Poté notare che tanto Rin quanto Deisuke avevano iniziato a correre nella sua direzione, in modo tale da salvarle la vita, per quanto possibile.
Rimase leggermente perplessa nel constatarlo, ma immensamente di più nell’osservare come il demone non gli aveva inferto alcun graffio sul braccio né in alcuna parte del corpo.
Si tastò lievemente la spalla, non capendo.
E dire che l’aveva sentiti chiaramente quegli artigli penetrarle in fondo alla carne. Dunque, perché?
“Vi odio..”
Il suono roco della voce del demone richiamò l’attenzione di tutti, mettendoli immediatamente in guardia.
Il suo corpo sembrava tremare non per paura quanto per l’immensa rabbia che l’aveva generata.
“Odio tutti voi, tutti gli umani.. ma ancora di più.. Io odio te!”
E tutti gli sguardo, immancabilmente, finirono sulla figura indicata dalla donna: su Deisuke.
Rimase immobile, questo, con un leggero senso di perplessità in viso ma sempre calmo e neutrale, persino in una situazione come questa.
“Deisuke.. tu.. la conosci?”
Attimi di silenzio.
Lo sguardo glaciale del monaco si incontrò con quello scuro della donna.
Poi la sua voce parlò.
“Sì. E’ la persona che ho amato di più al mondo.”


Note dell'Autrice:
Ebbene gente, siamo alle battute finali! ><
Questo capitolino è un pò più lungo degli altri perchè non volevo farlo finire proprio a metà sennò non ci si capiva un'accidente; mi dispiace che non ho potuto inserire di più sulla coppia IzuShima ma la trama non è che me l'ha molto permesso ^^'' Ma mi rifarò negli altri capitoli, don't worry.

* I nomi Maru e Moro me li sono inventati io perchè non sapevo come distinguere le due volpi e, in verità, li ho ripresi dalle due aiutanti di Yuuko in xxxHolic.
** Sono due tecniche che realmente usa Izumo in due diversi capitoli, magari cn fini diversi ma sono pur sempre opera della Kato.

Ora le risposte ai commenti :3

@MikuFregapane: Grazieeee *-* Sono felice che ti piaccia così tanto, sto cercando di non farla risultare troppo noiosa come storia d'amore ma non sempre ci riesco >< Il nome è Renzou.. anche io all'inizio pensavo fosse Shima °^° Ma Renzou lo faccio chiamare solo e soltanto dalla cara e imbarazzatissima Izumo in circostanze poco caste 8D

@Dark dream: xDDD Fidati anche io quando scrivevo quella parte finale mi stavo mangiando le dita per il povero Shima e il fatto che Izumo l'abbia respinto in sto modo dopo averlo baciato! Lo so, sono crudele con i miei pg a volte ç_ç Gomen! Spero che questo capitolo non ti abbia troppo annoiato vista l'assenza - o quasi - della coppietta amorosa ma non potevo fare altrimenti... il caso doveva essere risolto D: A presto!

E, wau, ringrazio anche i numerosi lettori che mi seguono.. non pensavo fosse così tanti *^* Thanks thanks e alla prossima! :3

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Capitolo 5
*** Quinta Parte ***


Odio il fatto che non ti odio
~ Quinta Parte ~
 

La voce del demone risultò più melodiosa con una lieve nota melanconica appena pronunciò quelle parole.
“Sì. E’ la persona che ho amato di più al mondo.”
Ciò che ne conseguì fu lo stupore generale che questa frase provocò nei ragazzi.
Tutti, tranne che in Deisuke.
E ad Izumo, questa reazione pacata e fin troppo neutrale da parte sua, la lasciò vagamente titubante delle reali intenzioni del monaco.
Sapeva che il demone non era lui, aveva la prova davanti ai suoi occhi, ma forse c’era qualcosa di più che continuava a nascondere.
Magari la stava appoggiando, quella donna.. forse.
“T..t..tu..tu la conosci!”
Era più un’affermazione che una vera e propria domanda da parte di un attonito Rin che, mentre lo indicava, palesava tutto il suo stupore.
“Ovvio che mi conosce. E’ colui che mi ha ridotto in questo stato, che mi ha fatto vivere nel dolore e che mi ha portato via le due sole cose che avessi mai desiderato avere. Se lui non ha avuto il coraggio di raccontarvi ciò che è successo e cosa ha osato farmi, lo farò io; così capirete chi è nel giusto e chi non lo è.”
Socchiuse lo sguardo, dunque, abbassando il viso e parlando con voce stanca, lontana.
“Il mio nome era Jun Furai, nacqui in una famiglia di pescatori che non aveva mai preteso nulla dalla vita. Fin da quando ero piccola e le mie gambe erano in grado di sorreggere il mio peso, ricordo che assieme a mio padre ero solita andare a pesca in barca, a largo dell’oceano.
Mi piaceva quel lavoro e ancora di più amavo il mare più di me stessa, più di qualunque altra cosa; e fu una fortuna per i miei genitori che amassi la pesca, poiché ciò che loro desideravano era avere un figlio maschio in grado di portare avanti l’attività di famiglia.
Ma essendo io abbastanza mascolina e egregiamente portata per questo lavoro, si accontentarono.
Per sovvenire alle aspettative della mia famiglia, decisi di esercitarmi nell’arte della pesca da sola, sulle coste adiacenti al limitare della foresta.
Avevo quindici anni quando accadde quel fatto. L’amo aveva preso un pesce fin troppo grande per le mie esili braccia, dunque inevitabilmente questo mi trascinò dentro l’acqua, in basso.
Non seppi quanto tempo rimasi sott’acqua, tentando di riemergere verso una superficie che sembrava allontanarsi da me più io tentassi di raggiungerla. Ricordo, però, la figura di un giovane che, prendendomi per le braccia, mi trascinò in salvo; mi portò su di uno scoglio, sopra il quale tossii e ansimai per riavere quell’aria che i miei polmoni bramavano intensamente.
Fu in quel momento che i miei occhi incontrarono quelli chiari e brillanti di un ragazzo, dal volto giovane e ancora vagamente infantile.
Quel giovane era Deisuke.
“Diventammo amici e imparai a conoscerlo e, pian piano, ad amarlo per gli anni avvenire. Ai miei occhi lui era una persona dall’animo puro e limpido come le acque del mare dal quale mi aveva salvato; il suo sorriso mi riempiva il cuore di gioia e ogni sua parola gentile me lo faceva battere all’impazzata.
Sapevo che era un monaco e comprendevo anche che i suoi doveri avevano la priorità sui suoi sentimenti e su ciò che si trovava al di fuori del tempio; ma lo accettai.
Lui amava il tempio più di qualsiasi altra cosa al mondo, e per un periodo pensai che lo amasse persino più di me, e ciò che amava lui, amavo anche io.
Non gli dissi mai quali fossero i miei veri sentimenti, né lui mai me lo chiese.
Fu come se lui l’avesse capito da sempre che il mio cuore ha iniziato ad appartenere a lui nel momento in cui i nostri occhi si incontrarono la prima volta.
Ci amammo immensamente. Più stavamo insieme più eravamo felici.”
Sul viso pallido della donna, dove era comparso un tiepido sorriso, comparve una venatura amara e sofferente.
Continuò a parlare, dunque.
“Era tutto bellissimo. Fino a quel giorno.
Ricordo che pioveva, nonostante fosse la prima settimana di luglio, il giorno in cui scoprii che ero incinta. La mia felicità fu immensa, appena me lo dissero, anche se qualche paura mi attanagliava l’animo per i problemi che da quel momento in avanti avrei dovuto affrontare, ma non dovevo preoccuparmi; in fondo con me c’era Deisuke.. o almeno era quello che pensavo.
Corsi sotto la pioggia per diversi Kilometri, quelli che separavano il villaggio dal monastero dove lui era in purificazione ma, non appena bussai il portone principale più forte che potei, uno dei monaci più anziani mi aprì e mi informò di un fatto avvenuto quella stessa notte: era morto…” Un’unica, argentea lacrima le solcò il viso.
Gli occhi profondi per la prima volta da quando l’avevano veduta, avevano assunta una piega estremamente addolorata.
“Il mio Deisuke era morto. Come avrei potuto allevare il nostro bambino in completa solitudine? Senza l’amore del mio amato Deisuke? Non mi lasciarono nemmeno vedere il corpo perché le donne non avevano il permesso di entrare nel luogo sacro che è il Sacro Tempio di Itsukushima.
Un incidente, dissero durante il rito c’era stato qualcosa che era andato storto e il demone che stava esorcizzando gli si è riconforto contro..
Non potete avere idea del dolore che provai in quel momento e durante i nove mesi di gravidanza. Pensare che avrei potuto passarli assieme a lui, assieme alle sue cure; quante cose ancora avrei voluto dirgli, dovevo ancora confessargli il mio amore per lui.. ma non feci in tempo.
Poi, quando fu il momento di partorire capii che anche per me era arrivata la fine. Persi troppo sangue per continuare a restare in vita, anzi mi dissero che forse avrei rischiato di perdere il bambino per colpa della mia morte.
Gli ultimi istanti di vita che ricordo furono le mie urla e sangue, tanto sangue.”
Shiemi aveva entrambe le mani poste davanti alla bocca ed uno sguardo malinconico tanto da farle appena accennare un principio di lacrime ai lati degli occhi; Rin aveva abbassato lievemente il viso, con espressione mesta ed Izumo anche aveva assunto un’espressione apprensiva e dolente.
Mentre Deisuke continuava a mantenere lo sguardo fisso sul viso della donna, neutrale, magari anche con una luce negli occhi da far intendere quanto anche lui fosse stato colpito da quella storia.
La mora portò, dunque, lo sguardo ad osservare la figura del giovane monaco.
“Fu due mesi fa che lo vidi. LUI. VIVO.” Proruppe, d’un tratto, lei.
Gli occhi di nuovo dilatati e furenti, i denti che digrignavano l’un con l’altro e le unghie che tentavano di scorticare la pianta che la teneva prigioniera.
Rin si frappose tra i due, mentre anche Izumo raggiungeva la sinistra del ragazzo, in difensiva.
“Due mesi..?” sussurrò, perplessa.
La situazione le stava sfuggendo di mano… non capiva.
“Mi hai mentito! Ho sofferto le pene dell’inferno per il dolore che mi provocò sapere la tua morte e tu eri vivo! E’ stato tutto una bugia, il tuo sentimenti per me, le tue parole dolci e nostro figlio!
Ecco il motivo per cui ho iniziato a danneggiare il tempio. La mia anima non poteva sopportare questo affronto. Tutto ciò che lui tocca è.. è un.. un ABOMINIO! Il suo cuore è marcio e la sua anima sarà maledetta per l’eternità per ciò che ha fatto. Non voglio che esista più una persona del genere. Devi morire!”
 “Deisuke…” lo chiamò Izumo in poco più di un sussurro, con sguardo accusatore e lievemente malinconico. Come se volesse significare ‘Per piacere, dì qualcosa.’
Lui, per contro, la guardò neutrale e anche abbastanza interrogativo.
“Izumo-san, io non conosco questa donna.”
Ansimante e iraconda, la donna si zittì.
Trattennero il fiato, chi per non poter credere alle proprie orecchie a ciò che il ragazzo aveva detto e chi per paura della possibile reazione che la donna avrebbe potuto avere.
Reazione che in attimo avvenne, senza alcun preavviso.
Il legno dell’albero venne squartato e fatto in mille pezzi dalla furia della donna, provocando dolore tanto al piccolo demone della natura quanto affaticamento nella stessa padrona, che si accasciò a terra, senza quasi più energie.
“TU.. Dannato!”
Urla di disperazione scaturirono dalla gola della Yuurei, la quale, una volta distrutto ogni suo impedimento, si fiondò sul corpo del giovane monaco.
Ma anche questa volta venne bloccata.
Non da Shiemi, non da Izumo; Da Rin.
Aveva usato la spada orizzontalmente per placcarla al livello dello sterno, subendo egli stesso il contraccolpo che ne scaturì al petto.
“Fer..mati..”
“Togliti, stupido umano. Ridurrò a brandelli anche te!” sibilò lei.
Gli occhi oramai sbarrati dalla furia.
“Ho detto di fermarti!”
A quell’ordine, dato con così tanta irruenza, non poté non ubbidire, sia anche per il colore e la strana ma usuale caratteristica delle sue iridi che le stava rivolgendo contro.
Trattenne il fiato, placandosi brevemente e indietreggiando, poi.
“Tu.. non può essere..”
“Signora Jun..”
La voce appena udibile e stanca di Shiemi richiamò l’attenzione dei due, prima che quest’ultima potesse terminare la frase.
“Signora, voi.. voi state mentendo.”
Cosa? Vuoi insinuare che il dolore che ho provato è stata una menzogna!?”
“No, no. Non era quello che volevo intendere. Voi avete affermato che il motivo per cui distruggevate il tempio era per la presenza di Deisuke in quanto ogni cosa che lui aveva toccato rendeva le acque del mare putride e impure ma.. voi questa sera avete reso putride le acque davanti agli alloggi, dico bene?”
“..Sì..”
“In verità quelle acque, diversamente da quelle di fronte alla sala principale, non sono mai state toccate dalle mani di Deisuke, non si è nemmeno mai avvicinato a quella vasca; siamo state io e Izumo le uniche a rinfrescarci i piedi in quelle acque. Dunque.. per cosa avete distrutto il tempio?”
Izumo spalancò gli occhi, attonita.
Da quando Shiemi era diventata così perspicace? O meglio: quando lo era diventata più di lei?
“..Quello potrà essere stata una svista.. ma il punto è che distruggevo tutto ciò che veniva a contatto con le sue sporche mani e la sua anima marchiata da un peccato più grande di qualsiasi altr-”
“Ma signora, ciò che lei distruggeva non era per via di Deisuke ma per qualcun altro, ne sono certa. L’ha detto lei stessa: ciò che lui amava, amavo anche io. Vede? Continua a mentire. Inoltre, come poteva distruggere qualcosa che era stato toccato da una persona che considera pura e limpida come l’acqua dell’oceano?”
La donna parve ribattere ma un’altra voce si aggiunse.
Una risata roca si espanse in quel piccolo tratto di radura, gioviale quasi e divertita.
“Mia cara Jun, hai trovato una ragazza che ti sa tenere testa con la sua naturalezza.”
L’immagine ricurva di un vecchio si delineò tra il buio della foresta, palesandosi una volta che i raggi della luna lo colpirono. Indossava un mantello nero con intarsi d’orati tutt’attorno mentre una manica era di un bianco candido; sulla destra teneva un bastone simile al K’rik di Shima, pensò Izumo, ma leggermente più grande.
“Ti ha scoperto nonostante tu abbia fatto di tutto per far rimanere all’oscuro quali erano le tue intenzioni. Ma devo dire che io sono stato di gran lunga il più veloce e so persino il motivo per cui l’hai fatto, forse.. perché ti conosco fin troppo bene.”
“Sommo Sacerdote!” esclamò Deisuke, attonito andandogli incontro e piegando il capo in segno di rispetto, con le mani unite davanti al petto, una a pugno e l’altra a formare una sorta di muro.
La donna indietreggiò con una mano al petto, incredula.
Le iridi si rimpicciolirono immediatamente e le palpebre si dilatarono mentre l’anziano alzava il viso e, con un sorriso sbieco, mesto, le mostrava due gemme cristalline dalle sfumature appena accennate di azzurro.
“M..ma.. Deisuke.. l..lui è..”
“Cara, non pensi che questo ragazzo sia un po’ troppo giovane per l’età che in teoria dovrebbe aver avuto quando ti dissero della sua morte?” l’anziano pose una mano sulla spalla del monaco, sospirando gravemente. “Il Deisuke che hai amato non sono altri che io.”
La donna tentò di parlare ma non vi riuscì; rimase con le labbra semi aperte ed un’espressione attonita, lasciando continuare.
“Ci sono un paio di.. cose che devo rivelarti. Il giorno in cui tu venisti al Tempio, annunciando di essere incinta, io.. c’ero, è vero; non ero morto come ti avevano detto. Ma non fu per mia volontà il fatto che ti dicessero di un simile evento, fu il Gran Sacerdote di allora a ordinarmelo. Ricordi come te ne parlavo della sua estrema puntigliosità e rigidezza sulle regole? Ebbene, una delle regole fondamentali che istituì proprio lui e unicamente lui era quella che proibisce severamente ai monaci di innamorarsi, doveva essere quindi preservata la castità terrena. E.. bhè, se tu eri rimasta incinta, non potevo essere definito un vero e proprio uomo casto, no? Appena il Sacerdote lo venne a sapere, mi impedì in ogni modo possibile di rivederti e fui sottoposto ad un rito purificatorio cento volte più duro di quello che oggi i giovani monaci devo compiere. Ma, ti giuro su ciò che ho di più caro, mia cara. Non ci fu giorno in cui non ti spedivo lettere per professati quanto ancora ti amassi e desiderassi stare assieme a te e al nostro bambino.”
“Lettere..? Io non ricevetti nessuna lettera!”
“Infatti non uscirono mai dal monastero, quelle lettere. I monaci anziani, ogni qual volta io tentavo di spedirtele, queste mi venivano prese e consegnate al Sommo che le nascondeva, tenendomelo segreto. Poco tempo dopo venni a conoscenza di questo fatto e il mio dolore fu ancora più grande.
Fortunatamente, mi ero fatto molte conoscenze dentro al monastero e, tra queste, c’erano diversi ragazzi coetanei che avevano deciso di lasciare il tempio per condurre una vita più libera. Fu grazie a loro che venni a conoscenza della tua morte e della nascita di una splendida bambina.”
Gli occhi della donna si inumidirono, portando entrambe le mani a coprirsi le labbra.
“E’ nata!? Mia figlia è riuscita a nascere?”
Aveva la voce rotta dall’emozione; la stessa che si poteva leggere negli occhi dell’anziano che neanche per un momento si erano staccati da quelli di lei.
“Sì, ed era bellissima quando me la portarono in fasce, con solo un giorno di vita. La chiamai con il nome che mi dicesti un giorno, sulla spiaggia, pensando a quali nomi ti sarebbe piaciuto avere. Ricordi qual’era, mia cara?”
Trattenne un singulto.
“..Ran.. giglio nell’acqua..”
“Esatto.. Ran. Successivamente, la presentai al Sommo come una bambina lasciata ancora in fasce davanti al monastero ed egli acconsentì affinché restasse con il resto dei monaci, crescendola come una Miko. In seguito, per la nuova ordinanza, quando la bambina raggiunse i quattordici anni, le venne vietato di entrare nel tempio. La affidai alla custodia di una famiglia al villaggio. E quella stessa bambina, divenuta grande e sposatasi, è la madre di questo giovane che hai davanti ai tuoi occhi, il cui nome è uguale al mio.”
Se avessero potuto, gli occhi della donna si sarebbero riempiti di lacrime che avrebbero bagnato quelle guance pallide con cui la donna si stava coprendo con le mani.
Se avesse potuto, il suo cuore avrebbe battuto più forte di qualsiasi altro, ricolmo di gioia, di infinita gioia.
Le labbra tremanti, non riuscendo a dire alcuna parola, rimasero dischiuse appena mentre il suo sguardo era puntato solo su un'unica persona, quella che veramente aveva sempre amato.
“Scusate ma.. io non ho mica capito.”
La voce di Rin ruppe quel silenzio che si era creato, perplesso e con il viso reclinato di lato mentre osservava i due di fronte a sé.
“Perché distruggeva il tempio, allora?”
Shiemi sorrise divertita all’intervento del compagno, asciugandosi le ultime lacrime di commozione per quella storia, mentre Izumo lo guardò di sbieco, innervosita.
“Ma dico io, sei stupido o cos-?”
“Calma, calma, giovane Miko.” Principiò l’ansiamo monaco, sorridendo cordiale nella sua direzione. “E’ più che naturale avere ancora un po’ di incomprensioni dopo tutte le parole che vi ho raccontato.”
Poi, rivolgendosi alla donna con tono gentile.
“Vuoi dire tu come sono andate realmente le cose, mia cara?”
Rimase in silenzio, con il viso basso e le labbra serrate in un’espressione neutrale.
Fu Shiemi, con voce dolce, a far finire quel suo silenzio che, a suo dire, parlava molto più che con mille parole.
“So che è dura ammettere le proprie colpe, ma.. non credi che sia più facile dire la verità dei suoi sentimenti, invece di continuare a legarli dentro al cuore e farlo star male?”
Gli occhi della donna, neri, si spostarono verso la ragazza, leggermente dilatati per le sue parole, per poi fare un leggero sorriso, ironico, ritornando in posizione eretta, dallo sguardo fiero.
“Il tuo cuore capisce bene i sentimenti di questa donna, ragazzina, vuol dire che anche tu lo stai provando o desideri provarlo.” A quelle parole, la bionda avvampò da capo a piedi, balbettando parole incomprensibili osservata, in maniera perplessa, da un Rin che continuava a non capirci nulla.
Poi, continuò.
“Comunque sia, ammetterò i miei sbagli. Che lo nascondo a fare? Oramai non posso più rimediare a ciò che ho fatto. E’ vero, non è stato perché era Deisuke a toccarle, bensì voi.” Per un momento, Shiemi e Izumo rabbrividirono nel vedere come la donna le aveva rivolto lo sguardo, per paura che potesse in qualche modo riattaccarle, ma così non fu. “Inizialmente ce l’avevo con il tempio e con Deisuke stesso per il fatto che fosse vivo nonostante quello che mi era stato detto; ma dopo siete arrivati voi e vedendo la persona che amavo stare così tanto a contatto con delle ragazze mi mandava in bestia. Principalmente quando salvò la Maiko vicino al Torii.”
Lo sguardo si posò sulla figura di Izumo che, anche se desiderava non darlo troppo a vedere, la mettevano davvero in soggezione, costringendola ad indietreggiare di un passo per paura che potesse riattaccarla.
Ma, con sua sorpresa, la donna si chinò in avanti in un movimento elegante, per nulla forzate né stentato. Un inchino di scuse.
“Vogliate perdonare il mio egoismo. Avrei potuto farvi davvero del male se solo non avessi saputo.” E mentre rialzava il viso, si potè notare l’espressione accorta e colpevole che gli velava i lineamenti, rendendogli persino quasi gli occhi vagamente lucidi.
Allungò le mani verso l’uomo, con dolcezza, il quale gliele prese e le racchiuse nelle proprie con gesti altrettanto lenti e delicati mentre si guardavano con sguardi illuminati da una luce calda, lontana.
“E’ tutto finito ora. Puoi ritrovare la pace, mia cara.” Disse lui, sotto lo sguardo del nipote, il giovane Daisuke.
Una botta improvvisa alla schiena lo fece sobbalzare dalla sorpresa, guardando stupito il sorriso gioviale di Rin e quello mesto della ragazzina dai corti capelli biondi, che gli si erano avvicinati.
“Allora tu non centri nulla, eh? Ti avevo valutato male, mi dispiace.” Affermò il giovane sotto lo sguardo sorpresa del monaco, che annuì lentamente quasi come per imprimersi bene nella mente quelle parole e stupito dal fatto che qualcuno gli rivolgesse la parola in modo così.. gioviale.
“Non.. fa niente.”
“Izumo-chan!” chiamò Shiemi, con un velo di preoccupazione, correndo verso la ragazza con i codini, notando il suo sguardo rivolto verso il braccio sinistro completamente messo a nudo dallo squarcio che gli era stato fatto pochi minuti prima dalla donna.
“Ti sei fatta male? Siediti, così ti medico.”
“Lascia stare. Non vedi che non ho niente?” rispose mostrando la carne perfettamente intatta. Solo brandelli di camicia si potevano vedere, ma sotto ad essi, nessun tipo di graffio.
“Ma..” La bionda la guardò perplessa, non capendo, raggiunta poco dpo dagli altri due ragazzi. “Nessun.. graffio?”
“Che? Dici davvero!?” esordì Rin, chinandosi sull’arto. “E dire che avevo proprio visto gli altri infilarsi nel tuo braccio. Non è che hai qualche potere sovrannaturale?”
“Stupido, se ce l’avessi l’avrei usato subito per tapparti quella bocca.”
Eppure non riusciva a capirlo nemmeno lei.
Più si osservava il braccio integro, più ripensava al momento in cui aveva chiaramente percepito gli artigli dentro di lei senza provare alcun tipo di dolore né veder scorrere alcuna goccia di sangue.
Com’era possibile ciò?
“E’ stata una protezione a salvarti.”
A quelle parole, tutti i quattro ragazzi si voltarono verso la donna che le aveva pronunciate, principalmente Izumo che rimase perplessa, attendendo che continuasse a spiegarle.
“Io ti ho colpito, ti ho ferita. Ma non pensavo che ci fosse una protezione a vegliare sul tuo corpo.”
“Una.. protezione? Di che sta parlando?”
Era assurdo. Lei non si era protetta con nulla.
“Ti è stato fatto un sortilegio protettivo. Qualunque entità maligna ti tocchi, tu non ne risentiresti né il tuo corpo verrà scalfito. E’ un sutra potente e peraltro assai rischioso per chi lo produce.”
Era dannatamente assurdo. Come aveva potuto non accorgersene prima di quel cambiamento, lei che era una Miko, doveva riuscire a percepirle cose di questo genere.
Allora perché? Perché non l’aveva capito subito?
Non poteva essere che..
“E’ proprio lì, sulla tua fronte.”
Le iridi le si spalancarono e le labbra si socchiusero in una muta espressione di shock e di colpevolezza. Colpevolezza per non essersene accorta subito, per non averlo capito subito, per non aver percepito immediatamente che c’era qualcuno che la stava vegliando.
“Ma.. chi è stato? Daisuke, quand’è che l’hai fatto?”
“Io non ho fatto nulla, sennò l’avrei detto.”
E mentre si sfiorava il centro della fronte, trattenendo il fiato in gola; capì.
Era stato Lui, quello stupido.


Note dell'Autrice:
Scusatescusatescusatescusate >A<
So di aver ritardato troppo tempo per questo nuovo capitolo ma ho avuto davvero troppo da fare, aggiungeteci anche la mancanza di idee ed eccolo lì che son passati quasi due mesi.
Perdonatemi davvero ç_ç
Spero che, anche se scritto un pò frettolosamente, risulti comunque leggibile.
Per quanto riguarda la coppia predominante, non temete, nell'ultimo capitolo (ovvero il prossimo D:) ritorneranno più focosi che mai quindi pazientate ;3 E no, non ci metterò altri due mesi.. si spera ^^''
Ooora, passiamo ai commentini:

@MikuFregapane: Grazie ancora cara, son davvero davvero felice ti continui a piacere :3 Sì, li ho sentiti i nomi e.. son morta quando ho sentito che uno dei due l'hanno chiamato Uke. UKE. No scusate, ma perchè? x°°D Spero sinceramente che la Kato non li chiami così sennò davvero è troppo assurda la cosa xD

@xLadyDamonUrsulax: Grazie tantissimo per i tanti commenti ad ogni capitolo, sono contenta che ti sia piaciuto così tanto e spero che questo capitolo - leggermente insignificante ai fini della coppia - non ti faccia così tanto schifo >.< Si, quell'espisodio mi ha fatto esultare peggio di una fangirl; vedere Izumo che si ingelosiva è stato sensazionale e così rmantico *w* Lo sappiamo tutti che intanto si metteranno insieme quei due, è scontato u.u

Ed infini grazie davvero di cuore a chi ha messo la storia tra i preferiti, chi la sta seguendo e ai moltissimi che son passati soltanto per dargli una leggiuchiata. Grazie infinte *inchino* u.u
Al prossimo ed ultimo -Gnoo T.T- capitolo.
See ya :3

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Capitolo 6
*** Sesta Parte ***


Odio il fatto che non ti odio
~ Sesta Parte ~


Non ci credeva, non voleva crederci.
Quello stupido le aveva davvero salvato la vita? L’aveva protetta per tutto quel tempo, senza che lei se ne rendesse minimamente conto?
Le iridi scure che si dilatavano mentre le labbra si schiudevano per dire qualche parola che non riusciva a pronunciare, magari per mettere un freno ai suoi pensieri così assurdi ma così dannatamente veri che non poteva nascondere ulteriormente o coprire con un velo.
Le dita sottili della mano andarono a sfiorarsi la fronte, scostando delle ciocche corvine della frangia mentre sentiva chiaramente il suo cuore accelerare spaventosamente al solo pensiero di Shima, di lui che in qualche modo ed in maniera del tutto naturale la stava attirando a sé, senza che lei riuscisse a fare qualcosa per impedirlo.
E ripensò a tutte le parole che gli erano state dette.

 
“Tu mi dai suoi nervi e sei fin troppo stupido perché una come me ti possa anche solo prendere in considerazione.”
“Lo so, ma non mi importa.”

“Ah ah ah, di cattivo umore già di prima mattina, eh.” Lo sentì dire, mentre lei raggiungeva il professore, con la sua solita voce bonaria. “Ma sono felice di rivederti in forze, Izumo-chan. Non sai quanto ho aspettato questo giorno.”
 

Lo sguardo diventava più lucido.



“Ah ah ah, stavo scherzando Izumo-chan! Mi piaci comunque così come sei!”
 
“Non gli dissi mai quali fossero i miei veri sentimenti, né lui mai me lo chiese.
Fu come se lui l’avesse capito da sempre che il mio cuore ha iniziato ad appartenere a lui nel momento in cui i nostri occhi si incontrarono la prima volta.”


Le mani iniziarono a tremarle.

“Mh? Izumo-chan hai la febbre per caso?” chiese ponendogli la mano destra sulla fronte.
 
“So che è dura ammettere le proprie colpe, ma.. non credi che sia più facile dire la verità dei suoi sentimenti, invece di continuare a legarli dentro al cuore e farlo star male?”
 
“Qui,” indicò lui  il punto sopra il setto nasale e tra le due sopracciglia senza toccarlo. “Ti verranno le rughe, e sarebbe davvero un peccato se un visino così carino si imbruttisse così presto.”
Sorrise, come solo lui sapeva fare.



Il respiro le si mozzò in gola.
 

“Rispondimi: dare un bacio a me sarebbe stato uguale se avessi dato un bacio a Deisuke?”


Ed una prima lacrima cadde a terra.
Si stupì di avere quel principio di pianto, proprio davanti a tutti, rendendola vulnerabile e indifesa proprio davanti a persone a cui non voleva mostrare la sua insicurezza e la sua debolezza.
In una frazione di secondo incontrò gli occhi della donna.
E capì, dalla loro luce, dal lieve sorriso che lei riuscì a farle e da quell’espressione serena che aveva in viso, che doveva andare. Non poteva più tenerlo dentro, non avrebbe resistito un minuto di più e, se non l’avesse fatto, se ne sarebbe pentita per il resto della vita.
Le labbra della Yuurei si mossero impercettibilmente, parlando con un sottile suono che solo lei riuscì a capire dal labiale e che le fece fremere il corpo, scosso già da leggere fitte di dolore proveniente dal petto.
Serrò le labbra, dunque, voltandosi di scatto e iniziando a correre come non aveva mai corso in vita sua, sentendo le voci dei compagni come se fossero un’eco lontano non dandogli minimamente ascolto.
Come aveva potuto dirgli quelle parole? Come aveva potuto mentire a sé stessa per così tanto tempo e con così tanta cattiveria, ferirlo?
Perché, lo sapeva, le sue parole lo aveva ferito in maniera atroce, tanto che non voleva immaginare quale effetto avrebbero prodotto sul suo cuore parole di quel genere, dette proprio dalla persona che gli piaceva così tanto.
Era arrabbia, frustrata, con sé stessa ma più con lui.
Stupido. Stupido. Stupido. Stupido.
Aveva rischiato così tanto solo per il suo bene, così tanto solo per farla stare al sicuro. E a lei non aveva minimamente fatto intendere nulla, non gliel’aveva nemmeno accennato.
Come avrebbe potuto capirlo da sola che era sotto un suo sutra di protezione se non gliene aveva mai parlato chiaramente? Non lo sopportava questo, non sopportava le bugie, principalmente se andava di mezzo Shima.
Con il fiatone raggiunse il monastero in meno di qualche minuto, restando al limite di un’entrata secondaria per riprendere fiato e osservare dove poteva raggiungere Shima.
E lo vide. Seduto come l’aveva lasciato, con il K’rik sul braccio sinistro e l’altro piegato davanti al viso. Le sue labbra che, lievi, pronunciavano preghiere su preghiere per purificare l’acqua del mare, già di molto schiaritasi.
Poi lo vide; vide come, nel posizionare la mano in altro modo, assunse un’espressione amara, di dolore e capì che il dolore che non aveva sentito lei, lo stava provando lui.
Un’altra lacrima scese dai suoi occhi, pensando a quanto potesse essere stupido quel ragazzo nel fare una cosa del genere. E a quanto potesse essere così incredibilmente e dannatamente gentile e buono con lei.
“Toglimelo!” esordì a voce piuttosto alta per il silenzio religioso del monastero, facendolo sobbalzare, perplesso. Si avvicinò a lui a grandi falcate, ansimante, con i capelli arruffati e scompigliati e lo sguardo tra l’irato e il colpevole. “Ho detto toglimelo!”
Questo si alzò velocemente, smettendo il rito che stava facendo ma continuando a tenere il bastone sulla mancina, osservandola per tutta la sua figura, interrogativo e lievemente preoccupato.
“Cosa? Cos’è successo con il demone?”
“Non me ne frega del demone, mi frega di questo!” ed indicò un punto preciso sulla fronte, andandogli così vicino che lui stesso si meravigliò.
“Non.. non vedo niente..”
La ragazza proruppe in un lamento esasperato abbassando velocemente il braccio, indietreggiando e premendosi il dorso della mano sulla bocca.
Gli occhi umidi, sull’orlo del pianto, scrutavano ogni cosa attorno a lei.
Tutto, ma non lui.
“Perché non ti fai mai gli affari tuoi? Perché devi sempre assillarmi la vita!?” gli disse con la voce incrinata, puntandogli contro uno sguardo colpevole e totalmente sofferente, facendolo sentire in colpa a sua volta.
“Ti odio quando fai così. Odio quando mi parli, odio quando mi sorridi, odio come mi guardi, odio quando mi stai attorno ma odio ancora di più quando lo fai e non mi parli, odio quando tenti di farmi sorridere anche solo un pochino e di non farmi preoccupare, odio quando non mi chiami per nome con la tua stupida voce, odio quando riesci a capirmi anche solo da uno sguardo, odio il fatto che continui a provarci nonostante io ti dica mille volte di no e odio ancora di più che in realtà vorrei dire di sì, e tu l’hai sempre saputo...”
Le lacrime uscivano copiose, ormai, dai suoi occhi e, nonostante lei tentasse di fermarle invano, i singhiozzi sommessi e le guance color porpora tradivano quelli che erano i suoi veri sentimenti.
E Shima, parola dopo parola, si rese conto.
Si rese conto che Izumo aveva capito tutto ciò che lui aveva tentato di fargli capire da più di un mese.
“Odio.. quando tenti di proteggermi senza che io lo sappia, rischiando persino la vita pur di farmi stare in salvo. E Odio il fatto che non ti odio.. nemmeno.. nemmeno un pochino. Ma, più di tutti, odio il fatto che tu.. tu..”
Le braccia di Shima le circondarono le spalle, chiudendole in un caldo abbraccio e lasciandola attonita, con la frase ancora da terminare.
Un lieve sorriso di conforto, di quelli che Shima era solito fare, gli imperlò le labbra.
L’aveva capito.
“Sì, anche tu mi piaci Izumo-chan.”
Come ci si deve comportare quando la persona che ti piace, ricambia i tuoi sentimenti? Cosa bisogna dire quando tu sei troppo orgogliosa per ammetterlo, quando non riesci neanche a pensare lontanamente ad una possibile dichiarazione? Cosa bisogna fare per fargli capire che anche tu, per tutto questo tempo, l’hai pensato così come lui stava pensando te?
Izumo non lo sapeva, era la prima volta che si innamorava, la prima volta che baciava un ragazzo, la prima volta che piangeva per quello strano sentimento che gli riscaldava l’animo, la prima volta che pensava di stare incredibilmente bene tra le braccia di un ragazzo.
E quel ragazzo non era altri che Shima.
Solo lui era riuscito a crearle così tanta confusione nell’animo, solo e soltanto lui.
Semplicemente lo abbracciò, aggrappandosi con le mani sulla sua schiena mentre nascondeva il viso sul suo petto continuando a piangere e singhiozzare.
Lui le carezzò delicatamente i capelli, dandogli tra questi lievi e piccoli baci per farla calmare.
“Ti..” singhiozzò, dopo qualche minuto, calmatasi parzialmente mentre scostava leggermente il viso. “Ti fa male? Il braccio, dico.”
“Mh? Ah, l’hai scoperto allora.” Sorrise lui, mettendosi una mano dietro la nuca, sorridendo. Ma la continuava a tenere stretta a sé, come a non volerla lasciarla andare ora che era riuscito a prenderla.
“No no, figurati, non mi fa più alcun- Maleeeh.”
Izumo lo guardò neutrale e, nemmeno il tempo che questo finisse la frase, che lei gli afferrò l’avambraccio, stringendolo appena e facendolo lamentare dal dolore.
“Stavi dicendo?”
Questo continuò a sorridere, nervoso, ma Izumo poteva leggergli sul viso chiaramente la difficoltà che aveva nel muovere il braccio; dopotutto l’aveva visto lei stessa come, gli artigli di quella donna, erano entrati a fondo nella sua carne.
“Certo che sei proprio intelligente, Izumo-chan.”
“Mpfh. Zitto e stai fermo, ora.”
A quelle parole, Izumo, prendendo in mano uno dei due foglietti che teneva sempre con sé, richiamò una delle due volpi, la quale, in men che non si dica, creò una ciotola piena di acqua santa, molto simile a quella usata contro il demone, ma di dimensioni molto più piccole.
E quella stessa ciotola, presa dalle mani di Izumo, venne versata lievemente sul braccio scoperto di lui, costringendolo a serrare le labbra per il bruciore che quel contatto provocava.
Gliela doveva purificare, altrimenti tutto il braccio e anche il corpo sarebbe stato infettato. E non voleva che accadesse, per nulla al mondo.
Socchiuse gli occhi, mesta e terribilmente in colpa, versando l’ultima goccia del liquido e lasciando che la volpe demoniaca tornasse nel suo mondo assieme alla coppa. Poi, in un gesto secco, si strappò un pezzo dell’ampia manica bianca del vestito da Miko, usandolo come fasciatura.
“M..ma, Izumo-chan.. Perché l’hai rovi-”
“Mi dispiace.”
Una frase appena sussurrata, detta di getto. Una frase che non aveva mai sentito uscire dalle labbra di Izumo, mai, per nessuna ragione al mondo, nemmeno quando lei era nel torto e gli altri nella ragione, lei non si era mai scusata.
Ma lo stava facendo con lui.
Shima rimase attonito, immobile sotto le sue mani, a guardare quel viso appena arrossato che lei tentava a tutti i costi di nascondere con la frangia, per vergogna nel mostrare così apertamente la sua debolezza.
“Avrei dovuto percepirlo il tuo sutra; avrei dovuto sentirlo appena me lo mettesti ma.. in quel momento, ero troppo presa da.. dall’.. emozione per capire cosa mi stavi facendo..”
Si stava vergognando immensamente, non poteva crederci che gli stava davvero dicendo quelle cose in un momento come quello. L’avrebbe presa in giro come sempre, ne era sicura.
“Emo.. zione..?”
Abbassò ancora di più il viso verso il basso, rossissima.
Possibile che fosse così stupido da non capire al volo? Nonostante tutto quello che gli aveva detto, poi.
“Si si, emozione. Sai cosa vuol dire averti incessantemente a 2 centimetri di distanza? Averti perennemente tra i piedi? Sentire sempre la tua voce che mi parla di quanto io sia carina o quanto sono bella? Eh? Hai una minima idea di quanto il mio cuore muoia ogni volta che tu mi stai accanto-?”
Avvenne tutto in una frazione di secondo, tanto che persino lei si stupì di come sia potuto accadere.
Si sentì afferrare dietro la schiena e trascinare di più verso di lui, verso il suo petto.
E le labbra di lui si posarono gentili su quelle di Izumo, che spalancò gli occhi, attonita, mentre la sua mano, quella il cui braccio era ferito, si andò a posare delicatamente sulla sua guancia.
Era caldo, era avvolgente, era tutto ciò che aveva atteso da così tanto tempo.
Il suo cuore pareva esplodere, il suo corpo fremeva sotto di lui, a contatto con lui, e sul suo petto sentiva un peso opprimente; ma era piacevole, estremamente ed immensamente piacevole.
Non pensava che si potessero provare simili sentimenti, non per uno come Shima.
Ma era proprio perché era Shima che li provava, e non li avrebbe provati per nessun’altro ragazzo.
Di conseguenza, per istinto, si lasciò trasportare come una foglia dal vento, rilassando le spalle e chiudendo le braccia attorno al collo di lui.
Era questa la felicità? Era questo, il voler bene ad una persona?
Passarono un paio di minuti, sentendo ognuno il battito dell’altro, quando si staccarono lievemente, entrambi lievemente arrossati per l’imbarazzo.
Shima posò la fronte su quella più bassa di Izumo, piegando le labbra in un piccolo sorriso, rispondendo all’ultima frase che lei gli aveva rivolto.
“Tu, il mio, lo uccidi ogni volta che mi guardi.. E’ dal primo giorno che ti ho incontrata che lo fai, ora permettimi di farlo un poco anche con il tuo.”
A quelle parole, la ragazza si imbarazzò, se possibile, ancora di più, mettendosi il dorso della mano davanti alle labbra e deviando lo sguardo da tutt’altra parte.
“St.. Stupido.. Stai zitto.”
“Aaah, quant’è carina Izumo-chan quando s’imbarazza.” Scherzò su Shima, stringendola di più a sé e baciandogli fugacemente la fronte, sorridendo gaio con gli occhi che gli brillavano, diversamente da quelli di lei che si erano spalancati dalla vergogna e che, in quel momento, lo guardavano furiosi mentre cercava in tutti i modi di scollarsi da lui, con poca anzi irrilevante forza.
“Ho detto di tacere, stupido di un monaco e.. e mollami!”
“Eddai, cosa c’è che non và se dico che sei carina?” rise ancora lui, tenendola forte. “E non ci penso neanche, ora che posso voglio starti vicino il più possibile.”
Izumo si bloccò un momento, alzando il viso verso di lui, perplessa, con occhi grandi che scrutavano quelli intensi di Shima, il quale non potè non imbarazzarsi.
“Co.. cosa c’è?”
“Io.. ti piaccio così tanto, Shima?”
Se lo stava davvero chiedendo da un po’.
Aveva sempre pensato che quel suo comportamento da stupido fosse dovuto al suo carattere così donnaiolo, così maniaco, così narcisista; quindi non vi aveva dato alcun peso le prime volte che gli si era avvicinato con l’intento di uscire insieme.
Ma vendendolo ora, così da vicino, e pensando a ciò che aveva fatto per lei, a ciò che gli aveva detto, non poteva non pensare che, un minimo, Shima poteva essere davvero interessato a lei.
Lo vedeva dagli occhi, che non poteva fare altro che osservare attentamente in quel momento, persa com’era a riflettere, troppo per rendersi conto della vicinanza con cui stava con il viso di lui.
E quella domanda, nonostante il suo imbarazzo per lo sguardo intenso di lei, lasciò Shima vagamente perplesso.
“Se non mi piacessi, non ti avrei baciata, no? Secondo te perché ero geloso di Deisuke?”
A quella, la ragazza spalancò le iridi, attonita.
“Geloso.. di Deisuke?”
“Non mi dire che non te ne eri accorta? Ti ho anche fatto quello domanda del bacio comparandomi con lui.”
Avvampò in un secondo, mettendosi una mano davanti alle labbra e deviando lo sguardo.
Non se n’era accorta di nulla, non pensava che la sua potesse essere gelosia, pensava solo che gli desse fastidio che avesse quel comportamento scontroso, che troppo spesso le parlava o le si avvicinava, che le avesse salvato la vita accanto al Torii..
Ripensò all’espressione che aveva avuto, in quel frangente Shima, che le aveva creato un peso opprimente al petto; oppure a quando era andato da lei quando l’aveva vista da sola a parlare sul ponte con Deisuke e gli aveva fatto quella domanda.
Sì, decisamente erano segni di gelosia.
Si voltò, imbarazzatissima, comprendoni il volto con le mani e dandosi mentalmente della stupida.
Come aveva potuto non accorgersene prima!?
“Davvero? Non ti eri accorta di nulla!?”
“C.. Cer.. Certo che mi ero accorta. E.. Era ovvio!” balbettò lei, voltandosi e cercando di mascherare la sua colpevolezza con sguardo serio e altezzoso nonostante il rossore sulle guance la faceva cadere in pieno fallo.
“Allora, se capisci quanto mi piaci, rispondi a questa domanda.” La serietà con cui Shima aveva detto quelle parole le fece mancare un colpo al cuore, lasciandolo immobile a quale centimetro da lui, apprensiva. “Dicevi davvero quando, a quella domanda, hai risposto di sì?”
Izumo abbassò il viso, nascondendo gli occhi al suo sguardo, chiudendo la piccola distanza che li separava e allungando lievemente la mancina, tremante, sfiorando la sua mano e intrecciando brevemente le sue dita con quelle di lui.
Prese un grande respiro, di modo da non farsi prendere dall’eccessivo imbarazzo e lasciando da parte il suo orgoglio. Le parole della donna le ritornarono alla mente.
 
“Sii felice come non sono potuta esserlo io.”
 
“Certo che.. non dicevo sul serio. L’unica persona a cui penso ogni momento, anche per le cose più piccole, sei.. sei tu, stupido.” La sua voce era diventata un sussurro tremante. “Non avrei voluto darlo a nessun’altro quel bacio, se non a te.”
Restarono in silenzio una manciata di secondi, giusto il tempo per far rendere conto Shima se quella poteva essere la realtà o solo un bellissimo, stupendo sogno dal quale si sarebbe svegliato.
Ma il tocco gentile e appena accennato delle mani di Izumo gli fece realizzare che era tutto vero.
Gli prese la mano, dunque, la stessa che gli aveva sfiorato, e se la portò al petto, guardandola ridente e lievemente ironico sotto lo sguardo interrogativo di lei.
“Lo stai facendo di nuovo, Izumo-chan.. Lo stai uccidendo.”
Per un momento, rimase interdetta dalle sue parole, per poi iniziare a vergognarsi di nuovo ma lasciando che i suoi occhi non si muovessero lontano da quelli di lui, sorridendo appena, toccandosi fronte contro fronte.
Entrambi felici, entrambi con il cuore che moriva al pensiero o al tocco dell’altro, entrambi con il desiderio di stare con l’altro, non desiderando nient’altro se non quel piccolo, anche lieve, contatto tra le loro mani e delle loro fronti.
“Ehiii! Izumo! Shima!”
Rettifico.
Al sentire la voce di Rin che si avvicinava, la cosa che desideravano maggiormente era sparire dalla circolazione il più in fretta possibile.
Principalmente Izumo che, sbiancata come sbiancato lo era Shima, stava per venirgli un collasso al cuore; cosa avrebbero pensato di lei, vedendola in quella posizione con quello stupido?
Così, in meno di un secondo, la mano che teneva sul suo cuore lo spinse all’indietro talmente forte e con uno scatto così repentino che il ragazzo non fece neanche in tempo ad accorgersi di cadere in acqua con un tonfo mentre lei, dal canto proprio, fece finta di nulla, voltandosi e cercando di riprendere il suo solito contegno.
Anche se.. un po’ le dispiaceva di aver reagito in quel modo, ma era stato più forte di lei. Non sapeva in quale altro modo fare e, poi, gli era venuto spontaneo.
“Siete qui, allora!? Izumo perché sei scappat- Whao!”
Rin si avvicinò a passo affrettato alla ragazza ma, guardando il mare dietro di lei, non poté non esclamare dallo stupore per via della limpidezza che aveva assunto quel pezzo del tempio, prima completamente nero e marcio.
“E’.. E’ completamente pulito, ora! Allora quella signora aveva ragione.”
“Mh? Perché, che ha detto la Yuurei?” chiese d’istinto Izumo, ritornando seria.
“Alla sua scomparsa ciò che era sotto i suoi malefici, sarebbe ritornato normale.” Affermò Shiemi, intervenendo nella conversazione, tranquilla e lievemente sollevata nel vedere come tutto si era risolto per il meglio. “Non voleva fare del male a nessuno, principalmente al tempio.”
“Tsk, però il Torii l’ha distrutto completamente.”
“B..Bhè.. sì.. quella è l’unica cosa di cui si pente amaramente.” Rispose titubante la ragazzina per poi tentare di difenderla. “Ma.. Ma è una brava persona, infondo. Non ci ha ucciso e so che voleva solo cercare di capire veramente i suoi sentimenti.”
Izumo guardò il viso della ragazzina con la bocca lievemente piegata in un’espressione seccata, per poi volgere lo sguardo verso la foresta dalla quale era uscita e dentro la quale aleggiava ancora lo spirito della donna. E, per una frazione di secondo, le sue labbra sorrisero impercettibilmente.
Un sorriso sincero, grato a lei e alle sue parole e ai suoi sguardi eloquenti che gli avevano fatto aprire il cuore; era convinta che, se non ci fosse stata lei, chissà ancora quanto tempo sarebbe passato prima che si rendesse conto che i suoi sentimenti non potevano più essere rinchiusi e che dovevano essere confessati a Shima.
Mille grazie, Jun.
“Ah.. ma Deisuke e il sommo sacerdote?” chiese d’un tratto la ragazza con i codini, perplessa di non vederli lì con loro.
“Son rimasti con lei, avevano un bel po’ di cose da raccontarle sia passate che presenti.” Principiò sorridente Shiemi.
“Mmh, capisc-”
“Wha! Shi..Shima! Che diavolo ci fai, te, in acqua!?”
La voce trillante di Rin quasi le fece prendere un colpo, non tanto per l’inaspettata reazione quanto per la possibile risposta di Shima, che sicuramente non sarebbe riuscito a inventarsi una scusa relativamente plausibile tanto da darla a bere ai due altri compagni.
“Aaah, emh.. Ecco, sono scivolato tutto d’un tratto.” Rispose ridente il giovane dai capelli rosa, scherzoso. “Sai, il legno è molto scivoloso nei posti di mare.”
Izumo abbassò il capo con le mani a torturare l’orlo delle sue lunghe maniche da Miko, di nuovo rossa in viso.
Si voltò lentamente, poi, con gli occhi socchiusi in un’espressione quasi scocciata nell’essere così tanto imbarazzata per una cosa così futile; e il suo sguardo andò subito a quello ridente di Shima.
Ma di cosa si stupiva più con Shima, che le aveva fatto prendere più colpi al cuore quella sera che in tutta la sua vita.
Un reciproco scambio di sguardi, entrambi complici, entrambi con le labbra che ancora prudevano, con le mani accaldate nei punti dove si erano unite con quelle dell’altro, entrambi con il cuore che batteva forte in petto.
Entrambi con la consapevolezza che non si sarebbero voluti lasciare per nessuno e per nessuna motivazione al mondo.



Note dell'Autrice:
Che dire, eccoci arrivati al penultimo capitolo.. ç^ç
Mi son voluta dare alla pazza gioia nello scrivere questo pezzo di storia, misà che son stata anche fin troppo romanticosaH ma.. mi è venuto spontaneo scrivere quello che ho scritto. E' più forte di me, li vedo troppo bene insieme <3
Ringrazio infinitamente tutti coloro che stanno leggendo la mia storia e che l'hanno messa nei prefereti. Vi ringrazio davvero di cuore *-* *inchino*
Al prossimo ed ultimo capitolo (çAç)
See ya :3

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