Le Cronache di Narnia - L'età dell'oro

di Melardhoniel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: L'incoronazione/la partenza di Aslan ***
Capitolo 2: *** Una famiglia normale ***
Capitolo 3: *** Prima che un re, Peter, sei soprattutto un fratello ***
Capitolo 4: *** Non re, non regine di Narnia. ***
Capitolo 5: *** Lucy…Lucy…Lucy…che stai facendo, bambina mia? ***
Capitolo 6: *** Sus, credi in te. ***



Capitolo 1
*** Prologo: L'incoronazione/la partenza di Aslan ***


Prologo
L'incoronazione/la partenza di Aslan

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In nome dello sfavillante mare dell’Est, ecco a voi la regina Lucy, la Valorosa.
In nome del grande bosco dell’Ovest, re Edmund, il Giusto.
In nome dello splendente sole del Sud, la regina Susan, la Dolce.
In nome del limpido cielo del Nord, ecco re Peter, il Magnifico.


-Quando si è re o regine di Narnia, si è sempre re o regine.
Possa la vostra saggezza illuminarci finchè le stelle non cadranno dal cielo.-

I quattro sovrani si sedettero sui loro troni: ora la pace avrebbe regnato su Narnia, per sempre.
Proferite quelle parole Aslan se ne andò via, silenziosamente, senza voltarsi indietro, fissando commosso il mare illuminato dal tramonto.

Non sapeva che una giovane regina lo stava osservando, corsa sull’immenso balcone.
Lucy sospirò, appoggiandosi al parapetto in pietra.
-Non preoccuparti.- La raggiunse il fauno Tumnus.
-Lo rivedremo ancora.-
-Quando?- Domandò piano Lucy.
-Nel corso degli anni.- Il fauno si avvicinò alla bimba -Un giorno lo vedi qui, e il giorno dopo non c’è più. Ma non devi costringerlo a restare… dopotutto, non è addomesticato, lui.- Sorrise.
La piccola regina abbassò gli occhi. –No… però è buono!-
Il signor Tumnus tirò fuori dalla sua sciarpa un fazzoletto bianco.
-Tieni.- e lo porse a Lucy. –Serve di più a te…- lei lo prese tra le mani, ed insieme si volsero per guardare Aslan.
Non vedendolo più, Lucy ebbe un singulto, e volse lo sguardo al sole per nascondere le lacrime; ma in cuor suo sapeva che il suo caro amico fauno stava provando le sue stesse emozioni.

-Lu…- La mano di Peter si posò dolcemente sulla spalla della sorella.
Fu allora che Lucy riuscì a piangere, e si strinse forte al fratello maggiore. –Oh, Peter, Peter! Aslan se n’è andato!-
Peter rivolse lo sguardo verso l’orizzonte. –Tornerà, Lucy… lo fa sempre.-
Il signor Tumnus, vedendo arrivare Edmund e Susan, che di certo cercavano il fratello e la sorellina, si congedò dai reali con un goffo e impacciato inchino.
A quella vista Lucy sorrise.
-Peter, Lucy!- Urlò Susan.
-Vi abbiamo cercato dappertutto!-
Peter accarezzò i capelli della più piccola, ancora abbracciata a lui. Bastò uno sguardo della sorella per fargli raccontare il problema: -Aslan se n’è andato… per questo Lu è triste.-
Susan si avvicinò a lei con una tenerezza indescrivibile.
-Lu… ricordi cosa dice sempre Aslan?-
-Tornerò quando meno ve lo aspettate?- Pigolò Lucy. Susan annuì.
Peter alzò il mento della sua sorellina con due dita, e la fissò negli occhi azzurri ancora luccicanti di lacrime.
-Ma ora basta piagnistei, Lu… c’è una festa di là!- la piccolina sorrise.
-Mi concede l’onore di questo ballo, mia regina?- Peter si inchinò solennemente davanti a lei, e la bimba rise.
-Ma certo, mio re.- Fece una riverenza e si attaccò al braccio del fratellone, che la portò con grazia nella grande sala dove tutti festeggiavano la pace ritrovata.
Edmund e Susan si scambiarono un’occhiata alquanto confusa, poi però alzarono le spalle e si diressero anche loro alla festa.


It’s getting better!


Buongiorno a tutti! Sono nuova di questa sezione, ma forse alcuni di voi mi conoscono già ^^ ho deciso di cimentarmi in questa fic perché ho sempre desiderato sapere cosa fosse accaduto in quei 15 anni che trascorrono tra l’incoronazione dei Pevensie e il ritorno a casa… :)
Non so ancora se la storia avrà una trama vera e propria, o se sarà una raccolta di capitoli in ordine cronologico ma senza un filo conduttore ben preciso. Voi come la preferireste ? Fatemi sapere, per favore… il vostro giudizio è importante per me!
Allora, ci vediamo al prossimo capitolo!
P.S: Ho aggiunto una minuscola parte al capitolo :)


Baci,
Martina

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Capitolo 2
*** Una famiglia normale ***


Una famiglia normale



Erano passate solo due settimane dall’incoronazione, ed era arrivato il giorno in cui i Pevensie avrebbero dovuto iniziare a governare seriamente.
Lucy si svegliò allegra, come non lo era stata per molto tempo: prima la guerra e la partenza del suo caro padre, poi i fratelli che le davano della bugiarda, il tradimento di Edmund, la battaglia contro la Regina Bianca dove suo fratello aveva quasi rischiato di morire, e per ultima la partenza di Aslan. Tutte queste preoccupazioni avrebbero cancellato il sorriso dal volto di chiunque, anche dal viso di una come Lucy, soprannominata dal popolo “La Gaia”.
Scese dal letto euforica, e, senza nemmeno prendere la sua corona, si precipitò in camera dei fratelli. Susan aprì gli occhi nel sentire un uragano passarle accanto, ma poi li richiuse quando tutto ciò che riuscì a vedere fu uno svolazzo di camicia da notte sparire alla velocità di 32 km al secondo.
Detto ciò, torniamo a Lucy: entrata nella camera dei fratelli alla velocità di una cometa –pressappoco-, si lanciò sul letto di Peter, cominciando a scuoterlo.
-Peter, sveglia! Oh, avanti, Peter!!- Non era corsa da Edmund perché sapeva che lui nel migliore dei casi si sarebbe girato dall’altra parte dicendole “sì sì, Lucy, come vuoi tu”, e nel peggiore l’avrebbe inseguita per tutto Cair Paravel.
Perché, ricordiamocelo, Edmund Pevensie odiava essere svegliato. Specie di mattina presto.
Peter però non ebbe una reazione migliore: si alzò a sedere, sbadigliando, e, dopo aver farfugliato un “Lucy! Sei tu! Che c’è? Stai male?”, si addormentò così come era a metà della parola “male”.
Lucy sbuffò, corrucciando le labbra: che bambinone era suo fratello. Adesso la prospettiva di essere inseguita per tutto il palazzo non le sembrava così male.
Ma lei non si arrese così facilmente: cominciò a saltare sul materasso, urlando –Peter! Dai! Oggi è un giorno importante per noi! Iniziamo a regnare! Peteeeeer!-
A quel punto Edmund si alzò dal letto, e aveva un’espressione così strana, quasi invasata, che Peter si svegliò di soprassalto e si mise davanti a Lucy temendo che volesse appenderla per i pollici giù nella stanza del tesoro.
Edmund si avvicinò come previsto al letto del fratello; ma, invece di cercare di afferrare la piccola,
sbattè un pugno sul comodino e cominciò a gridare: -Hai visto, Peter? Loro sono sempre più vicini! Adesso si sono impossessati di Lucy, ma presto domineranno il mondo intero! Scappa finchè puoi! Se ci cattureranno, poi cominceranno a sottometterci al loro volere, e ci faranno indossare dei tutù rosa! IO ODIO I TUTU’ ROSA!-
Peter lo fissò con un sopracciglio sollevato e un braccio ancora nell’atto di proteggere la sorellina.
-Emh, Ed? Forse è meglio che te ne torni a letto.-
Edmund annuì. –Sì, hai ragione.- e si diresse verso il suo lato di stanza, coricandosi nuovamente e tirandosi le coperte fin sopra la testa.
La bocca di Lucy era così contratta che lei temeva di rischiare una paralisi, ma ad uno sguardo di Peter sorrise e riuscì a recuperare i muscoli facciali.
-Allora, Peter… scendiamo a fare colazione?-
Lui sbadigliò rumorosamente. –Andiamo, Lu… è presto, torna a letto anche tu. Sono solo le otto.-
-Ma…- protestò lei. –È un giorno speciale per noi! Vuoi cominciare il tuo primo giorno da re in ritardo?-
-Torna a letto, Lu, avanti… ci sveglieremo tra un’ora.- fece per coricarsi, quando un rumore di passi pesanti si avvicinò sempre di più alla camera.
-Oh, no! Non lui!- Peter si nascose sotto le coperte come Edmund.
Sulla porta comparve il signor Castoro, seguito da Susan che, in camicia da notte e vestaglia, sbadigliava senza capire bene dove si trovasse.
-Mi ha buttato giù dal letto!- Mugolò rivolta verso Lucy.
Il signor Castoro battè le mani: -Su, avanti, re di Narnia! In piedi! La vostra cara regina qui è già sveglia e pimpante!-
Susan, appoggiata alla porta con un’espressione da fatemi tornare a letto, lo guardò torva.
-Spero non alluda a me.- Sibilò.
-Non credo…- Le sussurrò la sorella.
Vedendo che nessuno dei due ragazzi accennava ad alzarsi, il signor Castoro passò dai due letti a tirare via le coperte.
Peter ed Edmund si rannicchiarono sul materasso.
-Lo sai? Ogni giorno che passa cresce la mia voglia di fare di te un cappello!- Esclamò Peter, alzandosi visibilmente provato.
Il castoro si inchinò.
-Gentile da parte sua, Maestà…ma le assicuro che sono più utile da castoro che da cappello! Per esempio, nessuno qui si ricordava che alle otto bisogna essere tutti in piedi.-
La piccolina sorrise trionfante. –Io gliel’avevo detto…-
-Oh, zitta Lucy!- Brontolò Edmund, infilandosi la vestaglia.
Lei lo guardò storto.
-Beh…-Peter si stiracchiò. –Già che siamo in piedi, scendiamo nella sala da pranzo? Ho una certa famina…- abbracciò Lucy, stampandole un bacio sulla testa: era questo il bello di Peter; non riusciva a rimanere arrabbiato con la sua sorellina per molto…lei era la sua piccina!
Nell’avviarsi verso le scale diede un buffetto sulla guancia di Susan, che, ancora addormentata, sorrise non molto presente con la testa.
-Andiamo, Su!- La incitò Edmund. –Sennò Peter finisce di nuovo i biscotti, e lo sai che la signora Castoro non può stare a smattarellare tutto il giorno solo perchè lui è un fondo senza pozzo!-
Lei annuì, e si appoggiò al braccio di Ed. –Hai ragione… scendiamo giù. Altrimenti questa volta il mattarello glielo dà in testa.-

La colazione fu piuttosto normale, se si può considerare normale un ragazzo che ingurgita una quantità di biscotti pari a trenta confezioni del Mulino Bianco, un castoro femmina che lo insegue arrabbiata e tre ragazzi che finiscono per l’avere più budino sul naso e in fronte che nello stomaco.
Ma qui, dipende dai punti di vista.
Poi, allanormale colazione, seguì la rapida e curata vestizione, con il risultato che alle otto e mezza Peter e Edmund erano giù in salone vestiti all’incirca come Courtney Love in uno dei suoi giorni peggiori, alle nove si giravano i pollici, alle nove e mezza giocavano a scacchi, e alle dieci a poker, con il signor Castoro che camminava in tondo per la stanza da quando avevano finito la colazione, visibilmente preoccupato per il ritardo delle ragazze.
-Vuoi smetterla di girare? Gradirei non avere un fossato attorno al tavolo, grazie.- Sbottò Edmund, un po’ arrabbiato perché stava perdendo a carte.
Il signor Castoro cominciò a gesticolare. –Dove sono Susan la Dolce e Lucy la Valorosa? Avevo detto rapida vestizione!-
-Se è per questo…- Peter alzò le spalle. –Avevi anche detto curata.-
Il castoro strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca. –Infatti!- Esclamò.
-Miei re, voi e le regine siete desiderati nella sala dei troni.- Oreius entrò nella stanza, seguito dal signor Tumnus.
-Fantastico!- Edmund si alzò in piedi, buttando all’aria le carte.
-Ah! Doppia coppia di donne! Lo sapevo che bluffavi, Ed!- Esclamò Peter, mostrando orgoglioso un full.
-Tsk…- rispose lui.
-Vostre Maestà, le regine?- domandò il fauno.
-Boh! Sono su dalle otto e un quarto! Le avrà risucchiate il gabinetto!-
Il signor Tumnus spalancò gli occhi per la sorpresa, poi balbettò: -Ma…ma…io credo che sia tempo che scendano!-
Il signor Castoro smise di gesticolare e finalmente smise di girare in tondo, per grande gioia di Edmund. –Appunto!- disse fuori di sé.
Nel frattempo, nella camera delle ragazze, Susan e Lucy stavano riordinando il caos che avevano provocato nelle due ore prima scegliendo come vestirsi.
-Guarda qui, Su!- Lucy tirò su un vestito dal letto, e se lo appoggiò contro il corpo, tenendolo per la gruccia: era ampio, lungo, troppo lungo per lei –credo infatti fosse della sorella-, celeste, con le maniche a sbuffo bianche e ricamate d’argento.
-Il mio vestito da festa… è il mio preferito, me l’ha cucito la signora Castoro.-
-Che lusso, eh? A Londra vestiti come questi ce li sognavamo…- Disse Lucy, quasi senza pensare.
Per Susan fu come ricevere una scarica elettrica. –Cosa…cosa hai detto Lu?- balbettò poco dopo.
-Ho detto che vestiti come questi ce li sognavamo…- ripetè la piccola.
-No, no…prima. Hai…hai detto il nome di un posto, un posto in cui eravamo stati.-
Lucy impallidì. –Io l’ho fatto? Non…non mi ricordo. L’ho detto senza pensare.-
-Cerca di ricordare, Lu! Ho come la sensazione che questo posto sia importante per me.- Susan si appoggiò allo specchio a figura intera, tenendosi una mano premuta sulla fronte.
-Che buffo.- Lucy si sedette sul suo letto. –È la stessa situazione che provo anche io.-
In quel momento sentirono bussare alla porta.
-Susan, Lucy… siete pronte?- La voce di Peter, attutita dalla porta chiusa, era comunque udibile.
-Sì, arriviamo.- Le ragazze uscirono sul pianerottolo.
-Era ora!- brontolò Edmund. –Ahi!- protestò subito dopo, massaggiandosi il punto in cui Peter gli aveva tirato una gomitata.
Scesi nella salone accolti dagli ‘ooooh!’ del signor Castoro, i quattro Pevensie si diressero verso la sala dei troni, per iniziare il loro primo vero giorno da reali.
-Coraggio, ragazzi… siete pronti?- Domandò Peter, ponendosi la corona in testa.
-Sì Peter.- rispose Susan, giocherellando nervosamente con un lembo del suo vestito: sulla sua testa scintillava una stupenda corona d’oro, costruita come un tralcio d’edera. Lucy, che ne aveva una uguale alla sorella ma argentata, strinse in una mano quella del signor Tumnus, visibilmente commosso, e nell’altra quella di Edmund.
-E allora andiamo!- esclamò, spalancando le porte. Al loro arrivo nella sala, tutti si inchinarono al loro cospetto, e il fauno lasciò la mano della piccola.
I quattro fratelli si guardarono e, senza parlare, gettarono uno sguardo al corridoio che conduceva alle scalette in marmo: dopo di esse, i quattro troni. I loro quattro troni.
Mossero qualche passo incerto avanti, e Lucy sospirò: -Vorrei che Aslan fosse qui.-
Susan, sentendola, le mise un braccio attorno alle spalle, e le sorrise. Lucy capì: “non ti preoccupare” le stava dicendo la sorella. “Noi siamo qui con te”.
Salirono incerti le scalette, e, arrivati ognuno davanti al proprio trono, girati verso la grande vetrata che illuminava la sala, si voltarono verso il loro popolo: ogni traccia di paura era sparita dai loro occhi; ora tutto ciò che si vedeva erano coraggio e fierezza.

La giornata non fu pesante: i quattro sovrani ricevettero solo qualche visita da parte di nani, centauri, naiadi, ninfe, animali, che li volevano ringraziare per aver riportato la pace a Narnia, e avevano con loro un omaggio da consegnare ai Pevensie.
Non fu così terribile come avevano pensato; certo, la tensione era palpabile, ma alla fine del giorno Edmund fu il primo a rompere l’emozione per il primo giorno da reali con una battuta: -Beh, se i giorni da re sono tutti così, domani mattina salto giù dal letto alle cinque!-
Lucy lo guardò scettica, e Peter scosse la testa.
-Io non ci credo.- Commentò poi.
Susan rise.
-Avanti, dal profumino sento che è ora di cena!- disse Edmund.
-CIBOOO!- urlò Peter, fiondandosi in cucina.

It’s getting better!

Accidenti, sette recensioni! Ragazze, così mi commuovo :) non me ne aspettavo neanche una! Grazie a tutte, davvero! :D
Per ringraziarvi vi rispondo una per una ^^ anche se dubito che dopo questo capitolo mi recensirete ancora la storia!!

Lyssa: beh… è un prologo, quindi deve solo introdurre brevemente la storia. Comunque grazie per i consigli :) ho deciso che farò un misto… diciamo che mi limiterò a trascrivere le cose che Lewis cita nell’ultimo capitolo de ‘il Leone, la Strega e l’Armadio’ –lotte per portare la pace, uccisione di ultimi fedeli della Regina Bianca- in un modo tipo storia, ma non scrivendo di giorno in giorno :)

_L a l a: ma grazie!! Vi ho fatto aspettare un po’ per questo capitolo, mi dispiace… :( purtroppo la scuola non aiuta! x) smack!

yuuki_love: grazie per il consiglio, lo seguirò subito! :D

natalia: natiiiiiiii! *abbraccia* recensisci anche questa mia storia?? Grazie! non sai che piacere mi ha fatto leggere la tua recensione! :D :D grazie, grazie di tutto… :) sei troppo buona.

_SusanLaDolce96_: grazie davvero! Baci ^^

Lu Pevensie: anche a me ha sempre affascinato…ma diciamo che in questi ultimi tempi ho riscoperto Narnia con molto piacere. Prima non ne avevo capito fino in fondo il significato e la bellezza, e anche ora credo che avrò molto altro da capire! Baci :*

cioccolata: ti ho preceduto u.u XD ma grazie!!! bacioni

spero di non avervi deluso con questo capitolo!

Baci,
Marty

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Capitolo 3
*** Prima che un re, Peter, sei soprattutto un fratello ***


Prima che un re, Peter, sei soprattutto un fratello...


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Ma i giorni da re non furono tutti come pensava Edmund. Beh, lui mantenne la promessa e il mattino dopo si svegliò puntualmente alle cinque e mezzo –il mezzo perché, insomma, si sta parlando di Edmund Pevensie! Quando mai avete visto Edmund Pevensie alzarsi alle cinque e mezzo del mattino??- e minacciò di seguire Susan e Lucy fino in camera se non si fossero sbrigate a cambiarsi, anche perché non voleva passare altre tre ore a giocare a scacchi con il rischio di essere battuto da Peter; ma le visite di piacere erano sempre meno, e cominciavano ad arrivare abitanti da tutta Narnia per chiedere ai reali di risolvere questo o quel loro problema.
Peter era entusiasta: dall’altro della sua carica di Re Supremo si dava molto da fare, e cercava di assecondare le richieste di tutti; Susan era forse ancora più precisa ed estasiata del fratello, e spesso era lei a guidarlo oppure a riportarlo con i piedi per terra quando viaggiava troppo con la fantasia; e Lucy…beh, Lucy era semplicemente emozionata. Non dimentichiamoci che era stata lei a scoprire quel paese meraviglioso, forse perché in una qualche maniera il suo destino era già legato a lui e ai suoi abitanti.
Forse, in parte si sentiva già una sua regina…
Ed Edmund? Eh, il caro vecchio Ed, volenteroso e Giusto quanto si voleva, non abbandonava mai l’abitudine di sperare in giorni di completo relax, benché si impegnasse molto quando doveva aiutare il fratello a risolvere una questione troppo gravosa, per la quale né Lucy né Susan avrebbero potuto fare molto; perché, come aveva detto Babbo Natale meno di qualche mese prima, “le battaglie diventano troppo ignobili, quando combattono anche le donne”, e poi i due Pevensie non si sarebbero nemmeno sognati di mettere in pericolo le loro due sorelline.
Anche se, come Susan puntualizzava, lei era più grande di due anni di Edmund, e Lucy ribatteva rivendicandosi una parte del merito nella battaglia contro la Strega Bianca.
Ma si sa come sono fatti i maschi.
Così, un mese dopo, mentre Peter ed Edmund avevano ormai girato mezzo regno rispondendo alle richieste d’aiuto di ogni suo abitante, Lucy e Susan erano rimaste a Cair Paravel, ad allenarsi rispettivamente con il lancio del pugnale e il tiro con l’arco; per non farsi trovare impreparate nel caso si fosse presentata una battaglia o un’occasione nella quale avrebbero per forza –imbavagliati a dovere i fratelli a volte troppo protettivi- partecipare tutti e quattro i re.
A dirla tutta poi si erano anche scambiate i ruoli, e avevano chiesto al buon Oreius una mano con la spada, anche se i risultati non erano stati poi così tanto esilaranti…

-Sue, avanti, non è poi così difficile!- la incitò Lucy, vedendo la sorella talmente tanto concentrata nel cercare di colpire il centro del bersaglio con il piccolo pugnale da sudare freddo.
-Parla per te, Lu!- brontolò lei, tirando fuori la lingua per prendere meglio la mira.
Lucy sospirò: era tutta la mattina che la sorella tentava di fare centro nel bersaglio, e ogni volta che doveva tirare si comportava come fosse ad un esame. Durantele quattro ore in cui si erano allenate Susan aveva tirato sì e no tre volte!
-Proprio non capisco.- Brontolò Lucy, lasciandosi scivolare in terra. –Eppure dovrebbe riuscire a centrare il bersaglio! Non ha mai avuto problemi con il suo arco!-
Oreius, pazientemente, le diede una giusta risposta: -Questo accade perché lei si fida del suo arco. Ricorda cosa vi disse Babbo Natale il giorno in cui vi consegnò i doni? Me l’ha raccontato lei stessa… a Susan venne detto “fidati del tuo arco e lui non sbaglierà un colpo”; così è convinta che a centrare un bersaglio non sia lei, ma l’arco che lei stessa reputa magico, e non fidandosi del suo pugnale, regina Lucy, sbaglia mira… anche se di poco.-
-Hai ragione, mio buon Oreius.- Sorrise Lucy. –E io come faccio a farglielo capire?- sussurrò poi.
-Credo che lei non possa fare niente. Solo la regina Susan può ritrovare la fiducia in sé stessa. Nessuno può dire come, quando e dove accadrà; forse solo le stelle.-
-E tu sai leggere le stelle?-
-Mia cara regina, nelle stelle, per chi le sa leggere, è scritto il futuro dell’uomo, ma non il suo processo di maturazione!-
Lucy ammutolì. –Hai ragione, ho fatto una domanda sciocca.-
-Non sciocca, mia regina, ma solo una domanda.-
In quel momento Susan lanciò il pugnale e non colpì il bersaglio; così prese il suo arco e per la rabbia trafisse una pigna di un albero lontano metri.
-Diamine!- sbottò poi, ancora innervosita. –Oreius…- si avvicinò al centauro e alla sorella. -…ti dispiacerebbe darci ancora qualche lezione di scherma? Penso che io e Lu ne avremo bisogno in un futuro.-
Oreius si alzò in piedi. –Ma certo mia regina!- e galoppò a prendere tre spade.
Per tutto il pomeriggio le due ragazze furono occupate a duellare con le spade, sia a terra che a cavallo; e a sera avevano fatto grandi progressi.
Tuttavia, Susan ancora non riusciva a capacitarsi il motivo della sua scarsa mira quando tirava il pugnale di Lucy.
“Non sarà fatto per me.” Pensava. “Dopo tutto, Babbo Natale lo ha consegnato a lei, come a me ha dato l’arco… però Lucy riesce a fare centro con le mie frecce…” tornando verso il castello a passo di carica e a testa bassa, non si accorse di aver passato Edmund.
-Buon giorno, eh!- esclamò lui.
Susan alzò la testa. –‘Giorno…- lo salutò poco convinta.
-Dove eravate finite tu e Lucy? È tutto il giorno che vi cerchiamo! Peter è di là che sta dando di matto!-
La regina trasalì: prese com’erano dagli allenamenti, lei e la sorella si erano dimenticate di avvisare i fratelli della loro sparizione! Chissà quanto erano stati in pensiero!!
-Oddio, Ed…scusami tanto! Io e Lu siamo andate vicino al Grande Fiume con Oreius e ci siamo dimenticate di dirvelo!-
Edmund fece un cenno della mano. –Fa niente, Sue… però ora vai da Peter prima che mobiliti le truppe per venire a cercarvi! Temeva vi avessero rapito o qualcosa del genere… stava quasi per dichiarare guerra alla terra di Archen!-
-Oh Zeus!- Susan corse verso la reggia, mentre Edmund, vedendo spuntare Lucy accanto al centauro, correva ad abbracciarla, contento che stesse bene.
Nel frattempo, la regina più grande, ancora affaticata e sudata per gli allenamenti, percorreva i corridoi di Cair Paravel in fretta, con l’arco in mano e le frecce nella faretra portata a tracolla, vicino al suo magico corno: era preoccupata per Peter; l’avevano fatto stare in pensiero, ma la colpa era principalmente sua, o almeno così credeva lei, perché era la più grande e avrebbe quindi dovuto essere la più responsabile.
E tra i suoi compiti ci sarebbe dovuto essere quello di non far venire un infarto al re Supremo sparendo per un giorno intero senza avvisare nessuno, soprattutto tenendo conto dei tempi che correvano, si rimproverava Susan.
Svoltò a sinistra, dopo la sala del trono e finalmente capitò davanti alla stanza delle riunioni. La porta era socchiusa, e lei poté vedere Peter che, in armatura e già pronto ad attaccare la terra di Archen per ritrovare le sorelle, stava illustrando il suo piano al signor Castoro e al signor Tumnus.
“Coraggio” si disse Susan mentalmente. “Entra, altrimenti finisce male!” e con un gran sospiro appoggiò la mano sulla maniglia e aprì la porta, facendola cigolare.
Nel sentire il rumore Peter alzò lo sguardo dalla mappa e, nel vedere Susan, aggrottò le sopracciglia e strinse gli occhi: era di certo felice di vederla e sollevato da un grande peso nel sapere che stava bene, ma non poteva ancora perdonarle il fatto di essere sparita per ore con la sorellina più piccola e di aver allarmato l’intera reggia, facendo spaventare a morte i due re.
Il castoro e il fauno, sospirando di sollievo, uscirono dalla stanza, per lasciare soli i due Pevensie che di certo avrebbero avuto molte cose di cui parlare.
-Lucy?- Domandò Peter, il volto privo di espressione.
Susan divenne mogia: era accaduto proprio quello che temeva… non solo Peter ce l’aveva a morte con lei, ma così tanto preso dai suoi doveri da re si stava dimenticando dei suoi doveri da fratello, molto più importanti.
Avrebbe forse dovuto abbracciarla, perdonarla, dirle che no, non era stata un’irresponsabile, che in fondo con lei c’era anche Oreius, chiederle dov’era Lucy con un tono che lasciasse trasparire qualche emozione; e invece era lì, fermo, in piedi in mezzo alla stanza, freddo come un pezzo di ghiaccio e stretto nella sua armatura.
Alzò lo sguardo, incontrando gli occhi azzurri del ragazzo, e si schiarì la voce: -È di là con Edmund.-
Peter aprì la bocca per ribattere, ma in quel momento la porta cigolò di nuovo e Lucy entrò di corsa nella stanza, seguita da Edmund.
-PETER!- Urlò Lucy, correndo ad abbracciarlo. Lui la strinse con forza, e Susan credette di vedere una lacrima di gioia scendere lungo la guancia destra del fratello maggiore.
Peter guardò la più grande delle sorelle: i suoi occhi, così azzurri e determinati, sembravano passarla da parte a parte, e rimproverarla di aver lasciato che accadesse ciò. Susan non riuscì a sostenere lo sguardo, e presto si ritrovò a fissare il legno del pavimento.
Lucy smise di abbracciare il fratello, e lo guardò dritto negli occhi: uno dei suoi pregi più belli era forse questo; lei ti guardava sempre negli occhi, non importava affatto quello che poteva essere successo prima.
-Peter, stiamo bene, mi dispiace. Non avercela con noi… e, soprattutto, non avercela con Susan. Noi eravamo con Oreius, ci stavamo allenando a tirare di scherma e con l’arco e il pugnale, non volevamo farvi stare così in pensiero! Oh, ti prego Peter! Sii buono!- Lo implorò. Peter abbozzò un sorriso e stampò un bacio in fronte alla sorella, che quasi piangeva toccandogli il freddo ferro della corazza.
-Ed, porta Lucy dalla signora Castoro. Lei le darà qualcosa di caldo da bere.- ordinò il re Supremo al fratello. –Poi torna qui. La tua presenza mi sarà utile.- voltò lo sguardo verso la finestra, mentre Edmund prendeva la mano di Lucy e la conduceva verso le cucine. La bimba si girò un’ultima volta verso la sorella, e le rivolse uno sguardo quasi di scuse, al quale Susan rispose con un mezzo sorriso e uno scuotimento del capo. “Non devi preoccuparti, Lu.” Pareva dirle. “È tutto a posto”.
Anche se in realtà molto a posto non era. Edmund chiuse la porta e gettò un’occhiata a Peter, che dava le spalle a Susan.
Non appena furono soli, Peter si voltò di scatto verso la sorella, inchiodandola a terra con uno dei suoi sguardi.
-Cosa credevi di fare, eh, Susan?- le urlò contro.
Lei posò arco e faretra a terra. –Siamo solo andate al Grande Fiume, Peter!- sapeva che il fratello aveva ragione, ma non poteva tollerare il fatto che la sgridasse così. Le dispiaceva, punto! Cosa avrebbe portato urlarle addosso in quel modo?
-Certo, senza avvisare nessuno!-
-Eravamo con Oreius, pensavo ti fidassi di lui!- Susan lo fissò con uno dei suoi sguardi che di solito usava quando dava un consiglio pieno di giudizio.
-Potevate essere rapite! O uccise! Sai bene che ci hanno segnalato la presenza di un gruppo di emissari della Regina Bianca ancora sopravvissuti poco vicino alla tavola di Aslan!-
La ragazza aprì la bocca, e la richiuse. Era vero, ma la tavola di Aslan era lontana miglia da Cair Paravel e dal fiume.
-Non sappiamo nemmeno se sia vero, Peter.- ribattè lei, mentre Edmund silenziosamente entrava nella stanza e si avvicinava alla sorella.
-E poi, se fosse successo qualcosa avrei suonato il corno.-
-Certo, così qualcuno sarebbe corso verso un posto che poteva essere dovunque! Quel corno non è una garanzia sicura!-
Susan, punta nel vivo, rispose: -Lo è eccome, Peter. Babbo Natale quando me l’ha consegnato ha detto che ovunque io fossi stata, qualcuno sarebbe corso a salvarmi. E poi, credevo che già una volta ti fossi ricreduto sul suo potere; ti dice niente il nome ‘Maugrim’?-
Peter la guardò quasi compassionevole: -Ero a dieci metri da voi, Sue, chiunque vi avrebbe sentito anche se aveste solo urlato.-
-Aslan non ha mai dubitato del suo potere.- replicò con fermezza Susan.
-Ma ora Aslan qui non c’è.- il re Supremo si girò nuovamente verso la finestra.
Edmund si fece avanti e posò una mano sulla spalla della sorella: -Peter, ora stai esagerando. Susan e Lucy stanno bene, Oreius era con loro e sono più che sicuro che le ragazze se ci fosse stato qualche pericolo, avrebbero suonato il corno e si sarebbero difese.- Susan gli rivolse un dolce sorriso di gratitudine.
Peter si voltò, tenendo una mano sulle tende di broccato rosso. – È questo il punto! Da sole! Lucy ha solo dieci anni, e tu tredici, Su! Non dubito della tua capacità di tirare frecce, ma come credi avresti potuto affrontare un esercito di emissari di Jadis?-
-Peter, ora non fare così. Hai detto tu stesso che non si conosce il numero esatto dei nemici, poco fa.-
-Non è ciò di cui vorrei parlare, Susan. Sei stata un’irresponsabile a partire così, senza avvisare nessuno! Come credi che ci siamo sentiti io ed Edmund qui, a palazzo, a tornare dopo un intervento nella foresta e sapere che voi mancavate dalla reggia da stamattina presto? E nessuno conosceva il posto dove eravate andate?-
-Lo so, Peter, e di questo mi dispiace molto. Ma siamo tornate, eravamo al sicuro, e tu mi accogli così?- sussurrò Susan, mentre la stretta di Edmund sulla sua spalla si faceva più forte, quasi a rincuorarla.
-Sono un re, Susan. Come credi debba accogliere le due regine che spariscono per un giorno intero senza avvisare?-
Peter la fissò, quasi allucinato; e Susan gli rivolse uno sguardo velato di lacrime.
-Vedi, Peter. È vero, tu sei un re. Sei il re Supremo di Narnia. Ma prima di tutto sei un fratello, e nemmeno tanto più grande di me. Cerca di non dimenticartelo, questo.- Peter voleva ribattere, ma Lucy entrò nella stanza, con gli occhi assonnati, trascinando i piedi, e con ancora il pugnale inserito nella cintura di cuoio legata al vestito.
-Sue, ho tanto sonno… la signora Castoro mi ha dato la cena, visto che non arrivavate più…-
- Oh, Lucy!- Susan sorrise dolcemente, e la prese in braccio, rivolgendosi verso Peter, che nel frattempo aveva cambiato espressione, pensando alle parole della sorella.
-Ne riparleremo più tardi, Peter, quando sarai tornato te stesso. Buona notte, Ed.- La maggiore si chinò a raccogliere arco e faretra e uscì dalla sala delle riunioni, chiudendosi la porta alle spalle.
-Buonanotte Su…- le rispose Edmund in un bisbiglio.
Quando la regina se ne fu andata, Edmund guardò il fratello, che si era seduto su una sedia e teneva la testa fra le mani.
-Avanti, Ed, parla. Di te mi fido, so che qualsiasi cosa dirai sarà opportuna; proprio per questo ti chiamano ‘il Giusto’-
-Peter, secondo me Susan ha ragione. Cioè, non fraintendermi, avevi tutte le ragioni di essere arrabbiato e spaventato, ma…-
-…è pur sempre mia sorella.- completò Peter.
-Già…- sussurrò l’altro.
-Lo so, Ed, hai ragione! Ma quando il signor Tumnus ci ha segnalato la presenza degli emissari di Jadis vicino alla Tavola di Pietra e stamattina ci hanno informato della sparizione di Lucy e Susan, io ho temuto il peggio!-
-Lo so, Peter, capisco. Ma loro hanno agito per il meglio; mi sono fatto raccontare da Lucy e Oreius come è andata, e mi hanno entrambi confermato quello che già pensavo: sono andate al Grande Fiume per allenarsi a tirare di scherma e a scambiarsi le armi nel caso fosse capitata una battaglia alla quale avremmo dovuto per forza partecipare tutti e quattro. Loro si sentono isolate, non partecipi alla vita di corte; in poche parole credono di essere inutili.-
Peter sospirò. –Come re faccio proprio schifo. Avrebbero dovuto mettere te al mio posto. Re Supremo…ma chi voglio prendere in giro? Non riesco neanche a rendermi conto che le mie sorelline si sentono escluse!-
-Peter, ora ti sbagli di grosso. Aslan ha scelto te come re Supremo non solo perché sei il più grande fra tutti noi, ma perché ha sempre saputo che dentro di te ci sono le qualità per esserlo. Tutti possono sbagliare, ma “nessuno può dire come sarebbero andate le cose se si fosse presa una via invece che un’altra”, quello che conta è quello che farai ora!- Edmund, le braccia incrociate, si pose davanti a Peter, che lo abbracciò.
-Grazie, caro fratello…-
-Peter, sono qui per questo… ora coraggio, ritiriamoci nelle nostre stanze; domani sarà una lunga giornata. E poi dovrai fare pace con Susan.-
Peter esitò per un attimo. –No…non credo che dovresti andare da lei ora.- Cominciò Edmund, intuendo i suoi pensieri. –Di sicuro è ancora arrabbiata e non vuole parlare con nessuno, se non con Lucy e al limite con me. Si sente ferita nell’orgoglio, e ora non si fida più di sé stessa. Sai cosa mi ha confidato Oreius? Non riesce a prendere la mira con il pugnale di Lucy. Questo perché lei crede che l’arco sia in qualche modo magico e quindi sia grazie a lui che fa sempre centro in qualsiasi bersaglio lei punti. Invece con il pugnale è diverso: lei lo sente di Lucy, e non riesce a tirarlo, non si fida di sé stessa.-
-Accidenti, sono veramente un disastro!- Peter si risiede, scoraggiato.
-No, Peter…sei semplicemente un fratello maggiore!-

Nel contempo, come Edmund aveva previsto, le due sorelle erano giunte in camera, e Susan a malapena spiccicava parola con Lucy.
-Su?- Domandò la piccolina, mentre la sorella la adagiava sul letto.
-Dimmi Lucy.-
-Cosa ti ha detto Peter?-
Susan si rabbuiò. –Niente Lucy… io… noi abbiamo solo discusso.-
-Vi ho sentiti, da fuori. Mi dispiace, Sue… è anche colpa mia.- Lucy divenne triste.
-No, Lu… non è vero.- sorrise la maggiore. –È solo che in questi ultimi tempi Peter si comporta troppo da re e troppo poco da fratello. Tutto qui. Per il resto lo capisco; era preoccupato per noi. Anche io e te, se loro fossero spariti così, ci saremmo arrabbiate molto.-
La ragazza rimboccò le coperte della bimba, e si stese anche lei fra i morbidi cuscini.
-Su, Lucy… ora non pensarci, okay? Dormi…- E per quella sera fu tutto.


It’s getting better!

Ragazze!! Ancora sette recensioni?? *-* oddio, non so come ringraziarvi, sul serio!!!
Scusate per l’immenso ritardo, ma non avevo tempo e questo è stato un capitolo che ne ha richiesto molto :)
Spero che comunque vi piaccia e mi possiate perdonare!!
Allora, passando alle risposte:

cioccolata: ahaha grazie cara! mi sono divertita un sacco a far sclerare il povero Ed!! :P continua presto la tua magnifica storia! baci ;)

SPevensie: anche io amo alla follia l'Età dell'oro! (ma nooo! ci stai torturando la sezione Narnia con una fiction nd.mia vocetta) (zitta tu nd.me) ahaha per la questione "fondo senza pozzo" ti riporto la spiegazione qui, così se qualcun'altra si è domandata la stessa cosa può capirne il motivo ^^. Allora, io sono una persona alquanto fuori dalle righe (noooo nd.mia vocetta che ritorna) *strozza la vocetta* e quindi una volta, parlando con mia madre di quello che lei definisce "mangiata di un esploratore appena tornato dal deserto" e io "metabolismo veloce che mi fa avere fame ogni ora", abbiamo inventato il fondo senza pozzo per indicare una persona -come me e Peter, per l'appunto XD- per la quale il solito detto "pozzo senza fondo" non sarebbe stato abbastanza efficace! baci :P

Arya23: grazie cara! sto leggendo la tua storia e la trovo molto interessante :) spero di trovare tempo di recensirla!! smack <3

natalia:
natiiiiiii!!! Inutile ripetere quanto piacere mi fa leggere le tue recensioni :) :) ti vorrei davvero ringraziare perchè per me sei sempre stata un punto di riferimento e di ispirazione, e hai sempre una parola giusta da dirmi e un buon consiglio da darmi... :D capisco perfettamente quello che intendi, e posso dirti che anche io, quando ero più piccola -e anche adesso ogni tanto mi capita-, sono scoppiata a piangere scoprendo che i Pevensie sarebbero andati via via scomparendo dal mondo di Narnia. Pensa che quando sono andata al cinema a vedere Il Viaggio del Veliero ho allagato mezza sala!!! E ancora mi rifiuto di leggere "La sedia d'argento". Credo che anche io vedo in Peter il fratello che non ho mai avuto -figlia unica... papaaaan!- e negli altri potenziali fratelli e sorelle coetanei/più piccoli da proteggere.
Grazie davvero di tutto...continua a seguirmi!! Baci :D

starinlove: ma grazie!!! bacioni ^_^


_L a l a: ahaha tutti vorrebbero fare del signor Castoro un magnifico cappello di pelo XD e...sì, decisamente lui deve prendersi una vacanza, è davvero petulante alla massima potenza!! Poveri Pevensie XD ahaha piaciuta la famiglia "normale"? :P

_SusanLaDolce96_: ma grazie!! io mi diverto, perchè spesso mi immedesimo nelle situazioni di cui scrivo!! baci!


Bacioni,
Marty

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Capitolo 4
*** Non re, non regine di Narnia. ***


Non re, non regine di Narnia.




Quando la mattina dopo il sole spuntò alto sui bastioni di Cair Paravel, la tiepida luce trovò Peter sveglio e meditabondo già da parecchio tempo.
Aveva pensato tutta la notte a come avrebbe potuto fare pace con la sorella minore, e si era creato tutti i momenti nella testa, scena per scena; a volte aggiungendo qualche particolare, oppure togliendone qualcuno, ed eliminando una scena troppo pesante, quasi fosse stato il regista di un film.
Il risultato fu che a furia di film mentali il re Supremo si era immaginato in veste di Romeo che, con una rosa solitaria in mano tenuta accanto ad una poesia scritta in bella calligrafia –rigorosamente con inchiostro e penna d’oca- su una pergamena gialla e sigillata con lo stemma di Narnia, si avviava verso la camera di Susan con un’aria così da cucciolo bastonato e un’espressione da “io ti devo proteggere” che sarebbe bastato il solo bussare per far capitombolare la sua Giulietta tra le sue braccia.
Dopo ciò, stiracchiandosi rumorosamente e pensando in un momento più lucido a come la sorella avrebbe potuto reagire ad una cosa simile, decise di chiederle scusa nel modo più normale ed efficace possibile: le avrebbe parlato.
Le parole di Edmund ancora gli ronzavano in testa dalla sera prima “-Hai mai provato a dire un semplice ‘scusa’? Sai, a volte funziona. Specie se accompagnato dalle motivazioni che ti hanno indotto a reagire in quel modo.-”
Anche se in tono molto ironico, il fratello gli aveva dato un consiglio molto giusto, e Peter era fermamente deciso a seguirlo fino in fondo; perciò si alzò dal letto e, dopo aver constatato che mancava solo mezz’ora alle otto, si avviò verso la camera delle due sorelle.
Con il cuore che batteva forte, aprì la pesante porta in legno, che cigolò: Peter ritrasse subito la mano dalla maniglia, come se scottasse, e tirò una serie di imprecazioni mentali alla porta che temeva avesse svegliato le ragazze.
Ma uno sguardo più attento rivelò che il letto di Lucy era vuoto –credo fosse dalla signora Castoro per aiutarla a preparare la colazione per tutti-, e Susan dormiva così profondamente che in quel momento avrebbe potuto anche entrare Napoleone accompagnato dalla sua banda sparando proiettili e fuochi d’artificio in cielo che Susan non si sarebbe mossa di un millimetro.
Forse avrebbe biascicato a Lucy di smetterla di parlare e di chiudere la finestra perché i fauni di sotto facevano troppo rumore.
Sospirando di sollievo, il ragazzo si avviò verso il letto della sorella, e cominciò a tirarle delicatamente degli schiaffetti su un braccio, per svegliarla.
Quando gli fu chiaro che non avrebbe funzionato, cominciò a sussurrare: -Ehi, Sus! Sus, svegliati! Susan!-, poi passò alle maniere più spicce e prese a scuoterla.
Lei aprì di scatto gli occhi e sbatté tre o quattro volte le palpebre, per mettere bene a fuoco la persona che aveva davanti.
-Oh, sei tu…- Sbottò, mentre il sorriso svaniva.
Peter alzò un sopracciglio. –Scusa tanto, eh!-
Susan si mise a sedere, sbadigliando: -No, è che sei l’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere di mattina presto!- la regina calcò bene le ultime due parole per far capire al fratello che non avrebbe dovuto svegliarla.
-Andiamo, Sus… quanto ancora conti di tenermi il broncio?- domandò Peter.
Lei non rispose, scoccandogli un’occhiata invelenita.
-Senti…- cominciò il ragazzo. –Non è il luogo adatto per parlare di ieri sera; non mi viene l’ispirazione se parlo ad una persona che, seduta sul letto, mi guarda come se mi dovesse mangiare.- Susan digrignò i denti, infastidita.
-Ti va almeno di alzarti venti minuti prima del solito e di venire con me? Devo farti vedere una cosa.-
-Che cosa?- chiese incuriosita Susan.
-Vedrai- sorrise Peter, sbirciando fuori: le tenebre stavano sparendo e il sole cominciava ad intravedersi dietro le colline della Tavola di Pietra.
Porse una mano alla sorella, che si alzò in piedi e fece per cambiarsi d’abito.
-No, non c’è tempo… vieni!- il fratello la afferrò per la mano, conducendola fuori dalla stanza, fino alla biblioteca, la cui caratteristica erano gli innumerevoli libri –ovviamente!- e… un grande balcone di pietra riccamente decorato che si affacciava sul mare.
Appena entrati, Peter aprì le tende di broccato e condusse la sorella fuori con lui, sul terrazzo.
Susan, che ormai aveva sepolto la sua rabbia contro Peter sotto ad uno strato di curiosità e di affetto fraterno, lo seguì senza replicare, infilandosi la vestaglia che era riuscita ad afferrare poco prima che il ragazzo la trascinasse di peso fuori dalla camera.
-Peter, cosa…?- Susan si avvicinò a lui, appoggiando le mani sul parapetto in pietra.
-Shh! Guarda…- Peter indicò un pezzo di cielo, da dove il sole, di un vivace color arancione, stava iniziando ad illuminare le colline e le montagne circostanti.
E Susan guardò: osservò le nuvole bianche diventare sempre più rosa e vaporose, il cielo cambiare gradazione di colore, passando dal blu scuro della notte all’azzurro rosato dell’alba, vide i prati illuminarsi di luce dapprima soffusa e poi sempre più chiara, il sole che pian piano faceva capolino dal suo nascondiglio e irradiava luce tutt’intorno, spandendo i suoi raggi caldi da dietro la tavola di Aslan.
E Susan ricordò: Aslan, il loro caro leone, era risorto all’alba in mezzo a quel sole, dopo essersi sacrificato per salvare Edmund.
Aslan, il caro, tenero, protettivo, Aslan.
Chissà dov’era in quel momento.
Il cielo ormai era diventato azzurro, e il sole si specchiava nel mare davanti al castello.
-Inizia un nuovo giorno, a Cair Paravel.- Mormorò Peter.
-Già…- Susan a stento trattenne lacrime di commozione: non sapeva perché sentisse il bisogno di piangere, ma in qualche modo si sentiva come svuotata da un peso e sapeva in cuor suo che piangere le avrebbe fatto bene.
Sia chiaro, però, che non lo avrebbe mai ammesso.
-Sus, senti, Oreius e Edmund mi hanno raccontato come è andata ieri… io… mi dispiace, Susan. Ero solo preoccupato e ti ho trattato malissimo.- cominciò Peter. Susan si voltò verso di lui e sorrise. –Peter, ho anche io la mia parte di colpa. Dovevo avvertirti.-
-Sì, ma io non avrei dovuto comportarmi così. Hai ragione, spesso mi comporto troppo come re e troppo poco come fratello. Forse dovrei dire ad Aslan che si è sbagliato sul mio conto, che il fatto che sia il maggiore non fa di me il re Supremo.- Peter sospirò, dando sfogo per la prima volta a tutte le paure che si era portato dietro da mesi ormai, ma che aveva sempre soffocato in un angolo remoto del suo cuore per pensare ai suoi fratelli.
Susan, che ovviamente aveva immaginato che Peter avesse nascosto i suoi disagi per fare il loro bene, non esitò a ribattere: -Peter, ora esageri. Aslan non ti ha scelto solo perché sei il maggiore di noi quattro, sai? Certo, il fatto che tu sia “più grande” implica che tu ci debba proteggere; ma vedi, non sempre questo accade in tutte le famiglie. Nella nostra sì. Tu hai sempre fatto le veci di papà quando lui mancava…- Peter la interruppe. –E tu di mamma, ma non mi pare che…-
-Peter, era diverso. Io comunque ho sempre avuto mamma, oppure te. Tu hai sempre e solo avuto te stesso.-
Susan sospirò, vedendo che il fratello non era convinto.
-Ricordi quando siamo entrati a Narnia? Tu avevi appena ricevuto la spada in dono da Babbo Natale, e mentre parlavi con Aslan, hai sentito il mio corno. Sei corso da noi, impreparato a ciò che stava succedendo, eppure hai combattuto la tua battaglia, per noi. E l’hai vinta. Sei un ottimo fratello maggiore, e, sai, hai il ruolo più gravoso di tutti noi; perché anche da sovrani tu devi in qualche modo proteggerci, perché il fatto di sedersi su un trono non ci dona l’incolumità.E tu, giovane, hai accettato questo compito e svolgi il tuo dovere in maniera responsabile come hai sempre svolto la tua vita fino ad ora. Avere quattordici anni ed essere il maggiore non è facile. Io per prima dovrei darti una mano, ho solo un anno meno di te. Eppure questa volta non solo sono sparita senza avvisare, ma ti ho anche rimproverato perché a volte sembri più un re che un fratello.-
Peter sorrise, ma alzò le spalle, non ancora convinto: -Avevi ragione, Su…-
-No, non è vero… non del tutto, perlomeno.-
Peter allora si voltò verso di lei, ghignando. –Facciamo così: io mi impegno ad essere prima di tutto un fratello, e tu a non farmi venire infarti prematuri, va bene?-
Susan ridacchiò, poi sorrise dolcemente, ed abbracciò il fratello: quanto le erano mancati quei momenti di intimità fraterna! Da quando erano arrivati a Narnia si erano via via ridotti di numero, per poi scomparire del tutto.
Mentre Peter la stringeva a sé, Susan sentì rumore di passi alle loro spalle, e poi una voce maschile dire: -Visto Lu? Te l’avevo detto che l’avrebbe portata a vedere l’alba.-
Lucy scosse la testa e tirò una pacca ad Edmund, che stava tranquillamente masticando un toast, poi ribattè: -Io però avevo scommesso prima di te che si sarebbero riappacificati entro oggi, quindi ho vinto.-
Edmund le fece una linguaccia.
-Cioè, fatemi capire…tu e Ed scommettevate alle nostre spalle?- Peter si allontanò da Susan e si avvicinò ai due fratelli più piccoli, con una strana espressione.
-Lucy, la responsabilità è tutta tua!- Urlò Edmund scappando fuori dalla porta, mentre la sorellina batteva un piede per terra, indignata.
-Così scommettevate su di noi, eh??- Rise Peter, mentre cominciava a fare il solletico a Lucy, che si dimenava.
Susan scoppiò a ridere nel vedere la sorellina che ancora si agitava afferrata dal più grande e tenuta come un sacco di patate a testa in giù penzolante dalla spalla di lui, e Edmund che, una volta chiaro che aveva scampato il pericolo, rientrava trionfante nella stanza con un altro toast in mano.
I castori e il signor Tumnus, che erano accorsi per vedere la fonte del rumore, si intenerirono. Parevano pensare: “Bentornati, fratelli Pevensie. Non re, non regine di Narnia. Solamente fratelli.”

Recuperato il controllo, i quattro erano scesi per la colazione, e dopo Peter ed Edmund erano stati chiamati da Oreius nella sala riunioni.
-Ci deve essere qualcosa di importante sotto.- Sussurrò Lucy alla sorella, quando i due fratelli furono scomparsi dentro la sala.
-Già…- Sospirò Susan. –Secondo me tutto ha a che fare con quegli emissari di Jadis avvistati vicino alla tavola di Aslan.-
-Può essere.- Convenne Lucy. –Che tristezza, però.-
-Cosa?- domandò la maggiore.
-Che un posto così importante e sacro per noi venga profanato così!- Esclamò la piccola.
-Hai ragione, Lu. Spero solo che questa volta la loro sconfitta sia definitiva.-
Lucy appoggiò i gomiti sul tavolo e lasciò che la testa si abbattesse stancamente sulle sue mani.
-Susan, io voglio andare con loro.- Affermò poi. –Non mi va di starmene qui a Cair Paravel mentre Peter ed Edmund affrontano degli alleati della Regina Bianca a chilometri da noi. Non è giusto!-
Susan la fissò dritta negli occhi. –Lo so, Lucy, lo so… ma a quanto pare loro vogliono solo proteggerci.- Un altro sospiro sfuggì dalle sue labbra.
-Nemmeno a me piace starmene a Cair Paravel mentre loro gironzolano per Narnia, ma lo fanno per noi, credimi.-
-Susan, non è tenendoci qui che ci proteggeranno, lo sai? E poi, anche noi siamo indispensabili per la battaglia! Insomma, tu sei un’abilissima arciera, ed io…beh, io credo di avere avuto una parte importante nella battaglia contro la Regina Bianca! E se qualcuno venisse ferito? Come potrei essere qui a rigirarmi il cordiale fra le mani mentre là qualcuno è in fin di vita?- A volte Lucy dimostrava molti più anni dei suoi effettivi.
-Beh…- Susan sembrò quasi acconsentire. Sapeva che, comunque fosse andata, Peter avrebbe forse accettato solo lei in battaglia, di certo non la piccola Lucy; anche se in quel momento aveva parlato in una maniera tale da lasciarla sbalordita e farla quasi correre ad implorare il re Supremo.
-Io…io…- riuscì solo a balbettare.
-Eddai, Sus! Ti prego! Prova a convincere Peter!-
-Beh, questo di certo non rientrava nei miei piani originali, ma dubito che riuscirei a tenerti qui a lungo. Non è vero, Lu?-
Le due ragazze si voltarono di scatto.
-PETER!- Urlarono.
-Stavi origliando? Non dovrebbe essere proibito? È un reato, sai? Si chiama “violazione della privacy”- Sbottò Susan, che cercava di nascondere sotto una coltre di freddezza il suo imbarazzo per l’essere stata colta nel momento in cui avrebbe accettato che la sorella partecipasse alla battaglia.
-Beh… io ero venuto per chiedervi di partecipare alla riunione, in fondo è giusto che anche voi, come regine, ne facciate parte. Quindi, a rigor di logica, non stavo affatto origliando.- Si difese Peter. Susan fece una smorfia poco convinta.
-Già!- intervenne Edmund sbucando da dietro una colonna. –E nemmeno io. Ero venuto a cercare Peter.-
-EDMUND!- Sbraitò Lucy.
Diamine, erano sempre in mezzo quei due!
-Si chiama “affetto fraterno”, Lucy! Tu non sai dove possa essersi cacciato uno, e lo vai a cercare! Logico, no?-
Lucy gli fece una linguaccia.
-Già, come no…- Peter gli scompigliò i capelli.
Poi, presa per mano Lucy, si diresse verso la sala riunioni, seguito a ruota dagli altri due.
Appena entrati, il signor Tumnus, il signor Castoro e Oreius si inchinarono al loro cospetto.
-Vi prego, vi prego… tiratevi su.- Sorrise Peter.
I quattro presero posto sulle loro sedie, in quest’ordine: Peter al centro, ai suoi lati Susan ed Edmund. Vicino a Susan, con dall’altro lato il signor Tumnus, stava Lucy, felice di essere finalmente parte della vita di corte.
-Dunque, miei re e mie regine…- Oreius prese la parola.
-Gli emissari della Regina Bianca sono stati avvistati l’ultima volta, che risale ad una settimana fa, nel bosco che costeggia la Tavola di Aslan.-
Nel sentire quel nome, Lucy e Susan si guardarono per pochi secondi: solo loro ed il grande leone sapevano realmente cosa fosse accaduto durante quella notte in cui la magia nera era stata sconfitta.
-Noi pensiamo che sia saggio portare alcune truppe al di là del bosco, verso Beruna. È solo un villaggio, quindi non ci fermeremo là, ma poco prima.- Intervenne il signor Castoro.
-Capisco.- disse Edmund. –Le truppe dovrebbero fermarsi dalla parte opposta del bosco della Tavola di Pietra, a qualche chilometro da Beruna.-
-Esattamente, mio re.- Asserì il centauro.
-In questo modo non dovrebbero essere viste, e alcuni di noi potranno andare in avanscoperta senza problemi.- Continuò il fauno.
-Il problema è che non conosciamo quei luoghi…- Commentò Peter.
-Io sì!- Strillò Lucy. Tutti si voltarono verso di lei.
-E anche Susan…- la piccola guardò la sorella con aria interrogativa, chiedendosi se avrebbe parlato se non l’avesse fatto lei per tutte e due.
-Sì, è vero… noi ci siamo state il giorno stesso della battaglia contro la Regina Bianca. Eravamo con Aslan.- Affermò la maggiore.
L’espressione di Peter passò da preoccupata e stupita a calma, come se avesse appena capito qualcosa di molto importante.
-In effetti, mi sono sempre chiesto come aveste fatto ad arrivare in groppa ad Aslan e accompagnate da un esercito di abitanti di Narnia di cui ignoravo l’esistenza.-
Le due sorelle ed il signor Tumnus ridacchiarono.
Edmund fece un sorriso sghembo. –Beh, ora credo che la presenza in battaglia delle due regine sia più che necessaria.-
Lucy sorrise.
-Vero…- sospirò Peter. –Tuttavia, voglio che voi due siate il più possibile allenate e che, soprattutto, prima di avvicinarvi al campo di battaglia, facciate quanto vi è richiesto nel bosco di Aslan.-
Le due ragazze annuirono.
-Dunque non ci rimane che assegnare i ruoli per questo combattimento: Oreius, te la senti di allenare le due regine?- Domandò Edmund, quasi divertito.
-Sì, mio re.-
-Perfetto!- Esclamò Edmund. –Ci divideremo in due gruppi: uno lo guiderò io, l’altro Peter. Prenderemo due strade diverse, ma l’itinerario verrà messo a punto subito dopo pranzo: Susan e Lucy invece verranno fornite del miglior cavallo di Narnia per poter giungere al campo vicino a Beruna totalmente illese, pur passando per il bosco vicino alla Tavola di Pietra. Il loro aiuto ci sarà prezioso per orientarci in futuro. Tumnus, tu le accompagnerai.- Aggiunse poi il Giusto, mentre il fauno, dopo essersi inchinato con rispetto ai sovrani, veniva travolto da una contentissima Lucy.
-Si partirà domani all’alba.- Sospirò ancora Peter, mentre le persone uscivano dalla sala.
Vedendolo pensieroso, Oreius gli si avvicinò: -È dura avere due femmine in casa, eh?-
-Non sai quanto, mio buon Oreius, non sai quanto. Maledetta superiorità femminile…-
Per un momento il re Supremo credette di vedere le sorelle sogghignare alle sue spalle.

It’s getting better!
Papparapappapàààà!! *rullo di tamburi –di Napoleone, of course-*
SONO TORNATA!!!
Okay, da oggi ho deciso che adotterò il comodo sistema di risposta alle recensioni offerto da EFP e quindi mi prenderò un momento in tutta calma per ringraziarvi una per una. :)
Però ci tengo a dirvi che vi adoro, ragazze!! Mi piace ricevere le vostre opinioni sulla mia storia… siete voi che la portate avanti!! Spero di non avervi deluso con questo nuovo capitolo! =]
Siete gentilissime :D
P.S: qualcuno mi consiglia un buon sito dove trovare alcune foto carine ed originali di Narnia da poter usare come immagini per i capitoli???

Baciotti,
Marty

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Capitolo 5
*** Lucy…Lucy…Lucy…che stai facendo, bambina mia? ***



Lucy…Lucy…Lucy…che stai facendo, bambina mia?




La mattina dopo alle sei il signor Castoro impiegò tutta la sua buona volontà per svegliare i quattro sovrani.
O meglio, precisiamo… i due sovrani.
Lucy e Susan erano già in piedi vestite ed emozionatissime da più di mezz’ora.
Susan si fece scivolare la faretra piena di frecce accanto al corno, sull’ampio vestito Narniano rosso e grigio: i colori della sua terra, i colori della battaglia. Prese in mano il suo arco ed aiutò Lucy ad allacciarsi la cintura di cuoio contenente il cordiale e il pugnale attorno al vestito degli stessi colori del suo: si guardarono ed insieme sospirarono.
-Sei sicura di voler andare, Lucy?-
Lei sorrise.
-Sì, Susan. Mai stata più convinta di così… voglio partecipare anche io alla vita di corte. E poi, io e te siamo indispensabili per la riuscita della battaglia; siamo le uniche assieme ad Aslan a conoscere il suo bosco! Perciò, anche se volessi, non potrei tirarmi indietro.-
Susan stava per ribattere, quando arrivarono il signor Tumnus con un cavallo nero e Peter ed Edmund con uno marrone.
-Susan, Lucy… lei è Speranza.- Peter indicò la cavalla marrone. –Ho…ho pensato che, visto che è una donna come voi, forse vi proteggerà di più di un cavallo maschio.- Balbettò.
-Sire, mi reputo offeso.- Intervenne in quel momento il cavallo nero del fauno.
Edmund, Lucy e Susan scoppiarono a ridere.
-Oh, avanti, Tenacia! È solo preoccupato per le sorelle!- ribattè Speranza. –Io lo trovo molto tenero.- Aggiunse poi.
Lucy le carezzò il manto morbido.
Speranza ignorò il marito che sbuffava nella sua direzione e sembrò ridacchiare.
-Non preoccupatevi dolcezze. Con me sarete al sicuro! Salite in groppa! Tra donne ci si intende…-
-Beh, allora a dopo ragazzi. Peter, Edmund…- Susan chinò il capo per salutare i fratelli.
Lucy li osservò: come erano cambiati durante quei mesi passati a Narnia! Edmund era di certo maturato, e Peter…beh, Peter sembrava decisamente più grande degli anni che dimostrava.
La piccola si soffermò sull’espressione di quest’ultimo, e vide che era la stessa di quando le aveva abbracciate dopo l’attacco di Maugrim; poi passò all’altro fratello: era –o voleva apparire- calmo e rilassato, ma nei suoi occhi, sotto il velo di sicurezza, stazionavano preoccupazione e tensione.
Si rimproverò di aver pensato che quella avrebbe potuto essere l’ultima volta che li avrebbe visti, ma non resistette a lungo: non poteva partire lasciandoli così preoccupati.
Susan, che cercava di fare la dura, aveva le mani ferme sulla sella di Speranza da troppo tempo: forse voleva far intendere che stava aspettando la sorella, ma chiunque avrebbe capito che i suoi pensieri erano gli stessi di Lucy.
La piccolina abbandonò la posizione accanto a Tenacia e corse tra le braccia di Peter, che la strinse forte baciandola sulla testa.A loro si aggiunsero Edmund e anche Susan, in un abbraccio stritolatore che voleva nascondere le lacrime.
-Vi prego, state attente!- raccomandò loro Peter.
-Ci vediamo tra quattro ore, ragazze.- Edmund fece fare a Lucy una mezza giravolta in aria; poi abbracciò Susan, dandole delle pacche sulle spalle.
-Vieni, Lu… il tempo è giunto.- Susan prese per mano la sorella, e la aiutò a salire sulla cavalla, che si abbassò per facilitare l’operazione. Poi, rivolto un ultimo sguardo ai due fratelli in armatura, montò in groppa anche lei.
-Non piangete, piccole mie… li rivedrete presto.- Speranza cercò di consolare le due sorelle, che annuirono tra le lacrime.
Una pacca e Speranza partì al galoppo verso la Tavola di Pietra, inoltrandosi nel fitto bosco.
Tenacia la seguì con poca distanza, con in groppa il signor Tumnus.

-Buona fortuna…- Sussurrò Peter.
-Miei re, è ora di andare.- Oreius si avvicinò ai ragazzi, tenendo per le briglie un cavallo ed un unicorno maschi: uno era Philippe, l’affezionato equino marrone di Edmund, l’altro era Stardust, l’unicorno di Peter che era stato quasi ucciso da Jadis durante lo scontro di Beruna, ma che il cordiale di Lucy aveva salvato.
I due fratelli salutarono con gioia i loro compagni di battaglia e montarono in sella.
Oreius porse a Peter lo scudo e Rhindon, la sua spada, e ad Edmund il suo scudo e una spada che Aslan in persona aveva consegnato al Giusto il giorno dell’incoronazione.
-Coraggio, Ed… ci vediamo all’accampamento.- Peter ripose Rhindon nel fodero, e tirò le briglie di Stardust per dirigerlo verso destra, nella direzione della truppa che avrebbe dovuto guidare a Beruna ovest.
-Sì…certo.- Mormorò Edmund, alzando un sopracciglio.
Sospirò e accarezzò lentamente Philippe.
-Dai, mio buon cavallo… si parte!- gli diede una pacca e Philippe nitrì, raggiungendo la truppa che il re avrebbe dovuto condurre a Beruna est.
Accanto a lui, su un centauro, viaggiava il signor Castoro: sarebbe stato il suo confidente di viaggio.

Peter, galoppando velocemente, vedeva il paesaggio attorno a sé tutto sfocato: si voltò indietro ancora una volta, verso il fratello, come per assicurarsi che stesse bene. Non aveva dubbi che sarebbe riuscito a portare a termine il viaggio, ma era la prima volta che lo lasciava da solo con un compito così pericoloso ed importante.
A pensarci bene, rifletté il re Supremo, era la prima volta anche che portava in battaglia Lucy e Susan, ed era preoccupato. Temeva che, per paura che potessero essere ferite, lui si distraesse dal combattimento e rischiasse di essere ferito gravemente –o peggio ucciso- e di compromettere così la sicurezza di Narnia e della sua famiglia.
Oreius galoppava vicino a lui, ed ogni tanto gli rivolgeva uno sguardo indagatore, come a capire cosa passasse per la testa del suo re.
-Dimmi, Oreius.- Peter si girò verso di lui. –Sei con me?- Domandò.
-Fino alla morte, mio signore.- Il centauro rispose alla stessa maniera nella quale aveva risposto al tempo della battaglia contro la Strega Bianca: “fino alla morte”. Ovvero, “io vi seguirò ovunque, mi fido di voi”. Non importa se siete un quattordicenne, credo nel mio re.
Peter sorrise, e rivolse lo sguardo fiero avanti.
-E allora andiamo!- Esclamò.

-Va tutto bene, regine?- il signor Tumnus rallentò l’andatura, per avvicinarsi alle ragazze.
Lucy si aggiustò la corona, ancora stretta al petto di Susan.
-Io credo di sì… sto riconoscendo i posti.- Mormorò.
-Da quant’è che viaggiamo, amico mio?- Chiese la Dolce.
-Due ore, signorina. Dovremmo pressappoco essere al limitare del bosco di Aslan.- Rispose il fauno.
Erano finalmente usciti dal bosco che costeggiava Cair Paravel, e stavano passando su uno stupendo prato di erba verdissima pieno di fiori.
Susan tirò le briglie di Speranza.
-C’è qualche problema, cara?- Domandò gentilmente la cavalla.
-Vorrei che ti fermassi un po’, Speranza. Abbiamo ancora due ore di viaggio davanti e preferirei che tu fossi riposata, nel caso incontrassimo dei nemici. Non voglio che tu venga ferita.-
-Non per evitare di essere ferita, ma per adempire al mio compito affidatami dal re Supremo vostro fratello, io obbedisco e mi riposo. Devo proteggervi e portarvi sane e salve fino in fondo, e se fossi al limite delle mie forze potrei non riuscire a sfuggire ai nemici.- Speranza si accovacciò a terra, facendo scendere le regine.
-Oh, ma io non intendevo…- Arrossì Susan.
-Lo so, cara, lo so… la fama della tua dolcezza e generosità è arrivata fin da noi.-
Susan sorrise e la accarezzò sul muso.
Il signor Tumnus, smontato da Tenacia, raggiunse Lucy e portò acqua e mele selvatiche per tutti.
-Che sia una pausa breve, però…- Disse, porgendo una mela alla Valorosa, che gli rivolse uno stupendo sorriso.
-Ha ragione- intervenne Tenacia. –Questo non è un posto sicuro.-
-Lo so…- Susan rivolse uno sguardo preoccupato al bosco della Tavola di Pietra, che si prospettava ancora più fitto e buio del precedente.
-È che varcato il limite del bosco di Aslan niente sarà più sicuro.-
-Sue, noi non ci ritireremo.- Affermò Lucy.
-Certo che no, sorellina.- La maggiore toccò inconsciamente la cintura di cuoio che legava la faretra sulla schiena.
Mezz’ora dopo il fauno si alzò da terra.
-La pausa è finita, mi rincresce. Ma bisogna andare.- Susan e Lucy annuirono, salendo nuovamente in groppa a Speranza, che masticava rumorosamente una mela.
-Coraggio, Speranza. Dritti verso la nostra meta!- urlò Lucy.
La cavalla si alzò su due zampe e nitrì, galoppando dentro al bosco della Tavola di Pietra.

Erano già tre ore che viaggiavano, e Edmund era sempre più impaziente di arrivare: voleva fermarsi, riposarsi, cambiarsi l’abito, e soprattutto assicurarsi che le sorelle e Peter fossero giunti indenni all’accampamento. Guardò Philippe, che non accennava a rallentare l’andatura, e poi il signor Castoro, che si teneva stretto alla criniera del centauro.
Si girò verso la sua truppa: loro erano lì, si fidavano di lui, si aspettavano che da bravo re Giusto li conducesse sani e salvi poco fuori Beruna.
Ma lui sarebbe stato all’altezza di quel compito? Era estremamente difficile, e lo sapeva. Non si era mai allontanato così tanto da Peter, a parte forse quando aveva tradito la sua famiglia…basta! Non ci voleva neanche pensare.
Il ragazzo scosse la testa, come a voler cancellare i suoi pensieri.
Eppure, in una parte remota di sé era convinto che ce l’avrebbe fatta, avrebbe superato anche quest’ostacolo con l’aiuto dei suoi fratelli; dopotutto, ognuno era indispensabile all’altro. E poi, desiderava con tutto sé stesso non essere ricordato come “il ragazzo che tradì”, ma come “il ragazzo che ritornò”. Come il figliol prodigo.
Voleva cancellare il suo passato, ricominciare da capo con un nuovo Edmund: perciò doveva riuscire a eliminare l’esistenza degli emissari del nemico.
Per un momento gli parve di sentire un fruscio di foglie ben distinto, diverso da quello prodotto dagli zoccoli dei cavalli, proveniente dalla sua sinistra: si voltò verso quella direzione, ma non vide altro che alberi.
Ma… per un attimo, solo per un attimo, gli parve di vedere una figura arancione correre velocissima, al passo con i cavalli, quasi ad accompagnarli.
Si riscosse dai suoi pensieri e spronò Philippe, che si addentrò su per una stradina stretta che passava accanto ad una collina.

Peter e la sua truppa erano quasi arrivati: avevano scelto la strada più corta per Beruna, ma anche quella più pericolosa; fortunatamente non era successo niente durante quelle tre ore e mezza, e sembrava impossibile potesse accadere loro qualcosa, ora che le tende dei centauri compagni di Oreius si intravedevano.
Stavano attraversando una pianura, costeggiando il Grande Fiume che il re conosceva bene: ricordava ancora il tempo in cui esso era ghiacciato, e lui, i castori, Lucy e Susan dovevano passarlo, per giungere alla Tavola di Pietra e trovare Aslan, l’unico in grado di salvare Edmund. Era lì che aveva dovuto affrontare la prima prova: il coraggio di pensare a mente fredda alla soluzione migliore per tutti, senza lasciarsi trasportare dall’ira.
Era stato allora che aveva deciso di infilzare il ghiaccio con la spada invece del lupo per evitare di finire nel fiume gelato assieme alle sue sorelline, che non era sicuro nuotassero bene.
Susan sì, si corresse poco dopo. Nuotava bene e faceva anche le gare. Ma Lucy?
Stardust inchiodò di colpo, come se avesse visto qualcosa.
Peter, spaventato, lo accarezzò: -Cosa c’è, Stardust? Qualche nemico?-
-No…- bisbigliò il cavallo. –Nessun nemico. Ma percepisco una presenza strana.-
-Di che tipo?-
-Non ne ho idea, ma so che è buona, possiamo proseguire.-
Il cavallo riprese a trottare, e Peter circospetto si guardò in giro, non notando un animale che, osservandolo dall’alto di una roccia, si era voltato indietro, balzando di nuovo nella boscaglia.

Dopo altre due ore di viaggio, le Pevensie erano sicure di essere quasi arrivate.
Sapevano che stavano costeggiando la foresta proprio accanto alla Tavola di Pietra, e sperarono che in qualche modo Aslan le proteggesse.
Era arrivato il tratto più pericoloso: se gli emissari del nemico si erano accampati accanto alla Tavola, allora se venivano uditi era la fine.
Susan ed il signor Tumnus tirarono le briglie dei rispettivi cavalli, frenando la loro andatura.
-Secondo me, mia regina, così è anche peggio. Se andiamo piano ci sentono comunque, camminiamo su foglie e rami secchi ed i nostri zoccoli fanno rumore.- sussurrò Speranza.
-Se invece galoppiamo, passiamo, come si dice? “In modo rapido ed indolore”.- Le diede ragione Tenacia.
Susan e Lucy si scambiarono uno sguardo, poi quest’ultima si girò verso il signor Tumnus, che annuì leggermente.
-Presto!- disse piano Speranza. –Potrebbe già essere troppo tardi!-
E i cavalli ripresero a galoppare.
Dopo qualche metro, Tenacia nitrì di spavento, fermandosi di colpo e rischiando di disarcionare il signor Tumnus.
Lucy e Susan urlarono: davanti a Tenacia stava Ginarrbrik, il nano fidato consigliere della Strega.
-Ti credevo morto, carogna…- Sibilò Susan. La Dolce. Ma sorvoliamo, aveva anche ragione.
Il nano ghignò, afferrando il pugnale. Speranza si voltò per cercare una via di fuga per salvare così le due regine; ma si accorse con sgomento che erano circondati:Tenacia ed il signor Tumnus erano tenuti sotto tiro di arco da un nano e un minotauro, ed accanto alle ragazze stavano Ginarrbrik, un lupo evidentemente scampato alle ire dei soldati Narniani durante lo scontro di Beruna, e una furia.Una di quelle creature mitologiche con il corpo di uccello rapace e il viso di una donna brutta e spaventosa.
Susan e Lucy, senza sapere bene come comportarsi, in sella strette alla cavalla, passavano lo sguardo dagli emissari della Regina Bianca ai cavalli al signor Tumnus.
-SALVATEVI, REGINE! Non pensate a me! La mia vita vale meno della vostra…- Le parole dal fauno vennero troncate dal minotauro che, infastidito, lo prese come ostaggio puntandogli la sua ascia alla gola.
Lucy si portò le mani alla bocca.
-NO! TUMNUS!- Urlò.
Susan prese il suo arco e scoccò una freccia che, sibilando minacciosamente, uccise il nano accanto al minotauro, poi mirò al lupo, che fuggì immediatamente ma venne ferito ad una zampa dall’imbattibile regina arciera.
Nuovi nemici li raggiunsero, saranno stati una decina.
Lucy era come pietrificata: non aveva mai ucciso nessuno in vita sua, nemmeno gli insetti, perlomeno volontariamente, e non sapeva come comportarsi.
Aveva solo undici anni, e vedeva sua sorella scagliare frecce ornate di rosso che non mancavano un bersaglio.
Attorno a lei, i corpi dei nemici cadevano.
Il fauno Tumnus era in pericolo, loro anche.
Non che Lucy non fosse coraggiosa, era solo spaesata.
Susan, sudata, si voltò verso di lei, tirando un’altra freccia ad un nano, che ruzzolava a terra ansimando.
-LUCY!- urlò la sorella.
Lucy cadde in trance: all’improvviso tutto intorno a lei divenne sfocato, i nemici erano masse indistinte, tutti, Susan, Speranza, Tenacia, il signor Tumnus, le giravano lentamente intorno come fantasmi a colori.
-Lucy! Lucy…Lucy…- La ragazza spalancò gli occhi azzurri.
-Aslan…- sussurrò, girando lo sguardo a destra e a sinistra per capire da dove provenisse la voce, dove fosse il suo leone.
-Lucy…- Ed Aslan apparve: in mezzo alle figure indistinte, camminava con portamento fiero ed elegante: Aslan, era lì, era con lei, era tornato.
-Aslan!- Esclamò Lucy emozionata.
-Lucy…- Sospirò il leone, quasi sorridendo. –Ma cosa combini, bambina mia?- Le domandò cortesemente. Ma la ragazza sentì una fitta al cuore; sapeva che la stava sgridando.
-Io…non credo di saper combattere. Non ho mai ucciso nessuno.- Il tempo attorno a loro pareva essersi fermato.
-Lucy…- ridacchiò Aslan. –Qui non si tratta di uccidere per cattiveria, ma di sconfiggere per amore. Salva il signor Tumnus, pensa a Speranza, a Tenacia, a Susan…-
La bimba abbassò lo sguardo. –Non so se sono in grado, Aslan. Chissà, forse se fossi più coraggiosa…-
-Mia cara…se fossi più coraggiosa, saresti una leonessa!- Sul muso del leone si aprì un sorriso affettuoso.
Lucy guardò Aslan negli occhi: i suoi, azzurri, si specchiavano in quelli del leone, color miele, così determinati e sinceri. E forti.
-Aslan, tu…non ci abbandonerai più, vero?-
-Lucy…io sono sempre stato vicino a voi, e lo sarò sempre. Ora va, colpisci!-
-Aslan!- gridò Lucy, nel vedere che il grande leone si allontanava.
Lui si voltò e le rivolse un enorme sorriso, poi ruggì sparendo nel suo bosco: tutto parve tornare come prima, il tempo riprese a scorrere veloce.
-LUCY!- La bambina sbattè le palpebre, trovandosi davanti Susan, come qualche minuto prima.
Con la sola differenza che ora sapeva cosa fare: si ridestò dalla trance, afferrò il suo pugnale, e lo lanciò dritto nel petto del minotauro, sotto lo sguardo sbigottito della sorella e del fauno.
La creatura si accasciò a terra lasciando libero il signor Tumnus, che con un colpo di zampa mandò a terra Ginarrbrik, troppo vicino alla sua cara Lucy.
Il nano tuttavia si rialzò e riuscì a fuggire, seguita dalla furia.
Le due sorelle si scambiarono un’occhiata che non aveva bisogno di parole: saltarono in sella a Speranza e galopparono verso la fine del bosco, seguiti da Tenacia e dal fauno.
Dietro di loro, in mezzo ai cadaveri dei nemici, un leone ruggì la sua vittoria.


It's getting better!
Tadaaaaaaaaaaaaan!! Sono tornata u_u ragazze, ho notato che le recensioni alla mia storia sono miseramente calate... questo mi dispiace un po', ma non importa :) la scuola porta via un sacco di tempo, sono la prima a capirlo, fidatevi :D
Tuttavia se c'è qualcosa della mia storia che non vi piace, vi invito a dirmelo, perchè le critiche sono costruttive!
Come avete notato, in questo capitolo ritorna Aslan, che avrà un ruolo piuttosto importante nei prossimi aggiornamenti :) ho voluto farlo apparire in questa maniera perchè, come ripete spesso lui, "le cose non accadono mai due volte allo stesso modo", poi perchè per il momento deve essere solo Lucy a vederlo. Più tardi toccherà anche agli altri tre, tranquille! (Anche se ad Edmund e Peter, indirettamente, è comparso :P)
Un appunto: Lucy non ha affatto paura. Solo che, trovandosi in una situazione pericolosa e nuova, è ovviamente spaventata e non sa come comportarsi per non sbagliare :) :)
Un'altra cosa... i nomi dei cavalli -eccetto Philippe- sono inventati da me :P e Speranza è ispirata a Dolly Parton XD XD non chiedetemi perchè...
Anyway...bando alle ciance! Grazie a cioccolata, _L a l a e SPevensie che hanno recensito lo scorso capitolo!
Spero davvero che questo vi piaccia! =]


Baci,
Marty

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Capitolo 6
*** Sus, credi in te. ***


Sus, credi in te.




I cavalli galopparono veloci come il vento, e le due sorelle, spaventate, si guardarono più volte indietro, come per paura che ci fossero altri nemici, che potessero essere nuovamente attaccati, quasi feriti.
Mentre Susan dopo qualche minuto tornò a guardare il terreno davanti a sé, chinandosi verso la testa della cavalla per avere una maggiore presa, Lucy sembrava non trovare pace: si affannava a cercare con lo sguardo un brusio, un fruscio, una macchia di pelo arancione, qualsiasi cosa che le potesse dimostrare che non era pazza, che Aslan le si era davvero presentato davanti. Che non l’aveva mai abbandonata.

Peter smontò da cavallo, accompagnando Stardust per le briglie verso la sua tenda. Pochi minuti prima aveva avuto un’altra sensazione che lo aveva paralizzato: ma non era stata come quella provata quando il suo cavallo si era di colpo immobilizzato a pochi metri dall’accampamento, era stata angosciosa, preoccupata, sofferta. Il suo sesto senso di fratello maggiore lo stava mettendo in guardia. Gli diceva: “Peter, attento. Qualcuno a cui tieni è in pericolo”.
Il ragazzo deglutì rumorosamente: voleva che i suoi fratelli arrivassero in quel medesimo istante al campo. Non riusciva a sedersi nella sua tenda senza sapere che Lucy e Susan erano a Cair Paravel a ricamare e a governare durante la sua assenza o che Edmund era vicino ad Oreius a preparare il piano d’attacco.
Perché in quel momento le due sorelline erano in mezzo ad una foresta di cui solo loro conoscevano il percorso (il re Supremo infatti non sapeva della notte durante la quale Aslan si era sacrificato per il Giusto e della seguente corsa dalla Tavola di Pietra al castello della Strega Bianca)ed il suo caro fratello poteva essere a miglia come a centimetri da Beruna.
Peter cominciò a girare in tondo attorno al cavallo. I soldati vicino a lui lo guardavano quasi impietositi, capendo perfettamente cosa doveva provare un ragazzo con così tante responsabilità come lui.
Il re alla fine si lasciò pesantemente cadere a terra, producendo un sonoro clangore con l’armatura, e si prese la testa fra le mani.
-E ora dove sono finiti? Io lo sapevo, non avrei dovuto accettare! Non posso vivere sapendo che a loro è successo qualcosa, non posso continuare la mia vita senza di loro!-
-Mio re…- Oreius picchettò leggermente una mano sulla spalla del maggiore.
Peter alzò la testa sconsolato.
-Che cosa c’è, buon Oreius?-
-Guardi…- Il centauro indicò un punto non lontano dalla tenda del re Supremo: là, accanto all’enorme telo rosso a righe oro che copriva la provvisoria sistemazione dei due sovrani maschi, con un’aria distrutta, temprato dalle quattro ore di viaggio a cavallo, stava Edmund.A fianco a lui la sua scorta.
Sul viso di Peter comparve un sorriso di gioia nel rivederlo, di gratitudine nel saperlo vivo, di affetto da fratello maggiore e di orgoglio nel sapere che era riuscito a portare a termine la sua missione con precisione e giudizio.
Gli corse in contro, ed Edmund smontò da cavallo, per raggiungerlo.
Peter gli buttò le braccia al collo, lo strinse a sé, e così fece Edmund, che gli diede sonore pacche sulle spalle.
-Ed! Oh, Ed…sei vivo!-
-Certo che sono vivo, Peter. Sono re Edmund il Giusto, non so se mi spiego.- Peter gli tirò uno schiaffo sul braccio.
-Ma tu guarda che fratello montato che mi ritrovo!-
Edmund rise di gusto.
-Come è andato il viaggio?- Domandò il maggiore.
-Bene…- fu la risposta. –A parte qualche dolorino basso, non so se ci capiamo…- ghignò il minore.
Solo allora il re Supremo notò che il fratello, come lui, camminava a gambe larghe.
-Gran bella cosa i cavalli, eh?- domandò Peter, ridacchiando.
-Assolutamente adorabili, specie dopo quattro ore di viaggio.- Edmund passò un braccio attorno alla spalla del fratello, partecipando alle risate.
Erano così felici di vedersi dopo tante preoccupazioni che camminando a gambe larghe con le braccia l’uno attorno alle spalle dell’altro sembravano una coppia di ubriachi.
Gli stessi guerrieri di Narnia si guardavano attoniti e divertiti.
-Senti, Ed… dimmi un po’…notizie di Susan e Lucy?- Peter fissò il minore dritto negli occhi, con la preoccupazione che si faceva di nuovo strada in lui.
-No…- Edmund abbassò lo sguardo.
-Diamine…ormai le quattro ore sono più che passate. Dove possono essere finite?-
Peter osservò il sole: erano partiti intorno alle sette, ed erano pressappoco le undici e un quarto.
E allora perché le due ragazze tardavano?
Nemmeno Edmund, che di solito era il più rilassato e ragionevole dei due maschi –infatti tra i quattro fratelli la più riflessiva e ragionevole era Lucy-, riusciva a darsi pace.
Un conto era cercare di convincere Peter che le ragazze non correvano il rischio di essere rapite se andavano ad allenarsi vicino al Grande Fiume in compagnia di Oreius, un altro era se le suddette sorelle erano partite per affrontare un lungo viaggio attraverso un bosco che solo loro ed il grande leone Aslan conoscevano.
E Edmund aveva paura: sapeva che rischiavano di non riuscire ad orientarsi nel bosco se fosse venuto loro in mente di partire per cercare Susan e Lucy, e quindi poteva accadere che le ragazze arrivassero all’accampamento e, trovandolo deserto, si addentrassero nuovamente nella foresta, oppure che i guerrieri di Narnia si perdessero in mezzo agli alberi secolari e che le sorelle, nel caso fossero state in pericolo, non avrebbero potuto essere salvate.
Il dubbio lo tormentava: andare o restare? Restare o andare? E più il tempo trascorreva, più il peso che gli schiacciava il cuore si faceva pesante.
Peter era sempre più inquieto, Edmund lo vedeva, lo capiva, ma non sapeva come avrebbe potuto fermarlo nel caso avesse deciso di punto in bianco di saltare in sella e di puntare dritto alla tavola di Aslan. Avrebbe dovuto seguirlo, per assicurarsi che non si cacciasse nei guai.
Si lasciò lentamente cadere in terra, e giunse le mani. “Oh, Aslan, ti prego, ti prego! Dove sono Susan e Lucy? Tu lo sai, lo so che lo sai…”
“…ti prego, falle tornare”. I pensieri di Peter si intrecciarono a quelli di Edmund.
Rumore di zoccoli in fuga, di corsa sfrenata, di arrivo alla salvezza: i due re alzarono lo sguardo, e videro uscire dalla foresta due cavalli, uno nero e uno marrone. In groppa al nero stava il signor Tumnus, spaventato a morte ma anche felice di essere finalmente arrivato all’accampamento.
Lo sguardo di Peter ed Edmund passò subito al cavallo marrone che velocemente annullava le distanze fra loro: sulla sua groppa, sul davanti, stava Susan, i capelli corvini che rimbalzavano sulle spalle, la corona d’oro scintillante alla luce del sole mattutino, lo sguardo fiero e regale, i vividi occhi azzurri che si posavano sui fratelli, la rosea e carnosa bocca che si apriva in un sorriso; dietro di lei, con il viso che spuntava da sopra la spalla della sorella, Lucy; sguardo maturo e più grande della sua età, gli occhi color del cielo che nel vedere i sovrani si erano spalancati ed illuminati, la bocca aperta in una risata di commozione, quasi volesse dire senza parlare ‘siamo qui! Siamo vive! Ce l’abbiamo fatta’, la corona d’oro bianco che nonostante gli scossoni del cavallo rimaneva salda sui capelli castani ramati, le ciocche mosse dal vento che quando cessava si adagiavano sulle spalle.Nella mano destra un pugnale insanguinato, simbolo di quel valore e di quel coraggio che non l’avrebbe abbandonata mai.
I due re scoppiarono in una risata, urlando ad una sola voce, e corsero verso le sorelle.
Speranza e Tenacia puntarono gli zoccoli sul terreno, si fermarono e le due regine scesero.
Lucy gettò il pugnale a terra e si fiondò tra le braccia di Peter, che la sollevò in alto piangendo silenziosamente. Susan, che aveva avuto qualche problema a posare i piedi sul terreno fangoso, corse verso Edmund, tendendosi alto un lembo del vestito rosso. Edmund l’accolse nella sua stretta fraterna, e le diede un bacio sulla guancia: era passato quasi un anno dall’incoronazione, ma il ragazzo era cresciuto di parecchi centimetri, arrivando quasi alla stessa altezza della maggiore.
Peter posò a terra Lucy, e le schioccò un bacio sulla testa, lei si sciolse dall’abbraccio e lo guardò raggiante, per poi lanciarsi addosso ad Edmund.
-LUCY!- esclamò lui che, conoscendo l’indole espansiva della sorella, si chiedeva quando l’avrebbe assalito.
La strinse a sé: era stato così preoccupato!
Susan si avvicinò a Peter, che la strinse in un abbraccio, e la baciò sui capelli.
-Sono stato così in pensiero per voi, Su. E anche Ed non riusciva a darsi pace.-
La ragazza aumentò la stretta e una lacrima le scivolò non vista lungo la guancia destra: prima o poi avrebbero dovuto dire ai fratelli dell’attacco.

-CHE COSA??-
Ecco, l’avevano fatto. E ora Peter strillava frasi insensate da più di mezz’ora.
Susan sospirò: sapeva sarebbe finita così.
Lucy si scambiava sguardi preoccupati con Edmund. -Peter, ragiona. Non puoi inoltrarti ora nella foresta! Finiresti per essere catturato anche tu, o peggio, ammazzato.-
Peter lo guardò invelenito; sembrava quasi rimproverarlo di non preoccuparsi abbastanza, anche se poco prima era esploso anche lui in un sonoro “CHE COSA??? Per Aslan! CIO’ NON RESTERA’ IMPUNITO!”. Ma molto probabilmente la memoria di Peter era entrata in stand-by e poi aveva resettato tutto.
-Pete, calmati. Stiamo bene, davvero.- Cominciò Lucy.
Peter, quasi invasato, spostò lo sguardo da lei al suo pugnale sporco di sangue rappreso.
-Lucy…Lucy…ma ti rendi conto? Avreste potuto morire! E guardati! Sei così…- il ragazzo si fermò poco prima di pronunciare la parola fatale.
-Così come, esattamente, Peter?- Sputò Lucy, furibonda come non lo era mai stata.
-Avanti, dillo!- rincarò la dose nel vedere che il fratello non rispondeva.
-…piccola. Lucy, è inutile negarlo. Lo sei, e basta.-
Gli occhi della Valorosa si ridussero a due fessure. –Sono anche io una regina. E so difendermi da sola.-
-Peter, ha…ha…ucciso un minotauro.- Sussurrò Susan in risposta all’espressione poco convinta del re Supremo.
Lui rimase in silenzio e si limitò ad alzare un sopracciglio: un’espressione che doveva risultare impassibile ma che in realtà lasciava intravedere stupore.
Edmund voltò di scatto la testa verso la sorellina.
-LUCY! Tu…tu- Era troppo, troppo presto. La sua sorellina era troppo giovane per conoscere gli orrori della guerra. Tuttavia, benché i suoi doveri di fratello più grande dovessero tutelarla e farle riconoscere i suoi sbagli, non riuscì a trattenere una nota di orgoglio ben intendibile dalla voce che uscì.
Peter lo guardò di nuovo, poi proseguì, con tono di voce piatto: -E come è successo?-
Lucy sembrava essersi calmata. –A dire il vero non lo so…- Divenne pensierosa.
-Ero confusa, tutto girava, i nemici erano di fronte a noi e cercavano di ucciderci. Io non sapevo cosa fare, avevo paura, quando tutto si è fermato ed è apparso Aslan. Le sue parole mi hanno infuso sicurezza e poi ho solo cercato di difendere Susan e il signor Tumnus.- Alzò lo sguardo fiero verso i sovrani.
Susan sorrise senza essere vista dal fratello maggiore, che si avvicinò a Lucy e la strinse nuovamente a sé.
-Non posso dirti che te l’avevo detto che venire con noi non sarebbe stata una buona idea. Tuttavia posso farti sapere che mi dispiace che tu abbia dovuto vedere gli orrori della battaglia così presto, e così spaventosamente…- Le sorrise. –E tu, Sue, come stai?-
Peter era tornato il dolce fratellone di sempre. La cosa bella di lui era che si poteva capire il suo stato d’animo dai modi in cui chiamava la maggiore delle sorelle: se era arrabbiato o preoccupato urlava “SUSAN!” per tutta la casa, solitamente la chiamava Su, mentre quando desiderava che lei facesse qualcosa che sapeva non avrebbe gradito il suo appellativo era Sue; anche se spesso usava quel nomignolo quando era in vena di tenerezza. ‘Sis’, “sorella”, e “Sus” invece, erano usati quasi quotidianamente, ma più spesso in frasi come “sei d’accordo?” oppure “coraggio, passa pure, io chiudo la fila”.
Lucy e Edmund si scambiarono uno sguardo d’intesa, e lui le fece l’occhiolino.
-Chi vi ha attaccato?-
Fu Susan a rispondere. –Una furia, un nano e un minotauro. Ma ho riconosciuto solo il nano, Ginarrbrik.-
Nel sentire quel nome il Giusto abbassò lo sguardo: ricordava fin troppo bene quel nano, e ucciderlo sarebbe rapidamente diventato il suo obiettivo per quella guerra.
-Coraggio…- Peter spinse delicatamente Lucy verso il signor Tumnus. È tempo di andare a preparare il piano. Se tutto va bene, dovremmo attaccare domani mattina, ed entro domani sera sul tardi potremmo ritornare a Narnia.- Si morse il labbro. –Salvo imprevisti.-
Fissava un punto davanti a sé, ma si capiva che parlava delle due sorelle, le quali si scambiarono una smorfia di disappunto.
-Ci risiamo…- sussurrò Lucy.

Era giunta la sera, e Susan si avviò stancamente verso la tenda sua e della sorellina: aveva passato tutto il giorno a studiare piani con i fratelli ed Oreius, e non riusciva a reggersi in piedi.
Aveva anche provato nuovamente a centrare una pigna con il pugnale di Lucy, ma niente. Per quanti sforzi facesse, mancavano sempre quei due o tre centimetri necessari per colpire il bersaglio: poco, direte voi. Ma in battaglia è proprio quel “poco” che detta la differenza tra ucciso e uccisore.
Sospirò scostando di lato la leggera tela della tenda, e trovò Lucy addormentata, seduta su una sedia, la cintura di cuoio ancora stretta in vita. Il pugnale, pulito abilmente da Peter, era posato sul tavolo lì vicino, e per terra c’era un libro, aperto e con le pagine stropicciate.
Susan sorrise: di sicuro stava leggendo e per il sonno le era scivolato il libro di mano.
Lo raccolse e lo posò sul tavolo; molto probabilmente il signor Tumnus era stato nella tenda a suonarle una ninnananna di Narnia, la prima che le aveva fatto ascoltare quando si erano conosciuti.
Sapeva quanto Lucy tenesse alla sua chiacchierata quotidiana con il fauno, erano molto legati.
La Dolce accarezzò il viso della sorellina e la prese in braccio, per spostarla sul suo letto.
La adagiò delicatamente tra le lenzuola e la coprì con uno spesso plaid tutto colorato, perfetto per la natura gioiosa della piccola.
Mentre le rimboccava le coperte udiva i mugugni di Lucy, che odiava essere disturbata mentre dormiva.
Susan ridacchiò: certo che se si addormentava sulla sedia, era ovvio che prima o poi qualcuno l’avrebbe spostata!
Doveva assolutamente dire al signor Tumnus di suonarle la ninnananna solamente quando era già nel letto.
Si spostò una ciocca ribelle dietro all’orecchio sinistro.
-Ehi, Sus…come sta Lucy?-
Susan guardò nuovamente la sorella, con un dolce affetto che le cresceva dentro. –Bene, Peter…dorme. È stata una giornata faticosa per tutti noi.-
Peter si sedette accanto a lei, ai piedi del letto della minore delle sorelle.
-E tu, Su? Come staitu?- la ragazza rivolse lo sguardo altrove.
-Bene…sì, va tutto bene.-
-Sul serio?- il re era scettico.
-Sì, Peter…davvero.- abbozzò un sorriso.
-So che stai perdendo la fiducia in te stessa…- gli occhi azzurri del fratello la scrutavano indagatori.
Susan lo guardò stupita, poi aprì e chiuse la bocca un paio di volte prima di riuscire finalmente a parlare: -Ma come?... Ah, Edmund.- Sibilò
-Ebbene sì…- sospirò il re Supremo, cingendole le spalle con un braccio.
-Sus, lascia che ti dica una cosa: non sono gli oggetti a comandare noi, ma bensì noi a dirigere loro. Non impedire che la magia sminuisca le tue abilità naturali.-
La regina appoggiò la testa sul petto di Peter.
-A volte è così…difficile!-
-Lo so… la guerra non è mai semplice, credimi, te ne accorgerai. Ma dovrai essere pronta, concentrata sulla battaglia e sul tuo obiettivo. Se ti distrai, potrebbe essere l’ultima cosa che fai.-
Susan rimase in silenzio, la paura che cresceva dentro.
-Immagino che dirti che siete ancora in tempo per ritirarvi non servirebbe, vero?- proseguì Peter. Lei scosse la testa: -No… ma grazie per il pensiero. Mi ucciderebbe di più sapervi soli sul campo di battaglia. E poi…- un sorriso furbo si aprì sul suo volto. -…Non possiamo vincere se non siamo uniti!-
Peter ridacchiò, fingendo di indignarsi. –Oh, e quindi dalle tue parole devo intendere che senza la tua presenza la battaglia contro la Strega Bianca sarebbe stata un fiasco?-
Susan gli fece una linguaccia. –Nooo… umh, ma priva di spettacolo sì!-
Peter le scompigliò i capelli con una tale forza che la corona le cadde dalla testa e tintinnando rotolò sotto il letto della Dolce che, inveendo a bassa voce contro il fratello e la sua goffaggine unica del suo genere, gattonò per due metri buoni prima di riuscire a riemergere dalle coperte stringendo vittoriosa la sua corona.
Per evitare di disturbare il sonno di Lucy i due reali uscirono dalla tenda, e si sedettero vicino all’abbeveratoio dei cavalli a contemplare il cielo stellato.
Nemmeno due secondi dopo essersi seduti Edmund corse furiosamente verso di loro, i piedi che picchiavano con forza sull’erba e sul fango per la fretta.
-PETER!- Urlò
-Shh! Idiota, Lucy dorme!- lo apostrofò Susan, leggermente acida.
-Peter!- Esclamò allora di nuovo, più a bassa voce, raggiungendo il fratello. –Guarda!- e gli indicò un punto non lontano dall’accampamento, in mezzo alla foresta.
-Cosa devo guardare, Ed?- domandò pazientemente il re Supremo.
-Là, in mezzo agli alberi… vedi? Ogni tanto si vede un bagliore, quasi fosse il flash delle macchine fotografiche. Dura pochi secondi…ECCO!- Gridò di nuovo. –L’hai visto?- si voltò verso il maggiore.
-Per Aslan, sì!- Peter cominciò a preoccuparsi.
-Cosa succede?- Chiese Susan agitata.
-Soltanto tre cose possono produrre bagliori nel cuore della notte, Sus: il flash di una macchina fotografica, una torcia, e il riflesso della luce lunare negli scudi o nelle armature dei guerrieri…- spiegò Peter; Susan si portò le mani alla bocca.
-E, visto che siamo a Narnia, ritengo più probabile la terza opzione.- continuò Edmund.
-Ottimo spirito di osservazione, Ed.- Peter tirò una gomitata affettuosa al fratello.
-E quindi, se i bagliori sono effettivamente prodotti dai guerrieri e sono poco distanti da qui…- cominciò Susan.
-…vuole dire che ci stanno per attaccare!- intervenne una voce imperiosa e autoritaria alle loro spalle.
I tre sovrani si girarono.
-LUCY!-
Esattamente: Lucy, svegliata dalla grazia di Peter, era saltata giù dal letto e, nel sentire le parole dei fratelli, era intervenuta, per evitare che la lasciassero dormire mentre loro combattevano.
-Io ti consiglierei di schierare le truppe, Pete…- Mormorò dolcemente, stringendosi in vita la cintura con la pozione del Fiore di Fuoco.
Come risvegliato da un lungo sonno, Peter si alzò velocemente in piedi, quasi avesse le molle, e corse insieme ad Edmund ad avvisare l’esercito.
Nella confusione che si generò durante i successivi cinque minuti, Lucy ne approfittò per afferrare l’arco della sorella e la faretra piena di frecce e correre lontano dalla tenda, accanto ad Edmund.
-SUSAN!- urlò Peter. –COMANDA GLI ARCERI!-
“Gli arceri, sì.” Susan si diresse come una furia verso la sua tenda, alla disperata ricerca del suo arco. Fuori, le truppe si muovevano più veloci dello stesso vento che soffiava imperioso, per distanziare il punto di collisione con i nemici il più possibile dall’accampamento.
In testa a loro, vedeva Peter allontanarsi sempre di più, spinto dalla mischia, mentre ancora la cercava affannosamente con lo sguardo.
“Arco…arco…arco!” nella fretta la ragazza rovesciò la brocca in avorio sul comodino, che cadde sul soffice manto erboso e non si ruppe, limitandosi a creare una profonda pozza.
All’improvviso, scorse un bagliore proveniente dal tavolino al centro della tenda, e si avvicinò: alla luminosa luce della luna brillava quasi beffardo un pugnale.
-Lucy!- esclamò Susan, preoccupata. Quel nome suonò più che come un “ho capito” come un “oh no!”: sua sorella era là, nel buio, tra gli alberi, diretta verso i nemici, piccola, indifesa, sebbene così fiera…con un’arma che non le competeva.
Chissà quanti sapevano dello scambio di armi.
-LUCY!- Susan gridò il suo dolore con quanta più forza possibile, e afferrò il pugnale, correndo all’abbeveratoio.
-Speranza!- slegò le briglie della cavalla e le montò in groppa.
-Mia regina, qual è il problema? La credevo già in battaglia…-
-Ti prego, galoppa dai miei fratelli. Lucy ha il mio arco ed è sola e indifesa…temo che Peter e Edmund non sappiano niente-
La cavalla nitrì e partì alla volta del campo nemico.
Cosa provava Susan in quel momento? Paura? Ovvio, l’aveva sempre avuta, al cospetto dei nemici.
Ma non era paura per sé, temeva per i suoi fratelli: per Peter ed Edmund, così giovani eppure già così maturi, sbattuti in un mondo che aveva bisogno di loro e li attendeva da secoli, piccoli, responsabili, con un enorme carico sulle spalle, là in guerra, a fronteggiarsi con spade pesanti contro avversari più grossi ed inferociti di loro.
Avversari che non conoscevano il significato della parola pietà.
E poi per Lucy, Lucy così coraggiosa, Lucy così dolce che a volte poteva passare per ingenua, Lucy così forte, tenace, Lucy così schierata con il suo arco.
Susan deglutì, cercando di non pensare al peggio, ma l’immagine del cadavere della sua sorellina infilzato da un arma di un nemico senza volto si riaffacciava prepotentemente alla sua mente, ogni volta più spaventosa.
Speranza galoppò veloce come il vento, non preoccupandosi di creare rumore perché il fragore della battaglia impediva anche di udire i propri respiri affannati ed i battiti troppo forti del cuore.
In breve raggiunse le schiere in fondo all’esercito Narniano, e con orrore la regina potè constatare che la battaglia era già iniziata: corpi di creature erano stesi in terra, amici o nemici, feriti o morti, non importava; intorno a loro la lotta imperversava.
Cercò Lucy con lo sguardo, facendosi largo tra i soldati, non provando ad attaccare e nemmeno a difendersi, preoccupata che la spaventosa immagine fosse in qualche modo reale.
Si avvicinò ai soldati schierati sul davanti, tentando di aprirsi un varco pugnalando con la forza del dolore ogni mostro che si frapponeva tra lei e la sua sorellina.
Speranza nitriva, affaticata dalla grande corsa, ma non si fermava: Susan avanzava sempre di più, scorgendo a tratti tra le armature lo sguardo di Peter e Edmund.
Si avvicinò ai fratelli, impegnati a duellare con Ginarrbrik e un lupo che era appartenuto alla schiera di Maugrim.
-Peter!- urlò, provando a sovrastare il rumore della battaglia. –Edmund!-
Si girarono verso di lei, il clangore delle spade non cessava.
-Susan!- negli occhi di Peter si leggeva il puro terrore. –Non dovevi comandare gli arceri?-
Edmund trafisse un orso che aveva tentato di sbranare un loro soldato e si voltò nuovamente verso la sorella, spostandosi una ciocca sudata dagli occhi.
-Avete visto Lucy?­- domandò Susan, con le lacrime agli occhi. –Quando sono entrata in tenda per prendere l’arco e ho visto solo il suo pugnale, ho capito che era corsa in battaglia con un’arma non sua!-
Edmund impallidì.
-Oh, ragazzi, mi dispiace! Mi dispiace! Avrei dovuto riporre meglio il mio arco!- lacrime calde cominciarono a scorrere giù per le guance della ragazza.
-Su!- gridò Peter, ferendo il lupo che lo sovrastava. –Trova Lucy, te ne prego!-
-Non è abbastanza grande per badare a sé stessa!- continuò Edmund, per rincarare la dose.
Susan annuì tra le lacrime, trafiggendo un mostro che si avvicinava al signor Tumnus.
Corse nuovamente facendosi largo tra amici e nemici, uccidendo chi osava sbarrarle la strada.
-PRONTI? MIRATE!- una voce come una luce nel buio, una spinta in un lago ghiacciato, una corsa nel fuoco. Lucy.
La Dolce alzò la testa e la vide, il volto coperto da un elmo narniano, l’arco teso e la freccia pronta a scoccare.
-TIRATE!- fu il nuovo ordine, al quale milioni di frecce si alzarono sibilando nell’aria, andandosi brutalmente aconficcare nelle retrovie di Jadis.
-LUCY!- urlò la sorella. –Lucy!- si arrampicava piangendo e gridando sull’altura, scivolando sul muschio, inciampando tra le pietre, schivando frecce e colpi, il pugnale stretto in una mano.
Nel sentire la voce della sorella maggiore, Lucy si voltò di colpo, ed i suoi occhi incontrarono quelli di Susan: azzurro e celeste, cielo su mare, dolore e pentimento, rimprovero e scusa.
Voleva parlarle, abbracciarla, correre da lei, ma la guerra impazzava ed ogni minuto poteva essere l’ultimo.
Susan tentò di raggiungerla, mentre Lucy gridava dinuovo agli arceri di scoccare le frecce.
-Lucy, ATTENTA!- fu il nuovo strillo della maggiore, che aveva visto una furia volare fino all’altura con il becco che schioccava pronto a strappare e lacerare la carne che avrebbe incontrato sul suo passaggio.
La Valorosa si abbassò e la schivò, ferendola con la punta di una freccia; ma era in bilico sull’estremità della roccia, ed il muschio scivoloso la fece cadere. La bambina franò tre metri più in basso.
-LUCY!- singhiozzò Susan. –NOO!- nel sentire le urla, Peter, Edmund e il signor Tumnus si voltarono, e videro la regina in piedi sulla roccia distrutta dal dolore coprirsi gli occhi di fronte al corpo della sorella che giaceva parecchi metri più in basso.
-Sue!- Urlò Peter, ma Edmund lo fermò. –No, Peter.- trafisse il corpo di un nemico. –Servi di più qui.-
Peter annuì, e deglutì a vuoto, cercando di concentrarsi sulla battaglia.
“Sta scritto e così sarà
che solo quando dell’arma si fiderà
la paura che la ostacola vincerà
allora l’arma a lei sconosciuta padroneggiare riuscirà”
Una voce calma e profonda risuonò nell’aria.
Susan alzò lo sguardo, rendendosi conto che solo i suoi fratelli, mentre combattevano, si guardavano intorno per pochi attimi, confusi almeno quanto lei.
La Dolce guardò l’arma che stringeva nella mano, e capì.
-Aslan…- sussurrò, sfiorandosi l’orecchio.
-VIA. DA. MIA. SORELLA!- Gridò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre correva verso il burrone e scagliava il pugnale più forte che poteva.
La lama roteò nell’aria, sibilando come una vipera infuriata, e si fermò, vibrando, nel corpo della furia che poco prima aveva cercato di uccidere Lucy.
Il mostro, troppo vicino alla Valorosa, cadde a terra scosso dagli spasmi, e poi morì.
-La furia è morta! Ritirata!- A parlare fu Ginarrbrik, che con un gesto della mano incitò i compagni rimasti a fuggire.
Ma non andò lontano: Susan scese giù dal dirupo, puntellando i piedi con fatica e saltando gli ultimi due metri, e afferrò il suo arco, rimasto accanto alla mano inerme di Lucy.
Un colpo e il nano era a terra.
Una sferzata di lama e l’ultimo lupo lo seguì.
Un’altra spada e una furia fu vicino a loro.
Gli altri, che non avevano osato obbedire al nano, rimasero immobili nel prato, senza reagire, e Peter li congedò con un cenno della mano.
L’alba spuntò su Narnia: la battaglia era terminata.

***


Sono qui, ancora, dopo un ritardo mostruoso. :)

Spero che non mi odierete per essermi fatta aspettare così tanto ^^ con questa battaglia si chiude il primo cerchio: i nemici di Jadis sono stati finalmente debellati; ma ora? Cosa accadrà ai nostri reali? (non lo so bene neanche io!! ._.)
scusate ancora per il ritardoooo!!
Che ne pensate del capitolo? E' meglio che vada a coltivare rape o è passabile? xD

baci,
Marty

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