Terra magica

di Melisanna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una notte movimentata ***
Capitolo 2: *** Kandrakar ***
Capitolo 3: *** La Chiave e la Porta ***
Capitolo 4: *** Tre uomini e una barca ***
Capitolo 5: *** Sogno o Realtà? ***
Capitolo 6: *** Strega e fata ***
Capitolo 7: *** Caleidoscopio di vita ***
Capitolo 8: *** Una strada erta di difficoltà ***
Capitolo 9: *** Le scogliere bianche ***
Capitolo 10: *** Parole nel vento ***
Capitolo 11: *** Di Ragni e Margherite ***
Capitolo 12: *** Uno scontro impari ***
Capitolo 13: *** Insieme, ma divise ***
Capitolo 14: *** Il Sapore del Mare ***
Capitolo 15: *** Fame ***
Capitolo 16: *** Spara alla Regina di Cuori ***
Capitolo 17: *** Una giornata storta ***
Capitolo 18: *** Che Confusione! ***
Capitolo 19: *** Nuovi amici, vecchi amici ***
Capitolo 20: *** A Ciascuno il Suo ***
Capitolo 21: *** Negli Occhi dei Ragazzi ***
Capitolo 22: *** Mattina ***
Capitolo 23: *** Giorni di attesa e ricordi ***
Capitolo 24: *** Ciliegie e zucchero filato ***
Capitolo 25: *** L'Istinto della Fiera ***
Capitolo 26: *** Due Personaggi Ambigui ***
Capitolo 27: *** Farfalle nel cuore ***
Capitolo 28: *** Les Enfants qui s'Aiment ***
Capitolo 29: *** La Bestia nel Profondo ***
Capitolo 30: *** Al Cor Gentile ***
Capitolo 31: *** Il Ragazzo e il Mare ***
Capitolo 32: *** Dolce amica ***
Capitolo 33: *** Come una Bambola ***
Capitolo 34: *** Prigioni di Silenzi ***
Capitolo 35: *** Conversazioni dal Sottosuolo ***
Capitolo 36: *** Un Labirinto di Specchi ***
Capitolo 37: *** Polveri di Marmo Blu ***
Capitolo 38: *** Il Colpo di Vento ***



Capitolo 1
*** Una notte movimentata ***


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Will stava fuggendo. Qualcosa la inseguiva. Non sapeva bene cosa o chi era, però avvertiva la sua presenza, era sempre là, dietro l’ultimo angolo che aveva voltato. Corse disperatamente, ma il suo inseguitore non le lasciava scampo. I vicoli della città, vuoti e bui, si susseguivano uno dopo l’altro, i suoi passi rimbombavano nel silenzio. Il fiato cominciava a mancarle, i polmoni invocavano disperatamente aria e il suo cuore batteva troppo, troppo rapidamente. Dietro di lei il respiro del suo inseguitore, invece, era sempre, lo stesso, profondo e ferino, ritmico e riposato. Si stava avvicinando, I suoi passi risuonavano sempre più forte. Una mano sconosciuta le sfiorò un lembo della maglietta. Will gridò, invocando aiuto.
Si svegliò nel suo letto caldo, i capelli rossi mandidi di sudore e gli occhi spalancati. Il cuore le batteva furiosamente nel petto e, nello svegliarsi di soprassalto, si era alzata a sedere. Si guardò intorno, ancora in preda al panico dopo l’incubo appena vissuto. Si sfiorò la fronte con la mano e affondò il volto nel palmo.
“Che sciocca che sono.” Mormorò “Era solo un incubo.”
“Will, attenta, dietro di te!” La sveglia gridò, con voce metallica e acuta. La ragazza reagì di istinto, prima di capire cosa stava succedendo, gettandosi di lato e cadendo dal letto in un cumulo confuso di coperte. Dalle ombre dietro al letto, emerse un’alta figura, le braccia ancora tese davanti a sé, alla cui presa, Will era sfuggita per un soffio. Will rotolò ancora di lato, tentando di liberarsi dalle lenzuola, in preda al panico. Si sentiva come se il suo incubo le fosse piombato addosso, ancora più spaventoso, dopo quel breve sollievo. Il suo aggressore si gettò di nuovo su di lei. Chi era quell'uomo, chi era? Cosa voleva da lei? Da dove era arrivato? Will indietreggiò alla cieca. La sua schiena urtò contro un ostacolo. Will cercò disperatamente di scansarlo, mentre l'ombra scura si chinava su di lei. La lampada sul comodino si accese da sola. Un fascio di luce colpì il nuovo arrivato negli occhi ed egli, preso alla sprovvista, arretrò, coprendosi gli occhi con le mani. Will riuscì a vederlo per una frazione di secondo: un giovane dai lunghi capelli neri, stretto da una imponente armatura scura e avvolto da fluide vesti di velluto. Poi l’apparizione svanì.
La porta della stanza di Will si spalancò, un fasciò di calda luce gialla si riversò su di lei, mentre sua madre irrompeva nella stanza.
“Wiil, Will! Tutto bene? Hai gridato e poi ho sentito quel botto…” Si arrestò di colpo, vedendo la figlia distesa sul pavimento, mentre una buffa smorfia divertita le appariva sul viso. “Non ci credo, sei caduta dal letto! Era da quando avevi otto anni che non succedeva. Dai, tirati su, ti do una mano a rifare il letto.”
Will annuì, il respiro che si placava e afferrò grata la mano che la madre le stava porgendo. Rifecero il letto insieme, la madre troppo assonnata per parlare ancora, la figlia ancora troppo spaventata. Da dove veniva quel giovane? Chi era? Cosa voleva da lei? Il volto cupo, di cui non aveva avuto più che un impressione, continuava ad aleggiarle di fronte al viso. Doveva parlare con le altre, il prima possibile. Susan diede un bacio veloce sulla fronte di Will.
“Buonanotte dolce” mormorò “Dormi bene.”
“’Notte mamma” rispose Will, mentre la madre spengeva la luce e tornava a letto.
La ragazza fece per infilarsi a sua volta sotto le coperte. Avrebbe fatto bene a stare vigile per la notte, domattina avrebbe parlato con le altre. In fondo, forse, era stato tutto un sogno. La voce di Taranee la raggiunse improvvisamente. “Will, Will” chiamava urgentemente “Aiuto, aiuto! Sono stata attaccata!”
Will si guardò un attimo intorno sorpresa, prima di ricordarsi dei poteri telepatici dell’amica. Poi socchiuse gli occhi concentrandosi e Taranee apparve, ansimante e rabbiosa di fronte a lei. Will l'afferrò per le spalle "Stai bene? Sei ferita!"
"Non c'è tempo per questo! Anche le altre potrennero essere in pericolo… Presto richiamale!”

Taranee stava studiando. Era tardi, molto tardi. Ma la mattina seguente la aspettava un'interrogazione e non era sicura di sentirsi preparata. Si sfregò gli occhi per, probabilmente, la millesima volta, sfilandosi gli occhiali con la sinistra, poi sospirò stancamente e tentò di concentrarsi di nuovo sul libro di fisica.
Il dolore la colpì, improvviso e inaspettato, una morsa di fuoco intorno al collo, che le spezzava il fiato e le fiaccava le carni. Le mani di Taranee corsero istitivamente alla gola, cercando di liberarsi dalla presa. Ma la corda metallica era avvolta intorno al suo collo sottile troppo strettamente, perchè Taranee riuscisse ad afferrarla. La ragazza si contorse disperatamente, annaspando. Il suo aggressore, silenzioso e determinato, non allentò, neanche per un secondo, la presa, stringendo con sempre maggior forza. Taranee fu colta dal terrore, tese le braccia all'indietro, riuscendo ad afferrare la corda della garotta. Evocò il suo potere e, in un istante, il fuoco divampò. Un voce femminile si lasciò sfuggire un urlo di rabbia, mentre Taranee si liberava. La ragazza cadde in avanti, sulla scrivania, prossima all'incoscienza, mentre la garotta bruciava. Ma la rabbia di essere stata sorpresa era tale, che riuscì a trovare le forze per voltarsi e fronteggiare il suo assalitore, anzi la sua assalitrice. La donna dimostrava una trentina d'anni, aveva la pelle scura e lunghi capelli ramati, raccolti in traccine. Un'armatura in cuoio borchiato le proteggeva il busto e portava un'impressionante varietà di armi: a parte la garotta, di cui aveva ancora in mano l'impugnatura, Taranee ebbe il tempo di vedere una corta lancia sulle spalle, una tozza spada al fianco, pugnali da lancio su una fascia a tracolla e altri due più lunghi legati alle cosce. La ragazza la squadrò con furia, gli occhi fiammeggianti, come osava quella.. quella ... troia! Attaccarla in casa sua, alle spalle! Le si scagliò contro, globi di fuoco nelle mani. Non avrebbe fatto il comodo suo! La donna fu colta di sorpresa dalla furia dell'attacco di Taranee, ma riuscì a difendersi egregiamente. Non riusciva a contrattaccare, ma, per quanto la ragazza l'attaccasse con tutta la sua energia, non riusciva ad infrangere le sue difese. Il fuoco scivolava dalla sua pelle ramata e lei lo deviava a mani nude. Non poteva continuare così, un combattimento magico nello studio di sua madre, non era esattamente auspicabile... Certo, le bruciava, ma forse era meglio, per quella volta, solo per quella, battere in ritirata. Taranee invocò l'aiuto di Will.

Irma si immerse di nuovo nell'acqua con un sospiro di soddisfazione. Era meraviglioso, veramente meraviglioso. Un bagno caldo prima di andare a letto era esattamente quello che ci voleva, dopo una dura giornata a base di studio e pettegolezzi con le amiche. E nessuno sarebbe venuto a bussarle maleducatamente, urlando di sbrigarsi: il resto della famiglia era sotto le coperte già da un po'. Ma lei era appena tornata dal Neverwhere Pub, dove l'aveva accompagnata quello schianto di Mark. Irma si concesse cinque minuti di deliziose fantasticherie sul sedere del ragazzo. Mark era proprio bello, ma proprio bello bello. Un po' allampanato, magari, e magari aveva il naso un po' troppo a becco e quel modo strano di parlare, ma era proprio bello in fondo. Un po' noioso magari, ma proprio bello... forse... Oh insomma. Avrebbe fatto meglio a uscire subito, prima di convincersi che, in fondo, Mark non le piaceva poi un gran che. Uscì dalla vasca con decisione e si avvolse nel suo fantastico, morbidissimo, profumatissimo accappatoio azzurro. Adorava quell'accappatoio. Scrutò lo specchio. Aveva i capelli tirati indietro dalla fascia rosa e grondava acqua. Si squadrò criticamente, volgendo il capo da una parte e dall'altra. Era forse un bollicino quello che stava facendo capolino sul lato del naso? Avvicinò il volto allo specchio per controllare. Quanti punti neri! Accidenti! Avrebbe dovuto farsi prestare da Cornelia quella sua lozione... però quella faceva tante di quella storie. Una risatina divertita interruppe quell'occupazione. Irma si girò di scatto.
Un curioso ragazzo stava seduto sul bordo della vasca e sogghignava beffardo. Indossava, Irma non riuscì a impedirsi di arrossire, solo pochi stracci. In compenso era adorno di una raguardevole quantità di pendenti di sassi, conchiglie e coralli, tenuti insieme rozzamente da spaghi. Il ragazzo non doveva avere molto più di lei, era molto magro, con un viso strafottente e i capelli biondi e perfettamente lisci, divisi in cinque codini trattenuti da perle di legno.
Irma si portò le mani sui fianchi, ma guarda te quel bellimbusto, entrava così in casa sua e le faceva quasi prendere un colpo. E rideva pure!
"Certo che se volevi un appuntamento bastava chiedere, ti mettevo in lista, fra un paio di mesi dovrei avere un pomeriggio libero. Entrare furtivamente in casa di un poliziotto è un po' troppo anche per vedere le mie belle gambe!"
Il ragazzo ghignò con ancor maggiore divertimento. "Per le tue gambe non muoverei un passo, ma per i tuoi poteri... per quelli andrei in capo al mondo." Schioccò pigramente le dita della mano destra e, ehi! Irma spalancò gliocchi con indignazione. L'acqua della vasca si divise in tentacoli serpentiformi che le si scagliarono addosso. Quello lo faceva lei! Irma indicò verso il basso con un gesto imperioso, come per dire a un cane di sedersi e i tentacoli cambiarono traiettoria, ma per poco. Il giovane li diresse di nuovo verso di lei e lei deviò di nuovo. Cominciarono a contendersi il controllo dell'elemento con crescente dispetto.
"Lascia stare, lascia stare!" Sbraitò Irma "Come ti permetti! Sono io la Witch dell'acqua! la plendida sirena di Eth..." La fanciulla sparì nel nulla. L'acqua si rovesciò, improvvisamente libera, sull'altro contendente e sul pavimento piastrellato del bagno.

Hay Lin si trascinò su per le scale a testa china. Le avevano fatto fare turno doppio al ristorante. Non che non fosse contenta che la sua famiglia avesse tanti clienti, però non si reggeva più in piedi. Si lavò i denti come uno zombie e si infilò il pigiama a occhi chiusi. Sollevò un lembo del lenzuolo con gioia e improvvisamente un turbine di vento la scaraventò contro il soffitto. Cosa stava succedendo? Forse aveva perso il controllo dei suoi poteri per il sonno. Cercò di voltarsi in aria. Ecco cosa dovevano sentire le vittime del suo potere. Su piccolo sono io! Io, Hay Lin. Il vento le lasciò un pò di libertà, ma c'era una forza che le stava opponendo una strenua resistenza. Hay Lin, sempre più confusa, si guardò in torno, mentre tentava di concentrarsi sul suo elemento. Dall'angolo della stanza ,sbucò un ragazzino, magro, anzi magrissimo, con un volto da folletto e grandi occhi a mandorla, indossava una sorta di kimono nero e stringeva le labbra, sforzandosi di non perdere il controllo del vento. Hay Lin spalancò gli occhi, ancora più confusa di prima e si contorse in aria. Dall'altro capo della stanza, emerse un'altra snella figuretta, così simile alla prima da non lasciar dubbi sulla loro parentela.
"Arrendeti! Arrenditi!" Le intimò con voce acuta e capricciosa "Possiamo batterti quando vogliamo Zeph e io! Il vento è nostro! Nostro!"
Ma come si permetteva quella bambina antipatica! Hay Lin le spedì contro una folata di vento con tutte le sue forze e la ragazzina si ritovò a sedere per terra con gli occhi spalancati.
"Come... come hai fatto! Tu non puoi..."
Dall'altro capo della stanza si levò una risata argentina. "Ahahaha Ire... ti ahaha.... ti ha preso in pieno! Ahahaha ti sei fatta fregare come una scema ahahah"
Hay Lin sentì il vento allentare la sua presa su di lei e riatterò con leggerezza.
Ire mise su un broncio irato. "Come ti permetti... tu... tu... incapace!" Inveì contro il gemello. "Avresti dovuto trattenerla! E' colpa tua!"
Cosa doveva fare? Que due la stavano ignorando completamente! Hay Lin aprì la bocca per dire qualcosa, mentre Zeph smetteva di ridere giusto il tempo necessario per rispondere a tono alla sorella. "Ehm scusate..." cominciò e... svanì nel nulla. Zeph e Ire guardarono il punto dove era sparita e bocca aperta.
"E' stata tutta colpa tua! Perchè doveva capitarmi un fratello così incapace!"
"Ma se sei tu che ti sei distratta! Sei proprio una serpe!"
"Sgorbio!"
"Serpe!"

Cornelia dormiva pacificamente nel suo soffice letto. I biondi capelli sparsi sul cuscino, il gatto comodamente acciambellato contro il petto. Stava facendo un sogno splendido, uno di quelli che non sai esattamente di cosa parlano, ma dove tutto è pervaso di lieve odore di arance e i colori sono caldi e pastello. Un sorriso lieto aleggiava sulle labbra rosate.
Il risveglio non fu altrettanto piacevole.
Una mano forte le strinse senza troppi complimenti i polsi delicato, sollevandola in aria. Cornelia spalancò gli occhi, subito lucida, come un gatto. Napoleone, brutalmente scaraventato dal letto, miagolava energicamente. Di fronte a lei stava un uomo alto e massiccio, dal volto maturo, ma attraente. Il suo rapitore rispose al suo sguardo furibondo con un'occhiata carica di dolce tristezza.
"Mi spiace bambina, non meritavi tutto questo. E' una triste sorte la tua" Dal suo braccio sinistro si dipartirono funi di piante rampicanti che cominciarono ad avvolgersi intorno a Cornelia.
Non si sarebbe fatta catturare così! Non lei! Cornelia provò a controllare le piante, ma una forza estranea le sottraeva al suo controllo. Allora, senza riflettere, contrasse gli addominali e colpì il suo aggressore con entrambi i piedi nudi. Pieno sul naso. L'uomo preso di sorpresa la lasciò andare. Bene! Bene così! Adesso gliela avrebbe fatta vedere lei! Cornelia raccolse il suo potere caricando le braccia all'indietro, i capelli biondi che frustavano l'aria dietro a lei, sospinti dall'energia che ella emanava... e si dissolse nell'aria limpida.
L'uomo rimase a fissare per un momento il punto dove si trovava, negli occhi, un misto di malinconia e sollievo.

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Capitolo 2
*** Kandrakar ***


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Ho cambiato l'impaginazione perchè mi hanno giustamente suggerito che non era adatta alla lettura sullo schermo del pc, spero ora vada meglio.

619: grazie per la recensione, mi fa molto piacere riceverne :) Il soggetto della storia corrisponde più o meno ad una "saga" originale del fumetto. Credo che potrebbe venirmi un bel numero di capitoli, una venina almeno, ma forse parecchi di più. Non ti preoccupare la continuo, avendo già scritto la trama, mi resta molto semplice andare avanti veloce. XD

Irma capitombolò sedere a terra, svanita improvvisamente la tensione magica, a cui era aggrappata, nella lotta contro il suo strano visitatore. Intorno a lei tutto si era fatto buio.

"Ahia, che male!" imprecò "Cos'è quest.." Una mano premuta contro la bocca.

"Zitta" le mormorò una voce conosciuta all'orecchio "Sveglierai mia mamma!"

Accanto a lei, una fiamma cominciò a rilucere nel nulla. Un piccolo fuoco che si allargò fino a illuminare il volto di Taranee, che lo stringeva fra i polpastrelli dell'indice e del pollice. Will le liberò lentamente la bocca, mentre le faceva segno con l'altra mano di fare silenzio.

"Ragazze! Siete state voi a richiamarmi con la dislocazione! Mi è accaduta una cosa allucinante..."

Ma venne interrotta un'altra volta da un'attonita Hay Lin, la mano ancora alzata nel tentativo di interrompere Zeph e Ire. Le altre tre ragazze la fissarono perplesse.

"Ah... io..." borbottò Hay Lin, ormai completamente confusa "Cosa ci faccio qui?" Si accorse di avere ancora la mano sollevata e la abbassò imbarazzata. "Ecco...c'erano dei tipi e io..."

Fu il suo turno di venire interrotta. Cornelia apparve, avvolta da una vampa verde di potere, pronta a scagliare un attacco contro un invisibile aggressore.

"Infame bastardo! Adesso ti insegno un po' di educazione!" Le sue quattro compagne le saltarono prontamente addosso, prima che mettesse in atto il suo proposito. Irma le chiuse la bocca con la mano con un'energia forse non proprio del tutto necessaria, sedendole soddisfatta sulle spalle.

"Era così tanto che lo volevo fare..." gongolò "Mi presti la tua lozione per i punti neri? Non rispondi? Ok lo prendo per un sì, chi non risponde acconsente."

Cornelia si levò la mano della bocca con stizza, mentre Taranee, Will e Hay Lin la lasciavano andare.

"Levati di dosso! E no! Non te l'avrei prestata neanche prima, tanto meno adesso!"

Will intervenne, aiutando la furibonda Cornelia ad alzarsi.

"Ragazze adesso basta! Io e Tarenee siamo state attaccate e anche voi, mi sembra di capire!"

Cornelia annuì, spolverandosi la graziosa camicia da notte.

"Ovviamente."

Dietro di lei Irma interruppe un attimo le boccacce che le stava rivolgendo per esclamare:

"Io ho soltanto ricevuto una visita di cortesia!"

Hay Lin riflettè un momento, guardò il soffitto pensierosa, aggrottò le sopracciglia e infine mormorò:

"Uh... sì, suppongo fosse un attacco... almeno credo che lo fosse..."

Taranee prese la parola con decisione.

"La madre di Will finirà per svegliarsi se rimaniamo qui. Sarà meglio andarcene in un luogo più tranquillo."

Will annuì.

"Sì, hai ragione, non possiamo restare qui. Dove possiamo andare?"

"A Kandrakar! Ormai immagino di poter dire addio alla mia notte di sonno!" rispose Cornelia, ancora fumante di rabbia.

"E l'Oracolo dovrà darci parecchie spiegazioni" interloquì Taranee, una luce pericolosa negli occhi "Non so i vostri, ma il mio assalitore non era sicuramente terrestre! A Kandrakar dovrebbero saperlo se questi bei tipi scorrazzano allegramente tra piani!"

"A Kandrakar allora!" concluse Will sollevando in aria il Cuore. Una calda luce avvolse le ragazze.

Nel silenzioso biancore di Kandrakar apparvero cinque colorate e snelle figure. Le ragazze atterrarono lievemente sul pavimento di materiale indefinibile del luogo e si guardarono attorno, attonite.

Kandrakar non era più come lo avevano lasciato, silente e immoto, luminoso e imponente nel suo candore senza macchia, pulsante di energia. La fortezza languiva in un grigio decadimento. La sua luce che pulsava faticosamente, lottando per non spegnersi. Di tanto in tanto un brivido breve, ma minaccioso la percorreva e le sue torri svettanti erano sbreccate come antiche rovine.

Mentre le ragazze osservavano addolorate e meravigliate, Tibor discese rapidamente l'ampia scalinata, un tempo così regale, davanti a loro. L'anziano consigliere si affrettò incontro a loro a braccia spalancate.

"Per fortuna state bene! Per fortuna siete qui! Non sapevamo come fare a contattarvi, l'anziana Yan Lin era così in pena!"

Le Witch si scambiarono uno sguardo perplesso.

"Non sapevate come contattarci, Tibor?" prese la parola Will "Ma com'è possibile? E poi... cos'è successo qui? Dov'è l'Oracolo?"

"Oh ragazze, se sapeste!" esclamò il vecchio, addolorato "L'Oracolo è molto malato, molto. Temiamo per la sua vita! Ma venite, venite, accomodatevi. Vi devo raccontare molte cose"

Le ragazze lo accampagnarono attraverso gli ingrigiti corridoi di Kandrakar, silenziose e preoccupate. Di tanto, in tanto incrociavano qualcuno degli abitanti del luogo, che camminava rapido, lo sguardo basso e le spalle incurvate e rivolgeva loro sguardi di timore e speranza.

Finalmente Tibor le fece accomodare in uno studiolo e si accomodò lui stesso, con un sospiro, su una poltrona di velluto dall'aspetto antico e stanco.

"Volete un thè? Metto il bricco sul fuoco". L'uomo armeggiò per un poco con una cuccuma di rame dall'aspetto desueto.

Poi, mentre l'acqua cominciava a scaldarsi si rivolse alle ragazze.

"E' Everlan la causa di tutto questo. Sapevo che quel posto avrebbe dato problemi prima o poi..." brontolò scuotendo la testa rassegnato.

"Everlan è uno dei mondi di cui Kandrakar è il cardine" continuò, in risposta allo sguardo interrogativo delle ragazze. "E' un luogo permeato di magia, magia che ha permesso ai sui abitanti una vita comoda e piacevole per secoli."

"Non capisco quale sia il problema..." interloquì perplessa Will.

"Il problema è che gli abitanti di Everlan sono stati troppo avidi. Hanno chiesto troppo alla loro terra, si sono abbandonati ai piaceri e alle comodità, fino a prosciugare quasi del tutto la loro fonte di energia"

"Un po' come stiamo facendo sulla terra, insomma" proruppe Taranee "Ma questo non spiega comunque perchè Kandrakar sia in queste condizioni e perchè noi si sia state attaccate"

"Non esattamente come quello che sta accadendo nel vostro mondo. La magia di Everlan non è solo una fonte di energia. Everlan esiste grazie alla sua magia, la magia scorre nel cielo, nel mare e nella terra. Prosciugando la loro magia gli Everlaniani hanno prosciugato il loro mondo. I fiumi si asciugano, la terra trema, i vulcani eruttano, l'aria si avvelena. Everlan sta morendo"

"Ma è terribile!" esclamò Hay Lin, ancora un po' confusa, ma sicura di doversi sentire addolorata "Dobbiamo fare qualcosa per aiutarli"

Tibor la squadrò severamente.

"No eh? Ho detto di qualcosa di sbagliato, vero? Ma... ok, ok..." borbottò interrompendosi imbarazzata.

Tibor riprese a parlare.

"Per ovviare a questo incoveniente la regina di Everlan, Nimuel, sta attingendo all'energia di Kandrakar, con i risultati che vedete." sospirò nuovamente con tristezza.

"Fermatela allora! Cosa combina il pelatino? Cos'è, con tutti i suoi fantastici poteri non riesce a evitare che gli si attacchino alla linea elettrica?" esclamò Irma sarcastica.

"E' malato, ve l'ho detto. Lui e la fortezza sono una cosa sola, la fortezza languisce e anche lui ne soffre. Se gli Everlaniani non verranno fermati in tempo lui e Kandrakar..." Tibor si interruppe con gli occhi lucidi.

Le ragazze tacquero, imbarazzate davanti alle lacrime dell'anziano consigliere e addolorate da quelle notizie. Rimasero ferme e silenziose, guardano pensierose il pavimento.

Will interruppe il silenzio. Si avvicinò a Tibor, stringendogli una spalla. Il dolore del vecchio la impietosiva. L'Oracolo era la sua guida spirituale e al tempo stesso qualcosa a metà fra un figlio e un caro amico.

"Non vi preoccupate, Tibor. Ci penseremo noi, cosa dobbiamo fare?"

Il vecchio si asciugò gli occhi con una mano.

"Scusate, non dovrei... Lui...lui vuole parlarvi. Yan Lin vi accompagnerà."

L'anziana donna entrò nella stanza da una porticina alle sue spalle, un'espressione triste impressa sul volto, di solito così allegro.

"Nonna che bello vederti!" esclamò con voce squillante Hay Lin, correndole incontro. Yan Lin e le sue compagne le rivolsero uno sguardo di rimprovero.

"Ah... ecco... io... forse non era il caso, vero?" concluse mortificata.

"Venite" Mormorò Yan Lin "Vi accompagno dall'Oracolo."

Seguirono Yan Lin per uno stretto corridoio e per delle scale ancora più strette, fino ad arrivare a un portone robusto, ma fatiscente, come ormai tutta la fortezza. Yan Lin aprì la porta, che sembrò faticare a girare sui cardini e le condusse, attraverso un salotto severo, in un'ampia camera da letto, spoglia e impersonale.

Su un grande letto sul lato sinistro della stanza giaceva l'oracolo. Appariva sofferente e febbricitante, le guance scavate e il respiro debole e affannoso. Un indistinto timore strinse i cuori delle ragazze; con tutta la sua boria, antipatia e rigidità l'Oracolo era diventato parte delle loro vite e sembrava eterno. Sapere che sarebbe sempre stato lì, a disposizione per le loro domande o invettive era... come dire... una certezza. Rimasero in rispettoso silenzio, senza sapere cosa dire, come rivolgersi a quella pallida ombra del deciso e forte giovane che conoscevano.

Yan Lin si avicinò al letto e mormorò poche parole all'orecchio dell'Oracolo. Il giovane aprì lentamente gli occhi e la guardò. L'Anziana pronunciò qualche altra parola a bassa voce e indicò le ragazze. Lo sguardo dell'Oracolo seguì faticosamente il suo gesto e si posò sulle ragazze. L'uomò annuì stancamente e si tirò a sedere sul letto, appoggiandosi con gratitudine al cuscino che Yan Lin gli sistemava dietro la schiena.

"Siete qui per fortuna,temevo per voi." La voce era poco più che un bisbiglio, ma fredda e distaccata come sempre.

"Per noi?" Interloquì Irma, un sopracciglio sollevato "Mi sembra che si debba preoccupare di se stesso, più tosto!"

"Di me si preoccupano già in troppi. Voi eravate in pericolo quanto me."

"Immagino che faccia riferimento a quei tipi che ci hanno attaccato." Intervenne Conrnelia scettica "Francamente non capisco perchè lo abbiano fatto, cosa c'entravamo noi? Era una sorta di attacco preventivo?"

"No, niente di tutto questo. Tibor non vi ha spiegato? Hanno bisogno di infondere nuova linfa alla loro terra, per questo hanno bisogno di voi."

"Adesso ho capito!" Esclamò Irma soddisfatta "Vogliono usare i nostri poteri! Ecco cosa voleva dire quel ragazzetto che mi è piombato in casa!"

"Sì è proprio così." confermò l'Oracolo. "Con i vostri poteri potrebbero dar nuova vita alla loro terra, per sempre, probabilmente."

"Ma allora dobbiamo darglieli!" Proruppe Hay Lin con impeto "Noi possiamo fare anche senza!"

L'Oracolo la squadrò freddamente.

"No eh? Ma... cioè... d'accordo, d'accordo sto zitta finchè non riesco a farmi un bel sonno!" concluse rassegnata.

"Però non è che abbia tutti i torti" interloquì Taranee "Questi Everlaniani saranno anche stati avidi, ma lasciare che il loro mondo venga distrutto in questo modo, condannarli a morte certa, non mi sembra giusto!"

L'Oracolo rispose in un sussurrio gelido.

"Voi siete responsabili per tutti i mondi collegati a Kandrakar e per gli abitanti di tutti quei mondi. Non avete il diritto di sacrificarvi per uno solo. Gli Everlaniani avranno solo ciò che si sono meritati. E adesso andate. Yan Lin vi darà una chiave per giungere su Everlan. Andate e fermate la guardia di Nimuel." La voce dell'Oracolo, tremò un attimo per la stanchezza, il giovane dovete interrompersi per riprendere fiato. "Avete già incontrato i suoi membri: l'irascibile Efri, i gemelli Ire e Zeph, l'imprevedibile Flood e il pacato Ardu. Sono pericolosi, fate attenzione. E ancor più attenzione ponete nell'affrontare il loro comandate, Avren, è un guerriero di rara perizia. Metteteli fuori gioco e gli Everlaniani dovranno rassegnarsi al loro destino. Solo i membri della Guardia possono muoversi fra i piani, senza di loro Everlan è isolata dagli altri mondi. Gli Everlaniani non potranno fare altri danni."

L'Oracolo ricadde spossato sul letto.

Le ragazze, esclusa Hay Lin che ormai stava letteralmente dormendo in piedi, tentarono di protestare indignate dalla crudele freddezza di quella che avrebbe dovuto essere la loro guida, ma Yan Lin le azzittì con un gesto talmente imperioso che non osarono opporvisi.

L'Anziana donna le condusse nuovamente nell'ufficio di Tibor, dopo aver chiuso la porta delle stanze dell'Oracolo con delicatezza.

"Tenete bambine" mormorò appena furono entrate "Questa chiave vi permetterà di accedere al piano di Everlan. L'Oracolo me l'ha affidata ai primi segni della sua malattia, sospettando quello che sarebbe successo."

Yan Lin porse a Will una chiave elaborata in legno e metallo fusi strettamente assieme, ma al contempo fortemente distinti.

La Witch allungò una mano per afferrarla. Poi la colpì il ricordo dello sguardo di Avren, gli intensi occhi grigi che le trafiggevano il cuore. Ritrasse la mano, stringendosela al petto e nascondendo il volto sotto i capelli rossi.

"Non posso" sussurrò "Non è giusto."

"Will ha ragione!" la sostenne Taranee, il suo senso della giustizia che combatteva contro l'antipatia ispiratale da Efri "Anziana Yan Lin, non sarà d'accordo anche lei con quello che dice l'Oracolo? Come si può condannare a morte un intero popolo?"

"Non le sembra un pochettino esagerata come punizione per essere stati avidi? Neanche mangiassero bambini!" la spalleggiò Irma. Quel ragazzuccio, quel Flood, poteva anche essere maleducato, scorretto e pure un gran copione, ma il diritto di salvarsi la pelle ce l'hanno tutti!

"Questa volta sono d'accordo con lei" intervenne Cornelia "Questa storia è assurda! Quell'uomo che ha tentato di rapirmi... nonostante tutto non sembrava malvagio, sembrava triste. Adesso capisco perchè: la sua terra sta morendo e l'Oracolo non ha intenzione di impedirlo."

"E' vero nonna! Non puoi essere d'accordo con lui! E' mostruoso pensare di lasciare morire tutta quella gente per un bene superiore, ancora peggio dire che se lo sono meritato! Quelli che mi hanno attaccato erano solo dei ragazzini!" Hay Lin si interruppe titubante, le altre che la guardavano a occhi spalancati. "Questa volta ho detto la cosa giusta, vero?"

Yan Lin sospirò. "Bambine, dovete fidarvi di lui. Un grande peso grava sulle sue spalle. Non dovreste rendergli tutto ancora più difficile con la vostra ostilità. Ci sono molte cose che io e voi non sappiamo, non siamo in grado di giudicare, possiamo solo affidarci a lui. Prendete la chiave, so che farete la scelta giusta."

Will aprì lentamente il pugno e afferrò con riluttanza la chiave.

"Noi... ci penseremo." mormorò.

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Capitolo 3
*** La Chiave e la Porta ***


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Grazie ancora 619! Mi fa piacere che almeno una persona segua con entusiasmo questa storia :) Voi che leggete senza recensire: prendete esempio!

La mattina seguente ad Heatherfield era grigia e brumosa. Minacciava pioggia e Susan non aveva voluto che Will andasse a scuola in bicicletta. L'aveva accompagnato in macchina molto presto, prima di entrare a lavoro.

Adesso Will aspettava l'arrivo delle sue amiche, appoggiata ad un degli alti pilastri ai lati del cancello del liceo. Stava a testa china pensierosa, tormentandosi i capelli rossi. Il ricordo della notte precedente la tormentava. Non riusciva a togliersi dalla testa l'Oracolo, stanco e febbricitante, eppure freddo e pretenzioso come sempre. Come poteva essere così spietato? Le tornò alla mente il volto pallido di Avren, lo sguardo determinato e severo. Adesso riconosceva l'ombra che aveva scorto nei suoi occhi chiari: era paura e disperazione. Naturale che fosse spaventao e disperato, naturale che fosse determinato a catturarla, ne andava dell'esistenza stessa del suo mondo e del suo popolo. L'Oracolo lo aveva definito il comandate della Guardia, un guerriero eccellente, un grande pericolo per loro. Che peso doveva avere sulle sue spalle quel giovane! E non era molto più grande di lei! Quanti anni poteva avere? Venti, forse venticinque, non di più sicuramente.

Un lampo di capelli castani la distrasse. Matt passò accanto a lei, camminando rapido, parlando piacevolmente con un amico. Quando intercettò il suo sguardo le rivolse un'occhiata triste e imbarazzata e un rapido cenno di saluto. Will ricambiò con un sorriso appena abbozzato e un movimento del capo. Erano stati insieme per un otto mesi, quando lei aveva quindici anni. Ormai era passato quasi un anno e mezzo da quando si erano lasciati, ma vederlo era ancora doloroso. Matt era stato il suo primo amore, il suo grande amore e in verità non c'era niente che veramente non andasse nel loro rapporto... solo, si erano allontanati un po' alla volta, ognuno seguendo la sua strada. Will, a volte, si trovava ancora a chiedersi se non avrebbe potuto evitarlo. Ormai si rispondeva di no, quasi sempre.

Una risata squilante la distrasse dei suoi pensieri. Will alzò lo sguardo riconoscendo il suono e il rumore delle alte zeppe sulla pietra del vialetto. Irma le veniva incontro, a braccetto con un ragazzo alto. Will si concentrò un momento, cercando di radunare i pensieri. Chi era quello? Ah sì, quel tipo di quinta, quel Dennis. Non sapeva facesse parte anche lui dei pretendenti di Irma. Non riusciva a capire come facesse lei a non confonderli, ne cambiava uno a settimana. Chi l'avrebbe mai pensato, un paio di anni prima, che la mangiatrice di uomini sarebbe diventata lei e non Cornelia. Irma salutò con fresca civetteria il ragazzo, che tentò di schioccarle un bacio sulla guancia senza successo, e le andò incontro, la lunga chioma castana che ondeggiava ad ogni passo. Tutto sommato era la solita Irma di due anni prima, spiritosa e un po' avventata, il suo problema era che non pensava, prima di parlare o di agire. Si divertiva a giocare con i ragazzi senza pensare al dolore che poteva causare. Se si fosse innamorata anche lei, per una volta...

Irma le si piazzò davanti, le mani sui fianchi, fissandola con decisione:

"Allora che abbiamo intenzione di fare? Io a quel bel tipo che si è infilato nel mio bagno, una lezione la darei più che volentieri, ma mi sembra che l'Oracolo abbia davvero esagerato stavolta! Ma non ha cuore quello?"

Will le rivolse un'occhiata stanca e rassegnata.

"Ehi! Hai delle occhiaie pazzesche! Non hai più dormito stanotte? Non sarai stata sveglia a pensare a questa storia vero?"

Will sorrise malinconicamente, rivolgendole un'occhiata eloquente.

"Lo hai fatto davvero! Finirai per ammalarti, se non impari a prendere la vita più alla leggera!

"Dovrebbe fare come te, per caso?" chiese acidamente una voce melodiosa. Cornelia le raggiunse, splendida e indisponente come sempre "Tu, che non sei capace di prendere niente sul serio? Se Will non ha dormito stanotte, mi sembra che ci siano delle ragioni più che buone." Poggiò una delle mani dalle lunghe dita sul fianco, fissando Irma con sfida, la testa alta, leggermente reclinata da un lato. Era diventata sempre più gelida Cornelia, in quegli anni e sempre più bella. Era così alta, molto più di Irma, nonostante l'altra portasse i tacchi e lei un paio di ballerine e aveva cambiato nettamente stile da quando l'aveva conosciuta. Era raffinata come sempre, ma adesso aveva uno look aggressivo e underground. Aveva i capelli ancora più lunghi di due anni prima, ma si era tagliata una frangia cortissima, che le ombreggiava appena la fronte. Quel giorno indossava dei jeans sdruciti a vita bassa, larghi, che le arrivavano a metà polpaccio e una canotta beige, sotto la giacca marrone di pelle.

Irma le rivolse un'occhiataccia. "Ecco che arriva Miss Perfettini. Cosa credi? Di sapere solo tu come va il mondo?"

Con sollievo di Will, a interrompere le avvisaglie di tempesta arrivò Taranee, un espressione combattiva dipinta sul viso. I suoi numerosi pendenti di legno sbattacchiavano rumorosamente, mentre lei si avvicinava a passo deciso. Will conosceva quell'espressione. Era quella che Taranee tirava fuori sempre più di frequente. Quella che aveva quando era partita, per stare, un'estate intera, su una nave di Greenpeace e quella che aveva sfoderato, quando sua madre aveva tentato di convicerla a rinviare le sue attività di volontariato a dopo il diploma. Significava che aveva preso una decisione e che avrebbe combattuto con le unghie e con i denti, per quello in cui credeva.

"Non ho nessuna intenzione di obbedire all'Oracolo in questo modo! Non possiamo lasciar morire quella povera gente! Avranno anche sbagliato, ma dobbiamo fare lo stesso il possibile per aiutarli!" Taranee incrociò le braccia sul petto, scuotendo con foga i dreadlocks. Irma sospirò, alzando gli occhi al cielo. Will sapeva cosa stava pensando. Pensava che Taranee era di nuovo partita in quarta per una delle sue solite crociate, come quando aveva tentato di convertirle tutte alla dieta vegetariana.

"Naturale che non possiamo obbedire all'Oracolo senza riflettere, però non avete pensato che se noi non ci sbrigassimo, lui potrebbe morire e Kandrakar venire distrutto? Non è così semplice." Cornelia non aveva ancora abbandonato la sua posa aggressiva.

"E allora Miss Perfettini, cosa consiglia?" le chiese Irma facendole il verso.

"Che non dovremmo prendere decisioni affrettate! E non chiamarmi così!" rispose l'altra con stizza.

Hay Lin arrivò di corsa, appena in tempo per il suono della campanella e per impedire che Irma rispondesse a tono a Cornelia. "Ragazze, ragazze!" esclamò ansimando, le mani appoggiate alle ginocchia, mentre tentava di riprendere fiato. "E' proprio vero che per risolvere un problema bisogna dormirci su! Mi è venuto in mente stamattina appena sveglia! Perchè non partiamo subito per Everlan e andiamo a dare un'occhiata a cosa succede là? Potremo formarci un giudizio per conto nostro. Non possiamo mica fidarci sempre di quello che dice l'Oracolo e poi... non è giusto neanche per lui, come dice la nonna è un peso troppo grande sulle spalle di una sola persona, prendere decisioni per tutti."

Le amiche rimasero un momento in silenzio riflettendo. Si scambiarono un paio di occhiate dubbiose, poi Irma si strinse nelle spalle, Taranee annuì vigorosamente e Cornelia fece un gesto di assenso. Will si guardò intorno velocemmente.

"Andiamo alla palestra, lasceremo qui le Gocce e partiremo subito."

Le cinque ragazze entrarono nella palestra buia e, cinque minuti dopo, le loro copie uscivano dalla stessa porta e si avviavano verso le aule. Nel frattempo loro, riunite intonro a Will, fissavano perplesse la Chiave di Everlan.

"E mo'? Che si fa?" domadò Irma perplessa "Hay-hey non è che tua nonna ci abbia dato molte spiegazioni su come funziona questa cosa."

"Forse dovremmo trasformarci prima" propose Cornelia "Sarà meglio essere pronte a tutto, quando riusciremo ad arrivare là. Sempre che ci riusciamo."

"Possiamo tornare a Kandrakar e farci spiegare dalla nonna, magari..." mormorò dubbiosa Hay Lin

"Magari dovremmo provare a prenderci per mano e canalizzare la nostra energia o cose del genere." aggiunse Taranee.

Intanto Will fissava la Chiave, silenziosamente. Era così bella e delicata e sembrava così viva. Ed era senza dubbio una chiave, una di quelle vecchie e pesanti, come quella che apriva la cantina di sua nonna. Sarebbe bastato infilarla nella serratura e girarla e la porta si sarebbe aperta con uno scatto. Solo non c'era la serratura.

Will allungò la mano con la chiave davanti a sè e la girò. E la portà si aprì.

Will guardò con occhi affascinati lo spicchio di mondo che si apriva davanti a lei. I prati verde pallido e la striscia di cielo di un azzurro profondo. Respirò l'aria dolce e profumata. Dietro di lei, le altre smisero di discutere, guardando la scena a bocca aperta.

"Ci sei riuscita! Grande! Si capisce perchè sei tu il capo! Entriamo? Forza, dai!" Irma spalancò completamente la porta invisibile, catapultandosi sull'erba soffice. Le altre la seguirono più titubanti.

"Aspettate" le richiamò Cornelia "Io continuo a pensare che dovremmo trasformarci. Will?" rivolse un'occhiata interrogativa all'amica.

Will inghiottì, cercando di risvegliarsi dall'incanto in cui era caduta guardando le piane fiorite di Everlan. "Sì, sì" balbettò "Sarà meglio trasformarci."

Il Cuore di Kandrakar cominciò a risplendere come una stella candida mentre Will lo sollevava davanti a sè. Se ne dipartirono raggi luminosi, che colpirono le altre ragazze avvolgendole in un bozzolo di luce colorata. Quando si spense al posto delle cinque sedicenni stavano cinque fanciulle di smagliante bellezza, avvolte in abiti che la mettevano ancor più in risalto. Will guardò le sue compagne. Almeno quando erano trasformate non erano cambiate per niente in quegli anni.

Le ragazze si guardarono intorno, affascinate dallo spettacolo che si stendeva davanti ai loro occhi. In mezzo all'erba verde spuntavano fiori, dai colori vividi e dalle forme esotiche, il loro profumo pervadeva l'aria e la temperatura era quella di un tiepido giorno di primavera. Gli alberi erano carichi di frutta dall'aspetto delizioso e ognuno era così perfetto nella sua grazia delicata o nella sua contorta anzianità, da sembrare uscito a un quadro rinascimentale. In lontananza, svettavano delle montagne, le cime luminose di ghiaccio contro i raggi del sole. Abitazioni erano disseminate per la piana, anche la più semplice, splendida, con le sue sottili colonne lignee scolpite per sembrare avvolte da piante rampicanti e le trifore ad arco acuto decoranti le finestre. La piana declinava lentamente verso una spiaggia bianca, accarezzata dall'acqua cristallina. Mentre più lontano si potevano scorgere scogliere eburnee, aggettanti sul mare. Il rumore della risacca era lieve e musicale come una canzone. Vele candide punteggiavano la superficie cobalto.

"O mammina, o mammina! E' splendido, è splendido! Lo sapevo io che non dovevamo dar retta all'Oracolo!" proruppe Irma eccitata "Sarà meglio dividerci per dare un'occhiata a giro! Io vado ad esplorare la spiaggia!". Prima che le altre avvessero il tempo di interloquire, la ragazza si era già lanciata a rotta di collo verso il mare.

"Ehi dove stai andando? Torna qui! Torna qui! Le decisioni dovremmo prenderle tutte insieme" le gridò dietro Cornelia, senza risultati. "Accidenti" sbuffò "Quella ragazza è impossibile! Mai che rifletta prima di prendere iniziative! E' così irresponsabile!"

"Ormai è andata" sospirò Hay Lin "Che facciamo noi? Seguiamo il suo esempio e ci dividiamo, o restiamo insieme?"

"Penso che a questo punto sia meglio dividerci. Gli unici che potrebbero riconoscerci sembrano quei tipi della Guardia e credo che abbiamo già dimostrato di saperli tenere perfettamente a bada" sentenziò Taranee "Credo che attireremmo meno l'attenzione se siamo divise."

"D'accordo, allora. Ci troviamo qui stasera?" concluse Will.

Le ragazze annuirono e si salutarono.

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Capitolo 4
*** Tre uomini e una barca ***


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Non so se potrò aggiornare nelle prossime settimane, perchè martedì parto per Tokyo. Intanto leggetevi questo... io farò il possibile per tenere il passo :)

Irma corse allegramente fino alla spiaggia, troppo eccitata per preoccuparsi delle grida delle amiche. Si sfilò rapidamente gli stivaletti per poter camminare a piedi nudi sulla rena candida e finissima e cominciò a passeggiare piacevolmente lungo la linea della risacca. La sabbia era tiepida sotto i suoi piedi, l'aria odorava lievemente di salmastro e Irma si incantò ad ascoltare la voce del mare.

Dopo non molto che procedeva in quel modo, si imbattè in una piccola nave tirata a secco. Tre uomini la attorniavano studiandola con cura. Uno era accoccolato accanto al fianco panciuto, accarezzando delicatamente il legno ruvido con le dita, mentre gli altri due lo guardavano. Intorno a lui erano posate vari ciotole di legno, piene di tinture colorate.

"Mmmh... è qui. Va rafforzato subito, altrimenti rischiamo che si spacchi, la prima volta che la caliamo in acqua."

Irma osservò la scena incuriosita. La nave sembrava formata da un pezzo unico di legno, lavorato chissà in qual modo per assumere una forma a foglia. L'intera superficie, compreso l'alto albero, era ricoperta di decorazioni dai colori vividi, verdi cupi, azzurri accesi e blu fumosi. Solo la vela, ora accuratamente ripiegata e legata, era di un bianco accecante. In mezzo ai colori occhieggiavano pietre dure, conchiglie e coralli che formavano disegni geometrici. Tutto aveva un gusto caldo ed esotico.

Ecco dove aveva imparato a vestirsi Mr.Copycat! Il pensiero attraversò la mente di Irma.

I tre uomini avevano la pelle abbronzata e barba e capelli sbiaditi dal sole. Erano vestiti semplicemente, come ci si aspetta da dei marinai, ma con una certa rozza eleganza. In effetti, Irma sospettava che, sulla Terra, sarebbe stato difficile trovare tutti insieme dei marinai di aspetto così gradevole. Persino l'odore che aleggiava intorno a loro non era quello acuto del pesce, bensì un gradevole miscuglio di sudore, pelle scaldata dal sole e sale.

"Ehi, abbiamo visite" uno dei tre uomini, quello con i capelli più lunghi e gli occhi languidi, si era accorto di lei e le rivolse un caldo sorriso. Gli altri due si voltarono e quello inginocchiato si alzò spolverandosi i pantaloni per liberarli dalla sabbia.

"Non ti ho mai visto da queste parti, sei straniera?" le chiese quello che l'aveva interpellata per prima.

"No che non lo è! Se fosse di queste parti l'avrei notata sicuramente" aggiunse uno degli altri, con uno sguardo di chiara ammirazione. Era più giovane del primo, con la mascella squadrata e gli angoli delle labbra all'insù.

Irma rivolse loro un sorriso smagliante. Quello era il suo elemento. Forse non avrebbe dovuto fidarsi... ma perchè mai non avrebbe dovuto? Sembrava così gentili e simpatici, non sembrava proprio che fossero animati da cattive intenzioni.

"Già, vengo da parecchio lontano!" rispose arricciando il naso "Mi chiamo Irma e voi?"

"Io sono Aron" disse quello che non aveva ancora parlato, decisamente più anziano degli altri e con la barba molto più folta "E loro sono Finn" continuò indicando il giovane con i capelli lunghi "e Iurean." concluse presentando l'ultimo.

"Piacere! Sapete che è proprio bella la vostra nave? Non ne avevo mai vista una così!"

Il volto dei tre si illuminò.

"Trovi?" rispose Finn, fingendo modestia, con scarso successo. "L'abbiamo costruita noi, è per la pesca. Oggi speravamo di vararla per la prima volta, se riusciamo a risolvere questo problema in tempo."

"Però.. uhm..." Irma piegò le labbra in una smorfia dubbiosa "Tutti quei colori e le pietre e tutto il resto... non si staccheranno appena la calate in acqua? E poi non sembra molto funzionale per essere una nave di pescatori."

Iurean ridacchiò divertito. "E' funzionale, perfettamente funzionale! Te l'assicuro: l'ho disegnata io. E ho tracciato personalmente tutti i simboli sullo scafo. Vedi queste linee che si inseguono lungo la prua?" Sfiorò con la punta delle dita il legno, con la tenerezza di un amante, gli occhi scintillanti di orgoglio. "Queste servono a imbrigliare le correnti, affinchè la nostra navigazione sia rapida e sicura. E vedi queste pietre posizionate a spirale? La renderanno più longeva. E queste conchiglie ci guideranno verso i luoghi più pescosi. E questi rombi di coralli e onice daranno al legno forza e robustezza."

"Vuoi... vuoi dire che è magica?" esclamò Irma deliziata, fissando la nave ad occhi spalancati.

"Magica?" mormorò perplesso Iurean "Non so cosa vuoi dire con questo. E' costruita in modo tale da essere in armonia con gli elementi, affinchè gli spiriti ci concedano il loro favore e il loro potere e infondano la loro energia nella nave."

"Bhè... sì... armonia... spiriti... energia... sempre magia è!"

"Insomma vogliamo vedere di sistemare questo problema, Iurean?" interloquì Aron "Altrimenti non lo sapremo mai, se è davvero così veloce e sicura."

"D'accordo, d'accordo. Mi ci metto subito" rispose il compagno "Vuoi vedere Irma? Se resti, appena ho finito. puoi venire in mare con noi...Se ti fidi, è ovvio... magari ho fatto male a chiederlo?" soggiunse, guardandola con occhi preoccupati.

"Scherzi? Certo che voglio vedere! Sono così curiosa, non sono mai salita su una nave magica prima d'ora!"

"Allora inizio subito!"

Sotto gli occhi deliziati di Irma, Iurean prese a dipingere la fiancata della barca, nel punto che aveva indicato prima, cantando a bassa voce una melodiosa litania.

"Allora, ti piace?" Finn le si era avvicinato e la guardava divertito.

"Oh, sì! E' meraviglioso, sembra che le tinture splendano quando le stende! Non credevo si facessero così le barche. Allora... Iurean l'ha progettata e l'ha dipinta. E voi due? Cosa avete fatto?"

"Aron ha scolpito lo scafo. Non trovi che sia grandioso? Alcuni li preferiscono più lanceolati, ma io trovo che così, con più curve, sia più armonioso" le rivolse uno sguardo che la fece quasi arrossire. Quasi, però.

Finn continuò "Io, invece, ho tessuto la vela"

"La vela? Ti sei sprecato... loro due hanno fatto tutto questo lavoro e tu ha fatto solo una vela bianca?"

"Scherzi? Solo una vela bianca?" inorridì Finn "E' molto più di questo! Vieni a vedere". L'accompagnò accanto alla nave e la aiutò a salire sul ponte. Si avvicinò alla vela e la liberò dalle corde. La stoffa ricadde morbidamente intorno all'albero. Irma ne prese un angolo fra le mani, era liscia come seta. Rifletteva la luce come un liquido, rilucendo e risplendendo.

La ragazza rimase ad ammirarla senza una parola.

Finn sorrise, consapevole del suo stupore. "Gli spiriti dell'acqua sono più balzani, amano i colori sgargianti e le decorazioni forti. Quelli dell'aria preferiscono una bellezza più sottile."

"Non.. non è male in effetti!" balbettò Irma "Ma gli spiriti dell'acqua hanno più buon gusto, non per niente sono la loro preferita!" concluse con civetteria.

"Ho finito!" Esclamò Iurean, alzandosi in piedi con i pugni in aria in segno di vittoria.

Aron studiò con serietà la zona appena dipinta, tormentandosi la barba con la mano. "Mmmh, mi sembra vada bene ora".

"Ti sembra vada bene?" sbottò Iurean "Ma se è perfetta! Assolutamente fantastica! La nave migliore dell'isola! Non fare tante storie! Aiutami a spingerla in acqua, piuttosto."

Finn aiutò Irma a scendere dal ponte, poi la lasciò sola qualche minuto, mentre aiutava gli altri a fare scivolare la nave in acqua. I tre non sembrarono fare la minima fatica in quell'operazione come se la nave si spostasse ubbidientemente al tocco delle loro dita.

"Dobbiamo darle un nome!" Gridò Iurean, sollevando teatralmente una ciotola di colore e un pennello.

"La Occhi di Irma" suggerì Finn scoccando un'occhiata allusiva alla ragazza "Hanno esattamente la stessa tonalità dei colori che hai usato."

"Ehi hai ragione! Va benissimo! Mi piace un sacco, sono sicuro che ci porterà fortuna!" Esclamò Iurean con entusiasmo.

"Sì, perchè no, in fondo ha assistito al varo, è un po' la sua madrina." convenne Aron

"Allora Irma, per te va bene?" le chiese Finn con un sorriso sornione.

"Ma, sì, via! Vi permetterò di usare il mio nome! Ma solo perchè mi siete simpatici..." Irma fece l'occhiolino, tirandosi indietro i capelli in una posa da star "E poi mi somiglia, anche se non sarà mai bella come l'originale."

I tre pescatori risero alle sue parole e Finn la aiutò a salire sul ponte, immergendosi nell'acqua fino alla vita.

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Capitolo 5
*** Sogno o Realtà? ***


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Dai 609! Visto che sono tornata? Il viaggio in Giappone mi ha tenuta un po' di tempo lontana dal pc, ma non ho abbandonato la mia ff! Grazie moltissime per i tuoi complimenti e per l'entusiasmo che dimostri sempre per Terra Magica... vorrei avere più lettori così :(

Hay Lin guardò Cornelia avviarsi con decisione verso i campi coltivati e i frutteti e Taranee dirigersi verso una città, di cui si scorgevano i tetti oltre gli alberi. Scambiò uno sguardo con Will, che si era attardata insieme a lei, indecisa su che direzione prendere.

"Da che parte pensi di andare tu?"

Will si strinse nelle spalle, si guardò intorno e indicò una strada lastricata di pietre multicolori, che attraversava la piana e si arrampicava serpeggiando sui promontori in lontananza.

"Ok, allora io vado di là, a stasera!" Hay Lin si incamminò allegramente attraverso il prato fiorito. La brezza le sussurrava piano alle orecchie, sfiorando i morbidi ciuffi intorno alle tempie. L'aria di quel posto le piaceva, era profumata e fresca, formata da venti imprevedibili e un po' dispettosi, ma leggeri e vivaci.

Mentre passava accanto ad un melo dalla corteccia lucida, udì un fruscio dietro di sè. Si voltò appena in tempo per scorgere le immagini di due giovani, prima che si dissolvessero con un soffio di vento. Hay Lin rimase interdetta. Si avvicinò all'albero. La ragazza era seduta proprio lì un momento prima, la schiena appoggiata al melo, i lunghi capelli fluttuanti che si avvolgevano intorno al tronco. Però l'erba fresca non recava traccia della sua presenza. Com'era stato possibile?

Hay Lin colse una mela e le diede un morso di gusto. Bhè forse era stata un'allucinazione, inutile pensarci! Non sembravano pericolosi, in ogni caso...

"Ehi! Questa mela è ottima! Mai mangiata una così buona a Heatherfield... o forse sarà che non avevo mai mangiato una mela appena colta prima d'ora..."

Hay Lin riprese a camminare, decisa a non lasciarsi distrarre. Stava passando accanto a un ruscello che gorgogliava fra l'erba, quando accadde di nuovo. Per un breve istante scorse di nuovo i due giovani. La ragazza dai lunghi capelli stava danzando a piedi nudi nell'acqua, mentre il suo compagno, che dava le spalle ad Hay Lin, la guardava dalla riva. Quando Hay Lin li vide, la fanciulla stava piroettando su se stessa, voltandosi verso il giovane con un luminoso sorriso. E sparirono di nuovo!

Questa volta Hay Lin era sicura che non era stata un allucinazione. Proprio no! Li aveva visti benissimo! Si avvicinò al ruscello cercando accuratamente tutt'intorno. Qualche traccia dovevano pur averla lasciata, sulla terra morbida accanto alle sponde. Ma tracce non ce n'erano, da nessuna parte. Hay Lin si alzò di scatto, gettando indietro i capelli che le cadevano sugli occhi. Questi tipi facevano i furbi! Però era divertente tutto sommato, misterioso e non uno di quei soliti misteri in cui si imbattevano loro, che creavano un sacco di problemi, questo sembrava uno di quelli romantici e affascinanti e che non facevano male a nessuno.

Giunta a questa conclusione riprese a camminare, guardandosi ben bene intorno, per non perdere il seguito della storia. Improvvisamente un uccello trillò, Hay Lin avvertì un movimento dietro di sè e si voltò di scatto. Fece appena in tempo a vedere il giovane sollevare la destra, con l'indice piegato ad uncino, ed un uccellino colorato posarvisi, mentre la fanciulla si stringeva il petto estasiata. Lei era davvero splendida, nel delicato abito bianco pieno di pizzi... Ehi aspetta un attimo! Prima non aveva quell'abito. Prima indossava un abito corto con lunghe maniche vaporose e prima ancora un vestito lungo e romantico, rosa pesca. E anche i capelli! La prima volta che l'aveva vista erano sciolti, la seconda volta aveva due ciuffi trattenuti dietro la testa ed adesso erano raccolti in due spesse trecce.

Hay Lin riflettè intensamente, corrugando la fronte. Poi sul voltò le si allargò un sorriso smagliante. Ma certo aveva capito! Era così semplice in fondo... Il fruscio delle foglie del melo, il gorgoglio del ruscello, il cinguettio dell'uccelino... Stava semplicemente leggendo nel passato dei suoni! Evidentemente quei due dovevano aver lasciato una traccia molto profonda del loro passaggio, perchè le visioni che li riguardavano fossero così frequenti.

La ragazza, soddisfatta di aver trovato la soluzione dell'inghippo, riprese a camminare in mezzo all'erba, seguendo un passaggio a zig-zag del tutto casuale e cambiando di continuo direzione, per osservare da vicino un albero particolarmente bello, cogliere un fiore dai colori brillanti o mettersi in tasca una pietruzza scintillante. In fondo non c'era alcun bisogno che seguisse una strada particolare! Le sarebbe bastato andare in su e giù sperando di avere altre visioni. Si fermò, per far scintillare al sole un sassolino appena trovato. Facendolo roteare, però, le cadde di mano. Nel momento in cui, TING, il sassolino colpì una pietra affiorante dal terreno, un'altra visione si presentò ad Hay Lin. La fanciulla inciampava su quella stessa pietra e il giovane la sorreggeva stringendola al petto. Hay Lin trattenne il respiro. Erano così carini! La fanciulla sorrise, arrossendo lievemente e la visione sparì. Che peccato... chissà se lui l'aveva baciata. Hay Lin pensava di sì.

La Witch riprese il suo contorto cammino, aspettando speranzosa di imbattersi in altre visioni. Un refolo di vento le sollevò la gonna sottile.

"Ehi! Brutto maleducato! Cosa combini!" Hay Lin non riuscì a trattenersi dal rivolgerglisi ad alta voce: quel vento sembrava così umano! Era così sensibile e allegro, arguto e brillante. Un vento che non c'era ad Heatherfield. Certo, a volte sembrava fare apposta a soffiarle negli occhi granelli di polvere o delle foglie secche nei capelli, ma altre sollevava, intorno a lei, nubi di petali con galanteria e Hay Lin lo perdonava subito. Era un vento giocherellone, un po' infantile.

Hay Lin si lasciò cadere sull'erba con un sospiro. Si stava così bene lì. Voltò la testa di lato e si trovò faccia a faccia con una rospo grigio e roccioso. Spalancò gli occhi per la sorpresa e tirò indietrò la testa, un po' disgustata all'idea che il rospo potesse saltarle in faccia.

GROAK! gracchiò il rospo... e una mano sottile scese, davanti agli occhi di Hay Lin. Sfiorò un altro rospo, uno che Hay Lin non aveva visto, anche se era proprio lì, accanto al primo e che era accasciato, dolorante, con una zampetta spezzata. "Guarda, poverino!" esclamò una voce melodiosa e vellutata. "Lo vuoi curare?" soggiunse una più profonda, addolcita dalla tenerezza. Hay Lin alzò il viso di scatto. Scorse per un attimo le due figure proprio sopra di lei, ma, prima che riuscisse a mettere a fuoco il viso del giovane, erano sparite. Oh accidenti! Non riusciva proprio a vederlo in faccia! Era curiosa di sapere se era bello come lei.

Hay Lin si alzò a sedere e si guardò intorno. Dove poteva andare adesso? Sulla sua destra, nella direzione che aveva seguito, più o meno irregolarmente, fino ad adesso, la distesa erbosa continuava fino alla scogliera a strapiombo. Davanti a lei ,i campi si stendevano a perdita d'occhio fino alle pendici dei monti. La colpì un luccichio improvviso. Doveva esserci un lago là. Si, un lago le piaceva. E poi i laghi sono così romantici! Sicuramente i suoi due begli innamorati dovevano esserci stati.

Hay Lin saltò in piedi e si diresse spedita in quella direzione. Il suo passo svelto spaventò un fagiano, o qualcosa di molto simile, per lo meno, che si alzò in volo con un frullo d'ali. La fanciulla fece un passo indietro spaventata, mentre l'uccello si alzava in volo praticamente sotto i suoi piedi. Il giovane le strinse le braccia intorno all spalle e lei gli si accoccolò contro. Hay Lin sbuffò con stizza, questa volta erano di spalle tutti e due. Però la storia si faceva sempre più interessante e la ragazza era sicura che le visioni sarebbero continuate. Prima o poi avrebbe visto anche il viso di lui.

Riprese la sua passeggiata verso il lago. Però... stava facendo la cosa giusta? In fondo lei era lì per capire come risolvere un problema molto, molto grave. Forse avrebbe dovuto occuparsi di quello. Cercare di capire se non c'era davvero niente che loro potessero fare o se l'Oracolo aveva le sue buone ragioni per voler abbandonare a se stesso il popolo di Everlan. Quella terra era meravigliosa, come si poteva lasciare che si sgretolasse? Certo, se pensava che tutta quella bellezza era sostentata dal decadimento di Kandrakar, l'apprezzava un po' meno, però... Era tutto così splendido e piacevole, più di Kandrakar, in effetti. E i due giovani delle sue visioni... Erano degli Everlaniani? Lo erano sicuramente, da dove altrimenti sarebbero potuti venire? Non sembravano così malvagi e avidi come li dipingevano Tibor e l'Oracolo. Chissà perchè l'Oracolo ce l'aveva così a morte con quella terra. Era sempre stato così freddo o era perchè gli Everlaniani stavano attentando a Kandrakar e alla sua vita?

Una foglia secca scricchiolò sotto il suo piede. Un altro piede ,fasciato in stivali di cuoio, calpestò un'altra foglia. Il giovane strinse la fanciulla per la vita sottile, affondando il collo nei capelli argentei. "Ma io ti amo Nim, Non voglio lasciarti, non voglio andarmene". La fanciulla affondò le dita nei capelli castani di lui "Ma devi, amore mio e nè io nè tu possiamo farci niente".

Hay Lin si strinse le mani al petto. Si erano dovuti lasciare! Era così triste! Troppo triste! La voce di lui era così appassonata e lei sembrava così disperatamente rassegnata. Chissà cosa gli era successo. Forse gli Everlaniani erano un popolo bellicoso e lui era stato chiamato alle armi? Oppure era una storia impossibile come quella di Romeo e Giulietta? Forse le loro famiglie si erano opposte e li avevano divisi. Magari lui aveva dovuto sposare qualcuno che non amava, mentre lei languiva, sola e disperata. Hay Lin si dovette asciugare una lacrima mentre tirava su con il naso. Erano così carini! E si vedeva che erano felici insieme. Doveva andare avanti e sperare di trovare altri indizi. Sicuramente avrebbe scoperto che sia erano riuniti.

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Capitolo 6
*** Strega e fata ***


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Scusate ho corretto il titolo e ne approfitto per scrivere due righe: quando ho postato il capitolo stavo chiaccherando su messenger e mi sono dimenticata... >_< . Intanto grazie 609!!! Le tue recensioni mi fanno sempre piacere! Ti va di dirmi cosa ti piace di più e cosa no? Mi aiuta a migliorare :)
Aspetto che qualcun'altro si decida a recensire... anche solo per insultarmi perchè ho fatto lasciare Will e Matt! E vi propongo un quiz... i nomi dei membri della Guardia di Nimuel, nascondono qualcosa... riuscite a scoprire cosa?

Cornelia scosse i capelli biondi. Non era convinta che quell'idea di dividersi fosse buona, ma se le altre avevano deciso così, lei non si sarebbe messa a discutere. Lei sapeva cavarsela perfettamente da sola. Anche quel tipo che l'aveva attaccata, quell'Ardu. Non avrebbe avuto problemi a sbrigarsela da sola, con lui, se Will non l'avesse richiamata.

La terra smossa odorava di buono e gli alberi da frutto erano disposti secondo un disegno che sembrava più votato alla bellezza che alla funzionalità. Cornelia si incamminò decisa in quella direzione. C'era un sacco di gente a lavorare nei campi, se voleva sapere qualcosa degli Everlaniani quello era il modo migliore.

Avvicinandosi, cominciò ad accorgersi che c'era qualcosa di strano nelle attività dei contadini. Sembravano danzare fra gli alberi, invece di dedicarsi alla coltivazione. Una melodia bucolica giungeva a lei sempre più forte, modulata flauti di legno bruno e arpe d'argento e rame. Cosa stava facendo quella gente? Forse si trattava di una festa. Erano tutti abbigliati semplicemente, ma in modo decisamente inadatto al lavoro nei campi, con morbide tuniche, di colori autunnali, quelle degli uomini, primaverili, quelle delle donne, decorate con motivi spiraliformi. Voci femminili si levavano gorgheggiando, alte e limpide, mentre quelle maschili intessevano una melodia profonda e coinvolgente che pulsava nelle tempie e nei polsi di Cornelia. Quelle danze e quei canti erano assurdi, del tutto fuori posto: quale agricoltore con la testa a posto, ballerebbe con tutti i suoi amici in mezzo a un campo di grano? L'unico risultato sarebbe schiacciare tutte le spighe! Eppure la musica le risultava familiare e conosciuta, l'avvolgeva morbidamente, facendola sentire a casa come non si sentiva da molto, molto tempo. C'era qualcosa, in quel posto, che sembrava essere in grado di penetrare la sua granitica corazza di impassibile fredezza.

Cornelia cominciò a percorrere il sentiero che si snodava attraverso le spighe verdi. I fusti sottili si chinavano a sfiorarle delicatamente le gambe nude. La terra morbida accoglieva con dolcezza i suoi piedi. Era scura e ricca, soffice come un tappeto. C'era qualcosa di indefinibile in quella terra. Non era la terra che Cornelia conosceva. C'era come un vago sentore di famiglia, come quello che riconosci sul volto di un lontano parente di tua madre, incontrato per caso per strada; ma sembrava più consapevole, più viva. Le lasciava una sensazione di dolce malinconia e di affetto silenzioso. Sentiva di essere un'estranea in quel luogo, ma un'estranea accolta a braccia aperte, con la tacita promessa di diventare presto una del posto.

Mentre si avvicinava, confusa da quelle sensazioni, un uomo anziano la trattenne con un gesto.

"Aspetta fanciulla. Non puoi irrompere così fra i danzatori".

Cornelia gli rivolse i suoi occhi verdi. Il volto dell'uomo era scavato e segnato dal tempo, ma non c'era niente di sgradevole in lui, gli occhi grigi erano chiari e limpidi, i denti bianchi e perfetti. Com'era possibile che non ci fosse niente di sbagliato in quel posto?

"E' una festa religiosa, forse? Sono straniera, non conosco le vostre abitudini" chiese, un po' per curiosità, un po' per buona educazione.

"No, no,niente del genere. Devi venire davvero da molto lontano per non sapere questo" L'uomo la squadrò con discreta curiosità. "D'altra parte non avevo mai visto abiti simili ai tuoi. I canti e le danze servono a incalanare l'energia della terra, affinchè i frutti maturino succosi e zuccherini e il grano cresca in abbondanza"

Cornelia rivolse uno sguardo scettico ai ballerini. "Non sarebbe più utile concimare il terreno, ararlo e dissodarlo?" domandò.

L'uomo rise di gusto. "Perchè dovremmo fare tanta fatica inutile? Abbiamo appreso da molti secoli fa a plasmare la magia che pervade la nostra terra, a sfruttare la forza delle nostre menti e dei nostri spiriti, invece che quella dei muscoli. Guarda come sono belli i nostri alberi, ricchi i nostri campi! Non sono un piacere per gli occhi i nostri danzatori? Non sono uno spettacolo migliore di uomini sudati che zappano i campi con attrezzi primitivi e donne che strappano le erbacce con mani rovinate dal lavoro?".

Indubbiamente erano uno spettacolo migliore, ma Tibor non aveva forse detto che, proprio agendo in quel modo, stavano prosciugando il loro mondo? Cornelia ripensò alla sensazione di malinconia che pervadeva il suo elemento, in quel luogo. Non era una violenza quella che gli Everlaniani le facevano? Nonostante lei gli donasse con tale largezza i suoi frutti. Lei... o lui, c'era un qualcosa di maschile nel suo elemento, su Everlan.

"Non finirà questa magia, prima o poi?" chiese ancora Cornelia. Era decisa ad ottenere più informazioni possibili, a non lasciarsi incantare alle prime parole.

Lo sguardo dell'uomo si velò di preoccupazione. "A volte lo temiamo, ultimamente la terra trema e ci sono altri sintomi che qualcosa non va, vulcani che eruttano, tempeste improvvise. La terra diventa sempre più avara e pare che anche le miniere si siano impoverite. I pescatori non tornano più con le reti piene, come una volta. Coloro che conoscono meglio l'andamento delle correnti di energia dicono che sono agitate e che fonti, un tempo ricche, sono prosciugate. La magia tiene insieme la nostra isola, se non venisse trovato un rimedio, persino la terra potrebbe sgretolarsi sotto i nostri piedi. Ma" concluse, tornando sereno "la nostra amata regina, sempre sia benedetta, ha già trovato una soluzione, una nuova fonte a cui attingere potere, per curare la nostra terra. Presto sarà tutto come prima!"

Una nuova fonte a cui attingere potere? Ma certo... Era come aveva detto Tibor! Lo sottraevano a Kandrakar! la loro regina aveva già trovato una soluzione... la facevano semplice loro! L'Oracolo non le stava certo simpatico, ma stava morendo perchè questi tipi potessero continuare i loro bei balletti senza preoccupazioni!

Cornelia rivolse uno sguardo alla danza. Le evoluzioni dei ballerini si facevano sempre più complicate, mentre la musica trillava e tintinnava. Nonostante tutto, non poteva impedirsi di pensare che era bella. E quella gente non sembrava malvagia, solo un po' eccessivamente adagiata nelle sue mollezze. Probabilmente gli Everlaniani non sapevano neanche, da che parte arrivava l'energia che la loro regina si procurava, a spese di Kandrakar e loro. L'Oracolo era stato eccessivamente severo questa volta. Certo questi Everlaniani si meritavano una punizione, probabilmente, ma fare di Everlan una nuova Atlantide, non era un po' troppo?

Una fanciulla dai corti capelli rossi interruppe le sue riflessioni, porgendole un cesto pieno di frutti, allungati come pere ma violacei come prugne.

"Ne vuoi? Sono appena colti, assaggia!" consigliò con un sorriso gioioso.

Cornelia scelse con cura un frutto, ancora caldo di sole. Scrocchiava piacevolmente sotto i denti ed era dolce, senza essere stucchevole. Lasciava in bocca un lieve retrogusto acidulo, che lo rendeva ancora migliore. Mentre continuava a gustarlo a piccolo morsi, la danza finì e gli Everlaniani le si fecero incontro.

Sembrava che almeno un minimo di fatica l'avessero fatto, pensò Cornelia con soddisfazione, le pelli brunite dei giovani rilucevano di sudore. Però non c'era niente di sporco o brutto in quello spettacolo e i danzatori parlavano e ridevano, facendo balenare i denti bianchi. Indubbiamente c'era una bella differenza tra lavorare così o spaccarsi la schiena a zappare.

Molti le si fecero attorno, chiaramente colpiti dalla sua bellezza, mormorando fra loro parole di ammirazione.

Uno, i capelli color giaietto e gli occhi di un blu intenso, dopo aver scambiato un sorriso con i suoi compagni, le porse un fiore.

"Per la bella straniera. Posso sapere il tuo nome, splendida fata?" le chiese galantemente.

Cornelia, dentro di sè, storse il naso. Quel tipo di smancerie potevano attaccare con Irma, non certo con lei. Lei aveva già vissuto una storia d'amore con un principe da fiaba e sapeva come era andata a finire. Ci voleva molto di più che un fiore e qualche bella parola, perchè si interessasse a qualcuno. Però sorrise con dignità e accettò il fiore. Le apparenze vanno salvaguardate.

"Cornelia, ma sono più una strega, che una fata".

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Capitolo 7
*** Caleidoscopio di vita ***


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Scusate per la lunga assenza! Efp è rinato proprio mentre io ero completamente presa da centomila impegni diversi. In tre settimane ho dovuto preparare tre quadri per una mostra, l'allestimento per delle animazioni per bambini a tema Harry Potter, occuparmi della casa e delle varie bestie in assenza dei miei e studiare per un esame. Continuando a lavorare in tutto ciò... Il risultato è che non mi sono neanche accorta che il sito era tornato in linea.

Max: Grazie per i complimenti! E grazie per la segnalazione degli errori, prometto che mi metterò a cecarli li correggerò quanto prima, datemi ancora una settimana di respiro! Se ne vedi altri dimmelo. Io sono disgrafica e ho molta difficoltà a trovarli da sola. La storia è nata come sceneggiatura per un fumetto in effetti, però, quando mi sono messa a scriverla in forma di racconto mi sono presa qualche libertà in più (tipo far crescere le Witch). Non l'ho mai presentata alla Disney, anche se l'insegnante che l'ha revisionata lavorava per loro. All'epoca avevo anche elaborato i character design dei nuovi personaggi, semmai ve li farò vedere prima o poi.

619: Grazie come sempre del tuo entusiasmo! Ecco qua il capitolo di Taranee! Su Matt, che posso dirti? In generale non ho una gran passione per i personaggi maschili di Witch, sarà che, visto che sono una vecchiaccia, li trovo tutti un po' dei mocciosetti scemi. L'unico con un po' più di fascino è Cedric... Però non li ho fatti lasciare tanto per questo, quanto perchè mi sembra normale che questo tipo di cotte adolescenziali finiscano per svanire mentre si cresce e si cambia. Poi mi faceva comodo una Will single e malinconica per la trama...

Miki: Mi fa piacere che la storia ti appassioni! Continua a seguirmi :) Riguardo a Will e Avren... bhè... vedrai! Ci saranno molte sorprese... Ma visto che sono in vena di confidenze: come si fa a non avere un debole per Avren? ^_^ E' il tipo di personaggio maschile che mi fa impazzire (infatti assomiglia al mio ragazzo ahahah, e il mio ragazzo l'ho conosciuto DOPO aver creato Avren).

Sui vestiti delle Witch rispondendo a te spiego la questione a tutti: trasformate le Witch sono esattamente uguali a prima! Invece in abiti normali sono piuttosto diverse, dovreste già aver cominciato a farvene un'idea. Io sono un'appassionata di moda undeground, per cui non stupitevi se alcune delle ragazze avranno degli abbigliamenti piuttosto eccentrici. A partire da Hay Lin, che si è tinta i capelli di rosa chewingum e li porta acconciati in ciuffi sparati in tutte le direzioni.

Se Cornelia era attratta dai campi coltivati e dai ricchi frutteti, Taranee aveva subito il fascino della città distante, di cui si intravedevano i tetti multicolori. Arrivare fin là, a piedi, le avrebbe preso un po' di tempo, ma aveva tutto il giorno davanti a sé e non aveva paura di camminare un po'.

Taranee si diresse verso la città tagliando per i campi, fino a incontrare una strada lastricata. Solo la vista della pavimentazione bastò a lasciarla senza fiato. Le pietre erano tagliate in forme geometriche che si incastravano l'una nell'altra come i pezzi di un puzzle. Avevano colori caldi e vividi, appena opacizzanti dalla polvere bianca, accostati con sapienza. La strada proseguiva in linea retta verso la città, tagliando il paesaggio senza ferirlo, bensì armonizzandosi con esso.

Taranee cominciò a seguirla, senza resistere alla tentazione di fermarsi ogni pochi passi per ammirare le delicate decorazioni delle case. Si potevano dire molte cose di questi Everlaniani, senza alcun dubbio, ma non che non fossero dei costruttori eccezionali, dotati di sensibilità e gusto e capacità tecniche impareggiabili. Taranee si chiese quanto tempo ed energie dovessero aver dedicato solo per pavimentare quella strada. Avevano forse modernissime tecnologie che permettevano loro di risparmiare tempo? Eppure non le sembrava di vedere macchinari nei campi, ma solo uomini e donne che si muovevano fra le coltivazioni quasi danzando. Forse la loro era una società schiavista o basata su caste e i pochi uomini liberi e ricchi potevano permettersi ogni tipo di comodità, grazie al lavoro degli altri. Eppure non le sembrava che nessuna delle persone che scorgeva fosse in catene, sofferente o mal vestita. Anzi era stupita dal notare quanto tutti coloro che la salutavano agitando le mani dai campi, sembrassero lieti, in buona salute e di bell'aspetto. La bellezza era certamente un lato fondante di Everlan, ma era una bellezza per niente stucchevole, zuccherosa o patinata, era una bellezza fresca e viva, sempre nuova, dotata di carattere.

Taranee camminava ormai da un pezzo, quando finalmente incontrò i primi edifici della città. E scoprì con sorpresa che non era una città, almeno nel senso comune del termine. Almeno da quello che poteva vedere, non c'erano abitazioni, bensì un'ampia distesa di tende, sotto cui si distendeva un gigantesco mercato, qua e là sorgevano degli edifici in legno o mattoni, però non sembravano case, ma botteghe di artigiani, a giudicare dalle insegne.

Taranee si immerse nella folla rumoreggiante del mercato. Era una folla piacevole e accogliente, che si scostava gentilmente per lasciarla passare, fatta di denti bianchi, abiti colorati e mani dalla pelle ruvida e abbronzata. Le ricordava l'India, dove era stata l'estate prima in vacanza, ma senza la povertà dilagante, i mendicanti a ogni angolo di strada, la sporcizia e la delinquenza e dotata di un'estetica ricca dello stesso esotismo e della stessa forza espressiva, ma più raffinata.

Passeggiò attraverso le ampie strade del mercato, curiosando sulle bancarelle, affascinata dai singolari manufatti che gli Everlaniani vendevano, insieme a frutta dalla forma curiosa e dai colori accesi, granaglie, spezie dagli odori intensi e gustosi e stoffe ricamate con perizia. Rimpianse più volte la sua macchina fotografica.

Si fermò davanti alla bottega di un fabbro, colpita dal calore che emanava dalla porta aperta, dall'odore dei mantici e dall'oscurità balenante di fiamme. Si affacciò all'ingresso, timorosa di entrare senza permesso. Un uomo anziano, dotato di folte basette grigie e di un viso scarno si voltò verso di lei. La squadrò da sopra gli occhiali rettangolari per un momento, poi la invitò a entrare con un gesto.

"Ti interessa qualcosa, ragazza?" chiese con ruvida gentilezza.

"In effetti, io... non so, ero curiosa di vedere come lavoravate." rispose Taranee, un po' intimidita.

"La curiosità è una buona qualità, va sempre soddisfatta" asserì il fabbro "Vieni ti faccio vedere le fucine".

Taranee attraversò la stanza, guardando con meraviglia le centinaia di manufatti, vasi, fibbie, specchi, ciondoli e ninnoli che si affollavno sulle mensole di legno chiaro. La luce del sole, penetrando attraverso la finestra circolare di vetro colorato, si infrangeva su di loro creando tremanti arcobaleni. Da una porta sul alto opposto rispetto a quella da cui era entrata, si scorgevano le vampe del fuoco che l'aveva attratta. Taranee varcò la porta, al seguito del fabbro.

Le fucine non avevano niente a che fare con l'immagine fumosa e cupa che si era immaginata. La stanza era ben illuminata, anche se sembrava in penombra, a lei che arrivava dalla piena luce del sole e il fumo saliva con una linea diritta su per il camino, che tirava così perfettamente che non una solo macchia scuriva i mattoni rossi e il legno chiaro dei muri. A muovere i pesanti mantici non erano uomini stanchi e accaldati, nè asettici meccanismi. I mantici semplicemente si muovevano da soli, facendo levare ad ogni sbuffo alte fiamme nella fornace.

Una donna giovane, con una lunga chioma di capelli intrecciati, stava levando dal fuoco, con un paio di lunghe pinze, un massa informe di metallo che sistemò con cura sulla superficie d'acciaio del tavolo. Taranee si sarebbe aspettata, a quel punto, un gran lavoro faticoso e sgraziato, fatto di colpi di martello e torsioni di pinze. Invece la donna si sedette comodamente sul un alto sgabello a tre gambe. Con un pennello intinto in una pittura rosso scarlatto si dipinse dei simboli sulle mani, quindi avvicinò lo sgabello al tavolo.

Senza preoccuparsi della temperatura del metallo lo sfiorò con le mani, cominciando a lavorarlo. Per la sorpresa di Taranee, sembrava che la pelle liscia non riportasse danni, da quel contatto con l'argento semi-fuso. Sotto le sue mani esperte, la materia si modellava ubbidientemente, senza opporre la minima resistenza. In pochi minuti, una brocca dal lungo collo elegante aveva preso forma. La donna continuò a lavorarlo con delicatezza, decorando la superficie con disegni floreali e inserendo delle pietre blu nel metallo, senza dover far altro che appoggiarle sulla superficie e spingere con delicatezza.

Finita l'opera alzò lo sguardo, accorgendosi di Taranee.

"E' una giovane curiosa" rispose l'uomo alla sua tacita domanda "Voleva sapere come lavoravamo. La tua curiosità è stata soddisfatta?" aggiunse girandosi verso Taranee.

"Io... posso chiedere ancora una cosa'?"

"Ma certamente!" rispose la donna con voce calda e roca, lavandosi le mani in un catino e asciugandole con una stoffa chiara.

"Ti lascio con lei" intervenne il vecchio, "non posso lasciare la bottega ancora vuota a lungo."

"Allora, cosa vuoi sapere?" le chiese la donna mentre l'uomo usciva dalla stanza.

"Mi domandavo... come è possibile tutto questo? Come fai a toccare il metallo incandescente senza bruciarti e a modellarlo in quel modo? Dovrebbe essere molto più duro, invece sembra morbido e flessibile come creta"

"Sono i simboli" spiegò la donna, sollevando le mani su cui i disegni che aveva tracciato prima erano ancora visibili, in un rosa sbiadito. "I simboli mi permettono di usare il potere delle fiamme, così non devo temere scottature e l'argento rimane sempre morbido, come appena estratto dalla fornace."

Taranee si avvicinò alla fabbra, per guardarle le mani più da vicino. Alla vista dei simbolo, avvertì un formicolio di riconoscimento alla base della nuca. Indubbiamente racchiudevano il potere del fuoco, domandolo e costringendolo, placando il suo spirito selvaggio e violento. In qualche modo la intimorivano, ma la affascinavano anche.

La donna le sorrise "Io sono Ailean, a proposito e tu, come ti chiami?".

"Sono Taranee" rispose la Witch guardandola neli occhi chiari.

"Allora Taranee, prendi queste in ricordo della tua visita alla nostra bottega! E torna a trovarci! Se continua a interessarti, potrei anche insegnarti l'arte della metallurgia" disse Ailean porgendole un cesto pieno di grandi perle di metallo lucido, di ogni tonalità, in cui erano incastonate pietre dure di vari colori.

Taranee allungò una mano titubante e ne prese una.

"Su, non essere timida" la esortò Ailean. "Prendine una bella manciata, sono sicura che trovarai il modo di usarle" soggiunse con un occhiolino.

Taranee ubbidì, riempiendosi le tasche di perle. "Grazie molte, siete stati davvero disponibili. Buon lavoro." salutò la donna con un sorrise e uscì.

Mentre passava accanto al bancone, il fabbro la salutò con un gesto "Torna quando vuoi, gli ospiti educati sono sempre ben accetti"

Taranee annuì e si rituffò nel fiume colorato della folla.

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Capitolo 8
*** Una strada erta di difficoltà ***


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Ciao a tutti! Questo capitolo è stato un po' difficle da scrivere, spero sia venuto decentemente...

Grazie delle recensioni ... e anche a chi legge, ma non recensisce... però un po' meno! Suvvia siate carini e scrivetemi due righe, che mi servono di ispirazione!

609: Gentilissima come sempre ^^ Allora, la mia Witch preferita? Uhm, che domanda difficile... avrei detto Cornelia qualche tempo fa, però quando scrivo su dei personaggi mi ci affeziono sempre molto, per cui adesso riesco a trovare i lati migliori di tutti e non so più scegliere! E certo che sono contenta di avere altre recensioni , ma non mi dimentico che tu sei stata la prima :)

Miki: Ti chiami così per Marmalede boy, per caso? Grazie ancora della recensione, sono davvero contenta che ti piaccia Avren. Quando creo un personaggio mi ci affezione come a un figlio e sono tanto contenta quando viene apprezzato :) . Ovviamente sono anche contenta che ti piaccia il nuovo capitolo, forse tra questi capitoli di "esplorazione" è il mio preferito.

Max: Vero che sono belle le mie descrizioni? Ohohohoh ,come sono brava!!! Ehm... a parte questi attacchi di autostima eccessiva, descrivere luoghi e oggetti mi è sempre piaciuto moltissimo, fin da quando ero alle elementari... la mia maestra adorava i miei temi eheh... I disegni ve li farò vedere quanto prima, appena riuscirò a disseppellirli dal cumulo di scartofie dove sono finiti... e se non li trovo li rifarò, non ci vuole poi tanto e così non vedete come ero schiappa qualche anno fa...

Will si separò da Hay Lin con riluttanza. Non poteva dire di essere sicura che quell'idea di dividersi fosse buona. Forse avrebbe dovuto opporsi. C'era qualcosa in quel posto che la metteva a disagio.

Certo Everlan era magnifica, non c'era niente di allarmante o spaventoso, però...

Avvertiva come un nodo all'altezza del petto, che le rendeva difficile e faticoso respirare.

Si incamminò lungo la strada lastricata di pietre colorate. Era davvero bella Everlan. Come poteva Avren non essere disposto a sacrificare lei, una sconosciuta, pur di salvare il suo mondo? Lei stessa, che la vedeva adesso per la prima volta, capiva come si potesse amare quella Terra. Il sole era tiepido e gentile, la brezza la sfiorava con delicatezza, i colori sembravano usciti dalla tavolozza di un pittore. L'anima di Everlan era delicata e suadente, ma ricca di forza e coraggio. Eppure la sensazione che colpiva Will più di ogni altra era la malinconia. La ragazza si strinse le braccia intorno al corpo: nonostante il sole luminoso, sentiva freddo.

Cosa stavano facendo? Dovevano veramente combattere contro questo popolo? Ma potevano lasciare Kandrakar andare in rovina? Non era decisamente presuntuoso da parte loro, voler dare un giudizio su una materia così ampia e complessa, che incideva su così tante vite? Non lo era anche da parte dell'Oracolo? Ma almeno lui stava lottando per la sua vita e per Kandrakar. Loro invece si arrogavano il diritto di giudicare senza aver alcun titolo per farlo.

Camminò come in sogno lungo la strada multicolore. La bellezza del panorama intorno inaspriva ancora di più la sua angoscia, invece di alleviarla. Come avrebbe dovuto reagire la prossima volta che avrebbe incontrato la Guardia reale di Everlan? Come avrebbe potuto combattere quegli uomini e quelle donne, quei ragazzi, adesso che sapeva per cosa lottavano? Era già difficile combattere quando si è sicuri delle proprie ragioni, ma così? E poi è davvero possibile essere mai sicuri di qualcosa? In fondo lei era stata così sicura che, fra lei e Matt, non sarebbe mai finita. E invece quasi non si parlavano più. Ma almeno, in quel caso, era stato un errore che aveva danneggiato solo lei, invece adesso rischiava di trascinare le sue compagne in una missione distruttiva. E poi... era davvero sicura che le sue compagne si sarebbero lasciate trascinare da lei, in ogni caso? Cornelia ultimamente non si apriva più con nessuna di loro, era sempre più solitaria. E sempre più testarda. Se avesse preso una decisione diversa dalla sua, probabilmente avrebbe continuato dritta per la sua strada. Taranee, poi... erano sempre grandi amiche, non c'erano dubbi, ma sembrava condividere molte più cose con i suoi nuovi amici dei gruppi di impegno civile. In fondo anche il suo ragazzo era uno di loro... Irma era così sicura di sè: non teneva molto in considerazione il giudizio degli altri. Bastava pensare a come era scappata via poco prima, senza chiedere nulla a nessuno. Hay Lin... Hay Lin forse l'avrebbe ascoltata. Era così briosa e allegra Hay Lin. Nonostante l'aspetto bizzarro che le davano i capelli, tinti di rosa e pettinati in rigide ciocche, tra tutte era la più dolce e affettuosa. Ma lei cosa le avrebbe detto? Cosa avrebbe detto a tutte le altre? Qual era la sua scelta? Che non voleva combattere ancora, perchè lei non voleva combattere. Ma poteva lasciare Kandrakar spengersi? L'Oracolo consumarsi giorno dopo giorno? E a quel punto, avrebbero dovuto rinunciare ai loro poteri per ridare vita a Everlan?

Lei ai suoi poteri avrebbe rinunciato anche subito. Erano un peso così grande. Poteva essere divertente quando erano più piccole, ma adesso, adesso... era davvero stanca. Come avrebbe volentieri abbandonato tutto! Ma ne aveva il diritto? Quante volte si era già fatta quella domanda. E la risposta era sempre la stessa: no. Non era lei ad avere scelto quel compito, le era stato assegnato e non poteva rifiutarlo. Ma poteva davvero fidarsi dell'autorità che l'aveva scelta? Quell'autorità non si concretizzava forse nell'Oracolo? Oracolo che sembrava mostrarsi così crudele e vendicativo. Stavano forse diventando la mano armata di un crudele tiranno?

Will sospirò alzando lo sguardo dal pavimento multicolore. La strada continuava davanti a lei. Tagliava dritta attraverso i campi e poi cominciava a salire serpeggiando lungo i fianchi dei monti. Will rabbrividì, attanagliata dal senso di colpa. Quel mondo la odiava. E faceva bene. Lei era lì, come rappresentante del potere che lo aveva votato alla distruzione, come poteva pensare di essere una gradita ospite?

Continuò a camminare lentamente, mentre il sole saliva nel cielo. Poco alla volta, la strada cominciò a farsi più ripida, mentre Will si avvicinava alle pendici dei monti. Il paesaggio intorno a lei cambiò, dai campi coltivati della piana a erti pendii erbosi, punteggiati da massi erratici. Le montagne avevano un aspetto fiero e rigoroso, di severa eleganza. E, a una svolta del sentiero, fra i bastioni rocciosi, apparve improvvisamente un castello. Will spalancò gli occhi sorpresa.

La costruzione si fondeva con la roccia con naturalezza, senza che si riuscisse a capire dove finisse l'una e cominciasse l'altra. I tetti, punteggiati da cupole ogivali e pinnacoli, si sviluppavano su diversi livelli, uniti fra di loro da scale e bastioni con archi a sesto acuto. Giardini pensili si arrampicavano fra un livello e l'altro, con sprezzo della forza di gravità.

Will rimase a guardare lo spettacolo, senza parole per la meraviglia. L'edificio rifulgeva come una gemma, grazie alle ampie ventrate colorate e alle decorazioni in metalli preziosi. Non distava più di un paio di chilometri e Will, come ammaliata, non riuscì a trattenersi dall'avvicinarsi.

Il cammino era molto più lungo di quello che sembrava, ma Will non si lasciò scoraggiare. In effetti, non sentiva la fatica, forse grazie all'aria frizzante e leggera o forse perchè il fascino che l'edificio aveva su di lei, era tale, da farle scordare tutto il resto. E poi era sicura che ormai stava quasi per arrivare. Erano alcuni minuti che il castello era sparito dietro l'ennesima curva, ma Will era quasi sicura, che sarebbe riapparso tra poco, proprio davanti a lei. C'era quasi.

L'oracolo aveva parlato di una regina, una certa... una certa Nimuel. Doveva essere lei ad abitare nel castello. E questo spiegava anche la strada, così accuratamente lastricata, che si inerpicava per le montagne, i cui soli frequentatori sembravano essere pochi pastori con le loro mucche.

Ecco, avrebbe dovuto solo svoltare dietro a quell'ultima curva e avrebbe trovato il castello, proprio davanti a sè. Forse avrebbe potuto presentarsi come un'ambasciatrice, parlare con la regina. Spiegare che lei voleva solo trovare una soluzione in comune accordo e che non li reputava dei nemici. Voleva che sapessero che lei li capiva e desiderava aiutarli. Non voleva che persone come Avren, con il suo sguardo severo e malinconico, la credessero una persona spregevole. Voleva spiegare che avrebbe volentieri ceduto loro i suoi poteri, ma che aveva dei doveri nei confronti di tutti i mondi che ruotavano intorno a Kandrakar e non poteva farlo. O, almeno, avrebbe dovuto rifletterci con cura.

Will superò la curva.

In mezzo alla strada si ergeva un'immensa figura scura. Will si irrigidì dal terrore. La pantera era alta come un cavallo e completamente nera, con grandi occhi ambrati. Era ricoperta da una gualdrappa viola, blu e argento e da un'armatura d'acciaio. Avren stringeva le redini nella sinistra, mentre con la destra brandiva la sua grande spada. Le ampie vesti scure ricadevano in pieghe pesanti sul dorso della sua cavalcatura e i capelli corvini ondeggiavano lievemente nel vento.

Will rimase a fissare, come ipnotizzata, la lama d'acciao. Aveva una forma esotica e un aspetto massiccio. Era perfettamente liscia, ma non era lucida, sembrava argento satinato. Con quella spada, lo sapeva bene, Avren non avrebbe esitato un secondo a trafiggerla.

Il giovane le rivolse uno sguardo di ghiaccio. Will si sentì rabbrividire. C'era, in quello sguardo, un'indifferenza feroce, che la feriva più di quanto avrebbe creduto possibile.

"Sei diversa strega" le parole furono pronunciate con altrettanta lenta freddezza. La voce di Avren, che Will udiva per la prima volta, era profonda e setosa. Una voce che Will riconobbe, fin da subito, essere in grado di accenti di grande calore, ma in quel momento forgiata in una forma altrettanto tagliente e dura della sua spada.

"Ma non credere che basti a ingannarmi".

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Capitolo 9
*** Le scogliere bianche ***


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609: grazie per le tue recensioni sempre entusiastiche. Anche a me Irma ed Hay Lin piacciono molto (Nd me stessa, ma non hai appena detto che ti piacciono tutte, bhè si, in effetti è così...?), soprattutto Hay Lin, proprio per le stesse ragioni che hai elencato tu. Infatti la mia Hay Lin è ancora più stravagante di come viene presentata nel fumetto. Mi piacciono molto questi personaggi dolci e positivi che, però, a volte vengono feriti dal mondo che non li accetta per quello che sono, solo perchè non sono omologati. Non esagerare con l'adulazione! non ci vuole poi tanto a scrivere così, basta esercitarsi e leggere molto! Se ti interessa leggere altro di quello che scrivo ci sono alcune mie FF pubblicate al momento su efp, tra gli originali. Una fiaba "La piante della signora Wintrop", un racconto drammatico che si accosta a temi decisamente forti (per cuis e non hai almeno quattordici anni gira al largo, che poi mi denunciano!) e un fantasy di cui al momento ho arrestato la pubblicazione, ma di cui ho già scritto diversi capitoli. Settimana prossima dovrei cominciare anche a pubblicare un racconto romantico. Insomma, vedi un po' tu, ce n'è per tutti i gusti ^^

Max: tu mi sottovaluti! Prima di pubblicare un capitolo mi assicuro di averne già scritti almeno alti due, così non rischio di avere rallentamenti nella pubblicazione ^^. Spero di aver eliminato gli errori di ortografia. Tu continua a segnalarmeli, eh! Grazie per avermi seguito (inchino, inchino).

Il sole allungava i suoi raggi sul mare, tingendone la liquida superficie scura di cremisi e oro. La nave tornava lentamente verso riva, scortata da molte altre, mentre i marinai si scambiavano lazzi dai rispettivi ponti. Mentre la Occhi di Irma attraccava, la sua eponima sorrideva ricordando la giornata appena passata e godendosi la prospettiva della festa a cui l'avevano invitata i suoi nuovi amici.

La nave beccheggiava dolcemente, la brezza profumava di sale e i riflessi sull'acqua facevano socchiudere gli occhi a Irma. In lontananza si scorgevano di tanto in tanto le vele perlacee e gli scafi colorati di altre navi, nessuna lontanamente bella come la "Occhi di Irma", a giudizio della ragazza. Di tanto in tanto reti cariche di pesci boccheggianti si rovesciavano sul ponte della barca. I merluzzi si contorcevano sulle assi di legno, rilucendo argentei. Irma non era sicura di come questo esattamente avvenisse, visto che nessuno dei suoi tre accompagnatori pareva occuparsi attivamente della pesca. Non che le importasse poi molto. Si stava godendo la gita con assoluta soddisfazione. Iurean era seduto, un tamburo sistemato fra le ginocchia e suonava un ritmo coinvolgente, che pulsava nelle tempie di Irma, accompagnandolo con un canto simile ad un sordo ronzio. Aveva gli occhi chiusi e un sorriso soddisfatto gli aleggiava sulle labbra. Aron stava in piedi a prua e scrutava l'orizzonte intensamente. Irma aveva l'impressione che, in qualche modo, pilotasse la nave. Quanto a Finn... Finn stava mollemente disteso al suo fianco e chiaccherava con lei, rispondendo a tutte le domande che potevano venirle in mente.

Irma si crogiolò soddisfatta nella consapevolezza che il bel pescatore era attratto da lei. Finn era molto più grande dei ragazzi con cui era uscita a fino a quel momento e certi suoi modi di fare e di guardarla la mettevano quasi a disagio. Quasi però. La verità era che così era anche più divertente. Molto meglio del solito ragazzino che la guardava a occhi spalancati, cercando goffamente di scoccarle uno sguardo di nascosto nella scollatura. E poi se doveva ottenere informazioni su Everlan questo le avrebbe semplificato il lavoro. Non stava civettando. Non esattamente almeno. Era lavoro.

Rivolse a Finn un sorriso smagliante. "Dunque, di solito, a pescare, andate la mattina molto presto, quando il sole non è ancora sorto?"

"Naturalmente è così" rispose il giovane "Il pesce va portato al mercato la mattina presto, perchè possa essere acquistato ancor fresco e cucinato in giornata. Oggi abbiamo deciso di varare la nave appena pronta, solo per vagliarne le qualità".

"Ma tutto questo pesce non vorrete buttarlo via!" Esclamò Irma, rivolgendo uno sguardo a metà tra il compassionevole e l'affamato ai pesci boccheggianti.

"Questo è per uso personale, faremo una festa sulla spiaggia, stasera, per celebrare il varo della Occhi di Irma. Serviremo pesce arrosto, cucinato sul momento e molluschi crudi".

"Sarà bellissimo!" sospirò Irma "ma piuttosto dei molluschi crudi" continuò con una boccaccia "Preferirei un bel gelato fragola e cioccolato!"

"Ma come? I molluschi freschi sono una vera delizia! I bambini si alzano la mattina presto per andare incontro alle navi dei pescatori e farsi dare reti di arselle appena pescate! Invece questo gelato di cui parli... cos'è? Un dolce delle tue parti?"

"Tu! Fellone, non conosci il gelato! Meriteresti che rinnegassi immediatamente il tuo nome!" Tuonò Irma, indicandolo con un dito con fare accusatorio. "Il gelato è la suprema delizia" continuò con fare sognante "E fresco e vellutato, può essere di qualunque gusto tu voglia, ma quello al cioccolato è inimitabile! Però è essenziale gustarlo insieme alla fragola, perchè il suo sapore delicatamente acidulo esalti al massimo quello forte e dolce del cioccolato!" Concluse con tono quasi lirico.

"Va bene, mi hai convinto" Si arrese Finn "prima o poi dovrai farmi assaggiare questo tuo dolce..."

"Uhm... suppongo che potrei portarne un po' la prossima volata che passo da queste parti... Non che ci venga di frequente, ma è un bel posto per una gita!"

"Intanto, per stasera, ti dovrai accontentare dei molluschi e del vino dolce..." aggiunse Finn insinuante.

Irma esitò solo una frazione di secondo. Doveva vedersi con le altre, la sera, non poteva tardare... ma quante altre occasioni avrebbe avuto di godersi una festa sulla spiaggia a Everlan? E lei adorava le feste sulle spiaggie. Soprattutto corredate da falò, vino e bei fusti... Peccato per il gelato.

Avrebbe avvertito le altre telepaticamente, potevano sempre raggiungerla se volevano e, se non volevano, bhè, avrebbero aspettato un po', non avrebbe fatto tardi. Solo il tempo di raccogliere qualche informazione in più...

Il giovane la guardò di sottecchi, le iridi azzurre scintillanti attraverso le lunghe ciglia scure.

"Allora Irma? Resterai con noi per stasera?"

"Non potrei mancare! Sono la madrina di questa nave si o no? sarebbe come se mancassi alla festa di battesimo del mio figlioccio!"

"Battesimo?" chiese pigramente Finn.

"Oh... Una tradizione delle mie parti, non farci caso!"

La barca attraccò vicino alla spiaggia e i tre pescatori si calarono in acqua per spingerla in secco. Irma scivolò con grazia giù dal fianco panciuto, godendo dell'acqua fresca dopo tutto il sole che aveva preso. Intorno alla Occhi di Irma, si accalcarono marinai e pescatori di tutte le età, uomini e donne, tutti dotati dello stesso ruvido fascino dei tre nuovi amici di Irma.

"Siete riusciti a finirla, allora, questa bagnarola!" Esclamò qualcuno. "Ormai pensavamo che non l'avremmo mai vista in mare!"

"E' solo che ci piace fare le cose per bene e con calma" rispose Finn sornione "Così non ci troveremo a mollo solo per aver voluto varare la nave troppo in fretta. Com'è successo a qualcuno..."

"Ehi!" Protestò il nuovo venuto "Non continuiamo a rivangare questa storia! E' roba di ere fa!"

"E' bella vostra nave Iurean!" si complimentò una giovane donna dai capelli color miele e dalla sguardo intenso "Quasi quanto la mia Stella Maris, dovrai farmi fare un giro, prima o poi".

"Leiala, ma certo! Come no! Sarà un onore!" Iurean concluse con un occhiolino scherzoso.

Una bella donna dai capelli castani avvolse Aron in un caldo abbraccio, mentre una bambina lentigginosa dava l'assalto alle sue gambe, gridando con voce acuta ed eccitata "Papà, papà, quando mi porti sulla barca nuova? Quando, quando? Mi hai portato qualcosa? Eh? Eh?"

Irma osservò la scena, soddisfatta che molti si avvicinassero alla nave studiandola con fare competente, sfiorandone la carena con delicatezza e complimentandosi con i tre pescatori.

Ma fu ancora più soddisfatta quando Finn, allontanatosi un po' dalla barca, accese un grande falò con l'aiuto di due giovani e di una ragazza e cominciò ad arrostire il pesce. Qualcuno aveva portato frutta fresca, acqua di fonte e vino e la serata si prospettò subito piacevole.

Nel giro di pochi minuti, tutti si stavano servendo di molluschi freschi e Iurean, seduto a gambe incrociate, insegnava a Irma come mangiarli, succhiandoli direttamente dal guscio incrostato di sale. Come dal nulla erano apparsi degli strumenti e una musica allegra si levava nel silenzio della sera, accompagnata dal fruscio della risacca.

"Ehi! Ma son ottimi! Molto meglio di quello che pensavo!" Esclamò Irma entusiasmata dalla scoperta. Il volto allegro di Iurean si aprì in un sorriso soddisfatto.

"Cosa ti porta da queste parti Irma? Non ci hai ancora raccontato niente di te!"

Irma rise, era esattamente la domanda che stava aspettando! "Un ragazzo! E cosa se no?"

Finn sollevò pigramente un sopracciglio: "Il tuo innamorato?"

Bene! Sembrava vagamente deluso, non troppo se doveva essere del tutto sincera, ma probabilmente era dovuto al fatto che sembrava un tipo molto sicuro di sé. Iurean invece, aveva assunto un'espressione affranta: quello sì che era un ragazzo che dava delle soddisfazioni!

Comunque era meglio non tirare troppo la corda...

"Assolutamente no! E' un tipo che... " Qui ci voleva una balla veloce... veloce... "...ha ha spezzato il cuore a una mia amica. Voglio fargliela pagare a quel brigante infido!" Irma sorrise a trentadue denti, con tutta la sfacciataggine che riuscì a trovare.

Fortunatamente i due parvero bersi la menzogna senza difficoltà.

Finn arricciò le labbra in uno sbilenco sorriso sornione "Hai perfettamente ragione, bisogna proprio che lo troviamo, questo tipo. Descrivimelo un po'".

Irma si concentrò cercando di ricordare il più chiaramente possibile il viso di Flood e quello le balzò subito alla memoria, con una rapidità che quasi la sorprese. "

"Un ragazzo... poco più grande di me. Alto, molto, molto magro, un vero stecco! Con delle braccia esageratamente lunghe e una faccia insopportabilmente arrogante. Vestito di stracci che non coprivano un bel niente e tutte queste collane, braccialetti e cinture. E i capelli... i capelli di questo biondo scuro che sembravano bagnati anche se erano asciutti, tutti raccolti in... bhe, che c'è?"

Finn non la stava più guardando, invece aveva gli occhi fissi in quelli di Aron che si era voltato, distogliendo la sua attenzione dalla figlia che ne approfittò per riempirgli i capelli di sabbia. Iurean la guardava a bocca aperta.

Aron si voltò verso di lei, lo sguardò a metà tra il preoccupato e il divertito. "C'è, dolce Irma, che se ti sei immischiata con Flood della Guardia, avrai delle belle gatte da pelare"

"E perchè mai dovrei preoccuparmi di quel ragazzetto scalzo e ignudo?" Irma sollevò esageratamente entrambe le sopracciglia, nella più convincente espressione di incredulità che riuscì a produrre.

Iurean cominciò a ridere, ansimando per lo sforzo di parlare tra i sigulti di ilarità. "Un... un raga... ragazzetto uhuhuh sapete se lo ... se lo viene a sapere ahahaha sca a a alzo e ignuuudo! Ahahaha! Irama sei una foorzaaaaa ahahaha!"

Irma gli scoccò un'occhiata ancora più perplessa, mentre Iurean si piegava in due, piangendo dal ridere. "Grazie, lo so, ma evidentemente c'è qualcosa che non so".

Finn si tirò a sedere con un gesto che, come tutto in lui, sembrava mirato a al minor dispendio possibile di energia. "Non ti offendere Irma... Iurean non sta ridendo di te. E' solo che siamo colpiti dalla... familiarità di cui parli di lui. E' un tipo piuttosto suscettibile, Flood e dotato di poteri non proprio da sottovalutare".

"Poteri non da sottovalutare? Non parlerai mica di quei giochetti che faceva con l'acqua?" Irma sollevò le spalle con disprezzo "Umpf, sai che ci vuole!"

Iurean, che era appena riuscito a riprendere fiato, fu colpito da un nuovo attacco di irrefrenabile ilarità.

Aron la squadrò severamente: "Ragazza, sai di chi stai parlando? Flood fa parte della Guardia di palazzo di Nimuel, il suo nome sia sempre lodato, la nostra buona regina"

Irma gli rivolse uno sguardo interrogativo: "E cos'hanno di così particolare questi tipi?"

Finn scrollò le spalle "Sono i protettori di Everlan, o almeno questo è quello che dicono. Per quello che ne so io, l'attività pricipale di Flood è ciondolare a giro".

"I membri della Guardia di Nimuel sono molto di più che semplici combattenti" interloquì Aron "E anche se il comportamento di Flood a volte potrebbe non rispecchiare quello che ci si aspetta da una persona nella sua posizione, lui e gli altri sono indispensabili per noi"

"Ma alla fine" chiese Irma "cos'è che fanno? E cosa sono per essere tanto importanti?"

"Ma" riprese Finn con uno sbuffo "Non credo che nessuno lo sappia veramente, in teoria la pace di Everlan dipende soprattutto da loro. Proteggono la nostra bella regina da tutto ciò che potrebbe accaderle e Nimuel, lei è tutto per noi".

Irma sbattè le ciglia perplessa, che razza di discorsi erano? "Non credo di capire molto bene..."

"Puoi andare alle scogliere" le rispose Iurean che sembrava essere venuto finalmente a capo del suo accesso di risa "Se sei fortunata saprai tutto quello che vuoi sapere".

"Le scogliere?" chiese ancora Irma aggrottando le sopracciglia.

"Vedi, là quei bastioni bianchi che scendono a picco sul mare?" Aron indicò

in lontananza, mentre Irma stringeva gli occhi per scorgere qualcosa oltre il falò. La roccia candida delle falesie si accendeva di un lieve bagliore argenteo alla luce della luna.

"Sono... sono belle... " Irma rimase un attimo incantata e, incredibilmente senza parole. "Ma cosa c'è là di tanto speciale? Un vecchio saggio forse? O una biblioteca?" si riprese subito.

"No" rispose Iurean, per una volta serio "Interminabili caverne sono scavate dal mare nella roccia. E sulle pareti bianche appaiono immagini che narrano la storia di Everlan. Ognuno, però, ci può leggere solo quello che vuole davvero sapere. Chissà che tu non scopra chi è davvero Flood della Guardia?"

"Yap!" Esclamò Irma, scagliando un pugno di aria per la soddisfazione Proprio quello che ci voleva! Ragazzi scusatemi tanto! Devo andare!" Continuò, cercando di assumere un atteggiamento il più contrito possibile "Devo proprio andare... ho delle amiche che mi aspettano..."

Delle amiche che si sarebbero complimentate con lei per le informazioni che aveva trovato, invece che rimproverarla, come al solito, per il ritardo!

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Capitolo 10
*** Parole nel vento ***


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Eco qua il nuovo capitolo! AVVERTIMENTO: questo capitolo va espressamente contro degli avvenimenti narrati nei numeri di witch POSTERIORI a quelli che io tengo in considerazione. Se pensate che ciò possa darvi fastidio non leggete, non vi obbliga nessuno...

Io però credo che questo sia il capitolo migliore che ho scritto... quasi mi commuovevo da sola...

619: perchè le risate? Spero che fossero perchè il capitolo era divertente... Da questo capitolo la storia comincia a entrare nel vivo! La storia di Will con ... il tipo del capitolo otto ^^ ? Bhè prosegue.., anche se magari non PROPRIO nel modo che puoi star pensando ;)

Max: grazie dei comlimenti ^^. Visto che ti piace investigare sui nomi... I nomi dei sei membri della guardia non ti dicono niente? ;) "Ciondolare a giro" si dice, ma è un registro molto basso, dipende se è adatto al contesto.

Hay Lin si diresse decisa verso il lago, aspettando fiduciosa che altre immagini si presentassero ai suoi occhi. E puntualmente, appena il vento accarezzò le foglie di un ontano, i due giovani apparvero di nuovo davanti a lei.

Erano entrambi seduti, la schiena appoggiata al tronco, con dispetto di Hay Lin erano troppo lontani perchè riuscisse a scorgere i tratti di lui, anche se... uhm... avevano qualcosa di familiare. Il giovane leggeva da un grosso codice rilegato in pelle, mentre la fanciulla lo fissava intensamente. Egli interruppe la lettura, incontrando gli occhi di lei.

"Cosa c'è?" mormorò "Ho letto male?"

"No... no, certo che no" rispose ella "Stavo pensando che non conosco nessun altro in grado di declamare questi antichi carmi con così grande emozione".

Questi avvenimenti dovevano essere precedenti agli ultimi che aveva visto, riflettè Hay Lin, forse non sapevano ancora di essere innamorati, sicuramente non sospettavano nemmeno che avrebbero presto dovuto separarsi.

Hay Lin riprese a camminare, pensierosa e un po' malinconica. Chissà come era finita poi, quella vicenda.

Non lontano da lei, un cavaliere trottava rapidamente, i finimenti del cavallo sauro che splendevano al sole. Gli zoccoli colpivano il terreno ritmicamente, sollevando nuvole di polvere e il loro rumore soffocato si fondeva con quello tintinnante dei campanelli, che pendevano dalla gualdrappa colorata.

Campanelli simili risuonavano al collo di un altro cavallo, ma questo era grigio chiaro e i suoi finimenti erano bianchi e spogli. Avevano una foggia stranamente familiare, pensò Hay Lin.

Il cavaliere, ma forse era una donna? Abbigliata in bianco anch'ella, stava consegnando al giovane un plico.

"... vi reclama, Hadyn di Everlan, le mie congratulazioni. Avrete dieci giorni per prepararvi e salutare i vostri cari, poi passaremo a prendervi. Da oggi in poi sarete molto di più che un semplice studioso. La cerimonia avverrà durante la prossima luna. Nei prossimi giorni dovrete purificarvi e meditare, per prepararvi a..."

Hay Lin non seppe a cosa avrebbe dovuto preparasi Hadyn, perchè la visione scomparve. Quello di cui era certa, però era che il giovane non era sembrato per niente contento della notizia. Lei non l'aveva visto in viso, ma la fanciulla accanto a lui l'aveva fissato con espressione accorata e lui si era portato una mano al volto.

Probabilmente era stato il momento in cui avevano saputo di doversi dividere. Chissà per cosa era stato scelto Hadyn? Hay Lin era sicura che ci fosse qualcosa che le sfuggiva...

Intanto il sole era sempre più alto e Hay Lin cominciava ad avvertire una certa fame, in fondo dalla mattina aveva mangiato solo una mela, ottima senza dubbio, ma sempre una mela.

Uno scampanio allegro giunse a lei da una curva della strada, accompagnato da muggiti pigri e profondi. Hay Lin, incuriosita, si precipitò a vedere e si ritrovò in mezzo a una mandria di mucche dal manto castano e fulvo. La ragazzina strillò di contentezza. Le mucche avevano grandi occhi dolci, come pozze di cioccolato fuso e morbidi musi vellutati. Ad Hay Lin erano sempre piaciute tanto quando le aveva viste in foto. Una volta, in verità ne aveva anche vista una dal vivo, un giorno che, alle elementari, avevano fatto una gita ad una fattoria. Quella volta però, la mucca panciuta era sola in un piccolo recinto con il pavimento di terra battuta. Aveva l'aria malinconica e depressa. Trovarsi proprio in mezzo ad un'intera mandria, che pascolava soddisfatta tra l'erba verde, era tutta un'altra faccenda.

Hay Lin abbracciò di impulso una mucca dal manto rosso scuro e dallo sguardo particolarmente affabile. La mucca continuò a ruminare placidamente, il muso appoggiato sulla spalla di Hay Lin. Hay Lin la lasciò, quasi ansimando per il peso che aveva dovuto sostenere con le sue spalle sottili.

"Ti piacciono le mie vacche, eh ragazza?" escalmò una voce roca alle sue spalle. Il vecchietto era magro e asciutto, tutt'ossi e nervi, con i capelli e i baffi completamente bianchi, ma aveva un aspetto ancora energico. Sorrideva ad Hay Lin con evidente simpatia, mordicchiando il bocchino della sua lunga pipa elaborata.

Hay Lin gli sorrise istintivamente a sua volta "Sì! Mi piacciono tanto! Hanno un muso così buono!"

"Eh sì!" rispose il vecchio rivolgendo uno sguardo affettuoso alle mucche "Sono delle brave ragazze".

"Ah... dimenticavo! Il mio nome è Hay Lin, piacere di conoscerla" si presentò Hay Lin piegandosi in un inchino ad angolo retto.

"Eheh, che ragazza educata!" la risata del pastore sembrava vecchia e secca come lui. "Il mio nome è Toron, Hay Lin e il piacere è mio".

Hay Lin si avvicinò stringendoli energicamente la mano "Molto, molto piace..."

GROOOWWWL

La pancia di Hay Lin scelse quel momento per lamentarsi della vacuità che l'affliggeva. Gli occhi della ragazza si incrociarono per l'imbarazzo, mentre diventava rossa come un pomodoro.

"Eheh, non hai ancora mangiato, eh ragazza? Non preoccuparti, ho io quello che ci vuole. Persino Sua Maestà Nimuel non rifiuterebbe un pranzo così! E ti dirò, non l'ha rifiutato!" concluse con un occhiolino furbo.

Toron avvicinò il panchetto su cui era seduto a uno delle mucche e poco dopo schizzi spumeggianti di latte riempivano un secchio lucido di rame, finemente decorato con motivi a spirale e lapislazzuli.

Hay Lin osservava con occhi spalancati dalla meraviglia: non solo era finita in mezzo a una mandria, ma aveva persino visto mungere un mucca!

Toron finì di riempire il secchio, poi porse ad Hay Lin una ciotola di legno, dalla venature complicate e vi versò il latte.

La ragazza, deliziata, fece per avvicinarla alla bocca, ma il pastore la trattenne con un gesto: "Ancora un attimo!".

Portò una mano nodosa alla bisaccia al suo fianco per poi aprirla al di sopra della ciotola, lasciando sfuggire tra le dita decine di rosse fragoline di bosco.

Hay Lin trillò di felicità! Fragole! Di bosco! Che delizia! E nel latte appena munto. Si avventò sulla ciotola con entusiasmo, bevendo e mangiando insieme con soddisfazione. Concluse il pranzo con ultimo lungo sorso e leccandosi le labbra bianche di latte, sotto gli occhi orgogliosi di Toron.

Hay Lin appoggiò la ciotola guardandosi intorno e, ecco, in mezzo alle bestie camminavano due giovani, mano nella mano.

L'uomo reggeva un secchio pieno nella destra e porgeva il latte alla fanciulla in una coppa d'argento, da cui ella beveva con voluttà

"Non mi sembra vero di essere qui con te, non merito tanto".

"Meriti questo e molto di più, Hadyn non ho mai conosciuto nessuno come te" rispose lei, guardandolo con adorazione "Ho solo timore" continuò abbassando lo sguardo "Che prima o poi qualcuno si accorga di quanto vali e ti porti via da me".

"Non succederà mai, non temere. Chi mai potrebbe essere interessato a me? E comunque, io non ti lascerei mai".

Lei lo guardò di nuovo, ma adesso il sguardo era carico di malinconia "Sei saggio, ma ci sono ancora molte cose che sono nascoste a tuoi occhi. Ai tuoi, ma non ai miei. Questa è la mia maledizione".

I due scomparvero, lasciando Hay Lin con un groppo in gola. Non poteva perdere altro tempo: doveva salutare le sue amiche mucche e continuare il suo cammino. Salutò con calore il pastore e abbracciò di nuovo la mucca rossa con impeto, poi riprese la strada, decisa a raggiungere il lago.

Era ormai quasi arrivata, quando si presentò la nuova visione, evocata, questa volta, dal grave rintocco di una campana di bronzo. Hay Lin sentì gli occhi riempirsi di lacrime prima ancora di vedere, c'era qualcosa in quel suono che le riempiva il cuore di tristezza.

La fanciulla stava consegnando al giovane qualcosa, stringendo le dita di lui intorno... intorno...a qualcosa di grosso e pesante, di metallo polito e legno lucido... ma quella era la chiave di Everlan! Non c'erano dubbi! Era la stessa chiave che la nonna aveva consegnato a Will. Questo sicuramente significava qualcosa, ma cosa?

"Non posso accettare Nim, non posso. Questa appartiene a te..." Hay Lin era sicura che la pausa fosse dovuta a un sorriso malinconico "E al tuo popolo".

"E' vero: appartiene a me. E io voglio darla a te, Hadyn, non protestare!" soggiunse accorata. "E' l'unico legame che ci resta, non infrangerlo. Non desidero che appartenga a nessun altro, se non a te." Lo guardò negli occhi con dolcezza "E comunque tu la possiedi già, questa è solo l'ufficializzazione di qualcosa che non posso e non voglio cambiare".

Il giovane la strinse fra le braccia, cingendo la vita sottile e affondando le mani nei capelli argentei.

Mentre lei alzava il volto verso il suo, la visione si dissolse, insieme all'ultima eco del rintocco della campana.

Hay Lin, sperando ancora in un soprendente lieto fine, ma carica di cupi presentimenti, percorse l'ultimo tratto del sentiero che portava al lago.

Il vento di Everlan le sfiorava delicatamente i capelli, per poi sollevarle un polverone tra i piedi. Hay Lin avvertiva provenire da lui alternativamente malinconia e rabbia. Qualunque fosse il sentimento, però, la ragazza era certa che fosse la triste storia a cui stava assistendo a provocarlo.

Finalmente i suoi piedi lasciarono l'erba soffice per la ghiaia umida intorno al lago.

La superficie del lago era argento liquido, su cui il sole e le onde disegnavano lenti cerchi dorati. Sotto la superficie, nel punto più vicino a lei, Hay Lin poteva scorgere lunghe alghe scure ondeggiare quietamente sotto la superficie. Poco più lontano, in una zona della riva ombreggiata da grandi alberi frondosi, fiori simili alle ninfee, dai morbidi colori pastello, giacevano sulle loro larghe foglie verde cupo. Tra le ninfee crescevano snelle canne brunite che mimavano, nel vento, l'ondeggiare delle alghe nell'acqua. Trampolieri dalle gambe magre e dal piumaggio umile, si muovevano prudentemente fra le piante, sfiorandole appena al loro passaggio.

Hay Lin rimase per un momento ad osservare il paesaggio, piena di tranquilla sicurezza, aspettanto l'ultimo atto della storia. Era lì che avrebbe saputo, bastava aspettare.

Come rispondendo alla sua muta domanda, si levò dalla riva opposta del lago, il lento e straziante richiamo di una gru. Rimase sospeso per un lungo attimo nel silenzio, prima che due figure apparissero pochi metri davanti ad Hay Lin.

I due giovani guardavano il lago, uno accanto a l'altro, ma senza sfiorarsi, come se la distanza, che li avrebbe presto definitivamente separati, già si fosse insinuata fra di loro. Una brezza leggera sfiorava i loro capelli, anche se il vento intorno ad Hay Lin si era placato, per lasciare il posto ad una calma innaturale.

Il giovane parlò con voce atona e roca, priva di qualsiasi sentimento.

"Questa è l'ultima volta che ci vediamo. Da domani, per me Everlan sarà solo un'altro mondo fra i tanti e tu una donna fra i tanti. Tu lo hai voluto. Hai voluto che mi facessi carico dei doveri che mi sono stati posti sulle spalle senza protestare. E lo farò. Non mi è permesso di amare, di preferire qualcuno a qualcun'altro, davanti a me, tutti dovranno essere uguali, perchè da domani io sarò il giudice imparziale, sarò il garante l'equilibrio, l'arbitro del fato. Da domani..." Il giovane fece una pausa, come se esitasse a pronunciare quelle parole e si voltò verso di lei e verso Hay Lin.

Hay Lin spalancò gli occhi, mentre per la prima volta vedeva chiaramente i tratti di Hadyn.

"...Da domani, io sarò l'Oracolo".

Il vento, fischiando con furiosa disperazione, si avvolse in vortici tormentati ai suoi piedi.

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Capitolo 11
*** Di Ragni e Margherite ***


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Miki: non te l'aspettavi davvero? Bene! Doveva essere così! Continua a leggere e vedrai che le sorprese non sono finite. Però per il capitolo di Will dovrai aspettare ancora un po'...

Max: Lo sai già, ma ci hai dato! Per quasi tutti ^^ Ardu non è un anagramma, bensì il termine alto sassone per earth, terra, mentre Efri è l'anagramma di fire, sì, ma suona anche come Efreet (Pron. Efrit) spirito delle fiamme nella mitologia mediorientale. Eh, bhè sì, l'Oracolo è il vecchio Oracolo! Ne conosci un altro? ^^

609: Noooo... mi abbandoni anche tu? ç_ç Dove sei finita?

Il sole era giunto al suo culmine e adesso cominciava lentamente a declinare. E Cornelia stava cominciando a pensare che ne aveva abbastanza dell'allegro cicalare egli everlaniani, della loro splendida musica, della loro frutta succosa e dolce e del loro aspetto gradevole. Decisamente abbastanza. Le facevano venir voglia di gridare solo per movimentare un po' la situazione.

E' sempre così noiosa la perfezione?

Senza ritenere necessario dare spiegazioni, si alzò con grazia e salutò con un sorriso e un cenno del capo che fece elegantemente ondeggiare i capelli. Un paio fra i suoi più fervidi ammiratori tentarono di trattenerla, ma Cornelia non aveva intenzione di perdere altro tempo.

"No grazie, vorrei rimanere un po' da sola" rispose con voce così gelida da lasciare impietriti i due giovani.

Che stupidi. Davvero gli uomini sono prevedibili, si ritrovò a pensare Cornelia. Sono sempre convinti di essere al centro del mondo e che nessuna donna possa resistergli. Ci sta proprio bene dargli un bel due di picche ogni tanto. E lei era una specialista in questo campo. Negli ultimi due anni non era uscita con nessuno.

A parte con Peter, certo. Ma solo perchè era il fratello di Tara, non sarebbe stato carino rifiutarlo senza una spiegazione. Però anche lui era esattamente come tutti gli altri. Poteva anche essere simpatico e intelligente, ma l'unica cosa che pareva attivare le sue cellule neuronali era lo sport. Per il resto del tempo giacevano in pacifico riposo.

E poi, dopo Caleb, i difetti di qualsiasi ragazzo le balzavano agli occhi molto prima delle sue qualità. Se doveva dirla tutta, a volte pensava che persino Caleb, l'aveva giudicato perfetto, solo perchè praticamente non lo conosceva. Ma quell'immagine di perfezione era davvero quello di cui aveva bisogno? Visto quello che era successo con lui, ne dubitava.

Forse non era fatta per innamorarsi. In fondo lei bastava per sé stessa.

Continuando a riflettere, prese a passeggiare fra gli alberi da frutto sfiorandoli delicatamente con le mani. Per quanto il paesaggio sembrasse sereno, avvertiva come un dolce lamento provenire dalle piante. Non tutto andava così bene come agli everlaniani piaceva credere, evidentemente.

Si sedette sull'erba e affondò le mani nel terriccio scuro. Una sensazione di stanchezza la afferrò. Le servirono alcuni secondi per capire che proveniva dal suo elemento. Cornelia si concentrò un momento, mentre sondava con delicatezza quella terra tanto diversa da quella che conosceva. Dei flussi di energia parevano attraversarla, tenendola insieme, dandole vita. Si intrecciavano strettamente con altri che sfuggivano all'esame di Cornelia e che lei giudicò essere di pertinenza del'aria e dell'acqua.

Il flusso non era continuo, però, scorreva faticosamente, come se la fonte da cui proveniva si stesse prosciugando. Concentrandosi maggiormente Cornelia avvertì un tremore nel terreno. Molti chilometri sotto di lei si stava preparando un terremoto. I fili d'erba, che a un prima occhiata sembravano tutti di un perfetto verde tenero, a un esame più accurato si rivelavano pallidi e sofferenti. Davanti a lei una viola stava appassendo.

Cornelia avvertì un impeto di compassione riempirle il petto. Prima di sapere esattamente cosa stava facendo riversò un piccola parte del suo potere nel terreno, attraverso le mani ancora affondate nel terriccio fino al polso. La viola di fronte a lei alzò il capo, mentre l'erba riprendeva colore. Ma il rombo del terremoto in lontananza non si arrestò.

"Sei una fanciulla di buon cuore".

Una voce pacata e gentile arrivò da dietro le sue spalle.

Cornelia balzò in piedi, girandosi di scatto. Seduto all'ombra di un nocciolo, Ardu la fissava. Aveva qualcosa chiuso nel pugno della mano destra e lo cullava dolcemente.

"Vuoi combattere?" ringhiò Cornelia senza timore "L'altra volta ti è andata bene, ma questa non sarai così fortunato".

Ardu non sembrò colpito da quella dimostrazione di aggressività. "No, guardiana, oggi non sono qui per combattere. Ci è stato ordinato di darvi tempo per riflettere e credo che sia stato un ordine giusto. E neanche tu vuoi combattere".

"Cosa sai cosa voglio o non voglio io?" ribattè Cornelia con rabbia.

"So molte più cose di quelle che tu non creda. A me non puoi mentire, come menti alle tue amiche e persino a te stessa".

"Io... io non mento mai! Come ti permetti?" lo aggredì Cornelia con stizza. Come osava quello giudicarla? Lei era una di quelle che dicevano sempre le cose come stavano, non era certo come Will che, pur di non litigare, passava sotto silenzio qualsiasi cosa.

Ardu si alzò lentamente, avvicinandosi a lei.

"Invece è così. Avverto il tormento del tuo cuore, da quant'è che non parli più sinceramente con nessuno, di quello che provi e che senti? Da quant'è che assali chiunque ti si avvicini con dolcezza, perchè ti senti debole e insicura e non sei disposta ad ammetterlo? Da quanto tempo è, che ti senti diversa?"

Cornelia lo fissò con sfida, ma un lampo di timore le attraversò gli occhi, mentre un dubbio si insinuava infido nella sua mente "Cosa... cosa intendi?"

Ardu, ormai alla distanza di un braccio da lei, aprì lentamente la mano. Sul palmo ruvido giaceva, delicata e fragile, una margherita.

Gli occhi di Cornelia si spalancarono di sorpresa, mentre, nel suo sguardo, la rabbia cedeva il passo a una paura irrazionale.

"M-Margareth... "

Rimase impietrita per qualche secondo, prima di voltare le spalle e fuggire via.

Quando la chiamata di Irma arrivò, avvertendola della festa sulla spiaggia, Cornelia non la sentì nemmeno. Era troppo occupata a piangere.

Ardu guardò la ragazza allontanarsi, con lo stesso sguardo di calma malinconia che le aveva rivolto la prima volta.

"Nimuel, dolce signora, avete ragione voi. Non sono che fanciulle e non desiderano farci male, non più di quanto lo desideriamo noi. Ma saranno disposte a sacrificare i loro doveri per noi?"

L'uomo scosse lentamente la testa.

"Non sempre possiamo comportarci come vorremmo. Se sarà necessario farò ciò che va fatto. Cornelia Hale, se sarà necessario, so dove colpirti per farti più male".

Si chinò lentamente e con le grosse dita interrò con attenzione la margherita. Sotto il suo tocco delicato, il fiore mise nuove radici.

La visita di Taranee al mercato si protrasse per tutta la giornata. Quel popolo era incredibile, davvero incredibile. Come poteva pensare l'Oracolo di cancellare una simile splendida cultura? lei l'avrebbe difesa a spada tratta.

Anche se...

Anche se quegli uomini avevano sfruttato a tal punto la loro terra da portarla lentamente al disfacimento? Ma era veramente così? A Taranee Everlan sembrava splendida e rigogliosa.

Certo, un paio di volte le era parso di avvertire paura e preoccupazione provenire dalla gente che la circondava, ma erano sentimenti che svanivano rapidamenti, sostituiti dall'euforia e dala gioia di vivere.

Una volta, passando accanto alla fornace di un vetraio le era parso anche di avvertire una sorta di instabilità nel suo elemento. Una furia selvaggia a stento trattenuta, come la follia feroce e disperata di un cane tenuto troppo a lungo alla catena. Ma era stata solo un'impressione... o no? In verità il ricordo dei simboli sulle mani di Ailean, le causava una fredda sensazione di disagio.

Taranee si chinò ad osservare incuriosita una serie di splendidi insetti meccanici. Il disgusto la travolse. Eppure, così erano quasi belli. Allungò una mano come per toccarne uno, ma alla fine la sua fobia ebbe il soppravvento e Taranee si sollevò con un brivido.

E in quel momento la vide.

Appena a qualche metro da lei, nel mezzo della folla, Efri la fissava.

Taranee rispose allo sguardo come ipnotizzata, colta troppo alla sprovvista per reagire.

La donna alzò una mano davanti a sé e una fiamma le divampò fra le dita.

Con un sorriso crudele e allusivo, lentamente strinse il pugno.

Lingue di fiamma le sfuggirono tra le dita, agitandosi selvaggiamente.

Mentre il suo sorrisi si allargava, la donna serrò il pugno. Dalle dita si levò un ultima fiamma morente e poi soltanto un sottile filo di fumo.

Più chiaro di così.

Taranee, ripresasi dalla sorpresa, fu di nuovo invasa dalla rabbia. Tentò di raggiungere Efri, facendosi largo fra la folla, ma la perse di vista un istante, quando un uomo con un ampio mantello le attraversò la strada e tanto bastò perchè dell'altra sparisse ogni traccia.

In quel momento la raggiunse la chiamata telepatica di Irma, che la avvertiva del ritardo e la invitava a partecipare ad una festa sulla spiaggia. Festa sulla spiaggia? Non le sembrava proprio il momento per il divertimento. Erano rimaste troppo cose in sospeso.

E dopo tutta quella giornata, Taranee aveva ancora più domande.

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Capitolo 12
*** Uno scontro impari ***


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Max: grazie per avermi fatto notare gli errori... Ora provo a cercarli e eliminarli! Eh... in effetti l'antico sassone non è una lingua molto conosciuta, ma quando ho inventato i nomi stavo preparando l'esame di filologia germanica, per cui mi è subito balzato alla mente! Mi sono accorta che non ho risposto riguardo a Everlan: ebbene sì è ispirato a Everland, come dire... l'Isola che c'è ^^

609: Uah, che bello! Allora non mi avevi scordato ^^. Anche tu sei stata presa di sorpresa dalla rivelazione sul passato di Hadyn, eh? Bene, bene! Mi fa piacere che la rivelazione ti abbia colpito, temevo di non riuscire a dare il giusto effetto alla notizia! Il capitolo di Cornelia e Tara... bhè di per sè non molto importante (ma sono contenta se mi dici che è scritto bene!), però c'è un piccolo indizio su una sopresina che salterà fuori più avanti...

AyaCere: Ooooh! Un nuovo recensore! Benvenuta! Sono proprio contenta che ti sia dovuta ricredere sul mio racconto e spero che Everlan non ti deluderà. Riguardo al nostro capellone... qualche indizio ce l'avevo messo! Sei stata in gamba a notarli! Dimmi, che sono curiosa, cos'è che ti ha fatto sospettare?

Will rimase impietrita a fissare il giovane, incapace di reagire. Le sembrava che persino la sua mente fosse paralizzata.

Cosa doveva fare?

Cosa doveva fare?

Cosa, cosa, cosa?

Disperatamente pregò per avere una risposta, ma gli occhi freddi di Avren sembravano aver congelato anche la sua capacità di giudizio.

Un lieve tremito, come lo spasmo di una bestia ferita, attraversò per un attimo il terreno.

Il cavaliere sobbalzò, come colpito da una fitta improvvisa e volse lo sguardo dietro di sè, verso il castello, gli occhi per un attimo dubbiosi e spaventati.

Quando la sua attenzione tornò sulla fanciulla, però, il suo volto mostrava solo feroce determinazione.

"Non aspetterò ancora". Con un gesto deciso, spronò la pantera, caricando.

Ma nel frattempo, Will era in qualche modo riuscita a superare la confusione e il timore che le avevano stretto il cuore. Aveva deciso di parlare con la regina di Everlan e quello avrebbe fatto.

Non era lì per far del male, non c'era nessuna ragione per cui doveva sentirsi in colpa.

Davvero.

Anche se l'intera Everlan sembrava accusarla, attraverso gli occhi grigi del suo avversario.

Will parlò, con voce che sperava decisa, ma che le sembrò disperatamente tremante e acuta, poco più di un fragile mormorio.

"Non sto cercando di ingannare nessuno. Sono qui per parlamentare. Voglio solo parlare, nient'altro" strinse i pugni nel tentativo di farsi coraggio "Voglio conferire con la regina Nimuel di Everlan".

L'attacco di Avren la prese alla sprovvista. Si era aspettata che il giovane, si fermasse ad ascoltarla o, quantomeno, a studiarla. Invece non aveva nemmeno rallentato la carica. Il primo fendente calò prima ancora che lei avesse finito di parlare.

Will non seppe come esattamente aveva fatto a schivare il colpo. Ma in qualche modo, c'era riuscita. Fortunatamente, perchè altrimenti lo scontro sarebbe finito con quel singolo attacco preciso e violento.

La pantera si erse davanti a lei, le zampe soffici irte di artigli e le fauci spalancate, la lingua rossa arricciata per facilitare il morso. Il suo respiro caldo investì in pieno la ragazza. Will si tirò all'indietro, cadendo quasi sulla schiena, per evitare due potenti zampate. Riuscì a riprendersi solo all'ultimo momento, sollevandosi agilmente in aria, con una leggerezza e una grazia che possedeva solo in virtù della magia.

Non poteva librarsi in aria come Hay Lin, ma saltò con innaturale facilità sull'alta parete di roccia, rimanendo in equilibrio sulla superficie scoscesa.

"Vengo da Kandrakar per parlamentare! Per trovare una soluzione di comune accordo" annaspò, ansimando più per il terrore che per la fatica. Non ci credava nemmeno lei, sicuramente non sembrò convincente ad Avren, che non si dette nemmeno la pena di risponderle.

La pantera, con un balzo soprendente per la sua mole, tanto più considerando il peso della armatura che la copriva, si portò quasi sullo stesso livello di Will. Il suo cavaliere menò un secondo fendente all'altezza delle caviglie della ragazza. Mentre lei saltava in alto per schivare, superò agilmente lo spazio che li separava, venendo a trovarsi appena sopra di lei.

Will non era un'esperta di combattimenti all'arma bianca, ma anche lei riusciva a capire che quella era una situazione pericolosa.

Era in piedi su una sottile cengia di roccia, da un lato la parete declinava rapidamente, mentre dall'altro, dopo un tratto in lieve pendenza, si sollevava improvvisamente in modo quasi verticale.

Sotto di lei la pantera ringhiava pericolosamente, stringendo gli occhi gialli e frustando l'aria con la lunga coda, in lente onde sinuose.

Sopra di lei, un nemico armato e ben più esperto di lei.

Nemico.

Nonostante l'evidente peso della spada, Avren pareva maneggiarla con straordinaria facilità. A un energico affondo mirato al petto di Will, fecero seguito, senza soluzione di continuità, due rapidi fendenti che la costrinsero in disperate schivate.

Per parare l'ultimo colpo, che se fosse arrivato le avrebbe probabilmente squarciato il petto, la ragazza fu costretta ad evocare il suo potere. Uno scudo di abbagliante energia avvampò di fronte a lei.

Il colpo del giovane non riuscì ad infrangerlo, pur se Will sentì le sue braccia tremare nello sforzo, all'impatto con la spada.

Avren non sembrà venir preso alla sprovvista. Non si arrestò nemmeno un secondo. Senza un attimo di indecisione roteò la spada e calò un colpo dalla parte opposta.

Will indietreggiò, riuscendo a parare solo grazie al suo istinto.

Avvertì la terra franarle sotto i calcagni e si arrestò all'ultimo minuto, mentre il brontolio della pantera si trasformava in un urlo di dispetto: solo per pochi centimetri gli artigli delle sue zampe anteriori non riuscivano a raggiungere le gambe nude di Will. La ragazza si voltò per un attimo verso la belva e il baratro, agghiacciata dal pericolo sfiorato.

Avren, afferrata l'impugnatura a due mani, affondò la spada verso il volto di lei.

Will riuscì a spostarsi dalla sua traettoria all'ultimo momento, ma il colpo era arrivato così vicino che una ciocca di capelli rossi ondeggiò libera nel vento. La spada doveva essere affilata come un rasoio.

La ragazza si trovò bloccata fra il pendio, dove l'attendeva fremente la pantera, e Avren.

Il volto di lui era così vicino a lei che Will poteva avvertire il sibilo del suo respiro. I sui capelli corvini si agitavano nel vento, mescolandosi a quelli fulvi di lei. Il braccio sinistro del giovane, nell'affondo, era venuto a trovarsi a contatto con il petto della ragazza, tanto che ella poteva avvertire il freddo del metallo della sua armatura attraverso la stoffa sottile dei suoi abiti.

Per un lungo secondo i loro occhi si incrociarono, quelli freddi e grigi di Avren e quelli castani e terrorizzati di Will. Per un lungo secondo, a Will parve di scorgere la paura, la disperazione e la rabbia che si agitavano oltre la superficie impassibile degli occhi del giovane. Ma in quel turbinio di sentimenti, tutto quello che scorse nei suoi confronti non era odio né ribrezzo. Era solo totale e assoluta indifferenza.

Quella consapevolezza la sconvolse. I suoi poteri l'abbandonarono, lasciandola nuda e indifesa. Inerme fanciulla di sedici anni.

I suoi lunghi capelli rossi si avvolsero disperatamente intorno al suo volto e alle braccia di Avren.

Il cavaliere, metodico e implacabile, la colpì all'altezza dello sterno con l'avambraccio sinistro, un colpo leggero, sufficiente, però, per farla barcollare all'indietro.

Will precipitò verso gli artigli della pantera.

Ma la belva non reagì. Placidamente distesa contro la parete rocciosa, non mostrò niente dell'aggressività di poco prima.

L'istinto di sopravvivenza si fece di nuovo forte in Will, che evocò i suoi poteri, un istante prima di toccare terra e riuscì ad atterrare in piedi con una capriola.

Sopra di lei, Avren la fissava con un'espressione indefinibile.

Will non aspettò di vedere come avrebbe reagito.

Uniti gli indici, svanì nel nulla.

Riapparve nel punto che avevano scelto come luogo di ritrovo. Nessuna delle altre era arrivata, benchè il sole cominciasse a declinare.

La chiamata telepatica di Irma la raggiunse in quel momento. La voce allegra e briosa dell'amica sembrava venire da un altro mondo. Come poteva pensare a divertirsi in quel momento? Will provò a protestare, ma Irma parve non accorgersene nemmeno e lei era troppo stanca per avere la forza di aggiungere altro.

Si sedette e aspettò.

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Capitolo 13
*** Insieme, ma divise ***


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Miki: Eh sì! Will ha i capelli lunghi ^^ mi sembra che le stiano bene, perchè mettono in risalto la sua fragilità e timidezza. Visto che in questo racconto sarà molto tormentata li trovavo adatti!

Max e 609: Grazie delle recensioni, come sempre! Dunque Au, cioè Universo Alternativo, vuol dire che il "continuum spazio-temporale" non è quello del fumetto originale. Siccome io non tengo in considerazione informazioni come la fuga delle gocce, il fatto che l'Oracolo venga da Basiliade, che Hay Lin conosca Eric eccecc, si può dire che il mio mondo è diverso dall'originale. Come ho già sottolineato, però, tutto quello che c'è prima della saga dell gocce non cambia! OOC significa Out Of Character, vuol dire che dei personaggi sono diversi dal punto di vista psicologico da come sono in realtà. Questo è un po' opinabile, nel senso che io credo di essere stata coerente con il modo in cui i personaggi sono presentati nel fumetto, ma, almeno in un caso, le mie scelte potrebbero essere discutibili, per cui preferisco mettere le mani avanti! Cmq potete trovare tutte queste spiegazioni direttamente nel regolamento di efp!

Will attese a lungo, mentre il sole si abbassava sempre più sull'orizzonte e le ombre cominciavano ad allungarsi.

Taranee arrivò per prima, carica di oggetti multicolori di cui le avevano fatto dono al mercato.

"Allora, cosa facciamo? Andiamo a cercare Irma o aspettiamo le altre?"

Will la guardò stancamente. Domande sempre domande e lei non aveva risposte.

"Io... non lo so... Aspettiamo le altre per il momento":

"Sì penso anche io che sia la soluzione migliore" convenne Taranee annuendo. "Tu cosa hai visto? Che te ne sembra di questo posto?" continuò.

"Non... non so. Io... non penso che siano malvagi, però..." Will scosse la testa confusa.

"Io credo che non dovremmo fidarci" intervenne Cornelia, raggiungendole, i lunghi capelli che ondeggiavano seguendo il ritmo dei passi decisi. "Forse non saranno malvagi, ma hanno qualcosa che non mi piace, questi Everlaniani". Solo gli occhi un poco gonfi testimoniavano del pianto di poco prima. Sia Taranee che Will avevano troppi pensieri per notarli.

"Non è un po' poco per condannare questa gente?" ribattè Taranee punta sul vivo. La verità era che lei era stata tentata di dare la stessa risposta di Cornelia solo in base all'idea che si era fatta di Efri e lasciarsi trascinare così dai sentimenti le dava terribilmente fastidio. Possibile che non fosse in grado di giudicare con più coscienza? Non aveva sempre ripetuto che prima di dare un giudizio bisogna cercare di raccogliere più informazioni possibili e studiare la situazione da più punti di vista? Non leggeva forse tre diversi quotidiani e non confrontava le notizie con quelle trovate sul web prima di prendere una posizione? Prima della conferenza che aveva organizzato con la sezione giovanile di Greenpeace aveva studiato l'argomento per settimane.

In effetti, adesso che ci pensava, quella situazione non era diversa da quella con cui doveva confrontarsi adesso.

Doveva essere permesso agli inuit di cacciare le foche con mezzi non tradizionali? Questo avrebbe potuto portare all'estinzione della specie, ma il caso contrario rischiava di ridurre quella gente alla fame. Taranee aveva deciso che la conservazione della cultura e della specie era più importante e aveva difeso ferocemente il provvedimento che impediva la caccia alle foche con l'uso di fucili. Adesso però...

"Un'impressione non è un metodo valido per giudicare di un argomento di tale importanza!" continuò, rifiutando di arrendersi ai suoi stessi dubbi.

Cornelia le rivolse uno sguardo di ghiaccio: "Non siamo venute qui apposta per farci "un'impressione"? Ebbene, la mia "impressione" è che di questa gente non c'è da fidarsi".

Taranee distolse gli occhi, frustrata per non essere in grado di rispondere prontamente e irritata con se stessa perchè non poteva negare di essere in cuor suo d'accordo con l'amica. Se gli Everlaniani stavano davvero prosciugando il loro mondo di tutte le energie, se stavano davvero distruggendo quella loro terra meravigliosa, meritavano di essere salvati o dovevano subire le conseguenze delle loro azioni? Avvertì il fuoco dentro di lei contorcersi rabbioso.

Anche Will non incrociava lo sguardo con quello delle compagne. Aveva troppo timore di quello che le altre avrebbero potuto leggere nei suoi occhi. Confusione, paura... tristezza. E forse qualcosa che persino lei rifiutava di ammettere con se stessa, ma che le altre avrebbero saputo vedere. Forse le ragioni per cui lei non si sentiva di condannare gli Everlaniani non erano altrettanto labili e soggettive? Tutto quello che aveva visto di Everlan, alla fine, era un castello splendido e due occhi grigi.

Le tre ragazze rimasero l'una accanto all'altra in silenzio, a lungo. Quando già il cielo cominciava a ingrigire sopraggiunse Hay Lin con passo strascicato e il volto pensieroso. Normalmente le tre amiche si sarebbero accorte del suo turbamento, ma in quella situazione erano talmente prese dai propri pensieri da non notare la malinconia che offuscava il suo sguardo, di solito limpido e allegro.

Hay Lin salutò le ragazze con un cenno della mano. Le altre le risposero appena. La fanciulla fece per parlare, una parte di lei sentiva il bisogno di confidare la scena a cui aveva da poco assistito, eppure... Forse fu l'atteggiamento chiuso e indifferente delle sue interlocutrici o forse semplicemente il fatto che non si sentiva di confidare un segreto altrui, un segreto così personale, ma Hay Lin richiuse la bocca senza spiccicare parola.

"L'idea di venire qui è stata tua" l'apostrofò aggressivamente Cornelia "Forse tu ti sei fatta "un'impressione" più valida delle nostre. Hai scoperto forse qualche eccezionale segreto che ci aiuterà a trovare il bandolo della matassa a e a fare la cosa giusta affinchè tutti possano vivere felici e contenti?"

Le sue parole spinsero Hay Lin a rinchiudersi ancor più in sè stessa. Intimidita, scosse la testa, lo sguardo fisso sull'erba verde e si sedette mestamente accanto a Will.

Cornelia sbuffò, incrociando le braccia. "Lo dicevo io. Non esiste una bancolo della matassa: solo nelle favole tutti vivono felici e contenti".

Taranee desiderava ribattere con tutta se stessa, quante volte spinta dal suo spirito combattivo si era eretta a madrina delle cause perse? Eppure adesso non sapeva cose rispondere. Avrebbe combattutto con le unghie e con i denti, se solo fosse stata sicura della causa per cui farlo. Ma non era così, perciò si limitò a irrigidire la mascella, a sprofondare ancora più le mani nelle tasche e a fissare il terreno con maggiore insistenza.

A interrompere quell'atmosfera carica di tensione fu Irma, quando il sole era ormai calato da un pezzo e i grilli frinivano le loro canzoni eterne alla luna. La ragazza arrivò senza fiato per la corsa, ma entusiasta e in forma perfetta.

"Ah! Scusate il ritardo! Non è un problema vero? Visto che non avete accettato il mio invito ho pensato che sicuramente aveste di meglio da fare..." Si scostò i capelli dalla fronte e rovesciò la testa all'indietro cercando di respirare profondamente.

"Questo posto è fantastico, no?" riprese allegra, senza notare nè le occhiate assassine di Cornelia nè la frustrazione di Taranee, l'apatia di Will e lo scoramento di Hay Lin.

"E la gente! Aaaah la gente è assolutamente adorabile! Io non so perchè l'Oracolo ci abbia raccontato tutte quelle fregnacce, ma secondo me è solo geloso di questi ragazi perchè sono tipi che si sanno divertire, al contrario di lui!"

"Dunque è così che giudichi la gente, tu!" replicò furibonda Cornelia. Non avrebbe saputo dire nemmeno lei perchè le parole di Irma le davano così fastidio, ma erano andate a toccare qualcosa dentro di lei che nessuno, nessuno aveva il diritto di stuzzicare. Soprattutto quel giorno."Per te ci sono solo quelli che sia sanno divertire e quelli che no! Bel modo per decidere se qualcuno è colpevole o no! Scommetto che la ragione di questa brillante uscita è che qualche ragazzo ti ha fatto gli occhi dolci e tanto basta a te per decidere che hanno tutte le ragioni!"

Irma arrossì di stizza. Accidenti a lei, ma chi si credeva di essere? Sempre a giudicare tutto e tutti!

"Faresti bene a imparare a divertirti un po' anche tu, magari diventeresti meno acida!" rimbeccò la compagna, indispettita.

"Io sarò anche acida" rispose Cornelia squadrandola con superiorità "ma almeno non sono una gattamorta. E sono in grado di giudicare in modo un po' più oggettivo!"

"Vorrei proprio sapere cosa ha di tanto oggettivo il tuo modo di giudicare! Non hai nemmeno aspettato di sentire cosa avevo da dire!" proruppe Irma in preda all'ira. Come, come osava? Soltanto perchè aveva i capelli biondi ed era un po' più alta di lei pensava di sapere tutto del mondo?

"Ho sentito fin troppo! Sai cosa me ne può importare di quanto ti sei divertita oggi! Non sarà questo a farmi cambiare idea!" Cornelia si volse con furia verso Will "Apri subito quella maledetta porta, visto che sai come si fa! Non ho intenzione di rimanere qui un momento di più".

Irma strinse i pugni convulsamente. Non le importava quello che lei aveva da dire? Ebbene non lo avrebbe saputo e neanche le altre, se per questo! Tanto non sembravano più interessate della bellona alle sue informazioni. Altrimenti avrebbero preso le sue parti, quando quella strega l'aveva aggredita.

Appena Will aprì la porta, Irma la spalancò con furia e fuggì nella notte di Heatherfield, mentre il suo aspetto tornava quello di una normale ragazza sedicenne. Una normale ragazza sedicenne sul cui capo si addensava una nube nera di rabbia.

Quasi altrettanto rapidamente uscì Cornelia. Si voltò verso le altre con sussiego e le salutò con voce perfettamente controllata, quindi si voltò di scatto e sparì a sua volta. Sentiva di nuovo, improvvisamente, il bisogno impellente di piangere, ma non avrebbe permesso a nessuno di vederla in preda alla debolezza. Mai. E poi, se le altre l'avessero vista in lacrime avrebbe dovuto spiegare. E non sapeva nemmeno lei cosa.

Le altre tre si rivolsero uno sguardo dubbioso, si salutarono confuse e malinconiche e presero la strada di casa.

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Capitolo 14
*** Il Sapore del Mare ***


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Perdonatemi! Ho avuto il blocco dello scrittore, un paio di capitoli che mi hanno fatto davvero penare... sob...

A proposito, questo capitolo non doveva andare così! Lo giuro! Doveva essere un capitolo di riempimento, più o meno, c'erano un paio di cose che dovevano succedere, ma niente di che, serviva a mandare avanti la storia più che altro, poi mi è sfuggito un po' di mano...

Miki: Grazie mille per la recensione! Mi fa davvero felice! Quello che cerco di fare sempre è proprio quello: descrivere con realismo i pensieri e i sentimenti dei personaggi. Se mi dici che ci sono riuscita ne sono davvero contenta! Continua a seguirmi, io cercherò di aggiornare sempre il prima possibile ^^ (poi ogni tanto succede come questa volta... >>)

Max: In effetti, aproposito di OOC, sono d'accordo anche io, mi sembra che il modo in cui le ho fatte evolvere non sia in contrasto con quello che si sa di loro dalla serie. D'altra parte vi avverto già che ci sarà almeno una sorpresa un po' "scottante", per cui... io metto le mani avanti, prima di prendermi le infamate! Adattarla alla serie Disney? Boh, chissà... si starà a vedere! Intanto continuo a scrivere, quando avrò finito ci farò un pensiero. :)

609: Non preoccuparti se non riesci a commentare subito! So che mi leggi e aspettero con pazienza le tue recensioni che mi fanno sempre piacere. Baci baci.

Commentate, commentate! Mi date un grandissimo aiuto ad andare avanti e a non arrendermi!

Corse via, non troppo velocemente però. Sperava pur sempre che le altre la richiamassero, si scusassero e la implorassero di riferire le sue informazioni. Lei si sarebbe fatta pregare un po', ma alla fine, perchè no? Avrebbe detto tutto quello che c'era da dire. Poteva forse privarsi del piacere di umiliare la Principessina, che non aveva trovato un bel nulla?

Però non la richiamò nessuno.

Il silenzio che seguì la sua fuga la ferì ancora più delle parole di Cornelia. Non la volevano? Ebbene allora non la meritavano. Nessuna avrebbe saputo niente!

Irma si allontanò nella notte. Aveva intenzione di tornare a casa e riunirsi alla goccia, ma prima di rendersi conto di quello che stava facendo i suoi passi la portarono sulla strada per la spiaggia.

Quando se ne accorse, ormai non era più molto lontana. Tutto sommato il suo istinto aveva fatto la scelta migliore. Il rumore delle onde la calmava sempre. Quando si sentiva sola e triste era sempre alla spiaggia che veniva. Rigorosamente da sola, però.

Non sopportava dividere i suoi momenti di malinconia con qualcuno, forse per questo tutti la considerevano leggera e sconsiderata e persino un po' insensibile. Tutti si aspettavano sempre che lei fosse il pagliaccio della situazione, quella che non capiva mai la gravità del momento o l'importanza di una discussione. E lei proprio non riusciva a tirare fuori il suo lato più profondo davanti agli altri. Neppure davanti alle sue amiche. A volte avrebbe voluto essere come Hay Lin, con la sua aria dolce e ingenua: nessuno avrebbe mai pensato che LEI fosse insensibile, tutti la trattavano come una preziosa bambolina di ceramica che si poteva rompere con un gesto. Invece nessuno si faceva problemi a ferire lei. A Irma si poteva dire di tutto. tanto Irma non capiva niente, a Irma i commenti rimbalzavano addosso, Irma prendeva tutto sul ridere, non c'era niente che la toccasse davvero.

Solo quando si trovava sulla spiaggia si sentiva capita, la solitudine, che a volte le stringeva il cuore, veniva lenita dal rumore delle onde e dalle grida dolenti dei gabbiani, più che dalle parole di chiunque conoscesse. La spiaggia era l'unico posto dove le capitasse di piangere.

E senza nemmeno capire perchè.

Semplicemente le prendeva questo magone all'improvviso e le lacrime cominciavano a scendere senza che potesse fermarle.

Si fermò per riprendere fiato, poi ricominciò a camminare più lentamente. UN po' alla volta, all'asfalto sotto i suoi piedi, si sostituirono i ciottoli rotondi della spiaggia di Heatherfield.

Irma si sfilò i sandali e passeggiò a piedi nudi fino al bagnasciuga. La luna era sorta da poco e si rifletteva bianca e tremante sulla superficie scura e oleosa del mare.

La ragazza respirò a pieni polmoni godendosi l'odore di salmastro. Si sentiva già meglio. Certo Heatherfield non era Everlan, con il suo mare che sembrava cantare e l'acqua cristallina. Ma questo mare era suo, lo conosceva come le sue tasche e lui conosceva lei, rispondeva alla sua presenza con un mormorio gentile.

Irma si mise a sedere, le caviglie e i polpacci lambiti dalle onde più intraprendenti. Una sensazione ben conosciuta le strinse il petto, mentre una lacrima le scivolava sulla guancia. Lei, che di solito odiava piangere, non cercò in alcun modo di trattenerla. Ormai lo sapeva, piangere lì le avrebbe fatto bene, le lacrime e il mare avrebbero lavato via tutta la tristezza e il rancore e domani sarebbe stata in grado di affrontare la sua giornata con energia rinnovata. Irma la donna di ferro! Che non si piega e non si spezza.

"Ma pensa te, una guardiana che piange come una ragazzina, che spettacolo curioso!"

Una voce beffarda la colpì all'orecchio. Irma sobbalzò, non sopportava essere vista in quei momenti, era un irrompere violento nella sua intimità che non permetteva a nessuno.

Si asciugò le lacrime rabbiosamente con la manica, mentre si voltava di scatto verso il suo interlocutore.

Flood stava in piedi a pochi metri da lei, una mano sul fianco e la testa piegata in gesto strafottente da un lato. Eppure, le parve che ne suoi occhi fosse passato un lampo di preoccupazione, rapidamente occultato.

"Senti tu, bel tomo!" esclamò Irma alzandosi in piedi. Chi si credeva di essere quel ragazzino? Gli avrebbe fatto pagare quella intromissione. E poi... se aveva visto davvero quello che aveva visto il tipo era bell'e fregato. "Vuoi continuare il gioco dell'altra sera? Ti avverto che questa volta non sarai altrettanto fortunato: ho intenzione di darti una bella lezione".

"Uh che paura!" ghignò Flood, sollevando le mani davanti al viso come per proteggersi da qualche orrida visione. "Non aspetto altro guardiana" aggiunse "peccato che non possa. Mi è stato ordinato di aspettare e chi sono io, per disubbidire?".

"Hai soltanto paura, caro mio" lo stuzzicò Irma "e poi, se non vuoi combattere, cosa sei venuto a fare qui?"

Con estrema soddisfazione di Irma, Flood parve titubare per un secondo. "Le alte sfere avranno pure le loro ragioni" rispose, riprendendo la sua solita aria, a giudizio di Irma, insopportabilmente arrogante "ma io non ammetto di lasciare uno scontro a metà! Qui ne va del mio onore. L'Acqua è il mio elemento!"

"Ah sì?" rispose Irma sollevando il mento in un gesto, sì di sfida, ma venato da una certa civetteria "Dimostralo!". Con un gesto la ragazza raccolse le energie, mentre l'acqua dietro di lei si sollevava in un'onda imponente.

Flood arricciò le labbra con disprezzo "Sei proprio stupida, allora! Se ti ho appena detto che non posso combattere!" Si chinò in avanti, stringendosi il mento con la mano, mentre un sorriso sbarazzino si allargava sul volto "Ho un'altra idea!".

Irma lasciò ricadere l'acqua, vagamente perplessa, ma ben decisa a non darlo a vedere "E sarebbe?"

"Una gara! Per dimostrare chi fra noi due è in grado di controllare meglio il nostro elemento." Flood incrociò le braccia sul petto rivolgendole uno sguardo soddisfatto che sembrava sfidarla a tirarsi indietro.

Per un attimo, Irma si trovò a pensare come suonava piacevole la frase "il nostro elemento" e il pensiero la colse così di sorpresa, che quasi perse il tempo per rispondere. Si riprese appena in tempo, indispettita e ancora più decisa a non farsi mettere sotto.

"E facciamola questa sfida allora! Ma i giudici, chi saranno?"

"Saremo noi! Il vincitore dovrà esserlo per piena ammissione della sua superiorità da parte dell'altro!"

"In tal caso preparati ad essere umiliato, ragazzino!" ribattè Irma, di nuovo baldanzosa.

"A te la prima mossa, guardiana! Le donne vengono sempre per prime!" rispose Flood con un inchino non meno beffardo del suo sorriso.

Irma gli rivolse uno sguardo di superiorità "Guarda e impara!"

Si voltò verso l'acqua, mentre un espressione di assoluta concentrazione si disegnava sul suo volto, la punta della lingua stretta fra i denti per lo sforzo.

L'acqua cominciò a sollevarsi, sotto i raggi della luna, modellandosi sotto i gesti sicuri ed esperti di Irma. In pochi secondi in mezzo all'acqua si levava una scultura liquida e vibrante sotto i raggi della luna. Tre delfini balzavano verso il cielo, i musi eleganti, le pinne taglienti, i corpi affusolati, più luminosi che se fossero stati intagliati nel cristallo.

Per pochi secondi si stagliarono contro l'orizzonte, poi si sciolsero in una cascata tintinnante, da cui i lampioni sulla strada ricavarono centinaio di arcobaleni balugginanti e, in un vortice di schiuma bianca e zampilli, l'opera di Irma svanì.

Quando la ragazza si voltò, fu certa di sorprendere un'espressione di ammirata meraviglia sul volto di Flood, ma il ragazzo la cancellò all'istante, appena si accorse di essere osservato, per sostituirla con il suo solito sorriso strafottente.

"Tutto qui? Lo sanno fare anche i bambini... Adesso sta a guardare il maestro!"

"Certo, certo, come no, fa pure!" rispose Irma con condiscendenza.

Flood si avvicinò all'acqua e la sfiorò appena con le dita aperte della mano destra.

Istantaneamente la superficie del mare parve congelarsi, trasformandosi in una lastra simile al vetro, perfettamente trasparente ed immobile. Dalle profondità marine cominciò a diffondersi una luminescenza verde-azzurra.

Davanti agli occhi stupefatti di Irma, il fondale rivelò i suoi segreti più nascosti. A solo pochi metri dalla riva, illuminato dalla fosforescenza, irreale e ammaliante, si spalancava un mondo intero.

La luce sorgeva dagli scogli contorti e taglienti come dal fondale sabbioso, su cui le onde imprimevano mutevoli curve concentriche, dall'ancora abbandonata e coperta di alghe, imponente e minacciosa come dalle conchiglie dalle forme ritorte.Accendeva di fuochi cangianti il fondale che precipitava improvvisamente in una fossa oscura appena lasciata la riva. Quel luogo di ombre tenebrose e gelidi sussurri di nascosti pericoli, si rivelava una foresta incantata non più spaventosa di quelle di superficie, ma cento volte più stupefacente e meravigliosa. I sottili pesci argentei scivolavano nell'acqua con calma indolenza, solo per poi mutare repentinamente direzione, spaventati dal muoversi di un'ombra e quelli più grandi aprivano e chiudevano stolidamente le bocche rotonde, attraversando lentamente i banchi di alghe vellutate. Granchi aracneiformi e nervosi erano nascosti sotto le rocce aguzze e allungavano pigramente le chele chitinose, pizzicando l'acqua e sotto il molo si nascondeva una grande murena verdastra dal muso cavallino e crudele.

La fosforescenza si infrangeva in mille e mille riflessi dorati e verdi sulle onde che scorrevano sotto la superficie vetrificata, si avvolgevano intorno agli scogli in timidi vortici e lambivano amorevolmente i ciottoli argentei della spiaggia.

Irma rimase immobile, davanti a quello spettacolo, così affascinata da non riuscire quasi a muoversi, desiderando di poter camminare su quella fragile lastra fino all'orizzonte, mentre il mare le rivelava tutto ciò che fino a quel momento aveva solo potuto intuire dai suoi mormorii e dalle carezze delle correnti. Fece per muovere un passo, quasi senza accorgersene, in quella direzione, ma in quel momento la luminescenza svanì e il piede di Irma incontrò l'acqua.

Ella rimase ferma, come stordita dopo un sonno troppo lungo, continuando a fissare famelicamente le onde scure, che nascondevano di nuovo i loro misteri.

Accanto a lei Flood si alzò lentamente. Il suo movimento la riscosse e Irma si voltò verso di lui. Il ragazzo la fissava intensamente con i suoi occhi obliqui e imperscrutabili. La fanciulla rispose al suo sguardo,senza veramente riconoscerlo, confusa e ancora piena del desiderio, che la visione di poco prima aveva risvegliato. Flood la guardò per un tempo che una parte dentro di lei trovò esageratamente lungo, caricandola di un'attesa fastidiosa che non era in grado di rompere lei stessa, come avrebbe fatto normalmente, con una battuta o uno scherzo.

Poi il ragazzo si chinò e la baciò, senza nemmeno sfiorarla con le mani. Un bacio leggero e a fior di labbra che fu Irma stessa ad approfondire stringendosi a lui con trasporto. La ragazza si sorprese a desiderare con un urgenza quasi violenta quelle mani che la toccavano appena e le labbra titubanti del giovane. Perchè non poteva comportarsi come tutti quelli che aveva baciato prima di lui? Con quelli aveva dovuto quasi lottare perchè non si spingessero troppo in là, tratti in inganno dalle sue forme abbondanti e dalla sua tendenza alla civetteria. Adesso invece era lei che si trovava a cercarlo, accarezzando le spalle larghe del ragazzo e il suo ventre piatto, schiacciando le labbra contro le sue e il suo petto morbido contro quello scarno di lui.

Quando la ragazza si allontanò lentamente dal viso di lui, per riprendere fiato, Flood le scostò un ciuffo scomposto dallla fronte, sorridendo, per una volta, gentilmente. "Pare che abbia vinto io, Guardiana" le mormorò all'orecchio. Poi, mentre lei ancora faticava a capire il senso delle sue parole e già alzava il volto per baciarlo di nuovo, il ragazzo scomparve nel nulla.

Sola, sulla spiaggia, con il vento che le scompigliava i capelli, mentre un senso di frustrazione e dispetto cominciava a farsi largo dentro di lei davanti alla comprensione di quello che era successo, Irma si rese conto, per la prima volta, che Flood aveva lo steso odore salmastro del mare.

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Capitolo 15
*** Fame ***


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Scusate il ritardo... Non ho proprio potuto fare prima, tra l'altro questo capitolo è stato proprio difficile da scrivere.

Grazie tante a tutti i miei recensori per i tanti, troppi complimenti. Non vorrei scrivere troppi papiri in cima ai capitoli, per cui se volete qualche informazione in più riguardo a questo capitolo e alle prossime pubblicazioni andate a guardare il topic che 619 ha tanto gentilmente aperto sul forum!

MaxT e MaxT vi prego, smettetela! ç____ç Mi fate venire mal di testa... tanto non riesco a distinguervi...

Taranee bussò alla finestra della sua camera e un'altra Taranee apparve dietro al vetro: si sarebbe potuta credere il suo riflesso, se non fosse stato per il pigiama rosa a pois bianchi che indossava e l'espressione assonnata di chi è stato buttato giù dal letto in piena notte.

"Svelta aprimi!" sibilò Taranee alla sua Goccia.

L'altra armeggiò per un attimo con la finestra, poi sollevò il vetro quanto bastava perchè la ragazza potesse scavalcare il davanzale e intrufolarsi nella stanza.

Le due Taranee si fissarono per un attimo negli occhi, poi unirono la punta delle dita e furono di nuovo una sola.

La ragazza rimase in piedi nel centro della stanza indecisa se riinfilarsi subito a letto o andare in bagno a lavarsi i denti. Una parte dei suoi ricordi le assicurava che era in pigiama e pronta a ricacciarsi sotto le coperte, ma l'altra sosteneva che era appena entrata dalla finestra e aveva decisamente bisogno di una bella doccia e dei suoi esercizi di Yoga giornalieri per distendersi e rilassarsi.

Chiuse gli occhi, concedendosi alcuni minuti per chiarirsi le idee e riesaminare i due flussi di ricordi che le restavano di quella giornata: l'interrogazione di matematica e l'arrivo a Everlan, il pomeriggio con Dean e la visita alla fornace, la litigata a cena con la madre e l'apparizione di Efri. Quello era sempre stato l'aspetto che l'aveva colpita di più delle Goccie. Era incredibile che nessuna delle altre avesse riflettuto più approfonditamente sulle possibilità che dava poter vivere il doppio di esperienze nello stesso giorno. Quanti avrebbero voluto poter fare altrettanto? Ogni giorno della vita di ogni persona è costellato di scelte che sono rinunce, rinunce a un'altra possibilità, a un'altra strada che potrebbe portare a soluzioni del tutto diverse. Nel guardare a destra si rinuncia vedere quello che c'è a sinistra o difronte, quando si sceglie un gusto di gelato si perde la possibilità di assaggiare tutti gli altri, per leggere un libro bisogna ingnorarne centinaia, quandi si decide di legarsi a qualcuno, chiudiamo la porta a tutti gli incontri che potremmo fare da quel momento in poi, se decidiamo di dedicare la nostra vita a una causa, sappiamo che non potremo avere una famiglia o una carriera. Era un argomento che l'aveva sempre colpita e affascinata, le sembrava che, in verità, l'unico vero dramma della vita fossero le occasioni perdute, tutte quelle migliaia, milioni di opportunità a cui si doveva rinunciare ogni giorno per vivere. D'altra parte le sembrava che fosse pericoloso e spaventoso quel loro potere che permetteva loro di evitare di fare almeno una scelta, forse la più importante di tutte: vivere in pieno i momenti che non sarebbero più tornati della loro adolescenza o compiere il loro dovere come Guardiane.

Si riscosse dalle sue riflessioni, senza essere riuscita capire a quale flusso di ricordi avrebbe dovuto adeguarsi: erano perfettamente equivalenti nella sua mente. Chiuse gli occhi con stizza per la sua incapacità di scegliere e decise per una via di mezzo. Andò in bagno si sciacquò il viso, bevve un lungo sorso di acqua fresca e, dopo essersi sincerata di essere effettivamente in pigiama, si acquattò soddisfatta sotto il suo morbido e coloratissimo copriletto.

Era stanca morta dopo le ore passate a camminare per il mercato di Everlan e anche per l'intensa giornata a Heatherfield, ma anche nervosa e preoccupata sia per il compito che l'attendeva come Guardiana che per l'ennesimo litigio con la madre. Ci avrebbe messo ore ad addormentarsi...

...Invece dopo neanche un minuto dormiva della grossa, dimentica di tutti i suoi problemi e di tutti i suoi dubbi.

Fame. Fame. FAME.

Noi abbiamo fame, sempre fame. Cibo, mangiare, divorare tutto quello che ci capita a tiro. La fame insaziabile ci tormenta. Noi non possiamo sopportarla, dobbiamo mangiare, divorare, distruggere. Distruggere, sì distuggere le nostre catene che ci trattengo, ci limitano, ci prosciugano.

Aaaaaaaaaah.

Fanno male, fanno male, dobbiamo correre, essere liberi, mangiare, mangiare, DISTRUGGERE. Noi non siamo fatte per essere comandate, legate, IMPRiGIONATE.

Noi siamo forti, forti, nessuno ci può fermare e siamo crudeli e abbiamo FAME. Si fame, tanta fame, divoreremo tutto, tutto.

Divoreremo fino all'ultimo granello di polvere di questo miserevole pianeta, consumeremo ogni atomo di ossigeno nella nostra furia selvaggia, vaporizzeremo fino all'ultima goccia dei suoi oceani, carbonizzeremo il legno e sgretoleremo la pietra.

Bruceremo, bruceremo in un'armageddon di fiamme bianche e azzurre, più calde della più calda delle stelle e le LORO grida saranno per noi la musica più dolce.

NO! No! Non è così! Io sono io! Sono Taranee non ho fame, non distruggerò, non brucerò. Sono razionale, so fare le mie scelte, non sono una bestia!

Ho i miei ideali, so quello per cui voglio combattere e se non lo so, rifletterò e ci penserò, finchè riuscirò a fare una scelta consapevole. Le mie catene sono volontarie: sono il pensiero, la volontà, la morale.

Io non sono il fuoco, non sono solo il fuoco, il fuoco è solo una parte di me!

Io non sono così, un animale feroce, pronto ad attaccare tutto ciò che vede. Io non voglio morte e disperazione, non ho una fame implacabile da saziare.

Senti la rabbia. Senti la rabbia dentro di te. Tu sei come me. Tu sei me. Puoi distruggere, vuoi distruggere, libera la tua rabbia, libera la tua forza. Tu sei il fuoco. Noi siamo il fuoco.

E abbiamo Fame.

No non sono il fuoco... Non sono solo il fuoco...

Rabbia, rabbia, fame e disperazione.

Tu vuoi, noi vogliamo.

Rabbia, rabbia, RABBIA.

E FAME.

Taranee si contorse nel letto, grondante di sudore, incapace di sciogliersi dal sogno che la teneva crudelmente avvinta.

"No... no..." mormorò nel sonno, le unghie conficcate nei palmi e le vene sulla fronte che si gonfiavano.

Io non sono il fuoco. Non mi lascerò dominare dalla rabbia. Non sono il fuoco.

"Non sono il fuoco..." le parole le sfuggirono dalle labbra secche. Si rilassò sul cuscino, mentre i muscoli si distendevano e il respiro si calmava.

Efri apparve di fronte a lei, stringendo due spade dalla lama corta e larga, un sorriso crudele che aleggiava sulle labbra sottili.

Taranee fu sveglia in un attimo, senza nemmeno sapere come. Saltò indietro appena in tempo, mentre le due lame affondavano nel materasso dove giaceva fino a pochi secondi prima. Efri non perse tempo a estrarle, afferrò invece la lancia che portava sulla schiena e la roteò rapida come una fiamma, prima ancora che la sua avversaria avesse toccato terra. Il manico di legno duro colpì dolorosamente Taranee al fianco destro.

La ragazza riuscì comunque ad atterrare in piedi, a qualche metro dal letto, ma prima che riuscisse a mettere in atto qualsiasi strategia difensiva, Efri era di fronte a lei. Nel muoversi si era portata la lancia in verticale dietro alla spalla sinistra e aveva il braccio destro libero. La colpì in pieno petto con il palmo della mano.

Taranee cadde a terra. Per la seconda volta era senza fiato a causa di Efri. La donna le si avvicinò, sprezzante sicurezza dipinta sul viso. Come sempre aveva le movenze e la fredda precisione di una macchina da guerra e la stessa apparente assenza di emozioni, oltre al crudele divertimento che le dava il combattimento.

La rabbia esplose nel petto della ragazza. Ecco come erano gli Everlaniani! Si proclamavano un popolo gentile e pacifico e poi, per i loro interessi, ti spedivano a casa, nottetempo, assassini professionisti.

E Taranee prese fuoco. Sparì letteralmente in un vortice di fiamme, il suo corpo che si fondeva con il fuoco, perdendosi in esso. E insieme al suo corpo fisico, svaniva anche la sua coscienza, rimanevano solo la rabbia, il desiderio di distruggere e la Fame.

In un secondo il fuoco si attaccava al copriletto colorato, alle pesanti tende di velluto, ai libri che la loro proprietaria aveva disseminato per tutta la stanza e subito anche le assi di legno duro cominciavano a fumare e crepitare. Il fuoco si gonfiò in un'onda violenta e la porta della camera esplose, scaraventata dall'altra parte del corridoio dalle fiamme che si liberavano.

Si levarono acute, le grida dei genitori di Taranee, mentre le fiamme raggiungevano la loro camera. Il fuoco ruggì con maggior ferocia, nulla sarebbe sfuggito alla sua ira, tutto doveva bruciare, bruciare, per placare la sua ira e la sua fame. Tutto era menzogna e falsità e sarebbe stato purificato dalle fiamme.

Le loro grida erano la musica più dolce.

Peter si svegliò, tossendo e ansimando per il fumo, ciò che era stato Taranee seppe che stava arrancando verso la porta, gridando quello che era stato il suo nome. Ma non se ne curò.

Peter non raggiunse mai la sua camera.

Il fuoco si propagò al giardino.

E poi alla casa accanto. E a quella accanto ancora.

L'intera Heatherfiel avvampò in un inferno di fuoco.

Taranee si svegliò, grondante di sudore. Esaminò con uno sguardo la stanza, esattamente uguale a come l'aveva lasciata prima di addormentarsi, poi scivolò giù da letto e, cercando di tenere a freno l'ansia e la sensazione di urgenza che le stringevano il petto, aprì piano la porta della camera dei suoi genitori e poi quella del fratello. Tutti e tre dormivano tranquillamente. Taranee ristette in silenzio, finchè non fu sicura di udire il suono regolare del loro respiro.

La ragazza andò in bagno e si sciacquò il viso, mentre la tensione l'abbandonava, i singhiozzi cominciarono a scuoterla e le lacrime a scorrerle irrefrenabili sulle guance. Si sostenne al lavandino e si guardò allo specchio. Ma non vide il suo riflesso.

Una immagine era impressa a fuoco nella mente: il volto di Efri che la fissava con espressione trionfante, illesa in mezzo alle fiamme.

"Io non sono il fuoco" affermò Taranee a voce alta.

Davvero? le mormorò il suo cuore in risposta.

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Capitolo 16
*** Spara alla Regina di Cuori ***


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Ecco il secondo capitolo che avevo promesso! A scriverlo mi sono divertita da matti, mi è venuto giù liscio come l'olio, spero che piaccia anche a voi, anche se è indubbiamente un po' particolare...

La notte di Cornelia passò agitata e insonne. Quando la fanciulla si svegliò gli occhi rossi e la pelle sciupata testimoniavano la sua agitazione. Si guardò lungamente allo specchio, detestando quesi segni di debolezza e imperfezione. Chissà quanto avrebbe rotto sua madre vedendola in quelle condizioni, quante domande le avrebbe fatto, probabilmente l'avrebbe rimproverata per la sua sciattezza e le avrebbe consigliato di usare il correttore. Per un attimo la mano di Cornelia corse allo sticker nero, mentre già si preparava a ripetere il quotidiano rituale. Poi si fermò.

Ci teneva così tanto a essere perfetta? A essere come voleva sua madre? Tanto lei non sarebbe mai stata come voleva sua madre! Lei non era perfetta! Odiava l'insopportabile perfezione degli Everlaniani, sua madre, lei sì che si sarebbe trovata bene a Everlan.

Invece di cancellare i segni della notte turbolenta, Cornelia rafforzò ulteriormente i segni scuri intorno agli occhi con la matita nera, si guardò allo specchio e sogghignò pensando all'effetto che avrebbe avuto quel look su sua madre e sugli insegnanti. E persino sulle sue amiche. Dopo il primo passo, fu tutto molto più facile. Soprattutto se stava attenta a non guardare verso lo specchio.

Quando Cornelia finalmente osò voltarsi verso la superficie lucida, quasi non si riconobbe. Certo, le era già capitato, per uscire la sera, di adottare quello stile, ma non si era mai spinta tanto in là. E, certamente, non per andare a scuola.

Aveva gli occhi cerchiati di nero, con le ciglia esageratamente lunghe e folte e le labbra di un rosso cupo. Indossava una gonna scozzese a pieghe, molto corta. Avrebbe anche potuto essere approvata da sua madre, se non fosse stato per le catene, che si agganciavano ai passanti in cuio nero per la cintura, e per il colore: un rosa shocking a cui Cornelia si meravigliava ancora di avere trovato il coraggio di accostarsi. E, in effetti, da sola non l'avrebbe mai trovato. Sopra portava una maglietta di contone nera, con le maniche a larghe righe rosa e nere e lo scollo a barca. Sul petto, la sagoma di quella che sembrava essere Alice, quella del paese delle Meraviglie. Ma doveva essere un paese meno innocente quello da cui veniva questa Alice, perchè nella mano destra reggeva una pistola ancora fumante.

Per un attimo desiderò spogliarsi, lavarsi la faccia e vestirsi come quelli là fuori avrebbero voluto che lei facesse. Poi il suo orgoglio prese il soppravvento: non si sarebbe piegata più! Lei era così, punto e basta. Almeno un persona, ne era certa, l'avrebbe sostenuta in quella scelta. E non era nessuna delle sue quattro compagne.

Con determinazione, si chiuse intorno al collo un collarino di cuoio borchiato.

Sgattaiolò giù dalle scale, sotto braccio la scatola degli altissimi anfibi che teneva nascosti sotto il letto, e infilò la porta del salotto evitando la cucina, dove, lo sapeva, la aspettava sua madre: non era ancora pronta a quella prova.

Si allacciò il più rapidamente possibile gli stivali, ma quanti accidenti di ganci avevano? E se la svignò senza fare colazione.

Arrivò davanti al liceo con quaranta minuti di anticipo. Non c'era ancora nessuno e Cornelia sospirò di sollievo. L'idea di trovarsi davanti, subito, al cancello, tutti gli altri studenti, la imbarazzava. Per anni, i commenti sul suo conto avevano riguardato solo e sempre la sua aura di perfezione e lei aveva potuto permettersi di guardare tutti dall'alto in basso. Potevano anche fare commenti acidi su di lei, ma la verità era che la invidiavano! Perchè lei era come tutti loro avrebbero voluto essere. E non solo. Quella su cui loro giudicavano era la Cornelia creata da sua madre, dalla sua famiglia, qualcuno di altro da se stessa, di cui non si sentiva responsabile. Però... vestirsi in quel modo era come rivelarsi, mostrare al mondo la sua vera faccia e sfidarlo a dire qualcosa. E Cornelia non sapeva se era pronta a sopportare il brusio che avrebbe causato l'apparizione di miss Perfettini in versione punk.

Si guardò intorno, indecisa se entrare. Avrebbe potuto sgattaiolare dentro e aspettare in classe. Così non avrebbe dovuto affrontarli tutti insieme. Però a quel punto non avrebbe più trovato il coraggio di uscire dall'aula e allora... sarebbe stata sola.

Si guardò intorno indecisa. Poi il suo sguardo si fissò sul bar di fronte. Era a stomaco vuoto. Forse avrebbe potuto rifugiarsi lì, fare colazione e aspettare, lontano da sguardi indiscreti.

Superò decisa la porta a vetri e si mise a sedere, con eleganza, al bancone, in un punto abbastanza defilato, ma da cui poteva tenere d'occhio la scuola.

Ordinò un caffe lungo e una briosche cercando di ignorare le occhiate perplesse del barista.

Aveva finito da un pezzo la briosche e stava sorseggiando il caffe ormai freddo, cercando di farlo durare il più possibile, quando vide finalmente quello che stava aspettando.

Per un attimo il suo cuore perse un battito, mentre le riaffiorava alla mente l'immagine della margherita sul largo palmo di Ardu.

A uno dei piloni del cancello stava appoggiata una ragazza alta, abbigliata non meno curiosamente di Cornelia, ma che sembrava perfettamente a suo agio in quelle vesti. Aveva corti capelli neri che le ricadevano scomposti sugli occhi. Una camicia bianca, aperta decisamente oltre quella che sarebbe stata normalmente considerata decenza, copriva appena il petto androgino. Portava dei pantaloni scozzesi, rossi, con due fasce di stoffa che legavano le gambe fra di loro, mentre una cravatta con la stessa fantasia pendeva, negligentemente annodata, dal collo bianco. Si stava accendendo una sigaretta con la noncurante sicurezza di chi è consapevole di attirare l'attenzione, ma non se ne cura ormai da anni.

E, in effetti, intorno a lei si alzava un il brusio eccitato di chi si trova ad ammirare da vicino una bestia pericolosa.

Cornelia finì il suo caffè ed uscì dal bar, avviandosi timidamente verso la ragazza mora. Quella alzò lo sguardo dalla sigaretta e dalle mani inanellate chiuse a coppa, appena in tempo per vederla avvicinarsi. La squadrò da capo a piedi con un lungo sguardo indagatore, quindi si staccò dal muretto con un colpo di reni e le si fece incontro, inspirando profondamente il fumo denso della sigaretta.

"Alla fine hai trovato il coraggio di mettertela, eh?" le mormorò all'orecchio, con una voce roca e profonda, quasi mascolina. Si voltò appena mentre espirava, il fumo che sfuggiva dalle labbra sottili e sfiorava il viso di Cornelia, che non riuscì a trattenersi dall'arricciare il naso disgustata. La ragazza alta si concesse un lungo sguardo annoiato alla folla di studenti che sciamava loro intorno, quindi, sempre senza guardare l'altra, continuò, con voce più bassa e quasi timida "Ti sta bene, ne ero certa".

Cornelia, senza nemmeno sapere bene perchè, arrossì fino alla radice dei capelli "Dai Meg, non fare così, sono già abbastanza in imbarazzo!".

"Non siamo ancora pronte ad affrontare la folla, eh?" commentò Meg con un sorriso divertito "la prima volta è sempre la più difficile. Forse per oggi potresti saltare... Io fugo. Voglio andare a farmi un altro buco, sei con me?"

Cornelia guardò istintivamente l'orecchio sinistro dell'amica, che l'altra indicava con la punta della sigaretta. Era già discretamente carico di metallo, forgiato, per l'esattezza, nella foggia di: un bilancere sferico al lobo e due a cono in alto, sulla curva dell'orecchio, tre cerchietti d'argento (due nello stesso buco), un ragno, una mano di carte da gioco, un teschio con il cilindro e, stranamente incongruenti, ma in qualche modo adeguate, due cilege attaccate per il picciolo e laccate di rosso e verde.

Perchè no? Aveva fatto trenta, tanto valeva fare trentuno. Se sua madre lo fosse venuta a sapere sarebbe impazzita, ma ormai, che le importava?

Fino a quel momento non era mai arrivata a forcare un intero giorno di scuola, semmai se l'era squagliata con Meg per un paio di ore, nascondendosi nel giardino o nei bagni durante il laboratorio di chimica o la lezione di educazione fisica. Quando l'altra saltava con agile noncuranza il muro della scuola o si allonatanava flemmaticamente senza nemmeno esserci entrata, però, Cornelia era sempre rimasta a guardare, divisa fra la riprovazione per il comportamento scorretto e l'invidia per il suo coraggio e per il suo disinteresse per le regole. Meg faceva sempre quello che le pareva, sembrava che non dovesse mai render conto a nessuno.

La concreta Guardiana della terra alzò le spalle, in un gesto di passivo assenso.

"Magari mi faccio un altro buco anch'io".

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Capitolo 17
*** Una giornata storta ***


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Scusatemi tanto per l'attesa! Sono stata via e ho avuto molto da fare. Adesso ho sempre molto da fare, ma mi sono di nuovo installata a Firenze e ho di nuovo disponibile il mio pc.

Questo capitolo mi è costato una gran fatica... In effetti l'ho scritto spinta solo dal desiderio di scrivere quello dopo che invece mi diverte moltissimo già in potenza (visto che vi voglio bene, vi dirò già che parla di un pò tutte, ma soprattutto di una Irma in preda a una semi-crisi di nervi...). Riguardo al presente capitolo, vi prego, perdonatemi! Ha fatto tutto da solo e non sono tanto sicura che abbia preso la direzione giusta, potrei decidere di cambiarlo completamente tra qualche tempo, però volevo evitare di continuare a tenerlo nel cassetto, perchè era ferma già da abbastanza.

MaxT (firmato): spero di esserti stata di aiuto, grazie dei complimenti e della fiducia.

MaxT (anonimo): Sono sempre più confusa... ma suppongo che tu sia arrivato DOPO l'altro MaxT. In ogni caso grazie dei complimenti sull'ultimo capitolo, a cui sono molto affezionata. Credo di aver capito che sei stato tu a scrivere l'unico commento "negativo" firmato MaxT. Mi piacerebbe se mi spiegassi cosa NON ti è piaciuto, ricevere critiche mi aiuta molto.

Miki: le crisi adolescenziali sono fonte di infinita ispirazione ^^ Ho buttato negli ultimi capitoli un po' un mix di esperienze miei e di miei amici, ho frullato il tutto e l'ho esagerato un po', spero che funzioni... Grazie dei complimenti e continua a seguirmi!

Inciampò un'ennesima volta, mentre camminava spedita verso la scuola.

"Ma cosa succede stamattina?" esclamò Hay Lin, tra il lamentoso e il perplesso. Sembrava che quel giorno non riuscisse a mettere un piede dietro l'altro e fin dalla mattina non faceva altro che combinare pasticci; aveva rovesciato il té che beveva sempre a colazione, si era agganciata alla maniglia della porta del bagno, strappando la sua maglietta preferita, le erano cascati i libri mentre preparava lo zaino e tutti i suoi fogli si erano sparsi a giro. Le era persino sfuggita di mano la confezione del gel con cui, ogni mattina, si acconciava accuratamente i capelli, infrangendosi in mille pezzi. Così sfoggiava, invece della sua solita capigliatura da porcospino, un morbido caschetto rosa caramella, corto corto sulla nuca.

Forse le succedeva perchè aveva dormito così poco, quella notte, e non era tanto lucida. In ogni caso, era ben decisa a non permettere che la sfortuna la sconfiggesse. Aveva pensato molto a quello che aveva scoperto sull'Oracolo ed era ben decisa a scoprirne di più e a fare il possibile perchè Haydin, che nella sua immaginazione era improvvisamente diventato una sorta di eroe romantico, si ricongiungesse con la misteriosa giovane Everlaniana. Avevano il diritto di vivere felici e contenti. Secondo Hay Lin tutti avevano il diritto di vivere felici e contenti e, per esserlo, in fondo, bastava trovare l'anima gemella.

Sfortunatamente, lei in particolare, l'anima gemella non l'aveva ancora trovata. O meglio la sua anima gemella non aveva ancora trovato lei. Tutte le sue amiche vivevano più o meno appassionate e appassionanti storie d'amore, che ella seguiva con sentita partecipazione: aveva pianto più di Will, quando lei e Matt si erano separati. Lei però non aveva ancora avuto neanche un ragazzo. In effetti, non aveva nemmeno dato un miserrimo bacino a un esemplare di sesso maschile. Eppure passava gran parte del suo tempo a sospirare d'amore e a fantasticare su romantiche effusioni e abiti da sposa.

Hay Lin dava la colpa della sua solitudine a una sorte avversa. Le sue amiche al fatto che fuggiva a gambe levate appena un ragazzo si avvicinava. In effetti Cornelia aveva crudamente sentenziato che se si fosse data un po' più da fare invece di perder tempo a sognare con il naso per aria e a leggere romanzetti rosa, avrebbe trovato tutti i ragazzi che voleva.

Comunque per il momento Hay Lin si sarebbe accontentata di darsi da fare per le storie altrui. La sua poteva aspettare: in fondo ormai erano anni che aspettava.

Inciampò nuovamente mentre entrava in classe, crollando catastroficamente addosso a Will e rischiando di trascinare in terra anche lei.

"Ouch" si lamentò l'amica, sbattendo dolorosamente la schiena contro lo stipite "Attenta Hay-Hey, non ti reggi nemmeno in piedi stamattina?"

"In effetti no..." rispose mortificata.

"Dai, non è niente" la consolò Will, subito ammorbidita dalla sua espressione da cucciolo bagnato "Hai già visto le altre?"

"No, non ancora. Irma sarà in ritardo, come al solito, ma Cornelia e Taranee? Dovrebbero essere già arrivate, sono sempre in anticipo!".

Will si strinse nelle spalle "Non so, saranno già in classe, andremo a cercarle a ricreazione, adesso devo assolutamente ripassare, rischio un altro votaccio in matematica".

Hay Lin scrutò l'amica mentre si sistemava al suo posto e tirava fuori i libri con svogliatezza. Will sembrava triste e stanca. E non sembrava studiasse con molto impegno: fissava la pagina con espressione vacua. Hay Lin si sentì in colpa. Si sentiva sempre in colpa quando l'amica era giù, forse se lei avesse fatto qualcosa in più perchè lei e Matt non si lasciassero... ma forse era soltanto preoccupata per l'interrogazione o per la storia di Everlan, magari.

Irma entrò in classe come un ciclone proprio mentre Collins chiudeva la porta, scusandosi confusamente per il ritardo.

Per tutta la durata della lezione, sembrò in preda a una straordinaria agitazione: continuava a levare e mettere i libri nella borsa, a scorrere le pagine del quaderno, giocherellare con la penna e batteva furiosamente un piede sotto il banco, scrutando ogni secondo l'orologio. Hay Lin cercò di interrogarla in proposito, ma lei si rifiutò categoricamente di confessare alcunchè, facendo l'indiano. Poichè Will studiava matematica con il libro nascosto sotto il banco e non le prestava attenzione, Hay Lin si dedicò al suo passatempo preferito: fantasticare. Fortunatamente Collins era occupato a martirizzare uno dei suoi compagni e non se ne accorse. La prof di matematica, invece, se ne accorse subito e la chiamò alla lavagna, sorprendendola del tutto impreparata. Almeno Will l'aveva scampata, si consolò Hay Lin, mentre quella strega le affibbiava implacabile un lapidario quattro.

Dopo le due ore di matematica tortura, finalmente suonò la campanella e giunse l'agognata ricreazione.

Hay Lin si voltò verso le sue due amiche, lieta di poter finalmente mostrare le sue creazioni notturne. Nel farlo, in qualche inspiegabile modo, riuscì a scaraventare praticamente tutti i suoi possedimenti per terra. Mentre la ragazza si precipitava a raccogliere gomme e matite che rotolavano per tutta la classe, Irma, rapida come un fulmine, se la squagliò, ignorando Will che tentava di trattenerla.

Will e Hay Lin si scambiarono uno sguardo allibito, quindi si strinsero nelle spalle. Ogni tanto a Irma prendevano i cinque minuti di follia, poi le passavano sempre.

"Andiamo da Tarane e Cornelia?" propose Hay Lin, decisa a ottenere un minimo di attenzione per la sua fantastica idea: avrebbe fatto anche gli identikit degli altri, con l'aiuto di chi li aveva visti, sicuramente sarebbero stati di una qualche utilità.

"Non ce n'è bisogno" interloquì una voce squillante: Taranee entrava in quel momento dalla porta.

"Cornelia?" chiese Will "Ce l'ha ancora con Irma?".

"Non ne ho idea, non si è fatta viva stamani, forse sta male" rispose l'amica, stringendosi nelle spalle.

"Guardate cosa ho fatto!" esclamò Hay Lin sollevando i suoi disegni. Qualcuno aprì la finestra e l'improvvisa corrente d'aria glieli strappò dalle mani. La ragazza si ritrovò ad eseguire un imbarazzato balletto in mezzo alla classe, nel tentativo di sottrarli alle dita dispettose del vento, ma uno riuscì comunque a sfuggire dalla finestra.

"Vado... Vado a riprenderlo subito" si scusò trafelata con le amiche e saltò precipitosamente il davanzale, per fortuna erano al piano terra, mentre il rossore le saliva alle guancie.

Will e Taranee si scambiarono uno sguardo sorpreso.

"Da quand'è che Hay Lin ha così poco controllo del vento?" domandò cautamente Taranee.

"Non ne ho idea... oggi sembra che vada tutto al contrario!" rispose Will.

Hay Lin sarebbe atterrata con leggerezza sul prato, ma, nel salto, la gonna le si sollevò e, nel tentativo di tirarla giù, finì lunga distesa. Per un attimo le salì un magone alla gola: perchè le andava tutto storto?

Due scarpe da tennis rosse apparvero davanti al suo naso. Hay Lin trattenne il respiro: conosceva quelle scarpe. C'era una sola persona in tutta la scuola che le portava di quella misura, quella marca e quel colore... e soprattutto sdrucite in quel modo e piene di firme. Qualcuno che aveva finito il liceo, ma che frequentava l'università annessa all'istituto.

"Immagino che questo sia tuo, Hay Lin" mormorò la voce morbida e pacata di cui la ragazza conosceva ogni sfumatura. Il suo disegno le comparve davanti al naso insieme alle scarpe.

Hay Lin, in preda alla confusione, ma perchè, tra tutti, doveva essere proprio lui a vederla in quella situazione? Allungò una mano per ricevere il foglio. Fu invece afferrata dalla presa sicura del suo interlocutore che la tirò in piedi.

"Sei più leggera di un uccellino" disse sorridendo Matt Olsen "Forse dovresti imparare a volare!"

E Hay Lin pensò che era il ragazzo più meraviglioso del mondo.

E come tutte le volte che lo pensava fu assalita dai sensi di colpa. Era il ragazzo di Will... Va bene, tecnicamente non lo era più da un bel pezzo, ma Hay Lin era sicura che Will fosse ancora innamorata di lui, altrimenti si sarebbe interessata a qualche altro ragazzo, in tutto quel tempo! E sicuramente anche lui era ancora innamorato di lei, un amore come il loro non poteva svanire così, senza una ragione. Prima o poi avrebbero preso coscienza dei sentimenti che ancora li legavano e sarebbero tornati insieme, felici e contenti per sempre.

Avrebbe dovuto salutarlo e andarsene rapidamente: erano così vicini. Decisamente troppo vicini. Qualcuno avrebbe equivocato.

"Io penso, penso che dovrei... DEVO, scappare! Ciao! "

Un brezza tiepida e profumata di ciliege li sfiorò dolcemente. Matt inspirò profondamente con gli occhi socchiusi. E poi successe una cosa che Hay Lin non avrebbe immaginato nemmeno nei suoi sogni più folli.

"Aspetta" Matt la trattenne gentilmente per il polso. Hay Lin gli rivolse un'occhiata di puro terrore. Non voleva aspettare! Non lì, non con lui! E se si fosse accorto di quello che ella provava? Sarebbe morta di vergogna, lì, sul posto! Tanto non c'era neanche la più vaga possibilità di poter essere ricambiata e, in ogni caso, NON voleva essere ricambiata dal ragazzo, va bene Ex-ragazzo, di Will.

"Ti è rimasta una foglia tra i capelli" continuò il ragazzo gentilmente. Allungò l'altrò braccio e le sfiorò delicatamente una ciocca. "Ecco qua!" esclamò mostrando una piccola foglia rotondeggiante che Hay Lin fissò come inebetita. "Sai, ti stanno bene i capelli così".

Matt sorrise, scostandosi un ciuffo di capelli dal viso, in un gesto che gli era sempre stato abituale e continuò, guardandola negli occhi:

"Mi piacerebbe se ti occupassi della grafica del nuovo Cd dei Cobalt Blue, Hay Lin. Non conosco nessuno che disegni bene come te!"

La ragazzina arrossì di piacere. Lei sapeva fare bene così poche cose... E sentirsi lodata per l'unica di cui si sentiva orgogliosa era sempre così gratificante.

"Io... certo, mi piacerebbe, pensi che sarei all'altezza? Siete così bravi..."

"Non te lo chiederei se non ne fossi sicuro. Perchè non ci incontriamo oggi pomeriggio per parlarne?" rispose il ragazzo con tono convinto e convincente.

Hay Lin si azzardò a rispondere al suo sguardo con un'occhiata furtiva.

"Davvero? Mi piacerebbe tanto...". E se Will fosse stata gelosa? Se la fosse presa con lei? Non voleva rischiare di ferirla.

"Forse, però... magari meglio un'altra volta, anche con gli altri membri della band. Dovrete parlarne tutti insieme, no?" aggiunse convinta.

"Ah, d'accordo, stasera ci troviamo per suonare, dopo cena, se ti va di venire..." . Sembrava un po' deluso, pensò Hay Lin, ma probabilmente era solo una sua impressione.

"Io allora vado, devo tornare in classe, ciao!" Hay Lin scappò via, prima che lui potesse rispondere alcunchè.

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Capitolo 18
*** Che Confusione! ***


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Salve a tutti, eccomi qua! Scusate se continuo a farvi aspettare, ma vi assicuro che è un periodaccio...

MaxT: Grazie, grazie per i complimenti, ho tanto bisogno di sostegno ç_ç questi capitoli sono proprio il centro della storia e sono un casino da scrivere.... Riguardo Cornelia e Will: se ho ben capito sono nate nello stesso anno delle altre, ma nei primi mesi, per cui risultano più grandi, al dato di fatto.

Miki: Come vedi chi non muore si rivede! Ho giurato e stragiurato che scriverò tutto il racconto e lo farò ad ogni costo. Per fortuna so già dove sto andando a parare, per cui anche se ogni tanto mi blocco un po', poi riparto spedita. Non te l'aspettavi che Hay Lin avesse un debole per Matt, eh? In effetti neanche io... pensavo di inserire un nuovo personaggio, poi ci ho riflettutto bene bene e ho pensato, perchè no? Così è più interessante e complico un po' la vita a tutti!

Anonima: Suvvia dammi un nick che possa ringraziare, almeno! Se hai continuato a leggere saprai che l'angolo ringraziamenti l'ho prontamente inserito appena ho avuto qualcuno da ringraziare. Per fortuna non hai trovato tanti errori di ortografia... faccio così fatica a riconoscerli (sono disgrafica...), se ne trovi segnalameli: mi fa molto piacere! Riguardo hai sentimenti: continua a leggere e vedrai che prenderanno sempre più campo.

Doveva dirlo a qualcuno! Doveva assolutamente, istantaneamente sfogarsi con qualcuno! Non sarebbe riuscita a tenerselo dentro nemmeno un secondo di più. E naturalmente non poteva dirlo alle altre. Cosa avrebbe potuto raccontargli? "Sapete ragazze? Sono andata con un dei nostri avversari, sì un Everlaniano e no, nemmeno uno qualsiasi, uno di quei tizi della guardia". Ma la verità è che quello che le bruciava dentro ancora di più, quello che MAI e poi MAi avrebbe voluto che le sue amiche venissero a sapere era che quello stronzo figlio di una cagna zoppa l'aveva mollata come un baccalà, in mezzo alla spiaggia di Heatherfield. Se si fosse trattata di una qualche romantica e tormentata storia alla Romeo e Giulietta... sarebbe stato diverso! In quel caso, probabilmente non avrebbe trovato niente da nascondere, anzi sarebbe stato qualcosa di cui andare fiera. E invece! Si era ritrovata a baciare quel... quel fighetto pieno di sè e poi lui era sparito nel nulla con il suo ghignetto beffardo. Ma gliela avrebbe fatta pagare! Ah, se gliel'avrebbe fatta pagare!

Però adesso doveva dirlo a qualcuno, subito! Era una cosa troppo grossa per far finta di niente. Avrebbe sputato fuori il rospo e poi tutto sarebbe andato meglio.

Vide un ciuffo di capelli biondi in mezzo alla folla che combatteva per i pochi panini rimasti al bar e sospirò di sollievo: eccola, la sua ancora di salvezza!

Afferrò Martin, trascinandolo fuori dalla mischia, proprio nel momento in cui le dita del poveretto erano finalmente riuscite a sfiorare la tanto agognata schiacciatina alla mortadella.

"Ehi, ehi, ehi! Che succede, cos'è tutta questa foga, mostrino?" esclamò Martin cercando di recuperare un minimo di dignità.

"Ti devo parlare, ti devo assolutamente parlare!" Irma lo guardò con occhi spiritati "Ora! Subito! Adesso! E' successo una cosa e se non mi sfogo subito esplodo!"

Martin la squadrò preoccupato, notando i capelli in disordine e l'espressione allucinata.

"Eh" sospirò, sollevando gli occhi al cielo "cosa devo fare con questa ragazza? Mi da sempre un sacco di preoccupazioni! Non riesci proprio a stare lontana dai guai tu, eh?"

Irma mise su un broncetto offeso: "Io non faccio proprio niente! Sono loro che vengono a cercarmi!"

"Certo, certo, come no..." borbottò Martin accondiscendente.

"Certo che sì!" ribattè Irma indispettita.

"Dammi solo un minuto che avverto Lu, poi andiamo".

"Va bene, ma fai in fretta muoviti! Non ho tempo da perdere, la ricreazione dura poco!".

Incrociò le braccia e riprese a battere furiosamente un piede, cercando di non dare in escandescenze, mentre seguiva con lo sguardo Martin. Il ragazzo raggiunse un fanciulla grassottella, dalla pelle color cioccolato al latte, che usciva vittoriosa dalla mischia, con in mano due panini. Uno era quello che Martin si era fatto sfuggire a causa del'intervento di Irma. La ragazza glielo porse e Irma li osservò mentre si scambiavano due parole e il ragazzo faceva cenno verso di lei. Lucy le rivolse un'occhiata perplessa, poi la salutò allegramente con la mano e, dopo un bacio durato, a giudizio di Irma, assolutamente troppo, lasciò il suo confidente finalmente libero.

"Per fortuna che Lu non è gelosa!" osservò Martin avvicinandosi "Un'altra potrebbe avere da ridire, sai? Mi sequestri tutte le volte che ti prendono le paturnie... e fosse raro... Perchè non ti decidi a trovarti un ragazzo serio?"

"Perchè i ragazzi seri non esistono!" esplose Irma. "Sono tutti degli stronzi, egoisti, approfittatori. Non si capisce mai cosa vogliono, ti girano intorno solo per farti impazzire e sono tutti, ma proprio tutti, matti come cavalli! E questa è un offesa per i cavalli. Perchè mai devono venirti a cercare se non gliene importa niente di te? Eh? Eh? Eh? Dimmelo! Avanti dimmelo!".

Martin si limitò a fissarla placidamente mentre lei gli urlava offese a tutto il genere maschile a cinque centimetri di distanza dal viso. Poi si levò gli occhiali, che si erano del tutto appannati, e li pulì metodicamente con la maglietta.

"Sarà meglio andare a fare due chiacchere in privato...". La prese sotto braccio, accompagnandola fuori dalla stanza.

"Allora" continuò "Chi è questo uomo crudele che ti ha sedotta abbandonata?".

"Ho forse detto che qualcuno mi ha sedotta e abbandonata eh? Ho forse detto qualcosa del genere?" lo rimbeccò Irma, intimamente soddisfatta di poter sfogare la sua ira su qualcuno. "Nessuno, e sottolineo nessuno, potrà mai dire di avermi sedotta e abbandonata!"

"E allora quale sarebbe questa tragedia che ti è capitata fra capo e collo? C'entra un uomo o mi sbaglio?" ribattè Martin sornione.

"Ecco... in effetti... sì" dovette ammettere Irma.

Hay Lin entrò trafelata dalla porta e fermò all'ultimo momento la sua corsa a rotta di colla, afferrandosi a Taranee. L'amica la sorresse mentre rimprendeva fiato. Era incredibilmente rossa, il cuore le batteva velocissimo e cercava affannosamente di respirare. Poteva essere effetto della corsa, ma... veramente solo di quella? Taranee la studiò sospettosamente, mentre Hay Lin appoggiava infine fieramente i suoi disegni sul banco e ci crollava sopra.

"Sarà meglio che tu beva un sorso, mi sa" osservò, offrendole il succhino biologico che era tutta la sua merenda.

Hay Lin lo afferrò come se fosse la Cornucopia dell'Abbondanza e, con un risucchio violento che le scavò le guance, lo vuotò completamente in un colpo solo.

"Gra..grazie" ansimò "Ora va meglio!". Tese il cartone a Taranee che lo scosse con rammarico e lo gettò via con un sospiro. Cosa non si fa per amicizia...

"Bene stavo, stavo dicendo..." Hay Lin rivolse una occhiata, fin troppo timida per non essere sospetta, a Will "Ho fatto degli identikit di Zeph e Ire e di... uhm.. un'everlaniana che ho visto in una visione".

"Visione?" Chiese indagatrice Taranee "Non ci avevi detto di aver avuto delle visioni!".

"Io... ecco, io ho letto nel passato dei suoni su Everlan e... ho visto questa ragazza... Ieri..ieri non ve l'ho detto... perchè... perchè..." Hay Lin arrossì,se possibile, ancora di più, mentre Taranee la fissava intensamente "Cornelia mi spaventava..." concluse affranta.

Taranee si risistemò gli occhiali ridacchiando. Adesso capiva perchè l'amica era tanto imbarazzata.

"Bhè in effetti..." concesse fra un risolino e l'altro "Cornelia può essere spaventosa a volte".

"Comunque, ecco! I disegni sono questi!" concluse Hay Lin, tentando di sviare il discorso.

I primi due schizzi ritraevano due ragazzini poco più piccoli di loro, con alti zigomi da folletto, grandi occhi a mandorla e capelli neri sparati in aria. Più sparati di quelli di Hay Lin, molto di più.

"Sembrano usciti da Dragon Ball" commentò divertita Taranee "Con questa specie di Kimono tutti strappati, poi...".

Will studiò i disegni in silenzio. Poi prese in mano il terzo e lo guardò con una certa dolce tristezza.

Taranee, incuriosita, lo sbirciò da sopra la sua spalla. Era il ritratto di una giovane di grande bellezza con capelli chiari che si avvolgevano in morbide onde fino alle caviglie. Aveva un volto saggio e gentile, ma malinconico.

"E' questa la visione, Hay Lin? Non ci sai dire niente di più su questa specie di fata? Non è che ti sei sognata tutto?" concluse dubbiosa: la fanciulla era di una bellezza talmente perfetta che faticava a credere nella sua esistenza.

"Io, sì! Sono sicura!" affermò Hay Lin con decisione.

Taranee si spinse di nuovo gli occhiali sul naso scrutandola. Se Hay Lin ne era certa allora doveva essere vero. Hay Lin era così timida che vederla sostenere qualcosa con fermezza aveva un che di miracoloso.

"So... so solo..." borbottò la ragazzina tormentandosi il bordo della gonna "Che... che si chiamava Nym".

"Nym, dici? Questo... mi fa venire in mente qualcosa, però non riesco a capire cosa. Dovrò rifletterci" mormorò Taranee, pensierosa.

"Voi... voi non volete descrivermi chi avete visto? Posso farcela a finire i disegni prima che suoni la campanella!" Hay Lin infuse un tal trasporto nella proposta da renderla quasi un'implorazione.

Taranee sapeva quando l'amica fosse sempre desiderosa di essere d'aiuto e come si sentisse spesso inutile a confronto con delle personalità forti come quelle di Cornelia o Irma.

"Dunque..." i suo occhi bruni si incupirono, mentre richiamava alla mente l'immagine della donna "Efreet è molto asciutta e, uhm, ha i capelli ramati, e le treccine. Credo che abbia gli occhi castani... o forse sono gialli..."

L'espressione speranzosa che Hay Lin aveva sfoderato appoggiando il lapis sulla carta, si traformò rapidamente in una smorfia delusa.

"Ma no!" esclamò "Questo non mi serve a nulla! Mi devi spiegare di che forma aveva il viso e gli occhi, il naso...Capito?" riabbassò il lapis fissandola in modo quasi famelico in attesa di informazioni.

Taranee si sentì vagamente a disagio. Non aveva mai dovuto osservare qualcosa per poi riprodurlo su carta a memoria. Adesso aveva il sospetto di non essere assolutamente in grado di soddisfare la richiesta di Hay Lin.

"E' alto, ma credo sia snello sotto l'armatura. Ha un volto pallido, allungato, con la mascella forte, ma con una linea dolce. Il mento è largo, ma non troppo pronunciato. Il naso è irregolare, piuttosto imponente" Will parlava lentamente, ma con sicurezza, gli occhi persi nel vuoto mentre richiamava alla memoria i tratti del comandante della Guardia "Ha dei grandi occhi grigi e tristi. Le sopracciglia formano un angolo sopra gli occhi e..." guardò un attimo il disegno da sopra le spalle di Hay Lin che stava scarabocchiando con foga "E si biforcano in questo punto" continuò indicando con un dito.

Taranee guardò l'amica mentre un improvvisa consapevolezza si faceva largo in lei. Will aveva assunto un'espressione dubbiosa, parve riflettere qualche secondo, poi si chinò di nuovo su Hay Lin.

"No, qui non va bene! Il naso è più largo alla base e gli occhi... hanno un'espressione diversa. Qui sembra che siano un po' sognanti. Invece sono decisi e penetranti, ma se guardi bene, ti accorgi che sono velati di tristezza" Will studiò ancora il disegno, mentre Hay Lin cancellava e correggeva il ritratto secondo le sue indicazioni.

"La bocca è piuttosto larga, il labbro inferiore è più carnoso di quello superiore. Ah sì, proprio così! I capelli sono lunghi e neri e lisci" La ragazza sottrasse il foglio alle dita di Hay Lin.

"Ah, ma non è finito!" esclamò Hay Lin, cercando di trattenerlo "Devo ancora aggiungere tutto il resto".

"Penso che basti così Hay Lin, davvero" intervenne Taranee, allontanandole la mano.

Hay Lin si voltò di lei, poi seguì il suo sguardo e i suoi occhi a mandorla si spalancarono nel vedere l'espressione che Will aveva mentre guardava la sua opera.

"Pare che abbiano i nostri stessi poteri, però..." Will sollevò i grandi occhi castani dal disegno e Taranee si accorse che erano carichi di angoscia "se questo è il custode che il cuore di Everlan si è scelto, come può essere un terra di malvagi?"

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Capitolo 19
*** Nuovi amici, vecchi amici ***


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Grazie ancora a tutti ^^ Ho un problema con l'html: negli ultimi due capitoli, non so perchè non mi prende i doppi spazi o_0. Non capisco la ragione, perchè su Aolpress torna tutto... mi cambia l'impaginazione solo quando li pubblico.

MaxT: ti ho risposto anche un po' più ampliamente sul forum! Grazie comunque per i complimenti e le correzioni, mi era rimasta meza frase nella penna, che vergogna...

AyaCere: che piacere risentirti :) Ho anche visto il tuo sito, che è molto carino, quando avrò un po' più di tempo me lo girerò per bene. Hay Lin innamorata di Matt è curioso, vero? Il fatto è che io non mi interesso per nulla di shipping (si dice così? :?). Non è che tifo per una coppia o per un'altra, semplicemente mi piace che le relazioni abbiano un senso e, magari, risultino utili per il filo della storia. Hay Lin è molto timida e sognatrice, per cui mi sembra difficile che possa conoscere un ragazzo facilmente. Matt l'ha conosciuto proprio perchè è il ragazzo di Will. Visto che lui è carino e molto romantico, ma "intoccabile", mi sembrava il soggetto perfetto per una cotta da parte di una ragazza dolce e idealista come Hay-hey. Irma e Flood torneranno presto sulle scene: scrivere di loro due mi piace moltissimo!

Il profilo di Meg era regolare e mascolino, con quel naso dritto e la mascella quadrata, le labbra, però erano piene e grandi e donavano dolcezza all'insieme del volto. Cornelia si ritrovò a scrutarla con attenzione, chiedendosi chi fosse la più attraente fra loro due. Meg sicuramente non aveva tutti gli ammiratori che aveva lei, Cornelia, ma questo dipendeva probabilmente più dal fatto che si abbigliava in modo stravagante e poco femminile, che dalle sue attrattive intrinseche. Aveva degli occhi scuri, magnetici e i capelli scarruffati erano lucidi e setosi. Certo, non si poteva dire che fosse più bella di lei, eppure la perfetta miss Hale, e non per la prima volta, fu sfiorata dal sospetto che la selvatica teppista Meg Shane fosse sotto, sotto, decisamente la più affascinante e sensuale tra le due

Nonostante fosse piatta come una tavola.

Cornelia si accorse di avere, sull'onda di quel pensiero, incosapevolmente abbassato lo sguardo per sbirciare la disinvolta scollatura dell'amica e distolse rapidamente lo sguardo imbarazzata. Va bene la curiosità, ma se qualcuno se ne fosse accorto, chissà cosa avrebbe pensato...

Fortunatamente Meg non sembrava averci fatto caso. Guardava dritta davanti a se, a denti stretti, mentre aspettava che un giovane massiccio le traforasse la cartilagine dell'orecchio con un ennesimo orecchino.

Erano arrivate in quello che Meg definiva il buco di Dan poco prima. A prima vista il posto sarebbe potuto sembrare solo un normale negozio di dischi, solo decisamente minuscolo e popolato piuttosto da manifesti di capelloni vestiti di cuoio che di belloccie seminude. Ma Meg, con un saluto distratto ai commessi, era scivolata dietro il bancone e oltre una porta buia e aveva sceso una scala pericolosamente ripida. Quando Cornelia, annaspando nell'oscurità il più elegantemente possibile, aveva sceso gli ultimi gradini, si era trovata in un locale scarsamente illuminato, assolutamente straripante di cuoio nero e di metallo. Cornelia aveva pensato di non aver mai visto tante borchie insieme in vita sua. Nemmeno al concerto degli Smashing Pumpkin.

Un ragazzo biondo si stava facendo tatuare sulla schiena un qualcosa di colorato che comprendeva un serpente, una scarpa col tacco al termine di un lunghissimo polpaccio femminile e delle viti. Cornelia aveva deciso di non approfondire.

Il tatuatore aveva alzato lo sguardo verso di loro e un larghissimo sorriso era apparso sul suo volto, scoprendo una schiera di denti grandi e eccezionalmente bianchi.

"Ma guarda chi c'è! Che fai qui principessa?" l'uomo aveva appoggiato l'ago a inchiostro con cui stava lavorando e in pochi passi raggiunto le ragazze. Aveva stritolato Meg in un abbraccio da orso, che lei aveva ricambiato con evidente affetto, poi si era voltato verso Cornelia tendendole la mano amichevolemente.

"Io sono Daniel e tu, signorina?" aveva domandato in un modo formale curiosamente in contrasto con l'atteggiamento familiare tenuto con Meg.

"Il mio nome è Cornelia, signor Daniel" aveva risposto miss Hale orgogliosa e sprezzante.

Meg era scoppiata a ridere, con la sua risata roca e profonda. Era così sensuale la sua risata, Cornelia avrebbe voluto ridere come lei. "Come siamo rigide cara mia! Il vestito non fa davvero il monaco, pare".

Cornelia era avvampata. Perchè finiva sempre per comportarsi così? Meg avrebbe finito per ritenerla una spocchiosa figlia di papà. Anzi probabilmente lo faceva già. Intimidita e timorosa di una nuova gaffe, si era rinchiusa in un quasi dignitoso silenzio e era rimasta a guardare mentre Meg prendeva accordi con Daniel per farsi fare l'ennesimo buco.

In quattro e quattr'otto, la sua amica si era seduta sua una specie di poltrona da dentista, mentre il tatuatore aveva gentilmente spedito il suo cliente a prendere un caffè per tutti. Quindi l'uomo si era messo a sterilizzare il suoi strumenti, continuando a chiaccherare allegramente con Meg.

E poi aveva avvicinato la pistola ad aghi, dall'aspetto inquietante all'orecchio della ragazza.

Meg si strofinò l'orecchio con una smorfia e si dette un'occhiata distratta nello specchio che Dan le passava. Un sorriso ampio e fanciullesco le si allargò sul volto.

"Great!" esclamò "E' perfetto Dan! Per pagarti questo, vengo a lavorare tutto il sabato, d'accordo?"

L'uomo le dette una pacca sulla spalla "Non ti preoccupare, principessa! Per te è gratis, se vuoi! Piuttosto, perchè non mi porti un po' di collari nuovi e qualche maglietta, magari... Non faccio in tempo e matterli in vendita che sono già spariti. E me li chiedono in continuazione". Agitò un dito ammonitore davanti al naso di Meg, continuando in tono di rimprovero "E come faccio io, ad accontentare i miei clienti, se la mia fornitrice non si da da fare?".

"Oh, Dan... lo sai... lo faccio solo per divertimento, quando mi va... Non voglio che mi prenda troppo tempo. Devo lavorare, e poi... ho la scuola...".

Cornelia non riuscì a trattenersi dal pensare che la scuola non sembrava un impegno così pressante per Meg, però era incuriosita. Meg sapeva cucire? O lavorare il cuoio? In effetti non ne aveva idea. Parlava così poco di sè.

"Dovresti pensarci, invece. Hai talento, potresti guadagnare abbastanza. Sai che sarei felice di averti come socia" la voce profonda era seria.

Cornelia si domandò perchè Meg avesse tanto bisogno di guadagnare. Dan sembrava saperne più di lei. Aveva sempre avuto il sospetto che la sua situazione familiare non fosse rosea e sicuramente non doveva avere una gran disponibilità di denaro, ma oltre a quello erano solo supposizioni. Avvertì un doloroso vuoto nel petto. Meg era capace di stare ore ad ascoltarla mentre si lamentava di sua madre, delle sue amiche, della sua vita, lei, invece, era mai stata ad ascoltarla?

"Vengo sabato pomeriggio" tagliò corto Meg "Piuttosto... Cornelia vuole farsi un terzo buco". La spinse avanti gentilmente. Cornelia si sedette, titubante sul bordo della poltrona. Forse non era proprio una buona idea. Però tirarsi indietro adesso... sarebbe stato imbarazzante.

Alzò gli occhi verso Meg, in una muta preghiera. L'amica le rispose con uno sguardo intenso e un sorriso, chinandosi verso di lei.

"Non devi farlo, se non ti va" mormorò "stai benissimo anche così".

Cornelia si sentì rilassata all'istante. Era esattamente così. Meg non si aspettava assolutamente niente da lei. Avrebbe approvato qualunque sua scelta. Lei lo sapeva e l'altra lo sapeva. Sorrise.

"E' vero, ma mi va di farlo!".

Martin incrociò le braccia e fissò la ragazza castana seduta sul banco di fronte a lui. E sospirò.

Non era del tutto sicuro di aver capito di cosa parlava Irma. Sembrava che lei e le sue amiche fossero coinvolte in una specie di guerra fra bande, ma lui le aveva promesso, molto tempo prima, che non le avrebbe fatto domande sulla sua misteriosa vita segreta e non avrebbe cominciato in quel momento. In ogni caso era piuttosto chiaro che il nervosismo di Irma aveva molto più a che fare con il suo nuovo spasimante che con tutto il resto.

Spasimante che, a quanto pareva, non spasimava abbastanza. Martin ridacchiò sotto i baffi. Era l'ora che qualcuno tenesse testa a Irma. Era troppo abituata a fare la prima donna.

"Allora? Cosa c'è da ridere?" indagò la ragazza sospettosamente.

"Niente, niente... Mi domandavo, cosa pensi di fare adesso?" era molto curioso di sapere quale sarebbe stata la mossa successiva. Sospettava che avrebbe tentato la fuga...

"Sono qui per un consiglio! Non per darti gratuitamente informazioni di cui spettegolare!" sbottò Irma " Comunque quello che è certo è che non starò qui a languire d'amore. Cosa vuoi che me ne importi di quello. E' stata solo la debolezza di un momento" concluse imbronciata.

"Perciò...?"

"Perciò niente. Cosa credi? Fanno la fila per uscire con me! Non devo far altro che scegliere, proprio non me ne importa niente di lui, solo mi secca essermi fatta fregare. Gliela farò pagare con gli interessi!" asserì decisa gettandosi i capelli dietro le spalle.

Ecco! Come sospettava, si preparava a fuggire veloce come il lampo.

Peccato, perchè la storia si prospettava divertente...

"Ho capito, e allora che consiglio vorresti, da me? Hai già deciso tutto da sola..."

La ragazza abbassò la testa e per qualche secondo rimase in silenzio, studiandosi pensierosa le unghie laccate.

"Io... non so. Pensavo che tu, magari, mi sapessi dire... perchè lo ha fatto? Voglio dire, se voleva solo levarsi una soddisfazione, perchè è stato così carino prima e poi... sembrava davvero preoccupato per me, nonostante tutto. E invece... mi ha preso in giro per tutto il tempo? E poi... " e qui la pausa fu molto più lunga e sofferta "sembrava che non avesse neanche voglia di baciarmi". Si strofinò il naso senza alzare la testa e rimase in silenzio.

A volte sembrava indifesa come un cucciolo.

Martin le si avvicinò, le accarezzò la testa e la strinse in un abbraccio affettuoso. Il calore di lei mentre nascondeva il volto contro il suo petto, gli ricordò il tempo in cui era stata il centro della sua vita. In cui aveva pensato che sarebbe stata per sempre l'unica, per lui. Adesso era solo un'amica, eppure il ricordo di quello che non era stato era ancora doloroso, a volte. Sarebbe comunque rimasta speciale. Non voleva vederla triste.

Ma non poteva fare niente, come non aveva mai potuto.

Poteva solo sperare che un altro tornasse da lei.

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Capitolo 20
*** A Ciascuno il Suo ***


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Scusate tanto, tanto, tanto per l'attesa. Purtroppo ho avuto un periodaccio, sono ancora strapiena di impegni, ma sono un po' più tranquilla, per cui riesco a gestirli meglio. Non abbandonatemi, per favore!

Miky: spero che il racconto continui a piacerti! Grazie mille per tutti i complimenti, mi fanno venir voglia di scrivere.

Max: eccomi di ritorno finalmente! Ho corretto gli errori di ortografia, ma la discussione tra Irma e Martin, alla fine, è rimasta così com'era: ci ho pensato un po' e mi sembra che, tutto sommato, descriva abbastanza bene le situazioni in cui senti il desiderio di confidare qualcosa che però ti imbarazza. Comunque, quando avrò finito di scrivere tutto farò una revisione generale e, magari, anche questo paragrafo verrà cambiato. Grazie della fedeltà con cui mi segui! E di tutti i tuoi commenti.

Hay Lin ingurgitò l'ultimo boccone, scaraventò bastoncini e ciotola nella lavastoviglie e schizzò in bagno a prepararsi.

Si lavò e si vestì con la più grande cura. Si truccò un minimo, sperando di sembrare più grande; purtroppo il caschetto le dava irrimediabilmente un'aria fanciullesca, però l'ultima confezione di gel che le restava era quella che aveva spalmato sul pavimento la mattina.

Un quarto d'ora dopo era in strada e se ne correva entusiasta verso la sala prove dei Cobalt Blue. Una parte di lei era ancora terrorizzata e una parte, molto più grande, si stava contorcendo nei sensi di colpa, ma, in quel momento preciso, la felicità se la faceva da padrona. Non solo avrebbe avuto modo di vedere Matt fuori dalla scuola e di parlarci, perfino, ma aveva anche la possibilità di disegnare una copertina dei Cobalt Blue: troppo spaziale!

Avrebbe voluto parlarne con qualcuno, ma Irma, la sua confidente preferita, sembrava avere un centinaio di diavoli per capello e Taranee... era così sospettosa! Era imbarazzata all'idea che l'amica le facesse altre domande su Nim, non aveva voglia di parlarne, non ancora. E aveva inventato quella stupida balla su Cornelia! Non che Cornelia non sapesse intimorirla, ma non era per quello che non aveva detto niente sulle visioni avute su Everlan.

Quanto a Will. A Will non sarebbe mai riuscita a parlarne. Anche se... anche se... forse, in fondo, molto in fondo Will non era più innamorata di Matt. Però Hay Lin si ricordava troppo bene i momenti che avevano passato tutti insieme, la gioia negli occhi di Will quando era insieme a lui, l'attenzione che ponevano entrambi a non metterla in imbarazzo con le loro effusioni. Will non sarebbe stata ferita, a sapere quello che lei provava per Matt? Lo sarebbe stata sicuramente. Non vivi una relazione così senza delle conseguenza. Matt sarebbe sempre, sempre rimasto speciale per lei, non c'erano dubbi. Non avrebbe sopportato di vederlo con una sua amica, si sarebbe sentita tradita.

Per questo Hay Lin si era sempre trattenuta dall'avvicinarlo, ma, adesso, era lui che si avvicinava a lei e la ragazza non aveva la forza di allontanarlo. In fondo, per ora, non stava facendo niente di male, no? E l'aria della sera era così inebriante...

Una moto accostò al marciapiede.

"Vuole un passaggio, bella signorina?" chiese scherzosa una voce gentile.

Il cuore di Hay Lin perse un battito. Si voltò con un ampio sorriso e avvertì un morso di delusione, quando vide che, sulla moto, erano già in due.

Entrambi i ragazzi si tolsero i caschi, uno dei due era veramente Matt, ed era terribilmente bello con i capelli così spettinati, ma il guidatore, quello che aveva parlato, era il biondo Joel.

"Ma siete in due! Non posso mica salire sul portapacchi!" Esclamò Hay Lin. La presenza di Joel era rassicurante e la aiutava a sciogliersi. Joel era un tipo simpatico, uno forte che sembrava non prendersela mai per nulla. Era molto amico di Irma e, per un certo tempo, Hay Lin era stata sicura che si sarebbero messi insieme; fra loro due, però, doveva esserci stato qualcosa di cui lei non era a conoscenza, perchè, all'improvviso, avevano allentato i rapporti.

Joel rise. "Si fa posto subito! Giù dalla moto tu!" ordinò imperiosamente "Puoi anche camminare per qualche metro, lascia il poso alla nostra fanciulla!"

Hay Lin arrossì fino alla radice dei capelli "Ma no, no non potrei mai rubare il posto al chitarrista dei Cobalt Blue! No, davvero.. non importa vado a piedi..."

"Ehi, dove scappi! Devo sempre ricorrerti?" Matt la trattenne per un braccio, mentre lei tentava la fuga.

"Ah, io... ecco..." Hay Lin prese a balbettare, mentre si dibatteva,fin troppo violentemente, per liberarsi della sua presa.

Joel rise sgangheratamente "Sei così brutto che le fai paura, compare!"

La ragazza si rese improvvisamente conto dell'assurdità della scena. Che figura da stupida stava facendo, a ribellarsi in quel modo: Matt non la stava mica assalendo!

Si calmò, cercando di recuperare un minimo di dignità.

"Uff, finalmente!" sospirò Matt "Mi sento Apollo con Dafne...".

Hay Lin rimase a fissarlo con occhi stellati. Apollo con Dafne. Si riscosse solo quando lui le infilò in testa il casco e la spinse, quasi a forza, sulla moto di Joel.

"Ci vediamo là, trattala bene tu! Mi raccomando!" Intimò Matt a Joel. E si avviò sul marciapiede.

Era così cavaliere!

"Non puoi decidere sempre della mia vita! Io sono come sono! E non ho nessuna intenzione di levarmi, l'orecchino: mi sono fatta il buco e me lo tengo!" Cornelia ringhiò in faccia alla madre, furibonda.

La donna la fissava accigliata, Cornelia riusciva a sentire il peso della sua disapprovazione, pur se la madre non sbraitava come lei.

"Finchè vivi in questa casa, tu fai quello che dico io signorina! Come ti permetti di rispondere così a tua madre? Fila subito in camera e levati quella roba, altrimenti d'ora in poi puoi scordarti di ricevere un soldo da me!"

"Come, come osi? Ho diciassette anni, ho il diritto di fare le mie scelte! E poi non capisco cosa hai da lamentarti! Ho sempre avuto buoni voti, non vi ho mai dato preoccupazioni. Potrò almeno vestirmi come mi pare?" urlò Cornelia con le lacrime agli occhi.

"Finchè resti nei limiti della decenza e del buon gusto, sì!" rispose freddamente la madre. "Cosa penseranno i colleghi di tuoi padre vedendoti andare in giro conciata in quel modo? Cosa penseranno di ME? Non pensi al buon nome della tua famiglia? E smettila di gridare!".

Cornelia la fissò con rabbia, mordendosi le labbra per non piangere, poi si voltò di scatto e corse a chiudersi in camera. Sbattè la porta con violenza, vi spinse contro la scrivania, visto che la madre aveva requisito le chiavi di tutte le stanze e si gettò sul letto, singhiozzando disperatamente.

Possibile che quella stupida di sua madre non capisse che lei stava semplicemente cercando di vivere la sua vita? Di trovare la sua strada? Di capire veramente chi era. Lei l'amava con la condizionale, le concedeva affetto e comprensione solo finchè era come lei la voleva. Ma una madre non dovrebbe amare una figlia a prescindere?

Era rimasta fuori, con Meg, fino a sera: se fosse tornata a casa per pranzo, con il buco appena fatto, sua madre avrebbe capito che aveva fatto forca. Era una volpe, quella vipera, quando si trattava di scoprire le sue mancanze.

La giornata era stata perfetta, Meg, nonostante l'aspetto da disadattata, aveva la capacità di metterla a suo agio. Come quando si erano conosciute: Cornelia aveva appena litigato ferocemente con Taranee, che voleva sempre sapere la cosa giusta da fare per tutti e disapprovava, quasi quanto sua madre, la svolta ribelle di Cornelia. Nessuna delle altre aveva preso le sue parti e la ragazza era fuggita, in preda all'ira, dal pub.

Strinse i pugni intorno al lenzuolo, tirandolo con rabbia, anche le sue amiche erano delle sciocche, tutte felici e contente si godevano le loro vite. Non riuscivano a capire i dubbi che la dilaniavano, i suoi problemi veri. Loro erano come ci si aspettava che fossero e non potevano comprendere come era difficile, per lei, sfidare il posto che le era stato assegnato dal mondo.

Nessuna di loro era venuta a cercarla quella sera, invece aveva incontrato Meg. Ricordò il suo sguardo perplesso e turbato, quando si era accorta delle sue lacrime e ricordò la gentilezza con cui l'aveva fatta sedere su una panchina e le aveva offerto un fazzoletto.

Meg la conosceva appena, si erano viste di sfuggita a scuola. Cornelia la conosceva di fama, ovviamente, ma non le aveva parlato che un paio di volte, di sfuggita. Ed era rimasta colpita, molto colpita, dall'altra. Non credeva, però, che anche Meg si ricordasse di lei. Invece Meg si ricordava perfettamente ed era rimasta ad ascoltarla, silenziosamente, per quasi due ore, mentre lei si sfogava.

Alla fine l'aveva abbracciata e le aveva consigliato, con una sincerità e un trasporto inaspettati, di fare pace con le sue amiche.

Cornelia si raggomitolò sul letto e abbracciò il cuscino. Lasciò che il ricordo del calore di Meg la cullasse dolcemente e, mentre pensava al pomeriggio passato con lei, le lacrime smisero lentamente di scendere.

Taranee si strinse forte al corpo nudo di Dean e fece scorrere un dito lungo la sua clavicola sporgente. Adorava stare così, abbracciata a lui, a godersi il suo calore. Se non fosse stato per quel pensiero che la tormentava...

Si voltò sulla schiena e fissò il soffitto.

"Dean, senti..."

"Sì? Che c'è?" borbottò lui, insonnolito.

"Tu pensi... pensi che noi abbiamo davvero il libero arbitrio o che, in qualche modo, non seguiamo altro che una sorta di istinto, per cui ci comporteremo sempre in un modo predefinito?".

Dean mugulò qualcosa, sospirò, si coprì il volto con una mano e si raggomitolò su sé stesso.

Taranee aspettò pazientemente.

Con un ennesimo sospiro, il ragazzo si girò verso di lei e sollevò il busto appoggiandosi a un gomito.

"Come ti è venuto in mente adesso?" le chiese, fissandola con curiosità.

La ragazza si strinse nelle spalle con espressione indefinibile. Non poteva dare spiegazioni e, in ogni caso, Dean era abituato alle sue stranezze.

Come aveva previsto, il ragazzo la osservò ancora per qualche secondo, poi scrollò le spalle e si tirò a sedere, appoggiandosi comodamente al cuscino.

"Io penso che noi siamo padroni del nostro destino. Gli uomini cercano sempre scuse per giustificare le loro azioni peggiori, ma la verità è che abbiamo sempre una possibilità di scegliere, di fare la cosa giusta. Il difficile, magari, è capire qual'è, la cosa giusta. Un tempo gli uomini facevano affidamento sulla Chiesa, sulla religione perchè gli indicasse la strada, si fidavano di ciò che gli veniva raccontato dai preti, ma adesso, con l'avvento dell'umanesimo, del laicismo..."

Taranee lasciò che i suoi pensieri vagassero, mentre Dean continuava a parlare: quando attaccava con la Chiesa non riusciva più a smettere.

Non era sicura di essere d'accordo con lui. Davvero si è sempre in grado di fare delle scelte? Veramente non esistono istinti che non si possano controllare? Sperava di sì, ma esserne sicura, era tutta un'altra storia.

Si alzà pigramente e iniziò a rivestirsi.

"Vai già via?" domandò Dean accorato, interrompendo la sua orazione "Resta ancora un pochino..."

"Devo, andare, sai com'è fatta mia madre... E' tanto se ho potuto restare a cena qui". Lo baciò rapidamente sulle labbra e si abbottonò il maglione, poi si sedette sul letto e lo baciò di nuovo. Molto più a lungo.

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Capitolo 21
*** Negli Occhi dei Ragazzi ***


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Questa volta sono stata rapida via! Perdonatemi per la lentezza con cui ho pubblicato i capitoli precedenti, a parte un po' di miei problemi personali, ho anche avuto una certa difficoltà a gestire i "tempi" di questa parte del racconto, in modo da far maturare le varie storie personali delle protagoniste con il giusto ritmo. Adesso mi sembra di aver superato questa impasse, ho ancora un sacco di problemi e di impegni, ma quando sono dell'umore giusto, riesco a trovare comunque il tempo per scrivere...

AyaCere: Grazie per aver continuato a seguirmi e per tutti i complimenti! Spero che tu abbia digerito la "stranezza" dell'infatuazione di Hay-Hey per Matt ^^. Sono molto contenta che si percepisca il cambio di registro tra un personaggio e l'altro: cerco di farci attenzione, ma non è sempre facile.

MaxT: grazie come sempre dell'attenzione con cui mi segui, mi fa molto piacere. Sono assolutamente impantanata con la tesi, ma per altri versi, la mia situazione attuale è un po' più leggera. per cui spero di poter presto finire di scrivere la FF, anche se temo che per almeno un'altra quindicina di capitoli dovrete sopportarmi. Ci riuscirete?
Ho aggiunto un sacco di virgole! Tendo sempre a metterne troppe poche... Ho anche corretto gli errori di ortografia. Sono contenta che ti piaccia la mia caratterizzazione dei personaggi: sono consapevole che è opinabile che sia coerente con il fumetto. Riguardo a Taranee: sì i suoi dubbi sono legati agli avvenimenti precedenti, ma in proposito ti ho risposto più ampiamente sul forum!

Il quaderno di matematica giaceva aperto sul tavolo. Will aveva scritto in caratteri ordinati il testo di un esercizio, completo di data e dell'intestazione "es n256 pagg63" in rosso scarlatto. Il resto della pagina era, però, intonso.

La ragazza mordicchiò la punta del lapis pensosamente, mentre la sua mente riprendeva a vagare. Chissà dov'era finita Cornelia, non si era fatta vedere né sentire per tutto il giorno. Proprio ora doveva sparire che avevano una questione così complicata da risolvere? Certo che, da quanto aveva avuto l'incidente pattinando e aveva dovuto abbandonare l'agonismo, era diventata aggressiva e insofferente. E non parlava più davvero con nessuna di loro. Però, fino ad adesso, era sempre stata presente nei momenti importanti.

Quanto alle altre... erano strane anche loro. Chissà cosa prendeva a tutte. A Irma soprattutto. Per fortuna, almeno Taranee e Hay Lin sembravano ricordarsi che si trovavano nel bel mezzo di una missione.

E lei stessa, lei, Will, non era strana anche lei? Si sentiva così stanca e apatica... Non aveva più voglia di combattere e di accollarsi i problemi altrui. Non aveva più voglia di salvare il mondo e soprattutto non aveva più voglia di doversi chiedere se ciò che faceva era giusto. Era già così complessa la vita di tutti i giorni. Avrebbe voluto preoccuparsi solo di quella. Preoccuparsi solo di avere dei voti decenti a scuola, di far capire a sua mamma che uscire la sera era altrettanto importante per la sua vita dello studio, di scovare un reggiseno che le regalasse una misura in più da vestita e di metterselo per uscire con un ragazzo strafigo. Sempre che ne incontrasse uno. Uno interessato a lei. Avrebbe dovuto tenersi stretta Matt: quanti altri ragazzi così, potevano voler uscire con una con lo stesso sex-appeal di un palo della luce?

Purtroppo, ora come ora, aveva ben altri problemi per la testa.

Dalle pagine del libro di matematica, estrasse il disegno di Avren fatto da Hay Lin. Eccolo il suo problema principale. La matita rotolò sul tavolo e cadde, senza che lei se ne accorgesse, intenta a fissare gli occhi chiari del ritratto, come se nascondessero la soluzione a tutti i suoi dubbi.

Non poteva sconfiggerlo. Era troppo forte, troppo determinato e troppo disperato. E non voleva nemmeno. Non voleva combattere ancora contro il giovane guerriero. E non solo perchè ciò che stava facendo le sembrava ingiusto e crudele.

La verità, quella vera, la verità sul dolore che giaceva in profondità nel suo cuore e, crudele, lo dilaniava strappandone le fibre una ad una, bloccandole il respiro, annebbiandole i pensieri, era che Will aveva paura.

Paura di guardarlo ancora negli occhi.

E di dover affrontare, di nuovo, la realtà della sua indifferenza.

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Hay lin si sedette compostamente, quasi tremante dall'eccitazione trattenuta, in un angolino della sala di registrazione.

"Adesso ascolta! Questo pezzo è una bomba, te l'assicuro! E' quello che da il titolo all'album, ci ho messo quasi due settimane a scrivere la musica, ma il testo, il testo l'ho scritto in due ore, era come se avessi tutto dentro e dovessi solo tirarlo fuori. Ti piacerà vedrai". Matt pronunciò le ultime parole con un'intensità che le fece battere il cuore, poi le fece segno con il pollice verso e si mise la chitarra a tracolla.

Quando la musica cominciò, esplodendole nelle orecchie con una violenza quasi eccessiva, Hay Lin dovette reprimere il desiderio di tapparsi le orecchie per diminuire il volume.

Poi attaccò il cantante.

"Ci sono certi giorni in cui il cielo è grigio
e io vorrei volare sopra quelle nubi
e vedere le nuvole da sopra
e sulla mia testa solo il sereno.
Ma mi sento pesante,
così pesante,
che non riesco a camminare.
Non posso scoprire il segreto delle nuvole,
lo conoscono solo gli uccellini.
Allora trascino i miei piedi sull'asfalto
e vedo solo il grigio del terreno.

Ma poi vedo i piedi di quella ragazza:
sono sempre a dieci centimetri da terra.
Quella ragazza è come un uccellino.
E' fatta di vento e di sole
e per lei ogni giorno è Capodanno.
Vede sempre le nuvole da sopra
e sulla sua testa c'è solo il sereno.

Ci sono certi giorni in cui, persino,
dimentico di guardare verso il cielo.
Anche gli occhi diventano pesanti
e vedo soltanto i piedi della gente.
Hanno scarpe di piombo,
così pesanti
da non riuscire a camminare,
da pensare che volare è solo un sogno.
E guardando i loro passi stanchi,
dimentico persino di sognare il cielo
e che sopra il grigio c'è il sereno

Ma poi vedo i piedi di quella ragazza:
sono sempre a dieci centimetri da terra.
Quella ragazza è come un uccellino.
E' fatta di vento e di sole
e per lei ogni giorno è Capodanno.
Vede sempre le nuvole da sopra
e sulla sua testa c'è solo il sereno.

In quei giorni in cui sono un lombrico,
che striscia sulla terra dura,
che non sa nemmeno che esiste il cielo,
e che le nuvole hanno un segreto,
incontro a volte, quella ragazza,
che cammina leggera,
così leggera,
che ha i piedi a dieci centimetri da terra.
Lei sa che volare non è un sogno,
quando la vedo lo credo anche io.
Lei mi sussurra,il segreto delle nuvole,
insieme a lei, lo so anche io.

Quando sono con quella ragazza,
i miei piedi sono a dieci centimetri da terra.
Mi sento come un uccellino,
innamorato del sole e del vento,
come se ogni giorno fosse Capodanno.
Con lei, vedo le nuvole da sopra
e sulla mia testa c'è solo il sereno"

Gli occhi di Hay Lin diventarono sempre più grandi, mano a mano che la canzone andava avanti. Di cosa parlava, di chi parlava quella canzone?

Il cantante accarezzava il microfono, dando fondo, a beneficio della ragazza, a tutto il suo repertorio di sguardi intensi e contorcimenti vari. Hay Lin lo fissava come ipnotizzata, senza però riuscire a mettere a fuoco la sua immagine.

Le parole della canzone le rimbombavano in testa.

"I piedi di quella ragazza,
sono sempre a dieci centimetri da terra"

Cosa voleva dire? Di chi stava parlando?

"Quella ragazza è come un uccellino...
Quella ragazza è come un uccellino"

Altre parole si sovrapposero a quelle del cantante, come un controtempo, stridente, confuso, ma così piacevole, per il suo alludere al canto pricipale, pur senza ripeterlo perfettamente, richiamandone la melodia e il tempo con lievi cambiamenti.

"Se più leggera di un uccellino...
....sei più leggera di un uccellino..."

Forse, forse Matt aveva un vocabolario un po' limitato?

Cosa, cosa stava pensando? Che stupida! Certo che Matt non aveva un vocabolario limitato. Forse allora, quando l'aveva vista prima, aveva in testa le parole della canzone e quella frase gli era uscita così. Forse stava pensando a quella ragazza.

Chissà chi era quella ragazza? Forse Will? Certo, doveva essere lei eppure, in qualche modo, c'era qualcosa che strideva, come se quelle frasi, riferite a Will, risultassero inevitabilmente sbagliate. Non avrebbe saputo dire perchè, ma l'emozione che le trasmettevano, le sensazioni che facevano vibrare dentro di lei, non suonavano come "Will". Chissà chi era la ragazza che suonava in accordo con quella canzone.

Magari, forse, le sussurrò un refolo di vento che, infiltratosi furtivamente nella stanza le solleticava il collo, potresti essere tu...

Hay Lin scosse violentemente la testa: "Che sciocchezza".

Matt impallidì, abbassandosi di colpo di venti centimetri, mentre la mano che aveva allungato verso di lei si contrasse come per un dolore improvviso.

"Non.. non ti piace?" chiese debolmente.

"Ah,io... no! Cioè non volevo... cioè stavo parlando tra me e me" Basta basta con queste sciocchezza! Doveva prendere in mano la situazione! "Mi piace tantissimo! Sì, sì! E' super spaziale davvero!" Fece un sorriso a trentadue denti.

Matt sospirò di sollievo "Ah, ok, per fortuna! Che tipo che sei, Hay Lin! Ci stavo per rimanere male davvero... Ero convinto che fosse davvero una bomba questo pezzo!".

"Ma certo che lo è compare! Non vedi che è rimasta senza fiato?" si intromise Joel, urlando dal fondo della stanza, mentre accordava il basso.

Hay Lin si accorse di essere rimasta imbambolata a guardare Matt, che imbarazzo! Se ne era accorto di sicuro! Ma era così adorabile, mentre ammetteva di sentirsi sollevato dal suo apprezzamento e la fissava con quei suoi ridenti occhi nocciola. E quella voce maliziosa nel vento le aveva sussurrato nell'orecchio:

"Quando sono con quella ragazza,
i miei piedi sono a dieci centimetri da terra..."

e lei si era dimenticata di tutto il resto.

Si stava cacciando proprio in un bel guaio, un guaio bello grosso!

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Irma agitò il piede destro con stizza. Era distesa sul letto, con le gambe accavallate e guardava il soffitto. Cosa faceva lì? Avrebbe fatto bene a trovare qualcuno con cui uscire il prima possibile per levarsi subito dalla testa quello stupido. Per dimostrare a tutti e forse, uno zinzinnino, anche a sé stessa che non le era mai importato niente di quello, che si era trattato solo della debolezza di un momento.

In fondo il mare era blu, la notte era dolce e lei si era lasciata trascinare dalla situazione, tutto qui. Ma non riuscì trattenere un brivido di piacere, ricordando il calore delle labbra asciutte di Flood e quel suo profumo... quel suo profumo di mare.

Oh accidenti! Non poteva farsi fregare così! Avrebbe dovuto uscire... se non fosse che suo padre le aveva categoricamente ordinato di non mettere piede fuori casa la sera fino al sabato. I suoi ultimi voti non erano stati proprio brillantissimi... Accidenti anche ai compiti! E anche a suo padre, in sovrappiù!

Adesso quello magari era lì che si vantava delle sue imprese amatorie con i suoi amici di Everlan. Proprio con Finn, Aron e Iurean, come minimo, visto la sfiga che sembrava perseguitarla. Perchè l'aveva fatto, cosa voleva dimostrare?

E lei scema! Che aveva anche creduto che lui si fosse davvero preoccupato quando l'aveva vista piangere... Era tutta colpa di quella sua stupida sicurezza di sé. Sì proprio così, era colpa sua che credeva di riuscire sempre a capire cosa volevano gli uomini. In verità non capiva proprio niente.

Gli uomini sono delle creature assurde, non si capisce MAI cosa vogliano. Doveva farsene una ragione, E smettere di pensare a come sembrava carino, quando l'aveva guardata con quegli occhi obliqui, per poi cambiare subito espressione e fare lo strafottente come al solito. Non era un ragazzo gentile che faceva il duro. Era uno stupido bastardo e basta! E lei si era fatta bellamente prendere per il naso.

Si era fatto beffe di lei tutto il tempo. Magari aveva capito perfettamente che lei pensava di poterlo rigirare come voleva e ora se la stava ridendo della sua ingenuità.

Irma si girò di scatto e abbrancò il cuscino violentemente, nascondendoci la faccia arrossata. Non poteva soppravvivere a quella vergogna! Meglio se fosse morta lì, subito!

Non poteva sopportare l'idea che quel bamboccio se ne stesse là, a ridere di lei con i suoi amici.

O forse, forse... magari... non stava ridendo.

Forse aveva avuto davvero un problema, un problema grave. Forse non si era sbagliata a pensare di interessargli. Forse quello stupido aveva soltanto avuto paura delle conseguenze di quel gesto, magari si era preccupato di causarle dei problemi, forse...

Ma chi voleva prendere in giro? Era soltanto uno stronzo che le aveva fatto un bello scherzo e lei ci era cascata in pieno.

Così in pieno che continuava a pensarci.

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Capitolo 22
*** Mattina ***


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MaxT: Grazie di seguirmi sempre e di tutti i complimenti!

La perfetta Miss Hale si trovava ad affrontare un problema che non aveva mai dovuto porsi prima: come falsificare la firma di sua madre sul libretto delle giustificazioni. Fino a quel momento aveva sempre guardato con disprezzo, dall'alto della sua integrità, quelli che si trovavano a barcamenarsi, prima delle lezioni, fra penne e carta copiativa. Che bisogno aveva di fare forca? Era perfettamente in grado di decidere quando e come venire interrogata. Fare forca sarebbe andato a discapito della sua fama di alunna modello, senza che lei ne ricavasse alcun vantaggio.

Adesso, invece, era lì, piantata davanti alla scuola che rimpiangeva di non essersi informata meglio in proposito. Non sarebbe stato difficile copiare la firma di sua madre e nessuno avrebbe sospettato che LEI, potesse aver fatto forca. Il problema era un altro. Prima o poi il libretto avrebbe potuto finire in mano a sua madre e quella se ne sarebbe accorta di sicuro, che c'era un giorno di assenza in più. Con lei non c'era modo di scamparla. Che doveva fare?

Cornelia fissò con disperazione il libretto delle giustificazioni, sperando in un miracolo, una soluzione divina. Già era sul piede di guerra con sua madre a causa dell'orecchino (per non parlare del trucco), non poteva aggiungerci anche questo...

La data dell'ultima giustificazione si contorse, mentre l'inchiostro sembrava sciogliersi e solidificarsi di nuovo. Cornelia fissò i numeri cambiare, allibita. Era stata lei? I numeri si riformarono creando la data del giorno precedente.

La ragazza si tappò la bocca con la destra soffocando un'esclamazione. Aveva usato i suoi poteri per un fine personale... e non proprio condivisibile, per altro. Non resistette a lanciarsi un'occhiata furtiva alle spalle, come aspettando di vedere l'Oracolo in mezzo alla strada, a fissarla a braccia conserte con aria di rimprovero. Ma, chiaramente, non c'era nessuno. Chi mai avrebbe dovuto esserci?

E poi, aveva o non aveva il diritto di fare qualcosa per sé una volta tanto? Non li sopportava più quelli che cercavano di gestire la sua vita. Aveva trovato la soluzione al suo prolema? Sì! Bene, che gliene importava, allora, che qualcuno potesse avere da ridire sui suoi metodi? Niente, assolutamente niente.

Chiuse il libretto delle giustificazioni e entrò in classe. Un lieve ronzio perplesso, simile a quello che aleggiava intorno a Meg, commentò la sua entrata. Il suo look era leggermente più discreto di quello del giorno precedente, perchè aveva esaurito tutto il suo coraggio nel presentarsi a sua madre truccata e con l'orecchino, ma differiva comunque non poco dal suo abbigliamento usuale. Cornelia strinse i denti e scosse i lunghi capelli biondi. Scoccò un'occhiata gelida a un compagno che aveva tentato di rivolgerle la parola e si sedette al suo posto. Estrasse un libro dalla cartella e lo aprì con un gesto secco e definitivo: lei faceva quello che le pareva, era come era e tutti gli altri potevano andare a farsi friggere.

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Taranee fissò scettica Cornelia consegnare il libretto delle giustificazioni al professore. Lui, poteva anche farlo scemo, ma la ragazza sentiva puzza di bruciato. C'era qualcosa nell'atteggiamento dell'amica che le suggeriva, chiaro come se ce l'avesse avuto scritto in faccia, che non era per un malessere che era mancata il giorno precedente. Oltre al fatto che, la gonna corta a pieghe e la maglietta a righe grigie e viola, erano un chiaro indice che Cornelia non doveva essere tanto in sé. Ultimamente era diventata aggressiva e insofferente e, in effetti, aveva mostrato un curioso e improvviso interesse per il punk. Taranee non riusciva a fare a meno di pensare che queste sue "deviazioni" erano cominciate in coincidenza con il legame che aveva stretto con la Shane.

Va bene d'accordo.

Margareth era una povera ragazza bisognosa di aiuto, non una squallida teppista dalle tendenze sessuali ambigue. Lei avrebbe dovuto essere impietosita da quello che era evidentemente il prodotto di una vita difficile. Non era per il recupero dei delinquenti? Non era per un società equa e paritaria in cuia ogni ragazzo sarebbero state date le stesse possibilità? Non era per la libertà di pensiero, parola ecc ecc ecc?

Lo era!

Ma la Shane le stava comunque irrevocabilmente sulle scatole. Lei e quella sua fissa di rompere ogni regola conosciuta senza alcuna remora e senza alcuna ragione. Solo per farsi notare. Lei e quella sua attitudine a fregarsene di tutto e di tutti. Lei e quella sua maledetta, insopportabile e terribilmente INVIDIABILE sicurezza di sé.

Oltre al fatto che Dean sembrava trovarla più sexy di Angelina Jolie.

Certo non avrebbe dovuto pensare che era colpa di quella stronza se adesso Cornelia si comportava così.

Eppure...

Eppure le bastava pensare che una delle sue migliori amiche sembrava aver perso completamente la bussola, che veniva assalita da una voglia incontenibile di stirare la Shane con il motorino.

Ma non doveva. No, non doveva. Non doveva farsi trascinare così dalla rabbia. Sicuramente Margareth non c'entrava niente. Sarebbe stato molto più sensato parlare con Cornelia e cercare di capire cosa la tormentava; non lasciarsi prendere dalla tentazione di farle una predica e provare ad ascoltarla.

Certo eliminare la Shane, prima, non avrebbe fatto male...

Così avrebbe eliminato, una volta per tutte, una delle principali cause delle defezioni di massa a tutto quello che tentava di organizzare. Appena il circolo sociale di cui faceva parte provava a far partire qualche iniziativa (la raccolta differenziata nella scuola, per dirne una, o la partecipazione alla manifestazione contro la guerra in Iraq), la figlia di un cane diceva qualcosa di assolutamente stronzo, con la più perfetta noncuranza, agitando l'immancabile sigaretta e riuscendo a farsi sentire dall'intera aula magna. E tutti, tutti! Anche se la stragrande maggioranza dei presenti la giudicavano una pazza scatenata, probabilmente pericolosa, scoppiavano a ridere e dimenticavano l'orazione di un'ora che Taranee aveva scritto al prezzo di lacrime e sangue.

Certo ognuno ha il diritto di replica. Però...

Taranee contrasse un pugno, mentre Cornelia tornava a sedere al suo posto, con un'insolita espressione colpevole stampata in faccia. Doveva assolutamente farci due chiacchere.

Oppure poteva arrostire la Shane. Sai che soddisfazione bruciarla sul rogo quella strega!

Involontariamente un angolo della bocca le scattò verso l'alto in un sorrisino crudele e le dita della mano sinistra si chiusero una dopo l'altra accarezzando l'aria, come per evocare la fiamma che avrebbe cancellato il suo fastidioso problema.

La ragazza davanti a lei fece balenare un attimo uno specchio, mentre si risistemava accuratamente il rossetto, nascosta dietro un muro di libri. E Taranee vide il suo riflesso.

Subito ogni pensiero e ogni emozione l'abbandonarono, per lasciare il posto solo all'angoscia.

Che orrore, che orrore! Era par pari a Efri.

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Hay Lin lasciò che le parole del professore si trasformassero poco a poco in nient'altro che rumore di fondo. Appoggiò la fronte contro il vetro umido della finestra e cominciò a seguire il volo basso degli uccelli con lo sguardo. Era chiaro che stava per piovere. La ragazza lo sentiva nell'aria, dai moti del vento, appesantito dall'acqua che portava, ma l'avrebbe capito anche senza i poteri dalla pesante coltre di nubi e dal modo in cui si flettevano le lunghe cime dei cipressi. Immaginò se stessa camminare a testa bassa tra gli alberi funerei, piccola macchia rosa caramella in mezzo al grigio. Ecco, avverte dei passi e alza il viso a guardare il nuovo arrivato. E' Matt, che scosta i capelli lunghi dal volto, con quel suo gesto così familiare. Hay Lin lo saluta allegramente, mentre il suo cuore accelera i battiti. Il ragazzo risponde con un sorriso triste e impacciato.

"Cosa c'è?" chiede Hay Lin, preoccupata. Allunga timidamente una mano per stringerli la giacca, in un gesto di incosapevole familiarità. Come vorrebbe potergli domostrare l'affetto che nutre per lui, come vorrebbe poterlo consolare!

La reazione di Matt la coglie inaspettata. Il ragazzo le afferra la mano e se la porta a una guancia. Hay Lin cerca di ritrarla, il più gentilmente possibile, ma con una certa forza. Matt, però la trattiene, anzi l'attira ancora più vicina a sé. Strofina il viso contro il palmo della sua mano. La sua barba è morbida, molto più di quello che lei si immaginasse e leggermente riccia, come bambagia. Sotto la pelle è calda e morbida.

"Non posso farci niente, mi dispiace. Ho pensato, ho pensato tanto che non potevo. Che tu sei amica di Will" Fa una pausa, durante la quale le preme le labbra febbricitanti sul palmo. Poi si volta verso di lei, negli occhi lucidi brucia una fiamma tormentata "ma non posso farci niente Hay Lin, io.. io... io sono innamorato di te".

Hay lin lo fissa a occhi sbarrati, come un uccellino spaventato. E' vero? Matt le ha appena confessato il suo amore? Non sta sognando, non è impazzita? Si gode per un breve, brevissimo momento, quella sensazione di calore che le stringe il petto.

Poi gli occhi spalancati si socchiudono dolcemente. Sorride e accarezza piano il ragazzo sulla guancia. Com'è bello! Com'è perfetto!

"Grazie" sussurra con un'intensità da spezzare il cuore "Grazie di provare questo per me".

Poi sfila la mano dalla sua presa, che si è fatta debole, volta le spalle e si allontana. Lui non deve vedere che sta piangendo, che allontanarlo l'ha distrutta.

Ferito dal rifiuto di Hay Lin, Matt torna dall'unica ragazza che abbia mai veramente amato, l'unica che può consolarlo. Lei, impietosita vedendolo così affranto, non può respingerlo. Si riavvicinano e capiscono che ancora, ancora e per sempre sono fatti l'uno per l'altra.

Hay Lin incrocia Will e Matt ogni giorno, a scuola, per strada ma ogni volta sorride e gli saluta. Nessuno saprà mai che vederli insieme la strazia, che non potrà mai amare nessun altro. Vivrà per sempre con questo tormento.

Aveva dovuto quasi asciugarsi una lacrima di commozione: come è stata coraggiosa!

Il suo sguardo cadde di nuovo sui cipressi e di nuovo si vide lì salutare Matt per sempre. Immaginò la scena in ogni dettaglio, ogni movimento dei suoi capelli rosa, ogni bottone della giacca impermeabile di lui, perfezionando ogni particolare.

Ma si levò improvviso un vento furibondo; sollevò una nube di foglie rosse che vorticarono fra gli alberi scuri. E un'altra immagine si fece largo nella mente di Hay Lin.

Matt, non la lascia andare quando lei tenta di sfilare la mano; l'attira lentamente a sé, guardandola negli occhi, le foglie cremisi tutto intorno a loro.

"Resta con me Hay Lin" sussurra "Tu sei il mio uccellino, la sola che possa svelarmi il segreto delle nuvole".

Mentre la ragazza, senza più la forza di reagire, lo guarda ammaliata, avvicina il volto al suo e la bacia.

Hay Lin saltò praticamente in piedi, scaraventando la mano verso il soffitto.

"Professore, scusi professore, posso andare in bagno?"

Aveva urgente, urgentissimo bisogno di sciaquarsi il viso con dell'acqua gelata...

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Capitolo 23
*** Giorni di attesa e ricordi ***


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Ooops ho cacellato i ringraziamenti per sbaglio! Cmq un bacio a tutti quelli ceh mi seguono (e im particolare a chi commenta ^^) come vedete alla fine riappaio sempre, abbiate pazienza e vedrete la fine!

Un grazie in particolare a Max che mi incoraggia moltissimo!

Era passata una settimana intera dalla loro visita su Everlan. E non stavano facendo niente. Niente di niente. Da Kandrakar non erano giunte notizie di sorta, significava buone nuove o che l'Oracolo stava talmente male da non avere più nemmeno la forza di comunicare? Forse avrebbe dovuto chiedere a Will di fare una visita alla fortezza, tanto per sicurezza.

Una piccola ruga preoccupata si formò tra le sopracciglia scure, mentre Taranee rifletteva su quale avrebbe dovuto essere la loro prossima mossa. O la sua, per lo meno.

La verità è che Cornelia era stata praticamente inavvicinabile in quei giorni. Quando non era a spasso con la Shane, era talmente chiusa in sé stessa che rivolgere la parola era del tutto inutile. Ti freddava subito con un'occhiataccia o, al più, ti rispondeva con una frase così acida che c'era da meravigliarsi che non le corrodesse i denti mentre la pronunciava.

Irma sembrava completamente impazzita, parlava a raffica per cinque minuti e poi sprofondava nel silenzio. E, in ogni caso, faceva di tutto per stare con loro il meno possibile, inventandosi le scuse più improbabili. Sembrava che ce l'avesse ancora per la storia di Everlan. Poteva essere così infantile Irma! Ma era quasi incredibile che Miss-sono-la-volubilità-in-persona fosse riuscita a tenere il muso per così tanto tempo: di solito le si scioglieva la lingua dopo un massimo di due ore. Che fosse successo qualcos'altro?

Hay Lin passava la maggior parte del suo tempo a disegnare. Le aveva rivelato, arrossendo furiosamente, di star creando la copertina per il prossimo CD dei Cobalt Blue e l'aveva implorata di tenere il segreto. Aveva provato a spiegarle che nessuno se la sarebbe presa, anzi, che probabilmente Will ne sarebbe stata contenta, ma Hay Lin sembrava stare per mettersi a piangere appena aveva fatto il nome dell'amica, per cui aveva deciso, saggiamente, di soprassedere.

Quanto a Will, Will... sembrava triste e svagata. Taranee temeva seriamente che la sua malinconia potesse avere a che fare con il prestante Capitano della Guardia di Everlan. Aveva provato a scambiare due parole con lei, ma con scarsi risultati.

"Non possiamo continuare a starcene così, con le mani in mano! Dobbiamo fare qualcosa! L'Oracolo potrebbe star morendo in questo preciso momento e Everlan, probabilmente, sta già venendo distrutta da alluvioni e terremoti!"

Taranee aveva le mani appoggiate sul banco di fronte a sé e parlava con enfasi crescente.

Wil sollevò appena la testa, reclinata stancamente sul libro di storia.

"Perchè? Tu hai idea di cosa sia giusto fare?" chiese con voce atona, fissandola con uno sguardo che non era da Will. Uno sguardo vuoto e freddo.

Taranee rimase senza parole, abbassò gli occhi, incapace di fissare quelli dell'amica e scrollò la testa, sconfitta.

Non ne aveva la più pallida idea.

E non ce l'aveva nemmeno adesso, dovette ammettere a malincuore con sé stessa, ma l'urgenza di agire si faceva sempre più pressante. Non potevano continuare ad aspettare, senza nemmeno una vera strategia, lasciandosi trascinare ognuna dalla sua vita e allontandosi sempre di più. Dovevano fare qualcosa! Però, cosa?

Forse avrebbero dovuto tornare su Everlan e cercare di sitemare una volta per tutte la Guardia della Regina. O forse andare a Kandrakar e affrontare l'Oracolo per avere delle spiegazioni più chiare. Sul perchè odiasse a tal punto quel mondo, tanto per cominciare. Però, però... aveva paura. Aveva paura che prendendo la questione di petto, la bestia affamata, che sembrava vivere dentro di lei da quanto era tornata da Everlan, si liberasse nuovamente. Di non riuscire a trattenerla, prima o poi. Di esplodere veramente in un vortice di fiamme rabbiose e distruttive.

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Meg aspirò con voluttà il fumo denso della sigaretta, per poi lasciarlo sfuggire lentamente dalle narici. Sembrava che provasse un piacere ferocemente intenso in quel gesto e lo trasmetteva con tutto il suo essere. Cornelia fu assalita da una fitta di invidia. Fissava come ipnotizzata la sigaretta che si avvicinava alla bocca dell'amica senza riuscire a staccare lo sguardo. Meg la stringeva fra l'indice e il pollice con un gesto che aveva in sè il germe della ribellione, un atteggiamento strafottente e rudemente sensuale. La sfiorava appena con le labbra rosee, aspirando, lasciando intravedere per un secondo i denti, grandi e candidi nostante la nicotina e la lingua nervosa. Socchiudeva gli occhi, mentre il fumo le invadeva la bocca, avvolgendosi in volute sorprendenti e lo tratteneva per un secondo, gustandone il sapore acre, prima di lasciarlo scendere con soddisfazione nei polmoni.

Come faceva a provare tutto quel piacere soltanto a causa di quella stupida sigaretta? Era una sigaretta, diamine! Una schifezza puzzolente che ti lascia le dita macchiate di giallo e ti riempie i polmoni di robaccia nera. Però...

Però la invidiava! Accidenti se la invidiava! Sembrava che Meg riuscisse a lasciarsi andare sempre, in qualsiasi situazione, non si faceva mai problemi di nessun genere, diceva sempre quello che pensava e si godeva sempre qualsiasi cosa al massimo livello senza mai preoccuparsi delle conseguenze. A lei non riusciva, non riusciva proprio lasciarsi andare.

Come era successo quando aveva lasciato il pattinaggio. Non aveva sopportato l'idea di dover ricominciare tutto. Soprattutto non aveva sopportato l'idea che qualcuno potesse capire quanto si era illusa, quanto aveva sofferto, quanto si era sentita ferita. Aveva preferito mostrarsi orgogliosa e superiore e mollare tutto. Nessuno, nessuno, tanto meno le sue amiche aveva capito perchè lo aveva fatto.

"Io me chiamo Juliette, io éspèro di trovarmi bione con voi! En Fransa, pratica pattinajio artistiquo, io voudrei continuore qui. Molto lieta di voi conoscère".

Cornelia si ritrovò a fissare ad occhi spalancati la nuova arrivata. Era... era deliziosa, ecco. Talmente carina e delicata e così terribilmente accattivante, che era impossibile provare gelosia nei suoi confronti. I capelli castani, lisci lasciavano intravedere le orecchie piccole e perfette, i grandi occhi bruni erano vivaci e innocenti. Era molto, molto minuta, più bassa dell'intera testa di lei, con un fisico snello, ma molto proporzionato, seno piccolo, vita sottilissima e fianchi dolcemente ampi.

Quando finì di parlare, puntò diretta diretta verso di lei, le afferrò le mani con decisione ed esclamò:

"Io te a vu pattinère, tu è tonto brava, éspèro tonto di poter pattinare con te".

Juliette faticava a parlare inglese e non si poteva dire che al liceo di Heatherfield fossero in molti a parlare scorrevolmente francese. Cornelia lo parlava bene e volentieri, invece, perciò le venne naturale passare diverso tempo in compagnia della nuova venuta, aiutandola con la lingua. E poi la sua famiglia era inglese, si erano trasferiti in America a causa del lavoro del padre di Cornelia quando lei era molto piccola. Dell'Inghilterra non si ricordava quasi niente, ma la mentalità e la cultura, che i suoi le avevano trasmesso, erano molto più europei di quello che lei stessa avrebbe creduto. Si rese conto di avere molte più cose in comune con Juliette dei suoi compagni.

Juliette si iscrisse alla sua stessa scuola di pattinaggio senza alcuna esitazione. Sia Cornelia, che l'allenatrice, che le altre ragazze rimasero stupefatte: era bravissima, scivolava sul ghiaccio apparentemente senza alcuna fatica, esibendosi in figure complesse, cambiando espressività e stile a seconda della musica.

"Fascevo agonisme" ammise alle loro domande allibite.

Altro che "fascevo agonisme" doveva aver partecipato ai nazionali, se non agli europei ed aveva la loro età.

Cornelia si sentì arrossire dall'imbarazzo. Quella specie di fenomeno sui pattini le aveva detto che era "tonto brava"? La stava forse prendendo in giro? Eppure sembrava così sincera. Lo stesso commento fatto da chiunque altro l'avrebbe lasciata del tutto indifferente e sarebbe stato accolto con condiscendenza, ma in questo caso...

Juliette si attaccò a lei con assoluta naturalezza, forse perchè parlava francese e lei sentiva nostalgia di casa o forse perchè aveva riconosicuto in lei un'anima gemella. Si allenavano insieme tutti i giorni, si vedevano a scuola, andavano a mensa insieme, Cornelia la portava fuori con le sue amiche. Divenne per lei quello che era stata prima Elyon: un'amica a cui dire tutto, con cui condividere tutto, quella con cui ti racconti segreti nascosta sotto le lenzuola e che è speciale, più di chiunque altro. Più dei ragazzi. Qualcuno che capisce sempre quello che vuoi dire, anche se parla un'altra lingua, qualcuno che anticipa quello che stai pensando, che è sempre disponibile per te, ma anche se non è vicino sai che c'è.

In più con Juliette poteva condividere anche la sua passione: erano una squadra imbattibile. Purtroppo i doppi si fanno necessariamente con coppie miste, ma potevano allenarsi insieme lo stesso, scambiandosi la parte dell'uomo ed eliminando le prese, studiare insieme le coreografie e consigliarsi l'un l'altra. Quando ballavano insieme erano in perfetta sintonia, una sola persona con due corpi. Due corpi che si sfioravano, si allacciavano, si allontanavano solo per riavvicinarsi subito dopo. Cornelia era certa che con nessuno avrebbe mai potuto avere altrettanta intimità e che per Juliette fosse lo stesso: non si può avere un rapporto così con più di una persona.

E' qualcosa di assoluto.

Si morse le labbra, ricordando.

La lama che perdeva aderenza, il mondo che girava, il piede che si piegava, il dolore che le attraversava il ginocchio, il freddo del ghiaccio sulla pelle semi nuda.

E poi l'ospedale, i medici che le dicevano "Bisognerà fare degli esami, non si sa, forse, il legamento potrebbe essere lesionato. Forse rotto. Forse si deve operare." E poi sì, si doveva operare e poi tutto sarà come prima, ma intanto lei era lì, in ospedale e fuori la vita continuava e lei era tagliata fuori. Ed era perduta la speranza di partecipare alle gare estive, proprio adesso che aveva la possibilità di sfondare, di fare il salto di qualità, perchè sapeva che con Juliette ne avrebbe avuto la possibilità.

L'amica veniva a trovarla con assiduità, portandole i compiti, studiando seduta lì, vicino al suo letto, raccontandole degli allenamenti e facendole coraggio. E Cornelia si domandava come doveva sentirsi sol,a in pista e a scuola, senza di lei, che fino a quel momento non l'aveva mai lasciata. Chissà se c'era qualcuno che le faceva compagnia a mensa e che l'aiutava con i compiti. Arrivò persino a chiedere a Irma di presentarle Martin, perchè potesse darle una mano. Chissà se sarebbe riuscita a prepararsi ai regionali che si tenevano di lì a due mesi, da sola. Le sue amiche la rassicuravano, dicendole che l'inglese di Juliette si era fatto sempre più sciolto e che lei si stava facendo molti amici, di stare tranquilla. Cornelia, però, sapeva che non era così. Nessuno altro avrebbe potuto dare a Juliette quello che le dava lei, doveva sbrigarsi a guarire, per poterle stare vicino.

Dopo venti lunghi giorni, potè finalmente tornare al palazzetto del ghiaccio, arrancando sulle stampelle. Senza avvertire nessuna della sua visita, entrando di soppiatto, un po' perchè non aveva voglia di venire assalita dalle solite domande che fanno a tutti quelli che hanno avuto un incidente, un po' perché... perché voleva vedere Juliette senza che lei la vedesse.

In mezzo alla pista Juliette pattinava con la solita grazia perfetta, la solita delicatezza, la solita passione che traspariva da lei quando ballavano insieme. L'istruttrice la fissava da bordo pista con sguardo severo e compreso, ma orgoglioso. Le sue compagne guardavano con ammirazione malcelata e un pizzico di invidia.

Ma Juliette non era sola. Un ragazzo ballava con lei sfiorandola, allacciandola con le braccia, allontanandosi solo per riavvicinarsi subito. In perfetta sintonia.

Non avrebbe neppure saputo dire, perchè si era sentita così crudelmente ferita, così insopportabilmente gelosa, ma non era riuscita a sostenere quello spettacolo. Aveva preso e se ne era andata. E non era più tornata al palazzetto. Mai più.

Era stata glaciale con Juliette quando si erano viste nei giorni seguenti. La sopresa che traspariva dal volto dell'altra per quel trattamento la inveleniva ancora di più e Cornelia la trattava con tanta più ferocia, quanto più l'altra cercava di essere gentile. Finchè Juliette non aveva smesso di venire a trovarla.

A quel punto, quando aveva ripreso a frequentare le lezioni, fu ovvio che continuassero a evitarsi, fino a smettere del tutto di parlare.

Nessuno aveva capito perchè avesse deciso di non ricominciare a pattinare, appena guarita. Continuavano a incoraggiarla, dicendole che, se avesse voluto, avrebbe potuto ancora ottenere ottimi risultati, che la fisioterapia sarebbe stata dura, che avrebbe dovuto ricominciare dalla basi, ma che poi il suo ginocchio sarebbe stato quello di prima e lei avrebbe ripreso tutto quello che aveva perduto, ma lei non aveva voluto saperne. Non avrebbe pattinato mai più. Non si sarebbe trascinata goffamente su quella pista su cui aveva piroettato con tanta grazia. Su cui Juliette piroettava.

Comiciò a isolarsi sempre di più, a interessarsi a un tipo di musica, abbigliamento, cultura underground che aveva sempre disprezzato. Si allontanò dalle sue amiche che la assillavano con domande che riteneva stupide e fastidiose, perchè non riuscivano a capire quello che la tormentava. Forse perchè non lo sapeva nemmeno lei. Nemmeno lei riusciva a capire perché quell'episodio l'avesse segnata fino a quel punto, perché un sospetto inammissibile le si annidava nel cuore.

Era stato allora che aveva conosciuto Meg. Meg che si era fatta largo attraverso il sospetto e l'indifferenza che Cornelia aveva schierato a difesa dei suoi sentimenti feriti, accettandola incodizionatamente, con tutti i suoi difetti e i suoi pregi. Che le aveva dato i migliori consigli che avesse mai ricevuto semplicemente stando zitta, che l'aveva consolata come non aveva saputo fare nessuno, soltanto con un abbraccio. Meg che aveva capito tutto e non aveva detto nulla.

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Capitolo 24
*** Ciliegie e zucchero filato ***


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Eccomi qua con un nuovo capitolo! Sono stata abbastanza veloce, stavolta?

Max, carissimo, grazie mille del supporto! Spero che tu apprezzi anche questo capitolo e che ti ripaghi della costanza con cui mi segui e della pazienza!

Il pennello si mosse sinuosamente sulla carta porosa, lasciando un evanescente segno azzurro, che lentamente delineò il profilo di una nuvola. Hay Lin pulì il pennello nel bicchiere verde che teneva di fronte a sé. Strofinò la punta sulla pasticca del giallo, facendola rotolare su stessa finchè non fu carica di colore. Lasciò sgocciare il colore su una delle vaschette bianche che punteggiavano il tavolo e ripeté la sequenza con il verde, in quantità molto più ridotte. Mischiò i due colori aggiungendo anche una goccia di terra bruciata e si dedicò a dipingere le ombre delle nuvole.

L'acquarello, di dimensioni imponenti e di forma pressappoco quadrata, rappresentava un paesaggio come si può vederlo dal finestrino di un aereoplano: le nuvole che riempivano quasi del tutto la visuale e il cielo di un blu profondo che appariva a tratti, un grande uccello che si librava sopra le nubi e uno squarcio di verde e oro dove il bianco si apriva lasciando intravedere il paesaggio sottostante.

Si era appuntata i capelli sopra la testa con una piccola pinza colorata perchè non le dessero fastidio. Soltanto qualche soffice ciuffo le sfuggiva dall'acconciatura sfiorandole le guance. Da quando era andata allo studio di Matt non aveva più ricomprato il gel. Il caschetto le aveva portato fortuna e poi a Matt piacevano così. Diceva che la facevano sembrare una caramella. Aveva anche composto una filastrocca che faceva così:

Ragazza caramella

hai i capelli

di fragola

e il sorriso di panna

e lamponi.

Forse che i tuoi denti

siano di zucchero filato?

Hay Lin la trovava carina, anche se non era sicura che fosse lusinghiera. Anzi probabilmente non lo era. Matt non la riteneva altro che una bambinetta. Però le bastava anche questo. Era molto di più di quanto non avesse mai osato desiderare, che lui la trovasse graziosa, se non altro come si trova grazioso un gattino.

Oggi l'avrebbe visto di nuovo. Che meraviglia!

Continuava a sentirsi in colpa nei confronti di Will, però era tutto così bello, come un sogno a occhi aperti. Così bello che non poteva evitare di lasciarsi trasportare dagli avvenimenti.

I Cobalt Blue era adorabili verso di lei, la vezzeggiavano in tutti modi e sembrava che i suoi disegni piacessero loro moltissimo. Sperava che il risultato finale sarebbe stato di loro gradimento e l'idea di poter vedere il CD nei negozi, con la sua copertina, la emozionava come il presentimento del Natale emoziona i bambini. Sarebbe stato il simbolo tangibile del sentimento che la legava a Matt. Non desiderava altro. Quello le sarebbe bastato.

Concentrata sul disegno, piano piano smise anche di pensare a Matt, nonostante il suo ricordo le lasciasse una sensazione di calda felicità. Il piacere di tirare il colore sulla carta, di perfezionare i particolari, di lasciare le gocce azzurre allargarsi liberamente sulla carta in disegni imprevedibili, eppur perfettamente inseriti nella sua visione l'assorbì completamente.

Questa era la vita che voleva fare!

Finì di stendere l'ultimo strato di colore e studiò il disegno con aria critica. Avrebbe detto che era buono. Uno dei migliori che avesse mai fatto, però avrebbe dovuto aspettare fino al giorno dopo per esserne sicura. Una notte di sonno è un ingrediente fondamentale alla completezza di un disegno, quasi quanto i colori e la carta. Gli occhi riposati la mattina dopo, liberati dall'immagine ideale del disegno che le si era fissata negli occhi, avrebbero saputo dirle se funzionava davvero o se andava corretto o rifatto.

Ma, la mattina dopo, l'illustrazione le parve anche migliore che la sera precedente. Forse era la luce dell'alba che la illuminava morbidamente, rendendo i colori ancora più freschi e veri. Sperava solo che non si rovinasse al momento della stampa.

E che piacesse ai ragazzi, naturalmente...

Con tutta la cura di cui era capace, staccò lo scotch e le puntine che bloccavano il foglio a una base di compensato e lo arrotolò stretto, stretto, per poi infilarlo in un tubo di plastica nera.

Preparata, molto più alla rinfusa, la cartella, scese in cuicina e si servì una colazione regale: se l'era meritata! E a lei i cereali con il latte piacevano tanto... soprattutto quelli alle ciliegie! Non era molto cinese tradizionale, magari, ma, diamine! Vivevano o no in America?

Percorse il tragitto fino a scuola quasi saltellando, sentendosi il cuore pieno di fiducia per il futuro e allegria a causa di quel pezzo di carta F6 (100% fibre di cotone, l'unica con cui si trovava bene, ma cavolo quanto costava!) che portava sulle spalle.

Il suo pass verso la felicità! E non aveva nemmeno niente di cui rimproverarsi. La sua relazione con Matt era assolutamente lecita, no? Non faceva niente di male. Passavano solo del tempo insieme e collaboravano. Niente di più, ma sufficiente a farla sentire al settimo cielo.

Sospirò in estasi.

Avrebbero, per sempre, avuto una relazione dolce e platonica. Piena di rispetto e affetto sincero. Lui non avrebbe mai saputo del sentimento diverso che ella nutriva, ma era davvero così importante? Avrebbe avuto altre donne, forse si sarebbe sposato. Magari e allora sarebbe stato perfetto, sarebbe tornato a stare con Will. Però questo non avrebbe cambiato niente. Sarebbero stati sempre vicini. Forse avrebbero raggiunto il successo insieme e sarebbero sempre stati legati dal loro lavoro, che era anche la loro passione. Cosa ci poteva essere di meglio?

Anche la giornata era splendida, limpida e fresca. Il cielo di una sfumatura di turchese che sembrava quasi eccessiva per essere naturale e rendeva tutto più vivo e tangibile. Un turchese che si respirava.

Che giornata!

Che giornata stupenda, perfetta, una giornata che era nulla poteva rovinare... Nemmeno quel vento antipatico che le fece cadere il tubo con l'illustrazione. Si chinò a raccoglierlo e dovette inseguirlo per un pezzo, mentre rotolava spinto dalle raffiche insinuanti e dispettose.

Ma nulla poteva rovinare quella giornata, si disse, risollevandosi vittoriosa con il rotolo in mano.

Nulla tranne... tranne... tranne...

Ma brutta civetta impicciona!

Una biondina dalla gonna troppo corta stava aggrappata al braccio di Matt, con tutte le sue forze. Come qualcuno in procinto di annegare. E intanto gli rivolgeva un servizio completo di sguardi languido-ammirati e sorrisi assassini.

Ma guarda un po' te!

E' vero, è vero! Fino a un attimo prima pensava che non le sarebbe importato se Matt avesse delle ragazze. Che per lei non sarebbe cambiato niente.

Però... bhè, non aveva pensato che sarebbe stato così presto! Quando il loro rapporto non si era ancora consolidato! E non proprio oggi, che doveva essere una giornata soltanto per loro! La giornata in cui gli consegnava l'illustrazione che li avrebbe legati per sempre.

E non aveva pensato che sarebbe stato con una Marilynbionda, lungogambuta, biancosorridente universitaria. Insomma. doveva essere uno scontro un minimo più equilibrato!

Invece, adesso, quello che avrebbe dovuto essere il SUO giorno, sarebbe cominciato con Matt che non si accorgeva nemmeno di lei, ipnotizzato da una scollatura lungometrica. Di quelle che lei non sarebbe mai potuta per permettere, per capirsi.

Prima di rendersene conto le si erano già riempiti gli occhi di lacrime per la delusa frustrazione. Accidenti, proprio oggi doveva venire a lezione con la ragazza? Che ingiustizia!

Matt alzò gli occhi e la vide. Per un breve momento le parve in imbarazzo. Sicuramente era stata soltanto una sua impressione. Però, però... si districò rapidamente e in modo quasi brusco, dall'abbraccio poliposo della pupa da gangster, la liquidò in quattro e quattr'otto, spengendo il suo sorriso a tremila Watt e si diresse verso di lei.

YEP!

Yep? Che yep? Niente yep! Non c'era nessuna ragione di essere soddisfatta! L'aveva vista mentre lo fissava come una scema e si sarebbe anche accorto delle lacrime che le rigavano le guance. Che vergogna!

Istintivamente, si voltò e cercò di tagliare la corda. Forse era il suo animo leggero e aereo, ma affrontare i problemi di petto non era proprio il suo forte.

Sentì un mano afferrarle il polso sinistro, un braccio che la stringeva al fianco e, nel tempo di un respiro, si trovò voltata verso Matt e quasi schiacciata contro il suo petto.

Il ragazzo la scostò appena, con delicatezza, e sorrise. Un ciuffo gli ricadeva sulla fronte e sugli occhi. Lo rendeva ancora più affascinante del solito.

"Ormai sono diventato esperto di caccia agli uccellini!"

Hay Lin rimase senza fiato per un attimo. Se evitò di morire soffocata, fu solo, perchè Matt distolse un attimo gli occhi dai suoi, per fissarli sul tubo di plastica.

"E cosa abbiamo qua? Non dirmi che hai finito la copertina?" il suo sorriso si fece ancora più largo e caldo.

Annuì felice. Se n'era accorto. Il rossore le colore appena le guance. Si era sentita così delusa che adesso il piacere era ancora maggiore. Che bello.

Matt la fissò per un attimo, indagatore, poi spalancò gli occhi.

"Ma... Ehi, hai pianto? Che ti è successo?" sembrava davvero preoccupato.

"Niente... niente, davvero, solo... il vento freddo. Il vento, ecco". In fondo era stato veramente il vento.

"Non mi piace vederti piangere. Nemmeno per il vento" mormorò Matt, asciugandole le lacrime con il dorso di un dito "Sei sempre così allegra e solare, così spontanea e piena di vita."

La guardò negli occhi, per troppo, troppo tempo, mentre Hay Lin rianeva immobile, stregata da quello sguardo così vellutato, come un uccellino da quello freddo di un serpente.

"E' per questo che mi sono innamorato di te".

A quel punto, secondo la sua sceneggiatura, Hay Lin avrebbe dovuto rifiutare il suo amore e traformare il loro legame in una splendida amicizia.

Però come è difficile rinunciare ad amare, quando si è appena scoperto quanto è crudele la gelosia, quella vera.

Soprattutto se soffia una brezza lieve, che sa di ciliegie e primavera.

"Ma allora sono, davvero, di zucchero filato".

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Capitolo 25
*** L'Istinto della Fiera ***


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Ciao a tutti, eccomi qua, sto riuscendo a scrivere regolarmente in questo periodo.

Max: Grazie mille per l'aiuto che mi hai dato per correggere questo ostico capitolo! A presto!

In piedi poco fuori dalla cancellata della scuola, Taranee guardò Hay Lin allontanarsi con Matt indirezione dell'edificio. Era inevitabile che finisse così: era chiaro come il sole che Hay Lin fosse cotta di lui, e non era difficile intuire che lui la ricambiava. Prima o poi ci sarebbero cascati di sicuro.
Ma perchè proprio ora che avevano già tanti problemi e che erano così divise?
Forse sarebbe stato meglio far finta di niente, per il momento.
Si eclissò fra la folla di studenti, sperando che Hay Lin non l'avesse vista.

Una chioma rossa sbucò all'improvviso di fronte a lei.

Ora doveva arrivare? Accidenti!

Taranee scoccò una rapida occhiata alle sue spalle: Hay Lin stava parlando timidamente con Matt, tenendo una manica della sua felpa stretta nella mano sinistra. Erano entrambi un poco arrossiti e c'era una certa qual intimità, nel loro atteggiamento, che avrebbe insospettito anche il più ben pensante. Non erano poche le ragazze che scoccavano occhiate degne di Cerbero ad Hay Lin. Una bionda prosperosa, in particolare, sembrava volerla incenerire con lo sguardo.

Si voltò verso Will, appena in tempo per agganciarle un braccio e trascinarla in un'altra direzione.

L'amica la guardò vagamente perplessa, ma l'apatia che la pervadeva in quei giorni fu provvidenziale, perchè non reagì altrimenti.

"Allora, cosa pensiamo di fare?", proruppe Taranee scegliendo il primo argomento che le passava per la testa. "Non possiamo continuare ad aspettare l'evolversi degli eventi. Pensa se ci attaccassero di nuovo! Se succedesse qualcosa a Irma o a Cornelia, ci metteremmo giorni a scoprirlo. Già spariscono nel nulla per conto loro".

Allungando il collo, si accertò che Matt e Hay Lin si stessero allontanando. Vide che l'amica aveva tirato fuori un disegno e lo stavano guardando insieme. Probabilmente si trattava della famosa copertina galeotta, da cui Hay Lin sembrava essere stata completamente assorbita negli ultimi giorni. Forse sarebbe tornata con i piede per terra, una volta finito.

Anche se sembrava improbabile, dato come guardava Matt. Se non altro non erano più in atteggiamenti compromettenti.

"Taranee, mi ascolti?". Will la stava guardando interrogativamente.

"Uh... io sì, sì certo... stavo cercando Dean...", ridacchiò nervosamente.

Will riprese: "Dicevo... dicevo che non riesco a prendere una decisione da sola su quest'argomento. Vorrei parlarne con le altre. Irma sembrava volerci dire qualcosa quel giorno, a Everlan".

Continuò con voce incolore di rassegnazione: "Se soltanto l'avessimo ascoltata allora, forse...".

Taranee annuì. Ciò che diceva Will aveva un senso.

Se solo non fosse stata troppo distratta da Hay Lin e Matt, forse avrebbero potuto cavare qualcosa di buono da quel discorso. "Parlare... parlare con le altre... Sì sarebbe... sarebbe utile, sicuro. Sì utile. Hay Lin doveva dirci qualcosa, vero?", balbettò, cercando di concentrarsi sulle parole dell'amica.

Will la squadrò perplessa.

"Hay Lin? Ma no, stavo parlando di Irma. Ti ricordi quando è tornata da quella fantomatica festa sulla spiaggia? Sosteneva di avere delle informazioni".

I due neo-innamorati sembravano sufficientemente lontani.

Con uno sforzo, Taranee riuscì a ricollegare il cervello. "Sì, sì, è vero. Pareva che Irma dovesse dirci qualcosa. Dovremmo bloccarla in un angolo e costringerla a parlarci. Credi di riuscire a fermarla a ricreazione?"

Will scosse la testa, affranta: "Scappa via appena suona la campanella. E lo sai com'è... sguscia come un'anguilla. Forse, se Hay Lin mi desse una mano...".

"Eeeehu... sì. Hay Lin. Sicuro...". Che situazione imbarazzante!

A distrarre Will, fortunatamente, si era levato un improvviso brusio. Due figure alte e snelle fendettero la folla davanti ai cancelli della scuola, fianco a fianco, camminando con l'altezzosa grazia di due modelle in passerella. Una delle due era terribilmente familiare, nonostante la grande coppola di stoffa scozzese che le copriva metà volto e il trucco che stravolgeva l'altra metà.

Cornelia era di nuovo con la Shane... e non sembravano proprio intenzionate a entrare a scuola.

Anzi,marciavano decise nella direzione opposta, incuranti dei mormorii degli studenti e delle occhiate indignate di un paio di insegnanti.

Taranee si sentì fremere. Questa volta non avrebbe permesso alla Shane di trascinare di nuovo una delle sue migliori amiche nelle sue assurde avventure.

Trascinandosi dietro la apatica Will, si parò davanti a Cornelia.

Questa la squadrò con disappunto. "Bhè? Che vuoi?" domandò aggressiva.

"Si può sapere cosa credi di fare?", la rimproverò. "Ultimamente salti le lezioni quasi tutti i giorni. Non è da te. Non avevi mai fatto una forca prima! Cosa ti sta prendendo?". Squadrò ostile l'alta figura della Shane. "E' colpa di questa tua... amica?".

"Sono fatti miei cosa faccio e con chi esco", soffiò Cornelia. "Tu pensa ai tuoi".

Taranee sentì l'ira, repressa lungamente nei giorni precedenti, montarle alla gola. "Sono fatti anche nostri! Ti ricordo che abbiamo dei doveri. Sembra te ne sia completamente scordata!".

"Ne ho abbastanza di doveri!", sbottò Cornelia con astio. "Me ne frego, voglio pensare un po'a me!".

Quella risposta e quell tono colpirono Taranee profondamente. E' così che la pensava allora? Dove stava la loro amicizia, in tutto questo?

"E' colpa sua, vero? E' tutta colpa sua!", abbaiò indicando Meg, mentre la rabbi ale dava alla testa. "Ti comporti in modo strano da quando la conosci!".

Era stanca! Stanca che tutte si comportassero come delle bambine viziate, che pensassero soltanto a loro stesse. Le avrebbe fatte ragionare, a costo di usare la forza, di prenderle tutte a schiaffi. Era inutile continuare a rimuginare, stare lì a pensare, pensare, pensare e non combinare niente.

"Cornelia Hale, possibile che tu non riesca a comportarti in modo più responsabile?", aggiunse, poi si voltò furibonda verso Margareth. "E' da quando ti conosce che si comporta in queso modo assurdo!", gridò, ergendosi in tutta la sua altezza nel patetico tentativo di competere con la Shane, che la guardava impassibile dall'alto del suo metro e ottanta.

Perchè diavolo non reagiva, quella stronza? Perchè non si levava dalla faccia quell'espressione amabile e non le rispondeva a tono? La riteneva solo una povera stupidella, indiana e bassina per di più. Ma ci avrebbe pensato lei, Taranee, a cancellarle quell'aria strafottente dalla faccia!

A cancellare direttamente lei dalla faccia della terra, magari!

Il fuoco dentro di lei ruggì, sempre più violento, sempre più affamato.

"Credo che ti sbagli", rispose Meg pacata, alzando appena le spalle e accendendosi un'altra sigaretta. "Esce con me perchè è cambiata, non il contrario. E' troppo in gamba per farsi plagiare".

Cornelia fece un passo avanti, cercando di costringere Taranee a rivolgersi di nuovo a lei. "Tieni fuori Meg da questa storia. Lei non c'entra niente", ringhiò puntandole un dito sul petto. "Sono io che decido cosa faccio!"

Ella sentì dentro di sé la furia salire come una marea. Più plagiata di così...

Sposto con un gesto brusco il braccio di Cornelia, continuando a tenere gli occhi puntati in quelli della Shane.

"E allora perchè si comporta così? Perchè si è dimenticata di noi, che siamo le sue migliori amiche, e difende te, che quasi non la conosci? Perchè si dimentica di tutto quello che abbiamo passato insieme e ci abbandona nel momento del bisogno?"

Le fiamme si agitarono selvagge, cercando di liberarsi dalle catene con cui le teneva avvinte. E sarebbe stato così piacevole, lasciarle andare, scagliarle contro quella stangona bruna che la guardava con... con compatimento! Come se fosse dispiaciuta per lei. La credeva una stupida?

"Dovresti provare ad ascoltare di più, sai?", suggerì Meg, in tono colloquiale e affabile.

Era troppo per Taranee. Era stanca di dubbi, di chiedersi cosa fosse giusto. Era stanca di pensare, di essere ragionevole! Abbandonarsi al fuoco era tanto più facile e piacevole!Il fuoco si levò feroce dentro di lei. Poteva rendere tutto semplice, tutto chiaro, tutto luminoso. Eliminare ogni problema, smettere di esitare. Bastava che lo volesse.

Ed ella lo chiamò a sé, godendo dell'impaziente prontezza con cui le rispondeva,lambendole la pelle, accendendole gli occhi, crepitando nelle sue orecchie.

Aveva soltanto fame, adesso. Nessun dubbio, più.

"Tara... nooo!"

Sentì una voce gridare e due braccia stringerle le spalle con forza.

Il fuoco l'abbandonò all'improvviso, mentre Will la tratteneva. Taranee avvertì la consapevolezza, il senso di colpa, il panico farsi largo dentro di lei.

Cornelia si era appesa al collo della Shane, facendole scudo con il proprio corpo, il viso affondato nei capelli scuri dell'amica, che la guardava, lievemente sorpresa e, forse, un po' compiaciuta.

Si slacciò lentamente dall'abbraccio e squadrò Taranee con odio.

"Sei impazzita? Ti sei resa conto di cosa stavi per fare? E poi sarei io che mi comporto in modo strano!".

Si, se ne rendeva conto. Cosa le stava succedendo? Aveva ragione Cornelia, era lei che stava impazzendo completamente.

Sarebbe mai più riuscita a controllare quella belva feroce che le si nascondeva dentro?

L'aspetto peggiore di tutta quella storia era che una piccola parte di lei sospettava che la Shane potesse aver ragione. Forse, se fosse stata vicina a Cornelia in silenzio, invece di dirle come doveva comportarsi, non si sarebbe arrivati a questo. Il germe del dubbio la rodeva da dentro e la confondeva, come tutto, tutto in quei giorni. Perchè non poteva essere più semplice? Bianco e nero, giusto e sbagliato.

"Io... io non so cosa mi abbia preso. Davvero. Mi spiace, mi spiace tanto".

Will, vicino a lei, le strinse appena una spalla per farle coraggio.

"Non ti preoccupare, per fortuna ce ne siamo accorte prima che succedesse qualcosa di grave. L'abbiamo sentito crescere dentro di te. Non è colpa tua, siamo tutte strane in questi giorni".

Meg, che non aveva capito cosa stesse succedendo, sfiorò i capelli di Cornelia, che cominciò a singhiozzare convulsamente. La punk, con espressione allarmata, l'abbracciò cercando di consolarla, mormorandole all'orecchio qualcosa che Taranee non riuscì a sentire.

L'altra scosse i lunghi capelli biondi e, asciugandosi le lacrime, si allontanò rapidamente da loro.

Meg si morse un labbro, inquieta. Guardò le due ragazze di fronte a lei.

"Ha bisogno di voi...ma non in questo modo".

Si voltò e la inseguì a lunghi passi.

Taranee, svuotata dal fuoco e dalle emozioni che l'avevano travolta, si accasciò fra le braccia di Will, mentre le lacrime cominciavano a scivolarle lungo le guance.

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Capitolo 26
*** Due Personaggi Ambigui ***


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Arieccomi! Questo capitolo mi è piaciuto da matti scriverlo e spero che piaccia a voi leggerlo.

Max: grazie dell'aiuto che mi dai e del sostegno, lo scorso capitolo è stato proprio un parto, per fortuna che ci sei tu! Scusami se a volte sono un po' lenta a rispondere, ma ne ho sempre troppe e poi ho la testa perennemente fra le nuvole ^^

Hiromi: Ce ne hai messo di tempo, per commentare, disgraziata! Però sono proprio contenta che tu abbia trovato la forza, alla fine, grazie mille, sia dei complimenti che delle dritte. Quando avrò finito di scrivere tutto, mi darò alla revisione (oddio che noia...) e cercherò di sistemare anche i dialoghi secondo i tuoi consigli. Mi fa piacere che ti piaccia Irma, così come l'ho rappresentata, ame piace tantissimo scrivere di lei: è così divertente ^^. Riguardo ai periodi di pace, eh... mi sa che dopo questo lungo intermezzo, che comunque proprio di pace non è, si tornerà all'azione più pura... mi dispiace ç_____ç. Tu intanto, cerca di scrivere il prossimo capito di EYL che io aspetto...

Amantha: bhè mi fa piacere che "Terra Magica" ti abbia interessato, anch se non leggi più Witch (al momento nemmeno io, a essere sincera...). Ho visto che ti interessa il fantasy e.. bhè... "Terra Magica" in effetti è praticamente un fantasy puro, molto influenzato da alcune delle mie letture, pur cercando di mantenere anche un aspetto romatico e adolescenziale. Aspetto altri tuoi commenti, continua a leggermi!

Una mano si appoggiò furtiva accanto alla serratura, mentre un'altra inseriva una chiave con estrema cautela.

Piaaaano, doveva fare piano, piano... se papino si accorgeva che era rientrata di nuovo così tardi, le avrebbe tolto i soldi per l'eternità.

Nonostante la sua cautela la serratura emise un lieve rumore metallico scattando. Irma si congelò sul posto, una smorfia di terrore dipinta sul viso.

Rimase immobile in ascolto per qualche secondo.

Dall'interno della casa non provenne alcun rumore.

Forse le era andata bene.

Aprì la porta con la massima prudenza e...

"Irma Lair, ti sembra questa l'ora di rientrare a casa?".

Suo padre incombeva, a braccia conserte e pigiama a righe, dietro la porta di ingresso.

Irma si trascinò a capo chino, sotto il suo sguardo corrucciato, nel corridoio e si preparò spiritualmente alla ramanzina.

"Sono le due passate! Non ti sei fatta sentire per tutta la sera e avevi il cellulare spento! Non mi pare che fossero questi i nostri accordi! Avevo detto che potevi uscire il sabato sera, purché rientrassi entro le una! Ti rendi conto di quanto mi fai preoccupare?".

Sotto quel fuoco di fila, Irma si limitò ad annuire e ad arrossire leggermente. Obbiettivamente era lei ad aver sbagliato, si era completamente dimenticata dell'ora, mentre ballava scatenatamente. Ma che ci poteva fare se le avevano messo tutte le sue canzoni preferite di fila? Tutte, ma proprio tutte-tutte e quando stava per andarsene era attaccata "The Passenger" e aveva DOVUTO tornare indietro. Insomma era "The Passenger" la canzone più perfettissima del mondo per ballare!

Suo padre, intanto, era passato dalla modalità "severo e furibondo" a "comprensivo e preoccupato".

"Cosa devo fare con te?" continuò, scrollando la testa "Lo capisci quanto mi fai spaventare quando ti comporti così? Cosa ti sta prendendo in questo periodo? Io non ti capisco più... La mia bambina non mi avrebbe mai fatto preoccupare così".

E poi, per lei ballare era come una terapia. Andava lì e, con quella musica assordante nelle orecchie e le luci stroboscopiche, le partiva la testa, smetteva di pensare, si muoveva e basta. Se c'era qualcosa che non andava, se ne dimenticava subito. Sorrideva con fare malizioso a un ragazzo e agitava le anche, poi si girava di scatto, lasciandolo con un palmo di naso e faceva l'occhiolino a un altro e si sentiva splendida. Nessuno poteva rifiutarla, nessuno! Lei era Irma, una forza della natura mica per modo di dire!

Era arrivato il momento finale della predica, quello che Irma detestava con tutta sé stessa. Cominciava sempre nello stesso modo, perciò, visto che era preavvertita, alle prime avvisaglie di pericolo mise il cervello in stand-by.

"E' tutta colpa mia, vero? Non sono un bravo padre. Avrei tanto voluto che tua madre fosse stata qui con noi, ad aiutarmi a crescerti. Purtroppo non è stato così, io ho fatto il possibile, ma vedo che non è abbastanza. Mi spiace tanto, bambina mia, non sai come vorrei che la mamma fosse ancora..."

Quello stupido di Flood credeva che lei fosse una squinzia qualunque? Di poterla rigirare come voleva? Bhè si sbagliava della grossa! Non aveva pensato a lui per tutta la sera, nemmeno una volta. Ben gli stava!

Diede distrattamente un paio di colpetti incoraggianti, sulla spalla del padre.

"Sei un papà bravissimo, non ti devi rimproverare di niente. Sono io che attraverso un periodo un po' così, non ti devi preoccupare, davvero. Su, su, dai" borbottò un po' a casaccio.

"La mamma ti manca vero?" chiese suo padre, come faceva tutte le volte, con espressione implorante.

"Certo che mi manca" rispose Irma, cercando di comunicare maturità e avvedutezza, nonostante le lucette che le ballavano negli occhi e il ronzio che le riempiva le orecchie "Come manca a tutti noi, Ma sono felice lo stesso papà, davvero. Sto bene. Sono una brava ragazza. Ho dei voti decenti a scuola, non bevo, non fumo e non mi drogo. Vedi? E' tutto a posto..."

"Ma se hai appena detto che hai un periodo un po' così" indagò inquisitorio il signor Lair.

Lo aveva detto? Ah sì lo aveva detto. Ormai ripeteva il copione talmente in automatico che, se cambiava un pezzo, si perdeva per strada...

"Sì, è vero, è vero... Ho un periodo un po' così, ma non c'entra niente, niente con la mamma. Niente." incrociando e poi allargando le braccia, fece il gesto di diniego più ampio che poteva, nel tentativo di rafforzare l'affermazione.

"E' l'adolescenza, capisci?" sussurrò con fare cospiratorio "E' normale, succede a tutti. Sono gli ormoni!" asserì, annuendo con enfasi.

"Se lo dici tu..." borbottò il padre, poco convinto.

"Comunque questo non ti esime da rientrare in orario" riprese di nuovo severo. "Niente più uscite serali per un mese. Devi imparare a rispettare le regole".

Irma sospirò rassegnata. Era il minimo che potesse aspettarsi.

"Va bene papà. Hai ragione tu... Scusami". La buona condotta era il metodo migliore, per sperare in una riduzione di pena.

Il padre le sorrise con affetto.

"Su, da brava, va a letto ora".

"Ormai che ti ho svegliato, ne approfitto per farmi la doccia. Sono sudata fradicia".

"Va bene, ma fa piano, cerca di non svegliare tutta la casa. Anna è stata sveglia fino a poco fa per aspettarti, ma alla fine è crollata. Aveva lavorato tutto il giorno ed era stanca morta".

Irma annuì, con l'aria più mortificata che poté trovare "Mi dispiace tanto".

"Su, su, buona notte pulcino". Il padre le accarezzo il capo, sorridendole con affetto.

"Buonanotte pa'" lo salutò Irma con un bacio sulla guancia.

Si trascinò in camera con le ultime energie residue. Tutto sommato le era andata bene... anche se non poter più uscire la sera per un mese, sarebbe stata una tortura.

Se l'era proprio voluta. Già papà era poco soddisfatto dei suoi risultati scolastici, avrebbe dovuto sapere che non era il caso di tirare la corda. Però ne era valsa la pena.

Cominciò a sfilarsi la gonna alla timida luce gialla dell'abat-jour.

Un imbarazzato colpo di tosse la gelò sul posto.

Irma fissò terrorizzata la parete di fronte a sé e poi si voltò.

Lentamente.

Molto lentamente.

Sicuramente non ci sarebbe stato nessuno di fronte a lei. Aveva sicuramente avuto un'allucinazione uditiva. O magari si trattava di quel mostro di Chris, che si era svegliato nonostante il suo passo felpato.

Ma difficilmente l'alta figura dinoccolata, nell'angolo opposto della sua stanza, avrebbe potuto essere scambiata per quella di suo fratello. Neppure nella penombra della sua camera. Neppure con centinaia di lucette ancora danzanti davanti gli occhi.

Irma contò fino a dieci, mentre esaminava tutte le possibilità.

Poteva ucciderlo seduta stante. Sarebbe stato sicuramente un guadagno per l'umanità intera.

Oppure poteva urlare a squarciagola e godersi la scena, quando suo padre si fosse precipitato in camera. Pensarlo con le manette ai polsi, costretto a salire sulla volante, era allettante.

Infine, avrebbe potuto saltargli addosso e finire quello che avevano cominciato sulla spiaggia. In fondo, lui era perennemente seminudo, lei si stava già spogliando e si trovavano di notte, nella sua camera da letto.

Il difetto di una qualsiasi di queste possibilità era che includevano, necessariamente, ammettere che le era bruciato da matti, venir mollata nel mezzo del nulla in quel modo.

E questo non l'avrebbe fatto mai! Piuttosto la morte!

"Proprio non ci riesci a star lontano da me, eh?" chiese sarcastica, guardandolo dall'alto in basso.

"Uhm" borbottò Flood, fissandosi insistentemente i piedi "Dovrei...uhm...parlarti".

"Non ho sentito bene? Cos'hai detto?" insistette Irma, impietosa.

"Che...uhm..." si passò una mano tra i capelli, in un gesto stanco e si sedette sul letto "Senti non ho voglia di litigare, ne ho già passate a sufficienza, per colpa tua", aggiunse in tono conclusivo.

Irma annaspò dalla rabbia. Lui, ne aveva passate a sufficienza? Ma brutto... Assunse una sorprendente tonalità fucsia, mentre l'idea di mettere rapidamente fine ai giorni di quel bellimbusto si faceva ancora più allettante.

Poi, mentre prendeva coscienza delle implicazioni dell'affermazione, un sorrisetto sadico si allargò soddisfatto sul suo volto.

"Perchè..." chiese crudele, gustandosi ogni sillaba "Cosa posso mai aver fatto, per causarti tanti problemi?"

Flood appoggiò le mani sul materasso, dietro di sè e alzò il viso verso di lei. "Tu niente. Il problema è che pare non abbia fatto a sufficienza neanche io" arrossì di botto, anche più di lei, solo che, bruno di pelle com'era, il suo colorito divenne piuttosto mattone che rosso.

"Ah sì? E cioè?" cantilenò Irma, sempre più allusiva e maligna.

"Certo che come ospite non vali proprio niente" le rispose il ragazzo, la sua vecchia arroganza resuscitata dalle punzecchiature della ragazza "Mi fai il terzo grado prima ancora di farmi accomodare? Guarda che arrivo da un'altra dimensione. E' un viaggio lunghetto!".

"Non vedo proprio perchè dovrei far accomodare il nemico!" ribattè Irma a braccia conserte. "Non ho l'abitudine di offrire il té a gente che ha cercato di uccidermi! Tanto meno alle tre di notte!".

"Bhè, adesso vengo in pace. Ambasciator non porta pena, no? Perciò comportati da brava ospite".

"Tu? E di chi saresti ambasciatore tu? Esiste qualcuno così stupido da affidare una missione diplomatica a te?" domandò la ragazza beffarda.

Lo sguardo di Flood, con grande soddisfazione di Irma, si fece di nuovo sfuggente e il ragazzo parve in difficoltà a trovare una risposta.

"Io... ecco... diciamo che sono ambasciatore di me stesso e tu... faresti bene a starmi a sentire" la guardò serio negli occhi "Per il bene tuo e delle tue amiche".

Forse... forse sarebbe stato ragionevole, dargli il tempo di dire quello che aveva da dire. Ma anche così terribilmente pericoloso.

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Nel suo grande e lussuoso appartamento anche Cornelia non dormiva, nonostante l'ora tarda. Negli ultimi giorni si era tenuta a distanza dalle sue compagne, benché Meg avesse provato a suggerirle di provare a parlarci. Non aveva intenzione di scendere a compromessi al momento, soprattutto, non aveva intenzione di perdonare Taranee.

Cosa diavolo le era preso? Avrebbe potuto fare seriamente del male a Meg. Aveva sentito il potere bruciante che emanava, aveva visto i suoi occhi farsi pericolosamente torbidi, mentre il fuoco scorreva dentro di lei, libero e affamato.

Il suo elemento non era così. Non aveva mai avuto difficoltà a controllarlo. Era lento e paziente, forte e robusto e ricco di vita, ma non esplosivo come il fuoco. Forse stava succendendo qualcosa di pericoloso per tutte e avrebbe dovuto preoccuparsene anche lei, però non voleva.

Quei giorni, che aveva passato quasi perennemente in compagnia di Meg, facendo cose che non si sarebbe mai sognata, prima, l'avevan fatta sentire meglio, molto meglio di quanto non si fosse mai sentita da diverso tempo a quella parte.

La sera precedente, l'amica l'aveva accompagnata in un buco di palestra, nella zona meno dignitosa della città. Era scura e piccola, puzzava di sudore e risuonava di grida roche e ansiti raschianti. Meg aveva salutato la fauna bizzarra di uomini massicci e tatuati e di donne dall'aria feroce, con un gesto pigro e amichevole dei suoi, poi l'aveva condotta negli spogliatoi e le aveva fatto indossare una tuta, mentre si fasciava i polsi.

Le aveva imposto un riscaldamento che persino Cornelia, che pure era allenata e in ottima forma, aveva trovato estenuante, poi, molto più allegra di quanto l'amica l'avesse mai vista, le aveva porto un paio di guantoni puzzolenti.

"Vedrai, sarà divertente" aveva esclamato, tutta contenta "E poi aiuta a scaricare i nervi!" aveva aggiunto, rivolgendole un occhiolino malizioso.

Ed era stato divertente davvero. Cornelia non avrebbe mai pensato di poter trovare tanto appassionante prendere a pugni un vecchio sacco marcio, invece, una volta cominciato a capire come muoversi, non avrebbe più smesso. Era faticoso, faticoso da matti, le sembrava che dovessero caderle le braccia in terra ad ogni colpo e tutte le volte che sbagliava il tempo e colpiva il sacco, mentre quello dondolava verso di lei, sentiva il dolore attraversare i suoi polsi sottili. Però la faceva sentire bene, proprio bene. Sentiva l'astio, che continuava a covare dentro di sé, verso sua madre, le sue amiche, il mondo intero, riversarsi fuori, dando energia ai suoi colpi e vincendo la stanchezza, lasciandola serena e rilassata.

Meg ogni tanto le si avvicinava, per mostrarle come tenere le braccia ed eseguire i colpi, poi si piazzava poco distante a prendere metodicamente a pugni un piccolo sacco veloce.

Chissà come faceva Meg a conoscere quella palestra, si domandò rigirandosi nel letto,conosceva tutti i luoghi più loschi della città. Avrebbe voluto tanto sapere qualcosa di più di lei, della sua famiglia, della sua vita, dei suoi sogni, dei suoi desideri, però la compagna era sfuggente come un'anguilla, era impossibile ottenere una risposta diretta. Alle domande di Cornelia rispondeva sempre deviando il discorso e la bionda si ritrovava, non sapeva nemmeno come, a parlare di sé, con Meg che l'ascoltava attenta e compresa.

La coda bionda sferzava l'aria mentre Cornelia provava a muoversi veloce sui piedi, come vedeva fare agli altri intorno a sé. Accidenti se era difficile! Però, i lunghi anni di allenamenti le avevano dato un controllo non comune del suo fisico e rapidamente aveva cominciato a prendere confidenza con i movimenti.

"E brava la biondina! E' tosta! E' una una amica Meg?" aveva esclamato un uomo asciutto sulla quarantina, che l'aveva osservata in silenzio fin dal suo arrivo.

"E' amica mia ed è tosta sì, Joe! Dalle tempo e vi manda tutti al tappeto, voi omacci" aveva risposto la ragazza bruna, rivolgendole un'occhiata di approvazione, che aveva riempito Cornelia di un'ondata improvvisa di orgoglio.

"Non aspetto di vedere altro" aveva commentato convinto l'uomo "Ehi biondina, come ti chiami?".

"Corn... elia" aveva sputato fuori lei, ansimando e senza distogliere gli occhi dal sacco.

"Se ti iscrivi, scommetto che tra sei mesi puoi cominciare a salire sul ring. Ti va l'idea?" le aveva proposto.

La ragazza si era fermata e aveva allontanato un ciuffo ribelle dagli occhi, con la mano guantata "Perchè no?".

Dietro di sé aveva sentito Meg ridere. Non aveva nemmeno dovuto voltarsi, per sapere che stava ridendo di pura e semplice allegria.

"Ehi Meg, ci stai a fare quattro round con me, tesoro?" aveva gridato una donna dal fondo della palestra.

Cornelia l'aveva squadrata, sempre incuriosita dalle frequentazioni di Meg, nella speranza di scoprire qualcosa di più su di lei. Era più bassa di entrambe loro, ma muscolosa, con il petto largo. Rossa tinta, di una tintura dozzinale e sbiadita. Una riga di matita sugli occhi e le labbra abbondanti, nonostante tutto aveva una certa bellezza strafottente.

Meg aveva risposto con un cenno di diniego della mano "Oggi no Hellen, è la prima volta di Cornelia e volevo starle un po' dietro".

"Non ti preoccupare, Meg, ci penso io alla tua amica" aveva interloquito Joe "Va pure".

A Cornelia, l'amica era sembrata un po' indispettita da quell'intrusione, ma poi aveva annuito e si era arrampicata sul ring in mezzo alla palestra.

Era salita anche Hellen, rivolgendole un sorriso divertito e un'occhiata allusiva. Cornelia aveva avvertito un impeto di rabbia salirle nel petto. Come si permetteva di guardarla così? Brutta maiala... Prese a colpire il sacco con più forza di prima, ascoltando appena i consigli di Joe.

Di tanto in tanto allungava un occhio, per controllare come se la cavava Meg sul ring. Con sua soddisfazione, fu subito chiaro che le capacità della sua amica erano decisamente superiori a quelle dell'altra. Era rapida, schivava con apparente facilità i colpi della donna, fintava e rispondeva con pugni decisi e veloci. Ma non abbastanza forti, a giudizio di Cornelia, quella era ancora lì in piedi che sbatteva le ciglia da brava oca, evidentemente Meg non le stava facendo tanto male.

Pperchè le aveva dato tanto fastidio, quella donna? Si chiedeva adesso Cornelia rannicchiata nel suo letto. Ancora adesso, se ricordava come guardava Meg, sentiva un impeto di rabbia salirle nel petto e un gran desiderio di avere il sacco della palestra a disposizione per potersi sfogare.

Mentre facevano la doccia, aveva distrattamente chiesto alla bruna chi fosse quella tipa, ma Meg aveva elusivamente risposto che si trattava solo di una vecchia amica. Per qualche ragione, quella risposta l'aveva inacidita ancor di più, nei confronti della rossa. Quando quella, poi, era entrata negli spogliatoi e aveva rivolto una lunga occhiata d'apprezzamento a Meg, che si stava rivestendo, aveva desiderato di cuore ucciderla sul posto. Porca. Non che non fosse comprensibile guardare con apprezzamento Meg seminuda: con quel fisico androgino era così bella, da farla sentire priva di ogni attrattiva.

Le sarebbe piaciuto essere come lei, con le scapole sporgenti, il sedere piccolo e le spalle muscolose.

Soprattutto le sarebbe piaciuto avere il suo odore, aveva un odore incredibile la punk, forte e dolce. Lo stesso odore stordente dei fiori di magnolia, che sfumavano dal viola nel bianco in cima ai nodosi rami scuri, nei giardini ombrosi delle ville vittoriane, nel quartiere ricco di Heatherfield. Un quartiere dove, sicuramente, l'amica non aveva mai messo piede. Eppure l'odore era proprio lo stesso. Che strano.

Con un sospiro sorridente, Cornelia si abbandonò al sonno, ricordando il profumo di Meg.

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Capitolo 27
*** Farfalle nel cuore ***


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MaxT: Alla fine ce l'ho fatta a pubblicare! E' stato un capitolo un po' faticoso, perché è l'inizio della "fine", il momento in cui si torna all'azione e gli eventi cominciano a precipitare. D'ora in poi spero che sia tutto in discesa! Grazie per supportarmi sempre, spero che quando avrò finito di scrivere tutto, mi darai una mano a fare la revisione, che sarà il momento più duro.

Amantha: Grazie per il tuo entusiasmo nei confronti del mio racconto. Spero che troverai il tempo di leggere questo capitolo! Io mi appassiono molto a quello che scrivo e sono felice che si veda.

La prima guerra modiale era scoppiata perché… perché… era stato assassinato qualcuno, da qualche parte, anche se non è che fosse proprio la ragione vera, perché… già, perché? Perché doveva essere tutto così complicato? Non poteva essere un po’ più semplice e lineare? Un po’ più chiaro? Will chiuse il libro con stizza, mentre i compagni cominciavano ad affollare la classe. Era arrivata presto quella mattina, nella speranza di riuscire a studiare un po’ in vista dell’inevitabile interrogazione di storia, ma era una speranza che si era rivelata presto vana. In quei giorni sembrava incapace di concentrarsi. Everlan continuava a tornarle alla mente e, con Everlan, Avren. Così pericoloso, così tormentato e così insopportabilmente perfetto.

Guardò l’orologio distrattamente: mancava ancora un quarto d’ora al suono della campanella. Né Hay Lin né Irma erano ancora arrivate. Il pomeriggio precedente aveva ricevuto una serie di telefonate insistenti da Irma e una valanga di chiamate telepatiche da Taranee, ma si era rifiutata di rispondere e aveva chiuso ostinatamente la mente, non aveva voglia di parlare, per un po’potevano cavarsela anche da sole. Adesso, però, avrebbe voluto sapere perché l’avessero cercata e si sentiva in colpa. Di rimettersi a studiare non valeva nemmeno la pena pensarlo, era così palesemente inutile…

Tanto valeva approfittarne per andare in bagno, prima che la carta igienica venisse fatta sparire.

Mentre si lavava le mani, cercando di ottenere il miglior risultato possibile usando solo acqua, dato che il contenitore del sapone era, come sempre, rigorosamente vuoto, udì una voce familiare trillare gioiosamente in corridoio.

“Allora cominciate a registrare stasera? Che bello! Posso venire a vedervi?” cicalava.

“Te l’avrei chiesto io” rispose una voce maschile, altrettanto familiare all’orecchio di Will “Canto meglio quando ci sei tu” concluse affettuosamente.

Hay Lin e… Matt? Possibile? Da quando erano così in confidenza?

“…Ma dai… che dici” borbottò la voce che sembrava proprio quella di Hay Lin, con ridacchiante e lusingato imbarazzo.

Will si azzardò ad affacciarsi prudentemente dalla porta. Matt e Hay Lin le davano fortunatamente le spalle e si allontanavano camminando fianco a fianco. Non si tenevano per mano, né azzardavano gesti particolarmente intimi, ma il modo in cui la testa del cantante inclinava verso la studentessa e il modo in cui ella gli sfiorava una manica con le dita, erano per Will sintomi altrettanto eloquenti.

La ragazza si ritrasse dentro il bagno e si rifugiò in una toilette, chiudendosi la porta alle spalle. Si afflosciò contro l’anta, sopraffatta dallo sbigottimento.

Matt e… e Hay Lin? Come era possibile? Come poteva non essersene mai accorta?

Perciò alla fine l’aveva veramente, definitivamente dimenticata. L’aveva sostituita. Adesso avrebbe guardato un’altra, con la dedizione che prima dedicava a lei, avrebbe rivolto a un’altra le sue profferte di amore, accanto a un’altra avrebbe cantato sulla spiaggia, accompagnandosi con la chitarra.

Non un’altra qualunque, poi, ma Hay Lin, una delle sue migliori amiche!

Un’improvvisa cosapevolezza la colse, lasciandola smarrita. Come aveva potuto non sospettare niente? Si era confidata con lei, era andata a piangere sulla sua spalla, quando si era separata da Matt e, intanto, forse Hay Lin era già innamorata di lui. Chissà cosa aveva pensato mentre lei le raccontava di come si stavano allontanando. Forse aveva gioito alle sue spalle, forse aveva manovrato per spingerla a lasciarlo, senza che lei se ne fosse resa conto. La vergogna e la paura le strinsero le viscere. Chissà cosa provava mentre la consolava e sembrava tanto addolorata per lei? Le aveva tenuto nascosto tutto. Non le aveva mai detto niente di quello che provava, né tanto meno, del fatto che lei e Matt stessero diventando così intimi. Will non aveva mai avuto il benché minimo sospetto che si frequentassero, nemmeno come amici. Forse si era servita delle sue confidenze per conquistarlo.

No, che assurdità! Una cosa del genere poteva sospettarlo di tutti, ma non certo di Hay-hey, così sincera e spontanea, incapace veramente di architettare un piano così subdolo, non doveva nemmeno pensarlo.

Piuttosto doveva averla ferita crudelmente riferendole le sue pene d'amore, lamentandosi perché aveva quello che magari Hay-Hey desiderava. Bella amica, era. Non si era accorta di niente, non aveva capito niente

Però adesso era lei ad avere accanto Matt e Will l’aveva perduto per sempre.

Era finita, finita davvero.

Non l’avrebbe più guardata in quel modo meraviglioso che escludeva tutto il resto del mondo e le faceva scoppiare il cuore, non l’avrebbe più stretta fino a soffocarla con le sue braccia forti, schiacciandole il naso contro il petto largo, non le avrebbe più sussurrato dolci sciocchezze nelle orecchie, che la facevano ridere e rabbrividire di piacere.

Non sarebbe stato più suo, non più. Non lo sarebbe stato mai più, perduto per sempre.

Un vuoto soffocante si fece largo nel suo petto, bloccandole il respiro dolorosamente.

Avrebbe dovuto tenerselo stretto finché poteva, che sciocca che era stata. Era così bello sentirsi amata, la faceva sentire al caldo e al sicuro, avvolta e protetta dal suo affetto. Qualsiasi difficoltà è più facile da affrontare, se c'è qualcuno al tuo fianco, sempre pronto a sostenerti, ad ascoltarti e consolarti. Qualsiasi sconfitta si supera più facilmente, se hai accanto qualcuno che ti stimerà e ti amerà, anche se tu ti odi e ti disprezzi.

Invece la solitudine è come la pioggia novembrina, che bagna pian piano, senza che quasi ce ne si accorga, finché non si è completamente inzuppati e il freddo è penetrato fin nelle ossa.

Si voltò, appoggiandosi stancamente con la fronte, contro il legno ruvido della porta, mentre un groppo doloroso le stringeva improvvisamente la gola, insieme a un'angoscia crudele, un bisogno irreprimibile di fuggire, ma non c'era nessun luogo dove fuggire. Una lacrima le scivolò lungo uno zigomo, mentre la sensazione di soffocamento si faceva più forte. Le mancava così tanto, così tanto. Non voleva che fosse di un’altra.

Eppure era così egoista un simile pensiero. Si erano lasciati ed ella era stata d’accordo, allora perché Matt non doveva cercare la sua felicità con un’altra? Perché Hay Lin non avrebbe dovuto cercarla con lui?

Ma perchè Hay Lin?

Però avrebbe voluto che restasse sempre lì, per lei, un paio di braccia tra cui rifugiarsi nei momenti di malinconia, un porto sicuro a cui tornare.

Invece era sola, sola veramente e gli occhi grigi e indifferenti di Avren facevano ancora più male.

I singhiozzi irruppero attraverso di lei e cominciò a piangere disperatamente, incapace di fermarsi. Senza riuscire a pensare ad altro che all'abisso che le si era improvvisamente spalancato nel petto.

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La campanella squillò indiscreta e con la campanella tornò la razionalità. Smise di piangere quasi all'istante, soltanto qualche singhiozzo saltuario che si ostinava a salirle alla gola.

Doveva tornare in classe, ci sarebbe mancato soltanto di prendere anche una nota. Si premette con forza i palmi delle mani sugli occhi, per fermare le lacrime e si sciacquò rapidamente il viso.

Non doveva farsi vedere debole, non doveva!

Si diresse quasi di corsa, verso la classe, ma venne intercettata da una mano dalle unghie accuratamente laccate di blu pervinca, che l’afferrò per un braccio, bloccandola bruscamente.

La mano la trascinò dietro un angolo. Will si trovò davanti un’eccitatissima Irma, una Taranee dall’aria severa e una Hay Lin evidentemente a disagio.

Hay Lin. Rimase a fissarla ipnotizzata. Cosa... come doveva comportarsi? Che dirle?

“Manda la tua goccia a sostituirti, presto!” esclamò Irma pressante, guardandosi attorno preoccupata.

Will la guardò attonita, tornando in sé. “Ma…ma io…io… cioè…qui?” balbettò.

“Non ho tempo per spiegarti adesso! Vi devo parlare! Fa come ti dico, veloce!” ordinò l’altra, continuando a guardarsi attorno con fare sospetto.

Will obbedì, troppo confusa per opporsi ancora. Si sdoppiò e spedì in classe la sua goccia.

“Venite presto!” bisbigliò Irma, afferrandò Hay Lin per una mano e avviandosi velocemente verso i bagni.

Appena furono riusciti a pressarsi tutti dentro una toilette, con Irma appollaiata sul water e le altre tre appiccicate contro le pareti, la Guardiana dell’acqua cominciò a parlare concitatamente.

“Si può sapere dov’eravate finite tu e tu?” esclamò con tono di rimprovero indicando Will e Hay Lin.

Entrambe le interpellate abbassarono il capo vergognose.

La più piccola arrossì vistosamente.

Era con Matt!

Il pensiero colse Will con fulminante certezza, non fece in tempo ad articolarlo, però, perché Irma aveva ripreso a parlare.

“Quanto alla principessina, non c’è stato verso di contattarla e a scuola non s’è vista nemmeno oggi, perciò dovremo cavarcela da sole!”.

“Cavarcela…?” domandò Will. Avvertiva la presenza di Hay Lin accanto a sé, come se fosse stata un fuoco bruciante. Era consapevole di ogni suo respiro, di ogni suo battere di ciglia.

“Irma ha delle informazioni che potrebbero esserci utili” spiegò Taranee “E che, ci ha nascosto fino adesso, per qualche ragione” completò gelida.

“Ehm… sì…cioè, non proprio…io e poi… non tutte ce le avevo da prima…” Irma si schiarì la voce, cercando di sfuggire agli sguardi indagatori delle altre “Oh insomma! Voi non mi state mai ad ascoltare! E comunque adesso ho deciso di dirvelo e ho anche delle notizie importanti e voi non vi facevate trovare!” concluse imbronciata.

“Forza, spara, prima che qualcuno decida di venire a ficcanasare da queste parti!” la spronò Taranee.

“So di un posto su Everlan dove… dove… com’è che avevano detto? Ci sono delle immagini che raccontano la storia di Everlan… però…uhm non ho capito bene, sembra che narrino soltanto quello che uno vuole veramente sapere… non so come sia possibile…” Irma si interruppe confusa, riflettendo, poi scrollò le spalle “Bhè, insomma così”.

“E perché non ce l’hai detto prima?” sbottò Taranee.

“Bhè a te l’ho detto ieri…” borbottò Irma vaga.

L’altra non sembrava molto soddisfatta della risposta e Will credette di capire quello che stava pensando: “Non avremmo passato due settimane a tormentarci in questo modo, se tu non ti fossi comportata come una bambina capricciosa”. Solo pochi giorni prima, aveva avuto quell'attacco di folle furia che l'aveva quasi portata a compiere qualcosa di irreparabile e ne era uscita prostrata. Pensare che Irma avrebbe potuto evitarle quella prova, non doveva essere facile da mandar giù. Però litigare, a questo punto, era inutile. Così come sarebbe stato inutile litigare con Hay Lin. Inutile.

“Non ce l’ha detto prima e tant’è, indietro non si può tornare” interloquì “perché adesso ce ne parli, però?”.

Irma acquistò un’allarmante tonalità porpora.

“Ah… uhm… ecco io…” si tormentò le unghie, scrostando lo smalto così accuratamente steso “ecco…” abbassò la voce finchè non fu poco più di un bisbiglio “E’ venuto a parlare con me Flood della Guardia di Everlan sabato notte…”.

Will le rivolse un’occhiata dubbiosa, incerta se aveva capito bene. Di chi stava parlando...?

Dietro di lei Hay Lin esplose in un “Eeeeeeh???” assolutamente incredulo, mentre Taranee sollevava così tanto le sopracciglia da farle sparire sotto i rasta.

“E’ rimasto abbaglianto dal mio fascino, che ci volete fare” si gloriò Irma recuperando la sua abituale faccia tosta e gettandosi dietro le spalle la chioma, con un gesto da star.

Nessuna delle altre tre si azzardò a commentare la fanfaronata e Irma riprese a parlare con un bisbiglio cospiratorio.

“Pare che i suoi amichetti stiano mettendo in atto un piano per dividerci e indebolirci, per poi attaccarci di nuovo!” la ragazza incrociò le braccia sul petto, per dare forza all’affermazione.

E ci stanno riuscendo benissimo, rifletté Will, ma guardateci! Hay Lin esce con il mio ex e io nemmeno lo sapevo, Taranee quasi da fuoco a una nostra compagna nel piazzale della scuola, Irma ci tiene nascoste preziose informazioni e Cornelia… Cornelia non sappiamo nemmeno dove sia, speriamo che non abbia cominciato a drogarsi, almeno...

“Perciò propongo di partire subito per Everlan e andare alle scogliere bianche, non c’è tempo da perdere!” concluse Irma con enfasi.

“Come facciamo a fidarci di questo Flood?” chiese Taranee sospettosa “Potrebbe essere un tranello anche questo”.

“No!”rispose Irma, con una foga che prese Will alla sprovvista “No! Lo so che non ha raccontato balle, è così e basta!”

Lo sapeva che non le aveva mentito, mentre parlava piano, seduto sul suo letto, a testa china, le mani strette fra le ginocchia. Quella mani grandi, con i polsi squadrati, che la facevano deglutire soltanto a vederle. Quando le vedeva, così vicine, non poteva continuare a negare di desiderarlo, nonostante tutto o forse a causa di tutto, perché quel suo essere così imprevedibile, lo rendeva ancor più affascinante.

“Efri e i gemelli stanno pensando alle tue amiche dell’aria e del fuoco e stanno facendo un ottimo lavoro, temo. Avren, invece, si è rifiutato di prender parte al piano, lui combatte solo faccia a faccia, afferma. Non ha bisogno di trucchetti simili. Aspetta però, aspetta ad attaccare di nuovo la tua amica, per permettere agli altri di portare a termine il piano.”

“E tu?” aveva domandato Irma con un filo di voce, trattenendosi a stento dal poggiargli il capo sulla spalla.

“Io…” si era strofinato il mento e le labbra con il dorso della mano, quindi le aveva rivolto un lungo sguardo pensoso, con quei sui bizzarri occhi a mandorla “Non lo so, all’inizio ero d’accordo anche io. Abbiamo bisogno dei vostri poteri, dobbiamo ottenerli, a qualsiasi costo” un lampo deciso gli aveva attraversato lo sguardo “non possiamo farci scrupoli. Dovevo confonderti e ingannarti, coglierti di sorpresa”. Aveva sorriso, di un sorriso triste e malizioso al tempo stesso “E mi stava riuscendo anche bene! Però… poi… mi è passata la voglia” aveva concluso scrollando le spalle.

Irma, la cui indignazione era stata risvegliata dall’affermazione precedente, era stata completamente disarmata da quelle parole distratte.

“E…?” aveva chiesto con timida aspettativa.

“E niente... Ho proposto di cercare un'alternativa, di provare a parlare con voi. Di chiedervi di farci da ambasciatrici presso l'Oracolo, per cercare una soluzione pacifica ” aveva risposto il ragazzo, per poi continuare, una sfumatura rancorosa nella voce“Il Capitano nessuno osa contraddirlo, ma io mi sono trovato al centro del ciclone. Efri e Ire mi trattano come un traditore, quanto a Ardu…” era rabbrividito, poi l’aveva fissata con spaventosa serietà “Guardatevi da lui, è pericoloso, veramente pericoloso, è capace di qualsiasi cosa, pur di portare a termine il suo dovere”.

Era rimasto in silenzio per un pezzo, mentre lei, seduta al suo fianco cercava di dominare il turbinio di emozioni che la sua presenza e le sue parole avevano risvegliato.

Se ne era andato poco dopo, senza averle detto molto altro, lasciandolo euforica e, al tempo stesso, delusa e insoddisfatta.

Will annuì. Non c’era altro da fare, non potevano continuare a versare in quello stato di insofferente incertezza. E lei non poteva più restare lì, spalla a spalla con Hay Lin, con il desiderio di voltarsi verso di lei e gridarle in faccia, con quanto fiato aveva in gola "Perché, perché mi hai fatto questo, perché proprio lui?" che si di dibatteva dentro di lei. Doveva agire, doveva fuggire.

“Partiamo per Everlan, subito.”.

Taranee si tirò un rasta, riflettendo. “Cornelia deve poterci raggiungere, se si deciderà di venire." un lampo di colpa le attraversò gli occhi scuri, mentre la voce si faceva dolente "Apriamo la porta per Everlan a The Olde Bookshop" propose "Così potremo lasciarla aperta, mentre saremo là e Cornelia potrà seguirci... se lo vorrà”.

Le ragazze si guardarono negli occhi, poi, con un cenno di assenso sgattaiolarono fuori dal bagno e dalla scuola e si diressero alla libreria.

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Capitolo 28
*** Les Enfants qui s'Aiment ***


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Chiedo scusa a tutti per l'assenza, ho avuto un periodo complicatissimo e sono veramente tanto impegnata. Ho finito di scrivere questo capitolo alle 11, 45 di sera, dopo 10 ore di lavoro e la prospettiva di alzarmi alle 7 ( e il gatto protesta perché ha finito i biscottini). Voi abbiate fede, però: costi quel che costi finirò di scrivere "Terra Magica" e spero che possiate apprezzare i prossimi capitoli come i precedenti.

Vi avverto che questo capitolo è un po' ostico... Non posso dire niente per non rovinare la trama ma... siete sempre liberi di spengere il pc e andarvene ^^

Ad Personam:

MaxT: Come sempre mi sostieni moltissimo con la tua costanza a seguire la mia storia. Spero che le soluzioni dell'inghippo, che si faranno via via più chiare, ti possano soddisfare. Per questo capitolo, invece, ti toccherà pazientare, perchè la telecamera si sposta fuori dall'azione... sulla dispersa delle cinque ragazze.

Amantha: Cerca di seguirmi, se ce la fai, tra un impegno e l'altro, così come io cercherò di scrivere ^^. Mi fa piacere che la mia storia ti appassioni, spero che il resto non ti deluda. Grazie delle entusiasmo!

AyaCere: Sei veramente un tesoro ç_______ç mi sono commossa! Immagino che sia stato grazie a te, se ho avuto un improvviso aumento di lettori! Non sai quanto mi fa contenta leggere una recensione così ben scritta e intelligente e incredibilmente positiva. Continua a seguirmi e fammi sapere cosa pensi del seguito. (A proposito... spero che il ritorno in scena di Flood sia stato di tuo gusto ^^ Scrivere di lui e Irma è così divertente...).

Fruittella110: Una nuova lettrice, che bello! E' la recensione di AyaCere che ti ha indirizzato? I tuo commento mi fa molto piacere, sono sempre molto felice di sapere che sono riuscita a trasmettere le emozioni dei personaggi, perchè è quello a cui tengo di più, quando scrivo. Aspetto altre recensioni ai capitoli seguenti!

Marina: Grazie della recensione e benvenuta tra le mie lettrici. Aspetto di sapere cosa pensi del resto della storia (se mai arriverai a leggere questo capitolo lo saprai^^)

Witch 92: Che recensioni entusiaste! Grazie mille! Mi sembra che la storia ti stia prendendo e questo mi fa un grandissimo piacere. Spero che il resto e gli altri colpi di scena non ti deludano.

Meg leggeva con quella sua voce bassa e roca, quasi mascolina. Il fumo le sfuggiva dalle labbra insieme alle parole. La ragazza sembrava trovare uguale piacere in Prevert e nello spinello. Era incredibile la capacità di Meg di godersi appieno qualsiasi piccola soddisfazione potesse offrirle la vita, pensò Cornelia, aspirando l'odore dolce e pungente della canna.

"Non si può leggere Prevert senza fumare!" aveva commentato con uno di quei sorrisi candidi che sconvolgevano all'improvviso i suoi lineamenti imbronciati, tirando fuori un panetto di fumo dalla tasca.

Aveva usato una cura pignola a non perdere nemmeno un grano di fumo, bizzarramente in contrasto con la sfacciataggine con cui si rollava una canna in pieno parco pubblico; in un orario in cui avrebbero dovuto essere a scuola, per di più.

Cornelia avvertì un vago senso di colpa. Non avrebbe dovuto essere lì e non soltanto per la scuola. Taranee aveva cercato ripetutamente di mettersi in contatto con lei, tramite i suoi poteri da telepate, ma lei aveva chiuso la mente e li aveva tenuta fuori. Quello che la preoccupava di più, però, era che non aveva dovuto sforzarsi, per non ascoltare. La voce di Taranee, nella sua testa, era stato poco più d un sussurro ovattato, di cui poteva percepire il suono, ma non le parole.

Stava forse perdendo i suo poteri?

O era a causa dell'attrito che c'era fra loro in quel momento? Non sarebbe stata la prima volta che il pomo della discordia, gettato fra di loro, indeboliva il loro legame, non solo affettivo, ma anche empatico e psichico.

Non aveva voglia di vederle o di confrontarsi con loro, però. Non aveva voglia di dare spiegazioni, di ascoltare scuse e di fornirne, di concedere perdoni. Non aveva voglia di raccontare cosa aveva fatto in quei giorni e cosa aveva provato in quegli ultimi mesi.

Non aveva voglia di confidarsi e di affrontare giudizi.

Uscire con Meg, chiaccherare, ascoltarla leggere e sedere al sole, in mezzo al verde e ai fiori, era decisamente meglio. Decisamente più facile.

Le parole della poesia ondeggiarono pigramente nella mente di Cornelia, ai limiti della coscienza.

"...Contre le portes de la nuit

Et les passent qui passent les désignent du doigt

mais les enfant qui s'aiment

Ne sont là pour personne..."

Si piegava sul libro Meg, leggendo. Lo teneva sollevato con una mano sola, quel libretto leggero di un centinaio di pagine, poggiando appena il gomito destro sul ginocchio e incurvando le spalle ossute. Il braccio destro penzolava dal lato metallico della panchina, sollevandosi per portare la canna alle labbra.

Era incredibile come potesse apparire bella anche in quella posizione assurda. Cornelia la fissò con invidia, mentre l'amica soffiava volute di fumo aromatico dalla bocca. Lei sarebbe sembrata ridicola nella medesima posa, goffa e sgraziata. Invece Meg sembrava soltanto ancora più sexy del solito, mentre gustava sulla lingua, le erre arrotate del francese.

Incredibile che Margareth Shane, la delinquente, la perenne ultima della classe, leggesse il francese con tanta naturalezza, caricandolo della la stessa insopportabile carica di sensualità che gli danno i madrelingua.

Il ventre di Cornelia si strinse dolorosamente, mentre un'altra melodiosa voce francese mormorava al suo orecchio.

Lo spinello sembrava così attraente. L'espressione di Meg così rilassata e dimentica di tutto, mentre aspirava con voluttà.

La punta irregolare, strettamente arrotolata intorno a un filtro fatto con un biglietto dell'autobus, aveva un fascino ipnotizzante.

"...Excitant la rage des passants

leur rage leurs mèpris leurs rires et

leur envie..."

Lo sguardo di Cornelia seguiva famelico il movimento della canna.

Voleva sapere che sapore avesse, quel cilindretto allungato, appena inumidito dal contatto con le labbra di Meg. Erano giorni che, tutte le volte che Meg tirava fuori una sigaretta, rimaneva incantata a fissarla, tormentata dalla curiosità di sentirne il sapore sulla lingua.

Tese un braccio, quasi in sogno, senza sapere bene cosa stava facendo.

"Fammi fare un tiro" esordì, brusca per mascherare l'imbarazzo.

Meg sollevò lo sguardo dalle pagine, la squadrò per qualche secondo, poi allungò languidamente il braccio, passandole lo spinello da sopra al libro.

"Aspira bene" le raccomandò con voce incolore "Butta giù".

Cornelia strinse goffamente la canna fra le dita, studiandola nervosamente. Non ne aveva mai provata una, così come non aveva mai provato una sigaretta. Aveva sempre avuto un pessimo rapporto con il fumo. Odiava chi riempiva le stanze di nebbia puzzolente, che le faceva bruciare gli occhi e si attaccava ai capelli e a i vestiti.

Però adesso le sembrava di non poterne fare a meno.

Appoggiò sospettosamente lo spinello fra le labbra e aspirò, sforzandosi di "buttare giù" come aveva detto Meg.

Un momento dopo stava tossendo convulsamente sulla panchina, piegata in due e con le lacrime agli occhi.

L'amica recuperò con prudente destrezza lo spinello, prima che lei lo facesse cadere in terra e prese una boccata con soddisfatto piacere, indifferente al fatto che lei stesse passando le pene dell'inferno.

"Così non ti verrà in mente di riprovarci un'altra volta" commentò tranquillamente.

Cornelia le rivolse uno sguardo rancoroso, carico di orgoglio ferito.

"Ti ci metti anche tu, adesso, a dirmi che cosa devo fare?" ansimò ferita.

"No" rispose la punk scrollando le spalle "Io ti faccio imparare dall'esperienza. O saresti ancora interessata a provare adesso?".

Cornelia rispose con una smorfia disgustata.

Meg esplose in una risata fragorosa e improvvisa che cessò rapidamente come era cominciata.

Appoggiò con cura il libro fra di loro, mentre Cornelia la fissava perplessa e ancora indispettita. Le avvolse il braccio libero intorno alle spalle sottili e la strinse contro di sé, con uno dei gesti inaspettati e affettuosi che la bionda aveva imparato a conoscere ed ad amare.

Con il viso premuto contro le scapole sporgenti di Meg, Cornelia sorrise fra sé e sé: era proprio una sciocca, ma come si faceva a tenerle il broncio?

La sentì aspirare sopra la sua testa e fu avvolta dal profumo dolciastro della canna quando espirò.

La faceva sentire bene bene, quella pazza, tranquilla e rilassata, come nessun altra. Sospirò di soddisfazione, strofinando la fronte contro il cotone ruvido della camicia dell'amica.

Meg la scostò, con un gesto altrettanto brusco del primo, affondandole le dita fra i capelli lunghi e luminosi.

Cornelia non capì esattamente lo svolgimento dell'azione nei secondi successivi, ma poco dopo i capelli scompigliati di Meg le solleticavano la fronte e le sue labbra morbide premevano sulle sue.

Un'ondata di panico confuso la invase e la ragazza reagì nell'unico modo che conosceva; attaccando.

Allontanò da sé Meg con decisione e, fissandola negli occhi, scandì con freddezza: "Io non sono una di quelle".

L'altra ricambiò il suo sguardo e, per un attimo, a Cornelia parve di scorgere un lampo di inquietudine attraversare le sue iridi scure, poi scrollò le spalle e si voltò per prendere un altro tiro.

"Davvero?" chiese con moderata curiosità "Allora mi sono sbagliata".

Raccolse il libro, lo aprì alla pagina che aveva lasciato e riprese a leggere.

"...bien plus loin que la nuit

bien plus haut que le jour

dans l'éblouissante clairté de leur prémier amour"

Cornelia, accanto a lei, fissava nel vuoto, calma solo in apparenza.

Cosa sarebbe successo adesso?

Aveva sempre saputo delle tendenze di Meg, non che con lei ne avesse mai parlato, ma lo sussurravano tutti, nei corridoi. Non le era mai importato prima. Era convinta che non le importasse.

Nella pratica, però, era ben diverso. Come avrebbe dovuto comportarsi ora? Avrebbero potuto continuare a essere amiche?

Un groppo doloroso le salì in gola. Non poteva perderla. Come Elyon, come Juliette. Non poteva farcela senza di lei. Nessuno poteva prendere il suo posto.

Era normale avere un rapporto così totalizzante con una ragazza?

Aveva sempre evitato di porsi la domanda. Si era testardamente rifiutata di ascoltare la vocetta che le sussurrava insinuante, all'orecchio, parole che le scavavano un vuoto nello stomaco.

Perché era una risposta troppo complicata, troppo spaventosa, troppo imperfetta, per la perfetta miss Hale.

Ed era troppo semplice, troppo ovvia, troppo chiara, perchè potesse sfuggire a una brillante come lei, se si fosse posta la domanda.

Era sempre stata incapace di stringere rapporti reali con ragazzi reali. I suoi innamoramenti svanivano appena si concretizzavano.

Non si era mai sentita sciogliere per un complimento, come Will o Hay Lin, li accettava come dovuti, più graditi alla sua vanità che al suo cuore.

Aveva sempre provato un certo disgusto nel sentire Taranee e Irma discutere dei loro rapporti con i ragazzi, che si facevano via via più fisici. Li trovava atti così volgari e grezzi e di scarso interesse.

Aveva sempre giudicato e neppure troppo nascostamente, la bellezza femminile decisamente superiore a quella maschile.

Con le ragazze, invece, aveva sempre stretto rapporti di gelosa e intima amicizia che, difficile negarlo, sconfinavano nell'amore, più di quelle fantasiose infatuazioni.

Quella domanda da cui era fuggita per così tanto tempo, però aveva continuato inseguirla, fino a raggiungerla e, adesso, si trvava costretta ad affrontare le conseguenze di una risposta.

Poteva negare, sapendo di mentire e riprendere il suo ruolo di ragazza perfetta, di modello ideale, ritornare ad essere la principessina che sua madre, i suoi insegnanti, le sue amiche volevano.

O poteva accettarsi per com'era, pacchetto completo e superare definitivamente il limite, tra ciò che il mondo giudicava giusto e ciò che giudicava sbagliato.

Dall'altra parte di quel limite stava Meg.

"Forse sono io che mi sono sbagliata".

Pronunciò quelle parole con voce chiara e decisa, continuando a guardare davanti a sé.

Sentì lo sguardo di Meg su di sé e si voltò verso di lei per guardare negli occhi lei e quel destino che le faceva tanta paura. Avrebbe affrontato le sue paure a testa alta. Non sarebbe fuggita più, perché lei non era tipo da affrontare le sfide tremante e timorosa, una volta che le aveva accettate.

Lo spinello cadde dalle dita di Margareth, dimenticato, mentre Cornelia le allacciava le braccia intorno al collo, con la stessa irruenza con cui si era stretta a lei per proteggerla dalla furia di Taranee.

La punk le strinse la vita con un braccio, mentre le accarezzava timidamente il viso con il dorso dell'altra mano.

Si sfiorarono le labbra solo per un istante, sufficiente, però, perché Cornelia sentisse qualcosa accendersi dentro di lei, una smania, un calore che nessun ragazzo era mai riuscito a infonderle.

Meg le nascose il viso nella piega del collo, stringendola a sé e tremando leggermente per la tensione, che doveva aver nascosto fino a quel momento; Cornelia si sentì finalmente, pienamente completa.

Adesso sapeva da cosa era scappata per tanto tempo, adesso sapeva cosa l'aveva tormentata, rendendola aggressiva e intrattabile. Era pronta a ricominciare, ad affrontare il giudizo degli altri, ad affrontare la vita, perché sapeva per cosa l'avrebbe fatto ed era sicura che nevalesse la pena.

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Capitolo 29
*** La Bestia nel Profondo ***


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Scusate per averci messo così tanto per aggiornare! Corro come una pazza tutto il giorno, gli straordinari si accumulano... Voi abbiate fiducia però! In un nodo o in un altro, prima o poi, continuerò ad aggiornare! Anche perché, d'ora in poi, viene la mia parte preferita e comincia il climax finale...

Ad personam:

Amantha: grazie per il sostegno! Sono proprio contenta che tu abbia apprezzato il capitolo scorso: è stato molto difficile da scrivere. Sono indecisa a proprosito dell'avertimento Shojo Ai: ci avevo pensato anche io, ma mi sembra riduttivo, in fondo la parte fra Cornelia e Margareth è sol una piccola parte del racconto. Non so consigliatemi voi ^^.

MaxT: Grazie Max di seguirmi sempre. I tuoi giudizi mi fanno sempre un gran piacere, perché ti stimo anche come autore. Mi fa piacere sapere che hai trovato il modo adeguato il modo in cui ho affrontato l'argomento e mi diverte molto la diversità fra le nostre Cornelie ^^

Witch92: sai che ti chiami come mia zia? Continua a seguirmi e a dirmi che ne pensi della storia, mi raccomando! Irma è diventata il mioc avallo di battaglia ormai, sarà ch mi diverto da matti a scrivere di lei e di Flood... Quanto a Cornelia... ora che ha sbattuto il naso su tutti i problemi che ha cercato di evitare, sarà ora che si di una smossa!

Fruittella 110: Mi spiace averti fatto aspettare tanto :( spero di riuscire ad aggiornare più in fretta d'ora in poi... almeno ci proverò! Su Cornelia... dovrai aspettare un po' per sapere cosa le capiterà e se sarà in grado di rimprendere in mano la situazione, per adesso ce ne andiamo su Everlan con le altre ^^.

AyaCere: grazie ancora di tutto! Anche a me questa Cornelia piace... altrimenti non la descriverei così eheh... mi piacciono i personaggi complicati, combattuti e mi paice Meg! E' in gamba, ababstanza da stare con una come Cornelia, che non è proprio un agnellino ^^. Irma e Flood, però, sono in cima alla mia classifica delle preferenze anche se... uhm anche Hay Lin e Matt... e Taranee con tutti i suoi casini e Will e l'ombroso Avren... Insomma dico la verità: io mi innamoro dei personaggi di cui scrivo, anche dei più stronzi, tipo Efri o l'Oracolo e non ho preferenze per l'uno o per l'altro. Sapere che vengono apprezzati e, perché no, amati anche da qualcun'altro, mi rende davvero felice :)

Il morbido braccio bianco Di Irma tagliava in due il cielo azzurro, puntando deciso verso l'orizzonte e un riflesso candido in lontananza.

"Così lontano?". L'esclamazione sorpresa di Hay Lin spezzò il loro silenzio allibito, esprimendo lo stesso pensiero di Taranee.

Accidenti a Irma... non poteva parlare chiaro una volta tanto? Come se già non fosse bastato tenerle per così tanto tempo all'oscuro di informazioni importanti. Se avesse parlato prima, non sarebbero state per giorni a lambiccarsi il cervello, confuse e nervose. Forse...

"Non c'è molto da fare. Gambe in spalla e andiamo". La voce stanca di Will interruppe le sue riflessioni.

Sì, non c'era altro da fare. Con un sospiro Taranee seguì le amiche che si avviavano.

Irma guidava baldanzosa il gruppetto, Will la seguiva, il capo inclinato in una posa malinconica. Hay Lin si teneva a debita distanza in un palese tentativo di rendersi invisibile.

L'aria era calda e odorava di umidità, gravando sulla terra e sui loro spiriti, il cielo plumbeo e minaccioso. Nei campi intorno, si vedevano solo scarni gruppi di lavoratori, che le salutavano con entusiasmo decisamente minore della prima volta.

Taranee avvertiva come un basso ringhio vibrante, che le risuonava nel sangue, come un drago imprigionato nelle viscere del mondo che si agitasse feroce, pregustando il momento in cui le sue catene arrugginite si sarebbero spezzate e sarebbe stato libero di vendicarsi dei suoi aguzzini. Ogni tanto, come se la bestia si ribellasse con più energia, un leggero tremito scuoteva la terra.

Everlan non era molto diversa dall'ultima volta che l'avevano vista, eppure... era come se l'attesa del disastro fosse improvvisamente divenuta palese. Poteva percepire la malattia che divorava la terra, altrettanto chiaramente che se avesse visto un bella fanciulla con un foulard legato strettamente attorno al capo glabro.

Era come se la luminosità del mondo si fosse spenta e Taranee era convinta che questo non fosse soltanto conseguenza del tempo. Persino i temporali dell'Everlan che aveva conosciuto avrebbero dovuto essere spettacolarmente affascinanti.

Un fastidioso velo di sudore cominciò a formarsi sulla pelle. Si passò infastidita un braccio sulla fronte. Quel tempo la fiaccava, quanto ci sarebbe voluto ad arrivare alle scogliere di cui parlava Irma? Sembravano così lontane e poi... tutte le informazioni che l'amica aveva ottenuto venivano da Everlaniani, per non parlare poi di quel Flood della guardia... Facevano bene a fidarsi così di un loro diretto nemico? Irma non era propriamente conosciuta per la saggezza dei suoi giudizi. Soprattutto quando si trattava di ragazzi.

Camminarono finché non perse il conto del tempo, mentre, dietro le nuvole, il sole si alzava nel cielo, arrancando lungo la costa, mentre il pendio si faceva sempre più ripido e la spiaggia si trasformava in falesie.

Davanti a lei, l'allegro cicaleccio di Irma si faceva sempre più stentato, in parte, forse, per il disagio dovuto al fatto che né Will né Hay Lin partecipavano attivamente alla conversazione, in parte, sicuramente, per l'apatia che quell'aria pesante provocava.

Poco alla volta, anche gli ultimi tentativi di Irma di tenere viva la conversazione si spensero e la ragazza continuò a camminare in silenzio con le altre. Di tanto in tanto, scoccava lunghe occhiate ansiose verso il mare cupo, che si stendeva come una coltre di lana pesante e scura sotto di loro.

Si mordeva il labbro inferiore e tormentava un boccolo castano fra le dita della mano destra. Cos'era a preoccuparla tanto? Capire Irma non era mai facile, nonostante sembrasse più limpida di un bicchier d'acqua. Era in grado di inviare decine di segnali contrastanti nello stesso momento, perciò intuire cosa provava davvero era estremamente complesso. Personalità come quelle di Will e Cornelia, molto più chiuse, erano in verità più semplici e lineari. Irma, invece era un mistero. Cambiava espressione con la velocità con cui si increspa la superficie di un lago. Adesso, cos'era che la turbava tanto? Possibile che temesse una trappola? Sembrava così poco da Irma...

E se invece... se invece... Guardava l'acqua con un espressione così, ecco, tenera.

Non è che si era presa una cotta per quel Flood? Questo avrebbe peggiorato ulterormente la sua capacità di giudizio. Forse quelli della Guardia le stavano attirando in una trappola, approfittando dell'ingenuità di Irma.

Eppure sembrava così certa di potersi fidare.

Mentre le falesie improvvisamente si facevano più vicine, dopo che per ore, parevano essere rimaste sempre alla stessa distanza, incrociarono una delle multicolori strade di Everlan e continuarono il loro cammino marciando sulle piastrelle irregolari. La polvere bianca, appesantita dall'aria umida, aveva reso il fondo viscido e scivoloso e spento i colori in un grigio fangoso.

Come era doloroso vedere l'agonia di quella terra dall'anima luminosa! Vederla spegnersi, appassire mortalmente ferita, dibattersi come un'animale morente che disperatamente tenta di riempire un'ultima volta i polmoni, per poi giacere senza più forze e speranze, i grandi occhi bruni in cui lentamente il terrore si spegne, sostituito solo dal vuoto.

La strada scivolò improvvisamente oltre il limitare della scogliera, mutandosi in una scalinata ripida, finemente cesellata e dall'aspetto antico. Persino Irma parve farsi titubante all'idea di scendere per quei gradini stretti, resi scivolosi dalle onde che si infrangevano violentemente contro le rocce, molti metri più in basso.

Hay Lin, invece, presa dai suoi pensieri, si avviò, inconsapevole del timore delle sue compagne. Soltanto dopo che la sua testa era quasi del tutto sparita dietro al profilo degli scogli parve accorgersi che le altre non la stavano seguendo, e si volse smarrita verso di loro.

"Cosa... cosa succede?", chiese confusa, in precario equilibrio sulla cengia di roccia.

"Noi non abbiamo le ali Hay-Hey... Non è che ci vada proprio a genio questa strada!", ribattè Irma sarcastica.

Hay Lin guardò in basso perplessa, spalancando gli occhi, come se, fino a quel momento, non si fosse accorta del baratro sotto i suoi piedi.

"Però... non c'è un'altra strada per scendere", le informò.

Will si sistemò una ciocca dietro le orecchie, con l'ennesimo sospiro rassegnato. "E allora dovremo per forza passare da lì".

Irma scese un paio di gradini, poi si strinse convulsamente alle spalle di Hay Lin, che tentò di rassicurarla con una comprensiva pacca sulla mano che le artigliava la maglietta. Non servì a molto, ma le due presero comunque a scendere, mentre l'orientale tentava vanamente di convincere l'altra ad allentare la presa.

Will le seguì, sempre a capo chino, sempre indifferente, con un'attenzione appena maggiore a guardare dove metteva i piedi.

Taranee sbirciò oltre il bordo. La parete di un bianco accecante piombava nel mare scuro praticamente in verticale. Le onde si infrangevano contro gli scogli sotto di lei. Decisamente troppo sotto di lei.

Si ritirò altre il bordo con un sigulto di paura. Non ce l'avrebbe mai fatta. Non poteva farcela. Era fuori discussione.

La voce acuta per la paura di Irma si allontanò, i sui urletti isterici intervallati dai vani tentativi di Hay Lin di farla ragionare.

Deglutì e chiuse gli occhi. Doveva scendere.

Non poteva scendere! Non poteva!

Strinse gli occhi ancora più forte e, a tastoni cercò il punto in cui la soffice erba verde spariva nel nulla.

E se una di quelle scosse di terremoto le avesse sorprese mentre scendevano? O cavolo, cavolo... non ci poteva pensare.

Non doveva pensarci.

Si girò lentamente, senza smettere di strisciare né aprire gli occhi, fino a dare le spalle alla parete.

Cautamente allungò un piede. Quando la familiare sensazione fresca dei fili d'erba sparì, per lasciar posto al nulla, ritrasse la gamba di scatto, in preda al panico.

Deglutì di nuovo, contò fino a dieci e provò di nuovo. Questa volta riuscì a poggiare la punta del piede sul primo gradino.

Bene, ok, stava andando bene, bene... adesso doveva solo... doveva solo spingersi con tutto il corpo oltre il bordo... con solo quei miseri centimetri di roccia a dividerla da una caduta di decine di metri.

Affondò le dita nella terra e cercò di rallentare il respiro affannoso. Ok, ok, andava bene così.

Lentamente allungò anche l'altro piede, finchè non riusci a poggiarlo accanto al primo.

Strisciò sulla pancia fino a superare l'orlo e si schiacciò contro la parete di roccia, gemendo dal terrore.

Piano, piano, doveva solo fare piano e non sarebbe successo niente. Si mise a quattro zampe e raschiando con le unghie la roccia, cominciò a scendere, a tastoni, perchè non osava aprire gli occhi.

La discesa sembrò durare ore. Nell'aria opprimente del pomeriggio, il fragore del mare era assordante. Di tanto in tanto, la voce di una delle sue amiche la raggiungeva, ma le loro voci si facevano sempre più lontane e fievoli. Il sudore si mischiava con la polvere gessosa delle falesie, facendole prudere la pelle e gli occhi. Le facevano male le ginocchia, le mani, i gomiti graffiati dalla roccia.

A ogni passo le veniva da piangere.

Ma chi glielo aveva fatto fare?

E poi, all'improvviso, la cengia si allargò in una ben più comoda piazzola. Taranee tastò ben ben il terreno intorno a sé, prima di azzardarsi ad aprire un occhio. Si trovava su una terrazza di pietra scolpita, piccola ma confortevole per una che avesse appeno sceso quattro piani di scale dissestate a strapiombo sul mare. Davanti a lei si spalancava l'ingresso di una caverna dall'arco magistralmente intarsiato.

Si appoggiò con la schiena alla scogliera e si fermò a riprendere fiato e a calmare il battito del cuore.

Le altre non si vedevano da nessuna parte. Taranee, però poteva sentire, a tratti, il cicaleccio di Irma provenire da qualche parte oltre la parete di roccia.

Pian piano, mentre riprendeva il controllo di sé, si alzò e si diresse verso l'imboccatura della caverna. L'interno era fresco, tranquillo, come preservato dall'angoscia che opprimeva il resto del paese. Taranee cominciò ad avviarsi verso le voci, che la raggiungevano di tanto in tanto come se le sue amiche si avvicinassero e si allontanassero da lei secondo le curve del percorso.

La strada era fievolmente illuminata, benché non riuscisse a capire dove si trovasse la fonte di quella lieve luce gialla. Si sentì sollevata, all'idea di non dover far uso dei suoi poteri. Mentre avanza prudentemente nella penombra, l'occhio le cadde sulle pareti scure. Sembravano macchiate... forse ci crescevano delle piante, del muschio? O era umidità?

Si avvicinò per guardare meglio.

Erano dipinte. Dipinte meravigliosamente. Colori sgargianti, ma perfettamente amalgamati, figure eleganti e delicate, ma incredibilmente vivide, forti nella loro espressività.

Osservò la scena con più attenzione, non riusciva a capire che cosa descrivesse, eppure ne era attratta in modo quasi morboso. Voleva capire, doveva capire. Come se fosse stata questione di vita o di morte.

Strinse gli occhi, dietro le lenti, concentrandosi.

L'immagine ardeva di fiamme rosse, gialle e roventi di bianco. Danzanti fiamme di candele e accoglienti fiamme di focolare, fiamme crudeli di incendi distruttivi e fiamme laviche di divina possanza. Uomini le veneravano, ringraziavano, usavano, imprigionavano.

Tra le fiamme camminava una fanciulla. Una fanciulla di una bellezza smagliante, con i lunghi capelli argentei, la pelle candida e luminosa, gli arti lunghi e aggraziati e i grandi occhi di un blu profondo. Incredibilmente simile a quella disegnata da Hay Lin, così simile che, se non era la stessa, doveva essere la sua sorella gemella.

Il fuoco l'avvolgeva e si inchinava a lei, si piegava ai suoi piedi e la proteggeva come il più feroce dei cani da guardia.

Doveva trattarsi delle immagini di cui aveva parlato loro Irma. Dunque quello che stava vedendo doveva avere a che fare con i suoi dubbi più profondi... ma cosa significava?

Desiderava vedere i dipinti che seguiva e che scorgeva dipanarsi lungo le pareti della caverna, ma il timore di quello che avevrebbe potuto scoprire la frenava. Ci sono certe domande di cui è meglio non cercare la risposta. Ci sono certi dogmi in cui é meglio aver fede, senza nemmeno porsele certe domande, per non dover vedere tutto ciò in cui si crede cadere come un castello di carte a un soffio di vento.

Però...

Le risposte... sapere di poterle avere e rifiutarsi di confrontarsi con esse... non sarebbe stata solo vigliaccheria? Vigliaccheria ingiustificabile? Menzogna spudorata come quelle che tanto avrebbe criticato in un altro?

Mosse un passo verso il dipinto successivo. La fanciulla sollevava una mano in un gesto di richiamo, attorniata da personaggi adoranti; il fuoco si agitava di fronte a lei, tendendosi per raggiungerla.

Ipnotizzata dal racconto, il cui fascino metteva a tacere i suoi dubbi, si spostò ancora.

Le fiamme si avvolsero su loro stesse prendendo una forma solida, assumendo un aspetto umanoide...

Taranne si precipitò verso l'immagine seguente.

Efri si inchinava alla fanciulla, le trecce rosse che ricadevano intorno al capo, la pelle bronzea che riluceva come una fiamma. Sembrava nobile e selvaggia. Affascinante nella sua pericolosità.

Dunque l'istinto che aveva avuto, sin dalla prima volta che l'aveva incontrata, di paragonare Efri al fuoco e di sentirsi in qualche modo simile a lei, era giustificata.

Nel dipinto successivo, la donna combatteva per proteggere la fanciulla, o forse sarebbe stato più giusto definirla regina, e tutto il suo popolo.

A Taranee parve di scorrere centinaia di dipinti, in ognuno dei quali Efri tratteneva la sua furia distruttiva per servire gli Everlaniani. In ognuno si umiliava maggiormente, abbassandosi a ogni tipo di compito e in ognuno le veniva richiesto sempre di più dagli uomini. In ognuno il suo ghigno crudele si faceva più simile a quello che Taranee conosceva.

Di tanto in tanto, riappariva la fanciulla dalle chiome lunari e, sempre, Efri la guardava con adorazione e, forse, affetto. In quelle immagini mostrava uno sguardo caldo che riservava solo a lei e, al quale, la fanciulla rispondeva con dolcezza e pietà. Solo davanti a lei gli inchini di Efri non sembravano mai forzati. Davanti a lei continuava ad essere simile a quella apparsa nel primo dipinto.

In ogni altra immagine, però, la follia stravolgeva sempre più i suoi lineamenti e la sua rabbia, forzatamente repressa, era sempre più evidente.

Era chiaro che sarebbe esplosa, se le catene che la legavano e che si facevano sempre più strette non si fossero allentate.

Come il drago che giaceva nelle viscere di Everlan.

Come il fuoco che crepitava nel cuore di Taranee.

Affrettò il passo verso l'ultima immagine.

Dietro di lei, una luce gialla e danzante si accese mostrandole chiaramente il dipinto.

Efri le rivolse il suo ghigno crudele, mentre stringeva le mani intorno al suo cuore, sussurrando parole infuocate alle suo orecchie.

Taranee la fissò imbambolata; un brivido freddo le scendeva lungo la schiena e si diffondeva fino al cuore.

Poi si voltò verso la fonte di luce.

Efri continuava a ghignare.

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Capitolo 30
*** Al Cor Gentile ***


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Salve a tutti! Sono molto fiera di me stessa per essere riuscita ad aggiornare in tempo ragionevole ^^. Grazie a tutti per i commenti, spero che anche questo capitolo possa piacervi. Festeggiamo: Questo è il TRENTESIMO capitolo! Entriamo nell'ultimo quarto della storia, tenetevi forte che d'ora in poi gli eventi precipiteranno!

Ad Personam:

AyaCere: Grazie carissima :) Purtroppo temo che dovrai aspettare ancora un po' per sapere cosa succede a Taranee... E' un truccaccio di serie B per tenere alta la tensione eheh. Su Flood, invece, qualcosina verrai saperla anche subito... anche se mi sa che non sodisferà molto la tua curiosità ^^

MaxT: Ciao Max! Grazie del continuo sostegno e dell'aiuto che mi dai. Mi fa molto piacere aiutarti, quando posso, anche se mi sembri cavartela benissimo anche da solo... Il capitolo mi è venuto facile da scrivere e, di solito, quelli che vengono giù al primo colpo sono quelli che poi risultano migliori! fammi sapere cosa pensi di questo.

Amantha: Non ti preoccupare, non c'è bisogno di dilungarsi (anche se fa sempre piacere..) i tuoi commenti mi fanno comunque molto contenta. Gli ultimi capitoli sono i tuoi preferiti? Bene ^^ si va a migliorare allora...

Fruittella101: Grazie, grazie tante per l'entusiasmo e il sostegno! Spero che la storia continui a piacerti e di non deluderti. Sono contenta che quello che scrivo ti faccia affezionare un po' di più a i vari personaggi, vuol dire che il mio affetto per loro (che cresce via via che ne scrivo), traspare dalle mie parole.

I cunicoli erano scuri e si susseguivano come viscere contorte della roccia. A Will sembrava di camminare in sogno, trascinandosi dientro a Irma e Hay Lin, che camminavano una accanto all'altra tenendosi per mano, come due bambinespaventate, e nemmeno si voltavano verso di lei.

Hay Lin doveva sentirsi in imbarazzo a parlare, di sicuro avrebbe preferitoche lei non fosse lì in quel momento. E Irma? Irma probabilmente sapeva tutto e aveva preso le parti di lei, in fondo le due erano sempre state amiche del cuore.

La migliore amica di Will, invece, era Taranee. Forse perché erano arrivate a Heatherfield nello stesso momento e, non conoscendo nessuno, avevano legato soprattutto tra di loro. Erano state inseparabili per anni; Taranee, timida, pacata e intelligente, capace di incredibili gesti di coraggio e sentimenti brucianti, era la sua spalla, la più affidabile tra tutte, l'unica a non avere mai un atteggiameno antagonistico nei suoi confronti, eppure ben capace di esporre le sue idee e di farle valere.

Peccato che, ultimamente, vederla fosse diventato quasi impossibile. Taranee passava il suo tempo a organizzare elezioni scolastiche, campagne contro la caccia alle foche e dibattiti sul matrimonio tra omosessuali. La faceva sentire a disagio, pigra in modo colpevole, disinformata e disinteressata a ciò che succedeva nel mondo. Non riusciva più a confidarsi con lei, le sembrava che qualunque argomento affrontasse non potesse che risultare sciocco e privo di interesse, rispetto alle cause per cui lottava Tara.

Taranee le mancava. Le mancavano le loro serate a chiaccherare di niente, nei lettini gemelli della camera degli ospiti, al buio per non svegliare la mamma. Le mancavano le uscite a due, i pomeriggi al cinema, persino le giornate di studio.

Le mancava, soprattutto, che Taranee non la cercasse più per parlare dei suoi problemi, dei suoi dubbi, che non la chiamasse più sul cellulare nel cuore della notte, svegliandola e tendendola sveglia ad ore impossibili per avere conforto, che non richiedesse più la sua compagnia per interminabili scampagnate in mezzo all'erica, alla ricerca di assurdi insetti da fotografare.

Era terribilmente triste pensare che Taranee non avesse più bisogno di lei.

La faceva sentire inutile e sola.

Non riusciva a confidarsi con lei, ad appoggiarsi a lei, se l'amica non faceva altrettanto.

Avrebbe voluto poterle raccontare... raccontare qualcosa che non sapeva nemmeno lei, qualcosa che aveva a che fare con i sorrisi che Matt rivolgeva ad Hay Lin e gli occhi grigi di un loro mortale nemico.

Si voltò indietro per vederla, desiderando uno sguardo di conforto, di quelli che la Taranee di un tempo le avrebbe sicuramente rivolto.

Dietro di lei, però, non c'era nessuno.

Si voltò di nuovo, solo per scoprire che anche Hay Lin e Irma si erano volatilizzate.

Dovevano aver svoltato in un cunicolo laterale senza che lei se accorgesse. Non potevano essere lontane.

Ma come avrebbe fatto a ritrovarle? Quel posto era gigantesco, un maledetto labirinto!

Il cuore le cominciò a battere all'impazzata, mentre tornava di corsa sui suoi passi e si infilava nel primo cunicolo sulla destra. Non potevano essere lontane.

Si fermò e tese l'orecchio, sperando di udire il suono dei passi di Irma e Hay Lin. Il silenzio le rispose con muta crudeltà.

Ritorno indietro di corsa e prese un'altra direzione, si fermò nuovamente e ascoltò. Nuovamente sentì solo il silenzio.

Chiamò prima piano, poi con voce progressivamente sempre più alta, i nomi delle sue compagne. L'unica risposta che ottenne fu una flebile eco che ribalzava nei corridoi.

Si appoggiò con la schiena alla parete, cercando di pensare. Da quanto tempo potevano essersi divise? Non molto sicuramente, ma abbastanza perché i suoi richiami venissero resi vani dai tornanti della galleria.

Cercandole alla cieca non le avrebbe mai trovate, era fuori di dubbio.

Meglio tornare verso l'uscita e aspettare lì, sperando che Taranee la contattasse telepaticamente.

Dunque, che strada avevano fatto fino a quel momento?

Un ondata di panico le strozzò il respiro, mentre realizzava di non aver assolutamente fatto caso alle svolte che avevano preso, distratta dai pensieri che le affollavano la mente.

Dunque, sicuramente doveva lasciare quel cunicolo e tornare nella galleria principale.

Si allontanò dalla parete, poi si girò a fissarla, cercando di imprimersi nella memoria eventuali segni di identificazione, per avere qualche punto di riferimento in quel labirinto di roccia.

Fu allora che se ne accorse: l'intera parete era affrescata, meravigliosamente.

Il dipinto che aveva davanti a sè rappresentava una stanza magnifica, le pareti rivestite di un marmo blu venato di bianco e azzurro. Alte colonne sorreggevano il soffitto, terminando in capitelli elaborati.

Al centro della stanza e del dipinto, una fanciulla con lunghissime chiome argentee e un volto malinconico, sedeva su un alto trono istoriato. Intorno a lei cinque figure: un ragazzo alto e seminudo, un uomo massicicio dal volto pacato, una donna dalla pelle ramata carica di armi e, infine, due ragazzini con visi da folletto, uguali sputati a quelli disegnati da Hay Lin.

Doveva essere la Guardia di Everlan, non c'erano dubbi.

Ma se quella era la guardia, dov'era Avren?

Oltre il dipinto, alcune macchie chiare sulla parete ne facevano sospettare un altro. Will, spinta da un disperato bisogno di risposte, si avvicinò.

Era un altro dipinto e, da quello che riusciva a scorgere alla luce fioca del luogo, dovevano essercene molti altri.

I dipinti successivi mostravano soprattutto i cinque rappresentanti della Guardia di Everlan che... ecco... era difficile definire quello che facevano...sicuramente non quello che ci si sarebbe aspettato da loro, in verità, sembravano più che altro creare problemi.

I due ragazzini con i poteri dell'aria erano impegnati soprattutto a inventare scherzi e dispetti da infliggere a tutto il circondario, quando non litigavano tra di loro. Erano dispetti a volte divertenti, ma più spesso pericolosi e crudeli; nessuno sembrava in grado di tenerli a bada.

Quel tipo alto e magro come uno stecco, che doveva essere il Flood nel quale Irma aveva tanta fiducia, passava il suo tempo a... una sola parola poteva definire le sue attività: bighellonare. Il che comprendeva serate intorno al falò, nuotate notturne, dormite sull'erba, graziose fanciulle da circuire (questo doveva dirlo a Irma) e abbondanti banchetti ricchi di ogni pietanza e bevanda.

La donna dai capelli rossi, probabilmente quella che aveva attaccato Taranee, pareva indomabile, del tutto incapace di collaborare con i suoi compagni e con le persone che avrebbe dovuto proteggere. Non pareva avere la più pallida idea di cosa significasse disciplina, attaccava briga con chiunque e ragiva in maniera distruttiva ed esagerata a qualsiasi stimolo. Sembrava che, a impedirle di dar semplicemente fuoco a tutto, fossero invisibili catene di incantesimi forgiate da pallidi stregoni.

L'uomo, che non poteva essere altri che Ardu, era il suo esatto opposto: freddo e razionale come una macchina, assolutamente ligio al dovere. Troppo, sospettava Will. Nei dipinti fustigava bambini per aver rubato un frutto e trascinava nelle carceri uomini che avevano raccolto legna nel campo del vicino.

Ogni tanto nelle immagini appariva anche la fanciulla, attorniata da uomini con vesti da stregoni e bastoni intagliati e dipinti con simboli magici. Anch'ella aveva un volto familiare, ma Will non riusciva a capire dove l'avesse già visto. Sembrava sempre triste e riprendeva i cinque guardiani per le loro colpe. I guerrieri la guardavano con adorazione e affetto, espressioni colpevoli dipinte sul viso.

Nel dipinto successivo, però si comportavano esattamente come prima.

La fanciulla li continuava pazientemente a riprendere, mentre sui volti dei suoi consiglieri si dipingeva un'espressione sempre più insofferente.

Infine si riunirono insieme a consiglio. Gli uomini e le donne che attorniavano la fanciulla parevano molto accalorati, mentre lei

ascoltava con dolce rassegnazione.

Will, confusa e con un presentimento che le si agitava nel petto, si diresse subito all'affresco successivo.

Gli stregoni erano riuniti in circolo, le braccia alte al cielo, mentre intonava canti e suonavano strumenti sconosciuti a Will. Alcuni danzavano eleganti e imponenti. Intorno a loro Will poteva scorgere le correnti magiche dell'isola piegarsi e cambiare, secondo il loro volere.

La fanciulla assisteva. Sembrava rassegnata e ancora più triste.

Nel dipinto accanto, ogni uomo e ogni donna di Everlan alzava le braccia al cielo unendosi ai canti dei suoi maghi sacerdoti. Ognuno degli uomini e delle donne abbandonava nel flusso dell'incatesimo una piccola scintilla di sé.

Istintivamente Will seppe che quella scintilla rappresentava il fulcro del coraggio, della fedeltà, della forza di volontà di ognuno.

Ognuna di quelle luci danzanti si immerse nelle correnti guidate dai maghi unendosi alle altre, stringendosi, avvolgendosi in un turbine di lucciole.

Will, con il cuore che batteva troppo, troppo velocemente, si avvicinò titubante all'immagine che seguiva.

Gli occhi grigi di Avren guardavano il mondo per la prima volta, mentre il giovane (ma aveva un senso definirlo giovane?) stava in piedi nel cerchio di incantatori. Non erano sofferenti come Will li ricordava, ma limpidi e decisi, in qualche modo, però, sembravano mancare di vita, finestre che si aprivano sul vuoto.

Sotto la guida di Avren, la Guardia di Everlan parve imparare la disciplina, la collaborazione e il buon senso, con tutti i limiti del caso. Quello che all'inizio sembrava un branco di delinquenti, nei dipinti successivi appariva come una squadra efficiente, in grado di svolgere qualsiasi lavoro gli venisse affidato.

Tutto soltanto perché c'era Avren a guidarli, a tenere unito il gruppo, a dargli un'anima.

Will camminò lungo il corridoio, il senso del tempo completamente perso, osservando quelle immagini con dolente ammirazione. Avren era come avrebbe dovuto essere un capo, come avrebbe dovuto esserlo lei.

I suoi occhi chiari, che Will cercava sempre per primi in ogni immagine, si facevano via via più vivi, più profondi, come se un'anima crescesse dentro quella creatura forgiata dalla magia e dalla fede. Si facevano sempre più simili a quelli che la ragazza ricordava: fieri, luminosi e... tristi.

Will ne fu sorpresa: era convinta che quella profonda malinconia che aveva scorto nelle iridi grigie fosse causata dalla catastrofe che minacciava la sua terra. Invece pareva insita in lui fin da ben prima.

Era una tristezza diversa, però, concluse Will dopo averlo studiato per un pò. Mancava della disperazione prossima al terrore che tremava adesso nel suo sguardo; era carica, invece, di calore.

Si avvicinò all'ultima immagine, mentre la comprensione si faceva via via largo in lei e l'oppressione che le cresceva nel petto in quei giorni si faceva sempre più prossima a schiacciarla.

Il dipinto era nuovamente ambientato nella grande sala ricoperta di marmo blu.

Erano rappresentati solo due personaggi, l'eterea fanciulla dai capelli biondi e il giovane capitano di quelle che, ne era ormai convinta, dovevano essere le sue guardie.

Ella era in piedi, di fronte al trono e guardava lui con affetto e compassione, il volto velato di malinconia. Avren era inginocchiato,

stringeva la fra le mani quella sottile della ragazza e la fissava con sguardo estatico.

Will era travolta da quel racconto muto. Le lacrime le scivolano lungo le guance. Chissà da quando. E perché, poi?

Però si sentiva così terribilmente triste e sola. Sentiva un disperato bisogni di venire abbracciata con affetto, come faceva Matt. Egli capiva sempre quando aveva bisogno di sostegno e sapeva sempre la cosa giusta da fare.

"Non guardare".

La voce vibrava di rabbia minacciosa e oltraggiata. Una mano robusta sulla spalla la costrinse a voltarsi

Will si trovò a fissare Avren negli occhi. I suoi lineamenti erano impassibili come sempre, ma nella curva delle sopracciglia e agli angoli della bocca vibrava la furia.

"Perchè stai vedendo questo? Cosa ti importa? Non dovresti nemmeno POTERLOvedere" ringhiò il giovane, rafforzando la stretta sulla spalla.

La ragazza strinse le labbra cercando di trattenere i sigulti, mentre si allontanava i capelli dal viso con la mano tremante.

Poi affondò il volto nei palmi.

"Scusami, scusami... Scusami", singhiozzò.

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Capitolo 31
*** Il Ragazzo e il Mare ***


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Intanto scusate tutti per questo ritardo ALLUCINANTE, le ragioni sono molteplici e, spero, valide. Intanto ho avuto un periodo piuttosto complicato tra un marasma assurdo a lavoro e un incidente che mi ha bloccato a letto, ma c'è anche una ragione "interna" al racconto: sono quasi arrivata alla fine e gli ultimi capitoli sono piuttosto concitati e concatenati strettamente fra di loro, perciò ho dovuto scriverli quasi tutti insieme, per non rischiare di trovarmi con delle discrepanze tra l'uno e l'altro. Per lo meno ne ho diversi da pubblicare in un breve lasso di tempo e, nel frattempo, spero di scrivere anche gli ultimi e arrivare così alla fine senza farvi aspettare ulteriormente.

Ad Personam

MaxT: grazie come sempre del tuo sostegno e del tuo aiuto. Spero che questo capitolo ti piaccia: è stato un po' ostico (e quelli dopo anche peggio....). Un bacio e a presto!

Rainboy: la tua recensione mi ha fatto davvero tanto, TANTO piacere, intanto perché è molto completa e scritta, si vede, con conoscenza del fumetto e senso critico, eppure estremamente positiva e, poi, perché Barbucci è il mio idolo e essere anche solo vagamente paragonata a lui mi rende felice da morire. Sarei molto curiosa di sapere qual'è la tua interpretazione delle witch: adoro confrontare i diversi punti di vista su questo argomento, mi diverte moltissimo ^^. Sono consapevole che la mia versione è opinabilissima, anche perché, via via che scrivevo mi lasciavo prendere la mano e mi dimenticavo sempre più il fumetto. In effetti, nella trama originale del racconto, Hay Lin era meno impacciata e più solare, Taranee meno aggressiva e Cornelia meno... gay. Un bacio e grazie ancora! PS: cercherò di stare il più attenta possibile all'ortografia, giuro! Mi cospargo il capo di cenere...

Wtch92: finalmente mi degno di aggiornare, vedrai che d'ora in più sarò più rapida! Spero che apprezzerai anche i capitoli che verranno. Riguardo a Will... ecco in verità avevo una mezza idea di fare un sondaggino per decidere le sue sorti: ora ci penso!

Fruitella110: Ti è toccato aspettare un bel po'... chiedo venia! Sono contenta che ti piaccia Avren: avevo paura mi uscisse un po' troppo perfettino, spero invece di essere riuscita a renderlo un po' più umano e interessante. Nei prossimi capitoli avrà un bel po' di spazio e una scena madre... mi auguro che mi seguirai fino a quel momento. E non rattristarti per la fine della storia, a parte che vorrà ancora un po' e poi... chissà!

Amantha: grazie di tutti i tuoi complimenti! Spero di riuscire sempre a migliorare via via che scrivo, altrimenti significherebbe che non mi impegno abbastanza. Spero che la storia risulti davvero un po' originale, anche se sono tanti i predecessori che mi hanno ispirato.

Ragazzasayan: Alla fine ho continuato (mi hai fatto pena davvero, giuro! Non ci dormivo la notte e mi distraevo a lavoro!), spero proprio che tu non abbia abbandonato e che continuerai a leggermi. Grazie del tuo entusiasmo.

Le caverne erano fiocamente illuminate, apparentemente smisurate e orrendamente comuni. Irma cominciava a sospettare di essere stata presa un’altra volta per il naso.

Per di più nessuna delle altre sembrava aver voglia di parlare, il che rendeva il tutto di una noia mortale.

Hay Lin camminava al suo fianco zitta zitta, fingendo di non esistere.

Questo bizzarro comportamento poteva indicare solo una cosa, almeno secondo i paramentri di Irma.

“Dì Hay-Hey” sbottò all’improvviso, sperando di prenderla alla sprovvista “Questo tuo mutismo ha forse a che fare con Matt?”.

Hay Lin si voltò verso di lei di scatto, gli occhi rotondi per il panico e la sorpresa.

“Matt” balbettò “Come fai a sapere di Matt?”.

Si fissarono per un attimo in silenzio. Un ghigno soddisfatto si allargò sul viso di Irma. Hay Lin spalancò gli occhi ancor di più, mentre la consapevolezza del suo errore si faceva largo e si tappò la bocca con entrambe le mani.

“Troppo tardi, Hay-Hey” la stuzzicò Irma “E comunque lo sapevo da un sacco di tempo” si gloriò, decidendo di soprassedere sul fatto che era stata Taranee a parlargliene mesi prima, convinta che Hay Lin si fosse confidata con lei. Se se ne fosse accorta da sola, avrebbe torchiato l'amica già da tempo sull'argomento, ma Taranee l'aveva costretta a giurare di non farne parola. Però ormai... era passato tanto tempo e poi Hay Lin era così mogia: era suo dovere di amica consolarla!

“Allora… come sta andando? Non ti fila, eh?”

Hay Lin arrossì e abbassò timidamente gli occhi “Ecco, veramente…”.

“Non vi sarete mica usciti insieme?” proruppe Irma sdegnata.

"Ecco.. cioé..noi..."

"Non vorrai dirmi che vi siete messi insieme e che io non lo sapevo?" ululò incredula.

“Sì” rispose semplicemente l’altra con un accenno di sorriso.

“E tu non mi hai detto niente!” si lagnò “Non ci sono più le amiche di una volta”.

“Io… mi dispiace… non… non ci siamo tanto viste in questo periodo” si giustificò Hay Lin vergognosa.

“Fortunatamente per te sono molto clemente e ti perdonerò” asserì la Guardiana dell’Acqua con aria d’importanza “Piuttosto cos’è questo muso lungo?”. Le assestò una pacca decisa sulla spalla: “Su con la vita!”.

Hay Lin le rivolse un’occhiata atterrita.

“Ah…” abbassò bruscamente il tono della voce, trasformandolo in un bisbiglio cospiratorio “Ora capisco: si tratta di…” si gettò un’occhiata furtiva alle spalle “Will?! Dov’è finita Will?!” terminò a voce di nuovo alta.

“E Taranee? Dov’è Taranee?” le fece eco Hay Lin.

“Oddio le abbiamo perse! Ma quando è successo?”.

Provarono a tornare indietro.

Non incrociarono nessuno.

Urlarono a squarciagola i nomi delle amiche.

Non rispose nessuno.

“Temo che sia poco da fare” sentenziò Irma quando ormai erano diventate rauche dal gran gridare “Taranee ci contatterà sicuramente con la telepatia… vero?” aggiunse titubante. La sensazione di essere caduta in una trappola si faceva sempre più forte. Stupido Flood, aveva fatto male a fidarsi di lui. E anche di tutti gli altri Everlaniani, branco di infidi traditori... La delusione si fece lentamente largo nei suoi pensieri.

Ci cascava sempre.

Hay Lin si strinse nelle spalle con una buffa smorfia tra il rassegnato e il preoccupato.

“Sarà meglio tenersi per mano” propose “Non vorre perdere anche te!”. Allacciò strettamente le dita a quelle di Irma.

Il contatto consolò un po’ la Guardiana dell’Acqua che rispose alla stretta, trovando conforto nella compagnia dell’amica.

Insieme si riavviarono per i cunicoli, camminando vicine, vicine, come bambine e guardandosi intorno, intimorite da quel luogo fattosi minaccioso.

Improvvisamente la presa della mano di Hay Lin si fece più forte e l’orientale si lasciò sfuggire un ansito di sorpresa.

“Ah! Guarda, guarda” esclamò incredula “Sono dei dipinti bellissimi, bellissimi! E ci sono anche loro: devono essere stati fatti prima che lui partisse…” borbottò meditabonda “In suo ricordo magari…”

Finalmente! Allora non l’avevano ingannata: c'era davvero qualcosa in quel posto!

Sollevata Irma si voltò, carica di gioiosa aspettativa, verso la parete.

Era esattamente uguale alle altre: grigia, rocciosa e nuda.

“Ma cosa dici Hay-Hey?” sbottò, girandosi con uno sbuffo seccato dall’altra parte “Non c’è proprio un bel niente su quella parete…. Ehi!” esclamò eccitata “Questa parete, sì che è dipinta!”.

Hay Lin non diede segno di aver sentito e continuò a fissare il muro davanti a sé, mormorando frasi senza senso.

Irma, però, non se ne dette pena: era completamente assorbita dalle immagini che le si dispiegavano di fronte.

Flood emergeva dal mare, i lunghi arti, azzurri e verdi come le acque e altrettanto mobili e trasparenti, che lentamente acquistavano solidità e forma. Gli occhi liquidi e lucenti, simili a specchi, i capelli cascate scroscianti e spumose; era una creatura ammaliante e inumana.

E poi, in un battito di ciglia, era solo Flood, bruno e dinoccolato come sempre.

Gocce argentee imperlavano ancora la pelle bronzea, mentre il ragazzo si inchinava davanti a una tipa troppo disgustosamente bella perché le fosse concesso di esistere.

Doveva esserci sicuramente una legge che vietasse di essere così perfette.

Quanto a quel macaco traditore la riveriva e la serviva in tutti modi.

L'avrebbe ucciso appena l'avesse rivisto.

Sempre che si rivedessero.

"Ora ho capito!" Trillò Hay Lin alle sue spalle "Litigano sempre perché a lei non è mai andata giù che Haydin se ne sia andato! Zeph invece l'ha perdonato... ".

Irma la squadrò perplessa. Hay Lin ricambiò il suo sguardo sbattendo le palpebre.

"Ehu...niente! Come non detto!" si schermì confusa la Guardiana dell'Aria.

Stringendosi nelle spalle, Irma ritornò a fissare lo sguardo sugli affreschi.

Era così bello... Ed era ovvio che lo sentisse così affine, data quella sua natura elementale. Un elementale incarnato ecco cos'era.

Incarnato per proteggere la smorfiosa, a quanto pareva.

Che stronzo!

I dipinti sembravano non finire mai e illustravano la lunga, lunghissima vita di Flood.

Avvenimenti accaduti prima che Irma avesse anche solo sospettato la sua esistenza.

Una fastidiosa sensazione di malinconia, andò a piazzarlesi proprio in mezzo al petto.

"Li seguivano sempre! Li allientavano con le brezze più dolci. Capisco perché il loro ricordo è rimasto così impregnato nei suoni! Ire non gliel'ha mai perdonata di averli abbandonati tutti. Uhm... che avesse una mezza cotta per lui? E' così infantile...".

Era stupido, certo, però... le dava fastidio che esistesse una parte della vita di quello sciocco di cui lei non faceva parte, che fosse esistito un Flood passato che... che non le apparteneva.

Come se quello di oggi le fosse appartenuto, poi!

Che scema, cosa stava pensando?

Però era così bello in quelle immagini, con le lunghe dita da violinista, il viso delicato con le labbra carnose e gli occhi obliqui, le spalle larghe, la pelle scura...

Basta, basta, basta con questi pensieri!

E c'era perfino lei nei dipinti, che lo guardava con occhi veramente troppo, troppo luminosi. Che stupida, Dio, che CRETINA!

Flood la baciava.

Vedere quella scena dall'esterno la colpì come un pugno.

Il ragazzo la sfiorava appena, le sfuggiva ed ella lo cercava, gli si stringeva vicino.

Una triste vergogna le strinse la gola, mentre lo vedeva rifuggire il contatto, scorgeva il balenare imbarazzato nei suoi occhi, riconosceva la menzogna nei suoi atti.

Era stato spinto dagli intrighi complottati dalla Guardia di Everlan.

Che ingenua che era stata.

Si strofinò velocemente gli occhi, augurandosi che Hay Lin non se ne fosse accorta: avrebbe potuto fraintedere! Invece era solo quella polvere di tufo, così fastidiosa.

Nelle immagini seguenti, però, il sorriso strafottente non aleggiava più sul viso di Flood, che sembrava confuso e preoccupato e si sforava pensieroso le labbra.

Irma lo rivide in piedi, nella penombra della sua camera, aspettare il suo giudizio. I suoi occhi su di lei erano diversi, intensi e timorosi.

La menzogna si era spinta troppo oltre, fino a travalicare il limite con la realtà. Nelle pieghe dell'inganno era caduto anche l'ingannatore.

Una felicità inaspettata la travolse quasi con violenza.

Che scema, che scema! Perché permetteva a quello di farla sentire così?

Non vedeva che, nei dipinti dopo, la lealtà di Flood verso la bella sconosciuta e l'attrazione verso di lei continuavano ad alternarsi in testa alle sue priorità? Come poteva pensare di rivaleggiare con quella donna che quello stupido adorava come una dea, che conosceva da sempre e che era così bella da oscurare qualsiasi modella e dolce, comprensiva, appassionata come lei era del tutto incapace di mostrarsi?

Perché quello sciocco non si decideva? Perché non smetteva di girarle intorno, di rivolgerle quegli sguardi languidi e la lasciava tornare alla sua vita?

La luce del sole la colse alla sprovvista. Da un ampio arco, raggi pallidi si affacciavano nella caverna, accendendo di colori più vividi i dipinti.

Mise prudentemente il naso fuori, subito imitata da Hay Lin; l'apertura dava direttamente sullo strampiombo.

Irma guardò in basso: il mare continuava a distendersi apatico molto, molto più giù.

Alzò il naso al cielo, cercando di sbirciare su, oltre la parete di roccia. Un paio di metri più in alto, faceva capolino qualche ciuffo d'erba: si trovavano quasi in cima alle falesie, dovevano aver camminato in salita.

Dopo una breve riflessione, andò a ripescare Hay Lin, che, nel frattempo, se ne era tornata indietro, per piazzarsi di nuovo a fissare con adorazione la parete sbagliata.

"Guarda Hay-Hey" le indicò, dopo averla trascinata fino all'apertura "Ce la fai a portarmi in volo fin lì?".

Hay Lin la scrutò, soppesandola per un tempo decisamente esagerato, poi si strinse nelle spalle. "Credo... che dovrei farcela" borbottò poco convinta.

"Credo che dovrei?" indagò Irma inquisitoria "Ma se ti ho vista sollevare pesi molto superiori ad altezze molto maggiori!"

"Sì, però... l'aria è strana. E'... debole, pesante, mi sembra di aver difficoltà anche ad alzare il più fievole soffio di vento" si scusò Hay Lin "Ce la dovrei fare, però".

Irma alzò gli occhi al cielo: "Speriamo in bene, non voglio spiaccicarmi sugli scogli".

La Guardiana dell'Aria volteggiò agile fin sulla cima delle falesie, poi si concentrò e evocò un vento che, sollevata Irma, la spinse su, verso il bordo.

Già la Guardiana sfiorava l'erba con le punte delle dita, quando la terrà tremò per un istante e il vento svanì. Irma si aggrappò disperatamente alle rocce, trovandosi a penzolare appesa per le braccia.

Tentò di puntellarsi con i piedi, mentre Hay Lin si precipitava in suo soccorso, afferrandola per i polsi.

Oddio, oddio, perché non si era impegnata di più durante le lezioni di ginnastica? Il ricordo di ore e ore passate a chiaccherare con la scusa del mal di pancia, le balenò subintaneo alla mente, subissandola con il senso di colpa.

Sarebbe morta, morta in quel posto infame senza che la sua famiglia avesse mai modo di saperlo.

Suo padre l'avrebbe aspettata invano per giorni, l'avrebbe fatta cercare per tutta Heatherfield, mentre il suo corpo era orribilmente spiaccicato in un'altra dimensione.

E Flood si sarebbe risparmiato la fatica di prendere una decisione.

Ah no, questo mai! Non gli avrebbe reso tanto facile la vita a quello! Artigliò ferocemente la terra, mentre Hay Lin la tirava per le spalle.

Si grattugiò ben bene la pancia sulle pietre taglienti, ma, infine, riusciì a strisciare oltre l'orlo.

L'amica crollò a terra accanto a lei ansimando affannosamente.

Irma la squadrò con riprovazione: Insomma! Non pesava mica così tanto!

Mentre l'altra si riprendeva, si diede un'occhiata attorno, rimuginando sulle immagini appena viste.

Chissà per chi avrebbe scelto di parteggiare, chissà se aveva già scelto...

Avrebbero dovuto combattere di nuovo?

Mentre scrutava l'orizzonte pensierosa, da un tornante del sentiero si fece loro incontro uan figura massiccia, subito seguita da due figurette che parevano svolazzare a pochi centimetri da terra e, dietro di loro, il cuore di Irma ebbe un guizzo, avanzava una familiare silouhette slanciata.

Però, se quello era lui, gli altri tre...

Scosse Hay Lin freneticamente "In piedi Hay Hey, in piedi! Abbiamo visite!"

Hay Lin saltò su, ancora con il fiato corto. Afferrata al volo la situazione, prese a levitare a un paio di metri da terra, preparandosi ad affrontare i due ragazzini.

Irma cercò il contatto con il suo elemento. Sentiva le onde infrangersi contro gli scogli, ma erano lontane, molto, troppo, non poteva raggiungerle. Non era solo quello il problema, però. Il flusso dell'energia sembrava discontinuo e spezzato, non riusciva a manipolarlo con la facilità a cui era abituata, il legame continuava a dissolversi.

Constatò con soddisfazione che, perlomeno, Flood sembrava a disagio. Si teneva dietro all'omone, gli occhi bassi e sfuggenti. Finse a malapena di volerle strappare il controllo dell'acqua e, appena lei ebbe la meglio, si strinse nelle spalle e si fece da parte.

In alto, sopra di lei, Hay Lin pareva tenere facilmente a bada i suoi avversari. I due sembravano piuttosto occupati a litigare fra loro, che a combattere con lei.

L'uomo, però, era un avversario decisamente più tosto.

Da sotto ai piedi di Irma, eruppero all'improvviso viticci di piante rampicanti, che fustigavano l'aria come code di serpenti, cercando di stringerla nella loro morsa.

Leggere scosse di terremoto continuavano a farle perdere l'equilibrio e non avrebbe saputo dire se erano naturali o opera del suo avversario.

Schivare i tralci che la inseguivano richiedeva tutto il suo impegno, costringendola a focalizzare il suo potere per richiamare acqua direttamente dall'aria umida e manipolarla in forma di piccoli scudi tremolanti.

Sembravano ridicoli e inutili perfino a lei. Appena colpiti svanivano in uno sbuffo patetico di vapor acqueo.

Se solo avesse potuto sfruttare il mare.

"No... Will no!" il grido disperato di Hay Lin la distrasse.

Alzò gli occhi al cielo appena in tempo per vederla precipitare a peso morto.

La ragazzina con i capelli sparati l'afferrò al volo per la collottola, interrompendone la caduta.

Inveendo contro "quell'imbecille di fratello che non ne azzecca una" assestò alla sua prigioniera una decisa botta in testa, che la lasciò priva di sensi.

Quei pochi secondi di distrazione, bastarono alle piante per abbattere le fragili barriere di Irma e avvilupparla strettamente.

La ragazza lottò strenuamente, cercando di costringerle a liberarla, ma ben presto si trovò completamente avvolta da un bozzolo di rami e foglie.

Mentre tutto si faceva buio incontrò gli occhi tormentati di Flood attraverso una fessura nel muro vegetale.

Accidenti, dov'era Cornelia quando serviva?

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Capitolo 32
*** Dolce amica ***


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Carissimi scusatemi tanto. Questo capitolo è stato mesi nel cassetto: continuavo a non esserne soddisfatta e non avevo il tempo di riguardarlo. Per fortuna mi sono beccata l'influenza e sono rimasta una settimana a casa dal lavoro...

Spero di essere più rapida in seguito... spero...

Giochino: ho inserito un po' di citazioni o riferimenti a giro per i titoli dei capitoli, chi li trova? Nell'ultimo capitolo vi do la soluzione...

Ad Personam:

MaxT: Grazie di tutto il sostegno e scusami se ultimamente non sono molto disponibile, lavoro davvero troppo. Il problema è che il mio lavoro mi piace da morire. In effetti hai ragione: il filo portante della storia è la difficoltà di scegliere. Questo comprende sia il rapporto con i loro antagonisti, sia molti altri aspetti.

GiulyPotter: certo che mi ricordo di te! Mi fa molto piacere trovare le tue recensioni e sapere che segui la mia storia con passione. Spero di poter leggere presto la tua FF.

AyaCere: bhè sì, sono un po' cattivella di natura XD. Questi ultimi capitoli, poi, saranno tutti molto movimentati (a parte questo che lo è solo un parte) perciò finiranno sempre con un po' di suspence. Certo che Flood non poteva resistere al fascino di Irma! Come si fa a resistere a una matta così?

Witch92: al momento sono un po' tutte nei casini, temo... comumque Flood si farà perdonare ;) vedrai, anche se magari non proprio come ci si aspetterebbe.

Come ogni mattina, Cornelia aspettava Meg davanti ai cancelli della scuola. Questa volta, però, la sua attesa era carica di un'emozione che le coloriva le guance e le faceva battere il cuore.

Intorno a lei gli studenti arrivavano alla spicciolata, si incrociavano, si dividevano, si radunavano in branchi per poi migrare chiassosi verso le aule,come uccelli ai primi freddi autunnali.

Le risa e i chiacchericci intorno a lei, le sembravano provenire da un altro mondo. Si sentiva nuova, diversa, rinata: nulla poteva toccarla.

Scorse l'alta figura di Meg nel momento stesso in cui svoltò l'angolo.

La camicia abbottonata negligentemente, i pantaloni a sigaretta, le bizzarre scarpe da punk, che regalavano diversi centimetri in più alla sua già raguardevole altezza, la rendevano stravagantemente elegante e sensualmente androgina.

Sentì l'affetto e l'orgoglio per la compagna traboccarle dal cuore, riempiendole il petto e mozzandole il respito.

La salutò con un gesto e un sorriso smagliante e, quando Meg sollevò in risposta una mano, si sentì pienamente e perfettamente felice.

Fianco a fianco entrarono nell'edificio. Non osavano tenersi per mano, ma Cornelia si sentiva comunque avvolta in un bozzolo di piacevole intimità che le separava da tutti gli altri.

Poco alla volta, però, una strana sensazione di disagio, cominciò a incrinare la sua tranquillità. Aveva l'impressione che qualcosa non andasse, ma non riusciva a definirlo.

Anche Meg pareva essersene accorta e corrucciava le sopracciglia scure, guardandosi attorno confusa e perplessa.

I movimenti e i rumori attorno a loro erano cambiati: non sembravano più eterogenei e caotici come poco prima, ma orientati, organizzati, uniformi.

Le stavano guardando! Tutti! Bisbigliavano fra loro e ridevano e le indicavano,

"Che c'è da guardare?" sbottò Cornelia aggressiva all'indirizzo di una brunetta provocante, che la fissava in modo particolarmente sfacciato.

Quella ridacchio maliziosamente, per niente intimorita. "Va a vedere la bacheca" suggerì malignamente "Chissà che non ci trovi qualcosa di interessante".

"Sparisci, insetto!" intimò la Guardiana, con il tono di comando che la sua magia rendeva irresistibile.

L'altra le rivolse un'occhiata sprezzante: "Non fai più paura a nessuno, Hale" ribatté, apparentemente immune al suo incantesimo "O dovrei chiamarti Sbaffo?" aggiunse beffarda con un sorrisino di superiorità.

"Saffo" la corresse una voce roca e sensuale, che fece sentire Cornelia subito meglio "la poetessa si chiamava Saffo".

La voce pacata e gli occhi profondi di Meg parvero destabilizzare la stronzetta che, incapace di trovare una risposta adeguata, si scansò in silenzio per lasciarle passare.

Attraversarono la stanza sotto gli occhi di tutti, fino alla bacheca di compensato appesa alla parete opposta.

La foto era splendida: perfettamente a fuoco e soffusa di una luce limpida che metteva in risalto i colori.

Im un'altra occasione avrebbe potuto piangere dalla gioia di avere una foto simile di un momento per lei così importante.

Erano venute eccezionalmente bene, sia lei che Meg. Il sentimento traspariva dalla loro pelle stessa, trasfigurandole: anche senza il bacio si sarebbe capito perfettamente cosa provavano l'una per l'altra.

Mentre intorno a loro le risatine, i fischi e le grida di scherno si trasformavano in un boato, Cornelia si voltò verso Meg in una disperata richiesta di aiuto.

Gli occhi dell'altra, però, quando si voltarono verso di lei, erano spaventati come non li aveva mai visti.

Cornelia sentì lo sconforto insinuarsi gelido nelle vene.

Meg, così irriverente e impermeabile ai giudizi, si vergognava della loro relazione, si vergognava di lei?

Meg si strofinò il mento con le dita della mano destra, per nascondere quella confusione e quell'insicurezza che non potevano sfuggire a Cornelia.

"Tutto bene?" mormorò titubante.

"Si!" rispose Cornelia ad alta voce e con tono di sfida.

Il volto di Meg si distese in un sorriso ampio,che metteva in mostra i suoi denti bianchi e candidi: "Bene" esclamò stringendole le spalle con un braccio rassicurante.

"Avevo paura che non volessi più vedermi" aggiunse in un bisbiglio sollevato.

E improvvisamente andava tutto bene davvero. A Cornelia parve di poter respirare di nuovo.

Staccò con un gesto deciso la foto dalla bacheca e la ripose, con cura, in cartella.

"Fuori dai piedi voi!" ordinò agli astanti "Non c'è niente da guardare!". Cercò di infondere tutto il potere che aveva in quelle parole.

La folla cominciò a disperdersi, ma, dovette ammetterlo, seppur a malincuore, molto più lentamente di quanto si sarebbe aspettata.

In quell'istante, si materializzò al suo fianco la segaligna insegnate di biologia.

"La preside vuole parlarvi, a tutt'e due!" comunicò con una certa qual sadica soddisfazione.

Cornelia la fissò furibonda: vecchia zittella acida! Non aveva mai potuto sopportarla! Di sicuro gongolava dentro di sé sperando che le aspettassero guai peggiori.

"Grazie prof" rispose invece Meg con un sorriso affabile "Andiamo subito".

La donna arrossì come una ragazzina e Cornelia le rivolse un'occhiata sospettosa, prima di venire trascinata via dalla compagna.

La preside le attendeva seduta dietro la sua scrivania di mogano scuro, le mani nervosamente incrociate e un'espressione preoccupata sul viso.

"Buongiorno, signorine" attaccò "Accomodatevi prego" continuò indicando le due sedie vuote di fronte a sé.

"Ho saputo dello sgradevole incidente con la bacheca e me ne scuso. Il colpevole sarà punito. Ognuno ha diritto alla propria privacy" affermò guardandole negli occhi.

Non è per questo che ci voleva parlare, realizzò Cornelia, anzi, della foto deve aver saputo solo adesso ed è imbarazzata dalla situazione.

"Però... vi ho chiamate qui per parlare di altro".

Come volevasi dimostrare.

"Del vostro rendimento scolastico, precisamente. Signorina Shane, ormai non ho più speranze che il suo possa migliorare" continuò squadrandola severamente da sopra gli occhiali "Ma, da quando vi frequentate, anche quello della signorina Hale, che era una delle migliori studentesse della scuola, é crollato".

La signora Knickerbocker sospirò "Inoltre avete fatto un gran numero di assenze nelle ultime settimane" si sfilò gli occhiali e li puli, mentre un greve silenzio calava sulla stanza e li indossò di nuovo.

"Mi spiace signorine, ma sono stata costretta ad avvertire i vostri genitori".

Cornelia si lasciò sfuggire un grido che soffocò subito con una mano, accanto a lei, Meg si limitò a sospirare.

La signora Knickerbocker si rivolse ancora a Meg.

"Come sempre, sua madre non è stata di grande aiuto, perciò ho deciso di trattenerla qui alla fine delle lezioni, per il resto dell'anno scolastico".

Meg impallidì "Signora, la prego: lo sa che devo lavorare!".

La preside si sistemò i capelli dietro le orecchie con aria stanca.

"Lo so signorina Shane, ma non mi ha lasciato altra scelta. I suoi insegnanti mi dicono che la sua media è allarmante: se continua così non potrò più continuare a coprirla con gli assistenti sociali" sospirò di nuovo "E c'è di più" riprese "E' stata diffusa notizia che molti ragazzi della scuola facciano uso di stupefacenti ed è stato fatto esplicitamente il suo nome, Margareth".

Cornelia si sentì gelare il sangue: non era possibile! Probabilmente l'universo intero le odiava.

"Ho voluto darle fiducia, data la sua situazione familiare, ma deve dimostrare di meritarsela" continuò con sguardo serio "Rimarrà a scuola tutti i pomeriggi, d'ora in poi e non accetto giustificazioni".

Cornelia si sentì stringere il cuore, in sintonia con la preoccupazione ben visibile sul bel viso di Meg.

Doveva essere dura per lei.

Dire che non le parlava mai di sé! Ma era chiaro che doveva avere un sacco di problemi. Avrebbe voluto così tanto poterla aiutare...

La voce della preside la distrasse da quei pensieri.

"I suoi genitori, invece, Signorina Hale, si sono mostrati ben più interessati alle sue sorti scolastiche e mi hanno assicurato che prenderanno provvedimenti".

Ci mancava anche questa...Perché la Kinickerbocker non poteva farsi i fatti suoi? Che gliene fregava se anche si faceva bocciare?

Sarebbe stata guerra aperta appena fosse tornata a casa.

Per fortuna che c'era Meg che allungava furtiva un braccio a sfiorarle la punta delle dita.

Peccato che adesso, per colpa di quell'impicciona della preside, riuscire a vederla sarebbe diventata un'impresa.

Si trattennero un attimo fuori dall'ufficio, giocando teneramente l'una con le dita dell'altra.

"Mi sa che non potremo vederci per un po" mormorò Meg con rammarico "Dovrò lavorare la sera".

"E in ogni caso mia mamma mi chiuderà in casa" sbuffò Cornelia "Però sono preoccupata per te... Non c'è niente che possa fare? Darti una mano con lo studio, non so...".

"Non c'è problema" Meg scosse la testa con un mezzo sorriso che illuminò gli occhi scuri "Si tratta solo di stare un po' sui libri. Piuttosto, tu... ho paura che tutta questa faccenda sia causa di imbarazzo per te" Uno sguardo intenso e partecipe "Scusami è tutta colpa mia".

Cornelia la strise in un abbraccio e le sfiorò la guancia con le labbra.

"Ho fatto le mie scelte da sola" sussurrò "e non me ne pento!".

La mattinata passò con esasperante lentezza, gravata dall'ansia dell'incontro con la madre e punteggiata dagli sgradevoli lazzi dei suoi compagni.

Il pensiero di Meg l'assillava e si sentiva triste e colpevole per non essersi interessataa a sufficienza alla sua vita.

Adesso sì che avrebbe voluto che le sue amiche le fossero vicine, ma era troppo imbarazzata per rivolger loro la parola per prima e le ragazze si tennero a distanza.

Non poteva biasimarle: in fondo era stata lei ad allontanarsi per prima.

All'uscita l'aspettava sua madre che la fece entrare in macchina senza una parola. Seduta accanto a lei nell'abitacolo, poteva sentire su di sé il peso della sua disapprovazione.

L'ira e la frustrazione le fecero salire le lacrime agli occhi. Le ricacciò indietro rabbiosamente: non voleva che la vedesse piangere.

Appena arrivarono a casa, si scatenò il finimondo. La madre le urlò addosso per più di un'ora di fila.

Cornelia provò a reagire con la calma indifferenza di Meg, ma si trovò ben presto ad urlare con altrettanta foga di sua madre.

Alla fine si beccò uno schiaffo che le fece bruciare la guancia e ronzare le orecchie.

Spandendo lacrime sdegnate corse a rifugiarsi in camera sua e si barricò dentro.

Si buttò sul letto e si lasciò andare a singhiozzi convulsi, stringendo in un abbraccio violento Napoleone, che stava dormendo beato sul cuscino.

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Capitolo 33
*** Come una Bambola ***


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Scusate l'ennesimo ritardo, questa volta ho un'ottima scusa: a parte il fatto che in questo periodo il mio ritmo lavorativo è ancora più intenso del solito, mi si è fritto il pc e per tre settimane ho atteso ansiosamente che il tecnico mi salvasse i dati.

Ringrazio tutti moltissimo per le bellissime recensioni per l'ultimo capitolo, mi hanno fatto veramente molto piacere e mi aiutano ad andare avanti. Sono molto felice del fatto che tante persone seguano la mia storia con tanto interesse. In questo periodo della mia vita, decisamente non troppo felice, è un vero sollievo trovare le vostre recensioni.

Parlando di questo capitolo, mi sono divertita da morire a descrivere una certa persona con gli occhi di Cornelia, invece che con quelli di... poi mi dite cosa ne pensate ^^

Ad Personam:

MaxT: ciao carissimo, grazie per il continuo sostegno. Come avevo detto il capitolo mi era costato una gran fatica e sono molto contenta che ti sia piaciuto. A presto!

AyaCere: Ciao Aya! Io la metto la maglietta di lana, ma non faccio altro che ammalarmi lo stesso (anche adesso sto da cani), come si fa? :( Di Meg temo che, purtroppo si verrà a sapere poco oltre a questo nel corso della storia, ma penso che scriverò un breve spin-off per parlare un po' di lei e Cornelia. Un po' al cantante dei Tokyo Hotel direi che ci somiglia, solo me l'immaginavo un po' più alta, con il viso più squadrato e i capello più corti, insomma.... più mascolina di lui! Mi fa un gran piacere che ti sia affezionata a lei: spesso i Nuovi Personaggi non sono molto ben visti dai fan della serie, ma io a Meg voglio un gran bene e ci tengo che venga apprezzata.

Giuly Potter: certo che mi fanno piacere i tuoi commenti: li rileggo sempre e riescono a tirarmi su anche durante le giornate più nere. Tanto affetto per i miei personaggi e per i miei racconti è una panacea per i mali del cuore! Sono d'accordo con te sul fatto che nel mondo, anche tra i giovani, ci sia molta ostilità per la diversità di qualsiasi tipo: è ciò che mi piace meno della società in cui viviamo. Infatti, spesso, le mie storie parlano di personaggi che vanno contro quello che ci si aspetta da loro.

Rainboy: grazie per l'accuratissimo e interessante commento, fa molto piacere ricevere una critica, positiva o negativa che sia, del genere: vuol dire che chi ha letto il tuo scritto l'ha fatto con grande attenzione. Ti rispondo un punto alla volta. Il capitolo è corto, hai ragione e hai ragione anche sul perché lo è: volevo separare gli avvenimenti del precedente capitolo da quelli del precedente. Avrei dovuto allungare il capitolo descrivendo meglio la litigata tra Cornelia e sua madre, hai ragione tu anche su questo punto. In verità non è stata pigrizia o timore di affrontare una difficoltà, quanto il fatto che ero concentrata sulla trama generale e ho un po' trascurato la storia personale di Cornelia. Mi spiace un po' e spero di tornarci sopra quando avrò finito di scrivere il tutto, in fase di revisione. Mi fa piacere essere riuscita a rendere l'ansia di Cornelia: è stato quello che mi è costato più fatica. Della Knickerbocker sono piuttosto contenta, mi sembra rifletta piuttosto bene i personaggi di quei libri per ragazzi della mia giovinezza a cui sono tanto affezionata. Riguardo alla discussione con la madre, invece, non sono molto d'accordo, ti spiego. Cornelia non ha libretti scolastici, è alle superiori. Nelle ultime settimane ha ricevuto pessimi voti ed ha forcato spesso e volentieri, ma non ha detto niente alla madre e ha coperto tutto falsificando le giustificazioni. I suoi voti non sarebbero così tragici da essere convocata in presidenza, ma essendo lei stata fino a quel momento una studentessa modello, il suo rapporto con Meg ha attirato l'attenzione della preside che si è interessata alla situazione. Una volta che la madre ha saputo che Cornelia ha ricevuto diversi brutti voti ed a saltato più volte la scuola a sua insaputa si è infuriata. Riguardo al titolo mi piacerebbe sapere perché lo trovi discutibile. o l'ho scelto per due ragioni: 1- richiama il modo in cui, nei romanzi medievali, gli amanti si chiamano l'un gli altri e il rapporto tra Meg e Cornelia è un po' idealizzato, da Tristano e Isotta, inoltre è nato da un'amicizia 2-è una citazione di Chiara di Fiorella Mannoia che è una canzone che amo moltissimo. Direi che ho finito qua! Grazie ancora moltissimo per tutto quello che mi hai scritto, spero vivamente che continuerai a seguirmi e a lasciarmi recensioni così accurate!

_Ellie_: Sono felicissima che tu abbia deciso di commentare, per lasciarmi una così gentilissima recensione, poi! E' un gran piacere sapere che i lunghi capitoli che hai scritto non annoiano, anzi avvincono almeno qualche lettore! Ti ringrazio per apprezzare la mia scrittura, per amare i miei personaggi e seguire la mia trama con interesse. Arriverò in fondo, non temere: sarebbe un peccato abbandonare un lavoro che ho in campo da due anni e passa a pochi capitoli dal finale! Scrivere una storia su un fandom poco conosciuto, con una trama complessa, una scrittura poco usuale e personaggi e ambientazioni nuove è un vero rischio: spesso e volentieri non ti legge nessuno. Trovare, di tanto in tanto, qualcuno che ha apprezzato la tua costanza e amato quello che hai scritto nonostante tutto è una grande gioia. L'ambiguità, il non sapere dove sta il "giusto", le domande dovevano essere il tema centrale della storia: sono felice tu l'abbia colto.Grazie ancora per seguirmi.

Riaprì gli occhi stordita.

Le bruciavano per il gran piangere e aveva mal di testa.

Doveva essersi addormentata, sfinita dalle lacrime. Era così confusa...

Un bussare insistente la riscosse; ecco cos'era stato a svegliarla.

"Chi è?" chiese, con tono acuto e tremante a causa dei singhiozzi.

"Sono io" era la voce stanca della madre "C'è qui un tuo amico. Apri".

"Chi è?" ripeté, odiandosi per la sgraziatezza con cui le uscivano le parole.

"Io" rispose una voce del tutto sconosciuta "Fammi entrare Cornelia, per favore, è per quelle ripetizioni su.. la tavola degli elementi... ricordi?" concluse, allusiva e quasi implorante.

Perplessa e incuriosita si avvicinò alla porta.

"Va' via mamma" intimò "Non ti voglio vedere".

Un sospiro e poi passi che si allontanavano.

Attese qualche secondo per essere proprio certa che se ne fosse andata, poi girò la chiave e socchiuse la porta, sbirciando interrogativamente il misterioso "amico".

"Fammi entrare" sibilò quello pressante "E' importante".

Annuì e si fece da parte, lasciandolo passare.

Acchiappata per la collottola Lillian che cercava di sgattaiolare dietro di lui, la sbattè fuori e sprangò di nuovo la porta.

Appoggiandosi con la schiena all'anta, si voltò a squadrare il nuovo venuto.

Era uno dei tipi più bizzarri che avesse mai visto ed era assolutamente certa di non averlo mai incontrato prima.

Se lo sarebbe ricordato.

Era alto e allampanato, magro come un chiodo, ma con le spalle larghe. Aveva un viso esotico, con gli occhi leggermente troppo ravvicinati e un naso dritto, ma importante.

Indossava abiti di una taglia palesemente sbagliata: nuotava letteralmente dentro la t-shirt, quanto ai Jeans sbiaditi, erano ragionevolmente stretti, ma gli lasciavano scoperto metà polpaccio.

La caratteristica più curiosa, però, erano i suoi capelli: biondi e raccolti in molteplici code sembravano bagnati fradici.

Dopo essersi guardato intorno con aria imbarazzata, il ragazzo le piantò in faccia gli occhi castani.

"Tu sei la Guardiana della Terra, vero?" esordì senza preamboli.

Cornelia boccheggiò per un istante.

"Chi diavolo sei tu? Cosa sei venuto a fare qui?"

Il ragazzo scoccò un'occhiata sospettosa fuori dalla finestra.

"Sono Flood di Everlan" bisbigliò con un sibilo cospiratorio "Sono qui per avvertirti: le tue amiche sono in un mare di guai e tu ti ci troverai presto".

"E perché mai dovrei crederti?" questionò Cornelia sospettosa "Le ho viste stamattina a scuola e stavano benissimo!".

"Non è possibile!" ribatté lui deciso "Le ho lasciate poco fa nelle prigioni reali".

Non sembrava stare mentendo, Cornelia si sentì presa in contropiede.

Possibile... possibile che quelle che aveva visto fossero state solo le gocce delle sue amiche? Possibile che non se ne fosse accorta?

Ebbe un sussulto di panico: i suoi poteri! Li stava forse perdendo? Anche quella mattina a scuola l'avevano tradita nel momento del bisogno. Forse era la punizione per essere venuta meno ai suoi doveri e aver usato la magia a sproposito.

"Potrebbe darsi che tu abbia ragione..." ammise a malincuore "Cos'è successo?".

"La Guardia di Everlan le ha catturate" rispose il tipo Flood con una strana espressione neglio occhi "E per onor di cronaca, è stato Ardu a spifferare a giro i tuoi segretucci. Se non prendi l'iniziativa finirai come loro".

"Ehi" esclamò lei, prendendo improvvisamente coscienza di un particolare "TU sei la Guardia di Everlan!" strinse le mani pugno, mettendosi in guardia come le aveva insegnato Meg. Poteri o no, avrebbe dimostrato a quel tizio che non era tanto facile sopraffarla.

"No, no aspetta!" protestò lui, schivando un tentativo di diretto. Le afferrò il polso e la fissò negli occhi con aria contrita "Senti mi dispiace per le tue amiche, davvero. Non ho potuto farci niente".

Sospirò.

"Ho già rischiato grosso a venire fin qui. E mi è toccato indossare questi abiti ridicoli e ammansire a forza di balle quel mastino di tua madre".

Cornelia liberò il braccio con uno strattone irritato e lo scrutò con gli occhi sospettosamente socchiusi. "Mi sembrava che aveste metodi più efficaci per piombarci in casa, o sbaglio?".

Flood sospirò di nuovo, con aria particolarmente derelitta.

"Non posso usare i miei poteri: Permetterebbe loro di rintracciarmi e al momento non si fidano molto di me. Non credo sarebbero felici di sapere che sono stato qui".

"Facciamo che io ti creda..." concesse dopo un attimo di riflessione Cornelia "come farei ad arrivare su Everlan?".

"Oh, questo è facile" rispose Flood con un sorriso amaro "Hanno lasciato una porta aperta per te. I problemi verranno dopo".

Nel tragitto fino a "The Olde Bookshop", Cornelia aveva avuto il tempo di riflettere e la sua ira di montare. Quel maledetto Ardu le stava viscidamente cercando di rovinare la vita! Proprio ora che aveva raggiunto un certo equilibrio! E tutti gli altri della Guardia di Everlan con lui.

Che popolo di debosciati! Avevano paura di lei e delle sue amiche, ecco la verità. Non erano riusciti a sconfiggerle faccia a faccia e allora riccorrevano a questi squallidi trucchetti.

E a tirare le fila di tutta la faccenda, c'era questa "regina", questa "Nimuel". Non si era scordata cosa le avevano detto la prima volta che si trovata su Everlan.

"La nostra amata regina, sempre sia benedetta, ha già trovato una soluzione, una nuova fonte a cui attingere potere, per curare la nostra terra".

Era stata lei a impadronirsi dell'energia di Kandrakar riducendola a una rovina.

Si nascondeva dietro alle sue guardie del corpo, ma era lei il motore primo di tutti gli intrighi.

L'avrebbe costretta lei, Cornelia, a venire allo scoperto.

Si era trasformata senza problemi, ciò le aveva restituito fiducia in sé stessa, così come sapere che gli incidenti della mattinata non erano dovuti a una sfortuna avversa o a una generica crudeltà dell'universo, ma facevano parte di un preciso piano volto a sfiancarla.

Appena arrivati su Everlan, quel vigliacco di Flood era sparito, borbottando qualcosa come "Se mi beccano sono fritto" e l'aveva lasciata solo nel bel mezzo del nulla.

Però si sentiva a dir poco furibonda e la rabbia, indirizzata finalmente verso un obbiettivo preciso, le restituiva forza. Pareva che anche i suoi poteri fossero più in forma e le sembrava di percepire, seppur flebile e lontano il richiamo angosciato di Taranee.

Prima di darsela a gambe Flood le aveva indicato come raggiungere i sotterranei in un modo che "doveva essere più o meno sicuro. "C'è un cristallo nella stanza prima delle celle. Prendilo e portalo alle tue amiche. Tutte insieme dovreste riuscire ad usarlo per aprire le porte. Fatelo e tagliate la corda" aveva detto "Non prendere iniziative, non fare sciocchezze. Non c'è altro che tu possa fare alla reggia e se ci dovessimo incontrare là ti tratterò come un nemico".

Cornelia si diresse quasi di corsa nella direzione indicatela, indifferente alla desolazione intorno a sé. Ignorò il paesaggio grigio e squallido, le lievi scosse di terremoto e proseguì dritta lungo la strada piastrellata, ora sconnessa, dirigendosi verso le montagne. Avrebbe trovato Nimuel e l'avrebbe costretta a restituirle le sue amiche e a cessare di rubare l'energia di Kandrakar.

Seguiva, senza saperlo, le orme che aveva tracciato Will due settimane prima, e seguì i ripidi tornanti tra le pareti di pietra, finché non scorse lo stesso splendido palazzo, abbarbicato ai bastioni di roccia.

Del tutto dimentica dei consigli di Flood, si diresse dritta verso il castello, invece che cercare l'ingresso che avrebbe dovuto condurla alle segrete.

Si arrampicò agilmente, aiutata dai suoi poteri, sulla ripida parete con cui si fondeva la reggia.

L'edificio pareva deserto. Non si scorgevano guardie, né servitori, né nobili abitanti.

Dopo aver sbirciato da questa e da quella finestra, senza scorgere anima viva, Cornelia si stancò della prudenza e, fatto appello al suo elemento, aprì un'ampia crepa nelle mura.

Si insinuò all'interno e la pietra si richiuse dietro di lei con uno scricchiolio sinistro.

L'interno del palazzo non era meno fastoso del suo esterno e non pareva né abbandonato, né, tanto meno, in rovina, eppure pareva non esservi alcuno.

Perplessa, ma decisa a non farsi distogliere dal suo obbiettivo da quelle bizzarre circostanze, Cornelia prese a vagare per le sale vuote ingnorando gli arazzi meravigliosamente intessuti, i mosaici dei soffitti, formati da frammenti di specchi multicolori, i fregi sulle arcate, risplendenti d'oro e d'argento.

I suoi passi risuonavano soffici nel silenzio e, lentamente, l'ansia cominciò a prendere il posto della rabbia, incrinando la sua sicurezza.

"Meg, Meg, Meg" prese a recitare come un mantra, al ritmo dato dai battiti del suo cuore. I bastardi avevano tirato dentro anche lei, che era estranea a tutta la faccenda. Non li avrebbe mai perdonati, per questo, mai.

Si aggrappò ferocemente a quel pensiero, per rinfocolare l'ira e tenere lontano il timore, mentre attraversava stanza splendide e spettrali che si susseguivano in una teoria apparentemente infinita.

MObili di legno pallido e argento, della stessa squisita fattura della chiave di Everlan, arredavano le stanze, adorni di stoffe prezose, vasi di cristallo dipinto, statue di metallo brunito che la fissavano con occhi vuoti.

Tutto era silente, immoto, perfetto.

Se solo, si trovò a pensare Cornelia, su quelle superfici polite si fosse posata un po' di polvere!

Invece non un solo granello di polvere si era insinuato nei bassorilievi che adornavano le porte, non un ragno aveva adibito a sua dimora un angolo degli alti soffitti.

E non si udiva un respiro che non fosse il suo, che si faceva sempre più incerto e aritmico.

Attraversato l'ennesimo arco, si ritrovò in una vasta sala dalle pareti di marmo blu. Non riusciva a scorgere altre pareti oltre a quella dietro le sue spalle: solo una foresta di colonne sottili, riunite in fasci svettanti e agili.

Istintivamente all'erta, cominciò circospetta ada ttraversare quello spazio all'apparenza sterminato, innervosità dal colonnato che le negava una chiara visuale dello spazio nel quale si trovava e formava ingannevoli giochi di luci e di ombre.

Senza preavviso, le colonne cedettero il posto ad un'ampia navata.

Al centro di essa, su un piano rialzato, sorgeva un trono. Ne scorgeva lo schienale e parte di un bracciolo: non si vedeva nessuno, ma se qualcuno vi fosse stato seduto, le sarebbe stato comunque nascosto alla vista.

Era scavato nella pietra e nel legno, ricco oltre ogni immaginazione, dipinto in un tripudio di colori perfettamente armonizzati, seppure vividi e intensi e scolpito in ogni sua parte con la minuzia di un cammeo.

Decine di torce sfolgoranti lo illuminavano e il loro fuoco si rifletteva sulle pietre limpide che vi erano incastonate, rinfrangendosi in centinaia di arcobaleni. Dalla sua base scorreva, con musicale mormorio, una sorgiva che si riversava in una vasca cristallina, dal centro della quale, il trono stesso si ergeva.

La bellezza e la quiete di quel luogo erano tali che Cornelia sentì il suo spirito combattivo venir meno.

Meg, pensò furiosamente, cercando di risorgerlo, devo pensare a Meg, a quello che le hanno fatto.

Decisa, si avvicinò al piano e lo aggirò rapidamente.

"Benvenuta Guardiana" la salutò una voce melodiosa "Il tuo arrivo mi è grato, anche se temo, ahinoi, che non vi sia pace in quest'incontro".

"Chi è là?" gridò Cornelia, percorrendo di corsa gli ultimi metri che la separavano dal vedere il suo interlocutore. Iniziò a evocare i suoi poteri, preparandosi a combattere. Gioì nel sentirli accorrere prontamente. Eppure il suo elemento sembrava spezzato e indebolito e avvertiva la sua energia cedere e risorgere in onde agonizzanti.

Sul trono sedeva una fanciulla (o forse era una donna?) di età indefinibile e inarrivabile bellezza. Cornelia rimase per un attimo senza fiato, turbata dalla sua eterea complessione.

Onde di capelli di un bianco lunare si snodavano intorno a lei, riempiendo la seduta del trono di morbide volute e riversandosi oltre i braccioli fino a terra. L'avvolgeva una vesta multicolore, pesante di lana e ricami che quasi gravava sul suo fisico fragile e aggraziato.

Sedeva languidamente appoggiata allo schienale: la sua posa insieme ala suo pallore niveo e al lucore febbricitante dei suoi grandi occhi argentei, suggerivano stanchezza e malattia.

Cornelia strinse le labbra in una linea dura: non si sarebbe fatta impietosire dalle apparenze!

"Tu sei Nimuel" l'aggredì "La regina" sillabò offensiva.

"Quelli sono il mio nome e il mio compito" rispose la fanciulla tranquilla "E tu sei Cornelia, Guardiana della Terra".

La Witch sollevò le braccia e dal pavimento di marmo sorsero due minacciose creste di roccia. Non aspettava altro, finalmente aveva davanti a sé la causa di tutto.

"Preparati a difenderti" intimò.

Sul volto triste di Nimuel, apparve un piccolo sorriso malinconico.

"Mi spiace, Guardiana" mormorò "Questa terra è mia e così tutti i suoi elementi. Non c'è niente che tu possa fare qui".

"Cosa stai...?" cominciò Cornelia, ma Nimuel scosse lentamente la mano e le creste di roccia si rivoltarono contro di lei, intrappolandola in una prigione di pietra.

Cosa...?" gridò incredula e furibonda. Il suo elemento le era improvvisamente completamente estraneo, non avvertiva più il flusso e, per quanto si concentrasse, non era in grado di smuovere un solo grammo di roccia. Era come ritrovarsi improvvisamente senza una gamba o un piede.

"Sarai soddisfatta adesso!" sputò, quasi ringhiando, all'indirizzo della regina "Ci hai catturate tutte, hai raggiunto il tuo scopo!".

"Sì, è vero" sussurrò la su avversaria "Ora la mia terra potrà essere risanata grazie ai vostri poteri e il mio popolo sarà salvo". Un'altro gesto stanco della mano e la gabbia di Cornelia cominciò a sprofondare nel pavimento insieme a lei.

Nimuel voltò la testa e si riappoggiò alla schienale. I capelli biondi nascondevano il suo viso a Cornelia.

"Siete tutti uguali voi Everlaniani" gridò la Witch, cercando disperatamente di attirare la sua attenzone e prendere tempo. "Vi importa solo di voi stessi. Non pensate agli altri mondi della cui pace, noi siamo garanti?".

Ormai la roccia le arrivava al mento, vi era quasi completamente affondata e la regina nemmeno si degnava di voltarsi verso di lei.

In preda al panico, sentendosi soffocare dal marmo che già le stringeva la gola, tentò ancora:"Come se già non aveste depredato l'energia di Kandrakar: la fortezza è in rovina e l'Oracolo morrà a breve".

"No!" esclamò Nimuel, spalancando gli occhi e volgendosi di slancio verso di lei "Questo è impossibile!".

Sembra una bambina, adesso, pensò incoerentemente Cornelia, prima che il pavimento la inghiottisse.

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Capitolo 34
*** Prigioni di Silenzi ***


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Buon 2008 a tutti! Spero che sia un anno felice per tutti voi, lettori vecchi e nuovi, per chi legge e recensisce e per chi legge e basta, per chi mi ha sempre seguito con fedeltà e per chi viene e va! Un grande bacio a tutti voi!

Dato che oggi è anche il mio compleanno siate carini e lasciatemi una recensione: mi fa piacere conoscervi tutti!

Ad Personam:

MaxT: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Vorrei riuscire a disegnare gli interni el palazzo e a fare anche qualche altra illustrazione... ma ho sempre così poco tempo! Vedremo, vedremo, farò il possibile!

GiulyPotter: grazie mille per i tuoi complimenti. Sono felice che trovi la storia travolgente! E che ti piacciano le mie descrizioni, naturalmente: spero di riuscire a farti vedere le immagini che io ho in testa chiarissime! A presto!

Hay Lin stava rannicchiata in un angolo della sua celletta, scoccando di tanto in tanto, occhiate spaurite verso Will, con grandi iridi lacrimose.

L’altra, da parte sua, era seduta con la schiena appoggiata al muro e la testa reclinata con rassegnata apatia. Fissava il vuoto davanti a sé con occhi gonfi che portavano ancora tracce di pianto.

Nella cella di fronte, Taranee si premeva le tempie borbottando: da ore continuava ostinatamanee a cercare di contattare Cornelia. Qualche tempo prima le era parso di udire l’eco flebile di una risposta, di cui non era però riuscita a comprendere le parole. Che Cornelia fosse riuscita a raggiungerle su Everlan?

Irma, separata da lei da un muro di pietra grigia, si era attaccata alle sbarre e sbraitava offese fantasiose contro i loro invisibili guardiani.

Hay Lin si strofinò gli occhi e riprese a guardare il pavimento.

Si sentiva così in colpa.

Will sapeva tutto. Tutto! Non l’avrebbe mai perdonata. Per averle mentito e averle tenuto nascosti i suoi sentimenti.

E perché era ancora innamorata di Matt e lei gliel’aveva rubato.

Mentre combattevano, i gemelli le avevano mostrato tutto: Will che spiava lei e Matt, nascosta nei bagni della scuola, il suo pianto, il modo in cui si era lasciata catturare senza nemmeno cercare di combattere.

Era tutto troppo reale per essere falso, costellato di particolari troppo precisi, di verità di cui solo Hay Lin poteva essere a conoscenza.

Will soffriva così tanto, a causa sua, da avere perso la forza di combattere e la voglia di vivere.

Lo shock era stato tale che aveva perso la concentrazione ed era caduta giù come un sasso. Si era fatta mettere K.O. come una stupida: non era nemmeno riuscita a rendersi utile a Irma.

Zeph e Ire le avevano rivelato anche qualcos’altro. Qualcosa di cui, se fosse stata un’amica sincera e una persona buona avrebbe dovuto essere felice e, invece, la riempiva di colpevole, colpevolissima, angoscia.

Erano stati loro a generare l’attrazione di Matt per lei, grazie ai loro poteri. Altrimenti, mai e poi mai, si sarebbe interessato a lei. Era ovvio, in fondo, come era possibile che Matt si potesse interessare a… a un ranocchio come lei, con tutte quelle simil-modelle che lo segugiavano?

Il suo amore per lei, persino il suo affetto, erano solo un’illusione. Era molto più logico così, però… Un groppo le salì in gola. Si morse forte il labbro inferiore per non piangere e premette gli occhi contro le ginocchia.

Come aveva potuto pensare di piacergli?

“Oh porca paletta!” Irma interruppe improvvisamente la sua sequela di insulti con un’esclamazione allibita “Guardate ragazze!”.

Hay Lin sollevò a fatica la testa: nella cella accanto a quella di Will, giaceva ora Cornelia.

“E’ cascata giù dal soffitto!” spiegò Irma concitata “E’ passata dritta dritta attraverso la pietra!”.

Tutte e quattro si premettero contro le spalle cercando di giudicare le condizioni dell’amica.

“Credete che sia morta?” alitò la Guardiana dell’Acqua.

Hay Lin si sentì gelare: sembrava proprio morta…

“Ma se respira!” la rimbeccò Taranee “Cornelia, ehi Cornelia” la chiamò poi.

Un gemito provenne dal corpo disteso.

Cornelia si sollevò a fatica su un gomito.

“Dove, dove sono?” balbettò.

“Che originalità, Nicole!” esclamò Irma sarcastica, con una punta di cattiveria nella voce “Chi è il tuo sceneggiatore?”.

Cornelia le rivolse un’occhiataccia raggelante.

“Questi Everlaniani sono proprio inutili: non sono nemmeno riusciti farti star zitta”.

“Possiamo evitare di litigare una volta tanto?” le interruppe Taranee, con una nota forse più polemica di quanto avrebbe voluto.

“Siamo su Everlan e siamo in prigione” spiegò pragmatica “Noi quattro siamo state catturate mentre cercavamo informazioni e tu? Come hai fatto a finire qui?”.

Cornelia si strofinò gli occhi con il dorso della mano, confusa, poi saltò su come se avessero punta con uno spillo. “Quella Nimuel! E’ stata lei a imprigionarmi!”.

“Nimuel…Vuoi dire la regina?” investigò Taranee “Sei riuscita a incontrarla?”.

“Proprio lei… quella strega!” confermò Cornelia “Come ci aveva detto l’Oracolo si apprestano a sfruttare i nostri poteri per salvare questo posto!”.

Si arrestò confusa come se le fosse tornato qualcosa alla mente.

“Però… è strano… ha detto… di non aver rubato l’energia di Kandrakar…”.

Taranee sollevò scettica un sopracciglio.

“Perché mai prendersi la briga di mentire su un particolare del genere? Con una prigioniera, poi!”

Cornelia si strinse nelle spalle “Non saprei… anche perché non ha fatto mistero di essere colpevole di tutto il resto”.

Il cuore di Hay Lin aumentò i battiti.

Forse… forse che…

“Corny… senti non è che…” azzardò “Non è che per caso, la regina…” si interruppe improvvisamente confusa. Non era possibile, era proprio una stupida. Cornelia aveva detto che la regina era una “strega” e poi le aveva imprigionate e ingannate ed era stata così… così crudele. Non poteva essere lei.

“Bhè? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” le chiese Cornelia, intimidatoria.

Hay Lin si confuse ancora di più. Scosse i codini scuri. Non voleva più dire niente, era stato un pensiero sciocco.

“Hay Hey… che volevi dire?” la interrogò Irma curiosa.

Hay Lin le rivolse un’occhiata implorante: non voleva dire niente. Non voleva rendersi di nuovo ridicola con le sue stupide idee.

“Hay Lin, dovresti dire quello che pensi” la incoraggiò Taranee fissandola seriamente attraverso gli occhiali rotondi “In questo momento qualsiasi minimo particolare può essere dalla massima importanza”.

Hay Lin annuì, mentre le gote le si facevano rosse e inghiottì l’imbarazzo.

“Ecco… è solo che… non che, magari… la regina ha lunghi capelli biondo chiaro? E occhi blu come di porcellana ed è… bella come una bambola?”.

Cornelia corrucciò le sopracciglia sottili “Sì… ma tu… come?” .

“La fanciulla delle tu visioni!” esclamò Taranee “E’ lei, non è vero?”.

Hay Lin annuì, un po’ più convinta “Io… credo. La chiamavano Nim, perciò potrebbe essere”.

Irma fece scorrere uno sguardo interrogativo dall’una all’altra.

“Mi sono persa qualcosa?”.

“La prima volta che siamo state qui Hay Lin ha avuto delle visioni su una fanciulla chiamata Nim. Se non fossi sparita per giorni lo sapresti!” spiegò Taranee concisa “Potrebbe essere la regina di Everlan… anzi! Ne sono sicura! Ora che ci penso, l’ho riconosciuta nei dipinti delle caverne e quella poteva essere solo la regina”.

Hay Lin si ritrovò al centro di un cerchio si sguardi carichi di aspettativa.

“Se… sembrava una persona carina” balbettò imbarazzata.

“Sembrava una persona carina!” sbuffò Irma, facendo roteare gli occhi “Non hai altro da dire, Hay Hey?”.

Il sangue affluì violentemente al viso di Hay Lin. Aveva detto un’altra sciocchezza.

Era forse il caso di parlare di ciò che aveva visto? Erano faccende così private… si sentiva in imbarazzo solo a pensarci.

Dubitava che all’Oracolo facesse piacere vederle sbandierate ai quattro venti.

“Io…” azzardò vaga.

“Hay Lin, sputa il rospo” ordinò Cornelia minacciosa.

Hay Lin deglutì. Era certa di avere le orecchie in fiamme..

“Era innamorata di un ragazzo che si chiamava Haydin e lui è dovuto andare via, perché era stato scelto per diventare Oracolo” sputò tutto d’un fiato.

Le altre la fissarno allibite.

“Il… nostro… Oracolo?” azzardò Taranee prudentemente.

Hay Lin annuì. “Perciò... eh” balbettò “Erano così innamorati e… magari ha detto la verità la regina, ecco…”.

Calò un silenzio di tomba, che decuplicò l’imbarazzo della ragazza.

Lo spezzò la risata di Irma. “Non ci credo!” ansimò tra gli sghignazzi “Il signor “ho una scopa su per il culo”! Innamorato!”.

Cornelia e Taranee si lasciarono sfuggire un risolino, poi trascinate dalla sua ilarità, scoppiarono francamente a ridire con lei.

Hay Lin si sentiva andare a fuoco. Se anche fosse riuscita a scappare da Everlan, l’Oracolo l’avrebbe di sicuro uccisa con le sue mani.

Quando riuscì a riprendere il controllo, Taranee si sfregò pensosamente il mento.

“Forse… forse potrebbe valere la pena di parlare con questa Nimuel” rilfetté “Chissà che non si mostri più ragionevole dei suoi scagnozzi”.

“Sì!” Will uscì improvvisamente dallo stato di torpore in cui si trovava, rispondendo con entusiasmo quasi eccessivo e attirandosi l’attenzione di tutte “Dobbiamo convincerla a lasciarci parlare con l’Oracolo, a parlamentare! Accetterà, se le parliamo, ne sono certa!”.

“E come dovremmo fare?” domandò Cornelia sarcastica “Non siamo proprio nella condizione migliore per chiedere udienza, mi pare e, comunque “concluse acida “Quella non mi pareva molto interessata a parlare”.

“E nemmeno il pelatino sembrava molto disposto a trattare, se per questo!” aggiunse Irma, proseguendo poi con un’imitazione credibile dell’Oracolo “Che schiattino tutti, quei brutti cattivi!”

“Chissà perché ce l’ha così con gli Everlaniani, ora” mormorò Hay Lin dolente. Il legame tra Hadyn e Nimuel le era parso così puro e ideale… perché le storie d’amore dovevano finire sempre male?

“Per prima cosa dobbiamo pensare a come uscire di qui” stabilì Taranee “E potrebbe non essere facile. Tu sei arrivata ora, ma noi è già un po’ che siamo qui e abbiamo tentato di tutto per aprire queste gabbie: niente da fare! Sono protette da incantesimi che inibiscono i nostri poteri”.

“Magari vi posso dare una mano io?” si intromise inaspettatamente una voce maschile.

“Tu!” esclamarono, come una sola Witch, Irma e Cornelia.

“Brutto stronzo traditore!” inveì la Guardiana dell’Acqua “Era tutto un trucco per fregarmi!”.

“Viscido verme vigliacco!” rincarò la bionda Guardiana della Terra “Mi hai mollato da sola nel mezzo al nulla e mi hai fatto cadere dritta in trappola!”.

Hay Lin seguì affascinata la scena pur senza capirci nulla. Il ragazzo alto sembrava in seria difficoltà: aveva a mala pena il tempo di balbettare monosillabi di scuse sotto il fuoco di fila delle due Erinni.

Dopo due minuti buoni che le due vomitavano offese nei suoi confronti, raggiunse il limite della sopportazione. Prese un bel respiro, raddrizzò la schiena e tentò un contrattacco.

“Senti tu” rimbeccò Cornelia “Io ti avevo avvertito e tu ti sei gettata nei casini a capofitto. Quanto a te” si voltò severo verso Irma “Ho fatto anche troppo per aiutarti. E comunque” concluse quasi implorante “di tutto questo, non potremmo parlarne DOPO?”.

Il silenzio imbronciato che seguì, fu rotto dalla voce imbarazzata di Taranee.

“Ehm… Flood suppongo?” tentò, alungando una mano tra le sbarre “Taranee, piacere”.

“Piacere mio” rispose il ragazzo con un sospiro di sollievo. “Finalmente una persona ragionevole” bisbigliò stringendole la mano e meritandosi un’occhiata assassina da Irma e Cornelia.

“E Will” si presentò il loro capo, tendendo la mano a sua volta.

“E Hay Lin” si affrettò a soggiungere lei.

“Davvero puoi farci uscire di qui?” chiese Will.

“Tutte no” rispose Flood “I miei poteri da soli non sono sufficienti a infrangere gli incantesimi di cinque celle. E poi…” continuò con un sorriso di scuse “Perdonatemi se non mi fido: se tagliate la corda, a me tagliano la testa!”.

Irma grugnì con disapprovazione. Ad Hay Lin parve di sentirla borbottare qualcosa come “…e mi deve ancora spiegare come fa a conoscere la biondona…”.

“Quante di noi puo far uscire?” domandò Taranee inquisitoria, andando dritto al sodo.

Il sorriso di scuse si fece più ampio “Una?”.

“Da non tutte a una…” commentò Cornelia sarcastica “Parla, parla e poi…”

“E tu che ne sai?” la rimbeccò Irma stizzita e sospettosa “Non mi sembra che vi frequentiate…”.

“Che c’è sei gelosa Madame Bovary?” ribatté l’altra “Non ti bastano più quelli di Heatherfield, te li devi cercare anche nelle dimensioni parallele?”.

“Tu… razza di serpe rinsecchita! Chi sarebbe un bove?!” sputacchiò Irma inferocita.

“Basta adesso” le interruppe Will autorevole “Non abbiamo tempo per sta qui a becchettarci come galline”.

“Giusto” le fece eco Taranee “Anche liberare una sola di noi è un grande favore. Te ne siamo grate” continuò all’indirizzo di Flood “Anche se non sembra” concluse ironica.

Hay Lin era perfettamente d’accordo. Qulle due erano sempre le solite… “E poi, per portare un messaggio basta una sola di noi! Però… chi sarà ad andare?”.

“Andrò io: ho un conto in sospeso con quella!” si propose Cornelia con focosa decisione.

“Non se ne parla proprio!” ribatté Irma “Se io resto dentro ci resti anche tu! Dovresti andare tu Hay Hey” continuò voltandosi verso di lei “Sei quella che ne sa di più su questa Nimuel”.

Hay Lin si affrettò a schernirsi “No, no! Non saprei che dire!” strinse i pungi per farsi coraggio “Dovrebbe andare Will, lei saprebbe convincerla…”.

“E vero” la sostenne Taranee, con suo grande sollievo “Non potremmo scegliere ambasciatrice migliore”.

“Io?” ripeté Will con un sorriso triste e disilluso che fece sentire un verme Hay Lin “Non mi pare proprio di essermi dimostrata una grande oratrice, ultimamente. Tu sei molto più brava di me” concluse, rivolta a Taranee.

“Io so solo recitare a memoria copioni poco brillanti che mi sono costati ore di faticosa scrittura” rispose Taranee sincera “Tu, invece, hai il dono di trovare sempre le parole giuste e di commuovere lo spirito dei tuoi ascoltatori”.

“E vero, Will!” Hay Lin si unì accalorata alla preghiera di Taranee “Tu… sei speciale!”.

Irma annuì con entusiasmo “Già, già… e poi meglio tu che Miss Perfettini!”.

Cornelia le rivolse l’ennesima occhiataccia, ma poi si strinse nelle spalle. “Bhè è vero” ammise a malincuore “Tu sei la più adatta Will”.

Will le guardò una a d una e Hay Lin ebbe l’impressione che il suo sguardo si soffermasse soprattutto su di lei. Deglutì e le rivolse un sorriso.

“D’accordo, allora” cedette alla fine la Guardiana del Cuore “Andrò io. Però, prima di andare, voglio avere le idee chiare. In questo periodo siamo state divise, pare che ci siano troppi fatti di cui non a conoscenza”. Una pausa. “Voglio sapere tutto… da tutte”.

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Capitolo 35
*** Conversazioni dal Sottosuolo ***


Salve a tutti, scusate se mi sono fatta attendere per tutto questo tempo, ma sono stata assai incasinata

Salve a tutti, scusate se mi sono fatta attendere per tutto questo tempo, ma sono stata assai incasinata.

Ricomincio con un capitolo temo non molto interessante, perché è un po’ un riassunto delle puntate precedenti, ma, dato tutto il tempo che è trascorso, potrebbe anche essere un bene: così vi rinfrescate la memoria.

Vedrete che molti nodi verranno al pettine negli ormai pochi capitoli rimanenti e molti particolari apparentemente incoerenti (Rainboy li hai beccati tutti…) si spiegheranno… almeno spero ^^

Non sono troppo convinta di questo capitolo, L’ho riscritto diverse volte, ma sono sempre perplessa. Comunque… un boh… vediamo, ce lo dovevo mettere per forza...  Prometto che i seguenti saranno molto più divertenti!

Grazie a tutti voi che avete recensito e in particolare a Max che mi da sempre il suo sostegno.

 

 

 

 

“Sì, è giusto” rispose Taranee dopo un attimo di esitazione “Ti dirò, anzi, vi dirò, tutto”.

Will, che aveva temuto di scontrarsi con un muro di silenzio, riprese a respirare. Si poteva sempre far conto su Taranee. E ora che lei aveva accettato, lo avrebbero fatto anche le altre. Forse si sarebbe fatta un po’ di chiarezza, finalmente.

“Alt, aspetta!” interloquì Irma, interrompendo Taranee. “Prima di dire una parola” si voltò verso Flood “Fuori di qui tu, sono faccende da donne queste!”.        

Nonostante il modo non proprio urbano di porre la questione, Will non poté non essere d’accordo: in certi momenti dovevano essere loro e sono loro.

Ok” rispose il ragazzo stringendosi nelle spalle “Quando avete finito, usa questo per chiamarmi”. Si staccò dal collo uno dei suoi molteplici pendenti, lo porse a Irma e svanì nel buio.

“Cos’è?" domandò Hay Lin incuriosita, cercando di sporgersi dalle sbarre per vedere meglio.

Boh…” borbottò Irma, rigirandoselo fra le mani con una smorfia poco convinta “Sembra un pezzo di conchiglia… o d’osso. Oh, ci sono! E’ un fischietto”.

E viene quando lo chiami con quello?” domando Cornelia sarcastica “Proprio come un cane”.

Taranee decise di intervenire, prima che la situazione degenerasse di nuovo.

Dunque tornando a noi…” riprese a voce alta e chiara, coprendo gli schiamazzi delle due “Will, ti ho già detto cosa avevo visto su Everlan e cosa ne pensavo. Però…”.

Si strofinò il labbro inferiore, con un gesto che denotava imbarazzo “Non ti ho raccontato cosa mi è successo in seguito. Ho cominciato ad avere sogni e  visioni che parlavano di me… e di Efri. Ero... molto strana, il mio potere era strano. Mi sembrava di non riuscire più a controllare il fuoco. Mi sentivo una bomba ad orologeria, finché…” . Si coprì il naso e la bocca con le mani a coppa, soffocando un singhiozzo. “Non sono quasi esplosa davvero e non ho ho quasi… quasi ucciso l’amica di Cornelia”.

Irma e Hay Lin la guardavano stupefatte: era chiaro che ardevano dal desiderio di avere informazioni più precise. Entrambe, però, furono sufficientemente discrete da decidere di rimandare le spiegazioni a un momento meno delicato.

Due lacrime rotolarono giù dalle guance di Taranee. “Mi spiace tanto, Cornelia, scusami… Io non so cosa mi abbia preso. Quella donna… ha come liberato la parte più selvaggia del mio potere e io… non sono riuscita a contenerlo”.

“Non è stata solo colpa tua” rispose Cornelia contrita “Anche io ho sbagliato e da prima di te, se avessi avuto più fiducia nella nostra amicizia, fossi stata più sincera con voi, forse tutto questo non sarebbe mai successo”.

Will si premette contro le sbarre, cercando di vedere nella cella accanto alla sua, dove era rinchiusa la Guardiana della Terra. Forse avrebbero finalmente saputo cosa tormentava l’amica da mesi, rendendola sfuggente e intrattabile.  Avrebbe voluto poterla guardare dritta negli occhi, purtroppo riusciva a scorgere soltanto l’orlo della gonna che Cornelia tormentava con le mani, mentre raccoglieva i pensieri.

“Ho avuto un periodo… difficile” esordì “Stavo cercando di capire delle cose di me, però mi rifiutavo di accettarle. Sembrava che nessuno si accorgesse di quello che mi stava accadendo, a parte… a parte Ardu. Quel bastardo! Ha sfruttato le mie debolezze e i miei segreti per tenermi lontana da voi”.

Cornelia si avvicinò alla porta della cella e il suo sguardo incontrò finalmente quello di Will, che glielo restituì, cercando di infonderlo di tutto il suo affetto e il suo rispetto per lei.

“Ora sono pronta a parlare con voi… di tutto” riprese Cornelia più sicura “Non ci saranno più segreti a dividerci. Mi vado bene come sono, adesso” un sorriso imbarazzato, così poco da lei, le aleggiò un momento sulle labbra “Spero di andar bene anche a voi”.

L’ultima parte della frase suonava terribilmente come una preghiera e Will, d’impulso, la rassicurò: “Sei nostra amica, ne abbiamo passate tante insieme! E’ l’unica cosa che conta, vero ragazze?”.

Le altre tre annuirono in coro. Irma senza troppa fretta, in verità.

"Grazie" mormorò Cornelia improvvisamente intimidita "Io, vedete... mi sono innamorata di Meg" soffiò in un bisbiglio a malapena udibile.

"Avevo paura di dirvelo" aggiunse in tono di scuse.

Hay Lin fece un salto tale da sbattere la testa contro il soffitto di pietra.

Taranee provò a dire qualcosa, ma, dopo un paio di tentativi andati a vuoto e conclusisi con una serie di smorfie boccheggianti tipo pesce fuor d'acqua, si dedicò a lucidarsi gli occhiali.

Quanto a Will, era sicura che la sua mandibola dovesse essersi schiantata al suolo.

Passarono alcuni imbarazzantissimi minuti di silenzio, durante i quali il viso di Cornelia assunse tutte le sfumature dell'arcobaleno.

Irma ghignò "La bellona ha saltato lo steccato! Fantastico! Ora non ho davvero più rivali: ragazzi di Heatherfiel,a me!".

A Will sfuggì una risatina e dopo un attimo stavano ridendo tutte e cinque a crepapelle.

"E poi?" chiese Will ancora ridacchiando "Come sei arrivata qui?".

"E' stato quel tipo, quel Flood, che mi ha detto che eravate in pericolo e che c'era una porta aperta a The Olde Bookshop". Alzò gli occhi, la decisione li illuminava: "Ho capito che non avevo più scuse per ignorare i miei doveri e voi..." concluse.

"Bene, bene! Bella storia, i particolari piccanti a dopo, però! Ora sta a me!" esordì Irma. "Avevo trovato delle informazioni il primo giorno che siamo state qui, ormai lo sapete anche voi. Non mi avete voluto ascoltare, però e... io mi sono offesa".

Si strofinò imbarazzata la nuca "Ok, sono stata una cretina, è vero".

"Perdonaci Irma!" la interruppe Taranee "Siamo state delle cretine anche noi, non ti abbiamo nemmeno lasciato parlare".

"Già... io per prima" si scusò Cornelia "Che stupida! Ardu ha fatto proprio un bel lavoro con me... e io ci sono cascata in pieno!".

"E io non ho avuto né la forza né la voglia di farvi ragionare, è colpa mia quanto vostra" aggiunse Will.

"Insomma siamo proprio un bel branco di decerebrate, per fortuna che almeno ne siamo consapevoli!" scherzò Ima riprendendo la narrazione "Insomma, sono scappata a frignare sulla spiaggia e ecco che salta fuori quel Flood. Dice che non mi può attaccare, perché gli è stato vietato, ma che vuole sfidarmi per dimostrare che i suoi poteri sono meglio dei miei".

"E tu?" balbettò Taranee ansiosa "Non avrai mica accettato".

Ah Tara... cosa ti aspetti, buon senso da Irma? Will scosse la testa rassegnata.

"Eh... sì... e che dovevo fare?" rispose Irma spalancando le braccia.

"E lui... lui è stato grandioso... davvero" riprese a razzo per impedire a chiunque di insistere sull'argomento "Ha come ghiacciato il mare e illuminato tutto" il suo sguardo si perdette da qualche parte dietro di loro. Will avrebbe potuto giurare di poter contare i luccichini nelle sue pupille. Sembrava il personaggio di un manga. "Era bellissimo, meglio di un concerto di Karmilla...".

"Spaziale!" alitò Hay Lin affascinata "Lo vorrei vedere anche io!".

"Non è mica finita qui, vero?" indagò Taranee sospettosa "Perché ci hai ignorate per giorni?".

"Ehm..." Irma prese a fissarsi le unghie blu con la più grande concentrazione "Oh, accidenti, me ne si è scheggiata una!".

"Irma!" la ripresero tutte in coro.

"Mi ha baciato e poi ha tagliato la corda: mi vergognavo da morire" sbottò l'interpellata, diventando bordeaux.

"Ecco lo sapevo che si era presa una cotta" gemette Taranee, dandosi una manata sugli occhiali appena lucidati.

"Possibile che tu non sappia stare alla larga dagli uomini?" la redarguì Cornelia.

"Scusami tanto se non ho i tuoi interessi" ribattè Irma imbronciata.

"Ma allora vi filate?" chiese invece Hay Lin con occhi grandi come piattini da caffé.

"Non lo so" ammise la Guardiana dell'Acqua con voce malinconica "All'inizio era tutto un trucco per confondermi, lo so per certo, però poi ci ha aiutate... non so cosa voglia sul serio".

"Yap" esclamò Hai Lin, scaraventando un pugno verso il soffitto "Ma allora, a TE piace! Oh, è così ROMANTICO!" concluse, intrecciando le dita accanto al viso con aria sognante.

Irma, invece, intrecciò decisa le braccia sul petto "Non saltiamo alle conclusioni!" sbuffò "Piuttosto, tu! Cos'hai combinato, tu?".

"Io... Io..." balbettò Hay Lin, ritraendosi spaventata dalle sbarre. Rivolse a Will uno sguardo da bestia braccata.

Sentimenti confusi si agitarono nel petto della Detentrice del Cuore, mentre l'immagine di lei con Matt si faceva largo nei suoi ricordi. Non era sicura di poterla perdonare, però Hay Lin era sua amica e non si può scegliere di chi innamorarsi. Non poteva permettere a un ragazzo di rovinare la loro amicizia.

"Su racconta" articolò alla fine a fatica "So già tutto, non sono arrabbiata".

"Lo so!" esclamò Hay Lin scoppiando in singhiozzi "Zeph e Ire mi hanno mostrato tutto. Oh Will, è tutta una balla! Matt non è innamorato di me; sono stati loro due  incantarlo". Si interruppe soffocata dal pianto.

"Sono io che ho sbagliato a crederci".

I singhiozzi si fecero convulsi.

"Hay-Hey... su non fare così!" cercò di consolarla Irma, che doveva aver digerito la notizia più in fretta di quanto non fosse riuscita a fare Will "Non vorrai credere a quei due ballisti? Sono sicura che è innamoratissimo di te... cioè... ehr..." si interruppe dopo avere intercettato uno sguardo di Will.

Quest'ultima si limitò a sorridere tristemente.

"Irma ha ragione Hay" mormorò "Credo che tu piacessi a Matt da molto tempo prima che Zeph e Ire mettessero il loro zampino in quest'affare".

"Ma anche se fosse così..." balbettò la Guardiana dell'Aria, tra i singhiozzi "Ti ho tradito! ti ho ferito! Oh, Will! Potrai mai perdonarmi?".

Will sentì le lacrime bruciarle agli angoli degli occhi, ma si sforzò di ricacciarle indietro: per quanto questo potesse farla soffrire, tra lei e Matt era finito tutto molto tempo prima. Non poteva fare una colpa ad Hay Lin dei suoi sentimenti, né chiederle di rinunciarci.

"Non ti preoccupare" disse alla fine con voce quasi ferma "Va tutto bene. Ci sono rimasta male all'inizio, ma non sono più innamorata di lui: mi passerà".

I singhiozzi di Hay Lin cominciarono a perdere di intensità.

"Will, ti voglio tanto bene!" proruppe "Se anche fosse davvero innamorato di me... se tu vuoi, lo lascerò".

La tentazione solleticò l'animo di Will. Sarebbe stata meno dura così... se non poteva più averlo lei, almeno che non dovesse vederlo con una delle sue amiche.

L'immagine dell'ultimo dipinto che aveva visto nelle caverne le balenò davanti agli occhi. La passione negli occhi di Avren e Nimuel che, invece, guardava lontano, sempre oltre a lui.

Un amore del passato che ostacola un amore presente... Era troppo triste.

Scosse la testa decisa "No Hay Lin! Non ti permetterò di fare una cosa simile! Non ti azzardare a spezzare il cuore al mio ex preferito!" terminò scherzosamente. Sarebbe stata forte! Come doveva essere stata Hay Lin, prima di cadere nelle trame di Zeph e Ire.

E poi Matt non sarebbe stato in grado di lenire il suo dolore, lo sapeva.

Hay Lin si agitò a disagio

Will decise di risparmiarla e prese la parola, attirando su di l'attenzione delle altre. "Ora tocca a me. Quando siamo arrivate su Everlan ho cercato di raggiungere il palazzo per parlare con la regina". Ed aveva miseramente fallito, come poteva pensare che adesso sarebbe stato diverso? "Sulla strada ho incontrato il Comandante della Guardia. Mi ha attaccato. E' molto forte: sono dovuta fuggire" concluse vergognosa.

"Tutto qui?" la interrogò Taranee perplessa.

"Già" commentò Will stringendosi nelle spalle. In fondo i fatti erano quelli. "Mi hanno lasciata in pace, dopo. Chissà perché?".

"Forse lo so io" rifletté Irma meditabonda "Flood mi ha detto che Avren si è rifiutato di prender parte al piano, perché voleva combattere solo faccia a faccia. Immagino che avrebbe dovuto occuparsi lui di te...".

Era da  lui, pensò Will, non ce lo vedeva a macchinare intrighi.

"Probabilmente hai ragione".

"E comunque" intervenne Hay Lin amara "Zeph e Ire hanno fatto anche la sua parte di lavoro".

"L'importante è che adesso siamo di nuovo unite e abbiamo deciso finalmente cosa fare!" affermò Will, cercando di spronarle e infonder loro fiducia. "Parlerò con Nimuel e con l'Oracolo. Troveremo un accordo".

Annuirono tutte in silenzio.

"Ti terrò in contatto telepatico con tutte noi" intervenne Taranee "Almeno finché potrò. Così sapremo anche noi cosa sta accadendo".

"Irma" ordinò la Detentrice del Cuore "Chiama il tuo amico: è ora!".

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Capitolo 36
*** Un Labirinto di Specchi ***


Eccomi di nuovo qua, con un capitolo finalmente un po’ più d’azione

Eccomi di nuovo qua, con un capitolo finalmente un po’ più d’azione. Inizia, spero, a sciogliersi qualche intrigo, spero in modo soddisfacente. Adesso sono arrivata proprio al momento clou della trama e cerco di tirare tutti i fili… speriamo di non trovarne qualcuno spezzato!

 

Grazie Max per il tuo sostegno continuo, io leggo con grandissimo piacere la tua storia e mi onora che tu segua la mia. In effetti rileggendo il capitolo anche io ho pensato che sarebbe stato bene iniziare con una breve introduzione della situazione. Ora penso un po’ a come fare… Sono contenta che le ragazze ti sembrino canon! E’ un po’ che nel racconto non appaiono tutte insieme: ci voleva!

 

Rainboy: mi fa un gran piacere sentirti le tue recensioni sono sempre molto utili. Spero tanto che questo capitolo spieghi alcune cose che in quelli prima potevano sembrare incoerenti rispetto alla trama: fammi sembrare se la soluzione ti sembra ragionevole.

 

Ora sono un po’ in vacanza e vorrei approfittarne per scrivere il più possibile: è tanto che penso a questi capitoli, dovrebbero essere i più drammatici e intensi… mi auguro di riuscire a farcela!

 

 

Il potere di Flood dissolse gli incantesimi della cella, disgregando non le sue mura fisiche, ma quelle magiche, che impedivano alla Witch di dislocarsi.

Fra gli auguri e gli incoraggiamenti delle sue amiche, Will svanì.

Riapparve molti metri sopra, nella vasta sala di marmo blu che aveva visto nei dipinti delle caverne.

Davanti a lei, seduta sul trono, Nimuel la guardava tranquilla.

Sembrava così piccola, affondata nella sua cascata di capelli luminosi, benché fosse sicuramente più anziana di Will.

Non assomigliava alla regina ambiziosa descritta da Cornelia, né all'aristocratica presenza rappresentata negli affreschi.

Una bambola bambina sedeva su un trono troppo grande per lei.

"Ti stavo aspettando, Guardiana" la salutò con voce soave.

"Mi... aspettavate?" rispose Will incerta.

"Non c'è niente che accada nella mia terra di cui io non sia a conoscenza" spiegò Nimuel.

"Allora, perché non ci avete fermato?" domandò la Witch, sempre più confusa.

"E' da tanto che aspetto questo momento, Guardiana" spiegò la regina. Il suo mormorio si confondeva con quello della fonte che sgorgava dal trono. "Il momento in cui voi Guardiane foste state unite e decise, pronte a parlare con l'Oracolo a nostro favore".

Il mondo prese a ruotare intorno a Will.

"Voi volevate catturarci! Usare i nostri poteri per risanare la vostra terra!" esclamò, cercando di trovare conforto in qualche certezza.

"No" Nimuel scosse dolcemente la testa, con un pallido sorriso. "Questo è quello che credete e quello che anche i miei fedeli protettori credono. Everlan è finita e non potrà più risorgere" continuò, mentre i grandi occhi si appannavano di lacrime "E non lo vuole nemmeno. Questa terra ha vissuto una vita lunga e intensa. Ha dato tutto ai suoi figli... è tempo per lei di dormire".

"Io... non capisco" ammise Will, frastornata.

"E' il mio popolo che dovete salvare, portare via da qui" sussurrò Nimuel accorata. "Ma per convincere l'Oracolo era necessario che conosceste il mio popolo nel bene e" esitò " nel male. E lui con voi, doveva ricordarsi di noi".

"E' così, allora" borbottò Will, pensierosa "Ma Kandrakar, l'Oracolo... perché la fortezza è in rovina, perché egli è malato se voi non c'entrate?".

"Questo non lo so" confessò Nimuel, mentre le lunghe ciglia scendevano a coprirle lo sguardo. "Kandrakar è nascosta alla mia vista, l'Oracolo è al di fuori del fato che amministro". Una pausa dolorosa interruppe le sue parole, poi i suoi occhi tornarono a fissarsi luminosi in quelli di Will."Fino a poco fa nemmeno sapevo che fosse in fin di vita". Alzò di nuovo lo sguardo su Will "Ma qualcosa almeno so: se soffre la fortezza, così è anche per l'Oracolo, però... è vero anche il contrario".

Era tutto così complicato! Un intrigo che pareva impossibile da sciogliere. Come avrebbe voluto, Will, che la sua vista fosse più chiara.

Voleva salvare gli Everlaniani, avrebbe convinto l'Oracolo, però... c'era ancora così tanto che non sapeva e non capiva. Aveva la sensazione di camminare nella nebbia e l'insopprimibile timore di agire per scopi di cui non era a conoscenza.

"Perché l'Oracolo è stato così severo con voi?" domandò dubbiosa "Perché è così irato con gli Everlaniani? In fondo questo posto è casa sua".

La regina si fece triste: "L'Oracolo di Kandrakar deve rinunciare a tutto per il suo ruolo: a sogni, speranze, sentimenti. Per il bene dell'equilibrio sacrifica se stesso" sospirò "Per chi fa scelte così dure, a volte, è difficile capire e perdonare le debolezze dei mortali".

Non aveva mai pensato all'Oracolo in quel modo. Non si era mai domandata il perché delle sue scelte.

A ogni parola di Nimuel, a Will pareva di addentrarsi in un labirinto di specchi, che le restituivano immagini deformate di tutto ciò che credeva di conoscere. Tutto ciò di cui poteva essere certa era che, in realtà, non c'era niente di certo.

Eppure era convinta che le sarebbe bastato un colpo di vento, uno solo e che gli specchi si sarebbero spezzati in una cascata di frammenti di vetro, lasciando libero l'orizzonte.

"Partirò altezza e parlerò a vostro nome" affermò alla fine. "Io... spero di star facendo la cosa giusta. Il popolo di Everlan non merita di finire così, io lo so" continuò più convinta.

Nimuel annuì: "Perché tu non abbia dubbi sulla fiducia che nutro in te". Un cenno della mano e accanto a Will si materializzarono le sue compagne.

"Ragazze" esclamò, gioiosamente sorpresa.

Le altre si guardarono intorno, altrettanto meravigliate.

Hay Lin si inchinò, facendosi rossa come un pomodoro. "Maestà... mi spiace tanto avervi spiato" proruppe.

Nimuel sorrise: "Non temere, non mi hai offeso... E non dubitare dei sentimenti del tuo innamorato. I miei fedeli possono risvegliare solo emozioni già esistenti".

"Ma allora..." Nella voce di Taranee, Will avvertì una nota di panico "quella rabbia, quella fame dentro di me...".

Nimuel allungò una mano verso le torce intorno a lei che ruggirono improvvisamente furiose.

"Erano quelle delle fiamme, Guardiana, e dell'ira. Ognuno di noi le nasconde dentro di sé e tu più di tutti Signora del Fuoco, però..." mosse dolcemente la mano affusolata e le fiamme tornarono ad ardere tranquillamente "...ciò che fa la differenza è essere in grado di domarle. Tu ne sei sempre stata capace e lo sei ancora adesso, nonostante gli incantesimi della mia Efri. E' stato brutto, ma, adesso, sai qualcosa in più su te stessa".

Taranee annuì, il volto più disteso.

Dietro di lei, Irma scoccava occhiate sospettose e invidiose all'eterea regina.

Cornelia, invece, la squadrava freddamente.

"Ci rivediamo, altezza" le si rivolse con accento aggressivo. "Ho ascoltato le vostre belle parole, ma sappiate che io, del vostro popolo, ho provato solo il male".

"E io ho visto quasi solo bene, invece!" la rimbeccò Irma stizzita.

"Entrambe avete avuto prova di solo una parte di ciò che c'é da sapere. Spero che sappiate fare tesoro anche delle esperienze di tutte le vostre compagne".

Una scossa di terremoto fece tremare il pavimento. Il viso di Nimuel si contrasse in un'espressione di panico e dolore.

"Andate Guardiane" esclamò supplichevole "Non c'è più molto tempo! Parlate all'Oracolo del popolo di Everlan e della sua regina! Che ci ascolti, che ci perdoni. Noi non lo abbiamo mai dimenticato, lui si è forse scordato di noi? Guardiana del Cuore, hai la chiave: usala per aprire le porte di Everlan e poi lascia che il Cuore ti conduca fino a Kandrakar".

Mentre ancora il rombo della terra echeggiava intorno a loro, Will allungò una mano, girò la chiave e spalancò la porta.

 

La grande sala del consiglio era fiocamente illuminata. Un silenzio luttuoso incombeva sulla fortezza in rovina.

Intorno alle witch, sui loro scranni candidi, i saggi di Kandrakar sedevano in muta concentrazione.

Un paio di occhi, neri e vivaci come quelli di un merlo, si aprirono e si piantarono in quelli di Will.

L'anziana Yan Lin sgattaiolò rapida fuori del suo posto e giù dalla gradinata.

"Mia piccola Hay Lin!" esclamò abbracciandola  e stringendola con le dita nodose "Ragazze! Cosa succede? Sono giorni che aspettiamo vostre notizie!"

"Onorevole Yan Lin" rispose Will "Dobbiamo parlare con l'Oracolo, per favore: il tempo stringe".

La stretta della donna si allentò. "E' vero il tempo stringe... la sua essenza è sempre più debole. La fortezza sta crollando, le sue fondamenta magiche si dissolvono. Non so per quanto ancora potremo resistere".

Con passo insospettabilmente agile si avviò per uno dei molteplici corridoi che si apriva sul salone.

"Seguitemi, vi condurrò subito da lui".

"Nonna" l'apostrofò Hay Lin, mentre camminavano fianco a fianco "Non credo che gli Everlaniani stiano rubando la vostra energia".

"Proprio così" le diede man forte Taranee "Non può esserci un'altra causa per quello che sta succedendo?".

"Non lo credo nemmeno io, in verità, che la colpa sia degli Everlaniani" rispose l'anziana donna, storcendo le labbra in una smorfia "E' una supposizione di Tibor. L'Oracolo non si è mai pronunciato in proposito. Quando ha parlato di Everlan è stato solo riguardo al rischio che correvate voi, bambine".

Le parole di Nimuel risuonarono nella mente di Will.

"Non... non pensate" l'ipotesi si faceva via via più credibile, mentre la formulava "Che potremmo aver confuso... la causa... con la conseguenza?".

Yan Lin si fermò e la fissò negli occhi pensierosa. "Che sia l'Oracolo a star male e che questo si rifletta su Kandrakar? Certo è possibile, però...".

Will si fece più convinta: era sulla buona strada per risolvere il garbuglio, lo sentiva!

"Deve essere così!" insistette "Che malattie si possono contrarre a Kandrakar?".

"E' proprio questo il punto, Will" rispose l'anziana consigliera "Noi saggi di Kandrakar non possiamo ammalarci".

"Ma... ma l'Oracolo!" protestò Irma, intervenendo nella discussione.

"I corpi che vedete sono soltanto proiezioni delle nostre menti" spiegò Yan Lin "Non sono reali. Kandrakar è solo spirito ed energia, non materia. La malattia dell'Oracolo non è qualcosa di fisico".

"Però" rimuginò Taranee, mentre la loro guida le introduceva nella camera dell'Oracolo "Se anche non può trattarsi di un malattia del corpo, non potrebbe essere una dello spirito?".

"Forse, bambine, ma se così fosse, perché l'Oracolo non ci parla di cosa lo turba tanto?", la nonna di Hay Lin spinse dolcemente Will dentro la stanza "Farete meglio a parlarne direttamente con lui".

La stanza dell'Oracolo era illuminata da una diffusa luce bianca, che annullava forme e distanze. Il giovane signore di Kandrakar non giaceva a letto come l'ultima volta che l'avevano visto, ma, in piedi, fissava, attraverso una finestra alta e stretta, il nulla che avvolgeva la fortezza.

Sarebbe potuto apparire in salute migliore dell'ultima volta che l'avevano visto, se il decadimento della fortezza non fosse stato indizio della sua sofferenza.

"Mi avete disobbedito ancora una volta, Guardiane" mormorò, dando loro le spalle.

Will avvertì il senso di colpa stringerle per un attimo il petto, ma se ne liberò quasi con violenza, ripetendosi che la scelta che avevano fatto si era dimostrata la più giusta.

"Abbiamo fatto ciò che abbiamo sentito di dover fare" si difese.

L'Oracolo annuì "Lo so, Guardiane, ma a volte, vorrei che trovaste la giustizia nell'obbedire e nel non fare domande. Sarebbe assai più facile e meno doloroso per tutti".

Un silenzio teso scese fra loro, interrotto soltanto dal respiro faticoso dell'uomo.

"Ormai, però, le scelte sono già state fatte e non posso far altro che accettarle. La regina è stata astuta: sapeva che avrei seguito le vostre peripezie e vissuto le vostre avventure attraverso i vostri occhi e mi ha costretto a ricordare ciò che preferivo dimenticare". Le spalle incurvate dell'Oracolo riflettevano la rassegnazione della sua voce "E, forse, è stato meglio così".

Si voltò verso di loro. Era ancora più pallido del solito, con scure ombre sotto gli occhi e le guance incavate.

Gli occhi erano lucidi e vuoti.

"Tornate su Everlan. Dite alla regina che rispetto le sue volontà" chiuse gli occhi, come se la fatica di tenerli aperti fosse eccessiva "Non è sua la colpa" concluse con un accento di rabbia nella voce.

"Non ho intenzione di perdonare gi Everlaniani, però" riprese aprendo gli occhi, con una nuova energia, alimentata dalla rabbia trattenuta "Pagheranno per le loro colpe, anche se verrà loro risparmiata la vita".

Will si morse le labbra per trattenersi dal protestare, accanto a lei, Irma grugnì con disapprovazione, mentre Cornelia, subito dietro, incrociava le braccia sul petto e annuiva.

"C'è un piccolo arcipelago vicino alla costa occidentale del Canada. E' formato da diverse migliaia di piccole isole. E' quasi completamente disabitato, ma i terreni sono in vendita. Kandrakar li acquisterà per gli Everlaniani e fornirà loro tutti i documenti necessari per installarcisi".

Cornelia ringhiò "Bella punizione... una villa con piscina a famiglia, no?".

L'Oracolo scosse la testa "Non giudicare con troppo fretta, Guardiana della Terra. Per sei mesi l'anno, le isole sono avvolte dalla neve e dal ghiaccio. I suoi abitanti costretti a migrare sul continente e scendere a sud o a combattere giorno per giorno con il freddo. Non ci sono servizi e a mala pena arrivano l'elettricità e il gas. E' una terra dura e difficile e, per la prima volta nella loro vita, gli Everlaniani impareranno cosa significa lavorare duramente e affrontare la fame e le malattie".

"Non... non è una punizione troppo dura, Oracolo?" domandò timidamente Hay Lin "Non pensate a Nimuel? Condannarla a una vita così dura... sembra di costituzione tanto fragile!".

"E' proprio alla regina che penso" rispose l'Oracolo seccamente, gli occhi scintillanti. "Non chiedete troppo: per questa grazia, infrango le leggi di Everlan e vado contro il mio stesso volere" concluse minaccioso.

"Piuttosto" interloquì Taranee "Basterà un arcipelago per contenere tutto il popolo di Everlan?"

"Everlan è quasi completamente ricoperto dalle acque" spiegò l'Oracolo "L'unica terra emersa è l'isola che avete visitata. Non potete saperlo, ma non è molto più grande di Chicago".

Taranee parve riflettere un attimo, mormorando qualcosa sottovoce, lo sguardo perso nel vuoto, poi assentì. "Avete ragione Oracolo, avete pensato a tutto".

L'Oracolo si voltò di nuovo verso la finestra. "Andate adesso, tornate ad Everlan e portate notizia della mia decisione. Avete la chiave e il cuore: grazie ad essi potrete aprire un portale e trasferire gli Everlaniani sulla terra. Nel frattempo io farò sì che il loro arrivo non crei difficoltà".

"Come faremo a far apparire l'uscita sulla terra nel posto giusto?" domandò Will.

"A questo penserà il consiglio dei saggi di Kandrakar" rispose l'Oracolo "Voi preoccupatevi solo di convincere gli Everlaniani a partire: potrebbe essere più complicato di quello che pensate".

"Perché Kandrakar è in rovina? Se la colpa non è degli Everlaniani cosa sta succedendo?" chiese Cornelia, battendo sul tempo Will, che voleva porgere la stessa domanda.

"E cosa dobbiamo fare per fermare la decadenza della fortezza?" interloquì Taranee pragmatica.

"Questo... questo non vi deve interessare" rispose l'Oracolo. Il braccio appoggiato al davanzale della finestra tremò leggermente, mentre le dita lunghe stringevano la pietra.

Irma fece per protestare, ma Will la trattenne afferrandola per l'avambraccio. "Basta così, è meglio non insistere ancora".

Irma assentì con una smorfia insoddisfatta.

Le ragazze scivolarono fuori della stanza. Mentre chiudeva la porta, Will sbirciò all'interno un'ultima volta. L'Oracolo si copriva gli occhi con la mano. Pareva debole e sofferente.

Will si sentì in colpa per averlo spiato e si affrettò a chiudere la porta.

 

Yan Lin le aspettava fuori dalla porta, un'espressione preoccupata dipinta sul viso rugoso "Allora, bambine, avete capito cos'ha? Vi ha detto qualcosa?".

Will scosse la testa, affranta "Non ci ha voluto rivelare niente".

L'anziana donna sospirò "Allora sarà bene che mi sbrighi a tornare nella stanza del consiglio. Ci sarà bisogno di tutti noi per impedire che Kandrakar crolli. A questo punto inizio a temere che l'unica soluzione sia trovare un nuovo Oracolo".

"E noi dobbiamo sbrigarci a tornare a Everlan, per parlare con la regina e salvare gli Everlaniani" ribatté Will "E tornare qui il prima possibile".

"A presto bambine, buona fortuna" le salutò Yan Lin.

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Capitolo 37
*** Polveri di Marmo Blu ***


Non trascorse che una manciata di secondi, prima che le cinque ragazze scivolassero attraverso la porta aperta dalla chiave di

Salve a tutti, grazie per aver letto e commentato l’ultimo capitolo e per avere sempre tanta pazienza. Grazie per tutti i vostri complimenti, per il vostro sostegno e i vostri consigli. Spero che mi aiutino a migliorare.

Ad Personam

Rory95: sono contenta che tu abbia cominciato a leggere la mia storia e che ti sia piaciuta, spero che apprezzerai il finale! Grazie della tua recensione.

MaxT: Ciao Max! Grazie per la tua gentilissima recensione e per la bella storia che scrivi e che leggo con tanto piacere. I nodi arriveranno tutti al pettine in un paio di capitoli e poi metterò la parola fine a questa lunga avventura. Poi, chissà? Mi piacerebbe scrivere qualcos’altro, ho delle idee su alcuni corte one-shot ispirate agli eventi e ai personaggi di Terra Magica, vedremo…

Rainboy: Ti ringrazio ancora tanto per i consigli e i complimenti, entrambi molto ben accetti. La trama si dovrebbe definitivamente capire nei prossimi due capitoli, così poi potrai dirmi cosa ne pensi. Sinceramente io non la ritengo particolarmente brillante: ho preferito concentrarmi su creare e gestire dei personaggi che mi piacessero e un’atmosfera drammatica, sapendo che non sono molto brava con gli intrighi e sarebbero parsi ingenui. Per la parte sulla regina ti rimando alla risposta che ho dato a Melodie, perché, visto che anche lei mi ha parlato dello stesso argomento, ma da un altro punto di vista, preferisco rispondervi insieme. La seconda parte del capitolo è anche la mia preferita, mi è venuta più scorrevole. Mi piace parlare dell’Oracolo, trovo che nel fumetto sia un personaggio non molto ben sfruttato, spesso persino incoerente. Ho preferito fa decadere la fortezza al posto del suo aspetto fisico, in parte per ragioni di trama…. E di parallelismi, ma anche perché preferivo che la sua malattia rimanesse in qualche modo “invisibile” come lo sono le sue emozioni e le sue motivazioni: c’è, ma non la mostra, non lui direttamente almeno. Di Kandrakar in rovina si dovrebbe avere un’ultima immagine in uno dei prossimi capitoli, poi, la descrizioni principale rimarrà quella che si legge all’inizio del racconto, nel secondo capitolo. Grazie ancora!

Melodie: Mille grazie per la recensione molto… appassionata! Mi fa molto piacere vedere che il mio racconto intriga chi lo legge! Riguardo alla regina di Kandrakar PENSO che la ragione stia a metà tra la tua recensione e quella di Rainboy: anche io, come lui, trovo che la prima parte del capitolo non scorra bene, che l’alternanza di battute fra le ragazze sia troppo forzata e di non essere riuscita ad esprimere del tutto quello che si dovrebbe recepire da quella scena. Riguardo ad Hay Lin credo che, nonostante tutto, la sua reazione sia più o meno plausibile: tende a prendersi tutte le colpe e a dimenticare quelle degli altri. Quella di Taranee non mi convince troppo, per certi versi credo, come Melodie, che in effetti stia riflettendo sul suo potere e i suoi stessi sentimenti e che questo la inibisca un po’, però credo che la sua parte di dialogo vada comunque sistemata. La regina è un casino… E’ molto difficile farla parlare ed agire, è una regina, appunto, e parla come tale, ma è anche antichissima (è già antica quando Haydin diventa Oracolo) e molto saggia, al tempo stesso però, ha un aspetto molto “fanciullesco”, quello che la fa piangere quando parla della sua Terra che sta andando incontro a un disastro inevitabile. E’ come un malato terminale: sa da un pezzo come deve andare, ma se ne parla piange lo stesso, non tanto per se stesso, ma per le persone a cui è affezionato. Perciò credo che sia giusto che sembri avere un po’ “il gobbo”, ma, al tempo stesso, penso che dovrei cercare di farla parlare in modo più fluido e naturale.

 

 

 

Non trascorse che una manciata di secondi, prima che le cinque ragazze scivolassero attraverso la porta aperta dalla chiave di Everlan nella sala del trono della reggia.

La regina di Everlan sedeva avvolta nei nelle sue ampie vesti  multicolori, pesanti di ricami d’oro e d’argento. I suoi sei Guerrieri la fronteggiavano.

Non era difficile intuire che qualcosa non andava per il verso giusto:  i due ragazzini gemelli piangevano senza freni tirando su con il naso, il maschio si mordeva il labbro inferiore per non singhiozzare, mentre la femmina pestava i piedi per terra urlando “No, no, no! Io non ci sto!”; il dinoccolato Flood si nascondeva la metà inferiore del volto con una lunga mano bruna, mentre i suoi occhi scuri avevano un’espressione attonita;  sul viso di Ardu era impressa  un’immagine di granitica ostinazione, mentre il cupo Avren aveva sul volto un’espressione indefinibile e stringeva convulsamente l’elsa della spada e Efri…

Efri si voltò verso di loro ululando di rabbia quando entrarono nella stanza, il corpo asciutto avvolto dalle fiamme.

“E’ tutta colpa loro! Vi siete fatta traviare dalle loro parole Vostra Altezza, Vi hanno ingannata e Voi, Voi ci tradite così! Ci abbandonate!” . La donna sollevò la lancia che portava sulle spalle “Ma non ve lo permetteremo! A morte le Streghe!”.

Quella donna era una folle pericolosa, Taranee l’aveva sempre pensato ed adesso ne era ancor più convinta. Allungò una mano e l’arma scagliata contro di loro prese fuoco e si ridusse a poche ceneri prima di raggiungerle. La fiammata illuminò l’intera sala, facendo danzare le ombre scure delle colonne con una potenza che colse di sorpresa la Guardiana stessa, il suo elemento aveva reagito con una furia che l’aveva colta impreparata.

“Sapevo che non poteva mento fidarci di voi, maledetti!” gridò  Cornelia accanto a lei. Taranee percepì chiaramente il potere che l’amica richiamava a sé.

“Ragazze, ferme! Ferme!” ordinò Will con una nota di panico nella voce, che fece perdere non poco peso alle sue parole. La voce di Nimuel  fu poco più di un sussurro, ma si diffuse per tutto il salone, sovrastando le urla, i singhiozzi, le imprecazioni: “Efri, amica mia, calmati! Così ho deciso ed è l’unica scelta che possa o voglia fare”. 

La donna si voltò verso di lei, rapida come un serpente infuriato: “Non ve lo permetteremo, non possiamo permettervelo”.

“Efri sei una sciocca” intervenne severamente ArduCosa pensi di fare? Sai bene che non possiamo fare niente che non sia per il bene della nostra Signora”.

“Tu, borioso codardo! Adesso ti tiri indietro?” ribatté velenosa la focosa guerriera.

“Mia Signora, se permettete due parole” riprese l’uomo, ignorandola e rivolgendosi alla regina “la nostra compagna manifesta da sempre una riprovevole mancanza di tatto e ancor più di sangue freddo” . L’uomo fece una pausa e rivolse a Nimuel uno sguardo carico di affetto e compassione “Io vi capisco: lasciate che i vostri sentimenti per quel uomo vi distolgano dai vostri doveri nei confronti della Vostra terra, dei Vostri sudditi e di Voi stessa” sospirò pesantemente “ Però non possiamo permettervi di abbandonarci. Il nostro fine ultimo e solo è preservarvi”.

Sollevò appena le braccia e le colonne del salone si sbriciolarono in un minuto pulviscolo “Con o contro il vostro parere. E’così deplorevolmente facile distruggere, adesso”.

“No” esalò appena la regina coprendosi il volto con le mani “Io non posso lasciarvelo fare, non costringetemi, vi prego, a lottare contro di voi”.

“Bastardi traditori” ringhiò Cornelia. La ragazza si lasciò cadere su un ginocchio e toccò terra con una mano.  Un’ ampia frattura si aprì nel pavimento di granito in direzione della Guardia e del trono.

Ardu si volse verso le Guardiane. La terrà tremo leggermente, la frattura smise di espandersi. Il viso di Cornelia si contorse in una smorfia di disappunto.

Hay Lin si sollevò faticosamente da terra di qualche palmo, ma sembrava avere serie difficoltà a mantenersi in equilibrio “Uh… Uh… Oh dai, ma cosa…? Oh accidenti!” esclamò alla fine cadendo sul sedere.

Una fiamma si accese fra le mani di Taranee, così viva e potente che la ragazza la controllò a fatica, intorno a Irma, con il viso contratto dallo sforzo, cominciarono a condensarsi gocce d’acqua.

“Vi prego! Ragazze! Non è il momento! Siamo qui per parlamentare!” Will si parò davanti alle amiche a braccia spalancate “Altezza” continuò voltando appena la testa verso Nimuel  “L’Oracolo ci ha dato il permesso. Non c’è più bisogno di combattere”. L’ultima frase prese un accento quasi disperato e, per un attimo a Taranee parve che gli occhi di Will corressero al guerriero silenzioso alla sinistra di Nimuel.

E voi credete che accetteremmo la vostra pietà pulciosa?” ribatté Efri sfoderando i pugnali. 

“E’ da quando abbiamo capito che la regina complottava con voi che stiamo cercando una soluzione!”  sputò Ire, asciugandosi le lacrime “Non siamo mica così stupidi”.

“Davvero?” esclamò il gemello accanto a lei, guardandola perplesso “L’abbiamo fatto?”

“Certo, cretino! Ma mica venivamo a dirlo a te, saresti corso subito a dirlo a lei! Te le dai sempre ragione!”.

Flood mosse qualche passo verso Efri, con le braccia appena aperte e un sorriso timoroso e accondiscendente “Calma, fratelli… calma… Noi non possiamo ribellarci alla volontà della regina, troveremo un accordo…” Efri sibilò di rabbia, ma Flood la ignorò e si rivolse ad Avren “Non è vero Capitano? Non ci permetteresti mai di venir meno a i nostri doveri, tu sei qui per questo”.

Will si voltò verso il giovane, sul volto speranza e angoscia mischiate insieme nell’attesa della sua risposta. Taranee seguì il suo sguardo: gli occhi grigi del Comandante della Guardia erano impenetrabili.

Avren rimase immobile per un alcuni secondi, limitandosi a stringere con più forza l’elsa della spada.  Flood iniziò ad apparire agitato, rivolse un’occhiata preoccupata alla sua compagna, che evidentemente non aspettava che un cenno di assenso da parte del Comandante per aggredirlo.

“No” a quel monosillabo, Flood si rilassò sensibilmente e sul suo volto si allargò un’espressione di sollievo, mentre il viso di Will si illuminava.

Avren si mosse appena, ma un secondo dopo era alle spalle di Flood, la lama pesante della sua spada che sfiorava il collo nudo dell’altro “Non vi permetterò di venir meno ai vostri doveri”.

Flood sgomento non mosse un muscolo, si limitò a fissare con apprensione, il metallo satinato dell’arma. Ire, dietro a lui, esultò “Grande Capitano, se tu sei con noi abbiamo vinto”. Efri sollevò uno sopracciglio sottile, mentre un sorriso sarcastico aleggiava sulle sue labbra “Allora non sei così stupido come credevo”.

Cosa sta succedendo?” Irma urlò inviperita e, sospettò Taranee, preoccupata per la sorte del suo bello “Cosa sta succedendo?! Siamo qui per portare notizie importanti ! Qualcuno vuole ascoltarci o no?”

“Siamo finite nel bel mezzo di un colpo di stato, se non l’hai capito” sibilò Cornelia, crudelmente “Questi bei tomi, non sono minimamente intenzionati ad ascoltarci. Ci toccherà combattere” terminò con un sorrisino quasi soddisfatto.

“No, vi prego!” Nimuel tentò di alzarsi dal suo trono, ma la sua debolezza doveva essere eccessiva, perché ricadde a sedere “Non combattete! Figli miei, anche così debole, io sono la sola signora di questa terra, non potete niente contro di me”.

“Mi spiace mia Signora” rispose Ardu con pacata gentilezza “Ma non è così, in questi lunghi secoli che vi abbiamo servito, siamo diventati sempre più indipendenti”.

“Lo sapevamo che non avreste mai voluto andare contro il volere di quegli stupidi di Kandrakar!” si intromise Ire, la sua vocetta acuta carica di rabbia e disprezzo “Avete sempre lasciato che facessero quello che gli pareva, anche quando si sono portati via Haydin! E ora lui è diventato uno di quei rimbecilliti vestiti di bianco”. Ire ridacchiò in maniera un po’ isterica “E allora abbiamo deciso di pensarci noi, abbiamo deciso che ci saremmo attenuti al piano VERO, qualunque cosa succedesse. Avremmo catturato le Streghe”.

“Brutta viperellaimprecò Hay Lin sottovoce “Ora la sistemo io!”. Taranee le posò un una mano sulla spalla “Ti prego Hay-hey abbi pazienza… Dobbiamo evitare di peggiorare la situazione.

Ardu sospirò “Scusate la sua scortesia mia Signora, in tutto questo tempo non sembra essere mai cresciuta. Non erano le parole che avrei usato per spiegarvi la situazione”

La regina gli rivolse un lungo sguardo poi spalancò gli occhi limpidi “Oh! Non… non è possibile… voi non potete! Io… non posso non essermi accorta!”.

Invece è così mia Signora. Siete più debole di quanto voi stessa non vi siate resa conto. Noi, invece, siamo più forti” ribatté tranquillamente Ardu.

“E’ stata la permanenza sulla Terra” interloquì Efri con una risata folle “Abbiamo ripreso le forze, in quel mondo ancora giovane, almeno quanto bastava per riuscire ad agire di nascosto a voi”.

“Ma… ma.. gli stregoni…” Nimuel pareva attonita. Come può esserlo una creatura millenaria e onnisciente che, improvvisamente, si trova debole e cieca. “Non potete aver spezzato le loro catene”.

“La vostra fiducia negli altri è sempre stata mal riposta, mia Signora” continuò Ardu “I vostri sudditi umani non hanno esitato neanche un istante ad unirsi a noi e ad aiutarci a controllare i Vostri poteri, quando hanno dovuto scegliere tra andare contro la volontà di Kandrakar e la Vostra  e una fine sicura”.

“Ah” gli occhi di Nimuel si erano adombrati, ma il viso di Will si era illuminato di speranza “Ma non è così!” si affrettò a spiegare con urgenza e sollievo “Non sarà la fine! Dovrete solo andare via di qui, in un altro luogo che Kandrakar ha scelto per voi!”.

“Will, no!” esclamò la regina “Non è così, non è per questo! Dovete fuggire, subito!”.

La ragazza, presa in contropiede, perse un attimo, sufficiente perché Ardu, con un gesto, le avvolgesse le gambe in un groviglio di rampicanti.

Che Kandrakar li ha graziati gli Everlaniani non lo sapranno mai” affermò l’uomo, mentre Will tentava di districarsi “Non devono saperlo, Everlan non può morire. Quanto a voi” continuò rivolto alle altre Guardiane che si preparavano a vender cara la pelle “Non muovetevi. Abbiamo degli ostaggi”.

Avren premette l’arma sulla gola di Flood con più forza. Il ragazzo deglutì. Irma imprecò.

“Cosa ci importa di quel debosciato!” esclamò Cornelia, mentre centinaia di frammenti di marmo cominciavano a turbinare minacciosamente intorno a lei.

Ma potrebbe importarti di altro, ragazza” ribatté l’uomo “Non vorrai che le margherite sfioriscano già in primavera”.

“No” mormorò la Guardiana della terra, mentre l’orrore le riempiva lo sguardo insieme alla comprensione “Meg! Cosa le hai fatto tu, miserabile!” urlò furibonda.

“Niente, per adesso. Giace addormentata la bella Margareth, in un luogo segreto” rispose Ardu, tranquillo e rassicurante “Avvolta dai rovi come una principessa delle vostre fiabe. Ma, se non vi arrendete, i rovi invece di proteggerla…” strinse il pugno davanti a sé in un gesto eloquente.

“E insieme a lei” aggiunse ilare Ire “C’è anche un certo musicista… Oh è così carino, così gentile… proprio un rubacuori, sarebbe un peccato doverlo fare fuori!”.

“No!” questa volta fu Hay Lin a urlare, mentre Will aveva smesso perfino di dibattersi per cercare di liberarsi “Voi non potete fargli male! Anche se siete dei ragazzini… io… io” agitò un pugno impotente verso Ire.

Zeph si rivolse alla sorella “Tu hai fatto tutto questo senza dirmelo? Ma come ti sei permessa! Stupida vipera!”.

“Colpa tua, che non capisci niente” lo rimbeccò lei “Vuoi che finisca tutto?”.

“Lei… lei ha deciso così” borbottò il ragazzino non troppo convinto.

“Vedi? Lo sapevo che non ci saremmo potuti fidare di te”.

Taranee sentì la rabbia salirle dentro. Per il tradimento che quei sei infidi personaggi stavano perpetrando, per il modo in cui torturavano le sue amiche e mettevano a rischio innocenti e, un po’, anche perché pareva che l’avessero totalmente ignorata nelle loro trame. Cosa credevano, che lei non potesse essere un pericolo?

“Non vi è passato per la testa, che potrei decidere di sacrificare quei due per salvare le mie amiche e salvaguardare l’equilibrio? Noi siamo gli emissari di Kandrakar”.

La risata di Efri fu sguaiata e gioiosa “Provaci allora, mocciosa, provaci”. Il suo tono di scherno fece ulteriormente infuriare Taranee “Senti il fuoco? Più ti arrabbi e più lui diventa selvaggio”.

La terra tremò, lontano tremò, rossa nell’atmosfera grigiastra, l’eruzione di un vulcano.

“E’ prima della fine che le fiamme sono più alte… Non sei riuscita a controllarle sulla terra e pensi di riuscirci qui?”

Taranee ricordò la fiammata in cui era sparita la lancia di Efri … Hay Lin non riusciva nemmeno a volare in quella atmosfera pesante, lei sarebbe riuscita a domare il drago che dormiva sotto Everlan?

“Non sai nemmeno cosa vuoi fare… sono sole vuote minacce le tue”.

Aveva ragione… sapeva benissimo che non avrebbe rischiato l’incolumità delle sue amiche richiamando quel fuoco spaventoso. Non avevano bisogno di ostaggi per lei… era lei stessa ostaggio del suo elemento.

Avren, ti prego, amico mio, non continuare con questa follia” la regina di Everlan si rivolse accorata al suo Capitano “So che ti può sembrare la cosa migliore al momento. Mi spiace avervi ingannato, non avervi detto subito quali erano le mie intenzioni, ma era necessario che non ne foste a conoscenza, per convincere le Guardiane e l’Oracolo” .

Il giovane si volse brevemente verso di lei e, per un attimo, la decisione nel suo sguardo sembrò tremare, ma poi si voltò ostinatamente dalla parte opposta, rifiutandosi di incontrare gli occhi di Nimuel. “Mia Regina, siete stanca e malata, per il Vostro bene dobbiamo agire così. Adesso non siete in grado di giudicare”.

Avren, non c’è altra scelta… Quello che state facendo non cambierà niente. Peggiorerà solo le cose, scatenerà una guerra, una guerra tremenda” pregò Nimuel supplichevole.

Il giovane scosse la chioma corvina “No! Vi sbagliate! E’ l’influenza che ha su di voi l’Oracolo di Kandrakar. La regina di Everlan che si lega così a un mortale! Ho sempre saputo che era un errore”.

“Loro, loro erano INNAMORATI!” l’urlo di Hay Lin era pieno di rabbia impotente “Cosa credi di saperne tu, dell’amore, specie di ghiacciolo ambulante?”.

“No… Hay Lin, no… “ Will si volse verso di lei con urgenza “Non dire così… Lui non è così, davvero, l’ho visto nelle caverne, lui…”.

“Sta zitta, Strega” ordinò gelido e minaccioso il giovane Capitano “Non azzardarti a dire un’altra parola”.

Gli occhi di Taranee si spalancarono per la sorpresa, mentre la comprensione si faceva largo in lei.

La regina di Everlan non mentiva quando diceva di non c’entrare nulla con il male che affliggeva Kandrakar, ma non diceva neppure la verità.

 

 

 

 

 

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Capitolo 38
*** Il Colpo di Vento ***


Salve a tutti

Salve a tutti! Eccomi qui con il quasi ultimo capitolo di profezie. Non è un capitolo d’azione, come ci si poteva aspettare, ma credo che sia comunque pieno di avvenimenti!

Grazie a tutti di leggere e commentare, il vostro sostegno mi è di grande aiuto! Spero mi vorrete aiutare anche quando, finito di scrivere l’intero racconto (ma ormai è quasi un romanzo…) mi darò alla revisione.

Il capitolo scorso mi stava molto a cuore e ringrazio per il calore con cui è stato accolto!

 

Ad Personam

 

Rainboy: grazie per il commento gentile e approfondito. In fase di revisione penso che sistemerò un po’ il momento dello scontro fra Cornelia e Nimuel, anche se quest’ultima, in effetti, ha dei notevolissimi poteri, non è al massimo della forma e sarebbe una buona idea metterlo in evidenza fin da quel momento. Nimuel… bhè spero di riuscire a renderla sempre meglio, vedremo. Will, in effetti, è proprio bloccata: un po’ tutto Terra Magica è incentrato sulla sua difficoltà di decidere, mi auguro che in questo capitolo e nel prossimo possa mostrare un po’ più di nerbo! Aspetto tue notizie!

 

Melodie: non sono stata proprio velocissima… ma nemmeno troppo lenta, spero ^^ Grazie per i tuoi commenti e il tuo calore! Credo proprio che tu abbia ragione: Taranee è cresciuta, inoltre l’ultima esperienza l’ha resa molto più prudente. Ha paura di far del male a se stessa e alle sue amiche. Mi auguro che questo capitolo sia avvincente come l’altro!

 

MaxT: ancora grazie per il tuo supporto e i tuoi commenti, spero di riuscire a risollevare un po’ Will in questi ultimi capitolo. In effetti sarebbe anche l’ora. Come ti ho scritto via mail, è molto debole, confusa, si fa domande su tutto, soprattutto su se stessa, per questo non riesce a prendere in mano la situazione. Spero di riuscire a scrivere gli spin-off a cui pensavo, anche se riguardano solo in parte la situazione precedente di Everlan, ma soprattutto il futuro delle ragazze e dei loro avversari. Aspetto di conoscere Adariel!

 

A un gesto della mano di Ardu le mura della sala blu crollarono e il cielo plumbeo si offerse allo sguardo smarrito dello cinque ragazze.

“Arrendetevi, streghe” ordinò con voce gelida Avren “Non avete possibilità”.

“Gli stregoni di Everlan stanno già arrivando, per officiare il rito che legherà i vostri poteri alla nostra terra e la risanerà” mormorò Ardu con la sua voce profonda e compassionevole “Il vostro sacrificio non sarà stato vano”.

Nimuel ascoltava con gli occhi sgranati per l’orrore, svanite completamente la sua calma sicurezza e la sua capacità di controllo, restava davvero una bambina smarrita.

“Non vi preoccupate, Maestà!” esclamò Ire con voce allegra “Sistemiamo tutto noi, poi starete di nuovo bene. Il tempo di un rituale e sarà tutto come prima!”.

 “Mai, mai mai!” Hay Lin urlò di rabbia e disperazione, gli occhi pieni di lacrime, scuotendo i lunghi codini scuri “Non cederemo a questo ricatto! Vi sconfiggeremo e salveremo tutti!”

 “Non ci arrenderemo” sibilò Cornelia con bassa voce pericolosa, mentre le piante rampicanti che stringevano la sua compagna frustavano l’aria dibattendosi sotto i comandi opposti che ricevevano da lei e Ardu.

“Avete intenzione di lasciare morire i vostri cari amori?” rise folle Efri, con una luce sadica negli occhi ambrati “Non siete così stupide, allora, così deboli come pensavo! O, almeno, una tra voi”.

Estrasse le sue due tozze lame, facendole vorticare un secondo fra le mani “Fatti sotto biondina” ghignò.

Un getto d’acqua la colpì in pieno. “Non è sola!” ringhiò Irma con foga, la fronte imperlata di sudore per lo sforzo “Razza di stupida befana, te li spengo io i bollenti spiriti”.

Efri rise di nuovo, mentre il calore della sua pelle faceva evaporare l’acqua che la inzuppava: “Brave, così, se combattete è più divertente, l’avevo detto fin dall’inizio, io!”.

“Sapete benissimo che non metterete a rischio la vita dei vostri amici” sospirò Ardu paziente, trattenendo Efri con uno sguardo “Smettete con questa farsa”.

Avren premette appena la lama sul collo di Flood. “Ragazzi… con… con calma, eh!” balbettò il ragazzo, pallido sotto l’abbronzatura.

Irma perdette buona parte della sua baldanza “Avvertiremo gli Everlaniani, non si faranno mettere nel sacco così” borbottò rabbiosamente. Cornelia smise di contendere il controllo delle piante ad Ardu con un grugnito.

Taranee, nel frattempo, fissava il vuoto con occhi altrettanto spalancati di quelli di Nimuel. Aveva avvertito le parole come il brusio di sottofondo di una trasmissione radiofonica disturbata, troppo concentrata sull’assurda rivelazione che aveva appena avuto.

Nimuel non aveva volontariamente causato la malattia dell’Oracolo, eppure, la ragazza ne era sempre più sicura, in qualche modo la sua terra ne era stata la causa.

Kandrakar cadeva a pezzi senza una ragione apparente, a meno che la causa non fosse quella che era sembrata esserne una conseguenza: la gravissima malattia che affliggeva l’Oracolo.

Malattia che non poteva essere fisica, dato che gli abitanti di Kandrakar non avevano un corpo fisico, ma solo spirituale.

Malattia, guarda un po’, cominciata esattamente in corrispondenza dell’ultimo stadio del decadimento di Everlan, sua terra natale.

Possibile che la causa fosse quella? Che l’Oracolo fosse a tal punto disperato per la fine della sua patria e patria della donna che aveva amato, che il suo spirito ne soffrisse in modo così evidente?

Taranee era affascinata dalla psichiatria e sapeva che molto di quello che a livello conscio si blocca o si rifiuta può venir fuori in modi inaspettati. Non era poi così strano, perciò, che, quello che la ragione dell’Oracolo non poteva ammettere, non si lasciasse cancellare e causasse di tali ripercussioni.

Il compito dell’Oracolo, la ragazza doveva ammetterlo nonostante lei stessa si fosse spesso trovata in contrasto con lui, non era semplice. Si doveva trovare sovente in situazione che lo costringevano a decisioni difficili, a fare scelte che lo addoloravano, per il bene dell’equilibrio. E, sicuramente, non poteva mostrare le sue emozioni, né confidarsi con qualcuno.

Lui era l’Oracolo, non doveva dar segno di insicurezza.

Questo poteva essere un ottimo esempio di una situazione simile.

Però, se la causa era quella, perché era così furioso con gli everlaniani? Forse per il male che loro stessi si erano attirati? O per aver distrutto la propria terra?

Possibile e qui Taranee si trovava ad una seria impasse, che amasse tanto la sua patria e tanto poco i suoi compatrioti?

Si domandò per un attimo se condividere i suoi sospetti con le sue compagne, ma Irma, Cornelia e Hay Lin sembravano decisamente troppo prese dalla loro, indubbiamente critica, situazione per poter essere interessate alle sue speculazioni sulla psicologia dell’Oracolo.

Soltanto Will non sembrava prender parte al loro affanno. Guardava Nimuel con occhi tristi, come se la vicenda non la interessasse personalmente.

 

La ferocia disperata con cui Avren l’aveva azzittita  aveva riempito Will di dolore e vergogna e spavento. Dolore per l’incapacità di comunicare con lui, vergogna per aver rischiato di ferirlo involontariamente molto più di quanto non avesse fatto Hay Lin con le sue ingenue offese, spavento per le reazioni che sempre suscitava in lei il giovane capitano.

Poi il suo sguardo aveva incontrato quello della piccola regina e la ragazza si era dimenticata di tutto.

Il suo cuore aveva tremato di pietà, per quella creatura perduta che, dopo secoli di onniscienza, scopriva improvvisamente la fragilità della condizione umana. Era sciocco, in quel momento, lasciarsi distrarre dalle loro personali difficoltà, eppure Will non poteva fare a meno di sentirsi addolorata per quella che era loro avversaria.

Fino a quel momenti Nimuel era apparsa malata e sofferente, ma sempre padrona di sé e sicura di quello che stava facendo, calma e serena. Adesso sembrava molto più fragile di loro, incapace di reagire a quello che le stava succedendo, nuda e indifesa molto più di qualsiasi essere umano, dopo aver da sempre confidato nella propria impossibilità di errare.

Will desiderò profondamente poterla aiutare. Qualsiasi cosa pensassero gli uomini della sua guardia, non era certamente un favore quello che le stavano facendo.

Desiderò essere in grado di mostrare ad Avren quanto dolore stava infliggendo alla donna che amava. Come poteva non rendersene conto? E come poteva, nonostante tutto, continuare a credere di agire per il suo bene? Non vedeva la disperazione balenare nelle sue lacrime?

Ma il giovane guerriero aveva sul volto dipinta solo la decisione e sembrava che le preghiere di Nimuel non lo toccassero.

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalle parole di Taranee che le si inquinavano nella mente.

 

Fu il colpo di vento che infranse gli specchi.

 

 

Tara aveva capito tutto. Will non nutrì un solo dubbio in proposito. Tara, la sua migliore amica, la più saggia e intelligente di tutte loro, come poteva non esser stata lei la prima a capire?

Ma le era sfuggito un particolare, quello fondamentale. Il pernio intorno a cui girava tutto.

Per Will, però, era evidente. Forse per quello che aveva visto nella caverna, forse per l’empatia che sperimentava con Avren e, di riflesso, con Nimuel e l’Oracolo.

Nessuna di loro si era interrogata sulla malattia che sembrava aver colpito anche la regina di Everlan, eppure, nei dipinti delle caverne e nelle descrizioni di Hay Lin, Nimuel sembrava tutto meno che debole e malaticcia.

Nessuna di loro, tanto meno, si era interrogata sulla natura chiaramente non umana della fanciulla, sull’apparente eternità della sua vita, sui suoi incommensurabili poteri e sulla sua eccezionale conoscenza di Everlan e di tutto ciò che vi avveniva.

Soltanto, a lei, Will, però, era stato concesso un altro indizio, indizio che aveva deciso, per una sorta di pudore, di non condividere le sue compagne. A lei era stato concesso di vedere la profondità del sentimento che il Capitano della Guardia di Everlan nutriva per la sua signora.

E non aveva capito. Fino ad adesso.

Avren non le avrebbe mai arrecato dolore. Nemmeno per salvare la sua stessa patria. Era stato creato per esserle incondizionatamente fedele e l’unico sentimento che provava, più forte di quella stessa fedeltà, era l’amore senza speranza che nutriva per lei.

Servirla su Everlan o sulla Terra, non avrebbe fatto la minima differenza per lui, purché questo la rendesse felice.

Non si sarebbe mai ribellato a lei, se non per il suo stesso bene. Se non per salvarla.

 

Intorno a Will, le sue compagne venivano strettamente legate da Efri e Ire, impossibilitate a reagire, ma incapaci di arrendersi.

 “No! Lasciateci! Come potete essere così malvagi! Malvagi ed egoisti!” urlava Hay Lin sull’orlo del pianto, cercando di prendere a calci Ire.

“Smettila di frignare!” la rimbrottò Cornelia, resa feroce dall’ira e dalla disperazione, tremando appena dalla furia repressa, sdegnosa come sempre, mentre Efri le stringeva la corda intorno ai polsi  “Non gliene importa niente di noi né di tutte le terre che dipendono da Kandrakar, non lo vedi?”.

“Sei un inutile, vigliacco traditore!”  Irma sembrava aver condensato tutta la sua rabbia su Flood, che le restituiva uno sguardo confuso e addolorato “Ti odio, ti odio, ti sei fatto fregare stupido!”.

Taranee, a capo chino, era così impegnata a frenare i suoi poteri e il fuoco che le bruciava dentro, da avere appena la forza di mantenere il contatto telepatico con Will.

Oltre le mura franate del palazzo, si udivano voci e passi affrettati.

Il rumore di molti uomini in avvicinamento: gli stregoni chiamati dai Guardiani della regina che venivano a compiere i rituali che le avrebbero convogliato i loro poteri per ridare vigore alla magia della loro terra malata e sofferente.

La loro terra malata e sofferente come la loro regina seduta sul trono.

“Questa terra è stanca, vuole solo dormire” ricordò Will.

Aveva sempre guardato oltre. Aveva sempre guardato a lui. Da anni, decenni, forse secoli (quanto erano anziani lei e l’Oracolo?) non aveva fatto altro che vivere nel ricordo.

Certamente era stanca. Certamente voleva dormire.

Quanto doveva esserle costato separarsi da Haydin, si chiese. Tanto da aver oscurato la sua vista al punto da renderla cieca all’affetto del suo Capitano.

Il suo Capitano o, forse, Will adesso lo comprendeva, avrebbe dovuto dire del suo Custode.

 

Nimuel, Regina di Everlan, Cuore di Everlan, voleva solo dormire.

 

 

 

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