Ancient Saga: Special Volume - Full Moon

di AngelSword
(/viewuser.php?uid=131814)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Luna Nuova ***
Capitolo 2: *** Primo Quarto ***
Capitolo 3: *** Luna Piena ***
Capitolo 4: *** Ultimo Quarto ***



Capitolo 1
*** Luna Nuova ***


Premessa

Questa storia la dedico alla mia sister Kitsune-chan, che mi ha seguita fino alla fine del Primo Volume, che mi ha fatto un sacco ridere con le sue recensioni fantastiche e che c'è sempre stata ^^ Grazie mille, volpetta =3

Capitolo 1 - Distrazioni

Aveva deciso di allontanarsi. Almeno per un po. Quella croce, fatta di diamanti e zaffiri che lui stesso aveva creato, era un silenzioso ricordo di quanto fosse stato inutile.

Aveva invidiato l’espressione di Zoro quando gli avevano tolto il corpo di Aqua dalle mani. Voleva anche lui aver avuto lo shock, la disperazione, dipinti sul volto. Almeno erano qualcosa. Invece niente.

Si vede che aveva perso la capacità di soffrire quando...

Sospirò al ricordo.

C’era il fuoco, la gente correva. Suo fratello non era da nessuna parte. Imprecò sottovoce. Si voltò e cominciò a correre accompagnato dalla sinfonia dei cannoni che sparavano. Doveva sbrigarsi. Si disse che non si stava comportando da buon re, ma aveva già organizzato l’evacuazione dei suoi abitanti. C’era solo una persona di cui doveva accertarsi.

Svolta a destra, due a sinistra.

 Si fermò di colpo per evitare alcuni muri che stavano per crollare, finendo lungo disteso per terra. Imprecò di nuovo e poggiò una mano sul brecciolio  facendo comparire un ghirigoro viola. Pochi secondi dopo, tre grandi pilastri di quarzo si ersero dal terreno in mezzo alle macerie. Ci saltò sopra ed una volta sorpassato l’ostacolo  riprese a correre più veloce che poteva. La casa, di un grazioso bluette, era ancora in piedi anche se tutte le luci erano spente. Tirò un sospiro di sollievo ma non si rilassò. “LAMIA!!!” urlò a pieni polmoni per sovrastare i cannoni. Pochi secondi dopo una donna si affacciò alla finestra. Sorrise sollevato dal fatto che fosse ancora viva.

“Rigel!!” replicò sorpresa ed anche lei sollevata. Si scostò i capelli rossicci dal volto per fissarlo con gli occhi color cioccolato mentre in sottofondo i cannoni ancora cantavano. “Che succede?! Che ci fai tu qui?!”

“Sbrigati a scendere! I nemici sono troppo potenti... Sto facendo evacuare Stiria!” Le fece un ampio cenno con il braccio per incitarla a scendere.

Lamia annuì e sparì dalla finestra. Pochi secondi dopo sentì il chiavistello cigolare e vide la porta aprirsi. I loro sguardi s’incrociarono per un istante prima che l’ennesimo cannone fece fuoco e distrusse la casa in un singolo colpo.

Aveva fissato scioccato i muri crollare, afflosciarsi l’uno sull’altro come carta, per chissà quanti secondi. Poi urlò il nome della ragazza e si fiondò a cercarla tra le macerie. Rimase lì, a scavare in cerca dell’amata, chiamandola in continuazione, finchè non arrivarono i Marines.

Scosse la testa. Basta. Se ne stava andando “in vacanza” per dimenticare, non per ricordare.

Se ne andò in piena notte. Non voleva salutarli, non voleva vedere la loro tristezza. Nex non si spostava dalla tomba di Aqua da quattro giorni, Seph si era isolato al Picco Ventoso non appena Ruby aveva finito di ricucirgli l’ala tranciata, e i due gemelli si erano chiusi nella loro officina. Aveva comunque lasciato un messaggio per non farli preoccupare.

Spinse la piccola imbarcazione in mare. Doveva distrarsi, in qualche modo.

***

La mattina dopo era già arrivato. L’isola era piccola ma fornita di tutto il necessario: negozi, alberghi ristoranti e librerie. Subito dopo aver attraccato la sua modesta nave al porto, si diresse verso l’hotel più vicino. Prese la stanza più grande che avevano e pagò in anticipo con pepite d’oro. Gli venne quasi da sorridere di fronte alla reazione esterrefatta della receptionist. Ma, in fondo, in un mondo dove i soldi comandavano su qualsiasi cosa, lui, in quanto Antico delle Gemme, poteva permettersi di tutto.

La stanza era veramente grande e molto lussuosa. Non era abituato alla moquette o a tutti quei fronzoli decorativi, ma almeno i suoi pensieri avrebbero potuto perdersi per la camera con tutto quello spazio.

Poggiò a terra la sacca contenente alcuni vestiti, un Transponder Snail e uno zaffiro a forma di rosa. Quella pietra era sempre stata il simbolo di Aqua, come lo era stato il fiore.

Uscì subito, diretto verso la biblioteca della città.

***

Un’altra bellissima giornata per leggere! pensò Anra stiracchiandosi di gusto. Salutò il bibliotecario, un ragazzo di circa tre anni più giovane di lei dai capelli biondo scuro. Ormai conosceva tutti là dentro per quanto tempo ci passava, persino gli addetti alle pulizie non mancavano mai di scambiare due chiacchiere con lei.

La luce della tarda mattinata filtrava attraverso le enormi finestre della biblioteca, andando a battere sul noce antico dei tavoli e il mogano degli alti scaffali, a malapena indebolita dalle sottili tende color panna. Fuori c’era un parco nel cui centro svettava un’enorme quercia, il simbolo della città. Alcuni bambini le stavano correndo intorno mentre giocavano con un piccolo cagnolino nero e bianco.

Osservò soddisfatta le tre pile di libri che aveva appena finito di leggere. Battè la mani sul tavolo, convincendosi di doverli rimettere tutti a posto. Prese con entrambe le mani la prima Torre Eiffel di volumi e si diresse verso la sezione giusta della biblioteca, ignorando le indicazione appese al soffitto. Lei quel posto lo conosceva meglio di casa sua.

“La Storia Infinita...” lesse in un sussurro. Alzò lo sguardo. “Questo va nello scaffale in alto,” disse e cercò con gli occhi la sottile scala scorrevole. Una volta trovata a trascinata al posto giusto guardò gli altri dieci libri rimanenti che stava tenendo con una mano. Aggrottò la fronte e sospirò combattuta: conoscendosi, sarebbe caduta se fosse salita sulla scala con quelli, ma non se la sentiva nemmeno di lasciarli per terra. Stette lì a riflettere per un po, fissando la copertina nera rilegata in oro del primo libro. Poi mandò tutto al diavolo, stufa, e prese ad arrampicarsi.

***

Ruby ringraziò con sorriso la ragazza dietro al bancone di ciliegio che aveva finito di stampargli la sua carta socio per la biblioteca. Lei arrossì e ricambiò con un timido cenno del capo.

Decise di girovagare per i corridoi finchè un titolo non attirava la sua attenzione. Si addentrò nel labirinto e girò due volte a destra. Si ritrovò circondato da volumi neri, in pelle, e rilegati d’oro. Fece scorrere lo sguardo sulla parete di destra quando un piccolo strilletto sopra di lui lo fece scattare sull’attenti. Alzò gli occhi e si ritrovò davanti, in mondo visione, il sedere di una ragazza che stava cadendo giù da una scala.

***

“Ecco, lo sapevo che non avrei dovuto...” si disse Anra massaggiandosi il didietro. Però si era aspettata una caduta più dolorosa. Aprì gli occhi e si ritrovò in mezzo alle gambe di un uomo sui venticinque dai capelli neri che si stava massaggiando il retro della testa. Anche lui aprì gli occhi, rivelando un paio di magnifiche iridi viola, e la guardò senza separare la mano dalla testa.

Rimasero così in silenzio a fissarsi finchè lui non ruppe il ghiaccio. “Tutto bene?” chiese con un sorriso.

“Eh?” Anra si riscosse. Notò nuovamente di avere la schiena poggiata contro la gamba piegata dell’uomo ed arrossì a vista d’occhio. “Midispiace, mi dispiace, midispiace!!” si scusò scattando in piedi. “Mi dispiace davvero tantissimo!” disse per l’ennesima volta mentre raccoglieva i libri sparsi a terra. Fece per allungare la mano verso l’ultimo piccolo tomo quando quella dell’uomo l’anticipò. Alzò lo sguardo da terra ed osservò l’uomo prendere il libro e portarlo di fronte ai suoi occhi.

“La Via Delle Ombre,” lesse ad alta voce, ancora seduto a terra con la schiena poggiata contro la libreria. Si voltò e le regalò un mezzo sorriso. “Ti dispiace se lo prendo io?”

Anra lo fissò incantata per qualche istante, intrappolata da quegli occhi e da quel sorriso perfetto, prima di scuotere la testa ed annuire con decisione. “M-mi dispiace di nuovo per l’incidente e...” Osservò l’uomo alzarsi in un unico fluido movimento. “Io... Adesso... Andrei...” concluse in un soffio.

L’uomo sbattè la mano sui jeans chiari un paio di volte prima di tornare a guardarla. Lei si voltò di scatto e cominciò a correre via sotto gli occhi perplessi dell’uomo. “Quel libro va rimesso nella terza sezione, quinta fila ed ultimo scaffale!!” gli disse prima di svoltare l’angolo.

Ruby prese fiato per dirle una cosa ma ci rinunciò quando la ragazza sparì dietro un’altra libreria. Sospirò chiudendo la bocca con un piccolo sorriso.

“E vedi di rimetterlo al posto giusto!!” lo rimproverò una fin troppo familiare voce femminile nella sua testa.

“Tali e quali, eh...” sussurrò fissando la copertina del libro. Poi si voltò, recuperò la sua giacca di pelle nera da terra e ripercorse la strada a ritroso per ritornare dalla ragazza dietro al bancone di ciliegio e farsi timbrare il libro.

***

Anra si afflosciò a terra poggiando la schiena contro il legno della libreria numero cinquantadue, settima sezione. Aveva il respiro affannato e quando si portò una mano alla guancia scoprì che era bollente. Ora che ci penso, non gli ho nemmeno chiesto come si chiama....

Prese un respiro profondo per calmarsi e quando il suo cuore raggiunse una frequenza cardiaca accettabile si rialzò. Sbirciò da dietro la libreria, assicurandosi che l’uomo misterioso non fosse più nei paraggi, ed uscì allo scoperto. “Vediamo di mettere questi libri a posto.”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Primo Quarto ***


Premessa

Sono felice che già tre seguitrici del Primo Volume si siano gettate a capofitto dentro questa storia!! Sono davvero così brava? (Dal pubblico si sente un secco "NO!!") O__O Come non detto... Vabbè, ribadisco che questa fic è dedicata alla fantasticissima Kitsune-chan che (anche se non lo vuole ammettere) è bravissimissima nelle arti grafiche ^^ Ecco qui il logo che ha fatto per questa fic

E senza nessun altro indugio vi auguro una buona lettura ^^

Capitolo 2 - Per Lei

Certo che però era davvero bello...

Ah, vedi un po di stare zitta!

Sì, ma non gli hai nemmeno detto grazie...

E basta un po! È tutta la mattina che non fai altro che parlare di quel tizio!!

Sì, ma non sai nemmeno il suo nome....

“Devon tenne lo sguardo fisso davanti a sé mentre...”

E non ti sei nemmeno presentata....

Anra serrò le mani intorno alle due metà del libro, arricciandone un po le pagine, stufa di quella continua vocina fastidiosa che osava ancora chiamare “Coscienza” invece di “Costernazione”, oppure più semplicemente “Rottura di scatole”. Focalizzò ogni grammo della sua attenzione sulla riga che stava cercando di leggere da più di dieci minuti.

“Devon tenne lo sguardo fisso davanti a sé mentre la ragazza gli passava una mano sulla spalla. Sapeva che voleva solo ammaliarlo per convincerlo a rivelarle qualche segreto. Decise di rimanere immobile, quando...” Un lungo bastoncino verde strisciò in mezzo alle parole. Anra lo seguì con lo sguardo, scoprendo un bocciolo di rosa gialla. Prese il fiore tra le dita e lo rimirò corrugando la fronte, chiedendosi come fosse arrivato lì. “È per lei, signorina,” disse una voce profonda a pochi centimetri dal suo orecchio.

Anra scattò di lato, spaventata, cadendo giù dalla sedia e portando con sé la pila di libri alla sua destra. Sentì un uomo ridere ed alzò lo sguardo, ritrovandosi davanti il tizio del giorno prima. “Ma è pazzo o cosa?!” gli urlò ricevendo un infastidito “Ssshhhh!!” da parte delle altre persone nella biblioteca.

L’uomo soffocò la sua risata riducendola ad un sorriso divertito mentre le porgeva una mano per aiutarla ad alzarsi. Lei la fissò arrossendo, indecisa se prenderla oppure no.

“Avanti, non mi dica che vuole rimanere lì per terra solo perché è arrabbiata con me,” disse l’uomo amareggiato, ma sempre con il sorriso stampato sul volto.

Infine l’accettò, voltando di lato la testa in un gesto seccato. “No, affatto. Ma trovo che lei dovrebbe imparare le buone maniere.” L’uomo la tirò su senza sforzo, come se fosse leggera come una piuma.

Una volta di nuovo in piedi, Anra si diede una sistemata ai capelli rossi e si piegò per raccogliere i libri caduti. Quando fece per girarsi e rimetterli sul tavolo sussultò per la sorpresa: si era ritrovata esattamente davanti all’uomo, estremamente vicini.

“Mi chiamo Rigel, ma preferirei essere chiamato Ruby,” disse prendendole delicatamente la pila di libri di mano. “E non c’è necessità del ‘lei’.” Li lasciò sul tavolo e ci poggiò sopra un gomito. “Qual è il suo nome, invece?” chiese con un sorriso sghembo.

La ragazza, che era rimasta incantata dal bellissimo volto dell’uomo, ci mise qualche secondo a realizzare che l’uomo le aveva fatto una domanda. “A-An-Anra!!” esclamò ridiventando rossa come un pomodoro.

Lui sorrise di nuovo. “Piacere di conoscerla.” Le porse una mano.

“Non c’è bisogno del lei,” mugugnò lei stringendogliela.

Improvvisamente Ruby la tirò verso di sé. Anra si guardò intorno per assicurare che non li stesse guardando nessuno, imbarazzatissima. Poi alzò gli occhi sul volto dell’uomo e si calmò immediatamente: la stava guardando con un misto di dolcezza, malinconia e tristezza. “Mi aiuteresti, per favore?” chiese Ruby.

Lei annuì senza nemmeno pensarci.

L’Antico mosse un braccio per tirare fuori qualcosa. Il cuore della povera Anra stava letteralmente impazzendo mentre la sua mente considerava la possibilità di una confessione o di un anello di fidanzamento in una scatoletta nera di velluto... “Potresti dirmi dove va messo questo?” Alzò il libro dalla copertina nera che aveva preso il giorno prima.

Anra ci rimase di sasso.

Ruby rise strofinandosi il retro della testa con l’altra mano. “Ieri mi hai detto dove metterlo, ma col fatto che l’hai praticamente urlato mentre correvi via, non ho avuto il tempo di memorizzarlo!!”

Lei gli strappò bruscamente il libro di mano e s’incamminò borbottando un secco “Seguimi.”

“Sono dietro di te,” rispose l’uomo seguendola allegramente.

***

Gettò uno sguardo dietro di lei. Quell’uomo la stava seguendo obbediente come un cagnolino mentre osservava impressionato gli scaffali pieni di libri. Ma chi accidenti era?! Aveva detto di chiamarsi Rigel, ma doveva chiamarlo Ruby. Da come la maglietta nera era tirata sulle sue spalle e sul suo petto poteva intuire quanto fosse scolpito il suo fisico, quindi era meglio non fare mosse affrettate altrimenti gli sarebbero voluti due secondi per sbatterla al muro e rompergli tutte le ossa. La cosa che più la colpiva però erano gli occhi: in tutta la sua vita non aveva mai visto un essere umano dall’iride color ametista. E non aveva mai visto così tanta tristezza condensata in un solo paio.

“Conosci gli Antichi?” chiese ad un tratto Ruby senza distogliere lo sguardo dagli scaffali.

Anra sussultò per lo spavento e tornò a guardare la strada di fronte a sé. “Beh, s-sì, ho letto qualcosa a riguardo...” L’altro stette in silenzio e lei capì che stava aspettando di sentire cosa sapeva. “Da quello che ho capito, gli Antichi sono essere disumani che mirano unicamente a conquistare il mondo distruggendo la Marina. Sono spietati, sanguinari e violenti, ma la cosa che più mi spaventa è il fatto che siano così difficili da ammazzare. Infatti, a quanto pare, si possono uccidere solo se un unico punto sul loro corpo viene centrato, e questo punto è nascosto alla vista. Dai rapporti della Marina che sono riuscita a leggere, sono davvero dei mostri senza alcun controllo, devoti solo a squarta--“ Si fermò quando notò che ormai solo i suoi passi battevano sul parquet. Si voltò e vide Ruby, fermo, in mezzo allo stretto corridoio, che la fissava intensamente con quegl’occhi così magnetici.

“Credi davvero a quello che hai appena detto?” le chiese. Il suo sguardo non era carico di rabbia, ma la metteva comunque a disagio.

Spostò nervosamente il peso da un piede all’altro mentre cercava di sostenere il suo sguardo. “A che cos’altro dovrei credere? Le parole stampate non mentono mai, e di certo non puoi essere tu a contestarle.”

“Dammi una possibilità.” La sua voce era tremendamente determinata.

“Per fare cosa?” ribatté cautamente Anra. Oddio, questo mi vuole violentare, per caso?

“Per farti ricredere in tutto.”

La ragazza rimase qualche secondo in silenzio, stupita dalla decisione che aveva sentito tra le sue parole. Abbassò lo sguardo sul libro che teneva stretto al petto. La Via Delle Ombre. Una via che portava alla scoperta di cose nascoste. Sorrise, un sorriso di sfida, ed alzò la testa. “D’accordo. Vediamo cosa sai fare.” A vedersi non sembrava un tipo combattivo, ma in realtà adorava le sfide.

Ruby rilassò le spalle e sorrise. Lei arrossì all’istante alla vista della dolcezza e del calore di quel sorriso. Si girò di scatto e prese a marciare verso la sezione giusta, seguita dall’uomo che credeva di saperne di più dei libri.

In fondo, non è poi così male.

***

“Ecco... qui...” disse Anra allungandosi ed alzandosi sulle punte per rimettere il libro al suo posto sullo scaffale. Si voltò e fece per allontanarsi ma fu bloccata dal corpo di Ruby. Tese un braccio vicino al suo orecchio sinistro poggiando il palmo aperto della mano sul legno dello scaffale, tagliandole ogni via di fuga. Si avvicinò in modo impressionante a lei con quel magnifico mezzo sorriso stampato sul volto. La ragazza si sentì andare più a fuoco di una supernova e si appiattì più che poteva contro la libreria. Ruby prese fiato e dischiuse la bocca. Anra chiuse gli occhi strizzandoli con tutta la forza che aveva. Ecco, ora mi bacia...!!!

“Mettiti un paio di pantaloni e portati una felpa,” le sussurrò vicino all’orecchio. “Solo per lei, la aspetto stanotte alle pendici del bosco a Nord da qui per farle ricredere su tutto.” Detto ciò si allontanò, le diede le spalle e se ne andò. “Ah, e grazie per aver rimesso il libro a posto per me,” le disse senza voltarsi alzando una mano in segno di saluto.

Anra lo fissò allontanarsi con quell’andatura sinuosa e rilassata prima di afflosciarsi a terra con il cuore che le batteva a mille. Poggiò la schiena contro la libreria per sostenersi. Prese un lungo respiro e guardò il soffitto, combattuta.

***

Ruby, ma che accidenti ti passa per la testa?!

“Non lo so.”

Ti rendi conto che lei è un umana?!!

La stanza era completamente buia e silenziosa. Si era seduto su una delle poltrone ad attendere il calar della notte.

“Sì, ma è semplicemente identica a lei.”

Lamia era un altro discorso: lei era un Mezzo Antico. E poi lei è morta. Vedi di mettertelo bene in testa.

“Quello lo so. Sono passati esattamente 7294 anni, 5 mesi e 13 giorni dalla sua morte.”

Ecco. Quindi vedi di dimenticarti di quest’altra ragazza. Sei venuto qui per dimenticare tutto.

Le risate di alcuni bambini che giocavano sulla strada bagnati dalla luce rossiccia del sole al tramonto raggiunsero le sue orecchie. Poi una voce di donna urlò qualche rimprovero e i bambini brontolarono annoiati e rattristati. Gli vennero in mente tutte quelle volte che Aqua si lamentava, come quei marmocchi, dei divieti che spesso era costretto ad imporle per la sua salute, ma che puntualmente non rispettava. Strinse il pugno fino a farsi sbiancare le nocche. Un sorriso di lei e la rabbia subito svaniva. Un sorriso e la paura si dissolveva. Un sorriso e il dolore spariva. L’aveva imparato dalla cugina che bisognava cercare di sorridere sempre, anche nelle situazioni più terribili. Ed ogni volta che ne aveva bisogno, lui si rivolgeva sempre alla sua Aqua-chan, il suo punto di riferimento. Ma ora che anche quel sorriso se n’era andato senza poter fare ritorno?

Sono morte entrambe. E di certo non ti aiuterà piangerti addosso. Tanto meno consolarti su quest’altra ragazza.

“Non la sto usando per consolarmi.”

E allora cosa?!

“È qualcosa di più.”

Hahahahaha!! "Qualcosa di più", dici te!! Ma non farmi ridere! Nemmeno la conosci! E sentiamo, cosa saresti disposto a fare per lei? Ti ricordo che sei stato soprannominato “Mietitore” perché calpestavi i tuoi compagni ogni qualvolta la Marina riusciva a rintracciarti. Con la tua Falce mietevi una strada densa di tradimento, morte e sfiducia. Hai persino ucciso tua zia per i tuoi scopi! Finchè non è arrivata Aqua. È stato solo grazie a lei se sei riuscito ad appendere al muro la tua Falce ed usarla solo quando strettamente necessario. Ma ora è morta. Lei non c’è più, e non c’è nemmeno Lamia. Sei di nuovo il tuo vecchio te. Fammi ridere un altro po: cosa saresti disposto a fare per questa donna?

“Tutto. Sono disposto a tutto per lei. Sento che sono pronto a fare di tutto per lei. Solo per lei.”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Luna Piena ***


Premessa

Prima di tutto... AUGURI DI BUON ONOMASTICO, KISTUNE-NEESAN!! =3 Questo è il mio regalo per te ^-^ Spero ti piaccia il capitolo, come spero che piacerà a tutti!!!! Ringrazio Okami-neesan, Niki 96 e _histerya_ che hanno recensito senza sclerare di brutto ^^'' Grazie a todos e Buonissima Lettura!! ^^

Capitolo 3 - Permette?

Stupida, stupida, stupida!!

Passeggiò nervosamente avanti ed indietro per la strada sterrata.

È chiaro come il sole che quel tizio ha cose strane per la testa!! Tanto valeva che si presentasse con un coltello in mano e dirti con quel suo sorriso “Heilà, salve, solo per lei, l’aspetto al bosco per violentarla.”

Eppure ora era lì, con il suo paio di jeans chiari e la sua felpa nera preferita, quella che le stava tre volte tanto e che aveva un lupo stampato sulla schiena. Faceva davvero freddo. Mise le mani dentro al tascone della felpa e si guardò intorno. Nessuno in vista. Le aveva dato forse buca?!

Stava per andarsene quando sentì lo schiocco secco di un ramo che si spezzava provenire dalla foresta. Si voltò e rimase immobile, spaventata.

Davanti a lei si ergeva fiero un lupo alto almeno tre metri e mezzo dal pelo nero e gli occhi di un viola profondissimo. Il suo respiro caldo si condensava in piccole nuvolette davanti alle sue narici.

“Oh Cristo santissimo...” disse con voce tremante Anra mentre alzava lo sguardo per incontrare quello del lupo. Appena vide i suoi occhi, però, si tranquillizzò all’istante. “Ruby-san...?” chiese cautamente. L’animale si accucciò a terra e la continuò a guardare in risposta.

In persona! Beh, anche se non sono molto persona al momento... sentì dire nella sua testa.

La ragazza saltò indietro, più terrorizzata che mai. “Che accidenti mi hai fatto?!” Poi si avvicinò al muso dell’animale e prese in una mano l’enorme mascella pelosa. “Dimmi immediatamente che cosa mi hai fatto e che diamine sei!” ordinò scuotendolo ad ogni parola.

Il lupo voltò il capo liberandosi dalla stretta della donna e sbadigliò per stiracchiarsi la muscolatura dolorante della bocca. Allora, prima di tutto io sono un Antico. Il mio nome completo è Rigel Regendorf Stigmatis, Terzo Antico delle Gemme. Il lupo è la mia forma animale e per metterla in poche parole-- Si bloccò quando vide Anra impallidire alla parola “Antico” e svenire ad “animale”. Sospirò. Che doveva fare con quella ragazza?

***

Qualcosa di caldo, ruvido e bagnato gli stava strusciando contro la faccia. Lo scacciò con un infastidito gesto della mano e lentamente aprì gli occhi. Si ritrovò davanti il muso del lupo. Un pensiero lentamente serpeggiò nella sua mente. “Che cosa hai fatto?”

Eri svenuta e ti ho leccata finchè non ti sei risvegliata.

“MA CHE SCHIFO!!!” urlò lei spaventando Ruby che si allontanò. Cercò di asciugarsi il volto come meglio poteva con un lembo della felpa prima di scostarsi i capelli rossicci dal volto e prendere un lungo respiro. “Ok,” disse dopo un po. “Va bene, sei un Antico. Quanti anni hai?”

Il lupo ci pensò su per un po.

2539.

La notizia la impressionò non poco ma cercò di non darlo a vedere.

Avrei circa 25 anni se fossi un umano.

“Va bene. Io ne ho venti. Venti e basta. Niente cifre astronomiche.”

Ruby inclinò di lato la testa. Davvero? Ti facevo più grande.

“È un complimento o sembro più vecchia?” gli chiese guardandolo stizzita.

No, no, un complimento, è ovvio. Sembri più adulta, si affrettò a dire lui.

“Bene. Considero il fatto che tu non mi abbia già sventrata una cosa positiva, quindi, finchè sei di buon umore, io vorrei tanto che tu mi lasciassi andare...”

Gli occhi del lupo si oscurarono mentre un sommesso ringhio vibrò nel suo petto. Ancora credi che noi Antichi siamo pericolosi?! Basta, ho deciso! Tu vieni con me!

Si alzò ed afferrò Anra per il cappuccio della felpa. La sollevò da terra.

“Mettimi giù!! METTIMI GIÙ IN QUESTO PRECISO ISTANTE!!! BRUTTO CAGNACCIO!! LASCIAMIII!!!!”

Lui la ignorò e la poggiò delicatamente sul suo dorso. Una volta a quattro metri da terra, la ragazza prese ad urlare, raggiungendo circa i trentamila decibel quando vide la falce color ametista agganciata al fianco del lupo. Ruby sbuffò, infastidito dal rumore troppo alto e cominciò a correre zittendola all’istante.

Anra dovette aggrapparsi con tutte le forze che aveva per non cadere e si dimenticò di urlare aiuto. Il vento le sferzava il volto, facendole lacrimare gli occhi marroni. Gli alberi e tutto ciò che li circondava erano diventati una grande massa indistinta color verde scuro con qualche chiazza blu notte. Cercò di appiattirsi contro il collo del lupo per evitare che il vento la portasse via. Sentiva i possenti muscoli dell’animale contrarsi in perfetta sincronia sotto le sue gambe ed il morbido pelo grigio aveva un buon odore di menta.

Così ti perdi il panorama, disse ad un certo punto la voce di Ruby nella sua testa. Anra si alzò molto lentamente e si guardò intorno, trattenendo il respiro. Sotto di lei si stagliava tutta la città, illuminata dalla pallida luce della luna piena, con la baia a nord, la cui acqua lievemente mossa luccicava come le stelle. In quei pochi minuti avevano già percorso il bosco ed erano sul fianco della montagna che sovrastava la cittadella.

“Wow...” sussurrò incantata dimenticando di tenersi. Ad un certo punto, Ruby si arrestò di colpo, interrompendo bruscamente il sogno ad occhi aperti di Anra che ritornò improvvisamente alla realtà. La ragazza si aggrappò di nuovo al pelo del lupo per non essere sbalzata giù. “MA SEI IMPAZZITO??!!” gli urlò mentre penzolava giù da un fianco della bestia.

Questa la prese di nuovo per il cappuccio e la posò a terra con molta attenzione. Prima che lei potesse voltarsi per fare all’animale una bella lavata di capo, sentì un fruscio e il lupo sparì, lasciando un Ruby senza maglietta e con una falce bianco-violetta assicurata dietro la schiena da una sottile cinghia nera.

Anra lo fissò scioccata per qualche secondo e lui fissò lei perplesso. “Che c’è?” chiese infine l’Antico portando una mano alla falce, pensando che ci fossero dei nemici dietro di lui.

Al suono delle sue parole, la ragazza si riscosse e con un rapido movimento afferrò un sasso appuntito puntandolo verso l’uomo. “Tu ora mi spieghi che cosa sei...” Si avvicinò a lui con la punta del sasso davanti a sè e Ruby alzò le mani guardando inquietato l’arma improvvisata. “... Perché hai scelto me come vittima...” Un altro passo. “... E che vuoi farmi.” Poggiò la punta del sasso sul petto nudo dell’uomo.

Al tocco un ghirigoro circolare viola comparve sul lato del collo di Ruby. “Ora,” disse lui senza staccare gli occhi dalla pietra. “Perché non mettiamo giù quel pericoloso pezzo di carbone...” Molto lentamente abbassò una mano e scostò la pietra dal suo petto approfittando del fatto che la ragazza stava fissando sconvolta il suo Sigillo. “.... e ne parliamo con calma?”

Quando il ghirigoro sparì, Anra si accorse che l’uomo la stava toccando e tentò di pugnalarlo con furia, ma Ruby le immobilizzò i polsi. La guardò con un sorriso furbetto. “Bloccata,” canticchiò lui. Lei si limitò a fissarlo con odio. “Potrei per favore avere una conversazione normale con te? Da essere umano ad essere umano?”

In tutta risposta, Anra aprì la mano e lasciò cadere il sasso.

“Grazie mille,” disse l’Antico rilasciandola dalla sua stretta.

Lei mise le mani nel tascone frustrata e marciò fino all’orlo della strada. Si sedette con le gambe sospese nel vuoto, cercando di appallottolarsi più che poteva: faceva un freddo cane. Al pensiero le sfuggì una veloce occhiata all’uomo che stava armeggiando con la sua arma. Sbuffò e tornò a guardare il panorama davanti a lei.

Non mi ha fatto niente ancora. Magari non è poi così cattivo. Però... ripensò a quel disegno che era apparso e scomparso come una luce ad intermittenza e al fatto che non era umano. Persa com’era nei suoi pensieri non si accorse di Ruby che si avvicinava.

“Posso sedermi accanto a te?” chiese e senza aspettare una risposta si sistemò anche lui con le gambe a penzoloni.

Lei prima lo guardò con disprezzo, ma lentamente la sua espressione cambiò. Osservò i lineamenti rilassati dell’uomo. Lui aveva chiuso gli occhi con il volto rivolto verso la luna davanti a loro, un sorriso appena accennato gli tendeva le labbra rosa pallido, il vento gli faceva ondeggiare i corti e scarmigliati capelli neri. L’odio si trasformò in curiosità e poi in interesse mentre i suoi occhi scivolavano sul suo petto scolpito, i muscoli delle braccia tese, il fisico asciutto... “Cristo, come fai a startene a torso nudo con questo freddo,” gli disse quando un brivido la riportò sulla terra.

Ruby aprì gli occhi e la guardò con un sorriso enigmatico. Lei ricambiò osservandolo come se fosse matto. Poi alzò un braccio. Anra fissò stupidamente l’arto finchè l’uomo non parlò. “Se vuoi puoi scoprirlo da sola.”

La ragazza lo studiò sospettosa per un altro po prima di avvicinarsi titubante a lui. Non appena potè, Ruby piegò il braccio intorno a lei e la strinse a sé con un sospiro. Anra rimase sorpresa: era bollente. “Ma hai la febbre a cinquanta o cosa?” chiese lei impressionata.

L’uomo scoppiò in una fragorosa risata, facendo sussultare il petto sotto ad Anra. “No, non sono malato. Sai, avendo due cuori ed almeno il doppio del sangue di un essere umano, è semplicemente normale che la mia temperatura corporea sia leggermente più alta del normale. Senza contare che sono del Lupo.”

“Ok, ok, alt,” disse Anra e lui stette zitto. “Non sei umano.”

“Esatto.”

“Sei un... Antico.”

“Terzo Antico delle Gemme per la precisione.”

“Ok...” sussurrò lei sempre più insicura. Ma quel calduccio era così piacevole... “E hai due cuori.”

“Non ci credi?”

Anra rispose con il silenzio.

Ruby sospirò ed allentò la presa per metterle una mano sul capo. “Senti da te.” Le spinse con delicatezza la testa sul suo petto e trattenne il respiro.

Tatatum. Tatatum.

La ragazza spalancò gli occhi impressionata. “Ok, ora ci credo.” L’Antico riprese a respirare e tolse la mano dai suoi capelli ma lei non si spostò. Quel suono armonioso, unito al calore del suo corpo, era meglio di qualsiasi ninnananna o letto caldo. Ruby la guardò sorpreso prima di ridacchiare e circondarle il fianco con il braccio mentre Anra si metteva comoda. “Vaaaa beene, lo ammetto: voi Antichi non siete poi così pericolosi,” disse dopo un momento di silenzio.

“E Halleluja,” replicò lui con sarcasmo.

“Oi, che pretendi: sono anni che non faccio altro che leggere atrocità su di voi. In un vecchissimo rapporto c’era scritto che un Antico una volta è entrato in una base della Marina, ha ucciso tutti e poi con i cadaveri ci ha fatto un falò!!”

L’uomo scoppiò a ridere come se gli fosse stata raccontata una barzelletta.

“Che accidenti c’è da spanciarsi??!!” lo rimproverò lei.

“Scusa, ma” disse Ruby ridacchiando ancora. “È falso. O almeno, lo è in parte.”

“Hai il coraggio di andare contro la parola scritta?” chiese Anra con tono di sfida.

“Eccome. Quell’Antico di cui parli lo conosco e pure bene. Era mia cugina. È vero che ha ucciso tutti i Marines, ma il falò l’ha fatto con i poster da ricercata che la ritraevano. Se n’è salvato solo uno, che è in mio possesso.”

“Ah sì? E perché ha ucciso tutta quella gente?”

“Diciamo... Regolazione di conti personali.”

“Ed ora che fine ha fatto quest’assassina?” chiese la ragazza divertita, immaginandosela magari a fare volontariato.

Sentì Ruby prendere fiato ma non parlò.

“È morta due settimane fa,” disse infine dopo un lungo momento d’esitazione. “Aqua-chan è morta,” ripetè, rivolto più a sé stesso che ad Anra.

Lei trasalì: mai sentita così tanto dolore in una sola voce. Si mise subito a sedere e fissò intensamente l’uomo, che la guardava perplesso. Poi, senza preavviso, gli gettò le braccia al collo, abbracciandolo. “Ecco perché sei così triste. Mi dispiace moltissimo,” gli sussurrò. Lui abbandonò la fronte sulla spalla della ragazza e prese un lungo respiro mentre le poggiava una mano sulla schiena.

“Ed io non ho potuto nemmeno fare niente...” disse con voce rotta. Una rabbia inspiegabile e potente cominciò a bruciargli dentro. “Niente!!” esclamò a voce più alta, sbattendo con forza un pugno sul terreno accanto a lui. Senza volerlo, attivò i suoi poteri ed una fila di massicce lance d’acciaio puro spuntarono dal terreno per culminare in un enorme agglomerato di punte affilate qualche metro più in là.

Anra allentò la sua stretta intorno al collo dell’uomo mentre guardava spaventata ed impressionata quello sfogo di rabbia. Anche Ruby lo guardò, perplesso. Poi si guardarono a vicenda, in silenzio, per un lunghissimo minuto. Infine la ragazza scoppiò a ridere senza un motivo preciso, seguita dall’Antico che si stese a terra.

“Dio, sono davvero patetico,” ridacchiò l’uomo.

“Perché, tu credi in Dio?” chiese lei.

Ruby la guardò come se fosse matta. “È ovvio. L’uomo che ha creato i Primi Antichi e che ogni tanto ci dà dei compiti da svolgere è lui. Che razza di domanda è?” disse corrugando la fronte.

Anra fece spallucce. “Pensavo che foste indipendenti, voi Antichi.” Osservò incantata il busto scolpito dell’Antico steso a terra con le braccia aperte. “Che sono tutte queste... cicatrici?” chiese in un soffio passando un dito su una linea leggermente più chiara sulla pancia dell’uomo. Ne vide altre anche sulle braccia, sul petto e sul collo.

“Riesci a vederle?!” domandò lui stupito. Lei annuì. Ruby la osservò impressionato per un po. “Tecnicamente non dovresti, le copro con la mia magia.... Bah, si vede che mi sono distratto un attimo e l’incantesimo si è sciolto...”

“Come te le sei fatte?” insistè lei.

“Se te lo dico non mi credi,” rispose l’Antico chiudendo gli occhi.

“Beh, tu almeno provaci!”

L’altro sospirò rassegnato. Identica a Lamia ed Aqua-chan.... “Allora, intorno al millennio fa, la Marina attaccò la mia città, la distrusse ed uccise tutti. Nel massacro morì anche la mia ragazza, seppure fosse innocente. Mi catturarono e mi chiusero in un laboratorio per condurre esperimenti su di me. Sai, qualcosa del tipo “l’arma perfetta” e tutta quella roba lì. Le cicatrici sono tutto quello che mi rimane di quei giorni prima che arrivasse Aqua-chan e mi salvasse da quello che ero diventato. Anche lei, suo fratello maggiore e la sua sorella gemella erano stati rinchiusi in un laboratorio. Anche loro erano state vittime di esperimenti su esperimenti. Come lo era stato l’Antico del Vento, anch’esso salvato da Aqua-chan. Ed io mi sono detto: “Devo in qualche modo ripagarla!” Così sono diventato il loro medico e mi occupavo di lei dato che era quella su cui avevano posto le “modifiche” più pesanti. Ed invece....” Prese un lungo respiro per non ripetere quella terribile parola.

“Quindi è tutta colpa della Marina...” riflettè la ragazza guardandolo.

“Non mi dire che mi credi,” disse lui sinceramente stupito.

“Perché non dovrei?”

L’uomo ridacchiò divertito. “Tecnicamente, io dovrei essere l’uomo nel torto, il lupo cattivo, la bestia sanguinaria, “Il Mietitore”, come dice il mio soprannome...”

“A me quella falce non fa paura.”

Quel sussurro, così sincero e così ingenuo lo colpì come un pugno nello stomaco. Aprì gli occhi e la guardò. Il suo volto, reso pallido dalla luce della luna, era disteso. Non stava mentendo. Gli occhi color cioccolato erano... semplicemente splendidi. “Non... Non ti faccio paura, eh....”

Anra scosse la testa e sorrise. “Sei un bravo ragazzo, perché dovrei averne?”

“Beh, fino a qualche minuto fa credevi che io fossi un mostro assassino o chissà quale immagine di serial killer che ti eri fatta...”

Lei gli diede uno schiaffo sull’addome e l’uomo sobbalzò. “È acqua passata,” disse seccata.

“Ok, ok, come vuoi,” sospirò l’Antico accondiscente.

Ruby richiuse gli occhi e si godè la luce lattea della luna. Appariva calmo, ma dentro di lui c’era il subbuglio: cosa doveva dire adesso? Che doveva fare? Come doveva comportarsi? Doveva andarsene?

Il suo filo di pensieri fu rotto dal tocco gentile di Anra che si distendeva al suo fianco, poggiando la testa sul suo braccio. L’Antico voltò di scatto la testa e la guardò arrossendo.

“Parlami di te,” sussurrò lei con un sorrisetto sulle labbra.

***

Fu svegliata dalla voce di Ruby nella sua testa.

Anra, siamo arrivati.

Lei si mise a sedere sul dorso del lupo. Sbadigliò mentre si strofinava un occhio. Si guardò intorno smarrita prima di rendersi conto di essere di fronte a casa sua. “Come hai fatto a capire che vivo qui?” chiese ancora un po assonnata.

Fiuto.

Erano stati a parlare per ore sotto la luna, distesi sull’erba, abbracciati l’uno all’altra. Chissà quanto era tardi... E il giorno dopo doveva pure rimettere in ordine un’intera sezione della biblioteca.

Sentì il lupo prenderla di nuovo per il cappuccio della felpa e posarla con gentilezza a terra. Frugò nella tasca dei jeans finchè non trovò le chiavi di casa. Quando si voltò per salutarlo, come prima, non trovò più l’animale, ma Ruby nella sua forma umana.

“Beh,” disse dando un calcio ad un sassolino. “Rigel Regendorf Stigmatis...”

L’uomo si avvicinò a lei. “Incredibile, ti sei ricordata il mio nome intero...” sussurrò un po divertito.

Lei ridacchiò. “Ci vediamo domani?” gli chiese con un sorriso.

Lui prese fiato e fece per dire qualcosa, ma la richiuse. Boccheggiò un altro paio di volte finchè non sospirò, scosse la testa ed alzò una mano in un cenno di saluto. “D’accordo. A domani, allora...”

Anra lo guardò con un sorrisetto. “Che volevi dirmi?”

Pensò di aver visto le sue guance arrossarsi, ma la strada era poco illuminata e non poteva esserne certa.

Adesso poteva voltarsi, aprire la porta ed entrare. Invece rimase lì a perdersi nell’ametista degli occhi di Ruby mentre lui la fissava sorpreso ed imbarazzato.

Alla fine l’Antico prese il coraggio a due mani e si avvicinò ancora di più a lei. Le sfilò gentilmente le chiavi di mano mentre la faceva indietreggiare fino a quando non toccò la porta con la schiena. Infilò la chiave nella serratura e la fece scattare. “Permette?” le sussurrò a fior di labbra con quel suo bellissimo sorriso sghembo. Poi la baciò ed aprì la porta spingendola delicatamente verso l’interno della casa senza separarsi un solo momento da lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ultimo Quarto ***


Premessa

Ok, so che il titolo vi avrà fatto fare dei viaggioni immensi, ma il rating è giallo!!!! Niente maniaci! XD Kitsu-nee =3 Questo è l'ultimo capitolo! Spero che ti piacerà ^^ Un ringraziamento a Okami-nee, Niki 96 e _histerya_ che hanno recensito anche questo special ^-^
Buona Lettura!! ^^

Capitolo 4 - Rosso Rubino

Sentì la porta aprirsi sotto il peso della sua schiena. I suoi stivaletti batterono sul parquet dell’ingresso mentre indietreggiava, delicatamente spinta dal bacio di Ruby. Sentire la lingua dell’uomo accarezzare la sua era impagabile. Il suo tocco era gentile ma deciso. Ed era così paradisiaco che non lo lasciava nemmeno per fargli riprendere fiato.

L’Antico chiuse la porta rossa della casa con un piede mentre Anra gli passava le mani tra i capelli della nuca. Non lo sapeva nemmeno lui quello che stava facendo. Sapeva solo che aveva amato quella donna dal primo momento che l’aveva vista e che ora la stava finalmente baciando. Le sue mani scivolarono delicate sui suoi fianchi fino a quando non raggiunsero le morbide natiche. Lei accavallò una gamba sulla vita dell’uomo, che la sorresse prontamente con una mano.

“Mi stai tentando o cosa...” mormorò Ruby mentre le carezzava la coscia.

Lei aveva il fiato corto. “Potrei dirti la stessa cosa,” riuscì però a replicare.

“Tu mi hai stuzzicato per prima,” continuò lui cominciando a baciarle il collo.

Il suo cuore prese a battere così forte che ebbe paura di morire d’infarto. “Ma tu parli sempre così tanto?” disse prendendolo per la nuca e tornando a baciarlo sulla bocca.

Tra un bacio e l’altro, sussurrandosi parole dolci a vicenda, raggiunsero la camera da letto. Ruby vide l’enorme letto matrimoniale e si bloccò fissandolo allarmato. Anra notò la sua reazione ridacchiò mentre gli slacciava la cinghia che assicurava la Falce alla sua schiena. “Non c’è nessun altro. É solo che mi piace stare comoda.”

“Ah beh, allora,” disse lui gettandola sopra il materasso. Lei rise divertita ma fu di nuovo zittita dalla lingua dell’Antico che entrò quasi con prepotenza nella sua bocca. Le tolse velocemente la felpa ed infilò una mano sotto la sua maglietta mentre con l’altra le slacciava i pantaloni.

***

Un fastidioso raggio di sole venne a bussare alle sue palpebre chiuse. Dischiuse gli occhi e li strizzò un paio di volte per mettere a fuoco. Vide le lenzuola bianche del suo letto stropicciate e disfatte sul materasso. Poi avvertì un tiepido e leggero respiro soffiare sulle sue spalle e qualcosa di caldo era poggiato sul suo fianco. Si voltò molto lentamente finchè non si ritrovò di fronte il volto di Ruby disteso nel sonno.

Lo studiò con un sorrisetto. I suoi lineamenti erano così perfetti ed armoniosi. Le carnose labbra rosa pallido erano appena dischiuse. Notò che sulla tempia destra c’era una sottile linea più chiara rispetto al colore della pelle. Una cicatrice. Passò delicata e leggera, come se stesse toccando il fiore più raro sulla Terra, la punta delle dita lungo il profilo della sua mascella. Sentì la sottile barba, pungente e ruvida, che stava cominciando a ricrescergli sul mento e sulle guance. Lui contrasse per un istante le sopracciglia nel sonno quando avvertì il suo tocco. Anra si avvicinò e gli rubò un piccolo bacio a fior di labbra, che fu immediatamente corrisposto.

Quando si allontanò da lui, si ritrovò a guardare due iridi color ametista. “Buon giorno maniaco,” lo salutò ridacchiando.

Ruby chiuse gli occhi e sospirò, respirando il profumo della ragazza. “Buon giorno Kitsune-chan.”

Lei lo guardò perplessa. “Kitsune?”

“Sì. Hai i capelli rossi, come una volpe, quindi Kistune-chan.” Si avvicinò ad Anra e le diede un bacio sulla fronte mentre la stingeva a sé. “La mia Kitsune-chan,” le sussurrò con dolcezza ad un orecchio.

Si sentì arrossire, ma per qualche strana ragione non riusciva a smettere di ridacchiare. “Sai, questa è stata la notte migliore della mia vita,” gli disse passando le mani sul suo petto muscoloso.

“Anche per me... In più di duemilacinquecento anni non avevo mai incontrato una donna birichina come te.” Prese a carezzarle delicatamente l’interno coscia. Un tocco leggero come quello di una farfalla.

I tratti del volto di Anra s’irrigidirono istantaneamente. “Quante donne hai conosciuto esattamente?” chiese gelosa all’inverosimile.

L’Antico rise. “Una sola, tantissimo tempo fa, ma è morta. L’ha uccisa la Marina, ricordi?”

La ragazza si pentì di quello che aveva detto. Solo in quel momento si rendeva conto di quanto quel semisconosciuto si portava dentro.

“E tu sei identica a lei,” disse poi poggiandole una mano sulla guancia mentre faceva saettare gli occhi su e giù per il suo volto. Poi si avvicinò a lei e le diede un altro bacio. “Ti amo, Kistune-chan,” mormorò.

“Ti amo anch’io, Ruby,” replicò lei raggomitolandosi contro il suo petto. Lui la circondò con le braccia possenti e stettero, così, immobili, per chissà quanto. Solo il battito cardiaco dell’uomo e le sue carezze gentili sulla spalla. Il cigolare delle persiane che venivano aperte, il fracasso di un carretto che passava sui san pietrini. Il rumore della città che si svegliava.

“Dimmi qualcos’altro di te,” esordì ad un certo punto Anra. Si accomodò tra i cuscini per guardarlo meglio.

Lui si girò a pancia in su e lei poggiò la testa sopra il suo petto, le spalle sempre circondate dal braccio dell’uomo. “Questo è il mio potere,” disse alzando le mani di fronte a loro. Le chiuse e quando le riaprì tenevano un piccolo cigno fatto di puro diamante. Le voltò ed il cigno sparì lasciando il posto ad un delfino di zaffiro.

Anra osservava i fluidi movimenti delle sue mani e gli animaletti rapita come una bambina di fronte ad uno spettacolo di magia. Vide un aquila di smeraldo, un ghepardo di topazio, un lupo di ametista ed infine una volpe fatta di puro rubino, con la testa rizzata in ascolto, la coda enorme con la punta bianca di diamante. Lei la prese in mano e la guardò estasiata. La pietra era dura e fredda al tocco, ma percepiva uno strano calore provenire dal suo interno, come se fosse viva. Sentì Ruby metterle una mano tra i capelli.

Si voltò per ringraziarlo quando notò un certo particolare. “Hai anche tu una cicatrice sullo sterno...” Di certo la notte prima non era stata a guardare le sue ferite, ma ora che l’osservava meglio... “Ed è proprio identica alla mia...”

I tratti del volto di Ruby s’indurirono mentre alzava il lenzuolo per controllare che dicesse il vero. “Oh porca vacca,” mormorò allarmato. Abbassò di nuovo la coperta bianca e la guardò nervosamente. “Tesoro, c’è una cosa che devo dirti.”

Essere chiamata “tesoro” le fece toccare il cielo con un dito ma l’espressione preoccupata non le diede molto tempo per gioire. “Dimmi,” replicò titubante.

Prese un profondo respiro prima di riprendere a parlare. “Allora, tu sai che gli Antichi sono Legati ad un essere umano, no?” Lei annuì. “Ecco devi sapere che ogni volta che l’umano si ferisce, anche l’Antico a cui è Legato si ferisce allo stesso modo, anche se al momento se ne sta su una spiaggia deserta a prendere il sole dall’altra parte del globo. Bene, vedendo che quella cicatrice è uguale alla mia, anzi, la mia è uguale alla tua, sono giunto alla conclusione che...” Fece una piccola pausa per fare velocemente mente locale. “Io sono Legato a te.”

Anra rimase in silenzio per qualche secondo, riflettendo su quanto era stato detto. “Ah, ok,” disse infine.

Ruby la guardò come se fosse ammattita. “Niente reazioni strane? Crisi isteriche, voglia di spaccare qualcosa...? No?”

Lei scrollò le spalle. “Perché dovrei?”

“Beh, dopo essere stata adescata da un perfetto sconosciuto, essere stata rapita da un lupo altro quattro metri, aver conosciuto un Antico che fino a qualche ora prima consideravi una bestia assatanata, averci fatto poi l’amore tutta la notte - e che notte! - e poi aver scoperto pure di essere Legata al suddetto Antico... penso che chiunque sarebbe andato fuori di testa come minimo.”

“Io la trovo una cosa molto dolce invece,” disse con un sorriso. Lui la fissò sorpreso per qualche altro istante prima di ricambiare il sorriso e baciarla stringendola a sé.

Anra fece per portarsi sopra di lui quando qualcuno bussò impazientemente alla porta. Lei voltò di scatto la testa verso l’entrata della camera da letto. Entrambi rimasero in silenzio, in ascolto, ed il bussare si ripetè, seguito da un’attutita voce maschile.

“Signorina Anra, la prego di aprire la porta. Siamo stati inviati dalla Marina per fare un veloce controllo della sua abitazione.”

“Ohcazzomihannotrovato,” disse Ruby senza prendere fiato tra una parola e l’altra.

La ragazza lo guardò spaesata per un momento prima di essere gentilmente scostata di lato. “Cosa...?” riuscì a dire mentre lui si alzava.

“Sono braccato dalla Marina,” rispose mentre recuperava i suoi indumenti sparsi per la stanza.

“P-perché?” No, il suo Ruby non poteva essere un criminale, uno sporco pirata.

“Sono un Antico, ricordi? Mi vogliono come arma.” Tirò su la zip dei pantaloni neri e si voltò per recuperare la Falce a terra, dandole le spalle. Fu in quel momento che la vide.

Una cicatrice, enorme, partiva dall’attaccatura del collo, scendeva giù verso la fine della schiena, prendendogli tutta la zona lombare, delineando un’ampia curva simile alla lama della sua Falce.

“Come ti sei fatto quella?” chiese in un soffio, spaventata ed impressionata allo stesso tempo.

“Esperimenti da laboratorio, come tutte le altre. Mi hanno rinchiuso in una sala operatoria con quattro scienziati e questo è il risultato.” Issò l’enorme arma sulla schiena. “Progetto Thanatos, si chiamava il mio. Poi Progetto Zalenia, Progetto Bahamut, Progetto Angelo e Progetto Ra. Cinque Antichi, rinchiusi e torturati. Due di questi Antichi sono morti.”

Il marines alla porta bussò di nuovo, con più urgenza.

“Arrivo, solo un momento!” urlò Anra mascherando la preoccupazione.

“Tutto quello che hai letto nei libri è falso. Qui le bestie sanguinarie sono loro, non noi.

“Troverò la verità.”

Ruby si voltò, sorpreso dalla determinazione di quel sussurro.

“Troverò la verità e la farò conoscere al mondo. Potrete camminare sotto la luce del Sole senza la paura di essere sbattuti dentro un laboratorio e la Marina risponderà delle proprie azioni sbagliate,” ripetè guardandolo con convinzione.

“Ci conto,” rispose lui con un sorriso sghembo mentre dava l’ultima stretta alla cinghia nera delle falce.

Di nuovo il bussare, stavolta arrabbiato, seguito da una minaccia di sfondare la porta.

“Nasconditi nell’armadio, io cerco di mandarli via,” lo rassicurò Anra mentre scendeva dal letto avvolta dal lungo lenzuolo bianco.

Ruby la osservò con dolcezza e tristezza sparire nel corridoio.

***

Aprì la porta e si ritrovò davanti un piccolo gruppo di marines composto di cinque elementi. Il più vicino le fece il saluto militare. “Ci perdoni per l’irruenza signorina, ma abbiamo ricevuto una segnalazione riguardo un individuo sospetto presente in casa vostra.”

Anra alzò lo sguardo e vide qualche signora del palazzo di fronte affacciarsi per guardare, mentre alcuni passanti rallentavano e cercavano di sbirciare dentro la sua casa per un po prima di ritornare alle loro faccende. Tornò a fissare il giovanotto di fronte a lei, vestito con la sua immacolata uniforme. Non avrà avuto più di trent’anni. Spalancò la porta fingendo uno sbadiglio. “Prego, entrate pure.”

Dopo un secco ringraziamento da protocollo, i cinque entrarono e presero a frugare tra le sue cose. Raggiunse i due soldati nella camera da letto. Stavano controllando sotto il materasso, dietro le sottili tende color crema. Spostavano mobili ed aprivano cassetti. Infine giunsero all’armadio. Il sangue nella vene della ragazza si gelò ma non lo diede a vedere.

Quando lo aprirono vi trovarono solo capi d’abbigliamento. Lei tirò un sospiro di sollievo ma si guardò intorno preoccupata, chiedendosi dove fosse andato a finire Ruby.

“Ci dispiace per l’intrusione,” disse il capitano della squadra uscendo. Lei li salutò e chiuse la porta dietro di sé.

Corse in cucina. Guardò nei posti più impensabili, persino tra gli scaffali della dispensa, ma lì non c’era. Così andò in bagno e vuotò tutto l’armadietto delle medicine, solo per trovare una tegola di legno bianco che la fissava impassibile. E così fu anche con il salotto, l’ingresso, il terrazzo e la camera da letto. Si sedette sul materasso, prendendosi la testa tra le mani nel tentativo di ragionare, quando notò qualcosa spuntare da sotto i cuscini. Li sollevò e trovò la volpe fatta di rubino con un biglietto piegato a metà.

Mia dolce Kitsune-chan,  dettava la prima riga. La sua calligrafia era ondulata e curata, come quelle che ormai si trovavano solo nei testi antichi.

Un’altra cosa su di me: odio gli addii. Ho preferito andarmene: se la Marina mi avesse trovato in casa tua avrebbero anche potuto condannarti a morte. Hai detto che vuoi trovare la Verità. Ottimo. Allora io ti aspetto. Trovando la Verità, troverai anche me. So che dopo questa mia azione potresti odiarmi, ma io ti aspetterò lo stesso, lì, sull’isola dove ora noi Antichi viviamo nascosti dal mondo. Ti farò conoscere Xenon, il fratello maggiore con dei seri problemi nel controllare la gelosia, oppure Seph, il ghiacciolo umano.
Ma sappi sempre che io ti amo e che non smetterò mai di amarti, con tutto me stesso.

Rigel Regendorf Stigmatis, ovvero, tuo Ruby.

Una lacrima cadde sul foglio, sorprendendola. Si portò una mano alla guancia sentendo che era bagnata. Le dispiaceva da morire il fatto che se ne fosse andato, che non fosse più lì con lei, ma non si sentiva triste. Perché lui era da qualche parte là fuori. La stava spettando.

Stupido romanticone, pensò ridendo. Girò il foglio e trovò un’altra breve scritta.

P.S. : Cerca di non morire nella tua ricerca o di finire in guai seri: vorrei rincontrarti senza nessuna parte del corpo mancante. Sembri il tipo capace di cadere da una bicicletta ferma, quindi occhio. Sono ancora troppo giovane per morire.

A quello scoppiò in una fragorosa risata mentre i vispi occhietti d’ossidiana della volpe rosso rubino la fissavano allegri ed il suo piccolo cuore continuava a scandire i secondi mancanti al momento in cui si sarebbero rincontrati. Stavolta per stare insieme per sempre.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=769434