Disenchanted di POPster (/viewuser.php?uid=116873)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - I Hate The Ending Myself... ***
Capitolo 2: *** Better Get Out While You Can ***
Capitolo 3: *** If it looks like I'm laughing ***
Capitolo 4: *** Remember me ***
Capitolo 5: *** Then all the memories came crashing down the insicurities... ***
Capitolo 6: *** Your beauty made me blind again... ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - I Hate The Ending Myself... ***
Disenchanted
Prologo
I Hate The Ending Myself...
Mikey era nervoso ed agitato. Eppure era tutto perfetto.
Indossava l'abito scuro, la chiesa era addobbata a dovere, con profumati fiori
colorati e nastri d'organza posizionati in ordine sui banchi e lungo tutta la
navata. C'erano solo pochi intimi, i parenti e gli amici più stretti.
Gerard sorrideva a suo fratello, dal suo fianco. Era, insieme
a Ray, il suo testimone di nozze. Aveva ripetuto a Mikey di stare calmo, fino a
mezz'ora prima. Gli aveva detto che andava tutto alla grande. Donna Way guardava
suo figlio sull'altare, con aria fiera. Stava diventando un vero uomo. Sorrise
commossa. Ne aveva combinate tante, Mikey, ma doveva essere fiera di lui.
Frank era seduto nella prima fila di banchi. Si guardava
intorno. Si sentiva a disagio, con quell'abito elegante e quei capelli
sistemati. Guardava la piccola folla di invitati, poi l'entrata della chiesa.
Poteva sembrare anche più nervoso di Mikey. Lanciò un'occhiata maliziosa a
Gerard, pensando chi dei due, se mai si sarebbero dovuti sposare, avrebbe fatto
l'entrata trionfale, e chi avrebbe atteso all'altare. Poteva scommettere che la
parte della sposa sarebbe stata di Gerard. Ridacchiò tra sé, immaginando la
scena.
D'un tratto calò il silenzio più totale, le voci sommesse
degli invitati che chiacchieravano e commentavano tra loro cedettero il posto al
suono dell'organo che annunciò l'entrata della sposa.
Era bellissima. Indossava un lungo abito bianco, stretto in
vita da una fascia di seta blu. Sul volto il sorriso emozionato colpì ogni
presente. Portava i capelli scuri raccolti in un elegante chignon, e stringeva
tra le mani un bouquet di orchidee bianche e lisianthus blu. A passo lento
procedeva lungo il corridoio tra i banchi, tra lo sguardo ammirato e lieto degli
invitati.
Mikey trattenne il respiro. Stava davvero per sposarsi.
Lanciò un'ultima occhiata a suo fratello, per vedere l'ennesimo sguardo di
approvazione. Ne aveva altamente bisogno. Gerard sorrise, annuendo. Mikey
deglutì, tornando a guardarla.
Alex fece un respiro profondo, poi sorrise, stringendo la
mano del Preside che le consegnava il diploma. Il sole di Belleville era caldo e
non vedeva l'ora di togliersi la toga e tirare in aria il tocco.
Un altro capitolo della sua vita si era concluso, chiuso una
volta per tutte. Dopo la consegna dei diplomi, era finita anche quella. Non le
dispiaceva che la scuola fosse finita, avrebbe rivisto la maggior parte di
quella gente in giro per le strade di Belleville. Eppure le veniva da piangere.
E non era nemmeno per la gioia. Non era felice. Guardò tra gli studenti che
avevano già ricevuto il diploma. Ann le sorrise allegramente, Ian le fece un
cenno con la testa.
Non c'era nessun altro. Era, ancora una volta, completamente
sola.
Sapeva che il giorno della consegna dei diplomi sarebbe stato
triste. Sapeva che i suoi non l'avrebbero mai vista, quello era ovvio. Ma non
pensava che sarebbe stato così triste.
Fino a qualche mese prima aveva immaginato che almeno i suoi
amici sarebbero stati lì. Almeno Donna e Linda, se non Mikey, Frank e Gerard
stessi. Invece non c'era nessuno.
Tutti erano a Los Angeles. Tutti erano intenti a festeggiare
le nozze di Mikey ed Alicia.
Deglutì cacciando via le lacrime. Oh, non poteva di certo
piangere. Era una cosa ridicola. No che non poteva piangere. Si schiarì la gola,
ringraziò e tornò al suo posto.
Eppure il pensiero che Mikey stesse promettendo amore eterno
ad Alicia, quando fino a qualche tempo prima era così sicura che la futura
signora Way sarebbe stata lei, la tormentava.
No, non doveva pensarci. Ascoltò i nomi di tutti gli altri
neo-diplomati, li guardò salire sul palco e ringraziare, tornarsene al posto.
Pensò a cosa avrebbe fatto dopo. Dopo quel giorno. Le dava la nausea l'idea di
trascinarsi da sola a Belleville, per il resto della sua vita.
Guardò Ann, ed Ian. Erano gli unici due che le erano rimasti
accanto. Ormai non aveva più nemmeno intenzione di immaginare al futuro con
qualcuno, ma sorrise a sé stessa. Perché un'idea forse in mente le era venuta.
Non era niente di eclatante, niente di magnifico, niente di speciale. Ma
sicuramente sarebbe stato divertente, sarebbe stata un'esperienza da ricordare.
E prima ancora che la cerimonia della consegna dei diplomi
giungesse al termine, lasciò il suo posto, si sfilò la toga, lanciò via il tocco
e si avviò verso casa sua a passo svelto.
- - -
Ok. Lo so. Non mi sopportate più.
Avevo annunciato quanto mi mancassero Alex & Co. [XD] e tutto. E poi toh, ho sto
flash del matrimonio, di Mikey tutto agitato e nervoso, della sposa che entra in
chiesa e... OHOHOH [cit. Ann]... Alex è a Belleville a prendere il diploma!?!
WTF!?!
Questa è un MINI-sequel [il mini è scritto maiuscolo perché non ho il senso
della misura, Ann può confermare! u.u] e giuro che proverò con tutta me stessa a
disintossicarmi dalla mia Alexmania. Lo prometto. In ciò, Ann mi sta aiutando
quindi mi ha imposto dei limiti quindi si, non sarà un'altra long da 20
capitoli, PROMESSO.
Siete liberi di non leggere, ovviamente, e di non recensire, ma se lo faceste
sarebbe apprezzato, lo sapete.
Con ciò vi lascio.
xoxo
<3
Ah, non potevo trovare un titolo
per il capitolo migliore di questo. XD
TEREXINA EFP
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Capitolo 2 *** Better Get Out While You Can ***
Nuova pagina 1
Better Get Out
While You Can
Frank
stava seduto ad un tavolo nella grande sala che Mikey ed Alicia avevano
affittato per il ricevimento dopo il matrimonio. Era seduto con aria annoiata,
aveva sbottonato il colletto della camicia e bevuto un paio di bicchieri di
champagne, con aria delusa.
Gerard era andato a salutare alcuni parenti che non vedeva da
tanto, quando lo aveva visto lì con aria smunta, e lo raggiunse.
Sorrise sperando che quel gesto bastasse a rallegrarlo, ma
Frank sospirò.
«Che c'è che non va, ora?» chiese Gee sedendosi al suo
fianco.
Frank sollevò un sopracciglio e con un gesto della mano
indicò la sala, gli ospiti, gli sposi «Tutto questo, Gee...» mormorò. Non voleva
fare un'altra discussione, aveva già detto la sua più volte al riguardo, e non
era servito a molto. Ma l'idea che Mikey avesse sposato Alicia era ridicola, e
ancora più ridicolo era il fatto che tutti sembravano gioire della cosa.
E Mikey avrebbe dovuto davvero tirar fuori le palle ed
opporsi a tutta quella situazione. Avrebbe dovuto dire "No, non voglio passare
l'eternità con te, non ti amerò per tutta la vita in salute o in malattia e
quello che è!". Avrebbe dovuto mettere in chiaro che ok, se Alicia voleva
portare avanti la gravidanza poteva farlo benissimo, avrebbe preso le sue
responsabilità di padre e tutto con quel bambino, ma sposarla, beh, per Frank
era una vera cavolata. E i genitori di Alicia e le loro belle tradizioni
potevano andare a farsi fottere. E poi era ridicola anche Alex, perché si era
arresa. Sapeva che Mikey quel giorno si sarebbe sposato. Frank le aveva mandato
tremila sms ed email per dirle l'indirizzo della chiesa, il giorno e l'ora. Così
aveva passato tutto il tempo, durante la celebrazione, a guardare l'entrata
della chiesa nella speranza che lei entrasse all'improvviso facendo una di
quelle scenate da film opponendosi al matrimonio. Parlare ora, piuttosto
che tacere per sempre.
Invece no, non era entrata, e chissà che stava facendo a
Belleville. Magari stava piangendo da sola o si stava ammazzando di lavoro al
cafè per non pensarci. O stava suonando con quei due, Ann ed Ian. Non poteva
saperlo perché Alex non rispondeva mai alle sue chiamate. O ai suoi messaggi. O
alle email. E questa era un'altra cosa che Frank non sopportava. Sapeva che non
era contento per quel matrimonio e che aveva provato a dissuadere Mikey dallo
sposare Alicia e tutto, quindi perché lo stava ignorando? Era pur sempre il suo
migliore amico, quindi non aveva senso il fatto che volesse scomparire dalla sua
vita così, di punto in bianco.
Ann si schiarì la gola grattandosi la testa, mentre un sorriso si espandeva sul
volto di Ian.
Alex li guardava entrambi, in silenzio, in attesa di una risposta. Una qualsiasi
risposta.
«Ok, se non volete venire con me, vado da sola...» disse
infine, dopo qualche secondo.
«Alex, non è che non voglio venire... Ma... Insomma... Non è
che possiamo prendere e partire e mollare tutto per andare a fare... a fare
cosa, poi!?» chiese Ann agitandosi.
Ian scrollò le spalle alzandosi dal divano nel salotto di
Alex «...a fare i musicisti squattrinati a Los Angeles! Niente di peggio di ciò
che faremmo restando qui a Belleville. Solo che lo faremmo a Los Angeles!» disse
entusiasta, sorridendo.
Alex annuì «Esatto!».
«Ma non posso prendere e... andarmene... cioè, e la mia
famiglia?» si lagnò Ann. Possibile che era l'unica dei tre a vedere le cose da
una prospettiva lievemente più realistica? Non poteva mica abbandonare casa e
tutto per l'avventura.
Alex alzò gli occhi al cielo «Ann, tu non la sopporti la tua
famiglia! Non hai fatto altro che ripetere che non vedevi l'ora di andartene
dopo il diploma! E beh, ora è "dopo il diploma"! Quindi andiamo!»
rispose.
«Beh, non intendevo dopo qualche ora dal diploma!
Intendevo... dopo... non lo so... con un piano, un progetto, un'idea sensata in
mente!».
Ian sbuffò «Ann, non è che devi scappare di casa! Devi solo dire ai tuoi
genitori che andiamo a fare un giro a Los Angeles, a vedere che aria tira, a
suonare in qualche locale o roba simile. Altrimenti, noi andiamo... e tu resti
qui a Belleville a... fare... la solita noiosissima vita che si fa a
Belleville...».
Ann sospirò. Non avevano tutti i torti. E poi Alex aveva già
preparato la valigia e sarebbe partita anche senza di loro, ed Ann comunque non
voleva abbandonarla a sé stessa come avevano fatto tutti gli altri.
Immaginò per un attimo come sarebbe stata Los Angeles, e poi
immaginò come sarebbe stato restare a Belleville senza amici. Pensò
all'università e a tutte quelle cose che avrebbe... beh, avrebbe potuto fare
anche in un altro Stato, si disse. Sorrise ed annuì.
«Ok. Andiamo!» esclamò cercando di farsi coinvolgere dallo
stesso entusiasmo che avvolgeva Ian ed Alex.
- - -
Beh, si, è un periodaccio e questo
capitolo è un pò così, tanto per. Scusatemi.
xoxo
[ps: ANN E' CORTISSIMO! Sono o non
sono BRAVA!?! <3]
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Capitolo 3 *** If it looks like I'm laughing ***
Nuova pagina 1
If it looks like I'm laughing
Abituarsi all'idea che la persona accanto a Mikey non fosse Alex era una cosa
che a Frank non piaceva affatto. Non riusciva a farci l'abitudine, e poi Alicia
era presuntuosa e piena di sé.
Così nonostante avesse provato anche a sforzarsi di farsela
piacere, proprio non ci era riuscito.
Certo, doveva frequentarla quasi tutti i giorni. Sembrava
l'ombra di Mikey, e a Frank non piaceva nemmeno questa cosa.
Le registrazioni del nuovo disco andavano alla grande, mentre
contemporaneamente continuavano a suonare qualche live dove venivano apprezzati
da sempre più gente. Per quanto riguardava la carriera della band, nessuno
poteva lamentarsi. Si sentiva nell'aria, sarebbero stati grandi.
Il più delle volte erano in studio dalla mattina presto fino
alla sera tardi, poi andavano tutti a mangiare e bere qualcosa, e tornavano a
casa.
Vivevano tutti insieme. La casa discografica gli aveva dato
una grande villa con vista panoramica, e lavorare con un'etichetta più
importante della precedente era nettamente diverso. Sembrava che ora tutti erano
lì per servirli, tutti volevano che i My Chemical Romance fossero contenti e
divertiti, nessuno li stressava e sopratutto, la pubblicità che gli facevano era
costante. Così si sentivano davvero dei professionisti.
Quella sera faceva particolarmente caldo, avevano suonato in
studio fino all'ora di cena e poi erano usciti a mangiare tutti insieme - Alicia
inclusa. Quando fu ora di tornare a casa però Frank e Gerard decisero di fare un
giro per le strade di Los Angeles da soli. Stare completamente soli ormai era
quasi un lusso per loro due, visti i tanti impegni con il gruppo, ma cercavano
di non lamentarsi troppo. Non era davvero il caso.
Non volevano andare da nessuna parte in particolare, solo
camminare uno di fianco all'altro e chiacchierare, assaporando la bellezza e la
netta differenza tra Belleville e L.A.
Ann era stremata. Erano atterrati a Los Angeles da ore, e non erano ancora
riusciti a trovare una stanza d'albergo disponibile. Chiese più volte perché non
avessero prenotato qualcosa prima di partire, ma né Alex, né Ian le risposero.
Erano troppo impegnati a cercare un'insegna, qualsiasi cosa che indicasse un
posto letto da quelle parti.
Avevano camminato per ore, e fortunatamente avevano portato
con loro pochi bagagli: erano letteralmente esausti. Così dopo aver girato per
enormi strade illuminate e caotiche, avevano tirato un respiro di sollievo
quando finalmente riuscirono ad occupare una squallida camera in uno squallido
motel il cui proprietario era probabilmente un pervertito visto la battuta poco
ironica fatta ad Ian riguardo il dormire con due donne nella stanza. Erano tutti
e tre troppo stanchi anche solo per ribattere o dire qualsiasi cosa, così
finsero di non capire.
Il motel si trovava sulla strada, proprio dietro una delle
vie principali, e per arrivare nelle camere c'era una lunga scalinata esterna da
percorrere. Le porte davano sul parcheggio e il pavimento il legno scricchiolava
in modo costante e fastidioso, ma era davvero grandiosa per i ragazzi l'idae di
potersi finalmente riposare un pò.
Salirono le scale lentamente, dopo aver preso le chiavi,
guardandosi intorno. Equivoci rumori di molle dei letti e gemiti provenivano
dalle stanze accanto, ed Ann cominciò a ridere divertita e al tempo stesso
disgustata.
Quando arrivarono davanti alla porta fu Ian ad aprire. Alex
era sicura che ci fosse qualche ratto in giro per la stanza o cose del genere,
ma lo diceva più che altro per infastidire Ann, che ripeteva mentalmente a sé
stessa che molto probabilmente se Alex non fosse stata così cocciuta - tanto da
andare a L.A. da sola se lei ed Ian non l'avessero seguita - ora sarebbe comoda
comoda nel suo lettone a Belleville.
Frank afferrò lentamente la mano di Gerard, facendo intrecciare le loro dita e
stringendo forte. Poi si accostò a lui e lo fece fermare, e alzandosi lievemente
sulla punta dei piedi gli stampò un bacio sulle labbra, denso di tenerezza e
amore.
Gerard socchiuse gli occhi, aggiungendoci un pò di passione.
Gli passò la mano tra i capelli e quando si staccò dal bacio gli posò la testa
sulla spalla assaporando il suo profumo.
C'erano un'infinità di motivi per il quale era grato a Frank.
Per le innumerevoli volte in cui gli era stato accanto, anche quando Gerard
pensava di essere dannatamente solo; per la band; per la passione che solo Frank
sapeva mettere in ogni cosa che faceva; per essere un ottimo amico ed un ancor
più ottimo amante.
Solo che ultimamente erano troppo impegnati anche per dirsi
quanto si amavano, o per qualsiasi cosa, e da quando Mikey aveva sposato Alicia,
Frank - Gee se ne accorgeva più di quanto facesse notare - sembrava sempre
leggermente nervoso o giù di tono. La cosa da una parte influiva in modo
positivo sui live e sulle registrazioni del disco, perché Frank sfogava tutto il
suo malumore nella musica, era la sua valvola di sfogo, ma Gerard detestava
vederlo così.
«Sei decisamente più carino quando sorridi, comunque...»
sussurrò baciandogli il collo.
Frank sorrise e sospirò.
«Non ti capita mai di chiederti cosa stia facendo Alex, tipo,
ora?» domandò a voce bassa, guardandolo negli occhi.
Gerard scrollò le spalle «Certo che mi capita... solo che
ormai è andata così...» mormorò.
Quella risposta non piacque per niente a Frank, che si
accigliò. Da come se ne parlava, quelle poche volte in cui se ne parlava,
sembrava che Alex dovesse essere solo un vecchio e lontano ricordo, che magari
faceva sorridere a ripensarci, ma niente di più.
Era una cosa ridicola, perché Frank sapeva che non era così.
Non era così per nessuno. Frank era il tipo di persona che ad un amico da tutta
la sua anima, e così aveva fatto con Alex, e lei aveva fatto altrettanto. Si
ricordava sempre che era stato grazie a lei se ora lui e Gerard stavano insieme,
ed era grazie a lei se la band aveva registrato il primo disco, e poi anche il
secondo con una casa discografica decisamente più importante.
Ed ora volevano fargli credere che la loro amicizia era
finita una volta per tutte? Così, senza preavvisi, senza nulla?
A Frank quest'idea non piaceva. Nonostante avesse provato a
chiamarla più volte, senza ottener risposta, sapeva che anche Alex la pensava
allo stesso modo. Loro erano stati migliori amici per anni, e non poteva finire
tutto per un matrimonio messo su a tavolino. Nemmeno Mikey voleva sposare
Alicia, questa era la verità che tutti avevano paura di pronunciare a voce alta.
Frank era l'unico che riusciva a dirlo con sicurezza: Mikey era innamorato di
Alex. Alicia era solo un errore, ecco tutto.
«Come fai a non sentirti in colpa, Gee? Lei se ne sta da sola
a Belleville, ok? Da sola! Non ha nessuno. Noi eravamo tutto ciò che
aveva, ed ora non ha più nemmeno noi. E come fai allora a sentirti tranquillo? A
pensare che se è così che è andata, è così che dev'essere?» domandò Frank pieno
di rancore.
Non voleva prendersela con Gerard, lui non c'entrava nulla. A
volte avrebbe volentieri preso a calci Mikey, per come aveva rovinato tutto, ma
ora l'unico suo desiderio era riuscire a sistemare le cose.
Avevano tutto lì a Los Angeles, ma se ci fosse stata anche
Alex, sarebbe stato di gran lunga migliore.
La mattina seguente Alex si svegliò di buon ora e senza far rumore uscì dalla
stanza, lasciando Ian ed Ann a dormire.
Fece colazione in un bar all'angolo della strada, dove il caffè era pessimo e i
muffin anche peggiori, ma era meglio di niente e costava poco.
Il sole non era ancora troppo caldo, come il giorno
precedente quando erano usciti dall'aeroporto, e si sentiva decisamente più
carica oggi.
Aveva camminato per un bel pò, prendendo nota dei locali
nella zona che offrivano la possibilità ai musicisti emergenti di esibirsi per
qualche serata. Nessuno dei proprietari sembrava troppo convinto dalle parole
che Alex usava per presentare il suo gruppo, ma di certo erano affascinati dalla
sua insistenza, tanto che alla fine era riuscita, in meno di tre ore, ad
ottenere mezz'ora di esibizione in tre locali diversi per quella settimana.
Non era affatto male, per quanto ne sapeva, e comunque era
meglio di niente.
Il prossimo piano era trovare gli uffici della Reprise, e
Brian, il manager dei My Chemical Romance. Doveva chiedergli aiuto, perché lui
era nel giro e lei poteva essere una stalker professionista, ormai, lui ne
sapeva qualcosa.
L'unica parte negativa del piano era l'alta probabilità di
rischio di incontrare Mikey. Quella era una cosa che la stava torturando
mentalmente.
Non voleva incontrarlo. O forse si, non sapeva dirlo con
certezza nemmeno lei. Sapeva però quanto aveva fatto male tutta la loro storia,
e quanto altro dolore avrebbe causato. Immaginò di incontrarlo per strada,
magari, a passeggiare mano nella mano con Alicia.
Doveva esserci lei, al suo posto.
- - -
Si, fa schifo, mi
dispiace. Ciao.
xoxo
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Capitolo 4 *** Remember me ***
Nuova pagina 1
Remember me
Mikey sbuffò per l'ennesima volta.
Era sveglio da meno di due ore, e da altrettanto tempo Alicia lo stava
tartassando di domande, ordini e commissioni da fare.
Non la sopportava più. Era il giorno libero della band, non
avevano impegni in studio, non avevano assolutamente nulla da fare. E mentre gli
altri avevano ben deciso di andare a fare un giro in totale libertà per le
strade di Los Angeles, Mikey doveva stare dietro ad Alicia e ai suoi capricci da
bambina.
Era in momenti come quello che Mikey voleva scoppiare a
piangere, trovare un modo per tornare indietro nel tempo e non prendere mai più
quella decisione di sposarla. Era stato un idiota, e Frank aveva ragione, ogni
volta che glielo ricordava.
Fu all'ennesima richiesta di Alicia di andarle a comprare il
pranzo, poi delle ciambelle, e poi un paio di DVD, che Mikey sospirò uscendo di
casa e sbattendo la porta.
Non sapeva dove sarebbe andato, ma di certo non sarebbe
tornato a casa presto. Si sentiva in trappola, ecco come. Alicia era incinta e
si approfittava della cosa per passare lunghe giornate a torturarlo con le sue
richieste, e a tartassarlo di ordini e commissioni da fare. Perché lei diceva
che non poteva fare sforzi, così non lavava nemmeno i piatti. Non faceva
assolutamente nulla.
Più tempo passava con lei, meno la sopportava.
Voleva andarsene. Voleva trovare il coraggio di lasciarla. Di dirle che era
stato tutto uno sbaglio, che avrebbe fatto il padre - su quello non c'erano
dubbi - ma che loro non erano fatti per stare insieme.
E poi si sentiva in colpa, ma da quando Alicia era incinta
non faceva altro che mangiare e pian piano stava diventando una mongolfiera, e
si, Mikey era cosciente del fatto che lei portava un bambino dentro di sé, ma
Alicia aveva due occhiaie impressionanti, portava sempre i capelli in disordine,
e stava ingrassando a vista d'occhio. Ed era antipatica, ecco, lo aveva ammesso.
Non riusciva a rendersi conto di come avesse fatto a farsi incastrare in quel
modo da lei.
Non sarebbe dovuto andare a letto con lei. Anche se era
carina e simpatica. E non avrebbe dovuto acconsentire alle stupide pretese dei
genitori di Alicia riguardo il dovere di sposarla ora che era incinta.
A Belleville aveva Alex, era tutt'altra storia.
Mikey aveva imparato a non pensarla. Aveva imparato a vivere
come se non fosse mai esistita, a cambiare argomento le poche volte che qualcuno
la nominava, a cambiare stazione radio quando passavano le sue canzoni
preferite, a fingere noncuranza quando Frank gli diceva che era stato un vero,
incredibile, stupido idiota.
Frank non aveva tutti i torti. No, Frank non aveva torto per niente.
Il suo cellulare cominciò a squillare. Era Alicia. Lo avrebbe
chiamato fino all'esaurimento, lo avrebbe insultato, costretto a tornare a casa,
e probabilmente sarebbe anche scoppiata a piangere al telefono dando la colpa
agli ormoni o a chissà cos'altro.
Così senza rispondere, spense il telefono e lo chiuse nel
cassettino del cruscotto della macchina. Continuò a guidare senza meta, per le
strade di Los Angeles. Avrebbe volentieri raggiunto gli altri, ma non aveva idea
di dove fossero andati. Così si guardava intorno, per cercare, nella speranza di
vederli passeggiare su qualche marciapiede al lato della strada.
Fu così che inchiodò bruscamente, provocando un urto con
l'auto dietro di lui.
Non era possibile. Quelli, quei due che camminavano sotto al
sole, lungo le vetrate dei negozi sul lato destro della strada, erano Ann ed
Ian. Erano proprio loro due. L'unica sua possibilità di avere notizie di Alex.
Lasciò il motore acceso e scese dall'auto.
Il guidatore della macchina che lo aveva colpito era
incazzato e lo seguiva urlando. Mikey gli fece un cenno con la mano «Tenga,
chiami qui e si faccia ripagare tutti i danni. Mi dispiace davvero. Scusi!»
disse camminando a passo svelto verso quei due.
«Gerard, smettila!» disse Ray lamentoso, entrando in un locale su Franklin
Avenue.
«Cazzo devo andare a pisciare, sbrigati!» rispose Gee correndo verso il bagno.
Aveva bevuto almeno quattro caffè lunghi da quando si era svegliato e doveva
andare urgentemente al bagno.
Frank rise guardandolo urtare un signore per raggiungere la
toilette.
Vide un tavolo vuoto vicino alla vetrata e si mise seduto
insieme a Ray e Bob. Avrebbero mangiato qualcosa e poi sarebbero tornati a casa.
Avevano fatto un pò di compere per i negozi di Los Angeles, ed erano stati anche
a visitare un parco ma avevano troppa fame, e poi Gerard aveva rotto perché
avevano lasciato Mikey a casa e tutto il resto. Così dopo pranzo sarebbero
tornati a casa.
Ray diede un'occhiata svelta al menu, avrebbe preso le
lasagne, si trovavano in un ristorante italiano quindi le lasagne sarebbero
state buone.
Frank voleva una pizza ed una birra, ma mentre stava per
ordinare gli squillò il cellulare.
«Ann! Ian!».
I due si voltarono di scatto, ritrovandosi davanti ad un Mikey che sembrava
sorpreso almeno quanto loro di vederli.
«Ehi... Mikey...» disse Ann in imbarazzo.
Ecco qualcosa che non aveva calcolato. In giro per L.A.
avrebbe potuto incontrare Mikey. E Mikey le avrebbe chiesto di Alex. E lei cosa
avrebbe dovuto dire? Perché Alex non l'aveva addestrata in tal caso?
«Ciao! Che ci fate qui ad L.A.? C'è anche...». Si, a Mikey
risultava difficile pronunciare il suo nome. Era come una pugnalata. Era come se
ogni volta che ci pensava, che pronunciava il suo nome, si pugnalasse da solo
«C'è anche Alex?» chiese speranzoso.
Ann non sapeva cosa dire. Doveva mentire o dire la verità?
Guardò Ian che scrollò le spalle «Mh. Potrebbe esserci anche Alex, si...» disse
scrutandolo.
Mikey si sentiva in imbarazzo. Erano suoi amici,
probabilmente lo odiavano a morte.
«E' qui con voi?» domandò guardandosi intorno. Ann scosse la
testa.
Poi fece una smorfia «Sembri decisamente troppo agitato, sai? Dove hai lasciato
tua moglie?» domandò acida. Rendendosi subito conto di aver straparlato. Non
erano affari che la riguardavano. Proprio per niente. Lei non era Alex, e non
doveva prendere le parti di Alex.
Aveva colpito Mikey come con un pugno nello stomaco. Lo capì
dal cambio repentino della sua espressione. Sembrava desolato.
«Vi prego. Alex è qui con voi? E' qui a Los Angeles?» chiese
con il cuore che gli stava per scoppiare. Si, stava per esplodergli nel petto.
Voleva sentire solamente un "si" provenire da quei due. Poi... non sapeva cosa
avrebbe fatto. Ma sapere che Alex era nei paraggi gli aveva messo un'incredibile
carica addosso.
Ann sospirò. Cavolo, non se la cavava con queste cose. Non
riusciva a mentire, né a dire una mezza verità. In realtà non era nemmeno in
grado di pensare abbastanza in fretta per dire qualsiasi cavolata.
«Si...» disse, nel momento stesso in cui Ian disse «No!».
I due si guardarono, poi Ian scrollò le spalle sbuffando. Per quanto gli
riguardava, Mikey non si era comportato da uomo. Aveva abbandonato Alex e le
aveva stritolato il cuore. Ann però era più docile e romantica. Aveva sempre
sperato che Alex e Mikey tornassero insieme, in qualche modo, prima o poi. E di
certo quella era l'occasione giusta.
Sorrise «Dovresti andare a togliere la tua macchina dalla
strada. Sta intralciando il traffico. Magari poi andiamo a mangiare qualcosa
insieme e...» disse cordialmente.
Mikey annuì, e mentre corse a spostare l'auto da in mezzo
alla strada, Ian la fulminò con lo sguardo.
«Che intenzioni hai?» chiese alla sua amica.
Ann scrollò le spalle «Le stesse intenzioni di Alex. Credi davvero che l'unico
motivo per il quale sia venuta qui a Los Angeles sia per sfondare con la nostra
misera band?» domandò sollevando un sopracciglio.
Ian annuì. Giusto.
«Pronto?» Frank sembrava emozionato, dopo aver visto il numero lampeggiare sul
display del telefonino.
Era Alex. Alex, dopo tanto tempo, lo stava chiamando.
«Quella maglia gialla ti fa sembrare un'ape obesa!». Si, era
Alex. Non era il migliore dei modi per rispondere al telefono, ma era Alex. Si
guardò intorno. Come faceva a sapere che indossava una maglia gialla?
«Dove diavolo sei?» chiese alzandosi dal suo posto.
Alex rise, dall'altra parte del telefono «Sei un'idiota! Stai
davvero guardando sotto al tavolo?».
Frank si tirò su. Si, era un idiota, come poteva essere sotto
il tavolo? Rise anche lui «Ok, ora dimmi solo dove sei! Questa telefonata è
inquietante! Sembra uno di quei film horror in cui l'assassino parla al telefono
con la vittima prima di farla fuori!» disse continuando a guardarsi in giro.
«Fuori dalla vetrina, guarda un pò!».
Frank sollevò lo sguardo. Dall'altra parte della strada, seduta su una panchina,
c'era lei. Era lei, la solita lei.
Indossava una maglietta viola ed un paio di jeans stretti e
scoloriti. Chiuse la telefonata e si scaraventò fuori dal locale.
Le corse incontro e la vide mettere via il cellulare quando lui fu abbastanza
vicino.
Alex voleva saltare dalla gioia. Frank. Stava per
riabbracciare Frank, dopo tutto quel tempo, dopo non averlo sentito per tutti
quei mesi. Non le sembrava vero.
Fece un respiro profondo quando lo vide avvicinarsi e fece
per allargare le braccia per stringerlo a sé, ma senza nemmeno accorgersene,
sentì solo lo schiocco di uno schiaffo in pieno viso.
Faceva male. Si strofinò la guancia guardando Frank allibita.
Le aveva appena dato uno schiaffo?
«Ma cazzo! Sei scemo!? Mi hai fatto male!» si lamentò
continuando a sfregarsi la guancia dolorante. Frank si affrettò ad abbracciarla
«Anche tu, vaffanculo!» disse stritolandola «Sei una stupida! Sei sparita! Non
ti sei più fatta sentire! Ed ora piombi qui in questo modo e... cazzo, Al!
Dovevi venire prima!» disse tutto d'un fiato.
Alex sapeva che si stava riferendo a quel matrimonio. Quel
dannato matrimonio.
E forse al pensiero di Mikey, o forse per l'abbraccio pieno
d'affetto di Frank, scoppiò a piangere. Rideva, mentre grandi lacrime le
solcavano il viso «Dio, mi sei mancato!» disse parlando contro il suo petto.
- - -
Ok, ecco un altro
aggiornamento visto che oggi sono in vena. Finalmente sta per succedere qualcosa
di definito! OHOHOH [.cit].
E si, avrei voluto far succedere tutto ORA ma no, voglio un pò di suspance! XD
Ehm...
Spero vi stia piacendo, comunque.
Ah, si, il titolo del capitolo è molto molto molto random, boh.
xoxo
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Capitolo 5 *** Then all the memories came crashing down the insicurities... ***
Nuova pagina 1
5
Then all the memories came crashing
down the insicurities...
Frank aveva parlato tutto il tempo. Aveva raccontato ad Alex di come andassero
bene le cose per il gruppo, e male per Mikey ed Alicia che non facevano altro
che discutere e litigare.
Poi le aveva raccontato delle nuove canzoni alle quali
stavano lavorando, e poi avevano chiacchierato di tutte le cose delle quali non
avevano parlato per tutto quel tempo.
Anche Gerard era incredibilmente felice di rivederla. Anche
se da una parte era preoccupato per Mikey.
Da come parlava Alex, non aveva alcuna intenzione di
incontrarlo, vederlo o nulla del genere. Anzi, prima ancora di entrare nel
locale dove stavano pranzando aveva chiesto a Frank se ci fosse anche lui. Se
così fosse stato, se ne sarebbe andata.
Ne parlava e si sentiva che era dannatamente amareggiata per
come erano andate le cose.
Pranzarono tutti insieme, poi passarono qualche ora in giro
per L.A.
Alex gli diede l'indirizzo del motel in cui alloggiava con
Ann ed Ian e decise di tornare da loro.
Doveva assolutamente raccontargli che aveva rivisto Frank,
che lo aveva intravisto per caso mentre camminava in cerca di locali in cui
suonare, e che era stata con lui e Gerard tutto il tempo.
Così si fece accompagnare fino al motel, poi li salutò e si
avviò di corsa fino alla loro stanza.
Quando Frank e Gerard rimasero soli, il primo alla guida della macchina che la
casa discografica gli aveva gentilmente concesso, il secondo intento a fissare
la strada fuori dal finestrino, Frank si schiarì la gola, spegnendo lo stereo.
«Ok, perché non sei contento che Alex sia qui?» chiese
lanciandogli un'occhiata veloce prima di tornare a guardare davanti a sé.
Gerard sbuffò, accendendosi una sigaretta. Prese una boccata, sputò fuori il
fumo e guardò Frank «Chi l'ha detto che non sono contento? Si che sono contento!».
«Non sembravi proprio così contento...» commentò Frank
con una smorfia.
«Che dovevo fare? Capriole e salti di gioia?» fece Gerard
infastidito, alzando gli occhi al cielo.
«No... però non sei nemmeno eccessivamente contento,
ammettilo!».
«Ok, va bene, il punto è che sono preoccupato per Mikey!»
ammise finalmente Gerard guardando fuori dal finestrino.
Frank rise «Dovresti essere contento per lui, piuttosto...».
Alex salì le scale che portavano al piano della stanza che aveva affittato con
Ann ed Ian a grandi passi, sorrideva come una bambina che era appena scesa da
una giostra al parco giochi e non vedeva l'ora di raccontare ai due di aver
appena passato qualche ora con Frank, Gerard e gli altri.
Cercò la chiave nella tasca dei jeans e quando la infilò
nella serratura non fece in tempo a girarla che la porta si aprì, ed Alex si
trovò davanti Ann che aveva un sorriso imbarazzato sul volto.
«Ann! Devo raccontarvi una cosa troppo figa!» esclamò
entusiasta.
Ann si schiarì la gola spingendo un pò Alex sul corridoio, ed
uscì fuori dalla stanza con lei accostando la porta. Le mise le mani sulle
spalle e la guardò negli occhi «Alex, guardami e dimmi, sinceramente: mi vuoi
bene?» chiese dopo aver fatto un respiro profondo.
Alex sollevò un sopracciglio e fece una smorfia «Uhm... si...
perché?» chiese confusa.
«Ok...» fece Ann con un sospiro di sollievo «Ora, quando
entrerai nella stanza, ricordati quanto bene mi vuoi, anche se potresti odiarmi
per qualche millesimo di secondo... poi ricordati che mi vuoi bene...» disse
continuando a guardarla negli occhi.
«Ann, non troverò qualche cadavere lì dentro, vero?» chiese
Alex preoccupata.
Ann rise «Nah... quale cadavere...» disse scuotendo la testa
«Ehm, ora vai, entra pure...» fece poi spostandosi da davanti la porta. Alex
fece un passo, poi la guardò «Tu non entri?» chiese aggrottando le sopracciglia.
«Uhm, io stavo per uscire, in realtà... devo proprio...
andare a comprare... qualcosa...» disse imbarazzata prima di dileguarsi giù per
le scale.
Alex scrollò le spalle aprendo la porta, chiedendosi cosa mai
avrebbe trovato nella stanza.
Quello che incontrò il suo sguardo, non appena guardò dentro, la pietrificò per
un istante. Tanto che prima di riuscire a dire qualcosa ci vollero una manciata
di secondi.
«Mikey...» mormorò, guardando il ragazzo in piedi davanti al
bancone della cucina.
Anche lui era immobile. Non sapeva né cosa dire, né cosa fare. Se correre ad
abbracciarla o restare lì dov'era. Dopo tutto quel tempo, e dopo tutto quello
che era successo, voleva stringerla a sé. Ma Alex era ancora sulla porta, che lo
fissava senza alcuna espressione sul volto.
Ian, che se ne stava seduto sul piccolo divano guardò prima
Alex, poi Mikey, e scosse la testa schiarendosi la gola.
«Ok, credo che ora uno dei due dovrebbe dire qualcosa...»
disse sollevando un sopracciglio, prima di bere un sorso di birra dalla
bottiglia che teneva in mano.
Entrambi, Alex e Mikey, si voltarono a guardarlo.
«...e credo che ora dovrei andarmene...» aggiunse Ian,
alzandosi ed uscendo dalla stanza.
Quando rimasero soli, Mikey e Alex si guardarono a lungo in
silenzio.
«Ehm... dobbiamo continuare a guardarci senza dirci nulla?»
disse dopo un pò Alex, in imbarazzo.
Mikey sospirò «Mi sei mancata...» pronunciò a voce bassa,
facendo un passo verso di lei. Pensava fosse la cosa giusta da dire, e comunque
era la prima cosa che voleva dirle.
Ma Alex fece una smorfia «Scommetto che se io non fossi
venuta a Los Angeles non mi avresti cercata, però...» fece notare.
Ok, forse aveva ragione. Mikey doveva dirle un milione di
cose, doveva spiegarle come era successo tutto, come si era ritrovato in quella
situazione, nella condizione di dover sposare Alicia. Ma non sapeva
nemmeno da dove cominciare. E di certo Alex non sembrava volersi sedere davanti
ad un caffè con lui per discutere la situazione.
«Alex... non potevo chiamarti... Giuro che avrei voluto
chiamarti un milione di volte ma... Dio, Alicia mi gira sempre intorno, ha
duecento occhi, sembra che sappia anche leggermi nel pensiero! E'... è
complicato...» disse d'un fiato.
Mentre una parte di lei voleva sputare fuori tutto quello che
aveva provato in tutto quel tempo, e che stava provando ora, trovandosi di nuovo
davanti a Mikey, un'altra parte non riusciva a reagire, era come se sentirgli
dire quelle cose fosse realizzare che tutto era più complicato di quanto già
immaginava.
«Beh... ora è tua moglie... credo sia lecito così...» mormorò
lottando contro la voglia di scoppiare a piangere.
Ora cominciava a pensare che andare a Los Angeles era non solo un'inutile
perdita di tempo, ma anche incredibilmente doloroso. Nonostante avesse
immaginato milioni di volte quel momento, ora non era preparata, non si
aspettava che lo avrebbe incontrato così presto e l'emozione aveva cancellato
ogni memoria degli immaginari discorsi che avrebbe voluto tirar fuori una volta
davanti a lui.
Mikey la guardò dispiaciuto e si fece coraggio, avvicinandosi a lei «Non
sono felice, però...» mugugnò intento ad abbracciarla. Alex sollevò il volto per
guardarlo negli occhi. Ora chi era più dispiaciuto dei due? Fece un respiro
profondo. Ricordava perfettamente il profumo di Mikey, il suono del suo respiro,
l'effetto che gli faceva averlo così vicino.
«Allora perché l'hai sposata?» domandò.
«Per un'infinità di motivi sbagliati...» rispose Mikey
subito.
Poteva essere la risposta esatta. Alex si morse il labbro.
Si fermò per qualche secondo mentre mille diversi pensieri le
attraversavano la mente. Mikey ora era sposato, tra qualche mese Alicia avrebbe
partorito il loro bambino. E lei che ruolo aveva? Sospirò. Non c'era più posto
per lei. Forse andare a Los Angeles le era servito proprio per capirlo una volta
per tutte. Per mettere la parola fine a ciò che era già finito da tempo, ma in
maniera definitiva.
«Credo che ormai sia troppo tardi, comunque...» mormorò
trattenendo le lacrime.
Mikey fece un respiro profondo «Allora perché sei venuta fin qui?» chiese.
«...perché non credevo che fosse così tardi...
perché... non lo so, Mikey... credevo di venire qui e... non lo so...» rispose
lei rassegnata, poi fece un respiro, e quando non poté più trattenere le lacrime
cominciò a piangere stringendosi a Mikey.
«Alex... Hai mai letto almeno una di tutte le email che ti ho
mandato prima che mi sposassi?» chise lui dopo un pò.
Lei aggrottò la fronte, sollevando lo sguardo. Scosse la
testa «No... Ho... ignorato le tue email e quelle di Frank...» ammise. Vide
Mikey sollevare i lati delle labbra, in una specie di sorriso incerto.
«Avresti dovuto leggerle... L'ultima te la inviai qualche ora
prima del mio matrimonio...» sussurrò. Era bello riavere Alex tra le sue
braccia, ma era ora di tornare a casa, o "la iena" come la chiama Frank avrebbe
rotto le palle per giorni interi «Ora devo andare...» aggiunse dispiaciuto.
Alex annuì slacciando l'abbraccio.
«...dammi carta e penna...» disse Mikey poi guardandosi
intorno. Alex curiosa afferrò il blocnotes e la matita che Ian aveva lasciato
sul bancone della cucina, quello che usava per scriverci i testi delle canzoni
che i ragazzi stavano provando a comporre negli ultimi tempi. Strappò una pagina
e la diede a Mikey, che scrisse qualcosa al volo e poi lo tese ad Alex.
Lo guardò e poi sorrise sollevando un sopracciglio «Il tuo
numero di telefono con degli orari? Cos'è, sei un ufficio?» chiese divertita.
Mikey arrossì sentendosi stupido e scrollò le spalle «Scusa... è che solitamente
a quell'ora Alicia va a trovare i suoi quindi è sicuro che non c'è... così
potresti chiamarmi senza troppi problemi...» spiegò in imbarazzo.
Alex tornò seria, si asciugò le lacrime ed annuì «Oh, ok...
Così è abbastanza imbarazzante...».
«Mi chiamerai?» chiese Mikey, sulla porta per uscire.
Fece un respiro profondo e si morse il labbro inferiore «Tu
tieni il telefono acceso dalle...» guardò il foglio che Mikey le aveva lasciato
in mano «...dalle 14 alle 16...» disse accennando un sorriso divertito.
Mikey alzò gli occhi al cielo «Alex, sai che era un bel
momento, finché non hai iniziato a prendermi per il culo per la storia degli
orari?» disse sarcastico.
Lei annuì e finse un sorriso «Mikey, sai che era un momento
ancora più bello, finché non hai messo incinta e sposato un'altra donna?».
Si guardarono in silenzio per qualche secondo, e nonostante la conversazione
sembrava aver preso una piega più dura, i due non riuscirono a fare a meno di
ridere. Erano così, come si ricordavano. Alex che parlava a sproposito o diceva
la cosa sbagliata o faceva battute poco simpatiche, Mikey che si sentiva uno
stupido ma che non poteva resisterle.
Quando uscì dalla stanza, Alex chiuse la porta e poggiandoci
contro la schiena scivolò sul pavimento, stringendo al petto il foglio che Mikey
le aveva dato, sorrise, per qualche secondo. Poi si abbracciò le gambe e posò la
testa sulle ginocchia e ricominciò a piangere, come aveva fatto il più delle
volte, quando era sola, a Belleville.
Piangeva in silenzio, mentre nella testa scorrevano le
immagini di tutto ciò che le era andato storto.
Non era sua intenzione passare dalla parte dell' "amante
segreta, invertire i ruoli con Alicia e tutto il resto... eppure il fatto che il
cuore stava per scoppiarle nel petto, e sentisse le gambe molli, e lo stomaco
sottosopra, quando Mikey l'aveva abbracciata, significava solo che voleva
tornare con lui.
_____________________________
Fa cagare, perdonatemi, vi
amo.
Ciao.
xoxo
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Capitolo 6 *** Your beauty made me blind again... ***
Nuova pagina 1
6
Your beauty made me blind again...
Alex aveva voglia di piangere. Sospirò continuando a fissare lo schermo del
portatile che aveva sulle gambe. Aveva impiegato circa un'ora e mezza o anche di
più per leggere tutte le email che aveva ignorato per tutto quel tempo. Dal
giorno in cui si erano lasciati, a quello in cui Mikey ed Alicia si erano
sposati, lui le aveva scritto una o due email a settimana. Alcune lunghe e dense
di ricordi e pensieri e preoccupazioni, altre contenenti solo il suo disperato
bisogno di sentirla ancora una volta.
Quello che provava era un misto di malinconia, tristezza e
senso di colpa. Mikey lo aveva scritto chiaramente nelle ultime mail. Le aveva
scritto "Devi solo dirmelo, ed io non la sposerò. Devi solo dirmi che mi vuoi
ancora.".
Pensò che se avesse messo da parte l'orgoglio già molto tempo
prima, ora non sarebbero in quella situazione. Era chiaro che Mikey non provava
nulla per Alicia, e non voleva stare con lei. Ma in quelle email lui le aveva
raccontato ogni cosa. Si era sentito crollare il mondo addosso, quando Alicia
gli annunciò che non aveva più intenzione di abortire. E si sentì anche peggio,
quando i suoi genitori ogni giorno gli dicevano che ora doveva sposarla.
Alex poteva immaginare la scena. Mikey aveva solo bisogno di
sentirsi dire "Stai per fare una cazzata, non farlo!" dalla persona giusta, e
sicuramente sarebbe andato tutto diversamente. Ma poteva anche immaginare un
Gerard ansioso e preoccupato per il suo fratellino. Lui e il suo istinto
protettivo, sicuramente anche Gerard non sapeva cosa fare, cosa consigliargli,
magari si era illuso anche lui che fosse la decisione giusta.
Ma Mikey era infelice. L'ultima email che le aveva mandato,
quella che risaliva a poche ore dal fatidico si, lo diceva chiaramente.
D'un tratto le tornarono in mente tutti i motivi per cui
aveva sofferto così tanto per la rottura con Mikey.
«Vi ho mai raccontato di come ci siamo messi insieme io e
Mikey?» chiese d'un tratto guardando prima Ian e poi Ann che erano seduti sul
letto intorno a lei.
Ian annuì «Più o meno...» disse poco interessato.
Ann invece sorrise «Scommetto che vuoi raccontarcelo di nuovo...» indovinò
guardandola.
Alex sospirò «Si ti prego, ne ho bisogno!» disse quasi
supplicandola di ascoltare. Aveva cominciato a considerare Ann una specie di
psicologa personale.
Così cominciò a raccontarle tutto, dagli inizi. Da quando
aveva conosciuto Gerard, di come la famiglia Way l'aveva aiutata ed ospitata in
casa loro, di quando Gerard baciò Frank la prima volta durante uno show, e di
come Frank aveva baciato lei per capire se era gay o meno; gli aveva raccontato
del giorno in cui involontariamente rese pubblica la relazione di Frank e
Gerard, delle sere di Natale in cui le loro madri non volevano dormissero
insieme così lei e Frank facevano scambio di camera appena gli adulti si
addormentavano. Poi sorrise nostalgica, pensando che era iniziato tutto in quel
periodo. Forse già prima, ma poi un giorno era in camera di Mikey e lui era
nervoso ed imbarazzato ed alla fine aveva provato a baciarla e lei gli aveva
chiesto un appuntamento.
Mentre Ian aveva preso una rivista ed aveva iniziato a
sfogliarla disinteressatamente, Ann ascoltava tutte quelle storie immaginandosi
ogni scena.
Alex ora le stava raccontando di quando avevano fatto l'amore la prima volta,
degli stupidi boxer di Spiderman che aveva indossato Mikey quella sera quando si
era presentato in tarda notte a casa sua offrendole il primo appuntamento che
quel giorno aveva dovuto rimandare. Le raccontò che il giorno dopo era
stanchissima, i ragazzi dovevano suonare a Newark, avrebbero portato un pezzo
nuovo, Headfirst. Alex non poteva perdersi quella serata, per nulla al mondo.
Prima di andare, lei era al Cafè e doveva chiudere il locale da sola, Mikey era
andato lì, ed Alex ricordò quel giorno come il più brutto ed il più bello della
sua vita, probabilmente. Lui le aveva detto di amarla, e lei si era sentita a
qualche metro da terra, come se stesse fluttuando. E poi si erano detti che,
anche se non erano certi di quanto durasse un per sempre, speravano che
loro due sarebbero stati insieme tutto quel tempo. Se lo promisero.
Poi Alex ebbe l'incidente, e cambiò ogni cosa. Sentì un tuffo
al cuore, una morsa le stringeva lo stomaco. Mikey ed Alicia si erano conosciuti
quando lui era in tour ed Alex in coma.
Mikey non riusciva a smetterla di sorridere. Rivedere Alex era stato struggente
e bellissimo al tempo stesso ed ora non vedeva l'ora di vederla un'altra volta.
Non riusciva a concentrarsi in nulla, girovagava per casa morendo dalla voglia
di raccontare tutto a suo fratello e a Frank, che se ne stavano chiusi in camera
loro.
Alicia entrò nel salotto dove Mikey stava guardando la pila
di CD accanto allo stereo per provare ad ascoltare qualcosa e starsene fermo.
Non appena la vide tutto il suo buonumore volò via. Mikey non sapeva mentire,
questa era cosa nota a tutti.
«Che fai?» chiese lei sedendosi sul divano.
Mikey scrollò le spalle attento a non guardarla negli occhi «Volevo ascoltare un
pò di musica...» disse mettendo su un cd a caso. Alicia sorrise. Oggi sembrava
aver miracolosamente deposto le armi di guerra e distruzione. Capitava raramente
e quando capitava Mikey si sentiva più tranquillo. L'idea di passare il resto
della sua vita con una che aveva sempre l'aria incazzata non lo allettava poi
molto.
«Posso stare qui con te?» chiese lei dopo un pò. Mikey annuì
sedendosi accanto a lei, con lo sguardo perso nel vuoto.
Restarono in silenzio per un pò, ad ascoltare un qualche
canzone, poi Alicia poggiò la sua testa sulla spalla di Mikey «Di solito
ultimamente non facciamo altro che litigare...» disse sospirando.
Mikey fece una smorfia ed annuì piano.
«Credo sia tutta colpa del matrimonio. Con tutta la pressione
che ci hanno messo addosso i nostri genitori...» continuò Alicia, ma Mikey la
fermò «I tuoi genitori...» precisò senza guardarla.
Lei annuì «Comunque, non credi che se non ci fosse stata tutta questa situazione
saremmo stati meglio, insieme, io e te?» chiese pensosa. Mikey aveva voglia di
vomitare. Non poteva aver deciso di fare la carina proprio quando lui aveva in
mente solo ed unicamente Alex. Non era corretto.
«Alicia, non offenderti, ma io e te non stiamo più bene
insieme anche da prima...» commentò Mikey sentendosi anche un pò in colpa. Non
voleva ferirla, né tantomeno iniziare un'altra discussione, però era
dannatamente vero.
Lei deglutì sentendosi ferita «Lo so...» dovette ammettere,
sospirando. Dopo un altro lungo attimo di silenzio si tirò su «Credo che stasera
uscirò con Eliza e le altre...» disse prima di lasciare la stanza.
Mikey non disse nulla. Quello era probabilmente il momento
più tranquillo che avevano passato insieme negli ultimi mesi.
Restò sul divano per un pò, poi sorrise riflettendo. Se Alicia quella sera
sarebbe uscita con le sue amiche, lui poteva vedersi con Alex. Era una
cosa grandiosa, e non vedeva l'ora che Eliza passasse a prenderla ed Alicia se
ne andasse.
Quando fu sera, Mikey aveva raccontato ogni cosa a Gerard e
Frank, inclusa la sua voglia di uscire con Alex quella sera visto che Alicia non
era nei paraggi.
Gerard guardò suo fratello, e gli sembrava proprio di essere
tornato indietro nel tempo. Mikey sembrava agitato ed emozionato come quella
volta in cui aveva ammesso che gli piaceva Alex, e nonostante Gee fosse il tipo
di persona bisognosa di avere tutto - ma proprio tutto - sotto controllo,
dovette ammettere che rivedere suo fratello così preso era una cosa bellissima.
Ultimamente si trascinava per casa con aria apatica, o incazzata dopo l'ennesima
litigata con Alicia, sembrava avesse perso tutte le sue energie. E sapeva che
Alex ne era l'unica ragione.
Gli era mancato quel Mikey.
«Ok, cosa dobbiamo fare noi?» domandò dopo un pò guardando
suo fratello.
Mikey accennò un sorriso «Venire con me da Alex e rientrare
in casa con me stasera o stanotte o quando sarà in modo che Alicia pensi che
siamo stati insieme...» spiegò con semplicità.
Frank non riuscì a resistere alla tentazione di alzarsi dal
letto ed abbracciarlo «Cazzo, finalmente!» disse contento. Lo spintonò fuori
dalla stanza per andare a prepararsi e quando furono tutti e tre lavati e
profumati presero la macchina ed andarono dove alloggiava Alex.
Mikey poteva sentire le farfalle nello stomaco, e tutte quelle sensazioni che
nel tempo aveva dimenticato.
Alex ed Ann guardavano Ian prepararsi al meglio per uscire con una ragazza che
aveva conosciuto quel pomeriggio. Ian aveva una capacità unica di farsi una
ragazza diversa ogni volta che voleva. Se puntava gli occhi su qualcuna, poi
doveva prendersela. Si guardò allo specchio e poi prese le chiavi della stanza.
«Ok, mentre voi restate qui ad annoiarvi progettando mille
metodi per far tornare Mikey da te-» disse rivolto ad Alex «Io vado a
divertirmi...» concluse andandosene.
Dopo qualche minuto il cellulare di Alex cominciò a
squillare. Solitamente la chiamavano da Belleville per farle sapere come
andavano le cose al Cafè e tutto il resto, ma quando guardò il display sentì una
fitta al cuore. Era Mikey e prima di accettare la chiamata fece un respiro
profondo.
«Pronto?» rispose con un leggero tremolio nella voce, dato
dall'emozione. Aveva intenzione di chiamarlo il giorno seguente, negli orari in
cui lui le aveva detto che Alicia non era nei paraggi, per dirgli che aveva
letto le email e che voleva parlargli, anche se in realtà non sapeva bene cosa
voleva dirgli. Secondo Ian era troppo tardi, lui ormai era sposato e stava per
diventare padre. Secondo Ann invece doveva tentare e vedere come sarebbero
andate le cose.
«Ti va di uscire con me stasera?» chiese subito Mikey
dall'altro lato del telefono. Alex sorrise proprio come un'idiota, reprimendo la
voglia di iniziare a saltellare felice.
«S-si...» rispose provando a suonare meno eccitata di quanto
fosse in realtà, mentre si fiondò ad aprire la sua valigia per tirar fuori
qualcosa di decente da indossare.
«Bene... se non è un problema, sono qui sotto con Gerard e
Frank... possiamo salire?» domandò Mikey. Alex si soffermò a guardarsi allo
specchio. Indossava una vecchia tshirt ed un paio di calzoncini blu, ed aveva
raccolto i capelli in una specie di treccia. Sembrava una sopravvissuta o
qualcosa del genere. «Uhm, si, certo...» disse chiudendo la chiamata e correndo
da Ann.
«Ann, stanno arrivando Mikey e Gerard e Frank! Ti prego vai
ad aprire, devo assolutamente andare a cambiarmi!» disse d'un fiato per poi
chiudersi nel bagno. Prese una maglietta bianca ed un paio di jeans e cercò di
sistemarsi i capelli.
Ann aprì la porta non appena sentì bussare e sorrise
«Entrate... non fate caso al disordine... siamo tre animali...» commentò
imbarazzata lasciando entrare i tre. Frank e Gerard si guardavano intorno
pensando che quella stanza era troppo piccola per tre persone.
Si sedettero tutti e tre sul divano e Mikey sembrava in
imbarazzo «Dov'è Alex?» chiese arrossendo lievemente.
Ann sorrise «Uhm, si sta cambiando...» disse sedendosi
accanto a lui «Quindi uscite insieme stasera?» chiese allegra. Mikey annuì.
«Mikey è libero dagli impegni coniugali stasera...» rise
Frank divertito. Probabilmente era anche più contento di Alex e Mikey stessi,
per il loro riavvicinamento. Era come tornare indietro nel tempo. «Allora? Che
dice Alex di tutta questa storia? Cioè si è resa conto che Mikey è un povero
idiota che non riesce a ragionare da solo e si è fatto soggiogare da quegli
idioti dei genitori di Alicia, vero?» chiese poi guardando Ann.
Lei annuì «Si! Non ha fatto altro che pensarci tutto il
giorno...» spiegò alzandosi per offrirgli qualcosa da bere. Ian aveva fatto
rifornimento di birre, e altre birre ancora «Tenete...» disse porgendole ai tre.
Dopo qualche minuto Alex entrò nella stanza con il cuore che
le stava letteralmente martellando nel petto. Non sapeva né cosa sarebbe
successo, né cosa avrebbero fatto ma non vedeva l'ora di stare da sola con
Mikey.
Lui era bellissimo, aveva indossato una semplice maglia nera
ed un paio di jeans, e pettinato i capelli all'indietro, e le sorrise non appena
la vide, alzandosi.
«Ok, noi andiamo...» disse guardando Frank e Gerard che a
loro volta lo guardavano sorridendo maliziosi. Gee era contento per suo
fratello, in macchina non aveva fatto altro che blaterare su tutte le cose che
aveva da dire ad Alex e finalmente aveva ripreso quell'entusiasmo tipico di
Mikey che da quando si era trasferito a Los Angeles era sparito.
Prima che Alex si allontanasse però Frank si alzò e corse ad
abbracciarla stringendola così forte quasi da stritolarla «Sta tornando tutto
come prima, vero?» chiese parlandole all'orecchio «Ti prego Al, fai tornare
tutto come prima!» aggiunse poi prima di lasciarla andare. Lei annuì «Ehm, si,
ci provo...» mormorò arrossendo, seguendo Mikey fuori dalla stanza.
Quando se ne furono andati, Ann cominciò a sentirsi in
imbarazzo. Non aveva grande confidenza con Frank e Gerard in realtà, e poi
poteva dichiararsi una loro grandissima fan quindi era chiaramente a disagio
nello starsene in stanza con loro due come se fossero suoi amici di vecchia
data. Afferrò una bottiglia di birra dal tavolino e mandò giù un lungo sorso,
come aveva visto fare ai due. Non era abituata a bere e solitamente le bastava
qualche goccia per cominciare a sentirsi più leggera e disinvolta.
Frank però riuscì a metterla a suo agio, come se la
conoscesse da una vita, chiacchierava di ogni cosa e le aveva detto di sedersi
accanto a loro. Stavano guardando una commedia in televisione, niente di troppo
interessante, ma Ann sorseggiò la sua birra e ad un tratto non riusciva più a
smetterla di ridere per ogni stupida battuta, coinvolgendo anche Gerard e Frank.
Sia Mikey che Alex sapevano che sarebbe stato imbarazzante, inizialmente, ma
Mikey conosceva Alex e sapeva che avrebbe parlato e straparlato e detto
qualsiasi cosa pur di scacciar via quel silenzio soffocante, mentre guidava
verso un locale al centro di Los Angeles.
Invece Alex non disse nulla, se ne stava seduta al suo fianco
a guardare la strada ascoltando la radio.
«Dove andiamo?» chiese finalmente, quando erano quasi
arrivati a destinazione. Mikey sorrise «Ti ricordi quando dovevo portarti a cena
fuori per il nostro primo appuntamento e poi invece ti ho dato buca?» chiese
guardando il lato della strada per cercare un posto in cui parcheggiare.
Alex annuì «Si che me lo ricordo...» mormorò con un filo di
malinconia nella voce.
«Pensavo di ricominciare da lì...» spiegò arrossendo
lievemente.
Entrarono in un piccolo ristorante, non era niente di speciale ma in qualche
modo ricordava vagamente i locali di Belleville, e se Mikey voleva ricreare
l'atmosfera del loro - mai esistito - primo appuntamento quello era l'ideale.
Una cameriera li fece accomodare in un angolo appartato e
dopo qualche minuto ordinarono da mangiare.
Nella stanza, Ann aveva decisamente bevuto troppo per i suoi standard ed aveva
raccontato ogni cosa - anche la più irrilevante - a Frank e Gerard che,
abbastanza alticci anche loro, avevano ascoltato interessati.
«Bene... perché stiamo girando tutti?» chiese dopo un pò
ridendo, non appena si alzò dal divano. Frank scoppiò a ridere anche lui,
aiutandola a tenersi in equilibrio «Non stiamo girando!» rispose divertito.
«Dovresti metterti sul letto, così magari ti passa...»
consigliò Gerard tirandosi anche lui in piedi, per aiutare Frank ad accompagnare
Ann nella camera da letto.
Quando entrarono nella stanza, c'era solo un letto
matrimoniale e Frank fece una smorfia «Non mi dire che dormite tutti e tre
insieme!» commentò reggendo Ann da un fianco. Lei annuì.
«Non fate cose a tre, tipo?» chiese Frank divertito.
Lei scosse la testa aggrottando le sopracciglia «Uh, no... no
no... no, cioè, proprio no... io non faccio manco le cose a due...» disse prima
di ricominciare a ridere.
Gerard alzò gli occhi al cielo «Si, dovresti davvero metterti
giù a dormire un pò...» mormorò aiutando Frank a sdraiare Ann sul letto.
Lei sospirò «Che poi, cioè, stanno tutti facendo cose...
cioè, tipo, Ian è uscito con una tipa, e Alex è uscita con Mikey, e io ora mi
addormento e voi magari andate a fare roba di là...» mugugnò «Vabbè... fatemi
compagnia almeno finché non mi addormento. Ok? Non sono più abituata a dormire
da sola.».
Frank e Gerard si guardarono e scrollarono le spalle,
sdraiandosi uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra, ed Ann socchiuse
gli occhi sorridendo.
Quando la cameriera si fu allontanata dal loro tavolo, Alex
guardò Mikey mordendosi il labbro.
«Cos'hai?» chiese lui.
«Hai visto come ci guarda?».
Mikey annuì, aveva notato che la cameriera guardava entrambi con aria maliziosa
o strana «Si... cos'abbiamo che non va?» domandò guardandosi addosso. Magari si
era sporcato o roba del genere.
Alex si schiarì la gola «Io niente... cioè... la tua fede
nuziale brilla come una miniera d'oro...» spiegò imbarazzata indicando la mano
di Mikey sul tavolo. Poi sollevò la sua «Credo che abbiano capito che io non
sono tua moglie... non so nemmeno come gli venga in mente di guardare le mani
della gente per scoprire se uno è sposato o meno...» continuò.
Mikey arrossì sentendosi uno stupido, e si sfilò l'anello per
metterselo in tasca «Scusa...» mormorò.
Lei accennò un sorriso «Non importa...» disse, poi fece un
respiro profondo e trovò il coraggio di tirar fuori l'argomento. Si sporse un pò
più verso di lui sul tavolo e lo guardò negli occhi «Qual'è il senso di questa
cosa? Cioè, questa serata, e io e te... dove ci porterà?» chiese finalmente.
Né Frank, né Gerard, né tantomeno Ann avevano idea di come fosse iniziato il
tutto. E non se lo stavano nemmeno - ancora - chiedendo, in realtà. Sapevano
solo che ad un tratto qualcuno aveva iniziato a sentire caldo, qualcuno aveva
allungato una mano e in qualche modo, mentre Frank e Gerard avevano preso a
baciarsi, Ann si era aggiunta a loro senza che nessuno ci facesse troppo caso.
Comunque, era una cosa nuova e per quanto avevano bevuto non importava molto.
Gerard aveva sorriso a Frank con aria maliziosa, mentre Frank si era ritrovato a
baciare Ann accarezzandola ovunque.
Probabilmente - o meglio, sicuramente - se almeno uno dei tre
fosse stato discretamente lucido tutto quello non sarebbe successo. Ma in quel
momento non importava molto, davvero. Anzi, era impossibile anche dire chi dei
tre si stesse godendo di più la serata, chi fosse più preso. L'unica cosa certa
era che Ann non riusciva nemmeno a ragionare. Si sentiva così leggera e libera,
e poi le mani di Frank... o di Gerard... o di chiunque fossero, si muovevano
così delicatamente su di lei che voleva non smettesse mai di toccarla.
Mikey non aveva saputo rispondere alla domanda di Alex. Almeno, non in modo
abbastanza soddisfacente. Aveva detto che ci avrebbe pensato lui, che lei non
doveva preoccuparsi, che avrebbe parlato con Alicia, l'avrebbe lasciata,
qualsiasi cosa. Però Alex si rendeva conto che era tutto molto più complicato di
quanto potesse sembrare.
Quando uscirono dal ristorante camminarono per un pò sulla
strada che dava sulla spiaggia. Non parlavano molto, perché Alex era intenta a
pensare e ripensare a tutta quella storia. Non aveva intenzione di illudersi, né
di soffrire ancora.
«Alex... giuro, questa volta puoi fidarti di me...
davvero...» disse all'imrovviso Mikey fermandosi. Lei fece lo stesso e lo
guardò. Non era la paura che Mikey sbagliasse ancora, era la paura delle
conseguenze delle loro azioni. Mikey aveva ben altre responsabilità ora, e non
era semplice.
«Ti fidi di me?» le chiese avvicinandosi a lei, sussurrando.
Alex sollevò un sopracciglio trattenendo una risatina «Si... fa molto "Titanic",
però mi fido... tanto alla fine è Di Caprio quello che ci resta secco!» disse
allegra, strappando un sorriso anche a Mikey. Erano quelle battute così stupide
che gli mancavano, anche.
Piano, la strinse a sé, e posò la sua fronte contro quella di
lei, per guardarla negli occhi «E' come respirare di nuovo...» disse a voce
bassa. Alex poté sentire il cuore fare un paio di capriole e dei lunghissimi
brividi percorrerle il corpo.
Mikey sorrise, facendosi coraggio. Lentamente avvicinò le
labbra a quelle di Alex. Voleva baciarla. Nonostante l'idea di tornare con Alex
era come respirare di nuovo, come aveva appena detto, ora si sentiva col fiato
mozzato, perché dopo tutto quel tempo, stava per baciarla, ancora una volta. E
non aveva pensato ad altro da un pò.
Quando le loro labbra finalmente si sfiorarono, Mikey pensò
che il suo cuore stesse per scoppiare una volta per tutte. Si sentiva come se
fosse la prima volta.
Poi però Alex si allontanò. Aveva le guance così rosse che
sembravano dipinte, e scosse la testa.
«Mikey... non lo fare, per favore...» mormorò sistemandosi i
capelli nervosa. Lui la guardò confuso. Perché?, si chiese, e come se lei
potesse leggere i suoi pensieri sospirò «Perché per il momento...» disse Alex,
poi si fermò un paio di secondi prima di riprendere a parlare «Perchè stasera
tornerai a casa da Alicia. E non... non credo di riuscire a sopportarlo... credo
che dovremmo aspettare che tu sia veramente sicuro di ciò che stai facendo...».
Come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso, Mikey si
allontanò «Ma io sono sicuro...» mormorò.
«Per favore...» ripeté Alex, come per fargli capire quanto
fosse difficile per lei riuscire a stargli così vicino, sapendo che poi lui
sarebbe tornato da Alicia.
Bastò a rendere l'idea, Mikey riuscì a capire quella strana
sensazione nella voce di Alex, così l'abbracciò, e poi ripresero a camminare
senza dirsi nulla.
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Ok, ecco l'aggiornamento che avevo
promesso a qualcuna. Non so, non ne sono molto soddisfatta in realtà, non so
perché. Comunque spero vi piaccia, o perdonatemi se fa così tanto cagare quanto
sembra anche a me.
Detto ciò, vi adoro.
xoxo
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