Secrets

di DanP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Animali ***
Capitolo 2: *** Me lo prometti? ***



Capitolo 1
*** Animali ***


Secrets

 

1.Dove Stiles Stilinski ha seri problemi ad addomesticare un animale molto sexy.


 

Di segreti Stiles Stilinski ne aveva pochi, forse nessuno. Piccoli capricci normali tra padre e figlio, un brutto voto o una qualche marachella combinata da bambino, non che da grande non ne avesse commesse mai.
Ma con Scott la prassi era nessun segreto. Era il suo miglior amico -aveva decretato, senza dubbi, sin dal loro primo incontro- e pertanto le parole non dette erano bandite. Ma da quando la faccenda licantropo era entrata nelle loro vite, scuotendone il mondo dalle fondamenta, facendolo crollare come un castello di sabbia tra le dita, di segreti celati ce n'erano stati e tanti.
Ogni giorno di più si moltiplicavano e sia lui che Scott avevano conservato un numero rilevante di scheletri nell'armadio, che fossero insidiosi o meno.
Uno di quegli eventi, di una gravità sconcertante e imprevedibile, si stava appunto perpetrando sotto i suoi occhi proprio in quel momento, quando, appena scampato all'attacco dell'Alpha a scuola -in cui aveva perso come minimo vent'anni di vita- sventato provvidenzialmente dall'intervento di suo padre, si era rintanato a casa, vuota e desolata mentre Stilinski senior tappezzava l'intera cittadina in cerca del più probabile -e del tutto innocente per lui, fino a prova contraria- serial killer Derek Hale.
L'ingresso a casa era stato accolto con una folata d'aria gelida, che gli aveva provocato brividi freddi e già ben sperimentati nella recente esperienza.
I suoi nervi erano ormai del tutto logorati e dover affrontare un nuovo pericolo era un'eventualità che non voleva nemmeno contemplare. Ma quando, dopo aver provvidenzialmente afferrato la sua fidata racchetta da lacrosse, si era diretto verso la porta della cucina che dava sul retro, le sue speranze si erano assopite così com'erano nate.

La stanza che considerava un luogo sicuro e protetto in cui aveva passato i migliori anni della sua infanzia tra le braccia premurose di sua madre e le carezze gentili del padre, era ridotta ad un campo di battaglia. Si era alzato un forte vento e il cielo era scuro di nuvole cariche di pioggia.
La porta, quasi divelta dai suoi stessi cardini era “graffiata” in più punti, come se qualcuno -o qualcosa- annaspando, l'avesse forzata per entrare, faticando.
Un mare di vetri sparse al suolo, punteggiavano il pavimento come stelle nel cielo notturno, che scricchiolavano sotto la suola delle sue scarpe. Era troppo buio per distinguere qualsiasi cosa che non fossero i contorni scuri del mobilio, ma per qualche secondo Stiles ebbe la piena convinzione di vedere delle ombre sfumate, muoversi troppo rapidamente, troppo definite.
Pregando che l'Alpha non volesse banchettare con lui o che Scott non avesse definitivamente perso il lume della ragione e mosso da un istinto di sopravvivenza avesse deciso che era il momento di dimezzare il suo branco a cominciare da lui -che pensiero carino, pensò Stiles terrorizzato- strinse con più forza i palmi all'impugnatura, avvertendo il battito frenetico del suo cuore fino alle tempie, quasi anche lui volesse fuggire il più lontano possibile.

“Ma che diavolo?!”Stiles retrocedette fino quasi a ritrovarsi a gambe all'aria.
Per essere un lupo, analizzò con la sua mancata freddezza, lo era, ma non del genere che lui si sarebbe aspettato.
Derek Hale stava nel mezzo della sua cucina come una sorta di re nella sua proprietà, vigilando come un falco in tutta la sua potente altezza. Era di spalle ma non poteva essere che lui.
Il lupo acido. E morto. Ricordo a sé stesso.
“Che diavolo ci fai qui?!” scandì con ancora più veemenza al suo indirizzo, la voce più acuta del normale che tentò di smorzare sulle ultime sillabe. Derek non si mosse, posando una mano sul ripiano in marmo e lasciandovi, mentre stringeva, delle piccole ma profonde crepe a ragnatela su tutta la superficie.
“Basta così!” gridò Stiles aggirando il tavolo e trovandosi finalmente davanti all'intruso. Impiegò pochi secondi per registrare l'orribile e poco umana macchia nera sulla maglietta del ragazzo.
Accesa una luce poté stimare l'entità dei danni, contemplando con le labbra increspate e la fronte ridotta ad un ammasso di rughe, la ferita che impietosa si allargava sul torace di Hale, quest'ultimo iniziò a togliersi con degli strattoni la giacca di pelle, facendosela passare a fatica dalle braccia.
“Oddio...sei...vivo?” era una domanda stupida ma gli sembrava la più sensata, in quell'attimo.
Derek levò lo sguardo su di lui, per la prima volta da che l'aveva trovato in casa.
“Non certo per merito vostro, che dici?”
Sarcasmo, la sua più grande arma di difesa. Però sotto quello scorgeva con facilità il dolore che gli attraversava l'intero corpo, non era nemmeno necessario soffermarsi sulla fronte imperlata di sudore o il colorito cadaverico -l'aveva già visto una volta in quelle condizioni, ma mai prima d'ora con una zampa artigliata che gli forava il petto- per arrivare a capirlo.
“Ma stai guarendo, no?Aspetta...” si interruppe fissando un punto misterioso e vuoto davanti a sé. “Perchè sei qui?!”
Il mannaro non gli prestò attenzione e gettando la giacca in un angolo, scivolò con la schiena sulla superficie liscia dei mobili, fino al pavimento su cui già si scorgevano gocce rossastre e nere del sangue coagulato e magico del lupo.
Anche se al momento di magico sembrava avere davvero poco, visto che portava più dolore, al possessore, che sollievo.
Con una mano il licantropo strappò in due il tessuto della maglietta e lo buttò a terra con uno sonoro schiaffo, ogni movimento era una sofferenza autoinflitta. Però, quasi estraniandosi in un altro mondo, l'interesse di Stiles fu rivolto ad un altro dettaglio già scorto in precedenza.
 

“Ti piace ciò che vedi?” chiese Derek col solito accenno di malizia negli occhi chiarissimi, che solo di recente aveva imparato a riconoscere, non appena si ritrovò la faccia di Stiles concentrata sul suo torso ora nudo.
“Cosa?Sì...cioè, no!” dichiarò il ragazzino balbettando senza sosta e arrossendo come un bambino colto in flagrante.
Derek ridacchiò, perdendo ogni traccia di ilarità quando il dolore tornò a fargli visita costringendolo a piegarsi in due sulle piastrelle fredde e candide, chiazzate di rosso carminio.
“Carino.” riprese dopo un pausa e un respiro profondo. “Riesco a capire quando menti anche senza ascoltare i battiti del tuo cuore.” concluse, alzando di poco la testa per far fronte alla sua reazione.
Stiles, interdetto, pensò che con Scott non era mai stato così, nemmeno dopo la trasformazione.
Perchè con Derek è diverso, gli sussurrò una vocina malevola e sufficiente nel suo cervello.
Diverso e più difficile.
“Che pensi di fare ora?Startene qui mentre la città si muove contro di te?”
L'uomo lupo sembrò stranito, continuando a tamponarsi con la maglietta già zuppa la ferita al busto.
“Si...muove?Di che parli?”
Stiles sbuffò alzando le braccia al cielo, pensando che doveva essere proprio una bella seccatura essere il portatore di una notizia tanto infame.
“Mentre tu eri intento a guarire dalla tua mancata -grazie al cielo- morte, Scott ha pensato bene di attribuire la colpa degli omicidi a....” la sua voce ebbe una lieve esitazione e si disperse nell'aria, mentre l'espressione rabbiosa di Derek lo infilzava da parte a parte. Gli occhi blu ridotti a due fessure che bruciavano più dell'inferno.
“A chi?” lo invitò a continuare con tono carezzevole e mortale.
“Aaa...ma non è davvero importante!” ribatté Genim, passandosi una mano tra i capelli radi, sperando così di far cadere il discorso.
Tentativo fallimentare su tutta la linea.
“A te.” concluse infatti dopo aver ricevuto l'ennesima e bruciante occhiata assassina. Derek spalancò gli occhi, già certo del verdetto ma non davvero preparato a sostenere la risposta.
“E questo non lo consideri importante?!” nella foga -di ucciderlo o farlo a pezzi, questo Stiles non lo seppe mai con certezza- si alzò, lasciando cadere lo straccio insanguinato e muovendo due piccoli passi prima che la ferita si riaprisse e lui fosse costretto a caracollare a terra, mettendosi carponi. Una mano premuta sulla bocca fermò qualche goccia di sangue mentre lui si mordeva le labbra con i canini lucidi e sporgenti.
Stiles si precipitò ad afferrargli le spalle, non proprio certo che la sua vita potesse considerarsi al sicuro.
“Non agitarti troppo, aspetta..” quel ragazzo non sembrava intenzionato a collaborare, per questo si alzò e lo lasciò solo in cucina, per tornare poco dopo con una cassettina bianca tra le mani. Lo ritrovò quasi come l'aveva lasciato, fradicio di sudore e sangue, debolmente appoggiato con la schiena tra il piano cottura e il tavolo.
Teneva la mano premuta al centro del petto, dove sottopelle i muscoli pulsavano irritati quanto il padrone, per quell'esposizione non desiderata.
Deglutendo a vuoto il ragazzino si avvicinò, puntando i grandi occhi nocciola su di lui finché non aprì lentamente le palpebre, liquide di sofferenza.
Stiles gli regalò un tenue sorriso incoraggiante e come a chiedergli il permesso di potersi avvicinare, tenne le mani alzate. Era un po' ridicolo, usare quella tecnica -appresa in un programma tv, grazie ad un addestratore di cani- su un essere umano, ma diede i suoi frutti e vittorioso si mise a trafficare con bende e disinfettante, quando Derek abbassò le difese e gli concesse di accostarsi a lui.
In un ridicolo impulso adolescenziale gli accarezzò con dolcezza un braccio, per calmarlo.
Il ragazzo se ne rimase tranquillo per tutto il trattamento medico, squadrandolo qualche volta mentre Stiles lo serrava in una sorta di abbraccio silenzioso, avvolgendosi le bende attorno alla schiena.
Aveva un'espressione corrucciata impagabile, vagamente professionale e concentrata.
Sorrise senza farsi vedere, considerando che mostrava quella facciata solo quando Scott lo poneva di fronte ad un quesito riferito al mondo nel quale lui, in quanto discendente degli Hale, era da sempre abituato a vivere.
Si sorprese a riflettere su quanto potessero essere differenti le loro vite e quanto coincidessero solo in punti nebulosi e legati unicamente a dolore e pericoli costanti.
Avere sul suo corpo le mani di un ragazzo umano, estraneo al suo sangue ma non ai fatti legati ad esso, gli sembrava irreale, eppure eccolo lì, nella sua casa, schiavo della gentilezza con cui Stiles si stava prendendo cura di lui.
Il giovane Stilinski invece sentiva solo l'impellenza di fuggire in un'altra stanza o in alternativa, azzerare lo spazio che passava tra la sua bocca e quella di Derek.
Da quando diavolo era diventato una femminuccia desiderosa di attenzioni ma soprattutto di uomini?
Avvertiva la necessità di sbattere la fronte contro qualcosa per schiarirsi le idee e non cedere alla tentazione.
Come ci riesci?” gli chiese poi quella voce profonda, padrona delle sue fantasie.
Stiles si riprese, riscuotendosi un po' e schiarendosi la voce, domandò serio:
A fare che?”
Derek non rispose, al solito, si limitò a lanciare uno sguardo eloquente alla fasciatura quasi perfetta.
L'adolescente, presa coscienza della domanda, scosse le spalle, sbuffando per nulla impressionato.
Dopo la morte di mia madre ho sviluppato una lieve ipocondria, se dessi un'occhiata al mio zaino impallidiresti da quanto è attrezzato!” disse, facendo il punto della situazione.
Era ancora suscettibile riguardo al parlare con qualcuno di sua madre.
Derek annuì, iniziando a scivolare lentamente su un fianco, su di lui, finendo con l'appoggiare la testa sulle sue gambe stese.
Che cosa...?!Che fai?” chiese il giovane agitando le braccia e strabuzzando gli occhi, com'era solito fare nei momenti di panico, preda di qualche crisi isterica.
Derek, nella sua comoda posizione si allungò supino, ad ogni movimento il suo viso si deformava in una smorfia di fastidio, ma continuando a tenere gli occhi chiusi, si rilassò, godendosi per qualche secondo il silenzio, interrotto quasi immediatamente quando Stiles, ancora confuso dalle intenzioni del lupastro, sussurrò debolmente:
Come puoi dormire qui?Se torna mio padre sparerà prima a te e poi a me.”
Scosse la testa, come se prevedere quella situazione fosse proibito e si azzittì mentre Derek soffiava insoddisfatto. Che lupo intrattabile.
Lo sceriffo è fuori, occupato a cercarmi stesso dicasi per gli Argent, sono lontani e non sospettano di te.” sospirò con la voce carica di sonno. Il suo corpo era più caldo e asciutto. Il processo di guarigione doveva fare il suo corso egregiamente.
Non che gli importasse, pensò schietto Stiles, contrito. In una specie di gesto d'affetto o paternalistico, si ritrovò a passare le dita tra i serici capelli scuri dell'altro. Ascoltando i suoi respiri regolari e profondi. Dalla gola gli sfuggivano degli strani mugolii sommessi e morbidi che sembravano -ma non osò esprimerlo ad alta voce- delle fusa. Un lupo che faceva le fusa, il mondo dei licantropi si faceva sempre più fitto di dubbi e lui, che di quegli argomenti era particolarmente avvezzo, sembrò una rivelazione scioccante.
Ma dopotutto aveva ragione, suo padre sarebbe rimasto fuori tutta la notte, con il resto di Beacon Hills e Hale aveva solo lui come possibile rifugio, così gli lasciò la libertà di riposare sulle sue gambe finché la guarigione non fosse completa e pregò che quell'istante arrivasse in fretta.
Quel ragazzo indisponente, a tratti vanesio, insensibile e violento, alla fine si era dimostrato fondamentalmente innocuo, almeno per quel che lo riguardava e di certo lui lo riconosceva innocente dei reati che gli attribuivano.
Smise di pensare, concentrandosi sul respiro di lui, il suo calore sotto le dita, i rumori della cittadina con le sirene che si disperdevano in lontananza, nel buio della notte e alla fine espirò, liberandosi della tensione che non aveva mai smesso di braccarlo.

La prossima volta ti faccio dormire in giardino, però.” decretò sicuro, ridacchiando.
Il ringhio d'oltretomba che risuonò in risposta lo zittì del tutto, dissuadendolo dal fare altri commenti e facendogli sparire il sorriso.
Che lupo antipatico.

 

 

Continua...

 

N.d.A. : E siccome sono così invaghita di questi due, Stiles e Derek...(o Miguel?^^) questo due di coo-protagonisti che fanno molto più di quanto dovrebbe fare, teoricamente, il protagonista, a breve posterò la seconda parte, in cui rimodellerò l'episodio 9 (a mio avviso, incredibilmente pieno di scene compromettenti) come IO l'ho inteso! I commenti sono sempre apprezzati! Dan

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Capitolo 2
*** Me lo prometti? ***


Dove Derek Hale dovrebbe smetterla di entrare nelle proprietà private senza permesso, di nuovo.

 

“Hey, pap...Derek?!”
Trovarsi Derek Hale in camera propria, in un giorno qualsiasi, senza alcun preambolo, poteva forse rappresentare la concretizzazione dei suoi desideri proibiti o un incedere violento all'interno di un incubo. Ma era pienamente sicuro che quel licantropo non avesse una gran considerazione di lui.
Non serviva certo rinvangare gli avvenimenti della sera precedente per scoprirlo. L'inseguimento della polizia e successivamente dei cacciatori sulla sua lucente e immacolata Camaro -e così doveva rimanere, aveva messo in chiaro il proprietario quando Scott gli aveva riconsegnato le chiavi- aveva gettato una luce nuova sull'atteggiamento che Derek, soprattutto in presenza di terzi, gli riservava.
Quelle sue occhiati gelide e sprezzanti lo intimorivano, era vero, ma dato il suo carattere energico quei maltrattamenti verbali avevano vita breve e gli scivolavano addosso come acqua.
Il problema maggiore si poneva quand'era lo stesso Derek a cercarlo. Nella sua spartana e disordinatissima camera da comune teenager, la figura austera e ombrosa del predatore torreggiava come uno scorpione tra le farfalle. Per questo, mentre balbettava qualche ringraziamento al padre, pensare che a pochi centimetri dietro quel muro lo aspettasse lui, non rendeva le cose più facili. Appena entrato infatti, senza nemmeno lasciargli il tempo per scusarsi o appellarsi a qualche divinità, si ritrovò le sue mani addosso, la schiena alla porta e leggermente dolorante per l'accoglienza ricevuta, Stiles rimase a fissare gli occhi artici del ragazzo. Sapeva di dover provare almeno un accenno di timore, un baluginio di paura o sorpresa, una qualsiasi emozione indicasse che sì, Derek era superiore a lui in tutto e per tutto e in quanto tale, doveva temerlo e rispettarlo, se teneva davvero alla vita, ma l'unica sensazione che lo rapì, facendogli accelerare i battiti fin quasi a tramortirlo -probabilmente il lupo scambiò quel cambiamento per semplice sorpresa- fu un profondo, caldo e penetrante aroma che gli ottundette i sensi fin quasi a costringerlo ad addossarsi al suo petto. Durò solo qualche istante, nel tempo che impiegò per riprendersi sentì l'abbaiare conciso di Hale riguardo al farlo stare zitto o qualcosa di simile.
Respirò a pieni polmoni, gratificando il suo cervello di un minimo impulso per rispondergli a tono, dando una parvenza di serietà all'intonazione.
“Oh, intendi tipo, hey papà, Derek Hale è in camera mia..porta la pistola?”
Era un profumo di bosco, capì, e cenere, il profumo di un sopravvissuto, costretto a vivere nell'ombra di un mondo che ormai era a pezzi, bruciato.
Con Derek vi fu un continuo sguardo di sfida che lo mise in seria difficoltà. Voleva intimidirlo e nonostante ci riuscisse alla perfezione, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo cedere, non del tutto.
Si scostò da lui con velocità, temendo di perdere completamente la ragione, continuando a stargli vicino. Seduto sulla sua sedia, mani al portatile, gli spiegò il nuovo piano che aveva in mente per scovare l'Alpha.
Era curioso che Derek gli desse così tanto ascolto quando si trattava di quelle sue missioni d'incursione, ed invece leggeva una costante punta di reticenza quando le proponeva a Scott. Ed era altrettanto insolito, pensò con le dita tremanti sui tasti in procinto di contattare l'ennesima mente criminale, che l'intera figura di Hale, un uomo gelido e ammantato da una coltre di mistero e violenza, riuscisse ad avere un profumo e un corpo così dannatamente caldo.

Rimase perso nei suoi pensieri per tutto il giorno, con la mente che correva da un estremo all'altro -Alpha, Scott in pericolo, Lydia di cui era invaghito dall'asilo, Scott in pericolo, Jackson è uno psicopatico e sa dei licantropi, mio padre vuole ingabbiare Derek, Derek, Dere...!- mentre attendeva l'arrivo di Danny, il suo compagno di laboratorio, portiere della squadra e via discorrendo non aveva smesso un solo istante di sentire gli occhi del lupo sulla sua schiena.
Aveva gironzolato un po', Derek, prendendo tra le mani quello che gli capitava a tiro e, alla fine, si era seduto poggiando sulle sue gambe una voluminosa enciclopedia, prima che Stiles, attanagliato dall'angoscia gli intimasse di stare a cuccia.
Si sarebbe ritrovato con un braccio in meno, come minimo, ma avrebbe gioito dell'espressione sbigottita di quel villano di un lupo prima di finire tra le sue fauci.
In ogni modo, pensò Stiles, era tutta colpa degli ormoni perché fosse anche stato gay -ancora incerto su quel piccolo dettaglio, non voleva nemmeno soffermarcisi troppo sopra- non avrebbe di sicuro prestato attenzione ad uno come Hale, quella specie di super-uomo con il portamento deciso di un divo del cinema, un corpo perfetto e definito in ogni muscolo e due occhi che lo facevano rabbrividire fin nell'anima, per non parlare della sua voce, quel suo costante timbro perentorio che metteva chiunque sull'attenti.
Riflettendoci, decise che Derek era tutto fuorché un Beta, almeno comparandolo a Scott, abbastanza dominante da spodestare qualsiasi Alpha in circolazione e nel momento in cui l'avesse ucciso lo sarebbe di certo diventato.

Venne interrotto dal suo stesso scervellarsi quando il campanello alla porta annunciò l'arrivo del suo salvatore. Alzò le braccia al cielo, fuggendo dalla stanza e gridando qualche benvenuto, perché chiunque lo risparmiasse della sola compagnia di Derek, poteva definirsi una benedizione.

Miguel

All'ingresso in camera dei due studenti Derek fece sfoggio della più a lungo collaudata tecnica di mimetizzazione: l'indifferenza. Forte della sua abilità non prestò la minima attenzione ai due finché un nome lo distrasse dal suo stato di apatia.
“E'...mio cugino, Miguel!”
Non era tanto interessato al come si fosse giunti ad una simile conversazione quanto al perché della scelta di quel nome, fra tutti.
Si appuntò mentalmente di spaventare un altro po' quell'idiota, nel caso non avesse capito qual'era il suo posto.
In ogni caso, la situazione stava degenerando su tutti i fronti.
Stiles infatti si ringalluzzì appieno l'istante in cui, grazie ad una delle sue solite, geniali, idee, riuscì a convincere Danny ad essere complice nel loro piccolo hackeraggio, obbligando il lupo mannaro ad uno spogliarello improvvisato.
Era sorprendente come il quieto migliore amico dello psicopatico -ormai così definiva in simpatia Jackson Whittemore- fosse in realtà una mente diabolica del sistema criminale.
Uno dei piccoli risvolti positivi che la sua nuova vita gli offriva, era appunto la possibilità di fantasticare sull'intera vicenda come dal punto di vista di un possibile eroe. (Ma lui non era Robin!)
Mentre attendeva il responso sul monitor osservò Danny, stravaccato sul tavolo, allungando le braccia e lanciando qualche fugace occhiata alle sue spalle, socchiudendo gli occhi quando Derek, pescando qualche capo dal cassettone lo gettava a terra sbuffando e creando un cimitero di vestiario ai suoi piedi.
Tutto sommato, si disse, qualche interesse in comune con Danny ce l'aveva.
Rinsavì, sorridendo malignamente al ragazzo seduto al suo fianco.
Senti, Danny, chiese con aria cospiratoria, sottovoce, avvicinandosi il più possibile per non essere udito dall'innocente vittima. “Se gli faccio cambiare i pantaloni farai il progetto al posto mio?”
Sei orribile e disumano.” rispose il ragazzo fissandolo di sbieco, dopo un silenzio combattuto.
Stiles si guardò attorno, poggiando la testa sul palmo della mano.
Sarebbe un s-?” non ebbe modo di finire la frase, perché si ritrovò la testa premuta contro il tavolo e una mano sul capo, fermo a trattenerlo giù.
Tu silenzio.” gli intimò una voce cavernosa alle sue spalle. “Tu lavora.”
Danny, vedendosi costretto a ritornare ai suoi file, pensò che quella fosse la giornata più stramba mai capitata ma che quel Miguel, chiunque egli fosse, era decisamente il suo tipo.

Alpha

Il parcheggio dell'ospedale era deserto, fatta eccezione per la Jeep illuminata dalla fioca luce dei lampioni. Dalla loro tranquilla postazione Stiles e Derek poterono osservare il quieto vivere degli abitanti all'interno dell'edificio. Nessuna delle infermiere o dei dottori si muoveva come api operose nell'alveare, il totale silenzio la faceva da padrone e metteva Stiles più in soggezione che mai.
Si passò una mano sugli occhi, stropicciandoli a dovere e battè i palmi sulle ginocchia che iniziavano a patire il freddo della sera anche dentro l'abitacolo.
Era tardi ed a quell'ora, si supponeva, la sua presenza era desiderata altrove, sul campo da gioco, per farla breve. Sarebbe stata la sua prima partita tra i titolari invece si trovava lì, fiancheggiato al ragazzo più ricercato dello Stato , un serial-killer innocente che avrebbe volentieri consegnato per alleggerirsi l'anima e dare una apparenza di normalità alla sua ormai sconclusionata esistenza, magari anche facendosi perdonare dal padre, che sicuramente avrebbe deluso per via della sua assenza ingiustificata. Si sentiva colpevole, irritato e amareggiato per averlo riempito di aspettative disilluse, ma ormai era in gioco e non poteva tirarsi indietro, per il bene di Scott e probabilmente dell'intera Beacon Hills. Controllare Melissa McCall era il primo punto all'ordine di quella serata. La madre di Scott, che era misteriosamente apparsa sul suo computer, sospettata si aver inviato ad Allison un messaggio che l'aveva portata a morte quasi certa. Sapeva che doveva esserci un errore, perché giudicava impossibile si trattasse proprio di lei, non la signora McCall, la madre del suo migliore amico, ancora una volta si trovava in una situazione che non ammetteva ripensamenti.
Non possiamo escludere nessuno, ora come ora.” gli aveva fatto notare Derek qualche ora prima.
Noi tre siamo i soli a conoscere parte della verità, non resta che far quadrare ciò che manca, per questo dobbiamo rimanere concentrati, umani o meno.”
Filtrando quel discorso si poteva ottenere qualcosa di simile a: “Possiamo aver fiducia solo tra noi.”
Come se Derek fosse al sicuro solo tra le loro mani, e in effetti, pensando alle volte in cui l'aveva salvato dal proiettile con l'aiuto di Scott e dal patimento della guarigione nella sua cucina, non aveva tutti i torti.
Lui aveva annuito pensosamente, quasi in imbarazzo.
Gettò un'occhiata al cellulare, decidendo alla fine di contattare Scott, già pronto sul campo da lacrosse. La collana di Allison, l'attacco al professore di chimica, tutti iniziava ad assumere contorni ancora più arcani e sfocati. La visita al Dott. Ferris aveva portato ad un buco nell'acqua o a ben poco, e ora l'Alpha stava braccando Scott per tenerlo come animaletto ammaestrato. Che altro li aspettava, là fuori?
Scambiarono poche parole, dopo la conversazione al telefono e alla fine Derek gli fece notare:
E poi non gli hai nemmeno detto di sua madre.”
Prima voglio scoprire la verità.”
Il tono stanco con cui si pronunciò sull'argomento non migliorò il suo umore, già pesantemente sotto i minimi storici. L'atmosfera si era fatta irrespirabile e non conoscere i pensieri di Derek gli instillava un senso di angoscia di per sé pesante.
Sapeva di dover entrare nell'edificio e scovare il computer di Melissa, per arrivare alla conclusione di quella vicenda, nessuno dei due sembrava troppo fiducioso al riguardo, ma andava fatto e toccava a lui, vista la taglia che pendeva sulla testa del passeggero.

Ah, un'altra cosa...” proruppe il ragazzo alla sua destra, impettito sul sedile come se quello fosse foderato di spilli aguzzi che puntavano contro la sua schiena.
Teneva gli occhi fissi davanti a sé, immobile come per il resto del corpo, per quello non fece caso nemmeno a quella frase pronunciata quasi di sfuggita, e fu ancora meno preparato allo scatto violento con cui si voltò verso di lui, afferrandogli il colletto della giacca e profondando con la testa nel suo collo.
Era pazzesco, assurdo, che d'improvviso volesse squarciargli la gola, eppure se non era per quello, che altro stava accadendo?
Lo sentì respirare sui suoi muscoli tesi dallo spavento, paziente. Non si muoveva ne emetteva un suono, per questo Stiles rimase completamente immobile, sperando che quello scatto di -ira, violenza?- cessasse.
Contro ogni previsione però Derek rimase fermo, ancora accostato a lui, trattenendolo in quella morsa che, se si fosse mosso anche solo di un millimetro, gli sarebbe stata fatale.
I canini appuntiti gli sfiorarono la giugulare quasi gli chiedesse il permesso di aprirla in due. Il sangue gli defluì via dal corpo congelato, pregando che si sbrigasse a fare qualunque cosa avesse in mente per porre fine a quell'angosciante attesa.
Ho sempre l'impressione....” esordì il mannaro. “...che tu in realtà non sappia davvero a cosa vai incontro.”
Stiles battè le palpebre più volte, incerto sulla piega del discorso.“Che diavolo significa?”
Non sapeva che espressione avesse in quel momento Derek, che continuava a tenersi incastrato tra la spalla e il suo mento, ma percepì quasi un accenno di sorriso tra le sue parole.
Dico solo....che dovresti smetterla di comportarti come se riuscissi sempre a cavartela. Hai visto cosa succede a Scott, credi di riuscire a reggere un peso simile?”
In qualche modo sapeva che non lo stava minacciando, ma che il suo era un semplice tentativo di tirarlo fuori da quella situazione prima che fosse troppo tardi, o più semplicemente, prima che fosse morto.
Sto...stiamo facendo il possibile per Scott, non morirò.” disse, non tanto sicuro di riuscire a convincere il licantropo o sé stesso.
Non puoi esserne certo.”
Stiles sbuffò, quasi si stesse rivolgendo ad un bambino insistente.
Ti prometto che farò del mio meglio per non morire, o venire morso...” poi, sorridendo al finestrino, disse: “Ma che cos'è tutta questa preoccupazione Hale?Non ti starai innamorando di me vero?Eh eh...”
Ma Derek non cedette, continuando a torchiarlo con aria assennata, stringendo ancora di più la presa sulla sua giacca, si premette contro il suo collo, lasciandovi un simbolico morso scuro con i denti umani, ritraendo in fretta i canini.
Il ragazzo, preso in contropiede si ritrasse, arrossendo fino alle punte dei capelli, non appena Derek tornò ad allungarsi con flemma sul sedile.
Sembrava quasi più rilassato ora, nonostante la costante aria accigliata che si portava dietro.
Vai.” gli ordinò atono, alzando il mento, puntando lo sguardo all'ingresso.
Non mi hai rispo-!”
Stiles...”
Sì?” domandò speranzoso e timoroso del responso.
Sta zitto.” ribatté Derek, ritenendo il discorso chiuso per quella sera, gli lanciò però uno sguardo di sbieco.
O ti squarcerò la gola.” concluse sprezzante, lasciando cadere la sua consueta minaccia.
Stiles lo guardò, con la mano sulla maniglia, pronto ad entrare in azione, ed improvvisamente si illuminò, chiedendogli senza ritegno: “Me lo prometti?”

 

Fine.

N.d.A.: Quel che accade dopo corrisponde alla fine dell'episodio 9, come già detto ne è una rivisitazione dal mio punto di vista!
Mi scuso coi fan di Jackson per quel "psicopatico" e per i fan di Teen Wolf in generale, ragazzi, se ci sono strafalcioni, perdonatemi!^^
Dopo aver visionato il promo finale delle prima stagione dove...*spoiler*....( ho ancora i lacrimoni dopo due giorni) ed essermi finalmente vista le puntate di “
Search for a cure”, ecco il nuovo capitolo che conclude questa breve fanfic, ma non “disperate” perché ho già in cantiere altre due fic, ispirate al futuro o a quello che io spero -ma dubito sarà- il destino dei nostri intrepidi eroi!Recensioni o semplici letture sono apprezzate, se amate il genere!

Con affetto, Dan.

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