Polizia Segreta

di Kastel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sangue marcio, di grigio colore. ***
Capitolo 2: *** Programmi sbagliati {Risvegliati, burattino!} ***
Capitolo 3: *** Tra un odore di sigaretta e uno di marcio ***
Capitolo 4: *** La fabbrica, dove tutto è possibile. ***
Capitolo 5: *** Discorsi davanti a pane ed acqua ***



Capitolo 1
*** Sangue marcio, di grigio colore. ***


Non troppo tempo fa ho sognato lo studio che dividevo col Professore.
Ho rivisto me stesso bambino, curioso e, lo ammetto, anche abbastanza stressante.
Non per nulla nel sogno disturbavo il mio amato mentore, chiedendogli delle cose legate alla logica.
Lui, paziente, me le spiegava, con il suo solito sorriso.
La cosa che mi ha fatto più male è stata che, per vedere quel sorriso, devo cercarlo nei sogni.
Non credo che lo rivedrò più dal vivo, purtroppo.

 

Luke! Sbarragli la porta, presto!”
Il ragazzo, con in mano la pistola, si mise davanti alla porta, puntando l' arma contro il loro bersaglio.

Fermati o sparo!”
L' uomo, un signore di mezza età anche fin troppo atletico, gli mise in faccia il suo fucile, sparando qualche colpo.
Fu per un mero colpo di fortuna che riuscì a spostarsi, scaricandogli poi tutti i proiettili della sua revolver.
L' uomo morì sul colpo, lasciando cadere l' arma con un tonfo secco. Non dovettero neppure andare a controllare.

Questo è andato.”
Luke prese in mano un foglio, tracciando una lunga linea sul nome dell' uomo.

Fuori uno. Ci restano altri cinque obiettivi da eliminare.”
La voce del ragazzo uscì attutita a causa della maschera che indossava, che gli copriva parte del volto. Solo gli occhi erano visibili, occhi stanchi e disillusi. Non poteva dire lo stesso del suo collega, che brillavano entusiasti.
Luke si allontanò subito dal giudizio di quello sguardo, sapendo bene che aveva a che fare con uno che ama uccidere e il sangue in generale.
Piegò il foglio, togliendosi poi la maschera dal viso e sospirando.

Qui abbiamo finito, Descole. Possiamo lasciare il lavoro alla squadra di pulizia.”
Si girò, pronto ad abbandonare quella vecchia fabbrica che sapeva di metallo e freddezza.
Fu fermato da Descole, che gli prese una spalla e lo sbatté contro un muro, sorridendo come solo lui sapeva fare.
Sadico, pazzo, sicuro di sé.

Descole... dovremmo andare.”
Lo sguardo di Luke si fece duro, fissando negli occhi il suo collega.

Non ho voglia di farmi beccare in atteggiamenti equivochi con te. E poi devo andare, Flora mi sta aspettando.”
Flora, Flora... non penso ne sarebbe molto felice, se sapesse che la tradisci. Potrei aiutarla a conoscere la verità, che dici...?”
Prima che Luke lo potesse fermare Jean lo aveva baciato, con tutta la forza animalesca che possedeva. Fu difficile per il ragazzo staccarsi, ritrovandosi col fiato corto per la foga.

Jean Descole, se non vuoi ritrovarti un bel rapporto sulla tua scrivania sei pregato di lasciare andare il tuo superiore!”
Solo quella minaccia funzionava col francese: lo lasciò andare, sbuffando deluso. Non voleva di certo venire punito per aver fatto sesso con il suo capo. Anche perché l' altro non era così tanto contrario.
Ma chi glielo spiegava poi, ai grandi capi?

D' accordo, d' accordo... ma se mi cerchi sai dove trovarmi, capo.”
Si accese una sigaretta, fissando Luke uscire da quel luogo con passo veloce.

Sembra che l' abbia morso una tarantola.”
Fece uscire il fumo dalla bocca, ghignando divertito.

Com'è patetico.”

 

Attraversò strade dal colore scuro che veniva dal cielo, sbiadito dallo smog, come se qualche bambino fosse andato a coprire con un foglio grigio l' atmosfera terrestre.
Affiancò palazzi alti e imponenti, incolori e freddi, fino a giungere al palazzo di giustizia. Non si erano neanche fatti lo sforzo di renderlo l' unico punto di colore in mezzo a quel grigiore, ma si faceva notare comunque. Quale altro palazzo era a forma cilindrica, con finestre che parevano nastri incolori?
Luke entrò nel palazzo, salutando con la mano i vari colleghi che incontrava per strada.

Ehilà, Luke! Già finito il lavoro?”
Buonasera, Anton. Si, per fortuna oggi ho concluso.”
Beato te! Ma del resto nel tuo reparto il lavoro è sempre quello... sistemare i vari problemi. Immagino come sarà divertente!”
Luke stirò un sorriso, evitando di precisare i problemi che stava risolvendo e soprattutto i metodi con il quale lo faceva.
Lasciò indietro Anton, arrivando davanti all' ufficio del Professore, o del Grande Fratello, se si voleva citare un libro che Luke aveva letto da ragazzo. Ma quel libro è bruciato parecchi anni prima sotto il peso della legge, chiamatesi altrimenti censura.
Bussò alla porta, entrando dopo aver sentito la voce del Professore accordargli il permesso.
Evitò di fissare negli occhi l' uomo che si trovò dietro la porta, lasciandosela chiudere alle spalle.
Era cambiato, Layton. L' uomo gentile e gentiluomo aveva fatto spazio ad uno spietato comandante, intelligente e con la voglia di cambiare quella nazione come più gli aggravava.
Luke non riusciva ancora a crederci, eppure il cambiamento non era stato così veloce, se ci pensava bene. Era avvenuto poco a poco, con un sorriso in meno e qualche imperativo in più. Tempo pochi anni e Luke si ritrovò uno sconosciuto davanti.
Non si era chiesto come fosse stato possibile una cosa del genere, semplicemente perché anche Luke seguì il mentore, mutando anche lui.
Gli fu naturale farlo, dopo aver ascoltato, per anni e anni, le parole e le promesse di Layton. Ma se all' inizio l' idea di cambiare quella nazione corrotta e persa gli piaceva e lo stuzzicava, ora si ritrovava a chiedersi se era davvero quello che voleva, quella città grigia.
Più che altro si chiese se la violenza che Layton aveva usato come medicina fosse la soluzione migliore.
Attenzione, però: bisognava aggiungere che il Professore non si era mai sporcato le mani di persona, ma aveva affidato il tutto ad un organo creato da lui, chiamato Polizia Segreta, col compito di togliere di mezzo ogni tipo di problemi. I metodi erano tutti a discrezione del capo del dipartimento e dei suoi sottoposti.
Ma, sorpresa delle sorprese, Layton non si era dimenticato del suo vecchio allievo, nominandolo capo di un' intera squadra, cosa che gli provocò nemici a non finire, infastiditi dall' ovvia preferenza.
Luke, cieco, all' inizio ringraziò il vecchio mentore di quella opportunità, pentendosene quando capì cosa doveva fare nella realtà: uccidere i nemici del Grande Fratello. Ricordava ancora gli incubi che faceva la notte dopo le prime missioni.
Non poteva dimenticare, poi, gli sguardi dei condannati a morte, pieni di dolore e paura, lo sguardo di un animale da macello.
Luke si era ritrovato a chiudere più volte gli occhi davanti alle risoluzioni violente che si era ritrovato a dover attuare, essendo un comandante di quel organico.
Missione dopo missione aprì gli occhi, facendo sparire la cecità che accompagnava ogni sua azione e Luke iniziò a dubitare delle idee del Professore. Ma non poteva fare più nulla: oramai c' era dentro, assassino che colorava di rosso una città cieca.
Nonostante tutto i sentimenti che provava per il suo amato professore non erano cambiati: lo ammirava e lo considerava il migliore uomo del mondo. Erano proprio questi pensieri ad impedivano di prendere una pistola e uccidere il suo mentore con le proprie mani.
Alzò gli occhi sul viso dell' uomo, stupendosi sempre di come il tempo non l' abbia cambiato affatto. Appariva giovane e curato, con l' immancabile tuba solcata sulla testa.
Si chiedeva come poteva dormire la notte, dopo tutte le leggi e omicidi che attuava con un solo schiocco di dita.

Allora, Luke, dimmi... com'è andata la missione?”
Il giovane si mise sull' attenti, alzando la mano destra e mettendosela sulla fronte, in un saluto militare.

Compiuta, Professore. Ci tocca solo andare a scovare gli altri Ripetenti, ma non sarà un' impresa difficile.”
Assaporò il nome del gruppo di ribellione, evitando però di digerirlo.
Erano apparsi sulla scena poco tempo prima, promettendo di far cadere il governo del Professore, tirannico e folle. Agivano tramite attentati e omicidi delle sfere alte, puntando ovviamente a Layton stesso. L' uomo aveva risposto preparando una legge ad hoc, rendendo legale la pena di morte verso tutti i sovversivi. Aveva poi lasciato il compito di sbarazzarsi di tutti i ribelli alla Polizia Segreta, che aveva questa missione come priorità.
Nessuno, però, sapeva di queste missioni, come del resto nessuno era a conoscenza dell' esistenza di quell' organico. Facevano prima a lasciarsi chiudere gli occhi da Layton.

Ottimo lavoro, Luke.”
Allungò una mano e a Luke mancò il respiro. Si sentì come se gli avessero tolto la terra sotto i piedi e lui non potesse più reggersi da solo. Si lanciò verso quella mano, stringendola con forza, baciandola con foga.
Se esisteva un altro motivo per cui Luke non poteva uccidere con le sue mani Layton era quello.
L' amore poteva essere una buona motivazione per lasciare in vita i più bastardi.


Fecero sesso in quell' ufficio, grigio come tutto quel mondo che Luke faticava a riconoscere come suo. Per quanto cercava di strofinarsi gli occhi non si toglieva quella patina che aveva perennemente.
Se Layton voleva togliergli la possibilità di colorare qualcosa ci stava riuscendo alla perfezione.

Ci vediamo domani, Luke. Pretendo di ricevere un rapporto ottimo come quello di oggi.”
Luke fece un mezzo inchino, finendo di mettersi quella divisa grigia che era quella della Polizia. In quel momento avrebbe voluto buttarla a terra, sputarci sopra e girare nudo piuttosto che averla indosso.

Sarà fatto, Professore.”
Uscì da quella stanza che sapeva di fumo e carte buttate a terra.
Luke scappò via da quel luogo, cercando di non vomitare e non piangere. Si sentiva soffocare, ma non sapeva come respirare aria pulita senza morire.
Non sapeva come sentirsi meglio, visto che sentiva un odore di sangue marcio.

 

Bentornato, tesoro.”
Una voce grigia, come tutto quello che lo circondava. Si avvicinò a Flora, dandole un bacio sulla guancia. Gli sembrò di baciare dello smog.

Grazie, Flora.”
Com'è andata la giornata?”
Bene, amore. Sai, ho ucciso un uomo. Oh, non fare quella faccia. Non è il primo e neanche l' ultimo che giustizierò. Perché è questo quello che faccio: giustizia distorta. Ma non solo! Vado a letto con il mio capo, il Professore! E non solo lui, Flora. Ma tu cosa ne vuoi capire? So benissimo che tu pensi che questo sia il matrimonio perfetto e non di convenienza. So che sei tanto cieca da non vedere che questa realtà è sbagliata, così come so che non hai compreso che io non provo altro che affetto per te. Non ti amo. Amo l' uomo che mi ha colorato l' animo di rosso, l' uomo che sarà la mia morte e il mio dolore. Sto morendo asfissiato, ma non so più come respirare.

Benissimo, amore. E' andata benissimo.”
Le sorrise, mostrandole come un condannato a morte sa ridere della sua pena.

 

 

Canzoni: Megurine Luka ~ Suffocation, Megurine Luka ~ Juggernaut

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Capitolo 2
*** Programmi sbagliati {Risvegliati, burattino!} ***


Buongiorno e benvenuti al nostro programma, “Impariamo la storia del Professore”, voluto nientedimeno che dal nostro amato leader.
Nella puntata di ieri ci siamo fermati al momento in cui il nostro amato Professore è diventato insegnante.
Sono anni difficili, per il nostro paese: la crisi e la guerra portano solamente dolore, il cibo scarseggia, così come pure l' acqua.
Ciò di cui aveva bisogno, questo paese allo stremo delle sue forze, era un vero leader, un uomo forte, capace di risollevare le sorti del paese.
Quell' uomo fu il nostro amato Professore, che si presentò alle elezioni con un partito nuovo: il partito del Rinnovo. Il suo programma, basato su un totale rifacimento delle leggi e delle forze portati del paese, riscosse un grande successo; tanto da farlo eleggerlo appena si propone.
Dopo sappiamo benissimo cosa accadde: il nostro amato Professore andò al comando, ricreando il paese

A suon di violenza e repressione.
Spense la televisione, finendo di bere il suo caffè. Non aveva di certo bisogno di sentire certe stronzate di prima mattina, soprattutto se sponsorizzate da Layton.
Conosceva fin troppo bene il seguito di quel racconto: il Professore prese il potere con la forza, destituendo tutti coloro che governano fino ad allora e uccidendo chi gli era contro. Si erano trovati molti corpi di avversari politici lungo il Tamigi, ma ufficialmente erano stati dei ladri o si era suicidati. E non era neanche possibile capire quanti fossero i morti in realtà, visto che alcuni erano stati insabbiati. Una vera e propria carneficina, accuratamente nascosta dai media e dal governo. Il passo successivo fu quello di farsi mettere come unico Leader, che concentrava in sé tutti i poteri. Si fece chiamare con l' appellativo di Professore, nome che appariva ironico e di cattivo gusto. Lui, come molti altri, non voleva essere educati da un uomo simile. Eppure Layton insegnava a suon di pugni e organici, segreti o meno.
Non sapeva esattamente quante istituzioni fossero state create sotto il suo governo, si avevano notizie certe solamente della Polizia Segreta, la sezione che si occupava di liquidare tutti i problemi vari ed eventuali. Tipo lui.
Mollò il caffè appena sentì il bussare. Rimase fermo, sapendo benissimo chi erano. Non erano i suoi compagni, avrebbero usato il codice. Quelli fuori dalla porta, invece, bussarono e basta. Gli venne istintivo tremare, preparandosi a morire. La Polizia Segreta non perdonava chi si ribellava.

Apri! In nome del Professore ti ordino di aprire questa porta!”
Clive tirò fuori la pistola, pronto a combattere. Non si sarebbe di certo consegnato, piuttosto sarebbe morto nel tentativo di rendere un po' migliore quel paese.

Apri, Clive Dove! Sappiamo che sei lì dentro!”
Sapevano pure come si chiamava... non c' era niente da dire, facevano le cose per bene.
Il silenzio che seguì dopo quelle parole fu tra i più pesanti della sua vita. Avrebbe voluto urlare o rompere qualcosa per annullarlo, ma non poteva farsi scoprire. Non doveva.
All' improvviso l' Inferno. Clive pensò che almeno era pronto ad essere dannato per sempre: se lo vivi una volta puoi sopportarlo per sempre.
La porta cadde sotto i colpi di una magnum, lasciando entrare i due membri della Polizia, con la pistola ben carica e puntata su di lui.
Clive, preso dal panico, iniziò a sparare a caso, non sapendo cosa o chi stava colpendo. Intanto si avvicinò alla finestra, pronto a scappare da lì. Gli venne naturale sorridere quando sentì un urlo provenire da quello che appariva il più giovane dei due. Non ebbe molto tempo per preoccuparsi o pensare: prese le scale antincendio, fuggendo da quella casa. Di sicuro l' avrebbero inseguito, ma sapeva come seminare gli impiccioni.

 

Merda!”
Luke, seduto nel letto di un ospedale militare, stava maledicendo il ribelle che gli era sfuggito da sotto il naso. Non si aspettava di certo che avrebbe sparato, dalle descrizioni che aveva ricevuto non ne era il tipo. Eppure era lì, che si teneva la spalla dolorante, sputando un “merda” ogni tanto per sentirsi meglio. Dannato ribelle, gliel' avrebbe pagata prima o poi.
Non sperò di certo di vedere sua moglie, sapeva bene quanto poco fosse interessata al suo lavoro, figuriamoci alle sue ferite. Non lo faceva perché non si preoccupava, anzi: non lo faceva perché non voleva lasciarsi distrarre dalle sue passioni: la lettura, lo shopping. Soprattutto lo shopping. Anzi, solo quello.
Luke evitò di pensare a quanto il conto della sua carta di credito fosse sceso in quella giornata. Si meravigliava, addirittura, che fosse possibile spendere tutti quei soldi in una volta sola. Lui ne avrebbe usati il meno possibile, non sapendo cosa comprare.
Il lavoro l' aveva reso una persona priva di interessi o hobbies particolari, l' esatto opposto di quando era bambino. Evitava di pensare ai momenti passati, ma non poteva fare a meno di ricordare con una certa dolcezza le letture che faceva o le discussioni appassionanti con il suo amato professore.
Professore che era entrato nella sua stanza, osservando il ragazzo con uno sguardo che avrebbe fatto paura a chiunque. Luke non fu l' eccezione.

Capo della sezione operativa Luke Triton.”
Luke abbassò il capo, sentendosi il bambino che era un tempo, beccato nel bel mezzo di una marachella, mentre veniva sgridato dalla madre. Ma lui non era un bambino e quella non era sua madre: lui era il suo capo e l' uomo che amava. Quando capì che in quello sguardo era contenuto soltanto delusione si sentì morire. La sensazione di star affogando non passava, anzi. Stava morendo asfissiato e non poteva fare altro che cercare di nuotare il più possibile, di stare a galla nonostante tutto.
Rimase quindi con il capo giù, ascoltando ogni parola di quel rimprovero.

Oggi mi hai molto deluso, sappilo. Quando ti ho scelto sapevo che eri la persona giusta per il ruolo di capo e non, come molti pensano, perché sei stato il mio amato allievo. Ma con oggi... hai perso parte di quella fiducia che riponevo in te.”
A Luke venne istintivo stringere la coperta con un pugno, ascoltando quelle che parevano un mucchio di emerite stronzate volte a farlo sentire peggio. Lo sapeva, che Layton non nutriva così tanta fiducia in lui. Lo sapeva bene che l' aveva scelto unicamente perché era stato il suo allievo, il amato allievo. Il suo sciocco, controllabile allievo.
Quando quel pensiero lo attraversò spalancò gli occhi, comprendendo qual' era il legame che univa lui e Layton.
Il burattino con il burattinaio.
Perché sapeva che avrebbe potuto scegliere, ad esempio, Descole come capo -violento, che amava il suo lavoro di assassino-, ma non avrebbe potuto controllarlo a dovere. Jean avrebbe sputato in faccia a Layton sentendo quel discorso, ridendo per l' assurdità di quelle parole. Lui invece stava fermo, con il capo chino, senza protestare. Rendendosi sempre più governabile.
Qualcosa dentro Luke si spezzò e non sarebbe più tornato. Al medesimo tempo, però, sentì di poter respirare meglio. Un poco, ma era già qualcosa.
Layton non si accorse di nulla, continuando a parlare.

Altrettanto bene so che non hai mai sbagliato. Questo è stato il tuo primo errore in anni di carriera. Quindi questa volta avrai il mio perdono. Ma è l' ultima, ricordati. Fallisci ancora e ad occuparti di te saranno i Secchioni.”
A sentire quel nome Luke rabbrividì, sapendo cosa sarebbe successo se fosse finito in mano a quella gente. L' avrebbero torturato o violentato -se gli andava bene- e poi ucciso. Oppure avrebbero fatto di peggio, ma non riusciva ad immaginare cose più terribili. Forse era lui a possedere una fantasia limitata, oppure preferiva chiudere gli occhi davanti alla sofferenza. Cosa strana, visto che lui la provocava ogni santissimo giorno.
Scosse la testa, non osando alzare lo sguardo.

Non... non fallirò più. Stia tranquillo, Professore.”
Non alzò lo sguardo neanche quando percepì la mano di Layton sulla sua spalla, neanche quando gli baciò la testa, nemmeno quando gli alzò il viso per osservarlo meglio.

Sono felice che non sei morto, Luke.”
Egocentrico che non sei altro... Pensi che non sappia che per te non sono altro che uno strumento? Pensi che non mi accorgo che i tuoi baci sono vuoti come questa città, svuotata di una qualsivoglia logica e sentimenti? Credi davvero che sarò per sempre il tuo burattino? Prima o poi ti punterò contro la mia pistola, quella con cui ho ucciso tanti tuoi avversari. Prima o poi verrai ucciso da coloro a cui riposto la tua falsa fiducia.
Prima o poi i tuoi pupazzi diventeranno delle persone vere. Non potrai farci non respirare per sempre.

Si.”
Un misero si e un bacio in risposta, un bacio che sapeva di ferro e nebbia. Un bacio che sapeva di nulla.

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Capitolo 3
*** Tra un odore di sigaretta e uno di marcio ***


Se gli avessero chiesto i motivi per cui era entrato in politica avrebbe risposto con un sorriso gentile e una frase vaga, del genere “per il bene comune” o un' altra serie di cazzate.
Lui non sapeva di cosa realmente avesse bisogno quella società: non si era mai interessato troppo del presente e sui bisogni. Lui era un insegnante di archeologia, mica di sociologia. Forse era per quello che non riusciva a vedere oltre la linea di ciò che era passato?
La vera motivazione per cui era sceso a lottare per conquistare il potere era il passato. Era il sorriso di una donna, i suoi capelli e il suo viso. Era per amore, un amore così forte e potente che, per ottenere giustizia, aveva cambiato un uomo.
Quando Claire, la donna che il Professore aveva scelto come sua sposa, morì, Layton pensò che avrebbe dovuto seguirla, anche al più presto.
Si fermò nel buttarsi giù dalla finestra del suo ufficio quando capì che, se voleva ottenere qualcosa, non poteva morire. Cosa, non lo sapeva neanche lui. Forse solo il motivo che aveva portato a perdere la sua amata.
Quando arrivò alla soluzione dell' enigma, dopo anni di ricerche e fallimenti, gli venne naturale chiedersi perché. Perché Claire era morta? Per cosa aveva sacrificato la sua vita? Per la scienza? Per il successo? Per due uomini che non l' amavano? Per cosa?
Ruppe tutto ciò che trovò davanti, distrusse libri e documenti fondamentali per il suo lavoro ma in quel momento inutili, così come inutile si sentiva lui. Solo quando prese coscienza di quello che faceva realmente uno dei due assassini di Claire fu colpito da una febbre rabbiosa e violenta. Avrebbe distrutto ciò che aveva ucciso Claire: non tanto Bill ma il suo ruolo, quello che lui cercava di proteggere e preservare. Beh, con Claire aveva superato la linea di quello che poteva osare.
Fu quello il vero motivo per cui Layton entrò in politica. Se si voleva dire in parole semplici era mera vendetta. Oppure pazzia.
Una volta salito al potere non gli fu difficile attuare il suo piano. Il primo passo fu uccidere chiunque gli fosse contro, nemico o amico che fosse. Si premurò lui stesso che fosse Luke, già membro della Polizia Segreta, ad eliminare il nemico atavico. Fu una soluzione semplice e geniale allo stesso tempo; perché, se era vero che lui non poteva commettere omicidi personalmente, era altrettanta realtà che quel piccolo e sciocco manichino fosse come una sua parte, un secondo Layton che l' originale poteva usare come più gli aggravava.
Non fu presente quando Bill fu ucciso, ma si fece consegnare un rapporto così dettagliato che era come se l' avesse vissuto di persona. Sapeva addirittura quante goccioline di sudore aveva perso dalla fronte quel dannato vigliacco.
Dopo Bill toccò a Dimitri Allen, l' altro assassino di Claire. Quello non lo fece uccidere da Luke: del resto aveva anche cercato di impedire la morte della donna, fallendo miseramente. Lasciò quel briciolo di uomo ai Secchioni, ben felici di attuare il loro primo incarico.
E dire che all' inizio non aveva nemmeno intenzione di creare quell' organico, semplicemente perché non ne sentiva il bisogno. La necessità di creare quel manipolo di pazzi furiosi nacque quando si scoprì dei ribelli all' interno della Polizia. Dei nemici del Professore, che cercavano di distruggerlo dall' interno. Divenne quasi obbligatorio creare una specie di élite, di fedelissimi di Layton. Il nome, nato per scherzo ma poi diventato ufficiale, era proprio per indicare quel gruppo di persone che seguiva il Professore ciecamente, senza domandarsi se ciò che faceva il loro grande capo fosse così giusto o meno. Un po' come facevano i secchioni reali, che cercavano sempre di compiacere il proprio insegnante in tutti i modi possibili e immaginabili. La differenza era che la maniera con cui venivano ricompensati non erano voti o giudizi, ma la possibilità di dare sfogo ad ogni loro pulsione, senza troppe preoccupazioni. Al Professore piacevano quel genere di persone, ma non così tanto. Sapeva bene che, se non dava loro la possibilità di fare ciò che desideravano, non avrebbero esitato ad andargli contro, diventando dei pericolosi nemici. Del resto era più semplice così: non creavano problemi a nessuno e non facevano troppo male agli altri. Anche perché non erano noti ai più. Erano l' ultimo mistero di Layton, l' ultima carta nascosta. Sapere di quell' apparato voleva dire essere all' interno della rete di Layton. E no, non si era lì dentro per puro caso.
In quel preciso momento entrò il capo dei Secchioni, senza nemmeno darsi la briga di bussare o altro. Layton lasciò correre, sapendo bene che l' altro non era un maestro di galateo o roba del genere.

E io che pensavo che i francesi avessero un senso innato per le buone maniere.”
Jean Descole ignorò quelle parole, sorridendo. Senza chiedere il permesso si accese una sigaretta, ingrigendo ancora di più quello studio, rendendolo ancora di più scuro e acre.

Io pensavo ti interessasse unicamente ricevere dei rapporti. Non credevo amassi perdere tempo a fare le ramanzine.”
Layton rispose a quella frase con un sorriso, porgendo un portacenere a Descole, incrociando poi le mani sotto il mento.
Il francese assaporò il gusto amaro del fumo, espirandolo poi fuori lentamente, in un gesto che avrebbe fatto capitolare molte donne.

E' come mi hai detto tu. Non ci sono ancora dei riscontri sicuri, ma sta pensando di tradirti. Di andare dalla parte dei Ripetenti.”
Layton alzò lo sguardo su di lui, fissandolo in quei occhi azzurri come il ghiaccio.

Come fai a dirlo senza avere delle prove?”
A Descole bastò mostrare il migliore dei suoi sorrisi per avvallare la sua tesi, reale o immaginaria che era.

Me lo sento. Tempo qualche giorno e vedrai che quello sciocco mi darà ragione.”
Un' ottima motivazione...”
Non è la medesima cosa che provi tu?”
Allungò una mano e prese la cravatta che Layton indossava, attirandolo a sé, sorridendo come un serpente con il topolino che avrebbe mangiato successivamente.

Sennò non mi avresti mica ordinato di tenerlo d' occhio. Fiuti anche tu il medesimo odore provenire dal ragazzo.”
Gli diede un lungo bacio, salendo poi sulla scrivania. Entrambi ignorarono il fruscio dei fogli che caddero a terra, troppo concentrati a baciarsi e a spogliarsi per poter notare altro.

E che odore è? Descrivimelo.”
Per rispondere Descole si avvicinò all' orecchio dell' amante, sussurrandogli parole che sapevano di fumo, nere e cattive come il suo animo.

Sa di bestia da macello. Oh, intendiamoci, non che gli animali pronti a morire abbiano odori o altro di particolare... solo, lo noti. Senti come una nota di sporco, di sbagliato in loro. Non è solo l' odore che colpisce: è anche lo sguardo, sgranato e spaventato. Si, Luke ha quello sguardo quando lo osservo negli occhi. Sa che ti tradirà, Hershel. Lo sa e vorrebbe evitarlo. Ma taglierà quel filo che ti lega a lui, lo farà con l' odio e il dolore di chi non può essere corrisposto. Ti tradirà e tu per riaverlo indietro dovrai lottare. Se, ovviamente, ti interessa averlo ancora con te.”
Si staccò da Layton per osservare il suo viso. Si stupì vedendolo sorridente e tranquillo, come mai prima di allora. Sorrideva e ciò non era un buon segno. Perfino Descole, così sicuro di sé, ebbe un
monito di paura e incomprensione.
Stava per perdere il suo cavallo e ne pareva assai felice. Perché?

Interessante discorso, Jean. Davvero interessante.”
Non proseguì la frase, baciando Descole, un bacio che chiuse un discorso che Hershel non era pronto ad affrontare, non ancora.
Non aveva abbastanza carte in mano per poter vincere.


Quando Luke vide Descole uscire dall' ufficio di Layton se ne domandò il motivo. Non era un capitano, non era nessuno. Allora perché aveva quell' espressione così sicura di sé, così strafottente? Perché doveva essere così dannatamente incontrollabile, quell' uomo?
Buondì, capo!”
Per non dire quanto odiava quando lo prendeva in giro in quella maniera.

Ciao, Descole.”
Andiamo a fare rapporto al grande capo, eh?”
Non è roba che debba riguardarti. Arrivederci.”
Un' alzata di spalle e Jean Descole si allontanò, lasciando dietro di sé un' acre odore di sigarette. E pure di qualcos altro, ma Luke preferì non focalizzare cosa fosse. Non voleva ancora distruggersi.
Entrò nell' ufficio del Professore dopo aver bussato, come ogni persona sana di mente dovrebbe fare.
Appena dentro si accorse di due particolari che lo colpirono: fogli a terra, sparsi e un forte odore di sigaretta. Sembrava soffocarlo, tanto era presente.

Da quando fuma, Professore?”
L' uomo si limitò a sorridere, avvicinandosi al suo sottoposto e toccandogli il viso con una mano.

Ti da fastidio, per caso?”
No, Professore, non mi da fastidio, se non sapessi che tu non toccheresti mai una sigaretta. So benissimo che chi fuma non sei tu ma qualcun altro. Solo, non voglio ancora capire chi. Non dovrei preoccuparmene, se non fosse che ciò mi rende bollente di gelosia. Mi sembra di avere una febbre addosso, che non passerà mai probabilmente. Ma sai, la cosa che mi fa più male è sapere che, probabilmente, lo stai facendo per legarmi a te. O allontanarmi, il che sarebbe ancora peggio. Ma va bene così, per oggi. Sto morendo abbastanza, non ho bisogno di lasciarmi uccidere ulteriormente.

Assolutamente no, Professore.”
Il solito sorriso, solo che quel giorno sa di fumo. Rosso, denso, marcio fumo.

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Capitolo 4
*** La fabbrica, dove tutto è possibile. ***


Thé caldo addolcito col latte, ascoltando ogni parola della propaganda del Professore: ecco la colazione di Luke e Flora. Una colazione silenziosa, visto che nessuno dei due aveva da dire niente di speciale all' altro. Giusto un dialogo che poteva fare una coppia sposata da anni, con alle spalle tradimenti, litigi o peggio.
Hai dormito bene, Luke?”
Benissimo, grazie.”
Tornerai per cena?”
Dipende tutto dal lavoro, lo sai.”
Si... vero.”
Luke lasciò che la voce di Flora – bassa, sottile, quasi inesistente- fosse assorbita dalle cavolate che la televisione trasmetteva senza sosta. Oramai sapeva a menadito ogni singolo punto del programma politico di Layton, così come tutta la popolazione londinese. Eppure veniva ripetuto tutti i giorni, a tutte le ore, senza sosta. Ed era così per ogni canale, non si poteva scampare a quella che era la manipolazione del pensiero popolare. Si poteva spegnere, certo, ma le medesime parole si ritrovavano nei giornali, alla radio, sui cartelloni. Su tutto ciò che si poteva controllare e su cui era possibile scrivere. Non valeva neppure la pena spegnere la televisione, a quel punto. Anche perché, per Luke, era meglio sentire quella voce priva di sentimenti piuttosto che ascoltare quella squillante di Flora. Soprattutto se faceva commenti fin troppo entusiastici sull' operato di Layton.

Il Professore è proprio un grande uomo! Mi sento molto più sicura da quando c'è lui al governo!”
Luke evitò di informare la moglie sui metodi che Layton usava per darle quella sicurezza. Avrebbe approvato un governo basato sulla violenza e sulla repressione? Sicuramente no. Eppure nessuno muoveva un dito per fermare l' operato di Layton, proprio per quella sensazione di pace e rassicurazione che riusciva a infondere negli altri. Tutti si lasciavano chiudere gli occhi, era più comodo così. Solo le persone come Luke nutrivano dubbi, ma ciò era causato dal fatto che loro sapevano. Erano loro la causa di quella situazione, nascosti dietro ruoli e schemi ben precisi. E non potevano più scappare via.
Finì la colazione e si alzò rumorosamente, rompendo quel silenzio che si era creato tra di loro.

Io vado.”
La donna alzò una mano per salutarlo, completamente presa dalla televisione.
A Luke venne spontaneo chiedersi chi amava davvero, Flora. Se lui o quello schermo che vomitava solamente menzogne.

 

Erano davanti alla fabbrica abbandonata di qualche giorno prima. Oramai sapevano fin troppo bene che quello era il nascondiglio dei Ripetenti, o meglio, il passaggio intermediario tra Londra e la vera base, ancora ignota alla Polizia. Non che ci sarebbe voluto molto per scoprirla. Del resto ciò che non mancava era il tempo.
Entrarono dentro il fabbricato con passo sicuro, pistole già alla mano, pronti ad uccidere chiunque si mettesse in mezzo. Ma il luogo sembrava tranquillo, a dispetto di ogni pronostico. All' apparenza sembrava abbandonato: si potevano notare unicamente i segni della battaglia di pochi giorni prima. Le pareti erano coperti di buchi, così come parte del pavimento. Poteva sembrare che fosse accaduto molto tempo prima, se solo Luke non sapesse che era stato lui l' autore di certi fori. Tale senso di stranezza nasceva dal fatto che non c'era più né il cadavere né il sangue. Luke fece mentalmente i complimenti alla squadra dei Pulitori: ancora una volta non avevano smentito la loro fama.
Accadde giusto per un instante: Luke fissò uno dei fori nella parete, lasciando vagare lo sguardo sull' ambiente dietro di esso. E fece appena in tempo a notare la pistola prima di ritrovarsi un bel buco in fronte, spostandosi a pelo. La risposta del giovane fu rapida e immediata, facendo partire una battaglia feroce. Descole, che in quella giornata era il suo compagno, non si tirò di certo
indietro, ridendo e sparando come un pazzo. Un urlo fu il segnale che aveva fatto centro. Il problema era che, così come loro erano in due, pure i loro avversari erano in coppia. Il secondo riuscì a scappare e a Luke toccò inseguirlo nei meandri di quella fabbrica scura.
Luke sapeva benissimo di essere palesemente in svantaggio. Lui non conosceva quel posto, non sapeva i vari nascondigli e i vari antri. Il suo avversario, invece, conosceva a menadito la fabbrica.
Ciononostante non si diede per vinto, seguendo il nemico verso il centro del prefabbricato, nella trappola che gli stava tendendo. Pochi passi e Luke si ritrovò la canna della pistola alla tempia, prigioniero del nemico.

Finalmente ci incontriamo, bastardo.”
Lo sguardo del ragazzo si spostò dalla pistola verso la persona che lo stava minacciando, che gli stava parlando con una voce roca, come se non fosse stata usata da un bel pezzo. Si stupì nel notare che sembrava un ragazzino, quando in realtà sapeva benissimo che doveva avere circa dieci anni in più di lui.

Avrei preferito di no, francamente. Mi ricordo ancora il dolore che ho provato a ricevere la tua pallottola nella spalla.”
Clive Dove si limitò a sorridere, alzando le spalle.

Speravo ti avesse fatto male. Per i leccaculo del professore questo e altro.”
Aveva usato un tono di disprezzo nel dire il titolo di Layton, cosa che non sfuggì a Luke, attento e sveglio. Eppure... non si sentiva di bocciare tale cosa. Anzi, intimamente l' approvava.

Perché pensi che io sia un leccaculo, Dove?”
La risata del maggiore gli trapanò le orecchie tanto fu forte e vicina.

Mi prendi in giro? E' ovvio che è così! Tu sei uno dei comandanti della Polizia Segreta, lo sappiamo bene! Credi di essere l' unico ad aver fatto delle indagini?”
Ovvio che no, sarebbe stato tentato di rispondere. Ma restò zitto, ascoltando ogni singola parola di odio che Clive gli stava sputando contro. Anche perché non si stava arrabbiando, come probabilmente sperava di ottenere Clive. Stava assaporando quelle parole, digerendole piano piano. Stava iniziando ad odiare il suo ruolo di comandante, così come la sua palese ma irreale adorazione verso l' uomo che gli stava rovinando la vita. Stava cominciando a buttare giù il castello di bugie che aveva faticosamente costruito per anni. E non si sarebbe fermato tanto presto.

Tu fai parte dei Ripetenti, non è vero?”
Pronunciò quel nome con una nota di apprezzamento che non sfuggì a Clive, che del resto non poteva capire come uno dei galoppini di Layton usasse quel tono. Ma loro non dovevano darsi la caccia?

Logico, sbirro.”
Si sarebbe aspettato di tutto da parte di quel lecchino, ma non che sorridesse e lo guardasse negli occhi, sicuro e deciso.

Allora fammi entrare nel gruppo.”
Rischiò di lasciar cadere la pistola per la sorpresa. Cosa gli stava dicendo, quel ragazzo? Che persino i ciechi avvolte sanno osservare?

Tu sei fuori! Non lo permetterò mai!”
In quel momento arrivò Descole, pistola alla mano, pronto ad aiutare quel piccolo sciocco. O meglio, pronto a gustarsi il suo tradimento.

Luke!”
Il movimento fu tanto rapido quanto improvviso: Luke alzò la pistola, sparando un colpo di avvertimento contro il francese.

Non ti avvicinare.”
Non fece neanche in tempo a tentare di difendersi che Luke lo colpì alla mano, facendogli cadere la pistola. Indifeso e dolorante Descole si limitò a tenersi la mano ferita, fissando il ragazzo negli occhi.

Ti rendi conto di quello che stai facendo?”
Oh, Descole, lo so fin troppo bene. So che stiamo per diventare nemici, così come so di star tradendo tutto ciò in cui ho creduto fin ora. Ma ciò non toglie che sto respirando meglio, in questo momento. Mi sto sentendo meglio ogni momento che passa. So cosa dovrò affrontare, d' ora in poi. Sono pronto ad essere libero.

Ovvio che si.”
Prese Clive per mano, fuggendo verso l' uscita. A nessuno sfuggì però l' ultima parola di Luke.
Scusami.



N.d.A: Spero che il cambiamento non sia stato troppo poco giustificato. Se è così me ne dispiace.

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Capitolo 5
*** Discorsi davanti a pane ed acqua ***


Cosa ti avevo detto? Tempo qualche giorno e ti avrebbe tradito. Le mie previsioni si avverano sempre.”
Descole fumava tranquillo nell' ufficio di Layton, osservando il capo del Governo con uno sguardo ironico e divertito. Non riusciva a comprendere cosa pensava il Professore, ma di sicuro aveva già un piano per riprendersi con sé il traditore. O ucciderlo. Se Descole fosse stato nei panni di Hershel non avrebbe esitato troppo: un colpo di pistola e via. Ma lui non era Layton, lui era sottoposto e si limitava ad eseguire gli ordini.
Finì la sigaretta, spegnendola nel posacenere.

Come si chiama il ragazzo che era con lui?”
Il francese si stupì nel sentire la voce di Layton, più che altro per il tono basso e deciso usato. Aveva quasi paura a rispondere, ma il solo pensiero di assistere a qualcosa di divertente (a suo parere, ovviamente) gli fece uscire la voce.

Clive Dove.”
Descole fu sicuro di non aver mai visto Layton sorridere in quella maniera: inquietante, furba, sottilmente sadico.

Ti dice qualcosa, per caso?”
Si sedette sul Professore, prendendogli il viso con una mano e obbligandolo a fissarlo negli occhi, quegli occhi neri come la notte senza luna. Si scontrarono con quelli del francese, azzurri come il ghiaccio. Entrambi gli sguardi esprimevano un divertimento sadico. In pratica, solo guai per i due ragazzi.

Molte cose. Ma saprai tutto a tempo debito.”
Descole rise, lasciando che le due bocce si scontrarono per l' ennesima volta, staccandosi solo per prendere aria.

Mi piacerebbe sapere cosa vorrai farne di quei due.”
Layton si mise a ridere, rimanendo poi con un ghigno sul viso.

Qualcosa che ti divertirà un sacco, Jean.”

 

Io non so ancora se posso fidarmi di te.”
Clive fissò Luke negli occhi mentre questi stava mangiando un boccone di pane. Erano in una casa di emergenza, una catapecchia che era un miracolo se stava in piedi. A nessuno dei due piaceva molto, ma non esistevano altre soluzioni. Ora erano entrambi ricercati, non potevano fare tanto gli schizzinosi.
Ricercato... Luke non credeva davvero di aver tradito Layton. Non ci poteva credere. Aveva tradito tutto quello in cui credeva e che avrebbe dovuto supportare. Eppure non si sentiva in colpa. Neppure per un momento gli era sfiorato il pensiero di star facendo qualcosa di sbagliato lasciando il partito e la sua vita alle spalle. Seguire quel ribelle era stato il gesto migliore che mai avrebbe potuto fare per migliorare la sua miserabile vita. Basta doveri, basta seguire un uomo che neanche lo amava! Ora era libero e doveva lottare per continuare a tenere quella libertà. O almeno provarci un poco.

Ho sparato a un mio collega. Che altre prove vuoi?”
Osservò Clive negli occhi, rimanendo ancora una volta stupito nel constatare quanto fosse giovane e, soprattutto, quanto gli assomigliasse. Sembravano fratelli: i medesimi occhi e capelli; lo stesso sguardo sconsolato e perso e, soprattutto, quel modo di pensare così disilluso e perso nel dolore. Anche Clive provava le sue stesse emozioni, lo sentiva sulla pelle. Eppure c' erano delle differenze fra di loro, a partire dall' età. Soprattutto sul modo di pensare la fiducia. Per Clive, evidentemente, non bastava aver rotto una mano a colui che, tecnicamente, era un proprio collega per essere
degni della sua fiducia. Ma cosa doveva fare ancora?

Voglio capire se sarai fedele ai Ripetenti. Se sarai fedele a me.”
Luke alzò lo sguardo stupito, non credendo a quelle parole.

Tu... sei il capo dei Ripetenti?!?”
Clive sorrise per la prima volta, scuotendo però il capo all' unisono.

Mi piacerebbe, ma no, non lo sono. Sono uno dei capitani. Un po' come te con Layton. Vero, Luke Triton?”
Lo fissò negli occhi, incuriosito dal particolare che lui conoscesse il suo nome. Non che fosse una cosa così strana, già l' aveva avvertito di non essere il solo a conoscere certe informazioni. Si chiese, però, dove e quando aveva appreso il suo nome.

Come sai come mi chiamo?”
Semplice: anche noi abbiamo la nostra rete di informatori. E sono dove meno potresti aspettartela.”
Luke bevette un sorso di acqua, cercando di decifrare appieno il messaggio del altro.

Significa che siete dentro il Ministero?”
Anche. Siamo ovunque, in barba a voi e alle vostre leggi.”
A Luke venne spontaneo ridere, ma non aveva intenzione di deridere Clive, anzi.

Non le ho create io, quelle regole. Esistono perché sono necessarie.”
Clive lo fissò negli occhi per qualche secondo, facendo un sorriso enigmatico poi.

Ecco perché non posso ancora fidarmi pienamente di te, Triton.”
In un primo momento Luke non capì cosa gli volesse dire Clive, con conseguente occhiata stranita. Lo comprese poco dopo, ripensando alla sua frase sulle leggi. Appoggiò una mano sulla bocca, spalancando gli occhi.

Ah... mi dispiace...”
Clive si limitò a scuotere la testa, mangiando un poco.

Presumo che questo sia il prezzo da pagare per essere i galoppini di Layton.”
Luke abbassò il viso, non sapendo cosa rispondere. Prezzo o no, capiva che, se voleva davvero liberarsi di Layton, doveva anche sbarazzarsi di tutti i suoi credi o doveri. Cosa non facile, visto che gli erano stati inculcati da troppi anni. Poteva provarci... ma sarebbe stato difficile, quasi impossibile. Eppure, doveva farlo.

Non lo sono più, ricordatelo.”
Esatto.... io non sono più un suo sottoposto. Io non lavoro più per lui, l' ho rinnegato. Eppure... eppure so quanto, per me, sia difficile dimenticarlo e, soprattutto, amarlo. Perché, nonostante le mie
azioni, la mia volontà... il mio cuore è ancora legato a lui. E, credo, lo sarà sempre. Perché... il respiro mi sta ancora una volta mancando?

Non lo sono più...”
La sua voce si perse nella malinconia del tono usato, dando poca importanza ad essa.

 

Capitolo forse più noioso degli altri, ma necessario, poiché di transizione.

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