Scacco Matto

di Morea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tre anni dopo ***
Capitolo 2: *** Tre anni e due ore dopo ***
Capitolo 3: *** Sotto la torre ***



Capitolo 1
*** Tre anni dopo ***


Tre anni dopo

Scacco Matto

Allora la vita non è che un vuoto senza fine!...
Ingmar Bergman - Il Settimo Sigillo



*Senza Rea non esisterebbe questa storia e non esisterebbe il suo titolo.
Questa storia è per te, mia Slyth cucciola di Foca.



Hogwarts, tre anni dopo.




« Ricordami perché siamo qui. »

Rumore di passi, di foglie secche e stropicciate.
« Perché la pazienza richiede molta pratica. »
Sommessi fruscii, il respiro di un gufo.
« Ricordami perché siamo qui. »
Un tuono lontano, barlume di luce.
« Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così. »
Un ringhio soffocato - e nessuna strana creatura ad emetterlo.
« Ricordami perché siamo qui, Granger. »
Lei si asciugò una lacrima, in piedi di fronte al marmo ghiacciato.
« Per questo » e sollevò la bacchetta.

Il Lago Nero li fissava, fingendo indifferenza: non brillava nessuna luna e la pietra era grigio topo, più che bianco splendente. E Draco Malfoy sbuffava.
« Ho sempre pensato che non dessi tregua neanche ai morti, Granger. »
« Taci e illumina. »
L'unica luce che vide fu un lampo riflesso nelle mani vuote.
« Mai concedere a un Malfoy il privilegio di avere l'unica bacchetta in uno scontro, Mudblood » sibilò l'altro, giocherellando con il bottino appena guadagnato.
« Questo non è uno scontro, Malfoy. Rendimi la bacchetta, idiota. »
« Mai sottovalutare un Expelliarmus. Credevo che Potter ti avesse insegnato qualcosa, finché ha avuto il tempo di farlo. »

Dieci secondi dopo
Hermione Granger, tornata in possesso chissà come della sua bacchetta, violava un sepolcro.
Dieci secondi dopo, Draco Malfoy disquisiva amabilmente con un rospo dei pro e dei contro della ceretta all'inguine.

« Devi strappare in questo senso » spiegò pacatamente Draco al rospo, allargando una gamba e fingendo di tirare qualcosa di non meglio definito verso l'alto.
Il rospo lo guardò colmo di compassione, scuotendo la testa.
« Ti assicuro che è così! » replicò impermalosito.
Una linea di luce e tornò in sè, per scoprire il sorriso tirato di Hermione.
« Come hai fatto a riprenderti la bacchetta? »
« Babbanerie, Malfoy. »
« E perché l'occhio mi fa male? »
« Babbanerie, Malfoy. »
« Hai già fatto? » chiese poi, fissando disgustato il volto imbalsamato di Albus Silente.
« Non ti ho disincantato per niente, Malfoy. Mi servi tu. Prendila. »
« Cosa mi hai fatto dire, questa volta? »
« Vaneggiavi sui peli incarniti. Posso vedere il tuo inguine? »
« Non dovresti vincere la mia repulsione, farmi capire a gesti che sei una donna, farmi vedere le tette e poi chiedermi di vedere il mio inguine? »
« Prendila e basta. »
E Malfoy sfiorò la barba cristallizzata dell'uomo che avrebbe dovuto uccidere.

« Perché io? » domandò, interrompendo per la quarta volta i sortilegi di Hermione.
« Piantala di farmi perdere il filo! »
« E tu non mi ascoltare! »
Si mise a giocherellare con la Bacchetta di Sambuco, finendo per appiccare un incendio... sull'acqua.
« Esattamente per questo. Questa bacchetta è stata tua, di certo non meritatamente, ed è per questo che puoi farle fare cose stupide come questa. »
« Se ridici un'altra volta 'questo' con quell'aria da so-tutto-io pretendi un premio, Granger? »
Si ritrovò senza pantaloni.
« Devi tuttavia ricordarti che non sei il suo legittimo proprietario, Malfoy, e che una semplice bacchetta come la mia ubbidisce più volentieri ai miei ordini e infonde più forza nei miei incantesimi. »
« Se ridici un'altra volta 'mio'... »
I suoi boxer divennero slip.
« Un inguine perfetto, Malfoy. »

« Dove hai spedito i miei vestiti, Mudblood? Qui si gela. »
« Notavo una pericolosa assenza di gonfiore sotto quella poca stoffa che ti ho lasciato, in effetti. »
« Vorresti dirmi che sai cosa si cela sotto un paio di brache, Granger? Weasley te l'ha spiegato? »
« Volendo, potrei vederlo anche adesso » mormorò, precedendo per la seconda volta la Bacchetta più potente di tutti i tempi.
E mentre la Bacchetta di Sambuco cercava nel suo archivio un incantesimo per Evocare capi d'abbigliamento fatti Evanescere da qualcun altro, a Draco non restò che interpretare un novello Adamo, le mani di fronte ai gioielli e la prima foglia capitata a tiro sulle pudenda.
La Bacchetta di Sambuco trovò tutto questo talmente divertente che si rifiutò di rivestire chi un giorno l'aveva ammaestrata.



Se Harry James Potter - pace all'anima sua - fosse stato presente, si sarebbe disteso a pelle di leopardo sulla Tomba Bianca, magari rimanendoci anche attaccato per il ghiaccio ad adesione permanente. Avrebbe difeso il cadavere del suo mentore fino allo stremo, si sarebbe rifiutato di ragionare com'era nel suo stile e avrebbe pestato i piedi finché i due Auror non si fossero allontanati sufficientemente da permettergli di decantare le lodi di chi l'aveva voluto morto fin dal giorno della sua nascita.
Tutto questo se a Harry James Potter il Destino avesse concesso il privilegio di accoppiarsi con Ginevra Weasley e di sfornare - chi può saperlo? - uno (troppo poco?), due (non c'è due senza...), facciamo tre (ora sì che si ragiona!) pargoli a cui appioppare nomi improbabili e forieri di disgrazie - a questo proposito, Luna Lovegood toccava (sempre ipoteticamente) ferro in un punto imprecisato della Patagonia.
E invece, la Morte si era presa Potter con la stessa nonchalance con cui giocava a scacchi.
Del resto, aveva iniziato a divorare le pedine di Potter in una lontana sera di Halloween, eppure distruggere cavalli, alfieri e pedoni non era mai bastato: il Sopravvissuto aveva sempre trovato il modo di arroccarsi, di chiudersi in difesa e resistere a ogni attacco, persino quando lo scontro appariva talmente schiacciante da far sorridere i suoi detrattori. Poi, la torre cadde.
O meglio, Harry Potter cadde dalla torre.

Ronald Weasley sparì dall'Inghilterra subito dopo il funerale.
Si vociferava che l'avessero avvistato in Tibet, barba incolta e vestiti laceri, al Polo Sud, pericolosamente integrato in una colonia di pinguini, o tra Mosca e Vladivostok, tra cento fermate impronunciabili e in un tempo immobile e incomprensibile.
La verità è che Ronald Weasley viveva col ghiaccio nell'anima, e non sarebbe tornato mai più a farsi scaldare.

Ginevra la prese meglio.
Chi le fu vicino, la vide versare dieci lacrime - una per ogni anno in cui l'aveva amato - e asciugarsi il viso per guardare avanti. Contava in cuor suo di ritrovarlo in qualche diario scolorito, prima o poi, di parlare con la sua anima e di farla rivivere attraverso di lei.
La verità è che la mente di Ginny Weasley era caduta dalla torre, insieme al suo unico pensiero.

Hermione Granger si era presa cura degli altri, come le toccava sempre fare.
Aveva asciugato le dieci lacrime di Ginevra, fingendo che l'ultima stilla ricordasse ancora il motivo di quel pianto. Fu quando non vide più alcun riflesso nelle pupille ormai asciutte, che capì che non si poteva recuperare la ragione dopo un volo di cinquanta metri.
Aveva trascorso due mesi a cercare Ron, finché non aveva ritrovato il Deluminatore in un cassonetto canadese e aveva capito di non poter perseguitare chi non voleva essere rintracciato.
Si era lasciata in disparte, rimandata a quando avrebbe avuto tempo, perché tutto veniva prima di lei.
Come quella missione incredibilmente delicata e segreta che le era toccata quella notte.
E che aveva spogliato Draco Malfoy.

« Potter è caduto da solo. »
« Fino a prova contraria. »
« Chi mai poteva volerlo morto, Granger? »
« Chi mai poteva volerti Auror, Malfoy? »
« Vestimi. »
Con un ghirigoro di una bacchetta, Draco Malfoy si ritrovò addosso un kilt.
« Le sottane sono da donne, Mudblood. »
« Anche la ceretta all'inguine, Malfoy. »

« Spiegami di nuovo come funziona la Bacchetta di Sambuco, Granger. »
« Come ti ho già ripetuto almeno quindici volte e mezzo. »
« Questa bacchetta ha appena incendiato l'acqua. »
« Quella bacchetta ha appena incendiato l'acqua. »
« Questa bacchetta non si è lasciata prendere da te. »
« Quella bacchetta si è lasciata toccare solo da te. »
« Ma questa bacchetta non funziona bene in mano mia! »
« Immagino si chiami incapacità, Malfoy, ma arriva al punto. »
« Io non ho ucciso Potter. »
« Forse. »
« Ma che... »
« Expelliarmus! »


Con la Morte in mano, Hermione Granger decise di giocare a scacchi.
« Avada Kedavra. »








La pazienza richiede molta pratica  e  
Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così  sono due citazioni di Paulo Coelho.
L'Incantesimo con cui Hermione manda Draco fuori di testa è una mia invenzione, che si ripresenterà anche nei prossimi capitoli.
La Morte e gli Scacchi sono una citazione - immagino un po' prevedibile, ormai - de Il Settimo Sigillo.
Tra Mosca e Vladivostok
e tutto ciò che segue queste parole, fino al punto, è un riferimento alla ferrovia transiberiana, che si snoda appunto tra quelle due città, comprende circa cento fermate e attraversa sette fusi orari, impiegando una settimana per fare tutto ciò.




Non pretendo di convincervi del fatto che questa storia abbia un senso, perché non ce l'ha. E' uscita dalla mia mente tra ieri sera e stamani, completa nei suoi tre capitoli - non uno di più! - che mi ero imposta di scrivere.
Capirete più avanti cosa c'entra la Bacchetta di Sambuco, perché diamine Hermione e Draco siano insieme.
Sono spaventosamente OOC, e lo so. Farò finta di giustificarmi dicendo che la storia è ambientata tre anni dopo la fine di Voldemort e che nel frattempo sono successe tante, tante cose.

E, a chi voglio darla a bere, ho scritto questa storia solo per pubblicizzarne un'altra, che mi ha rapito il cuore. Medusa, di Atopika. Quindi, se questa storia vi farà particolarmente schifo, consideratela uno spot.

Rea, di nuovo mille volte grazie.


Aggiornerò mercoledì (è la prima volta che posso fare promesse *_____*), e se nel frattempo avete voglia di insultarmi pesantemente, mi trovate qui.




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Capitolo 2
*** Tre anni e due ore dopo ***


Tre anni e due ore dopo

Scacco Matto

Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno...
Ingmar Bergman - Il Settimo Sigillo





~ 

Hogwarts, tre anni e due ore dopo.



« Sono vivo. »
Non mosse un dito, per paura di non vederlo più.
« Prevedibile » replicò Hermione, rigirandosi la Bacchetta fra le mani.
« Nessuna luce verde. »
« Sei vivo, Malfoy. »
« Nessun dolore. »
« Sei vivo, Malfoy. »
« Sto respirando. »
« Sei vivo, Malfoy. »
« Forse è così che si muore? »
« Evita la morte a piccole dosi e ricordati sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. »
« Cosa vai farneticando? »
« Che se non taci ti ammazzerò davvero. Lentamente. »

« Potevi morire. »
« Potevo. »

« Ti sei fidata di me? »
Hermione si Smaterializzò a due metri dal cancello d'ingresso, lasciandolo senza una risposta.

~



Tre giorni dopo, Draco Malfoy la ritrovò sulla torre più alta di Hogwarts, intenta a guardare di sotto.
« Credo che il cadavere sia stato rimosso più o meno due mesi fa. »
« Credo che andrebbe sostituito, è così vuoto, laggiù. »
« Come sapevi che non sono stato io? »
Lei si strinse nelle spalle.
« Forse ho pensato che ti sarebbe servito un po' di coraggio. »
« Il tuo, Mudblood? »
« Più o meno. »
Si concesse un sorriso, mentre lui la affiancava.
« Hai mai pianto, Granger? »
« E' ovvio. »
« Per Potter. »
« Immagino di no. »
« C'è più gelo qui che da Weasley. »
« Basta cambiar d'animo, non di cielo. »
« Di chi è la Bacchetta? »
« Al momento, è nostra. »
« Nostra? »
« Affidamento congiunto. Magari non ci darà alla testa, così. »
« Parli come se fossimo genitori di quel pezzo di legno. »
« Il solo pensarmi accoppiata a te mi dà la nausea. Non siamo genitori, siamo consoli. Ci controlliamo a vicenda. »
« La devi smetter di parlare oscuro. »
Hermione si strinse nelle spalle, trovando tutto stranamente divertente.
« Se mai ci sposassimo per prenderci cura della Bacchetta, potrei essere io quella che si depila e tu quello che porta i pantaloni? »
« Tu non sai proprio toglierli, i pantaloni. »
« E allora li porteremo entrambi. »
« Preferirei se ce li togliessimo, entrambi. »
« Malfoy, da quanto non giaci con Pansy Parkinson? »
Draco sbuffò, reprimendo una rispostaccia.

« Di chi è la Bacchetta, Mudblood? » le chiese il martedì successivo, affacciandosi dalla porta del suo ufficio.
« Di Merlino, Malfoy. »

« Di chi è la Bacchetta, Mudblood? » le chiese mentre gennaio diventava febbraio, in una notte gelida.
« Di Nostradamus, Malfoy. »

« Il mercoledì pomeriggio tocca a me tenerla. »
« Cantale la ninna nanna, Malfoy. »

~


Quando la primavera si portò via l'ultimo sorriso di Hermione Granger, Draco Malfoy si ritrovò a bramare i suoi insulti.
C'era un che di molle nel modo in cui si sottoponeva quasi docilmente agli ordini del suo Capo, evoluzione necessaria della sua vigliaccheria innata.
Era diventato Auror per una sicurezza sua e di nessun altro, per essere finalmente dalla parte dei buoni e non temere più le sue stesse azioni: non aveva mai pensato di riscattare il suo passato, semplicemente voleva evitare che si ripetesse. E lo sapeva, che non si sarebbe ripetuto, perché Mudblood era diventato un nome vuoto.
« Granger, oggi la Bacchetta non funziona. »
« Prevedibile » ripeté lei, di nuovo.
« Mi spiegherai mai il perché di questo? Questa storia mi sta mandando fuori di testa! Giuro su quest... »
« Se ridici un'altra volta 'questo' pretendi un premio, Malfoy? »
A Hermione sparirono i pantaloni.
« Prevedibile. »
E ne indossò un paio di riserva.

« Granger, la Bacchetta non funziona. »
Lei alzò appena gli occhi.
« Chi? »
« Granger, sei più idiota del solito oggi? La Bacchetta! »
Scosse la testa. « Chi poteva volerlo giù? »
Draco scosse le spalle.
« Mio padre, è probabile. »
« Qualcuno in libertà, intendo. »
« Qualcuno che non voleva la Bacchetta, di certo. »
Hermione non rispose, e Draco capì che la discussione si era appena conclusa.

« Malfoy? »
Era comparsa sorridendo sull'uscio, le labbra indecise e gli occhi incerti.
La vide muovere la bacchetta, e neanche provò a contrattaccare con il legno di sambuco.
Una mosca che passava di lì per caso lo trovò a discutere di Scope da corsa con un portapiume: quando se ne andò, Draco Malfoy stava ancora ribattendo quanto fossero superate le Firebolt II dei Cannoni di Chudley, che dopotutto erano una squadra da pezzenti.
Quando l'Incantesimo si infranse, il portapiume tirò un sospiro di sollievo.
E Malfoy corse fuori.


E fu prevedibile quello che non trovò, perché alla fine di aprile Hermione Granger sparì.








Evita la morte a piccole dosi e ricordati sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare  è un adattamento quasi letterale di 'Lentamente Muore' di Martha Medeiros (corretto dopo la segnalazione del mio errore ad opera di Broara Stinson), a cui fa riferimento anche il Lentamente della battuta successiva.
Cambiar d'animo, non di cielo  è una citazione da Seneca, dalle Epistulae ad Lucilium, che a sua volta riprende un pensiero già espresso da Orazio (come mi fa giustamente notare Erika - e se queste cose non le sa lei, non le sa nessuno!).
Dopo aver toppato o quasi due citazioni su due, giuro che non citerò mai mai più. (Se mi passate le sei, sette, otto, forse dodici?, citazioni del prossimo capitolo.)






Capitolo centrale, breve, ma con almeno una frase fondamentale per capire quel che sarà, o per cominciare a fare qualche ipotesi sulla sparizione di Hermione.
Nel prossimo capitolo - l'ultimo - tutto sembrerà risolversi (ma io vi ho avvertito che questa è una storia strana, e che non tutto deve avere per forza una risposta adeguata :D).
Grazie per l'accoglienza meravigliosa, davvero.
A venerdì!














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Capitolo 3
*** Sotto la torre ***


Sotto la torre

Scacco Matto

...come cadendo in un nulla senza speranza!
Ingmar Bergman - Il Settimo Sigillo








Sotto la torre.




Draco Malfoy la ritrovò a luglio. Tra Mosca e Vladivostok.
« Di chi è la bacchetta, Mudblood? »
Appoggiò la testa contro il finestrino, senza rispondere.
« Weasley non è qui. »
« Prevedibile » mormorò piano, con una gran fatica.
« E tu, perché ci sei? »
Hermione lo guardò solo per un istante.
« Per capire se è abbastanza freddo anche per me. »
« Su un treno Babbano? »
« Ovunque. »
« Mi hanno mandato a cercarti. »
« Credevo ti avessero insegnato a mentire. »
« Sono venuto a cercarti » sputò controvoglia.
« Siediti, Malfoy. »

« Di chi è la bacchetta, Mudblood? »
« Di nessuno, Malfoy. »
« Neanche nostra? »
« Neanche nostra. »

« Torniamo a casa, Mudblood? »
« Non ne ho più una. »
« Potresti piacere a mia madre. »
« Potrebbe anche Cruciarmi, chissà. »

« La Bacchetta non funziona, Granger. E' prevedibile, lo so. »
« La Bacchetta è impazzita, Malfoy. »
« Come te? »
« Come Ginevra. »
Malfoy strabuzzò gli occhi.
« ...E' stata lei?! »
Hermione sbuffò.
« Sempre la strada più facile, per voi Malfoy. Sempre la strada più facile. »

Le prese la mano, e la portò via.
Una stretta allo stomaco, e Hogsmeade fu lì.


~

« Non mi pare di aver mai detto che volevo tornare qui. »
« Non mi pare di aver mai lasciato intendere che io prendo sul serio le tue opinioni. »
La trascinò fino ai cancelli di Hogwarts, prima che riuscisse a Smaterializzarsi.
« Posso Incantarti, Malfoy. »
« L'hai già fatto, Mudblood. E preferisco avere conversazioni almeno serie con te. »
« Stiamo perdendo tempo. »
« Potrei esser d'accordo, dipende in che senso. »
« Malfoy, ho freddo. »
« Ne aveva tanto anche lui. »

Solo una corona di fiori, ai piedi della torre. Qualche schizzo scarlatto incrostato nella pietra, un solco nell'erba che pareva non voler ricrescere.
« Vuoi salire? »
« Non so in che modo vorrò scendere. »
« Dandomi il braccio. »
« Almeno un milione di scale. »
« Saranno troppe, Granger. »
« Non sono mai abbastanza. »

« Abbiamo salvato la Bacchetta per niente, Malfoy. »
« Non potevi saperlo. »
« No, non potevo, infatti. Dovevo. »
« Era Potter, Merlino, come potevi prevedere che...? »
« Ron l'aveva previsto. Non sarebbe fuggito se fosse riuscito ad evitarlo. Ginny l'aveva previsto. Non si starebbe logorando se solo l'avesse fermato. »
« Ce ne siamo tolti dai piedi tre in un colpo solo. »
Malfoy si ritrovò presto a discutere dei capelli di Lucius con un piccione.

Trovò Hermione seduta tra un merlo e l'altro, quando riaprì gli occhi.
I piedi sospesi nel vuoto, lo sguardo parecchio più in là, la mente cinquanta metri più in basso.
« Se dovessi sopravvivere, mi presteresti il balsamo di tuo padre? »
« Lo sai che non mi immolerò per salvarti la vita, vero? »
« Non potresti, Malfoy. Sei Disarmato e Pietrificato. »
Lui realizzò tutto questo in poco più di cinque secondi di imbarazzato silenzio.
« Sono vuota anch'io, adesso? »
« Lo sarai se ti ridurrai a un mucchietto d'ossa, Granger. »
« Per cosa viviamo? »
« Io ho ciò che resta del patrimonio di famiglia da dilapidare. Tu? »
« Mi restano un lavoro e il C.R.E.P.A., immagino. »
« Mi stai augurando la morte, Granger? Non sono io quello in bilico su una torre. »
Hermione lo ignorò.
« Harry viveva per Voldemort. Nessuno può vivere, se l'altro sopravvive. »
« Ogni persona sana di mente, dopo averlo ucciso, si sarebbe ritirata a una vita tranquilla, in una casa in campagna, a godersi l'età che avanza. »
Quello di lei fu un sorriso amaro.
« Non Harry. Lui è nato per gli altri. »
« Come carne da macello, vorrai dire. E infatti si è macellato da solo. »
Malfoy si ritrovò presto a discutere di quanto fosse bella la mamma. Con lo stesso piccione di prima.

« Ho sempre sospettato che tua madre ti rimboccasse le coperte. »
Malfoy arrossì.
« Stupida Mudblood. »
« Che ci fai quassù con me? »
« Immagino che dovrei darti mille e uno motivi per non buttarti di sotto. »
« Sarebbe utile, in effetti. »
« Allora, primo motivo: devi aiutarmi a distruggere la Bacchetta di Sambuco. »
Hermione mosse il capo lentamente. Un pezzo di legno stroncato a metà stava ardendo in un angolo.
« Come...? »
« Il potere della Bacchetta si sarebbe annullato in seguito alla morte naturale del legittimo proprietario. »
« Ma Potter... »
« Si è suicidato, e la Bacchetta è impazzita. Non ha perso tutto il suo potere, ma non poteva certo conservarlo per intero. E' diventata una Bacchetta normale, perfino scarsa, oserei dire. »
« Non si è ammazzato per questo, vero? »
« Quando non si ha niente per cui vivere, si cerca un motivo per cui morire. »
« E voi? »
Hermione sospirò.
« Noi non eravamo il mondo, Malfoy. E la Bacchetta era un'attrattiva troppo forte per chiunque sapesse della sua esistenza. Toglierla di mezzo era l'unico modo per garantire la pace. »
« O per vivere in pace. Credi che Potter si sentisse perseguitato? »
« Conoscendolo, direi di sì. » Si lasciò sfuggire un sorriso.
« E tu... sei sicura di tutto questo? »
« La Bacchetta non mente. Chiudi gli occhi, Malfoy. »
« Non ti interessa più il mio inguine? »
Hermione scosse la testa e si alzò in piedi.
Poi, fece un passo in avanti e sparì.
« Prevedibile » commentò Draco, quando Hermione perse i sensi e il Petrificus si sciolse.


~

« Prevedibile, Granger, prevedibile. »
Il nebuloso mondo che distinse tra le palpebre le parve più chiaro di quando l'aveva lasciato.
« Vi fa così schifo vivere? »
« Non abbiamo nessuno per cui farlo. »
« La verità è che siete degli egoisti. Weasley aveva la sua famiglia di pezzenti, Potter aveva la pezzente, tu hai... »
Hermione si distese di nuovo a terra, nell'aria calda di luglio che le solleticava il naso.
« Continua, Malfoy. »
« Non ha senso che tu ti lasci morire, Granger. »
« Non so se sarei stata abbastanza coraggiosa per morire. Mi sarei potuta uccidere in qualunque momento, finché sono stata via, e ho avuto la bacchetta a portata di mano, per tutti i cinquanta metri. Forse sarei fuggita anch'io, per cercarmi senza sosta e ritrovarmi, che so, in una tempesta di sabbia nel Sahara. »
« Al caldo? »
« Mi piacciono le mie lentiggini. »
« Te ne andrai? »
Lei scrollò le spalle.
« Non ha senso che tu te ne vada, Granger. »
« Ora lo so. »

Chiuse gli occhi, inspirando quell'erba riarsa che le parve colma di vita.
« Complimenti per l'Incanto, Malfoy. L'impatto col suolo è stato talmente morbido che mi ha conciliato il sonno. »
« Mi devi un favore. »
« Hai già qualcosa in mente? »
« Dobbiamo ritrovare il rospo del Lago a cui ho insegnato come depilarsi. Non vorrei si fosse fatto una strana idea della virilità di un Malfoy. »

« Troverò Ron e lo riporterò a casa. »
« Ti aspetterò qui. »
« Sotto la torre? »
« No, c'è puzzo di Potter. »
Malfoy si ritrovò a parlare di danza classica con una cavalletta.

« Il rospo non è l'unico a nutrire qualche dubbio. »
« Promettimi che tornerai. Anche senza pezzente, di lui possiamo farne a meno. »
« Perché dovrei? »
« Perché sai che mi depilo. Immagino di dover tenere sotto controllo i miei segreti. »

« Che mese è? »
« Luglio. »
« E come siamo entrati a Hogwarts? »
« Siamo Auror, possiamo tutto. »
« E' per questo che sei diventato Auror? »
« Una specie. »
« Menti. »
« Sono poche le ragioni per dire la verità. Mentre quelle per mentire sono infinite. »

« Malfoy, per caso mi ami? »
« Neanche per sogno » rispose tranquillo.
« Non avevo bisogno di essere salvata da un principe azzurro, spero tu lo sappia. »
« Menti. »
« Nel paese della bugia, la verità è una malattia. »

« Hermione, Potter era un cretino. »
« La coscienza ci rende tutti egocentrici. »
« O stupidi. »
« L'ingratitudine è sempre una forma di debolezza. »

« Andiamo a casa? » fece lui, alzandosi.
« Quale casa? »
« La mia. C'è su un cartello con scritto 'Attenti ai Crucio', ma per il resto è piuttosto accogliente. »
« Posso vedere la tua collezione di rasoi? »


~


Se Harry James Potter - pace all'anima sua - fosse stato presente, si sarebbe avvolto intorno a Hermione come l'edera più ostinata: l'avrebbe supplicata di ripensarci, di rendersi conto che stava facendo una stupidaggine, che tutto quello non aveva senso, l'avrebbe implorata di fermarsi e tornare indietro, da lui, da lui e da Ron, che erano gli unici a volerle davvero bene.
Perché la verità è che a Harry James Potter non era importato proprio niente di far l'eroe, quando era scivolato dalla torre, perdipiù senza una bacchetta a proteggerlo.
La Morte ancora pestava i piedi in terra, per come quella disgrazia era stata travisata, reinterpretata, idolatrata: aveva dato a Potter la fine più insensata, casuale, beffarda e lui l'aveva spuntata di nuovo, nascendo, vivendo e perfino morendo da eroe.
Come se non bastasse, uno dei suoi stessi Doni era andato distrutto per sempre. Che diamine, come avrebbe potuto immaginare che un possessore della Bacchetta di Sambuco sarebbe morto per sbaglio, sporgendosi troppo dai merli di una torre? Quel Potter era tanto stupido quanto fortunato.
Ma non si sarebbe scoraggiata, no: aveva già due scacchiere pronte, e tutte le pedine coi capelli rossi.


~


In ottobre, da qualche parte intorno a Reykjavik, Ronald Weasley diede scacco matto alla falce - certe capacità non si perdono nel tempo.  
Hermione lo trovò nell'esatto momento in cui riaprì davvero gli occhi per la prima volta: lo schiaffeggiò, gli dette dello stronzo - ancora - per averla abbandonata e lo prese per un orecchio, Smaterializzandolo a casa e lasciandogli di proposito un sopracciglio in Islanda.

Per risvegliare Ginevra dalla trance in cui era caduta, bastò molto meno.
« Ginny, mi sono trasferita da Malfoy. »
I suoi occhi da torbidi divennero torvi.
« Dove cazzo hai sbattuto la testa? »
« Ai piedi della torre » rispose Hermione, abbracciandola.

Da qualche parte nel mondo, la Morte tirò un pugno contro qualcosa.
« Te l'avevo detto che si sarebbero ripresi » ridacchiò qualcuno dietro di lei.
« Sei... stato... TU! » e si trattenne dall'ammazzarlo un'altra volta.
« Albus mi ha insegnato come apparire in sogno a chi è più di là che di qua. » Dette una gomitata al suo vicino, sghignazzando. « Com'era la frase a effetto? In fin dei conti, per una mente ben organizzata, la morte non è che una nuova, grande avventura. »
« Certo che sta succedendo dentro la tua testa. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero? »









Dandomi il braccio, almeno un milione di scale   viene da una celeberrima poesia di Eugenio Montale.
A godersi l'età che avanza   è una citazione di 'Cuore a Metà' della mia adorata Bandabardò.
Sono poche le ragioni per dire la verità. Mentre quelle per mentire sono infinite   è una citazione da 'L'ombra del vento' di Carlos Ruiz Zafòn.
Nel paese della bugia, la verità è una malattia   è una frase di Gianni Rodari.
La coscienza ci rende tutti egocentrici   è una massima di Oscar Wilde.
L'ingratitudine è sempre una forma di debolezza   è invece di Johann Wolfgang von Goethe.
Le frasi già in corsivo nella storia vengono chiaramente dalla Saga di J.K. Rowling, quindi immagino di non dover dare ulteriori spiegazioni.





Quale era la frase 'chiave' dello scorso capitolo? Questa!  
« Qualcuno che non voleva la Bacchetta, di certo. »
Chi altri poteva essere così buono, meraviglioso, brillante, eccellente, altruista, santo, martire (sì, J.K.R., abbiamo capito!) se non lo stesso Potter? Certo, Hermione aveva già qualche sospetto sul presunto suicidio dell'amico, ma la frase di Draco le ha dato l'input fondamentale per convincersi definitivamente delle modalità della fine di Potter. Che poi la vera storia sia andata in tutt'altro modo è un altro discorso - e spero che nessuno si offenda per la mia scelta di far schiattare Potter in un modo così insulso (ma si sa, a Hogwarts le scale si spostano, gli Elfi domestici ti scagliano i bolidi, metti caso che i merli delle torri spariscano a turno, così per fare...), dopotutto la gente crederà forevah&evah che si è ammazzato per l'umanità, quindi non sono stata neanche troppo sadica, no?
Poi. Draco e Hermione manco si baciano. Parlano talmente tanto che hanno le lingue aride e le bocche asciutte, quindi anche a volere... No, a parte gli scherzi, non le so scrivere le scene romantiche. Cioè, c'è una parte di me che vorrebbe raccontare dei 'Ti amo...' 'No... io ti amo di più!', 'Sposami' 'Sarai sempre mio!'... ma credo si aggiri attorno allo 0,01% del mio essere e no, non ce la faccio proprio. A chi vuole risposte definitive su come siano finiti insieme posso suggerire di leggere tra le righe. Nel senso di inventarsi ciò che sta fra gli spazi bianchi, perché io ho fatto dei salti temporali e geografici da non poco, di mese in mese, di stato in stato, quindi lascio a voi lo struggimento di Draco per l'assenza della pulzella, la crisi di Hermione per la morte dell'amico... ecco, quelli son sentimenti talmente grandi che non c'è proprio niente, niente al mondo che sia migliore di uno spazio bianco per descriverli davvero.
Poi. Il finale. Okay, ammetto che il finale è talmente nonsense che mi sono detta 'Giulia, ma sei sicura di pubblicarlo davvero? No, guarda che poi ti linciano!'. Poi ho inserito Albus Silente nella scena finale, e lì mi son detta: se c'è lui di mezzo, torna tutto. Si Smaterializza dentro i confini di Hogwarts come cazzo gli pare, sopporta Potter, parla con le Fenici, sopporta Potter, sa tutto quello che succede in ogni istante, sopporta Potter, appare ai mezzi morti che di fronte al Mago più potente del mondo si difendono con un 'Expelliarmus' (e chiaramente hanno un culo grosso come una mongolfiera e si salvano anche in quel caso), sopporta Potter e sopporta Potter: perché non può far rinsavire Ron, Ginny, Hermione, Harry e la Morte stessa? Certo che può! Ed ecco il nonsense che tocca le sue vette maggiori.
Ah già, devo spiegare la cazzata della Bacchetta di Sambuco che si taglia con un grissino. Ebbene... J.K.R., i tre fratelli, Voldemort, il Wizengamot, la Umbridge, Pix (c'è sempre Pix di mezzo, sempre), Hagrid o Alfonso Papa (sì, anche lui c'è sempre di mezzo) non hanno mai specificato cosa sarebbe successo se il proprietario della Bacchetta non avesse avuto la peggio in un duello o fosse deceduto di morte naturale. Ed è qui che spunto io con le mie idee bislacche. Hermione non ha torto nell'ipotizzare che la Bacchetta abbia perso una parte del suo potere in quanto il suo legittimo proprietario è morto suicida, così come non è da escludere che la stessa cosa si sia verificata in quando Potty non è morto per mano di nessuno ed ha fatto la figura dell'imbecille facendo una piroetta in bilico su un merlo. In poche parole, per me, tutto ciò non fa una piega, e sia io che Hermione abbiamo ragione. Poi io ho più ragione, ma questi son dettagli.

Okay, la storia vera sta nelle note, questo mi pare chiaro.
Ora attendo che Broara Stinson mi dica che la prima citazione non è di Montale ma di Pico de Paperis (o di Brobin Scherbatsky).
Attendo il buon vecchio Charlie Brown perplesso per ciò che posso combinare con una tastiera davanti, e soprattutto convinto di non scrivere più delle Lucy-Schroeder se questi sono gli effetti allucinogeni che mi danno.
E attendo gli insulti, le lamentele, il Comitato per la Difesa di Harry Potter, l'Associazione 'I merli non scompaiono mai' e tutto ciò che vorrete tirarmi per la storia più assurda di EFP.
Vi ho voluto bene.






 

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